21 gennaio 2009    

A Reggio Calabria: «C'è un vuoto di strategia verso il Mezzogiorno»


INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
AL CONVEGNO "MEZZOGIORNO EUROMEDITERRANEO"
UNIVERSITA' MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA
Reggio Calabria, 16 gennaio 2009


Desidero innanzitutto ringraziare il Sindaco di Reggio Calabria, il Presidente della Provincia, il Presidente della Regione e il Rettore Giovannini per le parole di saluto e di apprezzamento che mi hanno rivolto. E nel rivolgermi alla comunità accademica e ai rappresentanti degli studenti vorrei
sottolineare come io abbia considerato questa l'occasione migliore per la visita che intendevo rendere alla Calabria, regione che viene piuttosto citata per la difficile condizione in cui versa che non per i problemi da affrontare, per le potenzialità da valorizzare, per l'impegno che la politica nazionale deve dedicarle.
Il Presidente Giorgio Napolitano all'Università MediterraneaCol visitare ieri la sua moderna Università di Arcavacata e oggi il suo più antico nucleo universitario di Reggio Calabria, cogliendo anche la possibilità di un omaggio alla figura esemplare del caro amico Antonio Quistelli, col visitare - dicevo- due degli Atenei della Calabria, ho voluto mettere l'accento sulle risorse culturali e sulle istituzioni più vive ed aperte di cui essa dispone. Aperte - come dimostra questo convegno - alla ricerca di nuove prospettive di sviluppo per la Calabria e per il Mezzogiorno.
In effetti con il convegno qui apertosi ieri si tende a cogliere il punto di incrocio tra due problematiche: quella degli squilibri tra il Nord e il Sud in Italia, cioè all'interno di un paese  europeo, tra i fondatori della Comunità e dell'Unione e tra i più impegnati, sempre, nel processo di integrazione; e quella degli squilibri tra la sponda Nord e la sponda Sud del Mediterraneo.
Problematiche, nello stesso tempo, ovviamente, dell'azione volta a superare entrambi quegli  squilibri in una visione di sviluppo unitario nazionale italiano ed euro mediterraneo.
Partendo comunque dalla distinzione tra i due versanti della nostra riflessione, e dal richiamo al primo di essi, riprenderò innanzitutto quel che personalmente ho avuto modo di dire a Napoli poco più di un mese fa. C'è stata, non si può nasconderlo, una drammatica caduta del grado di attenzione da parte di tutte le forze rappresentative del paese verso la realtà del Mezzogiorno e verso il tema del rapporto tra Mezzogiorno e sviluppo nazionale.
Ciò ha voluto anche dire, in concreto, da diversi anni a questa parte, una caduta degli investimenti ordinari dello Stato nelle regioni meridionali, mentre è chiaro che altre risorse e forme di intervento per il Mezzogiorno, in modo particolare i Fondi europei , dovrebbero avere un carattere addizionale e non sostitutivo.
Si pone in pari tempo la questione dell'impiego oculato e produttivo delle risorse pubbliche   disponibili nelle regioni del Mezzogiorno, a cominciare dalle regioni dell'Obbiettivo Uno verso cui si sono indirizzati i fondi della politica di coesione della UE. E questo chiama in causa anche la responsabilità delle istituzioni rappresentative dello stesso Mezzogiorno. Perché la forza del meridionalismo storico è sempre consistita nel non ridursi alla sola denuncia delle responsabilità delle classi dirigenti nazionali ma nel saper guardare criticamente anche all'interno del  Mezzogiorno, della sua stratificazione sociale e della sua classe politica. Ho accennato ai fondi europei e vorrei salutare e ringraziare la professoressa Hubner della Commissione Europea per la sua partecipazione e il suo contributo. La sua presenza, e quel che ci ha detto a Reggio Calabria, ai primi di dicembre e oggi, ci aiutano a meglio capire il grande significato, non abbastanza  riconosciuto, della politica di coesione, di quella politica di coesione che ha rappresentato, come ci ricordava qualche giorno fa a Parma il suo ideatore Jacques Delors, uno sviluppo fondamentale del processo di costruzione europea. Insufficienti debbono in effetti considerarsi però i risultati aggiunti - come l'intervento della stessa Hubner ci ha suggerito - nel senso della riduzione del divario tra Nord e Sud sul piano della dotazione di infrastrutture, della qualità dei servizi pubblici, dell'investimento in capitale umano, del rendimento delle amministrazioni pubbliche. Un bilancio critico che fa tutt'uno con quello della strategia di nuova programmazione portata avanti in Italia nei confronti del Mezzogiorno tra gli anni 1998 e 2008. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Bova accoglie il  Capo dello Stato all'Università MediterraneaAllo stato attuale non è nemmeno dato sapere e il Quadro strategico nazionale approvato per il 2007-2013 resta tuttora valido e impegnativo, o se ad esso sia destinato a seguire un puro e semplice vuoto di strategia verso il Mezzogiorno.
Si tratta di nodi che richiamano quanto io ho voluto sottolineare e tengo a ribadire, richiamano cioè da un lato il dovere di solidarietà tra Nord e Sud, che è garanzia costituzionale dell'unità nazionale,  dall'altro quell'impegno all'autocorrezione e all'innovazione che deve essere portato avanti nel Mezzogiorno. Un impegno, innanzitutto ma non solo, sul piano del contrasto della criminalità organizzata, problema che rimane tuttora di enorme e grave importanza ai fini generali dello sviluppo delle nostre regioni, e segnatamente della Calabria come della Campania.
Si tratta di nodi da sciogliere più che mai in presenza di una crisi come quella che sta investendo l'economia mondiale, europea ed italiana: una crisi che sotto diversi aspetti (ancora sottolineati dalla Commissaria Hubner) trova particolarmente vulnerabile il nostro Sud. C'è egualmente da chiedersi quanto la crisi trovi particolarmente vulnerabile il Sud del Mediterraneo, o come, all'opposto, una rinnovata cooperazione per lo sviluppo euro mediterraneo possa rappresentare una leva importante per il superamento della crisi, vista anche come occasione di rinnovamento e non soltanto secondo un approccio difensivo e ripetitivo. Si collocano qui le suggestioni - nel merito delle quali mi dispiace non poter entrare - che ci hanno offerto diverse relazioni e interventi al presente convegno, dalla relazione di Alessandro Bianchi (al quale va il principale merito di questa iniziativa) a quello di Lucio Villari che ha appena lumeggiato brillantemente lo sfondo storico e i precedenti più significativi. Ma vorrei ringraziare in modo speciale tutti i partecipanti di altri paesi UE e del Mediterraneo per i significativi contributi che hanno portato. Direi caro prof. Bianchi, caro Rettore Giovannini che si tratta ora di assicurare la continuità della ricerca che qui è stata avviata e dei collegamenti che sono stati stabiliti in vista di questo convegno. Come sappiamo, la politica di cooperazione euro mediterranea ha già alle spalle i 13 anni trascorsi dall'avvio del processo di Barcellona. Credo che nessuno possa dichiararsi soddisfatto per i progressi compiuti finora su quella strada. Penso però che nuovi motivi di fiducia possano trarsi dal più decisivo rilancio, nel semestre di presidenza francese, dell'Unione per il Mediterraneo, anche grazie alla definizione di una piattaforma riccamente e concretamente articolata come quella uscita dall'incontro ministeriale del 3-4 novembre scorso a Marsiglia. Naturalmente penso, e ne siamo tutti ben coscienti, che il futuro dell'Unione per il Mediterraneo è legato all'affermazione nei fatti di una forte volontà politica orientata in quel senso, senza ambiguamente bilanciarla con l'esigenza, pur importante, di rafforzare la politica orientale della UE. E innanzitutto, concludo, il futuro dell'Unione per il Mediterraneo è legato allo sviluppo di un processo di pace nel Medio Oriente e in tutta la regione che lo circonda. Non occorra che io sottolinei quanto ci angosci e ci appaia devastante - al di là di ogni analisi sulle responsabilità - il conflitto che infuria nella striscia di Gaza e che tocca anche il più vicino territorio israeliano. E' ormai imperativo assillante per la comunità internazionale fermare questo conflitto, riaprire quella strada del dialogo e del negoziato che non deve essere compromessa e bloccata dal durissimo scontro degli ultimi mesi.
Anche questo convegno se ne è mostrato consapevole. Grazie.-


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