Progetto di legge n. 581
NORME PER L’INTEGRAZIONE SOCIALE DEI CITTADINI STRANIERI IMMIGRATI
RELAZIONE
La storia della Calabria e la formazione antropologica della sua popolazione sono caratterizzate da processi di migrazione di popoli che hanno raggiunto le coste della nostra regione e qui vi hanno fondato proprie comunità e sviluppato nuove culture. Testimonianze di questi processi non sono soltanto i documenti archeologici e monumentali conservati, ma anche l'esistenza di comunità linguistiche storiche (albanesi, grecaniche, occitane e Rom) riconosciute dal nuovo Statuto della Regione Calabria e per la gran parte normate con la recente L.R. n. 20 del 2003.
Le modificazioni economiche e statuali derivanti dal crollo del sistema sovietico alla fine degli anni ottanta, i selvaggi e aggressivi processi di globalizzazione dell'economia, le politiche imperialistiche di spoliazione delle risorse economiche e primarie dei popoli del terzo mondo, causa di povertà e miseria, le guerre di dominio delle società capitalistiche, le crudeli e sanguinarie guerre regionali interetniche nell'Africa e nell'Asia, hanno determinato un doloroso processo migratorio verso le terre ricche dell'Europa comunitaria. Attorno a questo esodo biblico di uomini disperati alla ricerca di una speranza per l'esistenza delle proprie famiglie, le organizzazioni criminali hanno costruito un vero e proprio mercato della disperazione investendo le loro attività illecite nel trasporto dei migranti e organizzando il ripugnante traffico dei clandestini, soprattutto verso le regioni meridionali e del basso Adriatico.
La nostra regione sin dalla fine degli anni ottanta è soggetta a forti arrivi di popolazione migrante proveniente dall'Albania, dalle zone sconvolte dalle politiche di odio determinate con le guerre fratricide dell'ex Jugoslavia e da migranti dell'ex Unione sovietica, africani ed asiatici che si sono sovrapposti alle recenti immigrazioni di popolazione magrebina.
Un recente dossier statistico Immigrazione del 2003, elaborato dalla Caritas, dà una quadro complesso ed articolato dello stato dell'immigrazione in Calabria. In effetti, seppure la nostra regione non spicca per la consistenza numerica, lo studio sui dati ufficiali determina due fenomeni oggetto di particolare attenzione:
1. il nostro contesto regionale si caratterizza per l'esistenza di una consistente presenza sommersa degli immigrati, molto al di sopra della media nazionale rispetto alle istanze di regolarizzazione;
2. particolarmente elevato è il numero di immigrati richiedenti asilo e rifugiati in una regione tradizionalmente di transito per chi fugge da guerre civili, persecuzioni politiche o altre traversie legate non all'economia, ma alle condizioni politiche e democratiche degli stati di provenienza.
Questi due elementi di peculiarità del processo di immigrazione, molto probabilmente è condizionato dal fenomeno degli sbarchi e dal conseguente riconoscimento del permesso di soggiorno per richiesta di asilo politico che di fatto influenza anche l'inserimento lavorativo.
Le provenienze degli immigrati soggiornati sono così ripartite: 44,7% dall'Africa, 28,8% dall'Europa, 20,6% dall'Asia, 6,1% dall'Oceania. Africa settentrionale ed Europa centroorientale superano la metà dei soggiornanti 32,4%+23,8%). La prima comunità straniera è costituita da quella marocchina (27,7%, presente nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, seguita da quella albanese (7,3%), filippina (7%), polacca (5,3%). La metà della comunità albanese di recente immigrazione è distribuita nella provincia di Cosenza, grazie alla accoglienza e alla integrazione nelle comunità arbèreshé (albanesi) nate tra il XV e XVI secolo.
Per quanto riguarda i motivi di soggiorno, il 42,9% degli immigrati ha un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, il 28,8% per ricongiungimento famigliare, il 18,8% per richiesta di asilo o per asilo, il 2,4% per motivi religiosi. La forza lavoro immigrata è di 7.547 unità, pari al 43% dei soggiornanti. Di questa forza lavoro il 50% esercita un lavoro subordinato, il 31 % esercita lavoro autonomo, mentre il 19% risulta essere senza lavoro. Risalta in questo dato la grande presenza di lavoro autonomo; a Catanzaro si registrano 1.187 imprenditori immigrati, poco meno della metà delle restanti province; mentre risalta anche la notevole percentuale dei senza lavoro, 13% in più della media nazionale, ma questa tendenza trova una spiegazione nella diffusione della pratica del lavoro come è stato evidenziato dai livelli record registrati dalle domande di regolarizzazione.
Seppur lo Stato mantiene la competenza esclusiva della materia "immigrazione", la Regione, sulla base delle competenze esclusive in materia di "servizi sociali" affidati all'ordinamento regionale e dalla Legge quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi sociali, che ha trovato applicazione nella LR n. 23 del 5 dicembre 2003, nonché in base al disposto dell'art.118, terzo comma, della Costituzione, che disciplina le forme di coordinamento tra Stato e Regioni, può approvare una legge su "Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali".
Un progetto di legge diretto a promuovere azioni per l'integrazione sociale della popolazione migrante che, animato da spirito di coordinamento nelle iniziative locali, opera nell'ottica di un sempre più effettivo protagonismo delle autonomie locali.
La Regione è chiamata a svolgere in tale contesto funzioni fondamentali nell'ambito delle politiche d'immigrazione, prime fra tutte appunto le funzioni di "integrazione sociale" che, nel caso specifico degli immigrati, si traducono in politiche d'accoglienza e accesso ai servizi.
Il presente P.diL.R. è ispirato a contrastare sino alla sua abrogazione, la legge nazionale sulla immigrazione, ormai nota come la legge Bossi-Fini, che di fatto è una legge contro l'immigrazione nel momento in cui rende più difficile l'ingresso di popolazione migrante, costringe alla clandestinità chi vive e lavora da tempo fra noi, limita i ricongiungimenti familiari.
E' una legge che in questa regione, prima per tasso di disoccupazione e di lavoro precario e nero, favorisce ulteriormente cinici datori di lavoro i quali grazie all'istituto del contratto di soggiorno creano un vero e proprio rapporto schiavistico sulla lavoratrice o sul lavoratore straniero che tende di fatto a produrre un ulteriore abbassamento dei già minimi livelli di garanzia contrattuali dei lavoratori calabresi. Una nuova guerra tra poveri che regola verso il basso le regole del mercato del lavoro, santifica la precarietà nel lavoro, ricatta lavoratori migranti e lavoratori locali in una competitività che abbassa le retribuzioni, allarga la fascia degli orari di lavoro e la discrezionalità dell'assunzione, istituzionalizza il ricatto antisindacale.
Ma questo P.diL.R. tende anche a modificare profondamente la stessa legge nota come Turco-Napoletano, che, nata dal principio che "gli emigrati servono", considera l'immigrazione una risorsa economica da sfruttare più facilmente per un utilizzo di forza lavoro a costi più bassi, meno rivendicativa, perennemente sospesa fra l'assunzione più o meno regolare ed il lavoro nero.
In questa regione, terra d'approdo e di transito di tanti migranti è in materia di CPT, diventati luoghi di detenzione, di abusi sulla dignità dell'essere umano, che si rende necessario un intervento proteso alla migliore accoglienza e integrazione del lavoratore straniero.
Partendo dai principi generali costituzionali che hanno ispirato la filosofia della legge contro ogni forma di razzismo, di soppressione delle libertà fondamentali e dei diritti inviolabili dell'uomo (art.3 della Costituzione), e per la valorizzazione dei principi di uguaglianza e libertà religiosa (art. 8, 19 e 20 della Costituzione), sintetizziamo gli elementi essenziali della legge utili a comprendere le potenzialità positive contenute nel testo.
Destinatari degli interventi della legge sono "i cittadini di Stati non appartenenti all'U.E., i rifugiati, gli apolidi regolarmente soggiornanti, residenti o domiciliati nel territorio della Regione Calabria, i richiedenti asilo, coloro che si trovano nelle condizioni di cui all'art. 19 del Testo Unico di cui al D.Lgs 286/1998.
Il P.diL.R. è composto da cinque Capi e ventitré Articoli.
Le innovazioni più consistenti riguardano "l'istituzione dell'Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio", art. 4, comma 1, del "Centro regionale contro la discriminazione razziale, etnica, nazionale e religiosa", art. 9 comma 2, e della "Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati" della cui composizione fanno parte anche 18 rappresentanti degli stranieri su 34 componenti della Consulta, art. 6 e 7, comma 1 lettera b.
Fondamentale è anche l'attivazione di sportelli integrativi, di corsi di lingue, di centri interculturali nonché la realizzazione dei centri di accoglienza, di alloggi sociali e di agenzie per la casa, nonché, ancora, la promozione di iniziative per "agevolare l'effettiva possibilità di esercizio dei diritti di difesa e di tutela legale", art. 9, comma 4. In particolare, nel quadro delle politiche abitative e delle politiche per l'inserimento lavorativo, la legge sostiene fortemente il diritto, per "i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti nella regione, di accedere in condizioni di parità agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, nonché di usufruire dei benefici per l'acquisto, il recupero o la nuova costruzione della prima casa di abitazione" art. 10 comma 3.
Inoltre promuove "l'inserimento lavorativo stabile" (contro la precarietà) "anche mediante la qualificazione della rete dei servizi per il lavoro e la formazione professionale", art. 16, comma 1.
All'art. 16, comma 3, si stabilisce che "la Regione e le Province sostengono la realizzazione di programmi sperimentali di intervento sociale finalizzati ad affrontare congiuntamente il tema abitativo ed i percorsi di inserimento formativo e lavorativo". Quanto alla formazione ed istruzione professionale, la Regione opererà per la "valorizzazione delle competenze e dei titoli acquisiti nei Paesi di provenienza", art. 15, comma 3, in accordo con le Province ed i Comuni "promuoverà e favorirà iniziative di informazione, tirocinio e formazione continua", art. 15 , comma 1 lettera a, e realizzerà "programmi per l'attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine", art. 15, comma 1 lettera c.
All'assistenza sanitaria è dedicato invece l'art. 13 del Capo III della legge, che al primo comma riconosce che "ai cittadini stranieri immigrati presenti nella Regione Calabria e che siano nelle condizioni previste agli art. 34 e 35 del D.Igs 286/1998, sono garantiti gli interventi riguardanti le attività sanitarie previste dai Livelli essenziali di assistenza", art. 13, comma 1, garantisce "alle donne immigrate parità di trattamento con le cittadine italiane e la tutela sociale ai sensi della legislazione sui consultori familiari, promuovendo e sostenendo servizi socio-sanitari attenti alle differenze culturali", art.13, comma 2, e "assicura ai cittadini stranieri immigrati, non in regola con il permesso di soggiorno, le prestazioni sanitarie di cura ambulatoriali ed ospedaliere, urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e gli interventi di medicina preventiva", art. 13, comma 3.CAPO I
PRINCIPI, FINALITA' E DESTINATARIArt. 1
Principi generali e finalità1. La Regione Calabria, nell'esercizio delle proprie competenze ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione e del Testo unico emanato con decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 concernente la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (di seguito denominato 'Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998'), ispirandosi ai principi ed ai valori della 'Dichiarazione fondamentale dei diritti dell'uomo' del 10 dicembre 1948, della 'Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea', proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000 (di seguito denominata 'Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea), agli impegni assunti con la Carta europea dei diritti dell'uomo nella città, sottoscritta a Saint-Denis il 18 maggio 2000 ed alla Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale adottata dal Consiglio d'Europa e ratificata con legge 8 marzo 1994, n. 203 (Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992, limitatamente ai capitoli A e B), concorre alla tutela dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea e degli apolidi, presenti nel proprio territorio, riconoscendo loro i diritti fondamentali della persona umana previsti dalle norme di diritto interno, dalle convenzioni internazionali in vigore e dai principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti.
2. La legislazione regionale, ispirandosi all'articolo 3 della Costituzione, è finalizzata al contrasto e al superamento dei fenomeni di razzismo e xenofobia, alla costruzione di una società multiculturale.
3. La legislazione regionale si ispira alla garanzia della pari opportunità di accesso ai servizi, al riconoscimento ed alla valorizzazione della parità di genere ed al principio di indirizzare l'azione amministrativa, nel territorio della regione, al fine di rendere effettivo l'esercizio dei diritti.
4. In conformità ai principi del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e della legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) ed in raccordo con le disposizioni della legge regionale 12 marzo 2003, n. 2 (Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), le politiche della Regione e degli Enti locali sono finalizzate:
a) alla rimozione degli ostacoli al pieno inserimento sociale, culturale e politico;
b) al reciproco riconoscimento ed alla valorizzazione delle identità culturali, religiose e linguistiche, ispirandosi ai principi di uguaglianza e libertà religiosa secondo gli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione;
c) alla valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato, come disciplinata dalle convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo, dall'ordinamento europeo ed italiano.
5. A tale scopo la Regione indirizza la strutturazione del sistema di tutela e promozione sociale degli immigrati alle seguenti finalità:
a) acquisire la conoscenza sul fenomeno migratorio da Stati non appartenenti all'Unione europea, anche ai fini dell'inserimento nel mercato del lavoro;
b) accrescere l'informazione e la sensibilizzazione sul fenomeno dell'immigrazione;
c) promuovere la conoscenza della cultura italiana e delle culture di provenienza dei cittadini stranieri immigrati, al fine di attuare pienamente forme di reciproca integrazione culturale;
d) sostenere iniziative volte a conservare ì legami dei cittadini stranieri immigrati con le culture d'origine;
e) individuare e rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale, allo scopo di garantire per i cittadini stranieri immigrati pari opportunità di accesso all'abitazione, al lavoro, all'istruzione ed alla formazione professionale, alla conoscenza delle opportunità connesse all'avvio di attività autonome ed imprenditoriali, alle prestazioni sanitarie ed assistenziali, comprendendo a tal fine attività di mediazione interculturale;
f) garantire per i cittadini stranieri immigrati adeguate forme di tutela dei diritti e di conoscenza dei doveri previsti dalle Convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo, dall'ordinamento europeo ed italiano;
g) individuare e rimuovere eventuali condizioni di marginalità sociale;
h) promuovere la comunicazione e la reciproca conoscenza tra cittadini stranieri immigrati ed italiani, singoli od associati;
i) agevolare progetti di cittadini stranieri per il loro rientro nei paesi d'origine, nel rispetto delle competenze della Regione in materia;
l) contrastare i fenomeni che comportano per i cittadini stranieri situazioni di violenza o di grave sfruttamento;
m) promuovere la partecipazione dei cittadini stranieri immigrati alla vita pubblica locale nell'ambito delle istituzioni del proprio territorio;
n) promuovere l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, con particolare attenzione ai processi di inserimento sociale rivolti a donne e minori;
o) garantire condizioni favorevoli allo sviluppo dell'associazionismo promosso dai cittadini stranieri, quale soggetto attivo nei processi di integrazione sociale degli immigrati;
p) garantire, nell'ambito delle proprie competenze, la realizzazione di interventi di mediazione culturale rivolta ai detenuti stranieri finalizzata a garantire pari opportunità di tutela giuridica e reinserimento sociale;
q) garantire, nell'ambito delle proprie competenze, percorsi di assistenza e tutela rivolta a minori stranieri non accompagnati, nonché di reinserimento di minori dimessi da istituti penali minorili;
r) promuovere iniziative volte ad individuare e contrastare forme di razzismo o di discriminazione a causa dell'origine etnica, geografica o religiosa.Art. 2
Destinatari1. Destinatari degli interventi previsti dalla presente legge sono i cittadini di stati non appartenenti all'Unione europea, i rifugiati, nonché gli apolidi, regolarmente soggiornanti ai sensi della vigente normativa, residenti o domiciliati nel territorio della regione Calabria, salvo quanto previsto dagli articoli successivi. Detti destinatari sono di seguito indicati come cittadini stranieri immigrati. La legge si applica anche ai richiedenti asilo, fatte salve le competenze dello Stato.
2. Sono altresì destinatari degli interventi di cui alla presente legge i cittadini stranieri immigrati, presenti nel territorio della regione, che si trovano nelle condizioni indicate all'articolo 19 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998.
3. Gli interventi previsti dalla presente legge sono estesi, fatte salve le norme comunitarie e statali, anche ai cittadini dell'Unione europea, laddove non siano già destinatari di benefici più favorevoli sulla base della vigente normativa statale e regionale.CAPO Il
RIPARTIZIONE ISTITUZIONALE DELLE FUNZIONI E PROGRAMMAZIONE
REGIONALE DELLE ATTIVITA'Art. 3
Funzioni della Regione1. La Regione persegue l'inserimento sociale dei cittadini stranieri immigrati, attraverso l'osservazione del fenomeno migratorio e l'esercizio delle funzioni di programmazione, coordinamento e valutazione degli interventi di cui alla presente legge, fatte salve le competenze programmatorie attribuite alle Province ed ai Comuni ai sensi degli articoli 4 e 5.
2. II Consiglio regionale approva:
a) su proposta della Giunta, il programma triennale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, comprensivo delle iniziative di attuazione della presente legge. Tale programma, formulato sentite la Conferenza Regione-Autonomie locali e la Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, di cui all'articolo 6, e tenendo conto dell'attività di osservazione del fenomeno migratorio di cui al successivo comma 4, nonché delle indicazioni contenute nel Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali previsto all'articolo 27 della legge regionale n. 2 del 2003, definisce le linee di indirizzo per la realizzazione degli interventi per l'immigrazione di cui ai capi III e IV della presente legge;
b) il piano straordinario di interventi, anche in deroga alla programmazione ordinaria di cui alla presente legge, finalizzato all'attuazione degli interventi di prima accoglienza, secondo le previsioni dei Capi III e IV, nei confronti dei soggetti a cui sia stato riconosciuto ai sensi della normativa vigente il diritto ad un trattamento temporaneo di accoglienza, a seguito di flussi migratori conseguenti a crisi internazionali dovute ad eventi bellici, crisi economiche e sociali o situazioni di instabilità politica.
3. Alla Giunta regionale, in conformità al programma triennale, competono le seguenti funzioni:
a) approvazione di un piano regionale di azioni contro la discriminazione, ai sensi dell'articolo 9;
b) concessione di contributi per gli interventi di politiche abitative e di riqualificazione urbana, ai sensi dell'articolo 10;
c) erogazione dei contributi per l'attuazione dei piani e dei programmi di cui agli articoli 4 e 11;
d) promozione di programmi in materia di protezione, assistenza ed integrazione sociale, nonché approvazione dei criteri, delle modalità di finanziamento e degli indirizzi relativi a tali programmi, ai sensi dell'articolo 12;
e) emanazione di direttive alle Aziende sanitarie ai fini dell'applicazione dell'articolo 13;
f) emanazione di direttive ai Comuni in materia di concorso alle spese per il rimpatrio delle salme di cittadini stranieri immigrati e di loro familiari che versino in stato di bisogno, ai sensi dell'articolo 5;
g) promozione dell'alfabetizzazione e dell'accesso ai servizi educativi, ai sensi dell'articolo 14;
h) promozione di interventi di istruzione e formazione professionale, ai sensi dell'articolo 15;
i) promozione di iniziative per l'inserimento lavorativo ed il sostegno ad attività autonome ed imprenditoriali, ai sensi dell'articolo 16;
j) promozione di interventi d'integrazione e comunicazione interculturale e realizzazione degli interventi di ambito regionale di cui all'articolo 17, comma 1, lettera d);
k) definizione dei criteri per la concessione di contributi alle associazioni, ai sensi dell'articolo 18;
l) promozione di iniziative per il volontario rientro nei paesi d'origine, ai sensi dell'articolo 19.
4. La Regione istituisce presso l'assessorato competente un Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, in raccordo con gli strumenti regionali di osservazione del mercato del lavoro e con la Commissione regionale tripartita. La Regione, anche avvalendosi dell'Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, svolge le seguenti funzioni:
a) predispone un rapporto annuale sulla presenza degli stranieri, contenente anche l'analisi dell'evoluzione del fenomeno migratorio;
b) raccoglie ed elabora, in raccordo con analoghi Osservatori di ambito locale, dati ed informazioni utili nell'attività di monitoraggio dei flussi migratori e della condizione degli stranieri presenti sul territorio regionale, con particolare riguardo alla valutazione delle politiche regionali e locali per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri;
c) svolge attività di stima dei fabbisogni lavorativi, sentite le parti sociali e gli Enti locali, ai fini di una corretta programmazione delle politiche di accoglienza, nonché della indicazione annuale delle quote necessarie al proprio territorio, con riferimento al triennio successivo, anche al fine della definizione del rapporto previsto all'art. 21 comma 4 ter del Testo Unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998;
d) svolge attività di osservazione e monitoraggio, per quanto di competenza ed in raccordo con le Prefetture, del funzionamento dei centri istituiti ai sensi dell'articolo 14 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e dell'articolo 1, comma 5 del decreto legge 30 dicembre 1989, n. 416 (Norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi già presenti nel territorio dello Stato), convertito dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, e successive modifiche.
5. La Regione esercita i poteri sostitutivi nei confronti degli Enti locali inadempienti, secondo le modalità previste dalla disciplina regionale vigente.Art. 4
Funzioni delle Province1. Le Province, ai fini dell'inserimento sociale dei cittadini stranieri immigrati, svolgono le seguenti funzioni:
a) partecipano alla definizione ed attuazione dei piani di zona, con compiti di coordinamento, monitoraggio e predisposizione di specifici piani e di programmi provinciali per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri;
b) favoriscono la consultazione e la partecipazione alla vita sociale ed istituzionale e l'esercizio dei diritti politici da parte dei cittadini stranieri immigrati;
c) concedono i contributi alle associazioni, ai sensi dell'articolo 18;
d) esercitano ogni altra funzione ad esse attribuita dalla presente legge.Art. 5
Funzioni dei Comuni1. I Comuni, ai fini dell'inserimento sociale dei cittadini stranieri immigrati, attuano, in forma singola od associata, mediante associazioni intercomunali, comunità montane ed unioni di Comuni:
a) concorrono alla definizione del piano di investimento dei piani di zona anche ai fini dell'attuazione di quanto previsto al successivo articolo 10 in materia di politiche abitative;
b) favoriscono la consultazione e la partecipazione alla vita sociale ed istituzionale e l'esercizio dei diritti politici, in ambito comunale o zonale, da parte dei cittadini stranieri immigrati, anche attraverso l'istituzione degli organi di cui all'articolo 8;
c) programmano e realizzano, nell'ambito delle funzioni previste dall'articolo 15 della legge regionale n. 2 del 2003, i progetti d'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati;
d) concorrono alla realizzazione del programma di protezione ed integrazione sociale di cui all'articolo 12;
e) concorrono alle spese sostenute per il rimpatrio degli stranieri immigrati deceduti le cui famiglie versino in stato di bisogno, secondo modalità previste dai regolamenti comunali. Il concorso è garantito dal Comune di residenza oppure, in ragione dell'assenza di tale condizione, dal Comune ove è avvenuto il decesso.
2. In attuazione dei principi di cui al comma primo dell'articolo 118 della Costituzione, compete ai Comuni l'esercizio di ogni ulteriore funzione concernente l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati.CAPO III
INTERVENTI FINALIZZATI ALLA PARTECIPAZIONE SOCIALE, ALLE MISURE
CONTRO LA DISCRIMINAZIONE, ALLE POLITICHE ABITATIVE,
ALL'INTEGRAZIONE SOCIALE, ALL'ASSISTENZA SANITARIAArt. 6
Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati1. La Giunta regionale, per coordinare gli interventi per l'immigrazione, anche in raccordo con i Consigli territoriali per l'immigrazione di cui all'articolo 3, comma 6 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, si avvale di una Consulta che ha il compito di:
a) formulare proposte alla Giunta per l'adeguamento delle leggi e dei provvedimenti regionali alle esigenze emergenti nell'ambito del fenomeno migratorio;
b) formulare proposte e pareri sul programma triennale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, nonché sugli altri programmi regionali per gli aspetti che riguardano l'immigrazione;
c) supportare l'attività dell'Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, anche attraverso approfondimenti e sessioni tematiche;
d) avanzare proposte e pareri in ordine alle iniziative ed agli interventi regionali attuativi della presente legge;
e) supportare la Regione nell'attività di stima cui all'articolo 3 comma 4, lettera c);
f) esprimere parere su ogni altro argomento sottoposto dai competenti organi della Regione.Art. 7
Composizione della Consulta regionale per l'integrazione sociale
dei cittadini stranieri immigrati1. La Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati è nominata con decreto del Presidente della Giunta regionale ed è composta da:
a) l'Assessore regionale competente per materia che la presiede;
b) diciotto rappresentanti degli stranieri, di cui uno in funzione di vicepresidente, individuati due per ciascuna provincia della Calabria;
c) tre membri designati dalle organizzazioni imprenditoriali dei datori di lavoro maggiormente rappresentative;
d) tre membri designati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative;
e) tre rappresentanti delle autonomie locali regionali, designati dalla Conferenza RegioneAutonomie locali della Calabria, tre rappresentanti per l'ANCI, l’UPI, l'UNCEM e la Lega delle Autonomie;
f) tre rappresentanti designati dalla Conferenza regionale del Terzo settore, prevista dall'articolo 35 della legge regionale n. 3 dei 1999;
g) un rappresentante dei Consigli territoriali per l'immigrazione istituiti ai sensi dell'articolo 3, comma 6 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, individuato su indicazione del Ministero dell'interno;
h) un rappresentante dell'Ufficio scolastico regionale;
i) un rappresentante della Direzione regionale del lavoro.
2. I componenti la Consulta durano in carica fino alla scadenza del Consiglio regionale.
3. La Giunta regionale disciplina le modalità di funzionamento della Consulta.
4. La partecipazione alle sedute della Consulta é a titolo gratuito, fatta eccezione per i membri di cui al comma 1, lettera b).Art. 8
Partecipazione e rappresentanza a livello locale1. La Regione, per promuovere una effettiva partecipazione ed il protagonismo dei cittadini stranieri immigrati nella definizione delle politiche pubbliche, favorisce la realizzazione di percorsi a livello locale, con particolare attenzione all'equilibrio di genere ed alle aree di provenienza e con particolare riferimento a forme di presenza nei Consigli degli Enti locali, di rappresentanti di immigrati e, ove consentito, all'estensione del diritto di voto degli immigrati.
2. La Regione promuove altresì l'istituzione di Consulte provinciali, zonali, comunali, anche in corrispondenza delle associazioni intercomunali delle comunità montane e delle unioni di comuni disciplinate dalla legge regionale n. 11 del 2001, per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, promosse dagli Enti locali, anche con la presenza delle parti sociali, dei soggetti del terzo settore, degli organismi periferici dello Stato, delle Aziende sanitarie locali, ed una rappresentanza a carattere elettivo per quanto attiene la componente dei cittadini stranieri immigrati.Art. 9
Misure contro la discriminazione1. Sulla base di quanto previsto dall'articolo 44, comma 12 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, ed in osservanza dei decreti legislativi 9 luglio 2003, n. 215 (Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica) e 9 luglio 2003, n. 216 (Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro), la Regione, avvalendosi della collaborazione delle Province, dei Comuni, delle associazioni di immigrati, dell'associazionismo, dei volontariato e delle parti sociali, esercita le funzioni di osservazione, monitoraggio, assistenza e consulenza legale per gli stranieri vittime delle discriminazioni, dirette ed indirette, per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, nonché delle situazioni di grave sfruttamento di cui al successivo articolo 12.
2. La Regione, ai sensi del comma 1 del presente articolo e di quanto previsto dall'articolo 21 della 'Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea', inerente la non discriminazione, istituisce un Centro regionale sulle discriminazioni dotato di autonomia organizzativa, nell'ambito degli indirizzi del programma triennale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati di cui all'articolo 3.
3. Regione, Province e Comuni, anche mediante l'attivazione del Difensore civico, promuovono a livello locale azioni per garantire il corretto svolgimento dei rapporti tra cittadini stranieri e pubbliche amministrazioni, con particolare riguardo alla trasparenza, alla uniformità ed alla comprensione delle procedure.
4. Regione ed Enti locali programmano e realizzano iniziative per agevolare l'effettiva possibilità di esercizio dei diritti di difesa e di tutela legale dei cittadini stranieri immigrati.
5. La Regione, nell'ambito del programma triennale per l'integrazione dei cittadini stranieri immigrati, approva un piano regionale di attuazione finalizzato alla definizione di azioni contro la discriminazione.Art. 10
Politiche abitative1. La Regione e gli Enti locali, per sostenere interventi volti a favorire la ricerca di una soluzione abitativa anche a beneficio dei cittadini stranieri immigrati, promuovono e favoriscono:
a) la costituzione di agenzie per la casa con finalità sociali, ivi comprese le agenzie per la locazione, in grado di gestire alloggi e di svolgere anche un'azione di orientamento ed accompagnamento alla soluzione abitativa;
b) l'utilizzo ed il recupero del patrimonio edilizio esistente e disponibile, anche mediante la definizione di un sistema di garanzie e di benefici fiscali, secondo quanto previsto dalle leggi in materia;
c) la realizzazione di interventi di facilitazione alla locazione ed al credito per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa abitativa, anche attraverso l'istituzione di appositi fondi di rotazione e garanzia.
2. La Regione concede ai soggetti contributi in conto capitale, per la realizzazione di centri di accoglienza e alloggi secondo quanto previsto dall'articolo 40, commi 2, 3 e 4 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998.
3. I cittadini stranieri immigrati regolarmente soggiornanti nella regione hanno diritto ad accedere in condizioni di parità agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, nonché di usufruire dei benefici per l'acquisto, il recupero o la nuova costruzione della prima casa di abitazione.
4. La Regione, nell'ambito dei programmi di interventi edilizi previsti dalla legge regionale n. 24 del 2001, promuove l'attività dei soggetti attuatori che garantiscono condizioni di parità per l'accesso all'uso od alla proprietà di alloggi da parte di cittadini stranieri immigrati.
5. La Regione, nell'ambito dei programmi di riqualificazione urbana, e delle politiche territoriali per lo sviluppo delle zone montane, promuove interventi di integrazione sociale rivolti a cittadini stranieri immigrati, in particolare nei comuni caratterizzati da una presenza di cittadini stranieri sensibilmente superiore alla percentuale media della Regione Calabria, volti a rimuovere situazioni di forzata concentrazione insediativa ed a realizzare interventi abitativi distribuiti sul territorio urbanizzato ed integrati con le reti dei servizi.Art. 11
Programmi provinciali per l'integrazione sociale1. Per l'attuazione dei programmi provinciali di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a), la Regione eroga contributi nell'ambito delle risorse, individuate con la Legge Regionale n. 23/2003, nella stesura del Piano Regionale Sociale.
Art. 12
Programma di protezione ed integrazione sociale1. La Regione e gli Enti locali promuovono, in conformità a quanto previsto dall'articolo 18 dei Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, la realizzazione di programmi di protezione, assistenza ed integrazione sociale, rivolti alle vittime di situazioni di violenza o di grave sfruttamento. A tal fine la Giunta regionale, nel rispetto del programma triennale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, approva criteri e modalità di finanziamento, nonché indirizzi per i soggetti attuatori.
Art. 13
Assistenza sanitaria1. Ai cittadini stranieri immigrati, che siano nelle condizioni previste agli articoli 34 e 35, comma 1, del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, sono garantiti gli interventi riguardanti le attività sanitarie previste dai livelli essenziali di assistenza, nei termini e nelle modalità disciplinati dalle suddette norme nazionali.
2. Alle donne immigrate è garantita la parità di trattamento con le cittadine italiane e la tutela sociale ai sensi della legislazione sui consultori familiari, promuovendo e sostenendo servizi socio-sanitari attenti alle differenze culturali. E' altresì garantita la tutela del minore, di età inferiore a diciotto anni, in conformità ai principi stabiliti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176.
3. La Regione assicura nei confronti dei cittadini stranieri immigrati, non in regola con il permesso di soggiorno, in particolare, le prestazioni sanitarie di cura ambulatoriali ed ospedaliere, urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio, e gli interventi di medicina preventiva e prestazioni di cura ad essi correlate a salvaguardia della salute individuale e collettiva, e promuove interventi di prevenzione e riduzione del danno rispetto ai comportamenti a rischio.
4. La Regione promuove, anche attraverso le Aziende sanitarie, lo sviluppo di interventi informativi destinati ai cittadini stranieri immigrati ed attività di mediazione interculturale in campo socio-sanitario, finalizzati ad assicurare gli elementi conoscitivi idonei per facilitare l'accesso ai servizi sanitari e sociosanitari.
5. Nell'ambito delle azioni di sostegno ai sistemi sanitari dei Paesi indicati quali prioritari dal documento di indirizzo programmatico triennale in materia di cooperazione internazionale, la Regione sviluppa lo scambio di esperienze professionali in campo sanitario, anche mediante azioni di formazione ed erogazione di borse di studio.CAPO IV
INTERVENTI IN MATERIA DI ACCESSO Al SERVIZI EDUCATIVI PER
L'INFANZIA, DIRITTO ALLO STUDIO, ISTRUZIONE E FORMAZIONE
PROFESSIONALE, INSERIMENTO LAVORATIVO, INTEGRAZIONE E
COMUNICAZIONE INTERCULTURALEArt. 14
Accesso ai servizi educativi per l'infanzia e diritto allo studio1. Ai minori presenti sul territorio regionale sono garantite pari condizioni di accesso ai servizi per l'infanzia, ai servizi scolastici ed agli interventi previsti in materia di diritto allo studio.
2. La Regione promuove, in collaborazione con gli Enti locali, la qualificazione del sistema dei servizi per la prima infanzia, volti alla realizzazione della piena integrazione dei bambini e delle loro famiglie, anche attraverso la reciproca valorizzazione delle culture di origine.
3. La Regione assume il tema dell'integrazione dei bambini stranieri tra gli obiettivi prioritari delle linee orientative di qualificazione della scuola dell'infanzia.
4. La Giunta regionale, in collaborazione con le competenti amministrazioni statali e locali, nell'ambito del sistema scolastico regionale, promuove ed attua iniziative che favoriscano:
a) l'alfabetizzazione ed il perfezionamento della lingua italiana per minori ed adulti;
b) l'educazione interculturale;
c) l'introduzione ed il perfezionamento della conoscenza delle lingue e delle culture di origine dei cittadini stranieri immigrati.Art. 15
Istruzione e formazione professionale1. I cittadini stranieri immigrati, compresi i richiedenti asilo, hanno diritto alla formazione professionale ed all'istruzione in condizioni di parità con gli altri cittadini. La Regione, le Province ed i Comuni, nell'ambito degli interventi previsti dalla normativa regionale in dette materie, promuovono e favoriscono:
a) iniziative di informazione, di orientamento, di tirocinio, di formazione e di formazione continua, a favore dei cittadini stranieri immigrati, volte a consentire l'acquisizione di competenze e professionalità congruenti alla domanda del mercato del lavoro;
b) corsi di formazione per l'organizzazione delle attività delle associazioni formate da cittadini stranieri immigrati, regolarmente iscritte ai registri;
c) programmi per l'attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine, ai sensi dell'articolo 23 del Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998.
2. La Regione, al fine di assicurare l'effettivo accesso al sistema formativo, per quanto di competenza, opera per il riconoscimento e la valorizzazione dei titoli, delle professionalità e delle iniziative finalizzate alla formazione qualificata nei Paesi di provenienza.Art. 16
Inserimento lavorativo e sostegno ad attività autonome ed imprenditoriali1. I cittadini stranieri immigrati hanno diritto a condizioni di pari opportunità nell'inserimento lavorativo e al sostegno ad attività autonome ed imprenditoriali. La Regione e le Province, nell'ambito delle competenze e degli interventi di politica del lavoro disciplinati dalle leggi regionali, favoriscono l'inserimento lavorativo stabile dei cittadini stranieri immigrati in forma di lavoro dipendente, autonomo ed imprenditoriale, anche mediante la qualificazione della rete dei servizi per il lavoro e la formazione degli operatori.
2. La Regione e le Province sostengono attività promozionali e informative volte ad agevolare, per i cittadini stranieri immigrati, lo sviluppo di attività di tipo autonomo, anche imprenditoriale od in forma cooperativa.
3. La Regione e le Province promuovono e sostengono la realizzazione di programmi sperimentali di intervento sociale finalizzati ad affrontare congiuntamente il tema abitativo ed i percorsi di inserimento formativo e lavorativo. Tali programmi, promossi concordemente dalle parti sociali e dagli Enti locali territorialmente competenti, sono definiti tramite specifici accordi con i soggetti interessati che assumono obblighi per la loro realizzazione.Art. 17
Interventi di integrazione e comunicazione interculturale1. La Regione e gli Enti locali, ai fini dell'integrazione e dello sviluppo della comunicazione interculturale, promuovono:
a) la realizzazione ed il consolidamento di centri interculturali, intesi come luoghi di mediazione e di confronto tra culture, finalizzati a favorire l'incontro e lo scambio tra soggetti di diversa provenienza, nonché l'elaborazione e l'attuazione di iniziative per promuovere l'integrazione sociale;
b) lo svolgimento di iniziative pubbliche di informazione sui temi connessi all'immigrazione che favoriscano una corretta conoscenza delle cause e degli aspetti reali dei fenomeno migratorio;
c) la realizzazione di iniziative di tipo artistico, culturale e sportivo finalizzate a valorizzare le culture dei paesi di origine ed a promuovere occasioni di socializzazione anche in ambito extralavorativo;
d) l'avvio od il sostegno di interventi di comunicazione interculturale in ambito regionale;
e) il consolidamento di competenze attinenti alla mediazione socio-culturale, secondo la normativa regionale in materia di formazione professionale, finalizzate alla individuazione ed alla valorizzazione di una specifica professionalità volta a garantire sia la ricognizione dei bisogni degli utenti, sia l'ottenimento di adeguate prestazioni da parte dei servizi;
f) la formazione degli operatori preposti alle relazioni con i cittadini stranieri, finalizzata a garantire pari condizioni di accesso ai servizi.Art. 18
Contributi ad associazioni per attività dedicate ai cittadini stranieri immigrati1. Le Province, per l'integrazione culturale e sociale dei cittadini stranieri immigrati, esercitano le funzioni connesse alla concessione di contributi per attività di carattere sociale, culturale ed assistenziale svolte da associazioni iscritte ai registri.
Art. 19
Iniziative di rientro e reinserimento nei Paesi di origine1. La Regione e gli Enti locali, tramite la partecipazione ai programmi di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e nell'ambito degli interventi di attuazione della normativa regionale vigente in materia, promuovono iniziative, anche con il sostegno di progetti imprenditoriali, che favoriscano il volontario rientro dei cittadini stranieri immigrati nei Paesi d'origine.
2. La Regione e gli Enti locali, a tale fine, incentivano la formazione per l'acquisizione od il perfezionamento delle necessarie professionalità, nell'ambito dell'attuazione della legislazione regionale in materia di formazione professionale.CAPO V
DISPOSIZIONI FINALIArt. 20
Clausola valutativa1. Con cadenza triennale la Giunta regionale, avvalendosi dell'Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, informa il Consiglio regionale sull'attuazione della legge e sui risultati ottenuti nel migliorare il livello di integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati. A tal fine la Giunta presenta alla Commissione consiliare competente una relazione che risponda in modo documentato ai seguenti quesiti:
a) qual è stata l'evoluzione del fenomeno migratorio in Calabria e come sono cambiate le condizioni di vita dei cittadini stranieri immigrati;
b) qual è la situazione in termini di discriminazione e sfruttamento di cittadini stranieri immigrati e quali interventi sono stati messi in opera sul territorio regionale per contrastare e correggere tali fenomeni;
c) in che misura i cittadini stranieri immigrati hanno avuto accesso ai servizi e ai contributi previsti dalla presente legge;
d) quali interventi sono stati attuati per incrementare la partecipazione dei cittadini stranieri immigrati alla vita pubblica locale e per favorire la comunicazione tra le diverse identità culturali presenti nel territorio;
e) quali sono le percezioni e gli atteggiamenti prevalenti tra i cittadini riguardo il fenomeno dell'immigrazione;
f) quali sono le opinioni dei soggetti attuatori, nonché dei soggetti che operano nel settore, circa l'efficacia degli interventi previsti dalla legge.
2. Per le attività di raccolta ed analisi delle informazioni sono stanziate risorse adeguate.Art. 21
Norme transitorie1. Nelle more della costituzione della Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, il programma triennale di cui all'articolo 3, è approvato prescindendo dalle proposte ed osservazioni.
2. In deroga a quanto previsto all'articolo 7, comma 2, in sede di prima nomina, la Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati resta in carica fino alla scadenza del successivo mandato amministrativo rispetto a quello di approvazione della presente legge.
3. La Consulta regionale per l'emigrazione e l'immigrazione assume la denominazione di Consulta regionale per l'emigrazione, in conformità a quanto previsto dall'articolo 22, comma 13 della presente legge. Essa continua ad operare per le funzioni specifiche in materia di emigrazione, con la composizione risultante dalle modifiche di cui all'articolo 22, comma 15, della presente legge senza la necessità di specifico rinnovo dei propri componenti. Cessa dalla carica il componente del Comitato esecutivo eletto in rappresentanza degli immigrati. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge la Consulta provvede alla sostituzione di detto componente.Art. 22
Comitato esecutivo della Consulta e suoi compiti1. Il Comitato esecutivo previsto dall'articolo 22, comma 8, è composto dal Presidente della Consulta dell'emigrazione, che lo presiede, e da otto membri, eletti dalla Consulta secondo le modalità previste dal regolamento, di cui almeno uno in rappresentanza dei calabresi all'estero.
2. II Comitato esecutivo svolge le seguenti funzioni:
a) delibera la convocazione straordinaria delle riunioni della Consulta, predisponendone l'ordine del giorno ed esprime il proprio parere sulla partecipazione alle sedute della Consulta;
b) collabora con il Presidente della Consulta per l'applicazione e per la realizzazione dei programmi e delle iniziative concernenti l'emigrazione;
c) formula proposte ed esprime pareri alla Giunta, in ordine agli atti amministrativi concernenti l'applicazione della presente legge e, in via d'urgenza, può esprimere pareri richiesti alla Consulta, salvo riferirne alla stessa nella sua prima successiva seduta.
3. Per lo svolgimento dell'attività istruttoria e propositiva nell'ambito dei compiti della Consulta, il Comitato esecutivo può avvalersi di consulenti od esperti esterni o di gruppi di lavoro interdisciplinari.
4. La durata del Comitato coincide con quella della Consulta.
5. Le funzioni di segretario sono svolte dal segretario della Consulta.".Art. 23
Norma finanziaria1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, si fa fronte con i fondi stanziati nelle unità previsionali di base e nei relativi capitoli del bilancio regionale, anche apportando le eventuali modifiche che si rendessero necessarie od istituendo apposite unità revisionali di base e relativi capitoli, che verranno dotati della necessaria disponibilità.