VII legislatura
84.
Seduta di lunedì
26 gennaio 2004
La seduta inizia alle 17,37
Presidenza del Presidente Luigi Fedele
Francesco PILIECI, Segretario
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Francesco PILIECI, Segretario
Legge le interrogazioni e
le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in
allegato)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, venerdì 23 ultimo scorso, quindi qualche giorno fa, dalle agenzie Ansa nazionali abbiamo appreso che il Consiglio dei ministri ha ritenuto illegittima la legge sulla denuclearizzazione della Calabria. Questo è l’ennesimo atto che il Governo perpetra contro i provvedimenti di legge emanati da questo Consiglio regionale. Prima per lo Statuto, poi per la clonazione dei bronzi, oggi la denuclearizzazione. Io credo che sia un atto assai grave…
PRESIDENTE
Non facciamo dibattito,
onorevole Tommasi, lei ha chiesto la parola
sull’ordine
dei lavori.
No, Presidente, non facciamo dibattito.
E’ un atto assai grave, non solo l’ultimo passaggio, ma
tutto l’iter che va verso un federalismo che, di fatto, viene costantemente
impugnato.
Mi giunge notizia che un altro provvedimento, che ancora
non mi è dato di conoscere, anche oggi è stato impugnato dal Governo nazionale.
Presidente, riteniamo che, a questo punto, come
consiglieri regionali, come componenti di un’Assemblea legislativa dobbiamo
porci delle domande e degli interrogativi, perché ci sembra una vera e propria
persecuzione del Governo nazionale nei nostri confronti. Abbiamo ritenuto con
un atto importante che era quello della denuclearizzazione di tranquillizzare i
cittadini calabresi, indicando anche una strada al Governo nazionale che
andasse verso la risoluzione del problema: ogni Regione doveva provvedere ad individuare
un proprio sito per lo stoccaggio delle scorie nucleari.
Presidente, credo che già da stasera bisogna impegnare
la Giunta a costituirsi in giudizio in questa direzione.
(Interruzioni)
Sì, già da stasera chiediamo che la Giunta si
costituisca in giudizio su questo importante provvedimento, anche perché fra la
popolazione, specialmente nel crotonese, è di nuovo tornato l’allarme. Il
Consiglio aveva effettuato un atto forte e di grande responsabilità dichiarando
la nostra regione denuclearizzata e attivando una serie di iniziative, che
credo, già in funzione della legge, sono state attivate.
Noi dobbiamo con forza ribadire al Governo nazionale che
non siamo disponibili a diventare la pattumiera d’Italia ed in questa
direzione, al di là di tutto il discorso che bisogna fare…
PRESIDENTE
Onorevole Tommasi, non possiamo aprire un dibattito.
Presidente, la proposta è che la Giunta si costituisca
in giudizio, appena leggeremo le motivazioni che il Consiglio dei ministri ha
addotto.
Poi credo sia necessario fare una riflessione già nella
prossima Conferenza dei capigruppo, in quella sede avremo molto di cui
discutere per capire, effettivamente, se il federalismo c’è o è soltanto una
parvenza, perché abbiamo la spada di
Damocle del Consiglio dei ministri e, ogni qualvolta una Regione come la
nostra che fa tante leggi – e leggi buone –, queste vengono bloccate dal
Governo centrale.
Quindi, Presidente, su questo la invito già da oggi a
mettere al primo punto della Conferenza dei capigruppo una riflessione su
questa materia.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire
su due questioni.
Per quanto riguarda la
prima, vorrei ricordare che lei, Presidente, nella seduta del Consiglio regionale precedente al 22 di dicembre, aveva assunto
l’impegno per la successiva seduta di rappresentare al Consiglio la questione che riguarda il consigliere regionale Vincenzino Aiello che risulta
sospeso. La seduta del 22 dicembre è
trascorsa, ella in quella occasione non ha, per come aveva assunto l’impegno,
illustrato la situazione al Consiglio…
PRESIDENTE
Ho consegnato la documentazione
a tutti i colleghi, un malloppo con tutta la documentazione e tutte le
informazioni. Onorevole Napoli, la prego!
Sì, ma lei ha detto che avrebbe informato il Consiglio attraverso una
formale illustrazione,
anche per consentire a questa Assemblea
di potersi pronunciare. Ma lei dirà: “Non è competenza
dell’Assemblea”.
Conosciamo, certamente la valutazione che ella ha già, in qualche modo, anticipato, però verosimilmente
il Consiglio regionale si determina attraverso un pronunciamento se è necessario,
se l’atto, l’iniziativa, eccetera, in qualche modo, risulta viziata per eccesso di potere o quant’altro.
Sarà poi chi è interessato ad evidenziarla.
In ogni caso, non è una decisione della quale anche il Presidente del Consiglio
che, evidentemente, è il primus inter pares di questa Assemblea, può
assumere in solitudine, pertanto volevo che su questo punto lei informasse il
Consiglio regionale.
Seconda questione. Onorevole Presidente, lei si è impegnato con il Consiglio a consentire le discussioni sulle interrogazioni e sulle interpellanze. Sono due anni e mezzo – io non voglio richiamare la circostanza, però è in coincidenza con la sua elezione – che noi, come consiglieri regionali, non riusciamo a discutere in Aula una sola interrogazione, addirittura anche la stessa presenza all’ordine del giorno delle interrogazioni e delle interpellanze è stata del tutto rimossa.
Poiché per il consigliere regionale, chiunque esso sia, l’unico strumento ispettivo di cui dispone è quello delle interrogazioni e delle interpellanze, noi vorremmo sapere, dal momento che da parte sua c’era stato l’impegno che alla ripresa dei lavori del Consiglio regionale del 2002, dopo la pausa estiva noi avremmo discusso di interrogazioni e interpellanze, perché trascorso il settembre del 2002, quello del 2003, siamo a gennaio del 2004, non abbiamo avuto la possibilità, il piacere, l’onere o quant’altro di poter discutere una interrogazione o comunque la risposta da parte dell’assessore o del Presidente della Giunta di un qualsiasi argomento che i consiglieri, nella legittimità statutaria, pongono all’attenzione.
Perciò, le chiedo, in ordine a quest’altro punto, di
informare il Consiglio circa l’organizzazione della calendarizzazione della
loro discussione, di cui ella aveva fatto riserva per illustrare al Consiglio.
E’ vero che avevo assicurato quanto lei ha detto, quindi
non è un segreto. Ne ho parlato con gli assessori, i quali sono anche
disponibili - non tutti insieme perché non sempre possono essere presenti - una
volta preavvertiti a poter rispondere, magari all’inizio di seduta – come si fa
alla Camera –, anche se non ci sarà il plenum; quindi anche dalla
prossima seduta possiamo stabilire di trattare alcune interrogazioni alle quali
gli assessori, potranno rispondere e ognuno possa dichiarare la propria
soddisfazione o meno, e trattare anche le mozioni, nei tempi stabiliti, come
peraltro si usa fare alla Camera senza aprire dibattiti di ore,.
(Interruzione)
Sì, però, onorevole Napoli, se lei e i colleghi siete
d’accordo, lo possiamo fare anche quando volete, però rischieremmo che ci
fosse…
(Interruzione)
Possiamo prendere l’impegno di dedicare le prime due ore
di seduta al question time, dedicare una seduta ad hoc credo
diventi difficile per la gestione dei lavori, considerando anche l’attività
ordinaria delle Commissioni.
(Interruzione dell’onorevole Napoli)
Anche la prossima seduta di Consiglio
(Interruzione dell’onorevole Napoli)
Non per ogni seduta, perché
non sempre possono essere trattate le interrogazioni se non c’è la
disponibilità dell’assessore interessato, quindi lo stabiliremo volta per
volta. Per la prossima seduta interpelleremo gli assessori…
Signor Presidente, le chiedo scusa: il problema non può essere legato alla disponibilità della Giunta, quando capita, l’organizzazione dei lavori è una cosa a cui lei tiene più degli altri e noi teniamo allo stesso modo, forse un po’ meno di lei…
PRESIDENTE
Ma non posso prendere l’impegno per tutte le
sedute di Consiglio, perché possono subentrare delle necessità, delle urgenze per cui si è
impossibilitati a farlo.
Giuseppe Giuliano NAPOLI
Ma la stessa cosa accade
nei rami del Parlamento, eppure in quella sede questa circostanza non viene meno.
PRESIDENTE
Dovremmo dedicare una
seduta ad hoc, allora.
Giuseppe Giuliano NAPOLI
Su questo punto vorrei che
lei non sottovalutasse la circostanza.
Io torno a reiterare la richiesta che venga assunto
formalmente dal Presidente questo impegno.
Va bene, comunque
valuteremo adesso al meglio che sia possibile l’organizzazione dei lavori del
Consiglio e quindi vedremo anche su questo di
dare delle risposte.
Per quanto riguarda l’altro
aspetto, ho consegnato una documentazione
completa, precisa e puntuale di tutto
quello che riguardava la pratica dell’ex collega Aiello.
In una seduta della Conferenza dei capigruppo – non l’ultima,
una delle prime – quando si è affrontato questo argomento, tutti i capigruppo all’unanimità hanno deciso che
è una pratica – e sono d’accordo pure io perché
il compito è questo – che tocca al Presidente del Consiglio. Non si è voluto
discutere in Aula, quindi adesso, in corso
d’opera, non possiamo cambiare le carte.
Io mi sono assunto delle
responsabilità, ho chiesto tutti i chiarimenti, ho
dato tutte le risposte. E’ giusto, è normale, ci mancherebbe pure che non
informassi l’Aula, l’ho informata non a parole, ma documentando punto per punto
ogni passaggio con le carte allegate, quindi credo che tornare sempre sullo
stesso tema su carte che vi ho distribuito dieci giorni fa sia inutile. Se ci
dovessero essere fatti nuovi, stia tranquillo che sarà mia cura informare non
solo lei, ma tutto il Consiglio regionale.
La parola all’onorevole
Borrello.
Presidente, ho
ascoltato con grande attenzione
sia l’esposizione del collega sia la sua risposta e devo dirle che,
oggettivamente, non la trovo soddisfacente; cioè c’è una norma regolamentare – la
voglio ricordare – per
effetto della quale, trascorsi sessanta giorni dalla presentazione dell’interrogazione, questa, in
assenza di risposta, va al Consiglio regionale. Quindi non bisogna arzigogolare
per vedere quando e come.
Allora,
evidentemente, secondo me c’è da dare un input alla Segreteria del Consiglio la quale, secondo uno
scadenzario rispetto alle interrogazioni che vengono presentate, provvede,
scaduti i sessanta giorni, ad inserirle automaticamente all’ordine del giorno della prima
seduta utile di Consiglio. Poi ci determineremo, eventualmente, in Aula se c’è
l’assessore, se non c’è, quale discutere, perché è assente e quant’altro, ma non possiamo togliere dalla competenza del Consiglio un
argomento che è regolamentato, perché se non fosse così, la discussione potrebbe essere altra.
Pertanto
questo è l’invito che faccio, Presidente.
Onorevole
Borrello, l’accetto con piacere perché è da Regolamento, come dice lei, quindi
non ho alcun problema.
Onorevole
Napoli, a questo punto vuol dire che adesso gli uffici della Segreteria si faranno carico di valutare la scadenza delle varie interrogazioni,
predisponendo un elenco di cinquanta, sessanta, quante sono, e le porteremo
alla prossima seduta di Consiglio
e là si deciderà quali trattare.
La
parola all’onorevole Mistorni.
Signor Presidente, colleghi, ancora una volta, purtroppo,
dobbiamo intervenire su delle vicende che sono state
già oggetto di discussione e valutazione
di una mozione presentata da vari consiglieri
dell’opposizione che riguardano gli stabilimenti manifatturieri
della “Marlane” di Praia a Mare
e della “Mtc” di Castrovillari.
Proprio stamattina si è tenuta una riunione nel comune di Praia a Mare
alla presenza di tutti gli operai della
“Marlane”, i quali sono già stati messi in mobilità e – mi pare – il 7 marzo
riceveranno la lettera di licenziamento.
L’invito che, a nome dei
colleghi, rivolgo alla Giunta regionale, al signor Presidente Chiaravalloti è
di voler prendere a cuore questo problema e si intervenga in maniera massiccia
e con forza presso le autorità competenti, in questo caso presso la Presidenza
del Consiglio, per cercare di scongiurare la chiusura di questi stabilimenti,
soprattutto se si considera che “Repubblica” di oggi riporta addirittura che la
“Marzotto”, uno dei gruppi più forti e più solidi che operano nel campo della
tessitura in Italia, sposterà il 50 per cento delle sue produzioni in Cina o in altri Paesi.
Il fatto di vedere 250
operai messi sul lastrico e noi, principalmente il governo
regionale che non si fa interprete di questa esigenza, non può che farci sentire demoralizzati.
Perciò, chiediamo con forza
che il governo regionale, il Presidente in prima persona ponga questa questione
con massima serietà e tempestività, tra le
priorità a livello di governo nei contatti con il Presidente del Consiglio, perché
non possiamo assistere inermi alla perdita del posto di lavoro di 250 lavoratori a
Praia a Mare, oltre altri 300 a Castrovillari
che con tutta probabilità, ripeto, il 7 marzo prossimo riceveranno tutti la
lettera di licenziamento.
Collega Mistorni, grazie,
lei sa – l’ha ricordato – che il Consiglio si è già occupato di questo
argomento, tra l’altro esprimendo una posizione unanimità in questa direzione.
Noi facciamo un’ulteriore raccomandazione al Presidente e alla Giunta affinché cerchino di trovare
una soluzione a un problema che riconosciamo di grande attualità ed interesse.
Al
limite, possiamo fare anche questo: nella prossima seduta riprendiamo il discorso perché qualcosa è mutata e a livello
di organizzazione di categoria sostengono che ci sono ancora i margini per
poter risolvere la vertenza.
Sarebbe veramente un peccato e non commetteremmo un’azione meritoria se
abbandonassimo questa iniziativa.
PRESIDENTE
Faremo
fare una relazione al Presidente o all’assessore sullo stato dei fatti e su
quello che andranno a fare.
La
parola all’onorevole Adamo.
Intervengo sulla questione che ha sollevato il collega Napoli per precisare, quando ella ha affermato che la Conferenza dei capigruppo avrebbe deciso di non discutere sul caso della reintegrazione o della presa d’atto del non diritto alla reintegrazione del consigliere Aiello.
Non ho detto questo,
onorevole Adamo, ci tengo a precisarlo, evidentemente, non sono stato chiaro.
Nella prima occasione in cui si è discusso della questione dell’ex collega
Aiello, la Conferenza dei capigruppo
– e questo lo ricordo bene, tra l’altro
è anche registrato – ha detto che questo è un ruolo e un compito che tocca al
Presidente del Consiglio, quindi non c’è da fare alcun dibattito né in Conferenza né in Commissione. Il Presidente, secondo la documentazione
e le carte che ha a disposizione, si
documenterà e provvederà di conseguenza,
senza ulteriore discussione.
Su questo altre volte avete
ripreso l’argomento per una richiesta di
documentazione, cosa che io, puntualmente,
ho sempre fatto. Non è vero che la Conferenza
dei capigruppo – non ho detto questo, sarò stato male interpretato – ha
detto che deve o non deve decidere sull’ex collega Aiello. Sicuramente, per
questione di correttezza, è bene
precisarlo.
Chiarito questo, va da sé che è nelle prerogative di ognuno dei consiglieri regionali
componenti
questa Assemblea poter sollevare la questione in Aula, formalizzarla con
un’istanza, mozione, ordine del giorno e consentire una discussione su quel testo che è stato presentato, cioè
non è materia della quale non se ne potrà mai discutere in quest’Aula. Ci potrà
essere la valutazione se quanto va a produrre
quest’Aula deve essere un atto che abbia una sua efficacia amministrativa o meno, ma sul terreno dell’esame della
discussione che può riguardare strumenti
quali mozioni od ordini del giorno,
penso vada da sé che va accolto e fatto
discutere.
Onorevole Adamo, a questo
proposito le voglio ricordare, per confermarle quello che ho detto prima,
che proprio autorevoli esponenti del centro-sinistra hanno sostenuto queste
tesi, ma che mi vedevano anche convinto della bontà dell’iter. Ripeto, abbiamo
prodotto tutta la documentazione, informato i consiglieri, i capigruppo, il
Consiglio di quanto stava avvenendo passo per passo e punto per punto.
Per quanto mi riguarda, mi assumo la responsabilità che l’Aula, in questo momento, è legittimata ad andare avanti in queste condizioni in cui siamo. Ulteriore documentazione sarà mia cura fornirgliela.
Adesso andiamo avanti con l’ordine del giorno.
(Interruzione dell’onorevole Tommasi)
Onorevole Tommasi, è già intervenuto tre volte, la prego!
Presidente, ma se c’è stata una evoluzione, il mio primo intervento era in una direzione che ho già espresso, però…
PRESIDENTE
Siete stati informati, è tutto documentato momento per momento sull’evolversi della situazione.
Diego Antonio TOMMASI
Presidente, nessuno mette in dubbio che lei ci ha consegnato una documentazione, che se ne assume la responsabilità come Presidente, però non può negare una discussione all’Aula per mettere fine, una volta per tutte, a questa questione.
PRESIDENTE
Su questo argomento, sì.
(Interruzione dell’onorevole Tommasi)
Non è argomento di discussione in Aula, onorevole Tommasi, sostenuto da autorevoli esponenti anche del centro-sinistra. Quindi l’argomento, per il momento, è chiuso; poi lo affronteremo in una Conferenza dei capigruppo, se ritenete di affrontarlo, e lo potremo riaprire.
Diego
Antonio TOMMASI
Presidente,
per quello che la riguarda, è
chiuso, ma se da una parte del centro-sinistra, che non sarà autorevole quanto
quella che le ha parlato, le chiede di fare una discussione chiarificatrice in
Aula per mettere fine a questa querelle esprimendo una posizione a favore di ics
o ipsilon soggetto, lei non può rifiutarsi.
PRESIDENTE
Affronteremo
il problema al primo punto della prossima
riunione dei capigruppo.
Diego Antonio TOMMASI
Perché, a questo punto, non possiamo andare con carte, non
carte…
PRESIDENTE
Onorevole Tommasi, lei sa meglio di me che in Conferenza
dei capigruppo ho sempre discusso questo argomento con grande tranquillità.
Diego Antonio TOMMASI
Però, dato che ce lo continuiamo a trascinare…
PRESIDENTE
No, non stiamo trascinando proprio niente, la questione
è come le ho detto io.
Diego Antonio TOMMASI
Lei ha le spalle larghe e noi lo sappiamo, però vogliamo
sollevarla di qualche problema!
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirillo. Ne ha
facoltà.
Intervengo rispetto all’impegno che lei ha assunto quando è intervenuto il collega Mistorni.
Credo sia necessario che nella seduta del Consiglio regionale di giorno 2 lei metta quale primo punto all’ordine del giorno: relazione informativa dell’assessore all’industria sulla situazione del tessile in Calabria, in particolare della “Marlane” e del polo tessile di Castrovillari, dove – non so se a qualcuno è capitato di vedere – si stanno vendendo tutti i macchinari, di San Gregorio e di tutto quello che c’è.
Perché le chiedo questo? Perché giorno 3 c’è una manifestazione presso la
sede della Giunta regionale con i lavoratori della
“Marlane”, dei poli tessi della Calabria e quindi sarebbe opportuno che il Consiglio regionale, il giorno prima,
affrontasse alla presenza dell’assessore questo problema e, in qualche modo, si
potesse anche determinare.
Sicuramente nella prossima
seduta sarà un argomento – come avevo detto prima – che sarà discusso,
l’assessore farà una relazione o la presenterà su questo punto che riguarda tutta la Calabria e i calabresi.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Naccarato. Ne ha
facoltà.
Solo per raccomandare,
per l’ennesima
volta, che in questa occasione ci possa essere
anche l’assessore Mirigliani per dare risposta
alla famosa interrogazione sulla “Marlane”, altrimenti
mi troverò costretto ad assumere iniziative clamorose,
pur di avere risposta a questa interrogazione.
PRESIDENTE
In modo particolare si richiederà la presenza gli
assessori Mirigliani e Gentile, credo che siano i due indicati.
Primo punto all’ordine del giorno: proposta di
provvedimento amministrativo n. 263/7^ di iniziativa dell’Ufficio di
Presidenza, recante – “Bilancio di previsione del Consiglio regionale per
l’esercizio finanziario 2004”.
E’ relatore l’onorevole Pilieci, che ha facoltà di svolgere la relazione.
Francesco PILIECI, relatore
Mi rifaccio alla relazione allegata agli atti.
PRESIDENTE
La relazione è stata distribuita, i capigruppo l’avevano
già vista.
Nessuno chiedendo di intervenire, pongo in votazione il
provvedimento n. 263/7^.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Secondo punto all’ordine del giorno: progetti di legge
n. 48/7^ e n. 67/7^, unificati: “Politiche regionali per la famiglia”.
Il relatore, onorevole Senatore, ha facoltà di
intervenire.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, oggi più di sempre si parla della famiglia, perché dalla famiglia dipende il destino
dell’uomo, la sua felicità e la capacità di
dare senso alla sua esistenza. Il futuro dell’umanità, e quindi delle nostre popolazioni calabresi, è strettamente
legato a quello della famiglia intesa come soggetto sociale.
E’ mia convinzione che la
questione famiglia non debba essere un aspetto secondario della vita degli italiani, perché è in larga misura proprio nella famiglia che si costruiscono i
destini degli abitanti di questo
Paese.
Nella famiglia si
costruiscono i cittadini del futuro, ed è con una buona qualità della vita familiare che si può determinare la qualità della vita di tutta una
società. Una famiglia che funziona è, inoltre, garanzia anche del buon
funzionamento di tutte le istituzioni
sociali, politiche, economiche, alle quali non
può mancare – pena il loro fallimento o la loro scarsa efficacia – il
contributo essenziale derivato da quella scuola insostituibile di umanità e di
relazionalità che è la famiglia.
Purtroppo, nell’ultimo
ventennio nel nostro Paese è esplosa, con dimensioni preoccupanti
la crisi della famiglia, così come fu concepita e delineata dalla nostra
Costituzione repubblicana negli articoli 29 e 30, ed in particolare, nel primo,
in cui si afferma che “la Repubblica riconosce la famiglia come società
naturale fondata sul matrimonio”. Un valore primario incluso nel dettato
costituzionale della nostra Repubblica che deve essere mantenuto ed onorato
come punto qualificante della nostra società e non certamente come limite.
Il testo fondamentale del nostro Paese dice, quindi, che
il matrimonio e la famiglia sono istituzioni naturali ed originarie, che
precedono la potestà normativa dello Stato. Deve essere ben chiaro, perciò, e
non solo di fronte a questa rispettabilissima assise, che la famiglia fondata
sul matrimonio, cioè su un vincolo di natura pubblica, responsabilmente assunto
anche nei confronti della collettività, riveste un interesse sociale e
costituisce il nucleo fondamentale della società e dello Stato; non è un
istituto esclusivamente privatistico, ma uno snodo fondamentale tra la persona
e la società!
Le variazioni dello statuto familiare non sarebbero
ininfluenti sulla visione che la società ha di se stessa e delle relazioni fra
i suoi membri, altrimenti comporterebbero anche la variazione della nostra
Costituzione.
Non vogliamo mettere all’indice nessuno, ma solo
richiamarci alla famiglia fondata sul matrimonio, perché essa crea un patto di
stabilità che la pone di fronte alla collettività in una condizione
infinitamente più rilevante delle coppie conviventi.
Nella famiglia c’è un valore aggiunto di stabilità e di
dichiarata obbligazione sociale che va giuridicamente e socialmente premiata,
senza che questo significhi disprezzare o penalizzare le altre forme di
convivenza. Per queste ultime, è importante trovare forme di sostegno perché,
per quanto siano minoranza, vogliamo e dobbiamo tener conto delle varie
situazioni caso per caso.
La famiglia non è un mero fatto privato dei singoli
individui, essa si situa al cuore della costruzione della società, la
condiziona e ne è condizionata. Essa va, quindi, riconosciuta come titolare di
precisi diritti di cittadinanza: ciò impone alle istituzioni di promuovere
adeguate politiche per tutelare e sostenere la famiglia nell’intera compagine
sociale.
L’omissione del riconoscimento della soggettività
culturale e politica della famiglia, disattenderebbe e rifiuterebbe quella
visione cristiana della famiglia a cui tutti ci richiamiamo e da cui discende
il futuro delle famiglie calabresi.
Tengo a precisare, comunque, che la famiglia non è una
questione cattolica, quasi essa fosse semplicemente la specifica forma di
convivenza dei credenti, come molti vorrebbero far credere; essa riguarda tutti
i cittadini, e per questo va affrontata con argomenti razionali, con chiarezza e serietà di
analisi di tutti i suoi risvolti giuridici, psicologici, sociologici, economici
e politici, poiché le politiche familiari in Italia sono una
cosa seria e non sono certamente né di destra né di sinistra, perciò non
possono diventare una questione di schieramento. Le famiglie calabresi, dopo
tanti anni di attesa e di mera assistenza, aspettano con trepidazione dalla
Regione dei segni concreti, dei gesti significativi ed una legislazione attenta
ai loro bisogni.
Anche nella nostra regione, purtroppo, nel corso degli
ultimi trent’anni, a causa dell’aumento delle separazioni tra i coniugi, per
l’impossibilità di mantenere gli anziani all’interno della famiglia e,
soprattutto, a causa di un forte calo della natalità, abbiamo assistito ad un
fenomeno di decremento della famiglia stessa, il cui numero di membri si riduce
costantemente.
Assistiamo, dunque, ad un mutamento del contesto sociale
profondo, i cui effetti sul futuro possono assumere connotati drammatici. Una
delle cause principali di questo mutamento è da attribuirsi, certamente, ad una
mancata azione di tutela e di sostegno da parte di organismi istituzionali.
E’ fondamentale, allora, quest’oggi colmare questa
lacuna e definire una serie di interventi che vadano oltre le mere
dichiarazioni di intenti e forniscano, invece, un effettivo sostegno ad un istituto
che la nostra Costituzione definisce come diritto fondamentale dell’individuo.
Quella che sino ad oggi è stata una inadempienza in materia, si rileva in tutta
la sua gravità in questo periodo storico contrassegnato dal pericolo di una
permanenza dell’individualismo e della crisi dell’istituzione familiare,
accompagnato dalla pesante denatalità che ha colpito il nostro Paese.
Mentre presentiamo questa legge, dobbiamo riconoscere
che le istituzioni, purtroppo, continuano a tenere conto della famiglia solo
come soggetto sociale debole e problematico: a fronte di una patologia sociale
di cui i membri della famiglia, divisi per categoria, potrebbero essere
portatori; manca, infatti, a tutt’oggi un riconoscimento del valore sociale
della famiglia ordinaria.
Proprio per questo – e noi siamo qui per invertire
questa tendenza – sono meno diffusi e salienti gli interventi per le condizioni
normali di esistenza e di vitalità della famiglia.
Le politiche sociali dovrebbero, invece, adottare una
definizione di benessere specificatamente familiare che conferisca una
soggettività sociale alla famiglia in quanto attore di società civile.
Il benessere familiare altro non è che il prodotto di una società che si prende cura dell’altro e che promuove concretamente una famiglia basata sulla regola del dono e della solidarietà. Va, però, altrettanto decisamente rimarcato che pensare al benessere familiare significa ridefinire il progetto di società, in modo da uscire da un assistenzialismo che ha fortemente distorto tanto il senso quanto le pratiche di benessere familiare, generando effetti negativi e addirittura perversi che oggi si mostrano nel crescente malessere delle famiglie.
Oggi la famiglia calabrese è stretta da un contesto sociale ed economico fortemente penalizzante. L’istituzione familiare si trova, pertanto, a scontrarsi con un sistema che, nei fatti, osteggia la promozione della famiglia, e questo a partire dai prezzi dei beni primari, sino alle tariffe sui servizi pubblici, per arrivare infine all’infausto record della maggiore pressione fiscale in Europa.
Questo progetto di legge,
onorevoli colleghi, si propone di predisporre alcuni
piccoli, ma concreti interventi di sostegno alla
famiglia che, lungi da grandi dichiarazioni
retoriche e progetti rivoluzionari, possano costituire un effettivo e
tangibile aiuto per le famiglie calabresi, prima di tutto muovendosi
dall’esigenza di porre al centro dell’azione politico-amministrativa della
Regione e degli Enti locali l’istituzione familiare, riconoscendole nei fatti un
ruolo fondamentale per il benessere e la crescita sociale. Solo attraverso
questo inderogabile passaggio sarà, infatti, possibile valorizzare e conferire
vigore alla famiglia!
Nello specifico, ricordo ancora una volta che la legge
che vogliamo approvare oggi riconosce la famiglia come: istituzione fondata sul
matrimonio civile o religioso, riconoscendone la specificità di sostegno
giuridico autonomo, punto d’incontro fra le diverse generazioni di individui;
predispone precisi interventi a favore della presenza dell’anziano nella
famiglia e programmi di sostegno per le famiglie tra i cui membri ci siano
portatori di handicap, tossicodipendenti, malati gravi; tutela la
maternità, elaborando incentivi della procreazione e differenti progetti di
sostegno alle ragazze madri; definisce e disciplina, ancora, interventi a
favore delle giovani coppie che intendono sposarsi e delle famiglie con prole
che intendono acquistare la prima casa; riconosce la libertà della famiglia
nella scelta dell’educazione scolastica da impartire ai figli, promuovendo i
nuovi sistemi educativi per la prima infanzia.
E’ opportuno, a mio modesto avviso, ripristinare i
contenuti del testo unificato da me proposto in terza Commissione, in quanto
ispiratori della soggettività e sussidiarietà della famiglia quale soggetto da
promuovere e non, invece, come soggetto debole da assistere.
Ricapitolando, quindi, il testo che presentiamo ha come
obiettivo, in primo luogo,
quello di promuovere il pieno riconoscimento della famiglia fondata sul
matrimonio come fondamentale soggetto sociale, ponendolo al centro delle
politiche regionali nel campo della sanità, dell’assistenza, dell’istruzione,
della cultura e della sicurezza sociale.
Riteniamo necessario, inoltre, sostenere e valorizzare le realtà associative e le reti informali di solidarietà che possono contribuire a rafforzare il ruolo della famiglia. Come strumenti tecnici ed operativi, proponiamo invece l’istituzione di un fondo regionale per la famiglia, istituito nel bilancio della Regione, e l’istituzione di una Commissione regionale per la famiglia, organo consultivo della stessa Regione per le politiche familiari.
Nello specifico, in questa
proposta di legge si è, invece, tenuto conto di alcuni punti chiave:
una politica per la famiglia
non è fatta di interventi di settore, ma si rivolge alla famiglia in quanto tale,
seguendo il ciclo della vita che esprime bisogni e risorse diversi nel tempo;
una politica per la famiglia
non è fatta di interventi assistenziali, ma punta a promuovere e a valorizzare la capacità della famiglie e delle famiglie di
autoprodurre i propri servizi sia di formazione che di cura; una politica per
le famiglie deve ascoltare la voce delle famiglie e promuovere il ruolo delle associazioni familiari,
riconoscendole come parti civili che esprimono e tutelano i bisogni, le risorse
e i diritti delle famiglie stesse.
Concludo richiamando alla memoria, ancora una volta, che
il vero cardine a cui si ispira questo documento è che gli interventi
predisposti per gli istituti familiari si riveleranno efficaci solo nel momento
in cui la famiglia diverrà punto di riferimento concreto sia dal punto di vista
giuridico – e in questo senso la Costituzione è assai chiara – sia a livello
istituzionale quale interlocutore attivo, e questa legge, da oggi, potrebbe
permetterlo.
Grazie per l’attenzione rivoltami.
(Applausi)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pilieci. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, dopo la legge sul riordino dei servizi sociali, sul sistema integrato dei servizi alla persona, il Consiglio regionale si appresta ad approvare un’altra importante
legge per la nostra regione.
Si tratta di
leggi, quelle sulla famiglia e sui servizi
sociali, che hanno molto in comune che, insieme al Piano sanitario – che ormai a breve sarà discusso da questa Assemblea – costituiscono un settore importante e vitale che incide sulla qualità della
vita, sul modo di vivere dei calabresi, sulla società dei domani; forniscono,
in altre parole, un’occasione nuova
e un approccio più moderno ai nuovi problemi che la complessa realtà di tutti i
giorni costringe ad affrontare e non sempre offre gli strumenti
per risolverli.
Una sanità al servizio effettivo dei cittadini, un sistema integrato alla persona snello ed efficiente,
insieme ad una legge sulla famiglia che la
sostiene e la rafforza nel suo ruolo primario di cellula vitale della società,
costituiscono le premesse normative indispensabili per dare un
contributo significativo alla nostra regione. Si tratta di creare benessere
sociale e qualità della vita per le nuove generazioni, valorizzando anche un
modello sociale che mode effimere ed errate visioni ideologiche tentano di
intaccare.
Ci accingiamo a votare e ad approvare una legge che
assicura alla famiglia, così come è intesa nella nostra Carta costituzionale,
interventi per promuovere e garantire il diritto-dovere di educare i figli, la
maternità e paternità responsabile, la tutela dei minori, i soggetti deboli dei
nuclei familiari.
La finalità della legge è, infatti, quella di promuovere
e facilitare la formazione dei nuclei familiari e prevenire e risolvere i
conflitti familiari, attraverso strutture operative che mi auguro possano
vedere la luce con l’impegno di questo esecutivo: penso, in particolare, alla
riforma dei consultori che non sono più strumenti di diffuso utilizzo e alla
nascita dei centri per la mediazione familiare, sui quali già molte proposte
sono in discussione in Parlamento. La crisi della famiglia attende, in questo
senso, delle risposte anche da parte del Parlamento.
Non meno importante in questa legge è l’attenzione ai
servizi per l’infanzia, attraverso la realizzazione di una serie di servizi
finalizzati alla protezione dei bambini.
Tutte le più significative ricerche sulle politiche
sociali mettono in evidenza, infatti, il profondo disagio giovanile, il
crescente numero degli anziani ed il conseguente bisogno di un’efficiente rete
di servizi alla persona e alla famiglia.
Sono sotto gli occhi di tutti le
conseguenze dirompenti della poca attenzione verso la politiche familiari.
Abbiamo un sistema che è in forte ritardo rispetto ai bisogni reali degli
adolescenti, degli anziani, della famiglia. E’, purtroppo, un dato di fatto che
la famiglia, perdendo il terreno di contatto con i valori di un tempo, si va
sgretolando: fenomeni di violenza, crimini e delitti efferati sono
costantemente all’attenzione di psichiatri, avvocati, sociologi.
A noi, come Consiglio regionale, molte competenze da
questo punto di vista sono sottratte. Quello che possiamo fare con questa legge
sulla famiglia, insieme alla legge sul sistema integrato dei servizi alla
persona, è garantirne nella nostra regione la migliore attuazione, impostando
una nuova stagione dei servizi alla persona, una nuova era per i servizi
sociali.
In questa direzione vanno gli aiuti anche di carattere
economico che, considerato lo sviluppo della nostra regione e le maglie di
povertà diffuse, costituiscono sicuramente un incentivo a quanti, giovani e
meno giovani, hanno a cuore la formazione di un nucleo familiare autonomo e
indipendente da quello originario.
Ritengo, nello stesso tempo, che non bastano le leggi da
sole, è necessario diffondere anche una nuova cultura dei servizi alla famiglia
e alla persona, avviando anche una significativa trasformazione dell’apparato
amministrativo regionale, un’amministrazione e una burocrazia che dovranno
cambiare le modalità di operare e di intervenire nel sociale.
Per parte nostra, come Consiglio regionale, dobbiamo
procedere sulla strada delle riforme dell’intero ordinamento regionale senza
remore. La fase dell’innovazione dell’apparato amministrativo mi auguro passerà
attraverso l’impegno, mai mancato, dell’esecutivo regionale, che anche sui temi
sociali, sulle tematiche della tutela dei più deboli ha sempre dimostrato
sensibilità e costante attenzione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fortugno. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo brevemente per ribadire di essere particolarmente contento che questa legge importante per le famiglie calabresi, da parecchi anni giacente in Commissione finalmente è arrivata in Aula.
Ritengo che per la nostra cultura, per la cultura e
la formazione di parecchi di noi, sia politica
che religiosa, per la nostra visione cristiana che abbiamo
della famiglia, certamente va
modificato l’articolo 1, sulla finalità, laddove dice che “la famiglia è fondata sulla relazione eterosessuale
stabile”. Io ritengo, invece, che debba essere riconosciuta
solo la famiglia basata sul matrimonio,
cioè tenendo fede all’articolo 29 della Costituzione e, ad onor del vero,
anche il relatore mi pare di questo avviso, quindi mi domando come mai è
passato in Commissione l’articolo così formulato; io sostengo che la famiglia
debba essere considerata solo e soltanto quella fondata sul matrimonio.
Certo, non dobbiamo disconoscere le altre realtà, che
vanno comunque affrontate, però con altra legge, per dare pure un sostegno,
ovviamente legittimo, a coppie di fatto che magari hanno qualche disagio, ma
questa è un’altra cosa, non può essere discussa questa sera.
Quindi chiedo che venga rettificata questa parte,
d’altronde c’è un emendamento firmato da parecchi consiglieri – credo che siano
più della maggioranza – che propone questo tipo di modifica.
Poi chiedo la sostituzione integrale dell’articolo 5,
modificando anche la dizione, cioè denominandolo “Potenziamento e
differenziazione delle politiche familiari”.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, pongo fondamentalmente in premessa due questioni, riservandomi, se dovessimo proseguire con la trattazione degli emendamenti, di tornare ad intervenire.
Prima questione. Questo è un disegno di legge unificato che ha avuto, sia pure a maggioranza, il parere in Commissione
oltre un anno fa. Nel frattempo, però, l’approvazione della legge 328, la legge quadro
sull’assistenza,
finiva per creare in quel disegno
di legge approvato in Commissione una
serie di sovrapposizioni, quindi ci si trova di fronte ad un testo abbastanza
ripetitivo sugli argomenti e, fondamentalmente, arretrato dal punto di vista
squisitamente culturale, per cui io vorrei che si valutasse l’opportunità di
rimandare in Commissione il testo, per evitare che si possano produrre solo ed
unicamente sovrapposizioni e, per molti aspetti, solo ed unicamente annunci.
In cartella non trovo depositato il testo – ed è la
seconda questione che vorrei porre – ma, per esempio, per chi ha avuto
l’opportunità in questi giorni di ritirare il testo dal sito internet del
Consiglio regionale, ad un certo punto, rispetto alle questioni del fabbisogno
finanziario, ha potuto notare la quantificazione della spesa necessaria per il
2003 per l’applicazione di questa norma, che è di 36 milioni e 200 mila Euro,
qualcosa come 70 miliardi e oltre di vecchie lire.
A me pare che un ragionamento su una partita comunque
importante e delicata che, a mio parere, non può che svilupparsi dentro una
connotazione fondamentale e mai da smarrire, è che la laicità dello Stato non
può ridursi ad una serie di annunci. Ed anche sulla norma finanziaria, da
questo punto di vista esprimo un dissenso rispetto all’operato della
Commissione bilancio che, ormai, ha assunto un atteggiamento di rinvio delle
questioni finanziarie. Non si può su una legge di spesa – e questa è una legge
di spesa – rinviare la copertura finanziaria, bisogna verificare le
disponibilità e dare certezza alla norma; non si può – ripeto – fare solamente
annunci, non si può presentare una impostazione miracolante, quando alla fine
siamo in presenza di un rinvio persino della più elementare norma di carattere
finanziario.
Vedo, poi, anche nel contesto degli emendamenti – su cui
mi riservo di intervenire – un pericoloso arretramento culturale che in
Commissione, dopo una discussione abbastanza aspra, si era evitato. Adesso la
si ripropone con connotazioni che non hanno riferimento nemmeno non solo nella
legislazione italiana, ma anche nella legislazione di riferimento aggiornata ed
adeguata ai tempi.
Quindi, stanti queste due osservazioni di fondo, signor Presidente, la invito a valutare se non sia il caso di rinviare il testo in Commissione perché possa lì avvenire un ragionamento necessariamente più approfondito, perché noi ormai siamo titolari della legge 23 del 2003 in materia di servizi sociali e a me pare che sia opportuno verificare un riscontro. Se dovesse mantenere questa impostazione annunciata in Aula, sicuramente non può trovare il nostro consenso.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Senatore.
Per evitare che si creino altri equivoci nell’andare
avanti coi lavori, vorrei solo ricordare alcune cose in merito anche
all’intervento
dell’onorevole Pacenza, riconoscendo effettivamente che nel testo che c’è su internet ci
sono delle sfasature e comunque connotazioni non coerenti con la legislazione
regionale di oggi. Però l’onorevole Pacenza
dimentica – come, invece, ci ha ricordato – che questo
disegno di legge è stato
licenziato da più di un anno in Commissione e
poi non è stato portato in Aula perché, qualcuno
lo ricorderà in quest’Aula, ed anche fuori da
quest’Aula, non si poteva varare la legge sulle politiche della famiglia in
quanto c’era la legge sui servizi sociali.
Noi proponenti del disegno di legge, ma anche noi relatori,
con grande umiltà abbiamo deciso di fare un passo indietro e attendere con
pazienza che venisse prima approvato il testo sui servizi sociali, dopodiché abbiamo portato avanti, com’era nei programmi del
centro-destra e della maggioranza, la legge sulle politiche familiari.
Proprio per questo e proprio perché la legge sui servizi
sociali è stata ormai pubblicata, mi sono permesso, anche relazionandomi con i
miei colleghi di maggioranza, di rivedere il
testo che era stato già depositato dopo che è stato licenziato dalle Commissioni
competenti e credo di aver fatto fino in fondo il mio dovere, quando dico che
ho reso coerente questo disegno di legge
con le leggi regionali e con le leggi soprattutto sui servizi sociali, tant’è
che in questo emendamento – che pure gli onorevoli colleghi hanno al loro
tavolo – è compresa non solo la parte degli emendamenti che avevamo tutti i
consiglieri regionali di maggioranza firmato ognuno per conto proprio, ma sono
andato anche oltre, rendendo coerente questo testo con il resto delle leggi regionali,
correggendo quelle sfumature che l’onorevole Pacenza prima diceva e prendendomi
anche la responsabilità di proporre a questo onorevole
Consiglio di modificare la norma
finanziaria e nel disegno di legge o, meglio, nella proposta del mio emendamento c’è
già quantificato il fabbisogno, a mio parere,
ma ovviamente è una forma di discussione che andrò a portare
avanti insieme a voi sulla norma
finanziaria e quindi anche sull’articolo 1 e l’articolo 5
richiamati prima dall’onorevole Pacenza.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, mi auguro che questo
dibattito su un tema così delicato ed essenziale possa prendere, man mano che andremo
avanti, i connotati di una discussione ancora
più serena, evitando contrapposizioni, anche perché
il tema all’ordine del giorno ritengo
che interessi tutti, al di là della nostra collocazione,
in direzione di una salvaguardia e di un potenziamento della famiglia nella regione Calabria. Di questo ne sono convinto e spero che si troverà stasera
il modo comune di arrivare
all’approvazione di un progetto di legge
unificato che porta il titolo di “politiche regionali
per la famiglia”, portando la Calabria, di riflesso, ad essere tra le regioni
della nostra nazione, quando c’è da salvaguardare l’aspetto essenziale delle
nostre comunità, non seconda a nessuno e tante volte ha dimostrato, proprio attraverso le leggi del Consiglio
regionale, di fare testo in tutta la nazione.
Poi, d’altronde, nel mese
di novembre, approvando la legge di recepimento della “328” nazionale, ha
ancora di più avallato una politica legata alle politiche sociali in direzione di un
coinvolgimento del territorio e delle istituzioni nel suo complesso, se è vero,
come è vero, che altre Regioni non hanno seguito l’iter della Regione Calabria,
che è vero si trovano in avanti nell’applicazione della “328”, ma che sono
andate avanti a colpi di delibera di Giunta, facendo delle norme attuative e
intervenendo in casi particolari legati alla “328”, senza passare da una legge
organica approvata dal Consiglio regionale.
La nostra Regione, in questa direzione – devo dire con
grande soddisfazione – all’unanimità, invece, ha salvaguardato questo aspetto
focale della legge che era appunto nell’intenzione generale di avere una legge
quadro regionale di riferimento, per poi attuare tutte quelle norme che sono
necessarie all’applicazione sul territorio. E qui facciamo un appello alla
Giunta regionale e so che si sta muovendo in questa direzione di approvare nei
termini più ravvicinati possibili il Piano triennale dei servizi sociali perché
a livello di Consiglio si possa lavorare a che la legge diventi realtà nel
nostro territorio.
Per quanto riguarda la legge, ringrazio il relatore
perché ci dà lo spunto di entrare nell’anima di un problema che è sostanziale a
vari livelli e che si pone l’obiettivo di fortificare il nucleo essenziale
delle nostre comunità, che risiede nella famiglia.
Forse arriveremo su Marte, forse andremo non molto lontano a visitare il “pianeta rosso”, ma sicuramente mai nessuno potrà superare il concetto di famiglia che ha da sempre dato alle nostre comunità la possibilità di avanzare e di diventare nei tempi, sempre e comunque, all’avanguardia nei risultati sociali e quindi economici e culturali. La famiglia, quindi, è intesa come centro, come punto essenziale, come punto di partenza dell’umanità intera nel proseguire il suo cammino.
Questa legge, di cui poi vedremo anche l’aspetto finanziario che è basilare, il relatore onorevole Senatore anche in proposito ci ha già dato delle informazioni molto importanti, ma entreremo nel merito perché alla base c’è la volontà di farla diventare operativa, si pone obiettivi veramente straordinari perché interviene e incide in un modo concreto in quanto consente l’erogazione di prestiti e mutui per l’acquisto della casa, promuove la stipula di convenzioni con enti di credito con assunzione da parte della Regione degli oneri di interessi, riesce, in fondo, anche a salvaguardare quello spirito di cooperazione che, secondo me, è alla base anche di una sana economia che in tante regioni ha portato tanta ricchezza. Ecco, quando fa tutto questo, la legge diventa innovativa e, nello stesso tempo, assume caratteri importanti perché salvaguarda la storia, la tradizione, la forza di ciò che ha rappresentato, a mio avviso, la base più forte del cammino di progresso della civiltà umana.
Ecco
perché Alleanza nazionale guarda con interesse all’approvazione di questa legge con l’ auspicio che, qualora
dovessero esserci momenti di non condivisione, ci sia la possibilità,
se occorre, anche di sospendere in Aula il ragionamento sulla legge per arrivare, chiaramente
se è possibile, ad un incontro tra le
coalizioni di maggioranza e di minoranza, perché sarebbe sicuramente opportuno arrivare
con una posizione unitaria al licenziamento della legge. E’ chiaro che
poi, se dovessero venir fuori momenti di
diversità legati a culture e a modi di essere diversi,
nel rispetto delle posizioni degli uni e degli
altri, si potrebbe arrivare ad un voto che non è la sconfessione dell’uno o
dell’altro, ma la conseguenza democratica di un ragionamento
che comunque, alla base, ha una realtà e una certezza, quella di rafforzare, di sostenere, di aiutare la famiglia
calabrese. In questa direzione la legge va e in questa direzione ritengo che
quest’Aula stasera si dovrà determinare in senso positivo.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha
facoltà.
Presidente, se
dovessimo mutuare un’espressione
del teatro napoletano, diremmo “ma lasciatela stare la famiglia, che è troppo cosa seria per essere oggetto di speculazioni
politiche”!
Vedete, poco fa al collega Pacenza chiedevo conferma di
due notizie. Una riguardo il deficit che abbiamo nella sanità - l’opposizione
dice 2 mila miliardi, la maggioranza 1.500 miliardi - e che, bene o male, siamo
costretti a predisporre un provvedimento urgente di risanamento per non andare
alla bancarotta.
L’altra riguarda il fatto che nei giorni scorsi, in Commissione, è
stato approvato il Piano delle opere pubbliche che impegnerà la Regione
Calabria per circa venticinque anni a pagare un mutuo per realizzare queste
opere, quindi siamo nelle condizioni di disponibilità economica quasi zero,
tant’è che già si paventa l’introduzione di ulteriori tasse che non pagheranno
i lucani o i pugliesi, ma le famiglie calabresi, padri e madri che lavorano, o
padri che lavorano e madri disoccupate o viceversa, perché dobbiamo
riequilibrare le sorti di questa regione. Questo è il punto fondamentale di
questa legge che promette mari e monti in una visione oscurantista della
famiglia; pare che siamo entrati nell’eden chiamato “Calabria”, per cui tutti i
mali di questo mondo con questa legge andremo ad attutirli, a modificarli,
guariremo gli handicappati, lasceremo meno soli gli anziani, a coloro che sono
disoccupati gli daremo una casa. Noi faremo tutto perché abbiamo costruito un
eden con questa legge sulla famiglia!
Con questa legge sulla famiglia stiamo dando l’illusione
ai calabresi di costruire il paradiso terrestre, e voi che siete cattolici
credenti fate bene, ma siete spergiuri perché ingannate le famiglie, sapendo
che non potete mantenere nulla di quello che state promettendo. Il punto vero è
questo, ecco perché ritengo che vada ritirata questa legge.
Ma vi rendete conto che siamo alle porte del 2010 e in questa Calabria verranno i popoli del Mediterraneo che non hanno la vostra cultura sulla famiglia? E noi stiamo facendo una famiglia modello 1800 in pieno regime clerico-cattolico! Ma ci rendiamo conto di cosa stiamo costruendo noi in una legge? Noi, Stato laico, stiamo costituendo un’associazione cattolica in questo Consiglio regionale!
Allora vogliamo essere seri. Qui ci sono bellissime parole, bellissimi progetti, tante cose belle, ma come si realizzano? La cosa più dignitosa di questa legge è l’ultima parte che viene presentata e su cui voto subito, ma togliamo tutto il resto e facciamo un Osservatorio sullo stato della famiglia calabrese per capire quali siano i suoi problemi, cos’è che determina quello che è avvenuto a Polistena, famiglie cattoliche dove muore un bambino che non c’entra nulla in una crisi coniugale, magari perché quella crisi coniugale è stata gestita in quel modo forse dal sistema cattolico che li consigliava; oppure vediamo cosa è successo con la famiglia che voleva adottare un bambino dall’Albania in modo illecito e gliel’hanno tolto ed è andato sulla stampa nazionale. Ma cerchiamo di affrontarli seriamente i problemi della famiglia!
Certo, io sono un laico, non ho la visione cattolica e non posso pensare che il modello di famiglia dei cattolici sia il mio, ma non mi si può dire che il mio modello di famiglia deve essere sottoposto alla incultura di una legge che ci porta ad essere tutti uguali e di uno stesso modello culturale e religioso.
Allora, Presidente, è opportuno eliminarla questa legge, su questo terreno ci sono le indicazioni di un Piano regionale, possono intervenire le norme precedenti che ci sono, perché vogliamo introdurre questa legge manifesto che non si realizzerà mai! Perché vogliamo ingannare i calabresi!
All’assessore Gentile qualche tempo fa chiesi quali i motivi della mancata emanazione del Regolamento sulla legge “bed and breakfast”; mi rispose che lo stanziamento relativo previsto è molto modesto, invece di 3 milioni e mezzo di euro ce ne vorrebbero 300”. Sulla legge “mordi e fuggi”, cioè “dormi, fai colazione e poi via”, 300 milioni. Per questa legge quanti soldi ci vorrebbero per dargli una casa, per assistere gli anziani, per fare gli asili-nido? 50 milioni di Euro? Forse un po’ di più? Quanto volete spendere? E per fare la legge sul teatro che viene dopo e le altre leggi successive quanti soldi vogliamo mettere, se siamo sull’orlo della bancarotta?
Allora, se volete varare una legge di manifesto, tanto perché siamo in campagna elettorale e dobbiamo dire che questo Consiglio regionale e questa maggioranza regionale pensano alle famiglie, fatela pure, sapendo, però, che dovete dire, quando andate dal prete e vi confessate, che avete peccato perché avete ingannato le famiglie e credo dovrete recitare molti “atti di dolore” e molti “perdono”, perché state ingannando continuamente le famiglie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Presidente, consiglieri, non lo so se il termine che uso per primo è
quello che più rende, che in qualche maniera si agita nella mia mente, però
devo dire che, perlomeno, alcuni consiglieri della maggioranza sono proprio
bravi. Non si offendano, sono diventati sempre più bravi e disinvolti, utilizzando
un nostro proverbio mezzo dialettale che dice: “a promettere di certo e mancare di sicuro”!
Io non ho lezioni da fare a
nessuno, anche se affermazioni così
impegnative quali ho sentito, se fossero fatte con sincerità, avrebbero avuto bisogno proprio in chi le sta
facendo qui stasera di una istruttoria di questa proposta, non di tipo temporale, di un rigore
nella discussione non solo in Commissione, ma nel rapporto con l’esecutivo di
cui non c’è traccia. Si discute con un tono così solenne, sapendo che questo
provvedimento è stato licenziato nell’ultima riunione della Commissione in un
battibaleno, evitando il confronto e la discussione con la minoranza.
Io
non mi sento uno che può dare lezioni su niente. Non so se è un merito, sono
sposato da oltre trent’anni, sono padre e tento di farlo con serietà: a mia
figlia, a mia moglie, ai miei amici l’ultima cosa che darei è un provvedimento
di questo tipo. Ho il dovere, siccome uso parole pesanti, non offensive, di
motivarlo.
Se è
tanto importante, non tanto la famiglia, perché cosa sia una famiglia in una
sede istituzionale come questa, l’abbiamo definito bene in una carta che è
fondamentale e vale per tutti, che è la Costituzione della Repubblica, non a
caso il provvedimento che chiedete ai consiglieri di votare parla di politiche
regionali per la famiglia. Quindi non depistate, tra l’altro a questo livello
non si può né restringere né allargare, quale prerogativa e diritto
inalienabile di tutti i cittadini.
Il punto è, signori consiglieri della maggioranza, se da
domani, nel prossimo mese, nei prossimi sei mesi, nel prossimo anno il
provvedimento che autocelebrativamente chiedete di licenziare sposta di una
virgola in avanti e su cosa, anche dal punto di vista dei nuclei familiari, la
situazione in Calabria. Secondo me, la fa regredire su un punto: qualsiasi
cittadina o cittadino, qualsiasi genitore o genitrice – sono famiglia – che si
imbatta con questo testo sarà costretto a dire che qui si bestemmia, che qui si
gioca sulle cose serie.
Politiche a sostegno della famiglia non sono per un solo
giorno. Poco fa il consigliere Guagliardi utilizzava un modo di esprimere che
lui sa io uso spesso, quello delle leggi manifesto. Che cosa sono le leggi
manifesto? Sono quelle leggi che sono come un manifesto elettorale, un manifesto
di propaganda che dicono ai cittadini di una regione, di una provincia che c’è
una legge che sostiene, tutela, finanzia ecc.…
Ora, però, siamo peggio di prima. Le leggi manifesto di qualche anno fa – io non le ho mai condivise – perlomeno, per la prima volta, davano il finanziamento. Poi l’anno successivo si aveva vergogna ad abrogare la legge: la legge c’era, ma siccome non era una legge di princìpi, intanto valeva in quanto c’erano delle risorse; quella legge sulla carta c’era, ma non valeva per nessuno.
Qui il rischio è che partiamo senza avere nemmeno il primo anno una copertura.
Sapete come funzionate – ma qui sono cose troppo serie -? Voi state vendendo ai
calabresi un qualcosa come fece Totò con gli americani in quel film in cui
vendeva loro la Fontana di Trevi. Totò, poverino, campava di espedienti.
Non voglio dire che qui siamo alla politica degli
espedienti, però un dato è certo: voi dite nella legge che avete licenziato di
nascosto, all’articolo 7, che “ai finanziamenti degli oneri derivanti
dall’attuazione della presente legge si provvede con fondi comunitari, statali
e regionali in sede di approvazione del bilancio annuale di previsione”.
Perché non avete fatto una cosa più seria, visto che
adesso non sapete quanto mettete? E poi ci torno su questo. Serietà avrebbe
voluto – e avreste potuto usare un tono più forte – che aspettaste il bilancio;
tra l’altro, che non abbiamo il bilancio a questa fase, non potete caricare a
noi la responsabilità o ai nemici della famiglia. Qui non c’entra proprio
nessuno: siete ventisei sulla carta, ce l’ha Giunta, la maggioranza, tra poco
chiude perché, se dura fino alla fine, tra un anno si vota, quindi sono passati
quattro anni.
Con chi ve la prendete per questi quattro anni? E che
c’è, un giorno sulla via di Damasco per dire “famiglia, famiglia, famiglia” e
battersi il petto?! Perché non l’avete fatto prima e perché lo presentate così,
senza uno straccio di copertura finanziaria? Perché voi stessi dubitate che ci
potrà essere – ed è così – una copertura finanziaria seria per una legge di
questo tipo! D’altronde lo fate su tutto, avete acquisito l’abitudine di
approvare leggi – già ce n’è più d’una – che per voi sono tutte importanti – se
uno vi segue, perde il filo – e a questa data, se intervistate i tecnici
dell’assessorato al bilancio, vi dicono che non si sa se c’è una lira per…
D’altronde, voi stessi che mettete la famiglia prima di tutto, dite che è così,
ma non è vero, perché anche i 7 milioni di Euro che erano disponibili per le
leggi nell’esercizio provvisorio, nella stessa giornata, un attimo prima, voi
che avete usato queste parole così importanti sulla famiglia non li avete
destinati alla famiglia, avete giurato, avete fatto un patto fra di voi,
eccetera, avete detto “quelli vanno alle opere pubbliche” per fare, secondo me,
una sorta di spalmatura clientelare tra i Comuni.
Quindi qual è la verità? Qual è la vostra sincerità? Voi
che votate sapendo che avete solo 7 milioni di Euro e destinate queste risorse
ad un Piano fantomatico, non sappiamo,
perché se fosse vero quello che avete detto, chi vi ha impedito? Vi siete
autodeterminati di non mettere quelle risorse su questa legge. Non l’avete
fatto e quindi utilizzate un tono qui che sembra che siate tutti commossi,
eccetera, e non più di quattro giorni fa avete fatto l’opposto di tutto questo
e sapete – e vi sfido da qui a tre mesi perché non me lo dimentico –, voglio
vedere, quando verrà il bilancio, quante risorse effettivamente mettete a
questo livello.
Sulle persone non c’è un
giorno per pentirsi; se le cose sono serie e sincere, costituiscono pane
quotidiano. C’è la tendenza più a dire “abbiamo messo una bandierina”. I
problemi che ci sono – vi chiedo scusa, con molto rispetto – ,vi ho detto che
non sono portatore di chissà che cosa, penso che ciascuna persona vada vista
per come è. Quando voi dite che bisogna evitare che le famiglie si trasformino
in sedi in cui prevalgano prevaricazione e violenza, quando dite che le persone
vanno salvaguardate e va salvaguardata la vita, anche la vita del nascituro di
una ragazza madre, mi aspetto, quindi come persona, che madre e figlio o figlia
in quel caso siano una famiglia e chi dice che vuol difendere la vita li aiuta.
Ma poi non vedo in questa legge, oltre che non c’è copertura finanziaria, tutto
l’ardire “arriva, se va bene, chissà quando”, si aumenterà di una virgola la
capacità di sedi che accolgono queste ragazze madri.
Non vedo, rispetto a queste
funzioni, e sono le ultime degli ultimi - cioè perché lo dico? Perché è una
figura più debole, non che ha torto - in questa legge non c’è uno sforzo a dire
“partiamo dai più deboli, dagli ultimi, diamo un sostegno concreto”. Avverto
che c’è molta ipocrisia, molta volontà di poter dire, in qualche posto, “voi
non l’avete fatto, noi comunque possiamo dire che abbiamo fatto una legge sulla
famiglia”.
Io non le
vedo le persone in carne ed ossa, avete inventato un altro strumento. Tutte le
volte che non si vuole arrivare ai problemi si inventano comitati – parlo con
rispetto – cioè se tutto va bene, visto che le risorse saranno assai scarse, si
danno i gettoni a qualche commissione, si inventa qualche meccanismo per…, si
dice che l’associazione che ha questi titoli ed è stata accreditata è quella
che può controllare, ma non venite a dirci che questa è una politica a sostegno
per la famiglia. Avete inventato un giocattolino che, invece di includere, che
invece di sottolineare come c’è l’attenzione perché la società comprende i
problemi, a noi che avremmo funzioni, per quanto possibile, di riequilibrio,
eccetera, non lo fate fare.
Voi con
questa legge provocate un danno perché, da domani, fate finta di avere la
coscienza a posto e quando qualcuno vi dirà “ma qui, quella situazione…”, “ma
no, abbiamo la legge sulla famiglia”, l’avete detto, avete una legge sulla
famiglia e negate la dignità, la libertà, il diritto alle pari opportunità
delle persone. Questo avete combinato. Non è vero che con questa legge, come
l’avete formulata e con lo sforzo che avete fatto, da domani chi era più debole
sarà meno debole, non è vero che avete dato a chi lo vuole fare – ed è giusto –
uno strumento per rendere più forte la responsabilità e così via.
Come fate ad
esprimervi in questa maniera! Perché – non vi dovete offendere – utilizzate
questo tono, tipo che siete portatori di verità e vi esprimete in maniera così
impudente? Io vi ho detto “ipocriti” e “impudenti”. Perché parlate di successo,
quando, nel migliore dei casi, è inconcludente? Ma non solo questo, perché un
problema c’era, rimane aperto e da domani direte in giro e qui dentro che il
problema non c’è più, è risolto.
E tutto
questo vi pare che sia buona amministrazione?! E’ un modo serio di procedere?!
E’ un modo che qualifica l’attività regionale?!
In questo ho
molto rispetto. Ora sono abbastanza avanti negli anni, ho conosciuto – parlo
della nostra realtà, mica di altre chiese o di altre religioni – in altri
periodi in cui, a volte – ma non è così ora, per fortuna – si appalesava un
modo temporale anche delle gerarchie di professare la fede e così via, come un
qualcosa che era più vicina ai potenti. Da tanti anni non è più così. Io
avverto che c’è, invece – e per fortuna – un rigoglio, un modo di esprimersi
della fede, della chiesa – quindi non mi richiamo ad altri princìpi – che fa sì
che chi è più debole, chi è più esposto avverte molto la vicinanza.
Non lo vedo
nel vostro testo, non c’è questo, non c’è quel respiro comunitario,
quell’essere a sostegno, cioè è come se vi batteste il petto, dicendo “Dio,
Dio” e nel momento in cui lo dite, a me sembra che lo rinneghiate quel Dio che
c’è in tutte le persone e soprattutto nei più deboli. Voi potete essere
contenti di questo, io sono addolorato perché sono impedito a contribuire a che
la Calabria – perché questa è la nostra dimensione –, le famiglie calabresi
abbiano uno strumento vero. Voi con questa legge, non solo non date un aiuto,
ma impedite a me e a quelli più deboli di me, di essere riscaldati dal sole,
dalle relazioni più naturali, dal fatto di capire che c’è un limite e che
ciascuno di noi deve fare di più e che, quando licenzia una legge, deve fare in
modo che “buongiorno” significhi “buongiorno”. Qui voi dite che è buongiorno e
siamo peggio che dopo la mezzanotte!
A me
addolora ciò! Avete fatto un’operazione preelettorale di un qualcosa che doveva
stare fuori da tutto questo, lo agitate come una parte, quasi che qui vadano
aiutate le persone buone, cattive, eccetera, e invece non vadano aiutati tutti!
Voi sottolineate quasi che un bambino che nasce in una famiglia di fatto, non
so quali diritti avrebbe da questa legge. Io non giudico, non sono famiglia di
fatto, ma penso che quel bambino abbia gli stessi diritti di un altro e non va
scritta una legge che non rispetti tutto questo. Ma non c’è scritto questo,
sottolineate quasi che non è il soggetto.
Un grande
Papa – non solo è grande quello di ora – uno di quando io ero molto giovane,
Giovanni 23°, distingueva il peccato dal peccatore, cioè le persone erano, in
qualche maniera, tutte l’immagine del creato. La nostra Costituzione lo dice,
perché è laica ma cristiana.
Voi pensate
che, crescendo, bisogna declinare, che si tratta più di fare crociate e di
agitare scimitarre – per carità, scimitarre e crociate di carta, perché non ci
sono i soldi neanche per le scimitarre! – e che tutto questo si può dire ai
calabresi “abbiamo una legge e sosteniamo la famiglia”? No, mi dispiace,
rispetto a tutto questo il rischio non è tanto quello - ed io non ho
preoccupazione - secondo me, che, se la varate, questa legge durerà molto poco,
anzi nessuno se ne accorgerà, il danno più grave che state facendo è che vi
mettete l’anima in pace, direte in giro, a partire dalla dichiarazione – come
avete fatto stasera – che un problema è stato risolto, quando, invece, in
qualche maniera, lo state mettendo in soffitta e la famiglia, per voi,
diventerà come un vecchio ritornello che nessuno canta più, perché di sforzi
veri non ne avete voluto fare, avete scelto il manifesto, la propaganda, così
se vi pare, questa è la politicienne, la politica politicante, proprio quello di
cui la gente non ha bisogno e su cui si è espressa.
Siamo nel
gennaio 2004, tutto cambia perché nulla cambi. Non sono io, è il testo che di
fretta e di nascosto avete licenziato ed approvato l’altro giorno e che stasera
avete l’impudenza di dire che è una proposta di legge per una politica regionale
per la famiglia. Bravi!
Presidenza del Vicepresidente Domenico Rizza
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Onorevole Bova, lei
mi ha messo un po’ crisi, perché ho una
scaletta a cui non rinuncerò, però visto che lei parla di canzoni e di
ritornelli, ho motivo di dirle che almeno la mia parte politica
– e su questo non ho dubbi – questo è un ritornello che noi vogliamo sempre far rivivere
e siamo qui stasera ad affrontare in questo dibattito proprio il tema che noi
consideriamo fondamentale nella vita della società, perché lo consideriamo
anche antecedente alla società stessa.
Per cui sui suoi toni,
sempre oscuri, cerchiamo di anteporre un ragionamento
complessivo, ampio che abbracci non solo le cose che sono state dette,
le tante – perdonatemi, lo dico tra virgolette con rispetto dell’Aula – “idiozie” che ho sentito, ma
lo dico anche con l’animo di chi quella legge che lei ha fatto vedere così,
l’ha lavorata, l’ha studiata, l’ha assimilata, l’ha fatta propria, al punto di
riproporla in Aula.
Allora il mio non è il ragionamento di quanti, in questa legge,
vogliono necessariamente vedere soldi, soldi, soldi e tanti soldi, per tornare
ai suoi ritornelli, ma di quanto vogliono vedere famiglia, famiglia, famiglia,
ma quanta famiglia, che è una cosa ben diversa. Se le famiglie si potessero
comprare o creare con i soldi, chissà quanti “zio Paperino” avremmo nel mondo e
quanta poca famiglia ci sarebbe
veramente nel mondo!
Ma vado al mio intervento,
onorevole Bova, perché non mi faccio distrarre dalle sue parole, e non mi
riferisco a lei perché è persona illuminata fra i banchi della sinistra…
Giuseppe BOVA
Mio padre, mia madre e noi
figli siamo stati assieme una vita, per fortuna di questi sostegni non abbiamo
avuto niente!
Giovanni
NUCERA
Tralascio
alcune altre cose che le ho sentito dire.
Giuseppe
BOVA
Meglio
soli che male accompagnati!
Allora
faccio un mio ragionamento che è
molto più fondato, che sento di farlo per una libertà dell’anima, per una necessità
dello spirito. Vado per gradi, per dire il perché ho sentito la necessità di
sottoscrivere questa norma di legge, come è nata e da quale assenze soprattutto
è nata, che sono le assenze di una Giunta regionale in cui lei è stato
Vicepresidente, dove lei negli anni è stato anche assessore, sono assenze anche
di quanti in quest’Aula, fra questi banchi e gli altri banchi, hanno avuto ruoli di governo in questa Regione Calabria, sono assenze di quanti,
pur professandosi di appartenere, di fatto questa testimonianza non l’abbiano
colta a piene mani. E il rimprovero va
a tutti, va anche a me che mi trovo in questo posto, nell’umiltà della mia posizione.
Gli ultimi dieci anni hanno visto in Calabria un susseguirsi di progetti di legge sulla famiglia che mai, alla fine, si sono concretizzati in legge.
Anche questa legislatura si è caratterizzata con le iniziative rivolte alla famiglia, con due progetti di legge che, dopo l’approvazione in Commissione del testo unificato, oggi arrivano in Consiglio, dopo quattro dibattiti in terza Commissione e dopo il passaggio in seconda Commissione. Altro che non c’è stato dibattito, onorevole Bova! Questo è il documento che testimonia gli interventi in Commissione; potrei citare tutti i nomi dei consiglieri intervenuti, uno per uno. Ecco dov’è il documento, altro che non c’è stato dibattito, altro che c’è stata un’approvazione alla chetichella!
La famiglia – ben lo sappiamo – è il nucleo naturale e fondamentale della società che ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo non lascia spazio ad ambiguità alcuna ed anche a promesse fatte e mai mantenute, sancisce un diritto naturale, perfino ovvio: la famiglia deve essere considerata un soggetto sociale, dal cui benessere dipende il benessere dell’intera società.
Il compito che lo Stato deve avere è quello di un interesse strategico, affinché vi siano famiglie che assicurino il succedersi delle generazioni ed esprimano e trasmettano una solidarietà semplice ma diffusa.
C’è stato un anno, in particolare, il ‘94, che è stato caratterizzato da due fondamentali iniziative: l’Onu con le iniziative per l’Anno Internazionale della famiglia e Giovanni Paolo 2°, il nostro grande Papa, “lettera alle famiglie”. Questi due importanti documenti ci richiamano all’importanza data alla famiglia a livello mondiale.
Gli enti preposti devono riaffermare il concetto di famiglia, considerandola “comunità di generazioni” e come unica e insostituibile istituzione, dove il bene dell’individuo ed il bene della famiglia non sono in conflitto, ma interagiscono e si avvantaggiano in modo reciproco e, al contrario, in maniera altrettanto reciproca possono decadere.
Inoltre fondamentale è stata la Convenzione sui diritti del fanciullo, resa pubblica a New York nell’89, dal nostro Paese nel ‘91, che nelle sue linee essenziali così stabilisce: a) nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo le Nazioni Unite hanno proclamato che “l’infanzia ha diritto ad un aiuto e ad una assistenza particolare”; b) la famiglia deve ricevere la protezione e l’assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività; c) il fanciullo, cioè “ogni essere umano avente un’età inferiore ai diciotto anni” – cito documenti ufficiali che hanno valenza mondiale – deve poter essere educato in famiglia, nelle spirito degli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, “in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, dì uguaglianza e di solidarietà”.
La famiglia, in quest’ottica, riaffermando il concetto che ci deriva dalla Costituzione di cui all’articolo 29, afferma: “La Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. La Carta fondamentale del nostro Paese ci dice, quindi, che il matrimonio e la famiglia sono istituzioni naturali e originarie che precedono anche la stessa potestà normativa dello Stato.
Deve essere chiaro che l’unione fondata sul matrimonio, cioè su un vincolo di natura pubblica, responsabilmente assunto anche nei confronti della collettività, riveste un interesse sociale e costituisce il nucleo fondamentale della società e dello Stato.
La Chiesa si è sempre preoccupata, con particolare sollecitudine pastorale, del grande sacramento del matrimonio, essendo essa consapevole che matrimonio e famiglia sono uno dei beni più preziosi del genere umano. Infatti la salvezza delle persone e della società umana e cristiana è strettamente congiunta con la felice condizione della comunità coniugale e familiare.
La nostra azione politica, in coerenza con il programma politico dei Cristiani democratici uniti, tenendo fede a quanto sopra detto, ha voluto affermare la centralità della persona e della famiglia, creando le condizioni dove ogni persona possa avere opportunità per una sua piena realizzazione, in una visione dettata dalla dottrina sociale della chiesa, che è e sarà per noi punto essenziale di riferimento.
Per questo abbiamo voluto assumere l’iniziativa e sosteniamo questa legge per la sua approvazione ed applicazione.
Non è questa la sede per parlare di famiglia dal punto di vista dottrinale, né dal punto di vista catechistico, né da un punto di vista etico o bioetico. In questa sede, dopo anni di dibattiti e dopo confronti, anche aspri, con molti colleghi consiglieri – avuti già in Commissione ed anche stasera, una dialettica fa bene – ed anche all’esterno di quest’Aula, desidero proporre qualche spunto di riflessione sulla famiglia quale comunità ed istituzione sociale.
Quale migliore occasione, se non questa, per ascoltarci a vicenda, per sentirci?
Così inteso, il tema è davvero di grande attualità, siamo infatti di fronte a mutazioni della vita e del costume, concernenti il campo non solo dell’opinione pubblica e dell’esistenza quotidiana, ma delle scelte del bene comune dei cittadini, a tutti i livelli.
Vorrei menzionare, in particolare, il livello dei territori municipali che fanno capo ai sindaci, consapevoli, come sono, delle responsabilità che competono, a riguardo dell’argomento, al loro ufficio.
Mi incoraggia ad insistere nel parlare della famiglia anche il rilievo costituzionale assegnatole nel nostro ordinamento. E’ la Costituzione la legge fondamentale dove sono scolpiti i princìpi e le regole che presiedono alla “casa comune”.
E’ un patto di convivenza assai più impegnativo di un semplice e fragile contratto, un patto tendenzialmente stabile nei suoi princìpi e diritti basilari che obbliga al pratico rispetto, comporta che in esso ognuno di noi si riconosca, da esso ci si senta interpretati e si stia a nostro agio nel suo quadro. Orienta, infatti, e disciplina la vita di una casa – la Repubblica, la comunità politica – che è giusto e doveroso vivere e sentire come la nostra casa, dove è bello abitare assieme, pur nel segno della convivialità delle differenze.
Mi spinge, infine, ad approfondire e trattare questo tema il fatto che il matrimonio e la famiglia appaiano, oggi, al vertice dell’attenzione e delle premure della Chiesa, sono infatti di queste giorni alcune affermazioni del Papa. E scusate, colleghi, per me, caro amico Guagliardi, la fede è al di sopra dell’appartenenza politica, anzi mi indirizza anche nelle scelte di parte.
Nella letteratura spirituale, nelle riflessioni teologiche, l’amore coniugale, la sua valenza ablativa e la sua fecondità sono spesso proposte quale espressione e figura dell’amore stesso di Dio e persino quale possibile riflesso del Mistero trinitario. Matrimonio e famiglia rappresentano uno dei fuochi tematici e privilegiati del magistero e della cura pastorale.
Ma qual è il quadro odierno della famiglia? Quali sono i suoi punti di forza ed anche le sue debolezze?
La sua forza: la famiglia ha smentito i detrattori che, non molto tempo fa – e anche stasera ne abbiamo ascoltati – ne profetizzavano, auspicandola, l’estinzione – e abbiamo tutti memoria e menzione di una cultura marxista, massimalista, nichilista, anarcoide e radicale –, ha retto anzitutto perché, come testimonia la storia della civiltà, corrisponde alla natura più intima e più profonda della persona umana, alla sua struttura e dinamica relazionale. Essa è la prima, la più originaria e fondamentale delle comunità naturali, neppure la straordinaria accelerazione dei processi storici che sta sperimentando la nostra generazione può recidere il profondissimo radicamento. La famiglia ha resistito e resiste perché attinge, essenzialmente, alle risorse morali ed affettive delle quali è custode, risorse che si sono rilevate assai più efficaci delle barriere protettive messe da noi uomini delle istituzioni a sua difesa. Essa ha potuto contare specialmente su se stessa, ecco qual è la forza della famiglia.
La famiglia italiana, la famiglia calabrese, le nostre famiglie non devono avere quale riferimento gli esempi di altre famiglie europee, poiché il valore della tradizione e dei legami di comunità è una nostra peculiare indole e fanno un tutt’uno con il valore della famiglia, intesa come istituzione sociale, cardine della convivenza.
La forza della famiglia sta nel rapporto, sempre più dialogante fra genitori e figli, nel sempre maggior equilibrio fra i coniugi; nel decisivo contributo della famiglia quale “ammortizzatore sociale”, sia sul versante della precarizzazione del lavoro sia nella cura di soggetti deboli (bambini, anziani, malati); nello sviluppo della soggettività economica della famiglia, specie sotto forma di una nuova imprenditorialità familiare, così come caratteristica e vitale nell’economia italiana.
In questo progetto di legge, che mi auguro stasera diventi legge, questi elementi sono tutti esaltati in una funzione pubblica e di riconoscimento dell’istituto. Questi elementi, indicatori di tenuta della famiglia, convivono con indicatori di crisi, che spesso conducono irrimediabilmente al fallimento familiare, come testimonia il diffondersi delle separazioni e dei divorzi.
Una prima fonte di debolezza è la fragilità psicologica ed affettiva delle relazioni di coppia, un impoverimento della qualità delle relazioni, che convive con menage all’apparenza stabili e normali.
Una seconda è lo stress originato dalle abitudini e dai ritmi imposti dall’organizzazione sociale, dai tempi di lavoro, dall’esigenza della mobilità, dall’assetto urbano. E anche qui la politica deve intervenire.
Una terza è la cultura di massa veicolata dai media, che penetra e corrode le relazioni familiari – proprio mercoledì il Papa ha voluto rimarcare questo decadimento che abbiamo nelle emittenti pubbliche e private nella comunicazione – con la sua indiscreta invadenza entro le mura domestiche ed i suoi messaggi intrisi di decadimento, banalizzazione del costume coniugale ed affettivo. E tutto ciò benché nella cultura riflessa si registri l’esternazione di quella ideologia ostile alla famiglia, che la riteneva un’istituzione gerarchica, autoritaria, oppressiva, un ostacolo al disimpegno della libertà affettiva e sessuale, in particolare dei giovani e delle donne. Anzi, è forse proprio l’aumentato carico di attese positive, di cui è portatrice la comunità familiare che, alla fine, fa sentire gli sposi ed i genitori nel contesto odierno un po’ soli e gravati da un peso che spaventa.
Troppo a lungo, forse, si è lasciata prevalere un’idea giuridica ed economica del rapporto di convivenza, destinato quasi alla sola procreazione della prole, dando l’impressione che l’istituto familiare fosse non una convivenza di persone, bensì un fatto oggettivo a prescindere da esse.
Ma perché maturi una vera esperienza familiare, è necessario non solo un legame parentale biologico, ma anche un comune sentire di sentimenti e valori, una vera comunità d’amore. Spesso l’enfasi giuridico‑economica di certa cultura ha fatto apparire l’affetto familiare come un dato accessorio, l’educazione dei figli come un controllo sociale della stessa famiglia, una sovrastruttura da eliminare. Questa è stata la cultura che abbiamo vissuto in Italia in certi anni.
Prendendo atto di una situazione difficile e ricca di sfide, s’impone il dialogo e la disponibilità ad aprirsi alle novità del tempo di oggi. Non serve un’opposizione frontale e senza costrutto, una obiezione di coscienza di fronte ad ogni intervento legislativo che vuole imporre nuovi costumi. Non è così che si vogliono far valere le nostre ragioni. Siamo, come cattolici, consapevoli che in questo tempo lo spirito del dialogo diventa propizio per far riflettere sulle nostre ragioni, specie su questo tema della famiglia, dove le emotività dei tempi, le effimere mode sembrano prevalere.
Il mio collega Guagliardi parlava di multipresenza culturale. E’ l’era della globalizzazione ed il facile scambio interculturale tra i popoli ha contribuito a concorrere nella presenza delle variegate forme di istituti familiari. Basti pensare alle diverse opzioni che le società arabe e musulmane propongono, ai diversi diritti nel rapporto di coppia fra marito e moglie e le diverse opzioni sul concorso all’educazione dei figli – ne abbiamo sentito anche in Italia negli ultimi tempi – per rendersi conto come non ci sia solo un problema di morale, ma anche un problema di riconoscimento di diritti civili.
Il matrimonio e la famiglia sono il cuore stesso di una società, lì è custodito il nucleo più intimo di una cultura e di una tradizione che fa un tutt’uno con la nostra identità collettiva. La doverosa e cordiale apertura al pluralismo delle culture e dei modelli familiari deve convivere con la cura di custodire princìpi e valori di portata universalistica, retaggio della nostra tradizione europea ed occidentale.
Solo l’esercizio di tale discriminante, dentro la società multiculturale, che sarà sempre più la nostra, può metterci al riparo, per un verso, dal relativismo-sincretismo, per l’altro dalle derive dello Stato etico.
L’Illuminismo ed il cristianesimo che innervano la nostra civiltà, pur essendo entrati storicamente in contrasto, con il tempo hanno prodotto una sintesi preziosa, che fa perno sulla dignità della persona umana e sul carattere individuale dei suoi diritti fondamentali, confluiti – come dicevo prima – nella Dichiarazione Universale del 1948.
E’ in nome di essi e non dell’occidentalismo e di una pretesa superiorità che il nostro ordinamento, in materia di matrimonio, non può recepire acriticamente taluni istituti di un diritto matrimoniale diverso, che sminuiscono il principio dell’uguaglianza, della pari dignità sociale e della libertà religiosa.
Fino ad un secolo fa la domanda era “da dove venisse la famiglia, cosa l’avesse originata”. Oggi l’interrogativo che maggiormente ci assilla è “dove sta andando, verso quale futuro”.
Gli anni ‘70 e la legge sul divorzio hanno assestato un duro colpo all’indissolubilità del matrimonio e, di conseguenza, alla sacralità della famiglia. E’ con angoscia e preoccupazione che vediamo affacciarsi una società in cui vi sono sempre più divorzi e sempre meno matrimoni, il che non è sempre consequenziale, in quanto sono parecchie le persone che scelgono di non sposarsi e vivere da sole o con la famiglia di origine; una società in cui il tasso di natalità si è notevolmente ridotto, con tutte le conseguenze, sociali, culturali, economiche e politiche che questo comporta e comporterà per il nostra Paese; una società che rischia di ruotare attorno al figlio unico.
Oggi la famiglia tradizionale, quella fondata sul matrimonio – per intenderci – sui figli, sulla stabilità sociale ed economica, quella consacrata dalla comunione spirituale dei coniugi, è stata purtroppo affiancata da altre forme familiari, tristi surrogati di una famiglia “mancata”.
Un tempo la famiglia era una scelta d’amore e sociale, ci si sposava per istinto e per bisogno di vita coniugale. Oggi sposarsi è esclusivamente una scelta di vita. In un’epoca in cui l’esaltazione dell’individualità è diventata il simbolo dell’essere e dell’apparire, la coppia, nel suo significato più vero e spirituale, rischia di svanire, così come l’avvenire da un punto di vista coniugale.
Quella “affectio coniugalis” sancita dal diritto e posta da Dio e dalla chiesa a fondamento del matrimonio, e quindi della famiglia, rischia di diventare solo ed esclusivamente un optional.
La famiglia tradizionale, con il mutare dei tempi, rischia di essere dimenticata e sostituita da deprecabili forme di famiglia con ruoli, funzioni e compiti diversi. Questa pluralizzazione della famiglia o, come il sociologo Donati la definisce, pluralizzazione degli stili di vita, si individua in tipologie, quali:
- la famiglia ricostituita che in Italia, purtroppo, occupa una grande fetta della società. I divorzi e le separazioni generano, infatti, una popolazione di “risposabili”. La famiglia ricostituita è, soprattutto nel nostro Paese, una famiglia spezzata dal divorzio e dalle separazioni, una famiglia in cui gli ex coniugi si risposano o convivono, di fatto, con altre persone che precedentemente potevano anche essere sposate;
- la famiglia unipersonale, quasi rara nel nostro Paese, in cui, ad un certo momento della vita, in genere in Italia in età adulta, le persone decidono di lasciare la famiglia di origine (quella dei genitori) e vanno a vivere da sole.
- infine la famiglia di fatto – ma su questa tornerò più avanti – quella cioè basata sulla semplice convivenza, su di un vincolo non consacrato né dalla Chiesa né dalle Istituzioni.
Il quadro finale è quello di una famiglia fragile e complessa, quasi in via di collasso, che ha perso il suo valore di istituzione sociale e sacramentale. Essa non è più, come un tempo, uno status sociale, ma è diventata un modus vivendi. Oggi, difatti, le scelte personali, le aspirazioni individuali, l’eccesso di idealizzazione, le difficoltà relazionali, anche l’indipendenza economica della donna, con tutti i suoi possibili vantaggi, hanno drasticamente ferito, soffocato la famiglia, rischiando di relegarla in un spazio troppo angusto.
Nella nascita di altre forme di famiglia – già illustrate – si annidano, però, anche seri problemi psico-evolutivi per i figli, che vivono con grande difficoltà la consapevolezza di avere come genitori persone che hanno distrutto un “progetto d’amore”, di figli che hanno problemi ad accettare nuovi compagni dei genitori, di figli sempre più fragili, domani uomini sempre più insicuri, e dall’altro lato una profonda insicurezza e deresponsabilizzazione genitoriale.
Certo, tutti noi sappiamo che la famiglia è un fenomeno sui generis, irriducibile, un palcoscenico di vita su cui si intrecciano inesorabilmente i più diversi e contrastanti sentimenti, affetti, emozioni, responsabilità, aspetti psicologici, morali, culturali ed economici, ed è proprio per questo che risulta così difficile darle un’univoca regolamentazione.
Un autorevole giurista diceva che “la famiglia è un’isola che il mare del diritto riesce difficilmente a lambire”.
Tutto questo, però, non deve farci abbandonare a cupi pessimismi ed a ricordi nostalgici, in cui la famiglia era una vera e propria istituzione, riconosciuta da Dio e dall’uomo, un porto sicuro, rifugio di affetti e di amore. Ma dobbiamo lottare perché continui a rimanere tale, per riportarla in auge, per farla assurgere nuovamente ad “istituzione di vita”, per evitare che venga irrimediabilmente distrutta.
Occorre ricordarsi sempre che la responsabilità del coniugio e della filiazione che la famiglia, quella vera, dovrebbe richiamare, costituisce un collante importante non solo per la coppia, ma per l’intera società. E dobbiamo soprattutto avere pazienza, lavorare assiduamente e tenere sempre presente che, da secoli, la famiglia ha il grande e difficile compito di dover legare le differenze della natura umana, le differenze generazionali e di genere e ricordarsi, soprattutto, che essa costituisce e costituirà sempre un bene generazionale irrinunciabile per qualsiasi società.
Vi sono tendenze nell’Europa politica di oggi, sempre più insistenti, a voler dare un riconoscimento anche giuridico a forme di convivenza diverse da quelle basate sul matrimonio, e ciò – è triste per me ricordarlo – ha trovato anche sostegno in alcuni raggruppamenti politici che si professano di ispirazione cristiana.
Apparentemente si è parlato di una svolta, ma nei fatti – ed è bene dirlo subito – così non è, poiché nessun riconoscimento è stato attribuito alle coppie di fatto. Qualcuno poco fa ne parlava, adesso entriamo nel merito.
Si è trattato, piuttosto, di una presa d’atto, di una realtà essenzialmente culturale e di costume legata al prevalere di una cultura liberal-individualistica e massimalista che ha messo in ombra la rilevanza sociale e civile della famiglia tradizionale ed ha aperto la strada alla proliferazione di nuovi rapporti di convivenza, sganciati da tutti i canoni e basati esclusivamente sulla libera scelta, sulla volontà e libertà individuale.
La famiglia di fatto rappresenta, diversamente da quella naturale, non un’istituzione a rilevanza sociale, ma esclusivamente privata, è una famiglia che non deve rendere conto a nessuno, figlia di scelte individuali, priva di qualsiasi responsabilità nei confronti della società in cui vive.
Proprio alla luce di questo, sempre più si pone la necessità di cercare un compromesso tra cultura tradizionale e cultura liberal-individualistica e massimalista, con tutte le ambiguità che ciò comporta. Infatti, pur dichiarando solennemente di volere rimanere fedeli al patrimonio spirituale e morale dell’Europa, ispirati ai valori cristiani, la cultura liberale e radicale dominante non consente di giungere ad una definizione univoca di famiglia, ma obbliga ad accontentarsi di una definizione ambigua, sufficientemente ampia da non escludere altre forme di convivenza.
Il proliferare delle coppie di fatto costituisce, oggi, diversamente da quanto molti pensano, un problema di civiltà e di cultura. Non è, come facilmente e molto superficialmente si dice, un problema “confessionale”, bensì un fattore legato al mutamento dei tempi e degli stili di vita.
E’ qui, onorevole Bova, che rispondo a lei.
Questo snaturamento della famiglia ci deve preoccupare tutti, più del compromesso di vita su cui si fonda la famiglia di fatto.
E’ pur vero che prendere atto dell’esistenza di tali unioni non equivale a riconoscerle, ma semplicemente a confermare l’obbligo civile e morale che lo Stato deve comunque avere nei confronti dei figli, incolpevoli, che nascono da tali unioni. Tuttavia l’interrogativo è: “Quanto potrà esistere e resistere questa sottile distinzione tra prendere atto e riconoscere”?
Non si tratta di farne un problema di fede – lo dicevo – come i non cristiani vorrebbero strumentalmente affermare, ma riconoscere e portare avanti la famiglia naturale come unica famiglia riconosciuta e fondata sul matrimonio vuol dire, più semplicemente, “difendere i valori radicati nella natura stessa dell’essere umano”, come dice il nostro amatissimo Papa.
Occorre rivendicare il carattere naturale del matrimonio, quale fondamento della famiglia. Il matrimonio non è una unione qualsiasi tra persone, la cui forma può essere lasciata alla libera scelta di queste. Il matrimonio simboleggia la consacrazione di quella unione coniugale a cui l’uomo e la donna tendono per inclinazione naturale. E’ un istinto, un bisogno e – come diceva San Tommaso d’Aquino – il matrimonio è naturale non perché “causato per necessità dai princìpi naturali, bensì in quanto è una realtà a cui la natura inclina, ma che è compiuta mediante il libero arbitrio”.
Ricordiamoci che l’articolo 29 della nostra Costituzione riconosce la “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”, dove tengo a sottolineare che la locuzione “società naturale”, amici della sinistra, è stata voluta da Togliatti – è stato Togliatti a definire la famiglia come una società naturale in sede di costituente – e poi Moro e Mortati ne hanno esplicitato il senso.
La famiglia è la prima e più originaria formazione sociale nella quale si sviluppa e si perfeziona la persona umana. Il suo carattere originario è precedente allo Stato e prescrive ad esso una “zona di rispetto”, lo impegna ad inchinarsi alla sua autonomia.
E’, quindi, importante riaffermare la famiglia tradizionale, fondata sul carattere naturale del matrimonio, non intesa come penalizzazione e demonizzazione delle coppie di fatto, ma come famiglia originaria, come inclinazione naturale a cui l’uomo e la donna tendono per istinti. Ciò vuol dire riconoscere il nostro passato, le nostre origini, l’impulso primigenio che ha dato vita alla famiglia.
Insomma, già da stasera, in quest’Aula, dobbiamo avere tutti, dico tutti, il coraggio di raccogliere la sfida – è stata già lanciata – partiamo dalla cultura dei nostri padri, sradichiamo quanti pongono, in maniera sempre più subdola, i tentativi di relegare la famiglia nella sfera privata, senza intolleranze; esaltiamo il comune sentire dei valori tradizionali e pur sempre attuali; confermiamo nella famiglia basata sul matrimonio, su un rapporto stabile e duraturo tra uomo e donna, aperto alla fecondità, la nostra proposta senza equivoci e fraintendimenti.
E’ bene far capire con forza che la famiglia non è un problema privato o, meglio, sia per la Chiesa, sia per la nostra tradizione civile, non è un istituto esclusivamente privatistico, ma uno snodo tra persone e società e persino tra persone e Stato, se già il pensiero romano antico la considerava “principium urbis et quasi seminarium rei publicae”.
La famiglia naturale, quella fondata sul matrimonio, come sancisce l’articolo 29 della nostra Costituzione, è anche e sopratutto una comunità ed un’istituzione sociale, essa rappresenta un’unione stabile e sovraindividuale che riveste, diversamente dalla famiglia di fatto, un ruolo pubblico, sociale e civile. Questo fa la differenza fra l’una e l’altra scelta.
Difatti la proliferazione e la diffusione delle unioni di fatto è il prodotto di un processo di privatizzazione e di secolarizzazione della cultura, del costume e delle forme di convivenza. La valorizzazione individualistica delle relazioni all’interno della famiglia, se, da un lato, ha sviluppato un riconoscimento della pluralità personale dei membri che la compongono, l’ha chiusa, però, dall’altro, in un gioco di rapporti interni, spesso soltanto sentimentali ed affettivi, con il rischio di dare esclusivamente importanza alle pulsioni instabili dei soggetti e soprattutto ha dato importanza e dignità ai soggetti componenti il nucleo familiare come singoli, come individui, snaturando cosi il concetto di coppia, su cui si basa la famiglia tradizionale.
Non si può certo negare che la genesi delle nuove forme di convivenza vada ricercata nella nascita di un’età di chiusure individualistiche e di scarsa solidarietà, prive pertanto di rilevanza sociale. Se anche è vero che talune unioni di fatto possono, potenzialmente, qualora siano espressione di un reciproco amore e sostegno, rivestire una funzione sociale, nel momento in cui, però, chiedono il riconoscimento pubblico, devono fare i conti con il giudizio sulla loro rilevanza sociale, sempre in riferimento al bene comune.
In poche parole, la famiglia di fatto manca di quella stabilità, di quella dimensione di fecondità, di quella assunzione di impegno che ne rende precaria la credibilità relazionale ed incerta la funzione sociale, con il rischio di gettare, ad un certo punto, sulla società i costi umani ed economici della sua instabilità.
Da qui si capisce che l’impossibilità di equiparare altre forme di famiglia a quella tradizionale non si deve tradurre come una volontà di demonizzare le coppie di fatto, ma uno Stato che rispetta i princìpi del vivere civile e della democrazia non può non tenere conto della differenza che esiste tra i valori sociali, morali e culturali e la funzione sociale che riveste una famiglia tradizionale rispetto ad una famiglia di fatto, in cui la convivenza è gestita da minori doveri di stabilità e minori vincoli sociali.
Certo, tirando le somme e valutando quanto l’evoluzione culturale contemporanea ha inciso negativamente sul vincolo della famiglia, bisogna dire che nello sforzo di dare un’idea giuridica ed economica di convivenza, considerando l’istituto familiare come destinato alla sola procreazione, si è rischiato di dimenticare che la famiglia è, in primo luogo, una convivenza di persone e una comunità d’amore. Non ci si è accorti quanto il mutamento della società stava incidendo sul modo di intendere i valori e le istituzioni tradizionali, in particolare la famiglia. In poche parole, anche in conseguenza di questa eccessiva accentuazione giuridica della famiglia, si è avuta la moltiplicazione delle coppie di fatto, alimentate da una cultura che ritiene possibili più forme di famiglia e che riconosce in quella naturale, solo ed esclusivamente, una scelta religiosa.
Ovviamente lo Stato non può non prendere atto dell’esistenza delle unioni di fatto e tutelarle socialmente. Difatti, già la nostra Costituzione agli articoli 30 e 31 si impegna alla protezione della maternità e dell’infanzia e dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio, anche se in precedenza all’articolo 29 recita che “la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio”. Quindi, da una parte, riconosce la famiglia fondata sul matrimonio come unica istituzione sociale, morale e spirituale e, in seconda battuta, dispone la tutela sociale delle unioni di fatto, diverse dalla famiglia naturale.
Lo Stato, quindi, non opera, giustamente, un’equiparazione tra le due, ma stabilisce una graduatoria di rilevanza tra le varie istituzioni che si richiamano a modelli familiari diversi, sulla base delle funzioni sociali che svolgono. E’ evidente, infatti, che un’equiparazione tra la famiglia naturale e quella di fatto si trasformerebbe in un invito ai cittadini a scegliere forme di convivenza che comportano minori doveri ed eguali diritti.
In conclusione, sì, tuteliamo socialmente l’unione di fatto, ma soprattutto tutto ciò che ne consegue (l’alloggio, l’assistenza, i diritti dei figli, la possibilità di succedere), ma riconosciamo a grande voce la stabilità, la fecondità, gli obblighi morali, affettivi e sociali che caratterizzano la famiglia tradizionale, premiandola, così sia giuridicamente, sia affettivamente, che socialmente.
In conclusione, il legislatore non può non tenere conto delle trasformazioni culturali e di costume che hanno portato alle unioni di fatto, però, allo stesso tempo, non può allontanarsi dalla nostra Costituzione che riconosce la famiglia tradizionale, quella basata sul matrimonio, come unica istituzione stabile con un ruolo pubblico, sociale e civile, che le coppie di fatto non hanno. Ad essa non si possono equiparare né le famiglie di fatto né le coppie omosessuali che, pur potendo assurgere a testimonianza di un affetto reciproco, comportano la negazione totale ed in radice di quella fecondità che è la base della sussistenza della società stessa.
Una legge sulle politiche familiari non può non tenere conto delle sfide che la precarietà economica, spesse volte, impone alle famiglie e prevedere misure a sostegno delle stesse, diviene elemento essenziale.
Abbiamo rinviato alla legge di bilancio l’opzione di quantificare le spese non per creare leggi manifesto, ma per razionalizzare quegli interventi di cui adesso vi dirò.
Questo progetto di legge, come gli altri progetti regionali, offre sostegno alla famiglia in due ordini principali: economico-monetario e di protezione e servizi, nell’alveo di una politica sociale che già la Regione ha avviato con determinazione dopo l’approvazione della legge 23 sul sistema integrato di servizi sociali. E’ lì che dobbiamo anche attingere.
E’ un punto decisivo e qualificante per la legge la previsione per i servizi all’infanzia, ai minori, specie quando entrambi i genitori lavorano; difesa dello studio, congedi parentali.
E’ respirabile in tutta la normativa in discussione il principio di sussidiarietà, per meglio corrispondere ai bisogni della famiglia. Lo stesso welfare diventa sempre più comunitario e locale, attraverso una rete di servizi sociale che gli enti locali, con la collaborazione del terzo settore, del volontariato e delle stesse famiglie che si autoorganizzano mettono in campo.
A sostegno della famiglia, fondata su un impegno stabile ed aperto alla fecondità, c’è, inoltre, la ricerca e l’invenzione di più ampi provvedimenti politici che favoriscono la stabilità e la fecondità.
Il favorire politiche per la casa, le politiche sempre più frequenti per gli anziani, le azioni a favore del lavoro giovanile, la cui carenza fa racchiudere i giovani nel familismo domestico, impedendo loro una famiglia propria, questo non è assistenzialismo, è promozione. C’è una totale differenza, ma non tutti riescono a coglierla, fra assistere e promuovere.
I valori morali rimangono, in politica, affermazioni moralistiche se sono sganciati dai processi di decisione, quasi che si sostengano da soli: anche essi, come le colombe di Kant, hanno bisogno di un’atmosfera per volare.
Ecco cos’è questa legge, creiamo un’atmosfera perché le famiglie calabresi possano sentire sempre più il ruolo e la funzione in questa realtà.
Damiano GUAGLIARDI
Presidente, con molta umiltà, posso chiederle di avere il testo dell’onorevole Nucera, che mi ha colpito profondamente?!
PRESIDENTE
Onorevole Guagliardi, lo avrà dai resoconti consiliari.
Damiano GUAGLIARDI
Gradirei averlo da stasera, prima di andare al voto, per poterlo rileggere con molta attenzione!
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Presidenza del Presidente Luigi Fedele
Presidente, colleghi, dopo il trattato sul matrimonio dell’onorevole Nucera, torniamo alla famiglia.
Io sono figlio, marito, genitore, è su questo, che è parte della mia cultura cattolica praticante, che si è formata la mia vita, su questo che ne costituisce uno dei momenti importanti: il contrarre matrimonio davanti a Dio.
Credo che questa legge sia un libro dei sogni: promesse di prima casa, contributi di 36 mila Euro per chi è in difficoltà economica, chissà per quanti soggetti bisognerebbe prevedere questi 36 mila Euro, strumenti avanzati tecnologicamente per 15 milioni di non so che cosa, lo chiedo a chi l’ha redatta e l’ha approvata, sono 15 milioni di vecchie lire o di Euro? C’è questa contraddizione nella legge.
Come qualcuno dei
miei colleghi diceva – non per sminuire il progetto di legge, ma proprio perché ci sembra una
esposizione economica tale da non poter poi trovare rispondenza nei bilanci della nostra Regione, perché già ci sono un
provvedimento e la possibilità di fare una richiesta per l’acquisto della prima
casa, già ci sono le domande presentate, elenchi ancora da fare –, credo che ci
stiamo o state pigliando in giro i calabresi; non dico le famiglie, perché del
concetto di famiglia ho tutta un’altra visione.
Mi sembra che l’articolo 29 della Costituzione riconosca i diritti della famiglia senza escludere i diritti
di altre unioni. La visione integralista dell’amico Nucera mi fa ritornare in
mente una delle motivazioni che hanno spinto l’Italia ad andare contro
l’articolo 11 della Costituzione. L’articolo 11 della Costituzione diceva:
“L’Italia ripudia la guerra”. Eppure siamo andati a combattere in Afghanistan
contro i talebani – che, integralisticamente, facevano girare le donne col
burka – o in Iraq!
Io credo che – è nella mutazione della vita di cui anche l’amico Nucera parlava – ci sia stata una evoluzione, di fatto si sono raggiunti obiettivi in questa nostra Repubblica, e mi riferisco al divorzio, all’aborto.
Allora,
se noi non vogliamo fare demagogia o falsi moralismi, con l’evoluzione della
civiltà e della cultura dobbiamo misurarci. Una legge siffatta che elargisce
finanziamenti a prime case e a sostegno non può essere indirizzata soltanto a
quelle famiglie che hanno contrattato matrimonio, mi sembra una discriminante.
Io credo che anche in questo caso, Presidente, ce le cerchiamo, provocheremo
l’impugnativa del Governo nazionale – ormai siamo abituati! – perché una legge
non può pensare di discriminare chi non ha contratto matrimonio e ha fatto rito
civile o ha fatto un’unione di fatto. Le unioni di fatto, sicuramente, non
hanno i problemi del divorzio, eppure di divorzi ce ne sono tanti.
Credo
che dobbiamo mettere tutti nelle condizioni di poter accedere agli eventuali
finanziamenti che questo governo e questa maggioranza riusciranno a trovare per
questo provvedimento.
L’articolo 3 della Costituzione recita, e molto chiaramente, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono tutti uguali davanti alla legge”. Quindi non possiamo pensare di fare falso moralismo, cercare di avvicinarci a scopo elettorale al mondo cattolico. Ritengo che noi dobbiamo essere garanti di tutti e rispettare le diversità che ci sono nella società; la società è in evoluzione, non si può essere integralisti.
In uno dei passaggi del suo intervento, Nucera
parlava delle coppie di persone dello stesso sesso come se ciò non fosse un problema con cui misurarsi. Non possiamo invece dimenticare che questo è un problema, cari colleghi,
che anche la chiesa sta affrontando, e con scandali. O mettiamo la testa sotto
la sabbia come fanno gli struzzi?! Bisogna
confrontarsi con nuove e vecchie questioni e con vecchie falsità morali. Ci
sono vescovi negli Stati Uniti
d’America che non hanno avuto
problemi nel dichiarare la loro
diversità sessuale, perché oggi finalmente con l’evoluzione dell’uomo, con la cultura e l’emancipazione, i falsi moralismi
non servono più a nessuno.
Anche
in questa direzione dobbiamo avere il coraggio di affrontare il Terzo Millennio
parlando di nuove realtà; bisogna guardare negli occhi la realtà sociale che
avanza e non pensando di tutelare un sacro rito: quello del matrimonio. Ma non
si possono penalizzare gli altri. Questa è la vera riforma sociale e il
riformismo che la sinistra o parte della sinistra porta avanti. E credo che
l’assessore Zavettieri, che di sinistra se ne intende, queste cose le dovrebbe
anche capire perché, assessore alla cultura, la cultura si emancipa e si può
discutere senza vergogna di diversità sessuale, di unione di fatto e lo dico
fermo restando – come ho detto prima – che sono felicemente sposato, padre di
figli, ma questo non mi fa assolutamente non tenere in considerazione che nella
società calabrese avanza una nuova forma di cultura.
Allora
su queste cose dobbiamo avere il coraggio di confrontarci, perché dire “la
famiglia è fondata sul matrimonio”, benissimo, tutto il mondo cattolico plaude
a questa affermazione, ma così scopriamo l’acqua calda! Noi dobbiamo avere il
coraggio di affrontare le altre realtà. Questa è un’Assemblea legislativa che
si confronta, che va ad aiutare anche quelle famiglie che non hanno contratto
matrimonio.
E
perché una famiglia che non ha contratto matrimonio non può accedere al
finanziamento per la prima casa? E perché una famiglia che non ha contratto
matrimonio ed ha un figlio non può accedere a dei finanziamenti? E perché una
famiglia che non ha contratto matrimonio ed ha difficoltà economiche non può
avere un sostegno? Questa è una discriminazione e noi non possiamo tollerare le
discriminazioni! Voi fatele, ma crediamo fermamente che questa è una legge che
va contro tutti i diritti fondamentali della società.
Sono
stati presentati emendamenti e su di essi ci misureremo, perché non è vergogna
affrontare quello che avanza nella nostra società. Sarebbe troppo comodo dire
quello che i miei amici preti, cattolici dicono. Ma è troppo facile! Noi
dobbiamo avere il coraggio di affrontare chi non è come noi, chi è diverso, chi
ha delle difficoltà, aiutiamoli ad inserirsi, aiutiamoli anche a crescere.
E non è affatto vero che le unioni di fatto sono fatte con calcoli privatistici. I calcoli privatistici appartengono alla politica del centro-destra, perché noi di privatistico non abbiamo niente, non pensiamo a privatizzare tutto; noi pensiamo a far sì che la società cresca e cresca per gradi. E’ in questa direzione che ci vogliamo confrontare e non abbiamo assolutamente paura delle nostre affermazioni, perché vanno nella direzione di una uguaglianza di diritti fra i cittadini calabresi. E’ questo il nostro convinto impegno quotidiano e non falsa moralità.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, ci sarebbe ben poco da aggiungere a quanto è stato già detto, però riteniamo di dover intervenire proprio perché non intendiamo sottovalutare il provvedimento. Noi crediamo che un provvedimento
di questa natura sia troppo impegnativo e solenne per
essere licenziato con superficialità o secondo i princìpi non della buona
qualità legislativa, ma della propaganda e
della demagogia.
Non c’è motivo di dividersi
su questo tema, non siamo in presenza,
cioè, nemmeno di un provvedimento che non avrebbe
senso discutere in quest’Aula. Abbiamo ascoltato la lunga prolusione, fuori
luogo, del collega Nucera, come se questo provvedimento fosse una legge di
riconoscimento della famiglia. Per fortuna, ci hanno pensato altri prima di noi
ed in altre sedi. Sarebbe stata
davvero una sciagura, se anche il riconoscimento della famiglia fosse stato sottoposto alla potestà legislativa di quest’Aula! Ha
ragione Damiano Guagliardi, sarebbe stato il
caso, a questo proposito sì, di poter esclamare “povera famiglia”! Discutiamo,
invece, di un provvedimento che dovrebbe avere finalità e contenuti molto
rapportati ad obiettivi di sostegno e di tutela
della condizione della famiglia.
Non ci sono, quindi,
ragioni ideologiche, nemmeno ragioni politiche
per potersi dividere in
quest’Aula.
E vogliamo accogliere l’invito del collega Chiarella:
lavoriamo, approfondiamo, perché non vorremmo perdere l’occasione, su questo punto, di esprimere una volontà unitaria e,
se vogliamo, unanime. Ma non possiamo non dire, a questo proposito, che non
possiamo dare il nostro avallo e il nostro consenso ad un provvedimento che,
pur manifestando ed enucleando una serie di princìpi e di intenti, è assai
inutile perché inefficace, ed è inefficace perché inapplicabile.
Vorremmo tendere – siamo,
infatti, dell’avviso che potrebbe essere
giusto lavorare ad una legge quadro
– ad una legge organica anche finalizzata al coordinamento di molteplici norme
che sono già vigenti e che dovrebbero essere, oltretutto, meglio attuate ed ad
altre norme che potremmo decidere, in quest’Aula, ai fini di assumere la famiglia ed i suoi componenti come
soggetti destinatari di intervento di tutela e sostegno sociale.
Ma,
come è stato esplicitamente e chiaramente detto ed anche argomentato – ha fatto
molto bene il collega Bova – non siamo in presenza di un provvedimento del genere.
Abbiamo una legge che è scritta male, di cui si comprendono poco le finalità e
se dovessimo esaminarla questa sera, entrando nel merito dell’articolato, si
capirebbe come è una legge così farraginosa da non poter essere attuata.
Quali
sono gli obiettivi? Certo, qualche intuizione c’è, ma anche quella intuizione
che qua e là in qualche norma contiene viene ad essere depotenziata, viene
svilita nella sua sostanza positiva e, di fatto, la si svuota. L’unica norma
che rimane in piedi è quella della costituzione della Consulta, di una consulta
anche qui poi da definire, non si capisce come ad essa si perviene, qual’è
l’autorità che promuove ed istituisce la Consulta e ne garantisce
l’insediamento e il finanziamento, i poteri che questo Consiglio regionale –
non vengono detti – le riconosce, le assegna.
Se proprio dobbiamo dirlo è una legge che, se è stata pensata per favorire qualche circuito o qualche monade di associazione non riesce nemmeno in questo. E’ una legge che prende in giro, si può esserne certi, i soggetti che attendono la sua approvazione.
Ecco perché diciamo: non forziamo, ritorniamo al riesame in Commissione, del resto l’avete approvata con un colpo di mano. Perché, il dato curioso di questo Consiglio regionale qual è? Questo Consiglio regionale, per quanto riguarda soprattutto l’attività istruttoria della formazione del processo di redazione delle leggi – penso all’attività delle Commissioni – o vive una paralisi per lungo tempo, produce poco o nulla, oppure in momenti di forte contrasto politico-istituzionale, quando magari per atto di protesta su specifici, singoli provvedimenti i consiglieri regionali dell’opposizione abbandonano le sedute, si fanno i colpi di mano e senza discutere, senza essere consapevoli nemmeno di ciò che si approva si inseriscono i provvedimenti all’ordine del giorno del Consiglio, dove abbiamo pacchi di leggi che, a maggioranza, vengono trasferiti all’esame del Consiglio.
Non è questa una pratica legislativa responsabile, tutto ciò non dà dignità alla istituzione.
Non si vuole andare al riesame in Commissione? Che si sospenda il procedimento di esame in quest’Aula e lo si riprenda dopo che un gruppo di consiglieri regionali, una sorta di coordinamento, viene delegato per definire meglio alcuni momenti dell’articolato legislativo. Sarebbe un peccato, cioè, se sciupassimo questa occasione. Un provvedimento che porta questo titolo potrebbe contenere norme più mirate e più efficaci e se non lo facciamo oggi, è difficile che lo si possa fare dopo.
Quindi, pensiamo ad una legge che possa essere applicata, utile ed assunta come riferimento da parte delle famiglie calabresi, soprattutto di alcune famiglie, di quelle cioè che mai come oggi non possono essere lasciate sole, perché da sole, senza una mano d’aiuto dello Stato e delle sue articolazioni democratiche, sono più esposte agli effetti di una crisi che è devastante, che non è soltanto sociale ed economica, è sempre più una chiara crisi di valori, una crisi che in alcune aree dei nostri territori calabresi, per molti aspetti, è anche di tipo morale.
Quali sono i contenuti? Per esempio, ce n’è uno apprezzabile: l’istituzione di un fondo di garanzia per favorire l’accesso al prestito, per dare sostegno, alle famiglie. Ma come avviene tutto questo, a quale tipo di prestito è riferito? Come si regolamenta? Chi lo gestisce? Tutto questo la legge non lo dice, e noi sappiamo che tutto ciò serve per favorire le famiglie che davvero hanno bisogno di un aiuto in tal senso.
Vedete, esistono già delle norme che vanno in questa direzione, magari finalizzate allo studio, all’avviamento di attività lavorative, al sostegno da dare ai cittadini che si trovano in condizioni di difficoltà e vittime dell’usura. Ci sono norme che, se non definite nella loro applicabilità e nella loro coerenza costituzionale, possono diventare persino dei veri e propri boomerang che si ritorcono non solo contro l’economia e contro lo svolgimento democratico dei processi e delle relazioni sociali ed economiche, ma si rivolgono proprio contro quei soggetti che dovrebbero essere aiutati ed alleviati dalle loro sofferenze.
Ricordo, per esempio, l’attività del Comitato di vigilanza, che era stato istituito presso Palazzo Chigi, per l’attuazione di alcune norme antiusura concernenti il sostegno alle famiglie italiane, che ha dovuto dare parere contrario a tante richieste e a tante domande che erano esposte, perché non garantivano un circuito finalizzato alla condizione del cittadino, della famiglia, ma addirittura diventava un circuito che garantiva flussi finanziari che venivano utilizzati dagli stessi usurai.
C’è un problema di regolamentazione di questo fondo di garanzia e, quindi, un problema di merito, un punto su cui vogliamo farvi registrare il nostro accordo, un punto per decidere il quale, però, non c’è bisogno di una legge che affastella tante cose e ne decide poche, un punto sul quale possiamo insieme convergere e pensare ad un provvedimento specifico, ad hoc.
Certo, a che serve dire “pensiamo ad un fondo di garanzia”, se poi non c’è l’istituzione del fondo di garanzia? Vedete, in altri tempi, quando vigeva il controllo sull’attività legislativa del Consiglio regionale da parte del Governo centrale, questa legge non sarebbe stata dichiarata ammissibile, perché rinvia ad altra norma e ad altro momento la norma finanziaria.
Si dice “lo faremo dopo”: non si possono fare leggi che richiedono finanziamenti rinviandoli a data successiva. Si dice “lo faremo dopo per meglio razionalizzare”. Io non voglio fare il demagogo, lo voglio dire al collega Nucera: vogliamo fare le cose serie? Vogliamo, cioè, per esempio, istituire un fondo di garanzia a sostegno delle famiglie? Beh, non votatevi, non votate l’aumento dell’indennità per i consiglieri regionali; è una somma cospicua, 2 miliardi di lire l’anno, utilizziamo questi fondi per l’accesso al prestito delle famiglie calabresi, per favorire le fideiussioni, le garanzie sugli interessi e l’abbattimento degli interessi alle famiglie calabresi. Quella posta finanziaria può presiedere, può essere norma finanziaria per quanto riguarda questo tipo di provvedimento. E poi bisogna avere la capacità di raccordare questo provvedimento alla possibilità di applicare ciò che già c’è e che non viene fatto.
Si parla di un sostegno per le politiche della casa. Ma come dimenticare – dov’è il collega Nucera? – il fatto che, per due o tre anni, in questi ultimi anni, per esempio, sono stati sottratti i soldi da dare come contributi per le prime case, perché questi soldi sono stati dati alle imprese e non alle famiglie? Come tacere il fatto che, a fronte di un provvedimento da noi istituito e che riguarda, ormai, migliaia di famiglie calabresi, quello del contributo al fitto casa, non c’è stata una lira predisposta da questo governo regionale?
Parliamo dell’aiuto e del sostegno alle famiglie che hanno anziani e disabili. Quanti sono i soldi, quanti i fondi destinati, per esempio, all’abbattimento delle barriere architettoniche? C’erano dei programmi che nel 2000 sono stati approvati: quei programmi sono stati cancellati. Nella mia città è stato clamoroso ed emblematico il caso di quel ragazzo che non poteva andare a scuola perché quella scuola era provvista di barriere architettoniche, quella scuola versa ancora in queste condizioni.
E poi, assistenza domiciliare: per carità di Dio!
Stato sociale: alcuni provvedimenti che c’erano, anche se in forme sperimentali, sono stati cancellati, il sostegno al reddito delle famiglie indigenti. Non c’è mai stata una manifestazione di una volontà di questo Consiglio regionale, della maggioranza di questo Consiglio regionale e del governo regionale di andare in questa direzione, anzi non si è avuta nemmeno la forza di protestare quando il Governo nazionale, a migliaia di famiglie calabresi, ha cancellato il diritto ad usufruire di questa possibilità.
C’è il problema – si dice – della riserva per le case. Beh, cosa osta? Quali sono gli impedimenti normativi e legislativi perché ci sia un programma di questo governo regionale che vada in questa direzione? Per quanto è a mia conoscenza, sono bloccati dal 2000, dal 1999 per l’esattezza, tutti i programmi finalizzati al finanziamento della politica della casa, sia per quanto riguarda l’edilizia convenzionata sia per quanto riguarda l’edilizia residenziale pubblica, destinati a certe categorie sociali, quelle che per gran parte dovrebbero rientrare nel disegno di legge che qui si prevede.
Ho fatto solo alcuni esempi per dire che non siamo in presenza di un provvedimento che può avere la dignità di essere citato come un provvedimento di interventi e di iniziative regionali sulla famiglia o, addirittura, per essere definito denominato politiche regionali per la famiglia.
Poi, certo, ci sarebbe da discutere e da definire la platea dei soggetti beneficiari di questo provvedimento, ma su questo penso che non dovremmo avere problemi a raggiungere un’intesa, soltanto se ci muoviamo secondo una coerenza e un rispetto delle norme che sancisce il diritto costituzionale. Non si tratta di inventare nulla, per quanto riguarda questo aspetto.
Ho fatto riferimento soltanto ad alcuni pezzi della legge, ho tralasciato volutamente, sia quanto riguarda tutta la parte della formazione sia la parte dell’assistenza sociale e sanitaria.
Si parla – e noi siamo d’accordo – di favorire, attraverso specifici interventi, la prevenzione della interruzione di gravidanza, tutte le norme a tutela previste dalla famosa legge 194, però, nel mentre citiamo l’intento in questa legge, non può sfuggire a nessuno che, per esempio, di consultori non solo non se ne aprono, ma si chiudono. Abbiamo casi denunciati di recente, attraverso petizioni popolari di massa in alcune aree della Calabria, di consultori che erano molto efficaci per quanto riguarda l’informazione, per quanto riguarda la prevenzione: cioè, sostanzialmente, si dice e si scrive in questa legge il contrario di quello che si sta facendo.
Avete bisogno di propaganda? Fatela. Non scomodate le ideologie, visioni confessionali che si contrappongono a presunte visioni laiche, dite quello che è, e date per quello che è questo provvedimento.
Se doveste fare una forzatura e non doveste valutare
la disponibilità che noi vi stiamo dando per fare insieme e rendere efficace un
provvedimento di questo tipo, a breve saremo costretti a chiedevi lo stato di attuazione. Ne siamo certi già oggi, non siamo
facili cassandre: questa legge non potrà avere alcun effetto perché
non potete applicarla, nessuno potrà
applicarla perché è una legge che fa torto ai
princìpi elementari della
legislazione regionale.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.
Io ritengo opportuna una
chiarificazione di fondo – perché anche in questa ottica ho inteso prendere la parola – soprattutto dopo gli interventi
dei colleghi della sinistra, e non dico del centro-sinistra, che intendo assumere molto seriamente nelle
motivazioni autorevolmente esposte nell’Aula assembleare; qui non si tratta di
difendere un valore cattolico o cristiano, ma dobbiamo misurarci partendo dalla
comune definizione di rappresentanti delle istituzioni e quindi nel dovere
pieno di rispettare la reciproca laicità. Da questo punto di vista, non ho
nemmeno difficoltà a richiamare criticamente alcuni colleghi della maggioranza
che, nel difendere questo testo di legge, hanno fatto riferimento a temi della
dottrina sociale della Chiesa che non è opportuno, in questa fase, richiamare,
perché noi non dobbiamo misurarci su un aspetto che potrebbe, anche se non
enunciato, sembrare confessionale.
Ecco
perché non condivido assolutamente l’affermazione grave del collega Guagliardi
che parla di visione oscurantista o del collega Pacenza che parla di
arretramento culturale; è opportuno che noi chiariamo il senso laico e
istituzionale di un istituto qual è la famiglia, che viene regolato dalla
nostra Costituzione, che grandi uomini della sinistra hanno contribuito non
solo a scrivere, ma a disegnare. Ed io credo che quell’articolato, che si
riferisce anche alla famiglia, sia la sintesi più esemplare di quanto la
politica, come confronto di diverse identità storiche, altrettanto laiche, sa
produrre quando si confronta lealmente.
Non ho
la presunzione di sembrare o di essere il più bravo della classe, ma mi rendo
conto di rischiarlo questa sera nel momento in cui pongo al centro
dell’attenzione l’aspetto principale, che alcuni miei colleghi di maggioranza hanno
ritenuto scontato, ma che tale non doveva essere ritenuto e che i colleghi
della sinistra, voglio dire di quella sinistra che si rifà alla tradizione
culturale, storica, dottrinale del movimento operaio e contadino, così come si
è sviluppato nell’800 dopo la prima fase razionalista illuminista … Tento di
riportare il tema all’aspetto centrale: che cosa intendiamo per famiglia? E qui
non vado all’enciclica papale dell’’81, che anche qualche mio collega ha voluto
ricordare, mi riferisco a un documento più laico, documento che la stessa
sinistra europea, mondiale, riconosce: la dichiarazione che il massimo
organismo internazionale
Volevo ricordare al collega Guagliardi che non ho inteso prendere in senso offensivo la sua affermazione, la sto confutando laicamente, rispettosamente, ma mi deve consentire che, nel momento in cui lui ritiene che la visione della famiglia presentata in questo testo è una visione oscurantista, beh, io ritengo legittima la sua valutazione, ma lui deve ritenere altrettanto legittima una valutazione di contrasto rispetto a questo. Lo dico con estrema umiltà intellettuale e con assoluta assenza di acredine di carattere personale.
Però voglio ricordare che questo dibattito,
se lo riportiamo sulle linee essenziali
che non sono certamente anche apologetiche e – ripeto – qualcuno di noi prima
ha anche rischiato questo, è opportuno che si svolga seriamente perché, ammesso
e non concesso che questa sia una legge manifesto, beh, anche alle leggi
manifesto do un certo credito perché sono di grande orientamento.
Allora,
qual è il problema di fondo, secondo il mio modestissimo parere? Cerco di
fondare storicamente e culturalmente la questione, non la voglio immiserire in
un’analisi sociologica riferita a situazioni di bisogno, ad analisi sociologiche
di quella che è la realtà fattuale del nucleo familiare di oggi. Io non voglio
criminalizzare nessuna realtà fattuale; anche se si dovesse ritenere nella
legge di prevedere dei benefici economici, certamente su quella che è
l’assistenza alle unioni di fatto, alle unioni eterosessuali o dello stesso
sesso io non ho assolutamente nessuna obiezione, ma credo nessun collega della
maggioranza, per cui qui non si tratta di stabilire la politica sociale in
favore della famiglia, c’è un enigma che va risolto alla base e credo che
questo nodo debba essere sciolto.
Qui
ci sono due visioni che si devono confrontare; ed io ho il sospetto che anche i
colleghi della sinistra hanno tematizzato una visione che io ritengo appartenga
ad una certa fase che andrò ad enucleare. Credo che la visione che alcuni
colleghi della sinistra hanno dato dell’istituto della famiglia abbia un
peccato originale, ma lo dico sempre in una visione laica, perché in questo
argomento non voglio assolutamente utilizzare né termini, né concettualità, né
riferimenti che niente hanno a che fare con questo. Quindi, nessun riferimento
di carattere confessionale, di carattere religioso, di carattere magisteriale.
Allora
qual è il problema di fondo? Che cosa intendiamo per famiglia? E mi piace citare
un’affermazione che credo sia singolare, che tra l’altro avvicina anche un
termine … ma per non smentirmi in quello che ho appena detto, non cito nemmeno
l’omologo che in un altro testo non laico viene affermato. Ma c’è il testo la
definizione più laico che io conosco all’interno della storia della concezione
e dell’affermazione, della concettualizzazione della famiglia, è la
dichiarazione contenuta in un testo dell’Onu: la famiglia viene definita
“democrazia domestica”. E’ una forma di democrazia, è la più piccola forma di
democrazia, perché si riconosce alla famiglia il fondamento del legame
relazionale all’interno della società, cioè si riconosce che la società ha da
guadagnare sul piano qualitativo, culturalmente, politicamente e socialmente
dalla forza del primo nucleo della stessa società che è la famiglia. E’ la
forza della famiglia che legittima la qualità della società.
Allora
su questo ci dobbiamo mettere d’accordo. Se noi riteniamo…
(Interruzione)
Ero
convinto…
PRESIDENTE
Sulle
cose su cui siamo d’accordo, andiamo avanti, andiamo a quelle su cui non siamo
d’accordo.
Se siamo d’accordo su questo, puntavo su una positiva risposta, perché adesso, Presidente, forse un dibattito di questo genere lo facciamo un po’ ad un’ora tarda, la colpa non è mia, però credo che possiamo recuperare un po’ di tempo perduto, perché se ci chiariamo rispetto a questo fatto, credo che potremo anche licenziare il testo di legge, lo possiamo modificare, migliorare perché tutto è migliorabile e le leggi in modo particolare.
Allora,
collega Adamo, se siamo d’accordo che la famiglia è un nucleo posto a
fondamento del nucleo maggiore che è la società nella sua articolazione
massima, tanto che loro la chiamano “democrazia domestica”, allora la legge che
stasera vogliamo licenziare…
Qui
non ho da difendere nessun testo in un modo specifico, c’è una proposta che è
stata lungamente discussa in Commissione, è stata anche portata in Aula in
assenza di un confronto, ma devo dire che la responsabilità è, semmai, comune,
perché se è nostra che l’abbiamo portata senza la vostra presenza, è anche
vostra che avete abbandonato la seduta, in una certa occasione storica, e
comunque fa parte delle regole della democrazia. Se siamo d’accordo sul fatto
che la famiglia deve essere intesa come una unità sociale, allora la famiglia …
scusatemi, io non sono d’accordo su molte cose ascoltate dai banchi
dell’opposizione e, mi consentano questa umiltà, anche per alcune parti dai
banchi della maggioranza, perché ho sentito descrivere la famiglia come un
oggetto da assistere, come una soggettività che non ha legittimazione storica,
culturale, ma ha soltanto bisogno di essere curata ed assistita. Questo è il
contrario della democrazia domestica di cui parla l’Onu. Noi, qui, stiamo parlando
della famiglia come una entità giuridicamente, politicamente, rilevante che non
solo non deve essere assistita, ma deve essere soltanto promossa e sollecitata.
Vi
faccio un esempio banalissimo per far capire cosa voglio dire: ci sono due
giovani innamorati che vogliono sposarsi, ma non possono perché mancano di una
casa, perché vivono in una città dove non è possibile affittarne una; o vi è
una coppia che ha casa, che ha un lavoro, un lavoro precario e vorrebbe avere
dei figli e non può procreare. Se è per noi un valore l’unità indissolubile, se
per noi la famiglia è un valore, allora noi dobbiamo porre le condizioni perché
la famiglia possa essere promossa.
Allora
la politica della casa, del risparmio, non sono incentivi assistenziali, ma
sono condizioni giuridiche che vengono poste a tutela di una famiglia rispetto
alla quale non possiamo essere né agnostici, né scettici, né relativisti. E qui
andiamo sulla concezione laica della famiglia espressa dall’articolo 29 della
Costituzione, io dico pure con l’integrazione dell’articolo 3 che prevede anche
i figli nati fuori dal matrimonio, per dire che il valore non può essere
relativizzato, socializzato, cioè reso inutile.
Allora, quando noi diciamo la famiglia fondata sul matrimonio, non vogliamo fare – e mi deve scusare il collega Tommasi – un’operazione integralista, ma sarebbe più giusto dire integrista, vogliamo porre una posizione che comprenda tutti, perché una posizione che nasce da questa considerazione non esclude nessuno. Se, invece, scendiamo un gradino da questo livello alto di ideale, posto laicamente dall’articolo 29, cominciamo ad escludere qualcuno. Se poniamo quest’ideale – ed è questa la legge – anche se è una legge manifesto, come diceva qualcuno di voi, io la condivido. Non è vero che le leggi manifesto non servano, e diciamo che chi mi ascolta da quei banchi ha una storia, una tradizione che è nata da un manifesto, che è nata non da un editto privato, ma da un manifesto pubblico che ha indicato un orizzonte. E lasciamo stare, poi, i termini specifici.
Allora noi dobbiamo assumere questo valore – e lo dico in termini più specifici – se vogliamo riconoscere soggettività all’individuo o alla persona. E questa è la conseguenza di quello che dicevo prima, cioè se vogliamo riconoscere la libertà dell’individuo all’interno del nucleo, allora ha ragione Tommasi nel difendere il diritto del singolo e, quindi, in tutta la singolarità con cui si esprime la famiglia e le situazioni di fatto che non sono vincolate. Se, invece, tuteliamo – nella democrazia domestica della famiglia individuiamo il soggetto pregnante che è la persona – l’individuo in relazione, questa è la differenza di fondo, allora, a questo punto, la persona deve essere l’agente e il promotore di questa unità familiare.
Allora non è né confessionale, né integrista, né integralista, né oscurantista, ma è una posizione che, culturalmente, rappresenta tutti e non può non avere anche il vostro punto di vista positivo, se è vero, come è vero, che sono fermamente convinto in quella opzione ideale che il collega Adamo, provocato dalla mia affermazione, diceva.
Noi dobbiamo promuovere una famiglia non oggetto, ma una famiglia soggetto, e riprendo velocemente quello che dice sempre il testo dell’Onu, che la famiglia, cioè, non può essere considerata spazio privato, luogo esclusivo di affetti – i francesi direbbero “chez soi” – ma deve essere uno spazio non più estraneo al giuridico, al sociale e al politico, le politiche familiari devono essere tali da consentire la valenza politica, sociale, culturale della relazione personale.
E qui devo dire che i centristi del centro-sinistra non dovrebbero faticare a comprendere l’assoluta necessità di una opzione unitaria, perché non si tratta di riproporre uno schema confessionale, ma uno schema del tutto laico. Rispetto a questa laicità, se è vero che la grazia esalta la natura, beh, noi non possiamo essere che i primi a dover affrontare in termini positivi questo aspetto.
In conclusione, questa è la mia estrinsecazione, collega Adamo, che i diritti della famiglia intesa in quel senso non sono fondati dalla società. Ed è questa la differenza tra la posizione del centro-destra, la nostra, di questa sera e la vostra posizione che forse è stata malamente espressa, ma se espressa nei termini in cui alcuni di voi l’hanno fatto, si rischia di incappare in questa aporia, cioè che i diritti della famiglia intesa come democrazia domestica non sono fondati dalla società, ma sono prima della società e la società li può soltanto riconoscere, li può rispettare e può concedere loro lo spazio.
Questa legge ha il compito di riconoscere questi diritti, di rispettarli e di dargli una spazialità sociale. La qualità della spazialità sociale dipende dalla capacità nostra di interloquire sui contenuti e di poter esprimere quella che l’Onu descriveva “democrazia domestica” e – mi consenta l’ultima citazione che questo non è per smentire ma per rafforzare – di quella che è familiaris consortio dell’enciclica. Parla di chiesa domestica, ma è la stessa cosa.
Allora, se partiamo da questi presupposti, possiamo affrontare l’articolato della legge e, attraverso esso, possiamo esaltare questa funzione, se vogliamo riconoscere soggettività all’individuo, allora ci divideremo, ma se vogliamo essere tutti d’accordo a dover riconoscere la personalità e la personalità è l’individuo in relazione, e in relazione ad una necessità che è fondamentale per la società, perché la famiglia è la prima società e se la Costituzione ha voluto dare questo favor matrimoni, questo è anche di recente affermato a proposito di una legge che ha proposto un consigliere della Regione Toscana – vi cito anche il nome e il cognome, Pier Aldo Ciucchi – che ha fatto una proposta di legge in base all’articolo 122 della Costituzione, che pone un problema in ordine al riconoscimento giuridico delle unioni di fatto ed è un punto interrogativo, ma anche su questo voglio richiamare che la stessa Corte costituzionale nel ’97, con la sentenza numero 12, nel rispetto di quella priorità di cui parlavo prima, riconosce che il matrimonio, solo il matrimonio è caratterizzato dalla reciprocità e corrispettività di diritti e di doveri.
Questa concezione laica del matrimonio, quindi, non parliamo del matrimonio come sacramento, qui parliamo del matrimonio come estrinsecazione di quella democrazia domestica che pone questa priorità, solo il matrimonio – e qui non voglio dilungarmi, ma nell’articolato possiamo anche riprenderlo – e magistralmente dice che esso è caratterizzato da questa reciprocità e corrispettività di diritti e di doveri che non c’è nell’unione di fatto, non ci può essere perché non c’è una reciprocità e ugualità di diritti e di doveri.
Ecco perché la famiglia fondata sul matrimonio ha una priorità, a noi spetta solo esaltarla. Se non la esaltiamo, manchiamo a un dovere costituzionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.
Solo alcune considerazioni, perché mi pare che già gli interventi degli esponenti
dei gruppi
consiliari del centro-sinistra abbiano
espresso un’opinione e una posizione
politica che io, personalmente,
condivido. Debbo dire che anche
l’ultimo intervento del collega Gagliardi, che si è sforzato di sostenere ed
argomentare le ragioni che deporrebbero per
un’approvazione di questo provvedimento, comunque fa emergere un elemento di contraddizione:
a questa discussione si arriva senza un vero e
proprio processo e confronto democratico. E’ stato notato, è stato più volte
ribadito che la Commissione non ha completato i suoi lavori, si è pervenuti ad
una scelta di approvazione del provvedimento da parte della maggioranza, da
sola, nella Commissione, parecchi mesi fa, ed oggi in Aula. La cosa strana che
già pone un problema è che la stessa maggioranza che ha approvato quel
provvedimento in Commissione ci presenta un complesso, articolato, numero di emendamenti. Ho dato una lettura rapida a tutti
gli emendamenti, sono tutti emendamenti presentati da voi stessi che avete
approvato da soli in Commissione il provvedimento. Adesso sottoponete al
Consiglio regionale, nel momento della sua approvazione, una serie disparata di
emendamenti.
Quel provvedimento che avete voluto
a tutti i costi approvare, senza un serio
confronto, si rivela affrettato, tant’è che voi stessi ritenete di dover presentare una serie di emendamenti – io non voglio entrare nel merito, la mia impressione è
che, addirittura, gli emendamenti che proponete peggiorino il testo che era
stato licenziato da voi mesi fa nel lavoro della Commissione –. Insomma qual è
l’obiettivo, la sostanza della proposta? Si è verificato un vuoto nel
confronto democratico, evidentemente, e ne prendiamo atto.
Per cui, sicuramente, anche
alla
luce di questa obiezione che non è formale, è sostanziale, credo che abbia maggior
motivo e ragion d’essere la proposta presentata per ultimo dal collega Adamo,
di tornare ad una riflessione, di restituire il
provvedimento alla Commissione, perché non c’è da parte del centro-sinistra,
non mi pare di averlo sentito in nessun intervento, una dichiarazione di
principio contraria alla possibilità di discutere e di varare un provvedimento
che si occupi di questi temi, del tema della famiglia, un tema che evoca
problemi e valutazioni di ordine politico, culturale, storico, giuridico, filosofico. Un Consiglio regionale, però, deve fare una
legge che sia il più possibile buona, in termini anche di ricadute e di
efficacia.
Faccio una battuta: in
questi giorni l’Eurispes ha condotto, sotto l’egida dell’impegno della
Presidenza del Consiglio regionale, un’indagine sul rapporto tra i cittadini del Consiglio. Una delle cose
che emerge da questa indagine che è stata
fatta è che il Consiglio regionale, numericamente, sta producendo tante leggi, più leggi, probabilmente, del
passato, ma alla maggiore produzione legislativa
corrisponde una scadente qualità del corpo delle leggi che stiamo approvando.
PRESIDENTE
Il termine “scadente” lo
sta utilizzando lei, onorevole Tripodi.
Questo lo utilizzo io, ma
sicuramente si ha una non adeguata e corrispondente qualità delle leggi all’aumento delle stesse.
Non vorrei che su questo
solco, su questo filone ci ponessimo con la volontà di approvare a tutti i
costi questa legge. L’onorevole Gagliardi dice che non si scandalizza delle
leggi manifesto, ma noi non siamo qui per affermare dei princìpi, del resto si
parlava della Costituzione, dove sono
affermati dei princìpi che, precisamente, sono affermati negli articoli 3, 29 e 30.
Non dobbiamo approvare una
legge per ribadire princìpi che la Costituzione
ha affermato nel 1948, non credo che sia questo l’obiettivo, quindi mi sembra
un’obiezione molto debole quella che veniva fatta nell’ultimo intervento del
collega Gagliardi, quando dice che comunque anche le leggi manifesto servono.
Credo che non serva a nulla una legge manifesto, se questo è il terreno del ragionamento;
credo che serva fare delle leggi che hanno efficacia, norme chiare nella loro
necessità di applicazione e che abbiano la copertura finanziaria necessaria a
determinare che gli interventi previsti dalle leggi possano trovare
applicazione.
Peraltro, debbo dire che mi colpisce un elemento:
nell’articolo 1, proprio quello che riguarda le finalità della legge proposta,
a un certo punto, facendo anche un’operazione di torsione della stessa
Costituzione, si dice che occorre rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona nella famiglia.
Ora, si mutua la Costituzione e si aggiunge “nella famiglia”. La Costituzione non dice che bisogna rimuovere gli ostacoli di ordine economico-sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona nella famiglia, dice “che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” – prendo l’articolo 3 della Costituzione che dice questo – “e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Questo dice la Costituzione.
Per cui anche l’idea dell’affermazione della persona nella famiglia è ristretta, chiusa. Non voglio marcare i termini, ma non credo che il problema sia, oggi, quello di affermare la necessità di un pieno sviluppo della persona nella famiglia. Credo che il problema che abbiamo è di affermare e di impegnarci per il pieno sviluppo della persona nella società, nell’organizzazione economica, nel mondo più ampio ed in questo senso, certamente, la famiglia ha un ruolo, una funzione. Nessuno qui vuole mettere in discussione questo elemento fondamentale di organizzazione della società, ma non possiamo finire lì né può essere ricondotta lì, così come dice l’articolo 1, che chiude ogni spazio, ogni possibilità. L’idea stessa di persona viene ridotta ad un fatto molto misero, a mio avviso, nel momento in cui si fa quell’affermazione così categorica che, ritengo, dovrebbe essere quantomeno cancellata dalle finalità e dagli obiettivi che si propongono nell’articolo 1.
E’ stato detto che anche il modo con cui il dibattito si
è sviluppato e gli interventi che ci sono stati hanno dato un po’ l’idea che,
al di là del merito della legge, qui si voglia lanciare un segnale, si voglia
dire che ci sono quelli che stanno più da una certa parte, che guardano a certi
settori della società calabrese in un certo modo. Io non credo che sia questo
l’obiettivo e il merito di un impegno in questa direzione, perché se il
problema non è fare una buona legge, ma di dare un annuncio e di lanciare un
messaggio e un segnale di attenzione, di interesse, francamente non potremo
essere interessati ad un’idea e ad un percorso
di questa natura.
E vorrei dire che, anche riguardo
alla copertura finanziaria, non sappiamo quanti soldi occorrano, non si capisce
se siano necessari i 36 milioni di Euro di cui si parlava o siano, invece, i 5
milioni di cui parla il collega Senatore nel suo emendamento. C’è un
emendamento che sostituisce 36 milioni e 200 mila Euro con 5 milioni di Euro.
Non sappiamo come si possano prima ricavare 36 milioni di Euro e poi, invece,
si arrivi alla proposta di 5 milioni di Euro, posto che rimangono inalterati
gli obiettivi, i contenuti e le indicazioni anche di natura finanziaria, le
contribuzioni varie che si immagina di poter sostenere con questo
provvedimento.
Abbiamo saputo proprio nei giorni scorsi dal dottore Pantaleo che quel mutuo che avete
deciso di contrarre impegnerà per i prossimi venticinque anni una quota
importante delle risorse della Regione per favorire la possibilità di approvare
il Piano triennale per le opere pubbliche, che coprirà circa il 3 per cento
della possibilità di indebitamento che, ormai, è ridotta al lumicino per quanto
riguarda la Regione. Le risorse ormai stanno finendo e, dunque, si pone il
problema e c’è il serio rischio che per il futuro si debba fare ricorso a forme
anche di inasprimento della pressione fiscale sulla testa dei calabresi, per
fare fronte alle spese che voi avete deciso, programmato e volete sostenere.
Forse anche per questa legge, probabilmente qualche lira si troverà, però
consentitemi una battuta: non vorrei che questa, che dovrebbe essere la legge
che sostiene le politiche per la famiglia in Calabria, diventasse la legge che
sostiene le politiche per le associazioni per la famiglia in Calabria, perché
sarebbe una gran brutta cosa se, alla fine, il cuore della legge diventasse
solo l’articolo 6 della stessa legge. E questo noi lo denunceremmo. Certamente
siamo favorevoli alla promozione dell’associazionismo, ma non vorremmo che diventasse
titolare esclusivo di questo provvedimento di legge la finalizzazione di alcune
risorse esigue che saranno recuperate per garantire alcuni gruppi e alcune
associazioni.
Non credo che sia questo l’obiettivo, ma che quelle poche risorse che si troveranno debbano essere destinate a chi ne ha più bisogno, a chi ne ha più titolo rispetto ad una condizione di disagio particolare, di carattere economico e sociale.
Sicuramente, in questo contesto, condivido anche l’osservazione che faceva il collega Tommasi: non c’è un’apertura, un tenere conto della evoluzione anche di carattere morale che c’è stata, qui parliamo ancora come se fossimo ad un secolo fa. Da questo punto di vista, qualche passo in avanti c’è stato, la società si è evoluta, non siamo più ai tempi di un’organizzazione patriarcale, chiusa nella famiglia della società, è un altro il mondo e, rispetto a questo mondo, voi non lanciate un messaggio di apertura, di modernità, di progresso, ci state dicendo che dovremmo guardare al mondo con il volto rivolto all’indietro, al passato. Ma non è così, noi siamo cittadini di questa società, di questo tempo, siamo nel 2004, non nel 1914 o ’24. Da questo punto di vista, dispiace che si insista su una linea che davvero, culturalmente, è arretrata.
Non si offenda nessuno,
voi sostenete le vostre ragioni, ma quando facciamo
questa affermazione,
non la facciamo per propaganda, perché
vogliamo farci belli o vogliamo lanciare
una frase ad effetto, perché siamo convinti
davvero che c’è stata un’evoluzione profonda di usi, costumi, di rapporti sociali nelle relazioni di cui bisogna tenere conto.
Il mondo va avanti e noi non possiamo rispondere
anche alle sfide dell’innovazione, del rinnovamento, dei cambiamenti che ci sono stati e ci sono, presentando una proposta che davvero
puzza di vecchio e di antico. Da questo punto di vista, francamente, non possiamo essere d’accordo, così come non possiamo essere d’accordo nel momento in cui, alla fine, si creano solo
illusioni e si scatena una rincorsa che ha un carattere propagandistico
e retorico e si creano aspettative che non si riusciranno a fronteggiare e a
garantire.
Così come sono convinto che questo provvedimento di
legge determina vere e proprie discriminazioni che voi non potete
realizzare.Anzi, a mio avviso, avete il dovere, invece di procedere alla cieca
e in modo – come dire? – a carro armato nell’approvazione di questo
provvedimento di legge, finché siete in tempo, avete il dovere di correggerle,
perché certamente da questo punto di vista sarebbe un grave errore, sarebbe
sbagliato anche socialmente perseguire e andare avanti su una linea che produce
solo discriminazioni.
Per completare questo mio ragionamento, sono convinto
che la cosa più saggia, a questo punto del dibattito, sarebbe cogliere anche
aspetti che possono, in qualche misura, essere utilizzati nel prosieguo del
confronto per giungere ad una ipotesi che possa vedere anche possibilità di
convergenza, certamente non si può andare avanti in questo modo, non si può
pensare che quel confronto che prima non c’è stato e poteva esserci e poteva
portare anche a soluzioni utili e motivate che potevano determinare un
provvedimento di legge che non è questo, da questo punto di vista, credo che
non sarebbe cosa sbagliata e neppure da considerarsi un arretramento, una sconfitta,
una resa se si decidesse insieme di tornare al confronto nella sede consiliare
della Commissione.
Quindi, sotto questo profilo, insisto e debbo dire, per
finire, che questa proposta che è stata già presentata, in qualche maniera, va
rilanciata anche e, vorrei dire, soprattutto a tutte quelle forze che hanno una
tradizione laica, socialista e che sono pure presenti dentro il centro-destra,
la Casa delle libertà, ché non ho sentito una parola dei socialisti, dei
repubblicani, di altre forze che pure hanno ispirazioni avanzate o dovrebbero
averle su questi temi. Eppure noi vorremmo sentire cosa hanno da dire, cosa
pensano di questo provvedimento e dei connotati, dei caratteri che questo
provvedimento verrà ad assumere.
Ci auguriamo che il dibattito prosegua e che, alla fine,
si trovi una soluzione non traumatica, non il colpo di mano e il colpo di forza
numerico che, solitamente, si sta praticando ultimamente. Ricordo che anche
nell’ultima riunione della seconda Commissione sono stati approvati tutti i provvedimenti
posti all’ordine del giorno, venticinque punti, quando il centro-sinistra aveva
posto alcuni problemi seri sulla questione della contrazione del mutuo ed ha
abbandonato i lavori. A quel punto, la maggioranza ha deciso di approvarsi
tutto l’ordine del giorno.
Non è questa la strada, lo dico perché questo
provvedimento sulla famiglia ripropone e ripercorre un metodo di lavoro che non
ci porterà molto lontano in questo Consiglio regionale, anzi determinerà un
clima di scontro e di rissa di cui non avvertiamo il bisogno e che non stiamo
alimentando, però dobbiamo evitare di fare leggi che hanno anche qualche
“perla”…
Qualcuno mi dovrebbe spiegare, infatti, perché
all’ultimo punto della legge c’è scritto “la presente legge è dichiarata
urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione”, ma
troviamo un emendamento del relatore che, invece, recita: “La presente legge
regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione. E’ fatto
obbligo, a chiunque spetti, di osservarla e farla osservare come legge della
Regione Calabria”.
Vorremmo sapere come mai, per esempio, visto che
parliamo di copertura finanziaria e della mancanza della copertura finanziaria
dell’articolo 7, non si dice quando entra in vigore questa legge. Cioè noi
troviamo anche in questa formulazione di un emendamento del relatore, peraltro,
un elemento di equivoco e pericoloso, introduce un precedente di cui, secondo
me, dobbiamo stare attenti a non accettare la filosofia. Le leggi bisogna sapere quando entrano in
vigore. Nella proposta, comunque, c’è e si dice “il giorno successivo alla
pubblicazione”. La proposta di emendamento presentata dal relatore cancella,
addirittura, anche questo perché, evidentemente, c’è la convinzione che,
siccome non c’è la copertura finanziaria, siccome si dice che alla copertura si
provvede con il bilancio, con i fondi comunitari, statali e regionali, in sede
di approvazione del bilancio annuale- chissà quando e chissà come sarà
approvato-, bisogna vedere se saranno trovate le risorse e i soldi che saranno
necessari in quantità notevole, se comunque nell’emendamento Senatore almeno 5
milioni di Euro sono necessari per garantire la copertura finanziaria di questo
provvedimento, che significa 10 miliardi di vecchie lire. Tutto ciò, il modo
con cui si sta procedendo, anche alla fine, con la conclusione degli articoli 7
e 8, non ha precedenti nella conduzione e nell’attività legislativa del
Consiglio regionale.
L’Eurispes, quando dice che il Consiglio sta producendo
leggi di scarsa qualità, non sbaglia, perché se questo è il risultato, se
questa è la qualità della produzione legislativa e se questa è, in qualche
modo, paragonabile e corrisponde alla proposta di legge che si vuole fare
approvare stasera e poi se a questo si aggiungono gli emendamenti presentati
dal relatore che sono ulteriormente esemplificativi in questa direzione,
sicuramente rischiamo di andare a sbattere
verso una condizione che non credo sia quella che darà più dignità e più
capacità di qualificarsi all’attività legislativa del Consiglio regionale.
Iniziamo con l’esame dell’articolato della legge perché
non ci sono altri interventi. Prego i colleghi di stare attenti, perché ci sono
emendamenti da votare.
Prego, onorevole Nucera
Presidente, c’è il maxiemendamento presentato dal relatore.
PRESIDENTE
Quindi tutti gli
altri emendamenti presentati dalla maggioranza si
ritengono ritirati…
Giovanni
NUCERA
Vengono
assorbiti dal maxiemendamento.
PRESIDENTE
All’articolo 1 c’è un emendamento del collega Tommasi…
Presidente, prima
dell’articolo
1 c’è il titolo della legge che, erroneamente, è stato emendato, ma in realtà il
testo unico che avevo presentato era già in questi termini,
per cui il primo emendamento, quello che
sostituisce il titolo, è da dichiararsi
decaduto.
PRESIDENTE
Il titolo dice “Politiche regionali per la famiglia”.
Raffaele SENATORE
Esattamente. Nell’emendamento c’è già una proposta di modifica, poi, in realtà, lo nomina allo stesso modo.
Non è formulato sotto forma di emendamento.
(Interruzione)
Va beh, sostituisce il titolo della legge.
Onorevole Tommasi, lei ha presentato un emendamento con protocollo numero 172: “Si propone di sostituire il comma 2 dell’articolo 1 con il seguente testo:
“La Regione, con la presente legge, promuove il servizio pubblico alla famiglia, predispone ed attua iniziative e procedimenti mirati alla tutela dei componenti della famiglia, attraverso una organica e mirata politica sociale per promuovere e sostenere il diritto della famiglia al libero svolgimento delle sue funzioni, ritenendola l’ambito più importante in cui si forma e si sviluppa la personalità dell’individuo. A tal fine, nel rispetto delle convinzioni etiche dei cittadini, tutela la vita in tutte le sue fasi, con particolare attenzione alla gestante, al periodo prenatale e all’infanzia; favorisce la maternità e la paternità consapevoli, la solidarietà fra le generazioni e la parità tra uomo e donna; sostiene la corresponsabilità dei genitori negli impegni di cura e di educazione dei figli; persegue la tutela della salute dell’individuo nell’ambito familiare; attua, anche attraverso l’azione degli enti locali, politiche sociali, sanitarie, economiche e di organizzazione dei servizi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona nella famiglia. La Regione Calabria riconosce come famiglia anche le unioni di fatto e le unioni tra persone dello stesso sesso. Si intende per servizio pubblico alla famiglia ogni attività, resa con le finalità e gli obiettivi di cui alla presente legge, da strutture pubbliche o private, senza fini di lucro, che rispettino i criteri e gli standard fissati dalle leggi e dagli atti di programmazione regionale”.
Se lo vuole illustrare, ne ha facoltà.
L’emendamento,
visto che in questa legge
prevediamo incentivi, finanziamenti, va nella direzione di un concetto più generale di
famiglia, prevedendo l’inserimento delle unioni di fatto, così come
riconosciute, visto che l’articolo 30 della Costituzione prevede che i figli
nati naturali sia equiparati ai figli legittimi, credo che l’inserimento delle
unioni di fatto vada a tutelare anche i figli che nascono al di fuori del
matrimonio.
Mi sembra una norma aperta che va a riconoscere anche le
altre forme di unione.
Presidente, su questo emendamento, che mi auguro che la
maggioranza voglia accogliere, chiedo il voto per appello nominale.
PRESIDENTE
Sugli emendamenti non c’è la votazione per appello
nominale, non inauguriamo dall’inizio…
(Interruzione dell’onorevole Tommasi)
Nel Regolamento non è previsto.
Diego Antonio
TOMMASI
Presidente, io lo chiedo e lei non può che accordarmelo.
PRESIDENTE
Nel Regolamento non è previsto.
Diego Antonio TOMMASI
Presidente, legga bene il Regolamento perché c’è.
PRESIDENTE
In quello che ho letto io, non l’ho visto.
Diego Antonio TOMMASI
Allora lo faccia leggere al Segretario o al
vicesegretario che sicuramente lo sapranno.
(Interruzioni)
Diego Antonio TOMMASI
Presidente, allora facciamo una cosa molto più semplice,
così evitiamo al Segretario…
PRESIDENTE
No, noi controlliamo: se è così, non abbiamo difficoltà.
Diego Antonio TOMMASI
Io chiedo, a questo punto, la verifica del numero
legale, per vedere se possiamo continuare i lavori in Aula.
PRESIDENTE
Facciamo la verifica del numero legale. Prego, onorevole Pilieci.
Francesco PILIECI, Segretario
Fa la chiama.
Comunico l’esito della chiama: consiglieri presenti, 23.
Pertanto l’Aula è in numero legale.
Pongo in votazione l’emendamento a firma Tommasi.
(E’ respinto)
Emendamento protocollo numero 162, a firma Senatore,
all’articolo 1, comma 2: “Dopo le parole “la personalità dell'individuo”
e prima delle parole “A tal fine” aggiungere le parole “La Regione”, che pongo
direttamente in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore
all’articolo 1, comma 2: “Dopo le parole “dell'individuo nell'ambito
familiare, attua”, eliminare la parola “anche” e la virgola”, che pongo
in votazione.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 1 così come emendato.
(E’ approvato)
All’articolo 2 c’è un emendamento a firma Senatore: “All'articolo
2, comma primo, cassare “Per la realizzazione delle finalità di cui
all'articolo 1”, che pongo direttamente in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore: “All'articolo
2, comma primo, spostare “realizza i seguenti obiettivi” alla fine del primo
capoverso dopo “entro sessanta giorni”, che pongo in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore: “All'articolo
2, comma primo, n. 2), dopo “volti a” cassare “favorire”, che pongo in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore: “All'articolo
2, comma primo, n. 5), sostituire “l'uguaglianza” con “pari”, che pongo
in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 170 a firma Tommasi: “Si
propone di sostituire il comma 5 dell’articolo 2 con il seguente testo: “5.
promuovere le iniziative volte a favorire l’uguaglianza di opportunità tra uomo
e donna nella famiglia, rendendo compatibili le esigenze derivanti dagli
impegni di lavoro dei coniugi con quelli della famiglia”.
Prego, onorevole Tommasi.
Credo che questo emendamento
vada a creare una parità di diritti e di uguaglianze perché già la famiglia è
costituita da padre e madre, qui il rafforzamento sull’impegno del padre per
l’educazione del figlio è già una cosa sancita nel sacramento del matrimonio
che avete fin oggi citato. Quindi, oggi come oggi, sembra una diminutio andare
ad inserire “il padre”.
Ritengo che “promuovere le iniziative volte a favorire
l’uguaglianza di opportunità tra uomo e donna nella famiglia, rendendo
compatibili le esigenze derivanti dagli impegni di lavoro dei coniugi con
quelli della famiglia” sia, di fatto, un emendamento che semplifica il concetto
di famiglia.
Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 170.
(E’ respinto)
Altro emendamento all’articolo 2, comma 7…
Prego, onorevole Adamo.
L’emendamento
del collega Senatore…
PRESIDENTE
C’è un
maxiemendamento che avete avuto
distribuito con tutti gli emendamenti segnati…
Non è nella mia cartella, perché è un emendamento… Lo può leggere, per cortesia?
PRESIDENTE
Onorevole Adamo, eccolo lì.
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore: “All'articolo
2, comma 7, cassare le parentesi alle parole “e private”, che pongo in votazione.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2 così come emendato.
(E’ approvato)
Articolo 3. Emendamento protocollo numero 162 a firma
Senatore: “All’articolo 3, comma 10, sostituire le parole “Euro 15 milioni” con
“Euro 21 milioni”…
Presidente, non ho gli emendamenti, ho solo questo che mi hanno portato adesso. Se possiamo sospendere due minuti.
PRESIDENTE
Ci sono tutti gli emendamenti lì segnati, onorevole Adamo, per comodità anche di consultazione.
Lo rileggo: “All’articolo 3, comma 10, sostituire le
parole “Euro 15 milioni” con “Euro 21 milioni”.
Pongo in votazione l’emendamento testé letto.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3 così come emendato.
(E’ approvato)
All’articolo 4 c’è un emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore: “Al comma 3, primo capoverso, sostituire “al fine di consentire” con “consentirà”, che pongo direttamente in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore:
“All’articolo 4, comma 3, punto c), prima di “risorse” aggiungere “con l’attribuzione”, che pongo in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore:
“All’articolo 4, comma 6, sostituire le parole “all’articolo 22 della legge
regionale 5/87” con le parole “legge regionale n. 23/03”, che pongo in
votazione.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4 così come emendato.
(E’ approvato)
Articolo 5. Emendamento protocollo numero 162 a firma
Senatore: “All’articolo 5 cassare e sostituire l’intero titolo con le parole
“Potenziamento e differenziazione delle politiche familiari”, che pongo in
votazione.
(E’ approvato)
Francesco
FORTUGNO
C’è un altro emendamento all’articolo 5 da me
presentato.
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore:
“All’articolo 5, dopo il primo comma, aggiungere:
“La Regione intende perseguire, in particolare, i seguenti obiettivi:
a) promozione della formazione delle famiglie attraverso una serie di servizi di sostegno per le giovani coppie e interventi anche economici per l’accesso alla prima casa, mediante l’erogazione di buoni o contributi in conto interesse e forme di priorità nell'assegnazione in atto dell'edilizia popolare e convenzionata;
b) sostegno delle scelte di paternità e maternità attraverso l'ampliamento delle funzioni consultoriali e dei servizi per l'infanzia, nonché attraverso aiuti economici a fronte di condizioni di particolare disagio;
c) promozione di progetti culturali e di servizi relativi all'istituto familiare e all'adozione;
d) valorizzazione delle responsabilità genitoriali e delle scelte educative attraverso un riassetto dei servizi di educazione e cura, secondo il principio di sussidiarietà, riconoscendo alle famiglie l'autonomia effettiva nell'erogazione dei servizi stessi, sia nel campo dell'assistenza alla prima infanzia che in quello educativo dell'età scolare;
e) promozione e facilitazione delle scelte di inserimento nel mercato del lavoro, con rilancio adeguato della formazione professionale, nonché di reinserimento, prevedendo forme di flessibilità lavorativa legata ai carichi familiari, oltre il riconoscimento del lavoro familiare e commisurando servizi ed orari, in modo da tener conto dei tempi della famiglia e delle sue esigenze quotidiane;
f) sostegno alle scelte di cura che prevedono la
permanenza in famiglia di soggetti deboli (disabili, anziani, eccetera)
attraverso aiuti professionali, fornendo servizi di supporto anche economici in
forma di contributi o agevolazioni che possano garantire una buona qualità
della vita”.
Presidente, questo le volevo dire…
PRESIDENTE
Vuole intervenire su questo emendamento? Però è dell’onorevole Senatore…
(Interruzioni)
PRESIDENTE
Lo sto leggendo.
Francesco FORTUGNO
E’ uguale: perché non va unificato?
PRESIDENTE
Vuole unificarlo con questo
nostro, quindi vediamo se si può fare.
(Interruzioni)
Francesco FORTUGNO
Va bene, votiamo dopo il
mio, vediamo se votano contro il mio! Ma guarda che ragionamenti…!
PRESIDENTE
Se è un emendamento allo stesso articolo,
onorevole Senatore…
(Interruzione)
Stiamo calmi…
(Interruzioni)
Onorevole Fortugno, il suo emendamento…
(Interruzioni)
Giuseppe MISTORNI
Allora aspetta il risultato finale della legge!
(Interruzioni)
PRESIDENTE
Onorevole Senatore, mi faccia con calma condurre i lavori.
Onorevole Fortugno, quale emendamento dice?
(Interruzione dell’onorevole Fortugno)
Il protocollo numero 24/18. Ma dove l’ha presentato? Qui non l’abbiamo…
(Interruzioni)
Le stesse cose di quello che dice l’onorevole Senatore.
(Interruzione)
Stiamo dicendo che lo unifichiamo ed approviamo questo dell’onorevole Senatore.
Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 162.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 162 a firma Senatore:
“All’articolo 5, secondo comma, lettera a), sostituire con “per i
minori: al fine soprattutto di contrastare l'evasione scolastica,
maltrattamenti, abusi, eccetera, con centri di
ascolto, di mediazione familiare, affidamenti familiari e adozioni;”, cassando
la parola “segnalazioni” prima di “, maltrattamenti, abusi” e le parole
“attività di prevenzione” prima di “, affidamenti familiari e adozioni”, che pongo
in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo numero 171 a firma Tommasi: “Si propone di sostituire il comma 4 dell’articolo 5 con il seguente testo: “4. La Regione, tramite le Province, concede alle famiglie contributi pari al 60 per cento dell’importo massimo necessario per l’acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati fino ad un importo massimo di 10 mila Euro, al fine di agevolare l’integrazione e il reinserimento sociale e professionale di portatori di handicap. La Giunta regionale definisce annualmente, entro il 31 gennaio, le tipologie di strumenti ammissibili a contributo, le modalità e i termini per la presentazione delle richieste di contributo, la formazione delle graduatorie provinciali e l’entità dei contributi per Provincia”.
Prego, onorevole Tommasi, ha facoltà di illustrarlo.
Vorrei un po’ di chiarimenti sulla legge, nel testo proposto, il quarto comma recita: “La
Regione, tramite le Province, concede alle famiglie contributi pari al 60 per
cento dell’importo massimo necessario per l’acquisto di strumenti
tecnologicamente avanzati fino a 15 milioni”. Ma “15 milioni” di che cosa, di
Euro? Per capire, onorevole Senatore, perché non è chiaro se erano 15 milioni
di lire o euro. L’articolo 5, comma 4…
(Interruzioni)
Se
sono dollari, yen, pesetas…!
E’ un
refuso, è chiaro che sono vecchie lire, che poi devono essere tramutate in
euro, per questo chiedo il coordinamento formale.
Quale
coordinamento! C’è un emendamento, a questo punto. Dato che non era chiaro -
lei o chi ha approvato questa legge in Commissione - che si intendesse 15
milioni di lire, l’emendamento che recita: “Importo fino a 10 mila euro”,
avrebbe dovuto trasformare i 15 milioni di lire in 10 mila euro oppure 20
milioni di lire, così si va nella direzione giusta, se davvero si vuol incentivare
gli acquisti di strumenti tecnologicamente adeguati.
PRESIDENTE
Capisco
che il rapporto di cambio ormai è diventato un optional, ma 15 milioni
di lire non mi sembra siano 10 mila Euro!
Diego
Antonio TOMMASI
Le
spiego, io e il mio gruppo abbiamo previsto 10 mila euro perché 15 milioni di
lire per degli strumenti tecnologicamente avanzati erano insufficienti.
PRESIDENTE
Parere
del relatore?
Raffaele
SENATORE, relatore
Sono
d’accordo, non c’è alcun problema.
Come
vede, onorevole Tommasi, c’è la massima disponibilità.
Pongo
in votazione l’emendamento protocollo 171.
(E’
approvato)
Emendamento
protocollo 162 a firma Senatore: “All'articolo 5, comma 9, lettera a), punto 2,
sostituire “portatore di handicap” con le parole “con diverse abilità”, che pongo in votazione.
(E’
approvato)
Pongo
in votazione l’articolo 5 così come emendato.
(E’
approvato)
Articolo
6. Emendamento protocollo 162 a firma Senatore: “All’articolo 6, secondo
comma, cassare le parole “tenuto presso l'Assessorato alla famiglia e aggiornato
annualmente”, che pongo
direttamente in votazione.
(E’
approvato)
Emendamento
protocollo 162 a firma Senatore: “All’articolo 6, comma 3, cassare
“dell’assessore alla famiglia”,
che pongo in votazione.
(E’
approvato)
Emendamento
protocollo 162 a firma Senatore: “All’articolo 6, comma 4, cassare
“presso l'assessorato alle politiche familiari” e alla lettera a) cassare
“l'assessore regionale alla famiglia” e aggiungere le parole “Il Presidente
della Giunta”, che pongo
direttamente in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento
protocollo 10 a firma Senatore: “All’articolo 6, comma 10, aggiungere
dopo la parola “legge” la seguente “regionale” e dopo il numero “39” le
seguenti “/95”, che pongo
direttamente in votazione.
(E’ approvato)
Emendamento
protocollo 162 a firma Senatore: “All’articolo 6, comma 11, cassare
“L'assessore regionale alle politiche familiari” e aggiungere “Il Presidente
della Giunta”, che pongo
direttamente in votazione.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6 così come emendato.
(E’ approvato)
Articolo 7…
(Interruzione)
Prego, onorevole Senatore.
Vorrei intervenire sull’articolo 7. Ritiro questa norma finanziaria e la sostituiamo con quella definita dalla Commissione, nella quale diciamo…
PRESIDENTE
Quindi l’emendamento al comma 2 dell’articolo 7 è ritirato.
Raffaele
SENATORE, relatore
Sì, il comma 2 dell’articolo 7 è ritirato.
PRESIDENTE
Quindi votiamo l’articolo 7 così com’era originariamente.
Raffaele SENATORE, relatore
Sì, secondo la norma che è stata definita dalla Commissione.
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Emendamento protocollo 162 a firma Senatore: “All’articolo 8 si chiede di cassare tutto il comma 1 e di sostituirlo con il seguente testo: “La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria. E’ fatto obbligo, a chiunque spetti, di osservarla e farla osservare come legge della Regione Calabria”.
Raffaele SENATORE, relatore
Sì, in effetti è una vecchia edizione, è sufficiente mettere quella che ormai è diventata una prassi anche per la Regione Calabria, cioè “La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria. E’ fatto obbligo, a chiunque spetti, di osservarla e farla osservare…”, come la formula per la promulgazione della legge.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento in discussione.
(E’ approvato)
Si autorizza il coordinamento formale.
Si passa alle dichiarazioni di voto, perché gli articoli sono stati tutti approvati.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Sarò breve, perché le
ragioni di un nostro voto contrario sono state
ampiamente illustrate in
fase di dibattito generale,
ma intervengo perché nella fase di approvazione degli emendamenti - quando io non ero provvisto del testo degli stessi -
forse mi sarà sfuggito, l’Aula ha approvato un emendamento al primo comma dell’articolo 1 che, proseguendo
dopo il punto, dovrebbe recitare: “La famiglia fondata sul matrimonio o, comunque, composta da persone unite
da vincoli giuridici di
parentela, adozione o affinità”. Poi aggiunge: “Ai fini della presente legge,
il concepito è considerato componente della famiglia”.
Qui
non voglio introdurre, collega Gagliardi, una discussione sull’inizio della
vita, però chiedo – soprattutto al Presidente della Giunta regionale che è
esperto in materia – se, ai fini del riconoscimento giuridico, è coerente dal
punto di vista costituzionale l’assunzione del concepito come soggetto
destinatario di un provvedimento di legge di questo tipo. Non mi risulta che,
allo stato, la Costituzione italiana preveda l’anagrafe dei concepiti.
Io penso che, per tale ragione, la legge approvata sia incostituzionale, per cui ritengo che si faccia bene a non approvarla stasera, bocciarla, ritornare in Aula e discutere dopo il riesame in Commissione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Presidente, le motivazioni di ordine politico credo siano state ben esposte nell’intervento precedente. Voglio soltanto registrare che, in corso di discussione, è stato approvato un emendamento - proposto da Tommasi - proponente un incremento: prima vi era la previsione di 15 milioni e non si sarebbe capito di che cosa se qualcuno non avesse fatto l’emendamento, potevano essere 15 milioni di euro e dovevano esserlo! Perché, oggi come oggi, l’Italia e l’Europa vanno avanti con l’euro. Nella legge che si stava per votare era previsto che ogni famiglia potesse avere un finanziamento di 15 milioni, che potevano essere euro, per strumenti tecnologici avanzati. Una distrazione, una faciloneria, questa la dice tutta di come questa legge sia una legge trucco, un libro dei sogni che non ha basi finanziarie su cui poggiarsi. Questo emendamento viene approvato, da 15 milioni,che dovevano essere di euro, diventano 10 mila Euro.
Allora, Presidente,
i dubbi che molti miei colleghi hanno espresso
sulla validità finanziaria di
questo provvedimento, li ho dimostrati con l’approvazione che voi avete voluto
di questo emendamento. E’ grave, Presidente, che noi prendiamo in giro le
famiglie calabresi.
Non
capisco, poi, gli articoli 7 e 8, con quali finanziamenti e nel momento in cui
la legge viene iscritta sul Bollettino Ufficiale come viene applicata, se non
ci sono fondi.
Presidente,
con grande senso di responsabilità le chiediamo di ritirare la legge, di
portarla in Commissione e, successivamente, in Commissione finanziaria, perché
se vogliamo rendere un servizio alle famiglie calabresi, facciamolo seriamente
e non con slogan. Perciò il voto dei Verdi è contrario ed auspichiamo
che un atto di buonsenso di questa maggioranza faccia ritirare questa legge per
discuterla seriamente, perché anche il centro-sinistra vuole approvare una
legge, ma che sia vera e si possa applicare.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Brevemente, Presidente, perché la penso in maniera diversa rispetto al collega Tommasi, perché penso che stasera la Calabria abbia scritto una delle pagine più belle della sua storia moderna. Stasera la Calabria è ricca di un’attenzione di socialità, di un’attenzione di fermento spirituale, di una ritrovata storia di convivenza sociale, è ricca per il mantenimento della sua forte e nobile tradizione.
Mancava questa legge alla Calabria, più di tante altre leggi che non ci sono, più di tante altre leggi fatte e mai completamente attuate. Questa legge pone la Calabria al centro della civiltà del Mediterraneo, anche e soprattutto nell’azione di promozione sociale che essa emana.
Ecco, non è una dichiarazione di enfasi e di gioia, ma è la presa d’atto di una condizione della coscienza e dell’animo a cui, oggi, per fortuna, abbiamo messo fine.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.
Una breve dichiarazione di voto prima di esprimere il mio no.
Che questa è una regione che ha santi e beati, lo sappiamo; che poi la santificazione diventa regola e norma di vita sociale della Calabria, non lo sapevamo!
Abbiamo ascoltato due lezioni sul rapporto famiglia-procreazione-spiritualità.
Io sono profondamente ammirato dalle lezioni che ci sono state date sul
concetto della famiglia, ma penso che poi, banalmente, la famiglia sia un
organismo sociale all’interno del quale noi istituiamo le regole
dell’educazione, della convivenza, le regole prioritarie per la società e penso
che le regole siano fondamentali rispetto all’ipocrisia della spiritualità che,
molte volte, nasconde nefandezze e dolori che si vogliono coprire con una legge
inutile.
Ringrazio
coloro che ci hanno dato lezioni di spiritualità, probabilmente da oggi in poi
verremo qui col Corano o con la Bibbia a fare le leggi, non come cittadini di
questa Calabria che vogliono fare delle norme che valgano per tutti!
Però,
vorrei ricordare qui ai miei colleghi Nucera, Gagliardi, che hanno anche fatto
citazioni dotte, che c’è una pletora, migliaia e migliaia di studiosi, di
sociologi che dicono l’opposto, laddove si vive nell’Africa, nell’Asia, nelle
Americhe, dove ci sono culture che non sono quella vostra, che vengono e
crescono nella organicità del territorio, che non hanno i vincoli di dover fare
l’amore soltanto per procreare, perché anche lì siete falsi, quando portate ad
osannare la famiglia come il lato massimo della religione e, ipocritamente,
negate le cose che fate nel privato.
Allora questa è una legge che non abbiamo criticato per il concetto di famiglia, ognuno di noi ne ha un concetto diverso, vi abbiamo criticato e vi chiediamo di ritirare questa legge perché state prendendo in giro le famiglie, non potete dare loro una lira, sapete di ingannarle, sapete che non potete fare nulla e state sperando nell’illusione delle povertà di queste famiglie, perché avete fatto una legge non sulla famiglia, ma sulle disgrazie, sulle povertà della stessa. Quella legge può intervenire laddove ci sono famiglie disagiate, che non hanno una felicità perché hanno dei problemi. Voi intervenite sul vecchio, sull’handicappato, sul figlio bisognoso, avete sviluppato la parte peggiore della famiglia, non l’idea della famiglia come organismo sociale.
Bene, state ingannando dei poveri sventurati
calabresi che sperano di avere qualche
migliaio di euro per qualche intervento in
qualche cosa e voi non glieli
darete mai, perché state dando soltanto l’illusione e il voto di scambio. Voi
sapete a chi parlate e sapete che a quelle persone a cui parlate state
chiedendo un voto, non gli state dando una legge per la famiglia! Ecco perché
siete ipocriti e rinnegate quel concetto di cristianità, di cattolicità di cui
vi siete ammantati questa sera. Questo è il senso di questa cosa.
Avete
illuso anche i presenti che vi hanno applaudito, perché fra quindici giorni,
quando faremo la legge Finanziaria, verificheremo quanti soldi darete a questi
gruppi e a queste associazioni, a queste famiglie che hanno bisogno. Allora
aspetto voi del pubblico a venire qui dentro, a sapere quanti soldi hanno
immesso, in quale Upb hanno messo i soldi per le famiglie. Vi sfidiamo in
questo!
Voi
approvate questa legge? Venite qui quando ci sarà l’assessore al bilancio e
spiegate a loro quanti soldi darete per le famiglie della Calabria!
Ecco
perché dovete ritirarla questa legge, è una vergogna, non è un atto di civiltà,
è una vergogna verso la Calabria.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Chiaravalloti. Ne ha facoltà.
A proposito della condizione
del concepito, mi sembra che nella nostra tradizione giuridica il concepito venga parificato al nato nelle
situazioni a lui favorevoli, mentre invece non si tiene conto delle situazioni
eventualmente sfavorevoli. E’ una regola di civiltà antica di almeno venti
secoli espressa dal brocardo latino: conceptus pro iam natu habetur,
quandoque eius commodo agitur. Questo era il principio della nostra
tradizione, non so quanto sposi con questa legge. Mi sembra che sia esatto
ammetterlo agli stessi benefici. Del resto, una considerazione abbastanza
empirica: poniamo il caso del padre che muore quando il figlio è già concepito,
non mi sembra che sia una ragione per escludere il nascituro dai benefici che
gli potrebbero derivare.
Se
era questo che mi si chiedeva, può darsi che abbia capito male.
No,
lei sicuramente avrà letto il testo. Qui è scritto testualmente: “Il concepito,
ai fini della presente legge, è considerato componente della famiglia”. Lei ha
dato un’altra risposta…
(Interruzione del Presidente della Giunta)
“componente della famiglia”,
il nucleo dei componenti della
famiglia, cioè, assume il concepito. A me sembra che, da questo punto di vista, ci sia, rispetto a quanto
lei ha affermato, una forzatura assai evidente, per come è stato scritto il
testo.
(Interruzione del Presidente della Giunta)
“componente della famiglia”.
(Interruzione del Presidente della Giunta)
E non mi sembra che la Costituzione italiana preveda questo tipo di condizione giuridica.
PRESIDENTE
Più avanti vedremo.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.
Presidente, faccio
una brevissima dichiarazione per esprimere il
voto contrario, soprattutto per una ragione, perché personalmente
credo che questa proposta di legge, che adesso
stiamo per licenziare nel Consiglio regionale,
esprima un grandissimo ed anche – io dico – inquietante progetto che, sostanzialmente, è fortemente ipocrita perché, da una parte, si dice che in Calabria si vuole fare
una politica per le famiglie e, quindi, si vorrebbero garantire sostegni, promozione,
interventi, contemporaneamente, in
Italia e in Calabria in modo particolare,
le famiglie vengono colpite pesantemente da
scelte, da politiche, da strategie
che portano all’impoverimento delle
famiglie.
Io credo ci sia una vera e
propria contraddizione grave e noi
dobbiamo farla emergere, perché proprio oggi, in questo Paese, in questa
regione, assistiamo ad un generale impoverimento
delle famiglie e, qui, il centro-destra nel Consiglio regionale della Calabria ci viene a dire che sostiene,
valorizza, promuove la famiglia e vuole intervenire a suo favore, a suo
sostegno.
Non ci sono soldi in questa
legge, risorse finanziarie certe e,
francamente, debbo dire che l’inganno è ancora più grave, ove si pensi che si
arriva, addirittura, a ritenere che
il concepito, secondo l’articolo 1,
quello che garantisce le finalità della legge, diventa componente della famiglia.
Ho sentito adesso il
Presidente Chiaravalloti - che sicuramente, in fatto di diritto, ha ragione da
vendere -, ma parla di una tradizione che
affonda nei secoli, da venti secoli a questa parte. Ma noi qui parliamo di
leggi e di diritto, parliamo di Costituzione
e, certamente, non esiste atto legislativo di questa Repubblica che consenta di
immaginare che la famiglia possa essere composta dalle persone e dai concepiti,
voglio dire che è un’innovazione che mette la Calabria, in una condizione per
la quale non siamo più avanti degli altri. Penso che con questo provvedimento,
che aggrava il già grave contenuto della legge, noi ci collochiamo davvero
nella retroguardia rispetto alle regioni ed ai Paesi culturalmente avanzati.
E’
inimmaginabile, è gravissimo quello che si va ad approvare da questo punto di
vista. Avrei voluto rivolgere un appello a quei settori, cosiddetti laici, che
ci sono nel centro-destra, ci sono i socialisti, i repubblicani, altre forze
laiche, che non hanno detto una parola. E’ strano ed è assordante il silenzio
di questi pezzi del centro-destra attorno a queste questioni che investono la
coscienza di ognuno di noi e su cui ognuno vorrebbe esprimere liberamente il
proprio pensiero e la propria opinione. Insomma, quando mai un socialista ha
ritenuto di accettare un’idea di questa natura che, invece, oggi viene
approvata quasi en passant, fatta proprio dal Consiglio regionale!
Quindi
mantengo queste opinioni contrarie e voterò contro il provvedimento nel suo
complesso.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Mistorni. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
noi Popolari della Margherita, con forte preoccupazione e anche crisi, voteremo a favore della legge sulla famiglia, perché crediamo
nel valore della famiglia, perché da tanto tempo ci auguravamo che questa legge,
finalmente, venisse approvata, se ne parla perlomeno da due legislature, da
parecchie legislature, però volevamo e ci auguravamo che su alcune cose fosse
più chiara e veramente esplicata nell’interesse della famiglia.
Purtroppo, constatiamo che non c’è copertura finanziaria e,
quindi, probabilmente, deluderemo molte aspettative.
L’augurio qual è? Che possa essere emendata, nel tempo rivista, proprio per cercare di renderla efficiente ed efficace. Per questioni di coscienza, mi sento di votare si, come lo stesso il collega Fortugno, e non è con questo che siamo contro un’impostazione generale della coalizione. Nella coalizione si discute, vi è democrazia e vi è anche libertà di espressione su atti di una certa problematica che attiene alla persona umana e alla coscienza di ciascuno di noi. Quindi non è venir meno a quello che è un patto tra di noi di coalizione, ma è soltanto questione di coscienza. Io mi sento un cattolico come tanti altri, non di meno dell’amico Nucera che, magari, lo enfatizza, quasi per assumere dei meriti che non sono suoi, ma di tutti, perché la famiglia appartiene a tutti e nella famiglia crediamo tutti.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Morrone. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi, prendo la parola con un po’ di difficoltà, perché l’argomento trattato è tanto importante che, per coscienza, non mi obbliga al vincolo di coalizione. Dico questo perché noi crediamo molto nei valori della famiglia, il mio partito, io che sono sempre stato di estrazione cattolica credo che la famiglia sia la cosa più importante a cui ognuno di noi tiene sopra ogni altra cosa.
Quindi, non mi sento di votare contro questa legge che enuncia dei princìpi, anche se con dei limiti che i miei colleghi hanno evidenziato, che fondamentalmente condivido. Il mio partito pone al centro dell’azione politica l’uomo con i suoi problemi, il principio della solidarietà, della sussidiarietà, quindi non posso votare contro una legge che enuncia questi princìpi.
Certo, avremmo preferito una legge come quella della Regione Lombardia, dove la famiglia
diventa protagonista, soggetto protagonista e non soggetto che fruisce dei
servizi, ma non si può avere tutto e quindi, comunque, con gli altri colleghi
di Alleanza popolare Udeur voteremo a favore di questa legge.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Fortugno. Ne ha facoltà.
La legge, così emendata,
rispetta i nostri princìpi morali di cattolici democratici, anche se si poteva
e – mi dice l’onorevole Mistorni, mio capogruppo
– si dovrà migliorare, soprattutto si dovranno trovare i finanziamenti per
poter, veramente, attuare questa legge.
Ritengo che l’approvazione,
il voto favorevole che noi diamo - come già ha detto l’onorevole Mistorni - non
è né un problema di maggioranza né di minoranza, è un problema di appartenenza morale ed anche della nostra
cultura di cattolici democratici.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Tripodi Pasquale. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per preannunciare il mio voto favorevole, anche se esprimo alcune perplessità e non tanto sulla condivisione dell’impianto della legge che condivido, sia per princìpi personali che per appartenenza ad una forza politica che di queste cose fa, quasi,una ragione di esistenza il proprio credo, come condivido anche l’impostazione che è un essere umano vero e proprio quel feto fecondato, dal momento stesso del concepimento.
Su questo non mi trovo, ma se l’impegno che abbiamo preso stasera ed alcuni termini hanno ancora un senso, come i contratti che stasera stipuliamo con i calabresi e se l’onore – ancora questa fantomatica parola– ha un senso, l’impegno quest’Aula lo deve prendere non adesso, stasera, ma nella redazione del bilancio.
Io ci credo poco, lo devo dire onestamente e per questo mi rivolgo, non tanto ai colleghi, quanto a chi in questa
legge ha fiducia, a chi su questa ripone
delle speranze, a coloro che operano nel
settore e ritengono che questo strumento che
approviamo stasera - anche con il voto favorevole del mio gruppo politico - possa determinare
quei cambiamenti nella
società calabrese che porteranno, se sostenuti da un adeguato importo finanziario, delle novità in Calabria. Però, quando mi
si dice – e ne sono convinto e mi rivolgo anche agli operatori – che la Regione Calabria – mi rivolgo soprattutto al relatore che nella sua qualità sia
anche un severo “guardiano” dell’applicazione
di questa norma
finanziaria – compatibilmente con le
disponibilità del bilancio regionale, assicura il raggiungimento per ogni famiglia del minimo di sopravvivenza, di risorse idonee a consentire un’esistenza libera e dignitosa, di questo chiederemo il conto,
saremo vigili e non per prese di posizione politica,
perché su questa legge non ritengo che, né in Commissione né in quest’Aula,
almeno la forza politica a cui appartengo
ha fatto una questione di appartenenza a schieramenti; si è battuta per una
corretta applicazione di una norma che, in ogni caso, se non ha la
disponibilità economica adeguata, non vedrà conseguiti i propri scopi.
Su
questo, onorevole Senatore, onorevoli colleghi, vi prego caldamente già da
stasera di porre in essere tutti gli strumenti che abbiamo per assicurare
un’adeguata copertura finanziaria a questa legge, perché so – e voi lo sapete –
che di strumenti economici come i finanziamenti della Comunità europea o
statali ce ne sono ben pochi.
Tornando
indietro, se la parola che ho detto, “onore”, ha ancora un senso – e per me lo
ha – è un contratto che stasera stipuliamo con la società calabrese, a cui,
credo, né io né voi vogliamo sottrarci.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.
Brevemente, Presidente, non solo per rispondere all’acceso dibattito che c’è stato stasera in quest’Aula, un lunghissimo dibattito, d’altra parte l’oggetto della discussione è così importante che non potevamo esimerci dal farlo, c’è chi, come me, riesce ad esprimersi in pochi minuti, ci sono altri che, probabilmente avendo cose più importanti delle mie da dire, hanno avuto bisogno di prendersi dei tempi più lunghi.
Adesso intervengo solo per esprimere la mia soddisfazione di relatore, ma anche la soddisfazione del gruppo politico che rappresento stasera in Aula per l’approvazione della legge.
Già nel momento della sua formulazione, insieme agli altri relatori, avevamo la consapevolezza di due momenti importanti: uno era quello politico-culturale che ci differenziava rispetto ad altri gruppi di questo Consiglio regionale e quindi, in qualche modo, abbiamo voluto fare una bandiera di principio sull’istituzione della famiglia fondata sul matrimonio. Stasera prendo atto ed apprezzo il voto favorevole del gruppo della Margherita e del gruppo dell’Udeur, ma devo anche stigmatizzare che nel momento in cui dovevamo votare i vari articoli, proprio stasera l’intera opposizione - tranne l’onorevole Tommasi che ha contribuito a tenere in Aula il numero legale – in realtà la sinistra, devo dire, ha abbandonato l’Aula.
Questo non è solo un momento mio di riflessione, ma
credo anche dei calabresi
perché voi, amici cari della opposizione, fate bene, parlate bene, ma poi
razzolate male, nel senso che siete sempre presenti quando pensate di prendervi
meriti che non avete.
Quanto
alla disponibilità finanziaria di questo provvedimento, onorevole Tripodi, nel
momento in cui noi abbiamo voluto fortemente questa legge, sapevamo, oggi come
domani, che la Calabria non è una regione ricca. Lo sapevamo da tempo, lo
sappiamo da secoli, paghiamo un grossissimo prezzo anche per la vostra politica
dissennata sul piano economico. Oggi non potete immaginare che per forza e a
tutti i costi la legge che stasera stiamo votando debba essere attuata
l’indomani mattina.
Questa
è una legge non solo di principio, una legge che va, sicuramente, verso un
miglioramento delle politiche per la famiglia, ma è anche una legge che non
vuole essere – come ho detto nella mia relazione – con nessun proclama.
E’
una legge che vuol andare incontro alle esigenze delle famiglie calabresi, ma
questo non significa che stasera a tutti i costi, o nel corso di questo mese o
di quest’anno, dobbiamo trovare i finanziamenti adeguati affinché d’embleé
si possa dare risposta a tutto come voi vorreste fare richiamandoci davanti
alla opinione pubblica calabrese.
Onorevole
Tripodi, ho ascoltato con grande attenzione quello che ha detto e vorrei che
questa mia dichiarazione di voto favorevole lei l’ascoltasse a futura memoria
proprio perché noi ci riteniamo - come lei dice - uomini d’onore. Quindi, non
c’è dubbio che non abbiamo voluto prendere in giro le famiglie calabresi né
tanto meno coloro che stasera ci ascoltano a vario titolo.
Siamo
fortemente convinti, ma devo denunciare una situazione di ostacolo costante
verso la legge, stasera siamo alla fase conclusiva di una legge importantissima
per la Calabria, soprattutto per i princìpi che enuncia, non solo per i soldi -
perché da questo punto di vista, sicuramente, la Giunta regionale e il
Consiglio regionale daranno tutto quello che sarà possibile dare senza mettere
paletti perché non servono. Lo sappiamo noi e lo sanno i calabresi che la
Calabria non naviga nell’oro, ma abbiamo, sicuramente, dimostrato la buona
volontà di fare cose verso la Calabria e i calabresi e verso la famiglia
calabrese della quale, sicuramente, c’è un grandissimo bisogno e forse proprio
in questo Consiglio, stasera, abbiamo scritto una delle migliori pagine della
storia calabrese.
Mi auguro che questo possa non toccare i 36 milioni di euro così come era programmato, mi auguro che si possa avere di più, ma sanno benissimo i calabresi, e soprattutto chi ci ascolta, che questo non è un traguardo che si può raggiungere in un mese o un anno, ma che sicuramente verrà raggiunto a breve facendo una politica economica e sulla produttività dei calabresi, anche per dare forza agli stessi.
Dichiaro
quindi il mio voto favorevole. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
Non
ci sono altri interventi per cui pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Permettetemi
di esprimere la mia soddisfazione in quanto sono stato uno dei presentatori di
questa legge, oltretutto il titolo che viene dato con l’emendamento presentato
è “Politiche regionali per la famiglia” che è quello che avevo dato al mio
progetto di legge sulla famiglia.
Credo
che questa sia una pagina importante per tutto il Consiglio regionale.
Si
passa adesso all’altro punto all’ordine del giorno che recita: progetti di legge unificati numeri 369/6^ e
438/7^, recanti “Norme per l’individuazione dei prodotti a base di latte e
tradizionalmente fabbricate”.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo il rinvio di questo disegno di legge perché l’assessore Dima ha chiesto di fornire altri elementi e di poter apportare miglioramenti allo stesso disegno di legge. Però chiedo che venga messo al primo punto dell’ordine del giorno di lunedì prossimo.
Contemporaneamente voglio però chiedere se è possibile discutere il progetto di legge numero 444/7^, recante “Modifiche ed integrazione alla legge regionale 14 febbraio 1996, numero 3”.
Pongo in votazione l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno che diventa punto tre e riguarda il progetto di legge numero 444/7^ a firma dei consiglieri Sarra ed altri, recante: “Modifiche ed integrazione alla legge regionale 14 febbraio 1996, numero 3”.
(Il Consiglio approva)
Allora il progetto di legge è inserito al terzo punto all’ordine del giorno come chiesto dall’onorevole Galati.
Michelangelo TRIPODI
Presidente, ci vogliono i due terzi per l’inserimento o no?
PRESIDENTE
Era già inserito all’ordine del giorno…
Michelangelo TRIPODI
Nella sua convocazione non c’è.
Le spiego subito. L’ordine del giorno diceva che
saranno portati in Consiglio tutti i
provvedimenti di legge approvati dalle Commissioni
quindi era già in Consiglio. L’onorevole Galati, ha chiesto che venga messo al
terzo punto e non all’ultimo. Quindi non c’è un inserimento nuovo perché i
provvedimenti di legge approvati dalle Commissioni – è scritto nell’ordine del
giorno – possono essere tutti portati in Consiglio, altrimenti avrebbe ragione
lei e come abbiamo fatto altre volte non avremmo proceduto.
A questa legge è stato
presentato emendamento a firma dei colleghi Crea, Tesoriere, Pezzimenti…
(Interruzione)
…stiamo discutendo delle
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 14 febbraio 1996, n. 3”.
E’ stato presentato un
emendamento a firma dei colleghi Crea, Tesoriere, Pezzimenti e Sarra che così
recita…
Pongo in votazione l’emendamento…
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Intervengo perché ripropongo in Aula il voto contrario dei Democratici di sinistra su questo provvedimento. Ovviamente non ne discutiamo la legittimità ma…
(Interruzione)
Io pensavo fosse una dichiarazione di voto.
PRESIDENTE
Questo è un emendamento…
Nicola ADAMO
Sembrava che si stesse passando alla votazione finale.
PRESIDENTE
Stiamo discutendo su un emendamento alla legge non della legge quindi se lei deve fare una dichiarazione di voto la faccia dopo.
(Interruzione)
Procediamo allora alla distribuzione dell’emendamento.
Siccome la legge è composta da due articoli più un emendamento, all’articolo 1 non ci sono emendamenti.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
All’articolo 2 è stato presentato emendamento a firma Crea, Tesoriere, Pezzimenti, Sarra che così recita “La presente disposizione dispiega i propri effetti a decorrere dalla presente legislatura”.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2 per come emendato.
(E’ approvato)
All’articolo 3 è stato presentato emendamento collegato a questo che avete distribuito che così recita “La disposizione di cui all’art. 19, comma 3, della legge regionale 14 febbraio 1996, n. 3 nel testo modificato dall’articolo 32 comma 10 della legge regionale 26 giugno 2003, n. 8 si applica nei confronti dei consiglieri che cesseranno il loro mandato a decorrere dalla presente legislatura”.
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3 per come emendato.
(E’ approvato)
L’articolo 3 originario della legge diventa quindi articolo 4. Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Per dichiarazione di voto ha
chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, vorrei
fare una breve dichiarazione di voto per esprimere il voto contrario, che
peraltro avevo già dichiarato in seconda Commissione consiliare.
Ritenevo, così come avevo
già espresso nella precedente riunione della Commissione, opportuno un
ripensamento e una riflessione su questo provvedimento. Era stato chiesto e
sollecitato da diversi gruppi nell’ambito della seconda Commissione uno stop,
un blocco del provvedimento per evitare che si andasse oltre.
Si è ritenuto, invece, di
procedere alla sua approvazione in Commissione ma soprattutto di chiedere
l’inversione, addirittura, dell’ordine del giorno per arrivare all’approvazione
del Consiglio regionale.
Le ragioni contrarie sono di
due aspetti. Il primo riguarda una necessità che io avverto, che in una
condizione particolare che noi conosciamo nella nostra regione non vi sia una scelta che oggettivamente riporterebbe il
Consiglio regionale al centro di tante polemiche che noi vorremmo non si
ripetessero, basti ricordare ancora che fino a poco tempo fa c’è stata una
campagna pesante di delegittimazione della massima istituzione elettiva della
Regione, appunto il Consiglio regionale, scatenata da varie parti a seguito
anche della cosiddetta legge sul “concorsone”.
Certamente,
non abbiamo bisogno nella fase che si apre della vita del Consiglio regionale
di ripetere quell’esperienza. Ed è quindi un errore voler andare a tutti i
costi all’approvazione di un provvedimento che rappresenta formalmente un
adeguamento della indennità dei consiglieri regionali alle indennità che sono
percepite dai consiglieri regionali di altre Regioni.
Sicuramente
– ed è questo il secondo aspetto che voglio sollevare –, credo che ci sia un
problema di sostanza oltre che formale. Non si può dire che dobbiamo adeguare
le indennità dei consiglieri regionali a quelle delle altre Regioni, senza
aggiungere che intanto se un problema di adeguamento lo si deve porre è quello
per il reddito pro capite dei calabresi… Noi siamo la regione – lo voglio
ricordare – che ha il reddito pro capite più basso d’Italia.
Se un
problema di adeguamento dei redditi, non sul piano demagogico ma su quello concreto
si pone rispetto alla media nazionale, riguarda l’intero complesso della società
calabrese. A quel punto si potrebbe porre un ragionamento che dice “adeguiamo
anche l’indennità dei consiglieri regionali” ma tutto questo non avviene.
Noi
che abbiamo il potere di adeguare le indennità, decidiamo invece che queste
indennità devono essere adeguate e rapportate a quelle degli altri consiglieri
regionali . Credo che sia un errore e un messaggio sbagliato che si lancia ad
una società che invece si impoverisce sempre più.
Abbiamo
gli ultimi dati che segnalano non solo l’aumento della disoccupazione in
Calabria, ma l’aumento delle fasce di povertà. Il 31 per cento dei calabresi ha
un reddito sotto la soglia della povertà.
Mi
pare che sia offensivo in questo momento dire che i consiglieri regionali
calabresi decidono direttamente un adeguamento della indennità che corrisponde
ad un aumento di 1.700 euro lorde mensili, che praticamente significa più del
doppio di quanto percepisce un lavoratore socialmente utile al mese, anzi molto
di più perché un lavoratore socialmente utile percepisce circa 420 euro al
mese.
Qui
si va ad un aumento lordo di 1.700 euro mensili, quattro volte tanto.
Francamente,
mi sembra sbagliata ed inopportuna questa scelta. E’ grave che si voglia a
tutti i costi insistere. Rendiamoci conto che un lavoratore socialmente utile e
di pubblica utilità percepisce mensilmente 400 euro.
Qui
si dice adeguiamo perché dobbiamo adeguare ad ogni costo l’indennità dei
consiglieri regionali e l’adeguamento ammonta a 1.700 euro mensili, cioè lordi
circa 3 milioni e 500 mila lire al mese.
Io
non ci sto e ritengo che è un errore andare avanti e chiedo, quindi, Presidente
che venga sospesa a questo punto la discussione e non si proceda oltre.
Per
il resto, Presidente, mi appello alla sua attenzione e sensibilità.
In
un’altra occasione, alcuni mesi fa ricordo che proprio lei ha aderito alla
sollecitazione che da più parti è avvenuta e non si è andati avanti. Non vedo
che cosa è cambiato rispetto ad allora, Presidente. Non vedo le ragioni per
andare in questa direzione, vedo invece ancora di più rispetto ad allora la
inopportunità del provvedimento e la gravità, l’enormità di una operazione di
questo genere che francamente non si capisce quale significato abbia sul piano
politico, perché lancia un messaggio sbagliato ai calabresi che dice che i
consiglieri regionali pensano solo a sé stessi.
E’
sbagliato un segnale di questo genere che può anche alimentare campagne di
destabilizzazione come ci sono state nel passato ed è grave ripetere l’errore.
Se errare è umano perseverare è diabolico.
Questo
è un atto che si colloca sul secondo versante, significa che si vuole
perseverare su una linea che già ha fatto fallimento e che è stata condannata
ampiamente dalla società calabrese.
Ribadisco,
quindi, il mio voto contrario.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Amendola. Ne ha facoltà.
Presidente, io intervengo per ribadire il mio voto contrario a questo provvedimento, il mio voto convinto e contrario a questo provvedimento.
Già questa mattina in seconda Commissione avevo detto un no motivato a causa della opportunità
in questo momento di non accogliere questo provvedimento. Non avevo ancora
letto il testo per la verità e quello che mi ritrovo oggi in Aula mi convince
ancor di più a ribadire quel voto motivato e dire un no convinto non solo per le ragioni che enunciava il collega
Tripodi poc’anzi.
La
situazione calabrese, la crisi che c’è in questa regione, io aggiungerei le
continue chiusure di aziende e di fabbriche, i lavoratori disoccupati alla
ricerca di una collocazione che in questa regione non viene. Ma anche le
discussioni che abbiamo fatto in questi mesi sui lavoratori di pubblica
utilità, sui lavoratori socialmente utili e su tutto il precario che c’è in
questa regione.
Perciò,
ritengo sbagliato discutere oggi di questi aumenti per quanto riguarda il
salario dei consiglieri regionali.
Non
solo, ritengo che ancora una volta noi discutiamo dei privilegi dei consiglieri
regionali.
Vedete,
il problema non è quello soltanto di discutere delle indennità. Leggevo in
questi giorni che ci sono Regioni che hanno indennità superiori, non è questo
il problema. Altre Regioni non hanno i privilegi che ci sono qui dentro. Non è
possibile, e questa è una stortura a mio avviso delle regole e dello stesso
Statuto calabrese, avere 15 monogruppi su 20-21 gruppi.
Non è
possibile pensare a tutele di questo tipo, pensare ad inventarsi prima i gruppi
e quindi diventare monogruppi e poi chiedere gli aumenti delle indennità.
Vedete,
la cosa che mi colpisce è che c’è una forbice che da 100 arriva ad 80, da 100
per parlare dei Presidenti e poi arriva all’80 per cento per i consiglieri
regionali, cosiddetti “semplici” aggiungerei.
Mi
sono chiesto: chi sono i consiglieri regionali semplici? Se escludiamo i
Presidenti, se escludiamo gli assessori e i Vicepresidente, se escludiamo i
segretari e anche tutti quei monogruppi, molto probabilmente forse manche
qualche nome. Anziché mettere 80 per cento per i consiglieri regionali
bisognava mettere quei due-tre consiglieri regionali cosiddetti semplici, che
qualche cronista qualche giorno fa addirittura tale quel consigliere che alza
la mano, non pensando o non sapendo che molto probabilmente chi alza la mano
non sono i consiglieri semplici. Forse c’è qualche assessore, qualche
Presidente di Commissione; ecco, io credo che sia sbagliato oggi ragionare
rispetto a emolumenti che a mio avviso potevano essere evitati.
Ritengo
che non diamo un bel grande segnale a tutti quei cittadini calabresi che sono
alla ricerca del primo posto di lavoro. Ecco perché se questa mattina motivavo
il mio no sulla opportunità o meglio sulla inopportunità di accogliere questa
legge. Oggi il mio no è più convinto perché ritengo che a privilegi vengano
aggiunti altri privilegi.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, io con grandissima onestà avevo espresso dubbi sulla opportunità di presentare questo provvedimento oggi in Aula e lo ponevo in un quadro di profonda crisi della regione.
Ci sono, e lo abbiamo visto all’inizio di questa discussione, due fabbriche in crisi in Calabria, due fabbriche che hanno raccolto professionalità, sacrifici e speranze.
Ebbene, noi siamo di fronte a questa gente indifferenti perché abbiamo lasciato cadere la discussione, ci siamo lavati la coscienza dicendo che avevamo già approvato un ordine del giorno e così via. Poi ci sono tanti altri problemi.
Ma non è questo l’elemento che mi porta a dire che è sbagliato votare questa legge, è profondamente sbagliato in questo momento politico e noi stiamo legittimando quello che dice la gente fuori, cioè che siamo una casta che guarda indifferente ai problemi dei cittadini.
Si ha come l’impressione che siamo come ai tempi precedenti la rivoluzione francese quando la povertà delle plebi andava avanti ed i cortigiani con il re dicevano “ma a noi non ci frega niente”. Il punto è questo.
C’è nella società calabrese una profonda richiesta di moralizzazione, c’è nella società calabrese una profonda richiesta di dire “le istituzioni devono pensare ai bisogni della società e non a loro stesse”. E noi imperterriti, dalla legge 25 ad oggi, puntualmente abbiamo posto questo problema dell’aumento della indennità dei consiglieri regionali e puntualmente avevamo tentato di non farla arrivare alla società, ma puntualmente è stata proposta.
Ma vi rendete conto di come noi che siamo nell’occhio di un giudizio politico-nazionale sullo Statuto regionale, noi che siamo accusati di aumentare il numero dei consiglieri regionali a 56 per aumentare la casta dei consiglieri regionali, noi che siamo accusati di guardare la politica in funzione di noi stessi, ancora una volta cadiamo nel tranello, montiamo manfrine e veniamo meno ad impegni di onere politico.
Allora, Presidente, io mi chiedo una cosa. Lo diceva il collega Amendola poco fa, per quanto mi riguarda se troviamo un provvedimento, rinuncio a tutto quello che può passare di aumento della mia indennità, lo dico e lo scrivo che rinuncio e troviamo una formula per cui io rinuncio a questo.
Ma poniamo il problema dei monogruppi in Consiglio regionale da questo momento in poi,
bisogna porre il problema dei monogruppi e la sopravvivenza di strutture
atipiche di questo Consiglio regionale. Non se
ne può più, la gente è stanca del nostro autotutelarci, la gente non ne può più di guardare i nostri interessi e allora io che sono
un gruppo a rischio mi pongo il problema di mettere in discussione il mio
stesso gruppo.
Ma
qui bisogna dare un segnale che dia una inversione di tendenza a questa
Regione. Ecco perché è sbagliato colleghi, ci stiamo tagliando da soli i
cosiddetti attributi perché la gente non crederà più a noi, non crederà né alla
destra né alla sinistra, né ai cattolici né ai laici, anzi dirà che ci sono
stati patti consociativi qui dentro.
Vi
invito a ritirare questo provvedimento perché domani i lavoratori tessili, i
lavoratori socialmente utili che da molti mesi non si pagano, tanti e tanti
lavoratori verranno qui a bruciarci il portone di ingresso. Questo succederà e
noi stiamo cadendo in questa trappola. Chi la vuole questa trappola di questo
Consiglio regionale, chi di voi si sta assumendo questa responsabilità di
delegittimare l’istituzione?
Chi
approva questa legge questa sera delegittima l’istituzione e delegittima il
compito per cui andiamo a chiedere i voti e il consenso…
(Interruzione)
Consigliere
Gagliardi, lei una volta ha detto che la politica è la più alta arte
dell’essere vivente ed umano. Noi la stiamo, però, mettendo sotto i piedi,
stiamo mettendo sotto i piedi la politica per i nostri bassi interessi, per
questo chiudiamo questa vicenda e non votiamo, altrimenti anche io sarò tra
coloro che saranno dall’altra parte a dire che questa Istituzione non funziona.
Vi
chiedo umilmente, colleghi, di ritirare questo provvedimento perché non si può
prevedere quello che può succedere in questa regione, ci sono già le
organizzazioni pronte ad assaltare metaforicamente parlando il Consiglio
regionale, per questo atto scellerato che stiamo consumando questa sera.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’assessore Pirilli. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il governo regionale è rimasto neutro rispetto ad un problema che ha investito l’Aula in precedenza e la Commissione consiliare, che peraltro mi pare abbia in più occasioni soffermato la propria attenzione su questo argomento che è apparso e che appare ormai nella opinione pubblica come un elemento di scambio.
Personalmente, se
mi consentite, pur mantenendo neutra la posizione della Giunta regionale
riguardando il problema soprattutto o esclusivamente la competenza del
Consiglio regionale, vorrei ricordare a me stesso – in questo caso da
consigliere regionale non da assessore – le tappe che portano ad una valutazione
serena che non può prestare il fianco, in ogni caso, a distinguo “interessati”
nel senso di posizioni strumentali rispetto alla politica.
Vedete, ad inizio
di legislatura nelle riunioni di partito e di gruppi io allora come capogruppo
di An e come coordinatore dello stesso Partito ebbi ad oppormi sulla vicenda
dei monogruppi. All’inizio della legislatura i monogruppi non operavano.
Poi, la
proliferazione o la esistenza di molti monogruppi nell’ambito del
centro-sinistra che soverchiavano di gran lunga quelli del centro-destra hanno
portato alla decisione di istituzionalizzare i monogruppi. Il che ha
determinato un dismetabolismo che ha viziato la legislatura, introducendo un
elemento che è stato una costante della negatività di questa legislatura.
Il monogruppo chi
lo ha inventato? La sinistra. Proprio Guagliardi che interveniva prima, è
disposto a rinunciare alla fine della legislatura ai privilegi del monogruppo,
ma quando io ad inizio legislatura ho sostenuto e per un anno ho impedito che
venissero riconosciuti i monogruppi, l’onorevole Guagliardi, come gli altri,
non ha dichiarato di voler rinunciare al privilegio del monogruppo.
Allo stesso modo
posso dire che ciò riguarda le vicende note del “concorsone”, non perché io
personalmente sia esente da quella vicenda per non aver avuto l’occasione ma io
dico la volontà, perché l’occasione la avevo anche in famiglia di sistemare
qualcuno, ma perché ritengo che in politica bisogna comunque comportarsi in un
certo modo. Ciò non significa che comunque io abbia ragione o che comunque
abbia voluto fare il moralista, non ho mai fatto un intervento di distinguo
proprio per evitare di apparire diverso rispetto ad una vicenda che era andata
in un certo modo.
Questa sera,
però, consentitemi, rispetto ad un problema che era stato posto negli anni
passati, accettato e concordato tra tutti, un distinguo dell’ultima ora quando
si dice : brucia il castello ed io mi tiro fuori perché così non brucio; questo
a me non pare che sia sotto il profilo del garbo istituzionale e politico
coerente perché non lo è con i monogruppi e non lo è con la vicenda del
concorsone.
Tuttavia, siccome
intervengo dai banchi di governo anche se parlo come consigliere ma anche come
assessore, ho dichiarato che la posizione del governo è rimasta sempre e rimane
neutra; ma in quella di consigliere di maggioranza in questo caso non posso
esimermi, avendomi chiesto un collega di maggioranza di comunicare a questa
Assemblea che le ultimissime leggi della Regione Umbria la numero 10 del 7/2003
e della Regione Piemonte dell’8/2003 – questi sono intelligenti, Guagliardi,
perché hanno fatto la legge in agosto – hanno aumentato gli emolumenti. Hanno
adeguato – come dice la legge – gli emolumenti la Regione Umbria all’80 per
cento quella del consigliere e credo che la Regione Lombardia sia andata oltre
perché ha aumentato di 20 punti, quindi credo che sia andata all’85 per cento,
quindi per questo hanno inserito i 20 punti.
Il problema è
allora, secondo me, di dire con chiarezza ai calabresi che noi siamo il Consiglio
regionale della Calabria ed io personalmente mi sento di fare questa
dichiarazione tanto a titolo personale quanto politico. Dico che non è uno
scandalo che un consigliere regionale guadagni 20-3 milioni o 50-100 milioni
perché vedete lo scandalo della politica sono le tangenti, sono i “colletti
bianchi” e la connessione tra politica e “colletti bianchi” e se vogliamo
magari mettere la mafia. Lo scandalo della politica sono gli appalti, le leggi
truccate e finalizzate in funzione degli affari, della finanza e della
economia.
Questo è lo
scandalo della politica. Se un consigliere regionale si vende il voto perché si
presta a fare una legge che è in funzione di una lobby, questo significa che i calabresi ci
possono mettere centinaia di miliardi perché si può ritorcere contro la società
una legge fatta male.
Io che so dal di
dentro come vanno le cose della politica, vi dico e giuro su quanto c’è di più
sacro al mondo e di divino che non mi sono mai prestato a fare questo, ma non
possiamo escludere che ci sia, non dico tra noi ma in assoluto nelle Assemblee
legislative, nel Parlamento o nelle Regioni chi si presta a votare una legge in
frode ad un’altra legge come è accaduto più volte – per ignoranza – qui da noi,
ma è accaduto e vi potrei citare i casi.
La cosa più grave
è quando si vota una legge per favorire qualcuno perché in quel caso si
danneggiano altri e si realizzano ingenti risorse e patrimoni finanziari che
sono identificabili in decine o centinaia di miliardi.
Questo è lo
scandalo. Lo scandalo non è che uno debba star bene. Ma voi sapete perché gli
stipendi della magistratura sono i più alti? Quelli della politica sono stati
equiparati a quelli della magistratura.
Poi il discorso
nella sostanza qual è? E’ che lo stipendio del primo Presidente di Cassazione è
ics lire, quello del deputato è del 90 per cento, è equiparato al primo
Presidente di Cassazione; quello dei consiglieri regionali è il 65 per cento
dei deputati. Adesso tutti dicono l’80 per cento e quindi arriviamo all’80.
Quindi dove è lo
scandalo? Lo scandalo è che lo stipendio del magistrato è più alto? Ma perché?
Non è uno scandalo, si è voluto garantire alla magistratura l’indipendenza e si
è voluto dire “tu devi guadagnare moltissimo perché devi essere libero dal
bisogno, non ti devono corrompere”. Abbiamo però visto che i casi di corruzione
ci sono lo stesso, però “non ti devono corrompere” e allora tu devi essere
autonomo, devi guadagnare abbastanza questo è il significato, la ratio
della legge sulla indipendenza e l’autonomia della magistratura in chiave
economica.
Se la politica si
aggancia alla magistratura, la ratio deve essere la stessa perché se la
politica deve essere pagata preferisco dargli 100 milioni al mese e non una
tangente di 10 miliardi perché mi fa un favore o mi fa truccare un appalto
l’uomo politico.
Allora bisogna
recuperare la dignità, saper parlare e saper dire queste cose al popolo. Non
dire:al lupo, al lupo, non votate perché ci criticano o ci assaltano. Questo
non è e non restituisce dignità alla politica, è un atteggiamento di paura e di
timore rispetto al bambino che ha messo le mani nella marmellata.
Siccome è stato
fatto con i monogruppi e poi col concorsone, si ha paura adesso, perché per la
terza volta io ti caccio di casa o ti prendo a calci nel sedere.
No, non ripeto
ciò che ho detto all’inizio, ma proprio perché ho questa condizione di essere
esente da critiche per i monogruppi e per la questione del concorsone, ma io vi
dico che è giusto e doveroso che la classe politica calabrese se c’è, invece,
dia una risposta di chiarezza al popolo calabrese.
Non diciamo no
per poi uscire dall’Aula, per scappare o per dire sui giornali che il gruppo
ics ha votato no, oppure “voi della maggioranza siete la rovina della Calabria”
No a questo gioco io non ci sto, a prescindere dal gruppo di maggioranza perché
io sono costretto a lanciarvi una sfida.
Sono io che dico
e voto no e vi chiedo di venire con me a rinunciare agli emolumenti, perché
tutti coloro che dicono no dovranno venire a rinunciare agli emolumenti, sennò il
loro no non vorrà dir nulla. Sarà stato un turpiloquio, una presa in giro per i
calabresi perché hanno detto no, perché i sì c’erano e quei sì coprivano il mio
no perché, io i miei aumenti me li prendo lo stesso.
Questo non mi
pare corretto e siccome si è fatto tutto insieme, si è deciso sui monogruppi
insieme, così pure sul concorsone, adesso alla fine la maggioranza vota per
decidere gli aumenti, gli aumenti se li prendono tutti, però poi i moralisti
escono fuori dicendo “noi non volevamo”. Voi siete quelli che hanno sfasciato
la Calabria, noi siamo quelli che la salveremo, noi abbiamo votato no, voi
siete cattivi e noi siamo buoni.
Allora io voto
no, e vi invito con me, promissio boni viri obbligatio, il primo a
sottoscrivere sarò io, mettiamoci in fila, datemi la comunicazione e quando
volete andiamo tutti insieme, io verrò con voi perché avrò votato no come voi e
dovrò coerentemente venire insieme a voi a rinunciare agli emolumenti.
Se non è così, il
voto della sinistra o dei gruppi che hanno annunciato che voteranno no, se non
vengono a sottoscrivere tutti quanti non varrà a niente. Oppure, se qualcuno
non vorrà sottoscriverlo lo caccerete dal gruppo perché non è possibile che si
faccia una battaglia su un problema che non esiste. Il problema vero non è
questo.
Il problema vero
della classe politica, diciamocelo chiaramente, laddove c’è è la corruzione e
la collusione e io dico che non c’è e se c’è bisogna che venga colpita, che non
venga risparmiato nessun santuario. Se ci sono zone d’ombra, grigie o scure che
vengano perseguite, il primo sarò io ad essere d’accordo su questo.
Così come se una
legge è condizionata da qualcosa che non sia l’intelligenza della legge stessa,
la filosofia, l’adesione o la critica politica per amor di Dio, totalmente liberi
di farlo ma ci sono altre cose che ispirano una visione o avversità, allora lì
io dico che i calabresi devono andare a guardare un poco più a fondo.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, l’assessore
Pirilli per molti versi ha posto non solo l’accento su questioni e temi che non
solo in quest’Aula ma probabilmente in questa Regione andrebbero seriamente
ripresi e discussi e su questi temi è bene che ci sia un confronto anche tra le
parti, le rappresentanze sociali perché può anche essere che sia fatta questa
riflessione collettiva scevra da pregiudizi e strumentalismi, può essere un
aiuto al rafforzamento e alla crescita della democrazia.
Colgo un aspetto nel suo
ragionamento dal quale non intendo dissociarmi. Io non ho inteso promuovere o
cinicamente assecondare derive qualunquistiche, vulgate qualunquistiche che
attraverso anche la critica a decisioni come queste hanno cercato di dare una rappresentazione e della istituzione e
della politica come espressione del male, del negativo, come l’intralcio allo
sviluppo del gioco democratico e della democrazia.
Soprattutto dal momento che
assumo il principio secondo il quale la politica non è riservata al censo, la
politica è libera espressione in termini attivi e passivi da parte di ogni
cittadino mi pare giusto che alcune di quelle considerazioni siano da
condividere.
In questo quadro è fuori
discussione il diritto e il riconoscimento al diritto della indennità, anche
per quanto riguarda, ancor più per quanto riguarda l’Assemblea legislativa. Anzi su questo probabilmente siamo stati
timidi, probabilmente in tutti questi anni ai calabresi non abbiamo detto la verità.
Il
Consiglio regionale della Calabria ha registrato le tabelle più basse,
inferiori ad ogni altro Consiglio regionale per quanto riguarda il
riconoscimento della stessa indennità. Soltanto gli ultimi adeguamenti che la
legge nazionale consentiva, lo ha riportato non ai vertici della graduatoria,
ma mediamente in una postazione che sta ancora oggi molto al di sotto, comunque
al di sotto di altre Regioni italiane.
Poi
si sa, la Calabria è una Regione difficile che ha una sua particolare
oleografia. In Calabria più che altrove l’attività del consigliere regionale
diventa unica, esclusiva e persino sostitutiva anche di momenti di attività
professionale che possono non essere incompatibili.
Poi
costa la politica, almeno la politica pulita su questo sono d’accordo e molte
volte considerata la deficienza finanziaria a cui sono sottoposte le casse dei
partiti o dei gruppi sociali o politici che si rappresentano, anche l’indennità
del consigliere regionale viene investita ed impiegata nel finanziamento di
momenti di attività politica che si svolgono anche ben oltre le specifiche
funzioni istituzionali che ognuno di noi esercita come consigliere regionale.
Perciò,
non discuto in via di principio questo ragionamento tanto è che penso sia stato
giusto introdurre, per esempio, il principio del finanziamento della politica.
Abbiamo avuto momenti difficili, qualche anno fa, addirittura materia che è
stata sottoposta a verifica di referendum popolare. Se fosse passato il
principio dell’abrogazione del finanziamento della politica, non c’erano più
garanzie e certezze democratiche per nessuno.
Oggi,
però, il punto qual è?
Noi
in Calabria dobbiamo contestualizzare la scelta che facciamo. Oggi non si
discute se è giusto o no riconoscere ai consiglieri regionali l’indennità,
stiamo discutendo sull’opportunità per quanto legittima di pervenire ad una
scelta di aumento della indennità.
Anche
questo si può dire, non solo legittima, ma rientra nel ragionamento. Perché i
consiglieri regionali della Calabria dovrebbero essere di serie B o C rispetto
ad altre Assemblee legislative regionali?
Però,
vedete ,questa scelta in questo contesto non diventa una scelta di necessità
democratica. Noi siamo in condizione di valutare che in questo momento e su
questo punto ci possiamo far carico di non procedere all’aumento della
indennità, anche per lanciare un messaggio di comunicazione di una immagine, di
una credibilità di questa istituzione verso quella Calabria, una parte grande
della Calabria che in questo momento richiede dei punti di riferimento,
richiede delle certezze, richiede delle direzioni per la soluzione di problemi
sociali che oltretutto non è facile fronteggiare.
L’altra
sera abbiamo fatto un’assemblea, onorevole Pirilli, in uno di questi comuni
dove si sente fortemente, per esempio, la crisi del polo tessile. Non ho
trovato scandaloso e non mi sono affatto meravigliato se in queste assemblee un
lavoratore tessile che vede minacciato il suo posto di lavoro si alza e ci dice
“fermi tutti. Io ci sto a partecipare a questa assemblea a condizione che
questa voti una mozione, cioè chieda al Consiglio regionale di non procedere
all’aumento della indennità per i consiglieri regionali”.
Considerava,
quel lavoratore minacciato nel proprio posto di lavoro, questa cifra non
influente per esempio nella possibilità di essere impiegata in questa
contingenza, in questa fase per provvedimenti che questa assemblea può adottare
ai fini di finanziare provvedimenti di sostegno al reddito, che non ci sarà
magari in attesa di una ripresa del ciclo produttivo per quella parte dei
lavoratori.
Stasera
ci è pervenuta una notizia Ansa, so che c’è dietro, lo immagino, perché poi c’è
una battaglia politica e magari chi si presenta come l’antipolitica, non fa
altro che esprimersi ricorrendo anche a toni e a contenuti qualunquisti per
prendere il posto della politica e non per correggere quella politica distorta
e quella sbagliata.
Però
mi colpisce se io stasera qui leggo che i rappresentanti dei pensionati ci
criticano e ci fanno questa raccomandazione soprattutto rivolgendosi alla prima
Commissione consiliare, facendo notare la speditezza che ha avuto la
Commissione consiliare a decidere questo provvedimento non è stata tale per
decidere, per esempio, il provvedimento che garantisce il trasporto pubblico
locale gratuito per i pensionati al minimo e per mettere la relativa posta
finanziaria.
So
bene che la risposta è facile. Cioè, non è con l’assunzione o meno di una
decisione come questa che si possono risolvere e mandare avanti anche riforme
di ordine strutturale, però noi dobbiamo avere consapevolezza e coscienza di
noi stessi, magari anche per errori che sono stati in quest’Aula.
Lei
ha fatto riferimento al concorsone. Io non solo l’ho votato, ma senza farmi
velo di essere un consigliere di opposizione, sono stato uno tra quelli –
probabilmente con un grado di esposizione anche maggiore rispetto anche alle
alte funzioni e autorità di questo Consiglio regionale – che me lo sono
caricato tutto sulle spalle e ho dato battaglia politica.
Il
collega Guagliardi per questa valutazione e per questo ragionamento che ha
fatto su quella legge, tutti ricordiamo che si è dimesso da segretario
regionale del suo partito; non c’è stata, quindi, una azione a rifugiarsi, a
scappare dietro i “non so, non c’entro, è stato un momento di sbandamento”. Ma
c’è stata una piena assunzione di responsabilità, così come l’abbiamo fatto in
altri momenti e per altre specifiche questioni che attengono a questa materia,
ovviamente anche sulla questione dei monogruppi.
Lei
ricorda che alcuni di noi riconoscono insieme a lei, più volte abbiamo
sollecitato non c’è un problema qui di destra o sinistra, che c’è un vulnus
(che riguarda la vita di questo Consiglio regionale, e riguarda la destra e la
sinistra) riferito, per esempio, alla proliferazione dei gruppi consiliari.
Giudico,
senza grandi significati, inopportuno questo provvedimento per cui noi dobbiamo
avere coscienza e consapevolezza che l’immagine e la credibilità, per
responsabilità nostre e per essere chiamati ad agire in un contesto assai
fragile e difficile dal punto di vista sociale di questa istituzione, non sono
tali da sopportare il peso che dovrebbe consentirci la forza di fronteggiare
quel tipo di battaglie che lei richiamava.
Penso
che sia un atto di saggezza da parte di tutti, anche di fronte ad un
provvedimento giusto, dico persino ad un atto dovuto, ad una scelta indiscutibilmente
coerente col principio democratico, se valutassimo per il momento, soprattutto
in attesa di una fase che ci impegna a valutare sul bilancio di previsione
dell’anno corrente, di sospendere e di non assumere questa decisione.
Se
questo si fa, in questo momento, io voglio acquisire il diritto di parola
quando mi incontro con quel lavoratore tessile per dire “bene noi lo abbiamo
fatto, certamente facevamo bene se c’era pure il diritto di farlo ma non
l’abbiamo fatto per rispetto a te, perché insieme a te oggi vogliamo
innanzitutto fronteggiare questa crisi, rispetto alla quale nessuna risposta
viene data, eppure parliamo di una condizione che sicuramente non può essere
oscurata davanti ai nostri occhi”.
Quindi,
non c’è una voglia di fare i primi della classe, non ce la siamo mai presa
questa funzione, anzi in campo aperto vi sottoponiamo un problema di
valutazione comune e di opportunità: se questa decisione, ferma restando la
posizione assunta da tutti i Consigli regionali, ci deve essere ci sia al tempo
in cui si possa dire che sia giusto riconoscere quasi quasi questo aumento come
una sorta di premio di produttività a questo Consiglio regionale.
Oggi
non mi pare che siamo in queste condizioni, per queste ragioni ritengo che noi
sbagliamo ad andare avanti, sbagliamo a votare questo provvedimento e per
queste ragioni noi votiamo contro. Se poi la legge lo consente – ognuno di noi
può devolverlo – rispetto alla proposta che lei ha fatto e sicuramente è
certamente più esperto di me in materia in quanto conoscitore dal punto di
vista professionale, diciamo, del diritto amministrativo, io mi associo a lei
nel caso l’Aula dovesse procedere secondo un’altra direzione. Pertanto, la
delego fin da subito, per quanto riguarda la mia coscienza personale, acchè la
sua pratica accompagni anche la scelta di rinunciare a questa parte di aumento.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
intervengo in una discussione che sta coinvolgendo tanti colleghi e da dove
comunque emerge in maniera evidente a mio giudizio una posizione sul piano del
merito del provvedimento per la maggior parte coincidente.
Mi pare, cioè , di aver
capito che sulla ipotesi, sulla proposta di aumentare l’indennità dei consiglieri
regionali non ci sia una divaricazione all’interno del Consiglio, anzi è da più
parti ritenuto giusto che questo avvenga, perché in effetti anche guardando
quello che è successo non da qualche giorno, Presidente, o da qualche
settimana, quel che è successo da qualche anno, se volete o all’indomani della
approvazione attraverso referendum della modifica del Titolo V° della Costituzione. Oggettivamente, badate, queste
novità legislative introdotte dal livello parlamentare nazionale attraverso
norme costituzionali, in maniera sostanziale mettono nelle condizioni il
Consiglio regionale in generale, quindi i suoi membri, ad avere a che fare con
un surplus di impegni.
Un surplus di
impegni rilevante in un contesto calabrese,
questo sì, dove “la protesta” che si sta levando, si è già alzata o sta per
alzarsi rispetto a questo problema è certamente, anzi fortemente legata ad una
insufficiente risposta che la Regione Calabria riesce a dare sul terreno dei
problemi che interessano la gente e non invece su questo che viene ritenuto da
più parti un adeguamento anche di questo Consiglio a delle indennità che altre
Regioni hanno già fatto da un bel po’.
Anche qui, Presidente,
vede, io sono attento a quello che viene scritto sulla stampa e che si dice in
televisione e oggettivamente devo
prendere atto che quello che è fatto da altre Regioni non trova un humus
favorevole rispetto alle proteste e alle opposizioni a questi provvedimenti
perché evidentemente in queste realtà c’è una condizione strutturale ben
diversa dalla nostra, per cui la gente ha
un livello di qualità della vita molto più alto di quello nostro e quindi anche
lì in queste realtà diventa più difficile anche per gli stessi mass-media, per
i giornalisti, per la popolazione in generale porsi, avere un approccio
contrario.
In
Calabria, purtroppo succede una cosa ben diversa, più consistente e cioè che
rispetto ad una considerazione di grande disagio che vive la popolazione
calabrese emerge una forte dicotomia tra una condizione di difficoltà, di
povertà, se volete, che interessa la popolazione calabrese in generale e quella
di chi, invece utilizzando il ruolo di consigliere regionale, in qualche
maniera pensa, come suol dirsi e si dice in maniera un po’ volgare, se volete,
a badare ai propri fatti.
Credo
che questo sia il punto di maggior riflessione su cui noi dovremmo in qualche
maniera, come Consiglio regionale, come Assemblea regionale tentare di
invertire un poco la rotta, come potremmo fare , sono convinto e resto
convinto, se noi fossimo nelle condizioni di dare risposte molto più serie e
molto più concrete e quindi di eliminare, se volete, quella grande e buona dose
di demagogia che esiste allorquando si continua a ripetere fino alla noia che
in Calabria le cose vanno bene, che i fatti dicono che noi stiamo andando bene
e quindi c’è una evoluzione, un progressivo aumento della qualità della vita
dei calabresi. Questo, però, oggettivamente siccome non ha riscontro nella
realtà della quotidianità, non c’è dubbio che crea insoddisfazione e protesta .
Penso
che qui noi dovremmo soffermarci un poco di più e vedere come fare. Dico “noi”
per usare un pluralis maiestatis,
perché è chiaro che il grande peso di questa responsabilità ricade per intero
sulla maggioranza di governo di questa Regione.
Dobbiamo
lì tentare di trovare i giusti grimaldelli per dare risposte più serie, più
concrete e più oggettive, che possano in qualche maniera alimentare una
speranza di cambiamento per questa regione.
Questo
sembra che sia impossibile o comunque presenti delle difficoltà. Allora, se
questo è il dato evidentemente l’attenzione si sposta su altro.
Vedete,
io sono uno di quelli che in Commissione ha votato questo provvedimento, non ho
nessuna difficoltà né remora ad ammettere che ho votato positivamente perché
riconosco in maniera convinta, se volete, che è un provvedimento che come tale
non può certamente suscitare scandalo.
Altra
cosa certamente è parlare, come ha fatto poco prima di me il collega Adamo, di
opportunità, su questo siamo su un altro terreno di discussione. Se parliamo di
momento opportuno o meno per deliberare un provvedimento di questa natura lì
possiamo discutere, ci possiamo anche confrontare e vedere se effettivamente ci
sono le condizioni per spostare in un’altra fase l’approvazione di questo
provvedimento perché dovremmo però avere noi la consapevolezza ma soprattutto
la volontà di creare le condizioni, affinché quelle situazioni di grande
disagio che attraversa la società calabrese possano essere in qualche maniera
portate in alto e quindi riequilibrate sotto certi aspetti.
Qui
sta in gioco anche la disponibilità della maggioranza ad accedere ad una
impostazione di questa natura che è assolutamente di grande rilievo politico ma
è di grande determinazione, ma soprattutto è di grande legittimità richiederla
.
Se
questo c’è, confrontiamoci , Presidente, chiami un attimo i capigruppo al
tavolo della Presidenza e vediamo se ci sono le condizioni, d’accordo tutti, a
spostare la discussione di questo punto. Vediamo se io sono tra quelli che
daranno il proprio assenso a questa impostazione.
Devo
altrettanto dire con la stessa onestà che se la maggioranza decide di andare
avanti, io non posso che essere coerente con quello che ho già fatto, avendo
cercato di spiegare che è un provvedimento sul quale in fondo non ci si può
scandalizzare, se non per i motivi che ho detto. Interviene questo
provvedimento di adeguamento della indennità in una condizione calabrese che è
assolutamente disastrosa sul terreno dei servizi, delle speranze che non
riusciamo a dare ai calabresi. Ma se questo non dovesse essere, io mi auguro
che la maggioranza rifletta un attimo di più per accedere alla nostra richiesta
di accettare l’inopportunità di approvarlo questa sera e nello stesso tempo
impegnarci per rendere più agibile anche la stessa Aula democratica rispetto ai
problemi che abbiamo davanti.
Ripeto
che sono il primo ad accedere a questo tipo di impostazione; diversamente se la
maggioranza dovesse continuare ad andare avanti per approvare il provvedimento,
io in piena coerenza con quello che ho fatto in Commissione sono pronto a
farlo.
Aggiungo,
Presidente, un ultimo particolare e concludo. Io ho ascoltato l’assessore
Pirilli e credo che la sua proposta…
Io se
anche sono nelle condizioni di superarli in qualche maniera, non mi fermo al
fatto di dire se c’è qualcuno che vota no io voto con loro e vado a fare la
fila all’ufficio del personale per dire che non accetto la indennità.
Non
dico questo, Presidente, ma un’altra cosa e quindi mi collego con questo a
quando diceva il collega Adamo. Se questo provvedimento dovesse passare anche
col mio voto perché ripeto che se il ragionamento è quello che ho fatto prima,
la soluzione sarà questa , io – non so se ci sarà un fatto normativo, tecnico o
burocratico – comunque l’indomani della pubblicazione di questa legge
comunicherò personalmente al settore delle risorse umane – mi pare che si
chiami così – di devolvere, ed indicherò anche i soggetti cui eventualmente
questi soldi dovessero andare, in beneficenza l’aumento nella misura in cui è
prevista .
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Sarra. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, questa è una proposta di legge che è stata votata in
Commissione. Io non ero presente, eppure non sono qui a dire che non ne
condivido lo spirito.
E’ stata votata una legge,
la legge 25 del 2000, il cosiddetto concorsone, io non ero presente, eppure non
sono qui a dire che non ne condivido lo spirito. Io ho ereditato la Presidenza
del gruppo di AN dall’onorevole Pirilli e penso di aver ereditato, oltre alla
Presidenza, uno dei rarissimi, se non l’unico caso di conto in attivo, perché
vengo da questa scuola ed è giusto che lo dica pubblicamente.
Ci sono dei momenti in cui
ha senso un concetto che appartiene al patrimonio individuale di ognuno di noi
e che qui senza falsi moralismi dobbiamo dirci, guardandoci in faccia. Poi
parliamo anche di devolvere in beneficenza e io posso condividere lo spirito e
il moto da cui nascono alcune affermazioni ed alcuni inviti.
Molto brevemente, ritengo che ci sia un concetto
che deve permeare di sé qualunque intervento e che è quello della credibilità.
Non si è credibili quando si è esponenti e fautori della logica del monogruppo
e poi si invita, si prega la maggioranza a retrocedere di fronte ad una legge che
è quanto meno sacrosanta.
Poi parliamo anche di
opportunità. Vedete, ci sono dei momenti in cui bisogna stare di fronte a se
stessi con la schiena dritta, perché quello che voi volete devolvere in
beneficenza io vi chiedo di farlo, ma sono io a chiederlo. Ma sono io a
chiedervi anche di evitare tutti gli sprechi che magari caratterizzano
l’attività non di questo Consiglio regionale ma di tanti enti, di tante
associazioni, di tanti contributi, di tanti finanziamenti, di tante logiche,
vedi Parmalat, di tanti affronti che vengono fatti ai risparmiatori e per i
quali, compresi i tanti comportamenti delle banche, non ho mai sentito tuonare
nessuna voce qui in questo Consiglio.
Eppure, oggi siamo qui a
discutere sul prezzo della politica. Io sono uno dei più giovani qui e vi
chiedo scusa, parlo con umiltà ma non riesco a non parlare con determinazione.
La politica ha un prezzo ed io ritengo per averlo appreso, Presidente Pirilli,
e per averlo vissuto sulla mia pelle, che non si possa fare politica se non si hanno
due ulcere, se non si ha difficoltà ad arrivare la sera col battito cardiaco
alterato.
Io personalmente vi invito
tutti a verificare quanto faccio, perché questo comunque è stato soggetto a
tante verifiche. Investo non solo quello che il gruppo ottiene come
finanziamento da questo Consiglio ma la mia indennità nella politica. Questo è
il prezzo che pago ed è niente, il prezzo che pago è la vita che le dedico
dalla mattina alla sera e non mi sento inferiore ad un consigliere della
Lombardia, anzi ritengo che la politica in Calabria abbia un prezzo superiore a
quello della Lombardia, perché non è fatta solo di leggi che approviamo ma di
contatti con la gente. Perché chi pensa di fare politica senza ascoltare la
gente in Calabria, non ha diritto di cittadinanza
in questo Consiglio regionale.
La gente ha bisogno di
essere ascoltata, la politica ha un prezzo, ci sono strutture da pagare, ci
sono persone da pagare, ci sono giornate che bisogna dedicare alla politica.
Chi vuol fare politica, può parlare anche di beneficenza ed io sono d’accordo,
può parlare anche di opportunità. Ma l’opportunità è un’altra, l’opportunità è
vedere, verificare se ha senso investire nella politica. Se ha senso investire
la propria vita nella politica.
Questo è il ragionamento a
cui oggi vi invito. Tre milioni in più, onorevole Borrello, non hanno mai
cambiato la vita di nessuno, non solo: non hanno mai cambiato la vita di
disoccupati se sono investiti nella politica; se sono presi perché bisogna
darli in beneficenza, allora facciamo una valutazione. Mettiamoci di fronte a
noi stessi, guardiamoci di fronte allo specchio e vediamo quanti milioni in più
abbiamo ricevuto come monogruppi.
E’ questa la valutazione da
fare prima di pregare, la preghiera la faccio io a voi e la faccio sommessamente ma con la schiena dritta
perché io la mattina mi guardo nello specchio e devo guardarmi bene e devo
alzarmi ogni mattina a fatica, devo provare fatica a coricarmi e devo metterci
tempo per coricarmi.
Vedete, c’è un momento in
cui ha senso essere autentici, autentici significa essere a tutto tondo. Mi
spiego meglio: non ha senso pregare di presentare delle leggi senza avere poi
il coraggio di dare a questa legge il proprio nome. E’ una cosa diversa, io mi
vergogno di altro, non mi vergogno di prendere quello che prendo come
consigliere regionale, anche perché ringraziando il cielo ho altre entrate e
per questo ringrazio il Signore con la faccia per terra, ma lo ringrazio anche
perché mi dà ancora la forza di dire quello che penso e di non essere qualunquista,
perché non credo che sia espressione di grande democrazia fare quello che
abbiamo fatto oggi, perché abbiamo paura di essere messi sui giornali.
Ci tengo che il mio voto
venga messo sui giornali e comunque credo che possa avere anche un senso discutere
e sospendere questa seduta per decidere se ha senso l’adeguamento, che a mio
sommesso avviso sarebbe un atto dovuto nei confronti di tutto quello che è
stato fatto nelle altre Regioni; e se ha un senso ancora fare politica in
Calabria credo che abbia un senso diverso dall’adeguamento, dall’aumento, parliamo di altro.
Tutte queste paure, queste
preoccupazioni! Sì, è stato detto bene prima: le preoccupazioni sono altre,
vogliamo capire altro, vogliamo capire se ha senso ancora discutere di altro o
se ha senso soltanto non uscire domani col proprio voto su questa legge. Io non
ho paura, signor Presidente, non ho preoccupazioni perché sto con la schiena
dritta di fronte a questo, come di fronte ad altri provvedimenti.
Sto con la schiena dritta
di fronte a questo e di fronte a qualunque altra verifica che può essere fatta
dell’operato perché personalmente credo, e lo dico con umiltà e con meno
modestia del solito, credo di essere portatore di un patrimonio di valori che
mi è stato inculcato, in cui probabilmente ha senso anche un po’ il richiamo di
Brecht “aspettiamo che l’uomo non sia se non di aiuto all’uomo”.
Questi momenti, queste cose
intristiscono perché chiedere la sospensione per decidere di un adeguamento che
è stato fatto da tutte le Regioni d’Italia, non aver il coraggio di dare il
proprio nome ad una legge…
Ce l’ho io nel mio piccolo.
Che si chiami Sarra questa legge, non mi vergogno per questo ma mi vergognerei
di altre cose.
Mi vergognerei se non fossi
capace di dedicare il sabato e la domenica alla politica. Mi vergognerei se non
fossi capace di arrivare con la faccia bianca come quella di Pirilli stasera e
come quella di tutte le altre sere. Mi vergognerei di non ricevere le persone
che vengono in Consiglio regionale.
Di questo dobbiamo vergognarci.
Non è certo questa legge che risolve ed è panacea di tutti i mali, ma se questa
legge ha un significato perché serve ad investire nella nostra attività, va votata.
E’
questo il problema, di questo dobbiamo discutere,l’opportunità è questa, se serve
per investire nella nostra attività che è diversa da quella dei consiglieri
della Lombardia, perché i consiglieri della Lombardia hanno un contatto con il
territorio assolutamente diverso da quello che abbiamo noi.
Se la
nostra attività significa avere un contatto quotidiano con il territorio,
allora ha senso, altrimenti non aveva senso parlare di questa legge, ma non
aveva senso neanche prima.
Signori
consiglieri, però, dobbiamo essere con la stessa faccia fuori e dentro
quest’Aula. Dobbiamo essere con la stessa faccia quando usciamo in foto sui
giornali e quando stiamo fuori.
Ripeto:
la preoccupazione che ho - e l’argomento di discussione vorrei fosse questo- è se
ha senso perché serve ad investire nella politica tutto questo, sennò non ha
senso neanche quello che prendiamo oggi.
Dobbiamo,
allora, mettere in discussione tutto perché non ci sono posizioni
preconfezionate o rendite di posizione;va messo in discussione tutto, ma
dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione tutto.
E non
ha senso dare in beneficenza una parte - scusate non è riferito all’intervento
di Borrello, me ne guarderei bene – , ha senso dare in beneficenza tutto perché
dobbiamo essere indipendenti e liberi, perché allora ci preoccupiamo di altro.
Sono
vere le preoccupazioni di Pirilli espresse in generale, ma, voglio dire, allora
la preoccupazione è quella. Dobbiamo essere capaci di dimostrare di essere
liberi ed indipendenti dalla nostra indennità.
Chi è
capace di dimostrare questo – io nel mio piccolo sono capace di dimostrarlo –
invito ad un ragionamento di questo tipo e lo dico con coinvolgimento, con
partecipazione e con l’entusiasmo che mi sostiene e mi spinge ad andare avanti
ogni giorno perché io nel mio piccolo mi batto e lo faccio se ho strumenti.
Se
questo è uno strumento che serve per darmi la capacità, la forza di fare
qualcosa in più, di muovermi se è possibile ancora di più, allora ha un senso,
altrimenti diamo in beneficenza tutto e forse riusciremo a risolvere i problemi
di qualche disoccupato.
Ma
non credo che sia con questo e dando questa immagine di qualunquismo, di
doppiezza che noi riusciremo a modificare il destino della nostra terra.
Il
destino della nostra terra non si risolve in questo modo, lo sappiamo tutti,
possiamo discutere quanto tempo vogliamo e tra l’altro non credo neanche che
cambieranno le sorti elettorali della destra, della sinistra, della maggioranza
o della minoranza per questa legge; cambieranno per altro e sappiamo tutti
molto bene da che cosa verrà determinato il voto della Calabria.
Certo,
credo e sono convinto che se 3 milioni in più servono per creare strutture in
più, per creare organizzazioni in più al servizio del territorio, io voto sì,
se non servono per questo, credo che allora abbia senso anche una assunzione di
responsabilità alla quale ci invitava l’onorevole Pirilli.
Dobbiamo
essere capaci di porci uno per uno di fronte a questa responsabilità, oppure
parliamo ore e ore e allora avrebbe anche un senso capire quante ore vengono
trascorse in questo Consiglio regionale spendendo luce e tutta una serie di
cose che potevano essere evitate e possiamo parlare anche di altro ma mi fermo
qua, per carità di patria.
Chiedo
che ci sia una assunzione di responsabilità vera, chiedo che si faccia una
verifica seria su a cosa serve questo. Dopo di che, sappiamo tutti che tutte le
Regioni d’Italia hanno adeguato questa indennità. Il resto non credo abbia
cittadinanza in questo Consiglio.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Pasquale Tripodi. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, io su
questo provvedimento ricordo che già che ho votato a favore in Commissione e
quindi anche stasera annuncio il mio voto favorevole.
Vedete, quando sono
convinto di un provvedimento lo sostengo perché ne sono convinto per
motivazioni. Sono stato l’unico che di fronte a milioni di italiani sulla vicenda del concorsone, la legge
25, ebbe a dichiarare che l’ho fatto e l’avrei rifatto se fossi tornato
indietro.
Con
molta onestà mentale, posso capire le motivazioni diverse e diversificate che
alcuni colleghi hanno fatto, anche perché la remora di forze interne ai propri
partiti, di forze interne ai partiti che concorrono ad alimentare una campagna
anti consigliere regionale, di fatto sappiamo tutti che c’è stata e sicuramente
ci sarà, questo è fuori di dubbio.
Ognuno
però è libero di prendere le posizioni che vuole in virtù anche delle
situazioni interne che sa, conosce o prevede che ci possano essere all’interno
delle proprie forze politiche o della società calabrese.
Il
concetto è un altro. E’ che intanto, prima motivazione, non stiamo facendo
niente contro legge che è la cosa importante.
Seconda
motivazione: stiamo votando un provvedimento di legge che di fatto dovrebbe
legittimare la verifica e la legittima a mio avviso per questo ho espresso il
mio voto favorevole. La legittima a tal punto - condivido l’impostazione che ha
dato l’assessore Pirilli – che la affranca da possibili “tentazioni”
nell’espletamento del corso della propria attività politica.
Poi
ci legittima, di questo ne sono convinto, come propositività di questo
Consiglio regionale rispetto a forze esterne che tendono a limitare il libero
convincimento di ciascuno di noi. Poi ciascuno è libero, perché viviamo in
democrazia, di assumere le posizioni che vuole ma non condivido, sicuramente,
alcune posizioni che tendono su questo provvedimento a catalogare buoni e
cattivi nell’intendimento della politica di tutela delle fasce deboli della
Calabria perché così non è.
Non
si tutelano sicuramente le fasce deboli della Calabria, a mio avviso, non
applicando una norma che altre Regioni hanno fatto né l’importo è tale da
poterci consentire se non altro di fare della mera e sola beneficenza.
Allora
no, allora il nostro intendimento è quello di perseguire liberamente – perché
ognuno ha i propri convincimenti – quella che è l’applicazione di un
adeguamento dei parametri, usiamo questo termine, all’interno del Consiglio
regionale della Calabria rispetto a ciò che anche e non solo altre Regioni
hanno fatto.
Queste
sono le motivazioni di base con cui ho votato il provvedimento in Commissione e
coerentemente lo voto stasera in quest’Aula e se domani sui mass-media o
all’interno delle forze politiche ci sarà una discussione seppur accesa o con
toni che non hanno niente a che vedere con quella che è la normale dialettica
che ci dovrebbe essere, saremo qui ad affrontare con serenità quella che è una
discussione all’interno della nostra forza politica e della società civile
calabrese con molta convinzione e determinazione a sostegno di un provvedimento
che ritengo legittimo sia dal punto di vista legislativo che giusto dal punto
di vista etico.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Amendola. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE
L’onorevole Borrello, aveva
chiesto una breve sospensione per una riunione dei capigruppo al banco della
Presidenza.
PRESIDENTE
Consigliere Pilieci, proceda alla verifica del numero legale.
Francesco PILIECI, Segretario
Fa la chiama.
Mi pare che con 27 presenti e 16 assenti, il numero legale sia ampiamente rispettato.
Andiamo adesso all’approvazione definitiva prima della quale volevo però dire ai colleghi brevemente che io sono stato uno fra coloro che ad un certo momento si sono opposti alla approvazione di un provvedimento di questo tipo.
Ho parlato, però, con i
colleghi delle altre Regioni e vi posso assicurare che già da tempo avevano
fatto l’adeguamento.
Mi sono opposto prima
perché oltre l’adeguamento c’erano altre cose che non condividevamo e che lo
stesso Consiglio non ha condiviso, tanto che oggi si parla solo
dell’adeguamento, ma non solo forse perché qualcuno voleva far pensare o
passare che noi avevamo fatto una legge sottobanco o di nascosto quasi per
paura.
Il dibattito di questa sera
credo che sia stato da entrambe le posizioni franco, netto e chiaro per cui
credo che veramente si possa andare alla votazione…
Michelangelo TRIPODI
Presidente, per cortesia, chiedo l’appello nominale sul voto.
Mi faccia almeno concludere quanto sto dicendo, onorevole Tripodi.
Quanto diceva l’onorevole Adamo
sicuramente non era fuori posto ma vorrei a questo punto ribaltarlo andando ad
approvare questa sera questo provvedimento di legge, che credo ci debba servire
- e qui credo che l’impegno dei colleghi secondo me dovrebbe esserci già da
domani- a lavorare ancora più intensamente di quanto
stiamo facendo e come sosteneva già l’onorevole Sarra nel suo intervento. Ma
sicuramente anche ad andare al più presto ad approvare quei provvedimenti che
sono di utilità certamente anche per tutti i calabresi.
Già
un esempio stasera lo abbiamo dato con l’approvazione della legge sulla
famiglia. Mi auguro che già stasera stessa senza andare avanti e senza lasciare
l’Aula si continui con l’ordine del giorno che avete già avuto e che abbiamo
distribuito.
Per
dichiarazione di voto ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Io voto contro e dichiaro di voler rinunciare alla maggiore indennità prevista dalla presente legge coerentemente con quanto ho già fatto fin dal primo istante con l’indennità di amministratore unico della Sogas - 20 milioni al mese e non 30 – e per l’effetto di tale dichiarazione di volontà invito tutti i colleghi di opposizione, il cui no appare strumentale, a voler sottoscrivere assieme a me la dichiarazione di rinuncia o/e quella di devoluzione a favore di istituti di beneficenza o di associazioni non profit delle maggiori somme rispetto a quelle percepite oggi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
I Democratici di sinistra
confermano il voto contrario con le motivazioni esposte prima. Per quanto riguarda me personalmente
aderisco all’invito fatto dal collega Pirilli. Vorrei soltanto sottolineare che
una maggioranza in quest’Aula decide su questo provvedimento e va da sé che la
sottolineatura fatta prima dal collega Pirilli non è da assumere nella sua
valenza politica perché non è affatto ininfluente, non è affatto da considerare
lato incidente la dichiarata
neutralità del governo regionale. Mi sembra strano che si possa pervenire alla
conclusione secondo la quale quest’Aula approva un provvedimento con la
responsabilità della maggioranza che sostiene il governo e questo si possa
tirar fuori da questa responsabilità.
La responsabilità del
governo c’è tutta, tranne quella dell’onorevole Pirilli.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.
Presidente, anche io brevemente per dire che voto contro, che condivido la proposta dell’onorevole Pirilli e dico di più: per ritornare ad essere un semplice consigliere annuncio le mie dimissioni da Vicepresidente della Commissione antimafia.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.
Confermo il mio voto contrario e accolgo la proposta dell’assessore Pirilli ma dico di più, assessore, da questo punto di vista c’è bisogno della massima chiarezza e franchezza. Non c’è alcuno che vuole che la maggioranza voti a favore per prendersi l’indennità, l’aumento come lei ha affermato in modo anche offensivo a fronte di alcuni consiglieri regionali, di quelli che cioè sono contrari.
Io voto contro e non mi auguro che il Consiglio regionale voti a favore per percepire un aumento. Anzi visto che lei ha dichiarato di votare contro, mi auguro che il suo gruppo, quello di Alleanza nazionale, voti contro e che altri consiglieri regionali della maggioranza votino contro in modo tale che questo provvedimento non diventi legge della Regione Calabria. Quindi il problema non si pone, comunque quand’anche il problema si porrà certamente per parte mia, così come dichiarato sia dal collega Adamo che dal collega Guagliardi, sono per devolvere questo aumento.
Io sono per andare oltre e cioè per impedire che si approvi complessivamente, non so se sono stato chiaro.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Presidente, solo per dire che anche io come l’onorevole Pirilli, dichiaro formalmente qui di devolvere in beneficenza la maggiorazione della indennità conseguente l’approvazione di questo provvedimento. A differenza dell’onorevole Pirilli, però, non voto contro ma mi astengo sul provvedimento in questione perché mi convincono le motivazioni dei consiglieri della maggioranza – come per esempio l’onorevole Sarra – che hanno rappresentato quanto questo adeguamento sia in qualche modo da accettare nel merito.
Perciò, per dichiarazione di voto esprimo la mia
astensione su questo provvedimento, dichiarando però che la maggiorazione della indennità conseguente all’approvazione
sarà da me devoluta in beneficenza ad una associazione che comunicherò
direttamente all’ufficio competente del Consiglio regionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Amendola. Ne ha facoltà.
Franco AMENDOLA
Presidente, col mio no al provvedimento accolgo la proposta dell’assessore Pirilli.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Io sono abituato, cari
colleghi, come ho fatto in Commissione, sarà un limite nella politica di ora,
che sì è sì e no e no.
Mi ero già espresso ma
intervengo non tanto per modificare la mia dichiarazione di voto, credo che
nessuno sia sorpreso perché già in seconda Commissione quando avevamo espresso
il parere avevo chiarito la mia valutazione. Ora c’è una curva finale della
discussione che non capisco più.
Il problema è non
scaricarsi addosso. Non è figlio dello Spirito Santo il fatto di aver portato
questa sera e di aver voluto votare ora questo tipo di provvedimento. Quella è
volontà fondamentale, io non sindaco nessuno, il resto sono giravolte che non
cambiano la sostanza.
Il punto vero è la
forzatura di aver voluto decidere stasera e di aver voluto anticipare questo a
tutto il resto. Poi, che ciascuno faccia dei gesti di ordine individuale, non
cambia la sostanza. Per quanto mi riguarda io non ho bisogno di dichiararvi
niente.
Ovviamente, non sto per
stare un passo indietro rispetto a nessuno, ma quello che faccio sarà alla luce
del sole perché lo farò qui dentro ma lo decido io. Il punto di discussione
senza giri o astensioni è se si è stasera per approvare il provvedimento o
meno, il resto risparmiatemelo. Mi capite? Compreso un consigliere regionale
con cui ho un rapporto da leale avversario, francamente e le chiedo scusa,
onorevole Pirilli ma io non la seguo più. Mi ha capito?
Il punto è che lei è
insieme all’onorevole Zavettieri
l’unico membro della Giunta stasera, mentre noi assumiamo decisioni politiche.
Onorevole Pirilli, è vero
quanto ha detto per la Sogas, mica le dico che lei dice menzogne. Il punto,
però, è che lei deve dire se, al di là di quello che farà dopo, se il
provvedimento deve andare avanti o meno . Poi lei individualmente, con tutto il
rispetto, fa quello che vuole ma non è questo che le chiedo. Mica le chiedo
sulla via di Damasco…, ma le chiedo di valutare se stasera un provvedimento
deve andare avanti o meno. A questo deve rispondere, io dico che non deve andare
avanti, le chiedo scusa.
No, per me vi potete
arrabbiare quanto volete…
(Interruzione)
…io non sono per il colore
della carta della caramella ma sono perché si discuta della caramella, questa è
la questione. Quindi se volete stasera che si faccia, poi devolvete e così via,
il gesto politico non cambia, mica parliamo qui di gesto individuale o se
dobbiamo vestire tutti allo stesso modo.
Qui ci assumiamo
responsabilità politiche ed io avverto che c’è una scelta, l’hanno fatta anche
le altre Regioni d’Italia…
Tutto è vero, ma il
problema è se stasera noi dobbiamo concludere in una maniera o in un’altra. Io
con i miei limiti ecc., sono perché stasera non si decida. Certo democraticamente io valgo uno, un voto
esprimo, lo esprimo con nettezza ecc., il resto viene dopo.
Si dice: noi decidiamo e
poi faccio questo. Quello è meno importante, vi chiedo scusa perché qui
contiamo perché qui votiamo e quello è il punto. Quindi c’è un governo, c’è una
maggioranza, una minoranza… insomma poi io non sono per tirare addosso a
nessuno ma sulle scelte politiche, sulle responsabilità politiche sconti non ne
faccio.
Questo lo volevo dire, l’ho
detto in termini chiari e quindi che ciascuno per le funzioni si esprima senza
niente, poi per il resto si tratta solo di responsabilità politiche mica di
altro. Io non ho nemici qui dentro.
La mia dichiarazione di
voto è per il no, senza aggiungere altro perché per il resto me la vedo io.
PRESIDENTE
Onorevole Pirilli, ora siamo in fase di votazione. La farò rispondere alla conclusione della votazione.
Nicola ADAMO
Abbiamo ascoltato il parere del relatore e le
dichiarazioni di voto. Vorrei che lei chiedesse al governo
formalmente il parere del governo regionale sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE
Siamo già in votazione,
onorevole Adamo, non c’entra.
(Proteste dai banchi
della maggioranza)
Onorevoli colleghi, chiedo scusa, legittimamente, a mio sommesso avviso, l’onorevole Bova ha chiesto il parere del governo perché su qualunque provvedimento legislativo legittimamente può essere fatta la richiesta di conoscere quale sia la posizione del governo.
Non vedo quindi assolutamente le ragioni della protesta rispetto a questa richiesta, la irritualità potrei condividerla, però il Presidente ha la facoltà di regolamentare il dibattito. La richiesta era ripetuta per cui il governo risponde, mi sono anche consultato col collega Zavettieri, ma del resto la risposta era ovvia perché in re ipsa e nella sostanza del provvedimento.
Il provvedimento nasce da una iniziativa consiliare, è un provvedimento che passa dalla competente Commissione consiliare, arriva in Aula, il governo non è stato mai investito da questo provvedimento. Io avevo dichiarato prima la posizione neutra del governo perché comunque l’Aula è sovrana a prescindere dal governo.
Vorrei a questo punto, perché poi il discorso alla fine torna ad essere politico, mi consentirete visto che mi avete chiamato in causa, esprimere una opinione molto modestamente, una piccola opinione politica.
Dico che l’Aula non credo abbia chiesto il parere del
governo quando molti mesi addietro ha votato
alla unanimità, credo, non ero presente, ma in ogni caso con larghissima maggioranza e col concorso della opposizione il provvedimento di inquadramento, di stabilizzazione dei lavoratori Lsu e Lpu rispetto a cifre che sono nell’ordine
di centinaia di miliardi, perché si tratta di 12-13 mila persone.
E’ un provvedimento d’Aula,
un provvedimento che l’Aula ha adottato così come altri provvedimenti, ecco
perché stasera in relazione alla legge sulla famiglia non volevo esercitare un
ruolo polemico, di governo, intervenire per dire o la richiesta di sentire il
governo e l’assessore al bilancio o comunque i tecnici del bilancio è valida, è
un principio che è valido sempre o non è valido solo quando la legge piace a
noi e non è valido quando la legge a noi non piace.
La coerenza credo sia
fondamentale in politica, allora mi sforzo di praticarla.
Per questa ragione, dico
che l’Aula nella sua sovranità ha deciso a maggioranza. Anche dalla mia
posizione di consigliere, che ho sdoppiato per lasciare neutro il governo, credo
di aver fatto una disamina, quindi una valutazione ampia condividendo le
ragioni che hanno portato l’amico Sarra dopo, ma anche altri colleghi
intervenuti anche dai banchi della minoranza a sostenere ragioni che
sostanzialmente da una parte affermano la valenza per la politica e dall’altra
possono anche negare.
Ci sono ragioni a favore e
ragioni contro. Io ho sostenuto le mie tesi che mi pare siano state chiare ed
inequivocabili. Ho alla fine annunciato un no provocatorio che era un no reale
che ho espresso perché era un no che voleva costringere coloro i quali poi
magari sarebbero usciti senza alcuna allusione – è inutile che mi guarda – , ma
che sarebbero usciti fuori a dire “noi siamo i paladini del no, contro questo
provvedimento” a dire io voto no e vado a rinunciare o a devolvere perché forse
la rinuncia tecnicamente sarà impossibile.
Quindi probabilmente…
(Interruzione)
…non mi interrompa perché
non riesco a seguire.
PRESIDENTE
Onorevole Guagliardi, la
prego, non ha la parola.
Onorevole Guagliardi, ho assistito a momenti di ipocrisia che riguardano anche questo argomento quindi la prego, ho la pressione bassa, Sarra diceva che ho mangiato una caramella da stamattina. Collega Guagliardi la prego si accomodi perché a quest’ora potrei diventare rischioso per provocazioni che vanno al di là della mia compostezza morale e assolutamente nitida come ho dimostrato in tutti questi anni.
(Interruzione)
Assolutamente, dai monogruppi al concorsone, onorevole Guagliardi.
PRESIDENTE
Onorevole Guagliardi, non
ha la parola per adesso.
Umberto PIRILLI, assessore
delegato ai rapporti tra Consiglio e Giunta
Se lei vuole l’incidente perché ha bisogno di giustificarsi di fronte al partito, io glielo concedo e non mi arrabbio nemmeno.
PRESIDENTE
Assessore, la prego, di avviarsi brevemente alla conclusione.
Presidente, concludo, volendo però chiarire perché il collega Guagliardi alla fine è una persona simpatica e cordiale , che non necessariamente deve sentirsi destinatario se non si sente di esserlo, ritengo che non lo sia, di alcuna provocazione.
Io non ho fatto una provocazione alla persona, però, dato che ho registrato che siccome ci sono stati nell’arco di questa vicenda momenti di ipocrisia, io ho voluto svuotare l’ipocrisia e dire io personalmente a prescindere dal mio voto che potrebbe essere sì o no, è neutro, personalmente dico voto contro perché desidero che coloro i quali dichiarano di votare contro facciano pervenire analoga dichiarazione, così come faccio io, di rinuncia o di devoluzione delle somme a cause benefiche.
Questa è la mia posizione che è la posizione politica rispetto ad un problema politico. Poi se c’è ipocrisia, malanimo o riserva mentale di taluni o di altri io, lo lascio alla coscienza di ciascuno, non certamente lo attribuisco alla sua persona, non per paura della provocazione, per l’amor di Dio, ma perché ritengo che sia giusto.
PRESIDENTE
Pongo in votazione il provvedimento numero 444/7^.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa adesso alla
trattazione del progetto di legge sull’attività teatrale.
L’onorevole Occhiuto,
relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor Presidente, il progetto di legge che è posto oggi in discussione in Consiglio regionale è un progetto di legge risultante dalla unificazione di tre progetti di legge. Uno è di iniziativa dei consiglieri Aiello, Tesoriere e Rizza, un altro di iniziativa del consigliere Pezzimenti ed un ultimo di iniziativa del sottoscritto, che la terza Commissione prima e la seconda poi hanno valutato unificandoli.
In sostanza, si tratta di
un disegno di legge quadro sul teatro che
ha per obiettivo quello di condurre ad una logica di sistema il complesso degli
interventi legislativi in materia di teatro. La Regione Calabria ha infatti
prodotto negli anni passati una molteplicità di leggi in ordine all’argomento
che riguardavano però singoli organismi teatrali.
E’
mancata, cioè, una legge che mettesse al passo la nostra Regione con quanto
fatto in altre Regioni d’Italia dove si è costruito un impianto legislativo che
fissasse dei criteri oggettivi per la definizione dei contributi da dare agli
organismi teatrali operanti nella Regione.
Il
presente progetto di legge, quindi, partendo dal presupposto che il teatro è
elemento fondamentale della cultura regionale quale mezzo di promozione
culturale, di espressione artistica, di aggregazione, di formazione sociale si
propone di orientare gli interventi in materia di teatro promovendo la più
ampia partecipazione degli spettatori ed una equilibrata distribuzione
dell’offerta culturale nel territorio regionale.
L’idea
è nata dalla esigenza di incentivare la collaborazione tra soggetti pubblici ed
enti o soggetti operanti nel settore del teatro tendendo alla razionalizzazione
delle risorse economiche ed organizzative e promovendo la sperimentazione e la
ricerca e favorendo inoltre la drammaturgia italiana e calabrese contemporanea
con particolare riguardo a quella proposta da autori residenti nell’ambito
regionale.
Gli
obiettivi della presente legge nella sostanza si orientano in definitiva su tre
direzioni. Il riconoscimento, la promozione ed il sostegno delle istituzioni
teatrali consolidate nell’ambito regionale, il sostegno di nuove iniziative nel
settore della produzione teatrale al fine di favorire il loro graduale e
qualificato inserimento.
Si
stabilisce, però, un limite anche in termini di numero all’inserimento di
queste iniziative perché la presente legge riguarda il teatro professionale,
non è una legge che si vuol sovrapporre alla legge 16 sulla promozione
culturale.
Inoltre,
la legge si propone il concorso, il coordinamento e la programmazione con gli
enti locali relativamente ad iniziative coordinate in materia di teatro.
Agli
articoli 1 e 2 si delineano i principi generali e le tipologie di intervento
individuando sostanzialmente tre diverse modalità all’interno di una
programmazione triennale predisposta dalla Giunta.
All’articolo
3 si individuano i beneficiari degli interventi mentre all’articolo 4 nel
dettaglio si specificano le spese finanziabili prevedendo finanziamenti non
solo per l’attività di distribuzione e di produzione di spettacoli teatrali ma
anche per l’adeguamento e la qualificazione delle sedi destinate alle attività.
Allo scopo di favorire un graduale e qualificato insediamento di nuove
iniziative nel settore della produzione teatrale la legge all’articolo 5 si
assume il compito di sostenere nell’ambito della programmazione triennale nuovi
organismi che abbiano sede in Calabria, che non abbiano usufruito di interventi
finanziari regionali e che siano impegnati in un progetto produttivo
particolarmente dedicato alla nuova drammaturgia contemporanea italiana e al
rinnovamento del linguaggio teatrale.
La
legge delinea poi all’articolo 6 il concetto di stabilità teatrale enumerandone
le caratteristiche. L’articolo 7 invece individua gli organismi riconosciuti
dalla Regione in sede di prima programmazione. Agli articoli 8 e 9 poi si
individuano le forme di concorso tra la Regione e gli enti locali cercando di
interpretare anche in questa materia il principio della sussidiarietà.
All’articolo
10 viene introdotto il sistema delle residenze, cioè quel sistema che dà cioè
la possibilità agli organismi e alle associazioni teatrali di avere un luogo
fisico entro il quale esercitare la propria attività. In questo sistema delle
residenze è individuato un accordo con i comuni e col concorso delle province
tenendo conto delle esigenze di presenza teatrale e del valore culturale dei
progetti.
All’articolo
11 si dettaglia il contenuto del programma teatrale in materia di teatro che
viene redatto dalla Giunta regionale, approvato dal Consiglio in base alle
indicazioni che la legge e il regolamento di attuazione della legge delineano.
Agli
articoli 12 e 13 si precisano le sovvenzioni regionali e le modalità di
erogazione dei contributi.
So che
alla Presidenza, signor Presidente, sono pervenuti diversi emendamenti. Credo
che potremmo valutarli nel dettaglio durante la discussione sull’articolato che
propongo di avviare subito in Aula.
PRESIDENTE
Sia
l’onorevole Nucera che l’onorevole Gagliardi mi hanno comunicato di ritirare i
propri emendamenti, quindi rimangono solo quelli firmati da lei…
Giovanni NUCERA
Non è che li ritiro, sono assorbiti dagli altri emendamenti e quindi come tali inutili perché ripetitivi, quindi non è un ritiro tout court.
PRESIDENTE
Sono assorbiti, esatto.
Giovanni NUCERA
No, per la storia.
PRESIDENTE
La parola all’assessore Zavettieri.
Brevemente, anche se l’ora è tarda, abbiamo superato la mezzanotte.
Volevo esprimere a nome mio e della Giunta l’apprezzamento della Giunta per il lavoro svolto dal Consiglio e dalla
Commissione.
Si
tratta di una legge di iniziativa consiliare che è stata unificata, una legge
alla quale si è accompagnato nella prima fase della discussione l’apporto della
Giunta che ha ripreso una forte spinta tant’è che siamo per approvarla in Aula,
dopo la polemica sulla nota delibera sul riparto dei fondi ai teatri.
Voglio
esprimere un compiacimento perché la polemica che c’è stata non ha impedito,
anzi ha accelerato la discussione ed il licenziamento del disegno di legge da
parte della Commissione.
Voglio
dire che con questa legge si chiude un periodo nel quale ci sono state delle
leggine ad hoc, si è legiferato, per così dire, ad personam e per
la prima volta nel teatro si affronta nell’insieme un disegno di legge che
riguarda le questioni della valorizzazione delle attività teatrali.
La
legge colma un vuoto e pone al di là delle attività di promozione finanziate
con la legge 16 in primo piano le attività teatri nella nostra regione a
dimostrazione che si sono fatte delle scelte su cui cammina sia il Consiglio
regionale che la Giunta.
Nel
merito abbiamo avuto modo di approfondire con i relatori alcune questioni.
Credo che l’impianto nell’insieme vada e si tratta di fare gli aggiustamenti ed
i correttivi che rendano applicabile la legge, che si muove nella direzione di
difendere e qualificare le attività già esistenti e di aprire anche degli spazi
utili per le nuove attività per così dire amatoriali.
Si valorizzano
le attività professionali dei teatri delle compagnie esistenti in Calabria e si
apre una breccia importante per le attività amatoriali.
Esprimo
quindi questo vivo apprezzamento, disponibile per parte mia come Giunta a
contribuire ad apportare i correttivi che sono necessari per renderla
immediatamente attuabile.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Lei ricorderà, Presidente,
che pur se approvata dalla Commissione,
licenziata dalla Commissione consiliare molto
tempo fa - forse risale a più mesi il tempo di approvazione – questa proposta
di legge non era pervenuta all’esame dell’Aula ed invece all’esame dell’Aula è
pervenuta perché inserita all’ordine del giorno
sull’onda di una discussione che è stata fatta nella precedente seduta in
relazione alla ripartizione dei fondi fatti dalla Giunta
regionale destinati al finanziamento dei teatri calabresi.
Un
provvedimento, quello della Giunta, che ha fatto discutere molto in Calabria,
ha suscitato opposizioni, polemiche, critiche perché si è sottolineata
l’assenza di criteri che motivassero quelle scelte. Si sono evidenziate lacune
rispetto alle quali molti consiglieri regionali si sono pronunciati e hanno
sostenuto quelle critiche.
Alla
fine di quella discussione nella precedente riunione del Consiglio regionale,
si convenne, da parte della opposizione e da parte di settori della
maggioranza, c’è stata una certa resistenza col tentativo di motivarla anche
ampiamente da parte dell’assessore Zavettieri, di favorire un esame congiunto
della legge e della mozione che numerosi consiglieri regionali avevano
sottoscritto per la revoca di quella delibera.
Anzi,
si chiese con l’accordo del governo regionale di sospendere l’efficacia di
quella delibera in virtù dell’impegno assunto di licenziare alla seduta
successiva questa legge organica per quanto riguarda la promozione delle
attività teatrali.
La
legge c’è, lei propone di esaminarla, ma lei alla mozione non ha fatto
riferimento. Ora non è un problema e su questo chiedo il parere del relatore,
se riprendiamo lo spirito di quella proposta che io posso in qualche modo
tradurre così. Ai fini di facilitare il compito ai lavori della Commissione, mi
auguro che ci possa essere una intesa, di utilizzare quei fondi che presiedono
a quella delibera come fondi da impegnare a finanziamento di questa legge.
Capisco
che non è automaticamente possibile, non è meccanico perché quei fondi sono
stati resi già disponibili dalle declaratorie disposte in bilancio. Nessuno ci
impedisce, però, di mettere a corredo della norma finanziaria che rinvia a
successivo atto di bilancio la posta finanziaria per questa legge per
quest’anno la riconversione e l’utilizzo di quei fondi sulla base di quanto
prevede questo provvedimento legislativo.
Se
questa intesa c’è e c’è questa coerenza, per quanto riguarda il gruppo dei Ds
non ha alcuna difficoltà a licenziare e votare a favore di questa legge. Mi
auguro che questa disponibilità sia reciproca da parte dei consiglieri
regionali e da parte dello stesso relatore.
Ovviamente,
vorrei su questo l’assenso anche dell’assessore competente e del governo
regionale.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo la precedente seduta e ricordo anche che in quella occasione proprio partendo da una discussione su un atto della Giunta regionale si è invocata da parte della maggioranza e si è risposto con disponibilità da parte della minoranza una discussione più vasta e complessiva sul problema del teatro, della promozione del teatro nella regione.
Attenzione, però, perché una cosa è fare una legge che fissa criteri oggettivi che valgono per oggi e sicuramente per domani, sicuramente non per ieri. Altra cosa è utilizzare una legge regionale per discutere un provvedimento della Giunta, sul quale poi i giudizi possono essere diversi perché nasce anche dall’assenza di un quadro normativo di riferimento specifico sul teatro professionale, ma è un provvedimento che la Giunta ha adottato ricorrendo anche a quelle che erano le proprie prerogative.
Non voglio chiudere, però, in questo modo una discussione che è partita con l’intento di animare un dibattito sul teatro e su quello che deve essere il modo per incentivare, per promuovere il teatro nella regione.
Perciò, se questo è lo spirito e se con questo spirito dobbiamo discutere della materia fino ad arrivare poi alla approvazione di una legge regionale, io non ho difficoltà ad affermare che possiamo anche insieme assumere l’impegno di fare una discussione generale su questa materia che investa magari anche la possibilità di dare un giudizio su come finora si è proceduto in ordine all’assegnazione di contributi ai teatri.
E quando dico in ordine al modo in cui finora si è proceduto, non mi riferisco soltanto all’ultima delibera ma anche al modo di procedere delle Giunte precedenti a quella che attualmente governa la Regione.
Se così è, se cioè vogliamo cogliere l’occasione per discutere più complessivamente di questa materia magari ad un orario che ci consenta di avviare un dibattito più vivo e più partecipato, dico che sono anche disponibile a valutare la possibilità di approfondire questo argomento per arrivare poi alla approvazione della legge non ora, ma magari anche nella prossima seduta, purché ci sia l’impegno a portare questa materia in discussione al primo punto.
Siccome questa richiesta mi veniva formulata anche da altri settori della minoranza a margine del dibattito che stava accendendosi ora, io questa disponibilità la rappresento al Presidente del Consiglio, affinché valuti se questa discussione sulla materia in generale sia il caso di farla ora o nella prossima riunione di quest’Aula.
PRESIDENTE
La parola all’assessore Zavettieri.
Brevemente, perché la mozione che era stata presentata e che poi tra l’altro si è risolta di fatto in un invito alla Giunta regionale a sospendere gli effetti della delibera in vista della discussione e dell’approvazione della legge aveva un valore soprattutto politico che era quello di superare la contrapposizione che si era determinata tra la Giunta per la sua delibera e il Consiglio regionale e riprendere, per così dire, un rapporto normale tant’è che si è detto che sulla sospensione degli effetti si può anche dare una disponibilità, tenuto anche conto della fase nella quale la delibera cadeva, a cavallo, cioè, della fine dell’anno, respingendo in quella fase la richiesta della revoca della delibera.
E’ superfluo ricordare all’onorevole Adamo che quella
delibera è il frutto di una disposizione della legge finanziaria del 2003 che
prevedeva la possibilità di dare contributi ai teatri operanti nella nostra regione per attività svolte
nell’anno 2003.
Voler
rimettere in discussione questa decisione, al di là dello strumento al quale
bisogna ricorrere di fatto per modificare la legge, credo non sarebbe giusto,
non sarebbe corretto e per le aspettative che si sono determinate e anche in
certo qual modo per le obbligazioni che sono state accese con la delibera della
Giunta.
Perciò,
porre ora questa questione credo che sia inopportuno e vada al di là delle
stesse possibilità che abbiamo come Giunta regionale, a meno che il Consiglio
regionale con un proprio atto, con una legge o con un emendamento inserito nel
provvedimento di legge in discussione non voglia annullare un atto della
Giunta. Se ritiene è libero di farlo, io sono contrario ad una ipotesi di
questo genere, che non avrebbe nessun significato positivo ma avrebbe un valore
punitivo.
Non
so poi se la legge possa avere un valore retroattivo perché noi andremo a
legiferare su una materia mettendo in discussione delle scelte, degli impegni
che sono stati adottati in assenza di una legislazione specifica.
Lo
dico pur con tutta la disponibilità dimostrata fino ad ora e anche
l’apprezzamento tra l’altro del lavoro unanime della Commissione, perché il
disegno di legge per quel che mi risulta è stato licenziato alla unanimità
dalla Commissione competente senza che venissero poste delle condizioni.
Immagino
che in politica le situazioni cambino, si è verificato anche uno scontro
abbastanza forte e comprensibile per le motivazioni che sono state poste in
ordine al provvedimento che è stato testé votato dal Consiglio regionale, ma
non credo che altri aspetti o altre turbative possano incidere negativamente
sull’iter di un disegno di legge, che credo possa tranquillamente raggiungere
il traguardo. Anche tenendo conto non solo del voto unanime assunto dalla
Commissione, ma anche dalla disponibilità ad assumere e ad accogliere
emendamenti che possono venire e che vanno nel senso del miglioramento di
questo provvedimento di legge.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Mi sembra di capire che ci sia una disponibilità del relatore, con l’impegno che sia al primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta, ad approfondire ed approvare il provvedimento di legge. E che ci sia una non disponibilità a discutere della mozione.
Io avevo fatto una proposta perché potesse essere quello un modo non punitivo. Cioè utilizzare quei fondi come una sorta di posta finanziaria, come un emendamento ad hoc mirato magari anche alla rimodulazione di quella delibera.
Ora non è stata nostra intenzione, non è nostra intenzione dettare condizioni o
subordinare il giudizio che diamo sulla legge e sul suo iter di approvazione a
questa questione, anzi se mai vogliamo sottolineare l’esatto contrario.
Quella
discussione sulla delibera ha consentito di dare a questa proposta di legge una
corsia preferenziale.
Se
proprio la vogliamo dir tutta – è stato anche oggetto di polemica –, se non ci
fosse stata quella discussione a quest’ora non saremmo qui a discutere di
questa legge e chissà quando il Consiglio regionale ne avrebbe discusso, per
cui una assai parziale soddisfazione nel merito del provvedimento ma una
profonda insoddisfazione per quanto riguarda le posizioni che si mantengono su
quella delibera.
Quella
delibera non la condividiamo, ma non c’è un problema di condividerla o meno
perché ci sono tanti atti della Giunta che non si condividono, si criticano e
la Giunta si assume le sue responsabilità.
Questo
può essere uno di quegli atti che ricade nell’ambito di questa ordinarietà
dell’attività e dell’assunzione di responsabilità che competono da una parte al
governo e dall’altra alla opposizione.
Non
le sfugge, però, che su quella legge non c’è stata tanto una presa di posizione
da parte di qualche consigliere regionale di opposizione, quella delibera ha
consentito la promozione, ha generato un vero e proprio movimento di protesta
da parte di forze intellettuali, di associazioni culturali, da parte di
rappresentanti di istituzioni, da consessi istituzionali a vari livelli e nel
vario territorio della provincia.
Liquidarla
in questo modo mi sembra sbagliato.
Una
sua disponibilità, considerato che sicuramente gli effetti non sono stati
prodotti da parte di quell’atto amministrativo, ad una rimodulazione penso che
non sia da interpretare né come un fatto punitivo ma nemmeno come una
bocciatura, ma come una disponibilità dell’assessore alla cultura e al teatro
verso una domanda che è stata assai diffusa, che non è di dilazione della spesa
ma è di una riprogrammazione mirata a criteri più oggettivi e di equità per
quella che è la realtà della presenza teatrale e delle strutture teatrali del
nostro territorio.
La
Giunta regionale non vorrà accogliere queste indicazioni? Penso che sia un
errore politico, ovviamente poi è chiaro che in democrazia vale il gioco della
dialettica democratica e del principio dell’assunzione della responsabilità.
Noi a
questa assunzione di responsabilità non possiamo sfuggire, per cui va da sé che
probabilmente a valle della approvazione del progetto di legge in esame questa
sera noi riproponiamo – come lei stesso ha detto – per l’autodeterminazione
dell’Aula quella mozione, poi l’Aula si assume la responsabilità.
Vorrà
dire che probabilmente ci saranno tutte le condizioni per cui la delibera della
Giunta si prenderà una approvazione da parte del Consiglio regionale non
richiesta. Ma è bene che ci sia una assunzione di responsabilità da parte di
ognuno di noi su quel punto, per cui la proposta che io faccio è, d’accordo col
relatore, perché ormai la legge è incardinata quindi da questo punto di vista
non può essere più nemmeno discrezionale, di lasciarla come primo punto
all’ordine del giorno, verificare l’approfondimento delle norme, però a valle
dopo l’approvazione della legge chiedere al Presidente del Consiglio di mettere
in votazione quella mozione.
L’Aula
si pronuncerà con un sì o un no, se ne prende atto ma mi pare doveroso che dal
punto di vista istituzionale ognuno si assuma le proprie responsabilità.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Vescio. Ne ha facoltà.
Presidente, onorevoli colleghi, per esprimere la soddisfazione come Presidente della
Commissione e come correlatore di questa legge.
E’
stata una legge sulla quale ci siamo confrontati per parecchio tempo e ci siamo
confrontati perché c’è una richiesta che supera le possibilità di intervento
della Regione Calabria.
D’altra
parte, una ripartizione delle risorse finanziarie tutto sommato modeste,
onorevole Adamo, rispetto a quella che è la richiesta che proviene da questo
settore; abbiamo assistito a polemiche che nonostante l’esplicitazione dell’assessore
sembrano ingiustificate.
Il
problema di questa legge a mio avviso è quello di trovare un finanziamento
adeguato ripetitivo negli anni a venire. Cioè, non è tanto individuare qualche
spicciolo in più per questo anno, atteso che rispetto al riparto ci sono
associazioni che ormai hanno consolidato le legittime aspettative e che sarebbe
altrettanto ingiusto, oggi dire non diamo più quei finanziamenti, quei
finanziamenti vanno a copertura di questa legge.
Ritengo
quindi che si debba approvare, c’è l’impegno personale ma è rivolto anche a
tutti gli altri, di individuare ed in primis all’assessore risorse che
possono andare incontro, certo non nei termini delle loro aspettative, alle
richieste di queste associazioni; così come raccomandazione deve essere fatta –
invito l’assessore – a reperire risorse per un finanziamento più consistente
della legge 16 che attiene ad un altro segmento di questo settore.
Quindi,
nel ribadire la soddisfazione e nel ribadire che è stato già perso enorme
tempo, invito ad approvare questa legge.
Il
Presidente, mi consenta, non avendomi concesso la parola, relativamente al
punto precedente vorrei osservare questo e non per amor di polemica.
Rispetto
ad un orientamento dichiarato della maggioranza, visibile e palpabile e rispetto
ad un voto della Commissione, per cui questa legge sulle indennità dei
consiglieri regionali era del tutto scontata fosse in dirittura d’arrivo,
ognuno di noi avrebbe potuto giocare a scarica barile, a scaricare
responsabilità.
Questo
non lo voglio fare e se il Presidente mi avesse concesso la parola, avrei detto
certamente di votare favorevolmente quella legge per disciplina di coalizione e
perché avevo votato già in Commissione positivamente rispetto ad un
orientamento che in quella sede mi era sembrato unanime ed appartenente a tutti
i gruppi. Quindi, non mi sarei astenuto e non avrei votato contro perché una
posizione del genere era del tutto speculare.
Però,
voglio aggiungere anche se la devoluzione in beneficenza non va pubblicamente
espressa, visto e considerato che in quest’Aula è avvenuto anche questo - e me
ne duole – non posso far a meno di dire che anche devolverò in beneficenza
questo aumento e poi farò sapere a quale l’associazione.
Per
non intervenire nuovamente, Presidente e ne chiedo scusa ai colleghi, faccio
richiesta che sia portato in Aula l’articolo 49 della legge sulle aree
protette.
Sono
passati i tempi entro i quali gli assessori competenti dovevano attraverso una
concertazione trovare una soluzione al problema. Il Consiglio e la Commissione
sono autorizzati a trovare la soluzione. La Commissione aveva votato un
articolo 49, che a mio avviso deve essere riportato interamente in Aula. Cioè,
vedremo in Aula poi se questo articolo va emendato o resterà all’attenzione del
Consiglio così come era stato votato in Commissione.
Quindi.
la prego, signor Presidente, di voler inserire all’ordine del giorno della
prossima seduta l’approvazione dell’articolo 49 della legge sulle aree
protette.
PRESIDENTE
Direi
di accogliere in parte la proposta che ha fatto il relatore ma anche il collega
Adamo, però a questo punto incardiniamo la legge, approviamo almeno i primi due
articoli e poi nella prossima seduta al primo punto continuiamo con la legge.
Pongo
in votazione l’articolo 1.
(E’
approvato)
All’articolo
2 è stato presentato emendamento a firma dell’onorevole Occhiuto che così
recita “…………”.
Pongo
in votazione l’emendamento.
(E’
approvato)
Pongo
in votazione l’articolo 2 per come emendato.
(E’
approvato)
Considerando sia l’orario ma anche il fatto di avere la possibilità nella prossima seduta di poter approvare la legge e di procedere al dibattito con la mozione sospendiamo questo punto all’ordine del giorno.
PRESIDENTE
Legge un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Il Consiglio è convocato per il prossimo 2 febbraio, con la continuazione e la discussione degli articoli che riguardano la legge sul teatro.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Fava, Gallo e Luzzo.
(Sono concessi)
E’ stato presentato alla Presidenza
il seguente progetto di legge di iniziativa della
Giunta regionale:
“Norme per la riqualificazione ed il riordino urbanistico edilizio e per la sanatoria di opere abusive nel territorio regionale ‑ (delibera G.R. n. 963 del 2.12.2003)” (P.L. n. 487/7^)
E' assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
Sono stati, inoltre, presentati alla Presidenza i seguenti progetti
di legge di iniziativa dei consiglieri:
Borrello – “Misure dirette a favorire l'istituzione del Parco Archeologico Medievale di "Rocca Diruta" o "Rocca Angitola" in territorio di Maierato (VV)” (P.L. n. 486/7^)
E' assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Senatore – “Referendum per l'istituzione del Comune unico denominato "Corigliano‑Rossano" (P.L. n. 488/7^)
E' assegnato alla prima Commissione – Politica istituzionale - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Tripodi M. – “Riconoscimento e sostegno dell'Associazione Culturale "Kalabria 2001 ‑ Onlus" (P.L. n. 489/7^)
E' assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Tripodi M. – “Riconoscimento e sostegno dell'Associazione Culturale "Corona Chorus ‑ Onlus" (P.L. n. 490/7^)
E' assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Riconoscimento dell’Associazione culturale Calabria – Onlus” (P.L. n. 491/7^)
E' assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Pirillo – “Integrazione della L.R. 26 giugno 2003, n. 8 "Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l'anno 2003)" (P.L. n. 492/7^)
E' assegnato alla seconda Commissione – Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di
provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio di previsione dell'Afor (Azienda forestale della Regione Calabria) per l'anno finanziario 2004 ‑ (delibera G.R. n. 1108 del 29.12.2003)” (P.P.A. n. 264/7^)
E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
“L.R. n. 31/95. Piano triennale 200212004. Approvazione linee di indirizzo e criteri. Impegno somma Cap. 3131204 Bilancio regionale 2003 ‑ (delibera G.R. n. 1128 del 29.12.2003)” (P.P.A. n. 265/7^)
E' assegnata alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
Consorzio "Legalità e sviluppo Calabria". Partecipazione della Regione Calabria ‑ (delibera G.R. n. 1051 del 16.12.2003)” (P.P.A. n. 266/7^)
E' assegnata alla terza Commissione – Servizi sociali - ed alla seconda – Sviluppo economico - per il parere.
(Così resta stabilito)
E’ stata, inoltre, presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:
“Bilancio di previsione del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 2004 ‑ (delibera Ufficio di Presidenza n. 287 del 30.12.2003)” (P.P.A. n. 263/7^)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 1122 del 29.12.2003, recante: "L.R. n. 7/2001 art. 35. Provvedimenti" (Parere n. 75)
E' assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 1127 del 29.12.2003, recante: "L.R. n. 16/85 ‑ Piano annuale 2004" (Parere n. 76)
E' assegnata alla terza Commissione - Servizi sociali.
(Così resta stabilito)
Il dirigente del Settore legislativo della Giunta regionale ha comunicato che, in data 29 dicembre 2003, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali che sono state pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, supplemento straordinario n. 4 del 30 dicembre 2003:
1. Legge regionale 29 dicembre 2003, n. 29, recante: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l'anno 2004";
2. Legge regionale 29 dicembre 2003, n. 30, recante: "Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l'anno 2004 ‑ Art. 3, comma 4, della legge regionale n. 8/2002)".
La Giunta regionale, con nota n. 48 del 17.12.2003, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2003:
Deliberazione Giunta regionale n. 1001 del 10.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1002 del 10.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1003 del 10.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1004 del 10.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1005 del 10.12.2003
La Giunta regionale, con nota n. 02 del 14.1.2004, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2003:
Deliberazione Giunta regionale n. 1075 del 29.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1076 del 29.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1077 del 29.12.2003
Deliberazione Giunta regionale n. 1107 del 29.12.2003
Il Presidente del Gruppo consiliare Udc ‑ ai sensi dell'art. 3, comma 1 della legge regionale n. 21/2000 ‑ ha indicato in rappresentanza del gruppo medesimo il secondo consigliere componente la Commissione Autoriforma nella persona dell'onorevole Occhiuto, giusta comunicazione del 26 gennaio 2004 acquisita a prot n. 175 del 26.1.2004 del Settore Segreteria Assemblea.
Pacenza, Guagliardi, Morrone ed altri. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’Urbanistica. Per sapere – premesso che:
con delibera n. 737 del 30.9.03 la Giunta regionale ha approvato la variante al Piano regolatore generale del Comune di Mandatoriccio;
il Comune di Mandatoriccio era già dotato di Prg approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale n.727 del 2.7.75;
il Prg in vigore ha prodotto diversi piani di lottizzazione:
1) lottizzazione "Gran‑Astrid" approvata con Dpgr n. 1241 del 6.6.1989;
2) lottizzazione "Marina di Mandatoriccio" approvato con Dpgr n. 2838 del 10.5.1983;
3) lottizzazione "Castello dell'Arso" approvato con Dpgr n. 5818 del 26.3.1985;
4) piano particolareggiato "Destra della Torre" approvato con Dpgr n. 5773 del 26.3.1985;
nelle convenzioni allegate agli strumenti attuativi, i proprietari lottizzanti, oltre agli altri oneri previsti dalla legge, si impegnavano a trasferire gratuitamente al Comune tutte le aree destinate agli strumenti attuativi ad urbanizzazione secondaria, per una estensione complessiva di oltre 40,00 ettari (400.000 metri quadri);
a tutt'oggi le suddette aree non sono state ancora acquisite al patrimonio del Comune;
con la variante generale al Prg approvata lo scorso 30 settembre dalla Giunta regionale è stata modificata la destinazione urbanistica di parti considerevoli di aree già destinate nelle lottizzazioni ad urbanizzazione secondaria, ora diventano zone di espansione turistica residenziale, turistica alberghiera, servizi privati;
gli stessi progettisti della variante, a pagina 9 della relazione tecnica hanno specificato la loro avversità a variare la destinazione urbanistica di aree già vincolate in piani di lottizzazioni, mentre l'Amministrazione comunale nella stessa relazione ha sostenuto di assumersi tutte le responsabilità penali e civili sulla indicazione date, circa la variazione delle destinazioni urbanistiche già assunte -:
a) se intendano immediatamente avviare una approfondita verifica di quanto narrato;
b) considerata l'assoluta delicatezza dell'argomento se intendono attivare la sospensione della delibera di approvazione della variante al Prg del Comune di Mandatoriccio anche in funzione di autotutela.
(511; 22.12.2003)
Amendola. All’assessore alla sanità. Per sapere – premesso che:
presso l'Azienda Sanitaria Locale n. 6 di Lamezia Terme, nonostante i pressanti inviti delle Organizzazioni sindacali, la discussione circa la ripresa della contrattazione decentrata della categoria medica risulta interrotta per volontà degli stessi vertici aziendali;
in particolare, secondo quanto riportato anche dagli organi di informazione, l’Asl 6 è inadempiente riguardo ad alcuni istituti contrattuali previsti già nel Contratto collettivo nazionale di lavoro del 1996;
questi, in dettaglio indicano compiti specifici ed ambiti d'autonomia professionale per la dirigenza medica e contestuale adeguamento economico;
la mancata applicazione di questi precetti contrattuali comporta un danno rilevante in termini di accrescimento professionale e curriculare dei medici che prestano servizio presso l'azienda lametina;
a fronte di questo quadro complessivo di disagio l'Azienda continua ad affidare incarichi ad personam ad alcuni dirigenti medici, creando una situazione di evidente disparità di trattamento;
allo stato, non si può escludere un ricorso di massa all'autorità giudiziaria da parte del personale danneggiato al fine di fare valere i propri diritti;
una simile e probabile circostanza causerebbe un ingente danno economico all'Azienda sanitaria che già attualmente si trova in gravi difficoltà finanziarie al pari delle omologhe Asl calabresi -:
se la Giunta regionale attraverso il competente Assessorato alla Sanità intenda attivarsi presso la dirigenza dell'Asl 6 di Lamezia Terme affinché, come più volte ribadito dalle organizzazioni sindacali di categoria, venga ripresa al più presto la trattativa inerente la contrattazione decentrata;
se non sia quanto mai opportuno, in regime di violazione dei diritti del personale medico, provvedere a ripristinare tutte le condizioni di legalità necessarie per non danneggiare ulteriormente il personale sia dal punto di vista curriculare che professionale;
se la dirigenza dell'Asl 6 di Lamezia Terme non intenda far conoscere, nel quadro indispensabile della trasparenza nell'attività amministrativa di un'azienda pubblica, quali sono stati i criteri utilizzati finora per l'affidamento degli incarichi ad personam.
(512; 23.12.2003)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
ho appreso da notizie di stampa dell'avvenuta sottoscrizione con il Governo centrale dell'Accordo di programma quadro per i beni culturali che prevede investimenti pari a circa 300 miliardi di vecchie lire;
secondo un cliché ormai consolidato si sarebbe concretizzato ancora una volta un discrezionale conferimento di risorse in assenza di una qualunque attività propedeutica di programmazione in funzione di un’azione strategica che, partendo dalle proposte progettuali del territorio, fosse in grado di definire criteri e priorità;
invece, gli interventi individuati riguarderebbero aree a forte "vocazione" politicoclientelare e discriminerebbero realtà che annoverano tesori culturali degni di una ben diversa considerazione;
recentemente, e ancor prima della sottoscrizione dell'Apq in questione, la terza Commissione consiliare, su proposta del sottoscritto, aveva all'unanimità stabilito l’urgente audizione dell'assessore alla Cultura per aprire un confronto a tutto campo nella sede statutariamente competente a definire la programmazione regionale;
invece, e a conferma della scarsa considerazione che l'Esecutivo ha dell'Assemblea legislativa, la richiesta è stata puntualmente disattesa dall'assessore interessato che ha così realizzato un eclatante strappo istituzionale senza precedenti nella storia pur travagliata di una Regione ormai destrutturata e tristemente priva di credito -:
1) se è a conoscenza dei fatti esposti;
2) quale assessorato si è occupato delle procedure preliminari su cui è stato artificiosamente costruito l'Accordo in questione;
3) quali sono stati i criteri che hanno ispirato le scelte;
4) se risponde al vero il fatto che gli interventi indicati all'allegato A sono assistiti dalla necessaria copertura finanziaria, mentre quelli di cui all'allegato B ne sono privi;
5) se vi è stato il coinvolgimento degli enti locali e, in caso affermativo, attraverso quali strumenti operativi per il loro coinvolgimento (avvisi pubblici, manifestazioni di interesse, ecc.).
(514; 2.1.2004)
Tripodi M. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al Lavoro. Per sapere – premesso che:
nel 1999 la ristrutturazione aziendale voluta dai vertici dell'Ente Poste Italiane dispose la chiusura del Cuas di Reggio Calabria;
a seguito di quella chiusura, venti unità di personale furono trasferite presso la filiale poste di Vibo Valentia e altre 10 unità presso la filiale poste di Locri;
solo dopo anni, dieci unità di personale sono state riavvicinate presso la città di Reggio Calabria;
questa mobilità ha causato e continua a causare notevoli disagi e molto malumore tra i lavoratori costretti ad un pendolarismo esasperato tra la propria residenza e il luogo di lavoro;
nella prossima primavera, sarà creato dall'Ente Poste Italiane un servizio denominato "Area regionale amministrazione acquisti";
questo nuovo centro impiegherà a pieno regime una cinquantina di unità lavorative;
la città di Reggio Calabria ha sempre avuto una grande centralità all'interno dell'organizzazione regionale delle Poste Italiane e, non a caso, è, infatti, sede della Direzione regionale di Poste Italiane S.p.A. e di altre aree di importanza strategica quale la Direzione regionale commerciale ed il Polo immobiliare Calabria;
i lavoratori, circa 20, rimasti nelle sedi di Vibo e di Locri, hanno maturato una professionalità ed una capacità lavorativa non indifferente proprio nel settore dell'amministrazione acquisti;
l'attuale situazione dell'organico di Poste Italiane evidenzia un esubero di personale nella città e nella provincia di Reggio, mentre nelle altre province calabresi esiste una carenza di personale;
da qualche tempo, contro ogni logica aziendale e senza alcuna considerazione dell'attuale organizzazione dei servizi di Poste Italiane nella Regione, si parla con insistenza dell'apertura del centro regionale sopraccitato, denominato "Area regionale amministrazione acquisti", in altra località della Regione;
una tale scelta rappresenterebbe un ulteriore schiaffo ai danni della città di Reggio Calabria che verrebbe privata di una struttura di Poste Italiane che per ragioni logiche ed organizzative dovrebbe essere naturalmente collocata nella città dello Stretto -:
1) se sono a conoscenza dell'intenzione di Poste Italiane S.p.A. di aprire il nuovo centro "Area regionale acquisti" in altra località e non a Reggio Calabria che, invece, rappresenta la sede naturale visto che in questa città è localizzata la Direzione regionale di Poste Italiane;
2) se non ritengono che questa situazione penalizzerebbe oltremodo la città di Reggio Calabria che nel 1999 ha subito la chiusura del Cuas e la conseguente messa in mobilità di numerosi dipendenti;
3) se sono a conoscenza di un intervento a questo scopo del Ministro delle Comunicazioni on. Maurizio Gasparri che a Reggio viene spacciato come il tredicesimo assessore della Giunta comunale ma nei fatti assume provvedimenti contro gli interessi della città;
3) se non ritengono necessario intervenire presso Poste Italiane S.p.A. per chiedere spiegazioni circa l'apertura di questo nuovo servizio presso una città diversa da quella in cui vi è la sede della Direzione regionale, della Direzione commerciale e del Polo immobiliare;
4) se sono stati coinvolti in incontri o riunioni su questo tema assieme ai vertici nazionali e regionali di Poste Italiane;
5) se non ritengono opportuno sollecitare Poste Italiane affinché si impegni ad aprire il centro "Area regionale acquisti" presso la città di Reggio Calabria, con il duplice obiettivo di riparare al danno creato nel 1999, con la chiusura del Cuas, e di dare una soluzione lavorativa nella città presso questo nuovo centro ai circa 20 lavoratori reggini che attualmente si trovano distaccati presso le filiali di Vibo Valentia e Locri ed agli altri lavoratori di Reggio che risultano in una posizione di esubero e rischiano di essere messi in mobilità interprovinciale.
(515; 7.1.2004)
Fortugno. All’assessore alla Sanità. Per sapere - premesso che:
il presidio Ospedaliero Riuniti di Reggio Calabria, dispone di un reparto di Cardiologia di eccellenza e Utc, che sotto l'abile ed esperta guida del Primario Prof. Enrico Adornato dà garanzie agli utenti;
in atto vi è un servizio di Emodinamica aggregato, il cui responsabile è il dott. Giuseppe Ielasi;
il reparto, non può esprimersi al massimo, non potendo fare interventi di Angioplastica (ed applicazioni di Stend), per la mancanza di una divisione di Cardiochirurgia;
stante il numero crescente delle patologie cardiovascolari che si verificano nel territorio della Provincia di Reggio Calabria, non è possibile continuare a trasferire i pazienti, per l’interventistica in emergenza, a Catanzaro o a Messina, senza gravi pregiudizi per gli stessi;
infatti, la gravità e la qualità del male esige l'intervento urgente di emergenza per evitare di mettere a rischio la vita del paziente che può comunque subire il danno irreversibile del muscolo cardiaco -:
se non ritenga che sia opportuno ed indispensabile, prevedere nel Piano regionale ospedaliero, l’istituzione di un reparto di Cardiochirurgia presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, che dovrebbe anche essere attrezzato di un eliporto per rendere più efficace l'attività di assistenza sanitaria.
(516; 13.1.2004)
Amendola. All’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:
da numerosi mesi presso l'Azienda Sanitaria Locale n. 6 di Lamezia Terme si segnalano disservizi e disfunzioni che hanno comportato l'avvio di grandi polemiche;
tali disservizi sono stati evidenziati con grande enfasi anche da tutta l'informazione locale per lo scalpore suscitato da un recente fatto di cronaca del quale è stata triste protagonista un'anziana paziente;
dalle posizioni emerse pubblicamente si delinea un quadro generale di grande preoccupazione per lo stato complessivo dell’Asl 6 in riferimento a situazioni di inefficiente gestione dell'azienda;
l'Assessorato regionale alla sanità ha disposto l'istituzione di una Commissione ispettiva;
tale situazione non può essere tollerata ulteriormente in quanto è indispensabile garantire l'erogazione dei fondamentali servizi sanitari alla vastissima utenza dell'Azienda;
l'Assessore alla Sanità ed alcuni Dirigenti della stessa Azienda continuano a fornire dati ed indicazioni diametralmente opposte circa l'andamento gestionale creando ulteriore confusione e, in definitiva, maggiore preoccupazione tra i cittadini;
l'attuale fase di commissariamento dell'Asl 6, alla luce dei fatti recenti ma anche delle forti contestazioni sollevate da forze politiche, sindacali e di difesa degli ammalati, appare del tutto inadeguata -:
se non ritenga utile richiedere alla Commissione ispettiva una relazione urgente che individui ogni responsabilità e ridia tranquillità sia agli operatori sanitari che agli utenti;
se, in considerazione dello stato generale in cui versa la gestione dell'Asl 6 intende impegnarsi affinché, senza attendere la scadenza della fase commissariale, all'Azienda lametina si possa provvedere alla nomina definitiva di un qualificato Direttore generale che grazie alle sue prerogative possa contribuire al rilancio dell’Asl 6, alla valorizzazione delle professionalità presenti ed al recupero del necessario rapporto di fiducia con i cittadini.
(517; 15.1.2004)
Amendola. All’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi, gli organi di informazione locali hanno dato ampio risalto ad una notizia riguardante un presunto caso di malasanità registratosi a Catanzaro il 1° gennaio di quest'anno;
nella fattispecie si è appreso che un anziano paziente, affetto da problemi cardiovascolari, non avendo ricevuto le opportune cure presso le strutture sanitarie cittadine che dispongono di una cardiochirurgia è stato trasportato con lo specifico servizio di elisoccorso presso l'Ospedale di Catania per essere sottoposto ad intervento di emodinamica;
la città di Catanzaro registra la presenza di ben due strutture di cardiochirurgia sia presso la Mater Domini (struttura pubblica) che presso il Sant'Anna Hospital (struttura convenzionata);
conseguentemente, il paziente in questione doveva essere tempestivamente accolto presso tali strutture per essere sottoposto alle cure del caso;
malgrado siano presenti ben tre Aziende sanitarie (Asl, Pugliese‑Ciaccio, Mater Domini) la città non è stata ancora dotata di una struttura di emodinamica in grado di garantire tempestivamente ai pazienti i necessari interventi;
tale grave situazione, ripetutamente segnalata dai sanitari dell'Unità di terapia intensiva coronarica, ha ormai raggiunto livelli di allarme come dimostra il caso sollevato dalla stampa -:
per quali motivazioni il 1° gennaio scorso non è stato possibile ricoverare presso le strutture sanitarie abilitate della città l'anziano paziente con problemi cardiovascolari per sottoporlo alle visite e cure del caso;
se intende avviare, come sua competenza, un'eventuale azione di verifica sull'operato delle due strutture cittadine dotate di cardiochirurgia per accertare eventuali responsabilità;
se intende porre rimedio alla grave situazione venutasi a creare nella sanità catanzarese a causa della mancanza di una struttura di emodinamica della quale, come il caso in questione e le segnalazioni dei medici dell'Uti dimostrano chiaramente, esiste l'assoluta necessità.
(518; 15.1.2004)
Amendola. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in data 19.12.2003 il Commissario per l'Emergenza ambientale della Calabria ha emesso l'ordinanza n. 2817 nella quale all'art. 4 si dispone che "...i Comuni dovranno corrispondere all'Ente d'ambito Ato 2 ‑ Catanzaro le somme dovute per la gestione degli impianti e delle stazioni di sollevamento così come stabilito dalla contabilità redatta dalla direzione lavori, dal 1° Gennaio 2004, mentre fino al 31.12.2003 le somme dovranno essere corrisposte all'Ufficio del Commissario Delegato”;
tale situazione risulta essere di particolare gravità in quanto l'importo che i Comuni dovranno versare all'Ato si baserà su calcoli effettuati dalla Direzione dei Lavori senza alcun rispetto della tariffa approvata con il "Piano d'ambito”,
nella pratica tutti i Comuni hanno dovuto constatare che gli importi calcolati dalla Direzione lavori sono estremamente più elevati rispetto a quelli incassati a titolo di tariffa per la depurazione dagli stessi Comuni;
tale procedura di calcolo avviene, inoltre, esclusivamente sulla base di "misurazioni effettuate dalla ditta che gestisce gli impianti di depurazione e, dunque, senza alcun indispensabile contraddittorio;
molti Comuni hanno già annunciato la loro decisione di costituirsi presso il Tribunale Amministrativo Regionale avverso la citata ordinanza commissariale n. 2817 del 19.12.2003;
numerosi Comuni si sono trovati di fronte alla richiesta di pagamento da parte del Commissario straordinario per l'emergenza ambientale di una somma pari al doppio di quanto realmente incassato e, quindi, in gravi difficoltà finanziarie;
nonostante tale evidente situazione di allarme per i bilanci dei Comuni si è provveduto alla nomina di Commissari ad acta che hanno effettuato "prelievi forzosi" dalle casse comunali per somme spesso ingenti che stanno portando sull'orlo del dissesto economico e finanziario i Comuni in questione;
come innumerevoli volte segnalato negli ultimi anni, la stragrande maggioranza degli impianti di depurazione non hanno conseguito i risultati auspicati alimentando, anzi, polemiche ed inchieste da parte della Magistratura per il loro inadeguato funzionamento specialmente nel periodo estivo -:
se la Regione non ritenga indispensabile adoperarsi per evitare che moltissimi Comuni possano correre il rischio del dissesto finanziario stante l'attuale situazione;
se, ancora una volta, i Comuni e, dunque, i cittadini siano costretti a dover pagare per un servizio, quello della depurazione, che più di ogni altro ha suscitato e suscita polemiche e proteste per il suo scarso funzionamento;
se, a tale proposito, non si ritenga troppo superficiale l'erogazione di ingenti somme di denaro pubblico a favore delle ditte di gestione di tali impianti esclusivamente sulla base delle loro misurazioni effettuate senza alcuna verifica da parte degli Enti locali e senza alcun rispetto della tariffa approvata con il "Piano d'ambito";
se l'Ufficio del commissario delegato per l'emergenza ambientale non ritenga utile congelare ogni ulteriore iniziativa di recupero “forzoso" in attesa di un rapido chiarimento circa le procedure più idonee ed imparziali al fine di addivenire ad un calcolo corretto delle somme dovute dai Comuni;
se risulta vero che, probabilmente in vicinanza della prossima tornata elettorale, si stiano verificando situazioni differenziate nelle richieste di pagamento della tariffa a seconda del colore politico delle amministrazioni locali.
(519; 16.1.2004)
Amendola. All’assessore alla Sanità. Per sapere - premesso che:
con deliberazione n. 2476 del 19 luglio 2002 l'Azienda sanitaria locale n. 7 di Catanzaro ha provveduto ad indire "Avviso pubblico per il conferimento di incarico di direzione della struttura complessa di radiodiagnostica del Distretto di Catanzaro";
con deliberazione successiva n. 3408 del 6 novembre 2003 la stessa Azienda Sanitaria ha riaperto i termini del predetto avviso pubblico con una motivazione infondata e cioè "che la costante evoluzione tecnologica ‑ scientifica propria della branca suggerisce la partecipazione del maggior numero di concorrenti", senza indicare quali sono stati i reali termini tecnico‑scientifici delle evoluzioni che si sarebbero verificate nel giro di un anno circa dalla emanazione dell'avviso pubblico;
la riapertura dei termini in presenza di un adeguato numero di partecipanti e senza indicare i motivi di pubblico interesse reali e concreti potrebbe nascondere la volontà di favorire la partecipazione all'avviso pubblico, di candidati che poi potrebbero essere i reali assegnatari della struttura complessa, stante le voci correnti negli ambienti della stessa Azienda sanitaria -:
se è stata autorizzata la riapertura dei termini dell’avviso pubblico di cui in premessa;
se non ritenga di acquisire gli atti concorsuali, di valutarli sotto il profilo della legittimità e nel caso di palese violazione di legge invitare l'Azienda alla revoca della deliberazione n. 3408/2003, la quale arreca sicuramente danno ai candidati che avevano già fatto domanda, mentre nessun interesse pubblico è stato dimostrato con l'adozione dell'atto deliberativo in questione;
se non ritiene di promuovere una indagine approfondita sullo svolgimento dei concorsi pubblici svoltisi in questi ultimi due anni nell'Azienda sanitaria locale n. 7 di Catanzaro, in relazione anche alla insufficienza di risorse finanziarie per l'assunzione sempre più esuberante di personale dipendente;
si richiede infine di conoscere se la predetta Azienda ha rispettato il patto di stabilità interno nell'anno 2003 e se lo stesso è stato autocertificato ai sensi dell'art. 11 comma 6 della Legge finanziaria per l'anno 2004.
(520; 19.1.2004)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla sanità. Per sapere – premesso che:
con deliberazione n. 2476 del 19 luglio 2002 l'Azienda sanitaria Locale n. 7 di Catanzaro ha provveduto ad indire “Avviso pubblico per il conferimento di incarico di direzione della struttura complessa di radiodiagnostica del Distretto di Catanzaro”;
con deliberazione successiva n. 3408 del 6 novembre 2003 la stessa Azienda sanitaria ha riaperto i termini del predetto avviso pubblico con motivazioni generiche e superficiali e cioè “che la costante evoluzione tecnologico-scientifica propria della branca suggerisce la partecipazione del maggior numero di concorrenti”, senza indicare quali possano essere state le evoluzioni tecnico‑scientifiche idonee a giustificare in termini oggettivi l'esigenza di riapertura, a distanza di appena un anno circa dalla emanazione dell'avviso pubblico;
la riapertura dei termini, in presenza di un adeguato numero di partecipanti e senza indicare i motivi di pubblico interesse reali e concreti, dà l'impressione che potrebbe trattarsi di un escamotage per favorire la partecipazione all'avviso pubblico di altri soggetti magari destinati ad essere i reali assegnatari della struttura complessa -:
se è stata autorizzata la riapertura dei termini dell'avviso pubblico di cui in premessa;
se non si ritiene di acquisire gli atti concorsuali, di valutarli sotto il profilo della legittimità e, nel caso di palese violazione di legge, invitare l'Azienda alla revoca della deliberazione n. 3408/2003, la quale arreca sicuramente danno ai candidati che avevano già fatto domanda, mentre nessun interesse pubblico è stato dimostrato con l'adozione dell'atto deliberativo in questione;
se non ritiene di promuovere una indagine approfondita sullo svolgimento dei concorsi pubblici svoltisi in questi ultimi due anni nell'Azienda sanitaria locale n. 7 di Catanzaro, in relazione anche alla insufficienza di risorse finanziarie per fare fronte alla spropositata dilatazione della struttura burocratica;
infine, se la predetta Azienda ha rispettato il patto di stabilità interno nell'anno 2003 e se lo stesso è stato autocertificato ai sensi della normativa vigente.
(521; 19.1.2004)
Amendola. All'assessore all'urbanistica. Per sapere – premesso che:
la programmazione urbanistica, determinata dalla volontà delle amministrazioni locali sulla base di un confronto ampio con la comunità, rappresenta uno dei momenti più importanti per concorrere allo sviluppo delle potenzialità dei singoli territori;
l'amministrazione comunale di Soverato ha inteso predisporre una variante all'attuale Piano Regolatore Generale, che non ha tenuto in minimo conto l'indispensabile esigenza di confronto con la cittadinanza e con le loro rappresentanze politiche, sociali e di categoria;
il Consiglio comunale, malgrado l'evidente vulnus, in una unica seduta ha consegnato ai progettisti non già una serie di indirizzi generali e obiettivi da raggiungere con la variante al Prg, bensì indicazioni circostanziate su zone da considerare o inserire.
numerosi consiglieri comunali hanno contestato la validità di quella specifica riunione del civico consesso, rivolgendosi al Prefetto di Catanzaro per ristabilire la legittimità delle prerogative dell'Assemblea;
il Prefetto, accogliendo tale istanza, ha invitato il Presidente del Consiglio comunale ha riconvocare la seduta;
sulla base di quella stessa riunione di Consiglio comunale, sono stati nominati due commissari ad acta che potrebbero adottare la proposta di variante al Prg, con grave danno alla città e grave nocumento alla democrazia e alla legalità;
solo il civico consesso, nella pienezza dei suoi poteri e nel rispetto di tutte le procedure afferenti la legittimità della convocazione, il rispetto del Regolamento, il rispetto delle normative in materia, può discutere ed approvare una pratica di così alto valore per lo sviluppo del Comune -:
se, in considerazione delle gravi circostanze riportate in premessa ed oggetto di interrogazioni parlamentari e dell'intervento del Prefetto di Catanzaro, i competenti uffici regionali non ritengano indispensabile revocare il decreto di nomina dei commissari ad acta effettuato a seguito di una seduta del Consiglio comunale ampiamente contestata e che deve essere riconvocata, onde consentire il ripristino delle prerogative del civico consesso ed il rispetto della legalità.
(522; 20.1.2004)
Mistorni. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore aiLavori Pubblici. Per sapere – premesso che:
parrebbe che, tra la fine del 2001 e gli inizi del 2002, il Dipartimento n. 6 – lavori pubblici – della Regione Calabria ha sottoscritto, nella persona del responsabile del procedimento e del responsabile del settore, in esecuzione del Dgr n. 3521 del 23.06.1997, numerosi disciplinari di incarico professionale per la predisposizione di tutti gli atti per il completamento delle procedure espropriative delle ditte interessate dall'attraversamento dell'acquedotto regionale;
parrebbe che alcuni disciplinari di incarico, pur recando la data del 2001, siano stati registrati dopo oltre un anno;
parrebbe che detti incarichi siano stati assegnati a professionisti esterni alla Regione, senza alcun bando, ma solo sulla scorta di un curriculum professionale consegnato pro manibus al responsabile del procedimento;
parrebbe che tale disciplinare riporti all’articolo 3 in tutti gli incarichi, come ammontare delle prestazioni, la somma di Euro 36.152,38, senza che sia specificata l'entità dell'effettivo lavoro da svolgere;
parrebbe che il tempo utile assegnato ai professionisti, ai sensi dell'articolo 4 del disciplinare, sia abbondantemente scaduto da oltre un anno ed in tal caso i professionisti incaricati, considerato che dovrebbero pagare una penale di Euro 36,51 giornaliere, rischierebbero di vedere vanificato il proprio lavoro, con la possibilità di non avere nemmeno un euro, oltre a dover restituire quanto loro già corrisposto a titolo di acconto;
parrebbe che tutti gli incarichi siano stati affidati a professionisti residenti nel Collegio provinciale Botricello-Cropani‑Sellia Marina, dove, in base a notizie di stampa, parrebbe sia candidato per il partito Udc il responsabile del procedimento di cui sopra, il quale ha sottoscritto i disciplinari di incarico;
parrebbe che la Sorical abbia già effettuato assunzioni senza selezioni pubbliche, sempre di persone residenti nello stesso collegio succitato;
parrebbe che ditte che abbiano appalti regionali per la gestione e manutenzione degli acquedotti abbiano recentemente assunto alle proprie dipendenze circa 20 operai, residenti sempre nello stesso collegio elettorale, senza nessuna selezione e/o requisito -:
se tali notizie corrispondano al vero, ed in caso affermativo, quali immediati interventi si ritenga opportuno adottare al fine di evitare di esporre la Regione Calabria a rischi di ritardi nell'esecuzione delle opere, con conseguenti aggravi di spese, anche eventualmente scaturenti da contenziosi su detti contratti.
(523; 20.1.2004)
Nucera. Agli assessori alla Sanità e al Personale. Per sapere – premesso che:
con delibera della Giunta regionale n. 883 del 17 novembre 2003, avente come oggetto “Modificazioni organizzative del Dipartimento sanità ai sensi e per i fini di cui all'articolo 12 della legge regionale del 7/8!2002 n. 39”, ha deliberato le modificazioni organizzative della struttura dirigenziale del Dipartimento n. 13 sanità;
con tale delibera la Giunta regionale ha deciso la soppressione di tutti gli uffici del Dipartimento della sanità di Reggio e Cosenza;
tale decisione porta all'accentramento a Catanzaro della struttura burocratica regionale, già iniziato con il trasferimento dei settori e dei servizi;
per tali motivi i lavoratori della sanità interessati e i cittadini di Reggio Calabria sarebbero fortemente penalizzati a causa dei disagi a cui andrebbero incontro giornalmente -:
quali sono i motivi che hanno determinato questo tipo di organizzazione, con l'accentramento su Catanzaro degli Uffici periferici dell'Assessorato alla sanità, fino ad oggi con ubicazione a Reggio Calabria, proprio nel momento in cui si parla di decentramento.
(524; 21.1.2004)
Tripodi M. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:
i direttivi unitari Cgil e Cisl delle federazioni del pubblico impiego e dei pensionati hanno occupato i locali della Direzione dell'Asl n. 10 di Palmi per protestare contro le inefficienze e le inadempienze del servizio sanitario e lo smantellamento del servizio pubblico che, continuando così, non sarà capace di garantire neppure i servizi essenziali;
l'iniziativa straordinaria ed eccezionale assunta dai sindacati ha dato voce e rappresentatività al malcontento popolare per puntare a sostenere il diritto alla salute dei cittadini della Piana attraverso la riorganizzazione e la razionalizzazione delle strutture ospedaliere per metterle in condizione di soddisfare le esigenze di cura e di assistenza della cittadinanza;
gli stessi sindacati hanno illustrato ai componenti del Comitato dei Sindaci della Piana l'obiettivo della protesta e della proposta sindacale che prevede, non solo il migliore utilizzo delle strutture esistenti, ma la riorganizzazione e la riconversione delle stesse, innalzando sia il livello qualitativo che quantitativo dei servizi;
i Sindaci condividendo le giuste rivendicazioni sindacali, si sono impegnati a convocare un'assemblea della Conferenza dei Sindaci per ufficializzare una proposta comune che miri a mettere il cittadino al centro del sistema sanitario regionale;
imponente è stata la manifestazione popolare che ha percorso le vie di Palmi per sostenere l'iniziativa sindacale e per dimostrare che i cittadini di Palmi non sono più disposti a tollerare lo sfascio della sanità pubblica della stessa città e della Piana;
nel contesto della mobilitazione popolare, le organizzazioni sindacali Cgil e Cisl hanno sottoscritto con la Direzione sanitaria dell'Asl 10 un protocollo d'intesa che prevede l'impegno comune per potenziare le strutture di primo intervento, i laboratori d'analisi e la diagnostica in tutti i presidi, il servizio 118, per iniziare e completare i lavori ex articolo 20 e l'utilizzo di una seconda tranche per ottimizzare la rete ospedaliera, il territorio e le attrezzature, e per valutare concretamente l'opportunità di istituire un servizio Tac presso l'ospedale di Polistena, che in atto offre la quasi totalità dei posti letto esistenti;
per il prossimo 6 febbraio è stata organizzata a Palmi dai sindacati una nuova grande manifestazione popolare per difendere e rilanciare la sanità della Piana;
l'attenzione sul problema sanitario della Piana è stato sempre forte e numerose sono state le interrogazioni presentate dal sottoscritto sui mali inguaribili dell'Asl n. 10 e sulle scelte scellerate di smantellamento e di indebolimento della sanità effettuate dai Direttori Generali e dai Commissari straordinari succedutisi negli ultimi anni e nominati dal centro-destra, tendenti ad abbassare il livello e la qualità del servizio sanitario pubblico, per favorire una sanità privata che si muove senza scrupoli e senza regole, indirizzando l'azione sanitaria esclusivamente ad aumentare i profitti;
la riunione di Catanzaro tra l'assessore alla sanità ed il Comitato dei Sindaci dell'Asl n. 10 è sfociata nell'impegno, per niente risolutivo, dell'assessore Luzzo di informare la Giunta regionale sulla drammaticità della situazione sanitaria e sul reperimento dei finanziamenti per l'ospedale unico;
la questione dell'ospedale unico continua ad essere agitata strumentalmente dagli ambienti del centro-destra e che tutto ciò comporta il blocco delle risorse dell'ex art. 20 (oltre 70 miliardi di vecchie lire) destinate a migliorare le strutture sanitarie territoriali ed ospedaliere, mentre il sistema sanitario pubblico viene definitivamente messo in ginocchio e gli ospedali esistenti vengono lasciati nell'abbandono e nell'inefficienza;
è necessario, invece, puntare su prestazioni sanitarie di alto livello, con personale medico capace e di indubbia professionalità che svolga la propria funzione in strutture sanitarie efficienti e nel posto che gli è stato assegnato, per evitare che la popolazione scappi verso altre regioni con sacrifici familiari difficilmente sopportabili e con spese sanitarie sempre più alte -:
1) se sono a conoscenza dei fatti su esposti;
2) la reale consistenza della pianta organica del personale medico dell'Asl n. 10, ivi compresi i medici ospedalieri;
3) l'elenco, funzioni ed utilizzazione, con la sede attuale, del personale medico con le mansioni attualmente svolte nei servizi sanitari dell'Asl 10;
4) se non è necessario pervenire ad un rinnovamento radicale dei vertici dirigenziali dell'apparato burocratico‑amministrativo dell'Asl 10 che da troppi anni rappresentano il vero inamovibile centro del potere e che hanno provocato tali danni e guasti alla sanità della Piana che rischiano di essere irreversibili;
5) se non sia urgente e necessaria l'istituzione di una commissione di inchiesta che accerti i motivi per i quali la sanità dell'Asl n. 10 versa in un stato così drammatico, quali sono gli interessi oscuri e inconfessabili che si annidano nelle strutture dell'Azienda Sanitaria, quali sono le cause per cui i livelli di assistenza sanitaria e la qualità dei servizi e delle prestazioni è stata portata ad un livello così basso, quali possono essere i correttivi per avviare la svolta di cui c'è bisogno per iniziare un'azione strategica ed efficace che possa risollevare le sorti della sanità pubblica della Piana.
(525; 22.1.2004)
Pirillo. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle Attività Produttive. Per sapere – premesso che:
l'industria tessile rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo per la nostra Regione, e che l'economia di alcune aree è quasi esclusivamente basata su tale importante settore produttivo;
nell'ultimo periodo, anche nell’ambito di un processo di delocalizzazione all'estero di alcuni rami d'attività, importanti realtà produttive rischiano la chiusura con la conseguente messa in mobilità di migliaia di lavoratori;
in considerazione della grave crisi del Polo tessile di Cetraro, alcuni anni addietro un gruppo di imprenditori -beneficiando di cospicui finanziamenti pubblici - si era impegnato a garantire il rilancio dell'attività produttiva;
da fonti ufficiose si apprende che nel totale disinteresse degli enti preposti al controllo sul corretto impiego delle risorse statali, è in atto il maldestro tentativo di convertire il Polo di Cetraro in attività completamente diversa da quella tessile;
se ciò dovesse corrispondere al vero, verrebbe ad essere oltremodo penalizzata l’economia di un vasto territorio e la professionalità di intere generazioni di lavoratori che rappresentano la storia del tessile in Calabria e nel Mezzogiorno -:
quali iniziative si intendono adottare per bloccare il tentativo di destinare il Polo Tessile di Cetraro ad altra attività;
quali iniziative si intendono intraprendere per il risanamento ed il rilancio dell'insediamento tessile di Cetraro, con particolare riguardo al mantenimento dei livelli occupazionali esistenti;
se non si ritiene opportuno attivare con urgenza un tavolo tecnico ‑ con il coinvolgimento di "Sviluppo Italia S.p.A", degli imprenditori e dei Sindaci dell'area dei Comuni interessati ‑ per una verifica complessiva di quanto finora realizzato, in relazione all'utilizzo di ingenti risorse di danaro pubbliche.
(526; 23.1.2004)
Tripodi M. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle Attività Produttive.. Per sapere – premesso che:
la Legge n. 1329/65 (anche nota come "legge Sabatini") rappresenta attualmente una delle poche agevolazioni per le piccole e medie imprese calabresi che intendono effettuare acquisti o leasing di nuove macchine utensili o di produzione;
i benefici di tale legge sono estesi alle imprese industriali, commerciali, artigiane e agricole e rappresentano, pertanto, un significativo ausilio per tutti coloro che pongono mano alla modernizzazione e all'innovazione del proprio parco di macchinari e impianti di produzione;
la legge Sabatini rappresenta, altresì, uno dei pochi strumenti esistenti e funzionanti per favorire la promozione di iniziative produttive e occupazionali;
la Regione Calabria, con provvedimento dirigenziale ha sospeso, a decorrere dal 19 gennaio 2004, i termini per la presentazione delle richieste di ammissione alle agevolazioni a valere sulle leggi 1329/65 (Sabatini) e 598/94 art. 11;
tale decisione rappresenta un colpo durissimo all'economia calabrese ed al suo già fragile e precario tessuto produttivo;
contro questo provvedimento, che taglia le gambe alle aspettative e ai piani di sviluppo di moltissimi imprenditori e operatori economici, si sta creando una vasta opposizione delle categorie produttive della Regione -:
1) se sono a conoscenza e se hanno avallato il provvedimento dirigenziale di sospensione delle richieste di ammissione ai benefici di cui alle leggi 1329/65 (Sabatini) e 598/94 art. 11;
2) se non ritengano che tale provvedimento debba essere considerato come una pugnalata alle spalle di tanti imprenditori che con la loro attività intendevano utilizzare le agevolazioni di cui alle leggi succitate;
3) se non ritengano, così come noi chiediamo, di dover revocare immediatamente l’inopportuno provvedimento dirigenziale ripristinando la possibilità di poter fruire in Calabria dei benefici della legge Sabatini e conseguentemente assicurare agli operatori economici le certezze sulle agevolazioni previste dalle leggi.
(527; 26.1.2004)
Mistorni All’assessore alla Protezione civile. Per sapere – premesso che:
in data 31 dicembre u.s. si è verificato nel comune di Belvedere M.mo (Cs) il crollo di un fabbricato ubicato sulla strada comunale ‑ arteria principale ‑ denominata via G. Fortunato che consente l'unico accesso agevole al centro abitato per chi proviene da nord;
per circostanze fortunate il fenomeno anzidetto non ha causato un'incalcolabile tragedia, vuoi per l'elevato traffico urbano ed extraurbano, carrabile e pedonale, che per la sede del tracciato ferroviario Battipaglia ‑ Reggio Calabria prospiciente detta strada sfiorato per pochi centimetri da un enorme ammasso di detriti;
a tutt'oggi non si è provveduto alla demolizione del manufatto ed al ripristino della viabilità che comporta disagi alla circolazione per tutto il centro abitato e danni alle attività commerciali presenti in detta zona;
è altresì urgente ed improcrastinabile intervenire con accorgimenti tecnici idonei al fine di garantire la sicurezza dei fabbricati limitrofi;
gli interventi da effettuarsi comportano impegni finanziari rilevanti e che il Comune, garante della pubblica incolumità, non è nelle condizioni tecniche e finanziarie di intervenire;
l'ente ferroviario, nell'impossibilità di interrompere il servizio agli utenti, per precauzione e per limitare il propagarsi di pericolose vibrazioni dovute al transito dei convogli, ha di fatto limitato la velocità di percorrenza su detto tratto, diffidando il Comune o chi per esso al pagamento di penalità per i danni arrecati all'esercizio delle funzioni di servizio pubblico -:
a) è a conoscenza della grave situazione che si è venuta a creare nel Comune di Belvedere M.mo (Cs) a seguito dell'improvviso crollo di un fabbricato per civile abitazione, dovuto allo smottamento del terreno di sedime;
b) fatte salve le eventuali responsabilità ed accertamenti giudiziari in corso, ritiene di intervenire, di concerto con il Comune, assumendone oltre la direzione degli interventi, gli oneri necessari per fronteggiare la delicata situazione.
(528; 26.1.2004)
Vescio. All’assessore ai Lavori pubblici. Per sapere – premesso:
con decisione Ce è stato approvato il Por 2000‑2006 della Regione Calabria;
la Giunta regionale con deliberazione n. 735 del 2 agosto 2000 ha adottato il relativo Complemento di Programmazione;
il succitato Complemento prevede, all'interno dell'Asse 1 «Risorse Naturali», la Misura 1.4 «Sistemi Insediativi»;
tale misura sostiene l'attuazione di un programma di azione finalizzato alla definizione di interventi di previsione, prevenzione e mitigazione del rischio, nonché di risanamento o consolidamento nelle situazioni più critiche e pericolose per la sicurezza degli abitanti, degli insediamenti e delle infrastrutture di rilevanza strategica nel contesto regionale;
sono stati demandati all'Autorità di bacino regionale, gli adempimenti necessari all'attuazione del presente atto, ivi inclusi la redazione dei bandi ad evidenza pubblica;
i progetti presentati dai soggetti interessati sono stati istruiti da una commissione di tecnici in servizio presso l'Autorità di bacino;
è stato nominato un Comitato di valutazione il cui Presidente è l’Arch. Amaro, Segretario dell'Autorità di bacino -:
se esistono legami di parentela tra alcuni componenti della commissione tecnico istruttoria del comitato di valutazione ed alcuni progettisti firmatari di progetti;
se nella delibera di incarico ai progettisti da parte di un Comune figura il nome dell'Arch. Marina Tornatola, moglie dell'Arch. Amaro;
se l’Arch. Seminara, che collabora nel medesimo studio con l’Arch. Tornatola, è firmatario di progetti Por;
se alcuni progetti, ritenuti non ammissibili dalla commissione tecnico istruttoria sono stati ripescati mentre altri sono stati riconfermati non ammissibili a fronte della stessa motivazione con la quale inizialmente erano stati tutti ritenuti non ammissibili;
se alcuni progetti ritenuti ammissibili dalla commissione tecnico istruttoria, siano stati esclusi dalla commissione.
(513; 31.12.2003)
Il Consiglio regionale della Calabria
premessa e considerata la grave situazione in cui versano le famiglie coinvolte in numerosi casi di fallimento di acquisto della prima casa, di società immobiliari, imprese di costruzioni e cooperative edili a cui sono affidati;
preso atto che il fenomeno dei fallimenti immobiliari risulta, ormai, di grandi dimensioni e che, pertanto, gli effetti che produce sono devastanti ‑ sul piano sociale ‑ per le persone che li subiscono e rilevanti ‑ sul piano economico ‑ per lo sperpero dei risparmi investiti dalle famiglie nell'acquisto della prima casa;
tenuto conto che i dati raccolti dalle associazioni dei consumatori, con il supporto dell'Istat, hanno fatto emergere l'esistenza di centinaia di migliaia di famiglie italiane coinvolte in fallimenti immobiliari;
constatato che l'attuale ordinamento non fornisce adeguata tutela alle famiglie che affidano i loro risparmi a società e cooperative edilizie e che in caso di fallimento del costruttore si concretizza il rischio della perdita dei soldi versati e della casa acquistata;
vista la natura di emergenza sociale che tale situazione determina e che in altre Regioni sono stati assunti provvedimenti che prevedono interventi finanziari straordinari a favore delle famiglie coinvolte nei fallimenti di cui trattasi;
Tutto ciò premesso, considerato, tenuto conto, constatato e visto impegna la Giunta regionale della Calabria
a varare un provvedimento straordinario di contributi ai promissori acquirenti di prima casa al fine di liberare l'alloggio dai vincoli e dalle procedure che ne pregiudicano la proprietà e la effettiva disponibilità;
a chiedere al Governo e al Parlamento di approvare al più presto il Ddl 2195 (già approvato all'unanimità alla Camera lo scorso aprile) che, prevedendo l'istituto della fideiussione obbligatoria a tutela dell'acquirente e l'istituzione di un fondo di solidarietà a parziale ristoro delle famiglie attualmente coinvolte nei procedimenti concorsuali, risolve il problema adeguando la legislazione italiana a quella europea.
(88; 26.1.2004) Tripodi M.
“Il Consiglio regionale
visto il progetto di
bilancio di previsione del Consiglio regionale per l’esercizio finanziario
2004, di cui alla delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 287 del 30 dicembre
2003, che si conclude con le seguenti risultanze finali:
Titolo 1 Fondi
assegnati sul bilancio regionale per il funzionamento del
Consiglio E. 61.850.000,00
Titolo 2 Entrate compensative e varie E. 1.497.012,16
Titolo 3 Partite di giro E. 16.754.099,00
Totale Entrate E. 80.101.111,16
Presunto avanzo di amministrazione applicato al bilancio
2003 E. 8.183.452,83
Totale generale dell’Entrata E. 88.284.563,99
Titolo 1 Spese
correnti E. 61.850.000,00
Titolo 2 Spese compensative e variegato E. 9.680.464,99
Titolo 3 Partite di giro E. 16.754.099,00
Totale generale delle
Uscite E. 88.284.563,99
Delibera
di approvare il bilancio di
previsione del Consiglio regionale per l’esercizio finanziario 2004 con le
seguenti risultanze finali:
Titolo 1 Fondi
assegnati sul bilancio regionale per il funzionamento
del Consiglio E. 61.850.000,00
Titolo 2 Entrate compensative e varie E. 1.497.012,16
Titolo 3 Partite di giro E. 16.754.099,00
Totale Entrate E. 80.101.111,16
Presunto avanzo di amministrazione applicato al bilancio
2003 E. 8.183.452,83
Totale generale dell’Entrata E. 88.284.563,99
Titolo 1 Spese
correnti E. 61.850.000,00
Titolo 2 Spese compensative e variegato E. 9.680.464,99
Titolo 3 Partite di giro E. 16.754.099,00
Totale generale delle
Uscite E. 88. 284.563,99”
Art. 1
Finalità
1. La Regione Calabria, ai sensi e per gli effetti di cui agli art. 2, 3, 29, 30, 31, 32, 37, 38 e 47 della Costituzione e della Convenzione ONU sui Diritti del fanciullo resa esecutiva ai sensi della Legge 27 maggio 1991, n.176 (Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo fatta a New York il 20 novembre 1989), riconosce e sostiene come soggetto sociale essenziale la famiglia fondata sul matrimonio in qualità di istituzione primaria per la nascita, la cura e l’educazione dei figli e per l’assistenza ai suoi componenti. Ai fini degli interventi della presente legge il concepito è considerato componente della famiglia. Detti interventi vengono estesi anche alle persone unite da vincoli giuridici di parentela, adozione o affinità.
2. La Regione con la presente legge, promuove il servizio pubblico alla famiglia, predispone e attua iniziative e procedimenti mirati alla tutela dei componenti della famiglia, attraverso una organica e mirata politica sociale per promuovere e sostenere il diritto della famiglia al libero svolgimento delle sue funzioni, ritenendola l’ambito più importante in cui si forma e si sviluppa la personalità dell'individuo. La Regione, a tal fine, nel rispetto delle convinzioni etiche dei cittadini, tutela la vita in tutte le sue fasi con particolare attenzione alla gestante, al periodo prenatale e all'infanzia, favorisce la maternità e la paternità consapevoli, la solidarietà fra le generazioni e la parità tra uomo e donna, sostiene la corresponsabilità dei genitori negli impegni di cura e di educazione dei figli, persegue la tutela della salute dell'individuo nell'ambito familiare, attua attraverso l'azione degli Enti locali, politiche sociali, sanitarie, economiche e di organizzazione dei servizi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona nella famiglia. Si intende per servizio pubblico alla famiglia ogni attività, resa con le finalità e gli obiettivi di cui alla presente legge, da strutture pubbliche o private, senza fini di lucro, che rispettino i criteri e gli standard fissati dalle leggi e dagli atti di programmazione regionale.
Art.2
Obiettivi
1. La Regione, nella propria attività di programmazione e di indirizzo politico, d’intesa con le Province e con i comuni nelle forme e nei modi previsti dalla legge 34/2002 e del regolamento di attuazione approvato dalla Giunta Regionale entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, realizza i seguenti obiettivi:
1) favorire la formazione e sostenere lo sviluppo delle famiglie mediante la rimozione di tutti gli ostacoli che creano difficoltà nel corso della vita familiare, quali quelli di carattere abitativo, economico e della salute;
2) sostenere l'alto valore della vita, garantendo il diritto ad una procreazione consapevole e responsabile, rafforzando il principio della corresponsabilità da parte di entrambi i genitori nei confronti dei figli, rimovendo altresì gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione della volontà di procreare, anche al fine di prevenire l'aborto, realizzando interventi volti a prevenire e rimuovere difficoltà economiche e sociali secondo quanto previsto dall'art. 4 della L. 22 maggio 1978, n. 194, su “Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza”;
3) sostenere le situazioni familiari disagiate di famiglie con disabili, famiglie con anziani soli, famiglie monogenitoriali con figli minori;
4) ridurre le differenze nelle condizioni di vita delle persone che appartengono a tipi di famiglia diversi per numerosità della prole e/o per la presenza di persone con handicap fisici o psichici, tutelando il benessere di tutti i componenti della famiglia attraverso azioni mirate alle varie necessità;
5) promuovere le iniziative volte a favorire pari opportunità tra uomo e donna nella famiglia rendendo compatibili le esigenze derivanti dagli impegni di lavoro dei coniugi con quelli della famiglia, anche attraverso una maggiore condivisione da parte del padre degli impegni di cura e di educazione dei figli;
6) riconoscere e tutelare il valore sociale del lavoro domestico in quanto attività essenziale per la vita delle famiglie e per la società stessa, tutelando anche i periodi di impossibilità fisica ad espletare l'attività domestica;
7) sviluppare tra le finalità dei Consultori pubblici e privati, tra i servizi socio‑sanitari e assistenziali, la valorizzazione sociale e personale della maternità e della paternità, la tutela dei minori e della donna, l'unità e la stabilità familiare finalizzate comunque al benessere dei suoi componenti e la solidarietà sociale a predisporre specifici programmi di sostegno in favore di situazioni di particolare disagio originate da accertati motivi psico‑sociali familiari, da povertà o dalla mancanza di autonomia fisica o psichica;
8) promuovere attività di tutela, assistenza e consulenza a sostegno di soggetti privi per qualsiasi motivo dell'assistenza dei genitori, delle vittime della violenza anche sessuale, dei minori sottoposti a maltrattamenti, abusi e abbandoni, nonché il sostegno della coppia madre e bambino vittima di violenze familiari, attraverso il potenziamento dei servizi socio‑educativi e la realizzazione di strutture idonee all'assistenza dei soggetti indicati alla presente lettera;
9) potenziare i servizi socio‑educativi nel rispetto dei diritti del bambino al fine di prevenire i processi di disadattamento, prevedendo modalità organizzative flessibili per rispondere alle esigenze delle famiglie con particolare attenzione a quelle numerose e monoparentali, attraverso il potenziamento della ricettività dei servizi di asili nido, anche mediante il convenzionamento con i soggetti che gestiscono tali servizi secondo gli standard qualitativi e organizzativi definiti dalla Giunta Regionale, organizando dei supporti tecnico‑organizativi per combattere il fenomeno della dispersione scolastica e attivando, con particolare riguardo ai capoluoghi di provincia, spazi di aggregazione educativo‑ricreativa a disposizione dei minori;
10) promuovere e sostenere, con contributi finalizzati alle attività programmate e secondo i criteri stabiliti dalla Giunta Regionale, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le iniziative finalizzate alla creazione di reti primarie di solidarietà, l'associazionismo e la cooperazione, al fine di favorire forme di auto‑organizazione e di aiuto solidaristico tra le famiglie per la cura dei bambini, degli adolescenti, dei disabili, degli anziani.
Art. 3
Interventi finanziari
1. La Regione Calabria concede a favore di:
a) coppie che dichiarano di voler contrarre matrimonio entro i sei mesi successivi dalla richiesta o che hanno contratto matrimonio massimo da sei mesi;
b) persone sole con figli;
c) gestanti sole;
d) genitore solo con figli minori a carico;
finanziamenti a tasso e condizioni agevolate, consistenti in un contributo per l'abbattimento del tasso d'interesse pari al 75% del tasso di riferimento per una durata decennale e fino ad un importo massimo di Euro 51.000,00 (cinquantunomila) del mutuo per l'acquisto della prima casa.
2. Possono usufruire delle agevolazioni di cui al comma 1, del presente articolo i soggetti che siano in possesso dei seguenti requisiti sia oggettivi che soggettivi:
1) non essere proprietari di alloggi;
2) non aver ottenuto altre agevolazioni di carattere pubblico per gli stessi scopi;
3) individuazione dell'alloggio, che deve avere le caratteristiche di un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
3. Sono concessi, altresì, ai medesimi soggetti di cui al 1° comma, c.d. prestiti di famiglia, consistenti in finanziamenti da restituire secondo piani di rimborso concordati, senza interessi a carico del mutuatario, che si trovano in situazione di temporanea difficoltà economica, per spese attinenti tutte le necessità della vita familiare, compreso il pagamento degli affitti, purché in possesso di un reddito complessivo non superiore ai 21.000,00 €uro. L'onere degli interessi è a totale carico della Regione. I suddetti finanziamenti vengono concessi per una durata massima di 5 anni e sono commisurati fino ad un importo massimo di 36.000,00 €uro.
4. Per l'attuazione del presente articolo è costituito un apposito fondo finalizzato all'abbattimento parziale del tasso d'interesse per le agevolazioni di cui al comma 1 e l'abbattimento totale per le agevolazioni di cui al comma 3. Le modalità d'indirizzo e di gestione di tale fondo sono disciplinate da apposite convenzioni tra la Regione e gli Istituti e le aziende di credito operanti in Calabria entro il 31 dicembre di ogni anno.
5. La Giunta Regionale entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge da attuazione alle misure previste dal presente articolo, attraverso la determinazione dello schema di convenzione, dell'individuazione di eventuali limiti di cumulabilità delle provvidenze fuori da quelle previste dal punto 2) del comma 1 del presente articolo, precisando le categorie di spese ammissibili al finanziamento, le modalità di erogazione e la documentazione per ottenerli.
6. Le convenzioni stipulate, ai sensi del comma 4 determinano l'entità dei finanziamenti resi disponibili e fissano le modalità di determinazione del tasso d'interesse per le operazioni di prestito di cui al presente articolo. A tal fine la Regione pone a carico del proprio bilancio gli importi necessari a finanziare il fondo di abbattimento tassi per i finanziamenti effettuati dagli Istituti di credito ai sensi dei commi 1 e 3.
7. Nelle convenzioni sono definite altresì:
a) tempi e modi di presentazione delle domande e le altre modalità operative per l'accesso ai finanziamenti e la documentazione necessaria;
b) le procedure per l'esame delle domande;
c) i tempi per l'istruttoria e per la concessione del finanziamento;
d) le condizioni di garanzia a carico del fondo di garanzia;
e) le modalità di rendicontazione della quota di interessi debitori a carico del fondo abbattimento interessi;
f) le garanzie richieste per l'accesso al fondo.
8. In caso di estinzione anticipata del mutuo da parte del beneficiario, cessa l'erogazione del mutuo residuo.
9. Al fine di accelerare e di semplificare, la procedura di accesso, al mutuo viene individuato, secondo le procedure di legge, l'Istituto di credito erogante. La scelta avviene mediante comparazione e contemperamento, della migliore offerta in termini finanziari di garanzia, di efficacia, di sicurezza e tempestività nell'adempimento dei carichi istruttori e di presenza sul territorio regionale.
10. I soggetti di cui al comma 1 del presente articolo per fruire dei benefici previsti non devono aver percepito cumulativamente un reddito complessivo superiore a 21.000,00 €uro. I limiti di reddito e l'entità dei contributi previsti nel presente comma verranno rideterminati ogni due anni, dalla Giunta Regionale, secondo le indicizzazioni del costo della vita stabilito dall'Istat.
11. Qualora i soggetti di cui ai commi 1 e 3 non abbiano sufficienti garanzie per poter accedere ai finanziamenti di cui al presente articolo, la Regione su richiesta dell'Istituto di credito e fermi restando il possesso degli altri requisiti possono concedere fidejussione gratuita a garanzia dell'obbligazione delle somme oggetto del mutuo.
12. Per l'accesso alla prima casa per i soggetti di cui al comma 1, la Regione, nei programmi di edilizia residenziale pubblica o sovvenzionata, prevede una riserva pari al 20% degli alloggi costruiti per la locazione, per l'assegnazione in proprietà indivisa o in proprietà individuale.
13. La percentuale di riserva individuata al comma precedente, va riferita alla assegnazione e alla gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, i quali vengono assegnati secondo apposite graduatorie speciali.
Art. 4
Interventi a favore delle famiglie in stato di bisogno economico
1. La Regione adotta specifiche politiche sociali mirate alle famiglie in stato di bisogno economico, agendo anche sui fattori familiari che possono costituire cause di rischio e di povertà o di deprivazione.
2. A tal fine la Giunta Regionale, con propria deliberazione da adottare entro e non oltre 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, sentite le Province: determina la soglia minima complessiva di risorse che costituiscono “il minimo di sopravvivenza", in considerazione delle tipologie familiari, della composizione qualitativa e quantitativa del nucleo familiare e dei fattori ambientali.
3. La Giunta Regionale, sulla base delle rilevazioni e delle determinazioni, di cui al comma 1, nella delibera di cui al comma 2, progetta, altresì, un sistema di interventi che, prevedendo anche l'utilizzo del privato sociale, del volontariato e delle reti informali di solidarietà consentirà annualmente di:
a) organizzare gli interventi;
b) offrire programmi personalizzati di aiuto per ogni specifica situazione di povertà e di deprivazione, considerata nei suoi aspetti e nelle sue dinamiche specifiche;
c) promuovere compatibilmente con le disponibilità del bilancio regionale il raggiungimento per ogni famiglia del minimo di sopravvivenza con l’attribuzione di risorse idonee a consentire una esistenza libera e dignitosa.
4. Nell'esercizio dei compiti di cui al comma 2, la Regione, sentite le Province, seleziona e indica i settori prioritari e le situazioni che l'intervento delle strutture pubbliche deve privilegiare e quelli da attribuire, con sostegni e incentivazioni al privato sociale, anche con la creazione di mense e empori sociali gestiti da Cooperative sociali di cui alla L.R. n. 5/2000.
5. Viene altresì inserito nel programma d'interventi di cui ai commi 2 e 3, la disciplina dell'assegno di maternità e l'entità dello stesso da erogare ai soggetti di cui al presente articolo. L'assegno verrà corrisposto al Comune di residenza che inoltra la pratica alla Provincia, previa richiesta fatta dall'interessata al Comune ed esperiti gli adempimenti amministrativi da parte del Comune stesso entro 30 giorni dall'invio della domanda da parte della Provincia.
6. Il progetto di sistema d'interventi previsto dal presente articolo e deliberato dalla Giunta Regionale, costituisce orientamento direttivo vincolante per la programmazione e l'esercizio delle funzioni amministrative da parte degli Enti locali. Il progetto può essere inserito in sede di approvazione del Piano socio‑assistenziale di cui alla L.R. n. 23/2003.
7. L’ordine di priorità degli aventi titolo alle provvidenze di cui al presente articolo è determinato sulla base del quoziente familiare che viene stabilito secondo i seguenti criteri:
a) reddito complessivo;
b) numero dei componenti della famiglia;
c) presenza nel nucleo familiare di:
soggetti portatori di handicap;
anziano convivente non autosufficiente;
soggetti in situazione di particolare disagio psico-fisico.
Art. 5
Potenziamento e differenziazione delle politiche familiari
1) Nell’ambito degli obiettivi previsti dall’art. 1 della presente legge, la Regione Calabria promuove e sostiene, in campo socio-educativo e socio-assistenziale, tutti i processi rivolti a sostegno del ciclo di vita familiare, con interventi mirati ai singoli membri della famiglia e alle famiglie più bisognose, rafforzando le solidarietà associative autonome, valorizzandole e riconoscendole in modo funzionale. La Regione intende perseguire, in particolare, i seguenti obiettivi:
a) promozione della formazione delle famiglie attraverso una serie di servizi di sostegno per le giovani coppie e interventi anche economici per l’accesso alla prima casa, mediante l’erogazione di buoni o contributi in conto interesse e forme di priorità nell’assegnazione in affitto dell’edilizia popolare e convenzionata;
b) sostegno delle scelte di paternità e maternità attraverso l’ampliamento delle funzioni consultoriali e dei servizi per l’infanzia, nonché attraverso aiuti economici a fronte di condizioni di particolare disagio;
c) promozione di progetti culturali e di servizi relativi all’istituto familiare e all’adozione;
d) valorizzazione delle responsabilità genitoriali e delle scelte educative attraverso un riassetto dei servizi di educazione e cura, secondo il principio di sussidiarietà, riconoscendo alle famiglie l’autonomia effettiva nell’erogazione dei servizi stessi, sia nel campo dell’assistenza alla prima infanzia che in quello educativo dell’età scolare;
e) promozione e facilitazione delle scelte di inserimento nel mercato del lavoro, con rilancio adeguato della formazione professionale, nonché di reinserimento, prevedendo forme di flessibilità lavorativa legata ai carichi familiari, oltre il riconoscimento del lavoro familiare e commisurando servizi ed orari in modo da tener conto dei tempi della famiglia e delle sue esigenze quotidiane;
f) sostegno alle scelte di cura che prevedono la permanenza in famiglia di soggetti deboli (disabili, anziani, ecc.) attraverso aiuti professionali, fornendo servizi di supporto anche economici in forma di contributi o agevolazioni, che possono garantire una buona qualità della vita.
2. La Regione interviene per le seguenti categorie: minori, adulti, giovani, anziani, disabili; attraverso le seguenti iniziative programmate con le Province e i Comuni:
a) per i minori: al fine soprattutto di contrastare l’evasione scolastica, maltrattamenti, abusi, ecc., con centri di ascolto, di mediazione familiare, affidamenti familiari e adozioni;
b) per gli adulti: assistenza famiglie bisognose, assistenza ragazze madri, assistenza ex detenuti con nucleo familiare a carico;
c) per i giovani: prevenzione, tossicodipendenza, centri polivalenti;
d) per gli anziani: centri diurni, ricovero in istituto, assistenza domiciliare, telesoccorso e telecontrollo, soggiorni estivi, fisioterapia, agevolazioni tariffarie;
e) per i disabili: trasporto scolastico, assistenza tutelare nelle aule scolastiche, assistenza domiciliare.
3. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge la Giunta Regionale definisce le modalità operative necessarie all’attuazione del presente articolo, delegando le Province alle attività sul territorio d’intesa con i Comuni interessati alle azioni di cui ai commi precedenti. Vengono, altresì, istituiti i c.d. “sportelli famiglia“ presso i Comuni con le funzioni di: attività di prevenzione degli stati di disagio, sostegno ai nuclei minorili in situazioni di difficoltà, creazione dello sportello di consulenza giuridica, attivazione degli strumenti di pronta reperibilità per emergenze sul territorio, proporre corsi di formazione nel campo delle adozioni e degli affidamenti etero-familiari, sostegno a nuclei minorili, coppie, donne in situazione di tensione relazionale, mediazione tra i genitori in casi di separazione in relazione ai rapporti con i figli in casi di disagio. La Giunta regionale stabilisce, i limiti d’intervento del privato sociale,nelle azioni rivolte all’assistenza domiciliare e al ricovero in case riposo per anziani, le iniziative rivolte a favore dei disabili, quali assistenza scolastica e domiciliare, le iniziative a favore dei giovani e quelle a sostegno del volontariato qualificato, le azioni rivolte alla prevenzione.
4. La Regione, tramite le Province, concede alle famiglie contributi pari al 60% dell’importo massimo necessario per l’acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati fino ad un importo massimo di 10.000,00 Euro, al fine di agevolare l’integrazione e il reinserimento sociale e professionale di portatori di handicap. La Giunta Regionale definisce annualmente, entro il 31 gennaio, le tipologie di strumenti ammissibili a contributo, le modalità e i termini per la presentazione delle richieste di contributo, la formazione delle graduatorie provinciali e l’entità dei contributi per Provincia.
5. La Regione promuove e sostiene l’adozione, attraverso i Comuni, di iniziative innovative da parte di Associazioni e di Organizzazioni di privato sociale, finalizzate a:
a) realizzare forme di autorganizzazione e mutualità familiari, quali “nidi famiglia“, intendendo per nido famiglia l’attività di cura di bambini da 0 a 3 anni svolta senza fini di lucro, promossa e gestita da famiglie utenti;
b) potenziare la ricettività dei servizi di asili nido, anche mediante il convenzionamento con i soggetti che gestiscono tali servizi secondo gli standard qualitativi ed organizzativi definiti dalla Giunta regionale;
c) fornire le strutture ed i supporti tecnico–organizzativi per la realizzazione di attività ludiche ed educative per l’infanzia.
6. La Regione con riferimento all’attività e alla programmazione di corsi di formazione professionale:
a) coordina e finanzia corsi di formazione e di aggiornamento rivolti a soggetti che operano nell’ambito dei servizi socio-educativi e socio-assistenziali coinvolti nell’attuazione degli obiettivi della presente legge;
b) finanzia corsi di formazione diretti a soggetti portatori di handicap per agevolare il loro inserimento sociale e professionale.
7. La Regione, nell’ambito delle proprie competenze, sostiene attraverso contributi economici, l’assistenza a domicilio in tutti i settori d’intervento sociale e sanitario, come interventi specifici alternativi alla ospedalizzazione e alla istituzionalizzazione. L’erogazione dei contributi avviene nell’ambito delle attività dei servizi sociali, al fine di garantire a domicilio prestazioni assistenziali di rilievo sanitario.
8. I contributi, di cui al comma precedente, riguardano l’erogazione di c.d. “buoni famiglia” per l’acquisizione diretta, da parte delle famiglie, delle prestazioni erogate dai soggetti pubblici e privati accreditati o convenzionati. Le risorse verranno stabilite annualmente in sede di programmazione annuale all’interno della quota del fondo sanitario regionale, destinata alle attività socio-sanitarie integrate.
9. L’ordine di priorità degli aventi diritto ai buoni famiglia, di cui al comma 7, viene determinato sulla base dei seguenti criteri:
1. reddito familiare complessivo;
2. presenza nel nucleo familiare di:
a) soggetto in particolare situazione di disagio psico-fisico;
b) soggetto con diverse abilità;
c) anziano disabile convivente.
10. Al fine di realizzare gli obiettivi fissati nella presente legge, la Regione promuove programmi sperimentali di informazione sui temi della sessualità, programmi di formazione dei giovani al futuro ruolo di coniugi e di genitori, sulla procreazione responsabile, sui diritti delle donne in stato di gravidanza e sui servizi socio- sanitari ed assistenziali esistenti sul territorio a favore del bambino e a tutela dei suoi diritti. Tali programmi verranno attuati annualmente nell’ambito delle competenze spettanti ai Consultori pubblici e a quelli privati.
Art. 6
Associazionismo familiare
1. La Regione in attuazione dello Statuto e del principio di sussidiarietà favorisce, le forme di associazionismo e di autogestione come modalità per garantire l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla realizzazione della politica familiare nella Regione, promovendo iniziative di sensibilizzazione e formazione al servizio delle famiglie, in relazione ai loro compiti sociali ed educativi, creando la prima “banca dati mutuo aiuto” che individua tutte le Associazioni e le Organizzazioni di volontariato che offrono gratuitamente, attraverso i loro associati mutuo aiuto per attività di cura, custodia e assistenza di soggetti o famiglie in condizioni di bisogno.
2. La Giunta Regionale provvede entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge a indire il bando per censire le Associazioni che attuano gli obiettivi previsti dalla presente legge, creando la “banca dati di mutuo aiuto", ed a iscriverle in un apposito albo.
3. Per sostenere ed incentivare le attività e le formazioni del privato sociale, di cui al capoverso precedente, la Giunta Regionale nell'ambito delle disponibilità finanziarie e del programma d'interventi presentato entro i termini di cui all'art. 5, comma 5, previo parere della Consulta di cui al successivo comma, sulla base di criteri e modalità definiti in precedenza dalla Giunta Regionale, concede annualmente dei contributi, ad integrazione delle quote versate dai singoli associati, sulla base di criteri e modalità definiti dalla Giunta Regionale stessa.
4. Per l'attuazione degli obiettivi di cui al presente articolo viene istituita la Consulta Regionale delle associazioni familiari. La Consulta è composta da:
a) il Presidente della Giunta o da un suo delegato;
b) Assessori provinciali alle politiche sociali o dai loro delegati;
c) 3 rappresentanti di strutture di auto organizzazione a livello regionale di servizi tra le famiglie;
d) 4 rappresentanti di associazioni di famiglie iscritte all'albo di cui al 2° comma del presente articolo;
e) un esperto in materie socio ‑ sanitarie nominato dall'Assessore alla sanità.
5. La Giunta Regionale con propria delibera, da approvarsi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, stabilisce i criteri e le modalità di nomina dei componenti della Consulta istituendo un ufficio e stabilendone l'organico. La Consulta è nominata ed insediata dal Presidente della Giunta Regionale. La Consulta elegge nel proprio seno il Presidente e delibera, entro 60 giorni, dal proprio insediamento un proprio regolamento interno per l'organizzazione e la disciplina delle attività.
6. La Consulta dura per l'intera legislatura e i suoi membri, di cui ai punti c, d. e del precedente comma non possono essere rieletti per più di due legislature.
7. La Consulta tra le sue competenze esprime parere in merito alla programmazione regionale in tema di politiche familiari, di cui al comma 3, esprime pareri in ordine a qualsiasi atto di programmazione regionale che riguardi la famiglia, compresi gli interventi di cui agli artt.3, 4, 5 della presente legge,coordinandosi, altresì con le strutture comunali degli "sportelli famiglia” di cui all'art. 5, comma 3.
8. All'interno della Consulta viene istituito l'ufficio denominato "Osservatorio permanente sulla famiglia”.
9. Compiti dell'Osservatorio sono:
a) studiare e analizzare l'evoluzione delle condizioni di vita della famiglia, con particolare attenzione alle situazioni di disagio, devianza e violenza, alla monoparentalità, al rapporto famiglia‑lavoro, e famiglia‑servizi, al fine di individuare le problematiche emergenti e l'evoluzione delle esigenze familiari;
b) verificare l'efficacia degli interventi in favore delle famiglie realizzati dalla Regione, da Enti, Istituzioni pubbliche e private, da Gruppi e Associazioni;
c) fornire alla Consulta tutti gli elementi per l'attuazione del comma 7 del presente articolo.
10. L'osservatorio è costituito da nove esperti nominati dal Consiglio Regionale ai sensi della legge regionale 39/95, con rispetto dei diritti della minoranza, all'inizio di ogni legislatura, e scelti tra docenti, ricercatori ed esperti del settore.
11. Il Presidente della Giunta provvederà all'organizzazione dell'Osservatorio, assegnandone i locali e il personale necessario al suo funzionamento.
Art. 7
Disposizioni finanziarie
1. Al finanziamento degli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge si provvede con fondi comunitari, statali e regionali in sede di approvazione del bilancio annuale di previsione.
Art. 8
Pubblicazione
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
1. Il comma 1, dell’art. 1, della legge regionale 14 febbraio 1996, n. 3 è sostituito dal seguente:
1. L’indennità per i membri del Consiglio regionale stabilita in base al disposto dell’art. 9 dello Statuto, anche in relazione alle funzioni svolte o alla carica ricoperta, è rapportata all’indennità spettante ai membri del Parlamento Nazionale ai sensi della legge 31 ottobre 1965, n. 1261 e successive modificazioni ed integrazioni, nella seguente misura:
a) 100 per cento per i Presidenti del Consiglio regionale e della Giunta regionale;
b) 95 per cento per i componenti della Giunta regionale e per i Vice Presidenti del Consiglio regionale;
c) 92 per cento per i Presidenti delle Commissioni consiliari permanenti istituite a norma di Statuto e di Regolamento interno, per il Presidente della Commissione per il Piano, per i Segretari del Consiglio regionale, per il Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, nonché per i Presidenti d delle Commissioni speciali;
d) 88 per cento per i Vice Presidenti ed i Segretari delle Commissioni consiliari permanenti e speciali istituite a norma di Statuto e Regolamento interno e per il Presidente della Giunta per le elezioni;
e) 80 per cento per i Consiglieri regionali.
Art. 2
1. Il comma 1, dell’art. 13, della legge regionale 14 febbraio 1996, n. 3 è sostituito dal seguente:
1. L’ammontare delle indennità di fine mandato è stabilita, per ogni anno di mandato esercitato, in una mensilità dell’ultima indennità di funzione lorda percepita dal Consigliere alla data della cessazione del mandato.
2. La presente disposizione dispiega i propri effetti a decorrere dalla presente legislatura.
Art. 3
1. La disposizione di cui all’art. 19, comma 3, della L.R. 14 febbraio 1996 n. 3, nel testo modificato dall’articolo 32, comma 10, della L.R. 26 giugno 2003 n. 8, si applica nei confronti dei Consiglieri che cesseranno dal loro mandato a decorrere dalla presente legislatura.
Art. 4
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge si fa fronte con i fondi stanziati nel capitolo 1, articoli 1 e 4 del bilancio del Consiglio regionale per l’anno 2004.