VIII LEGISLATURA

RESOCONTO INTEGRALE

43.

SEDUTA DI VENERDI 1 FEBBRAIO 2008

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE BOVA

E DEI VICEPRESIDENTI ANTONIO BORRELLO E ROBERTO OCCHIUTO

 

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

La seduta inizia alle 11,42

PRESIDENTE

E’ pervenuta a questa Presidenza una richiesta formale dei gruppi consiliari di tenere alle 13 di questa giornata una Conferenza dei Capigruppo e per questa ragione la seduta è aggiornata alle ore 15 in punto.

La seduta sospesa alle 11,43 riprende alle 16,13

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

Pietro AIELLO

Solo per una delucidazione, grazie, Presidente.

Volevo precisare per quanto riguarda il progetto di legge da me presentato, è vero che questo riguarda materia di seconda Commissione,  ma nel merito tratta anche situazioni che riguardano presidi sanitari.

La domanda è questa: sarebbe opportuno che ne discutesse anche la terza Commissione?

Dibattito sulla situazione sanitaria

PRESIDENTE

Il primo punto all’ordine del giorno recita: Dibattito sulla situazione sanitaria calabrese.

La parola all’assessore al ramo per l’apertura della discussione con la sua relazione.

Vincenzo SPAZIANTE, assessore alla sanità ed alle politiche sanitarie

Signor Presidente, onorevoli consiglieri, oggi ci troviamo ad affrontare - per discutere insieme al Consiglio e nel Consiglio - uno dei temi più delicati della vita della nostra Regione, forse il problema dei problemi, forse il problema in assoluto.

Ci troviamo in uno dei momenti più difficili, in uno dei passaggi più scabrosi della vita del nostro sistema sanitario ed è inutile nasconderci che è un problema che coinvolge, che tocca da vicino l’essenza stessa della nostra istituzione per l’importanza che il settore della sanità ha nel nostro sistema, per la sua consistenza fisica, per l’importanza che ha sul piano economico, per l’importanza che ha sul piano sociale, finanziario, per il numero di addetti di questo settore, per il volume della produzione che realizza.

Questa discussione è stata richiesta, auspicata, voluta dal Presidente della Giunta che non credo abbia voluto fare un gesto di ossequio, di omaggio rituale nel contesto di una logica di rispetto formale della istituzione e dei ruoli, ma abbia voluto sollecitare una riflessione di sostanza e richiedere di fare una riflessione congiunta intorno a questo problema.

Noi in questo momento ci troviamo al centro di una serie di emergenze. Non abbiamo più soltanto l’emergenza sanitaria ma una serie di emergenze - che costituiscono questa emergenza - che si combinano tra loro, che si accavallano, che producono, che si sommano assieme.

In questo momento la nostra sanità in tutte le sue emergenze si trova sotto una serie di riflettori che gettano una luce spietata sulla situazione nella quale ci troviamo. Una situazione per molti aspetti difficile ed oggetto di attenzioni molteplici.

E’ inutile ricordare le azioni che la magistratura sta svolgendo e che portano al perseguimento di alcune ipotesi consistenti, drammatiche di contiguità fra il settore della sanità e quello della criminalità organizzata. Tra la criminalità e la politica, tra la sanità e la politica, tra la sanità e il mondo degli affari.

Ma non si tratta soltanto dei riflettori accesi dal mondo della magistratura. Negli ultimi tempi ci sono stati numerosi casi etichettati come di “mala sanità”. In taluni fattispecie questo è vero, in altre  lo è di meno, in altre forse può non esserlo del tutto.

C’è ed è inutile nasconderlo, anche un livello di insoddisfazione generalizzata nei confronti del nostro sistema sanitario. Di insoddisfazione da parte dei cittadini-utenti ma anche degli operatori.

C’è da parte degli operatori anche un senso di frustrazione molto spesso, e non mancano neanche forme di sacrificio spinto talora in alcune circostanze, nella debolezza complessiva di sistemi, anche a forme di eroismo. Comunque c’è un attaccamento, una passione, una volontà di non abbandonare la postazione  e di sentire ancora più forte l’impegno umano e professionale.

Ci sono condizioni di debolezza intrinseca per quanto riguarda aspetti fondamentali nella vita delle strutture ospedaliere. Parlo in particolare dei problemi di sicurezza, di sicurezza del lavoro e di qualità degli ambienti sui quali sono stati accesi riflettori non solo da parte dei Nas, ma anche dagli ispettori del lavoro, da parte di altri centri e di altri organismi di verifica.

Non è un caso che in una delle ultime classiche, purtroppo la nostra Regione non si trovi in posizione di coda nel numero dei casi di mancato rispetto delle normative di sicurezza nell’ambito delle strutture ospedaliere. C’è una situazione di difficoltà in tutta la macchina amministrativa, in tutta la macchina di governo di questo settore e non parlo solo della testa di questo settore, quindi del dipartimento e dell’assessorato, ma c’è una vischiosità, un costume, una cultura che si sta formando e consolidando.

Ne parlo alla fine ma forse questo è il problema più grave, è la minaccia più seriamente incombente nel nostro sistema che è il rischio finanziario.

All’inizio del prossimo mese avvieremo un tavolo di confronto sui piani di rientro che abbiamo elaborato per recuperare disavanzi emersi successivamente in relazione ad anni passati ma è una storia che non si limita ad un solo anno, è lunga e complessa. Stiamo disponendo ed avremo a breve i risultati, una verifica straordinaria sulla finanza sanitaria regionale.

Questo per avere anche noi la certezza, per non aver ulteriori sorprese, per non dover rincorrere ogni volta i problemi ma per esserne in un solo momento pienamente consapevoli. Non parlo soltanto di quanto accaduto nell’ultimo momento ma di una storia annosa.

C’è quindi un insieme di fattori ormai consolidati che alla fine oppongono un livello di resistenza tenace e pervicace al cambiamento e all’innovazione.

Ci sono forze di conservazione di questo sistema che ormai si esprimono quasi naturalmente e spontaneamente tanto è radicato il livello di crisi di questo settore.

Non è questa una situazione che si produce nel breve giro di pochi anni, ma purtroppo affonda le sue radici agli inizi della storia delle Regioni e della nostra Regione in particolare.

E’ un fenomeno che si è sviluppato, cresciuto, sedimentato, consolidato su se stesso, ha conosciuto dei viluppi notevoli anche di involuzione. Si è creata, quindi, una massa critica consistente che oggi rischia di portare o di avviare verso un collasso non molto lontano.

Ci troviamo di fronte ad un bivio oggi per effetto di questa lunga storia. Allora: o siamo capaci di avviare un percorso nuovo interrompendo un andamento inerziale, creando discontinuità non nei confronti dell’ultima gestione ma nei confronti di una storia complessa e lunga; o siamo capaci di imboccare la via del rinnovamento in maniera concreta, seria, operativa, positiva oppure corriamo il rischio che questa strada si avvii verso punti di non ritorno e di non governo assoluto.

E’ quasi una formulazione retorica questa esposizione così dilemmatica. E’ ovvio che la nostra intenzione, la nostra volontà, la volontà di questa Giunta è quella di operare nel senso di una radicale trasformazione di una nuova complessiva configurazione di questo sistema.

Quindi noi siamo per creare le condizioni della discontinuità assoluta e generalizzata del funzionamento di questo sistema.

Di quali discontinuità abbiamo bisogno? Credo che sulla discontinuità difficilmente troveremo una obiezione o una opposizione e credo che l’accordo, il consenso, la condivisione sia unanime. Bisogna capire in quali direzioni deve operare questa discontinuità.

Ma prima di fare una rassegna di queste discontinuità alle quali la Giunta sta mettendo mano non da poco, noi riteniamo doveroso dire che non siamo, non ci troviamo oggi al punto di partenza di questo processo.

Il punto di partenza di questo processo è nato con questa Giunta. E’ un processo ovviamente lungo, si tratta di superare ostacoli difficili, di recuperare un tempo perduto, un tempo che ha portato a questa situazione. Non sarà facile e non è facile. Non sarà istantaneo ma non comincia oggi questo percorso, non comincia oggi questo processo.

Già sono state avviate nel primo periodo di vita della nostra Giunta una serie di importanti azioni che costituiscono le basi fondamentali per il percorso di riforma complessiva ed organica del sistema.

Quindi non partiamo oggi ed abbiamo già creato una base sufficiente a pensare che questi problemi possano avviarsi a definitiva soluzione.

Parlare di discontinuità in senso generico forse non aiuta a capire la direzione di marcia che intendiamo proseguire nel segno della discontinuità. Una discontinuità fondamentale, forse la prima di ogni altra, è quella che riguarda il rapporto tra politica e sanità.

Si raccoglie spesso una parola d’ordine diffusissima ormai secondo cui la politica deve fare un passo indietro nei confronti della sanità. Io credo che questa sia una visione riduttiva del problema, forse non si tratta di fare un passo indietro ma occorre fare due passi avanti: la politica deve fare nei confronti della sanità due passi avanti.

Cercherò di spiegare in che senso.

La direzione verso la quale vanno fatti i passi sono quelli del recupero del ruolo che è proprio della politica, come formulatore, come elaboratore, come propositore di direzioni di marcia, di obiettivi, di strategie.

La direzione di marcia è quella del controllo assiduo, costante, spasmodico di quello che accade e di quello che si realizza nella direzione di un nuovo sistema sanitario. La direzione di marcia è quella del monitoraggio instancabile, della capacità di intervento in continuo su questo processo attuativo delle politiche sanitarie regionali, per capire che cosa non funziona, dove non funziona e come si fa ad intervenire per correggere determinati errori.

Bisogna capire dove serve intervenire, in che modo, in che misura, con quali risorse, garantendo il rispetto di equilibri nell’erogazione dell’assistenza nei confronti dei cittadini.

E’ un metodo questo che la politica deve inaugurare, quello di imporre, quello che era un vecchio motto di una famosa accademia, quello del provare e del riprovare. Questo non significa provare più volte ma significa cercare ogni volta di quello che si fa la prova se quello che si fa è giusto. Riprovare significa dunque provare la riprova di quel che si sta facendo.

Significa anche questa direzione di marcia astenersi da qualsiasi interferenza, intrusione, invasione, condizionamento, pressione nei confronti del sistema sanitario. Mantenere i confini dell’area che è propria della politica, quella di fornire indirizzi strategici. Occorre coltivare un forte senso di autolimite della politica, avere una forte consapevolezza di quello che deve essere il proprio ruolo.

In questo campo bisogna affermare e praticare concretamente la discontinuità rispetto al passato e questa è la primissima condizione di discontinuità. Ma ce ne sono altre.

Una seconda discontinuità è da ricercare in un modo con cui correntemente, normalmente, ordinariamente vengono affrontati i problemi di funzionamento del nostro sistema cercando di attribuire le colpe, le responsabilità di questa situazione a qualcun altro rimbalzandosi le responsabilità e le colpe l’un l’altro, tracciando i confini della responsabilità di ciascuno o della non responsabilità di altri.

Andando alla ricerca di dati, di fatti, di atti e risalendo alla responsabilità di chi li ha assunti.

Purtroppo, proseguire in questa direzione nella contrapposizione estrema alla ricerca delle responsabilità di qualcuno, ci conduce solo ad esercizio che non è inutile, è dannoso, è superfluo e non solo, non consentirà mai di mettere mano a questo sistema.

Occorre ritrovare una sintonia di intenzioni, occorre ritrovare una comune volontà di partecipare ad un processo di ricostruzione di questo sistema. Occorre anche qui una forte discontinuità con quello che è accaduto e con quello che tutt’ora accade quando si parla di sanità.

Un terzo punto di discontinuità riguarda l’istituzione di governo del sistema sanitario.

Anche qui si tratta di spingere ulteriormente avanti questo percorso - che già la Giunta ha avviato - di recupero della capacità di decisione, di recupero della capacità di operare, del recupero della capacità di produrre risultati concreti, tangibili, dimostrabili.

La discontinuità è nella ricerca della interruzione di questa deriva burocratica che si è prodotta, di questo clima diffuso che porta a comportamenti inerziali, che assicura delle posizioni di privilegio. Che assicura a gruppi e persone delle condizioni di comodità, che cura il mantenimento di posizioni di rendita, che vive di veti e di conflitti.

Occorre non già mortificare gli interessi di gruppo, di territorio, di categoria ma bisogna non cedere a nessuno di essi. Bisogna sentirli, metterli a confronto tra loro, bisogna valutarli, pesarli, confrontarli ma poi bisogna operare, decidere per ogni cosa che riguardi i gruppi, i territori, le categorie nell’ottica di un riequilibrio e di una ritaratura complessiva su basi obiettive del sistema. Sapendo che noi dobbiamo essere in grado di offrire quel che occorre davvero, dove occorre, senza inseguire interessi che ci allontanano dal risultato di assicurare gli stessi livelli di assistenza in tutto il territorio. Dico di più: gli stessi livelli forti di assistenza in tutto il territorio.

Anche in questo campo bisogna procedere speditamente nella creazione di momenti di elementi di discontinuità sistemica con il passato.

Un altro punto importante è quello della gestione dei processi decisionali. Bisogna inserire degli elementi che attengono e che esprimono la cultura del fare. Occorre interrompere i comportamenti inerziali, occorre saper fare, dimostrare di saper fare, occorre saper dimostrare di essere in grado di operare tempestivamente dove occorre.

Non mancano le risorse ma a chi vedesse dall’esterno questa situazione non risulterebbe facile cogliere un paradosso stridente tra la disponibilità delle risorse esistenti – ed intendo risorse finanziarie – e la incapacità di utilizzo.

Anche in questo campo dobbiamo creare una discontinuità totale. Abbiamo risorse che già da tempo sono a disposizione e già da tempo si sta facendo in maniera da rendere queste risorse spese.

Ogni tanto questo problema delle risorse finanziarie si staglia all’orizzonte come il Rex in “Amarcord”. Noi siamo lì sulla spiaggia a veder passare questo transatlantico e sogniamo, ci culliamo e ci beiamo di tutte queste masse di risorse che sembrano alla nostra portata, ma non siamo in grado di organizzare una barca per raggiungere questo piroscafo, per mettere concretamente nel circuito delle cose, dei progetti e delle realizzazioni effettive queste risorse.

Dobbiamo spingere molto nel senso della discontinuità per quanto riguarda la situazione finanziaria. L’ho sollevato come un punto di criticità particolarmente importante. Non possiamo assistere passivamente ogni anno ad un rigurgito di conseguenze che derivano da accertamenti di ulteriori disavanzi legati ad anni precedenti.

Occorre interrompere questa catena e modificare il senso di questo spirale che ha effetti esiziali sul funzionamento del nostro sistema.

Dovremmo capire anche al di là dell’accertamento del dato quantitativo perché si è prodotta questa situazione, perché ha continuato a prodursi senza farne motivo di polemica spicciola, banale, rimbalzandoci le responsabilità.

Dobbiamo capire per evitare che questo si riproduca. E stiamo facendo uno sforzo in questa direzione.

Dobbiamo interrompere anche qui la continuità dei comportamenti. Dobbiamo avere un atteggiamento maggiormente sfidante, non possiamo più limitarci ad un atteggiamento volto a difendere la situazione attuale.

Non possono esserci atteggiamenti di difesa nella conservazione e nel soddisfacimento inconsapevole talora di gruppi, di caste, di categoria. Dobbiamo sapere che il livello di difendibilità di questo sistema - per come storicamente si è prodotto nel corso di una stagione lunghissima - è molto basso.

E’ inutile continuare ad arroccarsi alla difesa di qualcosa che difendibile non lo è più. Dobbiamo anzi rovesciare questa attitudine e dimostrarci pronti a sostenere l’impatto che ha anche nei mezzi di comunicazione di massa, non solo quelli di livello regionale ma anche quelli nazionali intorno a questa realtà.

Dobbiamo essere in grado di mettere ben in vista alla Repubblica il nostro operare positivo in questa situazione complessivamente negativa, non mancano e sono anche molti i punti di forza e di qualità.

Abbiamo una classe medica che non in piccole zone o in piccole aree o in piccoli segmenti esprime una capacità professionale notevole nella sua generalità. Certo, non mancano anche casi difficili e di debolezza anche forte. Dobbiamo spingere ulteriormente il livello dei primi e dobbiamo correggere il livello di debolezza, di insufficienza dei secondi.

Un altro punto di discontinuità che dobbiamo sviluppare ulteriormente – ancora in senso più forte – è quello della cultura delle responsabilità. La cultura delle responsabilità è quella che vede molto vicino, poco più in là della punta del proprio naso, per capire che c’è una connessione nella natura tra i diversi pezzi di questo sistema che sono frammentati solo per una questione di buona organizzazione.

Ma la frammentazione, l’articolazione del sistema non devono essere delle barriere invalicabili. Bisogna sapere che le responsabilità non sono solo quelle che individualmente si portano ma sono delle responsabilità che riguardano la responsabilità più generale. Quando cade un fulmine su un albero e lo incendia non c’è solo la distruzione di quell’albero ma è a rischio l’intera foresta che gli sta attorno.

Il rischio di propagazione delle fiamme. Dobbiamo essere consapevoli ed operare conseguentemente del fatto che nessuno può ritenersi lontano dalle responsabilità anche degli altri.

C’è una esigenza di affermare il principio della contiguità delle responsabilità, delle interconnessioni. Il nostro è un sistema complesso, la complessità va rispettata, i ruoli vanno definiti ma la responsabilità è unica ed è quella della ragione delle sue istituzioni.

Occorre creare una logica che superi i personalismi, superi i saperi e le posizioni individuali, e sappia trovare una logica di squadra, bisogna saper esprimere un potente gioco di squadra in cui tutti siano, si debbano sentire coinvolti.

Bisogna abbattere a colpi di maglio i tanti feudi che in questo sistema si sono prodotti perché non solo essi non hanno nessuna consistenza e nessuna legittimazione ma sono uno dei fattori principali di freno, di paralisi, di frammentazione del nostro sistema.

Occorre, infine, operare anche una ulteriore discontinuità.

Quando parliamo di sanità, molto spesso indulgiamo in un atteggiamento cupo, mesto, triste e ne abbiamo anche la giustificazione. Dobbiamo rovesciare anche il modo in cui guardiamo i problemi e in cui affrontiamo la realtà per ricreare o riaccendere o rinvigorire i motivi dell’entusiasmo individuale e collettivo laddove si sono esauriti, spenti, logorati.

Queste sono le principali discontinuità che abbiamo davanti e sono le discontinuità sulle quali stiamo già lavorando.

Questo panorama complessivo non è solo un programma di buone intenzioni, ma questo corrisponde già - e non negli ultimissimi giorni – ad un programma di interventi che sono già in corso. Il cantiere è già aperto. Forse non riusciamo a far capire che questo cantiere è già in atto e che lo stiamo irrobustendo giorno dopo giorno.

Forse non tutti sanno che stiamo creando una squadra che non è solo una nuova squadra del dipartimento regionale della salute ma comprende tutti i centri decisionali di spesa e di servizio di questo sistema.

Settimanalmente ci sono due conferenze che dalla prossima settimana saranno unificate in una sola. La riunione dei direttori generali delle aziende sanitarie provinciali ed ospedaliere. Da parte degli uni e da parte degli altri abbiamo avvertito l’esigenza di avere un tavolo di lavoro comune in cui affrontare i problemi, dove mettere a fattor comune le soluzioni, dove scambiarsi esperienze, dove trovare anche piccole e apparentemente marginali sinergie.

Questo lavoro di squadra sarebbe, però, forse inadeguato, insufficiente se non si estendesse – come si sta concretamente estendendo – a tutte le componenti anche esterne, alle categorie che nel settore della sanità operano e che hanno un ruolo, all’ospedalità privata, al mondo dei laboratori, al mondo delle farmacie, al mondo delle forze sindacali, al mondo dell’associazione di impresa. Ai tanti mondi settoriali, professionali e non che operano in questo settore.

Dobbiamo rafforzare, e lo stiamo facendo, anche le modalità di ascolto di tutti questi gruppi. Dobbiamo coinvolgerli nei nostri processi decisionali, dobbiamo incoraggiarli, motivarli e tenerli stretti a noi. Su questo stiamo già concretamente operando.

Dobbiamo dare a tutti la certezza che questa situazione sia possibile rovesciare e che già concretamente la stiamo rovesciando.

Ci sono dei segnali concreti che vanno in questa direzione. Io ne parlavo con l’ex assessore Lo Moro. Una delle prime cose  che ho fatto nel ruolo di Vicepresidente – non ero ancora assessore alla sanità – è stata di chiedere una ricognizione a tutti i direttori generali di quello che si stava facendo e che si era avviato negli ultimi tempi in materia di interventi per la messa in sicurezza a seguito anche delle risorse che la Giunta aveva assicurato alle diverse aziende.

La raccolta che mi è arrivata nel giro di pochi giorni è contenuta in un voluminoso plico e testimonia come questo cantiere abbia solo bisogno di esser spinto ulteriormente avanti ma anche reso pubblico.

Di qui in avanti settimanalmente, dopo le riunioni con i direttori generali, daremo conto alla opinione pubblica dei progressi settimanali compiuti nelle iniziative che stiamo svolgendo, che non sono solo iniziative di natura infrastrutturale o di interventi concreti fisici ma sono anche attività di riorganizzazione complessiva del nostro sistema.

Settimanalmente tutte le direzioni aziendali avranno un programma di lavoro secondo il quale dovranno lavorare. Ne verificheremo assieme l’andamento e lo sviluppo concreto. Dobbiamo ricreare nei confronti della opinione pubblica un senso ed un rapporto di fiducia nei confronti delle nostre istituzioni sanitarie, cosa che stiamo già in parte facendo.

Questo processo non può interrompersi ma deve essere portato avanti con convinzione e con energia, sapendo che nessuna responsabilità né politica né istituzionale può sottrarsi a questa prospettiva.

Siamo qui oggi in Consiglio regionale alla ricerca di avere non solo un sostegno alle cose che stiamo già facendo, che sono state fatte ed alle molte altre cose che ancora dovremo fare. Ma siamo qui anche per sollecitare stimoli, suggerimenti, proposte che potranno trovare riscontro nell’ambito del Piano sanitario regionale che è stato approvato dalla Giunta qualche tempo addietro e che il Consiglio ha già all’esame.

Sarà quella la sede nella quale dovremmo provare di essere capaci e di dimostrare di esser capaci di offrire un contributo positivo, propositivo, risolutivo, determinato, concreto, proficuo a questi rapporti istituzionali.

Stiamo cambiando radicalmente la mentalità, le culture, i comportamenti.

Mi piace citare un episodio casuale che è avvenuto proprio ieri. Uno dei direttori generali di azienda provinciale dovendo procedere alla nomina dei direttori amministrativi e sanitari si è rivolto a me, forse per una questione di garbo istituzionale, chiedendomi cosa doveva fare.

Io ho detto: “lei deve fare una sola cosa. Rispondere alla sua coscienza di quel che fa. Non voglio sapere di più. Le suggerisco, le raccomando solo una cosa: verificare bene che tra le persone che lei sceglierà non ci siano elementi tali che possano denotare una situazione dal punto di vista penale a rischio”.

Purtroppo, non sono mancate anche in tempi non lontani delle sorprese di cui siamo venuti a conoscenza tardivamente, senza neppure aver omesso di verificare in partenza le condizioni delle persone che venivano incaricate di occupare alcune posizioni.

Continuiamo ad essere in presenza di questo rischio, che però ciascuno deve sopportare. Questo direttore di azienda chiedeva a me ma io ho rivolto le stesse domande al Presidente Loiero, ho raccontato la stessa cosa. E lui mi ha dato la stessa risposta che io avevo già dato a questo direttore: cioè assoluta estraneità da parte nostra. Forte senso della responsabilità da parte del direttore. Raccomandazione che le persone scelte non fossero in nessun modo attaccabili e consapevolezza che la responsabilità per l’operare dei direttori scelti da un direttore generale ricade su di lui.

Non rinvieremo a 18 mesi o a tre mesi o ad un anno la verifica dei risultati, ma chiameremo settimanalmente a verificare i risultati che si sono realizzati e che sono stati realizzati da diverse funzioni dirigenziali.

Apro una piccola parentesi.

Siccome qualche giorno fa sui giornali sono stato riconosciuto come “fedelissimo” del Presidente Loiero, questo mi impone di dire che se la fedeltà è la piena condivisione e la totale sintonia nei metodi, nei criteri che devono caratterizzare il rapporto tra la politica e la sanità, se questo è il senso della fedeltà, io riconosco di essere un fedelissimo del Presidente Loiero e di chi continuerà ad operare come lui fa.

Il cantiere – vi dicevo e chiudo con questa riflessione sui principali problemi – è aperto. Faremo in maniera che questo cantiere sia ben visibile all’esterno.

Ci sono le potenzialità all’interno di questo sistema per esprimere una sanità che non sia seconda a nessun’altra sanità regionale in Italia. Ci sono le potenzialità in termini di risorse umane, professionali, di risorse finanziarie.

Speriamo di superare la prova dell’accertamento anche dei dati di bilancio, dei dati finanziari e sono convinto che operando in questa direzione, continuando ad operare in questa direzione, continuando ad operare sulla base di questi criteri, creando questa discontinuità con una situazione passata della quale sarebbe vano e controproducente individuare responsabilità personali soggettive e puntuali, sono convinto,ripeto, che sulla base di queste premesse sia possibile rovesciare l’immagine negativa che a torto o a ragione, del tutto a torto o del tutto o ragione, in parte a torto o in parte a ragione, la Regione Calabria sta esprimendo in questo momento.

Dovrà esserci però una condivisione forte di tempi, intenzioni. Non basta che sia la Giunta regionale a volere la discontinuità. La discontinuità deve essere sollecitata, imposta, pretesa, ricercata in tutte le componenti sia operative che politico istituzionali di questo settore. Vi ringrazio.

PRESIDENTE

Sulla relazione dell’assessore Spaziante si apre la discussione. Ricordo ai colleghi che ciascuno ha  a disposizione 10 minuti per il proprio intervento.

E che come abbiamo concordato nella Conferenza dei capigruppo e come recita il Regolamento questa Presidenza può ordinare i lavori in maniera che parli ciascuno per ciascun gruppo ed alternando in maniera che si dispieghi tutto l’insieme delle sensibilità dell’Aula.

Poi, ovviamente, parleranno tutti i colleghi che lo ritengono.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.

Francesco GALATI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi auguro che il tempo venga fatto rispettare per tutti perché - voglio ricordare come giustamente ha richiamato il Presidente - io sono stato l’unico consigliere regionale interrotto la scorsa volta quando sono intervenuto nel dibattito sulla Giunta regionale.Poi gli altri colleghi hanno parlato per 20, 30 minuti ma voglio chiudere qui la questione.

Parlare di sanità, colleghi, oggi è difficile perché abbiamo una sanità che io definirei in coma, visto che il nostro Presidente e l’assessore hanno chiamato a dirigente generale dell’assessorato alla sanità un anestesista rianimatore. Mi auguro che possa far bene nell’interesse dei cittadini e degli utenti.

Siamo in una sanità commissariata e questo non è un fatto positivo per la Regione. Quando ci vengono i commissari anche col nostro beneplacito, credo che sia un fatto negativo.

Oggi però vogliamo parlare della sanità allo stato attuale, onorevole assessore. Ho ascoltato la sua relazione, mi perdoni, la definirei una dichiarazione di buoni intenti. Mi auguro che nella sua gestione lei possa condurre la sanità ad un approdo molto più sicuro.

Prendo atto, però, di quello che ha detto. Ha detto che da questo momento questo è un punto di partenza del processo di discontinuità.

Bene, prendiamo atto di questo processo di discontinuità nei confronti di questi tre anni di operato della Giunta regionale e parlando di servizi sanitari per i quali la Regione Calabria spende oltre il 50 per cento del suo bilancio ordinario, sono circa 3 miliardi 300 milioni di euro all’anno.

Sono passati tre anni e di queste cose vogliamo parlare, onorevole Presidente. Nessuna inversione di tendenza è stata fatta perché l’emigrazione sanitaria continua e noi sopportiamo i costi dell’emigrazione sanitaria. La gente ha paura di ricoverarsi nei nostri ospedali, ha paura perché deve aspettare due-tre mesi per poter avere una visita specialistica.

Le cosiddette liste di attesa, onorevole assessore, sono diminuite? Io ritengo siano aumentate ed i servizi di urgenza e di emergenza sono al collasso. I “118” funzionano poco o non possono funzionare spesso per mancanza di personale.

Poi ci si bisticcia sull’elisoccorso che invece di potenziare si porta da una provincia ad un’altra. La situazione alberghiera degli ospedali è veramente allo stremo.

Ho sentito alla televisione che i Nas – i nuclei antisofisticazione dei carabinieri – hanno asserito, hanno scritto che su 39 ospedali, 36 sono antigenici, da chiudere.

Dove è la riconversione che doveva essere fatta? Che era stata prevista dal piano socio-sanitario regionale che questo Consiglio aveva approvato? Potevate iniziare questo processo di riconversione perché questo processo di riconversione è anche nel vostro Piano sanitario regionale, che voi vi apprestate ad approvare.

La spesa ospedaliera per l’assistenza è un elemento di criticità ed io dico che assorbe risorse in maniera notevolmente superiore al parametro di fabbisogno nazionale che è il 45 per cento.

Non siete riusciti a spostare questo parametro, a destinare i soldi dall’ospedale al territorio. Si ingannano i cittadini, dico io, quando si dice che con il nuovo Piano sanitario regionale i problemi della sanità vengono risolti. Ma non è vero.

Il Piano sanitario regionale ritengo all’80 per cento sia simile a quello che noi abbiamo già approvato ed su quelle novità, in quelle cose che voi ci avete messo dentro credo che dovremmo fare un ragionamento approfondito perché molte cose bisogna cambiarle.

Ma perché non è cambiato niente o è cambiato poco? Perché, cari colleghi, non sono cambiati i metodi di gestione. Le modalità di nomina dei direttori generali sono sempre state le stesse, pure voi avete continuato sulla strada di prima.

I direttori generali non vengono scelti – mi sia consentito – per la loro professionalità o per la loro onestà ma per l’appartenenza politica. Persino i direttori sanitari ed amministrativi vengono lottizzati.

Prendo atto di quanto ha detto l’assessore poc’anzi che avendo ricevuto una telefonata per la nomina dei direttori sanitari ha detto “non ne voglio che sapere”. Mah! Mi auguro che sia così.

E le assunzioni, onorevole assessore, di qualsiasi livello dal primario all’operatore sanitario: non vengono per caso scelti con metodi poco chiari? Oggi abbiamo letto sui giornali che le leggi vengono un po’ aggirate.

Io avevo denunciato questo fatto che è apparso oggi sul giornale e lo avevo detto al direttore generale dell’Asl 7 di Catanzaro, il quale per la verità aveva bloccato tutto.

La legge dice che per quanto attiene gli incarichi per 8 mesi, la selezione avviene tramite titoli. Soltanto per titoli. Si alza l’ingegno e ci si mette un’altra prova “per titoli ed esami-colloquio”.

Io questo lo denuncio in quest’Aula e la prego di prendere posizione su quello che oggi è apparso sui giornali perché questo è un abuso d’ufficio.

Dove è andata a finire, dico io, l’autonomia dei dirigenti? Oggi avete parlato di discontinuità. Ma la discontinuità come si fa? Mandando uno dalla protezione civile all’assessorato alla sanità e viceversa o portando il rianimatore all’assessorato alla sanità? Dico, l’autonomia. No, la legge recita che le aziende sanitarie ed ospedaliere sono autonome ed hanno autonomia contabile ed amministrativa. Non possono essere di volta in volta pungolate. Fai questo o fai quest’altro, fallo in questo modo ed in quest’altro modo.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Le responsabilità derivano anche da questo. Cioè la legge Bassanini da tantissimi anni ha detto che l’organo politico ha il controllo mentre il dirigente deve adottare gli atti di gestione.

Così, nello stesso assessorato alla sanità lasciamoli lavorare questi dirigenti. Non diciamo di volta in volta quello che devono fare.

Un altro punto – ho finito, Presidente – riguarda i controlli. Questi sono importanti, sono spariti dalla pianta organica del dipartimento della sanità, ma mi ricordo che ai tempi miei c’era il settore dei controlli.

Oggi credo che non ci sia più questo settore e noi mandavamo – mi ricordo – all’epoca dei funzionari medici o amministrativi nelle varie aziende per accertarci di quello che si faceva, se c’erano delle denunce o meno.

Vorrei dire qualche cosa sulla sanità privata. Dico solo una cosa. Questa Giunta non è riuscita a trovare un punto di equilibrio tra sanità pubblica e sanità privata.

Mi auguro e lo dico per quanto mi riguarda, per il mio partito, che si possa uscire da questa drammatica situazione in cui versa la sanità.

Noi per quanto ci riguarda, per quanto mi riguarda, diamo il nostro contributo sia all’approvazione del Piano sanitario regionale sia per quanto riguarda tutte le altre iniziative che il Governo regionale vorrà assumere. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, onorevole Galati, anche per la puntualità del tempo del suo intervento.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.

Antonio BORRELLO

Presidente, certamente resterò nei 10 minuti anche se la discussione che si va ad affrontare meriterebbe sicuramente una maggiore disponibilità di tempo, però atteniamoci al Regolamento perché è sempre la cosa migliore, anche se 10 minuti credo siano più che sufficienti per riflettere su una condizione - per quanto mi riguarda – di grande disagio.

Il disagio nasce dal fatto che quando sono stato per 10 anni consigliere di opposizione in questo Consiglio regionale, mi sono  ritrovato assieme a tanti altri colleghi a denunciare le discrasie, le disfunzioni, i mancati controlli, le prevaricazioni.

Qualcuno ricorderà le decine e decine di interrogazioni consiliari che proprio sulla sanità hanno visto in maniera marcatissima una presenza incessante, costante sulle attività che quella maggioranza, quel centro-destra, quella Giunta regionale ma nel complesso la maggioranza del centro-destra regionale aveva come condizione sine qua non, gli accordi, le intese, le provocazioni presso l’allora Presidente della Giunta regionale.

Al punto che, Presidente Bova, io ricordo perfettamente che in sede di discussione del Piano regionale sanitario – lei sicuramente ricorderà tutte le vicende che ha subito quel Piano decine di volte modificato e suffragato da emendamenti interamenti sostitutivi ad ogni pié sospinto –, in Aula ho proposto al Presidente Fedele che chiedesse a tutti i consiglieri regionali di fare una dichiarazione, anche verbale, che nessuno avesse interesse in materia sanitaria .

Perché ho fatto quel tipo di intervento, Presidente? Perché le pressioni ma anche le stesse modifiche che venivano portate di settimana in settimana a quel progetto di Piano sanitario, sentivano in maniera marcatissima le pressioni che singoli consiglieri esercitavano soprattutto sull’assessore.

Non possiamo dimenticare queste cose nel giro di un batter d’occhio.

Una sanità consegnata in maniera davvero incredibile rispetto alle inefficienze che la sanità calabrese ha sempre rappresentato, purtroppo, in materia di qualità di servizi.

Voglio ricordare, Presidente, le decine di interrogazioni che noi facevamo come consiglieri di opposizione sul sistema di accreditamento che avveniva presso l’assessorato, e come avvenivano gli accreditamenti presso l’assessorato alla sanità, laddove proponevamo norme stringenti sulle modalità che dovevano poi portare agli accreditamenti.

Eppure sistematicamente venivano respinti quegli emendamenti. Chissà perché, Presidente, non si è riusciti – e probabilmente ancora si farà fatica a riuscirci – a fare in modo che i cittadini calabresi potessero finalmente sapere quanti soldi servono in questa Regione per  avere servizi di qualità normale.

Io Presidente, ricordo – sono arrivato qui nel 1995 – e il fondo sanitario regionale ammontava a 3.200 miliardi delle vecchie lire. Prego?

(Interruzione)

3.250 grazie.

A distanza di 10 anni siamo oggi nell’ordine di circa 6.300-6.400 miliardi delle vecchie lire, però si continua a sostenere che queste risorse sono insufficienti per soddisfare le esigenze di salute dei calabresi.

La domanda, Presidente, sorge spontanea: non erano sufficienti 3.250 miliardi, non erano sufficienti i 4-5 mila, continuano a non essere sufficienti i 6 mila, ma insomma qualcuno di noi è in condizione di dire, rispetto alla strategia di politica sanitaria che si vuole mettere in campo, quanti soldi servono per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo?

Se riuscissimo davvero ad avere questo tipo di impostazione, a sapere e a conoscere evidentemente tanti problemi potremmo già avviarli a soluzione.

Sono convinto, Presidente, che questa maggioranza, che questo centro-sinistra sia nelle condizioni perché finalmente il nuovo Piano sanitario regionale trovi attuazione. In proposito, credo sia giusto che venga approvato nei tempi più celeri possibili, ma è altrettanto giusto e sacrosanto, caro Presidente, che ognuno di noi, le Commissioni ed i consiglieri, sia messo nelle condizioni di poter discutere serenamente e con grande attenzione di quel nuovo Piano sanitario che andremo a consegnare ai calabresi e in cui, oggettivamente, c’è necessità di realizzare un modello strategico. E lo strumento non può più essere la ripetizione.

Ancora il nome non lo conosco, quindi non sono in grado di esprimere alcun tipo di valutazione, ma, come dire?, corre nell’opinione pubblica una difficoltà a capir bene qual è la posizione del centro-sinistra rispetto ad un nuovo e diverso, più moderno, più efficace sistema sanitario.

Lo diciamo da sempre e sfido chiunque a tirarsi fuori da una responsabilità che negli anni non lo ha mai visto pronto e presente ad ingerirsi, a tentare in qualche maniera di far valere alcune ragioni sul terreno del rapporto clientelare con le aziende, con i direttori generali.

I direttori generali a loro volta, Presidente, debbono finalmente capire - ma questo dobbiamo essere noi a farglielo capire e lo dobbiamo fare attraverso strumenti normativi stringenti - che la scelta anche delle figure apicali – mi riferisco ai direttori sanitari, ai direttori amministrativi, ai capi dipartimento, ai capi struttura e a tutto ciò che ne consegue – deve essere legata alla trasparenza e la scelta non può essere di tipo discrezionale rispetto all’appartenenza politica.

Prendo atto con grande piacere di ciò che ha detto prima l’assessore rispetto a quel direttore generale, ma vorrei davvero che un direttore generale – chiunque esso sia – nel momento in cui si appresta a dover comunque ovviare a questa incombenza, abbia la bontà, l’amabilità, abbia la responsabilità di individuare i soggetti che devono andare a ricoprire questi incarichi attraverso strumenti di avvisi pubblici, dove non è sufficiente prendere in esame il curriculum che viene presentato ma attraverso una discussione aperta, un colloquio personale tra il direttore generale e chi si propone poi di assumere quegli incarichi.. Sappiamo bene, infatti, come spesso e volentieri i curriculum possano nascondere alcune cose.

C’è bisogno di modernità, la voglio dire così. In altre realtà probabilmente queste cose già funzionano mentre in Calabria ancora no.

Già la Giunta regionale ha dato un forte segnale nel momento in cui nella scelta dei nuovi direttori generali ha voluto che fosse una Commissione di esperti a valutare le professionalità.

Su quella triade ho espresso qualche perplessità, per la verità, e me ne scuso, nel senso che ho ritenuto giusto dire quel che ho detto rispetto al terzo soggetto, sul quale dal punto di vista  personale non ho nulla assolutamente da dire, ma questo nome, insomma, continua a circolare nella Regione Calabria, nella Giunta regionale da almeno 7-8 anni con i più disparati incarichi partendo da Chiaravalloti per continuare ancora oggi.

Io non ce l’ho con nessuno Presidente Loiero ma ho difficoltà a convincermi che chiunque – a partire da me – abbia ruoli di responsabilità dirigenziale possa avere le competenze nella “tuttologia” della variegata gamma di quella che è l’amministrazione pubblica, dalla sanità al personale, alle consulenze varie per il Presidente Chiaravalloti e via dicendo.

Non è più possibile così, peraltro parliamo di un soggetto che svolge l’attività di avvocato dello Stato, però era solo una parentesi.

Bene ha fatto quella Giunta regionale presieduta da Loiero a cambiare finalmente il sistema.

Forse avremmo potuto in qualche modo rivedere gli elenchi, riaprendo un bando per consentire anche ad altri, che eventualmente avessero nel frattempo maturato i requisiti, di poter partecipare.

Detto questo Presidente, concludo dicendo che dobbiamo rimuovere davvero con grande senso di responsabilità il disastro e non ho nessuna remora a ribadirlo con veemenza se volete. Davvero mi viene da ridere quando leggo sulla stampa quasi ogni giorno i rappresentanti del centro-destra che continuano a pensare o ritenere che in appena 2 anni e mezzo fosse possibile…

E parla uno che col Presidente Loiero non è stato mai molto tenero.

Lo dico con grande serenità perché sono portato a dire le cose che si fanno. Ma chi poteva immaginare che quei disastri che ci sono stati consegnati potevano essere risolti nel giro di due anni e mezzo? Ma allora ci siamo dimenticati di quel che abbiamo discusso qui in dieci anni? Chiudo Presidente, dicendo che riguardo al rapporto pubblico-privato probabilmente in sede di Piano regionale avremo modo di capire e di sapere come mettere nelle condizioni il pubblico di essere competitivo con il privato.

Questa è la scommessa, non possiamo aggredire il privato perché magari sul piano organizzativo e scientifico riesce ad essere in qualche maniera più rispondente ai bisogni di salute della gente rispetto al pubblico.

Se noi riusciremo a fare questo - nel complesso l’ho detto in brevi battute - evidentemente avremo fornito un ottimo servizio e forse sicuramente riusciremo a ridare speranza a questi calabresi che da tanti anni non riescono ad avere un servizio di qualità. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA

Grazie, Presidente, ho ascoltato attentamente la relazione che l’assessore ha poc’anzi fatto. Non lo vedo adesso fra i banchi.

Non nascondo che sono del tutto insoddisfatto di questa relazione perché ho sentito alcune affermazioni che probabilmente vanno in una certa direzione, ma altre continuo a non capirle.

Intanto voglio ricordare che questo Consiglio tratta oggi di sanità perché i gruppi della opposizione hanno fatto richiesta qualche mese fa di tenere un seduta  ad hoc sul problema della sanità. Quella insoddisfazione - di cui parlava poc’anzi l’assessore – dei nostri calabresi l’abbiamo registrata ed abbiamo avuto modo di percepirla e ci sembrava quanto meno opportuno affrontare nella massima Assise regionale la discussione su uno dei servizi più importanti per la nostra comunità: la sanità, appunto.

L’abbiamo chiesta, io so che il Presidente Loiero ha accelerato questo processo e ribadito la volontà di discutere di sanità , ma oggi questa relazione a me personalmente non soddisfa.

Intanto, vorrei capire: discontinuità rispetto a che cosa? Siamo a tre anni dalle elezioni vittoriose per voi del centro-sinistra e parlate di discontinuità? Ma discontinuità rispetto a che cosa? Alla precedente gestione sempre del centro-sinistra? State forse rinnegando quella politica che noi abbiamo più volte denunciato? Quella scarsa politica sanitaria che noi abbiamo più volte denunciato?

Penso che i cittadini calabresi questa sera abbiano bisogno di alcune certezze ed io alla fine del mio intervento lancerò una proposta a questo Consiglio regionale perché altrimenti rischieremmo di dire sempre le stesse cose, di piangerci addosso senza avere poi una proposta seria sulla quale confrontarci. Non ci sarà nulla che rimarrà rispetto a questo dibattito.

Abbiamo una sanità che è ormai al collasso. Io ho lavorato 5 anni nel sistema sanitario calabrese da medico e non ho ricevuto tante telefonate quante ne sto ricevendo oggi dai pazienti per essere raccomandati per sottoporsi ad una visita.

Lavorando in una struttura ospedaliera questo non mi era mai successo. Oggi costantemente veniamo sollecitati perché i nostri concittadini hanno paura, hanno paura del nostro sistema ma ancora più paura hanno i sanitari che lavorano in questo sistema.

Non passa giorno che leggiamo sui quotidiani regionali di qualche probabile caso di mala sanità.

Immagino i miei colleghi - perché tali sono – in quali stati d’animo devono essere. Come fanno ad espletare la loro funzione se siamo sotto l’obiettivo attento e sempre puntiglioso rispetto agli eventi che succedono?

La sanità, diceva il collega Borrello, costa molto ed aggiungeva che bisogna normare meglio tutto questo. Guardate, io penso che ci sia una via da seguire se vogliamo veramente dare una risposta ai calabresi.

Dovete avere il coraggio di prendere questo Piano sanitario che avete approvato in Giunta e rapidamente portarlo all’approvazione. Questa è la sfida che lancio al centro-sinistra. Dovete avere la forza di convincervi che quel vostro Piano sanitario è la panacea per tutti i problemi che all’interno della sanità ci sono. Portarlo in discussione ed in 3 mesi approvarlo.

Questo dovete fare se volete essere consequenziali rispetto a quel che dite e rispetto al vostro modo di agire.

Ritengo che questa sia la risposta che meritano oggi i nostri concittadini. Non meritano di sentire un’ analisi che viene fatta dalla minoranza criticando le scelte della maggioranza e viceversa la maggioranza che critica le scelte che probabilmente ha fatto l’attuale minoranza.

Se vogliamo dare una risposta seria e concreta è questa la sfida che vi lanciamo. Ed è su questo che siamo disponibili al confronto e a lavorare anche 24 ore al giorno se è necessario. Lo meritano tutti i nostri cittadini calabresi che stanno lì aspettando eper come è lo stato generale delle cose non capisco come ancora non si siano ribellati.

Questa è la sfida da lanciare. Blocchiamo tutto. Se questo Piano sanitario è la panacea lo vedremo nel prossimo futuro grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

Doris LO MORO

E’ la prima volta che parlo da questi banchi, si vede anche dal fatto che non so accendere il microfono.

Parlo di sanità in una fase difficile dopo aver tanto atteso una discussione seria e serena fuori dalle emergenze sulla sanità. Ma forse io ero tra coloro che dovevano sapere che sarebbe stata una illusione perché , intanto, vi voglio trasmettere una consapevolezza.

In questi giorni sento parlare di emergenza prima sulla malasanità, poi sugli arresti, poi sui risultati delle visite della commissione di inchiesta presieduta dal prefetto Serra.

E’ un susseguirsi di notizie che hanno in comune tutte un carattere: quello di presentare una situazione come non conosciuta, almeno così appare delle volte spesso sui giornali, in televisione. C’è sempre qualcuno che scopre qualcosa.

Mi sono molto interrogata in questi giorni e non poteva che essere così vista l’emergenza, ma soprattutto l’ultima novità rappresentata dalla inchiesta “Onorata sanità” che ha coinvolto persone che con me hanno lavorato, condiviso, progettato, quindi persone che in qualche modo hanno diviso le giornate lavorative ed i progetti sul futuro.

La prima riflessione che voglio socializzare è che non sono d’accordo su questa impostazione perché ad essere sereni e tutti solidali fino in fondo con la nostra Regione e con quello che sta capitando in Calabria, tutto quel che è successo ci dovrebbe riportare alla drammatica sera del 16 ottobre 2005 quando sicuramente dei malavitosi, dei sicari hanno fatto piombare la Calabria nel terrore ed hanno messo sotto accusa non solo i mandanti e gli esecutori, ma anche il sistema politico calabrese.

L’inchiesta giudiziaria di oggi in fondo non ci dice nulla di diverso da quelle ipotesi che erano state tracciate all’epoca. Ci dipinge un contesto sociale e ambientale della sanità in cui è stato possibile, come è successo, uccidere una persona al di là dei motivi occasionali, una persona che comunque in questo mondo della sanità ha vissuto e per questo mondo ha anche fatto battaglie politiche.

Poi che dire di tutte le inchieste che ci sono state a seguire. Che dire per esempio di tutti noi – io so dove ero, in un posto scomodo – quando dopo questa morte, dopo questo omicidio, sul quale tutti noi ci interroghiamo ed è giusto che lo facciamo, è iniziata la storia degli accessi antimafia e si è arrivati al commissariamento di Locri.

Dov’ era la nostra attenzione politica di centro-destra e di centro-sinistra? Vorrei fare un discorso non al di sopra delle parti, ma un discorso equilibrato anche se molto sentito e quindi mi scuso per l’eccesso di emozione.

Dove eravamo tutti quando ci sono stati gli arresti a Melito Porto Salvo, quando si è scoperto che in quell’ospedale venivano ricoverati sotto falso nome latitanti? Quando a seguito di questo episodio e di questi arresti che hanno coinvolto in maniera evidente il mondo della sanità si è arrivati al secondo accesso antimafia?

E poi ancora, per continuare come filo logico, dal secondo accesso su Reggio Calabria  si è arrivati alla proroga, ma non si è arrivati semplicemente alla proroga, ma qualche mese fa quando era scaduto il termine si è arrivati ad una proroga che è anche un ampliamento, perché nel frattempo sono emerse ed io stessa con relazione riservata indirizzata al prefetto De Sena da tempo avevo evidenziato situazioni analoghe nell’Asl di Palmi.

Quindi stiamo parlando della intera provincia di Reggio Calabria.

Ma io non mi fermerei a questo perché oggi si parla dell’ospedale di Vibo Valentia e vi voglio ricordare le inchieste. Inchieste sulle tangenti, sulla gara dell’ospedale di Vibo Valentia, gli arresti, le incriminazioni e soprattutto la sconfitta della Calabria che si è vista ancora una volta negato il diritto di un ospedale nuovo, nonostante lo sforzo di un Governo che aveva trovato parte dei fondi necessari ed aveva finanziato quell’ospedale e quella struttura.

Poi il recesso e tante altre cose che hanno portato ad un risultato: l’ospedale di Vibo Valentia, finanziato parzialmente nel ’99, nel 2008 attende ancora il nuovo ospedale.

Poi, non è solo la provincia di Vibo Valentia. Vorrei richiamare l’attenzione su tutti questi episodi che riguardano tutti il passato. Non sono qui per contestare responsabilità, ma queste ci sono e sono probabilmente della intera classe politica calabrese. E’ un fatto, però, che negli ultimi 10 anni ha governato il centro-destra.

Vi vorrei ricordare gli altri arresti. Gli arresti che ci sono stati per altre questioni legate alla farmaceutica a Locri, gli arresti che ci sono stati a Lamezia Terme, a Cosenza. Allora questa situazione della Calabria perché ci sorprende? Forse questo momento di sgomento dovevano averlo prima? Forse era necessario capire che bisognava agire con urgenza e dovevamo farlo tutti insieme prima.

Poi tante altre cose che sono successe in questi due anni e mezzo. Tanti hanno contestato alla Giunta ed anche a me le nomine dei direttori generali. E dire che avevamo cercato e pensato di aver fatto, veramente, del nostro meglio.

Gli arresti che ci sono stati anche rispetto ai direttori generali, abbiamo visto arrestare più di un direttore generale. La notizia di oggi è l’avviso di garanzia ad un altro nostro direttore generale.

Perché dico tutte queste cose? Perché sostanzialmente a tutto quel che è successo in Calabria in questi duri anni di lavoro, tutte queste cose che ho richiamato si aggiungono gli episodi tristi, quelli sì dolorosi e sfiancanti come la morte di Federica e poi delle altre morti. Io non ero più nella sanità, ma li ho vissuti, vi assicuro, come se fossi lì al mio posto, a quel posto rispetto al quale ho avuto tantissimo rispetto e legame perché è vero che la sanità è una cosa difficile ma una cosa in cui tu capisci che è anche utile quel che stai facendo. E quindi la malasanità, tanti episodi di malasanità e tanti episodi rispetto ai quali la politica - mentre le famiglie chiedono giustizia e noi con le famiglie dobbiamo chiedere giustizia - si deve interrogare sulle sue deficienze, sulle sue incapacità. Perché tanti primari anche inadeguati che ci sono in Calabria sono frutto della politica e della mala politica del decennio che ci ha preceduto.

E’ difficile oggi chiedere il conto. Dovremmo interrogarci su questo, ma non solo. La responsabilità della politica sulla organizzazione che è difficile adesso ed è difficile, per quanto mi riguarda, dall’inizio. Il tentativo è in corso: riprendere facendo scelte strategiche.

Questo è lo scenario, lo scenario che io ho soltanto elencato. In 10 minuti non potrei entrare nel merito per dire che un ulteriore arresto, che fa ripiombare la sanità calabrese nelle prime pagine nazionali, ci può sorprendere per qualche persona coinvolta. Lo confesso, sono tra quanti hanno sofferto e si sono sorpresi rispetto a qualche persona coinvolta. Ovviamente parlo delle persone che ho conosciuto e che hanno collaborato con me, ma per quanto riguarda il resto non fa che riconfermare un quadro che ben conoscevamo.

Scusate: dove eravamo noi e dove eravamo tutti – io so dove ero e so quanto ho sofferto del resto – quando i Nas sono piombati in Calabria all’inizio di gennaio dell’anno scorso, quando ci sono state tante polemiche sulla storia dei Nas?

Oggi si agita il dato che quasi tutti gli ospedali – io potrei dire senza numeri –meno qualcuno sono stati coinvolti nel provvedimento dei Nas. Se si vuol dare i numeri forti si può, anche se bisognerebbe analizzarli per capire che in alcuni casi le contestazioni sono assolutamente minori e che in altri casi invece si tratta di contestazioni di una certa gravità.

Noi conosciamo la situazione calabrese e ci dovremmo interrogare. Mi voglio interrogare con voi su quello che abbiamo fatto rispetto a questa situazione e penso di voler partire da un dato.

Vedete, è troppo facile,qualcosa bisognerebbe fare. Questa è la situazione e bisognava mettersi a lavorare su tutti gli ospedali, bisognava riparare tutto quel che c’era e continuare senza nessun progetto e senza nessuna idea, senza nessun percorso, bisognava crearne qualcuno.

Quello che vi voglio dire è che in questi due anni e mezzo abbiamo cercato di avviare un percorso, avviato e documentato, che prelude a scelte di fondo che la Calabria deve attrezzarsi a fare.

Anche sull’articolo 20 non capisco quanti si scandalizzano sulla situazione degli ospedali, quando poi scopriamo che i 360 milioni di cui anche oggi si è parlato sul “Sole 24 Ore” giacevano lì da molti anni e nessuno ipotizzava di poterli spendere.

Mi ricordo e vi ricordo che le ultime spese sono state assolutamente settoriali. Vi ricordo e vi dichiaro che non ho seguito le orme dei miei predecessori che hanno finanziato parzialmente l’ospedale ricadente nel territorio di propria competenza.

Noi abbiamo fatto uno sforzo diverso, abbiamo cercato di capire cosa serviva alla Calabria. Allora ecco le tappe: dell’ottobre 2006 la prima delibera di Giunta che organizza la spesa sui 360 milioni in maniera credibile, poi le linee guida del Piano e successivamente il Piano che individua le priorità in Calabria.

Il Piano sanitario non è solo un documento da approvare e non è neanche vero quel che spesso sento dire a politici del centro-destra o del centro-sinistra che i Piani sanitari sono tutti uguali.

Vi confesso che non mi irrito quando sento questo ma mi preoccupo perché se non siamo consapevoli, questa è una attestazione della nostra cattiva cultura.

Capire che un progetto è un progetto quando fa delle scelte, quando indica delle priorità, quando non lascia le cose come stanno, quando non accontenta tutto, questo è il progetto.

Perché la Calabria…

Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello

PRESIDENTE

Onorevole Lo Moro, la prego di concludere. Grazie.

Doris LO MORO

Allora concludo senza aver iniziato perché per la verità non avevo neanche iniziato.

PRESIDENTE

Lo so ma non è colpa mia, mi dispiace.

Doris LO MORO

In un’altra occasione farò il mio discorso sulla sanità.

(Dal settore del pubblico si grida)

PRESIDENTE

Silenzio, per favore, dal pubblico.

(Dal settore del pubblico, dove viene esposto uno striscione con la scritta “Azione giovani” si grida Dimissioni, dimissioni, Loiero vattene”)

Invito i commessi a sgombrare il settore del pubblico

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gentile. Ne ha facoltà.

(Interruzione)

Giuseppe GENTILE

Presidente Borrello, io credo che sia utile aspettare altri due o tre minuti in modo che si tranquillizzino…

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Mi rivolgo alla Presidenza del Consiglio. Badate, considero assolutamente legittimo il comportamento del pubblico, e non voglio essere frainteso, e mi pongo come assai tollerante verso ogni forma di protesta che legittimamente e politicamente può inscenare l’opposizione verso un governo.

Per quel che è successo stasera in quest’Aula, penso che non siamo in condizione di proseguire se non previa sospensione dei lavori al fine di accertare come e perché sia successo, dato che le persone che hanno protestato erano sedute nei banchi del pubblico ed immagino che queste persone siano state autorizzate e siano quindi identificabili. Magari hanno avuto l’accesso grazie a qualche utilizzazione e permesso di singoli colleghi consiglieri regionali.

Dobbiamo sapere tra di noi come si gioca in quest’Aula. Se si gioca lealmente o meno perché, ripeto, la protesta è di per sé vitale per la democrazia, ma non ci possono essere imboscate in un’Aula mentre si discute di questioni serie di questo tipo.

Allora, non so – le chiedo scusa, collega Gentile – se noi possiamo proseguire i lavori senza aspettarci altre imboscate. Per cui non sarebbe male se una componente dei capigruppo venisse convocata ad horas dal Presidente del Consiglio, perché è chiaro che non sono abusivi quelli che sono venuti, non sono sfuggiti ai controlli, non si tratta di masse che inscenano proteste ecc., il problema non è nemmeno della Presidenza che organizza i lavori.

Il problema è della responsabilità di ogni consigliere regionale che consente l’accesso secondo le proprie disponibilità, perché va da sé che in un’Aula come questa non è regolamentabile quella…

PRESIDENTE

Chiamo i capigruppo al banco della Presidenza…

(Interruzione)

Non c’è dibattito, onorevole Senatore, c’è la convocazione dei capigruppo al banco della Presidenza. Stia tranquillo.

(Interruzione)

Sto invitando i capigruppo della maggioranza e della minoranza a proporsi al banco della Presidenza. Non c’è discussione.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

La seduta sospesa alle 17,56 riprende alle 18,02

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Prego i colleghi di prendere posto. La seduta riprende.

Comunico all’Aula che questa Assemblea vuole continuare ad operare in maniera aperta, libera, pronta a recepire tutte le forme di disapprovazione. Ma con pari chiarezza i capigruppo alla unanimità al banco stigmatizzano fortemente azioni di questo tipo. All’unanimità non le accettiamo, le respingiamo, le respinge alla unanimità tutta la Conferenza perché le forme per esprimere le proprie opinioni possono e debbono rimanere quelle del civile confronto che in quest’Aula esprimono gli eletti del popolo chiamati ad assolvere questo ruolo.

Sottolineato e stigmatizzato questo la seduta riprende, e ovviamente nelle prossime sedute sarà attenzione nostra evitare che fatti di questo tipo abbiano in ogni modo a riprendere.

Vedo iscritto a parlare l’onorevole Gentile. Ne ha facoltà.

Giuseppe GENTILE

Presidente, noi questo dibattito sulla sanità lo avevamo chiesto e la maggioranza ha detto anche di sì. Purtroppo per una serie di disguidi è stato un po’ rinviato. Oggi finalmente riusciamo a discutere, spero con grande serenità -  nonostante ci siano state delle intemperanze di alcuni giovani – e spero che questo dibattito possa essere proficuo ed aiutare l’Istituzione ed il Consiglio regionale ad andare avanti.

Ricordo la relazione del Presidente Loiero di un mese e mezzo fa circa in Consiglio. Ho sentito oggi la relazione del nuovo assessore alla sanità Vincenzo Spaziante.

Devo dire che da allora ad oggi i problemi si sono aggravati e certamente questo non è un momento idilliaco in Calabria per la sanità, anzi è un momento drammatico dove a drammi si aggiungono altri drammi.

Noi da questa parte della opposizione non abbiamo voluto speculare, non abbiamo tentato di aggredire la Giunta o la maggioranza su questi temi. Abbiamo comunque mostrato in alcuni casi le inefficienze e gli errori che sono stati fatti.

Dagli interventi che stasera abbiamo sentito dobbiamo solo pensare, assessore Spaziante, che la sanità è programmazione, organizzazione e precisione nei minimi particolari. Se mancano questi presupposti la sanità va allo sbando.

Ci sono stati, certamente, errori del passato di vecchie maggioranze ma ci sono errori di questi due anni e mezzo. Sono errori e drammi di questi due anni e mezzo che si sono acuiti, che sono aumentati perché quando si occupano scranni di responsabilità, come quelli che abbiamo qui, ma soprattutto quando si è in un governo regionale c’è bisogno sempre di un po’ di umiltà. Umiltà che è mancata alla maggioranza, è mancata forse all’assessore pro tempore alla sanità, è mancato quel dialogo che noi più volte abbiamo chiesto.

Lo abbiamo chiesto sulla stampa ed in varie altre occasioni. Quando poi si assurge a questi ruoli e si pensa di essere i primi della classe oppure di essere onnipotenti, si sbaglia, perché noi in questi posti di responsabilità ci siamo per conto di altri.

Molti dimenticano che noi siamo in questi posti per conto di altri e quando vanno lì diventano i più forti, addirittura si procurano lo specchio magico e la mattina pensano di essere onnipotenti e quando accade questo si commettono i più grandi errori della storia.

In Calabria purtroppo a drammi si sono aggiunti drammi. La sanità è in una condizione pietosa e difficile e noi come forze di opposizione ancora oggi siamo qui a dire che noi vogliamo dare il nostro contributo.

Lo daremo in occasione del nuovo Piano sanitario che è stato predisposto, dove faremo le nostre proposte e dove daremo un contributo certamente positivo anche per il Piano sanitario.

Noi non siamo stati mai coinvolti ed interrogati. Credo che non siano state nemmeno interrogate le categorie che lavorano all’interno dei presidi e all’interno della sanità.

Certo che era un Piano contestato, usciva come una cosa romanzata che veniva pubblicata a puntate sulla stampa e uscivano solo cose negative che hanno acuito ancor di più il drammatico problema di oggi. Poi si aggiunge a tutto questo tutto quello che sta avvenendo in questi ultimi giorni.

Noi ci poniamo sempre in una posizione di aiuto, non di aiuto alla maggioranza ma di aiuto alla sanità, di aiuto per risolvere i problemi di questo settore. Siamo qui e siamo disponibili a confrontarci seriamente ed in modo molto aperto sul Piano perché si trovino le soluzioni migliori.

Capisco che forse qualcuno ha attribuito al nuovo Piano poteri taumaturgici. Non è così e non sarà così ma certamente un nuovo Piano metterà anche un po’ di ordine nella situazione attuale.

Poi per la sanità c’è bisogno di guardarsi all’interno? Lo avete già fatto in questi giorni e ve ne diamo atto. C’è bisogno soprattutto di guardare all’interno della sanità pubblica e della sanità privata.

Qui in questa Calabria, in questi due anni e mezzo abbiamo soltanto potuto apprendere tentativi di criminalizzazione di tutto. Si è parlato di discontinuità usando questa parola - che cacofonicamente, tra l’altro, non va bene – per dire “noi siamo quelli che risolvono tutti i problemi”.

La discontinuità si deve fare con i metodi e con la programmazione, facendo una programmazione seria, facendo un lavoro di qualità. Allora la discontinuità avviene nei fatti sul sistema che non funziona.

Lo diceva il mio collega ed amico Galati prima.

Qui ci sono le liste di attesa e problemi che riguardano proprio il sistema sanitario. Qui ci sono problemi che riguardano la riqualificazione all’interno delle strutture delle categorie che operano in questi nosocomi.

Invece, ogni tanto si tenta di criminalizzarli ma non è così. Io non voglio difendere nessuno, ma credo che la maggior parte di questi operatori che lavorano all’interno di queste strutture siano capaci e credo che ci siano anche persone che si sacrificano.

Noi dobbiamo incoraggiarli e qualificare quelli nuovi. Possibilmente prendere la buona abitudine, come c’è stata in passato, ogni tanto di mandarne un gruppo fuori magari a pagamento ed incentivandoli affinché si specializzino meglio in alcune cose.

Poi c’è il discorso dei nuovi ospedali. Si dice: noi costruiremo quattro nuovi ospedali.

Certo, anche quello è un fatto positivo e finalmente si costituiranno 4 nuove strutture. Ma se non le riempiamo di contenuti le strutture non funzionano. Dobbiamo preparare gli addetti perché vadano ad occupare queste strutture e rendere la sanità qualificata al massimo.

Poi se ci lavoriamo insieme in questo momento particolare, probabilmente riusciremo a renderla più credibile. In questi anni il discorso con la gente è diventato molto più lontano, molto più acuto.

Penso che la fiducia di coloro i quali si ricoverano in un ospedale nostro è quasi zero, perché si va lì e si pensa “chissà cosa mi succederà”. Invece, noi dobbiamo ricreare questo clima di fiducia e far in modo che anche i nostri manager, che non devono dar conto alla politica - devono certamente dar conto alla politica nel senso più bello e più pulito della parola - hanno la responsabilità di prendere decisioni in favore dell’ammalato.

Qui spesso, infatti, si è dimenticato che l’oggetto oppure il protagonista principale che deve usufruire di questi servizi è l’ammalato. Poveri loro che capitano in queste strutture. Dobbiamo fare in modo che chi entra in queste strutture abbia una sicurezza, abbia la possibilità di non avere disservizi, abbia anche l’umanità che a volte manca – specialmente quando c’è povera gente – di veder trattare i degenti con grande rispetto.

Questo compito abbiamo pure, caro assessore Spaziante, cioè quello di fare un po’ di scuola perché chi opera all’interno degli ospedali deve trattare gli ammalati con grande rispetto e comprensione.

Poi le strutture che soffrono di più all’interno di questi nosocomi se ci fate caso, ma forse lo sapete meglio di me, sono i pronto soccorso, sono i servizi di urgenza dove la gente quando va lì viene buttata su una barella dove magari rischia di restarci tre giorni o addirittura morire perché non ci sono i posti, perché il pronto soccorso non funziona bene o perché il servizio di emergenza non ha la capacità di rispondere a tutta la domanda che proviene dalla società in quel momento.

Se tutto questo allora lo curiamo in modo particolare al di là della programmazione generale, ma se questo lo curiamo, se incentiviamo i medici, se li responsabilizziamo e mettiamo queste persone in condizioni di funzionare meglio, probabilmente – finisco subito, onorevole Presidente – riusciremmo a far già una grande opera.

Insieme a questo naturalmente c’è bisogno di tutti. Questa sanità sta affondando. E’ come una grande nave, ci sono le scialuppe, gli ospedali, la politica, i presidi, dovrebbero essere le scialuppe che aiutano questa grande nave a tirarsi su per evitare che affondi.

Per evitare che affondi ognuno dovrà fare la propria parte. Lo deve fare prima di ogni cosa la Giunta regionale, perché se noi riusciamo ad interloquire col Governo regionale su un tema come questo saremo qui a fare gli interessi della gente. Possiamo fare l’interesse delle persone, dell’ammalato, l’interesse del medico, dell’infermiere che opera all’interno di queste strutture e possiamo farlo insieme ottenendo risultati di riqualificazione, di recupero di fiducia e soprattutto di prospettive che questa sanità calabrese merita comunque di recuperare.

Queste sono piccole cose che si possono dire in 10 minuti. E non affondo il tema. Non mi disperdo su temi che poi sarebbero più particolari ma ci sarebbe da dire  molto. Lo faremo nel corso delle Commissioni e lo faremo quando discuteremo del Piano della sanità. Lo faremo se ci darete l’opportunità di confrontarci perché ognuno di noi può suggerire delle cose che risulteranno certamente utili a tutti e soprattutto ai calabresi oltre che alla istituzione regionale. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.

Damiano GUAGLIARDI

Presidente, abbiamo fatto bene a reagire con una dichiarazione di tutta l’Aula rispetto al grave incidente di poco fa. Penso che agli inizi del secolo scorso di fronte ad una crisi generale dell’identità degli italiani, in una fase di crisi di un modello politico-sociale del giolittismo si aprì una stagione buia per la nostra società.

Oggi siamo in una situazione molto analoga e dobbiamo stare attenti che non si apra un’altra stagione come quella degli anni ’20. Lo dico con grande serenità e pacatezza.

Dunque, noi oggi facciamo questa discussione sulla sanità. Ho apprezzato il tono sommesso e deciso del neo assessore regionale al ramo. Però noi dalla stampa leggiamo che c’è un intreccio perverso tra politica, pubblica amministrazione e – come dicono i più esagerati, ma forse è vero – criminalità organizzata.

Io direi, invece, che c’è un triangolo perverso tra politica, pubblica amministrazione e centri di potere che gravitano sulla sanità.

Quando parlo dei centri di potere mi riferisco anche alla criminalità organizzata, ma anche al sistema farmaceutico che ha enormi interessi in questa nostra materia ed al sistema privato. Mi riferisco, per esempio, a quel devastante processo di esternalizzazione dei servizi che prima venivano utilizzati da gente di livello minimo: operai, aiutanti, portantini. Gente che aveva un lavoro fisso e che poi è stata sostituita dalle famose aziende di servizio per i servizi minimi nella sanità.

Mi riferisco al controllo dei primariati che sono controllo di voti. Mi riferisco a tutto quello che tenta di trarre vantaggio da quei famosi miliardi o non so quante centinaia di milioni di euro che si dice gravitino su questo problema. Perché il  vero problema non è la buona fede o la buona volontà di questo quel medico, di questo o quel direttore generale. Il vero problema è la grande torta della sanità che in questa regione, che ha limiti di democrazia – perché siamo democraticamente un tessuto debole –, è presa di mira dai gruppi di potenti che tentano di formare anche quella famosa borghesia mafiosa.

Allora, la questione che abbiamo oggi non è tanto dire “risolviamo questo o quel problema” ma è di interrompere questo triangolo, questa spirale che porta alla ricerca dell’avere massimo profitto dalle risorse della sanità e di procurare grandi ricchezze dalle risorse della sanità.

Se non facciamo questo comunque perdiamo la partita. La perdiamo perché ho sentito poco fa l’onorevole Borrello ricordare a proposito degli accreditamenti la sua richiesta, ma anche io in occasione del precedente Piano sanitario, avevo fatto – l’ho proposto molte volte – un emendamento in cui si stabiliva che gli accrediti alle strutture private che operano nella sanità venivano interrotti qualora ci fosse stato un legame di parentela o una proprietà diretta di consiglieri regionali o di parenti molto prossimi ai consiglieri regionali.

Mi è stato risposto che non è lecito costituzionalmente. So che è così ma penso che anche rivoltando tutto dobbiamo intromettere, inserire regole radicali. Perché se è vero che c’è un uso del politico per gestire uno o più di tanti poteri che io ho citato nella sanità, noi dobbiamo rompere questa spirale.

E’ stato detto molte volte. Presidente Loiero, la discontinuità io la chiedo veramente. Ma dobbiamo farla realmente, non consentendo che nella nostra attuale struttura, dai direttori a scendere, ci siano alcuni personaggi del precedente sistema politico. Ci sono Presidente e poi in privato le dirò anche ma se vuole glielo dirò anche in pubblico.

Ma il problema è questo: dobbiamo dare un segnale di discontinuità reale. Non possiamo dire che ci sono alcune persone proposte per anni e anni, decenni a guarire i mali della sanità che poi persistono.

Io mi chiedo, Presidente, perché mai le Tac nel sistema pubblico non funzionano mentre sono efficientissime nel sistema privato? Perché mai i laboratori di analisi nel sistema pubblico arrivano fino ad un certo livello di analisi, che invece sono diffusissime nel sistema privato?

Perché mai avviene questo? Eppure il pubblico ha in mano le redini della direzione della sanità. Io non voglio criminalizzare i privati ma posso dire, Presidente, che dentro la sanità - e non per colpa soltanto di chi governa la Regione o di chi è l’assessore incaricato - ci sono livelli intermedi che danneggiano la sanità pubblica a danno degli interessi privati della sanità.

Se non diciamo questo, allora noi perdiamo la partita perché il problema non è chiudere Rogliano e tenere aperto Melito Porto Salvo o chiudere questo e tenere aperto Rogliano. Non è quello. Il problema è che chi viene preposto da noi a dirigere lo stato della sanità invece la trascura.

Quando parliamo della sanità ha ragione l’onorevole Gentile a puntare il dito sulla centralità dell’emergenza. Quando la gente muore, muore per una fesseria ma anche per un errore umano. Ma quanta mala sanità c’è nella lungodegenza? E quanta connessione c’è  nella lungodegenza per quella famosa torta di cui io parlo, Presidente, in cui strumenti dell’apparato pubblico regionale fanno finta di non sapere per rallentare e favorire le strutture private?

Quante volte assistiamo a queste situazioni. Non voglio incolpare nessuno di questo ma se noi approviamo oggi una Commissione di inchiesta del Consiglio regionale su queste cose, dobbiamo avere il coraggio di andare fino in fondo ed individuarle, e correggere. Non dobbiamo condannare nessuno ma possiamo correggere certe cose.

Noi non vogliamo mandare in galera nessuno ma se si sbaglia si corregge. Se funziona va benissimo. Ben venga tutto quello che funziona. Ma sia nel pubblico che nel privato chi fa delle cose sbagliate ...

Ogni volta che si parla di sanità non mi riferisco ai poveri giovani o alle giovani ragazze che sono morte ma mi riferisco ad un mio compaesano. Un ragazzo che per la troppa intelligenza è andato fuori di testa. Si trova al “Papa Giovanni”, quell’uomo ha subito le angherie dei carnefici. Dal carnefice principale che era chi gestiva quella struttura fino a coloro che dovevano assisterlo ma non l’hanno fatto. Perché il malato diventa un oggetto insostenibile. Diventa un qualcosa che non serve.

Ci vuole lo strumento del pubblico, lo strumento di questo campo per fare interessi ed accumulare potere.

Credo che sulla sanità dobbiamo avere il coraggio di dire queste cose e le dobbiamo dire con schiettezza, dobbiamo entrare col dito nella piaga non per penalizzare o per condannare ma per correggere la situazione, assessore, perché non siamo in grado neanche di dire “dobbiamo escludere chi in questa situazione sbaglia e sbaglia con protervia”.

La nostra è una debolezza strutturale perché il sistema è così perverso e complicato e potremmo essere travolti nonostante la buona volontà di tutti.

Allora, dobbiamo avviare in progress, con molta umiltà, sottotono, ma con grande decisione, un processo di correzione dei mali della sanità.

Guai a noi dire: avevamo ragione. Non c’è nessuno di noi che si salva qui dentro in questa situazione generale. Perché quando veniamo qui ed approviamo alcuni deliberati, noi siamo complici. Non ci sono i più bravi o i meno bravi, siamo tutti coinvolti. Anche chi, come me, magari non ha raccomandato mai medici, ma siamo tutti coinvolti in questa crisi generale.

Allora dobbiamo avere la forza, abbiamo gli strumenti, c’è un commissario, c’è un prefetto, stiamo istituendo una Commissione, abbiamo un nuovo assessore, c’è una volontà nuova, pertanto cerchiamo di individuare le ragioni reali della mala sanità in Calabria, della crisi della sanità e cerchiamo di correggere.

Non sto chiedendo altro che correzione. Correzione nel modo di lavorare, correzione nel modo di assumere i primari, correzione nel modo di garantire il diritto del lavoro alla gente, correzione nel garantire i diritti del malato, correzione soprattutto nell’allestire le strutture pubbliche degli strumenti dovuti. E’ grave che in ospedali di prima fascia ci siano Tac che non funzionano - e la Tac è uno strumento già superato – oppure ci siano altri strumenti che non funzionano.

Noi dobbiamo correggere in questo. Abbiamo le risorse per costruire nuovi ospedali e per rimodernare la struttura scientifica e tecnologica della sanità. Tutto questo lo possiamo fare, sta a noi farlo e possibilmente lo possiamo anche fare col prossimo Piano sanitario nel momento in cui lo approveremo. Non è una sfida approvarlo o non approvarlo.

Ci sono cose che vanno e che non vanno in quel Piano sanitario ma intanto diamoci uno strumento di ordine, di programmazione e di garanzia per tutti. Soprattutto per i diritti del malato.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Franco Mario PACENZA

Grazie Presidente, penso che abbiamo fatto bene a dedicare una seduta del Consiglio regionale della Calabria a quella che oggi è sicuramente la questione più acuta della sofferenza di questa terra.

Una sofferenza amara, drammatica che, però, porta in evidenza, in modo esplosivo in alcune circostanze addirittura con lutti, un sistema che registra tutti i limiti del regionalismo e tutte le difficoltà della politica.

Prima questione. Penso che noi abbiamo il dovere, che ha il dovere questo consesso di svolgere il suo ruolo fino in fondo senza abdicare e cercando in tutti i modi di avere la forza di rigenerare e regolare il sistema.

Insisto, Presidente, dicendo “regolare”. Se guardiamo per un attimo l’esperienza del regionalismo calabrese sul sistema sanitario di cosa è fatto? C’è stato per anni il cosiddetto sistema dei piani stralcio.

Si approvavano interventi al di fuori di qualsiasi programmazione. Questo non ha fatto altro che acuire la frammentazione senza nessuna visione unitaria del sistema. Sono andate avanti sollecitazioni. Basta guardare negli anni la presenza dei diversi assessori regionali per leggere come un’area poteva ottenere – al di fuori di qualsiasi principio e di qualsiasi criterio – rispetto magari all’area più vicina.

Si vuole di più? Basta guardare come negli anni veniva ripartito il Fondo sanitario regionale. Tutt’ora ci sono sperequazioni ma si è avviato un processo di equiparazione. Vi erano aree di questa Regione che valevano 100 ed altre che valevano 30-40. Non una forbice fisiologica o se volete una forbice ordinaria.

Si è poi arrivati al primo Piano sanitario nel 1995, con la legge 10. Poi si è arrivato al Piano sanitario tutt’ora in vigore. Ma lasciatemelo dire, io ci ho lavorato dalla opposizione - lo richiamava prima anche il collega Borrello - un piano per non decidere, un piano in cui, di fatto, persino le tabelle sui posti letto nell’Aula trovavano modificazione perché, per esempio, nel mio territorio c’era una grande patologia derivante da problemi nefrologici e bisognava avere lì 70 posti letto di nefrologia, quando magari in un’area equipollente il parametro era 20.

Quindi quella della programmazione è la prima grande emergenza. Se noi non abbiamo la forza di ricondurre ad una sintesi e ad una visione unitaria, programmata e – insisto – regolata, possiamo immaginare e costruire un sistema per davvero. E le regole devono avere una bussola, un profilo, devono esaltare il principio della qualità. Quando parlo del principio della qualità, per quanto mi riguarda intendo anche procedure automatiche che garantiscano che una scelta risponde a valori e a criteri di qualità. E poi rigore dentro la legislazione.

Il collega Galati, che anche in quella fase era assai arguto, avendo una competenza specifica professionale, ricorda, per esempio – e lo cito non per responsabilità, perché lui non era portatore di questa tesi, ma come testimone – si è arrivati, addirittura, ad approvare per legge accreditamenti in questa Regione. Andatevi a guardare la legge 29 del 2002, in cui per legge si è codificato che chi avesse avuto rapporti col sistema sanitario regionale anche per quelle prestazioni soggette al blocco degli accreditamenti poteva accedere, verificati i requisiti organizzativi. Poi i requisiti organizzativi, magari, si interpretavano e quindi si è andati, addirittura, dentro una proiezione e un profilo che allargava la maglia.

Ma perché, qualcuno immagina che questa regione potesse sopportare un sistema sanitario in cui insistono 42 strutture pubbliche e 37 strutture accreditate?!

A proposito, anche ieri sera se ne è parlato sui grandi schermi televisivi – e noi non siamo un’altra cosa. Il sistema accreditato, di fatto, è esclusivamente a carico del sistema pubblico. Poi, strada facendo – parlavamo un minuto fa con lo stesso Presidente Loiero – quando, per esempio – e lo richiamava prima Doris Lo Moro – si è attivato il primo triennio del piano sull’articolo 20 – e, a proposito, per i non addetti ai lavori, parliamo di finanziamenti di vent’anni fa, l’articolo 20 risale alla legge Finanziaria 67 del 1988, e noi oggi, col piano sui nuovi ospedali e sul piano per quanto riguarda le tecnologie, abbiamo messo in moto quelle risorse – ma è capitato di peggio in questa Regione, perché si è attivato il primo triennio, si sono attivati interventi che, di fatto, il sistema dell’ospedalità pubblica lo hanno paralizzato: vedi anche i grandi ospedali regionali, da Reggio a Cosenza, i Dea che ancora sono a metà strada, sono tutti figli di quella impostazione. Dentro questo il collega Guagliardi chiedeva, per esempio, un grande fenomeno, quello che oggi le tecnologie ci consegnano come la diagnostica d’immagine e quindi la Tac, la risonanza e quant’altro.

Il sistema pubblico arranca e anche qui, guardate, è chiusa la partita. Non c’è una visione bulgara del sistema, io non ho una visione bulgara, però una visione sociale ce l’ho, per me il sistema pubblico deve essere sistema preminente, di garanzia per tutta l’utenza. Poi il sistema privato deve essere sistema complementare, cioè quello che recupera qualità e incentiva la sfida a fare meglio, non a sostituirsi, perché se scatta il meccanismo della sostituzione – e questo è avvenuto in Calabria – di fatto abbassiamo la competizione sulla qualità. E oggi, tra le tante difficoltà, noi abbiamo una crisi di fiducia nel sistema sanitario calabrese.

Quindi, da questo punto di vista, quando negli anni abbiamo avuto le strutture che fisicamente si sono indebolite – ce lo dicono i Nas, ma non ce lo dicono oggi – le tecnologie che si sono indebolite, le risorse umane che si sono indebolite, guardate, per chi ha qualche armamentario di conoscenze in più sul sistema, a me hanno insegnato che tre sono i fattori fondamentali per fare buona sanità: buone strutture, buone tecnologie e buon personale. Se uno di questi fattori manca, perché la sanità è fondamentalmente sistema, vuol dire che il percorso non regge, che il processo non è in condizioni di dare il meglio rispetto a quello che potrebbe. Io penso, però, che oggi con questa seduta del Consiglio dobbiamo darci un percorso.

Condivido l’indicazione e la pratica, poi, della tolleranza zero, però a questa sottolineo che c’è bisogno di assoluta coerenza. In queste settimane sono state assunte iniziative importanti, delicate, dolorose, per alcuni aspetti, bisogna andare in questa direzione su tutta l’architettura del sistema, perché noi abbiamo bisogno di recuperare fiducia, e la coerenza è tra i primi fattori per farci recuperare fiducia.

Quindi penso, onorevole Presidente, che anche rispetto a quello che era stato ipotizzato qualche settimana fa, mi auguro che stasera assestiamo anche gli organi complessivi del Consiglio, il Piano sanitario deve diventare una priorità prima del bilancio e dentro il Piano sanitario dobbiamo rafforzare anche l’architettura legislativa, perché abbiamo una legislazione troppo larga ancora dentro il sistema sanitario regionale e legislazione larga significa discrezionalità e la discrezionalità significa non tanto e non solo scambio politico, ma anche affari, perché assieme a quello che è stato il riferimento storico sanità-scambio politico, in questi anni in Calabria c’è stato anche sanità-scambio politico, sanità-affari e la degenerazione e, come dire, l’interpretazione ha prodotto tutto questo.

Io penso che anche sul versante nazionale ci  siano stati approcci positivi, le stesse indicazioni del ministro Turco vanno in questa direzione.

Ultimissima, Presidente della Giunta, assessore Spaziante, ecco, Piano sanitario, Piano sulle tecnologie, io penso che noi dobbiamo costruire, a partire dalla nostra università, un grande Piano straordinario per la formazione professionale in sanità. Penso che noi dobbiamo attivare con l’università un piano straordinario di 4-5 mila giovani calabresi che, rispetto a tutto il sistema delle cosiddette funzioni paramedicali o, se volete, delle lauree brevi, mettiamo in corsa energie fresche che possano dare uno slancio in questa direzione.

Ma, scusate, com’è possibile che, addirittura, ci siano avvisi pubblici o concorsi, per esempio, che per anestesia non c’è una disponibilità, per trovare un radiologo non ci sono disponibilità e poi le università propongono tre specialisti all’anno?!

Discutiamo, contrattiamo, vediamo anche di impegnare risorse in questa direzione. Noi dobbiamo mettere in campo un ventaglio di iniziative e, dentro questo ventaglio, penso che possiamo unanimemente condividere che ogni sei mesi ci possa essere una relazione formale al Consiglio regionale non in termini di contrapposizione, ci mancherebbe, ma in termini di tutti gli attori che concorrono a questo percorso di rinascita e di rilancio del sistema in cui facciamo il punto: fa il punto il governo per le sue funzioni – ci mancherebbe – e per le sue prerogative, fa il punto il Consiglio regionale nella sua interezza rispetto alle funzioni che ciascuno di noi svolge, perché da questo punto di vista penso che dobbiamo dare tutti quanti una prova di grande rigore, di grande responsabilità, ma avendo una bussola di riferimento.

Io penso che, se facciamo questo, possiamo dare anche in questa direzione una prova di efficacia e, perché no, una speranza ai nostri calabresi.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Senatore.

Pasquale SENATORE

Presidente, devo dissentire dalla condanna che avete espresso nei confronti di quei giovani che hanno civilmente manifestato, è stata una protesta civile, in quest’Aula è successo di peggio! Non ero consigliere regionale, ero sindaco, ma certamente non posso dimenticare quando l’onorevole Adamo guidava il gruppo dei Ds e faceva in quest’Aula le barricate con i tavoli e con le sedie. Succede di peggio nelle Aule! Addirittura, nell’Aula del Senato i senatori si sputacchiano fra di loro! E vogliamo condannare questi ragazzi che hanno manifestato in maniera giovanile?! Oltretutto hanno ragione, perché la gente, i giovani, ormai questa terra l’abbandonano: nell’ultimo anno, secondo le statistiche di Banca Italia, in Calabria si sono persi 19 mila posti di lavoro.

I ragazzi qui sono abbandonati al loro destino, e questo fenomeno si è accentuato soprattutto negli ultimi due anni, negli anni in cui il Governo Prodi ha deciso di abbandonare il Mezzogiorno al suo destino. Questa è la realtà. I nostri ragazzi dovrebbero protestare, a mio avviso, in maniera più energica, perché in questa terra lavoro non ne trovano e non ne troveranno mai, sono tutti destinati ad abbandonare la Calabria e a cercare – come si diceva un tempo – fortuna altrove. I pochi posti di lavoro qui in Calabria sono destinati alle caste. Badate bene, non dico la casta, perché in Italia di caste ve ne sono tante, compresa la vostra, quella dei giornalisti, anche la vostra è una bella casta, complimenti, perché è una bella casta anche la vostra! Ma voglio dire anche la casta politica trova il modo ed il mezzo di sistemare i figli, i fratelli, le sorelle; per la gente comune, invece, il destino è quella dell’emigrazione. E’ ripresa l’emigrazione che avevamo vissuto negli anni immediatamente successivi al dopoguerra.

Che cosa ci resta nel Mezzogiorno d’Italia e in Calabria in particolare? Ci restano tre grandi business: rifiuti, energia e sanità. Questi sono i tre grandi business sui quali girano vorticosamente miliardi e miliardi di euro.

E’ inutile soffermarci sulla questione dei rifiuti. Ogni giorno sui mezzi d’informazione, in particolare in televisione, vediamo quello che sta succedendo nella Campania. Presidente, qui mi sembra che noi – io dico noi – fingiamo di non vedere. Ormai ci dobbiamo preparare a vivere la stessa tragedia della Campania, se non si corre subito ai ripari. Vi sono alcune province che hanno pochi mesi di autonomia per lo smaltimento dei rifiuti, mi riferisco alla provincia di Cosenza e anche alla mia provincia, Crotone. Bisogna correre immediatamente ai ripari.

Questa è la situazione, anche le ultime fabbriche chiudono. In provincia di Cosenza c’era una fabbrica che produceva tappeti per le automobili: dalla sera alla mattina l’hanno smantellata, 250 lavoratori buttati in mezzo alla strada, evidentemente conviene di più realizzare il prodotto a Taiwan o in Tailandia. Questo è.

Noi che cosa diciamo, caro Dima? Che i lavoratori devono partecipare alla gestione delle aziende, questo lo diciamo noi, o meglio, non lo diciamo noi, glielo facciamo dire all’onorevole Amato, il ministro dell’interno, che non più tardi di tre sere fa diceva: “bisogna pensare a questo problema, i lavoratori non sono merce, non sono oggetti che possono essere scaricati così, dalla sera alla mattina; devono partecipare alla gestione, agli utili dell’azienda e devono avere anche la possibilità di decidere le sorti della loro azienda”, perché quando si produce ricchezza, la ricchezza non la produce solo il capitale, la producono i produttori, come li chiamavamo noi una volta, che sono i datori di lavoro e i lavoratori. Questo è il discorso. Anche le ultime aziende vengono smantellate in questa nostra terra.

E poi l’altro business è quello della sanità. Qui ci sono problemi antichi, è inutile discutere, ci sono problemi di una terra povera, che non ha mai avuto una classe dirigente, ci sono problemi che risalgono a secoli fa, addirittura, e la partitocrazia, soprattutto negli ultimi decenni, per quanto riguarda la sanità, ha fatto il bello e il cattivo tempo.

C’erano, e ci sono ancora adesso in alcune aziende, due chirurgie, due ostetricie, due medicine generali. Perché? Perché il primario è raccomandato da un politico e poi c’è l’altro che fa pressione. Allora che cosa facciamo? Sdoppiamo la chirurgia! E quindi costi a non finire!

Lo sa lei qual è il rapporto, in alcune aziende sanitarie, tra amministrativi e personale medico e paramedico? I medici lo sanno, è di 1 a 2, vale a dire: se ci sono 500 dipendenti in un’Asl, 250 sono dottori in economia e commercio, ragionieri, geometri e periti industriali. Quindi, più che una struttura sanitaria, le Asl mi danno quasi l’idea del catasto, dell’Inps, dove si ha bisogno di gente che lavori dietro la scrivania! Questa è la realtà ed è qui che bisogna incidere e trovare le opportune soluzioni.

Presidente, lei sa quali sono i fitti passivi che le Asl spendono mensilmente? Sono cifre paurose. L’ultimo manager, il penultimo, nominato a Crotone…

(Interruzione)

Quello tedesco, come si chiama? Schael.

(Interruzione)

…che stava a cuore alla dottoressa Lo Moro, così si dice, nel senso che…

(Interruzione)

E a Loiero, sì. …nel senso che era sostenuto da lei.

Ebbene, spende di fitto 6 milioni di euro al mese, vale a dire 12 miliardi al mese. Ma non è finita la questione: l’Asl di Crotone ha un’area, data quando io ero sindaco in cambio della vecchia struttura dell’ospedale, dove si possono realizzare 12 mila metri quadrati. Allora, se si spendono 6 milioni al mese per un fitto, basta andare in una banca, fare un muto e, invece di pagare fitti, costruire la struttura. Ecco gli sprechi!

Presidente Loiero, non so se lei condivide questa mia analisi. E’ su queste cose che bisogna…

Per non parlare, poi – mi ha anticipato qualcuno – delle strutture private. Anche queste, per amor del cielo, ci devono essere, ma vanno programmate, ci vuole un programma ben preciso, come si fa in Lombardia, in Emilia Romagna. Mentre io so che ancora adesso nascono nuove strutture private spinte dal politico di sinistra, di destra…! Diciamola tutta, riescono a firmare convenzioni con la Regione così, all’ammucchiata, così come viene, e via discorrendo. Senza alcuna programmazione.

E’ vero, i macchinari delle strutture pubbliche, molto spesso, vengono sabotati, addirittura le Tac vengono sabotate. Sabotare una Tac all’ospedale di Cosenza significa far lavorare a ritmo infernale tutte le macchine e le Tac dei privati.

Sono questi i problemi che… Poi il Piano sanitario ben venga, lo discuteremo, lo approfondiremo, ma è su questo, a mio avviso, che bisogna incidere con coraggio, perché qui c’è di mezzo la salute della gente.

PRESIDENTE

Io non l’ho sabotato!

La parola all’onorevole Magarò.

Salvatore MAGARO’

Caro Presidente, cari colleghi, penso che la sanità sia un pianeta che occupa il primo posto nel cuore e nei cervelli dei calabresi. Addirittura penso che i calabresi antepongano la questione sanitaria a quella dell’occupazione, però ritengo anche che il sistema sanitario calabrese è da dieci anni in tilt, è una vera e propria emergenza, sia dal punto di vista della salute, sia dal punto di vista della prevenzione e della cura dei cittadini, sia da quello delle politiche gestionali e di bilancio.

E sul piano sociale, penso, le conseguenze di questa emergenza sono gravissime: l’emigrazione e la fuga verso presìdi sanitari di altre regioni, l’esistenza di una bassa qualità di servizi, la spesa pubblica crescente, che contribuisce ad appesantire ed irrigidire le politiche di bilancio, una politica penso anche piena di sprechi, accompagnata da episodi di clientelismo e, in molti casi, anche di malgoverno.

Questa situazione ha ridotto in modo drammatico la credibilità tra il sistema sanitario regionale ed i cittadini calabresi.

Penso che le responsabilità di questa situazione, di questa grave emergenza siano anche e soprattutto ascrivibili a quella parte dei governi che hanno preceduto il governo Loiero, che hanno messo in campo, ritengo, politiche di corto respiro, improvvisate, senza strategia, che hanno anche ampliato ed implicato un arretramento nell’offerta di servizi ed anche e soprattutto una perdita di fiducia e forti sprechi.

Penso anche – ed è questo che pensano i cittadini calabresi – che la nostra regione sia ancora molto distante dagli standard di qualità accettabili, che sono poi quelli compatibili con l’appartenenza della nostra regione ad un panorama europeo e nazionale.

La domanda che vorrei porre, avanzando anche delle proposte: è possibile, in questa nostra regione, mettere in campo un sistema sanitario che recuperi la credibilità e la fiducia dei calabresi? Io penso che questo sia possibile, perché nel corso di questa prima parte della legislatura l’azione riformatrice dell’assessore Lo Moro ha messo in campo una serie di iniziative, di provvedimenti, una serie di intuizioni che, se perseguiti, porteranno senz’altro risultati positivi.

Ma penso anche che la relazione dell’assessore Spaziante abbia messo in campo una serie di proposte forti che, se attuate, ritengo faranno recuperare quella fiducia dei cittadini calabresi. E per recuperare la fiducia dei calabresi, che cosa dovremmo fare? Dovremmo fare due cose: la prima, dovremmo seguire una stella polare, e questa stella polare, per quanto riguarda la nostra storia politica, è la programmazione. Dobbiamo essere in grado di saper programmare e il Piano sanitario che è stato presentato ritengo sia una buona base di programmazione, anche le iniziative messe in campo dall’assessore Spaziante rappresentano un’altra buona programmazione, perché siamo convinti che, se c’è più programmazione e collaborazione, tanto meglio le maglie attraverso le quali introdurre i princìpi, i metodi e gli atti concreti sono larghe, in grado di accogliere interventi valutati, ponderati, decisi e condivisi. Meno programmazione vuol dire imposizione, danno all’erario e soprattutto disagio per i cittadini.

L’altra parola magica, l’altra stella polare che dovremmo tenere presente nella nostra azione riformatrice e di governo, che è anche una parola decisiva, è la qualità. La qualità sarà sempre la cifra che caratterizzerà le Regioni democratiche avanzate e moderne. E’ sul terreno della qualità, ritengo, che si misura e si disputa una grande sfida in Calabria, così come penso nelle altre Regioni del Mezzogiorno.

La qualità ritengo sia l’elemento decisivo, per questo mi permetto di avanzare una proposta, che è quella di mettere in campo una carta della qualità, cercando soprattutto di premiare quelle aziende sanitarie, ospedaliere che producono risultati di qualità e positivi. Non è possibile che, nell’ambito della sanità calabrese, quelle gestioni che sono oculate devono avere le stesse o inferiori risorse rispetto a quelle gestioni di quelle aziende che non sono positive. In sostanza, bisogna applicare accanto alla qualità il criterio della premialità, premiare le gestioni virtuose, premiare quelle aziende che migliorano la qualità dei servizi.

Così come penso, andando avanti e facendo alcune proposte, che dobbiamo mettere in campo un grande patto per la salute. L’emergenza si affronta e si risolve se creiamo un grande clima di collaborazione e mettiamo in campo un grande patto di solidarietà. Un patto per la salute può costituire, secondo me, un primo passo importante per affrontare le emergenze. E a questo patto dobbiamo chiamare alla collaborazione gli operatori sanitari, i cittadini, le organizzazioni che rappresentano e promuovono i bisogni, ma soprattutto il volontariato che sta attorno alla sanità. Penso ad un patto per la salute che deve avere come prospettiva l’avvicinamento al Servizio sanitario dei cittadini.

Per fare questo, ritengo, è importante – nel Piano sanitario ed anche nella relazione dell’assessore Spaziante è bene evidenziato – potenziare il distretto sanitario, che diventa il fulcro del sistema sanitario.

Ed io penso anche che un altro obiettivo da raggiungere per riavvicinare la fiducia verso i cittadini calabresi sia quello di applicare una misura che è prevista nella Finanziaria, e mi pare che le Regioni abbiano sei mesi di tempo per poterle attuare. La misura da adottare per riavvicinare questa fiducia penso sia quella di mettere in campo – così vengono chiamati – i “cacciatori di errori” nelle strutture sanitarie. In pratica, dobbiamo mettere in sicurezza il paziente, ovvero dobbiamo ridurre il rischio clinico. Penso che questa figura prevista dalla Finanziaria noi la dobbiamo attuare,perché se nell’ospedale, nelle strutture sanitarie c’è questa persona, queste responsabilità che mettono in sicurezza, capiscono dove possono essere gli errori.

Così come penso che un altro obiettivo da raggiungere per riavvicinare i cittadini al sistema sanitario calabrese sia quello di curare i calabresi in Calabria. E’ questo il grande obiettivo che il Presidente Loiero ha lanciato in campagna elettorale e che penso stia portando avanti con molta determinazione, quello di curare i calabresi in Calabria. Questa deve essere la nostra ambizione, la nostra bussola che deve guidare la riforma sanitaria che andremo a varare nei prossimi giorni, perché ogni anno il bilancio regionale è gravato da costi superiori in questa direzione, che sono non solo economici, ma anche e soprattutto costi sociali.

Così come ritengo che un’azione importante è stata fatta per quanto riguarda l’acquisizione dei beni e dei servizi. La Stazione unica appaltante è stata anch’essa una risposta importante.

Queste questioni ritengo vadano affrontate con grande risolutezza, con grande concretezza e soprattutto con fatti. Ed io sono convinto che quest’azione, il Piano sanitario, queste decisioni assunte saranno certamente importanti per riavvicinare la fiducia dei calabresi verso la sanità della nostra regione.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Abramo, ha facoltà di intervenire.

Sergio ABRAMO

Io vorrei fare un intervento facendo una mia considerazione, una premessa: ogni qualvolta si parla di sanità o di un problema importante come la sanità, dopo aver sentito gli interventi autorevoli dei consiglieri regionali, che io condivido, dopo un po’ mi comincio ad annoiare. Belle parole, le ho sentite, continueremo a sentirle anche nel futuro, ma poco coincidenti con quella che è la realtà vera che oggi, forse, in quest’Aula noi non vogliamo dire.

Intanto, non posso accettare da parte dei consiglieri di maggioranza l’accusa solo nei confronti del centro-destra, perché dobbiamo essere seri e dire che questo sistema della sanità è fallito negli ultimi venticinque anni, forse da quando è nata la Regione, perché se facciamo un po’ di analisi e ricordiamo i nostri vecchi ospedali com’erano gestiti prima della nascita della Regione, erano ospedali di qualità, i primari erano autorevolissimi, erano conosciuti in tutta Italia. Quindi cosa è successo con l’evento del regionalismo, con la nascita delle Regioni? E’ vero, c’è stata l’intromissione da parte della politica, che poi non ha permesso di continuare il lavoro in questo settore della sanità con la qualità con cui si lavorava prima. Lo abbiamo ammesso tutti, ci sono quindi errori da parte di centro-destra e di centro-sinistra.

Allora io colgo solo la parte più importante che oggi voglio rilevare nella relazione dell’assessore Spaziante, che non poteva non fare una relazione come quella che ha fatto, perché lui, essendo un tecnico, prima di dire cosa vuole fare sulla sanità, è giusto che faccia dei pronunciamenti generali, per poi capire come eventualmente fornire a questo Consiglio regionale un Piano che possa essere approvato e che possa cambiare la sanità nella nostra regione.

Ma io voglio dirvi una cosa: si è parlato tanto di direttori generali, ma se dovessi affidare la mia azienda, che fattura venti-trenta volte in meno rispetto ad un’altra, ad un direttore generale come quelli che sono stati scelti negli ultimi vent’anni, io non gli affiderei neanche un reparto, neanche di qualche centinaia di migliaia di euro di fatturato! Azienda ospedaliera, da quando è nato questo nome significa che sono delle aziende private a tutti gli effetti. Ma come si fa a metterle nelle mani di manager – così li chiamiamo – che non sanno leggere un bilancio! Ed io li sfiderei a portarli in una Commissione a dire: “Tu ora mi dici cosa significa un piano di ammortamento, tu oggi mi devi spiegare come leggi un bilancio, tu mi devi spiegare i criteri di economicità attraverso gli acquisti e i servizi che si possono realizzare in un ospedale”. Non saprebbe rispondere ad una domanda del genere, perché una cosa è la sanità, un’altra è la parte economica che deve contraddistinguere anche i servizi che si offrono attraverso la sanità.

Allora, vogliamo capire che, forse, abbiamo sbagliato la metodologia e non dipende né dal centro-destra né dal centro-sinistra, fermo restando che i politici oggi – e magari anche il Presidente Loiero – vengono tirati dalla giacchetta ogni giorno per le varie raccomandazioni, e non ho dubbi – come dice l’assessore Spaziante – che ha avuto anche da parte dell’onorevole Loiero la facoltà di prescindere da queste raccomandazioni.

Io non metto in dubbio la morale delle singole persone, non è quello il problema che oggi dobbiamo discutere in quest’Aula; il problema in quest’Aula è se effettivamente vogliamo farci un esame di coscienza e capire che abbiamo sbagliato le metodologie in questo settore che rappresenta l’80 o il 70 per cento del bilancio regionale.

Dobbiamo capire che bisogna affiancare a questa, che oggi è una classe dirigente all’interno dell’ospedale, dei giovani che devono essere formati nel tempo e dobbiamo farlo oggi, perché dobbiamo prevedere un Piano sanitario per i prossimi vent’anni, capire di che cosa ha bisogno una popolazione di 2 milioni di abitanti, quali sono i servizi che dovrà erogare. Ma se pensiamo che questa Giunta, questo Consiglio possa risolvere il problema della sanità con un Piano, con tutto quello che è stato creato in questi anni, capite bene che ci saranno delle forze che lavoreranno contro e che non ci permetteranno di realizzare assolutamente niente.

Dobbiamo avere due obiettivi: uno da realizzarsi da qui a vent’anni, quindi procedere in maniera tale che fra vent’anni sapremo cosa sarà la sanità in Calabria; l’altro, nel momento in cui avremo questo piano da qui a vent’anni, procedere per cercare di capire come arrivare al piano fra vent’anni.

Io, poi, assessore, proprio perché lei è un tecnico, cercherei anche di capire che tipo di gestione ci deve essere in un’Asl e – come dicevo prima – una cosa è la parte economica, una la parte sanitaria, una la parte relativa alle strutture sanitarie, la terza e la quarta sulla qualità dei servizi. Occorre anche una certificazione sulla qualità fatta pure in collaborazione con l’Università, per capire come erogare e controllare i servizi di qualità. Non è possibile accettare quello che capita sugli acquisti, anche se facciamo il centro unico degli appalti, che significa regolamentare i bandi, occorre capire come comprare un macchinario, capire come comprarlo da Castrovillari a Reggio Calabria, capire quanto pagare una siringa da Castrovillari a Reggio Calabria, comprare non con una diversità di prezzo, che alcune volte è anche il doppio, capire, nel momento in cui compriamo materiali nelle Asl, come garantire che quel materiale non venga…

E lo sappiamo tutti quanti, quante volte andiamo negli ospedali e per via degli amici facciamo le radiografie gratuite, le analisi gratuite, ecc.  Questo significa che non c’è un controllo neanche all’interno degli ospedali. E quella economicità che verrebbe garantita dal controllo sulla qualità dei servizi, permetterebbe sicuramente anche maggiori entrate per le Asl.

E poi gli acquisti, signori miei, ma voi avete pensato che un terzo del bilancio della sanità viene speso per fare acquisti? Su quegli acquisti non si produce assolutamente niente in Calabria. Le manutenzioni delle apparecchiature, se andate a vedere le fatture che arrivano negli ospedali, sono decine di migliaia di euro giornaliere; noi un tecnico lo paghiamo anche 7-8 mila euro al giorno per fare la manutenzione su un macchinario, con i nostri giovani, invece, che vanno via. Non riusciamo neanche a fare questo, a formare i nostri giovani per fare le manutenzioni delle apparecchiature che ci sono negli ospedali! Questo per spiegarvi che, molto probabilmente, è l’impostazione che è sbagliata e sull’impostazione oggi noi abbiamo un grande vantaggio: voi che dichiarate di voler cambiare le cose e di dare discontinuità al passato, noi che ci accingiamo a dirvi continuamente che siamo disponibili e collaborativi a discutere in quest’Aula e a darvi il nostro supporto per come cambiare queste cose. E’ questa la vera risposta che dobbiamo dare nelle prossime sedute del Consiglio, senza annoiarci più.

Assessore, porti una proposta, apra un tavolo dove noi possiamo essere collaborativi, perché questo settore riguarda voi, ma riguarda anche noi come minoranza, riguarda tutta la Calabria, i nostri figli e le nostre famiglie. Noi siamo disponibilissimi – lo ha detto anche il capogruppo di Forza Italia – a darvi una mano su questo, a fare in modo che si cambino le regole, si cambino le procedure e si abbia un momento nuovo in questa Regione. Se ne avvantaggerà anche il centro-destra poi, se riusciremo a fare qualcosa di positivo.

Ecco perché siamo aperti su questa vicenda e aspettiamo le proposte, ma le proposte fatele in maniera concreta, in modo che arrivino in questo Consiglio regionale e si discuta nel merito, che non si faccia fantasia, che non ci si annoi, perché anche il Presidente rischia di annoiarsi se poi sente, giustamente, quest’Aula discutere in continuazione, senza poi concludere su niente.

Allora, noi non mettiamo in dubbio la volontà vostra di cambiare le cose, siamo arrivati fino a questo punto, tanto teniamo a questo settore, tanti morti abbiamo visto, siamo stanchi di vedere tanti morti. Oggi saremmo irresponsabili se non facessimo questa apertura nei vostri confronti. Noi la facciamo e continueremo a farla, però dateci una mano perché il nostro contributo possa arrivare alle vostre persone, ai vostri piani che ci presenterete in questo Consiglio regionale e siamo disponibili ad approvarli anche all’unanimità, se discussi con criteri seri che possono permettere, specialmente in questa regione, in questo momento particolare, di cambiare le cose, però non portate più avanti persone che non sono in grado di gestire né sanità né altri settori. Cominciamo a parlare di competenza, cominciamo a farlo come fanno le aziende del Nord, che quando devono dirigere le loro aziende prendono manager consolidati, che hanno dimostrato la loro capacità in più occasioni. Non ce li inventiamo, perché inventare significa sbagliare. Sono aziende grosse, stiamo parlando di un bilancio di 6 mila miliardi, non possiamo metterlo in mano a chi non ha mai amministrato, a chi non ha mai gestito niente solo perché ha un minimo di competenza nel campo della sanità. Non ci sto perché sarebbe un errore prima ancora di iniziare.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Sarra.

Alberto SARRA

Cercherò di rimanere nei tempi, focalizzando il discorso su alcune semplicissime riflessioni che potranno apparire banali a questo punto del dibattito, ma mi auguro di evidenziare degli aspetti che possano servire in maniera costruttiva alle decisioni che l’Esecutivo e il Presidente andranno ad assumere da qui a qualche tempo.

La sanità e la politica: è vero – è stato detto e io non ho intenzione di ritornare sul punto , la sanità, assorbendo il 70 e forse più per cento del bilancio regionale, probabilmente è servita da supporto agli aspetti deteriori e clientelari della politica.

Si è parlato di spesa sanitaria, ma la domanda che io pongo è questa: la spesa del comparto sanitario afferisce alle strutture scientifiche o è una spesa che riguarda, invece, gli aspetti latu sensu amministrativi? Quanta parte, quale percentuale di questo 70 per cento è destinata alle spese legali che afferiscono alla sanità? Quanto viene pagato per i riscontri alle procedure monitorie, ai decreti ingiuntivi? E’ vero o no che l’11 per cento è la cifra che viene pagata in termini di interessi e di spese legali?

Allora, iniziamo ad evidenziare alcuni aspetti partendo dai numeri.

I problemi strutturali: è vero o no che ci sono delle Asl che assommano – ed è stato anche questo evidenziato – una serie di figure amministrative che rendono elefantiaca la struttura e non sono necessarie? E’ vero o no che, al di là, signor Presidente, di quello, perché è chiaro… Apro una brevissima parentesi: i problemi della sanità non nascono ieri, intendo dire che non nascono, in maniera molto serena oggettiva, con il lavoro di questa Giunta, non è che questa Giunta è la causa dei mali della sanità, ma in maniera molto sincera ed oggettiva. E’ vero, però, che c’è un percorso in negativo che è stato fatto – e me lo consentirà – e da questo punto di vista, senza evidenziare delle responsabilità, c’è un’escalation che ha portato ad una serie di fatti tragici, alla morte di alcune persone. Probabilmente questo avveniva anche prima, ma oggi c’è un’attenzione particolare in questo settore, un aggravamento della situazione indubbiamente vi è stato.

Noi non siamo qui col fucile spianato o puntando il dito per dire “guarda, è tutta colpa di questo, è tutta colpa di quest’altro”, non si può dire, non è un discorso serio. Voi sapete, noi abbiamo l’abitudine di parlare poco e quando è necessario e, nel nostro piccolo, di cercare di evidenziare problemi di concettosità.

Se questo è, allora cosa è successo da qui a qualche tempo? A cosa è dovuta questa escalation negativa? Io non faccio il fiorellino di campo, parto dal presupposto che il rapporto con chi gestisce gli aspetti strutturali della sanità deve necessariamente essere fiduciario con l’Esecutivo. Così e diversamente da qui non può essere; privilegiamo il rapporto fiduciario, ma privilegiamo – come diceva chi mi ha preceduto autorevolmente – la capacità, ma partendo dai direttori generali in maniera subordinata, a chi segue in una scala gerarchica il direttore generale. Poi non si può prescindere dalla capacità: i primari e, via via, tutte le figure subordinate a questa, devono essere selezionati solo ed unicamente sulla base della capacità scientifica, della capacità di realizzare alcuni aspetti che devono essere squisitamente afferenti al momento sanitario. Non può essere altro.

E anche qui non dico che è iniziato adesso questo aspetto che evidenzia delle degenerazioni, però è vero che oggi si è data visibilità solo ed unicamente al rapporto fiduciario che, se può valere con le figure apicali, non può essere accettato con chi a queste figure apicali è, in qualche modo, subalterno, e lei su questo converrà.

Allora, che cosa chiediamo? Noi chiediamo, sì, uno strumento, può essere, assessore Lo Moro, questo del Piano, della pianificazione e non degli interventi estemporanei, ma la mia domanda è questa: è vero, la situazione in Calabria ha delle specificità, ci sono delle situazioni che riguardano solo specificamente ed unicamente la questione Calabria, ma perché in Lombardia la spesa farmaceutica, per esempio, non evidenzia un’anabolizzazione? Perché le notule vengono pagate, addirittura, il giorno prima della scadenza? E’ un dato di fatto. Questo significa evitare le procedure monitorie, i decreti ingiuntivi, evitare tutta una serie di atti che portano ad aumentare la spesa ed aumenta in maniera esponenziale. Ho dato delle cifre, delle percentuali, sono percentuali che arrivano quasi al 15 per cento solo per la spesa farmaceutica, per le spese legali afferenti la spesa farmaceutica e così via. Pensiamo a quello che avviene con le case di cura, pensiamo a quello che avviene con i laboratori. Conosco la sua sensibilità, onorevole.

Allora, se facciamo uno più uno, più uno – e anche qui la politica, lei me lo insegna, è scienza perfetta, è matematica –, i conti potrebbero tornare.

Che cosa chiediamo? Sì, ci sono cento adempimenti che possono essere fatti. Avete parlato – e forse non a sproposito – di possibilità di cartolarizzazione della spesa. Parliamone, evidenziamo se ci sono delle possibilità di intervento concreto che servano nell’interesse dell’ente Regione, però abbiamo la necessità di un’inversione sostanziale di tendenza.

Serve un atto di coraggio, perché io capisco – ripeto – non faccio il fiorellino di campo, non sono qua per dire “eh, quelli che c’erano prima erano santi e questa è una tragedia!”, non è così e lo sappiamo bene, però oggi dobbiamo metterci di fronte alle nostre responsabilità in maniera netta, a tutto tondo, con la schiena dritta e con serenità, perché siamo arrivati al limite, non c’è la possibilità di un’altra scelta, non c’è la possibilità di un domani, non c’è la possibilità di futuro, non c’è una possibilità di prospettiva, se non ci si mette di fronte a delle responsabilità, evitando di fare la politica dello struzzo, dicendo “attenzione, oggi o si privilegia un progetto complessivo, un progetto di prospettiva…”. E qui la Calabria ha bisogno di un progetto che sia eminentemente politico, nel senso più alto e nobile del termine, perché oggi non si può privilegiare – non pagherà neanche dal punto di vista politico – l’aspetto clientelare, perché si darà la risposta ad una persona, ma si scontenterà il mondo. Il rapporto è questo e voi lo sapete, avete esperienza da questo punto di vista.

Ed allora, io mi auguro – so che qualcuno ha pagato anche per questo e lo diciamo con chiarezza – che diventi una necessità. Il momento del coraggio non è oggi una cosa che si può decidere di scegliere, è una scelta obbligata, non è un optional, possiamo decidere di prendere il tergicristalli elettrico o meno, oggi è una scelta obbligata, c’è necessità di questo: o si è coraggiosi o bisogna serenamente mettersi di fronte alle proprie responsabilità e dire basta. Non ce la facciamo più, voltiamo pagina, oggi c’è imprescindibilità di un atto di coraggio. Noi siamo qua, siamo qui serenamente, abbiamo evidenziato senza fare un’opposizione sterile – signor Presidente, ce ne dia atto – a dire “eh, nella sanità è successo questo, i voti sono venuti da qua”, sono altri discorsi, sono altre competenze e verranno evidenziate nelle sedi opportune. Serenamente, ma con altrettanta serietà, noi diciamo, a prescindere da ogni altra considerazione, oggi vi chiediamo un atto di coraggio. Ma non è una richiesta che, in qualche modo, voi dovete valorizzare come un invito, è una richiesta – se mi consentite – pressante, è una preghiera che ha a che fare con un momento di decisione definitiva: o si imbocca questa strada – e qualcuno, in qualche modo, ci aveva provato – oppure bisogna fare un piccolo, ma grande atto, a questo punto, non di coraggio ma di presa d’atto, una ratifica che l’esistente non è cambiato. Allora voltiamo pagina.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Stancato.

Sergio STANCATO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, io devo dire con grande serenità che questa sera la relazione dell’assessore Spaziante mi ha colpito per la pacatezza, la fermezza e la capacità progettuale che nelle sue parole ferme, quiete, ma decise, ha saputo dare, dando con quella relazione quello che tutti qua questa sera stiamo chiedendo, cioè quello di un cambiamento, di voltare pagina in questa nostra Regione per quanto riguarda il pianeta sanità.

Sono d’accordo con quanti questa sera hanno detto che, in effetti, non si tratta di vedere se la colpa è della destra o della sinistra o del centro, ma è una questione di affrontare un nodo centrale che riguarda la strutturazione di questo mondo della sanità. Noi abbiamo, innanzitutto, un problema strutturale, per come è stata dislocata sul nostro territorio la sanità, per quei servizi che non siamo riusciti a dare alle nostre popolazioni, mentre in altre regioni queste cose sono già attive da decenni.

Quindi prendere coscienza di questa cosa significa, innanzitutto, cercare da questo momento in poi di normalizzare questa nostra sanità.

E poi, consentitemi – questo lo dico da operatore sanitario – non è vero che nella nostra sanità calabrese tutto va male, non è assolutamente vero, ci sono centinaia di colleghi, di medici, di infermieri che fanno il proprio dovere e lo fanno con grande capacità e con grande spirito di servizio.

Abbiamo la possibilità veramente di sfruttare un patrimonio culturale e professionale che c’è nella nostra terra, basta semplicemente saperlo utilizzare. Ed io ritengo che con le regole, con le cose che l’amico Presidente Loiero in questi giorni, in questo mese sta portando avanti, la possibilità ci sia veramente, perché è giusto che sia così. In un mondo delicato come quello della sanità in cui al centro c’è la vita dell’uomo non possono essere concesse deroghe, non possono essere concessi privilegi, non possono essere concesse clientele, soprattutto; il medico è di fronte all’ammalato con la sua coscienza e deve dare il massimo e noi come classe politica dobbiamo pretendere soltanto che ci sia la maggiore qualità possibile in questo nostro sistema sanitario regionale.

Ritengo che le intenzioni della Giunta, le intenzioni del Presidente e dell’assessore siano proprio queste, di andare in questa direzione, di prediligere la qualità professionale e cercare di dare soprattutto ai nostri utenti calabresi la possibilità di curarsi nella propria regione, che è questa la cosa più importante. Ma in effetti ci sono delle sacche di qualità molto importanti nella nostra regione che nel tempo si sono venute a determinare, come la cardiologia a Catanzaro, come l’oncologia, così come altre realtà nella nostra provincia di Cosenza. Significa semplicemente armonizzare il tutto, dare la possibilità di esprimersi a chi merita, a chi è professionalmente bravo. Questo, magari, è quello che è mancato nel tempo, da destra e da sinistra.

Oggi non voglio assolutamente dare addosso a nessuno, ma centrare il discorso sulla necessità di una ripresa dell’attività nel mondo della sanità che badi soprattutto alla necessità di dare un servizio diverso e migliore che ponga al centro l’utente di questo servizio sanitario che abbiamo nella nostra regione.

E, vedete, sono perfettamente d’accordo con quello che diceva il mio amico Borrello, cioè oggi abbiamo la necessità di provocare una competizione tra pubblico e privato. Non dobbiamo assolutamente affossare il privato, no. Il pubblico deve essere così bravo da superare il privato, da dare servizi e qualità meglio di quello che riesce a fare il privato. Ed io ritengo che ci sono i mezzi, le capacità, gli uomini per poter fare una cosa di questo genere, perché nella nostra Calabria non tutto è così distorto, come talvolta i media vogliono far vedere e notare. Ci sono delle cose molto belle, per esempio c’è stato un manipolo di medici patrocinato da questo Consiglio regionale, dal Presidente Bova, dal Presidente Loiero, che hanno raccolto dei soldi e sono andati a fare dialisi in Eritrea, dove non c’è mai stata una dialisi. Queste sono cose importanti, sono un fiore all’occhiello per la nostra regione, e queste cose le abbiamo rese possibili noi Consiglio regionale.

Quindi non è giusto dare sempre addosso al mondo della sanità, ai medici. Certo, chi sbaglia deve essere messo da parte, perché deve avere la capacità di riconoscere che c’è stato l’errore. Ed io ritengo che in questo periodo comunque abbiamo visto un’assunzione di responsabilità chiara e forte da parte del Presidente della Regione: nel momento in cui si è trattato di scegliere, il Presidente della Regione ha avuto la capacità di assumersi le responsabilità e di esporsi in prima persona perché crede in quello che sta facendo. E noi tutti, maggioranza, Consiglio, abbiamo il dovere di portare avanti questo discorso.

Io sono convinto e fiducioso che queste cose avranno un esito positivo, sono convinto che la nostra terra ha le capacità giuste, ha gli uomini e i medici al posto giusto e ritengo che con la guida che oggi ci si sta proponendo possiamo raggiungere e migliorare notevolmente quello che abbiamo intorno a noi.

Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Aiello.

Pietro AIELLO

Presidente della Giunta, assessore, non vi nascondo una certa angoscia perché, pur essendo passati molti anni da quando ho avuto responsabilità di gestione dell’assessorato alla sanità, ho metabolizzato malissimo, sono dieci anni, Presidente Loiero...

(Interruzione)

Ahimè, vuole affondare il coltello nella piaga per dire che sono invecchiato? Beh, sono invecchiato pure io, insieme con lei, però, non solamente io!

Voglio dire, ho mal metabolizzato questi anni, questo periodo, questo periodaccio, perché chi ha dovuto confrontarsi e rapportarsi nella doppia veste di politico e medico, capisce bene, ma tutti, che le difficoltà sono state tante e continuano ad essere tante. Certo, forse godo di un certo obnubilamento rispetto al settore, perché il collega Stancato, mio grande amico, ha capito tutto, , io non riesco a capire bene.

Vedete, devo fare un  brevissimo intervento, ma poi parlare in dieci minuti di sanità mi sembra quasi – scusate, passatemi il termine – ridicolo – dieci minuti per parlare di sanità! Diciamola tutta fino in fondo –,  allora cercherò di uscire un po’ dal politichese e, col permesso dell’assessore e del Presidente, cercherò di entrare un po’ in qualche questione squisitamente tecnica, perché io non voglio compartecipare ad eternizzare questo stato di profonda confusione – ed uso un eufemismo, chiamandola confusione – che questa nostra Regione, soprattutto in materia sanitaria, sta attraversando, però ho ascoltato la sua relazione, assessore Spaziante, con la dovuta deferenza. Lei ha ripetuto per ben trentatré volte – gliele ho contate, ebbene, sono fatto così – il termine discontinuità; per una sola volta ha usato il termine continuità, solo quando ha dovuto dividere le responsabilità! Ripeto, con tutto il rispetto, mi sembra un po’ poco, anche perché ho ascoltato, lei ha elencato tutto quello che, secondo questa gestione, non va. Forse ancora non ha avuto il tempo di prendere atto della realtà della situazione calabrese.

Ha citato ed ha parlato di rischio per quanto riguarda la questione finanziaria, ma non ci ha detto come gestire questo rischio. Ci saremmo aspettati, anche per imparare, per vedere, così come dice Abramo, come ha sostenuto l’amico Gentile, di compartecipare positivamente a questo progetto. Ripeto, assolutamente siamo per il confronto, soprattutto in una materia così delicata, Presidente Loiero, soprattutto in un periodo così delicato per questa nostra terra, avvolta – ahinoi – da tante disgrazie.

Ma non è col mero elenco di quello che non va che si risolvono i problemi, il mero elenco serve a capire, poi bisogna fare le proposte. Per esempio, è vero che sono anni che la città di Catanzaro, soprattutto il centro storico, è bloccato perché non si riesce a camminare con la macchina? Perché? Perché l’assessorato è bloccato, ci sono gli scioperi. Non scopro l’acqua calda. Ogni settimana ci sono state categorie che hanno anche violentemente protestato: hanno protestato i medici, i paramedici, i veterinari, i cittadini, hanno protestato quelle miriade di persone, di dipendenti delle strutture private.

Onorevole Pacenza, è vero che c’è bisogno di complementarietà, però se soprattutto nelle strutture che sono per anni state complementari – mi riferisco, per esempio, alle strutture neuropsichiatriche – adesso andiamo a licenziare, non solo non abbiamo più la complementarietà, ma… E voglio citare anch’io una telefonata, caro assessore, che ho ricevuto oggi mentre venivo a Catanzaro: un mio compagno di studi universitari, medico, che lavora in una di queste strutture, mi ha chiamato e mi ha detto: “Piero, siamo veramente distrutti psicologicamente, siamo al dramma e, dopo il dramma, la beffa perché non solo perdiamo il posto di lavoro, ma non riusciamo nemmeno a ricoverare questi soggetti particolarissimi che non trovano ospitalità nemmeno nei nosocomi pubblici, le famiglie non li vogliono”.

I malati psichiatrici di questa terra sono in giro a passeggio, non li vuole nessuno.

Tutto questo succede, senza che nessuno dica “parliamone”, anzi è stato detto “parliamone”, però è finita lì. Fino ad oggi, fino a stamattina ho ricevuto telefonate in tal senso da dipendenti di queste strutture. Siamo veramente al dramma, probabilmente nelle vostre menti, nell’attività gestionale c’è, sicuramente è stato attaccato il problema, è stato attenzionato, però il risultato qual è? Che ancora oggi ci troviamo in questa grave realtà.

Allora la sfiducia che da anni – non da due anni e mezzo, ma che da due anni e mezzo si è accentuata – il sistema sanitario ha creato da parte dei cittadini nei propri ed anche in quelli del personale, le professionalità all’interno del sistema, oramai ha raggiunto veramente quote esponenziali. Oramai veramente rischiamo di arrivare al punto del non ritorno.

Amo ricordare, assessore Spaziante, per esempio, lo sconcerto che ha destato in tutta Italia quel problema degli assistiti morti . Ebbene, ho vissuto già dieci anni fa questa tematica, ma, vedete, si erano quasi incolpati, probabilmente involontariamente, i medici, cioè al danno, la beffa: non solo i medici non hanno avuto e non hanno ancora la possibilità di depennare dai loro elenchi gli assistiti in quanto non avvisati del decesso, non solo viene loro anche inibita la possibilità di acquisire nuovi assistiti perché il posto non si è liberato, non solo i vari Comuni responsabili di notiziare le varie Asl dei nuovi nati non hanno dato ancora una volta la possibilità ai medici di acquisire nemmeno i nuovi nati, quindi danno, beffa, beffa, alla fine qual è il risultato? Che la colpa era dei medici!

Stiamo raggiungendo veramente l’assurdo!

Noi abbiamo – è vero, Stancato – avuto dei colleghi che hanno lo hanno fatto per negligenza, per imperizia-  avranno la responsabilità altri valutare-  cosa è successo, ma la grande totalità dei colleghi medici lavora in questa terra difficile con grande spirito di abnegazione, con grande sacrificio, perché sappiamo che ci sono strutture che non danno ai nostri colleghi nemmeno la possibilità di operare in modo sufficiente. Questo è il vero dramma.

Quindi che cosa fare? Certo, probabilmente quando – ripeto – si sfiora sempre di più il politichese, si perdono di vista i veri problemi tecnici, i problemi reali che attanagliano la nostra situazione sanitaria.

Lei, assessore, ha parlato di rischio finanziario. E’ vero, sono completamente d’accordo. Allora mi permetto io, in modo molto umile, deferente, di dire: “Come facciamo a gestire il rischio”?

Io vedrei tre situazioni da attaccare, da attenzionare. Può darsi che dica il vero, può darsi di no, può darsi che i miei studi mi abbiano portato a stravedere, a valutare altre situazioni, però vi voglio dire, quantomeno come contributo, ad adiuvandum, per darvi la possibilità e dare a noi la possibilità del dialogo in sanità: veda, assessore, io non so se lei lo sa – sicuramente lo saprà – sa qual è la situazione sanitaria, la richiesta di intervento sanitario che crea più mobilità in questa terra? Glielo dico io qual è: la cataratta. E sa perché succede questo? Perché, probabilmente, la malaccorta gestione, quando ha organizzato questi benedetti livelli di assistenza, li ha organizzati così, a casaccio, cioè non ha valutato, così come dice il Piano sanitario nazionale e come dicono il vecchio Piano sanitario regionale e il nuovo Piano sanitario regionale, che bisogna organizzare in modo tale che soprattutto la medicina di medio livello venga garantita ai nostri assistiti.

E’ pericolosissimo, soprattutto dal punto di vista finanziario, creare mobilità sulla media e piccola assistenza. Invece da noi cosa succede? L’effetto contrario. Per alcune richieste, tipo l’appendicectomia, la cataratta, noi come sistema e quindi i nostri cittadini paghiamo il doppio per le prestazioni fuori regione.

Li capiamo questi problemi o no? O parliamo di politichese e poi i problemi restano ai nostri cittadini che ancora aspettano la risoluzione? Le liste d’attesa: aspettano per mesi di essere sottoposti ad una Tac, ad una risonanza magnetica. Questi sono i problemi reali, su questo bisogna incidere soprattutto per evitare quel rischio sanitario.

Un altro problema, egregio assessore: la medicina difensiva, che è un problema reale. Oggi, giustamente, gli operatori sanitari si difendono, hanno paura, quindi anche per una banalità richiedono una moltiplicazione di analisi di accertamenti e ogni piccolo intervento, ogni piccola visita costa 2-3 mila euro al sistema solo come primo impatto. Ecco la medicina difensiva.

Ecco perché la riorganizzazione e la rimodulazione del sistema devono tener conto di queste situazioni, bisogna che ci sia dialogo con le organizzazioni mediche, con i sindacati medici, in modo tale da attaccare queste situazioni, in modo tale che i medici, gli operatori sanitari si sentano difesi dal sistema, non attaccati, non si sentano una controparte del sistema, ma si sentano parte unica del sistema. Questa dovrebbe essere la chiave di volta di un’operazione vera di rimodulazione del sistema sanitario stesso.

Poi, infine, dov’è che sta per esplodere la spesa sanitaria? Veda, assessore, qui si sta creando, forse involontariamente, un piano diabolico per quanto riguarda l’alta specialità, cioè che cosa succede? Noi abbiamo, in questo momento, un sistema dove, nel corso degli anni, la richiesta di alta specialità è aumentata ed è diminuita, in questo caso, la mobilità sanitaria. Questo vuol dire che c’è stata una certa efficacia nella organizzazione della risposta al soddisfacimento di richiesta di alta specialità: nel caso specifico, per esempio, mi riferisco alla cardiochirurgia o alla neurochirurgia, a questo punto ad alcune specialità oncologiche.

Ma il caso più eclatante riguarda la cardiochirurgia in questa terra, dove noi abbiamo una organizzazione che prevedrebbe un ulteriore sito di cardiochirurgia, Pino, ma ancora c’è una grande confusione, non riusciamo a capire la differenza tra la cardiochirurgia, per esempio, e l’emodinamica invasiva. Allora, cosa succede? Questo, inevitabilmente, porta a far sì che creiamo un’altra struttura di cardiochirurgia per interventi che sono programmati, perché deve sapere, assessore, che gli interventi di élite, cioè quelli di urgenza, in Calabria sono tre al giorno e noi rischiamo, amici cari, di avere quattro cardiochirurgie in Calabria per tre interventi di eccellenza al giorno, con un’ulteriore spesa.

Questa è la spesa, queste sono le situazioni che dobbiamo affrontare, in questo modo si gestisce e si aiuta il sistema sanitario a crescere e ad alimentare speranze nei confronti dei cittadini calabresi.

Ecco, la nostra sensibilità insieme con la vostra deve portarci ad attaccare questi problemi, ad attenzionarli e a fare in modo che, effettivamente, ci sia una soddisfazione dei cittadini alla richiesta di prestazione sanitaria di qualità. Noi siamo convinti che le cose possono cambiare se il ragionamento verrà avviato insieme, altrimenti a voi la responsabilità della gestione, a noi la responsabilità di stare attenti a  che queste cose non succedano più.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Censore.

Bruno CENSORE

Io ritengo che sia giusto che la massima Assemblea legislativa regionale, il Consiglio regionale si interroghi sullo stato di salute della sanità calabrese, alla luce dello scenario venuto fuori in queste settimane, quello che sta vivendo la sanità calabrese, che viene presentato dai media nazionali con precisa meticolosità. Io penso che questo sia il punto di maggiore criticità sociale che la nostra regione sta vivendo, dalla nascita del regionalismo ad oggi.

Il tragico ricordo delle giovani morti all’ospedale di Vibo non fa altro che acuire una tensione sociale, accentuare una preoccupazione che è fortemente palpabile nella popolazione calabrese, nell’opinione pubblica e che contribuisce a mettere in ombra gli esempi di buona sanità che ci sono e sono tanti, ma che purtroppo, per la situazione contingente, passano sotto silenzio.

Le ispezioni dei Nas all’ospedale di Vibo e ad altri ospedali volute dal ministro Turco dopo il decesso di queste giovani pazienti, confermano, purtroppo, che la decisione del Governo nazionale di decretare lo stato di emergenza sanitaria era necessaria, anche se – e questa è una mia considerazione – laddove c’è un commissariamento, vuol dire che c’è una sconfitta della politica, c’è la sconfitta non di questa classe dirigente perché le responsabilità di questo Governo che è alla guida di questa Regione da meno di tre anni sono marginali, rispetto a tante classi dirigenti che si sono avvicendate nel corso degli anni. Quindi noi, vincendo le elezioni del 2005, forse non ci siamo resi conto di aver ricevuto un testimone scomodo, fatto di decenni di ritardi in tutti i settori, che hanno provocato i danni delle cifre della disoccupazione, dell’emergenza ambientale, dei ritardi nella sanità.

Veda, assessore Spaziante, io condivido la sua relazione che il collega definitiva pacata, quando lei parla di discontinuità, di una discontinuità che, però, bisogna assicurare con la pochezza di risorse. Lei parlava di rischio sanitario dovuto alla spesa, vuoi per la migrazione sanitaria, vuoi per la spesa farmaceutica, e condivido questa nuova configurazione del sistema.

Non è che non abbiamo fatto niente, noi ci siamo sforzati di dare una risposta, riducendo il numero delle Asl per recuperare risorse, per migliorare la qualità dei servizi e quindi per dare ai cittadini calabresi una sanità migliore.

Certo, dobbiamo fare di più, quando discuteremo del Piano sanitario. Io penso che la vera scommessa ce la giocheremo sul Piano sanitario, perché su questo dobbiamo essere coraggiosi, dobbiamo riuscire a mettere da parte i campanili, dobbiamo lavorare per accrescere i servizi, non per diminuirli, ma dobbiamo avere il coraggio anche di ridisegnare una sanità con pochi ospedali, ma buoni ed efficienti, dove il cittadino quando va sa che ci sono servizi di qualità e soprattutto c’è sicurezza. Questa penso che sia la vera sfida.

Mi trovo d’accordo, quindi, col ministro Turco, quando ha dichiarato che la sanità calabrese ha bisogno di una vera e profonda riqualificazione, a partire dal ripristino della legalità nella gestione, fino alla messa in atto di quelle misure di ristrutturazione dei servizi per garantire un’assistenza adeguata ai cittadini.

Purtroppo noi abbiamo assistito ai drammi che si sono consumati, soprattutto nella mia provincia all’ospedale di Vibo, drammi che ci pongono degli interrogativi che sono più volte sollevati dall’opinione pubblica, interrogativi rispetto ai quali questo Consiglio e questo Governo regionale devono dare risposte, non possono sottrarsi, perché è necessario evitare il protrarsi di questa crisi per ridare fiducia alle istituzioni, per ridare fiducia alla politica, altrimenti viene minato lo Stato di diritto.

Quindi dobbiamo operare con coerenza, con capacità, perché dobbiamo vincere un pregiudizio, dobbiamo lavorare affinché questa regione non sia più la regione delle emergenze, dell’emergenza sanitaria, dell’emergenza occupazionale, dell’emergenza ambientale, dell’emergenza sicurezza, lavorare contro la sopraffazione dei poteri criminali.

Io sono d’accordo nel sostenere la linea dura che ha voluto il ministro Turco e che è stata avviata dal governatore Loiero ed auspico pure di non dover essere sorpreso ancora da una certa carta stampata che va a caccia di sensazionalisti, mentre in questo momento, vedo che intorno alla Calabria c’è un’attenzione come a voler cercare un capro espiatorio. Non vorrei che qui tornassimo ad un’antica storia del nostro Paese, allorquando c’è stata la bomba a Piazza Fontana, quando si è cercato subito il Valpreda di turno per darlo in pasto all’opinione pubblica.

Io penso che sia necessario compiere nella nostra regione uno sforzo straordinario, per far sì che si possa dimostrare ai cittadini calabresi che la buona politica e i buoni medici esistono e vogliono riprendere in mano la sanità. Per arrivare a questo obiettivo, occorre una forte consapevolezza della politica, degli operatori sanitari ed un grande aiuto anche da parte di mezzi di comunicazione, che hanno un ruolo importantissimo nel contribuire a smascherare i mali, ma senza avventurarsi in processi anticipatori, prima che siano stati riscontrati i fatti.

Io penso che, se c’è questa forte volontà da parte di questo Consiglio, che dovrà discutere la nuova sanità, il nuovo Piano sanitario, si possa scrivere un giorno diverso per la sanità calabrese.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Dionisio GALLO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, assessore, colleghi consiglieri, certamente non è facile prendere la parola e discutere della questione della sanità calabrese, non è facile non solo da consigliere regionale, ma non è facile per me che sono operatore della sanità ormai da venticinque anni: lavoro in un pronto soccorso di questa nostra regione, anche adesso che sono consigliere regionale a titolo volontaristico ancora lo faccio. Lo dico perché i problemi degli ospedali mi sono ben noti e devo dire subito, proprio nella mia qualità di operatore della sanità e quindi del comparto dell’emergenza, che credo che sia stata una cosa buona, finalmente – cosa che non si era mai fatta – affidare ad un professionista capace, serio ed importante come Franco Romeo, l’incarico di ristrutturare la rete delle emergenze. Tuttavia, il ruolo politico che ciascuno di noi ha assunto varcando questo portone, quest’Aula, ci impone l’assunzione di una responsabilità che, pur non essendo semplice, come ho appena detto, è comunque doverosa.

Certo, la lunga lista e tragica elencazione di fatti che a partire da un po’ di tempo a questa parte hanno contraddistinto il sistema sanitario e che lo hanno portato sulle prime pagine di tutti i giornali rappresenta una metastasi di un sistema che è gravemente ammalato. I fondati sospetti di disfunzioni strutturali, le denunciate omissioni, i colpevoli ritardi, tutto questo rappresenta l’ambito entro il quale oggi siamo chiamati non solo a discutere, ma se è possibile – per la verità, auspicabile anche –, anche a dare un segnale di forte e netta discontinuità rispetto al passato. Fuori da quest’Aula i calabresi non aspettano più, non sopportano nemmeno, sono sfiduciati – è stato già detto – e quando si riferiscono a noi, alla politica, non usano né accondiscendenza né parole di considerazione.

E’ evidente, dunque, che l’odierna seduta di questo Consiglio regionale è assolutamente importante, anche perché giunge dopo l’ennesimo fatto di inaudita gravità, pur con tutte le cautele del caso, dopo l’ennesima bufera sul sistema, anche perché oggi credo sia non esaustivo soffermarci sulla quantità dei problemi della Calabria; anzi, se volete, io dico che – ma è un mio parere del tutto personale – il secondo punto all’ordine del giorno, che vede praticamente l’istituzione di una commissione, arriva in ritardo, è anacronistico e, secondo me, non ha motivo di esistere.

Di quale indagine conoscitiva dobbiamo parlare? Forse è sfuggito che, in Calabria, è stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, che c’è un’apposita commissione guidata dal prefetto Serra, che è già al lavoro e che le sue visite in alcune strutture sanitarie calabresi hanno prodotto – come ben sappiamo – risultati sconfortanti, ma – qualcuno lo diceva prima – non lo scopriamo oggi.

Siamo finiti anche per questo sui giornali nazionali, sul “Corriere della Sera”, cioè si dice, si potrebbe parlare di vere e proprie fogne a cielo aperto, ma il dato più impressionante è che, su trentanove strutture ospedaliere visitate fino adesso, trentasei non sono in regola, quasi il 100 per cento.

Allora in Calabria, in effetti, non c’è più nulla da conoscere, c’è solo da assumere delle decisioni radicali che siano nuove rispetto al passato, che producano risultati il più velocemente visibili.

E sono consapevole di dire cose che, forse, non sono in linea con il cannibalismo politico che in questi casi induce chi non ha responsabilità di governo ad approfittare con squallore, certe volte, delle disgrazie di chi ha responsabilità, ma io credo che, se oggi ci impegnassimo – ma mi pare che il clima non sia questo – in filippiche di parte, non staremmo in pace con noi stessi, con la nostra coscienza, con la coscienza non solo di consiglieri regionali, ma di calabresi.

In questo momento poco importa l’opportunità politica e la logica di schieramento, poco importa chi è in difficoltà dal punto di vista dell’amministrazione, importa veramente che ci sia una svolta radicale rispetto a determinati sistemi, a determinate questioni.

Allora la voglio dire subito: noi dobbiamo cominciare a confrontarci su cose concrete, dobbiamo cominciare a riuscire a disegnare una sanità in Calabria che sia efficiente, che dia cioè risposte ai cittadini, che dia risposte in termini di salute, in termini ovviamente di soddisfacimento delle esigenze della collettività. Come lo possiamo fare? E’ bene che il Piano sanitario regionale o il Piano della salute arrivi subito in Aula, è bene che su questo piano ci sia un confronto serrato e serio fra tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio regionale, è bene – e, se mi consentite, è una sorta di appello che faccio anche alla maggioranza e al governo regionale – che su questo Piano sanitario ci sia un confronto aperto e che si possa accettare il contributo dell’opposizione, della minoranza rispetto a una questione che riguarda tutti i calabresi e riguarda tutti noi.

Guardate, io non vorrei fare paragoni irriguardosi, però vi prego, signori della maggioranza, colleghi della maggioranza, fate in modo che non succeda, come sta succedendo a livello nazionale, che per testardaggine, con i dovuti distinguo, probabilmente si andrà ad elezioni anticipate e non si potrà, invece, porre rimedio ad una situazione che vede una legge elettorale che sicuramente non è l’optimum e non è il massimo. In questo caso noi abbiamo una responsabilità in più, perché ci troviamo a ragionare di esigenze di salute da parte dei cittadini, di qui la mia  proposta: aprire fin da subito una sessione permanente del Consiglio regionale in cui si discuta il Piano sanitario regionale e lo si approvi il più presto possibile.

Certo, è importante quello che ho sentito dire fino adesso, è importante che si parli delle strutture, è importante che stasera si sia parlato anche di macchinari obsoleti o che non funzionano, ma tutto questo, se non lo inquadriamo nel grande progetto di programmazione che deve essere il Piano sanitario regionale, resta un ragionamento parziale e fine a se stesso.

Guardate, siamo tutti sulla stessa nave e, quando la nave attraversa il mare in burrasca, non bastano il comandante in capo e qualche mozzo per raggiungere il porto, c’è bisogno, invece, dell’intero equipaggio, del quale facciamo parte anche noi del centro-destra. Se l’opposizione pensa di stare calma ed in attesa, sbaglierebbe gravemente; se la nave affonda, ho l’impressione che i calabresi non siano più disponibili a concederci qualche scialuppa di salvataggio. Un po’ di comune coraggio può sembrare poco, ma in questo momento è la scelta più giusta, ragionevole ed attesa dai calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Michelangelo Tripodi. Ne ha facoltà.

Presidenza del Vicepresidente Roberto Occhiuto

Michelangelo TRIPODI, assessore all’urbanistica ed al governo del territorio

Ho chiesto di intervenire perché credo che questo dibattito, questa sessione ha un valore e un’importanza straordinaria. Quello che è accaduto in questi giorni e che ha investito direttamente il Consiglio regionale rappresenta un fatto di una gravità senza precedenti e credo che, in qualche modo, è la punta dell’iceberg, il punto terminale – speriamo – di una vicenda che ha visto, purtroppo, in questi anni la sanità calabrese al centro della ribalta regionale e nazionale, sia per i casi gravissimi di malasanità che hanno mietuto vittime innocenti – ricordiamo i nomi di Federica Monteleone, Flavio Scutellà, Eva Ruscio, che sono i martiri di questa malasanità calabrese –, sia per i processi, le indagini in corso, quella sulla sanità vibonese che ha visto anche messo sotto inchiesta un intero staff di gruppo dirigente per quanto riguarda la realizzazione del nuovo ospedale di Vibo; poi questo clamoroso, l’inchiesta “onorata sanità”, che colpisce direttamente questo Consiglio regionale con l’arresto del consigliere regionale Crea, ma colpisce anche vertici importanti del mondo della sanità calabrese.

Io credo che questa situazione richiede ed ha già determinato alcune risposte importanti che sono venute in questi giorni anche dalle scelte che ha compiuto la Giunta regionale e credo che vanno ricordate – lo ha fatto prima l’assessore Spaziante – scelte importanti e di assoluta novità che io segnalo e sottolineo molto positivamente, sia quella che riguarda la scelta della Regione – cosa che non ha precedenti – di costituirsi parte civile in questo procedimento chiamato “onorata sanità”, ma anche quella di pervenire ad un accertamento, ad un’indagine per un’eventuale revoca di quell’accreditamento della clinica privata “Villa Anya”, ma aggiungo l’azzeramento dello staff dirigenziali dei vertici apicali del dipartimento sanitario e la sospensione di tutti i dirigenti coinvolti in quell’inchiesta.

Io credo che ci siano state misure importanti, significative, ma aggiungo che occorre andare avanti in questa direzione, occorre impegnarsi perché il tema è grave e delicato. Dobbiamo capire fino a che punto gli interessi privati sono ormai prevalsi nel sistema sanitario e fino a che punto non è necessario, invece, intervenire con forza e determinazione per ripristinare quella che è la missione originaria, vorrei dire la missione unica del sistema sanitario e, in particolare, del nostro sistema sanitario calabrese, che a mio avviso è quella, innanzitutto, esclusivamente di prevenire e curare le malattie, di garantire il diritto alla salute per i cittadini, di essere una sanità per tutti e di tutti.

Tutto questo, purtroppo, in Calabria – dobbiamo prendere atto – non si è registrato, non è così la sanità in Calabria; la sanità in Calabria non garantisce tutela e garanzia sanitaria, ma è diventata un pozzo senza fondo da cui vengono prelevate le risorse pubbliche che determina, appunto, un grande spreco, un grande sperpero di denaro pubblico che non lascia traccia, che non determina maggiore qualità del servizio, maggiore efficienza delle prestazioni, maggiore capacità di dare risposte a coloro i quali hanno bisogno e domandano un intervento, un impegno di carattere sanitario capace di risolvere i loro problemi. Tutto questo non è avvenuto.

Aggiungo di più: c’è in Calabria, più che altrove, una presenza privata nel sistema sanitario che io, personalmente, considero ormai esagerata ed eccessiva. Io non so se la condizione di difficoltà, di emergenza, di drammaticità in cui versa la sanità calabrese non ha anche questo tipo di paternità, nel senso che noi – ricordava adesso il collega Gallo – abbiamo preso atto di un’inchiesta, di un dato: trentasei ospedali su trentanove non sono adeguati, non hanno le strutture, non hanno capacità di dare le risposte che servono, e parliamo degli ospedali pubblici. Ma io, personalmente, vorrei sapere, mi interesserebbe capire quante strutture pubbliche non sono adeguate, eppure risultano accreditate, autorizzate a dare prestazioni e quante strutture private non servono solo per succhiare fondi e risorse sanitarie del Fondo sanitario regionale e non garantiscono alcuna risposta.

Questo tema me lo porrei e lo pongo, perché certamente è un tema che riguarda questa situazione attuale della sanità in Calabria, che riguarda anche le risposte che dobbiamo dare.

Personalmente, non mi interessa più garantire chi utilizza il Fondo sanitario per fare interessi, per fare della sanità un vero e proprio mercato, una merce e non utilizza, invece, le strutture che gli vengono messe a disposizione, le risorse che gli vengono date nei trasferimenti pubblici per garantire un minimo di risposta sanitaria.

Da questo punto di vista, penso che sia ora di impegnarsi seriamente. Se emerge un sistema di interessi politico-affaristico-mafioso, abbiamo il dovere di reciderlo, di impegnarci politicamente per quelli che sono gli strumenti di cui disponiamo, a partire dal Piano sanitario regionale, per garantire una risposta forte, la svolta che è necessaria.

Io penso, per esempio, che sia necessario, da questo punto di vista, garantire il massimo di trasparenza e questa massima trasparenza si ottiene, intanto, avviando un’azione a tappeto, in modo generalizzato, per capire e per sapere se tutti i soggetti che hanno oggi un sistema di accreditamento, un riconoscimento, privati, nei confronti della Regione hanno tutti il certificato antimafia. Io credo che questa sia la prima cosa che bisogna fare, che bisogna chiedere; bisogna, secondo me, immediatamente stabilire che va richiesto il certificato antimafia a tutti coloro i quali hanno la titolarità di accreditamenti con la Regione Calabria nell’ambito del sistema sanitario.

E poi, aggiungo, occorre fare finalmente piazza pulita degli interessi, di quel grumo di interessi, quell’intreccio di affari che, purtroppo, lega talvolta la politica con il sistema sanitario. Bisogna stabilire precise incompatibilità, precise separazioni, nette separazioni, fare una vera e propria selezione discriminante per coloro i quali sono impegnati nella politica e poi hanno anche interessi sanitari. Purtroppo, in questi anni abbiamo conosciuto, spesso e volentieri, forti pressioni che sono venute anche dall’interno del sistema politico per garantirsi alcuni livelli di tutela sul terreno di alcune iniziative di carattere privato e sanitario: l’inchiesta “onorata sanità” ne dà conto per un aspetto, ma non è solo quella, ce ne sono tante altre di situazioni che andrebbero affrontate.

Allora, io dico che certamente in questo contesto è giusto fare un appello al confronto, è giusto richiedere l’approvazione del Piano, ma io dico che questo deve tenere conto di queste novità che si sono verificate, deve tenere conto di una condizione nuova che si sta registrando e della necessità di dare una risposta forte.

Il collega Magarò diceva “un patto per la sanità dobbiamo realizzare”, io dico che dobbiamo fare un patto per la sanità e un patto per la legalità nella sanità calabrese, perché questo rappresenta l’elemento assolutamente imprescindibile. Se non c’è questo, ci sarà la prosecuzione di una condizione che diventa senza controllo, che è fuori da qualsiasi livello di garanzia, di tutela e di trasparenza, per cui alla fine ci accorgiamo tutti che, senza alcuna responsabilità diretta, ma certamente in una condizione in cui, purtroppo, avvengono certe cose, non avvengono mai per caso, ci troviamo di fronte a situazioni come quelle che stiamo leggendo in modo anche stupefacente sui quotidiani, per le cose che vengono dette e per i comportamenti che vengono acclarati.

Ho finito, Presidente, però mi permetto di segnalare, di sollecitare queste due proposte di cui ho parlato alla Commissione che istituiremo, due proposte che ritengo siano importanti: la prima, la garanzia antimafia per tutti i titolari delle cliniche private; la seconda, la necessaria incompatibilità tra la politica e gli interessi sanitari che, spesso, nel mondo privato sconfinano anche nel condizionamento pesante dell’attività istituzionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Acri. Ne ha facoltà.

Antonio ACRI

Signor Presidente, verrebbe la voglia di rinunciare, è crollata l’attenzione, comunque mi sembrerebbe poco responsabile il mio silenzio.

La relazione preoccupata, consapevole, forse eccessivamente sottotono, credo, per il peso delle responsabilità, ma dignitosa, determinata dell’assessore Spaziante; il confronto, per quanto in questo momento sfilacciato, ma altrettanto preoccupato e civile in questa Assemblea consiliare; le reazioni tempestive, immediate, coraggiose, anche perché necessarie ed ineludibili, inevitabili del Presidente Loiero, della Giunta in risposta agli avvenimenti giudiziari degli ultimi giorni, la stessa contestazione organizzata da un gruppo di “Azione giovani”, inconsueta ed ingiustificata nel metodo, ma prevedibile nel merito; la lettura dei quotidiani di oggi e dei giorni scorsi, tutte queste contingenze mi portano a credere, senza retorica, che l’anno che è da pochi giorni iniziato sarà il più impegnativo per la nostra Regione e per la nostra politica, dovrà essere l’anno della responsabilità e delle realizzazioni. Questo è il mio auspicio e la mia speranza e soprattutto sul tema della sanità occorrerà dimostrare che le dichiarazioni principio saranno concretizzate.

Abbiamo, su questo tema, più di un obbligo morale e civile, lo abbiamo soprattutto nei confronti delle famiglie Monteleone, Ruscio, dei tanti che, a causa di una cattiva sanità, invece di assistenza, hanno trovato abbandono e negligenza, non dimentichiamolo mai quando discutiamo di sanità.

Il livello di insoddisfazione generalizzata di cui parlava Spaziante, i riflettori accesi sulla sanità dalla magistratura, i casi gravi – come dicevo prima – e ripetuti di malasanità: la grave situazione di crisi della sanità che – come riconosceva lealmente, come di consueto sa essere l’onorevole Sarra – non è un fenomeno di questi ultimi anni, viene da molto lontano e forse, oggi, ha raggiunto livelli esasperati perché esasperata è la notizia, esasperato è lo spazio mediatico che a queste vicende viene dato. Perché, cari colleghi, se c’è un ambito in cui sono chiare le nostre responsabilità – e, per nostre, intendo quelle di noi esponenti politici regionali – questo è proprio la sanità, un sistema che abbiamo voluto organizzativamente autonomo e su base regionale e che abbiamo il compito, quindi, di governare senza deresponsabilizzazione, senza scaricabarile, ma assumendoci tutti le nostre responsabilità, senza nasconderci dietro la portata e la complessità delle politiche sanitarie che ci sono e sono consistenti.

Le 227 pagine del Piano sanitario regionale licenziato dalla Giunta il 9 novembre 2007, inviato – lo dico ancora una volta perché l’ho già detto in un’altra occasione – furbescamente dalla Giunta alla terza Commissione in data 19 dicembre, sapendo che le Commissioni sono praticamente paralizzate da oltre sette mesi. Ecco, questo Piano sanitario regionale comunque, al di là delle sfumature e delle furbizie, rappresenta, a mio avviso, una sfida, a partire da una premessa e da un obiettivo che sono contenuti nello stesso Piano e che, apparentemente, sono banali o comunque sottovalutati: il primo, costruire un sistema normale; il secondo, avere consapevolezza che la sanità, quella regionale attuale, esprime più di un problema.

Così come non possiamo sottovalutare che la nostra sanità assorbe all’incirca il 70 per cento delle spese correnti della Regione e il 52 per cento di tutti i mutui assunti e che, accanto ai problemi tecnico-organizzativi, abbiamo l’ulteriore dovere di salvaguardare l’aspetto della trasparenza e della legalità, perché in Calabria ogni spreco, ogni euro speso male va ad alimentare un canale molto pericoloso, perverso, che è quello della criminalità organizzata – e lo sappiamo – anche nella sanità, soprattutto nella sanità, come dimostrano, purtroppo, gli avvenimenti degli ultimi giorni.

Abbiamo il dovere, altresì, di correggere tutti quegli aspetti negativi di cui c’è abbondante letteratura nelle ricorrenti relazioni della sezione regionale della Corte dei conti sulla sanità: mi riferisco alla relazione dell’anno 2003 e a quella del 2006, a quelle più recenti sulle singole aziende sanitarie e che prefigurano, queste relazioni, costantemente organizzazioni interne deficitarie che di aziendalistico hanno ben poco e soprattutto hanno dato prova di scarsa capacità di autovalutazione di efficienza.

Quindi la prima cosa di cui dobbiamo avere consapevolezza è che questo Piano sanitario non deve rispondere solo ad obiettivi connaturati al suo compito, va oltre, deve andare oltre, proprio perché la nostra non è ancora una regione normale, e quando parliamo di interessi economici enormi, dobbiamo sapere che si parla di circa 3 miliardi di euro annui.

Due punti deboli io colgo in un Piano che ho letto con attenzione, che avevo già letto quando mi venne consegnato personalmente dall’assessore Doris Lo Moro, due punti deboli in un Piano che, complessivamente – dicevo – e partendo dallo stato di fatto, sarebbe oro realizzarlo e che ci offre, soprattutto nella fase di analisi, ampio materiale di riflessione.

Il primo punto debole che colgo, ma è una debolezza antica della nostra Regione, è una impostazione di programmazione che sottolinea una politica per la salute affidata esclusivamente al sistema sanitario ed è questo un punto debole perché il federalismo regionale rischia, infatti, di essere del tutto inefficace, se si limita a trasferire le competenze di governo della sanità, mantenendone al tempo stesso il carattere di separatezza dalle complessive scelte di sviluppo regionale. Manca – ed è del tutto evidente – l’integrazione con il sistema sociale, straordinariamente arretrato nella nostra regione.

Ma la politica per la salute è organica, ha le strategie sociali, economiche e ambientali della regione e quindi deve potersi sviluppare nelle politiche economiche, occupazionali, di uso del territorio, dell’istruzione, della formazione professionale, dell’agricoltura.

Il raggiungimento completo degli obiettivi del Piano sanitario regionale non sarà possibile, a mio modesto avviso, se non si svilupperanno efficaci politiche integrate sia a livello regionale che a livello locale. In questo ambito debbo rimarcare l’assoluta insufficienza del Piano sociale regionale presentato tempo fa, che noi abbiamo fortemente criticato nella sua impostazione, nella sua metodologia e nei suoi contenuti che sono da rivedere in profondità.

Inoltre, non possiamo non considerare che una sostanziale ragione della crisi di spesa è rappresentata dalla sempre maggiore medicalizzazione dei problemi di salute, accompagnata alla crescente tecnologizzazione della medicina. Tuttavia, si continua a cercare la risposta ai problemi di salute unicamente negli investimenti per la crescita dei servizi sanitari anche quando una società della salute è prevalentemente legata allo stato dell’ambiente, alle condizioni sociali ed economiche, agli stili di vita, alle reciproche dipendenze tra servizi sanitari e servizi sociali e socio-assistenziali.

Il secondo elemento che mi sento di sottolineare e che non riguarda solo l’aspetto della programmazione sanitaria è il coinvolgimento del sistema delle autonomie locali. Noi non possiamo dimenticare che la qualità è una metodologia ed una via per promuovere la partecipazione attiva degli individui basata sul coinvolgimento e sulla responsabilità di ciascuno e che, dunque, il coinvolgimento è uno degli elementi della qualità di qualsiasi programmazione. Secondo: con gli enti locali le scelte occorre condividerle, non concertale, perché gli enti locali non sono sindacati, e non vuole essere una diminutio per i sindacati, ma sono gli enti locali una parte dello Stato che ha proprio il compito di tradurre amministrativamente scelte legislative operative.

E’ fuori discussione che in Calabria – lo sto sostenendo da tanto tempo – c’è un problema politico serio che riguarda il coinvolgimento degli enti locali.

Abbiamo approvato strumenti importanti di grande originalità, come il Consiglio delle autonomie locali. Ebbene, questo organismo ancora non lo si fa partire perché non si è stati in grado di approvare il regolamento di organizzazione.

I sindaci non hanno velleità di tornare a gestire la sanità, però una cosa è non gestire, altra cosa è stare a guardare ciò che accade, sopportare scelte che vengono fatte da soggetti diversi, che spesso creano elementi di discontinuità tra ciò che è programmazione, razionalità, economia e quelle che sono le domande, le esigenze che i cittadini pongono alle comunità locali, ai sindaci.

Una raccomandazione, signor Presidente, signor assessore: vorrei che il Piano sanitario regionale e il Piano regionale degli interventi sui servizi sociali – vorrei che i pochi colleghi rimasti ascoltassero, perché mi sembra che la grande attenzione, la grande preoccupazione è venuta meno troppo immediatamente – andassero discussi ed approvati con una partecipazione ampia e responsabile di maggioranza e di opposizione.

Attenzione ai passi falsi. Stasera ho sentito, forse strumentalmente, qualche collega dell’opposizione accelerare i tempi per l’approvazione del Piano sanitario. Anch’io sono per l’accelerazione dell’approvazione del Piano sanitario, però attenzione ai passi falsi, alla frettolosità, alla prepotenza formale ed istituzionale. Si discutano queste due importanti riforme propedeuticamente nelle Commissioni consiliare competenti per alleggerire, per smussare attraverso il confronto, le tensioni, le incomprensioni maturate nel tempo. Solo così si potranno evitare spinte e pretese esclusivamente localistiche che rischierebbero di sfarinare un lavoro che è costato tempo, energia, intelligenza, forte determinazione, impegno totale a Doris Lo Moro e a quella Giunta nella quale la Lo Moro era presente, a questa Giunta in cui oggi è presente Spaziante.

Ecco, questa raccomandazione mi sento di fare, perché la Calabria anche questa prepotenza non può permettersela.

Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

Roberto OCCHIUTO

Io vorrei iniziare il mio intervento confessando a lei, al Governo, all’Aula la mia personale delusione, per quello che può servire, ma credo anche la delusione dei calabresi per il modo in cui questo dibattito si è svolto, ma soprattutto per il modo in cui è cominciato. Noi ci saremmo aspettati dalla relazione dell’assessore alla sanità non solo una dichiarazione in ordine all’approccio che bisogna avere rispetto ai problemi della salute in Calabria, avremmo preferito che l’assessore alla sanità ci avesse spiegato oggi in Aula cosa concretamente questo Governo regionale intende fare per invertire la rotta, siccome ha detto – e i calabresi ne sono convinti – che è necessario invertire la rotta.

Guardi, assessore, l’eticità in politica non appartiene soltanto al campo degli aspetti, che pure vanno considerati, in ordine alle questioni che riguardano la giustizia, le inchieste, il modo nel quale un amministratore intende il proprio ruolo; l’eticità, in politica, è connaturata, in qualche modo, all’etica del fare. Non è sufficiente essere persone perbene – io credo che questo debba essere un prerequisito di chi si candida ad amministrare i problemi dei calabresi – è necessario, invece, avere la capacità di fare le cose, di operare, cercando delle soluzioni ai bisogni della comunità che si vuole amministrare. E noi quest’etica del fare nel suo intervento proprio non l’abbiamo riscontrata.

Lei – come diceva il collega Aiello – per decine di volte ha detto che occorre discontinuità, ma non ci ha detto come questa discontinuità debba realizzarsi. Io ho cercato di appuntare quali interventi concreti il suo dipartimento intendesse intraprendere per dimostrare ai calabresi che si vuole fare diversamente, e non solo diversamente da come ha fatto il Governo Loiero in questi tre anni, per carità, diversamente anche da come è stata intesa la gestione della sanità dai governi di centro-destra e di centro-sinistra. Ebbene, su questo foglio nel quale cercavo di appuntare quello che lei diceva non sono riuscito ad appuntare nulla, se non il fatto che lei ha detto che ogni settimana farà un briefing con i direttori generali. Ma allora, se questo è il governo della sanità, se a questo si riduce il governo della sanità in Calabria, non c’è da stare allegri in prospettiva!

Non ci ha detto come intende intervenire sulle questioni che rappresentano i livelli di criticità maggiori nel sistema, come intende, lei che è un abile conoscitore della sanità, evitare gli sprechi assicurando i livelli essenziali di assistenza, magari equilibrando le risorse che si investono tra la rete ospedaliera, che certo va riorganizzata, e la medicina del territorio e la prevenzione, perché in Calabria questo equilibrio non c’è. Non ci ha detto nulla di questo, solo il briefing che farà con i direttori generali.

Peraltro, assessore Spaziante, noi le riconosciamo di essere persona corretta, ma lei, senza volerlo, oggi ci ha dato quasi una notizia criminis, perché ci ha detto che un suo direttore generale è venuto da lei per chiederle chi doveva nominare direttore amministrativo, direttore sanitario. Lei ha risposto “fai secondo coscienza”, ma - voglio dire - se questo direttore generale dovesse essere in sintonia con lo spirito del suo intervento, estremamente censurabile, secondo me, sulle questioni concrete, ma assai condivisibile sul piano dell’approccio che si vuol dare ai problemi, lei questo direttore generale – non so chi sia – avrebbe dovuto licenziarlo. Avrebbe dovuto dire a questo direttore generale che non doveva venire dall’assessore a chiedere chi doveva fare il direttore amministrativo o chi doveva fare il direttore sanitario. Attenzione alle scelte che fate, perché già in altre epoche le scelte che avete fatto si sono poi rivelate estremamente imprudenti per il governo della sanità in Calabria. Poi, considerato che abbiamo poco tempo a disposizione qualcosa me la sarei aspettata da lei in ordine ai tempi e ai modi dell’approvazione e ai contenuti del Piano sanitario. Lei ha detto, assessore, che la nuova pagina della sanità non si apre oggi con questo dibattito, ma si apre con questa nuova Giunta Loiero. Ha detto che già nelle settimane precedenti ha avuto modo di invertire questa rotta, quasi a voler ammettere che tutto quello che è stato fatto prima che lei rivestisse la funzione di assessore alla sanità fosse in qualche modo censurabile. Ma anche rispetto a questo, assessore, il piano è figlio di un’altra epoca di questo Governo regionale. Noi vorremmo capire qual è l’intendimento dell’attuale Giunta Loiero - la quater, la quinta non ricordo – sul Piano sanitario, perché lei ha nominato altri dirigenti per il governo del dipartimento. Credo fosse anche una cosa estremamente condivisibile in attesa che le inchieste giudiziarie vadano avanti, ma non ha considerato che i dirigenti che ha rimosso sono gli stessi che hanno fatto parte del gruppo di lavoro che ha redatto il Piano sanitario che è giacente in Commissione. In una Commissione che non esiste attualmente, si tratta della Commissione sanità del Consiglio regionale. Anche rispetto a questo, allora, noi vorremmo sapere dal Presidente Loiero, dall’assessore, qual è l’intendimento del Governo regionale sul piano sanitario.

Noi non vogliamo fare come tanti colleghi della maggioranza che sono intervenuti e che hanno giocato allo scarica barile - come spesso si fa in questa Regione - senza rendersi conto che i cittadini non si appassionano alla rincorsa delle responsabilità. Siamo coscienti che ci sono responsabilità di tutte le parti politiche e di tutti i governi regionali nella gestione della sanità, ma avremmo voluto, davvero, partecipare assieme a voi, assumere qui in Consiglio regionale un impegno per dare alla Calabria uno strumento di programmazione del governo della salute di cui ha necessità. Voi non ci avete detto nulla di questo. Il Presidente Loiero si era impegnato ad approvare il Piano sanitario entro la fine di gennaio, ma ancora non ce ne  traccia, non è cominciata nemmeno la fase delle audizioni delle categorie in Commissione.

Ebbene io credo – concludo, Presidente – che la Calabria sia stanca di parole, sia stanca delle parole della politica ed abbia invece necessità di una politica capace di sostituire le parole con i fatti, a cominciare dall’approvazione di un Piano sanitario rigoroso e coraggioso che dia davvero il senso di una nuova stagione. Una stagione alla quale anche noi dalla opposizione vorremmo partecipare, ma che, siamo convinti, questo Governo regionale non saprà inaugurare, un po’ per deficienze in ordine alle competenze sul governo della sanità, un po’ anche perché sono convinto – e lo dico in conclusione – che il livello di delegittimazione a cui avete costretto le istituzioni calabresi in questi tre anni è tale che a questo Governo regionale - anche se per ipotesi davvero si volesse invertire la rotta - non sarà consentito, purtroppo di recuperare questo deficit di sfiducia. Per cui, forse, anzi sicuramente, l’unico modo per riconciliare i calabresi con le istituzioni della loro Regione è quello di sciogliere il Consiglio regionale, di mettere fine ad una legislatura nata male, proseguita peggio che rischia di portare le istituzioni lungo un piano inclinato. Credo che questa sia una cosa che non può consentirsi né il centro-destra né il centro-sinistra, ma soprattutto non possono consentirsi i cittadini calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nicolò. Ne ha facoltà.

Alessandro NICOLO’

Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’argomento oggetto di discussione ha una certa importanza ed io non pensavo che calasse la soglia di attenzione e si registrasse in Aula un certo assenteismo, anche perché il dibattito è stato chiesto da più parti e più volte invocato per aprire una discussione che la Casa delle libertà, gli esponenti della opposizione, stasera hanno interpretato con la massima responsabilità istituzionale. Altro che politica di scarica barile! Il barile probabilmente lo scaricano gli amici della maggioranza, quando tentando di additare delle responsabilità pregresse ai gestori della politica che hanno diretto la sanità. Vero è che le responsabilità sono ataviche, forse giustamente - come diceva qualche collega – appartengono e si annidano nel regionalismo, ma è pur vero che vi sono delle responsabilità politiche di questo governo. Non foss’altro per quella discontinuità invocata e spesso praticata anche dall’interno, perché – vedete - l’assessore Lo Moro aveva cominciato ad ambientarsi, ad interpretare il ruolo - io ho sempre capito l’assessore Lo Moro, sebbene mi sia occupato della materia fornendo un contributo politicamente civile con interpellanze e interrogazioni, alle quali, però, – adesso le posso citare – non è mai stata data risposta -, ma mentre stava cominciando a capire i meccanismi, ecco la discontinuità del centro-sinistra, viene sostituita dall’assessore Spaziante. Ma forse questo faceva parte di un programma di turn-over dopo la prima fase di legislatura. Una discontinuità che sicuramente creerà delle disfunzioni oltre quelle che già esistono in questo contesto. Un contesto carente sia dal punto di vista organizzativo che funzionale. Mi riferisco ai presidi ospedalieri. Più volte ho tentato di richiamare l’attenzione del governo regionale. Assessore Spaziante, la sua relazione stasera non è stata soddisfacente. Il suo intervento è stato solo formale, io lo ho definito teorico. Ritengo che alle cose dette si debba dare esecuzione e noi la attenderemo e riscontreremo nei fatti e nella operosità di questo governo. Noi siamo disponibili - come ha testé detto qualche mio collega in un suo intervento - a dare quel contributo, quell’apporto costruttivo, positivo e democratico per quel confronto che spesso voi avete chiesto, invece voi avete rifiutato la collaborazione che offrivamo con gli strumenti che avevamo a disposizione. Il sottoscritto lo scorso anno sollevava delle questioni afferenti al mondo, al settore, al pianeta della sanità: segnalava le disfunzioni dell’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito, disfunzioni di carattere strutturale e di carattere funzionale afferenti ai servizi; evidenziava le disfunzioni riguardanti alcuni reparti degli “Ospedali Riuniti” invitando l’assessore a fare un sopralluogo. Mi auguro che la Commissione che si costituirà stasera interpreti seriamente il mandato rispetto alla attività ispettiva e propositiva in merito ai problemi esistenti sia nei presidi ospedalieri che nella sanità privata. Per non parlare poi del resto. Ho letto che in una intervista il consigliere Adamo ha detto: “facciamo un concorso per selezionare la classe dirigente”, bene, facciamo questo concorso per fare una graduatoria. No, noi siamo per la meritocrazia, per le competenze. E le competenze e la meritocrazia vanno ricercate attraverso procedure serie, selezioni mirate per poter assegnare, in ruoli strategici, personale qualificato. Il problema dei manager è un problema ormai conosciuto, discusso ed affrontato. Con le dovute proporzioni, noi abbiamo anche i problemi riguardanti gli operatori della sanità. Gli ultimi eventi luttuosi sono – come diceva qualcuno – il frutto di selezioni che rispondono a logiche clientelari, proprio perché la sanità è stata sempre politicizzata, perché risponde alle lobbies della politica. Noi oggi dobbiamo avere il coraggio – noi, maggioranza ed opposizione – di assumere le nostre responsabilità, di imprimere una svolta e di tagliare col passato, indipendentemente da chi ha gestito la sanità 5, 10 o 20 anni fa. Il problema - io ripeto - parte da lontano, può essere riconducibile al regionalismo, ma oggi noi lo dobbiamo affrontare senza esimerci, con serietà e con un forte senso di responsabilità istituzionale. Ci vuol coraggio per la scelta dei manager delle Asl, quello che diceva l’onorevole Occhiuto rispetto alle dichiarazioni dell’assessore Spaziante - ho sentito le dichiarazioni - è grave: va rimosso un direttore generale che pone – soprattutto per il metodo – una questione all’assessore rispetto ad una scelta. La questione va affrontata con scienza e coscienza rispetto a dei criteri che devono determinare degli equilibri. Oggi non ci sono equilibri perché non ci sono stati mai criteri. Allora noi - e lo dico veramente con il cuore perché si tratta di un argomento sentito… Io ho visitato gli ospedali ed ho sentito gli operatori della sanità ed i pazienti. Ho posto all’attenzione un problema per il pronto soccorso di Reggio Calabria (ho presentato, su questo, un emendamento che non è stato recepito) ed ho posto anche altri problemi, non per una questione strumentale, ma per dare sempre quel contributo, quell’apporto da una posizione nella quale noi ci sentiamo responsabili dinanzi ai calabresi. Quindi, sarebbe opportuno che questo Consiglio, stasera, assumesse una determinazione forte, chiara e precisa nei confronti di un settore malato per il quale serve una terapia d’urto. Noi non possiamo non essere sensibili, ma dobbiamo esser consequenziali e dimostrarlo con i fatti. Ecco, qualcuno parlava delle Commissioni. Ma, cari colleghi, le Commissioni non si riuniscono da tempo e sapete anche perché? È per caso colpa nostra se non si riuniscono? È perché bisogna eleggere i Presidenti, è un problema tutto vostro, all’interno della maggioranza. I processi sono stati frenati dalla formazione del Partito democratico, da tutti gli eventi della politica che hanno caratterizzato la nascita di nuovi soggetti all’interno del centro-sinistra. Ci sono delle frizioni che hanno paralizzato l’attività istituzionale, è pur vero - diciamocele queste cose -, i ritardi e le omissioni a che cosa sono riconducibili? Il Piano sanitario perché non arriva in Aula? Ricordo che all’epoca, lo scorso anno, l’assessore Lo Moro disse: “tra qualche mese discuteremo il Piano sanitario in Aula”. Forse qualcuno ha messo i freni alla volontà dell’assessore Lo Moro di portarlo in Aula o, quanto meno, di discuterlo, di dibatterlo in Commissione. Se ci sono ritardi qualcuno ha delle responsabilità, certamente non l’opposizione che è disponibile a lavorare con voi in modo civile. Questo dovete pur riconoscerlo. E’ inutile dire “cinque anni fa c’era Tizio e dieci anni fa c’era Caio”. Stasera l’opposizione ha dato un forte esempio di civiltà istituzionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giamborino. Ne ha facoltà.

Pietro GIAMBORINO

Signor Presidente, anche io sono deluso – se posso usare questo aggettivo – dalla scarsa eco che ha trovato in quest’Aula  - rispetto a come meritava - uno degli atavici problemi di questa terra di Calabria: un dibattito afflosciato su se stesso, come se fossimo qui per trattare una situazione normale. Ci troviamo invece, come tutti i calabresi sanno – non solo i calabresi, purtroppo –, sotto la lente di ingrandimento dei maggiori opinionisti del Paese. Ci troviamo a fronteggiare un disastro, una emergenza, così come è stata anche definita dal Governo nazionale per poter dichiarare lo stato di emergenza sanitaria, che, per alcuni aspetti – così tento di entrare nel merito –, rappresenta una opportunità positiva se è vero che attraverso questo strumento di imperio riusciremo a costruire i quattro nuovi ospedali.

Vedo l’Aula, signor Presidente, affaccendata in tutt’altro. Capisco che sia calata l’attenzione, ma chiedo la possibilità di concludere in tre-quattro minuti il mio pensiero. Io credo che uno dei problemi al quale tutti contribuiamo - signor Presidente Loiero, la vedo attento e la ringrazio – sia questo clima, il fatto che in quest’Aula non riusciamo a dare la solennità, la religiosità del silenzio, impegno che come eletti del popolo avremmo.

Tuttavia tentavo di dire che…

(Interruzione)

Signor Presidente, chiedo di poter parlare.

PRESIDENTE

I colleghi sono cortesemente pregati di prendere posto, se vogliono rimanere in Aula, senza disturbare il collega che deve intervenire.

Pietro GIAMBORINO

Grazie, signor Presidente. Dicevo che sin dall’inizio della legislatura avevamo tentato di denunciare questa situazione. Parliamo di Vibo Valentia solo perché ormai è un caso eclatante e molto grave, ma quanto al resto della sanità calabrese, come dimenticare, signor Presidente, che - le cronache giudiziarie ne hanno ormai dato conferma - il collega ed amico, l’indimenticabile Franco Fortugno probabilmente è morto anche a causa di questo problema atavico e di tutti gli interessi che girano all’interno, intorno al mondo ed alla spesa della sanità. Solo questo basterebbe per palesare quanto sia grave l’eredità che questo Consiglio regionale e questo Governo hanno sulla loro pelle e sulle loro responsabilità. Vede, signor Presidente, voglio solo tentare di affermare alcune tracce in linea di principio, perché in 5-10 minuti non si può sviluppare un tema.

Io penso che la malasanità appartenga per intero alle responsabilità della politica. Cosa diversa è invece la malamedicina che appartiene per intero alla responsabilità del medico e del professionista. Se non faremo così, se non individueremo le vere responsabilità, io credo che non risolveremo il problema.  Altra cosa che voglio dire a chi ha la responsabilità di governo, al Presidente Loiero e agli assessori, ma anche a questo Consiglio: la Calabria ha la necessità di trovare il metro certo per misurare il merito e questo lo troviamo solo se le regole saranno fissate da noi a monte. Poi sì che potremmo dire, ad esempio, che i Nas che hanno fatto il giro di quasi il 50 per cento degli ospedali di questo Paese, non della Calabria, ed hanno trovato situazioni molto gravi come e quanto in Calabria. Vede, signor Presidente, perché ho tentato di dir questo? Perché la sofferenza parte da molto lontano, sì, appartiene, è gemella ed è figlia della storia del regionalismo di questa Regione, ecco perché, e tutti sanno quanto io dico, per la seconda volta non tento plagio culturale nei confronti del Presidente Loiero o sconti.  E come non apprezzare quindi la filosofia che qui Pacenza ancora dopo 10 anni ha confermato.

La differenza e l’attenzione tra il pubblico ed il privato. Noi siamo assolutamente liberali, capiamo tutto, ma in questa direzione io devo dire che la sofferenza di Doris Lo Moro è stata grande e va tenuta in forte considerazione, non va dispersa. La sanità privata, per quel che mi riguarda, ha senso di insistere e di esistere perché è assai utile, - è il meccanismo del nostro Paese, non è responsabilità nostra, non la possiamo cancellare - ma è utile laddove riesce ad essere complementare e sussidiaria rispetto alla sanità pubblica e non tenta di sostituirsi alla stessa.

Quindi, mentre io evidenziavo che – non me ne voglia nessuno, siamo consiglieri regionali della Calabria –  a Vibo Valentia, signor assessore alla sanità, ancora oggi non è stata attivata la risonanza magnetica, giustamente, si invocava per la sanità catanzarese – grazie a Dio perché anche noi andiamo lì – la seconda Pet - che è uno strumento, mi hanno riferito, molto avanzato, che si trova solo in quattro-cinque posti in Italia -. E Vibo Valentia, città della povera e dolcissima Federica Monteleone e di Eva è, attenzione, anche del brillantissimo medico Catuogno, ucciso per mani di un assassino all’interno dell’ospedale vibonese, ce ne siamo dimenticati? Io vorrei richiamare davvero tutti al buonsenso e alla responsabilità vera, affinché non possa succedere a Vibo Valentia - dove l’aria è davvero irrespirabile - che un altro povero medico - come l’innocente ed incolpevole Catuogno - perda la vita perché ormai la popolazione è disperata.

Un’altra cosa vorrei dire, signor Presidente Loiero, per riaccendere la speranza e affidarla nelle sue mani, a lei che è il capo di questo Esecutivo. Vede, lei mi insegna dal punto di vista storico che Nerone è passato alla storia come colui che, probabilmente, ha incendiato la città. Noi non siamo sicuri di questo, ma siamo certi che la città fu data alla fiamme. Dopo, tuttavia, signor Presidente è nata la Domus aurea, modello urbanistico apprezzato ancora oggi dall’umanità intera. Ecco, probabilmente, il fondo che la Calabria ha toccato in questa situazione, può essere paragonato a quando i nostri contadini dopo la raccolta del grano incendiavano la cosiddetta “restuccia” per far nascere un nuovo raccolto. Io vorrei che questa mia esternazione e questo mio pensiero trovasse una eco interessata nell’intero Consiglio e in chi ha la responsabilità di guidarlo.  Vorrei invocare, signor Presidente, per questa terra una nuova epifania, di cui davvero si sente il bisogno. Il tempo c’è. Speriamo che le condizioni politiche ed il malaffare dei potentati economici, non sottopongano ulteriormente questa terra martoriata al vilipendio e al saccheggio cui viene sottoposta e che ci lascino lavorare davvero per costruire un futuro e contribuire a questa nuova epifania. Concludo, signor Presidente, dicendo semplicemente questo: a mio avviso, dobbiamo ripartire da quel servitore dello Stato che è il prefetto Serra, che, giustamente, senza sconti per nessuno - e così deve essere, venendo a Vibo Valentia –, dichiara pubblicamente ai giornalisti, alla stampa e alla televisione, che la situazione è sì drammatica, ma che tuttavia esistono, addirittura, a Vibo Valentia medici e reparti non solo appassionati, ma che focalizzano l’attenzione del Paese. La neurologia vibonese – io devo dirla questa cosa –, il primario del reparto è il Presidente nazionale di neurologia ed il suo operato è apprezzato dal prefetto Serra.

(Interruzione)

Mi suggerisce la collega più puntuale ed esperta, la dottoressa Lo Moro, che fa la trombolisi. A Vibo Valentia si fa con successo la trombolisi. Io credo che il prefetto Serra - che sicuramente non è (come lo sono io) amico di quel primario e che non è amico di nessuno (perché è talmente in alto da poter disinteressarsi di questo) -  dica questa cosa per riaccendere la speranza, per dire che non tutto è perso e che bisogna ripartire dall’esistente. Ma perché non dire onestamente che la sanità catanzarese funziona - grazie a Dio - e che a Cosenza non siamo allo sbando come a Vibo Valentia e che anche a Reggio Calabria  - quando ieri  mi sono recato ad aiutare un poveraccio - ho trovato un grande ematologo - di cui non ricordo il nome ma lo ricorda sicuramente il collega Naccari - o grandi neurochirurghi. C’è in questa Calabria tanta gente capace e all’avanguardia. Ripartiamo, signor Presidente, dai calabresi e da questa capacità scientifica, ad esempio, il professore Bruno Nardo, vibonese che opera - grazie a Dio - a Cosenza. Voglio dire non è tutto perso e se non è perso, signor Presidente, l’ora non è mai tarda. Oggi leggevo su un giornale che potrebbe essere stasera l’ora esatta da cui far ripartire la Calabria, per dimostrare ai calabresi che non è vero, che non meritiamo tutta questa antipatia, perché li amiamo e soffriamo insieme a loro. Se ad oggi non siamo riusciti ad uscire dal tunnel è perché non ce l’abbiamo fatta. Speriamo in futuro che l’Onnipotente ci dia davvero una mano - e non è il caso di non invocarlo – per far uscire la Calabria da questo suo tristissimo momento, del quale, probabilmente, siamo in parte responsabili, ma sicuramente non volutamente. Grazie.

PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare la parola va al Presidente Loiero.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Presidente, colleghi, ho ascoltato con grande interesse la relazione dell’assessore Spaziante e il dibattito che c’è stato e che reputo importante. Soprattutto, ho apprezzato moltissimo il clima nel quale il confronto si è svolto. Devo dire che non è sempre stato così, però sono confortato da questo dibattito, forse perché il tema è cruciale per la nostra vita ed il nostro futuro, forse perché gli ultimi fatti avvenuti hanno inciso nei sentimenti, nella fantasia di tanti calabresi. Noi, in fondo, siamo anche detentori di umori che vengono da fuori, di cui ci cibiamo e facciamo bene, perché dobbiamo tener conto di chi sta fuori da quest’Aula. Dobbiamo sentirli ed avvertirli non solo a fini elettorali – come, anche questo, è giusto che sia -, ma anche perché quegli umori spesso possono guidarci nella giusta direzione. Il dibattito è sulla sanità, nervo scoperto dei calabresi, dei meridionali, ma anche di tutti  gli italiani. Vedete, io voglio cogliere la parte altamente positiva della sanità italiana: il permettere a tante persone, specie le meno abbienti, le famiglie che hanno difficoltà di usufruirne, consegnando loro dei diritti. Questo è importantissimo, non tutti i Paesi hanno un sistema come il nostro,  che,  se è vero che per molti versi è un colabrodo, però si hanno dei principi e dei diritti, e questo è un vantaggio incommensurabile rispetto a tutti gli altri. Questo è l’unico vanto, l’unico dato su cui nel confronto, ad esempio, con gli Stati Uniti d’America noi stravinciamo. Vi sarà capitato mille volte – quando qualcosa non va bene in Italia – di dire “guardate come funziona bene in America, quella sì che è una democrazia compiuta”. Pensate come, ad esempio, vengono puniti i potenti quando sono presi con le mani nel sacco, anche per un peccato veniale. Da noi tutto questo non avviene, diciamo la verità. Quella democrazia ti dà grandi possibilità, grandi potenzialità, ma è abbastanza severa quando, magari, dici una bugia alla opinione pubblica. Vedete, in tutti gli esempi, noi siamo sempre perdenti nel raffronto con l’America, tranne la sanità, tema su cui noi abbiamo un vantaggio da esibire al mondo. Qui la sanità è aperta a tutti e questa non è una cosa di poco conto. Discende da una impalcatura costituzionale fortissima. Io spesso ho ricordato - e mi fa piacere ricordarlo anche in questa occasione - che il diritto alla salute, ad essere curati, discende dall’articolo 32 della Costituzione che ritiene “fondamentale” tale diritto. Non uso un artificio retorico, ma “fondamentale” è un aggettivo che la Costituzione usa una volta sola. Chi ricorda il dibattito che ci fu nell’Assemblea costituente, ricorderà che ci fu un impegno fortissimo di tutte le forze politiche, dei cattolici, comunisti, socialisti, repubblicani. Questa universalità della salute magari l’abbiamo realizzata con un po’ di ritardo, ma adesso è aperta a tutti. Certo, sono diritti con cui gli italiani convivono e a cui hanno fatto l’abitudine. Sono diritti che sono stati offerti agli italiani in un preciso tempo della nostra storia, il dopoguerra, il 1947. Pensate quanto fosse alta la mortalità infantile e il livello di analfabetismo in quell’anno. In quel momento, l’Assemblea costituente capì quale era la direzione di marcia facendo la scelta giusta, questo appartiene a tutti. E’ un patrimonio che è diventato di tutti ed è importantissimo che sia così. Ora voglio dire perché sono preoccupato di quel che è avvenuto in Calabria: perché avviene in un momento storico particolare, in cui, ad esempio, ogni giorno accendendo la televisione vediamo quello che succede in Campania con i rifiuti. E’ un dramma giornaliero che viviamo tutti come meridionali e come italiani. Viviamo tutti la paura che inizia a serpeggiare e che si diffonde dentro di noi: e se capita - qualcuno della minoranza l’ha detto oggi, mi sembra il consigliere Senatore -? I rifiuti, che sarà dei rifiuti nei prossimi giorni? Anche io tremo a questo pensiero, tanto è vero che - saranno due mesi - facciamo riunioni ogni settimana. Negli ultimi tempi a ritmo anche più forsennato, abbiamo fatto tre riunioni in questa settimana e ne faremo un’altra lunedì. Questo perché ci poniamo con responsabilità il problema di quello che potrebbe avvenire in Calabria. Ancora, avete visto, in Sicilia, un altro dramma: il Presidente della Regione è stato condannato. Voglio dire: i cittadini settentrionali, quelli che vivono nelle regioni più prospere, più ricche, più floride, che contribuiscono con le proprie risorse ad alimentare un fondo di cui noi disponiamo, qual è l’idea che si fanno del sud? Con la classe dirigente che ha fallito a destra e a sinistra. Almeno così appare all’esterno. Ebbene, l’idea è che il Mezzogiorno non sia più difendibile da nessuno e un territorio indifendibile va alla deriva. Già! Ditemi voi oggi chi parla più dell’antica, annosa e gloriosa questione meridionale? Nessuno. Eppure sulla questione meridionale c’è stato un secolo di dibattito. Ha attraversato tutte le forze politiche da Amendola a Sereni, a Nenni, a De Gasperi (che era trentino), a La Malfa, tutti. Ricordo che anche Almirante quando veniva nelle piazze il primo tema che trattava era proprio quello della questione meridionale. Un tema che metteva insieme tutti quanti, portava, per un momento, il Paese all’unità. Oggi, se uno andasse in Aula – non qui, perché siamo in Calabria – al Senato o alla Camera e parlasse di questione meridionale sarebbe segnato a dito. Guardate, non solo dalla Lega, ma anche dalla sinistra colta. Ve lo dico perché ho vissuto sulla mia pelle tutto questo. Allora se avviene questo, io temo molto i prossimi anni e vi dico con franchezza – ormai possiamo dircele qui queste cose –: si dice che si andrà a votare ed i sondaggi dicono che non vincerà il centro-sinistra, mi dispiacerà se vincerà il centro-destra…

(Interruzione)

Scusate, mi dispiace soprattutto perché sono convinto che il primo progetto di legge che sarà votato sarà quello sul federalismo fiscale e ci ucciderà.

(Interruzione)

Lo dico perché la spinta sarà fortissima. State attenti, io sono convinto che Fini, Casini resisteranno uno-tre mesi come hanno fatto rispetto alla riforma costituzionale del centro-destra: hanno resistito per sei mesi o un anno, ma alla fine è stata approvata. Naturalmente c’è stato il referendum, ma in questo non ci sarebbe. Allora, vedete, io sono molto preoccupato dal fatto che questo sud non sia più difendibile. Intendiamoci: dicendo questo non dico che la classe dirigente meridionale non abbia torti, ci sono grandissime le colpe, le abbiamo tutti quanti, perché soprattutto – diciamo la verità – la classe dirigente politica non è all’altezza di 20-30 anni fa. Noi tutti non siamo all’altezza della classe dirigente che ci ha preceduto. Tutto quello che si legge oggi sul Mezzogiorno non si leggeva 30 anni fa. Sarebbe inimmaginabile e surreale che, come è avvenuto qui a Reggio Calabria, a Piazza Italia nel 1977, scendessero in piazza tutti i sindacati con 50 mila persone sotto un cartello gigantesco che inneggiava “Nord e Sud uniti nella lotta”. Sarebbe immaginabile oggi?

Io sono preoccupato di tutto questo. Mi direte, ma questo non c’entra col nostro dibattito: no, è la premessa. Perché vedete se in un Paese, oggi, tre regioni sono dichiarate completamente perse sotto un certo aspetto, perché - se è vero - un lavoro del Censis di qualche tempo fa afferma che 13 milioni di persone tra Puglia, Calabria, Sicilia e Campania - cioè il 77 per cento della popolazione - hanno a che fare con la criminalità o perché subiscono un oltraggio, una intimidazione o perché protagonisti di quel mondo, allora è chiaro che è il territorio che si perde. Ora voglio dire: in questo clima abbiamo fatto dei dibattiti in questo Consiglio, ma vi rendete conto che – io non ho esperienza del passato – in questa legislatura spesso - un po’ perché siamo stati colpiti dalla morte del povero Fortugno - più che di sviluppo abbiamo parlato di omicidi, di criminalità. Ma pensate che questo sia tema nostro? Questo può essere il tema di una giornata in un anno, ma noi siamo stati costretti a parlare proprio di omicidi e di sangue. E’ chiaro che tutto questo finisce per tarparci le ali, per bloccarci. Certo, poi c’è anche il problema di una stampa che non ci ama – lo abbiamo detto  mille volte –, che preferisce la notizia negativa, perché purtroppo questa è la legge del mercato, che è estremamente crudele e per cui le positività, poi, si disperdono in mille rivoli. Ma questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti. Per questo io oggi, pur nella tragedia che viviamo tutti, sono stato contento, perché queste cose che avvengono non colpiscono una parte, ma tutti noi e io ho avvertito qui dentro questo sentimento comune. Sappiamo che c’è questo problema grande, la sanità dobbiamo cominciare a rispettarla più di come facciamo, tutti quanti, nel centro-sinistra e nel centro-destra. Dobbiamo dare davvero una sanità alla Calabria, non dobbiamo considerarla solo la nostra Fiat dove portare il portantino o il medico amico o compagnia bella. Se lo abbiamo fatto in passato, oggi non possiamo far più questo. Io sono consapevole di tutto, tanto è vero che non faccio una battaglia al centro-destra su questo tema, anche se ha colpe per i 10 anni passati, come ne avremo anche noi e di più forse ne accumuleremo nel prosieguo della legislatura. Io dico che la sanità è nata distorta in Calabria con il regionalismo. Le emergenze si sono bloccate e si sono costruiti equilibri nel nome dell’emergenza che poi è diventato molto complicato rompere. C’è una rigidità terribile. Quando vai a toccare un ganglio, neanche nevralgico, della vita della sanità ti scontri con forze che non sai nemmeno da dove arrivano. Una violenza indicibile. Ve lo dico: l’ha subito la Lo Moro, l’ho subita io, ma la subirà anche l’assessore Spaziante, la subiremo tutti quanti.

Il nostro sforzo deve essere invece per ribellarci a questo giogo e immaginare che i piccoli-grandi feudi politici non possano essere costruiti sulla sanità. Vedete, io non dico solo che nella sanità si aggroviglia la grande, la piccola criminalità, ma una infinita serie di comitati di affari che spesso non permette di vivere perché diventa asfissiante. Pensate per un attimo al fatto che, per esempio, anche il discorso dei fitti - che mi pare facesse  il consigliere Senatore e qualcun altro - diventa complicatissimo una volta che si è stabilito il canone, perché ogni cosa che tocchi c’è una reazione inconsulta e spesso violentissima. Bene. Tutto questo costituisce un problema tanto grande che è un miracolo il fatto che resistano in questo settore alcune eccellenze - perché da noi ci sono alcune eccellenze che naturalmente spariscono in questo vortice, si dileguano. Eppure ci sono ed è un miracolo che resistano.

Diciamo la verità, non è che negli anni passati non ci siano state morti sospette in questo territorio, ce ne sono state parecchie, ma un po’ per l’età, un po’ perché la stampa era distratta, un po’ perché non erano giovani vite, spesso questo è avvenuto nel silenzio generale, nella indifferenza. Tanto è vero che, come avete visto, adesso che sono morti questi giovani, questi ragazzi c’è stato qualcuno che ha detto: “io due anni fa ho perso un nonno, uno zio, vogliamo vederci chiaro”. E’ così. Su queste cose siamo stati particolarmente sfortunati perché sono scomparse giovani vite…

(Interruzione)

….anche a Pavia. La mala sanità c’è dappertutto. Io per difendermi in un dibattito mi ero portato – preso da Internet – tutto quello che era successo nel Paese, cose addirittura più eclatanti delle nostre, però non vi può sfuggire che se succede da noi ha un clamore maggiore diventando indifendibile. Come ho detto spesso in quest’Aula, è qui che sembrano concentrarsi tutte le negatività e le passività del mondo. Anche il fatto che chi va a dirigere un settore come la sanità si trova a gestire ogni giorno l’emergenza, in un settore in cui la programmazione è tutto, magari si è presi diciotto ore dall’emergenza. Io ho visto i primi giorni dell’assessore Spaziante - così come ho visto i primi giorni dell’allora assessore Lo Moro - ed ho detto: non possiamo impostare la cosa così - specie quando stavamo insieme e mi ci impegnavo anche io. Ma vedevo che non aveva il tempo di pensare, eppure lui nasce programmatore. Non riesce a fare la programmazione, perché l’emergenza lo preme, lo aduggia, lo comprime, è un problema. Allora io cosa dico? Se ci sono davvero queste incrostazioni profonde, nelle As  - ci sono e le abbiamo viste -,  nelle strutture dipartimentali, una cosa molto semplice: - mi rendo conto che abbiamo adottato come Giunta un provvedimento che non è usuale, che non è consueto in Calabria, abbiamo fatto una fatica del diavolo - quei dirigenti di settore li abbiamo dislocati in altri dipartimenti. Io non penso che nessuno di loro meritasse di andare a lavorare da un’altra parte. E’ sembrata una punizione, ma non è così, non l’abbiamo vissuta così. Ma come pensate che potevamo reagire davanti alla opinione pubblica, davanti a quello che si è visto e che abbiamo letto? Sono persone che hanno lavorato accanto a noi e che noi abbiamo difeso e che ci hanno difeso a loro volta, però non regge più rispetto ad una opinione pubblica che diventa giorno dopo giorno impetuosa nei confronti della Regione. Abbiamo dovuto farlo, tanto è vero che, pur con tutto quel che è uscito fuori, non ci sono state schegge particolari che hanno colpito, perché hanno visto che la reazione è stata pronta. Lo dico non a nostro merito. Non c’era altro da fare. Però, vedete, anche qui, dopo aver detto tutto il bene del mondo anche della nostra struttura burocratica  - perché ci sono quelli che lavorano davvero e magari  sono quelli più penalizzati - in un territorio come il nostro dove, per esempio, un alto burocrate – non voglio che “burocrate” appaia come una brutta parola, ma per capire la figura e il profilo – diventa detentore di un patrimonio di un conoscenze, che rimane patrimonio esclusivo nel senso che non viene tramandato ad una squadra, è un problema. Noi ci troviamo da trent’anni con un signore che faceva il bilancio ai tempi di Ferrara e Pujia ed era indispensabile, se si ammalava non si poteva andare avanti, oggi dopo tanti anni abbiamo lo stesso problema. Ma è possibile questo? Lo stesso è venuto in sanità: ci sono quattro-cinque persone detentrici di conoscenze, di saperi esclusivi che non vengono tramandati perché quello è il loro potere. Io non ce l’ho con loro perché spesso sono decisivi nell’aiuto che hanno dato su Roma, alla Calabria, ma il sistema non va così. Dobbiamo cambiare, certo. Forse arrancheremo il passo nel momento in cui avremo bisogno di accelerare, ma dobbiamo farlo. Di questo io sono del tutto contento. Guardate poi, io alla fine farò una proposta, almeno sulla sanità dobbiamo fare le cose insieme ed io ve lo dico davvero col cuore in mano. Io accolgo l’invito che è venuto in forma così vibrante oggi da voi e da tutti quelli che hanno parlato. Dobbiamo fare un’agenzia? Facciamola, pensiamoci. Siamo qui noi, veramente, i padroni del nostro destino. Altrove hanno fatto l’agenzia. Io ero contrario, una volta me lo propose l’assessore alla sanità e risposi “ non ci penso all’agenzia”, ma oggi, dopo tutto quel che è successo, prendiamolo in considerazione. Io non prendo in considerazione anche l’idea dell’autorità indipendente di cui parla Marini, ma nella sanità forse ci vuole, non solo in Calabria, ma anche in Piemonte.

Vedete, poi, vi voglio dire anche sulla scelta. Hanno fatto scandalo, per esempio, i due nominati dalla Giunta. Uno era stato scelto sette giorni prima ed è stato mandato agli arresti domiciliari perché aveva fatto, sicuramente, qualcosa che non poteva fare. Voglio dire che io non ho scelto, né la Giunta ha scelto, a cuor leggero quegli uomini. Quando - per dirla con nome e cognome senza infingimenti - abbiamo scelto Morabito, lo abbiamo fatto con il consenso, io mai ho trovato una città ed un provincia così coralmente disponibili come verso Morabito. E non solo la città, tanto è vero che subito dopo l’arresto c’è stato stupore da parte della stampa. Io vi voglio dire – lo voglio dire agli amici di An – che ho letto una dichiarazione del sindaco di Reggio Calabria che scrive: “una bella soddisfazione per i reggini la nomina di Pietro Morabito quale direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro”. Questo lo afferma il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, e poi dice: “un professionista apprezzato”… Può capitare ed in questo obiettivamente possiamo sbagliarci. Qualcuno di voi ha detto, più di qualcuno, ad esempio, il consigliere Abramo - che non vedo -  dice: “nella mia azienda non ci verrebbe”…

Certo che non ci verrebbe nella tua azienda, però state attenti. Noi scegliamo su un elenco e abbiamo voluto la Commissione che, ci crediate o no, ha fatto davvero un buon lavoro. E poi voglio rispondere anche al Presidente Borrello, mi sembra che lui…

(Interruzione)

No, sulla scelta di Apicella perché non voglio avere infingimenti su questa cosa.

Guardate che non è facile. La Regione Calabria non è oggi un territorio attrattivo, specialmente in sanità dove c’è stato anche un omicidio eccellente. La gente non viene volentieri qui. Mi dite perché dovrebbe venire? Se viene qualcuno da Bologna dopo aver preso tante informazioni, magari c’è un richiamo sentimentale o una esperienza fatta in trincea come fanno i medici, spesso capita così. Non vengono volentieri.  Tu dici: scegli il meglio nella mia azienda. No, è un’altra cosa, è difficilissima e in quella Commissione che abbiamo costituito, non abbiamo voluto solo che fossero valutati i curriculum, ma abbiamo detto: chiamateli e vedete quali sono le motivazioni che li spingono in Calabria. Vedete se c’è il trucco dietro quella domanda. Ma detto questo, possiamo sbagliare e risbagliare. Se avete una idea diversa sulla scelta dei manager tiratela fuori, noi siamo pronti a recepirla se è giusta. Su questo non vogliamo accapigliarci su tutto ma non su questo. Un’altra cosa: il 28 febbraio noi avremo un piano per le emergenze, quello su cui ha lavorato il professor Romeo. L’ho sentito oggi e ve lo voglio preannunciare. Io non l’ho visto, lui è un grande professionista e mi dice: “noi Calabria” – perché lui si sente motivato in questo,come corregionale con un rispetto ed uno sguardo fisso alle proprie radici, alla propria storia – “avremo un piano che potrebbe essere il migliore in Italia. Ho fatto tesoro di tutti gli errori compiuti nelle altre regioni ed ho messo un supplemento di passione e di amore per far questo lavoro”. Lo avremo il 28 febbraio, probabilmente verrà anche il senatore Marini, faremo una conferenza stampa e invito tutti voi fin da ora ad esserci, perché quello è un cambio di passo non irrilevante per la nostra Regione. La grande serie di morti è avvenuta proprio per questo, perché noi abbiamo un rapporto con il territorio che è difficile, perché l’orografia di questo territorio ci impedisce spostamenti veloci. Poi abbiamo anche gli ospedali - lo sappiamo, lo ha detto mille volte l’ex assessore Lo Moro, lo dico anche io e lo ripeterà l’assessore Spaziante -, abbiamo certi ospedali che sono strutture di vita, ma la maggior parte che sono strutture di morte. Vedete, quando un ospedale viene esaminato dai Nas voi notate l’obsolescenza, l’umidità, le pareti cadenti, questo davvero ci mette vicino al raffronto con il terzo mondo con il quale però perdiamo perché lì spesso hanno gli ospedali da campo. Allora state attenti su questo. Ecco chiudo davvero perché mi rendo conto di essermi dilungato. Noi investiremo una cifra enorme, approfittando anche del fatto che sull’articolo 20 voi non avete speso nella passata legislatura che pochissimi milioni di euro. Siamo riusciti a raggranellare una cifra in attesa dei quattro ospedali, di avere un piano sulla formazione, sulla tecnologia, sulla diagnostica imponente. Certo, queste cose non si possono fare in tre giorni, su questo dobbiamo avere pazienza, però c’è questo impegno forte. Poi la battaglia delle battaglie che è quella del piano sanitario. Anche su questo voglio dire una cosa e fare alla fine una proposta. Io vorrei davvero che il piano sanitario fosse il prodotto di un lavoro fecondo da fare insieme. Su questo non dobbiamo, però, impiegare tempi lenti, perché una assemblea ha tempi lunghissimi. Poi ne parlerò anche con il Presidente Bova in maniera più articolata, ma vorrei per il Piano sanitario, per dare forza, solennità, impegno e celerità, che noi ci potessimo riunire, sia come Commissione che come Assemblea, in sedute giornaliere per dare il segno che insieme vogliamo costruire cose importanti per i calabresi e per le generazioni che verranno. Bisogna apportare modifiche naturalmente, abbiamo un assetto che ha una compatibilità economica prima che altro e noi siamo pronti a confrontarci. Lasciamo stare il discorso della difesa del territorio, ho detto ad alcuni amici della minoranza che possiamo cambiare lo Statuto, la legge elettorale, io immagino che davvero si possa vedere una Calabria maggiormente protesa verso la sua unità. Spesso siamo costretti a difendere il nostro campanile, se noi cambiassimo un po’ la legge elettorale e trasformassimo il listino con una preferenza, con un voto su tutto intero il territorio forse avremo un afflato più solidale, più forte, più unitario. Lo dico così, magari dico una sciocchezza, ma noi dobbiamo puntare all’unità. Io dico che la vera grande scommessa è questa qui: fare insieme un Piano sanitario e vedere quali possano essere gli strumenti per far diventare in Calabria impermeabile  quell’organismo sanitario che oggi è minacciato da tutte le parti. Allora, se c’è la disponibilità che io e che tutta l’Aula abbiamo colto oggi, immagino si possa fare insieme un pezzo di strada importante. Accolgo tutta la disponibilità, che mi ha anche emotivamente coinvolto in quest’Aula oggi, per dire che su questo c’è un impegno d’onore.

PRESIDENTE

La discussione sul primo punto è conclusa.

Prima di passare al secondo punto la parola va all’assessore Incarnato per una dichiarazione all’Aula.

Per una comunicazione all’Aula

Luigi INCARNATO, assessore ai lavori pubblici

Presidente ho chiesto la parola perché ritengo doveroso fare una informativa all’Aula in quanto in questi giorni si è detto che la Giunta regionale avrebbe chiesto oggi in sede di seduta del Consiglio l’inserimento all’ordine del giorno di un punto che riguarda la Sorical Spa.

L’informativa che intendo rendere è la seguente, Presidente. A noi è pervenuta una proposta formulata in data 11 dicembre 2007 da parte del consiglio di amministrazione della Sorical in cui si chiede l’autorizzazione alla Regione per l’ingresso di un nuovo socio denominato F2-I che è il nuovo fondo nazionale per le infrastrutture.

Il nuovo socio andrebbe ad acquisire un’azione per il 15,50 per cento sottratto chiaramente ad “Acque di Calabria” che oggi conta il 46,50 per cento della società e quindi “Acque di Calabria” scenderebbe al 31 per cento.

Questa richiesta fatta alla Regione ha dei tempi, perché l’articolo 15 dell’accordo integrativo della convenzione Sorical prevede che entro 60 giorni la Regione debba esprimere il parere oppure respingere la proposta motivata.

Rispetto a questa proposta la Giunta regionale, prima attraverso gli uffici e le opportune informazioni, su questo ha espresso una serie di perplessità che lo stesso Presidente ha poi annunciato sulla stampa in ordine a questa proposta che presentava delle difficoltà, proposta che prevede un piano industriale che è presupposto per il quale il fondo nazionale, che è un raggruppamento di banche compresa Cassa depositi e prestiti, avrebbe accettato l’ingresso in una società attraverso l’approssimazione industriale.

Come tutti voi sapete questo governo si sta impegnando moltissimo nel campo delle acque e sapete che in questo campo ci sono state in questi anni una serie di frammentazioni e di interferenze.

Sapete che la Sorical è una società che ha una convenzione trentennale stipulata nel 2004.

Noi avevamo pensato – è un nostro obiettivo – di ridurre al minimo la quota privata e di aumentare i capitali pubblici.

Chiaramente tutto questo in un percorso che vedeva l’efficientamento del servizio e la possibilità di poter dare ai cittadini una garanzia sulla tariffa.

Il piano ha delle complessità, ma voglio aggiungere che la Giunta in sede di discussione avendo espresso molte difficoltà in ordine all’approvazione, ha ritenuto utile ed opportuno portare al vaglio del Consiglio questa proposta per la valutazione e per la discussione. Oggi avremmo chiesto l’inserimento all’ordine del giorno.

La novità sta che stamattina il consiglio di amministrazione della Sorical si è riunito per eleggere il nuovo amministratore delegato e per formulare una sorta di pausa di riflessione su questo progetto rivedendo la deliberazione che prevede la proposta.

Credo quindi che – ed ecco perché l’informativa corretta che ritengo giusta ed opportuna – Sorical, in sostanza, sospenda la proposta. E quindi i termini della scadenza dei 60 giorni da oggi si interrompono. Per cui a questo punto, ritengo, non ci sia più la necessità di chiedere l’inserimento all’ordine del giorno atteso che la Sorical ha sospeso la procedura, per cui  sarà oggetto di discussione ulteriore ma chiaramente il Consiglio ne sarà informato. Grazie.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore all’agricoltura per una informativa altrettanto breve, mi auguro. Ne ha facoltà.

Mario PIRILLO, assessore all’agricoltura e foreste

Signor Presidente, io vorrei chiedere di inserire all’ordine del giorno di questa seduta due provvedimenti.

Un provvedimento amministrativo che è un protocollo di collaborazione tra il Trentino e la Calabria, il quale per via dello Statuto ha bisogno di una presa d’atto del Consiglio regionale. Poi un disegno di legge, il numero 216, che riguarda il regime di deroga previsto dall’articolo 6 per gli uccelli selvatici.

Abbiamo avuto una nota di una riunione del 28 gennaio che contesta il fatto che la Calabria ancora non ha provveduto a predisporre, ad approvare un progetto di legge che riguardi questa direttiva Cee che è la numero 79/409 della Unione europea.

Si tratta di fare questo adempimento con ogni possibile fretta per evitare di finire in infrazione comunitaria. Grazie.

Antonio PIZZINI

Assessore Pirillo, di che si tratta?

Mario PIRILLO, assessore all’agricoltura e foreste

Abbiamo approvato una deliberazione con un progetto di legge che abbiamo mandato qui che riguarda il regime di deroga all’articolo 9. Cioè il prelievo di uccelli selvatici per stabilire con progetto di legge quando e come è possibile fare il prelievo.

Dobbiamo fare la legge per evitare di cadere in infrazione comunitaria.

Di fatti nell’articolo 1 viene ripreso il regolamento Cee. Con l’articolo 2 prevediamo quali sono le norme. L’articolo 3 riguarda il contenuto delle procedure. L’articolo 4 è invece specificatamente l’articolo col quale viene stabilito quali sono i prelievi venatori in deroga.

So che tu sei cacciatore, pertanto, conosci le problematiche. Vengono fissati gli orari, i giorni, le schede di monitoraggio che vanno rilasciate dalla Provincia e inviate poi alla Regione. Ovviamente tutto sotto il controllo dell’istituto nazionale della fauna selvatica.

Questo disegno di legge è urgente per evitare di cadere – come ho detto prima – in infrazione comunitaria. Grazie.

Antonio PIZZINI

Assessore, lo possiamo far inserire all’ordine del giorno della prossima seduta?

Mario PIRILLO, assessore all’agricoltura e foreste

I servizi della Commissione nel corso della riunione “Pacchetto ambiente” svoltosi il 28 gennaio hanno lamentato la mancata adozione da parte di alcune Regioni – tre per la precisione –, tra cui la Calabria, della normativa di recepimento dell’articolo 9 della direttiva 79/409.

Hanno pertanto riferito che “…nel perdurare di questa situazione saranno costretti a presentare ricorso già deciso a marzo scorso. Capirà che il Governo italiano dopo gli sforzi compiuti per conformarsi alla richiesta della Commissione non vuole rischiare una sentenza alla Corte giustizia a causa di poche Regioni inadempienti. Prego pertanto di voler sottoporre la questione all’amministrazione regionale per farmi conoscere le determinazioni che l’assessore…”.

Cioè, Tonino, io non ho nessun problema. Se il Consiglio regionale ritiene che dobbiamo approfondire – anche se non mi pare che ci sia nulla da approfondire – se lo vuole fare alla prossima riunione, io devo dirvi che c’è questo rischio che corriamo sulla base della determinazione che mi hanno…

D’altra parte il Consiglio regionale non si è mai riunito, i 45 giorni sono passati ed io mi rimetto alla volontà del Consiglio pur sottolineando…

(Interruzione)

No, è l’approvazione di un disegno di legge che io ho fatto ma che ricalca ovviamente la direttiva della Unione europea.

Se il Consiglio regionale si determina diversamente, io non posso che adeguarmi.

PRESIDENTE

C’è una proposta…

Antonio PIZZINI

Ritiro la richiesta di rinvio, ma mi pare che obiettivamente i termini siano molto ristretti. Si rischia, qualora si dovesse convocare una seduta in tempi molto lunghi, di incorrere in quello che l’assessore Pirillo ha detto. Pertanto per me nulla osta a procedere.

Damiano GUAGLIARDI

Io ho una esigenza, Presidente. Mi pare che stasera noi completiamo il lavoro delle Commissioni e quindi penso di inviarlo immediatamente alla Commissione competente con l’impegno che lo sciogliamo in questo momento.

Se così dovesse essere, pronuncio il mio voto di astensione.

PRESIDENTE

Allora assessore, l’onorevole Guagliardi propone il rinvio alla competente Commissione per una rapida approvazione. Va bene?

Proposta di legge numero 256/8^ di iniziativa dei Consiglieri Giamborino, Guagliardi, Gentile, Crea, Borrello, La Rupa, Cherubino, Racco recante: “Istituzione di una Commissione speciale conoscitiva sullo stato della Sanità in Calabria”

PRESIDENTE

Allora andiamo al punto due all’ordine del giorno che recita: “Proposta di Legge n. 256/8^ di iniziativa dei Consiglieri Giamborino, Guagliardi, Gentile, Crea, Borrello, La Rupa, Cherubino, Racco recante: “Istituzione di una Commissione speciale conoscitiva sullo stato della Sanità in Calabria”.

L’onorevole Borrello, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.

Antonio BORRELLO, relatore

Presidente, mi pare chela proposta si illustri da sé. C’è poco da relazionare rispetto alla esigenza che si è avvertita da parte dei proponenti di istituire questa Commissione per una attività cognitiva rispetto allo stato di salute in Calabria.

Pertanto i quattro articoli sostanzialmente demandano alla stessa, tra l’altro assegnando un termine non superiore ai 45 giorni di fare il lavoro ricognitivo di cui si diceva prima.

E’ composta da 5 consiglieri regionali, di cui tre appartenenti a maggioranza e due appartenenti ai gruppi di minoranza.

PRESIDENTE

Sulla relazione per un breve intervento ha chiesto di parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà. 

Francesco MORELLI

Signor Presidente, ho presentato a tal proposito degli emendamenti che verosimilmente ritiro, accompagnando questo ritiro con una riflessione che desidererei sottoporre alla vostra attenzione.

Sarò brevissimo, Presidente.

Dal 14 dicembre ad oggi sono passati 48 giorni ma è successo di tutto e di più. E siccome è successo di tutto e di più e sono state evidenziate le crisi del sistema sanitario, è stato evidenziato il modo di operare delle strutture, c’è il superprefetto Serra che opera, siccome è cambiato moltissimo in appena 48 giorni, io credo – ed esprimo qui il mio voto contrario al progetto di legge – che rischieremo, con molta umiltà, di applicare un piccolo, vecchio e grande principio. Cioè dopo aver parlato per tutta la serata di sanità, con la proposta e l’approvazione del progetto di legge rischieremmo di applicare il principio che dove finisce la ragione incomincia la politica.

Vorremmo evitare proprio questo, grazie. Ritiro gli emendamenti e voto in modo contrario.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’articolo 1…

Francesco GALATI

Volevo dire, Presidente, che la funzione di questa Commissione è compresa in una sola parola che significa tutto e niente, azione conoscitiva.

Non vogliamo, eventualmente, stabilire meglio quali sono le funzioni della Commissione? Perché che significato ha? Azione conoscitiva, onorevole Borrello? Significa tutto e niente.

(Interruzione)

Antonio BORRELLO, relatore

L’attività ricognitiva delle Commissioni consiliari è già prevista nel Regolamento.

In ogni caso, l’idea dei proponenti, ma credo anche che si evinca dallo stesso articolato, è quella di conoscere da parte del Consiglio regionale o di una rappresentanza del Consiglio lo stato dell’arte della sanità calabrese.

Non penso ci sia niente di particolare rispetto ad una esigenza che tutti abbiamo avvertito, di cui tutti abbiamo discusso questa sera per diverse ore.

Oggi porre un interrogativo sulla esigenza o meno mi pare oltremodo superfluo tenendo conto che sia nell’ottica dei richiedenti, è legittimo ed opportuno che il Consiglio regionale si renda conto, direttamente e non attraverso la stampa, di quel che succede nella sanità calabrese.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo numero 275/8^, a firma dei consiglieri Adamo, Borrello, recante: “Introduzione dell'art. 25 ter al Regolamento interno del Consiglio regionale”

PRESIDENTE

Abbiamo poi, presentata dai colleghi Adamo, Borrello la Proposta di provvedimento amministrativo numero 275/8^, recante: “Introduzione dell'art. 25 ter al Regolamento interno del Consiglio regionale”.

Si tratta della norma antitrasformismo…

Damiano GUAGLIARDI

Presidente, qual è il punto all’ordine del giorno?

PRESIDENTE

All’ordine del giorno era de facto già alla passata riunione e già considerato tale perché avevamo già concordato come da Conferenza dei Presidenti di portarlo…

Damiano GUAGLIARDI

…oggetto di modifica del Regolamento? Cioè l’argomento che è oggetto di discussione qual è?

(Interruzione)

Chi sono i presentatori, Presidente?

(Interruzione)

Antonio BORRELLO, relatore

Presidente, quella che è la proposta di introduzione di questo articolo 25 del Regolamento credo che sia di una evidenza estrema per cui non c’è da relazionare granché, salvo che non ci siano interventi nel merito della questione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.

Damiano GUAGLIARDI

Presidente, su questo articolo intanto c’è da definire qualcosa, anche se poi c’è un discorso più generale che non mi trova d’accordo.

Questo riguarda il significato di “abbandoni e/o confluisca in altra e diversa coalizione”.

Ora ammettiamo l’ipotesi che il mio gruppo politico per una scelta politica decida di non accettare, di non essere più in questa maggioranza, decida di rivendicare una propria autonomia rispetto alla maggioranza e non passa di là, significa anche questo abbandono della coalizione? Vogliamo capire questo perché può capitare con qualsiasi formazione politica.

Secondo, dico questo perché noi siamo con questo adempimento nella piena esplicitazione del consolidamento del sistema bipolare che, come stiamo vedendo in questi giorni, è putrefatto ed entra in crisi.

Anzi dovrebbe partire dalle Regioni che rappresentano la summa della crisi della putrefazione del sistema bipolare, una inversione che non vada in questa direzione per cui, Presidente, dopo aver capito cosa significhi abbandono di una coalizione o passaggio da una parte…, io mi esprimerò sul voto.

Ma invito ad un maggiore approfondimento di questa modifica dell’articolo 25 ter ad altra data.

Antonio BORRELLO, relatore

Onorevole Guagliardi, visto che ha posto un quesito – sono uno dei proponenti – vorrei dire che il senso di questo emendamento, di questa introduzione dell’articolo 25 ter, riguarda la funzione di secondo livello, cioè l’incarico di secondo livello che viene ad esercitarsi da parte di una coalizione perché quella coalizione lo ha eletto a quella funzione di secondo livello. Voglio dire nel  momento in cui quel consigliere o quei consiglieri investiti di questa funzione, cambiano o coalizione o addirittura abbandonano la stessa coalizione, è evidentemente una conseguenza logica e politica che perde il requisito dell’incarico di secondo livello. Questo è.

Antonino DE GAETANO

Io come gruppo di Rifondazione comunista, credo che questo emendamento vada modificato. Perché, vedete, Presidente e proponente, la Costituzione del Portogallo che non è nota a molti, è molto stringente. Dice che quando un deputato eletto nelle file di un partito politico se ne va dal partito, decade addirittura dal Parlamento.

Ma noi qui non siamo in questa condizione. Qui, per esempio, se un partito politico nella sua autonomia decide non di cambiare schieramento – perché non passa dalla sinistra alla destra – ma di cambiare atteggiamento verso la coalizione, non credo che questo atteggiamento possa essere incluso nella ratio di questa norma.

Io non credo che… o comunque se voi lo volete fare io credo sia un fatto che non è accettabile.

Potrei accettare questo emendamento solo se uno cambia partito e cambia da destra a sinistra e viceversa. Non lo condivido ma in questo caso potrei capire la ratio. Ma in altri casi…, e su questo vorrei una spiegazione, una conferma di quel che ho detto e vorrei la chiarezza perché sennò questo emendamento mi sembra molto interpretabile.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Per favore, interventi veloci.

Giovanni NUCERA

Presidente, interventi veloci perché contesto totalmente questo articolo 25 ter perché non ha il senso non solo del contenuto logico che la fisiologia della politica impone, ma fra l’altro credo che violi anche il diritto costituzionale degli eletti.

Qui si pone un vincolo di mandato laddove il consigliere ineletto non ha vincoli di mandato. Poi lei mi può parlare di secondo, terzo, quarto e quinto livello e questo è un primo aspetto.

Un secondo aspetto velocissimo è che viviamo oggi in una realtà sociale e politica dove la composizione e la scomposizione delle parti politiche sono così violente e repentine. Dove nessuno di noi sa di nascere in un modo e di morire in un altro. Qui ci ritroviamo dalla sera alla mattina a dover rinnovare gli organi.

Le faccio un esempio banale, il mio partito, la mia componente politica in questo momento sta subendo una scissione interna con due autorevoli rappresentanti: Baccini e Tabacci.

Se io domani decido di seguire uno dei due e non stare nella Udc di Casini dove io sono stato eletto come partito, mi ritroverei in una condizione che rientra – pur mantenendo la coerenza della coalizione -… io mi potrei trovare in questa condizione.

Ci troveremo nell’assurdo e nel paradosso dove ognuno di noi deve centellinare anche la sua libertà di espressione sul piano politico per garantire determinate postazioni e posizioni.

Presidente, a me sembra una aberrazione dal punto di vista tecnico ma ancor di più dal punto di vista politico.

PRESIDENTE

Onorevole Borrello, ha sentito quel che ha detto l’onorevole Nucera?

Antonio BORRELLO, relatore

Presidente, io posso esprimere su eventuali emendamenti, non ho altro compito da relatore. Se non ci sono emendamenti, ognuno è giustamente libero di inserirsi nel dibattito generale e dire quello che pensa.

Giovanni NUCERA

Chiedo scusa se interrompo ancora, Presidente. Ma poi c’è lo strumento, per così dire della sfiducia verso l’incarico di secondo rilievo che si è avuto. Tu fai una mozione di sfiducia? Lo sfiduci se cambia coalizione. Le maggioranze sono fatte per questo, la fisiologia della politica richiede questo tipo di dibattito ma tu non puoi andare a creare…

Ma avrei capito se tu mi avessi scritto “se cambia coalizione”, tutto sommato hai ragione, ma non che mi cambia partito all’interno della stessa coalizione. Fra l’altro, uno viene eletto e non dal partito o dal gruppo ma dalla coalizione perché se un voto c’è – noi fra poco andremo a votare – è un voto che esprime la coalizione, non il gruppo o il singolo partito. La prego, cortesemente, Presidente.

PRESIDENTE

Prego, ha facoltà di parlare.

Damiano GUAGLIARDI

Presidente, siccome la Presidenza e il relatore non hanno inteso ritirare il provvedimento, penso che immediatamente dopo l’approvazione di questo articolo la maggioranza avrà un problema politico.

Io ho una lista di nomi da eleggere nell’ambito del livello superiore, i quali non sono tutti nello stesso partito nel quale sono stati eletti. Hanno cambiato…

PRESIDENTE

Ma può essere retroattiva…

Damiano GUAGLIARDI

Per cui, Presidente, lei deve applicare immediatamente la regola che stiamo ora approvando.

(Interruzione)

Questo è così, Presidente. Lei dovrà applicare immediatamente la regola, pongo un problema di carattere generale e serio.

Perché sarò il primo a dire il consigliere Damiano Guagliardi deve decadere…

(Interruzione)

Ancora una volta invito la Presidenza a ritirare questa modifica…

Antonio BORRELLO, relatore

Presidente, è ritirato.

(Così resta stabilito)

Proposta di provvedimento amministrativo numero  230/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 1^ Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il successivo punto all’ordine del giorno recita Proposta di provvedimento amministrativo numero 230/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 1^ Commissione consiliare permanente” .

Vi ricordo come è il metodo di voto. Ciascuno di noi può votare un solo nome. Il consigliere che riporterà il maggior numero di voti è eletto Presidente, il consigliere che prenderà il secondo quoziente viene eletto Vicepresidente.

Chiamo a svolgere la funzione di scrutatori i giovani onorevoli Cherubino e De Gaetano.

Si distribuiscano le schede.

Onorevole Guerriero, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti 39. Hanno riportato voti: Giulio Serra, 27; Giovanni Dima 12. Schede bianche e schede nulle: nessuna.

Proclamo, pertanto, eletto Presidente della Prima Commissione consiliare - Politica Istituzionale - l’onorevole Giulio Serra e Vicepresidente l’onorevole Giovanni Dima.

Proposta di provvedimento amministrativo numero  231 /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 1^ Commissione Consiliare permanente”

PRESIDENTE

Si passa alla votazione della Proposta di provvedimento amministrativo numero 231/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 1^ Commissione Consiliare permanente”.

Si vota per un solo nome e risulterà, pertanto, eletto il consigliere segretario che avrà riportato il maggior numero di voti.

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano.

Si distribuiscano le schede.

Onorevole Guerriero, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti 39. Hanno riportato voti: Salvatore Lucà 28; Francesco Galati 8.

Proclamo, pertanto, eletto Consigliere Segretario della Prima Commissione consiliare – Politica istituzionale - l’onorevole Salvatore Lucà.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 232/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 2^ Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo n. 232/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 2^ Commissione consiliare permanente”.

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Guerriero, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 40. Hanno riportato voti Amato 28, Talarico 11, schede bianche 1.

Proclamo, pertanto, eletto a Presidente della seconda Commissione consiliare – Sviluppo Economico - l’onorevole Pietro Amato e Vicepresidente l’onorevole Francesco Talarico.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 233/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 2^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 233/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 2^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).

 Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Guerriero, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 39. Hanno riportato voti: Racco 28, Gentile 5, schede bianche 1.

Proclamo, pertanto, eletto a consigliere Segretario della seconda Commissione consiliare – Sviluppo Economico - l’onorevole Luciano Racco.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 234/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 3^ Commissione consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 234/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 3^ Commissione consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 39. Hanno riportato voti: Giamborino 28, Aiello 11.

Proclamo, pertanto, eletto a Presidente della terza Commissione consiliare – Politica Sociale - l’onorevole Pietro Giamborino e Vicepresidente l’onorevole Pietro Aiello.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 235/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 3^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 235/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 3^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

 PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti 35. Hanno riportato voti: Chiarella 26. Schede bianche 3, schede nulle 6.

Proclamo, pertanto, eletto a Consigliere Segretario della Terza Commissione consiliare – Politica Sociale - l’onorevole Egidio Chiarella.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 236/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 4^ Commissione consiliare permanente”(art. 30 Regolamento interno).

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 236/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 4^ Commissione consiliare permanente”(art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 38. Hanno riportato voti: Acri 28, Gallo 10.

Proclamo, pertanto, eletto a Presidente della Quarta Commissione consiliare – Politica Ambientale - l’onorevole Antonio Acri  e Vicepresidente l’onorevole Dionisio Gallo.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 237/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 4^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 236/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 4^ Commissione consiliare permanente”(art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti: Feraudo 28. Schede bianche 4, schede nulle 5.

Proclamo, pertanto, eletto a Consigliere Segretario della Quarta Commissione consiliare – Politica Ambientale - l’onorevole  Maurizio Feraudo.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 238/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 5^ Commissione consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti: Magarò 28, Pizzini 9.

Proclamo, pertanto, eletto a Presidente della Quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento - l’onorevole  Salvatore Magarò e Vicepresidente l’onorevole Antonio Pizzini.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 239/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 5^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa, adesso, alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 239/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 5^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti: Stancato 28. Schede bianche 5, schede nulle 4

Proclama eletto a Consigliere Segretario della Quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento - l’onorevole Sergio Stancato.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 240/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 6^ Commissione consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 240/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 6^ Commissione consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti Censore 28, Nicolò 9.

Proclamo, pertanto, eletto a Presidente della Sesta Commissione – Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero - l’onorevole Brunello Censore e Vicepresidente l’onorevole Alessandro Nicolò.

Proposta di provvedimento amministrativo numero  241 /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 6^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 241 /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della 6^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 31. Hanno riportato voti: Cherubino 28. Schede bianche 1, schede nulle 1, astenuti 1.

Proclamo, pertanto, eletto a Consigliere Segretario della Sesta Commissione consiliare – Affari dell’unione europea e relazioni con l’estero - l’onorevole Cosimo Cherubino.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 242  /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria” (art. 33 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 242 /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria” (art. 33 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 36. Hanno riportato voti De Gaetano 28, Nucera 8.

Proclamo, pertanto, eletto a Presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia, l’onorevole Antonino De Gaetano e Vicepresidente l’onorevole Giovanni Nucera.

Proposta di provvedimento amministrativo n. 243/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria” (art. 33 Regolamento interno)

PRESIDENTE

Si passa alla Proposta di provvedimento amministrativo n…243/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere Segretario della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria” (art. 33 Regolamento interno).

Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.

Onorevole Vilasi, Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.

Gesuele VILASI, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti: 35. Hanno riportato voti Guagliardi 27. Schede bianche 4, schede nulle 4.

Proclamo, pertanto, eletto a Consigliere Segretario della Commissione contro il fenomeno della mafia l’onorevole Damiano Gagliardi.

PRESIDENTE

Colleghi, allora la Conferenza dei capigruppo per quanto riguardava l’elezione dei vertici delle Commissioni aveva deciso di concludere qui. Ci sono altri punti: uno che riguarda come proposto dall’assessore all’agricoltura e come confermato dall’onorevole Pizzini, il protocollo di collaborazione tra il Trentino e la Calabria. Mentre abbiamo deciso l’altro disegno di legge di portarlo avanti.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 252/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Approvazione Protocollo di collaborazione tra Trentino e Calabria, impegno di spesa

PRESIDENTE

Prima di metterlo ai voti comunico ai colleghi, in attesa che parta il telegramma, che già per lunedì alle 11 è convocata la Conferenza dei gruppi e dei Presidenti delle Commissioni con all’ordine del giorno da un lato come primo punto la definizione del piano di lavoro delle Commissioni, al secondo punto il prosieguo della riflessione sulla riforma del Regolamento e contemporaneamente fissare in tempi strettissimi la data del Consiglio in cui completare l’elezione delle Commissioni rimanenti. Detto questo domani seguirà il telegramma.

Allora sottopongo al voto del Consiglio la proposta di provvedimento amministrativo numero 252/8^, recante: “Approvazione Protocollo di collaborazione tra Trentino e Calabria, impegno di spesa”.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Prego, onorevole Morelli.

Francesco MORELLI

Dulcis in fundo, Presidente, volevo chiedere l’inserimento per la votazione della mozione che lei ha alla sua attenzione in ordine ai gravi episodi di intolleranza che si sono verificati alla Università La Sapienza di Roma e che di fatto hanno impedito a sua Santità Benedetto XVI di partecipare alla inaugurazione dell’anno accademico.

Lo ritengo un atto di grande civiltà oltre che di grande competenza istituzionale. Grazie.

(Interruzione)

Presidente, se vuole gliela illustro. Io per brevità mi sono… sostanzialmente, Presidente, non dobbiamo far altro che ribadire il sacrosanto concetto della libera circolazione delle idee. Nel senso che nulla e nessuno può impedire a qualcuno di esprimere le proprie idee

Mozione numero 49 di iniziativa del consigliere Morelli “In ordine alle gravi manifestazioni di protesta di alcuni docenti e discenti che hanno impedito al Papa di partecipare all’inaugurazione dell’ Anno Accademico all’Università La Sapienza di Roma”

PRESIDENTE

Punto secondo, con coordinamento formale, perché la voglio vedere… la approviamo.

Pongo in votazione la mozione

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Francesco MORELLI

Presidente, non è anticlericale…

PRESIDENTE

Sono sicuro… viva il Papa. La seduta è tolta…

Francesco MORELLI

Presidente, alla fine col Papa avete concluso…

PRESIDENTE

Non c’è scritto niente, non c’è nessun partito…

La seduta termina alle 23,56.

Allegati

Congedo

Ha chiesto congedo il consigliere Talarico.

(E’ concesso)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Norme sulla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a 28 ore settimanali dei medici veterinari convenzionati” – (delibera Giunta regionale n. 34 del 18 gennaio 2008). (P.L. n. 268/8^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

“Istituzione del Parco marino regionale “Riviera dei Cedri” – (delibera Giunta regionale n. 628 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 269/8^)

E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Istituzione del Parco marino regionale “Baia di Soverato” – (delibera Giunta regionale n. 629 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 270/8^)

E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Istituzione del Parco marino regionale “Costa dei Gelsomini” – (delibera Giunta regionale n. 630 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 271/8^)

E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Istituzione del Parco marino regionale “Scogli di Isca” – (delibera Giunta regionale n. 638 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 272/8^)

E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Istituzione Parco marino fondali di Capo Cozzo S. Irene – Vibo Marina – Pizzo Calabro – Capo Vaticano Tropea” (delibera Giunta regionale n. 815 del 12 dicembre 2007). (P.L. n. 273/8^)

E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Sono state, inoltre, presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Aiello – “Istituzione del Servizio Agronomico Regionale e nuove norme in materia di commercializzazione, vendita e uso di fertilizzanti, fitofarmaci e dei prodotti coadiuvanti”. (P.L. n. 265/8^)

E' stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Magarò, Cherubino, Guerriero – “Norme per l'introduzione dello screening neonatale uditivo obbligatorio”. (P.L. n. 266/8^)

E' stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Vilasi – “Nuove norme in materia di sport”. (P.L. n. 267/8^)

E' stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissione

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Bilancio di previsione dell’Aterp della provincia di Vibo Valentia per l'anno finanziario 2008”. (P.P.A. n. 271/8^)

E' stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Presa d'atto del programma operativo FSER per l'attuazione della Politica regionale di Coesione”. (P.P.A. n. 272/8^)

E' stata assegnata alla sesta Commissione consiliare – Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

“Presa d'atto del Programma operativo FSE per l'attuazione della Politica regionale di Coesione”. (P.P.A. n. 273/8^)

E' stata assegnata alla sesta Commissione consiliare – Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

“Aterp Crotone –Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2006” (delibera Giunta regionale n. 30 del 18 gennaio 2008). (P.P.A. n. 274/8^)

E' stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

E’ stata, altresì, presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri Adamo, Borrello:

“Modifica Regolamento interno Consiglio regionale” (P.P.A. n. 275/8^)

E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Richiesta parere

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 12 del 9 gennaio 2008, recante: “Fondazione Field – Approvazione modifiche statutarie”. (Parere n. 39/8^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Promulgazione di leggi regionali

In data 28 dicembre 2007, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali e le stesse sono state pubblicate sul Bur supplemento straordinario n. 2 del 31 dicembre 2007:

1. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 27, recante: “Integrazione Piano regionale dei rifiuti”;

2. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 28, recante: “Autorizzazione dell'esercizio provvisorio del bilancio di previsione della Regione Calabria per l'anno finanziario 2008”;

3. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 29, recante: “Modifiche alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19, recante: “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge urbanistica della Calabria”;

4. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 30, recante: “Modifica articolo 19, comma 2, della legge regionale 11 maggio 2007, n. 9”.

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale, con nota n. 31 del 2 gennaio 2008, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni:

n. 849 del 24 dicembre 2007;

n. 850 del 24 dicembre 2007;

n. 851 del 24 dicembre 2007;

n. 852 del 24 dicembre 2007;

n. 853 del 24 dicembre 2007;

n. 854 del 24 dicembre 2007;

n. 855 del 24 dicembre 2007.

La Giunta regionale, con nota n. 373 del 18 gennaio 2008, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni:

n. 848 del 24 dicembre 2007;

n. 856 del 24 dicembre 2007.

Petizione popolare

E’ pervenuta, in data 8 gennaio 2008, una petizione popolare concernente: “Presidio ospedaliero di Gerace”.

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Costituzione gruppi consiliari

A seguito della costituzione del Gruppo consiliare del “Partito Democratico” e delle adesioni al Gruppo consiliare “Misto” degli onorevoli consiglieri Stancato e Senatore, i gruppi consiliari sono così composti:

PARTITO DEMOCRATICO

Componenti numero 18

Capogruppo: ADAMO Nicola

1) ACRI Antonio

nato a S. Giovanni in Fiore il 2 dicembre 1942

2) ADAMO Nicola

nato a Cosenza il 31 luglio 1957

3)  AMATO Pietro

nato a Borgia il 21 maggio 1939

4) BOVA Giuseppe

nato a Reggio Calabria il 29 ottobre 1943

5) CENSORE Bruno

nato a Serra S. Bruno il 6 agosto 1958

6) CHIARELLA Egidio

nato a Borgia (CZ) il 17 maggio 1953

7) FRASCA’ Carmela

nata a Roccella Ionica il 22 novembre 1948

8) GIAMBORINO Pietro

nato a Vibo Valentia il 4 febbraio 1957

9) LOIERO Agazio

nato a Santa Severina (KR) il 14 gennaio 1940

10) LO MORO Doris

nata a Filadelfia il 12 agosto 1955

11) LUCA’ Salvatore

nato a Girò Marina (KR) il 23 agosto 1951

12) MAIOLO Mario

nato a Cosenza il 25 maggio 1963

13) NACCARI CARLIZZI Demetrio

nato a Roma il 3 aprile 1967

14) PACENZA Franco Mario

nato a Corigliano Calabro (CS) il 6 gennaio 1958

15) PIRILLO Mario

nato ad Amantea (CS)  l’11 settembre 1945

16) PRINCIPE Sandro

nato a Rende l’11 agosto 1949

17) RACCO Luciano

nato a Siderno il 26 febbraio 1952

18) SULLA Francesco

nato a Cutro il 14 maggio 1954

POPOLARI UDEUR

Componenti numero 5

Capogruppo: LA RUPA Franco

1) BORRELLO Antonio

nato a Pizzo (VV) il 19 novembre 1945

2) LA RUPA Franco

nato ad Amantea il 25 ottobre 1958

3) SERRA Giulio

nato a San Marco Argentano (CS) il 18 ottobre 1954

4) TALLINI Domenico

nato a Catanzaro il 29 gennaio 1952

5) TRIPODI Pasquale Maria

nato a Montebello Ionico (RC) il 10 maggio 1957

PARTITO SOCIALISTA (P.S.E.)

Componenti numero 4

Capogruppo: CHERUBINO Cosimo

1) CHERUBINO Cosimo

nato a Siderno il 6 dicembre 1971

2) GUERRIERO Giuseppe

nato a Catanzaro il 25 settembre 1943

3) INCARNATO Luigi

nato a Cosenza il 10 agosto 1955

4) MAGARO’ Salvatore

nato a Castiglione Casentino (CS) il 29 maggio 1954

RIFONDAZIONE COMUNISTA

Componenti numero 2

Capogruppo: GUAGLIARDI Damiano

1) DE GAETANO Antonino

nato a Reggio Calabria l’11 giugno 1977

2) GUAGLIARDI Damiano

nato a San Demetrio Corone (CS) il 27 settembre 1950

FORZA ITALIA

Componenti numero 5

Capogruppo: GENTILE Giuseppe

1) AIELLO Pietro

nato ad Ardore (RC) il 30 giugno 1956

2) GENTILE Giuseppe

nato a Cosenza il 15 gennaio 1944

3) NICOLO’ Alessandro

nato a Reggio Calabria l’8 marzo 1961

4) PIZZINI Antonio

nato a Paola il 4 giugno 1951

5) VILASI Gesuele

nato a Reggio Calabria il 14 maggio 1953

ALLEANZA NAZIONALE

Componenti numero 3

Capogruppo: SARRA Alberto

1) DIMA Giovanni

nato a Corigliano Calabro (CS) il 22 settembre 1959

2) MORELLI Francesco

nato a S. Benedetto Ullano il 24 novembre 1958

3) SARRA Alberto

nato a Reggio Calabria il 24 luglio 1966

 

U.D.C.

Componenti numero 6

Capogruppo: TREMATERRA Michele

1) GALLO Dionisio

nto a Strongoli (KR) il 9 ottobre 1955

2) NUCERA Giovanni

nato a Reggio Calabria il 2 gennaio 1953

3) OCCHIUTO Roberto

nato a Cosenza il 13 maggio 1969

4) STILLITANI Francescantonio

nato a Roma il 26 settembre 1953

5) TALARICO Francesco

nato a Nicastro ora Lamezia Terme l’11 gennaio 1967

6) TREMATERRA Michele

ato a Cosenza il 27 settembre 1964

NUOVO PSI

Componenti numero 1

Capogruppo: GALATI Francesco

1) GALATI Francesco

nato a Montepaone (CZ) l’1 aprile 1938

ITALIA DEI VALORI

Componenti numero 1

Capogruppo: FERAUDO Maurizio

1) FERAUDO Maurizio

nato ad Acri il 22 febbraio 1961

COMUNISTI ITALIANI

Componenti numero 1

Capogruppo: TRIPODI Michelangelo

1) TRIPODI Michelangelo

nato a Polistena (RC) il 20 agosto 1956

DEMOCRAZIA CRISTIANA – IND. – MPA

Componenti numero 1

Capogruppo: CREA Domenico

1) CREA Domenico

nato a Melito Porto Salvo il 28 agosto 1951

MISTO
Componenti numero 3

Capogruppo: ABRAMO Sergio

1) ABRAMO Sergio

nato a Catanzaro il 29 marzo 1958

2) SENATORE Pasquale

nato a Crotone il 22 gennaio 1940

3) STANCATO Sergio

nato a Fuscaldo (CS) il 26 luglio 1949

Interrogazioni a risposta scritta

Gallo. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’agricoltura. Per sapere – premesso che:

dal 2006 sono stati trasferiti alle Province i dipendenti degli ex Ispettorati provinciali dell'agricoltura, 415 unità, senza però la definizione concreta dei compiti da assegnare, con delega, alle Province;

questo trasferimento, di fatto, ha espropriato dalle proprie mansioni i suddetti lavoratori che si trovano da quasi due anni a percepire senza fare nulla (non per loro colpa) lo stipendio, il che costa alla Regione ben 8 milioni l'anno;

il lavoro e le attività prima svolte dai suddetti lavoratori sono ora affidate dall'Assessorato all'agricoltura ad uffici regionali istituiti di recente utilizzando personale degli ex consorzi agrari, divulgatori dell'ex Arssa, operai idraulico forestali dell'ex Afor, Lsu e Lpu;

gli adempimenti tecnico-amministrativi della programmazione dello Sviluppo rurale 2007/2013 sono stati gestiti da consorzi pubblici e privati, senza il minimo coinvolgimento degli uffici provinciali;

i dipendenti degli ex Ispettorati provinciali dell'agricoltura continuano a chiedere interventi per garantire la corretta e concreta definizione del trasferimento di deleghe, funzioni e risorse economiche alle Province, per poter, conseguentemente, operare con le qualifiche professionali maturate in anni di servizio -:

quando si darà piena attuazione alla L.R. 34/02, che fino ad oggi ha prodotto esclusivamente lo svuotamento degli uffici regionali, ma non l'effettivo trasferimento di deleghe funzioni e risorse economiche alle province.

(219; 28.12.2007)

Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

all'Aterp di Vibo Valentia sono state trasmesse due delibere di Giunta regionale che, approvate nella stessa seduta del 03/10/2005, recano, però, identico numero ed identica data di registrazione;

le due delibere in oggetto, pur avendo la stessa numerazione, 841 del 19/10/2005, hanno contenuti completamente differenti tra loro perché in una si delibera l'approvazione della deliberazione del Commissario straordinario dell'Aterp di Vibo Valentia n. 187 del 12/09/2005 avente ad oggetto "Dotazione Pianta organica – Autorizzazione espletamento concorsi" limitatamente alla sola richiesta di modifica della Pianta organica mentre nell'altra si delibera l'approvazione della stessa deliberazione del Commissario straordinario dell'Aterp di Vibo Valentia senza fare alcun riferimento alla richiesta di modifica della Pianta organica, ingenerando di conseguenza forti dubbi ed evidente confusione su quale delle due delibere di Giunta debba essere presa in considerazione;

la legge regionale 21 agosto 2006, n. 7 "Provvedimento generale recante: norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l'anno 2006 ai sensi dell'art. 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8)", all'art. 26, comma 2, stabilisce testualmente che "è fatto divieto agli enti sub regionali, Afor, Arssa, Aterp e Fincalabra Spa di procedere all'assunzione di personale a qualsiasi titolo e sotto qualsiasi forma, ferma restando, per quanto già contemplato nella vigente normativa, l'approvazione in Consiglio regionale del Piano annuale e triennale del fabbisogno del personale. Per fronteggiare eventuali fabbisogni urgenti di personale da impiegare in attività istituzionali, gli enti sopra citati possono attingere risorse umane dai bacini dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità o comunque utilizzare personale in soprannumero presso altri enti o attivare le procedure previste dalla normativa vigente per il trasferimento di personale di ruolo dell'Amministrazione regionale" mentre al comma 3 stabilisce che "Il Consiglio e la Giunta regionale, ciascuno in relazione alle proprie competenze, avranno cura di vigilare sull'applicazione di tale obiettivo, assegnando ai propri rappresentanti nominati in Enti sub regionali o Società partecipate, funzionale ed idoneo atto di indirizzo";

la legge finanziaria 2008 introduce nuove norme finalizzate alla stabilizzazione del lavoratori precari;

l'Aterp di Vibo Valentia ha indetto concorsi per l'assunzione di personale a tempo indeterminato per la copertura di posti vacanti in Pianta organica nonostante le disposizioni legislative in materia che imponevano il blocco delle assunzioni ed il ricorso alla stabilizzazione dei precari e, pur possedendo le figure professionali richieste tra lavoratori a tempo determinato già in servizio presso lo stesso ente, ha già assunto a tempo indeterminato due nuove figure professionali -: 

quale delle due delibere di Giunta regionale sia da considerare valida ed efficace;

le procedure che si intendono avviare per la stabilizzazione del personale precario assunto, in alcuni casi, da oltre dieci anni e soprattutto vincitore di selezione pubblica a tempo determinato;

quali azioni intenda intraprendere la Giunta regionale nei confronti dei vertici dell'Aterp di Vibo Valentia nel caso in cui si palesassero evidenti violazioni di legge.

(220; 31.12.2007)

Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale e al Presidente del Consiglio regionale. Per sapere – premesso che:

la produzione energetica in Calabria è ormai diventata una questione legata al modello di sviluppo. Essa sta assumendo dimensioni tali da travalicare gli aspetti espressamente settoriali ed è diventata determinante per il futuro della regione;

dal Piano energetico regionale attualmente in vigore emerge che, all'epoca della sua approvazione, la Calabria esportava energia elettrica in misura del 27 per cento della produzione regionale. Nel frattempo, sono entrate nella fase di esercizio alcune delle centrali termoelettriche a turbogas da 800 megawatt ciascuna, previste dagli accordi di programma sottoscritti dalla Giunta regionale della precedente legislatura con alcune grandi società produttrici di energia elettrica. Altre centrali delle stesse dimensioni sono nella fase terminale di costruzione;

gli accordi di programma di cui sopra non sono ancora stati disdetti dalla Regione, anzi continuano a costituire la pietra miliare della politica energetica in Calabria: è così che la nostra regione è ormai diventata terreno di conquista per il grande capitale nazionale e transnazionale del settore delle centrali termoelettriche a turbogas;

dopo l'assalto nel settore del turbogas, si è assistito in Calabria negli ultimi anni alla lievitazione “dell'affare eolico”. Le società operanti nel settore, approfittando della carenza strutturale di risorse economico-finanziarie negli enti locali, hanno esercitato una considerevole pressione su di essi, proponendo ai Comuni introiti apparentemente vantaggiosi in cambio del rilascio dell'assenso all'installazione di parchi eolici. Nell'economia più complessiva degli impianti in questione, tenuto conto che le società godono di provvidenze a fondo perduto in misura del 40 per cento degli investimenti da parte dell'Unione Europea, tali offerte sono assolutamente minimali; tuttavia, in virtù della ristrettezza delle risorse di bilancio, agli amministratori appaiono allettanti. Questa situazione ha portato ad una proliferazione di proposte di installazione di parchi eolici da parte di diverse aziende del settore in molti comuni della Calabria;

le cifre di tale fenomeno sono paradossali. Il Piano energetico regionale in vigore in Calabria riporta che il “Libro Bianco” sull'energia dell'Unione Europea ha fissato quale obiettivo per la copertura tramite fonte eolica del fabbisogno energetico dell'Unione il tetto di 40.000 MW, mentre le indicazioni del Governo italiano puntano ad una potenza installata di 2.500-3.000 MW su tutto il territorio nazionale entro il 2012. Lo stesso Piano energetico regionale ha fissato nel 3 per cento dell'obiettivo nazionale il contributo della Calabria. Tradotto in cifre assolute, tale obiettivo comporterebbe una potenza installata pari a 90 MW entro il 2012. Ad oggi, risulta che la potenza installata corrispondente ai parchi eolici realizzati in Calabria abbia ormai abbondantemente superato questo obiettivo. Ma la Calabria è la terra dei paradossi: in una regione che prima dell'assalto del capitale energetico esportava il 27 per cento dell'energia elettrica prodotta, dopo la messa in esercizio delle prime centrali a turbogas da 800 MW ciascuna, sono state rilasciate ad oggi più di 60 autorizzazioni per l'installazione di parchi eolici, pari a circa il 12 per cento delle istanze attualmente presentate in tutta Italia. Considerato che mediamente un parco eolico è costituito da circa 30 torri da 2 MW ciascuna, la Calabria si dovrebbe avviare a produrre circa 3.800 MW di energia elettrica da fonte eolica, in pratica dovrebbe superare da sola l'obiettivo fissato per l'intera nazione;

i parchi eolici non sono impianti a basso impatto ambientale, si tratta di impianti costituiti da decine di torri di 80 metri di altezza, pari all'altezza di un palazzo di 30 piani, dotati di 3 pale rotanti, ciascuna di oltre 30 metri di lunghezza. Le tre pale azionano il rotore di un generatore di energia elettrica della potenza di circa 30 MW. Questo tipo di generatori sono macchine delicate e pericolose: basti pensare che in un “uovo” gigantesco di qualche metro di diametro posto in cima ad una torre di 80 metri si sviluppa una potenza pari a quella prodotta da una piccola centrale ad olio combustibile. Un'avaria al sistema di controllo degli apparati può portare ad una esplosione gigantesca distruttiva del generatore e della torre. Inoltre, l'azione di disturbo di detti impianti sulla flora, sulla fauna, sugli insediamenti antropici e produttivi, e in genere sul territorio, è tutt'altro che trascurabile. Il paesaggio viene deturpato; la collocazione dei pali e della rete dei cavi da adibire alla raccolta ed adduzione dell'energia elettrica comporta interventi devastanti sul suolo e nel sottosuolo con alterazioni sia di carattere geomorfologico che idrogeologico. Insomma, data la delicatezza del territorio calabrese, sia sotto il profilo paesaggistico che geomorfologico ed idrogeologico, la nostra regione sarebbe la meno idonea all'installazione di questo genere di impianti. A ciò si aggiunga la lontananza della nostra regione dai siti di consumo dell'energia prodotta, che comporta l'ulteriore illogicità delle dispersioni lungo la rete di adduzione. Ciò nonostante, siamo di fronte ad una quantità di richieste e di autorizzazioni rilasciate, davvero abnorme;

la ragione di tale paradosso è da ricercare nel vuoto normativo che caratterizza la Calabria. L'attuale Giunta regionale ha adottato, con la deliberazione n. 55 del 30 gennaio 2006, gli “Indirizzi per l'inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale”. Tali indirizzi sono assolutamente carenti in quanto si limitano semplicemente a segnalare i siti dove non si possono realizzare impianti a causa di vincoli esclusivamente “ope legis”, coincidendo essi con le aree protette dalla legge o per motivi ambientali o per motivi idrogeologici. Di fatto, si possono realizzare impianti eolici su tutto il resto della regione, ed è quanto sta avvenendo con grave danno al territorio;

altrettanto paradossale è che in una regione che avrebbe tanto bisogno di risparmiare dal punto di vista dei consumi, soprattutto per un fatto di economia, non esista una normativa finalizzata alla regolamentazione ed all'incentivazione degli impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata all'auto-consumo;

lo scrivente, per le ragioni in premessa esplicitate, in data 11 luglio 2007 presentava, presso codesta spettabile Presidenza, un ordine del giorno recante ad oggetto: “Moratoria di nuovi impianti eolici in Calabria”, ma che tale istanza non riscontrava interessamento alcuno;
il gruppo consiliare regionale di “Rifondazione Comunista” in data 21 luglio 2007 depositava, presso la Segreteria dell'Assemblea del Consiglio regionale, il P.L.R. n. 242/8^, recante “Disposizioni urgenti per la regolamentazione della costruzione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte eolica in Calabria”, allo stato non ancora esaminato dalla Commissione consiliare competente;

dalla stampa locale si è appreso, in questi mesi, che circa una decina di procedure per l'esecuzione di lavori relativi alla realizzazione di parchi eolici in Calabria sono attualmente oggetto di indagini da parte della Magistratura;

su “Il Quotidiano della Calabria” di oggi, 22 gennaio 2008, è pubblicata la notizia secondo la quale sarebbero indagati nelle inchieste sull'eolico due dirigenti della Regione Calabria -:

se non ritengono opportuno affrontare, nel merito del problema sollevato, la discussione in Consiglio regionale.

(221; 22.1.2008)

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'Azienda ospedaliera di Cosenza, negli ultimi anni, ha registrato una involuzione organico-strutturale così preoccupante da porre in seria discussione persino gli standard minimi dell'assistenza sanitaria;

qualche decennio fa l'ospedale di Cosenza era una realtà tra le più rispettate della sanità italiana, di certo la migliore in Calabria, dove prestavano la loro opera valenti professionisti ed era elevata la qualità delle prestazioni offerte, tanto che di rado si ricorreva ai cosiddetti viaggi della speranza;

alla struttura sicuramente decadente per lo scorrere del tempo non è stata garantita una politica sanitaria di ristrutturazione urgente e necessaria; se poi a questo si aggiunge l'assenza di programmi di investimento e di obiettivi pratici al fine di migliorare i livelli assistenziali, viene fuori un quadro di assoluto degrado e di abbandono che non è più lecito tollerare;

gli spazi sono angusti ed insufficienti, le attrezzature strumentali obsolete e spesso malfunzionanti, i posti letto, per i ricoveri d'urgenza, cronicamente carenti, tanto da ricorrere sistematicamente alle strutture private o ad altre strutture ospedaliere;

eeparti deputati all'emergenza come la Rianimazione ed il Pronto soccorso si trovano con personale medico insufficiente o non meglio utilizzato, gli ambulatori senza sale d'attesa, con i pazienti costretti a sostare in piedi anche per ore, il CUP (Centro unico di prenotazione) inadeguato, il reparto di Cardiologia con un servizio di emodinamica funzionante a regime ridotto, mancanza di materiale di cancelleria come la carta dei ricettari, lenzuola, coperte, cuscini, materassi, barelle e carrozzine spesso rotte e comunque insufficienti;

tale situazione genera frustrazione e sconforto nel personale sanitario che si vede costretto ad operare ovviamente in condizioni di notevole disagio, oltre che di estrema responsabilità e solitudine, nell'indifferenza assoluta dei vertici aziendali;

si ha il preciso dovere di fornire risposte al bisogno di salute dei cittadini, ma in queste condizioni tutto ciò risulta davvero difficile;

una delle realtà dove più si rileva tale degrado è il Pronto soccorso, che presenta gravi ritardi strutturali, strumentali e tecnologici. Esso è ubicato all'ingresso dell'ospedale e per questo motivo frequentemente attraversato dai visitatori diretti nei reparti, provocando grande confusione e disagio agli operatori; risulta diviso in area chirurgica ed area medica, con personale infermieristico unico, ma con personale medico distinto ed appartenente rispettivamente alle unità di Chirurgia e Medicina d'urgenza;

i locali sono inadeguati per la tipologia ed il volume delle prestazioni erogate, considerato che affluiscono pazienti dall'intera provincia;

le sale deputate alle visite mediche non sono differenziate per patologie e per sesso, così spesso si assiste alla presenza contemporanea di pazienti sottoposti a rianimazione cardiopolmonare di fianco a pazienti con problematiche cliniche diverse, magari minime come una puntura d'insetto, o più gravi come una emorragia o un trauma;

mancano i requisiti minimi strutturali come:

-   -  la camera calda (area coperta e riscaldata per l'accesso di mezzi e pedoni)

-   -  il locale per l’attività di “triage”, essenziale per stabilire l’ordine d'accesso alle sale mediche che deve basarsi sulla gravità e l'urgenza delle patologie

-   -  il locale attesa utenti deambulanti con telefono

-   -  il locale attesa utenti barellati

-   -  il locale per la gestione dell'emergenza

-   -  la sala/e di prima visita/trattamento

-   -  la sala/e di osservazione temporanea (per rivalutazioni clinico-diagnostiche nel breve periodo)

-   -  il locale lavoro infermieri

-   -  lo spazio registrazione segreteria/archivio

-   -  il deposito pulito

-   -  il deposito sporco con vuotatolo

-   -  il deposito barelle e sedie a rotelle

-   -  i servizi igienici del personale

-   -  i servizi igienici degli utenti (di cui almeno uno idoneo all'accesso per disabili)

-   -  gli spazi di sosta e studio per il personale medico

-   -  gli spazi di sosta e studio per il personale infermieristico

-   -  la sala per esami radiografici d'urgenza

-   -  la sala per esami endoscopici d'urgenza

-   -  gli spazi d'attesa, singoli o aggregati, per i locali degli esami strumentali;

singolare ed unica nella sua negatività è inoltre la situazione del personale medico dell'unità di Medicina d'urgenza e Pronto Soccorso medico, dove la pianta organica è completa solo sulla carta, poiché di fatto risultano assenti dalla turnazione delle guardie di pronto soccorso ben cinque unità che, dichiarate inidonee per patologia, svolgono la loro attività solo nel reparto di Medicina d'urgenza.

in conseguenza di tale situazione che ormai si trascina da anni, i medici restanti, per intendersi gli “idonei”, sono costretti a prestare la loro attività solo ed esclusivamente in Pronto soccorso, sottoponendosi a turni massacranti, a non godere spesso dei riposi e dei vari congedi, ma soprattutto a non poter seguire l'attività del reparto cui sono stati assegnati, subendo così mortificazioni e frustrazioni professionali. Nonostante ciò, continuano a svolgere il proprio dovere con abnegazione e grande senso di responsabilità, facendo fronte a ben oltre 40.000 prestazioni all'anno;

intanto va avanti la “querelle” DEA, ovvero il nuovo edificio costruito per ospitare i reparti deputati all'urgenza-emergenza e dunque anche il Pronto soccorso, tra atti giudiziari ed amministrativi che ormai si protraggono da troppo tempo, che ne impediscono l'apertura e che invece, stante la situazione di grave difficoltà fin qui esposta, sarebbe stato più che opportuno attivare ogni tipo di procedura, al fine di consentirne l'apertura stessa in tempi più rapidi -:

se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti urgenti e decisivi si intendano apportare al fine di ridare dignità all'Ospedale dell'Annunziata e quindi consentire ai cittadini di Cosenza e dell'intera provincia di poter usufruire di un servizio sanitario pubblico efficiente, funzionale, in una parola “a misura d'uomo”;

se ritiene opportuna ed attuabile l'idea di realizzare un nuovo ospedale che richiederebbe, invece, un capitale d'investimento troppo oneroso, ma soprattutto tempi di realizzazione troppo lunghi non compatibili con il diritto alla salute dei cittadini.

Se, invece, non sia più urgente ed utile verificare lo stato dei lavori del DEA, accelerando eventualmente le relative procedure per l’apertura, con conseguente miglioramento delle condizioni logistiche, di reparti delicati come la Rianimazione, la Medicina e la Chirurgia d'urgenza, la Utic (Unità di terapia intensiva coronarica ) e quindi il Pronto soccorso e riutilizzo degli spazi dismessi, previa adeguata ristrutturazione, per le attività ambulatoriali, per gli uffici amministrativi e quant'altro.

(222; 25.1.2008) 

Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

nello scorso mese di febbraio, su iniziativa dell'Assessorato regionale al turismo, è stata a avviata una campagna di comunicazione finalizzata a promuovere una nuova immagine della Calabria in Italia ed all'estero attraverso la partecipazione del noto fotografo Oliviero Toscani;

lo scopo di questa iniziativa, sicuramente provocatoria e dal titolo emblematico di “Gli ultimi saranno i primi”, è stato quello di veicolare sui principali giornali, sulle emittenti radiotelevisive e nelle strade delle più importanti città italiane un'immagine ed un’idea “diversa” della Calabria rispetto agli ormai tradizionali e noti stereotipi, molto diffusi nell'immaginario collettivo, di regione arretrata e senza alcuna prospettiva di sviluppo economico e sociale;

l'incarico, secondo quanto si apprende dalla stampa regionale e nazionale, sembra sia stato a dato alla società di consulenza “Npea Comunicazione”, che per la realizzazione della suddetta campagna di comunicazione si è rivolta alla società “Rpn”, controllata al 30 per cento dalla merchant bank “Intermedi S.p.A.” di Giovanni Consorte dell'Unipol;

il presidente della società “Rpn”, dott. Natale Pierluigi Arcuri, è anche consulente di “Npea Comunicazione” e che la responsabile di quest'ultima società è la dott.ssa Cristiana Lezzi, a sua volta impiegata nella stessa “Rpn”;

per la campagna pubblicitaria in oggetto non si conoscono esattamente i costi sostenuti dalla Regione e che sembra non sia stata espletata alcuna gara di appalto per il conferimento dell'incarico, come sostenuto dalla stampa regionale -:

a quanto ammontano i costi della campagna pubblicitaria di Toscani, comprese e spese dl consulenza, grafica, stampa dei manifesti, affissione degli stessi e di pubblicità sui giornali e sulle emittenti radiotelevisive;

se risponde al vero il fatto che sembra non sia stata espletata alcuna gara di appalto per l'affidamento dell'incarico;

quali effetti abbia prodotto la campagna pubblicitaria per la Calabria e la sua immagine.

(223; 31.01.2008)

Mozioni

Il Consiglio regionale

premesso che:

la piccola Erika Minisci, nata a Rossano (Cs) il 21 settembre 2003 da Angelo Minisci e Rosetta Marino, residenti in Acri alla c/da Scannelle, è affetta da “encefalopatia severa” una rara e grave malattia che non le consente né di parlare né di camminare;

l’unica speranza che la piccola Erika ha per poter guarire è quella di sottoporsi ad una terapia specifica, ossia la “Synergy” tra “Hbot” e “Therapies 4 kids” che può esser praticata solo negli Stati Uniti (Florida o New York);

la terapia cui la piccola Erika deve sottoporsi implica una spesa enorme che si aggira attorno ai 300.000,00 (trecentomila,00) Euro che i genitori non sono in grado di sostenere;

è in atto una campagna di solidarietà per raccogliere fondi e consentire ai genitori della piccola Erika di realizzare il loro sogno;

 Impegna

la Giunta regionale e l'onorevole Presidente della Giunta ad attivare ogni procedimento utile da parte dell'amministrazione regionale a sollecitare all'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza le azioni necessarie per garantire alla piccola Erika di sottoporsi alle cure dovute;

ancora, fa appello all'onorevole. Presidente della Giunta affinché la Regione provveda in tempi rapidi al trasferimento e al sostegno della permanenza della piccola Erika e dei suoi genitori presso il centro di cura di uno degli Stati americani capaci di garantire la terapia.

(48; 28.01.2008) Abramo, Adamo, Amato, Borrello, Cherubino, Chiarella, Crea, De Gaetano, Feraudo, Gentile, Giamborino, Guagliardi, La Rupa, Racco, Sarra, Trematerra, Tripodi M.

Il Consiglio regionale

premesso che:

 in uno Stato libero e democratico è inammissibile che, in nome di false supposizioni, si possa indurre una personalità come il Santo Padre a revocare la propria visita presso l'Università la Sapienza di Roma;

l'inquietante diniego di uno sparuto gruppo di docenti e discenti dell'Università la Sapienza di Roma rischia di mettere in seria crisi i rapporti ormai duraturi e stabili tra Stato e Chiesa;

le motivazioni addotte a sostegno dell'inopportunità della visita del Santo Padre risultano del tutto prive di fondamento e pretestuose, tese a ribadire l'allarmante superficialità nella lettura di qualsivoglia argomentare;

l'interpretazione e l'estrapolazione del discorso dell'allora Cardinale Ratzinger, tenuto ad una conferenza del 15 marzo 1990 in cui si faceva riferimento ad un'affermazione del Feyerabend in merito alla posizione della Chiesa presa a suo tempo nei confronti di Galileo, è ancora una volta fuorviante e strumentale, poiché prescinde dall'importante conclusione sulle teorie del Feyerabend di Sua Santità in base a cui sostiene che sarebbe assurdo costruire sulle sue affermazioni una frettolosa apologetica;
un tale comportamento, oltre che minare profondamente la diplomazia nel nostro Paese, mette seriamente a repentaglio la libertà individuale di ognuno di esprimere liberamente il proprio pensiero;

i fondamentalismi si alimentano nell’esasperazione e preclusione di qualsiasi alternativa di pensiero e una simile circostanza favorisce ogni recrudescenza di deteriore e deleterio clima di odio ideologico;

impegna

la Giunta regionale e il Presidente del Consiglio regionale per promuovere iniziative tese a:

esprimere istituzionalmente vicinanza e solidarietà al Santo Padre in questo delicato momento che compromette, inequivocabilmente, la libertà di formulare pensieri ed esprimere liberamente le proprie idee a sostegno ed in difesa di valori storicamente riconosciuti, senza incorrere nel rischio di strumentalizzazioni ideologiche retrograde e fomentanti atti intimidatori e di intolleranza;

garantire l'inalienabile diritto di espressione di chiunque e dovunque da parte delle istituzioni che, in seguito a questo episodio, escono indebolite;

favorire sempre e comunque il rispetto delle idee e dei valori che più di ogni altra istituzione la Chiesa Cattolica rappresenta nella nostra tradizione storica.

(49; 16.01.2008) Morelli 

Il Consiglio Regionale,

Premesso che:

il precariato non trova giustificazione nell'esigenza di coprire carenze di organico temporanee, ma rappresenta purtroppo la forma privilegiata cui le P.A. fanno ricorso per colmare, invece, carenze strutturali e non eliminabili rispetto alle funzioni proprie degli enti pubblici e pertanto in violazione dell'articolo 36 del decreto legislativo 165/2001;
la promozione e l'assicurazione del diritto al lavoro stabile, ex articolo 4 – comma 1 – della Costituzione, anche attraverso l'acquisizione di risorse umane con esperienza professionale conseguita a titolo precario esclusivamente all'interno della P.A. e nel rispetto dei principi ricavabili dalle leggi finanziarie 2007 e 2008, rappresenta un dovere morale e politico delle istituzioni locali e nazionali;

la legge finanziaria 2007, articolo 1 – commi 417, 418 e 419 – ha previsto la possibilità per le P.A. di procedere alla stabilizzazione di personale, utilizzato con contratti di natura temporanea, anche attraverso l'istituzione di un Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici;

la legge finanziaria 2007, tra l'altro, prevede ex articolo 1 – commi 557 e 558 – che le autonomie regionali e locali possano procedere, nel rispetto del patto di stabilità interno e nei limiti dei posti disponibili in organico, alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge;
la legge 24 dicembre 2007 n. 244, articolo 2 – comma 549 – prevede che, a decorrere dall'esercizio finanziario 2008, venga disposto uno stanziamento di un ulteriore contributo di 50 milioni di euro annui per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e per le iniziative connesse alle politiche attive per il lavoro in favore delle Regioni che rientrano negli obiettivi di convergenza dei fondi strutturali dell'Unione Europea attraverso la stipula di un'apposita convenzione con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale a valere sul Fondo di cui al presente comma;

l'articolo 3 – comma 90, lettera b) – della legge finanziaria 2008 prevede per le amministrazioni regionali e locali la possibilità di ammettere alla procedura di stabilizzazione di cui all'articolo 1 – comma 558 – legge 296/2006, anche il personale che consegua i risultati di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007;

l'articolo 3 – comma 92 – della legge finanziaria 2008 stabilisce che le P.A. di cui al comma 90 continuano ad avvalersi del personale precario nelle more delle procedure di stabilizzazione;

l’articolo 3 – comma 94, lettera b) – della legge finanziaria 2008 statuisce la stabilizzazione per il personale già utilizzato con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in essere alla data di entrata in vigore della legge 244/2007, e che alla stessa data abbia già espletato attività lavorativa per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 1 – commi 529 e 560 – della legge 296/2006;

entro il 30 aprile 2008, ai sensi della legge 244/2007, articolo 3 – comma 94 – le P.A., di cui all'articolo 1 – comma 2 – del decreto legislativo 165/2001 e successive modificazioni, predispongono, sentite le OO.SS., nell'ambito della programmazione triennale dei fabbisogni per gli anni 2008, 2009 e 2010, piani per la progressiva stabilizzazione del seguente personale non dirigenziale, tenuto conto dei differenti tempi di maturazione dei requisiti normativamente prescritti;

rilevato che:

la Regione Calabria è responsabile di un grave ritardo nell'applicazione della legge 296/2006, che prevede la stabilizzazione del precariato con almeno tre anni di esperienza nella P.A.;

l'inadempimento dell’amministrazione regionale rappresenta un vulnus alle legittime aspettative di migliaia di giovani calabresi che, attraverso l'esperienza professionale maturata, costituiscono una risorsa indispensabile per la P.A.;

ulteriori ritardi da parte dell'esecutivo regionale, nell'applicazione delle nuove misure introdotte dalla legge finanziaria 2008 a sostegno del precariato, sarebbero dannosi per il debole tessuto socio-economico esistente in Calabria;

considerato che:

le forme flessibili di gestione delle risorse umane cui le P.A. fanno frequentemente ricorso violano l'articolo 36 del decreto legislativo n. 165/2001, che consente l'utilizzo di tipologie contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale solo per esigenze temporanee ed eccezionali;

il personale precario svolge un'attività insostituibile al fine di garantire un efficiente ed efficace erogazione dei servizi alla collettività;

la Regione Calabria intende valorizzare il personale che abbia prestato servizio lavorativo con contratti di pubblico impiego presso la stessa amministrazione per almeno 12 mesi, anche non continuativi;

la stabilizzazione potrà essere effettuata nei limiti delle disponibilità finanziarie nonché del rispetto delle dotazioni organiche;

tanto ciò premesso, che si considera parte integrante del dispositivo seguente

Impegna

la Giunta regionale ad adottare i provvedimenti necessari ed urgenti al fine di avviare le procedure di stabilizzazione di tutto il personale precario della Regione Calabria e potere, così, attingere anche ai fondi nazionali previsti a tal fine, previo svolgimento delle selezioni concorsuali, ove normativamente richieste.

(50; 31.01.2008) Nicolò, Sarra

Risposta scritta ad interrogazioni

Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

l'art. 5 della legge regionale n. 9 dell'11/05/2007 stabilisce che: «Gli organi statutari dell’ARSSA cessano di diritto dalle loro funzioni alla data di nomina del Commissario liquidatore che è legittimato a compiere tutti gli atti degli organi ordinari e quelli necessari e connessi alla liquidazione dell'Ente»;

la delibera di Giunta regionale n. 343 del 04/06/2007 "Art, 5 della Lr, n. 9 dell'11/05/2007: Adempimenti", stabilisce: «Di dare atto che, con la nomina del Commissario liquidatore, decadono tutti gli organi dell'ARSSA e di conferire al Commissario liquidatore, ai sensi dell'art. 5 della Lr, n, 9/07, il compito, tra altri, di condurre, nelle more di definizione del piano di dismissione, con i poteri assegnati al Consiglio di Amministrazione del soppresso Ente, un'ordinata ed economica gestione delle attività In corso»;

il Collegio del Revisori dei Conti dell'ARSSA, visti l'art. 5 della L.r n. 9 dell'11/05/2007 e la D.G.R. n. 343 del 04/06/2007, ha comunicato al Commissario liquidatore di voler continuare ad esercitare le funzioni del proprio mandato perché, alla luce dei principi di carattere generale, dell'unanime dottrina in materia, della consolidata giurisprudenza nonché delle norme di codice civile, un Ente non può svolgere la propria attività, anche relativa alla sola fase liquidatoria, in assenza di organi di controllo;

il Commissario liquidatore, con lettera prot. n. 82/CL del 09/07/2007, ha ribadito il fatto che, alla luce delle vigenti leggi in materia, gli organi dell'Agenzia cessano di diritto alla data di nomina del Commissario liquidatore compreso anche li Collegio dei Revisori dei Conti -:

se non si ravvisano profili di illegittimità nella decadenza di un organo che, per sua natura, dovrebbe continuare ad esercitare il controllo sugli atti di gestione economica delle attività in corso del Commissario liquidatore così come previsto dalla D.G.R n. 343 del 04/06/2007.

(192; 2.10.2007)

Risposta – In ordine all'interrogazione indicata in oggetto, si precisa che la decadenza degli organi statutari dell'Arssa è espressamente prevista all'articolo 5 della legge regionale 9/2007, laddove viene sancito che “gli organi statutari. dell'Arssa cessano di diritto dalle loro funzioni alla data di nomina del commissario liquidatore…”.

Gli organi dell'Arssa, per come previsti dall'articolo 3 della legge regionale 15/93, sono: il consiglio di amministrazione, il Presidente, il Collegio dei revisori dei conti.

Pertanto è da ritenersi che la cessazione di diritto degli organi statutari prevista dalla legge regionale 9/2007 riguarda anche il Collegio dei revisori dei conti.

La delibera di Giunta regionale n. 48 dell’11 maggio 2007, citata dall'interrogante, non fa altro che prendere atto di tale disposto legislativo nel nominare il commissario liquidatore. Nessun profilo di illegittimità, pertanto, può essere ravvisato nella condotta posta in essere.”

Dr. Mario Pirillo

(assessore all’agricoltura)

Guagliardi. All’assessore ai trasporti. Per sapere – premesso che:

recentemente sono state soppresse le corse pomeridiane delle ore 17.15 e 18.30 della Fer.Loc, che, partendo da Cosenza e dirette a Castrovillari, facevano scalo presso il Villaggio Scolastico di Cammarata (Altomonte), da dove partivano poi le coincidenze per Acquaformosa, Firmo e Lungro. L'unico collegamento pomeridiano rimasto per queste comunità interne, è quello delle ore 14.10;

tra le motivazioni addotte per giustificare tale decisione, ci sarebbe anche quella che vorrebbe il ripristino della tratta diretta Acquaformosa-Cosenza, originariamente esistente, poi soppressa, ma non ancora ripristinata, nonostante le numerose sollecitazioni prodotte in tal senso sia da cittadini che da istituzioni locali;

la soppressione delle due corse suddette, ed il mancato ripristino della tratta diretta Acquaformosa-Cosenza, determinano notevoli disagi per gli utenti pendolari, soprattutto studenti e lavoratori che devono raggiungere il capoluogo, privando di un servizio essenziale un'area interna già di per sé marginalizzata;

di recente, le Ferrovie della Calabria hanno provveduto ad assumere altro personale autista, e ciò dovrebbe determinare un potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale e non un indebolimento, come invece sta avvenendo -:

se la Regione Calabria intenda adottare appositi provvedimenti al fine di ripristinare le corse descritte in premessa.

(194; 11.10.2007)

Risposta – In esito alla nota prot. n. 511 dell'8 dicembre 2007 – pervenuta allo scrivente Dipartimento solo in data 2 gennaio 2008 – si precisa quanto segue.

La legge regionale 28 dicembre 2006 n. 18 ha posto fine al regime della concessione dei servizi di trasporto pubblico locale ed ha previsto un regime transitorio con l'affidamento dei servizi, tramite contratti di servizio, fino al 31 dicembre 2008, a determinate condizioni finalizzate, tra l'altro, all'eliminazione della frammentazione aziendale con riduzione del numero dei vettori, mediante la costituzione di nuovi soggetti comprendenti Aziende già concessionarie di servizi di T.P.L., facendo obbligo a tali nuovi soggetti di presentare un piano industriale contenente una proposta di razionalizzazione dei servizi in linea con gli obiettivi della citata legge regionale, primo fra tutti l'eliminazione dalla rete delle sovrapposizioni e dei parallelismi tra i diversi vettori e l’eliminazione dei servizi extraurbani a bassissimo contenuto di traffico non funzionali all'efficacia e all'efficienza del sistema regionale.

In tale contesto, la Società consortile a r.l. “Consorzio Meridionale Trasporti” – Co.Me.Tra. – alla quale è associata la Ferloc S.r.l., già concessionaria dell'autolinea Acquaformosa –Stabilimenti M.D.C. di località Cammarata del Comune di Altomonte, nel Piano industriale presentato ha proposto la soppressione della citata autolinea in considerazione del fatto che gli stabilimenti in questione da tempo non sono più funzionanti.

Successivamente all'emanazione del decreto dirigenziale mediante il quale sono stati affidati i servizi razionalizzati – non contenenti evidentemente quelli relativi alla citata autolinea – alla menzionata Società consortile, i rappresentanti istituzionali territoriali hanno fatto presente che, a seguito della soppressione operata, era venuto meno l'unico collegamento tardo pomeridiano che garantiva, tramite coincidenza alla suddetta Località Cammarata, il rientro nei Comuni di Lungro, Firmo ed Acquaformosa dei pendolari che prestano la loro attività lavorativa o studiano a Cosenza o a Castrovillari.

A seguito di ciò il Dipartimento si è subito adoperato per far ripristinare un collegamento tardo pomeridiano che viene regolarmente effettuato nell'ambito dei servizi affidati al Co.Me.Tra. con partenza da località Cammarata alle ore 19,30 in coincidenza con la corsa proveniente da Cosenza alle ore 19,25 e con la corsa proveniente da Castrovillari alle ore 19,24, garantendo in tal modo all'utenza interessata – in realtà, pochissimi viaggiatori – di far ritorno nei Comuni di Lungro, Firmo ed Acquaformosa.

Dr. Pasquale Tripodi

 (assessore ai trasporti)

Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la programmazione comunitaria per il periodo 2007/2013, presentata nei mesi scorsi dalla Giunta Loiero come l'atto più appropriato per poter utilizzare pienamente le risorse economiche e finanziarle destinate a rilanciare lo sviluppo della Calabria nelle regioni ad Obiettivo 1, inizia a presentare le prime crepe soprattutto alla luce delle osservazioni formulate dalla Commissione europea sulla impostazione e sulla caratterizzazione dello strumento comunitario predisposto dalla Regione Calabria;

in data 2.08.2007 è stata avviata la fase di negoziazione informale tra la Regione e l’Unione europea per l’approvazione del Por Calabria (Fesr e Fse) 2007/2013 e che in data 14.09.2007 la Commissione europea ha trasmesso alla Regione Calabria il cd “Position Paper” cioè un insieme di raccomandazioni contenente le richieste di integrazione e di modifica dei Por inviati;

la stessa Commissione europea ha evidenziato che queste raccomandazioni, con le conseguenti richieste di integrazione e di modifica, si sono rese necessarie ed indispensabili con riferimento in particolar modo agli indicatori di impatto e di risultato che la Regione intende perseguire e raggiungere con la suddetta programmazione comunitaria, alla poca flessibilità di quest’ultima che rischia di non adeguarsi perfettamente alla realtà calabrese, alla confusione sugli strumenti finanziari, Fesr e Fse, da utilizzare per sostenere precise iniziative di sviluppo ad alcuni obiettivi strategici indicati nel documento della Regione e che sono stati definiti “disomogenei ed a volte ridondanti”;

nel merito queste raccomandazioni riguardano sia il riallineamento dell’obiettivo globale del programma regionale all’art. 4 del Regolamento Ce n. 1080/2006 del Fesr, che deve essere attuato attraverso la necessaria convergenza dell’economia calabrese alla media del prodotto interno lordo pro-capite della Unione europea, sia la semplificazione degli otto Assi costituenti il Por Calabria i cui obiettivi strategici devono essere non solo inquadrati nella politica regionale di coesione ma anche collegati agli obiettivi specifici con l’individuazione chiara dei singoli beneficiari, di ogni singolo asse al fine di raggiungere l’obiettivo generale del programma Fesr 2007/2013;

un Asse prioritario tematico non dovrebbe corrispondere a più di una priorità identificata nel Regolamento del Fesr e che l'art. 2 del Regolamento Ce n. 1083/2006 definisce l'Asse prioritario tematico come “ciascuna delle priorità della strategia contenuta nel programma operativo comprendente un gruppo di operazioni connesse tra loro”, risulta evidente come tali disposizioni non siano attualmente soddisfatte per l'Asse I "Istruzione, Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica e Società dell'informazione" e per l'Asse Il "Energia ed Ambiente" tanto da indurre la Commissione europea a chiedere una rivisitazione dell'attuale suddivisione in Assi e obiettivi specifici al fine di garantire una maggiore omogeneità e coerenza programmatica attraverso il trasferimento del tema "Istruzione" nellAsse III, ritenuto più pertinente per le tematiche affrontate, nonché la creazione di un Asse specifico interamente dedicato al tema "Energia" che impegni almeno il 7% del totale delle categorie di spesa;

la Commissione europea ha sollevato perplessità sulla strutturazione dell'Asse III "Inclusione Sociale e Servizi per la qualità della vita e l'Attrattiva Territoriale" ritenendo che alcune attività specifiche in esso contenute possano essere finanziate solo ed esclusivamente dal Fse e non dal Fesr che può intervenire, alla luce di quanto disposto dall'art. 4.11 del Regolamento Ce n. 1080/2006, solo a sostegno di "investimenti nella sanità e nelle infrastrutture sociali che contribuiscono allo sviluppo regionale e locale e ad aumentare l'attrattiva e la qualità della vita" ed invitando, di conseguenza, la Regione Calabria a rivedere la strutturazione dell'Asse III con riferimento particolare alla complementarietà degli strumenti finanziari utilizzati;

la stessa Commissione europea ha evidenziato il disinteresse della Regione nei confronti del problema "Mobilità Sostenibile" tanto che, come sottolineato nelle raccomandazioni, l'Asse V "Reti e Collegamenti per la Mobilità" non indica esplicitamente una quota minima di risorse da destinare al funzionamento di modalità di trasporto sostenibile (ferro e mare) e che l'Asse VII "Città, Aree Urbane e Sistemi Territoriali" presenta un approccio contradditorio al tema che deve essere superato solo con lo strumento della progettazione integrata che dovrà focalizzare le criticità strettamente connesse allo sviluppo delle aree urbane calabresi;

la Commissione europea sullAsse VIII "Assistenza Tecnica e Capaclty Building" ha ribadito che le azioni che riguardano la governance o la capacità amministrativa non strettamente collegate all'attuazione del programma Por - Fesr sono di competenza del Fse tanto che la seconda parte dello stesso Asse deve essere completamente rivista per adeguarsi alle indicazioni comunitarie e che sui “Grandi Progetti” mancano le schede relative ad ogni singolo intervento pubblico nonché l'ammontare delle risorse stanziate;

la Commissione europea ha evidenziato che la programmazione in oggetto potrà dispiegare i propri effetti positivi solo se sarà costruito un quadro legislativo idoneo a garantire il perseguimento ed il raggiungimento degli obiettivi in esso indicati e che allo stato di fatto esistono vistone lacune e carenze che la Regione si è impegnata a superare ancora prima dell'approvazione del Por Fesr 2007/2013 attraverso l'adeguamento ed il miglioramento della legislazione regionale e la netta distinzione tra procedure amministrative riconducibili a spese co-finanziabili dal Fesr ed altre che afferiscono alla politica regionale ordinaria;

nell'Asse V "Reti e Collegamenti per la Mobilità" l’hub portuale di Gioia Tauro non risulta connesso alla direttrice ferroviaria tirrenica aggravando sensibilmente ogni possibilità di collegamento al Corridoio Berlino-Palermo nel tratto calabrese e che il superamento di questa carenza è stato esplicitamente richiesto dalla Commissione europea nell'adozione di parametri di riferimento più stringenti e puntuali;

la Commissione europea ha sottolineato che il problema della gestione dei differenti livelli di governo delle azioni della programmazione comunitaria in Calabria non trova una risposta adeguata nel documento oggetto di contrattazione in sede europea e che, alla luce dei problemi sorti in sede di attuazione del Por 2000/2006, non è stato individuato alcuno strumento chiaro per superare questo limite oggettivo tanto che la Regione è stata invitata a costruire una strategia regionale chiara che punti ad individuare gli interventi di carattere prioritario da realizzare con il Por Calabria -:

di sapere se la Regione ha già risposto a queste osservazioni della Commissione europea ed in che termini si è ad essa adeguata.

(210; 27.11.2007)

Risposta – Si trasmette un’informativa utile a predisporre una risposta scritta all’interrogazione indicata in oggetto.

Informativa sull'attuazione del Por Calabria 2007/2013

Al termine della consultazione interna, i Servizi della Commissione Europea hanno elaborato e trasmesso alla Regione Calabria il “Position Paper”: documento contenente una serie di raccomandazioni avente ad oggetto richieste di integrazioni e/o di modifica del Por Calabria FESR 2007-2013, precedentemente inviato ai fini dell'avvio del negoziato formale.

A conclusione del negoziato (avviato con un incontro a Bruxelles nel quale sono stati affrontati tutti i temi individuati dai Servizi della Commissione) la Regione Calabria, dopo aver apportato le necessarie e concordate integrazioni e/o modifiche, ha inviato il Programma Operativo ai Servizi della Commissione Europea per l'approvazione.

Successivamente, i Servizi della Commissione Europea, nel ritenere soddisfacenti ed esaustive le concordate integrazioni e/o modifiche apportate, hanno approvato il Por Calabria 2007/2013 con “Decisione C (2007) 6322 del 7 dicembre 2007.

Ciò premesso, con riferimento alle raccomandazioni esposte nel “Position Paper” dai Servizi della Commissione Europea, di seguito si riportano le integrazioni/modifiche che sono state apportate al Por Calabria FESR 2007-2013.

1) Indicatori di risultato e di impatto.

I Servizi della Commissione Europea, pur ritenendo gli indicatori, in generale, pertinenti e significativi, hanno evidenziato la necessità di effettuare alcune integrazioni e modifiche, con particolare riferimento agli indicatori di risultato e di impatto.

A tal fine, gli indicatori di risultati sono stati tutti quantificati riportando i target di fine periodo. Inoltre, per gli indicatori di impatto si è provveduto alla loro completa definizione attraverso la quantificazione al 2013.

2) Ridefinizione dell'Obiettivo Globale del Programma Operativo ed esemplificazione degli Obiettivi Specifici dei singoli Assi.

L'Obiettivo Globale del Por Calabria FESR 2007-2013 è stato così modificato: “Sostenere lo sviluppo economico (sostenibile ed integrato) e l'occupazione per realizzare livelli di sviluppo e tassi di crescita del sistema socio-economico tendenti alla convergenza con la situazione media dell'UE, mobilitando e rafforzando le potenzialità endogene regionali tramite iniziative finalizzate alla competitività ed attrattività del sistema territoriale”.

Inoltre, per ciascun Asse Prioritario descritto nel Capitolo 4, in luogo della tabella sintetica relativa agli Obiettivi Specifici ed Operativi, è stato inserito un nuovo Paragrafo che riassume l'Obiettivo Generale dell'Asse e le relative strategie. I contenuti di questo Paragrafo erano precedentemente riportati nel Capitolo 3 del Programma Operativo.

La succitata tabella sintetica è stata inserita alla fine della trattazione di ciascun asse ed integrata da ulteriori informazioni all'interno del paragrafo “Beneficiari, Categorie di Spesa e Indicatori”.

3) Impianto strategico (Architettura Assi prioritari).

Come richiesto dai Servizi della Commissione, in considerazione del fatto che un Asse Prioritario tematico non deve contemplare più di una priorità – ai sensi del Reg. (CE) 1083/2006, articolo 2 – si è provveduto ad articolare il precedente Asse II in due Assi Prioritari: Asse II “Energia” ed Asse III “Ambiente”.

Inoltre i Servizi della Commissione hanno richiesto, come condizione non negoziabile per l'approvazione del Programma Operativo, l'allocazione sull'Asse II “Energia” del 7 per cento delle risorse complessive FESR per un importo complessivo pari a € 104.938.402.

I Servizi della Commissione hanno, inoltre, richiesto lo spostamento del Settore “Istruzione” dall'Asse I all'Asse IV “Qualità della Vita e Inclusione Sociale”.

4) Strutturazione Asse (ex III, ora Asse IV) – Qualità della vita e Inclusione Sociale.

Sono state verificate, durante l'incontro di negoziato, tutte le Linee di Intervento dell'Asse per verificarne l'ammissibilità al FESR. I Servizi della Commissione hanno richiesto l'eliminazione delle Linee di Intervento relative alla erogazione di servizi sociali, ritenendole attività ordinarie dell'amministrazione regionale. Per alcune Linee di Intervento si è valutato la opportunità del loro trasferimento sul Por Calabria FSE 2007-2013.

La Regione Calabria, inoltre – pur ribadendo nel corso dei negoziati l’ineludibilità dei Piani di Zona (strumento attuativo della legislazione nazionale in materia e come tale base legislativa per qualsiasi intervento nel settore socio-sanitario) – ha rivisto le Linee di Intervento dell'Asse “Qualità della vita e Inclusione sociale” alla luce delle regole di ammissibilità del FESR, sulla base dell'articolo 4 (paragrafi 3 e 11) e del FSE. Gli interventi da finanziare con il Por Calabria FESR 2007-2013 devono essere individuati attraverso i Piani di Zona.

5) Reti e Collegamenti per la Mobilità.

I Servizi della Commissione hanno richiesto un impegno esplicito della Regione Calabria a favore della mobilità sostenibile, attraverso l'inserimento nel testo del Por di una quota minima di risorse destinate al finanziamento di modalità di trasporto sostenibili.

Inoltre i Servizi della Commissione hanno richiesto l'eliminazione degli interventi sul Porto di Gioia Tauro e sulle infrastrutture ferroviarie della linea tirrenica, in quanto di competenza del Pon Reti e Collegamenti per la Mobilità.

6) Città, Aree Urbane e Sistemi Territoriali.

La Regione Calabria ha specificato nel corso dell'incontro di negoziato l'approccio strategico ed operativo utilizzato per le politiche urbane e territoriali. I Servizi della Commissione hanno condiviso la proposta della Regione Calabria, formulando alcune raccomandazioni che sono state riprese nella formulazione finale del Programma Operativo.

7) Assistenza Tecnica e Capacity Building.

I Servizi della Commissione hanno richiesto la verifica di tutte le Linee di Intervento dell'Asse IX (ex VIII) relative alla “Capacità Istituzionale” per valutare se, ai fini dell'ammissibilità al FESR, tali Linee di Intervento fossero direttamente collegate all'attuazione del Por Calabria FESR 2007-2013 o, più in generale, al miglioramento della capacità istituzionale della pubblica amministrazione regionale e locale (in tale situazione tali Linee di Intervento sono state trasposte nel Por Calabria FSE 2007-2013).

8) Grandi Progetti.

I Servizi della Commissione hanno chiesto in sede di negoziato di predisporre una scheda per ognuno dei Grandi Progetti attualmente individuati nel Programma Operativo, nel rispetto delle disposizioni indicate agli articoli 39 ss del Regolamento (CE) 1083/2006:

I Grandi Progetti, ad oggi individuati nel Por Calabria FESR 2007-2013, per i quali sono state predisposte le schede richieste, sono i seguenti:

Sistema Idrico dell'Alto Esaro - Abatemarco

- Sistema Idrico del Menta

- Sistema Idrico dell'Alaco

- Interporto e strutture logistiche per il Polo di Gioia Tauro

- Nuova Aerostazione di Lamezia Terme

- Sistema di collegamento su ferro tra Catanzaro città e Germaneto

- Collegamento ferroviario a servizio dell'Aeroporto di Lamezia Terme

- Sistema di mobilità su ferro dell'Area di Cosenza.

Tali Grandi Progetti sono previsti nella strategia e nelle linee di intervento del Por sottoposto alla VAS.

Durante la fase di negoziato con i Servizi della Commissione Europea, è stata garantita una continua informazione alla competente Commissione consiliare e al Partenariato Istituzionale e Socio-Economico sugli sviluppi delle procedure che hanno condotto all'adozione della stesura definitiva del Por Calabria FESR 2007-2013.

Dr. Mario Maiolo

(assessore ai fondi comunitari)

Proposta di legge numero 256/8^, recante: “Istituzione di una Commissione speciale conoscitiva sullo stato della Sanità in Calabria” (Del. n. 197)

Art. 1

(Costituzione e composizione)

E’ istituita ai sensi dell’articolo 32 e 115 del Regolamento interno del Consiglio regionale, una Commissione speciale conoscitiva sullo stato della sanità in Calabria.

La Commissione è composta da cinque consiglieri regionali di cui tre appartenenti a gruppi di maggioranza e due appartenenti a gruppi di minoranza.

La Commissione elegge il Presidente a maggioranza assoluta dei membri.

La Commissione elegge, al proprio interno, un Vicepresidente.

Le funzioni di Segretario, vengono affidate ad un funzionario del Consiglio regionale.

Art. 2

(Organizzazione e funzionamento)

La Commissione, per l’espletamento del proprio mandato, si avvale della collaborazione di tre esperti di comprovata esperienza e professionalità in materia sanitaria, designati dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.

Gli uffici della Regione delle aziende sanitarie ed ospedaliere devono fornire, a richiesta dei commissari tutte le informazioni nonché copia degli atti e documenti utili all’espletamento del mandato.

Art. 3

(Durata)

La Commissione deve ultimare i propri lavori entro 45 giorni dal suo insediamento da parte del Presidente del Consiglio regionale.

Al termine dei propri lavori deve presentare al Consiglio regionale una relazione sui risultati dell’indagine conoscitiva.

Art. 4

(Pubblicazione)

La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 252/8^, recante: “Approvazione Protocollo di collaborazione tra Trentino e Calabria, impegno di spesa” (Del. n. 212)

“La Giunta regionale

considerato che:

la Regione Calabria, ai sensi dell'art. 2 del vigente Statuto ispira la propria azione anche al raggiungimento dell'obiettivo relativo alla collaborazione ed al raccordo con altre Regioni italiane;

da oltre un decennio si è sviluppata una fruttuosa collaborazione tra il Trentino e il territorio della Locride riguardante tutto il settore Agro-alimentare, come dettagliatamente specificato nell'allegato protocollo di collaborazione;

appare opportuno, anche a seguito di incontri tra l'Assessore all'Agricoltura Mario Pirillo e l'Assessore all'Agricoltura della Provincia Autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, creare un progetto di collaborazione, con il coinvolgimento della realtà cooperativa Trentina e la Diocesi di Locri-Gerace, capace, attraverso l'utilizzo delle rispettive forze e professionalità, di potenziare ed estendere il momento sinergico delle due realtà territoriali già esistente nel comparto agricolo;

il progetto di collaborazione predetto prevede l'attivazione in Calabria di interventi di sviluppo in grado di attivare cooperative, imprese ed altre entità perla promozione socio-economico del territorio calabrese;

è necessario, per l'avvio delle iniziative di cui all'allegato protocollo di collaborazione, prevedere un impegno di spesa di € 50.000,00, da impegnare sulle disponibilità delle risorse finanziarie di cui alla Delibera programmatica della Giunta Regionale n. 793 del 14/11/06, punto n. 9 "studi e ricerche, promozione, sponsorizzazione", allocate sul Cap. n. 5125201 del Bilancio regionale;

visto l'art. 43 della legge regionale 8/2002;

di trasmettere il presente provvedimento al Consiglio Regionale per la ratifica dello stesso, ai sensi dell'art. 16, punto 2, lettera o, dello Statuto della Regione Calabria;

su proposta dell'Assessore all'Agricoltura, Foreste e Forestazione, onorevole Mario Pirillo, formulata alla stregua dell'istruttoria compiuta dalla struttura interessata, nonché dall'espressa dichiarazione di regolarità dell'atto resa dal dirigente preposto .alla competente struttura, che si è anche espresso sul fatto che la materia è di competenza regionale ai sensi della L.R. n. 34/2002 e s.m.i.,

delibera

per le motivazioni espresse in premessa che qui si intendono integralmente richiamate:

di approvare l'allegato protocollo di collaborazione tra il Trentino e la Calabria;

di demandare all'Assessore regionale all'Agricoltura, Foreste e Forestazione la sottoscrizione del predetto protocollo di collaborazione tra Trentino e Calabria:

di impegnare la somma di C 50.000,00, facendola gravare sulle disponibilità delle risorse finanziarie di cui alla Delibera programmatica della Giunta Regionale n. 793 del 14/11/06, punto n. 9 "Studi e ricerche, promozione, sponsorizzazione", allocate sul Cap. n. 5125201 del Bilancio Regionale, per l'avvio delle iniziative di cui al protocollo di collaborazione predetto;

di trasmettere il presente provvedimento al Consiglio Regionale per la ratifica dello stesso ai sensi dell'art. 16, punto 2, lettera o, dello Statuto della Regione Calabria;

di pubblicare il presente provvedimento sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria”.

Protocollo di collaborazione tra Tentino e Calabria

Premesso che:

tra il Trentino e la Locride, da oltre 10 anni, si è sviluppata una fruttuosa collaborazione promossa e sostenuta da S.E. il Vescovo di Locri-Gerace Mons. Giancarlo Bregantini. Questo gemellaggio riguarda svariati campi di azione che possono essere così sintetizzati:

1.      1.      Settore agricolo - piccoli frutti, in particolare lamponi nel periodo invernale. La cooperativa Apaso S. Orsola con il sostegno prima dell'Assessorato Regionale per la cooperazione e poi di quello Provinciale oltre che della Federazione Trentina della Cooperazione, ha impostato fin dall'inizio un proficuo scambio di esperienze, fornendo l'assistenza tecnica ed occupandosi della commercializzazione dei prodotti; gli agricoltori, inoltre, sono diventati direttamente soci della cooperativa trentina. E' partita la sperimentazione di nuove colture protette di ciliegie e di ortaggi e altre che verranno verificate secondo le necessità commerciali;

2.      2.     Tramite il progetto Uva (Ulteriore Valore Aggiunto) coordinato da Formazione Lavoro, con il sostegno della Federazione Trentina della Cooperazione e delle cooperative vitivinicole Cavit, Vivallis, Cantina Toblino, sono state vinificate uve provenienti dalla Calabria. Le cooperative trentine hanno assicurato l'assistenza sul campo, la lavorazione delle uve e l'imbottigliamento;

3.      3.     Nel settore vitivinicolo è stata recentemente costituita, in Calabria, la cooperativa Masseria degli Armeni che sta sperimentando interessanti coltivazioni con l'ausilio e l'assistenza di tecnici trentini. La Cooperativa ha recentemente ottenuto a Bruzzano (RC) l'affidamento di terreni confiscati alle organizzazioni criminali tramite l'Associazione Libera di don Luigi Ciotti e con il pieno sostegno dell'Amministrazione Comunale di Locri;

4.      4.     E' in fase di elaborazione un progetto per la valorizzazione della carne suina di campagna attraverso l'utilizzazione del suino nero di Calabria;

5.      5.     Tramite la cooperazione di consumo, in particolare la Famiglia Cooperativa di Povo e il Consorzio Sait, con il sostegno del Comitato Diocesano Trentino - Locride, sono state realizzate vendite promozionali di olio e di arance della Cooperativa Agrinova di Caulonia (RC). La cooperativa, tramite il Consorzio Sait, è stata inserita tra i fornitori di Coop Italia;

6.      6.     Consolida è impegnato con la cooperativa l'Utopia e lo sportello Crea Lavoro di Gioiosa Jonica, nel sostegno alla cooperazione sociale della Locride e, in particolare, nel consolidamento di un consorzio di secondo grado Goel;

7.      7.     La Cassa Centrale con garanzia fideiussoria di alcune Casse Rurali ha accordato un prestito alla Caritas di Locri destinato ad un progetto sociale;

8.      8.     Il comune di Romeno da molti anni ospita una trentina di giovani della Locride tramite l'Associazione Don Milani, in prima fila nel sostegno ai ragazzi in difficoltà e nella lotta alla mafia e alla rassegnazione. Anche la cooperativa l'Ancora di Tione ha ospitato ragazzi e stagisti della Calabria;

9.      9.     Da tempo si ripete l'esperienza di corsi di formazione per la creazione d'impresa, in particolare cooperativa, che vengono finanziati dal Fondo Sociale Europeo sul Tasso della mobilità geografica e che, tramite Formazione Lavoro e la società Fidia, hanno portato nel Trentino diverse decine di giovani per frequentare corsi e fare esperienze dirette sul campo;

10.     10.    Contatti sono stati avviati anche con cooperative che operano in campo ambientale mettendole in relazione con Consorzio Lavoro Ambiente di Trento. Alcune di queste realtà hanno costituito recentemente il Coordinamento delle cooperative della Locride;

11.     11.    Il comprensorio della Val dell'Adige ha siglato un gemellaggio con l'Associazione dei Comuni della Comunità Montana della Limina, che permette uno scambio di esperienze tra amministratori nonché stages formativi per giovani calabresi.

Considerato che:

Nell'incontro che si è tenuto a Trento il 2 febbraio 2007, l'Assessore all'Agricoltura della Calabria, Mario Pirillo e l'Assessore all'Agricoltura, Turismo e Foreste del Trentino, Tiziano Mellarini, hanno posto le basi per un progetto di collaborazione che metta in campo le rispettive forze e professionalità, al fine di potenziare il momento sinergico delle due realtà nel comparto agricolo con particolare riferimento:

A) Progetto Filiere Agro – alimentari.

Un serio progetto di sviluppo del comparto agricolo passa anche attraverso l'investimento in alcune variabili territoriali capaci di creare un effetto moltiplicatore sullo stesso. Le due variabili più significative nel territorio calabrese sono rappresentate dal vino e la carne di campagna (suino), che vanno considerate ed affrontate come filiere di territorio, assieme ad altre di tipo complementare (olio, arance, clementine ecc).

L'avvio di una filiera agro-alimentare richiede una solida alleanza progettuale tra gli attori privati e le istituzioni preposte allo sviluppo di tale settore (una sinergia che inglobi vari segmenti di attività: progettazione, formazione, assistenza tecnica, sovvenzioni e promozione in generale).

La progettazione di una filiera implica la conoscenza:

del territorio e delle sue culture e colture;

della materia prima di trasformazione;

delle capacità di operare la trasformazione in funzione del mercato e degli investimenti

del mercato finale e delle sue regole di comunicazione.

Filiera Piccoli Frutti

a Filiera Piccoli Frutti e già in fase di avvio e rappresenta per la Locride un punto di riferimento. Occorre comunque attivare dei sistemi che permettano la permanenza in loco del valore aggiunto prodotto, in forma di ulteriore sviluppo di strutture per il condizionamento e la conservazione dei prodotti, al fine di rendere il progetto territorialmente più incisivo.

E' necessario, altresì, valutare nel futuro una fase di avvio di forme associate indipendenti con modalità di compartecipazione diverse rispetto alla adesione all'OP Sant' Orsola, incentivando ad esempio la creazione di una OP di piccoli frutti Calabrese associata in AOP con quella Trentina, al fine di consentire una fase di rilancio della filiera calabrese.

Filiera del vino

La filiera del vino deve concentrarsi nello studio dei vitigni autoctoni della fascia jonica-reggina. Sembra che i vitigni autoctoni, individuati in tale territorio, siano qualche centinaio. Su alcuni di questi, grazie all'interessamento di Università e di alcuni privati (Associazione Città del vino, Associazione calabra Patrum Vinea), è stata condotta una indagine genetica. Una cinquina di vitigni sono risultati inediti, altri molto interessanti; ma manca, ad oggi, un serio ed organico lavoro di ricerca e di indagine genetica.

In collaborazione con l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige e la Regione Calabria - Assessorato all'Agricoltura, si può realizzare un progetto di ricerca dei vitigni autoctoni e di contestuale analisi genetica. Le cooperative potrebbero mettere a disposizione oltre ai terreni per il catalogo ed il campo collezione, anche l'assistenza necessaria sul campo (potatura, rilievo dati ecc.), oltre a garantire il tutoraggio. Dai vitigni cosi catalogati e piantumati sarà possibile ottenere delle microvinificazioni per saggiarne la potenzialità evolutiva rispetto ai mercati odierni. Occorre favorire la nascita e lo sviluppo di cooperative tra agricoltori, cioè tra persone che sono direttamente interessate alla sperimentazione e allo sviluppo dei nuovi impianti vitivinicoli. Ogni cooperativa deve poi occuparsi di un singolo prodotto al fine della migliore specializzazione, della trasparenza amministrativa e della fidelizzazione dei soci. In quest'ottica la cooperativa Masseria degli Armeni deve completare, entro il 2007, un vigneto di circa 5 ettari che e gia in buono stato di avanzamento.

Nel frattempo si devono mettere in cantiere progetti di formazione di personale diplomato e laureato nel settore dell'agricoltura, da realizzare sia in Trentino che in Calabria (filiera vino- tecnici di campagna). Ciò anche in vista del fatto che nel 2009 il primo lotto della Masseria degli Armeni sarà in produzione per la prima vendemmia, per cui sarà necessario formare anche il personale di cantina. Poiché formare il personale significa far rimanere per diversi mesi i giovani calabresi nelle cantine/campagne trentine occorrerà istituire borse di studio che sostengano il mancato reddito.

Nel frattempo occorrerà predisporre un layout di una piccola cantina da realizzarsi in Calabria pianificando in linea con, la normativa vigente, la richiesta di risorse finanziarie e la predisposizione di un piano di marketing, individuando canali di distribuzione, ad esempio per i molti emigranti calabri sparsi nel mondo.

PROGETTO DI MASSIMA

"Sperimentazione e Valorizzazione Vitigni Autoctoni Fascia Ionico Reggina"

Premessa

La Coop. Masseria degli Armeni possiede già dei terreni coltivati a vite e svolge un ruolo importante collegato all'aspetto. produttivo in un territorio ad alto disagio sociale (per questi motivi potrebbe rivestire il ruolo di soggetto capofila del progetto pilota).

Obiettivi:

1.   Creazione di una cantina produttivo-sperimentale nelle strutture della Coop.;

2.   Individuazione dei vitigni presenti nell'area e impianto di campo catalogo;

3.   Produzioni di vini con prove di microvinificazione;

4.   Casella di testo: 4

Produzione iniziale di vini da consumo al fine di consentire un primo collegamento tra la sperimentazione e la commercializzazione.

Modalità di svolgimento del Progetto

Fase I- preparatoria (2007-2008)

1.  Individuazione del Responsabile Progetto "Coop. Degli Armeni";

2.   Predisposizione di un progetto strutturale da finanziare nel PSR 2007-2013 della Regione Calabria per la costruzione di una cantina e la dotazione di strutture e mezzi da parte della Coop. (il progetto potrebbe essere cofinanziato, nella parte privata, oltre che dalla Coop. degli Armeni, da alcune Cooperative Trentine legate alla prima da forme giuridiche di tipo consortile);

3.   Ricognizione di tutti gli studi svolti dagli Enti operanti in Calabria (Assessorato Regionale all'Agricoltura, Università Mediterranea di Reggio Calabria, etc.) relativamente ai vitigni autoctoni compresi nell'area in oggetto, al fine di evitare inutili sovrapposizioni di costi per studi e ricerche già effettuati;

4.   Individuazione di un nucleo di tecnici di campo da inviare in Trentino per stages formativi rispetto alle tecniche di coltivazione da applicare in tempo reale nei vigneti della Coop. già produttivi. Il tutoraggio eseguito nella Provincia Autonoma di Trento dovrebbe essere ripetuto nella realtà calabrese con gli stessi tecnici trentini, al fine di evidenziare le variabili territoriali e fenologiche della tecnica colturale;

5.   Individuazione di un gruppo di tecnici enologi da inviare in Trentino per la formazione e successive prove di vinificazione in Calabria eseguite con prodotto reperito dalla produzione della Coop. o in alternativa da produzioni locali utilizzando una cantina anche privata già operante sul territorio della Locride, al fine di far emergere i vincoli e trasformali in opportunità in fase di regime produttivo.

Fase II - Entrata in Produzione (2008-2013)

1.   La fase dell'avvio deve essere caratterizzata da un costante apporto tecnico in Calabria da parte dei tecnici Trentini coinvolti nei punti 4-5 della prima fase, al fine di consentire una partenza viziata non da problematiche tecniche ma solo da componenti territoriali;

2.   Allargamento della base produttiva sia attraverso nuovi terreni gestiti direttamente dalla Coop. sia con l'entrata di nuovi soci locali già produttori di uve da vino;

3.    Individuazione del marchio e dei riferimenti commerciali, cercando di privilegiare l'ottica territoriale calabrese per il primo e quella trentina per i secondi;

4.   Entrata a pieno regime della produzione e della trasformazione e conclusione del progetto.

Conclusioni

Il successo dell'idea progettuale dipende anche dalla capacità di implementare sistemi di verifica continui sia nella fase preparatoria che in quella di messa a regime, in modo tale da monitorare il progresso dell'iniziativa che, in ultimo, dovrà comportare la creazione di un impresa che risponde ai criteri dell'auto-sostenibilità economica.

Filiera del suino nero di Calabria

Anche per la filiera del maiale occorre prevedere lo studio del territorio, delle tradizioni e dei sistemi di lavorazione, ma soprattutto dei mercati.

Non basta cioè produrre, occorre anche porsi il problema di dove vendere il prodotto. La cooperazione di consumo trentina e il circuito Coop possono dare una mano, a patto di garantire un buon rapporto tra qualità e prezzi, di essere efficienti e puntuali nelle consegne. Anche qui la formazione è fondamentale.

PROGETTO DI MASSIMA

"Filiera corta del suino nero di Calabria"

Premessa

La produzione di salumi in Calabria rappresenta uno degli elementi identificativi dell'agroalimentare regionale. La possibilità di utilizzare i territori interni (montani e pedemontani) per l'allevamento del suino nero prospetta una sfida possibile per il rilancio economico di aree depresse. L'allevamento con metodi alternativi tipo il "plen air" francese modificato, consente di ottenere dei prodotti di qualità esaltati dalle peculiarità della razza e da un sistema di allevamento che vede nella disponibilità di grandi estensioni di terreno l'originalità dell'iniziativa.

Il progetto dovrebbe prevedere l'individuazione di un ente che metta in collegamento gli allevatori locali con la fase relativa alla trasformazione e al condizionamento del prodotto.

Gli organismi associativi degli allevatori calabresi potrebbero rivestire un ruolo importante nella fase produttiva, mentre la Coop "Masseria degli Armeni" potrebbe essere coinvolta sia nella fase di allevamento di animali da vita (fattrici e veri in purezza), che soprattutto nella trasformazione del prodotto e nell'individuazione dei canali commerciali.

Obiettivi

1.  Creazione di una rete diffusa di piccoli-medi allevatori (Consorzio di Produttori);

2.   Creazione di un protocollo - disciplinare di allevamento e produzione del suino;

3.   Creazione di un centro di produzione di animali da riproduzione in Purezza Suino Nero di Calabria (scrofe e verri);

4.   Creazione di un centro unico di trasformazione delle carni, dimensionato secondo la capacità produttiva dei soci del Consorzio;

5.  Produzione iniziale di salumi e carni al fine di consentire un primo collegamento tra la sperimentazione e la commercializzazione.

Casella di testo: 6

Modalità di svolgimento del Progetto

Fase I preparatoria (2007-2008)

1.  Individuazione del Responsabile Progetto;

2.  Predisposizione di un progetto strutturale da finanziare nel PSR 2007-2013 della Regione Calabria, per la costruzione di un centro di produzione suini fino alla fase di svezzamento dei lattonzoli, e dotazione di strutture e mezzi alla Coop Masseria degli Armeni (il progetto potrebbe essere cofinanziato, nella parte privata oltre che dalla Coop anche da alcuni trasformatori di carni suine calabresi);

3.  Predisposizione di un progetto strutturale per la dotazione di strutture di allevamento estensivo da parte degli allevatori per portare i suini dalla fase di lattonzoli a quella di macellazione;

4.  Ricognizione di tutti gli studi fatti dagli enti operanti in Calabria (Assessorato all'Agricoltura, Università Mediterranea di Reggio Calabria, etc.), relativamente alla filiera delle carni suine e al suino nero calabrese, al fine di evitare inutili sovrapposizioni di costi per studi e ricerche già effettuati;

5.  Individuazione di un nucleo di allevatori da formare rispetto alle tecniche di allevamento estensivo e sulle caratteristiche genetiche del suino nero;

6.  Individuazione di un gruppo di tecnici per la formazione e successive prove di trasformazione delle carni suine da effettuare in Calabria, eseguite con prodotto reperito dalla produzione degli allevatori locali, utilizzando un trasformatore già operante sul territorio della Locride, al fine di far emergere i vincoli e trasformarli in opportunità in fase di regime produttivo;

7.  Individuazione delle modalità di percorso da sviluppare prevalentemente in Calabria, coinvolgendo tecnici, allevatori e trasformatori calabresi al fine di coniugare le conoscenze pratiche e il patrimonio di qualità della Regione Calabria e della Provincia Autonoma di Trento.

Fase II - Entrata in Produzione (2008-2013)

1.  La realizzazione della struttura di lavorazione dovrà prevedere due fasi distinte: quella della trasformazione della carne in salumi e la vendita di carni fresche. Il sistema di distribuzione dovrà essere similare allo spaccio aziendale per le carni fresche e ai prodotti di nicchia di alta qualità, con elevato valore aggiunto, per il prodotto trasformato. Pertanto nella fase dell'avvio bisogna prevedere un costante apporto tecnico in Calabria;

2.   La base produttiva riveste una grande responsabilità per la riuscita della iniziativa sia in termini di quantità prodotta ma soprattutto di qualità delle carni da avviare alla trasformazione. Pertanto l'aspetto relativo all'alimentazione dei suini e quello relativo al sistema di allevamento assume un ruolo ad alta valenza tecnica con la previsione di figure altamente specializzate;

3.  La fase della trasformazione dovrà prevedere la formazione di tecnici specializzati nei due rami di trasformazioni ovvero quello della produzione degli insaccati e quello relativo alla stagionatura del prodotto;

4.  Individuazione del marchio e dei riferimenti commerciali, cercando di privilegiare l'ottica territoriale calabrese per le carni fresche e quella trentina per la commercializzazione, in un rapporto di scambio reciproco;

5.  Entrata a pieno regime della produzione e della trasformazione e conclusione del progetto.

Conclusioni

La realizzazione dell’idea progettuale consentirà di implementare un sistema di allevamento estensivo, con l’utilizzo di razze autoctone connesse alla trasformazione in prodotti finiti, utilizzando le modalità della filiera corta che potrebbe rappresentare una valida alternativa anche per altre aree della Calabria con positivi risvolti economico-produttivi.

Ulteriori linee di intervento

Sinergia di mercato mele – Clementine di Calabria Igp

Il rapporto di reciprocità tra produttori trentini e produttori calabresi potrebbe conoscere ulteriori momenti di sinergia anche nel campo della frutticoltura attraverso una collaborazione tra Melinda e il Consorzio dei produttori calabresi della clementina di Calabria Igp.

Tutto ciò premesso e considerato, le parti concordano quanto segue:

Casella di testo: 7

Art. 1

Calabria, la Provincia Autonoma di Trento, la Cooperazione Trentina e la Diocesi Locri-Gerace".

Il fine è l'attivazione in Calabria di progetti di sviluppo in grado di avviare cooperative, imprese ed altre entità per la promozione socio-economica del territorio. Le possibili aree d'intervento sono richiamate, a titolo esemplificativo, nella premessa che costituisce parte integrante del presente accordo.

Art. 2

Le parti firmatarie, di comune accordo ed in funzione delle specifiche esigenze, nonché nel rispetto delle normative vigenti, individueranno per ciascuna tipologia progettuale la forma di collaborazione imprenditoriale più idonea alla realizzazione dei progetti, con particolare riferimento alle possibilità di attingere a fondi nazionali e della Programmazione Comunitaria 2007-2013, prevedendo nei bandi di misura una priorità per progetti di alta rilevanza sociale effettuati su strutture e terreni confiscate in via definitiva alla criminalità mafiosa.

Art. 3

Al fine di assicurare l'ottimale realizzazione delle attività di cui al presente accordo, le parti potranno, di volta in volta e con il parere unanime, associare altri soggetti pubblici e privati qualificati nei settori di attività ritenuti necessari e/o indire conferenze di servizi al fine di rendere lineare ed efficace l'iter burocratico.

Art. 4

I costi dei singoli progetti ed iniziative verranno valutati dal Comitato di cui al successivo articolo 5. La Provincia Autonoma di Trento e la Cooperazione Trentina assumono l'onere dei costi e delle spese relative alla valorizzazione delle professioni e degli apporti tecnici. Tutti i costi di altra natura saranno a carico della Regione Calabria.

Art. 5

Le parti si impegnano a formalizzare la costituzione di un Comitato composto da un rappresentante per ciascuno dei firmatari del presente accordo.

Il Comitato, coordinato dall'Assessore all'Agricoltura della Regione Calabria, provvederà a:

elaborare le proposte progettuali;

individuare le relative azioni d'intervento, coinvolgendo anche solo parte dei firmatari del presente accordo;

coordinare la fase di realizzazione dei progetti;

definire le eventuali forme di collaborazione imprenditoriale di cui all'articolo 2. Le parti s'impegnano, altresì, a verificare periodicamente - con cadenza trimestrale - le attività svolte e a definire quant'altro necessario per il pieno raggiungimento degli obbiettivi del presente accordo.

Art. 6

Per tutto quanto finora esposto le parti s'impegnano specificatamente:

1.  a mettere a disposizione il proprio personale tecnico garantendo il necessario supporto nella fase di redazione degli studi di fattibilità e dei progetti nonché nella fase della loro realizzazione;

2.  a mettere in atto le azioni idonee a garantire la formazione sia teorica che sul campo con l'utilizzo reciproco dei tecnici;

3.  a verificare la possibilità di coinvolgimento fattivo nella progettazione di aziende leader nei settori di intervento del presente accordo.