9 giugno 2010    

A Lamezia Terme la Conferenza regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza (di Luigi Varratta*)


 Si è tenuta a Lamezia Terme la Conferenza Regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza. Il presidente del Consiglio Francesco Talarico con il Prefetto Luigi Varratta

Un organismo collegiale istituito con Decreto del Ministro dell’Interno 10 ottobre 2002 e, all’indomani della nomina a Prefetto di Reggio Calabria di Luigi De Sena, presieduto dallo stesso, cui venivano delegati i poteri di coordinamento dei compiti e delle attività delle Forze di Polizia nelle province della Calabria.

La Conferenza, che di norma  è composta  dal Prefetti della Regione e dai vertici  regionali e provinciali delle forze di polizia,  ha avuto quale obiettivo quello di condividere percorsi di programmazione, di individuazione e valutazione di obiettivi e priorità e può riunirsi in composizione allargata anche al Presidente della Giunta Regionale per l’attuazione di forme di collaborazione e di strategie comuni nei settori ritenuti nevralgici e dio particolare rilevanza.

E’ il caso di Lamezia, dove la situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica in Calabria è stata oggetto di disamina alla presenza anche del Presidente della Giunta, dott. Giuseppe Scopelliti, e del Presidente del Consiglio, dott. Francesco Talarico.

Un comune approfondimento che nasce dall’esigenza di raccordare i reciproci strumenti posti dalle programmazioni nazionali e regionali, alla luce del forte ritardo socio-economico della regione, da mettere in relazione anche alla presenza di una criminalità particolarmente pericolosa, articolata, come sappiamo,  in organizzazioni  ‘ndranghetistiche.

Se, da un lato, la ‘ndrangheta conserva la sua capacità di innovarsi, riprodursi e diffondersi, l’azione complessiva dello Stato, dall’altro lato, ha conseguito risultati di così straordinario livello da far dire al signor Presidente della Repubblica, il 21 gennaio scorso, all’indomani del grave atto intimidatorio consumato in danno degli uffici della Procura Generale che in Calabria sussistono le premesse per una svolta.

Circostanza che rimanda alla iniziativa del Governo di tenere, il 28 gennaio scorso presso la Prefettura di Reggio Calabria, un Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno il Piano Straordinario contro le mafie.

Le cosche manifestano oggi segnali di forte debolezza, colpite al cuore dall’azione repressiva dello Stato, dall’intensa attività delle Forze di Polizia e della Magistratura. Costituiscono un sintomo di tale fibrillazione i gravi atti minatori perpetrati nei confronti dei magistrati  operanti in Calabria,e non solo delle Procure di Reggio e Vibo, cui gli organi di stampa hanno dato particolare risalto.

Illuminanti i dati dal 2008 al 30 aprile del corrente anno::  58.384 le persone denunciate in stato di libertà, 12.933 quelle arrestate, 92 le informative inoltrate alla A.G. per il reato di associazione mafiosa, con 2.429 persone denunciate, 1.301 quelle concernenti il reato di traffico di sostanze stupefacenti, con 2.721 persone denunciate.

Che dire, poi, dell’ attività preventiva, specie nel settore delle misure di prevenzione patrimoniali, che evidenziano valori di assoluta intensità.

Tra il 2005 e il 2009 sono stati 4.502 i beni sottratti alle famiglie mafiose con punte di incremento nel 2009 veramente straordinarie: i sequestri di beni sono passati da 556, dato 2008, a 1.777, anno 2009, le confische da 48 a 434. Già in questo primo quadrimestre i provvedimenti adottati sono 161.

Altrettanto significative le operazioni di cattura di latitanti, dove sono stati conseguiti successi di assoluto rilievo: dal 2007 al 30 aprile del corrente anno, 181 pericolosi latitanti sono stati assicurati alla giustizia, alcuni di essi di assoluto rilievo criminale: per citarne alcuni, Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano, Giuseppe Coluccio, Pietro Criaco, Antonio Pelle, Giovanni Tegano e, ancora, i più recenti arresti di Carmelo Barbaro, Paolo Rosario De Stefano, Gianluca Racco, Santo Gligora.

Certamente le statistiche sulla delittuosità confermano quanto attuale ancora sia la minaccia delle organizzazioni criminali di stampo mafioso al benessere sociale e collettivo di questa Regione, e delle singole province. Gli indici dell’andamento dei reati permangono elevati e tuttavia fanno registrare nel complesso una significativa tendenza al decremento. Basti qui segnalare, con riferimento al rapporto 2008/2009, il – 6,6,% del totale dei delitti, il decremento dei fatti di sangue in genere, - 17%, il decremento netto degli omicidi di stampo mafioso, - 53,3%. Indici in calo si registrano in Calabria anche per quel che attiene la criminalità diffusa e, in particolare, per le rapine, i furti e gli stessi danneggiamenti gravi, che fanno registrare un - 22,5%, - 7,2% e - 8,7% rispettivamente. In controtendenza le violenze sessuali, con un + 8,4%, attribuibile in parte alla crescita culturale delle giovani generazioni ed alla loro più netta capacità di denuncia.

Le brevi considerazioni che precedono rivelano come ogni strategia di lotta alla mafia, per essere efficace ed avere effetti di lunga durata, non può fare a meno di agire contestualmente sul territorio e sulla sua matrice socio-culturale, proteggendo le istituzioni dalla omologazione al modello mafioso e innervando il territorio di infrastrutture sociali e culturali ad impronta etica.

Occorre, in altri termini, innestare processi sistemici di sviluppo all’insegna della trasparenza, della coesione, della sicurezza e della legalità, e risanare, a un tempo, potenziare e “capitalizzare” le risorse umane di questa provincia.

In tale ottica, si inscrivono le scelte strategiche della Conferenza delle Autorità di Pubblica Sicurezza che si è tenuta a Lamezia alla presenza dei massimi responsabili dell’amministrazione regionale. 


* Prefetto di Reggio Calabria e Presidente della Conferenza regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza
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