VII legislatura
45.
Seduta di martedì 19 febbraio 2002
Presidenza del Presidente
Luigi Fedele
La seduta inizia alle15,50
Franco PILIECI, Segretario
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Franco PILIECI, Segretario
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in
allegato)
Do lettura dello schema di deliberazione:
“Il Consiglio regionale
visto
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 15 febbraio 2002
trasmesso dall’ufficio territoriale del Governo di Catanzaro in data 18 febbraio 2002
relativo alla sospensione del signor Vincenzino Aiello
dalla carica di consigliere della Regione Calabria a decorrere dal 14 gennaio
2002, atteso che trattandosi di sospensione ai sensi dell’articolo 15, commi 4
bis e 4 ter della legge 19 marzo 1990, numero 55 come
modificato dalla legge 18 gennaio 1992, numero 16 e dalla legge 12 gennaio
1994, numero 30, questo Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 3 della
citata legge numero 30/94 deve procedere alla prima adunanza successiva alla
notificazione del provvedimento di sospensione e comunque non oltre 30 giorni
dalla predetta notificazione alla temporanea sostituzione del consigliere
sospeso affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al
candidato della stessa lista che ha riportato dopo gli eletti il maggior numero
di voti.
Considerato che come risulta dalla
copia del verbale dell’ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di
Cosenza relativo all’elezione del Consiglio regionale della Calabria anno 2000
nella stessa lista numero 2 avente il contrassegno Ccd
nella quale è stato eletto il consigliere sospeso il candidato che ha riportato
dopo gli eletti il maggior numero di voti è il signor Mario Albino Gagliardi
con cifra individuale 2.816 voti.
Ritenuto pertanto di dover procedere alla temporanea
sostituzione del consigliere Vincenzino Aiello
affidando la supplenza per l’esercizio delle
funzioni di consigliere al signor Mario Albino Gagliardi in conformità alle
disposizioni di legge sopra richiamate;
vista la legge 12
gennaio 1994, numero 30;
delibera
di procedere alla
temporanea sostituzione del consigliere regionale Vincenzino Aiello in atto sospeso dalla carica affidando la supplenza
per l’esercizio delle funzioni di consigliere regionale al signor Mario Albino
Gagliardi, candidato, che ha riportato dopo gli eletti il maggior numero di
voti con cifra individuale 2.816;
di dare atto che
detta supplenza avrà termine al decorrere dalla data di revoca del
provvedimento giudiziario emesso dal Tribunale di Cosenza nei confronti del
suddetto consigliere Vincenzino Aiello dalla quale
data automaticamente cessa la sospensione dalla carica”.
Pongo in votazione la deliberazione testé
letta.
(Il Consiglio approva)
Il consigliere Mario Albino Gagliardi può prendere posto tra i banchi.
Si passa adesso al secondo punto all’ordine del giorno che riguarda il progetto di legge numero 210/7^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Zona franca del porto di Gioia Tauro”.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto della Giunta regionale posto al primo punto dell’ordine del giorno per effetto di valutazioni inerenti e conseguenti allo studio che hanno condotto l’apposito gruppo di lavoro e il sottoscritto quale estensore del progetto dopo e anche dopo un confronto avvenuto ieri col Presidente della Giunta, ha subìto delle modificazioni e viene quindi sostituito con un emendamento da una ulteriore proposta di legge, che viene sottoposta all’Aula, che l’Assemblea fa al Parlamento italiano.
Ciò di cui ci accingiamo a discutere potrà rappresentare nel prosieguo dei mesi e degli anni un momento di straordinaria ed eccezionale importanza per i destini della nostra comunità regionale.
Abbiamo voluto, e per questo ringrazio tutti i capigruppo oltre che il Presidente, che questa seduta avesse una sua solennità. L’abbiamo voluto perché l’argomento di cui ci occupiamo è di fondamentale importanza per dare a questo territorio, a questa regione una occasione di sviluppo fin qui negato.
Non vi è dubbio che gli anni dal dopoguerra hanno rappresentato per il sud e per la Calabria in particolare un periodo che non può certo definirsi di vivacità economica ed imprenditoriale, di organizzazione del territorio e delle sue strutture, della infrastrutturazione del territorio, del proliferare di quell’economia che intorno alle aziende (piccole, medie o grandi che siano) rappresentano ed hanno rappresentato altrove l’elemento di sviluppo in grado di dare occupazione, in grado di migliorare la qualità della vita degli abitanti del territorio.
Siamo stati per molti
versi una economia assistita, taluni dicono
parassitaria, abbiamo patito l’immigrazione interna, la non eccessiva
attenzione dei governi nazionali che hanno
considerato, forse privilegiandolo, il nord come il bacino naturale al sud
dell’Europa in grado di competere con l’Europa medesima.
La Calabria sempre più, anno dopo anno, è precipitata fino
ad essere all’ultimo posto degli indicatori che misurano il livello, la
qualità, l’intensità della vita, il livello economico e di sviluppo sociale.
Quando si parla di grandi infrastrutture e si vede lo
spiraglio di rendere la Calabria competitiva sia pur in prospettiva con le
altre Regioni d’Italia, quando si parla non solo del ponte sullo Stretto come
di una ipotesi credibile, attuale, comunque destinata
a prendere corpo in un futuro non lontano, non si tiene conto – o lo si fa
proprio perché si tiene conto – che la Calabria oggi non è in grado di reggere
il confronto con un’opera così maestosa, così proiettata verso il futuro delle
regioni che ad essa sono interessate. La Calabria contestualmente a questo ha
bisogno di grandi infrastrutture, di autostrade, di
alta velocità, di dorsali e tutto questo appare oggi possibile ma non
immediato. Se le previsioni più rosee possono farci
ritenere che da qui ad un decennio tutto questo potesse essere realtà, il
problema che ci siamo posti è cosa accadrà da qui a dieci anni, come faremo in
questi 10 anni a rendere sostenibile il nostro sviluppo e ad uscire da
quell’obiettivo 1 al quale sembra siamo stati relegati e destinati ad esser
relegati.
Prende corpo per volontà di tutto il Consiglio che con una
sua delibera unanime ha deciso di dare vita ad una Commissione per lo studio e
per la proposta che ora vado ad illustrare ed alla consapevolezza dei componenti la Commissione che ringrazio tutti per l’impegno
fin qui profuso, i componenti sono i firmatari con me delle proposte di legge,
gli onorevoli Fedele, Bova, Nucera,
Borrello, Fuda e ringrazio
anche il Presidente del Consiglio nella sua qualità e il Presidente della
Giunta perché ieri, a conclusione di un lavoro faticoso, con un approfondimento
ed un confronto per le posizioni che peraltro verso erano state anche
affrontate autonomamente dalla Giunta, siamo pervenuti a quella che è apparsa e
che appare oggi esser la soluzione ottimale, comunque la soluzione possibile.
Tuttavia, prima di illustrare le proposte così come è di dovere, mi soffermerei sugli aspetti preliminari o
relazionali considerando e riflettendo insieme a voi su cosa, con chiarezza
votando, vogliamo si realizzi, la zona franca, che noi oggi consideriamo essere
di fondamentale importanza
Se consideriamo il livello mondiale, 102 nazioni su 228
hanno istituito circa 900 zone franche, di queste la metà, circa 600, sono ubicate in nord America ed in Asia, 81 sono in Europa. Le attività produttive, commerciali e finanziarie,
l’apertura dei mercati, la liberalizzazione del commercio e dei trasporti
generate dalle politiche economiche attuate nelle aree di influenza
nord americana per effetto, si ritiene, di quel gran numero di zone franche,
hanno prodotto una evidente rivalutazione geo-economica
del Mediterraneo.
In questo
quadro, la posizione geografica ottimale di un porto mediterraneo è valutata
principalmente in funzione di tre parametri: baricentricità
rispetto alle due estremità orientate ad occidente, orientali e occidentali del
mercato mediterraneo; distanza che intercorre tra i porti e la rotta ottimale tra Suez e Gibilterra; disponibilità di
fondali, di banchine e di aree.
La chiarezza e la consapevolezza degli obiettivi da perseguire relativamente alle regioni meridionali e tra queste quella che registra un più consistente ritardo nello sviluppo, la Calabria, presuppongono una maggiore incisività politica in grado di accelerare la dinamica dei processi di sviluppo socio-economico. Il sistema economico territoriale della Calabria presenta una struttura produttiva che risulta caratterizzata principalmente da micro imprese il cui numero medio di addetti è inferiore alla media del Mezzogiorno e dell’Italia per le quali il principale mercato di riferimento è quello locale e regionale.
Il sistema produttivo evidenzia forti difficoltà ad intraprendere percorsi di cambiamento e di innovazioni mentre il sovradimensionamento del comparto agricolo il 23 per cento della forza lavoro, la debolezza del settore industriale il 18 per cento della forza lavoro, e la dipendenza dal settore pubblico e dei servizi il 59 per cento della forza lavoro, concorrono a determinare in termini di erogazione dei redditi un quadro di scarsa vivacità e propulsività dell’economia calabrese.
Il livello di disoccupazione in Calabria si è attestato sul valore più basso registrato nell’ultimo decennio al 28 per cento, portando il differenziale tra il tasso di disoccupazione calabrese e quello delle altre regioni meridionali a 6,7 punti percentuali, mentre è quasi triplo rispetto alla media nazionale.
La Calabria è caratterizzata da un rapporto tra Pil procapite e tasso di disoccupazione che è il più basso tra tutte le regioni meridionali. Tale rapporto rende ancora più evidente la condizione di precarietà dell’economia regionale.
La chiusura rispetto ai circuiti internazionali risulta evidente dai dati sull’export regionale, 597 miliardi, che incidono appena per lo 0,1 per cento sul totale nazionale. Tale dato non solo è distante da quello nazionale, ma registra un distacco di 11 punti percentuali da quello relativo al Mezzogiorno.
La dotazione infrastrutturale della Calabria è pari al 79,4 per cento della media nazionale e ciò solo grazie alla presenza di rilevanti strutture portuali che consentono a tale indice di non discostarsi sensibilmente dal valore registrato per il Mezzogiorno. Particolarmente carenti risultano essere le strutture di trasporto terrestre a causa della modesta ed ormai insufficiente rete viaria e ferroviaria.
La presenza in Calabria di un centro di eccellenza portuale, come è notoriamente il porto di Gioia Tauro, per volume di movimentazioni, per qualità di servizi e per altro grado di internazionalizzazione, pur costituendone la precondizione non ha attivato un sensibile processo di sviluppo del territorio.
L’insieme di tutti gli
indicatori regionali che attestano il ritardo nel
processo di sviluppo concorrono a determinare
l’inclusione della Calabria nell’elenco delle Regioni della Comunità
europea che fruiscono degli aiuti di cui
all’obiettivo 1.
I tre obiettivi fondamentali della politica regionale
europea nel processo di sviluppo e di integrazione
sono la coesione economica e sociale, la salvaguardia e la gestione delle
risorse naturali e del patrimonio culturale ed infine una competitività più
equilibrata del territorio europeo.
La liberalizzazione del mercato contribuisce a rafforzare
la concorrenza generalmente a beneficio di quei territori che presentano le
condizioni locali migliori, ciò implica tuttavia il rischio di una marginalizzazione crescente di alcune
zone meno preparate ed in ritardo di sviluppo come la regione Calabria, dovuta
a questo accentuarsi della pressione concorrenziale esercitata da quelle aree o
regioni più avvantaggiate.
La politica dell’Unione europea riconosce senza riserve la
necessità di un intervento atto a garantire l’equilibrio tra concorrenza ed
obiettivo di interesse generale. In tal senso, pur
vigendo il principio che gli aiuti di Stato non sono compatibili con il mercato
comune, sono ammesse determinate categorie di aiuti a
sostegno dello sviluppo o della riconversione economica per consentire alle
regioni più deboli di compensare i loro vantaggi strutturali.
In forza del trattato sulla Unione,
la comunità è tenuta a cooperare alla creazione e allo sviluppo di reti transeuropee nei trasporti, tale politica intende favorire
in particolare la realizzazione degli obiettivi comunitari di un buon
funzionamento del mercato interno e del rafforzamento della coesione economica
e sociale. Per perseguire tali obiettivi è necessario migliorare l’integrazione
e l’accesso alle varie reti nazionali in particolare delle categorie periferiche.
In altre parole, la politica comunitaria è orientata a
consentire che aumentino la competitività e la
produttività strutturale dei sistemi economici territoriali, creando le
condizioni per lo sviluppo imprenditoriale e per la localizzazione di nuove
iniziative.
In questo contesto, si inserisce il piano generale a livello europeo dei trasporti che per quel che ci riguarda prevede anche le opere di grande infrastrutturazione della rete ferroviaria e stradale esistente. Per le infrastrutture portuali si è identificato il doppio obiettivo di rafforzare il ruolo strategico dell’Italia nella dinamica dei traffici marittimi mondiali e di promuovere il trasporto sul mare in alternativa a quello su strada, le famose autostrade del mare.
All’interno dell’asse reti e nodi di servizio, l’obiettivo specifico mira ad agevolare l’incremento e qualificare l’interscambio di merci e la mobilità delle persone fra il Mezzogiorno e l’esterno realizzando e migliorando la connessione tra reti locali e reti globali attraverso l’innalzamento dei livelli di accessibilità e di standard di sicurezza e della logistica.
Per ridurre il divario economico e sociale della Calabria
ed avvicinarla non solo al resto d’Italia ma anche ai paesi comunitari da un
punto di vista di standard produttivi ed economici deve realizzarsi la promozione di nuove iniziative imprenditoriali.
Gioia Tauro ha esordito come
porto operativo nel 1996 conquistando in appena cinque anni di
attività - da zero a circa 3 milioni di container movimentati -
la leadership assoluta nel Mediterraneo.
Il porto di Gioia Tauro è geograficamente localizzato
in una posizione di particolare vantaggio in virtù della sua baricentricità, sia rispetto alla rotta
ottimale sull’asse Suez-Gibilterra che
rispetto alla distanza con i maggiori porti del mercato infra-mediterraneo.
Le movimentazioni relative ai
container nell’anno 2000 sono risultate essere pari a 2 milioni e 700 mila Teu; tale quantità lo pone al primo posto, con largo
margine, tra i porti di transhipment
mediterranei sia nazionali che comunitari ed extracomunitari. Le merci containerizzate sia in arrivo che
in partenza dal porto vengono movimentate per il 97 per cento con la modalità
marittima, per il 2 per cento con quella ferroviaria e per l’1 per cento con la
viaria. I collegamenti marittimi attivati da e per il porto con frequenze
settimanali attualmente sono 29 con porti extra Mediterraneo mentre quelli con porti infra Mediterraneo sono 93.
L’analisi economica sul flusso delle merci che transitano
nel porto indica in quella a più alto valore aggiunto la percentuale dominante
mentre l’analisi merceologica identifica i seguenti prodotti: attrezzature,
condizionatori, giocattoli, informatica, macchine, elettronica, componentistica, tessile, abbigliamento, prodotti chimici
intermedi. Lo scenario di sviluppo tendenziale della domanda di
transhipment ipotizza per il Mediterraneo una crescita complessiva dei volumi trasportati dagli
attuali 19 ai 35 milioni di container nell’anno 2010. A parità di crescita il
porto di Gioia Tauro aumenterà il suo volume di
movimento a circa 5 milioni di container nell’anno 2008, il porto di Gioia Tauro leader Mediterraneo di transhipment al fine
di sostenere la competizione internazionale e limitare il rischio di volatilità
che caratterizza le scelte localizzative dei grandi
operatori del trasporto marittimo ha la necessità di
interagire col proprio territorio.
L’accessibilità via terra all’area portuale di Gioia Tauro è assicurata dall’autostrada A-3 Salerno-Reggio Calabria,
dall’autostrada 18 Salerno-Reggio Calabria,
dalla linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria sulla
quale converge la linea adriatica in provenienza da Bari.
La qualità delle infrastrutture di accesso
via terra al porto risulta essere tra gli elementi di criticità per lo sviluppo
dell’area così come lo sono in termini assoluti per l’intera Regione Calabria.
La disponibilità di spazi portuali e retroportuali assomma a circa 1200 ettari di cui 600 immediatamente
utilizzati.
A tal proposito volevo ricordare che nel protocollo Ciampi del ’93 tra le infrastrutture vi era anche il
collegamento dell’autostrada in uscita da Gioia Tauro
al porto di Gioia Tauro, mentre allo stato vi è solo
il collegamento da Rosarno, sono fondi governativi che avrebbero
dovuto essere devoluti ed investiti in quella direzione.
Le politiche economiche sociali, nazionali e comunitarie
non hanno prodotto un sensibile risultato nel compensare e superare da parte
del territorio calabrese il ritardo del proprio svantaggio socio-economico.
Per favorire la crescita sociale e lo sviluppo, massicci interventi finanziari
sono destinati alle infrastrutture sia per il potenziamento che per
l’adeguamento delle reti autostradali, ferroviarie e portuali tutte a valenza
nazionale e comunitaria.
Nessun progetto infrastrutturale potrà produrre da solo i
benefici auspicati in assenza di iniziative,
innovative nei confronti del passato, che siano finalizzate a determinare in
concreto sia l’interesse che l’appetibilità imprenditoriale, a localizzare gli
insediamenti nell’area calabrese. In questo contesto,
l’istituzione della zona franca del porto di Gioia Tauro
assume la funzione sia di variabile di rottura capace di dotare l’area di una
forza di attrazione imprenditoriale determinata dalla maggiore competitività
dell’area che di contrapposizione e di recupero del disagio ambientale relativo
alla sicurezza sociale.
In tale esame geo-economico
dell’area mediterranea emerge e non va sottovalutato né tralasciato che uno dei
fattori di competitività posto in essere in sostanza da tutti i paesi
concorrenti nel medesimo mercato interni ed esterni alla stessa comunità è
l’attivazione di zone franche.
Sulle sponde del Mediterraneo, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Malta, Egitto,
Turchia, Cipro, Algeria e Grecia si sono dotate di simile
zone localizzate presso aree portuali.
L’intento che si prefiggono le
zone franche è, attraverso forme agevolative di carattere doganale, fiscale e
finanziario, di attirare investimenti esteri per promuovere lo sviluppo e
l’occupazione dei relativi territori, con lo scopo prevalente di porsi quale
polo di attrazione economica al centro di un grande mercato qual è il Mediterraneo.
L’attivazione della zona franca di Gioia Tauro nel mentre determina un riequilibrio dei fattori
competitivi tra i paesi che gravitano nel Mediterraneo si propone di contribuire e rafforzare il ruolo di preminenza e leadership della nazione italiana e della stessa
Unione europea.
Gioia Tauro è il porto posto al
confine sud-est del territorio comunitario; nel Mediterraneo per le sue caratteristiche baricentriche
riferite sia alla posizione geografica che alla distanza rispetto ai mercati
offre il miglior trans-time riferito
all’intero sistema portuale mediterraneo.
L’area portuale sotto il profilo culturale e tecnico presenta una tra le migliori
performance per competere efficacemente al ruolo di piattaforma
produttiva e logistica sia nazionale che comunitaria nell’area mediterranea.
Tale competitività è rafforzata ulteriormente dal posizionamento
territoriale dell’area portuale che con pochissimi altri esempi dispone di
ampissimi spazi destinati allo sviluppo industriale e commerciale non occlusi
da aree cittadine né tanto meno da pre-esistenti impianti industriali a rischio
ambientale.
In questa ottica, l’area portuale si propone attraverso la
costituzione della zona franca di assolvere sia all’impegno di promuovere lo
sviluppo del proprio territorio, la Calabria, che di accrescere il ruolo della
comunità e la leadership della Nazione nel mercato mediterraneo.
Per quanto attiene
le motivazioni di politica socio-economica nazionale e comunitaria per uno
sviluppo sostenibile non solo del sistema infrastrutturale ed imprenditoriale
ma anche di quello della sicurezza sociale, la realizzazione della zona franca
del porto di Gioia Tauro rappresenta una iniziativa a forte impatto economico ed occupazionale in
grado di avviare concretamente un processo competitivo di sviluppo endogeno ed
esogeno della Calabria, fruendo ed interagendo con un centro di eccellenza
mondiale quale oggi è il porto di Gioia Tauro.
L’iniziativa
rappresenta per la Regione l’obiettivo strategico prioritario condiviso
dall’intero contesto politico e sociale calabrese, in
quanto la Calabria è la regione che più di ogni altra del Mezzogiorno d’Italia
e d’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo, ormai giunto a livelli
strutturali tali da rappresentare un problema socio-economico per l’intera
Nazione e per la Comunità.
La Regione
si prefigge con la realizzazione della zona franca del porto di Gioia Tauro da un lato di introdurre sul territorio calabrese una
condizione di rottura rispetto ai non successi del
passato, dall’altro di costituire una motivazione forte ed indispensabile per
attrarre una pluralità di imprenditori a localizzarsi sul proprio territorio
reso appetibile e competitivo.
L’attuale non
relazione tra il punto di eccellenza rappresentato dal
porto di Gioia Tauro
e il territorio regionale circostante può
essere così schematizzata. Il porto ha una produttività ad
alta tecnologia,
nel resto del territorio regionale la struttura produttiva non è innovativa.
Nel porto la vivacità e la propulsività
imprenditoriale, nella regione il sistema produttivo è
statico. Porto: alto tasso di occupazione, regione:
disoccupazione al 28 per cento. Porto: manodopera a forte
qualificazione, regione: manodopera dequalificata. Porto:
massimo grado di competitività internazionale, regione: economia prevalente e
mercato locale e regionale. Porto: dotazione
strutturale e portuale di buon livello, regione: dotazione infrastrutturale
obsoleta e insufficiente. Porto: centro di eccellenza
portuale, regione: indice di esportazione irrilevante. Alto grado di interrelazione con i mercati internazionali, regione:
assenza di interrelazioni con i mercati internazionali. Porto:
classificato come leader mondiale, regione: classificata ad obiettivo 1
comunitario.
Il mercato
imprenditoriale potenziale, preponderante ma non l’unico, al quale farà
riferimento l’iniziativa è quello formato da una
pluralità di imprese, di produzione, di trasformazione e di servizi di
trasporto e commercializzazione e di distribuzione, le quali, utilizzando la
struttura portuale per movimentare una imponente massa di container,
circa 3 milioni, hanno determinato il successo, la leadership del porto
di Gioia Tauro. Perseguendo in tale finalità, la zona
franca rappresenta un’area prevista dal regolamento doganale comunitario
laddove risulterà possibile effettuare qualsiasi
attività industriale e commerciale oltre alla libera manipolazione delle merci
e del loro perfezionamento attivo.
Due ordini
di fattori possono essere enucleati dall’analisi. Il primo riguarda gli effetti
diretti che la realizzazione della zona franca del
porto di Gioia Tauro potrà avere sull’economia della
regione Calabria. La localizzazione nell’area ex doganale di una pluralità di imprese contribuirà in maniera strutturale alla riduzione
dei livelli di disoccupazione, favorendo attraverso azioni di formazione
continua intersettoriale un inserimento delle forze di lavoro a medio e lungo
termine.
Tali imprese
integrate orizzontalmente per processi di lavorazione caratterizzati
dall’utilizzo di tecnologie produttive a basso impatto ambientale garantiranno una acquisizione di know-how innovativo a forte
evoluzione, consentendo l’offerta di produzione e servizi a forte rotazione e
ad alto valore aggiunto adeguato ad un mercato globale sempre più flessibile.
Inoltre, la
razionalizzazione ed il completamento di strutture ed infrastrutture quale porto, interporto e centro intermodale, aree industriali e
di servizi integrati, sistemi ferroviari e stradali, da un lato innalzeranno il
livello qualitativo ed il grado di concorrenzialità
internazionale e dall’altro consentiranno una migliore e più agevole fruibilità
dell’area da parte degli operatori nazionali ed esteri, costituendo al contempo
una ulteriore motivazione per attrarre nuovi traffici al sistema portuale.
Il secondo
fattore connesso a tale intervento riguarda gli effetti moltiplicatori che tale
iniziativa introdurrà sul territorio calabrese, determinando sia un maggior
bilanciamento rispetto all’attuale ripartizione settoriale dell’economia che il
recupero della capacità di flessibilità e di dinamicità da parte delle piccole
e medie imprese locali. Aumentando nelle aree regionali esterne il tasso di attività indotto dall’operatività della zona franca,
anche il tasso di occupazione regionale tenderà ad aumentare riducendo
ulteriormente il distacco di tale indice dalla media nazionale.
Esaminiamo
un attimo un potenziale mercato. Il mercato dei potenziali consumatori al quale
faranno riferimento le aziende che si localizzeranno nelle aree della zona franca ristretto al solo ambito dei Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo e sul mar Nero e che già oggi sono collegati in
maniera stabile al porto di Gioia Tauro può essere
così sintetizzato: mercato locale ed interregionale con massima distanza 400
chilometri, 18 milioni di popolazione; mercato nazionale 58 milioni; mercato
doganale di Stati della Comunità che adottano il codice doganale – Austria,
Francia, Italia, Spagna e Grecia – 170 milioni; mercato totale dei Paesi del
Mediterraneo e del mar Nero 643 milioni di abitanti.
Qualche
parola sulla concorrenza. Le aree, le zone, i porti franchi, circa 900, presentano la massima concentrazione – abbiamo detto – oltre
il 75 per cento nelle Americhe del centro-nord ed in Asia.
La
generalità delle aree franche offrono esenzioni da
imposte, tasse, dazi, servizi reali alle imprese, partecipazioni al sostegno
finanziario e di investimento, differenziandosi per i valori delle esenzioni e
per la quantità e qualità dei servizi e del sostegno finanziario. Le offerte
migliori e più rappresentative a livelli di concorrenzialità
per quanto si attiene alle potenzialità esprimibili della zona franca di Gioia Tauro provengono dai paesi della
Unione europea – Barcellona, Cadis, Madera, Canarie e
Channon – da paesi non comunitari – Turchia, Panama,
Oman, Dubai -. La zona franca del porto di Gioia Tauro rappresenta il confine sud-est nazionale e
comunitario posto nel Mediterraneo al centro fisico del mercato che su di esso gravita e che costituisce un valore strategico per la
stessa Italia, inoltre è equidistante dai mercati e dalle aree di produzione
sia asiatiche che americane e costituisce già ora – perché porto leader
quale transhipment – la piattaforma per il
trasporto marittimo containerizzato sulla quale
convergono per l’interscambio sia le merci ad esse riferite che quelle con
origine o destinazione comunitaria e nazionale.
La
realizzazione di un insieme di infrastrutture di
raccordo tra i moli, i piazzali, le aree industriali e commerciali, le aree per
i servizi, il centro intermodale, i terminal per le merci containerizzate
e non concorreranno ad offrire elevate prestazioni in termini di servizi e di
riduzione dei costi logistici. La zona franca offrirà alle attività
imprenditoriali che si localizzeranno al suo interno
capannoni industriali, servizi di gestione e manutenzione, sistemi
informativi e telematici, servizi di consulenza,
selezione e formazione del personale, servizi finanziari.
Le attività
che possono essere sviluppate sono tra le altre le manifatturiere, le commerciali, imballaggi, groupage,
spedizione, assemblaggi, industriali e componentistiche.
Nell’ambito della normativa doganale tra gli
altri è ammesso che le merci non comunitarie che escono dalla zona franca
possono essere esportate fuori dal territorio doganale
o introdotte in altra parte del territorio doganale e comunitario ed essere
poste in libera pratica assumendo lo status di merci comunitarie. I
costi sostenuti all’interno della zona franca per il perfezionamento passivo e
per alcune tipologie di quell’attivo non rientrano nella base imponibile di
tassazione. Ai fini dell’applicazione dell’Iva la normativa prevede la non
imponibilità per una serie di operazioni relative agli
scambi internazionali.
La direttiva
Cee prevede che gli Stati membri possano esentare
dall’applicazione dell’Iva i beni immessi in una zona franca pur conservando
uno status di merci nazionali come i macchinari, le attrezzature, gli
arredi, i materiali di consumo destinati alla produzione dei servizi espletati
nella zona franca.
Il codice di
condotta prevede che le misure fiscali adottate a sostegno dello sviluppo
economico di particolari Regioni dovranno essere proporzionate e mirate
rispetto all’obiettivo perseguito. Nello specifico tali aiuti
sono destinati a favorire una Regione ultra periferica con tenore di vita
anormalmente basso e in presenza di una forma strutturale di disoccupazione che
ha assunto un valore percentuale triplo rispetto alla media europea.
Per quanto
attiene alle tassazioni andranno concertate tra Stato e Regioni le decurtazioni
relative ai redditi imponibili e agli utili delle
imprese e società-consorzi ed ogni altra forma societaria consentita. Inoltre
le seguenti imposizioni fiscali, quelle comunali per l’esercizio di imprese, arti e professioni, imposte sul patrimonio netto
delle imprese, tassa comunale e regionale per l’occupazione di spazi ed aree
pubbliche, addizionali comunali e provinciali sul consumo energetico, imposte
erariali di trascrizione e annotazione dei veicoli al Pra,
addizionale provinciale alle imposte di trascrizione dei veicoli al Pra potranno essere ridotte del 50 per cento dei soggetti
avente sede nella zona franca.
Le
transazioni commerciali tra operatori insediati che svolgono attività
produttiva, commerciale o di servizio all’interno della zona franca non sono
assoggettate all’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto.
Ecco io
tralascerei di andare oltre, credo in qualche modo che il quadro possa essere chiaro. Adesso mi sforzerò di rappresentarvi le
ragioni che ci hanno portato, soprattutto dopo la verifica che nell’incontro di
ieri ho avuto con il Presidente della Giunta e poi
anche con i colleghi della Commissione, all’articolazione di uno strumento
direi anomalo, se vogliamo considerare che la riunione era convocata affinché
si approvasse una proposta di legge regionale.
In effetti,
l’articolazione della proposta è duplice. C’è un emendamento che adesso
leggerò, ma che già avete, che è la proposta di legge regionale sulla zona
franca di Gioia Tauro, che integra quella della
Giunta regionale, poi c’è la proposta di legge alle Camere.
In Italia
recentemente è stata istituita a Cagliari la zona franca con decreto dell’ex
ministro Loiero, nel ’98. Quella istituzione
non è figlia di un decreto del ministro Loiero ma
origina dallo Statuto della Regione Sardegna, che è Regione a Statuto speciale costituzionalizzato, e dunque dà un disegno legislativo in
attuazione ad un progetto costituzionale non ancora attuato.
L’attuazione
attraverso quel decreto del ministro già ha determinato riflessi negativi per
noi, perché è un fatto di tale importanza, è un impatto così rilevante, che le
ripercussioni, se non ci si attrezza, diventano negative per chi può in qualche
misura essere influenzato, anche se non siamo territorialmente vicini, dalla
rotta della Sardegna.
In Italia abbiamo altre zone franche e da un attento esame della legislazione è emerso che l’origine non può che essere legislativa e quindi del Parlamento nazionale. A ciò mi ha indotto soprattutto una considerazione, che la legge istitutiva o comunque l’istituzione di una zona franca sottrae alla giurisdizione, alla competenza, alla disponibilità del territorio nazionale, quindi delle leggi dello Stato, alcune competenze che sono tipiche dello Stato, quindi l’Iva o altro, le altre cose, le altre agevolazioni. Quindi è lo Stato che può derogare a questo e non altri. Tuttavia, conveniamo, abbiamo convenuto tutti – mi auguro che converremo tutti in quest’Aula – sulla esigenza e sulla necessità di dare un messaggio molto forte al Parlamento e al Governo italiano.
Ecco perché l’articolazione prevede – mi riferisco all’emendamento di quella regionale – l’articolo 1, in conformità a quanto previsto dal Regolamento Cee del Consiglio numero 2913/92 del 12 ottobre ’92 e dal Regolamento Cee della Commissione 2454/93 del 2 luglio ’93 e successive modificazioni ed integrazioni nel rispetto della normativa statale in materia, “la Regione Calabria promuove l’istituzione di una zona franca nell’area portuale intermodale e industriale di Gioia Tauro e dei limitrofi comuni di Rosarno e San Ferdinando”.
Articolo 2: “Il Presidente della Regione assume tutte le iniziative necessarie ed opportune per pervenire alla costituzione della zona franca di cui all’articolo precedente, anche in attuazione di quanto previsto nel protocollo d’intesa per lo sviluppo di iniziative nel porto di Gioia Tauro, noto come protocollo Ciampi del dicembre ’93”.
Articolo 3: “La Regione promuove la costituzione di una società a partecipazione pubblica anche non maggioritaria per la realizzazione e la gestione della zona franca di Gioia Tauro. Per la partecipazione al capitale della società di cui al primo comma, è istituita apposita U.P.B con la somma di 2 milioni 500 mila Euro nel bilancio di previsione della Regione Calabria del 2002”.
L’impatto che si vuole dare è del tutto evidente, è una volontà politica forte che mi auguro abbia maggiore vigore dalla forza che il Consiglio nella sua interezza mi auguro all’unanimità possa attribuirle.
Avrete inteso, dalla lettura di questi articoli, che il Presidente della Regione si caricherà di oneri non indifferenti perché – non può che essere così – ha la delega di realizzare, di rendere operativa questa nostra volontà e tuttavia in questo gli diamo un sostegno, il protocollo Ciampi del ’93. Questo perché altri bussano alla porta come in passato, non solo Palermo, altre città portuali importanti d’Italia ma nessuna di queste ha la specificità che ha Gioia Tauro, nessuna è nell’obiettivo 1 ed è nelle condizioni di livello di Gioia Tauro, nessuna è penalizzata infrastrutturalmente come Gioia Tauro, nessuna è aperta al mercato internazionale. Ho letto oggi un articolo laddove era detto che potrebbero non essere tanto grandi i vantaggi, mi permetto in questa sede di far osservare che ciò sarebbe vero laddove ci fosse il deserto, non ci fosse una zona infrastrutturata come la nostra e di più, se non ci fosse una condizione geo-politica come quella di Gioia Tauro nell’ambito del Mediterraneo. Quelle limitazioni ai vantaggi o quei vantaggi non eccessivi previsti dal Regolamento comunitario riguardano i paesi membri, mentre il nostro mercato potenziale enorme – come abbiamo visto prima – rivolto cioè ai Paesi del Mediterraneo è esente da quelle limitazioni e quindi avrebbe una serie doppia di vantaggi.
Allora il richiamo all’intesa che allora fu sottoscritta a livello di Cipe con la Regione Calabria con le parti sociali ecc., dall’allora Presidente del Consiglio Ciampi può essere forse un’ancora molto forte perché questa spinta venga recepita.
Passo alla proposta di legge alle Camere. Come sapete i Consigli regionali possono formulare proposte di legge alle Camere e questa è una di esse.
Ne do lettura : “Articolo 1: istituzione della zona franca di Gioia Tauro nel rispetto del regolamento Cee del Consiglio numero 2913/92…
Onorevole Pirilli, le chiedo scusa se la interrompo ma questa va inserita all’ordine del giorno, quella di prima era un emendamento già all’ordine del giorno.
Quindi, se siete d’accordo, si vota l’inserimento di questa proposta di legge alla Camera.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Abbiamo approvato l’inserimento e la trattazione all’ordine del giorno, quindi può continuare la sua esposizione.
Quindi “Nel rispetto al Regolamento Cee del Consiglio 2913/92 del 12 ottobre 1992 e del Regolamento Cee della Commissione 2454/93 del 2 luglio 1993 e successive modificazioni ed integrazioni, è istituita una zona franca nell’area portuale intermodale e industriale di Gioia Tauro – provincia di Reggio Calabria – e dei limitrofi comuni di Rosarno e di San Ferdinando”.
Articolo 2: “Delimitazione del territorio della zona franca.
La delimitazione
dell’ambito territoriale della zona franca è effettuata su
proposta dell’autorità portuale di Gioia Tauro con decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri, di concerto con i
ministri delle finanze, alle infrastrutture, alle attività produttive ed
all’ambiente.
Successive modifiche dell’estensione territoriale della
zona franca sono adottate con la procedura di cui al precedente comma”.
Articolo 3: “Attuazione e gestione della zona franca.
Ferme le competenze che la normativa comunitaria e quella
statale attribuiscono all’autorità doganale e ad altre autorità, l’attuazione e
la gestione della zona franca è affidata ad una
società mista a partecipazione pubblica, anche non maggioritaria, promossa
dalla Regione Calabria.
Alla società di cui al comma primo possono partecipare, nei
limiti consentiti dalle normative vigenti, enti locali, enti
pubblici, economici, imprese, istituti di credito e di assicurazione
e singoli investitori.
L’atto
costitutivo e lo Statuto della società riservano ad almeno uno dei soci
pubblici una partecipazione non inferiore al quinto del capitale sociale”.
Concluderei con
l’auspicio non solo di un voto unanime, ma che questo voto – ovviamente dopo la
dovuta discussione – possa avere un riscontro in Parlamento e che si possa di
qui a poco realizzare questa condizione o precondizione
per lo sviluppo del territorio. Abbiamo detto che è fondamentale, ne siamo e ne
sono personalmente convinto, spero che l’Aula dia il pieno sostegno
all’iniziativa.
Ci sono altri colleghi iscritti a parlare e volevo chiedere loro se pensano di intervenire adesso oppure dopo l’approvazione della legge.
Chiede di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Presidente, consiglieri, non intervengo
per motivare la mia firma positiva alle due proposte
di legge avanzate, perché sia con atti solenni
del Consiglio sia con iniziative
pubbliche, in qualche modo, anche se purtroppo fino ad ora senza risultati concreti, questo è stato un punto di unità delle formazioni politiche presenti in Consiglio,
tant’è vero che nella stessa proposta di legge
si fa riferimento ad un accordo, ad un protocollo d’intesa distante negli anni ormai quasi
dieci anni, che in quella fase le forze attive, le associazioni,
i sindacati, le istituzioni, la Regione hanno siglato con l’allora Presidente del Consiglio Azeglio Ciampi,
oggi Presidente della Repubblica.
Sono tante le ragioni che insistevano da tempo perché questo strumento fosse uno dei punti di
forza, la zona franca dell’area di Gioia Tauro. La differenza con
ieri è che, fino a qualche tempo fa – e questo voglio
motivare per dire il ragionamento –
era importante, in
qualche maniera, nella prospettiva
che si apre di competizione dei porti di transhipment
a livello mondiale diventa una necessità.
E’ paradossale, se guardiamo al passato, questa mia affermazione perché
tutti possono dire e constatare che Gioia Tauro è diventata
quello che è diventata, senza essere dotata
del di più che il riconoscimento di zona franca
consente e quindi se noi ci fermassimo a questo tipo di ragionamento soltanto facendo riferimento al passato, si appaleserebbe una evidente contraddizione, cioè è diventato il primo porto di transhipment
quello di Gioia Tauro senza avere le dotazioni e i vantaggi che l’essere zona franca consente. Quindi
qualcuno ci potrebbe dire: “Ma
perché oggi questo tipo di rivendicazione?”.
Noi abbiamo goduto, per quanto riguarda il periodo precedente, di vantaggi che riguardano il tipo di particolare attenzione, di
sensibilità, di spinta all’utilizzazione
dell’infrastruttura che è venuta da forze importanti del Paese, a livello
locale e nazionale. Ricordo a me stesso e a tutti che il costo della forza lavoro in quell’area è stato ed è ancora significativamente
più basso della media nazionale. L’accordo
siglato a livello locale e nazionale ha fatto sì che per lunghi anni un
lavoratore di quell’area, uno specialista di quelle gru gigantesche o che operasse all’interno, pur lavorando mediamente di più, pur
contribuendo ad una produttività molto
più alta della media delle infrastrutture equivalenti, riceveva per questo un compenso
del 30 per cento inferiore a quello della media nazionale – lo sottolineo perché
parliamo di uomini in carne ed ossa.
In secondo luogo, via via, c’è
stato un altro vantaggio, cioè che in quell’area
praticamente quasi dall’inizio hanno operato come imprenditori
nazionali e via via come imprenditori internazionali,
in questo caso europei, quelli che più di altri sapevano come gestire un porto
di transhipment, che avevano scommesso sin
dall’inizio in un piccolo porto italiano del Tirreno, a La Spezia e su questo,
e che poi quella prova – perché obiettivamente era una prova – l’hanno
trasformato in grande progetto, in capolavoro rispetto alla realtà di Gioia Tauro. E quindi noi abbiamo avuto il know-how, il
sapere come, che era competitivo a livello mondiale e il punto di eccellenza in Europa.
La terza
questione – e poi parliamo di questioni oggettive che hanno fatto crescere
Gioia Tauro – era il fatto che
sempre più, da un lato, i porti dell’Atlantico, del Baltico, primo fra tutti
Amburgo, in qualche maniera erano saturi e che con quei porti entravano ormai
dall’89, quando è finita la vicenda dell’Unione Sovietica, tutti i porti del
Baltico, delle Repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania)
che avevano dei grandi porti, hanno in quella realtà i benefici, le
guarentigie, i vantaggi che offrono i porti franchi, quindi non solo il porto
di Amburgo era saturo, ma ad un tiro di schioppo aveva una competitività non
battibile. Ecco perché, per interessi che sono convergenti, i capitali e il know-how,
la imprenditorialità che gestiva Amburgo ha pensato di
far proprio, di entrare in una logica internazionale che ha visto Gioia Tauro come porta del Sud dell’Europa.
E se
aggiungiamo a questo che una nave che parte dal Giappone, dall’India, da
Bombay, da Hong Kong, eccetera, attraverso Suez perché quelli sono gli snodi di
transhipment che rendono più
vantaggioso Gioia Tauro rispetto ad Amburgo, se mettete il fatto che ci sono dieci giorni di differenza, c’è
una nave che parte da Tokyo, arriva a Gioia Tauro
dieci giorni prima rispetto ad Amburgo e tutto questo comporta una velocizzazione nel traffico delle merci in primo luogo,
secondo luogo una riduzione sui noli, sulle tariffe, ovviamente una nave che è
occupata per dieci giorni in meno da quei traffici, da quelle merci vuole meno
soldi per trasportare quelle merci. E in tutto questo c’è stato un altro
vantaggio, perché noi parliamo di transhipment,
cioè quei traffici che trasportano le merci non rinfuse, non sciolte che trasportano sui container e il
processo di questi anni ha fatto sì che rispetto al ’60,, quando questo tipo di
traffici ha cominciato ad avere un valore commerciale, si è moltiplicato il
numero di prodotti che vengono trasportati così. Per cui è residuale ormai ad
alcune merci il trasporto cosiddetto di rinfuso.
Mi si può dire: “Questi vantaggi
non sono rimasti?”. Sì, però il quadro si sta rapidamente modificando nel
mondo, in Europa, nel bacino del Mediterraneo
e in Italia. Qual è la modificazione più
grande che si sta realizzando? Una che fa paura ed è di questa natura: seppure
il mondo crescesse come economia e come volume di traffici, come
è cresciuto nel decennio precedente
e non ora, per cui la stima che faccio in questo momento è vera per eccesso,
cioè le cose vanno parecchio male perché se dovessimo proiettare nei prossimi dieci-quindici-venti anni – perché su questo ora stiamo
ragionando – l’andamento economico
mondiale dell’ultimo anno solare, anche quello che dico sarebbe falso, ma seppure crescessimo rapidamente, a ritmi
sostenuti, come è avvenuto nell’ultimo decennio col miracolo americano, una
crescita senza precedenti, con
un’Europa che cresce più a rilento, ma tutto sommato cresce, con solo
nell’ultimo quadriennio le tigri dell’est o il Giappone che sono, ma ne stanno
uscendo, dentro una fase recessiva, seppure crescessimo come nella prima fase
dell’ultimo decennio del secolo passato, nei primi cinque anni, beh, avremmo
una crescita dei trasporti di transhipment da
qui al 2025, quindi non all’improvviso,
lentamente, del 15 per cento. Quindi ancora c’è un aumento dei traffici in un regime di
crescita.
Contemporaneamente, pure nell’area di cui parliamo, oltre che nel mondo,
l’offerta, cioè porti attrezzati, crescerà più della
domanda, cioè ci saranno più porti attrezzati nel senso che a un 15 per cento di incremento ci sarà un’offerta che crescerà del 25 per cento, quindi dobbiamo immaginare che la competizione
sarà più esasperata e sarà più difficile non solo ampliare il volume dei
traffici, ma sarà difficile tenere i traffici che già ci sono. E se da una scala mondiale general-generica
passiamo all’area che più ci riguarda,
al Mediterraneo o, per quanto riguarda il
nostro Paese, a quello che già sta avvenendo – Pirilli
parlava del porto di Cagliari, non ha parlato del porto di Taranto che pure è
un porto che sta entrando ora con uno degli imprenditori mondiali, l’Evergreen, nel campo del transhipment
– allora c’è da essere preoccupati. Questo è un primo punto di ragionamento.
Badate bene,
Taranto e Gioia Tauro sono
in qualche maniera pari, perché è vero che una nave che parte dal Giappone ci
mette per Taranto dieci ore in più per arrivarci, però non siamo neanche a
mezza giornata, ma la piattaforma pugliese, la forza di quel sistema economico,
il tempo che ci metterebbe un treno per arrivare da Taranto fino a Verona, il
tempo che ci mette una nave più piccola per arrivare da Taranto ad Ancona, sono
tutti aspetti vantaggi a Taranto rispetto a Gioia Tauro,
se parliamo del nostro Paese.
Perciò la
scommessa è su un di più di specializzazione, di filiera, di servizi che i
porti devono consentire, senza retorica. E in
un’Europa che è fatta di tanti sistemi locali aperti che competono, in qualche
maniera è difficile immaginare che possono essere porti di prima grandezza,
contemporaneamente, sia Gioia Tauro che Taranto – non
perché voglio scoprire nemici nel nostro Paese –, non è possibile.
E allora, da
un lato, è legittima la nostra richiesta, dall’altro – ma ci torno dopo – è
assai impegnativa una moderna funzione di riordino e di governo a livello nazionale.
Per concludere la prima parte del ragionamento, a questo punto
ne voglio aggiungere un altro solo. Negli ultimi vent’anni gli imprenditori –
si tratta di grandi concentrazioni – sono più che dimezzati, cioè
nell’80, dopo un processo doloroso di concentrazione, i grandi imprenditori di transhipment sul mercato mondiale erano
venti; già oggi si sono ridotti a sette quelli che controllano larga parte di
questi traffici. E’ presumibile che una parte dei protagonisti attuali esca di
scena, ci sia una concentrazione mostruosa e quindi porti come quelli di Gioia Tauro si devono misurare con fenomeni di questa natura.
Ecco perché
– lo ribadisco – noi non siamo stati tra quelli che
per una sorta di malrisposto senso nazionale – non
voglio dire regionale e locale – abbiamo visto la presenza dei tedeschi che
sapevano fare questo lavoro come un segno della vitalità e della capacità di
esserci sul mercato di Gioia Tauro. Ma ora tutto
questo non basta, ecco perché condivido il tipo di scelta che oggi facciamo e anche la solennità e la forza con cui la
facciamo, sapendo che fatti equivalenti, cioè soluzioni alternative alla zona
franca che siano in grado di dare risultati equivalenti o vicini, io non ne
vedo.
Certo – e
non faccio un intervento di maniera – non c’è da stare tranquilli con le cose
come stanno andando. Il mio assenso lo do, non sono iperscettico,
ma ho il dovere di dirlo, cioè costa meno al Governo
fare una scelta così impegnativa per il Sud e, in questo caso, per un pezzo del
Sud perché scegliere questo e sceglierlo per davvero crea problemi in altre
cose e quindi è possibile che lo facciano, ma se vedo e ricordo a me stesso tra
le cosiddette infrastrutture strategiche l’elenco delle prime 18 finanziate e
vedo che non c’è una che non ci riguarda, non c’è da stare allegri. Cioè, non brilla questo Governo per impegno meridionalistico
– è comunque importante avere una zona franca – ma se i carichi che scaricano a
Gioia Tauro si rompono, cioè la componentistica
e tutto il resto, poi in treno debbono andare – c’è l’intermodalità – da qui
fino a Verona, allora può essere più competitivo mettere in un altro posto.
Voi capite
che qui c’è bisogno di economia e di sistema e
l’economia non sono soltanto i soldini, contano sempre del “quanto mi costa”,
del “quanto tempo ci metto” per arrivare da un posto a un altro, in questo caso
le merci. Questo è un punto. Pur tuttavia, visto che
nell’immediato non c’è da tirar soldi, forse lo possono fare.
Badate bene
– l’ha detto Pirilli, ma comunque
lo voglio sottolineare – allo stato delle cose – perché altrimenti io non avrei
votato un documento così solenne – pur essendo favorevole a Gioia Tauro, il Parlamento e il Governo che nel Parlamento ha una
maggioranza potrebbe, può – se vuole – a stretto giro di posta votare la proposta
di cui parliamo, perché tutti gli atti propedeutici alla costituzione di una
zona franca quale noi abbiamo individuato sono stati tutti fatti: occorreva
prima uno studio di fattibilità, cioè uno studio che dicesse i vantaggi e gli
svantaggi di una operazione di questo tipo, non un documento, un’ipotesi
qualsiasi, uno studio scientifico cui tutti possono fare riferimento; occorre
che avanzi una proposta di questo tipo il Presidente dell’autorità portuale – e
c’è –; occorre il parere del sistema delle autonomie, non solo, i Comuni dove
insiste l’area di 1.200 ettari – parliamo di 600 ettari – Rosarno, San
Ferdinando e Gioia Tauro si sono pronunciati; la
Capitaneria di porto che ha anche e di cui si richiede il parere si è
pronunciata; la Giunta regionale ha espresso la propria volontà, con oggi il
Consiglio chiude la fase.
Rispetto al
primo momento della zona franca, la volontà del Parlamento e della sua
maggioranza – mi auguro di tutti – è determinante
perché noi parliamo di una zona fuori dai confini doganali del territorio
comunitario rispetto a cui il Codice doganale europeo dice che, qualora non si
pongano altri tipi di problemi, la funzione dell’Unione europea e dei
commissari si limita ad una semplice presa d’atto, cioè quando si procede così
su queste questioni, non esiste una fase di approfondimento e di contenzioso,
quello su cui voi leggete è così bravo e interviene sempre, quel bravissimo
commissario che risponde al nome del professore Monti. Il professore
Monti quando interviene? Quando si pone un altro tipo di problema, che in
questo momento non stiamo noi ponendo, quando si pongono problemi di agevolazioni tariffarie e fiscali e lì entra il campo il
commissario per la concorrenza e dice: “Alt, vediamo quello che succede”.
Ma ancora
non poniamo problemi di questo tipo, noi poniamo il problema che si possa realizzare in tempi assai brevi una zona franca – l’ho
detto quali sono le motivazioni – e quindi mi aspetto, visto che l’insieme
della maggioranza così attivamente si è pronunciata, che essendoci omogeneità
tra la maggioranza che in questo momento governa la Calabria e la maggioranza
nazionale, visto che non occorre una lira ancora né occorre aprire chissà quale
contenzioso con l’Europa, si possa realizzare rapidamente. Comunque,
per quanto ci riguarda, non stiamo dando alibi a nessuno e non ci sentiamo di
una virgola meno di chicchessia nel difendere gli interessi legittimi, attuali
e di prospettiva, della Calabria, perché sia chiaro che l’operazione che stiamo
facendo non riguarda solo e tanto un pezzo di Calabria, non riguarda Gioia Tauro, la Piana o solo la provincia di Reggio.
Io sono
d’accordo con chi sostiene che potrebbe essere, a certe condizioni, un
moltiplicatore di fenomeni economici positivi in
Calabria, perché una moltiplicazione dei traffici su Gioia Tauro,
un pezzo dei problemi del porto di Sibari o di Corigliano li risolverebbe. In quell’ambito potremmo
ragionare sul sistema portuale dei traffici e dei trasporti calabresi in un
altro modo, non vendendo il libro dei sogni, ma una prospettiva raggiungibile;
in qualche modo il bacino supererebbe la stessa Calabria. Parlo del riferimento
Gioia Tauro-Calabria-Europa, poi io sono d’accordo –
lo sottolineo – aprirebbe prospettive straordinarie in
un quadro che io non immagino possa essere all’infinito, che è esasperante,
tragico, drammatico, quello che ci parla di un Mediterraneo caratterizzato e
segnato a volte da eventi calamitosi quali i terremoti e in queste ore da una
guerra continua che distrugge le persone, quella tra palestinesi ed israeliani.
Immagino che
non sia un ottimismo di maniera o non ingenuità ma la necessità
della storia è quella che questo conflitto si concluda e che quindi per
i prossimi nove anni, quando nel 2009 scatterà l’area mediterranea come area di
libero scambio possa esserci una moltiplicazione dei traffici che già ci sono
da Gioia Tauro, tra quell’area e porti del bacino non
solo europei ma del vicino Medio Oriente, la parte asiatica e la parte…
Badate bene,
certo non un grandissimo Paese, ma c’è una economia che
è in crescita con un sacco di immigrati di una piccola area immediatamente al
di là di Suez, che è il Dubai, che regge tutto e non
ha petrolio, ma ha il Pil e il reddito medio più alto
di quell’area e così via e una immigrazione inimmaginabile. Il
Dubai, solo perché dietro ha un porto franco.
Lì tutte le grandi imprese, dalla Sony alle altre equivalenti rompono i carichi, montano e così
via, io non penso che dopodomani per un miracolo Gioia Tauro
diventerà quel porto del Dubai, occorrerà più tempo,
ma può darsi che potrà andare pure oltre, quindi parliamo di una operazione che
ha come piattaforma intanto senza dubbio l’intera Calabria e qualcosa in più.
Quindi, dal punto di vista delle procedure, sono d’accordo con l’emendamento
l’ho firmato, da un lato noi dobbiamo fare una proposta solenne e formale al
Parlamento, dall’altro bisogna mettere le cose in maniera tale che neanche un
minuto si perda.
In
quest’ambito, in maniera molto sommessa e chiara io mi consento di sottolineare che – lo dico all’onorevole Pirilli
che è stato proponente delle due proposte –, noi facciamo riferimento ad un
momento solenne che ha fatto uscire questa richiesta fuori dall’aspirazione,
delle speranze dei calabresi perché facciamo riferimento ad un protocollo, ad
un accordo solenne e formale che vedeva da un lato i rappresentanti della
Calabria attiva, del lavoro, dell’impresa, delle professioni e delle
istituzioni, dall’altro il Presidente del Consiglio che in questo momento è il
Presidente della Repubblica.
Io non so,
posta nella maniera giusta, se non sia opportuna nel
momento in cui il Consiglio decide, una richiesta di incontro al Presidente
della Repubblica ed andare lì in delegazione solenne, una delegazione del
Consiglio e della Giunta ad informare il Presidente della Repubblica di quello
che abbiamo fatto e del perché lo abbiamo fatto e chiedere a lui che è il primo
cittadino e garante della coesione e della crescita del Paese e che quindi
nella veste di Presidente del Consiglio riteneva giusto e prioritario sin da
allora questa funzione che per quanto possibile in una maniera riservata ma
determinata esprima la sua volontà e parli come sanno parlare i Presidenti
della Repubblica, le autorità di Governo, i Presidenti delle Camere, i vari
gruppi parlamentari in maniera che questo processo si acceleri.
Per quanto
ci riguarda noi ci coinvolgiamo pienamente e vogliamo essere presenti ad una iniziativa che amplifichi quello che noi stiamo facendo,
la sostenga ed esprima su questo l’unità dei calabresi sicuramente l’unità
della volontà consiliare.
Lo dico,
onorevole Pirilli e signori, io una riserva ce l’ho, ho motivato perché è urgente, non vorrei che
qualcuno visto il periodo in cui siamo, pensi drammaticamente e cinicamente che
sia un pezzo della prossima campagna elettorale.
Ho motivato
perché occorre poco tempo, in un mese si può strafare, se passasse un mese, un
mese e mezzo o due – me lo consentite –, ve lo dico
qui ora che si corre il rischio di farne un pezzo sbagliato di una campagna
elettorale in Calabria in cui se ci si deve dividere, bisogna farlo su altre
cose. Quindi, nel momento in cui lo votate, vi assumete insieme a noi una responsabilità grande, quella di non solo ottenere
un risultato positivo ma che questo avvenga nei tempi giusti. Ve lo dico oggi e
per quanto mi riguarda allo stesso modo fra un mese o un mese e mezzo ve lo
ricorderò in un altro modo, perché la Calabria ha bisogno di andare avanti, ha
bisogno di rapporti trasparenti e sulla questione di fondo
della coesione necessaria non c’è qui consociativismo, non c’entra niente. Pane
al pane e vino al vino, quando ci sono interessi generali bisogna avere la
responsabilità e la consapevolezza di come farlo. Ma
c’è un punto che compete a voi: quello di far in modo che il fatto che il
sistema sia bipolare, poi a questo corrispondano dei risultati.
Non ho
dubbio che non sia un fatto localistico, che è legittima, attuale e urgente ottenere una decisione in
quella direzione a tutti noi di spingere. Ho fatto la proposta o quello che ritenete oltre al Presidente della Repubblica anche una
delegazione che lo consegni formalmente ai Presidenti di Camera e Senato,
quello che ritenete perché si esprima al di là del voto l’unità che c’è,
secondo me di tutti i calabresi comunque nell’Aula, ma poi c’è un punto, noi
dobbiamo ottenere nei tempi giusti che venga una risposta a questo tipo di
domanda altrimenti rischieremmo paradossalmente di tornare indietro per aver
voluto andare avanti, questa è la responsabilità ovviamente di tutti ma
soprattutto di chi per esprimere la stessa cultura, lo stesso orientamento, la
stessa maggioranza che si esprime a livello nazionale ha il diritto e il dovere
di pretendere per tempo una risposta.
Spero di averlo detto in maniera esplicita, tutto questo voi però apprezzerete, ma parliamo di questioni su cui siamo veramente interessati, io non sono partito da questo elemento per giustificare un mio atteggiamento distante o prevenuto o preoccupato di tattiche, di punti in più e punti in meno.
Noi abbiamo
firmato, ho sostenuto, ho motivato, credo che sia attuale ed urgente ma con
pari chiarezza “chi ha voluto la bicicletta pedali”, scatti e se vede che è in
salita immagino che l’allenamento, la riflessione siano
stati sufficienti a superare quest’erta. Per quanto ci riguarda su questo in
bocca al lupo, ma attenzione che la responsabilità è molto grande.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Caro Presidente, onorevoli colleghi, in quest’Aula abbiamo il dovere oggi più che mai di
dare una prova di maturità che vada oltre i compiti
istituzionali del mandato che abbiamo ricevuto dalla popolazione calabrese.
Lo sviluppo economico sociale e soprattutto
culturale della Calabria parte, infatti, anche dalla nostra capacità di dare
risposte serie ed efficaci all’opportunità che ci offre il comprensorio di
Gioia Tauro.
Gioia Tauro e l’intera
Piana da area a vocazione agricola, da territorio caratterizzato da forti
contraddizioni sociali e culturali, oggi più che mai, utilizzando la grande opportunità del porto, con l’istituzione della zona
franca si proietteranno ad essere punto di riferimento di un processo regolato
di industrializzazione avanzata, nel quadro generale delle iniziative
legislative, se si porrà mano ad alcuni contestuali obiettivi prioritari da
perseguire: la realizzazione di infrastrutture e di servizi alle imprese più
efficienti e meno costosi, la formazione di una burocrazia più snella e
competente, servizi di credito accessibili orientati allo sviluppo delle
imprese, servizi di informazione e di consulenza adeguati alle ipotesi di
sviluppo che andremo ad elaborare.
Le barriere e gli ostacoli allo sviluppo
dell’area portuale di Gioia Tauro sono oggi di varia
natura. Amministrativi: la pubblica amministrazione produce regolamentazione
eccessiva, carico amministrativo insostenibile e superfluo, servizi molto
inferiori per qualità e tipologia a quelli di cui fruiscono i concorrenti negli
altri paesi dell’Unione Europea.
Fiscali: l’aggregato di imposizioni
dirette, indirette, centrali, locali rappresenta un fattore di scoraggiamento
per la nascita di nuove imprese e ostacola lo sviluppo di quelle esistenti.
Burocratici: occorrono
oltre 18 procedure diverse e non meno di 3 mesi e mezzo per la registrazione di
un’impresa (lo sportello unico per le attività produttive per la maggior parte
dei comuni al momento resta solo sulla carta).
Costi: i costi amministrativi correnti per le
imprese da 3 a 5 dipendenti sono pari a circa 1,3 per cento di tutti i costi
aziendali, mentre sono circa 5 volte inferiori per le imprese con più di 200
dipendenti.
Finanziari: possibilità di accesso al credito bancario prevalentemente da parte delle grandi imprese, farraginosità, lentezza, costi esosi, eccessive garanzie richieste.
Normativi: la normativa in genere è vessatoria,
inadeguata e superata, quella del lavoro in specie non soddisfa i lavoratori né
i datori di lavoro.
Formativi: l’offerta di formazione scolastica e
post-scolastica risulta inadeguata all’evoluzione
della domanda del mercato del lavoro.
Informativi: lentezza e incomprensibilità degli
iter burocratici per la fruizione delle facilitazioni
previste dalle leggi di incentivazione in special modo per le piccole e medie
imprese.
La realtà imprenditoriale presente nel nostro
territorio evidenzia un sistema caratterizzato da alcune unità locali che
riescono faticosamente a sopravvivere, lavorando con tenacia in settori a volte
più che maturi, e da altre che in qualche modo hanno trovato la via per
superare anche le difficoltà normative, burocratiche, infrastrutturali e sono
avviate, con diverse velocità, a conseguire obiettivi di sviluppo.
Tutte, comunque,
presentano carenze più o meno rilevanti nell’approccio sistematico della
gestione integrata del ciclo: approvvigionamento, produzione, vendite,
organizzazione, economia, finanza.
Una tale situazione, pur dovendo destare
preoccupazione ai diretti interessati e a tutti noi legislatori regionali,
rende d’obbligo l’ovvia considerazione che proprio perché le cose stanno così,
vi sono ampie aree nelle quali ci dobbiamo impegnare e dobbiamo operare per
aumentare l’efficienza, la capacità d’intrapresa, le potenzialità e la
competitività delle imprese locali.
Oggi la Calabria, secondo la mia ottica, non è un
problema ma se ben governata è per tutti una opportunità
economica, sociale e culturale. Ecco perché abbiamo
una notevole responsabilità nei confronti di noi stessi e soprattutto nei
confronti della popolazione del sud e delle generazioni future. Da noi,
infatti, dipende il percorso di sviluppo che andremo a
tracciare per Gioia Tauro e per la Calabria intera,
non ci possiamo permettere il lusso di essere superficiali o peggio ancora di
sbagliare. Basti pensare, per fare un esempio, a ciò che ha comportato
l’infausta scelta della localizzazione a Saline Joniche
della Liquichimica, o allacciandoci a un più recente passato alla Isotta Fraschini
a Gioia.
E’ opportuno a questo punto fare una rapida
analisi dei dati economici finanziari delle imprese che operano nell’area di
Gioia Tauro, dove emergono alcuni dati che meritano
di essere rimarcati.
Si evidenzia in generale un’incidenza del tutto
trascurabile dei costi commerciali sul fatturato, ciò può spiegarsi con il
fatto che l’imprenditore svolge in prima persona tale attività, oltre tutte le
altre, e non ne imputa i costi alla gestione, intendendola svolta a titolo
promozionale. Da ciò si deduce che le attività trovano il limite nella loro
espansione proprio nella limitatezza delle relazioni personali
dell’imprenditore, e/o nella limitatezza del tempo che egli dedica a questa attività.
Altro aspetto importante da sottolineare
è l’incidenza poco significativa delle quote di ammortamento sul fatturato. Ciò potrebbe interpretarsi come un elemento distintivo di settori a
bassa intensità di capitale; come una modesta propensione dell’impresa all’investimento
e all’innovazione; come una mancanza di disponibilità finanziarie; come una
mancanza di fiducia dell’imprenditore nello sviluppo dell’azienda o del
settore; come una mancanza di percezione della necessità di investire da parte
dell’imprenditore. Altro punto critico e dolente della
realtà delle imprese che merita un approfondimento specifico da parte del
Consiglio regionale; infatti, nei prossimi giorni il mio gruppo formalizzerà
una richiesta di convocazione del Consiglio stesso per dibattere il tema “il
rapporto tra la politica attuata in Calabria dalle Banche con il territorio e
gli operatori economici calabresi”.
Le imprese si trovano, infatti, a dover
interagire con le banche che utilizzano il Sud come terra di conquista, basta
pensare alla forbice tra raccolta ed impieghi e gli oneri finanziari di gran lunga più alti rispetto alla media nazionale, con
l’aggravante che il sistema del credito non riesce ad orientare al meglio le
imprese per le operazioni che vanno ad impostare. Prova ne sia
che la maggior parte delle nostre imprese ha il rapporto fra l’indebitamento a
breve termine e quello a medio-lungo termine
fortemente sbilanciato verso il primo; questa situazione, ovviamente, genera un
effetto perverso e pericoloso per la vita e lo sviluppo delle imprese stesse.
Ci siamo interrogati insieme all’onorevole Franco
Pilieci - e ora lanciamo le riflessioni a tutta
l’Assemblea regionale - sul come trovare gli adeguati rimedi ad alcune esigenze
primarie: che tipo di sviluppo possono trovare gli
imprenditori per il miglioramento dell’efficienza globale della gestione?
Quando qualsiasi sforzo viene ostacolato dal sistema
delle infrastrutture, dai contesti localizzativi inadeguati, dall’inefficienza
e dalla carenza dei servizi pubblici e privati, dall’organizzazione aziendale,
dal sistema creditizio e dalla inefficienza burocratica?
Ecco, questo è il quadro generale sul quale
dobbiamo riflettere e sviluppare la nostra azione politica per favorire il
riconoscimento della zona franca del porto di Gioia Tauro,
partendo dal dato che è opportuno contestualmente
tutelare ed incentivare l’esistente - e non è cosa da poco -, basti pensare che
da semplice enorme vasca per pescatori, il porto di Gioia per la sua posizione
geografica particolarmente vantaggiosa in quanto centrale rispetto a tutta
l’area del Mediterraneo è diventato il centro cruciale e più importante di
tutti i traffici merci marini del Mediterraneo stesso.
Se pensiamo poi che lo sviluppo tendenziale della
domanda di transhipment ipotizza per il Mediterraneo
una crescita complessiva dei volumi trasportati dagli attuali 19 ai 35 milioni
di containers
nell’anno 2010, ci rendiamo conto di quanto è importante far interagire l’area
portuale con il suo territorio.
Non possiamo permetterci di correre il rischio
che le scelte degli operatori del trasporto marittimo ricadano
su altri porti, dobbiamo pertanto coordinarci per fare partire immediatamente e
senza inutili perdite di tempo le procedure per l’istituzione della zona
franca, ma nello stesso tempo con pari impegno dobbiamo avere le idee chiare su
come assecondare le migliori iniziative possibili per fare finalmente decollare
un’area così strategicamente importante per il nostro sviluppo.
Le priorità impellenti, quindi, sono la regolamentazione di tutta l’area; l’assegnazione delle
competenze; gli interventi strutturali; la rete dei trasporti; l’attivazione di
una rete informativa.
Mi voglio particolarmente soffermare
sull’importanza strategica della rete informativa, invitando il Consiglio ad
un’attenta riflessione sulla proposta. La rete informativa, infatti, è
fondamentale per il decollo e il successo delle nostre iniziative, deve
attivare, dunque, a livello nazionale, europeo e mondiale una grande operazione di marketing per esporre tutti i
vantaggi che offre quest’area per la localizzazione di attività d’impresa.
Non è possibile immaginare che siano le imprese
ad avvicinarsi alla Calabria ma deve essere il nostro territorio a proporsi
intessendo rapporti con le Associazioni Industriali di tutte le Nazioni
interessate a produrre beni per esportarli con economicità rilevanti e con
distanze dimezzate utilizzando le agevolazioni già esistenti e la centralità
del porto rispetto a tutta l’area del Mediterraneo, all’Africa del nord e a
tutto il Medio Oriente, con rilevanti economie di scopi, di scala e di gamma.
E’ determinante per
raggiungere l’obiettivo per incentivare e valorizzare Gioia Tauro,
stipulare un protocollo d’intesa tra la Regione Calabria e società di servizi e
consulenza itineranti e non profit già
costituite, o da costituire formate da professionisti calabresi seri e
preparati - ne abbiamo in quantità - che abbiano soprattutto il senso di
appartenenza e che lavorino con l’obiettivo di fornire le informazioni a
domicilio, direttamente, in tutta Italia, in Europa e nel mondo. Oggi, pur
nell’era della telematica e della globalizzazione,
queste informazioni sono carenti o del tutto assenti
specie su tutte le leggi di finanza agevolata e sulle opportunità che offre
quest’area.
Oltre l’informazione, queste società dovranno
fornire consulenza sui mercati italiani ed esteri presenti e potenziali per la commercializzazione dei prodotti. Una carenza
significativa da parte delle aziende è spesso, infatti, la mancanza di dati
tendenziali sulla richiesta di beni e merci; i mercati medio orientali, nord
africani e dei paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo sarebbero i
principali fruitori dei beni prodotti nella nostra area.
I piani industriali e – importantissimo - gli
sbocchi commerciali sono alla base delle iniziative che non ci farebbero
ripetere l’errore della Isotta Fraschini.
Per concludere,
un’ultima considerazione è opportuno rivolgerla all’enorme potenziale del
gettito fiscale e tributario che già oggi è presente nell’area del porto di
Gioia Tauro. La Calabria da sempre Regione debole in quanto legata ai flussi finanziari stanziati dal Governo
centrale, già adesso, se il federalismo fiscale - che nel passato ci faceva
paura - fosse in atto, potrebbe far confluire nelle casse regionali i dazi
doganali, permettendoci quell’autonomia di bilancio che darebbe, insieme ad
altri fattori di sviluppo, una svolta epocale per la rinascita economica,
sociale e culturale della nostra Calabria.
Zona franca, quindi, con un assetto gestionale che abbia la Regione protagonista attiva per un
definitivo riscatto politico e programmatico sugli errori del passato, zona
franca che sia funzionale allo sviluppo economico e sociale di una Calabria che
nel passato è stata strumento di iniziative, che hanno mortificato la nostra
dignità e la fiducia in noi stessi creando situazioni di squilibrio e di
penalizzazione per le quali stiamo ancora oggi pagando le conseguenze.
In attesa della conclusione di questo importante
iter legislativo, dobbiamo sensibilizzare ancora di più le nostre coscienze per
il raggiungimento dell’obiettivo di istituire la zona franca; la nostra deve
essere un’azione politica di pressione nei confronti del Governo centrale che
già dimostra attenzione e sensibilità verso questa nostra iniziativa, perché continui
ad essere fortemente motivato nell’accoglimento della nostra richiesta, come
fatto non solo legato ad un processo di sviluppo ormai ineludibile e
irreversibile del territorio calabrese, ma anche come punto di riferimento nel
mondo dell’economia globale di tutta l’Italia nei rapporti commerciali con il
resto del mondo.
La Calabria, oggi più che mai - come abbiamo
preventivato nella nuova Carta Statutaria - si candida ad essere punto di
riferimento nella nuova visione strategica di tutto il Mediterraneo; non
dimenticandoci, intanto, di lavorare per i quattro obiettivi prioritari e
fondamentali: infrastrutture, servizi, regolamentazione,
informazione e consulenza. Solo così saremo certi di lavorare con la giusta
tensione morale e funzionale fornendo delle risposte serie e credibili alla
popolazione calabrese che ha affidato a tutti noi il compito di rappresentarla
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fuda.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente, sarò brevissimo, ho la necessità di intervenire - solitamente non intervengo mai per evitare perdite di tempo soprattutto quando le cose sono decise – per lasciare agli atti alcune riflessioni.
Certamente dopo le relazioni degli onorevoli Pirilli, Bova e Nucera ci sarebbe poco da aggiungere ma ci sono alcune cose che è bene chiarire, che restano agli atti e che per me costituiscono l’essenza di questa iniziativa e del voto unanime che si darà sulla iniziativa stessa.
Quello di cui ci stiamo occupando oggi è uno degli atti più qualificanti della politica regionale. Con l’ottenimento della zona franca, senza impegnare risorse dello Stato potremmo creare 15 mila posti di lavoro che rappresenterebbero il primo importante passo per togliere dall’assistenzialismo la nostra Regione senza impiegare risorse dello Stato.
L’iniziativa rappresenta il nostro obiettivo strategico prioritario, condiviso, sono sicuro, dall’intero contesto politico e sociale calabrese in quanto la Calabria è la regione che più di ogni altra nel Mezzogiorno d’Italia e d’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo ormai giunto a livelli strutturali tali da rappresentare un problema per l’intera Nazione e per la Comunità europea.
Le politiche economiche sociali nazionali e comunitarie infatti fino ad oggi non hanno prodotto un sensibile risultato nel compensare e superare il ritardo nel nostro svantaggio.
Non voglio ripetere, onorevoli colleghi, l’elenco di numeri e statistiche tristemente note che ci relegano agli ultimi posti nella classifica dello sviluppo. Le conosciamo, bene sono state accennate dai colleghi che precedentemente sono intervenuti e sappiamo altrettanto bene che senza un progetto globale di rilancio non potremo sollevare la nostra economia.
Mi dispiace che non ci sia l’onorevole Bova, ma se è vero che oggi dobbiamo sforzarci per abbattere definitivamente la cultura dell’economia assistita che ha caratterizzato il Mezzogiorno ed alcuni nuclei della nostra stessa regione, è altrettanto vero che dobbiamo impegnarci per far sì che a livello nazionale venga abbandonata la cultura del protezionismo e della colonizzazione.
Da oggi, cari
colleghi, comincia una battaglia necessaria inderogabile e improcrastinabile
per spiegare a tutte le componenti politiche italiane
che per creare una situazione di benessere in grado di rilanciare la nostra regione
e la nostra Nazione verso l’Europa - perché attraverso il rilancio della Calabria
passa il rilancio dell’Italia – dobbiamo essere aiutati a rimuovere le croste
dell’assistenzialismo ma soprattutto dobbiamo contribuire affinché vengano lasciate
alle spalle e per sempre le posizioni di protezionismo che hanno ritardato il
nostro sviluppo.
Mi riferisco
a tutte le iniziative che ci sono state in Italia per emarginare e tenere
sommersa la realtà di Gioia Tauro. L’istituzione
della zona franca a Gioia Tauro è
il fulcro del progetto di rilancio della Calabria e del Mezzogiorno, l’ha
detto bene l’onorevole Bova. Assume la funzione di
quella variabile di rottura capace di dotare l’area di una forza di attrazione imprenditoriale determinata dalla maggiore
competitività, nonché di contrapposizione e di recupero del disagio ambientale
relativo alla sicurezza sociale.
L’iniziativa
che parte oggi all’unanimità si fonda su un dato di fatto che non potrà essere
ignorato: se la semplice movimentazione ha aperto gli scenari economici che ben
conosciamo, l’ottenimento della zona franca andrà a costruire equilibri molto più avanzati e competitivi dai quali trarrà vantaggio
non solo la nostra economia ma anche quella nazionale ed internazionale grazie
a flussi economici molto più consistenti.
L’attivazione
della zona franca di Gioia Tauro si propone di
contribuire a rafforzare il ruolo di preminenza e di leadership della
Nazione italiana e della stessa Unione europea. Gioia Tauro
è il porto posto al confine sud-est del territorio comunitario che nel
Mediterraneo per le sue caratteristiche baricentriche,
riferite sia alla posizione geografica che alla distanza rispetto ai mercati,
offre il miglior tempo di transito riferito all’intero sistema portuale
mediterraneo.
L’area
portuale di Gioia Tauro è la nostra vera ricchezza,
una ricchezza che può competere efficacemente nel ruolo di piattaforma
produttiva e logistica sia nazionale che comunitaria nell’area del Mediterraneo,
non solo per la sua posizione geografica, ma anche per l’ubicazione su terra -con
pochissimi altri esempi- dispone di ampissimi spazi
destinati allo sviluppo industriale e commerciale non occlusi da aree cittadine
né tanto meno da pre-esistenti impianti industriali a rischio ambientale.
La zona
franca di Gioia Tauro rappresenta la nostra
occasione, forse l’ultima vera occasione che potrà riscattare la nostra terra,
i nostri cittadini e la nostra economia e costruire uno sviluppo non solo
locale, ma anche nazionale ed europeo. Sono certo che nessuno di noi vorrà
farsela sfuggire.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
Il mio intervento è posto in essere per cercare di fare una raccomandazione se è possibile al governo regionale che sarà il portavoce della risoluzione che oggi il Consiglio nella sua interezza assume, quella cioè della proposta per la individuazione della zona franca di Gioia Tauro. E’ un momento importante, la valenza di questa ipotesi è nota a tutti.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno articolato, l’onorevole Pirilli nel suo intervento, l’elaborazione della proposta uscita dalla Commissione ha dato un saggio della articolazione di questa proposta possibile.
E’ indiscutibile che la zona franca eserciti un potere attrattivo rispetto al fallimento delle iniziative che fino ad oggi vi sono state ai fini dello sviluppo dell’area di Gioia Tauro, ma anche – e questo è importante e significativo – come fatto di traino per lo sviluppo intero della Regione Calabria. La zona franca ha questo potere e pensiamo che possa averlo perché ha in sé tutte le carature per indurre gli imprenditori e gli investitori italiani ed esteri a venire in Calabria e investire.
Sono in sé gli elementi legislativi della stessa zona franca ma gli elementi che inducono, ovviamente, gli imprenditori a venire e far in modo che possa esserci finalmente un momento di rilancio della nostra economia.
E’ indiscutibile che la zona offra tutte le condizioni potenziali, infrastrutturali e che questo venga riconosciuto. C’è un elemento che è a suffragio della iniziativa che non può essere eluso: la nostra è un’area depressa – dicevano i colleghi –, ché siamo in Calabria nell’obiettivo 1, quindi ci sono tutte le condizioni perché venga riconosciuta ed individuata nel nostro territorio.
E’ un elemento
importante e la Giunta regionale, il governo della
Regione non può farsi sfuggire una iniziativa di tale
portata. Dico questo perché è necessario che ci sia un programma regionale che intacchi e vada ad interferire con le programmazioni
dei vari settori e dei vari comparti.
Noi abbiamo
nel momento in cui sarà individuata questa zona franca, una articolazione
della nostra economia che può essere lanciata in grande maniera. Vantaggi
notevolissimi per i nostri prodotti, la nostra produzione perché come tutti sapete all’interno della zona franca vi sono iniziative di
carattere industriale, commerciale, di manipolazione delle merci, nonché di
servizi. E’ in questo senso che dobbiamo sfruttare, fare in modo che la nostra
produzione industriale, quella micro, ma anche la
produzione ortofrutticola ed agroalimentare possa trovare un momento di grande rilancio e
commercializzazione.
Sono questi
elementi che non sfuggono ad alcuno ma l’aspetto principale è quello di
verificare in questi giorni cosa può accadere in ordine a
questa nostra iniziativa.
Le
preoccupazioni che possono scendere in campo, elementi concorrenziali che
possono agire in maniera subdola sono presenti in ognuno di noi, per questo io
credo che sia necessario affrontare la questione con la massima cautela, perché
fino adesso Gioia Tauro è rimasta
un deserto. E nel deserto, nonostante l’iniziativa di questa società che
è allocata su Gioia Tauro, la società terminalista ha goduto fino adesso di una condizione di
zona franca di fatto solo per sé, grandi vantaggi e nessuna azione
di sviluppo indotto sul territorio.
Quindi, è
necessario che il governo regionale anche in questo sia attrezzato, che ci sia
un piano integrato che vada a intaccare anche il piano
regionale dei trasporti, per fare in modo che la tanto agognata ipotesi di un
porto come quello di Gioia Tauro in termini
polifunzionali possa avere una sua realizzazione pratica.
E quando mi
riferisco a Gioia Tauro, alle condizioni che oggi
esistono, faccio anche una considerazione: è necessario un controllo da parte
del governo regionale perché le condizioni all’interno dell’area industriale di
Gioia Tauro e dell’area portuale possono essere
migliorate.
Mi riferisco
al fatto che non ci sia più la possibilità di agire e di operare in quel sito
in condizioni di monopolio da parte dell’impresa che oggi vi opera, mentre va
badato con grande attenzione agli interessi dei
lavoratori che sono trattati con modi da negrieri e che non hanno condizioni di
vivibilità ottimali. E ciò avviene anche col silenzio omissivo
del sindacato.
Non vado oltre perché ritengo che questo di oggi sia un elemento importante, significativo e che vede impegnato tutto il corpo dei consiglieri regionali, ma tutta la Calabria su questo non può che essere d’accordo.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’assessore Scopelliti. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio è un
intervento in qualità sì di esponente della Giunta ma
anche come rappresentante che ha vissuto per tanti anni questa vicenda,
prestando la massima attenzione così come è dovuto ad una parte del nostro
territorio, che ha atteso per tanti decenni una risposta forte e la attende
ancora.
Oggi arriviamo alla votazione di una proposta di legge che viene sottoposta al Parlamento per un provvedimento che a
mio giudizio è di grande importanza per la nostra regione. Lo è non soltanto
perché più volte in questi anni si è reclamato per Gioia Tauro
un posto importante tra quelle realtà in crescita che ambivano
all’istituzione di una zona franca sul territorio ma anche e soprattutto perché
questa è una delle grandi partite che la Regione Calabria si giocherà per il
proprio futuro. Oggi viviamo attraverso i meccanismi dell’era del federalismo,
quindi con la modifica del Titolo V° della Costituzione, con la modifica
dell’articolo 117, con tutta una serie di passaggi che rafforzano sempre più
questa procedura verso il decentramento, verso il rafforzamento delle autonomie
locali, verso la capacità di enti come le Regioni che
hanno un compito importante e quindi anche in questa circostanza vi è la
possibilità di proiettarsi in uno scenario di legislazione concorrente. Questo
per la Regione è uno dei momenti più importanti, rappresenta un momento significativo e allora la Giunta regionale, credo, con una
delibera dell’8 gennaio approvata tempestivamente e quindi prestando massima
attenzione su proposta della Presidenza e del collega assessore all’industria,
ha approvato una proposta di legge che oggi diventa un tutt’uno,
viene integrata da questa proposta formulata da questa Commissione e ovviamente
sottoscritta dai colleghi che sono già intervenuti e hanno relazionato.
Allora
momento importante ma soprattutto velocemente in questo breve intervento credo
sia necessario ripercorrere un po’ la storia della zona franca e ancor prima
quella del porto di Gioia Tauro.
Ricorderete
che Gioia Tauro per tanti decenni è rimasta un proto
inutilizzato, una delle tante promesse dei Governi dei decenni scorsi che non ha prodotto occupazione, che aveva smantellato quanto in
quella zona era più fiorente. Oggi dopo quel primo passaggio così nefasto di
chi aveva creato e ipotizzato un futuro relegando quel territorio a sé stesso,
noi abbiamo vissuto una seconda fase tragica e qualcuno ricorderà molto bene
che l’abbiamo vissuta anche noi in prima persona quando abbiamo come Consiglio,
io come Presidente del Consiglio regionale, nel settembre del ’95 a pochi mesi
dall’elezione a Presidente del Consiglio regionale denunciai pubblicamente uno
scandalo che si era consumato nei confronti del porto
di Gioia Tauro al tempo con l’avallo del Governo di
allora, della Presidenza del Consiglio dei ministri a fine anni ‘80 nei primi
del ’90 quando fu sottoscritto un protocollo d’intesa nella logica della
cooperazione con i paesi del Mediterraneo in quel caso, con Malta in cui lo
Stato italiano finanziava il porto gemello che era quello di Malta rispetto al
porto di Gioia Tauro. Lo finanziava nella logica di
cooperazione, quindi mandava lì le gru che servivano a fare lo smistamento
delle merci, quelle gru che servivano ad alimentare i famosi Teus.
Da lì a poco
partì il grande momento di rilancio dell’attività
portuale di Gioia Tauro perché era già in fase di
programmazione, il 18 settembre del ’95 la prima nave – o del ’96 non ricordo
adesso bene – arrivò in quel porto e poi gradualmente abbiamo visto come questa
realtà si è conquistata nello scenario internazionale una sua attenzione con
l’innesto e l’intervento di grandi società marittime.
Quindi, un
altro caso di conquista e di qualità sul territorio che emerge sempre con la
massima disattenzione dell’autorità e delle istituzioni nazionali. Io non so
se il Presidente Pirilli ha già avuto modo di
ricordare perché io non ho assistito a tutti i lavori della seduta, però noi
non dimentichiamo che l’effetto Gioia Tauro nasce
attraverso il fiuto di un imprenditore, di un privato, l’ingegnere
Ravano, che giocò lì una delle sue scommesse, che
disse che su questo territorio “si può creare un futuro”. Erano gli anni in cui
contestualmente il Governo nazionale del tempo rappresentava l’esigenza di
finanziare attraverso protocolli d’intesa le iniziative in altro Stato o in
altre Regioni del territorio.
Certo, poi
nell’81 c’era già in quella circostanza in Consiglio comunale, il Presidente Pirilli, insieme ad altri che
ricordavano la necessità negli anni ’80 di questa prospettiva per Gioia Tauro.
Allora oggi
noi non rappresentiamo la volontà di far nascere a Gioia Tauro
una zona franca perché è una logica calabrese che ci spinge a sostenere che
dobbiamo essere la Regione avvantaggiata sulle altre, che chiede
questa istituzione; noi lo facciamo in virtù di ciò che in tanti anni, in poco
più di sei anni ha prodotto Gioia Tauro. Non soltanto come prospettiva nel campo del transhipmen;
che è una realtà; oggi l’idea, l’impegno di questa Giunta regionale nei
vari accordi col Governo fa rientrare altro tipo di prospettiva. La
realtà del porto polifunzionale, la realtà di un allargamento che consente
quello che noi più volte abbiamo detto: la potenzialità di un porto che è più ampia e grande rispetto al transhipment,
nonostante la grande crescita che è andata oltre ogni previsione negli anni.
Quindi, non
chiediamo un qualcosa che come spesso accade ci pone in una condizione di
difficoltà o inferiorità; noi chiediamo qualcosa che è un giusto riconoscimento
ad una zona della nostra regione a cui necessita questa
istituzione per rafforzare, rilanciare e far crescere tutto il territorio
attraverso questo tipo di progetto che in definitiva – lo hanno ricordato gli
altri – fornisce due grandi aspettative. Una è la potenzialità in campo
occupazionale, l’altra è quella degli introiti doganali che sarebbero di
competenza della Regione.
In questa
prospettiva, noi saremmo decisamente lanciati verso
quelle risorse esterne che servono anche a rafforzare il percorso federalista
di una Regione come la nostra che è in grande difficoltà, che attingerà ancora
sul fondo di perequazione per come è previsto, che continua a viaggiare su un
binario certamente diverso da quello di altre Regioni.
Allora, io
questo non so se qualcuno lo ha ricordato, si intravede
una prospettiva nel 2010 che consente probabilmente l’ipotesi di zona di libero
scambio nel Mediterraneo. C’è una prospettiva di questa natura, se Gioia Tauro arriva prima, cioè riesce a
realizzare l’ipotesi di zona franca, automaticamente ha anticipato le scelte
che poi si realizzeranno sul territorio e diventerà momento non soltanto
qualificante perché lì vivremo una nuova fase; quella di industrie che si
realizzeranno sul territorio dove avremo le varie fasi di assemblaggio,
lavorazione, perfezionamento, confezionamento e manipolazione,
per creare quindi un grande sviluppo ma anche perché proprio per la qualità e
la posizione geografica di Gioia Tauro diventeremo
anche zona di smistamento. Questo è anche un altro fattore importante che va ad
incidere notevolmente sulla prospettiva di Gioia Tauro.
Ovviamente,
questa è una prospettiva che ci consente di lavorare in maniera serena tenendo
presente un obiettivo, che io vorrei ricordare, che per noi diventa
fondamentale. Nell’emendamento proposto dai colleghi del centro-sinistra si
propone di eliminare all’articolo 3 al primo capoverso
le parole “anche non”, con ciò dicendo che la partecipazione pubblica deve
essere maggioritaria. Io credo che bisogna fare riferimento alle disposizioni
vigenti e poi dobbiamo conquistare culturalmente quella dimensione importante
che serve e necessita alla nostra Regione, ché laddove
spesso e volentieri abbiamo inserito il pubblico non abbiamo ottenuto grandi
risultati.
La presenza
del pubblico probabilmente è necessaria perché consente di guidare quanto meno
come indirizzo una attività, ma io penso che dobbiamo
lasciare grande spazio alla capacità, alla genialità dell’imprenditoria, a
coloro che hanno questa grande qualità perché lo fanno per professione. Ritengo
che non possiamo pensare che una realtà così importante debba nascere domani
sotto i dicktat della politica, questo non è
consentito, qui non ci stiamo giocando il futuro di una società partecipata
dalla Regione ma il futuro dello sviluppo reale del nostro territorio, perché
Gioia Tauro significa la capacità di diffondere sul
territorio ricchezza.
Ecco perché
già nel ’95 o nel ’96 quando approvammo – adesso non ricordo – in Consiglio
regionale il piano regionale dei trasporti, personalmente mi sono astenuto e
motivai la mia astensione rispetto a quel famoso piano - che era il primo piano
regionale dei trasporti e fatto dai colleghi del centro-destra- dicendo che in
quel piano non era inserita quella necessità e quella specificità che offriva a
Gioia Tauro la capacità di essere il baricentro dello
sviluppo del nostro territorio a livello di infrastrutture.
Qualcuno l’ha ricordato, ha parlato della politica che muove grandi interessi
che poi diventano anche logiche territoriali quindi con la capacità di far
crescere e nascere Taranto, se noi avessimo inserito in maniera forte le
trasversali che ci consentono di collegare al corridoio Adriatico la zona di
Gioia Tauro e quindi creare due parallele che vanno
sia sul tirrenico che sull’adriatico, due grandi momenti di sviluppo del porto
di Gioia Tauro, noi avremmo offerto un grande momento di attenzione verso quella realtà.
Purtroppo
oggi, a distanza di circa sei anni dobbiamo dire che ci fu una
attenzione parziale verso questa prospettiva. Rispetto agli interessi
che nascono, Gioia Tauro deve essere e deve offrire
quel quid in più rispetto ad una realtà come Taranto, attenzione, è
questa oggi la posta in palio. Noi dobbiamo offrire qualcosa in più rispetto ad
un’altra realtà che nasce e che sta crescendo.
Concludo dicendo che
ovviamente tutti gli atti e le procedure che saranno in capo alla Regione sono
convinto che nasceranno all’insegna della capacità di offrire uno strumento
nuovo al territorio e di prestare la massima attenzione perché da questa
iniziativa, da questa attività, attraverso il coordinamento con le varie
istituzioni del territorio, la nuova autorità portuale, tutto ciò che insiste
sul territorio e che significa fase di collaborazione, dai sindaci che oggi
sono presenti a tutti gli altri, bisogna riuscire a creare quel momento di
sinergia per far nascere un progetto forte che dia la speranza ma non più solo
la speranza, la certezza di un futuro diverso al nostro territorio.
PRESIDENTE
La parola al
Presidente della Giunta regionale.
Solo per dare atto al Consiglio di questo splendido momento di sinergia ed impegno su un problema che ritengo fondamentale per lo sviluppo della Calabria.
Il problema della zona franca di Gioia Tauro è antico, è stato dibattuto, ma forse mai seguito con la determinazione, la fermezza, la volontà di riuscire che questo Consiglio ha dimostrato.
Sono sinceramente compiaciuto di questo afflato che vede anche le forze della opposizione in assoluta identità di vedute e non, si badi, su un provvedimento che abbia aspetti corporativi. Altre volte è successo che si sono realizzate convergenze tra maggioranza e minoranza, ma col sospetto che al fondo c’era qualche reciproca convenienza. Questo non è sicuramente, posto che in passato sia accaduto, quello che succede questa volta; questa volta io leggo nei vostri interventi l’impegno sincero per un vero passo in avanti sulla via dello sviluppo.
L’istituzione della
zona franca, se riusciremo ad ottenere questo strepitoso
risultato, è qualcosa, per le valutazioni che ho sentito fare dagli economisti,
dagli studiosi della economia di sviluppo, che può essere di rilevanza
straordinaria, può portare nelle casse regionali
introiti enormi, può modificare una cultura e certe linee di evoluzione
dell’economia del Mezzogiorno e forse dell’intero Paese.
E’ quindi un momento molto bello, l’evoluzione del quadro
normativo nazionale attraverso le nuove competenze regionali permetterà
forse, dà sicuramente enormemente più forza alla volontà della Regione di
quanto non potesse averne in passato.
Se anche non basterà da sola la volontà regionale ad
istituire la zona franca, è certamente un fattore prepotente di
impulso anche rispetto alle decisioni della Unione europea, che per le modificazioni
nei regimi fiscali che l’istituzione della zona franca comporta ha competenza
ad interloquire in merito.
Ebbene dico,
la sommatoria della volontà regionale e della eventuale
adesione alla Unione europea che noi ipotechiamo e che noi perseguiremo con
tutte le forze a nostra disposizione - ho chiesto già l’aiuto del Presidente
della delegazione italiana presso l’Unione, l’ambasciatore Vattani
che già in altre circostanze si è dimostrato amico della Calabria – e tutte le
risorse in questa direzione per ottenere questo risultato.
Se riusciremo
ad ottenerlo, questa sarà una splendida battaglia che ha combattuto il
Consiglio regionale della Calabria, al quale va l’onore e il merito di questa
azione. Mi auguro che sia solo la prima di tante altre azioni estremamente incisive che noi abbiamo in programma e che stiamo
conducendo. Penso che quando sono in gioco gli interessi della Regione sapremo
sempre trovare momenti di leale confronto ma anche di accordo,
di sinergia perché certamente la forza sprigionata da una maggioranza
consiliare compatta, da una Assemblea consiliare compatta è enormemente
maggiore che non la forza espressa da una decisione assunta a maggioranza.
Auspico che
questo continui ad accadere sempre e prego tutti di essere
disponibili al dialogo, al confronto sereno e leale. Grazie a tutti e
auguri alla Calabria.
PRESIDENTE
Si passa
adesso alla votazione dell’emendamento sostitutivo della proposta di legge regionale sulla zona franca di Gioia Tauro, emendamento sostitutivo alla proposta presentata
dalla Giunta. Le copie sono state già distribuite.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
All’articolo 3 è stato proposto emendamento. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, l’emendamento è dell’onorevole
Tripodi primo firmatario e di altri colleghi, abbiamo concordato sia per
l’una che per l’altra proposta – intervengo solo una volta visto che vale per
entrambi – un emendamento all’emendamento, cioè una modifica che tende a
liberare il testo nel senso che ora leggerò.
“La Regione promuove la
costituzione di una società a capitale pubblico-privato
per la realizzazione e la gestione della zona franca
di Gioia Tauro”. Quindi si elimina anche “non
maggioritaria” e si aggiunge “a capitale pubblico-privato”
perché l’orientamento legislativo – lo ricordava Scopelliti
– è per una maggioranza al privato, perché nella esperienza
ormai acquisita pare che questa sia la strada da percorrere. Tuttavia, siccome
siamo in una fase dove è prevalente in maniera assoluta la volontà unanime del
Consiglio, ritengo che non modifichi sostanzialmente lo spirito e la lettera
della norma se accediamo a questa modificazione.
Quindi la dizione della prima è “di una
società a capitale pubblico-privato” eliminato il
resto prosegue “per la realizzazione e la gestione della zona franca”.
Per quanto riguarda l’altro testo
“la gestione della zona franca è affidata ad una società mista a capitale pubblico-privato promossa dalla Regione” eliminando quindi
“a partecipazione anche non maggioritaria”.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 3 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
All’articolo 3 è stato presentato l’emendamento testé illustrato dall’onorevole Pirilli.
Pongo in votazione l’emendamento per come illustrato.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 3 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
In maniera molto semplice, mi ero consentito nell’intervento di chiedere a lei, al Presidente della Giunta e al Consiglio di valutare la proposta, fermo restando che per vie formali la proposta di legge alle Camere verrà inoltrata, essendo figlia questa proposta del protocollo tra Regione e Presidente del Consiglio quando a quella funzione c’era l’attuale Presidente della Repubblica Ciampi, di decidere formalmente che una delegazione del Consiglio e della Giunta – poi vediamo le forme – in qualche maniera chieda ed ottenga un incontro sia al Presidente della Repubblica che delle due Camere, per brevemente illustrarla e sostenerla ed evidenziare a quel livello la volontà e la coesione che su questo punto c’è da parte della massima istituzione della Calabria.
Io la prego di metterla ai voti e di assolvere poi a questo punto…
PRESIDENTE
Chi è d’accordo con questa proposta dell’onorevole Bova…
Mi pare che manchi l’interlocutore principale che è il Presidente del Consiglio… cioè è il governo che poi deve esprimere… Quindi, caso mai la proposta deve essere integrata con “al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio”…
(Interruzione dell’onorevole Bova)
No, no, è perché poi ci vuole…
Non era faziosa – le chiedo scusa, Presidente della Giunta, ma per rispondere anche a questo –, ma parlavo di una delegazione Giunta-Consiglio, di interlocutori in qualche maniera istituzionali perché ricordo a me stesso e a voi che per le altre funzioni, a meno che non lo richiede il Presidente della Giunta, c’è la conferenza Stato-Regioni e i rapporti diretti che l’Esecutivo regionale ha con l’Esecutivo nazionale.
Non ho niente da
osservare se qualcuno dice “mettiamo il Presidente
del Consiglio; a quel livello, comunque, le funzioni sono direttamente della Giunta e dell’Esecutivo nazionale, solo per questo
ma per il resto non ho osservazioni mentre a quel livello Presidenza, Camera e Senato, Presidenza della Repubblica è
un livello istituzionale che si motiva perché una delegazione compiuta
Consiglio-Giunta possa…
Per il resto se lei l’avanza, io personalmente l’accolgo.
Mi era sembrato irrituale che…
Immagino che iniziative del Presidente della Giunta e della Giunta con la Presidenza del Consiglio ci siano già, io vedevo un lavoro di aiuto e in questo senso l’ho fatto.
Ma se lei ritiene o il Presidente ritiene di proporre una cosa di queste, a titolo individuale perché sto rispondendo così, io personalmente sono d’accordo.
Ringrazio il consigliere Bova della offerta, ne terrò conto, se si dovesse verificare l’eventualità di un confronto a livello di delegazione sarò ben felice di una delegazione che comprenda una rappresentanza del Consiglio, che serva a sottolineare questa unanimità e questa coesione che abbiamo raggiunto stasera.
Mi pare un valore da conservare e da esaltare nei limiti del possibile, non so come si svolgeranno le procedure, ma se dovesse accadere io sono senz’altro grato e disponibile a questa soluzione.
Mi pare di capire, Presidente Chiaravalloti, che l’onorevole Bova intendesse presentare la proposta in un modo ufficiale, ma anche per far risaltare l’unanimità del Consiglio alle autorità istituzionali, quindi una delegazione del Consiglio in questo senso accompagnata dalla Giunta. Credo che fosse questo il suo scopo…
Se procederemo per questa strada…
Quindi se si andrà in questa direzione può servire sicuramente ad adiuvandum.
Legge un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Franco PILIECI, Segretario
Presidente, in ragione della scadenza nei prossimi giorni del regime di commissariamento per gli organi di rappresentanza, tutela ed autogoverno dell’artigianato, chiedo che venga inserita la proposta di legge che norma in maniera esaustiva la materia.
Se lei non ha difficoltà, possiamo richiamarla, chiederei anche allo stesso assessore di illustrarla, posso farlo anche io…
PRESIDENTE
Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Pirilli.
(Il Consiglio approva)
E’ inserita all’ordine del giorno e alla discussione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Sostanzialmente la ratio
di questa legge, che darei per letta perché è firmata da tutti i capigruppo, sta
nella razionalizzazione della istituzione e del
funzionamento delle Commissioni. Finora vi era un
sistema farraginoso che passava attraverso l’elezione delle singole
associazioni, categorie e quant’altro con la difficoltà che per pervenire alla
composizione delle Commissioni in attesa delle
elezioni dei rispettivi organ,i molto spesso
scadevano i termini e le Commissioni neppure si riusciva a riunirle perché già
erano caducate dai termini di scadenza, quindi
l’esigenza di andare al commissariamento.
Con questa legge si riordina, si dà la facoltà alle associazioni di designare i loro rappresentanti e quindi si armonizza il meccanismo, che mi pare possa rispondere meglio alle esigenze di governabilità.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’articolo unico per come distribuito e della legge nel suo complesso quindi.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ha chiesto di parlare l’assessore Luzzo.
Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo venga inserita all’ordine del giorno la proposta di legge in merito al funzionamento dei i gruppi consiliari.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la richiesta di inserimento presentata dall’onorevole Fuda.
(Il Consiglio approva)
Si passa alla votazione del progetto di legge n. 236/7^ composizione e finanziamento dei gruppi consiliari. E’ a firma di tutti i capigruppo di maggioranza e di opposizione.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
Pongo in votazione l’articolo 8.
Pongo in votazione l’articolo 9.
Pongo in votazione l’articolo 10.
Pongo in votazione l’articolo 11.
Pongo in votazione l’articolo 12.
Pongo in votazione l’articolo 13.
E’ stata presentata una mozione a firma dei consiglieri Nucera ed altri sulle decisioni comunitarie per la soppressione del sistema rete da posta derivante per la cattura del pesce spada che pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Il Consiglio è aggiornato al 4 marzo.
Hanno chiesto congedo il consigliere e
l’assessore Gallo.
(Sono concessi)
Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti
progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:
Fortugno ed altri – “Norme per
il controllo dell’Assemblea regionale sulle nomine negli Enti pubblici ed
economici della Regione Calabria”. (P.L.
n. 235/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
Nucera ed altri – “Modifiche ed
integrazioni alla L.R. 5 aprile 1985, n. 15”.
(P.L. n. 236/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
Tripodi P. –
“Riconoscimento e sostegno della Associazione
Culturale “Il Talento”. (P.L. n. 237/7^)
E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi
sociali – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
Tripodi P. – “Riconoscimento e sostegno
dell’Associazione Culturale “Demar”. (P.L. n. 238/7^)
E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi
sociali – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
Pezzimenti
– “Norme in materia di beni culturali, artistici ed ambientali”. (P.L. n.
239/7^)
E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi
sociali – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
Aiello P. – “Modifica alla Legge regionale n. 4 del 8 gennaio 2002”. (P.L. n.
240/7^)
E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi
sociali.
(Così resta stabilito)
Chiarella – “Disciplina della raccolta e commercializzazione delle piante officinali spontanee
fresche e trasformate”. (P.L. n. 241/7^)
E’ assegnato alla seconda Commissione - Sviluppo
economico.
(Così resta stabilito)
Naccarato, Bova, Pezzimenti – “Disposizioni provvisorie sulla prorogatio degli Organi regionali”. (P.L. n. 242/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
Borrello – “Modifiche alla legge regionale 28 agosto 2000 n. 14. (P.L. n. 243/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito).
Pilieci ed altri – “Organi amministrativi di rappresentanza, di tutela e di autogoverno dell’artigianato”. (P.L. n. 244/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate
alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del
bilancio di previsione dell’ARSSA (Agenzia Regionale per lo sviluppo ed i
servizi in Agricoltura) per
l’anno finanziario 2002”. (P.P.A.
n. 159/7^)
E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo
economico.
(Così resta stabilito)
“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del
bilancio di previsione A.F.O.R. (Azienda Forestale
della Regione Calabria) per l’anno finanziario 2002”. (P.P.A.
n. 160/7^)
E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo
economico.
(Così resta stabilito)
“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del
bilancio di previsione dell’EDIS ( Ente per il Diritto allo Studio
Universitario della Calabria) per l’anno
finanziario 2002”. (P.P.A.
n. 161/7^)
E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo
economico.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata, inoltre, la seguente
proposta di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Temporanea sostituzione del consigliere
Vincenzino Aiello, in atto sospeso dalla carica, con
il consigliere Mario Albino Gagliardi (Art. 3 legge 12.1.1994, n. 30)”. (P.P.A. n. 162/7^)
Sono state, altresì,
presentate le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri:
Napoli ed altri – “Modifica e Integrazione Artt. 8 e 9 del Regolamento Interno”. (P.P.A. n. 158/7^)
E’ assegnata alla
Giunta per il Regolamento.
(Così resta stabilito)
Pirilli,
Fedele, Bova, Nucera, Fuda, Borrello – “Proposta di
legge alle Camere. Istituzione della zona franca di Gioia Tauro”.
(P.P.A. n. 163/7^)
E’ assegnata alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
Il Presidente del Gruppo consiliare di Forza
Italia, con lettera del 12.2.2002, acquisita agli atti del
Settore Segreteria del Consiglio in pari data, prot.
303, ha comunicato che a seguito delle dimissioni dell’onorevole Occhiuto dal
Gruppo di Forza Italia, i rappresentanti del Gruppo
medesimo, in seno alle Commissioni consiliari sono come appresso indicati:
1^ Commissione Fuda Pietro
Leone
Gianfranco
2^ Commissione Tesoriere
Ottavio
Vescio
Salvatore
3^ Commissione Aiello Pietro
Mangialavori
Antonino
Senatore
Raffaele
4^ Commissione Vescio
Salvatore
Senatore
Raffaele
Commissione Autoriforma Senatore Raffaele
Il Presidente del Gruppo consiliare C.C.D. con lettera datata 11.2.2002 acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in pari data, prot. n. 299, ha comunicato che
l’onorevole Roberto Occhiuto è assegnato alla Giunta per il Regolamento, in
sostituzione dell’On.le
Francesco Talarico.
Tripodi M.. Al Presidente della Giunta
regionale e all’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:
gli organi di stampa locali del 12.2.2002, hanno riportato diversi articoli
sulla cattiva gestione dell’Asl 10 da parte del
Direttore Generale, Pieri;
più
precisamente, l’articolo apparso sulla “Gazzetta del Sud”, dà notizia, che il
Giudice del Lavoro ha censurato gli atti del direttore generale, Pieri, dell’Asl 10, sospendendo
le delibere con le quali erano stati nominati i dirigenti dei Distretti
Sanitari di Gioia Tauro e Taurianova,
riconoscendo, nel contempo, al dr. Mammola ed al dr.
Riso, la possibilità di assicurare temporaneamente la gestione dei due
organismi;
i due sanitari erano stati costretti ad adire al Giudice dei Lavoro dopo
che un ulteriore provvedimento del direttore generale dell’Asl
10, Pieri, aveva disatteso una prima ordinanza del
Giudice;
lo stesso articolo, segnalava che il Giudice del Lavoro di Palmi ha emesso
un altro provvedimento riguardante ancora un altro contenzioso legato
all’attività di gestione dell’Asl;
in particolare, l’articolo apparso sul “Quotidiano”, nel riferire di
un’affollata assemblea del personale dell’Asl 10, che
si è tenuta nei locali della Cgil di Gioia Tauro, ha riportato, tra virgolette un passo della
relazione del Segretario Fidale, rilevando “lo scenario preoccupante in cui
versa la sanità ricadente nell’ambito dell’Asl 10”;
nello stesso articolo, è posta in evidenza la “disastrosa situazione dell’Asl 10” nella quale vi è un sistema di governo della sanità
che sta mettendo a rischio gli stessi posti di lavoro come oggi viene
riconosciuto dallo stesso direttore generale”;
il
segretario della Cgil, nel sostenere la necessità
della lotta e della mobilitazione, ha messo in evidenza tutta una serie di
provvedimenti avviati dal Direttore Generale destinati ad aumentare le spese
che vanno in rotta di collisione con quanto è stato messo drammaticamente in
rilievo per quanto riguarda la situazione della spesa farmaceutica che è ormai
fuori controllo;
la Cgil in un documento inviato all’Assessore
alla Sanità, al Prefetto di Reggio Calabria ed alle Rsu
aziendali chiede un provvedimento di sostituzione del manager prima che
“ulteriori scelte” possano provocare drammi e rotture insanabili;
il
“Domani della Calabria”, richiamando un comunicato stampa della Funzione
Pubblica Cgil sulla situazione creatasi all’Asl di Palmi, ha scritto: “L’assemblea ha manifestato
grande allarme e preoccupazione per il notevole stato di crisi in cui versa
l’Azienda sanitaria, che ha come principale responsabile l’attuale direttore
generale, Dottor Pieri, il quale sta caratterizzando
il suo operato per lo smantellamento sistematico della stessa Asl con la cessione a privati di servizi sanitari, per
consulenze plurimilionarie inutili e censurate dallo stesso collegio sindacale
per convenzioni utili solo al soggetto convenzionato e non ai cittadini ed
all’Azienda sanitaria...!”;
nello
stesso articolo vengono denunciati “il blocco dei lavori che continua ad
interessare le principali strutture sanitarie dell’azienda, la mortificazione
continua della professionalità degli operatori dell’Asl,
lo spregio che il direttore generale esprime contro le rappresentanze sindacali
e contro le stesse norme contrattuali, ed infine per la possibilità di chiusura
della stessa Asl 10, annunciata in questi giorni
dallo stesso Pieri, il quale invece di prendere atto
del suo fallimento e dimettersi fa ancora annunci di ospedali aperti e di
ospedale unico”;
nei
giorni scorsi si era registrato l’invio a tutte le strutture di una
comunicazione da parte del direttore generale dell’Asl
10 che paventava la possibilità di chiusura dell’Asl
stessa, di fronte all’aumento eccessivo registrato dalla spesa farmaceutica:
una minaccia gravissima che se dovesse realizzarsi sarebbe tutta a carico della
gestione clientelare, affaristica e privatistica che
il dott. Pieri ha portato avanti e che si è rivelata
totalmente fallimentare;
considerato che, già in precedenza, il sottoscritto aveva posto il problema della
cattiva ed allegra gestione dell’Asl 10 da parte del
direttore generale, il quale sembrava, rispetto ai provvedimenti ed agli atti
emanati, più attento alla sanità privata che a quella pubblica;
in
particolare, con interrogazione del 16.11.2001, n. 178, il sottoscritto, aveva
denunciato i comportamenti arbitrari del direttore generale, Pieri, che aveva nominato i dirigenti di alcuni
distretti, senza tenere conto, per due dei tre nominativi proposti, del
possesso dei requisiti richiesti e, costringendo i dirigenti medici dr. Michele
Mammola e dr. Andrea Riso, che reggevano, con incarico
da quattro anni, i Distretti di Taurianova e Palmi, ad adire al Giudice del Lavoro;
con la stessa interrogazione, il sottoscritto aveva posto la necessità di
procedere ad una verifica sulla gestione dell’Asl 10
perché si stavano provocando guasti pesanti alla sanità pubblica della piana di
Gioia Tauro;
con
interrogazione del 21.9.2001, n. 162, il sottoscritto, aveva parlato
dell’azione demolitrice contro la sanità pubblica del direttore generale, Pieri, chiedendo, di intervenire, con la massima urgenza,
per bloccare le azioni scellerate e sciagurate messe in atto dalla direzione
generale;
con interrogazione del 6.8.2001, n.150, il
sottoscritto, ha dimostrato, in modo inequivocabile ed incontrastabile, che il
direttore generale dell’Asl 10 è favorevole a
garantire le strutture mediche private, togliendo all’ospedale di Polistena la Risonanza Magnetica Nucleare e
convenzionandosi con una clinica privata, perpetrando, sino in fondo,
l’agognato desiderio di affossare la sanità pubblica;
con altra interrogazione era stato lanciato l’allarme sul gravissimo
tentativo posto in atto dal Pieri di smantellare, con
un atto aziendale apertamente contestato dalla Regione, l’Ospedale di Polistena, cancellando servizi e divisioni in aperto
contrasto con le scelte assunte dalla Commissione consiliare competente e
dall’intero Consiglio regionale;
alle interrogazioni su richiamate né il Presidente della Giunta regionale né
l’Assessore alla Sanità hanno sentito il bisogno istituzionale di rispondere,
evidentemente, conoscendo la situazione dell’Asl 10
ed i comportamenti del direttore generale hanno capito che, per non
compromettersi ulteriormente - la nomina del dr. Pieri
è di questa Giunta regionale - era meglio fare
come le famose tre scimmiette: non parlo, non vedo e
non sento;
atteso che, per le consulenze plurimilionarie e per tutti gli atti illegittimi
realizzati arbitrariamente sono stati effettuati rilievi pesantissimi da parte
del Collegio dei revisori, senza che il Pieri abbia
ritenuto di modificare i comportamenti censurati e le scelte contestate;
i cittadini dell’Asl 10, che hanno visto, tra l’altro,
l’applicazione dell’euro ticket sulle ricette, legittimamente si aspettano una
visita ispettiva, di verifica e di controllo su tutta l’attività del direttore
generale e dell’intera Asl 10;
alla
luce di quanto sta accadendo, è necessario sapere se è stata già disposta
un’accurata e minuziosa visita ispettiva presso l’Asl
10, informando dei risultati il Consiglio regionale ed i cittadini -:
1. se sono a conoscenza dell’azione devastante del direttore generale dell’Asl 10
che sta portando l’Azienda sull’orlo del dissesto economico;
2. se, per quanto sta
accadendo nell’Asl 10, è stato attivato un servizio
ispettivo, di verifica e di controllo dell’attività di gestione dell’ASL 10;
3. se non ritengano di dover informare il
Consiglio regionale sui risultati di un’eventuale iniziativa ispettiva;
4. se gli atti, le azioni ed i comportamenti del
dott. Pieri, che garantisce
gli interessi affaristici e privatistici, non siano
incompatibili con il ruolo di direttore generale di un’Azienda sanitaria
pubblica;
5. se non sia necessario pervenire alla sua
immediata rimozione visti i danni gravissimi fin qui causati alla già precaria
sanità pubblica della piana che mettono seriamente a
rischio il diritto atta salute dei cittadini.
(215; 13.2.2002)
Tripodi
M.. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla Sanità.
Per sapere – premesso che:
l’art. 99 del Regolamento del Consiglio regionale stabilisce che alle
interrogazioni presentate dai consiglieri regionali la Giunta regionale deve,
comunque, rispondere non oltre venti giorni dalla ricezione dell’interrogazione
stessa”;
richiamate le proprie interrogazioni del 16.11.2001, n. 178;
del 21.9.2001, n. 162; del 6.8.2001, n. 150; del 16.7.2001, n. 135; del
6.3.2001, n. 103, e quella del 5.10.2000, n. 33, sulle modalità
e sulle procedure, illegittime, utilizzate dal direttore generale per la
gestione dell’Asl 10, ancora tutte senza risposta;
richiamata, altresì, l’interrogazione, presentata in data
13.2.2002, prot. 317, con la quale il sottoscritto, a
fronte della cattiva ed allegra conduzione dell’Asl 10 e dei consenguenziali
guasti provocati dal direttore generale, ha chiesto la sua rimozione;
atteso che il “Quotidiano” del 15.2.2002 ha riportato
integralmente una lettera inviata dal direttore generale dell’Asl 10 con la quale lo stesso sostiene che “nessuno ha mai
nascosto che vi sono attrezzature, in dotazione alle strutture aziendali, che
sono obsolete”;
risulta quantomeno strano che, invece, di condurre una sana
e razionale politica della spesa finalizzata a garantire l’efficienza e la
qualità dei servizi offerti ai cittadini della piana, la gestione finanziaria
del direttore generale dell’Asl 10 risulta improntata
ad accumulare sprechi e spese inutili e improduttive che fanno lievitare in
maniera esponenziale il già gravissimo disavanzo dell’Azienda Sanitaria senza
recare alcun giovamento alla situazione sanitaria dell’Asl
10 e senza garantire il diritto alla salute ai cittadini;
la spesa farmaceutica, ormai al di fuori da ogni controllo per la stessa
ammissione del direttore generale che anche in questo settore ha rivelato
gravissimi limiti e pesantissime responsabilità, rischia di portare l’Asl 10 al dissesto finanziario ed alla completa paralisi;
considerato che il “Quotidiano” ed il “Domani” del 17.2.2002 danno notizia che il
Giudice del Lavoro del Tribunale di Palmi ha annullato la delibera 22.8.2001, n.1433, adottata dal direttore generale, limitatamente agli
incarichi dirigenziali, condannando, l’Azienda al pagamento delle spese;
il direttore generale ha sempre agito con arroganza autoritaria non avendo
alcun rispetto delle regole e della professionalità degli operatori sanitari;
il direttore generale dell’Asl 10
è stato condannato per comportamento antisindacale e che la Cgil,
alla luce di questa sentenza, rinnova all’assessore alla Sanità la richiesta di
revocare il direttore generale;
la Cgil invita il direttore generale, dott. Pieri, “a prendere atto del proprio fallimento” ed a
dimettersi;
la Cgil ha annunciato che trasmetterà alla Corte
dei Conti tutti gli atti relativi alla vicenda;
la motivazione della sentenza, che così recita: “Il direttore generale ha
omesso la predisposizione di criteri che garantiscono la trasparenza nella
scelta dei soggetti ai quali conferire gli incarichi dirigenziali sulla base
della professionalità”, non lascia margine ad alcun dubbio ed indica
chiaramente come lo stesso abbia agito, con discrezionalità e senza
trasparenza, venendo meno ai doveri del proprio ufficio di manager pubblico al
di sopra delle parti;
constatato che, a questo punto, sia il Presidente della
Giunta regionale sia l’assessore alla Sanità non possono continuare a tacere
sulla situazione gravissima in cui è stata portata l’Asl
10 da una gestione irresponsabile e dannosa, anche perché il mantenimento del
silenzio non avrebbe altro significato che una chiara copertura delle scelte
illegittime ed arbitrarie finora compiute dal direttore generale -:
1. quali sono i risultati dell’indagine ispettiva
sull’Asl 10 che è stata disposta nelle scorse
settimane dall’Assessorato regionale alla Sanità;
2.
se non è indifferibile ed urgente un’immediata rimozione del
direttore generale dell’Asl 10, alla luce dei
danni provocati, per garantire, all’interno dell’Asl
10, una gestione legittima, trasparente, imparziale e di garanzia degli
interessi generali;
3. se gli atti, le azioni, i comportamenti ed i
provvedimenti adottati, censurati dal Giudice del Lavoro, siano compatibili con
la funzione di direttore generale di un’Azienda pubblica.
4. se non ritengano che un ulteriore loro
silenzio sulla vicenda non possa essere ritenuto alla stregua di un
comportamento omissivo se non addirittura di vera e propria copertura nei
confronti di un direttore generale che ormai si muove chiaramente al di fuori
delle leggi e che ha assunto come metodo di gestione dell’Asl
la pratica dell’illegittimità.
(217; 19.2.2002)
Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
a 19 dipendenti dell’Enaip, Ente di formazione
professionale associato all’Acli, da ben 3 anni non
viene corrisposto lo stipendio;
i suddetti dipendenti hanno iniziato a prestare la propria attività
lavorativa fin dal 1998 come collaborazione a tempo indeterminato e dal 1995 a tutt’oggi viene trasformata in rapporto di lavoro
dipendente;
il
restante personale, 120 unità, dipendenti dell’Enaip
è stato assorbito dalla Regione Calabria con legge regionale n. 15 del 1990;
il suddetto personale, stranamente, non è stato assorbito poiché alla data
di entrata in vigore della suindicata legge regionale
non risulta ancora dipendente, pur prestando la propria opera anche se come
collaboratore a tempo indeterminato;
allo stato l’Enaip sembra debba essere assorbita
dalla Solaris, nuova società di formazione
professionale collegata all’Acli, che dovrebbe
consentire in questo modo un inizio di attività libera da debiti che
rimarrebbero all’Enaip in via di scioglimento;
i suddetti 1avoratori si verrebbero a trovare
senza il proprio posto di lavoro, anche se non viene loro corrisposto lo stipendio
a decorrere dal 31/12/2001 -:
quali provvedimenti intende adottare per impedire il licenziamento dei 19
lavoratori del’Enaip;
se intende la S.V. procedere all’assorbimento dei suddetti nei ruoli della
Regione Calabria, mediante apposita legge regionale.
(216; 18.2.2002)
Tripodi P., Naccarato, Fava ed altri. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il porto di Roccella Ionica rappresenta per la locride e la Calabria una punta avanzata nel quadro dei
programmi di sviluppo della pesca e del turismo;
lavori importanti di completamento non sono stati realizzati;
gli attracchi sono diventati sempre più pericolosi;
parte del molo foraneo è venuto meno nel pavimento e rischia di sprofondare,
il continuo insabbiamento rischia d’impedire l’accesso al porto di
qualsiasi imbarcazione;
le denunce della lega navale sulle carenze compresa la mancanza di acqua e
d’illuminazione non hanno avuto alcuna risposta;
la capitaneria di porto sta per adottare un provvedimento di chiusura che
avrebbe ripercussioni negative sulla economia locale e l’immagine turistica
della Calabria -:
quali provvedimenti la Giunta regionale intende adottare per scongiurare le
gravi conseguenze che deriverebbero da una sottovalutazione della situazione e
dalla mancanza d’interventi tempestivi sulle strutture portuali.
(10; 11.2.2002)
Il Consiglio regionale premesso che
nei giorni scorsi è uscita la graduatoria L.
488/92 (Incentivi alle imprese) - Settore Industria;
in quasi tutte le Regioni del Sud si supera il 50 per cento di imprese
finanziate, anche grazie all’aumento dei fondi (pari a 1.000 miliardi), che il
Ministero delle attività produttive ha assegnato alla Legge 488/92,
l’unica derelitta risulta la Calabria afflitta da una cronica carenza di fondi,
ed in cui tali percentuali superano di poco il 30 per cento, così come era già
successo qualche mese fa per il settore turismo dove è stato ammesso e
finanziato il 16 per cento (scarso ) delle domande ammesse in graduatoria;
solo 174 imprese su 583 ammesse in graduatoria ordinaria e
132 su 357 ammesse in graduatoria speciale hanno ottenuto i finanziamenti;
all’interno della graduatoria ordinaria, le imprese del settore servizi sono
state fortemente penalizzate dalla limitazione dei fondi per tali categorie,
che è pari al 5 per cento dell’intero importo stanziato per il bando industria
e tutto ciò risulta totalmente anacronistico in quanto i pochi Euro sono
costantemente esauriti dalle grandi compagnie di telecomunicazioni (1) Tim - Telecom Italia Mobile Euro
2.811,63; 3) Rai Way Euro 2.162,94; 4) Telecom Italia
Euro 4.191,36);
le altre Regioni contribuiscono alla carenza di fondi
attraverso il cofinanziamento del bando con fondi
provenienti dal Piano operativo regionale (Por), aumentando così le possibilità
e le aspettative di molte imprese calabresi che ormai da tempo rimangono deluse
dall’esiguità dei fondi assegnati alla Calabria;
anche la Regione Calabria ha rifinanziato altre 35
imprese dell’ottavo bando Industria.
Tanto premesso impegna
il Presidente della Giunta regionale e l’assessore all’Industria affinché
provvedano ad attivare i meccanismi necessari allo scorrimento delle graduatone
ordinaria e speciale della Regione Calabria – bando industria.
(28; 11.02.2002) Pilieci,
Nucera ed altri
Il Consiglio regionale
premesso che con delibera della Giunta regionale n. 839 del 14/11/00 il Comune di
Corigliano Calabro è stato diffidato ad adottare il
nuovo Prg;
che a tale diffida il Comune destinatario non ha eccepito alcuna controdeduzione per come previsto dalla legge 15/81 art. 3
comma 2, che prevede entro 30 g.g. l’attivazione del commissariamento;
che non essendo intervenuta dalla data della diffida (14/11/00) alcuna
comunicazione da parte della G.R., né del
Dipartimento Urbanistica, in data 12 Luglio la nuova Amministrazione Comunale
chiedeva con nota del 18/07/01 la proroga dei termini di diffida adducendo a
giustificazione il fatto che pendeva dinanzi al Consiglio di Stato un
contenzioso riguardante l’affidamento dell’incarico al progettista per la redazione
del Prg;
che in data 07/11/01 con nota 32462 sempre il Comune comunicava alla Regione
ed al Dipartimento Urbanistica la sentenza del Consiglio di Stato 4573 del
12/06/01 che dichiarava definitivamente legittimo l’operato del comune;
che con delibera della Giunta Municipale dell’11/12/01 n. 404 il
comune di Corigliano ha proceduto alla ricognizione
degli atti e dei tempi necessari all’approvazione del Prg;
che in data 05/12/01 dopo circa un anno dalla data di diffida (14/11/00) e
dopo la definitiva sentenza nel contenzioso che pendeva dal 1996
sull’affidamento dell’incarico del Prg, la Giunta
regionale con delibera n.1046 procedeva alla nomina
del commissario per la redazione del Prg;
che tale iniziativa della Giunta regionale provocava una ferma e risoluta
azione dell’Amministrazione Comunale che costruiva una fitta interlocuzione sia
con l’assessore al ramo Prof. Bonaccorsi,
sia con lo stesso Presidente della Giunta regionale, onorevole Chiaravalloti.
Entrambi riconoscevano l’assoluta correttezza ed
operosità con cui l’Amministrazione Comunale in carica ha seguito la vicenda Prg, prendendo atto della stessa delibera n. 44 con cui la
Giunta Municipale riassumeva termini e tempi per l’adozione del Prg ed assumevano impegno a rivedere la vicenda;
che in data 15/01/02 la Giunta regionale approvava la delibera n. 44 con cui
revocava la 1046 del 05/12/01 e indicava, in un riconosciuto spirito di
cooperazione istituzionale, una terna di commissari tra cui il Sindaco protempore;
che in data 05/02/01 con delibera n. 83 sempre la Giunta
regionale modificava la delibera 44 ed eludeva dalla terna dei commissari il
Sindaco protempore, adducendo a motivazione il dato
che lo stesso nella funzione aveva assunto atti rilevanti all’adozione del Prg;
Considerato:
la palese illegittimità dell’atto di commissariamento
sia ai sensi della legge 15/81 che della legge 19/01;
che la città di Corigliano rappresenta per numero
di abitanti la sesta città della Calabria e che per dimensione territoriale,
complessità urbana, vivacità economica e presenze infrastrutturali,
una delle realtà più significative della Regione;
che sarebbe grave, oltremodo illegittimo ed irresponsabile un atto così
traumatico ai danni della comunità locale e mortificante nei confronti dello
stesso Consiglio comunale;
impegna
La Giunta regionale a voler revocare il commissariamento del Comune di Corigliano
Calabro per l’adozione del Prg ed a dare allo stesso
i termini entro cui
procedere.
30; 19.2.2002) Pirillo,
Pacenza, M. Tripodi ed altri
Il Consiglio regionale
visto
il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 15 febbraio 2002,
trasmesso dall’Ufficio Territoriale del Governo di Catanzaro in data 18
febbraio 2002, relativo alla sospensione del Sig.
Vincenzino Aiello dalla carica di consigliere della
Regione Calabria, a decorrere dal 14 gennaio 2002;
atteso che, trattandosi di sospensione intervenuta ai sensi dell’art. 15, commi
4-bis e 4-ter della legge
19 marzo 1990, n. 55, come modificato dalla legge 18 gennaio 1992, n. 16, e
dalla legge 12 gennaio 1994, n. 30, questo Consiglio regionale, ai sensi
dell’art. 3 della citata legge n. 30/94, deve procedere - nella prima adunanza
successiva alla notificazione del provvedimento di sospensione e, comunque, non
oltre trenta giorni dalla predetta notificazione - alla temporanea sostituzione
del consigliere sospeso, affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni
di consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato, dopo gli
eletti, il maggior numero di voti;
considerato che, come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio Centrale
Circoscrizionale presso il Tribunale di Cosenza, relativo alle elezioni del
Consiglio regionale della Calabria anno 2000, nella stessa lista n. 2 avente il
contrassegno “Ccd”, nella quale è stato eletto il
Consigliere sospeso, il candidato che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior
numero di voti è il Sig. Mario Albino Gagliardi con
cifra individuale 2.816;
ritenuto, pertanto, di dover procedere alla temporanea sostituzione del
consigliere Vincenzino Aiello affidando la supplenza
per l’esercizio delle funzioni di consigliere al Sig.
Mario Albino Gagliardi, in conformità della disposizione di legge sopra
richiamata;
vista la legge 12 gennaio 1994, n. 30;
delibera
di procedere alla temporanea sostituzione del consigliere regionale
Vincenzino Aiello, in atto sospeso dalla carica,
affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere regionale
al Sig. Mario Albino Gagliardi, candidato che ha
riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti con cifra individuale 2.816;
di dare atto che detta supplenza avrà termine a decorrere dalla data di
revoca del provvedimento giudiziario emesso dal Tribunale di Cosenza nei
confronti del suddetto consigliere Vincenzino Aiello,
dalla quale data automaticamente cessa la sospensione dalla carica”.
Art. 1
1. In conformità a quanto previsto dal
Regolamento Cee del Consiglio n. 2913/92 del 12
ottobre 1992 e dal Regolamento Cee della Commissione
n. 2454/93 del 2 luglio 1993 e successive modificazioni ed integrazioni, e nel
rispetto della normativa statale in materia, la Regione Calabria promuove la Istituzione di una zona franca nell’area portuale,
intermodale e industriale di Gioia Tauro e dei limitrofi
comuni di Rosarno e di San Ferdinando.
Art. 2
1. Il Presidente della Regione assume tutte le
iniziative necessarie ed opportune per pervenire alla costituzione della zona
franca di cui all’articolo precedente, anche in attuazione di quanto previsto
nel Protocollo d’intesa per lo sviluppo di iniziative
nel Porto di Gioia Tauro, noto come protocollo Ciampi del dicembre 1993.
Art. 3
1. La Regione promuove la costituzione di una
società a capitale pubblico-privato per la realizzazione e la gestione della zona franca di Gioia Tauro.
2. Per la partecipazione al capitale della
società di cui al primo comma è istituita apposita Upb con la somma di duemilionicinquecentomila Euro nel
Bilancio di previsione della Regione Calabria del 2002.
“Il Consiglio regionale
vista la proposta di legge al Parlamento, presentata dai Consiglieri regionali
Pirilli, Fedele, Bova,
Tripodi P., Nucera, Borrello,
Fuda, recante: “Istituzione della zona franca di
Gioia Tauro”;
visto l’art. 121 della Costituzione;
visto l’art. 16 dello Statuto regionale;
delibera
di approvare la proposta di legge al Parlamento che con gli emendamenti
introdotti, nell’unito testo, viene allegata alla presente per farne parte
integrante;
di conferire mandato al Presidente del Consiglio regionale affinché inoltri
al Parlamento la proposta di legge approvata”.
Art. 1
(Istituzione della zona franca di Gioia Tauro)
1. Nel rispetto del Regolamento Cee del Consiglio n. 2913/92 del 12 ottobre 1992 e del
Regolamento Cee della Commissione n. 2454/93 del 2
luglio 1993 e successive modificazioni ed integrazioni, è istituita una zona
franca nell’area portuale, intermodale e industriale di Gioia Tauro (prov. di Reggio Calabria) e dei limitrofi Comuni di Rosarno e di San Ferdinando.
Art. 2
(Delimitazione del territorio della zona franca)
1. La delimitazione
dell’ambito territoriale della zona franca è effettuata, su
proposta dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con i Ministri
delle Finanze, delle Infrastrutture, delle Attività Produttive e dell’Ambiente.
2. Successive modifiche dell’estensione
territoriale della zona franca sono adottate con la procedura di cui al
precedente comma.
Art. 3
(Attuazione e gestione della zona franca)
1. Ferme le competenze
che la normativa comunitaria e quella statale attribuiscono all’autorità
doganale e ad altre autorità, l’attuazione e la gestione della zona franca è affidata ad una società mista a capitale pubblico -
privato promossa dalla Regione Calabria.
2. Alla società di cui al comma primo possono
partecipare, nei limiti consentiti dalle normative vigenti, Enti locali, Enti
pubblici economici, Imprese, Istituti di credito e di assicurazione,
e singoli investitori.
3. L’Atto Costitutivo
e lo Statuto della società riservano ad almeno uno dei soci pubblici una
partecipazione non inferiore al quinto del capitale sociale.
Art. 1
1. L’articolo 16 del Titolo II della legge
regionale 25 novembre 1989, n. 8 è abrogato e sostituito dal seguente:
“1. In ciascun capoluogo di provincia è
istituita, ai sensi dell’art. 9 della legge 8 agosto 1985, n. 443, la
Commissione provinciale per l’artigianato, quale organo di rappresentanza e di
tutela dell’artigianato.
2. La Commissione provinciale per l’artigianato è
costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale ed è composta:
a) da sei titolari di imprese
artigiane, presenti ed operanti nella Provincia, designati in base al loro
grado di rappresentatività delle Organizzazioni artigiane più rappresentative a
livello nazionale e presenti nella Provincia;
b) da tre esperti in materia giuridico-economica
designati in base al loro grado di rappresentatività delle Associazioni
Artigiane maggiormente
rappresentative a livello regionale operanti nella Provincia;
c) da un rappresentante della Direzione
provinciale dell’Inail;
d) da un rappresentante della Direzione
provinciale del Lavoro;
e) da una rappresentante della Direzione
provinciale dell’istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
3. La Commissione elegge fra i propri componenti il Presidente ed il Vicepresidente. Il Presidente
è eletto fra i componenti di cui alla lettera a).
4. Le Commissioni durano in carica cinque anni e
alla scadenza sono rinnovate a norma delle
disposizioni regionali in vigore.
5. Le designazioni dei componenti
devono essere comunicate al Presidente della Giunta regionale entro trenta
giorni dalla richiesta, trascorsi i quali il Presidente della Giunta regionale
può provvedere ugualmente alle nomine in base alle designazioni pervenute e le
Commissioni sono validamente costituite e possono funzionare con la nomina di
almeno la metà più uno dei componenti.
6. Per la validità delle riunioni della
Commissione è necessaria la presenza della maggioranza assoluta dei componenti. Le deliberazioni devono essere adottate a
maggioranza dei presenti computando gli astenuti; in caso di parità di voti
prevale il voto del Presidente.
7. I componenti della
Commissione decadono automaticamente dall’Ufficio nei casi di perdita dei
requisiti richiesti per la nomina e per mancata partecipazione, non
giustificata, alle sedute per tre riunioni consecutive.
8. La decadenza è pronunciata dal Presidente
della Giunta regionale.
9. I componenti se
deceduti o dimissionari o decaduti sono sostituiti dal Presidente della Giunta
con le procedure precedenti.
10. Svolge le funzioni di Segretario un
funzionario regionale del profilo professionale VIII liv.
Nominato con decreto dal Direttore Generale del Dipartimento “Industria -
Commercio - Artigianato”.
Art. 2
1. Gli articoli 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33,
34, 35 della legge regionale 25 novembre 1989, n. 8 e la lettera b) del comma
2, dell’art. 1 della legge regionale 26 ottobre 1994, n. 23 sono abrogati.
Art. 1
1. Alla fine del 1° comma dell’art. 3, dopo le
parole “della presente legge” sono aggiunte le parole “, indicando la data
dalla quale chiede di essere esonerato dal servizio.”
2. Dopo il 1° comma dell’art. 3 viene aggiunto il seguente comma:
“1 bis. Il dipendente può rinunciare al richiesto
esodo volontario con domanda da presentarsi almeno trenta giorni prima della
data indicata per la cessazione del servizio”.
Art. 2
1. Dopo il 2° comma dell’art. 6 è aggiunto il
seguente comma:
“2 bis. Con successivi provvedimenti possono
essere apportati correttivi che si rendessero
necessari in conseguenza dell’applicazione del precedente comma 1 bis dell’art.
3”.
Art. 3
1. Il comma 1 dell’art. 6, è abrogato e
sostituito dal seguente:
“Il cinquanta per cento dei posti resisi vacanti
a seguito dell’applicazione della presente legge saranno
portati in diminuzione nella dotazione organica del ruolo del personale della
Giunta regionale dopo la rideterminazione prevista
dal successivo comma 2.”
2. Il comma 2 dell’art. 6 è abrogato e sostituito
dal seguente:
“2. La Giunta regionale entro sei mesi
dall’entrata in vigore della presente legge, provvede alla rideterminazione
della propria dotazione organica secondo i principi di cui all’art. 1.”.
Art. 4
1. L’art. 7 della legge regionale 11 gennaio
2002, n. 7 è abrogato.
Art. 1
(Oggetto)
1.
Il Consiglio regionale assicura ai Gruppi consiliari, con spesa a carico del
proprio bilancio, il personale e i mezzi necessari all’assolvimento delle loro
funzioni nei modi e nei limiti previsti dallo Statuto e dalla presente legge.
Art. 2
(Organizzazione)
1. Ciascun Gruppo, sulla base di autonome scelte, organizza il proprio
funzionamento e individua le iniziative da porre in essere, provvedendo alle
relative spese senza alcuna limitazione di importo all’interno delle somme
globalmente assegnate.
Art. 3
(Sedi ed attrezzature)
1. L’Ufficio di
Presidenza del Consiglio regionale assicura ai Gruppi per la esplicazione
delle loro attività, la disponibilità di locali e attrezzature tenendo presenti
le esigenze di base comuni ad ogni Gruppo e la consistenza numerica dei Gruppi
stessi.
2.
I mobili, le macchine e gli altri oggetti assegnati ai Gruppi consiliari sono
elencati in separato inventario e sono dati in carico, con apposito
verbale, ai Presidenti dei Gruppi che ne diventano consegnatari responsabili.
In caso di cambiamento del Presidente di un Gruppo, il
Presidente uscente consegna al Provveditorato del Consiglio i beni inventariati
che ha ricevuto in carico.
3.
L’Ufficio di Presidenza provvede alle spese postali, telefoniche e di
cancelleria nei limiti stabiliti annualmente con apposita
deliberazione.
Art. 4
(Spese di funzionamento e aggiornamento)
1.
Per le spese organizzative, di funzionamento, di rappresentanza, di aggiornamento, studio e documentazione, comprese
l’acquisizione di consulenze qualificate e la collaborazione professionale di
esperti, e per far conoscere l’attività dei Gruppi consiliari è assegnato a
ciascun Gruppo consiliare un contributo a carico dei fondi a disposizione del
Consiglio regionale costituito da:
a) una quota mensile
fissa di Euro 2066,00 (Lire 4.000.000) per ciascun
Gruppo quale ne sia la consistenza, maggiorata di Euro 1033,00 (Lire 2.000.000)
per ciascun componente il Gruppo medesimo;
b)
una quota annua, da corrispondersi in rate mensili, variabile secondo la
consistenza del Gruppo, sulla base dei seguenti criteri:
1)
Gruppi fino a 2 Consiglieri, Euro 5165,00 (Lire
10.000.000);
2)
Gruppi da 3 a 5 Consiglieri, Euro 12395,00 (Lire
24.000.000);
3)
Gruppi da 6 a 8 Consiglieri, Euro 14460,00 (Lire
28.000.000);
4)
Gruppi da 9 a 13 Consiglieri, Euro 16527,00 (Lire
32.000.000);
5)
Gruppi oltre 13 Consiglieri, Euro 18592,00 (Lire
36.000.000).
2. Se nel corso dell’anno a seguito di
nuovi elezioni o per qualsiasi altra causa, un Gruppo viene a cessare o
viene a costituirsi un nuovo Gruppo o varia la consistenza numerica dei Gruppi
esistenti, le conseguenti variazioni, nella assegnazione dei contributi,
decorrono dal mese immediatamente successivo a quello in cui la cessazione, la
nuova costituzione o la variazione numerica del Gruppo è intervenuta.
Art. 5
(Divieto di finanziamento ai partiti)
1. I Gruppi consiliari non possono utilizzare neppure
parzialmente i contributi in denaro a carico del bilancio del Consiglio
regionale per finanziare, direttamente o indirettamente, attività estranee ai
Gruppi o alle loro finalità o comunque in violazione
delle norme previste dalle leggi 2 maggio 1974, n. 195 e 18 novembre 1981, n.
659 e successive modificazioni ed integrazioni.
Art. 6
(Divieto di finanziamento ai Consiglieri
regionali)
1. I Gruppi non possono corrispondere ai Consiglieri
regionali compensi per prestazioni d’opera intellettuale o rimborsi spese per collaborazione. Sono tuttavia consentiti rimborsi
a piè di lista delle spese per la partecipazione ad attività rientranti nella
previsione della presente legge.
Art. 7
(Rendiconti e controlli)
1. I Presidenti dei Gruppi consiliari sono tenuti a
presentare all’Ufficio di Presidenza entro il 31 marzo di ogni
anno una nota riepilogativa circa l’utilizzazione dei fondi amministrati
nell’anno precedente.
2. Gli atti amministrativi e di gestione relativi ai fondi di competenza del Consiglio sono
sottoposti al controllo autonomo ed esclusivo dell’Assemblea regionale secondo
le norme del regolamento interno.
Art. 8
(Assegnazione di personale)
1. L’attività del personale alle dipendenze dei Gruppi
consiliari è svolta a mezzo di pubblici dipendenti
appartenenti ai ruoli del Consiglio e della Giunta o comandato da altre
Pubbliche Amministrazioni.
2. Ciascun Gruppo consiliare ha diritto alla
assegnazione a carico del Bilancio del Consiglio regionale, di un
contingente di personale secondo la tabella “ A “ allegata alla presente legge.
3. Ferma restando l’assegnazione di una unità
di personale di categoria D per ciascun Gruppo, se il rimanente contingente è
di due unità, un dipendente dovrà appartenere alla categoria B e tale numero è
elevato a due se il rimanente contingente supera le due unità, mentre il
restante personale potrà appartenere alla categoria C.
4. E’ fatta salva la possibilità di ricorrere a personale
in possesso di qualifiche anche inferiori, senza diritto da parte dei Gruppi
consiliari a rimborsi sostitutivi per le eventuale differenza
di trattamento economico in godimento.
5. Il Consiglio regionale rimborsa alle Amministrazioni
interessate la spesa per il trattamento economico dei dipendenti durante il
periodo in cui sono utilizzati dai Gruppi consiliari a
norma delle disposizioni precedenti.
6. I Gruppi consiliari possono avvalersi di personale
estraneo ai ruoli del Consiglio e della Giunta e delle altre Pubbliche
Amministrazioni entro i limiti fissati dal contingente agli
stessi assegnato, ai sensi del precedente comma 2.
Art. 9
(Procedure per l’assegnazione del personale)
1.
Il personale di cui all’art. 8 è richiesto nominativamente dai Presidenti dei
Gruppi consiliari all’Ufficio di Presidenza del
Consiglio regionale che provvede all’assegnazione ovvero se trattasi di
personale dipendente dalla Giunta regionale o da altre Pubbliche
Amministrazioni, attiva la procedura di comando per la successiva assegnazione
ai Gruppi.
2.
Per l’assegnazione ai Gruppi consiliari deve essere formalmente acquisito, a
cura del Gruppo richiedente, l’assenso del dipendente.
3.
I Pubblici dipendenti assegnati ai Gruppi consiliari conservano i diritti ed i
doveri del proprio stato giuridico ed economico e operano alle dirette
dipendenze del Presidente e del Gruppo consiliare.
4.
Per il personale estraneo alla Pubblica Amministrazione il
rapporto è regolato da contratto di diritto privato a termine.
5.
Il trattamento economico è regolamentato e quantificato, con proprio atto,
dall’Ufficio di Presidenza.
Art. 10
(Orario, trasferte,
missioni)
1. La flessibilità
dell’orario di servizio del personale assegnato, a
norma della presente legge, ai Gruppi consiliari è stabilita dai rispettivi
Presidenti.
2. I limiti delle
prestazioni di lavoro straordinario, delle trasferte e delle missioni sono
definite, con proprio atto, dall’Ufficio di Presidenza.
Art. 11
(Finanziamento
sostitutivo)
1. Ai Gruppi
consiliari che non si avvalgono in tutto o in parte del contingente loro
spettante, è erogato un finanziamento sostitutivo per ogni unità di personale a
cui rinuncia pari al costo globale previsto per il
personale regionale appartenente alla categoria C1.
Art. 12
(Gruppo
misto)
1. Le dotazioni
attribuite al Gruppo misto sono determinate avendo riguardo del numero e della
consistenza delle componenti politiche in esso
costituite, in modo tale da poter essere ripartite tra le stesse in ragione
delle esigenze di base comuni e della consistenza numerica di ciascuna
componente.
Art. 13
(Abrogazione
di leggi)
1. Sono abrogate la
legge regionale 13 marzo 1979, n. 4, la legge 5 aprile 1985, n. 15 e la legge
regionale 12 agosto 1996, n. 23 e loro successive modificazioni e integrazioni.
Art. 14
(Norma
finanziaria)
1.
Gli oneri conseguenti all’applicazione della presente legge gravano sulle spese
generali di funzionamento del Consiglio regionale.
Allegato
1
Tabella
“A”
Composizione Gruppi
|
Contingente personale assegnato |
Fino a 2
Consiglieri |
2 + 1 cat D |
Da 3 a 5 Consiglieri |
4 + 1 cat D |
Da 6 a 8 Consiglieri |
5 + 1 cat D |
Da 9 a 13 Consiglieri |
6 + 1 cat D |
Oltre 13 Consiglieri |
7 + 1 cat D |
Il Consiglio regionale
premesso che
a seguito delle decisioni Comunitarie, è stato fissata al 31.12.2001, la
soppressione del sistema “rete da posta derivante” per la cattura del pesce
spada.
In attesa che, il Ministero delle Politiche Agricole, attui il Piano di
riconvenzione nazionale, per le rimanenti 90 imprese di pesca, oggetto di tali
provvedimenti Comunitari.
Considerato che, nelle marinerie calabresi e in
particolare quella di Bagnara Calabra, (circa 12
unità di pesca), sono presenti le ultime imprese sopravvissute al precedente
piano di esodo volontario (D.M. 29 maggio 1997);
considerato che, i tempi operativi per attuare un’eventuale riconversione sono
insufficienti essendo l’inizio della campagna di pesca imminente (Aprile 2002).
che la immediata sospensione di questa attività, senza sostituzioni
alternative, farebbe crollare l’economia di questa zona, basata principalmente
sulla pesca del pesce spada.
Tale attività, risulta essere una “pesca
speciale” (Reg. C.E. 1626/94),
limitata nel tempo (Maggio-Agosto), circoscritta nell’area geografica
(Compartimento Marittimo di Reggio Calabria - Golfo di Policastro) e principale
fonte di reddito ed occupazionale per i 4/12 dell’attività economica annuale
nelle diverse comunità locali.
Preso atto che, per essere considerata “pesca
speciale” le imprese hanno dovuto versare ogni anno una tassa di L. 500.000 (D.M. 26/07/1995 “onere per pesche
speciali” rete da posta derivante pesce spada - Tesoreria provinciale
dello Stato di Reggio Calabria Capo XVII Capitolo 3590).
Visto che il Consiglio di Pesca di Bruxelles, ha
prorogato per le pesche speciali, in regime di deroga al 31.12.2002 e che
l’attività di Pesca da posta derivante pesce spada, rientra nelle esche
speciali;
inoltre, come già proposto, dal Ministero delle Politiche Agricole al
Commissario della Commissione Europea, Franz Fischeler, in data 30 Ottobre 2001, l’Unione Europea sarà
chiamata ad un approfondimento, sollevando il problema delle “spadare” nella sede del C.G.P.M.
(Consiglio Generale Pesca del Mediterraneo) operante in sede Fao, dove si dovranno adottare norme comuni e non
diversificate per tutti i pescatori che nel Mediterraneo esercitano la pesca
con questo tipo di rete, per non creare sperequazioni economiche dovute alle
importazioni commerciali ed al calo occupazionale.
Tutto ciò premesso, a voto unanime, delibera
di richiedere, all’On. Ministro delle Politiche Agricole e al Commissario
della Commissione Europea, una deroga, dei termini previsti per la Pesca
Speciale con rete da posta derivante per la cattura del pesce spada, per il
solo periodo Maggio-Agosto 2002.
(29;
19.2.2002) Nucera ed altri