XII^ LEGISLATURA
COMMISSIONE SPECIALE DI VIGILANZA
N. 21
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
SEDUTA Di mercoledì
29 gennaio 2025
PRESIDENZA
DEL PRESIDENTE DOMENICO GIANNETTA
Inizio lavori h. 10.47
Fine lavori h. 12.56
INDICE
PRESIDENTE,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
CALABRÒ Tommaso, dirigente generale Dipartimento
salute e welfare,*
DI FURIA Lucia, direttrice generale dell’ASP di Reggio
Calabria,*
GELARDI Giuseppe (Lega Salvini)
IACOVELLI Giuseppe, presidente nazionale della
Federazione italiana nefropatici trapiantati di rene e donatori,*
MATTIANI Giuseppe (Lega Salvini)
MOLINARO Pietro (Fratelli d’Italia)
SCAFFIDI Gianluigi, Commissario
straordinario del G.O.M. di Reggio Calabria,*
PRESIDENTE,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
BATTISTINI
Antonio, Commissario straordinario
dell'ASP di Catanzaro,*
BENVENUTO
Maurizio, Direttore U.O.C. Gestione
tecnico patrimoniale,*
CALABRÒ Tommaso, dirigente generale del Dipartimento
salute e welfare
DATTOLO
Franco, Settore edilizia sanitaria del
Dipartimento salute e welfare,*
DI FURIA
Lucia, direttrice generale dell’ASP di Reggio Calabria,*,*
GELARDI Giuseppe (Lega Salvini)
SORIANO
Michela, direttore dell'U.O. Gestione
tecnico patrimoniale dell'ASP di Vibo Valentia
TRIPODI
Elisabetta, direttore amministrativo
dell'ASP di Crotone
Presidenza del
presidente Domenico Giannetta
La seduta inizia alle 10.47
Iniziamo i lavori della seduta.
Approviamo
i verbali della seduta precedente. Sono approvati all’unanimità.
Diamo
inizio ai lavori, partendo dal primo punto all'ordine del giorno: “Monitoraggio
sulla programmazione e sulla gestione dei pazienti dializzati nella Provincia
di Reggio Calabria”.
Cortesemente
facciamo accomodare gli invitati: il dirigente generale del Dipartimento salute
e welfare della Regione Calabria, dottor Tommaso Calabro; il commissario
straordinario del G.O.M. di Reggio Calabria, dottor Gianluigi Scaffidi; il
direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria, dottoressa Lucia Di Furia; il Presidente
della Federazione italiana nefropatici trapiantati di rene e donatori, dottor
Giuseppe Iacovelli; il segretario della Federazione italiana nefropatici
trapiantati di rene e donatori della Provincia di Reggio Calabria, dottor
Francesco Puntillo.
Buongiorno,
grazie a tutti di essere intervenuti, benvenuti.
La
seduta odierna è stata convocata su impulso della FINTRED (Federazione italiana
nefropatici trapiantati di rene e donatori); il segretario provinciale ci ha
coinvolti su questo argomento importante, soprattutto per la nostra ASP.
Cederei
la parola al segretario della Provincia di Reggio Calabria, dottor Francesco
Puntillo, per illustrare il motivo della richiesta di audizione e introdurre i
lavori per capire l'oggetto all'ordine del giorno.
Permettetemi,
prima di iniziare, Presidente, di ringraziarvi per la sensibilità che avete
dimostrato nel voler affrontare questo argomento e, ovviamente, ringrazio anche
i componenti di tutta la Commissione che, pazientemente, oggi ci ascolteranno;
cercheremo con il linguaggio più semplice e comprensibile di farvi capire qual
è il problema, di andare al nocciolo della questione e tentare tutti quanti
assieme, anche grazie alla presenza della dottoressa Di Furia, del dottore
Scaffidi e del dottore Calabrò, di trovare una soluzione a una problematica che
sta per ritornare ad essere tragica.
Vado
subito al nocciolo della questione, come promesso. Fino al 2018 tanti pazienti
dializzati di Reggio Calabria, non trovando posti rene disponibili all'interno
della città di Reggio Calabria, erano costretti ad emigrare a Messina, a fare i
cosiddetti “viaggi della speranza”.
Senonché,
su impulso sempre di un'associazione di dializzati, abbiamo posto la questione
al Prefetto di Reggio Calabria, che ha riunito tutta una serie di Tavoli di
lavoro per capire come risolvere il problema, e si è giunti, dopo veramente
tanti incontri, tanti Tavoli prefettizi, a una conclusione e cioè che nell'ASP
di Reggio Calabria mancano 29 posti rene.
Siamo
giunti a questa determinazione grazie al fabbisogno che l'ASP in quel momento
aveva prodotto, un documento tecnico-analitico, la determinazione 582 del 17
maggio 2018. L’allora direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria giunse al
Tavolo tecnico, organizzato un paio di giorni dopo questo risultato, e in pompa
magna sbandierò che, finalmente, si poteva mettere mano per risolvere a questa
drammatica situazione.
Non
vi racconterò quello che devono subire i pazienti per andare a Messina,
tornare, perché non è l'argomento di oggi.
Forti
di questo fabbisogno, si pensò, da un lato, di risolvere l'emergenza, cioè di
far rientrare i pazienti a Reggio Calabria, e, dall'altro lato, cominciare a
mettere mano per una prospettiva e una programmazione futura, che doveva
mettere al centro di questa risoluzione futura la realizzazione di un Centro
dialisi territoriale all'interno del Comune di Reggio Calabria per 18 posti
rene, mentre, dei 29 di cui l'ASP ha prodotto il fabbisogno, gli altri sono
stati effettivamente destinati a quello che già c'era, cioè a dire, si è
potenziato Melito con 3 posti rene, si è potenziato Scilla con 5 posti rene, si
sono ulteriormente caricati sul G.O.M. (Grande Ospedale Metropolitano) altri 3
posti rene.
Quindi,
ci siamo ritrovati, per fortuna, con 34 pazienti, allora, che non dovevano più
fare “viaggi della speranza” e dovevano rientrare, nell'attesa - era una
soluzione tampone - che si realizzasse il Centro dialisi territoriale.
Cosa
succede? Succede che i pazienti si ritrovano catapultati dalla padella alla
brace. Perché? È vero che per andare a Messina si facevano i “viaggi della
speranza”, si partiva alle 5 del mattino, d'inverno - immaginate un anziano che
viene preso da una navetta e va a Messina - e rientravano nel tardo pomeriggio;
quindi, immaginate sempre lo stesso anziano che d'estate, con 40° all'ombra, è
costretto a rientrare in città. Però, c'era un servizio navetta che quantomeno
questi poveri disgraziati li faceva dializzare.
Senonché,
facendo rientrare i pazienti a Reggio, si è verificata una situazione
paradossale, per cui si era concordato di istituire dei servizi navetta tra
Reggio-Melito, Reggio-Scilla; servizi navetta che non sono stati mai realizzati,
per cui il paziente anziano, ottantenne, senza un soldo in tasca, ha avuto
mille difficoltà per potersi recare a Melito o a Scilla e il G.O.M. è stato
caricato di un'ulteriore mole di lavoro per sopperire a queste necessità.
Nel contempo, un privato ha messo mano al portafoglio e ha
realizzato in città un Centro dialisi territoriale. Per cui, nel mese di luglio
- andiamo adesso al nocciolo della questione - questo Centro dialisi
territoriale è stato autorizzato, dalla dottoressa Di Furia, all'esercizio
dell'attività perché, evidentemente, c'era un fabbisogno che andava soddisfatto
e, contemporaneamente, questo Centro dialisi territoriale ha in parte assorbito
quella lista d'attesa che nel frattempo si era creata per i pazienti che
dovevano dializzare al G.O.M., una lista d'attesa lunghissima.
Cos'è
questa lista d'attesa? Siccome non c'erano posti reni al G.O.M. e siccome i
pazienti non potevano andare né a Melito e né a Scilla, si ritardava l'ingresso
in dialisi; voi capite bene - molti di voi sono medici – che, quando un
paziente con creatinina 7 deve entrare in dialisi, non può più aspettare 8, 9,
10 di creatinina perché in città non ci sono posti rene. È una cosa assurda!
Molti pazienti entravano in dialisi in assoluta emergenza, quando ormai la
creatinina era arrivata alle stelle; altri pazienti, per non poter andare a
Melito, a Scilla, optavano per la dialisi peritoneale. Capite bene che, se non
c'è l'appropriatezza per un determinato tipo di dialisi in quel determinato
paziente, ma quello si trova costretto a scegliere una modalità diversa
rispetto all'emodialisi fuori appropriatezza, c'è il rischio che questo
paziente non sappia gestire autonomamente la dialisi peritoneale, si becchi una
peritonite; e qualche paziente ci ha lasciato pure le penne. Perché? Perché non
aveva come andare a fare emodialisi fuori città e, quindi, è stato costretto a
optare per la dialisi peritoneale.
A
quel punto, questo Centro dialisi, come vi ho detto, ha incamerato gran parte
di questa lista d'attesa, nell'attesa di poter avere l'accreditamento; fa
richiesta per ottenere l'accreditamento e la richiesta viene respinta con la
motivazione - ed è il motivo per cui oggi siamo qui riuniti - che la dottoressa
Di Furia ha fornito.
Cosa
dice la motivazione? Dice che dall'analisi aggregata dei posti letto di
emodialisi, così come approvati nel corso del tempo dai sopra citati decreti
del Commissario ad acta, si rileva
una sostanziale stabilità dei posti letto previsti, oscillante tra 95 e 98,
cioè a dire, quella condizione di 95, 98 posti rene a Reggio Calabria, che
rappresentava la drammaticità e che questo fabbisogno aveva intenzione di
superare, la dottoressa Di Furia dice che è rimasta tale nel corso degli anni e,
quindi, poiché quella drammaticità è tale, non capisce perché deve aumentare il
fabbisogno e rispondere a questa deliberazione numero 582 del 17 maggio 2018.
A
questo punto, sinceramente, molti nostri iscritti alla FINTRED, che
dializzavano gratuitamente in questo Centro in attesa di dialisi, sono rimasti
sbalorditi. La proprietà di questo Centro dialisi ha continuato, comunque, a
dializzare, ma voi capite bene che economicamente diventa una situazione
insostenibile. Ci comunicano che da un momento all'altro il Centro chiude e,
quindi, noi ci ritroveremo, tra qualche settimana, con 18 pazienti, che stanno
attualmente dializzando, letteralmente alla
mercé di quello che passa il convento, cioè a dire: o si trovano mezzi per
poterli portare a Melito o a Scilla, ammesso che Melito e Scilla siano in grado
di sopportare questa mole di pazienti che devono andare a dializzare, o, nella
peggiore delle ipotesi, ma è la previsione più plausibile, i dializzati di
Reggio Calabria devono ricominciare i “viaggi della speranza”, cioè devono
tornare ad andare a dializzare a Messina; quindi, un privato a Messina sì, un
privato a Reggio Calabria no. Questa è una cosa molto strana.
Chiaramente
noi come FINTRED non stiamo combattendo una battaglia per il privato, ma stiamo
combattendo una battaglia per i nostri malati; abbiamo visto pietire un
passaggio a Melito, a Scilla a molti malati; quante volte io ho dovuto
accompagnare questi pazienti a poter fare una terapia salvavita!?
Sottopongo
a voi questa riflessione: adesso si vuole ritornare alla situazione di cinque
anni fa? Sono sicuro e sono certo che c'è la volontà da parte di tutti di
trovare una soluzione affinché noi non dobbiamo più subire come pazienti, come
malati, un'umiliazione del genere.
Il
dottore Iacovelli, che è Presidente nazionale della FINTRED e abita nel Lazio -
lo ringrazio per essere venuto a portare l'esperienza di come funzionano le
cose nel resto d'Italia - quando ha sentito una cosa del genere è rimasto
letteralmente scandalizzato e ha detto: “Devo essere audito anch'io in
Commissione”. Ed è qui per portare il suo contributo.
Grazie
a tutti per la pazienza con cui mi avete ascoltato.
Volevo
sottolineare alcune cose: questa Commissione - lo ripeto anche in questa
occasione, ma l'ho detto in tante altre - ascolta chiunque perché ha uno
spirito propositivo e, soprattutto, cerca di affrontare le problematiche col
giusto piglio per cercare di addivenire, laddove si può, a delle soluzioni.
Ovviamente,
poi starà anche alla dottoressa Di Furia, il nostro direttore generale
dell'ASP, andare in contraddittorio con i dati, proprio per cercare di trovare
una soluzione.
Quindi,
intanto, io la ringrazio, perché oggi abbiamo la possibilità di affrontare un
problema annoso ma concreto e sostanziale che, purtroppo, esiste ed insiste
nella nostra Regione, nella nostra Provincia in maniera particolare, perché
oltre ad affrontare quel criterio giusto ed equo dei principi di efficacia,
efficienza ed economicità delle Pubbliche amministrazioni – e anche l'ASP lo è
in questo senso – risolviamo, se riusciamo, un problema importante e, oltre a
dare risposte ai pazienti, andiamo a far fronte a quel danno che è l’emigrazione
sanitaria a cui la Regione Calabria può andare incontro con un discorso del
genere.
Grazie
per la sua relazione.
Cedo
la parola al Presidente nazionale.
Nel
sentire il nostro segretario provinciale parlare di queste problematiche che
viviamo qua a Reggio, un po’ mi sono sentito mortificato. Siamo un'associazione
a tutela dei pazienti nefropatici, dializzati e trapiantati, e collaboriamo con
le Istituzioni, non siamo contro le Istituzioni, siamo per risolvere i problemi
insieme, collaborando.
Pertanto,
viste queste criticità e guardando la realtà dove vivo, nella mia Provincia,
sono andato a guardare i numeri. Nella Provincia di Latina, che ha 550 mila
abitanti, ci sono 12 Centri dialisi. Guardando i numeri della Provincia di
Reggio Calabria, mi sembrano non soddisfacenti questi 6
Centri dialisi, perché è evidente che mancano posti dialisi.
Però,
detto questo, il problema sicuramente si dovrà risolvere perché non possiamo
andare avanti così, ma io spero che lavorando insieme con l'associazione, con
le ASP, con la Regione, come facciamo nel Lazio e come facciamo anche nelle
altre Regioni, si possa diminuire la dialisi e aumentare il trapianto.
Vi
inviterei, quindi, a parlare più di donazione e trapianti, perché parlare di
donazione e trapianti significa diminuire la dialisi. Questo è il mio consiglio
per un futuro migliore anche per la Regione Calabria.
Vengo
in Calabria, non ricordo più da quando, però nel 2018 - mi sembra - sono venuto
in Calabria facendo dei giri in bicicletta - giri in bicicletta che faccio per
sensibilizzare la popolazione alla donazione degli organi - e abbiamo notato,
con Francesco, che nel 2018 c'era un'opposizione alla donazione in Calabria
pari a circa il 50 per cento; oggi in e Calabria c’è una percentuale di
negazione pari a meno del 40 per cento. Questo significa che
se noi lavoriamo su questa direzione possiamo diminuire i posti di dialisi senza
spendere soldi e aumentare ancora i Centri dialisi.
In
questo momento, dobbiamo soltanto intervenire per offrire una soluzione a
questi pazienti che, purtroppo, vanno in giro, non solo in Sicilia. Non
riguarda solo andare a Messina e tornare, ma anche, per un paziente, percorrere
30 km per arrivare a Scilla o arrivare a Melito. Sono un trapiantato di rene,
ho fatto anche la dialisi e, quando si esce fuori dalla dialisi, non si può
affrontare il viaggio soli. Quindi, anche la distanza incide molto sul
paziente.
Nella
Provincia di Latina ogni 15 km abbiamo un Centro dialisi: Formia, Fondi, Monte
San Biagio sono tutti i paesi che stanno a 15 km, proprio per questo motivo e
si risparmia sul rimborso viaggi.
Vi
ringrazio per avermi invitato in questa seduta, grazie ancora. Arrivederci.
Grazie
a lei, dottore Iacovelli. Mi ha stimolato una curiosità. Lei parlava della Provincia
di Latina con 550 mila abitanti - è quasi equivalente a quella di Reggio
Calabria che ha 580 mila abitanti - con 12 Centri di dialisi, ma è importante
sapere soprattutto quanti sono i posti letto per i dializzati. Non è tanto
importante sapere il numero dei posti in cui la gente può dializzare quanto la
totalità dei posti letto per dializzati.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione alla
donazione, credo che sia un obiettivo, al di là del fatto specifico dializzati,
che tutti noi, dal singolo cittadino alle Istituzioni e alle associazioni come
la vostra, deve avere ben in mente e prioritario.
Ogni Centro dialisi in
Provincia di Latina ha in media 30 dializzati, ci sono anche quelli che hanno
40 dializzati, se andiamo a Latina è chiaro che ci stanno 40, 50 dializzati, ma
un Centro dialisi come Fondi ne ha 30, un Centro dialisi come Monte San Biagio
25, 30. Quella è la media.
Grazie.
Allora,
andiamo avanti con le audizioni. Facciamo intervenire il direttore generale
dell'ASP di Reggio Calabria, la dottoressa Lucia Di Furia.
Buongiorno
a tutti, grazie dell'invito.
Prendo
anche spunto da quello che diceva poc'anzi il presidente Iacovelli che ha detto
delle cose molto importanti che sono a cappello di tutta la problematica e su
cui credo che l'Azienda, a livello non solo locale ma anche regionale, debba
investire: prevenzione, donazione, trapianti. Lo dico perché in questa Azienda
non si effettuano le donazioni. Nell'Azienda dove io lavoro non si effettuano
le donazioni e non c’è neppure la possibilità di fare la donazione da deceduto,
il cosiddetto “espianto”; è una parola molto brutta ma molto importante perché
ci consente di prelevare l'organo e riutilizzarlo. Non avevamo neanche
l’elettrocardiografo né chi lo sapesse utilizzare e, quindi, non c'era neanche la
Commissione che formalmente prevede la norma. Su questo stiamo lavorando.
Lo
dico perché provengo da una Regione in cui invece c'è una grande disponibilità,
non ci sono opposizioni, vengo dalle Marche - forse lei conosce – in cui c'è un
livello anche sulla donazione molto, molto alto, tant'è che si va sempre di più
sulla donazione da viventi, cioè, c'è una cultura di maggior disponibilità,
questo è importante perché i posti rene devono essere l'ultima spiaggia dei
pazienti. È chiaro che, quando c'è bisogno, li dobbiamo garantire.
Ora,
racconto quello che ho capito io in base ai documenti regionali.
Premetto:
è vero che c'è una delibera aziendale del 2018 che, poi, non viene ribadita nei
documenti di programmazione regionale e, specificatamente, nel DCA 103 del
2023, che mette a disposizione all'interno della nostra Azienda 69 posti letto;
il DCA 103 è quello che parla della nuova rete nefrologica regionale. E, quindi,
io so che ho posti letto a Locri, Taurianova, Palmi, Scilla e Melito.
Esce
nel frattempo - lo cito perché è importante – un altro DCA, il 360 del 2024, del
novembre ultimo scorso, che parla solo degli ospedalieri e dove, rispetto alla
rete, si corregge un pochino il tiro: Locri torna ai 24, che in realtà già
aveva previsti anche nel precedente, e 10 a Melito, mentre nel vecchio DCA
erano 12.
Quindi,
quando dico che non c'è capienza, non dico che non c'è capienza perché non c'è
fabbisogno, non cancello quello che è stato fatto con leggerezza, dico che
seguo gli atti regionali perché sono abituata a seguire le norme. Per me la Regione
fa le leggi, quindi, se la Regione mi mette a disposizione questi posti, io
questi posso attivare.
Preciso
il mondo delle autorizzazioni e accreditamento e accordo contrattuale, si
chiama così perché prevede tre A. Io faccio l'autorizzazione, posso lavorare
privatamente, attraverso non so quali forniture, attraverso quali possibilità.
L'autorizzazione dice che sei autorizzata a lavorare privatamente. Arrivare
all'accreditamento non vuol dire che si garantisce automaticamente la
contrattualizzazione, perché, appunto, sono le tre A, e, fatto
l'accreditamento, l'azienda deve contrattualizzare e contrattualizza anche,
visto che siamo anche una Regione in piano di rientro, in base alle risorse
assegnate. Non mi posso muovere tanto all'interno, ma, ripeto, per me questo
non è un problema. Se riconosciamo che c'è bisogno di un fabbisogno maggiore,
correggiamo gli atti che oggi sono vigenti, io non ho niente contro, ci
mancherebbe. Ho lavorato nelle Marche facendo incontri, noi avevamo addirittura
un gruppo di riferimento regionale sulla dialisi e sui trapianti; quindi, ci si
trovava anche con una certa frequenza, ci mancherebbe. La sensibilità è talmente
tanta che abbiamo anche cercato di stimolare la dialisi peritoneale, che è un
altro elemento molto importante perché fa anche qualità di vita dei cittadini,
e che facciamo fatica a far decollare.
Poi c'è il discorso del trasporto. Verissimo. Vero
anche che noi potremmo anche decidere di evitare che il paziente vada per conto
proprio e accompagnarlo a fare la dialisi con una navetta, perché poi tutto
sommato ci costerebbe anche di meno. Ho fatto una piccola analisi. Abbiamo
sistemato il sistema del rimborso spese, perché prima avevamo pure il problema
che non pagavamo con continuità; adesso, per fortuna, il rimborso spese ai
cittadini lo diamo con continuità. Però, se mettiamo insieme le risorse che spendiamo
perché i pazienti vadano avanti e indietro - qualche volta si devono trovare
pure chi li porta - potremmo organizzare - di questo anche abbiamo parlato
recentemente - una navetta che li accompagna a Scilla e a Melito se partono da
Reggio. Quindi ci sono “n” cose sulle quali si può ragionare. Abbiamo in totale
71 posti letto attivi ad oggi, più 2 che abbiamo attivato nell'emergenza
all'ospedale di Polistena, perché non c'erano posti rene e proprio la scorsa
notte ne hanno avuto bisogno.
Ora, ripeto, riguardiamoci il fabbisogno,
controlliamo tutto, facciamo un documento, noi, ma poi lo deve approvare la
Regione, dottore, perché, se la Regione non l'approva io come faccio, Azienda,
a non rispettare quello che dice la Regione?
Questo è il motivo per cui ho risposto così; quindi,
non dica che io non ho sensibilità oppure che ho cancellato come se non me ne
importasse niente. No! Io ho rispettato le norme, sono abituata a rispettare le
norme, non vado mai oltre, perché conosco qual è il mio limite. Quindi se il
DCA mi dice che quelli ci sono, io quelli tengo attivi. Poi possiamo anche
ragionare per sopperire ai bisogni dei cittadini, visto che parliamo dei
bisogni dei cittadini, possiamo chiedere ai nostri di fare un turno aggiuntivo,
non sono contemporaneamente tutti seduti, magari si prevede una turnazione per
metà la mattina e metà il pomeriggio e se posti letto ne hanno 10, ne hanno 15.
Forse era questa la domanda che poneva prima il presidente Giannetta. Quindi
noi possiamo anche ragionare per trovare delle risorse aggiuntive per i nostri
collaboratori, come facciamo in altre situazioni, e attivarci anche di domenica
che siamo chiusi. Se dobbiamo prendere in carica, aumentare le tipologie e le
prestazioni, abbiamo la possibilità di fare anche questo.
Per quello che riguarda invece il rapporto con il
privato, se non ho gli spazi non posso dare la compatibilità, perché non li ho;
però, ripeto - ne parlavamo poc'anzi anche con il direttore del Dipartimento -
propongo di uscire da qui con una riflessione sui numeri e sul reale fabbisogno
e portare la Regione a rivedere questa rete in modo che, nel giro di poco tempo,
si approvi un nuovo DCA e si dica di quanti posti abbiamo bisogno. Dopodiché,
posti messi a disposizione, se le Aziende - c'è anche il G.O.M. che ha i suoi
posti letto - non
riescono a soddisfare, allora io sì posso dire, così come posso dire quando
parlo di strutture psichiatriche o di strutture che si occupano di autismo o di
altre attività: “La Regione le prevede, io non ho la possibilità, chiedo alla
Regione se lo posso contrattualizzare”. E l'abbiamo fatto, abbiamo
contrattualizzato altre attività di privati, ben volentieri, perché
l'importante è dare la risposta. Chiaramente autorizzazione e accreditamento
vuol dire riconoscimento di qualità assistenziale. Però, ripeto, io posso fare
questa proposta e, quindi, non c'è né una sottovalutazione né una mancanza di
sensibilità, per quello che mi riguarda, c'è semplicemente il rispetto delle
norme che mi stanno sopra e che devo rispettare; non ho niente contro e, anzi,
ben venga trovare una soluzione condivisa visto che oggi ci siamo tutti gli
attori del sistema. Faccio la proposta di rifare il fabbisogno e vedere se e di
quanti posti reni ancora abbiamo bisogno. Grazie.
Bene,
mi riservo di intervenire su quanto riferito dalla dottoressa Di Furia, dopo
aver ascoltato il Commissario straordinario del G.O.M. di Reggio Calabria, il dottore
Gianluigi Scaffidi. Prego, a lei la parola.
Buongiorno.
Vorrei, innanzitutto, fare una precisazione:
prevenzione, donazione, trapianti. L'attività di trapianto non è attività che
si può fare nell'ospedale generale a Melito o a Scilla; l’attività di trapianto
è un'attività multidisciplinare e molto complessa che il G.O.M. svolge ad
altissimi livelli; ce l'abbiamo, non ci crocifiggiamo come sempre. In questa Area
sud, così si chiama, c'è il G.O.M. che addirittura è arrivato a fare attività
di trapianto da vivente e con chirurgia robotica, perché abbiamo degli ottimi
professionisti; non credo che sia compito di un ospedale Spoke mettere in piedi
un centro trapianti, ma sono i 3 ospedali Hub. Tutta l'attività, dall'espianto
all'impianto, la facciamo egregiamente, la fanno, non la faccio io, sono pro
tempore, ma i professionisti del G.O.M. la fanno ottimamente; quindi, non ci
crocifiggiamo, c'è. Quello che manca - qua vorrei tirare le orecchie alle
associazioni dei dializzati - è la cultura della donazione, perché non capisco
perché ne abbiamo così pochi in Calabria o perché qualche medico nefrologo e
qualche medico di famiglia - su questo chiederò un tavolo specifico alla
Regione - dai centri della Calabria mandi i pazienti a Padova, a Rovigo, a
Torino. Non riesco a capire perché, sono spese, sono disagi, sono enormi spese,
quando al G.O.M. li facciamo di gran lunga meglio rispetto a quello che fanno
negli altri ospedali, di gran lunga meglio, e chiudo su questa precisazione.
Noi abbiamo dei documenti, che non vi cito, ma
fatti di concerto con la collega dell'ASP, firmati, in cui si attesta la
carenza di posti rene. Abbiamo la creazione di Dipartimento interaziendale di
nefrologia, abbiamo una riunione di direttori con Azienda Zero in cui
continuiamo ad attestare la carenza di posti letto nell'Area sud, ma abbiamo la
realtà che ci dice che oggi 18 pazienti stanno dializzando presso un centro
privato. Questo taglia la testa al toro perché, se stanno dializzando presso un
centro privato, è chiaro che non c'era posto in un centro pubblico; quindi, al
di là di tutte le carte che possiamo citare, la realtà è questa; tremo al solo
pensiero - ho già parlato col mio primario ieri di nefrologia - se questi 18
dovessero andare a spasso. Dove vanno? Non lo so. Torneranno a Messina come
facevano una volta? Quindi regrediamo rispetto a quello che è?
Allora, quello che mi differenzia dall'idea della
collega Di Furia è che - cerco di farvela semplice perché tranne il Presidente
della Commissione che è medico gli altri non credo lo siano, non lo so - nella
distribuzione dei posti letto complessivi, con i decreti della Regione, i posti
letto assegnati sono X per tutte le aziende. Da questa assegnazione, da questo
numero, esulano, nel senso che non entrano nel conto dei posti letto, i
cosiddetti posti tecnici. I posti tecnici, per norma nazionale, sono: i posti
di emodialisi, i posti di nido, i posti di osservazione breve e intensiva, i
posti per detenuti, che in Calabria sono tanti e aumentano sempre. Questi posti
tecnici non devono essere individuati dalla Regione con decreto, ma sta all'ASP
incrementarli o decrementarli a secondo del proprio fabbisogno. Molto semplice,
la norma questa è, la Regione non ti dirà mai “Attiva altri 20 posti letto”,
devi essere tu che dici “Mi servono altri 20 posti letto, li sto mettendo in
funzione o attraverso le mie risorse o attraverso un convenzionamento esterno
perché ho 18 persone che oggi, se chiudono, non so dove mandarle”. Questa è
l'unica differenza nei nostri ragionamenti. La Regione non deve scrivere nulla.
Quei DCA non sono DCA che ti dicono qual è il fabbisogno, quei DCA stanno
fotografando la situazione esistente. Non posso pensare che la situazione
esistente, come è riportato da qualche parte, nel 2016 arrivi a 95 posti letto
e nel 2024 ne preveda 98. Purtroppo, la popolazione di dializzati è una
popolazione che si incrementa del 4% di ogni anno, quindi non può essere ferma
per 8 anni. E allora la realtà qual è? Che occorre dare spazio a questo tipo di
assistenti, se poi lo spazio sarà pubblico o no è una decisione che spetta alla
Regione che può dire “okay, tu mi dici che hai bisogno di altri 20 posti letto,
te li faccio io” oppure dice “okay, apri alla convenzione”, perché per questo
esistono le convenzioni. Per converso, qual è il problema del G.O.M.? C'è un
grosso problema di cui dovete prenderne atto: la Regione ha disegnato i compiti
e le funzioni di ogni ospedale, gli Hub, gli Spoke, medicina generale, l'Hub fa
questo, l’Hub è caratterizzato…, la mission, usiamo queste belle parole. Io chiedo:
che cosa deve fare l’Hub? L’Hub è caratterizzato per il trattamento delle
emergenze urgenze, poi gli Spoke sono caratterizzati da altro e viene
configurata la rete. Tenere 27 posti rene al G.O.M. è una follia, perché il
dializzato è un paziente cronico che non deve entrare in ospedale, perché è un
paziente fragile che prende malattie e porta malattie; il dializzato l'ospedale
non deve vederlo neanche col binocolo. Come devo farvelo capire? Non ci deve
entrare! Avere infossato 27 posti letto - la dottoressa non c'era e quindi il
contesto non lo conosceva perché il territorio dell'epoca non riusciva a dare
risposte e quindi abbiamo occupato il G.O.M. con i dializzati - ma non esiste,
lo dice pure qui il mio amico, si lamentano tutti, troviamo file per entrare al
G.O.M.. Tu al G.O.M. non ci devi entrare, il G.O.M. ha
tutta un'altra funzione. Quindi che cosa succede? Li mando a casa? Mi guarderei
bene. Però questo, amici miei, ci comporta che io ho degli spazi fisici
occupati da prestazioni improprie, il che vuol dire, tanto per essere chiari,
che, mentre mi hanno assegnato 30 posti letto di ortopedia, ne ho 14, il resto
va al privato, perché non ho spazio fisico per fare gli altri 16 posti, il che
vuol dire che, mentre ho assegnati 15 posti letto di riabilitazione, ne ho zero
perché non ho spazi fisici perché li ho dedicati al dializzato e vanno al
privato. E questo significa che la Commissione del Niguarda, insieme al dottor
Calabrò, mi dice che la mia medicina d'urgenza fa schifo, perché è vero, perché
non ho finanziamenti per poterla rifare e potrei tranquillamente utilizzare gli
spazi dove c'è oggi l'emodialisi e non posso farlo, perché c'è l'emodialisi, e devo
continuare a mantenere una medicina d'urgenza che è vergognosa rispetto al
contesto del G.O.M. che è un ottimo ospedale; il che vuol dire che devo tenere,
mentre la Commissione del Niguarda insieme alla Commissione regionale mi dice
che ho pochi infermieri al pronto soccorso, pochi infermieri all’OBI e pochi
infermieri al blocco operatorio perché devo tenere 26 infermieri impegnati
mentre si fa la dialisi. Ma è una cosa folle! È una cosa folle, nel senso che
ognuno deve fare il proprio compito: ad esempio, voi svolgete i compiti di Commissione
e quelli della Giunta, e viceversa, non si può surrogare il lavoro di altri, ci
sono dei compiti ben definiti. L'emodialisi è un'attività esclusivamente
territoriale, salvo qualche rene artificiale. Se fate un controllo,
verificherete che i grossi ospedali per gli acuti hanno non più di 5 posti letto - l'abbiamo scritto su questo documento
insieme alla dottoressa Di Furia - l'acuto viene trattato in ospedale, appena
viene stabilizzato deve andare sul territorio, non deve restare in ospedale.
Oggi ne abbiamo 18 che dializzano fuori, in questo centro; 21, mi ha scritto
ora il primario, che stanno chiedendo di tornare a Reggio perché sono di Reggio
e vanno a Palmi, vanno a Scilla e vanno a Melito. Allora questo va anche contro
le enunciazioni del nostro Presidente e delle istituzioni che anche voi
rappresentate: garantire la medicina di prossimità. Che medicina di prossimità
è, se un povero disgraziato, che ha una vita abbastanza precaria perché deve
fare la dialisi, lo dobbiamo sbattere a Palmi e, quando finisce la dialisi -
lei sa in che condizioni si finisce la dialisi - si deve rimettere in macchina,
pagando, e fare altri 90 km, 80 km?
Allora il problema è molto semplice: l'emodialisi è
una attività di cui si deve fare carico esclusivamente il territorio. Tutti
questi distinguo “deve dirmelo la Regione, non dirmelo la Regione, i DCA” ….
Noi abbiamo delle esigenze assistenziali, oggi, che sono rappresentate da 20
persone che stanno fuori e che, se domani questo centro chiude - sta andando
avanti gratuitamente, lo so –, non so dove sistemare. Ditemi voi: dove li metto?
Palmi? Melito? Messina? Beh, non è possibile.
Allora, invito tutti, compresa la mia collega, a
precedere la Regione. Non deve essere la Regione, dottore Calabro, a dire “sì,
aumenta”, deve essere l’ASP; io ho anche fatto per 14 mesi il direttore
dell'Asp, e no, non devi chiedere, devi dire “sto aprendo, sto, sto, sto, mi
servono”. Il Piano di rientro non deve negare diritti di assistenza ai malati. Dottoressa
Di Furia, i posti tecnici esulano dal conto dei posti letto, il che significa
che se ne ha bisogno, come ha detto, dice: “Il fabbisogno c'è, è la Regione che
non mi autorizza”. Se la vogliamo mettere sotto questo piano, mettiamola sotto
questo piano. Stamattina faccia una richiesta e dica “Ho bisogno di ampliare la
capacità per gli emodializzati”, la Regione dirà “Benissimo, apra al
convenzionato privato perché non sono in grado in 2 giorni di approntarle 40
posti di dialisi”; è di una banalità, come già si fa oggi con l'ortopedico.
Perché i miei 16 posti letto io non vado a dire “datemi posti letto”? Perché so
che quella mancanza è supplita dal privato accreditato, perché non è tanto il
problema privato/pubblico, il problema è il rispetto delle esigenze
assistenziali dei pazienti. Molto semplice.
E il G.O.M., che è un ospedale caratterizzato per
il trattamento dell'emergenza urgenza, non può farsi carico di supplire a un
trattamento che è meramente territoriale, meramente territoriale; questa è la
realtà.
Dateci una mano perché noi possiamo lavorare meglio
e loro possono lavorare meglio. Se poi vogliamo dire che è un problema di
Regione, facciamo un tavolo in 48 ore, ci sediamo, dovete dire “okay, è autorizzata”;
lo dite se questo è il problema grosso, però non continuiamo a trascinarcela
come si usa fare dalle nostre parti. Ci sediamo in settimana e decidiamo.
Dovete averli? Vi finanzia la Regione. Non vi posso finanziare? Mandateli
fuori. Non volete mandarli fuori? Mandateli a Messina. Ma, insomma, mi pare
ridicolo di fronte a quel che questa Regione sta facendo in modo encomiabile,
ripeto, in modo encomiabile, assumendosi responsabilità anche sulle spalle dei
direttori, della dottoressa Di Furia, sulle mie e di Tommaso Calabrò.
Sto in questo circo da quarant'anni e mai come oggi
si sente la spinta propulsiva della Regione, che abbiamo accanto pur con mille
difficoltà, difficoltà di natura finanziaria che ci portiamo dal passato e non
come dice chi strumentalmente va in piazza e grida “manca questo, manca quello”;
a loro vorrei dire che forse manca perché la maggiore decurtazione registrata
nel servizio di finanziamento è avvenuta col Governo Renzi; quindi poi qualche
giorno in qualche convegno lo spiegherò, dati alla mano.
Ma, con investimenti insufficienti rispetto a
quello che vorremmo fare, stiamo dando veramente il massimo e lo abbiamo
riportato, anche se sono molto scettici ai tavoli di verifica perché guardano
solo numeri e non guardano invece l’assistenza; forse, sarebbe bene che
proporreste ai signori del tavolo di verifica di venire a vedere gli ospedali, perché
non si può parlare di cose che non si sono mai viste nella propria vita.
Inviterei voi a venire a vedere il salto di qualità che hanno fatto i nostri
ospedali, perché il dato, il mero dato che già è un dato positivo non riesce a
trasmettere questa sensazione.
Ognuno deve fare il proprio compito, assolvere alla
famosa mission per cui è stato creato e, ripeto per l'ennesima volta, il
dializzato non deve vedere l'ospedale G.O.M. o l'ospedale Hub Annunziata o
Dulbecco nemmeno col cannocchiale, perché è pericoloso per egli stesso. È un
soggetto fragile che non deve entrare in ospedale perché, ripeto, prende
malattie e porta malattie ed è veramente un peccato continuare così. Grazie.
Grazie a lei, commissario Scaffidi.
Mi riservo, alla fine, dopo aver ascoltato il
nostro direttore generale, di fare qualche commento. Cedo la parola al
dirigente generale del Dipartimento della salute e welfare della Regione
Calabria, il dottor Tommaso Calabrò.
Grazie, Presidente. Grazie per averci convocato per
affrontare un tema importante e per rendere pubblica, soprattutto, l'attività
che si sta svolgendo su questo tema che, oltre che dibattuto, è affrontato in
maniera molto determinata in Regione, anche attraverso l'ASP di Reggio Calabria
e il G.O.M. Con il Commissario del G.O.M. ci sentiamo molto spesso, non solo
per il tema della emodialisi, di cui trattiamo oggi, ma per mettere insieme
tutte quelle azioni necessarie a riordinare ciò che non era ordinato. Anche in
questo caso, quale sedimento di più anni, di più azioni, di più atti, di più
persone che si sono susseguite nei diversi ruoli, emerge una confusione che
abbiamo intenzione di ordinare, e lo stiamo già facendo da tempo.
Si sono susseguite le interlocuzioni, ma ci siamo
anche sentiti con le Istituzioni, con il presidente Occhiuto, con il Presidente
della Commissione, con i diversi consiglieri che si sono approcciati a queste
questioni, venendo a domandare, a stimolare questa attività che in regione
Calabria, ma soprattutto nella provincia di Reggio Calabria, è più consistente,
più evidente per qualche disfunzione che ancora oggi viene registrata.
È chiaro che dobbiamo fare i conti con la norma,
con gli atti, ma abbiamo anche la possibilità di modificare gli atti perché
possiamo fare programmazione e possiamo aggiornare azioni che, dicevo prima, si
erano sedimentate nel tempo, portando alla reale situazione che oggi il
territorio propone.
Ringrazio il presidente dell'Associazione per la
sensibilità per quanto riguarda i trapianti. È un dato importante quello che
emerge e non solo sul dato del trapianto di rene, ma in generale sul trapianto
la Regione ha fatto un passo gigantesco negli ultimi 2
anni, in termini di approccio alla donazione, accettazione della donazione;
abbiamo scalato molte classifiche e dobbiamo continuare in questa azione.
Chiedo ancora di più il vostro supporto, così come quello istituzionale, che
c'è.
Anche in questo caso: trapianto di reni, c'è un
centro di eccellenza - lo diceva prima il commissario Scaffidi e anche il
nostro direttore generale dell'ASP che c'è tanto da fare sul territorio e lo
stiamo facendo, anche in termini organizzativi -: è a Reggio Calabria, dobbiamo
organizzare in modo da poter essere radicati sul territorio, in modo da
agevolare e ridurre tempi della donazione e aumentare anche la
sensibilizzazione degli operatori.
I medici - dicevamo prima - avrebbero dovuto essere
maggiormente sensibilizzati, noi lo faremo come Dipartimento, abbiamo già
avviato numerosi incontri con le Associazioni sul territorio e ci stiamo
organizzando per degli incontri che non saranno più saltuari, ma programmati su
queste attività; quindi, stiamo lavorando anche su questo.
Il tema dell’emodialisi è importante e sul nostro
territorio sono emerse delle incongruenze, ma ci siamo sentiti spesso, anche
separatamente, con la direttrice generale Di Furia, con il commissario
Scaffidi, proprio per affrontare in maniera organica questa attività.
È emersa da tutti gli interventi la considerazione
della necessità di aggiornare, magari con un incontro al quale invitiamo anche
le Associazioni oltre che le Istituzioni, un Tavolo che permetta di mettere in
fila, in brevissimo tempo, tutte le attività che sono state fino adesso
affrontate in maniera autonoma e, laddove emergesse chiaramente… I numeri ci
sono: ci sono i 27 del GOM che sono impegnati, ci sono i posti impegnati nella
struttura privata, ci sono le nostre strutture, ma dobbiamo cercare di razionalizzare
perché l'oggetto non è la questione della struttura, ma il servizio che
dobbiamo dare. Se riusciamo a razionalizzare immediatamente con doppi turni,
tripli turni e anche con l'ausilio, residuo, delle attività che devono andare
ai privati, la Regione non ha difficoltà a rivedere la posizione della rete nefrodialitica. Se serve, come sta emergendo da più parti,
troveremo il modo di razionalizzare, perché non è una questione di fondi, che
verranno reperiti dalla minore fuga dei dializzati in altre regioni o in altri
ambiti territoriali.
Quindi, dobbiamo continuare il percorso che abbiamo
avviato e che è oggetto di attenzione costante.
Dicevo prima del livello territoriale: l'ASP
competente, il servizio ospedaliero competente, nella loro autonomia hanno già
preso decisioni importanti, continueranno a prenderle; la Regione, con il
Dipartimento, agevolerà queste scelte e interverrà laddove sia necessario
rimettere ordine negli atti o aggiornare attività.
Rimane la questione del tempo. Non ci può essere un
tempo indefinito, ma bisogna chiudere nel brevissimo periodo questo argomento;
quindi, direi che possiamo programmare degli incontri, rendendoli più organici,
affrontiamo la questione in maniera determinata e proporremo alla struttura
commissariale e al nostro Commissario, che è molto attento su questo tema in
questo territorio, una soluzione che sarà poi valutata nell’articolazione
regionale. Il nostro l'impegno c’è, la Regione, come diceva prima il dottore
Scaffidi, prenderà le decisioni e sceglierà. Abbiamo questo particolare: il
coraggio di scegliere l'abbiamo, non abbiamo necessità di avere ulteriori
attività o consulti. Nel momento in cui si deciderà, si realizzerà la decisione
sul territorio. L'articolazione è complessa, c’è la Struttura commissariale, il
Dipartimento, le Aziende, i Ministeri vigilanti, se rimaniamo compatti
arriveremo a una soluzione condivisa e credo che la Regione Calabria - il
Dipartimento - si possa fare garante di una soluzione condivisa.
Grazie, dottore Calabrò.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mattiani.
Ne ha facoltà.
Buongiorno a tutti. Intanto voglio ringraziare i
Direttori generali e il Commissario per la loro presenza e le associazioni che
sono venute a esprimere il loro disagio.
Il
Presidente ha voluto questo incontro per cercare di capire ancora meglio la
problematica e, insieme ai direttori, cercare di risolverla. Grazie anche per
lo stimolo che avete dato nel cercare di sensibilizzare alla donazione, in
quanto la dialisi deve essere l’ultima risorsa. Se possiamo essere utili anche
noi, come classe politica, per divulgare meglio questo messaggio, siamo a
disposizione - parlo per me, ma sono convinto di parlare anche a nome dei
colleghi - per rendere ancora più aperto questo ragionamento.
Vorrei
dire una cosa che potrebbe aiutare le possibilità di risoluzione del problema:
nel momento in cui vi andrete a sedere a un Tavolo per discutere - come secondo
punto tratteremo le Case di comunità, alcune già attive che lavorano benissimo
come, ad esempio, quella di Palmi, altre che sono una sorta di continuità come
Taurianova, Reggio Calabria -, non sarebbe possibile - ben venga come ipotesi
ultima il privato – ampliare, qualora ce ne siano le condizioni, in un
ragionamento da fare insieme alla Regione che metta a disposizione delle
risorse, i posti pubblici all'interno delle Case di comunità che abbiamo,
garantendo un servizio pubblico che credo dia maggiore dignità a noi come
Istituzione e ai cittadini? Questa è la mia domanda.
Diamo la parola alla
dottoressa Di Furia. Prego.
Intanto,
nelle nuove Case della Comunità, per esempio Taurianova, non è previsto lo
spostamento della dialisi, ma noi sappiamo che lo dobbiamo prevedere con le
nostre risorse per avere un'unica struttura; porto l'esempio di Taurianova
perché dobbiamo partire per ristrutturare a breve, perché c'erano problemi
grossi e quindi ci sono da fare lavori importanti. Lo stesso per quanto
riguarda Scilla, siamo fuori dal Fondo PNRR, stiamo proprio ragionando per fare
in modo che quei posti letto previsti ci siano. È chiaro che, se dobbiamo
ragionare, li dobbiamo incrementare e lo dobbiamo fare rapidamente perché
stanno per finire il definitivo.
Ci
sono altre strutture che potrebbero essere riadattate, faccio un altro esempio:
al Polo di via Willermin, che noi chiamiamo in gergo
il Polo Nord, due piani saranno ristrutturati, c'è un altro piano che non sarà
ristrutturato e si potrebbe ragionare per capire se vogliamo spendere delle
risorse per posizionare lì dei posti aggiuntivi. I lavori più impattanti, come
gli ascensori e le scale, sono a carico del PNRR, ma, poi, per risistemare la
dialisi, per chi è esperto di settore, sono previsti anche dei flussi
particolari organizzati; non è un ambulatorio, però ci si può ragionare,
implementando ulteriormente.
A
titolo di completezza - non sarei intervenuta, ma su questa cosa credo che
fosse importante dare questa risposta – vi dico che ho scritto in Regione
descrivendo questa situazione e preciso anche che, se si riuscisse a fare tutta
questa operazione, comprendo che non ci dovremmo occupare di 18 posti, ma di 18
più 27 del G.O.M. Quindi, non è una cosa su cui possiamo far finta di niente.
Ripeto: benissimo - il collega me l'aveva già accennato - prendere in carico
anche questi - i posti letto tecnici li ho anche nei miei ospedali a Locri e
Melito - che sono posti letto tecnici e non vanno nel computo del 3,7 per mille
del famoso DM 70 del 2015, ma poco importa. Se, però, sono stati assegnati
nella programmazione, di nuovo, io me ne posso prendere carico quando facciamo
una revisione, come diceva correttamente il direttore del Dipartimento.
È
vero anche che abbiamo fatto un'analisi e abbiamo scritto che non sono
sufficienti, ma bisogna trovare una soluzione regionale. Ripeto: io credo che
la procedura non possa essere autonoma. Vengo da una Regione dove non ci si
muoveva autonomamente come Azienda, si chiedeva sempre in Regione: “Permesso?
Posso fare?” Perché la Regione ha la visione complessiva, non ha solo la
visione dell'ASP di Reggio Calabria. Ecco perché aspetto di poter avere dalla
Regione degli input, ecco perché non
vado oltre i DCA. Non perché mi manchi il coraggio - ho fatto il sisma, ho
fatto la pandemia, me ne sono inventate di cose, senza paura di niente e di
nessuno, ma erano situazioni eccezionali – ma qui siamo in una situazione con
un Piano di rientro presentato al Ministero e con un Programma operativo
presentato ai Ministeri affiancanti e non so se mi posso prendere l'onere di
dire: “Piglio e parto”, perché poi i bilanci devono quadrare.
A
proposito di bilanci: non c'era l'abitudine a farli, dal 2013 al 2021, lo dico
perché i bilanci sono fondamentali.
Grazie,
dottoressa Di Furia.
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Molinaro. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Ne approfitto, intanto, per ringraziare chi è intervenuto per le
cose che abbiamo potuto ascoltare, però mi sembra di aver vissuto uno spaccato
- mi auguro di aver interpretato male - della sanità calabrese.
Sostanzialmente, abbiamo le competenze, abbiamo le conoscenze, abbiamo le
soluzioni, ma non si realizzano e questa cosa, secondo me, va stigmatizzata.
Non
ha senso ascoltare il direttore dell'ASP, il Commissario del G.O.M., ognuno
porta il suo punto di vista, il problema è che o è un fatto burocratico o c’è
qualcuno che non si prende delle responsabilità o la Regione non sta facendo…
Faccio parte della Regione, sia pure da consigliere - certamente non faccio
parte del governo regionale né della struttura commissariale –, e penso che
questa cosa vada chiarita. Prendo per buono l'auspicio del direttore Calabrò
che dice: “Stiamo lavorando, ci rivediamo e definiamo”, perché - scusate se la
dico brutalmente -, se la premessa è che al centro c'è il paziente e le
associazioni nazionali e regionali dicono che il paziente sta male allora o
abbiamo il coraggio di dire che non siamo in grado di poter dare una risposta
al paziente dicendo che “siamo impossibilitati a farlo” oppure non utilizziamo
molto il politichese, il burocratese, e diamo una risposta. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il
collega Gelardi. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Anch'io ringrazio i Commissari e i Direttori per la loro presenza,
per quello che hanno comunicato e, soprattutto, voglio ringraziare anche il
Presidente della FINTRED, che viene da Latina, per aver portato la sua
esperienza. Mi lascia esterrefatto - anche se sono notizie che di solito
leggiamo sui giornali – che Latina, una cittadina che ha meno abitanti di
Reggio Calabria, mi pare che abbia 6 postazioni in 6 paesi, con 30 posti letto,
cioè un solo paese ha più posti letto per dializzati rispetto alla provincia di
Reggio Calabria.
Non
sono medico, quindi non ho notizie certe, non è il mio settore. Sarei curioso,
magari il dottor Calabrò ci può dare qualche ragguaglio, di sapere qual è la
situazione nelle altre province.
Capisco
che non ci sono stati i bilanci, dottoressa, è una mancanza gravissima, capisco
il problema della spesa storica, che forse quanto prima sarà superato, ma siamo
in una nazione dove tutti i cittadini hanno le stesse necessità, perché, come
ha detto qualcuno, al centro per la sanità sta sempre il paziente.
Capisco
tutte le difficoltà, ma penso che vada ringraziato, soprattutto, il Presidente
e il dottore Giannetta che hanno voluto porre l'accento su questa grave
problematica. Grazie.
Cedo la parola al commissario
Scaffidi.
Il
quesito posto dal consigliere Gelardi è interessante.
L'Area
nord, cioè Cosenza, ha 156 posti dialisi su una popolazione di 672 mila
abitanti, con un rapporto di 1 ogni 4307 abitanti; l’Area centro, cioè
Catanzaro, Vibo e Crotone, ha 144 posti dialisi per 655 mila abitanti con un
rapporto di 1 ogni 4551 abitanti; l’Area sud, cioè Reggio Calabria, ha 98 posti
dialisi per 518 mila abitanti con un rapporto di 1 ogni 5292 abitanti. La media
calabrese è 1 posto dialisi ogni 4639 abitanti, Reggio Calabria sta 1 ogni
5292. È un dato che parla da sé questo.
Non
voglio fare il campanilista, questo dato parla chiaramente di un’insufficienza
di posti dialisi nella provincia di Reggio Calabria rispetto alle altre.
Ecco
perché dico che l’ASP deve partire dicendo: “Cara Regione, siamo sotto, stiamo
facendo i posti dialisi. Non li possiamo fare? Benissimo. Diamo la
compatibilità a chi vuole investire nel settore”. Il paradosso qual è? Che il
G.O.M., che è un Ospedale che deve trattare le emergenze-urgenze, ha
esternalizzato l'Ortopedia che è una branca meramente d'urgenza e ha
internalizzato la dialisi che è un servizio per i pazienti cronici. Già, la
parola paziente cronico con l'Ospedale non ha nulla a che vedere. Lo ripeto per
l’ennesima volta, ma è più chiaro così.
Grazie, Commissario. La parola
al dottore Calabrò.
Solo
per ribadire i numeri, questo è un esempio plastico dell'attenzione che stiamo
dando a questo settore. Ripeto: ci sono sedimentazioni di tanti anni di
decisioni prese o non prese e abbiamo deciso che è il momento di fare
chiarezza. I numeri fanno vedere che ci sono distanze tra le diverse aree
territoriali, distanze che, purtroppo, non ci sono sul numero dei pazienti,
difatti la media dei pazienti è uguale in tutta la regione.
La
regione Calabria non ha meno dializzati per numero di abitanti, per cui è
necessario intervenire e stiamo - lo dicevo prima - intervenendo sui numeri e
sulla ridefinizione dei percorsi.
Si
è parlato dei malati cronici dentro gli ospedali: non è possibile! Tra l'altro
alzano la media del tempo di permanenza all'interno di un Ospedale del
paziente. Al G.O.M. risentiamo di questi numeri, perché 12 giorni di media per
paziente, confrontate con la media di altre Regioni o nazionali, ci impongono
delle riflessioni e delle azioni.
Va
fatta un'azione correttiva, per cui dobbiamo tenere tutti alta l'attenzione.
Non abbiamo atteso - anche se è venuta al momento giusto - la convocazione
della Commissione, come sapete stavamo già lavorando.
Confermiamo
quanto detto prima rispetto alla chiusura di questa criticità in tempi
ragionevoli. Penso, già entro la settimana prossima, di realizzare una riunione
estesa agli operatori del settore, alle associazioni e alle altre attività
connesse. L'attenzione politica, su questo tema, è importantissima, c'è,
l'abbiamo sentita negli interventi degli onorevoli consiglieri presenti oggi e
c'è anche l'attenzione dell'esecutivo, c'è l'attenzione del Commissario e il
Dipartimento è a supporto della struttura commissariale, ma deve governare
questi processi e lo farà con determinazione.
Grazie,
direttore, questa è musica per le nostre orecchie, perché la Commissione ha lo
scopo di far emergere delle criticità e di avere uno spirito propositivo e,
laddove si può, risolutivo. Mi sembra di capire che questo ci sia, quindi vi
ringraziamo.
Agganciandomi
anche ad alcuni passaggi del commissario Scaffidi, credo che la Regione abbia
dimostrato in questo settore nevralgico e strategico per tutti gli utenti e i
cittadini, finalmente e come non mai, la giusta sensibilità e la giusta
attenzione in un settore che, per moltissimi anni, è stato forse bistrattato e
trascurato. Quindi, oggi rispondiamo a chi dice che facciamo passerelle,
facendo vedere che, invece, ci rimbocchiamo le maniche e, in primis, lo fa il nostro Presidente,
nella doppia figura anche di Commissario straordinario.
Noi
siamo, ovviamente, investiti di diverse problematiche perché viviamo il
territorio, essendo consiglieri regionali e, nel mio caso, essendo l'unico
consigliere regionale medico della provincia di Reggio Calabria, divento un punto di riferimento.
Mi
ritengo soddisfatto di questa riunione, soprattutto sono convinto di aver fatto
bene a convocarla.
Vorrei
anche segnalare gli elementi positivi venuti alla luce partendo da questo
argomento, come nel caso del G.O.M.: è inaccettabile che 27 posti letto, in una
importante penuria di posti per le acuzie, possano essere sottratti ai
pazienti, quando semplicemente parlando tra noi - a volte magari manca il
dialogo tra G.O.M. e ASP - si possono risolvere i problemi, al di là di quello
che può essere stato l'input iniziale,
nel senso che siamo partiti dalla segnalazione della presenza nella nostra
provincia di un Centro di dialisi territoriale pronto per funzionare e che non
ha la possibilità di farlo.
Al
di là di questo, secondo me, è più utile focalizzare l'attenzione sulla
necessità di dare una risposta ai cittadini. Partiamo dal concetto che bisogna
cercare le risposte nella sanità pubblica, ma laddove il privato, in
determinate fasi emergenziali, si potesse sostituire al pubblico per dare
risposte, ben venga! Dopodiché, tutti insieme riusciremo a trovare le
soluzioni, anche perché non mancano le eccellenze nelle nostre ASP e nel G.O.M.
Concordo
in pieno riguardo l'eccellenza del Centro trapianti del G.O.M. che,
sicuramente, è un fiore all'occhiello dell'intera regione e anche del Paese.
Grandi
passi in avanti sono stati fatti anche dall'ASP. Mi viene da pensare, per
esempio, che, fino a qualche mese fa, non c'erano i tecnici di
neurofisiopatologia che potessero fare un accertamento di morte cerebrale.
Finalmente, con l'avvento della direttrice generale Di Furia, è stato portato
avanti un concorso e oggi abbiamo i tecnici che lo possono fare e che possono
essere d’ausilio anche al G.O.M. per l'accertamento della morte. Ovviamente,
l'ASP non può sostituirsi nel discorso dei trapianti perché non ha
materialmente le strutture, non per incapacità dei professionisti.
Quindi,
capite bene come, sull’argomento iniziale della dialisi, si siano innescate
delle altre argomentazioni utili per il confronto.
Concludendo,
auspico, caro dottore Calabrò, data la sua grande sensibilità e
professionalità, che sia possibile definire questo Tavolo tecnico e far sì che
si riunisca nel più breve tempo possibile, in modo da essere consequenziali al
tema che abbiamo trattato e dare delle risposte.
Diceva
bene prima, in maniera chiara, il collega Molinaro: siamo qua, è inutile che ci
rimbalziamo la palla citando il G.O.M., l'ASP o la Regione.
Tutti
gli attori preposti a risolvere il problema sono seduti a questo tavolo: il
direttore generale dell'ASP, il Commissario del G.O.M. e il direttore generale
del Dipartimento salute; quindi, non dobbiamo demandare niente ad altri.
Ovviamente, il ruolo della Commissione non è decisionale, ma solo di fare da
tramite affinché si possa porre attenzione al problema e, consequenzialmente,
risolverlo nelle giuste e opportune sedi.
Grazie
a tutti, grazie ai colleghi per la loro presenza e sensibilità, grazie a voi
tutti. Possiamo prendere atto del buon esito della seduta.
Dichiaro
chiuso questo punto, passiamo al secondo. Grazie.
Il
secondo punto all'ordine del giorno reca: “Monitoraggio sullo stato dell'arte
dei lavori di realizzazione delle Case e degli Ospedali di Comunità nella
Regione Calabria”.
Sono
stati invitati il dirigente generale del Dipartimento salute e welfare della
Regione Calabria, il dottore Tommaso Calabrò, grazie per la presenza; il
direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria, dottoressa Lucia Di Furia,
grazie anche a lei; il Commissario dell'ASP di Catanzaro, dottor Antonio
Battistini, benvenuto; non perviene nessuno da parte dell'ASP di Cosenza, ne
prendiamo atto; al posto del Commissario straordinario dell'ASP di Vibo
Valentia, dottor Vittorio Piscitelli, c'è l'ingegnere Michela Soriano; al posto
del Commissario straordinario dell'ASP di Crotone, il dottor Brambilla, abbiamo
la dottoressa Elisabetta Maria Tripodi, direttore amministrativo.
La
trattazione odierna nasce dalla volontà della Commissione e dell'intera Regione
di conoscere lo stato dell'arte sui percorsi di avvio delle Case e degli
Ospedali di Comunità. Pregherei, quindi, ogni singolo intervenuto di
relazionare su quella che è la situazione e, laddove vi è la possibilità, anche
di depositare dei documenti, in modo tale da poter avere un dossier da consegnare al presidente
Occhiuto, nella duplice veste anche di Commissario straordinario.
È
una prima fase di confronto, in modo tale, eventualmente, laddove ci fosse la
necessità, di proseguire anche con altre sedute di Commissione per seguirne
insieme l'iter e l'andamento, così da
poter avere uno spaccato e un quadro della situazione delle Case e degli
Ospedali di Comunità nell'intera regione, immaginando di fare cose buone e
giuste considerato che da sempre ci diciamo che non è importante soltanto
guardare alla rete ospedaliera, ma è altrettanto fondamentale guardare alla
rete territoriale.
Oggi
con l'avvento di questi finanziamenti che ci consentiranno di dare luce o
ristrutturare, laddove sono già presenti delle strutture sanitarie, le Case e
gli Ospedali di comunità, sicuramente sarà una cosa molto importante perché,
finalmente, prende forma quella rete territoriale che ci consentirà di fungere
da valvola di sfogo nei confronti, magari, degli Ospedali e, quindi, poter dare
quelle risposte giuste e attese da molti anni dalla popolazione calabrese.
Cedo
la parola al dirigente generale del Dipartimento salute e welfare della Regione
Calabria, il dottore Tommaso Calabrò.
Grazie.
Sarò
breve. Ho delegato e adesso riferirà l'ingegnere Dattilo del Settore e, se
siete d'accordo, potremmo fare un quadro generale del PNRR e delle attività
specifiche del tema della convocazione di oggi, perché è un tema strategico
anche questo, oltre quelli che abbiamo affrontato nella precedente seduta della
Commissione, perché ci darà strutture per poter poi realizzare servizi
importanti nell'immediato futuro.
Si
tratta di interventi infrastrutturali e, quindi, legati a tutte le attività che
spesso sono bloccanti o molto articolate nella realizzazione; pertanto,
realizzare un'infrastruttura non è come comprare un servizio, per cui la
Regione, insieme alle Direzioni generali delle ASP, in questo caso particolare,
e delle Aziende ospedaliere, si è organizzata per poter affrontare questo tema
con accuratezza e con specificità territoriale.
Devo
ringraziare i direttori generali e i Commissari delle ASP per l'impegno che
stanno profondendo su tutti i livelli e in questo caso particolare, perché
l'attenzione sul tema è giornaliera.
C'è
un Settore – prima era una Unità Operativa Autonoma e adesso è diventato
Settore della Regione Calabria – che opera su questa azione
in forte sinergia, perché poi le attività devono essere realizzate a livello
locale con tutta la filiera della tecnica che permetterà di mettere a terra gli
interventi; per cui l'impegno è eccezionale e anche la risposta è stata
eccezionale da parte – dicevo prima – delle Direzioni generali e dei Commissari
delle ASP, e per questo va a loro un ringraziamento molto particolare.
L'impegno da qua al termine - adesso ci dirà
l'ingegnere Dattilo - deve essere costante, giornaliero e senza alcuna
ritrosia, cosa che contraddistingue la classe dirigente che ho appena nominato;
per cui adesso, magari, l'ingegnere Dattilo, se siete d'accordo e se lo
ritenete utile, ci darà un quadro generale, poi ogni singolo Commissario o
direttore delle ASP darà conto di quello che sta avvenendo nelle Aziende
sanitarie provinciali, per ogni singolo intervento, in modo da avere un quadro
chiaro e poter poi anche offrire le proiezioni sulla realizzazione dei cantieri
e delle opere che insistono su questo argomento.
Cedo la parola all'ingegnere Franco Dattolo.
Buongiorno, Presidente, buongiorno a tutti i
presenti.
Prima di addentrarci sull'argomento specifico
previsto all'ordine del giorno, fornisco alcune informazioni generali che
riguardano il PNRR e notizie utili per capire il contesto in cui si muove la
Regione Calabria insieme alle Aziende.
La Missione 6 “Salute” del PNRR mira a potenziare e
rafforzare il Sistema sanitario regionale, anche in considerazione delle
criticità emerse durante la crisi pandemica. È articolata principalmente in 2
componenti: una Componente 1 (reti di prossimità, strutture intermedie e
telemedicina per l'assistenza territoriale) che ricomprende, appunto, le
strutture di cui parleremo oggi, Case della Comunità e Ospedali di comunità, e
una Componente 2 che riguarda l'innovazione e la ricerca, la digitalizzazione
del Servizio sanitario nazionale.
Alcuni atti fondamentali durante il percorso di
attuazione e programmazione del PNRR: con il DCA numero 59 del 2022, il
Presidente della Regione Calabria, nella qualità di Commissario ad acta, ha
approvato il Piano operativo regionale che comprende, appunto, tutti gli
interventi afferenti alla Componente 1 e Componente 2 del PNRR. Si tratta di un
Piano di 350 milioni di euro, di cui circa 311 a valere sul PNRR e circa 39
milioni di euro di stanziamenti di fondi regionali. Successivamente al Piano
operativo regionale, è stato sottoscritto il Contratto istituzionale di
sviluppo tra il Presidente della Regione Calabria, sempre nella qualità di
Commissario ad acta, e il Ministro della salute, per dare attuazione al Piano
operativo regionale.
In attuazione, invece, del DCA (decreto del
Commissario ad acta) numero 82/2022 – questo ci serve a capire ora le
competenze dei soggetti che operano all'interno del PNRR – sono stati
sottoscritti tra il Commissario ad acta e i Commissari delle Aziende sanitarie
degli atti di delega, attraverso i quali, appunto, le Aziende del Servizio
sanitario devono dare avvio alla realizzazione operativa e al funzionamento di
tutti gli interventi previsti dal Piano.
La Regione, invece, cosa fa? Tiene a sé le attività
di regia, coordinamento, monitoraggio delle funzioni che sono state, appunto,
delegate con questo decreto del Commissario ad acta alle Aziende sanitarie, che
sono, quindi, dei soggetti attuatori delegati, mentre alla Regione, come
dicevo, compete il monitoraggio, l'indirizzo e il controllo delle attività.
Con questo decreto del Commissario ad acta,
inoltre, è previsto l’obbligo per le Aziende di rendicontare periodicamente le
attività svolte alla Regione Calabria e, sempre con esso, sono state assegnate
a ciascuna Azienda le risorse necessarie per realizzare gli interventi.
Altro elemento utile da conoscere è che tutte le
Aziende del Servizio sanitario regionale, ai fini dell'attuazione degli
interventi di competenza, hanno aderito agli Accordi quadro Invitalia per
l'affidamento dei servizi tecnici di progettazione, coordinamento sicurezza,
direzione lavori, delle verifiche progettuali, dei lavori, del collaudo tecnico
amministrativo e del collaudo tecnico funzionale.
Questo, se da una parte ha creato dei vantaggi in
quanto ha evitato alle Aziende di fare le procedure di gara, dall'altra parte,
sentendo un po’ gli animi delle Aziende, ha creato alcuni problemi, perché,
magari, non tutti i gruppi di progettazione sono di un determinato livello,
anche perché sono oberati di lavoro in quanto hanno partecipato ad Accordi
quadro sparsi in tutta Italia. A sentire gli umori delle Aziende – ripeto – ci
sono stati dei pro e dei contro.
Ora, per entrare nel merito, invece, della
convocazione odierna, nell'ambito della Componente 1, in particolare, sono
previste 2 linee di investimento: una delle Case delle Comunità e presa in
carico delle persone, con un importo complessivo di 96 milioni di euro, più
l'aggiunta delle risorse del fondo delle opere complementari che prevede la
realizzazione dei 61 interventi, e la linea di investimento, invece,
“Rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia delle strutture”, ovvero
dell'Ospedale di Comunità, per un importo di 52 milioni di euro circa, che
prevede la realizzazione di 20 Ospedali di comunità sparsi, come andremo a
vedere tra poco, in tutta la Regione Calabria.
Altra informazione utile è che la Regione Calabria,
con singoli provvedimenti, ha erogato già alle Aziende sanitarie
un'anticipazione del 10% per garantire la copertura delle prime spese anche di
progettazione, quindi, sono stati erogati complessivamente 8.500.000 euro per
le Case della Comunità e circa 3.700.000 euro per quanto riguarda gli Ospedali
di comunità.
Ora, veniamo in linea generale allo stato di
attuazione degli interventi: come sappiamo il PNRR va avanti con target
e milestone, nel senso che sono fissate delle scadenze – alcune
italiane, alcune a valenza europea – entro le quali bisogna raggiungere degli
obiettivi.
I primi target – che riguardano
naturalmente l'assegnazione di codici CUP, l'approvazione dei progetti,
l’assegnazione dei codici CIG – sono stati rispettati e, quindi, su questo non
abbiamo problemi. Ora siamo nella fase di stipula dei contratti per l'avvio dei
lavori e, quindi, all'ultimo step relativo al raggiungimento del target,
che per le Case e gli Ospedali di comunità è marzo 2026, e, pertanto, alla
realizzazione degli interventi.
Per fare una fotografia attuale, aggiornata ai
primi di maggio, in linea generale – poi, magari, le Aziende illustreranno, nel
dettaglio, le criticità di ogni singolo intervento – la situazione è questa:
per quanto riguarda le Case della Comunità, su 61 interventi programmati – 4
finanziati con fondi regionali, quindi questo significa che il target
per raggiungere l'obiettivo è 57 su 61, perché 4 li abbiamo finanziati come
strutture paracadute per salvaguardare, appunto, il raggiungimento del target
– ad oggi, risultano stipulati contratti per l'avvio dei lavori per 49
interventi su 61. Se vuole, li vado ad elencare per singola Azienda. Allora: 12
su 22 per l'ASP di Cosenza …
Le chiedo scusa un attimo, se per lei non è un
problema, poi, magari lascerà materialmente agli atti della Commissione un
report con questi dati, al fine di avere la possibilità di fare un dossier
unico.
Per le Case della Comunità – dicevo – ad oggi su 61
interventi complessivamente risultano stipulati contratti per la realizzazione
per 49 interventi, mentre i lavori avviati riguardano 22 strutture.
Per quanto riguarda, invece, gli Ospedali di
comunità, gli interventi sono 20 e il target è di 15, di cui 5 sono
stati finanziati completamente con fondi regionali. In questo caso la stipula
dei contratti per la consegna dei lavori è di 19 su 20, mentre i lavori avviati
riguardano 11 strutture su 20.
Questo è il quadro ufficiale, che risulta alla
Regione Calabria sulla base dei monitoraggi che mensilmente facciamo con le
Aziende, aggiornati ai primi giorni di gennaio. Ora, magari, le Aziende
potranno meglio analizzare ed esaminare eventuali singole criticità che possono
esserci nell'ambito degli interventi che ancora non risultano contrattualizzati
o da avviare. Grazie.
Grazie, ingegnere. Ripeto anche in questa occasione
che lo scopo della Commissione è quello di essere propositiva, di vigilare e,
quindi, capire, magari tutti insieme, dove dobbiamo un po’ accelerare su
eventuali ritardi. Quindi, gradirei che, poi, ogni Direttore generale,
Commissario delegato, ci dica soprattutto quali possono essere le criticità in
modo tale da poter intervenire anche come parte politica.
Se il Direttore generale, dottor Calabrò, non deve
aggiungere altro, passerei ad audire appunto, i
Direttori generali, iniziando proprio dall'ASP di Reggio Calabria con la
dottoressa Lucia Di Furia. Grazie.
Presso l'ASP di Reggio Calabria sono da realizzare
17 Case della Comunità e 4 Ospedali di Comunità. Non ho predisposto una
relazione, chiedo scusa, ma la posso trasmettere nei prossimi giorni in modo
che rimanga anche agli atti.
Su tutti questi progetti siamo in attesa di
chiudere definitivamente alcune partite di carattere burocratico, perché,
purtroppo, abbiamo dovuto cambiare il RUP, cioè il RUP che aveva seguito questa
fattispecie, a fine anno, se n'è andato. Quindi, abbiamo dovuto rinominare i
RUP e questo, purtroppo, ha comportato un po’ di tempo, dal punto di vista
amministrativo.
Approfitto per dire, anche perché ne abbiamo già
parlato anche con la Regione, che abbiamo alcuni di questi progetti che stanno
economicamente all'interno, anzi ci sono degli avanzi economici, ed altri
progetti sui quali abbiamo bisogno di incrementare la parte economica.
C'eravamo sentiti già da tempo con i colleghi della
Regione e si era discusso dell'opportunità di utilizzare le risorse per andare
a completamento, in modo che questo ci metta nella condizione che, da una parte
mi avanzano, da un'altra parte ne ho bisogno, e posso tirare le somme e
aggiungere se manca ancora qualcosa come Azienda per portare a compimento il
risultato.
Quindi, da questa analisi che cosa ne deriva? Che
stiamo partendo con quelle strutture che dovrebbero iniziare lavori e anche
chiudere con i contratti definitivi, in particolare con quelle che non hanno
problematiche da questo punto di vista, cioè quelle che avanzano soldi, in modo
che, appena la Regione ci dice che i soldi avanzanti li possiamo usare per gli
altri, switchiamo. Poi – ripeto – abbiamo fatto un'analisi complessiva e
la carenza è di circa 900.000 euro e, quindi, li metteremo sul bilancio aziendale,
perché questa è un'azione che non possiamo non portare a casa; chiaramente ne
parleremo con gli uffici, Sestito e quant'altro.
Si stanno avviando, si avviano – dico entro
febbraio perché gennaio è finito – praticamente Montebello Jonico, Reggio
Calabria, ex Enpas ed ex Inam, dove, peraltro, gli
operai sono già andati a vedere come lavorare, perché abbiamo anche qualche
problema di compartimentalizzazione e va risolto anche quello; è un altro
problema serio, perché rischiamo di dover chiudere le strutture per farle
lavorare prima e bene.
Anticipo questo tema perché poi questa è una scelta
che si ribalta anche sui pazienti e, quindi, è giusto che sappiamo che ci
saranno delle situazioni – tipo il famoso via Willermin
– per cui se devono fare ascensori e scale non possiamo mantenere l'attività.
Lo dico perché poi, come diceva prima il consigliere Giannetta, le richieste
arrivano anche a voi.
Allora, sposteremo questi professionisti nelle sedi
limitrofe, chiaramente non li mandiamo a lavorare lontano, però il cittadino
dovrà anche tollerare queste situazioni. Altre strutture che partono entro
questo mese che sta arrivando sono Gioiosa Jonica e Rosarno, Villa San Giovanni
e Antonimina; entro marzo partono Bova e Gerace, – che, poi, Gerace è un
Ospedale di comunità – e partono anche Palmi, Roghudi, Bagnara Calabra e
Bovalino. Abbiamo qualche criticità in più sulle altre, in particolare quella più
critica in assoluto è Cinquefrondi, perché hanno dovuto fare delle prove
aggiuntive sismiche, quindi è quella che non abbiamo potuto chiudere ancora
sulle verifiche, nel senso che le altre ci sono arrivate e ci siamo, quindi
siamo solo nella firma finale, però lì ci sono proprio dei tempi più lunghi e
le altre strutture dove abbiamo qualche problema riguardano le validazioni dei
vigili del fuoco che non tutte sono arrivate.
Quindi, anche lì, anche perché ci sono alcune
strutture dove vengono parzialmente fatti dei lavori; mi addentro in un tema:
se facciamo un lavoro a Oppido, - lo dico perché, magari, qualcuno conosce
queste strutture - la valutazione dei vigili riguarda solo quel pezzo, però poi
giustamente va fatta la validazione di tutta quella struttura, quindi, questa è
una complicazione che stiamo cercando di risolvere.
Accenno anche per completezza, che, per quanto
riguarda questa situazione, praticamente, essendo un appalto integrato
esecutivo e direzione dei lavori, alle 14 ho un incontro con i colleghi che
dovranno occuparsene e, quindi, devono essere portate a compimento anche queste
piccole sbavature, che sono piccole relativamente.
Diciamo che ci aspettavamo di cominciare per
gennaio, ma con il cambio del RUP, purtroppo, dobbiamo aspettare, perché vanno
rifatti gli atti deliberativi e risistemata un po’ la continuità, anche,
appunto, avendo l'okay della Regione su questa possibilità di utilizzare le
risorse in modo che, capito questo, poi, mi posso muovere serenamente anche con
le altre; altrimenti, in alcune di queste sono ferma perché, al netto della
richiesta fatta dal tecnico che ha redatto il progetto esecutivo, se è di gran lunga
superiore a quello che gli era stato consegnato, non possiamo far finta di
niente, quindi i miei tecnici devono controllare, perché è ovvio che, se a
un'opera da un milione ci chiedono di aggiungerne un altro, dopo che è passato
al definitivo e i verificatori l'hanno visto, è un po’ troppo.
Stiamo anche facendo un'operazione di verifica e
cioè se le richieste sono veramente coerenti per evitare che ci siano anche
delle situazioni in cui qualcuno magari si approfitta; quindi, questa
situazione è sotto filtro.
Purtroppo – ripeto – aver perso il RUP ha
determinato un momento di crisi, tant'è che ci sto direttamente io con il nuovo
collega, che è stato da poco nominato, che sta facendo da collettore di tutti
gli interventi. Tutti quanti stanno rileggendo quello che è stato prodotto e
per questo ho fatto queste precisazioni. Per gli altri, se la Regione ci dà
l'okay da un punto di vista di rimodulazione, dico che forse andiamo un pelo
più lunghi, però, tra marzo e aprile, forse anche prima, sicuramente partono anche
gli altri perché, poi, man mano che si liberano le cose si mettono in piedi. Se
ritenete vi mando un calendario, un cronoprogramma, così rimane agli atti.
Esatto, grazie, dottoressa, se riusciamo ad avere
quanta più documentazione possibile – nel senso cronoprogramma, difficoltà,
eccetera – sarebbe cosa gradita.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Gelardi.
Ne ha facoltà.
Dottoressa, la ringrazio per i dati che ci ha
fornito, l'ho seguita attentamente e, nonostante il contrattempo del RUP, mi
pare che in Provincia di Reggio diverse Case della Comunità – su 17, mi sembra
una decina mentre lei parlava – sono a buon punto, con i lavori pronti per
essere appaltati e per partire. Ha citato Cinquefrondi per la problematica
particolare. Non voglio fare campanilismo, ma, essendo un cittadino di
Sant’Eufemia Aspromonte, quindi interessato per i miei concittadini o i
cittadini dei paesi vicini, visto che non ha citato la Casa della Comunità di
Sant'Eufemia d'Aspromonte, le chiedo se può dirmi lo stato dell'arte, la
tempistica dei lavori o più o meno quando si presuppone che questi partiranno e
verranno conclusi. Grazie, dottoressa.
Sant'Eufemia d'Aspromonte fa parte di quel gruppo
di cui parlavo prima, appena abbiamo l'okay sulla rimodulazione. Sant'Eufemia
d'Aspromonte non ha criticità di investimento, quindi credo che a breve
potremmo anche questa…
(Interruzione fuori microfono)
L’ipotesi di scambiare le risorse da un posto
all'altro era già stata discussa con la Regione, però adesso formalmente ci
devono autorizzare perché poi, ripeto, se dal computo dei meno e dei più mi
mancano, come sembra, circa 900.000 euro, vorrà dire che, visto che adesso i
bilanci li abbiamo, queste risorse le pongo a carico dell’ASP e poi se la
Regione le vuole ridare, ben venga.
Le volevo dire che non è in fase di appalto ma
siamo alla consegna dei lavori. Siamo nella fase di consegna, quindi dovrebbero
mettere su le gru, noi speriamo molto presto.
Dottoressa Di Furia, prima diceva che su alcuni
progetti bisogna incrementare delle somme e lo scopo di questa seduta di
Commissione è, anche, cercare di approfondire e capire meglio. Le chiedo,
pertanto: quali sono questi Ospedali o Case della Comunità e quante sono le
somme?
Abbiamo criticità economiche - atteso che qualcuno
avanza e qualcuno, invece, deve avere di più - su Taurianova, Sant'Alessio,
Monasterace e Caulonia che hanno richiesto…
Però, ripeto, non possiamo dare le risorse senza neanche controllare,
perché poi, comunque, noi siamo soggetti attuatori, abbiamo pure responsabilità
nei confronti della Corte dei conti.
In ogni caso, ripeto, complessivamente il surplus
lo rimetto a disposizione delle altre, ci mancano circa 900.000 euro.
Grazie, dottoressa.
Possiamo procedere con l'audizione del Commissario
straordinario dell'ASP di Catanzaro, il dottor Antonio Battistini, a cui cedo
la parola. Prego.
Presidente, buongiorno. Onorevoli, buongiorno a
tutti.
Farò una brevissima introduzione di ordine
generale, poi lascerò la parola al mio dirigente, l'ingegnere Benvenuto, per
gli aspetti più strettamente di ordine tecnico.
Quello che volevo portare all'attenzione di questo
Tavolo, è il fatto che noi stiamo lavorando, anche, in un'ottica non solo di
logica infrastrutturale, perché la messa a terra del PNRR non è solamente la
realizzazione di opere, ma è, alla fine, il risultato atteso all'erogazione di
servizi; quindi, stiamo lavorando anche in parallelo, insieme alla direzione
sanitaria aziendale, per coniugare la nuova rete delle aggregazioni funzionali
territoriali dei medici di medicina generale per fare in modo che ci sia quanto
più possibile convergenza sulle due progettualità.
È nota fin dall'inizio - fin dal varo del DM 77, ma
anche dagli approfondimenti successivi che si sono succeduti a livello del
Ministero della salute e MEF - la difficoltà di popolare queste strutture con
il personale sia medico sia infermieristico. Credo, quindi, che uno degli
obiettivi a cui le Aziende, la Regione, debbano tendere è, anche, quello di
coniugare le forme associative della medicina del territorio con la
realizzazione delle infrastrutture, per prevenire quello che già molti
identificano come il rischio delle scatole vuote. Questo è una cosa che noi non
ci possiamo assolutamente permettere e quindi stiamo cercando di lavorare in
parallelo sia sulla parte infrastrutturale sia sulla parte organizzativa della
medicina del territorio, per giungere a quello che lei, Presidente, auspicava
come risultato finale, cioè una medicina di prossimità realmente funzionante e
che ci aiuti a superare il gap che stiamo
subendo in questo momento.
Nel territorio dell'ASP di Catanzaro incidono 11
Case della Comunità e 4 Ospedali di Comunità, oltre a 4 Centrali Operative
Territoriali (COT) di cui una Master.
Le 4 Centrali Operative Territoriali sono già
funzionanti, abbiamo fatto il primo monitoraggio e il funzionamento ci
soddisfa. Non ci soddisfa, per il momento, la cultura del personale ospedaliero
e anche dei medici del territorio in ordine al funzionamento della COT.
La COT deve essere il vero cuore pulsante che deve
far girare la macchina dell'organizzazione sanitaria. Questo presuppone che,
fin dall’ammissione del paziente nell'ospedale, si prefiguri il transito sulla
COT per metterla in condizione, poi, di predisporre la dimissione protetta più
idonea e quindi scegliere il setting assistenziale più idoneo. È un
cambiamento di paradigma non infrastrutturale, che non si tocca con mano, ma
che è culturale e sul quale noi ci stiamo sforzando molto.
Ritengo che questo sforzo vada condiviso anche con
le altre Aziende, perché credo che analoga problematica ce l’abbiano tutti.
Tutti sappiamo che è facilmente prevedibile, all'ingresso di un paziente di una
certa tipologia, quale sarà il setting assistenziale a cui sarà devoluto
quando uscirà dall'ospedale.
Detto questo, per gli elementi di dettaglio, passo
la parola all'ingegner Benvenuto, che vi potrà ragguagliare, punto per punto,
sullo stato di attuazione di tutti i lavori.
Concludo, dicendovi che, comunque, gli interventi
di compensazione tra avanzi ed esigenze nell'ambito di ogni singola
progettualità ci consentono di bilanciare e di avere un saldo
soddisfacentemente neutro, diciamo così.
Grazie, Generale.
Buongiorno, mi occupo della realizzazione e
dell'attuazione del PNRR per l'ASP di Catanzaro. Come diceva il dottor
Battistini, l'ASP di Catanzaro ha 11 Case di Comunità e 4 Ospedali di Comunità.
Le 11 Case di Comunità sono finanziate con 14 milioni di euro circa con fondi
PNRR, 3.900.000 euro con importi per finanziamenti regionali e con 3.463.000
euro con fondi FOI, che sono i Fondi per le Opere Indifferibili legate a quelli
che sono stati gli aumenti dei costi da quando siamo partiti per la realizzazione
di queste opere.
Da un punto di vista prettamente realizzativo delle
11 Case di Comunità ne abbiamo contrattualizzate 10. Il contratto per la Casa
di Comunità di Lamezia Terme lo firmiamo in settimana; è stata oggetto di un
cambiamento con l'unità di missione prevista prima in piazza Borelli e poi in
via Miceli, quindi con la demolizione e ricostruzione dell'ex dispensario.
Abbiamo già approvato il progetto esecutivo, i lavori partiranno
nell'immediato.
Per quanto riguarda la realizzazione specifica,
abbiamo la Casa di Comunità di Squillace che è al terzo SAL (stato avanzamento
lavori); la Casa di Comunità di Catanzaro Lido che è al primo SAL; la Casa di
Comunità di Catanzaro, via Acri, è anch'essa al primo SAL; la Casa di Comunità
di Soverato sono stati consegnati i lavori e sono stati consegnati i lavori
anche per la Casa di Comunità di Badolato.
Ci mancano le consegne formali dei lavori, che
avverranno, comunque, entro il 31 gennaio della Casa della Comunità di Sersale,
di Taverna, di San Mango d'Aquino, di Curinga e di Nocera Terinese.
Su Nocera Terinese l'unica problematica in questo
momento, ne abbiamo preso atto, è che la pubblicazione del piano di assetto
idrogeologico nuovo della Regione Calabria configura la Casa della Comunità di
Nocera all'interno di una zona R/4, quindi significa che andrà rimodulato
senz'altro l'ubicazione della Casa della Comunità, anche se questa di Nocera è
finanziata con fondi regionali, quindi, non incide sul target del PNRR.
Questo è quanto, in merito alle Case della
Comunità.
Per quanto riguarda gli Ospedali di Comunità ne
abbiamo 4: Soveria Mannelli, Badolato, Botricello e Girifalco. Badolato e
Botricello sono stati già consegnati.
Soveria Mannelli lo consegniamo in settimana,
firmiamo il verbale di consegna, ho convocato la direzione lavori e le imprese
per domani o venerdì, adesso non ricordo, però la stiamo consegnando adesso.
L'unica criticità che abbiamo è quella relativa a
Girifalco. Non so se conoscete Contrada Serra, praticamente è l'ex sede della
vecchia struttura manicomiale di Girifalco. L'Ospedale della Comunità occupa
uno degli elementi; abbiamo fatto le verifiche per quanto riguarda la
vulnerabilità sismica e per poter adeguare sismicamente questa struttura
spenderemmo quasi il doppio di quello che è il finanziamento disponibile,
quindi, si è optato per la demolizione e ricostruzione di uno di questi
elementi e questo ci consentirà di restare all'interno del finanziamento, ma
sforeremo sicuramente il target del PNRR. In questo modo, anche in accordo con
la Regione - ne abbiamo parlato la settimana scorsa - noi switcheremo
l'ospedale di Badolato, che è finanziato con fondi regionali, con l'ospedale di
Girifalco, che è finanziato con fondi PNRR. Quindi, di fatto, parliamo di
quella situazione che ci aveva prospettato l'ingegnere Dattolo: abbiamo questi
ospedali, questi target da raggiungere, e, attraverso gli ospedali che sono
finanziati dalla Regione, abbiamo la possibilità anche di switchare e quindi di
centrare i target. Non ho altro da dire.
Le chiedo scusa. Lei parlava di Soveria Mannelli
come Ospedale di Comunità, giusto? Ma è anche Ospedale di montagna o è solo un
Ospedale di Comunità?
No, è anche Ospedale di Comunità. All'interno del
presidio ospedaliero avremo la riabilitazione, quindi sarà all'interno
dell'ospedale di montagna.
Rientra negli interventi di valorizzazione di una
struttura già esistente.
Perfetto.
Cedo la parola al delegato del dottore Piscitelli,
l'ingegnere Michela Soriano, direttore dell'U.O. Gestione tecnico patrimoniale
dell'ASP di Vibo Valentia. Prego.
Buongiorno a tutti.
Noi abbiamo 5 Case della Comunità e 2 Ospedali di
Comunità tutti finanziati su PNRR, tranne un Ospedale di Comunità, quello di
Tropea, finanziato con fondi regionali.
Ad oggi siamo partiti su tutti gli interventi: sia
su tutti e due gli Ospedali di Comunità, che sono quello di Tropea e di
Soriano, sia su tutte le Case della Comunità, ad eccezione di quella di
Filadelfia dove abbiamo avuto un problema per uno spostamento di cabina Enel
che abbiamo risolto e quindi dovremmo contrattualizzare entro il prossimo mese
l'inizio dei lavori.
Le Case della Comunità sono dislocate su Serra San
Bruno, Filadelfia, Mileto, Soriano e Nicotera. Non abbiamo particolari problemi
se non questo di Filadelfia che abbiamo già superato. Siamo abbastanza in
linea.
Cedo la parola alla dottoressa Elisabetta Tripodi,
direttore amministrativo dell'ASP di Crotone. Prego, dottoressa Tripodi.
Buongiorno. Sono assistita dal responsabile degli
interventi PNRR, ingegnere Cosimo.
Abbiamo approntato una relazione che, poi, verrà
consegnata ai fini del fascicolo e che proverò a sintetizzare in maniera
brevissima.
L'azienda di Crotone ha ricevuto dei finanziamenti
per la realizzazione di 6 Case della Comunità, 1 Ospedale di Comunità e 2
Centrali Operative Territoriali.
Le Centrali Operative Territoriali sono state
realizzate e collaudate.
Sia le Case della Comunità che l'Ospedale sono
state tutte contrattualizzate con la ditta, ma ancora non sono stati avviati i
lavori; criticità che vengono rappresentate dalla scelta, per come prima diceva
l'ingegnere Dattolo, dell'appalto integrato che ha portato sì che, in sede, il
contratto si fa dopo il progetto definitivo, ma manca da parte del consorzio
che si è aggiudicato i lavori - è lo stesso che si è aggiudicato i lavori per
l'ASP di Reggio Calabria, dove ha 21 Comunità - la consegna del progetto
esecutivo. Il consorzio è stato diffidato.
Da incontri che si sono tenuti in questi giorni, ha
promesso la consegna dei progetti esecutivi per la successiva validazione entro
il 15 di febbraio. Di questo è già stata informata la Regione e, se non verrà
rispettata questa data di consegna del progetto esecutivo e per anche tagliare
i tempi della validazione, si è creato un gruppo interno e quindi non daremo
una società di professionisti esterni la validazione dei progetti, assumendo
anche le responsabilità. Poi bisognerà decidere se passare a una fase di
applicazione delle penali in maniera che ci sia…, una moral suasion
potrebbe essere fatta anche dalla parte politica, perché adempiano agli
obblighi contrattuali, perché i contratti e l'anticipazione che doveva essere
stata data è stata già fatta dalla fine del 2023; sono queste le inadempienze
di natura contrattuale. Comunque, è tutto rappresentato in questa relazione,
che vi consegno.
Grazie, dottoressa.
Non avevo dubbi sulla sua precisione e puntualità.
Ci avrei scommesso che avrebbe portato una relazione, conoscendo il suo modus
operandi. Tra altre cose ci ha dato spunto anche per un aspetto
fondamentale su cui vorrei investire anche l'ingegnere Dattolo: bisogna capire
come vogliamo comportarci, laddove c'è la sottoscrizione dei contratti e i
tempi diventano più lunghi rispetto a quello che il contratto dice sull’inizio
dei lavori.
Secondo il mio modesto parere, bisognerebbe
incalzare un po’ anche le imprese laddove hanno soprattutto fatto degli
appalti-concorso, stimolarli ad adempiere, anche, con
una lettera di diffida, altrimenti rischieremo dei tempi morti e, secondo me,
non ce lo possiamo permettere. Mi dispiace che siano andati via gli altri
Direttori generali, il Commissario…
Tra le altre cose volevo dirlo prima, me ne sono
dimenticato: abbiamo una classe di Commissari e direttori generali in gamba e
all'altezza della situazione e non possiamo permetterci il lusso, però, che la
Regione abbia questi ritardi per colpa di altri; quindi
le Aziende devono assumersi sicuramente le loro responsabilità e noi su questo
vigileremo, anche a costo di portarvi in maniera cadenzata in questa
Commissione ed esigeremo delle risposte certe e precise. Grazie.
Colleghi, possiamo prendere atto del buon andamento
del punto all'ordine del giorno della Commissione.
Dichiaro chiusi i lavori, ci riaggiorneremo in
altra seduta di Commissione che faremo su questo punto e tema specifico.
Grazie, arrivederci.
La seduta termina alle 12.56