Intervento dell'Onorevole Franco Crinò
On. Presidente, Presidente Chiaravalloti, Signori Assessori, Colleghi Consiglieri, i discorsi che dobbiamo fare, di sofferenza, ma, pure, di avvertita consapevolezza, non possono riguardare solo la tragedia, tanto grande, del camping "LE GIARE".
La natura ci riserva la cupezza delle devastazioni e arcobaleni di bellezza.
Gli uomini hanno assegnate responsabilità apportate agli eventi naturali, la loro prorompenza, i loro tempi.
E' bastata un'alluvione di due giorni per causare i disastri.
Una avversità più lunga nel tempo avrebbe aumentato terribilmente lutti e danni.
Scontiamo anche questa volta la grande impreparazione, la grande incuria di tutti questi anni
Il comparto forestale, per i mancati lavori a monte, non può essere l'unico criticato.
L'Accordo di Programma tra Stato e Regione mantiene ancora limiti: manutenzione ordinaria da parte degli operai, ripristini, arginature.
Non assume interventi consistenti di rimboschimento e difesa del suolo, interventi rilevanti per le fiumare, una continuità degli interventi stessi.
L'ambiente è deteriorato, mancano controlli effettivi, ci sono smottamenti continui in alcune zone e punti critici, i corsi d'acqua hanno perso le loro naturali condizioni e caratteristiche, vengono deformati, incubano montagne di materiale ed aspettano vie di sfogo, l'evento tracimante.
Non si afferma un minimo di educazione ambientale e le autorità mostrano chiaramente responsabilità.
La lacerante evidenza, la triste attualizzazione, la dimostrazione geometrica - lo possiamo dire l'abbiamo avuta con la strage di Soverato, l'abbiamo con la cappa di rischio acuto che in tante zone è sopra di noi.
A Soverato ci sono state vite spezzate, -vittime inermi, già segnate dalla infelicità, durante una vacanza aiutata da un volontariato encomiabile.
Vite sacrificate e rischi che restano grandi.
Non possiamo passare avanti, pensare di avere già consumato il dolore.
Servono, intanto, le verità ed, insieme, impegni forti e prioritari relativamente ai problemi dell'ambiente e della difesa del suolo.
La classe politica e burocratica deve esprimere i suoi punti di vista, anche quelli autocritici. Ci sono colpe simmetriche alle leggerezze dei cittadini e degli speculatori.
Vanno approfonditi i problemi della Protezione Civile Regionale, di dirigenti, uomini e mezzi.
Del nullaosta concesso al Camping della tragedia e di situazioni più o meno analoghe.
Dei raccordi che debbono esserci da parte del Governo Centrale con le Regioni e le legislazioni in atto.
La politica non deve speculare sulle disgrazie, difendere posizioni indifendibili, neppure accettare rabbia e sgomento legittimi se indirizzati male.
E certa stampa ha riferito male quanto avvenuto la triste sera scorsa davanti al Duomo di Catanzaro.
La esaltazione del paesaggio calabrese o la consapevolezza del grave dissesto del nostro territorio o la elevazione che vogliamo della classe dirigente sono purtroppo, tessere che usiamo o pensiamo o richiamiamo separatamente.
Le montagne non sono state rimboscate, i corsi d'acqua non reggimentati, ci siamo accontentati degli squarci dell'ambiente che ancora resistono e lasciato indietro gli elementi di base che preparano tutto il territorio a condizioni di sicurezza e di compatibili attività economiche.
Solo sulla bassa polemica tanti hanno pensato di fare un discorso d'insieme.
Dobbiamo pretendere che vengano accertate le responsabilità di ognuno, delle strutture e delle funzioni che hanno difettato e di coloro che hanno aperto i varchi ai disastri.
E' semplicistico - c'è questo altro aspetto, giusto maledire gli incendi, ma la montagna arsa va di nuova piantatumata.
Il momento di adesso, oltre che essere occupato dalle lacrime, dai doveri, dalle analisi, può e deve essere impegnato da una politica veramente attenta, da iniziative che indirizzino le risorse in maniera organica, rivaluti il lavoro degli addetti e le progettazioni.
Abbiamo professionalità formatesi in questa regione che dobbiamo utilizzare.
Ma serve la specializzazione, dei tecnici, di tutte le figure che bisogna attivare attraverso un discorso efficace.
Una verifica ed una risposta, ad esempio, una determinazione seria, quante, cioè, di quelle unità lavorative delle circa 200 adibite alla vigilanza idraulica servono.
Scelte serie, coraggiose, perché la politica vecchia aumenta i danni.
La sciagura che ti aspetti, che allontani con la lievità che porta alla sciagura, con la testa del calabrese che conosce i rischi, però procede attraverso i momenti che vengono, è il fallo che ricordiamo di aver commesso quando siamo difronte alle morti e alle devastazioni.
E' doppiamente 'giustificato il dissesto idrogeologico in Calabria, dove luomo ci mette molto del suo.
Le coste aggredite per le seconde case, le case al mare, la scarsa densità della popolazione che abbiamo rispetto alla estensione geografica, l'assenza di grandi aree ricercate ed occupate da insediamenti industriali che sono radi, la montagna vissuta e non curata, aumentano ancor più le responsabilità.
Dobbiamo rispondere come cittadini, dobbiamo risponderne con la politica e l amministrazione che si muovono con i fatti e con i fatti debbono spiegare e convincere.
Con la stessa schiettezza si deve dire che le forze di opposizione non possono "riaccendersi" su questioni così delicate.
E su altri terreni che bisogna opporre punti di vista . L'esito elettorale ha assegnato a noi responsabilità nuove e assai impegnative e rilevato un avvitamento dell'altro schieramento.
Anche oggi si dimostra una certa filosofia rancorosa. Perché eccepire che il Governo ha stanziato dei soldi prima dell'istanza, con deliberazione, dellEsecutivo Regionale?
Sono soldi che avremmo voluto non avere destinati o,, meglio, destinati e usati non inpresenza di sciagure.
I soldi sono pochi. Il decreto del Governo il pregio della rapidità, ma va migliorato nei contenuti e nella consistenza.
Ci deve essere sintonia tra lAssessorato Regionale e Palazzo Chigi ed evitare posizioni speculative, che non vorremmo aumentassero in zona di avvicinamento alle elezioni.
Sono questi i discorsi in positivo, che dovremo fare e, intanto, inchinarci difronte alle vittime e ai loro familiari.