Signor Presidente e signori Consiglieri,


Rivolgo a nome mio personale e dei componenti della Giunta il saluto più vivo e deferente a Voi tutti e - vostro tramite - a tutti i Calabresi, ovunque residenti, che con un atto di generosa fiducia e di speranza - voglio augurarmi non del tutto  mal riposta - ci hanno chiamati, insieme, a guidare questa Regione, lungo l'impervio percorso che dovrà portarla ad esercitare con dignità e orgoglio il Suo ruolo nel concerto delle altre regioni d'Italia e d'Europa.

E' un compito certamente arduo e difficile, per cui chiedo a tutti collaborazione ed impegno, a tutti offrendo la mia disponibilità più ampia, nel segno dell'amore a questa terra e dell'orgoglio della nostra storia e della nostra tradizione che, certo, tutti ci accomuna e ci lega.

Il primo gesto che dobbiamo compiere mi pare sia quello di volgere intorno lo sguardo per esplorare con estremo rigore, l'attualità della nostra condizione, la vastità e complessità dei problemi che incombono; per percepire il coro delle istanze e la denuncia delle urgenze che montano dalla società calabrese.

E non ci deve spaventare la prospettiva delle tante, purtroppo inimmaginabili negatività dei quadro, se è vero che il coraggio delle verità è il primo dei prestiti cui gli uomini di buona volontà devono ricorrere, se intendono con onestà ed impegno procedere sulla via dello sviluppo civile e dei progresso morale della propria terra.

La Calabria di oggi non è già più la Calabria del 1970. Ma la Calabria soffre ancor oggi di un deficit culturale che mortifica la ricchezza delle forze vive che in essa pur esplodono - o sono pronte ad esplodere - comprime sotto i mali antichi della miseria, della paura della rassegnazione, della soggezione alla norma clientelare, la fiumara generosa di sentimenti ed ideali che si agita nel pensiero e nei cuori dei figli di Calabria.

E di riflesso la nostra Regione soffre oggi di una stagnazione economica persistente, che accentua talora il suo distacco dal resto del Paese e dall'Europa; è carente di moderne infrastrutture; lamenta una scarsissima efficienza e diffusione di servizi per i cittadini; presenta un sistema burocratico lento e ferraginoso; ha il più alto tasso di disoccupazione dei Paese, ed un indice di produttività che è assolutamente fra i più modesti d'Italia.

Cause estrinseche e non dominabili dall'interno della Regione hanno concorso a determinare e consolidare queste negatività: la politica finanziaria adottata negli ultimi anni da governi centrali, le privatizzazioni non ammortizzate socialmente e terrìtorialmente, gli scarsi trasferimenti verso il Mezzogiorno, la elevatissima pressione fiscale l'introduzione di un federalismo fiscale poco solidale; la mancata seria flessibilità del mercato del lavoro, la scarsa crescita dell'intero sistema sono tutti fattori che ci consegnano una Calabria veramente in bilico, nel momento in cui la nuova legislatura regionale si apre, tra il rischio, da un lato, di un definitivo allontanamento dai circuiti europei e la prospettiva, dall'altro, di una decisiva scelta verso lo sviluppo, la crescita economica ed il miglioramento della qualità della vita, prospettiva che passa attraverso una rottura netta con il passato ed il risveglio di quelle sopite energie del Mezzogiorno, che hanno già trovato talora faticosa emersione, con punte di eccellenza quale ad esempio il Porto di Gioia Tauro, concreto esempio di sviluppo possibile ed elemento simbolico della vocazione mediterranea della Calabria.

I nuovi equilibri istituzionali all'intemo della Regione, quali delineati dalla recente riforma costituzionale, tolgono a queste brevi dichiarazioni il crisma del discorso programmatico che rappresenti la base di un dibattito politico:

Ciò non pertanto la Giunta ed il suo Presidente intendono comunque - come atto di deferenza verso questa prestigiosa assemblea - titolare dei potere di normazione ed indirizzo dell'azione regionale, e come offerta e richiesta di piena collaborazione,  enunciare preventivamente le linee programmatiche sulle quali intende muovere ed informare il Consiglio delle direttrici dei suo procedere.

La prima grande sfida di questa Legislatura sembra essere quella del riordino Istituzionale verso cui codesto Consiglio, anche sotto l'impulso e la proposta della giunta, si pone come grande Protagonista.

In questo terreno, e subito dopo l'esame del bilancio la cui urgenza appare assolutamente indifferibile, il Consiglio si troverà verosimilmente ad affrontare l'adozione del nuovo Regolamento per i suoi lavori e la rivisitazione dello Statuto Regionale imposta, per un verso, dalle recenti modifiche introdotte con la legge Costituzionale sull'elezione del Presidente della Giunta, e per altro verso. dall'esigenza di rivedere un impianto che potrebbe rivelarsi obsoleto rispetto all'evoluzione del sistema ed al  maturare di nuove esigenze, emerse negli ultimi decenni nonché a fronte della necessità di una determinazione dei sistema elettorale dei Consigli, che ci si augura possa essere scelto in sintonia con gli indirizzi emergenti nelle altre Regioni in un quadro di armonioso comporsi delle Politiche Regionali.

L'attuazione rapida del decentramento - attraverso il conferimento delle deleghe agli Enti Locali - ed il riordino dell'assetto burocratico sembrano individuarsi come gli altri due grandi temi su cui la Giunta intende impegnare il Consiglio sul versante appunto dell'assetto istituzionale ed ordinamentale.

Attraverso il conferimento delle deleghe agli Enti Locali si potrà perseguire l'obiettivo di un notevole alleggerimento delle attività di gestione, tuttora innaturalmente svolte dalla Regione e che concorrono ad appesantiti l'azione ed a sviarla dai più congeniali sentieri dell'attività normativa, programmatrice e d'indirizzo. E si realizzerà contestualmente un più alto tasso di democrazia nella misura in cui la responsabilità delle scelte operative e dei ritmi dell'azione verrà trasferita ai centri istituzionali più vicini ai cittadini e più facilmente sottoposti al loro vigile controllo.

Il riordino dell'assetto burocratico si impone, poi, per restituire efficienza e rapidità ad una macchina unanimamente riconosciuta come asfittica e disarticolata, incapace di tradurre sul piano dell'esecuzione concreta - in maniera accettabile ed in termini ragionevoli - le decisioni elaborate in sede politica.

Si tratta di restituire credibilità all'Ente e dignità ai certo non pochi dirigenti e furizionari che all'interno delle strutture amministrative della Regione operano con onestà ed impegno nell'adempimento delle loro funzioni.

Su questi temi di carattere istituzionale non disperiamo - forti dell'onestà delle nostre intenzioni e della salda convinzione di voler muovere in spirito di servizio, senza privilegiare logiche di potere - non disperiamo- si diceva - di ottenere le collaborazioni ed i consensi più onsti, perché le soluzioni raggiunte possano rappresentare realmente il risultato di un " patto per i calabresi ", fra tutti i calabresi di buona volontà, pensosi dei destini della loro comunità, capaci di ritrovare e riconoscere le strade della concordia e del bene comune, e di privilegiare la logica delle soluzioni esatte sulla grettezza della ricerca ossessiva del potere e della scelta e del metodo della rissa, a fronte del sereno confronto delle idee.

Lasceremo all'opposizione - cui pure rivolgiamo il nostro saluto e l'augurio di buon lavoro - la libertà e la conseguente responsabilità delle scelte di metodo e di merito che vorrà operare, edi cui saremo comunque rispettosi nella misura, nei limiti e nelle forme in cui l'ordinamento le legittima.

Lo sviluppo economico e civile della Calabria è l'altra grande indicazione nel cui segno muoverà l'azione della tiunta, preoccupata di affirontare, non superficialmente ma comunque con la rapidità che la gravità della situazione impone, le grandi emergenze della disoccupazione e della sicurezza dei cittadini a fronte dei marcati fenomeni di illegalità diffiusa e di criminalità emergente.

Si tratta di fenomeni forse molto meno scollegati di quanto non appaia a prima vista, e che vanno perciò affrontati unitariamente, con uno sforzo veramente poderoso che impegnerà certamente Istituzioni e società per tutto il prossimo quinquennio e rappresentano la vera sfida lanciata alla nostra comunità nell'insieme di tutte le sue componenti, istituzionali, civili, culturali, professionale etc.

La Giunta intende preoccuparsi innanzi tutto della carenza di grandi, medie e piccole infrastrutture che penalizza pesantemente la nostra Regione, che registra su questo terreno un "gap" calcolato in almeno il 40% rispetto alla media delle altre regioni italiane.

Si tratta di costituire le precondizioni di ogni seria azione di sviluppo dell'economia: ammodernamento dell'ultimo tratto

- A3 - dell'autostrada del Sole; costruzione dell'autostrada ionica - o ammodernamento della SS. 106 - estensione dell'alta velocità ai tronchi meridionali delle FF.SS., intensificazione dei collegamenti stradali tra Ionio e Tirreno onde ne resti per sempre dominato il fenomeno della impenetrabilità della cordigliera appenninica calabrese; completamento e raccordo con le grandi vie di comunicazione del porto di Gioia Tauro ed infine la costruzione del Ponte sullo Stretto, previa seria, serrata verifica delle condizioni tecniche ed economiche della sua fattibilità e della accettabilità del suo impatto ambientale; costituiscono i capisaldi di un'azione che si vuole finalmente incisiva sul complessivo assetto della rete infrastrutturale regionale e che, in una con lo sviluppo delle vie telematiche, porterà finalmente alla rottura dell'isolamento storico della Calabria ed al suo definitivo raccordo con l'Europa che nasce, e con le altre civiltà che si vanno affacciando alla ribalta della storia.

- In questo quadro proprio il ponte sullo stretto sembra rappresentare simbolicamente la vocazione della nostra Calabria a fungere da cerniera nell'abbraccio fra la cultura europea e l'emergente civiltà dei paesi deì bacino mediterraneo.

- La politica delle infrastrutture e l'ottimizzazione - già avviata peraltro coi programma di Agenda 2000 - dell'uso dei fondi strutturali, pegno della solidarietà europea, costituiscono i due fondamentali capisaldi su cui punterà la politica economica del nuovo governo della Calabria, che proprio in relazione a tali obiettivi ha chiamato a far parte della sua compagine tecnici particolarmente qualificati.

Sarà, poi, attraverso la realizzazione della politica delle grandi opere e dell'utilizzazione oculata dei fondi strutturali comunitari, accompagnata dagli opportuni interventi in materia di politiche del credito, delle incentivazioni possibili e della formazione professionale, che si perseguirà il modello di sviluppo economico incentrato sulla nascita e la crescita delle piccole e medie imprese, così connaturate alla nostra tradizione ed al nostro carattere, secondo il modello che ha avuto' di recente clamorose e positive verifiche in campo internazionale (dall'Irlanda alla Spagna di Aznar) e nazionale (dal veneto alla Basilicata) in un quadro di riaffermata fiducia nella validità dell'iniziativa privata.

E si intende che lo sviluppo imprenditoriale verrà incoraggiato nei settori in cui più forte si esprime la vocazione del nostro territorio.

Abbandonati gli inverosimili sogni di industrializzazione avanzata, che tanto spreco di risorse hanno determinato dando origine a spettrali cattedrali nel deserto, è tempo ormai di promuovere ed incentivare l'impresa in quei settori del turismo e dell'agricoltura, dell'artigianato e dei servizi, che mostrano la loro completa compatibilità con le risorse e l'assetto della nostra ancora povera economia.

Mentre cospicue risorse si dimostreranno  - se opportunamente coltivati -  i nostri giacimenti culturali, le bellezze archeologiche, artistiche e paesaggistiche che potranno dar luogo ad una straordinaria fioritura di attività e di imprese, che non solo appaiono in grado di realizzare forti ritorni in chiave di economia, ma contribuiranno a rivalutare l'immagine della Calabria, a rinvigorire la nostra tradizione culturale, e a dare ai calabresi l'orgoglio della loro civiltà.

Per queste strade, per le vie del rilancio della imprenditoria e della iniziativa privata, si potrà avviare quel circuito virtuoso che dia finalmente una risposta non deludente e non amara alle decine - forse centinaia di migliaia di giovani che affannosamente premono per entrare definitivamente nel mondo del lavoro.
E' 
questa, del tasso di disoccupazione giovanile la cifra di emersione più alta e significativa del disagio e della crisi della nostra Regione.

Se non sapremo, nei prossimi, primissimi mesi, dare risposta all'angoscia, alla disperazione che attanaglia i giovani e li espropria della dimensione della speranza, allora vorrà dire che ci approssimiamo alla fine di ogni ambizione di creare credibili architetture sociali. Una società che non sapesse raccogliere le istanze giovanili non è una società che si avvia alla morte, ma è una civiltà che ha presumibilmente smarrito il senso dell'umano e che è già morta.

Sanità e agricoltura sono terreni che richiedono sicuramente interventi di riqualificazione di recupero di economia, di riacquisto di efficienza.

Nella sanità, in particolare, verrà ripristinato il principio della centralità del malato, il principio che privilegia cioè la sola logica possibile.

Ma un' attenzione tutta particolare andrà sicuramente riservata alla costruzione di un sistema integrato delle nostre università, alla, promozione di centri ed attività culturali sulla via della valorizzazione di quel patrimonio di intelligenza e di capacità di impegno, che rappresenta senza dubbio la più ricca, la Più nobile, la più straordinaria risorsa della nostra terra.

La Giunta non mancherà di informare doverosamente il Consiglio dei suoi progetti e delle sue iniziative, man mano che essi prenderanno corpo ed assumeranno forma più particolareggiata ed operativa.

Una particolare attenzione, un particolare impegno si vorrebbe riservare poi sul piano della solidarietà sociale, alle classi più povere, più bisognose, più emarginate. A quell'unìverso umbratile e corrivo dei deboli e dei vinti, che attende da sempre il segno della presenza di un'istituzione non più fredda ed arcigna, ma capace di slancio e di riscoperta della categoria dell'umano.

Queste sono alcune delle linee sulle quali intenderemo muovere nei prossimi cinque anni, durante i quali impiegheremo tutte le nostre umane possibilità, in concorso con tutti gli uomini di buona volontà, per conseguire il sogno ambizioso di una "Calabria dei calabresi", di una istituzione aperta al dialogo serrato, al confronto continuo con i cittadini, tesa all'ascolto delle loro voci e delle loro istanze, in una prospettiva di autentica, diffusa democrazia.

Scocca oggi per tutti l'ora dell'impegno, l'ora della sfida corale che coinvolge tutti i calabrsi non rassegnati, ma consci della forza che può sprigionarsi da una comunità motivata, che dal suo passato e dalla sua storia sappia trarre gli insegnamenti e l'orgoglio per andare avanti.

Nel momento in cui iniziamo la nostra fatica, il nostro pensiero va a tutti calabresi. A loro tutti va il nostro saluto. Voglia Dio che la loro fiducia non venga mai meno, che essi non abbiano mai a disperare. Anche in questo modo con un richiamo alla fiducia ed all'impegno, intendiamo difendere la nostra giovane democrazia, che è dovere di tutti noi tenere al riparo da ogni insidia presente e futura.

Auguri a tutti di buon lavoro.

Per la Calabria, per i calabresi, per l'Italia e per la nascente Europa.