24 luglio 2006    

«Vibo: passare dall’alluvione al riassetto» (di Antonio Borrello*)


Quattro morti, fra cui un bimbo di appena 16 mesi strappato dalla furia delle acque all'abbraccio della mamma, centinaia di contusi, oltre 300 sfollati, più di 1.000 abitazioni invase dall'acqua mista a fango e detriti fino a due metri di altezza e rimaste senza luce e acqua, interi costoni del territorio montano franati a valle, strade e alberi divelti, uno smottamento di ben venti metri su un tratto dell'autostrada Reggio-Calabria, raccolti distrutti, attività commerciali e industriali allagate e danni che ammontano a decine di milioni di euro: questo è il tragico bilancio causato dal violento temporale di appena qualche ora che all'alba del 3 luglio ha investito la provincia di ViboValentia.Il consigliere Antonio Borrello (Popolari-Udeur)
Un bilancio che poteva essere ancora più pesante se l'evento alluvionale si fosse verificato di notte cogliendo nel sonno la popolazione.
Tra le vittime si contano anche due guardie giurate, Ulisse Gaglioti e Nicola  De Pascale, rispettivamente di 40 e 44 anni. Mentre nel comune di Sant'Onofrio, un pastore di 56 anni, Antonio Arcella, è stato folgorato da un fulmine. Il maltempo ha danneggiato la sua azienda agricola, che gestiva insieme a un socio rimasto gravemente ferito. Cavi della luce, danneggiati dal temporale, si sono staccati dai pali e hanno colpito entrambi gli uomini e molti animali della loro tenuta, che sono morti fulminati.
A tutto questo bisogna aggiungere i danni alla viabilità  e alle infrastrutture pubbliche che si sono registrati nei territori di diversi comuni collinari e montani della stessa Provincia.
Un diluvio e i suoi effetti devastanti  che non avremmo mai voluto vedere con i nostri occhi durante le diverse e accurate perlustrazioni effettuate sui luoghi quasi ogni giorno senza fotografi al seguito.
Un territorio, quello della Provincia di Vibo Valentia, non da ora, ma da anni ormai trascurato e offeso e il disastro del 3 luglio, pur nella eccezionale straordinarietà, è la riprova più lampante di un inaudito  nubifragio ma anche di una disinvolta politica di difesa idrogeologica del territorio.
 Non intendo scaricare responsabilità su chicchessia e non è il momento di fare polemiche. Ma è tempo che il Governo e la Regione guardino con occhi diversi alle problematiche di un territorio strutturalmente debole verso il quale occorre agire per il recupero di un’integrità seriamente compromessa in termini di sicurezza.
In questo senso, occorre sicuramente un’analisi approfondita, una nuova coscienza delle responsabilità e un approccio più determinato ed incisivo dentro il quale la politica assume il riassetto idrogeologico come la “mamma delle priorità” verso  cui attivare progettualità e risorse  in forte sinergia e complementarietà con l’azione del Governo centrale.
Occorre convincersi che le risorse disponibili vanno canalizzate a favore delle priorità, essendo da molto tempo finita l’epoca delle spese superflue o voluttuarie che diventano un grande lusso per una realtà che vive quotidianamente il disagio della precarietà e mettono in mostra tutta la loro insignificanza dinanzi a fatti che minano l’incolumità dei cittadini.    
Ben vengano gli abbattimenti degli ecomostri; ma come non pensare di intervenire duramente sui tanti, troppi interventi realizzati su terreni a rischio o addirittura in dissesto idrogeologico che hanno contribuito certamente a creare condizioni di grave instabilità, magari con l’assenso di amministrazioni comunali o dirigenti tecnici irresponsabili?
Sarebbe davvero una beffa se, dopo l’arrivo del presidente Prodi e l’attenzione manifestata dal Paese, Vibo e la sua provincia restassero impantanati, oggi alle prese con problemi di ricostruzione ancor più giganteschi di quelli alluvionali.
Non ci possiamo prendere il lusso di non intervenire con grande coraggio e determinazione per tentare di evitare che questa regione subisca altre ferite, altri lutti, altre assurde perdite umane.

* Segretario - Questore del Consiglio regionale della Calabria
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