Progetto di legge n. 428

TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI DIALETTI DELLE COMUNITA’ DELLA REGIONE CALABRIA

RELAZIONE

Principi ispiratori
La proposta nasce da motivazioni d'interesse sociale e culturale che si enunciano in breve:
- i dialetti sono lingue a tutti gli effetti, non surrogati dell'italiano,
- in essi si cela l'identità storica delle nostre genti;
- si aggiunga che sono oggi in veloce estinzione.
Detta proposta di legge si rifà anche agli effetti della legge di riforma Moratti n° 1306 che ne fornisce supporto giuridico e motivazioni didattiche. Mentre le motivazioni saranno in seguito dettagliate, si riportano di seguito due punti della riforma citata maggiormente aderenti al tema della proposta:
1. L'art. 2, 1 ° comma, lettera b) della legge di riforma suddetta esprime la necessità di "promuovere lo sviluppo della coscienza storica e di appartenenza (anche) alla comunità locale".
2. Altro principio e criterio direttivo posto a definire il sistema educativo di formazione dei giovani è quello relativo alla lettera l) dello stesso art. 2, 1° comma, della citata Riforma. Vi è precisato che i "piani , di studio personalizzati, nel rispetto dell'autonomia della Istituzione Scolastica, contengono un nucleo fondamentale omogeneo su base nazionale ... ed una quota riservata alle regioni relativa agli interessi specifici delle stesse, anche collegata alle realtà locali".
Da ambo i punti si deduce che tra le principali novità della Riforma Moratti emerge che una quota del monte ore obbligatorio nei due cicli è da attribuire alle regioni, le quali potranno inserire nel piano di studio delle Scuole materie d'interesse specifico collegate alle realtà locali.
Ciò premesso, per effetto di questo spazio culturale nella riforma Moratti attribuito alle regioni, considerate le peculiarità storico-linguistiche ed antropologiche delle nostre genti, per effetto inoltre di due ordini di motivazioni che saranno appresso analizzate e di finalità la cui definizione sarà appresso esplicitata, si propone nel curricolo scolastico della Scuola dell'obbligo, l'adozione, secondo i criteri didattici e le metodologie ed i contenuti che appresso saranno indicati, di un'ora di lezione settimanale denominata

"LINGUA E CULTURA MEDITERRANEA"

che comprenda lo studio dell'idioma storico della nostra regione, centro culturale nel Mediterraneo, .con riferimento, soprattutto, all'area linguistica di appartenenza. Inoltre ogni Collegio Docenti nella determinazione della propria autonomia, può arricchire di contenuti questa lezione linguistica settimanale con riferimenti all'arte, ai canti popolari ed alle danze dei padri.
La suddetta ora farebbe parte del monte ore da destinare alla lingua italiana.
Motivazioni
Ed ecco i due ordini di motivazioni:
1. il primo è legato ad esigenze socio-storiche del territorio: è indiscusso che il linguaggio dialettale delle nostre cinque province è in veloce dissoluzione; trattasi di una lingua vera e propria, di un etnolessema la cui struttura si è definita in oltre 30 secoli di storia. Se è vero che bisogna comunicare ufficialmente in lingua Italiana, non si vede perché bisogna assistere all'estinzione degli idiomi storici del territorio. Essi ancora costituiscono i rami verdi affioranti delle nostre radici. In essi, come in una sezione del DNA umano si leggono avvenimenti, somma di civiltà e di costumi, le origini, l'evoluzione sociale, giuridica e religiosa. Quando questo ramo sarà rinsecchito anche le radici marciranno. Conservare il dialetto e gli aspetti antropologici della nostra cultura equivale ad assicurare la sopravvivenza della nostra identità storica. Tutti ormai desiderano recuperare il dialetto calabro: il mondo della cultura, i nostri emigrati a cui serve come cordone ombelicale con la Calabria;
2. Il secondo ordine delle motivazioni ha un carattere più ufficiale, perché scaturisce da una analisi, a livello europeo, della situazione delle lingue areali italiane. In occasione del convegno sulle lingue regionali promosso presso il Parlamento Europeo di Strasburgo 'il 18.11.1999 si è fatto il punto sull'importanza delle lingue e dei dialetti. Si è precisato che i dialetti sono "lingue distinte" e non i "dialetti dell'Italiano", si è richiamata l'attenzione dell'opinione pubblica comunitaria sul fatto che sia le minoranze linguistiche che i dialetti italiani hanno pari dignità. Se legge si fa per le minoranze linguistiche, non si vede perché i nostri dialetti non debbano godere di pari dignità.
Finalità
Le finalità che il disegno di legge finalizzato alla istituzione di una lezione settimanale di Lingua e Cultura Mediterranea nelle scuole dell'obbligo si propone sono i seguenti:
1. recuperare e rivitalizzare il linguaggio dialettale e comunque l'idioma storico delle popolazioni calabre, ricco di peculiarità fonetiche e lessicali, nella sua essenza di etnolessema la cui struttura si è evoluta in un lasso di tempo di almeno tremila anni;
2. riappropriarsi della propria identità storica tramite la lingua, la cultura, l'evoluzione sociale del territorio;
3. riproporre ai giovani il linguaggio dialettale non come alternativa all'italiano che pur sempre costituisce, quale idioma nazionale, il sistema vocale di comunicazione ufficiale, ma come proprio linguaggio storico, familiare, spirituale, nella acquisizione della coscienza che trattasi di lingua propria, eredità storica degli antichi abitatori della Calabria;
4. scoprire l'importanza di una letteratura in vernacolo, pur presente in tutta la regione, che risale a molti secoli ed ancora oggi molto prolifica; quindi pubblicarla, diffonderla, renderla fruibile alla popolazione e alle istituzioni scolastiche.
La didattica dell'insegnamento dell'ora di "Lingua e cultura mediterranea"
L'ora di Lingua e Cultura Mediterranea, così come pensata in una dimensione usa a monitorare e valutare i processi educativi degli scolari della Scuola dell'obbligo, soddisfa i bisogni delle utenze, i percorsi formativi di quella particolare età evolutiva ed i contenuti essenziali; infine si pone come novità di una lezione che coniughi linguaggio, storia e cultura mediterranea. Ne viene fuori che la sua istituzione oltre a rappresentare una esigenza sentita e diffusa delle popolazioni, rappresenta il più bel modello di Scuola-Laboratorio. Infatti l'ora si presta alla cultura dell'idioma storico del proprio territorio, allo studio della sua storia, spesso tramite la visione dei beni culturali, alla lettura e all'ascolto, ma anche all'esame dei documenti e monumenti artistici, alla ricerca e riproposizione di canti popolari, di danze, di costumi, di tradizioni religiose, di strumentazioni musicali, in un insieme di linguaggi verbali e non verbali. Si presta insomma ad attività altamente motivanti, pratiche, piacevoli perché conducono spesso alla scoperta del territorio e dell'ambiente in cui l'alunno ha il suo habitat socio-familiare; e la motivazione, molto spesso, si pone come elemento utile ad incoraggiare all'attività ed alla partecipazione gli alunni a disagio scolastico, numerosi in Calabria, spesso destinati all'abbandono, o a motivare all'attenzione alcune tipologie di disabili. Nel frattempo l'educazione al linguaggio dei padri si sviluppa con la lettura, con l'esercizio, con la pratica diretta tramite la conversazione.
Esigenza e pregiudizi
Rimane un'ultima considerazione da fare: la lingua dialettale è da riferire a gente incolta che disconosce le finezze del linguaggio nazionale? E' di ostacolo alla comprensione in età scolare dei canoni della lingua italiana?
La risposta, negativa, è monitorata e non data secondo un intendimento superficiale, partista. E' stata infatti monitorata da esperti, pubblicata in più versioni sulla stampa calabra; discussa, ma accettata per la sua scientificità. Si consideri poi che in Spagna i tre dialetti più accreditati, il Catalano, il Galieno ed il Vasco, hanno pari dignità, per dettame Costituzionale, alla lingua Spagnola, e si parlano a scuola. Anche da noi niente impedisce ad un ragazzo di essere educato a parlare in casa e per la strada ed anche a Scuola il linguaggio dei padri, e divenire nel corso degli studi un forbito cultore della lingua italiana. Tra i protagonisti della fuga dei cervelli dalla Calabria vi sono umanisti, principi del foro, professionisti; la quasi totalità di essi, nel proprio ambito familiare, coltiva il linguaggio del proprio paese nella pienezza dei vezzi fonetici e del lessico, mentre nella ufficialità scrivono, pubblicano, parlano, conversano in perfetto italiano. Ed i nostri professionisti in sede? Forse perché educati nell'infanzia al linguaggio dialettale, stentano a parlare la lingua nazionale?
Il positivo apporto del dialetto alla lingua italiana
Al contrario il dialetto è da ritenere efficiente supporto, come il latino, per lo studio della lingua italiana, almeno per due buoni motivi:
1. primo, per i possibili riferimenti etimologici. Si potrebbero addurre centinaia di radici etimologiche dialettali che segnano il percorso storico di voci del nostro vocabolario italiano;
2. secondo, rappresenta una indiscussa prova della nostra identità storica. La Calabria che oggi risulta terra di diaspora fu una volta "terra promessa" per numerosi popoli: Ausoni, Achei, Latini, Greco-Bizantini, Longobardi, Arabi, Iberi e Gallici e tutti hanno costruito nei secoli con i loro idiomi la struttura fonetica e lessicale del nostro etnolessema.
Spese
Nel mentre si giudica a costo zero l'ora curriculare, inserita nel monte ore a spesa del Ministero della Istruzione Pubblica in quanto facente parte del monte ore destinato alla lingua italiana, la spesa da sostenere da parte della Regione Calabria dovrebbe servire di coronamento a tale tipo di .istruzione e dovrebbe ammontare almeno a 200.000,00 euro per i seguenti interventi:
- pubblicazione di sussidi didattici tra cui antologie della letteratura dialettale che, oltre a servire alla lettura e conoscenza di passi in vernacolo a Scuola, costituisca un mezzo di diffusione delle migliori opere dei nostri scrittori;
- pubblicazioni di testi in dialetto, soprattutto di vocabolari areali, e/o sintesi fonetico -grammaticali;
- finanziare iniziative volte a pubblicizzare l'importanza del linguaggio dialettale e quindi finalizzate al suo recupero;
- finanziare corsi di alfabetizzazione e di potenziamento della conoscenza dei canoni fonetico
- lessicali del dialetto tra i docenti;
I docenti di lingua e cultura mediterranea
Sono da individuare, in seno ad ogni Consiglio di Classe o di Interclasse, tra i docenti dialettofoni che insegnano la lingua italiana; la suddetta ora farebbe parte infatti del monte ore da destinare alla lingua italiana. Il docente, in caso di carente conoscenza del dialetto territoriale, sarà invitato a seguire corsi di aggiornamento tenuti da esperti. In caso di carenza di personale la scuola si potrà avvalere di esperti esterni tra quelli indicati dalle associazioni e dalle università.

Art.1
Finalità

1. La Regione CALABRIA, in attuazione delle finalità statutarie in materia di promozione del patrimonio artistico culturale del proprio territorio ed in riferimento all'art. 2 della legge reg. n° 16 del 1985, tutela e valorizza i dialetti di origine locale nella loro espressione orale e nel loro utilizzo letterario, presenti e riconoscibili nella Regione. A tal fine nel curricolo scolastico della scuola dell'obbligo, ai sensi della legge n° 1306 del 2003, è prevista un'ora di lezione settimanale denominata "Lingua e cultura mediterranea".

Art. 2
Gestione

1. Per l'attuazione della presente legge la Regione si avvale dell'Assessorato regionale alla Cultura il quale opererà in collaborazione con associazioni culturali esperte e preposte esclusivamente allo studio ed alla salvaguardia degli idiomi storici del territorio regionale, nonché con gli organi periferici del Ministero della Pubblica Istruzione e con le Università.

Art. 3
Iniziative

1. La Regione sostiene le attività rivolte alla tutela e alla valorizzazione dei dialetti delle Comunità della Regione e del patrimonio letterario dialettale (narrativa, teatro, poesia, canto).
2. Le attività comprendono i seguenti settori:
a) studi e ricerche;
b) formazione di settori bibliografici e/o archivi sonori all'interno di pubbliche biblioteche;
c) iniziative scolastiche tese a valorizzare i dialetti delle Comunità della Regione nelle loro varie possibilità espressive;
d) realizzazione di sussidi all'attività didattica;
e) corsi di formazione e di aggiornamento, seminari e convegni;
f) iniziative editoriali, discografiche, audiovisive, multimediali ed espositive;
g) manifestazioni, spettacoli, trasmissioni radiofoniche e televisive, produzioni artistiche che trattino dei dialetti della regione;
h) ricerche e studi sulla onomastica e toponomastica.

Art. 4
Convenzioni

1. Per l'attuazione delle iniziative di cui all'articolo 3, l'Assessorato regionale alla cultura:
a) può stipulare convenzioni con Comunità Montane e Comuni, con centri di documentazione e di ricerca pubblici e privati, enti ed associazioni culturali non aventi finì di lucro, organi collegiali scolastici;
b) può assegnare borse di studio e di ricerca e premi per tesi di laurea riguardanti i dialetti della regione.

Art. 5
Attività di programmazione

1. L'attività dell'Assessorato regionale alla cultura, di sostegno e valorizzazione dei dialetti delle Comunità della Regione, si realizza sulla base di un programma predisposto da parte dell'Assessorato regionale alla Cultura, sentite le associazioni di esperti dialettologhi e gli Enti locali competenti per territorio in ordine alle singole iniziative, entro il 30 settembre di ogni anno.

Art.6
Norma finanziaria

1. Agli oneri derivanti dalla presente legge ammontante a 200.000,00 euro la Regione Calabria fa fronte mediante l'istituzione di apposito capitolo nella parte spesa del bilancio annuale di previsione. La presente legge sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare come legge della Regione Calabria.