INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE
GIUSEPPE BOVA
SEDUTA STRAORDINARIA E APERTA DEL 3 NOVEMBRE 2005

     Eccovi qui, studenti della Locride, a rappresentare, solennemente, quel moto di solidarietà umana, manifestatosi verso Franco Fortugno e la sua famiglia, e di ribellione alle azioni esecrabili e infami delle ‘ndrine, così fortemente segnalato dai media del nostro Paese.

     Assieme a voi, oggi, delegazioni di studenti della città e della Piana di Gioia Tauro, i vostri e i loro dirigenti scolastici, il dirigente regionale, dott. Leone, in rappresentanza del direttore generale, dott. Mercurio. Don Mario Del Piano, delegato del Vescovo di Locri, mons. Giancarlo Maria Bregantini, incaricato per la Pastorale dei Giovani di quella Diocesi. Il Magnifico Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, prof. Alessandro Bianchi; il sindaco di Locri, dott. Carmine Barbaro: benvenuti.

     A tutti avete chiesto, voi che non volete dimenticare, di tenere alta la memoria di quanto accaduto; a tutti avete chiesto, voi che volete rafforzare quel moto di ribellione, di non essere lasciati soli.

     La prima cosa che voglio ribadirvi è che noi, l’Ufficio di Presidenza, tutti i miei colleghi, il Consiglio Regionale, non vi lasceremo soli. Dopo di me parlerà il Presidente della Regione: avete letto, avete visto e sentito il suo impegno, quello della Giunta, comunque ascolteremo tutti quanto ci dirà da qui a poco.

     Lo ripeto, non sarete lasciati soli.

     Saremo presenti domani a Locri alla manifestazione; come parteciperemo, il prossimo 8 novembre, alla Giornata della Legalità, indetta dalla direzione scolastica regionale: lo faremo nelle forme e nei modi che saranno concordati con le autorità scolastiche.

     Ma non siete qui solo per sentirvi dire questo; non abbiamo convocato una nuova seduta straordinaria solo a questo fine.

     Noi abbiamo preso un impegno solenne con Maria Grazia, la moglie di Franco, e i figli, Giuseppe ed Anna, durante la celebrazione funebre, con la bara e le spoglie mortali lì per terra, in Chiesa, che avremmo fatto di tutto, proprio di tutto, perché il moto di ribellione continuasse, crescesse, si allargasse fino a conseguire, nel tempo, il risultato di dare scacco ed ostracismo perpetuo alla ‘ndrangheta.

     Da qui nasce l’idea del forum; di un forum degli studenti, aperto e inclusivo: da subito, lì a Locri, dove con cinque lampi di pistola, di sera, lo scorso 16 ottobre, hanno pensato di annientare la vita di Franco e con essa la nostra coscienza e la nostra dignità.

     Un forum, che sia, assieme, la risposta immediata e la punta di diamante di un vero e proprio progetto d’urto.

     Ne abbiamo già parlato col sindaco di Locri, dott. Carmine Barbaro, che è qui. Lui è pienamente d’accordo. Pensa che simbolicamente il forum debba stare al centro di Locri, proprio in quel palazzo Nieddu, dove l’escalation ‘ndranghetista ha pensato di assestarci il colpo mortale. Lì, dove ora c’è la stanza del Sindaco e l’aula del Consiglio Comunale, per sottolineare il ruolo, la funzione dirigente, che si riconosce al forum.

     La scommessa, l’impegno è di lavorare perché non sia, in alcun modo, un fatto provvisorio. A questo fine, mi sia consentito di suggerire un’idea, proprio in riferimento al nome da dare al forum.

     Io lo chiamerei fo.re.ver., appunto forever, cioè “per sempre” in inglese. Al contempo la parola è l’acronimo di forum per la resistenza e la verità contro la ‘ndrangheta e tutte le illegalità.

     Il forum: un centro dove si rifletta, com’è scritto nel vostro documento consegnatomi qualche giorno fa, sulla oppressione pesantissima che le cosche della Locride hanno sempre esercitato sul territorio, e ancora sul fatto che l’aria di ‘ndrangheta si respira per le strade dei nostri paesi.

     In quel documento avete chiesto (utilizzo le vostre parole):

1) Maggiori controlli nelle Asl e nomina di dirigenti di specchiata onestà;
2) Maggiore sfruttamento dei beni confiscati alla ‘ndrangheta e riconversione in spazi di legalità;
3) Incontri organizzati in tutte le scuole e università sulla cultura della legalità;
4) Investimento nelle risorse naturali, al fine di creare nuove opportunità lavorative;
5) Dotazione di strumenti adeguati alle forze dell’ordine e alla magistratura.

     Tutto questo, ma soprattutto una cosa, un impegno vero, permanente, sistematico contro la ‘ndrangheta, partendo dalla constatazione, purtroppo vera, che la subcultura mafiosa esercita una sorta di fascino malefico in tanti giovani, esprimendo così una forma di egemonia in una direzione così distorta ed aberrante.

     Per cui per combattere la mafia non basta solo assicurare gli assassini alle patrie galere, sequestrarne e confiscarne i beni; peraltro cosa che, se guardiamo ai 26 delitti impuniti degli ultimi mesi, viene fatta poco e male.

     Occorre, urge una sfida culturale, vera e positiva, sul terreno della legalità, dei doveri, dei diritti. Qualcosa di più profondo, largo e duraturo, dello scatto civile che ha scosso le coscienze a fronte dell’assassinio di Franco Fortugno.

     Un movimento espressione della volontà della gioventù della Locride e calabrese, ma al contempo di quella di tutti noi. Facendo nostro, nelle intenzioni e nei comportamenti, il testamento politico di Franco, quale si è manifestato con la solidarietà a Doris Lo Moro e a quanti hanno ricevuto minacce, intimidazioni, attentati di mafia. Così scriveva Francesco Fortugno nel maggio scorso:

Sono anch'io un padre di famiglia e capisco bene cosa significhi vivere la quotidiana angoscia per la incolumità dei propri familiari, che si trovano esposti alla vigliaccheria degli atti intimidatori consumati nell' ombra in cui opera la criminalità; per questo, l'unico conforto è la certezza che è una battaglia giusta, che va combattuta per dare alle generazioni future una Calabria migliore.
(…)Tutta la società civile, senza distinzione di appartenenza politica, e' chiamata a svolgere quel ruolo fondamentale di sostegno e di vigilanza, che non faccia avvertire quell'insopportabile senso di solitudine che può spingere all'abbandono. Ogni colpo inferto alle istituzioni colpisce tutti noi e sarebbe un errore gravissimo pensare che non sia così. Nessuno può chiamarsi fuori dalla battaglia contro la criminalità organizzata.

     Da allora una vera e propria escalation; quell’uomo, Franco Fortugno, non c’è più; è stato assassinato. Noi, solo noi, tutti noi, ora siamo Franco Fortugno.

     I tempi rivendicano qualcosa di davvero inedito, un vero e proprio risorgimento delle nostre comunità contro un nemico mortale. Mortale come il terrorismo, che è la negazione di qualsiasi principio di civiltà e di rispetto della vita; ma ancora più insidioso e subdolo, perché questo nemico parla la nostra lingua, abita nei nostri paesi, all’apparenza sembra uno di noi, ed è capace così di mimetizzarsi e di nascondersi.

     E’ certo questo un compito per un’azione investigativa e di intelligence di livello eccellente. Il vicecapo della Polizia, dott. De Sena, è stato nominato prefetto con compiti straordinari. Urge ancora la presenza di magistrati di capacità ed esperienza, qual è quella di quanti sono impegnati nelle procure antimafia anche a livello nazionale; ma al contempo occorre esprimere una sfida culturale e politica senza precedenti, capace di incidere su due livelli, quello dell’istruzione e della formazione e quello dell’inserimento nel mondo produttivo, garantendo un percorso di qualità e di assoluta legalità.

     Niente deve rimanere più com’è oggi.

     Non si può andare avanti con percentuali così alte e vergognose di abbandono dell’obbligo scolastico. Non possiamo tacere, non possiamo accettare che tutto sia come descritto lo scorso 14 giugno, su “Il Sole - 24 Ore”, da Maurizio Maugeri, che così titolava il suo articolo: “Nel paese dei bimbi senza asilo”; “Così la ’ndrangheta ha creato nella Locride le nuove Medellin”.

     Chiediamoci dove passano le giornate quei bambini; e ancora, dopo, da adolescenti, in quale oratorio, palestra, campo sportivo, che non ci sono. Cosa provoca in loro il vedere sfrecciare, come avviene spesso, altri coetanei su moto sportive potenti. Loro, che sono senza titolo di studio; o altri, che sono laureati e che non hanno sbocco di lavoro alcuno. Questi giovani, che forse sono costretti a considerare più fortunati gli LSU – LPU dei loro paesi, i quali, pur non godendo di nessuna forma di previdenza, ricevono almeno cinquecento euro al mese.

     Ecco perché è necessario un progetto, un progetto d’urto, che abbia una precisa direzione di marcia.

     La Calabria è Italia; i figli di Franco, i nostri figli, voi tutti, noi vogliamo che cresciate con gli stessi diritti, le stesse opportunità, le stesse libertà che hanno gli altri giovani italiani. Noi vogliamo che il futuro, il sogno europeo di un mondo migliore, appartenga anche a voi.

     A Loiero prima, ad Adamo e a Principe poi, domando: qual è la prospettiva di un bimbo che sta due o tre ore a scuola e dieci per strada? E’ possibile capovolgere questa situazione; cioè due ore in giro e dieci a studiare, imparare, giocare assieme ad altri coetanei? E’ possibile fornire le scuole dell’obbligo della Locride di computer, di docenti d’informatica e di madrelingua inglese? E’ possibile un percorso che porti questi bambini a vivere la stessa vita, gli stessi diritti, fare le stesse esperienze anche d’estate? E’ possibile dotare Locri di una “cittadella degli studi” ben attrezzata e non farli studiare più in edifici privati e fatiscenti?

     E’ possibile, è giusto, è necessario, io rispondo.

     Voi qui dovete dire a questi ragazzi come, quando, con chi lo farete questo progetto. L’avevamo già definito, nel ’99, grazie al Por; poi ce lo hanno cancellato. Questo progetto si chiama Accordo di Programma Quadro sul diritto allo studio. Le risorse le debbono impegnare la Regione e il Governo nazionale.

     E per il resto? Risanare, riqualificare i centri storici; far funzionare i depuratori; illuminare le piazze e le strade; utilizzare nella maniera giusta le spiagge e i boschi; sostenere le produzioni di qualità; dare gli incentivi a chi lo merita, in maniera trasparente e in tempi rapidi: tutto questo è l’altra faccia della medaglia.
Io chiamo tutto questo “progetto d’urto”.

     Agli studenti, ai dirigenti, dico un’ultima cosa.

     Siamo in procinto di firmare, come Consiglio Regionale, un Protocollo d’Intesa con la direzione scolastica regionale, che consentirà agli studenti di proporre leggi che i Consiglieri firmeranno e l’Assemblea farà proprie, innanzitutto finalizzate a rafforzare nei giovani la coscienza civile e la cultura antimafiosa.

     Dentro questo, come priorità, va affermato un progetto pilota per la Locride, al fine, come già sancisce la legge regionale, di incentivare attività didattiche integrative e sperimentazione, ricerche individuali e di gruppo, indagini sociali, seminari, dibattiti, cineforum, mostre fotografiche ed ogni altra attività utile ad una reale conoscenza del fenomeno mafioso.

     Però non più solo per accenni. Da oggi in poi niente può rimanere fermo solo alle intenzioni e alle dichiarazioni di buona volontà. Questo significa che entro i prossimi 30 giorni il programma per il 2005-2006 va riempito di contenuti, di tappe intermedie, di obiettivi possibili e risultati concreti da conseguire.
Infine, per ciascuno di noi e per tutti assieme, una domanda: se non ora, quando?