27 marzo 2006    

I mali della sanità calabrese fotografati dalla II Commissione (di Cristina Cortese)


Sono settantamila i calabresi che nel 2004 hanno scelto di ricoverarsi fuori la nostra Regione ed ancora la spesa farmaceutica è fuori controllo e sfora il tetto del 13% . Sono questi alcuni dei dati Palazzo Tommaso Campanella Sede del Consiglio regionale della Calabriapiù significativi emersi da uno studio realizzato dalla seconda commissione consiliare “Bilancio-programmazione economica e attività produttive”, presieduta da Demetrio Naccari Carlizzi. L’esponente della Margherita ha illustrato i risultati di questa analisi in occasione del convegno promosso, nell’Aula Levato, dalla associazione “Sanità e salute”, che ha avuto come tema “La cura della salute a Reggio. Prospettive e proposte”. Ne è uscita una fotografia poco felice sulla nostra sanità. Infatti, analizzando e scomponendo il dato della mobilità passiva extra regionale, dei 70.000 calabresi che, nel 2004, hanno affrontato il classico viaggio della speranza, il 15% lo ha intrapreso per avere “media assistenza” e il 45% per “le specialità di base”. “Un dato allarmante- ha sottolineato Naccari- visto che, soprattutto nei casi che necessitano la media assistenza, la situazione più logica è che il paziente calabrese trovi risposta sanitaria sul proprio territorio. Invece, questo non succede e, oggi, la mobilità passiva extra regionale è un fenomeno sempre più diffuso. Infatti, la più grande Asl è fuori la Calabria”. Cosa fare, allora? Nel corso del convegno, Naccari ha lanciato questa proposta: “Bisogna applicare- ha detto il presidente- la legge nazionale che prevede l’istituzione, in ogni regione, di una Agenzia sanitaria, strumento indispensabile per qualificare le scelte di politica sanitaria e svincolarle dagli interessi parziali”.

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