IX^
LEGISLATURA
COMMISSIONE
SPECIALE DI VIGILANZA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
28.
SEDUTA
DI GIOVEDI’ 30 MAGGIO 2013
PRESIDENZA
DEL PRESIDENTE AURELIO CHIZZONITI
Inizio
seduta h. 12,00
Fine
seduta h. 15,33
INDICE
PRESIDENTE8,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
Antonia LAZZARO, rappresentante legale Villa Betania8,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
Antonino GATTO, Comitato genitori dei bambini di Villa Betania. 37
Aurora MELCHI, rappresentante sindacale aziendale Cgil23,*,*,*,*,*,*,*,*
COGLIANDRO, componente segreteria provinciale Cisl34,*
Domenico GULLI’, Comitato genitori dei bambini di Villa
Betania39
Francesca CRISAFI, Comitato genitori dei bambini di Villa
Betania37
Francesca LAURENDI, rappresentante sindacale aziendale e
componente segreteria Uil-Fpl28,*
Giuseppe CHIOFALO, direttore
generale di Villa Betania8,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
Giuseppe NARDI, dirigente settore politiche sociali della Regione Calabria. 21,*,*,*,*
Loredana MACRÌ, Comitato genitori dei bambini di Villa Betania. 36
Pasquale Maria TRIPODI9,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
Salvatore BARILLARO, direttore del distretto sanitario Tirrenica16,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
Santo SURACE, rappresentante sindacale Cisl31
Audizione dei comitati “Mamme per un futuro” e “Pro Condofuri”
PRESIDENTE42,*,*,*,*,*,*,*,*,*,*
Giovanni IAMONTE, rappresentante del Comitato “Mamme per un
futuro”42,*,*,*,*,*,*
Apriamo la seduta. Grazie a tutti per essere intervenuti,
con le scuse dell’Ufficio di Presidenza della
Commissione per il ritardo che ha scandito l’inizio dei lavori.
Diamo per letto ed approvato il verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Ha chiesto di parlare il consigliere Tripodi. Ne ha facoltà.
Presidente, sull’ordine dei lavori.
Un attimo, devo dare una comunicazione di servizio: non intervengono
alla seduta, perché hanno chiesto congedo, i componenti Bruni, Pacenza, Albano
e Mirabelli.
Dopo
l’audizione dei rappresentanti di Villa
Betania, chiedo se, gentilmente, possiamo audire in via straordinaria i
rappresentanti dei due Comitati “Mamme” e “Pro Condofuri” sull’ospedale di
Melito.
Se la richiesta fosse pervenuta in tempo utile, noi
non avremmo avuto nessuna difficoltà ad integrare l’ordine del giorno.
Dato che sono presenti, chiedo che siano auditi in via straordinaria.
Non c’è nessun problema. Affrontiamo il primo punto, dopodiché
estendiamo il nostro interesse prettamente politico-istituzionale e ci
riserviamo di assumere su questo versante le iniziative di rito.
I rappresentanti di Villa Betania possono accomodarsi. Vedo l’avvocato,
amico e collega, Pino Chiofalo, non ho il piacere di conoscere la signora. Se
vi presentate, perché è tutto fono-registrato.
Mi
chiamo Antonia Lazzaro, sono la rappresentante legale da circa quindici mesi.
L’arco temporale è ininfluente.
Quindi conoscete il tema decidendum, è di una importanza strategica.
Secondo me, nel contesto delle problematiche sanitarie, è uno di quei temi che
assume ex se una dimensione di fondamentale centralità. In quest’aula,
per quel che ci riguarda, non ci sono priorità, primogeniture, cerchiamo di
concorrere, nei limiti di quel poco o
nei limiti di quel tanto, alla soluzione di un problema che non deve
penalizzare 200 bambini, ai quali abbiamo il dovere – dico soltanto il dovere –
di garantire la continuità terapeutica.
Chi parla per primo?
Parlo io. Sono Giuseppe Chiofalo, sono direttore generale di Villa
Betania da ieri.
(Interruzione)
Comunque sono informato sui fatti, per cui ritengo di poter riferire,
sia pure succintamente, la situazione.
Villa Betania attraversa un momento di difficoltà dal punto di vista
organizzativo e soprattutto dal punto di vista economico. Tutto nasce da una querelle
che si è scatenata circa un anno fa tra la struttura e chi prima svolgeva le
funzioni di responsabile sanitario, per cui le cose da circa un anno sono
precipitate in maniera galoppante.
Villa Betania è un centro di riabilitazione estensiva per minori
portatori di handicap ed eroga prestazioni sia a trattamenti
ambulatoriali sia a seminternato. E’ accreditata con la Regione Calabria per
114 trattamenti ambulatoriali e 30 posti per il seminternato. Di fatto, però,
questi numeri non corrispondono al servizio effettivamente svolto per due
motivi: prima di tutto, perché non c’è la copertura economica, nel senso che
l’Asp ha contrattualizzato, pur essendoci un accreditamento per questi numeri
che ho detto prima, un budget di 1.570.000 euro, che è assolutamente
insufficiente a coprire i costi del personale che sarebbe stato necessario per garantire
le prestazioni di cui all’accreditamento; per cui la struttura sta operando
sotto i numeri previsti dall’accreditamento.
Attualmente, secondo un calcolo che abbiamo sviluppato in questi
giorni, la struttura è idonea ad erogare 82 trattamenti ambulatoriali al
giorno, a fronte dei 114 previsti dall’accreditamento, e 20 posti in
semiresidenziale, a fronte dei 30 previsti dall’accreditamento.
Se l’Asp vorrà sottoscrivere l’accordo contrattuale che da qui alla
settimana prossima – perché la scadenza è questa, proprio in termini
strettissimi – vorrà contrattualizzare questi numeri, allora riteniamo che
possiamo fare ripartire Villa Betania con una certa sicurezza, almeno dal punto
di vista economico, diversamente avremo grossissime difficoltà.
Ovviamente, questi numeri ridotti comporteranno inevitabilmente anche
una riduzione del personale attualmente in forza alla struttura, che è stato
assunto in maniera, non lo so, non voglio pronunciarmi in merito… però ci sono
delle figure professionali che, purtroppo, non sono previste dagli standard
organizzativi fissati dalla Regione Calabria con la legge regionale numero 24
del 2008.
Se i numeri dovessero rimanere questi, quindi, saremo obbligati anche a
una riduzione del personale, per garantire un servizio che sia “a norma” e in
regola con quelli che sono i canoni stabiliti dalla Regione Calabria.
Ho toccato i due punti, organizzativo ed economico. Diciamo che abbiamo
affrontato anche con le organizzazioni sindacali l’argomento, siamo in una fase
di studio e la settimana prossima, probabilmente, saremo in grado di fare il
punto.
Con l’Asp abbiamo anche dei contatti frequenti, ci sono stati e ci
saranno anche ad horas, per vedere un po’ di trovare una soluzione che
sia la meno dolorosa possibile e che possa garantire – come diceva giustamente
lei, Presidente – il servizio a favore di una categoria che, purtroppo, non ha
molta voce in capitolo. Il nostro obiettivo è quello di essere portavoce anche
di questa categoria. Grazie.
Per capire meglio, avvocato Chiofalo, gli elementi che la Commissione
ha acquisito, mio tramite, sono abbastanza chiari, soprattutto sul versante
dell’imponente posizione debitoria che lei ha ereditato, una hereditas
dannosa, quindi, in ordine al riaccreditamento, perché mi sembra di capire che
già avete un piano operativo: pagamento delle spettanze, riduzione del
personale; si aprirà fatalmente un altro fronte, ma intanto l’interesse
prevalente in questo particolare momento è quello di garantire il pagamento
delle spettanze arretrate, il riaccreditamento, chiaramente nei limiti
consentiti dalla normativa vigente e, soprattutto, ineludibilmente, la
continuità terapeutica da parte di un centro che, sicuramente, è una delle rare
eccellenze nel mondo sanitario e parasanitario.
Ho interpretato bene, sono prospettive incoraggianti, oppure ho capito
male? Si va verso la normalizzazione oppure si naviga a vista e in acque
tempestose? Ecco, per chiarezza.
Chiedo scusa, non capisco perché si parli di riaccreditamento; Villa
Betania è accreditata e l’accreditamento non è stato tolto, quindi perché
riaccreditamento? Semmai, di rinnovo dell’accreditamento, che è tutt’altra
cosa, presumo. Giusto?
Presidente, posso?
Non sono nato a Pisa o a Firenze, ma, mi perdoni, tra riaccreditamento
o rinnovo dell’accreditamento preesistente non vedo nessuna differenza
lessicale.
No, è come se fosse stato sospeso.
Chiedo scusa, poiché anche sulla stampa…
Non sono stato io a parlare, è la
stampa attraverso i sindacati.
Sulla stampa è stato riportato così.
Sa com’è, c’è una situazione di grande allarme anche da parte dei genitori
utilizzatori del servizio che lei, giustamente, ha sottolineato per la sua importanza e per
quello che rende alle famiglie, ai disabili ed anche ai dipendenti.
E’ una struttura che è sul territorio da molti decenni, quindi da molti decenni rende questo
servizio. Conviene a tutti che Villa Betania ci sia, continui ad esserci e
renda questi servizi al meglio, nella massima serenità.
Adesso vorrei dire che i dipendenti hanno un ritardo nei pagamenti di
sei mesi e mezza mensilità, quindi sono ritardi gravi che certamente creano
disagio, sofferenza nelle famiglie, nei lavoratori.
Ecco, noi siamo qui per questo, ringraziamo lei e tutta la Commissione
e speriamo che l’intervento autorevole di questa Commissione possa aiutarci
come Cda a poter fare il nostro dovere, quello che dobbiamo fare, i
pagamenti necessari.
Usciti
da ogni forma di equivoco e infingimenti, la ratio che giustifica o, meglio, che spiega questa
situazione debitoria pregressa a quale fonte
genetica attinge? Perché c’è questa posizione debitoria? La Regione non ha
rimesso le somme che doveva rimettere? L’azienda sanitaria ha delle
responsabilità? Perché dite “speriamo che si risolva tutto”? Qual è la
speranza? Chi dovrebbe pagare queste somme? Chi dovrebbe materialmente erogare
queste somme per consentire il recupero a livelli di gestione ordinaria e il
pagamento delle spettanze? Per capire cosa potremmo fare noi, solo per questo.
Sì, senz’altro.
Adesso noi le consegneremo due elenchi di fatture: un primo elenco riguarda i pagamenti che sono a
carico della Regione, altri sono a carico dell’Asp. Ci siamo confrontati
prima, quando aspettavamo giù, col dottore
Barillaro e pare che quelli che noi, almeno l’ufficio
amministrativo di Villa Betania
ritiene che debbano essere dei crediti da
parte di Villa Betania nei confronti dell’Asp non siano corretti, però ci sono certamente dei crediti che Villa Betania vanta
nei confronti dell’Asp e nei confronti della Regione.
Per
quanto riguarda i crediti nei confronti dell’Asp, al
30 aprile del 2013 Villa Betania vanta un credito di 470.231 euro.
Volevo spiegare il meccanismo di
questi pagamenti. Villa Betania, come tutti i centri di riabilitazione,
mensilmente presenta le fatture all’Asp competente. L’Asp ha 90 giorni di tempo
per pagare, però giusto contratto, giusto accordo contrattuale, l’Asp è
autorizzata a pagare il 70 per cento subito e il restante a fine trimestre in
cui si faranno le verifiche e si farà il conguaglio di quanto eventualmente
dovuto.
Purtroppo, è successo questo per
quanto riguarda Villa Betania: c’è in corso una verifica sia da parte dell’Asp
sia da parte della Guardia di Finanza che è scaturita da un esposto che venne
fatto in Procura da una persona – evitiamo di fare nomi; questo ha un po’ messo
in allarme l’Asp oltre che la Guardia di Finanza, per cui l’Asp è molto
prudente adesso nell’erogare queste somme.
E’ vero che il termine è di 90
giorni data fattura, però è anche vero che dal secondo giorno fino al
novantesimo giorno ha tempo. Non vorremmo che questi tempi si dilatassero il più possibile. Fatto sta che
stamattina ho appreso, in via del tutto ufficiosa, però di formale non abbiamo
ancora notizie, che l’Asp ha provveduto ad emettere mandati di pagamento del 50
per cento per i primi tre mesi, gennaio, febbraio e marzo del 2013. Questo ci
consentirà di coprire, in parte, i debiti nei confronti dei lavoratori e di
erogare lo stipendio corrente.
Poi ci sono i crediti nei confronti
della Regione Calabria che, purtroppo, sono quelli più difficili da recuperare,
perché se non si va al decreto ingiuntivo non c’è niente da fare. Su questo ho un’esperienza e,
purtroppo, ho dei decreti ingiuntivi che risalgono anche a un anno fa, ancora
lì fermi, che non ho potuto attivare perché sapete benissimo che scatta il
problema decreti impignorabili. Non parliamo, poi, dell’Asp di Reggio Calabria,
crediti per milioni di euro che sono congelati in attesa che arrivino i
finanziamenti. Questa è la realtà.
Purtroppo, Villa Betania ha un passato, una storia che è tutta
positiva, in quest’ultimo periodo sta soffrendo per cause contingenti che vanno
al di là di quello che è l’impegno e il servizio sia del consiglio di
amministrazione sia degli operatori, che veramente con sacrifici personali si
dedicano al servizio in maniera encomiabile.
Su questo la ringrazio per l’input, perché va sottolineato l’impegno
degli operatori, alcuni dei quali – mi dicono – addirittura volontari, ed è rara
avis in questo contesto ambientale.
Quindi un primo dato emerge: c’è una forma di inadempimento finanziario
riconducibile e ben perimetrabile alla Regione Calabria e all’azienda
sanitaria. Siamo d’accordo?
Sì, sull’azienda sanitaria – ripeto – l’azienda si giustifica in
maniera…
Dico, allo stato, quindi abbiamo individuato chi avrebbe dovuto pagare e
non l’ha fatto.
Prego, consigliere Tripodi.
Non mi
voglio sostituire al vostro lavoro, però permettetemi un attimo che mi
sostituisca, perché l’importanza delle prestazioni che Villa Betania opera nel
nostro territorio non è in discussione. Noi, però, non ci possiamo
semplicemente fermare a fare un ragionamento esclusivamente ragionieristico, dobbiamo fare un ragionamento istituzionale –
questa Commissione è qua per questo – e capire da voi, rispetto al percorso già
fatto fino adesso, rispetto anche a quest’ultimo verbale che avete sottoscritto
la Prefettura o le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto, che è successo
e qual è lo stato dell’arte. Infatti, il problema economico, a mio avviso –
questa è un’opinione mia personale, Presidente – è il meno dell’intera vicenda,
perché noi dobbiamo creare i presupposti, rispetto a questo protocollo
sottoscritto in Prefettura e rispetto a un ipotetico Piano di rientro e di
ristrutturazione aziendale e anche di organizzazione, per creare le condizioni
affinché Villa Betania non abbia più problemi per il futuro.
Aggredire
l’emergenza è una cosa, adesso noi lo possiamo fare senza problemi
intervenendo con l’Asp, con la Regione o con quant’altro; il problema è
creare le condizioni affinché per il
futuro non ci siano più queste condizioni di criticità che vengono riscontrate.
Poi a noi – permettetemi – che ci siano
contrasti dal punto di vista giuridico all’interno di Villa Betania con l’Asl o
con altre cose, personalmente, interessa poco e niente, sono fatti che soggetti
terzi debbono poi valutare e dare una loro interpretazione. A me interessa
crearvi le condizioni affinché, da oggi per il domani, possiate operare in
tranquillità e con l’abnegazione che sempre avete fatto a sostegno dei ragazzi che
voi potete accudire.
Ci dovete mettere nelle condizioni di
conoscere non le criticità economiche, ma rispetto al piano aziendale di
ristrutturazione, rispetto al nuovo piano di accreditamento, perché non è stato
mai ritirato l’accreditamento a Villa Betania, cosa possiamo fare e come
possiamo intervenire per evitare questi problemi per il futuro. Questo
interessa.
Registriamo la circostanza e, se vogliono
arricchire l’intervento del consigliere, estremamente propositivo, qua non
vogliamo che si ripeta questa incresciosa situazione.
(Interruzione)
Ha interpretato quello che ho già detto e
quello che è l’unanime orientamento della Commissione. Tenete presente che ci
sono anche due autorevolissimi medici in questa Commissione, Claudio Parente e
Pasquale Tripodi. Quindi l’orientamento, l’intento è estremamente propositivo.
Approfitto,
Presidente, visto
che mi ha chiamato in causa, ma non
come medico, come componente della Commissione sanità, per esplicitare alcune
problematiche di fondo a cui si riferiva il consigliere Tripodi, cioè là c’è un
problema di fondo: la riabilitazione estensiva praticata dalla struttura è un
tipo di prestazione che sarebbe dovuta ricadere interamente nel comparto sanitario. Per un errore clamoroso
non solo politico, ma anche di tipo letterale, nel 2007, è stato riportato che
di questo tipo di prestazione il 30 per cento ricadeva nel sociale, per cui è
scritto anche in modo maldestro sulla legge, perché ad un certo punto dice “…di
riabilitazione, compresi…” e poi si chiude con un punto che non si capisce cosa
voglia dire.
Cosa comporta questa storia del 30 per cento? Che il sociale non ha la
copertura economica per soddisfare questa percentuale e non ce l’ha soltanto
per Villa Betania, ma per tutta la Regione Calabria, ma soprattutto non ce l’ha
per tutte le prestazioni socio-sanitarie, quindi a partecipazione sociale.
L’altro giorno in Commissione sanità abbiamo stoppato per il merito:
ero arrivato in Commissione, c’era la correzione letterale di quanto scritto
nella legge 2007, però c’era un altro inghippo e cioè che, ad esempio, per le
Rsa, dove oggi è prevista una compartecipazione del sociale al 30 per cento,
questa proposta di legge la portava al 50 per cento. Considerato che la quota
sociale per le prestazioni socio-sanitarie – e qua c’è il dottore Nardi che ci
può confortare – ha una carenza di fondi che mi sembra sia già a 20-30 milioni,
di più, l’anno, con la proposta di modifica si prevedeva un ulteriore
sovraccarico.
Per l’esperienza che ho, posso dire che siete fortunati se l’Asp di
Reggio Calabria è arrivata addirittura a marzo a pagare, ci sono altre Asp
della Regione Calabria che camminano con 10-12 mesi di ritardo. Prima però è
necessario chiarire che queste sono prestazioni soltanto sanitarie e non
sociali; questo è dirimente e soprattutto risolverebbe un problema
fondamentale, perché il comparto sanitario gode di finanziamenti diversi e
potrebbe ottemperare.
Secondo: la qualificazione giuridica contenuta nella legge, perché
“compresi” non vuol dire niente, quindi dobbiamo immediatamente mettere mano e
poi vedere come fare per trovare i soldi per la copertura in bilancio delle
prestazioni sociali per tutta la Calabria.
Questi sono i tre problemi che risaltano immediatamente, quindi è
chiaro che qualsiasi tipo di intervento e d’urgenza e di particolare esigenza
della struttura - che, magari, vive situazioni di riorganizzazione aziendale -
può essere affrontato direttamente col dipartimento, però i problemi alla base
di tutta questa situazione sono più strutturali, più intrinsechi, di tipo
legislativo e soprattutto di tipo economico, perché non abbiamo la copertura
delle spese nel Fondo sociale.
Il consigliere Parente ha anticipato quello che poi sarebbe sicuramente
emerso in ordine al reperimento dei fondi. La prima ghiotta occasione da non
perdere è l’assestamento di bilancio, quindi ho già qualche contatto per la
parte che ci riguarda a livello regionale. Bisogna, per rispetto della verità e
anche per il gusto dell’arte, puntualizzare che, a livello di Giunta regionale,
avevano provato a risolvere il problema attingendo, erroneamente, al Fondo
sanitario, con tutte le conseguenze irruenti e travolgenti di una
individuazione tecnico-normativa sicuramente non di riferimento, perché va coinvolto,
almeno in primissima battuta, il dipartimento delle politiche sociali.
E’ importante che qualcosa cominci a muoversi ed io non posso non
ringraziare i contributi specifici, si tratta di due medici, di cui uno medico
e anche imprenditore della sanità molto illuminato, per cui il loro apporto è
sicuramente prezioso al pari di quello degli altri consiglieri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.
Presidente,
grazie per avermi dato la parola e grazie, soprattutto,
per aver
voluto interessare questa Commissione – della quale, sebbene non faccia parte,
mi sento ormai parte – di un tema così scottante, forse da definire grottesco,
che ci deve occupare di questioni soprattutto che afferiscono a delle realtà
che nel corso degli anni sono diventate dei punti di riferimento e di
eccellenza nel panorama di prestazioni delicate che riguardano l’infanzia in maniera netta ed esclusiva; credo
sia veramente qualcosa che ci debba indurre a non poche riflessioni.
Credo
che dagli interventi dei colleghi sino state delineate le questioni di base che
possono portare questa Commissione già a trasferire sollecitazioni che devono
essere colte dalla terza Commissione, della quale alcuni di noi fanno parte –
il collega Parente, il collega Guccione – e il dipartimento.
Non so se è presente oggi l’Asp qui, Presidente, perché lei
opportunamente ha fatto degli inviti alla direzione generale dell’Asp. C’è
qualche rappresentante dell’Asp?
Il dottore Barillaro.
E’ presente il dottore Barillaro?
(Interruzione)
Ah, ecco.
(Interruzione)
Chiedo sia al management di Villa Betania sia all’Asp, qui
rappresentata, quali sono i problemi dell’accreditamento, perché mi pare che
l’accreditamento non abbia subìto interruzioni, da quello che è dato sapere;
poi, quali sono i problemi, in maniera tale che si possano risolvere; i
problemi vanno affrontati, in Calabria dobbiamo avere una buona abitudine, che
i problemi vanno analizzati, affrontati e risolti, vanno aggrediti nella loro
essenza e vanno risolti. Non è possibile, infatti, far passare il tempo, quando
poi a farne le spese non sono solo gli operatori ma sono – ripeto – gli utenti
di base, cioè l’infanzia,
un’infanzia sfortunata, disagiata che ha bisogno di avere la massima
attenzione di tutte le istituzioni nel loro complesso.
Presidente, ha fatto bene a volere questo confronto così.
Poi le altre questioni, se ci volete dire meglio, a parte la questione
economica, abbiamo appreso che ci sarebbe questa erogazione del 50 per cento.
Ovviamente non è soddisfacente questo, comunque è un dato sul quale può dare
qualche risposta anche il dottore Barillaro; e le altre questioni, in maniera
tale che questa Commissione possa essere da stimolo in direzione del
dipartimento, dell’Asp e della terza Commissione, dove certamente questo
argomento non mancherà di trovare ulteriore e più proficuo approfondimento.
Per il momento mi fermo e ringrazio il Presidente.
Grazie al consigliere Giordano, ma devo puntualizzare che i vertici di
Villa Betania, prima che lei arrivasse, avevano già affrontato questo aspetto,
hanno sgomberato il terreno da dubbi ed incertezze in ordine all’accreditamento
o al riaccreditamento. Giustamente, dice la dottoressa Lazzaro, non è stato
revocato, quindi, e ci mancherebbe altro. Poi mi soccorrono alcuni suggerimenti
e regolette tecnico-amministrative, l’avvio del procedimento, l’avvocato
Chiofalo le conosce meglio di me, quindi non mi pare che ci sia un problema in
ordine a questo aspetto. L’aspetto è la mala gestio che è stata
ereditata dal direttore generale, fresco di giornata – direbbe l’avvocato
Nucera – da appena 24 ore, quindi conoscendo le sue qualità manageriali,
personalmente sono predisposto al meglio.
Certo, da soli non ce la possono fare. Rivendicano soldi da chi? Dalla
Regione Calabria e dall’azienda sanitaria locale. Sarebbe sufficiente ridurre
il ricorso continuo o quotidiano a diverse consulenze esterne – perdonate la
mia chiarezza, ma mi attengo a questo principio da quando cominciai a capire
qualche cosa, cioè da quattro-cinque anni – e forse già potrebbe essere una
soluzione per reperire fondi e destinarli ad una causa sicuramente più nobile,
più importante e più urgente.
Certo, non ci sono ricadute elettorali, Villa Betania non è un trattore
elettorale, non garantisce queste ricadute, ma noi abbiamo il dovere di stare
dalla parte delle cose giuste e soprattutto di chi voce non ha.
Se hanno qualche cosa da aggiungere alle sollecitazioni puntuali del
consigliere Giordano, altrimenti con Villa Betania avrei concluso.
(Interruzione)
Non con Villa Betania, con l’audizione dei vertici di Villa Betania.
Poi ci saranno l’azienda sanitaria, il dipartimento lavoro, le organizzazioni
sindacali e il Comitato delle famiglie. Sono cinque…
(Interruzione)
No, e che li abbiamo invitati a fare, allora!
Ringrazio
il dottore Parente, il dottor Tripodi e anche
il dottore Giordano, perché mi danno lo spunto per
fare chiarezza su qualcosa che, altrimenti, potrebbe rimanere nell’ombra.
Per quanto riguarda quel famoso 30 per cento cui faceva riferimento il
dottore Parente, ho avuto occasione di interessarmi, di occuparmi dal punto di
vista professionale e – se non vado errato – c’è stata una sentenza della Corte
Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale quella norma che, ex
abrupto, preleva il 30 per cento dal settore sanitario per destinarlo ai
servizi sociali. Quindi su questo, secondo me, bisognerebbe…
(Interruzione)
Sì, poi magari ce lo chiarisce lei, dottore.
Per quanto riguarda il discorso delle difficoltà che noi incontriamo
anche nei rapporti con l’Asp, ci tengo a precisare quanto appresso.
Noi siamo partiti da un accreditamento di 114 trattamenti ambulatoriali
e 30 posti a seminternato. Bene, quando si va a stipulare l’accordo
contrattuale con l’Asp, l’Asp mette a disposizione un budget che non è
sufficiente a coprire questi numeri.
Allora noi siamo costretti a proporre un contratto che ci consenta di
fare servizio per 82 bambini in ambulatoriale e 20 soggetti in seminternato.
Perché? Perché l’Asp ha fissato come budget 1.571.000 euro, che – come dicevo prima – sono
insufficienti; comunque noi ci siamo adeguati o, meglio, ci stiamo adeguando a
questi numeri e intendiamo presentare all’Asp una proposta di contratto che ci
consenta di fare servizio per 82 prestazioni ambulatoriali e 20 a seminternato
con il personale adatto e sufficiente per coprire queste esigenze.
Bene, la risposta dell’Asp qual è? “Assolutamente no, tu devi avere il
personale per garantire 114 trattamenti ambulatoriali e 30 diurni”. Ditemi voi
come si esce da questa situazione, cioè se noi non presentiamo un organico per
114 ambulatoriali, l’Asp non ci firma l’accordo contrattuale, non ci firma il
contratto. Come facciamo noi a metterci sotto scopa?
Ma questo l’ha messo per iscritto l’Asp?
Lo sto aspettando, dottore, sto aspettando che mi mettano per iscritto
questa cosa qua, perché a voce stiamo lottando, però non se ne esce, quindi se
ci potete dare una mano ad affrontare questo problema che è serio; da qui parte
tutto il rilancio della struttura, è inutile che ci giriamo attorno. E’ vero,
dice: “non si tratta soltanto di un problema economico”. E caspita, se non si
risolve quello, come fai a rilanciare o riprogrammare o fare un piano di
ristrutturazione?! E’ come il cane che si morde la coda!
Prego, consigliere Parente.
E’ giusto fare alcune precisazioni.
(Interruzione)
No, chiarezza anche di tipo normativo. La prima cosa è per quanto
riguarda la Corte Costituzionale: è vero, è stata impugnata, però è stata
impugnata nel 2010, quando si è cercato di sanare la situazione e poiché ci
trovavamo in Piano di rientro, la Corte costituzionale dice: “No, per l’amor di
Dio, la sanità soldi non ne deve togliere nemmeno una lira!”. Quindi ha
aggravato il problema, tant’è che noi dobbiamo normarla con una legge
regionale, ma dicendo che queste sono prestazioni esclusivamente sanitarie per
poter pensare di riequilibrare la situazione.
Poi c’è il problema che lei dice, quello che, per mantenere
l’accreditamento, bisogna avere requisiti organizzativi, stabilito il numero
delle prestazioni e il numero dei posti letto, poi c’è il problema del budget
che non è correlato al numero di prestazioni e al numero dei posti letto
eventualmente accreditati.
Quello è un altro problema normativo di tipo giuridico, perché l’Asp
può negoziare le prestazioni che ritiene opportune sul territorio, mentre la
struttura, per mantenere l’accreditamento, deve avere quei requisiti, perché la
struttura può anche motu propriu diminuire i requisiti organizzativi,
quindi rapportandoli poi al numero delle prestazioni e dei posti letto che
l’Asp va a negoziare, ma c’è sempre il passaggio della riduzione del numero di
prestazioni e posti letto con la Regione, quindi sono due passaggi diversi.
Nulla osta che, nel momento in cui sarete accreditati per 84
prestazioni, l’Asp vi dica: “Io ve ne compro 60”. Questo è un problema di
politica sanitaria sul territorio, però in tutta la regione, per mantenere le
prestazioni e il numero di posti letto accreditati, i requisiti organizzativi
sono standardizzati.
Poi comincia la battaglia con le Asp per l’acquisto delle prestazioni,
perché non sempre, anzi quasi mai – e vi garantisco che ogni anno è sempre
peggio – corrispondono al numero di posti letto accreditati e alle prestazioni
convenzionate, però stiamo spostando il problema. Se dovessimo chiamare l’Asp
oggi a dire: “Hanno 114 prestazioni, voi ne comprate 84, perché?”, in due
minuti ci liquiderebbe.
(Interruzione)
Grazie alla dottoressa Lazzaro e al dottor Chiofalo. Vi pregherei di
trattenervi ancora in sala perché, dopo le audizioni di tutti gli
interlocutori, non è escluso che possa emergere l’opportunità di un ulteriore
approfondimento.
La parola al rappresentante dell’Azienda sanitaria locale.
Sono il dottor Barillaro, direttore del distretto sanitario Tirrenica,
tra le altre cose mi occupo delle strutture accreditate e della gestione dei
contratti per l’Asp di Reggio Calabria. Oggi, purtroppo, la dottoressa
Squillacioti non è potuta intervenire perché convocata a Catanzaro per il
bilancio 2012, quindi si scusa e ha delegato me, sperando di potervi dare le
informazioni precise e puntuali, come spero di darvi.
Sul versante politico, tecnico e giuridico sicuramente lei è
attrezzatissimo per sostituirla.
Vorrei che si chiarisse una cosa: noi parliamo di due cose, di
autorizzazioni sanitarie e di accreditamento. Se parliamo di accreditamento, lasciamo
fuori un qualcosa di fondamentale: noi non abbiamo l’accreditamento se non
abbiamo l’autorizzazione. L’accreditamento è soltanto una certificazione di
qualità della struttura; quella che serve perché la struttura lavori è
l’autorizzazione. Ai sensi della legge regionale 24, la Regione Calabria ha
dato dei parametri per poter lavorare, dando dei posti autorizzati, non
accreditati, perché poi la struttura può essere autorizzata anche per 2 mila
posti, ma accreditata per 20. Questo per un po’ di accademia.
Il discorso, poi, è questo: la struttura in atto, poiché la legge 24 –
entrata praticamente in vigore nel 2011-2012 – è vero che si deve attrezzare
per cambiare la qualità del personale entro il 2010, ma nel frattempo è calata
anche come numero di persone che gli permettono di mantenere l’autorizzazione
in atto concessa.
(Interruzione)
Il problema è il numero, perché qui si sta ponendo il problema di
alcune figure professionali, e questo è un discorso; il problema del numero è
un altro, cioè loro ci devono garantire un numero di personale per garantirsi
l’autorizzazione, non l’accreditamento.
L’altro discorso è che Villa Betania, negli anni, sicuramente ha perso,
perché loro erano autorizzati anche per 20 posti letto di ciclo diurno e li
hanno già abbandonati…
(Interruzione)
A tempo pieno, scusi, il ciclo diurno ce l’hanno ancora, e li hanno già
abbandonati, cioè negli anni dal 2008 ad oggi loro hanno perso 20 posti di
ciclo continuativo.
(Interruzione)
Persi, perché hanno chiesto di essere disattivati.
(Interruzione)
Sì, espressamente loro, quindi l’autorizzazione da 114, 130 e 20 è
rimasta 114, 30 di ciclo diurno. Già questo è un dato di fatto.
Secondo dato di fatto: sono d’accordo con quello che dice l’avvocato,
però se andiamo a vedere la produzione, poiché l’anno scorso la Regione
Calabria ha deciso di fare un contratto per quanto riguarda la riabilitazione
omnicomprensiva, cioè da una cifra complessiva di 1.583.000 e dentro questa
cifra potevano fare tutta l’attività autorizzata e accreditata, la struttura su
1.583.000 euro mi ha prodotto 1.312.288,64, quindi ha prodotto di meno di
quello che noi avevamo dato come soldi per la produzione. Questo è un altro
dato di fatto perché, tra le altre cose, l’ input da parte dell’assessorato è
quello di dividere i 33 milioni che loro ci danno come Asp per l’attività di
riabilitazione, Rsa e case protette, dividerli come paletto secondo la
produzione che ogni struttura fa dell’anno precedente e confermare la
produzione, per garantire questa produzione durante gli anni.
Quarta cosa: ho portato – se volete, ve le lascio – tutte le estrazioni
dal 2008 ad oggi. Noi, come Asp, a Villa Betania non dobbiamo assolutamente
niente, tranne un contenzioso creato nel 2008 dall’allora commissione
straordinaria che non ha voluto riconoscere gli adeguamenti tariffari che
allora la Regione Calabria aveva dato alle strutture socio-sanitarie.
Loro, quindi, avevano firmato un contratto e in questo contratto la
cifra non comprendeva gli adeguamenti tariffari. Questa è la situazione economica.
Per
quanto riguarda – vorrei aggiungere una cosa anche a livello tecnico – il
diurno, il 30 per cento, non è che parte da una disposizione della Regione
Calabria, il tutto parte dal Dm 2001 dei Lea, al cui interno c’è chiaramente
scritto che il 30 per cento del ciclo diurno di riabilitazione per i malati
gravi deve essere pagato dai Comuni. E’ da là che poi, nel 2007, è stato
ripreso il 30 per cento, però c’è da dividere i malati gravi da quelli non
considerati gravi – scusate se mi sono permesso di fare questo appunto – ma
soltanto per il ciclo diurno, perché poi per gli altri tipi di riabilitazione
estensiva, ambulatoriale ed estensiva a ciclo continuativo non c’è quota
sociale.
Ha
finito? Lungi da me voler alimentare polemiche.
No, no,
ma io ho portato i dati.
Dati
contraddittori, però qui ci sono i rappresentanti di Villa Betania, i quali
hanno detto apertis verbis: “L’azienda ci deve pagare delle fatture”.
Lei dice: “Non abbiamo nessuna posizione debitoria, tranne un contenzioso” e ha
spiegato pure come nasce.
Dovrei
ridare la parola immediatamente su questo argomento alla dottoressa Lazzaro,
per capire se le fatture sono state pagate o meno, perché qualcuno bara!
Quando
mi sono
presentata, ho precisato che sono la rappresentante legale da marzo 2012 e
avevo un motivo, perché il Cda, del quale io faccio parte, ha preso la gestione
di Villa Betania dal settembre 2011. I problemi economici e tutti i problemi che sono stati portati a questo
tavolo dal dottore Barillaro risalgono alla gestione precedente; infatti quando
noi nel settembre 2011 siamo stati invitati a prenderci la gestione di Villa
Betania, già i dipendenti avevano un credito nei confronti della struttura di
sette mensilità e i posti di cui parla il dottore Barillaro a ciclo diurno, è
lontana questa perdita di cui parla lui. Ho sentito dire dalle rappresentanti
sindacali che molti anni fa o pochi anni fa – non so quando – era stata chiesta
la sospensione del servizio, sospensione che poi non è stata ripresa. Quindi
non può essere addebitata all’attuale gestione, all’attuale Cda la perdita.
Dottoressa, le chiedo scusa: di tutti ci occupiamo, meno di ascrivere
responsabilità a chicchessia, stiamo solo cercando di individuare la soluzione.
Nessuno ha detto che lei è responsabile o lo è l’avvocato Chiofalo.
Però è giusto che a questo tavolo non
venga portata una gestione non oculata. Noi, come Cda, stiamo cercando di fare tutti i sacrifici possibili perché la struttura
venga ripresa. Lo stesso seminternato
ha avuto un periodo di sospensione, perché la precedente gestione sanitaria
sosteneva che era un ramo secco, e qui i genitori presenti possono darci atto:
siamo stati noi a riprendere il servizio del seminternato perché, riunite le
famiglie, loro ci hanno ringraziato e hanno
sottolineato come per loro fosse provvidenziale la garanzia di quel
servizio stesso.
Quindi noi, come Cda, non abbiamo da rimproverarci nulla,
perché tutti i passi li stiamo facendo.
Poi volevo dire una cosa: il problema economico, i ritardi nei
pagamenti economici, praticamente, sono causa di molti altri e diversi
problemi; vedi, per esempio i decreti ingiuntivi che fanno i dipendenti,
perché, quando non ne possono più, avanzano decreti ingiuntivi. E’ tutto un
discorso del cane che si morde la coda. Per esempio, non si possono pagare i
contributi, quindi non si riesce ad avere
il Durc.
Ecco, il discorso economico, poi, è causa di
molti altri problemi, quindi è molto importante che si risolva.
Poi, in Prefettura abbiamo presentato un
elenco di fatture - che risponde a quello che hanno comunicato i dipendenti che
fanno servizio amministrativo a Villa Betania – ed un elenco di crediti che la
struttura avanza dall’Asp e dalla Regione. Mi permetto di consegnarlo al
Presidente della Commissione.
Gliel’avrei chiesto io.
Al dottore Barillaro questo stesso elenco è stato
presentato da una componente del Cda – penso – un mese fa.
(Interruzione)
Sì, dottore, la prego di darci una
risposta che possa darci contezza di com’è la situazione. Grazie.
Quindi i vertici di Villa Betania
insistono nel rivendicare fatture al momento non pagate.
A noi risposta scritta non è stata
data, prendiamo atto della risposta del dottore Barillaro, però, giustamente, noi abbiamo
anche da dare risposte alle famiglie, ai rappresentanti sindacali con i
quali, quotidianamente, ci confrontiamo.
Ci sono interventi? Prego, consigliere Tripodi.
Dottoressa,
noi siamo qua nell’interesse – mi creda – di Villa Betania, allora ci dobbiamo
mettere d’accordo col dottore Barillaro,
rispetto a quello che ha detto, e con
il management di Villa Betania.
Nella
massima collaborazione.
A
parte la collaborazione, ci sono dei parametri con cui ci dobbiamo confrontare.
Ogni
anno l’Asl, è ovvio, io lo riferisco, perché non
ritengo che ci possa essere una questione economica fra prestazioni ed erogazioni,
ma di fatto, dottore Barillaro, usiamo un termine un po’ volgare, è una
contrattazione che ogni anno l’azienda fa con le strutture accreditate affinché
possa comprare o non possa comprare la quantità di prestazioni.
(Interruzione)
Va beh, ma era così, dottore Barillaro. Il problema qual è, dottoressa?
E lo dico pure all’avvocato, così vediamo di creare i presupposti, almeno per
il prossimo anno, di entrare nel regime della normalità non solo come
erogazione dell’Asl, ma anche come prestazioni che noi abbiamo il dovere di
garantire alla nostra cittadinanza e ai nostri ragazzi. Il dottore Barillaro ha
detto una cosa molto importante che, peraltro, si evinceva già dalla
documentazione acquisita dall’Asp: la vostra produzione nel 2012 è stata, praticamente,
di 1 milione e 300 mila euro, inferiore al budget assegnato. Questo
significa, Presidente, che il prossimo anno, 2014, l’Asl vi dirà: “voi
quest’anno quanto avete prodotto, quanto avete impegnato? …1 milione e 200
mila? Io ti acquisto prestazioni per 1 milione e 200 mila”.
Ma è pure vero, se io faccio prestazioni che superano quel budget,
l’Asl dice: “Queste te li paghi tu”.
Avvocato, ma intanto dovevamo arrivare a 1 milione e mezzo e siamo a 1
milione e 3, a quanto dice il dottore Barillaro.
Va beh, ma può capitare in una gestione…
Allora ci dobbiamo attrezzare
per il prossimo anno per creare
le condizioni affinché possiamo rientrare a regime.
Magari!
Questo dipende da voi, perché
il piano di ristrutturazione su cui vi siete
impegnati in Prefettura dice un’altra cosa, dice che vi ponete come garanti dello
stipendio sul personale, a prescindere dagli emolumenti che l’Asl vi deve dare.
Anche qua io vi pregherei di fare una
riflessione, perché noi possiamo interloquire, come ha detto il Presidente,
siamo qua per aiutare questa struttura con l’Asl, a condizione che alcuni
parametri e alcune condizioni voi ce le garantiate.
Quindi, in questa direzione, poi sarà cura del Presidente, attento e
molto puntuale su queste cose, non solo verificare i documenti che gli avete
lasciato stamattina, ma anche creare quella interlocuzione futura che è
necessaria.
(Interruzione)
Dottoressa, io vedo i documenti firmati.
Il verbale quale data porta?
Il 20 maggio 2013. Siccome è agli atti, lo prendo per buono. Glielo
leggo, così chiariamo questa cosa, dottoressa, perché siamo qua per dare una
mano concreta, perché ci teniamo da padri e da medici, affinché alcune…
D’accordo.
“…l’elaborazione di un Piano di
rientro per assicurare il puntuale pagamento e le retribuzioni sganciate dai
mandati dell’Asl”. Quindi, poiché questo documento è stato sottoscritto e
firmato…
Ma questa, forse, era la richiesta,
non l’impegno.
Ci sono delle firme, dottoressa. Poi
non so se…
Sì, ci sono delle firme, ma… No, è
che poi…
Allora io vi chiedo: correliamoci in
modo che possiamo farci da sponda…
C’era la mia firma, ma io non ho
detto, non potevo dire questo.
Dottoressa, io sto dicendo una cosa
in più: correliamoci anche con l’Asl in modo tale che facciamo sinergia per
creare quelle condizioni affinché possiamo erogare delle prestazioni che sono
utili, necessarie e indispensabili per i nostri concittadini. Tutto qua.
E non ci piove! D’accordo.
Dottore, le dispiace lasciarci la
documentazione, così facciamo le fotocopie e le distribuiamo ai signori
consiglieri? Grazie.
Adesso il dipartimento lavoro e
politiche sociali della Regione.
Sarò rapidissimo.
Sono Giuseppe Nardi, il dirigente del settore politiche
sociali della Regione Calabria.
Il problema di Villa
Betania si inquadra in un
problema un po’ più generale riferibile alle strutture socio-sanitarie
accreditate con l’ultimo Dpgr n. 1 del 2011. Su questo c’è un inciso da fare:
la quota sociale di queste strutture pesa, annualmente, dovrebbe pesare
annualmente sul bilancio della Regione per circa 35 milioni di euro. La Regione
inserisce in bilancio per le note difficoltà di allocazione ex ante delle risorse circa il 50 per cento in competenza. Per esempio, nel
bilancio di previsione 2013, a fronte di un fabbisogno di circa 35 milioni di
euro di fatturato storico, in bilancio noi abbiamo al momento 15 milioni di
euro. Così è stato per l’anno precedente, per cui è chiaro che, di fronte ad
una disponibilità di bilancio che è pari più o meno al 50 per cento del
fabbisogno, la Regione e gli uffici riescono ad erogare quello che hanno in
cassa.
Abbiamo tentato anche di superare il problema tecnico della
sottoscrizione dei contratti, perché c’era anche un problema di responsabilità
di chi avrebbe sottoscritto il contratto, perché gli uffici non potevano
assumersi la responsabilità di corrispondere e quindi di acquistare le intere
prestazioni, pur avendo in bilancio il 50 per cento delle competenze. abbiamo
superato anche quest’altro problema e abbiamo sottoscritto un rapporto
convenzionale sia per il 2012 sia per il 2013 con Villa Betania.
Lo stato dell’arte dei pagamenti qual è? Gli uffici mi hanno
relazionato su questo, posso lasciarvi anche copia della nota: per il 2012
abbiamo saldato tutto, abbiamo fatto un ultimo decreto qualche giorno fa, il
decreto ritengo sia in ragioneria, per cui certamente non avrete avuto
l’ordinativo di pagamento, però noi abbiamo liquidato 5 milioni di euro alle
strutture socio-sanitarie e quindi alle Rsa, alle case protette e alle
riabilitazioni a ciclo diurno, utilizzando dei fondi allocati dal Consiglio
regionale per i debiti pregressi, perché c’era un debito del 2012 ancora da
chiudere.
Abbiamo utilizzato questi primi 5 milioni, che sono una parte dei 20
milioni che il Consiglio regionale ha inserito sul bilancio pluriennale, per i
debiti relativi al 2012 e al 2011. Quindi abbiamo fatto questo decreto di
liquidazione che dovrebbe essere a saldo delle competenze 2012.
In più, abbiamo fatto un decreto di acconto del 2013 che è pari, più o
meno, al 50 per cento del fatturato storico dell’anno precedente, naturalmente
il fatturato riferibile alla quota sociale. Quindi lo stato dei pagamenti è
questo.
Aggiungo che, per quanto riguarda gli anni pregressi, non abbiamo, allo
stato, coperture di bilancio. Potremo utilizzare soltanto 7 milioni di euro che
sono allocati sul bilancio pluriennale, ma solo ed esclusivamente a decorrere
dal 1° gennaio 2015, perché sono somme allocate sul bilancio pluriennale e
liquidabili dal 1° gennaio 2015 per i debiti pregressi e quindi a ritroso del
2012.
Questo è lo stato dell’arte per quanto ci riguarda.
Dottoressa, la domanda è sempre la solita: i vertici di Villa Betania
rivendicano somme non pagate da parte della Regione Calabria. Cosa ci può dire
su questo aspetto?
Dicevo che per il 2012, nei giorni scorsi, abbiamo fatto un decreto di liquidazione – se non ricordo male – a
saldo delle competenze 2012. In più, ho firmato un decreto di acconto 2013 pari
al 50 per cento del fatturato che loro certificano in ordine alla quota
sociale.
Può darci
conferma documentalmente domani, dopodomani, giusto per fascicolare il tutto?
Posso lasciarle la relazione che gli uffici mi hanno
consegnato o, se vuole, posso inviarle anche copia dei decreti.
Sì, forse è meglio.
Anche la relazione di cui lei è in possesso.
Questa gliela lascio, gliela firmo e le invierò anche le
copie dei decreti registrati dalla segreteria di Giunta. Doverosamente, le farò avere
tutta la documentazione.
Non doverosamente, nello spirito di collaborazione, per
l’amor di Dio!
Assolutamente, è dovere da parte degli uffici. Le farò
avere i decreti di liquidazione per posta certificata nella giornata di domani.
Dottore, la ringrazio delle informazioni.
Ci sono domande?
Presidente, chiedo
scusa, soltanto un brevissimo intervento. Volevo chiederle se cortesemente di
queste notizie belle potesse dare contezza anche agli enti interessati, le
strutture, perché per noi sarebbe importante.
Stiamo cercando di farlo.
(Interruzione)
Abbiamo già anticipato.
(Interruzione)
Ma è ovvio che un decreto di
pagamento a chi lo devono erogare? Lo devono erogare a voi.
Questo va diretto alla
Commissione.
Dobbiamo collegarci col bilancio e solleciteremo. Appena avremo i
decreti del dottore Nardi, lo decideremo con l’assessorato al bilancio.
Noi abbiamo ricevuto la copia delle fatture che avete
consegnato, ma le spettanze sono pari, addirittura, a 976 mila euro che riguardano diverse annualità e, probabilmente,
ci sarà anche il contenuto inserito in questa…
Volevo capire: il dottore Barillaro ha
dichiarato che non ci sono pendenze, ha
affermato che Villa Betania non ha crediti nei confronti dell’Asp.
Rispetto
a questa documentazione, a queste fatture, avete fatto una verifica, sono state
già pagate?
(Interruzione)
No,
perché vorremmo capire se sono prestazioni pagate, non dovute…
(Interruzione)
E’ tutto
pagato?
(Interruzioni)
E’ ovvio, per questo è un primo approccio. Dottore, le chiedo scusa…
La data è del 30 maggio. Noi abbiamo pagato tutto fino a
marzo 2013.
Consigliere Giordano, il problema non si pone,
perché questo è un primo approccio. E’ ovvio che faremo le nostre verifiche, i nostri
accertamenti, ci mancherebbe altro. Poi ci rivedremo, è fuori da ogni
discussione.
Va bene.
D’accordo. Grazie al dottore Nardi. Adesso le
organizzazioni sindacali si possono accomodare.
Vorrei dire che Villa
Betania ha avuto – dice il dottore Barillaro – solo il 50 per cento, a
differenza delle altre strutture..
Villa betania è sotto osservazione per le prestazioni, l’appropriatezza
delle prestazioni del diurno. Questo è il concetto, quindi se il tipo di
contratto ce lo permette…
No, dottore Barillaro, il contratto non ve lo permette. Leggiamo bene
il contratto.
(Interruzione)
Non è possibile qualsivoglia forma di contraddittorio. Avvocato
Chiofalo, sarà compito dell’Ufficio di Presidenza e della Commissione tutta
espletare i dovuti accertamenti e verifiche. Non createvi problemi.
Le organizzazioni sindacali possono accomodarsi. Grazie.
Comincio
a dire che la situazione economica, che ricade sui dipendenti,
non è una cosa dell’ultimo anno. Noi
abbiamo attraversato nel tempo varie crisi economiche, per fortuna risoltesi
sempre con sacrificio e abnegazione del personale. Adesso ci troviamo nella
situazione di avere, attualmente, in arretrato sei stipendi e mezzo, ma
soprattutto vi è l’incertezza di un piano di sviluppo del centro e di un rientro economico
per chi tuttora svolge le proprie attività a Villa Betania; alla mancanza di
tutto questo, più volte richiesto nel tempo, si aggiunge l’incertezza; lo
diciamo - pure noi subiamo ispezioni e non sappiamo chiaramente subito o mai i
risultati. Abbiamo avuto ispezioni della Finanza, quindi qualcosa c’è a Villa
Betania che non va bene o c’è qualcuno che ce l’ha con Villa Betania. I
lavoratori non c’entrano, noi stiamo lavorando e senza essere pagati.
Soprattutto la mancanza di un progetto di risanamento interno di tutte le
problematiche che possono essere dei dipendenti, delle qualifiche, non è stato
mai affrontato in un modo non dico totale ma globale.
Questo ha portato in crisi il personale, personale tutto qualificato
che, praticamente, non sa fino a quando potrà svolgere le proprie competenze
interne.
Chiaramente anche questa, oltre a tutte le crisi esterne, è quella che
noi viviamo con più attenzione all’interno, perché può venire meno proprio il
personale addetto a svolgere le terapie riabilitative agli utenti di Villa
Betania.
Non è nostra intenzione farlo e finora non l’abbiamo fatto; abbiamo
fatto qualche manifestazione, qualche sit in, abbiamo fatto anche uno
sciopero, però ancora la situazione è tale e quale. Siamo, quindi, molto
preoccupati di non poter fornire più – e chissà per quanto – l’assistenza ai
nostri ospiti, ai nostri bambini e c’è, quindi, una preoccupazione viva delle
sorti stesse del centro.
I problemi ci sono e richiediamo, come Rsa, a qualsiasi tavolo un Piano
di rientro. Abbiamo presentato varie ipotesi negli anni, perché è una
situazione che si protrae da troppo tempo. Questi piani di rientro, questi
piani debitori non si sono mai potuti attuare, sono stati sempre marginali,
incompleti e quindi conosciamo e non conosciamo il debito reale dell’azienda.
Ma a noi – ripeto – interessa poter lavorare, lavorare bene con i nostri
utenti, avere i nostri diritti di lavoratori.
Siamo, però, anche preoccupati – e qui mi rifaccio al discorso col
dottor Barillaro – è una struttura che fornisce, per adesso, un tot numero di
prestazioni. Mi faccio una domanda: se la Regione o l’accreditamento – se si
parla di accreditamento – deve mantenere un tot numero di persone, quando il budget,
che è in ogni caso completato o non completato, debba rientrare in una spesa,
Villa Betania è destinata a chiudere, perché non potrà mai affrontare le spese
non coperte da un budget. Questo ricade su chi? Sugli utenti che non
avranno la loro riabilitazione.
Siamo veramente preoccupati perché è la situazione di un cane che cerca
di mordersi la coda, non sappiamo effettivamente come con chiarezza risolvere
questa tematica. Ripeto che noi siamo preoccupati di oggi, non pensiamo alla
chiusura del centro, ma ad uno sviluppo, perché sfortunatamente abbiamo richieste
e non copriamo il territorio. Noi
sappiamo che siamo necessari al territorio, è una struttura grossa per il
territorio, è una struttura per cui fortunatamente abbiamo le nostre
soddisfazioni interne, però dobbiamo essere nelle condizioni di poter lavorare.
Allora lavorare vuol dire avere quello che può essere scontato per tutti, ma
non per noi, sfortunatamente, uno stipendio al mese, non di più, e un rientro
degli arretrati, sapere quello che ci tocca, quando ci verrà dato. Non vogliamo
la luna, noi vogliamo coprire un servizio più che mai indispensabile, è stata
sempre questa la nostra richiesta a qualsiasi tavolo ed è la cosa più ovvia.
Nessuno può dire che può lavorare per… Sei mesi sembrano pochi, ma è metà anno.
Noi per metà anno – vi invito a pensarci – abbiamo lavorato non gratis, perché
non è gratis, ma stiamo aspettando.
Chiaramente, attorno a noi c’è tutta una
struttura che deve sopravvivere, ci sono fornitori, ci sono i nostri
contributi, cioè il discorso va visto a 360 gradi, perché con un’utenza che va
aumentando, con i servizi che noi vogliamo migliorare, adeguandoci a tutte le
regole, però dobbiamo essere anche in grado di poterle mantenere. Che ci venga
chiesto 100, quando prendiamo a malapena 60, questo è un modo di dire: “Non ci
riusciremo mai”.
La situazione non può pesare solo ed
esclusivamente sui lavoratori che – lo dico con orgoglio – hanno fatto quello
che hanno fatto oggi non so per quanto, però ci riusciremo a farlo. Ho detto
ieri, nella presentazione al nuovo direttore, all’avvocato Chiofalo: “Noi ogni
giorno mettiamo sul tavolo l’ipotesi di una chiusura del centro, perché il
personale non ce la può fare”. Abbiamo accanto dei genitori che sono non
allarmati ma attenti perché può venire meno un servizio necessario e indispensabile
per i loro figli.
Allora, in uno sforzo comune che sia di tutte
le istituzioni, dall’azienda ai sindacati, ci mettiamo pure noi, c’è un piano
di revisione del personale? Si andrà a discutere. Certamente il personale che è
dentro non è venuto a caso, è stato chiamato e ha lavorato minimo per
venti-trent’anni anche, quindi ognuno poi si assumerà le sue responsabilità.
Ci sono adeguamenti da fare, però dobbiamo
anche essere in grado di farli. E’ vero, dottor Barillaro, che forse adesso
siamo a posto, ma noi siamo reduci da molti ritardi dell’Asp che hanno messo –
lo devo dire – anche l’azienda in difficoltà nei pagamenti verso il personale.
(Interruzione del dott. Barillaro)
Negli
anni lo posso dire.
(Interruzione del dott. Barillaro)
Non dico dei due anni.
(Interruzione del dott. Barillaro)
Mi dispiace, dottor Barillaro…
…ci sono altri che sono in arretrato di 12
mesi.
Nella provincia di Reggio con l’Asp di Reggio
abbiamo sofferto anche noi, va bene?
L’Asp di Reggio Calabria è nata…
Dottore Barillaro, le chiedo scusa. Siccome…
Non si chiamava Asp.
Non si chiamava Asp, era Ussl e quant’altro,
però i ritardi ci sono stati.
Dottoressa, dato che sono una persona leale sin dalla
nascita, d’intesa con i componenti dell’Ufficio di Presidenza, a conclusione
della seduta – mi corregga, dottore, se sbaglio – ai
sensi dell’articolo 85, comma 2, del Regolamento che disciplina i lavori delle
Commissioni e del Consiglio,
disporrò – già lo anticipo – la pubblicazione integrare del resoconto
integrale.
Un’altra domanda, così risponde in contemporanea: lei ha
detto che ci sono dei pagamenti in atto – giusto? – del 50 per cento. Chiedo a
lei se l’azienda aveva avuto preventivamente comunicazione del pagamento di
queste tre mensilità, con motivazione, del 50 per cento.
Gliela stiamo dando adesso, perché adesso abbiamo finito i controlli,
le verifiche! Articolo 6 del contratto: “Al fine di verificare che le
prestazioni siano rese conformemente alle applicabili prescrizioni di legge e
nel rispetto del contratto, l’Asp e la Regione potranno in qualunque momento
dare corso ad ogni forma di verifica e controllo delle prestazioni rese”.
Articolo 8: “L’Asp potrà sospendere i pagamenti in presenza di
violazioni della vigente normativa in materia sanitaria, in quanto stabilito
dal presente contratto”.
Articolo 8, altro punto: “E’ fatta salva, sempre e in ogni caso, la
ripetizione in favore dell’Asp delle somme che, sulla base di controlli
effettuati in qualunque tempo sull’attività erogata dalla struttura e in forza
del presente contratto, dovessero risultare non dovute in parte, ovvero nella
sua totalità”, contratto da stipulare.
Non è un contratto fatto dall’Asp, ma stabilito dalla Regione Calabria.
Infatti non ci è stato contestato alcunché. Lei, oggi, in questo
momento sta…
No, ma io non sto…
Al microfono, avvocato.
Le sto dicendo che, appena finite le verifiche, vi contesteremo tutto.
Appunto, e noi abbiamo il tempo e il diritto di controbattere.
Però lei cita degli articoli
dalla cui lettura si evince che, praticamente, già dovevano essere conclusi i risultati.
In qualunque momento, parlo.
Ma dopo
aver pagato, perché lei ha saltato il comma 1 dell’articolo 8,
che dice che il 70 per cento deve essere pagato a fine mese, salvo conguaglio
trimestrale.
Lei deve leggere “a 90 giorni dalla presentazione…”…
Ho capito, e questo è
un ricatto, scusi! Aspettare il novantesimo giorno.
La Commissione si chiama di vigilanza e continuerà a vigilare, ci mancherebbe altro!
Chiedo scusa, però noi siamo volontari, il Cda è formato da
volontari, siamo orgogliosi di essere volontari e il direttore generale che noi
abbiamo pregato di aiutarci, di sostenerci, di darci la sua collaborazione preziosa
perché si tratta di una persona competente… praticamente noi non abbiamo avuto
ancora alcuna contestazione per quanto riguarda alcunché. Sappiamo solamente
che nel tempo, in undici, tredici mesi nei quali io sono stata e sono
Presidente, abbiamo avuto un’infinità di ispezioni che non rendono la vita
facile, perché una si chiede: com’è, per esempio, che ai tempi del dottore
Carullo, solamente la nostra struttura è stata oggetto di ispezione da una
commissione, che poi abbiamo saputo che non era legittimata a fare l’ispezione?
Erano tre persone, sono venute, hanno fatto l’ispezione. A noi risulta che
abbiano lasciato con firma di due componenti della stessa commissione… E’
interessante saperlo, perché una si sente perseguitata. Vi chiedo scusa. E poi perché? Che poi anche i perché
possono aiutare a trovare delle risposte.
Allora noi sappiamo che è circolata
una relazione negativa nei confronti della struttura, relazione che a noi non è
stata mai consegnata, che ufficialmente non avrebbe dovuto essere presa in
considerazione, perché rilasciata da una Commissione che non era preposta a
quella funzione. Noi abbiamo chiesto una ispezione ed è venuta.
Dottoressa, le chiedo scusa, ho già
dato disposizioni perché si acquisisca questa relazione.
Allora, guardi, si devono chiarire tante cose
perché si possa stare in pace!
Lei deve stare tranquilla.
Chiedetela, perché avremmo piacere di conoscerla pure noi.
Se mi fa parlare, dottoressa, stiamo
dicendo le stesse cose. Mi auguro e spero che il tutto venga contenuto in
un’ottica politico-istituzionale. Lei su una cosa non deve avere dubbi: se, a mio sommesso e modestissimo avviso, d’intesa
con l’Ufficio di Presidenza e i signori consiglieri, dovessero emergere anche
larvatamente profili di rilevanza penale, lei deve stare serena – le do
appuntamento al sesto piano, Palazzo del cedro – le carte andranno alla
Procura, anche se ci dovesse essere mio fratello di mezzo, che non c’è.
Intanto,
chiediamo l’acquisizione di questa relazione, poi vediamo se era stata disposta
cognita causa e praeter legem. Se dovesse emergere
un aspetto contra ius, ci permetteremo di approfondire se è rilevante a livello
amministrativo o anche a livello penale e le carte non le mando, gliele mando
io. Siccome mi sembra di intuire che qualche cosa stia cambiando alla Procura
della Repubblica, perché prima non gliele avrei mandate le carte perché sarebbe
stato tempo perso. Anche questo sarà registrato.
D’accordo. Prego, dottoressa, completi.
Presidente, chiedo scusa, noi abbiamo chiesto una ispezione perché la
struttura e il Cda devono essere a conoscenza se ci sono delle cose che non
vanno, allora noi, come Cda, abbiamo chiesto all’Asp una ispezione. E’ arrivata
da noi la commissione preposta, nominata dalla Regione, ancora non sappiamo se
è stata consegnata la relazione, però, quando sono arrivati, ci hanno detto: “Non
rileviamo grandi disfunzioni, cose che non fanno”, perché di solito si fa così.
E’ una vita che io faccio volontariato e sono stata anche in altre
strutture. Quando arrivavano gli ispettori, facevano dei rilievi, ci davano del
tempo per metterli a posto perché, per quello che so, questi servizi che
vengono garantiti sul territorio dalle cooperative, dai volontari, sono di
competenza dell’Asp e in molte Regioni questo le Asp lo fanno. Qui non solo non
si fa, ma veniamo anche perseguitati.
Vi chiedo scusa, ma è uno sfogo che da mamma di famiglia ho ritenuto di
fare. Sono mamma di figli.
Lo condividiamo e siamo impegnati anche ad intercettare eventuali
concorrenti più o meno palesi o nella penombra dei corridoi del pianeta sanità.
Mi dispiace, non posso dire che in politica ci siano volontari come lei
e come tanti altri, in politica ci sono solo vincitori di concorsi! Non so se
rendo l’idea.
Prego.
Un’ultima puntualizzazione, che è la preoccupazione che andremo a
verificare a giorni, abbiamo già invitato ad una risposta il nuovo direttore
generale, l’avvocato Chiofalo, perché – attenzione – il fatto che ci siano
pagamenti dall’Asp di tre mensilità al 50 per cento e via del genere, tocca a
noi verificare se questi soldi andranno ai dipendenti, e questo lo chiederemo
all’amministrazione, perché il personale e i sindacati non lo danno per
scontato.
Ho la stessa domanda che ho fatto in Prefettura: se noi abbiamo pagato
tutto il 2012, come mai ci sono questi arretrati?!
(Interruzioni)
Passo la parola alla collega.
Le risponderemo noi, perché acquisiremo tutte le carte, quindi non vi
create problemi.
Chi altro interviene?
Naturalmente lei ci ha preceduto, non è una risposta che dobbiamo dare
noi, ci sono le istituzioni preposte.
Mi presento: sono Fancesca Laurendi e non so come presentarmi, perché
sono dipendente di Villa Betania, Rsa della Uil-Fpl e segreteria Uil-Fpl,
quindi si regoli come vivo questo problema.
Intanto, ringrazio tutti voi, perché qui abbiamo avuto forse la
conoscenza vera del problema. Siamo in vicissitudini con questo centro non da
ieri e neanche da due anni, dal 2008 personalmente. Oggi ho capito che si sta
giocando alla Matriosca: la prima bambolina è lesionata, apriamo per trovare
meglio, ma la troviamo sempre più rotta; però, attenzione, perché l’ultima
bambolina non vorrei fossero i bambini! Noi non lo permetteremo, perché io
garantisco che i professionisti di Villa Betania, qualificati o non da un pezzo
di carta, vanno puntualmente a lavorare per i bambini; a loro non interessa lo
stipendio, perché di centinaia di persone che hanno perso il posto di lavoro ce
ne sono nel mondo ed a Reggio Calabria. Hanno avuto l’esigenza di uscire allo
scoperto con lo sciopero, che è stato dignitoso e silenzioso, per andare in
Prefettura, perché si è palesata la perdita di un centro.
Lavoro da quasi trent’anni in questo centro, è un fiore all’occhiello
veramente, perché si fanno delle prestazioni con una continuità terapeutica. A
prescindere da questo, non c’è più risoluzione riabilitativa, e questo io non
lo posso concepire nelle affermazioni né del Cda né dell’Asp né della Regione,
perché se ci sono queste convenzioni sono fatte per la riabilitazione, quindi
per un prosieguo di un bambino che nasce già disabile.
Mi fermo qui, questo era per inciso.
Oggi ho visto fermi nelle loro parti tutti i componenti. Non voglio
restare ferma dalla parte sindacale, voglio porre un quesito: sicuramente oggi
è uscito che c’è un errore o una cattiva gestione, ma da parte di chi e di cosa
non sarò certo io né a dirlo né a sostenerlo né ad inquisirlo; non sta a noi,
noi viviamo in un ambiente dove c’è un susseguirsi di Guardia di Finanza, di
magistratura, di problemi di accreditamento che noi sindacati – e questa è la
cosa più scandalosa, perché i rapporti c’erano – siamo venuti a conoscenza a
voce del dottor Barillaro, in Prefettura giorno 20 marzo. Quindi da lì è nato
il panico.
Un attimo: qui non si rischiano uno, due, tre stipendi perché, al
limite, possiamo anche fare volontariato; qui si rischia di perdere una
struttura che è nominata non solo nel territorio locale, ma anche nazionale.
Allora lì i sindacati, insieme alle famiglie, hanno
detto: “No, qui adesso ci vuole un interesse delle istituzioni”.
Vi ringrazio perché ci avete ricevuti proprio per questo, e mi fermo
qui.
Grazie a lei, ma è un atto particolarmente doveroso della politica e di
tutta l’Istituzione. Complimenti per il suo lavoro.
Noi non abbiamo fatto nulla di eccezionale,
fino al momento abbiamo fatto il nostro dovere e continueremo a farlo, con il
tifo anche di tutta la struttura burocratica che è qui silente e che è
anch’essa di grande qualità.
Prego.
Mi scusi
l’ignoranza ma è la prima volta che ci troviamo in un contesto simile, non
conosco l’iter, ma noi vorremmo, come rappresentanti sindacali del personale,
avere modo di seguire e di venire a conoscenza nei dettagli di qualsiasi
sviluppo, perché è uno sviluppo che poi ricade su di noi, chiaramente.
Abbiamo
già disposto la pubblicazione integrale di questa riunione. Le posso
assicurare, per quello che sento dire in giro, che le sedute delle Commissioni,
con particolare riferimento a questa che ho il piacere e l’onore di presiedere,
in rete – si dice così oggi – sono ultra seguite. Poi cui prodest
acquisire un documento, assumere un’iniziativa evolutiva od involutiva e non
trasmetterla e parteciparla alle forze sindacali? Non se ne parla nemmeno! Stia
tranquilla.
(Interruzione)
Ovviamente,
voi potete venire in Commissione, potete accedere, potete parlare col
dirigente, con i valorosi collaboratori, indipendentemente dalla nostra
presenza nella struttura. Abbiamo il concetto alto della trasparenza, non
dell’invisibilità, che è un’altra cosa.
Prego.
Siamo
ansiosi di conoscere gli sviluppi.
(Interruzione)
Volevo
solo porre una domanda al dottore Barillaro,
perché lui ne ha posta una a noi, noi ci siamo esentati, lei può anche
esentarsi, perché ho sentito in questa sede parlare di un budget che lei
ha menzionato e ha detto, questo senza
prendere difese per nessuno, però è un dubbio, una domanda. Sono una donna,
sono curiosa: lei ha parlato di un budget che il centro di
riabilitazione non riesce ad ottemperare, nel senso che la produzione è
inferiore. Ho capito bene? Ma questo contratto, quando viene firmato, ad inizio
anno o a fine anno? Per capire.
(Interruzione)
Mi scusi, poi risponde. Io, alla femminina, se so che posso spendere –
le faccio un esempio – mille euro, spendo mille euro; se so che posso produrre
fino a 2 mila, mi sforzo di produrne 2 mila e 2, così me ne vengono retribuite
2 mila, ma lo devo sapere anticipatamente, non lo posso sapere dopo aver
prodotto.
E’ vero
quello che dite voi, che è stato firmato a fine anno, ma è anche vero che avete
lavorato in base al contratto precedente, in base a un articolo di salvaguardia
dei contratti, quindi voi avete continuato a lavorare in base al budget
dell’anno precedente che, se non erro e
non ricordo male, era uguale.
Mi perdoni, poiché fra le rogne che seguo c’è anche questa, il
riferimento al budget precedente, mi permetto di osservare che è stato
pluricensurato dall’Autorità per il garante e vi ha chiaramente detto a livello
regionale che state producendo un contenzioso devastante. Che cosa avete fatto
voi? Una cosa semplicissima, per me fuori legge, abbondantemente fuori legge:
il budget di Tizio era 80 mila euro, quello di Caio era di 100 mila
euro. Tizio lo ha osservato scrupolosamente, Caio non lo ha osservato, fattura
per 120 mila euro. Allora qualcuno ha inventato, l’anno scorso – questo è un
fatto penalmente rilevante e ci stiamo arrivando – il nuovo budget
2011-2012 che è ancorato a che cosa? Al fatturato. Quindi ha ragione lui che è
un fuori legge, è assolto Tizio che si è attenuto alla legge!
Quindi la Regione Calabria su questo argomento, ci può essere di mezzo
il Figlio di Dio, è fuori legge! E’ già stato impugnato il precedente decreto,
dottore Nardi, sta per essere impugnato quello emesso due giorni fa dal
governatore, il quale è continuamente depistato, disinformato da taluni suoi
collaboratori. Questo è un fatto di una gravità unica, penalmente rilevante!
Avete privilegiato le aziende, le strutture diagnostiche di laboratori di
analisi che non hanno rispettato il budget. Non vado oltre, perché
altrimenti cominciano ad emergere ramificazioni.
Mi sono spiegato?
Posso rispondere?
(Interruzioni)
Guardi, l’errore più clamoroso che la politica ha potuto commettere negli
ultimi tempi è stato uno solo: eleggere il sottoscritto, in contumacia – perché
io non c’ero – Presidente di questa Commissione.
Perché? E’ così bravo.
Posso permettermi di dire…
(Interruzione)
…lei non c’entra con questo decreto, ci mancherebbe!
No, per chiarezza, perché altrimenti
sembra
chissà che cosa. Purtroppo, stiamo confondendo il decreto 188 col decreto 190. Per quanto riguarda il 190, che
è quello della riabilitazione, era soltanto un discorso di prestazioni che
erano state valutate in sede regionale con l’Aris e con tutte le organizzazioni
sindacali, che è diverso dall’ambulatoriale.
Posso dire solo una
cosa?
Facciamo completare il collega.
Sono
Santo Surace della Cisl Rsa.
Le mie
colleghe mi hanno preceduto, perciò dato che lavoriamo in sinergia,
hanno detto tutto loro.
La domanda che volevo fare al dottore Barillaro era questa, e parlo pure
come amministrativo di Villa Betania, perché sono in
amministrazione: a tutt’oggi, ogni anno, a fine anno, non sappiamo il budget
effettivo di quanto dobbiamo lavorare. Questo
ci permette già da inizio anno a vedere quanti
tipi di prestazioni dobbiamo fare. Dovete capire bene che, praticamente, arrivati a
maggio, tuttora non sappiamo se stiamo sforando o meno, perché non c’è una
ufficialità del budget. Perciò rispondo in base a quello che ha detto
“non siamo arrivati al budget ogni anno”. Noi non siamo in grado di
sapere quanto dobbiamo fatturare per arrivare al budget.
(Interruzione)
Sappiamo in totale, però sempre a fine anno scorso. Il discorso è
questo: io penso che dico una cosa che si compongono tutti questi tasselli,
cioè il fatto della quota sociale, il fatto dell’inizio del fatturato fatto in
tempo, messi tutti questi tasselli in ordine, penso che l’azienda potrebbe già
trarre profitto ed essere più organizzativa.
Per questo penso che dobbiamo lavorare su questo campo, arrivare alle
conclusioni per gestire meglio la struttura. La ringrazio.
Grazie a lei. Dottoressa Lazzaro e avvocato Chiofalo, mi sembra che
stia emergendo un altro dei temi importanti: ognuno si preoccupa – noi pure, se
ascolterete l’intervento del Vicepresidente Carlo Guccione – di intervenire
sull’esistente, ma si deve anche pianificare il rientro dell’imponente massa
debitoria. Poi vedremo politicamente come nasce, come non nasce, per evitare
che questo possa di nuovo ripetersi, fra l’insensibilità generale a livello
politico-istituzionale, perché questi signori da mesi cercano una sponda. Li
hanno tutti evitati. E’ inutile prenderci in giro, è fuori da ogni discussione.
Quando ho prospettato l’ipotesi di un nostro interessamento, doveroso,
ho trovato un’entusiastica partecipazione da parte della Commissione
collegialmente intesa, perché questo non è un problema di Villa Betania o del
dottore Barillaro o della dottoressa Squillacioti o della Regione Calabria, ma
è un problema di tutti: ci sono cime, vette altissime che non si possono e non
si devono scalare da soli. Noi, sicuramente, faremo la nostra parte, su questo
non c’è assolutamente ombra di dubbio.
Prego, Vicepresidente.
La
ringrazio di avermi dato la parola, perché credo
che, al di là del fatto singolo di Villa Betania, nella
discussione che c’è stata stamattina sono emerse alcune questioni di carattere
generale, che sono importanti perché bisogna affrontare l’emergenza, ma
rilanciando Villa Betania. Per rilanciare Villa Betania, c’è bisogno di vedere
come un servizio e le prestazioni che eroga sono importantissimi, nel senso che
vanno ad incidere sulla vita dei bambini. Prima della riunione, mi sono pure
informato su che cosa era Villa Betania, ma fino adesso ha fornito prestazioni
di eccellenza per quanto riguarda la riabilitazione dei bambini, quindi
dovrebbe essere un fiore all’occhiello della nostra regione.
Il punto, però, è questo: non possiamo giocare su una questione che
riguarda le risorse finanziarie. Ho l’impressione, dalla discussione che c’è
stata oggi, che si sia scoperto un nervo molto delicato del sistema sanitario
calabrese – lo accennava prima il Presidente – cioè le Asp; il sistema
sanitario regionale, pur di dimostrare che i bilanci sono a posto, in
equilibrio, si nasconde dentro i bilanci delle Asp e delle aziende ospedaliere.
Non lo so se, dal punto di vista penale, è rilevante, credo di sì, però qui
dobbiamo affrontare una questione, che è questa, Presidente: qui, tra budget
da rispettare, extra budget, questioni che riguardano l’ammontare delle
prestazioni, ho la netta sensazione che il punto sia proprio come vengono
utilizzate le risorse ed anche come viene gestito tutto il sistema dei
disavanzi dei bilanci delle Asp e delle aziende ospedaliere. Su questo dobbiamo
vedere come intervenire.
Capisco che questa Commissione si stia assumendo responsabilità che
vanno ben al di là, perché questi tipi di riunione andavano fatti da altri
organismi, ma poiché le nostre competenze le utilizziamo fino in fondo, quelle
che ci dà lo Statuto, da questo punto di vista oggi si è aperta una finestra.
Sono intervenuto perché noi dobbiamo convocare in audizione il generale
Pezzi e il dottore D’Elia su questa questione. C’è una interrogazione che sarà
trattata domani in Consiglio regionale che affronta già queste questioni. Non
so che cosa dirà la Giunta in risposta all’interrogazione a risposta immediata,
ma se vogliamo dare soluzione a questo problema o iniziare a fare uno squarcio
di verità, credo che il generale Pezzi con il subcommissario D’Elia debbano
venire in questa Commissione a spiegarci come vengono approvati alcuni bilanci delle
Asp e come non vengono approvati alcuni bilanci delle Asp e delle aziende
ospedaliere rispetto a questa questione degli accreditamenti.
Grazie al Vicepresidente Guccione, ovviamente disporremmo in conformità
anche sull’ultimo decreto firmato dal governatore 48 ore or sono, per quel che
mi riguarda vittima e non colpevole, poi – ripeto – sulla scorta della
decisione ufficiale assunta urbi et orbi dal garante, il quale dice
“siete fuori legge”, c’è un contenzioso che da due ricorsi fino a ieri sera
pare che abbia superato il numero di 40, sulla quale della premialità alle
strutture che non hanno osservato il budget e che oggi si ritrovano a
rilavorare sulla scorta dello sforamento, mentre che si è attenuto alla quantificazione
è clamorosamente penalizzato.
Anche qui ricadute sul versante del lavoro, licenziamenti, perché i
costi aumentano, il lavoro diminuisce, il personale non serve. Questa terra non
può essere ulteriormente colonizzata, generali o non generali. Sono del parere
che ognuno debba fare nella vita quello che sa fare. Sicuramente io non potrei
fare quello che fanno il dottore Nardi, Pasquale Tripodi, Claudio Parente,
quindi è un problema anche di rispetto dei ruoli. La prosopopea, la supponenza
che qui siamo tutti delinquenti, tutti truffatori, a me come calabrese,
orgogliosamente calabrese, non sta bene!
Quindi disturberemo anche questi signori.
Chiedeva di intervenire il consigliere Parente.
Non
vorrei ripetere quanto ho detto prima, la
Calabria da questo punto di vista è una polveriera, quindi al di là delle questioni
contrattuali che sicuramente non saremo noi mai a dirimere, considerato che di
fronte a contratti scritti ci sono altre sedi giurisdizionali che vanno
percorse, ritengo però, per evitare di trovarci in centinaia di
situazioni analoghe, che il supporto che noi possiamo dare è sempre – come dicevo prima –
quello di tipo legislativo ed istituzionale. Purtroppo, abbiamo avuto la
grandissima sventura di trovarci in un Piano di rientro, per cui anche
l’attività legislativa, da questo punto di vista, è stata fortemente
penalizzata, perché qualsiasi cosa all’inizio avevamo tentato di proporre come
Commissione sanità si scontrava con l’azione soprattutto dei subcommissari.
In questo non posso non dire che, soprattutto su quella che è stata la
pianificazione socio-sanitaria, il Presidente Scopelliti dal primo giorno non
ha nessuna colpa, perché quando abbiamo fatto la pianificazione nel 2010, il
Presidente Scopelliti ha messo, ha confermato nel 2009, ogni anno aveva messo
5-10 milioni in più.
Cosa succede, però? E qua mi rifaccio a quanto dice il Vicepresidente,
con cui concordo pienamente per l’aspetto delle Asp: in alcune Asp succedono
cose paradossali, perché per fare economia di bilancio e presentarsi con un
documentino che conferma un abbattimento dei costi rispetto all’anno
precedente, si fanno cose aberranti. Le cose aberranti stanno proprio in
questo: riuscire – tecnicamente, poi le spiegherò in separata sede come fare –
a far produrre meno alle strutture in termini di autorizzazione alle
prestazioni, in modo da rinegoziare un budget inferiore ed avere una
spesa inferirore. Però qua stiamo parlando di prestazioni fondamentali, che
rispettano i Lea, di non autosufficienza globale e parziale e dove oggi la
Corte dei Conti –come Commissione sanità lo diciamo da tre anni – ci dice che
in Calabria siamo sotto ogni parametro, siamo sottostimati, abbiamo i parametri
più bassi e mancano i posti letto.
Questa è la prima aberrazione, perché se noi chiamiamo il presidente
Scopelliti, lui dirà: “Signori mei, la pianificazione 2010 prevedeva questo,
più questo, più questo, più quest’altro. Se le Asp mi portano resoconti
inferiori sui budget, cosa volete da me?!”. Poi entriamo nel meccanismo
perverso di chi ti autorizza la prestazione, quando te lo autorizza, perché non
te l’autorizza o perché fanno differenziazioni di genere.
Il secondo aspetto fondamentale – come giustamente diceva il sindacato:
va chiarita questa situazione, perché se noi vogliamo continuare a permettere
alle Asp di abbattere i budget sui Lea, su prestazioni di non
autosufficienza – non stiamo parlando della chirurgia plastica ricostruttiva o
della prestazione o di altre cose ma di situazioni dove la Calabria è
sottostimata per ogni parametro – se le Asp devono mantenere questo potere
discrezionale in termini di autorizzazione alle prestazioni, quindi di budget
complessivo, allora facciamo una norma legislativa – che ci deve sempre
autorizzare il Piano di rientro – dove moduliamo l’accreditamento, quindi le
figure dell’accreditamento al budget che ogni anno si va a negoziare,
altrimenti è impossibile che…
Vorrei vedere Marchionne – visto che rimane tutto registrato – che
viene in Calabria a gestire una struttura socio-sanitaria, Villa Betania, dove
si accumulano ritardi di pagamento. Fortunatamente, loro si trovano all’Asp di
Reggio, per quanto dice il dirigente, però prendiamo l’azienda media in
Calabria: le Asp pagano con sette-otto mesi di ritardo il 50 per cento o il 60
per cento della retta, la Regione Calabria non ne parliamo, non paga mai,
perché non riusciamo a mettere i soldi in bilancio degli altri precedenti. E
una struttura con, di fatto, il 30-40 per cento di quello che dovrebbe
prendere, che prende ogni tre-quattro mesi, deve mantenere dipendenti, pagare i
contributi, perché altrimenti, quando arriva il mandato, non c’è il Durc e non
ti pagano, pagare l’ufficio entrate, pagare i fornitori. Poi la colpa di chi è?
Delle strutture che non pagano?
Quello che lei prima diceva, dice “noi abbiamo pagato e vorrei vedere
cosa ha fatto l’azienda”. Ma l’azienda è presa da tante di quelle problematiche
che, nel momento in cui arriva un qualsiasi mandato…
L’unico problema è che poi si dice sempre: non paga l’Asp.
No, ho capito, noi abbiamo le idee chiare.
La fine è sempre quella!
L’ho detto prima ancora che iniziasse la discussione,
che l’Asp di Reggio, rispetto alla media, era molto avanti, però è un problema
di sistema. Se noi non andiamo a modificare questa situazione con provvedimenti
di tipo legislativo, credo che il
problema non lo risolva il Presidente Scopelliti, non lo risolverà il
dipartimento dei servizi sociali, non lo potrà risolvere nessuno, se non
trovare una situazione con i subcommissari per permettere di quantificare e
normalizzare questo sistema.
Signor Presidente, signori tutti, mi presento: sono Cogliandro, faccio
parte della segretaria provinciale della Cisl.
Per quanto riguarda il problema di Villa Betania, credo che i
lavoratori, le Rsa abbiano esposto molto bene la loro preoccupazione e il loro
dissenso a quello che si è verificato negli ultimi anni; una situazione
alquanto incresciosa, perché si tratta di un sostegno a quelle creature che
necessitano di quelle attenzioni già dalla nascita per poter superare in parte
le problematiche che il nostro buon Signore, purtroppo, non gli ha garantito.
Ho sentito una cosa e per questo sono intervenuto, ho sentito,
finalmente – e la ringrazio, Presidente – un qualcosa di importante: bisogna
convocare chi, in questo momento, rappresenta la Regione Calabria per quanto
riguarda la sanità.
Il problema di Villa Betania è un qualcosa di fondamentalmente
importante per i motivi detti, ma mi corre l’obbligo di denunciare in questa
onorevole sede che, purtroppo, la sanità privata sul nostro territorio sta per
moire. Mi spiego meglio: ci sono delle strutture che sono al collasso, stiamo
rischiando, casse integrazioni quotidianamente e licenziamenti a iosa,
stiamo rischiando davvero che quella che è la garanzia che dovrebbe dare un
buon governo venga meno, vale a dire la garanzia della salute.
Mi spiego meglio: lo scorso anno c’è stata la riorganizzazione della
rete ospedaliera, a dicembre ci sono stati gli accreditamenti e ancora oggi,
signor Presidente, si sta attendendo la firma dei contratti. Questo sta a
significare che tutte le strutture stanno lavorando con lo stesso organico al
40 per cento delle loro possibilità. Questo significa far morire, far andare
completamente al collasso le situazioni economiche. Non ce lo possiamo
permettere sul nostro territorio – l’ha detto benissimo lei – perché in un
territorio così martoriato dalla disoccupazione non ci possiamo permettere di
perdere nemmeno un posto di lavoro, tantomeno possiamo permetterci il lusso di
non garantire la salute alle persone.
Per questo motivo chiedo che venga allargata questa nostra
preoccupazione, vale a dire il rischio di una distruzione totale di quella che
potrebbe essere una rete ospedaliera privata, anche che possa accadere da qui a
breve.
Se legge la stampa di oggi – ancora non l’ho letta, ho letto soltanto i
titoli – quello che dice lei è doviziosamente compendiato in un titolo, che
dice: “Scoppia il caso della sanità in Calabria all’esame del Senato”. E’ di
stamattina e, chiaramente, più tardi leggerò il tutto. Quindi siamo già
all’attenzione nazionale, more solito in negativo.
Signor Presidente, volevo aggiungere semplicemente che questo
non è un problema che stiamo annunciando oggi in questa onorevole sede ma è un problema che di cui noi stiamo parlando da
più di due anni e quotidianamente
usciamo sulla stampa denunciando quelle che sono le nostre
preoccupazioni
che non vengono solamente disattese ma le questioni vengono rinviate e
trasferite. Siamo davvero in una situazione che…
Veramente qui si tratta di mobilitare tutte le persone
che lavorano nel mondo della sanità ed andare a fare una grossa manifestazione
così come l’abbiamo fatta in precedenza ma a livello istituzionale molto più
alto.
Chiediamo, quindi, solo ed esclusivamente, che venga
anche inserita in vertenza questa situazione che noi crediamo sia fondamentale
per il destino della nostra salute nella nostra realtà. Grazie.
Sono in perfetta sintonia e mi sfuggiva sul versante
della gratitudine di esprimerne a tutta la stampa locale che ha avuto e
sicuramente continuerà ad avere una grande attenzione propositiva non acritica,
non fideistica ma il cui ruolo si inquadra in una visione armonicamente
funzionante con la soluzione del problema.
Poi come Ufficio di Presidenza, come Commissione non
temiamo critiche perché solo chi se ne sta con le mani in mano può non
sbagliare e poi su questi argomenti non è bravo chi non sbaglia mai ma, caso
mai, chi sbaglia di meno rispetto agli altri.
Adesso la parola al Comitato delle famiglie e con questo
penso che si sia scritta una buona pagina di rapporti sinergici a vari livelli.
Devo sottolineare che in questa Commissione oggi hanno
partecipato ai lavori il consigliere Giordano ed il consigliere Imbalzano che
non fanno parte della Commissione, questo a riprova della grande attenzione e
dello spessore del problema e della sensibilità che questo Consiglio regionale
- perché questa Commissione è una proiezione del Consiglio regionale non una
invenzione di chicchessia. Sono veramente molto fiducioso perché attingendo
notizie e subendo critiche in contraddittori anche animati ma sempre nel
rispetto delle singole posizioni una soluzione la dobbiamo sempre trovare. Noi
saremo sempre accanto a voi.
La parola ai rappresentanti delle famiglie.
Buongiorno, sono Loredana Macrì e faccio parte del Comitato dei genitori dei bambini di Villa Betania.
Non vorrei ripetermi ma sicuramente la prima cosa che mi sento di dire e che credo sia anche condivisa da tutti i genitori dei bambini è il ringraziamento più sentito dal profondo del cuore a tutti voi della Commissione perché come è già emerso è un problema annoso ma effettivamente oggi è emersa forse la volontà di risolvere, non di tamponare.
Vorrei soltanto che passasse un messaggio: i nostri sono bambini speciali, sono bambini che forse se
all’inizio possono presentare un problema in realtà non fanno altro che
arricchirci ed arricchire tutti coloro che vengono a contatto con questi
bambini e sicuramente le famiglie non sono sempre preparate ad affrontare
l’evento.
Non nascondiamo che siamo
in una terra in cui i problemi si rimandano non si risolvono o meglio qualche
volta si risolvono.
Il mio pensiero va a Villa
Betania perché come, credo, chiunque abbiamo sempre peregrinato in giro per
l’Italia per vedere di affrontare il problema ma in Villa Betania abbiamo
trovato l’humus adatto, la professionalità ma soprattutto l’umanità.
Questi problemi economici,
politici che sono emersi, questi problemi burocratici sinceramente
- parlo da genitore che quotidianamente va a
Villa Betania - non sono mai emersi dagli operatori ed intendo le persone
preposte alla riabilitazione.
Sono persone fantastiche
ma non lo dico perché magari possa sembrare voler dire che ci vogliamo tutti
bene, no assolutamente. Ma perché veramente lo fanno col cuore. Può sembrare
anche una sciocchezza. Villa Betania non è al centro di Reggio Calabria ma per
chi non lo sapesse si trova a Gallico Superiore.
Queste persone che da sei
mesi non percepiscono le loro mensilità devono comunque attrezzarsi. Mi pare
che qui i mezzi pubblici difficilmente funzionano e gli orari di lavoro sono
quelli che sono per cui non è solo il non avere la propria retribuzione ma è
sacrificarsi anche economicamente.
Per cui voglio sicuramente
ringraziarvi ma la cosa importante è che sono terapie a lungo raggio e a lungo
termine. Gli operatori, la loro professionalità secondo me gli consentirebbe di andare a lavorare ovunque
perché è sul campo che fanno vedere quanto valgono ma i bambini no; i bambini
che ormai hanno instaurato con loro un rapporto, che hanno iniziato il loro
percorso credo sia corretto che abbiano garantita la loro assistenza ed i loro
operatori soprattutto.
Questo è il pensiero,
quindi. Noi come genitori ci siamo allarmati semplicemente perché non credo che
la nostra terra offra grosse alternative ma soprattutto perché siamo convinti
della eccellenza di Villa Betania.
Abbiamo voluto formare un
Comitato spontaneo che non si riconosce in nessun colore politico ecc.,
semplicemente perché, forse, viviamo in una città un po’ strana dove magari per
il campo di calcio ci siamo attivati in tanti, la Reggina non
aveva il suo campo comunale e quant’altro, ci siamo attivati giustamente per la
spazzatura ma sembra che, invece, un problema di un bambino che ha necessità di
supporti non interessi a molti.
Nel corteo che c’è stato nel mese di aprile siamo stati
veramente in pochi e nonostante questo non è neanche arrivata una parola di
solidarietà da chi magari doveva e poteva farlo in questo contesto.
Concludo quindi dicendo soltanto questo: non ci
abbandonate perché non è nostra materia, le spalle ce le abbiamo larghe perché
la vita ce le ha fatte larghe ma abbiamo veramente bisogno di concretezza. Solo
questo, grazie.
Grazie a lei, ha registrato i suoi dati identificativi?
Grazie.
Volevo aggiungere solo una cosa, sono la signora Crisafi e anche io faccio parte del Comitato. Vorremmo dire oggi una parola tutti perché è una delle poche volte in cui, finalmente, qualcuno ci ascolta e quindi secondo me dovete perdere un pochino di tempo e ascoltare tutti.
Per prima cosa sono molto contenta di essere qui perché finalmente posso dire quello che penso. Secondo me a parte la struttura, salvare la struttura che è indubbiamente importante ma la cosa più importante sono per noi i terapisti; ci può essere anche la struttura più bella del mondo, più fantastica e stupenda ma per i bambini autistici, specialmente sono importanti i terapisti. Villa Betania comprende tanti bambini affetti da autismo che ha, purtroppo, bisogno delle continuità ed è una cosa molto importante.
Una cosa che mi dispiace di oggi è che ho visto il dottore Barillaro molto fermo nelle sue – io dico quel che penso perché credo di poterlo dire qui – ragioni, è stato molto combattivo ma io lo voglio vedere così combattivo pure a risolvere i problemi perché mi sembra che ho visto anche loro comunque disposti.
E’ un mio pensiero, può darsi che sia il suo modo di
porsi e a me sembra un po’ così ma lo voglio dire. Vi ringrazio, comunque, per
averci invitato perché la nostra preoccupazione come ha detto prima di me la
signora sono i bambini. La nostra paura è questa. Vorrei passare la parola agli
altri.
Signora che lei possa e debba parlare è fuori da ogni discussione.
Buongiorno mi chiamo Antonino Gatto e sono il papà di un bambino che, purtroppo, si cura a Villa Betania.
Il mio bambino dopo aver imparato a dire “mamma e papà” ha detto “Francesco” che è il nome del suo terapista. Vi lascio immaginare cosa ci lega a questa struttura. Tutti noi di Reggio Calabria penso che sappiamo e conosciamo la realtà di Villa Betania. Sappiamo che è di proprietà di volontari, persone che vogliono fare beneficienza e nessun desiderio di lucro è mai passato per la loro testa.
E’ inutile qui fare i nomi dei signori proprietari che in altri casi, fossero altri proprietari, avrebbero chiuso la struttura perché come lei sa se non c’è un buon rientro di denaro le cose si chiudono infischiandosene se licenziare o meno.
Devo dire grazie ai signori terapisti e a tutti quanti che non hanno mai, mai un calo di professionalità in questi mesi pur non percependo lo stipendio. Sono sempre stati grandi e all’altezza della situazione e ci hanno sempre curato meglio di come normalmente si potrebbe pensare.
Cosa abbiamo capito noi genitori da questa riunione? Abbiamo capito che da parte della proprietà c’è la volontà a risolvere il problema e spero che trovino un buon manager che prenda in mano la situazione e che certi errori – da quel che ho capito io ci sono stati molti errori – non si facciano più.
C’è la volontà da parte dei dipendenti a voler continuare a fare questo lavoro perché questo è un tipo di lavoro, caro Presidente, che se non ci credi non lo farai mai. Per stare a contatto con bambini malati – i signori che sono dottori mi possono dare solo ragione – devi crederci in quello che fai e loro lo fanno con tanta passione.
Abbiamo una eccellenza qui a Reggio Calabria perché ovunque sono andato in giro per l’Italia, come diceva la signora, Villa Betania è conosciuta. Mi hanno detto “sì, Villa Betania è un buon centro e può affidare il suo bambino a quel centro”.
Noi genitori ci teniamo a continuare ad avere il centro di Villa Betania. Giustamente, come diceva la signora, sarà il suo modo di incedere o di esporre le cose, dottor Barillaro, ma mi permetta da gente di strada, da gente comune abbiamo percepito quello che magari voi politici percepite un po’ prima di noi, abbiamo percepito che c’è la volontà da parte dell’Asp di usare un tono un po’ indagatore, un po’ cattivo. Usiamo termini normali, semplici. Ci ha dato questa impressione.
Credo che l’Asp dovrebbe far sì che Villa Betania
funzioni al meglio, addirittura erogando loro anche consigli a livello manageriale e tecnici per uscire fuori dall’empasse in cui si trovano in questo
momento perché credo che si tratti di un empasse momentaneo perché i numeri ci sono, persone che hanno bisogno
di queste cure ce ne sono. Noi a Villa Betania ci conosciamo un po’ tutti perché stiamo lì ad aspettare per ore che i nostri bambini finiscano le terapie ed incontriamo persone
che vengono da Melito, da Gioia Tauro, da Messina… questo vuol dire che non è
un utenza da poco ma è una utenza veramente importante, una eccellenza oserei
dire. Quindi, cara Asp, incentiviamo queste eccellenze aiutandole ad andare avanti,
consigliamole anziché far solo gli inquisitori o additare chissà che… Non
voglio osare dire che magari dietro ci sia qualche giochetto politico o
qualcos’altro. State finanziando una struttura fatta da benefattori, da gente
che ha ceduto delle proprietà di tasca sua non per fare un business ma per far veramente qualcosa di buono.
Niente di personale,
dottor Barillaro, mi scusi. Non è stato lei a disporre le ispezioni o ad
accanirsi su questa struttura.
Non conoscevo il
Presidente, che è famoso perché lo leggiamo sempre sui giornali, ma non sapevo
che lei fosse veramente così.
Grazie per il suo
intervento perché veramente ci sentiamo adesso attenzionati, penso sia questa
l’opinione di tutti, e penso che sia stata presa in considerazione questa
situazione forse per migliorare tutto il resto. Si parlava di deficienze e di
qualche piccolo problema.
Non fate morire Villa
Betania, non può morire anche perché duecento famiglie, noi, dove li portiamo i
nostri bambini? Mettetevi una mano sul cuore ed aiutateci perché ne abbiamo
bisogno. Grazie.
Egregio amico, lei e tutte
le famiglie che voi egregiamente rappresentate dovete entrare nell’ordine di idea che noi
intendiamo la politica come servizio.
Faccio un esempio: sono di
Reggio Calabria e vivo a Reggio Calabria, il collega Guccione viene da Cosenza.
Non può neanche lontanamente pensare di intercettare mezzo voto o sbaglio?
Eppure è qui perché questo non è un problema del dottore Barillaro che oggi qui
è un missionario, bisogna vedere chi le ha conferito questa missione - quasi
impossibile dico io per quel poco che ho capito - e le posso assicurare che è
una persona veramente perbene.
Questo è un problema di
tutti che noi affrontiamo con lo spirito di servizio che a me insegnò la
lettura di Sofocle che non era un calciatore. Sofocle diceva che non vi è cosa
più nobile per un uomo se non quella di rendere servizio alla collettività.
Noi siamo qui per questo,
per cui non dovete assolutamente ringraziarci ma dovete pretendere e rivendicare
i vostri diritti. Ribadisco che la Commissione, l’Ufficio di Presidenza, i
componenti sono a vostra disposizione indipendentemente dalla ufficialità di iniziative che noi andremo ad
assumere. Guai se così non fosse. Qualcuno deve pure tentare di risolvere
questi problemi.
Voi dovete rivendicare i vostri diritti come avete fatto
oggi fornendo lezioni di stile e di civiltà perché la vostra realtà quotidiana,
già appesantita dal dramma che vivete da soli – su questo non c’è ombra di
dubbio – non può essere ulteriormente scandita, accentuata e aggravata da atteggiamenti
candidi e cinici della politica. Noi siamo, grazie a Dio, un’altra cosa.
Prego, si presenti.
Buongiorno a tutti, sono Domenico Gullì e sono anche io un genitore e faccio parte del Comitato. Condivido tutto quello che è stato detto dagli altri genitori del Comitato sul problema che stiamo vivendo, sulle preoccupazioni che abbiamo. Condivido anche – sarà stato il suo modo di fare, appunto, non è nella persona ma è nel suo modo di porsi – il suo cinismo, forse come ha detto lei in questo caso bisogna essere cinici. Mi viene da pensare che hanno mandato un ottimo loro rappresentante qui a rivendicare che loro hanno fatto tutto bene.
Però poi sentendo la denuncia che lei ha fatto poco fa
vuol dire che non tutto viene fatto come andrebbe fatto. Purtroppo quando ci
sono crisi economiche e bisogna andare a reperire fondi è facilissimo andare a
reperirli dai deboli, da chi è emarginato anche usando trucchetti. Noi ne
capiamo poco perché non siamo avvezzi, però si intuisce: budget, chi lo
sfora, chi non lo sfora, chi l’ha mantenuto vuol dire che ti servono quelli… è
un bel trucchetto per favorire la clientela.
Si leggono ogni giorno sui giornali storie di gente che
viene inquisita e sappiamo benissimo per quale motivo. E’ facile sparare sulla
Croce Rossa che è indifesa, quindi è un ottimo sport nazionale.
Il problema è che anche venire a rivendicare il buon
lavoro fatto dall’Asp in una Commissione di Vigilanza e di fronte a tutti; è
giusto che ognuno rivendichi il suo ruolo ma va fatto in un certo modo senza
quella sufficienza, quella supponenza, le risposte secche col ditino lì’ a
schiacciare… è fastidioso perché non stiamo parlando come avete detto prima di
chirurgia plastica ma stiamo parlando di cose umanamente molto toccanti.
Per un genitore vedere un rappresentante dell’Asp, col
ditino, dire “io ho fatto questo, abbiamo dato tutto” è fastidioso, mi creda
non è una cosa personale. Sto parlando al funzionario dell’Asp non al signor
Barillaro.
Questo anche per dire di affrontare in maniera diversa…
perché poi alla fine… si sa… sì il compitino l’avete fatto ma evidentemente
l’avete fatto in maniera tale da uscire in piedi. Conosciamo i buchi che l’Asp
negli anni ha generato, nei bilanci regionali e nazionali. Non credo che loro
debbano accettare le azioni da parte dell’Asp. Intendo non loro personalmente
quando un consiglio di amministrazione in genere. L’Asp crea parecchi buchi, è sempre
in rosso.
Ora voglio chiuderla qui senza fare polemiche. Pensavo
che una riunione come questa fosse la solita riunione politica, non sapevo come
funzionasse una Commissione di Vigilanza ma forse si va oltre, forse anche il
dottor Chizzoniti sembra una persona molto decisa e determinata in questo
senso. Lo conoscevo per fama ma non sotto questo aspetto e spero che questa
determinazione non sia solo fatta qui davanti a noi – ma sono sicuro di questo
– ma anzi sarà pure peggio in altra sede. Credo.
Su questo termino e ringrazio tutti per la parola.
Grazie a lei.
(Interruzione)
E’ chiaro che questo è stato un primo approccio
estremamente positivo con i contributi di tutti i signori consiglieri organici
alla Commissione e non organici e con il contributo di tutte le parti che hanno
interloquito, fornendo veramente doviziosi particolari che noi approfondimento extra moenia fuori da quella che è la
realtà caratterizzata dal contraddittorio, laddove con le garanzie di rito
avete giustamente parlato tutti.
Il problema comincia a delinearsi. Sicuramente ci sono
delle zone d’ombra che questa riunione non ha illuminato perché è fuori da ogni
discussione, da ogni ragionevole dubbio, che qualcuno stia barando.
Noi acquisiremo tutti i documenti di rito e così come
suggeriva l’amico Guccione estenderemo il livello di interlocuzione anche ai
sub commissari alla sanità, non guarderemo in faccia nessuno, non ci facciamo
intimidire da niente, le argomentazioni sono estremamente nobili e doverose
perché, ripeto, il pianeta sanità da sempre ha appesantito la Regione Calabria.
Altrimenti non ci sarebbero stati i pellegrinaggi dalla
Regione Calabria a Brescia, o a Pavia, a Milano e dintorni.
Non posso dimenticare una esperienza di chi ha diretto
l’allora Usl che si vantava di essere all’apice ed ai vertici di una grande
realtà sanitaria. Quando però si ammalò il fratello lo portò coraggiosamente a
Bologna. Non so se ho reso l’idea. E meno male che diceva “una Usl di grande
qualità”. Ecco, questa è la realtà.
Qualche volta è venuto qualche calabrese – penso al
dottore Sicari mi pare si chiamasse, un luminare – per la Regione Toscana.
Venne qui e dopo 20 giorni vennero create le condizioni per farlo letteralmente
scappare perché è inutile prenderci in giro, ci sono le baronie, dottoressa, ci
sono gli interessi. Ora qui dobbiamo capire qual è la concorrenza latente,
perché di questo si tratta.
Perché i bambini c’erano e ci saranno. Ecco, è squallido
contendersi l’assistenza dei bambini annientando una realtà, così come hanno detto
i valorosi rappresentanti delle famiglie. Ci fa onore perché io già lo sapevo,
è conosciutissima quanto meno nella Regione Calabria.
Ecco perché, dottore Barillaro, auspico una componente
più sensibile, più umanitaria nell’approcciarsi a questo problema. L’aridità
delle norme non vale neanche in tribunale. Una volta un grande Presidente della
Corte d’Assise d’Appello, Francesco Delfino - che è morto lo scorso anno –
litigò col sostituto Procuratore generale perché aveva concesso le attenuanti
generiche ed era fisiologica la scarcerazione di un imputato.
Il Presidente Delfino disse al Procuratore generale:
“Lei non conosce il significato del sorriso di un bambino”. Ho chiuso.
Mi permette di dire solo una cosa Presidente? Purtroppo rappresento l’Asp. Sono un dirigente dell’Asp, pagato dall’Asp e devo difendere l’Asp. Sono pagato anche per questo. Uno.
Vorrei dire anche questo: sono il nipote di uno dei fondatori di Villa Betania, don Fortugno.
Tre: io non ho niente contro i bambini, anzi ho dato
in questa provincia la possibilità, che le altre
province non hanno, che tutti questi
pazienti entrino con la libera scelta direttamente alle strutture. Quindi salta
anche tutto quel giochetto delle autorizzazioni. Quello che dico, però, è che, dato
che noi paghiamo, la struttura, la proprietà
deve rispettare le regole e, quando rispetta le regole, noi dell’Asp siamo
pronti ad aiutare e fare tutto. Le regole, le regole scritte, perché le leggi
poi vanno rispettate, perché altrimenti il funzionario va davanti alla Corte
dei Conti, davanti alla Guardia di Finanza che ogni tre giorni viene: “Perché
avete fatto questo e perché avete fatto quest’altro?”.
La ringrazio per la sua chiarezza.
E’ indubbio che le regole vadano osservate, ma oggi ci troviamo di fronte ad un
vertice, laddove il più anziano esponente si è insediato a febbraio di
quest’anno, mi sembra di aver capito.
(Interruzione)
Lei non ha parlato di responsabilità, parlo io,
responsabilità sicuramente non riconducibile a loro, anzi io ho colto – e non
penso di essermi sbagliato – la volontà di migliorare le cose. Loro hanno posto l’accento sui debiti
pregressi, non io.
Secondo me, loro, i genitori, tutti gli addetti ai lavori gradirebbero
un atteggiamento più comprensibile, più solidale verso questa nobile finalità,
anche perché, se c’è un debito, qualcuno lo ha accumulato, lo ha prodotto, è
fuori da ogni discussione. Per il rigore che mi contraddistingue, sono il primo
a dirlo: le regole vanno sicuramente rispettate, ma Manzoni disse e scrisse che
il torto o la ragione non si dividono mai con un taglio netto di spada, se no
diventeremmo manichei, tutto da una parte e tutto dall’altra.
Con un tantino di sensibilità in più – la dottoressa Squillacioti la
conosco da quando ero assessore regionale, ha fatto il sindaco dieci anni, è
una donna molto, ma molto in gamba – se prestasse più attenzione a questo
problema e meno attenzione a qualche consulenza esterna, risparmierebbe soldi
e, probabilmente, contribuirebbe di più alla soluzione di queste gravissime
problematiche.
Vi ringrazio, ci aggiorniamo a brevissima scadenza.
Anch’io ringrazio tutti. Presidente, anch’io ero venuta malvolentieri,
perché pensavo ad una riunione come le solite. Sono felice di essere stata qui,
perché è stata veramente una riunione molto produttiva, non ci sentiamo più
soli, sappiamo che questa Commissione certamente ci starà a fianco per quello
che diceva lei, perché la struttura possa, nell’osservanza delle regole, che
certamente tutti vogliamo siano osservate, andare avanti proprio perché siamo
qui genitori, rappresentanti sindacali e anche io che rappresento il Cda e
l’avvocato Chiofalo, remiamo tutti verso lo stesso porto. Siamo sicuri che ci
arriveremo. Grazie, Presidente. Grazie a tutti voi, grazie ai genitori.
Con lei ci vedremo a brevissima scadenza, dopo aver acquisito la
documentazione, fatto approfondimenti, dopo aver disposto l’audizione dei sub
commissari alla sanità. Non vi create problemi, quello che c’è da fare sarà
fatto.
Grazie a tutti, scusate per la pochezza del nostro ruolo, ma quello che
dobbiamo fare lo
facciamo.
Vorrei invitare tutti a visitare
Villa Betania.
Chi non è mai venuto ci venga, così
vi rendete conto di persona di quello che è Villa Betania.
Dottoressa, questa Commissione non
l’ho chiamata io così, si chiama Commissione speciale di vigilanza e controllo. E’
veramente una Commissione speciale, glielo garantisco io.
(Interruzioni)
Grazie, ci rivedremo, buon lavoro a tutti.
Adesso, fuori sacco, sentiremo la delegazione dell’ospedale di Melito,
con un nome e una denominazione che è tutto un programma: “Mamme per un
futuro”.
Vi stavo spiegando che non abbiamo inserito la vostra autorevole
richiesta all’ordine del giorno perché è pervenuta ieri verso le 11,00, le
11,10, quindi non c’è stato il tempo materiale per poter rimandare l’ordine del
giorno a tutti. Ascoltarvi non è solo una doverosa responsabilità ma è anche
piacevole e doveroso da parte nostra, diteci quello che ci dovete dire,
dopodiché noi, nei limiti del consentito possibile ai livelli istituzionali –
come diceva il Vicepresidente – state tranquilli, quello che dobbiamo fare lo
faremo. Prego.
Innanzitutto, porgo i miei saluti, mi chiamo Giovanni Iamonte, qui oggi
delegato dal Comitato “Mamme per un futuro” il cui Presidente, purtroppo
costretto fuori Reggio, invia i suoi saluti.
Innanzitutto la ringrazio, signor Presidente, per la possibilità – sebbene
fuori sacco, come lei ha detto – di esporre la nostra problematica e anche i
nostri punti di domanda, che purtroppo – devo dire come Comitato – da mesi
rimangono inascoltati dai vertici dell’Asp ed anche a livello regionale. Credo
che lei abbia seguito la vicenda che da circa quattro-cinque mesi ci vede
impegnati a tutela del presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo. Oggi sembra
che siamo arrivati a un punto di epilogo, quindi anche questa è la ragione
dell’urgenza di portare in questo tavolo istituzionale la nostra voce di
protesta ed anche tutti i nostri dubbi, i nostri punti di domanda, le domande
che sono effettivamente rimaste sempre disattese e senza risposte.
Oggi ci troviamo – le stavo dicendo – a dover fronteggiare la notizia
che ormai, più che una notizia, si tratta di provvedimenti che sono giunti
giorno 21 maggio, con la richiesta, l’invito a tutti i pediatri dell’Obi
pediatrico - perché dall’anno scorso non possiamo più parlare di reparto di
pediatria dell’ospedale di Melito - di indicare la sede alternativa, scelta fra
due – che poi spiegherò – sedi di lavoro, giusto in previsione della chiusura
dell’Obi pediatrico, per noi ultimo baluardo di un servizio reso ai bambini, a
tutti quegli individui in età pediatrica che in Melito trovavano un punto di
riferimento.
Questo fa seguito a quell’ordine – vado a braccio – numero 13 o 14 del
marzo di quest’anno del dottore Previti, direttore dei servizi ospedalieri
dell’Asp di Reggio, che faceva obbligo alla direzione sanitaria dell’ospedale
di Melito di chiudere e sopprimere gli Obi pediatrici, giusto in ragione del
fatto che la legge regionale non prevede, nell’ambito del riordino, per Melito
in quanto ospedale generale un reparto di pediatria.
Su questo abbiamo più volte levato la nostra voce di protesta, a
febbraio, portando in piazza oltre 3 mila persone, con una petizione popolare
di 8 mila firme, 500 certificati elettorali consegnatici volontariamente,
abbiamo cercato un tavolo di confronto con l’Asp, che oggi ci dispiace non
abbia voluto accettare
– come dice il consigliere Tripodi – il contraddittorio su questo
punto. A un certo punto non ci stupisce, visto l’atteggiamento che ha dimostrato in questi
mesi, però l’Asp dovrebbe darci – e anche in questo la Regione
Calabria –
delle risposte certe.
E’ da tempo che si parla di accorpamento funzionale
dell’ospedale di Melito, del presidio di Melito con quello di Reggio. Ancora
non abbiamo capito bene in che cosa possa consistere o in che cosa consista nei
programmi dell’Asp di Reggio questo accorpamento funzionale, giusto in ragione
delle esigenze del territorio. E’ un provvedimento più volte declamato, l’altro
giorno abbiamo letto che, in realtà, un provvedimento di accorpamento vero e
proprio, un atto ufficiale, non esiste, quindi la nostra preoccupazione aumenta
sempre di più.
In tutto questo, che cosa succede? I quattro pediatri rimasti a
garantire l’osservazione breve intensiva del reparto di pediatria – come le
dicevo – giorno 21, come da noi anticipato nel corso dell’ultima protesta del 4
maggio scorso, hanno ricevuto questa lettera in cui devono indicare la sede
alternativa, non più come l’anno scorso, tra Reggio, Locri o Polistena o Gioia
Tauro, ma soltanto sulla sede alternativa di Locri e di Polistena che, da
quanto ci risulta, sono sedi che non soffrono la carenza di personale
pediatrico, ma hanno un ruolo già completo che di sicuro non soffre questa
carenza di personale.
Di contro, che cosa succede? L’ospedale di Melito, che ha un bacino di
70 mila abitanti - che durante il periodo estivo, credo che lei conosca,
raddoppia in ragione della vocazione turistica di cui l’area gode - di cui
quasi 15 mila in età pediatrica, cioè fino ai 16 anni, si è deciso – non si sa
in virtù di quale criterio – di lasciarlo sguarnito anche di un posto, di un presidio
di pronto soccorso pediatrico, questo andando anche contro la legge; è vero che
la legge regionale approvata su questi tavoli prevede che gli ospedali generali
non possano avere un reparto di pediatria, però c’è anche un’altra legge
regionale, un’altra normativa regionale che prevede che per le zone disagiate
con un accesso in pronto soccorso, in ospedale di 20 mila utenti l’anno, devono
essere garantiti i posti di osservazione breve intensiva sia per l’area medica
che per l’area chirurgica, all’interno delle quali aree dovremmo citare non
soltanto medicina, ma anche pediatria, dermatologia, nefrologia, dialisi,
psichiatria, ortopedia, oculistica, otorino e tutti gli altri, tutti servizi
che a Melito si stanno depotenziando, nel corso degli anni si sono
depotenziati.
Soltanto per una questione numerica e per dare anche la giusta
proporzione di quello che sta succedendo a Melito, notiamo che, nel corso degli
ultimi due anni, si è passati da 800 dipendenti, tra medici e personale medico
e infermieristico, a poco meno di 250, dove l’età media dei dipendenti si
avvicina ai 50 anni, e da 400 posti letto contiamo fino ad oggi – non sappiamo
domani, col trasferimento di queste altre 4 unità – 55 posti letto. Venendo
meno anche un posto letto soltanto, sappiamo benissimo che non potrà essere
neanche più classificato come ospedale generale, quindi si aprono le porte per
diventare una casa della salute, così come nei programmi nazionali, quindi
volgarmente un poliambulatorio che dovrebbe servire tutta quest’area.
Noi, naturalmente, siamo abbastanza preoccupati, malgrado le promesse
che ci ha fatto il commissario ad acta, nonché Presidente della Regione
Calabria, il dottore Scopelliti, che venendo a Melito giorno 18 febbraio –
voglio ricordare – e in pubblica conferenza, ha detto che nessun posto sarà
tolto all’ospedale di Melito, nessun dipendente sarà trasferito. Oggi noi,
invece, notiamo che è tutto il contrario, perché non soltanto viene trasferito
il personale, ma sull’ospedale di Melito non c’è nessun servizio che possa
garantire nelle 24 ore un intervento di urgenza e in sicurezza per quanto
riguarda pediatria.
Avevamo già assistito a questa spoliazione con questa stessa tecnica e
con questo stesso sistema per quanto riguarda ostetricia, dove in maniera molto
artata si parlava di carenza di
necessità, a parte il discorso dei numeri che si faceva sulla legge – anche lì
ci sarebbe un po’ da discutere, ma io non vorrei neanche togliere più di tanto
tempo a questo onorevole consesso -
allora, se dovessimo parlare di numeri, io chiedo – questo è un altro
punto di domanda – quanto può valere una vita umana, la vita di un bambino, la
vita di un genitore che si vede un bambino in gravi condizioni e ha la
consapevolezza che deve raggiungere Melito passando dalla 106 oppure
raggiungere Reggio provenendo da Bova, da Roccaforte, da Palizzi, con quale
animo, con quale coscienza, con quale capacità fisica o mentale può fare,
mettendosi in macchina per salvare la vita a un proprio figlio.
Vorremmo sapere che prezzo ha la vita di un bambino in quest’ottica.
Non parliamo proprio dei Lea, cioè i livelli assistenziali minimi,
ricordando anche in questo che la chiusura dell’Obi pediatrico segue e si
accompagna a quella della chiusura dell’Obi di pronto soccorso, che giusto in
questi giorni ci è giunta pure voce che, a seguito del prepensionamento di uno
dei medici del pronto soccorso, andrà anche in carenza di organico, quindi non
sarebbero neanche più in grado – naturalmente, questo è un problema delle
delegazioni sanitarie – di coprire i turni di pronto soccorso; un pronto
soccorso che, Presidente, la invito, malgrado le promesse del commissario ad
acta, a visitare; un pronto soccorso dove, per fare un tracciato
ecocardiografico, bisogna che l’infermiere si metta lì a giocare con i fili,
fin quando non vanno a massa per poter segnare il segnale elettrico. Non le
dico, poi, gli ambienti!
Queste sono le promesse che ci erano state fatte di riadeguarlo dal
punto di vista strumentale e strutturale! Ma giusto per non entrare in
polemica, perché noi, per fortuna nostra, non ci fregiamo di un colore
politico, siamo di tutti i colori, perché la sanità crediamo che non debba
avere un colore, così come crediamo profondamente che la sanità non pssa fare
bilanci, non ha fatto mai bilanci, non si possono fare bilanci con la salute
delle persone, siamo poco avvezzi e siamo estranei ai bilanci, facciamo
tutt’altro mestiere, non siamo medici, non abbiamo parenti in ospedale, non
abbiamo interessi politici, non siamo candidati o candidabili politicamente,
però squisitamente stiamo cercando di portare alta questa voce di protesta.
Se, però, di numeri vogliamo parlare, il direttore sanitario, il
dottore Sarica, venendo a Melito non tanto tempo fa, non più di un mese fa, ha
fatto una nota stampa dove sottolineava il discorso di pediatria, dicendo che
pediatria, pur non essendo prevista nel piano aziendale in quanto ospedale
generale, non raggiungeva un numero di prestazioni tali che ne giustificassero
la sussistenza.
Noi, per nostro scrupolo, perché siamo abituati ad andare in fondo alle
cose, abbiamo chiesto i dati alla direzione sanitaria per quanto riguarda gli
accessi e le prestazioni delle singole unità operative. Con nostro grande
rammarico abbiamo scoperto che, dal 24 agosto del 2012 al marzo di quest’anno,
soltanto l’Obi di pediatria – ribadendo che il reparto non esiste più dal 2012,
giusto da agosto del 2012 non esiste più il reparto di pediatria – ha fatto la
modica cifra di 1.800 prestazioni in poco più di otto mesi. Questo significa
che con quattro medici e una manciata di operatori sanitari hanno fatto una
media di oltre 300 prestazioni al mese con un solo posto letto, che – lei ben
saprà – prevede un ricovero massimo per 24 ore di un piccolo paziente.
Alla cronaca sono risaltati giusto in queste settimane, nelle settimane
scorse, gli interventi salvavita che ha fatto il reparto di pediatria.
Ora, togliere i quattro medici per spostarli in un altro ospedale di
Locri o di Polistena, che non soffrono la carenza di pediatri, crediamo che sia
un controsenso; così come è un controsenso che non soltanto i quattro medici
vengono spostati dal reparto di pediatria, ma vengono spostati i tre medici
pediatrici del consultorio familiare. Quindi Melito, l’area rimarrebbe
completamente sguarnita di medici pediatri.
Noi ci chiediamo, dall’alto della nostra deficienza in campo medico,
come può un bambino con crisi respiratoria da Bova, da Palizzi, da Roccaforte
raggiungere Reggio in condizioni di sicurezza; come può un bambino in età
pediatrica, con una pancreatite acuta in corso, raggiungere Reggio Calabria!
Il dottor Sarica ha detto che è previsto nei pronto soccorso un pronto
soccorso pediatrico con un pediatra; di fatto, allo stato, non ne abbiamo
traccia, così come non abbiamo traccia dell’accorpamento.
Sempre di contro, se da una parte si dice una cosa, dall’altra leggiamo
dalla cronaca nelle ultime settimane che si inaugurano i reparti, si
ristrutturano i reparti, ma soprattutto si finanzia la sanità privata, si
concedono nuovi posti alla sanità privata. Mi rendo conto che questo è un altro
argomento, è un’altra questione, però noi qua sul tavolo dobbiamo mettere
entrambi gli opposti interessi: l’interesse di un’area che già soffre non
soltanto a livello occupazionale, ma anche a livello sociale, che si vede spogliata
dell’ultimo diritto che può rendere un uomo libero e dignitoso nella sua
esistenza, qual è quello di potersi curare liberamente ed in sicurezza.
L’Asp e la Regione Calabria ancora non ci hanno fatto capire come
intendono garantire questi Lea.
Ora, giusto per fare una breve considerazione rispetto a quello che ha
detto il dottor Sarica – giusto in quella nota stampa che le ho primo accennato
– in tre mesi, da gennaio a marzo del 2013, sono stati 925 gli accessi in
dermatologia che, sebbene non diano l’evidenza delle necessità, però sono
abbastanza indicativi della struttura come lavora; 340 accessi in reparto di
ginecologia, e su questo c’è da fare una premessa, che l’ostetricia è stata
chiusa nel 2008 e il nostro commissario ad acta dice che, rispetto a
Reggio, ha fatto un numero abnorme di interventi di urgenza.
Allora noi chiediamo se l’urgenza è valutabile in termini di intervento
di immediatezza o in
termini di valutazione del percorso che una partoriente deve fare da Melito per
aggiungere il centro prossimo, che può essere quello di Reggio o di Locri per
chi abita verso Palizzi o Bova. Credo l’urgenza vada valutata nei tempi tecnici
per raggiungere in sicurezza il più vicino nosocomio.
Malgrado tutto è stato chiuso il reparto di ostetricia, il nostro
commissario dice che i parti d’urgenza vengono garantiti. Di fatto, non ci sono
più le strutture, l’unica ostetrica che era appoggiata al consultorio – da
quello che mi risulta – è stata richiamata e traferita a Reggio, quindi non ci
sarebbe nessun’ostetrica in grado di far partorire una donna che si presenta
con dilatazione, magari, di 4 o 5 centimetri e che sappiamo non raggiungerà mai
Reggio in questa condizione.
Per cui ci dovremmo sempre affidare al caso, alla buona esperienza di
qualche medico che abbia un minimo di preparazione medica in questo campo o
alla fortuna per chi crede al fato.
Poi abbiamo 754 accessi in ambulatorio di ortopedia, e questo dato – le
voglio sottolineare, Presidente – è rimasto invariato rispetto al proclamato –
sottolineo – apporto dei direttori Topa e Volpe che, per onestà – da quello che
ci risulta – non hanno mai messo piede a Melito, sebbene sia stata attivata una
convenzione per effettuare degli interventi di alta ortopedia; oppure abbiamo
668 interventi accessi in oculistica, però poi abbiamo 2.165 – sempre in tre
mesi, dati sempre riferiti al primo trimestre del 2013 – prestazioni in
radiologia; i 364 accessi in chirurgia – e questo è un dato su cui ci dovremmo
soffermare, perché questi sono i dati relativi agli ultimi tre mesi, sempre ai
tre mesi del 2013 – quando l’ultimo mese di questo trimestre vedeva già
l’apporto del dottore Costarella, sulla cui professionalità, sul cui apporto,
il ritorno di immagine, su tutto quello che si vuole, non siamo qua a
discutere, ma di sicuro noi crediamo fermamente che a risollevare le sorti
dell’ospedale di Melito e della sanità dell’area grecanica non possano essere
dei contratti, delle convenzioni, quando ci sono dei medici disponibili – da
quello che ci risulta – a farlo a costo zero e non in maniera onerosa per la
sanità già dall’ospedale di Locri, che sarebbero disponibili a venire ad
operare a Melito senza un costo aggiuntivo in più per la sanità calabrese.
Questo, naturalmente, oltre che dispiacerci, per noi rimane un punto di
domanda.
Poi ci sarebbe da considerare, non da ultimo, i 23.310 accessi in
pronto soccorso. Questo è un dato considerevole. Sì, è vero che in pronto
soccorso si registra pure chi va con un calo pressorio, però è pur vero che la
maggior parte di questi interventi vengono fatti in regime d’urgenza, tutto in
codice giallo e in codice rosso.
Noi ci chiediamo, alla luce di tutto questo, che risvolto può avere,
cioè quale poteva essere la ricaduta, dopo la chiusura di pediatria, non soltanto
sulle conseguenze della popolazione locale ma sulle strutture sanitarie di
Reggio stessa – non andiamo a pensare a Locri, pensiamo a Reggio; quale potrà
essere l’utilità per la struttura sanitaria Bianchi-Melacrino-Morelli o dei
Riuniti a vedersi riversare 1.800 persone, 1.800 ricoveri e più provenienti
dall’area grecanica, quando, invece, l’ospedale di Melito potrebbe, in
un’ottica di accorpamento – se di accorpamento si vuol parlare - contribuire a
deflazionare la grave situazione che noi, invece, sappiamo esistere a Reggio,
questo non soltanto per pediatria, ma anche per tutti gli altri reparti,
facendo sì che Reggio possa continuare a concentrarsi sulle cose urgenti.
Naturalmente non possiamo rivendicare per Melito interventi di alta
chirurgia o altro, sappiamo benissimo che la struttura non è adeguata e
sappiamo pure che non è questo l’obiettivo. L’obiettivo che noi vorremmo
venisse tutelato è proprio quello di garantire quel minimo indispensabile a chi
ha bisogno di un intervento sanitario.
In questo noi avevamo chiesto – e ci era stato garantito – al
commissario ad acta una nuova ambulanza. Sappiamo che quella che c’è,
ormai, è datata e inadeguata, ma una nuova ambulanza – che sebbene sia presente
lì nel parcheggio, è ferma da qualche tempo – che sia dotata di un’équipe
medica, che possa almeno viaggiare in tranquillità.
Il territorio penso che sia uno dei
più vasti, quello che grava sull’ospedale di Melito è un territorio dei più
vasti: pensare che un’ambulanza debba uscire per fare un trasporto, un
trasferimento a Reggio, a Polistena, a Gioia Tauro, a Messina – come è capitato
– consegue che lascerà un territorio privo per ore di un’ambulanza, quindi ci
dovremmo sempre affidare al caso.
Noi in tutto questo, Presidente, chiederemmo l’attenzione di questo
consesso e soprattutto che l’Asp chiarisca come intende garantire i livelli
essenziali sulla zona, anche se negli ultimi tempi appare chiaro che, più che
un’esigenza aziendale, è diventata quasi un’esigenza politica. Quindi in questo
noi chiederemmo la sua attenzione e il suo interessamento, fermo restando che
anche noi, per certi aspetti, ci potremmo collegare a quello che già si è detto
per gli interlocutori che ci hanno preceduto in questo incontro.
Credo di aver finito, mi dispiace soltanto che non ci sia il
rappresentante dell’Asp per darci delle spiegazioni.
Se posso anticipare perché ritengo di interpretare l’orientamento di
tutta la Commissione, che su questa doviziosa e puntuale nota noi chiederemo
conto alla dottoressa Squillacioti, chiederemo una relazione non urgente,
urgentissima e, intanto, conosceremo il suo punto di vista. Se, poi, all’esito
di quanto emergerà in ordine al primo punto all’ordine del giorno, Villa
Betania, dovessimo decidere di riconvocare la dottoressa Squillacioti, lei deve
stare tranquillissimo che anche questo argomento sarà adeguatamente trattato.
Intanto, utilizziamo questa memoria per stimolare la reazione, vediamo
quello che dice, vediamo se anche questo è falso. La realtà di Melito la
conosco tutta e molto bene.
Noi siamo grati della sua sensibilità, in ogni caso siamo pure
disponibili e disposti a qualsiasi confronto, fermo restando che, giusto per
ragioni di tempo, non sono andato ad esaminare tutti gli argomenti che avevamo
enucleato in questa nota, però ci sarebbe tanto da dire anche sulla convenzione
di radiologia, ci sarebbe da dire tanto sulla convenzione…
Guardi, lei ha detto tutto quando dice che da 800 posti letto, in
questo momento, ce ne sono 55. Cos’altro vuole dire di più!
Prego, consigliere Tripodi.
Ho
capito che nella foga dell’esposizione dell’avvocato
ha fatto una
disamina di tutta la situazione ospedaliera, però qua dobbiamo distinguere due
percorsi da fare in via parallela, secondo me. Ci sono dei provvedimenti che vanno bloccati da
parte dell’Asl in via d’urgenza, e quali sono questi provvedimenti? Uno è
quello a cui accennava l’avvocato, non solo del differimento di postazione lavorativa
dei pediatri, perché è operativa – l’avvocato ha omesso di dirlo, lo dico io –
da domani.
Quindi bisogna dire alla dottoressa Squillacioti – e qua apro una
parentesi, domani ne parliamo in Consiglio regionale, personalmente lo dico a
microfono acceso, così sgombriamo il campo da possibili fraintendimenti – non
ha titoli e requisiti per poter fare la direttrice generale, né lei né il
dottore Sarica. Questo lo dico a microfono acceso, quindi problemi non ce ne
sono.
Detto questo, Presidente, noi dovremmo comunicare alla dottoressa
Squillacioti di bloccare l’operatività di questa delibera, perché va
nell’ottica della riorganizzazione generale dell’ospedale. Siccome qua nessuno
di noi pensa, iniziando da me, di chiedere la luna, solo il rispetto delle regole
e delle leggi.
Per compendiare il ragionamento, Presidente, la legge – non Pasquale
Tripodi o l’avvocato Iamonte che rappresenta i comitati – che cosa dice? Che,
nel momento in cui si sopprimono reparti, servizi o altre organizzazioni di
prestazioni ospedaliere, deve essere adeguatamente predisposto un servizio
alternativo. Il servizio alternativo, in questo caso, è l’Obi pediatrico; sono
utili le strutture complesse che erano contemplate di chirurgia e perlomeno di
medicina con i servizi, perché non si può programmare la sanità sapendo che vi
è carenza di personale al pronto soccorso, carenza di personale nell’intera
area ospedaliera e soprattutto non programmare un’adeguata garanzia di quelli
che sono i servizi minimi di assistenza.
Tutto il rispetto per il dottore Previti, collega, che conosco, ma non
può pensare di depauperare l’ospedale di Melito per rafforzare l’Obi, non può
pensare che in un’area come quella grecanica – che lei conosce bene perché è
figlio di quella terra – con la sua orografia, possa essere disattesa la
garanzia minima della salute.
Presidente, siccome io la conosco, ci conosciamo e ho colto l’occasione
affinché questa Commissione si interessi di un problema che sono mesi che
stanno portando avanti i comitati e tutti coloro che hanno a cuore l’assistenza
– non l’ospedale di Melito, io vado oltre – alla salute di quell’area, una
comunicazione alla dottoressa Squillacioti che blocchi in atto la delibera di
accorpamento della pediatria è d’obbligo, dopodiché siamo qua a discutere sull’organizzazione
sanitaria di quell’area.
Quando vi è un decreto fatto da Balduzzi che dice che le Asp devono
necessariamente attivare il pronto soccorso pediatrico H24, se non c’è l’Obi,
deve essere fatto in maniera immediata. Allora su questo non possiamo tergiversare,
non possiamo fare sconti a nessuno. Tutto il rispetto per la dottoressa
Squillacioti, però un Piano sanitario vigente – che non è quello della delibera
18, quello che abbiamo approvato nel lontano 2004 – va osservato, dura lex
sed lex.
Su questo punto non c’è neanche storia a livello di discussione, perché
domani mattina ci vediamo prima del Consiglio regionale, predispongo gli atti
per trasmettere la nota in ordine alla quale chiediamo la relazione e su questo
punto ci vediamo, così tecnicamente concepiamo quello che dobbiamo chiedere.
Aveva chiesto di parlare il Vicepresidente, poi a seguire i consiglieri
Imbalzano e Giordano. Prego.
L’esposizione
di oggi pomeriggio pone
un problema estremamente evidente, cioè che i livelli essenziali di assistenza
non sono garantiti e l’ho sostenuto per molti anni. Adesso c’è una rincorsa da
parte della Corte dei Conti, del tavolo Massicci, del Governo a dire che in
Calabria – l’hanno scritto – i livelli essenziali di assistenza non sono
omogenei, addirittura in alcune realtà penso, non conosco bene i numeri, non
siano garantiti.
Che cosa significa questo? Lo dobbiamo capire, cioè che rispetto ad altre
Regioni in Calabria la probabilità di non ricevere le cure necessarie ad
impedire che una persona muoia si sono molto elevate – questo è, non
salvaguardare i livelli essenziali di assistenza – e il Governo prima e il
tavolo Massicci ci hanno sanzionati nel senso che ci hanno detto: “Dovete
mettere mano alla riorganizzazione del sistema ospedaliero, dell’urgenza e
dell’emergenza, perché la Calabria è a grave rischio” e la Giunta regionale, il
commissario doveva entro il 10 maggio fare il nuovo piano operativo. Ad oggi,
mi risulta che questo nuovo piano operativo non sia stato fatto, perché è lì
che dobbiamo intervenire; poi c’è quello che dice il collega Tripodi, di
bloccare alcune delibere, alcune decisioni dell’Asp di Reggio Calabria, ma è lì
che dobbiamo reintervenire, cioè il piano operativo 2013-2015 ed il Piano di
rientro servono a colmare e a correggere degli errori del sistema o di come è
stato costruito in questi tre anni di Piano di rientro il sistema ospedaliero
dell’urgenza e dell’emergenza.
Questo è un punto sul quale dobbiamo verificare anche noi, Presidente,
se è stato fatto il piano operativo 2013-2015, come ha chiesto più volte e
ripetutamente il tavolo Massicci, e verificare che tipo di piano è stato
presentato, se è stato presentato, perché queste cose che ho sentito oggi vanno
comprese ed utilizzate per rimodulare la nostra organizzazione sanitaria in
Calabria.
La parola al consigliere Imbalzano.
Dico che il tempo è galantuomo sempre, lo dico perché
alcuni dei colleghi presenti ricorderanno la battaglia che abbiamo fatto tutti assieme, a suo tempo,
per assicurare la sopravvivenza del reparto di ostetricia e ginecologia, quando
ci veniva spiegato che andava chiuso assieme ad altri quattro reparti – se non ricordo male – del resto della Regione, di
cui due privati, che non raggiungendo il numero minimo che la legge prevede di
500 parti annui, ciononostante, per le particolari caratteristiche non solo
orografiche di tutta l’area grecanica, intendendo per area grecanica da
Roccaforte quantomeno a Staiti, a Brancaleone…
(Interruzione)
Da Palizzi a Motta, sostanzialmente, anche Brancaleone – perché no? –
perché, di fatto, da Brancaleone in 10-12 minuti si arriva.
(Interruzione)
Dicevo
che, persa quella battaglia in quella fase che eravamo in un
periodo tutto particolare in un contesto storico in cui tutto doveva essere tagliato e
uniformato a questa camicia di forza del tavolo Massicci, il tempo ora sta
dicendo a tutti, non solo a chi parla, che non basta più tagliare, non basta
razionalizzare in modo selvaggio e cinico, che bisogna comunque garantire
livelli minimi di assistenza soprattutto in alcune aree e tra queste l’area grecanica, che non è la sola in
Calabria; in particolare, però, per l’area grecanica per la sua particolare
conformazione, per i rischi; immaginate in estate che significa per un malato
dover fare la fila di pomeriggio da Melito, da Palizzi a Reggio Calabria o a
Locri. Lascio alla vostra immaginazione.
Si può razionalizzare, ma non si può radere al suolo; quando si
adottano provvedimenti, pure imposti sul piano formale, ovviamente non si può
eliminare anche la possibilità di un intervento urgente, anche per salvare una
sola vita umana.
Non entro nel merito delle iniziative che da subito potrebbero essere
assunte.
Il collega Tripodi ha avanzato un’ipotesi di lavoro. Credo, Presidente,
che sia necessario, come si stava ipotizzando, che i dirigenti vengano
immediatamente convocati.
Credo che sia necessaria una convocazione straordinaria della Commissione,
perché dubito che un invito della Commissione, per quanto autorevole, possa
produrre effetti immediati, perché poi i provvedimenti sono già in corso:
intendiamoci, i 4 pediatri, da un momento all’altro, se non sono già
trasferiti, andranno a Locri o a Polistena. Quindi credo che ci sia necessità
di una convocazione straordinaria degli organi apicali dell’Asp 5, perché
assieme si possano quantomeno approfondire alcune situazioni di assoluta
criticità, per poi individuare soluzioni nell’immediato; fermo restando –
ripeto – che ormai il tempo è stato galantuomo, l’ospedale di Melito, secondo
me, può e deve invertire una tendenza che fino ad oggi è stata assolutamente
deplorevole sul piano del depauperamento dei servizi che una volta esistevano.
Prego, consigliere Giordano.
Avrei
fatto a meno di intervenire, perché i colleghi hanno arricchito la già ampia disamina che il Comitato, per l’ennesima volta, ha portato all’attenzione delle
istituzioni; la ringraziamo per aver voluto prendere in esame anche questa causa
che ha origini antichissime, è una battaglia che io ho fatto dall’inizio del
mio mandato in questa legislatura.
Ricordo quando abbiamo adottato in quest’aula un provvedimento
all’unanimità, che io ho proposto, per ostetricia e per l’ospedale di Melito,
adottato all’unanimità, salvo dopo 48 ore la maggioranza tornare su suoi passi,
su dettato supremo del governo regionale; tra l’altro il fatto in quelle stesse
ore si stava consumando un provvedimento adottando due pesi e due misure; in
quelle stesse ore a Melito venne tolto il reparto di ostetricia, il punto
nascita, a dispetto dei parametri che non erano solo numerici; non esiste legge
in proposito, perché la legge, le linee-guida sui punti nascita, addirittura,
che allora ha esaminato il ministro Fazio, prevedevano, quale criterio, che il
parametro ottimale fosse di 1.000 parti, non di 500; sotto i 500 andavano
verificate le condizioni di rischio, perché sotto i 500 c’era una sorta di
statistica che portava a dire che i rischi erano elevati, c’erano mortalità,
complicanze, eccetera.
L’ostetricia di Melito, in controtendenza in positivo, perché tutti
quei parametri erano ampiamente soddisfatti e sottolineati in positivo da ogni
dove, portò la soppressione tout court di Melito e la conservazione di
qualche altra realtà, come Soverato – me ne viene una in mente – o Acri o
altro.
Questo preambolo perché lo faccio? Per ripetere le cose che conosciamo
tutti? No, per dire che è ora non di prendere provvedimenti urgenti – come dice
il collega Imbalzano – è ora di parlare con la verità: se in questa Regione si
deve continuare a parlare del diritto universale alla salute o se dobbiamo
chiudere ogni cosa, cioè ogni diritto per la cittadinanza, il diritto stesso
alla cittadinanza. Non è comprensibile, non possiamo ascoltare più proclami,
più prese in giro anche rispetto all’idea che - mi permetto molto modestamente
– avevo lanciato ai sindaci nel lontano 2010, quella cioè di un’integrazione
funzionale non dell’accorpamento, che è cosa diversa. Il Comitato sa bene - ne
ha fatto cenno l’avvocato - che il rapporto funzionale, strategico che avrebbe
portato il decongestionamento della realtà di Reggio Calabria, che sta
scoppiando, stanno scoppiando gli ospedali di Reggio Calabria, avrebbe portato
a rafforzare quei presìdi, quei servizi vitali per la popolazione in un bacino
di utenza di oltre 70 mila abitanti e che non può non avere il minimo delle
garanzie.
Allora, se questa operazione verità si vuole fare, intanto devono
essere revocati questi provvedimenti infausti, perché vanno nella direzione
della chiusura, vanno in una direzione che è quella della chiusura
dell’ospedale, non c’è altro senso, non ci sono altre – lo dico in maniera
brutale – chiavi di lettura.
Questo deve essere fatto, Presidente, anche per il suo approccio, che
ha voluto elevare in questa Commissione; domani mattina formalizziamo un atto,
perché bisogna stanare, bisogna mettere in condizione ognuno di assumersi la
responsabilità, responsabilità che in tre anni sono state semplicemente diluite
e non voglio usare altri termini o altri eufemismi, in maniera che non possono
essere più tollerati. Queste sono le condizioni.
Non vado a parlare delle altre questioni perché sono state già
ampiamente enucleate da lei, dal Comitato e dai colleghi, le abbiamo ripetute
in diverse occasioni, in diversi incontri istituzionali, in diversi tavoli con
diverse proposte; ci sono delle delibere dei sindaci e dei Consigli comunali di
tutta l’area grecanica e oltre che avevano inquadrato e indicato la via, che
era quella dell’integrazione, rafforzando e configurando l’ospedale di Melito
con la dignità di un luogo che è deputato alla difesa della salute di una
cittadinanza e del diritto di cittadinanza. Queste sono le cose.
Su questo tema, Presidente, sicuramente la battaglia, come l’abbiamo
condotta, la condurremo in maniera più accentuata e netta, non consentendo e
non facendo sì che questa popolazione venga ulteriormente presa in giro, fino
alla cancellazione del minimo del diritto che le spetta.
Presidente, se mi concede, una brevissima puntualizzazione.
Un attimo, avvocato. Il consigliere Giordano parlava del reparto di ostetricia,
ma io e Candeloro Imbalzano – non dico Pasquale Tripodi, che è collegato
fisiologicamente a quel territorio – che siamo cittadini di Pellaro, tu non sai
che trent’anni fa non c’era il reparto di ostetricia a Melito, ce n’erano due:
uno diretto dal dottore Evoli – mi sembra – e l’altro – mi sembra – dal dottore
Familiari.
Quindi non è una posizione speciosa di quel territorio, dice “vogliamo
l’ostetricia, vogliamo un riferimento operativo pediatrico”, è una realtà, tra
le altre cose di grande spessore; si creò un conflitto fra Melito, reparto di
ostetricia, e Reggio, su questo non c’è ombra di dubbio. Un fatto è certo: almeno due medici – Candeloro
Imbalzano ricorderà – di Pellaro canalizzavano le partorienti verso Melito. Poi
non so in quale reparto finivano…
(Interruzione)
Diversi miei nipoti sono nati a Melito, quindi
non è che si debba essere portatori di interessi specifici, c’è soltanto da
prendere atto di una situazione. Posso capire che si sopprima l’ospedale ics a
Brescia – faccio un esempio – perché da Brescia a Milano il problema non si
pone, non si può porre, ma in una realtà dissestata a livello viario come la
nostra, non è una barzelletta, non è un piagnisteo, si dice: “Ma uno come
arriva da Condofuri a Reggio?”.
La cosa che proprio non capisco, perché questa
è una realtà politica scandita da una serie di contraddizioni incredibili, se
poi noi ci spostiamo sul versante tirrenico con riferimento, avvocato, al
rapporto strutture sanitarie popolazioni, bene, ci sono più strutture ospedaliere
nella fascia tirrenica che a Los Angeles! Vogliamo vedere se dico sciocchezze?
Scilla, Palmi, Gioia Tauro, Rosarno, Polistena, Cittanova, Oppido e Taurianova:
otto ospedali.
(Interruzione)
Cinquefrondi, lasciamo, ci sono due-tre
cliniche private, quindi 9 ospedali, e poiché la provincia di Reggio in questo
momento annovera 525 mila abitanti, 200 mila a Reggio, quindi ce ne sono ancora
320, 150 mila sulla ionica e 150 mila sulla tirrenica. A Città del Messico 20
milioni di abitanti, a San Paolo di Brasile 20 milioni di abitanti e – ripeto –
a Los Angeles ci sono meno ospedali. Questa è la realtà.
So pure perché è nato l’ospedale di Siderno,
attaccato a quello di Locri, questi sono gli errori della politica, non perché
ognuno volesse l’ospedale sotto casa, ma perché, se l’ha fatto Candeloro
Imbalzano a Pellaro, Chizzoniti lo deve fare a Bocale! Ecco, c’erano le
clientele – diciamolo con molta franchezza – questa è la verità; però Melito è
in una posizione strategica, non l’ospedale di Palmi rispetto a Gioia Tauro o
Gioia Tauro rispetto a Rosarno o Polistena e Cinquefrondi, già si parla di un
unico paese. Non potenziare – come dicono i colleghi – Melito e parlare,
addirittura, di depotenziamento e di delegittimazione, se non addirittura di
chiusura, per me pone grossi, grossi problemi sul versante delle
responsabilità, perché noi parliamo di pianificazione, programmazione, ma deve
essere razionale e soprattutto compatibile con le esigenze del territorio.
Noi parliamo di vocazione turistica: ma se già
Pellaro, che non ha spiagge, non ha niente, nel periodo che va da giugno a
settembre da 16 mila residenti diventa una realtà di 45 mila abitanti.
Immaginiamo tutta l’area dove – se mi permettete – c’è un altro sviluppo
costiero, un’altra spiaggia! Ma com’è immaginabile, per me è un atto di grande,
grande, grande irresponsabilità… Le volevo dire, poiché si parla di atti
recentissimi assunti dall’azienda sanitaria, a quando risalgono questi atti di
chiusura?
(Interruzioni)
No, sono più preciso: la direzione sanitaria
dell’ospedale di Melito ha ricevuto il decreto numero 13 a firma del dottore
Previti – caso anomalo, però, perché il dottor Previti, ricordiamolo, è
direttore dei servizi ospedalieri.
(Interruzione del consigliere Tripodi)
A Marzo.
(Interruzione del consigliere Tripodi)
A firma del dottore Sarica il 21 maggio.
Sono atti amministrativi che devono essere impugnati, al di là di
quello che farà la politica, vanno impugnati con queste motivazioni. Ho molte
riserve che un collegio giudicante al Tar Calabria, sezione di Reggio, si possa
comportare in maniera insensibile. Basta fare una piantina e dire: “Da Bova a
Reggio?! ma stiamo scherzando!”. Qua parliamo di 10 minuti, un quarto d’ora in
più. La gente muore o vive – il medico lo sa – per 30-40 secondi, uno, due o
tre minuti, o sto sbagliando? Mi giocherei tutte le carte, anche quelle
tecnico-amministrative, con il supporto politico, dove possono anche essere
esibite “guardate che non siamo vox clamans, ma qualcuno ci sta
seguendo”, perché noi domani saremo operativi su questo fatto, non c’è ombra di
dubbio.
Presidente,
vorrei approfittare della sensibilità che ci ha dimostrato con le sue parole, però vorrei pure fare delle precisazioni
su quello che hanno detto i consiglieri: noi non stiamo facendo un discorso di
campanilismo, si nasceva a Melito e dobbiamo continuare a nascere a Melito; noi
– come giusto diceva lei e come giusto diceva chi mi ha preceduto in questa
precisazione – dobbiamo garantire i livelli minimi di assistenza, che allo
stato non ci sono. Gli sprechi ci sono a Melito, come è pur vero che a Melito
ci sono le baronie, quelle che lei citava per le altre questioni, che facevano
fuori i grandi primari, quelli che rendevano lustro a Melito.
Avvocato, sono stato cinque anni componente del Coreco sugli atti delle
Ussl e delle allora tre amministrazioni provinciali lei ritiene che io, al di
là delle mie origini agro-silvo-pastorali, non sappia cosa siano le baronie nel
mondo della sanità?! Cinque anni controllore: so tutto.
Benissimo, allora credo proprio che ci intendiamo
bene, però quello che a noi preme è dare una risposta anche a chi cinicamente, venendo a Melito, diceva che
non è vero che in una questione di urgenza, Bova o Melito, Reggio o
gli ospedali di Reggio si raggiungono in un’ora a piedi. Vorrei sfidare
chiunque, di saggezza indubbia, a percorrere la SS 106 non da Bova, non da
Palizzi, ma da Melito a Reggio già in questo periodo, non andiamo a
giugno, a luglio o ad agosto, già in questo periodo, negli orari di punta.
(Interruzione)
Sempre che non ci siano incidenti. Posso parlare a titolo personale su
quella che è la questione dei livelli assistenziali minimi; a novembre io, mia
moglie e la mia bambina di un mese stavamo perdendo la vita – e non dico un
eufemismo – in un gravissimo incidente stradale, dove per mille condizioni e
coincidenze miracolose – per qualcuno che non ci crede, fortunose – siamo
ancora tutti vivi, ce la siamo cavati con qualche frattura e una macchina
distrutta. Non consideriamo la cosa, giusto perché, signor Presidente, mia
figlia è nata a Locri e certi servizi a Melito, tipo certi controlli che vanno
fatti di routine, non si possono più effettuare, ma si devono effettuare nella
struttura dove si è nati.
Noi credo che abbiamo vissuto, parlo a titolo personale in questo caso,
ma parlo anche a titolo di tutte le mamme che hanno avuto questo sussulto di
dignità a dire che questo modo di fare politica, di fare amministrazione non è
possibile, non è ulteriormente derogabile, soprattutto se si chiude Melito per
andare a rimpinguare le schiere dei dipendenti dell’area di Gioia Tauro.
Possiamo capire a livello politico – anche se noi non siamo dei politici, non
siamo degli stupidi, comunque non è questa la sede, non diciamo questo – però
Soverato, come giustamente osservava il consigliere Giordano, è rimasto aperto
malgrado non raggiungesse i 500 parti l’anno.
Soverato diciamo che ancora oggi sopravvive grazie all’apporto che dà
l’ospedale – perché dobbiamo dire le cose come stanno – di Catanzaro che
dirotta su Soverato gran parte delle partorienti. Però è pur vera una cosa: non
parliamo di Soverato, di Polistena, di Gioia Tauro, di Palmi perché
rappresentano un disvalore; crediamo fortemente che, laddove c’è un bisogno di
sanità, ci deve essere un presidio, deve essere garantita questa sanità.
Sempre per ricollegarmi a quello che dicevano prima i consiglieri, noi
siamo fortemente critici con l’idea di accorpamento, perché accorpamento
significherebbe la chiusura definitiva di Melito che scomparirebbe come
ospedale. Noi crediamo – e Melito ne ha dato la dimostrazione – in
un’integrazione funzionale con qualche ospedale di Reggio, ricordando che
Melito, a differenza di tutti gli altri ospedali, non ha liste d’attesa;
Melito, ancora oggi, pesca – proprio per dare conforto a quello che ha detto
prima lei – nel bacino di Reggio, a Melito abbiamo ancora accessi di Catona,
che non è proprio dietro la porta, vengono a Melito a farsi le prestazioni sia
per i professionisti che operano nell’ospedale di Melito sia per il fatto che
non ci sono liste d’attesa.
Quindi significherebbe dare un’ottima boccata d’ossigeno in un periodo
in cui gli Ospedali Riuniti e il Morelli stanno per scoppiare, e sappiamo la
situazione com’è in pediatria, che è al collasso; ostetricia opera forse al di
fuori dei limiti stessi della legalità, ha dei locali che sono sicuramente a
norma, ma che non garantiscono la cosa.
Ora noi non vorremmo – e concludo con questo, perché ci sarebbe tanto
da dire – che si continuasse sulla strada che abbiamo già conosciuto in questi
anni – forse noi in ambiti professionali, la cittadinanza un poco meno per
sentito dire o perché legge la cronaca – non vorremmo che le scelte della
politica, dell’amministrazione della sanità calabrese ricadessero sui cittadini
e non vorremmo neanche che ricadessero sugli operatori sanitari, sui primari
che si troverebbero denunciati per non aver prestato in tempo o per non aver
saputo intervenire in tempo nelle condizioni di urgenza.
Noi in questo chiederemmo pure qual è la ragione economica, come
valutano in termini economici un risarcimento, piuttosto che la tutela e la
salvaguardia di una vita umana: che sia un bambino, che sia un anziano di 90
anni, a noi poco importa. Non vorremmo fare questioni di economia di bilancio,
perché dovremmo dire al dottore Sarica come fa a spiegare a Melito una
convenzione di oncologia con un famoso primario di Reggio che viene a Melito,
però, guarda caso, di Melito ci sono tantissimi pazienti oncologici che vengono
seguiti nello stesso ambulatorio dove lavora a Reggio e che a Melito non si fa
una prestazione, eppure viene pagato. A Melito abbiamo un reparto di oncologia
che è costato 100 mila euro, mai andato in funzione, abbiamo un primario. Ma
non è questa la ragione, voglio dire che questioni da mandare in Corte dei
Conti ce ne sarebbero, siamo pronti pure a farlo, l’abbiamo fatto in altre
occasioni.
Allora noi crediamo – non siamo degli stupidi – che il risparmio
sanitario si possa fare, ma non sulla pelle dei cittadini.
Grazie, Presidente.
Avvocato, lei dimentica la leggenda della Tac che è rimasta
impacchettata per anni ed anni, è la cosa sulla quale mi voglio confrontare,
come tutti, tranne Pasquale Tripodi che, sicuramente, è il padreterno della
situazione, per conoscenza diretta e per la professione che egregiamente
esercita. Io, che non ho questo grado di conoscenza, dico: “E’ razionale non
garantire un presidio ospedaliero adeguato, attrezzato in una fascia di 100
chilometri che va da Locri a Reggio Calabria?”. Questo è il punto: se è
razionale, vuol dire che qui, oggi, abbiamo scherzato o continueremo a
scherzare! Perché bisogna dirlo, cioè da Locri a Reggio Calabria sono più di
100 chilometri, quindi non è il problema della bovesia o dell’area grecanica,
questo è un problema che riguarda anche Palizzi, Brancaleone, perché il
cittadino di Brancaleone può decidere di andare a Locri, ma può decidere –
diceva poco fa – da Catona a Melito.
Sulla scorta delle mie intuizioni, che possono anche essere sbagliate –
se qualcuno me lo documenta, io sono il primo, so anche chiedere scusa, ci
mancherebbe altro – e con l’intuizione di una massaia, mi domando se da Reggio
Calabria a Locri sia possibile non garantire un minimo di assistenza.
Allora io abitavo a Marina di Palizzi, perché mio padre era segretario
comunale a Palizzi, nella prima casa dopo il ponte, andando verso Brancaleone –
quella ancora c’è – parlo del 1953-1954, le strade non erano asfaltate, il più
fortunato aveva la vespa Piaggio, poi c’era la concorrenza della lambretta: gli
incidenti non erano all’ordine del giorno, però quando uno finiva a terra, il
problema era semplice “portatelo a Melito”, da Palizzi.
Lei parlava di incidenti: chi è che può ipotecare, chi si assume la
responsabilità di garantire la vita in una circostanza di questo genere?
Da Locri a Reggio, secondo me, nessuna pianificazione, nessuna
programmazione sanitaria può giustificare l’inesistenza di qualsivoglia
riferimento ospedaliero. Poi io, sempre a lume di logica, dico “ma tutte queste
partorienti, questi figli, dove devono essere ospitati a Reggio Calabria?” O
sto sbagliando? Anche le altre patologie, tutto quello che vogliamo, se già qui
dopo cinque anni che è stato inaugurato quest’ospedale si diceva che era
insufficiente, non riesco a capire. Io avrei capito un esodo al contrario,
quello che diceva lei, il potenziamento della struttura.
Presidente, soltanto questo: sul
punto, a me dispiace che oggi non sia qua con noi uno dei tanti ragazzi che
prestano volontariato alla Caritas a Melito, per
farle spiegare che cosa hanno visto con i loro occhi per quanto riguarda le
sale partorienti qua a Reggio, nell’accompagnare le mamme extracomunitarie a partorire.
Comunque le volevo dire, con la
franchezza che ci ha sempre contraddistinto, perché noi abbiamo sempre
denunciato tutte le anomalie che abbiamo visto, la prego di considerare una
cosa, e già lo ha
fatto con le sue parole abbastanza sensibili che ha espresso. Io mi sono
trovato in questa situazione, nella situazione di un genitore che vede un
bambino grave e ha la necessità, sente la necessità umana di raggiungere il
primo posto possibile di soccorso. Non auguro a nessuno le emozioni che si
possono provare: un’eternità arrivare al pronto soccorso a Melito!
Mi rendo conto, ringrazio i soccorritori, però le posso assicurare che
in quei momenti non si ha la lucidità per fare nulla, neanche per mettersi un
bambino in macchina a Roccaforte, a Palizzi e raggiungere con insicurezza e con
coscienza Melito.
Dall’altra parte – e concludo, saltiamo a un altro discorso – noi come
Comitato - anche per tranquillizzare alcuni partiti politici che in questo
periodo ci hanno affiancato, altri ci hanno bastonati alla ricerca di qualsiasi
interesse e non si sa quale grande interesse ci possa animare, in maniera molto
dignitosa, li ringraziamo pubblicamente, non mancherà modo – ci rendiamo conto
che siamo un’anomalia di un sistema democratico, perché in un sistema
democratico, come ci vorremmo definire, è anomalo che dei semplici cittadini si
debbano mettere assieme per rivendicare un minimo della dignità per la propria
esistenza, questo con la coscienza e con la buona tranquillità di tutti quanti.
Effettivamente, abbiamo la consapevolezza di essere questo, un’anomalia
che non dovrebbe esistere.
Avvocato, c’è un altro aspetto – le do un altro assist : se già si parlava anni addietro di attivare un pronto
soccorso al Morelli, perché lei dice “uno arriva a Reggio e si salva” non è
vero, perché bisogna affrontare l’unica via d’accesso, l’uscita per l’ospedale
e via Cardinale Portanova: ma si rende conto di quello che c’è?! Non a caso,
quando io ero al Coreco, tentai invano di far finanziare un accesso diretto
dalla superstrada agli Ospedali Riuniti e non ci riuscii.
Se già si parlava di un pronto soccorso al
Morelli e oggi si parla, addirittura, di sopprimere le strutture intermedie.
Non ci siamo!
La seduta è tolta, la Commissione sarà
convocata a domicilio e ribadisco di aver già disposto la pubblicazione del
resoconto integrale, ai sensi dell’articolo 85, comma 2, quindi pubblicazione
integrale di tutti gli interventi. Grazie.