VII^ LEGISLATURA
COMMISSIONE PER L’AUTORIFORMA
RESOCONTO INTEGRALE
__________
SEDUTA DI MARTEDÌ 28 MARZO 2003
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO NACCARATO
PRESIDENTE *, *, *,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,
GALATI Francesco *, *, , , , , , , , , , ,
GAMBINO Silvio, consulente della Commissione*, *, *, *, *, *, *, *,
LEONE Gianfranco 10*, *, *, *, *, *, *, *,
MODAFFERI Piero, dirigente della Commissione*,
RIZZA Domenico *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *,
TOMMASI Diego Antonio*, *, *, *,
TRIPODI Michelangelo*, *, *, *, *,
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Bova.
Come ricorderete lei e l’onorevole Rizza, rispetto all’articolo 54 bis che abbiamo approvato, è saltato che il Crel ha sede presso il Consiglio regionale. Possiamo introdurlo come comma 3.
Se non ci sono osservazioni
contrarie e la Commissione è d’accordo…
(Interruzione)
Sarà
stato saltato nel coordinamento. Allora dobbiamo aggiungere un comma 3, che
recita: la sede è a Reggio Calabria presso il Consiglio regionale.
Adesso dobbiamo vedere un momento l’articolo 15…
Il problema è di dettaglio: naturalmente l’onorevole Rizza ci segnala che dobbiamo aggiungere la figura del Vicepresidente e quindi anche che conferma l’insediamento del Presidente e del Vicepresidente della Giunta regionale. Come vedete in neretto, sarebbero aggiunte: dopo “Giunta regionale e il Vicepresidente” e ancora alla lettera b) “conferma l’insediamento del Presidente e del Vicepresidente della Giunta regionale secondo…”…
…coordinamento formale.
Se non ci sono osservazioni, questo è quasi un coordinamento formale, è approvato con queste modifiche.
Poi c’è l’articolo 26 che rimanderei.
Dunque
all’articolo 34 ci sono emendamenti proposti dal Presidente Chiaravalloti e
dall’onorevole Rizza.
Pregherei
l’onorevole Rizza di voler esporre il contenuto del suo emendamento.
Anche qui si tratta di un’aggiunta dovuta, quella del Vicepresidente. Avrei formulato così questo emendamento: “La Giunta regionale è composta dal Presidente e dal Vicepresidente e da un numero di assessori non inferiore a 8 e non superiore a 10”. La Giunta, complessivamente, sarebbe 12 e non 13, come previsto nel testo originario.
Poi al comma 4 “il numero degli assessori esterni non può essere complessivamente superiore a 3 unità”, anziché a 2.
Ho espresso quello che era un tentativo di mediazione fra il testo base che prevede 2 unità e la richiesta di 4 membri esterni fatta con altra…
Stavo dicendo che la proposta di 3 unità era…
PRESIDENTE
No, poi c’è anche un emendamento al comma 9…
Domenico RIZZA
Le indennità.
Anche qui si tratta di un’aggiunta perché va modulata l’indennità del Presidente, del Vicepresidente e degli assessori,
quindi ho aggiunto anche questo emendamento. Credo si tratti di coordinamento
formale, ma comunque era una necessità aggiungerlo.
PRESIDENTE
E’
aperta la discussione.
Domenico
RIZZA
…un
mio tentativo di mediazione tra il testo base che prevede due unità esterne…
La
massoneria non lo so se la conosci tu, io non so che cosa significa il 3 per la
massoneria perché non sono massone.
Ora, ovviamente, questo è il frutto di una valutazione. Se io dovessi valutare – ma è la mia valutazione personale – questo esperimento
nell’avvio, non mi sembra una grande trovata. Poi, non è una posizione ideologica, cioè mi sembra che fino ad
ora - a parte le dovute eccezioni - non è che questi esperimenti di apporti
esterni abbiano dato un grande risultato. Tra l’altro, vorrei fare un
ragionamento e detto seriamente senza pregiudiziali, cioè come parte di un
confronto in cui dico quello che penso, ma sono sempre disponibile a ragionare.
Il
lavoro fatto fino ad ora – e nei punti fondamentali l’ho fortemente condiviso
come risultato di un lavoro comune – è improntato a rafforzare il rapporto che
gli eletti hanno con i cittadini e tutto questo in un quadro di garanzie doppie
anche istituzionali, cioè questo rafforzamento non cancella le funzioni degli
organi di democrazia delegata come è il Consiglio regionale, questo in un
quadro nuovo in cui si separano le funzioni tra esecutivo e Consiglio, che io
condivido.
Se noi volessimo essere coerenti fino in fondo con questa impostazione e volessimo qualificare – come abbiamo fatto – sul programma che diventa addirittura un elemento di fiducia, assegneremmo al rapporto coi cittadini e alle formazioni politiche o alle formazioni civiche regionali democratiche un compito ed una prerogativa non residuale né marginale, perché c’è la vecchia questione della selezione ex ante, non ex post, delle classi dirigenti politico-amministrative: ci sono le liste, che vengono sottoposte al vaglio dei cittadini, i cittadini li approvano, nel senso che danno nel complesso e ai singoli candidati un risultato.
Se noi vogliamo dare le prerogative di pari dignità, anche se di funzioni differenti, non solo al Consiglio – come abbiamo fatto – ma anche e non solo al Presidente – come si è fatto –, dovremmo arrivare alla conclusione che non si tratta di un passo indietro, che essere coerenti con un’impostazione di questo tipo dovrebbe portarci a dire che il Presidente è un eletto, i consiglieri non possono che essere eletti, gli assessori sono il terzo vertice del triangolo, e non c’entra il numero 3, siccome parlo di triangolo…
Non c’entra con altro.
Quindi non lo pongo ideologicamente, ma come coerenza democratica mi sembra più forte un’impostazione di questo tipo. Un’impostazione di questo tipo, però, a che porta?
(Interruzione dell’onorevole Nucera)
Porta a dire che di eccezioni non ne facciamo, che tutti sono eletti dal popolo e il resto è
un apporto che viene da tecnici che vengono utilizzati per le loro prerogative.
Tenete presente che noi che abbiamo scritto certe cose dovremmo crederci, nel senso che rispetto al disordine – non uso il termine anarchia perché non lo uso come elemento dispregiativo – attuale, in qualche maniera ci siamo sforzati di regolare una rete di strumenti democratici che non c’erano nella fase attuale o previsti dalla Carta costituzionale o da noi: il Consiglio delle autonomie, poi la Consulta delle garanzie – lo uso io questo termine –, c’è la Commissione pari opportunità e così via, abbiamo fatto il Consiglio regionale dell’economia e del lavoro. Cioè noi abbiamo un supporto strumentale, e come strumenti permanenti i tecnici potrebbero, se la selezione è fatta nella maniera dovuta, dare alle politiche regionali, nelle diverse funzioni, la garanzia regionale, un fortissimo supporto
In quest’ambito, quindi, una formulazione che non è estremista, io la chiamo coerente, di tutti i rappresentanti istituzionali che abbiano una verifica popolare e forte.
Badate bene, questo non mi
porta, perché l’ho votato, a dire che gli assessori non li nomina e non li revoca il Presidente della
Giunta, perché questa prerogativa non viene cassata, ma porta in maniera
simmetrica – come abbiamo fatto sul programma
– che il Presidente anche lui sia vincolato al programma e alla maggioranza, come è giusto, perché la maggioranza
sceglie, cioè una coalizione sceglie
il Presidente, ma anche il Presidente sceglie quella coalizione. Ha, quindi, un margine di sua autonomia, non è che venga limitato se si vincola anche lui a rispettare il portato del voto popolare.
Questa impostazione, politicamente, mi porta a dire che è più
conseguente e più coerente un’impostazione che non preveda i cosiddetti assessori tecnici. Lo pongo non in
maniera ideologica e non come pregiudiziale – lo ripeto –, però vorrei che su
questo discutessimo.
Su questo punto
- non faccio finta di non saperlo, so che giustamente tutti, non solo voi che
fate parte della maggioranza, anche io che sono di minoranza - non ho un
atteggiamento né di sufficienza né di sottovalutazione della valutazione che
può fare il Presidente, anche se penso che siccome tutti sappiamo che lo
Statuto ha valore dalla prossima volta, non è una cosa che ci può condizionare,
lo pongo come considerazione. Non voglio introdurre un elemento che non c’è in
questo momento nella nostra discussione e non voglio introdurlo io, non mi
sembra che ci sia un confronto che poggi su forzature, ed io non voglio neanche
involontariamente introdurlo, però il minimo che dobbiamo fare, la mia
posizione è quella di non prevederli, però non capisco la ratio, seppure vedo lo sforzo che ha fatto il collega Rizza,
eccetera, e siccome molte parti di quelle proposte le ho votate, esprimo anche
una valutazione.
Su
questo punto mi sembra che, paradossalmente, non sia come… Non ho dissenso su
10, collega Rizza, però nel vecchio testo erano 12, su 12 più 1 e ce n’erano
due esterni.
Rizza fa una
proposta verso cui io non ho riserve, per me un’ipotesi 8-10 ha una sua ratio, quindi non la contesto, sarei
pronta ad assumerla, a votarla, la cosa che mi sfugge è perché su 12, 2 esterni
– nel vecchio testo – ora su 10 massimo, 3 o su 8, 3, comunque 3 sono. Mi
sembra che si cerchino sempre le mediazioni, ma in questo caso non la capisco.
Quindi
la mia valutazione è che io sono più convinto della giustezza di impostazione
simmetrica in cui tutto sia interno, però siccome voglio ascoltare gli altri a
partire da chi ha proposto, è possibile che alla fine arriviamo ad una ipotesi
un po’ diversa.
Non
mi convincerebbe, ma non per pregiudizio – ho tentato di dirlo – una ipotesi
che mantiene 8-10 – ed io non la contesto, mi va bene – e che poi arrivi a 3
unità.
Ho
tentato di dare il mio apporto ad un ragionamento che era partito sereno e che
ho tentato di mantenere tale.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.
Presidente,
concordo pienamente con
quanto ha finora esposto il consigliere Bova,
al quale fra l’altro
devo dire qui pubblicamente, nonostante qualche
tentativo di incrinare anche un rapporto politico, che lo considero uno fra i
più intelligenti consiglieri regionali di questa nostra esperienza, se non il
più colto, e lui sa che anche lo scontro che avviene fra me e lui non avviene
mai con un carattere di bassa lega politica, ma su scontri politici forti. Per
cui sappiamo che, dopo che si esce da questa stanza, io rispetto le sue
posizioni e lui rispetta le mie, perché questo è il sale della politica, perché
poi nel sale della politica si tenta di avere uno stesso filone di
ragionamento.
Se partiamo
dall’osservazione di questi tre anni di esperienza di governatorato con le tre
Giunte – adesso si annuncia la quarta Giunta Chiaravalloti –, noi vediamo che
il punto di crisi di queste Giunte è l’esperienza degli esterni e
l’incompatibilità di cui discute la Giunta delle elezioni, le tristi vicende di
questi giorni. Abbiamo avuto la crisi della prima fase, poi una seconda fase
tra Giunta politica e Giunta di tecnici e poi l’esaltazione di consiglieri di
maggioranza del ritorno della politica e quindi nel Consiglio con la
rimodulazione di una Giunta politica. Quello che più ho osservato in questi tre
anni è lo stato di impotenza non dei consiglieri di minoranza, che sanno in un
sistema come questo di essere minoranza e di essere poco garantiti rispetto
alla gestione del governo regionale, ma quello che mi ha meravigliato è – se
voi ricordate vi è stato anche lo sfogo del consigliere Gagliardi in Consiglio
regionale - lo stato di frustrazione dei consiglieri di maggioranza rispetto al
governo regionale.
Credo,
per le argomentazioni che poneva l’onorevole Bova e per il ragionamento che sto
cercando anch’io di fare, che il comma 4 di questo articolo andrebbe
completamente cassato, proprio per portare quei consiglieri di maggioranza a
creare un rapporto più organico, più forte tra i rappresentanti del popolo
calabrese che sono eletti e che concorrono ad eleggere il Presidente - perché
il Presidente senza il loro voto non verrebbe mai eletto - e tra questi
rappresentanti e questo Presidente, attraverso una Giunta delle rappresentanze
formata da soli consiglieri regionali.
Questo non è un modo per inseguire le mode dell’elezione dei sindaci che possono eleggere gli esterni, se previsto dallo Statuto, o dei Presidenti delle Province, è un nodo politico fondamentale anche nel rapporto di controllo sui poteri del Presidente e sulle prerogative del Consiglio, perché è chiaro che l’essere consiglieri ed essere componenti di governo significa un riequilibrio che riporta la centralità nell’organo Consiglio regionale.
Allora credo che, invece di discutere dell’allargamento da 2 a 3, sarebbe opportuno che questo comma venisse completamente cassato, nel senso di prevedere che tutti i componenti della Giunta siano componenti del Consiglio regionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Rizza. Ne ha facoltà.
Una breve replica all’onorevole
Bova, che ha rimesso in discussione –
così come ha fatto il collega Guagliardi – tutta
l’impalcatura dello Statuto
riguardo a questo punto, che peraltro è stata già
approvata, quindi non la rimettiamo in discussione.
Teniamo presente un dato: finora non c’era limite per il Presidente riguardo la nomina degli assessori esterni, adesso invece si è posto un limite, già approvato – avete detto – anche perché in altro articolo si prevede il caso di incompatibilità precisa degli assessori esterni.
Non è che non si possa rimettere in discussione adesso la possibilità o meno di utilizzare assessori esterni da parte del Presidente, il problema di numero ho detto che era un tentativo di mediazione tra quello che già era stato approvato da questa Commissione e altre richieste che erano molto più esorbitanti, ma non è assolutamente un fatto tassativo, ho detto che era un tentativo di mediazione. Se la Commissione non è d’accordo, per carità, ci mancherebbe altro, non è un fatto di fede, assolutamente, quello del numero.
Sul problema complessivo dei 12, sì, da 8 a 10, anziché 10, 12 più 1…
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Crea. Ne ha facoltà.
Presidente, sono
stato zitto su alcuni punti ieri, l’altro ieri, eccetera, anche se non condividevo a causa di
quella che è la mia linea. Oggi come oggi vi dico che ho fatto una battaglia sulla questione del problema
interni-esterni, perché penso – voglio dirlo a
lei come al componente della
Giunta che rappresenta il Presidente e a tutti i colleghi
– che noi consiglieri abbiamo la responsabilità sul territorio di dare risposte
ai cittadini che ci hanno dato la possibilità di rappresentarli.
In questa fase abbiamo
avuto degli abusi, delle angherie e siccome siamo persone per bene e serie,
siamo stati fermi al nostro posto perché non vogliamo creare confusione su cose
che possono essere interpretate come personalistiche.
In questa fase vi dico di
fare una riflessione obiettiva, perché altrimenti sarò il primo che non voterà
mai questo Statuto, perché penso che
ogni consigliere si senta di poter rappresentare in Giunta il popolo calabrese. Io sono contrario a tutti
questi grandi nomi, a tutti questi grandi professori e docenti, avvocati e non,
che vengono a occupare posti che
penso debbano essere destinati a noi.
Potrei anche essere d’accordo sulla questione che la Giunta
sia formata da 8 o da 10, perché o 8 o 10 o 10 o 12 è la stessa cosa, però sulla
questione che gli assessori debbano essere consiglieri, su questo non transigo.
Noi, infatti, non stiamo dichiarando che è una disposizione esecutiva con questo Statuto, è una cosa che
dovrà essere fatta dal 2005 in poi e siccome il Presidente Chiaravalloti penso
che, se si candiderà, sarà una cosa, se non si candiderà, sarà la stessa cosa,
penso che in questa fase sia giusto che la Giunta sia rappresentata solamente
da consiglieri. Quindi non andiamo a ledere nulla in questa fase, si creerà per
i prossimi dieci-vent’anni.
Il
popolo ci dice sempre che non vuole essere rappresentato da persone che non
conosce e dato che ho fiducia e stimo il popolo soprattutto quella piccola
parte che rappresento, lo tutelo perché non transigo sul fatto che in Giunta ci
siano persone esterne, per quanto brave possano essere, perché penso che se si
ha bisogno di un tecnico esperto valido, lo si può prendere come consulente,
come direttore generale, quindi non è necessario che vada a svolgere un compito
che non è di sua competenza.
Quindi
proporrei che la Giunta possa essere fatta da 8 a 10, però che componenti della
Giunta siano solamente consiglieri. Questa è la proposta che fa l’onorevole
Crea.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Presidente, prendo volentieri la parola su questo
argomento che considero uno degli argomenti
pratici, forse possiamo meglio definirlo
politico o di tecnica politica più importanti che possiamo affrontare
all’interno dello Statuto, al di là di quello che poi sarà il sistema
elettorale, dove ci confronteremo in maniera decisa, come abbiamo sempre fatto
fino ad oggi, al di là delle postazioni ideologiche e dei ferrei steccati di
disciplina di coalizione, perché anche su questo è bene fare un discorso chiaro.
E’ difficile
tentare di mettere la museruola laddove non può essere messa, per una serie di
valutazioni che abbiamo sempre fatto e quindi in piena sintonia e in piena
coerenza con quanto vogliamo esprimere per cui la libertà del consigliere e
dell’espressione politica dove si milita, la libertà anche culturale e
personale di ognuno di noi diventa un requisito indispensabile per poter dare
allo Statuto quell’impronta per cui noi, in fondo, siamo stati eletti. Ci siamo
sempre fino ad oggi vantati di dire che questa è una legislatura di costituenti
e a questo ruolo di costituenti nessuno di voi vuole sfuggire, qualunque catena
e qualunque museruola si cerchi di metterci.
Allora incominciamo a focalizzare questi punti e questi aspetti fondamentali che io, personalmente, quale componente di questa Commissione, ravviso per esempio nel sistema elettorale, ma questo è un altro discorso ed entreremo nel dettaglio in quella circostanza, come per esempio del tipo di sistema elettorale e in rapporto, anche, con le scelte del tipo di governo, ne abbiamo parlato ieri, abbiamo tutti quanti noi dato un contributo più o meno forte, oggi è il momento della Giunta. E sul momento della Giunta, ad onor del vero – mi fa piacere che oggi sia qui presente l’onorevole Pirilli – obiettivamente le riflessioni fatte dai colleghi in precedenza mi lasciano abbastanza convinto sulla difficoltà che il Consiglio, quindi la politica, la collegialità dell’azione sia di maggioranza che di minoranza e quindi del Consiglio nel suo insieme, ha sempre incontrato in questo rapporto difficilissimo con la Giunta e, ancora di più, questo rapporto difficilissimo con la Giunta fatta da tecnici esterni.
Allora se è vero, come è vero, che la filosofia di impostazione che vogliamo dare al nostro Statuto guarda e dovrà guardare verso una Regione Calabria sempre più proiettata in termini di indirizzo e di programmazione, ritengo che la presenza dei cosiddetti assessori tecnici o esterni incomincia ad avere un ruolo sempre più sacrificato, incomincia a portare ad un momento di riflessione sempre più necessaria, incomincia – per essere chiari – ad acquisire una inutilità di presenza che è connaturata nelle cose, proprio perché la Regione si sta sempre più vestendo di un abito nuovo e diverso, che è l’abito della definizione delle scelte politiche che non appartiene per definizione e per antonomasia a quello che è e deve essere, invece, il tecnicismo. La scelta politica appartiene al politico, il politico all’interno del Consiglio regionale viene eletto e scelto dal popolo, l’assessore dovrà essere un eletto dal popolo.
Pertanto, la figura del tecnico, in un momento in cui la scelta si compone e si determina su questi indirizzi - perché questo è il ruolo reale che vogliamo dare alla Regione - diventa sempre più una figura evanescente per la gestione politica, ma diventa tuttavia essenziale sul piano della gestione di particolari situazioni che possiamo affrontare e che possiamo avere e questo lo possiamo prevedere, mi rivolgo al tecnico che abbiamo qui presente, il dottore Gambino, per aiutarci a trovare una formula che consenta al Presidente della Giunta regionale di potersi avvalere di tecnici - prevista anche nello Statuto oltre che con legge ordinaria, la possiamo rinviare, non abbiamo difficoltà –, di tecnici qualificati che possano avere una funzione di indirizzo e dare concretezza alla funzione di indirizzo e di programmazione che il Consiglio emana, che la Giunta deve concretizzare e in quella fattispecie ad hoc il tecnico diventa fondamentale. Per cui dire 4 o 5, 3, un terzo o altro, diventa inutile, perché il Presidente è nelle condizioni di poter nominare tanti tecnici quanti ne ha bisogno per dare supporto, forza e azione politica all’assessorato.
Quindi, Presidente, nel sostenere questa mia tesi le annuncio la presentazione di un emendamento – eccolo qui – che è diretto a cassare completamente il comma 4 dell’articolo 34 del testo base. Sotto questo punto di vista, questa è la nostra posizione. Le sto per formalizzare l’emendamento che è stato già scritto.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Pisano.
In ordine a questo punto, mi pongo un problema di principio e di opportunità: il problema di principio è il criterio che attiene alla scelta e alla individuazione, all’interno dello Statuto, della possibilità e dell’ipotesi di prevedere assessori esterni o meno.
Quindi, qual è il principio che spinge a fare questa scelta? Non è esplicitato in modo molto chiaro, molto convincente, per cui ognuno di noi possa avere la consapevolezza di arrivare ad essere deciso ad assumere questo principio e a votarlo.
L’altro aspetto è di ordine pratico: l’opportunità di questa scelta oggetto…
PRESIDENTE
Onorevole Nucera, la prego di essere rispettoso verso l’onorevole Pisano.
Vincenzo PISANO
Credo che sia opportuno, nel momento in cui stiamo per valutare lo Statuto della Regione Calabria, avere anche un po’ di buonsenso e porsi il problema nella serietà con cui ognuno deve porsi, come si stanno ponendo i colleghi, però le perplessità ognuno deve dirle con sincerità ed io, in ordine a questo punto, ho delle perplessità di principio e pratiche.
Ho espresso quelle di principio: che non sono convinto del motivo di principio per cui bisogna prevedere gli assessori esterni, perché poi gli assessori esterni individuati o tecnici o assessori esterni in quanto tali.
L’altro motivo pratico che mi pongo è nel momento in cui noi avendo approvato l’articolo 14 dello Statuto, significa che noi abbiamo elevato il numero dei consiglieri regionali
con ragione opportuna a 60; nel momento in cui
abbiamo 60 consiglieri regionali di cui 12 eletti si prevede, poi alla fine
sarà la determinazione numerica, come premio di maggioranza, c’è un’ampia
scelta possibile per il Presidente nella selezione degli assessori. Per cui
ritengo che prevedere ulteriori
assessori esterni sia alquanto pleonastico e fuori luogo, ciò nonostante non
sono contrario a ragioni di principio, se però questo attiene ad una maggiore funzionalità, ma anche ad una legittimazione degli stessi assessori
esterni.
Mi spiego e chiedo al
professore Gambino se in questo può darmi anche una risposta estremamente
persuasiva. Voglio dire: può essere inserito all’interno di questo articolo nella previsione possibile di 2 o
3 - non importa il numero, poi bisogna
vedere qual è il criterio che attiene a definire 2 o 3 assessori esterni, non
so qual è il principio, nel momento in cui si può lasciare aperta la strada, la
possibilità che possa essere scelto 1, 2, quanti possibili assessori esterni -
è prevedibile, professore Gambino, che possa esserci un supplemento,
un’aggiunta nell’articolato che preveda la legittimazione da parte del
Consiglio di questi assessori esterni che vengano nominati? E’ vero che la
potestà della nomina è attribuita al Presidente, ma nel momento in cui sono
considerati assessori e sono scelti nell’ambito del Consiglio regionale, questa
è una scelta ed una potestà che viene esercitata anche con una legittimazione
popolare attraverso il voto dato ai consiglieri.
La
scelta degli assessori esterni può essere inserita all’interno dello Statuto in
questo articolo, che cioè è possibile in linea di principio, ma che, una volta
fatta l’individuazione, perché questi possano effettivamente entrare
nell’esercizio dei loro poteri, delle loro funzioni, debbano avere una
legittimazione dal Consiglio?
PRESIDENTE
Prego, professor Gambino.
Non vi posso aiutare, nel senso che è una scelta politica, è materia
statutaria, dovete decidere voi nel merito politico, posso dire soltanto che voi avete tutta intera la potestà
statutaria e quindi dovete determinarvi politicamente.
Diverso
sarebbe il discorso se aveste scelto una
forma di elezione
universale e diretta del Presidente
della Giunta regionale, nel qual caso il potere di nomina e di revoca degli
assessori gli derivava direttamente dalla Costituzione. Quindi siete in uno spazio normativo che, in realtà, non ha
confini, se non nella misura e nell’equilibrio.
Quando
si parla di assessori esterni, la figura è radicalmente diversa dal tecnico.
Gli assessori, Presidente, si avvalgono di tecnici esterni e questa è normativa
generale, non è materia statutaria, assolutamente, quindi quando si parla di
assessori, non si fa evidentemente riferimento al tecnico, sia di elevato
profilo che non di elevato profilo; l’assessore esterno è una figura
istituzionale che opera all’interno di un organo che oggi viene costituito
mediante lo Statuto.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Leone.
Presidente, volevo fare alcune riflessioni, per poi cercare di trovare il bandolo di questa matassa che, comunque, non mi sembra difficile.
Abbiamo iniziato questa legislatura sapendo che avevamo un Presidente, per la prima volta eletto direttamente, con dei poteri che – abbiamo visto – sono dei poteri enormi in quella che è la gestione della Regione, poteri che gli consentivano di nominare non uno o due, ma tutti gli assessori come voleva e di sostituirli, eccetera.
Ci siamo accorti che, nell’arco di questo cammino, si è creato, per effetto di questa legislazione vigente, anche un po’ di scollamento tra quello che è l’organo esecutivo e l’organo legislativo, tra Consiglio e Giunta, forse aggravato anche da queste nomine degli assessori esterni che oggi sono in discussione. Ma questo – ne prendiamo atto tutti – è un momento particolare.
Ritengo, però, che dovremo fare uno sforzo in più, perché stiamo scrivendo uno Statuto che è qualcosa che andremo ad applicare da qui forse ai prossimi venti o trent’anni, per cui pensare che ci sia la possibilità, all’interno di quelle che sono le nuove dottrine che si stanno sviluppando nella gestione della cosa pubblica, di prevedere di avere alcune figure importanti non come consulenti, ma come personaggi direttamente impegnati nell’esecutività di quella che è la vita regionale, forse non è poi tanto sbagliato, anche perché molti di noi hanno grandi competenze, ma siamo sempre più destinati ad avere delle competenze esclusive specifiche. Per cui se ragioniamo guardando a quella che è oggi la fotografia della Regione, ognuno si sente ed è in grado di rappresentare il popolo in Giunta, ma se pensiamo ad alcune discipline nuove o se pensiamo ad alcuni settori nuovi che potrebbero essere in uso da qui a poco, forse la presenza di qualche tecnico non guasterebbe.
Quanto, poi, all’aspetto più politico della cosa, vorrei soffermarmi un attimo. Il tentativo di Rizza di fare una mediazione fra un testo iniziale e questo non mi sembra poi così eccessivo.
Oggi siamo in presenza della possibilità di avere una Giunta esclusivamente tecnica e non politica; per come abbiamo scritto questo Statuto abbiamo smussato un po’ quelli che sono i motivi della frattura verticale per effetto di una legge che ha dato al Presidente poteri enormi, quelli che saranno invece i poteri da qui alla prossima applicazione. Perché? Perché, se la guardiamo nei numeri, possiamo avere un massimo di 3, che significa che possono essere anche uno o nessuno, e un massimo di 3 fa sì che – diciamocelo pure – atteso che il Presidente possa essere scelto nella cosiddetta società civile, il Vicepresidente sicuramente sarà un’espressione politica. Allora, uno è il Vicepresidente e 7 sono gli assessori, la Giunta è una Giunta prettamente politica, per cui non c’è quello che oggi è il problema o che può essere il problema.
La riflessione che facevo è questa: sforziamoci di guardare non allo Statuto con le problematiche odierne, ma guardiamo allo Statuto con quella che può essere, invece, una realtà della Regione da qui ai prossimi vent’anni o alla prossima applicazione dello Statuto.
Per quello che mi riguarda, poi sceglieremo insieme, non ci sono posizioni preconcette. Certo, un discorso era stato fatto e a quello vorrei che ci attenessimo, però la riflessione che vi sottopongo si fonda sul non vedere tanto scandalo in una presenza esterna che possa qualificare il lavoro di un esecutivo.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Borrello.
Presidente, intervengo sul problema, pur avendo già espresso nel passato un’opinione su questa problematica che ci sta interessando stamattina, alla luce degli emendamenti proposti sia dal Presidente Chiaravalloti che dai colleghi Rizza ed altri.
In effetti, qui ci
troviamo di fronte ad un vizio di origine che nasce con la norma costituzionale, cioè allorquando il Parlamento – se non ricordo
male, forse anche all’unanimità – sulla
scorta di fatti emotivi contingenti (i ribaltoni e tutte queste storie), ha ritenuto di approvare una norma
costituzionale, la legge 1/99, con la quale- secondo me in maniera un poco
“superficiale” - ha voluto omologare la Regione a Comuni e Province,
dimenticando però che, mentre gli enti locali, quindi Comuni e Province, hanno
un ruolo di gestione amministrativa, sostanzialmente, le Regioni invece sono
investite di un potere legislativo, che è cosa leggermente diversa, di programmazione,
di controllo, eccetera. Ed è stata inserita l’opzione degli assessori esterni e
anche oggi, pur essendo noi già andati al “superamento” della norma
costituzionale rispetto al potere che ci viene attribuito, cioè passando
dall’elezione diretta alla indicazione, ci troviamo di fronte a questo problema
che nella prima fase avevamo anche, in qualche maniera, superato, accedendo a
delle richieste e recependo esigenze e proposte poste da colleghi e, alla fine,
ci eravamo determinati in quel modo.
Il
punto, però, qual è? Che se noi teniamo ben presente tutto ciò che è successo
sin qui dal ’99, ma anche tenendo nella giusta considerazione - al di là dei
nomi che sono al governo della Regione, ma non solo della Calabria, di altre
Regioni - certamente l’esperienza maturata – ripeto, non solo in Calabria, ma
anche in altre Regioni –, ci aiuta un po’ di più a comprendere gli effetti che
questa impostazione normativa nazionale ha creato, perché sostanzialmente viene
spostato il livello di attenzione da una necessità, a mio giudizio, di
assicurare e garantire una rappresentanza politica all’interno delle
amministrazioni regionali, che poi è l’elemento costitutivo della vera
democrazia, oggettivamente è così, non fosse altro che chi è “esposto” alla
valutazione dell’elettorato e quindi acquisisce un consenso elettorale
sicuramente deve avvertire un senso di responsabilità nei confronti di chi ha
espresso quella indicazione elettorale, la responsabilità anche di dare conto.
Quindi nell’esercizio del ruolo certamente c’è una gran bella differenza fra
chi avverte sulle spalle questo senso di responsabilità e chi - per meccanismi
non sempre lineari, non sempre forse anche comprensibili - si ritrova invece a
gestire ruoli di grande rilevanza, seppur con le modifiche di trasferimento di
funzioni e competenze che vengono a rimanere fuori, quindi estrapolate rispetto
a questo ruolo, questa è la differenza tra il consigliere regionale scelto dal
voto popolare che si trova a svolgere il ruolo di assessore e chi, invece, è assessore
per decreto. Poi di questo, di fatto, si tratta.
Certo,
mi rendo conto, Presidente – l’ho già detto altre volte – che nessuno di noi,
da solo, è in grado di determinare e indirizzare lo Statuto, c’è una necessità,
una esigenza di far compenetrare e contemperare diverse impostazioni culturali,
se volete, anche di storia politica e che, quindi, questo sforzo deve essere
comune nel perseguire questo tipo di obiettivo. Sarebbe superfluo aggiungere da
parte mia che la mia impostazione politica e culturale mi porta a dire che
l’assessore deve essere consigliere, su questo credo che non esista alcun
dubbio. Poi, certo, ci si misura, ci si confronta, si valuta assieme quale può
essere il “punto di mediazione”, se bisogna per forza… tenendo conto che io, nell’esprimere
le argomentazioni, non mi sento influenzato per niente da chi, al momento, si
sforza di indirizzare in qualche maniera e tenendo conto che, oggettivamente,
credo che debba essere consapevolezza di tutti avere di fronte un dato, quello
cioè che chi oggi discute di Statuto regionale in questa Regione deve anche
immaginare che nel 2005, se non prima – non so gli sviluppi – può anche non
essere consigliere regionale.
Se
questo principio, questa filosofia, questa cultura ispira un poco tutti, evidentemente
avremmo maggiore libertà di esprimere le nostre popolazioni, quindi in una
maniera asettica; certo, ben sapendo che comunque nell’animo umano questo tipo
di “preoccupazione” può essere ben presente. Ma noi ci dobbiamo liberare –
ecco, secondo me, in che termini deve avvenire il salto che siamo chiamati a
fare – dal cappio o dal cerchio ristretto, all’interno del quale immaginiamo
che tutto ciò che dovrà avvenire dal 2005 in poi, comunque ci debba vedere
protagonisti.
Oggettivamente,
io sono libero da questo tipo di pregiudizio, esprimo le mie opinioni per come
le sento, quindi su questo sono disponibile al confronto per tentare di trovare
una soluzione che sia la sintesi anche di diverse posizioni, ma che alla fine,
comunque, possa accomunare un po’ tutti perché credo che lo spirito che sin qui
ci ha guidato è stato senz’altro questo.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Galati.
Voglio esprimere anch’io il mio parere su questo articolo che stiamo per ridiscutere.
Questa è stata la prima
legislatura – credo – che ha introdotto i cosiddetti
assessori esterni e, al di là della questione di natura politica, intanto
vorrei partire dalla questione pratica. Alcuni colleghi che mi hanno preceduto
hanno detto con molta chiarezza che il ricorso agli assessori esterni non è
stata assolutamente un’operazione che si è rivelata molto proficua per la
nostra Regione. Ma al di là di questo, il problema, a mio avviso, è quello che
vogliamo fare, il ruolo che vogliamo dare alla politica.
Io
sono uno di quelli che sostengono che le istituzioni devono essere governate
dalla politica. C’è molta gente che dice “vogliamo tornare alla politica” e
poi, nei fatti, invece, alla politica non si vuole tornare. Io sono uno di
quelli che sta ipotizzando non l’amministratore unico nell’Asl, ma il ritorno
ai Comitati di gestione, perché la sanità va gestita dalla politica; e così
l’istituzione regionale va gestita dalla politica. Non bisogna guardare al
fatto che Tizio o Caio deve fare l’assessore perché è esterno, eccetera.
Intanto, anche questo meccanismo che consente al Presidente di poter nominare
uno, due, tre assessori esterni dà un maggiore potere al Presidente perché
questi vengono estrapolati anche da quelle che sono le forze politiche: gli
esterni se li nomina il Presidente, poi tra le forze politiche si
distribuiscono anche gli assessori che restano.
Ma
non è questo il discorso che voglio fare, cioè se debbano essere uno, due o se
sia necessario andare a contrattare. Il problema è di fondo: se vogliamo fare
gestire le istituzioni alla politica, quindi ai consiglieri, a coloro che hanno
un rapporto diretto con la società, l’elettore e l’amministratore.
Ma
chi penserà agli assessori esterni, che ci sono oggi, domani quando ci saranno
le elezioni del 2005, a Bonaccorsi, a Misiti, a tutti coloro che sono esterni?
Il cittadino si vorrà confrontare o noi che siamo stati eletti, dobbiamo
sopportare o sobbarcarci le responsabilità di coloro che con l’elettorato non
hanno niente a che fare? Quindi il discorso è questo e su questo dobbiamo
discutere.
Se
poi, per come è stato – voglio fare l’ultima annotazione – concepito,
l’articolo prevede anche gli assessori esterni ed i componenti della Giunta
regionale possono essere nominati anche al di fuori, credo, invece, che
l’articolo avrebbe dovuto asserire, come principio generale che gli assessori
devono essere consiglieri regionali; poi, eventualmente, prevedere una
eccezione e dire “in via del tutto eccezionale, per determinati motivi”,
eccetera, “il Presidente può”, aggiungendoci possibilmente anche qualche
passaggio attraverso il Consiglio regionale come ipotizzava Pisano. Qui,
invece, partiamo dalla posizione opposta e diciamo “gli assessori possono
essere componenti esterni”, come se l’eccezione fosse invece il consigliere,
anche se poi questa previsione è delimitata dal numero che si dà: due o tre e
così via.
Allora
qual è il mio pensiero? Direi che bisogna eliminare completamente dall’articolo
- così come aveva proposto Nucera - il comma 4, però specificando al comma 1
che gli assessori devono essere scelti tra i consiglieri regionali. Comunque in
via subordinata, se si dovesse - contrariamente al mio parere - ipotizzare o
dovesse prevalere l’altra tesi, allora che restasse fissato a due il numero
degli assessori esterni e non più di due, se si dovesse trovare una maggioranza
in questo senso– alla quale io logicamente non mi opporrò –, due e non tre.
Intanto, c’è da approvare le modifiche al comma 3. Nel testo Rizza…
Non superiore a 10, ma lei prima aveva detto “a 12”.
Chiedo scusa. Quindi lei conferma…?
(Interruzione dell’onorevole Rizza)
Ci sono dichiarazioni di voto sul comma 3 dell’articolo 34?
La parola all’onorevole Nucera.
Questo emendamento mi sembra, così come ho avuto modo di dire nell’intervento, rispecchi sostanzialmente un indirizzo di fondo, se l’interpretazione che do alla lettura è che, alla fine, nella Giunta ci saranno dodici componenti, cioè il Presidente, il Vicepresidente e dieci, massimo dodici componenti.
Giuseppe BOVA
Sai perché? Perché così non c’è Giuda!
Giovanni NUCERA
Sì, va bene.
Pongo in votazione il comma 3 dell’articolo 34 nel testo Rizza-Sarrra-Leone, perché il testo Chiaravalloti – onorevole Rizza, mi corregga se sbaglio – lo possiamo considerare assorbito.
Adesso dobbiamo passare all’esame del comma…
Presidente, prima di passare alla votazione del comma 4, volevo chiedere ai consiglieri firmatari dell’ultimo emendamento presentato se, alla luce delle discussioni che abbiamo fatto, ritengono o meno di mantenere questo emendamento o lo ritirano.
PRESIDENTE
Vuole che sospendiamo un minuto?
Sospendiamo…
Se c’è la possibilità, anzi la volontà da parte dei colleghi Crea e Nucera di ritirare il loro emendamento, io ritiro il mio, quindi resterebbe il testo base riguardo al numero degli assessori esterni che si possono nominare.
PRESIDENTE
Quindi il comma 4 rimane così com’era formulato?
Francesco GALATI
No, Presidente, non è possibile…
PRESIDENTE
Sì o no?
Si torna sul testo base e quindi si può procedere alla votazione.
PRESIDENTE
Non c’è stata votazione perché era stato già approvato. Se gli emendamenti sono ritirati, non c’è…
Onorevole Galati, al microfono.
Comma 4: “I componenti
della Giunta regionale possono essere nominati…”, “possono in via eccezionale”,
potremmo metterlo “in via eccezionale”…
PRESIDENTE
Se
rimane il testo base, se no…
Poi
c’è il comma 9 nella versione Rizza perché va adeguato, questo è tecnico.
Pongo
in votazione l’intero articolo 34 per come emendato solo al comma 3 e al comma
9.
All’articolo 35 c’è un emendamento Chiaravalloti che mi sembra non incontri osservazioni o ce ne sono? Non mi sembra ci siano osservazioni, per cui poniamo in votazione…
Dove? Sì, giusto, c’è un
refuso.
Pongo in votazione la
lettera a) del comma 1 dell’articolo 35,
recependo l’emendamento Chiaravalloti.
Vedo con piacere che il Presidente Chiaravalloti riconosce che le potestà regolamentari spettano al Consiglio regionale.
PRESIDENTE
Anche alla lettera f) c’è un emendamento Chiaravalloti, sul quale credo non ci siano osservazioni…
Prego, onorevole Tripodi.
Non sono d’accordo. Qui dobbiamo intenderci perché questa proposta, in pratica, sottrarrebbe competenze al Consiglio regionale. Per esempio oggi il Consiglio regionale dovrebbe procedere – poi, se lo fa o meno, è un altro discorso – alle nomine dell’Arssa, dell’Afor, dell’Ardis e di una serie di altri enti subregionali. Questa norma, di fatto, sancisce che tutte le nomine di competenza regionale sono assegnate alla Giunta regionale…
PRESIDENTE
No, no. Lo legga bene, onorevole Tripodi.
Michelangelo TRIPODI
Mi sembra di sì.
PRESIDENTE
Lo possiamo leggere.
Silvio GAMBINO, consulente della Commissione
Posso fare un brevissimo intervento
tecnico e non politico, ovviamente?
PRESIDENTE
Sì.
Mi permetto di osservare che in questa norma la ratio è una ratio garantistica che non era contenuta nel testo base ed assicura il Consiglio che per tutte le nomine nelle quali la legge prevede la garanzia delle minoranze sia assicurata la sua prerogativa, cioè il potere del Presidente nelle nomine è limitato laddove esiste, per legge, la competenza alla protezione delle minoranze. Quindi è una norma di garanzia, in questo caso, l’emendamento Chiaravalloti rispetto al testo base.
Naturalmente ho parlato solo tecnicamente.
Il testo base non faceva menzione delle nomine, professore, non
parlava proprio delle nomine. In questo nuovo testo, infatti, la Giunta
“provvedendo a tutte le nomine di competenza regionale, con esclusione di
quelle espressamente riservate alla
competenza di altri organi”. Per cui si assume totalmente la competenza sulle nomine, ad esclusione di quelle che
sono previste dalla legge in capo ad altri organi.
Rispetto a questo dato,
non c’è questo elemento di cui parla lei perché non lo vedo. Dove sono la riserva
e la garanzia?
La riserva, il principio generale è che le nomine spettano all’esecutivo, ma è un principio ormai consolidato su cui, in verità, grandi dubbi non ce ne sono da nessuna parte della dottrina.
Qual è il problema?
Che se nelle nomine non si chiarisce e specifica che quelle nomine che
prevedono il riconoscimento delle minoranze
sono riservate al Consiglio, un Presidente potrebbe esercitare tutte per
intere le nomine, quindi è una norma di salvaguardia.
Onorevole
Tripodi, con questo chiarimento credo che, se non ci sono altre osservazioni…
Ma
si potrebbe scrivere questa norma…
Onorevole
Tripodi, insiste!
Dobbiamo
parlare, ci dovete consentire, però!
Prego.
Visto
che il professore parla di questa cosa, se è possibile, la espliciterei questa
salvaguardia.
Ma è
già esplicita la norma, onorevole, se no, poi, ci rendiamo ridicoli. Stiamo
scrivendo uno Statuto!
Pongo
in votazione la lettera f) del comma 1 dell’articolo 35.
Mi sembra che il comma sospeso – diceva l’onorevole Bova – sia assorbito dalla lettera a) del comma… Quindi possiamo cassare il comma sospeso dell’articolo 35.
Pongo
in votazione l’articolo 35 nella sua interezza.
Passiamo,
ora, all’articolo 37. La parola all’onorevole Rizza.
Ho ritenuto di presentare un emendamento interamente sostitutivo che mi sembra sia un po’ più non dico elaborato, ma più specificato in alcune parti.
Se i colleghi hanno davanti la pagina con il raffronto rispetto al precedente testo, possono verificare dove sono le piccole modifiche che comunque mi sembra siano appropriate.
Nel primo comma ho ritenuto di dover aggiungere una frase che mi
sembra coerente con l’impostazione generale
che tutti ormai vogliamo dare: “Nell’ambito dei princìpi
fondamentali previsti dalla normativa
statale e nel rispetto della scelta politica emersa dal voto popolare”
– quindi c’è un richiamo ad una sorta di antiribaltone – “la legge elettorale
approvata a maggioranza dei consiglieri prevede”. Qui, rispetto al primo testo
che recitava “il sistema di elezioni
basato su sistemi di preferenza”, a
parte la cacofonia lessicale, ho scritto: “Il sistema di elezioni su base proporzionale con voto di preferenza
e premio elettorale di maggioranza per garantire la stabilità di
governo”, che peraltro era prevista
nella lettera d) del testo base, laddove dice “prevede la formazione di stabili
maggioranze”.
Alla lettera b) “le modalità di indizione delle elezioni
politiche regionali, le modalità con
cui sono indicate al corpo elettorale”,
questa era una cosa perché abbiamo già approvato nell’articolo 32 che il Presidente e il Vicepresidente vengono indicati
sulla scheda elettorale, la legge deve specificare come si arriva a questa
procedura. E poi, a parte le modalità di
proclamazione, ho voluto distinguere i due momenti: i casi di ineleggibilità e di incompatibilità dei
consiglieri, che è una cosa; nonché i casi di incompatibilità del Presidente,
del Vicepresidente e dei componenti anche
esterni della Giunta, perché possono essere incompatibilità diverse, anzi
spesso sono incompatibilità diverse, altro è il consigliere semplice. Quindi ho
voluto specificare questo.
Poi, al posto della
lettera e) del testo base che recita “la rappresentanza
in Consiglio di ogni provincia”, ho
messo “la ripartizione di seggi con garanzia della rappresentanza a ciascuna
provincia”.
Ho
eliminato il comma 2 “la legge regionale promuove la parità di accesso tra
donne e uomini alle cariche elettive”, perché è una ripetizione di quanto
previsto con le stesse parole all’articolo 2, già approvato.
Allora chiedo scusa. All’articolo 2…
Raffaele SENATORE
Al comma 2...
Giovanni NUCERA
“La legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”…
Domenico RIZZA
Non solo…
…“la rimozione di ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale e ed economica, nonché la promozione della parità di accesso tra gli uomini e le donne alle cariche elettive”, è previsto testualmente.
Era questa la ratio. Chiedo scusa, che cosa esplicita qui? Non ho capito. Se il principio è lo stesso, che cosa esplicita?
Ho chiesto soltanto sulla materia politica per dare un profilo tecnico.
Il profilo tecnico è un profilo de iure condendo, in questo momento, nel senso che il testo di legge di princìpi, attuativo dell’articolo 122, primo comma, è stato approvato al Senato, deve essere approvato alla Camera, ma si assume che questo testo rimarrà integro nella formulazione del Senato.
Mi permetto di segnalare che tra i princìpi che - in quanto legge di principi -
vincolano la legge regionale
e quindi lo Statuto in questo
momento, come premessa poi
alla legge regionale,
oltre ad un sistema elettorale che agevoli la
formazione di stabili maggioranze, la legge di
attuazione, la legge di princìpi stabilisce anche che questa stessa legge deve
assicurare la rappresentanza delle
minoranze.
A mio giudizio, in
concreto, suggerirei una formulazione che nel
comma 1, lettera a), perché è riepilogativo del testo di legge di princìpi del
Parlamento, quando si dice “il sistema di elezione su base proporzionale con
voti di preferenza, premio elettorale, per garantire i princìpi, per garantire
la stabilità di governo e la rappresentanza delle minoranze”. Questo è un
principio che, a mio giudizio, non è disponibile…
Intervengo
solo da un punto di vista tecnico, sia chiaro.
La
mia preoccupazione è che non venga meno nello Statuto la ricezione di una legge
di princìpi che, in verità, non è ancora legge, ma se fosse confermata nel
testo già approvato dalla Camera, esporrebbe ad un vizio il testo medesimo
nella parte in cui non prevede la rappresentanza delle minoranze. E’ un
principio, ma deve essere recepito.
PRESIDENTE
Sulle
donne?
Sulle donne, a mio giudizio tecnico, con la formulazione indicata nel comma 2,
è pienamente soddisfatto
sia il comma sesto dell’articolo
117 sia lo stesso novellato articolo
51 della Costituzione.
Professore, in termini pratici, che significa?
Silvio GAMBINO, consulente della Commissione
Non ho capito la domanda.
No, in realtà il comma 2 non fa nient’altro che assumere in Statuto, quindi
dargli una valenza di rango formale proprio
dello Statuto, un
principio che la Costituzione
nel comma 7 dell’articolo 117 rinvia alla legge regionale nella parte in cui
stabilisce, in capo alla legge regionale, di rimuovere ostacoli che impediscono
la piena parità tra donne e uomini, ma soprattutto aggiunge “promuove” – quindi
c’è un elemento promozionale di valorizzazione – “la parità di accesso tra
donne e uomini alle cariche elettive”.
Il
comma 7, dunque, stabilisce un principio che va avanti rispetto alla previsione
dell’articolo 51 per come novellato, dove non si parla di parità di accesso
alle cariche elettive.
Io credo che, al
momento, con questa formulazione voi avete dato piena copertura statutaria alla
legge che adotterete e quello che si aspetta il legislatore sono misure
positive, misure legislative e amministrative di promozione, cioè di favor nei confronti dell’obiettivo,
ormai costituzionale, di assicurare oltre che la pari opportunità che è
nell’articolo 3, primo comma, della Costituzione, anche il superamento – come
dice la Corte costituzionale in un paio di sentenze, la più importante delle
quali è la 103 del ’94 – delle differenze discriminatorie fra donne e uomini
che sono storicamente consolidate nel Paese.
Sì, ha colto nel
segno. Si tratta di favor, ma non in
questa sede, nella sede legislativa si tratta di incentivazioni, finanziamenti,
benefit e via elencando.
Stiamo
ingessando in maniera pericolosissima la legge elettorale. Vai a trovare il
meccanismo! Possono impugnare la legge elettorale perché non hai trovato i
meccanismi giusti. Se c’è nei princìpi, poi vediamo come recepirli, non
dobbiamo ingessare la legge elettorale perché dobbiamo farla immediatamente!
Silvio GAMBINO, consulente della Commissione
Il comma 2, com’è adesso, vi dà piena garanzia di copertura costituzionale alla legge.
Provo a distinguere i problemi, Presidente…
Michelangelo TRIPODI
Professore,
un’informazione: la legge 51 cosa prevede?
PRESIDENTE
La legge 51 non esiste, è
l’articolo 51 della Costituzione.
Michelangelo
TRIPODI
L’articolo 51, chiedo scusa.
Se posso dire in un minuto, dico tutto.
Si tratta di due problemi nettamente distinti: il
primo, su cui tecnicamente vi ho suggerito, dopo le parole “la stabilità di governo” alla lettera a) del
comma 1, di aggiungere “e la rappresentanza
delle minoranze”. A mio giudizio, questo si impone per rispettare una legge che
tale ancora formalmente non è, ma che si assume che lo diventerà ed è una legge
di principio che limita la legge regionale che definisce il sistema elettorale
e quant’altro.
Quindi,
tecnicamente, credo che sia fortemente opportuno, dal punto di vista tecnico,
che sia recepito per evitare eventuali vizi.
La rappresentanza delle minoranze, così come dice il testo della legge di princìpi, comma 4, io recito: “Le Regioni disciplinano con legge il sistema di elezione del Presidente della Giunta regionale e dei consiglieri nei limiti dei seguenti princìpi fondamentali” – è una legge di principio – “a) individuazione di un sistema elettorale che agevoli la formazione di stabili maggioranze nel Consiglio regionale e assicuri la rappresentanza delle minoranze”.
Qui ci sono due princìpi che viaggiano insieme: la formazione di stabili maggioranze e la tutela delle minoranze. Nella lettera a) voi avete previsto nell’emendamento Rizza-Leone uno dei corsi, bisogna prevedere l’altro.
Questo è un problema soltanto tecnico, quindi non intervengo politicamente.
Anche dal punto di vista solo tecnico, rispondo alla domanda sul comma 2: “La legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini”. La questione nasce in questi termini: una legge della Regione Valle d’Aosta aveva introdotto le quote nella legge elettorale, la Corte costituzionale censura per illegittimità queste quote, ed è la sentenza 43 del ’92, non rileva. Quindi non rientra nella pari opportunità e quindi nel divieto di discriminazione di cui all’articolo 3, primo comma, della Costituzione l’obbligo costituzionale di introdurre quote di donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive.
E’ intervenuto successivamente – e siamo nella legge 3 del 2001 – l’articolo 117 che al comma 7 lo prevede esplicitamente come ambito di competenza legislativa non statutaria, quindi se voi nulla diceste, non cambierebbe nulla, però certo è che voi avete già detto, onorevole Rizza, alla lettera f) dell’articolo 2, come principio fondamentale lo avete previsto quando avete previsto le pari opportunità e adesso qui lo prevedete. Si tratta di princìpi che hanno una loro coerenza sistemica e quindi, a mio giudizio, l’aver qui previsto questa formula è quanto mai opportuno.
Tecnicamente, questa legge contiene due disposizioni – e poi rispondo alle domande -: una prima disposizione che alla legge regionale chiede di rimuovere le disparità uomo-donna nella vita sociale, culturale ed economica. Questo è il primo contenuto della legge regionale. C’è un secondo contenuto che è la promozione della parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.
Benissimo, qui nasce il problema
formale e giuridico, nel senso che, probabilmente,
il mondo rappresentativo delle donne vi chiederà – come già questa mattina è stato anticipato in un’audizione – nella legge
elettorale tutta una serie di richieste
che attengono, se non le quote, una forte promozione nell’accesso alle cariche elettive, condizionando anche il momento della procedura elettorale
che è quello della presentazione delle
candidature.
Non
sappiamo quello che succederà, ma certo è che si pone in via generale il
problema di come rispondere a questo quesito. Oggi, o in sede di Statuto o in
sede di legge elettorale più opportunamente, se voi introduceste l’ipotesi
normativa più avanzata, dunque le quote elettorali, a mio giudizio queste
sarebbero costituzionalmente compatibili rispetto al 117, sesto comma, però è
anche ragionevole che la Corte costituzionale potrebbe intervenire.
Perché
dico questo? Perché l’articolo 51 – e quindi rispondo all’onorevole Tripodi –
che è una legge di integrazione della Costituzione, non fa più riferimento alla
promozione della parità di accesso donne e uomini alle cariche elettive, ma fa
un passo indietro, se potessi esprimermi in modo così irrituale, nel senso cioè
che positivizza costituzionalmente il principio della pari opportunità
donna-uomo e poi aggiunge che, a tal fine, la Repubblica promuove con appositi
provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
Quindi
l’articolo 51 della Costituzione, novellato, parla di pari opportunità
donna-uomo. L’articolo 117, a cui voi oggi state dando attuazione con questa
disposizione, parla di promozione, di parità di accesso tra donne e uomini alle
cariche elettive, cioè con questa norma voi date una copertura, se vorrete in
futuro, ad una legge elettorale regionale che consenta spazi normativi più ampi
alle donne.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Guagliardi.
Noi abbiamo istituito la carica di Presidente e Vicepresidente. Sulla base del comma 2, la legge regionale…
No, se questo può interferire nell’individuazione delle due cariche, è questo quello che mi chiedo.
Sì,
è una domanda tecnica e merita una risposta tecnica, nel senso che per tutte le
elezioni che si avvalgono di sistema maggioritario, il problema si pone
indubbiamente, tuttavia, però, parità di accesso, “promozione della parità di
accesso uomini e donne a cariche elettive” da parte del legislatore di
revisione, non vi dice esattamente in che cosa si materializza, si concretizza
e si positivizza. Vi deve essere un supplemento dello Statuto attuale, che
certamente vede le donne meno presenti nei mandati rappresentativi, con
politiche di promozione della parità di accesso,
azioni positive e quant’altro.
La parola all’onorevole
Rizza.
Professore Gambino, quello che mi preoccupa di questo secondo comma inserito in questo contesto è: se noi non riusciamo a soddisfare l’universo femminile, queste possono ragionevolmente impugnare la nostra legge elettorale, mentre se noi la prevediamo nei princìpi, che cosa significa metterlo e specificarlo anche nella previsione di legge elettorale?
Qui siamo in presenza di un vizio potenziale della legge regionale. Proviamo ad immaginare che voi adottiate
una legge regionale
nella quale non si contenga un principio di piena parità donne e uomini nella
vita sociale ed economica, proviamo ad ipotizzare che voi adottiate una legge regionale che non assicuri parità di
accesso tra donne e uomini alle cariche elettive: questa è una legge che, come
tutte le leggi viziate costituzionalmente,
può essere deferita, quando
crea un vulnus concreto, da
una donna, per esempio, che ritiene, nei confronti della legge, discriminata la sua situazione giuridica protetta, che
quindi può ricorrere anche alla Corte costituzionale.
Onorevole Rizza, conclusione tecnica…
Conclusione tecnica è che, o lo prevedete o non lo prevedete, non cambia veramente nulla, nel senso che la legge regionale non potrà che dare riscontro a questi nuovi beni costituzionalmente protetti.
La parola all’onorevole Galati.
Professore, volevo farle una domanda: poiché l’emendamento Rizza, al primo
comma, recita “nell’ambito dei
princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale e nel rispetto della
scelta politica emersa dal voto popolare”, che significato ha questa frase?
Leggo l’emendamento, non lo difendo, e lo interpreto: è pienamente coerente con la forma di governo che ieri voi avete adottato, articoli 32 e 36 della bozza di Statuto.
No, il voto, si parla sempre delle elezioni, quindi questo è uno Statuto che avete detto avrà…
Sì, d’accordo.
PRESIDENTE
Io non vorrei sovrapporre argomenti diversi, onorevole Galati. Stavamo affrontando questo tema delle donne, appena esaurito, torniamo al tema che ha posto lei, se non le dispiace.
La parola all’onorevole Bova sul comma 2.
… le delucidazioni
tecniche hanno sedato allarmi mal risposti perché era un allarme, secondo me
non giustificato e fermo restando che mi sorprende il tipo di confronto che su
questa questione stiamo portando avanti…
Parto
dalle cose meno importanti, e poi arrivo alla valutazione di fondo, che mi
portano a sostenere che il comma 2 è così come è nel testo base e quindi a
giudicare insufficiente, in questo caso, detto con rispetto e in maniera molto
sommessa, l’ipotesi di emendamento avanzata dai colleghi Rizza e Leone.
No,
del comma 2 sto parlando, collega Rizza.
Siccome
merita attenzione, finora l’approccio non mi ha convinto, non l’emendamento, ma
io parto dalle cose meno importanti.
Il
testo base – ora parlo di valutazioni di opportunità politica, poi dirò le
ragioni che vanno al di là, secondo me, dell’opportunità politica – che noi
abbiamo mandato in giro – ed è vero, ne abbiamo prodotto un sacco di copie – è
conosciuto ed una parte della società calabrese e nazionale conosce pure i
commi e gli articoli che fanno riferimento a questo tipo di questione. La
reazione del mondo interessato giudica positivo lo sforzo fatto dalla
Commissione Statuto, seppure insufficiente.
Ieri
abbiamo discusso parecchio e, alla fine, abbiamo concordato che il nuovo
Consiglio regionale sarà composto da 60 membri.
Secondo voi, è
buona politica dire che – poi ognuno può pensare quello che vuole – noi
pensiamo ad un Consiglio che abbia un rappresentante ogni 33 mila cittadini
calabresi e, in linea di principio, non de
facto – perché qui non c’è de facto
– non far pensare a metà dei calabresi o qualcosa in più che l’operazione che
stiamo facendo, in qualche maniera, è finalizzata anche a recuperare, senza
nulla togliere – rifletteteci un attimo – cioè quando pensate alla difesa dello
Statuto, in che termini lo pensate? Come ad un circuito chiuso che si difende
oppure il termine opportunità vale per tutti, accesso e così via? Ed è un
punto.
Io
sono contro le quote, sono contro le elezioni senza preferenza, ma il fatto che
possiamo dire, non a trucchi e con furbizia, che questa Commissione – e mi
auguro il Consiglio – su questo terreno non è che ha fatto la fine del mondo,
ma non è fatta di persone impaurite da chissà chi, questo è il minimo che
dobbiamo ottenere…
Io
parlo per me. Non sto parlando di lei, collega Rizza, sto parlando rispetto
alla discussione che c’è stata, non la sua. Siccome io – non me lo faccia
ripetere – la conosco, cioè abbiamo modo di lavorare, non c’è… è la mia
sensazione rispetto ad una discussione generale che si è avviata, tant’è vero
che difendo quello, non sto illustrando – non ne ho titoli – l’emendamento che
lei ha pensato. E’ detto in questo modo e chiedo scusa a lei e a tutti se,
inavvertitamente, nelle mie parole c’è stato qualcosa…
La
legge elettorale rimuove ogni ostacolo che impedisca l’accesso, non garantisce
i risultati; i risultati vengono garantiti dalle quote e assieme alle quote il
fatto che non ci siano preferenze. Qui non c’è scritto da nessuna parte.
Allora, qui che
ci può essere scritto, che significa? Cominciare a ragionare nel concreto,
anche se la legge e così via… Secondo voi, la legge elettorale che andremo a
fare – perché io non ho fatto osservazioni sull’emendamento, per la prima parte,
non ne sto facendo, eccetera – secondo voi è corretto pensare sin da ora che,
per quanto riguarda la composizione delle liste, noi possiamo scrivere, com’è
per la legge nazionale, che nessuna lista può contenere più del 70 o 80 per
cento di candidati di un sesso? Così si traduce l’accesso, non la parità fifty-fifty, cioè il punto è che io non
ritengo, non ho problemi, perché penso che nella legge elettorale ci debba
essere scritto, ma come punto di partenza.
No,
qui non c’è scritto. Di accesso che significa? Per accedere, non parità… parità
e uguale non sono parole identiche, cioè parità è un altro senso.
Eh,
e quella rimane. No, ma per me non è…
Lei può interloquire con me, non ci sono problemi. Il problema è che noi ci abbiamo riflettuto prima, che questo testo base l’avevamo approvato, eccetera, che lo conoscono in giro come approvato.
Qual è la ragione così forte che ci deve portare a fare un’altra cosa che può scatenare, in questo senso? Se, invece, c’era un ragionamento – io mi esprimo, non sono per nessuno, non sono per i privilegi, non sono per quote in cui uomini o donne accedano senza concorrere per davvero – sul resto, sul fatto purtroppo sapete che penso? Se io fossi donna, vorrei queste regole, però per un ciclo farei liste di sole donne, perché è l’unico modo; tranne fatti eccezionali, col sistema di preferenza attuale, le donne accedono gradualmente alle cariche elettive – ma questa è una mia considerazione personale –; se c’è un’unità di donne per cui una lista prende poi il quoziente, una delle donne ce la fa di sicuro …
Io ho parlato semplicemente per.
Poi,
detto senza retorica, in una società come la nostra in cui la spinta non come
ceto politico, non come donne che copiano tanta parte degli uomini che fanno la
politica, in cui la spinta ad avere accesso in generale è il lievito di una
società, possiamo dire in giro che nello Statuto – e quando l’illustreremo, mi
auguro tutti – uno dei punti di forza è questo; altra cosa è – e infatti
stamattina io non sono d’accordo – aggiungere tutto quello che, per esempio, le
componenti della Commissione parità ci hanno posto, perché loro tentano di
introdurre nello Statuto qualcosa – e qui non c’è – che vada al di là dei
princìpi. E a quel punto sì che sarei d’accordo in pieno – a titolo personale,
ovviamente – con l’osservazione che faceva poco fa l’onorevole Rizza, perché se
andiamo sullo Statuto al di là dei princìpi, poi davvero ingessiamo.
Secondo me, collega Rizza, con questa dizione non ingessiamo niente; scegliamo una linea di marcia e la indichiamo alla Calabria noi - 23 persone - che siamo qui dentro. E io mi onoro di farne parte, perché mi umilierei se mi dicessero che sulla questione dei princìpi, uno dei 23, io, ha ragionato come chi dice “io volevo, papà non vuole”.
Visto che i rischi non ci sono e così via e visto che – capisco le osservazioni che si facevano, eccetera – non introduciamo in una norma di princìpi vincoli di altra natura, come si poteva paventare – e io non li vedo –, penso che serenamente possiamo lasciare il vecchio testo e, secondo me, uno dei punti di forza vi ho detto può esser questo, anche perché non a caso abbiamo portato a sessanta il numero dei consiglieri. Non sono per essere mai strumentale, ma sono per la risposta… E cito un grande italiano- dal mio punto di vista e non credo solo mio – che era Pertini, il quale diceva “brigante, brigante e mezzo”, fuor di metafora.
Nel dibattito politico calabrese – e non solo, ma in Calabria è particolarmente consistente – c’è una cerchia molto ampia di falsi moralisti e i falsi moralisti si esprimono in tanti termini. Uno dei punti di moralismo riguarda l’eventuale numero, l’hanno già fatto nel Consiglio regionale. Dire che questo è finalizzato non come quote, non solo ad allargare, non solo a partecipare, ma è collegato anche come punto di partenza, non di arrivo, alla presenza delle donne, è un punto in più.
Sono punti di vista, collega Rizza, e questo siccome non riguarda il centro-destra o il centro-sinistra, è un qualcosa che può essere utile.
Grazie,
onorevole Bova, ma se mi posso permettere, eventualmente nella formulazione
contenuta nello stesso comma 2 dell’emendamento Rizza, perché è quello più
aderente al 117 della Costituzione che dice testualmente “le leggi regionali”,
eccetera, “promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche
elettive”, è parimenti copiato dal 117 della Costituzione vigente.
E’ superato. L’onorevole Tommasi?
Rinuncio all’intervento in quanto faccio mio l’intervento dell’onorevole Bova.
PRESIDENTE
L’onorevole Nucera su che
cosa?
Giovanni NUCERA
Sul comma 2. Ma aveva chiesto parola l’onorevole Rizza, che io vorrei ascoltare, gentilmente.
No, io non sono mai illuminante! Chiedo luce, non do luce!
Per rispondere all’onorevole Bova, volevo dirgli che – forse sono stato frainteso – non era una forma di antifemminismo la mia, non fosse altro perché in famiglia…
Ecco, a prescindere da un fatto culturale, non potrei esserlo.
Invece
no, però si devono fare spazio come…
Stavo
dicendo che comprendo le preoccupazioni che lei ha manifestato, dicendo “come,
abbiamo dato già un messaggio! Sembrerebbe un arretramento” ed io certamente
apprezzo questa preoccupazione che mi era sfuggita. Pensavo – e ancora ho
qualche dubbio, anche se ci sono stati ulteriori chiarimenti – che questo fatto
di metterlo nella previsione della legge elettorale, ci imponga alcuni paletti
nella legge elettorale che potrebbero poi dare adito ad altro, anche perché le
cariche elettive non sono soltanto quelle regionali, provinciali e comunali,
sono anche altre: noi eleggiamo il Presidente, il consiglio di amministrazione,
eccetera.
Non
so se le può sembrare opportuno trasferire questo comma all’articolo 7,
trasferirlo pari pari all’articolo 7, dove è prevista la parola “opportunità” e
quindi “la legge regionale promuove la parità di accesso”, per evitare che ci
sia un riferimento alla legge elettorale, onorevole Bova.
“La
legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche
elettive”: chi è a favore?
Sì,
ma licenziamo il comma 2. Non siete d’accordo?
Il
comma 2 l’ha proposto l’onorevole Rizza, l’emendamento…
Sì,
ma stavo cercando di dire all’onorevole Nucera che stiamo parlando della
formulazione “la legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e
uomini alle cariche elettive”, che riproduce esattamente quello che è previsto
dall’articolo 117 della Costituzione, copiato.
Comma
1 la parola all’onorevole Galati.
Sul comma 1 vorrei l’attenzione dei colleghi, perché voglio insistere su quell’inciso: “nell’ambito dei princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale” – va bene – “e nel rispetto della scelta politica emersa dal voto popolare”. E’ come se avessimo fatto un referendum, signori miei!
Dice “la legge elettorale regionale approvata prevede”: in base a quale risultato elettorale la legge che andiamo a fare prevede?
Di
quale volontà popolare? Non l’ho capito.
Domenico
RIZZA
Che
emerge dalle popolazioni?
Francesco
GALATI
Da
quali elezioni? Quello che è emerso nel 2005?! Non l’ho capito questo discorso.
Questo è un inciso che, secondo me, è sbagliato, non ci azzecca proprio!
PRESIDENTE
Onorevole
Rizza, con tutta l’umiltà possibile…
Francesco
GALATI
Questo qui, avrebbe avuto senso se ci fosse stato un referendum e allora dal referendum sarebbe emerso che bisognava istituire il sistema proporzionale o maggioritario o qualche altra cosa, quindi si poteva dire che, sulla base di quello che è emerso dalla volontà popolare, noi avremmo fatto una legge elettorale in questo senso, ma non vedo a quale volontà popolare ci possiamo riferire adesso.
PRESIDENTE
Ci sono altre osservazioni su questi articoli?
La lettera f)? Ci arriviamo. La vuole affrontare subito, onorevole Guagliardi?
(Interruzioni)
Noi saremmo per accogliere l’emendamento Galati.
In generale, ti diamo sempre torto, ma questa volta hai ragione!
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Rizza.
Il professor Gambino mi ha mostrato testualmente la norma costituzionale, per cui mi dice – ed è certamente così perché l’ho letto – che è assolutamente superfluo questo inciso.
Quindi il testo del comma 1 recita così: “Nell’ambito dei princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale, la legge elettorale regionale approvata a maggioranza assoluta dei consiglieri prevede: il sistema di elezione su base proporzionale con voto di preferenza e premio elettorale di maggioranza per garantire la stabilità di governo e la rappresentanza delle minoranze”.
Domenico RIZZA
Anche questo mi ha mostrato che è previsto espressamente dalla…
PRESIDENTE
…“le modalità di indizione delle elezioni politiche regionali; le modalità con cui sono indicate dal corpo elettorale; i candidati alla carica di Presidente e di Vicepresidente della Giunta regionale; le modalità di proclamazione degli eletti al Consiglio; i casi di ineleggibilità e di incompatibilità dei consiglieri, nonché i casi di incompatibilità del Presidente, del Vicepresidente e dei componenti anche esterni della Giunta”.
Sulla lettera f), “la ripartizione di seggi con garanzia della rappresentanza di ciascuna provincia”, c’era – credo – qualche collega che voleva prendere la parola o mi sbaglio?
Prego, onorevole Rizza.
Ho specificato quello che era già previsto nel testo base, cioè la rappresentanza in Consiglio di ogni provincia.
(Interruzione)
Nel testo base, onorevole Pirillo, c’era scritto…
PRESIDENTE
Sì, alla lettera e), era
formulata diversamente: “la
rappresentanza in Consiglio di ogni provincia”.
(Interruzioni)
Giovanni NUCERA
E’ un fatto squisitamente tecnico, non…
Domenico RIZZA
Sì, ma se non è previsto
nel principio…
(Interruzioni)
Se no, lascio il testo base.
PRESIDENTE
Ecco, possiamo lasciare il testo base – siamo d’accordo? – l’avevamo già votato e concordato.
(Interruzione dell’onorevole Nucera)
Domenico
RIZZA
No,
lasciamo il testo base. Io voglio che ci sia una norma di principio che
assicuri alle province una rappresentanza in Consiglio regionale.
PRESIDENTE
La
parola al professor Gambino.
E’ una formula molto generale,
quasi clausola di stile in cui si afferma un principio che è la rappresentanza territoriale, cioè quello che voi volete perché l’avete discusso, dibattuto ed approvato. Con
la ripartizione dei
seggi voi già prefigurate, in realtà, i seggi, i collegi
elettorali e, in qualche modo, vi vincolate molto rispetto alla legge
elettorale. Onestamente, non vi
conviene.
Se l’onorevole Rizza è d’accordo, alla lettera f) ripristineremmo
il testo base, cioè la rappresentanza in
Consiglio di ogni provincia e quindi con questa modifica mettiamo in votazione
il comma 1 dell’articolo 37.
(E’ approvato all’unanimità)
Pongo in votazione il
comma 2.
(E’ approvato all’unanimità)
Pongo in votazione l’articolo 37 nel suo complesso.
(E’ approvato all’unanimità)
Colleghi, a questo punto abbiamo l’ultimo articolo, che è l’articolo 26, su cui c’è un
testo base che abbiamo già votato e approvato, ci sono emendamenti proposti dal
Presidente Chiaravalloti e un emendamento proposto dall’onorevole Galati. Su
questo vorrei sentire l’opinione della Commissione, riservandomi alla fine,
eventualmente, di fare una mia proposta.
Prego,
onorevole Galati.
Presidente, ho voluto presentare questo emendamento anche perché, quando abbiamo approvato il testo base, avevo avanzato delle riserve sull’articolato così come era stato approvato, anzi avevo votato contro
Ora mi chiedo se, tenuto conto di quello che si è detto sui
gruppi, sui monogruppi e così via,
con lo Statuto vogliamo dare un
taglio netto a questa diatriba e quindi stabilire una volta per tutte come
devono essere composti i gruppi oppure vogliamo continuare sul vecchio sistema.
Che cosa ho detto? Che si
possono costituire in gruppi i consiglieri regionali appartenenti a partiti o
liste che abbiano raggiunto nelle elezioni
il 4 per cento dei voti validi. Su
questo 4 per cento si potrà anche
discutere. Quello che non condivido è il richiamo che si fa nel secondo comma,
cioè l’eccezione, lo stratagemma che
noi fin qui abbiamo usato per far sì che anche un solo consigliere regionale
potesse costituirsi in gruppo, facendo riferimento al gruppo a livello
nazionale.
Secondo me, bisogna avere
riferimento alla consistenza delle
liste dei partiti che si presentano in questa regione, quindi il senso del mio
emendamento è proprio questo.
Sulla percentuale possiamo anche discutere, ma
mi pare che, più o meno, sia quello che aveva anche prospettato in termini
diversi ma numerici il Presidente Chiaravalloti, che aveva indicato in tre
membri almeno la composizione del gruppo, chiedendo la soppressione anche del
secondo comma.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.
Presidente, sull’articolo 26, quando lo votammo all’epoca, ci fu una lunga e
serrata discussione. Vedo che al comma 1 ci
sono due emendamenti, uno del Presidente
Chiaravalloti che va a definire invece che da 4 membri, a 3 membri, poi però dobbiamo tenere in considerazione una cosa: io non parlerei di percentuali quando si parla dei
gruppi, perché le percentuali sono qualcosa che vincolano molto anche i
discorsi futuri che dovremo andare a fare e credo che su questo, poi, quando si
farà la legge elettorale, ci sarà anche qui una forte e serrata discussione,
tenendo in considerazione la realtà regionale calabrese, ma anche il contesto
nazionale sulla legge elettorale. Non mi posso trovare d’accordo con il collega
Galati quando afferma che i gruppi che hanno riferimenti nazionali, Camera o
Senato, non hanno titolo a fare il gruppo anche con un solo consigliere o con
due, perché se un gruppo è costituito alla Camera o al Senato, significa che ha
dietro un partito e delle rappresentanze nazionali alla Camera o al Senato. Per
cui non è un qualcosa di aleatorio ma di radicato sul territorio nazionale e
regionale.
Quindi,
per quello che mi riguarda, al comma 2 se guardiamo nello scenario attuale,
troviamo una situazione variegata con forze politiche che nel 2000 avevano il
gruppo alla Camera o al Senato, nel 2003 ne sono subentrate altre e qualcuno ha
perso quei diritti. Quindi un riequilibrio dal 2000 al 2003 va fatto, tenendo
in forte considerazione qual è la nomenclatura dei gruppi alla Camera e al
Senato e dei partiti.
E’ chiaro che il discorso dei monogruppi è molto delicato nella nostra Regione, credo che si sia entrati in una spirale di non ritorno, dobbiamo fare tutti insieme il punto della situazione. Credo che il testo, com’era stato licenziato, andava in questa direzione, si potrebbe integrare con i tre membri, come dice il Presidente Chiaravalloti, ma nel comma 2 inserire chi aveva diritti acquisiti al momento del voto. Questa è una norma transitoria, chiaramente, che va a sanare dal 2000 al 2003, però fermo restando che le altre…
(Interruzione)
Allora, se vale per il 2005, su come era stato licenziato dalla Commissione non vedo aggiunte o emendamenti.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Napoli.
Ho voluto dare una scorsa alla Costituzione per vedere se nel testo della Carta
fondamentale, alla quale in qualche modo i lavori che stiamo svolgendo debbono
in qualche modo richiamarsi, ci si a qualche appiglio, ma volere nello Statuto
stabilire anche i termini, addirittura, per indicare la costituzione dei gruppi,
mi sembra una cosa che va al di là dei princìpi che debbono essere contenuti
nello Statuto.
Credo
che riconoscere ai gruppi consiliari un rilievo statutario sia un fatto di per
sé importante, ma riservare addirittura allo Statuto la definizione della
consistenza numerica dei gruppi, credo che questo potrebbe essere un compito
che può essere assegnato in sede di Regolamento interno.
Questa
soluzione potrebbe offrire, in effetti, il modo per superare un problema che,
di fatto, in qualche modo anima la discussione, l’ha animata nel corso dei
nostri lavori e continua a farlo sinora. Da ciò deriva che il testo base
potrebbe essere cassato nella parte in cui vi è indicato “composti da almeno
quattro membri”, quindi la soluzione verrebbe secondo la seguente dizione: “I
consiglieri regionali si costituiscono in gruppi secondo le norme fissate dal
Regolamento”…
(Interruzione)
…senza
inserire il numero dei componenti il gruppo, da rinviare al Regolamento interno
che credo andremo a fare immediatamente dopo.
Il
resto segue, perché anche il secondo comma viene ad essere cassato, così come
rimanendo soltanto il quarto comma.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Guagliardi.
Prendo il toro per le corna, se no cerchiamo di
evitare i problemi.
Noi abbiamo un problema di
monogruppi che è stato lacerante per
la politica e per l’istituzione, da un anno-un anno e mezzo siamo sottoposti a
un vero massacro sulla storia dei monogruppi.
Non voglio dire se è stato un errore o no farli, ma questa è la situazione: un numero eccessivo di monogruppi che ci sottopone all’interno, sulla
base di una scelta che abbiamo fatto tutti – e mi ci metto anch’io – ad una valutazione comune, fuori ad un attacco
bestiale dei cittadini perché ci chiamano autoreferenziali, se non corporazione
di capigruppo.
Questo è un problema che
va superato, è del tutto evidente, ma non si supera – lo dico al consigliere
Napoli – rinviandolo ad una data che ci pone dei problemi, perché poi lì, se
possono…
(Interruzione)
No, noi abbiamo una
proposta che è molto lineare che fa riferimento a tre condizioni che possono
essere oggettive.
Credo di essere stato io
uno di quelli, forse, anche in contrasto con l’onorevole Tripodi a sostenere l’oggettività di queste tre soluzioni, che nella mia considerazione vedo anche in forma mal
distribuite, perché io metterei al primo punto “possono costituire gruppi le
formazioni politiche che hanno un
riferimento con gruppi nazionali”.
E’ del tutto evidente che
nel meccanismo elettorale, nell’elezione diretta
dei Presidenti col maggioritario, il bipolarismo,
una formazione politica può variare in percentuale
da Regione a Regione, da condizione a condizione, da elezione ad elezione. Quindi, se c’è un riferimento di un’organizzazione politica e quando parliamo
di organizzazione politica, parliamo di gruppi parlamentari che sono espressione di federazioni, comitati regionali, sezioni, associazioni varie e così via,
cioè racchiudono un grosso movimento di iscritti, di dirigenti che danno vita a
un tipo di progetto politico. Io metterei per primo questo, senza percentuali o
nulla. Questo è il punto.
Garantire la libera scelta degli eletti di poter allontanarsi da un gruppo di appartenenza iniziale e costituire gruppo si può fare, allora c’è il bisogno dei tre – io ho proposto quattro che erano stati accolti – consiglieri regionali che liberamente e in rottura, magari, con il gruppo di appartenenza possono costituire gruppo oppure perché non c’è la terza condizione che dovrebbe venire dopo.
E’ del tutto evidente
che tre-quattro – per me vanno bene quattro – consiglieri
possono costituire il gruppo.
C’è, poi, l’ultimo
elemento su cui non possiamo non riflettere perché è stato l’elemento di crisi
nostra e della formazione dei monogruppi,
cioè quelle liste che non hanno un carattere nazionale e che si presentano a
livello regionale e che hanno costituito qui una serie di monogruppi.
Cosa succede? Che anche in
questo c’è un problema di valutazione sull’effetto del consenso elettorale che
hanno, perché una cosa è una lista che attraverso lo scorporo, i meccanismi, i
resti ottiene un consigliere regionale con un 1,7 dei voti, un’altra cosa è il
gruppo che ha il 5-6 per cento di
consenso elettorale.
Allora, se una lista
ottiene il 5 o il 6 per cento dei
voti in una elezione regionale, vuol dire che ha un retroterra di forte
consenso elettorale. Queste sono le tre condizioni.
A mio avviso – e lo dico con grandissima schiettezza
– bisogna essere molto fiscali, visto che si va dal 2005 in poi e quindi non turbiamo lo status esistente, sul controllo dei gruppi nazionali.
Se
una formazione politica che nasce nell’anno 2005, nel 2006 non esiste più, non
può esistere neanche il gruppo regionale. Su questo dobbiamo essere fiscali – e
lo dico con franchezza fino in fondo – e siccome parliamo del 2005, nel nostro
caso qui, se andasse avanti questo mio ragionamento di dire “quando si scioglie
il gruppo nazionale, si sciolgono anche i gruppi locali o quando non si ha il
5-6 per cento non si ha il gruppo regionale”, noi avremmo una riduzione forse
di 7-8 o anche più di monogruppi. Credo che questa sia la soluzione migliore.
Rinviare
ad altri tempi una decisione su questo significa incancrenire ancora di più e
far passare nell’idea della gente che vogliamo rinviare la decisione di mese in
mese – ecco perché non sono d’accordo per rinviarla al Regolamento –, rinviare
al solito consociativismo, segretezza e roba del genere di questa Commissione,
la soluzione dei gruppi.
Dobbiamo
dirlo con grandissima chiarezza, con grandissimo senso di alta responsabilità
di noi tutti e con univocità di rappresentare la nostra decisione all’esterno,
da me che sono considerato l’ultimo nell’area di sinistra consiliare, fino a
quello che è considerato il più a destra. Cioè su questo, una volta che abbiamo
assunto una decisione, dobbiamo avere un’identità di messaggio ai cittadini e
agli elettori.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Tripodi.
Avevo votato contro questo articolo e debbo dire che non ho cambiato opinione rispetto a quel voto. Credo che l’occasione che ci viene dal fatto che siano stati presentati alcuni emendamenti, comunque, ci dia la possibilità di riaprire una discussione – poi, ovviamente, vedremo l’esito – e di migliorare, secondo me, in termini positivi e inclusivi. In questa Commissione è stato utilizzato spesso questo termine, credo che il ragionamento da fare in questo contesto sia quello di capire come si può includere senza eccessi e senza scadere nei gruppi che hanno un carattere ad personam, che è un altro discorso.
Non stiamo discutendo della situazione attuale, né credo che lo Statuto metterà mano rispetto all’attuale situazione dei monogruppi, che è questione di Regolamento e sicuramente, in qualche modo, troverà anche sbocchi e altre situazioni. Noi dobbiamo ragionare di quello che accadrà nel 2005 e dal 2005 in poi.
Quindi il ragionamento che faccio è legato alle
questioni di carattere nazionale, ma anche a quelle di carattere locale e
regionale. Credo che mai – e da questo punto di vista ho qui anche il vecchio Statuto – ci sia stato l’impedimento della
costituzione dei monogruppi alla Regione. I monogruppi ci sono sempre stati, dal 1970
in poi, perché lo prevedeva lo Statuto
o comunque dava l’opportunità, lo Statuto
regionale del ’70, di poter avere questa possibilità e questo strumento, tant’è
che l’articolo 12 dello Statuto, in qualche modo ripreso nella
proposta Napoli, diceva che “i consiglieri si costituiscono in gruppi i quali,
a norma del Regolamento, sono composti da uno o più membri”. Questo diceva lo Statuto.
Qui si vuole irrigidire la
norma e si vuole dire nello Statuto,
impedendo a fatti successivi regolamentari di normare un principio di carattere
generale che lo Statuto affermava.
Si diceva “a norma di Regolamento, sono composti da uno o più membri”. Questo
era il meccanismo previsto dallo Statuto
in passato; poi c’era il Regolamento che ha avuto una sua storia e sue vicende diverse.
Io, in linea di principio,
sarei per riaffermare questo tipo di
principio, ma se non lo si vuole affermare, se cioè si ritiene di fissare nello
Statuto la costituzione dei gruppi
consiliari, allora dobbiamo regolamentarla meglio, Presidente.
La prima questione è
quella dei gruppi parlamentari. E’ una questione che ritengo debba essere, in
qualche modo, contemperata introducendo come soggetto i sottogruppi parlamentari.
(Interruzione)
La componente, il sottogruppo parlamentare
come possibilità di riconoscimento del gruppo.
(Interruzione dell’onorevole
Pirillo)
Allora vedete che cominciamo a fare un ragionamento che apre un discorso.
(Interruzione)
Se, però, resta ingessato, com’è scritto qui, alla questione gruppi, dobbiamo mettere anche i sottogruppi.
Poi, se si vuole fare un ragionamento legato al territorio regionale,
personalmente sono del
parere che ha diritto a costituire gruppo il partito che presenta una lista e
che ottiene il quorum alla Regione. Questo
è il dato, se ottiene il quorum alla Regione con
una lista regionale che presenti regionalmente
e rappresenti un principio politico,
perché qui stiamo a garantire la rappresentatività delle forze politiche. Quindi si
possono introdurre questi due elementi
di correzione: il sottogruppo e il quorum alle elezioni
regionali – perché parliamo di elezioni regionali – o il riferimento
nazionale, l’uno e l’altro, o il quorum alle regionali.
Io sarei per fare questo
tipo di proposta, farei queste due proposte integrative, se è possibile.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Leone. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi prego, un po’ di attenzione perché su questo problema ho sentito che qualcuno si è espresso dicendo “dal 2005”. Non esiste, che sia chiaro! Sull’onda di quello che era successo sulla stampa, mi pare di aver fatto un intervento molto chiaro: sicuramente non ci lasciamo spingere sul discorso dei gruppi dall’onda scandalistica esterna.
Avevamo detto di rimandare allo Statuto il problema dei gruppi all’inizio della legislatura, quando avevamo varato alcune norme che prevedevano, eccetera, adesso siamo arrivati al capolinea, nel senso che oggi stabiliamo – ma non per il 2005, dovremo trovare anche il modo perché questo avvenga subito – di normare il discorso dei monogruppi.
Per cui, fermo restando che sono disponibile
a qualsiasi tipo di rivisitazione della norma che, però, sia una norma
che ridia la possibilità di mettere in condizione tutto il Consiglio
di dare una risposta all’esterno che vada
nella direzione che ci eravamo proposti all’inizio,
quando accettammo il discorso
transitorio…
Ho detto che troviamo il
modo, non ho detto che lo facciamo con lo Statuto;
ho detto che lo Statuto prevede
quello che dovrà essere il discorso
da qui – mi auguro – ad altri trent’anni, ma sicuramente…
…ma sicuramente rimane il problema dei monogruppi che noi, comunque, dobbiamo risolvere in questa legislatura.
Per cui vi prego di riflettere, colleghi, perché se no quello che avevamo detto nel momento in cui ci eravamo seduti e avevamo sospeso questo problema dei monogruppi diventerebbe un discorso antipatico per tutti quanti noi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
Presidente, nel momento in cui andiamo a formulare all’interno dello Statuto un principio che sancisca la formulazione dei gruppi, quindi come fatto organizzativo del Consiglio, ritengo che dobbiamo tenere conto che ci troviamo in presenza di una legge elettorale proporzionale – anche se con correttivo come premio di maggioranza e quindi dovrebbe discendere la formazione dei gruppi all’interno del Consiglio – di questo tipo perché tutto è consequenziale, perché diversamente sarebbe una contraddizione in termini fare una cosa, una legge elettorale che consenta la partecipazione, quindi pluralista, delle forze in campo e poi non consenta la formulazione all’interno di un Consiglio delle espressioni in forza di un consenso elettorale.
Detto questo in termini di principio, ritengo che la formulazione dello Statuto, anche se non nei particolari ché si può demandare al Regolamento successivo l’articolazione specifica di come vanno ad essere formulati i gruppi all’interno del Consiglio, debba contenere però alcuni elementi di principio, quali questo che ho detto intorno al problema della rappresentatività derivante dalla legge elettorale e quindi dal consenso elettorale, ma quello che consente anche il riferimento nazionale – mi convince molto l’esposizione del collega Guagliardi quando fa riferimento ai gruppi nazionali – o i gruppi o comunque i riferimenti presenti nel Parlamento nazionale.
Dopodiché c’è
un altro aspetto, quello della identità politica
all’interno della confluenza nei possibili gruppi che si vanno a formare,
perché può capitare che ci sia omogeneità,
raggruppamenti che possono trovarsi a fare
un gruppo di tre consiglieri e con i sottogruppi, ma può capitare di non avere
questa possibilità all’interno del Consiglio.
Un
altro aspetto che può essere legato, aggiuntivo anche, alle realtà regionali
che possono manifestarsi: noi abbiamo, in Italia, delle Regioni che hanno delle
forti presenze etniche tipo la Valle d’Aosta, tipo il Trentino Alto Adige, che
però non hanno poi una dignità politica all’interno del Parlamento nazionale.
Ciononostante, però, è consentita la formazione soprattutto dei gruppi
nazionali perché sono garantite le minoranze.
Quindi
l’articolazione del pluralismo democratico nei modi e nei termini che si
possono trovare un Regolamento ritengo sia un fatto di ampia democrazia.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Pirillo Ne ha facoltà.
Credo, a differenza di qualche collega già
intervenuto, che il problema dei gruppi, così come è previsto nell’articolo 26, dobbiamo affrontarlo
e risolverlo in questa sede.
Noi
abbiamo ascoltato l’onorevole Leone, per esempio, con grande attenzione, come
se parlasse per esempio Ciampi…
(Interruzione)
Io
non sono Ciampi, per carità, però…
(Interruzioni)
Stavo dicendo che concordo con i colleghi che hanno
posto il problema e che intendono affrontarlo e risolverlo in questa sede, perché dobbiamo uscire dagli equivoci che si
sono creati – io ritengo – ingiustamente, perché i gruppi non sono un fatto di
appannaggio del singolo consigliere regionale, ma servono per fare la politica
a livello regionale in una regione articolata come la nostra. E i due
emendamenti, quello di Chiaravalloti e quello di Galati, che pure hanno un
senso, indicano un percorso, credo che non possano essere presi in
considerazione per la premessa che ho fatto. Invece dobbiamo andare ad un testo
che, in qualche modo, affronti – ripeto – e risolva il problema in maniera
definitiva.
Penso
al testo base e concordo con Tommasi che, anziché quattro, dobbiamo andare su
tre, mi pare che anche quello di Chiaravalloti andava sul tre.
L’altro
riferimento che qui viene riportato con questo grande rafforzativo che è
“eccezionalmente”, ma forse è troppo rafforzativo, è il riferimento ai gruppi
nazionali, alla presenza dei gruppi al Parlamento italiano. Non ripeto le
motivazioni che ha portato il collega Guagliardi sulla necessità di costituire
gruppi anche con un numero inferiore a tre, in questo caso come lo propongo io,
quindi con una sola unità per quei gruppi che siano espressione del Parlamento
italiano.
Perché – non so se qualcuno ha fatto riferimento – noi andiamo verso il federalismo, verso l’autonomia, per cui sono portato a pensare che nelle prossime elezioni, ma considerato che lo Statuto dovrà durare trenta-quarant’anni – mi auguro – ci siano liste locali, liste regionali, liste che concorrono per situazioni anche locali e regionali, concorrono alle elezioni regionali e possono conseguire anche una buona percentuale del 4-5-6 per cento e prendere, per esempio, con il numero di 60 che ci siamo dati, anche tre consiglieri regionali.
E qui abbiamo visto che ci sono le migrazioni che credo non finiranno mai nel Consiglio regionale per mille ragioni, per ragioni di litigi, di incomprensione, di scelte, di scelte di superamento e così via, per cui questi gruppi durante il cammino, anche se rappresentano una realtà regionale perché sono liste locali, possono ridursi da tre a due. Per cui anche a questi è consentito perché non è che nasce il gruppo – questo credo sia una cosa che deve essere ritenuta tale – all’inizio della legislatura e poi, comunque vada durante il corso della legislatura, questo gruppo rimane; rimane se mantiene le condizioni per restare un gruppo, per restare tale, altrimenti non ha ragion d’essere.
Oggi abbiamo fatto una serie di norme transitorie, una serie di accomodamenti – lasciatemelo dire – e in questa fase transitoria, di rodaggio della 1/99, probabilmente era anche giusto. Per cui, tranne la modifica da quattro a tre del primo comma, concordo anche sul resto.
Non so se il 5 per cento poteva e può rappresentare anche lo sbarramento, se ci sarà, diciamolo con grande franchezza, ma questo è un discorso che può essere anche aggiustato. Credo che il riferimento debba essere quello e non altro, obiettivamente, per stare con i piedi per terra. Basta il 5, però, per le ragioni che ho esposto, credo che questo 5 si debba mantenere.
PRESIDENTE
Se ho capito bene, lei ha parlato a favore dell’emendamento Galati, onorevole Pirillo…
(Interruzione)
Piero MODAFFERI, dirigente
della Commissione
A favore del testo base.
PRESIDENTE
Chiedo scusa.
(Interruzione)
No, poiché lei ha…
(Interruzione)
Ho capito, ma aveva fatto riferimento ad uno sbarramento percentuale.)
Adesso c’è l’onorevole Tommasi.
Presidente, un chiarimento perché, se non ho inteso male, nel secondo comma si parla di una soglia del 5 per cento.
Allora vorrei capire, visto l’intervento del collega Pirillo con l’immediata condivisione del collega Leone, quando il collega Pirillo parla di sbarramento che cosa intende.
(Interruzione)
No, perché vorrei capire, dato che la dicitura del collega Pirillo parla di sbarramento, condivisa immediatamente…
Mario PIRILLO
No, no.
Diego Antonio TOMMASI
Io guardavo l’onorevole
Leone, il quale diceva “va bene il 5
per cento”, vorrei capire se con questa
clausola…
Mario PIRILLO
Lo posso spiegare perché…
Diego Antonio TOMMASI
No, io non interpreto, ho
soltanto sentito quello che lei ha detto, collega Pirillo, non è che ho sentito
diversamente: lei ha parlato di
sbarramento.
Mario PIRILLO
Io ho detto il 5 e il 4.
Prevedo che poi nella legge elettorale metteremo, ma è una cosa mia…
(Interruzione)
E’ una cosa pure tua?
Meglio.
Diego Antonio TOMMASI
Prendo atto che
l’onorevole Pirillo già ha in mente di fare uno sbarramento.
Mario PIRILLO
Io propongo lo
sbarramento.
Diego Antonio TOMMASI
Ma ne prendiamo atto.
Mario PIRILLO
E me lo puoi impedire,
onorevole Tommasi?
Diego Antonio TOMMASI
Per carità, ne prendiamo
atto. Io non impedisco niente a nessuno, è solo per chiarezza all’interno del
centro-sinistra.
Mario PIRILLO
Ma il centro-sinistra non
è che mi ha dato una direttiva. Tu
vuoi fare una questione, falla pure…
Diego Antonio TOMMASI
Non faccio questioni…
Sullo sbarramento –
onorevole Tommasi, ne abbiamo parlato pure stamattina
– credo che dobbiamo uniformarci tutti…
Diego Antonio TOMMASI
Onorevole Pirillo, quando
si parlerà di legge elettorale…
PRESIDENTE
Però lasciamo completare
l’onorevole Tommasi, onorevole Pirillo, se non le spiace.
Diego Antonio TOMMASI
Allora evitiamo di inserire
cose che non sono in argomento.
Mario PIRILLO
Presidente, prenda atto
lei e la Commissione…
…che non ha proposto
nessuno sbarramento, le do atto.
Prima di dare la parola
all’onorevole Bova e poi all’onorevole Nucera, ho il dovere di informare la
Commissione che per un errore tecnico sull’articolo
37 il voto di astensione dell’onorevole
Rizza era diventato a favore, invece è un voto di astensione.
Prego, onorevole Bova.
Mi scuso per non aver seguito, come è mia consuetudine e com’era doveroso, rispetto all’articolo 26 tutti i passaggi della discussione; ho aspettato in maniera che, sia ascoltando interventi sia informandomi con colleghi, avessi contezza della discussione che c’è.
Di fatto, rispetto al
nostro lavoro, è l’ultimo articolo che rivisitiamo perché ci sono emendamenti e anche perché il voto che avevamo espresso quasi un anno fa
ha avuto una coda, non voglio dire di polemiche, ma di valutazioni
differenti. Ora tento di fare, come hanno fatto i colleghi con molta serietà,
un ragionamento via via sull’insieme e sui vari commi. Parto dal testo base e
nelle mie valutazioni ci sono alcuni dati di cronaca, di verità storica e anche
di altro.
Mi riferisco, per esempio, all’emendamento Chiaravalloti, al primo comma, perché quello del collega Galati lo riprendo poi rispetto ad altri ragionamenti che possono riguardare il secondo comma. Rispetto a quell’incontro serio ma informale che avevamo avuto in altra sede, l’idea del Presidente Chiaravalloti – per carità, legittima – era di un Consiglio di non più di 50 membri, per cui la proposta su gruppi di almeno tre è un combinato disposto.
Personalmente, ritengo che il primo comma, per questioni di opportunità, non si debba cambiare, ma io non ho proposto né sono fermo ad un articolato di un solo comma, per cui c’è una regola di fondo e le eccezioni. Per cui – poi sono disposto ad ascoltare e anche a correggere, se il mio ragionamento, com’è possibile, è fatto con serietà, ma può non essere stato sufficientemente ponderato – sarei per non toccare il numero di 4 su 60, di norma.
Poi si dice da
parte di alcuni – e l’ispirazione la condivido, ed in questo senso il collega
Galati presenta una proposta che è tutto fermo a quanto una forza – ed ha una ratio – ottiene in una Regione.
Se
il criterio fosse esclusivo – la capisco la ragione –, io lo giudico pertinente
il ragionamento e la proposta che fa, ma non sufficiente perché noi siamo
dentro un’impostazione federale, non dentro un’impostazione separatista, cioè
non debbo danneggiare e quindi se questa è l’osservazione che fa – e credo che
lo sia – il collega Galati, non debbo danneggiare una formazione politica che
in Italia non ha un dato e che in Calabria può avere il 4 per cento.
Quindi questo tipo di ragionamento – poi vediamo qual è la percentuale – io mi sforzo di farlo, ma quest’aspetto non si può respingere. Non può essere l’alfa e l’omega, deve stare alla pari con gli altri ragionamenti, quindi alla fine deve essere dentro.
Per
cui, prevista una norma, io vedo questo tra le “eccezioni”, poi il termine può
essere meno infelice, meno ambiguo, perché altrimenti sembra che non diamo la
stessa patente di legittimità alle varie cose, quindi c’è non solo da fare un
coordinamento formale, ma anche un coordinamento in maniera che non ci sia una
gerarchia di, che ci siano approcci differenti.
Dentro
questo non ho dubbi che non può essere cassato il riferimento alle forze
nazionali, sarebbe un errore; non può essere esclusivo il riferimento alle
forze nazionali, però non può essere cassato.
Quindi,
anche se quell’“eccezionalmente” o altro c’è, allora eravamo presi da un’enfasi
forse eccessiva e così via, vi è anche il riferimento alle forze nazionali.
Badate bene, sto
parlando di gruppi, non sto in alcun modo – e non mi prendo nessuna virgola –
parlando indirettamente di altro, non sto parlando né di legge elettorale né di
sbarramento eventuale di legge elettorale. Io credo che sulla legge elettorale
il confronto sia legittimo, che se ne debba discutere, non ho una posizione ex ante, aprioristica, prendere o
lasciare, penso sia opportuno che introduciamo, ma se alla fine c’è che soglia
ha, questo è il risultato di un lavoro che è tutto da svolgere. Questa è la mia
opinione personale.
(Interruzione dell’onorevole Leone)
Se c’è, è il risultato di un lavoro che dobbiamo fare.
Per essere chiari –
però non discuto oggi – nessuno di noi – e lo
dico senza infingimenti – può assecondare
una linea di frantumazione. Badate, la differenza fra autonomia, di cui io sono geloso difensore,
e frantumazione non è che è tanta, cioè
dipende dalle motivazioni di fondo; è una
sorta di codice che non si scrive mai una volta per
tutte. E non parlo di formazioni politiche nazionali perché queste non sono un’invenzione calabrese,
quelle ci sono, è evidente; parlo anche del diritto-dovere di esprimere e così
via. Qui torniamo ai gruppi.
Io
non ho dubbi, ma il collega Galati fa bene a scriverlo perché noi avevamo
espresso un punto di vista per cui una formazione politica- nel primo testo-
che avesse preso in Calabria - lui non parla di numero di consiglieri ma di
percentuale – il 4 per cento è significativa, però per una serie di ragioni in
quel testo quella formazione politica viene ad essere cassata dal diritto di
fare gruppo.
L’unico
limite – perché lo pongo in maniera aperta – è: perché ha fissato il 4? Certo,
è una cosa seria, ma perché il 4 e non il 5 o il 3, collega Galati?
(Interruzione dell’onorevole Galati)
E’
una domanda retorica…
(Interruzione dell’onorevole Galati)
Sì, ma ho detto che chiedo scusa, che mi sono informato, ma non di tutto.
Personalmente,
quindi, sono perché una
valutazione di questo tipo si introduca, quindi
formazioni politiche nazionali, eccetera, e mi riferisco anche… Questa è una innovazione. Se il punto è quello, formazioni politiche nazionali, io non sono per le eccezioni, però sono per il rispetto
di questo ragionamento, perché se si dice “nazionali”, poi la soglia può essere
benissimo il 3 per cento. Non lo dico in maniera perentoria, cioè stiamo
ragionando con molta serietà e dobbiamo vedere e così via.
Perché
l’ho introdotto? Io mi voglio esprimere, non ho ragionamenti reconditi. Nel
momento in cui ci siamo seduti qui e abbiamo fatto un gruppo, c’era un partito,
quello dei Comunisti italiani, che aveva il gruppo nazionale. Poi si sono fatte
le elezioni col meccanismo del maggioritario e così via, quel partito non ha
avuto – se non sbaglio, è così – il numero dei parlamentari sufficiente per.
Se
noi lo colleghiamo solo là, nel momento in cui si è costituito, ha diritto; poi
si cancella e viene cancellato.
Secondo
punto: la Costituzione dice – ed è giusto che sia così – che non ci può essere
mandato perentorio rispetto all’attività consiliare.
Per cui è possibile che legittimamente un consigliere che viene eletto nella lista ics possa decidere… e io non solo non censuro, in molti casi non hanno alternativa, eccetera, non mi sto cucendo un abito su misura perché non mi è capitato, ma in teoria non escludo che potrebbe essere ognuno di noi obbligato a una cosa di questo tipo, parlo con molta serietà. E quindi l’unico modo per garantire una formazione politica e i cittadini votano, eccetera, paradossalmente non è solo il numero dei consiglieri che deve essere anche indicato, io sono perché si mantenga 4, cioè in alcuni casi è 4, oppure il riferimento a formazioni politiche. Badate, anche il 3 non lo dico perentorio, se dobbiamo qui ragionare e trovare…
Tutto
questo porta ad una frantumazione, ad un ragionamento che non è accoglibile
dalla comunità calabrese e che non ci sentiamo in grado di sostenere? Ha
furbizie tra di noi e rapporti sotto banco? Io non penso di aver fatto un
ragionamento sufficiente, le intenzioni sono oneste e l’impostazione è di questa
natura. Non ho fatto i conti, cioè penso che è un combinato… con questo non
aggiungo e non tolgo niente al ragionamento che dobbiamo fare sulla legge
elettorale.
E anch’io intenderò dire la mia, ascolterò molto, ma credo che in questi termini potremmo…
Ho tentato di concorrere ad una
conclusione del ragionamento in questo tipo di seduta anche su questo, questo
ho riflettuto e non volevo stare in silenzio rispetto…
Il 4
di partenza non lo toglierei perché è 4 su 60, però è fatta di due gomme, per
cui alla comunità dobbiamo dire che noi abbiamo mantenuto il 4 e che non
abbiamo ridotto, poi dobbiamo dire che siamo parte del sistema Italia e che
siamo orgogliosi di essere espressione anche di formazioni politiche che hanno
un radicamento in Calabria, cioè l’uno e l’altro.
Sto
parlando del nuovo Statuto, non c’è un ragionamento, non sto facendo una
fotografia di dopodomani, questo è un punto che stiamo discutendo e nel momento
in cui si pone, dirò la mia anche su questo.
Ora penso che, quindi, il testo potrebbe rimanere quello base, quell’“eccezionalmente” si può vedere come si chiama e così via, si lascia il riferimento, eccetera, ovvero di liste che abbiano raggiunto la soglia del 3, l’uno e l’altro, però…
(Interruzione)
Del 3 per cento, non lo so, ma può essere… E’ un mio ragionamento.
(Interruzione)
No, io sto solo facendo una proposta.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Prima ancora di sviluppare
un ragionamento e quindi offrire la mia valutazione rispetto alle
novità che sono state introdotte con il testo base con i due emendamenti
Chiaravalloti e Galati, sento la necessità di
chiedere un’interruzione breve
in Aula e di incontrarmi con i colleghi della Casa delle libertà per uno scambio più
forte, ma soprattutto per un chiarimento più
incisivo rispetto all’intervento dell’onorevole
Leone.
Questa necessità la sento
e se verrà accolta questa mia proposta, chiedo solo pochi minuti perché poi
possa sviluppare, se riterrò opportuno, un ragionamento
che mi spinge ad offrire una valutazione
che sarà quella alla base della mia eventuale decisione rispetto agli
emendamenti stessi.
PRESIDENTE
Onorevole Rizza, lei vuole parlare subito o…?
(Interruzione dell’onorevole Rizza)
No, può prendere senz’altro la parola e poi concordiamo di sospendere un minuto.
Prego, onorevole Rizza.
Da quanto ho potuto capire finora, ritengo che le posizioni sono molto variegate, si sono un po’ discostate parecchie
posizioni rispetto al testo approvato a suo tempo.
Per
cui le farei una proposta, anche perché qualche ritocco potrei suggerirlo pure
io, ma non lo faccio per non rendere ulteriormente confuso il dibattito, invece
mi limito a fare una proposta che mi sembra possa essere praticata dalla
Commissione.
Presidente,
dal momento che non c’è unanimità o comunque c’è larga maggioranza su
emendamenti e su proposte nuove, propongo di mandare in Aula il testo base. Poi,
eventualmente, in Aula si potranno proporre gli emendamenti e l’Aula stabilirà
quali accettare, quali recepire, quali rigettare, per consentirci di arrivare
all’approvazione globale del testo dello Statuto in maniera unitaria, così come
abbiamo fatto finora.
In
questo spirito, qualora la Commissione si volesse orientare verso questa
proposta dell’onorevole Rizza di mandare in Aula il testo base, vorrei
aggiungere che noi concorderemmo qui, adesso, in questo momento che il testo
base – che abbiamo, peraltro, già votato e quindi non dobbiamo rivotare – può
essere o dovrà essere accompagnato da tutti gli emendamenti che qui sono stati
formulati, cioè da Chiaravalloti, da Galati, da Pirillo e da Tripodi, in modo
che poi in Aula ci sia una visione complessiva della situazione.
Stavo semplicemente integrando, nello spirito che aveva indicato l’onorevole Rizza.
La parola all’onorevole Galati.
Intanto dico subito che non sono d’accordo con la proposta dell’onorevole
Rizza, perché abbiamo lavorato tanto in questa Commissione, tre giorni, non abbiamo
rinviato all’Aula nessun articolo con
emendamenti, credo che anche qui dobbiamo fare uno sforzo per vedere se
possiamo modificarlo o meno, eventualmente
mettendo ai voti. Se Rizza fa quella proposta, indubbiamente si metterà ai voti
e può darsi che giustamente passerà e andrà in Aula quel testo.
Io
voglio dire alcune cose: intanto non sono d’accordo con chi ha detto che
bisogna demandare al Regolamento…
(Interruzione)
Non
vorrei essere disturbato…
Non
sono d’accordo con coloro che dicono che bisogna demandare al Regolamento la
normativa o tutta la normativa per ciò che riguarda la questione dei gruppi;
almeno alcune norme di carattere generale bisogna fissarle nello Statuto.
Volevo
dire anche che sull’efficacia della norma nel tempo, sull’entrata in vigore
della norma, credo che questo sia un principio di carattere generale, per cui
non possiamo dire entro quando stabilire… Ci sono le preleggi che sono quasi
norme costituzionali, quindi le norme statutarie intendiamo che valgono per il
futuro e quindi dal 2005 in poi.
Per
quanto riguarda l’accenno che faceva il collega Leone sulla questione dei
monogruppi che noi abbiamo legato alla risoluzione dello Statuto, quello è un
problema che può essere indubbiamente posto non appena avremo approvato lo Statuto.
Sono d’accordo con Leone che dice “noi abbiamo detto che…”, però credo che
nella norma statutaria non possiamo andare a stabilire, soprattutto a livello
di Statuto…
Onorevole Galati, senza un’interruzione polemica, volevo solamente ribadire che noi abbiamo preso un impegno, soprassedendo a quella che era la sfida esterna…
Francesco GALATI
Ho dato atto di questo.
Gianfranco LEONE
…ed ho voluto chiarire che,
al di là di quando applicheremo
queste norme che sono statutarie e che varranno per il 2005, abbiamo un
problema che dobbiamo risolvere.
Ho dato atto, cioè ho
cercato di interpretare, mi ha dato
atto. Siccome ci sono alcuni colleghi che hanno pure detto “ma Leone che cosa
intendeva dire?”, credo abbia voluto dire questo che noi stiamo dicendo e che
l’onorevole Leone ha confermato.
Il problema su cui mi
voglio soffermare è questo: io non sono d’accordo
con l’onorevole Bova quando fa alcuni ragionamenti, soprattutto sul secondo comma dell’articolo. Signori, noi siamo consapevoli
che, se le cose sono andate come sono andate alla Regione Calabria e se c’è stata questa proliferazione dei monogruppi,
è perché attraverso legge normale abbiamo potuto modificare il Regolamento e abbiamo previsto nel Regolamento che i
riferimenti a livello nazionale potevano avere dei gruppi, cioè noi stiamo
cercando di istituzionalizzare, di mettere nello Statuto una eccezione
che è stata deleteria per quanto riguarda la costituzione dei gruppi nella Regione
Calabria. Questo è il punto fondamentale su cui bisogna veramente
discutere e bisogna stare attenti.
Che cosa si potrebbe anche verificare, caro Bova? Se
dovesse passare l’articolo così
com’è, avremmo questa incongruità: ci potrebbero
essere partiti che hanno tre consiglieri, mentre potrebbero costituire gruppo…
(Interruzione)
No, hai detto il 3 per cento, ma al di là del discorso,
hai detto che il primo comma deve restare così
com’è, cioè hai previsto 4 consiglieri.
Giuseppe BOVA
Però se una lista prende il 4 per cento…
Francesco
GALATI
Che
fa? Se ha il riferimento a livello nazionale…
Domenico
RIZZA
Nel
Regolamento dobbiamo specificare che cosa significa…
Francesco
GALATI
No,
non è possibile così com’è formulato.
(Interruzioni)
Volevo dire che si potrebbero verificare delle incongruenze,
nel senso che ci possono essere – mi spiego meglio – una lista o un partito che
prendeno due consiglieri regionali: non può costituire gruppo, mentre un altro
partito che prende un consigliere regionale, però ha il riferimento a livello
nazionale come gruppo, costituisce il gruppo con un solo consigliere…
Chi
l’ha detto che è uno!
Anche
con uno. Se hai il riferimento al gruppo nazionale, puoi costituire il gruppo e
uno che, invece, ne prende tre, se noi stabiliamo quattro…
(Interruzioni)
In
un sistema federalista, una lista che prende tre consiglieri regionali non
costituisce il gruppo perché Bova ne prevede quattro, mentre una lista o un
gruppo che prende un solo consigliere regionale…
(Interruzioni)
Ma
c’è la percentuale…
E la
percentuale a quanto porta, Pirillo?
(Interruzione dell’onorevole Pirillo)
Insisto sul mio emendamento, indubbiamente, perché il 4, il 3 per cento – possiamo anche vedere e modificare la percentuale – è legato alla reale consistenza dei partiti e delle liste che arrivano in Consiglio regionale e a quelli dobbiamo dare adito, sostegno e mezzi per potersi…
(Interruzione dell’onorevole Tommasi)
E’ un mio pensiero.
Allora ha ragione Tripodi che dice “tutte le liste che prendono un consigliere regionale o i consiglieri regionali delle elezioni regionali”.
(Interruzione)
E non c’entra la percentuale…
Perché non c’entra la percentuale?
E se no metti il quorum!
Che c’entra la legge elettorale! Non c’entra niente la legge elettorale con la percentuale!
(Interruzione)
Comunque insisto acché il mio emendamento venga approvato, o al massimo posso accettare l’emendamento Chiaravalloti, ma non voterò mai il secondo comma dell’articolo.
Adesso aderirei alla proposta dell’onorevole Nucera…
Presidente, vorrei soffermarmi un attimo sull’ultima affermazione per capire: il primo e il secondo comma di quest’articolo sono già stati votati?
Sì.
Allora vogliamo spiegare al collega che ha detto che non voterà mai…
(Interruzione dell’onorevole Galati)
Ma speriamo, perché penso che…
Collega Galati, il secondo comma.
Sospendo la seduta per due minuti in Aula. Nel frattempo, però, poiché ormai abbiamo completato, ringrazio a nome vostro il professor Gambino per l’apporto qualificatissimo e straordinario che ci ha dato, vi vuole rivolgere una parola di saluto un momento solo.
Solo per dire che sono grato per avermi invitato e onoratissimo per aver lavorato fin qui, ma credo che lo farò ancora, nel rispetto del mandato, finché durerà. Grazie molte e buon lavoro.
La
seduta è sospesa per due minuti in Aula, poi si procederà alla votazione.
Prego, onorevole Galati.
Presidente, intanto
voglio esprimere l’auspicio che si possa concludere in questa sede e questa sera
anche quest’ultimo articolo su cui
ci siamo soffermati abbastanza, e giustamente. Credo ci sia un emendamento dell’onorevole Tripodi che io, più o meno, ho visto
e che potrebbe “accontentare” tutti quanti per poter
far passare…
Glielo
leggo, onorevole Galati?
Sì.
Volete
che lo legga, colleghi? Allora un po’ di attenzione. Questo emendamento firmato
Tripodi Michelangelo, Incarnato, Tommasi, Pirillo, Bova, Guagliardi e Tripodi Pasquale
così recita: “Articolo 26, comma 2. Eccezionalmente i gruppi assembleari
possono essere composti da un numero inferiore solo nel caso che gli stessi
siano espressione di gruppi parlamentari, di componenti di gruppo misto a
livello parlamentare nazionale, ovvero di liste che abbiano conseguito” – alle
elezioni regionali, dobbiamo dire, no?
(Interruzione)
Ah,
chiedo scusa. …“che abbiano conseguito almeno il 3 per cento alle elezioni
regionali”.
Non
so se l’onorevole Galati conferma che lo condivide.
Volevo aggiungere
che potremmo approvare sia il primo sia il secondo comma, al primo comma invece
di “quattro” metterei “tre consiglieri regionali”.
La
parola all’onorevole Rizza.
Presidente, ribadisco la mia proposta originaria perché, anche alla luce di quell’emendamento che…
(Interruzione)
L’ultimo che ha letto…
Sì, ma c’è anche un
emendamento Pirillo, un emendamento Galati e uno Chiaravalloti.
Resto fermo sulla mia posizione…
Lei insiste?
Insisto, però poi voglio
anche giustificare la mia opinione.
Lei insiste, mi pare di
capire, sulla proposta di mandare in Aula il testo così come è stato approvato
dalla Commissione e rinviare in Aula,
accompagnandolo con tutti gli emendamenti presentati.
La parola all’onorevole
Nucera.
Presidente, colgo con soddisfazione la proposta che ora ha meglio esplicitato il collega Rizza, perché nei fatti mi pone nelle condizioni di dire che la condivido, però con una piccola modifica legata al comma 2 dell’articolo 26. Questo perché la storia dei gruppi, nel corso dell’evoluzione di questa legislatura è stata, mi è sembrata, un po’ come la creta delle fiumare reggine. Qua, di volta in volta, ognuno cerca di alzarsi e issare bandiere di grandi moralismi secondo le esigenze e gli umori della mattina o di plasmare, per tornare alla creta, le proprie esigenze secondo quello che gli serve…
Allora, proprio per non gravare troppo tutta questa
storia e per dare completezza all’azione, condivido la proposta di portare in
Aula il testo base e in quella sede, liberi da qualsiasi condizione e
sostenendo le tesi della verità storica, dove saranno citati fatti, episodi ed eventuali responsabilità, ognuno nella
libertà del mandato che ha avuto dal popolo, sia come rappresentanza di gruppi
politici sia come singoli consiglieri, esporrà le motivazioni per cui in questa
legislatura appare un po’ difficile poter creare modifiche, se non attuando non
un’azione di democrazia, ma un’azione di impegno.
Siccome
noi siamo per le azioni di democrazia, accolgo la proposta avanzata
dall’onorevole Rizza e ritengo corretto rinviare tutto quanto in Aula.
A
questo punto, poiché in qualche misura si configura come una pregiudiziale …
(Interruzione)
No,
la proposta Rizza del non passaggio all’esame degli emendamenti…
(Interruzione)
Forse
non mi sono spiegato…
E’
una proposta, non è un emendamento…
No,
difatti ho detto che non mi sono spiegato.
(Interruzioni)
Poiché
proceduralmente l’onorevole Rizza propone alla Commissione di lasciare il testo
già approvato e rinviarne l’esame, senza votare o esaminare gli emendamenti,
trasmettendo gli emendamenti a questo articolo in Aula e quindi, poiché
l’articolo l’abbiamo già votato…
Presidente,
non è così.
Ma
il Presidente avrà diritto di completare il suo pensiero o no? Ditemelo, se no
lascio stare…!
(Interruzione)
Non
lo so se è l’unico, onorevole Tripodi, non ho responsabilità se è l’unico…
L’onorevole
Rizza chiede alla Commissione – onorevole Rizza, mi corregga…
(Interruzione
dell’onorevole Rizza)
…e
chiede di metterla ai voti.
Onorevole
Crea, sulla proposta Rizza si interviene adesso.
Signor Presidente, io voglio fare un intervento politico prima…
Sulla proposta, Presidente,
posso dire una cosa?
Non può prendere la parola, onorevole Galati!
E’ pregiudiziale sulla proposta.
Onorevole Crea, ha la
parola.
Io proporrei una cosa seria in quanto siamo politici di vecchio stampo, quindi non siamo di quegli avventurieri che ci possono essere oggi.
Io direi e proporrei, in
modo serio, di non andare in Consiglio per fare quello che non vorremmo mai
fare, perché se si va in Consiglio nel modo in cui ho visto la situazione,
andremmo a dire “facciamo schifo!”, senza aggiungere
altro.
Quindi proporrei al buonsenso di tutti di fare una riflessione
e vedere qui dentro di portare a termine una proposta seria che possa accontentare tutti.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.
Sono d’accordo con la proposta dell’onorevole Crea, ma debbo solo dire che sarebbe un molto grave se sulla questione dei gruppi consiliari si andasse in Consiglio lasciando aperta la questione, che proprio su questo punto che è oggetto – come tutti sanno – di una polemica pubblica fortissima…
Non si lascia aperto, c’è un testo approvato.
(Interruzioni)
Come sappiamo, è emerso tutto lo scibile possibile. Credo che il punto in questione non possa essere assolutamente materia rinviabile e, quindi, sono perché si trovi una soluzione.
La parola all’onorevole Pirillo.
Presidente, vorrei pregare il collega Rizza di ritirare, intanto, la sua proposta perché, qualsiasi soluzione adotteremo, dobbiamo votare gli emendamenti.
Non lo voglio ripetere
ma – l’ho detto nel precedente
intervento e l’hanno detto altri colleghi – sui gruppi, caro onorevole Rizza,
ci sono tantissime polemiche. Se stasera la
stampa registra che non siamo d’accordo su un unico articolo rispetto ai
tantissimi dello Statuto – su cui credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro –,
che è l’articolo 26 e dunque non riusciamo a trovare un accordo, non riusciamo
a votare a maggioranza – votiamo a maggioranza pure –, faremo davvero un
pessimo servizio a quell’immagine che stiamo tentando di recuperare tanto
faticosamente.
La
parola all’onorevole Galati.
Presidente, soltanto sulla metodologia: non possiamo cambiare le regole in corso. Non è possibile andare a votare la proposta del collega Rizza che dice “lasciamo il testo base”. Qui, fino adesso, abbiamo proceduto in questo senso: abbiamo letto il testo base, abbiamo esaminato gli emendamenti, abbiamo votato sugli emendamenti e poi abbiamo votato sul testo base, caro Presidente, quindi stiamo invertendo le regola. Mi sono spiegato?
Allora leggiamo il testo base, mettiamo ai voti gli emendamenti e se vengono bocciati, significa che resta il testo base. Queste sono le regole.
La parola all’onorevole Rizza.
Volevo rispondere all’onorevole Pirillo: io ho fatto
una premessa quando ho parlato, ho
detto che siccome ci sono tante proposte in contrasto tra di loro, mi sono
permesso di fare quella proposta, perché non è valida quella giustificazione che porta la legge, non è
che poi usciamo sull’unico articolo; no,
l’abbiamo votato, è votato l’articolo, la stampa non può dire che l’unica zona
d’ombra…
Se
integriamo gli emendamenti, poi…
Ma
praticamente era questa la cosa…
(Interruzioni)
Ma la proposta…
onorevole Pirillo, mutatis mutandis
era questo, cioè se si vota la proposta di mandare in Aula il testo già
approvato, significa che si intendono ritirati gli emendamenti. Non è possibile
che la stampa dica domani “non si sono messi d’accordo”; c’è già l’accordo, è
stato votato all’unanimità quell’articolo.
Mi rivolgo, a questo punto, all’onorevole Galati, all’onorevole Pirillo e poi, per ultimo, all’onorevole Tripodi per sapere se aderiscono alla proposta di ritirare gli emendamenti.
Prego, onorevole Galati.
Presidente, io non aderisco a questa proposta, anzi chiedo che venga messa ai voti una mia proposta che preceda quella dell’onorevole Rizza, cioè vogliamo continuare a completare l’esame di tutto l’articolato dello Statuto questa sera?
Onorevole Pirillo, ritira
il suo emendamento?
(Interruzione)
Galati ha detto di no.
(Interruzione dell’onorevole Pirillo)
Sì: “Sostituire al primo comma il termine da “quattro” a “tre”.
Onorevole Tripodi, lei è
disponibile a ritirare il suo emendamento?
No.
Allora procediamo,
colleghi. Per cortesia, tutti seduti perché stiamo per votare. Pongo in
votazione l’emendamento…
(Interruzione)
L’emendamento a firma Chiaravalloti non può essere votato perché è assente il presentatore, ma e quello del consigliere Pirillo è identico.
(Interruzione dell’onorevole Pirillo)
Onorevoli colleghi, pongo
in votazione l’emendamento Galati al comma 1 dell’articolo 26.
(E respinto)
Pongo in votazione
l’emendamento Pirillo che propone di sostituire il numero “quattro” con il numero
“tre” al primo comma dell’articolo 26.
(E’ approvato)
Poi c’è al comma 2 un
emendamento interamente soppressivo proposto dall’onorevole Galati che pongo in votazione.
(E’ respinto)
Pongo in votazione
l’emendamento Tripodi ed altri, all’articolo
26 interamente sostitutivo: “Eccezionalmente,
i gruppi assembleari possono essere composti da un numero inferiore solo nel caso che gli stessi siano espressione di gruppi parlamentari o di componenti di gruppi misti a livello
parlamentare nazionale ovvero di liste che abbiano conseguito almeno il 3 per cento alle elezioni regionali”.
(Interruzione)
No, siamo in sede di
votazione.
(Interruzione)
E’ in corso la votazione.
(Interruzione)
Non durante il voto
consigliere Rizza, potrà fare una dichiarazione appena la votazione sarà
conclusa.
Pongo in votazione
l’emendamento Tripodi ed altri…
(Interruzione dell’onorevole Rizza)
Presidente, per rispetto a lei non ho insistito, però la dichiarazione di voto si fa durante la votazione, non dopo.
(Interruzione)
La dichiarazione di voto va fatta quando si vota ed io voglio giustificare il mio voto contrario.
Comunque, Presidente,
sta passando e riproporrò un emendamento e vedremo in Aula poi che cosa, perché…
(Interruzione)
No, lo voglio dire
affinché resti agli atti. Non è pensabile che, rispetto ad una legge nazionale
che già fissa al 4 per cento la
soglia elettorale, qui la si abbassi al 3! Non è pensabile che si faccia il
riferimento a gruppi misti nazionali, poi chi è il rappresentante in gruppi
misti nazionali può fare gruppo autonomo a livello regionale! E perché non
vanno al gruppo misto regionale?! Non ho capito!
Se siamo arrivati a questo
e se abbiamo avuto questo impatto con l’esterno, questa è la nostra risposta.
Che resti agli atti che questa mia dichiarazione va alla stampa.
Gliene do atto, Presidente
Rizza. Il risultato della votazione…
(Interruzione dell’onorevole Nucera)
No, non possiamo aprire un altro dibattito. Il risultato della votazione è approvato o respinto?
(Interruzione)
Prego, onorevole Leone.
Esprimo il mio voto contrario e mi riservo in Aula di proporre eventuali emendamenti che riportino al testo originario approvato.
Diamo atto anche a lei di Forza Italia.
Mi associo alla stessa dichiarazione, mi riservo in Aula di esprimere…
Anche il capogruppo di An.
(Interruzioni)
Col voto plurimo sono 16 a favore, quindi l’emendamento è stato approvato.
(Interruzioni)
E’ approvato.
(E’ approvato)
A questo punto, abbiamo concluso i nostri lavori…
Pongo
in votazione la proposta di legge del nuovo Statuto della Regione Calabria.
(La Commissione approva)
(Applausi)
Cari colleghi, l’approvazione del nuovo Statuto, della Carta costituzionale della nuova Calabria segna una grande giornata che si scrive a
pieno titolo fra quelle che qualificano la storia democratica
di questa Regione.
E’ un evento di eccezionale significato, da ascrivere al merito di questo Consiglio
regionale, che forse aiuta ad alleviare amarezze, inquietudini ed ingenerosi,
affrettati giudizi negativi su una classe politica regionale che, viceversa, su
una grande questione, forse la più importante della legislatura, si è saputa ritrovare con un alto senso delle istituzioni, si è impegnata con grande
passione su un tema strategico per il
futuro della Calabria, dando prova di una sensibilità e di una maturità democratica
che non sempre forse emergono fino in fondo. Un risultato che consente alla
Calabria, per una volta, di essere la prima Regione d’Italia ad adempiere ad
una precisa prescrizione costituzionale…
(Applausi)
…da ascrivere a ciascun consigliere regionale,
a ciascuna forza politica, di cui
ciascun cittadino potrà andare fiero.
Si gettano, così – credo –
le basi di una pacifica rivoluzione culturale e politica, economica e sociale
che aiuterà certamente la nostra Regione a fare un salto di qualità e a
competere con maggior successo con le grandi sfide che la società di oggi pone.
Si coglie fino in fondo l’esigenza di avere strumenti moderni per
aiutare la definitiva svolta verso una Regione più efficiente, più efficace e
più trasparente.
Voltiamo, così, definitivamente pagina e possiamo forse guardare al futuro con più ottimismo.
Le nuove regole potranno
liberare più energie e dare nuova linfa e vitalità
alle istituzioni, vincendo incrostazioni e cattive abitudini che troppe
volte hanno caratterizzato la vita politica in questa Regione, insomma, una
pagina nobile della storia democratica recente.
Ringrazio la maggioranza, la Casa delle libertà e ciascun gruppo della maggioranza; ringrazio l’opposizione di centro-sinistra e ciascun gruppo del centro-sinistra, ogni collega per il contributo serio e responsabile che è stato portato in tutti questi mesi di duro lavoro e ringrazio – se me lo consentite, anche se non c’è – in particolare l’onorevole Giuseppe Torchia, proprio colui che fu già costituente nel 1971: il suo Consiglio è stato per noi tutti prezioso e credo di interpretare il pensiero dell’intera Commissione.
(Applausi)
Ringrazio il Presidente della Giunta regionale che direttamente, anche attraverso formali emendamenti, ha aiutato ed alimentato il nostro lavoro con rispetto, nella sua qualità di consigliere regionale in carica più votato dagli elettori.
Ringrazio le diverse espressioni della società civile che, attraverso audizioni e comunicazioni, hanno
dato un contributo essenziale ai
nostri lavori, sperando che la sintesi cui siamo giunti sia in piena sintonia con la grande maggioranza dell’opinione pubblica calabrese.
Ringrazio il professor
Caravita e il professor Gambino per il loro apporto di altissimo livello giuridico, la struttura burocratica del
Consiglio, diretta dal paziente e insostituibile Modafferi, i dirigenti tutti
che ci hanno aiutato in questo sforzo, gli uffici, i tecnici, il personale intero.
Nel 1971, colleghi, fu
approvato il precedente Statuto, Presidente del Consiglio era
Mario Casalinuovo e il Presidente della Giunta era Antonio Guarasci. Dopo
trentadue anni si volta davvero pagina con la speranza di aver prodotto un risultato che potrà valere almeno per altrettanto trentadue anni.
Vi ringrazio di cuore.
(Applausi)
C’è una brevissima dichiarazione, in rappresentanza della Giunta, dell’onorevole Pirilli, che legge formalmente l’onorevole Sarra.
Desidero esprimere, a nome del governo regionale, il
compiacimento e l’apprezzamento per il lavoro svolto dalla
Commissione e per i risultati raggiunti, che si sostanziano e si identificano
in un testo che, pur soggetto ad apporti ulteriormente migliorativi,
rappresenta oggi nel panorama politico ed istituzionale italiano un riferimento
importante e originale che contribuisce in modo significativo a dare della
Calabria un’altra immagine.
Ringrazio,
pertanto, tutti gli onorevoli componenti della Commissione, i dirigenti e i
funzionari che hanno collaborato con l’Ufficio di Presidenza e con il suo
intelligente, tenace e saggio Presidente Naccarato.
Ringrazio, uno per uno, voi tutti, onorevoli colleghi ed infine, senza con ciò voler far torto a niuno, ringrazio il mio amico onorevole Rizza che si è sobbarcato, dopo il mio ingresso in Giunta, una fatica di studio, di ricerca, di proposta e di efficace mediazione, i cui frutti sono un contributo efficace e significativo al raggiungimento di questo importante traguardo.
Onorevole Bova, lei avrebbe diritto di parola subito, nella sua duplice veste.
Quello che leggo spero che domani si legga sulla stampa, qui ne leggo la parte fondamentale.
Purtroppo, a leggere di come vanno le cose nella Regione, emerge una situazione tragica, ferma o addirittura in arretramento. Malgrado questo – e non è poco – qualcosa si muove in Calabria. La Commissione autoriforma ha licenziato la nuova proposta di Statuto, ai calabresi vengono offerte regole migliori. Potremmo dire così: nuove opportunità per chiunque abbia talento, diritti più forti per quanti sono più deboli.
L’idea è quella di una Calabria
a rete con un ricco ed articolato
sistema istituzionale che regoli,
promuova e stimoli il gioco democratico e la partecipazione dei cittadini, non più il vecchio sistema chiuso e limitato al Presidente della Regione, alla Giunta
o allo stesso Consiglio regionale, ma un
insieme di organi quali il Consiglio regionale
delle autonomie, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, la Consulta
delle garanzie, la Commissione pari opportunità, le autonomie funzionali al servizio di una comunità che vuole
crescere, rafforzando le proprie connotazioni mediterranee ed europee.
Ci sono, ora, tutte le
condizioni perché si dispieghi e si sviluppi un confronto nella società che inveri
ed affermi quella profonda innovazione di cultura politica ed istituzionale che
attraversa la nuova Carta fondamentale dei cittadini calabresi.
Le difficoltà tragiche –
questa è la nostra opinione – in cui
versa oggi la nostra Regione lo rendono urgente e necessario.
Noi – sottolineo “noi” –
consiglieri del centro-sinistra abbiamo fatto la nostra parte, duri e rigorosi
nell’opposizione all’esecutivo, propositivi, attivi e con tutte le carte in
regola per poter dire che la nuova Carta statutaria è anche e molto, figlia
nostra.
(Applausi)
La parola all’onorevole Crea.
Signor
Presidente, colleghi, oggi è un giorno storico. Il gruppo del Ccd è fiero di
aver partecipato e di aver contribuito a portare
avanti un progetto di legge così importante per la nostra terra e mi auguro che tutto
quello che è stato fatto sia stato fatto a fin di bene, anche se ci sono state
delle cose che non sono andate bene.
Il gruppo del
Ccd si augura che questo sia un inizio per
portare a termine determinati progetti che tutti noi abbiamo.
(Applausi)
La parola all’onorevole Nucera.
Grazie, Presidente, per la parola che mi offre in un momento in cui, dopo l’ultimo rush finale, tre giorni intensi di lavoro, finalmente ciò che appena un anno e mezzo fa sembrava una data così lontana oggi trova la sua prima realizzazione.
Gridare alla gioia e alla
soddisfazione è d’obbligo, ma altrettanto
gioia e soddisfazione dobbiamo legare all’impegno nei prossimi giorni per maturare, vagliare, triturare, porre all’attenzione nazionale il frutto di un
lavoro duro, estenuante, ma sicuramente esaltante, che è quello della prima
stesura della proposta di legge del nuovo Statuto.
Come Cdu esalto il lavoro
svolto, ma come Udc una riserva la devo porre ed è sulla posizione nazionale che fra qualche giorno sarà espressa dal nostro partito, legata a quelli che sono gli
indirizzi che potranno arricchire, fra il dibattito
in Aula e il momento di partecipazione successiva con emendamenti, il dibattito
complessivo per lo Statuto.
Per oggi si plaude vivamente al senso di responsabilità che è
legato fortemente anche ai gesti di
grande umiltà che i singoli consiglieri, indipendentemente
dall’appartenenza, hanno dimostrato,
il che smentisce e contraddice la posizione
di tanti soloni in Calabria, pronti a puntare l’indice contro il Consiglio
regionale, che oggi ricevono una risposta certa, sicura e ferma di quella che è
la volontà di questi uomini che si sono sacrificati.
Su di noi – e con orgoglio – su di me – e con orgoglio lo rimarco – ricade una
responsabilità, quella di considerarmi il
costituente del futuro, sicuramente per i prossimi trent’anni, del Consiglio
regionale e della vita amministrativa e politica della Regione Calabria. E’ su
di noi che con orgoglio possiamo dire che, leggendo le pagine e sfogliando lo
Statuto, abbiamo segnato un passo importantissimo per quanto riguarda lo
sviluppo socio-economico, la partecipazione, i rapporti che la Regione Calabria
andrà a tenere nell’interno del Mediterraneo e con gli altri Paesi europei, la
Calabria non è più una Regione isolata, ma si è aperta al mondo.
E’
con questo auspicio e con questa voglia di vedere la mia Regione e la mia terra
sempre più forte e sempre più florida, che rimando ad altri e più importanti e
approfonditi dibattiti ulteriori riflessioni. E con l’auspicio che al più
presto la Carta costituzionale della Regione Calabria trovi la luce, auguro a
tutti quanti noi un buon lavoro non solo sullo Statuto, ma su tutta l’attività
cui siamo chiamati come legislatori.
Prego,
onorevole Bova.
In questo momento solenne, siamo così convinti del lavoro fatto sullo Statuto che, senza aspettare, riteniamo che lo Statuto vada sottoposto a referendum popolare. Lo dico in maniera formale.
La
parola all’onorevole Tommasi.
Presidente, come lei avrà notato, il mio gruppo si è astenuto in questa votazione, ma è un’astensione tecnica.
Presidente, a lei va il merito, in questi anni e in questi mesi di duro lavoro, di aver continuato insieme ai consiglieri di opposizione e di maggioranza a credere che questo Statuto sarebbe andato a buon fine. Le va riconosciuto questo merito, Presidente, lei è stato caparbio insieme a noi.
Questo Consiglio regionale, che già cose buone ha
fatto, con questa ciliegina passa dalla polvere alle stelle. Oggi è un momento
importante per noi legislatori, ma anche
per i calabresi. Sappiamo di aver fatto un lavoro buono, lo verificheremo –
come diceva il collega Bova – sottoponendolo a referendum popolare.
La
mia astensione va nella direzione del più ampio coinvolgimento del mio partito
a livello regionale e nazionale, perché abbiamo il merito di essere la prima
Regione ad aver licenziato lo Statuto in Commissione. Quindi sarà canovaccio di
studio per tutte le altre Regioni d’Italia e quindi ampia discussione ci sarà
all’interno del mio partito e in Aula ci saranno sicuramente delle osservazioni
che andranno a migliorare ancora di più questo egregio lavoro che abbiamo
compiuto.
Oggi
è una giornata importante per noi e per il Consiglio regionale, siamo contenti
e continuiamo a lavorare in questo modo, Presidente e colleghi.
La
parola all’onorevole Tripodi Pasquale.
Presidente, onorevoli colleghi, è con vera soddisfazione che intervengo a conclusione dei nostri lavori.
Abbiamo fatto e prodotto un atto qualificato e
qualificante non solo per noi, ma ritengo per la Calabria
tutta. Abbiamo dimostrato di essere una classe dirigente e una classe politica che ha saputo cogliere quelli che sono gli
aspetti positivi anche di un’interazione del lavoro svolto
in tutti questi mesi fra maggioranza e opposizione e abbiamo prodotto, ritengo, un buon risultato, arrivando anche a considerare e a far sì che questo
Consiglio regionale sia annoverato come il primo Consiglio regionale arrivato a
fare un proprio Statuto.
E’ una grande
soddisfazione per il mio gruppo essere in questo Consiglio regionale che è il
Consiglio regionale del nuovo Statuto
della Regione Calabria. Sarà per
trent’anni, sarà di meno, di più, ha poca importanza, l’importante è che
abbiamo prodotto qualcosa che passerà alla storia di questa Regione come un
fatto positivo.
Voglio esprimere il mio ringraziamento al Presidente, all’Ufficio
di Presidenza e a tutti i colleghi che insieme a me hanno contribuito a far sì
che quest’atto diventi per noi un punto d’orgoglio.
La parola all’onorevole
Tripodi Michelangelo.
Credo che la conclusione
del lavoro sia un fatto importante e collochi la nostra Regione al primo
posto – mi pare – tra le Regioni italiane
nel contesto delle novità costituzionali intervenute e nella modificata
situazione legislativa e organizzativa istituzionale delle Regioni.
Intanto premetto che credo che di questo risultato si debba dare merito anche alla conduzione della Presidenza di questa Commissione, abbiamo avuto da parte sua una conduzione pregevole che ha consentito l’esplicitazione di un confronto democratico ampio e costruttivo, che ha portato in tante occasioni e su punti anche determinanti dello Statuto a soluzioni che considero avanzate.
In
complesso, lo Statuto ha definito un assetto istituzionale, una ingegneria
istituzionale di quella che dovrà essere la nuova Regione, la Regione del 2000,
che in qualche modo la pone su un terreno avanzato.
Certamente non
mancano le ombre anche dentro la formulazione definitiva dello Statuto e
sicuramente sarà il lavoro successivo del Consiglio regionale che deve andare
avanti per apportare gli ulteriori miglioramenti necessari, ma oggi sanciamo,
attraverso un voto che è stato dato, la conclusione di un lavoro che dice che
non sono passati i diktat esterni,
che dice che i consiglieri regionali di questa Commissione hanno voluto
rivendicare uno spazio di libertà e di autonomia fuori da ipoteche e da
condizionamenti di sorta e che, comunque, consegna uno strumento sicuramente
importante, frutto di un lavoro impegnato e che sicuramente rappresenta una
pietra miliare nella vita della Regione Calabria.
Noi
abbiamo votato l’astensione, un’astensione che ha un carattere tecnico perché
nasce dalla necessità di approfondire il confronto che dovremo avere anche
nelle nostre sedi, nelle sedi degli organismi del nostro partito e perché
pensiamo che ancora, oltre il lavoro fatto, bisognerà cercare di andare nel
dibattito del Consiglio regionale.
Comunque
considero ottimo il lavoro fin qui portato avanti, la conclusione dei lavori
per quanto riguarda l’approvazione dello Statuto della Commissione autoriforma
e considero significativo l’impegno e lo sforzo che da tutte le parti – che
debbo chiaramente riconoscere – vi è stato. Si è riusciti, alla fine, a varare
una proposta di Statuto nonostante le asprezze del confronto, dello scontro
politico che ha determinato, sul terreno delle regole della nuova Regione, una
convergenza significativa.
Mi
auguro che questo clima continui e trovi conferma anche nel dibattito del
Consiglio regionale attraverso la definitiva approvazione dello Statuto della
Regione nei termini e attraverso i tempi previsti.
Oggi
un plauso a lei e a tutto l’Ufficio di Presidenza della Commissione che,
insieme a tutta la Commissione, ha condotto egregiamente i lavori e ci ha
consentito di giungere a questa conclusione, che considero estremamente
positiva e proficua per il futuro della nostra Regione.
La
parola all’onorevole Pirillo.
Signor Presidente, questa seduta resterà nella storia della nostra Regione, dopo numerose riunioni nelle quali si sono confrontate
diverse tesi, fino ad arrivare ad un testo
di Statuto capace di comprendere – spero – tutte le istanze dei calabresi.
Sono
sicuro che questo strumento, rinnovato ed adeguato alle nuove norme
costituzionali, sarà una preziosa guida per coloro che, eletti dal popolo,
saranno chiamati a governare la nostra Regione.
Mi
auguro, dopo il voto quasi unanime della Commissione, che il Consiglio
regionale non abbia alcuna incertezza nell’approvare definitivamente, in sede
di seconda lettura, il nuovo Statuto, capace di orientare verso nuove certezze
la nostra Calabria.
Un
plauso ed un ringraziamento al Presidente Naccarato e all’Ufficio di Presidenza,
che hanno guidato con competenza e professionalità la Commissione in una fase
davvero difficile per il nostro Consiglio regionale.
Il
gruppo della Margherita, che ha espresso voto favorevole, è fiero di aver
contribuito alla stesura del nuovo Statuto e seguirà con attenzione le fasi
successive e con particolare impegno la predisposizione, la discussione e
l’approvazione della legge elettorale.
La
parola all’onorevole Incarnato.
Esprimo una soddisfazione personale non solo per aver fatto anch’io il mio dovere insieme alla Commissione, ma credo sia una soddisfazione che può essere estesa a nome dei calabresi in questo momento.
Dicevano i colleghi
prima che, per la prima volta, abbiamo un
primato positivo in questa Regione: aver fatto
uno Statuto significa, in qualche modo, anticipare un processo di riforme che è in atto
in questo Paese e che costringe la politica a misurarsi su grandi sfide, a individuare strumenti moderni di
competizione mondiale e globale, quindi costringe tutti noi a dare alla società
calabrese nuovi strumenti rispetto a questo modo nuovo di competere.
Credo
che con questo strumento che definisco ambizioso, innovativo, abbiamo anche
anticipato scelte, abbiamo elaborato proposte che danno la possibilità a questa
Regione di poter immettersi in un percorso nuovo e quindi avere momenti di
competizione vera.
Abbiamo
fatto un’azione riformista – così la definisco – che guarda alle cose
anticipando le scelte. Allora credo che lo strumento dello Statuto dia a noi
tutti una visibilità politica forte, anche perché in questo Statuto diamo anche
la possibilità a nuovi strumenti di programmazione, come la concertazione per
esempio, che è uno strumento importante.
Ritengo che abbiamo fatto una cosa utile e abbiamo concluso, finalmente, una fase di vuoto che esisteva in questa Regione e che era caratterizzato da una fase di transizione che, comunque, in questo Paese avverte una stanchezza enorme.
Per
cui credo che oggi siamo orgogliosi e soddisfatti, a nome anche del mio
partito. Credo che dobbiamo lavorare affinché questo strumento venga digerito
bene dai calabresi e da tutto il Consiglio regionale.
La
parola all’onorevole Guagliardi.
Signor Presidente, due ringraziamenti veri: uno alla direzione di questa Commissione, la
Presidenza intera, l’altro anche al personale che ci ha saputo fornire di molto
materiale e non ci ha fatto mancare nulla durante il lavoro che abbiamo svolto
e un ringraziamento a noi stessi.
Io
ho espresso un voto di astensione che chiamerei tecnica, lo faccio perché
ritengo che il voto finale sullo Statuto lo esprimerò in Aula, ma l’astensione
tecnica significa riconoscimento del lavoro e dello sforzo che abbiamo fatto
per trovare una sintesi unitaria, un’elaborazione comune.
Tempo
fa dissi che questa Commissione aveva lavorato da costituente, forse dissi un
termine ardito, improprio, troppo elevato essere costituenti, ma abbiamo
cercato di lavorare con questa logica e credo che tutti i gruppi, nelle varie
fasi anche accese, in particolare alla fine hanno ricondotto ad una cultura della
Costituzione il nostro lavoro.
Certo,
non è stato uno Statuto facile, lo portiamo come grande novità in Italia, ma
forse abbiamo il limite – e qui lo voglio rimarcare – da costituenti, di non
aver utilizzato fino in fondo gli strumenti ed il nostro potere di Commissione
statutaria che sia la legge 1/99 che l’articolo 126 della Costituzione ci
dicevano di utilizzare per dare uno Statuto innovativo alla Regione Calabria.
Abbiamo subìto condizionamenti, abbiamo risposto a quei condizionamenti, abbiamo
cercato di trovare soluzioni unitarie, abbiamo cercato di fare il nostro dovere
per la Calabria.
Credo
che il vero dibattito avverrà in Aula e lì scioglieremo i nodi definitivi di
questo nostro giudizio sul lavoro della Costituzione.
Auguri a noi
stessi, ma soprattutto alla Calabria che ha bisogno non tanto e soprattutto di
uno strumento come questo, ma di un input
di fiducia e di moralità nell’azione politica che forse con questa sede abbiamo
saputo dare.
La
parola all’onorevole Pisano.
Presidente, credo che il momento culminante del lavoro svolto dal Consiglio regionale attraverso l’espressione della sua Commissione per l’autoriforma, della dimostrazione del lavoro svolto dal Consiglio e delle sensibilità presenti all’interno del Consiglio regionale, della valenza democratica di questo lavoro svolto perché io ho partecipato nella parte terminale di questo lavoro e quindi devo dare atto a tutti i colleghi di aver lavorato bene, ma di aver lavorato soprattutto con uno spirito di ampia convergenza democratica e quindi il mio plauso al Presidente Naccarato per la sua caparbietà e determinazione, ma il plauso va anche a tutto l’Ufficio di Presidenza e a tutti i colleghi, è giusto, anche a coloro che hanno dato il contributo tecnico e a tutto il personale.
Questo momento segna una fase importante della vita della Regione, ma segna la fase importante di una risposta democratica forte del Consiglio regionale, che ha saputo darsi e dotarsi di uno strumento di più alto valore democratico.
Il poco tempo che ho avuto
a disposizione per poter partecipare
all’interno di questa Commissione, dare il mio minimo contributo come singolo
consigliere, ma anche attraverso l’apporto che mi è stato dato e quindi che ho
espresso all’interno della Commissione dal partito, dal gruppo a cui appartengo,
dal Partito repubblicano, mi ha consentito di essere permeato anche dello
spirito democratico che ha accompagnato i lavori di questa Commissione, che
trova il suo momento di esaltazione attraverso
il varo di questo strumento democratico che raccoglie le più alte espressioni di democrazia della Regione,
perché nella sua articolazione è uno
strumento di avanguardia, di
progresso.
E’ mio augurio, signor
Presidente, che si riesca non a digerirlo – come diceva il collega Incarnato –
ma a divulgarlo perché diventi lo strumento
di tutti i calabresi.
Nonostante
vi siano stati in questi mesi e in questi anni attacchi e tentativi di mettere
in discussione il valore e la valenza democratica del nostro Consiglio, contro
i detrattori e contro coloro che hanno tentato di buttare fango sulla valenza
democratica del Consiglio regionale e la più alta espressione questa è la
risposta più nobile e più alta che un consesso democratico che rappresenta i
calabresi si potesse dare.
Lei
ha fatto bene a ricordare che nel momento in cui la Calabria si dotava del
primo strumento dello Statuto regionale, nel ’71, le più alte cariche della
Regione Calabria erano ricoperte da personaggi come Casalinuovo e Guarasci),
che hanno dato lustro e hanno nobilitato la funzione politica della Calabria.
Nella
continuità dei valori storici dei calabresi, della voglia dei calabresi di
procedere e di andare avanti, credo che oggi abbiamo dato in questa direzione
un grande contributo.
La
parola all’onorevole Sarra.
Presidente,
credo che stiamo vivendo un momento esaltante ed entusiasmante della vita
politica di questa legislatura, di questo momento assembleare che si sostanzia
nei lavori della Commissione autoriforma.
Da
giovane consigliere del Consiglio regionale e da componente questa Commissione
esprimo il mio personale orgoglio e quello del gruppo che rappresento per
l’approccio con il quale lei ha inteso, in qualche modo, dar vita ai lavori di
questa Commissione, un approccio corretto, determinato, intelligente.
Ritengo
che questo modo di affrontare i problemi evidenziati durante lo svolgimento dei
lavori della Commissione abbia avuto un’importanza notevole ed abbia anche
conferito un andamento nuovo, rinnovato ai lavori stessi.
Questo
momento ha portato ad un lavoro che ha una sua validità, oltre che
nell’immediato, ritengo anche nel breve (medio) e nel lungo termine e, senza
essere facile profeta, ritengo che questo abbia una sua valenza come discorso
di prospettiva, perché abbiamo varato un sistema fondato su regole certe.
Oggi
si approva, qui in Commissione, la Carta fondamentale della Regione. E’ un
sistema di regole che deve, in qualche modo, rispondere alle rinnovate esigenze
della nostra Regione e deve adeguare lo strumento giuridico a quella che è la
rinnovata società, una società formata da uomini nuovi che devono rappresentare
un’aristocrazia dell’intelligenza per la nostra Regione. Sono questi uomini che
devono candidarsi alla guida della nostra Regione da tutti i punti di vista, da
quello politico, sociale, economico, creare il nuovo tessuto su cui deve
fondarsi la nuova Regione, l’intera Regione Calabria.
Questa
Carta fondamentale, questo sistema di regole risponde alle esigenze di una
Regione diversa, una Regione che guarda in maniera diversa al futuro. Abbiamo,
oggi – e condivido le valutazioni fatte da chi mi ha preceduto – una
prospettiva differente non solo dal punto di vista occupazionale, ma da tutta
una serie di punti di vista e gli attacchi rivolti ad ogni pie’ sospinto contro
questo Consiglio per delegittimarne l’azione trovano nei lavori di questa
Commissione una risposta altrettanto adeguata e ferma.
In
conclusione, un ringraziamento a tutti quanti hanno contribuito al varo di
questo importante strumento e un augurio che questo momento diverso rappresenti
un punto di partenza e non un punto di arrivo, perché c’è bisogno di momenti
come questo per istituzionalizzare una serie di fermenti che pure sono emersi e
pure hanno una loro importanza fondamentale.
Con
l’entusiasmo che permea le dichiarazioni in questo momento, mi auguro che tutto
questo apra e dischiuda un orizzonte nuovo e rinnovato per la nostra Regione.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Leone.
Presidente, a nome di Forza Italia vorrei associarmi
nella solennità del momento, visto
il risultato che abbiamo ottenuto in
questa giornata di lavoro, ai ringraziamenti
che ella ha fatto poc’anzi e che hanno riguardato i colleghi, innanzitutto, ma
anche le strutture che ci hanno assistito – parlo del dottore Modafferi e del
dottore La Cava, della dottoressa Scali, dei professori Gambino e Caravita – e,
non ultimo per importanza, a lei in modo particolare. A lei va un
ringraziamento, Presidente, per come ha saputo in questo periodo di tempo,
dalla nascita della Commissione ad oggi, guidare i lavori, aiutare i
consiglieri che dovevano sostenerla in quest’opera a trovare le soluzioni più
giuste per quella che è e che dovrà essere per i prossimi trent’anni – almeno
me lo auguro – la Carta costituzionale della Calabria.
Ma un grazie, Presidente, glielo devo perché ella ha saputo resistere, in un momento difficile di attacco della vita istituzionale di questa Commissione, a quelle che sono state mortificanti accuse che poi non hanno trovato – come oggi si registra con il risultato finale – nessun tipo di giustificazione. Noi, come parte politica, ritengo che le siamo stati vicini in quella circostanza, anche se in modo silenzioso, come siamo abituati a fare, e in modo responsabile per non creare ulteriori spaccature che forse qualcuno ambiva creare.
Il
tempo trascorso dall’inizio dei lavori ad oggi è stato un tempo che qualcuno ha
giudicato lungo. Io ritengo sia stato un tempo giusto per quello che è stato il
risultato ottenuto, alla luce anche di quello che questa Costituzione variata
ha posto in essere come problemi di legge e di norme che dovevamo scrivere.
Abbiamo fatto un lavoro eccellente, unitamente a tutti i consiglieri della
maggioranza e della minoranza, consiglieri che hanno – parlo della minoranza –
avuto la forza di proporsi in questa Commissione, di discutere, di far valere
le loro idee e dal confronto ritengo sia nata una Carta costituzionale che è
valida per quello sviluppo che la Calabria dovrà sostenere nel prossimo
ventennio o trentennio.
Però,
Presidente, nello stesso tempo le dico che questo per me, per noi, per Forza
Italia è solo il primo gradino, il primo punto di arrivo del mandato che
caratterizza questa legislatura.. In questa fase legislativa dovevamo
distinguerci per quella che doveva essere la scrittura della Carta
costituzionale, abbiamo fatto a metà.
Presidente,
lei dovrà essere il Presidente che ci seguirà e ci guiderà nella formulazione
della parte più importante di questa Carta costituzionale che è la legge
elettorale, che mi auguro possiamo varare con un tempo che non è più quello
previsto per la formulazione dei dettati di legge ai quali abbiamo fatto vedere
la luce oggi come Statuto.
Quanto rimane da fare dopo, Presidente, dovrà vederla ancora impegnata. Lei, scherzosamente, ha fatto qualche battuta che io non le consento, dovrà continuare a fare il Presidente di questa Commissione, speriamo di varare al più presto in Consiglio lo Statuto e di poter procedere a quello che è il compimento di questo importante passo che tutta la Calabria si aspetta e che ci vede oggi, finalmente, attori e parte attiva di questa società sana, che ci restituirà sicuramente la dignità che questo Consiglio ha avuto, che non ha mai perso e che non perderà, perché ognuno di noi è stato impegnato in questa fase. C’è stato qualche attacco esterno in questa fase, tra l’altro, difficile della vita istituzionale, il Consiglio è fuori da qualunque tipo di attacco e risponde a quello che è un momento negativo nella vita istituzionale con un atto di grande responsabilità.
Con quest’ultimo intervento dichiaro chiusa la seduta di oggi, la Commissione sarà convocata a domicilio.