VII legislatura

6.

27 luglio 2000

 

Presidenza del Presidente G. Battista Caligiuri

La seduta inizia alle 12,10

Roberto OCCHIUTO, Segretario f.f.

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE. Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Poiché è ancora in corso la Giunta per il Regolamento e anche per una richiesta da parte dei capigruppo, la seduta è sospesa fino alle ore 15,00.

Sull’ordine dei lavori

Giuseppe Giuliano NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Napoli.

Giuseppe Giuliano NAPOLI

Prima di sospendere la seduta, chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della convalida ai sensi dell’articolo 8 del Regolamento dei consiglieri regionali eletti.

PRESIDENTE. Va bene. Pongo in votazione la richiesta avanzata dall’onorevole Napoli.

(Il Consiglio approva)

La seduta sospesa alle 12,25 è ripresa alle 16,00

Comunicazioni – Seguito

PRESIDENTE

Legge un seguito di comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazione

Roberto OCCHIUTO, Segretario f.f. Legge l’interrogazione pervenuta alla Presidenza.

(E’riportata in allegato)

Dibattito sulla criminalità in Calabria - Seguito

PRESIDENTE

L’onorevole Chiarella ha facoltà di intervenire.

Egidio CHIARELLA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, assessori presenti, certo che riprendere oggi il dibattito su uno dei temi più importanti che interessano la vita sociale, politica della nostra terra di Calabria, non è assolutamente cosa facile anche alla luce degli sviluppi che su questo tema si sono avuti in questi ultimi giorni con la relazione che è stata approvata a maggioranza dalla Commissione parlamentare antimafia sul problema della ‘ndrangheta in Calabria. Un dibattito comunque forte nel Paese, che giustamente ha anche trovato eco – come era giusto – nella massima assise democratica della Calabria, appunto il Consiglio regionale.

Devo dire che noi possiamo fare molto perché le cose cambino in questa direzione e perché questa terra di Calabria possa sempre di più mostrare la parte migliore del suo modo di essere nelle istituzioni e nella quotidianità sociale, culturale e politica. Per fare questo, chiaramente le istituzioni devono recitare fino in fondo la propria parte, dare forza e fiducia ai cittadini, devono sicuramente, lavorando seriamente, chiudere quegli spazi che possono aprire il varco a coloro che della illegalità fanno la loro dea sacrale.

Possiamo fare molto noi perché questa terra ha un seme positivo che assolutamente non è eroso, ha un seme che ha radici nella storia, una grande storia che ha profondità in quello che è il pensiero greco, romano e che poi ha dato, perché no, col suo modo di essere un impulso importante all’unità della nostra Nazione soprattutto a livello culturale.

Non dobbiamo abbassare la testa se un fenomeno come quello della ‘ndrangheta purtroppo esiste, non significa assolutamente che questa terra lo accetti, che questa terra non sia attrezzata per incominciare a ridurlo in un modo molto sensibile, non significa che le istituzioni non siano in grado di alzare la testa e di costruire un futuro migliore.

Anzi credo che proprio questo Consiglio regionale abbia le carte in regola per poterlo fare. Devo dare atto al Presidente Caligiuri proprio di questo nuovo modo di porgere le istituzioni del Consiglio all’esterno sia qui in Calabria sia a livello nazionale. La sua presenza sicuramente è importante perché dall’assise di Aosta è partito un nuovo modo di porsi dinanzi ad una problematica che negli anni passati ci aveva visto quasi un pochino succubi di fronte al fatto che le regioni del nord ci guardavano in un modo non certamente positivo. Oggi il Presidente, che rappresenta il Consiglio nella sua interezza, al di là della maggioranza e della minoranza, ad Aosta parla di un problema come quello della criminalità organizzata senza far trasparire nulla di negativo nell’atteggiamento istituzionale a vari livelli nella nostra Regione, anzi lo fa con la chiarezza, la cultura, l’ardire di chi insieme ai democratici di tutta Italia è impegnato in prima fila a cercare di riportare la nostra Regione verso quelle strade positive dove tende una realtà che vuole assicurarsi un futuro diverso e migliore.

E dobbiamo dire grazie al Presidente del Consiglio perché facendo sottoscrivere un documento all’unanimità ha assicurato l’attenzione delle altre Regioni nei confronti della Calabria sicuramente in un modo diverso, con la consapevolezza che annientando e diminuendo sensibilmente il fenomeno della criminalità organizzata sul suo territorio in realtà non si fa altro che il dovere di italiani, di chi sa benissimo che l’unità d’Italia diventa più forte rafforzando le autonomie e facendo sì che la democrazia trionfi in ogni angolo di ogni paese. Un Paese è forte se in ogni zona del proprio territorio riesce ad assicurare la democrazia, nel senso pieno della parola e soprattutto se riesce ad organizzarsi ed a produrre per il benessere collettivo.

Questo è il senso che ho letto nel discorso portato avanti dal Presidente Caligiuri e questo fa capire come in realtà sotto certi aspetti si avvii questo processo federalista che ci vedrà impegnati e che sicuramente ci avrà parte attiva nel ridurre gli spazi della ‘ndrangheta perché noi questo dobbiamo fare, però questa volta non aiutati o sostenuti, ma con accanto – direi in prima fila – anche le Regioni del nord perché quando si è davanti ad un protocollo di intesa quale quello sottoscritto dal Presidente Chiaravalloti e dal Presidente Formigoni a Copanello, non si fa altro che andare in questa direzione.

Quell’atto è importante e avviene in un momento particolare, ma, soprattutto, è una risposta concreta nel momento in cui si è avviato in Consiglio regionale un dibattito sulla criminalità organizzata, perché di parole ne abbiamo dette tante in tantissimi incontri in questi anni e proclami siamo tutti bravi a farli. Era questo che in fondo voleva dire il Presidente Chiaravalloti quando, sotto alcuni aspetti, guardava con certi occhi alla celebrazione di un dibattito in Consiglio regionale sul problema della ‘ndrangheta in Calabria. Nessuno può sospettare che il Presidente Chiaravalloti volesse sottrarsi ad un problema del genere, se è vero come è vero che la sua vita in realtà sotto alcuni aspetti è stata vissuta, invece, per lavorare nella direzione della conquista degli spazi democratici sociali nel nome della legalità e del benessere sociale, quindi un nuovo modo di far politica.

Una risposta concreta è venuta dall’intesa dell’altro giorno a Copanello, dall’assise di Aosta, dal fatto che i Presidenti del centro-nord eletti nel Polo vengono nel sud non a colonizzarlo, ma a capire che lavorando assieme alla Calabria si agisce per aiutare le stesse Regioni che essi rappresentano. Il senso, allora, è che si è più forti e autonomi nel momento in cui si ha la capacità di realizzare e concorrere al benessere collettivo di un popolo.

E’ questo il significato grande che noi vogliamo dare ad una azione del genere; e, in questa direzione, gli sforzi istituzionali per creare gli organismi adatti e quindi gli strumenti per giocare la partita importante che abbiamo davanti, dove sia destra che a sinistra, al di là delle posizioni che assumeranno per la storia che vive dietro le loro spalle, ci sarà sicuramente la volontà di lavorare perché la Calabria va costruita insieme, non può essere del centro-destra o del centro-sinistra, appartiene ai calabresi, direi agli italiani, sicuramente oggi la Calabria ha una grande partita da giocare e noi siamo i grandi responsabili se questa partita sarà giocata e sarà vinta da tutti o se sarà vinta semplicemente da una parte, perché in questo caso qualcosa sicuramente non sarà andato per il verso giusto.

Secondo me, per dare risposte concrete nella direzione della battaglia alla criminalità organizzata, bisogna fare il proprio dovere fino in fondo, per primi noi che rappresentiamo le istituzioni, gli umori, le istanze dei cittadini. Più forti saranno le istituzioni, più forte sarà il Consiglio regionale, più forte sicuramente sarà la fiducia dei cittadini, più forte sarà la voglia di scendere, come è giusto, in prima fila per arginare tutti gli spazi malavitosi che, purtroppo, insistono e che non appartengono solo alla Calabria, ma a quella parte della nazione dove la cultura, il benessere sociale, il messaggio cristiano, per come la penso io, non riescono a passare perché a volte gli uomini, purtroppo, preferiscono viaggiare e andare verso altre direzioni che, se nell’immediato possono dare risultati positivi, a lungo andare sicuramente poi fanno sprofondare in cose negative.

La battaglia, perciò, è veramente eccezionale, noi abbiamo una grande responsabilità sulle spalle, dobbiamo cercare di cambiare, e come fare? C’è una frase molto bella che voglio estrarre da una nota pastorale dei vescovi: educare alla legalità, che ci riguarda da vicino perché guai se noi che rappresentiamo la Regione, diventiamo sotto alcuni aspetti eco di quella parte che non va nella direzione della legalità, del benessere collettivo, nella cultura diffusa. “Chi ha responsabilità politiche e amministrative” – recita la nota pastorale dei vescovi “Educare alla legalità” – “abbia sommamente a curare alcune virtù” - è chiaramente un discorso che faccio prima a me stesso perché è giusto che sia così – “il disinteresse personale, la lealtà nei rapporti umani, il rispetto della dignità degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari e si adoperi per spezzare l’iniquo legame tra politica ed affari che purtroppo tante volte esiste”.

L’onorevole Bova l’altra volta diceva che la mafia vota; beh, io sono convinto che la mafia votando non è detto che abbia la forza e la capacità, comunque, di eleggere propri consiglieri, perché per quel che mi riguarda io mi guardo intorno. Se penso a questo Consiglio regionale, alla mia lotta personale, ai miei stessi colleghi eletti a Lamezia, quattro consiglieri, io posso dire ad alta voce così come gli altri consiglieri, che non sono stati eletti sicuramente coi voti della mafia. Allora si può dire che c’è una parte che avanza, una parte positiva della società che non ha bisogno di questo voto perché nel momento in cui lo accetta ne diventa vittima principale.

Questo mi fa capire che la strada imboccata da questo nuovo Consiglio regionale è importante e positiva, la guida stessa della Giunta regionale è una guida garante in questa direzione, né tanto meno questo può essere a volte sottaciuto sol perché magari nelle citazioni dello stesso Presidente della Giunta Chiaravalloti di eco letterario, si è voluto forse vedere un modo celebrativo o lirico di guardare ad un problema importante come quello che è oggetto di discussione in Consiglio regionale.

Direi che questo è molto triste perché i poeti da sempre prima di essere tali sono stati uomini intanto in grado di capire e analizzare la società nella pienezza delle proprie funzioni, per tramutarla poi attraverso dei versi, analizzandone i comportamenti, tracciando l’anima stessa delle condizioni sociali e politiche di un momento storico e di riflesso, poi donando un messaggio forte alla società, ai cittadini.

Quindi niente di scandaloso nel momento in cui rivolgendosi alla voce del poeta moderno o antico, si vuole mandare un messaggio forte nei confronti della società di oggi in Calabria, per dire in fondo che noi siamo attenti ad andare avanti per fare arretrare la criminalità organizzata, perché noi questo possiamo fare, non siamo sicuramente le forze dell’ordine, siamo la parte politica che nel momento in cui conquistiamo un terreno nel nome della legalità e della cultura in quel momento noi vietiamo ad una parte non sana di fare un passo in avanti.

Solo questo è il nostro compito che è sicuramente forte e importante, unito al ruolo dello Stato attraverso le forze dell’ordine, attraverso il potere investigativo e tutto ciò che fa parte degli strumenti democratici per debellare un male che purtroppo non è solo della Calabria, ma - e lo ripeto - di ogni parte della società dove è facile conquistare un terreno nel nome della illegalità.

Allora devo dire, Presidente, cercando di concludere il mio pensiero, che noi abbiamo sì una grande responsabilità, ma anche l’entusiasmo, forse l’esperienza e, perché no, la capacità di non abbassare la testa, la capacità intanto come uomini innamorati di questa terra di arginare gli spazi della vita mafiosa e sicuramente resto un attimo perplesso perché un documento nazionale sulla ‘ndrangheta non viene votato all’unanimità, però ho fiducia nel Presidente Lumia che vuole continuare lungo questa strada dell’analisi del fenomeno in Calabria, che vuole continuare con le audizioni, che vuole capire anche il perché di alcune posizioni che sono nella minoranza della Commissione, che in ogni caso non ha valutato in modo negativo le posizioni diverse che ivi sono venute fuori.

Questo mi fa sicuramente sperare che su questo tema non ci può essere un dibattito dove vi sono alcuni che hanno le verità e altri, invece, che tentano di recuperarle. E un dibattito su un tema così importante, se è anche – perché no – su posizioni diverse, ci deve trovare alla fine convergenti su una lotta comune perché solo in questa direzione e con questo modo di essere noi potremo raggiungere obiettivi importanti, perché la gente in questo modo guarderà con più fiducia alle istituzioni, ci rispetterà, ci darà più credito e noi, di riflesso, sapremo meglio lavorare, sapremo portare avanti con dignità il compito istituzionale elevato che il 16 aprile la Calabria ci ha consegnato.

E volevo finire proprio con le parole del poeta, visto che non era passato in quest’Aula o era stato visto forse come colui che non poteva bastare ad un dibattito politico così alto sul fenomeno della criminalità organizzata in Calabria. E’ vero, questa non è la sede delle analisi, delle ricerche, delle sentenze, della ricerca a tutti i costi di un responsabile; questa è la sede in cui ognuno di noi, parte attiva che amplifica le vicissitudini di un pezzo di popolo, di un pezzo di territorio è sicuramente in grado, insieme con gli altri, di arginare un fenomeno che non deve essere assolutamente sotto alcun aspetto tollerato, e lo può fare intanto portando a termine il proprio livello di funzione, facendo il proprio dovere, costruendosi come baluardo democratico dinanzi alle tendenze negative che provengono dalla società esterna.

Ecco, dicevo, voglio citare un grande poeta, Leonida Repaci, perché a proposito della creazione della Calabria – nomino questo grande poeta anche perché ci troviamo in quella parte di Calabria che lo ha visto sicuramente innalzarsi verso i grandi onori dell’alta poesia –, proprio nell’ultima parte di quella lirica che voi conoscete, stupenda, diceva: “Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità, le dominazioni, l’onorata società, la vendetta, l’omertà, quando aperti gli occhi Dio scaraventò con un gesto di collera il maligno nei profondi abissi del cielo e disse: questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e devono seguire la loro parabola, ma essi non impediranno” – ecco qui il forte messaggio del poeta che in questo momento è politico, è uomo, è sociologo, è parte attiva della Calabria, parte positiva – “alla Calabria di essere come l’ho voluta, la sua felicità sarà raggiunta con più sudore”. Ecco tutto.

E allora questo è un invito, amici consiglieri, a stare di più insieme. E’ vero, abbiamo forse qualcosa che non va, abbiamo sicuramente dei mali da scardinare, abbiamo un qualcosa che ci impedisce, sotto alcuni aspetti, di camminare per la strada che tutti insieme vogliamo intraprendere con le diversità che sono della democrazia e che provengono dalla destra e dalla sinistra, ma che tutti insieme ci devono vedere protagonisti per raggiungere un obiettivo che sia di benessere sociale, di ricchezza collettiva, di alta democrazia, proprio perché l’anima di questa terra, le radici di questa terra, da qualsiasi parte esse vengano guardate, mostrano aspetti eccezionali che hanno segnato la storia, aspetti che dovrebbero darci l’orgoglio di essere calabresi e quindi di fare meglio il nostro dovere, in questo momento, di consigliere regionale.

Ecco, sotto questo aspetto sicuramente siamo forti, possiamo e dobbiamo camminare insieme; guai se qualcuno di noi in questa fase, perché no, anche del dibattito, si prende il lusso di far capire all’esterno che ci sia un qualcuno in quest’Aula, dal Presidente a un semplice consigliere, che forse, sotto alcuni aspetti, non ha la tensione giusta ad affrontare un problema del genere, come purtroppo si è tentato di fare nella settimana che è trascorsa e come qualcuno ha cercato di sottolineare, in un modo secondo me errato, anche nella sede del Consiglio regionale. Credo che, invece, qua dentro tutti e 43 i consiglieri regionali abbiano la tensione giusta, la dimensione interiore necessaria per lavorare insieme, hanno sicuramente davanti la concretezza di un problema che non può essere sconfitto con le chiacchiere, ma attraverso un’azione positiva di governo che, proprio per il modo come dovrà porgersi nel futuro, sotto alcuni aspetti deve avere il coinvolgimento generale quindi il contributo da parte di ogni consigliere.

Parlando con il consigliere Bova proprio cinque minuti fa fuori dall’aula, – e sa benissimo il Vicepresidente che gode del mio rispetto personale, per quello che può contare – si diceva che questo Consiglio regionale è così importante ma che, sotto alcuni aspetti, ancora oggi c’è il vuoto in quanto non abbiamo un nuovo Statuto, gli strumenti adatti, dopo che una legge ha dato – io dico in un modo positivo – un certo tipo di governo alle Regioni, quindi alla Calabria che ancora non ha sviluppato un Regolamento, dei mezzi in grado di seguire anche questa nuova forma dell’esecutivo delle Regioni. Certo, la responsabilità di questo vuoto, si diceva con il Vicepresidente Bova, è di noi tutti e il nostro modo di essere, incominciando a lavorare seriamente nelle Commissioni, intanto può dare la possibilità di poter dare il massimo di se stessi.

Ognuno di noi – diceva Bova – deve inventarsi il ruolo di consigliere regionale, ma quando si dice questo non significa che il consigliere non ha un ruolo, che oggi non conta. Assolutamente, no! Significa invece che, al di là di quello che possano darci Regolamenti o comunque indirizzi, ognuno di noi deve alzare il tiro, diventare sicuramente parte attiva di un nuovo modo di intendere la politica, deve oltrepassare il confine di schemi che, se sotto alcuni aspetti ci aiutano attraverso le regole a mandare avanti una macchina, però non ci possono dare la possibilità di fare un salto di qualità, che per farlo deve avere un uomo che deve vincere tutto ciò che le impedisce ad andare avanti per lavorare insieme con i propri colleghi a raggiungere un obiettivo che non è di destra o di sinistra, ma che è di benessere e di realizzazione sociale e democratica al servizio di tutta la Calabria

Allora, Presidente, con questi sentimenti termino il mio pensiero, sicuro – come sono – che il dibattito che noi rivolgiamo a questo tema non si può esaurire in un documento, che io spero sarà unitario per dare anche un segnale importante, ma lo sarà se passeranno questi aspetti del mio ragionamento, se non ci dividiamo e se non pensiamo che una parte o l’altra ha maggiori argomenti per essere dinanzi alla Calabria più virtuosa o meno. Sono convinto, invece, che questo dibattito sia solo avviato attraverso questa opportuna seduta, ma sicuramente avrà la risoluzione importante non solo in questo documento che oggi approveremo, ma per ogni giorno nella vita politica quotidiana della Giunta, del Presidente, come è stato fino ad oggi, del Presidente del Consiglio, di ogni singolo consigliere, perché se è vero, com’è vero, che le Commissioni devono avere un ruolo, lo avranno se noi ci crederemo, se saremo parte attiva, se saremo espressione di un modo nuovo di fare politica. Se non lo sapremo fare, non potremo dare la responsabilità agli altri né, tantomeno, alla parte negativa della Calabria, quella che c’è, che avanza e che vuole sotto alcuni aspetti condizionare le istituzioni.

Noi questo assolutamente lo dobbiamo impedire, lo dobbiamo vietare. Sono convinto che abbiamo le carte in regola per farlo, che sicuramente ci costruiremo gli strumenti più forti; lo Statuto, il dibattito sul federalismo serviranno a questo e poi, chiaramente, alla fine di questo viaggio, il dibattito sarà concluso, un dibattito che durerà una legislatura. Alla fine di questa legislatura, se riusciremo ad avanzare sul terreno della democrazia, della libertà, della legalità, avremo sì veramente scritto il più grande documento che la Calabria potrà scrivere e lo farà non solo la maggioranza, lo faremo noi, lo farete voi, ma soprattutto assieme a noi lo vivrà in modo positivo l’intera nostra regione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ormai con cinica sequenza, ritmata da tempi sempre più brevi, si susseguono nella nostra Calabria azioni ed attività criminose che spesso, o quasi sempre, hanno radici che succhiano linfa vitale di crescita in organizzazioni capillari di tipo mafioso o meglio, come si dice dalle nostre parti, ‘ndranghetistiche.

Anni di studi sul fenomeno e l’azione in alcuni momenti anche fortemente repressiva delle forze dell’ordine e della magistratura non sono riuscite ad estirpare tale cancro che, invece, anno dopo anno, invade e avvolge il tessuto sociale della realtà calabrese al punto, spesse volte, da soffocarlo e condizionarlo senza possibilità di reazione.

Allora la massima istituzione calabrese, questo Consiglio regionale ha il dovere di interrogarsi su questo antico, ma sempre allarmante ed inquietante sistema criminoso. Per questo, come Cristiani democratici uniti, unitamente ai miei colleghi Senatore e Pilieci, abbiamo subito aderito alla richiesta del Presidente di dedicare anche questa giornata di lavoro su questo tema ed interverremo umilmente per offrire un nostro modesto contributo al dibattito, che necessariamente non dovrà rimanere chiuso in se stesso, ma la cui eco dovrà raggiungere quanti hanno responsabilità di guida governativa a livello centrale, ma soprattutto la gente sana di Calabria che su questo terreno dovrà sentirsi rassicurata e non abbandonata.

Sono troppo freschi nella nostra memoria i delittuosi avvenimenti della Locride, di San Calogero, gli attentati agli amministratori comunali – cito Condofuri, Bovalino, Reggio, Acri, del catanzarese, del cosentino – ma soprattutto nei confronti di onesti e liberi cittadini – vedi Seminara – per non elevare alta la nostra voce contro ogni sopraffazione. I calabresi non possono essere sommersi dalla sindrome dell’abbandono da parte di chi governa ed avere timore di vivere ed agire nella solitudine, nella quale è il sangue degli uccisi, senza che alcun colpevole sia individuato e punito e quindi nella ingiustizia. Bisogna, invece, far figurare le radici stesse della speranza in cambiamenti positivi e in tempi anche ravvicinati.

Ciò mentre la ricchezza sommersa prodotta dai traffici illeciti ed affiancata dalla violenza del racket e degli attentati espelle dal mercato i vecchi protagonisti sani dell’economia calabrese, soppiantandoli in misura via via crescente e sempre più preoccupante. Si sfaldano, infatti, sotto l’urto devastante di questo duplice processo, da una parte, i legami di solidarietà civile e di rispetto delle regole fissate dalle leggi statali e, dall’altro, il capillare, il solido tessuto imprenditoriale e commerciale della regione che costituiva uno dei nuclei forti di un ceto medio e di una borghesia dalla quale provenivano anche molti dei protagonisti della vita culturale calabrese.

Alle formali parole di condanna non seguono spesso, infatti, comportamenti coerenti né iniziative consequenziali da parte delle istituzioni. Lo Stato, per incominciare, lascia assolutamente sguarniti i tribunali, negando loro uomini e mezzi. Il dottore Boemi, come alcuni i suoi colleghi, il dottore Lombardo di Locri, ripetutamente denunciano il rischio di naufragio della giustizia nel reggino e questo non preoccupa nessuno del Governo centrale e spesso sono i suoi ministri che fanno professione di antimafia.

La gente, ormai, non tace più, non sopporta più, è culturalmente cresciuta e non tollera le estorsioni, gli eccidi quotidiani, la vergogna morale della mafia. I fatti della Locride e del Vibonese di questi ultimi mesi, gli attentati agli amministratori hanno fatto emergere un’indignazione civile diversa dalla solita reazione emotiva, proprio perché presenta i tratti caratteristici di una maggiore maturità spirituale e culturale acquisita come uomini liberi e laboriosi che sono i più, che vivono e vogliono continuare a vivere nella propria regione creando e producendo. Contemporaneamente, la nostra regione continua ad attraversare una gravissima crisi morale ed economica ed offre ogni giorno nuovi motivi di denuncia, di sfiducia, di ribellione. La lunga transizione della politica, dal canto suo, ha contribuito ad allargare il fossato tra società civile e lo Stato. La Calabria registra primati negativi fra tutte le regioni d’Europa: sono di queste ore, di questi giorni le statistiche che, inesorabilmente, ci collocano in calce ad ogni lista di sviluppo.

Abbiamo ascoltato qui, in quest’Aula, le pacate riflessioni di uomini del Parlamento, dei rappresentanti di quella Commissione posta a garanzia e a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini e a garanzia di quella libertà che oggi, in molte regioni d’Italia e specie in Calabria, sono congelati; eminenti rappresentanti, sì, ma che nei fatti hanno invece esternato la loro reale impotenza all’azione, a fronte di un condizionamento che ha accompagnato tutto il loro lavoro in questa regione, il condizionamento di essersi posti di fronte al grave problema della criminalità che avvolge tutto e nulla risparmia nell’ottica della parzialità, tanto che lo stesso Presidente, onorevole Lumia, ha dovuto riconoscere, nell’intervento che ha fatto in quest’Aula, che la Commissione non trova ed ancora oggi non ha trovato unanimità sulla relazione da chiudere dopo anni di lavoro in Calabria. Oggi apprendiamo che è stata approvata, ma con gravi lacerazioni che, sicuramente, non rassicurano gli animi dei calabresi.

E’ questa la risposta da dare ai calabresi? Tutto ciò non crea che angoscia e non speranza. In una simile situazione, diviene più facile cedere alla tentazione di pensare che l’Antimafia venga usata a fini politici. Sta in questo ambiguo asservimento dell’”antimafia” al gioco del potere politico il pericolo del populismo che Sciascia, onorevole Fava, denunciò con coraggio, ben sapendo di andare contro corrente e di attirarsi le ire di chi, grazie a quel gioco, prosperava politicamente. Eppure, onorevole Chiaravalloti, la tesi di Sciascia, sebbene per alcuni impopolare allora, si dimostra vera ogni giorno di più.

Vi è un libro, “Album di Cosa Nostra”, curato da Felice Cavallaro. Voglio citare solo qualche riga: “Appena il prefetto Mori arrivò ad indagare sui livelli più alti dell’organizzazione criminale, mettendo in discussione un certo equilibrio o modus vivendi che si era stabilito tra il vertice della locale mafia agraria ed esponenti del regime, fu improvvisamente esonerato dall’incarico e trasferito altrove. Ebbene” – conclude Sciascia – “stiamo attenti, perché il medesimo errore di un ricorso all’uso politico dell’antimafia, con analoghi effetti negativi e controproducenti, si può ripetere pure ai nostri giorni in democrazia. Chi mai” – si chiede – “oserà, per esempio, attaccare o criticare un leader politico che oggi, grazie all’uso accorto della stampa, dei mass media e così via, si è costruito l’immagine di campione dell’antimafia? Egli può vivere tranquillo” – dice Sciascia – “in una botte di ferro, perché chiunque osasse criticare la sua proposta politica, verrebbe inesorabilmente marchiato come mafioso e amico dei mafiosi”.

Lo stesso Sciascia sperimentò personalmente gli effetti di questa intolleranza ideologica che si accompagna all’uso politico dell’antimafia, al punto che il 14 gennaio del 1987, onorevole Fava, riprendendo il discorso sul “Corriere della sera”, giudica le reazioni violente di cui era fatto segno come la dimostrazione esatta che sulla lotta alla mafia va fondandosi o si è addirittura fondato un potere che non consente dubbio, dissenso o critica, proprio come se fossimo nell’anno 1927.

Infatti, che senso ha pretendere l’esclusiva dell’antimafia, quando è del tutto evidente che la vittoria sulla criminalità organizzata non sarà mai opera di parte, ma unicamente si potrà ottenere attraverso l’impegno concorde di tutte le forze sane? La strumentalizzazione politica non porta ad unire le forze dell’antimafia in un unico fronte, ma piuttosto le divide. Sarebbe un errore ritrovarsi oggi tutti assieme in un forte impegno unitario e dividersi domani in una contrapposizione delle parti, e questo è meschino quando coinvolge grandi valori. La lotta nei confronti della criminalità organizzata e in favore di un’impegnata moralità politica e per la sicurezza e la tranquillità dei cittadini dovrebbe porsi al centro di questi grandi valori che, per essere così sentiti e partecipati, non possono diventare la bandiera di una sola parte politica, peggio ancora di una parte politica contro l’altra.

Ed allora diventa giusto, necessario ed urgente chiedersi: le forze politiche dei due schieramenti contrapposti, considerati nel loro insieme, si sono comportate così in tutti questi tormentati anni ricchi di travagli, di inquietudini e violenze intollerabili? Il quesito contiene già in sé la risposta. Sbagliano tutti coloro che si alzano la mattina e stilano l’elenco dei buoni e dei cattivi, dei partiti antimafia e di quelli pro-mafia.

Per quel che ci riguarda – e parlo anche a nome del Cdu, partito al quale appartengo – non siamo secondi a nessuno nella lotta per la difesa della legalità, sempre pronti a sostenere lo sforzo di quanti, magistrati, forze dell’ordine ed espressioni importanti della società civile, manifestano apprezzabile impegno in difesa delle istituzioni repubblicane, laddove esse vengono fatte oggetto di attacchi indiscriminati.

Dunque, per affrontare la lotta alla mafia, non resta che un’unica strategia efficace, quella dell’impegno solidale di tutti attorno ad un programma costruttivo ed efficace. Più che la rabbia, serve la proposta; nel suo intervento, onorevole Fava, si è colta solo la rabbia. Il male si vince con il bene e anziché passare la notte a maledire il buio, è meglio accendere una candela.

Si conosce abbastanza della ‘ndrangheta e della sua costante espansione per capire che le esorcizzazioni verbali e le disquisizioni sottili sul suo essere e sulle strategie per combatterla debbono lasciare il posto all’azione concreta di lotta, intanto sul terreno normativo dandosi la Regione molte di quelle regole di cui è priva ed il Consiglio, onorevole Caligiuri, che in questo dovrà essere attento osservatore e protagonista, nel rispetto del potere e delle prerogative riconosciute dalla legge, attraverso interventi concreti, decisi e risolutivi.

Lei, per noi, onorevole Chiaravalloti, è una garanzia e il suo pur breve ma deciso intervento introduttivo dimostra che su questo terreno non concederemo spazi ad ambiguità o populismi di parte, come anche sugli altri terreni e in particolare su quelli educativi, della formazione professionale, del lavoro e del recupero degli emarginati. La lotta alla mafia è una battaglia di civiltà e perciò non può essere di parte, i diritti a rischio dei cittadini calabresi sono la vita e la libertà. Sulla tutela di questi diritti sacri e inviolabili per la nostra Costituzione e per tutta la democrazia non c’è mediazione o strategia del gioco delle parti o il giocare a scaricabarile tra organi dello Stato per le responsabilità dei fallimenti.

Le carenze strutturali ed infrastrutturali del nostro territorio sono sotto gli occhi di tutti. L’abbandono in cui vengono lasciate le scuole che dovrebbero formare e non hanno gli strumenti per la formazione: istituti professionali senza laboratori, istituti tecnici d’informatica senza computer, quartieri senza attrezzature per il tempo libero e senza verde; giovani senza fantasia creatrice, storditi dalle discoteche quando non usano la droga, senza utopie e sogni, senza speranza di nuovi orizzonti culturali per costruire realtà libere dall’ignoranza e dall’omertà; nuclei familiari lasciati al loro destino di miseria – la Calabria è una delle poche Regioni italiane a non avere una legge che tuteli la famiglia –; le povertà interiori come retroterra culturale sulle quali alligna la mafia.

Quindi la vera battaglia, quella decisiva, deve vincersi sul piano della cultura e del lavoro. E’ necessario che questa maggioranza, questo Consiglio regionale affidi alla Giunta indirizzi precisi, chiari che puntualmente dovranno essere verificati senza finzione e senza tatticismi.

L’occasione è quella dei fondi europei per una verifica della politica del lavoro, degli appalti, la gestione delle politiche sociali, le grandi e piccole opere pubbliche, le forniture, la politica ambientale la quale -e sì! - ancora oggi, inspiegabilmente, resta commissariata ed in condizione di regime speciale, ove, dopo centinaia di miliardi spesi, non si riscontrano qualificanti risultati, anzi ci ritroviamo con le città invase di spazzatura, con le discariche inquinanti, con depuratori mai attivati o malfunzionanti, con le esternazioni stesse del Vicepresidente, l’onorevole Secchia, che dichiara pubblicamente l’inutilità di tale commissariamento, visto il risultato conseguito.

Prima o poi anche su questo il Consiglio, ci auguriamo, sarà chiamato ad esprimersi ed in particolare sui tanti miliardi investiti in regime speciale per legge.

E’ necessario che la Regione si doti da subito di strumenti di controllo snelli, agili che non percorrano il solito iter burocratico, che non si fermino alle competenze di questo o di quel burocrate di turno, che chiuso dalla quotidianità della gestione, molte volte si ritrova offuscato nell’intelligenza e demorde sui veri controlli.

Mi chiedo, si chiedono molti calabresi: vi è stato mai un controllo postumo sulla rispondenza di una richiesta di fornitura e l’effettivo bene fornito? Una verifica sulla congruità dei prezzi, su beni e servizi offerti alla Regione o altri eventi vari? Sull’attualità del materiale tecnico-logico fornito agli enti regionali e subregionali o sulla utilità delle forniture stesse richieste? E sui ritardi che si registrano nel completare le opere pubbliche, quali e come si presentano le relazioni giustificative? Chi ha mai pagato per opere avviate e mai definite? Non so, onorevole Bova, onorevole Adamo, se l’Authority di cui lei ha parlato in questi giorni sia la stessa cosa che penso io.

Ma per dare risposte a tutto questo mondo in cui si annidano le tentazioni e spesso vi leggiamo anche il malaffare, sarà necessario dare senso concreto alla legge attuandola, rendendola viva e facendola sentire nella sua azione consequenziale. La norma è astratta per definizione, ma all’occorrenza deve essere usata e senza sconti o ammiccamenti.

Onorevole Chiaravalloti, questo è il contributo che io voglio fornire al dibattito, che il Cdu indica come strada percorribile: creare una struttura speciale di uomini interscambiabili, di uomini che nei tanti settori della vita pubblica hanno onorato con la loro presenza e con le loro funzioni e le loro attività il senso di attaccamento alla società e alla nostra democrazia; uomini – e ce ne sono in Calabria – che si dedicano a tempo pieno alla verifica delle gare di appalto espletate e da espletare, al controllo preventivo e successivo delle forniture, piccole o grandi che siano, e sulla congruità dei prezzi; uomini, insomma, che nella Regione, in tutti gli enti di sua emanazione e negli enti locali effettueranno quel controllo che spesso risulta sommario e ricco di sbavature, poiché è proprio lì che si insinua la connivenza sommersa dal malaffare.

Si chiami pure Authority, purché questa struttura sia dotata dalla Regione di strumenti, mezzi, fondi e poteri per avviare un’azione decisa e capillare di controllo in corso d’opera e non a storia finita, come accade spesso oggi. Prevenire è meglio che curare, dicono i medici, e io che medico non sono, qualche volta seguo i loro consiglieri.

Per vincere questa partita occorre trovare un terreno comune, occorre andare al di là della condanna, avviando il discorso su un possibile riscatto civile. E’ una sfida vincendo la quale soltanto si salverà la Calabria da nuovi lutti. Troppo capillare è ormai la presenza mafiosa in vaste aree della regione, troppo intrecciate le reti parentali e i comparaggi perché si possa pensare al fenomeno senza affrontare quest’opera di bonifica sociale, civile e culturale.

Il documento dei vescovi sul Mezzogiorno, “Sviluppo nella solidarietà”, e la dimensione cruciale che in esso hanno assunto i problemi racchiusi con il classico termine “questione meridionale” testimoniano la lucidità e la volontà operativa con la quale la Chiesa affronta queste vitali tematiche. Gli altri, non possiamo che partire da una verità lapalissiana: esisterà la mafia finché esistono i mafiosi. E siccome ci ripugna l’uso della violenza sterminatrice per estirparli dalle nostre contrade e rifiutiamo, per la civiltà giuridica di cui siamo portatori e alla quale non vogliamo rinunciare, l’imbarbarimento dei codici, non possiamo che agire a livello di mentalità, fermo restando che vogliamo uno Stato efficiente anche sul terreno della prevenzione e della repressione del crimine.

Questo Consiglio regionale si deve organizzare in questa direzione, diventando ripetuto strumento di pressione su un Governo che spesso ha le orecchie turate.

Concludendo, in ogni guerra gli eroi sono necessari e svolgono una missione insostituibile, ma non bastano ad assicurare la vittoria: questa verrà dall’unità e dall’impegno di tutti i combattenti oppure non verrà. Ecco perché, onorevole Fava, onorevole Chiaravalloti, la riconciliazione finale tra Sciascia e il giudice Borsellino contiene un messaggio ancora più attuale per il Paese, che si trova all’inizio di una stagione della dura lotta contro la mafia.

Occorre partire – e questa è la sostanza del messaggio – rafforzando sia la fiducia nella libertà e nella democrazia sia la solidarietà dei cittadini tra di loro e con lo Stato, garantendo – ove necessita – il riscatto dal bisogno.

Paolo Borsellino, nella commemorazione che fece dell’amico Falcone nella chiesa di Sant’Ernesto, ha sostenuto: “La lotta alla mafia, primo problema morale da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata, non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale, morale e anche religioso che coinvolga tutti, nel rifiuto comune e solidale del compromesso morale e dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Ciò che soprattutto lascia ben sperare è il fatto che la mobilitazione delle coscienze sia nata e continua a crescere nel segno della solidarietà e dell’unità di tutti i cittadini onesti, al di là della diversa appartenenza ideologica e delle opinioni di ciascuno. Infatti, mentre nasce la nuova stagione, come ci si può permettere il lusso di sbagliare strategia o di dividersi ulteriormente? Guai se si dovesse mancare all’appuntamento con la storia, proprio adesso che le antiche ragioni di speranza possono trovare riscontro nei primi segni del cambiamento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI

Signor Presidente, colleghi consiglieri, credo che questo dibattito oggi assuma anche un rilievo e un’importanza ancora maggiori rispetto alla prima seduta, che sicuramente ha avuto un carattere anche solenne e che ha registrato un atto senza precedenti, che io voglio segnalare e ricordare come fatto positivo, quello della presenza in una seduta del Consiglio regionale dei vertici fondamentali e di tutte le forze politiche rappresentate all’interno della Commissione Antimafia, a partire dal Presidente e da tutti gli altri componenti che hanno partecipato a quella seduta del Consiglio regionale che va avanti e credo debba andare avanti oggi per produrre anche risultati.

E ritengo che la novità – che non sfugge a nessuno, è notizia oggi di tutti i giornali – è l’approvazione da parte della Commissione Antimafia della relazione. L’esito registrato probabilmente non è del tutto soddisfacente, ci saremmo augurati, credo tutti i consiglieri regionali della Calabria, una conclusione unitaria dei lavori di questa ricerca, di questo lungo processo anche istruttorio compiuto in questi mesi dalla Commissione parlamentare Antimafia con una serie di visite, di sopralluoghi, di indagini, di confronti che sono avvenuti in Calabria.

E’ stata approvata, comunque, una relazione che, a mio avviso, rappresenta un documento importante e che va salutato anche positivamente per il fatto che rappresenta un precedente unico: è accaduto che, fatto importante, la Commissione parlamentare Antimafia, istituita da molti anni come strumento ormai diventato permanente delle articolazioni istituzionali del Parlamento, per la prima volta è giunta ad una conclusione che riguarda la ‘ndrangheta calabrese e i suoi rapporti con l’economia calabrese, nazionale e internazionale, la ‘ndrangheta calabrese e i suoi affari, i suoi intrecci con la politica, con il mondo della vita pubblica, la ‘ndrangheta calabrese e i suoi rapporti con gli appalti, con le attività illecite, con le attività criminali che sono la base su cui si fonda anche l’arricchimento, la forza economica che determina questo strapotere che noi abbiamo avuto occasione di registrare anche in modo esasperato, forte in questi ultimi tempi e che ha portato il centro-sinistra con il suo coordinatore, onorevole Fava, a porre il problema di una convocazione straordinaria di questo Consiglio regionale.

Io credo abbia fatto bene il Presidente Caligiuri a dare la propria disponibilità, lo abbiamo segnalato apprezzandone il gesto e anche l’intervento svolto in questa seduta ed in apertura della riunione dell’altra settimana, per le cose dette, e le abbiamo anche, sostanzialmente, posto a paragone, non perché volevamo mettere a confronto due soggettività diverse o intendevamo aprire contraddizioni, non era questo il senso e l’obiettivo, con le cose che sono state dette dal governo regionale, nella seduta che abbiamo concluso l’altra settimana, dal quale ci saremmo aspettati ben altre parole, ben altre cose.

Sono rimasto molto sconcertato, sbalordito da quanto letto sui giornali nei giorni precedenti la stessa seduta del Consiglio regionale, dalle dichiarazioni pubblicate ed esternate dal Presidente Chiaravalloti. Una che mi ha colpito particolarmente, la voglio ricordare, è uscita su un giornale, un quotidiano calabrese il 14 luglio; diceva il Presidente Chiaravalloti: “Purtroppo in materia di sicurezza il Consiglio regionale non ha alcuna competenza; aprire un dibattito non servirà a molto”. E ancora il Presidente Chiaravalloti, il 17 luglio, su un altro quotidiano, in un suo articolo in cui faceva una serie di dichiarazioni abbastanza discutibili, alla fine concludeva: “I politici di sempre facciano prima un esame di coscienza e poi, se assolti, siedano con noi per fondare una Calabria più vicina e attenta alle esigenze dei calabresi”.

Due affermazioni che, ovviamente, esprimono concetti su cui credo bisogna tornare ed io voglio farlo intanto relativamente al ruolo cui dovrebbe essere chiamata la Regione, perché chiaramente una dichiarazione di questa natura che dice, sostanzialmente, che la Regione, il Consiglio regionale non ha competenza, oltre a non essere vera mi lascia molto perplesso; basterebbe andare a vedere l’intesa istituzionale di programma che prevede tra gli accordi quadro che debbono essere stipulati e definiti dalla Regione Calabria, da questa Regione con il Governo nazionale, quello sulla sicurezza che prevede investimenti in Calabria per 500 miliardi.

Ecco, basterebbe citare solo questo episodio e questo fatto preciso, laddove c’è una grande competenza, ci sono scelte politiche, ci sono linee che il Consiglio regionale e la Giunta regionale, il governo della Calabria devono assumere con chiarezza, al di là delle affermazioni retoriche. Io ho sentito che il Presidente ha voluto utilizzare il termine rituale per definire questa discussione: credo che una dibattito di questa natura, anche per il livello della partecipazione e anche per l’importanza straordinaria e la centralità che assume un impegno generale, democratico, a partire dalle istituzioni pubbliche, a partire dalla massima Assemblea elettiva della Calabria che è il Consiglio regionale, sicuramente non rappresenta assolutamente, né un rito, né un fatto inutile, né un’esercitazione accademica.

Poi ci sono scelte e, dunque, credo competenze, ecco rispetto a questo vorremmo intanto sapere quali sono le iniziative che il governo della Regione Calabria, la Giunta regionale, il Presidente Chiaravalloti hanno assunto, anche alla luce dei gravi fatti avvenuti nelle settimane scorse a Locri, a Vibo, a Bovalino, rispetto all’attivazione dell’accordo di programma quadro sulla sicurezza, per utilizzare gli investimenti di 500 miliardi in Calabria e per attivare tutte quelle misure che nelle indicazioni di quella intesa istituzionale di programma sono contenute.

Questa è la prima questione che intendiamo porre al Presidente Chiaravalloti, per richiamarlo alle sue competenze, alle sue responsabilità, perché certamente c’è un problema che riguarda le forze dell’ordine, la magistratura, tutte le articolazioni dello Stato che debbono fare fino in fondo una forte azione di contrasto, di repressione anche dei crimini, dei reati e che sicuramente debbono essere rafforzate e potenziate negli organici, nel personale, nei mezzi, in tutte quelle strutture che sono poi fondamentali e necessarie per elevare la qualità dell’azione di contrasto. Ma certamente c’è anche una scelta più generale che va compiuta in Calabria ed ho sentito che, da questo punto di vista, sono state fatte dichiarazioni anche importanti sul terreno dell’esigenza di un rilancio forte delle politiche per il lavoro, per lo sviluppo.

Ma vorrei dire al Presidente Chiaravalloti a quali politici, a chi si riferisce con quell’affermazione così grave, così pesante, quando dice sostanzialmente: “Io sono già seduto al tavolo perché sono assolto e mi considero già assolto rispetto a questo esame di coscienza”; chi sono i politici che debbono essere assolti dal Presidente Chiaravalloti che, evidentemente, si eleva a organo di giudizio: lui proviene dalla magistratura e quindi, evidentemente, mantiene un elemento dietrologico in questo tipo di ragionamento.

Questa assoluzione vorremmo domandare, perché i politici, non so chi, possano sedersi al tavolo per fondare assieme al Presidente Chiaravalloti una Calabria più vicina e attenta alle esigenze dei calabresi; vorremmo sapere chi sono questi politici, che tipo di assoluzione debbono avere dal Presidente Chiaravalloti e su che terreno dobbiamo collocare questo tipo di discussione, perché francamente l’affermazione è molto seria e pesante, perché abbiamo appreso che il Presidente Chiaravalloti è già seduto a questo tavolo di chi ha la titolarità, la legittimità, perché di questo stiamo parlando, per affrontare i temi della costruzione della nuova Regione e che altri debbono passare al vaglio di non si sa quale giudice o Corte d’Assise per poter sedere a quel tavolo, per poter partecipare a quel processo, a quell’impegno comune e corale per costruire la nuova Regione.

Io dico che la nuova Regione, Presidente Chiaravalloti, la costruiamo intanto se creiamo insieme nel Consiglio regionale un sistema di regole certe e di capacità di comprendere anche quali sono le competenze della Giunta e del Consiglio regionale.

Io non ho trovato una parola, neanche negli interventi che sono venuti da parte dei colleghi consiglieri della maggioranza, riferita alla questione che è centrale oggi, di che cosa fa il governo regionale rispetto all’utilizzazione dei 500 miliardi dell’accordo di programma quadro sulla sicurezza, che la Regione ha strappato, quando è stata stipulata l’intesa istituzionale di programma. Un successo importante perché quei soldi stavano dentro un programma operativo nazionale ed abbiamo ottenuto la possibilità che la Regione possa intervenire e dire la propria, entrare nel merito ed avanzare proposte, indicare obiettivi. Queste sono le cose su cui vorremmo sapere il pensiero, le scelte, gli obiettivi della Giunta regionale, perché altrimenti quanto è accaduto in queste settimane rischia di finire davvero in un’esercitazione accademica e le responsabilità che ci sono, sono presenti di tutte le istituzioni

E noi come istituzione regionale dobbiamo fare la nostra parte di fronte ai calabresi che oggi denunciano una diminuzione di livelli di garanzia, di sicurezza, di tutela, e la denunciano certamente rispetto all’azione delle forze dell’ordine e della magistratura che in questi anni hanno portato avanti importanti indagini, hanno fatto processi, hanno condannato molti delinquenti, criminali, mafiosi. Sappiamo, però – e ce lo dice la relazione della Commissione parlamentare antimafia –, che la ‘ndrangheta calabrese rappresenta una minaccia, un pericolo finora largamente sottovalutato – questo è il dato – e che se certamente gli episodi criminali clamorosi che sono avvenuti si sono verificati nel territorio della regione, larga parte degli interessi della mafia sono annidati nelle capitali e nelle centrali economiche e finanziarie, a Milano, nei Paesi ricchi della stessa Unione europea, perché la ‘ndrangheta è una grande organizzazione potente, capace di controllare il territorio, tante zone tuttora, in Calabria, ma capace anche di avere legami forti, grandi ramificazioni, alleanze, oserei dire, con i punti nevralgici, i cosiddetti santuari del capitale finanziario e dell’economia nazionale ed internazionale.

Questi i fatti della ulteriore conferma dei pericoli e dei rischi incombenti che rappresenta la ‘ndrangheta e che sono stati in questi anni più volte richiamati, quando le amministrazioni comunali, i sindaci in Calabria e nella provincia di Reggio Calabria sono stati al centro di pesanti attacchi, di intimidazioni, di minacce, qui abbiamo ascoltato il sindaco della città di Reggio Calabria che ha fatto un richiamo e io, personalmente, mi associo alla sollecitazione da lui fatta, quando poneva il problema di rendere pubblici gli atti che riguardano il controllo esercitato da parte degli organi dello Stato, della prefettura e dell’osservatorio antimafia in relazione agli appalti del comune di Reggio Calabria. Mi è sembrata una richiesta onesta, giusta, perché rispetto al comune di Reggio Calabria sono state scatenate polemiche sbagliate e gratuite, si è tentato anche di imbastire una iniziativa politica strumentale rispetto alle gestioni che sono state portate avanti in quel territorio.

Se il Consiglio regionale vuole compiere un atto positivo anche di verità, com’è stato giustamente richiamato e sottolineato, io credo che dovrebbe rivendicare, associandosi alla richiesta del sindaco Falcomatà, che vengano resi pubblici gli atti relativi al controllo delle attività svolte dal comune di Reggio Calabria in materia di appalti. Credo che questo sia necessario.

Ma mi riferivo al sindaco Falcomatà anche per un’altra questione: lui è uno di quelli che ha subìto un attacco violento, non a caso immediatamente dopo la sua elezione c’è stato l’incendio del portone della sua abitazione privata. Ma tanti altri sindaci hanno avuto la stessa sorte, tanti imprenditori onesti sono stati vittime di estorsioni, taglieggiamenti, danneggiamenti, e costretti ad abbandonare le proprie attività economiche tanti commercianti, piccoli imprenditori, liberi professionisti. Cioè, siamo in presenza di una situazione che, evidentemente, rappresenta un freno pesante allo sviluppo, alle attività produttive, alle attività economiche della provincia di Reggio e dell’intera regione Calabria.

Se il fenomeno ha queste dimensioni, se la gravità della presenza della ‘ndrangheta in diverse aree, territori della nostra regione è così grave, così importante, se abbiamo assistito anche agli ultimi episodi così pesanti che danno anche l’idea e l’immagine di una forza inalterata in qualche misura, capace di una grande riproduzione che, pur subendo colpi, è in grado di reagire, di colpire anche ai livelli alti; se con queste azioni spavalde che abbiamo visto, le organizzazioni criminali e mafiose dimostrano di aver compiuto un salto di qualità nella nostra realtà, allora penso che noi come Regione dobbiamo porre il problema di avere una forte reazione dello Stato, perché possa garantire innanzitutto sicurezza ai cittadini riconquistando il territorio ed assicurando alla giustizia gli autori dei gravissimi fatti criminali.

Credo che in questo senso sia necessario un impegno che dica che, in un momento nel quale siamo in presenza di una vera e propria emergenza criminale in Calabria, noi dobbiamo agire sapendo che c’è un’emergenza rispetto alla quale non si possono utilizzare mezzi e strumenti inadeguati. C’è una guerra che è stata dichiarata dalle organizzazioni criminali, mafiose, dalla ‘ndrangheta calabrese allo Stato, alla convivenza civile, alla libertà, alla civiltà di questa regione. Per contrastare questa guerra dichiarata, dobbiamo utilizzare mezzi che siano all’altezza e in grado di fare fronte a questo vero e proprio attacco.

Certo, non si può rispondere con la militarizzazione del territorio calabrese di fronte a questa recrudescenza della presenza criminale e mafiosa; sicuramente, però, c’è necessità di garantire una maggiore presenza, una maggiore visibilità delle forze dello Stato in Calabria e nella provincia di Reggio, ma abbiamo bisogno anche di risposte politiche, sociali, di nuove politiche, nuove scelte che debbono avvenire, perché la mafia si sconfigge – e qui è stato utilizzato, nel dibattito nella precedente seduta, un termine che io condivido – anche attraverso la costruzione di un’antimafia sociale e dei diritti.

Noi ci battiamo per costruire in Calabria, a partire da questo Consiglio regionale, un’antimafia sociale e dei diritti, attraverso la costruzione di una forte iniziativa politica, sociale e culturale, con un nuovo impegno che riguarda il rilancio della cultura delle regole e della legalità per contrastare i veri alleati della ‘ndrangheta che sono il senso comune, i luoghi comuni, l’ignoranza, che spesso spianano la strada anche ad un diffuso o tacito consenso di certi fenomeni criminali e delinquenziali. E in questo senso c’è il problema di un ruolo nuovo che deve assumere la scuola calabrese.

Io credo, Presidente Chiaravalloti, che anche questo sia un atto che riguarda la competenza del Consiglio regionale, che riguarda la Giunta della Regione Calabria.

Voglio ricordare una cosa, che sicuramente sarà marginale, secondaria rispetto agli impegni finanziari più generali di questa Regione: vedete, c’è una legge regionale, la numero 2 del 15 gennaio dell’86 che va sotto il titolo di “Provvedimenti a favore delle scuole e delle università calabresi per contribuire allo sviluppo della coscienza civile e democratica nella lotta contro la criminalità mafiosa”. E’ stata pensata già allora, quindici anni fa, dal legislatore dell’epoca per costruire alcuni strumenti, politiche, scelte, utilizzazione di risorse della Regione verso le scuole e le università della Calabria per contribuire – come dice la legge – allo sviluppo della coscienza civile e democratica nella lotta contro la criminalità mafiosa.

Ebbene, quella legge ha un finanziamento annuale di poche centinaia di milioni, troppo pochi, a nostro avviso, però debbo dire – io lo richiamo adesso, Presidente Chiaravalloti – nel bilancio era scritta una voce di 120 milioni, ma tra le voci che voi avete ritenuto di tagliare nella nostra finanziaria, c’è anche questa legge. Lo ricordo non perché ne voglia fare un argomento strumentale, ma per dire, quando si parla di competenze del Consiglio regionale che non ci sono, che questa è sua competenza: il Consiglio regionale ha varato una legge per sostenere un impegno nuovo sul terreno della costruzione dell’educazione alla legalità, alla cultura delle regole, delle scuole e delle università della Calabria.

Allora quella legge, se va bene, va finanziata adeguatamente per mettere in condizione le scuole, le università della Calabria di fare seriamente programmi e progetti, perché noi sappiamo che da lì parte anche l’esigenza di una nuova formazione della coscienza dei cittadini calabresi, a partire dalla giovane età, per eliminare alla radice la possibilità che si possa determinare quel gap di cultura che alligna in tanti nostri paesi, in tanti territori. Purtroppo si è deciso di tagliare i finanziamenti a questa legge, una scelta fatta dal governo regionale, dalla maggioranza forse per distrazione, non ve ne siete accorti; sta di fatto, però che questo è il dato che avete fatto registrare nei confronti di una legge vigente della Regione.

E rispetto a queste competenze, Presidente Chiaravalloti, che avete, che ha il Consiglio regionale, dovete dare risposte.

Ma io ora parlerò di altre competenze, per dire che in sostanza noi abbiamo bisogno di alimentare politiche che riguardano le questioni del credito; abbiamo bisogno di attivare e di mettere in funzione la legge approvata che riguarda l’usura in Calabria. Ricordava, mi pare nei giorni scorsi l’assessore Fuda, che è stato messo un finanziamento di 500 milioni nella finanziaria a sostegno di questo strumento…

(Interruzione dell’assessore Fuda)

Benissimo, quindi vuol dire che abbiamo qualche competenza, evidentemente, in materia, se abbiamo deciso di fare un’operazione di questo genere, assumendo una linea di sostegno a questo tipo di soggetti che poi aiutano le persone, gli imprenditori, quelli che subiscono i taglieggiamenti, le estorsioni, che vengono colpiti nei loro interessi economici, nelle loro attività. La Regione ha assunto, ha competenze, ha deciso di averle, se le è date perché è la Regione di tutti cittadini, e non di uno schieramento politico, come è apparso nella vicenda ultima di Copanello, quindi anche di quelli che sono costretti a subire il “pizzo”, che devono pagare il racket, la mazzetta.

E a quei cittadini la Regione deve dire “noi faremo quello che dobbiamo fare, per il nostro dovere politico ed istituzionale”, perché quell’imprenditore, quel commerciante che si rivolge al soggetto pubblico, all’istituzione pubblica non può trovarsi un muro di gomma, sentirsi rispondere: “Ma guarda che qui noi non abbiamo competenze”. Ci sembra davvero un discorso di natura burocratica, assolutamente fuori da un ragionamento di grande responsabilità politica di chi si assume il ruolo del governo della Calabria, che ha su di sé i problemi quotidiani, e quello della ‘ndrangheta è il primo grande problema che vivono tanti cittadini, tanti imprenditori, tanti commercianti, tanti lavoratori onesti della nostra regione e che vogliono un aiuto, un sostegno dalle istituzioni, dai Comuni, dalle Province, dalla Regione.

Credo che, rispetto a questa esigenza, l’impegno debba partire certamente anche dalla necessità di chiedere un diverso comportamento dello Stato: troppe volte, per troppo tempo, da troppo tempo si rivendica un adeguamento degli organici della magistratura, la presenza di giudici capaci e non solo di uditori giudiziari, soprattutto nei tribunali, nelle procure di frontiera che ci sono in Calabria, laddove le cause, le pratiche, i processi languono e rischiano anche di determinare situazioni gravi, com’è successo con la scarcerazione di alcuni boss mafiosi per decorrenza dei termini, perché evidentemente ci sono troppi ritardi, troppe incapacità.

Ecco, noi non possiamo ridurci a giustificare, dobbiamo assumere iniziative, impegnarci in questa grande battaglia che è intanto una battaglia per la civiltà e per la libertà, di liberazione da una cappa soffocante, dall’oppressione che la mafia esercita sulle attività economiche, produttive, che determina un freno allo sviluppo. Credo che questa discussione non possa non concludersi con impegni, con assunzioni di responsabilità che riguardano la Giunta, il governo della Regione Calabria.

Presidenza del Vicepresidente Domenico Rizza

Ho parlato del Programma operativo nazionale e dell’accordo quadro sulla sicurezza, della legge 2 che riguarda il sostegno all’educazione alla legalità, alle scuole, alle università della Calabria perché si possa costruire una nuova coscienza civile nella lotta contro la mafia, e poi del bisogno di sostenere un impegno nella lotta contro l’usura, contro il racket, ma c’è bisogno anche di nuove norme che dobbiamo darci come Regione Calabria, anche come indicazione di prospettiva per quanto riguarda gli appalti e le forniture. Io non credo più che noi possiamo accettare sempre la logica del massimo ribasso come elemento premiale per quanto riguarda la decisione per l’aggiudicazione degli appalti, perché quella è una logica che intanto produce un attacco ai diritti dei lavoratori, che genera lavoro nero, precario, sommerso e quindi un abbattimento dei diritti fondamentali di natura sociale, e che è, in qualche modo, collegata agli interessi della ‘ndrangheta.

Allora dobbiamo come Regione e in rapporto anche alle scelte che dovranno essere fatte con l’utilizzazione delle risorse di Agenda 2000, darci nuove regole e assumere nuovi princìpi a base dell’impegno su questo terreno degli appalti e delle forniture, e dobbiamo decidere di sopprimere quella regola del massimo ribasso, in quanto produce quei guasti sociali e, nel contempo, l’affermazione, la tracotanza delle organizzazioni criminali e mafiose che si sono vestite con i colletti bianchi, di cui solitamente si parla.

Sono d’accordo con la proposta avanzata dal capogruppo dei Democratici di sinistra, Adamo, per quanto riguarda la creazione e la realizzazione in Calabria di un soggetto nuovo, una sorta di Authority – così l’ha definita lui – per il controllo, per la vigilanza sull’utilizzazione delle risorse ingenti che riguarderanno Agenda 2000, l’intesa istituzionale di programma, le risorse che provengono dai fondi Cipe. Rispetto a questo abbiamo bisogno di costruire strumenti che garantiscano sull’utilizzazione delle risorse e sul terreno della trasparenza, della chiarezza, della limpidezza delle procedure delle attività di natura politica, gestionale ed amministrativa che vengono portate avanti.

Sono convinto che in questo contesto la Regione debba impegnarsi, sostenendo anche un ruolo positivo dell’imprenditoria calabrese, ma lo deve fare dentro un quadro che, a mio avviso, non può essere quello ipotizzato nel patto di cooperazione interregionale di cui abbiamo letto sui giornali. Io penso che, prima o poi, il Presidente Chiaravalloti avrà la sensibilità di presentare al Consiglio regionale i contenuti del patto di cooperazione interregionale, non si possono avere solo dalla stampa le notizie che riguardano un atto importante stipulato tra la Regione Calabria e la Regione Lombardia. Dovremmo avere la possibilità anche di discutere e di entrare nel merito visto che con quel patto si finalizzano risorse importanti, mi pare di aver letto 60 milioni di euro che vengono prelevate da Agenda 2000, e lì c’è l’impostazione, la scelta. Personalmente non condivido quella filosofia, voglio discuterne e avere la possibilità di capire di cosa si tratti intanto, se la linea che promuove il Presidente Chiaravalloti difende gli interessi della Calabria o se nei fatti rende la Calabria subalterna agli interessi delle Regioni del Polo e del nord.

Voglio capire se dietro il federalismo di cui si parla, questa santificazione di cui stiamo parlando non ci sia solo quel federalismo fiscale, selvaggio e liberista propugnato da Formigoni e soci che colpisce gli interessi del Sud e della Calabria, che drena e sposta le risorse al Nord e ci sia, invece, un’altra operazione. Vogliamo capirlo visto che ce ne facciamo carico noi, che siamo diventati noi i proponenti mentre il Presidente della Regione Puglia, che non appartiene alle forze del centro-sinistra ma allo stesso schieramento, alla stessa coalizione del Presidente Chiaravalloti, non viene a Copanello e fa le dichiarazioni che abbiamo letto sul giornale, ossia che quelle scelte, quegli indirizzi, quei contenuti non vanno nella direzione degli interessi delle Regioni del Mezzogiorno.

E poi, Presidente Chiaravalloti, proprio perché lei viene dalla magistratura le pongo un problema di natura istituzionale, che riguarda il modus vivendi, perché parliamo di cultura delle regole e della legalità, di come interpretiamo l’utilizzazione delle istituzioni, perché la Regione non è di uno schieramento politico. A nostro avviso è stato davvero un atto di rottura istituzionale quella riunione tra Presidenti delle Regioni di uno schieramento politico, promossa e portata avanti lì a Copanello, una cosa di questa natura non è mai avvenuta. Credo che la Regione debba avere la possibilità di collaborare e cooperare con tutte le Regioni di questo Paese e di avere un rapporto di cooperazione e di conflitto anche con lo Stato e con l’Europa, ma non può diventare una istituzione che viene asservita agli interessi di uno schieramento politico.

Noi non possiamo accettare una logica di asservimento della Regione, dell’istituzione regionale agli obiettivi di un blocco politico di schieramento. Da questo punto di vista crediamo sia stato un grave errore soprattutto per il ruolo che lei ha avuto nella vicenda e per la sua storia personale e professionale, l’aver voluto promuovere una iniziativa di questa natura, di cui non conosciamo i contenuti per quanto riguarda l’intesa con la Lombardia. Sappiamo solo che si impegnano risorse nostre, della Regione Calabria, vogliamo sperare che non finiscano come quelle date a Marvino, imprenditore piemontese, andatosene dopo essere venuto a prendersi i soldi e l’Isotta Fraschini e finito, poi, pure in galera. Vorremmo sperare che non finiscano come le tante cattedrali nel deserto che sono state realizzate in questi decenni in Calabria e che hanno portato solo allo sperpero, al saccheggio delle risorse pubbliche della Calabria e dello Stato, del Paese per andare a finire da un’altra parte, per arricchire alcune lobbies imprenditoriali.

Noi speriamo, ci auguriamo che non sia così nel caso di questo patto di cooperazione, ma diciamo anche che quando parliamo di cultura delle regole e della legalità dobbiamo essere prima noi, caro Presidente Chiaravalloti a dare indicazioni e esempi e penso che certamente – e concludo – quel convegno, quell’incontro di cui abbiamo letto dai giornali non sia stato sicuramente in linea con l’impostazione anche capace di una utilizzazione, di una visione oggettiva delle istituzioni e del loro uso.

Ho sentito che il Presidente Chiaravalloti è il Presidente di tutti i calabresi non solo di quelli che lo hanno eletto, mi auguro che sia così e che la stessa cosa valga anche per il governo della Regione che sia il governo di tutti i calabresi, di coloro che hanno votato centro-destra o centro-sinistra, di quanti non hanno votato. Il ruolo di una istituzione è questo, non più essere parte di uno schieramento politico: sono convinto e sostengo fortemente questo bisogno e sollecito una riflessione complessiva delle forze del Polo rispetto a questi problemi, a questi temi che ritengo fondamentali.

Finisco su questo punto per ribadire che certamente questo Consiglio regionale non può non prendere atto e non valutare anche nel merito la relazione approvata ieri dalla Commissione parlamentare antimafia, che rappresenta uno strumento anche di lavoro che dobbiamo utilizzare, di conoscenze, di approfondimento, di analisi nuova anche rispetto al fenomeno della ‘ndrangheta calabrese, alla sua minaccia, ai pericoli che rappresenta per la stessa democrazia, per la convivenza civile, per il tessuto sociale ed economico della nostra Regione.

Per questo penso che abbiamo bisogno di fare gli approfondimenti necessari, poi sentiremo le proposte che in questa direzione verranno avanzate, ma sicuramente abbiamo bisogno di dare segnali forti, che non ci saranno dichiarandosi incompetenti, ma dicendo che ci assumiamo noi per la parte che ci compete le responsabilità, certamente non abbiamo la polizia, né governiamo la magistratura, né abbiamo competenze in materia di giustizia, abbiamo, però, competenze politiche.

Abbiamo intanto la competenza di dare segnali e lanciare messaggi forti alla Calabria, di dire che stiamo da una certa parte con grande chiarezza, sapendo – non voglio qui introdurre elementi di strumentalità - che poi alla fine non vorremmo - me lo auguro -, siccome la mafia vota e non solo, ma fa anche votare, che questo sia sicuramente fuori da questa discussione e che gli atteggiamenti siano dettati da opinioni di altra natura.

Sono convinto che in questo Consiglio regionale dobbiamo ragionare a prescindere, sapendo che sotto questo aspetto ci deve essere un forte processo unitario e che certamente la lotta contro la ‘ndrangheta non è né del centro-sinistra né del centro-destra, ma delle istituzioni.

Mi auguro che l’istituzione, questo Consiglio regionale, la Giunta regionale siano in grado di dare queste risposte, di dimostrarsi davvero competenti, all’altezza del compito e della domanda di legalità, di giustizia e di sicurezza, di lavoro e di sviluppo che viene dalla società calabrese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.

Nuccio FAVA

Chiedo scusa, sono molto interessato al dibattito naturalmente, ma mi pare che siamo un po’ alle prese con questo elemento di novità che è stata ieri l’approvazione della relazione della Commissione parlamentare Antimafia, documento che abbiamo valutato in modo diverso rispetto agli schieramenti nazionali di riferimento, anche se poi ovviamente ciascuno rivendica la propria autonomia.

La mia proposta, dunque, sarebbe di chiedere al Presidente Caligiuri, che si era fatto anche promotore della seduta straordinaria del Consiglio, accogliendo la nostra richiesta, di assicurare il prima possibile a tutti i consiglieri regionali la relazione della Commissione, approvato ieri dopo la venuta a Reggio Calabria del Presidente e di tanti autorevoli componenti della Commissione stessa, non solo dell’Ufficio di Presidenza. Di conseguenza, sospendere questo dibattito in attesa che tutti quanti possiamo serenamente valutare questa relazione.

Obiettivo non meno importante, secondo noi, è quello di consentire anche al governo regionale e al Presidente Chiaravalloti, in particolare, nella prima riunione, alla ripresa dei lavori del Consiglio di rappresentare al Consiglio stesso le valutazioni, le conseguenze, le scelte, le indicazioni operative che ritiene di fare come governo regionale, di modo che anche su quella scorta il Consiglio possa concludere questo dibattito con documenti.

Io ho anche chiacchierato e discusso coi colleghi Nucera e Pirilli e non escludo che si possa arrivare, nonostante le differenze, ad una posizione unitaria comune ma fondata un po’ sia sulla conoscenza della relazione sia – ancor più importante – sugli impegni che la Giunta, il governo regionale e il Presidente Chiaravalloti ci formuleranno nella prossima seduta. Questo per rendere anche ancora più fruttuoso questo nostro dibattito, sicuramente interessante e importante dal punto di vista della conoscenza e dell’approfondimento, ma che rischierebbe di arrivare a delle conclusioni solo sulla base di dati di schieramento.

Noi riteniamo che invece sulla base di una relazione del governo regionale e del suo Presidente, alla ripresa dei lavori saremo in grado di avere materiali adeguati e ciascuno poi potrà esprimere liberamente le proprie valutazioni.

Il Consiglio, intanto potrà proseguire con l’esame degli altri punti all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo quanto nella seduta precedente è stato relazionato e dichiarato sia dal Presidente Caligiuri che dal Presidente Chiaravalloti e dal Presidente e dai componenti dell’antimafia e ormai da noi tutti, credo che in questo momento sarebbe un errore aderire alla richiesta dell’onorevole Fava, di rinviare il dibattito a dopo la guerra del generale “agosto”, questa coltre di silenzio che su questo e su altri temi necessariamente il prossimo mese coprirà le vicende anche della politica.

Capisco le difficoltà che hanno i colleghi dell’opposizione in questo momento, e non perché non abbiano contezza della relazione che la Commissione antimafia ieri ha licenziato e i cui contenuti credo siano grosso modo noti a noi tutti, e soprattutto sono noti a noi i non contenuti o meglio i contenuti che sono stati esaminati e gettati via dalla relazione medesima.

In particolare, tra questi vi è la vicenda Gioia Tauro con il porto delle nebbie. Quanto ho dichiarato io, illuminato in quel momento forse da ciò che la Commissione avrebbe deciso dopo aver ascoltato quello che io in quella occasione avevo esposto; per l’amor di Dio non chiedevo tanto, le cose, però, coincidono, e coincide che io abbia fatto una denuncia e che quelle cose siano state poi estrapolate e tolte dalla relazione finale dell’antimafia.

 La Commissione antimafia è venuta qui per dire a noi, parlando prima di noi, dello stato dell’arte, il ché ha detto con cautela visto che non l’ha fatto con chiarezza. La Commissione antimafia è venuta per informarsi da noi sullo stato dell’arte, da noi che dovremmo conoscere meglio lo stato dell’arte.

C’è un grosso equivoco, su cui ovviamente io non intendo né soffermarmi né polemizzare perché credo che l’intento di questa discussione, ed eravamo tutti impegnati in questo senso maggioranza e minoranza, era quello di arrivare alla conclusione ad offrire un documento comune per dimostrare alla Calabria, all’Italia e forse al mondo, seppure avesse mai avuto un’eco al di là, comunque ai calabresi sicuramente, una volontà della massima istituzione regionale e una presenza e solidarietà con la fermezza e l’autorevolezza che questa assemblea ha e dovrebbe avere nei confronti della regione, ma anche del governo centrale.

Credo, senza riferirne le tappe, che sia apparso in tutta la sua evidenza fin da stamani o dalle prime ore del pomeriggio, che non era nelle possibilità o nelle intenzioni del centro sinistra, o comunque nella posizione che in questo momento avrebbe potuto assumere, arrivare alla condivisione e alla votazione di un documento comune.

Non voglio entrare nel merito se siano le ragioni che dicevo prima o anche altre o addirittura non quelle ma altre, sta di fatto che non c’è questo perché sui contenuti del documento credo che non ci siano valutazioni granché diverse, così come non lo sono stati i nostri interventi.

Allora una lunga estate con un autunno qui a parlare di mafia? Noi diciamo che possiamo anche tornare qui, auspicare in un documento che questo accada nel momento in cui ci saranno le condizioni perché si possano assumere eventualmente e risolutivamente alcune determinazioni, però allo stato anche per offrire a chi ci ascolta e giudica poi i nostri comportamenti, noi pensiamo di dover offrire un quadro della situazione attraverso le soluzioni che l’Assemblea riterrà di assumere.

Riteniamo, quindi, di dover invitare i colleghi della minoranza a partecipare, sottoscrivere o a rivedere ulteriormente insieme quel documento che noi pensavamo potesse essere comune, ma chiediamo soprattutto al Presidente Rizza, in ordine alla richiesta che aveva girato a noi, prendendo atto della richiesta dell’onorevole Fava di un rinvio, di procedere alla votazione di un documento - questa è la mia proposta, a nome della maggioranza - con invito alla minoranza a concorrere ove volesse ancora definirlo assieme, oppure a votarlo o in alternativa a votarne un altro che ritengae opportuno.

Presidenza del Presidente G.Battista Caligiuri

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirillo. Ne ha facoltà.

Mario PIRILLO

Signor Presidente, parlo a favore della proposta dell’onorevole Fava. Per la verità, in apertura di questa seduta, noi ci aspettavamo dal Presidente Caligiuri, proprio per la sensibilità più volte dimostrata, che offrisse a tutto il Consiglio regionale la possibilità di aprire un dibattito sulla relazione che la Commissione antimafia proprio ieri ha approvato.

Dico la verità, non ho avuto l’opportunità di leggere integralmente la relazione, ho letto commenti, critiche e quant’altro sulla stampa. Però, credo che noi oggi non possiamo liquidare questo grosso problema che affligge la nostra Calabria, il Mezzogiorno d’Italia, senza poter chiarire i dubbi che il collega che mi ha preceduto ha evidenziato.

Se è vero che la relazione è stata modificata, credo che questo Consiglio regionale sulla base delle cose che sono state dette, debba poter discutere prima ancora di licenziare un ordine del giorno a maggioranza o all’unanimità.

 Chiedo ai colleghi della maggioranza di riflettere su questo nell’interesse della Calabria. So che a qualcuno non sta bene, qualche mossa l’ho pure vista, però secondo me, secondo la proposta del collega Fava credo sia necessario non sottrarci oggi alla discussione importante sul documento.

Proprio in ossequio alla presenza autorevole della Commissione antimafia qui, ad ogni componente o gran parte dei componenti di quella Commissione intervenuti portando il proprio contributo, sottolineo, ancora una volta, la necessità che si pervenga ad un documento finale del dibattito sulla mafia dopo aver comunque consultato e avendo espresso ognuno il proprio parere sulle cose che nella relazione sono portate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Signor Presidente non mi voglio sottrarre a questo ping pong di interventi a favore o contro perché l’argomento, la delicatezza delle questioni, l’importanza, anche per il risvolto cruciale che questa tematica ha e per l’attenzione che i calabresi pongono al dibattito di oggi e soprattutto per il forte ruolo che in questo determinato momento storico sta esercitando la Regione Calabria su questa tematica così angosciante, necessita di un sereno momento di riflessione. L’ho detto anche nel mio intervento, sottolineando che le posizioni, i tatticismi servono a poco.

Noi abbiamo, e questo concetto lo ha rimarcato ripetutamente il Presidente Chiaravalloti, la necessità di capire come il Governo, Roma, che ha grossi poteri, tutti i poteri rispetto al tema del dibattuto, oggi intende muoversi in questa direzione.

Ho ascoltato l’onorevole Pirilli con attenzione avendo rispetto e cercando di cogliere anche il senso del suo accorato appello all’unità, ma l’unità non può essere qualcosa che ci lascia sfuggire dalle nostre responsabilità anche delle più immediate.

Noi non conosciamo la relazione dell’Antimafia, possiamo porre la nostra attenzione su quello che ci dicono i giornali, perché abbiamo molto rispetto per la stampa, dove ognuno scrive seguendo la propria linea. E però da oggi, da stasera, immediatamente il Consiglio regionale deve uscire con un documento, ed io mi auguro che gli amici e colleghi dell’Ulivo, del centro-sinistra accolgano invece questa nostra accorata richiesta di capire ciò che lo Stato, il Governo vuol fare rispetto a queste posizioni.

Mi sembra che la proposta avanzata dall’onorevole Pirilli sia da accogliere proprio in questo grande clima di unità, perché entrambe le contrapposizioni, entrambi gli schieramenti hanno la necessità primaria di capire intanto cosa il Governo nazionale vuole fare e poi, lo abbiamo detto nei nostri interventi, non ci siamo nascosti, quelli che dovranno essere successivamente gli atti consequenziali che il Consiglio regionale, la Giunta regionale, i due Presidenti e tutti noi e i calabresi dovranno compiere rispetto a questo problema della mafia.

Pertanto, noi riteniamo che stasera si debba uscire con un documento, che sia forte, che dia il senso della nostra attenzione al problema, ma che soprattutto responsabilizzi ulteriormente il Governo, che non sempre su questa tematica ha dimostrato quell’attenzione che manifesta nei convegni pubblici o nelle pubbliche sedute o nelle fiaccolate. Noi vogliamo fatti concreti, immediati e subito Presidente Chiaravalloti, questo è lo spirito che ci ha spinti e con questa sensibilità noi abbiamo accettato questo dibattito proposto sì dall’onorevole Fava ma accettato a piene mani da tutti i consiglieri della maggioranza e dal governo della Regione Calabria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Morrone. Ne ha facoltà.

Giuseppe MORRONE

Ho ascoltato con attenzione le osservazioni fatte sia dall’onorevole Pirilli che dall’onorevole Nucera: dico che l’argomento è tanto importante e credo stia a cuore a noi tutti, minoranza e maggioranza.

Io vorrei proporre, signor Presidente, se lei e l’assemblea siete d’accordo, un attimo di riflessione, una Conferenza dei capigruppo, per cercare di stabilire, di trovare un modo unitario di procedere, perché è talmente importante l’argomento che dividersi sui modi, dal momento che tutti abbiamo lo stesso obiettivo, non è utile; ecco io penso che in Conferenza dei capigruppo forse riusciremo a trovare un accordo su come procedere.

PRESIDENTE. Questa mi sembra una proposta ragionevole. Chiamo i capigruppo al banco della Presidenza. La seduta è sospesa.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

La seduta sospesa alle 17,55 è ripresa alle 18,00

PRESIDENTE. Visto che al banco della Presidenza non è stato raggiunto un accordo, pongo in votazione la proposta dell’onorevole Fava.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Pirilli.

(Il Consiglio approva)

L’onorevole Pirilli ha facoltà di illustrare il documento.

Nuccio FAVA

Presidente, sarebbe opportuno completare il dibattito, comunque vorrei capire come si vuole procedere.

PRESIDENTE. Il dibattito possiamo anche completarlo dopo, ci sono ancora tre persone iscritte e se non rinunciano possono parlare, intanto siamo in fase di votazione e pertanto completiamo questa.

(Interruzione)

Fa parte della proposta, io devo metterla in votazione.

(Interruzione)

Non togliamo la parola a chi intende ancora intervenire, però in questo momento siamo in fase di votazione su una proposta che comprende anche un documento che ora l’onorevole Pirilli leggerà.

Umberto PIRILLI

Signor Presidente, mi permetto sommessamente di sottolineare, come nel caso che ci occupa, che il documento se è votato pone fine alla discussione; nel contempo, però, mi pare opportuno anche qui far rilevare come la proposta dell’onorevole Fava nel momento in cui ha stimolato una votazione, di per sé abbia superato e reso dico fatua e vacua, sicuramente non più sostenibile, l’ipotesi che dopo la votazione possa riprendere il dibattito, per poi arrivare alla conclusione cui è pervenuta la votazione proprio in ordine alla richiesta dell’onorevole Fava.

E’ un impeachment che l’onorevole Presidente deve dirimere o meglio lasciando la porta aperta al dibattito; se i colleghi iscritti riterranno di dover parlare, potranno farlo – mi pare di capire – dopo che si sarà concluso il voto su questo documento.

Volevo, illustrando il documento, richiamarmi per un istante…

(Interruzione)

Il documento della maggioranza che vado a leggere.

(Interruzione)

PRESIDENTE. Nella proposta l’onorevole Pirilli ha fatto riferimento ad un documento. Ci deve chiarire, dire e spiegare cosa c’è in questo documento. Io non lo conosco. Dopo di che continuiamo il dibattito e se vogliamo lo votiamo alla fine.

Mario PIRILLO

A mio avviso lei, l’Ufficio di Presidenza deve decidere proceduralmente adesso come operare, perché se noi votiamo il documento, onestamente con l’approvazione ritengo, si esaurisce di fatto il dibattito.

PRESIDENTE. Io dico di votarlo alla fine…

Mario PIRILLO. No, se siamo in fase di illustrazione ed approvazione del documento come facciamo a votarlo alla fine? Allora, prima i due interventi e poi illustriamo il documento e lo votiamo.

PRESIDENTE. Allora continuiamo il dibattito e alla fine lo leggiamo e lo votiamo.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.

Domenico PAPPATERRA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo scusa di questa pausa di riflessione, ma naturalmente l’accelerazione data al dibattito da parte della maggioranza, peraltro con una presa di posizione che noi non giudichiamo positiva al fine del raggiungimento di una valutazione unitaria da parte di questo Consiglio, per certi versi modifica l’impostazione che gran parte dei gruppi che ancora devono intervenire, volevano dare a questa discussione.

Giudichiamo profondamente sbagliata la volontà di non aderire ad una proposta, che non era assolutamente dilatoria, né voleva cancellare la possibilità di questo Consiglio regionale di esprimersi in merito alla vicenda così importante che stiamo dibattendo.

Era un modo, è stato detto, di fare una discussione ancora più approfondita, soprattutto dopo questo voto di ieri della Commissione antimafia, che sicuramente poteva arricchire questa discussione e offrire, diciamoci la verità, anche nuovi ed ulteriori elementi di valutazione.

Abbiamo preso atto che la maggioranza non ha voluto assolutamente assentire su questa cosa, per cui noi andiamo avanti con la discussione sapendo che da questo momento molto probabilmente, caro Presidente Caligiuri, quel suo auspicio iniziale di non ripetere in quest’Aula quanto avvenne qualche anno fa quando questo Consiglio regionale su un problema così forte e sul quale abbiamo manifestato tutti grande sensibilità, alla fine, al momento del voto ha trovato sempre il modo di dividersi. La sensazione che abbiamo anche è che questa forzatura addirittura di introdurre nel corso del dibattito la lettura del documento, che presumo sia quello della maggioranza, non apra certo la strada ad un percorso unitario per il quale lei – voglio dargliene atto – si era profondamente impegnato.

Colgo l’occasione per esprimerle, signor Presidente, un sincero apprezzamento perché lei ha avuto il merito di aver accolto con tempestività la proposta che le forze del centro-sinistra ad iniziare dal nostro coordinatore Fava, le avevano formulato, appunto di tenere una seduta straordinaria su questo tema e su questo grave problema della criminalità, che nella nostra Regione è sempre più diffuso.

Voglio anche ringraziarla perché questa nostra discussione è stata arricchita da una presenza non formale né burocratica da parte dei componenti della Commissione antimafia, i quali nel giorno in cui a Palermo veniva celebrato l’anniversario della morte del giudice Borsellino, molti di essi, compreso il Presidente Lumia, erano qui in quest’Aula vicini alle istituzioni locali della Calabria.

Anche il risalto che gli organi di stampa hanno dato, sia le testate giornalistiche che quelle televisive, al dibattito del 19 scorso e quindi ai lavori del Consiglio, credo ci debba convincere tutti che il discussione in quest’Aula non era né inutile né superflua, non era qualcosa da catalogare nella “retorica politica”, ma credo sia servita e potrà servire a chi, alle prese con lo sviluppo, viene spesso attentato da incursioni criminali che abbiamo tutti il dovere di debellare.

Questa occasione è stata colta da tanti colleghi, anche da lei signor Presidente del Consiglio e dallo stesso Presidente della Giunta, anche per rivolgere il nostro doveroso saluto a tutte le famiglie che sono state colpite in questi ultimi mesi nei loro affetti più cari.

Anche noi, lo Sdi della Calabria – come tutti i colleghi sanno – è stato colpito dall’uccisione di un nostro valoroso consigliere provinciale, il compagno Pasquale Grillo, barbaramente assassinato nel piccolo comune di San Calogero. Abbiamo rivolto il pensiero anche a tutte le forze di contrasto che operano quotidianamente a difesa e presidio delle istituzioni e della popolazione calabrese e di quei magistrati che a rischio della loro vita sono impegnati a combattere le attività criminali.

Cosa è arrivato all’esterno da questa massima istituzione regionale? Presidente Caligiuri, credo che questa Regione che è stata offesa e umiliata nelle sue giuste e legittime aspirazioni, il 19 luglio, e lo stiamo facendo anche stasera, ha voluto lanciare all’opinione pubblica italiana un ennesimo grido di allarme. Vogliamo far comprendere all’intera collettività nazionale che deve riconoscere il rischio a cui è esposta ogni giorno di più, che non può assolutamente cullarsi sul fatto che quasi quasi la criminalità è una prerogativa specifica della Calabria o di alcune regioni o province meridionali.

In intere province ormai l’autorità dello Stato si è perduta. Anche qui con grande coraggio il Presidente Lumia ha detto: “Sarebbe assurdo procrastinare una latitanza che non può andare oltre, anche perché ormai le conseguenze non sono pagate esclusivamente nelle Regioni meridionali, ma è l’Italia intera a subirle, difatti la diffusione della droga, che è di gran lunga la fonte più diretta della grande criminalità, sta ad indicare che ormai il pericolo cresce e si espande dappertutto proprio perché le organizzazioni criminali riescono a fare questo tipo di lavoro”.

E nella sua relazione il Presidente Lumia si è soffermato anche, lo abbiamo ascoltato tutti, sul fenomeno ‘ndrangheta che mostra di avere dei caratteri ulteriormente pericolosi, non solo per la quantità di uomini che riesce ad arruolare o per la tradizione che ha dietro le spalle, ma perché la ‘ndrangheta – è stato detto in quest’Aula, lo abbiamo sentito tutti e ne siamo tutti convinti – oggi riesce a controllare ed influenzare con la sua forza il livello politico e quello economico.

Abbiamo sentito che riesce a controllare ancora gran parte degli appalti che si fanno in questa regione e la denuncia del sindaco di Reggio, Falcomatà, credo sia stata emblematica da questo punto di vista perché controlla il mercato della droga, il traffico illegale dei rifiuti, Presidente Chiaravalloti. Questa Regione negli anni scorsi è stata teatro da parte delle organizzazioni criminali di un attentato ambientale gravissimo nella piana di Sibari dove sono state depositate tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici nocivi e lei nella sua qualità di commissario delegato per l’emergenza rifiuti sa quale battaglia va fatta adesso per bonificare quei siti e per restituire a quelle popolazioni la tranquillità anche dal punto di vista della salute gravemente minacciata dalla presenza di questi rifiuti tossici nocivi.

Abbiamo sentito poi anche l’onorevole Veltri in quest’aula che ci ha detto una cosa giusta, a proposito di terrorismo e criminalità organizzata, caro onorevole Fava, tu che facevi il parallelismo tra questi due fenomeni, e cioè che la criminalità organizzata a differenza del terrorismo trova forti complicità nelle amministrazioni locali – ovviamente non in tutte -, trova complicità nei rappresentanti delle istituzioni o in alcuni casi arriva addirittura a scegliersi un’area politica che cerca poi di sottomettere perché riesce a controllare interi territori di questa nostra regione.
E’ emblematico a tal proposito, vorrei citarlo, l’omicidio di Pasquale Grillo a San Calogero, in quella circostanza l’uccisione, guardate, è avvenuta in pieno giorno nella piazza di quella città e i killer si sono presentati a viso scoperto.Questo fatto la dice lunga su quello che è ormai un predominio totale diffuso che riguarda il controllo del territorio da parte della delinquenza organizzata.

E’ stato chiesto in quest’Aula ai componenti dell’Antimafia cosa si può fare. Lo hanno chiesto i due Presidenti del Consiglio e della Giunta, lo hanno chiesto tanti colleghi che sono intervenuti. Per parte nostra ci riconosciamo pienamente nella posizione che in quest’Aula ha espresso il senatore Marini, che fa parte della Commissione Antimafia, allorché diceva che questa emergenza va affrontata con provvedimenti che siano adeguati alla situazione.

Bisogna colmare le carenze dell’amministrazione della giustizia, recuperare i vuoti di organici che oggi sono presenti, distribuire meglio gli uffici giudiziari sul territorio regionale, rispondere e colmare la larga insufficienza dei moderni mezzi tecnici che oggi mancano alle nostre forze dell’ordine che invece debbono sempre più adeguarsi alla necessità di un duro impegno alla lotta alla criminalità, quindi con maggiore professionalità, conoscendo mezzi e tecniche che oggi sono indicate come le più idonee a combattere la criminalità moderna.

Nel suo intervento il Presidente Caligiuri ha sostenuto una cosa che ho apprezzato molto e cioè che prima di chiedere agli altri di fare il proprio dovere dobbiamo noi istituzioni regionali cominciare a farlo.

Presidente Caligiuri, ho apprezzato il suo intervento, soprattutto quando faceva riferimento alla vicenda di come utilizzare le risorse che verranno qui nella nostra Regione. Credo che anche la Regione, l’istituzione regionale non possa sottrarsi a quelle che possono essere le sue prerogative, i suoi compiti specifici in questa direzione. Noi diciamo che la Regione può fare la propria parte sia sul terreno della sicurezza che su quello dello sviluppo e dell’occupazione.

In ordine ai problemi della sicurezza il nostro gruppo ha presentato proprio in concomitanza con questo dibattito e questa discussione in Consiglio un testo di legge che prevede l’istituzione di un Authority in materia di sicurezza pubblica. Un testo di legge che si propone di elevare il grado di efficienza delle istituzioni nella lotta alla criminalità affidando al Presidente del governo regionale il coordinamento delle istituzioni regionali, degli enti locali e delle forze di polizia.

Questa è una proposta che riteniamo sia perfettamente in linea con gli indirizzi che stanno venendo avanti e l’altro giorno lo stesso Presidente Ciampi, incontrando tutti i Presidenti delle Regioni, ha detto che a queste vanno attribuite ancora di più compiti forti in materia di immigrazione e sicurezza. Così come questo testo di legge prevede l’allargamento e la nascita dei comitati per l’ordine pubblico e per la sicurezza anche nei piccoli comuni. Sapete anche che in base alla legge 121 dell’81 i comitati sono previsti solamente nei comuni capoluogo.

C’è questo problema dello sviluppo mancato in questa regione. Il Presidente Chiaravalloti ha detto in quest’Aula che la mafia si combatte soprattutto producendo sviluppo e creando occupazione e soprattutto ha auspicato che anche da parte delle forze che non fanno parte della maggioranza possano esserci proposte che possono venire in questa direzione.

Presidente Chiaravalloti, noi credo che non possiamo aggiungere altro al lavoro che lei ha ereditato in questa direzione. Il centro-sinistra le ha lasciato in eredità quello che è stato giudicato da tutti il miglior Programma operativo regionale d’Europa, che serve ad utilizzare nei prossimi sei anni le risorse comunitarie che verranno in questa nostra Regione. Un programma che, come lei sa, è stato condiviso con le forze sociali, imprenditoriali, col mondo associazionistico e con tutto l’arcipelago variegato del sistema delle autonomie locali calabresi.

Lì noi riteniamo siano presenti le direttrici di fondo dello sviluppo di questa regione, poi certo la nuova maggioranza che la governa ha pieno diritto e pieno titolo eventualmente a modificare, emendare e correggere, a reimpostare quel lavoro. Noi, Presidente Caligiuri, non possiamo far altro, avendo un compito oggi esclusivamente di controllo, che verificare che gran parte del lavoro non vada disperso, ma invece possa diventare patrimonio comune di questa nostra regione.

Sul problema del lavoro – e poi concludo –, se mi consentite vorrei tornare alla discussione che qualche settimana fa abbiamo avuto sulla questione del bilancio.

Anche lì si è partiti col desiderio unanime di trovare una intesa e poi alla fine il bilancio, la legge finanziaria sono stati approvati a maggioranza perché l’intesa non si è realizzata. Come ricorda anche il collega Fava, noi in quella circostanza avevamo presentato degli emendamenti proprio in materia di lavoro, avevamo addirittura fatto della questione del fondo sollievo per l’occupazione e di quella che riguardava i lavori socialmente utili i due capisaldi di una proposta che era venuta in questa direzione.

Sotto questo aspetto ci lasci dire, Presidente Chiaravalloti, che noi non abbiamo condiviso la linea molto rigida tenuta in quest’Aula rispetto ad una apertura che poteva esserci su questo terreno, ci è parso di capire che lei abbia usato il sistema del bastone e della carota. In Aula, verso i gruppi del centro-sinistra ha usato il sistema del bastone perché alla fine non ha accolto gli emendamenti che pure in questa direzione erano stati presentati e qualche giorno dopo di fronte alle proteste dei sindaci di quei comuni che erano stati penalizzati dal fondo sollievo non ha esitato a lanciare messaggi di fiducia e speranza.

Noi riteniamo che da questo punto di vista occorre un atteggiamento coerente, va creata molta fiducia, va data molta speranza a queste sacche di disperazione che sono presenti sul nostro territorio. Spesso da queste sacche di incertezze e di sfiducia la criminalità riesce a trovare elementi che poi vengono arruolati in questa direzione.

Ecco perché noi prendiamo atto che è stata modificata quella che è stata in quest’Aula battezzata come la linea della fermezza e si è passati alla linea del buonsenso e della responsabilità. Gradiremmo però che quando ci sono proposte in questa direzione, si possa già in quest’Aula realizzare un punto di vista comune su materie, che come queste del lavoro non possono che trovarci tutti d’accordo.

Ecco perché noi esprimiamo un profondo rammarico per come la discussione oggi, ben avviata nella seduta del 19, sta avviandosi su un piano che non era quello auspicato da tutti. Qui noi ci aspettavamo in conclusione di dar vita ad un fronte comune, lo aveva auspicato nella sua introduzione, Presidente Caligiuri, attraverso la più ampia convergenza delle forze politiche interne ed esterne a questo Consiglio regionale, di tutte le energie sane di questa Regione perché a noi questo gravoso compito è stato demandato e ad esso dobbiamo corrispondere.

Quindi, lasciateci esprimere questo nostro forte disappunto politico perché avremmo voluto che in quest’Aula su una materia di questo tipo si potesse realizzare un ampio consenso di forze e non invece registrare forzature, come anche stasera avverrà dal momento che noi altri ci attesteremo e lavoreremo su un nostro documento che è alternativo.

PRESIDENTE. L’onorevole Pilieci rinuncia e consegna il suo intervento alla Presidenza, per la pubblicazione nel fascicolo del resoconto integrale.

Francesco PILIECI

(Testo consegnato alla Presidenza). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi, i fatti di sangue di questi ultimi giorni, con l’uccisione del consigliere provinciale di Vibo Valentia e dei giovani di Locri con il ferimento di altri ragazzi, dimostrano come il fenomeno mafioso in Calabria ha conservato tutta la sua recrudescenza e come non sia più una questione rinviabile o da sottovalutare.

Peraltro, dopo le belle parole di commemorazione da parte della Commissione antimafia, altri crimini hanno macchiato la nostra regione. Penso all’uccisione dell’imprenditore Cataldo e del giovane di Seminara Rocco Ditto. Già l’omicidio dell’imprenditore Gullace a Marina di Gioiosa, sempre tra l’altro nella locride, avrebbe dovuto rappresentare un chiaro messaggio alle istituzioni nell’impegno alla lotta al crimine organizzato.

Desidero, inizialmente, esprimere la mia solidarietà ed il mio cordoglio ai familiari delle vittime, che certamente in queste ore vivono nel più profondo sconforto e dolore; anche a loro deve andare, in queste ore, il nostro pensiero ed il nostro sostegno. Così come credo che hanno bisogno di sentire la presenza delle istituzioni i tanti calabresi che quotidianamente, con la loro condotta di vita onesta e laboriosa, sono il segnale più vivo della lotta alla criminalità.

La decisione del Presidente Caligiuri di modificare l’ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale del 19 luglio ultimo scorso rende onore alla sensibilità che il Consiglio regionale tutto mostra verso una piaga tanto dolorosa quanto difficile da estirpare.

La presenza del Presidente della Commissione antimafia e di alcuni suoi componenti rappresenta una chiaro segnale, una volontà di lotta al crimine organizzato, che tuttavia non è certamente sufficiente. La Commissione antimafia non può più limitarsi ad elencare dati, problemi, numeri o quant’altro.

E’ necessario passare ad una face nuova, fatta di proposte concrete e non solo di numeri e statistiche. Tra l’altro dobbiamo con rammarico registrare che in altre occasioni, meno cruenti, il Governo ha mostrato maggiore attenzione o quantomeno ha fatto scomodare il Presidente del Consiglio e sei ministri.

La mafia non si combatte con slogan, né la lotta alla mafia può essere strumento di propaganda politica o peggio elettorale. Ha ragione il Procuratore Boemi quando afferma che non si possono sbandierare ai quattro venti le operazioni antimafia così come è avvenuto per l’operazione Magna‑grecia. Preannunciare un’azione delle forze di polizia contro la mafia non torna sicuramente a vantaggio della buona riuscita dell’operazione stessa. La lotta alla mafia richiede serietà e competenza.

E’ estremamente preoccupante, se non abbiamo male inteso, quanto è stato riferito dal Presidente della Commissione antimafia e dal Presidente della Giunta circa possibili infiltrazioni mafiose nell’opera di riammodernamento dell’autostrada SA‑RC.

Questo deve essere un monito per gli organismi regionali interessati nelle attività di progettazione e nel settore dei lavori pubblici ad operare con sempre maggiore trasparenza.

Tra l’altro, per ragioni di buon senso, l’impegno della Regione dovrebbe essere rivolto alla costruzione di opere e strutture di carattere primario e a non perdere tempo in progettazioni di opere faraoniche e di scarsa fruibilità.

Ormai, il fenomeno mafioso non è più una realtà circoscritta in ambito locale, così come lo era al suo sorgere, esso oggi esprime un intreccio di interessi economici e finanziari di carattere mondiale, che rendono impari la lotta dello Stato e dei tanti cittadini. Non è amara rassegnazione, è solo un richiamo allo Stato, alle istituzioni, alla società a comprendere l’urgenza a la necessità che la mafia non è un fenomeno che si può combattere ad intermittenza. Non possono, tuttavia, essere solo gli episodi di sangue a sollecitare dibattiti ed incontri sul fenomeno mafioso. E’ necessario lavorare quotidianamente e senza mai stancarsi contro ogni forma organizzata e non di criminalità.

Quando la mafia non uccide vuol dire, infatti, che ha trovato tutte le condizioni ideali per occuparsi e gestire, in silenzio, i propri traffici illeciti siano essi armi, droga, prostituzione, rifiuti, investimenti nei mercati finanziari con denaro sporco.

Punto di forza delle istituzioni è lo stretto rapporto con il territorio di influenza per un controllo delle attività illecite, garantito dalla così detta pax mafiosa che se ha fatto registrare un’attenuazione della conflittualità fra i clan mafiosi oggi mostra di essere venuta meno.

Il fenomeno mafioso in Calabria ha mantenuto in questi anni il suo livello di pericolosità mostrando capacità di rigenerazione e di adattamento ai mutamenti sociali e politici. Inoltre, la crisi che ha investito l’Est europeo ed il medio oriente ha determinato imponenti flussi migratori che hanno fatto convergere masse di immigrati ai quali si sono uniti criminali di diverso spessore.

Preoccupa, nello stesso tempo la diminuzione Belle denunce di estorsione, come risulta dalla relazione al Parlamento del Ministro dell’Interno sul fenomeno mafioso in Calabria, in quarto potrebbe essere riconducibile ad una maggiore pressione intimidatoria della criminalità organizzata.

Conoscono bene questa realtà i tanti magistrati e le forze dell’ordine impegnati quotidianamente nella lotta contro il crimine organizzato. E’ a loro che dobbiamo i successi seppur parziali dello Stato e delle istituzioni.

E pur tuttavia non possiamo tacere sulle difficoltà quotidiane che per mancanza di uomini e mezzi gli operatori della giustizia si trovano ad affrontare.

La giustizia è un bene troppo prezioso, in un sistema di civile convivenza, da poter essere barattato con esigenze di carattere economico o con tagli all’organico.

Affrontare seriamente il fenomeno mafia vuol dire sostanzialmente però non solo procedere ad investire di più nel settore giustizia ma anche impegnare e concentrare la lotta in altri settori che della mafia costituiscono l’humus culturale e il retroterra necessario di ogni manovalanza.

Preoccupa in questo senso il settore rifiuti che, come é noto, rappresenta per le sue intrinseche caratteristiche un grosso affare per la criminalità organizzata. Su questo non possiamo non esprimere le nostre riserve di carattere politico per il permanere di una situazione di emergenza ed eccezionalità La storia, tra l’altro, insegna che, a volte, il permanere di gestioni straordinarie ed eccezionali, per lungo tempo, oltre a creare un vuoto democratico ed un difficile controllo gestionale, crea maggior danno rispetto al male che si vuole fronteggiare.

Nella lotta alla mafia bisogna, dunque, tornare a parlare di occupazione, di sviluppo economico, di cultura della legalità, di usura, di sistemi creditizi. Tutti settori di competenza regionale e sui quali questo Consiglio presto dovrà intervenire per ridare ai calabresi quella fiducia nella politica e nelle istituzioni che sembra aver perduto.

E’ facilmente comprensibile come l’arretratezza culturale, la disoccupazione ma ancor di più un sistema creditizio fortemente penalizzante per gli alti tassi di interesse, che pratica a chi si avvicina o intraprende la strada dell’imprenditoria, rendano un ottimo servizio alla mafia. L’usura è, infatti, un fenomeno che la mafia eredita e che costituisce un’enorme serbatoio economico grazie anche all’attuale politica del sistema bancario nazionale ed internazionale, frutto di una cultura che appartiene al liberismo più sfrenato e senza regole.

Mancano chiari punti di riferimento per molti giovani che si trovano senza lavoro e senza possibilità di poter serenamente pensare a formare una famiglia e dove la prospettiva di un guadagno facile, veloce appare la soluzione di ogni problema.

Altro aspetto da considerare è l’intromissione di organizzazioni criminali, spesso camuffate dietro società con prestanomi, che richiede da parte nostra un’attenta valutazione nei procedimenti che ci riguardano.

La Calabria avrà nei prossimi cinque anni circa 70.000 miliardi da spendere, da poter investire per lo sviluppo sociale, economico e civile, come ha riferito il Presidente Caligiuri. Questo però è un dato che l’organizzazione criminale sta tenendo in considerazione e sicuramente si sta preparando con ogni mezzo per entrare nei settori in cui tali fondi saranno destinati.

Questo richiede da parte nostra un’attenzione e vigilanza straordinaria, forse al di là del mero rispetto formale della legge e delle procedure amministrative.

Abbiamo bisogno di spezzare il circolo vizioso tra sicurezza sociale, ordine pubblico e investimenti economici internazionali. Dobbiamo convincere chi vuole investire nella nostra Regione che la mafia è una realtà che può essere sconfitta risolvendo contemporaneamente i problemi legati allo sviluppo economico. Solo così potremo disinquinare quell’ambiente tanto caro alla mentalità mafiosa.

Ma abbiamo bisogno di tutelare primariamente chi già opera nella nostra Regione ed è continuamente oggetto di minacce ed intimidazioni mafiose. A non molto tempo fa risale l’ultima di una serie di intimidazione ai danni dell’imprenditore vibonese Vincenzo Restuccia. Tra gli episodi intimidatori, tra l’altro, numerosi sono stati in questi anni quelli contro pubblici amministratori, finalizzati, sappiamo, anche al condizionamento della gestione delle imprese ed all’inserimento negli appalti di opere pubbliche.

Malgrado tale clima Restuccia e tanti altri nostri concittadini continuano onestamente nella loro attività pur pagando pesantemente la loro fedeltà alle leggi dello Stato ed al servizio della Calabria.

Anche per questo i fondi che la Calabria ha a disposizione nei prossimi anni non potranno costituire ricchezza per le sole imprese del Nord o di altre regioni d’Italia. Già in passato si è investito troppo sull’immagine della Calabria, impegnando decine di miliardi in attività di programmazione e progettazione curate da imprese del Nord che non hanno portato nulla di significativamente rilevante per i calabresi. Non possiamo continuare a spendere soldi per arricchire i grossi imprenditori del Nord, disposti solo ad attività di consulenza e non anche ad impiegare risorse ed investire in Calabria.

La nostra Regione ha tanti giovani professionisti che possono certamente concorrere per promuovere qualunque progetto di sviluppo per la nostra Regione.

Il dibattito di oggi deve, dunque, costituire la premessa per un lavoro serio, concreto e onesto da parte nostra per risolvere i problemi che ci competono ma che costituiscono, ripeto, il retroterra del crimine organizzato. E’ lì che dovremo e che potremo concentrare i nostri sforzi, la nostra lotta, il nostro servizio alla Calabria.

Abbiamo anche noi la responsabilità per quarto avremo fatto alla fine di questi cinque anni di legislatura, oggi, l’augurio che fra non motto la mafia potrà sentire franare sotto i suoi piedi quel terreno fatto di soprusi, disoccupazione, arretratezza economica e culturale, usura e miseria umana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Mistorni. Ne ha facoltà.

Giuseppe MISTORNI

Signor Presidente, non ho scritto l’intervento altrimenti l’avrei consegnato anche io alla Presidenza e forse avremmo avuto modo di portare in Aula alcune nostre reminiscenze culturali partendo un po’ da lontano, sull’origine, la storia della mafia e cosa ha comportato nel tempo, e sarebbe stato anche un momento di riscoperta di noi stessi: ogni tanto una ventata di cultura in quest’Aula che tratta di problemi di natura diversa sarebbe alquanto opportuna.

Ritengo che il dibattito su questo argomento importantissimo e delicato sia un po’ sfumato e forse la proposta di Fava, poi condivisa da Pirillo, avrebbe creato una nuova attenzione e avrebbe messo ciascuno di noi in condizione di essere più sereno e pacato, più propositivo alla luce di ciò che si è verificato ieri in Parlamento, cioè dell’approvazione di questo documento sulla mafia che riguarda in modo particolare la Calabria.

Mi preme sottolineare, Presidente, che il discorso mafia, criminalità in genere nelle sue varie articolazioni non riguarda maggioranza o minoranza, ma tutti, è un problema che investe la coscienza di ciascuno di noi, e allora, già il fatto stesso di doversi dividere su un documento che dovrebbe essere capito, interpretato, voluto da tutti i cittadini che vanno cercando tranquillità, legalità, lavoro, se noi sosteniamo che una delle cause principali o uno degli impedimenti che non consente lo sviluppo di questa regione, costituisce un sintomo di debolezza di questa istituzione. Io frequento l’Emilia, ed ho avuto modo di sentire dagli imprenditori di quella regione che in Calabria non investono in quanto c’è la mafia, la ‘ndrangheta che ostacola i normali processi di sviluppo.

Questo è un problema che attiene alla coscienza di ciascuno di noi, invocare la repressione sarebbe facile, ma non si può militarizzare il territorio, dobbiamo prevenire, invece, essere in grado di mettere in atto tutti quei meccanismi che portino alla prevenzione, e allora diciamo tutti che è necessario aumentare gli organici della magistratura, è giusto che questo si faccia, principalmente per snellire il lavoro che sta davanti ai giudici, invece assistiamo al fatto che una serie di tribunali periferici vengono chiusi.

E’ il caso del tribunale di Scalea, faccio l’esempio della mia zona che conosco meglio delle altre, che viene chiuso nonostante assorba un bacino di utenza rilevante. E questo non può che creare congestione, per cui i processi vanno a rilento; e questo non può che creare terreno fertile per alimentare tutte quelle devianze sociali di cui ci stiamo occupando. Il governo regionale, per senso di responsabilità, allora, deve intervenire per evitare che si chiudano le sedi periferiche dei tribunali, salvaguardando così i diritti delle popolazioni interessate, e deve sostenere il documento su cui dovremmo determinarci all’unanimità.

Io dico che bisogna essere sempre corretti, i comportamenti devono essere sempre improntati alla legalità in generale, soprattutto quando si fa politica. Questo deve riguardare ognuno di noi, non si può attribuire a tizio o a caio comportamenti che dovrebbero appartenere alla nostra sensibilità, alla nostra cultura, alla nostra onestà intellettuale e morale.

Cari amici, non dimentichiamoci alcuni episodi. Ricordo che nel 1996 quando il mio partito mi volle candidare alla Camera, io persi le elezioni in quel collegio negli ultimi tre o quattro giorni.

In quella campagna elettorale, cari amici e colleghi - e cerchiamo di essere anche su questo autocritici e di fare ammenda di alcuni errori che tutti commentiamo -, a cosa abbiamo assistito? Al fatto che autorevoli personaggi romani venivano nelle nostre piazze numerosissimi e sapete chi assisteva in prima fila? Tutto un certo ceto che conosciamo, che tutti conoscono, e che applaudivano quando si parlava di abolizione del “416 bis”.

Allora, cari amici e colleghi, dobbiamo fare ammenda di queste cose, dobbiamo essere prima noi consapevoli che la mafia, la delinquenza si combattono se nei comportamenti siamo lineari e consapevoli di fare gli interessi generali, della collettività.

Su queste cose dobbiamo essere consapevoli e rigorosi con noi stessi. Quale dovrebbe allora essere il ruolo del Consiglio regionale? Lo sappiamo tutti, è quello di programmare e dare gli indirizzi e le regole generali, è detto nello Statuto che stiamo cercando, però, di non mettere in atto. Poi, il governo regionale deve sviluppare i programmi e trasmetterli agli enti inferiori intermedi, ma non deve gestire, il governo regionale non ha questa funzione, altrimenti ecco qui che scattano le tentazioni, noi dobbiamo fare in modo che siano altri a gestire le risorse e l’economia del nostro patrimonio e del nostro territorio.

Cari amici, ho notato anche nel bilancio regionale alcune previsioni che cercano di dare alla Giunta quei poteri che dovrebbero spettare al Consiglio regionale, mi riferisco al lavoro. E’ stata citata la legge 2/88, una legge da biasimare, da modificare, da cambiare e stravolgere - benissimo! -, però non può una Giunta regionale arrogarsi il titolo e l’autorità di gestire 30 miliardi, come prima parte, per quanto riguarda i problemi legati al lavoro, dobbiamo decidere qui, noi dobbiamo dare le indicazioni generali, gli indirizzi, dare alla gente tutte quelle notizie che si rendono necessarie, e tutto questo lo deve fare il Consiglio regionale.

Diamo allora il ruolo che gli spetta al Consiglio, cominciamo a dare un esempio di serietà; perché non abbiamo costituito le Commissioni sin da due mesi fa? Anche questo è un modo di far politica, un modo di presentarsi all’opinione pubblica come cittadini impegnati in politica che vogliono fare il proprio dovere e dare le risposte che la gente si merita.

Dobbiamo, perciò, mettere in atto una serie di provvedimenti, cari amici e colleghi, che tendano a prevenire, dobbiamo sensibilizzare le varie coscienze, cominciando dalla scuola, ma questo è stato più volte detto, così come tante altre cose, ed allora la mia preoccupazione questa sera è che si corre il rischio di ricadere nella retorica e di essere addirittura a volte ripetitivi, e la cosa non giova a nessuno.

Per questo sarebbe stato necessario un momento di riflessione su ciò che è stato scritto nel documento approvato ieri sia pure a maggioranza alla Camera. Su questo, anche su questo, cari colleghi, e lo dico ai tanti giovani che vivono questa esperienza, perché in Calabria non si è andati avanti e rischiamo tuttora di rimanere fermi? Perché ci sono le divisioni politiche, quando invece, sui problemi non ci devono essere steccati di destra o di sinistra e questo è l’handicap della Calabria, perché abbiamo cercato di ostacolare qualcosa se l’iniziativa partiva da parti politiche non in linea con le nostre posizioni. Ecco, allora, che non si risolvono i problemi, quando invece, soprattutto sulle grandi questioni bisognerebbe essere tutti d’accordo, come del resto hanno fatto i vari deputati, i vari responsabili politici di alcune Regioni come la Puglia, la Lucania, la Campania, tanto per fare un esempio, e persino in Parlamento, per avere assistito a tante discussioni, ho visto che sui veri problemi non c’era né destra né sinistra.

Allora dico che il limite della Calabria è rappresentato da questa litigiosità a livello di rappresentanza istituzionale locale e anche di livello nazionale. Soprattutto su alcuni problemi, cari amici, non possiamo dividerci, dobbiamo ricercare invece le ragioni che ci uniscono, anche sulla impostazione generale. Io mi domando perché non ne discutiamo in maniera approfondita così diamo quelle risposte e quelle indicazioni che noi tutti abbiamo il dovere di dare e che tutti quanti aspettano.

Cari colleghi, non voglio più dilungarmi perché saremmo ripetitivi e non arriveremmo a nulla. L’unica cosa che ci dobbiamo porre è che come Consiglio regionale concorriamo tutti a dare soluzione ai problemi, che ognuno di noi porti, confrontandole con gli altri, le istanze di cui siamo investiti dalla società, che si dia trasparenza agli atti che andremo a compiere, che si mettano in atto subito i programmi, e si faccia in maniera che le poche o tante risorse, (e questo mi ricorda un po’ l’espressione usata dall’amico Caligiuri, 70 miliardi in cinque anni), vengano utilizzate e spese in maniera razionale, seria e concreta nella prospettiva dello sviluppo, perché io ritengo – lo abbiamo detto tutti – che se vi è occupazione non vi saranno tentazioni che spingono alla devianza il comune agire.

Su questo dobbiamo impegnarci, superare le logiche di campanile. E qui voglio fare anche un’altra valutazione, lo dico al Presidente Chiaravalloti e al Presidente Caligiuri: la criminalità organizzata, ed anche questo è uno slogan, non è solo nella provincia di Reggio Calabria, l’abbiamo in tutte le realtà compresa la provincia di Cosenza - è di neanche una settimana fa la notizia dell’incendio di quattro pullman nel comune di Cassano -, e la zona tirrenica della quale si dice essere un’oasi, ma non è vero, cari amici, perché è pericolosissima, è area di parcheggio di menti criminali che provengono dalle zone campane e pugliesi.

La delinquenza, la criminalità, dunque, non va ritenuta focalizzata, concentrata in una sola zona, la sua diffusione in alcune aree del territorio è un dato di fatto, la sua ineludibillità deve spingerci a fare in modo che il fenomeno possa essere stroncato in questa fase in cui è ancora possibile farlo.

Allora, concludo, cari colleghi, dicendo che sarebbe stato opportuno rinviare l’approvazione del documento ad una prossima seduta, in maniera tale da avere tutte le indicazioni, ed i suggerimenti che provengono dal Governo nazionale, partendo dal presupposto – e concludo perché l’uditorio è giustamente stanco – che noi non possiamo trovare alibi di sorta, scaricare tutte le responsabilità sul Governo. I primi responsabili siamo noi e l’ho detto all’inizio, il Governo è un alibi che veniva usato tanti anni addietro, oggi non lo possiamo più fare specialmente quando si invoca il federalismo e l’autonomia in tutti i sensi.

Siamo noi responsabili delle nostre sorti, facciamo pressione sul Governo perché non vengano chiuse le preture, perché venga rafforzato l’ordine pubblico, cioè per le cose normali e scontate che dovremmo fare, però cominciamo a compiere il nostro dovere mettendo in essere tutto ciò che spetta alla nostra responsabilità, al nostro ruolo di consigliere regionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

Giuseppe Giuliano NAPOLI

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, il Consiglio regionale della Calabria e per esso il suo Presidente, onorevole Giovanbattista Caligiuri, ha mostrato sensibilità politica e consapevolezza istituzionale raccogliendo l’invito del coordinatore del centro-sinistra, onorevole Nuccio Fava e del Presidente del gruppo consiliare dei Ds, onorevole Nicola Adamo di dedicare la seduta del 19 scorso e quella odierna per affrontare la grave ed attuale emergenza della criminalità in Calabria. Pensavamo fosse materia sottratta alle regole del maggioritario, viceversa, verosimilmente, quest’Aula offrirà un regalo inatteso per le conclusioni divaricanti alle quali ormai è prevedibile questa Assemblea perverrà.

Dopo gli ennesimi gravissimi fatti di sangue dei giorni scorsi, la scelta di porre all’attenzione del massimo consesso calabrese un tema di così impegnativa portata deve costituire un punto essenziale dell’azione delle istituzioni regionali e la qualità dell’iniziativa dovrà tradursi in concreti e positivi provvedimenti legislativi ed in atti di indirizzo.

Occorreva fugare il rischio che la tensione politica e morale, l’impegno istituzionale potessero stemperarsi nella consumazione del rito, viceversa la Regione Calabria dovrà saper tradurre in proposte legislative le molteplici attività che, nel campo della lotta alla mafia e alla mentalità mafiosa, questa terra con le sue istituzioni democratiche ed i presìdi di civiltà è riuscita a promuovere, e fra queste, per esempio, recependo in una legge regionale: l’osservatorio regionale per la lotta alla mafia ed al crimine organizzato, dando quindi dignità e veste adeguata ad uno strumento che la Calabria ha voluto per segnalare la sensibilità di questa Regione di fronte ad un problema di così grande rilievo sociale, economico e culturale.

In questo quadro occorre valorizzare le attività di sensibilizzazione civile che le istituzioni scolastiche hanno saputo realizzare con i modesti mezzi di cui dispongono. Altresì è necessario sviluppare ogni configurabile apporto sul terreno della conoscenza fenomenologica della problematica, che ha enormemente rallentato la crescita economica e sociale nella nostra terra.

Dagli interventi degli onorevoli parlamentari della Commissione antimafia, dei sindaci, dei Presidenti delle Province svolti nel corso della seduta precedente e dei colleghi consiglieri che mi hanno preceduto, è possibile cogliere una nuova consapevolezza del fenomeno ‘ndrangheta. Da una protratta sottovalutazione della portata del crimine organizzato in Calabria, considerato a lungo meno pericoloso di quello di altre regioni meridionali, la Calabria è oggi considerata tra le più temute organizzazioni criminali sul piano nazionale ed internazionale. E se la metamorfosi della ‘ndrangheta ha colto di sorpresa i tanti osservatori, essa ha rivelato una inopinata, dinamica capacità di adeguamento ai mutamenti sociali ed economici forse di gran lunga superiore ad ogni prospettazione.

Le inchieste giudiziarie hanno ricostruito le trame, le vicende delinquenziali criminali e mafiose di una realtà violenta e degradata, hanno dimostrato che la ‘ndrangheta è ormai una moderna holding che fattura centinaia di miliardi in ogni angolo del mondo, ed il tutto paradossalmente si coniuga con il mantenimento di ritualità ancestrali, con cerimonie di iniziazione che, apparentemente, collidono con una dimensione planetaria ed ormai sofisticata del crimine organizzato.

Di fronte alla versatilità dimostrata dalla ‘ndrangheta di adattarsi ai cambiamenti, occorre approntare nuovi e più penetranti strumenti, sulla scia di quelli già individuati dalla legislazione nazionale. Le analisi che hanno consentito di conoscere da presso le strutture, la consistenza, gli strumenti di cui la ‘ndrangheta dispone sono tuttora valide.

Il controllo degli appalti e dei subappalti per la realizzazione delle grandi opere continua a rappresentare un’occasione di intervento e di rafforzamento della presenza della mafia. Ancora ulteriormente significativo è l’intervento delle associazioni criminali nell’ambito agricolo, soprattutto per le occasioni che offrono per le truffe ai danni della Comunità europea, per effetto delle procedure che possono attivarsi con l’integrazione dei prezzi.

L’ambito commerciale e l’opportunità che la grande rete distributiva offre per il lavaggio di capitali sporchi costituisce un importante snodo attraverso cui leggere non poche, improvvise iniziative imprenditoriali.

Il controllo del mercato degli stupefacenti rappresenta, poi, per i legami che allo stesso sono connessi, il volano della crescita del peso della mafia calabrese. Il traffico dei profughi provenienti dai Paesi extracomunitari, che ormai quotidianamente raggiungono le nostre coste, mercé l’ausilio di scafisti disposti a tutto pur di proseguire nel turpe mercato che sovente si connota per episodi tragici e violenti, rappresenta una nuova fonte di lauti guadagni per le organizzazioni criminali.

L’estorsione, l’usura e il riciclaggio rappresentano un terreno sul quale le organizzazioni criminali e mafiose anche misurano la loro capacità di controllo sociale ed attraverso cui si inseriscono nei meccanismi e nelle dinamiche economiche della società calabrese. Lo sviluppo delle attività criminali e di quelle apparentemente legali si accompagna a faide sanguinarie tra clan malavitosi per il predominio di ambiti territoriali che, non di rado, hanno coinvolto persone del tutto estranee, vittime innocenti della barbarie.

Se ciò è potuto accadere, è anche perché la risposta dello Stato attraverso le sue articolazioni non è stata adeguata alla forza economico-militare di pressione che la mafia è stata capace di opporre, ma accanto alla inadeguatezza della risposta dello Stato, vi è dell’altro. Il richiamo alla debolezza sociale ed economica può non rappresentare compiutamente la dimensione del problema; senza dubbio ha pesato, soprattutto nelle regioni meridionali ed in Calabria in particolare, la storica arretratezza, la fragilità del tessuto economico, il diffuso sottosviluppo, che hanno concorso in modo determinante a dar vita alle condizioni perché il fenomeno mafioso potesse attecchire e prosperare.

Ma non possiamo tacere che nel corso degli anni il potere mafioso è stato, in qualche modo, riconosciuto e, verosimilmente, in qualche misura legittimato, chiamato a svolgere ruoli di supporto e di sostegno anche in alcune vicende sociali che hanno segnato la storia della nostra regione e forse hanno condizionato ab initio le scelte della stessa vita istituzionale. L’influenza politica dimostrata dalla mafia in Calabria è stata corrispondente all’accumulato potere economico, dando luogo, non di rado, ad un perverso intreccio con il sistema politico amministrativo.

A ciò si aggiunga una cronica carenza degli organici degli uffici giudiziari nei due distretti delle Corti d’appello calabresi, che unitamente alla inadeguatezza dei mezzi tecnici ed alla insufficienza delle forze umane, rende la sfida contro la criminalità mafiosa un compito non solo grandemente impegnativo, ma al limite delle umane possibilità.

La magistratura, operando in base alla nuova produzione legislativa, che ha offerto spazi e strumenti sempre crescenti di intervento e di indagine, ha così potuto accertare, seguendo i flussi di capitali, anche le ramificazioni delle attività criminali e mafiose su scala internazionale.

In molte realtà locali è visibile la contiguità tra i circuiti mafiosi ed esponenti delle istituzioni e della politica; non di rado si segnalano presenze non delegate nelle competizioni elettorali e nei consessi civici di rappresentanti organici di quegli ambiti.

Occorre – questo forse occorreva anche stasera – un forte patto politico che sconfessasse e che sconfessi – questo è l’auspicio – tali pratiche. Esse, infatti, quantomeno costituiscono una sorta di legittimazione dell’organizzazione criminale e mafiosa, con conseguenze disastrose sul terreno della gestione delle istituzioni pubbliche e con uno sconfortante degrado dei valori di convivenza civile e democratica, da cui trae nutrimento la delinquenza mafiosa ed amplifica le difficoltà dell’isolamento della mafia.

Dopo l’imponente offensiva da parte delle forze dell’ordine della provincia di Crotone, sviluppatasi nei primi anni ’90 e successivamente proseguita dalla Dia di Catanzaro, che ha inflitto colpi durissimi alla tentacolare presenza di molteplici sodalizi criminosi anche attraverso l’applicazione di misure reali del sequestro prima e della confisca poi, la mafia oggi sta riposizionandosi sul terreno, riprendendo – ove mai lo avesse perduto – il controllo delle attività illecite e di quelle apparentemente lecite.

Territori importanti della Calabria, e tra questi il crotonese, saranno interessati da una pluralità di interventi decisivi per avviare la fase della reindustrializzazione in quell’area. Consistenti flussi finanziari si stanno dirigendo ed altri ancora si riverseranno nel crotonese attraverso gli strumenti della sovvenzione globale, del contratto d’area, dei patti territoriali, della legge 488 e delle altre misure comunitarie.

Tutte le analisi economiche e sociali affermano l’esistenza di un collegamento diretto tra penetrazione della criminalità mafiosa ed i parametri che segnalano il degrado economico, in un meccanismo distorto e distorcente, perché tale degrado è proprio alimentato dalla pervasività del fenomeno criminoso.

La Calabria non può più piegarsi e subire la presenza mafiosa, non può più permettersi, non può più tollerare connivenze e contiguità pericolose, deve impegnarsi a sradicare modelli e mentalità omertose, vincere la silente, diffusa complicità verso la criminalità organizzata, vincere la legge della paura.

Occorre rivolgere, questo era l’auspicio con il quale abbiamo aperto, con il quale il Presidente del Consiglio regionale ha aperto i lavori di questa Assemblea, un segnale forte di chiarezza e di speranza ai giovani, alle donne, alle tante energie morali che credono nel riscatto civile e culturale della Calabria, serviva e serve restituire fiducia nelle istituzioni calabresi nel loro diuturno operare per il bene comune, che deve essere connotato e costantemente ispirato ad una limpida ed esemplare condotta. Solo ripristinando la fiducia dell’opinione pubblica sarà possibile pensare di vincere l’impari sfida contro la mafia.

Da questa Assemblea elettiva avevamo pensato che doveva essere lanciata una svolta effettiva, chiedendo allo Stato il potenziamento degli uffici giudiziari e del contingente delle forze dell’ordine, assicurando tutti i mezzi e le dotazioni tecniche necessarie per debellare la mafia. La lotta alla mafia, però, non può ridursi solo ad interventi meramente repressivi e giudiziari, lo Stato e le istituzioni pubbliche devono approntare una risposta più complessiva legata allo sviluppo, alla crescita economica e sociale, al soddisfacimento della incessante domanda di lavoro che da queste nostre terre, da queste nostre città raggiunge le istituzioni pubbliche, la sola risposta che può restituire dignità ai calabresi, affrancandoli dal bisogno e dalla condizione di arretratezza.

La Regione Calabria deve fare anche, però, la sua parte, assicurando ai cittadini efficienza nelle scelte e trasparenza nella gestione, impegnando la burocrazia regionale a garantire l’effettivo adempimento delle funzioni delegate, in aderenza ai criteri e ai princìpi di imparzialità e di buon andamento dell’amministrazione pubblica.

Molte proposte sono state formulate nel corso del dibattito, era necessario, noi crediamo che sia ancora necessario ed auspicabile, offrire alla Calabria che osserva e che è rimasta attenta allo svolgimento dei lavori consiliari un’immagine di unità di intenti da parte delle forze politiche presenti nel Consiglio, da parte della massima Assise calabrese nella strenua lotta contro la barbarie mafiosa.

PRESIDENTE

Diamo lettura del documento della maggioranza consegnatomi dall’onorevole Pirilli:

“Il Consiglio regionale, doverosamente meditando su un fenomeno che tanti lutti ha arrecato ai calabresi e sofferenze e dolori immani alle loro famiglie;

sentita la relazione del Presidente onorevole Caligiuri e quella del Presidente onorevole Chiaravalloti;

sentiti gli interventi del Presidente della Commissione antimafia onorevole Lumia e degli altri componenti della stessa;

tenuto conto dell’ampio dibattito assembleare e ritenuto che il fenomeno criminoso, nonostante l’impegno encomiabile delle forze dell’ordine, continua a crescere pervasivamente internazionalizzandosi ed estendendo i suoi tentacoli all’interno della pubblica amministrazione e più ampiamente nell’intero sistema produttivo di cui ha minato la già debole struttura;

considerato che il Governo nazionale non ha dimostrato fin qui di sapere o di volere contrastare il fenomeno e le sue cause molteplici, alcune delle quali affondano le radici nello storico abbandono della Calabria, ultima regione d’Europa in tema di occupazione e di reddito pro capite;

considerato, altresì, che solo una strategia globale può rendere credibile lo Stato agli occhi dei calabresi e che tale strategia non può prescindere da una più efficace azione di prevenzione e di contrasto adeguato per uomini e mezzi, così come del pari non può prescindere da un serio e straordinario impegno finanziario del Governo, finalizzato alla modernizzazione del territorio mediante la sua preliminare e indispensabile infrastrutturazione, premessa necessaria per chi veramente vuole dare occupazione e sviluppo a questa terra; ciò considerato e ritenuto, il Consiglio regionale approva questo in premessa conferendo al Presidente della Giunta onorevole Chiaravalloti e al Presidente del Consiglio onorevole Caligiuri il mandato di rappresentare al Presidente del Consiglio, onorevole Amato, l’emergenza Calabria, sintetizzandone così i contenuti (prevenzione, sicurezza, infrastrutture) e chiedendo ai medesimi di riferire in Aula sia in ordine ai provvedimenti che il Governo centrale avrà assunto, sia in ordine alle valutazioni e conclusioni che la stessa Giunta regionale avrà tratto”.

 (Interruzione)

Sospendo la seduta.

La seduta sospesa alle 19,05 è ripresa alle 19,40

PRESIDENTE

E’ stato presentato alla Presidenza un documento da parte dell’opposizione di cui diamo lettura:

“Il Consiglio regionale ricorda con commozione tutte le vittime di mafia e di ogni violenza; considera di grande rilievo la relazione antimafia, pur da approfondire in diversi ambiti, che consente comunque di cogliere meglio il pericolo e la minaccia costante che anche per le sue vaste ramificazioni nazionali e internazionali la ‘ndrangheta rappresenta, in grado pertanto di condizionare tutti i settori di attività della Calabria, distorcendo e bloccando ogni processo di autentico sviluppo, specie nel campo dell’economia, del lavoro e dell’occupazione, del costume civile e della coesione sociale; il Consiglio regionale, mentre sottolinea che resta fondamentale e da sviluppare e migliorare con urgenza in chiave repressiva, preventiva e di intelligence, l’azione di contrasto da parte dello Stato e di tutti i suoi apparati, a cominciare dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, ritiene di non minore rilievo l’impegno dell’operare quotidiano del governo regionale, che deve ancora esprimere in ogni settore di attività della Giunta indirizzi e linee di lavoro conseguenti e coerenti con le nuove significative acquisizioni emerse dalla relazione parlamentare circa l’accresciuta pericolosità e pervasività criminale della ‘ndrangheta; il Consiglio regionale decide, pertanto, che nella prima seduta dopo le ferie estive il Presidente Chiaravalloti predisponga una specifica relazione sul cruciale argomento della ‘ndrangheta, in modo da poter valutare compiutamente l’iniziativa del governo regionale, ancora fortemente latente, e formulare suggerimenti e integrazioni proposte; il Consiglio regionale, apprezzando la sensibilità del Presidente Caligiuri ed esprimendo stupore e sorpresa per il silenzio inquietante del Presidente Chiaravalloti e di tutti i suoi assessori, sollecita sin da ora Regione, enti locali, forze imprenditoriali e sindacali, forze politiche, associazioni laiche ed ecclesiali, il mondo della scuola, dell’università, dell’informazione, l’opinione pubblica e i calabresi tutti ad acquisire con sempre maggiore consapevolezza una forte assunzione di responsabilità, ciascuno nel proprio ambito, e porre così in atto una strategia corale per l’affermazione della legalità contro ogni violenza, avviando un nuovo percorso di crescita culturale e civile di nuovo sviluppo politico, economico e sociale per l’intera Calabria”.

Ha chiesto di parlare sul documento presentato dalla maggioranza. l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.

Nuccio FAVA

Signor Presidente, non c’è alcun riferimento alle conclusioni della Commissione antimafia, ma soprattutto, al di là del taglio politico che è proprio della maggioranza, non si è mai pronunziata la parola “‘ndrangheta”, e questo è un po’ sconcertante. Io, pertanto, dichiaro il mio no più convinto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI

Come primo firmatario di quel documento – se mi consente lo consulto un attimo – devo rispondere che non è una omissione voluta, ma criminalità è il termine che noi abbiamo ritenuto comprendesse tutto, la piccola, la grande, la micro e la macro, non ho difficoltà, comunque, a chiedere che venga aggiunta la parola “‘ndrangheta”.

Quindi, se questo ostava all’onorevole Fava, dopo il mio intervento può benissimo ricredersi e votare il documento, che mi pare condivida del resto ampiamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiaravalloti. Ne ha facoltà.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Per quanto riguarda l’apprezzamento circa il silenzio inquietante del Presidente Chiaravalloti, mi pareva, lo voglio ricordare, di aver parlato forte e chiaro. Non intendo polemizzare con le critiche che mi sono state rivolte, per non fare io quello che temevo si facesse dall’altra parte, che in effetti è stato fatto: usare l’argomento dolorosissimo come pretesto di speculazione politica. Io questo non lo voglio, non è questo, non doveva essere questo il significato di questo incontro e di questo dibattito.

Se fosse stato necessario un riscontro a quello che io paventavo ed ho espresso all’inizio, mi pare che proprio l’andamento del dibattito lo abbia dimostrato in pieno; il ricorrere di aria fritta, di frasi fatte continue che abbiamo sentito da quarant’anni dimostra che è accaduto esattamente quanto io avevo previsto e temuto. Al di là di questo, comunque, penso che la valutazione della gravità del momento e del fenomeno ci accomuni tutti e ci impegni nella direzione della promozione dello sviluppo di questa terra, che è la sola via – insisto – per la quale riteniamo di ottenerne il riscatto. Sviluppo economico e promozione della cultura: sono queste le strade che il governo regionale individua.

Il primo livello di contrapposizione all’azione criminale è demanio dello Stato, è il contrasto di polizia e di azione giudiziaria, e su quello auspichiamo che lo Stato esprima il suo massimo e costante impegno. Noi in questo settore abbiamo un’azione da affiancare, la promozione della cultura della legalità ed altri discorsi di questo genere attraverso la propaganda nelle scuole. Questo rientra nei nostri programmi, l’abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo, ma non è questa la via attraverso cui si sconfiggerà la criminalità.

Allora il richiamo è un impegno serio, non di parole, ma di azioni e di fatti. Potrei dirvi che la mafia si combatte evitando, prima delle elezioni, di concedere 500 o 600 primariati ed anche evitando di spendere somme in funzioni clientelari. Ma, ripeto, non voglio polemizzare, consideratela come una digressione. L’impegno per combattere la mafia è l’impegno ad un’azione legale, forte, secondo le coscienze e la guida della norma e della legge. Un impegno in questa direzione nella quale auspico e ritengo che siamo tutti accomunati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire brevemente l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI

Tengo molto ad accontentare il collega Fava, e così ho provveduto ad aggiungere al documento della maggioranza, al quarto punto, dopo “ritenuto che il fenomeno criminoso”, le parole “mafia, ‘ndrangheta, colletti bianchi e quant’altro”.

Colgo l’occasione per dire al Presidente Chiaravalloti che la discussione era sul documento presentato dalla maggioranza, mentre il suo intervento ritengo riguardasse quello presentato dalla minoranza che viene in votazione dopo e su cui chiederò di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE

Pongo in votazione il documento proposto dalla maggioranza con l’integrazione testé indicata dall’onorevole Pirilli.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Si passa alla votazione del documento presentato dall’opposizione.

Umberto PIRILLI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI

Non voglio dilungarmi anche perché ormai credo si sia detto di tutto e di più, forse si è anche taciuto su alcuni punti. Il documento sulla mafia proposto dalla minoranza, il cui testo è già in circolazione ed è qui in possesso di taluni, ha molta aria fritta, non dice nulla, anzi dice molto meno di quello che diciamo noi col nostro documento.

Avrei tutto sommato votato a favore, però voto contro soprattutto per una sola frase e, poi, per altri due punti che non condivido perché finalizzati solo a scopo politico.

La frase che più mi ha colpito è che quel documento postula un impegno corale per l’affermazione della legalità.

Il Presidente Chiaravalloti prima rispondendo ha fatto riferimento a 500-600 primariati concessi dalla passata Giunta. Io voglio chiedere ai consiglieri seduti ai banchi che stanno di fronte ai nostri, se questo documento lo voterà tra poco taluno tra i presenti, tra la minoranza, perché come può votare questo documento che parla di affermazione della legalità quando in campagna elettorale è andato in giro con una borsa con i decreti usa e getta firmati all’istante al capo elettore che avrebbe votato a favore.

Cioè, noi qua sosteniamo e sostiene la minoranza che vuole affermare la legalità avendo al suo interno ex assessori che in questa sede per fortuna siedono ai banchi dell’opposizione, che durante la campagna elettorale giravano con la borsa e con i decreti “usa e firma” per il voto, che è di scambio ritengo e continua ad esserlo con una mentalità che contrasta con quella che attestano essere l’affermazione della legalità.

Per questo il mio voto personale, ma ritengo anche della maggioranza, è contrario a questo documento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Credo che il Presidente del Consiglio, onorevole Caligiuri, debba invitare, e faccio una proposta formale, il collega Umberto Pirilli a dire in quest’Aula in quale circostanza e in quale momento, in riferimento a quale Giunta ci sia potuto essere un assessore che camminava con la borsa con decreto usa e getta. Anche se non hanno attinenza con la materia, con la problematica che si sta trattando, perché non mi risulta che sia pertinente alla questione che stiamo discutendo della lotta alla mafia e dell’iniziativa del governo regionale, le affermazioni del collega Pirilli sono fortemente impegnative soprattutto quando dice che in questi banchi della minoranza siede il responsabile: quest’Aula ha bisogno di sapere ed anche in maniera circostanziata.

PRESIDENTE

Credo che l’onorevole Pirilli sia grande e vaccinato e quindi si assume le responsabilità di quello che dice, su questo non c’è dubbio.

Pongo in votazione il documento della minoranza.

(Il Consiglio non approva)

Comunicazioni - Seguito

PRESIDENTE

Legge un seguito di comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 23/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della prima Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il secondo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 23/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della prima Commissione consiliare permanente”.

Costituisco il seggio elettorale e chiamo a svolgere le funzioni di scrutatori, i consiglieri Segretari onorevoli Talarico e Occhiuto.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Chiarella Egidio 25; Morrone Giuseppe 15.

Proclamo eletto a Presidente della prima Commissione consiliare – Politica istituzionale - l’onorevole Egidio Chiarella ed a Vicepresidente l’onorevole Giuseppe Morrone.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 24/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della prima Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il terzo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 24/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della prima Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Gianfranco Leone 24; schede bianche 13; schede nulle 3.

Proclamo eletto a consigliere Segretario della prima Commissione consiliare – Sviluppo economico - l’onorevole Leone Gianfranco.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 25/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della seconda Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il quarto punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 23/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della prima Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscono le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Talarico Francesco 25; Pirillo Mario 15.

Proclamo eletto a Presidente della seconda Commissione consiliare – Sviluppo economico - l’onorevole Talarico Francesco ed a Vicepresidente l’onorevole Pirillo Mario.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 26/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della seconda Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il quinto punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 26/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della seconda Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Giovanni Nucera 24; schede bianche 16.

Proclamo eletto a consigliere Segretario della seconda Commissione consiliare – Sviluppo economico - l’onorevole Nucera Giovanni.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 27/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della terza Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il sesto punto all’ordine del giorno recita Proposta di provvedimento amministrativo n. 27/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della terza Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Aiello Pietro 25; Tripodi Pasquale 15 e Pirillo Mario 15.

Proclamo eletto a Presidente della terza Commissione consiliare – Politica sociale - l’onorevole Pietro Aiello ed a Vicepresidente l’onorevole Pasquale Tripodi.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 28/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della terza Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il settimo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 26/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della terza Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Pezzimenti Giuseppe 25; schede bianche 14; schede nulle 1.

Proclamo eletto a consigliere Segretario della terza Commissione consiliare – Politica sociale - l’onorevole Giuseppe Pezzimenti.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 29/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della quarta Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

L’ottavo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 29/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della quarta Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Senatore Raffaele 23; Tommasi Diego 9; Tripodi 6; Vescio Salvatore 1.

Proclamo eletto a Presidente della quarta Commissione consiliare – Politica ambientale - l’onorevole Raffaele Senatore ed a Vicepresidente l’onorevole Diego Tommasi.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 30/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della terza Commissione consiliare permanente”

PRESIDENTE

Il nono punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n. 30/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della quarta Commissione consiliare permanente”.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Vescio Salvatore 23; schede bianche 16.

Proclamo eletto a consigliere segretario della quarta Commissione consiliare – Politica ambientale - l’onorevole Salvatore Vescio.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 14/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione di tre consiglieri regionali per il collegio dei revisori dei conti (art. 7 Statuto e 84 Regolamento)”

PRESIDENTE

Si passa alla proposta di provvedimento amministrativo n. 14/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione di tre consiglieri regionali per il collegio dei revisori dei conti” (art. 7 Statuto e 84 Regolamento).

Ricordo che si possono esprimere due preferenze.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico il risultato della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti gli onorevoli Occhiuto Roberto 25; Talarico Francesco 24; Amendola Franco 14.

Pertanto proclamo eletti gli onorevoli Occhiuto Roberto, Malarico Francesco e Amendola Franco.

(Applausi)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 20/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione di otto consiglieri regionali per il rinnovo della Commissione per il piano di sviluppo regionale” (artt. 9 e 10 – L.R. 2 maggio 1978, n. 3)

PRESIDENTE

Si passa alla Proposta di provvedimento amministrativo n. 20/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione di otto consiglieri regionali per il rinnovo della Commissione per il piano di sviluppo regionale” (artt. 9 e 10 – L.R. 2 maggio 1978, n. 3).

Avverto che si possono esprimere tre preferenze.

Si distribuiscano le schede.

(Segue la votazione indi lo spoglio delle schede)

Comunico il risultato della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti gli onorevoli Pirilli Umberto 12; Nucera Giovanni 12; Tesoriere Raffaele 13; Fedele Luigi 13; Trematerra Gino13; Tripodi Michelangelo. 14; Amendola Franco14; Gagliardi Damiano14; schede bianche 1.

Pertanto proclamo eletti gli onorevoli Pirilli, Nucera, Tesoriere, Fedele, Trematerra, Tripodi, Amendola, Guagliardi.

(Applausi)

Prego gli onorevoli eletti i tre nel collegio dei revisori e gli otto nell’ufficio del piano di rimanere in Aula per l’elezione dei rispettivi Presidenti.

Convalida degli eletti al Consiglio regionale

PRESIDENTE

Si passa alla convalida degli eletti.

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

Giuseppe Giuliano NAPOLI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta delle elezioni ha proceduto, nella seduta del 19, alla verifica – come dispone l’articolo 17 dello Statuto e l’articolo 8 del Regolamento interno – della insussistenza o meno delle condizioni di eleggibilità dei consiglieri regionali; ha preso, quindi, atto che tutti i consiglieri regionali hanno sottoscritto una dichiarazione nella quale si afferma l’inesistenza delle condizioni di ineleggibilità e pertanto ha deliberato con voti unanimi di proporre al Consiglio regionale la convalida dei consiglieri regionali eletti. Chiede che il Consiglio proceda alla conseguente convalida.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il provvedimento della Giunta per le elezioni di convalida dei consiglieri eletti.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Pappaterra.

Domenico PAPPATERRA

Presidente, è stata depositata con la firma di tutti i gruppi regionali una mozione che riguarda il sistema relativo allo smaltimento dei rifiuti in Calabria. Siccome è prevista la costruzione nella parte nord della nostra regione, precisamente nel comune di Bisignano, di un termovalorizzatore e tenuto conto che in quell’area a forte vocazione agricola le amministrazioni di tutta la media valle del Crati hanno protestato contro questa scelta e i Consigli comunali si sono determinati rispetto a questo fatto, noi chiediamo attraverso questa mozione un impegno al commissario delegato per l’emergenza rifiuti, che peraltro è il Presidente della Giunta regionale, ad annullare l’ordinanza 1020 del 4 maggio 2000, ripristinando le condizioni previste dall’ordinanza 977 del 24 marzo 2000.

Poi c’è un invito, signor Presidente, ad iscrivere nella prima seduta utile del Consiglio regionale una discussione complessiva sullo stato dell’emergenza rifiuti, proprio perché in questo settore si stanno registrando prese di posizione da diverse parti, non ultima anche quella della Unione europea che ha censurato il piano regionale di emergenza sui rifiuti.

Quindi le chiederei, signor Presidente, di iscrivere all’ordine del giorno del Consiglio questa mozione, peraltro – ripeto – c’è la firma di tutti i gruppi regionali e di sottoporla alla votazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno della mozione di cui alla richiesta dell’onorevole Pappaterra.

(Il Consiglio approva)

Mozione sulla costruzione di un termovalorizzatore nel comune di Bisignano

PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione testé inserita all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE. La seduta è tolta, sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 21,30


Allegati

Annunzio di progetti di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:

Pappaterra, Tripodi – “Istituzione dell’Authority regionale. Norme regionali per la sicurezza pubblica”. (P.L. n. 4/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione – Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Occhiuto, Tallarico, Aiello P. – “Fondo regionale di solidarietà per i danni derivati agli appartenenti alle forze dell’ordine da attività di contrasto della criminalità e dell’immigrazione clandestina”. (P.L. n. 5/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione – Politica istituzionale – ed alla seconda – Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

Caligiuri, Bova, Rizza, Borrello – “Erogazione di un contributo annuo a favore della stagione del <<Teatro comunale Alfonso Rendano>> di Cosenza”. (P.L. n. 6/7^)

E’ assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali – ed alla seconda – Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo ed assegnazione a Commissioni

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Programma triennale foreste e forestazione anni 2000-2002. Reiterazione”. Art. 28 Statuto. (Delibera n. 419 del 17 luglio 2000). (P.P.A. n. 32/7^)

E’ assegnata alla quarta Commissione – Politica ambientale – ed alla seconda – Sviluppo economico – per il parere.

E’ stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei componenti l’Ufficio di Presidenza:

“Nomina consulenti L.R. 13 maggio 1996, n. 8, articolo 11, comma 2” (Delibera n. 18 dell’11 luglio 2000), (P.P.A. n. 31/7^)

E’ stata, altresì, presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Convalida elezione dei consiglieri regionali eletti a seguito delle elezioni amministrative regionali del 16 aprile 2000”. (P.P.A. n. 33/7^)

Nomina di Presidente di gruppo

Si comunica che è pervenuta una segnalazione del segretario nazionale dei Ps con la quale, in assenza di una decisione dei due componenti del gruppo regionale consiliare, si indica quale Presidente del gruppo il consigliere Francesco Crinò. La rappresentanza nelle Commissioni consiliari dello stesso gruppo è così articolata:

Francesco Crinò: 1^ e 2^ Commissione;

Francesco Galati: 3^ e 4^ Commissione.

Composizione delle Commissioni

Ai sensi degli articoli 17 e 17 bis del Regolamento interno del Consiglio regionale, i Presidenti dei gruppi hanno designato i seguenti consiglieri per la costituzione delle Commissioni consiliari permanenti:

1^ Commissione consiliare permanente

1) Fedele Luigi FI

2) Leone Gianfranco FI

3) Chiarella Egidio AN

4) Pirilli Umberto AN

5) Pilieci Francesco CDU

6) Trematerra Gino CCD

7) Naccarato Paolo UPR

8) Crinò Francesco PS

9) Pezzimenti Giuseppe Liberal Sgarbi

10) Adamo Nicola DS

11) Meduri PPI

12) Pappaterra Domenico SDI

13) Torchia Giuseppe UDEUR

14) Tripodi M. C.I

15) Tommasi Diego Verdi-L’ulivo

16) Morrone Giuseppe I Democratici-L’Ulivo

17) Guagliardi Damiano RIF. COM.

18) Fava Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo.

2^ Commissione consiliare permanente

1) Occhiuto Roberto FI

2) Vescia Salvatore FI

3) Rizza Domenico AN

4) Nucera Giovanni CDU

5) Talarico Francesco CCD

6) Naccarato Paolo UPR

7) Crinò Francesco PS

8) Pezzimenti Giuseppe Liberal-Sgarbi

9) Amendola Francesco DS

10) Bova Giuseppe DS

11) Meduri Luigi PPI

12) Pappaterra Domenico SDI

13) Pirillo Mario Udeur

14) Tripodi M. C.I

15) Tommasi Diego Verdi-L’ulivo

16) Morrone Giuseppe I democratici-L’ulivo

17) Guagliardi Damiano Rif. Com.

18) Fava Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo

 

3^ Commissione consiliare permanente

1) Aiello Pietro FI

2) Tesoriere Ottavio FI

3) Occhiuto Roberto FI

4) Pirilli Umberto AN

5) Senatore Raffaele CDU

6) Talarico Francesco CCD

7) Aiello Vincenzino UPR

8) Galati Francesco PS

9) Pezzimenti Giuseppe Liberal Sgarbi

10) Pacenza Franco Mario DS

11) Mistorni Giuseppe PPI

12) Tripodi Pasquale SDI

13) Pirillo Mario Udeur

14) Tripodi M. C.I

15) Tommasi Diego Verdi-L’ulivo

16) Morrone Giuseppe I democratici-L’ulivo

17) Guagliardi Damiano Rif. Com.

18) Fava Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo

4^ Commissione consiliare permanente

1) Tesoriere Ottavio FI

2) Vescio Salvatore FI

3) Rizza Domenico AN

4) Senatore Raffaele CDU

5) Trematerra Gino CCD

6) Aiello Vincenzino UPR

7) Galati Francesco PS

8) Pezzimenti Giuseppe Liberal Sgarbi

9) Napoli Giuseppe DS

10) Borrello Antonio PPI

11) Tripodi Pasquale SDI

12) Torchia Giuseppe Udeur

13) Tripodi M. C.I

14) Tommasi Diego Verdi-L’ulivo

15) Morrone Giuseppe I Democratici-L’ulivo

16) Guagliardi Damiano Rif. Com.

17) Fava Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo

Composizione dei gruppi consiliari

A seguito della modifica del Regolamento interno e delle dichiarazioni dei Presidenti dei gruppi consiliari, gli stessi risultano così costituiti:

Forza Italia (FI) - Componenti numero 9.

Capogruppo: Fedele Luigi

1) Aiello Pietro
Nato ad Ardore (RC)  
 il 30 giugno 1956

2) Caligiuri Battista      
Nato a Soveria Mannelli (CZ)      
il 15 novembre 1944

3) Fedele Luigi
Nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC)    
 il 29 maggio 1953

4) Fuda Pietro 
Nato a Siderno (RC)   
il 28 febbraio 1943

5) Gentile Giuseppe     
Nato a Cosenza           
il 15 gennaio 1944

6) Leone Gianfranco    
Nato a Cosenza           
il 19 aprile 1952

7) Occhiuto Roberto    
Nato a Cosenza           
il 13 maggio 1969

8) Tesoriere Ottavio    
Nato a Crotone           
il 12 febbraio 1953

9) Vescio Salvatore     
Nato a Sembiase ora Lamezia Terme (CZ)     
il 27 febbraio 1950

Cristiani democratici uniti (Cdu) - Componenti numero 3

Capogruppo: Nucera Giovanni

1) Nucera Giovanni     
Nato a Reggio Calabria            
il 2 gennaio 1953

2) Pilieci Francesco     
Nato a Filadelfia (VV)
l’11 gennaio 1946

3) Senatore Raffaele Pietro           
Nato a Cirò (KR)        
il 27 giugno 1951

Liberal Sgarbi - Componente numero 1

Capogruppo: Pezzimenti Giuseppe

1) Pezzimenti Giuseppe
Nato a Ferruzzano (RC)            
il 17 settembre 1947

Unione per la Repubblica (UPR) - Componenti numero 2

Capogruppo: Aiello Vincenzino

1) Aiello Vincenzino     
Nato a Castrolibero (CS)            
l’1 luglio 1953

2) Naccarato Paolo     
Nato a Cosenza           
il 23 ottobre 1958

Partito Socialista (PS) - Componenti numero 2

Capogruppo: Crinò Francesco

1) Crinò Francesco      
Nato a Casignana (RC)            
l’11 ottobre 1955

2) Galati Francesco     
Nato a Montepaone (CZ)            
l’1 aprile 1938

Gruppo Misto - Componente numero 1

Capogruppo: Chiaravalloti Giuseppe

1) Chiaravalloti Giuseppe           
Nato a Satriano (CZ)   
il 26 febbraio 1934

Democratici di Sinistra (DS) - Componenti numero 5

Capogruppo: Adamo Nicola

1) Adamo Nicola         
Nato a Cosenza           
il 31 luglio 1957

2) Amendola Francesco           
Nato a Nicastro ora Lamezia Terme (CZ)     
il 30 marzo 1949

3) Bova Giuseppe        
Nato a Reggio Calabria            
il 29 ottobre 1943

4) Napoli Giuseppe Giuliano           
Nato a Crotone           
il 27 gennaio 1958

5) Pacenza Franco Mario           
Nato a Corigliano Calabro (CS)    
il 6 gennaio 1958

Partito Popolare Italiano (PPI) - Componenti numero 3

Capogruppo: Mistorni Giuseppe

1) Borrello Antonio
Nato a Pizzo (VV)
il 19 novembre 1945

2) Meduri Luigi
Nato a Reggio Calabria
il 19 marzo 1942

3) Mistorni Giuseppe
Nato a Belvedere Marittimo (CS)
il 6 dicembre 1938

Calabria Democratica-L’ulivo - Componente numero 1

Capogruppo: Fava Nuccio

1) Fava Nuccio
Nato a Cosenza
il 2 gennaio 1939

Comunista - Componente numero 1

Capogruppo: Tripodi Michelangelo

1) Tripodi Michelangelo
Nato a Polistena (RC)
il 20 agosto 1956

Unione democratici Europei (Udeur) - Componenti numero 2

Capogruppo: Torchia Giuseppe

1) Pirillo Mario
Nato ad Amantea (CS) l’11 settembre 1945

2) Torchia Giuseppe
Nato a Miglierina (CZ)
il 29 luglio 1930

Verdi-L’ulivo - Componente numero 1

Capogruppo: Morrone Giuseppe

1) Morrone Giuseppe
Nato a Cosenza l’1 gennaio 1946

Rifondazione comunista - Componente numero 1

Capogruppo: Guagliardi Damiano

1) Guagliardi Damiano
Nato a San Demetrio Corone (CS)
il 27 settembre 1950

Sinistra Democratica Italiana (SDI) - Componenti numero 2

Capogruppo: Pappaterra Domenico

1) Pappaterra Domenico
Nato a Mormanno (CS)
il 4 dicembre 1958

2) Tripodi Pasquale Maria
Nato a Montebello Ionico (RC)
il 10 maggio 1957

Composizione Giunta per il Regolamento

A seguito delle designazioni dei gruppi consiliari, la Giunta per il Regolamento risulta così costituita:

1) Aiello Vincenzino UPR

2) Borrello Antonio PPI

3) Crinò Francesco PS

4) Fava Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo

5) Fedele Luigi FI

6) Guagliardi Damiano Rif. Com.

7) Morrone Giuseppe I Democratici-L’ulivo

8) Napoli Giuseppe DS

9) Pappaterra Domenico SDI

10) Pezzimenti Giuseppe Liberal Sgarbi

11) Pirilli Umberto An

12) Senatore Raffaele CDU

13) Talarico Francesco CCD

14) Tommasi Diego Verdi-L’ulivo

15) Torchia Giuseppe Udeur

16) Tripodi Michelangelo Comunista

Composizione della Giunta delle elezioni

A seguito delle designazione dei gruppi consiliari la Giunta delle elezioni risulta così costituita:

1) Fava Nuccio Calabria democratica-L’ulivo

2) Fedele Luigi FI

3) Galati Francesco PS

4) Guagliardi Damiano RC

5) Meduri Luigi PPI

6) Morrone Giuseppe I Democratici-L’ulivo

7) Naccarato Paolo UPR

8) Napoli Giuseppe DS - Presidente – eletto il 20.6.2000

9) Nucera Giovanni CDU

10) Pezzimenti Giuseppe Liberal Sgarbi

11) Pirilli Umberto AN

12) Pirillo Mario Udeur

13) Tommasi Diego Verdi-L’ulivo

14) Trematerra Gino CCD

15) Tripodi Michelangelo Comunista

16) Tripodi Pasquale SDI

Interrogazione a risposta scritta

Pilieci. All’assessore alla sanità. Per sapere – premesso che:

negli ultimi mesi, il servizio di pronto intervento 118 è, purtroppo, dovuto intervenire nel Comune di Girifalco per il verificarsi di numerosi casi di attacchi cardiaci;

tuttavia, malgrado la celerità del servizio, per alcune persone tutto è stato inutile, infatti trasportate nelle vicine strutture ospedaliere di Soverato o Chiaravalle hanno perso la vita subito dopo;

per il territorio del Comune di Girifalco il servizio di pronto intervento 118 prevede che dopo un primo intervento sul posto segua il trasporto nelle vicine strutture ospedaliere di Soverato o Chiaravalle che, però, per alcune patologie mancano di idonee attrezzature a differenza dell’ospedale di Catanzaro;

tutto ciò ha creato, tra l’altro, nella popolazione una pesante psicosi e molta diffidenza verso gli ospedali di Soverato e Chiaravalle -:

se ritiene che l’attuale servizio di pronto intervento 118 richieda una migliore riorganizzazione anche nell’imminenza della stagione estiva per prevenire i più alti rischi in questo periodo dell’anno per persone anziane o affette da particolari patologie;

quali provvedimenti intende adottare per garantire in forme più efficienti ed utili la salute dei cittadini;

se ritiene di assumere iniziative per evitare che persone affette da particolari patologie dopo un primo intervento del 118 siano ricondotte in strutture ospedaliere che abbiano mezzi e strutture a disposizione per intervenire efficacemente.

(12; 21.7.2000)

Interrogazioni a risposta orale

Amendola. All’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:

in data 3/1.2000 il commissario straordinario e l’assessore all’ambiente hanno fatto pubblicare la gara di appalto a livello europeo per la gestione dei depuratori costruiti e abbandonati dalle amministrazioni locali (circa 250) e che una parte di essi erano stati recuperati e messi in funzione dalla Camerint-Comest attraverso un progetto finanziario dal ministero dell’ambiente per un importo di lire 25.244.000.000 nel quale sono stati impegnati per 24 mesi 315 giovani in un progetto di formazione lavoro (ex legge 20.5.1988, n. 160);

durante questo periodo i giovani sono stati inquadrati con il contratto del settore energia che interviene anche nel settore ambientale. Precedentemente al bando di gara si sono tenuti diversi incontri tra le organizzazioni sindacali ed il commissario delegato e l’assessore all’ambiente. Il sindacato proponeva di inserire nel capitolato di appalto l’applicazione del contratto di energia per dare seguito al progetto precedente, in quanto il capitolato di appalto stesso impegnava le aziende vincitrici all’assunzione prioritariamente degli stessi giovani;

il commissario e l’assessore non si sono mai opposti a questa richiesta di fatto accettandola;

nel bando di gara veniva proposto il contratto Ausitra le cui norme contrattuali sul collocamento sono del tutto diverse rispetto a quello energia;

le organizzazioni sindacali con lettera del 16 febbraio 2000 protestavano contro tale decisione assunta in maniera unilaterale per cui il 17 marzo 2000 il commissario delegato informava le organizzazioni sindacali di prorogare di 8 giorni la gara di appalto inserendo la clausola di modificare l’applicazione del contratto da quello Ausitra a quello Energia;

in data 13 marzo 2000 lo stesso commissario in maniera unilaterale e senza nemmeno informale le organizzazioni sindacali modificava inspiegabilmente di nuovo l’applicazione del contratto di lavoro -:

i motivi che hanno spinto il commissario delegato a modificare nell’arco di pochi giorni quanto da lui stesso attuato e comunicato alle organizzazioni sindacali;

perché, considerato che sono trascorsi oltre tre mesi dalle assegnazioni degli appalti alle aziende vincitrici delle gare, ancora i depuratori non funzionano, provocando danni immensi sia al settore del turismo per l’inquinamento del mare, sia sul piano occupazionale in quanto i giovani preposti al funzionamento dei depuratori non sono stati assunti.

(11; 17.7.2000)

Chiarella. All’assessore alla pubblica istruzione. Per sapere – premesso che:

in Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, vi è locata la Basilica di Santa Maria di Roccella costruita nella prima metà del XII secolo a cavallo di due epoche, la bizantina e la normanna;

tale grande opera architettonica fa parte di un’area archeologica di forte interesse nazionale ed internazionale in quanto in essa vi è situata intorno l’antica Scolacium, prima città greca, per la quale il Cipe ha proprio in questi giorni sbloccato 11 miliardi di finanziamenti per la costruzione di un grande parco archeologico di interesse culturale e turistico;

l’associazione “Italia Nostra”, presidente dott.ssa Maria Adele Teti ha espresso in questi giorni il timore, che l’intervento esposto dalla Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, sia il primo di una serie di possibili manomissioni che potrebbero presto trovare alimento nel finanziamento sopra citato;

“il restauro in atto” sempre a parare di “Italia Nostra” si presenta avventato e deviante, in quanto si ha la sensazione che gli interventi finora effettuati per ricompattare il coronamento ed impermeabilizzare i muri della Basilica possono appiattire la sagoma dell’edificio ed appesantire il volume con le conseguenze immaginabili che ne derivano;

ancora, a parere della dott.ssa Teti con l’intervento in atto si rischia di perdere l’aspetto scabro dei muri spessi e possenti, per via di una superficie eccessivamente levigata rischiando di non far cogliere più al visitatore la meravigliosa asimmetria dei mattoni romani fatti a mano -:

se non sia opportuno come sollecitato più volte al sottoscritto dal vice sindaco di Borgia dott. Pasquale Sinatora, un intervento immediato da parte della Regione Calabria presso il direttore della Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, per chiedere una immediata relazione tecnica sullo stato dei lavori e sugli effetti che essi avranno sull’intera Basilica di Santa Maria di Roccella, sita in Roccelletta di Borgia, oggi interamente avvolta dai ponteggi che impediscono una oculata valutazione esterna dell’intervento in atto;

se non occorra difendere “il fascino di quei mattoni rossi” che sporgono a tratti, rivelando una età che non si deve nascondere e che i costruttori normanni come afferma sempre la dott.ssa Teti li avevano saccheggiati da Scolacium, colonia romana esistente nel vicino uliveto già allora abbandonata da tempo;

se non bisogna scongiurare che si possano ottenere gli stessi effetti avuti dai lavori attuati tra il 1915-1917 che snaturarono la facciata con l’apertura di un loculo, un oblò fantasma che non apparteneva alla progettazione originaria della Basilica mettendo in serio pericolo il fascino di un’opera architettonica che da secoli detta agli uomini la grandezza di un tempo di grande spiritualità e di grande valore storico ed artistico.

(13; 26.7.2000)

Chiarella. All’assessore all’industria. Per sapere – premesso che:

l’attività del settore “artigianato” è regolamentata dalla legge nazionale 443/85, dalla legge regionale numero 8/89 e successive modificazioni dalla normativa regionale in materia di strutture e organizzazione degli uffici;

nel 1995 (aprile-maggio) viene aperto al pubblico l’Ufficio di Lamezia Terme denominato “Segreteria commissione dell’artigianato di Catanzaro Ufficio zona di Lamezia Terme” con sede a Lamezia Terme, numero 337 (vedi Bur numero 128, part. 1^ e 2^ del 20 dicembre 1999, pag. 11637);

l’ufficio oltre naturalmente al comune di Lamezia Terme (70.000 abitanti), serve l’utenza artigiana dei comuni di: Confluenti, Cortale, Curinga, Decollatura, Falerna, Feroleto Antico, Gizzeria, Jacurso, Maida, Martirano, Martirano Lombardo, Motta Santa Lucia, Nocera Torinese, Pianopoli, Platania, San Mango d’Aquino, San Pietro a Maida;

sebbene sia un ufficio decentrato per motivi demografici e dinamica socio-economica del comprensorio svolge una mole di lavoro (il riferimento concreto è riferito alle pratiche di iscrizione, modifiche e cancellazione delle imprese artigiane, senza considerare la certificazione, le informazioni e la consulenza alle imprese) di gran lunga superiore alle C.P.A. (Comm. Prov. Artigianato) di Vibo e Crotone senza considerare gli altri uffici periferici similari di Paola, Castrovillari, Locri, Rossano, Gioia Tauro;

attualmente l’ufficio che ha in organico sei unità è ubicato presso il “Centro per il Folklore” dell’amministrazione provinciale di Catanzaro in via Michelangelo 25, che ha messo a disposizione della Regione tre locali più servizi fin dal marzo del 1995;

dal 1° settembre 2000 l’amministrazione provinciale ha disdetto il contratto d’affitto per cui il funzionario responsabile dell’ufficio di Lamezia Terme si è attivato con largo anticipo tramite contatti ufficiali e telefonici con i dirigenti dell’assessorato regionale all’artigianato per trovare una soluzione idonea e decorosa;

sono stati visionati diversi appartamenti e alla fine sono stati scelti dei locali idonei con un fitto contenuto, contattato il proprietario e iniziate le procedure per stipulare il contratto di fitto, sempre con il consenso del dirigente del settore artigiano che ha anche visionato personalmente i locali;

alcuni giorni fa dall’assessorato all’artigianato, telefonicamente è pervenutala notizia della non disponibilità da parte dell’Ente Regione a impegnare delle somme per la locazione degli uffici della C.P.A. di Lamezia;

le ipotesi di collocazione dell’ufficio in via ufficiale sono:

a) l’utilizzo di alcuni locali dell’unione della C.C.I.A. ubicati a S. Eufemia Lamezia decentrati e periferici rispetto all’intero territorio lamentino;

b) l’utilizzo di alcuni locali presso il centro regionale di formazione professionale utilizzati normalmente come aule per i corsi di formazione adatti anche per gli uffici della C.P.A. con l’incognita di quando le aule serviranno per svolgere i corsi di formazione;

è paradossale pensare che non sia possibile trovare una soluzione definitiva e non precaria per il fatto che la Regione non possa pagare il canone di affitto per gli uffici della C.P.A. di Lamezia Terme -:

se non sia opportuno in un modo immediato per poter rendere all’utenza numerosa del comprensorio lamentino un servizio di qualità nell’assistenza e nella promozione in campo artigianale dotare la sede di Lamezia di una struttura adeguata ed autonoma e funzionale all’intero comprensorio;

se tale sistemazione non debba essere definitiva e non appoggiata a soluzioni temporanee che portano alla fine a non superare il problema che rimarrebbe sempre avvolto dall’improvvisazione;

se non sia necessario quindi valorizzare al massimo lo sportello lamentino, i suoi responsabili e personale a vari livelli ivi impegnato, per dare un contributo concreto al rilancio di un settore che nel lamentino ha una grande tradizione e che presenta tutti gli elementi per proiettarsi meglio verso un futuro in grado di produrre ricchezza e promuovere quindi investimenti occupazionali.

(14; 27.8.2000)

Aiello, Naccarato. All’assessore regionale all’agricoltura. Per sapere – premesso che:

il consorzio di bonifica Valle del Lao di Scalea ha indetto e successivamente svolto le prove selettive per impiegati ed operai da ammettere al corso di formazione biennale, finanziato dal ministero dell’ambiente nel quadro del programma triennale per la tutela dell’ambiente del progetto “PTTA 94/96 area programmata e area di sviluppo occupazionale e ambientale del mezzogiorno”, intervento numero 11;

le domande di ammissione alla selezione per i 23 posti riservati a laureati e diplomati ha registrato circa 2.900 partecipanti mentre per i 24 posti di operatore generico sono stati circa 2000;

i partecipanti alla selezione lamentano l’enorme complessità dei testi a risposta plurima;

in concreto i test contenevano domande sulla legge di Newton, il nome scientifico di alcune specie di vermi, cavalli, insetti, piante o di cellule e mitocondri, domande queste non già di cultura generale per come richiamato nel bando ma al contrario alquanto specialistiche;

la conoscenza di tali particolari è indubbio che può appartenere solo a quanti hanno un grado di cultura universitaria o specialistica del settore e quindi certamente non indispensabile per chi dovrà svolgere il lavoro di operaio;

viene inoltre riferito che ben oltre l’85 per cento delle domande contenute nei test erano identiche sia per i posti dei laureati che per quelli di operai generici;

tali anomalie procedurali lasciano spazio a dubbi e sospetti facendo quasi intravedere una predeterminata volontà a favorire alcuni e discriminarne altri;

la forte crisi occupazionale che investe la nostra regione ed interessa il tirreno cosentino non può certamente consentire a chiunque di pensare che si possa ancora oggi perpetuare una pratica clientelare che appartiene e dovrà appartenere alla storia negativa del nostro Paese;

sono questi fatti che angosciano il cittadino onesto, e che sembrano lasciare impuniti quanti compiono abusi;

è necessario imprimere, perché ciò non abbia più a verificarsi, punti di riferimento morali e giuridici forti nei quali il cittadino possa riconoscersi oltre che regole certe per tutti -:

quali interventi urgenti il governo regionale intenda assumere, se i fatti esposti dovessero risultare fondati, per far sì che lo svolgimento del concorso sia ricondotto nella massima regolarità e trasparenza, garantendo ad ognuno dei candidati pari condizioni.

(15; 27.7.2000)

Mozione

Il Consiglio regionale

Premesso che sono stati affrontati e risolti positivamente i quesiti sulla fattibilità del Ponte sullo Stretto, sia quelli relativi alla sicurezza, sia quelli di impatto ambientale, sia quelli relativi alla sua utilità economico-finanziaria per il rilancio delle economie della Calabria e della Sicilia, nonché dell’intero Mezzogiorno, è necessario giungere ad una decisione dopo anni di lavoro istruttorio della società “Stretto di Messina”.

Ritiene che a questo punto il tema sia solamente quello della decisione politica, non è certo in questo senso segnale positivo che il Dpef presentato dal Presidente del Consiglio Amato non faccia alcun cenno in merito.

Per incoraggiare ed aiutare chi è chiamato a dire l’ultima parola sulla realizzazione del Ponte e per far sì che tali scelte politiche vengano correttamente realizzate dal Governo centrale ma anche dai governi regionali della Calabria e della Sicilia si ritiene opportuno avanzare la proposta nel segno della trasparenza democratica e della più alta legittimazione di indire un Referendum consultivo da celebrarsi contestualmente nella stessa domenica nelle Regioni di Calabria e Sicilia entro il 15 novembre 2000.

Il ricorso straordinario all’istituto referendario favorirà un autentico e appassionato dibattito sul tema ormai da troppo tempo nelle nebbie dei sì e dei no e porrà tutti ad iniziare dal Governo centrale nelle condizioni di contare sul parere dei cittadini finora scarsamente coinvolti direttamente.

Infatti solo con il conforto della volontà popolare e l’appello alla sua sovranità attraverso la libera consultazione referendaria si potranno dissipare i dubbi e contrastare le azioni dilatorie vere o quelle che non appaiono per giungere in tempi certi ad una decisione della saggezza dei cittadini ancor prima dei loro governanti, legittimerebbe pienamente ed autorevolmente.

I cittadini della Calabria e della Sicilia esprimendo il loro parere attraverso la libera espressione del voto farebbero giustizia degli atteggiamenti tendenti a creare ostacoli o a rinviare sine die la decisione.

Pertanto si ritiene opportuno, urgente e necessario sottoporre al Consiglio la proposta di impegnare il governo regionale a mettere in essere le più urgenti iniziative d’intesa col in governo regionale siciliano affinché si avvii l’iter per la celebrazione contestuale del referendum consultivo nelle due Regioni prima del 15 novembre 2000.

(2; 26.7.2000) Aiello V., Fedele, Pirilli ed altri

Mozione sulla costruzione di un termovalorizzatore nel comune di Bisignano

Il Consiglio regionale della Calabria

Premesso che

con Dpcm del 12 settembre 1997 è stato dichiarato lo stato di emergenza nella Regione Calabria in ordine alla situazione di allarme ambientale determinatasi nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani;

con ordinanza numero 2698 del 21 ottobre 1997 del Ministero dell’Interno sono stati individuati gli interventi immediati per fronteggiare la situazione di emergenza ed è stato nominato il Presidente della Giunta regionale quale commissario delegato per l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani;

il commissario delegato nel mese di maggio 1998 ha approvato il “piano regionale di emergenza” che prevede, fra l’altro, la costruzione di due termovalorizzatori nella nostra Regione all’interno di un sistema integrato denominato “Calabria nord” e “Calabria sud”;

la realizzazione degli impianti avverrà attraverso la forma del Project Financing;

a tale scopo l’ufficio del commissario ha esperito una gara di rilevanza europea;

con ordinanza numero 381 del 18 dicembre 1998 il commissario delegato vicario ha approvato gli atti di gare ed ha disposto, tra l’altro, di approvare la variante localizzativi del sistema denominato “Calabria nord” da San Marco Argentano a Bisignano;

a seguito di tale ordinanza la popolazione di Bisignano (Cs) e dell’intero comprensorio della media valle del Crati hanno protestato violentemente contro tale scelta e la protesta è culminata in una formale richiesta di revoca dell’ordinanza medesima numero 381/98 da parte di tutti i Consigli comunali dei centri dell’area;

per motivare tale impostazione i comuni hanno espresso la volontà di puntare sulla vocazione agricola della zona prevedendo un modello di sviluppo territoriale orientato in tal senso e quindi la costruzione del termovalorizzatore andrebbe a pregiudicare ogni possibilità di sviluppo;

la Giunta regionale nella seduta del 26 ottobre 1999 ha affrontato l’intera vicenda ed ha adottato l’atto deliberativo numero 3885 che prevede, tra l’altro: i contratti con le imprese aggiudicatici potranno essere stipulati solo dopo che sarà acquisito il parere della Commissione del Ministero dell’ambiente e saranno sottoscritti con i comuni interessati agli interventi i relativi “accordi di programma”;

in data 24 marzo 2000 il commissario delegato vicario in presenza d i uno stato di tensione tra le popolazioni della Valle del Crati segnalato dal Prefetto di Cosenza con telefax numero 2003 che poteva sfociare in grave turbativa dell’ordine pubblico ha preso in esame la vicenda avendo come riferimento il deliberato della Giunta regionale numero 3385/1999;

il commissario delegato vicario ha preso atto che non si sono verificate le condizioni previste nella sopramenzionata delibera della Giunta regionale ed ha emanato l’ordinanza numero 977 con la quale si è disposto di:

1) prendere atto che non si sono verificate le condizioni di cui alla delega della Giunta regionale 3385/1999 né quelle previste all’articolo 2, comma 1, dell’O.P.C.R. numero 2896 dell’1 ottobre 1998 che prevede la stipula dell’”accordo di programma”;

2) di demandare alla Commissione scientifica il compito di individuare un altro sito più idoneo in alternativa a quello di Bisignano per la localizzazione degli impianti di termovalorizzazione del sistema denominato “Calabria nord”;

in data 4 maggio 2000 con ordinanza numero 1020 il sub-commissario ha ritenuto di revocare l’ordinanza numero 977/2000 sulla base del parere favorevole della Commissione Via, la quale ha ritenuto di esprimersi positivamente sul sito di Bisignano anziché individuarne altri alternativi per come richiesto espressamente nell’ordinanza 977/2000;

tale decisione discutibile sia sotto il profilo giuridico che politico ha scatenato nuovamente la protesta delle popolazioni della Media Valle del Crati sfociate nuovamente in una marcia di protesta svoltasi in data 21 luglio u.s. e culminata in un incontro con il prefetto di Cosenza al quale è stato chiesto di intervenire sul Presidente della Giunta regionale e commissario delegato per l’emergenza al fine di annullare l’ordinanza 1020/2000.

Impegna

il Presidente della Giunta regionale nella sua qualità di commissario delegato per l’emergenza rifiuti a:

a) annullare l’ordinanza 1020 del 4 maggio 2000 ripristinando le condizioni previste dall’ordinanza 977 del 24 marzo 2000;

b) procedere nell’individuazione di eventuali altri siti senza forzature ma tenendo conto soprattutto delle volontà delle popolazioni territorialmente interessate.

Invita

il Presidente del Consiglio regionale a iscrivere nella prima seduta utile del Consiglio regionale una discussione più completa sullo stato di emergenza nel settore dei rifiuti sul quale da lungo tempo si stanno registrando prese di posizione da parte di istituzioni pubbliche, associazioni ambientalistiche oltre che gravi censure da parte dell’Unione Europea.

(3; 27.7.2000) Pappaterra, Fava, Adamo ed altri