17 ottobre 2006    

on. Laganà: «Calabria soggiogata da una borghesia mafiosa»


On. Presidente, On. Consiglieri regionali, On. Presidente della Giunta Regionale, autorità,
è mio primo dovere ringraziare tutti voi per l’affettuosa vicinanza in occasione della tragedia che mi ha colpito: ringrazio il Presidente di questo Consiglio Regionale, On. Giuseppe Bova e tutto l’ufficio di Presidenza, anche per l’austera e solenne organizzazione della cerimonia funebre di un anno fa, che ha dato l’idea della grande dignità del Consiglio Regionale della Calabria; ringrazio il Presidente Agazio Loiero e tutta la Giunta Regionale per essere stati vicini alla mia famiglia nei momenti più difficili, così come ringrazio ancora il Presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che con la sua presenza qui di un anno fa ha onorato mio marito, e con lui, le istituzioni calabresi e tutte le vittime della mafia. L'on. Maria Grazia Laganà nel corso del suo intervento

Ringrazio ancora i segretari nazionali dei partiti e i Sindacati. Un ringraziamento ai Magistrati, che hanno svolto fin qui le indagini, alle forze dell’ordine, l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, l’allora Ministro degli Interni, on. Pisanu, che nell’immediatezza del fatto ha inviato sul territorio forze speciali per affiancare i colleghi del posto. Ringrazio tutti, tutti e specialmente i ragazzi di Locri che hanno dato vita ad un coraggioso movimento spontaneo di riscatto e di affrancamento dal pesante giogo dei poteri criminali. Anche se ancora oggi, dobbiamo constatare che, con spudorata spavalderia la criminalità continua a manifestare la sua azione delinquenziale a Locri, come in altri centri della Calabria, uccidendo ancora, bruciando macchine, sparando, minacciando Amministratori, imprenditori e commercianti.
Io mi chiedo, ma come si fa a combattere la mafia senza una strumentazione legislativa adeguata, per come viene continuamente invocata da Magistrati valorosi, che sperimentano sul campo la presenza dei vincoli giuridici, che impediscono o addirittura svuotano, gli impianti accusatori? Anche loro non vanno abbandonati, ma vanno sostenuti dal Ministro della Giustizia e dai cittadini.
On. Presidente del Consiglio, l’ottima iniziativa che Lei ha voluto prendere a Locri, nei mesi scorsi, attraverso il Forever, deve essere meglio attrezzata e deve finalmente decollare come centro d’incontro di tutti i giovani che si vogliono impegnare a ribaltare la cultura mafiosa.
Ma queste non sono cose difficili da realizzare, conoscendo il pensiero e la volontà del nostro Presidente on. Bova.

Si riscontra, purtroppo, maggiore difficoltà nel realizzare il comando gruppo dei Carabinieri con la nuova caserma a Locri; il gruppo di investigatori venuto da fuori sta progressivamente andando via, come se avesse finito il suo lavoro; si è ancora in attesa che il Procuratore Nazionale Antimafia affianchi la Procura distrettuale di Reggio Calabria.
Tutto ciò deve far supporre che l’indagine sull’uccisione del Vice Presidente del Consiglio regionale, voglia terminare? Si è fatto tutto? Si è indagato sulla provenienza del denaro che è andato nelle mani dei killer e di quanti altri hanno preso parte alla spedizione di morte?
Si è indagato in modo approfondito sul tentato omicidio dell’On. Zavettieri e sulle connessioni con l’omicidio di Franco Fortugno?

C’è chi mette in giro voci che, in fondo, mi sarei rassegnata perchè risarcita dell’omicidio con un posto in Parlamento. A simili affermazioni rispondo con la quotidiana battaglia per affermare in Calabria quei principi di legalità, trasparenza, lotta alla mafia, che erano propri di mio marito.
Ho vissuto e condiviso con lui, giorno per giorno, i suoi impegni e la sua passione. Continuo a subire tentativi di distorsioni strumentali della verità. Sembrerebbe che alcuni operassero per non arrivare all’affermazione della verità, altri per delegittimare le vittime del reato.
Mi domando se tutto ciò avviene per bassezza d’animo o gelosia, oppure perché si persegue l’interesse a creare un’atmosfera di confusione nella quale diventa sempre più difficile individuare le complicità, le collusioni, i colpevoli.

Io, fin dal primo momento, ho costantemente chiesto che si indagasse in ogni direzione e ad ogni livello, specificatamente sui rapporti tra mafia e politica. Devo riconoscere, però, che accanto a queste piccole amarezze sono stata sostenuta da una marea di solidarietà ed affetto, che mi ha dato forza e incitato ad andare avanti. Oggi qui non parlo solo come la vedova del vice presidente del consiglio regionale, ma come un parlamentare della Repubblica che invoca e pretende giustizia. Non solo per Franco Fortugno, ma anche, e allo stesso modo, per tutti i morti ammazzati dalla mafia rimasti finora nel dimenticatoio.
Penso a Emilio Sgambetterra, consigliere comunale di Canolo, a Francesco Panzera, docente del Liceo di Locri, a Vincenzo Grasso, commerciante di automobili, a Stefano Carnuccio, professionista sempre di Locri, alla carissima Maria Speziali, moglie dell’ex sindaco di Locri, ma pure al meccanico Correale ucciso perché aveva visto e denunciato un aggressione mafiosa ai carabinieri, al medico Fortunato Larosa, a Massimiliano Carbone, a Gianluca Congiusta. Tutti, e tanti altri ancora, decine e decine di lutti; tutti dormono nei loro cimiteri, dimenticati dallo Stato.
Si può andare avanti così? Dov’è la lotta alla mafia se tutto resta come prima? Lo chiedo al Ministro degli Interni, ed aspetto una risposta, aspetto di sapere che i fascicoli chiusi, per casi irrisolti, vengano riaperti e le indagini vengano riprese. Gli impegni che il Presidente Prodi ha assunto a Locri, sulla lotta alla mafia ci sostengono nella speranza che le cose possano cambiare. Siamo sicuri che manterrà le promesse.

A noi, alla politica, serve un risveglio di massa sempre crescente, una partecipazione reale che segni una svolta culturale e morale rispetto al passato, serve un atto di coraggio e di ribellione così come si è verificato nel mondo giovanile: nessuno deve rimanere solo in questa guerra, e nessuno può pensare di farcela da solo, portando avanti battaglie coraggiose ma in solitudine. Occorre stare tutti insieme, senza gelosie, senza riserve, sapere che la guerra alla mafia si vince se ciascuno farà la sua parte.
La lotta alla mafia interessa tutti i partiti: noi non possiamo non apprezzare e collaborare con quanti da anni portano avanti battaglie coraggiose e rischiose per difendere i diritti dei cittadini onesti e le nostre comunità dall’invadenza mafiosa. Al vice-ministro Minniti, chiediamo di interpretare e rappresentare, fino in fondo, il ruolo fondamentale di governo nel potenziamento e nel conforto di tutte le forze in campo attestate sul nostro fronte. Mi rivolgo anche ai cari ragazzi di Locri per dire che non sono soli. Occorre che tutte le associazioni, i movimenti culturali e del volontariato, partecipino con tutti i mezzi a disposizione, al processo di liberazione dalla servitù mafiosa. Anna e Giuseppe Fortugno, figli del vicepresidente ucciso a Locri
Un grande ruolo nel rinnovare dal di dentro la società lo esercita la Chiesa calabrese, presente anche attraverso la parola profetica e le iniziative sociali e coraggiose di Mons. Bregantini. Un grande ruolo possono averlo, lo devono avere, gli Enti Locali, assumendo una intransigente iniziativa che protegga dalle infiltrazioni mafiose tutta la Pubblica Amministrazione, e producendo politiche sociali idonee per elevare la coscienza civica. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che nella società si è costituita una vera e propria borghesia mafiosa, che è sempre più difficile sconfiggere senza la civile partecipazione di tutti, senza una forte azione culturale che parta da ogni luogo d’istruzione, dalle scuole, dai partiti, dai sindacati, da tutte le agenzie educative. Per rompere il cerchio di collusione tra mafia e politica bisogna interrompere il sistema d’impunità che contribuisce a solidificare il sistema della borghesia mafiosa, che tende ad appropriarsi anche del potere politico per rafforzare il suo potere economico e sociale. Auspico, e ne sono convinta, che il Presidente Loiero si muova in questa direzione. A fronte di una Calabria vecchia, dominata dall’economia mafiosa, che si estende oramai anche nel campo delle professioni, per invadere un poco alla volta, tutti i campi della società, alterando il mercato del lavoro, e delle istituzioni, i partiti politici devono riprendere il grande ruolo che affida a loro l’art. 49 della Costituzione.
I partiti politici si devono interrogare sulle loro responsabilità, soprattutto quando selezionano la loro classe dirigente.

Per concludere: alla Regione chiedo che venga rifinanziata la legge contro la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Abbiamo bisogno che i migliori giovani restino in Calabria, e le  nostre Università aperte alla migliore meritocrazia calabrese. E’ urgente, nello stesso tempo, predisporre un piano straordinario per il lavoro dei giovani della Locride e della Calabria perché non corrano il rischio di cadere nella disperazione della scelta mafiosa, spinti dal bisogno economico. In questo caso ne saremmo, anche se indirettamente, corresponsabili. Dopo un anno dal delitto, che è stato definito il più devastante avvenuto in Calabria, certamente non rimaniamo appagati da suggestive manifestazioni. Siamo mossi esclusivamente dalla pretesa che tutta la verità venga accertata.
Concludo, però, con un pensiero di speranza: come diceva Tartulliano per i cristiani, “il sangue dei martiri possa far nascere i fiori della giustizia attraverso quella verità che sola ci renderà liberi”.




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