26/09/2002
Signor Presidente dell'Istituto,
Signor Presidente Federale della Repubblica d'Austria,
Signor Vice Presidente del Senato, Signore e Signori,
Sono lieto di prendere la parola, insieme al Presidente Klestil,
all'Istituto Universitario di Firenze, luogo altamente significativo,
per le sue strutture e per la sua vocazione, della volontà
di coesione dell'Europa su valori culturali comuni.
La presenza dell'Unione Europea nel mondo si pone oggi in termini
nuovi. La realtà incalza l'Europa a definire ruolo, identità,
confini; la compattezza dell'Unione Europea nell'affrontare gli
snodi cruciali dell'attualità internazionale e l'avvio di
un'autentica politica estera europea, sorretta da una rafforzata
politica di sicurezza e difesa, sono necessità non più
rinviabili. Sono anche vitali per il funzionamento equilibrato dello
stesso ordine internazionale. In un sistema multilaterale mondiale
sottoposto a spinte disgregative, a difficoltà di governo,
l'Europa costituisce un pilastro di sicurezza, di stabilità,
di garanzia democratica. Il gravissimo rischio rappresentato dalla
diffusione delle armi di distruzione di massa, l'ipoteca del deterioramento
dell'ambiente sul nostro avvenire, la povertà in vaste zone
del mondo sono le sfide del nostro tempo.
Uomini e nazioni stanno cercando risposte adeguate. Il comune
obiettivo è la pace, una pace vera, frutto di leale collaborazione
nell'affrontare i problemi del mondo, non di ambiguità e
di fallaci impegni.
Nessun Paese può pensare di rispondere da solo. E non basta
una semplice cooperazione tra le nazioni: in Europa l'idea vincente
è stata quella di aver dato vita ad un processo di vera e
propria integrazione. L'Europa potrà essere all'avanguardia
nell'affrontare i problemi mondiali con un proprio contributo determinante
a condizione che una effettiva coesione interna si traduca in condotta
internazionale coerente, consona agli interessi comuni dei popoli
dell'Unione.
Una politica estera incisiva è il necessario contributo
degli europei a un mondo che ha bisogno di stabilità, di
sicurezza, di giustizia sociale, di crescita economica. Sono tutti
risultati che l'Europa ha raggiunto, o verso i quali ha compiuto
progressi straordinari. L'integrazione europea è stata una
libera scelta - senza precedenti nella storia - di nazioni che,
conservando le rispettive individualità, hanno insieme anticipato,
affrontato e superato problemi analoghi a quelli che oggi affronta
l'intera comunità internazionale.
Di fronte all'incalzare di crisi regionali dirompenti, l'Europa
non può sottrarsi all'assunzione di responsabilità
dirette e vincolanti. Già oggi l'Europa svolge, dai Balcani
a Timor Est, compiti di assoluto rilievo che prefigurano una cooperazione
stretta fra Europa e Stati Uniti nella gestione della stabilità
internazionale. Il mondo già identifica in molti campi l'Unione
Europea come interlocutore unico: sul tema bruciante del rapporto
Nord Sud interessa la posizione dell'Europa, principale donatore,
non dei singoli Stati. Il WTO, il protocollo di Kyoto, la Corte
Penale internazionale non sarebbero venuti alla luce senza l'impulso
coeso e determinante dell'Unione Europea.
L'Unione Europea esprime una vocazione al superamento delle barriere
nazionali: essa trova un alveo naturale nei fori multilaterali,
e in particolare nelle Nazioni Unite.
Il coordinamento delle posizioni degli Stati membri è prassi
consolidata in materia di sviluppo, di ambiente, dei diritti umani.
E' tuttora insufficiente sui temi politici e di sicurezza dibattuti
in seno al Consiglio di Sicurezza, per effetto di assetti di partecipazione
ormai sorpassati. E' già nella nostra disponibilità
un potenziale di azione congiunta in tutti gli organi e le agenzie
della famiglia ONU: basti pensare agli esiti importanti che avrebbe
un superamento delle tuttora separate rappresentanze nazionali nell'ambito
delle istituzioni finanziarie internazionali. Ne beneficerebbero
sia l'autorevolezza internazionale dell'Unione sia il peso delle
stesse istituzioni. Una politica europea comune nelle organizzazioni
che fanno capo all'ONU è perciò un obiettivo da perseguire.
La sicurezza internazionale è un drammatico banco di prova.
La minaccia terroristica insidia valori costitutivi della identità
e della costruzione europea: la libertà individuale, la tolleranza,
la democrazia. Questa minaccia impone all'Europa di adeguare con
urgenza la propria politica ed i propri strumenti operativi, agendo
in maniera unitaria, avvalendosi di una provata esperienza nel campo
della composizione dei conflitti e di una profonda sensibilità
per le radici sociali ed economiche della violenza. Laddove oggi
regnano incomprensione e diffidenza, come in Medio Oriente, l'Europa
dovrà mettere alla prova la sua abilità di proporre
e di convincere perché si adottino risposte giuste, efficaci.
Insieme, Europa e America sono la miglior garanzia di stabilità
internazionale, la miglior difesa dal terrorismo e dalla diffusione
delle armi di distruzione di massa, la miglior locomotiva di sviluppo
economico e diffusione del benessere.
L'equilibrio della comunità atlantica e il consolidamento
di un partenariato con la Russia richiedono però che l'Unione
Europea parli con una voce autorevole.
Già esiste ed opera, nella ricchezza e varietà delle
componenti nazionali e regionali, un modello di società europea.
Fare una politica estera europea significa portare e sostenere sul
piano internazionale le conquiste di civiltà e di maturità
politica raggiunte dall'Europa. Il provvisorio, la cautela, il minimo
comune denominatore nella politica estera dell'Unione Europea sono
durati fin troppo, appartengono al passato.
Esistono le condizioni perché l'Unione Europea divenga
un soggetto politico in grado di assicurare, attraverso la creazione
di una figura istituzionale nuova, una rappresentanza esterna, unitaria
ed efficace, degli Stati europei. L'Unione Europea è sorta
sulla consapevolezza che l'Europa è una civiltà, cioè
un "corpo di valori e principi", formatasi nel volgere
dei secoli. Ha vinto una scommessa audace: puntando sull'unità;
contrastando gli equilibri di potenza; credendo nel ruolo preminente
dei principi, dei valori e delle regole. Perché autorità
morale e capacità negoziale si traducano in matura influenza
politica è necessario che l'Unione avverta pienamente la
responsabilità storica del traguardo di una sua presenza
incisiva nel mondo.
L'esistenza di interessi generali europei deve ispirarci a essere
uniti e lungimiranti negli obiettivi da promuovere insieme. Partiamo
da una preziosa eredità e da nuove solidarietà che
si sovrappongono a quelle nazionali.
La coesione politica dell'Unione è più che mai indispensabile:
essa sola può rafforzare il convincimento che le decisioni
prese sono nell'interesse di tutti. Va raggiunta in questi mesi
attraverso la capacità di proiettarsi oltre gli orizzonti
immediati, d'anticipare il futuro: tanto maggiori i problemi, tanto
maggiore dev'essere lo sforzo addizionale di volontà politica.
Nostalgie verso ruoli, sempre più problematici, degli Stati
nazionali o la sottovalutazione di problemi che coinvolgono le generazioni
future danneggiano tutta l'Unione.
Se guardiamo al recente passato, constatiamo che tutto può
essere oggetto di valutazioni diverse, tranne la soddisfazione per
un percorso segnato da successivi Trattati, tradottosi in una conseguente
disciplina europea rivelatasi provvidenziale per tutti.
Ho fiducia nella Convenzione sul futuro dell'Europa, nell'impostazione
coraggiosa e realistica dei suoi lavori, nella capacità dei
suoi rappresentanti di definire un'architettura istituzionale che
bilanci, nel rispetto del metodo comunitario, sovranazionalità
e cooperazione intergovernativa. Il metodo comunitario è
uno strumento efficace per perseguire, al tempo stesso, il rafforzamento
dei poteri d'indirizzo strategico del Consiglio ed il potenziamento
delle funzioni d'iniziativa legislativa, di gestione e controllo
della Commissione.
Una Costituzione Europea che raccolga l'appello alla chiarezza
dei cittadini europei, includa la Carta dei Diritti Fondamentali,
assicuri una personalità giuridica all'Unione Europea, conferirà
sostanza di potere e legittimità democratica all'Unione.
Costituirà un ancoraggio sicuro per le attività internazionali
dell'Unione. Il meglio delle energie e dell'esperienza europea deve
concentrarsi nella sua definizione e attuazione.
Attraversiamo un passaggio storico da non mancare. Il 2003 sarà
l'anno della Convenzione sul futuro dell'Europa e della Conferenza
intergovernativa per la Riforma dei Trattati: spero non solo dell'avvio
ma anche della sua conclusione.
Nel 2004, l'Unione Europea avrà auspicabilmente compiuto
tre avanzamenti cruciali per l'avvenire stesso dell'Europa: l'allargamento
che completa la riunificazione storica dell'Europa; la riforma delle
istituzioni; il superamento, attraverso un governo coordinato dell'economia,
della zoppia esistente fra moneta unica e politiche economiche nazionali.
L'integrazione europea è stata accompagnata sempre da idealismo
sugli obiettivi possibili e da pragmatismo sulle modalità
per raggiungerli.
L'equilibrio fra idealismo e pragmatismo definisce anche il quadro
istituzionale entro cui operi la politica estera europea: contrassegnata
da un intreccio fra la dimensione intergovernativa e la dimensione
comunitaria.
Dall'opinione pubblica europea giungono aspettative per sviluppi
coraggiosi - nella politica estera, di difesa, di lotta al crimine
organizzato, di cooperazione giudiziaria, di sicurezza interna ed
esterna - in settori dove si esercita la gelosa sovranità
degli Stati. Queste sollecitazioni ci forniscono delle indicazioni
importanti: l'autenticità delle aspettative verso l'Europa;
la consapevolezza che gli Stati europei sono troppo piccoli per
far fronte alla globalizzazione; la convinzione che la sovranità
vada ormai condivisa su larga scala.
Signor Presidente Federale della Repubblica d'Austria, Signor
Vice Presidente del Senato, Signor Presidente dell'Istituto,
I semestri di Presidenza italiana hanno sempre fatto avanzare l'integrazione
europea. Sono stati animati dalla consapevolezza di far parte di
un'avanguardia aperta a tutti, senza membri di diritto e composta
da Paesi grandi e piccoli convinti della validità del progetto
europeo, decisi a realizzarlo. La prossima Presidenza dell'Unione
fornirà all'Italia l'occasione per rinnovare la unitaria
capacità propositiva che ha animato, in un quadro di vasta
consensualità politica, l'azione dei governi italiani sin
dalla istituzione della CECA e che ha mantenuto alto il profilo
del nostro Paese in Europa.

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