Opere antiche e testi rari


All'interno del Polo Culturale "Mattia Preti" sono custoditi 14 opere antiche e 10 testi rari, di proprietà del Consiglio regionale della Calabria e fiore all'occhiello dell'intero patrimonio bibliografico. Nel 2023, l'intera collezione di opere antiche e parte dei testi rari sono stati oggetto di un intervento di restauro sotto la supervisione della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Calabria.
Per convenzione, si definisce "libro antico" un testo stampato prima del 1830, ovvero prima dello sviluppo industriale dell'editoria. Proprio nel corso del XIX secolo grazie alle nuove tecnologie, infatti, la produzione artigianale dei libri è stata via via soppiantata dalla produzione editoriale moderna che permetterà la pubblicazione di elevate quantità di libri in serie. Ma ancor prima di questo passaggio epocale, un'altra scoperta tecnica determinò una lenta e inesorabile rivoluzione che non fu indotta da un oggettivo aumento della domanda di libri, ma che ebbe come effetto proprio la diffusione del libro su scala mondiale: l'invenzione della stampa - attribuita a Johannes Gutenberg - e dei caratteri mobili, il cui impatto determinò un forte balzo in avanti della circolazione libraria in Europa.
Se, inizialmente, l'interconnessione fra libro manoscritto e libro a stampa fu molto stretta, i libri tipografici non furono mai semplici multipli ma "quelli antichi, in particolare, per alcuni aspetti sono oggetti unici quasi allo stesso modo dei manoscritti"
1 L. Balsamo, Premessa, in E. Barbieri, Guida al libro antico. Conoscere e descrivere il libro tipografico, Le Monnier, Firenze 2006, p. 1.
.
Diversamente, con l'affermarsi dell'editoria industriale, "dagli anni Trenta dell'Ottocento in poi la gran parte delle officine e aziende, soprattutto in Inghilterra, si convertì, con sempre maggiore consapevolezza della loro utilità, alle macchine di stampa di nuova generazione, ma la produzione sempre più massiccia finì con l'andare a scapito dell'eleganza del prodotto editoriale"
2 M. G. Tavoni, Storie di libri e tecnologie, Carocci editore, Roma 2021, pp. 121, 122.
. La nascita e l'evoluzione tecnologica della stampa, infatti, influenzarono anche l'estetica del libro al punto da trasformare il prodotto librario da oggetto d'arte per un élite di letterati e aristocratici a mero strumento di conoscenza su "scala planetaria" che - nell'attuale era digitale - perde del tutto la propria dimensione fisica nella versione smaterializzata e-book. Eppure, il libro stampato ha rappresentato e ancora oggi rappresenta più di ogni altro oggetto la forma del pensiero umano.

Il libro più antico custodito al Polo è la seicentina dello storiografo e umanista calabrese Girolamo Marafioti: "Croniche et antichità di Calabria" stampata a Padova nel 1601.
L'opera del Marafioti, proveniente dalla prestigiosa asta londinese Bonhams del 29 marzo 2017 intitolata "Library Catalogue Porkington", rappresenta una pietra miliare delle fonti storiografiche calabresi e proprio per la sua grande rarità e l'elevato valore storico è stata spesso riprodotta in diverse edizioni anastatiche.
Di riconosciuta rarità è anche il Trattato astrologico del filosofo Tommaso Campanella: "Astrologicorum. Libri VII", stampato a Francoforte nel 1630. Il testo in latino è illustrato con numerosi diagrammi, tabelle e tavole astrologiche e si ritrova anche qualche antico appunto manoscritto eseguito a china. L'esemplare rappresenta la terza impressione della prima edizione del trattato sulla scienza astrologica della quale Campanella fu sommo conoscitore e, per questo, molto apprezzato dal Papa Urbano VIII. L'opera costituisce una testimonianza di altissimo valore sia storico, sia scientifico.
Altro testo antico di indiscusso valore storico è sempre una seicentina, scritta da don Carlo Calà nel 1660 e intitolata: "Historia de' Sueui nel conquisto de' regni di Napoli, e di Sicilia per l'imperadore Enrico sesto. Con la vita del beato Giovanni Calà capitan generale che fù detto imperatore".

I testi rari, invece, riguardano opere pubblicate dopo il 1830 (e, pertanto, non possono essere definiti "testi antichi" pur risalendo a un'epoca passata), ma che, considerata l'età e la scarsità di questi libri, assumono un altissimo valore storico-culturale. Fra questi sono custoditi il Codice per lo Regno delle Due Sicilie del 1860 e 9 opere di illustri autori calabresi (come Francesco Scerbo, Gaetano Natale, Raffaele Corso e Raffaele Lombardi Satriani) datate fra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 e riguardanti temi e aspetti socio-linguistico-culturali della realtà calabrese.

Le opere antiche e i testi rari sono esclusi dal prestito, mentre ne è ammessa la consultazione secondo le modalità e i termini di cui al Regolamento ed alla Carta dei Servizi approvati con Deliberazione U.P. n. 4 del 15/01/2014.


Croniche et antichità di Calabria. Conforme all’ordine de’ testi greco, & latino, raccolte da’ più famosi scrittori antichi & moderni, ove regolarmente sono poste le città, castelli, ville, monti, fonti, & altri luoghi degni di sapersi di quella provincia. Et si dichiarano i luoghi delle miniere, tesori, e natività delle piante per l’autorità di Timeo, Liconio e Plinio et anco di Gabriello Barrio francicano. Dal r.p.f. Girolamo Marafioti da Polistina teologo, dell'Ord. de Min. Osseruanti. Opera non meno degna, che fruttuosa, et utile ad ogni levato ingegno.
Girolamo Marafioti
Testo a stampa (antico) – Padova: Compagnia degli Uniti - 1601
Inventario: 35224
Collocazione: Rari F10
Cm. 20,5, cc. 312 (14). Bellissima legatura coeva in piena pergamena con titoli in oro su tassello in pelle al dorso; tagli colorati. Esemplare fresco e ben conservato. Girolamo Marafioti (Polistena, 1567 - 1630?), umanista calabrese, fu storico di chiara fama nell'ambito della storiografia meridionalista. Le notizie biografiche su di lui sono molto scarse e desunte per lo più dalle sue opere o dalle cronache ottocentesche del suo paese natale. Sacerdote appartenente all'Ordine dei Frati Minori, Marafioti si prese il compito di continuare, però in lingua volgare e non in latino, la storia della Calabria di Gabriele Barrio. La prima edizione di quell'opera, infatti, si era rivelata talmente piena di errori e lacune che lo stesso Barrio aveva tentato di emendarla in vista di una seconda edizione, ma ne era stato impedito dalla morte, avvenuta attorno al 1577. Le Croniche et antichità di Calabria, suddivise in cinque libri, furono edite per prima volta a Napoli nel 1595, mentre questa seconda edizione, accresciuta e corretta dell'Autore, vide la luce a Padova nel 1601. Rarissima seconda edizione, definitiva e in parte originale (pressoché irreperibile nel mercato antiquario), di questa insostituibile fonte di storia calabrese alcune volte riprodotta in edizione anastatica proprio a causa della sua grande rarità. Cfr. Iccu; Mandalari, p. 13; Lozzi, 1005; Platner, 78/69; Fossati Bellani,4011.

Astrologicorum. Libri VII (Il trattato astrologico)
Tommaso Campanella
Francoforte, 1630.
Inventario: 35327
Collocazione: Rari F10
In-4°, 4 cc. non num. incluso il frontespizio, 232 pagg. num., 5 cc. non num., 3-24 pagg. num. Frontespizio con fregio grottesco xilografico, testo in latino illustrato con numerosi diagrammi, tabelle e tavole astrologiche intercalate nel testo, numerosi capilettera istoriati e testatine, indice, prefazione, qualche appunto di antica mano manoscritto eseguito a china nel testo, in fine aggiunta del Libro VII. Completo. Antica legatura riutilizzata in piena pergamena rigida, piatti muti, nome dell’autore, titolo e data manoscritti al dorso, sguardie rinnovate. Trattato astrologico di riconosciuta rarità del filosofo italiano Tommaso Campanella (*Stilo 1568 -†Parigi 1639), al secolo Giovan Domenico Campanella. Come si evince dalla bibliografia di Luigi Firpo su Campanella, la presente è la terza impressione della prima edizione. I tipografi lionesi, dopo aver messo in circolazione alcuni esemplari della prima edizione, sentirono la necessità di far apparire anche sul frontespizio e nell’indice l’avvenuta aggiunta del Libro VII, stampando quindi il nuovo lavoro con le dovute correzioni, sostituendolo al vecchio in tutti gli esemplari ancora in loro possesso. In conclusione le edizioni degli Astrologicarum furono due sole, anche se la seconda, del 1630, presenta una struttura completamente diversa, rispetto alla presente, sia nel titolo che nella paginazione. L’opera è in buono stato conservativo. Abile restauro al frontespizio senza aver minimamente intaccato il testo e su minimi dettagli di poche cc. cfr. Firpo, Bibliografia degli scritti di Tommaso Campanella, Torino, Tipografia Vincenzo Bona, 1940, n° 9, pagg. 98-101; Graesse Supplement Tome 7 A-Z, pag. 151.

Historia de' Sueui nel conquisto de' regni di Napoli, e di Sicilia per l'imperadore Enrico sesto. Con la vita del beato Giovanni Calà capitan generale che fù detto imperadore. Scritta da don Carlo Calà, duca di Diano, marchese di Ramonte, Signore delle Terre di Nocara, e Ganna, del Consiglio di Sua Maestà, e Presidente della Regia Camera in quello di Napoli. Con l'aggiunta dell'opere d'antichissimi autori sopra la vita così secolare, come ecclesiastica del medesimo Beato.
Don Carlo Calà
In Napoli: Per Nouello De Bonis Stampatore Arcivescovale, 1660.
Inventario: 6342
Collocazione: Rari 16
L’opera, in due volumi, il secondo dei quali dedicato alla vita del beato Giovanni Calà vissuto nel sec. XIII fu scritta da don Carlo Calà (1617-1683), stimato e ricco giurista, nel 1660, ripubblicata in latino nel 1665, venne composta sulla base di documenti falsificati dal cosentino Ferdinando Stocchi tesi a provare l'antica nobiltà di Carlo Calà. Nel 1680 l'impostura, compensata peraltro con 24000 ducati da Carlo Calà, fu condannata da un decreto del S. Uffizio, che portò "gran dolore al Signor duca di Diano, ovvero Carlo Calà. Nella seconda metà del 1650 Carlo Calà, Duca di Diano e presidente della Regia Camera della Sommaria di Napoli, avviò una campagna ben orchestrata per convincere le autorità ecclesiastiche a canonizzare un antenato misterioso e fino ad allora sconosciuto, Giovanni Calà. Si dice che sia vissuto tra il XII e il XIII secolo, Giovanni Calà presumibilmente servì l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VI come uno dei suoi più fidati capitani dell'esercito, aiutando l'Imperatore a conquistare l'Italia meridionale prima di diventare un eremita e seguace del mistico calabrese Gioacchino da Fiore, il cui potere soprannaturale e profetico avrebbe condiviso.

Pantopologia Calabra in qua celebriorum ejusdem provinciæ locorum, virorumque, armis, pietate, titulis, doctrina, sanguine, illustrium, monimenta expenduntur. Auctore fr. Elia De Amato ...
fr. Elia De Amato
Neapoli: Ex Thypographia Felicis Mosca, 1725
Inventario: 6331
Collocazione: Rari 13
L’opera di frate Elia D'Amato fu pubblicata in Napoli nel 1725, in latino e vorrebbe significare muovendo il piede, camminando, ossia girando qua e là per la Calabria. Dizionario settecentesco dei luoghi della Calabria. Nell’opera è inserita anche una pagina dedicata a Nicotera ponendola così tra i luoghi più noti della Calabria di tre secoli fa.

La Gerusalemme liberata poema del signor Torquato Tasso trasportata in lingua calabrese in ottava rima in questa prima edizione da Carlo Cusentino D’Aprigliano, Casale di Cosenza, e dedicata all'eccellentissimo signore il Signor D. Francesco Maria Carafa
Carlo Cusentino
Cosenza: con licenza de’ Superiori, 1737
Inventario: 6334
Collocazione: Rari 14
L'opera pubblicata nel 1737 in versione integrale in dialetto calabrese dall'apriglianese Carlo Cosentino con dedica di Niccolò Parrino (22 dicembre 1737) all'eccellentissimo signore il signor D. Francesco Maria Carafa principe di Belvedere, principe di Gallicchio, e marchese di Anzi, &c. Il Testo originale in lingua e in dialetto su due colonne, una sorta di volgare illustre calabrese è quello proposto dall'autore che attua un'abile mescolanza di stili seguendo l'esempio canonico della Divina Commedia di Dante spesso parafrasata. La Gerusalemme Liberata, in dialetto calabrese del Cosentino, è stata fonte preziosa per l'Accattatis nell'allestimento del suo Vocabolario del dialetto calabrese (casalino-apriglianese).

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