24 settembre 2009    

Australian 'ndrangheta. I codici di affiliazione e la missione di Nicola Calipari
Presentato a Reggio il libro di Vincenzo Macrì ed Enzo Ciconte


Sullo sfondo l’esperienza professionale di un uomo come Nicola Calipari in una delicata missione in Australia. E’ questa la genesi di “Italian ‘ndrangheta – I codici di affiliazione e la missione di Nicola Calipari”, il libro scritto a quattro mani da Enzo Ciconte e Vincenzo Macrì, edito da  Rubbettino. La copertina del libro di Vincenzo Macrì ed Enzo CiconteIl primo è oggi presidente dell’osservatorio sulla sicurezza e legalità della Regione Lazio, il secondo Procuratore nazionale antimafia aggiunto. “Un atto dovuto nei confronti di Nicola” – ha spiegato il Procuratore Vincenzo Macri, al quale l’amico Calipari consegnò la relazione della missione australiana, con annessa documentazione sui codici ed i riti di affiliazione alla ‘ndrangheta  lì esportate. Anche in Australia, infatti, così come negli States e in Canada era stata individuata una struttura della ‘ndrangheta. Una presenza “continua, invasiva e pericolosa tanto da costringere il governo australiano ad una serie di interventi investigativi e repressivi di grande rilievo, che tuttavia – viene precisato nella premessa – non produssero risultati definitivi”. Risulta per questo strategicamente importante la missione in Australia di Calipari, grazie alla quale le autorità australiane cominciano a comprendere meglio le caratteristiche della ‘ndrangheta.

Rispondendo alle domande del giornalista Gianfranco Manfredi che ha definito il libro “snello e al contempo drammatico” affrontando l’espansione della ‘ndrangheta in una delle sue propaggini apparentemente minore, quella australiana, Macrì e Ciconte si sono soffermati sul tema dei “luoghi” della ‘ndrangheta. “I luoghi sono importantissimi; San Luca, fra tutti - ha spiegato Ciconte – è un luogo d’origine d’eccellenza in grado di unire e creare un vincolo potente”.  Molte le “storie” percorse dal libro, “rilette” con la “lente calabrese” di Nicola Calipari. Tra tante, la scomparsa nel nulla di Donald Mckay, deputato australiano liberale, protagonista di una serrata e coraggiosa campagna contro la diffusione delle piantagioni di marijuana nel paese. Denunciò l’esistenza di una grossa coltivazione, che portò all’arresto di quattro persone di origine italiana. Mackay scomparve dal parcheggio di un hotel e non fu più ritrovato.

“Sebbene possedessero parecchi elementi, le autorità australiane – ha spiegato il sostituto nazionale Macrì – non compresero l’enormità del fenomeno: Forse fu anche colpa di un diverso approccio investigativo del quale la ‘ndrangheta non esitò ad approfittare”.

L'incontro al Circolo ''Rocco PolimeniResta il dato reale, rivelato molto bene da Calipari, di una presenza criminale “replicata” e perfettamente integrata nel paese australiano. Calipari racconta del rinvenimento in casa di Domenico Nirta di San Luca, di due manoscritti contenenti alcuni cerimoniali della ‘ndrangheta. Un particolare significativo che non sfuggì all’esperto poliziotto italiano: “Si tratta probabilmente di un tentativo – scrisse nella sua relazione – di affidare alla carta ricordi, che, sebbene infissi nella memoria, rischiavano di essere ottenebrati a causa del passare degli anni, anche a costo di infrangere l’antico codice per il quale mai uno ‘ndranghetista avrebbe rischiato che le regole della società potessero venire conosciute da altri”.

Infine, l’universale capacità della ‘ndrangheta di aggregare forze esterne. Per Macrì, “tutto il mondo è paese e anche in Australia la ‘ndrangheta ha intrecciato relazioni imprenditoriali di un certo peso”. La strategia, quindi, è internazionale. “Il problema dell’economia mafiosa non si gioca certo in Calabria” – ha aggiunto Ciconte, concorde con Vincenzo Macrì della necessità di nuove leggi, ma anche di una selezione politica più trasparente e di qualità.-                                                                                                                           Giorgio Neri


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