28 marzo 2007    

Commissione Pari Opportunità. Seminario di Studi a Crotone il 31 marzo


“Identità, genere, differenza: è solo una questione di lessico?” E’ il tema del seminario di studi organizzato dalla Commissione regionale delle Pari Opportunità in programma a Crotone venerdì 30 marzo e a Catanzaro sabato 31. Il seminario, che sarà tenuto dalla docente di Scienze politiche dell’Università di Lecce, Marisa Forcina, si svolgerà nei locali del Liceo Scientifico “Filolao” di Crotone venerdì 30 marzo alle ore 16,30, nella Sala giunta del Comune di Catanzaro, sabato 31 marzo alle ore 15,30.  Una riunione della Commissione regionale per le Pari opportunità


Lo rende noto Antonella Cosentino, componente della Commissione regionale Pari Opportunità, sottolineando come il fatto “che la stessa iniziativa si svolga in due città capoluogo diverse rappresenti un’opportunità formativa che si offre a due territori differenti, nell’ambito delle attività di formazione politica che la Commissione regionale ritiene determinanti non solo per le donne calabresi, ma per la società calabrese in toto, in quanto costituita da donne e da uomini che hanno necessità di prendere atto, soprattutto dal punto di vista simbolico, di taluni processi sociali in atto e di agire, di conseguenza, pratiche politiche assolutamente nuove rispetto al passato”. “Come a dire – aggiunge la Cosentino- che la realtà muta più velocemente del mondo simbolico, che il potere consolidato, proprio attraverso il simbolico, tenta di negare la realtà mutata pur di continuare a mantenere le posizioni passate”.
Per la commissaria regionale delle Pari Opportunità “il problema della terminologia ‘identità, genere, differenza’ non è questione da poco”.  “Infatti- spiega- in queste parole si racchiudono istanze che hanno connotato il dibattito politico e culturale delle donne negli ultimi cinquanta anni. Non è questione da poco anche perché dietro ad una parola si racchiude un significato specifico e con esso il simbolico, ossia il nostro modo di rappresentare la storia e la realtà”.
Rilancia la Cosentino: “Problema estremamente controverso quello dell’identità femminile, per la quale,  paradossalmente, Simone de Beauvoir diceva: ‘Non è detto che ogni individuo di sesso femminile sia una donna’ per significare che non è il puro dato biologico ad identificare una donna. Aggiungeva, inoltre: ‘Donna non si nasce, donna si diventa’, ad intendere che la soggettività femminile è legata ad un processo di costruzione di sé che avviene ‘in negativo’ attraverso la rinuncia ad essere ciò che l’universo maschile ha finora stabilito per le donne e, di conseguenza, attraverso una reinvenzione continua di sé che si attua solo attraverso la libertà. Da queste considerazioni, qui esposte, per necessità di contesto, in modo generico, prenderà le mosse Marisa Forcina per una riflessione sulle questioni dell’identità, del genere e della differenza, che sono questioni culturali estremamente importanti per una società come quella calabrese che deve agire a tutti i livelli una democrazia molto più partecipata di quella attuale, garantire i differenti diritti, e realizzare, dunque, una profonda trasformazione degli equilibri tuttora esistenti”.
“Proprio nell’ottica di un reale contributo politico al rinnovamento democratico della società calabrese - fa presente la Casentino - la Commissione regionale si è posta il problema dell’importanza di riflessioni sul linguaggio che siano diffuse su tutto il territorio e allargate a donne impegnate non solo in politica ma anche semplicemente nelle professioni e nel mondo del lavoro, alle studentesse, alle casalinghe. Il problema della trasformazione della società calabrese è un problema politico di così ampia portata che ha necessità oltre che di politiche economiche realmente attente alle pari opportunità anche, e forse prima, di politiche culturali che ad esse si accompagnino e le supportino. Pertanto per la Commissione regionale impegno nelle politiche del lavoro ma anche in quelle della formazione politica”.
Ancora la Cosentino: “Nulla c’è di più politico del linguaggio, attraverso il quale trova espressione il sistema di valori di chi parla. Attraverso il linguaggio si coglie il riconoscimento che in un determinato contesto si dà alla presenza femminile nello spazio pubblico: il linguaggio utilizzato in modo nuovo aiuta a leggere in modo nuovo la realtà e le relazioni sociali e, nello stesso tempo, dà un nuovo orizzonte di senso alla presenza delle donne nei ruoli pubblici, nelle professioni, nella politica. In poche parole, si tratta di riconoscere, secondo la Forcina, la capacità generativa del linguaggio, il suo fare e costruire orizzonte di senso, il suo dare parola ‘a ciò che c’è ma ancora non è visto a sufficienza’. Si tratta non solo e non tanto di declinare al femminile i vari sostantivi ma di mettere in atto un linguaggio significativo di nuove realtà, di riconoscere nuove libertà”.
Conclude la commissaria: “In pratica il linguaggio significativo femminile, proprio perché in esso irrompono sentimenti ed emozioni, crea squilibrio rispetto al linguaggio codificato, rompe le simmetrie grammaticali. Heidegger diceva che nel linguaggio si disvela l’essere. Più semplicemente, nel linguaggio vivono le energie trasformatrici. Pertanto far conoscere il femminismo della differenza significa illustrare la valenza sovversiva del riconoscimento del femminile nelle donne:   ‘Piuttosto che rivendicare soltanto la loro assimilazione al maschile, sia pure nel bisogno di avere dei lemmi correttamente indicanti il femminile, la liberazione delle donne è nel loro divenire donne, - di cui esse sono state paradossalmente private - e non nel loro essere inserite con parole femminili nei modelli dominanti’”.


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