Progetto di legge n. 513

REFERENDUM PER L'ISTITUZIONE DI UN NUOVO COMUNE CHE UNIFICHI FIUMEFREDDO - FALCONARA LONGOBARDI

RELAZIONE

nota storica

Dall'unificazione dei tre Comuni verrebbe - naturalmente - a ricostituirsi un'entità territoriale, di vasto respiro costiero: a nord, il torrente Malpertuso, che segna ft confine di Falconara Albanese con San Lucido; a sud, il torrente Tarife, altro confine tra i territori di Longobardi con Belmonte Calabro.
Su quest'arco territoriale, che costituiva la baronia di Fiumefreddo, esercitò l'ultimo potere feudale Maria Beatrice d'Alarcon de Mendoza, anche marchesa della Valle e di Rende, andata sposa a Giuseppe Caracciolo, principe di Torcila. Si tratta di un feudo ereditario, risalente al suo antenato Pietro Gonzates de Mendoza, che l'ottenne nel 1529 dall'imperatore Carlo V per essersi distinto   nelle guerre d'Italia. Del feudo è simbolo il diroccato castello di Fiumefreddo, con i suoi due distinti avamposti: il Castelluccio, che s'eleva sull'abitato di Falconara, e la Torre di Mezzo sulla sua fascia collinare, mentre, in prossimità di Longobardi, primeggiava la Torre di Santi Quaranta.
Tale sistema difensivo, dotato anche di torri di guardia, era ancora in uso quando, il 14 febbraio 1806, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, entrava trionfalmente in Napoli, abbandonata con la sua fuga in Sicilia da Ferdinando di Borbone.
Portatore dei principi della rivoluzione francese, il nuovo monarca si premurò di incaricare i suoi ministri a preparare un progetto inteso a rovesciare il sistema feudale, progetto che fu convertito in legge il 2 agosto dello stesso anno, il cui primo articolo così recita: "La feudalità con tutte le sue attribuzioni resta abolita, tutte le giurisdizioni sinora baronali ed i proventi qualunque che vi siano stati ammessi, sono reintegrati alla sovranità dalla quale saranno inseparabili".
Relativamente alte Università («Universitas Civium», antico governo municipale, esercitato da due Sindaci, eletti dalle rispettive corporazioni "in pubblico parlamento", poi soppresse e riordinate nei Consigli Comunali), di Fiumefreddo, Falconara e Longobardi, estremamente benefici furono gli effetti della legge eversiva della feudalità: basti solo conoscere che la sentenza, emessa dalla Commissione Feudale di Cosenza il 6 giugno 1810, dichiarò, in gran parte demaniali (= comunali) le rispettive montagne; le sottrasse così al possesso detta feudataria, in quanto i suoi antenati l'avevano usurpate, e te aprì perciò agli usi civici: legnare e pascolare. Poi, nel 1811, sul rapporto dell'agente ripartitore dei demani detta baronia di Fiumefreddo, il cav. Matteo Galdi, commissario del nuovo re Gioacchino Murat, emise il relativo decreto, con il quale fissò, per l'appunto, i confini territoriali tra essi comuni. A segnare il confine montano tra Fiumefreddo e Falconara, fu scelta la vasta tenuta del Cariglio, di cui i due terzi furono assegnati al primo comune, e il terzo al secondo, in rapporto alle rispettive popolazioni.
Per effetto di tale divisione, le montagne Marinelli e gran parte del monte Cocuzzo passarono alla demanialità di Fiumefreddo, mentre quelle dette Varcati, Valle di Memmo e Leandro furono assegnate a Falconara.
La linea di confine fu identificata nel corso del fiume Fabiano, rimontandolo dalla foce verso la sorgente dell'Avviso, e poi verso quella dello stesso fiume, per risalire lungo la gola di Passa la Capra e lungo Valle Secca, sottostante al Cariglio, fino alla sommità del monte Porcaro.
Infine al comune di Longobardi restò assegnato un terzo del monte Cocuzzo, dalla parte più vicina al suo territorio, esclusa la quota spettante a Mendicino, e i due terzi restarono a Fiumefreddo, tenuto conto delle rispettive popolazioni: 1500 e 4000 anime, e il toro confine fu delimitato dal fiume Vardano, dalla foce verso il vallone dello Sbirro fino a incontrare la via pubblica sotto lo stesso monte. Ne risultò rettificato il più antico confine risalente, invece, per il vallone di Chirchi, per finire al Passo della Lupa.
Ma la divisione si caratterizzò abbastanza approssimativa, anche in rapporto all' asperità dei luoghi, per cui nell'arco dell'Ottocento si registrano varie liti fra i tre Comuni, prodotte dalla reciproca accusa di sconfinamenti, con alterne spese giudiziarie gravanti sui ristretti bilanci.

CIRCONDARIO DI FIUMEFREDDO

Alla legge eversiva della feudalità, Giuseppe Napoleone aveva fatto seguire l'altra del 19 gennaio 1807, diretta a dare un nuovo assetto amministrativo alla Calabria. Per essa, Fiumefreddo era divenuto capoluogo di governo comprendente le Università (Comuni) di Falconara e Longobardi.
L'ambito comprensoriale dell'antico feudo di Fiumefreddo, venuta meno la preminenza del castello, conservò così la sua importanza di emporio commerciale, agevolato dal più agile e immediato accesso degli abitanti dei paesi dell'entroterra e della città di Cosenza al suo approdo, i cui traffici toccavano le sponde della Sicilia e di Malta, nonché quelle detta Campania, risalendole per finire alte coste della Liguria. Di questa intraprendenza mercantile, non meno che di quella agricola, vivacizzata da fiere e frequenti mercati, continuarono ad essere gelosi custodi gli abitanti dei Comuni costituenti il Circondario, in pacifica concorrenza con le economie dei Capoluoghi dei Circondari limitrofi: Amantea (Belmonte, San Pietro e Lago), e Paola (San Lucido e Fuscaldo).
Intervenne anche il Codice Napoleone a riordinare la giustizia civile e penale, la quale, prima dell'avvento napoleonico, si esercitava ab immemorabili dalla corte baronale, sicché il feudatario di turno era solito affittare tale delicato ufficio al maggiore offerente, in rapporto agli introiti annuali derivanti prevalentemente dalle commutazioni delle condanne penati in pecuniarie.
Questa odiosa consuetudine venne a cessare con la promulgazione del citato Codice, che istituì il Giudicato di Pace anche nel comune di Fiumefreddo, con giurisdizione circondariale, il cui primo Giudice, eletto dal Consiglio Comunale, fu Luigi del Bianco. In tempi successivi alla caduta di Napoleone e al ritorno di Ferdinando I di Borbone sul regno di Napoli (1815), tale istituzione si mutò in Pretura, con un giudice di nomina regia.
Altra utile istituzione fu quella dell'Ufficio del Registro, come provvida fu l'altra della Dogana.
Una funzione circondariale, questa, che resse sino ai primi del Novecento, e che restò soppressa per la legge sull'accentramento amministrativo del governo fascista: gli uffici furono aggregati a quelli di Paola, che a sua volta perse il ruolo di Sottoprefettura. Quanto alla soppressa sede pretorile, le autorità cittadine di Fiumefreddo ottennero che il Pretore pro tempore - si recasse, una volta al mese, a Fiumefreddo a tenervi le udienze per comodo dei cittadini di Fiumefreddo e Longobardi, mentre quelli di Falconara trovarono più conveniente recarsi a Paola.
Notevole è che nel 1928, Longobardi perdeva la sua autonomia comunale, venendo aggregato al Comune di Fiumefreddo; lo è di più il ritorno alla sua indipendenza governativa nel 1937, per il fatto che la conseguì a seguito di una popolare sommossa contro le autorità municipali del tempo.

NUOVA TEMESA

La denominazione di «Nuova Temesa» all'istituendo nuovo Comune è suggerita dall'idea di recuperare [a memoria di un passato remotissimo, di quello omerico, quando proprio sulla nostra area geografica - che racchiude il territorio di Fiumefreddo - insisteva la colonia greco - italiota di Temesa, famosa per il commercio, come più a sud, la vicina Terina era nomata per lo spirito guerriero. Di essa la prima menzione la offre Omero nella sua Odissea, laddove, introducendo il Tafio Mente, che veleggia atta volta di Temesa per commutare un carico di ferro con altro di rame, così canta:
"...lo Mente essere mi vanto / figliuol di Anchialo bellicoso e ai vaghi / del trascorrere il mar Tafì comando; / con navi io giunsi e remiganti miei, / fendendo le salate acque ver gente / d'altro linguaggio, e a Temesa recando / ferreo brunito per temperato rame, / ch'io ne trarrò..."
Più
tardi, Erodoto, Tucidide, Livio, Ovidio, Strabone ed altri storici e geografi antichi, studiando la regione brezia, si interessarono atta colonia di Temesa. Più preciso è Strabone che di essa dice:
«A Lao prima urbs Bretiae Temesa, quam Ausonii condiderunt. Nostrae autem aetatis homines Tempsam etiam vocitant».
E, se per il geografo di Cappadocia, Temesa era colonia degli Etoli, guidati da Toante, secondo la Fonte di Licòfrone essa era, invece, colonia dei focesi Schedio ed Epistrato, nipoti di Naubilio, i compagni dei quali «...in Italiam (Bretiam) pulsi, Temsam incoluerunt, quae civitas est Calabriae, quae generosum aurum habet».
Nette sue officine minerarie venne fabbricata la scure di bronzo d'Artemisio con una epigrafe greca del VII secolo avanti Cristo.
Tanti preziosi lavori i Temesani celebravano netta loro numismatica.
Si tramanda che Ulisse, dopo la distruzione di Troia, vi approdasse. Infatti, «presso Temesa - è ancora Strabone a scriverlo - v'è, circondato da ulivi selvatici, il sacello dell "eroe Polite, compagno di Ulisse, che, ucciso a tradimento dai barbari (i Brezi) divenne tanto desideroso di vendetta da obbligare gli abitanti a pagargli, per volontà di un oracolo, un tributo, dando così origine al triste proverbio quando si voleva parlare di un popolo sfortunato: v'è entrato l'eroe di Temesa».
Ma la colonia, che intanto era stata assoggettata da Locri, un giorno vide approdare ai suoi lidi il pugile locrese Eutimo, reduce - secondo Pausania - della vittoria ottenuta nella Olimpiade del 472 a.C., il quale s'invaghì delta fanciulla che stava per essere sacrificata nel tempio (in questo consisteva t'annuo tributo), ed ebbe t'audacia di lottare con lo spettro di Polite e lo vinse, costringendolo a gettarsi nel mare dalla rupe del paese.
Temesa riappare durante la seconda guerra punica quando prese te parti di Annibale, che fu costretto a distruggerla, non potendola più difendere, per non farla cadere in potere dei Romani.
Questi, nel 194 a.C. la ricostruirono fissandovi una toro colonia.
Poco a valle del Timpone dell 'Aria, nel campo agricolo conosciuto con il toponimo di
Piano della Corte, diffuse sono le tracce di archeologia romana dell'età imperiale, che testimoniano della esistenza delta colonia civium romanorium. In essa - seguendo l'autorità di Cicerone - si rifugiarono bande di schiavi rivoltosi all'epoca della insurrezione servile di Spartaco (73-71 a.C. ).
Con l'avvento del Cristianesimo, Temesa abbracciò la nuova religione e fu sede vescovile. La sua diocesi comprendeva Nepetia (Amantea), Terina (Nocera Terinese) e Tyllesium (Aiello).
Plinio vanta la qualità dei suoi vini; gli itinerari ne registrano il nome: Temesa sparisce dalla storia e dalla geografia al tempo delle invasione saracene (VII secolo), dopo che i Longobardi vi fissarono i confini meridionali del Ducato di Benevento e, poi, del Principato di Salerno.
Provati da quest'ultima rovina, i Temesani superstiti finirono per abbandonare quelle macerie fumanti e risalirono il colle opposto alla valle del Fiume Freddo, che scelsero a loro dimora. Ma essi non ripresero l'antico nome di Temesa (ricordava le molte sventure ); denominarono, invece, la nuova colonia "Frigidium" in omaggio alle limpide acque del fiume, ora Fiume di Mare.
Introno al Mille il paese venne detto Castelfreddo; solo nel 1863, dopo l'Unità d'Italia, ebbe l'attributo di Bruzio per distinguerlo da Fiumefreddo di Sicilia.
Per qualificare i propri servizi e le proprie funzioni con una strutturazione efficiente, determinando un reale decentramento, i piccoli Comuni di Falconara Albanese (CS), Fiumefreddo Bruzio (CS) e Longobardi (CS) dovrebbero aggregarsi in una "Unione" che consentirebbe loro di gestire in forma associata la maggior quantità di compiti e nel contempo di ritornare ad avere il lustro che in passato ha caratterizzato queste tre comunità.
Per il principio della sussidiarietà, fulcro della riforma istituzionale in atto, ogni funzione o servizio svolgibile indifferentemente da diversi Enti deve essere effettuato da quello più prossimo al cittadino: i Comuni dovrebbero diventare il primo ed essenziale punto di riferimento per il cittadino per qualsiasi tipo di problema, e per farlo in maniera adeguata devono raggiungere un numero di abitanti e territorio tali da giustificare e sopportare economicamente una struttura, pur essenziale, ma autonoma e completa.
I vantaggi si estenderebbero anche all'ambito detta fiscalità comunale: i singoli cittadini sono oggi sottoposti ad una eccessiva spesa per il pagamento dei tributi comunali che subirebbero una considerevole diminuzione con la fornitura congiunta di molti servizi.
La promozione di un processo di integrazione tra questi piccoli Comuni non sarebbe un modo per comprimere le specificità e gli interessi di questi ultimi ma, al contrario, rappresenterebbe la strategia scelta consapevolmente per valorizzarne autonomia, capacità di governo del territorio nonché le risorse culturali e valoriali.
L'obiettivo principale del progetto mira a realizzare una "rete" di servizi e di punti d'accesso, che saranno costruiti con la riflessione ed il contributo di tutti i cittadini, in grado di avviare quel processo di sviluppo economico-sociale che è nelle potenzialità di questo lembo di territorio del cosentino, caratterizzato dalle indubbie bellezze paesaggistiche, dalle ricchezze storiche e dalla grande tradizione culturale.
Lo svolgimento di un referendum consultivo diventa, pertanto, prerogativa fondamentale. Passo propedeutico che dovrà precedere il pronunciamento dei Consigli Comunali interessati prima che lo stesso Consiglio Regionale approvi la legge di istituzione del nuovo Comune. Nell'art. 1 del presente progetto di legge, si richiede l'istituzione di un nuovo Comune che unifichi gli attuati territori e municipi di Falconara Albanese(CS) Fiumefreddo Bruzio e Longobardi (CS), attraverso un referendum consultivo.

Art. 1

Il Consiglio regionale detta Calabria indice, come previsto dagli articoli 46 e 47 dello Statuto regionale, un referendum consultivo per l'istituzione di un nuovo Comune che unifica gli attuali territori e municipi di Falconara Albanese(CS) Fiumefreddo Bruzio e Longobardi (CS).

Art. 2

Il nuovo Comune assume la denominazione "Nuova Témesa" e potrà dotarsi di Circoscrizioni cui delegare i compiti previsti dal T.U. 216/00.

Art. 3

Il quesito da sottoporre a votazione è il seguente: «SEI FAVOREVOLE ALLA ISTITUZIONE DEL NUOVO COMUNE "Nuova Témesa" CHE UNIFICHI GLI ATTUALI COMUNI DI FALCONARA ALBANESE FIUMEFREDDO BRUZIO E LONGOBARDI?»

Art. 4

La istituzione del nuovo Comune "Nuova Témesa" avverrà con apposita legge regionale, sentiti i Consigli Comunali interessati. L'esito referendario è da intendersi come confermativo solo nel caso che la maggioranza dei votanti si esprima a favore in ognuno degli attuali tre comuni.

Art. 5

La consultazione referendaria si svolgerà secondo le modalità previste dalla Legge Regionale 13/1983.

Art. 6

Lo svolgimento del referendum sarà finanziato a totale carico dell'Amministrazione regionale, con previsione di spesa in un apposito capitolo nel bilancio regionale.