Interrogazione n. 136 del 6 maggio 1996

De Luca, Borrello. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’industria. Per sapere - premesso che:

il Presidente della Giunta regionale nel dicembre del 1995 ha nominato i dottori Filippo Callipo e Francesco Mignolo, rispettivamente, commissario e subcommissario del Consorzio del nucleo industriale di Vibo Valentia;

il dottor Filippo Callipo ha rassegnato il mandato ad appena due mesi dalla sua nomina e, stando all’opinione diffusa ed alle informazioni della stampa, i motivi delle sue dimissioni non appaiono del tutto chiari in quanto gli impegni di lavoro, che gli avrebbero impedito di svolgere al meglio il suo compito, non hanno convinto nessuno perché il dottor Callipo, stimato imprenditore ed attuale presidente dell’Assindustria di Vibo Valentia, non essendo uno sprovveduto sapeva benissimo a cosa andava incontro accettando l’incarico;

a seguito delle dimissioni del commissario, alla guida del nucleo industriale di Vibo Valentia è subentrato il suo vice dottor Francesco Mignolo;

recentemente il Presidente della Giunta regionale, in sostituzione del dottor Filippo Callipo, ha nominato nuovo commissario del nucleo industriale di Vibo Valentia l’avvocato Aldo Assisi;

da qualche giorno anche il dottor Francesco Mignolo, dopo cinque mesi di attività amministrativa alla guida dell’ente di che trattasi, ha preferito gettare la spugna;

presumibilmente il dottor Francesco Mignolo avrà deciso di rassegnare il mandato dal giorno in cui il Presidente della Giunta regionale ha nominato il nuovo commissario straordinario dell’ente e solo motivi di opportunità politica (la campagna elettorale in corso) avranno consigliato di rinviare la data di presentazione delle dimissioni;

la stampa vibonese ormai da lungo tempo è impegnata sulle questioni che riguardano il nucleo industriale di Vibo Valentia con accuse pesanti rivolte soprattutto alla Giunta regionale ed alla maggioranza che la sostiene, ma anche alle opposizioni e di fronte a queste accuse nessuno può far finta di niente, ma ciascuno ha il dovere di rispondere in base alle proprie responsabilità;

stando a quanto riportato (dal settimanale settegiorni del 19 aprile 1996): "in una Regione nella quale le nomine sono suggerite ed imposte da esigenze di gruppi e sottogruppi come ai tempi del nefasto Caf..." pare che le nomine di che trattasi siano derivate da una pratica lottizzatoria (selvaggia) mal riuscita, fra l’altro, viste le reazioni negative che si sono registrate nei partiti del vibonese che fanno parte della maggioranza che governa la Regione Calabria;

considerato che:

il balletto di nomine e dimissioni al nucleo industriale di Vibo Valentia ha suscitato e suscita serie perplessità e gravi sospetti sull’operato della Giunta regionale e da ogni parte, giustamente, vengono richieste spiegazioni plausibili sui comportamenti, molto singolari in verità, dell’esecutivo regionale;

stando sempre a quanto riferisce il citato settimanale vibonese (settegiorni del 10 febbraio 1996): "L’opinione pubblica ha diritto di conoscere che cosa si nasconde dentro questa maleodorante pratica e perché continuano a tacere... (tra gli altri) i consiglieri regionali, uno dei quali essendo stato membro del Consorzio dovrebbe sapere più degli altri" dalla nota informativa su riportata sembrerebbe che anche gli interroganti abbiano interesse a tacere sulle questioni in discussione, invece i sottoscritti non solo non hanno alcuna intenzione di tacere o nascondere un bel niente sui fatti denunciati, ma più di ogni altro, non avendo alcuna responsabilità sulle scelte operate, sono fortemente interessati a sapere come stanno effettivamente le cose e a conoscere la motivazione che ha indotto il Presidente della Giunta regionale a nominare prima Callipo e Mignolo per sostituire il presidente del nucleo geometra Michele Fusca e poi, a seguito delle dimissioni del commissario (dottor Francesco Callipo), a procedere sollecitamente alla nomina del nuovo amministratore (avvocato Aldo Assisi);

visto che:

il più volte citato settimanale "non fidandosi più dei politici vibonesi" si rivolge a S.E. il prefetto di Vibo "perché faccia aprire questo libro e perché ad alta voce si leggano tutte le pagine, che sono scritte con gli appalti, le varianti, le trattative private, le società collegate, eccetera... (sostenendo che) attraverso le quali (pagine) si potrà leggere la cronaca di questa città (Vibo Valentia)"; sempre lo stesso giornale scrive: "Al punto in cui sono giunte le cose, la cortina del silenzio omertoso e vergognoso può e deve essere rotta dal prefetto che ha tutti gli strumenti per intervenire e per bonificare il terreno dalle mine"... perché (continua lo stesso organo d’informazione) il neo commissario (avvocato Aldo Assisi) "al di là della sua volontà, della sua correttezza e delle sue stesse intenzioni, qualunque iniziativa intraprenda, non è credibile, essendo stato amministratore del nucleo, avendo assistito l’ex presidente del nucleo geometra Fusca contro il Presidente della Regione (onorevole Nisticò), che subito dopo lo ha nominato commissario dello stesso ente;

le questioni sollevate dal citato organo di stampa sono molto gravi e meritano un chiarimento definitivo al fine di conoscere la verità dei fatti e, possibilmente, poter rigettare le insinuazioni e le accuse pesanti che ormai da un po’ di tempo, per il caso di cui si parla, vengono rivolte al Presidente della Giunta regionale e alla maggioranza che lo sostiene -:

per evitare qualsiasi strumentalizzazione sull’argomento in discussione, se risponde al vero quanto riportato dalle citate note informative;

se non ritiene opportuno sgombrare al più presto il campo da voci di critica pesante più o meno interessate sulle questioni sollevate e chiarire come realmente stanno le cose al nucleo industriale di Vibo Valentia soprattutto, ma non solo, per la vicenda riguardante le nomine e le dimissioni dei vari commissari;

se non ritiene indispensabile, per fare definitivamente chiarezza sulla questione e non consentire altre speculazioni, spingere Comuni, Provincia e tutti gli enti consorziati a nominare i propri rappresentanti in seno al nucleo industriale vibonese per eleggere al più presto gli organi statutari e superare la gestione commissariale che sta sollevando tanti incresciosi problemi;

quali iniziative la Giunta regionale intenda prendere per fare chiarezza sulla questione e consentire al nucleo industriale di Vibo Valentia di sviluppare l’azione amministrativa secondo princìpi di managerialità ed essere realmente soggetto di sviluppo economico capace di fornire servizi reali alle imprese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Interrogazione n. 137 del 6 maggio 1996

Borrello, De Luca. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

la Giunta regionale, in sede di approvazione dei progetti Pop 1994/1999, misura Beni culturali, ha escluso l’amministrazione provinciale di Vibo Valentia (vedasi anche comunicato stampa del Presidente dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia sulla Gazzetta del Sud del 18 aprile ‘96);

la Provincia di Vibo Valentia riguarda un territorio che sul piano turistico è notoriamente il più importante non solo per le peculiarità naturali, ma anche per la presenza di un grande patrimonio di beni culturali degni di particolare attenzione;

l’allarme lanciato dal Presidente Romeo è fortemente giustificato dalla preoccupazione che tutte le scelte della Giunta regionale possano seguire logiche in contrasto con esigenze di obiettività posto che alcuni interventi finanziati, pare, riguardino Comuni posti al di fuori degli ambiti territoriali definiti dal Consiglio regionale;

tale comportamento dimostra la totale insensibilità della maggioranza regionale verso la necessità di sviluppo della nuova provincia di Vibo Valentia, ne ostacola il decollo ed offende le attese delle popolazioni interessate;

il paventato pericolo di un uso ampio dei poteri discrezionali da parte della Giunta regionale pare sia andato oltre ogni plausibile immaginazione;

considerato che:

c’è necessità di chiarezza, di trasparenza non formale sulle richieste di finanziamento;

dai bandi pubblicati in materia di Pop non emergono elementi di coerenza sostanziale per le richieste da ammettere a finanziamento e gli obiettivi strategici del programma;

l’esproprio delle competenze del Consiglio regionale da parte di questa Giunta regionale aveva evidentemente finalità diverse se i tempi di attuazione stanno accusando ritardi inaccettabili -:

1) quale sia la verità dei fatti risultante dall’esito di un urgente, accurato accertamento;

2) se non ritiene utile portare all’attenzione del Consiglio regionale tutta la problematica del programma comunitario al fine di individuare criteri più obiettivi di selezione dei progetti da finanziare con riferimento agli obiettivi da raggiungere ritenendosi discriminatori quelli individuati dalla Giunta regionale relativamente ad elementi di valutazione che non realizzano la volontà espressa dall’assemblea consiliare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Interrogazione n. 138 del 6 marzo 1996

Tripodi, De Paola, Tavella  . All’assessore al turismo. Per sapere - premesso che:

la legge regionale numero 5/95 sulle Pro Loco, all’articolo 12, stabilisce che entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge medesima le Pro Loco devono adeguare lo statuto;

con lettera circolare del 3 aprile 1995 l’assessore al turismo riafferma e ricorda l’articolo 12 (entro novanta giorni) le Pro Loco devono adeguare lo statuto;

la lettera circolare dell’assessore al turismo del 29 novembre 1995, ossia dopo sei mesi dalla scadenza di adeguamento alla legge regionale 5/95, dice: "Le Pro Loco che non hanno modificato lo statuto dovranno procedere entro il 31 dicembre 1995;

questa nuova apertura dei termini sembra non sia sorretta da alcuna decisione della Giunta -:

se può una circolare dell’assessorato al turismo (la numero 12218 del 29 novembre ‘95) riaprire dei termini per l’adeguamento dello statuto delle Pro Loco che la legge 5/95 fissava in novanta giorni dal 13 marzo 1995.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Interrogazione n. 139 del 6 maggio 1996

Tripodi, De Paola, Tavella  . Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

con decreto del ministro delle risorse agricole, del 22 marzo 1996, è stata dichiarata l’esistenza del carattere di eccezionalità degli interventi calamitosi verificatisi nelle province di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria, per piogge persistenti dal 16 al 30 dicembre 1995, dall’8 al 29 gennaio 1996 e dall’1 al 15 febbraio 1996;

in tale decreto trovano applicazione le specifiche provvidenze ed agevolazioni della legge 14 febbraio 1992 numero 185 "Nuova disciplina del fondo di solidarietà nazionale";

lo stesso decreto individua i territori danneggiati dagli eventi calamitosi e le relative provvidenze in base alla declaratoria presentata dalla Regione Calabria;

considerato che:

i danni più rilevanti hanno riguardato soprattutto i paesi collinari la cui agricoltura è stata flagellata con la conseguente perdita di ogni tipo di coltura, ma che danni ben più gravi hanno subìto le strade interpoderali la cui impercorribilità ha costretto gli agricoltori a dover abbandonare i prodotti nei campi e a non poter ancora oggi effettuare le normali lavorazioni della terra;

stranamente per nessun paese collinare o meno è stata prevista l’applicazione delle provvidenze di cui all’articolo 3 comma 3 lettera a) della legge 185/92, che avrebbe consentito il finanziamento per il ripristino delle strade interpoderali e delle opere di approvvigionamento idrico;

solo pochi territori rientrano nel comma 2 lettere a) e b) dell’articolo 3;

soprattutto nella provincia di Crotone, numerosi paesi dell’entroterra, come Verzino, Belvedere, Zinga, Casabona, Pallagorio, sono rimasti isolati per più giorni per danni alla viabilità (ivi compresa quella interpoderale) così come ampiamente divulgato dalla stampa locale e nazionale oltre che dalla televisione, sono stati praticamente esclusi dalle provvidenze in quanto inclusi solo nella lettera e) del comma 2 dell’articolo 3 della legge 185/92 (concessioni di mutui decennali...);

di contro, paesi di cui non si è sentita alcuna notizia su danni alla viabilità e che tantomeno sono rimasti isolati, risultano beneficiari dell’articolo 3 comma 2 lettera a), b), c), d);

l’assemblea dei sindaci della provincia di Crotone con un documento ha chiesto l’estensione dei benefici di cui all’articolo 3, comma 2, lettere a) e b), per tutto il territorio provinciale;

a seguito di tale richiesta è stata presentata una ulteriore relazione al ministero delle risorse agricole, da parte dell’assessorato regionale all’agricoltura, precisando che i danni subiti fino al 5 febbraio 1996 dalla rete viaria interpoderale del territorio calabrese si erano ulteriormente aggravati con le piogge di marzo ed aprile -:

il motivo per il quale non sono stati previsti già nella prima declaratoria i benefici per la viabilità interpoderale;

i criteri in base ai quali sono stati previsti il tipo e l’entità dei benefici ai vari comuni;

perché per i paesi più colpiti (peraltro visitati dagli assessori all’agricoltura e ai lavori pubblici) sono stati riconosciuti i benefici minori;

se il riconoscimento dei danni è avvenuto mediante ricognizione da parte di propri funzionari, ispettori della protezione civile o semplicemente attraverso segnalazioni dei sindaci dei comuni e se sono stati visitati tutti i territori danneggiati o solo alcuni di essi;

se l’imminente scadenza dei termini per la presentazione delle domande atte ad ottenere i benefici sarà prorogata in attesa dell’eventuale accoglimento della seconda relazione regionale sui danni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Interrogazione n. 140 del 6 maggio1996

(vedi risposta scritta)

Tripodi, De Paola, Tavella . All’assessore alla sanità. Per sapere - premesso che:

in data 31 agosto 1994 e successivamente in data 5 ottobre 1994 l’assessore regionale alla sanità emanava una circolare rivolta ai commissari straordinari delle Ussl avente come oggetto le mansioni del personale dipendente delle unità sanitarie locali;

in particolare tale circolare richiamava l’attenzione dei commissari straordinari sull’opportunità di accertare prima e di rimuovere poi con sollecitudine l’esistenza di personale che veniva utilizzato in funzioni diverse da quelle per le quali era stato assunto;

successivamente il commissario straordinario dell’Ussl numero 7 dottor Chiefari in data 19 ottobre ‘94, con nota scritta numero 67673, inviava ai capi servizi della Ussl, ai coordinatori sanitari, ai coordinatori amministrativi e ai direttori sanitari dell’ospedale Ciaccio, Pugliese, dell’ospedale di Girifalco, di Chiaravalle e di Soverato la nota assessorile di cui sopra ed invitava gli stessi a comunicare le iniziative intraprese circa le posizioni dei dipendenti difformi dai contenuti dell’articolo 29 del Dpr numero 761 del 1979;

a tutt’oggi, per quanto riguarda il presidio ospedaliero di Girifalco, pare che tale articolo 29 venga totalmente disconosciuto.

In particolare sembra che a Girifalco vi sia tale situazione:

unità di personale assunto con qualifica e mansioni di ausiliari vengono assegnate al servizio di portineria e sottratte ai reparti di degenza;

alcuni ausiliari vengono utilizzati come infermieri nonostante non abbiano l’inquadramento corrispondente a norma di legge;

a tutt’oggi tutto il personale assunto con la "482" non risulta ripartito con la qualifica con la quale era stato assunto;

si sono verificati casi di cambiamenti di qualifica per alcuni lavoratori senza che gli stessi abbiano espletato nessun tipo di concorso;

pare che i dirigenti tutti, compreso il direttore sanitario del presidio, da sempre consapevoli di tali problemi, non abbiano preso a tutt’oggi nessun provvedimento per sanare questa situazione di illegalità e di discriminazione;

se tutto ciò corrisponde a verità si configura non solo una violazione di leggi vigenti in materia di personale, ma una situazione che crea disparità di trattamento tra i lavoratori ed aggrava le già precarie condizioni di vita dei degenti, i quali finiscono con l’essere abbandonati a se stessi in ambienti fatiscenti ed igienicamente non idonei;

di tali problemi alcuni lavoratori hanno informato il direttore generale dell’Asl numero 7, le organizzazioni e l’autorità giudiziaria -:

se è a conoscenza dei fatti sopra esposti;

che cosa intende fare per far rispettare l’articolo 29 del Dpr 761 e le circolari dei precedenti assessori che ne richiamavano l’osservanza;

se non ritiene di intervenire tempestivamente e con tutti i mezzi a sua disposizione per ripristinare la legalità nel presidio ospedaliero di Girifalco e per far sì che venga utilizzato tutto il personale necessario a garantire una migliore qualità di vita dei ricoverati;

se intende fornire ai sottoscritti tutti i dati relativi all’assunzione di personale per Girifalco, la dotazione organica e le unità di personale realmente impegnate nella struttura con le relative mansioni.