VII
legislatura
6.
27
luglio 2000
Presidenza del Presidente
G. Battista Caligiuri
La seduta inizia alle 12,10
Roberto
OCCHIUTO, Segretario f.f.
Legge
il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
PRESIDENTE.
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Poiché
è ancora in corso la Giunta per il Regolamento e anche per una richiesta da
parte dei capigruppo, la seduta è sospesa fino alle ore 15,00.
Giuseppe
Giuliano NAPOLI. Chiedo di parlare.
La
parola all’onorevole Napoli.
Prima
di sospendere la seduta, chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della
convalida ai sensi dell’articolo 8 del Regolamento dei consiglieri regionali
eletti.
PRESIDENTE.
Va bene. Pongo in votazione la richiesta avanzata dall’onorevole Napoli.
(Il Consiglio approva)
La seduta sospesa alle
12,25 è ripresa alle 16,00
Legge
un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Roberto
OCCHIUTO, Segretario f.f. Legge
l’interrogazione pervenuta alla Presidenza.
(E’riportata in allegato)
L’onorevole
Chiarella ha facoltà di intervenire.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, assessori presenti, certo che riprendere oggi
il dibattito su uno dei temi più importanti che interessano la vita sociale,
politica della nostra terra di Calabria, non è assolutamente cosa facile anche
alla luce degli sviluppi che su questo tema si sono avuti in questi ultimi
giorni con la relazione che è stata approvata a maggioranza dalla Commissione
parlamentare antimafia sul problema della ‘ndrangheta in Calabria. Un dibattito
comunque forte nel Paese, che giustamente ha anche trovato eco – come era
giusto – nella massima assise democratica della Calabria, appunto il Consiglio
regionale.
Devo
dire che noi possiamo fare molto perché le cose cambino in questa direzione e
perché questa terra di Calabria possa sempre di più mostrare la parte migliore
del suo modo di essere nelle istituzioni e nella quotidianità sociale,
culturale e politica. Per fare questo, chiaramente le istituzioni devono
recitare fino in fondo la propria parte, dare forza e fiducia ai cittadini,
devono sicuramente, lavorando seriamente, chiudere quegli spazi che possono
aprire il varco a coloro che della illegalità fanno la loro dea sacrale.
Possiamo
fare molto noi perché questa terra ha un seme positivo che assolutamente non è
eroso, ha un seme che ha radici nella storia, una grande storia che ha
profondità in quello che è il pensiero greco, romano e che poi ha dato, perché
no, col suo modo di essere un impulso importante all’unità della nostra Nazione
soprattutto a livello culturale.
Non
dobbiamo abbassare la testa se un fenomeno come quello della ‘ndrangheta
purtroppo esiste, non significa assolutamente che questa terra lo accetti, che
questa terra non sia attrezzata per incominciare a ridurlo in un modo molto
sensibile, non significa che le istituzioni non siano in grado di alzare la
testa e di costruire un futuro migliore.
Anzi
credo che proprio questo Consiglio regionale abbia le carte in regola per
poterlo fare. Devo dare atto al Presidente Caligiuri proprio di questo nuovo
modo di porgere le istituzioni del Consiglio all’esterno sia qui in Calabria
sia a livello nazionale. La sua presenza sicuramente è importante perché
dall’assise di Aosta è partito un nuovo modo di porsi dinanzi ad una
problematica che negli anni passati ci aveva visto quasi un pochino succubi di
fronte al fatto che le regioni del nord ci guardavano in un modo non certamente
positivo. Oggi il Presidente, che rappresenta il Consiglio nella sua interezza,
al di là della maggioranza e della minoranza, ad Aosta parla di un problema
come quello della criminalità organizzata senza far trasparire nulla di
negativo nell’atteggiamento istituzionale a vari livelli nella nostra Regione,
anzi lo fa con la chiarezza, la cultura, l’ardire di chi insieme ai democratici
di tutta Italia è impegnato in prima fila a cercare di riportare la nostra
Regione verso quelle strade positive dove tende una realtà che vuole
assicurarsi un futuro diverso e migliore.
E
dobbiamo dire grazie al Presidente del Consiglio perché facendo sottoscrivere
un documento all’unanimità ha assicurato l’attenzione delle altre Regioni nei
confronti della Calabria sicuramente in un modo diverso, con la consapevolezza
che annientando e diminuendo sensibilmente il fenomeno della criminalità
organizzata sul suo territorio in realtà non si fa altro che il dovere di
italiani, di chi sa benissimo che l’unità d’Italia diventa più forte
rafforzando le autonomie e facendo sì che la democrazia trionfi in ogni angolo
di ogni paese. Un Paese è forte se in ogni zona del proprio territorio riesce
ad assicurare la democrazia, nel senso pieno della parola e soprattutto se
riesce ad organizzarsi ed a produrre per il benessere collettivo.
Questo
è il senso che ho letto nel discorso portato avanti dal Presidente Caligiuri e
questo fa capire come in realtà sotto certi aspetti si avvii questo processo
federalista che ci vedrà impegnati e che sicuramente ci avrà parte attiva nel
ridurre gli spazi della ‘ndrangheta perché noi questo dobbiamo fare, però
questa volta non aiutati o sostenuti, ma con accanto – direi in prima fila –
anche le Regioni del nord perché quando si è davanti ad un protocollo di intesa
quale quello sottoscritto dal Presidente Chiaravalloti e dal Presidente
Formigoni a Copanello, non si fa altro che andare in questa direzione.
Quell’atto
è importante e avviene in un momento particolare, ma, soprattutto, è una
risposta concreta nel momento in cui si è avviato in Consiglio regionale un
dibattito sulla criminalità organizzata, perché di parole ne abbiamo dette
tante in tantissimi incontri in questi anni e proclami siamo tutti bravi a
farli. Era questo che in fondo voleva dire il Presidente Chiaravalloti quando,
sotto alcuni aspetti, guardava con certi occhi alla celebrazione di un
dibattito in Consiglio regionale sul problema della ‘ndrangheta in Calabria.
Nessuno può sospettare che il Presidente Chiaravalloti volesse sottrarsi ad un
problema del genere, se è vero come è vero che la sua vita in realtà sotto
alcuni aspetti è stata vissuta, invece, per lavorare nella direzione della conquista
degli spazi democratici sociali nel nome della legalità e del benessere
sociale, quindi un nuovo modo di far politica.
Una
risposta concreta è venuta dall’intesa dell’altro giorno a Copanello,
dall’assise di Aosta, dal fatto che i Presidenti del centro-nord eletti nel
Polo vengono nel sud non a colonizzarlo, ma a capire che lavorando assieme alla
Calabria si agisce per aiutare le stesse Regioni che essi rappresentano. Il
senso, allora, è che si è più forti e autonomi nel momento in cui si ha la capacità
di realizzare e concorrere al benessere collettivo di un popolo.
E’
questo il significato grande che noi vogliamo dare ad una azione del genere; e,
in questa direzione, gli sforzi istituzionali per creare gli organismi adatti e
quindi gli strumenti per giocare la partita importante che abbiamo davanti,
dove sia destra che a sinistra, al di là delle posizioni che assumeranno per la
storia che vive dietro le loro spalle, ci sarà sicuramente la volontà di
lavorare perché la Calabria va costruita insieme, non può essere del
centro-destra o del centro-sinistra, appartiene ai calabresi, direi agli
italiani, sicuramente oggi la Calabria ha una grande partita da giocare e noi
siamo i grandi responsabili se questa partita sarà giocata e sarà vinta da
tutti o se sarà vinta semplicemente da una parte, perché in questo caso
qualcosa sicuramente non sarà andato per il verso giusto.
Secondo
me, per dare risposte concrete nella direzione della battaglia alla criminalità
organizzata, bisogna fare il proprio dovere fino in fondo, per primi noi che
rappresentiamo le istituzioni, gli umori, le istanze dei cittadini. Più forti
saranno le istituzioni, più forte sarà il Consiglio regionale, più forte
sicuramente sarà la fiducia dei cittadini, più forte sarà la voglia di scendere,
come è giusto, in prima fila per arginare tutti gli spazi malavitosi che,
purtroppo, insistono e che non appartengono solo alla Calabria, ma a quella
parte della nazione dove la cultura, il benessere sociale, il messaggio
cristiano, per come la penso io, non riescono a passare perché a volte gli
uomini, purtroppo, preferiscono viaggiare e andare verso altre direzioni che,
se nell’immediato possono dare risultati positivi, a lungo andare sicuramente
poi fanno sprofondare in cose negative.
La
battaglia, perciò, è veramente eccezionale, noi abbiamo una grande
responsabilità sulle spalle, dobbiamo cercare di cambiare, e come fare? C’è una
frase molto bella che voglio estrarre da una nota pastorale dei vescovi:
educare alla legalità, che ci riguarda da vicino perché guai se noi che
rappresentiamo la Regione, diventiamo sotto alcuni aspetti eco di quella parte
che non va nella direzione della legalità, del benessere collettivo, nella
cultura diffusa. “Chi ha responsabilità politiche e amministrative” – recita la
nota pastorale dei vescovi “Educare alla legalità” – “abbia sommamente a curare
alcune virtù” - è chiaramente un discorso che faccio prima a me stesso perché è
giusto che sia così – “il disinteresse personale, la lealtà nei rapporti umani,
il rispetto della dignità degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto
della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari e
si adoperi per spezzare l’iniquo legame tra politica ed affari che purtroppo
tante volte esiste”.
L’onorevole
Bova l’altra volta diceva che la mafia vota; beh, io sono convinto che la mafia
votando non è detto che abbia la forza e la capacità, comunque, di eleggere
propri consiglieri, perché per quel che mi riguarda io mi guardo intorno. Se
penso a questo Consiglio regionale, alla mia lotta personale, ai miei stessi
colleghi eletti a Lamezia, quattro consiglieri, io posso dire ad alta voce così
come gli altri consiglieri, che non sono stati eletti sicuramente coi voti
della mafia. Allora si può dire che c’è una parte che avanza, una parte
positiva della società che non ha bisogno di questo voto perché nel momento in
cui lo accetta ne diventa vittima principale.
Questo
mi fa capire che la strada imboccata da questo nuovo Consiglio regionale è
importante e positiva, la guida stessa della Giunta regionale è una guida
garante in questa direzione, né tanto meno questo può essere a volte sottaciuto
sol perché magari nelle citazioni dello stesso Presidente della Giunta
Chiaravalloti di eco letterario, si è voluto forse vedere un modo celebrativo o
lirico di guardare ad un problema importante come quello che è oggetto di
discussione in Consiglio regionale.
Direi
che questo è molto triste perché i poeti da sempre prima di essere tali sono
stati uomini intanto in grado di capire e analizzare la società nella pienezza
delle proprie funzioni, per tramutarla poi attraverso dei versi, analizzandone
i comportamenti, tracciando l’anima stessa delle condizioni sociali e politiche
di un momento storico e di riflesso, poi donando un messaggio forte alla
società, ai cittadini.
Quindi
niente di scandaloso nel momento in cui rivolgendosi alla voce del poeta
moderno o antico, si vuole mandare un messaggio forte nei confronti della società
di oggi in Calabria, per dire in fondo che noi siamo attenti ad andare avanti
per fare arretrare la criminalità organizzata, perché noi questo possiamo fare,
non siamo sicuramente le forze dell’ordine, siamo la parte politica che nel
momento in cui conquistiamo un terreno nel nome della legalità e della cultura
in quel momento noi vietiamo ad una parte non sana di fare un passo in avanti.
Solo
questo è il nostro compito che è sicuramente forte e importante, unito al ruolo
dello Stato attraverso le forze dell’ordine, attraverso il potere investigativo
e tutto ciò che fa parte degli strumenti democratici per debellare un male che
purtroppo non è solo della Calabria, ma - e lo ripeto - di ogni parte della
società dove è facile conquistare un terreno nel nome della illegalità.
Allora
devo dire, Presidente, cercando di concludere il mio pensiero, che noi abbiamo
sì una grande responsabilità, ma anche l’entusiasmo, forse l’esperienza e,
perché no, la capacità di non abbassare la testa, la capacità intanto come
uomini innamorati di questa terra di arginare gli spazi della vita mafiosa e
sicuramente resto un attimo perplesso perché un documento nazionale sulla
‘ndrangheta non viene votato all’unanimità, però ho fiducia nel Presidente
Lumia che vuole continuare lungo questa strada dell’analisi del fenomeno in
Calabria, che vuole continuare con le audizioni, che vuole capire anche il
perché di alcune posizioni che sono nella minoranza della Commissione, che in
ogni caso non ha valutato in modo negativo le posizioni diverse che ivi sono
venute fuori.
Questo
mi fa sicuramente sperare che su questo tema non ci può essere un dibattito
dove vi sono alcuni che hanno le verità e altri, invece, che tentano di
recuperarle. E un dibattito su un tema così importante, se è anche – perché no
– su posizioni diverse, ci deve trovare alla fine convergenti su una lotta
comune perché solo in questa direzione e con questo modo di essere noi potremo
raggiungere obiettivi importanti, perché la gente in questo modo guarderà con
più fiducia alle istituzioni, ci rispetterà, ci darà più credito e noi, di
riflesso, sapremo meglio lavorare, sapremo portare avanti con dignità il
compito istituzionale elevato che il 16 aprile la Calabria ci ha consegnato.
E
volevo finire proprio con le parole del poeta, visto che non era passato in
quest’Aula o era stato visto forse come colui che non poteva bastare ad un
dibattito politico così alto sul fenomeno della criminalità organizzata in
Calabria. E’ vero, questa non è la sede delle analisi, delle ricerche, delle
sentenze, della ricerca a tutti i costi di un responsabile; questa è la sede in
cui ognuno di noi, parte attiva che amplifica le vicissitudini di un pezzo di
popolo, di un pezzo di territorio è sicuramente in grado, insieme con gli
altri, di arginare un fenomeno che non deve essere assolutamente sotto alcun
aspetto tollerato, e lo può fare intanto portando a termine il proprio livello
di funzione, facendo il proprio dovere, costruendosi come baluardo democratico
dinanzi alle tendenze negative che provengono dalla società esterna.
Ecco,
dicevo, voglio citare un grande poeta, Leonida Repaci, perché a proposito della
creazione della Calabria – nomino questo grande poeta anche perché ci troviamo
in quella parte di Calabria che lo ha visto sicuramente innalzarsi verso i
grandi onori dell’alta poesia –, proprio nell’ultima parte di quella lirica che
voi conoscete, stupenda, diceva: “Del breve sonno divino approfittò il diavolo
per assegnare alla Calabria le calamità, le dominazioni, l’onorata società, la vendetta,
l’omertà, quando aperti gli occhi Dio scaraventò con un gesto di collera il
maligno nei profondi abissi del cielo e disse: questi mali e questi bisogni
sono ormai scatenati e devono seguire la loro parabola, ma essi non
impediranno” – ecco qui il forte messaggio del poeta che in questo momento è
politico, è uomo, è sociologo, è parte attiva della Calabria, parte positiva –
“alla Calabria di essere come l’ho voluta, la sua felicità sarà raggiunta con
più sudore”. Ecco tutto.
E
allora questo è un invito, amici consiglieri, a stare di più insieme. E’ vero,
abbiamo forse qualcosa che non va, abbiamo sicuramente dei mali da scardinare,
abbiamo un qualcosa che ci impedisce, sotto alcuni aspetti, di camminare per la
strada che tutti insieme vogliamo intraprendere con le diversità che sono della
democrazia e che provengono dalla destra e dalla sinistra, ma che tutti insieme
ci devono vedere protagonisti per raggiungere un obiettivo che sia di benessere
sociale, di ricchezza collettiva, di alta democrazia, proprio perché l’anima di
questa terra, le radici di questa terra, da qualsiasi parte esse vengano
guardate, mostrano aspetti eccezionali che hanno segnato la storia, aspetti che
dovrebbero darci l’orgoglio di essere calabresi e quindi di fare meglio il nostro
dovere, in questo momento, di consigliere regionale.
Ecco,
sotto questo aspetto sicuramente siamo forti, possiamo e dobbiamo camminare
insieme; guai se qualcuno di noi in questa fase, perché no, anche del
dibattito, si prende il lusso di far capire all’esterno che ci sia un qualcuno
in quest’Aula, dal Presidente a un semplice consigliere, che forse, sotto
alcuni aspetti, non ha la tensione giusta ad affrontare un problema del genere,
come purtroppo si è tentato di fare nella settimana che è trascorsa e come
qualcuno ha cercato di sottolineare, in un modo secondo me errato, anche nella
sede del Consiglio regionale. Credo che, invece, qua dentro tutti e 43 i
consiglieri regionali abbiano la tensione giusta, la dimensione interiore
necessaria per lavorare insieme, hanno sicuramente davanti la concretezza di un
problema che non può essere sconfitto con le chiacchiere, ma attraverso
un’azione positiva di governo che, proprio per il modo come dovrà porgersi nel
futuro, sotto alcuni aspetti deve avere il coinvolgimento generale quindi il
contributo da parte di ogni consigliere.
Parlando
con il consigliere Bova proprio cinque minuti fa fuori dall’aula, – e sa
benissimo il Vicepresidente che gode del mio rispetto personale, per quello che
può contare – si diceva che questo Consiglio regionale è così importante ma
che, sotto alcuni aspetti, ancora oggi c’è il vuoto in quanto non abbiamo un
nuovo Statuto, gli strumenti adatti, dopo che una legge ha dato – io dico in un
modo positivo – un certo tipo di governo alle Regioni, quindi alla Calabria che
ancora non ha sviluppato un Regolamento, dei mezzi in grado di seguire anche
questa nuova forma dell’esecutivo delle Regioni. Certo, la responsabilità di
questo vuoto, si diceva con il Vicepresidente Bova, è di noi tutti e il nostro
modo di essere, incominciando a lavorare seriamente nelle Commissioni, intanto
può dare la possibilità di poter dare il massimo di se stessi.
Ognuno
di noi – diceva Bova – deve inventarsi il ruolo di consigliere regionale, ma
quando si dice questo non significa che il consigliere non ha un ruolo, che
oggi non conta. Assolutamente, no! Significa invece che, al di là di quello che
possano darci Regolamenti o comunque indirizzi, ognuno di noi deve alzare il
tiro, diventare sicuramente parte attiva di un nuovo modo di intendere la
politica, deve oltrepassare il confine di schemi che, se sotto alcuni aspetti
ci aiutano attraverso le regole a mandare avanti una macchina, però non ci
possono dare la possibilità di fare un salto di qualità, che per farlo deve
avere un uomo che deve vincere tutto ciò che le impedisce ad andare avanti per
lavorare insieme con i propri colleghi a raggiungere un obiettivo che non è di
destra o di sinistra, ma che è di benessere e di realizzazione sociale e
democratica al servizio di tutta la Calabria
Allora,
Presidente, con questi sentimenti termino il mio pensiero, sicuro – come sono –
che il dibattito che noi rivolgiamo a questo tema non si può esaurire in un
documento, che io spero sarà unitario per dare anche un segnale importante, ma
lo sarà se passeranno questi aspetti del mio ragionamento, se non ci dividiamo
e se non pensiamo che una parte o l’altra ha maggiori argomenti per essere
dinanzi alla Calabria più virtuosa o meno. Sono convinto, invece, che questo
dibattito sia solo avviato attraverso questa opportuna seduta, ma sicuramente
avrà la risoluzione importante non solo in questo documento che oggi
approveremo, ma per ogni giorno nella vita politica quotidiana della Giunta,
del Presidente, come è stato fino ad oggi, del Presidente del Consiglio, di
ogni singolo consigliere, perché se è vero, com’è vero, che le Commissioni
devono avere un ruolo, lo avranno se noi ci crederemo, se saremo parte attiva,
se saremo espressione di un modo nuovo di fare politica. Se non lo sapremo
fare, non potremo dare la responsabilità agli altri né, tantomeno, alla parte
negativa della Calabria, quella che c’è, che avanza e che vuole sotto alcuni
aspetti condizionare le istituzioni.
Noi
questo assolutamente lo dobbiamo impedire, lo dobbiamo vietare. Sono convinto
che abbiamo le carte in regola per farlo, che sicuramente ci costruiremo gli
strumenti più forti; lo Statuto, il dibattito sul federalismo serviranno a
questo e poi, chiaramente, alla fine di questo viaggio, il dibattito sarà
concluso, un dibattito che durerà una legislatura. Alla fine di questa
legislatura, se riusciremo ad avanzare sul terreno della democrazia, della
libertà, della legalità, avremo sì veramente scritto il più grande documento
che la Calabria potrà scrivere e lo farà non solo la maggioranza, lo faremo
noi, lo farete voi, ma soprattutto assieme a noi lo vivrà in modo positivo
l’intera nostra regione.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, ormai con cinica sequenza, ritmata da tempi
sempre più brevi, si susseguono nella nostra Calabria azioni ed attività
criminose che spesso, o quasi sempre, hanno radici che succhiano linfa vitale
di crescita in organizzazioni capillari di tipo mafioso o meglio, come si dice
dalle nostre parti, ‘ndranghetistiche.
Anni
di studi sul fenomeno e l’azione in alcuni momenti anche fortemente repressiva
delle forze dell’ordine e della magistratura non sono riuscite ad estirpare
tale cancro che, invece, anno dopo anno, invade e avvolge il tessuto sociale
della realtà calabrese al punto, spesse volte, da soffocarlo e condizionarlo
senza possibilità di reazione.
Allora
la massima istituzione calabrese, questo Consiglio regionale ha il dovere di
interrogarsi su questo antico, ma sempre allarmante ed inquietante sistema
criminoso. Per questo, come Cristiani democratici uniti, unitamente ai miei
colleghi Senatore e Pilieci, abbiamo subito aderito alla richiesta del
Presidente di dedicare anche questa giornata di lavoro su questo tema ed
interverremo umilmente per offrire un nostro modesto contributo al dibattito,
che necessariamente non dovrà rimanere chiuso in se stesso, ma la cui eco dovrà
raggiungere quanti hanno responsabilità di guida governativa a livello
centrale, ma soprattutto la gente sana di Calabria che su questo terreno dovrà
sentirsi rassicurata e non abbandonata.
Sono
troppo freschi nella nostra memoria i delittuosi avvenimenti della Locride, di
San Calogero, gli attentati agli amministratori comunali – cito Condofuri,
Bovalino, Reggio, Acri, del catanzarese, del cosentino – ma soprattutto nei
confronti di onesti e liberi cittadini – vedi Seminara – per non elevare alta
la nostra voce contro ogni sopraffazione. I calabresi non possono essere
sommersi dalla sindrome dell’abbandono da parte di chi governa ed avere timore
di vivere ed agire nella solitudine, nella quale è il sangue degli uccisi,
senza che alcun colpevole sia individuato e punito e quindi nella ingiustizia.
Bisogna, invece, far figurare le radici stesse della speranza in cambiamenti
positivi e in tempi anche ravvicinati.
Ciò
mentre la ricchezza sommersa prodotta dai traffici illeciti ed affiancata dalla
violenza del racket e degli attentati
espelle dal mercato i vecchi protagonisti sani dell’economia calabrese,
soppiantandoli in misura via via crescente e sempre più preoccupante. Si
sfaldano, infatti, sotto l’urto devastante di questo duplice processo, da una
parte, i legami di solidarietà civile e di rispetto delle regole fissate dalle
leggi statali e, dall’altro, il capillare, il solido tessuto imprenditoriale e
commerciale della regione che costituiva uno dei nuclei forti di un ceto medio
e di una borghesia dalla quale provenivano anche molti dei protagonisti della
vita culturale calabrese.
Alle
formali parole di condanna non seguono spesso, infatti, comportamenti coerenti
né iniziative consequenziali da parte delle istituzioni. Lo Stato, per
incominciare, lascia assolutamente sguarniti i tribunali, negando loro uomini e
mezzi. Il dottore Boemi, come alcuni i suoi colleghi, il dottore Lombardo di
Locri, ripetutamente denunciano il rischio di naufragio della giustizia nel
reggino e questo non preoccupa nessuno del Governo centrale e spesso sono i
suoi ministri che fanno professione di antimafia.
La gente,
ormai, non tace più, non sopporta più, è culturalmente cresciuta e non tollera
le estorsioni, gli eccidi quotidiani, la vergogna morale della mafia. I fatti
della Locride e del Vibonese di questi ultimi mesi, gli attentati agli
amministratori hanno fatto emergere un’indignazione civile diversa dalla solita
reazione emotiva, proprio perché presenta i tratti caratteristici di una
maggiore maturità spirituale e culturale acquisita come uomini liberi e
laboriosi che sono i più, che vivono e vogliono continuare a vivere nella
propria regione creando e producendo. Contemporaneamente, la nostra regione
continua ad attraversare una gravissima crisi morale ed economica ed offre ogni
giorno nuovi motivi di denuncia, di sfiducia, di ribellione. La lunga transizione
della politica, dal canto suo, ha contribuito ad allargare il fossato tra
società civile e lo Stato. La Calabria registra primati negativi fra tutte le
regioni d’Europa: sono di queste ore, di questi giorni le statistiche che,
inesorabilmente, ci collocano in calce ad ogni lista di sviluppo.
Abbiamo
ascoltato qui, in quest’Aula, le pacate riflessioni di uomini del Parlamento,
dei rappresentanti di quella Commissione posta a garanzia e a tutela dei
diritti costituzionali dei cittadini e a garanzia di quella libertà che oggi,
in molte regioni d’Italia e specie in Calabria, sono congelati; eminenti
rappresentanti, sì, ma che nei fatti hanno invece esternato la loro reale
impotenza all’azione, a fronte di un condizionamento che ha accompagnato tutto
il loro lavoro in questa regione, il condizionamento di essersi posti di fronte
al grave problema della criminalità che avvolge tutto e nulla risparmia
nell’ottica della parzialità, tanto che lo stesso Presidente, onorevole Lumia,
ha dovuto riconoscere, nell’intervento che ha fatto in quest’Aula, che la
Commissione non trova ed ancora oggi non ha trovato unanimità sulla relazione
da chiudere dopo anni di lavoro in Calabria. Oggi apprendiamo che è stata
approvata, ma con gravi lacerazioni che, sicuramente, non rassicurano gli animi
dei calabresi.
E’
questa la risposta da dare ai calabresi? Tutto ciò non crea che angoscia e non
speranza. In una simile situazione, diviene più facile cedere alla tentazione
di pensare che l’Antimafia venga usata a fini politici. Sta in questo ambiguo
asservimento dell’”antimafia” al gioco del potere politico il pericolo del
populismo che Sciascia, onorevole Fava, denunciò con coraggio, ben sapendo di
andare contro corrente e di attirarsi le ire di chi, grazie a quel gioco,
prosperava politicamente. Eppure, onorevole Chiaravalloti, la tesi di Sciascia,
sebbene per alcuni impopolare allora, si dimostra vera ogni giorno di più.
Vi è
un libro, “Album di Cosa Nostra”, curato da Felice Cavallaro. Voglio citare
solo qualche riga: “Appena il prefetto Mori arrivò ad indagare sui livelli più
alti dell’organizzazione criminale, mettendo in discussione un certo equilibrio
o modus vivendi che si era stabilito
tra il vertice della locale mafia agraria ed esponenti del regime, fu
improvvisamente esonerato dall’incarico e trasferito altrove. Ebbene” –
conclude Sciascia – “stiamo attenti, perché il medesimo errore di un ricorso
all’uso politico dell’antimafia, con analoghi effetti negativi e
controproducenti, si può ripetere pure ai nostri giorni in democrazia. Chi mai”
– si chiede – “oserà, per esempio, attaccare o criticare un leader politico che oggi, grazie all’uso
accorto della stampa, dei mass media
e così via, si è costruito l’immagine di campione dell’antimafia? Egli può
vivere tranquillo” – dice Sciascia – “in una botte di ferro, perché chiunque
osasse criticare la sua proposta politica, verrebbe inesorabilmente marchiato
come mafioso e amico dei mafiosi”.
Lo
stesso Sciascia sperimentò personalmente gli effetti di questa intolleranza
ideologica che si accompagna all’uso politico dell’antimafia, al punto che il
14 gennaio del 1987, onorevole Fava, riprendendo il discorso sul “Corriere
della sera”, giudica le reazioni violente di cui era fatto segno come la
dimostrazione esatta che sulla lotta alla mafia va fondandosi o si è
addirittura fondato un potere che non consente dubbio, dissenso o critica,
proprio come se fossimo nell’anno 1927.
Infatti,
che senso ha pretendere l’esclusiva dell’antimafia, quando è del tutto evidente
che la vittoria sulla criminalità organizzata non sarà mai opera di parte, ma
unicamente si potrà ottenere attraverso l’impegno concorde di tutte le forze
sane? La strumentalizzazione politica non porta ad unire le forze
dell’antimafia in un unico fronte, ma piuttosto le divide. Sarebbe un errore
ritrovarsi oggi tutti assieme in un forte impegno unitario e dividersi domani
in una contrapposizione delle parti, e questo è meschino quando coinvolge
grandi valori. La lotta nei confronti della criminalità organizzata e in favore
di un’impegnata moralità politica e per la sicurezza e la tranquillità dei
cittadini dovrebbe porsi al centro di questi grandi valori che, per essere così
sentiti e partecipati, non possono diventare la bandiera di una sola parte
politica, peggio ancora di una parte politica contro l’altra.
Ed
allora diventa giusto, necessario ed urgente chiedersi: le forze politiche dei
due schieramenti contrapposti, considerati nel loro insieme, si sono comportate
così in tutti questi tormentati anni ricchi di travagli, di inquietudini e
violenze intollerabili? Il quesito contiene già in sé la risposta. Sbagliano
tutti coloro che si alzano la mattina e stilano l’elenco dei buoni e dei
cattivi, dei partiti antimafia e di quelli pro-mafia.
Per
quel che ci riguarda – e parlo anche a nome del Cdu, partito al quale
appartengo – non siamo secondi a nessuno nella lotta per la difesa della
legalità, sempre pronti a sostenere lo sforzo di quanti, magistrati, forze
dell’ordine ed espressioni importanti della società civile, manifestano
apprezzabile impegno in difesa delle istituzioni repubblicane, laddove esse
vengono fatte oggetto di attacchi indiscriminati.
Dunque,
per affrontare la lotta alla mafia, non resta che un’unica strategia efficace, quella
dell’impegno solidale di tutti attorno ad un programma costruttivo ed efficace.
Più che la rabbia, serve la proposta; nel suo intervento, onorevole Fava, si è
colta solo la rabbia. Il male si vince con il bene e anziché passare la notte a
maledire il buio, è meglio accendere una candela.
Si
conosce abbastanza della ‘ndrangheta e della sua costante espansione per capire
che le esorcizzazioni verbali e le disquisizioni sottili sul suo essere e sulle
strategie per combatterla debbono lasciare il posto all’azione concreta di
lotta, intanto sul terreno normativo dandosi la Regione molte di quelle regole
di cui è priva ed il Consiglio, onorevole Caligiuri, che in questo dovrà essere
attento osservatore e protagonista, nel rispetto del potere e delle prerogative
riconosciute dalla legge, attraverso interventi concreti, decisi e risolutivi.
Lei,
per noi, onorevole Chiaravalloti, è una garanzia e il suo pur breve ma deciso
intervento introduttivo dimostra che su questo terreno non concederemo spazi ad
ambiguità o populismi di parte, come anche sugli altri terreni e in particolare
su quelli educativi, della formazione professionale, del lavoro e del recupero
degli emarginati. La lotta alla mafia è una battaglia di civiltà e perciò non
può essere di parte, i diritti a rischio dei cittadini calabresi sono la vita e
la libertà. Sulla tutela di questi diritti sacri e inviolabili per la nostra
Costituzione e per tutta la democrazia non c’è mediazione o strategia del gioco
delle parti o il giocare a scaricabarile tra organi dello Stato per le
responsabilità dei fallimenti.
Le
carenze strutturali ed infrastrutturali del nostro territorio sono sotto gli
occhi di tutti. L’abbandono in cui vengono lasciate le scuole che dovrebbero
formare e non hanno gli strumenti per la formazione: istituti professionali
senza laboratori, istituti tecnici d’informatica senza computer, quartieri
senza attrezzature per il tempo libero e senza verde; giovani senza fantasia
creatrice, storditi dalle discoteche quando non usano la droga, senza utopie e
sogni, senza speranza di nuovi orizzonti culturali per costruire realtà libere
dall’ignoranza e dall’omertà; nuclei familiari lasciati al loro destino di
miseria – la Calabria è una delle poche Regioni italiane a non avere una legge
che tuteli la famiglia –; le povertà interiori come retroterra culturale sulle
quali alligna la mafia.
Quindi
la vera battaglia, quella decisiva, deve vincersi sul piano della cultura e del
lavoro. E’ necessario che questa maggioranza, questo Consiglio regionale affidi
alla Giunta indirizzi precisi, chiari che puntualmente dovranno essere
verificati senza finzione e senza tatticismi.
L’occasione
è quella dei fondi europei per una verifica della politica del lavoro, degli
appalti, la gestione delle politiche sociali, le grandi e piccole opere
pubbliche, le forniture, la politica ambientale la quale -e sì! - ancora oggi,
inspiegabilmente, resta commissariata ed in condizione di regime speciale, ove,
dopo centinaia di miliardi spesi, non si riscontrano qualificanti risultati,
anzi ci ritroviamo con le città invase di spazzatura, con le discariche
inquinanti, con depuratori mai attivati o malfunzionanti, con le esternazioni
stesse del Vicepresidente, l’onorevole Secchia, che dichiara pubblicamente
l’inutilità di tale commissariamento, visto il risultato conseguito.
Prima
o poi anche su questo il Consiglio, ci auguriamo, sarà chiamato ad esprimersi
ed in particolare sui tanti miliardi investiti in regime speciale per legge.
E’
necessario che la Regione si doti da subito di strumenti di controllo snelli,
agili che non percorrano il solito iter
burocratico, che non si fermino alle competenze di questo o di quel burocrate
di turno, che chiuso dalla quotidianità della gestione, molte volte si ritrova
offuscato nell’intelligenza e demorde sui veri controlli.
Mi
chiedo, si chiedono molti calabresi: vi è stato mai un controllo postumo sulla
rispondenza di una richiesta di fornitura e l’effettivo bene fornito? Una
verifica sulla congruità dei prezzi, su beni e servizi offerti alla Regione o
altri eventi vari? Sull’attualità del materiale tecnico-logico fornito agli
enti regionali e subregionali o sulla utilità delle forniture stesse richieste?
E sui ritardi che si registrano nel completare le opere pubbliche, quali e come
si presentano le relazioni giustificative? Chi ha mai pagato per opere avviate
e mai definite? Non so, onorevole Bova, onorevole Adamo, se l’Authority di cui
lei ha parlato in questi giorni sia la stessa cosa che penso io.
Ma per
dare risposte a tutto questo mondo in cui si annidano le tentazioni e spesso vi
leggiamo anche il malaffare, sarà necessario dare senso concreto alla legge
attuandola, rendendola viva e facendola sentire nella sua azione
consequenziale. La norma è astratta per definizione, ma all’occorrenza deve essere
usata e senza sconti o ammiccamenti.
Onorevole
Chiaravalloti, questo è il contributo che io voglio fornire al dibattito, che
il Cdu indica come strada percorribile: creare una struttura speciale di uomini
interscambiabili, di uomini che nei tanti settori della vita pubblica hanno
onorato con la loro presenza e con le loro funzioni e le loro attività il senso
di attaccamento alla società e alla nostra democrazia; uomini – e ce ne sono in
Calabria – che si dedicano a tempo pieno alla verifica delle gare di appalto
espletate e da espletare, al controllo preventivo e successivo delle forniture,
piccole o grandi che siano, e sulla congruità dei prezzi; uomini, insomma, che
nella Regione, in tutti gli enti di sua emanazione e negli enti locali
effettueranno quel controllo che spesso risulta sommario e ricco di sbavature,
poiché è proprio lì che si insinua la connivenza sommersa dal malaffare.
Si
chiami pure Authority, purché questa struttura sia dotata dalla Regione di
strumenti, mezzi, fondi e poteri per avviare un’azione decisa e capillare di
controllo in corso d’opera e non a storia finita, come accade spesso oggi.
Prevenire è meglio che curare, dicono i medici, e io che medico non sono,
qualche volta seguo i loro consiglieri.
Per
vincere questa partita occorre trovare un terreno comune, occorre andare al di
là della condanna, avviando il discorso su un possibile riscatto civile. E’ una
sfida vincendo la quale soltanto si salverà la Calabria da nuovi lutti. Troppo
capillare è ormai la presenza mafiosa in vaste aree della regione, troppo
intrecciate le reti parentali e i comparaggi perché si possa pensare al
fenomeno senza affrontare quest’opera di bonifica sociale, civile e culturale.
Il
documento dei vescovi sul Mezzogiorno, “Sviluppo nella solidarietà”, e la dimensione
cruciale che in esso hanno assunto i problemi racchiusi con il classico termine
“questione meridionale” testimoniano la lucidità e la volontà operativa con la
quale la Chiesa affronta queste vitali tematiche. Gli altri, non possiamo che
partire da una verità lapalissiana: esisterà la mafia finché esistono i
mafiosi. E siccome ci ripugna l’uso della violenza sterminatrice per estirparli
dalle nostre contrade e rifiutiamo, per la civiltà giuridica di cui siamo
portatori e alla quale non vogliamo rinunciare, l’imbarbarimento dei codici,
non possiamo che agire a livello di mentalità, fermo restando che vogliamo uno
Stato efficiente anche sul terreno della prevenzione e della repressione del
crimine.
Questo
Consiglio regionale si deve organizzare in questa direzione, diventando
ripetuto strumento di pressione su un Governo che spesso ha le orecchie turate.
Concludendo,
in ogni guerra gli eroi sono necessari e svolgono una missione insostituibile,
ma non bastano ad assicurare la vittoria: questa verrà dall’unità e
dall’impegno di tutti i combattenti oppure non verrà. Ecco perché, onorevole
Fava, onorevole Chiaravalloti, la riconciliazione finale tra Sciascia e il
giudice Borsellino contiene un messaggio ancora più attuale per il Paese, che
si trova all’inizio di una stagione della dura lotta contro la mafia.
Occorre
partire – e questa è la sostanza del messaggio – rafforzando sia la fiducia
nella libertà e nella democrazia sia la solidarietà dei cittadini tra di loro e
con lo Stato, garantendo – ove necessita – il riscatto dal bisogno.
Paolo
Borsellino, nella commemorazione che fece dell’amico Falcone nella chiesa di
Sant’Ernesto, ha sostenuto: “La lotta alla mafia, primo problema morale da
risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata, non deve essere
soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale, morale
e anche religioso che coinvolga tutti, nel rifiuto comune e solidale del
compromesso morale e dell’indifferenza, della contiguità e quindi della
complicità”.
Ciò
che soprattutto lascia ben sperare è il fatto che la mobilitazione delle
coscienze sia nata e continua a crescere nel segno della solidarietà e
dell’unità di tutti i cittadini onesti, al di là della diversa appartenenza
ideologica e delle opinioni di ciascuno. Infatti, mentre nasce la nuova
stagione, come ci si può permettere il lusso di sbagliare strategia o di
dividersi ulteriormente? Guai se si dovesse mancare all’appuntamento con la
storia, proprio adesso che le antiche ragioni di speranza possono trovare riscontro
nei primi segni del cambiamento!
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, colleghi consiglieri, credo che questo dibattito oggi assuma anche
un rilievo e un’importanza ancora maggiori rispetto alla prima seduta, che
sicuramente ha avuto un carattere anche solenne e che ha registrato un atto
senza precedenti, che io voglio segnalare e ricordare come fatto positivo,
quello della presenza in una seduta del Consiglio regionale dei vertici fondamentali
e di tutte le forze politiche rappresentate all’interno della Commissione
Antimafia, a partire dal Presidente e da tutti gli altri componenti che hanno
partecipato a quella seduta del Consiglio regionale che va avanti e credo debba
andare avanti oggi per produrre anche risultati.
E
ritengo che la novità – che non sfugge a nessuno, è notizia oggi di tutti i
giornali – è l’approvazione da parte della Commissione Antimafia della
relazione. L’esito registrato probabilmente non è del tutto soddisfacente, ci
saremmo augurati, credo tutti i consiglieri regionali della Calabria, una
conclusione unitaria dei lavori di questa ricerca, di questo lungo processo
anche istruttorio compiuto in questi mesi dalla Commissione parlamentare
Antimafia con una serie di visite, di sopralluoghi, di indagini, di confronti
che sono avvenuti in Calabria.
E’
stata approvata, comunque, una relazione che, a mio avviso, rappresenta un
documento importante e che va salutato anche positivamente per il fatto che
rappresenta un precedente unico: è accaduto che, fatto importante, la
Commissione parlamentare Antimafia, istituita da molti anni come strumento
ormai diventato permanente delle articolazioni istituzionali del Parlamento,
per la prima volta è giunta ad una conclusione che riguarda la ‘ndrangheta
calabrese e i suoi rapporti con l’economia calabrese, nazionale e
internazionale, la ‘ndrangheta calabrese e i suoi affari, i suoi intrecci con
la politica, con il mondo della vita pubblica, la ‘ndrangheta calabrese e i
suoi rapporti con gli appalti, con le attività illecite, con le attività
criminali che sono la base su cui si fonda anche l’arricchimento, la forza
economica che determina questo strapotere che noi abbiamo avuto occasione di
registrare anche in modo esasperato, forte in questi ultimi tempi e che ha
portato il centro-sinistra con il suo coordinatore, onorevole Fava, a porre il
problema di una convocazione straordinaria di questo Consiglio regionale.
Io
credo abbia fatto bene il Presidente Caligiuri a dare la propria disponibilità,
lo abbiamo segnalato apprezzandone il gesto e anche l’intervento svolto in
questa seduta ed in apertura della riunione dell’altra settimana, per le cose
dette, e le abbiamo anche, sostanzialmente, posto a paragone, non perché
volevamo mettere a confronto due soggettività diverse o intendevamo aprire
contraddizioni, non era questo il senso e l’obiettivo, con le cose che sono
state dette dal governo regionale, nella seduta che abbiamo concluso l’altra
settimana, dal quale ci saremmo aspettati ben altre parole, ben altre cose.
Sono
rimasto molto sconcertato, sbalordito da quanto letto sui giornali nei giorni
precedenti la stessa seduta del Consiglio regionale, dalle dichiarazioni
pubblicate ed esternate dal Presidente Chiaravalloti. Una che mi ha colpito
particolarmente, la voglio ricordare, è uscita su un giornale, un quotidiano
calabrese il 14 luglio; diceva il Presidente Chiaravalloti: “Purtroppo in
materia di sicurezza il Consiglio regionale non ha alcuna competenza; aprire un
dibattito non servirà a molto”. E ancora il Presidente Chiaravalloti, il 17
luglio, su un altro quotidiano, in un suo articolo in cui faceva una serie di
dichiarazioni abbastanza discutibili, alla fine concludeva: “I politici di
sempre facciano prima un esame di coscienza e poi, se assolti, siedano con noi
per fondare una Calabria più vicina e attenta alle esigenze dei calabresi”.
Due
affermazioni che, ovviamente, esprimono concetti su cui credo bisogna tornare
ed io voglio farlo intanto relativamente al ruolo cui dovrebbe essere chiamata
la Regione, perché chiaramente una dichiarazione di questa natura che dice,
sostanzialmente, che la Regione, il Consiglio regionale non ha competenza,
oltre a non essere vera mi lascia molto perplesso; basterebbe andare a vedere
l’intesa istituzionale di programma che prevede tra gli accordi quadro che
debbono essere stipulati e definiti dalla Regione Calabria, da questa Regione
con il Governo nazionale, quello sulla sicurezza che prevede investimenti in
Calabria per 500 miliardi.
Ecco,
basterebbe citare solo questo episodio e questo fatto preciso, laddove c’è una
grande competenza, ci sono scelte politiche, ci sono linee che il Consiglio
regionale e la Giunta regionale, il governo della Calabria devono assumere con
chiarezza, al di là delle affermazioni retoriche. Io ho sentito che il
Presidente ha voluto utilizzare il termine rituale per definire questa
discussione: credo che una dibattito di questa natura, anche per il livello
della partecipazione e anche per l’importanza straordinaria e la centralità che
assume un impegno generale, democratico, a partire dalle istituzioni pubbliche,
a partire dalla massima Assemblea elettiva della Calabria che è il Consiglio
regionale, sicuramente non rappresenta assolutamente, né un rito, né un fatto
inutile, né un’esercitazione accademica.
Poi ci
sono scelte e, dunque, credo competenze, ecco rispetto a questo vorremmo
intanto sapere quali sono le iniziative che il governo della Regione Calabria, la
Giunta regionale, il Presidente Chiaravalloti hanno assunto, anche alla luce
dei gravi fatti avvenuti nelle settimane scorse a Locri, a Vibo, a Bovalino,
rispetto all’attivazione dell’accordo di programma quadro sulla sicurezza, per
utilizzare gli investimenti di 500 miliardi in Calabria e per attivare tutte
quelle misure che nelle indicazioni di quella intesa istituzionale di programma
sono contenute.
Questa
è la prima questione che intendiamo porre al Presidente Chiaravalloti, per
richiamarlo alle sue competenze, alle sue responsabilità, perché certamente c’è
un problema che riguarda le forze dell’ordine, la magistratura, tutte le
articolazioni dello Stato che debbono fare fino in fondo una forte azione di
contrasto, di repressione anche dei crimini, dei reati e che sicuramente
debbono essere rafforzate e potenziate negli organici, nel personale, nei
mezzi, in tutte quelle strutture che sono poi fondamentali e necessarie per
elevare la qualità dell’azione di contrasto. Ma certamente c’è anche una scelta
più generale che va compiuta in Calabria ed ho sentito che, da questo punto di
vista, sono state fatte dichiarazioni anche importanti sul terreno
dell’esigenza di un rilancio forte delle politiche per il lavoro, per lo
sviluppo.
Ma
vorrei dire al Presidente Chiaravalloti a quali politici, a chi si riferisce
con quell’affermazione così grave, così pesante, quando dice sostanzialmente:
“Io sono già seduto al tavolo perché sono assolto e mi considero già assolto
rispetto a questo esame di coscienza”; chi sono i politici che debbono essere
assolti dal Presidente Chiaravalloti che, evidentemente, si eleva a organo di
giudizio: lui proviene dalla magistratura e quindi, evidentemente, mantiene un
elemento dietrologico in questo tipo di ragionamento.
Questa
assoluzione vorremmo domandare, perché i politici, non so chi, possano sedersi
al tavolo per fondare assieme al Presidente Chiaravalloti una Calabria più
vicina e attenta alle esigenze dei calabresi; vorremmo sapere chi sono questi
politici, che tipo di assoluzione debbono avere dal Presidente Chiaravalloti e
su che terreno dobbiamo collocare questo tipo di discussione, perché
francamente l’affermazione è molto seria e pesante, perché abbiamo appreso che
il Presidente Chiaravalloti è già seduto a questo tavolo di chi ha la
titolarità, la legittimità, perché di questo stiamo parlando, per affrontare i
temi della costruzione della nuova Regione e che altri debbono passare al
vaglio di non si sa quale giudice o Corte d’Assise per poter sedere a quel
tavolo, per poter partecipare a quel processo, a quell’impegno comune e corale
per costruire la nuova Regione.
Io
dico che la nuova Regione, Presidente Chiaravalloti, la costruiamo intanto se
creiamo insieme nel Consiglio regionale un sistema di regole certe e di
capacità di comprendere anche quali sono le competenze della Giunta e del
Consiglio regionale.
Io non
ho trovato una parola, neanche negli interventi che sono venuti da parte dei
colleghi consiglieri della maggioranza, riferita alla questione che è centrale
oggi, di che cosa fa il governo regionale rispetto all’utilizzazione dei 500
miliardi dell’accordo di programma quadro sulla sicurezza, che la Regione ha
strappato, quando è stata stipulata l’intesa istituzionale di programma. Un
successo importante perché quei soldi stavano dentro un programma operativo
nazionale ed abbiamo ottenuto la possibilità che la Regione possa intervenire e
dire la propria, entrare nel merito ed avanzare proposte, indicare obiettivi.
Queste sono le cose su cui vorremmo sapere il pensiero, le scelte, gli
obiettivi della Giunta regionale, perché altrimenti quanto è accaduto in queste
settimane rischia di finire davvero in un’esercitazione accademica e le
responsabilità che ci sono, sono presenti di tutte le istituzioni
E noi
come istituzione regionale dobbiamo fare la nostra parte di fronte ai calabresi
che oggi denunciano una diminuzione di livelli di garanzia, di sicurezza, di
tutela, e la denunciano certamente rispetto all’azione delle forze dell’ordine
e della magistratura che in questi anni hanno portato avanti importanti
indagini, hanno fatto processi, hanno condannato molti delinquenti, criminali,
mafiosi. Sappiamo, però – e ce lo dice la relazione della Commissione
parlamentare antimafia –, che la ‘ndrangheta calabrese rappresenta una
minaccia, un pericolo finora largamente sottovalutato – questo è il dato – e
che se certamente gli episodi criminali clamorosi che sono avvenuti si sono
verificati nel territorio della regione, larga parte degli interessi della
mafia sono annidati nelle capitali e nelle centrali economiche e finanziarie, a
Milano, nei Paesi ricchi della stessa Unione europea, perché la ‘ndrangheta è
una grande organizzazione potente, capace di controllare il territorio, tante
zone tuttora, in Calabria, ma capace anche di avere legami forti, grandi
ramificazioni, alleanze, oserei dire, con i punti nevralgici, i cosiddetti
santuari del capitale finanziario e dell’economia nazionale ed internazionale.
Questi
i fatti della ulteriore conferma dei pericoli e dei rischi incombenti che
rappresenta la ‘ndrangheta e che sono stati in questi anni più volte
richiamati, quando le amministrazioni comunali, i sindaci in Calabria e nella
provincia di Reggio Calabria sono stati al centro di pesanti attacchi, di
intimidazioni, di minacce, qui abbiamo ascoltato il sindaco della città di
Reggio Calabria che ha fatto un richiamo e io, personalmente, mi associo alla
sollecitazione da lui fatta, quando poneva il problema di rendere pubblici gli
atti che riguardano il controllo esercitato da parte degli organi dello Stato,
della prefettura e dell’osservatorio antimafia in relazione agli appalti del
comune di Reggio Calabria. Mi è sembrata una richiesta onesta, giusta, perché
rispetto al comune di Reggio Calabria sono state scatenate polemiche sbagliate
e gratuite, si è tentato anche di imbastire una iniziativa politica strumentale
rispetto alle gestioni che sono state portate avanti in quel territorio.
Se il
Consiglio regionale vuole compiere un atto positivo anche di verità, com’è
stato giustamente richiamato e sottolineato, io credo che dovrebbe rivendicare,
associandosi alla richiesta del sindaco Falcomatà, che vengano resi pubblici
gli atti relativi al controllo delle attività svolte dal comune di Reggio
Calabria in materia di appalti. Credo che questo sia necessario.
Ma mi
riferivo al sindaco Falcomatà anche per un’altra questione: lui è uno di quelli
che ha subìto un attacco violento, non a caso immediatamente dopo la sua
elezione c’è stato l’incendio del portone della sua abitazione privata. Ma tanti
altri sindaci hanno avuto la stessa sorte, tanti imprenditori onesti sono stati
vittime di estorsioni, taglieggiamenti, danneggiamenti, e costretti ad
abbandonare le proprie attività economiche tanti commercianti, piccoli
imprenditori, liberi professionisti. Cioè, siamo in presenza di una situazione
che, evidentemente, rappresenta un freno pesante allo sviluppo, alle attività
produttive, alle attività economiche della provincia di Reggio e dell’intera
regione Calabria.
Se
il fenomeno ha queste dimensioni, se la gravità della presenza della
‘ndrangheta in diverse aree, territori della nostra regione è così grave, così
importante, se abbiamo assistito anche agli ultimi episodi così pesanti che
danno anche l’idea e l’immagine di una forza inalterata in qualche misura,
capace di una grande riproduzione che, pur subendo colpi, è in grado di
reagire, di colpire anche ai livelli alti; se con queste azioni spavalde che
abbiamo visto, le organizzazioni criminali e mafiose dimostrano di aver
compiuto un salto di qualità nella nostra realtà, allora penso che noi come
Regione dobbiamo porre il problema di avere una forte reazione dello Stato,
perché possa garantire innanzitutto sicurezza ai cittadini riconquistando il
territorio ed assicurando alla giustizia gli autori dei gravissimi fatti
criminali.
Credo
che in questo senso sia necessario un impegno che dica che, in un momento nel
quale siamo in presenza di una vera e propria emergenza criminale in Calabria,
noi dobbiamo agire sapendo che c’è un’emergenza rispetto alla quale non si
possono utilizzare mezzi e strumenti inadeguati. C’è una guerra che è stata
dichiarata dalle organizzazioni criminali, mafiose, dalla ‘ndrangheta calabrese
allo Stato, alla convivenza civile, alla libertà, alla civiltà di questa
regione. Per contrastare questa guerra dichiarata, dobbiamo utilizzare mezzi
che siano all’altezza e in grado di fare fronte a questo vero e proprio
attacco.
Certo,
non si può rispondere con la militarizzazione del territorio calabrese di
fronte a questa recrudescenza della presenza criminale e mafiosa; sicuramente,
però, c’è necessità di garantire una maggiore presenza, una maggiore visibilità
delle forze dello Stato in Calabria e nella provincia di Reggio, ma abbiamo
bisogno anche di risposte politiche, sociali, di nuove politiche, nuove scelte
che debbono avvenire, perché la mafia si sconfigge – e qui è stato utilizzato,
nel dibattito nella precedente seduta, un termine che io condivido – anche
attraverso la costruzione di un’antimafia sociale e dei diritti.
Noi ci
battiamo per costruire in Calabria, a partire da questo Consiglio regionale,
un’antimafia sociale e dei diritti, attraverso la costruzione di una forte
iniziativa politica, sociale e culturale, con un nuovo impegno che riguarda il
rilancio della cultura delle regole e della legalità per contrastare i veri
alleati della ‘ndrangheta che sono il senso comune, i luoghi comuni,
l’ignoranza, che spesso spianano la strada anche ad un diffuso o tacito
consenso di certi fenomeni criminali e delinquenziali. E in questo senso c’è il
problema di un ruolo nuovo che deve assumere la scuola calabrese.
Io
credo, Presidente Chiaravalloti, che anche questo sia un atto che riguarda la
competenza del Consiglio regionale, che riguarda la Giunta della Regione
Calabria.
Voglio
ricordare una cosa, che sicuramente sarà marginale, secondaria rispetto agli
impegni finanziari più generali di questa Regione: vedete, c’è una legge
regionale, la numero 2 del 15 gennaio dell’86 che va sotto il titolo di
“Provvedimenti a favore delle scuole e delle università calabresi per
contribuire allo sviluppo della coscienza civile e democratica nella lotta
contro la criminalità mafiosa”. E’ stata pensata già allora, quindici anni fa,
dal legislatore dell’epoca per costruire alcuni strumenti, politiche, scelte,
utilizzazione di risorse della Regione verso le scuole e le università della
Calabria per contribuire – come dice la legge – allo sviluppo della coscienza
civile e democratica nella lotta contro la criminalità mafiosa.
Ebbene,
quella legge ha un finanziamento annuale di poche centinaia di milioni, troppo
pochi, a nostro avviso, però debbo dire – io lo richiamo adesso, Presidente
Chiaravalloti – nel bilancio era scritta una voce di 120 milioni, ma tra le
voci che voi avete ritenuto di tagliare nella nostra finanziaria, c’è anche
questa legge. Lo ricordo non perché ne voglia fare un argomento strumentale, ma
per dire, quando si parla di competenze del Consiglio regionale che non ci
sono, che questa è sua competenza: il Consiglio regionale ha varato una legge
per sostenere un impegno nuovo sul terreno della costruzione dell’educazione
alla legalità, alla cultura delle regole, delle scuole e delle università della
Calabria.
Allora
quella legge, se va bene, va finanziata adeguatamente per mettere in condizione
le scuole, le università della Calabria di fare seriamente programmi e
progetti, perché noi sappiamo che da lì parte anche l’esigenza di una nuova
formazione della coscienza dei cittadini calabresi, a partire dalla giovane
età, per eliminare alla radice la possibilità che si possa determinare quel gap di cultura che alligna in tanti
nostri paesi, in tanti territori. Purtroppo si è deciso di tagliare i
finanziamenti a questa legge, una scelta fatta dal governo regionale, dalla
maggioranza forse per distrazione, non ve ne siete accorti; sta di fatto, però
che questo è il dato che avete fatto registrare nei confronti di una legge
vigente della Regione.
E
rispetto a queste competenze, Presidente Chiaravalloti, che avete, che ha il
Consiglio regionale, dovete dare risposte.
Ma io
ora parlerò di altre competenze, per dire che in sostanza noi abbiamo bisogno
di alimentare politiche che riguardano le questioni del credito; abbiamo
bisogno di attivare e di mettere in funzione la legge approvata che riguarda l’usura
in Calabria. Ricordava, mi pare nei giorni scorsi l’assessore Fuda, che è stato
messo un finanziamento di 500 milioni nella finanziaria a sostegno di questo
strumento…
(Interruzione dell’assessore Fuda)
Benissimo,
quindi vuol dire che abbiamo qualche competenza, evidentemente, in materia, se
abbiamo deciso di fare un’operazione di questo genere, assumendo una linea di
sostegno a questo tipo di soggetti che poi aiutano le persone, gli
imprenditori, quelli che subiscono i taglieggiamenti, le estorsioni, che
vengono colpiti nei loro interessi economici, nelle loro attività. La Regione
ha assunto, ha competenze, ha deciso di averle, se le è date perché è la
Regione di tutti cittadini, e non di uno schieramento politico, come è apparso
nella vicenda ultima di Copanello, quindi anche di quelli che sono costretti a
subire il “pizzo”, che devono pagare il racket,
la mazzetta.
E a
quei cittadini la Regione deve dire “noi faremo quello che dobbiamo fare, per
il nostro dovere politico ed istituzionale”, perché quell’imprenditore, quel
commerciante che si rivolge al soggetto pubblico, all’istituzione pubblica non
può trovarsi un muro di gomma, sentirsi rispondere: “Ma guarda che qui noi non
abbiamo competenze”. Ci sembra davvero un discorso di natura burocratica, assolutamente
fuori da un ragionamento di grande responsabilità politica di chi si assume il
ruolo del governo della Calabria, che ha su di sé i problemi quotidiani, e
quello della ‘ndrangheta è il primo grande problema che vivono tanti cittadini,
tanti imprenditori, tanti commercianti, tanti lavoratori onesti della nostra
regione e che vogliono un aiuto, un sostegno dalle istituzioni, dai Comuni,
dalle Province, dalla Regione.
Credo
che, rispetto a questa esigenza, l’impegno debba partire certamente anche dalla
necessità di chiedere un diverso comportamento dello Stato: troppe volte, per
troppo tempo, da troppo tempo si rivendica un adeguamento degli organici della
magistratura, la presenza di giudici capaci e non solo di uditori giudiziari,
soprattutto nei tribunali, nelle procure di frontiera che ci sono in Calabria,
laddove le cause, le pratiche, i processi languono e rischiano anche di
determinare situazioni gravi, com’è successo con la scarcerazione di alcuni
boss mafiosi per decorrenza dei termini, perché evidentemente ci sono troppi
ritardi, troppe incapacità.
Ecco,
noi non possiamo ridurci a giustificare, dobbiamo assumere iniziative,
impegnarci in questa grande battaglia che è intanto una battaglia per la
civiltà e per la libertà, di liberazione da una cappa soffocante,
dall’oppressione che la mafia esercita sulle attività economiche, produttive,
che determina un freno allo sviluppo. Credo che questa discussione non possa
non concludersi con impegni, con assunzioni di responsabilità che riguardano la
Giunta, il governo della Regione Calabria.
Presidenza del
Vicepresidente Domenico Rizza
Ho
parlato del Programma operativo nazionale e dell’accordo quadro sulla
sicurezza, della legge 2 che riguarda il sostegno all’educazione alla legalità,
alle scuole, alle università della Calabria perché si possa costruire una nuova
coscienza civile nella lotta contro la mafia, e poi del bisogno di sostenere un
impegno nella lotta contro l’usura, contro il racket, ma c’è bisogno anche di nuove norme che dobbiamo darci come
Regione Calabria, anche come indicazione di prospettiva per quanto riguarda gli
appalti e le forniture. Io non credo più che noi possiamo accettare sempre la
logica del massimo ribasso come elemento premiale per quanto riguarda la decisione
per l’aggiudicazione degli appalti, perché quella è una logica che intanto
produce un attacco ai diritti dei lavoratori, che genera lavoro nero, precario,
sommerso e quindi un abbattimento dei diritti fondamentali di natura sociale, e
che è, in qualche modo, collegata agli interessi della ‘ndrangheta.
Allora
dobbiamo come Regione e in rapporto anche alle scelte che dovranno essere fatte
con l’utilizzazione delle risorse di Agenda 2000, darci nuove regole e assumere
nuovi princìpi a base dell’impegno su questo terreno degli appalti e delle
forniture, e dobbiamo decidere di sopprimere quella regola del massimo ribasso,
in quanto produce quei guasti sociali e, nel contempo, l’affermazione, la
tracotanza delle organizzazioni criminali e mafiose che si sono vestite con i
colletti bianchi, di cui solitamente si parla.
Sono
d’accordo con la proposta avanzata dal capogruppo dei Democratici di sinistra,
Adamo, per quanto riguarda la creazione e la realizzazione in Calabria di un
soggetto nuovo, una sorta di Authority – così l’ha definita lui – per il
controllo, per la vigilanza sull’utilizzazione delle risorse ingenti che
riguarderanno Agenda 2000, l’intesa istituzionale di programma, le risorse che
provengono dai fondi Cipe. Rispetto a questo abbiamo bisogno di costruire
strumenti che garantiscano sull’utilizzazione delle risorse e sul terreno della
trasparenza, della chiarezza, della limpidezza delle procedure delle attività
di natura politica, gestionale ed amministrativa che vengono portate avanti.
Sono
convinto che in questo contesto la Regione debba impegnarsi, sostenendo anche
un ruolo positivo dell’imprenditoria calabrese, ma lo deve fare dentro un
quadro che, a mio avviso, non può essere quello ipotizzato nel patto di
cooperazione interregionale di cui abbiamo letto sui giornali. Io penso che,
prima o poi, il Presidente Chiaravalloti avrà la sensibilità di presentare al
Consiglio regionale i contenuti del patto di cooperazione interregionale, non
si possono avere solo dalla stampa le notizie che riguardano un atto importante
stipulato tra la Regione Calabria e la Regione Lombardia. Dovremmo avere la
possibilità anche di discutere e di entrare nel merito visto che con quel patto
si finalizzano risorse importanti, mi pare di aver letto 60 milioni di euro che
vengono prelevate da Agenda 2000, e lì c’è l’impostazione, la scelta.
Personalmente non condivido quella filosofia, voglio discuterne e avere la
possibilità di capire di cosa si tratti intanto, se la linea che promuove il
Presidente Chiaravalloti difende gli interessi della Calabria o se nei fatti
rende la Calabria subalterna agli interessi delle Regioni del Polo e del nord.
Voglio
capire se dietro il federalismo di cui si parla, questa santificazione di cui
stiamo parlando non ci sia solo quel federalismo fiscale, selvaggio e liberista
propugnato da Formigoni e soci che colpisce gli interessi del Sud e della
Calabria, che drena e sposta le risorse al Nord e ci sia, invece, un’altra
operazione. Vogliamo capirlo visto che ce ne facciamo carico noi, che siamo diventati
noi i proponenti mentre il Presidente della Regione Puglia, che non appartiene
alle forze del centro-sinistra ma allo stesso schieramento, alla stessa
coalizione del Presidente Chiaravalloti, non viene a Copanello e fa le
dichiarazioni che abbiamo letto sul giornale, ossia che quelle scelte, quegli
indirizzi, quei contenuti non vanno nella direzione degli interessi delle
Regioni del Mezzogiorno.
E poi,
Presidente Chiaravalloti, proprio perché lei viene dalla magistratura le pongo
un problema di natura istituzionale, che riguarda il modus vivendi, perché parliamo di cultura delle regole e della
legalità, di come interpretiamo l’utilizzazione delle istituzioni, perché la
Regione non è di uno schieramento politico. A nostro avviso è stato davvero un
atto di rottura istituzionale quella riunione tra Presidenti delle Regioni di
uno schieramento politico, promossa e portata avanti lì a Copanello, una cosa
di questa natura non è mai avvenuta. Credo che la Regione debba avere la
possibilità di collaborare e cooperare con tutte le Regioni di questo Paese e
di avere un rapporto di cooperazione e di conflitto anche con lo Stato e con
l’Europa, ma non può diventare una istituzione che viene asservita agli
interessi di uno schieramento politico.
Noi
non possiamo accettare una logica di asservimento della Regione,
dell’istituzione regionale agli obiettivi di un blocco politico di
schieramento. Da questo punto di vista crediamo sia stato un grave errore
soprattutto per il ruolo che lei ha avuto nella vicenda e per la sua storia
personale e professionale, l’aver voluto promuovere una iniziativa di questa
natura, di cui non conosciamo i contenuti per quanto riguarda l’intesa con la
Lombardia. Sappiamo solo che si impegnano risorse nostre, della Regione
Calabria, vogliamo sperare che non finiscano come quelle date a Marvino,
imprenditore piemontese, andatosene dopo essere venuto a prendersi i soldi e
l’Isotta Fraschini e finito, poi, pure in galera. Vorremmo sperare che non
finiscano come le tante cattedrali nel deserto che sono state realizzate in
questi decenni in Calabria e che hanno portato solo allo sperpero, al
saccheggio delle risorse pubbliche della Calabria e dello Stato, del Paese per
andare a finire da un’altra parte, per arricchire alcune lobbies imprenditoriali.
Noi
speriamo, ci auguriamo che non sia così nel caso di questo patto di
cooperazione, ma diciamo anche che quando parliamo di cultura delle regole e
della legalità dobbiamo essere prima noi, caro Presidente Chiaravalloti a dare
indicazioni e esempi e penso che certamente – e concludo – quel convegno,
quell’incontro di cui abbiamo letto dai giornali non sia stato sicuramente in
linea con l’impostazione anche capace di una utilizzazione, di una visione
oggettiva delle istituzioni e del loro uso.
Ho
sentito che il Presidente Chiaravalloti è il Presidente di tutti i calabresi
non solo di quelli che lo hanno eletto, mi auguro che sia così e che la stessa
cosa valga anche per il governo della Regione che sia il governo di tutti i
calabresi, di coloro che hanno votato centro-destra o centro-sinistra, di
quanti non hanno votato. Il ruolo di una istituzione è questo, non più essere
parte di uno schieramento politico: sono convinto e sostengo fortemente questo
bisogno e sollecito una riflessione complessiva delle forze del Polo rispetto a
questi problemi, a questi temi che ritengo fondamentali.
Finisco
su questo punto per ribadire che certamente questo Consiglio regionale non può
non prendere atto e non valutare anche nel merito la relazione approvata ieri
dalla Commissione parlamentare antimafia, che rappresenta uno strumento anche
di lavoro che dobbiamo utilizzare, di conoscenze, di approfondimento, di
analisi nuova anche rispetto al fenomeno della ‘ndrangheta calabrese, alla sua
minaccia, ai pericoli che rappresenta per la stessa democrazia, per la
convivenza civile, per il tessuto sociale ed economico della nostra Regione.
Per
questo penso che abbiamo bisogno di fare gli approfondimenti necessari, poi
sentiremo le proposte che in questa direzione verranno avanzate, ma sicuramente
abbiamo bisogno di dare segnali forti, che non ci saranno dichiarandosi
incompetenti, ma dicendo che ci assumiamo noi per la parte che ci compete le
responsabilità, certamente non abbiamo la polizia, né governiamo la
magistratura, né abbiamo competenze in materia di giustizia, abbiamo, però,
competenze politiche.
Abbiamo
intanto la competenza di dare segnali e lanciare messaggi forti alla Calabria,
di dire che stiamo da una certa parte con grande chiarezza, sapendo – non
voglio qui introdurre elementi di strumentalità - che poi alla fine non
vorremmo - me lo auguro -, siccome la mafia vota e non solo, ma fa anche
votare, che questo sia sicuramente fuori da questa discussione e che gli
atteggiamenti siano dettati da opinioni di altra natura.
Sono
convinto che in questo Consiglio regionale dobbiamo ragionare a prescindere,
sapendo che sotto questo aspetto ci deve essere un forte processo unitario e
che certamente la lotta contro la ‘ndrangheta non è né del centro-sinistra né
del centro-destra, ma delle istituzioni.
Mi
auguro che l’istituzione, questo Consiglio regionale, la Giunta regionale siano
in grado di dare queste risposte, di dimostrarsi davvero competenti,
all’altezza del compito e della domanda di legalità, di giustizia e di
sicurezza, di lavoro e di sviluppo che viene dalla società calabrese.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.
Chiedo
scusa, sono molto interessato al dibattito naturalmente, ma mi pare che siamo
un po’ alle prese con questo elemento di novità che è stata ieri l’approvazione
della relazione della Commissione parlamentare Antimafia, documento che abbiamo
valutato in modo diverso rispetto agli schieramenti nazionali di riferimento,
anche se poi ovviamente ciascuno rivendica la propria autonomia.
La mia
proposta, dunque, sarebbe di chiedere al Presidente Caligiuri, che si era fatto
anche promotore della seduta straordinaria del Consiglio, accogliendo la nostra
richiesta, di assicurare il prima possibile a tutti i consiglieri regionali la
relazione della Commissione, approvato ieri dopo la venuta a Reggio Calabria
del Presidente e di tanti autorevoli componenti della Commissione stessa, non
solo dell’Ufficio di Presidenza. Di conseguenza, sospendere questo dibattito in
attesa che tutti quanti possiamo serenamente valutare questa relazione.
Obiettivo
non meno importante, secondo noi, è quello di consentire anche al governo
regionale e al Presidente Chiaravalloti, in particolare, nella prima riunione,
alla ripresa dei lavori del Consiglio di rappresentare al Consiglio stesso le
valutazioni, le conseguenze, le scelte, le indicazioni operative che ritiene di
fare come governo regionale, di modo che anche su quella scorta il Consiglio
possa concludere questo dibattito con documenti.
Io ho
anche chiacchierato e discusso coi colleghi Nucera e Pirilli e non escludo che
si possa arrivare, nonostante le differenze, ad una posizione unitaria comune
ma fondata un po’ sia sulla conoscenza della relazione sia – ancor più
importante – sugli impegni che la Giunta, il governo regionale e il Presidente
Chiaravalloti ci formuleranno nella prossima seduta. Questo per rendere anche
ancora più fruttuoso questo nostro dibattito, sicuramente interessante e
importante dal punto di vista della conoscenza e dell’approfondimento, ma che
rischierebbe di arrivare a delle conclusioni solo sulla base di dati di
schieramento.
Noi
riteniamo che invece sulla base di una relazione del governo regionale e del
suo Presidente, alla ripresa dei lavori saremo in grado di avere materiali
adeguati e ciascuno poi potrà esprimere liberamente le proprie valutazioni.
Il
Consiglio, intanto potrà proseguire con l’esame degli altri punti all’ordine
del giorno.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, dopo quanto nella seduta precedente è stato
relazionato e dichiarato sia dal Presidente Caligiuri che dal Presidente
Chiaravalloti e dal Presidente e dai componenti dell’antimafia e ormai da noi
tutti, credo che in questo momento sarebbe un errore aderire alla richiesta
dell’onorevole Fava, di rinviare il dibattito a dopo la guerra del generale
“agosto”, questa coltre di silenzio che su questo e su altri temi
necessariamente il prossimo mese coprirà le vicende anche della politica.
Capisco
le difficoltà che hanno i colleghi dell’opposizione in questo momento, e non
perché non abbiano contezza della relazione che la Commissione antimafia ieri
ha licenziato e i cui contenuti credo siano grosso modo noti a noi tutti, e
soprattutto sono noti a noi i non contenuti o meglio i contenuti che sono stati
esaminati e gettati via dalla relazione medesima.
In
particolare, tra questi vi è la vicenda Gioia Tauro con il porto delle nebbie.
Quanto ho dichiarato io, illuminato in quel momento forse da ciò che la
Commissione avrebbe deciso dopo aver ascoltato quello che io in quella
occasione avevo esposto; per l’amor di Dio non chiedevo tanto, le cose, però,
coincidono, e coincide che io abbia fatto una denuncia e che quelle cose siano
state poi estrapolate e tolte dalla relazione finale dell’antimafia.
La Commissione antimafia è venuta qui per
dire a noi, parlando prima di noi, dello stato dell’arte, il ché ha detto con cautela
visto che non l’ha fatto con chiarezza. La Commissione antimafia è venuta per
informarsi da noi sullo stato dell’arte, da noi che dovremmo conoscere meglio
lo stato dell’arte.
C’è un
grosso equivoco, su cui ovviamente io non intendo né soffermarmi né polemizzare
perché credo che l’intento di questa discussione, ed eravamo tutti impegnati in
questo senso maggioranza e minoranza, era quello di arrivare alla conclusione
ad offrire un documento comune per dimostrare alla Calabria, all’Italia e forse
al mondo, seppure avesse mai avuto un’eco al di là, comunque ai calabresi
sicuramente, una volontà della massima istituzione regionale e una presenza e
solidarietà con la fermezza e l’autorevolezza che questa assemblea ha e
dovrebbe avere nei confronti della regione, ma anche del governo centrale.
Credo,
senza riferirne le tappe, che sia apparso in tutta la sua evidenza fin da
stamani o dalle prime ore del pomeriggio, che non era nelle possibilità o nelle
intenzioni del centro sinistra, o comunque nella posizione che in questo
momento avrebbe potuto assumere, arrivare alla condivisione e alla votazione di
un documento comune.
Non
voglio entrare nel merito se siano le ragioni che dicevo prima o anche altre o
addirittura non quelle ma altre, sta di fatto che non c’è questo perché sui
contenuti del documento credo che non ci siano valutazioni granché diverse,
così come non lo sono stati i nostri interventi.
Allora
una lunga estate con un autunno qui a parlare di mafia? Noi diciamo che
possiamo anche tornare qui, auspicare in un documento che questo accada nel
momento in cui ci saranno le condizioni perché si possano assumere
eventualmente e risolutivamente alcune determinazioni, però allo stato anche
per offrire a chi ci ascolta e giudica poi i nostri comportamenti, noi pensiamo
di dover offrire un quadro della situazione attraverso le soluzioni che
l’Assemblea riterrà di assumere.
Riteniamo,
quindi, di dover invitare i colleghi della minoranza a partecipare,
sottoscrivere o a rivedere ulteriormente insieme quel documento che noi
pensavamo potesse essere comune, ma chiediamo soprattutto al Presidente Rizza,
in ordine alla richiesta che aveva girato a noi, prendendo atto della richiesta
dell’onorevole Fava di un rinvio, di procedere alla votazione di un documento -
questa è la mia proposta, a nome della maggioranza - con invito alla minoranza
a concorrere ove volesse ancora definirlo assieme, oppure a votarlo o in
alternativa a votarne un altro che ritengae opportuno.
Presidenza del Presidente
G.Battista Caligiuri
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirillo. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, parlo a favore della proposta dell’onorevole Fava. Per la verità,
in apertura di questa seduta, noi ci aspettavamo dal Presidente Caligiuri,
proprio per la sensibilità più volte dimostrata, che offrisse a tutto il
Consiglio regionale la possibilità di aprire un dibattito sulla relazione che
la Commissione antimafia proprio ieri ha approvato.
Dico
la verità, non ho avuto l’opportunità di leggere integralmente la relazione, ho
letto commenti, critiche e quant’altro sulla stampa. Però, credo che noi oggi
non possiamo liquidare questo grosso problema che affligge la nostra Calabria,
il Mezzogiorno d’Italia, senza poter chiarire i dubbi che il collega che mi ha
preceduto ha evidenziato.
Se è
vero che la relazione è stata modificata, credo che questo Consiglio regionale
sulla base delle cose che sono state dette, debba poter discutere prima ancora
di licenziare un ordine del giorno a maggioranza o all’unanimità.
Chiedo ai colleghi della maggioranza di
riflettere su questo nell’interesse della Calabria. So che a qualcuno non sta
bene, qualche mossa l’ho pure vista, però secondo me, secondo la proposta del
collega Fava credo sia necessario non sottrarci oggi alla discussione
importante sul documento.
Proprio
in ossequio alla presenza autorevole della Commissione antimafia qui, ad ogni
componente o gran parte dei componenti di quella Commissione intervenuti
portando il proprio contributo, sottolineo, ancora una volta, la necessità che
si pervenga ad un documento finale del dibattito sulla mafia dopo aver comunque
consultato e avendo espresso ognuno il proprio parere sulle cose che nella
relazione sono portate.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente non mi voglio sottrarre a questo ping pong di interventi a favore o
contro perché l’argomento, la delicatezza delle questioni, l’importanza, anche
per il risvolto cruciale che questa tematica ha e per l’attenzione che i
calabresi pongono al dibattito di oggi e soprattutto per il forte ruolo che in
questo determinato momento storico sta esercitando la Regione Calabria su
questa tematica così angosciante, necessita di un sereno momento di
riflessione. L’ho detto anche nel mio intervento, sottolineando che le
posizioni, i tatticismi servono a poco.
Noi
abbiamo, e questo concetto lo ha rimarcato ripetutamente il Presidente
Chiaravalloti, la necessità di capire come il Governo, Roma, che ha grossi
poteri, tutti i poteri rispetto al tema del dibattuto, oggi intende muoversi in
questa direzione.
Ho
ascoltato l’onorevole Pirilli con attenzione avendo rispetto e cercando di
cogliere anche il senso del suo accorato appello all’unità, ma l’unità non può
essere qualcosa che ci lascia sfuggire dalle nostre responsabilità anche delle
più immediate.
Noi
non conosciamo la relazione dell’Antimafia, possiamo porre la nostra attenzione
su quello che ci dicono i giornali, perché abbiamo molto rispetto per la
stampa, dove ognuno scrive seguendo la propria linea. E però da oggi, da
stasera, immediatamente il Consiglio regionale deve uscire con un documento, ed
io mi auguro che gli amici e colleghi dell’Ulivo, del centro-sinistra accolgano
invece questa nostra accorata richiesta di capire ciò che lo Stato, il Governo
vuol fare rispetto a queste posizioni.
Mi
sembra che la proposta avanzata dall’onorevole Pirilli sia da accogliere
proprio in questo grande clima di unità, perché entrambe le contrapposizioni,
entrambi gli schieramenti hanno la necessità primaria di capire intanto cosa il
Governo nazionale vuole fare e poi, lo abbiamo detto nei nostri interventi, non
ci siamo nascosti, quelli che dovranno essere successivamente gli atti
consequenziali che il Consiglio regionale, la Giunta regionale, i due
Presidenti e tutti noi e i calabresi dovranno compiere rispetto a questo
problema della mafia.
Pertanto,
noi riteniamo che stasera si debba uscire con un documento, che sia forte, che
dia il senso della nostra attenzione al problema, ma che soprattutto
responsabilizzi ulteriormente il Governo, che non sempre su questa tematica ha
dimostrato quell’attenzione che manifesta nei convegni pubblici o nelle
pubbliche sedute o nelle fiaccolate. Noi vogliamo fatti concreti, immediati e
subito Presidente Chiaravalloti, questo è lo spirito che ci ha spinti e con
questa sensibilità noi abbiamo accettato questo dibattito proposto sì
dall’onorevole Fava ma accettato a piene mani da tutti i consiglieri della
maggioranza e dal governo della Regione Calabria.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Morrone. Ne ha facoltà.
Ho
ascoltato con attenzione le osservazioni fatte sia dall’onorevole Pirilli che
dall’onorevole Nucera: dico che l’argomento è tanto importante e credo stia a
cuore a noi tutti, minoranza e maggioranza.
Io
vorrei proporre, signor Presidente, se lei e l’assemblea siete d’accordo, un
attimo di riflessione, una Conferenza dei capigruppo, per cercare di stabilire,
di trovare un modo unitario di procedere, perché è talmente importante
l’argomento che dividersi sui modi, dal momento che tutti abbiamo lo stesso
obiettivo, non è utile; ecco io penso che in Conferenza dei capigruppo forse
riusciremo a trovare un accordo su come procedere.
PRESIDENTE.
Questa mi sembra una proposta ragionevole. Chiamo i capigruppo al banco della
Presidenza. La seduta è sospesa.
(I capigruppo si portano al banco della
Presidenza)
La seduta sospesa alle
17,55 è ripresa alle 18,00
PRESIDENTE.
Visto che al banco della Presidenza non è stato raggiunto un accordo, pongo in
votazione la proposta dell’onorevole Fava.
(Il Consiglio non approva)
Pongo
in votazione la proposta dell’onorevole Pirilli.
(Il Consiglio approva)
L’onorevole
Pirilli ha facoltà di illustrare il documento.
Presidente,
sarebbe opportuno completare il dibattito, comunque vorrei capire come si vuole
procedere.
PRESIDENTE.
Il dibattito possiamo anche completarlo dopo, ci sono ancora tre persone
iscritte e se non rinunciano possono parlare, intanto siamo in fase di
votazione e pertanto completiamo questa.
(Interruzione)
Fa
parte della proposta, io devo metterla in votazione.
(Interruzione)
Non
togliamo la parola a chi intende ancora intervenire, però in questo momento
siamo in fase di votazione su una proposta che comprende anche un documento che
ora l’onorevole Pirilli leggerà.
Signor
Presidente, mi permetto sommessamente di sottolineare, come nel caso che ci
occupa, che il documento se è votato pone fine alla discussione; nel contempo,
però, mi pare opportuno anche qui far rilevare come la proposta dell’onorevole
Fava nel momento in cui ha stimolato una votazione, di per sé abbia superato e
reso dico fatua e vacua, sicuramente non più sostenibile, l’ipotesi che dopo la
votazione possa riprendere il dibattito, per poi arrivare alla conclusione cui
è pervenuta la votazione proprio in ordine alla richiesta dell’onorevole Fava.
E’ un impeachment che l’onorevole Presidente
deve dirimere o meglio lasciando la porta aperta al dibattito; se i colleghi
iscritti riterranno di dover parlare, potranno farlo – mi pare di capire – dopo
che si sarà concluso il voto su questo documento.
Volevo,
illustrando il documento, richiamarmi per un istante…
(Interruzione)
Il
documento della maggioranza che vado a leggere.
(Interruzione)
PRESIDENTE.
Nella proposta l’onorevole Pirilli ha fatto riferimento ad un documento. Ci
deve chiarire, dire e spiegare cosa c’è in questo documento. Io non lo conosco.
Dopo di che continuiamo il dibattito e se vogliamo lo votiamo alla fine.
A mio
avviso lei, l’Ufficio di Presidenza deve decidere proceduralmente adesso come
operare, perché se noi votiamo il documento, onestamente con l’approvazione
ritengo, si esaurisce di fatto il dibattito.
PRESIDENTE.
Io dico di votarlo alla fine…
Mario
PIRILLO. No, se siamo in fase di illustrazione ed approvazione del documento
come facciamo a votarlo alla fine? Allora, prima i due interventi e poi
illustriamo il documento e lo votiamo.
PRESIDENTE.
Allora continuiamo il dibattito e alla fine lo leggiamo e lo votiamo.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, chiedo scusa di questa pausa di riflessione, ma
naturalmente l’accelerazione data al dibattito da parte della maggioranza,
peraltro con una presa di posizione che noi non giudichiamo positiva al fine
del raggiungimento di una valutazione unitaria da parte di questo Consiglio,
per certi versi modifica l’impostazione che gran parte dei gruppi che ancora
devono intervenire, volevano dare a questa discussione.
Giudichiamo
profondamente sbagliata la volontà di non aderire ad una proposta, che non era
assolutamente dilatoria, né voleva cancellare la possibilità di questo
Consiglio regionale di esprimersi in merito alla vicenda così importante che
stiamo dibattendo.
Era un
modo, è stato detto, di fare una discussione ancora più approfondita,
soprattutto dopo questo voto di ieri della Commissione antimafia, che sicuramente
poteva arricchire questa discussione e offrire, diciamoci la verità, anche
nuovi ed ulteriori elementi di valutazione.
Abbiamo
preso atto che la maggioranza non ha voluto assolutamente assentire su questa
cosa, per cui noi andiamo avanti con la discussione sapendo che da questo
momento molto probabilmente, caro Presidente Caligiuri, quel suo auspicio
iniziale di non ripetere in quest’Aula quanto avvenne qualche anno fa quando
questo Consiglio regionale su un problema così forte e sul quale abbiamo
manifestato tutti grande sensibilità, alla fine, al momento del voto ha trovato
sempre il modo di dividersi. La sensazione che abbiamo anche è che questa
forzatura addirittura di introdurre nel corso del dibattito la lettura del
documento, che presumo sia quello della maggioranza, non apra certo la strada
ad un percorso unitario per il quale lei – voglio dargliene atto – si era
profondamente impegnato.
Colgo
l’occasione per esprimerle, signor Presidente, un sincero apprezzamento perché
lei ha avuto il merito di aver accolto con tempestività la proposta che le
forze del centro-sinistra ad iniziare dal nostro coordinatore Fava, le avevano
formulato, appunto di tenere una seduta straordinaria su questo tema e su
questo grave problema della criminalità, che nella nostra Regione è sempre più
diffuso.
Voglio
anche ringraziarla perché questa nostra discussione è stata arricchita da una
presenza non formale né burocratica da parte dei componenti della Commissione
antimafia, i quali nel giorno in cui a Palermo veniva celebrato l’anniversario
della morte del giudice Borsellino, molti di essi, compreso il Presidente
Lumia, erano qui in quest’Aula vicini alle istituzioni locali della Calabria.
Anche
il risalto che gli organi di stampa hanno dato, sia le testate giornalistiche
che quelle televisive, al dibattito del 19 scorso e quindi ai lavori del
Consiglio, credo ci debba convincere tutti che il discussione in quest’Aula non
era né inutile né superflua, non era qualcosa da catalogare nella “retorica
politica”, ma credo sia servita e potrà servire a chi, alle prese con lo
sviluppo, viene spesso attentato da incursioni criminali che abbiamo tutti il
dovere di debellare.
Questa
occasione è stata colta da tanti colleghi, anche da lei signor Presidente del
Consiglio e dallo stesso Presidente della Giunta, anche per rivolgere il nostro
doveroso saluto a tutte le famiglie che sono state colpite in questi ultimi
mesi nei loro affetti più cari.
Anche
noi, lo Sdi della Calabria – come tutti i colleghi sanno – è stato colpito
dall’uccisione di un nostro valoroso consigliere provinciale, il compagno
Pasquale Grillo, barbaramente assassinato nel piccolo comune di San Calogero.
Abbiamo rivolto il pensiero anche a tutte le forze di contrasto che operano
quotidianamente a difesa e presidio delle istituzioni e della popolazione
calabrese e di quei magistrati che a rischio della loro vita sono impegnati a
combattere le attività criminali.
Cosa è
arrivato all’esterno da questa massima istituzione regionale? Presidente
Caligiuri, credo che questa Regione che è stata offesa e umiliata nelle sue
giuste e legittime aspirazioni, il 19 luglio, e lo stiamo facendo anche
stasera, ha voluto lanciare all’opinione pubblica italiana un ennesimo grido di
allarme. Vogliamo far comprendere all’intera collettività nazionale che deve
riconoscere il rischio a cui è esposta ogni giorno di più, che non può
assolutamente cullarsi sul fatto che quasi quasi la criminalità è una
prerogativa specifica della Calabria o di alcune regioni o province
meridionali.
In
intere province ormai l’autorità dello Stato si è perduta. Anche qui con grande
coraggio il Presidente Lumia ha detto: “Sarebbe assurdo procrastinare una
latitanza che non può andare oltre, anche perché ormai le conseguenze non sono
pagate esclusivamente nelle Regioni meridionali, ma è l’Italia intera a
subirle, difatti la diffusione della droga, che è di gran lunga la fonte più
diretta della grande criminalità, sta ad indicare che ormai il pericolo cresce
e si espande dappertutto proprio perché le organizzazioni criminali riescono a
fare questo tipo di lavoro”.
E
nella sua relazione il Presidente Lumia si è soffermato anche, lo abbiamo
ascoltato tutti, sul fenomeno ‘ndrangheta che mostra di avere dei caratteri
ulteriormente pericolosi, non solo per la quantità di uomini che riesce ad
arruolare o per la tradizione che ha dietro le spalle, ma perché la ‘ndrangheta
– è stato detto in quest’Aula, lo abbiamo sentito tutti e ne siamo tutti
convinti – oggi riesce a controllare ed influenzare con la sua forza il livello
politico e quello economico.
Abbiamo
sentito che riesce a controllare ancora gran parte degli appalti che si fanno
in questa regione e la denuncia del sindaco di Reggio, Falcomatà, credo sia
stata emblematica da questo punto di vista perché controlla il mercato della
droga, il traffico illegale dei rifiuti, Presidente Chiaravalloti. Questa
Regione negli anni scorsi è stata teatro da parte delle organizzazioni
criminali di un attentato ambientale gravissimo nella piana di Sibari dove sono
state depositate tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici nocivi e lei nella
sua qualità di commissario delegato per l’emergenza rifiuti sa quale battaglia
va fatta adesso per bonificare quei siti e per restituire a quelle popolazioni
la tranquillità anche dal punto di vista della salute gravemente minacciata
dalla presenza di questi rifiuti tossici nocivi.
Abbiamo
sentito poi anche l’onorevole Veltri in quest’aula che ci ha detto una cosa
giusta, a proposito di terrorismo e criminalità organizzata, caro onorevole
Fava, tu che facevi il parallelismo tra questi due fenomeni, e cioè che la
criminalità organizzata a differenza del terrorismo trova forti complicità
nelle amministrazioni locali – ovviamente non in tutte -, trova complicità nei
rappresentanti delle istituzioni o in alcuni casi arriva addirittura a
scegliersi un’area politica che cerca poi di sottomettere perché riesce a
controllare interi territori di questa nostra regione.
E’ emblematico a tal proposito, vorrei citarlo, l’omicidio di Pasquale Grillo a
San Calogero, in quella circostanza l’uccisione, guardate, è avvenuta in pieno
giorno nella piazza di quella città e i killer si sono presentati a viso
scoperto.Questo fatto la dice lunga su quello che è ormai un predominio totale
diffuso che riguarda il controllo del territorio da parte della delinquenza
organizzata.
E’
stato chiesto in quest’Aula ai componenti dell’Antimafia cosa si può fare. Lo
hanno chiesto i due Presidenti del Consiglio e della Giunta, lo hanno chiesto
tanti colleghi che sono intervenuti. Per parte nostra ci riconosciamo
pienamente nella posizione che in quest’Aula ha espresso il senatore Marini,
che fa parte della Commissione Antimafia, allorché diceva che questa emergenza
va affrontata con provvedimenti che siano adeguati alla situazione.
Bisogna
colmare le carenze dell’amministrazione della giustizia, recuperare i vuoti di
organici che oggi sono presenti, distribuire meglio gli uffici giudiziari sul
territorio regionale, rispondere e colmare la larga insufficienza dei moderni
mezzi tecnici che oggi mancano alle nostre forze dell’ordine che invece debbono
sempre più adeguarsi alla necessità di un duro impegno alla lotta alla
criminalità, quindi con maggiore professionalità, conoscendo mezzi e tecniche
che oggi sono indicate come le più idonee a combattere la criminalità moderna.
Nel
suo intervento il Presidente Caligiuri ha sostenuto una cosa che ho apprezzato
molto e cioè che prima di chiedere agli altri di fare il proprio dovere
dobbiamo noi istituzioni regionali cominciare a farlo.
Presidente
Caligiuri, ho apprezzato il suo intervento, soprattutto quando faceva
riferimento alla vicenda di come utilizzare le risorse che verranno qui nella
nostra Regione. Credo che anche la Regione, l’istituzione regionale non possa
sottrarsi a quelle che possono essere le sue prerogative, i suoi compiti
specifici in questa direzione. Noi diciamo che la Regione può fare la propria
parte sia sul terreno della sicurezza che su quello dello sviluppo e
dell’occupazione.
In
ordine ai problemi della sicurezza il nostro gruppo ha presentato proprio in
concomitanza con questo dibattito e questa discussione in Consiglio un testo di
legge che prevede l’istituzione di un Authority in materia di sicurezza pubblica. Un testo di legge che si propone
di elevare il grado di efficienza delle istituzioni nella lotta alla
criminalità affidando al Presidente del governo regionale il coordinamento
delle istituzioni regionali, degli enti locali e delle forze di polizia.
Questa
è una proposta che riteniamo sia perfettamente in linea con gli indirizzi che
stanno venendo avanti e l’altro giorno lo stesso Presidente Ciampi, incontrando
tutti i Presidenti delle Regioni, ha detto che a queste vanno attribuite ancora
di più compiti forti in materia di immigrazione e sicurezza. Così come questo testo
di legge prevede l’allargamento e la nascita dei comitati per l’ordine pubblico
e per la sicurezza anche nei piccoli comuni. Sapete anche che in base alla
legge 121 dell’81 i comitati sono previsti solamente nei comuni capoluogo.
C’è
questo problema dello sviluppo mancato in questa regione. Il Presidente
Chiaravalloti ha detto in quest’Aula che la mafia si combatte soprattutto
producendo sviluppo e creando occupazione e soprattutto ha auspicato che anche
da parte delle forze che non fanno parte della maggioranza possano esserci
proposte che possono venire in questa direzione.
Presidente
Chiaravalloti, noi credo che non possiamo aggiungere altro al lavoro che lei ha
ereditato in questa direzione. Il centro-sinistra le ha lasciato in eredità
quello che è stato giudicato da tutti il miglior Programma operativo regionale
d’Europa, che serve ad utilizzare nei prossimi sei anni le risorse comunitarie
che verranno in questa nostra Regione. Un programma che, come lei sa, è stato
condiviso con le forze sociali, imprenditoriali, col mondo associazionistico e
con tutto l’arcipelago variegato del sistema delle autonomie locali calabresi.
Lì noi
riteniamo siano presenti le direttrici di fondo dello sviluppo di questa
regione, poi certo la nuova maggioranza che la governa ha pieno diritto e pieno
titolo eventualmente a modificare, emendare e correggere, a reimpostare quel
lavoro. Noi, Presidente Caligiuri, non possiamo far altro, avendo un compito
oggi esclusivamente di controllo, che verificare che gran parte del lavoro non
vada disperso, ma invece possa diventare patrimonio comune di questa nostra
regione.
Sul
problema del lavoro – e poi concludo –, se mi consentite vorrei tornare alla
discussione che qualche settimana fa abbiamo avuto sulla questione del
bilancio.
Anche
lì si è partiti col desiderio unanime di trovare una intesa e poi alla fine il
bilancio, la legge finanziaria sono stati approvati a maggioranza perché
l’intesa non si è realizzata. Come ricorda anche il collega Fava, noi in quella
circostanza avevamo presentato degli emendamenti proprio in materia di lavoro,
avevamo addirittura fatto della questione del fondo sollievo per l’occupazione
e di quella che riguardava i lavori socialmente utili i due capisaldi di una
proposta che era venuta in questa direzione.
Sotto
questo aspetto ci lasci dire, Presidente Chiaravalloti, che noi non abbiamo
condiviso la linea molto rigida tenuta in quest’Aula rispetto ad una apertura
che poteva esserci su questo terreno, ci è parso di capire che lei abbia usato
il sistema del bastone e della carota. In Aula, verso i gruppi del
centro-sinistra ha usato il sistema del bastone perché alla fine non ha accolto
gli emendamenti che pure in questa direzione erano stati presentati e qualche
giorno dopo di fronte alle proteste dei sindaci di quei comuni che erano stati
penalizzati dal fondo sollievo non ha esitato a lanciare messaggi di fiducia e
speranza.
Noi
riteniamo che da questo punto di vista occorre un atteggiamento coerente, va creata
molta fiducia, va data molta speranza a queste sacche di disperazione che sono
presenti sul nostro territorio. Spesso da queste sacche di incertezze e di
sfiducia la criminalità riesce a trovare elementi che poi vengono arruolati in
questa direzione.
Ecco
perché noi prendiamo atto che è stata modificata quella che è stata in
quest’Aula battezzata come la linea della fermezza e si è passati alla linea
del buonsenso e della responsabilità. Gradiremmo però che quando ci sono
proposte in questa direzione, si possa già in quest’Aula realizzare un punto di
vista comune su materie, che come queste del lavoro non possono che trovarci
tutti d’accordo.
Ecco
perché noi esprimiamo un profondo rammarico per come la discussione oggi, ben
avviata nella seduta del 19, sta avviandosi su un piano che non era quello
auspicato da tutti. Qui noi ci aspettavamo in conclusione di dar vita ad un
fronte comune, lo aveva auspicato nella sua introduzione, Presidente Caligiuri,
attraverso la più ampia convergenza delle forze politiche interne ed esterne a
questo Consiglio regionale, di tutte le energie sane di questa Regione perché a
noi questo gravoso compito è stato demandato e ad esso dobbiamo corrispondere.
Quindi,
lasciateci esprimere questo nostro forte disappunto politico perché avremmo
voluto che in quest’Aula su una materia di questo tipo si potesse realizzare un
ampio consenso di forze e non invece registrare forzature, come anche stasera
avverrà dal momento che noi altri ci attesteremo e lavoreremo su un nostro
documento che è alternativo.
PRESIDENTE.
L’onorevole Pilieci rinuncia e consegna il suo intervento alla Presidenza, per
la pubblicazione nel fascicolo del resoconto integrale.
(Testo
consegnato alla Presidenza). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente
della Giunta, colleghi, i fatti di sangue di questi ultimi giorni, con
l’uccisione del consigliere provinciale di Vibo Valentia e dei giovani di Locri
con il ferimento di altri ragazzi, dimostrano come il fenomeno mafioso in
Calabria ha conservato tutta la sua recrudescenza e come non sia più una
questione rinviabile o da sottovalutare.
Peraltro,
dopo le belle parole di commemorazione da parte della Commissione antimafia,
altri crimini hanno macchiato la nostra regione. Penso all’uccisione
dell’imprenditore Cataldo e del giovane di Seminara Rocco Ditto. Già l’omicidio
dell’imprenditore Gullace a Marina di Gioiosa, sempre tra l’altro nella
locride, avrebbe dovuto rappresentare un chiaro messaggio alle istituzioni
nell’impegno alla lotta al crimine organizzato.
Desidero,
inizialmente, esprimere la mia solidarietà ed il mio cordoglio ai familiari
delle vittime, che certamente in queste ore vivono nel più profondo sconforto e
dolore; anche a loro deve andare, in queste ore, il nostro pensiero ed il
nostro sostegno. Così come credo che hanno bisogno di sentire la presenza delle
istituzioni i tanti calabresi che quotidianamente, con la loro condotta di vita
onesta e laboriosa, sono il segnale più vivo della lotta alla criminalità.
La
decisione del Presidente Caligiuri di modificare l’ordine del giorno della
seduta del Consiglio regionale del 19 luglio ultimo scorso rende onore alla
sensibilità che il Consiglio regionale tutto mostra verso una piaga tanto
dolorosa quanto difficile da estirpare.
La
presenza del Presidente della Commissione antimafia e di alcuni suoi componenti
rappresenta una chiaro segnale, una volontà di lotta al crimine organizzato,
che tuttavia non è certamente sufficiente. La Commissione antimafia non può più
limitarsi ad elencare dati, problemi, numeri o quant’altro.
E’
necessario passare ad una face nuova, fatta di proposte concrete e non solo di
numeri e statistiche. Tra l’altro dobbiamo con rammarico registrare che in
altre occasioni, meno cruenti, il Governo ha mostrato maggiore attenzione o
quantomeno ha fatto scomodare il Presidente del Consiglio e sei ministri.
La
mafia non si combatte con slogan, né la lotta alla mafia può essere strumento
di propaganda politica o peggio elettorale. Ha ragione il Procuratore Boemi
quando afferma che non si possono sbandierare ai quattro venti le operazioni
antimafia così come è avvenuto per l’operazione Magna‑grecia.
Preannunciare un’azione delle forze di polizia contro la mafia non torna
sicuramente a vantaggio della buona riuscita dell’operazione stessa. La lotta
alla mafia richiede serietà e competenza.
E’
estremamente preoccupante, se non abbiamo male inteso, quanto è stato riferito
dal Presidente della Commissione antimafia e dal Presidente della Giunta circa
possibili infiltrazioni mafiose nell’opera di riammodernamento dell’autostrada
SA‑RC.
Questo
deve essere un monito per gli organismi regionali interessati nelle attività di
progettazione e nel settore dei lavori pubblici ad operare con sempre maggiore
trasparenza.
Tra
l’altro, per ragioni di buon senso, l’impegno della Regione dovrebbe essere
rivolto alla costruzione di opere e strutture di carattere primario e a non
perdere tempo in progettazioni di opere faraoniche e di scarsa fruibilità.
Ormai,
il fenomeno mafioso non è più una realtà circoscritta in ambito locale, così
come lo era al suo sorgere, esso oggi esprime un intreccio di interessi
economici e finanziari di carattere mondiale, che rendono impari la lotta dello
Stato e dei tanti cittadini. Non è amara rassegnazione, è solo un richiamo allo
Stato, alle istituzioni, alla società a comprendere l’urgenza a la necessità
che la mafia non è un fenomeno che si può combattere ad intermittenza. Non
possono, tuttavia, essere solo gli episodi di sangue a sollecitare dibattiti ed
incontri sul fenomeno mafioso. E’ necessario lavorare quotidianamente e senza
mai stancarsi contro ogni forma organizzata e non di criminalità.
Quando
la mafia non uccide vuol dire, infatti, che ha trovato tutte le condizioni
ideali per occuparsi e gestire, in silenzio, i propri traffici illeciti siano
essi armi, droga, prostituzione, rifiuti, investimenti nei mercati finanziari
con denaro sporco.
Punto
di forza delle istituzioni è lo stretto rapporto con il territorio di influenza
per un controllo delle attività illecite, garantito dalla così detta pax
mafiosa che se ha fatto registrare un’attenuazione della conflittualità fra i
clan mafiosi oggi mostra di essere venuta meno.
Il
fenomeno mafioso in Calabria ha mantenuto in questi anni il suo livello di
pericolosità mostrando capacità di rigenerazione e di adattamento ai mutamenti
sociali e politici. Inoltre, la crisi che ha investito l’Est europeo ed il
medio oriente ha determinato imponenti flussi migratori che hanno fatto
convergere masse di immigrati ai quali si sono uniti criminali di diverso
spessore.
Preoccupa,
nello stesso tempo la diminuzione Belle denunce di estorsione, come risulta
dalla relazione al Parlamento del Ministro dell’Interno sul fenomeno mafioso in
Calabria, in quarto potrebbe essere riconducibile ad una maggiore pressione
intimidatoria della criminalità organizzata.
Conoscono
bene questa realtà i tanti magistrati e le forze dell’ordine impegnati
quotidianamente nella lotta contro il crimine organizzato. E’ a loro che
dobbiamo i successi seppur parziali dello Stato e delle istituzioni.
E pur
tuttavia non possiamo tacere sulle difficoltà quotidiane che per mancanza di
uomini e mezzi gli operatori della giustizia si trovano ad affrontare.
La
giustizia è un bene troppo prezioso, in un sistema di civile convivenza, da
poter essere barattato con esigenze di carattere economico o con tagli
all’organico.
Affrontare
seriamente il fenomeno mafia vuol dire sostanzialmente però non solo procedere
ad investire di più nel settore giustizia ma anche impegnare e concentrare la
lotta in altri settori che della mafia costituiscono l’humus culturale e il
retroterra necessario di ogni manovalanza.
Preoccupa
in questo senso il settore rifiuti che, come é noto, rappresenta per le sue
intrinseche caratteristiche un grosso affare per la criminalità organizzata. Su
questo non possiamo non esprimere le nostre riserve di carattere politico per
il permanere di una situazione di emergenza ed eccezionalità La storia, tra
l’altro, insegna che, a volte, il permanere di gestioni straordinarie ed
eccezionali, per lungo tempo, oltre a creare un vuoto democratico ed un
difficile controllo gestionale, crea maggior danno rispetto al male che si
vuole fronteggiare.
Nella
lotta alla mafia bisogna, dunque, tornare a parlare di occupazione, di sviluppo
economico, di cultura della legalità, di usura, di sistemi creditizi. Tutti
settori di competenza regionale e sui quali questo Consiglio presto dovrà
intervenire per ridare ai calabresi quella fiducia nella politica e nelle
istituzioni che sembra aver perduto.
E’
facilmente comprensibile come l’arretratezza culturale, la disoccupazione ma
ancor di più un sistema creditizio fortemente penalizzante per gli alti tassi
di interesse, che pratica a chi si avvicina o intraprende la strada
dell’imprenditoria, rendano un ottimo servizio alla mafia. L’usura è, infatti,
un fenomeno che la mafia eredita e che costituisce un’enorme serbatoio
economico grazie anche all’attuale politica del sistema bancario nazionale ed
internazionale, frutto di una cultura che appartiene al liberismo più sfrenato
e senza regole.
Mancano
chiari punti di riferimento per molti giovani che si trovano senza lavoro e senza
possibilità di poter serenamente pensare a formare una famiglia e dove la
prospettiva di un guadagno facile, veloce appare la soluzione di ogni problema.
Altro
aspetto da considerare è l’intromissione di organizzazioni criminali, spesso
camuffate dietro società con prestanomi, che richiede da parte nostra
un’attenta valutazione nei procedimenti che ci riguardano.
La
Calabria avrà nei prossimi cinque anni circa 70.000 miliardi da spendere, da
poter investire per lo sviluppo sociale, economico e civile, come ha riferito
il Presidente Caligiuri. Questo però è un dato che l’organizzazione criminale
sta tenendo in considerazione e sicuramente si sta preparando con ogni mezzo
per entrare nei settori in cui tali fondi saranno destinati.
Questo
richiede da parte nostra un’attenzione e vigilanza straordinaria, forse al di
là del mero rispetto formale della legge e delle procedure amministrative.
Abbiamo
bisogno di spezzare il circolo vizioso tra sicurezza sociale, ordine pubblico e
investimenti economici internazionali. Dobbiamo convincere chi vuole investire
nella nostra Regione che la mafia è una realtà che può essere sconfitta
risolvendo contemporaneamente i problemi legati allo sviluppo economico. Solo
così potremo disinquinare quell’ambiente tanto caro alla mentalità mafiosa.
Ma
abbiamo bisogno di tutelare primariamente chi già opera nella nostra Regione ed
è continuamente oggetto di minacce ed intimidazioni mafiose. A non molto tempo
fa risale l’ultima di una serie di intimidazione ai danni dell’imprenditore
vibonese Vincenzo Restuccia. Tra gli episodi intimidatori, tra l’altro,
numerosi sono stati in questi anni quelli contro pubblici amministratori,
finalizzati, sappiamo, anche al condizionamento della gestione delle imprese ed
all’inserimento negli appalti di opere pubbliche.
Malgrado
tale clima Restuccia e tanti altri nostri concittadini continuano onestamente
nella loro attività pur pagando pesantemente la loro fedeltà alle leggi dello
Stato ed al servizio della Calabria.
Anche
per questo i fondi che la Calabria ha a disposizione nei prossimi anni non
potranno costituire ricchezza per le sole imprese del Nord o di altre regioni
d’Italia. Già in passato si è investito troppo sull’immagine della Calabria,
impegnando decine di miliardi in attività di programmazione e progettazione
curate da imprese del Nord che non hanno portato nulla di significativamente
rilevante per i calabresi. Non possiamo continuare a spendere soldi per
arricchire i grossi imprenditori del Nord, disposti solo ad attività di
consulenza e non anche ad impiegare risorse ed investire in Calabria.
La
nostra Regione ha tanti giovani professionisti che possono certamente
concorrere per promuovere qualunque progetto di sviluppo per la nostra Regione.
Il
dibattito di oggi deve, dunque, costituire la premessa per un lavoro serio,
concreto e onesto da parte nostra per risolvere i problemi che ci competono ma
che costituiscono, ripeto, il retroterra del crimine organizzato. E’ lì che
dovremo e che potremo concentrare i nostri sforzi, la nostra lotta, il nostro
servizio alla Calabria.
Abbiamo
anche noi la responsabilità per quarto avremo fatto alla fine di questi cinque
anni di legislatura, oggi, l’augurio che fra non motto la mafia potrà sentire
franare sotto i suoi piedi quel terreno fatto di soprusi, disoccupazione,
arretratezza economica e culturale, usura e miseria umana.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Mistorni. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, non ho scritto l’intervento altrimenti l’avrei consegnato anche io
alla Presidenza e forse avremmo avuto modo di portare in Aula alcune nostre
reminiscenze culturali partendo un po’ da lontano, sull’origine, la storia
della mafia e cosa ha comportato nel tempo, e sarebbe stato anche un momento di
riscoperta di noi stessi: ogni tanto una ventata di cultura in quest’Aula che
tratta di problemi di natura diversa sarebbe alquanto opportuna.
Ritengo
che il dibattito su questo argomento importantissimo e delicato sia un po’
sfumato e forse la proposta di Fava, poi condivisa da Pirillo, avrebbe creato
una nuova attenzione e avrebbe messo ciascuno di noi in condizione di essere
più sereno e pacato, più propositivo alla luce di ciò che si è verificato ieri
in Parlamento, cioè dell’approvazione di questo documento sulla mafia che riguarda
in modo particolare la Calabria.
Mi
preme sottolineare, Presidente, che il discorso mafia, criminalità in genere
nelle sue varie articolazioni non riguarda maggioranza o minoranza, ma tutti, è
un problema che investe la coscienza di ciascuno di noi, e allora, già il fatto
stesso di doversi dividere su un documento che dovrebbe essere capito,
interpretato, voluto da tutti i cittadini che vanno cercando tranquillità,
legalità, lavoro, se noi sosteniamo che una delle cause principali o uno degli
impedimenti che non consente lo sviluppo di questa regione, costituisce un
sintomo di debolezza di questa istituzione. Io frequento l’Emilia, ed ho avuto
modo di sentire dagli imprenditori di quella regione che in Calabria non
investono in quanto c’è la mafia, la ‘ndrangheta che ostacola i normali
processi di sviluppo.
Questo
è un problema che attiene alla coscienza di ciascuno di noi, invocare la
repressione sarebbe facile, ma non si può militarizzare il territorio, dobbiamo
prevenire, invece, essere in grado di mettere in atto tutti quei meccanismi che
portino alla prevenzione, e allora diciamo tutti che è necessario aumentare gli
organici della magistratura, è giusto che questo si faccia, principalmente per
snellire il lavoro che sta davanti ai giudici, invece assistiamo al fatto che
una serie di tribunali periferici vengono chiusi.
E’ il
caso del tribunale di Scalea, faccio l’esempio della mia zona che conosco
meglio delle altre, che viene chiuso nonostante assorba un bacino di utenza
rilevante. E questo non può che creare congestione, per cui i processi vanno a
rilento; e questo non può che creare terreno fertile per alimentare tutte
quelle devianze sociali di cui ci stiamo occupando. Il governo regionale, per
senso di responsabilità, allora, deve intervenire per evitare che si chiudano
le sedi periferiche dei tribunali, salvaguardando così i diritti delle
popolazioni interessate, e deve sostenere il documento su cui dovremmo
determinarci all’unanimità.
Io
dico che bisogna essere sempre corretti, i comportamenti devono essere sempre
improntati alla legalità in generale, soprattutto quando si fa politica. Questo
deve riguardare ognuno di noi, non si può attribuire a tizio o a caio
comportamenti che dovrebbero appartenere alla nostra sensibilità, alla nostra
cultura, alla nostra onestà intellettuale e morale.
Cari
amici, non dimentichiamoci alcuni episodi. Ricordo che nel 1996 quando il mio
partito mi volle candidare alla Camera, io persi le elezioni in quel collegio
negli ultimi tre o quattro giorni.
In
quella campagna elettorale, cari amici e colleghi - e cerchiamo di essere anche
su questo autocritici e di fare ammenda di alcuni errori che tutti commentiamo
-, a cosa abbiamo assistito? Al fatto che autorevoli personaggi romani venivano
nelle nostre piazze numerosissimi e sapete chi assisteva in prima fila? Tutto
un certo ceto che conosciamo, che tutti conoscono, e che applaudivano quando si
parlava di abolizione del “416 bis”.
Allora,
cari amici e colleghi, dobbiamo fare ammenda di queste cose, dobbiamo essere
prima noi consapevoli che la mafia, la delinquenza si combattono se nei
comportamenti siamo lineari e consapevoli di fare gli interessi generali, della
collettività.
Su
queste cose dobbiamo essere consapevoli e rigorosi con noi stessi. Quale
dovrebbe allora essere il ruolo del Consiglio regionale? Lo sappiamo tutti, è
quello di programmare e dare gli indirizzi e le regole generali, è detto nello
Statuto che stiamo cercando, però, di non mettere in atto. Poi, il governo
regionale deve sviluppare i programmi e trasmetterli agli enti inferiori
intermedi, ma non deve gestire, il governo regionale non ha questa funzione,
altrimenti ecco qui che scattano le tentazioni, noi dobbiamo fare in modo che
siano altri a gestire le risorse e l’economia del nostro patrimonio e del
nostro territorio.
Cari
amici, ho notato anche nel bilancio regionale alcune previsioni che cercano di
dare alla Giunta quei poteri che dovrebbero spettare al Consiglio regionale, mi
riferisco al lavoro. E’ stata citata la legge 2/88, una legge da biasimare, da
modificare, da cambiare e stravolgere - benissimo! -, però non può una Giunta
regionale arrogarsi il titolo e l’autorità di gestire 30 miliardi, come prima
parte, per quanto riguarda i problemi legati al lavoro, dobbiamo decidere qui,
noi dobbiamo dare le indicazioni generali, gli indirizzi, dare alla gente tutte
quelle notizie che si rendono necessarie, e tutto questo lo deve fare il
Consiglio regionale.
Diamo
allora il ruolo che gli spetta al Consiglio, cominciamo a dare un esempio di
serietà; perché non abbiamo costituito le Commissioni sin da due mesi fa? Anche
questo è un modo di far politica, un modo di presentarsi all’opinione pubblica
come cittadini impegnati in politica che vogliono fare il proprio dovere e dare
le risposte che la gente si merita.
Dobbiamo,
perciò, mettere in atto una serie di provvedimenti, cari amici e colleghi, che
tendano a prevenire, dobbiamo sensibilizzare le varie coscienze, cominciando
dalla scuola, ma questo è stato più volte detto, così come tante altre cose, ed
allora la mia preoccupazione questa sera è che si corre il rischio di ricadere
nella retorica e di essere addirittura a volte ripetitivi, e la cosa non giova
a nessuno.
Per
questo sarebbe stato necessario un momento di riflessione su ciò che è stato
scritto nel documento approvato ieri sia pure a maggioranza alla Camera. Su
questo, anche su questo, cari colleghi, e lo dico ai tanti giovani che vivono
questa esperienza, perché in Calabria non si è andati avanti e rischiamo
tuttora di rimanere fermi? Perché ci sono le divisioni politiche, quando
invece, sui problemi non ci devono essere steccati di destra o di sinistra e
questo è l’handicap della Calabria, perché abbiamo cercato di ostacolare
qualcosa se l’iniziativa partiva da parti politiche non in linea con le nostre
posizioni. Ecco, allora, che non si risolvono i problemi, quando invece,
soprattutto sulle grandi questioni bisognerebbe essere tutti d’accordo, come
del resto hanno fatto i vari deputati, i vari responsabili politici di alcune
Regioni come la Puglia, la Lucania, la Campania, tanto per fare un esempio, e
persino in Parlamento, per avere assistito a tante discussioni, ho visto che
sui veri problemi non c’era né destra né sinistra.
Allora
dico che il limite della Calabria è rappresentato da questa litigiosità a
livello di rappresentanza istituzionale locale e anche di livello nazionale.
Soprattutto su alcuni problemi, cari amici, non possiamo dividerci, dobbiamo
ricercare invece le ragioni che ci uniscono, anche sulla impostazione generale.
Io mi domando perché non ne discutiamo in maniera approfondita così diamo
quelle risposte e quelle indicazioni che noi tutti abbiamo il dovere di dare e
che tutti quanti aspettano.
Cari
colleghi, non voglio più dilungarmi perché saremmo ripetitivi e non arriveremmo
a nulla. L’unica cosa che ci dobbiamo porre è che come Consiglio regionale
concorriamo tutti a dare soluzione ai problemi, che ognuno di noi porti,
confrontandole con gli altri, le istanze di cui siamo investiti dalla società,
che si dia trasparenza agli atti che andremo a compiere, che si mettano in atto
subito i programmi, e si faccia in maniera che le poche o tante risorse, (e
questo mi ricorda un po’ l’espressione usata dall’amico Caligiuri, 70 miliardi
in cinque anni), vengano utilizzate e spese in maniera razionale, seria e
concreta nella prospettiva dello sviluppo, perché io ritengo – lo abbiamo detto
tutti – che se vi è occupazione non vi saranno tentazioni che spingono alla
devianza il comune agire.
Su
questo dobbiamo impegnarci, superare le logiche di campanile. E qui voglio fare
anche un’altra valutazione, lo dico al Presidente Chiaravalloti e al Presidente
Caligiuri: la criminalità organizzata, ed anche questo è uno slogan, non è solo
nella provincia di Reggio Calabria, l’abbiamo in tutte le realtà compresa la
provincia di Cosenza - è di neanche una settimana fa la notizia dell’incendio
di quattro pullman nel comune di Cassano -, e la zona tirrenica della quale si
dice essere un’oasi, ma non è vero, cari amici, perché è pericolosissima, è
area di parcheggio di menti criminali che provengono dalle zone campane e
pugliesi.
La
delinquenza, la criminalità, dunque, non va ritenuta focalizzata, concentrata
in una sola zona, la sua diffusione in alcune aree del territorio è un dato di
fatto, la sua ineludibillità deve spingerci a fare in modo che il fenomeno
possa essere stroncato in questa fase in cui è ancora possibile farlo.
Allora,
concludo, cari colleghi, dicendo che sarebbe stato opportuno rinviare
l’approvazione del documento ad una prossima seduta, in maniera tale da avere
tutte le indicazioni, ed i suggerimenti che provengono dal Governo nazionale,
partendo dal presupposto – e concludo perché l’uditorio è giustamente stanco –
che noi non possiamo trovare alibi di sorta, scaricare tutte le responsabilità
sul Governo. I primi responsabili siamo noi e l’ho detto all’inizio, il Governo
è un alibi che veniva usato tanti anni addietro, oggi non lo possiamo più fare
specialmente quando si invoca il federalismo e l’autonomia in tutti i sensi.
Siamo
noi responsabili delle nostre sorti, facciamo pressione sul Governo perché non
vengano chiuse le preture, perché venga rafforzato l’ordine pubblico, cioè per
le cose normali e scontate che dovremmo fare, però cominciamo a compiere il
nostro dovere mettendo in essere tutto ciò che spetta alla nostra
responsabilità, al nostro ruolo di consigliere regionale.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi,
il Consiglio regionale della Calabria e per esso il suo Presidente, onorevole
Giovanbattista Caligiuri, ha mostrato sensibilità politica e consapevolezza
istituzionale raccogliendo l’invito del coordinatore del centro-sinistra,
onorevole Nuccio Fava e del Presidente del gruppo consiliare dei Ds, onorevole
Nicola Adamo di dedicare la seduta del 19 scorso e quella odierna per
affrontare la grave ed attuale emergenza della criminalità in Calabria.
Pensavamo fosse materia sottratta alle regole del maggioritario, viceversa,
verosimilmente, quest’Aula offrirà un regalo inatteso per le conclusioni
divaricanti alle quali ormai è prevedibile questa Assemblea perverrà.
Dopo
gli ennesimi gravissimi fatti di sangue dei giorni scorsi, la scelta di porre all’attenzione
del massimo consesso calabrese un tema di così impegnativa portata deve
costituire un punto essenziale dell’azione delle istituzioni regionali e la
qualità dell’iniziativa dovrà tradursi in concreti e positivi provvedimenti
legislativi ed in atti di indirizzo.
Occorreva
fugare il rischio che la tensione politica e morale, l’impegno istituzionale
potessero stemperarsi nella consumazione del rito, viceversa la Regione
Calabria dovrà saper tradurre in proposte legislative le molteplici attività che,
nel campo della lotta alla mafia e alla mentalità mafiosa, questa terra con le
sue istituzioni democratiche ed i presìdi di civiltà è riuscita a promuovere, e
fra queste, per esempio, recependo in una legge regionale: l’osservatorio
regionale per la lotta alla mafia ed al crimine organizzato, dando quindi
dignità e veste adeguata ad uno strumento che la Calabria ha voluto per
segnalare la sensibilità di questa Regione di fronte ad un problema di così
grande rilievo sociale, economico e culturale.
In questo
quadro occorre valorizzare le attività di sensibilizzazione civile che le
istituzioni scolastiche hanno saputo realizzare con i modesti mezzi di cui
dispongono. Altresì è necessario sviluppare ogni configurabile apporto sul
terreno della conoscenza fenomenologica della problematica, che ha enormemente
rallentato la crescita economica e sociale nella nostra terra.
Dagli
interventi degli onorevoli parlamentari della Commissione antimafia, dei
sindaci, dei Presidenti delle Province svolti nel corso della seduta precedente
e dei colleghi consiglieri che mi hanno preceduto, è possibile cogliere una
nuova consapevolezza del fenomeno ‘ndrangheta. Da una protratta
sottovalutazione della portata del crimine organizzato in Calabria, considerato
a lungo meno pericoloso di quello di altre regioni meridionali, la Calabria è
oggi considerata tra le più temute organizzazioni criminali sul piano nazionale
ed internazionale. E se la metamorfosi della ‘ndrangheta ha colto di sorpresa i
tanti osservatori, essa ha rivelato una inopinata, dinamica capacità di
adeguamento ai mutamenti sociali ed economici forse di gran lunga superiore ad
ogni prospettazione.
Le
inchieste giudiziarie hanno ricostruito le trame, le vicende delinquenziali
criminali e mafiose di una realtà violenta e degradata, hanno dimostrato che la
‘ndrangheta è ormai una moderna holding
che fattura centinaia di miliardi in ogni angolo del mondo, ed il tutto
paradossalmente si coniuga con il mantenimento di ritualità ancestrali, con
cerimonie di iniziazione che, apparentemente, collidono con una dimensione
planetaria ed ormai sofisticata del crimine organizzato.
Di
fronte alla versatilità dimostrata dalla ‘ndrangheta di adattarsi ai
cambiamenti, occorre approntare nuovi e più penetranti strumenti, sulla scia di
quelli già individuati dalla legislazione nazionale. Le analisi che hanno
consentito di conoscere da presso le strutture, la consistenza, gli strumenti
di cui la ‘ndrangheta dispone sono tuttora valide.
Il
controllo degli appalti e dei subappalti per la realizzazione delle grandi
opere continua a rappresentare un’occasione di intervento e di rafforzamento
della presenza della mafia. Ancora ulteriormente significativo è l’intervento
delle associazioni criminali nell’ambito agricolo, soprattutto per le occasioni
che offrono per le truffe ai danni della Comunità europea, per effetto delle
procedure che possono attivarsi con l’integrazione dei prezzi.
L’ambito
commerciale e l’opportunità che la grande rete distributiva offre per il
lavaggio di capitali sporchi costituisce un importante snodo attraverso cui
leggere non poche, improvvise iniziative imprenditoriali.
Il
controllo del mercato degli stupefacenti rappresenta, poi, per i legami che
allo stesso sono connessi, il volano della crescita del peso della mafia calabrese.
Il traffico dei profughi provenienti dai Paesi extracomunitari, che ormai
quotidianamente raggiungono le nostre coste, mercé l’ausilio di scafisti
disposti a tutto pur di proseguire nel turpe mercato che sovente si connota per
episodi tragici e violenti, rappresenta una nuova fonte di lauti guadagni per
le organizzazioni criminali.
L’estorsione,
l’usura e il riciclaggio rappresentano un terreno sul quale le organizzazioni
criminali e mafiose anche misurano la loro capacità di controllo sociale ed attraverso
cui si inseriscono nei meccanismi e nelle dinamiche economiche della società
calabrese. Lo sviluppo delle attività criminali e di quelle apparentemente
legali si accompagna a faide sanguinarie tra clan malavitosi per il predominio
di ambiti territoriali che, non di rado, hanno coinvolto persone del tutto
estranee, vittime innocenti della barbarie.
Se ciò
è potuto accadere, è anche perché la risposta dello Stato attraverso le sue
articolazioni non è stata adeguata alla forza economico-militare di pressione
che la mafia è stata capace di opporre, ma accanto alla inadeguatezza della
risposta dello Stato, vi è dell’altro. Il richiamo alla debolezza sociale ed
economica può non rappresentare compiutamente la dimensione del problema; senza
dubbio ha pesato, soprattutto nelle regioni meridionali ed in Calabria in
particolare, la storica arretratezza, la fragilità del tessuto economico, il
diffuso sottosviluppo, che hanno concorso in modo determinante a dar vita alle
condizioni perché il fenomeno mafioso potesse attecchire e prosperare.
Ma non
possiamo tacere che nel corso degli anni il potere mafioso è stato, in qualche
modo, riconosciuto e, verosimilmente, in qualche misura legittimato, chiamato a
svolgere ruoli di supporto e di sostegno anche in alcune vicende sociali che
hanno segnato la storia della nostra regione e forse hanno condizionato ab initio le scelte della stessa vita
istituzionale. L’influenza politica dimostrata dalla mafia in Calabria è stata
corrispondente all’accumulato potere economico, dando luogo, non di rado, ad un
perverso intreccio con il sistema politico amministrativo.
A ciò
si aggiunga una cronica carenza degli organici degli uffici giudiziari nei due
distretti delle Corti d’appello calabresi, che unitamente alla inadeguatezza
dei mezzi tecnici ed alla insufficienza delle forze umane, rende la sfida
contro la criminalità mafiosa un compito non solo grandemente impegnativo, ma
al limite delle umane possibilità.
La
magistratura, operando in base alla nuova produzione legislativa, che ha
offerto spazi e strumenti sempre crescenti di intervento e di indagine, ha così
potuto accertare, seguendo i flussi di capitali, anche le ramificazioni delle
attività criminali e mafiose su scala internazionale.
In
molte realtà locali è visibile la contiguità tra i circuiti mafiosi ed
esponenti delle istituzioni e della politica; non di rado si segnalano presenze
non delegate nelle competizioni elettorali e nei consessi civici di
rappresentanti organici di quegli ambiti.
Occorre
– questo forse occorreva anche stasera – un forte patto politico che
sconfessasse e che sconfessi – questo è l’auspicio – tali pratiche. Esse,
infatti, quantomeno costituiscono una sorta di legittimazione
dell’organizzazione criminale e mafiosa, con conseguenze disastrose sul terreno
della gestione delle istituzioni pubbliche e con uno sconfortante degrado dei
valori di convivenza civile e democratica, da cui trae nutrimento la
delinquenza mafiosa ed amplifica le difficoltà dell’isolamento della mafia.
Dopo
l’imponente offensiva da parte delle forze dell’ordine della provincia di
Crotone, sviluppatasi nei primi anni ’90 e successivamente proseguita dalla Dia
di Catanzaro, che ha inflitto colpi durissimi alla tentacolare presenza di
molteplici sodalizi criminosi anche attraverso l’applicazione di misure reali
del sequestro prima e della confisca poi, la mafia oggi sta riposizionandosi
sul terreno, riprendendo – ove mai lo avesse perduto – il controllo delle
attività illecite e di quelle apparentemente lecite.
Territori
importanti della Calabria, e tra questi il crotonese, saranno interessati da
una pluralità di interventi decisivi per avviare la fase della
reindustrializzazione in quell’area. Consistenti flussi finanziari si stanno
dirigendo ed altri ancora si riverseranno nel crotonese attraverso gli
strumenti della sovvenzione globale, del contratto d’area, dei patti
territoriali, della legge 488 e delle altre misure comunitarie.
Tutte
le analisi economiche e sociali affermano l’esistenza di un collegamento
diretto tra penetrazione della criminalità mafiosa ed i parametri che segnalano
il degrado economico, in un meccanismo distorto e distorcente, perché tale
degrado è proprio alimentato dalla pervasività del fenomeno criminoso.
La
Calabria non può più piegarsi e subire la presenza mafiosa, non può più
permettersi, non può più tollerare connivenze e contiguità pericolose, deve
impegnarsi a sradicare modelli e mentalità omertose, vincere la silente,
diffusa complicità verso la criminalità organizzata, vincere la legge della
paura.
Occorre
rivolgere, questo era l’auspicio con il quale abbiamo aperto, con il quale il
Presidente del Consiglio regionale ha aperto i lavori di questa Assemblea, un
segnale forte di chiarezza e di speranza ai giovani, alle donne, alle tante
energie morali che credono nel riscatto civile e culturale della Calabria,
serviva e serve restituire fiducia nelle istituzioni calabresi nel loro
diuturno operare per il bene comune, che deve essere connotato e costantemente
ispirato ad una limpida ed esemplare condotta. Solo ripristinando la fiducia
dell’opinione pubblica sarà possibile pensare di vincere l’impari sfida contro
la mafia.
Da
questa Assemblea elettiva avevamo pensato che doveva essere lanciata una svolta
effettiva, chiedendo allo Stato il potenziamento degli uffici giudiziari e del
contingente delle forze dell’ordine, assicurando tutti i mezzi e le dotazioni
tecniche necessarie per debellare la mafia. La lotta alla mafia, però, non può
ridursi solo ad interventi meramente repressivi e giudiziari, lo Stato e le
istituzioni pubbliche devono approntare una risposta più complessiva legata
allo sviluppo, alla crescita economica e sociale, al soddisfacimento della
incessante domanda di lavoro che da queste nostre terre, da queste nostre città
raggiunge le istituzioni pubbliche, la sola risposta che può restituire dignità
ai calabresi, affrancandoli dal bisogno e dalla condizione di arretratezza.
La
Regione Calabria deve fare anche, però, la sua parte, assicurando ai cittadini
efficienza nelle scelte e trasparenza nella gestione, impegnando la burocrazia
regionale a garantire l’effettivo adempimento delle funzioni delegate, in
aderenza ai criteri e ai princìpi di imparzialità e di buon andamento
dell’amministrazione pubblica.
Molte
proposte sono state formulate nel corso del dibattito, era necessario, noi
crediamo che sia ancora necessario ed auspicabile, offrire alla Calabria che
osserva e che è rimasta attenta allo svolgimento dei lavori consiliari
un’immagine di unità di intenti da parte delle forze politiche presenti nel
Consiglio, da parte della massima Assise calabrese nella strenua lotta contro
la barbarie mafiosa.
Diamo
lettura del documento della maggioranza consegnatomi dall’onorevole Pirilli:
“Il
Consiglio regionale, doverosamente meditando su un fenomeno che tanti lutti ha
arrecato ai calabresi e sofferenze e dolori immani alle loro famiglie;
sentita
la relazione del Presidente onorevole Caligiuri e quella del Presidente
onorevole Chiaravalloti;
sentiti
gli interventi del Presidente della Commissione antimafia onorevole Lumia e
degli altri componenti della stessa;
tenuto
conto dell’ampio dibattito assembleare e ritenuto che il fenomeno criminoso,
nonostante l’impegno encomiabile delle forze dell’ordine, continua a crescere
pervasivamente internazionalizzandosi ed estendendo i suoi tentacoli
all’interno della pubblica amministrazione e più ampiamente nell’intero sistema
produttivo di cui ha minato la già debole struttura;
considerato
che il Governo nazionale non ha dimostrato fin qui di sapere o di volere
contrastare il fenomeno e le sue cause molteplici, alcune delle quali affondano
le radici nello storico abbandono della Calabria, ultima regione d’Europa in
tema di occupazione e di reddito pro
capite;
considerato,
altresì, che solo una strategia globale può rendere credibile lo Stato agli
occhi dei calabresi e che tale strategia non può prescindere da una più
efficace azione di prevenzione e di contrasto adeguato per uomini e mezzi, così
come del pari non può prescindere da un serio e straordinario impegno
finanziario del Governo, finalizzato alla modernizzazione del territorio
mediante la sua preliminare e indispensabile infrastrutturazione, premessa
necessaria per chi veramente vuole dare occupazione e sviluppo a questa terra;
ciò considerato e ritenuto, il Consiglio regionale approva questo in premessa
conferendo al Presidente della Giunta onorevole Chiaravalloti e al Presidente
del Consiglio onorevole Caligiuri il mandato di rappresentare al Presidente del
Consiglio, onorevole Amato, l’emergenza Calabria, sintetizzandone così i
contenuti (prevenzione, sicurezza, infrastrutture) e chiedendo ai medesimi di
riferire in Aula sia in ordine ai provvedimenti che il Governo centrale avrà
assunto, sia in ordine alle valutazioni e conclusioni che la stessa Giunta
regionale avrà tratto”.
(Interruzione)
Sospendo
la seduta.
La seduta sospesa alle
19,05 è ripresa alle 19,40
E’
stato presentato alla Presidenza un documento da parte dell’opposizione di cui
diamo lettura:
“Il
Consiglio regionale ricorda con commozione tutte le vittime di mafia e di ogni
violenza; considera di grande rilievo la relazione antimafia, pur da
approfondire in diversi ambiti, che consente comunque di cogliere meglio il
pericolo e la minaccia costante che anche per le sue vaste ramificazioni
nazionali e internazionali la ‘ndrangheta rappresenta, in grado pertanto di
condizionare tutti i settori di attività della Calabria, distorcendo e
bloccando ogni processo di autentico sviluppo, specie nel campo dell’economia,
del lavoro e dell’occupazione, del costume civile e della coesione sociale; il
Consiglio regionale, mentre sottolinea che resta fondamentale e da sviluppare e
migliorare con urgenza in chiave repressiva, preventiva e di intelligence, l’azione di contrasto da
parte dello Stato e di tutti i suoi apparati, a cominciare dalle forze
dell’ordine e dalla magistratura, ritiene di non minore rilievo l’impegno
dell’operare quotidiano del governo regionale, che deve ancora esprimere in
ogni settore di attività della Giunta indirizzi e linee di lavoro conseguenti e
coerenti con le nuove significative acquisizioni emerse dalla relazione
parlamentare circa l’accresciuta pericolosità e pervasività criminale della
‘ndrangheta; il Consiglio regionale decide, pertanto, che nella prima seduta
dopo le ferie estive il Presidente Chiaravalloti predisponga una specifica
relazione sul cruciale argomento della ‘ndrangheta, in modo da poter valutare
compiutamente l’iniziativa del governo regionale, ancora fortemente latente, e
formulare suggerimenti e integrazioni proposte; il Consiglio regionale,
apprezzando la sensibilità del Presidente Caligiuri ed esprimendo stupore e
sorpresa per il silenzio inquietante del Presidente Chiaravalloti e di tutti i
suoi assessori, sollecita sin da ora Regione, enti locali, forze
imprenditoriali e sindacali, forze politiche, associazioni laiche ed
ecclesiali, il mondo della scuola, dell’università, dell’informazione,
l’opinione pubblica e i calabresi tutti ad acquisire con sempre maggiore
consapevolezza una forte assunzione di responsabilità, ciascuno nel proprio
ambito, e porre così in atto una strategia corale per l’affermazione della
legalità contro ogni violenza, avviando un nuovo percorso di crescita culturale
e civile di nuovo sviluppo politico, economico e sociale per l’intera
Calabria”.
Ha
chiesto di parlare sul documento presentato dalla maggioranza. l’onorevole
Fava. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, non c’è alcun riferimento alle conclusioni della Commissione
antimafia, ma soprattutto, al di là del taglio politico che è proprio della
maggioranza, non si è mai pronunziata la parola “‘ndrangheta”, e questo è un
po’ sconcertante. Io, pertanto, dichiaro il mio no più convinto.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Come
primo firmatario di quel documento – se mi consente lo consulto un attimo –
devo rispondere che non è una omissione voluta, ma criminalità è il termine che
noi abbiamo ritenuto comprendesse tutto, la piccola, la grande, la micro e la
macro, non ho difficoltà, comunque, a chiedere che venga aggiunta la parola
“‘ndrangheta”.
Quindi,
se questo ostava all’onorevole Fava, dopo il mio intervento può benissimo
ricredersi e votare il documento, che mi pare condivida del resto ampiamente.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiaravalloti. Ne ha facoltà.
Per
quanto riguarda l’apprezzamento circa il silenzio inquietante del Presidente Chiaravalloti,
mi pareva, lo voglio ricordare, di aver parlato forte e chiaro. Non intendo
polemizzare con le critiche che mi sono state rivolte, per non fare io quello
che temevo si facesse dall’altra parte, che in effetti è stato fatto: usare
l’argomento dolorosissimo come pretesto di speculazione politica. Io questo non
lo voglio, non è questo, non doveva essere questo il significato di questo
incontro e di questo dibattito.
Se
fosse stato necessario un riscontro a quello che io paventavo ed ho espresso all’inizio,
mi pare che proprio l’andamento del dibattito lo abbia dimostrato in pieno; il
ricorrere di aria fritta, di frasi fatte continue che abbiamo sentito da
quarant’anni dimostra che è accaduto esattamente quanto io avevo previsto e
temuto. Al di là di questo, comunque, penso che la valutazione della gravità
del momento e del fenomeno ci accomuni tutti e ci impegni nella direzione della
promozione dello sviluppo di questa terra, che è la sola via – insisto – per la
quale riteniamo di ottenerne il riscatto. Sviluppo economico e promozione della
cultura: sono queste le strade che il governo regionale individua.
Il
primo livello di contrapposizione all’azione criminale è demanio dello Stato, è
il contrasto di polizia e di azione giudiziaria, e su quello auspichiamo che lo
Stato esprima il suo massimo e costante impegno. Noi in questo settore abbiamo
un’azione da affiancare, la promozione della cultura della legalità ed altri
discorsi di questo genere attraverso la propaganda nelle scuole. Questo rientra
nei nostri programmi, l’abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo, ma non è
questa la via attraverso cui si sconfiggerà la criminalità.
Allora
il richiamo è un impegno serio, non di parole, ma di azioni e di fatti. Potrei
dirvi che la mafia si combatte evitando, prima delle elezioni, di concedere 500
o 600 primariati ed anche evitando di spendere somme in funzioni clientelari.
Ma, ripeto, non voglio polemizzare, consideratela come una digressione.
L’impegno per combattere la mafia è l’impegno ad un’azione legale, forte,
secondo le coscienze e la guida della norma e della legge. Un impegno in questa
direzione nella quale auspico e ritengo che siamo tutti accomunati.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire brevemente l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Tengo
molto ad accontentare il collega Fava, e così ho provveduto ad aggiungere al
documento della maggioranza, al quarto punto, dopo “ritenuto che il fenomeno
criminoso”, le parole “mafia, ‘ndrangheta, colletti bianchi e quant’altro”.
Colgo
l’occasione per dire al Presidente Chiaravalloti che la discussione era sul
documento presentato dalla maggioranza, mentre il suo intervento ritengo
riguardasse quello presentato dalla minoranza che viene in votazione dopo e su
cui chiederò di intervenire per dichiarazione di voto.
Pongo
in votazione il documento proposto dalla maggioranza con l’integrazione testé
indicata dall’onorevole Pirilli.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si
passa alla votazione del documento presentato dall’opposizione.
Umberto
PIRILLI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Non
voglio dilungarmi anche perché ormai credo si sia detto di tutto e di più,
forse si è anche taciuto su alcuni punti. Il documento sulla mafia proposto
dalla minoranza, il cui testo è già in circolazione ed è qui in possesso di
taluni, ha molta aria fritta, non dice nulla, anzi dice molto meno di quello
che diciamo noi col nostro documento.
Avrei
tutto sommato votato a favore, però voto contro soprattutto per una sola frase
e, poi, per altri due punti che non condivido perché finalizzati solo a scopo
politico.
La
frase che più mi ha colpito è che quel documento postula un impegno corale per
l’affermazione della legalità.
Il
Presidente Chiaravalloti prima rispondendo ha fatto riferimento a 500-600
primariati concessi dalla passata Giunta. Io voglio chiedere ai consiglieri
seduti ai banchi che stanno di fronte ai nostri, se questo documento lo voterà
tra poco taluno tra i presenti, tra la minoranza, perché come può votare questo
documento che parla di affermazione della legalità quando in campagna
elettorale è andato in giro con una borsa con i decreti usa e getta firmati
all’istante al capo elettore che avrebbe votato a favore.
Cioè,
noi qua sosteniamo e sostiene la minoranza che vuole affermare la legalità
avendo al suo interno ex assessori che in questa sede per fortuna siedono ai
banchi dell’opposizione, che durante la campagna elettorale giravano con la
borsa e con i decreti “usa e firma” per il voto, che è di scambio ritengo e
continua ad esserlo con una mentalità che contrasta con quella che attestano
essere l’affermazione della legalità.
Per
questo il mio voto personale, ma ritengo anche della maggioranza, è contrario a
questo documento.
PRESIDENTE.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Credo
che il Presidente del Consiglio, onorevole Caligiuri, debba invitare, e faccio
una proposta formale, il collega Umberto Pirilli a dire in quest’Aula in quale
circostanza e in quale momento, in riferimento a quale Giunta ci sia potuto
essere un assessore che camminava con la borsa con decreto usa e getta. Anche
se non hanno attinenza con la materia, con la problematica che si sta
trattando, perché non mi risulta che sia pertinente alla questione che stiamo
discutendo della lotta alla mafia e dell’iniziativa del governo regionale, le
affermazioni del collega Pirilli sono fortemente impegnative soprattutto quando
dice che in questi banchi della minoranza siede il responsabile: quest’Aula ha
bisogno di sapere ed anche in maniera circostanziata.
Credo
che l’onorevole Pirilli sia grande e vaccinato e quindi si assume le
responsabilità di quello che dice, su questo non c’è dubbio.
Pongo
in votazione il documento della minoranza.
(Il Consiglio non approva)
Legge
un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Il
secondo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento
amministrativo n. 23/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del
Vicepresidente della prima Commissione consiliare permanente”.
Costituisco
il seggio elettorale e chiamo a svolgere le funzioni di scrutatori, i
consiglieri Segretari onorevoli Talarico e Occhiuto.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Chiarella
Egidio 25; Morrone Giuseppe 15.
Proclamo
eletto a Presidente della prima Commissione consiliare – Politica istituzionale
- l’onorevole Egidio Chiarella ed a Vicepresidente l’onorevole Giuseppe
Morrone.
(Applausi)
Il
terzo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento
amministrativo n. 24/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere
Segretario della prima Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Gianfranco
Leone 24; schede bianche 13; schede nulle 3.
Proclamo
eletto a consigliere Segretario della prima Commissione consiliare – Sviluppo
economico - l’onorevole Leone Gianfranco.
(Applausi)
Il
quarto punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento
amministrativo n. 23/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del
Vicepresidente della prima Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscono le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Talarico
Francesco 25; Pirillo Mario 15.
Proclamo
eletto a Presidente della seconda Commissione consiliare – Sviluppo economico -
l’onorevole Talarico Francesco ed a Vicepresidente l’onorevole Pirillo Mario.
(Applausi)
Il
quinto punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento
amministrativo n. 26/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere
Segretario della seconda Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Giovanni
Nucera 24; schede bianche 16.
Proclamo
eletto a consigliere Segretario della seconda Commissione consiliare – Sviluppo
economico - l’onorevole Nucera Giovanni.
(Applausi)
Il
sesto punto all’ordine del giorno recita Proposta di provvedimento
amministrativo n. 27/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del
Vicepresidente della terza Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Aiello
Pietro 25; Tripodi Pasquale 15 e Pirillo Mario 15.
Proclamo
eletto a Presidente della terza Commissione consiliare – Politica sociale -
l’onorevole Pietro Aiello ed a Vicepresidente l’onorevole Pasquale Tripodi.
(Applausi)
Il
settimo punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento
amministrativo n. 26/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere
Segretario della terza Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Pezzimenti
Giuseppe 25; schede bianche 14; schede nulle 1.
Proclamo
eletto a consigliere Segretario della terza Commissione consiliare – Politica
sociale - l’onorevole Giuseppe Pezzimenti.
(Applausi)
L’ottavo
punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo n.
29/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del Presidente e del Vicepresidente della
quarta Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Senatore
Raffaele 23; Tommasi Diego 9; Tripodi 6; Vescio Salvatore 1.
Proclamo
eletto a Presidente della quarta Commissione consiliare – Politica ambientale -
l’onorevole Raffaele Senatore ed a Vicepresidente l’onorevole Diego Tommasi.
(Applausi)
Il
nono punto all’ordine del giorno recita: proposta di provvedimento amministrativo
n. 30/7^ d’Ufficio, recante: “Elezione del consigliere Segretario della quarta
Commissione consiliare permanente”.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
l’esito della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Vescio
Salvatore 23; schede bianche 16.
Proclamo
eletto a consigliere segretario della quarta Commissione consiliare – Politica
ambientale - l’onorevole Salvatore Vescio.
(Applausi)
Si
passa alla proposta di provvedimento amministrativo n. 14/7^ d’Ufficio,
recante: “Elezione di tre consiglieri regionali per il collegio dei revisori
dei conti” (art. 7 Statuto e 84 Regolamento).
Ricordo
che si possono esprimere due preferenze.
Si
distribuiscano le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
il risultato della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti gli
onorevoli Occhiuto Roberto 25; Talarico Francesco 24; Amendola Franco 14.
Pertanto
proclamo eletti gli onorevoli Occhiuto Roberto, Malarico Francesco e Amendola
Franco.
(Applausi)
Si
passa alla Proposta di provvedimento amministrativo n. 20/7^ d’Ufficio,
recante: “Elezione di otto consiglieri regionali per il rinnovo della
Commissione per il piano di sviluppo regionale” (artt. 9 e 10 – L.R. 2 maggio
1978, n. 3).
Avverto
che si possono esprimere tre preferenze.
Si distribuiscano
le schede.
(Segue la votazione indi lo spoglio delle
schede)
Comunico
il risultato della votazione. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti gli
onorevoli Pirilli Umberto 12; Nucera Giovanni 12; Tesoriere Raffaele 13; Fedele
Luigi 13; Trematerra Gino13; Tripodi Michelangelo. 14; Amendola Franco14;
Gagliardi Damiano14; schede bianche 1.
Pertanto
proclamo eletti gli onorevoli Pirilli, Nucera, Tesoriere, Fedele, Trematerra,
Tripodi, Amendola, Guagliardi.
(Applausi)
Prego
gli onorevoli eletti i tre nel collegio dei revisori e gli otto nell’ufficio
del piano di rimanere in Aula per l’elezione dei rispettivi Presidenti.
Si
passa alla convalida degli eletti.
Ha
chiesto di intervenire l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta delle elezioni ha proceduto, nella
seduta del 19, alla verifica – come dispone l’articolo 17 dello Statuto e
l’articolo 8 del Regolamento interno – della insussistenza o meno delle
condizioni di eleggibilità dei consiglieri regionali; ha preso, quindi, atto
che tutti i consiglieri regionali hanno sottoscritto una dichiarazione nella
quale si afferma l’inesistenza delle condizioni di ineleggibilità e pertanto ha
deliberato con voti unanimi di proporre al Consiglio regionale la convalida dei
consiglieri regionali eletti. Chiede che il Consiglio proceda alla conseguente
convalida.
PRESIDENTE.
Pongo in votazione il provvedimento della Giunta per le elezioni di convalida
dei consiglieri eletti.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
La
parola all’onorevole Pappaterra.
Presidente,
è stata depositata con la firma di tutti i gruppi regionali una mozione che
riguarda il sistema relativo allo smaltimento dei rifiuti in Calabria. Siccome
è prevista la costruzione nella parte nord della nostra regione, precisamente
nel comune di Bisignano, di un termovalorizzatore e tenuto conto che in
quell’area a forte vocazione agricola le amministrazioni di tutta la media
valle del Crati hanno protestato contro questa scelta e i Consigli comunali si
sono determinati rispetto a questo fatto, noi chiediamo attraverso questa
mozione un impegno al commissario delegato per l’emergenza rifiuti, che
peraltro è il Presidente della Giunta regionale, ad annullare l’ordinanza 1020
del 4 maggio 2000, ripristinando le condizioni previste dall’ordinanza 977 del
24 marzo 2000.
Poi
c’è un invito, signor Presidente, ad iscrivere nella prima seduta utile del
Consiglio regionale una discussione complessiva sullo stato dell’emergenza
rifiuti, proprio perché in questo settore si stanno registrando prese di
posizione da diverse parti, non ultima anche quella della Unione europea che ha
censurato il piano regionale di emergenza sui rifiuti.
Quindi
le chiederei, signor Presidente, di iscrivere all’ordine del giorno del
Consiglio questa mozione, peraltro – ripeto – c’è la firma di tutti i gruppi
regionali e di sottoporla alla votazione.
PRESIDENTE.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno della
mozione di cui alla richiesta dell’onorevole Pappaterra.
(Il Consiglio approva)
Pongo
in votazione la mozione testé inserita all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
PRESIDENTE.
La seduta è tolta, sarà convocata a domicilio.
La seduta termina alle
21,30
Sono
stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa dei
consiglieri:
Pappaterra,
Tripodi – “Istituzione dell’Authority regionale. Norme regionali per la
sicurezza pubblica”. (P.L. n. 4/7^)
E’
assegnato alla prima Commissione – Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
Occhiuto,
Tallarico, Aiello P. – “Fondo regionale di solidarietà per i danni derivati
agli appartenenti alle forze dell’ordine da attività di contrasto della
criminalità e dell’immigrazione clandestina”. (P.L. n. 5/7^)
E’
assegnato alla prima Commissione – Politica istituzionale – ed alla seconda –
Sviluppo economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
Caligiuri,
Bova, Rizza, Borrello – “Erogazione di un contributo annuo a favore della
stagione del <<Teatro comunale Alfonso Rendano>> di Cosenza”. (P.L.
n. 6/7^)
E’
assegnato alla terza Commissione – Servizi sociali – ed alla seconda – Sviluppo
economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
E’
stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento
amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Programma
triennale foreste e forestazione anni 2000-2002. Reiterazione”. Art. 28
Statuto. (Delibera n. 419 del 17 luglio 2000). (P.P.A. n. 32/7^)
E’
assegnata alla quarta Commissione – Politica ambientale – ed alla seconda –
Sviluppo economico – per il parere.
E’
stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di
provvedimento amministrativo di iniziativa dei componenti l’Ufficio di
Presidenza:
“Nomina
consulenti L.R. 13 maggio 1996, n. 8, articolo 11, comma 2” (Delibera n. 18
dell’11 luglio 2000), (P.P.A. n. 31/7^)
E’
stata, altresì, presentata alla Presidenza la seguente proposta di
provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Convalida
elezione dei consiglieri regionali eletti a seguito delle elezioni
amministrative regionali del 16 aprile 2000”. (P.P.A. n. 33/7^)
Si
comunica che è pervenuta una segnalazione del segretario nazionale dei Ps con
la quale, in assenza di una decisione dei due componenti del gruppo regionale
consiliare, si indica quale Presidente del gruppo il consigliere Francesco
Crinò. La rappresentanza nelle Commissioni consiliari dello stesso gruppo è
così articolata:
Francesco
Crinò: 1^ e 2^ Commissione;
Francesco
Galati: 3^ e 4^ Commissione.
Ai
sensi degli articoli 17 e 17 bis del Regolamento interno del Consiglio
regionale, i Presidenti dei gruppi hanno designato i seguenti consiglieri per
la costituzione delle Commissioni consiliari permanenti:
1)
Fedele Luigi FI
2) Leone
Gianfranco FI
3) Chiarella Egidio
AN
4) Pirilli
Umberto AN
5) Pilieci
Francesco CDU
6) Trematerra
Gino CCD
7) Naccarato
Paolo UPR
8) Crinò
Francesco PS
9) Pezzimenti
Giuseppe Liberal Sgarbi
10) Adamo
Nicola DS
11) Meduri PPI
12) Pappaterra
Domenico SDI
13) Torchia
Giuseppe UDEUR
14) Tripodi M.
C.I
15) Tommasi
Diego Verdi-L’ulivo
16) Morrone
Giuseppe I Democratici-L’Ulivo
17) Guagliardi
Damiano RIF. COM.
18) Fava
Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo.
1)
Occhiuto Roberto FI
2) Vescia
Salvatore FI
3) Rizza
Domenico AN
4) Nucera
Giovanni CDU
5) Talarico
Francesco CCD
6) Naccarato
Paolo UPR
7) Crinò
Francesco PS
8) Pezzimenti
Giuseppe Liberal-Sgarbi
9) Amendola
Francesco DS
10) Bova
Giuseppe DS
11) Meduri
Luigi PPI
12) Pappaterra
Domenico SDI
13) Pirillo
Mario Udeur
14) Tripodi M.
C.I
15) Tommasi
Diego Verdi-L’ulivo
16) Morrone
Giuseppe I democratici-L’ulivo
17) Guagliardi
Damiano Rif. Com.
18) Fava
Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo
1)
Aiello Pietro FI
2) Tesoriere
Ottavio FI
3) Occhiuto
Roberto FI
4) Pirilli
Umberto AN
5) Senatore
Raffaele CDU
6) Talarico
Francesco CCD
7) Aiello
Vincenzino UPR
8) Galati
Francesco PS
9) Pezzimenti
Giuseppe Liberal Sgarbi
10) Pacenza
Franco Mario DS
11) Mistorni
Giuseppe PPI
12) Tripodi
Pasquale SDI
13) Pirillo
Mario Udeur
14) Tripodi M.
C.I
15) Tommasi
Diego Verdi-L’ulivo
16) Morrone
Giuseppe I democratici-L’ulivo
17) Guagliardi
Damiano Rif. Com.
18) Fava
Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo
1)
Tesoriere Ottavio FI
2) Vescio
Salvatore FI
3) Rizza
Domenico AN
4) Senatore
Raffaele CDU
5) Trematerra
Gino CCD
6) Aiello
Vincenzino UPR
7) Galati
Francesco PS
8) Pezzimenti
Giuseppe Liberal Sgarbi
9) Napoli
Giuseppe DS
10) Borrello
Antonio PPI
11) Tripodi
Pasquale SDI
12) Torchia
Giuseppe Udeur
13) Tripodi M.
C.I
14) Tommasi
Diego Verdi-L’ulivo
15) Morrone
Giuseppe I Democratici-L’ulivo
16) Guagliardi
Damiano Rif. Com.
17) Fava
Nuccio Calabria Democratica-L’ulivo
A seguito
della modifica del Regolamento interno e delle dichiarazioni dei Presidenti dei
gruppi consiliari, gli stessi risultano così costituiti:
Forza
Italia (FI) - Componenti numero 9.
Capogruppo:
Fedele Luigi
1)
Aiello Pietro
Nato ad Ardore (RC)
il 30 giugno 1956
2)
Caligiuri Battista
Nato a Soveria Mannelli (CZ)
il 15 novembre 1944
3)
Fedele Luigi
Nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC)
il 29 maggio 1953
4)
Fuda Pietro
Nato a Siderno (RC)
il 28 febbraio 1943
5)
Gentile Giuseppe
Nato a Cosenza
il 15 gennaio 1944
6)
Leone Gianfranco
Nato a Cosenza
il 19 aprile 1952
7)
Occhiuto Roberto
Nato a Cosenza
il 13 maggio 1969
8)
Tesoriere Ottavio
Nato a Crotone
il 12 febbraio 1953
9)
Vescio Salvatore
Nato a Sembiase ora Lamezia Terme (CZ)
il 27 febbraio 1950
Cristiani
democratici uniti (Cdu) - Componenti numero 3
Capogruppo:
Nucera Giovanni
1)
Nucera Giovanni
Nato a Reggio Calabria
il 2 gennaio 1953
2)
Pilieci Francesco
Nato a Filadelfia (VV)
l’11 gennaio 1946
3)
Senatore Raffaele Pietro
Nato a Cirò (KR)
il 27 giugno 1951
Liberal
Sgarbi - Componente numero 1
Capogruppo:
Pezzimenti Giuseppe
1)
Pezzimenti Giuseppe
Nato a Ferruzzano (RC)
il 17 settembre 1947
Unione
per la Repubblica (UPR) - Componenti numero 2
Capogruppo:
Aiello Vincenzino
1)
Aiello Vincenzino
Nato a Castrolibero (CS)
l’1 luglio 1953
2)
Naccarato Paolo
Nato a Cosenza
il 23 ottobre 1958
Partito
Socialista (PS) - Componenti numero 2
Capogruppo:
Crinò Francesco
1)
Crinò Francesco
Nato a Casignana (RC)
l’11 ottobre 1955
2)
Galati Francesco
Nato a Montepaone (CZ)
l’1 aprile 1938
Gruppo
Misto - Componente numero 1
Capogruppo:
Chiaravalloti Giuseppe
1)
Chiaravalloti Giuseppe
Nato a Satriano (CZ)
il 26 febbraio 1934
Democratici
di Sinistra (DS) - Componenti numero 5
Capogruppo:
Adamo Nicola
1)
Adamo Nicola
Nato a Cosenza
il 31 luglio 1957
2)
Amendola Francesco
Nato a Nicastro ora Lamezia Terme (CZ)
il 30 marzo 1949
3)
Bova Giuseppe
Nato a Reggio Calabria
il 29 ottobre 1943
4)
Napoli Giuseppe Giuliano
Nato a Crotone
il 27 gennaio 1958
5)
Pacenza Franco Mario
Nato a Corigliano Calabro (CS)
il 6 gennaio 1958
Partito
Popolare Italiano (PPI) - Componenti numero 3
Capogruppo:
Mistorni Giuseppe
1) Borrello Antonio
Nato a Pizzo (VV)
il 19 novembre 1945
2) Meduri Luigi
Nato a Reggio Calabria
il 19 marzo 1942
3) Mistorni Giuseppe
Nato a Belvedere Marittimo (CS)
il 6 dicembre 1938
Calabria
Democratica-L’ulivo - Componente numero 1
Capogruppo:
Fava Nuccio
1)
Fava Nuccio
Nato a Cosenza
il 2 gennaio 1939
Comunista
- Componente numero 1
Capogruppo:
Tripodi Michelangelo
1)
Tripodi Michelangelo
Nato a Polistena (RC)
il 20 agosto 1956
Unione
democratici Europei (Udeur) - Componenti numero 2
Capogruppo:
Torchia Giuseppe
1)
Pirillo Mario
Nato ad Amantea (CS) l’11 settembre 1945
2)
Torchia Giuseppe
Nato a Miglierina (CZ)
il 29 luglio 1930
Verdi-L’ulivo
- Componente numero 1
Capogruppo:
Morrone Giuseppe
1) Morrone Giuseppe
Nato a Cosenza l’1 gennaio 1946
Rifondazione comunista - Componente numero
1
Capogruppo: Guagliardi Damiano
1)
Guagliardi Damiano
Nato a San Demetrio Corone (CS)
il 27 settembre 1950
Sinistra Democratica Italiana (SDI) -
Componenti numero 2
Capogruppo: Pappaterra Domenico
1) Pappaterra Domenico
Nato a Mormanno (CS)
il 4 dicembre 1958
2) Tripodi Pasquale Maria
Nato a Montebello Ionico (RC)
il 10 maggio 1957
A
seguito delle designazioni dei gruppi consiliari, la Giunta per il Regolamento
risulta così costituita:
1)
Aiello Vincenzino UPR
2) Borrello
Antonio PPI
3) Crinò
Francesco PS
4) Fava Nuccio
Calabria Democratica-L’ulivo
5) Fedele
Luigi FI
6) Guagliardi
Damiano Rif. Com.
7) Morrone
Giuseppe I Democratici-L’ulivo
8) Napoli
Giuseppe DS
9) Pappaterra
Domenico SDI
10) Pezzimenti
Giuseppe Liberal Sgarbi
11) Pirilli
Umberto An
12) Senatore
Raffaele CDU
13) Talarico
Francesco CCD
14) Tommasi
Diego Verdi-L’ulivo
15) Torchia
Giuseppe Udeur
16) Tripodi
Michelangelo Comunista
A seguito
delle designazione dei gruppi consiliari la Giunta delle elezioni risulta così
costituita:
1)
Fava Nuccio Calabria democratica-L’ulivo
2) Fedele
Luigi FI
3) Galati
Francesco PS
4) Guagliardi
Damiano RC
5) Meduri
Luigi PPI
6) Morrone
Giuseppe I Democratici-L’ulivo
7) Naccarato
Paolo UPR
8) Napoli
Giuseppe DS - Presidente – eletto il 20.6.2000
9) Nucera
Giovanni CDU
10) Pezzimenti
Giuseppe Liberal Sgarbi
11) Pirilli
Umberto AN
12) Pirillo
Mario Udeur
13) Tommasi
Diego Verdi-L’ulivo
14) Trematerra
Gino CCD
15) Tripodi
Michelangelo Comunista
16) Tripodi
Pasquale SDI
Pilieci.
All’assessore alla sanità. Per sapere
– premesso che:
negli
ultimi mesi, il servizio di pronto intervento 118 è, purtroppo, dovuto intervenire
nel Comune di Girifalco per il verificarsi di numerosi casi di attacchi
cardiaci;
tuttavia,
malgrado la celerità del servizio, per alcune persone tutto è stato inutile,
infatti trasportate nelle vicine strutture ospedaliere di Soverato o Chiaravalle
hanno perso la vita subito dopo;
per il
territorio del Comune di Girifalco il servizio di pronto intervento 118 prevede
che dopo un primo intervento sul posto segua il trasporto nelle vicine
strutture ospedaliere di Soverato o Chiaravalle che, però, per alcune patologie
mancano di idonee attrezzature a differenza dell’ospedale di Catanzaro;
tutto
ciò ha creato, tra l’altro, nella popolazione una pesante psicosi e molta
diffidenza verso gli ospedali di Soverato e Chiaravalle -:
se
ritiene che l’attuale servizio di pronto intervento 118 richieda una migliore
riorganizzazione anche nell’imminenza della stagione estiva per prevenire i più
alti rischi in questo periodo dell’anno per persone anziane o affette da
particolari patologie;
quali
provvedimenti intende adottare per garantire in forme più efficienti ed utili
la salute dei cittadini;
se
ritiene di assumere iniziative per evitare che persone affette da particolari
patologie dopo un primo intervento del 118 siano ricondotte in strutture
ospedaliere che abbiano mezzi e strutture a disposizione per intervenire
efficacemente.
(12;
21.7.2000)
Amendola.
All’assessore all’ambiente. Per
sapere – premesso che:
in
data 3/1.2000 il commissario straordinario e l’assessore all’ambiente hanno
fatto pubblicare la gara di appalto a livello europeo per la gestione dei
depuratori costruiti e abbandonati dalle amministrazioni locali (circa 250) e
che una parte di essi erano stati recuperati e messi in funzione dalla
Camerint-Comest attraverso un progetto finanziario dal ministero dell’ambiente
per un importo di lire 25.244.000.000 nel quale sono stati impegnati per 24
mesi 315 giovani in un progetto di formazione lavoro (ex legge 20.5.1988, n.
160);
durante
questo periodo i giovani sono stati inquadrati con il contratto del settore
energia che interviene anche nel settore ambientale. Precedentemente al bando
di gara si sono tenuti diversi incontri tra le organizzazioni sindacali ed il
commissario delegato e l’assessore all’ambiente. Il sindacato proponeva di
inserire nel capitolato di appalto l’applicazione del contratto di energia per
dare seguito al progetto precedente, in quanto il capitolato di appalto stesso
impegnava le aziende vincitrici all’assunzione prioritariamente degli stessi
giovani;
il
commissario e l’assessore non si sono mai opposti a questa richiesta di fatto
accettandola;
nel
bando di gara veniva proposto il contratto Ausitra le cui norme contrattuali
sul collocamento sono del tutto diverse rispetto a quello energia;
le
organizzazioni sindacali con lettera del 16 febbraio 2000 protestavano contro
tale decisione assunta in maniera unilaterale per cui il 17 marzo 2000 il
commissario delegato informava le organizzazioni sindacali di prorogare di 8
giorni la gara di appalto inserendo la clausola di modificare l’applicazione
del contratto da quello Ausitra a quello Energia;
in
data 13 marzo 2000 lo stesso commissario in maniera unilaterale e senza nemmeno
informale le organizzazioni sindacali modificava inspiegabilmente di nuovo l’applicazione
del contratto di lavoro -:
i
motivi che hanno spinto il commissario delegato a modificare nell’arco di pochi
giorni quanto da lui stesso attuato e comunicato alle organizzazioni sindacali;
perché,
considerato che sono trascorsi oltre tre mesi dalle assegnazioni degli appalti
alle aziende vincitrici delle gare, ancora i depuratori non funzionano,
provocando danni immensi sia al settore del turismo per l’inquinamento del
mare, sia sul piano occupazionale in quanto i giovani preposti al funzionamento
dei depuratori non sono stati assunti.
(11;
17.7.2000)
Chiarella.
All’assessore alla pubblica istruzione.
Per sapere – premesso che:
in
Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, vi è locata la Basilica di
Santa Maria di Roccella costruita nella prima metà del XII secolo a cavallo di
due epoche, la bizantina e la normanna;
tale
grande opera architettonica fa parte di un’area archeologica di forte interesse
nazionale ed internazionale in quanto in essa vi è situata intorno l’antica
Scolacium, prima città greca, per la quale il Cipe ha proprio in questi giorni
sbloccato 11 miliardi di finanziamenti per la costruzione di un grande parco
archeologico di interesse culturale e turistico;
l’associazione
“Italia Nostra”, presidente dott.ssa Maria Adele Teti ha espresso in questi
giorni il timore, che l’intervento esposto dalla Sovrintendenza ai monumenti di
Cosenza, sia il primo di una serie di possibili manomissioni che potrebbero
presto trovare alimento nel finanziamento sopra citato;
“il
restauro in atto” sempre a parare di “Italia Nostra” si presenta avventato e
deviante, in quanto si ha la sensazione che gli interventi finora effettuati
per ricompattare il coronamento ed impermeabilizzare i muri della Basilica
possono appiattire la sagoma dell’edificio ed appesantire il volume con le
conseguenze immaginabili che ne derivano;
ancora,
a parere della dott.ssa Teti con l’intervento in atto si rischia di perdere
l’aspetto scabro dei muri spessi e possenti, per via di una superficie
eccessivamente levigata rischiando di non far cogliere più al visitatore la
meravigliosa asimmetria dei mattoni romani fatti a mano -:
se non
sia opportuno come sollecitato più volte al sottoscritto dal vice sindaco di
Borgia dott. Pasquale Sinatora, un intervento immediato da parte della Regione
Calabria presso il direttore della Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, per
chiedere una immediata relazione tecnica sullo stato dei lavori e sugli effetti
che essi avranno sull’intera Basilica di Santa Maria di Roccella, sita in
Roccelletta di Borgia, oggi interamente avvolta dai ponteggi che impediscono
una oculata valutazione esterna dell’intervento in atto;
se non
occorra difendere “il fascino di quei mattoni rossi” che sporgono a tratti,
rivelando una età che non si deve nascondere e che i costruttori normanni come
afferma sempre la dott.ssa Teti li avevano saccheggiati da Scolacium, colonia
romana esistente nel vicino uliveto già allora abbandonata da tempo;
se non
bisogna scongiurare che si possano ottenere gli stessi effetti avuti dai lavori
attuati tra il 1915-1917 che snaturarono la facciata con l’apertura di un
loculo, un oblò fantasma che non apparteneva alla progettazione originaria
della Basilica mettendo in serio pericolo il fascino di un’opera architettonica
che da secoli detta agli uomini la grandezza di un tempo di grande spiritualità
e di grande valore storico ed artistico.
(13;
26.7.2000)
Chiarella.
All’assessore all’industria. Per
sapere – premesso che:
l’attività
del settore “artigianato” è regolamentata dalla legge nazionale 443/85, dalla
legge regionale numero 8/89 e successive modificazioni dalla normativa
regionale in materia di strutture e organizzazione degli uffici;
nel
1995 (aprile-maggio) viene aperto al pubblico l’Ufficio di Lamezia Terme
denominato “Segreteria commissione dell’artigianato di Catanzaro Ufficio zona
di Lamezia Terme” con sede a Lamezia Terme, numero 337 (vedi Bur numero 128,
part. 1^ e 2^ del 20 dicembre 1999, pag. 11637);
l’ufficio
oltre naturalmente al comune di Lamezia Terme (70.000 abitanti), serve l’utenza
artigiana dei comuni di: Confluenti, Cortale, Curinga, Decollatura, Falerna,
Feroleto Antico, Gizzeria, Jacurso, Maida, Martirano, Martirano Lombardo, Motta
Santa Lucia, Nocera Torinese, Pianopoli, Platania, San Mango d’Aquino, San
Pietro a Maida;
sebbene
sia un ufficio decentrato per motivi demografici e dinamica socio-economica del
comprensorio svolge una mole di lavoro (il riferimento concreto è riferito alle
pratiche di iscrizione, modifiche e cancellazione delle imprese artigiane,
senza considerare la certificazione, le informazioni e la consulenza alle
imprese) di gran lunga superiore alle C.P.A. (Comm. Prov. Artigianato) di Vibo
e Crotone senza considerare gli altri uffici periferici similari di Paola,
Castrovillari, Locri, Rossano, Gioia Tauro;
attualmente
l’ufficio che ha in organico sei unità è ubicato presso il “Centro per il
Folklore” dell’amministrazione provinciale di Catanzaro in via Michelangelo 25,
che ha messo a disposizione della Regione tre locali più servizi fin dal marzo
del 1995;
dal 1°
settembre 2000 l’amministrazione provinciale ha disdetto il contratto d’affitto
per cui il funzionario responsabile dell’ufficio di Lamezia Terme si è attivato
con largo anticipo tramite contatti ufficiali e telefonici con i dirigenti
dell’assessorato regionale all’artigianato per trovare una soluzione idonea e
decorosa;
sono
stati visionati diversi appartamenti e alla fine sono stati scelti dei locali
idonei con un fitto contenuto, contattato il proprietario e iniziate le
procedure per stipulare il contratto di fitto, sempre con il consenso del
dirigente del settore artigiano che ha anche visionato personalmente i locali;
alcuni
giorni fa dall’assessorato all’artigianato, telefonicamente è pervenutala
notizia della non disponibilità da parte dell’Ente Regione a impegnare delle
somme per la locazione degli uffici della C.P.A. di Lamezia;
le
ipotesi di collocazione dell’ufficio in via ufficiale sono:
a)
l’utilizzo di alcuni locali dell’unione della C.C.I.A. ubicati a S. Eufemia
Lamezia decentrati e periferici rispetto all’intero territorio lamentino;
b)
l’utilizzo di alcuni locali presso il centro regionale di formazione
professionale utilizzati normalmente come aule per i corsi di formazione adatti
anche per gli uffici della C.P.A. con l’incognita di quando le aule serviranno
per svolgere i corsi di formazione;
è
paradossale pensare che non sia possibile trovare una soluzione definitiva e
non precaria per il fatto che la Regione non possa pagare il canone di affitto
per gli uffici della C.P.A. di Lamezia Terme -:
se non
sia opportuno in un modo immediato per poter rendere all’utenza numerosa del
comprensorio lamentino un servizio di qualità nell’assistenza e nella
promozione in campo artigianale dotare la sede di Lamezia di una struttura
adeguata ed autonoma e funzionale all’intero comprensorio;
se
tale sistemazione non debba essere definitiva e non appoggiata a soluzioni
temporanee che portano alla fine a non superare il problema che rimarrebbe
sempre avvolto dall’improvvisazione;
se non sia necessario quindi valorizzare al massimo lo
sportello lamentino, i suoi responsabili e personale a vari livelli ivi
impegnato, per dare un contributo concreto al rilancio di un settore che nel
lamentino ha una grande tradizione e che presenta tutti gli elementi per
proiettarsi meglio verso un futuro in grado di produrre ricchezza e promuovere
quindi investimenti occupazionali.
(14;
27.8.2000)
Aiello,
Naccarato. All’assessore regionale
all’agricoltura. Per sapere – premesso che:
il
consorzio di bonifica Valle del Lao di Scalea ha indetto e successivamente
svolto le prove selettive per impiegati ed operai da ammettere al corso di
formazione biennale, finanziato dal ministero dell’ambiente nel quadro del
programma triennale per la tutela dell’ambiente del progetto “PTTA 94/96 area
programmata e area di sviluppo occupazionale e ambientale del mezzogiorno”,
intervento numero 11;
le
domande di ammissione alla selezione per i 23 posti riservati a laureati e
diplomati ha registrato circa 2.900 partecipanti mentre per i 24 posti di
operatore generico sono stati circa 2000;
i
partecipanti alla selezione lamentano l’enorme complessità dei testi a risposta
plurima;
in
concreto i test contenevano domande sulla legge di Newton, il nome scientifico
di alcune specie di vermi, cavalli, insetti, piante o di cellule e mitocondri,
domande queste non già di cultura generale per come richiamato nel bando ma al
contrario alquanto specialistiche;
la
conoscenza di tali particolari è indubbio che può appartenere solo a quanti
hanno un grado di cultura universitaria o specialistica del settore e quindi
certamente non indispensabile per chi dovrà svolgere il lavoro di operaio;
viene
inoltre riferito che ben oltre l’85 per cento delle domande contenute nei test
erano identiche sia per i posti dei laureati che per quelli di operai generici;
tali
anomalie procedurali lasciano spazio a dubbi e sospetti facendo quasi
intravedere una predeterminata volontà a favorire alcuni e discriminarne altri;
la
forte crisi occupazionale che investe la nostra regione ed interessa il tirreno
cosentino non può certamente consentire a chiunque di pensare che si possa
ancora oggi perpetuare una pratica clientelare che appartiene e dovrà
appartenere alla storia negativa del nostro Paese;
sono
questi fatti che angosciano il cittadino onesto, e che sembrano lasciare
impuniti quanti compiono abusi;
è
necessario imprimere, perché ciò non abbia più a verificarsi, punti di
riferimento morali e giuridici forti nei quali il cittadino possa riconoscersi
oltre che regole certe per tutti -:
quali
interventi urgenti il governo regionale intenda assumere, se i fatti esposti
dovessero risultare fondati, per far sì che lo svolgimento del concorso sia ricondotto
nella massima regolarità e trasparenza, garantendo ad ognuno dei candidati pari
condizioni.
(15;
27.7.2000)
Mozione
Il
Consiglio regionale
Premesso
che sono stati affrontati e risolti positivamente i quesiti sulla fattibilità
del Ponte sullo Stretto, sia quelli relativi alla sicurezza, sia quelli di
impatto ambientale, sia quelli relativi alla sua utilità economico-finanziaria
per il rilancio delle economie della Calabria e della Sicilia, nonché
dell’intero Mezzogiorno, è necessario giungere ad una decisione dopo anni di
lavoro istruttorio della società “Stretto di Messina”.
Ritiene
che a questo punto il tema sia solamente quello della decisione politica, non è
certo in questo senso segnale positivo che il Dpef presentato dal Presidente
del Consiglio Amato non faccia alcun cenno in merito.
Per
incoraggiare ed aiutare chi è chiamato a dire l’ultima parola sulla
realizzazione del Ponte e per far sì che tali scelte politiche vengano
correttamente realizzate dal Governo centrale ma anche dai governi regionali
della Calabria e della Sicilia si ritiene opportuno avanzare la proposta nel
segno della trasparenza democratica e della più alta legittimazione di indire
un Referendum consultivo da celebrarsi contestualmente nella stessa domenica
nelle Regioni di Calabria e Sicilia entro il 15 novembre 2000.
Il
ricorso straordinario all’istituto referendario favorirà un autentico e
appassionato dibattito sul tema ormai da troppo tempo nelle nebbie dei sì e dei
no e porrà tutti ad iniziare dal Governo centrale nelle condizioni di contare
sul parere dei cittadini finora scarsamente coinvolti direttamente.
Infatti
solo con il conforto della volontà popolare e l’appello alla sua sovranità
attraverso la libera consultazione referendaria si potranno dissipare i dubbi e
contrastare le azioni dilatorie vere o quelle che non appaiono per giungere in
tempi certi ad una decisione della saggezza dei cittadini ancor prima dei loro
governanti, legittimerebbe pienamente ed autorevolmente.
I
cittadini della Calabria e della Sicilia esprimendo il loro parere attraverso
la libera espressione del voto farebbero giustizia degli atteggiamenti tendenti
a creare ostacoli o a rinviare sine die
la decisione.
Pertanto
si ritiene opportuno, urgente e necessario sottoporre al Consiglio la proposta
di impegnare il governo regionale a mettere in essere le più urgenti iniziative
d’intesa col in governo regionale siciliano affinché si avvii l’iter per la
celebrazione contestuale del referendum consultivo nelle due Regioni prima del
15 novembre 2000.
(2;
26.7.2000) Aiello V., Fedele, Pirilli ed altri
Il
Consiglio regionale della Calabria
Premesso
che
con
Dpcm del 12 settembre 1997 è stato dichiarato lo stato di emergenza nella Regione
Calabria in ordine alla situazione di allarme ambientale determinatasi nel
settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
con
ordinanza numero 2698 del 21 ottobre 1997 del Ministero dell’Interno sono stati
individuati gli interventi immediati per fronteggiare la situazione di
emergenza ed è stato nominato il Presidente della Giunta regionale quale
commissario delegato per l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti
solidi urbani;
il
commissario delegato nel mese di maggio 1998 ha approvato il “piano regionale
di emergenza” che prevede, fra l’altro, la costruzione di due
termovalorizzatori nella nostra Regione all’interno di un sistema integrato
denominato “Calabria nord” e “Calabria sud”;
la
realizzazione degli impianti avverrà attraverso la forma del Project Financing;
a tale
scopo l’ufficio del commissario ha esperito una gara di rilevanza europea;
con
ordinanza numero 381 del 18 dicembre 1998 il commissario delegato vicario ha
approvato gli atti di gare ed ha disposto, tra l’altro, di approvare la
variante localizzativi del sistema denominato “Calabria nord” da San Marco
Argentano a Bisignano;
a
seguito di tale ordinanza la popolazione di Bisignano (Cs) e dell’intero
comprensorio della media valle del Crati hanno protestato violentemente contro
tale scelta e la protesta è culminata in una formale richiesta di revoca
dell’ordinanza medesima numero 381/98 da parte di tutti i Consigli comunali dei
centri dell’area;
per
motivare tale impostazione i comuni hanno espresso la volontà di puntare sulla
vocazione agricola della zona prevedendo un modello di sviluppo territoriale
orientato in tal senso e quindi la costruzione del termovalorizzatore andrebbe
a pregiudicare ogni possibilità di sviluppo;
la
Giunta regionale nella seduta del 26 ottobre 1999 ha affrontato l’intera
vicenda ed ha adottato l’atto deliberativo numero 3885 che prevede, tra
l’altro: i contratti con le imprese aggiudicatici potranno essere stipulati
solo dopo che sarà acquisito il parere della Commissione del Ministero dell’ambiente
e saranno sottoscritti con i comuni interessati agli interventi i relativi
“accordi di programma”;
in
data 24 marzo 2000 il commissario delegato vicario in presenza d i uno stato di
tensione tra le popolazioni della Valle del Crati segnalato dal Prefetto di
Cosenza con telefax numero 2003 che poteva sfociare in grave turbativa
dell’ordine pubblico ha preso in esame la vicenda avendo come riferimento il
deliberato della Giunta regionale numero 3385/1999;
il
commissario delegato vicario ha preso atto che non si sono verificate le
condizioni previste nella sopramenzionata delibera della Giunta regionale ed ha
emanato l’ordinanza numero 977 con la quale si è disposto di:
1)
prendere atto che non si sono verificate le condizioni di cui alla delega della
Giunta regionale 3385/1999 né quelle previste all’articolo 2, comma 1,
dell’O.P.C.R. numero 2896 dell’1 ottobre 1998 che prevede la stipula
dell’”accordo di programma”;
2) di
demandare alla Commissione scientifica il compito di individuare un altro sito
più idoneo in alternativa a quello di Bisignano per la localizzazione degli
impianti di termovalorizzazione del sistema denominato “Calabria nord”;
in
data 4 maggio 2000 con ordinanza numero 1020 il sub-commissario ha ritenuto di
revocare l’ordinanza numero 977/2000 sulla base del parere favorevole della
Commissione Via, la quale ha ritenuto di esprimersi positivamente sul sito di
Bisignano anziché individuarne altri alternativi per come richiesto
espressamente nell’ordinanza 977/2000;
tale decisione discutibile sia sotto il profilo giuridico
che politico ha scatenato nuovamente la protesta delle popolazioni della Media
Valle del Crati sfociate nuovamente in una marcia di protesta svoltasi in data 21 luglio u.s. e culminata in un
incontro con il prefetto di Cosenza al quale è stato chiesto di intervenire sul
Presidente della Giunta regionale e commissario delegato per l’emergenza al
fine di annullare l’ordinanza 1020/2000.
Impegna
il
Presidente della Giunta regionale nella sua qualità di commissario delegato per
l’emergenza rifiuti a:
a)
annullare l’ordinanza 1020 del 4 maggio 2000 ripristinando le condizioni
previste dall’ordinanza 977 del 24 marzo 2000;
b)
procedere nell’individuazione di eventuali altri siti senza forzature ma
tenendo conto soprattutto delle volontà delle popolazioni territorialmente
interessate.
Invita
il
Presidente del Consiglio regionale a iscrivere nella prima seduta utile del
Consiglio regionale una discussione più completa sullo stato di emergenza nel
settore dei rifiuti sul quale da lungo tempo si stanno registrando prese di
posizione da parte di istituzioni pubbliche, associazioni ambientalistiche
oltre che gravi censure da parte dell’Unione Europea.
(3;
27.7.2000) Pappaterra, Fava, Adamo ed altri