XII^ LEGISLATURA
N. 11
RESOCONTO INTEGRALE
__________
SEDUTA DI MARTEDÌ 9 MAGGIO 2023
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PIETRO SANTO MOLINARO
Inizio seduta h. 11.38
Fine seduta h. 13.44
INDICE
In
memoria delle vittime del terrorismo
BRUNI
Amalia (Partito Democratico)
PRESIDENTE, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *, *
BRUNI
Amalia (Partito Democratico)
BUTERA
Antonio, Presidente associazione Antiracket di Lamezia
CASSANO
Alessio, responsabile sportello antiracket Cosenza
FERRAMI
Pierluigi, Presidente associazione antiracket Cosenza “Lucio Ferrami”
GELARDI
Giuseppe (Lega Salvini)
LAGHI
Ferdinando (De Magistris Presidente)
LARICCIA
Giuseppe, vittima del racket in Calabria
LARUFFA
Giuseppe, A.P.I.C.A. ONLUS Associazione
antiracket Polistena
MARCIANÒ
Antonino, Direttivo SOS Impresa A.L.I.L.A.C.C.O. di Reggio Calabria, *
MONTUORO
Antonio (Fratelli d’Italia), *
MORANO
Maria Teresa, coordinatrice associazioni antiracket della Calabria anche in
rappresentanza di ACIPAC - Associazione commercianti, imprenditori, professionisti
e artigiani di Cittanova, *
PRATTICO’
Giuseppe, U.N.I.A. UNIMPRESA ITALIA
TALERICO Antonello (Gruppo Misto), *
Presidenza del
presidente Pietro Santo Molinaro
La seduta inizia alle 11.38
Molinaro, presente; Amalia Bruni,
presente; Antonio Montuoro, presente; Michele Comito ha chiesto congedo, lo sostituisce
il collega Gelardi; Antonello Talerico, presente; Ferdinando Laghi, presente. C’è
il numero legale.
Vi ringrazio per questa presenza.
Diamo per letto ed approvato il verbale della seduta precedente, se siamo tutti
d'accordo.
(Così resta stabilito)
Prima di iniziare, poiché quella
di oggi è una seduta dedicata alle audizioni, comunico che ci sarà necessità di
un paio di altre sedute considerato l’elenco dei soggetti che potremmo invitare.
Siamo aspettando conferma degli elenchi ufficiali da parte delle Prefetture.
Ricordo che ad oggi hanno risposto per le associazioni che abbiamo invitato le Prefetture
di Catanzaro e Reggio Calabria, qualcun'altra associazione aveva fatto
richiesta e abbiamo sollecitato le altre Prefetture.
Invito i colleghi che conoscessero
soggetti in possesso di competenze, sia come associazione antiracket sia come
Fondazione antiusura o Confidi, che hanno un fondo dedicato per l'usura, di
indicarne i nominativi per invitarli. Ritengo che in questo lavoro più voci
ascoltiamo sicuramente meglio è.
Se me lo consentite, prima di
iniziare i lavori e, quindi, far entrare le associazioni, vorrei ricordare, per
lasciarlo ovviamente anche agli atti di questa Commissione, che oggi è la
giornata nazionale in memoria di tutte le vittima del terrorismo, istituita,
come sappiamo, dopo l'assassinio dell'onorevole Moro, con Legge 56 del 2007. Ovviamente,
ci fa piacere, in un luogo istituzionale, ricordare questo momento, sperando
che sia illuminante e che non si verifichino più questi tragici eventi.
Ha chiesto di intervenire la
consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Vorrei ricordare che in realtà
oggi sono 45 anni dal ritrovamento del cadavere dell'onorevole Moro, ma è anche
la stessa data in cui fu assassinato Peppino Impastato, il giornalista ucciso
dalla mafia: due vite, profondamente diverse, ma entrambe segnate, entrambi
assassinati, entrambi hanno sacrificato la loro vita. Credo che, a maggior
ragione in questa seduta di Commissione anti ‘ndrangheta di oggi, il pensiero
anche di Peppino Impastato ci debba guidare, considerato che la lotta alla
mafia in Sicilia è stata condotta - c'è la mafia e c'è un'antimafia - e noi
invece dobbiamo veramente costruire l'anti ‘ndrangheta all'interno di questa
regione. La ‘ndrangheta è forte, ma l'anti ‘ndrangheta purtroppo ancora non è
nata nella maniera più ardimentosa che penso tutti noi che sediamo in questa Assise
ci augureremmo.
Grazie.
Possiamo far entrare gli amici
delle associazioni.
(I rappresentanti delle
associazioni prendono posto in Aula)
Grazie per aver accettato l'invito
a questa riunione di Commissione. Da qui a poco vi daremo la parola. Noi,
ovviamente, abbiamo un elenco degli invitati e interverrete nell’ordine
stabilito.
Vorrei ricordare i motivi di
questa seduta alla vostra presenza: abbiamo avviato, la scorsa seduta, la
discussione sulla predisposizione del Piano speciale legalità antiracket e
antiusura 2023, così come previsto dall'articolo 4 della legge 9 del 2018.
Ci saranno altre sedute di
audizione perché sentiremo anche le associazioni e le fondazioni antiusura, i
Confidi, un po’ tutti i soggetti che operano su questi temi.
È presente anche una vittima del
racket che sentiremo secondo programma.
Vi chiedo la cortesia, nel momento
in cui prenderete la parola, di presentarvi (nome, cognome) e indicare l’associazione
che si rappresenta, per facilitare poi la stesura del verbale che sicuramente sarà
utile poi per la definizione del programma.
Voglio, poi, ricordare, sintetizzando
in qualche modo il contenuto dell'articolo 4: il Piano prevederà
sostanzialmente le azioni - io dico possibili - in funzione anche delle risorse
che avremo a disposizione, per prevenire i rischi di infiltrazione criminale e ‘ndranghetista
sul territorio e sul tessuto socio economico; l’articolo va nella direzione di
contrastare i fenomeni di usura e di estorsione; il Piano sarà approvato dalla Giunta
regionale; sarà pubblicizzato sia dalla Giunta regionale sia dal Consiglio
regionale.
Noi auspichiamo, soprattutto, che
ci sia una collaborazione attiva non solo nella fase di predisposizione di
questo programma ma anche in quella di pubblicità, di diffusione di quelle
misure e azioni che possiamo mettere in campo.
Stiamo provando, avendo fatto un
passaggio formale con il Dipartimento legalità della Giunta regionale nel
Comitato di sorveglianza, per quanto riguarda i fondi comunitari, di
predisporre, anche, dei bandi che possano dare ristoro in termini economici alle
vittime di racket per consentirgli di rifarsi un'attività imprenditoriale o
ripartire con quella precedente, se possibile. Questo perché? Perché ci siamo resi
conto che ovviamente le risorse sul bilancio regionale sono sempre poche,
quelle che abbiamo le vorremmo utilizzare col vostro contributo nel modo
migliore possibile. La Calabria, però, si contraddistingue purtroppo anche per
tanti trascorsi e vorremmo lavorare, in termini di prevenzione o di ristoro per
le vittime, utilizzando i fondi comunitari.
In quest’ottica noi lavoreremo,
ascoltando i vostri suggerimenti e le vostre proposte, cercando di proporre
alla Giunta regionale l’utilizzo non solo delle poche risorse regionali
disponibili, ma soprattutto guardando ai fondi comunitari.
Vi pregherei di prendere la parola
secondo l’ordine che ci siamo detti, presentandovi con nome e cognome. Il primo
in elenco è l'associazione commercianti, imprenditori professionali, artigiani
di Cittanova. Al rappresentante la parola. Prego.
Buongiorno, grazie, Presidente,
per questa convocazione che riteniamo sia particolarmente importante. Io sono
Maria Teresa Morano, oggi sono qui nella doppia veste di coordinatore delle associazioni
antiracket della Calabria e in sostituzione del Presidente dell'associazione antiracket
di Cittanova, che oggi non è potuto essere presente.
La mia storia nasce da Cittanova,
perché io sono figlia di uno dei 12 imprenditori che denunciò il clan dei
Facchineri.
Sono passati trent'anni, ma
proprio a Cittanova quella fu la denuncia che portò alla costituzione della
prima associazione antiracket della Calabria, a cui nel tempo sono seguite
altre associazioni che oggi sono qui presenti. Nell'ordine di tempo, dopo
Cittanova, è stata costituita l'associazione di Polistena e, dopo, l'Associazione
di Lamezia Terme, nel 2005, e ultima arrivata, nel 2014, l'associazione di
Cosenza. Sono presenti qui i Presidenti o delegati oggi per rappresentare la
loro realtà. Queste associazioni, che sono costituite secondo il modello delle
associazioni più diffuse in Italia, sono costituite esclusivamente da
imprenditori. Infatti ci terrei a sottolineare questa cosa: le associazioni
antiracket sono costituite esclusivamente da imprenditori, che svolgono
chiaramente il loro lavoro, e che, però, sono passati da vicende di estorsione
che li hanno riguardati personalmente; qui oggi presenti abbiamo tutti
rappresentanti di queste associazioni che hanno una loro storia personale, a
volte anche molto forte; però hanno la consapevolezza di quanto sia importante
e necessario continuare a fornire aiuto e supporto a chi oggi si trova in quelle
stesse condizioni. La cosa più difficile e più brutta che si ha davanti quando
si ha una richiesta estorsiva, una minaccia da una delle cosche della
criminalità è proprio quella di guardarsi intorno e chiedersi: “Ma chi mi può
aiutare in maniera sicura? A chi mi rivolgo?”. Ecco, questo è l'interrogativo al
quale noi intendiamo rispondere, essendoci passati direttamente. Siamo anche convinti
che quando ci presentiamo a un imprenditore possiamo condividere un'esperienza,
sappiamo cosa sta vivendo lui perché lo abbiamo vissuto noi in prima persona;
pertanto, sappiamo quali sono le emozioni che prova e qual è l'aiuto di cui ha
bisogno. Lo sappiamo anche perché, nel tempo, in questi trent'anni dalla
costituzione della prima associazione che è questa di Cittanova, costituita nel
1993, abbiamo acquisito e accumulato esperienze in termini di gestione delle
vittime e di supporto per l'accesso ai fondi della legge di solidarietà per le
vittime del racket e usura. Io stessa sono stata componente per due mandati del
comitato nazionale di solidarietà. L'ex presidente dell'associazione di Lamezia
è stato componente di questo comitato per un altro mandato. Quindi abbiamo
questa doppia visione: sappiamo cosa serve alle vittime, sappiamo anche cosa
serve all'Istituzione per gestire il Fondo di solidarietà. Fondo di solidarietà
costituito nell’ufficio nell'ambito del Ministero degli interni, gestito e
diretto dal Commissario di Solidarietà antiracket e antiusura e che dispone di
un fondo cospicuo, Presidente; un fondo che viene rialimentato in maniera
automatica dal fondo giustizia e che, impropriamente, definirei senza limiti, nel
senso che le risorse economiche ci sono. Perché vi puntualizzo questa cosa? Proprio
per riallacciarmi solo un attimo e dare una risposta a ciò che ha preannunciato
lei: in Italia esistono le risorse per aiutare le vittime di estorsione, di
usura. Cosa non esiste? Non esistono sufficienti braccia e volontari o,
comunque, forme di assistenza alle vittime per riuscire ad attingere a questi
fondi, che chiaramente sono gestiti attraverso istruttorie delle Prefetture, ma
che necessitano di tempi e di formalità abbastanza rognose. Per cui, vai a
spiegare a una persona che ha avuto la sua vita compromessa, la sua attività
distrutta da un incendio che poi deve passare altri due anni per le forche
caudine di tutti i documenti che servono per accedere a questo fondo.
È però questo quello che noi facciamo,
perché siamo consapevoli che dare una risposta alle vittime, che ne hanno
bisogno dallo Stato, sia una cosa importante.
Tra l'altro, le quattro
associazioni di cui ho parlato sono in rete di fatto, non c’è un atto formale di
costituzione, ma siamo sostanzialmente coordinati e io sono appunto la
coordinatrice regionale. Di recente abbiamo anche avuto la possibilità,
attraverso una misura del PON legalità che ora è in via di ultimazione, di
allestire 3 sportelli di assistenza alle
vittime, uno a Cosenza, uno a Lamezia Terme e uno a Polistena, con cui
riusciamo a coprire tutto il territorio regionale e attraverso i quali
riusciamo a fornire, grazie alle misure del PON, assistenza legale, assistenza
di commercialisti e, soprattutto e per la prima volta, assistenza psicologica
alle vittime che si rivolgono a questo sportello.
Le associazioni antiracket di loro
hanno sempre svolto questa azione in termini volontaristici. Questa è la prima
volta in cui riusciamo, grazie a queste risorse del PON legalità, a fornire
alle vittime supporto tecnico, perché poi le costituzioni di parte civile o il
supporto legale sono questioni tecniche, ma il supporto psicologico è fondamentale,
riuscendo a riconoscere ai professionisti che lavorano nel nostro progetto un
minimo di ristoro. Dico un minimo perché chiaramente siamo ben lontani dalle
tariffe professionali. Però, grazie a questo, siamo riusciti a essere presenti
su tutto il territorio; laddove non esiste lo sportello fisico ci andiamo noi,
insomma riusciamo a spostarci. C'è una specie di sportello ambulante col quale
riusciamo a raggiungere anche territori nei quali non esiste l'associazione,
per esempio l'Alto Ionio Cosentino, l’area di Corigliano Rossano è un'area
abbastanza vivace da questo punto di vista; negli ultimi anni abbiamo assistito
e ci troviamo ora ad assistere diverse persone e, quindi, tornando alle nostre
istanze, al nostro contributo per la formazione di questo Piano, noi, sulla
base della nostra esperienza, riteniamo che sia intanto indispensabile dare
delle risposte. Non me ne vogliate, se vi dico che il cittadino che è vittima
di estorsione e usura non si aspetta una risposta dalla politica, rispetto alla
quale ha una visione un tantino distaccata. La risposta la si aspetta dalle
forze dell'ordine e dalla magistratura che sono quelle figure alle quali,
quando siamo in quelle condizioni, noi ci rivolgiamo, in attesa di avere – speranzosi
- giustizia e certezza della pena, ma questo non attiene chiaramente a questo Piano.
Cosa attiene invece alla consapevolezza di una Commissione del genere? Il fatto
che gli imprenditori che sono vittime da soli, spesso, non riescono a capire
come uscirne. L'associazione Antiracket è di fatto una specie di scudo che
viene creato intorno all'imprenditore anche laddove si verificano dinamiche del
tipo “Non andate più in quel negozio perché lui ha denunciato”, che è tipico di
realtà piccole nelle quali l'imprenditore che denuncia viene spesso messo al
palo. Invece che essere aiutato e sostenuto viene abbandonato anche dai
clienti.
Ecco, le associazioni fanno questo
tipo di scudo.
E però le associazioni, proprio
per la premessa che ho appena fatto, assistono le vittime anche nelle
costituzioni di parte civile. Noi siamo consapevoli del fatto
che le accuse vanno sostenute anche durante i procedimenti penali e le vittime
spesso sono chiamate a testimoniare in Tribunale. Non dico una cosa illogica,
se vi dico che spesso quando sono soli non hanno neanche il coraggio di andare a
confermare le loro testimonianze; e la nostra funzione accanto a loro è proprio
quella di incoraggiarli a sostenere fino in fondo questo percorso, che è quello
che ci serve per chiudere il processo in maniera efficace in termini di
condanne, per condannare gli estorsori e liberare il territorio da queste
presenze.
Questa è la cosa più
importante: sulla base della nostra esperienza possiamo dirvi che attraverso le
denunce per estorsioni e usura si cominciano a colpire i gangli che possono
apparire periferici di un'organizzazione criminale; però, attraverso questi -
l'esperienza di Lamezia è un esempio lampante - dopo la prima, la seconda, la
terza denuncia per fatti di estorsione, ha cominciato a innescarsi un processo
secondo cui questi criminali, questi imputati hanno capito che cominciava a
stringersi la corda intorno al loro collo e, quindi, hanno cominciato a
collaborare con le forze dell'ordine.
Quindi il primo
collaboratore, il secondo, il terzo, fino a 20 collaborati, grazie ai quali la
magistratura è riuscita a costruire su Lamezia non ricordo neanche quanti
processi o maxiprocessi che hanno consentito di liberare il territorio.
Noi oggi viviamo, comunque,
una realtà un po’ diversa che è la cosa che vorrei fosse posta maggiormente
alla vostra attenzione: sono mutate le modalità con cui si fa pressione sugli
imprenditori, non esiste più il pizzo, il pagare i 500 e i 1.000 euro al mese,
o, comunque, esiste in una dimensione limitata e circoscritta ad alcune
specifiche situazioni. Adesso, si è molto più vulnerabili rispetto ad altri
tipi di pressioni: l'imposizione delle forniture è, per esempio, la prima delle
problematiche che vanno affrontate, perché ormai questi soldi della criminalità
sono ritornati nell'economia, sono ritornati in imprese, in società, in servizi
e tutti questi devono essere rimpiazzati sul mercato e, chiaramente, imposti
agli imprenditori. Quindi cambia un po’ - è sempre pizzo, è sempre estorsione -
la dinamica ed è un'imposizione relativa a questo genere di forniture.
L'altra modalità è
l'imposizione dell'assunzione di personale, che è una delle forme con cui
l'organizzazione criminale sa di avere una persona lì dentro, una persona che
riesce a comunicare all’esterno qual è lo stato reale di salute delle aziende ed
è funzionale a quell'organizzazione che sta come un avvoltoio sull'azienda e alla
prima difficoltà capisce che c'è la possibilità di stringere la morsa e di aggredire
la società e acquisirla. Questo è il problema più grande che noi viviamo oggi:
l'economia calabrese attuale è fortemente a rischio - l'economia legale sto
dicendo - perché è molto vulnerabile a questo tipo di tentativi di
infiltrazione. Su questo servono azioni politiche, serve un messaggio chiaro da
parte della politica che, per esempio, ha la possibilità di sostenere in varie
forme gli imprenditori che decidono di denunciare e che, invece, si trovano in
difficoltà molto spesso, così come vi ho prima raccontato. Pertanto, ci sembra
che sia necessaria questa chiarezza da parte della politica e che sia però
necessario avere una consapevolezza, Presidente: la consapevolezza è quella che
ognuno di noi fa una cosa. Però non c'è un primato assoluto su chi è il più
bravo. Questa battaglia si vince se - e solo se - accanto ad una buona
politica, a una politica consapevole - che riesce a costruire strumenti buoni e
validi per aiutare il contesto sociale che amministra – c’è la stessa buona
responsabilità da parte degli amministratori - mi riferisco agli amministratori
anche locali - e ci sono dei buoni strumenti per aiutare le vittime. Non voglio
essere immodesta, ma posso dirvi che noi abbiamo acquisito in tutti questi anni
una tale esperienza che riusciamo a cogliere quali siano veramente le azioni
necessarie ad aiutare gli imprenditori che assistiamo.
Chiaramente, serve anche un
modo per coordinarsi con le forze dell'ordine o le Prefetture che gestiscono,
per esempio, i fondi nazionali di cui prima ho parlato.
Noi siamo convinti che di
queste occasioni di confronto debbano essercene molte di più, perché cambia la
realtà, perché cambiano le dinamiche con cui le organizzazioni criminali si
muovono sul territorio e, quindi, può cambiare anche la necessità di trovare
delle soluzioni a questi problemi.
Quindi, siamo consapevoli
del fatto che serve un confronto continuo e siamo consapevoli del fatto che,
solo attraverso la vostra conoscenza delle nostre problematiche, può essere delineato
un Piano veramente utile a questo territorio calabrese.
Siamo anche convinti del
fatto che queste collaborazioni possono essere indispensabili per trovare una
soluzione.
Parlerà dopo di me il
rappresentante dell'associazione antiracket di Polistena, più in là, dopo gli
altri interventi, parleranno le associazioni di Lamezia e di Cosenza e ognuno
di loro vi farà uno spaccato sulle loro realtà, che sono apparentemente simili
ma con dinamiche criminali anche molto diverse. Ognuno di loro è un pezzo di
esperienza che è utile da inserire in questo Piano che vi apprestate a fare. L'unica
cosa che vi dico è che sulla questione dei fondi si deve fare attenzione! Perché,
come anticipava lei stesso, Presidente, i fondi nazionali esistono, bisogna solo
saperli raggiungere. Ecco noi, in questo momento, stiamo provando a far questo.
Siamo in scadenza con questa misura di cui vi ho parlato, questo servizio,
questi sportelli di assistenza legale, commerciale e psicologica. Cercheremo di
capire come poter mantenere un'assistenza anche dopo il termine di questi
progetti e su questo chiediamo che sia anche la vostra consapevolezza per riuscire
a consentirci di trovare il modo per continuare ad aiutare i nostri concittadini.
Grazie.
Grazie a lei. Procediamo
con le audizioni ed eventualmente poi formuliamo qualche domanda, qualche
richiesta, perché ritengo che il confronto sia utile anche per questo, per
approfondire qualcosa. Prego.
Buongiorno a tutti. Grazie
per l'invito. Sono Giuseppe Laruffa, un imprenditore
e rappresento, sostituisco, il nostro presidente Auddino. Sono un imprenditore
che ha avuto le sue esperienze sul territorio, parecchie, alcune negative, e
sono diventato socio fondatore, appunto, di A.P.I.C.A.,
che è un'associazione antiracket a Polistena.
Le associazioni nascono,
come diceva prima la dottoressa Morano, per stare vicino e portare supporto alle
persone che noi conosciamo, amici, colleghi di lavoro che subiscono dei torti
più o meno grandi. Il problema oggi, in una società povera come la nostra, in
Calabria, è che quando uno ha un problema, piccolo o grande che sia, la prima
cosa che fa è andare dall'amico e dire: “Dammi un consiglio, aiutami”; in
alcuni casi, in altri casi non lo si fa neanche, per vergogna, per paura di
esser preso, tra virgolette, in giro e sentirsi dire: “Ma guarda, forse stai
esagerando”. Oppure un'altra considerazione che viene fatta è che siccome
quella è la strada da seguire, tanti si piegano a quella strada; alzare la
testa da soli non è facile, non è facile, perché per tutto quello che ho detto.
Fare squadra, fare gruppo, consente di avere un coraggio che alcuni, forse,
prima pensavano di non avere, ma è quel coraggio del fare squadra. Una squadra
che oggi noi abbiamo bisogno di fare, sì, sul territorio, ma abbiamo bisogno di
farla soprattutto a livello regionale perché essendo la Calabria un territorio
molto povero, è chiaro che queste forme di prepotenza proliferano alla grande e,
quindi, se non si fa squadra, non si fa sinergia a livello regionale,
coordinando più o meno grandi progetti, tra i fondi, o sostegni, come lo
sportello che è stato attivato, o altre attività. Noi, per esempio, come
associazione stiamo portando avanti un programma da realizzare all'interno
delle scuole; sui ragazzi bisogna lavorare perché ormai sugli adulti spesso -
si dice - si perde ogni speranza. Sui ragazzi bisogna lavorare! Perché non si
fa un programma regionale sui ragazzi in cui prevedere un'azione forte e si
discute di questi temi? Credo sia, secondo me, la strada obbligata. Lavorare
sempre di più in coordinamento con gli enti preposti, quindi Guardia di
finanza, le Prefetture, tutti i soggetti che lo fanno per mestiere. Io non lo
faccio per mestiere. Io lo faccio per sentirmi me stesso e dare supporto ad
altri. Ma non è un mestiere, io non vengo pagato per questo; l'esperienza che
abbiamo accumulato in questo periodo è frutto di prevaricazioni che abbiamo
subito e, quindi, quando uno si sente “costretto a…” impara, capisce come
arrivare a determinati fondi, aiuti, persone. Ma non è il nostro mestiere. E’ chi fa questo mestiere che deve cercarci, sono loro che
devono chiamarci a un tavolo e spesso chi organizza questi incontri lo fa su
pressione dei cittadini che subiscono un torto. Perché non si fa sì che sia, anche
in questo caso - perché no? - la parte politica ad invitare a un tavolo le associazioni
di categoria per alzare la voce? Sarebbe, secondo me, la strada più corretta e
non il contrario. Tutto questo può essere - consentitemi - anche uno strumento
politico e potrebbe essere uno strumento politico giusto per far sentire il
cittadino più sicuro sul proprio territorio e non avere sempre quella paura,
quel velo di paura che tante persone hanno.
Le associazioni di
categoria fanno questo. In Calabria ce ne sono poche e questo non va bene.
Facciamoci una domanda: perché ce ne sono poche? Queste associazioni di
categoria devono aumentare di numero, aumentare di importanza sul territorio e,
se volete politicamente dare un volto di una Calabria che cresce, che migliora
e prospera e che dia un messaggio di forza a un imprenditore che vuole
investire, sicuramente questa è la strada, cioè in intervenire sul territorio e
dare quella sicurezza che tutti noi cerchiamo e aspettiamo. Ho finito.
Grazie, grazie per la
testimonianza, per i suggerimenti. Prego.
Buongiorno, Presidente, io
sono Antonino Marcianò, componente del direttivo, Sos
impresa A.L.I.L.A.C.C.O.
di Reggio Calabria, un’associazione che aderisce alla rete per la legalità, costituita
nel 1996 e regolarmente iscritta all'albo prefettizio della Prefettura di
Reggio Calabria, a norma della legge 44 del 1998. Devo portare le scuse e i
saluti del Presidente che è Rocco Raso di Cittanova, impegnato e impedito per
motivi personali ad essere presente.
Rocco Raso è uno dei 12
imprenditori di Cittanova che nel lontano 1992 ha compiuto quella scelta, anche
morale, importante. Rispetto a tutte una serie di valutazioni e di indicazioni
che si possono fare, io mi limiterei ad essere più pragmatico rispetto all’opportunità
che offre questo incontro di stamattina. E, se posso, un po’ fuori sacco mi
permetterei di rivolgere una raccomandazione: se è possibile alla Regione
Calabria chiedere di evitare una sorta di spoil system organizzativa ad ogni
fine di Legislatura; la percezione che si ha è che la Regione Calabria, con
tutti i dati che non sono positivi, rispetto ad una lotta al fenomeno della
mafia, del racket e delle estorsioni e dell'usura, operi per comparti
legislativi; non esiste azione di continuità rispetto a quello che è stato
programmato alcuni anni fa. Non esiste un piano. Si parla tanto di Piano “Marshall”
per affrontare la questione e capire, alla fine della Legislatura, cosa è stato
fatto, cosa serve a riprendere per continuare, altrimenti partiamo sempre da
zero e paghiamo un prezzo altissimo.
Noi rappresentiamo piccoli,
medi e microimprenditori e professionisti che vivono un dramma che molte volte
è un dramma carsico, rispetto ai fenomeni più evidenti che sono legati ad
azioni collaterali di polizia giudiziaria, di polizia, magistratura eccetera.
Questo è un dramma che si
riscontra in maniera non positiva nella società. Le imprese che una volta, ieri
più di oggi, erano taglieggiate o minacciate dalla mafia erano delle imprese
che soffrivano due volte: uno, perché non avevano più la disponibilità del
territorio e quindi del loro mercato; due, perché vedevano messa in crisi la
propria azienda. Uno degli obiettivi di chiunque faccia impresa è quello di
essere tutelato e di avere garantita la libertà d'impresa, per questo molte
volte abbiamo sempre lanciato un appello per dire: “Mettiamo insieme le forze”.
Gli imprenditori calabresi non possono essere eroi che da soli fanno impresa,
si difendono, difendono la società, fanno aumentare il tasso di legalità! Ognuno
deve fare la propria parte e crediamo che la politica debba essere una
struttura e un elemento di regia in questo tipo di azione. Sicuramente non si
può sostituire né alla magistratura, né alla polizia, né ai Tribunali, ma dare
delle indicazioni, capire che, per esempio, una delle cose delle quali non si
parla molto: nell'elenco delle disfunzioni o delle aggressioni alla libertà di
impresa, al pari di chi chiede racket o di chi sottopone l’imprenditore a usura,
forse c’è la necessità di rinnovare e di adeguare la burocrazia, che non può
essere trascurata. Questo non lo diciamo perché vogliamo criticare qualcuno, lo
diciamo con riscontro di dati e di obiettivi.
Un elemento che determina
anche questo tipo di azione e che potrebbe permetterci di commettere meno
errori possibili è quello di avere un dato costantemente aggiornato della
realtà socioeconomica imprenditoriale che esiste nella nostra regione. Noi
abbiamo bisogno, non soltanto di utilizzare i dati nazionali della Banca
d'Italia, della DDA, eccetera, ma abbiamo bisogno di utilizzare i dati, area
per area, che sono diversificati e che dimostrano come c'è uno spostamento
degli interessi dei fenomeni non legali e come ci possa essere lì un'emergenza
di un bisogno a breve. Tutte queste considerazioni, Presidente, lei le conosce
molto bene anche per la sua passata esperienza. Non tralasciano settori di
attività! Ci sono per tutti. Noi, ancora, non conosciamo gli effetti del PNRR
in Calabria, ma va posta un po’ di attenzione, va posta.
Noi che abbiamo assistito
tanti imprenditori nella richiesta di indennizzo della Legge 44 al
Commissariato Antiracket, abbiamo assistito tanti imprenditori nella costituzione
di parte civile, nella denuncia, con una grossa fatica - qui do l'invio, senza
temi di polemica - a farci riconoscere come associazione. Questo non vuol dire
che fosse una miopia della magistratura, non c'era una spinta dal basso, per
cui se il problema lo denuncia l'imprenditore che subisce l'evento e resta
solo, si fa un po’ fatica; non vediamo uno schieramento di posizione da parte
degli enti pubblici. Su 409 comuni, sono più quelli sciolti per infiltrazioni
mafiose che quelli che hanno deliberato la costituzione di parte civile, quando
ci sono eventi anche di questo tipo. Allora su questo credo che la politica
debba diventare una guida e dare una indicazione netta e chiara.
Le indicazioni che potremmo
fornirvi da un primo approccio a quello che prevede l’articolo 4 della legge
regionale 2018 è quello di cercare di individuare e di segmentare gli
interventi, una parte importante quantomeno nella fruizione e nel controllo per
quanto riguarda il settore del credito. Le imprese molte volte diventano
vittima del racket, non perché c'è il racket che li voglia attenzionare, per un
fatto di deviazione necessaria: se vanno in banca e tutto gli viene precluso… Allora
prevedere una Convenzione, ma poi io non azzardo… FINCALABRA potrebbe diventare
un garante su alcune obbligazioni per favorire le piccole e medie imprese?
Penso di sì! Noi abbiamo gestito anche progetti del fondo PON, li abbiamo
gestiti anche sui fondi messi a bando di Calabria etica e lo spaccato che viene
fuori è impressionante. Il segmento della società civile, molte volte, ha una
concezione e una conoscenza del fenomeno che è soltanto - lasciatemi passare il
termine - da mass media. Non recepisce la realtà grave del fenomeno: della foto
che appare sul giornale se ne parla per due giorni e poi finisce, anche perché
l'imprenditore - l’architetto Morano, può essere una buona testimone - vive di
un momento di sostegno e di unità anche delle associazioni, ma, il più delle
volte, resta solo perché gli manca qualcosa.
Appena - è un po’
modificato il fenomeno per la verità, ma non è un fenomeno ribaltato - un
imprenditore è vittima, il primo soggetto che gli è vicino è il suo settorista
bancario che gli dice: “Per favore, puoi passare? Chi facimmu?
Rientriamo?”. Tutta una serie di cose che non racconto a nessuno perché le
conosciamo tutti. E, quindi, la Regione deve essere quantomeno un soggetto
percepito come amico e non un soggetto avverso o un soggetto che sta sopra le
parti e si pone in termini quasi di disinteresse. Quindi su questo noi, se
avessimo avuto a disposizione il tempo di leggere le documentazioni che
sicuramente la Commissione appronta per discutere questo, potremmo anche
intervenire con proposte specifiche. Non vogliamo fare proposte che possano
diventare contrapposizioni o soltanto indicazioni di progetti teorici per
guadagnare qualche riga in più nel resoconto stenografico, ma questa è la
nostra disponibilità.
Noi siamo accanto alle Istituzioni
che vogliono parlare e vogliono discutere di questo fenomeno, siamo, e
continueremo ad essere, accanto a tutti gli imprenditori vittima della
questione. Io approfitto per chiedere scusa se alle 12:40 devo lasciare l'Aula,
ma un impegno precedente mi costringe a non poter continuare. Grazie.
Assolutamente, nessun
problema. Grazie per i suggerimenti, per questa ricchezza di informazione. Ne
approfitto anche per dire a lei e a tutti quanti che, se qualcuno ha qualche
documento da lasciare, può farlo, ma lo può anche inviare, nelle prossime ore,
nei prossimi giorni, perché il lavoro ancora è in fase iniziale; dobbiamo fare
altre audizioni, abbiamo il tempo per una maggiore riflessione che vorrete fare.
Insomma, possiamo calibrare qualche proposta più mirata.
Scusate, procediamo in
ordine!
Buongiorno a tutti. Sono
Giuseppe Pratticò, grazie per l'invito, è la prima volta che riceviamo questo
invito, pur essendo iscritti da circa 15 anni presso la Prefettura di Reggio
Calabria. Non vorrei essere ripetitivo, mi trovo perfettamente in linea con i
miei colleghi, quindi sarò veramente breve.
Io intendo soffermarmi in
particolare sul fenomeno dell'usura che, almeno per quanto ci riguarda, viviamo
in prima persona in modo molto tragico, soprattutto dopo l'avvento del Covid. Stiamo
vedendo anche piccolissime… perché poi alla fine la realtà da noi è costituita
da piccole, piccolissime microimprese familiari gestite da marito, moglie,
figli e quando, per un motivo qualsiasi, il flusso economico per poter reggere
questa piccola bottega viene meno, o per eventi esterni o per cause
internazionali di pandemie e così via, tutto decade. Giustamente, come diceva
il collega Marcianò, la Banca è il primo ente dove tu ti rechi ed è anche il
primo che si accorge che tu hai una sofferenza, che non circola più quel minimo
che ti garantiva la sopravvivenza; quindi, si innesca questa spirale e
automaticamente viene avvicinato dall'amico, dal personaggio o, addirittura, -non diciamo in una buona percentuale - da
istituti di credito, purtroppo, - io lo posso affermare perché abbiamo fatto
anche delle denunce - vieni consigliato, veicolato, dove non c'è la norma
stringente anche per avere i famosi 20 – 30
mila euro di Basilea 2. E ti dicono: “Sai, non rientri, non c'è verso,
il bilancio non va bene, non sei conforme” e così via; quindi, automaticamente
cedi alla tentazione di avere anche somme piccolissime, due-tre mila euro, perché
dici “Sai, io questa somma penso di riuscire a dartela nel giro di 2 3 mesi”,
poi di fatto non è così e avviene il peggio. Il malaffare si insinua dentro
l'attività con il puro obiettivo di spogliarti praticamente di tutto; si
rompono i rapporti familiari, viene meno un po’ tutto e - perché no? - in molti casi ti prendono l'azienda, reintestandola a persone che fanno parte delle
organizzazioni. È verissimo che i fondi ci sono, però, a mio parere, bisogna
assolutamente snellire la burocrazia; non è possibile che servano 2 - 3 anni,
per quanta assistenza c’è, sembra una corsa a ostacoli, c'è sempre qualcosa che
non va, manca sempre una firma, c'è sempre un problema. In questo periodo, potrebbe
essere - non lo so -, come diceva il collega, anche FINCALABRA, volendo, che,
se giustamente indirizzata dalla buona politica, viene in aiuto all'impresa con
un semplice fondo rotativo, che riesce a dare delle piccole somme affinché
intervengano le somme maggiori richieste dalla Legge 44, che richiede i suoi
tempi; questo sarebbe di grande aiuto.
Il mio intervento è basato
su questo: far capire l'importanza della velocità nell'assistere l'azienda in
termini di flusso economico, perché purtroppo questo è il vero motivo con cui
si riesce a insinuare dentro il malaffare.
Questo noi chiediamo,
appunto, a questa Commissione che si interessa. Grazie.
Grazie a lei per i suggerimenti.
Prego.
Buongiorno, mi chiamo
Giuseppe Lariccia, vengo da Bisignano, in provincia di Cosenza. Sono ormai un
ex imprenditore che ha avuto la sfortuna di essere attenzionato dal racket
delle estorsioni, un po’ di tempo fa, ma ancora oggi cerco di richiamare
l'attenzione delle varie amministrazioni regionali su talune problematiche
afferenti agli argomenti che questa Commissione tratta. Se oggi sono qui, vuol
dire che qualcosa sta cambiando anche in questo contesto. Dare voce a chi non
ne ha mai avuta, è sinonimo di un cambiamento epocale nell'ambito del contrasto
al fenomeno della ‘ndrangheta.
Ringrazio, pertanto, il
Presidente della Commissione, onorevole Pietro Molinaro, per avermi permesso di
essere qui.
Ho preparato una corposa
nota informativa, che ho denominato temerariamente “’Ndrangheta:
dal rifiuto alla rinascita. La Calabria, anche in questo contesto, potrebbe
cambiare verso”. Voglio avere il piacere di consegnargliela, unitamente a una
mia proposta - lo devo dire - già fatta a una Commissione che appena nata, non ha
mai funzionato: la Commissione per la semplificazione legislativa che è stata
istituita, ma mai diventata operativa; è stata istituita dalla compianta
onorevole Jole Santelli, con suo decreto numero 109 del 25 agosto 2020.
Ho preparato un corposo
dossier nel quale cerco di esprimermi compiutamente in ordine a possibili
azioni di riordino legislativo in favore dei vessati, dopo aver sentito nel
corso del tempo anche altri imprenditori coinvolti nella problematica che per
troppo tempo si sono rilegati in un dignitoso silenzio. Provvederò, se lo
vorranno, a farlo avere anche via e-mail alle altre associazioni.
Sinteticamente, per ragioni
di tempo, tre sono i punti che voglio evidenziare e che spero siano oggetto di
approfondimento nei giorni che seguiranno questa audizione, sia dai componenti
della Commissione sia dal Settore legalità e sicurezza della Regione.
Il primo punto è
l'inquadramento giuridico dei vessati del racket. Parto da un presupposto: all'ombra
dei testimoni di giustizia, ci sono persone che hanno una valenza giuridica a
loro equivalente. Io credo che potrebbero nascere i testimoni di legge. Credo
che con il vostro Piano speciale legalità antiracket e antiusura 2023 si possa
anche sanare questa grande incongruenza legislativa in materia di tutela,
destinata a chi è inserito nella problematica del racket. Così come istituite,
le disposizioni legislative regionali e nazionali - consentitemi di dirlo perché
afferiscono alla sfera della tutela di chi si è opposto alla ‘ndrangheta, ma
non solo alla ‘ndrangheta, alla mafia, alla camorra, alla sacra corona unita -
non creano un'immagine di uno Stato, di una Regione come la Calabria che può
garantire coloro i quali si sono rifiutati di accondiscendere ad ogni richiesta
estorsiva.
Il secondo punto, forse il
più importante, parte da un elemento incontrovertibile per sopperire a quello
che diceva lei, Presidente, e cioè alla cronica mancanza di risorse regionali:
i beni, ma soprattutto i capitali, i contanti che si confiscano e si
sequestrano in Calabria, ormai con cadenza giornaliera, appartengono e sono
stati generati dalle imprese di Calabria con il pagamento delle tangenti e
quant’altro.
La proposta prevede -
scusatemi per la temerarietà - di avocare all'utilizzo esclusivo della Regione
Calabria almeno una parte di queste somme di denaro contante, sequestrate e
confiscate alla criminalità organizzata in Calabria, da destinare a beneficio
delle vittime della criminalità di Calabria, per particolari situazioni socioeconomiche.
In pratica, proprio la
compensazione dei debiti generati incolpevolmente a causa di attività estorsiva,
con il bene capitale sequestrato alla criminalità organizzata.
La terza, più temeraria
della seconda: l’istituzione delle sedi di rappresentanza di questa Commissione
regionale contro la ‘ndrangheta in tutte le province di Calabria, per sopperire
alla mancanza di associazioni di categoria di cui parlava il collega.
In questo contesto, anche
se le associazioni antiracket assolvono adeguatamente ai compiti che si
prefiggono, si istituirebbero sedi di rappresentanza operative di questa
Commissione contro la ‘ndrangheta in tutto il territorio regionale, per promulgare
reali benefici che, si auspica, possono derivare dalla definizione di questo
Piano speciale di legalità, antiracket e usura per chi è coinvolto nella
problematica del racket e dell'estorsione. Ma anche ai primi approcci - qui sta
la differenza - si potrà creare un'immagine di un organismo istituzionale,
capace di garantire chi si oppone al racket. Diversamente - lo devo dire -
l'antiracket continuerà ad essere realizzata prevalentemente dagli imprenditori
che si rifiutano di pagare il pizzo in tutte le loro forme. A parte il lavoro
delle forze dell'ordine, soprattutto a livello locale, le contromisure
giuridiche a livello regionale e statale attualmente sono, a mio avviso,
decisamente opinabili. Potrei continuare entrando nel merito, ma mi fermo e mi
riservo di consegnare un memoriale, se possibile, anche in questa sede. Grazie.
Assolutamente, grazie per
questo contributo e per i documenti che noi poi ovviamente utilizzeremo e che,
eventualmente, possiamo mandare anche noi alle associazioni direttamente, visto
che abbiamo le e-mail, in modo tale che siamo tutti informati e soprattutto
possiamo lavorare su questi documenti. Grazie.
Come anticipato, le devo
chiedere scusa: devo abbandonare i lavori.
Grazie per la sua presenza;
ci rivedremo, mi auguro, presto.
Buongiorno a tutti, sono
Antonio Butera, imprenditore di Lamezia Terme, Presidente dell'associazione
Antiracket di Lamezia. Non sono bravo a parlare al microfono. Vi racconto
brevemente la mia storia: dal 2005 sono stato vittima di estorsione diretta con
tanto di presentazione dell'individuo che mi è venuto a chiedere l'estorsione;
dopodiché sono stato vittima di minacce personali e familiari; nel 2017 sono
stato vittima di un incendio doloso con la distruzione totale della mia
azienda. Devo ringraziare l'associazione antiracket, di cui sono diventato associato
nel 2005, che mi ha sempre sostenuto e mi è sempre stata vicina in tutti questi
anni difficoltosi per me.
Allora a questo tavolo io
voglio chiedere, come giustamente hanno detto prima i miei colleghi, che ognuno
di noi faccia la sua parte e anche voi facciate la vostra, che ci siate vicini
con delle leggi particolari, delle leggi speciali, che ci aiutate in tutte le
difficoltà, perché oggi come oggi non è facile fare l'imprenditore.
Non è facile avere
un'azienda.
È diventato tutto difficile.
Io vi racconto praticamente della situazione della mia città, Lamezia Terme:
non è affatto un'isola felice per coloro che vengono da fuori. Dopo le varie
operazioni di polizia, con tanti arresti, con tanti pentiti che si sono
susseguiti in questi anni e via dicendo, oggi c'è un'infiltrazione economica
nelle varie aziende, cioè vuol dire c'è gente che praticamente, come diceva
prima la dottoressa Morano, come avvoltoi aspetta il momento giusto per poter
divorare l'azienda, per acquisirla, per poterla spennare fino all'ultimo, fino
all'ultimo. Perciò io vi chiedo, di nuovo, se potete attuare qualche legge,
qualche cosa particolare per poterci essere vicini, grazie.
Grazie a lei. Non è vero
che non è bravo al microfono perché nella sintesi abbiamo avuto un messaggio
chiaro. Prego.
Buongiorno a tutti, sono
Pierluigi Ferrami, sono il Presidente dell'associazione antiracket di Cosenza,
Lucio Ferrami. E allora, grazie innanzitutto dell'invito e in poche parole
spiego: l'associazione nasce nel 2014; nasce, appunto, su volontà di alcuni
imprenditori che hanno denunciato le estorsioni. È un'associazione che, per
quello che è successo e per la storia che c'è dietro il nome di Lucio Ferrami,
nasce anche troppo in ritardo. Lucio Ferrami è mio padre. Mio padre fu vittima
nel 1981 di mafia, della Cosca del clan Muto che ancora oggi ha il dominio sul
territorio Tirreno Cosentino; dal 1981 ad oggi è cambiato poco perché continua
ad avere il dominio su tutto e a causare la distruzione di tutte le attività
che ci sono nel Tirreno cosentino. Molti di voi penso che ci siano stati, ormai
non è rimasto quasi nulla. Questo è come distruggono il tessuto sociale.
Ritornando all'associazione, l'associazione nasce nel 2014 su volontà di alcuni
imprenditori e la città di Cosenza e, comunque, tutta la provincia, ma
principalmente la città di Cosenza, prima di allora era considerata un'isola
felice, perché le denunce erano pochissime; ancora oggi sono poche in
proporzione a quello che succede, però, oggi, a differenza di prima, si
incomincia a percepire comunque che l'associazione sta dando un frutto, una
funzione a quelle vittime che hanno il coraggio di denunciare, come l'ha avuto
mio padre nel 1981. Però non saranno lasciate sole. Naturalmente serve ancora
più forza, perché le persone ancora percepiscono la lontananza della politica,
delle istituzioni e quindi manca questo collegamento che fa rendere le vittime
sempre più sicure e aiutate dalla parte buona, appunto, del territorio. Come
associazione io penso che si chieda proprio questa collaborazione e questo
aiuto: stare sempre più vicini, dare aiuto e creare un legame maggiore con chi
ha sofferto, con chi ha vissuto in prima persona queste realtà, queste situazioni,
e anche che non si senta solo chi ha nella sua famiglia delle vittime. Quindi,
è importante, ripeto, creare questa sinergia che aiuta, sicuramente, tutte le
persone che poi vogliono e non hanno il coraggio ad avvicinarsi e a denunciare
il loro vissuto e aiutare, comunque, il tessuto sociale a crescere. Chiedo
semplicemente questo. Passo la parola ad Alessio che fa parte anche lui dell'associazione
Antiracket Lucio Ferrami e coordina lo sportello.
Buongiorno, grazie ancora
dell'invito. Sono Alessio Cassano. Sono attualmente il responsabile dello
sportello antiracket di Cosenza, dove lei ci ha fatto gentilmente visita. Sono
stato uno dei soci fondatori dell'associazione di Cosenza, costituita nel 2014,
come diceva Pierluigi poc'anzi, e sono stato il primo Presidente
dell'associazione stessa. Per entrare nel merito e nella concretezza di quello
che facciamo e per completare quanto detto poc'anzi dalla dottoressa Morano, preciso
che l'associazione si propone come collante, anche come diceva Pierluigi, tra
le vittime, che si avvicinano a noi per manifestare, timidamente anche all'inizio,
una problematica, quale può essere quella del racket o dell'usura, e le
istituzioni, in prima battuta le forze dell'ordine. Guardando indietro nel
tempo, a dieci anni fa, all'epoca della mia denuncia, nel momento in cui mi
ritrovai a dover decidere come affrontare il problema, una delle prime cose che
mi venne in mente fu quella di cercare un'associazione che all'epoca non
esisteva a Cosenza.
La fortuna volle che riuscissi
ad avere de gli interlocutori. Dico sempre di essere
uno dei fortunati, magari al contrario dell'esperienza del dottore Lariccia, e
penso di essere testimone di quella che può essere l'aspettativa di una
vittima. Ecco, io ho denunciato e nell'arco di poche settimane la mia denuncia
ha condotto a degli arresti. Si è avviato un procedimento che ha portato,
nell'arco di due anni, a delle condanne. E questo è quello che ogni vittima si
aspetterebbe da una denuncia, cosa che, purtroppo, anche con l'esperienza
dell'associazione e dello sportello, devo testimoniare che non è sempre così.
Ci ritroviamo ad assistere vittime che dal momento in cui riusciamo a
convincerle a denunciare, dal momento in cui decidono di denunciare possono
passare anche dei mesi, se non degli anni. Abbiamo avuto anche denunce per le
quali abbiamo aspettato quasi due anni per vedere concludere le indagini e
arrivare a degli arresti. E questo significa che una vittima in quel tempo,
volendo tralasciare l'aspetto economico e quello che può succedere all'interno
della sua azienda, vive un vero e proprio dramma a livello personale e
soprattutto a livello familiare, perché tante volte succede che dal problema
del racket si arriva anche a vivere dei drammi che si estendono anche in famiglia.
Quindi, il nostro lavoro, il lavoro
dello sportello lo definisco fondamentale proprio per questo motivo: oggi
quello che facciamo concretamente è supportare sin dall'inizio, sin da subito,
le vittime che si avvicinano e riusciamo ad accompagnarle nella prima fase, che
è quella fondamentale della denuncia, con l'assistenza legale; questo è un
primo supporto che viene dato da un professionista, quali i tre professionisti
che menzionava prima la dottoressa Morano, avvocati, dottori commercialisti e
psicologi. Il primo che viene chiamato in causa nel momento in cui c'è da
affrontare una denuncia, appunto, è l'avvocato che ci supporta anche
nell'accompagnamento perché abbiamo anche registrato una determinata
opposizione. Giusto per la cronaca – ecco, penso non sia questa la sede
corretta di lamentarmi, però, non è una lamentela, è giusto per raccontare a
360 gradi quello che succede - magari ci viene, tra virgolette, impedito di
assistere alla denuncia, cosa che riteniamo fondamentale perché la vittima -
noi lo sappiamo bene, perché abbiamo passato quei momenti - in quelle fasi ha
fiducia solo in chi, come noi, ha già vissuto determinate emozioni; ritrovarsi
a dover denunciare anche di fronte ad un carabiniere o a un poliziotto del
quale non si conosce niente o del quale si ha il dubbio - questo è un altro
dato che riscontriamo sovente oramai - che
possa essere corrotto o, comunque, che possa essere non del tutto limpido, lì
noi abbiamo necessità di accompagnarli, di dare la nostra vicinanza, anche
fisica, nel momento della denuncia anche se seguita dall'avvocato. Subito dopo,
interviene lo psicologo, la psicologa; noi abbiamo due psicologhe, due
dottoresse che riescono a supportare ed è un lavoro complicatissimo. Mi viene
in mente adesso una vicenda che stiamo seguendo, che abbiamo iniziato a seguire
sin dall'avvio dell'attività dello sportello e che adesso è arrivata in fase di
processo. Cioè abbiamo convinto la vittima alla denuncia e l’abbiamo supportata,
ci sono stati gli arresti, e ha iniziato il lavoro con la psicologa. E il
lavoro della psicologa era stato concluso perché, comunque, una volta smaltito
lo stress, tra virgolette - lasciatemi passare questa definizione - degli
arresti, la vittima solitamente riesce a ritrovare man mano una sua
quotidianità oltre che tranquillità. Con l'avvicinarsi invece del processo e
con il paventarsi dell’ascolto in udienza, la vittima ricade in questa fase di
stress e, quindi, adesso ritorna ad esserci questa necessità della figura dello
psicologo. È questo il lavoro che stiamo facendo adesso, in questi giorni, che
vede coinvolto anche me in prima persona, perché la vittima poi prende fiducia
in noi e trova e vede in noi un punto di riferimento. Noi, purtroppo, abbiamo
dovuto anche bypassare dei protocolli che ci eravamo imposti, nei quali
prevedevamo anche di mantenere un certo distacco, oltre che emotivo ovviamente
- questi sono argomenti da trattare sicuramente in modo professionale - anche legato
a una questione di sicurezza, evitando di lasciare i nostri contatti diretti e
di avere incontri uno ad uno. Lo ripeto ancora - non so se magari sono tediante
-, ma essendo stato vittima io stesso, prima ancora di aiutare chi adesso si
avvicina allo sportello, a volte capisco qual è questa necessità che viene
fuori e quindi mi trovo e ci troviamo, anche con gli altri operatori, a dover
fronteggiare questo tipo di richieste che sono sicuramente da considerare
inusuali rispetto al protocollo e che, però, dobbiamo comunque fronteggiare. Si
tratta di persone che hanno realmente bisogno. Il nostro lavoro è un lavoro concreto
e quindi lo ritengo, come dicevo poco fa, indispensabile per aiutare e,
soprattutto, per aumentare il numero delle denunce e delle collaborazioni.
Immaginate che cosa potrebbe succedere ad una vittima, ad esempio questa di cui
stavo raccontando ora, se fosse lasciata da sola e nell'avvicinarsi della data
dell'udienza in cui dovrà essere escusso in Tribunale, se dovesse essere
avvicinata dalle controparti per essere, tra virgolette, intimidito o spinto a
ritrattare quanto detto in fase di denuncia. Cioè il processo, che si basa e,
soprattutto, si fonda sulle dichiarazioni delle vittime, vedrebbe cadere il
pilastro sul quale è fondato e si rischierebbe di buttare in aria un anno, due anni
di lavoro delle Procure, delle forze dell'ordine, con un dispendio anche
ovviamente economico da parte dello Stato.
Ecco, penso che il nostro
lavoro debba essere supportato da questa Commissione sotto questa forma,
cercando di darci la possibilità di riuscire a portare avanti questi progetti
che siamo riusciti a mettere in piedi in queste realtà della Regione. Penso che
si debba anche, soprattutto, come diceva poc'anzi il collega di Reggio, trovare
una soluzione che diventi strutturale e permanente, che non sia la solita
soluzione di Legislatura. Grazie.
Grazie a lei. Chiederei a
questo punto ai colleghi se vogliono intervenire per fare qualche riflessione,
rivolgere qualche domanda e arricchire questa discussione per poi cercare di fare
una sintesi.
Ha chiesto di intervenire
la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Grazie a
tutti per le testimonianze che sono così vive da averci trasmesso, attraverso
le parole, la sensazione di quello che avete vissuto e che molti di voi ancora
continuano a vivere. Credo che questa Commissione abbia la voglia - il presidente
Molinaro e, prima, il presidente Gelardi lo hanno testimoniato - di cercare di
dare una svolta che sia concreta. Ecco, questa è l'idea che esce fuori anche
dalla dalle vostre audizioni.
Provo a fare un attimo una
sintesi di quello che mi sembra venga fuori e che da un lato è la parola chiave
della concretezza che voi tutti chiedete; concretezza significa azioni,
significa rapporto, significa creazione di reti, che devono essere, però,
sostenute non solo a parole, ma nei fatti.
Mi sembra che la nascita di
questi osservatori, in tre aree della Calabria, sia una cosa assolutamente
importantissima, forse numericamente troppo scarsa, rispetto a quelle che sono
le necessità della Calabria e, in particolare, perché grava tutta sulle vostre
spalle praticamente. Da un punto di vista economico, forse, questa strutturazione
o il tentativo di trovare dei fondi, come diceva il presidente Molinaro, a
livello europeo, potrebbe anche andare a finanziare questo tipo di attività
progettuale, perché penso che questo sia uno strumento fondamentale da lasciare
o da accompagnare in questo cammino.
Questa è la prima evidenza
che mi sembra particolarmente importante e che emerge un po’ da tutti gli
interventi.
Il secondo punto - anche
questo che ci trova assolutamente d'accordo - è quello della cultura e quindi
della diffusione della necessità di parlare di questo nelle scuole, di creare
un'interfaccia sempre più importante. Noi abbiamo fatto in precedenza un
progetto, con il presidente Gelardi, nelle scuole; abbiamo avuto modo di
sentire come i ragazzi, quando vengono coinvolti rispetto alle situazioni,
esprimono una serie di pensieri e, però, poi il pensiero espresso su un tema ha
necessità di essere continuato in una serie di attività, ha necessità di essere
diversificato, ha necessità, magari all'interno delle stesse scuole, di sentire
i testimoni di giustizia, di sentire coloro che sono stati vessati perché
l'esperienza personale, così come trasmette agli adulti, a maggior ragione
penso che trasmetta ai ragazzi. Per cui credo che con i suggerimenti che voi
avete dato, non ultimo, anzi per nulla ultimo, quello dell'inquadramento giuridico
dei vessati…Non so quanto noi siamo in grado di potere fare queste cose, in
questo gli avvocati sono sicuramente… alzo le mani essendo un medico, solo un
medico, quindi posso solo comprendere molto bene la necessità degli psicologi, da
questo punto di vista, perché il sostegno a queste forme di coraggio è
indispensabile; è come attraversare una tragedia umana enorme e in questo
chiaramente il sostegno, l'apporto delle persone che ci sono vicine sono
fondamentali, a maggior ragione di chi questo lo fa per mestiere, perché
fortifica, perché c'è la necessità di sfogarsi, ma nello stesso tempo di
trovare le origini di una scelta che deve essere ripercorsa, momento dopo
momento, e che una volta affrontata in una prima battuta, non può poi essere
sempre costante. Fa parte dell'essere umano andare avanti e indietro, chiedersi
se sia giusto, se sia giusto per la famiglia. Insomma, le tematiche sono tante.
Per cui credo che sia importante lavorare su queste proposte che ci avete offerto.
Anche qui, forse, la creazione di un tavolo più strutturato e permanente
potrebbe aiutarci a lavorare meglio in questa direzione, assieme a voi, che
immagino come compagni di strada in questo lavoro.
Grazie alla vicepresidente
Bruni. Ha chiesto di intervenire il consigliere Talerico. Ne ha facoltà.
Salve, benvenuti. Ho
ascoltato con attenzione e, nonostante abbia preso appunti su tutti i vostri
interventi, parto dall'incipit di chi per primo ha detto che non vi aspettate
risposte dalla politica, ma dalle forze dell'ordine, dalla Procura della
Repubblica. Il problema è che se voi attendete le risposte di questo segmento
della vita nella nostra società, vuol dire che il problema già si è prodotto.
Noi dobbiamo invece parlare di attività di prevenzione, dobbiamo parlare di
quelle attività che consentono, in qualche modo, di essere di ausilio e sostegno
a determinati apparati. Avete detto anche un'altra grande cosa: gli
imprenditori si sentono poi soli nella lotta. È un po’ quello che avviene anche,
in minus, nei reati all'interno delle case domestiche,
quando la moglie viene maltrattata e ha paura di denunciare un fatto perché o
ci rimette la vita o, comunque, poi ha un'incertezza sotto il profilo
economico. Se un imprenditore fa determinate denunce è ovvio che deve anche
sconvolgere la propria vita personale prima ancora che la propria vita imprenditoriale.
Credo che abbiate ragione
in due cose.
La prima: il senso di
abbandono, di frustrazione, di allontanamento dello Stato. Lo dico per
esperienza, per deformazione professionale, so bene cosa succede quando un
imprenditore denuncia un determinato fatto: all'inizio ci sono particolari
attenzioni del sistema giudiziario e anche in parte del sistema politico, che
ancora è molto carente perché noi - ne abbiamo discusso anche col Presidente e
con gli altri componenti - abbiamo norme che sono solo forma e non sostanza, abbiamo
norme che prevedono tante belle cose, ma poi non abbiamo gli strumenti finanziari
né siamo strutturati per poterle attuare o sono di difficile applicazione e
attuazione. Per poter, da questo punto di vista, essere concreti, dobbiamo
conoscere bene il fenomeno e dobbiamo capire come combatterlo.
Noi, a livello nazionale,
abbiamo sempre parlato di tante belle cose pure: l'istituzione della Procura
europea, l'istituzione delle sezioni speciali, l’istituzione delle misure. Ma
alla fine qual è l'impatto che questi strumenti hanno sulla vita reale? Zero!
Zero perché ogni territorio ha delle famiglie. Lei ha parlato dii una famiglia
che domina nel territorio cosentino, ma ci sono tante famiglie, c'è una geografia
giudiziaria del fenomeno ‘ndranghetistico che spesso ha anche delle realtà
satellite: l'usura, il racket, anche la semplice violenza psicologica è un
fenomeno criminoso e, sicuramente, ha un impatto devastante. Ho sempre pensato
che l'unione, l'insieme potesse in qualche modo indebolire quell'apparato che è
difficile da combattere, poiché si muove in acque torbide. Abbiamo tanti esempi
su Lamezia, abbiamo un imprenditore, che molti – credo - conoscono, che ha
fatto delle denunce importanti, ma ha dovuto rinunciare alla propria vita. È ovvio
ed evidente che spesso capita che quell'atto di coraggio del singolo sia letto
come un atto di sacrificio personale, che dovrebbe essere non solo di esempio.
Dobbiamo in qualche modo affrancarci sempre da questo fatto di essere
l'esempio. Noi non dobbiamo essere esempi. Noi dobbiamo, oggi, obiettivamente rappresentare
delle azioni concrete che è impossibile siano perseguite da parte dei singoli,
degli imprenditori, delle vittime, dei rappresentanti delle associazioni, in
cui spesso si nascondono le vittime - qualcuno di voi ha detto “Io sono una
vittima di questo fenomeno” - ed è evidente che sul territorio quello che
spesso manca - non dobbiamo vergognarci di dirlo – è che anche le singole
associazioni tra di loro non fanno squadra, non fanno unione. Questo è un altro
errore, fatta eccezione per talune. Noi dobbiamo creare sostanzialmente un
apparato che sia unito e che faccia sintesi.
Faccio un esempio: vi ho
ascoltato, voi tra le righe avete suggerito delle soluzioni, ma - parliamoci
chiaro - è anche vero che voi potete elencare le criticità che riscontrate, potete
dire cosa vi capita ogni giorno, ma la vera sintesi la deve fare la politica
che deve conoscere il fenomeno, deve conoscere le norme, deve conoscere i
limiti e deve conoscere quello che può fare, individuando delle soluzioni che
siano fattibili. Nessuno vi potrà dire “Tutto a posto, dopo che vi abbiamo
ascoltato facciamo un bel piano, scriviamo due o tre cose e abbiamo risolto il
fenomeno”. Questo non si realizzerà mai!
I grandi cambiamenti
possono avvenire soltanto ed esclusivamente se ci compattiamo e se si
incomincia da parte della politica che io responsabilizzo sempre perché tutto
parte da lei.
Se le Procure della
Repubblica non funzionano è colpa della politica perché ci sarà un legislatore
che individua sempre delle nuove norme.
Ogni giorno ci inventiamo nuovi
reati che, invece, esistono già. Non mi serve prevedere il reato di
deformazione dell'aspetto del volto di una persona perché gli gettano l'acido.
Esiste già il reato di lesioni gravissime!
E allora ci creano queste
suggestioni. Non ci servono più le suggestioni! Quando dicono “Introduciamo
delle norme che prevedono che entro tre giorni o entro poche ore dobbiamo
escutere le persone offese, le vittime del reato” - benissimo! - con quale
apparato lo facciamo? Non riescono a farlo.
Sapete che ci sono persone
come voi che arrivano a fare 50, 60, 70, 80, 100 denunce, se non muoiono prima,
se non vengono distrutte prima le loro risorse.
Vuol dire che l'apparato
deve modificarsi a livello nazionale. La scala è questa: nazionale, regionale.
Ma nel frattempo cosa facciamo? Stiamo fermi? Non possiamo stare fermi.
Allora, dobbiamo trovare delle
soluzioni che riducano quella distanza che voi percepite dal sistema Stato
perché, altrimenti, molti imprenditori rinunceranno a denunciare.
È questo il problema. E
quello che voi lasciate, lo lasciate in eredità ai vostri figli, alle future
generazioni, a queste società, a questa Calabria che non cambierà mai finché
continueremo a muoverci in questo senso. Spesso la percezione e la vostra frustrazione
in realtà sapete da cosa dipendono? Da una condizione di indifferenza che
proviene proprio dagli apparati che dovrebbero tutelarci, in primis la politica!
Quindi, dottoressa, lei invece deve avere fiducia nella politica. Io ho le sue
stesse perplessità rispetto a quello che oggi la politica fa o ha fatto nel
passato, perché non si lavora per il bene comune e collettivo, ma si lavora
soltanto per un proprio consenso elettorale.
Noi dobbiamo spezzare
questa catena perché il vero consenso che dobbiamo ricevere è da parte chi deve
credere e deve avere senso dello Stato; senso dello Stato che va portato anche
nelle scuole dove va attuata la prima forma di prevenzione, visto che si
assiste al bulletto di turno o alla semplice maleducazione che è un terreno
fertile per far crescere quei fenomeni. Allora, se noi non partiamo dalle
scuole, dalla formazione, dalla cultura, produrremo sempre e comunque una
società e dei cittadini che sono anacronistici, che sono fuori da ogni realtà.
Ed è vero che il fenomeno ‘ndranghetistico si combatte con la cultura, con la
conoscenza.
Grazie al collega Talerico.
Ha chiesto di intervenire il collega Laghi. Ne ha facoltà.
Ho ascoltato con grande
attenzione quello che avete detto e, per la verità, ho ascoltato, com'era
giusto che fosse inevitabile, anche una diversificazione di idee e proposte non
completamente omogenee: ovviamente, ognuno vede le cose sotto una certa
angolatura e, poi, anche la storia e le esperienze personali orientano l'approccio
a un problema.
Sinteticamente vorrei
condividere alcune cose che ho interiorizzato e alcune proposte che
operativamente auspicherei che questa Commissione, la politica, possa portare
avanti. In realtà, a me è sembrato che come Commissione consiliare regionale ci
si desse un carico - se posso permettermi - di aspettative, di richieste al di
là di quelle che sono istituzionalmente nella nostra potestà. Per esempio, mi è
molto piaciuto come la dottoressa Morano abbia chiaramente diviso le pertinenze
fra l'ordine pubblico e la politica. È ovvio che ognuno percorre una strada
diversa, strade che si possono in qualche modo influenzare, ma non certo
intersecare; influenzare voglio dire a livello concettuale, però certamente non
può essere la politica a dire ai magistrati che cosa fare e viceversa. Per cui,
a mio parere, per essere maggiormente produttivi, è anche importante cercare di
rimanere vincolati alle condizioni oggettive di attività. Mi ha colpito
ugualmente il fatto che c'è sempre l'idea che non ci siano risorse economiche
ed effettivamente, lato Regione, come ha detto giustamente il presidente
Molinaro, le risorse sono scarse. Però, anche lì, nell'audizione precedente,
abbiamo sentito il dottor Zito che ci ha detto che c'è stata una richiesta di
indennizzo, a dimostrazione che, quindi, anche lì c'è qualcosa che non funziona:
da una parte c'è una Regione che ha poche risorse e dall’altra quelle poche
risorse non sono giunte a termine. Bisognerà pure chiedersi perché succede
questo! È stato molto confortante il rilievo che esistono fondi nazionali,
quindi, alla fine non c'è una carenza di sostegno economico in chi è vessato
per le cose che abbiamo sentito. Il problema, dunque, è cercare di elaborare
una strategia che consenta, da una parte, di esaurire le risorse economiche
regionali e, dall'altra, favorire l'approccio a questi filoni nazionali. Condivido
concettualmente - fra l'altro è vostra esperienza - che se c'è un settore che
non dovrebbe risentire dello spoil system è esattamente il vostro, perché ci
deve essere un fil rouge, una continuità legislativa che riparta da dove la
precedente è arrivata.
Dal punto di vista tecnico
organizzativo, condivido la necessità di banche dati locali per avere una la
maggiore conoscenza - poi bisognerà vedere come costruirle - ma è un modo
importante per entrare nella realtà specifica e dettagliata dei singoli territori.
Non so, ma, certamente, se
possibile, io condivido l’ipotesi di supportare in qualche modo il
riconoscimento di parte civile delle associazioni che, certamente, è una cosa
meritoria. Non so se la politica possa entrare in quell'ambito, ma è una cosa
che va valutata, di cui bisogna discutere perché è nodale che chi si presenta a
giudizio non si senta solo o non lo sia fisicamente, ma che ci sia il supporto
delle associazioni. Quindi davvero, mai come in questo caso, probabilmente l’unione
fa la forza.
È ugualmente ragionevole e
auspicabile, non so se tecnicamente fattibile - anche su questo bisogna
ragionare – circa la previsione della garanzia regionale per supportare un
credito bancario - anche questo è fondamentale – e capire se ci sono degli
strumenti - non lo so francamente - che la politica regionale può offrire
perché chi si reca in banca abbia un supporto ulteriore, una sorta di garante.
È stata cautamente avanzata anche la possibilità di suggerimenti specifici e,
molto bene, il presidente Molinaro ha ripreso immediatamente l'argomento, sollecitando
questi suggerimenti specifici perché il senso anche delle audizioni è conoscere
quanto più possibile una realtà e avere documenti e suggerimenti da parte di
chi questa realtà la conosce e ha approfondito.
Non ho alcun dubbio, per
quello che ho detto e per quello che è a conoscenza di tutti, che lo
snellimento delle pratiche per l'acquisizione di risorse economiche da parte
delle persone vessate sia una pietra angolare su cui costruire l'edificio della
legalità, ma anche dello sviluppo.
L'usura, la ‘ndrangheta,
ammazza semplicemente l'economia dell'intera regione.
Mi fermo qui perché questi
sono i punti. Non entro nel dettaglio delle cose che personalmente condivido
meno o, forse, capisco meno, però credo che in queste proposte ci siano la gran
parte delle cose che potrebbero giovare.
Le iniziative scolastiche -
è stato già ricordato - sono già cominciate da parte di queste Commissioni, da
parte della lodevole iniziativa del presidente Gelardi, e debbo dire che,
avendone avuto diretta conoscenza, c'è un tessuto culturale connettivo di
ragazzi che assolutamente sono preparati, pronti, attenti ad ascoltare e a
rispondere su queste tematiche.
Infine, auspico
effettivamente, vista la natura della Commissione e la qualità degli interventi
e delle esperienze che anche oggi abbiamo ascoltato, la creazione di una
collaborazione periodica e permanente proprio finalizzata, non solo a dirci le
cose, ma anche a costruire delle proposte che potrebbero avere delle ricadute
pratiche, concrete e importanti, credo. Grazie.
Grazie, collega Laghi. Aveva
chiesto la parola il collega Montuoro. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti. Intanto mi associo ai ringraziamenti di chi mi ha preceduto
negli interventi perché è stato un momento di confronto e di riflessione molto
importante. Qualcuno diceva: “È un balzo in avanti rispetto al passato”, dove
il dar voce a chi negli anni ha subito tanto è importante; è importante per far
capire alla politica ancor di più che c'è bisogno di interventi specifici, c'è
bisogno di creare quella rete sinergica che fa bene al territorio e che,
soprattutto, non fa sentire solo chi ha avuto il coraggio di denunciare. E
onore a chi ha avuto il coraggio di denunciare, di non abbassare la testa
rispetto ai tentativi estorsivi da parte della criminalità organizzata, a
quegli imprenditori, a quelle persone che hanno deciso di alzare la testa, per non subire questo tipo di vessazioni. Devo fare un plauso al presidente
Molinaro per aver fortemente voluto, insieme a tutti i colleghi componenti di
questa Commissione, questa giornata di approfondimento, che deve essere un
punto di partenza rispetto a un percorso virtuoso che deve crearsi e quella
sinergia istituzionale di cui oggi più che mai non si può fare assolutamente a
meno.
Non sono d'accordo
quando si dice che non si aspettano le risposte dalla politica.
La politica è la prima
che deve assumersi la responsabilità perché se i cittadini, in questo caso
calabresi, hanno deciso di dar voce all'interno del Consiglio regionale a tutti
coloro i quali sono stati eletti, è ovvio che bisogna assumersi tutte quelle
responsabilità rispetto alle problematiche del territorio.
Questo è un problema
molto serio e molto importante che va affrontato nelle giuste sedi. Devo dire
che c'è anche un po' di rammarico rispetto a quelle che sono le competenze
concrete e reali che questa Commissione può avere perché, ovviamente, vorremmo
starvi ancora più vicini e dimostrarvi concretamente il più possibile quella
che è la vicinanza che meritate, soprattutto per chi ha subito pesantemente
l'influenza della criminalità.
Si parlava anche della
difficoltà, soprattutto delle piccole e medie imprese calabresi, dovute a tanti
fattori: alla crisi economica, al Covid-19 e a tutte quelle condizioni che
hanno creato gravi momenti di crisi.
Se è vero che, da una
parte, dal punto di vista strettamente interno, quindi per ciò che riguarda le
risorse che ha a disposizione la Regione, purtroppo abbiamo un bilancio
ingessato che non ci dà la possibilità di intervenire economicamente per come
vorremmo realmente, è anche vero che, da questo punto di vista, dobbiamo essere
bravi a sfruttare al meglio tutte quelle risorse che l'Europa ci mette a
disposizione.
Noi abbiamo diversi
strumenti finanziari che la Regione sta programmando e ha già programmato, che
ci daranno la possibilità, comunque, di mettere in campo
sul territorio ingenti risorse. È anche lì che bisogna cercare di creare quella
filiera istituzionale che permette anche e soprattutto a chi vuole fare impresa
in Calabria, a chi sta già facendo impresa in Calabria con mille difficoltà, di
sfruttare al meglio quelle che sono le risorse che l'Europa ci metterà a
disposizione, ma soprattutto puntare sulla qualità dei progetti che devono
cercare di farci fare realmente il salto di qualità. Se c'è un sistema
produttivo sano e forte, è ovvio che la criminalità ha meno possibilità di
inserirsi tra le piaghe, perché storicamente cerca sempre di inserirsi laddove
ci sono difficoltà, laddove l'imprenditore non riesce a mandare avanti la
propria azienda e, quindi, cerca di inserirsi nelle difficoltà degli imprenditori.
Lì dobbiamo essere bravi!
Sono soddisfatto della
proposta che ha fatto il presidente Molinaro durante il Comitato di
sorveglianza del Por, del nuovo strumento di programmazione a disposizione della
Regione Calabria, in cui ha proposto delle premialità per quanto riguarda gli
imprenditori che, comunque, hanno subito delle vessazioni da parte della
criminalità organizzata. È ovvio, però, che lì noi dobbiamo cercare di
verificare la possibilità di intervenire direttamente con delle proposte che
possano andare nella direzione di favorire chi ha subito delle estorsioni e, comunque,
ha avuto il coraggio di denunciare quanto subito.
Per questo, noi questa
sinergia dobbiamo portarla avanti e intensificarla, anche organizzando delle
giornate di sensibilizzazione e, in questo, devo dire che noi abbiamo iniziato
con questo progetto, grazie al precedente Presidente della Commissione, il
collega Gelardi, portando nelle scuole l'argomento della legalità, della
sicurezza, di quella che deve essere una vera e propria cultura della legalità:
partendo dalle scuole e da quello che deve essere un percorso che dobbiamo
avviare anche con i nostri giovani per cercare di far capire le problematiche
che la nostra Regione vive.
Vi ringrazio nuovamente
per gli spunti di riflessione importanti, per ciò che è uscito fuori da questa
discussione e che deve essere, assolutamente, come dicevo poc'anzi, un punto di
partenza rispetto a un percorso che dobbiamo fare insieme.
Ringrazio anche e
soprattutto le Forze dell'ordine per il lavoro quotidiano che svolgono. Qualcuno
parlava anche di lungaggini, a volte, che si verificano nel corso delle
indagini, però non sempre è facile arrivare a delle conclusioni immediate e
tempestive proprio per la complessità che c'è dietro ad alcune organizzazioni
criminali.
Quindi, è importante
anche mantenere una sinergia con le Forze dell'ordine per quello che deve
essere un cambio di passo che la nostra Regione deve fare. Per farlo abbiamo
bisogno di una filiera istituzionale che vada nella stessa direzione e abbiamo
bisogno, soprattutto, del vostro supporto e dei vostri suggerimenti, rispetto a
una problematica che sta a cuore a tutti, principalmente alla politica. Grazie.
Grazie, consigliere Montuoro.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Gelardi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Anche io ci tengo a
ringraziarvi non solo per la vostra testimonianza, ma per il lavoro importante
e pregevole che da anni state facendo nel vostro territorio e nella Regione
Calabria.
Ho avuto modo, da Presidente
di questa Commissione, di ascoltare da vicino diversi imprenditori che hanno
subìto le ritorsioni, le minacce, la vendetta della ‘ndrangheta e del racket, e
ho visto persone non arrabbiate, ma spaventate, svilite e affrante, che,
purtroppo, stavano perdendo o hanno perso la speranza nell'aiuto, non della Commissione,
ma dello Stato e della società civile.
Insieme alla Commissione,
nel mio piccolo, sono riuscito a portare a termine soltanto un caso che, alla
fine, è riuscito in questi mesi – ben sette, otto mesi – ad avere, diciamo, un
ritorno, un risarcimento da parte dello Stato e vi posso dire che, non solo
questa persona, ma anch'io in quel momento, ho avuto una contentezza
particolare. Mi sono sentito felice perché, in qualche modo, sono riuscito a
scardinare quella che, purtroppo, è la lentezza della burocrazia – forse presa
da troppo lavoro – in queste situazioni, ma ho capito che, a volte, anche se i
dipendenti e gli impiegati volessero fare, devono aspettare
gli accertamenti giudiziari. A volte, è come se il cane si mordesse la coda.
Non è facile uscire da
questo turbinìo – lo sapete meglio di me – e non sempre, purtroppo, ma sicuramente
al 99,9 per cento sono tutti imprenditori onesti che hanno subìto; a volte, c'è
chi va a mistificare, e vedo che l'architetto Morano, che ho avuto il piacere
di incrociare a Lamezia insieme ai ragazzi in quella testimonianza eccezionale…
Allora, diciamo che
questa Commissione ha lavorato benissimo – vedete quanto sono attenti e precisi
negli interventi – e so che proseguirà con il presidente Pietro Molinaro, anche
grazie alla sua esperienza di vita, perché anche lui nel suo percorso da
imprenditore è stato taglieggiato in diversi modi, ha avuto mezzi bruciati e
non è stato sempre risarcito.
Sono riuscito a vedere e
a toccare con mano le paure, le suggestioni ed è difficile spiegare la
situazione degli imprenditori quando subiscono: viene distrutta non solo la
vita dell'imprenditore, ma della famiglia.
Per avere la forza di riproporsi,
di riemergere, di non abbandonare il territorio, di riprendersi, penso che,
oltre alle Forze dell'Ordine e ai Magistrati, sia encomiabile il lavoro che
fate come associazioni, perché per un imprenditore che, in questo momento è
taglieggiato e subisce, quale miglior conforto di chi ha già subìto e lo può
incoraggiare, Ben vengano queste cose, quando si trova il coraggio di
denunciare e di seguirvi.
Penso che, come politica,
dovremmo riuscire non a trovare più risorse perché in fondo, poi, ci sono quelle
dello Stato. L'idea – ora non ricordo chi lo suggeriva – che i soldi sequestrati
alle mafie e alla camorra vengano, in qualche modo, ridistribuiti alle persone
che sono state taglieggiate, sarebbe una buona cosa.
Non so da dove bisogna
partire. Quindi, le due cose: la Commissione deve farsi carico di tutto ciò, ma
senza abbandonare il percorso che prima abbiamo tracciato.
Quell'intervento mirato
che va fatto nelle scuole e che abbiamo portato in diverse scuole di tutte le Province
della Calabria, dove posso dire – qualcuno di noi o di voi l'ha già
testimoniato – che vanno solo i ragazzi, la scuola, a partire dai Presidi, dai Dirigenti,
ai professori hanno fatto un lavoro encomiabile.
Ci tengo a ricordare che,
quando qualche mese fa – quattro mesi fa, nel mese di gennaio, mi pare – è stato
arrestato Matteo Messina Denaro, in quel di Palermo, Regione Sicilia, città
palermitana famosa per la mafia per antonomasia, insomma, forse la prima nel
mondo, gli studenti sono stati i primi a gioire e a gridare.
L’ho letto, poi, nei
giornali, ma lo so in quanto ex dirigente, che quello era il frutto del lavoro
di tantissimi convegni, di testimoni di giustizia, di Presidenti di
associazioni, di Magistrati, delle Forze dell'ordine, Polizia, Finanza, insieme
ai quali ci siamo proposti nelle scuole perché quella è cultura e i giovani
capiscono che si può fare.
C’è una differenza
totale, quindi, non bisogna mai stancarsi di continuare su questa linea, non
tracciata da noi della Commissione, ma da tutta la convegnistica fatta negli
anni in tutte le scuole e dall’associazionismo che si presenta e si ripropone perché
non bisogna mai smettere di parlarne.
Sono sicuro che questa Commissione
continuerà a dare il proprio contributo con slancio, con passione, e Pietro
Molinaro, il nostro Presidente, sicuramente ne sarà il protagonista e l'emblema.
Grazie.
Grazie, consigliere Gelardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montuoro. Ne ha facoltà.
Intervengo giusto per una
precisazione perché, insieme al Presidente, non ricordo chi citava
il decreto della presidente Santelli che riguardava la semplificazione in
materia per i settori interessati dal Por Calabria 2014-2020.
Era stata istituita una Commissione,
composta da alcuni giuristi, tra l'altro, senza aggravio di spese per il
bilancio regionale perché svolgevano le funzioni a titolo gratuito, che riguardava
l'attuazione del POR ed era finalizzata a una semplificazione rispetto agli ambiti
di intervento del Por Calabria 2014-2020.
Il Consiglio regionale
sta, comunque, lavorando dal punto di vista normativo e ha già apportato
modifiche a diverse leggi regionali che erano datate; su altre, si sta
lavorando. Ad esempio, domani si approverà in Commissione la nuova legge sul
mercato del lavoro e, quindi, si sta lavorando, comunque, per aggiornare tutte
quelle leggi che hanno necessità di un ulteriore intervento legislativo.
Sono intervenuto
esclusivamente per precisare questo, considerato che si parlava del decreto
della ex presidente Santelli.
Grazie, consigliere Montuoro.
Penso che possiamo avviarci alle conclusioni, se non ci sono altri interventi. Prego.
Ho ascoltato con molto
interesse e intervengo telegraficamente soltanto per manifestare apprezzamento
all'idea della collaborazione periodica e permanente che mi sembra molto
interessante e, se possibile, anche con il dottore Zito e con il Settore da lui
gestito, proprio per cominciare a capire come attuare alcune cose specifiche.
L'altra cosa molto
interessante che ho ascoltato – non ricordo chi l'ha detta – è la possibilità
che siano previsti dei fondi per aiutarci nella costituzione di parte civile.
Noi non riusciamo, non
abbiamo risorse, le associazioni non hanno altre risorse.
Le costituzioni di parte
civile dobbiamo farle sulla base della buona volontà degli avvocati che hanno a
cuore la nostra missione e che, a volte, anticipano le spese per i bolli sperando
di ricevere un risarcimento dopo dieci anni, nel momento in cui la sentenza
passerà in giudicato. Comprendete che questa situazione non è gestibile. Quindi,
se esistono risorse, potrebbe essere molto utile sostenere le costituzioni di
parte civile Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Talerico. Ne ha facoltà.
Guardi che per alcuni
reati vi è già la previsione che l'assistenza legale sia fornita del cosiddetto
“patrocinio a spese dello Stato”, a prescindere dalla situazione rituale.
È ovvio che si deve
guardare il titolo di reato perché è in ragione di quello e riguarda, per lo
più, chi è vittima di questa tipologia di reati, di reati di mafia o commessi
con metodo mafioso o di altri gravissimi reati, per cui, dite ai vostri avvocati
che esiste già una legge.
Grazie per la
precisazione. Sicuramente, ci sono tante altre cose che possiamo mettere meglio
a fuoco. Volevo, però, chiudere questa giornata e questa seduta di Commissione,
intanto, ringraziando tutti per il contributo dato, per la pazienza e
l'attenzione dedicata e anche per l'impegno che avete assunto di mandarci
eventualmente qualsiasi altro materiale, o comunque riflessione, spunto,
proposta, non solo in questa fase in cui stiamo raccogliendo elementi per poi
redigere il Piano annuale 2023, ma – mi permetto di dire – in generale, proprio
per l’evoluzione a cui si è fatto riferimento di come cambiano gli scenari, di
come si aggiorna la macchina della criminalità, soprattutto perché dovremmo lavorare
sul contrasto e sull'allineamento culturale.
Quindi, vi invito a
trasmettere alla Commissione qualsiasi cosa che riterrete opportuna, perché ne
faremo buon uso.
Ringrazio tutti gli
uffici qui presenti perché ci serviranno poi nella redazione più specifica.
Oggi, non abbiamo dato loro
la parola perché non c’era argomento per cui attingere alla loro
professionalità ed esperienza – che fa parte anche di quella continuità che, in
qualche modo, spesso, magari, non si vede, ma posso garantire che c'è – insieme
ai colleghi sia della Giunta sia del Consiglio regionale, che cambiano spesso
per norme nazionali, turn-over, per tante esigenze, però, insomma, se
c'è buona volontà e voglia di fare – esprimo la mia personale esperienza – si trova
sempre un riferimento, un fascicolo o, comunque, qualcuno che l'ha costruito ed
è pronto a darti qualche risposta.
Questa, almeno, è la mia
esperienza anche da Presidente di questa Commissione.
Fatti i doverosi
ringraziamenti, prima di fare qualche piccola sintesi, una condivisione, mi
permetto di dire, insomma, non per dovere d'ufficio, ma per convinzione, rispetto
a qualche dubbio che è stato esternato, che non dobbiamo mai avere dubbi sulle
Forze dell'ordine, sull'Arma dei Carabinieri, sulla Magistratura, insomma, su
tutti gli Organi che rappresentano la garanzia costituzionale di un Paese
civile.
Se qualcuno ha dubbi,
perché non lo escludo, anche noi sentiamo, alcune volte, affermazioni dettate dalla
rabbia e da problematiche, e, ovviamente,
a iniziare dalla politica – quando ci sono le Istituzioni che sono convinto che
svolgono sempre un ruolo alto – dobbiamo lavorare insieme anche alle associazioni
non per convincere, ma per testimoniare che, ovviamente, questo sconforto,
questa rabbia non può avere dubbi su chi ci garantisce realmente perché,
altrimenti, non saremmo il Paese che siamo e non saremmo un Paese civile.
Detto questo, mi
permetto di dire, a beneficio un po' di tutti noi, – scusate un po' questa presunzione, ma proprio
ascoltando i colleghi, che ringrazio tutti, sulle cose che abbiamo abbastanza chiare
già oggi a fine giornata, ecco, la presunzione forse è questa – che vi vogliamo
coinvolgere sempre di più, non solo con l'invito di prima a dire: “Mandateci
qualsiasi cosa che, comunque, ci sarà qualcuno che la legge e, se ha dubbi,
sarete chiamati e riconvocati, chiedendovi scusa per il fastidio”, ma c'è un
altro elemento che vorremmo mettere brevemente in moto, che la legge numero 9
del 2018 aveva e, oggi, per una serie di motivi non ha, e che, tra parentesi, è
l'ex articolo 2, che prevedeva la Consulta.
Sicuramente alla prima
occasione, cercheremo formalmente di predisporla in termini legislativi, inserendo
nuovamente questo articolo della legge numero 9, e questo secondo me, ci dà la
possibilità di rispondere alle due sollecitazioni che abbiamo già condiviso:
non svolgere l’audizione a sé, ma avere questo contatto, per esempio, se non
nell'elaborazione vera, ma nello spunto ulteriore per ricercare quei dati, per
fare in modo di avere una relazione sui territori anche per coprire quegli
elementi, magari delle associazioni categoria, che lì troveranno – a parte che li
sentiremo – in qualche modo ospitalità e, diciamo così, diritto di stare e di
potersi confrontare.
Quindi, penso che nel
momento in cui riusciremo tutti insieme in Consiglio a ripristinare quell'articolo
2, abbiamo un altro strumento, a nostra e a vostra disposizione, per tutti gli
interessi che rappresentiamo e, soprattutto, per la voglia di dare un
contributo.
Per quanto riguarda le
poche risorse a disposizione – perché, poi, questo Piano dovrà, ovviamente, indicare
le risorse, non possiamo scrivere un libro dei sogni.
Cercheremo di evitare di
alloccarle su alcune cose che non hanno appeal, per esempio, il ristoro
rispetto alle vittime, perché abbiamo visto – lo ricordava il collega Laghi – che
è stato soddisfatto un solo caso. È chiaro – lo dico perché ho fatto un approfondimento,
sono stato anche a Roma a parlare con la Commissaria nazionale, e ovviamente ha
confermato quello che diceva la dottoressa – che ci sono a livello nazionale risorse
a sufficienza e, quindi, avere un fondo limitato negli importi – massimo 15 mila
euro per un danno massimo di 150 mila euro – sembra una cosa sicuramente
superata.
Cercheremo, però, di
allocarle per dare un contributo proprio a quella richiesta di non essere
lasciati soli e di poter accompagnare le vittime perché, sicuramente, voi come
associazione antiracket, in questo caso, svolgete un ruolo importante: lo avevamo
capito e la storia ve lo certifica. L’avete evidenziato qui.
Penso che questo sia un
primo impegno che possiamo prendere, intanto per ricordarci questa priorità nel
momento in cui procederemo alla redazione di questo Piano, per il quale, ovviamente,
chiederemo conforto anche ai nostri uffici. Quindi, la Consulta ci darà
risposta per le cose che ci avete detto e queste poche risorse cercheremo di
destinarle a cose che servono e rafforzare la presenza nei confronti delle vittime
e soprattutto dei territori.
Un altro impegno che
penso possiamo assumere è quello di irrobustire questo rapporto con chi fa
questo di mestiere: le Forze dell'ordine e le Prefetture.
Lo comprendiamo e l’ho
sondato personalmente, con l'opportunità che mi ha dato qualche Prefetto e
qualche Questore di capire le loro difficoltà, ma anche il Commissario nazionale
le ha, di fatto, certificate.
È chiaro che qui
dobbiamo fare uno sforzo come Commissione, come Giunta regionale, con i Ministeri
competenti, per far comprendere quello che, a mio giudizio, già ci aiuta. Per
esempio, l'operazione sui beni confiscati messa in campo
dal presidente Occhiuto con il Ministero degli interni, che oggi non abbiamo
trattato perché non era all'ordine del giorno, è, secondo me, un buon esempio.
Non è un Piano Marshall, però, la Regione ha stanziato 35 milioni di euro – vado
a memoria – a supporto dell'utilizzo dei beni confiscati, in sintonia con l'Agenzia
e con il Ministero degli interni.
Penso che questo esempio,
il fatto che ci sia una delega specifica a un assessore, che ci sia, comunque,
un Direttore generale con i suoi collaboratori, secondo me, ci aiuta e ci
aiuterà a far diventare, con pragmatismo e concretezza, queste proposte fatti
veri, perché, poi, abbiamo tutti bisogno di risposte, celerità e cose concrete;
voi in primis, che siete il front office sul territorio, rispetto alle vittime
e anche rispetto a un rafforzamento culturale. A noi piace essere pragmatici,
dobbiamo essere pragmatici.
L'ultima sollecitazione,
non per importanza, ritengo che tutti insieme ci impegneremo.
Qui abbiamo la fortuna
di avere illustri protagonisti della vita del Consiglio regionale, capigruppo
di opposizione e di minoranza, il Presidente della Commissione bilancio, quindi,
un aiuto in più per fare in modo che quel programma delle borse di studio nelle
scuole si possa non solo continuare, ma anche rafforzare.
Mi spingo forse oltre – perché
no? – anche in collaborazione con le vostre associazioni non solo come
testimonianza, ma vedremo di trovare il modo di coinvolgervi per far sì che
nelle scuole e, comunque, nel confronto con i ragazzi, arrivi l'istituzione,
che siamo noi, ma insieme a voi che siete gli operatori e i testimoni di come
alcune cose vanno evitate e contrastate.
Vi ringrazio per l’attenzione,
siamo stati più o meno nei tempi e anche bravi.
Grazie a voi e
arrivederci a presto.
Per quanto riguarda i
colleghi, proprio perché vogliamo dare celerità a questo programma, da mandare
poi in Giunta, perché sappiamo che il Programma poi lo approva la Giunta, con
gli uffici, con il direttore in particolare, al massimo entro 15 giorni, riconvocheremo
la Commissione per fare in modo di fare le altre audizioni.
Grazie e buon lavoro.
La seduta termina alle
13.46