VII^ LEGISLATURA

COMMISSIONE PER L’AUTORIFORMA

RESOCONTO INTEGRALE

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SEDUTA DI MARTEDÌ 28 MARZO 2003

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO NACCARATO

 

 

INDICE

 

Esame abbinato: Progetto di legge statutaria n. 3/VII, di iniziativa dei Consiglieri Borrello, Meduri e Mistorni, recante: Modifiche stralcio dello Statuto regionale.  Progetto di legge statutaria n. 4/VII di iniziativa dei Consiglieri Naccarato, Bova e Pezzimenti, recante: Statuto della Regione Calabria  2

PRESIDENTE 14*, 25*, 26*,27*,28*,37*,41*,44*,47*,48*,50*,50*,52*,53*,54*,56*,56*,57*,58*,60

BORRELLO Antonio  11

BOVA Giuseppe  2*, 3*, 23*, 37*, 52*, 54

CREA Domenico  6*, 15*, 46*, 53

GALATI Francesco 
  12
*, 15*, 22, 26, 28, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48

GAMBINO Silvio, consulente della Commissione  9*, 16*, 18*, 19*, 20*, 21*, 22*, 28*, 44

GUAGLIARDI Damiano  5*, 21*, 30*, 57

INCARNATO Luigi 56

LEONE Gianfranco  10*, 14*, 17*, 33*, 42*, 44*, 44*, 50*, 59

MODAFFERI Piero, dirigente della Commissione  49*, 50

MORRONE Ennio  19*, 27

NAPOLI Giuseppe Giuliano  30

NUCERA Giovanni 7*, 14*, 40*, 45*, 53

PIRILLO Mario  34*, 37*, 43*, 47*, 48*, 56

PISANO Vincenzo  8*, 34*, 57

RIZZA Domenico 
  2
*, 6*, 17*, 19*, 22*, 25*, 27*, 41*, 43*, 45*, 48*, 48*, 49

SARRA Alberto  50*, 52*, 58

TOMMASI Diego Antonio  25*, 29*, 36*, 43*, 54

TRIPODI Michelangelo  15*, 16*, 32*, 47*, 48*, 55

TRIPODI Pasquale Maria  54

 

 

Presidenza del Presidente Paolo Naccarato

La seduta inizia alle 13,00

Esame abbinato:
Progetto di legge statutaria n. 3/VII, di iniziativa dei Consiglieri Borrello, Meduri e Mistorni, recante: Modifiche stralcio dello Statuto regionale.
Progetto di legge statutaria n. 4/VII di iniziativa dei Consiglieri Naccarato, Bova e Pezzimenti, recante: Statuto della Regione Calabria

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Bova.

Giuseppe BOVA

Come ricorderete lei e l’onorevole Rizza, rispetto all’articolo 54 bis che abbiamo approvato, è saltato che il Crel ha sede presso il Consiglio regionale. Possiamo introdurlo come comma 3.

(Interruzione)

PRESIDENTE

Se non ci sono osservazioni contrarie e la Commissione è d’accordo…

(Interruzione)

Sarà stato saltato nel coordinamento. Allora dobbiamo aggiungere un comma 3, che recita: la sede è a Reggio Calabria presso il Consiglio regionale.

(Interruzioni)

Adesso dobbiamo vedere un momento l’articolo 15…

(Interruzione)

Il problema è di dettaglio: naturalmente l’onorevole Rizza ci segnala che dobbiamo aggiungere la figura del Vicepresidente e quindi anche che conferma l’insediamento del Presidente e del Vicepresidente della Giunta regionale. Come vedete in neretto, sarebbero aggiunte: dopo “Giunta regionale e il Vicepresidente” e ancora alla lettera b) “conferma l’insediamento del Presidente e del Vicepresidente della Giunta regionale secondo…”…

(Interruzione dell’onorevole Bova)

…coordinamento formale.

Se non ci sono osservazioni, questo è quasi un coordinamento formale, è approvato con queste modifiche.

Poi c’è l’articolo 26 che rimanderei.

Dunque all’articolo 34 ci sono emendamenti proposti dal Presidente Chiaravalloti e dall’onorevole Rizza.

Pregherei l’onorevole Rizza di voler esporre il contenuto del suo emendamento.

Domenico RIZZA

Anche qui si tratta di un’aggiunta dovuta, quella del Vicepresidente. Avrei formulato così questo emendamento: “La Giunta regionale è composta dal Presidente e dal Vicepresidente e da un numero di assessori non inferiore a 8 e non superiore a 10”. La Giunta, complessivamente, sarebbe 12 e non 13, come previsto nel testo originario.

Poi al comma 4 “il numero degli assessori esterni non può essere complessivamente superiore a 3 unità”, anziché a 2.

(Interruzione)

Ho espresso quello che era un tentativo di mediazione fra il testo base che prevede 2 unità e la richiesta di 4 membri esterni fatta con altra…

(Interruzione dell’onorevole Nucera)

Stavo dicendo che la proposta di 3 unità era…

PRESIDENTE

No, poi c’è anche un emendamento al comma 9…

Domenico RIZZA

Le indennità. Anche qui si tratta di un’aggiunta perché va modulata l’indennità del Presidente, del Vicepresidente e degli assessori, quindi ho aggiunto anche questo emendamento. Credo si tratti di coordinamento formale, ma comunque era una necessità aggiungerlo.

PRESIDENTE

E’ aperta la discussione.

Domenico RIZZA

…un mio tentativo di mediazione tra il testo base che prevede due unità esterne…

(Interruzione)

La massoneria non lo so se la conosci tu, io non so che cosa significa il 3 per la massoneria perché non sono massone.

(Interruzione)

Giuseppe BOVA

Ora, ovviamente, questo è il frutto di una valutazione. Se io dovessi valutare – ma è la mia valutazione personale – questo esperimento nell’avvio, non mi sembra una grande trovata. Poi, non è una posizione ideologica, cioè mi sembra che fino ad ora - a parte le dovute eccezioni - non è che questi esperimenti di apporti esterni abbiano dato un grande risultato. Tra l’altro, vorrei fare un ragionamento e detto seriamente senza pregiudiziali, cioè come parte di un confronto in cui dico quello che penso, ma sono sempre disponibile a ragionare.

Il lavoro fatto fino ad ora – e nei punti fondamentali l’ho fortemente condiviso come risultato di un lavoro comune – è improntato a rafforzare il rapporto che gli eletti hanno con i cittadini e tutto questo in un quadro di garanzie doppie anche istituzionali, cioè questo rafforzamento non cancella le funzioni degli organi di democrazia delegata come è il Consiglio regionale, questo in un quadro nuovo in cui si separano le funzioni tra esecutivo e Consiglio, che io condivido.

Se noi volessimo essere coerenti fino in fondo con questa impostazione e volessimo qualificare – come abbiamo fatto – sul programma che diventa addirittura un elemento di fiducia, assegneremmo al rapporto coi cittadini e alle formazioni politiche o alle formazioni civiche regionali democratiche un compito ed una prerogativa non residuale né marginale, perché c’è la vecchia questione della selezione ex ante, non ex post, delle classi dirigenti politico-amministrative: ci sono le liste, che vengono sottoposte al vaglio dei cittadini, i cittadini li approvano, nel senso che danno nel complesso e ai singoli candidati un risultato.

Se noi vogliamo dare le prerogative di pari dignità, anche se di funzioni differenti, non solo al Consiglio – come abbiamo fatto – ma anche e non solo al Presidente – come si è fatto –, dovremmo arrivare alla conclusione che non si tratta di un passo indietro, che essere coerenti con un’impostazione di questo tipo dovrebbe portarci a dire che il Presidente è un eletto, i consiglieri non possono che essere eletti, gli assessori sono il terzo vertice del triangolo, e non c’entra il numero 3, siccome parlo di triangolo…

(Interruzione)

Non c’entra con altro.

Quindi non lo pongo ideologicamente, ma come coerenza democratica mi sembra più forte un’impostazione di questo tipo. Un’impostazione di questo tipo, però, a che porta?

(Interruzione dell’onorevole Nucera)

Porta a dire che di eccezioni non ne facciamo, che tutti sono eletti dal popolo e il resto è un apporto che viene da tecnici che vengono utilizzati per le loro prerogative.

Tenete presente che noi che abbiamo scritto certe cose dovremmo crederci, nel senso che rispetto al disordine – non uso il termine anarchia perché non lo uso come elemento dispregiativo – attuale, in qualche maniera ci siamo sforzati di regolare una rete di strumenti democratici che non c’erano nella fase attuale o previsti dalla Carta costituzionale o da noi: il Consiglio delle autonomie, poi la Consulta delle garanzie – lo uso io questo termine –, c’è la Commissione pari opportunità e così via, abbiamo fatto il Consiglio regionale dell’economia e del lavoro. Cioè noi abbiamo un supporto strumentale, e come strumenti permanenti i tecnici potrebbero, se la selezione è fatta nella maniera dovuta, dare alle politiche regionali, nelle diverse funzioni, la garanzia regionale, un fortissimo supporto

In quest’ambito, quindi, una formulazione che non è estremista, io la chiamo coerente, di tutti i rappresentanti istituzionali che abbiano una verifica popolare e forte.

Badate bene, questo non mi porta, perché l’ho votato, a dire che gli assessori non li nomina e non li revoca il Presidente della Giunta, perché questa prerogativa non viene cassata, ma porta in maniera simmetrica – come abbiamo fatto sul programma – che il Presidente anche lui sia vincolato al programma e alla maggioranza, come è giusto, perché la maggioranza sceglie, cioè una coalizione sceglie il Presidente, ma anche il Presidente sceglie quella coalizione. Ha, quindi, un margine di sua autonomia, non è che venga limitato se si vincola anche lui a rispettare il portato del voto popolare.

Questa impostazione, politicamente, mi porta a dire che è più conseguente e più coerente un’impostazione che non preveda i cosiddetti assessori tecnici. Lo pongo non in maniera ideologica e non come pregiudiziale – lo ripeto –, però vorrei che su questo discutessimo.

Su questo punto - non faccio finta di non saperlo, so che giustamente tutti, non solo voi che fate parte della maggioranza, anche io che sono di minoranza - non ho un atteggiamento né di sufficienza né di sottovalutazione della valutazione che può fare il Presidente, anche se penso che siccome tutti sappiamo che lo Statuto ha valore dalla prossima volta, non è una cosa che ci può condizionare, lo pongo come considerazione. Non voglio introdurre un elemento che non c’è in questo momento nella nostra discussione e non voglio introdurlo io, non mi sembra che ci sia un confronto che poggi su forzature, ed io non voglio neanche involontariamente introdurlo, però il minimo che dobbiamo fare, la mia posizione è quella di non prevederli, però non capisco la ratio, seppure vedo lo sforzo che ha fatto il collega Rizza, eccetera, e siccome molte parti di quelle proposte le ho votate, esprimo anche una valutazione.

Su questo punto mi sembra che, paradossalmente, non sia come… Non ho dissenso su 10, collega Rizza, però nel vecchio testo erano 12, su 12 più 1 e ce n’erano due esterni.

Rizza fa una proposta verso cui io non ho riserve, per me un’ipotesi 8-10 ha una sua ratio, quindi non la contesto, sarei pronta ad assumerla, a votarla, la cosa che mi sfugge è perché su 12, 2 esterni – nel vecchio testo – ora su 10 massimo, 3 o su 8, 3, comunque 3 sono. Mi sembra che si cerchino sempre le mediazioni, ma in questo caso non la capisco.

Quindi la mia valutazione è che io sono più convinto della giustezza di impostazione simmetrica in cui tutto sia interno, però siccome voglio ascoltare gli altri a partire da chi ha proposto, è possibile che alla fine arriviamo ad una ipotesi un po’ diversa.

Non mi convincerebbe, ma non per pregiudizio – ho tentato di dirlo – una ipotesi che mantiene 8-10 – ed io non la contesto, mi va bene – e che poi arrivi a 3 unità.

Ho tentato di dare il mio apporto ad un ragionamento che era partito sereno e che ho tentato di mantenere tale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.

Damiano GUAGLIARDI

Presidente, concordo pienamente con quanto ha finora esposto il consigliere Bova, al quale fra l’altro devo dire qui pubblicamente, nonostante qualche tentativo di incrinare anche un rapporto politico, che lo considero uno fra i più intelligenti consiglieri regionali di questa nostra esperienza, se non il più colto, e lui sa che anche lo scontro che avviene fra me e lui non avviene mai con un carattere di bassa lega politica, ma su scontri politici forti. Per cui sappiamo che, dopo che si esce da questa stanza, io rispetto le sue posizioni e lui rispetta le mie, perché questo è il sale della politica, perché poi nel sale della politica si tenta di avere uno stesso filone di ragionamento.

Se partiamo dall’osservazione di questi tre anni di esperienza di governatorato con le tre Giunte – adesso si annuncia la quarta Giunta Chiaravalloti –, noi vediamo che il punto di crisi di queste Giunte è l’esperienza degli esterni e l’incompatibilità di cui discute la Giunta delle elezioni, le tristi vicende di questi giorni. Abbiamo avuto la crisi della prima fase, poi una seconda fase tra Giunta politica e Giunta di tecnici e poi l’esaltazione di consiglieri di maggioranza del ritorno della politica e quindi nel Consiglio con la rimodulazione di una Giunta politica. Quello che più ho osservato in questi tre anni è lo stato di impotenza non dei consiglieri di minoranza, che sanno in un sistema come questo di essere minoranza e di essere poco garantiti rispetto alla gestione del governo regionale, ma quello che mi ha meravigliato è – se voi ricordate vi è stato anche lo sfogo del consigliere Gagliardi in Consiglio regionale - lo stato di frustrazione dei consiglieri di maggioranza rispetto al governo regionale.

Credo, per le argomentazioni che poneva l’onorevole Bova e per il ragionamento che sto cercando anch’io di fare, che il comma 4 di questo articolo andrebbe completamente cassato, proprio per portare quei consiglieri di maggioranza a creare un rapporto più organico, più forte tra i rappresentanti del popolo calabrese che sono eletti e che concorrono ad eleggere il Presidente - perché il Presidente senza il loro voto non verrebbe mai eletto - e tra questi rappresentanti e questo Presidente, attraverso una Giunta delle rappresentanze formata da soli consiglieri regionali.

Questo non è un modo per inseguire le mode dell’elezione dei sindaci che possono eleggere gli esterni, se previsto dallo Statuto, o dei Presidenti delle Province, è un nodo politico fondamentale anche nel rapporto di controllo sui poteri del Presidente e sulle prerogative del Consiglio, perché è chiaro che l’essere consiglieri ed essere componenti di governo significa un riequilibrio che riporta la centralità nell’organo Consiglio regionale.

Allora credo che, invece di discutere dell’allargamento da 2 a 3, sarebbe opportuno che questo comma venisse completamente cassato, nel senso di prevedere che tutti i componenti della Giunta siano componenti del Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Rizza. Ne ha facoltà.

Domenico RIZZA

Una breve replica all’onorevole Bova, che ha rimesso in discussione – così come ha fatto il collega Guagliardi – tutta l’impalcatura dello Statuto riguardo a questo punto, che peraltro è stata già approvata, quindi non la rimettiamo in discussione.

Teniamo presente un dato: finora non c’era limite per il Presidente riguardo la nomina degli assessori esterni, adesso invece si è posto un limite, già approvato – avete detto – anche perché in altro articolo si prevede il caso di incompatibilità precisa degli assessori esterni.

Non è che non si possa rimettere in discussione adesso la possibilità o meno di utilizzare assessori esterni da parte del Presidente, il problema di numero ho detto che era un tentativo di mediazione tra quello che già era stato approvato da questa Commissione e altre richieste che erano molto più esorbitanti, ma non è assolutamente un fatto tassativo, ho detto che era un tentativo di mediazione. Se la Commissione non è d’accordo, per carità, ci mancherebbe altro, non è un fatto di fede, assolutamente, quello del numero.

Sul problema complessivo dei 12, sì, da 8 a 10, anziché 10, 12 più 1…

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Crea. Ne ha facoltà.

Domenico CREA

Presidente, sono stato zitto su alcuni punti ieri, l’altro ieri, eccetera, anche se non condividevo a causa di quella che è la mia linea. Oggi come oggi vi dico che ho fatto una battaglia sulla questione del problema interni-esterni, perché penso – voglio dirlo a lei come al componente della Giunta che rappresenta il Presidente e a tutti i colleghi – che noi consiglieri abbiamo la responsabilità sul territorio di dare risposte ai cittadini che ci hanno dato la possibilità di rappresentarli.

In questa fase abbiamo avuto degli abusi, delle angherie e siccome siamo persone per bene e serie, siamo stati fermi al nostro posto perché non vogliamo creare confusione su cose che possono essere interpretate come personalistiche.

In questa fase vi dico di fare una riflessione obiettiva, perché altrimenti sarò il primo che non voterà mai questo Statuto, perché penso che ogni consigliere si senta di poter rappresentare in Giunta il popolo calabrese. Io sono contrario a tutti questi grandi nomi, a tutti questi grandi professori e docenti, avvocati e non, che vengono a occupare posti che penso debbano essere destinati a noi.

Potrei anche essere d’accordo sulla questione che la Giunta sia formata da 8 o da 10, perché o 8 o 10 o 10 o 12 è la stessa cosa, però sulla questione che gli assessori debbano essere consiglieri, su questo non transigo. Noi, infatti, non stiamo dichiarando che è una disposizione esecutiva con questo Statuto, è una cosa che dovrà essere fatta dal 2005 in poi e siccome il Presidente Chiaravalloti penso che, se si candiderà, sarà una cosa, se non si candiderà, sarà la stessa cosa, penso che in questa fase sia giusto che la Giunta sia rappresentata solamente da consiglieri. Quindi non andiamo a ledere nulla in questa fase, si creerà per i prossimi dieci-vent’anni.

Il popolo ci dice sempre che non vuole essere rappresentato da persone che non conosce e dato che ho fiducia e stimo il popolo soprattutto quella piccola parte che rappresento, lo tutelo perché non transigo sul fatto che in Giunta ci siano persone esterne, per quanto brave possano essere, perché penso che se si ha bisogno di un tecnico esperto valido, lo si può prendere come consulente, come direttore generale, quindi non è necessario che vada a svolgere un compito che non è di sua competenza.

Quindi proporrei che la Giunta possa essere fatta da 8 a 10, però che componenti della Giunta siano solamente consiglieri. Questa è la proposta che fa l’onorevole Crea.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Presidente, prendo volentieri la parola su questo argomento che considero uno degli argomenti pratici, forse possiamo meglio definirlo politico o di tecnica politica più importanti che possiamo affrontare all’interno dello Statuto, al di là di quello che poi sarà il sistema elettorale, dove ci confronteremo in maniera decisa, come abbiamo sempre fatto fino ad oggi, al di là delle postazioni ideologiche e dei ferrei steccati di disciplina di coalizione, perché anche su questo è bene fare un discorso chiaro.

E’ difficile tentare di mettere la museruola laddove non può essere messa, per una serie di valutazioni che abbiamo sempre fatto e quindi in piena sintonia e in piena coerenza con quanto vogliamo esprimere per cui la libertà del consigliere e dell’espressione politica dove si milita, la libertà anche culturale e personale di ognuno di noi diventa un requisito indispensabile per poter dare allo Statuto quell’impronta per cui noi, in fondo, siamo stati eletti. Ci siamo sempre fino ad oggi vantati di dire che questa è una legislatura di costituenti e a questo ruolo di costituenti nessuno di voi vuole sfuggire, qualunque catena e qualunque museruola si cerchi di metterci.

Allora incominciamo a focalizzare questi punti e questi aspetti fondamentali che io, personalmente, quale componente di questa Commissione, ravviso per esempio nel sistema elettorale, ma questo è un altro discorso ed entreremo nel dettaglio in quella circostanza, come per esempio del tipo di sistema elettorale e in rapporto, anche, con le scelte del tipo di governo, ne abbiamo parlato ieri, abbiamo tutti quanti noi dato un contributo più o meno forte, oggi è il momento della Giunta. E sul momento della Giunta, ad onor del vero – mi fa piacere che oggi sia qui presente l’onorevole Pirilli – obiettivamente le riflessioni fatte dai colleghi in precedenza mi lasciano abbastanza convinto sulla difficoltà che il Consiglio, quindi la politica, la collegialità dell’azione sia di maggioranza che di minoranza e quindi del Consiglio nel suo insieme, ha sempre incontrato in questo rapporto difficilissimo con la Giunta e, ancora di più, questo rapporto difficilissimo con la Giunta fatta da tecnici esterni.

Allora se è vero, come è vero, che la filosofia di impostazione che vogliamo dare al nostro Statuto guarda e dovrà guardare verso una Regione Calabria sempre più proiettata in termini di indirizzo e di programmazione, ritengo che la presenza dei cosiddetti assessori tecnici o esterni incomincia ad avere un ruolo sempre più sacrificato, incomincia a portare ad un momento di riflessione sempre più necessaria, incomincia – per essere chiari – ad acquisire una inutilità di presenza che è connaturata nelle cose, proprio perché la Regione si sta sempre più vestendo di un abito nuovo e diverso, che è l’abito della definizione delle scelte politiche che non appartiene per definizione e per antonomasia a quello che è e deve essere, invece, il tecnicismo. La scelta politica appartiene al politico, il politico all’interno del Consiglio regionale viene eletto e scelto dal popolo, l’assessore dovrà essere un eletto dal popolo.

Pertanto, la figura del tecnico, in un momento in cui la scelta si compone e si determina su questi indirizzi - perché questo è il ruolo reale che vogliamo dare alla Regione - diventa sempre più una figura evanescente per la gestione politica, ma diventa tuttavia essenziale sul piano della gestione di particolari situazioni che possiamo affrontare e che possiamo avere e questo lo possiamo prevedere, mi rivolgo al tecnico che abbiamo qui presente, il dottore Gambino, per aiutarci a trovare una formula che consenta al Presidente della Giunta regionale di potersi avvalere di tecnici - prevista anche nello Statuto oltre che con legge ordinaria, la possiamo rinviare, non abbiamo difficoltà –, di tecnici qualificati che possano avere una funzione di indirizzo e dare concretezza alla funzione di indirizzo e di programmazione che il Consiglio emana, che la Giunta deve concretizzare e in quella fattispecie ad hoc il tecnico diventa fondamentale. Per cui dire 4 o 5, 3, un terzo o altro, diventa inutile, perché il Presidente è nelle condizioni di poter nominare tanti tecnici quanti ne ha bisogno per dare supporto, forza e azione politica all’assessorato.

Quindi, Presidente, nel sostenere questa mia tesi le annuncio la presentazione di un emendamento – eccolo qui – che è diretto a cassare completamente il comma 4 dell’articolo 34 del testo base. Sotto questo punto di vista, questa è la nostra posizione. Le sto per formalizzare l’emendamento che è stato già scritto.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Pisano.

Vincenzo PISANO

In ordine a questo punto, mi pongo un problema di principio e di opportunità: il problema di principio è il criterio che attiene alla scelta e alla individuazione, all’interno dello Statuto, della possibilità e dell’ipotesi di prevedere assessori esterni o meno.

Quindi, qual è il principio che spinge a fare questa scelta? Non è esplicitato in modo molto chiaro, molto convincente, per cui ognuno di noi possa avere la consapevolezza di arrivare ad essere deciso ad assumere questo principio e a votarlo.

L’altro aspetto è di ordine pratico: l’opportunità di questa scelta oggetto

PRESIDENTE

Onorevole Nucera, la prego di essere rispettoso verso l’onorevole Pisano.

Vincenzo PISANO

Credo che sia opportuno, nel momento in cui stiamo per valutare lo Statuto della Regione Calabria, avere anche un po’ di buonsenso e porsi il problema nella serietà con cui ognuno deve porsi, come si stanno ponendo i colleghi, però le perplessità ognuno deve dirle con sincerità ed io, in ordine a questo punto, ho delle perplessità di principio e pratiche.

Ho espresso quelle di principio: che non sono convinto del motivo di principio per cui bisogna prevedere gli assessori esterni, perché poi gli assessori esterni individuati o tecnici o assessori esterni in quanto tali.

L’altro motivo pratico che mi pongo è nel momento in cui noi avendo approvato l’articolo 14 dello Statuto, significa che noi abbiamo elevato il numero dei consiglieri regionali con ragione opportuna a 60; nel momento in cui abbiamo 60 consiglieri regionali di cui 12 eletti si prevede, poi alla fine sarà la determinazione numerica, come premio di maggioranza, c’è un’ampia scelta possibile per il Presidente nella selezione degli assessori. Per cui ritengo che prevedere ulteriori assessori esterni sia alquanto pleonastico e fuori luogo, ciò nonostante non sono contrario a ragioni di principio, se però questo attiene ad una maggiore funzionalità, ma anche ad una legittimazione degli stessi assessori esterni.

Mi spiego e chiedo al professore Gambino se in questo può darmi anche una risposta estremamente persuasiva. Voglio dire: può essere inserito all’interno di questo articolo nella previsione possibile di 2 o 3 - non importa il numero, poi bisogna vedere qual è il criterio che attiene a definire 2 o 3 assessori esterni, non so qual è il principio, nel momento in cui si può lasciare aperta la strada, la possibilità che possa essere scelto 1, 2, quanti possibili assessori esterni - è prevedibile, professore Gambino, che possa esserci un supplemento, un’aggiunta nell’articolato che preveda la legittimazione da parte del Consiglio di questi assessori esterni che vengano nominati? E’ vero che la potestà della nomina è attribuita al Presidente, ma nel momento in cui sono considerati assessori e sono scelti nell’ambito del Consiglio regionale, questa è una scelta ed una potestà che viene esercitata anche con una legittimazione popolare attraverso il voto dato ai consiglieri.

La scelta degli assessori esterni può essere inserita all’interno dello Statuto in questo articolo, che cioè è possibile in linea di principio, ma che, una volta fatta l’individuazione, perché questi possano effettivamente entrare nell’esercizio dei loro poteri, delle loro funzioni, debbano avere una legittimazione dal Consiglio?

PRESIDENTE

Prego, professor Gambino.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Non vi posso aiutare, nel senso che è una scelta politica, è materia statutaria, dovete decidere voi nel merito politico, posso dire soltanto che voi avete tutta intera la potestà statutaria e quindi dovete determinarvi politicamente.

Diverso sarebbe il discorso se aveste scelto una forma di elezione universale e diretta del Presidente della Giunta regionale, nel qual caso il potere di nomina e di revoca degli assessori gli derivava direttamente dalla Costituzione. Quindi siete in uno spazio normativo che, in realtà, non ha confini, se non nella misura e nell’equilibrio.

Quando si parla di assessori esterni, la figura è radicalmente diversa dal tecnico. Gli assessori, Presidente, si avvalgono di tecnici esterni e questa è normativa generale, non è materia statutaria, assolutamente, quindi quando si parla di assessori, non si fa evidentemente riferimento al tecnico, sia di elevato profilo che non di elevato profilo; l’assessore esterno è una figura istituzionale che opera all’interno di un organo che oggi viene costituito mediante lo Statuto.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Leone.

Gianfranco LEONE

Presidente, volevo fare alcune riflessioni, per poi cercare di trovare il bandolo di questa matassa che, comunque, non mi sembra difficile.

Abbiamo iniziato questa legislatura sapendo che avevamo un Presidente, per la prima volta eletto direttamente, con dei poteri che – abbiamo visto – sono dei poteri enormi in quella che è la gestione della Regione, poteri che gli consentivano di nominare non uno o due, ma tutti gli assessori come voleva e di sostituirli, eccetera.

Ci siamo accorti che, nell’arco di questo cammino, si è creato, per effetto di questa legislazione vigente, anche un po’ di scollamento tra quello che è l’organo esecutivo e l’organo legislativo, tra Consiglio e Giunta, forse aggravato anche da queste nomine degli assessori esterni che oggi sono in discussione. Ma questo – ne prendiamo atto tutti – è un momento particolare.

Ritengo, però, che dovremo fare uno sforzo in più, perché stiamo scrivendo uno Statuto che è qualcosa che andremo ad applicare da qui forse ai prossimi venti o trent’anni, per cui pensare che ci sia la possibilità, all’interno di quelle che sono le nuove dottrine che si stanno sviluppando nella gestione della cosa pubblica, di prevedere di avere alcune figure importanti non come consulenti, ma come personaggi direttamente impegnati nell’esecutività di quella che è la vita regionale, forse non è poi tanto sbagliato, anche perché molti di noi hanno grandi competenze, ma siamo sempre più destinati ad avere delle competenze esclusive specifiche. Per cui se ragioniamo guardando a quella che è oggi la fotografia della Regione, ognuno si sente ed è in grado di rappresentare il popolo in Giunta, ma se pensiamo ad alcune discipline nuove o se pensiamo ad alcuni settori nuovi che potrebbero essere in uso da qui a poco, forse la presenza di qualche tecnico non guasterebbe.

Quanto, poi, all’aspetto più politico della cosa, vorrei soffermarmi un attimo. Il tentativo di Rizza di fare una mediazione fra un testo iniziale e questo non mi sembra poi così eccessivo.

Oggi siamo in presenza della possibilità di avere una Giunta esclusivamente tecnica e non politica; per come abbiamo scritto questo Statuto abbiamo smussato un po’ quelli che sono i motivi della frattura verticale per effetto di una legge che ha dato al Presidente poteri enormi, quelli che saranno invece i poteri da qui alla prossima applicazione. Perché? Perché, se la guardiamo nei numeri, possiamo avere un massimo di 3, che significa che possono essere anche uno o nessuno, e un massimo di 3 fa sì che – diciamocelo pure – atteso che il Presidente possa essere scelto nella cosiddetta società civile, il Vicepresidente sicuramente sarà un’espressione politica. Allora, uno è il Vicepresidente e 7 sono gli assessori, la Giunta è una Giunta prettamente politica, per cui non c’è quello che oggi è il problema o che può essere il problema.

La riflessione che facevo è questa: sforziamoci di guardare non allo Statuto con le problematiche odierne, ma guardiamo allo Statuto con quella che può essere, invece, una realtà della Regione da qui ai prossimi vent’anni o alla prossima applicazione dello Statuto.

Per quello che mi riguarda, poi sceglieremo insieme, non ci sono posizioni preconcette. Certo, un discorso era stato fatto e a quello vorrei che ci attenessimo, però la riflessione che vi sottopongo si fonda sul non vedere tanto scandalo in una presenza esterna che possa qualificare il lavoro di un esecutivo.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Borrello.

Antonio BORRELLO

Presidente, intervengo sul problema, pur avendo già espresso nel passato un’opinione su questa problematica che ci sta interessando stamattina, alla luce degli emendamenti proposti sia dal Presidente Chiaravalloti che dai colleghi Rizza ed altri.

In effetti, qui ci troviamo di fronte ad un vizio di origine che nasce con la norma costituzionale, cioè allorquando il Parlamento – se non ricordo male, forse anche all’unanimità – sulla scorta di fatti emotivi contingenti (i ribaltoni e tutte queste storie), ha ritenuto di approvare una norma costituzionale, la legge 1/99, con la quale- secondo me in maniera un poco “superficiale” - ha voluto omologare la Regione a Comuni e Province, dimenticando però che, mentre gli enti locali, quindi Comuni e Province, hanno un ruolo di gestione amministrativa, sostanzialmente, le Regioni invece sono investite di un potere legislativo, che è cosa leggermente diversa, di programmazione, di controllo, eccetera. Ed è stata inserita l’opzione degli assessori esterni e anche oggi, pur essendo noi già andati al “superamento” della norma costituzionale rispetto al potere che ci viene attribuito, cioè passando dall’elezione diretta alla indicazione, ci troviamo di fronte a questo problema che nella prima fase avevamo anche, in qualche maniera, superato, accedendo a delle richieste e recependo esigenze e proposte poste da colleghi e, alla fine, ci eravamo determinati in quel modo.

Il punto, però, qual è? Che se noi teniamo ben presente tutto ciò che è successo sin qui dal ’99, ma anche tenendo nella giusta considerazione - al di là dei nomi che sono al governo della Regione, ma non solo della Calabria, di altre Regioni - certamente l’esperienza maturata – ripeto, non solo in Calabria, ma anche in altre Regioni –, ci aiuta un po’ di più a comprendere gli effetti che questa impostazione normativa nazionale ha creato, perché sostanzialmente viene spostato il livello di attenzione da una necessità, a mio giudizio, di assicurare e garantire una rappresentanza politica all’interno delle amministrazioni regionali, che poi è l’elemento costitutivo della vera democrazia, oggettivamente è così, non fosse altro che chi è “esposto” alla valutazione dell’elettorato e quindi acquisisce un consenso elettorale sicuramente deve avvertire un senso di responsabilità nei confronti di chi ha espresso quella indicazione elettorale, la responsabilità anche di dare conto. Quindi nell’esercizio del ruolo certamente c’è una gran bella differenza fra chi avverte sulle spalle questo senso di responsabilità e chi - per meccanismi non sempre lineari, non sempre forse anche comprensibili - si ritrova invece a gestire ruoli di grande rilevanza, seppur con le modifiche di trasferimento di funzioni e competenze che vengono a rimanere fuori, quindi estrapolate rispetto a questo ruolo, questa è la differenza tra il consigliere regionale scelto dal voto popolare che si trova a svolgere il ruolo di assessore e chi, invece, è assessore per decreto. Poi di questo, di fatto, si tratta.

Certo, mi rendo conto, Presidente – l’ho già detto altre volte – che nessuno di noi, da solo, è in grado di determinare e indirizzare lo Statuto, c’è una necessità, una esigenza di far compenetrare e contemperare diverse impostazioni culturali, se volete, anche di storia politica e che, quindi, questo sforzo deve essere comune nel perseguire questo tipo di obiettivo. Sarebbe superfluo aggiungere da parte mia che la mia impostazione politica e culturale mi porta a dire che l’assessore deve essere consigliere, su questo credo che non esista alcun dubbio. Poi, certo, ci si misura, ci si confronta, si valuta assieme quale può essere il “punto di mediazione”, se bisogna per forza… tenendo conto che io, nell’esprimere le argomentazioni, non mi sento influenzato per niente da chi, al momento, si sforza di indirizzare in qualche maniera e tenendo conto che, oggettivamente, credo che debba essere consapevolezza di tutti avere di fronte un dato, quello cioè che chi oggi discute di Statuto regionale in questa Regione deve anche immaginare che nel 2005, se non prima – non so gli sviluppi – può anche non essere consigliere regionale.

Se questo principio, questa filosofia, questa cultura ispira un poco tutti, evidentemente avremmo maggiore libertà di esprimere le nostre popolazioni, quindi in una maniera asettica; certo, ben sapendo che comunque nell’animo umano questo tipo di “preoccupazione” può essere ben presente. Ma noi ci dobbiamo liberare – ecco, secondo me, in che termini deve avvenire il salto che siamo chiamati a fare – dal cappio o dal cerchio ristretto, all’interno del quale immaginiamo che tutto ciò che dovrà avvenire dal 2005 in poi, comunque ci debba vedere protagonisti.

Oggettivamente, io sono libero da questo tipo di pregiudizio, esprimo le mie opinioni per come le sento, quindi su questo sono disponibile al confronto per tentare di trovare una soluzione che sia la sintesi anche di diverse posizioni, ma che alla fine, comunque, possa accomunare un po’ tutti perché credo che lo spirito che sin qui ci ha guidato è stato senz’altro questo.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Galati.

Francesco GALATI

Voglio esprimere anch’io il mio parere su questo articolo che stiamo per ridiscutere.

Questa è stata la prima legislatura – credo – che ha introdotto i cosiddetti assessori esterni e, al di là della questione di natura politica, intanto vorrei partire dalla questione pratica. Alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno detto con molta chiarezza che il ricorso agli assessori esterni non è stata assolutamente un’operazione che si è rivelata molto proficua per la nostra Regione. Ma al di là di questo, il problema, a mio avviso, è quello che vogliamo fare, il ruolo che vogliamo dare alla politica.

Io sono uno di quelli che sostengono che le istituzioni devono essere governate dalla politica. C’è molta gente che dice “vogliamo tornare alla politica” e poi, nei fatti, invece, alla politica non si vuole tornare. Io sono uno di quelli che sta ipotizzando non l’amministratore unico nell’Asl, ma il ritorno ai Comitati di gestione, perché la sanità va gestita dalla politica; e così l’istituzione regionale va gestita dalla politica. Non bisogna guardare al fatto che Tizio o Caio deve fare l’assessore perché è esterno, eccetera. Intanto, anche questo meccanismo che consente al Presidente di poter nominare uno, due, tre assessori esterni dà un maggiore potere al Presidente perché questi vengono estrapolati anche da quelle che sono le forze politiche: gli esterni se li nomina il Presidente, poi tra le forze politiche si distribuiscono anche gli assessori che restano.

Ma non è questo il discorso che voglio fare, cioè se debbano essere uno, due o se sia necessario andare a contrattare. Il problema è di fondo: se vogliamo fare gestire le istituzioni alla politica, quindi ai consiglieri, a coloro che hanno un rapporto diretto con la società, l’elettore e l’amministratore.

Ma chi penserà agli assessori esterni, che ci sono oggi, domani quando ci saranno le elezioni del 2005, a Bonaccorsi, a Misiti, a tutti coloro che sono esterni? Il cittadino si vorrà confrontare o noi che siamo stati eletti, dobbiamo sopportare o sobbarcarci le responsabilità di coloro che con l’elettorato non hanno niente a che fare? Quindi il discorso è questo e su questo dobbiamo discutere.

Se poi, per come è stato – voglio fare l’ultima annotazione – concepito, l’articolo prevede anche gli assessori esterni ed i componenti della Giunta regionale possono essere nominati anche al di fuori, credo, invece, che l’articolo avrebbe dovuto asserire, come principio generale che gli assessori devono essere consiglieri regionali; poi, eventualmente, prevedere una eccezione e dire “in via del tutto eccezionale, per determinati motivi”, eccetera, “il Presidente può”, aggiungendoci possibilmente anche qualche passaggio attraverso il Consiglio regionale come ipotizzava Pisano. Qui, invece, partiamo dalla posizione opposta e diciamo “gli assessori possono essere componenti esterni”, come se l’eccezione fosse invece il consigliere, anche se poi questa previsione è delimitata dal numero che si dà: due o tre e così via.

Allora qual è il mio pensiero? Direi che bisogna eliminare completamente dall’articolo - così come aveva proposto Nucera - il comma 4, però specificando al comma 1 che gli assessori devono essere scelti tra i consiglieri regionali. Comunque in via subordinata, se si dovesse - contrariamente al mio parere - ipotizzare o dovesse prevalere l’altra tesi, allora che restasse fissato a due il numero degli assessori esterni e non più di due, se si dovesse trovare una maggioranza in questo senso– alla quale io logicamente non mi opporrò –, due e non tre.

PRESIDENTE

Intanto, c’è da approvare le modifiche al comma 3. Nel testo Rizza…

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Non superiore a 10, ma lei prima aveva detto “a 12”.

(Interruzione)

Chiedo scusa. Quindi lei conferma…?

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Ci sono dichiarazioni di voto sul comma 3 dell’articolo 34?

(Interruzione)

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Questo emendamento mi sembra, così come ho avuto modo di dire nell’intervento, rispecchi sostanzialmente un indirizzo di fondo, se l’interpretazione che do alla lettura è che, alla fine, nella Giunta ci saranno dodici componenti, cioè il Presidente, il Vicepresidente e dieci, massimo dodici componenti.

Giuseppe BOVA

Sai perché? Perché così non c’è Giuda!

Giovanni NUCERA

Sì, va bene.

(Interruzioni)

PRESIDENTE

Pongo in votazione il comma 3 dell’articolo 34 nel testo Rizza-Sarrra-Leone, perché il testo Chiaravalloti – onorevole Rizza, mi corregga se sbaglio – lo possiamo considerare assorbito.

(E’ approvato all’unanimità)

Adesso dobbiamo passare all’esame del comma…

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

Gianfranco LEONE

Presidente, prima di passare alla votazione del comma 4, volevo chiedere ai consiglieri firmatari dell’ultimo emendamento presentato se, alla luce delle discussioni che abbiamo fatto, ritengono o meno di mantenere questo emendamento o lo ritirano.

PRESIDENTE

Vuole che sospendiamo un minuto?

(Interruzione)

Sospendiamo…

Domenico RIZZA

Se c’è la possibilità, anzi la volontà da parte dei colleghi Crea e Nucera di ritirare il loro emendamento, io ritiro il mio, quindi resterebbe il testo base riguardo al numero degli assessori esterni che si possono nominare.

PRESIDENTE

Quindi il comma 4 rimane così com’era formulato?

Francesco GALATI

No, Presidente, non è possibile…

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

PRESIDENTE

Sì o no?

Domenico CREA

Si torna sul testo base e quindi si può procedere alla votazione.

PRESIDENTE

Non c’è stata votazione perché era stato già approvato. Se gli emendamenti sono ritirati, non c’è…

(Interruzioni)

Onorevole Galati, al microfono.

Francesco GALATI

Comma 4: “I componenti della Giunta regionale possono essere nominati…”, “possono in via eccezionale”, potremmo metterlo “in via eccezionale”…

PRESIDENTE

Se rimane il testo base, se no…

(Interruzioni)

Poi c’è il comma 9 nella versione Rizza perché va adeguato, questo è tecnico.

Pongo in votazione l’intero articolo 34 per come emendato solo al comma 3 e al comma 9.

(E’ approvato all’unanimità)

All’articolo 35 c’è un emendamento Chiaravalloti che mi sembra non incontri osservazioni o ce ne sono? Non mi sembra ci siano osservazioni, per cui poniamo in votazione…

(Interruzione dell’onorevole Bova)

Dove? Sì, giusto, c’è un refuso.

Pongo in votazione la lettera a) del comma 1 dell’articolo 35, recependo l’emendamento Chiaravalloti.

(E’ approvato all’unanimità)

Michelangelo TRIPODI

Vedo con piacere che il Presidente Chiaravalloti riconosce che le potestà regolamentari spettano al Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Anche alla lettera f) c’è un emendamento Chiaravalloti, sul quale credo non ci siano osservazioni

(Interruzione)

Prego, onorevole Tripodi.

Michelangelo TRIPODI

Non sono d’accordo. Qui dobbiamo intenderci perché questa proposta, in pratica, sottrarrebbe competenze al Consiglio regionale. Per esempio oggi il Consiglio regionale dovrebbe procedere – poi, se lo fa o meno, è un altro discorso – alle nomine dell’Arssa, dell’Afor, dell’Ardis e di una serie di altri enti subregionali. Questa norma, di fatto, sancisce che tutte le nomine di competenza regionale sono assegnate alla Giunta regionale

PRESIDENTE

No, no. Lo legga bene, onorevole Tripodi.

Michelangelo TRIPODI

Mi sembra di sì.

PRESIDENTE

Lo possiamo leggere.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Posso fare un brevissimo intervento tecnico e non politico, ovviamente?

PRESIDENTE

Sì.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Mi permetto di osservare che in questa norma la ratio è una ratio garantistica che non era contenuta nel testo base ed assicura il Consiglio che per tutte le nomine nelle quali la legge prevede la garanzia delle minoranze sia assicurata la sua prerogativa, cioè il potere del Presidente nelle nomine è limitato laddove esiste, per legge, la competenza alla protezione delle minoranze. Quindi è una norma di garanzia, in questo caso, l’emendamento Chiaravalloti rispetto al testo base.

Naturalmente ho parlato solo tecnicamente.

Michelangelo TRIPODI

Il testo base non faceva menzione delle nomine, professore, non parlava proprio delle nomine. In questo nuovo testo, infatti, la Giunta “provvedendo a tutte le nomine di competenza regionale, con esclusione di quelle espressamente riservate alla competenza di altri organi”. Per cui si assume totalmente la competenza sulle nomine, ad esclusione di quelle che sono previste dalla legge in capo ad altri organi.

Rispetto a questo dato, non c’è questo elemento di cui parla lei perché non lo vedo. Dove sono la riserva e la garanzia?

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

La riserva, il principio generale è che le nomine spettano all’esecutivo, ma è un principio ormai consolidato su cui, in verità, grandi dubbi non ce ne sono da nessuna parte della dottrina.

Qual è il problema? Che se nelle nomine non si chiarisce e specifica che quelle nomine che prevedono il riconoscimento delle minoranze sono riservate al Consiglio, un Presidente potrebbe esercitare tutte per intere le nomine, quindi è una norma di salvaguardia.

PRESIDENTE

Onorevole Tripodi, con questo chiarimento credo che, se non ci sono altre osservazioni…

Michelangelo TRIPODI

Ma si potrebbe scrivere questa norma…

PRESIDENTE

Onorevole Tripodi, insiste!

Michelangelo TRIPODI

Dobbiamo parlare, ci dovete consentire, però!

PRESIDENTE

Prego.

Michelangelo TRIPODI

Visto che il professore parla di questa cosa, se è possibile, la espliciterei questa salvaguardia.

Gianfranco LEONE

Ma è già esplicita la norma, onorevole, se no, poi, ci rendiamo ridicoli. Stiamo scrivendo uno Statuto!

PRESIDENTE

Pongo in votazione la lettera f) del comma 1 dell’articolo 35.

(E’ approvata all’unanimità)

Mi sembra che il comma sospeso – diceva l’onorevole Bova – sia assorbito dalla lettera a) del comma… Quindi possiamo cassare il comma sospeso dell’articolo 35.

Pongo in votazione l’articolo 35 nella sua interezza.

(E’ approvato all’unanimità)

Passiamo, ora, all’articolo 37. La parola all’onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Ho ritenuto di presentare un emendamento interamente sostitutivo che mi sembra sia un po’ più non dico elaborato, ma più specificato in alcune parti.

Se i colleghi hanno davanti la pagina con il raffronto rispetto al precedente testo, possono verificare dove sono le piccole modifiche che comunque mi sembra siano appropriate.

Nel primo comma ho ritenuto di dover aggiungere una frase che mi sembra coerente con l’impostazione generale che tutti ormai vogliamo dare: “Nell’ambito dei princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale e nel rispetto della scelta politica emersa dal voto popolare” – quindi c’è un richiamo ad una sorta di antiribaltone – “la legge elettorale approvata a maggioranza dei consiglieri prevede”. Qui, rispetto al primo testo che recitava “il sistema di elezioni basato su sistemi di preferenza”, a parte la cacofonia lessicale, ho scritto: “Il sistema di elezioni su base proporzionale con voto di preferenza e premio elettorale di maggioranza per garantire la stabilità di governo”, che peraltro era prevista nella lettera d) del testo base, laddove dice “prevede la formazione di stabili maggioranze”.

Alla lettera b) “le modalità di indizione delle elezioni politiche regionali, le modalità con cui sono indicate al corpo elettorale”, questa era una cosa perché abbiamo già approvato nell’articolo 32 che il Presidente e il Vicepresidente vengono indicati sulla scheda elettorale, la legge deve specificare come si arriva a questa procedura. E poi, a parte le modalità di proclamazione, ho voluto distinguere i due momenti: i casi di ineleggibilità e di incompatibilità dei consiglieri, che è una cosa; nonché i casi di incompatibilità del Presidente, del Vicepresidente e dei componenti anche esterni della Giunta, perché possono essere incompatibilità diverse, anzi spesso sono incompatibilità diverse, altro è il consigliere semplice. Quindi ho voluto specificare questo.

Poi, al posto della lettera e) del testo base che recita “la rappresentanza in Consiglio di ogni provincia”, ho messo “la ripartizione di seggi con garanzia della rappresentanza a ciascuna provincia”.

Ho eliminato il comma 2 “la legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”, perché è una ripetizione di quanto previsto con le stesse parole all’articolo 2, già approvato.

(Interruzione)

Allora chiedo scusa. All’articolo 2…

Raffaele SENATORE

Al comma 2...

Giovanni NUCERA

“La legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”…

Domenico RIZZA

Non solo…

(Interruzione)

…“la rimozione di ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale e ed economica, nonché la promozione della parità di accesso tra gli uomini e le donne alle cariche elettive”, è previsto testualmente.

(Interruzioni)

Era questa la ratio. Chiedo scusa, che cosa esplicita qui? Non ho capito. Se il principio è lo stesso, che cosa esplicita?

(Interruzioni)

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Ho chiesto soltanto sulla materia politica per dare un profilo tecnico.

Il profilo tecnico è un profilo de iure condendo, in questo momento, nel senso che il testo di legge di princìpi, attuativo dell’articolo 122, primo comma, è stato approvato al Senato, deve essere approvato alla Camera, ma si assume che questo testo rimarrà integro nella formulazione del Senato.

Mi permetto di segnalare che tra i princìpi che - in quanto legge di principi - vincolano la legge regionale e quindi lo Statuto in questo momento, come premessa poi alla legge regionale, oltre ad un sistema elettorale che agevoli la formazione di stabili maggioranze, la legge di attuazione, la legge di princìpi stabilisce anche che questa stessa legge deve assicurare la rappresentanza delle minoranze.

A mio giudizio, in concreto, suggerirei una formulazione che nel comma 1, lettera a), perché è riepilogativo del testo di legge di princìpi del Parlamento, quando si dice “il sistema di elezione su base proporzionale con voti di preferenza, premio elettorale, per garantire i princìpi, per garantire la stabilità di governo e la rappresentanza delle minoranze”. Questo è un principio che, a mio giudizio, non è disponibile…

(Interruzione)

Intervengo solo da un punto di vista tecnico, sia chiaro.

La mia preoccupazione è che non venga meno nello Statuto la ricezione di una legge di princìpi che, in verità, non è ancora legge, ma se fosse confermata nel testo già approvato dalla Camera, esporrebbe ad un vizio il testo medesimo nella parte in cui non prevede la rappresentanza delle minoranze. E’ un principio, ma deve essere recepito.

(Interruzioni)

PRESIDENTE

Sulle donne?

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Sulle donne, a mio giudizio tecnico, con la formulazione indicata nel comma 2, è pienamente soddisfatto sia il comma sesto dell’articolo 117 sia lo stesso novellato articolo 51 della Costituzione.

Ennio MORRONE

Professore, in termini pratici, che significa?

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Non ho capito la domanda.

(Interruzioni)

No, in realtà il comma 2 non fa nient’altro che assumere in Statuto, quindi dargli una valenza di rango formale proprio dello Statuto, un principio che la Costituzione nel comma 7 dell’articolo 117 rinvia alla legge regionale nella parte in cui stabilisce, in capo alla legge regionale, di rimuovere ostacoli che impediscono la piena parità tra donne e uomini, ma soprattutto aggiunge “promuove” – quindi c’è un elemento promozionale di valorizzazione – “la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.

Il comma 7, dunque, stabilisce un principio che va avanti rispetto alla previsione dell’articolo 51 per come novellato, dove non si parla di parità di accesso alle cariche elettive.

Io credo che, al momento, con questa formulazione voi avete dato piena copertura statutaria alla legge che adotterete e quello che si aspetta il legislatore sono misure positive, misure legislative e amministrative di promozione, cioè di favor nei confronti dell’obiettivo, ormai costituzionale, di assicurare oltre che la pari opportunità che è nell’articolo 3, primo comma, della Costituzione, anche il superamento – come dice la Corte costituzionale in un paio di sentenze, la più importante delle quali è la 103 del ’94 – delle differenze discriminatorie fra donne e uomini che sono storicamente consolidate nel Paese.

(Interruzione)

Sì, ha colto nel segno. Si tratta di favor, ma non in questa sede, nella sede legislativa si tratta di incentivazioni, finanziamenti, benefit e via elencando.

Domenico RIZZA

Stiamo ingessando in maniera pericolosissima la legge elettorale. Vai a trovare il meccanismo! Possono impugnare la legge elettorale perché non hai trovato i meccanismi giusti. Se c’è nei princìpi, poi vediamo come recepirli, non dobbiamo ingessare la legge elettorale perché dobbiamo farla immediatamente!

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Il comma 2, com’è adesso, vi dà piena garanzia di copertura costituzionale alla legge.

(Interruzioni)

Provo a distinguere i problemi, Presidente…

Michelangelo TRIPODI

Professore, un’informazione: la legge 51 cosa prevede?

PRESIDENTE

La legge 51 non esiste, è l’articolo 51 della Costituzione.

Michelangelo TRIPODI

L’articolo 51, chiedo scusa.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Se posso dire in un minuto, dico tutto.

Si tratta di due problemi nettamente distinti: il primo, su cui tecnicamente vi ho suggerito, dopo le parole “la stabilità di governo” alla lettera a) del comma 1, di aggiungere “e la rappresentanza delle minoranze”. A mio giudizio, questo si impone per rispettare una legge che tale ancora formalmente non è, ma che si assume che lo diventerà ed è una legge di principio che limita la legge regionale che definisce il sistema elettorale e quant’altro.

Quindi, tecnicamente, credo che sia fortemente opportuno, dal punto di vista tecnico, che sia recepito per evitare eventuali vizi.

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

La rappresentanza delle minoranze, così come dice il testo della legge di princìpi, comma 4, io recito: “Le Regioni disciplinano con legge il sistema di elezione del Presidente della Giunta regionale e dei consiglieri nei limiti dei seguenti princìpi fondamentali” – è una legge di principio – “a) individuazione di un sistema elettorale che agevoli la formazione di stabili maggioranze nel Consiglio regionale e assicuri la rappresentanza delle minoranze”.

Qui ci sono due princìpi che viaggiano insieme: la formazione di stabili maggioranze e la tutela delle minoranze. Nella lettera a) voi avete previsto nell’emendamento Rizza-Leone uno dei corsi, bisogna prevedere l’altro.

Questo è un problema soltanto tecnico, quindi non intervengo politicamente.

Anche dal punto di vista solo tecnico, rispondo alla domanda sul comma 2: “La legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini”. La questione nasce in questi termini: una legge della Regione Valle d’Aosta aveva introdotto le quote nella legge elettorale, la Corte costituzionale censura per illegittimità queste quote, ed è la sentenza 43 del ’92, non rileva. Quindi non rientra nella pari opportunità e quindi nel divieto di discriminazione di cui all’articolo 3, primo comma, della Costituzione l’obbligo costituzionale di introdurre quote di donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive.

E’ intervenuto successivamente – e siamo nella legge 3 del 2001 – l’articolo 117 che al comma 7 lo prevede esplicitamente come ambito di competenza legislativa non statutaria, quindi se voi nulla diceste, non cambierebbe nulla, però certo è che voi avete già detto, onorevole Rizza, alla lettera f) dell’articolo 2, come principio fondamentale lo avete previsto quando avete previsto le pari opportunità e adesso qui lo prevedete. Si tratta di princìpi che hanno una loro coerenza sistemica e quindi, a mio giudizio, l’aver qui previsto questa formula è quanto mai opportuno.

Tecnicamente, questa legge contiene due disposizioni – e poi rispondo alle domande -: una prima disposizione che alla legge regionale chiede di rimuovere le disparità uomo-donna nella vita sociale, culturale ed economica. Questo è il primo contenuto della legge regionale. C’è un secondo contenuto che è la promozione della parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.

Benissimo, qui nasce il problema formale e giuridico, nel senso che, probabilmente, il mondo rappresentativo delle donne vi chiederà – come già questa mattina è stato anticipato in un’audizione – nella legge elettorale tutta una serie di richieste che attengono, se non le quote, una forte promozione nell’accesso alle cariche elettive, condizionando anche il momento della procedura elettorale che è quello della presentazione delle candidature.

Non sappiamo quello che succederà, ma certo è che si pone in via generale il problema di come rispondere a questo quesito. Oggi, o in sede di Statuto o in sede di legge elettorale più opportunamente, se voi introduceste l’ipotesi normativa più avanzata, dunque le quote elettorali, a mio giudizio queste sarebbero costituzionalmente compatibili rispetto al 117, sesto comma, però è anche ragionevole che la Corte costituzionale potrebbe intervenire.

Perché dico questo? Perché l’articolo 51 – e quindi rispondo all’onorevole Tripodi – che è una legge di integrazione della Costituzione, non fa più riferimento alla promozione della parità di accesso donne e uomini alle cariche elettive, ma fa un passo indietro, se potessi esprimermi in modo così irrituale, nel senso cioè che positivizza costituzionalmente il principio della pari opportunità donna-uomo e poi aggiunge che, a tal fine, la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.

Quindi l’articolo 51 della Costituzione, novellato, parla di pari opportunità donna-uomo. L’articolo 117, a cui voi oggi state dando attuazione con questa disposizione, parla di promozione, di parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, cioè con questa norma voi date una copertura, se vorrete in futuro, ad una legge elettorale regionale che consenta spazi normativi più ampi alle donne.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Guagliardi.

Damiano GUAGLIARDI

Noi abbiamo istituito la carica di Presidente e Vicepresidente. Sulla base del comma 2, la legge regionale

(Interruzione)

No, se questo può interferire nell’individuazione delle due cariche, è questo quello che mi chiedo.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Sì, è una domanda tecnica e merita una risposta tecnica, nel senso che per tutte le elezioni che si avvalgono di sistema maggioritario, il problema si pone indubbiamente, tuttavia, però, parità di accesso, “promozione della parità di accesso uomini e donne a cariche elettive” da parte del legislatore di revisione, non vi dice esattamente in che cosa si materializza, si concretizza e si positivizza. Vi deve essere un supplemento dello Statuto attuale, che certamente vede le donne meno presenti nei mandati rappresentativi, con politiche di promozione della parità di accesso, azioni positive e quant’altro.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Professore Gambino, quello che mi preoccupa di questo secondo comma inserito in questo contesto è: se noi non riusciamo a soddisfare l’universo femminile, queste possono ragionevolmente impugnare la nostra legge elettorale, mentre se noi la prevediamo nei princìpi, che cosa significa metterlo e specificarlo anche nella previsione di legge elettorale?

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Qui siamo in presenza di un vizio potenziale della legge regionale. Proviamo ad immaginare che voi adottiate una legge regionale nella quale non si contenga un principio di piena parità donne e uomini nella vita sociale ed economica, proviamo ad ipotizzare che voi adottiate una legge regionale che non assicuri parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive: questa è una legge che, come tutte le leggi viziate costituzionalmente, può essere deferita, quando crea un vulnus concreto, da una donna, per esempio, che ritiene, nei confronti della legge, discriminata la sua situazione giuridica protetta, che quindi può ricorrere anche alla Corte costituzionale.

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Onorevole Rizza, conclusione tecnica…

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Conclusione tecnica è che, o lo prevedete o non lo prevedete, non cambia veramente nulla, nel senso che la legge regionale non potrà che dare riscontro a questi nuovi beni costituzionalmente protetti.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Galati.

Francesco GALATI

Professore, volevo farle una domanda: poiché l’emendamento Rizza, al primo comma, recita “nell’ambito dei princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale e nel rispetto della scelta politica emersa dal voto popolare”, che significato ha questa frase?

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Leggo l’emendamento, non lo difendo, e lo interpreto: è pienamente coerente con la forma di governo che ieri voi avete adottato, articoli 32 e 36 della bozza di Statuto.

(Interruzione)

No, il voto, si parla sempre delle elezioni, quindi questo è uno Statuto che avete detto avrà…

(Interruzione)

Sì, d’accordo.

(Interruzione dell’onorevole Galati)

PRESIDENTE

Io non vorrei sovrapporre argomenti diversi, onorevole Galati. Stavamo affrontando questo tema delle donne, appena esaurito, torniamo al tema che ha posto lei, se non le dispiace.

La parola all’onorevole Bova sul comma 2.

Giuseppe BOVA

… le delucidazioni tecniche hanno sedato allarmi mal risposti perché era un allarme, secondo me non giustificato e fermo restando che mi sorprende il tipo di confronto che su questa questione stiamo portando avanti…

(Interruzione)

Parto dalle cose meno importanti, e poi arrivo alla valutazione di fondo, che mi portano a sostenere che il comma 2 è così come è nel testo base e quindi a giudicare insufficiente, in questo caso, detto con rispetto e in maniera molto sommessa, l’ipotesi di emendamento avanzata dai colleghi Rizza e Leone.

(Interruzione)

No, del comma 2 sto parlando, collega Rizza.

(Interruzione)

Siccome merita attenzione, finora l’approccio non mi ha convinto, non l’emendamento, ma io parto dalle cose meno importanti.

Il testo base – ora parlo di valutazioni di opportunità politica, poi dirò le ragioni che vanno al di là, secondo me, dell’opportunità politica – che noi abbiamo mandato in giro – ed è vero, ne abbiamo prodotto un sacco di copie – è conosciuto ed una parte della società calabrese e nazionale conosce pure i commi e gli articoli che fanno riferimento a questo tipo di questione. La reazione del mondo interessato giudica positivo lo sforzo fatto dalla Commissione Statuto, seppure insufficiente.

Ieri abbiamo discusso parecchio e, alla fine, abbiamo concordato che il nuovo Consiglio regionale sarà composto da 60 membri.

Secondo voi, è buona politica dire che – poi ognuno può pensare quello che vuole – noi pensiamo ad un Consiglio che abbia un rappresentante ogni 33 mila cittadini calabresi e, in linea di principio, non de facto – perché qui non c’è de facto – non far pensare a metà dei calabresi o qualcosa in più che l’operazione che stiamo facendo, in qualche maniera, è finalizzata anche a recuperare, senza nulla togliere – rifletteteci un attimo – cioè quando pensate alla difesa dello Statuto, in che termini lo pensate? Come ad un circuito chiuso che si difende oppure il termine opportunità vale per tutti, accesso e così via? Ed è un punto.

Io sono contro le quote, sono contro le elezioni senza preferenza, ma il fatto che possiamo dire, non a trucchi e con furbizia, che questa Commissione – e mi auguro il Consiglio – su questo terreno non è che ha fatto la fine del mondo, ma non è fatta di persone impaurite da chissà chi, questo è il minimo che dobbiamo ottenere…

(Interruzione)

Io parlo per me. Non sto parlando di lei, collega Rizza, sto parlando rispetto alla discussione che c’è stata, non la sua. Siccome io – non me lo faccia ripetere – la conosco, cioè abbiamo modo di lavorare, non c’è… è la mia sensazione rispetto ad una discussione generale che si è avviata, tant’è vero che difendo quello, non sto illustrando – non ne ho titoli – l’emendamento che lei ha pensato. E’ detto in questo modo e chiedo scusa a lei e a tutti se, inavvertitamente, nelle mie parole c’è stato qualcosa…

La legge elettorale rimuove ogni ostacolo che impedisca l’accesso, non garantisce i risultati; i risultati vengono garantiti dalle quote e assieme alle quote il fatto che non ci siano preferenze. Qui non c’è scritto da nessuna parte.

Allora, qui che ci può essere scritto, che significa? Cominciare a ragionare nel concreto, anche se la legge e così via… Secondo voi, la legge elettorale che andremo a fare – perché io non ho fatto osservazioni sull’emendamento, per la prima parte, non ne sto facendo, eccetera – secondo voi è corretto pensare sin da ora che, per quanto riguarda la composizione delle liste, noi possiamo scrivere, com’è per la legge nazionale, che nessuna lista può contenere più del 70 o 80 per cento di candidati di un sesso? Così si traduce l’accesso, non la parità fifty-fifty, cioè il punto è che io non ritengo, non ho problemi, perché penso che nella legge elettorale ci debba essere scritto, ma come punto di partenza.

(Interruzione)

No, qui non c’è scritto. Di accesso che significa? Per accedere, non parità… parità e uguale non sono parole identiche, cioè parità è un altro senso.

(Interruzione)

Eh, e quella rimane. No, ma per me non è…

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Lei può interloquire con me, non ci sono problemi. Il problema è che noi ci abbiamo riflettuto prima, che questo testo base l’avevamo approvato, eccetera, che lo conoscono in giro come approvato.

Qual è la ragione così forte che ci deve portare a fare un’altra cosa che può scatenare, in questo senso? Se, invece, c’era un ragionamento – io mi esprimo, non sono per nessuno, non sono per i privilegi, non sono per quote in cui uomini o donne accedano senza concorrere per davvero – sul resto, sul fatto purtroppo sapete che penso? Se io fossi donna, vorrei queste regole, però per un ciclo farei liste di sole donne, perché è l’unico modo; tranne fatti eccezionali, col sistema di preferenza attuale, le donne accedono gradualmente alle cariche elettive – ma questa è una mia considerazione personale –; se c’è un’unità di donne per cui una lista prende poi il quoziente, una delle donne ce la fa di sicuro …

Io ho parlato semplicemente per.

Poi, detto senza retorica, in una società come la nostra in cui la spinta non come ceto politico, non come donne che copiano tanta parte degli uomini che fanno la politica, in cui la spinta ad avere accesso in generale è il lievito di una società, possiamo dire in giro che nello Statuto – e quando l’illustreremo, mi auguro tutti – uno dei punti di forza è questo; altra cosa è – e infatti stamattina io non sono d’accordo – aggiungere tutto quello che, per esempio, le componenti della Commissione parità ci hanno posto, perché loro tentano di introdurre nello Statuto qualcosa – e qui non c’è – che vada al di là dei princìpi. E a quel punto sì che sarei d’accordo in pieno – a titolo personale, ovviamente – con l’osservazione che faceva poco fa l’onorevole Rizza, perché se andiamo sullo Statuto al di là dei princìpi, poi davvero ingessiamo.

Secondo me, collega Rizza, con questa dizione non ingessiamo niente; scegliamo una linea di marcia e la indichiamo alla Calabria noi - 23 persone - che siamo qui dentro. E io mi onoro di farne parte, perché mi umilierei se mi dicessero che sulla questione dei princìpi, uno dei 23, io, ha ragionato come chi dice “io volevo, papà non vuole”.

Visto che i rischi non ci sono e così via e visto che – capisco le osservazioni che si facevano, eccetera – non introduciamo in una norma di princìpi vincoli di altra natura, come si poteva paventare – e io non li vedo –, penso che serenamente possiamo lasciare il vecchio testo e, secondo me, uno dei punti di forza vi ho detto può esser questo, anche perché non a caso abbiamo portato a sessanta il numero dei consiglieri. Non sono per essere mai strumentale, ma sono per la risposta… E cito un grande italiano- dal mio punto di vista e non credo solo mio – che era Pertini, il quale diceva “brigante, brigante e mezzo”, fuor di metafora.

Nel dibattito politico calabrese – e non solo, ma in Calabria è particolarmente consistente – c’è una cerchia molto ampia di falsi moralisti e i falsi moralisti si esprimono in tanti termini. Uno dei punti di moralismo riguarda l’eventuale numero, l’hanno già fatto nel Consiglio regionale. Dire che questo è finalizzato non come quote, non solo ad allargare, non solo a partecipare, ma è collegato anche come punto di partenza, non di arrivo, alla presenza delle donne, è un punto in più.

Sono punti di vista, collega Rizza, e questo siccome non riguarda il centro-destra o il centro-sinistra, è un qualcosa che può essere utile.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Bova, ma se mi posso permettere, eventualmente nella formulazione contenuta nello stesso comma 2 dell’emendamento Rizza, perché è quello più aderente al 117 della Costituzione che dice testualmente “le leggi regionali”, eccetera, “promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”, è parimenti copiato dal 117 della Costituzione vigente.

(Interruzione)

E’ superato. L’onorevole Tommasi?

Diego Antonio TOMMASI

Rinuncio all’intervento in quanto faccio mio l’intervento dell’onorevole Bova.

PRESIDENTE

L’onorevole Nucera su che cosa?

Giovanni NUCERA

Sul comma 2. Ma aveva chiesto parola l’onorevole Rizza, che io vorrei ascoltare, gentilmente.

(Interruzione)

Domenico RIZZA

No, io non sono mai illuminante! Chiedo luce, non do luce!

Per rispondere all’onorevole Bova, volevo dirgli che – forse sono stato frainteso – non era una forma di antifemminismo la mia, non fosse altro perché in famiglia…

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

Ecco, a prescindere da un fatto culturale, non potrei esserlo.

(Interruzioni)

Invece no, però si devono fare spazio come…

Stavo dicendo che comprendo le preoccupazioni che lei ha manifestato, dicendo “come, abbiamo dato già un messaggio! Sembrerebbe un arretramento” ed io certamente apprezzo questa preoccupazione che mi era sfuggita. Pensavo – e ancora ho qualche dubbio, anche se ci sono stati ulteriori chiarimenti – che questo fatto di metterlo nella previsione della legge elettorale, ci imponga alcuni paletti nella legge elettorale che potrebbero poi dare adito ad altro, anche perché le cariche elettive non sono soltanto quelle regionali, provinciali e comunali, sono anche altre: noi eleggiamo il Presidente, il consiglio di amministrazione, eccetera.

Non so se le può sembrare opportuno trasferire questo comma all’articolo 7, trasferirlo pari pari all’articolo 7, dove è prevista la parola “opportunità” e quindi “la legge regionale promuove la parità di accesso”, per evitare che ci sia un riferimento alla legge elettorale, onorevole Bova.

PRESIDENTE

“La legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”: chi è a favore?

(Interruzioni)

Sì, ma licenziamo il comma 2. Non siete d’accordo?

(Interruzioni)

Il comma 2 l’ha proposto l’onorevole Rizza, l’emendamento…

(Interruzioni)

Sì, ma stavo cercando di dire all’onorevole Nucera che stiamo parlando della formulazione “la legge regionale promuove la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”, che riproduce esattamente quello che è previsto dall’articolo 117 della Costituzione, copiato.

Comma 1 la parola all’onorevole Galati.

Francesco GALATI

Sul comma 1 vorrei l’attenzione dei colleghi, perché voglio insistere su quell’inciso: “nell’ambito dei princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale” – va bene – “e nel rispetto della scelta politica emersa dal voto popolare”. E’ come se avessimo fatto un referendum, signori miei!

Dice “la legge elettorale regionale approvata prevede”: in base a quale risultato elettorale la legge che andiamo a fare prevede?

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Di quale volontà popolare? Non l’ho capito.

Domenico RIZZA

Che emerge dalle popolazioni?

Francesco GALATI

Da quali elezioni? Quello che è emerso nel 2005?! Non l’ho capito questo discorso. Questo è un inciso che, secondo me, è sbagliato, non ci azzecca proprio!

PRESIDENTE

Onorevole Rizza, con tutta l’umiltà possibile…

Francesco GALATI

Questo qui, avrebbe avuto senso se ci fosse stato un referendum e allora dal referendum sarebbe emerso che bisognava istituire il sistema proporzionale o maggioritario o qualche altra cosa, quindi si poteva dire che, sulla base di quello che è emerso dalla volontà popolare, noi avremmo fatto una legge elettorale in questo senso, ma non vedo a quale volontà popolare ci possiamo riferire adesso.

PRESIDENTE

Ci sono altre osservazioni su questi articoli?

(Interruzione)

La lettera f)? Ci arriviamo. La vuole affrontare subito, onorevole Guagliardi?

(Interruzioni)

Noi saremmo per accogliere l’emendamento Galati.

Ennio MORRONE

In generale, ti diamo sempre torto, ma questa volta hai ragione!

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Il professor Gambino mi ha mostrato testualmente la norma costituzionale, per cui mi dice – ed è certamente così perché l’ho letto – che è assolutamente superfluo questo inciso.

PRESIDENTE

Quindi il testo del comma 1 recita così: “Nell’ambito dei princìpi fondamentali previsti dalla normativa statale, la legge elettorale regionale approvata a maggioranza assoluta dei consiglieri prevede: il sistema di elezione su base proporzionale con voto di preferenza e premio elettorale di maggioranza per garantire la stabilità di governo e la rappresentanza delle minoranze”.

Domenico RIZZA

Anche questo mi ha mostrato che è previsto espressamente dalla…

PRESIDENTE

…“le modalità di indizione delle elezioni politiche regionali; le modalità con cui sono indicate dal corpo elettorale; i candidati alla carica di Presidente e di Vicepresidente della Giunta regionale; le modalità di proclamazione degli eletti al Consiglio; i casi di ineleggibilità e di incompatibilità dei consiglieri, nonché i casi di incompatibilità del Presidente, del Vicepresidente e dei componenti anche esterni della Giunta”.

Sulla lettera f), “la ripartizione di seggi con garanzia della rappresentanza di ciascuna provincia”, c’era – credo – qualche collega che voleva prendere la parola o mi sbaglio?

Prego, onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Ho specificato quello che era già previsto nel testo base, cioè la rappresentanza in Consiglio di ogni provincia.

(Interruzione)

Nel testo base, onorevole Pirillo, c’era scritto…

PRESIDENTE

Sì, alla lettera e), era formulata diversamente: “la rappresentanza in Consiglio di ogni provincia”.

(Interruzioni)

Giovanni NUCERA

E’ un fatto squisitamente tecnico, non…

Domenico RIZZA

Sì, ma se non è previsto nel principio…

(Interruzioni)

Se no, lascio il testo base.

PRESIDENTE

Ecco, possiamo lasciare il testo base – siamo d’accordo? – l’avevamo già votato e concordato.

(Interruzione dell’onorevole Nucera)

Domenico RIZZA

No, lasciamo il testo base. Io voglio che ci sia una norma di principio che assicuri alle province una rappresentanza in Consiglio regionale.

PRESIDENTE

La parola al professor Gambino.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

E’ una formula molto generale, quasi clausola di stile in cui si afferma un principio che è la rappresentanza territoriale, cioè quello che voi volete perché l’avete discusso, dibattuto ed approvato. Con la ripartizione dei seggi voi già prefigurate, in realtà, i seggi, i collegi elettorali e, in qualche modo, vi vincolate molto rispetto alla legge elettorale. Onestamente, non vi conviene.

PRESIDENTE

Se l’onorevole Rizza è d’accordo, alla lettera f) ripristineremmo il testo base, cioè la rappresentanza in Consiglio di ogni provincia e quindi con questa modifica mettiamo in votazione il comma 1 dell’articolo 37.

(E’ approvato all’unanimità)

Pongo in votazione il comma 2.

(E’ approvato all’unanimità)

Pongo in votazione l’articolo 37 nel suo complesso.

(E’ approvato all’unanimità)

Colleghi, a questo punto abbiamo l’ultimo articolo, che è l’articolo 26, su cui c’è un testo base che abbiamo già votato e approvato, ci sono emendamenti proposti dal Presidente Chiaravalloti e un emendamento proposto dall’onorevole Galati. Su questo vorrei sentire l’opinione della Commissione, riservandomi alla fine, eventualmente, di fare una mia proposta.

Prego, onorevole Galati.

Francesco GALATI

Presidente, ho voluto presentare questo emendamento anche perché, quando abbiamo approvato il testo base, avevo avanzato delle riserve sull’articolato così come era stato approvato, anzi avevo votato contro

Ora mi chiedo se, tenuto conto di quello che si è detto sui gruppi, sui monogruppi e così via, con lo Statuto vogliamo dare un taglio netto a questa diatriba e quindi stabilire una volta per tutte come devono essere composti i gruppi oppure vogliamo continuare sul vecchio sistema.

Che cosa ho detto? Che si possono costituire in gruppi i consiglieri regionali appartenenti a partiti o liste che abbiano raggiunto nelle elezioni il 4 per cento dei voti validi. Su questo 4 per cento si potrà anche discutere. Quello che non condivido è il richiamo che si fa nel secondo comma, cioè l’eccezione, lo stratagemma che noi fin qui abbiamo usato per far sì che anche un solo consigliere regionale potesse costituirsi in gruppo, facendo riferimento al gruppo a livello nazionale.

Secondo me, bisogna avere riferimento alla consistenza delle liste dei partiti che si presentano in questa regione, quindi il senso del mio emendamento è proprio questo.

Sulla percentuale possiamo anche discutere, ma mi pare che, più o meno, sia quello che aveva anche prospettato in termini diversi ma numerici il Presidente Chiaravalloti, che aveva indicato in tre membri almeno la composizione del gruppo, chiedendo la soppressione anche del secondo comma.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tommasi. Ne ha facoltà.

Diego Antonio TOMMASI

Presidente, sull’articolo 26, quando lo votammo all’epoca, ci fu una lunga e serrata discussione. Vedo che al comma 1 ci sono due emendamenti, uno del Presidente Chiaravalloti che va a definire invece che da 4 membri, a 3 membri, poi però dobbiamo tenere in considerazione una cosa: io non parlerei di percentuali quando si parla dei gruppi, perché le percentuali sono qualcosa che vincolano molto anche i discorsi futuri che dovremo andare a fare e credo che su questo, poi, quando si farà la legge elettorale, ci sarà anche qui una forte e serrata discussione, tenendo in considerazione la realtà regionale calabrese, ma anche il contesto nazionale sulla legge elettorale. Non mi posso trovare d’accordo con il collega Galati quando afferma che i gruppi che hanno riferimenti nazionali, Camera o Senato, non hanno titolo a fare il gruppo anche con un solo consigliere o con due, perché se un gruppo è costituito alla Camera o al Senato, significa che ha dietro un partito e delle rappresentanze nazionali alla Camera o al Senato. Per cui non è un qualcosa di aleatorio ma di radicato sul territorio nazionale e regionale.

Quindi, per quello che mi riguarda, al comma 2 se guardiamo nello scenario attuale, troviamo una situazione variegata con forze politiche che nel 2000 avevano il gruppo alla Camera o al Senato, nel 2003 ne sono subentrate altre e qualcuno ha perso quei diritti. Quindi un riequilibrio dal 2000 al 2003 va fatto, tenendo in forte considerazione qual è la nomenclatura dei gruppi alla Camera e al Senato e dei partiti.

E’ chiaro che il discorso dei monogruppi è molto delicato nella nostra Regione, credo che si sia entrati in una spirale di non ritorno, dobbiamo fare tutti insieme il punto della situazione. Credo che il testo, com’era stato licenziato, andava in questa direzione, si potrebbe integrare con i tre membri, come dice il Presidente Chiaravalloti, ma nel comma 2 inserire chi aveva diritti acquisiti al momento del voto. Questa è una norma transitoria, chiaramente, che va a sanare dal 2000 al 2003, però fermo restando che le altre…

(Interruzione)

Allora, se vale per il 2005, su come era stato licenziato dalla Commissione non vedo aggiunte o emendamenti.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Napoli.

Giuseppe Giuliano NAPOLI

Ho voluto dare una scorsa alla Costituzione per vedere se nel testo della Carta fondamentale, alla quale in qualche modo i lavori che stiamo svolgendo debbono in qualche modo richiamarsi, ci si a qualche appiglio, ma volere nello Statuto stabilire anche i termini, addirittura, per indicare la costituzione dei gruppi, mi sembra una cosa che va al di là dei princìpi che debbono essere contenuti nello Statuto.

Credo che riconoscere ai gruppi consiliari un rilievo statutario sia un fatto di per sé importante, ma riservare addirittura allo Statuto la definizione della consistenza numerica dei gruppi, credo che questo potrebbe essere un compito che può essere assegnato in sede di Regolamento interno.

Questa soluzione potrebbe offrire, in effetti, il modo per superare un problema che, di fatto, in qualche modo anima la discussione, l’ha animata nel corso dei nostri lavori e continua a farlo sinora. Da ciò deriva che il testo base potrebbe essere cassato nella parte in cui vi è indicato “composti da almeno quattro membri”, quindi la soluzione verrebbe secondo la seguente dizione: “I consiglieri regionali si costituiscono in gruppi secondo le norme fissate dal Regolamento”…

(Interruzione)

…senza inserire il numero dei componenti il gruppo, da rinviare al Regolamento interno che credo andremo a fare immediatamente dopo.

Il resto segue, perché anche il secondo comma viene ad essere cassato, così come rimanendo soltanto il quarto comma.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Guagliardi.

Damiano GUAGLIARDI

Prendo il toro per le corna, se no cerchiamo di evitare i problemi.

Noi abbiamo un problema di monogruppi che è stato lacerante per la politica e per l’istituzione, da un anno-un anno e mezzo siamo sottoposti a un vero massacro sulla storia dei monogruppi. Non voglio dire se è stato un errore o no farli, ma questa è la situazione: un numero eccessivo di monogruppi che ci sottopone all’interno, sulla base di una scelta che abbiamo fatto tutti – e mi ci metto anch’io – ad una valutazione comune, fuori ad un attacco bestiale dei cittadini perché ci chiamano autoreferenziali, se non corporazione di capigruppo.

Questo è un problema che va superato, è del tutto evidente, ma non si supera – lo dico al consigliere Napoli – rinviandolo ad una data che ci pone dei problemi, perché poi lì, se possono…

(Interruzione)

No, noi abbiamo una proposta che è molto lineare che fa riferimento a tre condizioni che possono essere oggettive.

Credo di essere stato io uno di quelli, forse, anche in contrasto con l’onorevole Tripodi a sostenere l’oggettività di queste tre soluzioni, che nella mia considerazione vedo anche in forma mal distribuite, perché io metterei al primo punto “possono costituire gruppi le formazioni politiche che hanno un riferimento con gruppi nazionali”.

E’ del tutto evidente che nel meccanismo elettorale, nell’elezione diretta dei Presidenti col maggioritario, il bipolarismo, una formazione politica può variare in percentuale da Regione a Regione, da condizione a condizione, da elezione ad elezione. Quindi, se c’è un riferimento di un’organizzazione politica e quando parliamo di organizzazione politica, parliamo di gruppi parlamentari che sono espressione di federazioni, comitati regionali, sezioni, associazioni varie e così via, cioè racchiudono un grosso movimento di iscritti, di dirigenti che danno vita a un tipo di progetto politico. Io metterei per primo questo, senza percentuali o nulla. Questo è il punto.

Garantire la libera scelta degli eletti di poter allontanarsi da un gruppo di appartenenza iniziale e costituire gruppo si può fare, allora c’è il bisogno dei tre – io ho proposto quattro che erano stati accolti – consiglieri regionali che liberamente e in rottura, magari, con il gruppo di appartenenza possono costituire gruppo oppure perché non c’è la terza condizione che dovrebbe venire dopo.

E’ del tutto evidente che tre-quattro – per me vanno bene quattro – consiglieri possono costituire il gruppo.

C’è, poi, l’ultimo elemento su cui non possiamo non riflettere perché è stato l’elemento di crisi nostra e della formazione dei monogruppi, cioè quelle liste che non hanno un carattere nazionale e che si presentano a livello regionale e che hanno costituito qui una serie di monogruppi.

Cosa succede? Che anche in questo c’è un problema di valutazione sull’effetto del consenso elettorale che hanno, perché una cosa è una lista che attraverso lo scorporo, i meccanismi, i resti ottiene un consigliere regionale con un 1,7 dei voti, un’altra cosa è il gruppo che ha il 5-6 per cento di consenso elettorale.

Allora, se una lista ottiene il 5 o il 6 per cento dei voti in una elezione regionale, vuol dire che ha un retroterra di forte consenso elettorale. Queste sono le tre condizioni.

A mio avviso – e lo dico con grandissima schiettezza – bisogna essere molto fiscali, visto che si va dal 2005 in poi e quindi non turbiamo lo status esistente, sul controllo dei gruppi nazionali.

Se una formazione politica che nasce nell’anno 2005, nel 2006 non esiste più, non può esistere neanche il gruppo regionale. Su questo dobbiamo essere fiscali – e lo dico con franchezza fino in fondo – e siccome parliamo del 2005, nel nostro caso qui, se andasse avanti questo mio ragionamento di dire “quando si scioglie il gruppo nazionale, si sciolgono anche i gruppi locali o quando non si ha il 5-6 per cento non si ha il gruppo regionale”, noi avremmo una riduzione forse di 7-8 o anche più di monogruppi. Credo che questa sia la soluzione migliore.

Rinviare ad altri tempi una decisione su questo significa incancrenire ancora di più e far passare nell’idea della gente che vogliamo rinviare la decisione di mese in mese – ecco perché non sono d’accordo per rinviarla al Regolamento –, rinviare al solito consociativismo, segretezza e roba del genere di questa Commissione, la soluzione dei gruppi.

Dobbiamo dirlo con grandissima chiarezza, con grandissimo senso di alta responsabilità di noi tutti e con univocità di rappresentare la nostra decisione all’esterno, da me che sono considerato l’ultimo nell’area di sinistra consiliare, fino a quello che è considerato il più a destra. Cioè su questo, una volta che abbiamo assunto una decisione, dobbiamo avere un’identità di messaggio ai cittadini e agli elettori.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Tripodi.

Michelangelo TRIPODI

Avevo votato contro questo articolo e debbo dire che non ho cambiato opinione rispetto a quel voto. Credo che l’occasione che ci viene dal fatto che siano stati presentati alcuni emendamenti, comunque, ci dia la possibilità di riaprire una discussione – poi, ovviamente, vedremo l’esito – e di migliorare, secondo me, in termini positivi e inclusivi. In questa Commissione è stato utilizzato spesso questo termine, credo che il ragionamento da fare in questo contesto sia quello di capire come si può includere senza eccessi e senza scadere nei gruppi che hanno un carattere ad personam, che è un altro discorso.

Non stiamo discutendo della situazione attuale, né credo che lo Statuto metterà mano rispetto all’attuale situazione dei monogruppi, che è questione di Regolamento e sicuramente, in qualche modo, troverà anche sbocchi e altre situazioni. Noi dobbiamo ragionare di quello che accadrà nel 2005 e dal 2005 in poi.

Quindi il ragionamento che faccio è legato alle questioni di carattere nazionale, ma anche a quelle di carattere locale e regionale. Credo che mai – e da questo punto di vista ho qui anche il vecchio Statuto – ci sia stato l’impedimento della costituzione dei monogruppi alla Regione. I monogruppi ci sono sempre stati, dal 1970 in poi, perché lo prevedeva lo Statuto o comunque dava l’opportunità, lo Statuto regionale del ’70, di poter avere questa possibilità e questo strumento, tant’è che l’articolo 12 dello Statuto, in qualche modo ripreso nella proposta Napoli, diceva che “i consiglieri si costituiscono in gruppi i quali, a norma del Regolamento, sono composti da uno o più membri”. Questo diceva lo Statuto.

Qui si vuole irrigidire la norma e si vuole dire nello Statuto, impedendo a fatti successivi regolamentari di normare un principio di carattere generale che lo Statuto affermava. Si diceva “a norma di Regolamento, sono composti da uno o più membri”. Questo era il meccanismo previsto dallo Statuto in passato; poi c’era il Regolamento che ha avuto una sua storia e sue vicende diverse.

Io, in linea di principio, sarei per riaffermare questo tipo di principio, ma se non lo si vuole affermare, se cioè si ritiene di fissare nello Statuto la costituzione dei gruppi consiliari, allora dobbiamo regolamentarla meglio, Presidente.

La prima questione è quella dei gruppi parlamentari. E’ una questione che ritengo debba essere, in qualche modo, contemperata introducendo come soggetto i sottogruppi parlamentari.

(Interruzione)

La componente, il sottogruppo parlamentare come possibilità di riconoscimento del gruppo.

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

Allora vedete che cominciamo a fare un ragionamento che apre un discorso.

(Interruzione)

Se, però, resta ingessato, com’è scritto qui, alla questione gruppi, dobbiamo mettere anche i sottogruppi.

Poi, se si vuole fare un ragionamento legato al territorio regionale, personalmente sono del parere che ha diritto a costituire gruppo il partito che presenta una lista e che ottiene il quorum alla Regione. Questo è il dato, se ottiene il quorum alla Regione con una lista regionale che presenti regionalmente e rappresenti un principio politico, perché qui stiamo a garantire la rappresentatività delle forze politiche. Quindi si possono introdurre questi due elementi di correzione: il sottogruppo e il quorum alle elezioni regionali – perché parliamo di elezioni regionali – o il riferimento nazionale, l’uno e l’altro, o il quorum alle regionali.

Io sarei per fare questo tipo di proposta, farei queste due proposte integrative, se è possibile.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Leone. Ne ha facoltà.

Gianfranco LEONE

Colleghi, vi prego, un po’ di attenzione perché su questo problema ho sentito che qualcuno si è espresso dicendo “dal 2005”. Non esiste, che sia chiaro! Sull’onda di quello che era successo sulla stampa, mi pare di aver fatto un intervento molto chiaro: sicuramente non ci lasciamo spingere sul discorso dei gruppi dall’onda scandalistica esterna.

Avevamo detto di rimandare allo Statuto il problema dei gruppi all’inizio della legislatura, quando avevamo varato alcune norme che prevedevano, eccetera, adesso siamo arrivati al capolinea, nel senso che oggi stabiliamo – ma non per il 2005, dovremo trovare anche il modo perché questo avvenga subito – di normare il discorso dei monogruppi.

Per cui, fermo restando che sono disponibile a qualsiasi tipo di rivisitazione della norma che, però, sia una norma che ridia la possibilità di mettere in condizione tutto il Consiglio di dare una risposta all’esterno che vada nella direzione che ci eravamo proposti all’inizio, quando accettammo il discorso transitorio…

(Interruzioni)

Ho detto che troviamo il modo, non ho detto che lo facciamo con lo Statuto; ho detto che lo Statuto prevede quello che dovrà essere il discorso da qui – mi auguro – ad altri trent’anni, ma sicuramente…

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

…ma sicuramente rimane il problema dei monogruppi che noi, comunque, dobbiamo risolvere in questa legislatura.

Per cui vi prego di riflettere, colleghi, perché se no quello che avevamo detto nel momento in cui ci eravamo seduti e avevamo sospeso questo problema dei monogruppi diventerebbe un discorso antipatico per tutti quanti noi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

Vincenzo PISANO

Presidente, nel momento in cui andiamo a formulare all’interno dello Statuto un principio che sancisca la formulazione dei gruppi, quindi come fatto organizzativo del Consiglio, ritengo che dobbiamo tenere conto che ci troviamo in presenza di una legge elettorale proporzionale – anche se con correttivo come premio di maggioranza e quindi dovrebbe discendere la formazione dei gruppi all’interno del Consiglio – di questo tipo perché tutto è consequenziale, perché diversamente sarebbe una contraddizione in termini fare una cosa, una legge elettorale che consenta la partecipazione, quindi pluralista, delle forze in campo e poi non consenta la formulazione all’interno di un Consiglio delle espressioni in forza di un consenso elettorale.

Detto questo in termini di principio, ritengo che la formulazione dello Statuto, anche se non nei particolari ché si può demandare al Regolamento successivo l’articolazione specifica di come vanno ad essere formulati i gruppi all’interno del Consiglio, debba contenere però alcuni elementi di principio, quali questo che ho detto intorno al problema della rappresentatività derivante dalla legge elettorale e quindi dal consenso elettorale, ma quello che consente anche il riferimento nazionale – mi convince molto l’esposizione del collega Guagliardi quando fa riferimento ai gruppi nazionali – o i gruppi o comunque i riferimenti presenti nel Parlamento nazionale.

Dopodiché c’è un altro aspetto, quello della identità politica all’interno della confluenza nei possibili gruppi che si vanno a formare, perché può capitare che ci sia omogeneità, raggruppamenti che possono trovarsi a fare un gruppo di tre consiglieri e con i sottogruppi, ma può capitare di non avere questa possibilità all’interno del Consiglio.

Un altro aspetto che può essere legato, aggiuntivo anche, alle realtà regionali che possono manifestarsi: noi abbiamo, in Italia, delle Regioni che hanno delle forti presenze etniche tipo la Valle d’Aosta, tipo il Trentino Alto Adige, che però non hanno poi una dignità politica all’interno del Parlamento nazionale. Ciononostante, però, è consentita la formazione soprattutto dei gruppi nazionali perché sono garantite le minoranze.

Quindi l’articolazione del pluralismo democratico nei modi e nei termini che si possono trovare un Regolamento ritengo sia un fatto di ampia democrazia.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirillo Ne ha facoltà.

Mario PIRILLO

Credo, a differenza di qualche collega già intervenuto, che il problema dei gruppi, così come è previsto nell’articolo 26, dobbiamo affrontarlo e risolverlo in questa sede.

Noi abbiamo ascoltato l’onorevole Leone, per esempio, con grande attenzione, come se parlasse per esempio Ciampi…

(Interruzione)

Io non sono Ciampi, per carità, però…

(Interruzioni)

Stavo dicendo che concordo con i colleghi che hanno posto il problema e che intendono affrontarlo e risolverlo in questa sede, perché dobbiamo uscire dagli equivoci che si sono creati – io ritengo – ingiustamente, perché i gruppi non sono un fatto di appannaggio del singolo consigliere regionale, ma servono per fare la politica a livello regionale in una regione articolata come la nostra. E i due emendamenti, quello di Chiaravalloti e quello di Galati, che pure hanno un senso, indicano un percorso, credo che non possano essere presi in considerazione per la premessa che ho fatto. Invece dobbiamo andare ad un testo che, in qualche modo, affronti – ripeto – e risolva il problema in maniera definitiva.

Penso al testo base e concordo con Tommasi che, anziché quattro, dobbiamo andare su tre, mi pare che anche quello di Chiaravalloti andava sul tre.

L’altro riferimento che qui viene riportato con questo grande rafforzativo che è “eccezionalmente”, ma forse è troppo rafforzativo, è il riferimento ai gruppi nazionali, alla presenza dei gruppi al Parlamento italiano. Non ripeto le motivazioni che ha portato il collega Guagliardi sulla necessità di costituire gruppi anche con un numero inferiore a tre, in questo caso come lo propongo io, quindi con una sola unità per quei gruppi che siano espressione del Parlamento italiano.

Perché – non so se qualcuno ha fatto riferimento – noi andiamo verso il federalismo, verso l’autonomia, per cui sono portato a pensare che nelle prossime elezioni, ma considerato che lo Statuto dovrà durare trenta-quarant’anni – mi auguro – ci siano liste locali, liste regionali, liste che concorrono per situazioni anche locali e regionali, concorrono alle elezioni regionali e possono conseguire anche una buona percentuale del 4-5-6 per cento e prendere, per esempio, con il numero di 60 che ci siamo dati, anche tre consiglieri regionali.

E qui abbiamo visto che ci sono le migrazioni che credo non finiranno mai nel Consiglio regionale per mille ragioni, per ragioni di litigi, di incomprensione, di scelte, di scelte di superamento e così via, per cui questi gruppi durante il cammino, anche se rappresentano una realtà regionale perché sono liste locali, possono ridursi da tre a due. Per cui anche a questi è consentito perché non è che nasce il gruppo – questo credo sia una cosa che deve essere ritenuta tale – all’inizio della legislatura e poi, comunque vada durante il corso della legislatura, questo gruppo rimane; rimane se mantiene le condizioni per restare un gruppo, per restare tale, altrimenti non ha ragion d’essere.

Oggi abbiamo fatto una serie di norme transitorie, una serie di accomodamenti – lasciatemelo dire – e in questa fase transitoria, di rodaggio della 1/99, probabilmente era anche giusto. Per cui, tranne la modifica da quattro a tre del primo comma, concordo anche sul resto.

Non so se il 5 per cento poteva e può rappresentare anche lo sbarramento, se ci sarà, diciamolo con grande franchezza, ma questo è un discorso che può essere anche aggiustato. Credo che il riferimento debba essere quello e non altro, obiettivamente, per stare con i piedi per terra. Basta il 5, però, per le ragioni che ho esposto, credo che questo 5 si debba mantenere.

PRESIDENTE

Se ho capito bene, lei ha parlato a favore dell’emendamento Galati, onorevole Pirillo…

(Interruzione)

Piero MODAFFERI, dirigente della Commissione

A favore del testo base.

PRESIDENTE

Chiedo scusa.

(Interruzione)

No, poiché lei ha…

(Interruzione)

Ho capito, ma aveva fatto riferimento ad uno sbarramento percentuale.)

Adesso c’è l’onorevole Tommasi.

Diego Antonio TOMMASI

Presidente, un chiarimento perché, se non ho inteso male, nel secondo comma si parla di una soglia del 5 per cento.

Allora vorrei capire, visto l’intervento del collega Pirillo con l’immediata condivisione del collega Leone, quando il collega Pirillo parla di sbarramento che cosa intende.

(Interruzione)

No, perché vorrei capire, dato che la dicitura del collega Pirillo parla di sbarramento, condivisa immediatamente…

Mario PIRILLO

No, no.

Diego Antonio TOMMASI

Io guardavo l’onorevole Leone, il quale diceva “va bene il 5 per cento”, vorrei capire se con questa clausola…

Mario PIRILLO

Lo posso spiegare perché…

Diego Antonio TOMMASI

No, io non interpreto, ho soltanto sentito quello che lei ha detto, collega Pirillo, non è che ho sentito diversamente: lei ha parlato di sbarramento.

Mario PIRILLO

Io ho detto il 5 e il 4. Prevedo che poi nella legge elettorale metteremo, ma è una cosa mia…

(Interruzione)

E’ una cosa pure tua? Meglio.

Diego Antonio TOMMASI

Prendo atto che l’onorevole Pirillo già ha in mente di fare uno sbarramento.

Mario PIRILLO

Io propongo lo sbarramento.

Diego Antonio TOMMASI

Ma ne prendiamo atto.

Mario PIRILLO

E me lo puoi impedire, onorevole Tommasi?

Diego Antonio TOMMASI

Per carità, ne prendiamo atto. Io non impedisco niente a nessuno, è solo per chiarezza all’interno del centro-sinistra.

Mario PIRILLO

Ma il centro-sinistra non è che mi ha dato una direttiva. Tu vuoi fare una questione, falla pure…

Diego Antonio TOMMASI

Non faccio questioni…

Mario PIRILLO

Sullo sbarramento – onorevole Tommasi, ne abbiamo parlato pure stamattina – credo che dobbiamo uniformarci tutti…

Diego Antonio TOMMASI

Onorevole Pirillo, quando si parlerà di legge elettorale…

PRESIDENTE

Però lasciamo completare l’onorevole Tommasi, onorevole Pirillo, se non le spiace.

Diego Antonio TOMMASI

Allora evitiamo di inserire cose che non sono in argomento.

Mario PIRILLO

Presidente, prenda atto lei e la Commissione…

PRESIDENTE

…che non ha proposto nessuno sbarramento, le do atto.

Prima di dare la parola all’onorevole Bova e poi all’onorevole Nucera, ho il dovere di informare la Commissione che per un errore tecnico sull’articolo 37 il voto di astensione dell’onorevole Rizza era diventato a favore, invece è un voto di astensione.

Prego, onorevole Bova.

Giuseppe BOVA

Mi scuso per non aver seguito, come è mia consuetudine e com’era doveroso, rispetto all’articolo 26 tutti i passaggi della discussione; ho aspettato in maniera che, sia ascoltando interventi sia informandomi con colleghi, avessi contezza della discussione che c’è.

Di fatto, rispetto al nostro lavoro, è l’ultimo articolo che rivisitiamo perché ci sono emendamenti e anche perché il voto che avevamo espresso quasi un anno fa ha avuto una coda, non voglio dire di polemiche, ma di valutazioni differenti. Ora tento di fare, come hanno fatto i colleghi con molta serietà, un ragionamento via via sull’insieme e sui vari commi. Parto dal testo base e nelle mie valutazioni ci sono alcuni dati di cronaca, di verità storica e anche di altro.

Mi riferisco, per esempio, all’emendamento Chiaravalloti, al primo comma, perché quello del collega Galati lo riprendo poi rispetto ad altri ragionamenti che possono riguardare il secondo comma. Rispetto a quell’incontro serio ma informale che avevamo avuto in altra sede, l’idea del Presidente Chiaravalloti – per carità, legittima – era di un Consiglio di non più di 50 membri, per cui la proposta su gruppi di almeno tre è un combinato disposto.

Personalmente, ritengo che il primo comma, per questioni di opportunità, non si debba cambiare, ma io non ho proposto né sono fermo ad un articolato di un solo comma, per cui c’è una regola di fondo e le eccezioni. Per cui – poi sono disposto ad ascoltare e anche a correggere, se il mio ragionamento, com’è possibile, è fatto con serietà, ma può non essere stato sufficientemente ponderato – sarei per non toccare il numero di 4 su 60, di norma.

Poi si dice da parte di alcuni – e l’ispirazione la condivido, ed in questo senso il collega Galati presenta una proposta che è tutto fermo a quanto una forza – ed ha una ratio – ottiene in una Regione.

Se il criterio fosse esclusivo – la capisco la ragione –, io lo giudico pertinente il ragionamento e la proposta che fa, ma non sufficiente perché noi siamo dentro un’impostazione federale, non dentro un’impostazione separatista, cioè non debbo danneggiare e quindi se questa è l’osservazione che fa – e credo che lo sia – il collega Galati, non debbo danneggiare una formazione politica che in Italia non ha un dato e che in Calabria può avere il 4 per cento.

Quindi questo tipo di ragionamento – poi vediamo qual è la percentuale – io mi sforzo di farlo, ma quest’aspetto non si può respingere. Non può essere l’alfa e l’omega, deve stare alla pari con gli altri ragionamenti, quindi alla fine deve essere dentro.

Per cui, prevista una norma, io vedo questo tra le “eccezioni”, poi il termine può essere meno infelice, meno ambiguo, perché altrimenti sembra che non diamo la stessa patente di legittimità alle varie cose, quindi c’è non solo da fare un coordinamento formale, ma anche un coordinamento in maniera che non ci sia una gerarchia di, che ci siano approcci differenti.

Dentro questo non ho dubbi che non può essere cassato il riferimento alle forze nazionali, sarebbe un errore; non può essere esclusivo il riferimento alle forze nazionali, però non può essere cassato.

Quindi, anche se quell’“eccezionalmente” o altro c’è, allora eravamo presi da un’enfasi forse eccessiva e così via, vi è anche il riferimento alle forze nazionali.

Badate bene, sto parlando di gruppi, non sto in alcun modo – e non mi prendo nessuna virgola – parlando indirettamente di altro, non sto parlando né di legge elettorale né di sbarramento eventuale di legge elettorale. Io credo che sulla legge elettorale il confronto sia legittimo, che se ne debba discutere, non ho una posizione ex ante, aprioristica, prendere o lasciare, penso sia opportuno che introduciamo, ma se alla fine c’è che soglia ha, questo è il risultato di un lavoro che è tutto da svolgere. Questa è la mia opinione personale.

(Interruzione dell’onorevole Leone)

Se c’è, è il risultato di un lavoro che dobbiamo fare.

Per essere chiari – però non discuto oggi – nessuno di noi – e lo dico senza infingimenti – può assecondare una linea di frantumazione. Badate, la differenza fra autonomia, di cui io sono geloso difensore, e frantumazione non è che è tanta, cioè dipende dalle motivazioni di fondo; è una sorta di codice che non si scrive mai una volta per tutte. E non parlo di formazioni politiche nazionali perché queste non sono un’invenzione calabrese, quelle ci sono, è evidente; parlo anche del diritto-dovere di esprimere e così via. Qui torniamo ai gruppi.

Io non ho dubbi, ma il collega Galati fa bene a scriverlo perché noi avevamo espresso un punto di vista per cui una formazione politica- nel primo testo- che avesse preso in Calabria - lui non parla di numero di consiglieri ma di percentuale – il 4 per cento è significativa, però per una serie di ragioni in quel testo quella formazione politica viene ad essere cassata dal diritto di fare gruppo.

L’unico limite – perché lo pongo in maniera aperta – è: perché ha fissato il 4? Certo, è una cosa seria, ma perché il 4 e non il 5 o il 3, collega Galati?

(Interruzione dell’onorevole Galati)

E’ una domanda retorica…

(Interruzione dell’onorevole Galati)

Sì, ma ho detto che chiedo scusa, che mi sono informato, ma non di tutto.

Personalmente, quindi, sono perché una valutazione di questo tipo si introduca, quindi formazioni politiche nazionali, eccetera, e mi riferisco anche… Questa è una innovazione. Se il punto è quello, formazioni politiche nazionali, io non sono per le eccezioni, però sono per il rispetto di questo ragionamento, perché se si dice “nazionali”, poi la soglia può essere benissimo il 3 per cento. Non lo dico in maniera perentoria, cioè stiamo ragionando con molta serietà e dobbiamo vedere e così via.

Perché l’ho introdotto? Io mi voglio esprimere, non ho ragionamenti reconditi. Nel momento in cui ci siamo seduti qui e abbiamo fatto un gruppo, c’era un partito, quello dei Comunisti italiani, che aveva il gruppo nazionale. Poi si sono fatte le elezioni col meccanismo del maggioritario e così via, quel partito non ha avuto – se non sbaglio, è così – il numero dei parlamentari sufficiente per.

Se noi lo colleghiamo solo là, nel momento in cui si è costituito, ha diritto; poi si cancella e viene cancellato.

Secondo punto: la Costituzione dice – ed è giusto che sia così – che non ci può essere mandato perentorio rispetto all’attività consiliare.

Per cui è possibile che legittimamente un consigliere che viene eletto nella lista ics possa decidere… e io non solo non censuro, in molti casi non hanno alternativa, eccetera, non mi sto cucendo un abito su misura perché non mi è capitato, ma in teoria non escludo che potrebbe essere ognuno di noi obbligato a una cosa di questo tipo, parlo con molta serietà. E quindi l’unico modo per garantire una formazione politica e i cittadini votano, eccetera, paradossalmente non è solo il numero dei consiglieri che deve essere anche indicato, io sono perché si mantenga 4, cioè in alcuni casi è 4, oppure il riferimento a formazioni politiche. Badate, anche il 3 non lo dico perentorio, se dobbiamo qui ragionare e trovare…

Tutto questo porta ad una frantumazione, ad un ragionamento che non è accoglibile dalla comunità calabrese e che non ci sentiamo in grado di sostenere? Ha furbizie tra di noi e rapporti sotto banco? Io non penso di aver fatto un ragionamento sufficiente, le intenzioni sono oneste e l’impostazione è di questa natura. Non ho fatto i conti, cioè penso che è un combinato… con questo non aggiungo e non tolgo niente al ragionamento che dobbiamo fare sulla legge elettorale.

E anch’io intenderò dire la mia, ascolterò molto, ma credo che in questi termini potremmo…

Ho tentato di concorrere ad una conclusione del ragionamento in questo tipo di seduta anche su questo, questo ho riflettuto e non volevo stare in silenzio rispetto…

Il 4 di partenza non lo toglierei perché è 4 su 60, però è fatta di due gomme, per cui alla comunità dobbiamo dire che noi abbiamo mantenuto il 4 e che non abbiamo ridotto, poi dobbiamo dire che siamo parte del sistema Italia e che siamo orgogliosi di essere espressione anche di formazioni politiche che hanno un radicamento in Calabria, cioè l’uno e l’altro.

Sto parlando del nuovo Statuto, non c’è un ragionamento, non sto facendo una fotografia di dopodomani, questo è un punto che stiamo discutendo e nel momento in cui si pone, dirò la mia anche su questo.

Ora penso che, quindi, il testo potrebbe rimanere quello base, quell’“eccezionalmente” si può vedere come si chiama e così via, si lascia il riferimento, eccetera, ovvero di liste che abbiano raggiunto la soglia del 3, l’uno e l’altro, però…

(Interruzione)

Del 3 per cento, non lo so, ma può essere… E’ un mio ragionamento.

(Interruzione)

No, io sto solo facendo una proposta.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Prima ancora di sviluppare un ragionamento e quindi offrire la mia valutazione rispetto alle novità che sono state introdotte con il testo base con i due emendamenti Chiaravalloti e Galati, sento la necessità di chiedere un’interruzione breve in Aula e di incontrarmi con i colleghi della Casa delle libertà per uno scambio più forte, ma soprattutto per un chiarimento più incisivo rispetto all’intervento dell’onorevole Leone.

Questa necessità la sento e se verrà accolta questa mia proposta, chiedo solo pochi minuti perché poi possa sviluppare, se riterrò opportuno, un ragionamento che mi spinge ad offrire una valutazione che sarà quella alla base della mia eventuale decisione rispetto agli emendamenti stessi.

PRESIDENTE

Onorevole Rizza, lei vuole parlare subito o…?

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

No, può prendere senz’altro la parola e poi concordiamo di sospendere un minuto.

Prego, onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Da quanto ho potuto capire finora, ritengo che le posizioni sono molto variegate, si sono un po’ discostate parecchie posizioni rispetto al testo approvato a suo tempo.

Per cui le farei una proposta, anche perché qualche ritocco potrei suggerirlo pure io, ma non lo faccio per non rendere ulteriormente confuso il dibattito, invece mi limito a fare una proposta che mi sembra possa essere praticata dalla Commissione.

Presidente, dal momento che non c’è unanimità o comunque c’è larga maggioranza su emendamenti e su proposte nuove, propongo di mandare in Aula il testo base. Poi, eventualmente, in Aula si potranno proporre gli emendamenti e l’Aula stabilirà quali accettare, quali recepire, quali rigettare, per consentirci di arrivare all’approvazione globale del testo dello Statuto in maniera unitaria, così come abbiamo fatto finora.

PRESIDENTE

In questo spirito, qualora la Commissione si volesse orientare verso questa proposta dell’onorevole Rizza di mandare in Aula il testo base, vorrei aggiungere che noi concorderemmo qui, adesso, in questo momento che il testo base – che abbiamo, peraltro, già votato e quindi non dobbiamo rivotare – può essere o dovrà essere accompagnato da tutti gli emendamenti che qui sono stati formulati, cioè da Chiaravalloti, da Galati, da Pirillo e da Tripodi, in modo che poi in Aula ci sia una visione complessiva della situazione.

Stavo semplicemente integrando, nello spirito che aveva indicato l’onorevole Rizza.

La parola all’onorevole Galati.

Francesco GALATI

Intanto dico subito che non sono d’accordo con la proposta dell’onorevole Rizza, perché abbiamo lavorato tanto in questa Commissione, tre giorni, non abbiamo rinviato all’Aula nessun articolo con emendamenti, credo che anche qui dobbiamo fare uno sforzo per vedere se possiamo modificarlo o meno, eventualmente mettendo ai voti. Se Rizza fa quella proposta, indubbiamente si metterà ai voti e può darsi che giustamente passerà e andrà in Aula quel testo.

Io voglio dire alcune cose: intanto non sono d’accordo con chi ha detto che bisogna demandare al Regolamento…

(Interruzione)

Non vorrei essere disturbato…

Non sono d’accordo con coloro che dicono che bisogna demandare al Regolamento la normativa o tutta la normativa per ciò che riguarda la questione dei gruppi; almeno alcune norme di carattere generale bisogna fissarle nello Statuto.

Volevo dire anche che sull’efficacia della norma nel tempo, sull’entrata in vigore della norma, credo che questo sia un principio di carattere generale, per cui non possiamo dire entro quando stabilire… Ci sono le preleggi che sono quasi norme costituzionali, quindi le norme statutarie intendiamo che valgono per il futuro e quindi dal 2005 in poi.

Per quanto riguarda l’accenno che faceva il collega Leone sulla questione dei monogruppi che noi abbiamo legato alla risoluzione dello Statuto, quello è un problema che può essere indubbiamente posto non appena avremo approvato lo Statuto. Sono d’accordo con Leone che dice “noi abbiamo detto che…”, però credo che nella norma statutaria non possiamo andare a stabilire, soprattutto a livello di Statuto…

Gianfranco LEONE

Onorevole Galati, senza un’interruzione polemica, volevo solamente ribadire che noi abbiamo preso un impegno, soprassedendo a quella che era la sfida esterna…

Francesco GALATI

Ho dato atto di questo.

Gianfranco LEONE

…ed ho voluto chiarire che, al di là di quando applicheremo queste norme che sono statutarie e che varranno per il 2005, abbiamo un problema che dobbiamo risolvere.

Francesco GALATI

Ho dato atto, cioè ho cercato di interpretare, mi ha dato atto. Siccome ci sono alcuni colleghi che hanno pure detto “ma Leone che cosa intendeva dire?”, credo abbia voluto dire questo che noi stiamo dicendo e che l’onorevole Leone ha confermato.

Il problema su cui mi voglio soffermare è questo: io non sono d’accordo con l’onorevole Bova quando fa alcuni ragionamenti, soprattutto sul secondo comma dell’articolo. Signori, noi siamo consapevoli che, se le cose sono andate come sono andate alla Regione Calabria e se c’è stata questa proliferazione dei monogruppi, è perché attraverso legge normale abbiamo potuto modificare il Regolamento e abbiamo previsto nel Regolamento che i riferimenti a livello nazionale potevano avere dei gruppi, cioè noi stiamo cercando di istituzionalizzare, di mettere nello Statuto una eccezione che è stata deleteria per quanto riguarda la costituzione dei gruppi nella Regione Calabria. Questo è il punto fondamentale su cui bisogna veramente discutere e bisogna stare attenti.

Che cosa si potrebbe anche verificare, caro Bova? Se dovesse passare l’articolo così com’è, avremmo questa incongruità: ci potrebbero essere partiti che hanno tre consiglieri, mentre potrebbero costituire gruppo…

(Interruzione)

No, hai detto il 3 per cento, ma al di là del discorso, hai detto che il primo comma deve restare così com’è, cioè hai previsto 4 consiglieri.

Giuseppe BOVA

Però se una lista prende il 4 per cento…

Francesco GALATI

Che fa? Se ha il riferimento a livello nazionale…

Domenico RIZZA

Nel Regolamento dobbiamo specificare che cosa significa…

Francesco GALATI

No, non è possibile così com’è formulato.

(Interruzioni)

Volevo dire che si potrebbero verificare delle incongruenze, nel senso che ci possono essere – mi spiego meglio – una lista o un partito che prendeno due consiglieri regionali: non può costituire gruppo, mentre un altro partito che prende un consigliere regionale, però ha il riferimento a livello nazionale come gruppo, costituisce il gruppo con un solo consigliere…

Domenico RIZZA

Chi l’ha detto che è uno!

Francesco GALATI

Anche con uno. Se hai il riferimento al gruppo nazionale, puoi costituire il gruppo e uno che, invece, ne prende tre, se noi stabiliamo quattro…

(Interruzioni)

In un sistema federalista, una lista che prende tre consiglieri regionali non costituisce il gruppo perché Bova ne prevede quattro, mentre una lista o un gruppo che prende un solo consigliere regionale…

(Interruzioni)

Mario PIRILLO

Ma c’è la percentuale…

Francesco GALATI

E la percentuale a quanto porta, Pirillo?

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

Insisto sul mio emendamento, indubbiamente, perché il 4, il 3 per cento – possiamo anche vedere e modificare la percentuale – è legato alla reale consistenza dei partiti e delle liste che arrivano in Consiglio regionale e a quelli dobbiamo dare adito, sostegno e mezzi per potersi…

(Interruzione dell’onorevole Tommasi)

E’ un mio pensiero.

Diego Antonio TOMMASI

Allora ha ragione Tripodi che dice “tutte le liste che prendono un consigliere regionale o i consiglieri regionali delle elezioni regionali”.

(Interruzione)

E non c’entra la percentuale

Francesco GALATI

Perché non c’entra la percentuale?

Diego Antonio TOMMASI

E se no metti il quorum!

Francesco GALATI

Che c’entra la legge elettorale! Non c’entra niente la legge elettorale con la percentuale!

(Interruzione)

Comunque insisto acché il mio emendamento venga approvato, o al massimo posso accettare l’emendamento Chiaravalloti, ma non voterò mai il secondo comma dell’articolo.

PRESIDENTE

Adesso aderirei alla proposta dell’onorevole Nucera…

Gianfranco LEONE

Presidente, vorrei soffermarmi un attimo sull’ultima affermazione per capire: il primo e il secondo comma di quest’articolo sono già stati votati?

PRESIDENTE

Sì.

Gianfranco LEONE

Allora vogliamo spiegare al collega che ha detto che non voterà mai…

(Interruzione dell’onorevole Galati)

Ma speriamo, perché penso che…

Collega Galati, il secondo comma.

PRESIDENTE

Sospendo la seduta per due minuti in Aula. Nel frattempo, però, poiché ormai abbiamo completato, ringrazio a nome vostro il professor Gambino per l’apporto qualificatissimo e straordinario che ci ha dato, vi vuole rivolgere una parola di saluto un momento solo.

Silvio GAMBINO, consulente della Commissione

Solo per dire che sono grato per avermi invitato e onoratissimo per aver lavorato fin qui, ma credo che lo farò ancora, nel rispetto del mandato, finché durerà. Grazie molte e buon lavoro.

PRESIDENTE

La seduta è sospesa per due minuti in Aula, poi si procederà alla votazione.

La seduta sospesa alle 13,45 è ripresa alle 14,30

PRESIDENTE

Prego, onorevole Galati.

Francesco GALATI

Presidente, intanto voglio esprimere l’auspicio che si possa concludere in questa sede e questa sera anche quest’ultimo articolo su cui ci siamo soffermati abbastanza, e giustamente. Credo ci sia un emendamento dell’onorevole Tripodi che io, più o meno, ho visto e che potrebbeaccontentare” tutti quanti per poter far passare…

PRESIDENTE

Glielo leggo, onorevole Galati?

Francesco GALATI

Sì.

PRESIDENTE

Volete che lo legga, colleghi? Allora un po’ di attenzione. Questo emendamento firmato Tripodi Michelangelo, Incarnato, Tommasi, Pirillo, Bova, Guagliardi e Tripodi Pasquale così recita: “Articolo 26, comma 2. Eccezionalmente i gruppi assembleari possono essere composti da un numero inferiore solo nel caso che gli stessi siano espressione di gruppi parlamentari, di componenti di gruppo misto a livello parlamentare nazionale, ovvero di liste che abbiano conseguito” – alle elezioni regionali, dobbiamo dire, no?

(Interruzione)

Ah, chiedo scusa. …“che abbiano conseguito almeno il 3 per cento alle elezioni regionali”.

Non so se l’onorevole Galati conferma che lo condivide.

Francesco GALATI

Volevo aggiungere che potremmo approvare sia il primo sia il secondo comma, al primo comma invece di “quattro” metterei “tre consiglieri regionali”.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Presidente, ribadisco la mia proposta originaria perché, anche alla luce di quell’emendamento che…

(Interruzione)

L’ultimo che ha letto…

PRESIDENTE

Sì, ma c’è anche un emendamento Pirillo, un emendamento Galati e uno Chiaravalloti.

Domenico RIZZA

Resto fermo sulla mia posizione

PRESIDENTE

Lei insiste?

Domenico RIZZA

Insisto, però poi voglio anche giustificare la mia opinione.

PRESIDENTE

Lei insiste, mi pare di capire, sulla proposta di mandare in Aula il testo così come è stato approvato dalla Commissione e rinviare in Aula, accompagnandolo con tutti gli emendamenti presentati.

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Presidente, colgo con soddisfazione la proposta che ora ha meglio esplicitato il collega Rizza, perché nei fatti mi pone nelle condizioni di dire che la condivido, però con una piccola modifica legata al comma 2 dell’articolo 26. Questo perché la storia dei gruppi, nel corso dell’evoluzione di questa legislatura è stata, mi è sembrata, un po’ come la creta delle fiumare reggine. Qua, di volta in volta, ognuno cerca di alzarsi e issare bandiere di grandi moralismi secondo le esigenze e gli umori della mattina o di plasmare, per tornare alla creta, le proprie esigenze secondo quello che gli serve…

Allora, proprio per non gravare troppo tutta questa storia e per dare completezza all’azione, condivido la proposta di portare in Aula il testo base e in quella sede, liberi da qualsiasi condizione e sostenendo le tesi della verità storica, dove saranno citati fatti, episodi ed eventuali responsabilità, ognuno nella libertà del mandato che ha avuto dal popolo, sia come rappresentanza di gruppi politici sia come singoli consiglieri, esporrà le motivazioni per cui in questa legislatura appare un po’ difficile poter creare modifiche, se non attuando non un’azione di democrazia, ma un’azione di impegno.

Siccome noi siamo per le azioni di democrazia, accolgo la proposta avanzata dall’onorevole Rizza e ritengo corretto rinviare tutto quanto in Aula.

PRESIDENTE

A questo punto, poiché in qualche misura si configura come una pregiudiziale …

(Interruzione)

No, la proposta Rizza del non passaggio all’esame degli emendamenti…

(Interruzione)

Forse non mi sono spiegato…

Francesco GALATI

E’ una proposta, non è un emendamento…

PRESIDENTE

No, difatti ho detto che non mi sono spiegato.

(Interruzioni)

Poiché proceduralmente l’onorevole Rizza propone alla Commissione di lasciare il testo già approvato e rinviarne l’esame, senza votare o esaminare gli emendamenti, trasmettendo gli emendamenti a questo articolo in Aula e quindi, poiché l’articolo l’abbiamo già votato…

Francesco GALATI

Presidente, non è così.

PRESIDENTE

Ma il Presidente avrà diritto di completare il suo pensiero o no? Ditemelo, se no lascio stare…!

(Interruzione)

Non lo so se è l’unico, onorevole Tripodi, non ho responsabilità se è l’unico…

L’onorevole Rizza chiede alla Commissione – onorevole Rizza, mi corregga…

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

…e chiede di metterla ai voti.

Onorevole Crea, sulla proposta Rizza si interviene adesso.

Domenico CREA

Signor Presidente, io voglio fare un intervento politico prima…

Francesco GALATI

Sulla proposta, Presidente, posso dire una cosa?

PRESIDENTE

Non può prendere la parola, onorevole Galati!

Francesco GALATI

E’ pregiudiziale sulla proposta.

PRESIDENTE

Onorevole Crea, ha la parola.

Domenico CREA

Io proporrei una cosa seria in quanto siamo politici di vecchio stampo, quindi non siamo di quegli avventurieri che ci possono essere oggi.

Io direi e proporrei, in modo serio, di non andare in Consiglio per fare quello che non vorremmo mai fare, perché se si va in Consiglio nel modo in cui ho visto la situazione, andremmo a dire “facciamo schifo!”, senza aggiungere altro.

Quindi proporrei al buonsenso di tutti di fare una riflessione e vedere qui dentro di portare a termine una proposta seria che possa accontentare tutti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI

Sono d’accordo con la proposta dell’onorevole Crea, ma debbo solo dire che sarebbe un molto grave se sulla questione dei gruppi consiliari si andasse in Consiglio lasciando aperta la questione, che proprio su questo punto che è oggetto – come tutti sanno – di una polemica pubblica fortissima…

PRESIDENTE

Non si lascia aperto, c’è un testo approvato.

(Interruzioni)

Michelangelo TRIPODI

Come sappiamo, è emerso tutto lo scibile possibile. Credo che il punto in questione non possa essere assolutamente materia rinviabile e, quindi, sono perché si trovi una soluzione.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Pirillo.

Mario PIRILLO

Presidente, vorrei pregare il collega Rizza di ritirare, intanto, la sua proposta perché, qualsiasi soluzione adotteremo, dobbiamo votare gli emendamenti.

Non lo voglio ripetere ma – l’ho detto nel precedente intervento e l’hanno detto altri colleghi – sui gruppi, caro onorevole Rizza, ci sono tantissime polemiche. Se stasera la stampa registra che non siamo d’accordo su un unico articolo rispetto ai tantissimi dello Statuto – su cui credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro –, che è l’articolo 26 e dunque non riusciamo a trovare un accordo, non riusciamo a votare a maggioranza – votiamo a maggioranza pure –, faremo davvero un pessimo servizio a quell’immagine che stiamo tentando di recuperare tanto faticosamente.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Galati.

Francesco GALATI

Presidente, soltanto sulla metodologia: non possiamo cambiare le regole in corso. Non è possibile andare a votare la proposta del collega Rizza che dice “lasciamo il testo base”. Qui, fino adesso, abbiamo proceduto in questo senso: abbiamo letto il testo base, abbiamo esaminato gli emendamenti, abbiamo votato sugli emendamenti e poi abbiamo votato sul testo base, caro Presidente, quindi stiamo invertendo le regola. Mi sono spiegato?

Allora leggiamo il testo base, mettiamo ai voti gli emendamenti e se vengono bocciati, significa che resta il testo base. Queste sono le regole.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Rizza.

Domenico RIZZA

Volevo rispondere all’onorevole Pirillo: io ho fatto una premessa quando ho parlato, ho detto che siccome ci sono tante proposte in contrasto tra di loro, mi sono permesso di fare quella proposta, perché non è valida quella giustificazione che porta la legge, non è che poi usciamo sull’unico articolo; no, l’abbiamo votato, è votato l’articolo, la stampa non può dire che l’unica zona d’ombra…

Mario PIRILLO

Se integriamo gli emendamenti, poi…

Domenico RIZZA

Ma praticamente era questa la cosa…

(Interruzioni)

Ma la proposta… onorevole Pirillo, mutatis mutandis era questo, cioè se si vota la proposta di mandare in Aula il testo già approvato, significa che si intendono ritirati gli emendamenti. Non è possibile che la stampa dica domani “non si sono messi d’accordo”; c’è già l’accordo, è stato votato all’unanimità quell’articolo.

PRESIDENTE

Mi rivolgo, a questo punto, all’onorevole Galati, all’onorevole Pirillo e poi, per ultimo, all’onorevole Tripodi per sapere se aderiscono alla proposta di ritirare gli emendamenti.

Prego, onorevole Galati.

Francesco GALATI

Presidente, io non aderisco a questa proposta, anzi chiedo che venga messa ai voti una mia proposta che preceda quella dell’onorevole Rizza, cioè vogliamo continuare a completare l’esame di tutto l’articolato dello Statuto questa sera?

PRESIDENTE

Onorevole Pirillo, ritira il suo emendamento?

(Interruzione)

Galati ha detto di no.

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

Sì: “Sostituire al primo comma il termine da “quattro” a “tre”.

Onorevole Tripodi, lei è disponibile a ritirare il suo emendamento?

Michelangelo TRIPODI

No.

PRESIDENTE

Allora procediamo, colleghi. Per cortesia, tutti seduti perché stiamo per votare. Pongo in votazione l’emendamento…

(Interruzione)

Piero MODAFFERI, dirigente della Commissione

L’emendamento a firma Chiaravalloti non può essere votato perché è assente il presentatore, ma e quello del consigliere Pirillo è identico.

(Interruzione dell’onorevole Pirillo)

PRESIDENTE

Onorevoli colleghi, pongo in votazione l’emendamento Galati al comma 1 dell’articolo 26.

(E respinto)

Pongo in votazione l’emendamento Pirillo che propone di sostituire il numero “quattro” con il numero “tre” al primo comma dell’articolo 26.

(E’ approvato)

Poi c’è al comma 2 un emendamento interamente soppressivo proposto dall’onorevole Galati che pongo in votazione.

(E’ respinto)

Pongo in votazione l’emendamento Tripodi ed altri, all’articolo 26 interamente sostitutivo: “Eccezionalmente, i gruppi assembleari possono essere composti da un numero inferiore solo nel caso che gli stessi siano espressione di gruppi parlamentari o di componenti di gruppi misti a livello parlamentare nazionale ovvero di liste che abbiano conseguito almeno il 3 per cento alle elezioni regionali”.

(Interruzione)

No, siamo in sede di votazione.

(Interruzione)

E’ in corso la votazione.

(Interruzione)

Non durante il voto consigliere Rizza, potrà fare una dichiarazione appena la votazione sarà conclusa.

Pongo in votazione l’emendamento Tripodi ed altri…

(Interruzione dell’onorevole Rizza)

Domenico RIZZA

Presidente, per rispetto a lei non ho insistito, però la dichiarazione di voto si fa durante la votazione, non dopo.

(Interruzione)

La dichiarazione di voto va fatta quando si vota ed io voglio giustificare il mio voto contrario.

Comunque, Presidente, sta passando e riproporrò un emendamento e vedremo in Aula poi che cosa, perché…

(Interruzione)

No, lo voglio dire affinché resti agli atti. Non è pensabile che, rispetto ad una legge nazionale che già fissa al 4 per cento la soglia elettorale, qui la si abbassi al 3! Non è pensabile che si faccia il riferimento a gruppi misti nazionali, poi chi è il rappresentante in gruppi misti nazionali può fare gruppo autonomo a livello regionale! E perché non vanno al gruppo misto regionale?! Non ho capito!

Se siamo arrivati a questo e se abbiamo avuto questo impatto con l’esterno, questa è la nostra risposta. Che resti agli atti che questa mia dichiarazione va alla stampa.

PRESIDENTE

Gliene do atto, Presidente Rizza. Il risultato della votazione…

(Interruzione dell’onorevole Nucera)

No, non possiamo aprire un altro dibattito. Il risultato della votazione è approvato o respinto?

(Interruzione)

Prego, onorevole Leone.

Gianfranco LEONE

Esprimo il mio voto contrario e mi riservo in Aula di proporre eventuali emendamenti che riportino al testo originario approvato.

PRESIDENTE

Diamo atto anche a lei di Forza Italia.

Alberto SARRA

Mi associo alla stessa dichiarazione, mi riservo in Aula di esprimere…

PRESIDENTE

Anche il capogruppo di An.

(Interruzioni)

Piero MODAFFERI, dirigente della Commissione

Col voto plurimo sono 16 a favore, quindi l’emendamento è stato approvato.

(Interruzioni)

PRESIDENTE

E’ approvato.

(E’ approvato)

A questo punto, abbiamo concluso i nostri lavori…

Pongo in votazione la proposta di legge del nuovo Statuto della Regione Calabria.

(La Commissione approva)

(Applausi)

Cari colleghi, l’approvazione del nuovo Statuto, della Carta costituzionale della nuova Calabria segna una grande giornata che si scrive a pieno titolo fra quelle che qualificano la storia democratica di questa Regione.

E’ un evento di eccezionale significato, da ascrivere al merito di questo Consiglio regionale, che forse aiuta ad alleviare amarezze, inquietudini ed ingenerosi, affrettati giudizi negativi su una classe politica regionale che, viceversa, su una grande questione, forse la più importante della legislatura, si è saputa ritrovare con un alto senso delle istituzioni, si è impegnata con grande passione su un tema strategico per il futuro della Calabria, dando prova di una sensibilità e di una maturità democratica che non sempre forse emergono fino in fondo. Un risultato che consente alla Calabria, per una volta, di essere la prima Regione d’Italia ad adempiere ad una precisa prescrizione costituzionale…

(Applausi)

…da ascrivere a ciascun consigliere regionale, a ciascuna forza politica, di cui ciascun cittadino potrà andare fiero.

Si gettano, così – credo – le basi di una pacifica rivoluzione culturale e politica, economica e sociale che aiuterà certamente la nostra Regione a fare un salto di qualità e a competere con maggior successo con le grandi sfide che la società di oggi pone.

Si coglie fino in fondo l’esigenza di avere strumenti moderni per aiutare la definitiva svolta verso una Regione più efficiente, più efficace e più trasparente.

Voltiamo, così, definitivamente pagina e possiamo forse guardare al futuro con più ottimismo.

Le nuove regole potranno liberare più energie e dare nuova linfa e vitalità alle istituzioni, vincendo incrostazioni e cattive abitudini che troppe volte hanno caratterizzato la vita politica in questa Regione, insomma, una pagina nobile della storia democratica recente.

Ringrazio la maggioranza, la Casa delle libertà e ciascun gruppo della maggioranza; ringrazio l’opposizione di centro-sinistra e ciascun gruppo del centro-sinistra, ogni collega per il contributo serio e responsabile che è stato portato in tutti questi mesi di duro lavoro e ringrazio – se me lo consentite, anche se non c’è – in particolare l’onorevole Giuseppe Torchia, proprio colui che fu già costituente nel 1971: il suo Consiglio è stato per noi tutti prezioso e credo di interpretare il pensiero dell’intera Commissione.

(Applausi)

Ringrazio il Presidente della Giunta regionale che direttamente, anche attraverso formali emendamenti, ha aiutato ed alimentato il nostro lavoro con rispetto, nella sua qualità di consigliere regionale in carica più votato dagli elettori.

Ringrazio le diverse espressioni della società civile che, attraverso audizioni e comunicazioni, hanno dato un contributo essenziale ai nostri lavori, sperando che la sintesi cui siamo giunti sia in piena sintonia con la grande maggioranza dell’opinione pubblica calabrese.

Ringrazio il professor Caravita e il professor Gambino per il loro apporto di altissimo livello giuridico, la struttura burocratica del Consiglio, diretta dal paziente e insostituibile Modafferi, i dirigenti tutti che ci hanno aiutato in questo sforzo, gli uffici, i tecnici, il personale intero.

Nel 1971, colleghi, fu approvato il precedente Statuto, Presidente del Consiglio era Mario Casalinuovo e il Presidente della Giunta era Antonio Guarasci. Dopo trentadue anni si volta davvero pagina con la speranza di aver prodotto un risultato che potrà valere almeno per altrettanto trentadue anni.

Vi ringrazio di cuore.

(Applausi)

C’è una brevissima dichiarazione, in rappresentanza della Giunta, dell’onorevole Pirilli, che legge formalmente l’onorevole Sarra.

Alberto SARRA

Desidero esprimere, a nome del governo regionale, il compiacimento e l’apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione e per i risultati raggiunti, che si sostanziano e si identificano in un testo che, pur soggetto ad apporti ulteriormente migliorativi, rappresenta oggi nel panorama politico ed istituzionale italiano un riferimento importante e originale che contribuisce in modo significativo a dare della Calabria un’altra immagine.

Ringrazio, pertanto, tutti gli onorevoli componenti della Commissione, i dirigenti e i funzionari che hanno collaborato con l’Ufficio di Presidenza e con il suo intelligente, tenace e saggio Presidente Naccarato.

Ringrazio, uno per uno, voi tutti, onorevoli colleghi ed infine, senza con ciò voler far torto a niuno, ringrazio il mio amico onorevole Rizza che si è sobbarcato, dopo il mio ingresso in Giunta, una fatica di studio, di ricerca, di proposta e di efficace mediazione, i cui frutti sono un contributo efficace e significativo al raggiungimento di questo importante traguardo.

PRESIDENTE

Onorevole Bova, lei avrebbe diritto di parola subito, nella sua duplice veste.

Giuseppe BOVA

Quello che leggo spero che domani si legga sulla stampa, qui ne leggo la parte fondamentale.

Purtroppo, a leggere di come vanno le cose nella Regione, emerge una situazione tragica, ferma o addirittura in arretramento. Malgrado questo – e non è poco – qualcosa si muove in Calabria. La Commissione autoriforma ha licenziato la nuova proposta di Statuto, ai calabresi vengono offerte regole migliori. Potremmo dire così: nuove opportunità per chiunque abbia talento, diritti più forti per quanti sono più deboli.

L’idea è quella di una Calabria a rete con un ricco ed articolato sistema istituzionale che regoli, promuova e stimoli il gioco democratico e la partecipazione dei cittadini, non più il vecchio sistema chiuso e limitato al Presidente della Regione, alla Giunta o allo stesso Consiglio regionale, ma un insieme di organi quali il Consiglio regionale delle autonomie, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, la Consulta delle garanzie, la Commissione pari opportunità, le autonomie funzionali al servizio di una comunità che vuole crescere, rafforzando le proprie connotazioni mediterranee ed europee.

Ci sono, ora, tutte le condizioni perché si dispieghi e si sviluppi un confronto nella società che inveri ed affermi quella profonda innovazione di cultura politica ed istituzionale che attraversa la nuova Carta fondamentale dei cittadini calabresi.

Le difficoltà tragiche – questa è la nostra opinione – in cui versa oggi la nostra Regione lo rendono urgente e necessario.

Noi – sottolineo “noi” – consiglieri del centro-sinistra abbiamo fatto la nostra parte, duri e rigorosi nell’opposizione all’esecutivo, propositivi, attivi e con tutte le carte in regola per poter dire che la nuova Carta statutaria è anche e molto, figlia nostra.

(Applausi)

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Crea.

Domenico CREA

Signor Presidente, colleghi, oggi è un giorno storico. Il gruppo del Ccd è fiero di aver partecipato e di aver contribuito a portare avanti un progetto di legge così importante per la nostra terra e mi auguro che tutto quello che è stato fatto sia stato fatto a fin di bene, anche se ci sono state delle cose che non sono andate bene.

Il gruppo del Ccd si augura che questo sia un inizio per portare a termine determinati progetti che tutti noi abbiamo.

(Applausi)

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Grazie, Presidente, per la parola che mi offre in un momento in cui, dopo l’ultimo rush finale, tre giorni intensi di lavoro, finalmente ciò che appena un anno e mezzo fa sembrava una data così lontana oggi trova la sua prima realizzazione.

Gridare alla gioia e alla soddisfazione è d’obbligo, ma altrettanto gioia e soddisfazione dobbiamo legare all’impegno nei prossimi giorni per maturare, vagliare, triturare, porre all’attenzione nazionale il frutto di un lavoro duro, estenuante, ma sicuramente esaltante, che è quello della prima stesura della proposta di legge del nuovo Statuto.

Come Cdu esalto il lavoro svolto, ma come Udc una riserva la devo porre ed è sulla posizione nazionale che fra qualche giorno sarà espressa dal nostro partito, legata a quelli che sono gli indirizzi che potranno arricchire, fra il dibattito in Aula e il momento di partecipazione successiva con emendamenti, il dibattito complessivo per lo Statuto.

Per oggi si plaude vivamente al senso di responsabilità che è legato fortemente anche ai gesti di grande umiltà che i singoli consiglieri, indipendentemente dall’appartenenza, hanno dimostrato, il che smentisce e contraddice la posizione di tanti soloni in Calabria, pronti a puntare l’indice contro il Consiglio regionale, che oggi ricevono una risposta certa, sicura e ferma di quella che è la volontà di questi uomini che si sono sacrificati.

Su di noi – e con orgoglio – su di me – e con orgoglio lo rimarco – ricade una responsabilità, quella di considerarmi il costituente del futuro, sicuramente per i prossimi trent’anni, del Consiglio regionale e della vita amministrativa e politica della Regione Calabria. E’ su di noi che con orgoglio possiamo dire che, leggendo le pagine e sfogliando lo Statuto, abbiamo segnato un passo importantissimo per quanto riguarda lo sviluppo socio-economico, la partecipazione, i rapporti che la Regione Calabria andrà a tenere nell’interno del Mediterraneo e con gli altri Paesi europei, la Calabria non è più una Regione isolata, ma si è aperta al mondo.

E’ con questo auspicio e con questa voglia di vedere la mia Regione e la mia terra sempre più forte e sempre più florida, che rimando ad altri e più importanti e approfonditi dibattiti ulteriori riflessioni. E con l’auspicio che al più presto la Carta costituzionale della Regione Calabria trovi la luce, auguro a tutti quanti noi un buon lavoro non solo sullo Statuto, ma su tutta l’attività cui siamo chiamati come legislatori.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Bova.

Giuseppe BOVA

In questo momento solenne, siamo così convinti del lavoro fatto sullo Statuto che, senza aspettare, riteniamo che lo Statuto vada sottoposto a referendum popolare. Lo dico in maniera formale.

La parola all’onorevole Tommasi.

Diego Antonio TOMMASI

Presidente, come lei avrà notato, il mio gruppo si è astenuto in questa votazione, ma è un’astensione tecnica.

Presidente, a lei va il merito, in questi anni e in questi mesi di duro lavoro, di aver continuato insieme ai consiglieri di opposizione e di maggioranza a credere che questo Statuto sarebbe andato a buon fine. Le va riconosciuto questo merito, Presidente, lei è stato caparbio insieme a noi.

Questo Consiglio regionale, che già cose buone ha fatto, con questa ciliegina passa dalla polvere alle stelle. Oggi è un momento importante per noi legislatori, ma anche per i calabresi. Sappiamo di aver fatto un lavoro buono, lo verificheremo – come diceva il collega Bova – sottoponendolo a referendum popolare.

La mia astensione va nella direzione del più ampio coinvolgimento del mio partito a livello regionale e nazionale, perché abbiamo il merito di essere la prima Regione ad aver licenziato lo Statuto in Commissione. Quindi sarà canovaccio di studio per tutte le altre Regioni d’Italia e quindi ampia discussione ci sarà all’interno del mio partito e in Aula ci saranno sicuramente delle osservazioni che andranno a migliorare ancora di più questo egregio lavoro che abbiamo compiuto.

Oggi è una giornata importante per noi e per il Consiglio regionale, siamo contenti e continuiamo a lavorare in questo modo, Presidente e colleghi.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Tripodi Pasquale.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, onorevoli colleghi, è con vera soddisfazione che intervengo a conclusione dei nostri lavori.

Abbiamo fatto e prodotto un atto qualificato e qualificante non solo per noi, ma ritengo per la Calabria tutta. Abbiamo dimostrato di essere una classe dirigente e una classe politica che ha saputo cogliere quelli che sono gli aspetti positivi anche di un’interazione del lavoro svolto in tutti questi mesi fra maggioranza e opposizione e abbiamo prodotto, ritengo, un buon risultato, arrivando anche a considerare e a far sì che questo Consiglio regionale sia annoverato come il primo Consiglio regionale arrivato a fare un proprio Statuto.

E’ una grande soddisfazione per il mio gruppo essere in questo Consiglio regionale che è il Consiglio regionale del nuovo Statuto della Regione Calabria. Sarà per trent’anni, sarà di meno, di più, ha poca importanza, l’importante è che abbiamo prodotto qualcosa che passerà alla storia di questa Regione come un fatto positivo.

Voglio esprimere il mio ringraziamento al Presidente, all’Ufficio di Presidenza e a tutti i colleghi che insieme a me hanno contribuito a far sì che quest’atto diventi per noi un punto d’orgoglio.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Tripodi Michelangelo.

Michelangelo TRIPODI

Credo che la conclusione del lavoro sia un fatto importante e collochi la nostra Regione al primo posto – mi pare – tra le Regioni italiane nel contesto delle novità costituzionali intervenute e nella modificata situazione legislativa e organizzativa istituzionale delle Regioni.

Intanto premetto che credo che di questo risultato si debba dare merito anche alla conduzione della Presidenza di questa Commissione, abbiamo avuto da parte sua una conduzione pregevole che ha consentito l’esplicitazione di un confronto democratico ampio e costruttivo, che ha portato in tante occasioni e su punti anche determinanti dello Statuto a soluzioni che considero avanzate.

In complesso, lo Statuto ha definito un assetto istituzionale, una ingegneria istituzionale di quella che dovrà essere la nuova Regione, la Regione del 2000, che in qualche modo la pone su un terreno avanzato.

Certamente non mancano le ombre anche dentro la formulazione definitiva dello Statuto e sicuramente sarà il lavoro successivo del Consiglio regionale che deve andare avanti per apportare gli ulteriori miglioramenti necessari, ma oggi sanciamo, attraverso un voto che è stato dato, la conclusione di un lavoro che dice che non sono passati i diktat esterni, che dice che i consiglieri regionali di questa Commissione hanno voluto rivendicare uno spazio di libertà e di autonomia fuori da ipoteche e da condizionamenti di sorta e che, comunque, consegna uno strumento sicuramente importante, frutto di un lavoro impegnato e che sicuramente rappresenta una pietra miliare nella vita della Regione Calabria.

Noi abbiamo votato l’astensione, un’astensione che ha un carattere tecnico perché nasce dalla necessità di approfondire il confronto che dovremo avere anche nelle nostre sedi, nelle sedi degli organismi del nostro partito e perché pensiamo che ancora, oltre il lavoro fatto, bisognerà cercare di andare nel dibattito del Consiglio regionale.

Comunque considero ottimo il lavoro fin qui portato avanti, la conclusione dei lavori per quanto riguarda l’approvazione dello Statuto della Commissione autoriforma e considero significativo l’impegno e lo sforzo che da tutte le parti – che debbo chiaramente riconoscere – vi è stato. Si è riusciti, alla fine, a varare una proposta di Statuto nonostante le asprezze del confronto, dello scontro politico che ha determinato, sul terreno delle regole della nuova Regione, una convergenza significativa.

Mi auguro che questo clima continui e trovi conferma anche nel dibattito del Consiglio regionale attraverso la definitiva approvazione dello Statuto della Regione nei termini e attraverso i tempi previsti.

Oggi un plauso a lei e a tutto l’Ufficio di Presidenza della Commissione che, insieme a tutta la Commissione, ha condotto egregiamente i lavori e ci ha consentito di giungere a questa conclusione, che considero estremamente positiva e proficua per il futuro della nostra Regione.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Pirillo.

Mario PIRILLO

Signor Presidente, questa seduta resterà nella storia della nostra Regione, dopo numerose riunioni nelle quali si sono confrontate diverse tesi, fino ad arrivare ad un testo di Statuto capace di comprendere – spero – tutte le istanze dei calabresi.

Sono sicuro che questo strumento, rinnovato ed adeguato alle nuove norme costituzionali, sarà una preziosa guida per coloro che, eletti dal popolo, saranno chiamati a governare la nostra Regione.

Mi auguro, dopo il voto quasi unanime della Commissione, che il Consiglio regionale non abbia alcuna incertezza nell’approvare definitivamente, in sede di seconda lettura, il nuovo Statuto, capace di orientare verso nuove certezze la nostra Calabria.

Un plauso ed un ringraziamento al Presidente Naccarato e all’Ufficio di Presidenza, che hanno guidato con competenza e professionalità la Commissione in una fase davvero difficile per il nostro Consiglio regionale.

Il gruppo della Margherita, che ha espresso voto favorevole, è fiero di aver contribuito alla stesura del nuovo Statuto e seguirà con attenzione le fasi successive e con particolare impegno la predisposizione, la discussione e l’approvazione della legge elettorale.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Incarnato.

Luigi INCARNATO

Esprimo una soddisfazione personale non solo per aver fatto anch’io il mio dovere insieme alla Commissione, ma credo sia una soddisfazione che può essere estesa a nome dei calabresi in questo momento.

Dicevano i colleghi prima che, per la prima volta, abbiamo un primato positivo in questa Regione: aver fatto uno Statuto significa, in qualche modo, anticipare un processo di riforme che è in atto in questo Paese e che costringe la politica a misurarsi su grandi sfide, a individuare strumenti moderni di competizione mondiale e globale, quindi costringe tutti noi a dare alla società calabrese nuovi strumenti rispetto a questo modo nuovo di competere.

Credo che con questo strumento che definisco ambizioso, innovativo, abbiamo anche anticipato scelte, abbiamo elaborato proposte che danno la possibilità a questa Regione di poter immettersi in un percorso nuovo e quindi avere momenti di competizione vera.

Abbiamo fatto un’azione riformista – così la definisco – che guarda alle cose anticipando le scelte. Allora credo che lo strumento dello Statuto dia a noi tutti una visibilità politica forte, anche perché in questo Statuto diamo anche la possibilità a nuovi strumenti di programmazione, come la concertazione per esempio, che è uno strumento importante.

Ritengo che abbiamo fatto una cosa utile e abbiamo concluso, finalmente, una fase di vuoto che esisteva in questa Regione e che era caratterizzato da una fase di transizione che, comunque, in questo Paese avverte una stanchezza enorme.

Per cui credo che oggi siamo orgogliosi e soddisfatti, a nome anche del mio partito. Credo che dobbiamo lavorare affinché questo strumento venga digerito bene dai calabresi e da tutto il Consiglio regionale.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Guagliardi.

Damiano GUAGLIARDI

Signor Presidente, due ringraziamenti veri: uno alla direzione di questa Commissione, la Presidenza intera, l’altro anche al personale che ci ha saputo fornire di molto materiale e non ci ha fatto mancare nulla durante il lavoro che abbiamo svolto e un ringraziamento a noi stessi.

Io ho espresso un voto di astensione che chiamerei tecnica, lo faccio perché ritengo che il voto finale sullo Statuto lo esprimerò in Aula, ma l’astensione tecnica significa riconoscimento del lavoro e dello sforzo che abbiamo fatto per trovare una sintesi unitaria, un’elaborazione comune.

Tempo fa dissi che questa Commissione aveva lavorato da costituente, forse dissi un termine ardito, improprio, troppo elevato essere costituenti, ma abbiamo cercato di lavorare con questa logica e credo che tutti i gruppi, nelle varie fasi anche accese, in particolare alla fine hanno ricondotto ad una cultura della Costituzione il nostro lavoro.

Certo, non è stato uno Statuto facile, lo portiamo come grande novità in Italia, ma forse abbiamo il limite – e qui lo voglio rimarcare – da costituenti, di non aver utilizzato fino in fondo gli strumenti ed il nostro potere di Commissione statutaria che sia la legge 1/99 che l’articolo 126 della Costituzione ci dicevano di utilizzare per dare uno Statuto innovativo alla Regione Calabria. Abbiamo subìto condizionamenti, abbiamo risposto a quei condizionamenti, abbiamo cercato di trovare soluzioni unitarie, abbiamo cercato di fare il nostro dovere per la Calabria.

Credo che il vero dibattito avverrà in Aula e lì scioglieremo i nodi definitivi di questo nostro giudizio sul lavoro della Costituzione.

Auguri a noi stessi, ma soprattutto alla Calabria che ha bisogno non tanto e soprattutto di uno strumento come questo, ma di un input di fiducia e di moralità nell’azione politica che forse con questa sede abbiamo saputo dare.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Pisano.

Vincenzo PISANO

Presidente, credo che il momento culminante del lavoro svolto dal Consiglio regionale attraverso l’espressione della sua Commissione per l’autoriforma, della dimostrazione del lavoro svolto dal Consiglio e delle sensibilità presenti all’interno del Consiglio regionale, della valenza democratica di questo lavoro svolto perché io ho partecipato nella parte terminale di questo lavoro e quindi devo dare atto a tutti i colleghi di aver lavorato bene, ma di aver lavorato soprattutto con uno spirito di ampia convergenza democratica e quindi il mio plauso al Presidente Naccarato per la sua caparbietà e determinazione, ma il plauso va anche a tutto l’Ufficio di Presidenza e a tutti i colleghi, è giusto, anche a coloro che hanno dato il contributo tecnico e a tutto il personale.

Questo momento segna una fase importante della vita della Regione, ma segna la fase importante di una risposta democratica forte del Consiglio regionale, che ha saputo darsi e dotarsi di uno strumento di più alto valore democratico.

Il poco tempo che ho avuto a disposizione per poter partecipare all’interno di questa Commissione, dare il mio minimo contributo come singolo consigliere, ma anche attraverso l’apporto che mi è stato dato e quindi che ho espresso all’interno della Commissione dal partito, dal gruppo a cui appartengo, dal Partito repubblicano, mi ha consentito di essere permeato anche dello spirito democratico che ha accompagnato i lavori di questa Commissione, che trova il suo momento di esaltazione attraverso il varo di questo strumento democratico che raccoglie le più alte espressioni di democrazia della Regione, perché nella sua articolazione è uno strumento di avanguardia, di progresso.

E’ mio augurio, signor Presidente, che si riesca non a digerirlo – come diceva il collega Incarnato – ma a divulgarlo perché diventi lo strumento di tutti i calabresi.

Nonostante vi siano stati in questi mesi e in questi anni attacchi e tentativi di mettere in discussione il valore e la valenza democratica del nostro Consiglio, contro i detrattori e contro coloro che hanno tentato di buttare fango sulla valenza democratica del Consiglio regionale e la più alta espressione questa è la risposta più nobile e più alta che un consesso democratico che rappresenta i calabresi si potesse dare.

Lei ha fatto bene a ricordare che nel momento in cui la Calabria si dotava del primo strumento dello Statuto regionale, nel ’71, le più alte cariche della Regione Calabria erano ricoperte da personaggi come Casalinuovo e Guarasci), che hanno dato lustro e hanno nobilitato la funzione politica della Calabria.

Nella continuità dei valori storici dei calabresi, della voglia dei calabresi di procedere e di andare avanti, credo che oggi abbiamo dato in questa direzione un grande contributo.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Sarra.

Alberto SARRA

Presidente, credo che stiamo vivendo un momento esaltante ed entusiasmante della vita politica di questa legislatura, di questo momento assembleare che si sostanzia nei lavori della Commissione autoriforma.

Da giovane consigliere del Consiglio regionale e da componente questa Commissione esprimo il mio personale orgoglio e quello del gruppo che rappresento per l’approccio con il quale lei ha inteso, in qualche modo, dar vita ai lavori di questa Commissione, un approccio corretto, determinato, intelligente.

Ritengo che questo modo di affrontare i problemi evidenziati durante lo svolgimento dei lavori della Commissione abbia avuto un’importanza notevole ed abbia anche conferito un andamento nuovo, rinnovato ai lavori stessi.

Questo momento ha portato ad un lavoro che ha una sua validità, oltre che nell’immediato, ritengo anche nel breve (medio) e nel lungo termine e, senza essere facile profeta, ritengo che questo abbia una sua valenza come discorso di prospettiva, perché abbiamo varato un sistema fondato su regole certe.

Oggi si approva, qui in Commissione, la Carta fondamentale della Regione. E’ un sistema di regole che deve, in qualche modo, rispondere alle rinnovate esigenze della nostra Regione e deve adeguare lo strumento giuridico a quella che è la rinnovata società, una società formata da uomini nuovi che devono rappresentare un’aristocrazia dell’intelligenza per la nostra Regione. Sono questi uomini che devono candidarsi alla guida della nostra Regione da tutti i punti di vista, da quello politico, sociale, economico, creare il nuovo tessuto su cui deve fondarsi la nuova Regione, l’intera Regione Calabria.

Questa Carta fondamentale, questo sistema di regole risponde alle esigenze di una Regione diversa, una Regione che guarda in maniera diversa al futuro. Abbiamo, oggi – e condivido le valutazioni fatte da chi mi ha preceduto – una prospettiva differente non solo dal punto di vista occupazionale, ma da tutta una serie di punti di vista e gli attacchi rivolti ad ogni pie’ sospinto contro questo Consiglio per delegittimarne l’azione trovano nei lavori di questa Commissione una risposta altrettanto adeguata e ferma.

In conclusione, un ringraziamento a tutti quanti hanno contribuito al varo di questo importante strumento e un augurio che questo momento diverso rappresenti un punto di partenza e non un punto di arrivo, perché c’è bisogno di momenti come questo per istituzionalizzare una serie di fermenti che pure sono emersi e pure hanno una loro importanza fondamentale.

Con l’entusiasmo che permea le dichiarazioni in questo momento, mi auguro che tutto questo apra e dischiuda un orizzonte nuovo e rinnovato per la nostra Regione.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Leone.

Gianfranco LEONE

Presidente, a nome di Forza Italia vorrei associarmi nella solennità del momento, visto il risultato che abbiamo ottenuto in questa giornata di lavoro, ai ringraziamenti che ella ha fatto poc’anzi e che hanno riguardato i colleghi, innanzitutto, ma anche le strutture che ci hanno assistito – parlo del dottore Modafferi e del dottore La Cava, della dottoressa Scali, dei professori Gambino e Caravita – e, non ultimo per importanza, a lei in modo particolare. A lei va un ringraziamento, Presidente, per come ha saputo in questo periodo di tempo, dalla nascita della Commissione ad oggi, guidare i lavori, aiutare i consiglieri che dovevano sostenerla in quest’opera a trovare le soluzioni più giuste per quella che è e che dovrà essere per i prossimi trent’anni – almeno me lo auguro – la Carta costituzionale della Calabria.

Ma un grazie, Presidente, glielo devo perché ella ha saputo resistere, in un momento difficile di attacco della vita istituzionale di questa Commissione, a quelle che sono state mortificanti accuse che poi non hanno trovato – come oggi si registra con il risultato finale – nessun tipo di giustificazione. Noi, come parte politica, ritengo che le siamo stati vicini in quella circostanza, anche se in modo silenzioso, come siamo abituati a fare, e in modo responsabile per non creare ulteriori spaccature che forse qualcuno ambiva creare.

Il tempo trascorso dall’inizio dei lavori ad oggi è stato un tempo che qualcuno ha giudicato lungo. Io ritengo sia stato un tempo giusto per quello che è stato il risultato ottenuto, alla luce anche di quello che questa Costituzione variata ha posto in essere come problemi di legge e di norme che dovevamo scrivere. Abbiamo fatto un lavoro eccellente, unitamente a tutti i consiglieri della maggioranza e della minoranza, consiglieri che hanno – parlo della minoranza – avuto la forza di proporsi in questa Commissione, di discutere, di far valere le loro idee e dal confronto ritengo sia nata una Carta costituzionale che è valida per quello sviluppo che la Calabria dovrà sostenere nel prossimo ventennio o trentennio.

Però, Presidente, nello stesso tempo le dico che questo per me, per noi, per Forza Italia è solo il primo gradino, il primo punto di arrivo del mandato che caratterizza questa legislatura.. In questa fase legislativa dovevamo distinguerci per quella che doveva essere la scrittura della Carta costituzionale, abbiamo fatto a metà.

Presidente, lei dovrà essere il Presidente che ci seguirà e ci guiderà nella formulazione della parte più importante di questa Carta costituzionale che è la legge elettorale, che mi auguro possiamo varare con un tempo che non è più quello previsto per la formulazione dei dettati di legge ai quali abbiamo fatto vedere la luce oggi come Statuto.

Quanto rimane da fare dopo, Presidente, dovrà vederla ancora impegnata. Lei, scherzosamente, ha fatto qualche battuta che io non le consento, dovrà continuare a fare il Presidente di questa Commissione, speriamo di varare al più presto in Consiglio lo Statuto e di poter procedere a quello che è il compimento di questo importante passo che tutta la Calabria si aspetta e che ci vede oggi, finalmente, attori e parte attiva di questa società sana, che ci restituirà sicuramente la dignità che questo Consiglio ha avuto, che non ha mai perso e che non perderà, perché ognuno di noi è stato impegnato in questa fase. C’è stato qualche attacco esterno in questa fase, tra l’altro, difficile della vita istituzionale, il Consiglio è fuori da qualunque tipo di attacco e risponde a quello che è un momento negativo nella vita istituzionale con un atto di grande responsabilità.

PRESIDENTE

Con quest’ultimo intervento dichiaro chiusa la seduta di oggi, la Commissione sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 18,05