VII legislatura

45.

Seduta di martedì 19 febbraio 2002

 

Presidenza del Presidente Luigi Fedele

La seduta inizia alle15,50

Franco PILIECI, Segretario

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Franco PILIECI, Segretario

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 162/7^ d’Ufficio recante “Temporanea sostituzione del consigliere Vincenzino Aiello, in atto sospeso dalla carica, con il consigliere Mario Albino Gagliardi”.

PRESIDENTE

Do lettura dello schema di deliberazione:

“Il Consiglio regionale

visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 15 febbraio 2002 trasmesso dall’ufficio territoriale del Governo di Catanzaro in data 18 febbraio 2002 relativo alla sospensione del signor Vincenzino Aiello dalla carica di consigliere della Regione Calabria a decorrere dal 14 gennaio 2002, atteso che trattandosi di sospensione ai sensi dell’articolo 15, commi 4 bis e 4 ter della legge 19 marzo 1990, numero 55 come modificato dalla legge 18 gennaio 1992, numero 16 e dalla legge 12 gennaio 1994, numero 30, questo Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 3 della citata legge numero 30/94 deve procedere alla prima adunanza successiva alla notificazione del provvedimento di sospensione e comunque non oltre 30 giorni dalla predetta notificazione alla temporanea sostituzione del consigliere sospeso affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato dopo gli eletti il maggior numero di voti.

Considerato che come risulta dalla copia del verbale dell’ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Cosenza relativo all’elezione del Consiglio regionale della Calabria anno 2000 nella stessa lista numero 2 avente il contrassegno Ccd nella quale è stato eletto il consigliere sospeso il candidato che ha riportato dopo gli eletti il maggior numero di voti è il signor Mario Albino Gagliardi con cifra individuale 2.816 voti.

Ritenuto pertanto di dover procedere alla temporanea sostituzione del consigliere Vincenzino Aiello affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al signor Mario Albino Gagliardi in conformità alle disposizioni di legge sopra richiamate;

vista la legge 12 gennaio 1994, numero 30;

delibera

di procedere alla temporanea sostituzione del consigliere regionale Vincenzino Aiello in atto sospeso dalla carica affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere regionale al signor Mario Albino Gagliardi, candidato, che ha riportato dopo gli eletti il maggior numero di voti con cifra individuale 2.816;

di dare atto che detta supplenza avrà termine al decorrere dalla data di revoca del provvedimento giudiziario emesso dal Tribunale di Cosenza nei confronti del suddetto consigliere Vincenzino Aiello dalla quale data automaticamente cessa la sospensione dalla carica”.

Pongo in votazione la deliberazione testé letta.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE

Il consigliere Mario Albino Gagliardi può prendere posto tra i banchi.

Progetto di legge numero 210/7^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Zona franca del porto di Gioia Tauro

PRESIDENTE

Si passa adesso al secondo punto all’ordine del giorno che riguarda il progetto di legge numero 210/7^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Zona franca del porto di Gioia Tauro”.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI, relatore

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto della Giunta regionale posto al primo punto dell’ordine del giorno per effetto di valutazioni inerenti e conseguenti allo studio che hanno condotto l’apposito gruppo di lavoro e il sottoscritto quale estensore del progetto dopo e anche dopo un confronto avvenuto ieri col Presidente della Giunta, ha subìto delle modificazioni e viene quindi sostituito con un emendamento da una ulteriore proposta di legge, che viene sottoposta all’Aula, che l’Assemblea fa al Parlamento italiano.

Ciò di cui ci accingiamo a discutere potrà rappresentare nel prosieguo dei mesi e degli anni un momento di straordinaria ed eccezionale importanza per i destini della nostra comunità regionale.

Abbiamo voluto, e per questo ringrazio tutti i capigruppo oltre che il Presidente, che questa seduta avesse una sua solennità. L’abbiamo voluto perché l’argomento di cui ci occupiamo è di fondamentale importanza per dare a questo territorio, a questa regione una occasione di sviluppo fin qui negato.

Non vi è dubbio che gli anni dal dopoguerra hanno rappresentato per il sud e per la Calabria in particolare un periodo che non può certo definirsi di vivacità economica ed imprenditoriale, di organizzazione del territorio e delle sue strutture, della infrastrutturazione del territorio, del proliferare di quell’economia che intorno alle aziende (piccole, medie o grandi che siano) rappresentano ed hanno rappresentato altrove l’elemento di sviluppo in grado di dare occupazione, in grado di migliorare la qualità della vita degli abitanti del territorio.

Siamo stati per molti versi una economia assistita, taluni dicono parassitaria, abbiamo patito l’immigrazione interna, la non eccessiva attenzione dei governi nazionali che hanno considerato, forse privilegiandolo, il nord come il bacino naturale al sud dell’Europa in grado di competere con l’Europa medesima.

La Calabria sempre più, anno dopo anno, è precipitata fino ad essere all’ultimo posto degli indicatori che misurano il livello, la qualità, l’intensità della vita, il livello economico e di sviluppo sociale.

Quando si parla di grandi infrastrutture e si vede lo spiraglio di rendere la Calabria competitiva sia pur in prospettiva con le altre Regioni d’Italia, quando si parla non solo del ponte sullo Stretto come di una ipotesi credibile, attuale, comunque destinata a prendere corpo in un futuro non lontano, non si tiene conto – o lo si fa proprio perché si tiene conto – che la Calabria oggi non è in grado di reggere il confronto con un’opera così maestosa, così proiettata verso il futuro delle regioni che ad essa sono interessate. La Calabria contestualmente a questo ha bisogno di grandi infrastrutture, di autostrade, di alta velocità, di dorsali e tutto questo appare oggi possibile ma non immediato. Se le previsioni più rosee possono farci ritenere che da qui ad un decennio tutto questo potesse essere realtà, il problema che ci siamo posti è cosa accadrà da qui a dieci anni, come faremo in questi 10 anni a rendere sostenibile il nostro sviluppo e ad uscire da quell’obiettivo 1 al quale sembra siamo stati relegati e destinati ad esser relegati.

Prende corpo per volontà di tutto il Consiglio che con una sua delibera unanime ha deciso di dare vita ad una Commissione per lo studio e per la proposta che ora vado ad illustrare ed alla consapevolezza dei componenti la Commissione che ringrazio tutti per l’impegno fin qui profuso, i componenti sono i firmatari con me delle proposte di legge, gli onorevoli Fedele, Bova, Nucera, Borrello, Fuda e ringrazio anche il Presidente del Consiglio nella sua qualità e il Presidente della Giunta perché ieri, a conclusione di un lavoro faticoso, con un approfondimento ed un confronto per le posizioni che peraltro verso erano state anche affrontate autonomamente dalla Giunta, siamo pervenuti a quella che è apparsa e che appare oggi esser la soluzione ottimale, comunque la soluzione possibile.

Tuttavia, prima di illustrare le proposte così come è di dovere, mi soffermerei sugli aspetti preliminari o relazionali considerando e riflettendo insieme a voi su cosa, con chiarezza votando, vogliamo si realizzi, la zona franca, che noi oggi consideriamo essere di fondamentale importanza

Se consideriamo il livello mondiale, 102 nazioni su 228 hanno istituito circa 900 zone franche, di queste la metà, circa 600, sono ubicate in nord America ed in Asia, 81 sono in Europa. Le attività produttive, commerciali e finanziarie, l’apertura dei mercati, la liberalizzazione del commercio e dei trasporti generate dalle politiche economiche attuate nelle aree di influenza nord americana per effetto, si ritiene, di quel gran numero di zone franche, hanno prodotto una evidente rivalutazione geo-economica del Mediterraneo.

In questo quadro, la posizione geografica ottimale di un porto mediterraneo è valutata principalmente in funzione di tre parametri: baricentricità rispetto alle due estremità orientate ad occidente, orientali e occidentali del mercato mediterraneo; distanza che intercorre tra i porti e la rotta ottimale tra Suez e Gibilterra; disponibilità di fondali, di banchine e di aree.

La chiarezza e la consapevolezza degli obiettivi da perseguire relativamente alle regioni meridionali e tra queste quella che registra un più consistente ritardo nello sviluppo, la Calabria, presuppongono una maggiore incisività politica in grado di accelerare la dinamica dei processi di sviluppo socio-economico. Il sistema economico territoriale della Calabria presenta una struttura produttiva che risulta caratterizzata principalmente da micro imprese il cui numero medio di addetti è inferiore alla media del Mezzogiorno e dell’Italia per le quali il principale mercato di riferimento è quello locale e regionale.

Il sistema produttivo evidenzia forti difficoltà ad intraprendere percorsi di cambiamento e di innovazioni mentre il sovradimensionamento del comparto agricolo il 23 per cento della forza lavoro, la debolezza del settore industriale il 18 per cento della forza lavoro, e la dipendenza dal settore pubblico e dei servizi il 59 per cento della forza lavoro, concorrono a determinare in termini di erogazione dei redditi un quadro di scarsa vivacità e propulsività dell’economia calabrese.

Il livello di disoccupazione in Calabria si è attestato sul valore più basso registrato nell’ultimo decennio al 28 per cento, portando il differenziale tra il tasso di disoccupazione calabrese e quello delle altre regioni meridionali a 6,7 punti percentuali, mentre è quasi triplo rispetto alla media nazionale.

La Calabria è caratterizzata da un rapporto tra Pil procapite e tasso di disoccupazione che è il più basso tra tutte le regioni meridionali. Tale rapporto rende ancora più evidente la condizione di precarietà dell’economia regionale.

La chiusura rispetto ai circuiti internazionali risulta evidente dai dati sull’export regionale, 597 miliardi, che incidono appena per lo 0,1 per cento sul totale nazionale. Tale dato non solo è distante da quello nazionale, ma registra un distacco di 11 punti percentuali da quello relativo al Mezzogiorno.

La dotazione infrastrutturale della Calabria è pari al 79,4 per cento della media nazionale e ciò solo grazie alla presenza di rilevanti strutture portuali che consentono a tale indice di non discostarsi sensibilmente dal valore registrato per il Mezzogiorno. Particolarmente carenti risultano essere le strutture di trasporto terrestre a causa della modesta ed ormai insufficiente rete viaria e ferroviaria.

La presenza in Calabria di un centro di eccellenza portuale, come è notoriamente il porto di Gioia Tauro, per volume di movimentazioni, per qualità di servizi e per altro grado di internazionalizzazione, pur costituendone la precondizione non ha attivato un sensibile processo di sviluppo del territorio.

L’insieme di tutti gli indicatori regionali che attestano il ritardo nel processo di sviluppo concorrono a determinare l’inclusione della Calabria nell’elenco delle Regioni della Comunità europea che fruiscono degli aiuti di cui all’obiettivo 1.

I tre obiettivi fondamentali della politica regionale europea nel processo di sviluppo e di integrazione sono la coesione economica e sociale, la salvaguardia e la gestione delle risorse naturali e del patrimonio culturale ed infine una competitività più equilibrata del territorio europeo.

La liberalizzazione del mercato contribuisce a rafforzare la concorrenza generalmente a beneficio di quei territori che presentano le condizioni locali migliori, ciò implica tuttavia il rischio di una marginalizzazione crescente di alcune zone meno preparate ed in ritardo di sviluppo come la regione Calabria, dovuta a questo accentuarsi della pressione concorrenziale esercitata da quelle aree o regioni più avvantaggiate.

La politica dell’Unione europea riconosce senza riserve la necessità di un intervento atto a garantire l’equilibrio tra concorrenza ed obiettivo di interesse generale. In tal senso, pur vigendo il principio che gli aiuti di Stato non sono compatibili con il mercato comune, sono ammesse determinate categorie di aiuti a sostegno dello sviluppo o della riconversione economica per consentire alle regioni più deboli di compensare i loro vantaggi strutturali.

In forza del trattato sulla Unione, la comunità è tenuta a cooperare alla creazione e allo sviluppo di reti transeuropee nei trasporti, tale politica intende favorire in particolare la realizzazione degli obiettivi comunitari di un buon funzionamento del mercato interno e del rafforzamento della coesione economica e sociale. Per perseguire tali obiettivi è necessario migliorare l’integrazione e l’accesso alle varie reti nazionali in particolare delle categorie periferiche.

In altre parole, la politica comunitaria è orientata a consentire che aumentino la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali, creando le condizioni per lo sviluppo imprenditoriale e per la localizzazione di nuove iniziative.

In questo contesto, si inserisce il piano generale a livello europeo dei trasporti che per quel che ci riguarda prevede anche le opere di grande infrastrutturazione della rete ferroviaria e stradale esistente. Per le infrastrutture portuali si è identificato il doppio obiettivo di rafforzare il ruolo strategico dell’Italia nella dinamica dei traffici marittimi mondiali e di promuovere il trasporto sul mare in alternativa a quello su strada, le famose autostrade del mare.

All’interno dell’asse reti e nodi di servizio, l’obiettivo specifico mira ad agevolare l’incremento e qualificare l’interscambio di merci e la mobilità delle persone fra il Mezzogiorno e l’esterno realizzando e migliorando la connessione tra reti locali e reti globali attraverso l’innalzamento dei livelli di accessibilità e di standard di sicurezza e della logistica.

Per ridurre il divario economico e sociale della Calabria ed avvicinarla non solo al resto d’Italia ma anche ai paesi comunitari da un punto di vista di standard produttivi ed economici deve realizzarsi la promozione di nuove iniziative imprenditoriali.

Gioia Tauro ha esordito come porto operativo nel 1996 conquistando in appena cinque anni di attività - da zero a circa 3 milioni di container movimentati - la leadership assoluta nel Mediterraneo. Il porto di Gioia Tauro è geograficamente localizzato in una posizione di particolare vantaggio in virtù della sua baricentricità, sia rispetto alla rotta ottimale sull’asse Suez-Gibilterra che rispetto alla distanza con i maggiori porti del mercato infra-mediterraneo.

Le movimentazioni relative ai container nell’anno 2000 sono risultate essere pari a 2 milioni e 700 mila Teu; tale quantità lo pone al primo posto, con largo margine, tra i porti di transhipment mediterranei sia nazionali che comunitari ed extracomunitari. Le merci containerizzate sia in arrivo che in partenza dal porto vengono movimentate per il 97 per cento con la modalità marittima, per il 2 per cento con quella ferroviaria e per l’1 per cento con la viaria. I collegamenti marittimi attivati da e per il porto con frequenze settimanali attualmente sono 29 con porti extra Mediterraneo mentre quelli con porti infra Mediterraneo sono 93.

L’analisi economica sul flusso delle merci che transitano nel porto indica in quella a più alto valore aggiunto la percentuale dominante mentre l’analisi merceologica identifica i seguenti prodotti: attrezzature, condizionatori, giocattoli, informatica, macchine, elettronica, componentistica, tessile, abbigliamento, prodotti chimici intermedi. Lo scenario di sviluppo tendenziale della domanda di transhipment ipotizza per il Mediterraneo una crescita complessiva dei volumi trasportati dagli attuali 19 ai 35 milioni di container nell’anno 2010. A parità di crescita il porto di Gioia Tauro aumenterà il suo volume di movimento a circa 5 milioni di container nell’anno 2008, il porto di Gioia Tauro leader Mediterraneo di transhipment al fine di sostenere la competizione internazionale e limitare il rischio di volatilità che caratterizza le scelte localizzative dei grandi operatori del trasporto marittimo ha la necessità di interagire col proprio territorio.

L’accessibilità via terra all’area portuale di Gioia Tauro è assicurata dall’autostrada A-3 Salerno-Reggio Calabria, dall’autostrada 18 Salerno-Reggio Calabria, dalla linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria sulla quale converge la linea adriatica in provenienza da Bari.

La qualità delle infrastrutture di accesso via terra al porto risulta essere tra gli elementi di criticità per lo sviluppo dell’area così come lo sono in termini assoluti per l’intera Regione Calabria. La disponibilità di spazi portuali e retroportuali assomma a circa 1200 ettari di cui 600 immediatamente utilizzati.

A tal proposito volevo ricordare che nel protocollo Ciampi del ’93 tra le infrastrutture vi era anche il collegamento dell’autostrada in uscita da Gioia Tauro al porto di Gioia Tauro, mentre allo stato vi è solo il collegamento da Rosarno, sono fondi governativi che avrebbero dovuto essere devoluti ed investiti in quella direzione.

Le politiche economiche sociali, nazionali e comunitarie non hanno prodotto un sensibile risultato nel compensare e superare da parte del territorio calabrese il ritardo del proprio svantaggio socio-economico. Per favorire la crescita sociale e lo sviluppo, massicci interventi finanziari sono destinati alle infrastrutture sia per il potenziamento che per l’adeguamento delle reti autostradali, ferroviarie e portuali tutte a valenza nazionale e comunitaria.

Nessun progetto infrastrutturale potrà produrre da solo i benefici auspicati in assenza di iniziative, innovative nei confronti del passato, che siano finalizzate a determinare in concreto sia l’interesse che l’appetibilità imprenditoriale, a localizzare gli insediamenti nell’area calabrese. In questo contesto, l’istituzione della zona franca del porto di Gioia Tauro assume la funzione sia di variabile di rottura capace di dotare l’area di una forza di attrazione imprenditoriale determinata dalla maggiore competitività dell’area che di contrapposizione e di recupero del disagio ambientale relativo alla sicurezza sociale.

In tale esame geo-economico dell’area mediterranea emerge e non va sottovalutato né tralasciato che uno dei fattori di competitività posto in essere in sostanza da tutti i paesi concorrenti nel medesimo mercato interni ed esterni alla stessa comunità è l’attivazione di zone franche.

Sulle sponde del Mediterraneo, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Malta, Egitto, Turchia, Cipro, Algeria e Grecia si sono dotate di simile zone localizzate presso aree portuali.

L’intento che si prefiggono le zone franche è, attraverso forme agevolative di carattere doganale, fiscale e finanziario, di attirare investimenti esteri per promuovere lo sviluppo e l’occupazione dei relativi territori, con lo scopo prevalente di porsi quale polo di attrazione economica al centro di un grande mercato qual è il Mediterraneo.

L’attivazione della zona franca di Gioia Tauro nel mentre determina un riequilibrio dei fattori competitivi tra i paesi che gravitano nel Mediterraneo si propone di contribuire e rafforzare il ruolo di preminenza e leadership della nazione italiana e della stessa Unione europea.

Gioia Tauro è il porto posto al confine sud-est del territorio comunitario; nel Mediterraneo per le sue caratteristiche baricentriche riferite sia alla posizione geografica che alla distanza rispetto ai mercati offre il miglior trans-time riferito all’intero sistema portuale mediterraneo. L’area portuale sotto il profilo culturale e tecnico presenta una tra le migliori performance per competere efficacemente al ruolo di piattaforma produttiva e logistica sia nazionale che comunitaria nell’area mediterranea. Tale competitività è rafforzata ulteriormente dal posizionamento territoriale dell’area portuale che con pochissimi altri esempi dispone di ampissimi spazi destinati allo sviluppo industriale e commerciale non occlusi da aree cittadine né tanto meno da pre-esistenti impianti industriali a rischio ambientale.

In questa ottica, l’area portuale si propone attraverso la costituzione della zona franca di assolvere sia all’impegno di promuovere lo sviluppo del proprio territorio, la Calabria, che di accrescere il ruolo della comunità e la leadership della Nazione nel mercato mediterraneo.

Per quanto attiene le motivazioni di politica socio-economica nazionale e comunitaria per uno sviluppo sostenibile non solo del sistema infrastrutturale ed imprenditoriale ma anche di quello della sicurezza sociale, la realizzazione della zona franca del porto di Gioia Tauro rappresenta una iniziativa a forte impatto economico ed occupazionale in grado di avviare concretamente un processo competitivo di sviluppo endogeno ed esogeno della Calabria, fruendo ed interagendo con un centro di eccellenza mondiale quale oggi è il porto di Gioia Tauro.

L’iniziativa rappresenta per la Regione l’obiettivo strategico prioritario condiviso dall’intero contesto politico e sociale calabrese, in quanto la Calabria è la regione che più di ogni altra del Mezzogiorno d’Italia e d’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo, ormai giunto a livelli strutturali tali da rappresentare un problema socio-economico per l’intera Nazione e per la Comunità.

La Regione si prefigge con la realizzazione della zona franca del porto di Gioia Tauro da un lato di introdurre sul territorio calabrese una condizione di rottura rispetto ai non successi del passato, dall’altro di costituire una motivazione forte ed indispensabile per attrarre una pluralità di imprenditori a localizzarsi sul proprio territorio reso appetibile e competitivo.

L’attuale non relazione tra il punto di eccellenza rappresentato dal porto di Gioia Tauro e il territorio regionale circostante può essere così schematizzata. Il porto ha una produttività ad alta tecnologia, nel resto del territorio regionale la struttura produttiva non è innovativa. Nel porto la vivacità e la propulsività imprenditoriale, nella regione il sistema produttivo è statico. Porto: alto tasso di occupazione, regione: disoccupazione al 28 per cento. Porto: manodopera a forte qualificazione, regione: manodopera dequalificata. Porto: massimo grado di competitività internazionale, regione: economia prevalente e mercato locale e regionale. Porto: dotazione strutturale e portuale di buon livello, regione: dotazione infrastrutturale obsoleta e insufficiente. Porto: centro di eccellenza portuale, regione: indice di esportazione irrilevante. Alto grado di interrelazione con i mercati internazionali, regione: assenza di interrelazioni con i mercati internazionali. Porto: classificato come leader mondiale, regione: classificata ad obiettivo 1 comunitario.

Il mercato imprenditoriale potenziale, preponderante ma non l’unico, al quale farà riferimento l’iniziativa è quello formato da una pluralità di imprese, di produzione, di trasformazione e di servizi di trasporto e commercializzazione e di distribuzione, le quali, utilizzando la struttura portuale per movimentare una imponente massa di container, circa 3 milioni, hanno determinato il successo, la leadership del porto di Gioia Tauro. Perseguendo in tale finalità, la zona franca rappresenta un’area prevista dal regolamento doganale comunitario laddove risulterà possibile effettuare qualsiasi attività industriale e commerciale oltre alla libera manipolazione delle merci e del loro perfezionamento attivo.

Due ordini di fattori possono essere enucleati dall’analisi. Il primo riguarda gli effetti diretti che la realizzazione della zona franca del porto di Gioia Tauro potrà avere sull’economia della regione Calabria. La localizzazione nell’area ex doganale di una pluralità di imprese contribuirà in maniera strutturale alla riduzione dei livelli di disoccupazione, favorendo attraverso azioni di formazione continua intersettoriale un inserimento delle forze di lavoro a medio e lungo termine.

Tali imprese integrate orizzontalmente per processi di lavorazione caratterizzati dall’utilizzo di tecnologie produttive a basso impatto ambientale garantiranno una acquisizione di know-how innovativo a forte evoluzione, consentendo l’offerta di produzione e servizi a forte rotazione e ad alto valore aggiunto adeguato ad un mercato globale sempre più flessibile.

Inoltre, la razionalizzazione ed il completamento di strutture ed infrastrutture quale porto, interporto e centro intermodale, aree industriali e di servizi integrati, sistemi ferroviari e stradali, da un lato innalzeranno il livello qualitativo ed il grado di concorrenzialità internazionale e dall’altro consentiranno una migliore e più agevole fruibilità dell’area da parte degli operatori nazionali ed esteri, costituendo al contempo una ulteriore motivazione per attrarre nuovi traffici al sistema portuale.

Il secondo fattore connesso a tale intervento riguarda gli effetti moltiplicatori che tale iniziativa introdurrà sul territorio calabrese, determinando sia un maggior bilanciamento rispetto all’attuale ripartizione settoriale dell’economia che il recupero della capacità di flessibilità e di dinamicità da parte delle piccole e medie imprese locali. Aumentando nelle aree regionali esterne il tasso di attività indotto dall’operatività della zona franca, anche il tasso di occupazione regionale tenderà ad aumentare riducendo ulteriormente il distacco di tale indice dalla media nazionale.

Esaminiamo un attimo un potenziale mercato. Il mercato dei potenziali consumatori al quale faranno riferimento le aziende che si localizzeranno nelle aree della zona franca ristretto al solo ambito dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e sul mar Nero e che già oggi sono collegati in maniera stabile al porto di Gioia Tauro può essere così sintetizzato: mercato locale ed interregionale con massima distanza 400 chilometri, 18 milioni di popolazione; mercato nazionale 58 milioni; mercato doganale di Stati della Comunità che adottano il codice doganale – Austria, Francia, Italia, Spagna e Grecia – 170 milioni; mercato totale dei Paesi del Mediterraneo e del mar Nero 643 milioni di abitanti.

Qualche parola sulla concorrenza. Le aree, le zone, i porti franchi, circa 900, presentano la massima concentrazione – abbiamo detto – oltre il 75 per cento nelle Americhe del centro-nord ed in Asia.

La generalità delle aree franche offrono esenzioni da imposte, tasse, dazi, servizi reali alle imprese, partecipazioni al sostegno finanziario e di investimento, differenziandosi per i valori delle esenzioni e per la quantità e qualità dei servizi e del sostegno finanziario. Le offerte migliori e più rappresentative a livelli di concorrenzialità per quanto si attiene alle potenzialità esprimibili della zona franca di Gioia Tauro provengono dai paesi della Unione europea – Barcellona, Cadis, Madera, Canarie e Channon – da paesi non comunitari – Turchia, Panama, Oman, Dubai -. La zona franca del porto di Gioia Tauro rappresenta il confine sud-est nazionale e comunitario posto nel Mediterraneo al centro fisico del mercato che su di esso gravita e che costituisce un valore strategico per la stessa Italia, inoltre è equidistante dai mercati e dalle aree di produzione sia asiatiche che americane e costituisce già ora – perché porto leader quale transhipment – la piattaforma per il trasporto marittimo containerizzato sulla quale convergono per l’interscambio sia le merci ad esse riferite che quelle con origine o destinazione comunitaria e nazionale.

La realizzazione di un insieme di infrastrutture di raccordo tra i moli, i piazzali, le aree industriali e commerciali, le aree per i servizi, il centro intermodale, i terminal per le merci containerizzate e non concorreranno ad offrire elevate prestazioni in termini di servizi e di riduzione dei costi logistici. La zona franca offrirà alle attività imprenditoriali che si localizzeranno al suo interno capannoni industriali, servizi di gestione e manutenzione, sistemi informativi e telematici, servizi di consulenza, selezione e formazione del personale, servizi finanziari.

Le attività che possono essere sviluppate sono tra le altre le manifatturiere, le commerciali, imballaggi, groupage, spedizione, assemblaggi, industriali e componentistiche.

 Nell’ambito della normativa doganale tra gli altri è ammesso che le merci non comunitarie che escono dalla zona franca possono essere esportate fuori dal territorio doganale o introdotte in altra parte del territorio doganale e comunitario ed essere poste in libera pratica assumendo lo status di merci comunitarie. I costi sostenuti all’interno della zona franca per il perfezionamento passivo e per alcune tipologie di quell’attivo non rientrano nella base imponibile di tassazione. Ai fini dell’applicazione dell’Iva la normativa prevede la non imponibilità per una serie di operazioni relative agli scambi internazionali.

La direttiva Cee prevede che gli Stati membri possano esentare dall’applicazione dell’Iva i beni immessi in una zona franca pur conservando uno status di merci nazionali come i macchinari, le attrezzature, gli arredi, i materiali di consumo destinati alla produzione dei servizi espletati nella zona franca.

Il codice di condotta prevede che le misure fiscali adottate a sostegno dello sviluppo economico di particolari Regioni dovranno essere proporzionate e mirate rispetto all’obiettivo perseguito. Nello specifico tali aiuti sono destinati a favorire una Regione ultra periferica con tenore di vita anormalmente basso e in presenza di una forma strutturale di disoccupazione che ha assunto un valore percentuale triplo rispetto alla media europea.

Per quanto attiene alle tassazioni andranno concertate tra Stato e Regioni le decurtazioni relative ai redditi imponibili e agli utili delle imprese e società-consorzi ed ogni altra forma societaria consentita. Inoltre le seguenti imposizioni fiscali, quelle comunali per l’esercizio di imprese, arti e professioni, imposte sul patrimonio netto delle imprese, tassa comunale e regionale per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, addizionali comunali e provinciali sul consumo energetico, imposte erariali di trascrizione e annotazione dei veicoli al Pra, addizionale provinciale alle imposte di trascrizione dei veicoli al Pra potranno essere ridotte del 50 per cento dei soggetti avente sede nella zona franca.

Le transazioni commerciali tra operatori insediati che svolgono attività produttiva, commerciale o di servizio all’interno della zona franca non sono assoggettate all’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto.

Ecco io tralascerei di andare oltre, credo in qualche modo che il quadro possa essere chiaro. Adesso mi sforzerò di rappresentarvi le ragioni che ci hanno portato, soprattutto dopo la verifica che nell’incontro di ieri ho avuto con il Presidente della Giunta e poi anche con i colleghi della Commissione, all’articolazione di uno strumento direi anomalo, se vogliamo considerare che la riunione era convocata affinché si approvasse una proposta di legge regionale.

In effetti, l’articolazione della proposta è duplice. C’è un emendamento che adesso leggerò, ma che già avete, che è la proposta di legge regionale sulla zona franca di Gioia Tauro, che integra quella della Giunta regionale, poi c’è la proposta di legge alle Camere.

In Italia recentemente è stata istituita a Cagliari la zona franca con decreto dell’ex ministro Loiero, nel ’98. Quella istituzione non è figlia di un decreto del ministro Loiero ma origina dallo Statuto della Regione Sardegna, che è Regione a Statuto speciale costituzionalizzato, e dunque dà un disegno legislativo in attuazione ad un progetto costituzionale non ancora attuato.

L’attuazione attraverso quel decreto del ministro già ha determinato riflessi negativi per noi, perché è un fatto di tale importanza, è un impatto così rilevante, che le ripercussioni, se non ci si attrezza, diventano negative per chi può in qualche misura essere influenzato, anche se non siamo territorialmente vicini, dalla rotta della Sardegna.

In Italia abbiamo altre zone franche e da un attento esame della legislazione è emerso che l’origine non può che essere legislativa e quindi del Parlamento nazionale. A ciò mi ha indotto soprattutto una considerazione, che la legge istitutiva o comunque l’istituzione di una zona franca sottrae alla giurisdizione, alla competenza, alla disponibilità del territorio nazionale, quindi delle leggi dello Stato, alcune competenze che sono tipiche dello Stato, quindi l’Iva o altro, le altre cose, le altre agevolazioni. Quindi è lo Stato che può derogare a questo e non altri. Tuttavia, conveniamo, abbiamo convenuto tutti – mi auguro che converremo tutti in quest’Aula – sulla esigenza e sulla necessità di dare un messaggio molto forte al Parlamento e al Governo italiano.

Ecco perché l’articolazione prevede – mi riferisco all’emendamento di quella regionale – l’articolo 1, in conformità a quanto previsto dal Regolamento Cee del Consiglio numero 2913/92 del 12 ottobre ’92 e dal Regolamento Cee della Commissione 2454/93 del 2 luglio ’93 e successive modificazioni ed integrazioni nel rispetto della normativa statale in materia, “la Regione Calabria promuove l’istituzione di una zona franca nell’area portuale intermodale e industriale di Gioia Tauro e dei limitrofi comuni di Rosarno e San Ferdinando”.

Articolo 2: “Il Presidente della Regione assume tutte le iniziative necessarie ed opportune per pervenire alla costituzione della zona franca di cui all’articolo precedente, anche in attuazione di quanto previsto nel protocollo d’intesa per lo sviluppo di iniziative nel porto di Gioia Tauro, noto come protocollo Ciampi del dicembre ’93”.

Articolo 3: “La Regione promuove la costituzione di una società a partecipazione pubblica anche non maggioritaria per la realizzazione e la gestione della zona franca di Gioia Tauro. Per la partecipazione al capitale della società di cui al primo comma, è istituita apposita U.P.B con la somma di 2 milioni 500 mila Euro nel bilancio di previsione della Regione Calabria del 2002”.

L’impatto che si vuole dare è del tutto evidente, è una volontà politica forte che mi auguro abbia maggiore vigore dalla forza che il Consiglio nella sua interezza mi auguro all’unanimità possa attribuirle.

Avrete inteso, dalla lettura di questi articoli, che il Presidente della Regione si caricherà di oneri non indifferenti perché – non può che essere così – ha la delega di realizzare, di rendere operativa questa nostra volontà e tuttavia in questo gli diamo un sostegno, il protocollo Ciampi del ’93. Questo perché altri bussano alla porta come in passato, non solo Palermo, altre città portuali importanti d’Italia ma nessuna di queste ha la specificità che ha Gioia Tauro, nessuna è nell’obiettivo 1 ed è nelle condizioni di livello di Gioia Tauro, nessuna è penalizzata infrastrutturalmente come Gioia Tauro, nessuna è aperta al mercato internazionale. Ho letto oggi un articolo laddove era detto che potrebbero non essere tanto grandi i vantaggi, mi permetto in questa sede di far osservare che ciò sarebbe vero laddove ci fosse il deserto, non ci fosse una zona infrastrutturata come la nostra e di più, se non ci fosse una condizione geo-politica come quella di Gioia Tauro nell’ambito del Mediterraneo. Quelle limitazioni ai vantaggi o quei vantaggi non eccessivi previsti dal Regolamento comunitario riguardano i paesi membri, mentre il nostro mercato potenziale enorme – come abbiamo visto prima – rivolto cioè ai Paesi del Mediterraneo è esente da quelle limitazioni e quindi avrebbe una serie doppia di vantaggi.

Allora il richiamo all’intesa che allora fu sottoscritta a livello di Cipe con la Regione Calabria con le parti sociali ecc., dall’allora Presidente del Consiglio Ciampi può essere forse un’ancora molto forte perché questa spinta venga recepita.

Passo alla proposta di legge alle Camere. Come sapete i Consigli regionali possono formulare proposte di legge alle Camere e questa è una di esse.

Ne do lettura : “Articolo 1: istituzione della zona franca di Gioia Tauro nel rispetto del regolamento Cee del Consiglio numero 2913/92…

PRESIDENTE

Onorevole Pirilli, le chiedo scusa se la interrompo ma questa va inserita all’ordine del giorno, quella di prima era un emendamento già all’ordine del giorno.

Quindi, se siete d’accordo, si vota l’inserimento di questa proposta di legge alla Camera.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Abbiamo approvato l’inserimento e la trattazione all’ordine del giorno, quindi può continuare la sua esposizione.

Umberto PIRILLI

Quindi “Nel rispetto al Regolamento Cee del Consiglio 2913/92 del 12 ottobre 1992 e del Regolamento Cee della Commissione 2454/93 del 2 luglio 1993 e successive modificazioni ed integrazioni, è istituita una zona franca nell’area portuale intermodale e industriale di Gioia Tauro – provincia di Reggio Calabria – e dei limitrofi comuni di Rosarno e di San Ferdinando”.

Articolo 2: “Delimitazione del territorio della zona franca.

La delimitazione dell’ambito territoriale della zona franca è effettuata su proposta dell’autorità portuale di Gioia Tauro con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i ministri delle finanze, alle infrastrutture, alle attività produttive ed all’ambiente.

Successive modifiche dell’estensione territoriale della zona franca sono adottate con la procedura di cui al precedente comma”.

Articolo 3: “Attuazione e gestione della zona franca.

Ferme le competenze che la normativa comunitaria e quella statale attribuiscono all’autorità doganale e ad altre autorità, l’attuazione e la gestione della zona franca è affidata ad una società mista a partecipazione pubblica, anche non maggioritaria, promossa dalla Regione Calabria.

Alla società di cui al comma primo possono partecipare, nei limiti consentiti dalle normative vigenti, enti locali, enti pubblici, economici, imprese, istituti di credito e di assicurazione e singoli investitori.

L’atto costitutivo e lo Statuto della società riservano ad almeno uno dei soci pubblici una partecipazione non inferiore al quinto del capitale sociale”.

Concluderei con l’auspicio non solo di un voto unanime, ma che questo voto – ovviamente dopo la dovuta discussione – possa avere un riscontro in Parlamento e che si possa di qui a poco realizzare questa condizione o precondizione per lo sviluppo del territorio. Abbiamo detto che è fondamentale, ne siamo e ne sono personalmente convinto, spero che l’Aula dia il pieno sostegno all’iniziativa.

PRESIDENTE

Ci sono altri colleghi iscritti a parlare e volevo chiedere loro se pensano di intervenire adesso oppure dopo l’approvazione della legge.

Chiede di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

Presidente, consiglieri, non intervengo per motivare la mia firma positiva alle due proposte di legge avanzate, perché sia con atti solenni del Consiglio sia con iniziative pubbliche, in qualche modo, anche se purtroppo fino ad ora senza risultati concreti, questo è stato un punto di unità delle formazioni politiche presenti in Consiglio, tant’è vero che nella stessa proposta di legge si fa riferimento ad un accordo, ad un protocollo d’intesa distante negli anni ormai quasi dieci anni, che in quella fase le forze attive, le associazioni, i sindacati, le istituzioni, la Regione hanno siglato con l’allora Presidente del Consiglio Azeglio Ciampi, oggi Presidente della Repubblica. Sono tante le ragioni che insistevano da tempo perché questo strumento fosse uno dei punti di forza, la zona franca dell’area di Gioia Tauro. La differenza con ieri è che, fino a qualche tempo fa – e questo voglio motivare per dire il ragionamento – era importante, in qualche maniera, nella prospettiva che si apre di competizione dei porti di transhipment a livello mondiale diventa una necessità.

E’ paradossale, se guardiamo al passato, questa mia affermazione perché tutti possono dire e constatare che Gioia Tauro è diventata quello che è diventata, senza essere dotata del di più che il riconoscimento di zona franca consente e quindi se noi ci fermassimo a questo tipo di ragionamento soltanto facendo riferimento al passato, si appaleserebbe una evidente contraddizione, cioè è diventato il primo porto di transhipment quello di Gioia Tauro senza avere le dotazioni e i vantaggi che l’essere zona franca consente. Quindi qualcuno ci potrebbe dire: “Ma perché oggi questo tipo di rivendicazione?”.

Noi abbiamo goduto, per quanto riguarda il periodo precedente, di vantaggi che riguardano il tipo di particolare attenzione, di sensibilità, di spinta all’utilizzazione dell’infrastruttura che è venuta da forze importanti del Paese, a livello locale e nazionale. Ricordo a me stesso e a tutti che il costo della forza lavoro in quell’area è stato ed è ancora significativamente più basso della media nazionale. L’accordo siglato a livello locale e nazionale ha fatto sì che per lunghi anni un lavoratore di quell’area, uno specialista di quelle gru gigantesche o che operasse all’interno, pur lavorando mediamente di più, pur contribuendo ad una produttività molto più alta della media delle infrastrutture equivalenti, riceveva per questo un compenso del 30 per cento inferiore a quello della media nazionale – lo sottolineo perché parliamo di uomini in carne ed ossa.

In secondo luogo, via via, c’è stato un altro vantaggio, cioè che in quell’area praticamente quasi dall’inizio hanno operato come imprenditori nazionali e via via come imprenditori internazionali, in questo caso europei, quelli che più di altri sapevano come gestire un porto di transhipment, che avevano scommesso sin dall’inizio in un piccolo porto italiano del Tirreno, a La Spezia e su questo, e che poi quella prova – perché obiettivamente era una prova – l’hanno trasformato in grande progetto, in capolavoro rispetto alla realtà di Gioia Tauro. E quindi noi abbiamo avuto il know-how, il sapere come, che era competitivo a livello mondiale e il punto di eccellenza in Europa.

La terza questione – e poi parliamo di questioni oggettive che hanno fatto crescere Gioia Tauroera il fatto che sempre più, da un lato, i porti dell’Atlantico, del Baltico, primo fra tutti Amburgo, in qualche maniera erano saturi e che con quei porti entravano ormai dall’89, quando è finita la vicenda dell’Unione Sovietica, tutti i porti del Baltico, delle Repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) che avevano dei grandi porti, hanno in quella realtà i benefici, le guarentigie, i vantaggi che offrono i porti franchi, quindi non solo il porto di Amburgo era saturo, ma ad un tiro di schioppo aveva una competitività non battibile. Ecco perché, per interessi che sono convergenti, i capitali e il know-how, la imprenditorialità che gestiva Amburgo ha pensato di far proprio, di entrare in una logica internazionale che ha visto Gioia Tauro come porta del Sud dell’Europa.

E se aggiungiamo a questo che una nave che parte dal Giappone, dall’India, da Bombay, da Hong Kong, eccetera, attraverso Suez perché quelli sono gli snodi di transhipment che rendono più vantaggioso Gioia Tauro rispetto ad Amburgo, se mettete il fatto che ci sono dieci giorni di differenza, c’è una nave che parte da Tokyo, arriva a Gioia Tauro dieci giorni prima rispetto ad Amburgo e tutto questo comporta una velocizzazione nel traffico delle merci in primo luogo, secondo luogo una riduzione sui noli, sulle tariffe, ovviamente una nave che è occupata per dieci giorni in meno da quei traffici, da quelle merci vuole meno soldi per trasportare quelle merci. E in tutto questo c’è stato un altro vantaggio, perché noi parliamo di transhipment, cioè quei traffici che trasportano le merci non rinfuse, non sciolte che trasportano sui container e il processo di questi anni ha fatto sì che rispetto al ’60,, quando questo tipo di traffici ha cominciato ad avere un valore commerciale, si è moltiplicato il numero di prodotti che vengono trasportati così. Per cui è residuale ormai ad alcune merci il trasporto cosiddetto di rinfuso.

Mi si può dire: “Questi vantaggi non sono rimasti?”. Sì, però il quadro si sta rapidamente modificando nel mondo, in Europa, nel bacino del Mediterraneo e in Italia. Qual è la modificazione più grande che si sta realizzando? Una che fa paura ed è di questa natura: seppure il mondo crescesse come economia e come volume di traffici, come è cresciuto nel decennio precedente e non ora, per cui la stima che faccio in questo momento è vera per eccesso, cioè le cose vanno parecchio male perché se dovessimo proiettare nei prossimi dieci-quindici-venti anni – perché su questo ora stiamo ragionando – l’andamento economico mondiale dell’ultimo anno solare, anche quello che dico sarebbe falso, ma seppure crescessimo rapidamente, a ritmi sostenuti, come è avvenuto nell’ultimo decennio col miracolo americano, una crescita senza precedenti, con un’Europa che cresce più a rilento, ma tutto sommato cresce, con solo nell’ultimo quadriennio le tigri dell’est o il Giappone che sono, ma ne stanno uscendo, dentro una fase recessiva, seppure crescessimo come nella prima fase dell’ultimo decennio del secolo passato, nei primi cinque anni, beh, avremmo una crescita dei trasporti di transhipment da qui al 2025, quindi non all’improvviso, lentamente, del 15 per cento. Quindi ancora c’è un aumento dei traffici in un regime di crescita.

Contemporaneamente, pure nell’area di cui parliamo, oltre che nel mondo, l’offerta, cioè porti attrezzati, crescerà più della domanda, cioè ci saranno più porti attrezzati nel senso che a un 15 per cento di incremento ci sarà un’offerta che crescerà del 25 per cento, quindi dobbiamo immaginare che la competizione sarà più esasperata e sarà più difficile non solo ampliare il volume dei traffici, ma sarà difficile tenere i traffici che già ci sono. E se da una scala mondiale general-generica passiamo all’area che più ci riguarda, al Mediterraneo o, per quanto riguarda il nostro Paese, a quello che già sta avvenendo – Pirilli parlava del porto di Cagliari, non ha parlato del porto di Taranto che pure è un porto che sta entrando ora con uno degli imprenditori mondiali, l’Evergreen, nel campo del transhipment – allora c’è da essere preoccupati. Questo è un primo punto di ragionamento.

Badate bene, Taranto e Gioia Tauro sono in qualche maniera pari, perché è vero che una nave che parte dal Giappone ci mette per Taranto dieci ore in più per arrivarci, però non siamo neanche a mezza giornata, ma la piattaforma pugliese, la forza di quel sistema economico, il tempo che ci metterebbe un treno per arrivare da Taranto fino a Verona, il tempo che ci mette una nave più piccola per arrivare da Taranto ad Ancona, sono tutti aspetti vantaggi a Taranto rispetto a Gioia Tauro, se parliamo del nostro Paese.

Perciò la scommessa è su un di più di specializzazione, di filiera, di servizi che i porti devono consentire, senza retorica. E in un’Europa che è fatta di tanti sistemi locali aperti che competono, in qualche maniera è difficile immaginare che possono essere porti di prima grandezza, contemporaneamente, sia Gioia Tauro che Taranto – non perché voglio scoprire nemici nel nostro Paese –, non è possibile.

E allora, da un lato, è legittima la nostra richiesta, dall’altro – ma ci torno dopo – è assai impegnativa una moderna funzione di riordino e di governo a livello nazionale.

Per concludere la prima parte del ragionamento, a questo punto ne voglio aggiungere un altro solo. Negli ultimi vent’anni gli imprenditori – si tratta di grandi concentrazioni – sono più che dimezzati, cioè nell’80, dopo un processo doloroso di concentrazione, i grandi imprenditori di transhipment sul mercato mondiale erano venti; già oggi si sono ridotti a sette quelli che controllano larga parte di questi traffici. E’ presumibile che una parte dei protagonisti attuali esca di scena, ci sia una concentrazione mostruosa e quindi porti come quelli di Gioia Tauro si devono misurare con fenomeni di questa natura.

Ecco perché – lo ribadisco – noi non siamo stati tra quelli che per una sorta di malrisposto senso nazionale – non voglio dire regionale e locale – abbiamo visto la presenza dei tedeschi che sapevano fare questo lavoro come un segno della vitalità e della capacità di esserci sul mercato di Gioia Tauro. Ma ora tutto questo non basta, ecco perché condivido il tipo di scelta che oggi facciamo e anche la solennità e la forza con cui la facciamo, sapendo che fatti equivalenti, cioè soluzioni alternative alla zona franca che siano in grado di dare risultati equivalenti o vicini, io non ne vedo.

Certo – e non faccio un intervento di maniera – non c’è da stare tranquilli con le cose come stanno andando. Il mio assenso lo do, non sono iperscettico, ma ho il dovere di dirlo, cioè costa meno al Governo fare una scelta così impegnativa per il Sud e, in questo caso, per un pezzo del Sud perché scegliere questo e sceglierlo per davvero crea problemi in altre cose e quindi è possibile che lo facciano, ma se vedo e ricordo a me stesso tra le cosiddette infrastrutture strategiche l’elenco delle prime 18 finanziate e vedo che non c’è una che non ci riguarda, non c’è da stare allegri. Cioè, non brilla questo Governo per impegno meridionalistico – è comunque importante avere una zona franca – ma se i carichi che scaricano a Gioia Tauro si rompono, cioè la componentistica e tutto il resto, poi in treno debbono andare – c’è l’intermodalità – da qui fino a Verona, allora può essere più competitivo mettere in un altro posto.

Voi capite che qui c’è bisogno di economia e di sistema e l’economia non sono soltanto i soldini, contano sempre del “quanto mi costa”, del “quanto tempo ci metto” per arrivare da un posto a un altro, in questo caso le merci. Questo è un punto. Pur tuttavia, visto che nell’immediato non c’è da tirar soldi, forse lo possono fare.

Badate bene – l’ha detto Pirilli, ma comunque lo voglio sottolineare – allo stato delle cose – perché altrimenti io non avrei votato un documento così solenne – pur essendo favorevole a Gioia Tauro, il Parlamento e il Governo che nel Parlamento ha una maggioranza potrebbe, può – se vuole – a stretto giro di posta votare la proposta di cui parliamo, perché tutti gli atti propedeutici alla costituzione di una zona franca quale noi abbiamo individuato sono stati tutti fatti: occorreva prima uno studio di fattibilità, cioè uno studio che dicesse i vantaggi e gli svantaggi di una operazione di questo tipo, non un documento, un’ipotesi qualsiasi, uno studio scientifico cui tutti possono fare riferimento; occorre che avanzi una proposta di questo tipo il Presidente dell’autorità portuale – e c’è –; occorre il parere del sistema delle autonomie, non solo, i Comuni dove insiste l’area di 1.200 ettari – parliamo di 600 ettari – Rosarno, San Ferdinando e Gioia Tauro si sono pronunciati; la Capitaneria di porto che ha anche e di cui si richiede il parere si è pronunciata; la Giunta regionale ha espresso la propria volontà, con oggi il Consiglio chiude la fase.

Rispetto al primo momento della zona franca, la volontà del Parlamento e della sua maggioranza – mi auguro di tutti – è determinante perché noi parliamo di una zona fuori dai confini doganali del territorio comunitario rispetto a cui il Codice doganale europeo dice che, qualora non si pongano altri tipi di problemi, la funzione dell’Unione europea e dei commissari si limita ad una semplice presa d’atto, cioè quando si procede così su queste questioni, non esiste una fase di approfondimento e di contenzioso, quello su cui voi leggete è così bravo e interviene sempre, quel bravissimo commissario che risponde al nome del professore Monti. Il professore Monti quando interviene? Quando si pone un altro tipo di problema, che in questo momento non stiamo noi ponendo, quando si pongono problemi di agevolazioni tariffarie e fiscali e lì entra il campo il commissario per la concorrenza e dice: “Alt, vediamo quello che succede”.

Ma ancora non poniamo problemi di questo tipo, noi poniamo il problema che si possa realizzare in tempi assai brevi una zona franca – l’ho detto quali sono le motivazioni – e quindi mi aspetto, visto che l’insieme della maggioranza così attivamente si è pronunciata, che essendoci omogeneità tra la maggioranza che in questo momento governa la Calabria e la maggioranza nazionale, visto che non occorre una lira ancora né occorre aprire chissà quale contenzioso con l’Europa, si possa realizzare rapidamente. Comunque, per quanto ci riguarda, non stiamo dando alibi a nessuno e non ci sentiamo di una virgola meno di chicchessia nel difendere gli interessi legittimi, attuali e di prospettiva, della Calabria, perché sia chiaro che l’operazione che stiamo facendo non riguarda solo e tanto un pezzo di Calabria, non riguarda Gioia Tauro, la Piana o solo la provincia di Reggio.

Io sono d’accordo con chi sostiene che potrebbe essere, a certe condizioni, un moltiplicatore di fenomeni economici positivi in Calabria, perché una moltiplicazione dei traffici su Gioia Tauro, un pezzo dei problemi del porto di Sibari o di Corigliano li risolverebbe. In quell’ambito potremmo ragionare sul sistema portuale dei traffici e dei trasporti calabresi in un altro modo, non vendendo il libro dei sogni, ma una prospettiva raggiungibile; in qualche modo il bacino supererebbe la stessa Calabria. Parlo del riferimento Gioia Tauro-Calabria-Europa, poi io sono d’accordo – lo sottolineo – aprirebbe prospettive straordinarie in un quadro che io non immagino possa essere all’infinito, che è esasperante, tragico, drammatico, quello che ci parla di un Mediterraneo caratterizzato e segnato a volte da eventi calamitosi quali i terremoti e in queste ore da una guerra continua che distrugge le persone, quella tra palestinesi ed israeliani.

Immagino che non sia un ottimismo di maniera o non ingenuità ma la necessità della storia è quella che questo conflitto si concluda e che quindi per i prossimi nove anni, quando nel 2009 scatterà l’area mediterranea come area di libero scambio possa esserci una moltiplicazione dei traffici che già ci sono da Gioia Tauro, tra quell’area e porti del bacino non solo europei ma del vicino Medio Oriente, la parte asiatica e la parte…

Badate bene, certo non un grandissimo Paese, ma c’è una economia che è in crescita con un sacco di immigrati di una piccola area immediatamente al di là di Suez, che è il Dubai, che regge tutto e non ha petrolio, ma ha il Pil e il reddito medio più alto di quell’area e così via e una immigrazione inimmaginabile. Il Dubai, solo perché dietro ha un porto franco. Lì tutte le grandi imprese, dalla Sony alle altre equivalenti rompono i carichi, montano e così via, io non penso che dopodomani per un miracolo Gioia Tauro diventerà quel porto del Dubai, occorrerà più tempo, ma può darsi che potrà andare pure oltre, quindi parliamo di una operazione che ha come piattaforma intanto senza dubbio l’intera Calabria e qualcosa in più. Quindi, dal punto di vista delle procedure, sono d’accordo con l’emendamento l’ho firmato, da un lato noi dobbiamo fare una proposta solenne e formale al Parlamento, dall’altro bisogna mettere le cose in maniera tale che neanche un minuto si perda.

In quest’ambito, in maniera molto sommessa e chiara io mi consento di sottolineare che – lo dico all’onorevole Pirilli che è stato proponente delle due proposte –, noi facciamo riferimento ad un momento solenne che ha fatto uscire questa richiesta fuori dall’aspirazione, delle speranze dei calabresi perché facciamo riferimento ad un protocollo, ad un accordo solenne e formale che vedeva da un lato i rappresentanti della Calabria attiva, del lavoro, dell’impresa, delle professioni e delle istituzioni, dall’altro il Presidente del Consiglio che in questo momento è il Presidente della Repubblica.

Io non so, posta nella maniera giusta, se non sia opportuna nel momento in cui il Consiglio decide, una richiesta di incontro al Presidente della Repubblica ed andare lì in delegazione solenne, una delegazione del Consiglio e della Giunta ad informare il Presidente della Repubblica di quello che abbiamo fatto e del perché lo abbiamo fatto e chiedere a lui che è il primo cittadino e garante della coesione e della crescita del Paese e che quindi nella veste di Presidente del Consiglio riteneva giusto e prioritario sin da allora questa funzione che per quanto possibile in una maniera riservata ma determinata esprima la sua volontà e parli come sanno parlare i Presidenti della Repubblica, le autorità di Governo, i Presidenti delle Camere, i vari gruppi parlamentari in maniera che questo processo si acceleri.

Per quanto ci riguarda noi ci coinvolgiamo pienamente e vogliamo essere presenti ad una iniziativa che amplifichi quello che noi stiamo facendo, la sostenga ed esprima su questo l’unità dei calabresi sicuramente l’unità della volontà consiliare.

Lo dico, onorevole Pirilli e signori, io una riserva ce l’ho, ho motivato perché è urgente, non vorrei che qualcuno visto il periodo in cui siamo, pensi drammaticamente e cinicamente che sia un pezzo della prossima campagna elettorale.

Ho motivato perché occorre poco tempo, in un mese si può strafare, se passasse un mese, un mese e mezzo o due – me lo consentite –, ve lo dico qui ora che si corre il rischio di farne un pezzo sbagliato di una campagna elettorale in Calabria in cui se ci si deve dividere, bisogna farlo su altre cose. Quindi, nel momento in cui lo votate, vi assumete insieme a noi una responsabilità grande, quella di non solo ottenere un risultato positivo ma che questo avvenga nei tempi giusti. Ve lo dico oggi e per quanto mi riguarda allo stesso modo fra un mese o un mese e mezzo ve lo ricorderò in un altro modo, perché la Calabria ha bisogno di andare avanti, ha bisogno di rapporti trasparenti e sulla questione di fondo della coesione necessaria non c’è qui consociativismo, non c’entra niente. Pane al pane e vino al vino, quando ci sono interessi generali bisogna avere la responsabilità e la consapevolezza di come farlo. Ma c’è un punto che compete a voi: quello di far in modo che il fatto che il sistema sia bipolare, poi a questo corrispondano dei risultati.

Non ho dubbio che non sia un fatto localistico, che è legittima, attuale e urgente ottenere una decisione in quella direzione a tutti noi di spingere. Ho fatto la proposta o quello che ritenete oltre al Presidente della Repubblica anche una delegazione che lo consegni formalmente ai Presidenti di Camera e Senato, quello che ritenete perché si esprima al di là del voto l’unità che c’è, secondo me di tutti i calabresi comunque nell’Aula, ma poi c’è un punto, noi dobbiamo ottenere nei tempi giusti che venga una risposta a questo tipo di domanda altrimenti rischieremmo paradossalmente di tornare indietro per aver voluto andare avanti, questa è la responsabilità ovviamente di tutti ma soprattutto di chi per esprimere la stessa cultura, lo stesso orientamento, la stessa maggioranza che si esprime a livello nazionale ha il diritto e il dovere di pretendere per tempo una risposta.

Spero di averlo detto in maniera esplicita, tutto questo voi però apprezzerete, ma parliamo di questioni su cui siamo veramente interessati, io non sono partito da questo elemento per giustificare un mio atteggiamento distante o prevenuto o preoccupato di tattiche, di punti in più e punti in meno.

Noi abbiamo firmato, ho sostenuto, ho motivato, credo che sia attuale ed urgente ma con pari chiarezza “chi ha voluto la bicicletta pedali”, scatti e se vede che è in salita immagino che l’allenamento, la riflessione siano stati sufficienti a superare quest’erta. Per quanto ci riguarda su questo in bocca al lupo, ma attenzione che la responsabilità è molto grande.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Caro Presidente, onorevoli colleghi, in quest’Aula abbiamo il dovere oggi più che mai di dare una prova di maturità che vada oltre i compiti istituzionali del mandato che abbiamo ricevuto dalla popolazione calabrese.

Lo sviluppo economico sociale e soprattutto culturale della Calabria parte, infatti, anche dalla nostra capacità di dare risposte serie ed efficaci all’opportunità che ci offre il comprensorio di Gioia Tauro.

Gioia Tauro e l’intera Piana da area a vocazione agricola, da territorio caratterizzato da forti contraddizioni sociali e culturali, oggi più che mai, utilizzando la grande opportunità del porto, con l’istituzione della zona franca si proietteranno ad essere punto di riferimento di un processo regolato di industrializzazione avanzata, nel quadro generale delle iniziative legislative, se si porrà mano ad alcuni contestuali obiettivi prioritari da perseguire: la realizzazione di infrastrutture e di servizi alle imprese più efficienti e meno costosi, la formazione di una burocrazia più snella e competente, servizi di credito accessibili orientati allo sviluppo delle imprese, servizi di informazione e di consulenza adeguati alle ipotesi di sviluppo che andremo ad elaborare.

Le barriere e gli ostacoli allo sviluppo dell’area portuale di Gioia Tauro sono oggi di varia natura. Amministrativi: la pubblica amministrazione produce regolamentazione eccessiva, carico amministrativo insostenibile e superfluo, servizi molto inferiori per qualità e tipologia a quelli di cui fruiscono i concorrenti negli altri paesi dell’Unione Europea.

Fiscali: l’aggregato di imposizioni dirette, indirette, centrali, locali rappresenta un fattore di scoraggiamento per la nascita di nuove imprese e ostacola lo sviluppo di quelle esistenti.

Burocratici: occorrono oltre 18 procedure diverse e non meno di 3 mesi e mezzo per la registrazione di un’impresa (lo sportello unico per le attività produttive per la maggior parte dei comuni al momento resta solo sulla carta).

Costi: i costi amministrativi correnti per le imprese da 3 a 5 dipendenti sono pari a circa 1,3 per cento di tutti i costi aziendali, mentre sono circa 5 volte inferiori per le imprese con più di 200 dipendenti.

Finanziari: possibilità di accesso al credito bancario prevalentemente da parte delle grandi imprese, farraginosità, lentezza, costi esosi, eccessive garanzie richieste.

Normativi: la normativa in genere è vessatoria, inadeguata e superata, quella del lavoro in specie non soddisfa i lavoratori né i datori di lavoro.

Formativi: l’offerta di formazione scolastica e post-scolastica risulta inadeguata all’evoluzione della domanda del mercato del lavoro.

Informativi: lentezza e incomprensibilità degli iter burocratici per la fruizione delle facilitazioni previste dalle leggi di incentivazione in special modo per le piccole e medie imprese.

La realtà imprenditoriale presente nel nostro territorio evidenzia un sistema caratterizzato da alcune unità locali che riescono faticosamente a sopravvivere, lavorando con tenacia in settori a volte più che maturi, e da altre che in qualche modo hanno trovato la via per superare anche le difficoltà normative, burocratiche, infrastrutturali e sono avviate, con diverse velocità, a conseguire obiettivi di sviluppo.

Tutte, comunque, presentano carenze più o meno rilevanti nell’approccio sistematico della gestione integrata del ciclo: approvvigionamento, produzione, vendite, organizzazione, economia, finanza.

Una tale situazione, pur dovendo destare preoccupazione ai diretti interessati e a tutti noi legislatori regionali, rende d’obbligo l’ovvia considerazione che proprio perché le cose stanno così, vi sono ampie aree nelle quali ci dobbiamo impegnare e dobbiamo operare per aumentare l’efficienza, la capacità d’intrapresa, le potenzialità e la competitività delle imprese locali.

Oggi la Calabria, secondo la mia ottica, non è un problema ma se ben governata è per tutti una opportunità economica, sociale e culturale. Ecco perché abbiamo una notevole responsabilità nei confronti di noi stessi e soprattutto nei confronti della popolazione del sud e delle generazioni future. Da noi, infatti, dipende il percorso di sviluppo che andremo a tracciare per Gioia Tauro e per la Calabria intera, non ci possiamo permettere il lusso di essere superficiali o peggio ancora di sbagliare. Basti pensare, per fare un esempio, a ciò che ha comportato l’infausta scelta della localizzazione a Saline Joniche della Liquichimica, o allacciandoci a un più recente passato alla Isotta Fraschini a Gioia.

E’ opportuno a questo punto fare una rapida analisi dei dati economici finanziari delle imprese che operano nell’area di Gioia Tauro, dove emergono alcuni dati che meritano di essere rimarcati.

Si evidenzia in generale un’incidenza del tutto trascurabile dei costi commerciali sul fatturato, ciò può spiegarsi con il fatto che l’imprenditore svolge in prima persona tale attività, oltre tutte le altre, e non ne imputa i costi alla gestione, intendendola svolta a titolo promozionale. Da ciò si deduce che le attività trovano il limite nella loro espansione proprio nella limitatezza delle relazioni personali dell’imprenditore, e/o nella limitatezza del tempo che egli dedica a questa attività.

Altro aspetto importante da sottolineare è l’incidenza poco significativa delle quote di ammortamento sul fatturato. Ciò potrebbe interpretarsi come un elemento distintivo di settori a bassa intensità di capitale; come una modesta propensione dell’impresa all’investimento e all’innovazione; come una mancanza di disponibilità finanziarie; come una mancanza di fiducia dell’imprenditore nello sviluppo dell’azienda o del settore; come una mancanza di percezione della necessità di investire da parte dell’imprenditore. Altro punto critico e dolente della realtà delle imprese che merita un approfondimento specifico da parte del Consiglio regionale; infatti, nei prossimi giorni il mio gruppo formalizzerà una richiesta di convocazione del Consiglio stesso per dibattere il tema “il rapporto tra la politica attuata in Calabria dalle Banche con il territorio e gli operatori economici calabresi”.

Le imprese si trovano, infatti, a dover interagire con le banche che utilizzano il Sud come terra di conquista, basta pensare alla forbice tra raccolta ed impieghi e gli oneri finanziari di gran lunga più alti rispetto alla media nazionale, con l’aggravante che il sistema del credito non riesce ad orientare al meglio le imprese per le operazioni che vanno ad impostare. Prova ne sia che la maggior parte delle nostre imprese ha il rapporto fra l’indebitamento a breve termine e quello a medio-lungo termine fortemente sbilanciato verso il primo; questa situazione, ovviamente, genera un effetto perverso e pericoloso per la vita e lo sviluppo delle imprese stesse.

Ci siamo interrogati insieme all’onorevole Franco Pilieci - e ora lanciamo le riflessioni a tutta l’Assemblea regionale - sul come trovare gli adeguati rimedi ad alcune esigenze primarie: che tipo di sviluppo possono trovare gli imprenditori per il miglioramento dell’efficienza globale della gestione? Quando qualsiasi sforzo viene ostacolato dal sistema delle infrastrutture, dai contesti localizzativi inadeguati, dall’inefficienza e dalla carenza dei servizi pubblici e privati, dall’organizzazione aziendale, dal sistema creditizio e dalla inefficienza burocratica?

Ecco, questo è il quadro generale sul quale dobbiamo riflettere e sviluppare la nostra azione politica per favorire il riconoscimento della zona franca del porto di Gioia Tauro, partendo dal dato che è opportuno contestualmente tutelare ed incentivare l’esistente - e non è cosa da poco -, basti pensare che da semplice enorme vasca per pescatori, il porto di Gioia per la sua posizione geografica particolarmente vantaggiosa in quanto centrale rispetto a tutta l’area del Mediterraneo è diventato il centro cruciale e più importante di tutti i traffici merci marini del Mediterraneo stesso.

Se pensiamo poi che lo sviluppo tendenziale della domanda di transhipment ipotizza per il Mediterraneo una crescita complessiva dei volumi trasportati dagli attuali 19 ai 35 milioni di containers nell’anno 2010, ci rendiamo conto di quanto è importante far interagire l’area portuale con il suo territorio.

Non possiamo permetterci di correre il rischio che le scelte degli operatori del trasporto marittimo ricadano su altri porti, dobbiamo pertanto coordinarci per fare partire immediatamente e senza inutili perdite di tempo le procedure per l’istituzione della zona franca, ma nello stesso tempo con pari impegno dobbiamo avere le idee chiare su come assecondare le migliori iniziative possibili per fare finalmente decollare un’area così strategicamente importante per il nostro sviluppo.

Le priorità impellenti, quindi, sono la regolamentazione di tutta l’area; l’assegnazione delle competenze; gli interventi strutturali; la rete dei trasporti; l’attivazione di una rete informativa.

Mi voglio particolarmente soffermare sull’importanza strategica della rete informativa, invitando il Consiglio ad un’attenta riflessione sulla proposta. La rete informativa, infatti, è fondamentale per il decollo e il successo delle nostre iniziative, deve attivare, dunque, a livello nazionale, europeo e mondiale una grande operazione di marketing per esporre tutti i vantaggi che offre quest’area per la localizzazione di attività d’impresa.

Non è possibile immaginare che siano le imprese ad avvicinarsi alla Calabria ma deve essere il nostro territorio a proporsi intessendo rapporti con le Associazioni Industriali di tutte le Nazioni interessate a produrre beni per esportarli con economicità rilevanti e con distanze dimezzate utilizzando le agevolazioni già esistenti e la centralità del porto rispetto a tutta l’area del Mediterraneo, all’Africa del nord e a tutto il Medio Oriente, con rilevanti economie di scopi, di scala e di gamma.

E’ determinante per raggiungere l’obiettivo per incentivare e valorizzare Gioia Tauro, stipulare un protocollo d’intesa tra la Regione Calabria e società di servizi e consulenza itineranti e non profit già costituite, o da costituire formate da professionisti calabresi seri e preparati - ne abbiamo in quantità - che abbiano soprattutto il senso di appartenenza e che lavorino con l’obiettivo di fornire le informazioni a domicilio, direttamente, in tutta Italia, in Europa e nel mondo. Oggi, pur nell’era della telematica e della globalizzazione, queste informazioni sono carenti o del tutto assenti specie su tutte le leggi di finanza agevolata e sulle opportunità che offre quest’area.

Oltre l’informazione, queste società dovranno fornire consulenza sui mercati italiani ed esteri presenti e potenziali per la commercializzazione dei prodotti. Una carenza significativa da parte delle aziende è spesso, infatti, la mancanza di dati tendenziali sulla richiesta di beni e merci; i mercati medio orientali, nord africani e dei paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo sarebbero i principali fruitori dei beni prodotti nella nostra area.

I piani industriali e – importantissimo - gli sbocchi commerciali sono alla base delle iniziative che non ci farebbero ripetere l’errore della Isotta Fraschini.

Per concludere, un’ultima considerazione è opportuno rivolgerla all’enorme potenziale del gettito fiscale e tributario che già oggi è presente nell’area del porto di Gioia Tauro. La Calabria da sempre Regione debole in quanto legata ai flussi finanziari stanziati dal Governo centrale, già adesso, se il federalismo fiscale - che nel passato ci faceva paura - fosse in atto, potrebbe far confluire nelle casse regionali i dazi doganali, permettendoci quell’autonomia di bilancio che darebbe, insieme ad altri fattori di sviluppo, una svolta epocale per la rinascita economica, sociale e culturale della nostra Calabria.

Zona franca, quindi, con un assetto gestionale che abbia la Regione protagonista attiva per un definitivo riscatto politico e programmatico sugli errori del passato, zona franca che sia funzionale allo sviluppo economico e sociale di una Calabria che nel passato è stata strumento di iniziative, che hanno mortificato la nostra dignità e la fiducia in noi stessi creando situazioni di squilibrio e di penalizzazione per le quali stiamo ancora oggi pagando le conseguenze.

In attesa della conclusione di questo importante iter legislativo, dobbiamo sensibilizzare ancora di più le nostre coscienze per il raggiungimento dell’obiettivo di istituire la zona franca; la nostra deve essere un’azione politica di pressione nei confronti del Governo centrale che già dimostra attenzione e sensibilità verso questa nostra iniziativa, perché continui ad essere fortemente motivato nell’accoglimento della nostra richiesta, come fatto non solo legato ad un processo di sviluppo ormai ineludibile e irreversibile del territorio calabrese, ma anche come punto di riferimento nel mondo dell’economia globale di tutta l’Italia nei rapporti commerciali con il resto del mondo.

La Calabria, oggi più che mai - come abbiamo preventivato nella nuova Carta Statutaria - si candida ad essere punto di riferimento nella nuova visione strategica di tutto il Mediterraneo; non dimenticandoci, intanto, di lavorare per i quattro obiettivi prioritari e fondamentali: infrastrutture, servizi, regolamentazione, informazione e consulenza. Solo così saremo certi di lavorare con la giusta tensione morale e funzionale fornendo delle risposte serie e credibili alla popolazione calabrese che ha affidato a tutti noi il compito di rappresentarla

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fuda. Ne ha facoltà.

Pietro FUDA

Signor Presidente, sarò brevissimo, ho la necessità di intervenire - solitamente non intervengo mai per evitare perdite di tempo soprattutto quando le cose sono decise – per lasciare agli atti alcune riflessioni.

Certamente dopo le relazioni degli onorevoli Pirilli, Bova e Nucera ci sarebbe poco da aggiungere ma ci sono alcune cose che è bene chiarire, che restano agli atti e che per me costituiscono l’essenza di questa iniziativa e del voto unanime che si darà sulla iniziativa stessa.

Quello di cui ci stiamo occupando oggi è uno degli atti più qualificanti della politica regionale. Con l’ottenimento della zona franca, senza impegnare risorse dello Stato potremmo creare 15 mila posti di lavoro che rappresenterebbero il primo importante passo per togliere dall’assistenzialismo la nostra Regione senza impiegare risorse dello Stato.

L’iniziativa rappresenta il nostro obiettivo strategico prioritario, condiviso, sono sicuro, dall’intero contesto politico e sociale calabrese in quanto la Calabria è la regione che più di ogni altra nel Mezzogiorno d’Italia e d’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo ormai giunto a livelli strutturali tali da rappresentare un problema per l’intera Nazione e per la Comunità europea.

Le politiche economiche sociali nazionali e comunitarie infatti fino ad oggi non hanno prodotto un sensibile risultato nel compensare e superare il ritardo nel nostro svantaggio.

Non voglio ripetere, onorevoli colleghi, l’elenco di numeri e statistiche tristemente note che ci relegano agli ultimi posti nella classifica dello sviluppo. Le conosciamo, bene sono state accennate dai colleghi che precedentemente sono intervenuti e sappiamo altrettanto bene che senza un progetto globale di rilancio non potremo sollevare la nostra economia.

Mi dispiace che non ci sia l’onorevole Bova, ma se è vero che oggi dobbiamo sforzarci per abbattere definitivamente la cultura dell’economia assistita che ha caratterizzato il Mezzogiorno ed alcuni nuclei della nostra stessa regione, è altrettanto vero che dobbiamo impegnarci per far sì che a livello nazionale venga abbandonata la cultura del protezionismo e della colonizzazione.

Da oggi, cari colleghi, comincia una battaglia necessaria inderogabile e improcrastinabile per spiegare a tutte le componenti politiche italiane che per creare una situazione di benessere in grado di rilanciare la nostra regione e la nostra Nazione verso l’Europa - perché attraverso il rilancio della Calabria passa il rilancio dell’Italia – dobbiamo essere aiutati a rimuovere le croste dell’assistenzialismo ma soprattutto dobbiamo contribuire affinché vengano lasciate alle spalle e per sempre le posizioni di protezionismo che hanno ritardato il nostro sviluppo.

Mi riferisco a tutte le iniziative che ci sono state in Italia per emarginare e tenere sommersa la realtà di Gioia Tauro. L’istituzione della zona franca a Gioia Tauro è il fulcro del progetto di rilancio della Calabria e del Mezzogiorno, l’ha detto bene l’onorevole Bova. Assume la funzione di quella variabile di rottura capace di dotare l’area di una forza di attrazione imprenditoriale determinata dalla maggiore competitività, nonché di contrapposizione e di recupero del disagio ambientale relativo alla sicurezza sociale.

L’iniziativa che parte oggi all’unanimità si fonda su un dato di fatto che non potrà essere ignorato: se la semplice movimentazione ha aperto gli scenari economici che ben conosciamo, l’ottenimento della zona franca andrà a costruire equilibri molto più avanzati e competitivi dai quali trarrà vantaggio non solo la nostra economia ma anche quella nazionale ed internazionale grazie a flussi economici molto più consistenti.

L’attivazione della zona franca di Gioia Tauro si propone di contribuire a rafforzare il ruolo di preminenza e di leadership della Nazione italiana e della stessa Unione europea. Gioia Tauro è il porto posto al confine sud-est del territorio comunitario che nel Mediterraneo per le sue caratteristiche baricentriche, riferite sia alla posizione geografica che alla distanza rispetto ai mercati, offre il miglior tempo di transito riferito all’intero sistema portuale mediterraneo.

L’area portuale di Gioia Tauro è la nostra vera ricchezza, una ricchezza che può competere efficacemente nel ruolo di piattaforma produttiva e logistica sia nazionale che comunitaria nell’area del Mediterraneo, non solo per la sua posizione geografica, ma anche per l’ubicazione su terra -con pochissimi altri esempi- dispone di ampissimi spazi destinati allo sviluppo industriale e commerciale non occlusi da aree cittadine né tanto meno da pre-esistenti impianti industriali a rischio ambientale.

La zona franca di Gioia Tauro rappresenta la nostra occasione, forse l’ultima vera occasione che potrà riscattare la nostra terra, i nostri cittadini e la nostra economia e costruire uno sviluppo non solo locale, ma anche nazionale ed europeo. Sono certo che nessuno di noi vorrà farsela sfuggire.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

Vincenzo PISANO

Il mio intervento è posto in essere per cercare di fare una raccomandazione se è possibile al governo regionale che sarà il portavoce della risoluzione che oggi il Consiglio nella sua interezza assume, quella cioè della proposta per la individuazione della zona franca di Gioia Tauro. E’ un momento importante, la valenza di questa ipotesi è nota a tutti.

I colleghi che mi hanno preceduto hanno articolato, l’onorevole Pirilli nel suo intervento, l’elaborazione della proposta uscita dalla Commissione ha dato un saggio della articolazione di questa proposta possibile.

E’ indiscutibile che la zona franca eserciti un potere attrattivo rispetto al fallimento delle iniziative che fino ad oggi vi sono state ai fini dello sviluppo dell’area di Gioia Tauro, ma anche – e questo è importante e significativo – come fatto di traino per lo sviluppo intero della Regione Calabria. La zona franca ha questo potere e pensiamo che possa averlo perché ha in sé tutte le carature per indurre gli imprenditori e gli investitori italiani ed esteri a venire in Calabria e investire.

Sono in sé gli elementi legislativi della stessa zona franca ma gli elementi che inducono, ovviamente, gli imprenditori a venire e far in modo che possa esserci finalmente un momento di rilancio della nostra economia.

E’ indiscutibile che la zona offra tutte le condizioni potenziali, infrastrutturali e che questo venga riconosciuto. C’è un elemento che è a suffragio della iniziativa che non può essere eluso: la nostra è un’area depressa – dicevano i colleghi –, ché siamo in Calabria nell’obiettivo 1, quindi ci sono tutte le condizioni perché venga riconosciuta ed individuata nel nostro territorio.

E’ un elemento importante e la Giunta regionale, il governo della Regione non può farsi sfuggire una iniziativa di tale portata. Dico questo perché è necessario che ci sia un programma regionale che intacchi e vada ad interferire con le programmazioni dei vari settori e dei vari comparti.

Noi abbiamo nel momento in cui sarà individuata questa zona franca, una articolazione della nostra economia che può essere lanciata in grande maniera. Vantaggi notevolissimi per i nostri prodotti, la nostra produzione perché come tutti sapete all’interno della zona franca vi sono iniziative di carattere industriale, commerciale, di manipolazione delle merci, nonché di servizi. E’ in questo senso che dobbiamo sfruttare, fare in modo che la nostra produzione industriale, quella micro, ma anche la produzione ortofrutticola ed agroalimentare possa trovare un momento di grande rilancio e commercializzazione.

Sono questi elementi che non sfuggono ad alcuno ma l’aspetto principale è quello di verificare in questi giorni cosa può accadere in ordine a questa nostra iniziativa.

Le preoccupazioni che possono scendere in campo, elementi concorrenziali che possono agire in maniera subdola sono presenti in ognuno di noi, per questo io credo che sia necessario affrontare la questione con la massima cautela, perché fino adesso Gioia Tauro è rimasta un deserto. E nel deserto, nonostante l’iniziativa di questa società che è allocata su Gioia Tauro, la società terminalista ha goduto fino adesso di una condizione di zona franca di fatto solo per sé, grandi vantaggi e nessuna azione di sviluppo indotto sul territorio.

Quindi, è necessario che il governo regionale anche in questo sia attrezzato, che ci sia un piano integrato che vada a intaccare anche il piano regionale dei trasporti, per fare in modo che la tanto agognata ipotesi di un porto come quello di Gioia Tauro in termini polifunzionali possa avere una sua realizzazione pratica.

E quando mi riferisco a Gioia Tauro, alle condizioni che oggi esistono, faccio anche una considerazione: è necessario un controllo da parte del governo regionale perché le condizioni all’interno dell’area industriale di Gioia Tauro e dell’area portuale possono essere migliorate.

Mi riferisco al fatto che non ci sia più la possibilità di agire e di operare in quel sito in condizioni di monopolio da parte dell’impresa che oggi vi opera, mentre va badato con grande attenzione agli interessi dei lavoratori che sono trattati con modi da negrieri e che non hanno condizioni di vivibilità ottimali. E ciò avviene anche col silenzio omissivo del sindacato.

Non vado oltre perché ritengo che questo di oggi sia un elemento importante, significativo e che vede impegnato tutto il corpo dei consiglieri regionali, ma tutta la Calabria su questo non può che essere d’accordo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI

Io intervengo solo per alcune brevi considerazioni perché credo che questo dibattito meriti una attenzione e una partecipazione particolare anche perché giunge a conclusione una vicenda che ha avuto momenti di discussione anche forte di polemica politica e credo che in qualche misura la vicenda della zona franca possa rappresentare emblematicamente quella che è una idea di sviluppo e su questo credo si debba fare un qualche elemento di sottolineatura, di valutazione che è tutto il contrario, concretamente, di quella che si profila, invece, come una politica che punta alle grandi opere inutili e faraoniche che succhiano investimenti per migliaia e migliaia di miliardi e che non producono nulla né in termini di sviluppo né di occupazione.

Voglio dire più concretamente che la nostra posizione favorevole ad un progetto di legge che è evidente non istituisce la zona franca a Gioia Tauro, questa è una iniziativa che ha un carattere propositivo, di stimolo, una iniziativa che noi rivolgiamo al Parlamento della Repubblica, utilizzando una possibilità che ci offre lo Statuto della Regione e il Consiglio regionale attivando quello strumento decide di farsi promotore attraverso questa proposta di una iniziativa legislativa che investe poi le funzioni e le prerogative del Parlamento per una parte importante, ma non solo del Parlamento. Sappiamo tutti ed è citato pure nello stesso provvedimento un riferimento preciso alle direttive comunitarie della Unione europea che riguarda fortemente una serie di norme della stessa e non c’è dubbio che dentro questo ragionamento dobbiamo stare così come stiamo attraverso le due proposte che vengono presentate e che hanno questo carattere di stimolo, di impulso e di proposta.

La motivazione per la quale la nostra è una posizione che esprime un parere favorevole nasce proprio da questo. Noi vediamo nella ipotesi della zona franca che significa, sostanzialmente, favorire la possibilità di investimenti industriali, garantire la possibilità che in quella zona si insedino industrie, iniziative concrete, si determini una economia reale, si determinino possibilità di attività produttive e di crescita dell’occupazione che finora non si sono determinate per una serie di ragioni, tant’è che oggi di fronte al dibattito di Gioia Tauro c’è il grande tema di questa occasione che è rappresentata dal più grande porto di transhipment del Mediterraneo, che però ancora non è riuscita a tradurre in sviluppo, in crescita, in fattore di aumento dei livelli occupazionali per tutta, ma non solo quella zona.

Io ricordo una occasione in cui ci fu un incontro con il nuovo proprietario allora della MedCenter, della Mct, la società che gestisce il terminal di Gioia Tauro, il tedesco Eckellmann, che quando venne a fare un incontro alla Regione con i dirigenti dell’epoca, fece una previsione rispetto alle prospettive di sviluppo dell’area di Gioia Tauro. Parlò in quella occasione, secondo le stime che avevano fatto gli uffici-studi di quella grande azienda che gestisce i porti del nord Europa che aveva deciso di aprire questo nuovo cancello, questa nuova porta verso il Mediterraneo attraverso la rilevazione della maggioranza della partecipazione azionaria di Contship appunto, in quella occasione Eckellmann disse una cosa che stupì tutti, ma che ci fece capire quali erano le grandi e straordinarie possibilità che poteva offrire lo sviluppo di un’area come quella di Gioia Tauro legata ad un porto con quelle dimensioni.

Si parlò allora nelle previsioni ottimistiche e futuristiche di un quindicennio, di un ventennio, della possibilità di creare in quell’area almeno 40 mila posti di lavoro. Rispetto a quella previsione che veniva fatta sulla base di studi, di attività di ricerca che erano state compiute dai tedeschi che avevano deciso di investire su Gioia Tauro e di acquisire la maggioranza della partecipazione azionaria e quindi la proprietà, oggi, della società che gestisce il terminal di Gioia Tauro, certamente la situazione in cui oggi noi siamo suscita una serie di preoccupazioni e sicuramente se parte una iniziativa di questo genere non può che essere un aiuto per determinare un elemento di accelerazione dello sviluppo di cui noi abbiamo bisogno sapendo che non possiamo più tenere un’area come quella del porto di Gioia Tauro come porto che fa solo transhipment. Il grande tema che noi abbiamo oggi al centro del nostro dibattito, della iniziativa politica e istituzionale della Regione è quello di fare in modo che si superi questo ostacolo, questo blocco alla possibilità che per esempio si comincino ad aprire i container a Gioia Tauro che si comincino a lavorare i container a Gioia Tauro. Un calcolo molto sottostimato, a mio avviso, prevede che la lavorazione del 10 per cento degli oltre 2 milioni di container che passano da Gioia Tauro potrebbe dare occupazione ad almeno 5 mila nuovi addetti solo attraverso l’attivazione di una modalità.

Noi siamo fortemente interessati a creare condizioni importanti per lo sviluppo di quell’area perché colleghiamo una iniziativa di questa natura, onorevole Pirilli, ad una ipotesi di sviluppo di questo genere, perché certamente se la zona franca diventa quell’elemento che in qualche modo corrisponde ed è speculare al porto e consente di spostare sulla terra una serie di attività che oggi non avvengono proprio perché lì appunto si fa lo scarico e il carico delle merci senza lasciare né ricchezza né produrre nuova occupazione, non c’è dubbio che riusciamo poi a determinare quell’elemento che ha fatto parlare di Gioia Tauro come il punto di eccellenza, ma che deve andare oltre i mille addetti che lavorano direttamente nelle autorità portuali.

Lì c’è una condizione che può essere strategica complessiva per la Calabria, ma certamente questo significa che non basta solo oggi approvare una sorta di petizione di intenti, bisogna vedere che si fa già ora rispetto a Gioia Tauro, ora che è finita la sovvenzione globale, ora che siamo a una condizione ristretta per quanto riguarda il contratto d’area, cosa si fa adesso, quali strumenti ci diamo anche dentro Agenda 2000 e a prescindere dalla questione della zona franca che noi approviamo e che mandiamo al Parlamento per le sue successive determinazioni.

Cosa facciamo noi oggi qui ed ora rispetto alle problematiche, alle prospettive, alle strategie di sviluppo che riguardano l’area di Gioia Tauro, questo è un tema che ci riguarda e non vorrei da questo punto di vista che affidassimo tutti i rimedi ai problemi che pure lì ci sono a questa questione della zona franca, che certamente rappresenta un elemento importante, sostanziale di una politica per lo sviluppo dell’area di Gioia Tauro, dell’area industriale. Certamente non è l’unica misura che serve per creare quell’elemento di accelerazione che può diventare fattore di sviluppo.

Io dicevo che rispetto a questo io trovo una ipotesi di questa natura alternativa rispetto alle scelte che si stanno compiendo. L’onorevole Bova diceva “nella legge obiettivo del Governo nazionale c’è un elenco di 18 opere, non ne troviamo una che serve alla Calabria”. Non troviamo per esempio opere di cui abbiamo parlato in questi anni. Ebbene, io mi chiedo, e lo chiedo al governo regionale, al dibattito di questo Consiglio regionale, se possiamo immaginare anche una crescita ed uno sviluppo di una zona franca, in una situazione di gap infrastrutturale pauroso, pazzesco che esiste e che non siamo riusciti a recuperare in nessun modo, se non riusciamo a conseguire traguardi nuovi e più avanzati sul terreno della possibilità della movimentazione delle merci e delle persone, se non consentiamo e non facciamo politiche nuove sul terreno della mobilità e sul terreno delle infrastrutture certamente anche qui rischiamo di creare una condizione che non produrrà i risultati e i benefici che nei fatti si possono determinare attraverso una istituzione di questa natura.

Per questo sono convinto che proprio la scelta di insistere e chiamare il Governo, il Parlamento della Repubblica ad una decisione per l’istituzione della zona franca di Gioia Tauro significa anche coerentemente, dal mio punto di vista, che certamente non scegliamo di fare il ponte sullo Stretto – vorrei dire – ma scegliamo di fare prioritariamente l’autostrada Salerno-Reggio Calabria e di fare una scelta nuova sul terreno delle ferrovie. Quella è una scelta che può favorire Gioia Tauro e la zona franca, non un altro tipo di scelta che non c’entra nulla con quella ipotesi di sviluppo che noi in qualche modo vogliamo delineare nel dibattito attraverso una scelta ed una decisione di questa natura.

Sono pienamente convinto che si possa camminare in questa direzione per tentare, e sapendo che la zona franca serve pure al porto di Gioia Tauro, che vive anche momenti di difficoltà che non ci debbono sfuggire. Il 2001 non è stato un anno felice per il porto di Gioia Tauro e noi abbiamo il bisogno invece di mantenere i livelli di competitività, di concorrenza, di capacità di stare su quel mercato lì da parte del porto di Gioia Tauro. Le istituzioni pubbliche e tutti i soggetti che possono favorire questa possibilità, questa attivazione debbono avere la capacità di entrare in correlazione e in questo tipo di problematiche anche e soprattutto nel momento in cui ci sono difficoltà così come sono state affrontate.

Oggi si va ad un superamento della crisi e certamente siamo soddisfatti della possibilità che si aprano fatti positivi e nuovi anche ulteriormente all’interno del porto di Gioia Tauro. Ma sappiamo che non basta solo sperare rispetto ad una possibilità o a fatti casuali o episodici. Noi dobbiamo costruire anche condizioni che in qualche modo determinino un radicamento e una impossibilità di rendere irreversibile un processo di sviluppo che non deve essere aleatorio e soggetto a quello che accade oggi o domani nel mondo della economia, della finanza o del sistema dei mercati e delle merci.

Quindi, per radicare, per rendere non aleatorio questo sviluppo certamente una idea che ha queste caratteristiche deve essere favorita.

Nel passato, rispetto a Gioia Tauro tante battaglie sono state sostenute; l’onorevole Bova non c’è adesso ma si ricorderà sicuramente quante battaglie – ma anche altri consiglieri in altri momenti hanno sostenuto – ha sostenuto rispetto alle vicende di Gioia Tauro. Voglio ricordare che in qualche modo se oggi facciamo una discussione di questa natura, se oggi noi possiamo ragionare sia pure in una condizione in cui non è tutto oro quello che luce, è perché certamente si sono compiute battaglie ed una è stata vinta. Oggi Gioia Tauro poteva essere un grande territorio nel quale sorgeva una mega centrale a carbone e il porto di Gioia Tauro poteva essere un porto carbonifero. Se fosse stato così, se avesse vinto quell’opzione di sviluppo per quell’area, quel modello, non avremmo parlato né di zona franca, né di area industriale, di nulla di tutto ciò di cui si sta discutendo stasera e in questi anni, avremmo ragionato di altro.

Non si è consentita quella devastazione, si è tenuta aperta una ipotesi, la possibilità che il porto fosse utilizzato diversamente, che si potesse anche andare – quando sarà possibile – a determinare anche una condizione di polifunzionalità del porto, che rimane comunque un problema che non può essere accantonato come tema anche nella prospettiva, soprattutto guardando a quello che sarà il porto per il futuro, che non sarà il porto che conosciamo oggi.

Sicuramente, chi si è battuto contro quella ipotesi che prevedeva la devastazione, il saccheggio del territorio e la privazione di qualsiasi prospettiva di futuro per quell’area, non può che essere favorevole oggi a sostenere ancora di più una ipotesi di sviluppo e di crescita in quella realtà.

Su questa base dichiaro la mia posizione favorevole. Abbiamo presentato un emendamento perché riteniamo che su un punto ci sarebbe necessità di chiarimento e in questo senso pensiamo che, anche rispetto agli interessi che oggettivamente si possono determinare sulla zona franca, certamente sarebbe la cosa peggiore se la società che sarà nel futuro costituita per la gestione di quella zona, fosse in qualche modo diretta e gestita dagli stessi soggetti che hanno interessi nell’area della zona franca di Gioia Tauro, il ché significherebbe determinare un blocco alle possibilità di sviluppo e della crescita.

Dobbiamo allora separare nettamente le responsabilità di gestione e di promozione della zona franca da quelli che sono i soggetti che in qualche modo beneficiano e sono interessati a investire nell’area della zona franca di Gioia Tauro. In questo senso, penso che da parte del Governo ci debba essere un segnale che chiediamo attraverso una risposta rapida alla proposta di legge che sarà presentata all’attenzione del Parlamento, ma una risposta più complessiva perché avvertiamo anche nelle ultime scelte della legge finanziaria del Governo Berlusconi, alcune che in qualche modo non favoriscono le possibilità di sviluppo di attività e di iniziative nel Mezzogiorno.

Faccio un esempio, tutta la vicenda dei patti territoriali. Nella piana di Gioia Tauro, c’era un patto territoriale che non si sa che fine farà visto che pare non ci siano più le risorse per andare avanti in questa direzione.

Vorremmo capire quali sono le scelte che si fanno perché, se vogliamo favorire lo sviluppo di un’area e riteniamo che quella rappresenti un elemento e un fattore strategico per lo sviluppo complessivo della regione, dobbiamo poi vedere quali sono conseguentemente le iniziative che vengono promosse, sia a livello locale ma soprattutto a livello nazionale.

Da questo punto di vista, l’onorevole Bova ha fatto una proposta che potrebbe essere anche accolta, per trovare anche una strada, utilizzare qualche strumento importante dal punto di vista istituzionale per far presente che questo non diventa un elemento della campagna elettorale, né possiamo immaginare che su questa questione ci possa essere un fattore di divisione. Ritengo che nel momento in cui si è deciso e la maggioranza in particolare ha ritenuto di sostenere una iniziativa di questo genere, ben sa che poi la risposta che noi chiediamo è al Governo e al Parlamento che ha una maggioranza che si caratterizza per un segno politico preciso e determinato. Dunque a quella maggioranza che poi è la stessa che ha la Regione Calabria ci rivolgiamo perché in qualche modo venga assunto questo progetto e venga fatta una scelta favorevole verso la Calabria complessivamente, per favorire una ipotesi di sviluppo e di occupazione che il progetto di legge propone all’attenzione del governo e del Parlamento della Repubblica.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Scopelliti. Ne ha facoltà.

Giuseppe SCOPELLITI, assessore al lavoro

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio è un intervento in qualità sì di esponente della Giunta ma anche come rappresentante che ha vissuto per tanti anni questa vicenda, prestando la massima attenzione così come è dovuto ad una parte del nostro territorio, che ha atteso per tanti decenni una risposta forte e la attende ancora.

Oggi arriviamo alla votazione di una proposta di legge che viene sottoposta al Parlamento per un provvedimento che a mio giudizio è di grande importanza per la nostra regione. Lo è non soltanto perché più volte in questi anni si è reclamato per Gioia Tauro un posto importante tra quelle realtà in crescita che ambivano all’istituzione di una zona franca sul territorio ma anche e soprattutto perché questa è una delle grandi partite che la Regione Calabria si giocherà per il proprio futuro. Oggi viviamo attraverso i meccanismi dell’era del federalismo, quindi con la modifica del Titolo V° della Costituzione, con la modifica dell’articolo 117, con tutta una serie di passaggi che rafforzano sempre più questa procedura verso il decentramento, verso il rafforzamento delle autonomie locali, verso la capacità di enti come le Regioni che hanno un compito importante e quindi anche in questa circostanza vi è la possibilità di proiettarsi in uno scenario di legislazione concorrente. Questo per la Regione è uno dei momenti più importanti, rappresenta un momento significativo e allora la Giunta regionale, credo, con una delibera dell’8 gennaio approvata tempestivamente e quindi prestando massima attenzione su proposta della Presidenza e del collega assessore all’industria, ha approvato una proposta di legge che oggi diventa un tutt’uno, viene integrata da questa proposta formulata da questa Commissione e ovviamente sottoscritta dai colleghi che sono già intervenuti e hanno relazionato.

Allora momento importante ma soprattutto velocemente in questo breve intervento credo sia necessario ripercorrere un po’ la storia della zona franca e ancor prima quella del porto di Gioia Tauro.

Ricorderete che Gioia Tauro per tanti decenni è rimasta un proto inutilizzato, una delle tante promesse dei Governi dei decenni scorsi che non ha prodotto occupazione, che aveva smantellato quanto in quella zona era più fiorente. Oggi dopo quel primo passaggio così nefasto di chi aveva creato e ipotizzato un futuro relegando quel territorio a sé stesso, noi abbiamo vissuto una seconda fase tragica e qualcuno ricorderà molto bene che l’abbiamo vissuta anche noi in prima persona quando abbiamo come Consiglio, io come Presidente del Consiglio regionale, nel settembre del ’95 a pochi mesi dall’elezione a Presidente del Consiglio regionale denunciai pubblicamente uno scandalo che si era consumato nei confronti del porto di Gioia Tauro al tempo con l’avallo del Governo di allora, della Presidenza del Consiglio dei ministri a fine anni ‘80 nei primi del ’90 quando fu sottoscritto un protocollo d’intesa nella logica della cooperazione con i paesi del Mediterraneo in quel caso, con Malta in cui lo Stato italiano finanziava il porto gemello che era quello di Malta rispetto al porto di Gioia Tauro. Lo finanziava nella logica di cooperazione, quindi mandava lì le gru che servivano a fare lo smistamento delle merci, quelle gru che servivano ad alimentare i famosi Teus.

Da lì a poco partì il grande momento di rilancio dell’attività portuale di Gioia Tauro perché era già in fase di programmazione, il 18 settembre del ’95 la prima nave – o del ’96 non ricordo adesso bene – arrivò in quel porto e poi gradualmente abbiamo visto come questa realtà si è conquistata nello scenario internazionale una sua attenzione con l’innesto e l’intervento di grandi società marittime.

Quindi, un altro caso di conquista e di qualità sul territorio che emerge sempre con la massima disattenzione dell’autorità e delle istituzioni nazionali. Io non so se il Presidente Pirilli ha già avuto modo di ricordare perché io non ho assistito a tutti i lavori della seduta, però noi non dimentichiamo che l’effetto Gioia Tauro nasce attraverso il fiuto di un imprenditore, di un privato, l’ingegnere Ravano, che giocò lì una delle sue scommesse, che disse che su questo territorio “si può creare un futuro”. Erano gli anni in cui contestualmente il Governo nazionale del tempo rappresentava l’esigenza di finanziare attraverso protocolli d’intesa le iniziative in altro Stato o in altre Regioni del territorio.

Certo, poi nell’81 c’era già in quella circostanza in Consiglio comunale, il Presidente Pirilli, insieme ad altri che ricordavano la necessità negli anni ’80 di questa prospettiva per Gioia Tauro.

Allora oggi noi non rappresentiamo la volontà di far nascere a Gioia Tauro una zona franca perché è una logica calabrese che ci spinge a sostenere che dobbiamo essere la Regione avvantaggiata sulle altre, che chiede questa istituzione; noi lo facciamo in virtù di ciò che in tanti anni, in poco più di sei anni ha prodotto Gioia Tauro. Non soltanto come prospettiva nel campo del transhipmen; che è una realtà; oggi l’idea, l’impegno di questa Giunta regionale nei vari accordi col Governo fa rientrare altro tipo di prospettiva. La realtà del porto polifunzionale, la realtà di un allargamento che consente quello che noi più volte abbiamo detto: la potenzialità di un porto che è più ampia e grande rispetto al transhipment, nonostante la grande crescita che è andata oltre ogni previsione negli anni.

Quindi, non chiediamo un qualcosa che come spesso accade ci pone in una condizione di difficoltà o inferiorità; noi chiediamo qualcosa che è un giusto riconoscimento ad una zona della nostra regione a cui necessita questa istituzione per rafforzare, rilanciare e far crescere tutto il territorio attraverso questo tipo di progetto che in definitiva – lo hanno ricordato gli altri – fornisce due grandi aspettative. Una è la potenzialità in campo occupazionale, l’altra è quella degli introiti doganali che sarebbero di competenza della Regione.

In questa prospettiva, noi saremmo decisamente lanciati verso quelle risorse esterne che servono anche a rafforzare il percorso federalista di una Regione come la nostra che è in grande difficoltà, che attingerà ancora sul fondo di perequazione per come è previsto, che continua a viaggiare su un binario certamente diverso da quello di altre Regioni.

Allora, io questo non so se qualcuno lo ha ricordato, si intravede una prospettiva nel 2010 che consente probabilmente l’ipotesi di zona di libero scambio nel Mediterraneo. C’è una prospettiva di questa natura, se Gioia Tauro arriva prima, cioè riesce a realizzare l’ipotesi di zona franca, automaticamente ha anticipato le scelte che poi si realizzeranno sul territorio e diventerà momento non soltanto qualificante perché lì vivremo una nuova fase; quella di industrie che si realizzeranno sul territorio dove avremo le varie fasi di assemblaggio, lavorazione, perfezionamento, confezionamento e manipolazione, per creare quindi un grande sviluppo ma anche perché proprio per la qualità e la posizione geografica di Gioia Tauro diventeremo anche zona di smistamento. Questo è anche un altro fattore importante che va ad incidere notevolmente sulla prospettiva di Gioia Tauro.

Ovviamente, questa è una prospettiva che ci consente di lavorare in maniera serena tenendo presente un obiettivo, che io vorrei ricordare, che per noi diventa fondamentale. Nell’emendamento proposto dai colleghi del centro-sinistra si propone di eliminare all’articolo 3 al primo capoverso le parole “anche non”, con ciò dicendo che la partecipazione pubblica deve essere maggioritaria. Io credo che bisogna fare riferimento alle disposizioni vigenti e poi dobbiamo conquistare culturalmente quella dimensione importante che serve e necessita alla nostra Regione, ché laddove spesso e volentieri abbiamo inserito il pubblico non abbiamo ottenuto grandi risultati.

La presenza del pubblico probabilmente è necessaria perché consente di guidare quanto meno come indirizzo una attività, ma io penso che dobbiamo lasciare grande spazio alla capacità, alla genialità dell’imprenditoria, a coloro che hanno questa grande qualità perché lo fanno per professione. Ritengo che non possiamo pensare che una realtà così importante debba nascere domani sotto i dicktat della politica, questo non è consentito, qui non ci stiamo giocando il futuro di una società partecipata dalla Regione ma il futuro dello sviluppo reale del nostro territorio, perché Gioia Tauro significa la capacità di diffondere sul territorio ricchezza.

Ecco perché già nel ’95 o nel ’96 quando approvammo – adesso non ricordo – in Consiglio regionale il piano regionale dei trasporti, personalmente mi sono astenuto e motivai la mia astensione rispetto a quel famoso piano - che era il primo piano regionale dei trasporti e fatto dai colleghi del centro-destra- dicendo che in quel piano non era inserita quella necessità e quella specificità che offriva a Gioia Tauro la capacità di essere il baricentro dello sviluppo del nostro territorio a livello di infrastrutture. Qualcuno l’ha ricordato, ha parlato della politica che muove grandi interessi che poi diventano anche logiche territoriali quindi con la capacità di far crescere e nascere Taranto, se noi avessimo inserito in maniera forte le trasversali che ci consentono di collegare al corridoio Adriatico la zona di Gioia Tauro e quindi creare due parallele che vanno sia sul tirrenico che sull’adriatico, due grandi momenti di sviluppo del porto di Gioia Tauro, noi avremmo offerto un grande momento di attenzione verso quella realtà.

Purtroppo oggi, a distanza di circa sei anni dobbiamo dire che ci fu una attenzione parziale verso questa prospettiva. Rispetto agli interessi che nascono, Gioia Tauro deve essere e deve offrire quel quid in più rispetto ad una realtà come Taranto, attenzione, è questa oggi la posta in palio. Noi dobbiamo offrire qualcosa in più rispetto ad un’altra realtà che nasce e che sta crescendo.

Concludo dicendo che ovviamente tutti gli atti e le procedure che saranno in capo alla Regione sono convinto che nasceranno all’insegna della capacità di offrire uno strumento nuovo al territorio e di prestare la massima attenzione perché da questa iniziativa, da questa attività, attraverso il coordinamento con le varie istituzioni del territorio, la nuova autorità portuale, tutto ciò che insiste sul territorio e che significa fase di collaborazione, dai sindaci che oggi sono presenti a tutti gli altri, bisogna riuscire a creare quel momento di sinergia per far nascere un progetto forte che dia la speranza ma non più solo la speranza, la certezza di un futuro diverso al nostro territorio.

PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Solo per dare atto al Consiglio di questo splendido momento di sinergia ed impegno su un problema che ritengo fondamentale per lo sviluppo della Calabria.

Il problema della zona franca di Gioia Tauro è antico, è stato dibattuto, ma forse mai seguito con la determinazione, la fermezza, la volontà di riuscire che questo Consiglio ha dimostrato.

Sono sinceramente compiaciuto di questo afflato che vede anche le forze della opposizione in assoluta identità di vedute e non, si badi, su un provvedimento che abbia aspetti corporativi. Altre volte è successo che si sono realizzate convergenze tra maggioranza e minoranza, ma col sospetto che al fondo c’era qualche reciproca convenienza. Questo non è sicuramente, posto che in passato sia accaduto, quello che succede questa volta; questa volta io leggo nei vostri interventi l’impegno sincero per un vero passo in avanti sulla via dello sviluppo.

L’istituzione della zona franca, se riusciremo ad ottenere questo strepitoso risultato, è qualcosa, per le valutazioni che ho sentito fare dagli economisti, dagli studiosi della economia di sviluppo, che può essere di rilevanza straordinaria, può portare nelle casse regionali introiti enormi, può modificare una cultura e certe linee di evoluzione dell’economia del Mezzogiorno e forse dell’intero Paese.

E’ quindi un momento molto bello, l’evoluzione del quadro normativo nazionale attraverso le nuove competenze regionali permetterà forse, dà sicuramente enormemente più forza alla volontà della Regione di quanto non potesse averne in passato.

Se anche non basterà da sola la volontà regionale ad istituire la zona franca, è certamente un fattore prepotente di impulso anche rispetto alle decisioni della Unione europea, che per le modificazioni nei regimi fiscali che l’istituzione della zona franca comporta ha competenza ad interloquire in merito.

Ebbene dico, la sommatoria della volontà regionale e della eventuale adesione alla Unione europea che noi ipotechiamo e che noi perseguiremo con tutte le forze a nostra disposizione - ho chiesto già l’aiuto del Presidente della delegazione italiana presso l’Unione, l’ambasciatore Vattani che già in altre circostanze si è dimostrato amico della Calabria – e tutte le risorse in questa direzione per ottenere questo risultato.

Se riusciremo ad ottenerlo, questa sarà una splendida battaglia che ha combattuto il Consiglio regionale della Calabria, al quale va l’onore e il merito di questa azione. Mi auguro che sia solo la prima di tante altre azioni estremamente incisive che noi abbiamo in programma e che stiamo conducendo. Penso che quando sono in gioco gli interessi della Regione sapremo sempre trovare momenti di leale confronto ma anche di accordo, di sinergia perché certamente la forza sprigionata da una maggioranza consiliare compatta, da una Assemblea consiliare compatta è enormemente maggiore che non la forza espressa da una decisione assunta a maggioranza.

Auspico che questo continui ad accadere sempre e prego tutti di essere disponibili al dialogo, al confronto sereno e leale. Grazie a tutti e auguri alla Calabria.

PRESIDENTE

Si passa adesso alla votazione dell’emendamento sostitutivo della proposta di legge regionale sulla zona franca di Gioia Tauro, emendamento sostitutivo alla proposta presentata dalla Giunta. Le copie sono state già distribuite.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

All’articolo 3 è stato proposto emendamento. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI

Signor Presidente, l’emendamento è dell’onorevole Tripodi primo firmatario e di altri colleghi, abbiamo concordato sia per l’una che per l’altra proposta – intervengo solo una volta visto che vale per entrambi – un emendamento all’emendamento, cioè una modifica che tende a liberare il testo nel senso che ora leggerò.

“La Regione promuove la costituzione di una società a capitale pubblico-privato per la realizzazione e la gestione della zona franca di Gioia Tauro”. Quindi si elimina anche “non maggioritaria” e si aggiunge “a capitale pubblico-privato” perché l’orientamento legislativo – lo ricordava Scopelliti – è per una maggioranza al privato, perché nella esperienza ormai acquisita pare che questa sia la strada da percorrere. Tuttavia, siccome siamo in una fase dove è prevalente in maniera assoluta la volontà unanime del Consiglio, ritengo che non modifichi sostanzialmente lo spirito e la lettera della norma se accediamo a questa modificazione.

Quindi la dizione della prima è “di una società a capitale pubblico-privato” eliminato il resto prosegue “per la realizzazione e la gestione della zona franca”.

Per quanto riguarda l’altro testo “la gestione della zona franca è affidata ad una società mista a capitale pubblico-privato promossa dalla Regione” eliminando quindi “a partecipazione anche non maggioritaria”.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3 per come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 163/7^ d’iniziativa della Giunta regionale recante “Proposta di legge alle Camere”.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

All’articolo 3 è stato presentato l’emendamento testé illustrato dall’onorevole Pirilli.

Pongo in votazione l’emendamento per come illustrato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3 per come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

In maniera molto semplice, mi ero consentito nell’intervento di chiedere a lei, al Presidente della Giunta e al Consiglio di valutare la proposta, fermo restando che per vie formali la proposta di legge alle Camere verrà inoltrata, essendo figlia questa proposta del protocollo tra Regione e Presidente del Consiglio quando a quella funzione c’era l’attuale Presidente della Repubblica Ciampi, di decidere formalmente che una delegazione del Consiglio e della Giunta – poi vediamo le forme – in qualche maniera chieda ed ottenga un incontro sia al Presidente della Repubblica che delle due Camere, per brevemente illustrarla e sostenerla ed evidenziare a quel livello la volontà e la coesione che su questo punto c’è da parte della massima istituzione della Calabria.

Io la prego di metterla ai voti e di assolvere poi a questo punto…

PRESIDENTE

Chi è d’accordo con questa proposta dell’onorevole Bova

Umberto PIRILLI

Mi pare che manchi l’interlocutore principale che è il Presidente del Consigliocioè è il governo che poi deve esprimere… Quindi, caso mai la proposta deve essere integrata con “al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio”…

(Interruzione dell’onorevole Bova)

No, no, è perché poi ci vuole…

Giuseppe BOVA

Non era faziosa – le chiedo scusa, Presidente della Giunta, ma per rispondere anche a questo –, ma parlavo di una delegazione Giunta-Consiglio, di interlocutori in qualche maniera istituzionali perché ricordo a me stesso e a voi che per le altre funzioni, a meno che non lo richiede il Presidente della Giunta, c’è la conferenza Stato-Regioni e i rapporti diretti che l’Esecutivo regionale ha con l’Esecutivo nazionale.

Non ho niente da osservare se qualcuno dice “mettiamo il Presidente del Consiglio; a quel livello, comunque, le funzioni sono direttamente della Giunta e dell’Esecutivo nazionale, solo per questo ma per il resto non ho osservazioni mentre a quel livello Presidenza, Camera e Senato, Presidenza della Repubblica è un livello istituzionale che si motiva perché una delegazione compiuta Consiglio-Giunta possa…

Per il resto se lei l’avanza, io personalmente l’accolgo.

Umberto PIRILLI

Mi era sembrato irrituale che…

Giuseppe BOVA

Immagino che iniziative del Presidente della Giunta e della Giunta con la Presidenza del Consiglio ci siano già, io vedevo un lavoro di aiuto e in questo senso l’ho fatto.

Ma se lei ritiene o il Presidente ritiene di proporre una cosa di queste, a titolo individuale perché sto rispondendo così, io personalmente sono d’accordo.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio il consigliere Bova della offerta, ne terrò conto, se si dovesse verificare l’eventualità di un confronto a livello di delegazione sarò ben felice di una delegazione che comprenda una rappresentanza del Consiglio, che serva a sottolineare questa unanimità e questa coesione che abbiamo raggiunto stasera.

Mi pare un valore da conservare e da esaltare nei limiti del possibile, non so come si svolgeranno le procedure, ma se dovesse accadere io sono senz’altro grato e disponibile a questa soluzione.

PRESIDENTE

Mi pare di capire, Presidente Chiaravalloti, che l’onorevole Bova intendesse presentare la proposta in un modo ufficiale, ma anche per far risaltare l’unanimità del Consiglio alle autorità istituzionali, quindi una delegazione del Consiglio in questo senso accompagnata dalla Giunta. Credo che fosse questo il suo scopo…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Se procederemo per questa strada…

PRESIDENTE

Quindi se si andrà in questa direzione può servire sicuramente ad adiuvandum.

Comunicazioni - Seguito

PRESIDENTE

Legge un seguito di comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni e mozioni

Franco PILIECI, Segretario

Legge un seguito di interrogazioni e mozioni.

(Sono riportate in allegato)

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Sull’ordine dei lavori

Umberto PIRILLI (AN)

Presidente, in ragione della scadenza nei prossimi giorni del regime di commissariamento per gli organi di rappresentanza, tutela ed autogoverno dell’artigianato, chiedo che venga inserita la proposta di legge che norma in maniera esaustiva la materia.

Se lei non ha difficoltà, possiamo richiamarla, chiederei anche allo stesso assessore di illustrarla, posso farlo anche io…

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Pirilli.

(Il Consiglio approva)

E’ inserita all’ordine del giorno e alla discussione.

Progetto di legge n. 244/7^ recante: “Organi amministrativi, di rappresentanza, di tutela e di autogoverno dell’artigianato”.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI, relatore

Sostanzialmente la ratio di questa legge, che darei per letta perché è firmata da tutti i capigruppo, sta nella razionalizzazione della istituzione e del funzionamento delle Commissioni. Finora vi era un sistema farraginoso che passava attraverso l’elezione delle singole associazioni, categorie e quant’altro con la difficoltà che per pervenire alla composizione delle Commissioni in attesa delle elezioni dei rispettivi organ,i molto spesso scadevano i termini e le Commissioni neppure si riusciva a riunirle perché già erano caducate dai termini di scadenza, quindi l’esigenza di andare al commissariamento.

Con questa legge si riordina, si dà la facoltà alle associazioni di designare i loro rappresentanti e quindi si armonizza il meccanismo, che mi pare possa rispondere meglio alle esigenze di governabilità.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’articolo unico per come distribuito e della legge nel suo complesso quindi.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Luzzo. Ne ha facoltà.

Giovanni LUZZO, assessore al personale

Signor Presidente, intendo sottoporre all’attenzione dell’onorevole Consiglio una rivisitazione della legge approvata di recente in Consiglio regionale e riferita agli incentivi al prepensionamento dei dipendenti regionali.

Questo testo è stato promulgato e pubblicato, ma sta dando luogo ad incertezze circa la costituzionalità del testo.

In particolare, l’articolo 7 della legge che prevede un ulteriore concorso interno riservato a coloro che abbiano determinati requisiti cioè a dire 9 anni di servizio al ’99 se diplomati o 5 anni se laureati, presenta notevoli aspetti di incostituzionalità.

Quindi, abbiamo formulato come Giunta regionale una proposta che tende all’abrogazione di questo articolo 7 della legge. Altre modifiche proposte si riferiscono ad aspetti esclusivamente tecnici.

Cioè l’articolo 1 o l’articolo 2 prevedono che i dipendenti possono fare domanda anche se acquisiscono il diritto al collocamento a riposo con dicembre 2003.

Chiaramente, come tutte le domande, sono revocabili da parte del dipendente, quindi il lasso di tempo di sei mesi che la Giunta ha per ridisegnare l’organico costituisce una situazione che potrebbe essere cambiata al dicembre 2003, quando il personale può andare in pensione.

Quindi, c’è da aggiungere una modifica al testo nel senso che dopo la prima sistemazione fatta dalla Giunta, a distanza di sei mesi la stessa è facultata alla luce di ripensamenti eventuali dei dipendenti a risistemare il modello organizzativo.

Altra modifica è riferita alla distinzione fra organico del Consiglio e della Giunta. L’attuale testo di legge non fa distinzione, ma mentre per l’organico della Giunta regionale è prevedibile con l’attuazione del “112” un notevole snellimento delle funzioni e quindi una agevole riduzione del 50 per cento dell’organico dei dirigenti, non analogamente appare per il Consiglio regionale, le cui competenze non sono collegate al decentramento amministrativo. Quindi la distinzione nel senso che la riduzione dell’organico fino al 50 per cento dei posti riferiti a coloro che chiedono di andare in pensione sia limitata all’organico della Giunta e non già a quella del Consiglio.

Queste sono le modifiche che proponiamo e che sottoponiamo alle vostre valutazioni per essere poi oggetto di votazione.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta.

(Il Consiglio approva)

Progetto di legge n. 234/7^ recante: “Abrogazione articolo 7 Legge regionale n. 7/2002, nonché modifiche ed integrazioni”.

C’è un emendamento all’articolo 6 sulla dotazione organica che avete avuto distribuito e che pongo in votazione.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo unico presentato dalla Giunta.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fuda. Ne ha facoltà.

Sull’ordine dei lavori

Pietro FUDA

Presidente, chiedo venga inserita all’ordine del giorno la proposta di legge in merito al funzionamento dei i gruppi consiliari.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento presentata dall’onorevole Fuda.

(Il Consiglio approva)

Progetto di legge n. 236/7^ recante: “Testo unico sulla composizione e finanziamento dei gruppi consiliari”.

PRESIDENTE

Si passa alla votazione del progetto di legge n. 236/7^ composizione e finanziamento dei gruppi consiliari. E’ a firma di tutti i capigruppo di maggioranza e di opposizione.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 13.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’allegato 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Mozione numero 29/7^ in ordine alle decisioni comunitarie per la soppressione del sistema “Rete da posta” derivante per la cattura del pesce spada.

PRESIDENTE

E’ stata presentata una mozione a firma dei consiglieri Nucera ed altri sulle decisioni comunitarie per la soppressione del sistema rete da posta derivante per la cattura del pesce spada che pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Il Consiglio è aggiornato al 4 marzo.

La seduta termina alle 18,50


Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo il consigliere e l’assessore Gallo.

(Sono concessi)

Annunzio di progetti di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:

Fortugno ed altri – “Norme per il controllo dell’Assemblea regionale sulle nomine negli Enti pubblici ed economici della Regione Calabria”. (P.L. n. 235/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Nucera ed altri – “Modifiche ed integrazioni alla L.R. 5 aprile 1985, n. 15”. (P.L. n. 236/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Tripodi P. – “Riconoscimento e sostegno della Associazione Culturale “Il Talento”. (P.L. n. 237/7^)

E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

Tripodi P. – “Riconoscimento e sostegno dell’Associazione Culturale “Demar”. (P.L. n. 238/7^)

E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

Pezzimenti – “Norme in materia di beni culturali, artistici ed ambientali”. (P.L. n. 239/7^)

E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

Aiello P. – “Modifica alla Legge regionale n. 4 del 8 gennaio 2002”. (P.L. n. 240/7^)

E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali.

(Così resta stabilito)

Chiarella – “Disciplina della raccolta e commercializzazione delle piante officinali spontanee fresche e trasformate”. (P.L. n. 241/7^)

E’ assegnato alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

Naccarato, Bova, Pezzimenti – “Disposizioni provvisorie sulla prorogatio degli Organi regionali”. (P.L. n. 242/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Borrello – “Modifiche alla legge regionale 28 agosto 2000 n. 14. (P.L. n. 243/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito).

Pilieci ed altri – “Organi amministrativi di rappresentanza, di tutela e di autogoverno dell’artigianato”. (P.L. n. 244/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione dell’ARSSA (Agenzia Regionale per lo sviluppo ed i servizi in Agricoltura) per l’anno finanziario 2002”. (P.P.A. n. 159/7^)

E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione A.F.O.R. (Azienda Forestale della Regione Calabria) per l’anno finanziario 2002”. (P.P.A. n. 160/7^)

E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione dell’EDIS ( Ente per il Diritto allo Studio

Universitario della Calabria) per l’anno finanziario 2002”. (P.P.A. n. 161/7^)

E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

E’ stata presentata, inoltre, la seguente proposta di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Temporanea sostituzione del consigliere Vincenzino Aiello, in atto sospeso dalla carica, con il consigliere Mario Albino Gagliardi (Art. 3 legge 12.1.1994, n. 30)”. (P.P.A. n. 162/7^)

Sono state, altresì, presentate le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri:

Napoli ed altri – “Modifica e Integrazione Artt. 8 e 9 del Regolamento Interno”. (P.P.A. n. 158/7^)

E’ assegnata alla Giunta per il Regolamento.

(Così resta stabilito)

Pirilli, Fedele, Bova, Nucera, Fuda, Borrello – “Proposta di legge alle Camere. Istituzione della zona franca di Gioia Tauro”. (P.P.A. n. 163/7^)

E’ assegnata alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Assegnazione di consiglieri a Commissioni

Il Presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, con lettera del 12.2.2002, acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in pari data, prot. 303, ha comunicato che a seguito delle dimissioni dell’onorevole Occhiuto dal Gruppo di Forza Italia, i rappresentanti del Gruppo medesimo, in seno alle Commissioni consiliari sono come appresso indicati:

1^ Commissione              Fuda Pietro

                                       Leone Gianfranco

2^ Commissione              Tesoriere Ottavio

                                       Vescio Salvatore

3^ Commissione              Aiello Pietro

                                       Mangialavori Antonino

                                       Senatore Raffaele

4^ Commissione              Vescio Salvatore

                                       Senatore Raffaele

Commissione Autoriforma  Senatore Raffaele

Assegnazione di consigliere alla Giunta per il Regolamento

Il Presidente del Gruppo consiliare C.C.D. con lettera datata 11.2.2002 acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in pari data, prot. n. 299, ha comunicato che l’onorevole Roberto Occhiuto è assegnato alla Giunta per il Regolamento, in sostituzione dell’On.le Francesco Talarico.

Interrogazioni a risposta scritta

Tripodi M.. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:

gli organi di stampa locali del 12.2.2002, hanno riportato diversi articoli sulla cattiva gestione dell’Asl 10 da parte del Direttore Generale, Pieri;

più precisamente, l’articolo apparso sulla “Gazzetta del Sud”, dà notizia, che il Giudice del Lavoro ha censurato gli atti del direttore generale, Pieri, dell’Asl 10, sospendendo le delibere con le quali erano stati nominati i dirigenti dei Distretti Sanitari di Gioia Tauro e Taurianova, riconoscendo, nel contempo, al dr. Mammola ed al dr. Riso, la possibilità di assicurare temporaneamente la gestione dei due organismi;

i due sanitari erano stati costretti ad adire al Giudice dei Lavoro dopo che un ulteriore provvedimento del direttore generale dell’Asl 10, Pieri, aveva disatteso una prima ordinanza del Giudice;

lo stesso articolo, segnalava che il Giudice del Lavoro di Palmi ha emesso un altro provvedimento riguardante ancora un altro contenzioso legato all’attività di gestione dell’Asl;

in particolare, l’articolo apparso sul “Quotidiano”, nel riferire di un’affollata assemblea del personale dell’Asl 10, che si è tenuta nei locali della Cgil di Gioia Tauro, ha riportato, tra virgolette un passo della relazione del Segretario Fidale, rilevando “lo scenario preoccupante in cui versa la sanità ricadente nell’ambito dell’Asl 10”;

nello stesso articolo, è posta in evidenza la “disastrosa situazione dell’Asl 10” nella quale vi è un sistema di governo della sanità che sta mettendo a rischio gli stessi posti di lavoro come oggi viene riconosciuto dallo stesso direttore generale”;

il segretario della Cgil, nel sostenere la necessità della lotta e della mobilitazione, ha messo in evidenza tutta una serie di provvedimenti avviati dal Direttore Generale destinati ad aumentare le spese che vanno in rotta di collisione con quanto è stato messo drammaticamente in rilievo per quanto riguarda la situazione della spesa farmaceutica che è ormai fuori controllo;

la Cgil in un documento inviato all’Assessore alla Sanità, al Prefetto di Reggio Calabria ed alle Rsu aziendali chiede un provvedimento di sostituzione del manager prima che “ulteriori scelte” possano provocare drammi e rotture insanabili;

il “Domani della Calabria”, richiamando un comunicato stampa della Funzione Pubblica Cgil sulla situazione creatasi all’Asl di Palmi, ha scritto: “L’assemblea ha manifestato grande allarme e preoccupazione per il notevole stato di crisi in cui versa l’Azienda sanitaria, che ha come principale responsabile l’attuale direttore generale, Dottor Pieri, il quale sta caratterizzando il suo operato per lo smantellamento sistematico della stessa Asl con la cessione a privati di servizi sanitari, per consulenze plurimilionarie inutili e censurate dallo stesso collegio sindacale per convenzioni utili solo al soggetto convenzionato e non ai cittadini ed all’Azienda sanitaria...!”;

nello stesso articolo vengono denunciati “il blocco dei lavori che continua ad interessare le principali strutture sanitarie dell’azienda, la mortificazione continua della professionalità degli operatori dell’Asl, lo spregio che il direttore generale esprime contro le rappresentanze sindacali e contro le stesse norme contrattuali, ed infine per la possibilità di chiusura della stessa Asl 10, annunciata in questi giorni dallo stesso Pieri, il quale invece di prendere atto del suo fallimento e dimettersi fa ancora annunci di ospedali aperti e di ospedale unico”;

nei giorni scorsi si era registrato l’invio a tutte le strutture di una comunicazione da parte del direttore generale dell’Asl 10 che paventava la possibilità di chiusura dell’Asl stessa, di fronte all’aumento eccessivo registrato dalla spesa farmaceutica: una minaccia gravissima che se dovesse realizzarsi sarebbe tutta a carico della gestione clientelare, affaristica e privatistica che il dott. Pieri ha portato avanti e che si è rivelata totalmente fallimentare;

considerato che, già in precedenza, il sottoscritto aveva posto il problema della cattiva ed allegra gestione dell’Asl 10 da parte del direttore generale, il quale sembrava, rispetto ai provvedimenti ed agli atti emanati, più attento alla sanità privata che a quella pubblica;

in particolare, con interrogazione del 16.11.2001, n. 178, il sottoscritto, aveva denunciato i comportamenti arbitrari del direttore generale, Pieri, che aveva nominato i dirigenti di alcuni distretti, senza tenere conto, per due dei tre nominativi proposti, del possesso dei requisiti richiesti e, costringendo i dirigenti medici dr. Michele Mammola e dr. Andrea Riso, che reggevano, con incarico da quattro anni, i Distretti di Taurianova e Palmi, ad adire al Giudice del Lavoro;

con la stessa interrogazione, il sottoscritto aveva posto la necessità di procedere ad una verifica sulla gestione dell’Asl 10 perché si stavano provocando guasti pesanti alla sanità pubblica della piana di Gioia Tauro;

con interrogazione del 21.9.2001, n. 162, il sottoscritto, aveva parlato dell’azione demolitrice contro la sanità pubblica del direttore generale, Pieri, chiedendo, di intervenire, con la massima urgenza, per bloccare le azioni scellerate e sciagurate messe in atto dalla direzione generale;

con interrogazione del 6.8.2001, n.150, il sottoscritto, ha dimostrato, in modo inequivocabile ed incontrastabile, che il direttore generale dell’Asl 10 è favorevole a garantire le strutture mediche private, togliendo all’ospedale di Polistena la Risonanza Magnetica Nucleare e convenzionandosi con una clinica privata, perpetrando, sino in fondo, l’agognato desiderio di affossare la sanità pubblica;

con altra interrogazione era stato lanciato l’allarme sul gravissimo tentativo posto in atto dal Pieri di smantellare, con un atto aziendale apertamente contestato dalla Regione, l’Ospedale di Polistena, cancellando servizi e divisioni in aperto contrasto con le scelte assunte dalla Commissione consiliare competente e dall’intero Consiglio regionale;

alle interrogazioni su richiamate né il Presidente della Giunta regionale né l’Assessore alla Sanità hanno sentito il bisogno istituzionale di rispondere, evidentemente, conoscendo la situazione dell’Asl 10 ed i comportamenti del direttore generale hanno capito che, per non compromettersi ulteriormente - la nomina del dr. Pieri è di questa Giunta regionale - era meglio fare come le famose tre scimmiette: non parlo, non vedo e non sento;

atteso che, per le consulenze plurimilionarie e per tutti gli atti illegittimi realizzati arbitrariamente sono stati effettuati rilievi pesantissimi da parte del Collegio dei revisori, senza che il Pieri abbia ritenuto di modificare i comportamenti censurati e le scelte contestate;

i cittadini dell’Asl 10, che hanno visto, tra l’altro, l’applicazione dell’euro ticket sulle ricette, legittimamente si aspettano una visita ispettiva, di verifica e di controllo su tutta l’attività del direttore generale e dell’intera Asl 10;

alla luce di quanto sta accadendo, è necessario sapere se è stata già disposta un’accurata e minuziosa visita ispettiva presso l’Asl 10, informando dei risultati il Consiglio regionale ed i cittadini -:

1. se sono a conoscenza dell’azione devastante del direttore generale dell’Asl 10 che sta portando l’Azienda sull’orlo del dissesto economico;

2. se, per quanto sta accadendo nell’Asl 10, è stato attivato un servizio ispettivo, di verifica e di controllo dell’attività di gestione dell’ASL 10;

3. se non ritengano di dover informare il Consiglio regionale sui risultati di un’eventuale iniziativa ispettiva;

4. se gli atti, le azioni ed i comportamenti del dott. Pieri, che garantisce gli interessi affaristici e privatistici, non siano incompatibili con il ruolo di direttore generale di un’Azienda sanitaria pubblica;

5. se non sia necessario pervenire alla sua immediata rimozione visti i danni gravissimi fin qui causati alla già precaria sanità pubblica della piana che mettono seriamente a rischio il diritto atta salute dei cittadini.

(215; 13.2.2002)

Tripodi M.. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:

l’art. 99 del Regolamento del Consiglio regionale stabilisce che alle interrogazioni presentate dai consiglieri regionali la Giunta regionale deve, comunque, rispondere non oltre venti giorni dalla ricezione dell’interrogazione stessa”;

richiamate le proprie interrogazioni del 16.11.2001, n. 178; del 21.9.2001, n. 162; del 6.8.2001, n. 150; del 16.7.2001, n. 135; del 6.3.2001, n. 103, e quella del 5.10.2000, n. 33, sulle modalità e sulle procedure, illegittime, utilizzate dal direttore generale per la gestione dell’Asl 10, ancora tutte senza risposta;

richiamata, altresì, l’interrogazione, presentata in data 13.2.2002, prot. 317, con la quale il sottoscritto, a fronte della cattiva ed allegra conduzione dell’Asl 10 e dei consenguenziali guasti provocati dal direttore generale, ha chiesto la sua rimozione;

atteso che il “Quotidiano” del 15.2.2002 ha riportato integralmente una lettera inviata dal direttore generale dell’Asl 10 con la quale lo stesso sostiene che “nessuno ha mai nascosto che vi sono attrezzature, in dotazione alle strutture aziendali, che sono obsolete”;

risulta quantomeno strano che, invece, di condurre una sana e razionale politica della spesa finalizzata a garantire l’efficienza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini della piana, la gestione finanziaria del direttore generale dell’Asl 10 risulta improntata ad accumulare sprechi e spese inutili e improduttive che fanno lievitare in maniera esponenziale il già gravissimo disavanzo dell’Azienda Sanitaria senza recare alcun giovamento alla situazione sanitaria dell’Asl 10 e senza garantire il diritto alla salute ai cittadini;

la spesa farmaceutica, ormai al di fuori da ogni controllo per la stessa ammissione del direttore generale che anche in questo settore ha rivelato gravissimi limiti e pesantissime responsabilità, rischia di portare l’Asl 10 al dissesto finanziario ed alla completa paralisi;

considerato che il “Quotidiano” ed il “Domani” del 17.2.2002 danno notizia che il Giudice del Lavoro del Tribunale di Palmi ha annullato la delibera 22.8.2001, n.1433, adottata dal direttore generale, limitatamente agli incarichi dirigenziali, condannando, l’Azienda al pagamento delle spese;

il direttore generale ha sempre agito con arroganza autoritaria non avendo alcun rispetto delle regole e della professionalità degli operatori sanitari;

il direttore generale dell’Asl 10 è stato condannato per comportamento antisindacale e che la Cgil, alla luce di questa sentenza, rinnova all’assessore alla Sanità la richiesta di revocare il direttore generale;

la Cgil invita il direttore generale, dott. Pieri, “a prendere atto del proprio fallimento” ed a dimettersi;

la Cgil ha annunciato che trasmetterà alla Corte dei Conti tutti gli atti relativi alla vicenda;

la motivazione della sentenza, che così recita: “Il direttore generale ha omesso la predisposizione di criteri che garantiscono la trasparenza nella scelta dei soggetti ai quali conferire gli incarichi dirigenziali sulla base della professionalità”, non lascia margine ad alcun dubbio ed indica chiaramente come lo stesso abbia agito, con discrezionalità e senza trasparenza, venendo meno ai doveri del proprio ufficio di manager pubblico al di sopra delle parti;

constatato che, a questo punto, sia il Presidente della Giunta regionale sia l’assessore alla Sanità non possono continuare a tacere sulla situazione gravissima in cui è stata portata l’Asl 10 da una gestione irresponsabile e dannosa, anche perché il mantenimento del silenzio non avrebbe altro significato che una chiara copertura delle scelte illegittime ed arbitrarie finora compiute dal direttore generale -:

1. quali sono i risultati dell’indagine ispettiva sull’Asl 10 che è stata disposta nelle scorse settimane dall’Assessorato regionale alla Sanità;

2. se non è indifferibile ed urgente un’immediata rimozione del direttore generale dell’Asl 10, alla luce dei danni provocati, per garantire, all’interno dell’Asl 10, una gestione legittima, trasparente, imparziale e di garanzia degli interessi generali;

3. se gli atti, le azioni, i comportamenti ed i provvedimenti adottati, censurati dal Giudice del Lavoro, siano compatibili con la funzione di direttore generale di un’Azienda pubblica.

4. se non ritengano che un ulteriore loro silenzio sulla vicenda non possa essere ritenuto alla stregua di un comportamento omissivo se non addirittura di vera e propria copertura nei confronti di un direttore generale che ormai si muove chiaramente al di fuori delle leggi e che ha assunto come metodo di gestione dell’Asl la pratica dell’illegittimità.

(217; 19.2.2002)

Interrogazioni a risposta orale

Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

a 19 dipendenti dell’Enaip, Ente di formazione professionale associato all’Acli, da ben 3 anni non viene corrisposto lo stipendio;

i suddetti dipendenti hanno iniziato a prestare la propria attività lavorativa fin dal 1998 come collaborazione a tempo indeterminato e dal 1995 a tutt’oggi viene trasformata in rapporto di lavoro dipendente;

il restante personale, 120 unità, dipendenti dell’Enaip è stato assorbito dalla Regione Calabria con legge regionale n. 15 del 1990;

il suddetto personale, stranamente, non è stato assorbito poiché alla data di entrata in vigore della suindicata legge regionale non risulta ancora dipendente, pur prestando la propria opera anche se come collaboratore a tempo indeterminato;

allo stato l’Enaip sembra debba essere assorbita dalla Solaris, nuova società di formazione professionale collegata all’Acli, che dovrebbe consentire in questo modo un inizio di attività libera da debiti che rimarrebbero all’Enaip in via di scioglimento;

i suddetti 1avoratori si verrebbero a trovare senza il proprio posto di lavoro, anche se non viene loro corrisposto lo stipendio a decorrere dal 31/12/2001 -:

quali provvedimenti intende adottare per impedire il licenziamento dei 19 lavoratori del’Enaip;

se intende la S.V. procedere all’assorbimento dei suddetti nei ruoli della Regione Calabria, mediante apposita legge regionale.

(216; 18.2.2002)

Interpellanza

Tripodi P., Naccarato, Fava ed altri. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il porto di Roccella Ionica rappresenta per la locride e la Calabria una punta avanzata nel quadro dei programmi di sviluppo della pesca e del turismo;

lavori importanti di completamento non sono stati realizzati;

gli attracchi sono diventati sempre più pericolosi;

parte del molo foraneo è venuto meno nel pavimento e rischia di sprofondare,

il continuo insabbiamento rischia d’impedire l’accesso al porto di qualsiasi imbarcazione;

le denunce della lega navale sulle carenze compresa la mancanza di acqua e d’illuminazione non hanno avuto alcuna risposta;

la capitaneria di porto sta per adottare un provvedimento di chiusura che avrebbe ripercussioni negative sulla economia locale e l’immagine turistica della Calabria -:

quali provvedimenti la Giunta regionale intende adottare per scongiurare le gravi conseguenze che deriverebbero da una sottovalutazione della situazione e dalla mancanza d’interventi tempestivi sulle strutture portuali.

(10; 11.2.2002)

Mozioni

Il Consiglio regionale premesso che

nei giorni scorsi è uscita la graduatoria L. 488/92 (Incentivi alle imprese) - Settore Industria;

in quasi tutte le Regioni del Sud si supera il 50 per cento di imprese finanziate, anche grazie all’aumento dei fondi (pari a 1.000 miliardi), che il Ministero delle attività produttive ha assegnato alla Legge 488/92,

l’unica derelitta risulta la Calabria afflitta da una cronica carenza di fondi, ed in cui tali percentuali superano di poco il 30 per cento, così come era già successo qualche mese fa per il settore turismo dove è stato ammesso e finanziato il 16 per cento (scarso ) delle domande ammesse in graduatoria;

solo 174 imprese su 583 ammesse in graduatoria ordinaria e 132 su 357 ammesse in graduatoria speciale hanno ottenuto i finanziamenti;

all’interno della graduatoria ordinaria, le imprese del settore servizi sono state fortemente penalizzate dalla limitazione dei fondi per tali categorie, che è pari al 5 per cento dell’intero importo stanziato per il bando industria e tutto ciò risulta totalmente anacronistico in quanto i pochi Euro sono costantemente esauriti dalle grandi compagnie di telecomunicazioni (1) Tim - Telecom Italia Mobile Euro 2.811,63; 3) Rai Way Euro 2.162,94; 4) Telecom Italia Euro 4.191,36);

le altre Regioni contribuiscono alla carenza di fondi attraverso il cofinanziamento del bando con fondi provenienti dal Piano operativo regionale (Por), aumentando così le possibilità e le aspettative di molte imprese calabresi che ormai da tempo rimangono deluse dall’esiguità dei fondi assegnati alla Calabria;

anche la Regione Calabria ha rifinanziato altre 35 imprese dell’ottavo bando Industria.

Tanto premesso impegna

il Presidente della Giunta regionale e l’assessore all’Industria affinché provvedano ad attivare i meccanismi necessari allo scorrimento delle graduatone ordinaria e speciale della Regione Calabria – bando industria.

(28; 11.02.2002) Pilieci, Nucera ed altri

Il Consiglio regionale

premesso che con delibera della Giunta regionale n. 839 del 14/11/00 il Comune di Corigliano Calabro è stato diffidato ad adottare il nuovo Prg;

che a tale diffida il Comune destinatario non ha eccepito alcuna controdeduzione per come previsto dalla legge 15/81 art. 3 comma 2, che prevede entro 30 g.g. l’attivazione del commissariamento;

che non essendo intervenuta dalla data della diffida (14/11/00) alcuna comunicazione da parte della G.R., né del Dipartimento Urbanistica, in data 12 Luglio la nuova Amministrazione Comunale chiedeva con nota del 18/07/01 la proroga dei termini di diffida adducendo a giustificazione il fatto che pendeva dinanzi al Consiglio di Stato un contenzioso riguardante l’affidamento dell’incarico al progettista per la redazione del Prg;

che in data 07/11/01 con nota 32462 sempre il Comune comunicava alla Regione ed al Dipartimento Urbanistica la sentenza del Consiglio di Stato 4573 del 12/06/01 che dichiarava definitivamente legittimo l’operato del comune;

che con delibera della Giunta Municipale dell’11/12/01 n. 404 il comune di Corigliano ha proceduto alla ricognizione degli atti e dei tempi necessari all’approvazione del Prg;

che in data 05/12/01 dopo circa un anno dalla data di diffida (14/11/00) e dopo la definitiva sentenza nel contenzioso che pendeva dal 1996 sull’affidamento dell’incarico del Prg, la Giunta regionale con delibera n.1046 procedeva alla nomina del commissario per la redazione del Prg;

che tale iniziativa della Giunta regionale provocava una ferma e risoluta azione dell’Amministrazione Comunale che costruiva una fitta interlocuzione sia con l’assessore al ramo Prof. Bonaccorsi, sia con lo stesso Presidente della Giunta regionale, onorevole Chiaravalloti. Entrambi riconoscevano l’assoluta correttezza ed operosità con cui l’Amministrazione Comunale in carica ha seguito la vicenda Prg, prendendo atto della stessa delibera n. 44 con cui la Giunta Municipale riassumeva termini e tempi per l’adozione del Prg ed assumevano impegno a rivedere la vicenda;

che in data 15/01/02 la Giunta regionale approvava la delibera n. 44 con cui revocava la 1046 del 05/12/01 e indicava, in un riconosciuto spirito di cooperazione istituzionale, una terna di commissari tra cui il Sindaco protempore;

che in data 05/02/01 con delibera n. 83 sempre la Giunta regionale modificava la delibera 44 ed eludeva dalla terna dei commissari il Sindaco protempore, adducendo a motivazione il dato che lo stesso nella funzione aveva assunto atti rilevanti all’adozione del Prg;

Considerato:

la palese illegittimità dell’atto di commissariamento sia ai sensi della legge 15/81 che della legge 19/01;

che la città di Corigliano rappresenta per numero di abitanti la sesta città della Calabria e che per dimensione territoriale, complessità urbana, vivacità economica e presenze infrastrutturali, una delle realtà più significative della Regione;

che sarebbe grave, oltremodo illegittimo ed irresponsabile un atto così traumatico ai danni della comunità locale e mortificante nei confronti dello stesso Consiglio comunale;

impegna

La Giunta regionale a voler revocare il commissariamento del Comune di Corigliano Calabro per l’adozione del Prg ed a dare allo stesso i termini entro cui procedere.

30; 19.2.2002) Pirillo, Pacenza, M. Tripodi ed altri

Proposta di provvedimento amministrativo, recante: “Temporanea sostituzione del consigliere Vincenzino Aiello in atto sospeso dalla carica, con il consigliere Mario Albino Gagliardi (Art. 3, legge 12 gennaio 1994, n. 30)” (Del. n. 121)

Il Consiglio regionale

visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 15 febbraio 2002, trasmesso dall’Ufficio Territoriale del Governo di Catanzaro in data 18 febbraio 2002, relativo alla sospensione del Sig. Vincenzino Aiello dalla carica di consigliere della Regione Calabria, a decorrere dal 14 gennaio 2002;

atteso che, trattandosi di sospensione intervenuta ai sensi dell’art. 15, commi 4-bis e 4-ter della legge 19 marzo 1990, n. 55, come modificato dalla legge 18 gennaio 1992, n. 16, e dalla legge 12 gennaio 1994, n. 30, questo Consiglio regionale, ai sensi dell’art. 3 della citata legge n. 30/94, deve procedere - nella prima adunanza successiva alla notificazione del provvedimento di sospensione e, comunque, non oltre trenta giorni dalla predetta notificazione - alla temporanea sostituzione del consigliere sospeso, affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti;

considerato che, come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio Centrale Circoscrizionale presso il Tribunale di Cosenza, relativo alle elezioni del Consiglio regionale della Calabria anno 2000, nella stessa lista n. 2 avente il contrassegno “Ccd”, nella quale è stato eletto il Consigliere sospeso, il candidato che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti è il Sig. Mario Albino Gagliardi con cifra individuale 2.816;

ritenuto, pertanto, di dover procedere alla temporanea sostituzione del consigliere Vincenzino Aiello affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al Sig. Mario Albino Gagliardi, in conformità della disposizione di legge sopra richiamata;

vista la legge 12 gennaio 1994, n. 30;

delibera

di procedere alla temporanea sostituzione del consigliere regionale Vincenzino Aiello, in atto sospeso dalla carica, affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere regionale al Sig. Mario Albino Gagliardi, candidato che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti con cifra individuale 2.816;

di dare atto che detta supplenza avrà termine a decorrere dalla data di revoca del provvedimento giudiziario emesso dal Tribunale di Cosenza nei confronti del suddetto consigliere Vincenzino Aiello, dalla quale data automaticamente cessa la sospensione dalla carica”.

Progetto di legge n. 210/7^, recante: “Zona franca del porto di Gioia Tauro (Del. n. 122)

Art. 1

1. In conformità a quanto previsto dal Regolamento Cee del Consiglio n. 2913/92 del 12 ottobre 1992 e dal Regolamento Cee della Commissione n. 2454/93 del 2 luglio 1993 e successive modificazioni ed integrazioni, e nel rispetto della normativa statale in materia, la Regione Calabria promuove la Istituzione di una zona franca nell’area portuale, intermodale e industriale di Gioia Tauro e dei limitrofi comuni di Rosarno e di San Ferdinando.

Art. 2

1. Il Presidente della Regione assume tutte le iniziative necessarie ed opportune per pervenire alla costituzione della zona franca di cui all’articolo precedente, anche in attuazione di quanto previsto nel Protocollo d’intesa per lo sviluppo di iniziative nel Porto di Gioia Tauro, noto come protocollo Ciampi del dicembre 1993.

Art. 3

1. La Regione promuove la costituzione di una società a capitale pubblico-privato per la realizzazione e la gestione della zona franca di Gioia Tauro.

2. Per la partecipazione al capitale della società di cui al primo comma è istituita apposita Upb con la somma di duemilionicinquecentomila Euro nel Bilancio di previsione della Regione Calabria del 2002.

Proposta di provvedimento amministrativo n. 163/7^, recante: “Presentazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione e dell’articolo 16 dello Statuto regionale di proposta di legge, recante: “Istituzione della zona franca di Gioia Tauro (Del. n. 123)

“Il Consiglio regionale

vista la proposta di legge al Parlamento, presentata dai Consiglieri regionali Pirilli, Fedele, Bova, Tripodi P., Nucera, Borrello, Fuda, recante: “Istituzione della zona franca di Gioia Tauro”;

visto l’art. 121 della Costituzione;

visto l’art. 16 dello Statuto regionale;

delibera

di approvare la proposta di legge al Parlamento che con gli emendamenti introdotti, nell’unito testo, viene allegata alla presente per farne parte integrante;

di conferire mandato al Presidente del Consiglio regionale affinché inoltri al Parlamento la proposta di legge approvata”.

Proposta al Parlamento recante: “Istituzione della zona franca di Gioia Tauro

Art. 1

(Istituzione della zona franca di Gioia Tauro)

1. Nel rispetto del Regolamento Cee del Consiglio n. 2913/92 del 12 ottobre 1992 e del Regolamento Cee della Commissione n. 2454/93 del 2 luglio 1993 e successive modificazioni ed integrazioni, è istituita una zona franca nell’area portuale, intermodale e industriale di Gioia Tauro (prov. di Reggio Calabria) e dei limitrofi Comuni di Rosarno e di San Ferdinando.

Art. 2

(Delimitazione del territorio della zona franca)

1. La delimitazione dell’ambito territoriale della zona franca è effettuata, su proposta dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con i Ministri delle Finanze, delle Infrastrutture, delle Attività Produttive e dell’Ambiente.

2. Successive modifiche dell’estensione territoriale della zona franca sono adottate con la procedura di cui al precedente comma.

Art. 3

(Attuazione e gestione della zona franca)

1. Ferme le competenze che la normativa comunitaria e quella statale attribuiscono all’autorità doganale e ad altre autorità, l’attuazione e la gestione della zona franca è affidata ad una società mista a capitale pubblico - privato promossa dalla Regione Calabria.

2. Alla società di cui al comma primo possono partecipare, nei limiti consentiti dalle normative vigenti, Enti locali, Enti pubblici economici, Imprese, Istituti di credito e di assicurazione, e singoli investitori.

3. L’Atto Costitutivo e lo Statuto della società riservano ad almeno uno dei soci pubblici una partecipazione non inferiore al quinto del capitale sociale.

Progetto di legge numero 244/7^, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 25 novembre 1989, n. 8 e alla legge regionale 26 ottobre 1994, n. 23, recanti: “Disciplina dell’artigianato” (Del. n. 124)

Art. 1

1. L’articolo 16 del Titolo II della legge regionale 25 novembre 1989, n. 8 è abrogato e sostituito dal seguente:

“1. In ciascun capoluogo di provincia è istituita, ai sensi dell’art. 9 della legge 8 agosto 1985, n. 443, la Commissione provinciale per l’artigianato, quale organo di rappresentanza e di tutela dell’artigianato.

2. La Commissione provinciale per l’artigianato è costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale ed è composta:

a) da sei titolari di imprese artigiane, presenti ed operanti nella Provincia, designati in base al loro grado di rappresentatività delle Organizzazioni artigiane più rappresentative a livello nazionale e presenti nella Provincia;

b) da tre esperti in materia giuridico-economica designati in base al loro grado di rappresentatività delle Associazioni Artigiane maggiormente rappresentative a livello regionale operanti nella Provincia;

c) da un rappresentante della Direzione provinciale dell’Inail;

d) da un rappresentante della Direzione provinciale del Lavoro;

e) da una rappresentante della Direzione provinciale dell’istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

3. La Commissione elegge fra i propri componenti il Presidente ed il Vicepresidente. Il Presidente è eletto fra i componenti di cui alla lettera a).

4. Le Commissioni durano in carica cinque anni e alla scadenza sono rinnovate a norma delle disposizioni regionali in vigore.

5. Le designazioni dei componenti devono essere comunicate al Presidente della Giunta regionale entro trenta giorni dalla richiesta, trascorsi i quali il Presidente della Giunta regionale può provvedere ugualmente alle nomine in base alle designazioni pervenute e le Commissioni sono validamente costituite e possono funzionare con la nomina di almeno la metà più uno dei componenti.

6. Per la validità delle riunioni della Commissione è necessaria la presenza della maggioranza assoluta dei componenti. Le deliberazioni devono essere adottate a maggioranza dei presenti computando gli astenuti; in caso di parità di voti prevale il voto del Presidente.

7. I componenti della Commissione decadono automaticamente dall’Ufficio nei casi di perdita dei requisiti richiesti per la nomina e per mancata partecipazione, non giustificata, alle sedute per tre riunioni consecutive.

8. La decadenza è pronunciata dal Presidente della Giunta regionale.

9. I componenti se deceduti o dimissionari o decaduti sono sostituiti dal Presidente della Giunta con le procedure precedenti.

10. Svolge le funzioni di Segretario un funzionario regionale del profilo professionale VIII liv. Nominato con decreto dal Direttore Generale del Dipartimento “Industria - Commercio - Artigianato”.

Art. 2

1. Gli articoli 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35 della legge regionale 25 novembre 1989, n. 8 e la lettera b) del comma 2, dell’art. 1 della legge regionale 26 ottobre 1994, n. 23 sono abrogati.

Progetto di legge n. 234/7^, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 gennaio 2002, n. 7” (Del. n. 125)

Art. 1

1. Alla fine del 1° comma dell’art. 3, dopo le parole “della presente legge” sono aggiunte le parole “, indicando la data dalla quale chiede di essere esonerato dal servizio.

2. Dopo il 1° comma dell’art. 3 viene aggiunto il seguente comma:

“1 bis. Il dipendente può rinunciare al richiesto esodo volontario con domanda da presentarsi almeno trenta giorni prima della data indicata per la cessazione del servizio”.

Art. 2

1. Dopo il 2° comma dell’art. 6 è aggiunto il seguente comma:

“2 bis. Con successivi provvedimenti possono essere apportati correttivi che si rendessero necessari in conseguenza dell’applicazione del precedente comma 1 bis dell’art. 3”.

Art. 3

1. Il comma 1 dell’art. 6, è abrogato e sostituito dal seguente:

“Il cinquanta per cento dei posti resisi vacanti a seguito dell’applicazione della presente legge saranno portati in diminuzione nella dotazione organica del ruolo del personale della Giunta regionale dopo la rideterminazione prevista dal successivo comma 2.”

2. Il comma 2 dell’art. 6 è abrogato e sostituito dal seguente:

“2. La Giunta regionale entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, provvede alla rideterminazione della propria dotazione organica secondo i principi di cui all’art. 1.”.

Art. 4

1. L’art. 7 della legge regionale 11 gennaio 2002, n. 7 è abrogato.

Progetto di legge n. 236/7^, recante: “Testo unico sulla composizione e finanziamento dei gruppi consiliari” (Del. n. 126)

Art. 1

 

(Oggetto)

1. Il Consiglio regionale assicura ai Gruppi consiliari, con spesa a carico del proprio bilancio, il personale e i mezzi necessari all’assolvimento delle loro funzioni nei modi e nei limiti previsti dallo Statuto e dalla presente legge.

Art. 2

(Organizzazione)

1. Ciascun Gruppo, sulla base di autonome scelte, organizza il proprio funzionamento e individua le iniziative da porre in essere, provvedendo alle relative spese senza alcuna limitazione di importo all’interno delle somme globalmente assegnate.

Art. 3

(Sedi ed attrezzature)

1. L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale assicura ai Gruppi per la esplicazione delle loro attività, la disponibilità di locali e attrezzature tenendo presenti le esigenze di base comuni ad ogni Gruppo e la consistenza numerica dei Gruppi stessi.

2. I mobili, le macchine e gli altri oggetti assegnati ai Gruppi consiliari sono elencati in separato inventario e sono dati in carico, con apposito verbale, ai Presidenti dei Gruppi che ne diventano consegnatari responsabili. In caso di cambiamento del Presidente di un Gruppo, il Presidente uscente consegna al Provveditorato del Consiglio i beni inventariati che ha ricevuto in carico.

3. L’Ufficio di Presidenza provvede alle spese postali, telefoniche e di cancelleria nei limiti stabiliti annualmente con apposita deliberazione.

Art. 4

(Spese di funzionamento e aggiornamento)

1. Per le spese organizzative, di funzionamento, di rappresentanza, di aggiornamento, studio e documentazione, comprese l’acquisizione di consulenze qualificate e la collaborazione professionale di esperti, e per far conoscere l’attività dei Gruppi consiliari è assegnato a ciascun Gruppo consiliare un contributo a carico dei fondi a disposizione del Consiglio regionale costituito da:

a) una quota mensile fissa di Euro 2066,00 (Lire 4.000.000) per ciascun Gruppo quale ne sia la consistenza, maggiorata di Euro 1033,00 (Lire 2.000.000) per ciascun componente il Gruppo medesimo;

b) una quota annua, da corrispondersi in rate mensili, variabile secondo la consistenza del Gruppo, sulla base dei seguenti criteri:

1)      Gruppi fino a 2 Consiglieri, Euro 5165,00 (Lire 10.000.000);

2)      Gruppi da 3 a 5 Consiglieri, Euro 12395,00 (Lire 24.000.000);

3)      Gruppi da 6 a 8 Consiglieri, Euro 14460,00 (Lire 28.000.000);

4)      Gruppi da 9 a 13 Consiglieri, Euro 16527,00 (Lire 32.000.000);

5)      Gruppi oltre 13 Consiglieri, Euro 18592,00 (Lire 36.000.000).

2. Se nel corso dell’anno a seguito di nuovi elezioni o per qualsiasi altra causa, un Gruppo viene a cessare o viene a costituirsi un nuovo Gruppo o varia la consistenza numerica dei Gruppi esistenti, le conseguenti variazioni, nella assegnazione dei contributi, decorrono dal mese immediatamente successivo a quello in cui la cessazione, la nuova costituzione o la variazione numerica del Gruppo è intervenuta.

Art. 5

(Divieto di finanziamento ai partiti)

1. I Gruppi consiliari non possono utilizzare neppure parzialmente i contributi in denaro a carico del bilancio del Consiglio regionale per finanziare, direttamente o indirettamente, attività estranee ai Gruppi o alle loro finalità o comunque in violazione delle norme previste dalle leggi 2 maggio 1974, n. 195 e 18 novembre 1981, n. 659 e successive modificazioni ed integrazioni.

Art. 6

(Divieto di finanziamento ai Consiglieri regionali)

1. I Gruppi non possono corrispondere ai Consiglieri regionali compensi per prestazioni d’opera intellettuale o rimborsi spese per collaborazione. Sono tuttavia consentiti rimborsi a piè di lista delle spese per la partecipazione ad attività rientranti nella previsione della presente legge.

Art. 7

(Rendiconti e controlli)

1. I Presidenti dei Gruppi consiliari sono tenuti a presentare all’Ufficio di Presidenza entro il 31 marzo di ogni anno una nota riepilogativa circa l’utilizzazione dei fondi amministrati nell’anno precedente.

2. Gli atti amministrativi e di gestione relativi ai fondi di competenza del Consiglio sono sottoposti al controllo autonomo ed esclusivo dell’Assemblea regionale secondo le norme del regolamento interno.

Art. 8

(Assegnazione di personale)

1. L’attività del personale alle dipendenze dei Gruppi consiliari è svolta a mezzo di pubblici dipendenti appartenenti ai ruoli del Consiglio e della Giunta o comandato da altre Pubbliche Amministrazioni.

2. Ciascun Gruppo consiliare ha diritto alla assegnazione a carico del Bilancio del Consiglio regionale, di un contingente di personale secondo la tabella “ A “ allegata alla presente legge.

3. Ferma restando l’assegnazione di una unità di personale di categoria D per ciascun Gruppo, se il rimanente contingente è di due unità, un dipendente dovrà appartenere alla categoria B e tale numero è elevato a due se il rimanente contingente supera le due unità, mentre il restante personale potrà appartenere alla categoria C.

4. E’ fatta salva la possibilità di ricorrere a personale in possesso di qualifiche anche inferiori, senza diritto da parte dei Gruppi consiliari a rimborsi sostitutivi per le eventuale differenza di trattamento economico in godimento.

5. Il Consiglio regionale rimborsa alle Amministrazioni interessate la spesa per il trattamento economico dei dipendenti durante il periodo in cui sono utilizzati dai Gruppi consiliari a norma delle disposizioni precedenti.

6. I Gruppi consiliari possono avvalersi di personale estraneo ai ruoli del Consiglio e della Giunta e delle altre Pubbliche Amministrazioni entro i limiti fissati dal contingente agli stessi assegnato, ai sensi del precedente comma 2.

Art. 9

(Procedure per l’assegnazione del personale)

1. Il personale di cui all’art. 8 è richiesto nominativamente dai Presidenti dei Gruppi consiliari all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale che provvede all’assegnazione ovvero se trattasi di personale dipendente dalla Giunta regionale o da altre Pubbliche Amministrazioni, attiva la procedura di comando per la successiva assegnazione ai Gruppi.

2. Per l’assegnazione ai Gruppi consiliari deve essere formalmente acquisito, a cura del Gruppo richiedente, l’assenso del dipendente.

3. I Pubblici dipendenti assegnati ai Gruppi consiliari conservano i diritti ed i doveri del proprio stato giuridico ed economico e operano alle dirette dipendenze del Presidente e del Gruppo consiliare.

4. Per il personale estraneo alla Pubblica Amministrazione il rapporto è regolato da contratto di diritto privato a termine.

5. Il trattamento economico è regolamentato e quantificato, con proprio atto, dall’Ufficio di Presidenza.

Art. 10

(Orario, trasferte, missioni)

1. La flessibilità dell’orario di servizio del personale assegnato, a norma della presente legge, ai Gruppi consiliari è stabilita dai rispettivi Presidenti.

2. I limiti delle prestazioni di lavoro straordinario, delle trasferte e delle missioni sono definite, con proprio atto, dall’Ufficio di Presidenza.

Art. 11

(Finanziamento sostitutivo)

1. Ai Gruppi consiliari che non si avvalgono in tutto o in parte del contingente loro spettante, è erogato un finanziamento sostitutivo per ogni unità di personale a cui rinuncia pari al costo globale previsto per il personale regionale appartenente alla categoria C1.

Art. 12

(Gruppo misto)

1. Le dotazioni attribuite al Gruppo misto sono determinate avendo riguardo del numero e della consistenza delle componenti politiche in esso costituite, in modo tale da poter essere ripartite tra le stesse in ragione delle esigenze di base comuni e della consistenza numerica di ciascuna componente.

Art. 13

(Abrogazione di leggi)

1. Sono abrogate la legge regionale 13 marzo 1979, n. 4, la legge 5 aprile 1985, n. 15 e la legge regionale 12 agosto 1996, n. 23 e loro successive modificazioni e integrazioni.

Art. 14

(Norma finanziaria)

1. Gli oneri conseguenti all’applicazione della presente legge gravano sulle spese generali di funzionamento del Consiglio regionale.

Allegato 1

Tabella “A”

 

Composizione Gruppi

Contingente personale assegnato

Fino a 2 Consiglieri

2 + 1 cat D

Da 3 a 5 Consiglieri

4 + 1 cat D

Da 6 a 8 Consiglieri

5 + 1 cat D

Da 9 a 13 Consiglieri

6 + 1 cat D

Oltre 13 Consiglieri

7 + 1 cat D

 

Mozione n. 29 “In ordine alla soppressione del sistema rete da posta derivante per la cattura del pesce spada”

Il Consiglio regionale

premesso che

a seguito delle decisioni Comunitarie, è stato fissata al 31.12.2001, la soppressione del sistema “rete da posta derivante” per la cattura del pesce spada.

In attesa che, il Ministero delle Politiche Agricole, attui il Piano di riconvenzione nazionale, per le rimanenti 90 imprese di pesca, oggetto di tali provvedimenti Comunitari.

Considerato che, nelle marinerie calabresi e in particolare quella di Bagnara Calabra, (circa 12 unità di pesca), sono presenti le ultime imprese sopravvissute al precedente piano di esodo volontario (D.M. 29 maggio 1997);

considerato che, i tempi operativi per attuare un’eventuale riconversione sono insufficienti essendo l’inizio della campagna di pesca imminente (Aprile 2002).

che la immediata sospensione di questa attività, senza sostituzioni alternative, farebbe crollare l’economia di questa zona, basata principalmente sulla pesca del pesce spada.

Tale attività, risulta essere una “pesca speciale” (Reg. C.E. 1626/94), limitata nel tempo (Maggio-Agosto), circoscritta nell’area geografica (Compartimento Marittimo di Reggio Calabria - Golfo di Policastro) e principale fonte di reddito ed occupazionale per i 4/12 dell’attività economica annuale nelle diverse comunità locali.

Preso atto che, per essere considerata “pesca speciale” le imprese hanno dovuto versare ogni anno una tassa di L. 500.000 (D.M. 26/07/1995 “onere per pesche speciali” rete da posta derivante pesce spada - Tesoreria provinciale dello Stato di Reggio Calabria Capo XVII Capitolo 3590).

Visto che il Consiglio di Pesca di Bruxelles, ha prorogato per le pesche speciali, in regime di deroga al 31.12.2002 e che l’attività di Pesca da posta derivante pesce spada, rientra nelle esche speciali;

inoltre, come già proposto, dal Ministero delle Politiche Agricole al Commissario della Commissione Europea, Franz Fischeler, in data 30 Ottobre 2001, l’Unione Europea sarà chiamata ad un approfondimento, sollevando il problema delle “spadare” nella sede del C.G.P.M. (Consiglio Generale Pesca del Mediterraneo) operante in sede Fao, dove si dovranno adottare norme comuni e non diversificate per tutti i pescatori che nel Mediterraneo esercitano la pesca con questo tipo di rete, per non creare sperequazioni economiche dovute alle importazioni commerciali ed al calo occupazionale.

Tutto ciò premesso, a voto unanime, delibera

di richiedere, all’On. Ministro delle Politiche Agricole e al Commissario della Commissione Europea, una deroga, dei termini previsti per la Pesca Speciale con rete da posta derivante per la cattura del pesce spada, per il solo periodo Maggio-Agosto 2002.

(29; 19.2.2002) Nucera ed altri