21 gennaio 2009    

«Sugli 'stages' il sen. Ichino sbaglia» (di Giuseppe Bova*)
Dopo l'interrogazione parlamentare ecco la lettera del Presidente Bova inviata al prof. Pietro Ichino, senatore del Pd


Gent.mo Prof. Ichino,
siamo rimasti fortemente sorpresi dall’interrogazione parlamentare da lei rivolta ai ministri del Lavoro e del Welfare, nonché al ministro per le Politiche Comunitarie, riguardo agli stage formativi per i migliori laureati attivati su iniziativa del Consiglio regionale della Calabria.Il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova
Il nostro stupore nasce da diverse ragioni. Ci domandiamo, innanzitutto, cosa l’abbia indotta a rivolgersi al Governo nazionale, che non ha alcuna competenza al riguardo, trattandosi di una procedura assolutamente inedita nel panorama italiano ed attivata grazie ad una legge regionale risalente al 2004, che in questa legislatura abbiamo provveduto a modificare ed attuare.
Avrebbe, molto più semplicemente, potuto chiederci tutte le informazioni che riteneva opportune sullo spirito e le finalità di questa legge. Ci lasci dire che, se solo avesse fatto questo, probabilmente avrebbe evitato di sostenere tesi marcatamente superficiali e assai poco documentate.
Quello che lei definisce “sperpero” di fondi regionali e del fondo sociale europeo altro non è che il frutto di un profondo intervento sui costi della politica regionale. Abbiamo tagliato tre milioni di euro l’anno, sottraendoli alle spese per i gruppi politici e per i consiglieri. Quei soldi abbiamo inteso destinarli ai migliori giovani laureati, selezionati in maniera automatica e solo sulla base dei titoli in loro possesso, senza alcuna discrezionalità.
Veda, professor Ichino, alla base di questa procedura vi è una convenzione che il Consiglio regionale ha stipulato con i tre rettori delle università calabresi. Sulla scorta di quell’accordo si è deciso di attivare un percorso formativo biennale che prevede ben mille e cinquecento ore di formazione annue, impartite dalle università, e tirocini teorico-pratici presso numerosi enti pubblici calabresi che ne abbiamo fatto espressa manifestazione d’interesse. Al termine di questo percorso di alta formazione, seguito in tutte le sue fasi dalle università, in raccordo con il Consiglio regionale, a ciascun partecipante verrà riconosciuto un credito formativo universitario analogo a quello assegnato per un master di secondo livello. Secondo lei, dare ai migliori giovani calabresi una simile opportunità di alta formazione, retribuita come un dottorato di ricerca, è uno sperpero?
Nessuno, come avventatamente lei sostiene, è avviato alla “nullafacenza”. E’ disarmante e sconcertante che perfino una personalità prestigiosa come la sua cada nel classico luogo comune dei calabresi di manica larga, che sperperano risorse pubbliche e che vivono di assistenzialismo.
Questi giovani laureati non scaldano la sedia, né verranno adibiti a mansioni dequalificanti. Ciascun ente che abbia manifestato interesse ha proposto al Consiglio regionale e al sistema universitario un progetto di alta formazione nel campo dell’innovazione della pubblica amministrazione. Sulla scorta di tale progetto, ciascun laureato avrà un proprio libretto formativo, curato dall’università, nel quale sarà dato conto “in progress” del progetto e dei risultati finali conseguiti. E’ una sfida anche per le pubbliche amministrazioni che investono sui giovani per rinnovarsi e adeguarsi a standard di efficienza ed efficacia che in Calabria, purtroppo, fino ad oggi non sono stati rispettati.
Nel bando di concorso vi è espressamente scritto che tale percorso formativo non potrà dar luogo, in nessun caso, a qualsiasi forma di lavoro subordinato o a progetto. Nessuno promette posti di lavoro né bacini di precariato. Nessuno ha mai ipotizzato alcuna “sanatoria”, ma ci si è limitati a tentare di offrire ai migliori giovani laureati un’opportunità per fare un’esperienza di alta formazione nella loro regione, anche al fine di arginare la piaga della “fuga dei cervelli”. Un problema sociale che priva la Calabria delle sue migliori intelligenze, costrette ancora oggi, nel 2009, ad emigrare.
Proprio per sottolineare che semplicemente di una chance di formazione si tratta, e non di altro, abbiamo invitato alla cerimonia di consegna dei voucher la direttrice dell’American Academy in Rome: una calabrese di successo, che grazie al proprio talento e alle opportunità offerte dal sistema universitario statunitense è divenuta oggi una delle espressioni più alte della cultura americana in Italia.
Cosa c’è di male, allora, gentile professor Ichino, nel fatto che un ente pubblico come il Consiglio regionale della Calabria offra opportunità ai giovani, sostenga il sistema universitario e si sforzi di migliorare la qualità dei servizi della pubblica amministrazione? Siamo convinti che anche questa sia un’esperienza migliorabile e perfettibile, ma, francamente, non ci aspettavamo di doverci giustificare anche di questo. Evidentemente ci tocca lavorare ancora a lungo per sconfiggere quell’insopportabile pregiudizio generalizzato nei confronti della Calabria e dei calabresi: una malattia endemica che, ahinoi, riteniamo abbia fatto l’ennesima vittima illustre.

* Presidente del Consiglio regionale
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