VIII LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
43.
SEDUTA DI VENERDI 1 FEBBRAIO 2008
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE BOVA
E DEI VICEPRESIDENTI ANTONIO BORRELLO E ROBERTO OCCHIUTO
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
La seduta inizia alle 11,42
E’ pervenuta a questa Presidenza
una richiesta formale dei gruppi consiliari di tenere alle 13 di questa
giornata una Conferenza dei Capigruppo e
per questa ragione la seduta è aggiornata alle ore 15 in punto.
La seduta sospesa alle
11,43 riprende alle 16,13
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Legge il verbale della
seduta precedente.
(E’
approvato)
PRESIDENTE
Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Legge le
interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Aiello. Ne ha facoltà.
Solo per una
delucidazione, grazie, Presidente.
Volevo
precisare per quanto riguarda il progetto di legge da me presentato, è vero che
questo riguarda materia di seconda Commissione, ma nel merito tratta anche situazioni che
riguardano presidi sanitari.
La domanda è questa: sarebbe opportuno che ne discutesse
anche la terza Commissione?
Il primo
punto all’ordine del giorno recita: Dibattito
sulla situazione sanitaria calabrese.
La parola all’assessore al ramo per l’apertura della
discussione con la sua relazione.
Signor Presidente, onorevoli
consiglieri, oggi ci troviamo ad affrontare - per discutere insieme al
Consiglio e nel Consiglio - uno dei temi più delicati della vita della nostra
Regione, forse il problema dei problemi, forse il problema in assoluto.
Ci troviamo in uno dei momenti più difficili, in uno dei
passaggi più scabrosi della vita del nostro sistema sanitario ed è inutile
nasconderci che è un problema che coinvolge, che tocca da vicino l’essenza
stessa della nostra istituzione per l’importanza che il settore della sanità ha
nel nostro sistema, per la sua consistenza fisica, per l’importanza che ha sul
piano economico, per l’importanza che ha sul piano sociale, finanziario, per il
numero di addetti di questo settore, per il volume della produzione che
realizza.
Questa discussione è stata richiesta, auspicata, voluta dal
Presidente della Giunta che non credo abbia voluto fare un gesto di ossequio,
di omaggio rituale nel contesto di una logica di rispetto formale della
istituzione e dei ruoli, ma abbia voluto sollecitare una riflessione di
sostanza e richiedere di fare una riflessione congiunta intorno a questo
problema.
Noi in questo momento ci troviamo al centro di una serie di
emergenze. Non abbiamo più soltanto l’emergenza sanitaria ma una serie di
emergenze - che costituiscono questa emergenza - che si combinano tra loro, che
si accavallano, che producono, che si sommano assieme.
In questo momento la nostra sanità in tutte le sue
emergenze si trova sotto una serie di riflettori che gettano una luce spietata
sulla situazione nella quale ci troviamo. Una situazione per molti aspetti
difficile ed oggetto di attenzioni molteplici.
E’ inutile ricordare le azioni che la magistratura sta
svolgendo e che portano al perseguimento di alcune ipotesi consistenti,
drammatiche di contiguità fra il settore della sanità e quello della
criminalità organizzata. Tra la criminalità e la politica, tra la sanità e la
politica, tra la sanità e il mondo degli affari.
Ma non si tratta soltanto dei riflettori accesi dal mondo
della magistratura. Negli ultimi tempi ci sono stati numerosi casi etichettati
come di “mala sanità”. In taluni fattispecie questo è vero, in altre lo è di meno, in altre forse può non esserlo
del tutto.
C’è ed è inutile nasconderlo, anche un livello di
insoddisfazione generalizzata nei confronti del nostro sistema sanitario. Di
insoddisfazione da parte dei cittadini-utenti ma anche degli operatori.
C’è da parte degli operatori anche un senso di frustrazione
molto spesso, e non mancano neanche forme di sacrificio spinto talora in alcune
circostanze, nella debolezza complessiva di sistemi, anche a forme di eroismo.
Comunque c’è un attaccamento, una passione, una volontà di non abbandonare la
postazione e di sentire ancora più
forte l’impegno umano e professionale.
Ci sono condizioni di debolezza intrinseca per quanto
riguarda aspetti fondamentali nella vita delle strutture ospedaliere. Parlo in
particolare dei problemi di sicurezza, di sicurezza del lavoro e di qualità
degli ambienti sui quali sono stati accesi riflettori non solo da parte dei
Nas, ma anche dagli ispettori del lavoro, da parte di altri centri e di altri
organismi di verifica.
Non è un caso che in una delle ultime classiche, purtroppo
la nostra Regione non si trovi in posizione di coda nel numero dei casi di
mancato rispetto delle normative di sicurezza nell’ambito delle strutture
ospedaliere. C’è una situazione di difficoltà in tutta la macchina
amministrativa, in tutta la macchina di governo di questo settore e non parlo
solo della testa di questo settore, quindi del dipartimento e dell’assessorato, ma c’è una vischiosità, un
costume, una cultura che si sta formando e consolidando.
Ne parlo alla fine ma forse questo è il problema più grave,
è la minaccia più seriamente incombente nel nostro sistema che è il rischio
finanziario.
All’inizio del prossimo mese avvieremo un tavolo di
confronto sui piani di rientro che abbiamo elaborato per recuperare disavanzi
emersi successivamente in relazione ad anni passati ma è una storia che non si
limita ad un solo anno, è lunga e complessa. Stiamo disponendo ed avremo a
breve i risultati, una verifica straordinaria sulla finanza sanitaria
regionale.
Questo per avere anche noi la certezza, per non aver
ulteriori sorprese, per non dover rincorrere ogni volta i problemi ma per
esserne in un solo momento pienamente consapevoli. Non parlo soltanto di quanto
accaduto nell’ultimo momento ma di una storia annosa.
C’è quindi un insieme di fattori ormai consolidati che alla
fine oppongono un livello di resistenza tenace e pervicace al cambiamento e
all’innovazione.
Ci sono forze di conservazione di questo sistema che ormai
si esprimono quasi naturalmente e spontaneamente tanto è radicato il livello di
crisi di questo settore.
Non è questa una situazione che si produce nel breve giro
di pochi anni, ma purtroppo affonda le sue radici agli inizi della storia delle
Regioni e della nostra Regione in particolare.
E’ un fenomeno che si è sviluppato, cresciuto, sedimentato,
consolidato su se stesso, ha conosciuto dei viluppi notevoli anche di
involuzione. Si è creata, quindi, una massa critica consistente che oggi
rischia di portare o di avviare verso un collasso non molto lontano.
Ci troviamo di fronte ad un bivio oggi per effetto di questa
lunga storia. Allora: o siamo capaci di avviare un percorso nuovo interrompendo
un andamento inerziale, creando discontinuità non nei confronti dell’ultima
gestione ma nei confronti di una storia complessa e lunga; o siamo capaci di
imboccare la via del rinnovamento in maniera concreta, seria, operativa,
positiva oppure corriamo il rischio che questa strada si avvii verso punti di
non ritorno e di non governo assoluto.
E’ quasi una formulazione retorica questa esposizione così
dilemmatica. E’ ovvio che la nostra intenzione, la nostra volontà, la volontà
di questa Giunta è quella di operare nel senso di una radicale trasformazione
di una nuova complessiva configurazione di questo sistema.
Quindi noi siamo per creare le condizioni della
discontinuità assoluta e generalizzata del funzionamento di questo sistema.
Di quali discontinuità abbiamo bisogno? Credo che sulla
discontinuità difficilmente troveremo una obiezione o una opposizione e credo che l’accordo,
il consenso, la condivisione sia unanime. Bisogna capire in quali direzioni
deve operare questa discontinuità.
Ma prima di fare una rassegna di
queste discontinuità alle quali la Giunta sta mettendo mano non da poco, noi
riteniamo doveroso dire che non siamo, non ci troviamo oggi al punto di
partenza di questo processo.
Il punto di partenza di questo
processo è nato con questa Giunta. E’ un processo ovviamente lungo, si tratta
di superare ostacoli difficili, di recuperare un tempo perduto, un tempo che ha
portato a questa situazione. Non sarà facile e non è facile. Non sarà
istantaneo ma non comincia oggi questo percorso, non comincia oggi questo
processo.
Già sono state avviate nel primo
periodo di vita della nostra Giunta una serie di importanti azioni che
costituiscono le basi fondamentali per il percorso di riforma complessiva ed
organica del sistema.
Quindi non partiamo oggi ed
abbiamo già creato una base sufficiente a pensare che questi problemi possano
avviarsi a definitiva soluzione.
Parlare di discontinuità in senso
generico forse non aiuta a capire la direzione di marcia che intendiamo
proseguire nel segno della discontinuità. Una discontinuità fondamentale, forse
la prima di ogni altra, è quella che riguarda il rapporto tra politica e
sanità.
Si raccoglie spesso una parola
d’ordine diffusissima ormai secondo cui la politica deve fare un passo indietro
nei confronti della sanità. Io credo che questa sia una visione riduttiva del
problema, forse non si tratta di fare un passo indietro ma occorre fare due
passi avanti: la politica deve fare nei confronti della sanità due passi
avanti.
Cercherò di spiegare in che senso.
La direzione verso la quale vanno
fatti i passi sono quelli del recupero del ruolo che è proprio della politica,
come formulatore, come elaboratore, come propositore di direzioni di marcia, di
obiettivi, di strategie.
La direzione di marcia è quella
del controllo assiduo, costante, spasmodico di quello che accade e di quello
che si realizza nella direzione di un nuovo sistema sanitario. La direzione di
marcia è quella del monitoraggio instancabile, della capacità di intervento in
continuo su questo processo attuativo delle politiche sanitarie regionali, per
capire che cosa non funziona, dove non funziona e come si fa ad intervenire per
correggere determinati errori.
Bisogna capire dove serve
intervenire, in che modo, in che misura, con quali risorse, garantendo il
rispetto di equilibri nell’erogazione dell’assistenza nei confronti dei
cittadini.
E’ un metodo questo che la
politica deve inaugurare, quello di imporre, quello che era un vecchio motto di
una famosa accademia, quello del provare e del riprovare. Questo non significa
provare più volte ma significa cercare ogni volta di quello che si fa la prova
se quello che si fa è giusto. Riprovare significa dunque provare la riprova di
quel che si sta facendo.
Significa anche questa direzione
di marcia astenersi da qualsiasi interferenza, intrusione, invasione,
condizionamento, pressione nei confronti del sistema sanitario. Mantenere i
confini dell’area che è propria della politica, quella di fornire indirizzi
strategici. Occorre coltivare un forte senso di autolimite della politica,
avere una forte consapevolezza di quello che deve essere il proprio ruolo.
In questo campo bisogna affermare
e praticare concretamente la discontinuità rispetto al passato e questa è la
primissima condizione di discontinuità. Ma ce ne sono altre.
Una seconda discontinuità è da
ricercare in un modo con cui correntemente, normalmente, ordinariamente vengono
affrontati i problemi di funzionamento del nostro sistema cercando di
attribuire le colpe, le responsabilità di
questa situazione a qualcun altro rimbalzandosi le responsabilità e le colpe
l’un l’altro, tracciando i confini della responsabilità di ciascuno o della non
responsabilità di altri.
Andando alla
ricerca di dati, di fatti, di atti e risalendo alla responsabilità di chi li ha
assunti.
Purtroppo,
proseguire in questa direzione nella contrapposizione estrema alla ricerca
delle responsabilità di qualcuno, ci conduce solo ad esercizio che non è
inutile, è dannoso, è superfluo e non solo, non consentirà mai di mettere mano
a questo sistema.
Occorre
ritrovare una sintonia di intenzioni, occorre ritrovare una comune volontà di
partecipare ad un processo di ricostruzione di questo sistema. Occorre anche
qui una forte discontinuità con quello che è accaduto e con quello che tutt’ora
accade quando si parla di sanità.
Un terzo
punto di discontinuità riguarda l’istituzione di governo del sistema sanitario.
Anche qui si
tratta di spingere ulteriormente avanti questo percorso - che già la Giunta ha
avviato - di recupero della capacità di decisione, di recupero della capacità
di operare, del recupero della capacità di produrre risultati concreti,
tangibili, dimostrabili.
La
discontinuità è nella ricerca della interruzione di questa deriva burocratica
che si è prodotta, di questo clima diffuso che porta a comportamenti inerziali,
che assicura delle posizioni di privilegio. Che assicura a gruppi e persone
delle condizioni di comodità, che cura il mantenimento di posizioni di rendita,
che vive di veti e di conflitti.
Occorre non
già mortificare gli interessi di gruppo, di territorio, di categoria ma bisogna
non cedere a nessuno di essi. Bisogna sentirli, metterli a confronto tra loro,
bisogna valutarli, pesarli, confrontarli ma poi bisogna operare, decidere per
ogni cosa che riguardi i gruppi, i territori, le categorie nell’ottica di un
riequilibrio e di una ritaratura complessiva su basi obiettive del sistema.
Sapendo che noi dobbiamo essere in grado di offrire quel che occorre davvero,
dove occorre, senza inseguire interessi che ci allontanano dal risultato di
assicurare gli stessi livelli di assistenza in tutto il territorio. Dico di
più: gli stessi livelli forti di assistenza in tutto il territorio.
Anche in
questo campo bisogna procedere speditamente nella creazione di momenti di
elementi di discontinuità sistemica con il passato.
Un altro
punto importante è quello della gestione dei processi decisionali. Bisogna
inserire degli elementi che attengono e che esprimono la cultura del fare.
Occorre interrompere i comportamenti inerziali, occorre saper fare, dimostrare
di saper fare, occorre saper dimostrare di essere in grado di operare
tempestivamente dove occorre.
Non mancano
le risorse ma a chi vedesse dall’esterno questa situazione non risulterebbe
facile cogliere un paradosso stridente tra la disponibilità delle risorse
esistenti – ed intendo risorse finanziarie – e la incapacità di utilizzo.
Anche in
questo campo dobbiamo creare una discontinuità totale. Abbiamo risorse che già
da tempo sono a disposizione e già da tempo si sta facendo in maniera da
rendere queste risorse spese.
Ogni tanto
questo problema delle risorse finanziarie si staglia all’orizzonte come il Rex
in “Amarcord”. Noi siamo lì sulla spiaggia a veder passare questo
transatlantico e sogniamo, ci culliamo e ci beiamo di tutte queste masse di
risorse che sembrano alla nostra portata, ma non siamo in grado di organizzare
una barca per raggiungere questo piroscafo, per mettere concretamente nel
circuito delle cose, dei progetti e delle realizzazioni effettive queste
risorse.
Dobbiamo
spingere molto nel senso della discontinuità per quanto riguarda la situazione
finanziaria. L’ho sollevato come un punto di criticità particolarmente
importante. Non possiamo assistere passivamente ogni anno ad un rigurgito di
conseguenze che derivano da accertamenti di ulteriori disavanzi legati ad anni
precedenti.
Occorre
interrompere questa catena e modificare il senso di questo spirale che ha
effetti esiziali sul funzionamento del nostro sistema.
Dovremmo
capire anche al di là dell’accertamento del dato quantitativo perché si è
prodotta questa situazione, perché ha continuato a prodursi senza farne motivo
di polemica spicciola, banale, rimbalzandoci le responsabilità.
Dobbiamo
capire per evitare che questo si riproduca. E stiamo facendo uno sforzo in
questa direzione.
Dobbiamo
interrompere anche qui la continuità dei comportamenti. Dobbiamo avere un
atteggiamento maggiormente sfidante, non possiamo più limitarci ad un
atteggiamento volto a difendere la situazione attuale.
Non possono
esserci atteggiamenti di difesa nella conservazione e nel soddisfacimento
inconsapevole talora di gruppi, di caste, di categoria. Dobbiamo sapere che il
livello di difendibilità di questo sistema - per come storicamente si è
prodotto nel corso di una stagione lunghissima - è molto basso.
E’ inutile
continuare ad arroccarsi alla difesa di qualcosa che difendibile non lo è più.
Dobbiamo anzi rovesciare questa attitudine e dimostrarci pronti a sostenere
l’impatto che ha anche nei mezzi di comunicazione di massa, non solo quelli di
livello regionale ma anche quelli nazionali intorno a questa realtà.
Dobbiamo
essere in grado di mettere ben in vista alla Repubblica il nostro operare
positivo in questa situazione complessivamente negativa, non mancano e sono
anche molti i punti di forza e di qualità.
Abbiamo una
classe medica che non in piccole zone o in piccole aree o in piccoli segmenti
esprime una capacità professionale notevole nella sua generalità. Certo, non
mancano anche casi difficili e di debolezza anche forte. Dobbiamo spingere
ulteriormente il livello dei primi e dobbiamo correggere il livello di
debolezza, di insufficienza dei secondi.
Un altro
punto di discontinuità che dobbiamo sviluppare ulteriormente – ancora in senso
più forte – è quello della cultura delle responsabilità. La cultura delle
responsabilità è quella che vede molto vicino, poco più in là della punta del
proprio naso, per capire che c’è una connessione nella natura tra i diversi
pezzi di questo sistema che sono frammentati solo per una questione di buona
organizzazione.
Ma la
frammentazione, l’articolazione del sistema non devono essere delle barriere
invalicabili. Bisogna sapere che le responsabilità non sono solo quelle che
individualmente si portano ma sono delle responsabilità che riguardano la
responsabilità più generale. Quando cade un fulmine su un albero e lo incendia
non c’è solo la distruzione di quell’albero ma è a rischio l’intera foresta che
gli sta attorno.
Il rischio
di propagazione delle fiamme. Dobbiamo essere consapevoli ed operare
conseguentemente del fatto che nessuno può ritenersi lontano dalle
responsabilità anche degli altri.
C’è una
esigenza di affermare il principio della contiguità delle responsabilità, delle
interconnessioni. Il nostro è un sistema complesso, la complessità va
rispettata, i ruoli vanno definiti ma la responsabilità è unica ed è quella
della ragione delle sue istituzioni.
Occorre
creare una logica che superi i personalismi, superi i saperi e le posizioni
individuali, e sappia trovare una logica di squadra, bisogna saper esprimere un
potente gioco di squadra in cui tutti siano, si debbano sentire coinvolti.
Bisogna
abbattere a colpi di maglio i tanti feudi che in questo sistema si sono
prodotti perché non solo essi non hanno nessuna consistenza e nessuna
legittimazione ma sono uno dei fattori principali di freno, di paralisi, di
frammentazione del nostro sistema.
Occorre,
infine, operare anche una ulteriore discontinuità.
Quando
parliamo di sanità, molto spesso indulgiamo in un atteggiamento cupo, mesto,
triste e ne abbiamo anche la giustificazione. Dobbiamo rovesciare anche il modo
in cui guardiamo i problemi e in cui affrontiamo la realtà per ricreare o
riaccendere o rinvigorire i motivi dell’entusiasmo individuale e collettivo
laddove si sono esauriti, spenti, logorati.
Queste sono
le principali discontinuità che abbiamo davanti e sono le discontinuità sulle
quali stiamo già lavorando.
Questo
panorama complessivo non è solo un programma di buone intenzioni, ma questo
corrisponde già - e non negli ultimissimi giorni – ad un programma di
interventi che sono già in corso. Il cantiere è già aperto. Forse non riusciamo
a far capire che questo cantiere è già in atto e che lo stiamo irrobustendo
giorno dopo giorno.
Forse non
tutti sanno che stiamo creando una squadra che non è solo una nuova squadra del
dipartimento regionale della salute ma comprende tutti i centri decisionali di
spesa e di servizio di questo sistema.
Settimanalmente
ci sono due conferenze che dalla prossima settimana saranno unificate in una
sola. La riunione dei direttori generali delle aziende sanitarie provinciali ed
ospedaliere. Da parte degli uni e da parte degli altri abbiamo avvertito
l’esigenza di avere un tavolo di lavoro comune in cui affrontare i problemi,
dove mettere a fattor comune le soluzioni, dove scambiarsi esperienze, dove
trovare anche piccole e apparentemente marginali sinergie.
Questo
lavoro di squadra sarebbe, però, forse inadeguato, insufficiente se non si
estendesse – come si sta concretamente estendendo – a tutte le componenti anche
esterne, alle categorie che nel settore della sanità operano e che hanno un
ruolo, all’ospedalità privata, al mondo dei laboratori, al mondo delle
farmacie, al mondo delle forze sindacali, al mondo dell’associazione di
impresa. Ai tanti mondi settoriali, professionali e non che operano in questo
settore.
Dobbiamo
rafforzare, e lo stiamo facendo, anche le modalità di ascolto di tutti questi
gruppi. Dobbiamo coinvolgerli nei nostri processi decisionali, dobbiamo
incoraggiarli, motivarli e tenerli stretti a noi. Su questo stiamo già
concretamente operando.
Dobbiamo
dare a tutti la certezza che questa situazione sia possibile rovesciare e che
già concretamente la stiamo rovesciando.
Ci sono dei
segnali concreti che vanno in questa direzione. Io ne parlavo con l’ex
assessore Lo Moro. Una delle prime cose
che ho fatto nel ruolo di Vicepresidente – non ero ancora assessore alla
sanità – è stata di chiedere una ricognizione a tutti i direttori generali di
quello che si stava facendo e che si era avviato negli ultimi tempi in materia
di interventi per la messa in sicurezza a seguito anche delle risorse che la
Giunta aveva assicurato alle diverse aziende.
La raccolta
che mi è arrivata nel giro di pochi giorni è contenuta in un voluminoso plico e
testimonia come questo cantiere abbia solo bisogno di esser spinto
ulteriormente avanti ma anche reso pubblico.
Di qui in
avanti settimanalmente, dopo le riunioni con i direttori generali, daremo conto
alla opinione pubblica dei progressi settimanali compiuti nelle iniziative che
stiamo svolgendo, che non sono solo iniziative di natura infrastrutturale o di
interventi concreti fisici ma sono anche attività di riorganizzazione
complessiva del nostro sistema.
Settimanalmente
tutte le direzioni aziendali avranno un programma di lavoro secondo il quale
dovranno lavorare. Ne verificheremo assieme l’andamento e lo sviluppo concreto.
Dobbiamo ricreare nei confronti della opinione pubblica un senso ed un rapporto
di fiducia nei confronti delle nostre istituzioni sanitarie, cosa che stiamo
già in parte facendo.
Questo
processo non può interrompersi ma deve essere portato avanti con convinzione e
con energia, sapendo che nessuna responsabilità né politica né istituzionale
può sottrarsi a questa prospettiva.
Siamo qui
oggi in Consiglio regionale alla ricerca di avere non solo un sostegno alle
cose che stiamo già facendo, che sono state fatte ed alle molte altre cose che
ancora dovremo fare. Ma siamo qui anche per sollecitare stimoli, suggerimenti,
proposte che potranno trovare riscontro nell’ambito del Piano sanitario
regionale che è stato approvato dalla Giunta qualche tempo addietro e che il
Consiglio ha già all’esame.
Sarà quella
la sede nella quale dovremmo provare di essere capaci e di dimostrare di esser
capaci di offrire un contributo positivo, propositivo, risolutivo, determinato,
concreto, proficuo a questi rapporti istituzionali.
Stiamo
cambiando radicalmente la mentalità, le culture, i comportamenti.
Mi piace
citare un episodio casuale che è avvenuto proprio ieri. Uno dei direttori
generali di azienda provinciale dovendo procedere alla nomina dei direttori
amministrativi e sanitari si è rivolto a me, forse per una questione di garbo
istituzionale, chiedendomi cosa doveva fare.
Io ho detto:
“lei deve fare una sola cosa. Rispondere alla sua coscienza di quel che fa. Non
voglio sapere di più. Le suggerisco, le raccomando solo una cosa: verificare
bene che tra le persone che lei sceglierà non ci siano elementi tali che possano
denotare una situazione dal punto di vista penale a rischio”.
Purtroppo,
non sono mancate anche in tempi non lontani delle sorprese di cui siamo venuti
a conoscenza tardivamente, senza neppure aver omesso di verificare in partenza
le condizioni delle persone che venivano incaricate di occupare alcune
posizioni.
Continuiamo
ad essere in presenza di questo rischio, che però ciascuno deve sopportare.
Questo direttore di azienda chiedeva a me ma io ho rivolto le stesse domande al
Presidente Loiero, ho raccontato la stessa cosa. E lui mi ha dato la stessa
risposta che io avevo già dato a questo direttore: cioè assoluta estraneità da
parte nostra. Forte senso della responsabilità da parte del direttore.
Raccomandazione che le persone scelte non fossero in nessun modo attaccabili e
consapevolezza che la responsabilità per l’operare dei direttori scelti da un
direttore generale ricade su di lui.
Non
rinvieremo a 18 mesi o a tre mesi o ad un anno la verifica dei risultati, ma
chiameremo settimanalmente a verificare i risultati che si sono realizzati e
che sono stati realizzati da diverse funzioni dirigenziali.
Apro una
piccola parentesi.
Siccome
qualche giorno fa sui giornali sono stato riconosciuto come “fedelissimo” del
Presidente Loiero, questo mi impone di dire che se la fedeltà è la piena
condivisione e la totale sintonia nei metodi, nei criteri che devono
caratterizzare il rapporto tra la politica e la sanità, se questo è il senso
della fedeltà, io riconosco di essere un fedelissimo del Presidente Loiero e di
chi continuerà ad operare come lui fa.
Il cantiere
– vi dicevo e chiudo con questa riflessione sui principali problemi – è aperto.
Faremo in maniera che questo cantiere sia ben visibile all’esterno.
Ci sono le
potenzialità all’interno di questo sistema per esprimere una sanità che non sia
seconda a nessun’altra sanità regionale in Italia. Ci sono le potenzialità in
termini di risorse umane, professionali, di risorse finanziarie.
Speriamo di
superare la prova dell’accertamento anche dei dati di bilancio, dei dati
finanziari e sono convinto che operando in questa direzione, continuando ad
operare in questa direzione, continuando ad operare sulla base di questi
criteri, creando questa discontinuità con una situazione passata della quale
sarebbe vano e controproducente individuare responsabilità personali soggettive
e puntuali, sono convinto,ripeto, che sulla base di queste premesse sia
possibile rovesciare l’immagine negativa che a torto o a ragione, del tutto a
torto o del tutto o ragione, in parte a torto o in parte a ragione, la Regione
Calabria sta esprimendo in questo momento.
Dovrà
esserci però una condivisione forte di tempi, intenzioni. Non basta che sia la
Giunta regionale a volere la discontinuità. La discontinuità deve essere
sollecitata, imposta, pretesa, ricercata in tutte le componenti sia operative
che politico istituzionali di questo settore. Vi ringrazio.
Sulla
relazione dell’assessore Spaziante si apre la discussione. Ricordo ai colleghi
che ciascuno ha a disposizione 10
minuti per il proprio intervento.
E che come
abbiamo concordato nella Conferenza dei capigruppo e come recita il Regolamento
questa Presidenza può ordinare i lavori in maniera che parli ciascuno per
ciascun gruppo ed alternando in maniera che si dispieghi tutto l’insieme delle
sensibilità dell’Aula.
Poi,
ovviamente, parleranno tutti i colleghi che lo ritengono.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, mi auguro che il tempo venga fatto rispettare per tutti perché
- voglio ricordare come giustamente ha richiamato il Presidente
- io sono stato l’unico consigliere regionale
interrotto la scorsa volta quando sono intervenuto nel dibattito sulla Giunta regionale.Poi gli altri colleghi hanno
parlato per 20, 30 minuti ma voglio chiudere qui la questione.
Parlare di sanità, colleghi, oggi è difficile perché abbiamo una sanità
che io definirei in coma, visto che il nostro
Presidente e l’assessore hanno chiamato
a dirigente generale dell’assessorato alla sanità un anestesista rianimatore. Mi auguro che
possa far bene nell’interesse dei cittadini e degli utenti.
Siamo in una sanità commissariata e questo non è un fatto
positivo per la Regione. Quando ci vengono i commissari anche col nostro
beneplacito, credo che sia un fatto negativo.
Oggi però vogliamo parlare della sanità allo stato attuale,
onorevole assessore. Ho ascoltato la sua relazione, mi perdoni, la definirei
una dichiarazione di buoni intenti. Mi auguro che nella sua gestione lei possa
condurre la sanità ad un approdo molto più sicuro.
Prendo atto, però, di quello che ha detto. Ha detto che da
questo momento questo è un punto di partenza del processo di discontinuità.
Bene, prendiamo atto di questo processo di discontinuità
nei confronti di questi tre anni di operato della Giunta regionale e parlando
di servizi sanitari per i quali la Regione Calabria spende oltre il 50 per cento del suo bilancio ordinario, sono circa 3 miliardi 300 milioni di
euro all’anno.
Sono passati tre anni e di queste cose vogliamo parlare,
onorevole Presidente. Nessuna inversione di tendenza è stata fatta perché
l’emigrazione sanitaria continua e noi sopportiamo i costi dell’emigrazione
sanitaria. La gente ha paura di ricoverarsi nei nostri ospedali, ha paura
perché deve aspettare due-tre mesi per poter avere una visita specialistica.
Le cosiddette liste di attesa, onorevole assessore, sono
diminuite? Io ritengo siano aumentate ed i servizi di urgenza e di emergenza
sono al collasso. I “118” funzionano poco o non possono funzionare spesso per
mancanza di personale.
Poi ci si bisticcia sull’elisoccorso che invece di
potenziare si porta da una provincia ad un’altra. La situazione alberghiera
degli ospedali è veramente allo stremo.
Ho sentito alla televisione che i Nas – i nuclei antisofisticazione
dei carabinieri – hanno asserito, hanno scritto che su 39 ospedali, 36 sono
antigenici, da chiudere.
Dove è la riconversione che doveva essere fatta? Che era
stata prevista dal piano socio-sanitario regionale che questo Consiglio aveva
approvato? Potevate iniziare questo processo di riconversione perché questo
processo di riconversione è anche nel vostro Piano sanitario regionale, che voi vi apprestate ad approvare.
La spesa ospedaliera per l’assistenza è un elemento di
criticità ed io dico che assorbe risorse in maniera notevolmente superiore al
parametro di fabbisogno nazionale che è il 45 per cento.
Non siete riusciti a spostare questo parametro, a destinare
i soldi dall’ospedale al territorio. Si ingannano i cittadini, dico io, quando
si dice che con il nuovo Piano sanitario regionale i problemi della sanità vengono risolti. Ma non è vero.
Il Piano sanitario regionale ritengo all’80 per cento sia simile a quello che noi abbiamo già approvato ed su
quelle novità, in quelle cose che voi ci avete messo dentro credo che dovremmo
fare un ragionamento approfondito perché molte cose bisogna cambiarle.
Ma perché non è cambiato niente o è cambiato poco? Perché,
cari colleghi, non sono cambiati i metodi di gestione. Le modalità di nomina
dei direttori generali sono sempre state le stesse, pure voi avete continuato
sulla strada di prima.
I direttori generali non vengono scelti – mi sia consentito
– per la loro professionalità o per
la loro onestà ma per l’appartenenza politica. Persino i direttori sanitari ed
amministrativi vengono lottizzati.
Prendo atto di quanto ha detto l’assessore poc’anzi che
avendo ricevuto una telefonata per la nomina dei direttori sanitari ha detto
“non ne voglio che sapere”. Mah! Mi auguro che sia così.
E le assunzioni, onorevole assessore, di qualsiasi livello
dal primario all’operatore sanitario: non vengono per caso scelti con metodi
poco chiari? Oggi abbiamo letto sui giornali che le leggi vengono un po’
aggirate.
Io avevo denunciato questo fatto che è apparso oggi sul giornale
e lo avevo detto al direttore generale dell’Asl 7 di Catanzaro, il quale per la verità aveva bloccato tutto.
La legge dice che per quanto attiene gli incarichi per 8
mesi, la selezione avviene tramite titoli. Soltanto per titoli. Si alza
l’ingegno e ci si mette un’altra prova “per titoli ed esami-colloquio”.
Io questo lo denuncio in quest’Aula e la prego di prendere
posizione su quello che oggi è apparso sui giornali perché questo è un abuso
d’ufficio.
Dove è andata a finire, dico io, l’autonomia dei dirigenti?
Oggi avete parlato di discontinuità. Ma la discontinuità come si fa? Mandando
uno dalla protezione civile all’assessorato alla sanità e viceversa o
portando il rianimatore all’assessorato alla sanità? Dico, l’autonomia. No, la
legge recita che le aziende sanitarie ed ospedaliere sono autonome ed hanno
autonomia contabile ed amministrativa. Non possono essere di volta in volta
pungolate. Fai questo o fai quest’altro, fallo in questo modo ed in quest’altro
modo.
Mi avvio
alla conclusione, Presidente. Le responsabilità derivano anche da questo. Cioè
la legge Bassanini da tantissimi anni ha detto che l’organo politico ha il
controllo mentre il dirigente deve adottare gli atti di gestione.
Così, nello
stesso assessorato alla sanità lasciamoli lavorare questi dirigenti. Non
diciamo di volta in volta quello che devono fare.
Un altro
punto – ho finito, Presidente – riguarda i controlli. Questi sono importanti,
sono spariti dalla pianta organica del dipartimento della sanità, ma mi ricordo
che ai tempi miei c’era il settore dei controlli.
Oggi credo
che non ci sia più questo settore e noi mandavamo – mi ricordo – all’epoca dei
funzionari medici o amministrativi nelle varie aziende per accertarci di quello
che si faceva, se c’erano delle denunce o meno.
Vorrei dire
qualche cosa sulla sanità privata. Dico solo una cosa. Questa Giunta non è
riuscita a trovare un punto di equilibrio tra sanità pubblica e sanità privata.
Mi auguro e
lo dico per quanto mi riguarda, per il mio partito, che si possa uscire da questa
drammatica situazione in cui versa la sanità.
Noi per
quanto ci riguarda, per quanto mi riguarda, diamo il nostro contributo sia
all’approvazione del Piano sanitario regionale sia per quanto riguarda tutte le
altre iniziative che il Governo regionale vorrà assumere. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie a
lei, onorevole Galati, anche per la puntualità del tempo del suo intervento.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.
Presidente, certamente resterò nei 10 minuti anche
se la discussione che si va ad affrontare meriterebbe sicuramente una maggiore
disponibilità di tempo, però atteniamoci al Regolamento perché è sempre la cosa migliore, anche se 10 minuti credo siano
più che sufficienti per riflettere su una condizione - per
quanto mi riguarda – di grande disagio.
Il disagio nasce dal fatto che quando sono stato per 10
anni consigliere di opposizione in questo Consiglio regionale, mi sono ritrovato assieme a tanti altri colleghi a
denunciare le discrasie, le disfunzioni, i mancati controlli, le
prevaricazioni.
Qualcuno ricorderà le decine e decine di interrogazioni
consiliari che proprio sulla sanità hanno visto in maniera marcatissima una
presenza incessante, costante sulle attività che quella maggioranza, quel
centro-destra, quella Giunta regionale ma nel complesso la maggioranza del
centro-destra regionale aveva come condizione sine qua non, gli accordi, le intese, le provocazioni presso
l’allora Presidente della Giunta regionale.
Al punto che, Presidente Bova, io ricordo perfettamente che
in sede di discussione del Piano regionale sanitario – lei sicuramente
ricorderà tutte le vicende che ha subito quel Piano decine di volte modificato
e suffragato da emendamenti interamenti sostitutivi ad ogni pié sospinto –, in
Aula ho proposto al Presidente Fedele che chiedesse a tutti i consiglieri
regionali di fare una dichiarazione, anche verbale, che nessuno avesse
interesse in materia sanitaria .
Perché ho fatto quel tipo di intervento, Presidente? Perché
le pressioni ma anche le stesse modifiche che venivano portate di settimana in
settimana a quel progetto di Piano sanitario, sentivano in maniera marcatissima le pressioni che singoli
consiglieri esercitavano soprattutto sull’assessore.
Non possiamo dimenticare queste cose nel giro di un batter
d’occhio.
Una sanità consegnata in maniera davvero incredibile
rispetto alle inefficienze che la sanità calabrese ha sempre rappresentato, purtroppo, in materia di qualità
di servizi.
Voglio ricordare, Presidente, le decine di interrogazioni
che noi facevamo come consiglieri di opposizione sul sistema di accreditamento
che avveniva presso l’assessorato, e come avvenivano gli accreditamenti presso
l’assessorato alla sanità, laddove
proponevamo norme stringenti sulle modalità che dovevano poi portare agli
accreditamenti.
Eppure sistematicamente venivano respinti quegli
emendamenti. Chissà perché, Presidente, non si è riusciti – e probabilmente
ancora si farà fatica a riuscirci – a fare in modo che i cittadini calabresi
potessero finalmente sapere quanti soldi servono in questa Regione per avere servizi di qualità normale.
Io
Presidente, ricordo – sono arrivato qui nel 1995 – e il fondo sanitario
regionale ammontava a 3.200 miliardi delle vecchie lire. Prego?
(Interruzione)
3.250 grazie.
A distanza di
10 anni siamo oggi nell’ordine di circa 6.300-6.400 miliardi delle vecchie
lire, però si continua a sostenere che queste risorse sono insufficienti per
soddisfare le esigenze di salute dei calabresi.
La domanda,
Presidente, sorge spontanea: non erano sufficienti 3.250 miliardi, non erano
sufficienti i 4-5 mila, continuano a non essere sufficienti i 6 mila, ma
insomma qualcuno di noi è in condizione di dire, rispetto alla strategia di
politica sanitaria che si vuole mettere in campo, quanti soldi servono per raggiungere
gli obiettivi che ci prefiggiamo?
Se
riuscissimo davvero ad avere questo tipo di impostazione, a sapere e a
conoscere evidentemente tanti problemi potremmo già avviarli a soluzione.
Sono
convinto, Presidente, che questa maggioranza, che questo centro-sinistra sia
nelle condizioni perché finalmente il nuovo Piano sanitario regionale trovi
attuazione. In proposito, credo sia giusto che venga approvato nei tempi più
celeri possibili, ma è altrettanto giusto e sacrosanto, caro Presidente, che
ognuno di noi, le Commissioni ed i consiglieri, sia messo nelle condizioni di
poter discutere serenamente e con grande attenzione di quel nuovo Piano
sanitario che andremo a consegnare ai calabresi e in cui, oggettivamente, c’è
necessità di realizzare un modello strategico. E lo strumento non può più
essere la ripetizione.
Ancora il
nome non lo conosco, quindi non sono in grado di esprimere alcun tipo di
valutazione, ma, come dire?, corre nell’opinione pubblica una difficoltà a
capir bene qual è la posizione del centro-sinistra rispetto ad un nuovo e
diverso, più moderno, più efficace sistema sanitario.
Lo diciamo da
sempre e sfido chiunque a tirarsi fuori da una responsabilità che negli anni
non lo ha mai visto pronto e presente ad ingerirsi, a tentare in qualche maniera
di far valere alcune ragioni sul terreno del rapporto clientelare con le
aziende, con i direttori generali.
I direttori
generali a loro volta, Presidente, debbono finalmente capire - ma questo
dobbiamo essere noi a farglielo capire e lo dobbiamo fare attraverso strumenti
normativi stringenti - che la scelta anche delle figure apicali – mi riferisco
ai direttori sanitari, ai direttori amministrativi, ai capi dipartimento, ai
capi struttura e a tutto ciò che ne consegue – deve essere legata alla trasparenza
e la scelta non può essere di tipo discrezionale rispetto all’appartenenza
politica.
Prendo atto
con grande piacere di ciò che ha detto prima l’assessore rispetto a quel
direttore generale, ma vorrei davvero che un direttore generale – chiunque esso
sia – nel momento in cui si appresta a dover comunque ovviare a questa
incombenza, abbia la bontà, l’amabilità, abbia la responsabilità di individuare
i soggetti che devono andare a ricoprire questi incarichi attraverso strumenti
di avvisi pubblici, dove non è sufficiente prendere in esame il curriculum che viene presentato ma
attraverso una discussione aperta, un colloquio personale tra il direttore
generale e chi si propone poi di assumere quegli incarichi.. Sappiamo bene,
infatti, come spesso e volentieri i curriculum
possano nascondere alcune cose.
C’è bisogno
di modernità, la voglio dire così. In altre realtà probabilmente queste cose
già funzionano mentre in Calabria ancora no.
Già la Giunta
regionale ha dato un forte segnale nel momento in cui nella scelta dei nuovi
direttori generali ha voluto che fosse una Commissione di esperti a valutare le
professionalità.
Su quella
triade ho espresso qualche perplessità, per la verità, e me ne scuso, nel senso
che ho ritenuto giusto dire quel che ho detto rispetto al terzo soggetto, sul
quale dal punto di vista personale non
ho nulla assolutamente da dire, ma questo nome, insomma, continua a circolare
nella Regione Calabria, nella Giunta regionale da almeno 7-8 anni con i più
disparati incarichi partendo da Chiaravalloti per continuare ancora oggi.
Io non ce
l’ho con nessuno Presidente Loiero ma ho difficoltà a convincermi che chiunque
– a partire da me – abbia ruoli di responsabilità dirigenziale possa avere le
competenze nella “tuttologia” della variegata gamma di quella che è
l’amministrazione pubblica, dalla sanità al personale, alle consulenze varie
per il Presidente Chiaravalloti e via dicendo.
Non è più
possibile così, peraltro parliamo di un soggetto che svolge l’attività di
avvocato dello Stato, però era solo una parentesi.
Bene ha fatto
quella Giunta regionale presieduta da Loiero a cambiare finalmente il sistema.
Forse avremmo
potuto in qualche modo rivedere gli elenchi, riaprendo un bando per consentire
anche ad altri, che eventualmente avessero nel frattempo maturato i requisiti,
di poter partecipare.
Detto questo
Presidente, concludo dicendo che dobbiamo rimuovere davvero con grande senso di
responsabilità il disastro e non ho nessuna remora a ribadirlo con veemenza se
volete. Davvero mi viene da ridere quando leggo sulla stampa quasi ogni giorno
i rappresentanti del centro-destra che continuano a pensare o ritenere che in
appena 2 anni e mezzo fosse possibile…
E parla uno
che col Presidente Loiero non è stato mai molto tenero.
Lo dico con
grande serenità perché sono portato a dire le cose che si fanno. Ma chi poteva
immaginare che quei disastri che ci sono stati consegnati potevano essere
risolti nel giro di due anni e mezzo? Ma allora ci siamo dimenticati di quel
che abbiamo discusso qui in dieci anni? Chiudo Presidente, dicendo che riguardo
al rapporto pubblico-privato probabilmente in sede di Piano regionale avremo
modo di capire e di sapere come mettere nelle condizioni il pubblico di essere
competitivo con il privato.
Questa è la
scommessa, non possiamo aggredire il privato perché magari sul piano
organizzativo e scientifico riesce ad essere in qualche maniera più rispondente
ai bisogni di salute della gente rispetto al pubblico.
Se noi
riusciremo a fare questo - nel complesso l’ho detto in brevi battute -
evidentemente avremo fornito un ottimo servizio e forse sicuramente riusciremo
a ridare speranza a questi calabresi che da tanti anni non riescono ad avere un
servizio di qualità. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente, ho ascoltato attentamente la relazione che l’assessore ha poc’anzi
fatto. Non lo vedo adesso fra i banchi.
Non nascondo
che sono del tutto insoddisfatto di questa relazione perché ho sentito alcune
affermazioni che probabilmente vanno in una certa direzione, ma altre continuo
a non capirle.
Intanto
voglio ricordare che questo Consiglio tratta oggi di sanità perché i gruppi
della opposizione hanno fatto richiesta qualche mese fa di tenere un
seduta ad hoc sul problema della sanità. Quella insoddisfazione - di cui
parlava poc’anzi l’assessore – dei nostri calabresi l’abbiamo registrata ed
abbiamo avuto modo di percepirla e ci sembrava quanto meno opportuno affrontare
nella massima Assise regionale la discussione su uno dei servizi più importanti
per la nostra comunità: la sanità, appunto.
L’abbiamo
chiesta, io so che il Presidente Loiero ha accelerato questo processo e
ribadito la volontà di discutere di sanità , ma oggi questa relazione a me
personalmente non soddisfa.
Intanto,
vorrei capire: discontinuità rispetto a che cosa? Siamo a tre anni dalle
elezioni vittoriose per voi del centro-sinistra e parlate di discontinuità? Ma
discontinuità rispetto a che cosa? Alla precedente gestione sempre del
centro-sinistra? State forse rinnegando quella politica che noi abbiamo più
volte denunciato? Quella scarsa politica sanitaria che noi abbiamo più volte
denunciato?
Penso che i
cittadini calabresi questa sera abbiano bisogno di alcune certezze ed io alla
fine del mio intervento lancerò una proposta a questo Consiglio regionale
perché altrimenti rischieremmo di dire sempre le stesse cose, di piangerci
addosso senza avere poi una proposta seria sulla quale confrontarci. Non ci
sarà nulla che rimarrà rispetto a questo dibattito.
Abbiamo una
sanità che è ormai al collasso. Io ho lavorato 5 anni nel sistema sanitario
calabrese da medico e non ho ricevuto tante telefonate quante ne sto ricevendo
oggi dai pazienti per essere raccomandati per sottoporsi ad una visita.
Lavorando in
una struttura ospedaliera questo non mi era mai successo. Oggi costantemente
veniamo sollecitati perché i nostri concittadini hanno paura, hanno paura del
nostro sistema ma ancora più paura hanno i sanitari che lavorano in questo
sistema.
Non passa giorno
che leggiamo sui quotidiani regionali di qualche probabile caso di mala sanità.
Immagino i
miei colleghi - perché tali sono – in quali stati d’animo devono essere. Come
fanno ad espletare la loro funzione se siamo sotto l’obiettivo attento e sempre
puntiglioso rispetto agli eventi che succedono?
La sanità,
diceva il collega Borrello, costa molto ed aggiungeva che bisogna normare
meglio tutto questo. Guardate, io penso che ci sia una via da seguire se
vogliamo veramente dare una risposta ai calabresi.
Dovete avere
il coraggio di prendere questo Piano sanitario che avete approvato in Giunta e
rapidamente portarlo all’approvazione. Questa è la sfida che lancio al
centro-sinistra. Dovete avere la forza di convincervi che quel vostro Piano
sanitario è la panacea per tutti i problemi che all’interno della sanità ci
sono. Portarlo in discussione ed in 3 mesi approvarlo.
Questo dovete
fare se volete essere consequenziali rispetto a quel che dite e rispetto al
vostro modo di agire.
Ritengo che
questa sia la risposta che meritano oggi i nostri concittadini. Non meritano di
sentire un’ analisi che viene fatta dalla minoranza criticando le scelte della
maggioranza e viceversa la maggioranza che critica le scelte che probabilmente
ha fatto l’attuale minoranza.
Se vogliamo
dare una risposta seria e concreta è questa la sfida che vi lanciamo. Ed è su
questo che siamo disponibili al confronto e a lavorare anche 24 ore al giorno
se è necessario. Lo meritano tutti i nostri cittadini calabresi che stanno lì
aspettando eper come è lo stato generale delle cose non capisco come ancora non
si siano ribellati.
Questa è la
sfida da lanciare. Blocchiamo tutto. Se questo Piano sanitario è la panacea lo
vedremo nel prossimo futuro grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.
E’ la prima
volta che parlo da questi banchi, si vede anche dal fatto che non so accendere
il microfono.
Parlo di
sanità in una fase difficile dopo aver tanto atteso una discussione seria e
serena fuori dalle emergenze sulla sanità. Ma forse io ero tra coloro che
dovevano sapere che sarebbe stata una illusione perché , intanto, vi voglio
trasmettere una consapevolezza.
In questi
giorni sento parlare di emergenza prima sulla malasanità, poi sugli arresti,
poi sui risultati delle visite della commissione di inchiesta presieduta dal
prefetto Serra.
E’ un
susseguirsi di notizie che hanno in comune tutte un carattere: quello di
presentare una situazione come non conosciuta, almeno così appare delle volte
spesso sui giornali, in televisione. C’è sempre qualcuno che scopre qualcosa.
Mi sono molto
interrogata in questi giorni e non poteva che essere così vista l’emergenza, ma
soprattutto l’ultima novità rappresentata dalla inchiesta “Onorata sanità” che
ha coinvolto persone che con me hanno lavorato, condiviso, progettato, quindi
persone che in qualche modo hanno diviso le giornate lavorative ed i progetti
sul futuro.
La prima
riflessione che voglio socializzare è che non sono d’accordo su questa
impostazione perché ad essere sereni e tutti solidali fino in fondo con la
nostra Regione e con quello che sta capitando in Calabria, tutto quel che è
successo ci dovrebbe riportare alla drammatica sera del 16 ottobre 2005 quando
sicuramente dei malavitosi, dei sicari hanno fatto piombare la Calabria nel
terrore ed hanno messo sotto accusa non solo i mandanti e gli esecutori, ma
anche il sistema politico calabrese.
L’inchiesta
giudiziaria di oggi in fondo non ci dice nulla di diverso da quelle ipotesi che
erano state tracciate all’epoca. Ci dipinge un contesto sociale e ambientale
della sanità in cui è stato possibile, come è successo, uccidere una persona al
di là dei motivi occasionali, una persona che comunque in questo mondo della
sanità ha vissuto e per questo mondo ha anche fatto battaglie politiche.
Poi che dire
di tutte le inchieste che ci sono state a seguire. Che dire per esempio di
tutti noi – io so dove ero, in un posto scomodo – quando dopo questa morte,
dopo questo omicidio, sul quale tutti noi ci interroghiamo ed è giusto che lo
facciamo, è iniziata la storia degli accessi antimafia e si è arrivati al
commissariamento di Locri.
Dov’ era la
nostra attenzione politica di centro-destra e di centro-sinistra? Vorrei fare
un discorso non al di sopra delle parti, ma un discorso equilibrato anche se
molto sentito e quindi mi scuso per l’eccesso di emozione.
Dove eravamo
tutti quando ci sono stati gli arresti a Melito Porto Salvo, quando si è
scoperto che in quell’ospedale venivano ricoverati sotto falso nome latitanti?
Quando a seguito di questo episodio e di questi arresti che hanno coinvolto in
maniera evidente il mondo della sanità si è arrivati al secondo accesso
antimafia?
E poi ancora,
per continuare come filo logico, dal secondo accesso su Reggio Calabria si è arrivati alla proroga, ma non si è
arrivati semplicemente alla proroga, ma qualche mese fa quando era scaduto il
termine si è arrivati ad una proroga che è anche un ampliamento, perché nel
frattempo sono emerse ed io stessa con relazione riservata indirizzata al
prefetto De Sena da tempo avevo evidenziato situazioni analoghe nell’Asl di
Palmi.
Quindi stiamo
parlando della intera provincia di Reggio Calabria.
Ma io non mi
fermerei a questo perché oggi si parla dell’ospedale di Vibo Valentia e vi
voglio ricordare le inchieste. Inchieste sulle tangenti, sulla gara
dell’ospedale di Vibo Valentia, gli arresti, le incriminazioni e soprattutto la
sconfitta della Calabria che si è vista ancora una volta negato il diritto di
un ospedale nuovo, nonostante lo sforzo di un Governo che aveva trovato parte
dei fondi necessari ed aveva finanziato quell’ospedale e quella struttura.
Poi il
recesso e tante altre cose che hanno portato ad un risultato: l’ospedale di
Vibo Valentia, finanziato parzialmente nel ’99, nel 2008 attende ancora il
nuovo ospedale.
Poi, non è
solo la provincia di Vibo Valentia. Vorrei richiamare l’attenzione su tutti
questi episodi che riguardano tutti il passato. Non sono qui per contestare
responsabilità, ma queste ci sono e sono probabilmente della intera classe
politica calabrese. E’ un fatto, però, che negli ultimi 10 anni ha governato il
centro-destra.
Vi vorrei
ricordare gli altri arresti. Gli arresti che ci sono stati per altre questioni
legate alla farmaceutica a Locri, gli arresti che ci sono stati a Lamezia
Terme, a Cosenza. Allora questa situazione della Calabria perché ci sorprende?
Forse questo momento di sgomento dovevano averlo prima? Forse era necessario
capire che bisognava agire con urgenza e dovevamo farlo tutti insieme prima.
Poi tante
altre cose che sono successe in questi due anni e mezzo. Tanti hanno contestato
alla Giunta ed anche a me le nomine dei direttori generali. E dire che avevamo
cercato e pensato di aver fatto, veramente, del nostro meglio.
Gli arresti
che ci sono stati anche rispetto ai direttori generali, abbiamo visto arrestare
più di un direttore generale. La notizia di oggi è l’avviso di garanzia ad un
altro nostro direttore generale.
Perché dico
tutte queste cose? Perché sostanzialmente a tutto quel che è successo in
Calabria in questi duri anni di lavoro, tutte queste cose che ho richiamato si
aggiungono gli episodi tristi, quelli sì dolorosi e sfiancanti come la morte di
Federica e poi delle altre morti. Io non ero più nella sanità, ma li ho
vissuti, vi assicuro, come se fossi lì al mio posto, a quel posto rispetto al
quale ho avuto tantissimo rispetto e legame perché è vero che la sanità è una
cosa difficile ma una cosa in cui tu capisci che è anche utile quel che stai
facendo. E quindi la malasanità, tanti episodi di malasanità e tanti episodi
rispetto ai quali la politica - mentre le famiglie chiedono giustizia e noi con
le famiglie dobbiamo chiedere giustizia - si deve interrogare sulle sue
deficienze, sulle sue incapacità. Perché tanti primari anche inadeguati che ci
sono in Calabria sono frutto della politica e della mala politica del decennio
che ci ha preceduto.
E’ difficile
oggi chiedere il conto. Dovremmo interrogarci su questo, ma non solo. La
responsabilità della politica sulla organizzazione che è difficile adesso ed è
difficile, per quanto mi riguarda, dall’inizio. Il tentativo è in corso:
riprendere facendo scelte strategiche.
Questo è lo
scenario, lo scenario che io ho soltanto elencato. In 10 minuti non potrei
entrare nel merito per dire che un ulteriore arresto, che fa ripiombare la
sanità calabrese nelle prime pagine nazionali, ci può sorprendere per qualche
persona coinvolta. Lo confesso, sono tra quanti hanno sofferto e si sono
sorpresi rispetto a qualche persona coinvolta. Ovviamente parlo delle persone
che ho conosciuto e che hanno collaborato con me, ma per quanto riguarda il
resto non fa che riconfermare un quadro che ben conoscevamo.
Scusate: dove
eravamo noi e dove eravamo tutti – io so dove ero e so quanto ho sofferto del
resto – quando i Nas sono piombati in Calabria all’inizio di gennaio dell’anno
scorso, quando ci sono state tante polemiche sulla storia dei Nas?
Oggi si agita
il dato che quasi tutti gli ospedali – io potrei dire senza numeri –meno
qualcuno sono stati coinvolti nel provvedimento dei Nas. Se si vuol dare i
numeri forti si può, anche se bisognerebbe analizzarli per capire che in alcuni
casi le contestazioni sono assolutamente minori e che in altri casi invece si
tratta di contestazioni di una certa gravità.
Noi
conosciamo la situazione calabrese e ci dovremmo interrogare. Mi voglio
interrogare con voi su quello che abbiamo fatto rispetto a questa situazione e
penso di voler partire da un dato.
Vedete, è
troppo facile,qualcosa bisognerebbe fare. Questa è la situazione e bisognava
mettersi a lavorare su tutti gli ospedali, bisognava riparare tutto quel che
c’era e continuare senza nessun progetto e senza nessuna idea, senza nessun
percorso, bisognava crearne qualcuno.
Quello che vi
voglio dire è che in questi due anni e mezzo abbiamo cercato di avviare un
percorso, avviato e documentato, che prelude a scelte di fondo che la Calabria
deve attrezzarsi a fare.
Anche
sull’articolo 20 non capisco quanti si scandalizzano sulla situazione degli
ospedali, quando poi scopriamo che i 360 milioni di cui anche oggi si è parlato
sul “Sole 24 Ore” giacevano lì da molti anni e nessuno ipotizzava di poterli
spendere.
Mi ricordo e
vi ricordo che le ultime spese sono state assolutamente settoriali. Vi ricordo
e vi dichiaro che non ho seguito le orme dei miei predecessori che hanno
finanziato parzialmente l’ospedale ricadente nel territorio di propria
competenza.
Noi abbiamo
fatto uno sforzo diverso, abbiamo cercato di capire cosa serviva alla Calabria.
Allora ecco le tappe: dell’ottobre 2006 la prima delibera di Giunta che
organizza la spesa sui 360 milioni in maniera credibile, poi le linee guida del
Piano e successivamente il Piano che individua le priorità in Calabria.
Il Piano
sanitario non è solo un documento da approvare e non è neanche vero quel che
spesso sento dire a politici del centro-destra o del centro-sinistra che i
Piani sanitari sono tutti uguali.
Vi confesso
che non mi irrito quando sento questo ma mi preoccupo perché se non siamo
consapevoli, questa è una attestazione della nostra cattiva cultura.
Capire che un
progetto è un progetto quando fa delle scelte, quando indica delle priorità,
quando non lascia le cose come stanno, quando non accontenta tutto, questo è il
progetto.
Perché la
Calabria…
PRESIDENTE
Onorevole Lo Moro, la prego
di concludere. Grazie.
Doris LO MORO
Allora
concludo senza aver iniziato perché per la verità non avevo neanche iniziato.
PRESIDENTE
Lo so ma non
è colpa mia, mi dispiace.
In un’altra
occasione farò il mio discorso sulla sanità.
(Dal settore del pubblico si grida)
PRESIDENTE
Silenzio, per
favore, dal pubblico.
(Dal settore del pubblico, dove viene
esposto uno striscione con la scritta “Azione giovani” si grida Dimissioni,
dimissioni, Loiero vattene”)
Invito i
commessi a sgombrare il settore del pubblico
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Gentile. Ne ha facoltà.
(Interruzione)
Giuseppe GENTILE
Presidente
Borrello, io credo che sia utile aspettare altri due o tre minuti in modo che
si tranquillizzino…
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Mi rivolgo
alla Presidenza del Consiglio. Badate, considero assolutamente legittimo il
comportamento del pubblico, e non voglio essere frainteso, e mi pongo come
assai tollerante verso ogni forma di protesta che legittimamente e
politicamente può inscenare l’opposizione verso un governo.
Per quel che
è successo stasera in quest’Aula, penso che non siamo in condizione di
proseguire se non previa sospensione dei lavori al fine di accertare come e
perché sia successo, dato che le persone che hanno protestato erano sedute nei
banchi del pubblico ed immagino che queste persone siano state autorizzate e
siano quindi identificabili. Magari hanno avuto l’accesso grazie a qualche
utilizzazione e permesso di singoli colleghi consiglieri regionali.
Dobbiamo
sapere tra di noi come si gioca in quest’Aula. Se si gioca lealmente o meno
perché, ripeto, la protesta è di per sé vitale per la democrazia, ma non ci
possono essere imboscate in un’Aula mentre si discute di questioni serie di
questo tipo.
Allora, non
so – le chiedo scusa, collega Gentile – se noi possiamo proseguire i lavori
senza aspettarci altre imboscate. Per cui non sarebbe male se una componente
dei capigruppo venisse convocata ad horas
dal Presidente del Consiglio, perché è chiaro che non sono abusivi quelli che
sono venuti, non sono sfuggiti ai controlli, non si tratta di masse che
inscenano proteste ecc., il problema non è nemmeno della Presidenza che
organizza i lavori.
Il problema è
della responsabilità di ogni consigliere regionale che consente l’accesso
secondo le proprie disponibilità, perché va da sé che in un’Aula come questa
non è regolamentabile quella…
Chiamo i
capigruppo al banco della Presidenza…
(Interruzione)
Non c’è
dibattito, onorevole Senatore, c’è la convocazione dei capigruppo al banco
della Presidenza. Stia tranquillo.
(Interruzione)
Sto invitando
i capigruppo della maggioranza e della minoranza a proporsi al banco della
Presidenza. Non c’è discussione.
(I capigruppo si portano al banco della
Presidenza)
La
seduta sospesa alle 17,56 riprende alle 18,02
Prego i
colleghi di prendere posto. La seduta riprende.
Comunico
all’Aula che questa Assemblea vuole continuare ad operare in maniera aperta,
libera, pronta a recepire tutte le forme di disapprovazione. Ma con pari
chiarezza i capigruppo alla unanimità al banco
stigmatizzano fortemente azioni di questo tipo. All’unanimità non le
accettiamo, le respingiamo, le respinge alla unanimità
tutta la Conferenza perché le forme per esprimere le proprie opinioni possono e
debbono rimanere quelle del civile confronto che in quest’Aula esprimono gli
eletti del popolo chiamati ad assolvere questo ruolo.
Sottolineato
e stigmatizzato questo la seduta riprende, e ovviamente
nelle prossime sedute sarà attenzione nostra evitare
che fatti di questo tipo abbiano in ogni modo a riprendere.
Vedo iscritto a parlare l’onorevole Gentile. Ne ha facoltà.
Presidente, noi questo dibattito sulla sanità lo avevamo chiesto e la maggioranza ha detto anche di sì. Purtroppo per una
serie di disguidi è stato un po’ rinviato. Oggi finalmente riusciamo a
discutere, spero con grande serenità -
nonostante ci siano state delle intemperanze di alcuni giovani – e spero
che questo dibattito possa essere proficuo ed aiutare l’Istituzione ed il Consiglio regionale ad andare avanti.
Ricordo la
relazione del Presidente Loiero
di un mese e mezzo fa circa in Consiglio. Ho
sentito oggi la relazione del nuovo assessore
alla sanità Vincenzo Spaziante.
Devo dire che da allora ad oggi i problemi si sono
aggravati e certamente questo non è un momento idilliaco in Calabria per la
sanità, anzi è un momento drammatico dove a drammi si aggiungono altri drammi.
Noi da questa parte della opposizione non abbiamo voluto
speculare, non abbiamo tentato di aggredire la Giunta o la maggioranza su
questi temi. Abbiamo comunque mostrato in alcuni casi le inefficienze e gli
errori che sono stati fatti.
Dagli interventi che stasera abbiamo sentito dobbiamo solo
pensare, assessore Spaziante, che la sanità è programmazione, organizzazione e precisione nei minimi particolari. Se
mancano questi presupposti la sanità va allo sbando.
Ci sono stati, certamente, errori del passato di vecchie
maggioranze ma ci sono errori di questi due anni e mezzo. Sono errori e drammi
di questi due anni e mezzo che si sono acuiti, che sono aumentati perché quando
si occupano scranni di responsabilità, come quelli che abbiamo qui, ma
soprattutto quando si è in un governo regionale c’è bisogno sempre di un po’ di
umiltà. Umiltà che è mancata alla maggioranza, è mancata forse all’assessore pro tempore alla sanità, è mancato quel
dialogo che noi più volte abbiamo chiesto.
Lo abbiamo chiesto sulla stampa ed in varie altre
occasioni. Quando poi si assurge a questi ruoli e si pensa di essere i primi
della classe oppure di essere onnipotenti, si sbaglia, perché noi in questi
posti di responsabilità ci siamo per conto di altri.
Molti dimenticano che noi siamo in questi posti per conto
di altri e quando vanno lì diventano i più forti, addirittura si procurano lo
specchio magico e la mattina pensano di essere onnipotenti e quando accade
questo si commettono i più grandi errori della storia.
In Calabria purtroppo a drammi si sono aggiunti drammi. La
sanità è in una condizione pietosa e difficile e noi come forze di opposizione
ancora oggi siamo qui a dire che noi vogliamo dare il nostro contributo.
Lo daremo in occasione del nuovo Piano sanitario che è stato
predisposto, dove faremo le nostre proposte e dove daremo un contributo
certamente positivo anche per il Piano sanitario.
Noi non
siamo stati mai coinvolti ed interrogati. Credo che non siano state nemmeno
interrogate le categorie che lavorano all’interno dei presidi e all’interno
della sanità.
Certo che
era un Piano contestato, usciva come una cosa romanzata che veniva pubblicata a
puntate sulla stampa e uscivano solo cose negative che hanno acuito ancor di
più il drammatico problema di oggi. Poi si aggiunge a tutto questo tutto quello
che sta avvenendo in questi ultimi giorni.
Noi ci
poniamo sempre in una posizione di aiuto, non di aiuto alla maggioranza ma di aiuto alla sanità, di aiuto per risolvere i problemi di questo settore.
Siamo qui e siamo disponibili a confrontarci seriamente ed in modo molto aperto
sul Piano perché si trovino le soluzioni migliori.
Capisco che
forse qualcuno ha attribuito al nuovo Piano poteri taumaturgici. Non è così e
non sarà così ma certamente un nuovo Piano metterà anche un po’ di ordine nella
situazione attuale.
Poi per la sanità c’è bisogno di guardarsi all’interno? Lo
avete già fatto in questi giorni e ve ne diamo atto. C’è bisogno soprattutto di
guardare all’interno della sanità pubblica e
della sanità privata.
Qui in questa
Calabria, in questi due anni e mezzo abbiamo
soltanto potuto apprendere tentativi di criminalizzazione di tutto. Si è
parlato di discontinuità usando questa parola - che cacofonicamente, tra
l’altro, non va bene – per dire “noi siamo quelli che risolvono tutti i problemi”.
La
discontinuità si deve fare con i metodi e con la programmazione, facendo una
programmazione seria, facendo un lavoro di qualità. Allora la discontinuità
avviene nei fatti sul sistema che non funziona.
Lo diceva il
mio collega ed amico Galati prima.
Qui ci sono
le liste di attesa e problemi che riguardano proprio il sistema sanitario. Qui
ci sono problemi che riguardano la riqualificazione all’interno delle strutture
delle categorie che operano in questi nosocomi.
Invece, ogni
tanto si tenta di criminalizzarli ma non è così. Io non voglio difendere
nessuno, ma credo che la maggior parte di questi operatori che lavorano
all’interno di queste strutture siano capaci e credo che ci siano anche persone
che si sacrificano.
Noi dobbiamo
incoraggiarli e qualificare quelli nuovi. Possibilmente prendere la buona
abitudine, come c’è stata in passato, ogni tanto di mandarne un gruppo fuori
magari a pagamento ed incentivandoli affinché si specializzino meglio in alcune
cose.
Poi c’è il
discorso dei nuovi ospedali. Si dice: noi costruiremo quattro nuovi ospedali.
Certo, anche
quello è un fatto positivo e finalmente si costituiranno 4 nuove strutture. Ma
se non le riempiamo di contenuti le strutture non funzionano. Dobbiamo
preparare gli addetti perché vadano ad occupare queste strutture e rendere la
sanità qualificata al massimo.
Poi se ci
lavoriamo insieme in questo momento particolare, probabilmente riusciremo a
renderla più credibile. In questi anni il discorso con la gente è diventato
molto più lontano, molto più acuto.
Penso che la
fiducia di coloro i quali si ricoverano in un ospedale nostro è quasi zero,
perché si va lì e si pensa “chissà cosa mi succederà”. Invece, noi dobbiamo
ricreare questo clima di fiducia e far in modo che anche i nostri manager, che
non devono dar conto alla politica - devono certamente dar conto alla politica
nel senso più bello e più pulito della parola - hanno la responsabilità di
prendere decisioni in favore dell’ammalato.
Qui spesso,
infatti, si è dimenticato che l’oggetto oppure il protagonista principale che
deve usufruire di questi servizi è l’ammalato. Poveri loro che capitano in
queste strutture. Dobbiamo fare in modo che chi entra in queste strutture abbia
una sicurezza, abbia la possibilità di non avere disservizi, abbia anche
l’umanità che a volte manca – specialmente quando c’è povera gente – di veder
trattare i degenti con grande rispetto.
Questo
compito abbiamo pure, caro assessore Spaziante, cioè quello di fare un po’ di
scuola perché chi opera all’interno degli ospedali deve trattare gli ammalati
con grande rispetto e comprensione.
Poi le
strutture che soffrono di più all’interno di questi nosocomi se ci fate caso,
ma forse lo sapete meglio di me, sono i pronto soccorso, sono i servizi di
urgenza dove la gente quando va lì viene buttata su una barella dove magari
rischia di restarci tre giorni o addirittura morire perché non ci sono i posti,
perché il pronto soccorso non funziona bene o perché il servizio di emergenza
non ha la capacità di rispondere a tutta la domanda che proviene dalla società
in quel momento.
Se tutto
questo allora lo curiamo in modo particolare al di là della programmazione
generale, ma se questo lo curiamo, se incentiviamo i medici, se li
responsabilizziamo e mettiamo queste persone in condizioni di funzionare
meglio, probabilmente – finisco subito, onorevole Presidente – riusciremmo a
far già una grande opera.
Insieme a
questo naturalmente c’è bisogno di tutti. Questa sanità sta affondando. E’ come
una grande nave, ci sono le scialuppe, gli ospedali, la politica, i presidi,
dovrebbero essere le scialuppe che aiutano questa grande nave a tirarsi su per
evitare che affondi.
Per evitare
che affondi ognuno dovrà fare la propria parte. Lo deve fare prima di ogni cosa
la Giunta regionale, perché se noi riusciamo ad interloquire col Governo
regionale su un tema come questo saremo qui a fare gli interessi della gente.
Possiamo fare l’interesse delle persone, dell’ammalato, l’interesse del medico,
dell’infermiere che opera all’interno di queste strutture e possiamo farlo
insieme ottenendo risultati di riqualificazione, di recupero di fiducia e
soprattutto di prospettive che questa sanità calabrese merita comunque di
recuperare.
Queste sono
piccole cose che si possono dire in 10 minuti. E non affondo il tema. Non mi
disperdo su temi che poi sarebbero più particolari ma ci sarebbe da dire molto. Lo faremo nel corso delle Commissioni
e lo faremo quando discuteremo del Piano della sanità. Lo faremo se ci darete
l’opportunità di confrontarci perché ognuno di noi può suggerire delle cose che
risulteranno certamente utili a tutti e soprattutto ai calabresi oltre che alla
istituzione regionale. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.
Presidente, abbiamo fatto bene a reagire con una
dichiarazione di tutta l’Aula rispetto al grave incidente di poco fa. Penso che
agli inizi del secolo scorso di fronte ad una crisi generale dell’identità
degli italiani,
in una fase di crisi di un modello politico-sociale del giolittismo si aprì una
stagione buia per la nostra società.
Oggi siamo
in una situazione molto analoga e dobbiamo stare attenti che non si apra
un’altra stagione come quella degli anni ’20. Lo dico con grande serenità e
pacatezza.
Dunque, noi
oggi facciamo questa discussione sulla sanità. Ho apprezzato il tono sommesso e
deciso del neo assessore regionale al ramo. Però noi dalla stampa leggiamo che
c’è un intreccio perverso tra politica, pubblica amministrazione e – come
dicono i più esagerati, ma forse è vero – criminalità organizzata.
Io direi,
invece, che c’è un triangolo perverso tra politica, pubblica amministrazione e
centri di potere che gravitano sulla sanità.
Quando parlo
dei centri di potere mi riferisco anche alla criminalità organizzata, ma anche
al sistema farmaceutico che ha enormi interessi in questa nostra materia ed al
sistema privato. Mi riferisco, per esempio, a quel devastante processo di
esternalizzazione dei servizi che prima venivano utilizzati da gente di livello
minimo: operai, aiutanti, portantini. Gente che aveva un lavoro fisso e che poi
è stata sostituita dalle famose aziende di servizio per i servizi minimi nella
sanità.
Mi riferisco
al controllo dei primariati che sono controllo di voti. Mi riferisco a tutto
quello che tenta di trarre vantaggio da quei famosi miliardi o non so quante
centinaia di milioni di euro che si dice gravitino su questo problema. Perché
il vero problema non è la buona fede o
la buona volontà di questo quel medico, di questo o quel direttore generale. Il
vero problema è la grande torta della sanità che in questa regione, che ha
limiti di democrazia – perché siamo democraticamente un tessuto debole –, è
presa di mira dai gruppi di potenti che tentano di formare anche quella famosa
borghesia mafiosa.
Allora, la
questione che abbiamo oggi non è tanto dire “risolviamo questo o quel problema”
ma è di interrompere questo triangolo, questa spirale che porta alla ricerca
dell’avere massimo profitto dalle risorse della sanità e di procurare grandi
ricchezze dalle risorse della sanità.
Se non
facciamo questo comunque perdiamo la partita. La perdiamo perché ho sentito
poco fa l’onorevole Borrello ricordare a proposito degli accreditamenti la sua
richiesta, ma anche io in occasione del precedente Piano sanitario, avevo fatto
– l’ho proposto molte volte – un emendamento in cui si stabiliva che gli
accrediti alle strutture private che operano nella sanità venivano interrotti
qualora ci fosse stato un legame di parentela o una proprietà diretta di
consiglieri regionali o di parenti molto prossimi ai consiglieri regionali.
Mi è stato
risposto che non è lecito costituzionalmente. So che è così ma penso che anche
rivoltando tutto dobbiamo intromettere, inserire regole radicali. Perché se è
vero che c’è un uso del politico per gestire uno o più di tanti poteri che io
ho citato nella sanità, noi dobbiamo rompere questa spirale.
E’ stato
detto molte volte. Presidente Loiero, la discontinuità io la chiedo veramente.
Ma dobbiamo farla realmente, non consentendo che nella nostra attuale
struttura, dai direttori a scendere, ci siano alcuni personaggi del precedente
sistema politico. Ci sono Presidente e poi in privato le dirò anche ma se vuole
glielo dirò anche in pubblico.
Ma il
problema è questo: dobbiamo dare un segnale di discontinuità reale. Non
possiamo dire che ci sono alcune persone proposte per anni e anni, decenni a
guarire i mali della sanità che poi persistono.
Io mi
chiedo, Presidente, perché mai le Tac nel sistema pubblico non funzionano
mentre sono efficientissime nel sistema privato? Perché mai i laboratori di
analisi nel sistema pubblico arrivano fino ad un certo livello di analisi, che
invece sono diffusissime nel sistema privato?
Perché mai
avviene questo? Eppure il pubblico ha in mano le redini della direzione della
sanità. Io non voglio criminalizzare i privati ma posso dire, Presidente, che
dentro la sanità - e non per colpa soltanto di chi governa la Regione o di chi
è l’assessore incaricato - ci sono livelli intermedi che danneggiano la sanità
pubblica a danno degli interessi privati della sanità.
Se non
diciamo questo, allora noi perdiamo la partita perché il problema non è
chiudere Rogliano e tenere aperto Melito Porto Salvo o chiudere questo e tenere
aperto Rogliano. Non è quello. Il problema è che chi viene preposto da noi a dirigere
lo stato della sanità invece la trascura.
Quando
parliamo della sanità ha ragione l’onorevole Gentile a puntare il dito sulla
centralità dell’emergenza. Quando la gente muore, muore per una fesseria ma
anche per un errore umano. Ma quanta mala sanità c’è nella lungodegenza? E
quanta connessione c’è nella
lungodegenza per quella famosa torta di cui io parlo, Presidente, in cui
strumenti dell’apparato pubblico regionale fanno finta di non sapere per
rallentare e favorire le strutture private?
Quante volte
assistiamo a queste situazioni. Non voglio incolpare nessuno di questo ma se
noi approviamo oggi una Commissione di inchiesta del Consiglio regionale su
queste cose, dobbiamo avere il coraggio di andare fino in fondo ed
individuarle, e correggere. Non dobbiamo condannare nessuno ma possiamo
correggere certe cose.
Noi non
vogliamo mandare in galera nessuno ma se si sbaglia si corregge. Se funziona va
benissimo. Ben venga tutto quello che funziona. Ma sia nel pubblico che nel
privato chi fa delle cose sbagliate ...
Ogni volta
che si parla di sanità non mi riferisco ai poveri giovani o alle giovani
ragazze che sono morte ma mi riferisco ad un mio compaesano. Un ragazzo che per
la troppa intelligenza è andato fuori di testa. Si trova al “Papa Giovanni”, quell’uomo
ha subito le angherie dei carnefici. Dal carnefice principale che era chi
gestiva quella struttura fino a coloro che dovevano assisterlo ma non l’hanno
fatto. Perché il malato diventa un oggetto insostenibile. Diventa un qualcosa
che non serve.
Ci vuole lo
strumento del pubblico, lo strumento di questo campo per fare interessi ed
accumulare potere.
Credo che
sulla sanità dobbiamo avere il coraggio di dire queste cose e le dobbiamo dire
con schiettezza, dobbiamo entrare col dito nella piaga non per penalizzare o
per condannare ma per correggere la situazione, assessore, perché non siamo in
grado neanche di dire “dobbiamo escludere chi in questa situazione sbaglia e
sbaglia con protervia”.
La nostra è
una debolezza strutturale perché il sistema è così perverso e complicato e
potremmo essere travolti nonostante la buona volontà di tutti.
Allora,
dobbiamo avviare in progress, con
molta umiltà, sottotono, ma con grande decisione, un processo di correzione dei
mali della sanità.
Guai a noi
dire: avevamo ragione. Non c’è nessuno di noi che si salva qui dentro in questa
situazione generale. Perché quando veniamo qui ed approviamo alcuni deliberati,
noi siamo complici. Non ci sono i più bravi o i meno bravi, siamo tutti
coinvolti. Anche chi, come me, magari non ha raccomandato mai medici, ma siamo
tutti coinvolti in questa crisi generale.
Allora
dobbiamo avere la forza, abbiamo gli strumenti, c’è un commissario, c’è un
prefetto, stiamo istituendo una Commissione, abbiamo un nuovo assessore, c’è
una volontà nuova, pertanto cerchiamo di individuare le ragioni reali della
mala sanità in Calabria, della crisi della sanità e cerchiamo di correggere.
Non sto
chiedendo altro che correzione. Correzione nel modo di lavorare, correzione nel
modo di assumere i primari, correzione nel modo di garantire il diritto del
lavoro alla gente, correzione nel garantire i diritti del malato, correzione
soprattutto nell’allestire le strutture pubbliche degli strumenti dovuti. E’
grave che in ospedali di prima fascia ci siano Tac che non funzionano - e la
Tac è uno strumento già superato – oppure ci siano altri strumenti che non
funzionano.
Noi dobbiamo
correggere in questo. Abbiamo le risorse per costruire nuovi ospedali e per
rimodernare la struttura scientifica e tecnologica della sanità. Tutto questo
lo possiamo fare, sta a noi farlo e possibilmente lo possiamo anche fare col
prossimo Piano sanitario nel momento in cui lo approveremo. Non è una sfida
approvarlo o non approvarlo.
Ci sono cose
che vanno e che non vanno in quel Piano sanitario ma intanto diamoci uno
strumento di ordine, di programmazione e di garanzia per tutti. Soprattutto per
i diritti del malato.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, penso che abbiamo fatto bene a dedicare
una seduta del Consiglio regionale della Calabria a quella che oggi è sicuramente la
questione più acuta della sofferenza di questa terra.
Una
sofferenza amara, drammatica che, però, porta in evidenza, in modo esplosivo in
alcune circostanze addirittura con lutti, un sistema che registra tutti i
limiti del regionalismo e tutte le difficoltà della politica.
Prima
questione. Penso che noi abbiamo il dovere, che ha il dovere questo consesso di
svolgere il suo ruolo fino in fondo senza abdicare e cercando in tutti i modi
di avere la forza di rigenerare e regolare il sistema.
Insisto, Presidente, dicendo “regolare”. Se guardiamo per un
attimo l’esperienza del regionalismo calabrese sul sistema sanitario di cosa è fatto? C’è stato per anni il
cosiddetto sistema dei piani stralcio.
Si
approvavano interventi al di fuori di qualsiasi programmazione. Questo non ha
fatto altro che acuire la frammentazione senza nessuna visione unitaria del
sistema. Sono andate avanti sollecitazioni. Basta guardare negli anni la
presenza dei diversi assessori regionali per leggere
come un’area poteva ottenere – al di fuori di qualsiasi principio e di
qualsiasi criterio – rispetto magari all’area più vicina.
Si vuole di più? Basta guardare come negli anni veniva ripartito
il Fondo sanitario regionale. Tutt’ora ci
sono sperequazioni ma si è avviato un processo di equiparazione. Vi erano aree
di questa Regione che valevano 100 ed altre che valevano 30-40. Non una forbice
fisiologica o se volete una forbice ordinaria.
Si è poi arrivati al primo Piano sanitario nel 1995, con la legge 10. Poi si è arrivato al Piano sanitario tutt’ora in vigore. Ma lasciatemelo dire, io ci ho lavorato dalla opposizione - lo richiamava prima anche il collega Borrello - un piano per non decidere, un piano in cui, di fatto, persino le tabelle sui posti letto nell’Aula trovavano modificazione perché, per esempio, nel mio territorio c’era una grande patologia derivante da problemi nefrologici e bisognava avere lì 70 posti letto di nefrologia, quando magari in un’area equipollente il parametro era 20.
Quindi quella della programmazione è la prima grande emergenza. Se noi non abbiamo la forza di ricondurre ad una sintesi e ad una visione unitaria, programmata e – insisto – regolata, possiamo immaginare e costruire un sistema per davvero. E le regole devono avere una bussola, un profilo, devono esaltare il principio della qualità. Quando parlo del principio della qualità, per quanto mi riguarda intendo anche procedure automatiche che garantiscano che una scelta risponde a valori e a criteri di qualità. E poi rigore dentro la legislazione.
Il collega Galati, che anche in quella fase era assai arguto, avendo una competenza specifica professionale, ricorda, per esempio – e lo cito non per responsabilità, perché lui non era portatore di questa tesi, ma come testimone – si è arrivati, addirittura, ad approvare per legge accreditamenti in questa Regione. Andatevi a guardare la legge 29 del 2002, in cui per legge si è codificato che chi avesse avuto rapporti col sistema sanitario regionale anche per quelle prestazioni soggette al blocco degli accreditamenti poteva accedere, verificati i requisiti organizzativi. Poi i requisiti organizzativi, magari, si interpretavano e quindi si è andati, addirittura, dentro una proiezione e un profilo che allargava la maglia.
Ma perché, qualcuno immagina che questa regione potesse sopportare un sistema sanitario in cui insistono 42 strutture pubbliche e 37 strutture accreditate?!
A proposito, anche ieri sera se ne è parlato sui grandi schermi televisivi – e noi non siamo un’altra cosa. Il sistema accreditato, di fatto, è esclusivamente a carico del sistema pubblico. Poi, strada facendo – parlavamo un minuto fa con lo stesso Presidente Loiero – quando, per esempio – e lo richiamava prima Doris Lo Moro – si è attivato il primo triennio del piano sull’articolo 20 – e, a proposito, per i non addetti ai lavori, parliamo di finanziamenti di vent’anni fa, l’articolo 20 risale alla legge Finanziaria 67 del 1988, e noi oggi, col piano sui nuovi ospedali e sul piano per quanto riguarda le tecnologie, abbiamo messo in moto quelle risorse – ma è capitato di peggio in questa Regione, perché si è attivato il primo triennio, si sono attivati interventi che, di fatto, il sistema dell’ospedalità pubblica lo hanno paralizzato: vedi anche i grandi ospedali regionali, da Reggio a Cosenza, i Dea che ancora sono a metà strada, sono tutti figli di quella impostazione. Dentro questo il collega Guagliardi chiedeva, per esempio, un grande fenomeno, quello che oggi le tecnologie ci consegnano come la diagnostica d’immagine e quindi la Tac, la risonanza e quant’altro.
Il sistema pubblico arranca e anche qui, guardate, è chiusa la partita. Non c’è una visione bulgara del sistema, io non ho una visione bulgara, però una visione sociale ce l’ho, per me il sistema pubblico deve essere sistema preminente, di garanzia per tutta l’utenza. Poi il sistema privato deve essere sistema complementare, cioè quello che recupera qualità e incentiva la sfida a fare meglio, non a sostituirsi, perché se scatta il meccanismo della sostituzione – e questo è avvenuto in Calabria – di fatto abbassiamo la competizione sulla qualità. E oggi, tra le tante difficoltà, noi abbiamo una crisi di fiducia nel sistema sanitario calabrese.
Quindi, da questo punto di vista, quando negli anni abbiamo avuto le strutture che fisicamente si sono indebolite – ce lo dicono i Nas, ma non ce lo dicono oggi – le tecnologie che si sono indebolite, le risorse umane che si sono indebolite, guardate, per chi ha qualche armamentario di conoscenze in più sul sistema, a me hanno insegnato che tre sono i fattori fondamentali per fare buona sanità: buone strutture, buone tecnologie e buon personale. Se uno di questi fattori manca, perché la sanità è fondamentalmente sistema, vuol dire che il percorso non regge, che il processo non è in condizioni di dare il meglio rispetto a quello che potrebbe. Io penso, però, che oggi con questa seduta del Consiglio dobbiamo darci un percorso.
Condivido l’indicazione e la pratica, poi, della tolleranza zero, però a questa sottolineo che c’è bisogno di assoluta coerenza. In queste settimane sono state assunte iniziative importanti, delicate, dolorose, per alcuni aspetti, bisogna andare in questa direzione su tutta l’architettura del sistema, perché noi abbiamo bisogno di recuperare fiducia, e la coerenza è tra i primi fattori per farci recuperare fiducia.
Quindi penso, onorevole Presidente, che anche rispetto a quello che era stato ipotizzato qualche settimana fa, mi auguro che stasera assestiamo anche gli organi complessivi del Consiglio, il Piano sanitario deve diventare una priorità prima del bilancio e dentro il Piano sanitario dobbiamo rafforzare anche l’architettura legislativa, perché abbiamo una legislazione troppo larga ancora dentro il sistema sanitario regionale e legislazione larga significa discrezionalità e la discrezionalità significa non tanto e non solo scambio politico, ma anche affari, perché assieme a quello che è stato il riferimento storico sanità-scambio politico, in questi anni in Calabria c’è stato anche sanità-scambio politico, sanità-affari e la degenerazione e, come dire, l’interpretazione ha prodotto tutto questo.
Io penso che anche sul versante nazionale ci siano stati approcci positivi, le stesse indicazioni del ministro Turco vanno in questa direzione.
Ultimissima, Presidente della Giunta, assessore Spaziante, ecco, Piano sanitario, Piano sulle tecnologie, io penso che noi dobbiamo costruire, a partire dalla nostra università, un grande Piano straordinario per la formazione professionale in sanità. Penso che noi dobbiamo attivare con l’università un piano straordinario di 4-5 mila giovani calabresi che, rispetto a tutto il sistema delle cosiddette funzioni paramedicali o, se volete, delle lauree brevi, mettiamo in corsa energie fresche che possano dare uno slancio in questa direzione.
Ma, scusate, com’è possibile che, addirittura, ci siano avvisi pubblici o concorsi, per esempio, che per anestesia non c’è una disponibilità, per trovare un radiologo non ci sono disponibilità e poi le università propongono tre specialisti all’anno?!
Discutiamo, contrattiamo, vediamo anche di impegnare risorse in questa direzione. Noi dobbiamo mettere in campo un ventaglio di iniziative e, dentro questo ventaglio, penso che possiamo unanimemente condividere che ogni sei mesi ci possa essere una relazione formale al Consiglio regionale non in termini di contrapposizione, ci mancherebbe, ma in termini di tutti gli attori che concorrono a questo percorso di rinascita e di rilancio del sistema in cui facciamo il punto: fa il punto il governo per le sue funzioni – ci mancherebbe – e per le sue prerogative, fa il punto il Consiglio regionale nella sua interezza rispetto alle funzioni che ciascuno di noi svolge, perché da questo punto di vista penso che dobbiamo dare tutti quanti una prova di grande rigore, di grande responsabilità, ma avendo una bussola di riferimento.
Io penso che, se facciamo questo, possiamo dare anche in questa direzione una prova di efficacia e, perché no, una speranza ai nostri calabresi.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Senatore.
Presidente, devo dissentire dalla condanna che
avete espresso nei confronti di quei giovani che
hanno civilmente manifestato, è
stata una protesta civile, in quest’Aula è successo di peggio! Non ero
consigliere regionale, ero sindaco, ma certamente non posso dimenticare quando l’onorevole Adamo guidava il gruppo dei Ds e faceva
in quest’Aula le barricate con i tavoli e con le sedie. Succede di peggio nelle
Aule! Addirittura, nell’Aula del Senato i senatori si sputacchiano fra di loro!
E vogliamo condannare questi ragazzi che hanno manifestato in maniera
giovanile?! Oltretutto hanno ragione, perché la gente, i giovani, ormai questa
terra l’abbandonano: nell’ultimo anno, secondo le statistiche di Banca
Italia, in Calabria si sono persi 19 mila posti di lavoro.
I ragazzi
qui sono abbandonati al loro destino, e questo fenomeno si è accentuato
soprattutto negli ultimi due anni, negli anni in cui il Governo Prodi ha deciso
di abbandonare il Mezzogiorno al suo destino. Questa è la realtà. I
nostri ragazzi dovrebbero protestare, a mio avviso, in maniera più energica,
perché in questa terra lavoro non ne trovano e non ne troveranno mai, sono
tutti destinati ad abbandonare la Calabria e a cercare – come si diceva un
tempo – fortuna altrove. I pochi posti di lavoro qui in Calabria sono destinati
alle caste. Badate bene, non dico la casta, perché in Italia di caste ve ne
sono tante, compresa la vostra, quella dei giornalisti, anche la vostra è una
bella casta, complimenti, perché è una bella casta anche la vostra! Ma voglio
dire anche la casta politica trova il modo ed il mezzo di sistemare i figli, i
fratelli, le sorelle; per la gente comune, invece, il destino è quella
dell’emigrazione. E’ ripresa l’emigrazione che avevamo vissuto negli anni
immediatamente successivi al dopoguerra.
Che cosa ci
resta nel Mezzogiorno d’Italia e in Calabria in particolare? Ci restano tre
grandi business: rifiuti, energia e sanità. Questi sono i tre grandi business
sui quali girano vorticosamente miliardi e miliardi di euro.
E’ inutile
soffermarci sulla questione dei rifiuti. Ogni giorno sui mezzi d’informazione,
in particolare in televisione, vediamo quello che sta succedendo nella
Campania. Presidente, qui mi sembra che noi – io dico noi – fingiamo di non
vedere. Ormai ci dobbiamo preparare a vivere la stessa tragedia della Campania,
se non si corre subito ai ripari. Vi sono alcune province che hanno pochi mesi
di autonomia per lo smaltimento dei rifiuti, mi riferisco alla provincia di
Cosenza e anche alla mia provincia, Crotone. Bisogna correre immediatamente ai
ripari.
Questa è la
situazione, anche le ultime fabbriche chiudono. In provincia di Cosenza c’era
una fabbrica che produceva tappeti per le automobili: dalla sera alla mattina
l’hanno smantellata, 250 lavoratori buttati in mezzo alla strada, evidentemente
conviene di più realizzare il prodotto a Taiwan o in Tailandia. Questo è.
Noi che cosa
diciamo, caro Dima? Che i lavoratori devono partecipare alla gestione delle
aziende, questo lo diciamo noi, o meglio, non lo diciamo noi, glielo facciamo
dire all’onorevole Amato, il ministro dell’interno, che non più tardi di tre
sere fa diceva: “bisogna pensare a questo problema, i lavoratori non sono merce,
non sono oggetti che possono essere scaricati così, dalla sera alla mattina;
devono partecipare alla gestione, agli utili dell’azienda e devono avere anche
la possibilità di decidere le sorti della loro azienda”, perché quando si
produce ricchezza, la ricchezza non la produce solo il capitale, la producono i
produttori, come li chiamavamo noi una volta, che sono i datori di lavoro e i
lavoratori. Questo è il discorso. Anche le ultime aziende vengono smantellate
in questa nostra terra.
E poi
l’altro business è quello della sanità. Qui ci sono problemi antichi, è
inutile discutere, ci sono problemi di una terra povera, che non ha mai avuto
una classe dirigente, ci sono problemi che risalgono a secoli fa, addirittura,
e la partitocrazia, soprattutto negli ultimi decenni, per quanto riguarda la
sanità, ha fatto il bello e il cattivo tempo.
C’erano, e
ci sono ancora adesso in alcune aziende, due chirurgie, due ostetricie, due
medicine generali. Perché? Perché il primario è raccomandato da un politico e
poi c’è l’altro che fa pressione. Allora che cosa facciamo? Sdoppiamo la
chirurgia! E quindi costi a non finire!
Lo sa lei
qual è il rapporto, in alcune aziende sanitarie, tra amministrativi e personale
medico e paramedico? I medici lo sanno, è di 1 a 2, vale a dire: se ci sono 500
dipendenti in un’Asl, 250 sono dottori in economia e commercio, ragionieri,
geometri e periti industriali. Quindi, più che una struttura sanitaria, le Asl
mi danno quasi l’idea del catasto, dell’Inps, dove si ha bisogno di gente che
lavori dietro la scrivania! Questa è la realtà ed è qui che bisogna incidere e
trovare le opportune soluzioni.
Presidente,
lei sa quali sono i fitti passivi che le Asl spendono mensilmente? Sono cifre
paurose. L’ultimo manager, il penultimo, nominato a Crotone…
(Interruzione)
Quello
tedesco, come si chiama? Schael.
(Interruzione)
…che stava a
cuore alla dottoressa Lo Moro, così si dice, nel senso che…
(Interruzione)
E a Loiero,
sì. …nel senso che era sostenuto da lei.
Ebbene,
spende di fitto 6 milioni di euro al mese, vale a dire 12 miliardi al mese. Ma
non è finita la questione: l’Asl di Crotone ha un’area, data quando io ero
sindaco in cambio della vecchia struttura dell’ospedale, dove si possono
realizzare 12 mila metri quadrati. Allora, se si spendono 6 milioni al mese per
un fitto, basta andare in una banca, fare un muto e, invece di pagare fitti,
costruire la struttura. Ecco gli sprechi!
Presidente
Loiero, non so se lei condivide questa mia analisi. E’ su queste cose che
bisogna…
Per non
parlare, poi – mi ha anticipato qualcuno – delle strutture private. Anche
queste, per amor del cielo, ci devono essere, ma vanno programmate, ci vuole un
programma ben preciso, come si fa in Lombardia, in Emilia Romagna. Mentre io so
che ancora adesso nascono nuove strutture private spinte dal politico di
sinistra, di destra…! Diciamola tutta, riescono a firmare convenzioni con la
Regione così, all’ammucchiata, così come viene, e via discorrendo. Senza alcuna
programmazione.
E’ vero, i
macchinari delle strutture pubbliche, molto spesso, vengono sabotati,
addirittura le Tac vengono sabotate. Sabotare una Tac all’ospedale di Cosenza
significa far lavorare a ritmo infernale tutte le macchine e le Tac dei
privati.
Sono questi
i problemi che… Poi il Piano sanitario ben venga, lo discuteremo, lo
approfondiremo, ma è su questo, a mio avviso, che bisogna incidere con
coraggio, perché qui c’è di mezzo la salute della gente.
PRESIDENTE
Io non l’ho
sabotato!
La parola all’onorevole Magarò.
Caro Presidente, cari colleghi,
penso che la sanità sia un pianeta che occupa
il primo posto nel cuore e nei cervelli dei calabresi. Addirittura penso che i
calabresi antepongano la questione sanitaria a quella dell’occupazione, però ritengo anche che
il sistema sanitario calabrese è da dieci anni in tilt, è una vera e propria
emergenza, sia dal punto di vista della salute, sia dal punto di vista della
prevenzione e della cura dei cittadini, sia da quello delle politiche
gestionali e di bilancio.
E sul piano
sociale, penso, le conseguenze di questa emergenza sono gravissime:
l’emigrazione e la fuga verso presìdi sanitari di altre regioni, l’esistenza di
una bassa qualità di servizi, la spesa pubblica crescente, che contribuisce ad
appesantire ed irrigidire le politiche di bilancio, una politica penso anche
piena di sprechi, accompagnata da episodi di clientelismo e, in molti casi,
anche di malgoverno.
Questa
situazione ha ridotto in modo drammatico la credibilità tra il sistema
sanitario regionale ed i cittadini calabresi.
Penso che le responsabilità di questa situazione, di questa grave emergenza siano anche e soprattutto ascrivibili a quella parte dei governi che hanno preceduto il governo Loiero, che hanno messo in campo, ritengo, politiche di corto respiro, improvvisate, senza strategia, che hanno anche ampliato ed implicato un arretramento nell’offerta di servizi ed anche e soprattutto una perdita di fiducia e forti sprechi.
Penso anche – ed è questo che pensano i cittadini calabresi – che la nostra regione sia ancora molto distante dagli standard di qualità accettabili, che sono poi quelli compatibili con l’appartenenza della nostra regione ad un panorama europeo e nazionale.
La domanda che vorrei porre, avanzando anche delle proposte: è possibile, in questa nostra regione, mettere in campo un sistema sanitario che recuperi la credibilità e la fiducia dei calabresi? Io penso che questo sia possibile, perché nel corso di questa prima parte della legislatura l’azione riformatrice dell’assessore Lo Moro ha messo in campo una serie di iniziative, di provvedimenti, una serie di intuizioni che, se perseguiti, porteranno senz’altro risultati positivi.
Ma penso anche che la relazione dell’assessore Spaziante abbia messo in campo una serie di proposte forti che, se attuate, ritengo faranno recuperare quella fiducia dei cittadini calabresi. E per recuperare la fiducia dei calabresi, che cosa dovremmo fare? Dovremmo fare due cose: la prima, dovremmo seguire una stella polare, e questa stella polare, per quanto riguarda la nostra storia politica, è la programmazione. Dobbiamo essere in grado di saper programmare e il Piano sanitario che è stato presentato ritengo sia una buona base di programmazione, anche le iniziative messe in campo dall’assessore Spaziante rappresentano un’altra buona programmazione, perché siamo convinti che, se c’è più programmazione e collaborazione, tanto meglio le maglie attraverso le quali introdurre i princìpi, i metodi e gli atti concreti sono larghe, in grado di accogliere interventi valutati, ponderati, decisi e condivisi. Meno programmazione vuol dire imposizione, danno all’erario e soprattutto disagio per i cittadini.
L’altra
parola magica, l’altra stella polare che dovremmo tenere presente nella nostra
azione riformatrice e di governo, che è anche una parola decisiva, è la qualità.
La qualità sarà sempre la cifra che caratterizzerà le Regioni democratiche
avanzate e moderne. E’ sul terreno della qualità, ritengo, che si misura e si
disputa una grande sfida in Calabria, così come penso nelle altre Regioni del Mezzogiorno.
La qualità
ritengo sia l’elemento decisivo, per questo mi permetto di avanzare una proposta, che è quella
di mettere in campo una carta della qualità, cercando soprattutto di premiare
quelle aziende sanitarie, ospedaliere che producono risultati di qualità e positivi.
Non è possibile che, nell’ambito della sanità calabrese, quelle gestioni che
sono oculate devono avere le stesse o inferiori risorse rispetto a quelle
gestioni di quelle aziende che non sono positive. In sostanza, bisogna
applicare accanto alla qualità il criterio della premialità, premiare le
gestioni virtuose, premiare quelle aziende che migliorano la qualità dei
servizi.
Così come
penso, andando avanti e facendo alcune proposte, che dobbiamo mettere in campo
un grande patto per la salute. L’emergenza si affronta e si risolve se creiamo
un grande clima di collaborazione e mettiamo in campo un grande patto di
solidarietà. Un patto per la salute può costituire, secondo me, un primo passo
importante per affrontare le emergenze. E a questo patto dobbiamo chiamare alla
collaborazione gli operatori sanitari, i cittadini, le organizzazioni che
rappresentano e promuovono i bisogni, ma soprattutto il volontariato che sta
attorno alla sanità. Penso ad un patto per la salute che deve avere come prospettiva l’avvicinamento
al Servizio sanitario dei cittadini.
Per fare questo, ritengo, è importante – nel Piano sanitario ed anche nella relazione dell’assessore Spaziante è bene evidenziato – potenziare il distretto sanitario, che diventa il fulcro del sistema sanitario.
Ed io penso anche che un altro obiettivo da raggiungere per riavvicinare la fiducia verso i cittadini calabresi sia quello di applicare una misura che è prevista nella Finanziaria, e mi pare che le Regioni abbiano sei mesi di tempo per poterle attuare. La misura da adottare per riavvicinare questa fiducia penso sia quella di mettere in campo – così vengono chiamati – i “cacciatori di errori” nelle strutture sanitarie. In pratica, dobbiamo mettere in sicurezza il paziente, ovvero dobbiamo ridurre il rischio clinico. Penso che questa figura prevista dalla Finanziaria noi la dobbiamo attuare,perché se nell’ospedale, nelle strutture sanitarie c’è questa persona, queste responsabilità che mettono in sicurezza, capiscono dove possono essere gli errori.
Così come
penso che un altro obiettivo da raggiungere per riavvicinare i cittadini al
sistema sanitario calabrese sia quello di curare i calabresi in Calabria. E’
questo il grande obiettivo che il Presidente Loiero ha lanciato in campagna
elettorale e che penso stia portando avanti con molta determinazione, quello di
curare i calabresi in Calabria. Questa deve essere la nostra ambizione, la
nostra bussola che deve guidare la riforma sanitaria che andremo a varare nei
prossimi giorni, perché ogni anno il bilancio regionale è gravato da costi
superiori in questa direzione, che sono non solo economici, ma anche e
soprattutto costi sociali.
Così come
ritengo che un’azione importante è stata fatta per quanto riguarda
l’acquisizione dei beni e dei servizi. La Stazione unica appaltante è stata
anch’essa una risposta importante.
Queste
questioni ritengo vadano affrontate con grande risolutezza, con grande
concretezza e soprattutto con fatti. Ed io sono convinto che quest’azione, il
Piano sanitario, queste decisioni assunte saranno certamente importanti per
riavvicinare la fiducia dei calabresi verso la sanità della nostra regione.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Abramo, ha facoltà di intervenire.
Io vorrei
fare un intervento facendo una mia considerazione, una premessa:
ogni qualvolta
si parla di sanità o di un problema importante come
la sanità, dopo aver sentito gli interventi autorevoli dei consiglieri regionali, che io condivido, dopo un po’
mi comincio ad annoiare. Belle parole, le ho sentite, continueremo a sentirle
anche nel futuro, ma poco coincidenti con quella che è la realtà vera che oggi,
forse, in quest’Aula noi non vogliamo dire.
Intanto, non
posso accettare da parte
dei consiglieri di maggioranza
l’accusa solo nei confronti del centro-destra, perché
dobbiamo essere seri e dire che questo sistema
della sanità è fallito negli ultimi
venticinque anni, forse da quando è nata la
Regione, perché se facciamo un po’ di analisi
e ricordiamo i nostri vecchi ospedali
com’erano gestiti prima della nascita della Regione, erano ospedali di qualità, i primari erano
autorevolissimi, erano conosciuti in tutta Italia.
Quindi cosa è successo
con l’evento del regionalismo, con la nascita delle Regioni? E’ vero, c’è stata l’intromissione
da parte della politica, che poi non ha
permesso di continuare il lavoro in questo settore della sanità
con la qualità con cui si lavorava prima. Lo abbiamo ammesso
tutti, ci sono quindi errori da parte di centro-destra e di centro-sinistra.
Allora io colgo solo la parte più importante che oggi
voglio rilevare nella relazione dell’assessore Spaziante, che non poteva non
fare una relazione come quella che ha fatto, perché lui, essendo un tecnico,
prima di dire cosa vuole fare sulla sanità, è giusto che faccia dei pronunciamenti generali, per poi
capire come eventualmente fornire a questo Consiglio regionale un Piano che possa essere approvato e che possa
cambiare la sanità nella nostra regione.
Ma io voglio dirvi una cosa: si è
parlato tanto di direttori generali, ma se dovessi affidare la mia azienda, che fattura venti-trenta volte in
meno rispetto ad un’altra, ad un direttore generale come quelli che sono stati scelti negli ultimi
vent’anni, io non gli affiderei neanche un reparto, neanche di qualche
centinaia di migliaia di euro di fatturato! Azienda ospedaliera, da quando è nato questo nome significa che sono delle
aziende private a tutti gli effetti. Ma come si fa a metterle nelle mani di manager
– così li chiamiamo – che non sanno leggere un bilancio! Ed io li sfiderei a
portarli in una Commissione a dire: “Tu ora mi dici cosa significa un piano di
ammortamento, tu oggi mi devi spiegare come leggi un bilancio, tu mi devi
spiegare i criteri di economicità attraverso gli acquisti e i servizi che si
possono realizzare in un ospedale”. Non saprebbe rispondere ad una domanda del
genere, perché una cosa è la sanità, un’altra è la parte economica che deve
contraddistinguere anche i servizi che si offrono attraverso la sanità.
Allora,
vogliamo capire che, forse, abbiamo sbagliato la metodologia e non dipende né dal centro-destra né dal
centro-sinistra, fermo restando che i politici oggi – e magari anche il
Presidente Loiero – vengono tirati dalla giacchetta ogni giorno per le varie
raccomandazioni, e non ho dubbi – come dice l’assessore Spaziante – che ha
avuto anche da parte dell’onorevole Loiero la facoltà di prescindere da queste
raccomandazioni.
Io non metto
in dubbio la morale delle singole persone, non è quello il problema che oggi
dobbiamo discutere in quest’Aula; il problema in quest’Aula è se effettivamente
vogliamo farci un esame di coscienza e capire che abbiamo sbagliato le metodologie in questo settore che
rappresenta l’80 o il 70 per cento del bilancio regionale.
Dobbiamo capire
che bisogna affiancare a questa, che oggi è una classe dirigente all’interno
dell’ospedale, dei giovani che devono essere formati nel tempo e dobbiamo farlo
oggi, perché dobbiamo prevedere un Piano sanitario per i prossimi vent’anni,
capire di che cosa ha bisogno una popolazione di 2 milioni di abitanti, quali
sono i servizi che dovrà erogare. Ma se pensiamo che questa Giunta, questo
Consiglio possa risolvere il problema della sanità con un Piano, con tutto
quello che è stato creato in questi anni, capite bene che ci saranno delle
forze che lavoreranno contro e che non ci permetteranno di realizzare
assolutamente niente.
Dobbiamo avere
due obiettivi: uno da realizzarsi da qui a vent’anni, quindi procedere in
maniera tale che fra vent’anni sapremo cosa sarà la sanità in Calabria;
l’altro, nel momento in cui avremo questo piano da qui a vent’anni, procedere
per cercare di capire come arrivare al piano fra vent’anni.
Io, poi,
assessore, proprio perché lei è un tecnico, cercherei anche di capire che tipo
di gestione ci deve essere in un’Asl e – come dicevo prima – una cosa è la
parte economica, una la parte sanitaria, una la parte relativa alle strutture
sanitarie, la terza e la quarta sulla qualità dei servizi. Occorre anche una
certificazione sulla qualità fatta pure in collaborazione con l’Università, per
capire come erogare e controllare i servizi di qualità. Non è possibile
accettare quello che capita sugli acquisti, anche se facciamo il centro unico
degli appalti, che significa regolamentare i bandi, occorre capire come
comprare un macchinario, capire come comprarlo da Castrovillari a Reggio
Calabria, capire quanto pagare una siringa da Castrovillari a Reggio Calabria,
comprare non con una diversità di prezzo, che alcune volte è anche il doppio,
capire, nel momento in cui compriamo materiali nelle Asl, come garantire che
quel materiale non venga…
E lo sappiamo
tutti quanti, quante volte andiamo negli ospedali e per via degli amici
facciamo le radiografie gratuite, le analisi gratuite, ecc. Questo significa che non c’è un controllo
neanche all’interno degli ospedali. E quella economicità che verrebbe garantita
dal controllo sulla qualità dei servizi, permetterebbe sicuramente anche
maggiori entrate per le Asl.
E poi gli
acquisti, signori miei, ma voi avete pensato che un terzo del bilancio della
sanità viene speso per fare acquisti? Su quegli acquisti non si produce
assolutamente niente in Calabria. Le manutenzioni delle apparecchiature, se
andate a vedere le fatture che arrivano negli ospedali, sono decine di migliaia
di euro giornaliere; noi un tecnico lo paghiamo anche 7-8 mila euro al giorno
per fare la manutenzione su un macchinario, con i nostri giovani, invece, che
vanno via. Non riusciamo neanche a fare questo, a formare i nostri giovani per
fare le manutenzioni delle apparecchiature che ci sono negli ospedali! Questo
per spiegarvi che, molto probabilmente, è l’impostazione che è sbagliata e
sull’impostazione oggi noi abbiamo un grande vantaggio: voi che dichiarate di
voler cambiare le cose e di dare discontinuità al passato, noi che ci
accingiamo a dirvi continuamente che siamo disponibili e collaborativi a
discutere in quest’Aula e a darvi il nostro supporto per come cambiare queste
cose. E’ questa la vera risposta che dobbiamo dare nelle prossime sedute del
Consiglio, senza annoiarci più.
Assessore, porti
una proposta, apra un tavolo dove noi possiamo essere collaborativi, perché
questo settore riguarda voi, ma riguarda anche noi come minoranza, riguarda
tutta la Calabria, i nostri figli e le nostre famiglie. Noi siamo
disponibilissimi – lo ha detto anche il capogruppo di Forza Italia – a darvi
una mano su questo, a fare in modo che si cambino le regole, si cambino le
procedure e si abbia un momento nuovo in questa Regione. Se ne avvantaggerà
anche il centro-destra poi, se riusciremo a fare qualcosa di positivo.
Ecco perché siamo
aperti su questa vicenda e aspettiamo le proposte, ma le proposte fatele in
maniera concreta, in modo che arrivino in questo Consiglio regionale e si
discuta nel merito, che non si faccia fantasia, che non ci si annoi, perché
anche il Presidente rischia di annoiarsi se poi sente, giustamente, quest’Aula
discutere in continuazione, senza poi concludere su niente.
Allora, noi non mettiamo in dubbio la volontà vostra di cambiare le
cose, siamo arrivati fino a questo punto, tanto teniamo a questo settore, tanti
morti abbiamo visto, siamo stanchi di vedere tanti morti. Oggi saremmo
irresponsabili se non facessimo questa apertura nei vostri confronti. Noi la
facciamo e continueremo a farla, però dateci una mano perché il nostro contributo
possa arrivare alle vostre persone, ai vostri piani che ci presenterete in
questo Consiglio regionale e siamo disponibili ad approvarli anche
all’unanimità, se discussi con criteri seri che possono permettere,
specialmente in questa regione, in questo momento particolare, di cambiare le
cose, però non portate più avanti persone che non sono in grado di gestire né
sanità né altri settori. Cominciamo a parlare di competenza, cominciamo a farlo
come fanno le aziende del Nord, che quando devono dirigere le loro aziende
prendono manager consolidati, che hanno dimostrato la loro capacità in
più occasioni. Non ce li inventiamo, perché inventare significa sbagliare. Sono
aziende grosse, stiamo parlando di un bilancio di 6 mila miliardi, non possiamo
metterlo in mano a chi non ha mai amministrato, a chi non ha mai gestito niente
solo perché ha un minimo di competenza nel campo della sanità. Non ci sto
perché sarebbe un errore prima ancora di iniziare.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Sarra.
Cercherò di rimanere nei
tempi, focalizzando il discorso su alcune semplicissime
riflessioni che potranno
apparire banali a questo punto del dibattito, ma mi auguro di evidenziare
degli aspetti che possano servire in maniera costruttiva alle decisioni che
l’Esecutivo e il Presidente andranno ad assumere da qui a qualche tempo.
La sanità e
la politica: è vero – è stato detto e io non ho intenzione di ritornare sul
punto , la sanità, assorbendo il 70 e forse più per cento del bilancio
regionale, probabilmente è servita da supporto agli aspetti deteriori e
clientelari della politica.
Si è parlato
di spesa sanitaria, ma la domanda che io pongo è questa: la spesa del comparto
sanitario afferisce alle strutture scientifiche o è una spesa che riguarda,
invece, gli aspetti latu sensu amministrativi? Quanta parte, quale
percentuale di questo 70 per cento è destinata alle spese legali che
afferiscono alla sanità? Quanto viene pagato per i riscontri alle procedure
monitorie, ai decreti ingiuntivi? E’ vero o no che l’11 per cento è la cifra
che viene pagata in termini di interessi e di spese legali?
Allora,
iniziamo ad evidenziare alcuni aspetti
partendo dai numeri.
I problemi
strutturali: è vero o no che ci sono delle Asl che assommano – ed è stato anche
questo evidenziato – una serie di figure amministrative che rendono elefantiaca
la struttura e non sono necessarie? E’ vero o no che, al di là, signor
Presidente, di quello, perché è chiaro… Apro una brevissima parentesi: i
problemi della sanità non nascono ieri, intendo dire che non nascono, in
maniera molto serena oggettiva, con il lavoro di questa Giunta, non è che
questa Giunta è la causa dei mali della sanità, ma in maniera molto sincera ed
oggettiva. E’ vero, però, che c’è un percorso
in negativo che è stato fatto – e me lo consentirà – e da questo punto
di vista, senza evidenziare delle responsabilità, c’è un’escalation che
ha portato ad una serie di fatti tragici, alla morte di alcune persone.
Probabilmente questo avveniva anche prima, ma oggi c’è un’attenzione
particolare in questo settore, un aggravamento della situazione indubbiamente
vi è stato.
Noi non
siamo qui col fucile spianato o puntando il dito per dire “guarda, è tutta
colpa di questo, è tutta colpa di quest’altro”, non si può dire, non è un
discorso serio. Voi sapete, noi abbiamo l’abitudine di parlare poco e quando è
necessario e, nel nostro piccolo, di cercare di evidenziare problemi di
concettosità.
Se questo è,
allora cosa è successo da qui a qualche tempo? A cosa è dovuta questa escalation
negativa? Io non faccio il fiorellino di campo, parto dal presupposto che il
rapporto con chi gestisce gli aspetti strutturali della sanità deve
necessariamente essere fiduciario con l’Esecutivo. Così e diversamente da qui
non può essere; privilegiamo il rapporto fiduciario, ma privilegiamo – come
diceva chi mi ha preceduto autorevolmente – la capacità, ma partendo dai
direttori generali in maniera subordinata, a chi segue in una scala gerarchica
il direttore generale. Poi non si può prescindere dalla capacità: i primari e, via
via, tutte le figure subordinate a questa, devono essere selezionati solo ed
unicamente sulla base della capacità scientifica, della capacità di realizzare alcuni aspetti che devono essere
squisitamente afferenti al momento sanitario. Non può essere altro.
E anche qui
non dico che è iniziato adesso questo aspetto che evidenzia delle
degenerazioni, però è vero che oggi si è data visibilità solo ed unicamente al
rapporto fiduciario che, se può valere con le figure apicali, non può essere
accettato con chi a queste figure apicali è, in qualche modo, subalterno, e lei
su questo converrà.
Allora, che
cosa chiediamo? Noi chiediamo, sì, uno strumento, può essere, assessore Lo
Moro, questo del Piano, della pianificazione e non degli interventi
estemporanei, ma la mia domanda è questa: è vero, la situazione in Calabria ha
delle specificità, ci sono delle situazioni che riguardano solo specificamente
ed unicamente la questione Calabria, ma perché in Lombardia la spesa
farmaceutica, per esempio, non evidenzia un’anabolizzazione? Perché le notule
vengono pagate, addirittura, il giorno prima della scadenza? E’ un dato di
fatto. Questo significa evitare le procedure monitorie, i decreti ingiuntivi,
evitare tutta una serie di atti che portano ad aumentare la spesa ed aumenta in
maniera esponenziale. Ho dato delle cifre, delle percentuali, sono percentuali
che arrivano quasi al 15 per cento solo per la spesa farmaceutica, per le spese
legali afferenti la spesa farmaceutica e così via. Pensiamo a quello che
avviene con le case di cura, pensiamo a quello che avviene con i laboratori.
Conosco la sua sensibilità, onorevole.
Allora, se
facciamo uno più uno, più uno – e anche qui la politica, lei me lo insegna, è
scienza perfetta, è matematica –, i conti potrebbero tornare.
Che cosa
chiediamo? Sì, ci sono cento adempimenti che possono essere fatti. Avete
parlato – e forse non a sproposito – di possibilità di cartolarizzazione della
spesa. Parliamone, evidenziamo se ci sono delle possibilità di intervento
concreto che servano nell’interesse dell’ente Regione, però abbiamo la
necessità di un’inversione sostanziale di tendenza.
Serve un
atto di coraggio, perché io capisco – ripeto – non faccio il fiorellino di
campo, non sono qua per dire “eh, quelli che c’erano prima erano santi e questa
è una tragedia!”, non è così e lo sappiamo bene, però oggi dobbiamo metterci di
fronte alle nostre responsabilità in maniera netta, a tutto tondo, con la
schiena dritta e con serenità, perché siamo arrivati al limite, non c’è la
possibilità di un’altra scelta, non c’è la possibilità di un domani, non c’è la
possibilità di futuro, non c’è una possibilità di prospettiva, se non ci si
mette di fronte a delle responsabilità, evitando di fare la politica dello
struzzo, dicendo “attenzione, oggi o si privilegia un progetto complessivo, un
progetto di prospettiva…”. E qui la Calabria ha bisogno di un progetto che sia
eminentemente politico, nel senso più alto e nobile del termine, perché oggi
non si può privilegiare – non pagherà neanche dal punto di vista politico –
l’aspetto clientelare, perché si darà la risposta ad una persona, ma si
scontenterà il mondo. Il rapporto è questo e voi lo sapete, avete esperienza da
questo punto di vista.
Ed allora,
io mi auguro – so che qualcuno ha pagato anche per questo e lo diciamo con
chiarezza – che diventi una necessità. Il momento del coraggio non è oggi una
cosa che si può decidere di scegliere, è una scelta obbligata, non è un optional,
possiamo decidere di prendere il tergicristalli elettrico o meno, oggi è una
scelta obbligata, c’è necessità di questo: o si è coraggiosi o bisogna
serenamente mettersi di fronte alle proprie responsabilità e dire basta. Non ce
la facciamo più, voltiamo pagina, oggi c’è imprescindibilità di un atto di
coraggio. Noi siamo qua, siamo qui serenamente, abbiamo evidenziato senza fare
un’opposizione sterile – signor Presidente, ce ne dia atto – a dire “eh, nella
sanità è successo questo, i voti sono venuti da qua”, sono altri discorsi, sono
altre competenze e verranno evidenziate nelle sedi opportune. Serenamente, ma
con altrettanta serietà, noi diciamo, a prescindere da ogni altra
considerazione, oggi vi chiediamo un atto di coraggio. Ma non è una richiesta
che, in qualche modo, voi dovete valorizzare come un invito, è una richiesta –
se mi consentite – pressante, è una preghiera che ha a che fare con un momento
di decisione definitiva: o si imbocca questa strada – e qualcuno, in qualche
modo, ci aveva provato – oppure bisogna fare un piccolo, ma grande atto, a
questo punto, non di coraggio ma di presa d’atto, una ratifica che l’esistente
non è cambiato. Allora voltiamo pagina.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Stancato.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, io
devo dire con grande serenità che questa
sera la relazione dell’assessore Spaziante
mi ha colpito per la pacatezza, la fermezza e la capacità
progettuale
che nelle sue parole ferme, quiete, ma decise, ha saputo dare, dando con
quella relazione quello che tutti qua questa sera
stiamo chiedendo, cioè quello di un cambiamento, di voltare pagina in questa nostra Regione per
quanto riguarda il pianeta sanità.
Sono d’accordo con
quanti questa sera hanno detto che, in effetti, non si tratta di vedere se la colpa è
della destra o della sinistra o del centro, ma
è una questione di affrontare un nodo centrale che
riguarda
la strutturazione di questo mondo della sanità. Noi abbiamo,
innanzitutto, un problema strutturale, per
come è stata dislocata sul nostro territorio la sanità, per quei servizi che
non siamo riusciti a dare alle nostre popolazioni, mentre in altre regioni
queste cose sono già attive da decenni.
Quindi prendere coscienza di questa cosa significa, innanzitutto, cercare da questo
momento in poi di normalizzare questa
nostra sanità.
E poi, consentitemi – questo lo dico da operatore sanitario
– non è vero che nella nostra sanità
calabrese tutto va male, non è assolutamente vero, ci sono centinaia
di colleghi, di medici, di infermieri che fanno il proprio dovere e lo fanno
con grande capacità e con grande spirito di servizio.
Abbiamo la possibilità veramente di sfruttare un patrimonio
culturale e professionale che c’è nella nostra terra, basta semplicemente
saperlo utilizzare. Ed io ritengo che con le regole, con le cose che l’amico
Presidente Loiero in questi giorni, in questo mese
sta portando avanti, la possibilità
ci sia veramente, perché è giusto che sia
così. In un mondo delicato come quello della sanità in cui al centro c’è la
vita dell’uomo non possono essere concesse deroghe, non possono essere concessi
privilegi,
non possono essere concesse clientele, soprattutto; il medico è di fronte
all’ammalato con la sua coscienza e deve dare il massimo e noi come classe
politica dobbiamo pretendere soltanto che ci sia la maggiore qualità possibile
in questo nostro sistema sanitario regionale.
Ritengo che
le intenzioni della Giunta, le intenzioni del Presidente e dell’assessore siano
proprio queste, di andare in questa direzione, di prediligere la qualità
professionale e cercare di dare soprattutto ai nostri utenti calabresi la possibilità
di curarsi nella propria regione, che è questa la cosa più importante. Ma in
effetti ci sono delle sacche di qualità molto importanti nella nostra regione
che nel tempo si sono venute a determinare, come la cardiologia a Catanzaro,
come l’oncologia, così come altre realtà nella nostra provincia di Cosenza.
Significa semplicemente armonizzare il tutto, dare la possibilità di esprimersi
a chi merita, a chi è professionalmente bravo. Questo, magari, è quello che è
mancato nel tempo, da destra e da sinistra.
Oggi non
voglio assolutamente dare addosso a nessuno, ma centrare il discorso sulla
necessità di una ripresa dell’attività nel mondo della sanità che badi
soprattutto alla necessità di dare un servizio diverso e migliore che ponga al
centro l’utente di questo servizio sanitario che abbiamo nella nostra regione.
E, vedete,
sono perfettamente d’accordo con quello che diceva il mio amico Borrello, cioè
oggi abbiamo la necessità di provocare una competizione tra pubblico e privato.
Non dobbiamo assolutamente affossare il privato, no. Il pubblico deve essere
così bravo da superare il privato, da dare servizi e qualità meglio di quello
che riesce a fare il privato. Ed io ritengo che ci sono i mezzi, le capacità,
gli uomini per poter fare una cosa di questo genere, perché nella nostra
Calabria non tutto è così distorto, come talvolta i media vogliono far
vedere e notare. Ci sono delle cose molto belle, per esempio c’è stato un
manipolo di medici patrocinato da questo Consiglio regionale, dal Presidente
Bova, dal Presidente Loiero, che hanno raccolto dei soldi e sono andati a fare
dialisi in Eritrea, dove non c’è mai stata una dialisi. Queste sono cose
importanti, sono un fiore all’occhiello per la nostra regione, e queste cose le
abbiamo rese possibili noi Consiglio regionale.
Quindi non è
giusto dare sempre addosso al mondo della sanità, ai medici. Certo, chi sbaglia
deve essere messo da parte, perché deve
avere la capacità di riconoscere che c’è stato l’errore. Ed io ritengo
che in questo periodo comunque abbiamo visto un’assunzione di responsabilità
chiara e forte da parte del Presidente della Regione: nel momento in cui si è
trattato di scegliere, il Presidente della Regione ha avuto la capacità di
assumersi le responsabilità e di esporsi in prima persona perché crede in
quello che sta facendo. E noi tutti, maggioranza, Consiglio, abbiamo il dovere
di portare avanti questo discorso.
Io sono
convinto e fiducioso che queste cose avranno
un esito positivo, sono convinto che la nostra terra ha le capacità giuste, ha gli uomini e i medici al posto
giusto e ritengo che con la guida che oggi ci si sta proponendo possiamo raggiungere
e migliorare notevolmente quello che abbiamo intorno a noi.
Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Aiello.
Presidente
della Giunta, assessore, non vi nascondo una certa angoscia perché, pur essendo
passati molti anni da quando ho avuto responsabilità di gestione
dell’assessorato alla sanità, ho metabolizzato malissimo, sono dieci anni,
Presidente Loiero...
(Interruzione)
Ahimè, vuole
affondare il coltello nella piaga per dire che sono invecchiato? Beh, sono
invecchiato pure io, insieme con lei, però, non solamente io!
Voglio dire,
ho mal metabolizzato questi anni, questo periodo, questo periodaccio, perché
chi ha dovuto confrontarsi e rapportarsi nella doppia veste di politico e
medico, capisce bene, ma tutti, che le difficoltà sono state tante e continuano
ad essere tante. Certo, forse godo di un certo obnubilamento rispetto al settore,
perché il collega Stancato, mio grande amico, ha capito tutto, , io non riesco
a capire bene.
Vedete, devo
fare un brevissimo intervento, ma poi
parlare in dieci minuti di sanità mi sembra quasi – scusate, passatemi il
termine – ridicolo – dieci minuti per parlare di sanità! Diciamola tutta fino
in fondo –, allora cercherò di uscire
un po’ dal politichese e, col permesso dell’assessore e del Presidente,
cercherò di entrare un po’ in qualche questione squisitamente tecnica, perché
io non voglio compartecipare ad eternizzare questo stato di profonda confusione
– ed uso un eufemismo, chiamandola confusione – che questa nostra Regione,
soprattutto in materia sanitaria, sta attraversando, però ho ascoltato la sua
relazione, assessore Spaziante, con la dovuta deferenza. Lei ha ripetuto per
ben trentatré volte – gliele ho contate, ebbene, sono fatto così – il termine
discontinuità; per una sola volta ha usato il termine continuità, solo quando
ha dovuto dividere le responsabilità! Ripeto, con tutto il rispetto, mi sembra
un po’ poco, anche perché ho ascoltato, lei ha elencato tutto quello che,
secondo questa gestione, non va. Forse ancora non ha avuto il tempo di prendere
atto della realtà della situazione calabrese.
Ha citato ed
ha parlato di rischio per quanto riguarda la questione finanziaria, ma non ci
ha detto come gestire questo rischio. Ci saremmo aspettati, anche per imparare,
per vedere, così come dice Abramo, come ha sostenuto l’amico Gentile, di
compartecipare positivamente a questo progetto. Ripeto, assolutamente siamo per
il confronto, soprattutto in una materia così delicata, Presidente Loiero,
soprattutto in un periodo così delicato per questa nostra terra, avvolta –
ahinoi – da tante disgrazie.
Ma non è col
mero elenco di quello che non va che si risolvono i problemi, il mero elenco
serve a capire, poi bisogna fare le proposte. Per esempio, è vero che sono anni
che la città di Catanzaro, soprattutto il centro storico, è bloccato perché non
si riesce a camminare
con la macchina? Perché? Perché l’assessorato è bloccato, ci sono gli scioperi.
Non scopro l’acqua calda. Ogni settimana ci sono state categorie che hanno anche violentemente protestato:
hanno protestato i medici, i paramedici, i veterinari, i cittadini, hanno
protestato quelle miriade di persone, di dipendenti delle strutture private.
Onorevole Pacenza, è vero che c’è
bisogno di complementarietà, però se soprattutto nelle strutture che sono per anni state
complementari – mi riferisco, per esempio, alle strutture neuropsichiatriche –
adesso andiamo a licenziare, non solo non abbiamo più la complementarietà, ma…
E voglio citare anch’io una telefonata, caro assessore, che ho ricevuto oggi
mentre venivo a Catanzaro: un mio compagno di studi universitari, medico, che
lavora in una di queste strutture, mi ha chiamato e mi ha detto: “Piero, siamo
veramente distrutti psicologicamente, siamo al dramma e, dopo il dramma, la
beffa perché non solo perdiamo il posto di lavoro, ma non riusciamo nemmeno a
ricoverare questi soggetti particolarissimi che non trovano ospitalità nemmeno
nei nosocomi pubblici, le famiglie non li vogliono”.
I malati psichiatrici di questa terra sono in giro a passeggio, non li vuole nessuno.
Tutto questo succede, senza che nessuno dica “parliamone”, anzi è stato detto “parliamone”, però è finita lì. Fino ad oggi, fino a stamattina ho ricevuto telefonate in tal senso da dipendenti di queste strutture. Siamo veramente al dramma, probabilmente nelle vostre menti, nell’attività gestionale c’è, sicuramente è stato attaccato il problema, è stato attenzionato, però il risultato qual è? Che ancora oggi ci troviamo in questa grave realtà.
Allora la
sfiducia che da anni – non da due anni
e mezzo, ma che da due anni e
mezzo si è accentuata – il sistema sanitario ha creato da parte dei
cittadini nei propri ed anche in quelli del personale, le professionalità
all’interno del sistema, oramai ha raggiunto veramente quote esponenziali.
Oramai veramente rischiamo di arrivare al punto del non ritorno.
Amo ricordare, assessore Spaziante, per esempio, lo sconcerto che ha destato in tutta Italia quel problema degli assistiti morti . Ebbene, ho vissuto già dieci anni fa questa tematica, ma, vedete, si erano quasi incolpati, probabilmente involontariamente, i medici, cioè al danno, la beffa: non solo i medici non hanno avuto e non hanno ancora la possibilità di depennare dai loro elenchi gli assistiti in quanto non avvisati del decesso, non solo viene loro anche inibita la possibilità di acquisire nuovi assistiti perché il posto non si è liberato, non solo i vari Comuni responsabili di notiziare le varie Asl dei nuovi nati non hanno dato ancora una volta la possibilità ai medici di acquisire nemmeno i nuovi nati, quindi danno, beffa, beffa, alla fine qual è il risultato? Che la colpa era dei medici!
Stiamo raggiungendo veramente l’assurdo!
Noi abbiamo – è vero, Stancato – avuto dei colleghi che hanno lo hanno fatto per negligenza, per imperizia- avranno la responsabilità altri valutare- cosa è successo, ma la grande totalità dei colleghi medici lavora in questa terra difficile con grande spirito di abnegazione, con grande sacrificio, perché sappiamo che ci sono strutture che non danno ai nostri colleghi nemmeno la possibilità di operare in modo sufficiente. Questo è il vero dramma.
Quindi che
cosa fare? Certo, probabilmente quando – ripeto – si sfiora sempre di più il
politichese, si perdono di vista i veri problemi tecnici, i problemi reali che
attanagliano la nostra situazione sanitaria.
Lei,
assessore, ha parlato di rischio finanziario. E’ vero, sono completamente
d’accordo. Allora mi permetto io, in modo molto umile, deferente, di dire:
“Come facciamo a gestire il rischio”?
Io vedrei
tre situazioni da attaccare, da attenzionare. Può darsi che dica il vero, può
darsi di no, può darsi che i miei studi mi abbiano portato a stravedere, a
valutare altre situazioni, però vi voglio dire, quantomeno come contributo, ad
adiuvandum, per darvi la possibilità e dare a noi la possibilità del
dialogo in sanità: veda, assessore, io non so se lei lo sa – sicuramente lo
saprà – sa qual è la situazione sanitaria, la richiesta di intervento sanitario
che crea più mobilità in questa terra? Glielo dico io qual è: la cataratta. E
sa perché succede questo? Perché, probabilmente, la malaccorta gestione, quando
ha organizzato questi benedetti livelli di assistenza, li ha organizzati così,
a casaccio, cioè non ha valutato, così come dice il Piano sanitario nazionale e
come dicono il vecchio Piano sanitario regionale e il nuovo Piano sanitario
regionale, che bisogna organizzare in modo tale che soprattutto la medicina di
medio livello venga garantita ai nostri assistiti.
E’
pericolosissimo, soprattutto dal punto di vista finanziario, creare mobilità
sulla media e piccola assistenza. Invece da noi cosa succede? L’effetto
contrario. Per alcune richieste, tipo l’appendicectomia, la cataratta, noi come
sistema e quindi i nostri cittadini paghiamo il doppio per le prestazioni fuori
regione.
Li capiamo questi problemi o no? O parliamo di politichese e poi i problemi restano ai nostri cittadini che ancora aspettano la risoluzione? Le liste d’attesa: aspettano per mesi di essere sottoposti ad una Tac, ad una risonanza magnetica. Questi sono i problemi reali, su questo bisogna incidere soprattutto per evitare quel rischio sanitario.
Un altro problema, egregio assessore: la medicina difensiva, che è un problema reale. Oggi, giustamente, gli operatori sanitari si difendono, hanno paura, quindi anche per una banalità richiedono una moltiplicazione di analisi di accertamenti e ogni piccolo intervento, ogni piccola visita costa 2-3 mila euro al sistema solo come primo impatto. Ecco la medicina difensiva.
Ecco perché la riorganizzazione e la rimodulazione del sistema devono tener conto di queste situazioni, bisogna che ci sia dialogo con le organizzazioni mediche, con i sindacati medici, in modo tale da attaccare queste situazioni, in modo tale che i medici, gli operatori sanitari si sentano difesi dal sistema, non attaccati, non si sentano una controparte del sistema, ma si sentano parte unica del sistema. Questa dovrebbe essere la chiave di volta di un’operazione vera di rimodulazione del sistema sanitario stesso.
Poi, infine, dov’è che sta per esplodere la spesa sanitaria? Veda, assessore, qui si sta creando, forse involontariamente, un piano diabolico per quanto riguarda l’alta specialità, cioè che cosa succede? Noi abbiamo, in questo momento, un sistema dove, nel corso degli anni, la richiesta di alta specialità è aumentata ed è diminuita, in questo caso, la mobilità sanitaria. Questo vuol dire che c’è stata una certa efficacia nella organizzazione della risposta al soddisfacimento di richiesta di alta specialità: nel caso specifico, per esempio, mi riferisco alla cardiochirurgia o alla neurochirurgia, a questo punto ad alcune specialità oncologiche.
Ma il caso
più eclatante riguarda la cardiochirurgia in questa terra, dove noi abbiamo una
organizzazione che prevedrebbe un ulteriore sito di cardiochirurgia, Pino, ma
ancora c’è una grande confusione, non riusciamo a capire la differenza tra la
cardiochirurgia, per esempio, e l’emodinamica invasiva. Allora, cosa succede?
Questo, inevitabilmente, porta a far sì che creiamo un’altra struttura di
cardiochirurgia per interventi che sono programmati, perché deve sapere,
assessore, che gli interventi di élite, cioè quelli di urgenza, in
Calabria sono tre al giorno e noi rischiamo, amici cari, di avere quattro
cardiochirurgie in Calabria per tre interventi di eccellenza al giorno, con
un’ulteriore spesa.
Questa è la
spesa, queste sono le situazioni che dobbiamo affrontare, in questo modo si
gestisce e si aiuta il sistema sanitario a crescere e ad alimentare speranze
nei confronti dei cittadini calabresi.
Ecco, la nostra sensibilità insieme con la vostra deve portarci ad attaccare questi problemi, ad attenzionarli e a fare in modo che, effettivamente, ci sia una soddisfazione dei cittadini alla richiesta di prestazione sanitaria di qualità. Noi siamo convinti che le cose possono cambiare se il ragionamento verrà avviato insieme, altrimenti a voi la responsabilità della gestione, a noi la responsabilità di stare attenti a che queste cose non succedano più.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Censore.
Io ritengo
che sia giusto che la massima Assemblea legislativa regionale,
il Consiglio regionale si interroghi sullo
stato di salute della sanità calabrese,
alla
luce dello scenario venuto fuori in queste settimane,
quello che sta vivendo la sanità calabrese, che viene presentato dai media
nazionali con precisa meticolosità. Io penso che questo sia il punto di maggiore
criticità sociale che la nostra regione sta vivendo, dalla nascita del
regionalismo ad oggi.
Il tragico
ricordo delle giovani morti all’ospedale di Vibo non fa altro che acuire una
tensione sociale, accentuare
una preoccupazione che
è fortemente palpabile
nella popolazione calabrese, nell’opinione pubblica e che contribuisce a mettere in ombra gli esempi di
buona sanità che ci sono e sono tanti, ma che purtroppo, per la situazione
contingente, passano sotto silenzio.
Le ispezioni dei Nas all’ospedale di
Vibo e ad altri ospedali volute dal ministro Turco dopo il decesso di queste
giovani pazienti, confermano, purtroppo, che la decisione del Governo nazionale
di decretare lo stato di emergenza sanitaria era necessaria, anche se – e
questa è una mia considerazione – laddove c’è un commissariamento, vuol dire che c’è
una sconfitta della politica, c’è la sconfitta non di questa classe dirigente
perché le responsabilità di questo Governo che è alla guida di questa Regione
da meno di tre anni sono marginali, rispetto a tante classi dirigenti che si
sono avvicendate nel corso degli anni. Quindi noi, vincendo le elezioni del
2005, forse non ci siamo resi conto di aver ricevuto un testimone scomodo,
fatto di decenni di ritardi in tutti i settori, che hanno provocato i danni
delle cifre della disoccupazione, dell’emergenza ambientale, dei ritardi nella
sanità.
Veda,
assessore Spaziante, io condivido la sua relazione che il collega definitiva
pacata, quando lei parla di discontinuità, di una discontinuità che, però, bisogna
assicurare con la pochezza di risorse. Lei parlava di rischio sanitario dovuto
alla spesa, vuoi per la migrazione sanitaria, vuoi per la spesa farmaceutica, e
condivido questa nuova configurazione del sistema.
Non è che
non abbiamo fatto niente, noi ci siamo sforzati di dare una risposta, riducendo
il numero delle Asl per recuperare risorse, per migliorare la qualità dei
servizi e quindi per dare ai cittadini calabresi una sanità migliore.
Certo,
dobbiamo fare di più, quando discuteremo del Piano sanitario. Io penso che la
vera scommessa ce la giocheremo
sul Piano sanitario, perché su questo dobbiamo essere coraggiosi, dobbiamo
riuscire a mettere da parte i campanili, dobbiamo lavorare per accrescere i
servizi, non per diminuirli, ma dobbiamo avere il coraggio anche di ridisegnare
una sanità con pochi ospedali, ma buoni ed efficienti, dove il cittadino quando
va sa che ci sono servizi di qualità e soprattutto c’è sicurezza. Questa penso
che sia la vera sfida.
Mi trovo
d’accordo, quindi, col ministro Turco, quando ha dichiarato che la sanità
calabrese ha bisogno di una vera e profonda riqualificazione, a partire dal
ripristino della legalità nella gestione, fino alla messa in atto di quelle
misure di ristrutturazione dei servizi per garantire un’assistenza adeguata ai
cittadini.
Purtroppo
noi abbiamo assistito ai drammi che si sono consumati, soprattutto nella mia
provincia all’ospedale di Vibo, drammi che ci pongono degli interrogativi che
sono più volte sollevati dall’opinione pubblica, interrogativi rispetto ai
quali questo Consiglio e questo Governo regionale devono dare risposte, non
possono sottrarsi, perché è necessario evitare il protrarsi di questa crisi per
ridare fiducia alle istituzioni, per ridare fiducia alla politica, altrimenti
viene minato lo Stato di diritto.
Quindi
dobbiamo operare con coerenza, con capacità, perché dobbiamo vincere un
pregiudizio, dobbiamo lavorare affinché questa regione non sia più la regione
delle emergenze, dell’emergenza sanitaria, dell’emergenza occupazionale, dell’emergenza
ambientale, dell’emergenza sicurezza, lavorare contro la sopraffazione dei
poteri criminali.
Io sono
d’accordo nel sostenere la linea dura che ha voluto il ministro Turco e che è
stata avviata dal governatore Loiero ed auspico pure di non dover essere
sorpreso ancora da una certa carta stampata che va a caccia di sensazionalisti,
mentre in questo momento, vedo che intorno alla Calabria c’è un’attenzione come
a voler cercare un capro espiatorio. Non vorrei che qui tornassimo ad un’antica
storia del nostro Paese, allorquando c’è stata la bomba a Piazza Fontana,
quando si è cercato subito il Valpreda di turno per darlo in pasto all’opinione
pubblica.
Io penso che
sia necessario compiere nella nostra regione uno sforzo straordinario, per far
sì che si possa dimostrare ai cittadini calabresi che la buona politica e i
buoni medici esistono e vogliono riprendere in mano la sanità. Per arrivare a
questo obiettivo, occorre una forte consapevolezza della politica, degli
operatori sanitari ed un grande aiuto anche da parte di mezzi di comunicazione,
che hanno un ruolo importantissimo nel contribuire a smascherare i mali, ma
senza avventurarsi in processi anticipatori, prima che siano stati riscontrati
i fatti.
Io penso
che, se c’è questa forte volontà da parte di questo Consiglio, che dovrà
discutere la nuova sanità, il nuovo Piano sanitario, si possa scrivere un
giorno diverso per la sanità calabrese.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, assessore,
colleghi consiglieri,
certamente non è facile prendere la parola e discutere
della questione della sanità
calabrese,
non è facile non solo da consigliere regionale, ma non è facile per me che
sono operatore della sanità ormai da
venticinque anni: lavoro in un pronto soccorso di questa nostra regione, anche adesso che sono
consigliere regionale a titolo volontaristico ancora lo faccio. Lo dico perché i problemi
degli ospedali mi sono ben noti e devo dire subito, proprio nella mia qualità
di operatore della sanità e quindi del comparto dell’emergenza, che credo che sia stata una cosa buona, finalmente – cosa che
non si era mai fatta – affidare ad un professionista capace, serio ed
importante come Franco Romeo, l’incarico di ristrutturare
la rete delle emergenze. Tuttavia, il ruolo politico che ciascuno di noi ha
assunto varcando questo portone, quest’Aula, ci impone l’assunzione di una
responsabilità che, pur non essendo semplice, come ho appena detto, è comunque doverosa.
Certo, la
lunga lista e tragica elencazione di fatti che a partire da un po’ di tempo a
questa parte hanno contraddistinto il sistema sanitario e che lo hanno portato
sulle prime pagine di tutti i giornali rappresenta una metastasi di un sistema che
è gravemente ammalato. I fondati sospetti di disfunzioni strutturali, le
denunciate omissioni, i colpevoli ritardi, tutto questo rappresenta l’ambito
entro il quale oggi siamo chiamati non solo a discutere, ma se è possibile –
per la verità, auspicabile anche –, anche a dare un segnale di forte e netta
discontinuità rispetto al passato. Fuori da quest’Aula i calabresi non
aspettano più, non sopportano nemmeno, sono sfiduciati – è stato già detto – e
quando si riferiscono a noi, alla politica, non usano né accondiscendenza né
parole di considerazione.
E’ evidente,
dunque, che l’odierna seduta di questo Consiglio regionale è assolutamente
importante, anche perché giunge dopo l’ennesimo fatto di inaudita gravità, pur
con tutte le cautele del caso, dopo l’ennesima bufera sul sistema, anche perché
oggi credo sia non esaustivo soffermarci sulla quantità dei problemi della
Calabria; anzi, se volete, io dico che – ma è un mio parere del tutto personale
– il secondo punto all’ordine del giorno, che vede praticamente l’istituzione
di una commissione, arriva in ritardo, è anacronistico e, secondo me, non ha
motivo di esistere.
Di quale
indagine conoscitiva dobbiamo parlare? Forse è sfuggito che, in Calabria, è
stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, che c’è un’apposita
commissione guidata dal prefetto Serra, che è già al lavoro e che le sue visite
in alcune strutture sanitarie calabresi hanno prodotto – come ben sappiamo –
risultati sconfortanti, ma – qualcuno lo diceva prima – non lo scopriamo oggi.
Siamo finiti
anche per questo sui giornali nazionali, sul “Corriere della Sera”, cioè si dice, si potrebbe parlare di vere
e proprie fogne a cielo aperto, ma il dato più impressionante è che, su
trentanove strutture ospedaliere visitate fino adesso, trentasei non sono in
regola, quasi il 100 per cento.
Allora in
Calabria, in effetti, non c’è più nulla da conoscere, c’è solo da assumere
delle decisioni radicali che siano nuove rispetto al passato, che producano
risultati il più velocemente visibili.
E sono
consapevole di dire cose che, forse, non sono in linea con il cannibalismo
politico che in questi casi induce chi non ha responsabilità di governo ad
approfittare con squallore, certe volte, delle disgrazie di chi ha
responsabilità, ma io credo che, se oggi ci impegnassimo – ma mi pare che il
clima non sia questo – in filippiche di parte, non staremmo in pace con noi
stessi, con la nostra coscienza, con la coscienza non solo di consiglieri
regionali, ma di calabresi.
In questo
momento poco importa l’opportunità politica e la logica di schieramento, poco
importa chi è in difficoltà dal punto di vista dell’amministrazione, importa
veramente che ci sia una svolta radicale rispetto a determinati sistemi, a
determinate questioni.
Allora la
voglio dire subito: noi dobbiamo cominciare a confrontarci su cose concrete,
dobbiamo cominciare a riuscire a disegnare una sanità in Calabria che sia
efficiente, che dia cioè risposte ai cittadini, che dia risposte in termini di
salute, in termini ovviamente di soddisfacimento delle esigenze della
collettività. Come lo possiamo fare? E’ bene che il Piano sanitario regionale o
il Piano della salute arrivi subito in Aula, è bene che su questo piano ci sia
un confronto serrato e serio fra tutte le forze politiche presenti in questo
Consiglio regionale, è bene – e, se mi consentite, è una sorta di appello che
faccio anche alla maggioranza e al governo regionale – che su questo Piano
sanitario ci sia un confronto aperto e che si possa accettare il
contributo dell’opposizione, della minoranza rispetto a una questione che
riguarda tutti i calabresi e riguarda tutti noi.
Guardate, io
non vorrei fare paragoni irriguardosi, però vi prego, signori della
maggioranza, colleghi della maggioranza, fate in modo che non succeda, come sta
succedendo a livello nazionale, che per testardaggine, con i dovuti distinguo,
probabilmente si andrà ad elezioni anticipate e non si potrà, invece, porre
rimedio ad una situazione che vede una legge elettorale che sicuramente non è
l’optimum e non è il massimo. In questo caso noi abbiamo una
responsabilità in più, perché ci troviamo a ragionare di esigenze di salute da
parte dei cittadini, di qui la mia
proposta: aprire fin da subito una sessione permanente del Consiglio
regionale in cui si discuta il Piano sanitario regionale e lo si approvi il più
presto possibile.
Certo, è
importante quello che ho sentito dire fino adesso, è importante che si parli
delle strutture, è importante che stasera si sia parlato anche di macchinari
obsoleti o che non funzionano, ma tutto questo, se non lo inquadriamo nel
grande progetto di programmazione che deve essere il Piano sanitario regionale,
resta un ragionamento parziale e fine a se stesso.
Guardate,
siamo tutti sulla stessa nave e, quando la nave attraversa il mare in burrasca,
non bastano il comandante in capo e qualche mozzo per raggiungere il porto, c’è
bisogno, invece, dell’intero equipaggio, del quale facciamo parte anche noi del
centro-destra. Se l’opposizione pensa di stare calma ed in attesa, sbaglierebbe
gravemente; se la nave affonda, ho l’impressione che i calabresi non siano più
disponibili a concederci qualche scialuppa di salvataggio. Un po’ di comune
coraggio può sembrare poco, ma in questo momento è la scelta più giusta,
ragionevole ed attesa dai calabresi.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Michelangelo Tripodi. Ne ha facoltà.
Presidenza del Vicepresidente Roberto Occhiuto
Ho chiesto di
intervenire perché credo che questo dibattito, questa
sessione ha un valore e un’importanza
straordinaria. Quello che è accaduto in questi giorni e che ha investito
direttamente il Consiglio regionale rappresenta un fatto di una gravità senza precedenti e credo che, in qualche modo, è la punta dell’iceberg, il punto terminale – speriamo – di una vicenda che ha
visto, purtroppo, in questi anni la sanità calabrese al centro della ribalta regionale e nazionale, sia per i
casi gravissimi di malasanità che hanno mietuto vittime innocenti – ricordiamo
i nomi di Federica Monteleone, Flavio Scutellà, Eva Ruscio, che sono i martiri
di questa malasanità calabrese –, sia per i
processi, le indagini in corso, quella sulla sanità vibonese che ha visto anche messo sotto inchiesta un intero staff di gruppo dirigente per quanto riguarda la realizzazione del nuovo ospedale di
Vibo; poi questo clamoroso, l’inchiesta “onorata sanità”, che colpisce direttamente questo Consiglio
regionale con l’arresto del consigliere regionale Crea, ma colpisce anche
vertici importanti del mondo della sanità calabrese.
Io credo che questa situazione richiede ed ha già
determinato alcune risposte importanti che sono venute in questi giorni anche
dalle scelte che ha compiuto la Giunta regionale e credo che vanno ricordate –
lo ha fatto prima l’assessore Spaziante – scelte importanti e di assoluta
novità che io segnalo e sottolineo molto positivamente, sia quella
che riguarda la scelta della Regione – cosa
che non ha precedenti – di costituirsi parte civile
in questo procedimento chiamato “onorata sanità”, ma anche quella di pervenire ad
un accertamento, ad un’indagine per un’eventuale revoca di quell’accreditamento
della clinica privata “Villa Anya”, ma aggiungo l’azzeramento dello staff
dirigenziali dei vertici apicali del dipartimento sanitario e la sospensione di
tutti i dirigenti coinvolti in quell’inchiesta.
Io credo che
ci siano state misure importanti, significative, ma aggiungo che occorre andare
avanti in questa direzione, occorre impegnarsi perché il tema è grave e
delicato. Dobbiamo capire fino a che
punto gli interessi privati sono ormai prevalsi nel sistema sanitario e fino a che punto non è necessario,
invece, intervenire con forza e determinazione per ripristinare quella che è la
missione originaria, vorrei dire la missione unica del sistema sanitario e, in
particolare, del nostro sistema sanitario calabrese, che a mio avviso è quella,
innanzitutto, esclusivamente di prevenire e curare le malattie, di garantire il
diritto alla salute per i cittadini, di essere una sanità per tutti e di tutti.
Tutto
questo, purtroppo, in Calabria – dobbiamo prendere atto – non si è registrato,
non è così la sanità in Calabria; la sanità in Calabria non garantisce tutela e
garanzia sanitaria, ma è diventata un pozzo senza fondo da cui vengono
prelevate le risorse pubbliche che determina, appunto, un grande spreco, un
grande sperpero di denaro pubblico che non lascia traccia, che non determina
maggiore qualità del servizio, maggiore efficienza delle prestazioni, maggiore
capacità di dare risposte a coloro i quali hanno bisogno e domandano un
intervento, un impegno di carattere sanitario capace di risolvere i loro
problemi. Tutto questo non è avvenuto.
Aggiungo di
più: c’è in Calabria, più che altrove, una
presenza privata nel sistema sanitario che io, personalmente, considero ormai
esagerata ed eccessiva. Io non so se la condizione di
difficoltà, di emergenza, di drammaticità in cui versa la sanità calabrese non ha anche questo
tipo di paternità, nel senso che noi – ricordava adesso il collega Gallo – abbiamo preso atto di un’inchiesta,
di un dato: trentasei ospedali su trentanove
non sono adeguati, non hanno le strutture, non hanno capacità
di dare le risposte che servono, e
parliamo degli ospedali pubblici. Ma io, personalmente, vorrei
sapere, mi interesserebbe capire quante strutture pubbliche non sono
adeguate, eppure risultano accreditate, autorizzate a dare prestazioni
e quante strutture private non servono solo per succhiare fondi e risorse sanitarie del Fondo sanitario regionale e non garantiscono alcuna risposta.
Questo tema me lo porrei e lo pongo, perché certamente è un
tema che riguarda questa situazione attuale della
sanità in Calabria, che riguarda anche
le risposte che dobbiamo dare.
Personalmente, non mi interessa più garantire chi utilizza il Fondo sanitario per fare interessi,
per fare della sanità un vero e proprio mercato, una merce e non utilizza,
invece, le strutture che gli vengono messe a disposizione, le risorse che gli
vengono date nei trasferimenti
pubblici per garantire un minimo di risposta sanitaria.
Da questo punto di vista, penso che sia ora di impegnarsi seriamente.
Se emerge un sistema di interessi politico-affaristico-mafioso, abbiamo il
dovere di reciderlo, di impegnarci politicamente per quelli che sono gli
strumenti di cui disponiamo, a partire dal Piano sanitario regionale, per
garantire una risposta forte, la svolta che è necessaria.
Io penso, per esempio, che sia necessario, da questo punto di vista,
garantire il massimo di trasparenza e questa massima trasparenza si ottiene, intanto,
avviando un’azione a tappeto, in modo generalizzato, per capire e per sapere se
tutti i soggetti che hanno oggi un sistema di accreditamento, un
riconoscimento, privati, nei confronti della Regione hanno tutti il certificato
antimafia. Io credo che questa sia la prima cosa che bisogna fare, che bisogna
chiedere; bisogna, secondo me, immediatamente stabilire che va richiesto il
certificato antimafia a tutti coloro i quali hanno la titolarità di
accreditamenti con la Regione Calabria nell’ambito del sistema sanitario.
E poi, aggiungo, occorre fare finalmente piazza pulita degli interessi,
di quel grumo di interessi, quell’intreccio di affari che, purtroppo, lega
talvolta la politica con il sistema sanitario. Bisogna stabilire precise
incompatibilità, precise separazioni, nette separazioni, fare una vera e
propria selezione discriminante per coloro i quali sono impegnati nella
politica e poi hanno anche interessi sanitari. Purtroppo, in questi anni
abbiamo conosciuto, spesso e volentieri, forti pressioni che sono venute anche
dall’interno del sistema politico per garantirsi alcuni livelli di tutela sul
terreno di alcune iniziative di carattere privato e sanitario: l’inchiesta
“onorata sanità” ne dà conto per un aspetto, ma non è solo quella, ce ne sono tante
altre di situazioni che andrebbero affrontate.
Allora, io dico che certamente in questo contesto è giusto fare un
appello al confronto, è giusto richiedere l’approvazione del Piano, ma io dico
che questo deve tenere conto di queste novità che si sono verificate, deve
tenere conto di una condizione nuova che si sta registrando e della necessità
di dare una risposta forte.
Il collega Magarò diceva “un patto per la sanità dobbiamo realizzare”,
io dico che dobbiamo fare un patto per la sanità e un patto per la legalità
nella sanità calabrese, perché questo rappresenta l’elemento assolutamente
imprescindibile. Se non c’è questo, ci sarà la prosecuzione di una condizione
che diventa senza controllo, che è fuori da qualsiasi livello di garanzia, di
tutela e di trasparenza, per cui alla fine ci accorgiamo tutti che, senza
alcuna responsabilità diretta, ma certamente in una condizione in cui,
purtroppo, avvengono certe cose, non avvengono mai per caso, ci troviamo di
fronte a situazioni come quelle che stiamo leggendo in modo anche stupefacente
sui quotidiani, per le cose che vengono dette e per i comportamenti che vengono
acclarati.
Ho finito,
Presidente, però mi permetto di segnalare, di sollecitare queste due proposte
di cui ho parlato alla Commissione che istituiremo, due proposte che ritengo
siano importanti: la prima, la garanzia antimafia per tutti i titolari delle
cliniche private; la seconda, la necessaria incompatibilità tra la politica e
gli interessi sanitari che, spesso, nel mondo privato sconfinano anche nel
condizionamento pesante dell’attività istituzionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Acri. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, verrebbe la
voglia di rinunciare, è crollata l’attenzione, comunque mi sembrerebbe poco
responsabile il mio silenzio.
La relazione
preoccupata, consapevole, forse eccessivamente sottotono, credo, per il peso
delle responsabilità, ma dignitosa, determinata dell’assessore Spaziante; il
confronto, per quanto in questo momento sfilacciato, ma altrettanto preoccupato
e civile in questa Assemblea consiliare; le reazioni tempestive, immediate,
coraggiose, anche perché necessarie ed ineludibili, inevitabili del Presidente
Loiero, della Giunta in risposta agli avvenimenti giudiziari degli ultimi
giorni, la stessa contestazione organizzata da un gruppo di “Azione giovani”,
inconsueta ed ingiustificata nel metodo, ma prevedibile nel merito; la lettura
dei quotidiani di oggi e dei giorni
scorsi, tutte queste contingenze mi portano a credere, senza retorica,
che l’anno che è da pochi giorni iniziato sarà il più impegnativo per la nostra
Regione e per la nostra politica, dovrà essere l’anno della responsabilità e
delle realizzazioni. Questo è il mio auspicio e la mia speranza e soprattutto
sul tema della sanità occorrerà dimostrare che le dichiarazioni principio
saranno concretizzate.
Abbiamo, su
questo tema, più di un obbligo morale e civile, lo abbiamo soprattutto nei
confronti delle famiglie Monteleone, Ruscio, dei tanti che, a causa di una
cattiva sanità, invece di assistenza, hanno trovato abbandono e negligenza, non
dimentichiamolo mai quando discutiamo di sanità.
Il livello
di insoddisfazione generalizzata di cui parlava Spaziante, i riflettori accesi
sulla sanità dalla magistratura, i casi gravi – come dicevo prima – e ripetuti
di malasanità: la grave situazione di crisi della sanità che – come riconosceva
lealmente, come di consueto sa essere l’onorevole Sarra – non è un fenomeno di
questi ultimi anni, viene da molto lontano e forse, oggi, ha raggiunto livelli
esasperati perché esasperata è la notizia, esasperato è lo spazio mediatico che
a queste vicende viene dato. Perché, cari colleghi, se c’è un ambito in cui
sono chiare le nostre responsabilità – e, per nostre, intendo quelle di noi
esponenti politici regionali – questo è proprio la sanità, un sistema che
abbiamo voluto organizzativamente autonomo e su base regionale e che abbiamo il
compito, quindi, di governare senza deresponsabilizzazione, senza
scaricabarile, ma assumendoci tutti le nostre responsabilità, senza nasconderci
dietro la portata e la complessità delle politiche sanitarie che ci sono e sono
consistenti.
Le 227
pagine del Piano sanitario regionale licenziato dalla Giunta il 9 novembre
2007, inviato – lo dico ancora una volta perché l’ho già detto in un’altra
occasione – furbescamente dalla Giunta alla terza Commissione in data 19
dicembre, sapendo che le Commissioni sono praticamente paralizzate da oltre
sette mesi. Ecco, questo Piano sanitario regionale comunque, al di là delle
sfumature e delle furbizie, rappresenta, a mio avviso, una sfida, a partire da
una premessa e da un obiettivo che sono contenuti nello stesso Piano e che,
apparentemente, sono banali o comunque sottovalutati: il primo, costruire un
sistema normale; il secondo, avere consapevolezza che la sanità, quella
regionale attuale, esprime più di un problema.
Così come
non possiamo sottovalutare che la nostra sanità assorbe all’incirca il 70 per
cento delle spese correnti della Regione e il 52 per cento di tutti i mutui
assunti e che, accanto ai problemi tecnico-organizzativi, abbiamo l’ulteriore
dovere di salvaguardare l’aspetto della trasparenza e della legalità, perché in
Calabria ogni spreco, ogni euro speso male va ad alimentare un canale molto
pericoloso, perverso, che è quello della criminalità organizzata – e lo
sappiamo – anche nella sanità, soprattutto nella sanità, come dimostrano,
purtroppo, gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Abbiamo il
dovere, altresì, di correggere tutti quegli aspetti negativi di cui c’è
abbondante letteratura nelle ricorrenti relazioni della sezione regionale della
Corte dei conti sulla sanità: mi riferisco alla relazione dell’anno 2003 e a
quella del 2006, a quelle più recenti sulle singole aziende sanitarie e che
prefigurano, queste relazioni, costantemente organizzazioni interne deficitarie
che di aziendalistico hanno ben poco e soprattutto hanno dato prova di scarsa
capacità di autovalutazione di efficienza.
Quindi la
prima cosa di cui dobbiamo avere consapevolezza è che questo Piano sanitario
non deve rispondere solo ad obiettivi connaturati al suo compito, va oltre,
deve andare oltre, proprio perché la
nostra non è ancora una regione normale, e quando parliamo di interessi
economici enormi, dobbiamo sapere che si parla di circa 3 miliardi di euro annui.
Due punti
deboli io colgo in un Piano che ho letto con attenzione, che avevo già letto
quando mi venne consegnato personalmente dall’assessore Doris Lo Moro, due
punti deboli in un Piano che, complessivamente – dicevo – e partendo dallo
stato di fatto, sarebbe oro realizzarlo e che ci offre, soprattutto nella fase
di analisi, ampio materiale di riflessione.
Il primo
punto debole che colgo, ma è una debolezza antica della nostra Regione, è una
impostazione di programmazione che sottolinea una politica per la salute
affidata esclusivamente al sistema sanitario ed è questo un punto debole perché
il federalismo regionale rischia, infatti, di essere del tutto inefficace, se
si limita a trasferire le
competenze di governo della sanità, mantenendone al tempo stesso il carattere
di separatezza dalle complessive scelte di sviluppo regionale. Manca – ed è del
tutto evidente – l’integrazione con il sistema sociale, straordinariamente
arretrato nella nostra regione.
Ma la
politica per la salute è organica, ha le strategie sociali, economiche e
ambientali della regione e quindi deve potersi sviluppare nelle politiche
economiche, occupazionali, di uso del territorio, dell’istruzione, della
formazione professionale, dell’agricoltura.
Il
raggiungimento completo degli obiettivi del Piano sanitario regionale non sarà
possibile, a mio modesto avviso, se non si svilupperanno efficaci politiche
integrate sia a livello regionale che a livello locale. In questo ambito debbo
rimarcare l’assoluta insufficienza del Piano sociale regionale presentato tempo
fa, che noi abbiamo fortemente criticato nella sua impostazione, nella sua metodologia e nei suoi contenuti che
sono da rivedere in profondità.
Inoltre, non
possiamo non considerare che una sostanziale ragione della crisi di spesa è
rappresentata dalla sempre maggiore medicalizzazione dei problemi di salute,
accompagnata alla crescente tecnologizzazione della medicina. Tuttavia, si
continua a cercare la risposta ai problemi di salute unicamente negli
investimenti per la crescita dei servizi sanitari anche quando una società
della salute è prevalentemente legata allo stato dell’ambiente, alle condizioni
sociali ed economiche, agli stili di vita, alle reciproche dipendenze tra
servizi sanitari e servizi sociali e socio-assistenziali.
Il secondo
elemento che mi sento di sottolineare e che non riguarda solo l’aspetto della
programmazione sanitaria è il coinvolgimento del sistema delle autonomie
locali. Noi non possiamo dimenticare che la qualità è una metodologia ed una via per promuovere
la partecipazione attiva degli individui basata sul coinvolgimento e sulla
responsabilità di ciascuno e che, dunque, il coinvolgimento è uno degli
elementi della qualità di qualsiasi programmazione. Secondo: con gli enti
locali le scelte occorre condividerle, non concertale, perché gli enti locali
non sono sindacati, e non vuole essere una diminutio per i sindacati, ma
sono gli enti locali una parte dello Stato che ha proprio il compito di
tradurre amministrativamente scelte legislative operative.
E’ fuori discussione
che in Calabria – lo sto sostenendo da tanto tempo – c’è un problema politico
serio che riguarda il coinvolgimento degli enti locali.
Abbiamo
approvato strumenti importanti di grande originalità, come il Consiglio delle
autonomie locali. Ebbene, questo organismo ancora non lo si fa partire perché
non si è stati in grado di approvare il regolamento di organizzazione.
I sindaci
non hanno velleità di tornare a gestire la sanità, però una cosa è non gestire,
altra cosa è stare a guardare ciò che accade, sopportare scelte che vengono
fatte da soggetti diversi, che spesso creano elementi di discontinuità tra ciò
che è programmazione, razionalità, economia e quelle che sono le domande, le
esigenze che i cittadini pongono alle comunità locali, ai sindaci.
Una
raccomandazione, signor Presidente, signor assessore: vorrei che il Piano
sanitario regionale e il Piano regionale degli interventi sui servizi sociali –
vorrei che i pochi colleghi rimasti ascoltassero, perché mi sembra che la
grande attenzione, la grande preoccupazione è venuta meno troppo immediatamente
– andassero discussi ed approvati con una partecipazione ampia e responsabile
di maggioranza e di opposizione.
Attenzione
ai passi falsi. Stasera ho sentito, forse strumentalmente, qualche collega dell’opposizione
accelerare i tempi per l’approvazione del Piano sanitario. Anch’io sono per
l’accelerazione dell’approvazione del Piano sanitario, però attenzione ai passi
falsi, alla frettolosità, alla prepotenza formale ed istituzionale. Si
discutano queste due importanti riforme propedeuticamente nelle Commissioni
consiliare competenti per alleggerire, per smussare attraverso il confronto, le
tensioni, le incomprensioni maturate
nel tempo. Solo così si potranno evitare spinte e pretese esclusivamente localistiche
che rischierebbero di sfarinare un lavoro che è costato tempo, energia,
intelligenza, forte determinazione, impegno totale a Doris Lo Moro e a quella
Giunta nella quale la Lo Moro era presente, a questa Giunta in cui oggi è
presente Spaziante.
Ecco, questa
raccomandazione mi sento di fare, perché la Calabria anche questa prepotenza
non può permettersela.
Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Io vorrei iniziare
il mio intervento confessando a lei, al Governo,
all’Aula la mia personale delusione, per
quello che può servire, ma credo anche la delusione dei calabresi per il modo
in cui questo dibattito si è svolto, ma soprattutto per il modo in cui è
cominciato. Noi ci saremmo aspettati dalla relazione dell’assessore alla sanità
non solo una dichiarazione in ordine all’approccio che bisogna avere rispetto
ai problemi della salute in Calabria, avremmo preferito che l’assessore alla
sanità ci avesse spiegato oggi in Aula cosa concretamente questo
Governo regionale intende fare per invertire la rotta, siccome ha detto – e i
calabresi ne sono convinti – che è necessario invertire la rotta.
Guardi, assessore, l’eticità in politica non appartiene
soltanto al campo degli aspetti, che pure vanno considerati, in ordine alle
questioni che riguardano la giustizia, le inchieste, il modo nel quale un
amministratore intende il proprio ruolo; l’eticità, in politica, è connaturata,
in qualche modo, all’etica del fare. Non è sufficiente essere persone perbene –
io credo che questo debba essere un prerequisito di chi si candida ad
amministrare i problemi dei calabresi – è necessario, invece, avere la capacità
di fare le cose, di operare, cercando delle soluzioni ai bisogni della comunità
che si vuole amministrare. E noi quest’etica del fare nel suo intervento
proprio non l’abbiamo riscontrata.
Lei – come
diceva il collega Aiello – per decine di volte ha detto che occorre
discontinuità, ma non ci ha detto come questa discontinuità debba realizzarsi.
Io ho cercato di appuntare quali interventi concreti il suo dipartimento
intendesse intraprendere per dimostrare ai calabresi che si vuole fare
diversamente, e non solo diversamente da come ha fatto il Governo Loiero in
questi tre anni, per carità, diversamente anche da come è stata intesa la
gestione della sanità dai governi di centro-destra e di centro-sinistra.
Ebbene, su questo foglio nel quale cercavo di appuntare quello che lei diceva
non sono riuscito ad appuntare nulla, se non il fatto che lei ha detto che ogni
settimana farà un briefing con i direttori generali. Ma allora, se
questo è il governo della sanità, se a questo si riduce il governo della sanità
in Calabria, non c’è da stare allegri in prospettiva!
Non ci ha
detto come intende intervenire sulle questioni che rappresentano i livelli di criticità maggiori nel sistema, come intende, lei che è un abile
conoscitore della sanità, evitare gli sprechi
assicurando i livelli essenziali di assistenza, magari equilibrando le risorse
che si investono tra la rete ospedaliera, che certo va riorganizzata, e
la medicina del territorio e la prevenzione, perché
in Calabria questo
equilibrio non c’è. Non ci ha detto nulla di questo,
solo il briefing che farà con i direttori generali.
Peraltro, assessore Spaziante, noi le riconosciamo di essere persona corretta, ma lei, senza volerlo, oggi ci ha dato quasi una notizia criminis, perché ci ha detto che un suo direttore generale è venuto da lei per chiederle chi doveva nominare direttore amministrativo, direttore sanitario. Lei ha risposto “fai secondo coscienza”, ma - voglio dire - se questo direttore generale dovesse essere in sintonia con lo spirito del suo intervento, estremamente censurabile, secondo me, sulle questioni concrete, ma assai condivisibile sul piano dell’approccio che si vuol dare ai problemi, lei questo direttore generale – non so chi sia – avrebbe dovuto licenziarlo. Avrebbe dovuto dire a questo direttore generale che non doveva venire dall’assessore a chiedere chi doveva fare il direttore amministrativo o chi doveva fare il direttore sanitario. Attenzione alle scelte che fate, perché già in altre epoche le scelte che avete fatto si sono poi rivelate estremamente imprudenti per il governo della sanità in Calabria. Poi, considerato che abbiamo poco tempo a disposizione qualcosa me la sarei aspettata da lei in ordine ai tempi e ai modi dell’approvazione e ai contenuti del Piano sanitario. Lei ha detto, assessore, che la nuova pagina della sanità non si apre oggi con questo dibattito, ma si apre con questa nuova Giunta Loiero. Ha detto che già nelle settimane precedenti ha avuto modo di invertire questa rotta, quasi a voler ammettere che tutto quello che è stato fatto prima che lei rivestisse la funzione di assessore alla sanità fosse in qualche modo censurabile. Ma anche rispetto a questo, assessore, il piano è figlio di un’altra epoca di questo Governo regionale. Noi vorremmo capire qual è l’intendimento dell’attuale Giunta Loiero - la quater, la quinta non ricordo – sul Piano sanitario, perché lei ha nominato altri dirigenti per il governo del dipartimento. Credo fosse anche una cosa estremamente condivisibile in attesa che le inchieste giudiziarie vadano avanti, ma non ha considerato che i dirigenti che ha rimosso sono gli stessi che hanno fatto parte del gruppo di lavoro che ha redatto il Piano sanitario che è giacente in Commissione. In una Commissione che non esiste attualmente, si tratta della Commissione sanità del Consiglio regionale. Anche rispetto a questo, allora, noi vorremmo sapere dal Presidente Loiero, dall’assessore, qual è l’intendimento del Governo regionale sul piano sanitario.
Noi non vogliamo fare come tanti colleghi della maggioranza che sono intervenuti e che hanno giocato allo scarica barile - come spesso si fa in questa Regione - senza rendersi conto che i cittadini non si appassionano alla rincorsa delle responsabilità. Siamo coscienti che ci sono responsabilità di tutte le parti politiche e di tutti i governi regionali nella gestione della sanità, ma avremmo voluto, davvero, partecipare assieme a voi, assumere qui in Consiglio regionale un impegno per dare alla Calabria uno strumento di programmazione del governo della salute di cui ha necessità. Voi non ci avete detto nulla di questo. Il Presidente Loiero si era impegnato ad approvare il Piano sanitario entro la fine di gennaio, ma ancora non ce ne traccia, non è cominciata nemmeno la fase delle audizioni delle categorie in Commissione.
Ebbene io
credo – concludo, Presidente – che la Calabria sia stanca di parole, sia stanca
delle parole della politica ed abbia invece necessità di una politica capace di
sostituire le parole con i fatti, a cominciare dall’approvazione di un Piano
sanitario rigoroso e coraggioso che dia davvero il senso di una nuova stagione.
Una stagione alla quale anche noi dalla opposizione vorremmo partecipare, ma
che, siamo convinti, questo Governo regionale non saprà inaugurare, un po’ per
deficienze in ordine alle competenze sul governo della sanità, un po’ anche
perché sono convinto – e lo dico in conclusione – che il livello di
delegittimazione a cui avete costretto le istituzioni calabresi in questi tre
anni è tale che a questo Governo regionale - anche se per ipotesi davvero si
volesse invertire la rotta - non sarà consentito, purtroppo di recuperare
questo deficit di sfiducia. Per cui, forse, anzi sicuramente, l’unico modo per
riconciliare i calabresi con le istituzioni della loro Regione è quello di
sciogliere il Consiglio regionale, di mettere fine ad una legislatura nata
male, proseguita peggio che rischia di portare le istituzioni lungo un piano
inclinato. Credo che questa sia una cosa che non può consentirsi né il
centro-destra né il centro-sinistra, ma soprattutto non possono consentirsi i
cittadini calabresi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Nicolò. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, l’argomento oggetto di discussione ha una certa
importanza ed io non pensavo che calasse la soglia di attenzione e si
registrasse in Aula un certo assenteismo, anche perché il dibattito è stato
chiesto da più parti e più volte invocato per aprire una discussione che la
Casa delle libertà, gli esponenti della opposizione, stasera hanno interpretato
con la massima responsabilità istituzionale. Altro che politica di scarica
barile! Il barile probabilmente lo scaricano gli amici della maggioranza,
quando tentando di additare delle responsabilità pregresse ai gestori della
politica che hanno diretto la sanità. Vero è che le responsabilità sono
ataviche, forse giustamente - come diceva qualche collega – appartengono e si
annidano nel regionalismo, ma è pur vero che vi sono delle responsabilità
politiche di questo governo. Non foss’altro per quella discontinuità invocata e
spesso praticata anche dall’interno, perché – vedete - l’assessore Lo Moro aveva
cominciato ad ambientarsi, ad interpretare il ruolo - io ho sempre capito
l’assessore Lo
Moro, sebbene mi sia occupato della materia fornendo un contributo
politicamente civile con interpellanze e interrogazioni, alle quali, però, –
adesso le posso citare – non è mai stata data risposta -, ma mentre stava
cominciando a capire i meccanismi, ecco la discontinuità del centro-sinistra,
viene sostituita dall’assessore Spaziante. Ma forse questo faceva parte di un
programma di turn-over dopo la prima
fase di legislatura. Una discontinuità che sicuramente creerà delle disfunzioni
oltre quelle che già esistono in questo contesto. Un contesto carente sia dal
punto di vista organizzativo che funzionale. Mi riferisco ai presidi ospedalieri.
Più volte ho tentato di richiamare l’attenzione del governo regionale.
Assessore Spaziante, la sua relazione stasera non è stata soddisfacente. Il suo
intervento è stato solo formale, io lo ho definito teorico. Ritengo che alle
cose dette si debba dare esecuzione e noi la attenderemo e riscontreremo nei
fatti e nella operosità di questo governo. Noi siamo disponibili - come ha
testé detto qualche mio collega in un suo intervento - a dare quel contributo,
quell’apporto costruttivo, positivo e democratico per quel confronto che spesso
voi avete chiesto, invece voi avete rifiutato la collaborazione che offrivamo
con gli strumenti che avevamo a disposizione. Il sottoscritto lo scorso anno
sollevava delle questioni afferenti al mondo, al settore, al pianeta della
sanità: segnalava le disfunzioni dell’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito,
disfunzioni di carattere strutturale e di carattere funzionale afferenti ai
servizi; evidenziava le disfunzioni riguardanti alcuni reparti degli “Ospedali
Riuniti” invitando l’assessore a fare un sopralluogo. Mi auguro che la
Commissione che si costituirà stasera interpreti seriamente il mandato rispetto
alla attività ispettiva e propositiva in merito ai problemi esistenti sia nei
presidi ospedalieri che nella sanità privata. Per non parlare poi del resto. Ho
letto che in una intervista il consigliere Adamo ha detto: “facciamo un
concorso per selezionare la classe dirigente”, bene, facciamo questo concorso
per fare una graduatoria. No, noi siamo per la meritocrazia, per le competenze.
E le competenze e la meritocrazia vanno ricercate attraverso procedure serie,
selezioni mirate per poter assegnare, in ruoli strategici, personale
qualificato. Il problema dei manager è un problema ormai conosciuto, discusso
ed affrontato. Con le dovute proporzioni, noi abbiamo anche i problemi
riguardanti gli operatori della sanità. Gli ultimi eventi luttuosi sono – come
diceva qualcuno – il frutto di selezioni che rispondono a logiche clientelari,
proprio perché la sanità è stata sempre politicizzata, perché risponde alle lobbies della politica. Noi oggi
dobbiamo avere il coraggio – noi, maggioranza ed opposizione – di assumere le
nostre responsabilità, di imprimere una svolta e di tagliare col passato,
indipendentemente da chi ha gestito la sanità 5, 10 o 20 anni fa. Il problema -
io ripeto - parte da lontano, può essere riconducibile al regionalismo, ma oggi
noi lo dobbiamo affrontare senza esimerci, con serietà e con un forte senso di
responsabilità istituzionale. Ci vuol coraggio per la scelta dei manager delle
Asl, quello che diceva l’onorevole Occhiuto rispetto alle dichiarazioni
dell’assessore Spaziante - ho sentito le dichiarazioni - è grave: va rimosso un
direttore generale che pone – soprattutto per il metodo – una questione
all’assessore rispetto ad una scelta. La questione va affrontata con scienza e
coscienza rispetto a dei criteri che devono determinare degli equilibri. Oggi
non ci sono equilibri perché non ci sono stati mai criteri. Allora noi - e lo
dico veramente con il cuore perché si tratta di un argomento sentito… Io ho
visitato gli ospedali ed ho sentito gli operatori della sanità ed i pazienti.
Ho posto all’attenzione un problema per il pronto soccorso di Reggio Calabria
(ho presentato, su questo, un emendamento che non è stato recepito) ed ho posto
anche altri problemi, non per una questione strumentale, ma per dare sempre
quel contributo, quell’apporto da una posizione nella quale noi ci sentiamo
responsabili dinanzi ai calabresi. Quindi, sarebbe opportuno che questo Consiglio,
stasera, assumesse una determinazione forte, chiara e precisa nei confronti di
un settore malato per il quale serve una terapia d’urto. Noi non possiamo non
essere sensibili, ma dobbiamo esser consequenziali e dimostrarlo con i fatti.
Ecco, qualcuno parlava delle Commissioni. Ma, cari colleghi, le Commissioni non
si riuniscono da tempo e sapete anche perché? È per caso colpa nostra se non si
riuniscono? È perché bisogna eleggere i Presidenti, è un problema tutto vostro,
all’interno della maggioranza. I processi sono stati frenati dalla formazione
del Partito democratico, da tutti gli eventi della politica che hanno
caratterizzato la nascita di nuovi soggetti all’interno del centro-sinistra. Ci
sono delle frizioni che hanno paralizzato l’attività istituzionale, è pur vero
- diciamocele queste cose -, i ritardi e le omissioni a che cosa sono
riconducibili? Il Piano sanitario perché non arriva in Aula? Ricordo che
all’epoca, lo scorso anno, l’assessore Lo Moro disse: “tra qualche mese discuteremo il
Piano sanitario in Aula”. Forse qualcuno ha messo i freni alla volontà
dell’assessore Lo
Moro di portarlo in Aula o, quanto meno, di discuterlo, di dibatterlo in
Commissione. Se ci sono ritardi qualcuno ha delle responsabilità, certamente
non l’opposizione che è disponibile a lavorare con voi in modo civile. Questo
dovete pur riconoscerlo. E’ inutile dire “cinque anni fa c’era Tizio e dieci
anni fa c’era Caio”. Stasera l’opposizione ha dato un forte esempio di civiltà
istituzionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Giamborino. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, anche io sono deluso – se posso usare questo aggettivo – dalla
scarsa eco che ha trovato in quest’Aula
- rispetto a come meritava - uno degli atavici problemi di questa terra
di Calabria: un dibattito afflosciato su se stesso, come se fossimo qui per
trattare una situazione normale. Ci troviamo invece, come tutti i calabresi
sanno – non solo i calabresi, purtroppo –, sotto la lente di ingrandimento dei
maggiori opinionisti del Paese. Ci troviamo a fronteggiare un disastro, una
emergenza, così come è stata anche definita dal Governo nazionale per poter
dichiarare lo stato di emergenza sanitaria, che, per alcuni aspetti – così
tento di entrare nel merito –, rappresenta una opportunità positiva se è vero
che attraverso questo strumento di imperio riusciremo a costruire i quattro
nuovi ospedali.
Vedo l’Aula,
signor Presidente, affaccendata in tutt’altro. Capisco che sia calata
l’attenzione, ma chiedo la possibilità di concludere in tre-quattro minuti il
mio pensiero. Io credo che uno dei problemi al quale tutti contribuiamo -
signor Presidente Loiero, la vedo attento e la ringrazio – sia questo clima, il
fatto che in quest’Aula non riusciamo a dare la solennità, la religiosità del
silenzio, impegno che come eletti del popolo avremmo.
Tuttavia
tentavo di dire che…
(Interruzione)
Signor
Presidente, chiedo di poter parlare.
PRESIDENTE
I colleghi
sono cortesemente pregati di prendere posto, se vogliono rimanere in Aula,
senza disturbare il collega che deve intervenire.
Grazie,
signor Presidente. Dicevo che sin dall’inizio della legislatura avevamo tentato
di denunciare questa situazione. Parliamo di Vibo Valentia solo perché ormai è
un caso eclatante e molto grave, ma quanto al resto della sanità calabrese,
come dimenticare, signor Presidente, che - le cronache giudiziarie ne hanno
ormai dato conferma - il collega ed amico, l’indimenticabile Franco Fortugno
probabilmente è morto anche a causa di questo problema atavico e di tutti gli
interessi che girano all’interno, intorno al mondo ed alla spesa della sanità.
Solo questo basterebbe per palesare quanto sia grave l’eredità che questo
Consiglio regionale e questo Governo hanno sulla loro pelle e sulle loro
responsabilità. Vede, signor Presidente, voglio solo tentare di affermare
alcune tracce in linea di principio, perché in 5-10 minuti non si può
sviluppare un tema.
Io penso che
la malasanità appartenga per intero alle responsabilità della politica. Cosa
diversa è invece la malamedicina che appartiene per intero alla responsabilità
del medico e del professionista. Se non faremo così, se non individueremo le
vere responsabilità, io credo che non risolveremo il problema. Altra cosa che voglio dire a chi ha la
responsabilità di governo, al Presidente Loiero e agli assessori, ma anche a
questo Consiglio: la Calabria ha la necessità di trovare il metro certo per
misurare il merito e questo lo troviamo solo se le regole saranno fissate da
noi a monte. Poi sì che potremmo dire, ad esempio, che i Nas che hanno fatto il
giro di quasi il 50 per cento degli ospedali di questo Paese, non della
Calabria, ed hanno trovato situazioni molto gravi come e quanto in Calabria.
Vede, signor Presidente, perché ho tentato di dir questo? Perché la sofferenza
parte da molto lontano, sì, appartiene, è gemella ed è figlia della storia del
regionalismo di questa Regione, ecco perché, e tutti sanno quanto io dico, per
la seconda volta non tento plagio culturale nei confronti del Presidente Loiero
o sconti. E come non apprezzare quindi
la filosofia che qui Pacenza ancora dopo 10 anni ha confermato.
La differenza
e l’attenzione tra il pubblico ed il privato. Noi siamo assolutamente liberali,
capiamo tutto, ma in questa direzione io devo dire che la sofferenza di Doris Lo Moro è stata
grande e va tenuta in forte considerazione, non va dispersa. La sanità privata,
per quel che mi riguarda, ha senso di insistere e di esistere perché è assai
utile, - è il meccanismo del nostro Paese, non è responsabilità nostra, non la
possiamo cancellare - ma è utile laddove riesce ad essere complementare e
sussidiaria rispetto alla sanità pubblica e non tenta di sostituirsi alla
stessa.
Quindi,
mentre io evidenziavo che – non me ne voglia nessuno, siamo consiglieri
regionali della Calabria – a Vibo
Valentia, signor assessore alla sanità, ancora oggi non è stata attivata la
risonanza magnetica, giustamente, si invocava per la sanità catanzarese –
grazie a Dio perché anche noi andiamo lì – la seconda Pet - che è uno
strumento, mi hanno riferito, molto avanzato, che si trova solo in
quattro-cinque posti in Italia -. E Vibo Valentia, città della povera e
dolcissima Federica Monteleone e di Eva è, attenzione, anche del brillantissimo
medico Catuogno, ucciso per mani di un assassino all’interno dell’ospedale
vibonese, ce ne siamo dimenticati? Io vorrei richiamare davvero tutti al
buonsenso e alla responsabilità vera, affinché non possa succedere a Vibo
Valentia - dove l’aria è davvero irrespirabile - che un altro povero medico -
come l’innocente ed incolpevole Catuogno - perda la vita perché ormai la
popolazione è disperata.
Un’altra cosa
vorrei dire, signor Presidente Loiero, per riaccendere la speranza e affidarla
nelle sue mani, a lei che è il capo di questo Esecutivo. Vede, lei mi insegna
dal punto di vista storico che Nerone è passato alla storia come colui che,
probabilmente, ha incendiato la città. Noi non siamo sicuri di questo, ma siamo
certi che la città fu data alla fiamme. Dopo, tuttavia, signor Presidente è
nata la Domus aurea, modello
urbanistico apprezzato ancora oggi dall’umanità intera. Ecco, probabilmente, il
fondo che la Calabria ha toccato in questa situazione, può essere paragonato a
quando i nostri contadini dopo la raccolta del grano incendiavano la cosiddetta
“restuccia” per far nascere un nuovo raccolto. Io vorrei che questa mia
esternazione e questo mio pensiero trovasse una eco interessata nell’intero
Consiglio e in chi ha la responsabilità di guidarlo. Vorrei invocare, signor Presidente, per questa terra una nuova
epifania, di cui davvero si sente il bisogno. Il tempo c’è. Speriamo che le
condizioni politiche ed il malaffare dei potentati economici, non sottopongano
ulteriormente questa terra martoriata al vilipendio e al saccheggio cui viene
sottoposta e che ci lascino lavorare davvero per costruire un futuro e
contribuire a questa nuova epifania. Concludo, signor Presidente, dicendo
semplicemente questo: a mio avviso, dobbiamo ripartire da quel servitore dello
Stato che è il prefetto Serra, che, giustamente, senza sconti per nessuno - e
così deve essere, venendo a Vibo Valentia –, dichiara pubblicamente ai
giornalisti, alla stampa e alla televisione, che la situazione è sì drammatica,
ma che tuttavia esistono, addirittura, a Vibo Valentia medici e reparti non solo
appassionati, ma che focalizzano l’attenzione del Paese. La neurologia vibonese
– io devo dirla questa cosa –, il primario del reparto è il Presidente
nazionale di neurologia ed il suo operato è apprezzato dal prefetto Serra.
(Interruzione)
Mi suggerisce
la collega più puntuale ed esperta, la dottoressa Lo Moro, che fa la trombolisi. A Vibo
Valentia si fa con successo la trombolisi. Io credo che il prefetto Serra - che
sicuramente non è (come lo sono io) amico di quel primario e che non è amico di
nessuno (perché è talmente in alto da poter disinteressarsi di questo) - dica questa cosa per riaccendere la
speranza, per dire che non tutto è perso e che bisogna ripartire
dall’esistente. Ma perché non dire onestamente che la sanità catanzarese
funziona - grazie a Dio - e che a Cosenza non siamo allo sbando come a Vibo
Valentia e che anche a Reggio Calabria
- quando ieri mi sono recato ad
aiutare un poveraccio - ho trovato un grande ematologo - di cui non ricordo il
nome ma lo ricorda sicuramente il collega Naccari - o grandi neurochirurghi.
C’è in questa Calabria tanta gente capace e all’avanguardia. Ripartiamo, signor
Presidente, dai calabresi e da questa capacità scientifica, ad esempio, il
professore Bruno Nardo, vibonese che opera - grazie a Dio - a Cosenza. Voglio
dire non è tutto perso e se non è perso, signor Presidente, l’ora non è mai
tarda. Oggi leggevo su un giornale che potrebbe essere stasera l’ora esatta da
cui far ripartire la Calabria, per dimostrare ai calabresi che non è vero, che
non meritiamo tutta questa antipatia, perché li amiamo e soffriamo insieme a
loro. Se ad oggi non siamo riusciti ad uscire dal tunnel è perché non ce
l’abbiamo fatta. Speriamo in futuro che l’Onnipotente ci dia davvero una mano -
e non è il caso di non invocarlo – per far uscire la Calabria da questo suo
tristissimo momento, del quale, probabilmente, siamo in parte responsabili, ma
sicuramente non volutamente. Grazie.
PRESIDENTE
Non essendoci
altri iscritti a parlare la parola va al Presidente Loiero.
Presidente,
colleghi, ho ascoltato con grande interesse la relazione dell’assessore
Spaziante e il dibattito che c’è stato e che reputo importante. Soprattutto, ho
apprezzato moltissimo il clima nel quale il confronto si è svolto. Devo dire
che non è sempre stato così, però sono confortato da questo dibattito, forse
perché il tema è cruciale per la nostra vita ed il nostro futuro, forse perché
gli ultimi fatti avvenuti hanno inciso nei sentimenti, nella fantasia di tanti
calabresi. Noi, in fondo, siamo anche detentori di umori che vengono da fuori,
di cui ci cibiamo e facciamo bene, perché dobbiamo tener conto di chi sta fuori
da quest’Aula. Dobbiamo sentirli ed avvertirli non solo a fini elettorali –
come, anche questo, è giusto che sia -, ma anche perché quegli umori spesso
possono guidarci nella giusta direzione. Il dibattito è sulla sanità, nervo
scoperto dei calabresi, dei meridionali, ma anche di tutti gli italiani. Vedete, io voglio cogliere la
parte altamente positiva della sanità italiana: il permettere a tante persone,
specie le meno abbienti, le famiglie che hanno difficoltà di usufruirne,
consegnando loro dei diritti. Questo è importantissimo, non tutti i Paesi hanno
un sistema come il nostro, che, se è vero che per molti versi è un
colabrodo, però si hanno dei principi e dei diritti, e questo è un vantaggio
incommensurabile rispetto a tutti gli altri. Questo è l’unico vanto, l’unico
dato su cui nel confronto, ad esempio, con gli Stati Uniti d’America noi
stravinciamo. Vi sarà capitato mille volte – quando qualcosa non va bene in
Italia – di dire “guardate come funziona bene in America, quella sì che è una
democrazia compiuta”. Pensate come, ad esempio, vengono puniti i potenti quando
sono presi con le mani nel sacco, anche per un peccato veniale. Da noi tutto
questo non avviene, diciamo la verità. Quella democrazia ti dà grandi
possibilità, grandi potenzialità, ma è abbastanza severa quando, magari, dici
una bugia alla opinione pubblica. Vedete, in tutti gli esempi, noi siamo sempre
perdenti nel raffronto con l’America, tranne la sanità, tema su cui noi abbiamo
un vantaggio da esibire al mondo. Qui la sanità è aperta a tutti e questa non è
una cosa di poco conto. Discende da una impalcatura costituzionale fortissima. Io
spesso ho ricordato - e mi fa piacere ricordarlo anche in questa occasione -
che il diritto alla salute, ad essere curati, discende dall’articolo 32 della
Costituzione che ritiene “fondamentale” tale diritto. Non uso un artificio
retorico, ma “fondamentale” è un aggettivo che la Costituzione usa una volta
sola. Chi ricorda il dibattito che ci fu nell’Assemblea costituente, ricorderà
che ci fu un impegno fortissimo di tutte le forze politiche, dei cattolici,
comunisti, socialisti, repubblicani. Questa universalità della salute magari
l’abbiamo realizzata con un po’ di ritardo, ma adesso è aperta a tutti. Certo,
sono diritti con cui gli italiani convivono e a cui hanno fatto l’abitudine.
Sono diritti che sono stati offerti agli italiani in un preciso tempo della
nostra storia, il dopoguerra, il 1947. Pensate quanto fosse alta la mortalità
infantile e il livello di analfabetismo in quell’anno. In quel momento,
l’Assemblea costituente capì quale era la direzione di marcia facendo la scelta
giusta, questo appartiene a tutti. E’ un patrimonio che è diventato di tutti ed
è importantissimo che sia così. Ora voglio dire perché sono preoccupato di quel
che è avvenuto in Calabria: perché avviene in un momento storico particolare,
in cui, ad esempio, ogni giorno accendendo la televisione vediamo quello che
succede in Campania con i rifiuti. E’ un dramma giornaliero che viviamo tutti
come meridionali e come italiani. Viviamo tutti la paura che inizia a
serpeggiare e che si diffonde dentro di noi: e se capita - qualcuno della
minoranza l’ha detto oggi, mi sembra il consigliere Senatore -? I rifiuti, che
sarà dei rifiuti nei prossimi giorni? Anche io tremo a questo pensiero, tanto è
vero che - saranno due mesi - facciamo riunioni ogni settimana. Negli ultimi
tempi a ritmo anche più forsennato, abbiamo fatto tre riunioni in questa
settimana e ne faremo un’altra lunedì. Questo perché ci poniamo con
responsabilità il problema di quello che potrebbe avvenire in Calabria. Ancora,
avete visto, in Sicilia, un altro dramma: il Presidente della Regione è stato
condannato. Voglio dire: i cittadini settentrionali, quelli che vivono nelle
regioni più prospere, più ricche, più floride, che contribuiscono con le
proprie risorse ad alimentare un fondo di cui noi disponiamo, qual è l’idea che
si fanno del sud? Con la classe dirigente che ha fallito a destra e a sinistra.
Almeno così appare all’esterno. Ebbene, l’idea è che il Mezzogiorno non sia più
difendibile da nessuno e un territorio indifendibile va alla deriva. Già!
Ditemi voi oggi chi parla più dell’antica, annosa e gloriosa questione
meridionale? Nessuno. Eppure sulla questione meridionale c’è stato un secolo di
dibattito. Ha attraversato tutte le forze politiche da Amendola a Sereni, a
Nenni, a De Gasperi (che era trentino), a La Malfa, tutti. Ricordo che anche
Almirante quando veniva nelle piazze il primo tema che trattava era proprio
quello della questione meridionale. Un tema che metteva insieme tutti quanti,
portava, per un momento, il Paese all’unità. Oggi, se uno andasse in Aula – non
qui, perché siamo in Calabria – al Senato o alla Camera e parlasse di questione
meridionale sarebbe segnato a dito. Guardate, non solo dalla Lega, ma anche
dalla sinistra colta. Ve lo dico perché ho vissuto sulla mia pelle tutto
questo. Allora se avviene questo, io temo molto i prossimi anni e vi dico con
franchezza – ormai possiamo dircele qui queste cose –: si dice che si andrà a
votare ed i sondaggi dicono che non vincerà il centro-sinistra, mi dispiacerà
se vincerà il centro-destra…
(Interruzione)
Scusate, mi
dispiace soprattutto perché sono convinto che il primo progetto di legge che
sarà votato sarà quello sul federalismo fiscale e ci ucciderà.
(Interruzione)
Lo dico
perché la spinta sarà fortissima. State attenti, io sono convinto che Fini,
Casini resisteranno uno-tre mesi come hanno fatto rispetto alla riforma
costituzionale del centro-destra: hanno resistito per sei mesi o un anno, ma
alla fine è stata approvata. Naturalmente c’è stato il referendum, ma in questo
non ci sarebbe. Allora, vedete, io sono molto preoccupato dal fatto che questo
sud non sia più difendibile. Intendiamoci: dicendo questo non dico che la
classe dirigente meridionale non abbia torti, ci sono grandissime le colpe, le
abbiamo tutti quanti, perché soprattutto – diciamo la verità – la classe
dirigente politica non è all’altezza di 20-30 anni fa. Noi tutti non siamo
all’altezza della classe dirigente che ci ha preceduto. Tutto quello che si
legge oggi sul Mezzogiorno non si leggeva 30 anni fa. Sarebbe inimmaginabile e
surreale che, come è avvenuto qui a Reggio Calabria, a Piazza Italia nel 1977,
scendessero in piazza tutti i sindacati con 50 mila persone sotto un cartello
gigantesco che inneggiava “Nord e Sud uniti nella lotta”. Sarebbe immaginabile
oggi?
Io sono
preoccupato di tutto questo. Mi direte, ma questo non c’entra col nostro
dibattito: no, è la premessa. Perché vedete se in un Paese, oggi, tre regioni
sono dichiarate completamente perse sotto un certo aspetto, perché - se è vero
- un lavoro del Censis di qualche tempo fa afferma che 13 milioni di persone
tra Puglia, Calabria, Sicilia e Campania - cioè il 77 per cento della
popolazione - hanno a che fare con la criminalità o perché subiscono un
oltraggio, una intimidazione o perché protagonisti di quel mondo, allora è chiaro
che è il territorio che si perde. Ora voglio dire: in questo clima abbiamo
fatto dei dibattiti in questo Consiglio, ma vi rendete conto che – io non ho
esperienza del passato – in questa legislatura spesso - un po’ perché siamo
stati colpiti dalla morte del povero Fortugno - più che di sviluppo abbiamo
parlato di omicidi, di criminalità. Ma pensate che questo sia tema nostro?
Questo può essere il tema di una giornata in un anno, ma noi siamo stati
costretti a parlare proprio di omicidi e di sangue. E’ chiaro che tutto questo
finisce per tarparci le ali, per bloccarci. Certo, poi c’è anche il problema di
una stampa che non ci ama – lo abbiamo detto
mille volte –, che preferisce la notizia negativa, perché purtroppo
questa è la legge del mercato, che è estremamente crudele e per cui le
positività, poi, si disperdono in mille rivoli. Ma questa è la realtà con cui
dobbiamo fare i conti. Per questo io oggi, pur nella tragedia che viviamo
tutti, sono stato contento, perché queste cose che avvengono non colpiscono una
parte, ma tutti noi e io ho avvertito qui dentro questo sentimento comune.
Sappiamo che c’è questo problema grande, la sanità dobbiamo cominciare a
rispettarla più di come facciamo, tutti quanti, nel centro-sinistra e nel
centro-destra. Dobbiamo dare davvero una sanità alla Calabria, non dobbiamo
considerarla solo la nostra Fiat dove portare il portantino o il medico amico o
compagnia bella. Se lo abbiamo fatto in passato, oggi non possiamo far più
questo. Io sono consapevole di tutto, tanto è vero che non faccio una battaglia
al centro-destra su questo tema, anche se ha colpe per i 10 anni passati, come
ne avremo anche noi e di più forse ne accumuleremo nel prosieguo della
legislatura. Io dico che la sanità è nata distorta in Calabria con il regionalismo.
Le emergenze si sono bloccate e si sono costruiti equilibri nel nome
dell’emergenza che poi è diventato molto complicato rompere. C’è una rigidità
terribile. Quando vai a toccare un ganglio, neanche nevralgico, della vita
della sanità ti scontri con forze che non sai nemmeno da dove arrivano. Una
violenza indicibile. Ve lo dico: l’ha subito la Lo Moro, l’ho subita io, ma la subirà anche
l’assessore Spaziante, la subiremo tutti quanti.
Il nostro
sforzo deve essere invece per ribellarci a questo giogo e immaginare che i
piccoli-grandi feudi politici non possano essere costruiti sulla sanità.
Vedete, io non dico solo che nella sanità si aggroviglia la grande, la piccola
criminalità, ma una infinita serie di comitati di affari che spesso non
permette di vivere perché diventa asfissiante. Pensate per un attimo al fatto
che, per esempio, anche il discorso dei fitti - che mi pare facesse il consigliere Senatore e qualcun altro -
diventa complicatissimo una volta che si è stabilito il canone, perché ogni cosa
che tocchi c’è una reazione inconsulta e spesso violentissima. Bene. Tutto
questo costituisce un problema tanto grande che è un miracolo il fatto che
resistano in questo settore alcune eccellenze - perché da noi ci sono alcune
eccellenze che naturalmente spariscono in questo vortice, si dileguano. Eppure
ci sono ed è un miracolo che resistano.
Diciamo la
verità, non è che negli anni passati non ci siano state morti sospette in
questo territorio, ce ne sono state parecchie, ma un po’ per l’età, un po’ perché
la stampa era distratta, un po’ perché non erano giovani vite, spesso questo è
avvenuto nel silenzio generale, nella indifferenza. Tanto è vero che, come
avete visto, adesso che sono morti questi giovani, questi ragazzi c’è stato
qualcuno che ha detto: “io due anni fa ho perso un nonno, uno zio, vogliamo
vederci chiaro”. E’ così. Su queste cose siamo stati particolarmente sfortunati
perché sono scomparse giovani vite…
(Interruzione)
….anche a
Pavia. La mala sanità c’è dappertutto. Io per difendermi in un dibattito mi ero
portato – preso da Internet – tutto quello che era successo nel Paese, cose
addirittura più eclatanti delle nostre, però non vi può sfuggire che se succede
da noi ha un clamore maggiore diventando indifendibile. Come ho detto spesso in
quest’Aula, è qui che sembrano concentrarsi tutte le negatività e le passività
del mondo. Anche il fatto che chi va a dirigere un settore come la sanità si
trova a gestire ogni giorno l’emergenza, in un settore in cui la programmazione
è tutto, magari si è presi diciotto ore dall’emergenza. Io ho visto i primi
giorni dell’assessore Spaziante - così come ho visto i primi giorni dell’allora
assessore Lo Moro
- ed ho detto: non possiamo impostare la cosa così - specie quando
stavamo insieme e mi ci impegnavo anche io. Ma vedevo che non aveva il tempo di
pensare, eppure lui nasce programmatore. Non riesce a fare la programmazione,
perché l’emergenza lo preme, lo aduggia, lo comprime, è un problema. Allora io
cosa dico? Se ci sono davvero queste incrostazioni profonde, nelle As - ci sono e le abbiamo viste -, nelle strutture dipartimentali, una cosa
molto semplice: - mi rendo conto che abbiamo adottato come Giunta un
provvedimento che non è usuale, che non è consueto in Calabria, abbiamo fatto
una fatica del diavolo - quei dirigenti di settore li abbiamo dislocati in
altri dipartimenti. Io non penso che nessuno di loro meritasse di andare a
lavorare da un’altra parte. E’ sembrata una punizione, ma non è così, non
l’abbiamo vissuta così. Ma come pensate che potevamo reagire davanti alla
opinione pubblica, davanti a quello che si è visto e che abbiamo letto? Sono
persone che hanno lavorato accanto a noi e che noi abbiamo difeso e che ci
hanno difeso a loro volta, però non regge più rispetto ad una opinione pubblica
che diventa giorno dopo giorno impetuosa nei confronti della Regione. Abbiamo
dovuto farlo, tanto è vero che, pur con tutto quel che è uscito fuori, non ci
sono state schegge particolari che hanno colpito, perché hanno visto che la
reazione è stata pronta. Lo dico non a nostro merito. Non c’era altro da fare.
Però, vedete, anche qui, dopo aver detto tutto il bene del mondo anche della
nostra struttura burocratica - perché
ci sono quelli che lavorano davvero e magari
sono quelli più penalizzati - in un territorio come il nostro dove, per
esempio, un alto burocrate – non voglio che “burocrate” appaia come una brutta
parola, ma per capire la figura e il profilo – diventa detentore di un
patrimonio di un conoscenze, che rimane patrimonio esclusivo nel senso che non
viene tramandato ad una squadra, è un problema. Noi ci troviamo da trent’anni
con un signore che faceva il bilancio ai tempi di Ferrara e Pujia ed era
indispensabile, se si ammalava non si poteva andare avanti, oggi dopo tanti
anni abbiamo lo stesso problema. Ma è possibile questo? Lo stesso è venuto in
sanità: ci sono quattro-cinque persone detentrici di conoscenze, di saperi
esclusivi che non vengono tramandati perché quello è il loro potere. Io non ce
l’ho con loro perché spesso sono decisivi nell’aiuto che hanno dato su Roma,
alla Calabria, ma il sistema non va così. Dobbiamo cambiare, certo. Forse
arrancheremo il passo nel momento in cui avremo bisogno di accelerare, ma
dobbiamo farlo. Di questo io sono del tutto contento. Guardate poi, io alla fine
farò una proposta, almeno sulla sanità dobbiamo fare le cose insieme ed io ve
lo dico davvero col cuore in mano. Io accolgo l’invito che è venuto in forma
così vibrante oggi da voi e da tutti quelli che hanno parlato. Dobbiamo fare
un’agenzia? Facciamola, pensiamoci. Siamo qui noi, veramente, i padroni del
nostro destino. Altrove hanno fatto l’agenzia. Io ero contrario, una volta me
lo propose l’assessore alla sanità e risposi “ non ci penso all’agenzia”, ma
oggi, dopo tutto quel che è successo, prendiamolo in considerazione. Io non
prendo in considerazione anche l’idea dell’autorità indipendente di cui parla
Marini, ma nella sanità forse ci vuole, non solo in Calabria, ma anche in
Piemonte.
Vedete, poi,
vi voglio dire anche sulla scelta. Hanno fatto scandalo, per esempio, i due
nominati dalla Giunta. Uno era stato scelto sette giorni prima ed è stato
mandato agli arresti domiciliari perché aveva fatto, sicuramente, qualcosa che
non poteva fare. Voglio dire che io non ho scelto, né la Giunta ha scelto, a cuor
leggero quegli uomini. Quando - per dirla con nome e cognome senza infingimenti
- abbiamo scelto Morabito, lo abbiamo fatto con il consenso, io mai ho trovato
una città ed un provincia così coralmente disponibili come verso Morabito. E
non solo la città, tanto è vero che subito dopo l’arresto c’è stato stupore da
parte della stampa. Io vi voglio dire – lo voglio dire agli amici di An – che
ho letto una dichiarazione del sindaco di Reggio Calabria che scrive: “una
bella soddisfazione per i reggini la nomina di Pietro Morabito quale direttore
generale dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro”. Questo lo afferma il
sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, e poi dice: “un professionista
apprezzato”… Può capitare ed in questo obiettivamente possiamo sbagliarci.
Qualcuno di voi ha detto, più di qualcuno, ad esempio, il consigliere Abramo -
che non vedo - dice: “nella mia azienda
non ci verrebbe”…
Certo che non
ci verrebbe nella tua azienda, però state attenti. Noi scegliamo su un elenco e
abbiamo voluto la Commissione che, ci crediate o no, ha fatto davvero un buon
lavoro. E poi voglio rispondere anche al Presidente Borrello, mi sembra che
lui…
(Interruzione)
No, sulla
scelta di Apicella perché non voglio avere infingimenti su questa cosa.
Guardate che
non è facile. La Regione Calabria non è oggi un territorio attrattivo,
specialmente in sanità dove c’è stato anche un omicidio eccellente. La gente
non viene volentieri qui. Mi dite perché dovrebbe venire? Se viene qualcuno da
Bologna dopo aver preso tante informazioni, magari c’è un richiamo sentimentale
o una esperienza fatta in trincea come fanno i medici, spesso capita così. Non
vengono volentieri. Tu dici: scegli il
meglio nella mia azienda. No, è un’altra cosa, è difficilissima e in quella Commissione
che abbiamo costituito, non abbiamo voluto solo che fossero valutati i
curriculum, ma abbiamo detto: chiamateli e vedete quali sono le motivazioni che
li spingono in Calabria. Vedete se c’è il trucco dietro quella domanda. Ma
detto questo, possiamo sbagliare e risbagliare. Se avete una idea diversa sulla
scelta dei manager tiratela fuori, noi siamo pronti a recepirla se è giusta. Su
questo non vogliamo accapigliarci su tutto ma non su questo. Un’altra cosa: il
28 febbraio noi avremo un piano per le emergenze, quello su cui ha lavorato il
professor Romeo. L’ho sentito oggi e ve lo voglio preannunciare. Io non l’ho
visto, lui è un grande professionista e mi dice: “noi Calabria” – perché lui si
sente motivato in questo,come corregionale con un rispetto ed uno sguardo fisso
alle proprie radici, alla propria storia – “avremo un piano che potrebbe essere
il migliore in Italia. Ho fatto tesoro di tutti gli errori compiuti nelle altre
regioni ed ho messo un supplemento di passione e di amore per far questo lavoro”.
Lo avremo il 28 febbraio, probabilmente verrà anche il senatore Marini, faremo
una conferenza stampa e invito tutti voi fin da ora ad esserci, perché quello è
un cambio di passo non irrilevante per la nostra Regione. La grande serie di
morti è avvenuta proprio per questo, perché noi abbiamo un rapporto con il
territorio che è difficile, perché l’orografia di questo territorio ci
impedisce spostamenti veloci. Poi abbiamo anche gli ospedali - lo sappiamo, lo
ha detto mille volte l’ex assessore Lo Moro, lo dico anche io e lo ripeterà
l’assessore Spaziante -, abbiamo certi ospedali che sono strutture di vita, ma
la maggior parte che sono strutture di morte. Vedete, quando un ospedale viene
esaminato dai Nas voi notate l’obsolescenza, l’umidità, le pareti cadenti,
questo davvero ci mette vicino al raffronto con il terzo mondo con il quale
però perdiamo perché lì spesso hanno gli ospedali da campo. Allora state
attenti su questo. Ecco chiudo davvero perché mi rendo conto di essermi
dilungato. Noi investiremo una cifra enorme, approfittando anche del fatto che
sull’articolo 20 voi non avete speso nella passata legislatura che pochissimi
milioni di euro. Siamo riusciti a raggranellare una cifra in attesa dei quattro
ospedali, di avere un piano sulla formazione, sulla tecnologia, sulla
diagnostica imponente. Certo, queste cose non si possono fare in tre giorni, su
questo dobbiamo avere pazienza, però c’è questo impegno forte. Poi la battaglia
delle battaglie che è quella del piano sanitario. Anche su questo voglio dire
una cosa e fare alla fine una proposta. Io vorrei davvero che il piano
sanitario fosse il prodotto di un lavoro fecondo da fare insieme. Su questo non
dobbiamo, però, impiegare tempi lenti, perché una assemblea ha tempi
lunghissimi. Poi ne parlerò anche con il Presidente Bova in maniera più
articolata, ma vorrei per il Piano sanitario, per dare forza, solennità,
impegno e celerità, che noi ci potessimo riunire, sia come Commissione che come Assemblea, in sedute
giornaliere per dare il segno che insieme vogliamo costruire cose importanti
per i calabresi
e per le generazioni che verranno. Bisogna apportare modifiche naturalmente,
abbiamo un assetto che ha una compatibilità economica prima che altro e noi
siamo pronti a confrontarci. Lasciamo stare il discorso della difesa del
territorio, ho detto ad alcuni amici della minoranza che possiamo cambiare lo
Statuto, la legge elettorale, io immagino che davvero si possa vedere una
Calabria maggiormente protesa verso la sua unità. Spesso siamo costretti a difendere
il nostro campanile, se noi cambiassimo un po’ la legge elettorale e
trasformassimo il listino con una preferenza, con un voto su tutto intero il
territorio forse avremo un afflato più solidale, più forte, più unitario. Lo
dico così, magari dico una sciocchezza, ma noi dobbiamo puntare all’unità. Io
dico che la vera grande scommessa è questa qui: fare insieme un Piano sanitario
e vedere quali possano essere gli strumenti per far diventare in Calabria
impermeabile quell’organismo sanitario
che oggi è minacciato da tutte le parti. Allora, se c’è la disponibilità che io
e che tutta l’Aula abbiamo colto oggi, immagino si possa fare insieme un pezzo
di strada importante. Accolgo tutta la disponibilità, che mi ha anche
emotivamente coinvolto in quest’Aula oggi, per dire che su questo c’è un
impegno d’onore.
La
discussione sul primo punto è conclusa.
Prima di passare al secondo punto la parola va all’assessore Incarnato per una dichiarazione all’Aula.
Per
una comunicazione all’Aula
Presidente ho chiesto la parola perché ritengo
doveroso fare una informativa all’Aula in quanto in questi giorni si è detto
che la Giunta regionale avrebbe chiesto oggi
in sede di seduta del Consiglio l’inserimento all’ordine del giorno di un punto che riguarda la
Sorical Spa.
L’informativa
che intendo rendere è la seguente, Presidente.
A noi è pervenuta una proposta formulata in data 11 dicembre 2007 da parte del consiglio di amministrazione
della Sorical in cui si chiede l’autorizzazione alla Regione per l’ingresso di
un nuovo socio denominato F2-I che è il nuovo fondo nazionale
per le infrastrutture.
Il nuovo
socio andrebbe ad acquisire un’azione per il 15,50 per cento sottratto chiaramente
ad “Acque di Calabria” che oggi conta il 46,50
per
cento della società e quindi “Acque di Calabria”
scenderebbe al 31 per cento.
Questa
richiesta fatta alla Regione ha dei tempi, perché l’articolo 15 dell’accordo
integrativo della convenzione Sorical prevede che entro 60 giorni la Regione debba
esprimere il parere oppure respingere la proposta motivata.
Rispetto a
questa proposta la Giunta regionale, prima
attraverso gli uffici e le opportune informazioni, su questo ha espresso una
serie di perplessità che
lo stesso Presidente ha poi annunciato sulla
stampa in ordine a questa proposta che presentava delle difficoltà, proposta
che prevede un piano industriale che è presupposto per il quale il fondo nazionale, che è un raggruppamento di banche
compresa Cassa depositi e prestiti, avrebbe accettato l’ingresso in una
società attraverso l’approssimazione industriale.
Come tutti
voi sapete questo governo si sta impegnando
moltissimo nel campo delle acque e sapete che in questo campo ci sono state in
questi anni una serie di frammentazioni e di interferenze.
Sapete che la
Sorical è una società che ha una convenzione trentennale stipulata nel 2004.
Noi avevamo
pensato – è un nostro obiettivo – di ridurre
al minimo la quota privata e di aumentare i capitali pubblici.
Chiaramente
tutto questo in un percorso che vedeva l’efficientamento del servizio e la possibilità di poter dare ai cittadini una garanzia
sulla tariffa.
Il piano ha
delle complessità, ma voglio aggiungere che la Giunta
in sede di discussione avendo espresso molte difficoltà in ordine all’approvazione,
ha ritenuto utile ed opportuno portare al vaglio del Consiglio
questa proposta per la valutazione e per la discussione. Oggi avremmo chiesto
l’inserimento all’ordine del giorno.
La novità sta
che stamattina il consiglio di amministrazione della Sorical si è riunito
per eleggere il nuovo amministratore delegato e per formulare una sorta di
pausa di riflessione su questo progetto rivedendo la deliberazione che prevede
la proposta.
Credo quindi
che – ed ecco perché l’informativa corretta che ritengo giusta ed opportuna –
Sorical, in sostanza, sospenda la proposta. E quindi i termini della scadenza
dei 60 giorni da oggi si interrompono. Per cui a questo punto, ritengo, non ci
sia più la necessità di chiedere l’inserimento all’ordine
del giorno atteso che la Sorical ha sospeso la procedura, per cui sarà oggetto di discussione ulteriore ma
chiaramente il Consiglio ne sarà informato.
Grazie.
Ha chiesto di parlare l’assessore all’agricoltura per una
informativa altrettanto breve, mi auguro. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, io vorrei chiedere di inserire all’ordine del giorno di questa seduta due
provvedimenti.
Un
provvedimento amministrativo che è un protocollo di collaborazione tra il
Trentino e la Calabria, il quale per via dello
Statuto ha bisogno di una presa
d’atto del Consiglio regionale. Poi un disegno di legge, il numero 216, che
riguarda il regime di deroga previsto dall’articolo 6 per gli uccelli
selvatici.
Abbiamo avuto una nota di una
riunione del 28 gennaio che contesta il fatto che la Calabria ancora non ha
provveduto a predisporre, ad approvare un progetto di legge che riguardi questa
direttiva Cee che è la numero 79/409
della Unione europea.
Si tratta di fare questo adempimento con ogni
possibile fretta per evitare di finire in infrazione comunitaria. Grazie.
Assessore Pirillo, di che si tratta?
Abbiamo
approvato una deliberazione con un progetto di legge
che abbiamo mandato qui che riguarda il regime di deroga all’articolo 9. Cioè
il prelievo di uccelli selvatici per stabilire con progetto
di legge quando e come è possibile fare il prelievo.
Dobbiamo fare
la legge per evitare di cadere in infrazione comunitaria.
Di fatti
nell’articolo 1 viene ripreso il regolamento Cee. Con l’articolo 2 prevediamo
quali sono le norme. L’articolo 3 riguarda il contenuto delle procedure.
L’articolo 4 è invece specificatamente l’articolo col quale viene stabilito
quali sono i prelievi venatori in deroga.
So che tu sei
cacciatore, pertanto, conosci le problematiche. Vengono fissati gli orari, i
giorni, le schede di monitoraggio che vanno rilasciate dalla Provincia e
inviate poi alla Regione. Ovviamente tutto
sotto il controllo dell’istituto nazionale
della fauna selvatica.
Questo disegno di legge è urgente per
evitare di cadere – come ho detto prima – in infrazione comunitaria. Grazie.
Antonio PIZZINI
Assessore, lo possiamo far inserire all’ordine del giorno della prossima seduta?
Mario PIRILLO, assessore all’agricoltura e foreste
I servizi
della Commissione nel corso della riunione
“Pacchetto ambiente” svoltosi il 28 gennaio hanno lamentato la mancata adozione
da parte di alcune Regioni – tre per la precisione –, tra cui la Calabria,
della normativa di recepimento dell’articolo 9 della direttiva 79/409.
Hanno
pertanto riferito che “…nel perdurare di questa situazione saranno costretti a
presentare ricorso già deciso a marzo scorso. Capirà che il Governo
italiano dopo gli sforzi compiuti per conformarsi alla richiesta della
Commissione non vuole rischiare una sentenza alla Corte giustizia a causa di
poche Regioni inadempienti. Prego pertanto di voler sottoporre la questione
all’amministrazione regionale per farmi conoscere le determinazioni che
l’assessore…”.
Cioè,
Tonino, io non ho nessun problema. Se il Consiglio regionale ritiene che
dobbiamo approfondire – anche se non mi pare che ci sia nulla da approfondire –
se lo vuole fare alla prossima riunione, io devo dirvi che c’è questo rischio
che corriamo sulla base della determinazione che mi hanno…
D’altra
parte il Consiglio regionale non si è mai riunito, i 45 giorni sono passati ed
io mi rimetto alla volontà del Consiglio pur sottolineando…
(Interruzione)
No, è l’approvazione
di un disegno di legge che io ho fatto ma che ricalca ovviamente la direttiva
della Unione europea.
Se il
Consiglio regionale si determina diversamente, io non posso che adeguarmi.
PRESIDENTE
C’è una
proposta…
Ritiro la
richiesta di rinvio, ma mi pare che obiettivamente i termini siano molto
ristretti. Si rischia, qualora si dovesse convocare una seduta in tempi molto
lunghi, di incorrere in quello che l’assessore
Pirillo ha detto. Pertanto per me nulla osta a procedere.
Io ho una
esigenza, Presidente. Mi pare che stasera noi
completiamo il lavoro delle Commissioni e quindi penso di inviarlo immediatamente alla Commissione competente con l’impegno che lo
sciogliamo in questo momento.
Se così dovesse essere, pronuncio il mio voto di
astensione.
Allora assessore, l’onorevole Guagliardi
propone il rinvio alla competente Commissione
per una rapida approvazione. Va bene?
Allora
andiamo al punto due all’ordine del giorno che
recita: “Proposta di Legge n. 256/8^ di
iniziativa dei Consiglieri Giamborino, Guagliardi, Gentile, Crea, Borrello, La
Rupa, Cherubino, Racco recante: “Istituzione di una Commissione speciale
conoscitiva sullo stato della Sanità in Calabria”.
L’onorevole Borrello, relatore, ha facoltà di svolgere la
relazione.
Presidente, mi pare chela proposta si illustri da
sé. C’è poco da relazionare rispetto alla esigenza che si è avvertita da parte
dei proponenti di istituire questa Commissione
per una attività cognitiva rispetto allo stato di salute in Calabria.
Pertanto i
quattro articoli sostanzialmente demandano alla stessa, tra l’altro assegnando
un termine non superiore ai 45 giorni di fare il lavoro
ricognitivo di cui si diceva prima.
E’ composta
da 5 consiglieri regionali, di cui tre
appartenenti a maggioranza e due appartenenti
ai gruppi di minoranza.
PRESIDENTE
Sulla
relazione per un breve intervento ha chiesto di
parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, ho presentato a tal proposito degli
emendamenti che verosimilmente ritiro, accompagnando questo ritiro con una
riflessione che desidererei sottoporre alla vostra attenzione.
Sarò
brevissimo, Presidente.
Dal 14
dicembre ad oggi sono passati 48 giorni ma è successo di tutto e di più. E siccome
è successo di tutto e di più e sono state evidenziate le crisi del sistema sanitario, è stato evidenziato il modo di operare
delle strutture, c’è il superprefetto Serra che opera, siccome è cambiato
moltissimo in appena 48 giorni, io credo – ed esprimo qui il mio voto contrario
al progetto di legge – che rischieremo, con
molta umiltà, di applicare un piccolo, vecchio e grande principio. Cioè dopo
aver parlato per tutta la serata di sanità,
con la proposta e l’approvazione del progetto di
legge rischieremmo di applicare il principio che dove finisce la ragione
incomincia la politica.
Vorremmo
evitare proprio questo, grazie. Ritiro gli emendamenti e voto in modo
contrario.
PRESIDENTE
Pongo in
votazione l’articolo 1…
Volevo dire, Presidente, che la funzione di questa Commissione è compresa in una sola parola che
significa tutto e niente, azione conoscitiva.
Non vogliamo,
eventualmente, stabilire meglio quali sono le funzioni della Commissione? Perché che significato ha? Azione
conoscitiva, onorevole Borrello? Significa
tutto e niente.
(Interruzione)
L’attività
ricognitiva delle Commissioni consiliari è già
prevista nel Regolamento.
In ogni caso, l’idea dei proponenti, ma credo anche che si
evinca dallo stesso articolato, è quella di conoscere da parte del Consiglio
regionale o di una rappresentanza del Consiglio lo stato dell’arte della sanità
calabrese.
Non penso ci sia niente di particolare rispetto ad una
esigenza che tutti abbiamo avvertito, di cui tutti abbiamo discusso questa sera
per diverse ore.
Oggi porre un interrogativo sulla esigenza o meno mi pare
oltremodo superfluo tenendo conto che sia nell’ottica dei richiedenti, è
legittimo ed opportuno che il Consiglio regionale si renda conto, direttamente e non attraverso la stampa, di quel
che succede nella sanità calabrese.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo
complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Abbiamo
poi, presentata dai colleghi Adamo, Borrello la Proposta di provvedimento amministrativo numero 275/8^, recante:
“Introduzione dell'art. 25 ter al Regolamento interno del Consiglio regionale”.
Si tratta della norma antitrasformismo…
Presidente, qual è il punto all’ordine
del giorno?
PRESIDENTE
All’ordine del giorno era de facto già alla passata riunione e già considerato tale perché
avevamo già concordato come da Conferenza
dei Presidenti di portarlo…
…oggetto di
modifica del Regolamento? Cioè l’argomento che è oggetto di discussione qual è?
(Interruzione)
Chi sono i
presentatori, Presidente?
(Interruzione)
Presidente, quella che è la proposta di introduzione
di questo articolo 25 del Regolamento credo che sia di una evidenza estrema per
cui non c’è da relazionare granché, salvo che non ci siano interventi nel
merito della questione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha
facoltà.
Presidente, su questo articolo intanto c’è da
definire qualcosa, anche se poi c’è un discorso più generale che non mi trova
d’accordo.
Questo
riguarda il significato di “abbandoni e/o confluisca in altra e diversa coalizione”.
Ora
ammettiamo l’ipotesi che il mio gruppo politico per una scelta politica decida
di non accettare, di non essere più in questa maggioranza,
decida di rivendicare una propria autonomia rispetto alla maggioranza e non
passa di là, significa anche questo abbandono della coalizione? Vogliamo capire
questo perché può capitare con qualsiasi formazione politica.
Secondo, dico questo perché noi siamo con questo
adempimento nella piena esplicitazione del consolidamento del sistema bipolare
che, come stiamo vedendo in questi giorni, è putrefatto ed entra in crisi.
Anzi dovrebbe partire dalle Regioni che rappresentano la
summa della crisi della putrefazione del sistema bipolare, una inversione che
non vada in questa direzione per cui, Presidente, dopo aver capito cosa
significhi abbandono di una coalizione o passaggio da una parte…, io mi
esprimerò sul voto.
Ma invito ad un maggiore approfondimento di questa modifica
dell’articolo 25 ter ad altra data.
Onorevole
Guagliardi, visto che ha posto un quesito – sono uno dei proponenti – vorrei
dire che il senso di questo emendamento, di questa introduzione dell’articolo
25 ter, riguarda la funzione di secondo livello,
cioè l’incarico di secondo livello che viene
ad esercitarsi da parte di una coalizione perché quella coalizione lo ha eletto
a quella funzione di secondo livello. Voglio dire nel
momento in cui quel consigliere
o quei consiglieri investiti di questa funzione, cambiano o coalizione o
addirittura abbandonano la stessa coalizione, è evidentemente una conseguenza
logica e politica che perde il requisito dell’incarico di secondo livello. Questo è.
Io come
gruppo di Rifondazione
comunista, credo che questo emendamento vada modificato. Perché, vedete,
Presidente e proponente, la Costituzione
del Portogallo che non è nota a molti, è molto stringente. Dice che quando un
deputato eletto nelle file di un partito politico se ne va dal partito, decade
addirittura dal Parlamento.
Ma noi qui
non siamo in questa condizione. Qui, per esempio, se un partito politico nella
sua autonomia decide non di cambiare schieramento – perché non passa dalla
sinistra alla destra – ma di cambiare atteggiamento verso la coalizione, non
credo che questo atteggiamento possa essere incluso nella ratio di questa norma.
Io non credo
che… o comunque se voi lo volete fare io credo sia un fatto che non è
accettabile.
Potrei
accettare questo emendamento solo se uno cambia partito e cambia da destra a
sinistra e viceversa. Non lo condivido ma in questo caso potrei capire la ratio. Ma in altri casi…, e su questo
vorrei una spiegazione, una conferma di quel che ho detto e vorrei la chiarezza
perché sennò questo emendamento mi sembra molto interpretabile.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Per favore,
interventi veloci.
Presidente, interventi veloci perché contesto totalmente questo articolo 25 ter perché non ha il senso non solo del contenuto logico
che la fisiologia della politica impone, ma fra l’altro credo che violi anche
il diritto costituzionale degli eletti.
Qui si pone
un vincolo di mandato laddove il consigliere ineletto non ha vincoli di
mandato. Poi lei mi può parlare di secondo, terzo, quarto e quinto livello e questo è un primo aspetto.
Un secondo
aspetto velocissimo è che viviamo oggi in una realtà sociale e politica dove la
composizione e la scomposizione delle parti politiche sono così violente e
repentine. Dove nessuno di noi sa di nascere in un modo e di morire in un
altro. Qui ci ritroviamo dalla sera alla mattina a dover rinnovare gli organi.
Le faccio un
esempio banale, il mio partito, la mia componente politica in questo momento
sta subendo una scissione interna con due autorevoli rappresentanti: Baccini e
Tabacci.
Se io domani
decido di seguire uno dei due e non stare nella Udc di Casini dove io sono
stato eletto come partito, mi ritroverei in una condizione che rientra – pur
mantenendo la coerenza della coalizione -… io mi potrei trovare in questa
condizione.
Ci troveremo
nell’assurdo e nel paradosso dove ognuno di noi deve centellinare anche la sua
libertà di espressione sul piano politico per garantire determinate postazioni
e posizioni.
Presidente, a me sembra una aberrazione dal punto di
vista tecnico ma ancor di più dal punto di vista politico.
PRESIDENTE
Onorevole Borrello, ha sentito quel che ha detto l’onorevole Nucera?
Presidente, io posso esprimere su eventuali
emendamenti, non ho altro compito da relatore. Se non ci sono emendamenti,
ognuno è giustamente libero di inserirsi nel dibattito generale e dire quello
che pensa.
Chiedo scusa
se interrompo ancora, Presidente. Ma poi c’è
lo strumento, per così dire della sfiducia verso l’incarico di secondo rilievo
che si è avuto. Tu fai una mozione di sfiducia? Lo sfiduci se cambia
coalizione. Le maggioranze sono fatte per questo, la
fisiologia della politica richiede questo tipo di dibattito ma tu non puoi
andare a creare…
Ma avrei capito se tu mi avessi scritto “se cambia
coalizione”, tutto sommato hai ragione, ma non che mi cambia partito
all’interno della stessa coalizione. Fra l’altro, uno viene eletto e non dal
partito o dal gruppo ma dalla coalizione perché se un voto c’è – noi fra poco
andremo a votare – è un voto che esprime la coalizione, non il gruppo o il
singolo partito. La prego, cortesemente, Presidente.
PRESIDENTE
Prego, ha facoltà di parlare.
Presidente, siccome la Presidenza
e il relatore non hanno inteso ritirare il provvedimento, penso che immediatamente
dopo l’approvazione di questo articolo la maggioranza
avrà un problema politico.
Io ho una
lista di nomi da eleggere nell’ambito del livello
superiore, i quali non sono tutti nello stesso partito nel quale sono stati
eletti. Hanno cambiato…
PRESIDENTE
Ma può essere
retroattiva…
Per cui, Presidente, lei deve applicare immediatamente
la regola che stiamo ora approvando.
(Interruzione)
Questo è
così, Presidente. Lei dovrà applicare immediatamente
la regola, pongo un problema di carattere generale e serio.
Perché sarò
il primo a dire il consigliere Damiano Guagliardi deve decadere…
(Interruzione)
Ancora una
volta invito la Presidenza a ritirare questa
modifica…
Presidente, è ritirato.
(Così
resta stabilito)
Il successivo punto all’ordine
del giorno recita Proposta di provvedimento amministrativo numero 230/8^
d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 1^
Commissione consiliare permanente” .
Vi ricordo come è il metodo di voto. Ciascuno
di noi può votare un solo nome. Il consigliere che riporterà il maggior numero
di voti è eletto Presidente, il consigliere
che prenderà il secondo quoziente viene eletto Vicepresidente.
Chiamo a svolgere la funzione di scrutatori i
giovani onorevoli Cherubino e De Gaetano.
Si distribuiscano le schede.
Onorevole Guerriero,
Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione
indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti 39. Hanno riportato voti: Giulio Serra, 27; Giovanni Dima 12. Schede bianche e schede nulle:
nessuna.
Proclamo, pertanto, eletto
Presidente della Prima Commissione consiliare - Politica Istituzionale -
l’onorevole Giulio Serra e Vicepresidente l’onorevole Giovanni Dima.
Si passa alla votazione della Proposta di
provvedimento amministrativo numero 231/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del
Consigliere Segretario della 1^ Commissione Consiliare permanente”.
Si vota per un solo nome e risulterà, pertanto,
eletto il consigliere segretario che avrà riportato il maggior numero di voti.
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano.
Si distribuiscano le schede.
Onorevole Guerriero, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti 39. Hanno riportato voti: Salvatore Lucà 28; Francesco
Galati 8.
Proclamo, pertanto, eletto
Consigliere Segretario della Prima Commissione consiliare – Politica
istituzionale - l’onorevole Salvatore Lucà.
Si passa
adesso alla Proposta di provvedimento
amministrativo n. 232/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del
Vice Presidente della 2^ Commissione consiliare permanente”.
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Guerriero, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 40. Hanno riportato voti Amato 28, Talarico 11, schede
bianche 1.
Proclamo, pertanto, eletto a
Presidente della seconda Commissione consiliare – Sviluppo Economico -
l’onorevole Pietro Amato e Vicepresidente l’onorevole Francesco Talarico.
Si passa alla Proposta di provvedimento
amministrativo numero 233/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere
Segretario della 2^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento
interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli Cherubino e De
Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Guerriero, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 39. Hanno riportato voti: Racco 28, Gentile 5, schede
bianche 1.
Proclamo, pertanto, eletto a
consigliere Segretario della seconda Commissione consiliare – Sviluppo
Economico - l’onorevole Luciano Racco.
Si passa alla Proposta di provvedimento amministrativo numero
234/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della
3^ Commissione consiliare permanente” (art. 30 Regolamento interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 39. Hanno riportato voti: Giamborino 28, Aiello 11.
Proclamo, pertanto, eletto a
Presidente della terza Commissione consiliare – Politica Sociale - l’onorevole
Pietro Giamborino e Vicepresidente l’onorevole Pietro Aiello.
Si passa adesso alla Proposta di provvedimento
amministrativo numero 235/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere
Segretario della 3^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento
interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti 35. Hanno riportato voti: Chiarella 26. Schede bianche 3,
schede nulle 6.
Proclamo, pertanto,
eletto a Consigliere Segretario della Terza Commissione consiliare – Politica
Sociale - l’onorevole Egidio Chiarella.
Si passa adesso alla Proposta di provvedimento
amministrativo numero 236/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del
Vice Presidente della 4^ Commissione consiliare permanente”(art. 30 Regolamento
interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 38. Hanno riportato voti: Acri 28, Gallo 10.
Proclamo, pertanto, eletto a
Presidente della Quarta Commissione consiliare – Politica Ambientale -
l’onorevole Antonio Acri e
Vicepresidente l’onorevole Dionisio Gallo.
Si
passa adesso alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 236/8^
d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vice Presidente della 4^
Commissione consiliare permanente”(art. 30 Regolamento interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione: presenti
e votanti: 37. Hanno riportato voti: Feraudo 28. Schede bianche 4, schede nulle
5.
Proclamo, pertanto, eletto a
Consigliere Segretario della Quarta Commissione consiliare – Politica
Ambientale - l’onorevole Maurizio
Feraudo.
Mantengono la funzione di scrutatori gli onorevoli
Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti: Magarò 28, Pizzini 9.
Proclamo, pertanto, eletto a
Presidente della Quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento -
l’onorevole Salvatore Magarò e
Vicepresidente l’onorevole Antonio Pizzini.
Si passa, adesso, alla Proposta di
provvedimento amministrativo numero 239/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del
Consigliere Segretario della 5^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30
Regolamento interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti: Stancato 28. Schede bianche 5,
schede nulle 4
Proclama eletto a Consigliere
Segretario della Quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento -
l’onorevole Sergio Stancato.
Si passa adesso alla Proposta di provvedimento
amministrativo numero 240/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del
Vice Presidente della 6^ Commissione consiliare permanente” (art. 30
Regolamento interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario questore,
proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 37. Hanno riportato voti Censore 28, Nicolò 9.
Proclamo, pertanto, eletto a
Presidente della Sesta Commissione – Affari dell’Unione europea e relazioni con
l’estero - l’onorevole Brunello Censore e Vicepresidente l’onorevole Alessandro
Nicolò.
Si passa adesso alla Proposta di provvedimento
amministrativo numero 241 /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere
Segretario della 6^ Commissione Consiliare permanente” (art. 30 Regolamento
interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 31. Hanno riportato voti: Cherubino 28. Schede bianche 1,
schede nulle 1, astenuti 1.
Proclamo, pertanto, eletto a
Consigliere Segretario della Sesta Commissione consiliare – Affari dell’unione
europea e relazioni con l’estero - l’onorevole Cosimo Cherubino.
Si passa adesso alla Proposta di provvedimento
amministrativo numero 242 /8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e
del Vice Presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia in
Calabria” (art. 33 Regolamento interno).
Mantengono la funzione di scrutatori gli
onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi, Segretario
questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione:
presenti e votanti: 36. Hanno riportato voti De Gaetano 28, Nucera 8.
Proclamo, pertanto, eletto a
Presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia, l’onorevole
Antonino De Gaetano e Vicepresidente l’onorevole Giovanni Nucera.
Si passa alla Proposta di provvedimento
amministrativo n…243/8^ d'Ufficio, recante: “Elezione del Consigliere
Segretario della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria” (art.
33 Regolamento interno).
Mantengono la funzione di
scrutatori gli onorevoli Cherubino e De Gaetano. Si distribuiscano le schede.
Onorevole Vilasi,
Segretario questore, proceda alla chiama per appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE
Comunico l’esito della
votazione: presenti e votanti: 35. Hanno riportato voti Guagliardi 27. Schede
bianche 4, schede nulle 4.
Proclamo, pertanto,
eletto a Consigliere Segretario della Commissione contro il fenomeno della
mafia l’onorevole Damiano Gagliardi.
Colleghi, allora la Conferenza dei
capigruppo per quanto riguardava l’elezione dei vertici delle
Commissioni aveva deciso di concludere qui. Ci sono altri punti: uno che
riguarda come proposto dall’assessore all’agricoltura e come confermato dall’onorevole Pizzini, il protocollo di
collaborazione tra il Trentino e la Calabria. Mentre abbiamo deciso l’altro
disegno di legge di portarlo avanti.
Proposta di
provvedimento amministrativo numero 252/8^ di iniziativa della Giunta
regionale, recante: “Approvazione Protocollo di collaborazione tra Trentino e
Calabria, impegno di spesa”
Prima di metterlo ai voti comunico ai colleghi, in attesa
che parta il telegramma, che già per lunedì alle 11 è convocata la Conferenza
dei gruppi e dei Presidenti delle Commissioni con all’ordine del giorno da un
lato come primo punto la definizione del piano di lavoro delle Commissioni, al
secondo punto il prosieguo della riflessione sulla riforma del Regolamento e
contemporaneamente fissare in tempi strettissimi la data del Consiglio in cui
completare l’elezione delle Commissioni rimanenti. Detto questo domani seguirà
il telegramma.
Allora sottopongo al voto del
Consiglio la proposta di
provvedimento amministrativo numero 252/8^, recante: “Approvazione Protocollo
di collaborazione tra Trentino e Calabria, impegno di spesa”.
(Il Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Prego, onorevole Morelli.
Dulcis in
fundo, Presidente, volevo chiedere
l’inserimento per la votazione della mozione che lei ha alla sua attenzione in
ordine ai gravi episodi di intolleranza che si sono verificati alla Università
La Sapienza di Roma e che di fatto hanno impedito a sua Santità Benedetto XVI
di partecipare alla inaugurazione dell’anno accademico.
Lo ritengo un
atto di grande civiltà oltre che di grande competenza istituzionale. Grazie.
(Interruzione)
Presidente, se vuole gliela
illustro. Io per brevità mi sono… sostanzialmente, Presidente, non dobbiamo far
altro che ribadire il sacrosanto concetto della libera circolazione delle idee.
Nel senso che nulla e nessuno può impedire a qualcuno di esprimere le proprie
idee
Punto secondo, con coordinamento
formale, perché la voglio vedere… la approviamo.
Pongo in votazione
la mozione
(Il Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
Francesco MORELLI
Presidente, non è anticlericale…
PRESIDENTE
Sono sicuro… viva il Papa. La
seduta è tolta…
Francesco MORELLI
Presidente, alla fine col Papa
avete concluso…
PRESIDENTE
Non c’è scritto niente, non c’è
nessun partito…
La
seduta termina alle 23,56.
Ha chiesto congedo il consigliere Talarico.
(E’ concesso)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Norme sulla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo
indeterminato a 28 ore settimanali dei medici veterinari convenzionati” –
(delibera Giunta regionale n. 34 del 18 gennaio 2008). (P.L. n. 268/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
“Istituzione del Parco marino regionale “Riviera dei
Cedri” – (delibera Giunta regionale n. 628 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 269/8^)
E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Istituzione del Parco marino regionale “Baia di Soverato”
– (delibera Giunta regionale n. 629 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 270/8^)
E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Istituzione del Parco marino regionale “Costa dei
Gelsomini” – (delibera Giunta regionale n. 630 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 271/8^)
E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Istituzione del Parco marino regionale “Scogli di Isca” –
(delibera Giunta regionale n. 638 del 28 settembre 2007). (P.L. n. 272/8^)
E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Istituzione Parco marino fondali di Capo Cozzo S. Irene –
Vibo Marina – Pizzo Calabro – Capo Vaticano Tropea” (delibera Giunta regionale
n. 815 del 12 dicembre 2007). (P.L.
n. 273/8^)
E' assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state, inoltre, presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Aiello – “Istituzione del Servizio Agronomico Regionale e
nuove norme in materia di commercializzazione, vendita e uso di fertilizzanti,
fitofarmaci e dei prodotti coadiuvanti”. (P.L. n. 265/8^)
E' stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
Magarò, Cherubino, Guerriero – “Norme per l'introduzione
dello screening neonatale uditivo obbligatorio”. (P.L. n. 266/8^)
E' stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Vilasi – “Nuove norme in materia di sport”. (P.L. n. 267/8^)
E' stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Bilancio di previsione dell’Aterp della provincia di Vibo
Valentia per l'anno finanziario 2008”. (P.P.A. n. 271/8^)
E' stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
“Presa d'atto del programma operativo FSER per
l'attuazione della Politica regionale di Coesione”. (P.P.A. n. 272/8^)
E' stata assegnata alla sesta Commissione consiliare – Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
“Presa d'atto del Programma operativo FSE per l'attuazione
della Politica regionale di Coesione”. (P.P.A. n. 273/8^)
E' stata assegnata alla sesta Commissione consiliare – Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
“Aterp Crotone –Rendiconto consuntivo esercizio
finanziario 2006” (delibera Giunta regionale n. 30 del 18 gennaio 2008). (P.P.A. n. 274/8^)
E' stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
E’ stata, altresì, presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri Adamo, Borrello:
“Modifica Regolamento interno Consiglio regionale” (P.P.A. n. 275/8^)
E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 12 del 9 gennaio 2008, recante: “Fondazione Field – Approvazione modifiche statutarie”. (Parere n. 39/8^)
E’ assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
In data 28 dicembre 2007, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali e le stesse sono state pubblicate sul Bur supplemento straordinario n. 2 del 31 dicembre 2007:
1. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 27, recante: “Integrazione Piano regionale dei rifiuti”;
2. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 28, recante: “Autorizzazione dell'esercizio provvisorio del bilancio di previsione della Regione Calabria per l'anno finanziario 2008”;
3. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 29, recante: “Modifiche alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19, recante: “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge urbanistica della Calabria”;
4. Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 30, recante: “Modifica articolo 19, comma 2, della legge regionale 11 maggio 2007, n. 9”.
La Giunta regionale, con nota n. 31 del 2 gennaio 2008, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni:
n. 849 del 24 dicembre 2007;
n. 850 del 24 dicembre 2007;
n. 851 del 24 dicembre 2007;
n. 852 del 24 dicembre 2007;
n. 853 del 24 dicembre 2007;
n. 854 del 24 dicembre 2007;
n. 855 del 24 dicembre 2007.
La Giunta regionale, con nota n. 373 del 18 gennaio 2008, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni:
n. 848 del 24 dicembre 2007;
n. 856 del 24 dicembre 2007.
E’ pervenuta, in data 8 gennaio 2008, una petizione popolare concernente: “Presidio ospedaliero di Gerace”.
E’ assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
A seguito della costituzione del Gruppo consiliare del “Partito Democratico” e delle adesioni al Gruppo consiliare “Misto” degli onorevoli consiglieri Stancato e Senatore, i gruppi consiliari sono così composti:
PARTITO DEMOCRATICO
Componenti numero 18
Capogruppo: ADAMO Nicola
1) ACRI Antonio
nato a S. Giovanni in Fiore il 2 dicembre 1942
2) ADAMO Nicola
nato a Cosenza il 31 luglio 1957
3) AMATO Pietro
nato a Borgia il 21 maggio 1939
4) BOVA Giuseppe
nato a Reggio Calabria il 29 ottobre 1943
5) CENSORE Bruno
nato a Serra S. Bruno il 6 agosto 1958
6) CHIARELLA Egidio
nato a Borgia (CZ) il 17 maggio 1953
7) FRASCA’ Carmela
nata a Roccella Ionica il 22 novembre 1948
8) GIAMBORINO Pietro
nato a Vibo Valentia il 4 febbraio 1957
9) LOIERO Agazio
nato a Santa Severina (KR) il 14 gennaio 1940
10) LO MORO Doris
nata a Filadelfia il 12 agosto 1955
11) LUCA’ Salvatore
nato a Girò Marina (KR) il 23 agosto 1951
12) MAIOLO Mario
nato a Cosenza il 25 maggio 1963
13) NACCARI CARLIZZI Demetrio
nato a Roma il 3 aprile 1967
14) PACENZA Franco Mario
nato a Corigliano Calabro (CS) il 6 gennaio 1958
15) PIRILLO Mario
nato ad Amantea (CS) l’11 settembre 1945
16) PRINCIPE Sandro
nato a Rende l’11 agosto 1949
17) RACCO Luciano
nato a Siderno il 26 febbraio 1952
18) SULLA Francesco
nato a Cutro il 14 maggio 1954
POPOLARI UDEUR
Componenti numero 5
Capogruppo: LA RUPA Franco
1) BORRELLO Antonio
nato a Pizzo (VV) il 19 novembre 1945
2) LA RUPA Franco
nato ad Amantea il 25 ottobre 1958
3) SERRA Giulio
nato a San Marco Argentano (CS) il 18 ottobre 1954
4) TALLINI Domenico
nato a Catanzaro il 29 gennaio 1952
5) TRIPODI Pasquale Maria
nato a Montebello Ionico (RC) il 10 maggio 1957
PARTITO SOCIALISTA (P.S.E.)
Componenti numero 4
Capogruppo: CHERUBINO Cosimo
1) CHERUBINO Cosimo
nato a Siderno il 6 dicembre 1971
2) GUERRIERO Giuseppe
nato a Catanzaro il 25 settembre 1943
3) INCARNATO Luigi
nato a Cosenza il 10 agosto 1955
4) MAGARO’ Salvatore
nato a Castiglione Casentino (CS) il 29 maggio 1954
RIFONDAZIONE COMUNISTA
Componenti numero 2
Capogruppo: GUAGLIARDI Damiano
1) DE GAETANO Antonino
nato a Reggio Calabria l’11 giugno 1977
2) GUAGLIARDI Damiano
nato a San Demetrio Corone (CS) il 27 settembre 1950
FORZA ITALIA
Componenti numero 5
Capogruppo: GENTILE Giuseppe
1) AIELLO Pietro
nato ad Ardore (RC) il 30 giugno 1956
2) GENTILE Giuseppe
nato a Cosenza il 15 gennaio 1944
3) NICOLO’ Alessandro
nato a Reggio Calabria l’8 marzo 1961
4) PIZZINI Antonio
nato a Paola il 4 giugno 1951
5) VILASI Gesuele
nato a Reggio Calabria il 14 maggio 1953
ALLEANZA NAZIONALE
Componenti numero 3
Capogruppo: SARRA Alberto
1) DIMA Giovanni
nato a Corigliano Calabro (CS) il 22 settembre 1959
2) MORELLI Francesco
nato a S. Benedetto Ullano il 24 novembre 1958
3) SARRA Alberto
nato a Reggio Calabria il 24 luglio 1966
U.D.C.
Componenti numero 6
Capogruppo: TREMATERRA Michele
1) GALLO Dionisio
nto a Strongoli (KR) il 9 ottobre 1955
2) NUCERA Giovanni
nato a Reggio Calabria il 2 gennaio 1953
3) OCCHIUTO Roberto
nato a Cosenza il 13 maggio 1969
4) STILLITANI Francescantonio
nato a Roma il 26 settembre 1953
5) TALARICO Francesco
nato a Nicastro ora Lamezia Terme l’11 gennaio 1967
6) TREMATERRA Michele
ato a Cosenza il 27 settembre 1964
NUOVO PSI
Componenti numero 1
Capogruppo: GALATI Francesco
1) GALATI Francesco
nato a Montepaone (CZ) l’1 aprile 1938
ITALIA DEI VALORI
Componenti numero 1
Capogruppo: FERAUDO Maurizio
1) FERAUDO Maurizio
nato ad Acri il 22 febbraio 1961
COMUNISTI ITALIANI
Componenti numero 1
Capogruppo: TRIPODI Michelangelo
1) TRIPODI Michelangelo
nato a Polistena (RC) il 20 agosto 1956
DEMOCRAZIA CRISTIANA – IND. – MPA
Componenti numero 1
Capogruppo: CREA Domenico
1) CREA Domenico
nato a Melito Porto Salvo il 28 agosto 1951
MISTO
Componenti numero 3
Capogruppo: ABRAMO Sergio
1) ABRAMO Sergio
nato a Catanzaro il 29 marzo 1958
2) SENATORE Pasquale
nato a Crotone il 22 gennaio 1940
3) STANCATO Sergio
nato a Fuscaldo (CS) il 26 luglio 1949
Gallo. Al Presidente della Giunta regionale
e all’assessore all’agricoltura. Per
sapere – premesso che:
dal 2006 sono
stati trasferiti alle Province i dipendenti degli ex Ispettorati provinciali
dell'agricoltura, 415 unità, senza però la definizione concreta dei compiti da
assegnare, con delega, alle Province;
questo
trasferimento, di fatto, ha espropriato dalle proprie mansioni i suddetti
lavoratori che si trovano da quasi due anni a percepire senza fare nulla (non
per loro colpa) lo stipendio, il che costa alla Regione ben 8 milioni l'anno;
il lavoro e
le attività prima svolte dai suddetti lavoratori sono ora affidate
dall'Assessorato all'agricoltura ad uffici regionali istituiti di recente
utilizzando personale degli ex consorzi agrari, divulgatori dell'ex Arssa,
operai idraulico forestali dell'ex Afor, Lsu e Lpu;
gli
adempimenti tecnico-amministrativi della programmazione dello Sviluppo rurale
2007/2013 sono stati gestiti da consorzi pubblici e privati, senza il minimo
coinvolgimento degli uffici provinciali;
i dipendenti
degli ex Ispettorati provinciali dell'agricoltura continuano a chiedere
interventi per garantire la corretta e concreta definizione del trasferimento
di deleghe, funzioni e risorse economiche alle Province, per poter,
conseguentemente, operare con le qualifiche professionali maturate in anni di
servizio -:
quando si
darà piena attuazione alla L.R. 34/02, che fino ad oggi ha prodotto
esclusivamente lo svuotamento degli uffici regionali, ma non l'effettivo
trasferimento di deleghe funzioni e risorse economiche alle province.
(219;
28.12.2007)
Dima. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
all'Aterp di
Vibo Valentia sono state trasmesse due delibere di Giunta regionale che,
approvate nella stessa seduta del 03/10/2005, recano, però, identico numero ed
identica data di registrazione;
le due
delibere in oggetto, pur avendo la stessa numerazione, 841 del 19/10/2005,
hanno contenuti completamente differenti tra loro perché in una si delibera
l'approvazione della deliberazione del Commissario straordinario dell'Aterp di
Vibo Valentia n. 187 del 12/09/2005 avente ad oggetto "Dotazione Pianta
organica – Autorizzazione espletamento concorsi" limitatamente alla sola
richiesta di modifica della Pianta organica mentre nell'altra si delibera
l'approvazione della stessa deliberazione del Commissario straordinario
dell'Aterp di Vibo Valentia senza fare alcun riferimento alla richiesta di
modifica della Pianta organica, ingenerando di conseguenza forti dubbi ed
evidente confusione su quale delle due delibere di Giunta debba essere presa in
considerazione;
la legge
regionale 21 agosto 2006, n. 7 "Provvedimento generale recante: norme di
tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di assestamento di
bilancio per l'anno 2006 ai sensi dell'art. 3, comma 4, della legge regionale 4
febbraio 2002, n. 8)", all'art. 26, comma 2, stabilisce testualmente che
"è fatto divieto agli enti sub regionali, Afor, Arssa, Aterp e Fincalabra
Spa di procedere all'assunzione di personale a qualsiasi titolo e sotto qualsiasi
forma, ferma restando, per quanto già contemplato nella vigente normativa,
l'approvazione in Consiglio regionale del Piano annuale e triennale del
fabbisogno del personale. Per fronteggiare eventuali fabbisogni urgenti di
personale da impiegare in attività istituzionali, gli enti sopra citati possono
attingere risorse umane dai bacini dei lavoratori socialmente utili e di
pubblica utilità o comunque utilizzare personale in soprannumero presso altri
enti o attivare le procedure previste dalla normativa vigente per il
trasferimento di personale di ruolo dell'Amministrazione regionale" mentre
al comma 3 stabilisce che "Il Consiglio e la Giunta regionale, ciascuno in
relazione alle proprie competenze, avranno cura di vigilare sull'applicazione
di tale obiettivo, assegnando ai propri rappresentanti nominati in Enti sub
regionali o Società partecipate, funzionale ed idoneo atto di indirizzo";
la legge
finanziaria 2008 introduce nuove norme finalizzate alla stabilizzazione del
lavoratori precari;
l'Aterp di
Vibo Valentia ha indetto concorsi per l'assunzione di personale a tempo
indeterminato per la copertura di posti vacanti in Pianta organica nonostante
le disposizioni legislative in materia che imponevano il blocco delle
assunzioni ed il ricorso alla stabilizzazione dei precari e, pur possedendo le
figure professionali richieste tra lavoratori a tempo determinato già in
servizio presso lo stesso ente, ha già assunto a tempo indeterminato due nuove
figure professionali -:
quale delle
due delibere di Giunta regionale sia da considerare valida ed efficace;
le procedure
che si intendono avviare per la stabilizzazione del personale precario assunto,
in alcuni casi, da oltre dieci anni e soprattutto vincitore di selezione
pubblica a tempo determinato;
quali azioni
intenda intraprendere la Giunta regionale nei confronti dei vertici dell'Aterp
di Vibo Valentia nel caso in cui si palesassero evidenti violazioni di legge.
(220;
31.12.2007)
Guagliardi. Al
Presidente della Giunta regionale e al Presidente del Consiglio regionale.
Per sapere – premesso che:
la produzione
energetica in Calabria è ormai diventata una questione legata al modello di
sviluppo. Essa sta assumendo dimensioni tali da travalicare gli aspetti
espressamente settoriali ed è diventata determinante per il futuro della regione;
dal Piano
energetico regionale attualmente in vigore emerge che, all'epoca della sua
approvazione, la Calabria esportava energia elettrica in misura del 27 per
cento della produzione regionale. Nel frattempo, sono entrate nella fase di
esercizio alcune delle centrali termoelettriche a turbogas da 800 megawatt
ciascuna, previste dagli accordi di programma sottoscritti dalla Giunta
regionale della precedente legislatura con alcune grandi società produttrici di
energia elettrica. Altre centrali delle stesse dimensioni sono nella fase
terminale di costruzione;
gli accordi
di programma di cui sopra non sono ancora stati disdetti dalla Regione, anzi
continuano a costituire la pietra miliare della politica energetica in
Calabria: è così che la nostra regione è ormai diventata terreno di conquista
per il grande capitale nazionale e transnazionale del settore delle centrali
termoelettriche a turbogas;
dopo
l'assalto nel settore del turbogas, si è assistito in Calabria negli ultimi
anni alla lievitazione “dell'affare eolico”. Le società operanti nel settore,
approfittando della carenza strutturale di risorse economico-finanziarie negli
enti locali, hanno esercitato una considerevole pressione su di essi,
proponendo ai Comuni introiti apparentemente vantaggiosi in cambio del rilascio
dell'assenso all'installazione di parchi eolici. Nell'economia più complessiva
degli impianti in questione, tenuto conto che le società godono di provvidenze
a fondo perduto in misura del 40 per cento degli investimenti da parte dell'Unione
Europea, tali offerte sono assolutamente minimali; tuttavia, in virtù della
ristrettezza delle risorse di bilancio, agli amministratori appaiono
allettanti. Questa situazione ha portato ad una proliferazione di proposte di
installazione di parchi eolici da parte di diverse aziende del settore in molti
comuni della Calabria;
le cifre di
tale fenomeno sono paradossali. Il Piano energetico regionale in vigore in
Calabria riporta che il “Libro Bianco” sull'energia dell'Unione Europea ha
fissato quale obiettivo per la copertura tramite fonte eolica del fabbisogno
energetico dell'Unione il tetto di 40.000 MW, mentre le indicazioni del Governo
italiano puntano ad una potenza installata di 2.500-3.000 MW su tutto il
territorio nazionale entro il 2012. Lo stesso Piano energetico regionale ha
fissato nel 3 per cento dell'obiettivo nazionale il contributo della Calabria.
Tradotto in cifre assolute, tale obiettivo comporterebbe una potenza installata
pari a 90 MW entro il 2012. Ad oggi, risulta che la potenza installata
corrispondente ai parchi eolici realizzati in Calabria abbia ormai
abbondantemente superato questo obiettivo. Ma la Calabria è la terra dei
paradossi: in una regione che prima dell'assalto del capitale energetico
esportava il 27 per cento dell'energia elettrica prodotta, dopo la messa in
esercizio delle prime centrali a turbogas da 800 MW ciascuna, sono state
rilasciate ad oggi più di 60 autorizzazioni per l'installazione di parchi
eolici, pari a circa il 12 per cento delle istanze attualmente presentate in
tutta Italia. Considerato che mediamente un parco eolico è costituito da circa
30 torri da 2 MW ciascuna, la Calabria si dovrebbe avviare a produrre circa
3.800 MW di energia elettrica da fonte eolica, in pratica dovrebbe superare da
sola l'obiettivo fissato per l'intera nazione;
i parchi
eolici non sono impianti a basso impatto ambientale, si tratta di impianti
costituiti da decine di torri di 80 metri di altezza, pari all'altezza di un
palazzo di 30 piani, dotati di 3 pale rotanti, ciascuna di oltre 30 metri di
lunghezza. Le tre pale azionano il rotore di un generatore di energia elettrica
della potenza di circa 30 MW. Questo tipo di generatori sono macchine delicate
e pericolose: basti pensare che in un “uovo” gigantesco di qualche metro di
diametro posto in cima ad una torre di 80 metri si sviluppa una potenza pari a
quella prodotta da una piccola centrale ad olio combustibile. Un'avaria al
sistema di controllo degli apparati può portare ad una esplosione gigantesca
distruttiva del generatore e della torre. Inoltre, l'azione di disturbo di
detti impianti sulla flora, sulla fauna, sugli insediamenti antropici e
produttivi, e in genere sul territorio, è tutt'altro che trascurabile. Il
paesaggio viene deturpato; la collocazione dei pali e della rete dei cavi da
adibire alla raccolta ed adduzione dell'energia elettrica comporta interventi
devastanti sul suolo e nel sottosuolo con alterazioni sia di carattere
geomorfologico che idrogeologico. Insomma, data la delicatezza del territorio
calabrese, sia sotto il profilo paesaggistico che geomorfologico ed
idrogeologico, la nostra regione sarebbe la meno idonea all'installazione di
questo genere di impianti. A ciò si aggiunga la lontananza della nostra regione
dai siti di consumo dell'energia prodotta, che comporta l'ulteriore illogicità
delle dispersioni lungo la rete di adduzione. Ciò nonostante, siamo di fronte
ad una quantità di richieste e di autorizzazioni rilasciate, davvero abnorme;
la ragione di
tale paradosso è da ricercare nel vuoto normativo che caratterizza la Calabria.
L'attuale Giunta regionale ha adottato, con la deliberazione n. 55 del 30
gennaio 2006, gli “Indirizzi per l'inserimento degli impianti eolici sul
territorio regionale”. Tali indirizzi sono assolutamente carenti in quanto si
limitano semplicemente a segnalare i siti dove non si possono realizzare
impianti a causa di vincoli esclusivamente “ope legis”, coincidendo essi con le
aree protette dalla legge o per motivi ambientali o per motivi idrogeologici.
Di fatto, si possono realizzare impianti eolici su tutto il resto della
regione, ed è quanto sta avvenendo con grave danno al territorio;
altrettanto
paradossale è che in una regione che avrebbe tanto bisogno di risparmiare dal
punto di vista dei consumi, soprattutto per un fatto di economia, non esista
una normativa finalizzata alla regolamentazione ed all'incentivazione degli
impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata
all'auto-consumo;
lo scrivente, per le
ragioni in premessa esplicitate, in data 11 luglio 2007 presentava, presso
codesta spettabile Presidenza, un ordine del giorno recante ad oggetto:
“Moratoria di nuovi impianti eolici in Calabria”, ma che tale istanza non
riscontrava interessamento alcuno;
il gruppo consiliare regionale di “Rifondazione Comunista” in data 21 luglio
2007 depositava, presso la Segreteria dell'Assemblea del Consiglio regionale,
il P.L.R. n. 242/8^, recante “Disposizioni urgenti per la regolamentazione
della costruzione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte
eolica in Calabria”, allo stato non ancora esaminato dalla Commissione
consiliare competente;
dalla stampa
locale si è appreso, in questi mesi, che circa una decina di procedure per
l'esecuzione di lavori relativi alla realizzazione di parchi eolici in Calabria
sono attualmente oggetto di indagini da parte della Magistratura;
su “Il
Quotidiano della Calabria” di oggi, 22 gennaio 2008, è pubblicata la notizia
secondo la quale sarebbero indagati nelle inchieste sull'eolico due dirigenti
della Regione Calabria -:
se non
ritengono opportuno affrontare, nel merito del problema sollevato, la
discussione in Consiglio regionale.
(221;
22.1.2008)
Morelli. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'Azienda
ospedaliera di Cosenza, negli ultimi anni, ha registrato una involuzione
organico-strutturale così preoccupante da porre in seria discussione persino
gli standard minimi dell'assistenza sanitaria;
qualche
decennio fa l'ospedale di Cosenza era una realtà tra le più rispettate della
sanità italiana, di certo la migliore in Calabria, dove prestavano la loro
opera valenti professionisti ed era elevata la qualità delle prestazioni
offerte, tanto che di rado si ricorreva ai cosiddetti viaggi della speranza;
alla
struttura sicuramente decadente per lo scorrere del tempo non è stata garantita
una politica sanitaria di ristrutturazione urgente e necessaria; se poi a
questo si aggiunge l'assenza di programmi di investimento e di obiettivi
pratici al fine di migliorare i livelli assistenziali, viene fuori un quadro di
assoluto degrado e di abbandono che non è più lecito tollerare;
gli spazi
sono angusti ed insufficienti, le attrezzature strumentali obsolete e spesso
malfunzionanti, i posti letto, per i ricoveri d'urgenza, cronicamente carenti,
tanto da ricorrere sistematicamente alle strutture private o ad altre strutture
ospedaliere;
eeparti
deputati all'emergenza come la Rianimazione ed il Pronto soccorso si trovano
con personale medico insufficiente o non meglio utilizzato, gli ambulatori
senza sale d'attesa, con i pazienti costretti a sostare in piedi anche per ore,
il CUP (Centro unico di prenotazione) inadeguato, il reparto di Cardiologia con
un servizio di emodinamica funzionante a regime ridotto, mancanza di materiale
di cancelleria come la carta dei ricettari, lenzuola, coperte, cuscini,
materassi, barelle e carrozzine spesso rotte e comunque insufficienti;
tale
situazione genera frustrazione e sconforto nel personale sanitario che si vede
costretto ad operare ovviamente in condizioni di notevole disagio, oltre che di
estrema responsabilità e solitudine, nell'indifferenza assoluta dei vertici
aziendali;
si ha il
preciso dovere di fornire risposte al bisogno di salute dei cittadini, ma in
queste condizioni tutto ciò risulta davvero difficile;
una delle
realtà dove più si rileva tale degrado è il Pronto soccorso, che presenta gravi
ritardi strutturali, strumentali e tecnologici. Esso è ubicato all'ingresso
dell'ospedale e per questo motivo frequentemente attraversato dai visitatori
diretti nei reparti, provocando grande confusione e disagio agli operatori;
risulta diviso in area chirurgica ed area medica, con personale infermieristico
unico, ma con personale medico distinto ed appartenente rispettivamente alle
unità di Chirurgia e Medicina d'urgenza;
i locali sono
inadeguati per la tipologia ed il volume delle prestazioni erogate, considerato
che affluiscono pazienti dall'intera provincia;
le sale
deputate alle visite mediche non sono differenziate per patologie e per sesso,
così spesso si assiste alla presenza contemporanea di pazienti sottoposti a
rianimazione cardiopolmonare di fianco a pazienti con problematiche cliniche
diverse, magari minime come una puntura d'insetto, o più gravi come una
emorragia o un trauma;
mancano i
requisiti minimi strutturali come:
-
- la
camera calda (area coperta e riscaldata per l'accesso di mezzi e pedoni)
-
- il
locale per l’attività di “triage”, essenziale per stabilire l’ordine d'accesso
alle sale mediche che deve basarsi sulla gravità e l'urgenza delle patologie
-
- il
locale attesa utenti deambulanti con telefono
-
- il
locale attesa utenti barellati
-
- il
locale per la gestione dell'emergenza
-
- la
sala/e di prima visita/trattamento
-
- la
sala/e di osservazione temporanea (per rivalutazioni clinico-diagnostiche nel
breve periodo)
-
- il
locale lavoro infermieri
-
- lo
spazio registrazione segreteria/archivio
-
- il
deposito pulito
-
- il
deposito sporco con vuotatolo
-
- il
deposito barelle e sedie a rotelle
-
- i
servizi igienici del personale
-
- i
servizi igienici degli utenti (di cui almeno uno idoneo all'accesso per
disabili)
-
- gli
spazi di sosta e studio per il personale medico
-
- gli
spazi di sosta e studio per il personale infermieristico
-
- la
sala per esami radiografici d'urgenza
-
- la
sala per esami endoscopici d'urgenza
-
- gli
spazi d'attesa, singoli o aggregati, per i locali degli esami strumentali;
singolare ed
unica nella sua negatività è inoltre la situazione del personale medico
dell'unità di Medicina d'urgenza e Pronto Soccorso medico, dove la pianta
organica è completa solo sulla carta, poiché di fatto risultano assenti dalla
turnazione delle guardie di pronto soccorso ben cinque unità che, dichiarate
inidonee per patologia, svolgono la loro attività solo nel reparto di Medicina
d'urgenza.
in
conseguenza di tale situazione che ormai si trascina da anni, i medici
restanti, per intendersi gli “idonei”, sono costretti a prestare la loro
attività solo ed esclusivamente in Pronto soccorso, sottoponendosi a turni
massacranti, a non godere spesso dei riposi e dei vari congedi, ma soprattutto
a non poter seguire l'attività del reparto cui sono stati assegnati, subendo
così mortificazioni e frustrazioni professionali. Nonostante ciò, continuano a
svolgere il proprio dovere con abnegazione e grande senso di responsabilità,
facendo fronte a ben oltre 40.000 prestazioni all'anno;
intanto va
avanti la “querelle” DEA, ovvero il nuovo edificio costruito per ospitare i
reparti deputati all'urgenza-emergenza e dunque anche il Pronto soccorso, tra
atti giudiziari ed amministrativi che ormai si protraggono da troppo tempo, che
ne impediscono l'apertura e che invece, stante la situazione di grave
difficoltà fin qui esposta, sarebbe stato più che opportuno attivare ogni tipo
di procedura, al fine di consentirne l'apertura stessa in tempi più rapidi -:
se sia a
conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti urgenti e
decisivi si intendano apportare al fine di ridare dignità all'Ospedale
dell'Annunziata e quindi consentire ai cittadini di Cosenza e dell'intera
provincia di poter usufruire di un servizio sanitario pubblico efficiente,
funzionale, in una parola “a misura d'uomo”;
se ritiene
opportuna ed attuabile l'idea di realizzare un nuovo ospedale che
richiederebbe, invece, un capitale d'investimento troppo oneroso, ma soprattutto
tempi di realizzazione troppo lunghi non compatibili con il diritto alla salute
dei cittadini.
Se, invece,
non sia più urgente ed utile verificare lo stato dei lavori del DEA,
accelerando eventualmente le relative procedure per l’apertura, con conseguente
miglioramento delle condizioni logistiche, di reparti delicati come la
Rianimazione, la Medicina e la Chirurgia d'urgenza, la Utic (Unità di terapia
intensiva coronarica ) e quindi il Pronto soccorso e riutilizzo degli spazi
dismessi, previa adeguata ristrutturazione, per le attività ambulatoriali, per
gli uffici amministrativi e quant'altro.
(222;
25.1.2008)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nello scorso mese di febbraio, su iniziativa dell'Assessorato regionale al turismo, è stata a avviata una campagna di comunicazione finalizzata a promuovere una nuova immagine della Calabria in Italia ed all'estero attraverso la partecipazione del noto fotografo Oliviero Toscani;
lo scopo di questa iniziativa, sicuramente provocatoria e dal titolo emblematico di “Gli ultimi saranno i primi”, è stato quello di veicolare sui principali giornali, sulle emittenti radiotelevisive e nelle strade delle più importanti città italiane un'immagine ed un’idea “diversa” della Calabria rispetto agli ormai tradizionali e noti stereotipi, molto diffusi nell'immaginario collettivo, di regione arretrata e senza alcuna prospettiva di sviluppo economico e sociale;
l'incarico, secondo quanto si apprende dalla stampa regionale e nazionale, sembra sia stato a dato alla società di consulenza “Npea Comunicazione”, che per la realizzazione della suddetta campagna di comunicazione si è rivolta alla società “Rpn”, controllata al 30 per cento dalla merchant bank “Intermedi S.p.A.” di Giovanni Consorte dell'Unipol;
il presidente della società “Rpn”, dott. Natale Pierluigi Arcuri, è anche consulente di “Npea Comunicazione” e che la responsabile di quest'ultima società è la dott.ssa Cristiana Lezzi, a sua volta impiegata nella stessa “Rpn”;
per la campagna pubblicitaria in oggetto non si conoscono esattamente i costi sostenuti dalla Regione e che sembra non sia stata espletata alcuna gara di appalto per il conferimento dell'incarico, come sostenuto dalla stampa regionale -:
a quanto ammontano i costi della campagna pubblicitaria di Toscani, comprese e spese dl consulenza, grafica, stampa dei manifesti, affissione degli stessi e di pubblicità sui giornali e sulle emittenti radiotelevisive;
se risponde al vero il fatto che sembra non sia stata espletata alcuna gara di appalto per l'affidamento dell'incarico;
quali effetti abbia prodotto la campagna pubblicitaria per la Calabria e la sua immagine.
(223; 31.01.2008)
Il Consiglio regionale
premesso che:
la piccola Erika Minisci, nata a Rossano (Cs) il 21
settembre 2003 da Angelo Minisci e Rosetta Marino, residenti in Acri alla c/da
Scannelle, è affetta da “encefalopatia severa” una rara e grave malattia che
non le consente né di parlare né di camminare;
l’unica speranza che la piccola Erika ha per poter
guarire è quella di sottoporsi ad una terapia specifica, ossia la “Synergy” tra
“Hbot” e “Therapies 4 kids” che può esser praticata solo negli Stati Uniti
(Florida o New York);
la terapia cui la piccola Erika deve sottoporsi
implica una spesa enorme che si aggira attorno ai 300.000,00 (trecentomila,00)
Euro che i genitori non sono in grado di sostenere;
è in atto una campagna di solidarietà per
raccogliere fondi e consentire ai genitori della piccola Erika di realizzare il
loro sogno;
Impegna
la Giunta regionale e l'onorevole Presidente della
Giunta ad attivare ogni procedimento utile da parte dell'amministrazione
regionale a sollecitare all'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza le azioni
necessarie per garantire alla piccola Erika di sottoporsi alle cure dovute;
ancora, fa appello all'onorevole. Presidente della
Giunta affinché la Regione provveda in tempi rapidi al trasferimento e al
sostegno della permanenza della piccola Erika e dei suoi genitori presso il
centro di cura di uno degli Stati americani capaci di garantire la terapia.
(48; 28.01.2008) Abramo, Adamo, Amato, Borrello,
Cherubino, Chiarella, Crea, De Gaetano, Feraudo, Gentile, Giamborino,
Guagliardi, La Rupa, Racco, Sarra, Trematerra, Tripodi M.
Il Consiglio regionale
premesso che:
in uno Stato libero e democratico è
inammissibile che, in nome di false supposizioni, si possa indurre una
personalità come il Santo Padre a revocare la propria visita presso
l'Università la Sapienza di Roma;
l'inquietante diniego di uno sparuto gruppo di
docenti e discenti dell'Università la Sapienza di Roma rischia di mettere in
seria crisi i rapporti ormai duraturi e stabili tra Stato e Chiesa;
le motivazioni addotte a sostegno
dell'inopportunità della visita del Santo Padre risultano del tutto prive di
fondamento e pretestuose, tese a ribadire l'allarmante superficialità nella
lettura di qualsivoglia argomentare;
l'interpretazione e l'estrapolazione del discorso
dell'allora Cardinale Ratzinger, tenuto ad una conferenza del 15 marzo 1990 in
cui si faceva riferimento ad un'affermazione del Feyerabend in merito alla
posizione della Chiesa presa a suo tempo nei confronti di Galileo, è ancora una
volta fuorviante e strumentale, poiché prescinde dall'importante conclusione
sulle teorie del Feyerabend di Sua Santità in base a cui sostiene che sarebbe
assurdo costruire sulle sue affermazioni una frettolosa apologetica;
un tale comportamento, oltre che minare profondamente la diplomazia nel nostro
Paese, mette seriamente a repentaglio la libertà individuale di ognuno di esprimere
liberamente il proprio pensiero;
i fondamentalismi si alimentano nell’esasperazione
e preclusione di qualsiasi alternativa di pensiero e una simile circostanza
favorisce ogni recrudescenza di deteriore e deleterio clima di odio ideologico;
impegna
la Giunta regionale e il Presidente del Consiglio
regionale per promuovere iniziative tese a:
esprimere istituzionalmente vicinanza e solidarietà
al Santo Padre in questo delicato momento che compromette, inequivocabilmente,
la libertà di formulare pensieri ed esprimere liberamente le proprie idee a
sostegno ed in difesa di valori storicamente riconosciuti, senza incorrere nel
rischio di strumentalizzazioni ideologiche retrograde e fomentanti atti
intimidatori e di intolleranza;
garantire l'inalienabile diritto di espressione di
chiunque e dovunque da parte delle istituzioni che, in seguito a questo
episodio, escono indebolite;
favorire sempre e comunque il rispetto delle idee e
dei valori che più di ogni altra istituzione la Chiesa Cattolica rappresenta
nella nostra tradizione storica.
(49; 16.01.2008) Morelli
Il Consiglio Regionale,
Premesso che:
il precariato non trova giustificazione
nell'esigenza di coprire carenze di organico temporanee, ma rappresenta
purtroppo la forma privilegiata cui le P.A. fanno ricorso per colmare, invece,
carenze strutturali e non eliminabili rispetto alle funzioni proprie degli enti
pubblici e pertanto in violazione dell'articolo 36 del decreto legislativo
165/2001;
la promozione e l'assicurazione del diritto al lavoro stabile, ex articolo 4 –
comma 1 – della Costituzione, anche attraverso l'acquisizione di risorse umane
con esperienza professionale conseguita a titolo precario esclusivamente
all'interno della P.A. e nel rispetto dei principi ricavabili dalle leggi
finanziarie 2007 e 2008, rappresenta un dovere morale e politico delle
istituzioni locali e nazionali;
la legge finanziaria 2007, articolo 1 – commi 417,
418 e 419 – ha previsto la possibilità per le P.A. di procedere alla
stabilizzazione di personale, utilizzato con contratti di natura temporanea,
anche attraverso l'istituzione di un Fondo per la stabilizzazione dei rapporti
di lavoro pubblici;
la legge finanziaria 2007, tra l'altro, prevede ex
articolo 1 – commi 557 e 558 – che le autonomie regionali e locali possano procedere,
nel rispetto del patto di stabilità interno e nei limiti dei posti disponibili
in organico, alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in servizio a
tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua
tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29
settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non
continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della
presente legge;
la legge 24 dicembre 2007 n. 244, articolo 2 – comma 549 – prevede che, a
decorrere dall'esercizio finanziario 2008, venga disposto uno stanziamento di
un ulteriore contributo di 50 milioni di euro annui per la stabilizzazione dei
lavoratori socialmente utili e per le iniziative connesse alle politiche attive
per il lavoro in favore delle Regioni che rientrano negli obiettivi di
convergenza dei fondi strutturali dell'Unione Europea attraverso la stipula di
un'apposita convenzione con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale
a valere sul Fondo di cui al presente comma;
l'articolo 3 – comma 90, lettera b) – della legge
finanziaria 2008 prevede per le amministrazioni regionali e locali la
possibilità di ammettere alla procedura di stabilizzazione di cui all'articolo
1 – comma 558 – legge 296/2006, anche il personale che consegua i risultati di
anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati
anteriormente alla data del 28 settembre 2007;
l'articolo 3 – comma 92 – della legge finanziaria
2008 stabilisce che le P.A. di cui al comma 90 continuano ad avvalersi del
personale precario nelle more delle procedure di stabilizzazione;
l’articolo 3 – comma 94, lettera b) – della legge
finanziaria 2008 statuisce la stabilizzazione per il personale già utilizzato
con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in essere alla data
di entrata in vigore della legge 244/2007, e che alla stessa data abbia già
espletato attività lavorativa per almeno tre anni, anche non continuativi, nel
quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione,
fermo restando quanto previsto dall'articolo 1 – commi 529 e 560 – della legge
296/2006;
entro il 30 aprile 2008, ai sensi della legge
244/2007, articolo 3 – comma 94 – le P.A., di cui all'articolo 1 – comma 2 –
del decreto legislativo 165/2001 e successive modificazioni, predispongono,
sentite le OO.SS., nell'ambito della programmazione triennale dei fabbisogni
per gli anni 2008, 2009 e 2010, piani per la progressiva stabilizzazione del
seguente personale non dirigenziale, tenuto conto dei differenti tempi di
maturazione dei requisiti normativamente prescritti;
rilevato che:
la Regione Calabria è responsabile di un grave
ritardo nell'applicazione della legge 296/2006, che prevede la stabilizzazione
del precariato con almeno tre anni di esperienza nella P.A.;
l'inadempimento dell’amministrazione regionale
rappresenta un vulnus alle legittime aspettative di migliaia di giovani
calabresi che, attraverso l'esperienza professionale maturata, costituiscono
una risorsa indispensabile per la P.A.;
ulteriori ritardi da parte dell'esecutivo
regionale, nell'applicazione delle nuove misure introdotte dalla legge
finanziaria 2008 a sostegno del precariato, sarebbero dannosi per il debole
tessuto socio-economico esistente in Calabria;
considerato che:
le forme flessibili di gestione delle risorse umane
cui le P.A. fanno frequentemente ricorso violano l'articolo 36 del decreto
legislativo n. 165/2001, che consente l'utilizzo di tipologie contrattuali
flessibili di assunzione e di impiego del personale solo per esigenze
temporanee ed eccezionali;
il personale precario svolge un'attività
insostituibile al fine di garantire un efficiente ed efficace erogazione dei
servizi alla collettività;
la Regione Calabria intende valorizzare il
personale che abbia prestato servizio lavorativo con contratti di pubblico
impiego presso la stessa amministrazione per almeno 12 mesi, anche non
continuativi;
la stabilizzazione potrà essere effettuata nei
limiti delle disponibilità finanziarie nonché del rispetto delle dotazioni
organiche;
tanto ciò premesso, che si considera parte
integrante del dispositivo seguente
Impegna
la Giunta regionale ad adottare i provvedimenti
necessari ed urgenti al fine di avviare le procedure di stabilizzazione di tutto
il personale precario della Regione Calabria e potere, così, attingere anche ai
fondi nazionali previsti a tal fine, previo svolgimento delle selezioni
concorsuali, ove normativamente richieste.
(50; 31.01.2008) Nicolò, Sarra
Dima. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso
che:
l'art. 5 della legge regionale n. 9 dell'11/05/2007
stabilisce che: «Gli organi statutari dell’ARSSA cessano di diritto dalle loro
funzioni alla data di nomina del Commissario liquidatore che è legittimato a
compiere tutti gli atti degli organi ordinari e quelli necessari e connessi
alla liquidazione dell'Ente»;
la delibera di Giunta regionale n. 343 del
04/06/2007 "Art, 5 della Lr, n. 9 dell'11/05/2007:
Adempimenti", stabilisce: «Di
dare atto che, con la nomina del Commissario liquidatore, decadono tutti gli
organi dell'ARSSA e di conferire al Commissario liquidatore, ai sensi dell'art. 5
della Lr, n, 9/07, il compito, tra altri, di condurre, nelle more di
definizione del piano di dismissione, con i poteri assegnati al Consiglio di
Amministrazione del soppresso Ente, un'ordinata ed economica gestione delle
attività In corso»;
il Collegio del Revisori dei Conti dell'ARSSA,
visti l'art. 5 della L.r n. 9 dell'11/05/2007 e la D.G.R. n. 343 del
04/06/2007, ha comunicato al Commissario liquidatore di voler continuare ad
esercitare le funzioni del proprio mandato perché, alla luce dei principi di
carattere generale, dell'unanime dottrina in materia, della consolidata
giurisprudenza nonché delle norme di codice civile, un Ente non può svolgere la
propria attività, anche relativa alla sola fase liquidatoria, in assenza di
organi di controllo;
il Commissario liquidatore, con lettera prot. n.
82/CL del 09/07/2007, ha ribadito il fatto che, alla luce delle vigenti leggi in materia, gli organi dell'Agenzia cessano
di diritto alla data di nomina del Commissario liquidatore compreso anche li Collegio dei Revisori dei Conti -:
se non si ravvisano profili di illegittimità nella
decadenza di un organo che, per sua natura, dovrebbe continuare ad esercitare il controllo sugli atti di gestione economica
delle attività in corso del Commissario
liquidatore così come previsto dalla D.G.R n. 343 del 04/06/2007.
(192; 2.10.2007)
Risposta – In ordine all'interrogazione indicata in
oggetto, si precisa che la decadenza degli organi statutari dell'Arssa è
espressamente prevista all'articolo 5 della legge regionale 9/2007, laddove
viene sancito che “gli organi statutari. dell'Arssa cessano di diritto dalle
loro funzioni alla data di nomina del commissario liquidatore…”.
Gli organi dell'Arssa, per come previsti dall'articolo
3 della legge regionale 15/93, sono: il consiglio di amministrazione, il
Presidente, il Collegio dei revisori dei conti.
Pertanto è da ritenersi che la cessazione di diritto
degli organi statutari prevista dalla legge regionale 9/2007 riguarda anche il
Collegio dei revisori dei conti.
La delibera di Giunta regionale n. 48 dell’11 maggio
2007, citata dall'interrogante, non fa altro che prendere atto di tale disposto
legislativo nel nominare il commissario liquidatore. Nessun profilo di
illegittimità, pertanto, può essere ravvisato nella condotta posta in essere.”
Dr. Mario Pirillo
(assessore all’agricoltura)
Guagliardi. All’assessore ai trasporti.
Per sapere – premesso che:
recentemente
sono state soppresse le corse pomeridiane delle ore 17.15 e 18.30 della
Fer.Loc, che, partendo da Cosenza e
dirette a Castrovillari, facevano scalo presso il Villaggio Scolastico di
Cammarata (Altomonte), da dove partivano poi le coincidenze per Acquaformosa,
Firmo e Lungro. L'unico collegamento pomeridiano rimasto per queste comunità
interne, è quello delle ore 14.10;
tra le
motivazioni addotte per giustificare tale decisione, ci sarebbe anche quella
che vorrebbe il ripristino della tratta diretta Acquaformosa-Cosenza,
originariamente esistente, poi soppressa, ma
non ancora ripristinata, nonostante le numerose sollecitazioni prodotte in tal
senso sia da cittadini che da istituzioni locali;
la
soppressione delle due corse suddette, ed il mancato ripristino della tratta
diretta Acquaformosa-Cosenza, determinano
notevoli disagi per gli utenti pendolari, soprattutto studenti e lavoratori
che devono raggiungere il capoluogo, privando di un servizio essenziale un'area
interna già di per sé marginalizzata;
di recente,
le Ferrovie della Calabria hanno provveduto ad assumere altro personale
autista, e ciò dovrebbe determinare un potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale e non un indebolimento,
come invece sta avvenendo -:
se la Regione
Calabria intenda adottare appositi provvedimenti al fine di ripristinare le
corse descritte in premessa.
(194;
11.10.2007)
Risposta – In esito alla nota prot. n. 511 dell'8
dicembre 2007 – pervenuta allo scrivente Dipartimento solo in data 2 gennaio
2008 – si precisa quanto segue.
La legge regionale 28 dicembre 2006 n. 18 ha posto fine
al regime della concessione dei servizi di trasporto pubblico locale ed ha
previsto un regime transitorio con l'affidamento dei servizi, tramite contratti
di servizio, fino al 31 dicembre 2008, a determinate condizioni finalizzate,
tra l'altro, all'eliminazione della frammentazione aziendale con riduzione del
numero dei vettori, mediante la costituzione di nuovi soggetti comprendenti
Aziende già concessionarie di servizi di T.P.L., facendo obbligo a tali nuovi
soggetti di presentare un piano industriale contenente una proposta di
razionalizzazione dei servizi in linea con gli obiettivi della citata legge
regionale, primo fra tutti l'eliminazione dalla rete delle sovrapposizioni e
dei parallelismi tra i diversi vettori e l’eliminazione dei servizi extraurbani
a bassissimo contenuto di traffico non funzionali all'efficacia e
all'efficienza del sistema regionale.
In tale contesto, la Società consortile a r.l.
“Consorzio Meridionale Trasporti” – Co.Me.Tra. – alla quale è associata la
Ferloc S.r.l., già concessionaria dell'autolinea Acquaformosa –Stabilimenti
M.D.C. di località Cammarata del Comune di Altomonte, nel Piano industriale
presentato ha proposto la soppressione della citata autolinea in considerazione
del fatto che gli stabilimenti in questione da tempo non sono più funzionanti.
Successivamente all'emanazione del decreto dirigenziale
mediante il quale sono stati affidati i servizi razionalizzati – non contenenti
evidentemente quelli relativi alla citata autolinea – alla menzionata Società
consortile, i rappresentanti istituzionali territoriali hanno fatto presente
che, a seguito della soppressione operata, era venuto meno l'unico collegamento
tardo pomeridiano che garantiva, tramite coincidenza alla suddetta Località
Cammarata, il rientro nei Comuni di Lungro, Firmo ed Acquaformosa dei pendolari
che prestano la loro attività lavorativa o studiano a Cosenza o a
Castrovillari.
A seguito di ciò il Dipartimento si è subito adoperato
per far ripristinare un collegamento tardo pomeridiano che viene regolarmente
effettuato nell'ambito dei servizi affidati al Co.Me.Tra. con partenza da
località Cammarata alle ore 19,30 in coincidenza con la corsa proveniente da Cosenza
alle ore 19,25 e con la corsa proveniente da Castrovillari alle ore 19,24,
garantendo in tal modo all'utenza interessata – in realtà, pochissimi
viaggiatori – di far ritorno nei Comuni di Lungro, Firmo ed Acquaformosa.
Dr. Pasquale Tripodi
(assessore ai trasporti)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per
sapere – premesso che:
la programmazione comunitaria per il periodo
2007/2013, presentata nei mesi scorsi dalla Giunta Loiero come l'atto più appropriato per poter
utilizzare pienamente le risorse economiche e finanziarle destinate a
rilanciare lo sviluppo della Calabria nelle regioni ad Obiettivo 1, inizia a presentare le prime crepe
soprattutto alla luce delle osservazioni formulate dalla Commissione europea sulla impostazione e sulla
caratterizzazione dello strumento comunitario predisposto dalla Regione
Calabria;
in data 2.08.2007 è stata avviata la
fase di negoziazione informale tra la Regione e l’Unione europea per
l’approvazione del Por Calabria (Fesr e Fse) 2007/2013 e che in data 14.09.2007
la Commissione europea ha trasmesso alla Regione Calabria il cd “Position
Paper” cioè un insieme di raccomandazioni contenente le richieste di
integrazione e di modifica dei Por inviati;
la stessa Commissione europea ha
evidenziato che queste raccomandazioni, con le conseguenti richieste di
integrazione e di modifica, si sono rese necessarie ed indispensabili con
riferimento in particolar modo agli indicatori di impatto e di risultato che la
Regione intende perseguire e raggiungere con la suddetta programmazione
comunitaria, alla poca flessibilità di quest’ultima che rischia di non
adeguarsi perfettamente alla realtà calabrese, alla confusione sugli strumenti
finanziari, Fesr e Fse, da utilizzare per sostenere precise iniziative di
sviluppo ad alcuni obiettivi strategici indicati nel documento della Regione e
che sono stati definiti “disomogenei ed a volte ridondanti”;
nel merito queste raccomandazioni
riguardano sia il riallineamento dell’obiettivo globale del programma regionale
all’art. 4 del Regolamento Ce n. 1080/2006 del Fesr, che deve essere attuato
attraverso la necessaria convergenza dell’economia calabrese alla media del
prodotto interno lordo pro-capite della Unione europea, sia la semplificazione
degli otto Assi costituenti il Por Calabria i cui obiettivi strategici devono
essere non solo inquadrati nella politica regionale di coesione ma anche
collegati agli obiettivi specifici con l’individuazione chiara dei singoli
beneficiari, di ogni singolo asse al fine di raggiungere l’obiettivo generale
del programma Fesr 2007/2013;
un Asse prioritario tematico non dovrebbe corrispondere a più di una
priorità identificata nel Regolamento del
Fesr e che l'art. 2 del Regolamento Ce n. 1083/2006 definisce l'Asse
prioritario tematico come “ciascuna delle priorità della strategia contenuta
nel programma operativo comprendente
un gruppo di operazioni connesse tra loro”, risulta evidente come
tali disposizioni non siano attualmente
soddisfatte per l'Asse I "Istruzione,
Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica
e Società dell'informazione" e per l'Asse Il "Energia ed Ambiente" tanto da
indurre la Commissione europea a chiedere una
rivisitazione dell'attuale suddivisione in Assi e obiettivi specifici al fine
di garantire una maggiore omogeneità e coerenza programmatica attraverso il
trasferimento del tema "Istruzione" nell’Asse III,
ritenuto più pertinente per le tematiche affrontate, nonché la creazione di un
Asse specifico interamente dedicato al tema "Energia" che
impegni almeno il 7% del totale delle categorie di spesa;
la Commissione europea ha sollevato perplessità sulla strutturazione
dell'Asse III "Inclusione
Sociale e Servizi per la qualità della vita e l'Attrattiva Territoriale" ritenendo che alcune attività specifiche in esso contenute possano essere finanziate
solo ed esclusivamente dal Fse e non dal Fesr
che può intervenire, alla luce di quanto disposto dall'art. 4.11 del
Regolamento Ce n. 1080/2006, solo a sostegno di "investimenti nella sanità e nelle
infrastrutture sociali che contribuiscono allo sviluppo regionale e locale e
ad aumentare l'attrattiva e la qualità della vita" ed invitando, di conseguenza, la Regione Calabria a
rivedere la strutturazione dell'Asse III con riferimento particolare alla
complementarietà degli strumenti finanziari utilizzati;
la stessa Commissione europea ha evidenziato il disinteresse della
Regione nei confronti del problema "Mobilità Sostenibile" tanto che, come sottolineato nelle
raccomandazioni, l'Asse V "Reti e Collegamenti per la Mobilità" non indica esplicitamente una
quota minima di risorse da destinare al funzionamento di modalità di trasporto
sostenibile (ferro e mare) e che l'Asse VII "Città, Aree
Urbane e Sistemi Territoriali" presenta un approccio
contradditorio al tema che deve essere
superato solo con lo strumento della progettazione integrata che dovrà
focalizzare le criticità strettamente connesse allo sviluppo delle aree urbane
calabresi;
la Commissione europea sull’Asse VIII "Assistenza Tecnica e Capaclty
Building" ha ribadito che le azioni che riguardano la governance o la capacità
amministrativa non strettamente collegate all'attuazione del programma Por - Fesr sono di competenza del Fse
tanto che la seconda parte dello
stesso Asse deve essere completamente rivista per adeguarsi alle indicazioni
comunitarie e che sui “Grandi
Progetti” mancano le schede
relative ad ogni singolo intervento pubblico nonché l'ammontare delle risorse
stanziate;
la Commissione europea ha evidenziato che la programmazione in oggetto potrà dispiegare i propri effetti positivi solo se sarà costruito un quadro legislativo idoneo a garantire il perseguimento ed il raggiungimento degli obiettivi in esso indicati e che allo stato di fatto esistono vistone lacune e carenze che la Regione si è impegnata a superare ancora prima dell'approvazione del Por Fesr 2007/2013 attraverso l'adeguamento ed il miglioramento della legislazione regionale e la netta distinzione tra procedure amministrative riconducibili a spese co-finanziabili dal Fesr ed altre che afferiscono alla politica regionale ordinaria;
nell'Asse V "Reti e Collegamenti per la
Mobilità" l’hub portuale di Gioia Tauro non risulta connesso alla
direttrice ferroviaria tirrenica aggravando sensibilmente ogni possibilità di
collegamento al Corridoio Berlino-Palermo nel tratto calabrese e che il
superamento di questa carenza è stato esplicitamente richiesto dalla
Commissione europea nell'adozione di parametri di riferimento più stringenti e
puntuali;
la Commissione europea ha sottolineato che il problema della gestione
dei differenti livelli di governo delle azioni della programmazione comunitaria
in Calabria non trova una risposta adeguata nel documento oggetto di
contrattazione in sede europea e che, alla luce dei problemi sorti in sede di
attuazione del Por 2000/2006, non è stato individuato alcuno strumento chiaro
per superare questo limite oggettivo tanto che la Regione è stata invitata a
costruire una strategia regionale chiara che punti ad individuare gli
interventi di carattere prioritario da realizzare con il Por Calabria -:
di sapere se la Regione ha già risposto a queste
osservazioni della Commissione europea ed in che termini si è ad essa adeguata.
(210; 27.11.2007)
Risposta – Si trasmette un’informativa utile a
predisporre una risposta scritta all’interrogazione indicata in oggetto.
Informativa sull'attuazione del Por Calabria
2007/2013
Al termine della consultazione interna, i Servizi della
Commissione Europea hanno elaborato e trasmesso alla Regione Calabria il
“Position Paper”: documento contenente una serie di raccomandazioni avente ad
oggetto richieste di integrazioni e/o di modifica del Por Calabria FESR
2007-2013, precedentemente inviato ai fini dell'avvio del negoziato formale.
A conclusione del negoziato (avviato con un incontro a
Bruxelles nel quale sono stati affrontati tutti i temi individuati dai Servizi
della Commissione) la Regione Calabria, dopo aver apportato le necessarie e
concordate integrazioni e/o modifiche, ha inviato il Programma Operativo ai
Servizi della Commissione Europea per l'approvazione.
Successivamente, i Servizi della Commissione Europea,
nel ritenere soddisfacenti ed esaustive le concordate integrazioni e/o
modifiche apportate, hanno approvato il Por Calabria 2007/2013 con “Decisione C
(2007) 6322 del 7 dicembre 2007.
Ciò premesso, con riferimento alle raccomandazioni
esposte nel “Position Paper” dai Servizi della Commissione Europea, di seguito
si riportano le integrazioni/modifiche che sono state apportate al Por Calabria
FESR 2007-2013.
1) Indicatori di risultato e di impatto.
I Servizi della Commissione Europea, pur ritenendo gli
indicatori, in generale, pertinenti e significativi, hanno evidenziato la
necessità di effettuare alcune integrazioni e modifiche, con particolare
riferimento agli indicatori di risultato e di impatto.
A tal fine, gli indicatori di risultati sono stati
tutti quantificati riportando i target di fine periodo. Inoltre, per gli
indicatori di impatto si è provveduto alla loro completa definizione attraverso
la quantificazione al 2013.
2) Ridefinizione dell'Obiettivo Globale del
Programma Operativo ed esemplificazione degli Obiettivi Specifici dei singoli
Assi.
L'Obiettivo Globale del Por Calabria FESR 2007-2013 è
stato così modificato: “Sostenere lo sviluppo economico (sostenibile ed
integrato) e l'occupazione per realizzare livelli di sviluppo e tassi di
crescita del sistema socio-economico tendenti alla convergenza con la
situazione media dell'UE, mobilitando e rafforzando le potenzialità endogene
regionali tramite iniziative finalizzate alla competitività ed attrattività del
sistema territoriale”.
Inoltre, per ciascun Asse Prioritario descritto nel
Capitolo 4, in luogo della tabella sintetica relativa agli Obiettivi Specifici
ed Operativi, è stato inserito un nuovo Paragrafo che riassume l'Obiettivo
Generale dell'Asse e le relative strategie. I contenuti di questo Paragrafo
erano precedentemente riportati nel Capitolo 3 del Programma Operativo.
La succitata tabella sintetica è stata inserita alla
fine della trattazione di ciascun asse ed integrata da ulteriori informazioni
all'interno del paragrafo “Beneficiari, Categorie di Spesa e Indicatori”.
3) Impianto strategico (Architettura Assi
prioritari).
Come richiesto dai Servizi della Commissione, in
considerazione del fatto che un Asse Prioritario tematico non deve contemplare
più di una priorità – ai sensi del Reg. (CE) 1083/2006, articolo 2 – si è
provveduto ad articolare il precedente Asse II in due Assi Prioritari: Asse II
“Energia” ed Asse III “Ambiente”.
Inoltre i Servizi della Commissione hanno richiesto,
come condizione non negoziabile per l'approvazione del Programma Operativo,
l'allocazione sull'Asse II “Energia” del 7 per cento delle risorse complessive
FESR per un importo complessivo pari a € 104.938.402.
I Servizi della Commissione hanno, inoltre, richiesto
lo spostamento del Settore “Istruzione” dall'Asse I all'Asse IV “Qualità della
Vita e Inclusione Sociale”.
4) Strutturazione Asse (ex III, ora Asse IV) –
Qualità della vita e Inclusione Sociale.
Sono state verificate, durante l'incontro di negoziato,
tutte le Linee di Intervento dell'Asse per verificarne l'ammissibilità al FESR.
I Servizi della Commissione hanno richiesto l'eliminazione delle Linee di
Intervento relative alla erogazione di servizi sociali, ritenendole attività
ordinarie dell'amministrazione regionale. Per alcune Linee di Intervento si è
valutato la opportunità del loro trasferimento sul Por Calabria FSE 2007-2013.
La Regione Calabria, inoltre – pur ribadendo nel corso
dei negoziati l’ineludibilità dei Piani di Zona (strumento attuativo della
legislazione nazionale in materia e come tale base legislativa per qualsiasi
intervento nel settore socio-sanitario) – ha rivisto le Linee di Intervento
dell'Asse “Qualità della vita e Inclusione sociale” alla luce delle regole di
ammissibilità del FESR, sulla base dell'articolo 4 (paragrafi 3 e 11) e del
FSE. Gli interventi da finanziare con il Por Calabria FESR 2007-2013 devono
essere individuati attraverso i Piani di Zona.
5) Reti e Collegamenti per la Mobilità.
I Servizi della Commissione hanno richiesto un impegno
esplicito della Regione Calabria a favore della mobilità sostenibile,
attraverso l'inserimento nel testo del Por di una quota minima di risorse
destinate al finanziamento di modalità di trasporto sostenibili.
Inoltre i Servizi della Commissione hanno richiesto
l'eliminazione degli interventi sul Porto di Gioia Tauro e sulle infrastrutture
ferroviarie della linea tirrenica, in quanto di competenza del Pon Reti e
Collegamenti per la Mobilità.
6) Città, Aree Urbane e Sistemi Territoriali.
La Regione Calabria ha specificato nel corso
dell'incontro di negoziato l'approccio strategico ed operativo utilizzato per
le politiche urbane e territoriali. I Servizi della Commissione hanno condiviso
la proposta della Regione Calabria, formulando alcune raccomandazioni che sono
state riprese nella formulazione finale del Programma Operativo.
7) Assistenza Tecnica e Capacity Building.
I Servizi della Commissione hanno richiesto la verifica
di tutte le Linee di Intervento dell'Asse IX (ex VIII) relative alla “Capacità
Istituzionale” per valutare se, ai fini dell'ammissibilità al FESR, tali Linee
di Intervento fossero direttamente collegate all'attuazione del Por Calabria
FESR 2007-2013 o, più in generale, al miglioramento della capacità
istituzionale della pubblica amministrazione regionale e locale (in tale
situazione tali Linee di Intervento sono state trasposte nel Por Calabria FSE
2007-2013).
8) Grandi Progetti.
I Servizi della Commissione hanno chiesto in sede di
negoziato di predisporre una scheda per ognuno dei Grandi Progetti attualmente
individuati nel Programma Operativo, nel rispetto delle disposizioni indicate
agli articoli 39 ss del Regolamento (CE) 1083/2006:
I Grandi Progetti, ad oggi individuati nel Por Calabria
FESR 2007-2013, per i quali sono state predisposte le schede richieste, sono i
seguenti:
Sistema Idrico dell'Alto Esaro - Abatemarco
- Sistema Idrico del Menta
- Sistema Idrico dell'Alaco
- Interporto e strutture logistiche per il Polo di
Gioia Tauro
- Nuova Aerostazione di Lamezia Terme
- Sistema di collegamento su ferro tra Catanzaro città
e Germaneto
- Collegamento ferroviario a servizio dell'Aeroporto di
Lamezia Terme
- Sistema di mobilità su ferro dell'Area di Cosenza.
Tali Grandi Progetti sono previsti nella strategia e
nelle linee di intervento del Por sottoposto alla VAS.
Durante la fase di negoziato con i Servizi della
Commissione Europea, è stata garantita una continua informazione alla
competente Commissione consiliare e al Partenariato Istituzionale e
Socio-Economico sugli sviluppi delle procedure che hanno condotto all'adozione
della stesura definitiva del Por Calabria FESR 2007-2013.
Dr. Mario Maiolo
(assessore ai fondi comunitari)
Art. 1
(Costituzione e composizione)
E’ istituita ai sensi dell’articolo 32 e 115
del Regolamento interno del Consiglio regionale,
una Commissione speciale conoscitiva sullo
stato della sanità in Calabria.
La Commissione
è composta da cinque consiglieri regionali di cui tre
appartenenti a gruppi di maggioranza e due appartenenti a gruppi di minoranza.
La Commissione
elegge il Presidente a maggioranza assoluta dei membri.
La Commissione
elegge, al proprio interno, un Vicepresidente.
Le funzioni di Segretario, vengono affidate ad
un funzionario del Consiglio
regionale.
Art. 2
(Organizzazione e funzionamento)
La Commissione,
per l’espletamento del proprio mandato, si avvale della collaborazione di tre
esperti di comprovata esperienza e professionalità in materia sanitaria, designati dall’Ufficio di Presidenza del
Consiglio regionale.
Gli uffici della Regione delle aziende sanitarie ed ospedaliere devono fornire,
a richiesta dei commissari tutte le informazioni nonché copia degli atti e
documenti utili all’espletamento del mandato.
Art. 3
(Durata)
La
Commissione deve ultimare i propri lavori entro 45 giorni dal suo insediamento
da parte del Presidente del Consiglio regionale.
Al termine
dei propri lavori deve presentare al Consiglio regionale una relazione sui
risultati dell’indagine conoscitiva.
Art. 4
(Pubblicazione)
La presente legge entra in vigore
il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Proposta di provvedimento amministrativo numero
252/8^, recante: “Approvazione Protocollo di collaborazione tra Trentino e
Calabria, impegno di spesa”
(Del. n. 212)
“La
Giunta regionale
considerato che:
la Regione Calabria, ai sensi dell'art. 2 del
vigente Statuto ispira la propria azione anche al raggiungimento dell'obiettivo
relativo alla collaborazione ed al raccordo con altre Regioni italiane;
da oltre un decennio si è sviluppata una fruttuosa
collaborazione tra il Trentino e il territorio della Locride riguardante tutto
il settore Agro-alimentare, come dettagliatamente specificato nell'allegato
protocollo di collaborazione;
appare opportuno, anche a seguito di incontri tra
l'Assessore all'Agricoltura Mario Pirillo e l'Assessore all'Agricoltura della
Provincia Autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, creare un progetto di
collaborazione, con il coinvolgimento della realtà cooperativa Trentina e la
Diocesi di Locri-Gerace, capace, attraverso l'utilizzo delle rispettive forze e
professionalità, di potenziare ed estendere il momento sinergico delle due
realtà territoriali già esistente nel comparto agricolo;
il progetto di collaborazione predetto prevede
l'attivazione in Calabria di interventi di sviluppo in grado di attivare
cooperative, imprese ed altre entità perla promozione socio-economico del
territorio calabrese;
è necessario, per l'avvio delle iniziative di cui
all'allegato protocollo di collaborazione, prevedere un impegno di spesa di €
50.000,00, da impegnare sulle disponibilità delle risorse finanziarie di cui
alla Delibera programmatica della Giunta Regionale n. 793 del 14/11/06, punto
n. 9 "studi e ricerche, promozione, sponsorizzazione", allocate sul
Cap. n. 5125201 del Bilancio regionale;
visto l'art. 43 della legge regionale 8/2002;
di trasmettere il presente provvedimento al
Consiglio Regionale per la ratifica dello stesso, ai sensi dell'art. 16, punto
2, lettera o, dello Statuto della Regione Calabria;
su proposta dell'Assessore all'Agricoltura, Foreste
e Forestazione, onorevole Mario Pirillo,
formulata alla stregua dell'istruttoria compiuta dalla struttura interessata,
nonché dall'espressa dichiarazione di regolarità dell'atto resa dal dirigente
preposto .alla competente struttura, che si è anche espresso sul fatto che la
materia è di competenza regionale ai sensi della L.R. n. 34/2002 e s.m.i.,
delibera
per le motivazioni espresse in premessa che qui si
intendono integralmente richiamate:
di approvare l'allegato protocollo di collaborazione
tra il Trentino e la Calabria;
di demandare all'Assessore regionale
all'Agricoltura, Foreste e Forestazione la sottoscrizione del predetto
protocollo di collaborazione tra Trentino e Calabria:
di impegnare la somma di C 50.000,00, facendola gravare
sulle disponibilità delle risorse finanziarie di cui alla Delibera
programmatica della Giunta Regionale n. 793 del 14/11/06, punto n. 9
"Studi e ricerche, promozione, sponsorizzazione", allocate sul Cap.
n. 5125201 del Bilancio Regionale, per l'avvio delle iniziative di cui al
protocollo di collaborazione predetto;
di trasmettere il presente provvedimento al
Consiglio Regionale per la ratifica dello stesso ai sensi dell'art. 16, punto
2, lettera o, dello Statuto della Regione Calabria;
di pubblicare il presente provvedimento sul
Bollettino Ufficiale della Regione
Calabria”.
Premesso che:
tra il Trentino e la Locride, da oltre 10 anni, si è sviluppata una
fruttuosa collaborazione promossa e sostenuta da S.E. il Vescovo di
Locri-Gerace Mons. Giancarlo Bregantini. Questo gemellaggio riguarda svariati
campi di azione che possono essere così sintetizzati:
1. 1.
Settore
agricolo - piccoli frutti, in particolare lamponi nel periodo invernale. La
cooperativa Apaso S. Orsola con il sostegno prima
dell'Assessorato Regionale per la cooperazione e poi di quello Provinciale
oltre che della Federazione Trentina della Cooperazione, ha impostato fin
dall'inizio un proficuo scambio di esperienze, fornendo l'assistenza tecnica ed
occupandosi della commercializzazione dei prodotti; gli agricoltori, inoltre,
sono diventati direttamente soci della cooperativa trentina. E' partita la
sperimentazione di nuove colture protette di ciliegie e di ortaggi e altre che
verranno verificate secondo le necessità commerciali;
2. 2.
Tramite il progetto Uva (Ulteriore Valore Aggiunto) coordinato da Formazione
Lavoro, con il sostegno della Federazione Trentina della Cooperazione e delle
cooperative vitivinicole Cavit, Vivallis, Cantina Toblino, sono state
vinificate uve provenienti dalla Calabria. Le cooperative trentine hanno
assicurato l'assistenza sul campo, la lavorazione delle uve e
l'imbottigliamento;
3. 3.
Nel settore
vitivinicolo è stata recentemente costituita, in Calabria, la cooperativa
Masseria degli Armeni che sta sperimentando interessanti coltivazioni con
l'ausilio e l'assistenza di tecnici trentini. La Cooperativa ha recentemente
ottenuto a Bruzzano (RC) l'affidamento di terreni confiscati alle
organizzazioni criminali tramite l'Associazione Libera di don Luigi Ciotti e
con il pieno sostegno dell'Amministrazione Comunale di Locri;
4. 4. E' in fase di elaborazione un progetto per la
valorizzazione della carne suina di campagna attraverso l'utilizzazione del
suino nero di Calabria;
5. 5.
Tramite la
cooperazione di consumo, in particolare la Famiglia Cooperativa di Povo e il
Consorzio Sait, con il sostegno del Comitato
Diocesano Trentino - Locride, sono state realizzate vendite promozionali di
olio e di arance della Cooperativa Agrinova di Caulonia (RC). La cooperativa,
tramite il Consorzio Sait, è stata inserita tra i fornitori
di Coop Italia;
6. 6.
Consolida è impegnato con la cooperativa
l'Utopia e lo sportello Crea Lavoro di Gioiosa Jonica, nel sostegno alla
cooperazione sociale della Locride e, in particolare, nel consolidamento di un
consorzio di secondo grado Goel;
7. 7. La Cassa Centrale con garanzia fideiussoria di
alcune Casse Rurali ha accordato un prestito alla Caritas di Locri destinato ad
un progetto sociale;
8. 8.
Il comune di Romeno da molti anni ospita una trentina di giovani della
Locride tramite l'Associazione Don Milani, in prima fila nel sostegno ai
ragazzi in difficoltà e nella lotta alla mafia e alla rassegnazione. Anche la
cooperativa l'Ancora di Tione ha ospitato ragazzi e stagisti della Calabria;
9. 9. Da tempo si ripete l'esperienza di corsi di
formazione per la creazione d'impresa, in particolare cooperativa, che vengono
finanziati dal Fondo Sociale Europeo sul Tasso della mobilità geografica e che,
tramite Formazione Lavoro e la società Fidia, hanno portato nel Trentino
diverse decine di giovani per frequentare corsi e fare esperienze dirette sul
campo;
10. 10. Contatti sono stati avviati anche
con cooperative che operano in campo ambientale mettendole in relazione con
Consorzio Lavoro Ambiente di Trento. Alcune di queste realtà hanno costituito
recentemente il Coordinamento delle cooperative della Locride;
11. 11. Il comprensorio della Val
dell'Adige ha siglato un gemellaggio con l'Associazione dei Comuni della
Comunità Montana della Limina, che permette uno scambio di esperienze tra
amministratori nonché stages formativi per giovani calabresi.
Considerato che:
Nell'incontro che si è tenuto a
Trento il 2 febbraio 2007, l'Assessore all'Agricoltura della Calabria, Mario
Pirillo e l'Assessore all'Agricoltura, Turismo e Foreste del Trentino, Tiziano
Mellarini, hanno posto le basi per un progetto di collaborazione che metta in
campo le rispettive forze e professionalità, al fine di potenziare il momento sinergico
delle due realtà nel comparto agricolo con particolare riferimento:
A) Progetto Filiere Agro – alimentari.
Un serio progetto di sviluppo del
comparto agricolo passa anche attraverso l'investimento in alcune variabili
territoriali capaci di creare un effetto moltiplicatore sullo stesso. Le due
variabili più significative nel territorio calabrese sono rappresentate dal
vino e la carne di campagna (suino), che vanno considerate ed affrontate come
filiere di territorio, assieme ad altre di tipo complementare (olio, arance,
clementine ecc).
L'avvio di una filiera
agro-alimentare richiede una solida alleanza progettuale tra gli attori privati
e le istituzioni preposte allo sviluppo di tale settore (una sinergia che
inglobi vari segmenti di attività: progettazione, formazione, assistenza
tecnica, sovvenzioni e promozione in generale).
La progettazione di una filiera implica la
conoscenza:
del territorio e delle sue culture e colture;
della materia prima di trasformazione;
delle capacità di operare la trasformazione in
funzione del mercato e degli investimenti
del mercato finale e delle sue regole di
comunicazione.
Filiera Piccoli Frutti
a Filiera Piccoli Frutti e già in
fase di avvio e rappresenta per la Locride un punto di riferimento. Occorre
comunque attivare dei sistemi che permettano la permanenza in loco del valore
aggiunto prodotto, in forma di ulteriore sviluppo di strutture per il
condizionamento e la conservazione dei prodotti, al fine di rendere il progetto
territorialmente più incisivo.
E' necessario, altresì, valutare
nel futuro una fase di avvio di forme associate indipendenti con modalità di
compartecipazione diverse rispetto alla adesione all'OP Sant' Orsola, incentivando ad esempio la creazione di una OP di piccoli frutti
Calabrese associata in AOP con quella Trentina, al fine di consentire una fase
di rilancio della filiera calabrese.
Filiera del vino
La filiera del vino deve concentrarsi nello studio dei vitigni autoctoni della fascia
jonica-reggina. Sembra che i vitigni autoctoni,
individuati in tale territorio, siano qualche centinaio. Su alcuni di questi,
grazie all'interessamento di Università e di alcuni privati (Associazione Città
del vino, Associazione calabra Patrum Vinea), è stata condotta una indagine
genetica. Una cinquina di vitigni sono risultati inediti, altri molto
interessanti; ma manca, ad oggi, un serio ed organico lavoro di ricerca e di
indagine genetica.
In collaborazione con l'Istituto
Agrario di San Michele all'Adige e la Regione Calabria - Assessorato
all'Agricoltura, si può realizzare un progetto di ricerca dei vitigni autoctoni
e di contestuale analisi genetica. Le cooperative potrebbero mettere a
disposizione oltre ai terreni per il catalogo ed il campo collezione, anche
l'assistenza necessaria sul campo (potatura, rilievo dati ecc.), oltre a
garantire il tutoraggio. Dai vitigni cosi catalogati e piantumati sarà
possibile ottenere delle microvinificazioni per saggiarne la potenzialità
evolutiva rispetto ai mercati odierni. Occorre favorire la nascita e lo
sviluppo di cooperative tra agricoltori, cioè tra persone che sono direttamente
interessate alla sperimentazione e allo sviluppo dei nuovi impianti
vitivinicoli. Ogni cooperativa deve poi occuparsi di un singolo prodotto al
fine della migliore specializzazione, della trasparenza amministrativa e della
fidelizzazione dei soci. In quest'ottica la cooperativa Masseria degli Armeni
deve completare, entro il 2007, un vigneto di circa 5 ettari che e gia in buono
stato di avanzamento.
Nel frattempo si devono mettere in
cantiere progetti di formazione di personale diplomato e laureato nel settore
dell'agricoltura, da realizzare sia in Trentino che in Calabria (filiera vino-
tecnici di campagna). Ciò anche in vista del fatto che nel 2009 il primo lotto
della Masseria degli Armeni sarà in produzione per la prima vendemmia, per cui
sarà necessario formare anche il personale di cantina. Poiché formare il
personale significa far rimanere per diversi mesi i giovani calabresi nelle
cantine/campagne trentine occorrerà istituire borse di studio che sostengano il
mancato reddito.
Nel frattempo occorrerà
predisporre un layout di una piccola cantina da realizzarsi in Calabria
pianificando in linea con, la normativa vigente, la richiesta di risorse
finanziarie e la predisposizione di un piano di marketing, individuando canali
di distribuzione, ad esempio per i molti emigranti calabri sparsi nel mondo.
PROGETTO DI MASSIMA
"Sperimentazione e Valorizzazione Vitigni
Autoctoni Fascia Ionico Reggina"
Premessa
La Coop. Masseria degli Armeni
possiede già dei terreni coltivati a vite e svolge un ruolo importante
collegato all'aspetto. produttivo in un territorio ad alto disagio sociale (per
questi motivi potrebbe rivestire il ruolo di soggetto capofila del progetto
pilota).
Obiettivi:
1. Creazione di una cantina produttivo-sperimentale
nelle strutture della Coop.;
2. Individuazione dei vitigni presenti nell'area e
impianto di campo catalogo;
3. Produzioni di vini con prove di microvinificazione;
4. Produzione iniziale di vini da consumo al fine di
consentire un primo collegamento tra la sperimentazione e la
commercializzazione.
Modalità di svolgimento del Progetto
Fase I- preparatoria (2007-2008)
1. Individuazione del Responsabile Progetto
"Coop. Degli Armeni";
2. Predisposizione di un progetto strutturale da finanziare
nel PSR 2007-2013 della Regione Calabria per la costruzione di una cantina e la
dotazione di strutture e mezzi da parte della Coop. (il progetto potrebbe
essere cofinanziato, nella parte privata, oltre che dalla Coop. degli Armeni, da
alcune Cooperative Trentine legate alla prima da forme giuridiche di tipo
consortile);
3. Ricognizione di tutti gli studi svolti dagli Enti operanti
in Calabria (Assessorato Regionale all'Agricoltura, Università Mediterranea di
Reggio Calabria, etc.) relativamente ai vitigni autoctoni compresi nell'area in
oggetto, al fine di evitare inutili sovrapposizioni di costi per studi e
ricerche già effettuati;
4. Individuazione di un nucleo di tecnici di campo da inviare
in Trentino per stages formativi rispetto alle tecniche di coltivazione da
applicare in tempo reale nei vigneti della Coop. già produttivi. Il tutoraggio
eseguito nella Provincia Autonoma di Trento dovrebbe essere ripetuto nella
realtà calabrese con gli stessi tecnici trentini, al fine di evidenziare le
variabili territoriali e fenologiche della tecnica colturale;
5. Individuazione di un gruppo di tecnici enologi da inviare
in Trentino per la formazione e successive prove di vinificazione in Calabria
eseguite con prodotto reperito dalla produzione della Coop. o in alternativa da
produzioni locali utilizzando una cantina anche privata già operante sul
territorio della Locride, al fine di far emergere i vincoli e trasformali in
opportunità in fase di regime produttivo.
Fase II - Entrata in Produzione (2008-2013)
1. La fase dell'avvio deve essere caratterizzata da un
costante apporto tecnico in Calabria da parte dei tecnici Trentini coinvolti
nei punti 4-5 della prima fase, al fine di consentire una partenza viziata non
da problematiche tecniche ma solo da componenti territoriali;
2. Allargamento della base produttiva sia attraverso nuovi
terreni gestiti direttamente dalla Coop. sia con l'entrata di nuovi soci locali
già produttori di uve da vino;
3. Individuazione del marchio e dei riferimenti commerciali,
cercando di privilegiare l'ottica territoriale calabrese per il primo e quella
trentina per i secondi;
4. Entrata a pieno regime della produzione e della
trasformazione e conclusione del progetto.
Conclusioni
Il successo dell'idea progettuale dipende anche
dalla capacità di implementare sistemi di verifica continui sia nella fase
preparatoria che in quella di messa a regime, in modo tale da monitorare il
progresso dell'iniziativa che, in ultimo, dovrà comportare la creazione di un
impresa che risponde ai criteri dell'auto-sostenibilità economica.
Filiera
del suino nero di Calabria
Anche per la filiera del maiale occorre prevedere
lo studio del territorio, delle tradizioni e dei sistemi di lavorazione, ma
soprattutto dei mercati.
Non basta cioè produrre, occorre anche porsi il
problema di dove vendere il prodotto. La cooperazione di consumo trentina e il
circuito Coop possono dare una mano, a patto di garantire un buon rapporto tra
qualità e prezzi, di essere efficienti e puntuali nelle consegne. Anche qui la
formazione è fondamentale.
PROGETTO DI MASSIMA
"Filiera corta del suino nero
di Calabria"
Premessa
La produzione di salumi in Calabria rappresenta uno
degli elementi identificativi dell'agroalimentare regionale. La possibilità di
utilizzare i territori interni (montani e pedemontani) per l'allevamento del
suino nero prospetta una sfida possibile per il rilancio economico di aree
depresse. L'allevamento con metodi alternativi tipo il "plen air"
francese modificato, consente di ottenere dei prodotti di qualità esaltati
dalle peculiarità della razza e da un sistema di allevamento che vede nella
disponibilità di grandi estensioni di terreno l'originalità dell'iniziativa.
Il progetto dovrebbe prevedere l'individuazione di
un ente che metta in collegamento gli allevatori locali con la fase relativa
alla trasformazione e al condizionamento del prodotto.
Gli organismi associativi degli allevatori
calabresi potrebbero rivestire un ruolo importante nella fase produttiva,
mentre la Coop "Masseria degli Armeni" potrebbe essere coinvolta sia
nella fase di allevamento di animali da vita (fattrici e veri in purezza), che
soprattutto nella trasformazione del prodotto e nell'individuazione dei canali
commerciali.
Obiettivi
1. Creazione di una rete diffusa di
piccoli-medi allevatori (Consorzio di Produttori);
2. Creazione di un protocollo -
disciplinare di allevamento e produzione del suino;
3. Creazione di un centro di
produzione di animali da riproduzione in Purezza Suino Nero di Calabria
(scrofe e verri);
4. Creazione di un centro unico di trasformazione
delle carni, dimensionato secondo la capacità produttiva dei soci del
Consorzio;
5. Produzione iniziale di salumi e carni al fine di
consentire un primo collegamento tra la sperimentazione e la commercializzazione.
Modalità
di svolgimento del Progetto
Fase I preparatoria (2007-2008)
1. Individuazione del Responsabile Progetto;
2. Predisposizione di un progetto strutturale da finanziare
nel PSR 2007-2013 della Regione Calabria, per la costruzione di un centro di
produzione suini fino alla fase di svezzamento dei lattonzoli, e dotazione di
strutture e mezzi alla Coop Masseria degli Armeni (il progetto potrebbe essere
cofinanziato, nella parte privata oltre che dalla Coop anche da alcuni
trasformatori di carni suine calabresi);
3. Predisposizione di un progetto strutturale per la
dotazione di strutture di allevamento estensivo da parte degli allevatori per
portare i suini dalla fase di lattonzoli a quella di macellazione;
4. Ricognizione di tutti gli studi fatti dagli enti operanti
in Calabria (Assessorato all'Agricoltura, Università Mediterranea di Reggio
Calabria, etc.), relativamente alla filiera delle carni suine e al suino nero
calabrese, al fine di evitare inutili sovrapposizioni di costi per studi e
ricerche già effettuati;
5. Individuazione di un nucleo di allevatori da
formare rispetto alle tecniche di allevamento estensivo e sulle caratteristiche
genetiche del suino nero;
6. Individuazione di un gruppo di tecnici per la formazione e
successive prove di trasformazione delle carni suine da effettuare in Calabria,
eseguite con prodotto reperito dalla produzione degli allevatori locali,
utilizzando un trasformatore già operante sul territorio della Locride, al fine
di far emergere i vincoli e trasformarli in opportunità in fase di regime
produttivo;
7. Individuazione delle modalità di percorso da sviluppare
prevalentemente in Calabria, coinvolgendo tecnici, allevatori e trasformatori
calabresi al fine di coniugare le conoscenze pratiche e il patrimonio di
qualità della Regione Calabria e della Provincia Autonoma di Trento.
Fase II - Entrata in Produzione (2008-2013)
1. La realizzazione della struttura di lavorazione dovrà
prevedere due fasi distinte: quella della trasformazione della carne in salumi
e la vendita di carni fresche. Il sistema di distribuzione dovrà essere
similare allo spaccio aziendale per le carni fresche e ai prodotti di nicchia
di alta qualità, con elevato valore aggiunto, per il prodotto trasformato.
Pertanto nella fase dell'avvio bisogna prevedere un costante apporto tecnico in
Calabria;
2. La base produttiva riveste una grande responsabilità per
la riuscita della iniziativa sia in termini di
quantità prodotta ma soprattutto di qualità delle carni da avviare alla
trasformazione. Pertanto l'aspetto relativo all'alimentazione dei suini e
quello relativo al sistema di allevamento assume un ruolo ad alta valenza
tecnica con la previsione di figure altamente specializzate;
3. La fase della trasformazione dovrà prevedere la formazione
di tecnici specializzati nei due rami di trasformazioni ovvero quello della
produzione degli insaccati e quello relativo alla stagionatura del prodotto;
4. Individuazione del marchio e dei riferimenti
commerciali, cercando di privilegiare l'ottica territoriale calabrese per le
carni fresche e quella trentina per la commercializzazione, in un rapporto di
scambio reciproco;
5. Entrata a pieno regime della produzione e della
trasformazione e conclusione del progetto.
Conclusioni
La realizzazione dell’idea progettuale consentirà
di implementare un sistema di allevamento estensivo, con l’utilizzo di razze
autoctone connesse alla trasformazione in prodotti finiti, utilizzando le
modalità della filiera corta che potrebbe rappresentare una valida alternativa
anche per altre aree della Calabria con
positivi risvolti economico-produttivi.
Ulteriori linee di intervento
Sinergia di mercato mele – Clementine di Calabria Igp
Il rapporto di reciprocità tra produttori trentini
e produttori calabresi potrebbe
conoscere ulteriori momenti di sinergia anche nel campo della frutticoltura
attraverso una collaborazione tra Melinda e il Consorzio dei produttori
calabresi della clementina di Calabria Igp.
Tutto ciò
premesso e considerato, le parti concordano quanto segue:
Art. 1
Calabria, la Provincia Autonoma di Trento, la
Cooperazione Trentina e la Diocesi Locri-Gerace".
Il fine è l'attivazione in Calabria di progetti di
sviluppo in grado di avviare cooperative, imprese ed altre entità per la
promozione socio-economica del territorio. Le possibili aree d'intervento sono
richiamate, a titolo esemplificativo, nella premessa che costituisce parte
integrante del presente accordo.
Art. 2
Le parti firmatarie, di comune accordo ed in
funzione delle specifiche esigenze, nonché nel rispetto delle normative
vigenti, individueranno per ciascuna tipologia progettuale la forma di
collaborazione imprenditoriale più idonea alla realizzazione dei progetti, con
particolare riferimento alle possibilità di attingere a fondi nazionali e della
Programmazione Comunitaria 2007-2013, prevedendo nei bandi di misura una
priorità per progetti di alta rilevanza sociale effettuati su strutture e
terreni confiscate in via definitiva alla criminalità mafiosa.
Art. 3
Al fine di assicurare l'ottimale realizzazione
delle attività di cui al presente accordo, le parti potranno, di volta in volta
e con il parere unanime, associare altri soggetti pubblici e privati
qualificati nei settori di attività ritenuti necessari e/o indire conferenze di
servizi al fine di rendere lineare ed efficace l'iter burocratico.
Art. 4
I costi dei singoli progetti ed iniziative verranno
valutati dal Comitato di cui al successivo articolo 5. La Provincia Autonoma di
Trento e la Cooperazione Trentina assumono l'onere dei costi e delle spese
relative alla valorizzazione delle professioni e degli apporti tecnici. Tutti i
costi di altra natura saranno a carico della Regione Calabria.
Art. 5
Le parti si impegnano a formalizzare la
costituzione di un Comitato composto da un rappresentante per ciascuno dei
firmatari del presente accordo.
Il Comitato, coordinato dall'Assessore
all'Agricoltura della Regione Calabria, provvederà a:
elaborare le proposte progettuali;
individuare le relative azioni d'intervento,
coinvolgendo anche solo parte dei firmatari del presente accordo;
coordinare la fase di realizzazione dei progetti;
definire le eventuali forme di collaborazione
imprenditoriale di cui all'articolo 2. Le parti s'impegnano, altresì, a
verificare periodicamente - con cadenza trimestrale - le attività svolte e a
definire quant'altro necessario per il pieno raggiungimento degli obbiettivi
del presente accordo.
Art. 6
Per tutto quanto finora esposto le parti
s'impegnano specificatamente:
1. a mettere a disposizione il proprio personale
tecnico garantendo il necessario supporto nella fase di redazione degli studi
di fattibilità e dei progetti nonché nella fase della loro realizzazione;
2. a mettere in atto le azioni idonee a garantire la
formazione sia teorica che sul campo con l'utilizzo reciproco dei tecnici;
3. a verificare la possibilità di coinvolgimento
fattivo nella progettazione di aziende leader nei settori di intervento del
presente accordo.