P.d.L. "Istituzione della Commissione consiliare per l’autoriforma della Regione Calabria"

 

RELAZIONE

Io credo, ma ho ragione di pensare che l’interezza dell’Aula avverta le mie stesse sensazioni, che l’odierna seduta non sia una comune seduta, fatta delle consuete incomprensioni, della dialettica sempre più accesa tra maggioranza-opposizione.

E’ invece una seduta di straordinaria portata politica, perché dopo che se n’è parlato, forse con un’enfasi anche eccessiva, per del tempo, oggi, tutti noi, avviamo, operativamente, il dispiegarsi della Fase Costituente anche nella nostra Regione.

Non si tratta di un momento di poco conto !

E’ diventando urgente connettere e coordinare al meglio il doppio circuito della legittimazione popolare, quello cioè che concerne il Capo dell’Esecutivo e quello che riguarda il Consiglio regionale.

In questa Regione, dove a volte, la mancanza di tatto acuisce i contrasti tra la Giunta e le Commissioni permanenti, è necessario evitare il deperimento della sede più alta della rappresentanza democratica calabrese; deperimento che avrebbe come esito immediato di trasformare il Capo dell’Esecutivo "in una sorta di factotum dell’istituzione" e di negare soggettività, voce e proposizione alla pluralità delle presenze politiche di maggioranza e di opposizione che affondano le radici nella società calabrese…

Siamo chiamati a dare alla Regione la sua nuova Carta Costituzionale dopo quella varata, sull’onda di polemiche anche infuocate, trent’anni or sono: lo Statuto della Regione Calabria fu, infatti, approvato dal Consiglio regionale il 31 marzo del 1971 e successivamente venne votato dal Parlamento, esattamente il 28 luglio dello stesso anno con la legge n 519.

Trent’anni sono trascorsi da quel momento che vide le nostre città fortemente coinvolte dal processo di costituzione ed articolazione territoriale della Regione.

Questo compito che ci assegna un ruolo prestigioso deve trovarci preparati a fare doverosamente del nostro meglio!

Di striscio voglio accennare, ma sono sicuro che in fase di lavoro della Speciale Commissione si avrà modo di analizzare bene anche le peculiari questioni economiche che fanno della Calabria una regione debole; di striscio, dicevo, voglio rammentare uno dei punti che mi hanno sempre colpito nel leggere i 71 articoli di cui è composto lo Statuto vigente e che, ancora oggi, seppure con diversità che rendono per fortuna meno drammatica la condizione delle nostre genti, ha una sua disarmante attualità : mi riferisco a quella " storica arretratezza" che lo Statuto aveva in animo di aggredire e risolvere e che invece, questo va detto apertamente, non ha saputo risolvere.

Dico questo perché nessuno pensi che sia sufficiente mettere in piedi un’eccellente Carta delle Regole per ridare alla Calabria una prospettiva che ad oggi non ha.

Regole sono fondamentali se la politica le applica, se la politica, cioè noi, sa diventare autentica classe dirigente, in grado di assumersi responsabilità ed impegni…Come ? Una risposta il nostro Statuto l’aveva individuata, il punto è che in questi tre decenni non è stata concretizzata: la Programmazione.

La Programmazione credo che trovi cittadinanza piena anche nel nuovo Statuto , non più come idea astratta, ma in grado di vincolare le attitudini e la gestualità stessa della politica.

La Programmazione, insieme al richiamo del rispetto della persona umana e dell’uguaglianza dei cittadini, doveva essere il nostro più altisonante punto di forza.

Qui è mancata l’azione sinergica del ceto dirigente calabrese, politico e non. L’assenza di programmazione ha in parte provocato le distorsioni sociali con cui oggi ancora siamo costretti a fare i conti. Se le Regole non trovano sostanza nell’azione quotidiana, sia della gestione che della legislazione, diventeranno Regole utili ad altri, ma non certamente alla Calabria: di ciò mi auguro che ci sia in tutti noi, maggioranza ed opposizione, grande consapevolezza!

Naturalmente la programmazione, il decentramento e la partecipazione restano ineliminabili riferimenti anche per il nuovo Statuto. Ciò che serve comprendere è come usciamo dalla fase degli impegni e passiamo, anche grazie alle nuove Regole, a quella dei fatti.

Io non credo, ma questo lo vedremo in seguito tutti assieme, che sia necessario soffermarsi più di tanto sulle cosiddette lacune del Presidenzialismo regionale. A me pare che il dato dello spostamento di centralità dalla scena istituzionale del Consiglio come cogestore dell’amministrazione della cosa pubblica, sia un dato da cui prendere le mosse ! Altrimenti perdiamo solo tempo o ci attardiamo su questioni che questa nostra società ha archiviato.

Il punto di fondo resta il seguente: fare in modo che il nuovo Consiglio, di concerto con l’Esecutivo, sia nelle condizioni di sintetizzare le spinte verticali con quelle orizzontali che la società calabrese produce. Il Consiglio deve essere cioè sede autorevole ed aperta della sintesi politica della domanda di sviluppo e crescita che proviene dalla Calabria.

Non più luogo della mediazione gestionale esasperante, ma strumento di efficace controllo sugli atti dell’Esecutivo, ad incominciare dal suo programma politico, e soggetto della proposta di rinnovamento che la Calabria esige.

Le Assemblee legislative hanno il dovere di pensare alle grandi scelte che abbiano sempre puntelli ben radicati nei valori democratici della Carta Costituzionale italiana, cosi da riconoscere sempre ogni tentazione secessionista ed ogni, altrettanto grave e preoccupante, rischio oligarchico e tecnocratico. Il tutto senza naturalmente paralizzare l’azione del governo, che tuttavia, quando c’è, se è ponderata e mirata, e soprattutto se nasce in Calabria e non è affetta da una sorta di neoascarismo, difficilmente potrà collidere con le proposte dell’Aula. ( I collegamenti esterni, quindi, Onorevoli Colleghi, sia nel rapporto con il sistema delle autonomie locali sia nel rapporto con lo Stato e l’Unione Europea, vanno valorizzati e fluidificati).

Il compito cui siamo chiamati è quindi enorme : comporre uno Statuto radicalmente rinnovato, ma non senza rinunciare ai valori portanti del solidarismo cattolico e laico e dell’autodeterminazione responsabile.

Noi oggi, ben consapevoli degli inevitabili squilibri prodotti nell’assetto di potere delle Regioni dalla legge costituzionale n 1 del 1999 che, tra l’altro, ha introdotto, seppur nella prima fase di attuazione, l’elezione diretta del Presidente della Giunta, costruiamo il primo, significativo, momento dopo il quale il lavoro per dotare la Calabria di un nuovo Statuto regionale, potrà avere inizio: mi riferisco alla legge di cui mi onoro di essere il relatore, che istituisce una Commissione speciale che, in perfetta rappresentanza di tutte le istanze politiche, si dovrà occupare del motore e del cervello della Regione.

Sappiamo bene che i temi di stringente attualità del federalismo e delle sferzate che a tratti provengono da alcuni settori politici ben identificati e che immagino non facciano piacere a nessuno di noi, in quanto politici meridionali, ci potrebbero portare a divisioni preconcette e foriere di incomprensioni assai dannose per la Calabria ed i calabresi.

Noi, questo è anche lo spirito percepito in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, dobbiamo, almeno in questo delicato compito, responsabilmente pensare agli interessi della nostra terra e procedere con unitarietà d’intenti, cercando di disegnare una Regione che funzioni, che diventi finalmente la Casa non del centrosinistra o delle libertà. Ma la casa trasparente dei calabresi che sentono, oggi più fortemente di ieri, la mancanza di una Regione proponente, di una Regione in grado di legiferare bene, governare diligentemente e coordinarsi, con intelligenza e competenza, con i Comuni, le Province, lo Stato, l’Unione Europea, il sistema imprenditoriale, le forze sociali. Non vi è nessuna vena polemica in quel che dico: io sono convinto che oggi la Regione nel suo insieme debba fare un salto di qualità e le nuove regole che dobbiamo darci sono l’occasione per lasciarci alle spalle le polemiche sul nulla per approdare alle polemiche sulla sostanza delle questioni.

Il momento, dicevo prima, è solenne: si tratta di un appuntamento epocale, che può essere vissuto in tanti modi, ma che sicuramente funzionerà da spartiacque tra Regioni che lo vivranno con responsabilità e Regioni che, invece, lo subiranno: alla fine di questo processo, una nuova geografia delle Regioni si affaccerà: da un lato quelle che hanno chiarito regole e procedure amministrative interne e si apprestano ad affrontare le problematiche nuove dell’economia virtuale e della globalizzazione finanziaria e del mercati; dall’altro quelle che, non avendo saputo mettere ordine in casa propria, giocoforza dovranno soccombere alla casualità degli eventi determinati da altri.

Noi dobbiamo fare in modo, On Presidente del Consiglio, non solo di rendere effettivi i controlli sull’azione del Governo regionale, che una tendenza politica ormai in campo da circa dieci anni ha voluto potenziare, coerente con quella logica decisionista e volta a verticalizzare i rapporti tra poteri nelle istituzioni.

Ma dobbiamo anche evitare sempre più che le Assemblee legislative regionali si perdano dietro la miriade di interessi particolari e si concentrino sulle grandi questioni cruciali del nostro secolo e sui problemi principali con cui i cittadini fanno quotidianamente i conti. Cosi si spezza la barriera che separa la politica dalla società reale. Cosi si restituisce la Regione ai calabresi che oggi la vedono come un corpo estraneo quando non contrastante con i loro stessi interessi.

 

Non è un caso se nella relazione che accompagna la legge oggi all’esame di quest’Aula costituente, è scritto che " dobbiamo avere l’ambizione di rendere protagoniste reali del cambiamento tutte le soggettività presenti nella comunità regionale in uno con il rilancio delle forme di governo di controllo e di partecipazione forti, autorevoli e rispettose l’una dell’altra.

Due questioni da sottolineare:

  1. il riequilibrio tra poteri del Consiglio e della Giunta: è, sarà, un tema di ampio dibattito, ma è sotto gli occhi di tutti che la riforma ha complessivamente indebolito i Consigli regionali ed in una democrazia rappresentativa com’è la nostra occorre prestare molta attenzione per non turbare quel delicato equilibrio tra poteri ed istituzioni, ciò soprattutto in una fase di preoccupante disaffezione al voto e di crisi della politica. Pur essendo convinti che sia stato necessario tentare di accrescere la stabilità degli Esecutivi e dei processi decisionali, non possono essere sottaciuti i rischi gravi per la democrazia che si profilano da un’architettura istituzionale non rispettosa delle Assemblee democratiche rappresentative. Assemblee svuotate di ogni potere sostanziale, indebolite nelle loro funzioni, succubi della volontà dell’Esecutivo sarebbero la morte della democrazia !;
  2. la partecipazione della Calabria a questo processo di rifondazione istituzionale. Guai se questo processo restasse chiuso nelle stanze del Palazzo; guai se non vi partecipassero tutti i soggetti che in Calabria hanno ruolo e voce: il compito di impegnarsi per rendere effettiva la partecipazione va ribadito costantemente e messo in atto.

La riforma operata con la legge costituzionale n. 1 del 1999 ha tracciato solo un canovaccio, rimettendo all’autonomia regionale la revisione della carta statutaria attraverso cui stabilire la definitiva forma di governo, il sistema elettorale del Consiglio regionale, ripensare in maniera coraggiosa i rapporti tra base sociale, comunità locali ed istituto regionale e , non da ultimo, definire la filosofia delle relazioni con il Centro nazionale.

Per queste ragioni tutti i Gruppi presenti in Consiglio regionale hanno convenuto di dare vita alla costituzione di una Commissione speciale che abbia il compito di formulare proposte normative in merito al nuovo Statuto, alla legge elettorale regionale, al Regolamento interno del Consiglio regionale.

La proposta di legge si fa carico di indicare in termini normativi i principi, gli indirizzi, i metodi, i termini e le modalità di funzionamento, in coerenza con il criterio di coinvolgimento politico ad ampio spettro ed oltre i naturali schieramenti di maggioranza e di opposizione, prescegliendo il percorso della massima responsabilizzazione.

On. Presidente del Consiglio, On. Presidente della Giunta, On.li Colleghi, Assessori esterni, non serve mai enfatizzare i momenti del confronto in Aula, ma questa volta credo che, proprio per la qualità dell’impegno che ci viene richiesto, l’occasione valga la particolare attenzione che noi intendiamo dedicarle: abbiamo l’opportunità di avviare un processo molto atteso dalla Calabria e, per noi stessi legislatori regionali, abbiamo l’occasione di segnare la storia dei questa Regione sfortunata, facendole fare un passo in avanti che non sarebbe per niente superfluo.

 

Rc 13 Novembre 2000

Antonio Borrello