2 ottobre 2009    

Giuseppe Pennisi: «La legge è vittoria della ragione»


La raffigurazione artistica – da collocare in quest’Aula testimone di Istituzioni e di Storia – della fondazione delle Leggi scritte, a Locri Epizefiri, nel VII sec. a.C., ad opera di Zaleuco, è un’idea di Giuseppe Bova, Presidente del Consiglio regionale della Calabria, realizzata con l’entusiasmo e la collaborazione di tutti i Consiglieri.

Il tema, affidato ad Andrea Valere, è uno dei vertici del cammino dell’uomo, e rappresenta la vittoria della potenza umano-razionale sulla forza irrazionale-primitivo-primigenia.


Il busto della Dea Athena, divinità dettatrice e garante nel quadro di Valere




Il quadro nella realizzazione dell’autore coglie il passaggio dall’oralità del Nomos-precetto alla scrittura della norma. L’opera accoglie e comprende 58 figure umane, una divinità femminile in trasparenza, due semidei, due cani, due cavalli. L’epicentro è Zaleuco, forse “il tutto lucente”, il mitico o mitistorico soggetto. Come un eroe, il legislatore “legiferante”, rappresentante del “popolo poetante”, si presenta in atteggiamento ispirato e ieratico con alle spalle la divinità dettatrice e garante Athena.

Zaleuco tiene in mano la tavola dei “Nomoi”, che si legge in parte anche da lontano: “Mai schiavi tra voi/mai schiave (saranno)”.

Il ‘comandamento’, la fine della schiavitù, è d’importanza capitale per il cammino dell’Occidente e dell’uomo. Valere crea, secondo ispirazione originale e proposizioni condivise, e svolge in suggestione corale, personaggi singolari e complessi, lieti e vivaci, pensosi e malinconici, tutti solari comunque. Sono figure simmetriche, dinamiche – raramente statiche –, bilanciate, inanellate. Esse, come sono distribuite, così convergono nelle passioni, che impersonano: dal faccendiere timoroso alla donna stupita, dalla meretrice sconvolta e perplessa all’ubriaco sconnesso, dal soldato catafratto al povero tremante, dalla fanciulla sognante alla vecchia delirante, al nobile paludato, tutti soggetti di forte icasticità ed espressività, che, consci, sentono l’ordine costituito e lo approvano o arroganti – la ‘hybris’ – lo temono, o nolenti recitano la parte dei rassegnati.

Alla destra e sinistra di Zaleuco, quasi garanti dell’ottemperanza e rispetto della Legge, i grandi eroi della tradizione Greco-Italica, i Dioscuri, i ‘Giovani’-Figli di Zeus, ‘stelle lucenti’ (‘lucida sidera’, Orazio). Qui, in un’intuizione di grande valenza giuridica e continuità storica, il volto sereno di Francesco Fortugno, il vice presidente assassinato, che s’affaccia sul popolo quasi a scrutare e garantire l’eterno cammino e vittoria della Giustizia e dello ‘Ius’ sull’ingiustizia e l’iniquità.  La sintesi della creazione, la metafora sciolta nella struttura e coralità e bilanciamento

delle figure, lo spazio dei componenti ottiene il fine dell’idea e della ‘res’: il Nomos-Lex, il Diritto-‘Ius’, la regola, il precetto. Che nell’organicità emozionale dell’opera, pur nel pessimismo dell’ansia, tocca l’‘ottimismo della volontà’ (Gramsci), della fede, della speranza.


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