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IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

__________

 

70.

 

SEDUTA DI MERCOLEDI’ 10 LUGLIO 2013

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 15,05

PRESIDENTE

La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.

NUCERA Giovanni, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

NUCERA Giovanni, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di risposta scritta ad interrogazione

PRESIDENTE

E’ pervenuta risposta scritta all’interrogazione numero 381 dell’8 giugno 2013, a firma dei consiglieri Naccari Carlizzi, Guccione, Guagliardi.

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Possiamo procedere con l’ordine del giorno. Possiamo approvare l’inserimento di una proposta di legge che è stata condivisa dalla Conferenza dei capigruppo.

Pongo in votazione, pertanto, l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 488/9^, recante: “Integrazione alla legge regionale 14 agosto 2008, numero 28 <Norme per la riallocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in deroga>”.

Ne abbiamo discusso, dicevo, anche in Conferenza dei capigruppo.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Proposta di legge numero 488/9^ di iniziativa dei consiglieri G. Chiappetta, C. Parente, O. Bruni, G. Serra, A. Scalzo, A. Loiero, E. De Masi, G. Bova, D. Guagliardi, recante: “Integrazione alla legge regionale 14 agosto 2008, numero 28 <Norme per la riallocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in deroga>”

PRESIDENTE

Visto che la proposta di legge consta di un articolo unico e che l’approvazione è urgente pongo in votazione l’articolo unico.

(E’ approvato all’unanimità)

Pongo ai voti la legge nel suo complesso.

(E’ approvata all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (PDL)

Chiedo l’inserimento dell’esame abbinato delle proposte di legge 106/9^ e 461/9^ che prevede una modifica della legge relativa alle Aterp.

PRESIDENTE

E’ passato dall’esame della Commissione stamattina?

ORSOMARSO Fausto (PDL)

Sì.

PRESIDENTE

E’ stata approvata all’unanimità la proposta stamattina? Allora possiamo votare la richiesta di inserimento.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare il consigliere Loiero. Ne ha facoltà.

LOIERO Agazio (Autonomia e Diritti)

Presidente, traendo spunto dal fatto che il Sommo Pontefice si è recato a Lampedusa, vorrei ricordare a questo Consiglio che nella passata legislatura una legge sull’accoglienza è stata approvata da tutti i gruppi, dalla minoranza e dalla maggioranza.

Sotto questo aspetto ed in continuità con quel che è stato fatto nella scorsa legislatura e pur nella laicità delle istituzioni, vorrei chiedere al Presidente se non sia il caso di comporre – su questo tema dell’accoglienza e della solidarietà – un ordine del giorno che verosimilmente potrebbe essere approvato da tutto il Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Il consigliere Loiero chiede - visto che nella precedente legislatura abbiamo approvato una legge alla unanimità estremamente importante e qualificante sull’accoglienza nella nostra regione – all’intero Consiglio regionale l’approvazione di un ordine del giorno che tenga conto di questa importante legge che l’intero Consiglio regionale ha approvato alla unanimità e che è giusto valorizzare adeguatamente nel migliore dei modi alla luce della visita del Santo Padre a Lampedusa che ha trasmesso un messaggio molto chiaro e preciso a tutte le Regioni.

Mi sembra estremamente opportuno ed io lo condivido in pieno. Possiamo votare, quindi, l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno proposto dal consigliere Loiero.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare il consigliere Magno. Ne ha facoltà.

MAGNO Mario (PDL)

Presidente, chiedo che venga inserita all’ordine del giorno la proposta di legge 486/9^ riguardante la legge sui piani strutturali comunali in quanto i termini sono già scaduti, pertanto siamo in enorme ritardo. E’ stata già approvata stamattina dalla Commissione apposita.

PRESIDENTE

E’ stata approvata all’ unanimità dalla Commissione?

MAGNO Mario (PDL)

Con voto contrario del consigliere Talarico D..

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Non ci sono più altri argomenti in via preliminare, quindi possiamo procedere col punto all’ordine del giorno che riguarda il dibattito sulla sanità.

(Interruzione)

Prego i colleghi di prendere posto.

Dibattito sulla sanità

PRESIDENTE

Se il presidente Scopelliti è pronto per la relazione introduttiva al dibattito possiamo procedere con la discussione.

Chiedo ai consiglieri di prendere posto, vista l’importanza dell’argomento che abbiamo affrontato più volte in Consiglio regionale. Siamo in una fase importante poiché da qui a qualche giorno ci sarà la seduta del Tavolo Massicci dove la Regione esporrà i risultati che sono stati conseguiti fino ad oggi in questi tre anni di commissariamento.

E’ un argomento che il presidente Scopelliti ha curato direttamente in prima persona con la condivisione del Consiglio nel senso che la maggioranza su tante scelte impopolari che sono state compiute ha dato piena fiducia al Governatore.

Vorrei che tutti ascoltassero con grande attenzione la relazione del Presidente, sia la maggioranza sia la minoranza, in modo tale che ci possa essere un dibattito proficuo che scende nei particolari e che possa dare un contributo anche per la seduta del Tavolo Massicci, prevista per la prossima settimana.

Mi auguro che consiglieri di maggioranza e di minoranza possano dare il proprio contributo al dibattito che oggi ci sarà.

Do adesso la parola al presidente Scopelliti per la relazione introduttiva. Appena avrà finito darei la parola al consigliere Magno in quanto delegato alle case di cura e case della salute ad integrazione della relazione del Presidente e poi il dibattito che provvederà a svilupparsi dopo le relazioni introduttive.

Prego, presidente Scopelliti.

SCOPELLITI Giuseppe, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente. La convocazione del Consiglio regionale arriva a ridosso di quello che sarà l’incontro del tavolo romano della prossima settimana legato al tema della sanità.

Arriviamo a questo appuntamento con una serie di elementi di novità e con un contributo nuovo che la Regione Calabria porterà a questo tavolo.

Abbiamo già presentato nei giorni scorsi, prima della scadenza nei termini, il nuovo Programma operativo che abbiamo avuto la possibilità di preparare attraverso le valutazioni e gli studi che questo gruppo dirigente ha portato avanti; è un documento che ci consente di produrre, in corsa, un qualcosa che nasce anche dalla conoscenza delle problematiche dei temi su cui abbiamo posto attenzione in questi anni.

Si esaurisce la spinta del documento sottoscritto e definito il 19 dicembre 2009, realizzato dalla precedente amministrazione. Questo è un documento, un Programma frutto delle valutazioni anche in itinere del precedente. Oggi ci accingiamo a vivere un momento sicuramente nuovo perché questo Programma è anche il frutto dell’esperienza che abbiamo maturato in questi anni.

Credo che, principalmente, dobbiamo evidenziare un aspetto molto importante che forse i cittadini calabresi conoscono molto parzialmente o non conoscono: all’atto del nostro insediamento ci siamo trovati con un debito pregresso – prima del 2007 – che a conclusione del processo di ricognizione e riconciliazione ammontava a 1 miliardo 441 milioni di euro.

Ogni tanto noi abbiamo detto ai calabresi “noi partiamo da 254 milioni di euro di disavanzo nel 2009” ma non abbiamo mai detto a chiare lettere ai calabresi che il debito della Regione Calabria all’atto del nostro insediamento era di 1 miliardo e 441 milioni di euro.

Quindi un numero ed una cifra spropositata. Poi ognuno su questi argomenti, su questi temi ha messo in campo tutta la capacità e la creatività dando definizioni. Però, abbiamo dei bilanci che sono ormai sempre più definiti e per i quali addirittura abbiamo ricevuto dai Ministeri competenti i complimenti perché i nostri dati non si scostano mai nella fase di riepilogo, di studio attento e successivo; è capitato nei giorni scorsi, c’era uno scollamento, diciamo così, di 3 mila euro su montagne e numeri infiniti di milioni e milioni di euro. Questa è la dimostrazione che noi abbiamo acquisito una grandissima credibilità sul piano dei conti che non è poca roba o poca cosa, indipendentemente da quello che si vuole far passare e a volte sostenere.

Noi abbiamo dovuto dimostrare ai Ministeri competenti come attraverso una serie di operazioni fossimo in grado di colmare il debito; quindi ad un debito di 1 miliardo 441 milioni ante 2007 noi abbiamo posto come coperture 428 milioni di euro di anticipazione di liquidità. Questi derivano: dal mutuo che la Regione Calabria ha dovuto contrarre per attivare una procedura legata ad ottenere risorse per coprire una parte del debito; le spettanze disponibili, pari a 325 milioni di euro, e i fondi Fas che siamo stati costretti ad individuare per 688 milioni di euro.

In questa fase di ricognizione e riconciliazione del debito abbiamo individuato tutte le risorse possibili per la copertura: il mutuo, le spettanze disponibili dal Ministero della economia e finanze di 325 milioni di euro che sono – come dicevo prima – le premialità, cioè quelle somme non destinate alla Regione e bloccate a livello centrale ed i fondi Fas.

Con queste risorse noi abbiamo già effettuato pagamenti per 202 milioni di euro che sono la dimostrazione che abbiamo movimentato le risorse; 161 milioni di euro su spesa centralizzata mentre 41 milioni di euro sono pagamenti per trasferimenti effettuati dalle aziende sanitarie.

Ovviamente abbiamo ancora in itinere ulteriori 107 milioni di euro che sono i pagamenti per i debiti maturati al 31 dicembre 2012 e questo ovviamente ci consente di utilizzare queste risorse.

Però, solo per fare un po’ di cronistoria, è bene fare alcune puntualizzazioni: nel 2008 a consuntivo avevamo una perdita di 195 milioni di euro; dopo il debito accumulato nel 2007 abbiamo un dato e cioè che nel 2008 la Regione ha una perdita di 195 milioni di euro che, ovviamente, si accumula al miliardo 441 milioni di euro.

La Regione nel 2008 ha una perdita di 254 milioni di euro, perdita che si accumula al miliardo 441 milioni di euro. Nel 2010 passiamo a 219 – viene ridotto – per arrivare al 2011 a meno 110 milioni e nel 2012 chiudiamo il consuntivo a meno 70 milioni di euro. Il che significa aver portato finalmente il dato del disavanzo sanitario nell’ annualità del 2012 sotto la soglia della fiscalità ordinaria, cioè sotto quelli che sono i conferimenti, ciò che viene conferito dai cittadini attraverso le tasse che si aggirano nel 2012 a 114 milioni di euro. Siamo abbondantemente scesi sotto quella famosa soglia.

Nel periodo di attuazione del Piano di rientro abbiamo registrato la diminuzione di un terzo del disavanzo e questo, ovviamente, è merito e frutto di un grande gioco di squadra - mi sia consentito di poterlo evidenziare - e di un contributo che anche la politica sul livello territoriale, attraverso i rappresentanti anche e soprattutto dei consiglieri regionali eletti, è riuscito a dare. Cioè un grande rispetto dell’azione, una grande condivisione, un grande contributo ed una grande forza a mettere da parte tutte quelle che erano le tentazioni storiche nel campo della sanità riguardanti pressioni finalizzate all’interesse particolare e all’idea di guardare all’obiettivo più alto e nobile che era l’interesse generale e non più particolare delle vicende sanitarie.

Se voi considerate che nel 2012, per effetto della famosa spending review, noi abbiamo ricevuto come Regione Calabria un finanziamento inferiore, benché nel Piano sottoscritto fosse previsto che alle Regioni non venivano modificati i finanziamenti anzi, in alcuni casi, si era ipotizzato di dare risorse aggiuntive proprio per cercare di recuperare maggiormente.

Noi abbiamo avuto nel solo anno 2012 un taglio di 30 milioni di euro. Cioè oggi diciamo che al 31 dicembre 2012 abbiamo un disavanzo di 70 milioni di euro ma realmente queste somme potevano essere 40 milioni di euro a dimostrazione di quello che è stato il grande sforzo; quest’anno, purtroppo, ci saranno almeno altri 30 milioni di taglio e questo andrà ad incidere ancora di più in una fase in cui si assottiglia quello che è il debito e ovviamente inciderà in maniera ancora rilevante.

Nel triennio 2010-2012, quindi, i risultati economici della Regione sono diminuiti e nel biennio 2011-2012 sono stati inferiori rispetto a quanto previsto nei programmatici del Piano di rientro. Per il 2012 la perdita si attesta a 70 milioni rispetto al dato del programma che secondo il Piano di rientro doveva essere di meno 126 milioni di euro.

Vorrei per correttezza ricordare che qualcuno ha detto che noi abbiamo innalzato i tributi, innalzato le aliquote per una inadempienza nostra. No, noi abbiamo dovuto innalzare le aliquote proprio per coprire i disavanzi delle annualità precedenti e fino al 2012 tutto questo è stato necessario ovviamente per coprire i disavanzi degli anni pregressi, fermo restando che queste risorse accantonate ci aiuteranno per recuperare le annualità 2010-2011-2012 e quindi avere certezza di copertura di questo debito che si è accumulato nel tempo.

Esiste a mio giudizio un altro elemento che dimostra la buona azione, che non è soltanto legato ai conti che ho poc’anzi elencato: la riduzione del tasso di ospedalizzazione che è un altro elemento importante.

Abbiamo portato con i dati alla mano da 185-186 ricoveri per mille abitanti a 160 quindi una drastica riduzione anche in questo comparto che era uno dei temi che più volte c’era stato contestato: l’alta ospedalizzazione, cioè quei ricoveri inappropriati e inutili che poco servivano al territorio e quindi alla sanità.

Abbiamo anche ridotto i posti letto in questi anni e siamo passati ad una riduzione importante e la Regione è in linea con lo standard di posti letto per mille abitanti, di 3,7 posti letto come previsto nelle indicazioni nazionali presentate.

Abbiamo ottenuto un altro risultato importante che è il tema della mobilità passiva tra il 2009 e il 2011; l’emigrazione sanitaria è scesa decisamente e tra il 2009 e il 2011 l’emigrazione sanitaria è diminuita del 3 per cento.

Abbiamo raggiunto un altro significativo risultato, quello dei parti cesarei che oggi si attestano al 35,7 per cento rispetto ad un dato nazionale che è leggermente inferiore ma partivamo da numeri e da cifre che si aggiravano intorno al 40 per cento.

Tutta una serie di impegni assunti e mantenuti. Poi ci sono tutti gli elementi che più volte abbiamo anche ricordato, ad esempio, sulla farmaceutica e così via che non sto qui a ripetere. Sono dati che sono già in nostro possesso, ovviamente, ma questi sono i dati sul versante sanitario che era importante recuperare e forse ancora meglio far conoscere.

Il Piano di rientro che oggi noi andremo a discutere, quindi il nuovo Programma operativo che abbiamo sottoposto ai tavoli competenti è un Piano di rientro che prendendo atto della razionalizzazione e della dotazione dei posti letto oggi individua il nuovo fabbisogno del territorio e quindi per quanto riguarda i posti letto noi avremo un aumento di 392 posti letto in Calabria, dopo l’abbattimento già registrato.

Ad esempio, abbiamo un numero rilevante di nuove post acuzie che abbiamo messo in campo e questo significa offrire una nuova e diversa opportunità alla sanità calabrese. Il nuovo obiettivo che questo Piano Programma operativo si assume di portare avanti è la riorganizzazione delle strutture in nuovi ospedali. Il che significa che in tutte le realtà aumentando lo 0,2 per cento di posti letto per mille abitanti i 392 posti letto saranno spalmati su tutti gli ospedali del territorio regionale.

Di cosa ci siamo anche preoccupati? Ci siamo preoccupati di andare a verificare concretamente cosa abbia significato la chiusura o l’ipotesi di conversione, meglio ancora, degli ospedali di frontiera, superando anche quanto è stato detto più volte da taluni.

Qualcuno diceva “noi corriamo il rischio dell’emigrazione sanitaria”. L’emigrazione sanitaria anche in quella parte di territorio non è aumentata dai dati in nostro possesso ma abbiamo ritenuto – studiando attentamente quelle parti di territorio – che, comunque, in parte esista una compensazione e che i Centri di assistenza primaria territoriale (CAPT) che noi avevamo immaginato per quanto riguarda Praia a Mare e Trebisacce vengono riprogrammati e noi immaginiamo a Trebisacce e Praia a Mare la nascita o meglio ancora immaginiamo una sorta di nuova riconversione quale ospedale di zona disagiata.

Ci saranno dei piccoli ospedali che nasceranno a Trebisacce e a Praia a Mare. Quindi mettiamo in campo due strumenti in grado di diventare un riferimento per il territorio; ovviamente tutto questo ci consente di individuare una serie di posti letto che daranno una risposta a quella parte di comunità.

Tante volte si è detto “dobbiamo guardare con attenzione a queste parti che sono realtà di frontiera” e noi avendo studiato le dinamiche e tutto ciò che si è realizzato nel tempo; abbiamo individuato in Trebisacce e Praia a Mare due realtà che effettivamente possono modificare la loro presenza e quindi essere nuovamente riconvertite.

Questo è sicuramente un ulteriore elemento di valutazione che abbiamo sottoposto e che sottoporremo al Tavolo considerando che va detto che gran parte delle modifiche o delle proposte nuove che noi abbiamo messo in campo in questo Programma sono state condivise anche da Age.Na.S. che l’ha sottoscritto ed approvato. Sarà quindi anche al Tavolo un elemento di valutazione che vede la Regione e Age.Na.S. insieme a condividere un progetto ed un programma.

Ci sono poi altre cose che abbiamo inserito e che sono il frutto della valutazione dell’ufficio del commissario, del dipartimento, della Regione che cercheremo di motivare e di evidenziare al tavolo.

In tutto questo va evidenziato che, finalmente, nelle prossime settimane, saremo in grado di avviare le procedure di assegnazione sia per l’ospedale unico della Sibaritide, quindi Rossano e Corigliano avranno un unico ospedale, sia per l’ospedale di Vibo Valentia; sono un po’ più a rilento le procedure che riguardano il polo della Piana con la struttura ospedaliera anche questa in una fase di espletamento della gara.

Mentre abbiamo anche previsto - concordandolo col territorio e con i rappresentanti delle istituzioni – e immaginato che il “Pugliese-Ciaccio” e la “Mater Domini” di Catanzaro possano diventare una azienda unica integrata entro il 2015, nella speranza di poter poi in una fase successiva far nascere l’azienda unica. Questo è uno dei motivi che secondo noi possono dare un contributo maggiore a quella parte di territorio dove, effettivamente, bisogna recuperare ad una piena funzionalità tutte le strutture, cosa che oggi non sempre si realizza.

E dopo, oltre quello che è stato detto poc’anzi delle strutture che saranno realizzate su Praia a Mare e Trebisacce, noi abbiamo inserito in questo documento nuovamente il presidio ospedaliero di Rogliano perché riteniamo che l’ospedale di Rogliano che, inizialmente, era stato individuato come CAPT dal decreto 18 del 2010 possa far parte di un percorso, invece, di disponibilità della struttura ospedaliera di Cosenza. Oggi noi mettiamo nero su bianco e ribadiamo la nostra ferma volontà che Rogliano continui ad essere una struttura collegata all’azienda ospedaliera di Cosenza.

Così come chiedeva il Tavolo Massicci abbiamo inviato nei giorni scorsi le linee guida degli atti aziendali. Quindi avremo lo strumento che ci consentirà entro il 31 luglio di approvare tutti gli atti aziendali delle varie aziende e delle varie Asp.

Stiamo lavorando perché riteniamo fondamentale – questo lo abbiamo ribadito in questo documento – l’attivazione delle post acuzie, come dicevo prima, presso le strutture pubbliche e quindi cercare di offrire il più possibile uno strumento legato, ovviamente, anche allo sblocco del turn-over che è uno degli elementi importanti che noi abbiamo messo in risalto anche in questa fase nei confronti dei nostri interlocutori romani, poiché riteniamo che oggi ci siano gli elementi per ottenere un risultato che ci consenta anche lo sblocco del turn-over.

In questo documento è inserito che l’ospedale di Acri è stato integrato funzionalmente con lo Spoke di Castrovillari. Abbiamo inserito che, relativamente allo Spoke Paola-Cetraro, sia necessario chiarire quale sia il riferimento per le urgenze, per il territorio e quindi dove prevedere le specialità dell’area emergenza all’interno di una singola struttura.

Abbiamo immaginato che la carenza di un centro per il trattamento delle grandi ustioni possa nascere ed abbiamo previsto l’istituzione di un Centro grandi ustioni presso l’ HUB di Cosenza con relativa dermatologia e chirurgia plastica.

Abbiamo previsto di attribuire autonomia organizzativa e professionale all’Unità operativa di cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria ed in ultimo abbiamo previsto la necessità di garantire un ruolo più importante alla struttura ospedaliera di Melito Porto Salvo facente capo all’Asp di Reggio Calabria, in quanto unica struttura ospedaliera di riferimento di una vasta fascia territoriale, immaginando l’accorpamento del presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo all’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria.

In questi anni noi abbiamo anche ultimato, predisposto e messo in campo in maniera rilevante la rete della emergenza-urgenza, la rete ospedaliera. Stiamo ancora lavorando alla rete territoriale che non è facile ma abbastanza complessa e che insieme agli interventi che abbiamo predisposto potrà servire a dare risposte più puntuali ai bisogni del territorio. Abbiamo con questo lavoro messo un nuovo Programma in campo per cercare di dare una risposta significativa.

La chiave di lettura che diamo di questo Programma è semplice: questo non è un Programma di retroguardia, non è un Programma di chi aveva il compito e l’obbligo di ridurre drasticamente su tutti i fondi. Ma è un Programma che, invece, rilancia la possibilità per una Regione di poter competere e soprattutto di poter mettere in campo tutta una serie di strumenti dopo aver avuto per qualche anno la possibilità di studiare completamente quello che prima era stato messo su carta e che oggi trova la necessità di una modifica seppur parziale, ma di una modifica importante perché questo può servire a rilanciare la sanità nel nostro territorio.

Ci sono una serie di passaggi importanti e soprattutto di disponibilità significative che stiamo registrando. Ci sono molti medici, anche e soprattutto calabresi, che operano e lavorano da decenni fuori dalla nostra regione che sono molto attratti dall’idea di tornare per contribuire a rilanciare la sanità calabrese.

Qualche testimonianza concreta si è registrata. Altre credo che potremo trovarle dopo l’approvazione delle linee-guida e degli atti aziendali. E dopo l’approvazione degli atti aziendali e lo sblocco del turn-over saremo nelle condizioni di mettere in campo a mio giudizio una risposta significativa sul tema della qualità della sanità che noi offriamo al cittadino.

L’ultima relazione sull’economia della Calabria della Banca d’Italia del 23 giugno di qualche settimana fa offre alcuni spunti importanti, soprattutto quando cita che nel primo biennio di vigenza del Piano di rientro che la spesa sanitaria si è ridotta mediamente dell’1,7 per cento a fronte della sensibile crescita registrata nel triennio precedente: 4,5 per cento medio annuo.

Tale dinamica ha determinato una riduzione del disavanzo di gestione che in rapporto ai ricavi è passato dal 5,8 per cento del periodo 2007-2009 al 2,6 per cento. La riduzione dei costi ha riflesso principalmente il calo della spesa in regime di convenzione, 3,1 per cento, dovuto soprattutto alla consistente riunione della spesa per l’acquisto dei farmaci.

Anche l’ultima relazione della Banca d’Italia di qualche settimana fa quindi, dopo quella della Corte dei conti che per due anni consecutivi ha voluto evidenziare i risultati messi in campo dalla gestione commissariale; credo che questi siano spunti ed elementi di valutazione che ci aiutano a comprendere che la strada che abbiamo intrapreso è una strada importante e difficile.

Continuo a ribadire che non ho mai conosciuto in Calabria una amministrazione che ha ridotto drasticamente la spesa e che è riuscita a far dei tagli in così poco tempo come abbiamo fatto noi. Trovatemi un esempio di chi anziché dare risorse le ha tagliate soprattutto nel comparto della sanità.

E poi, concludo, Presidente, credo sia molto importante anche evidenziare che all’aspetto dei conti incomincia anche ad emergere la buona qualità dell’azione sul servizio sanitario. Perché quando mettiamo in risalto che nel 2011 ci sono 11 milioni di meno di spesa di emigrazione sanitaria e ci sono 2.600 pazienti in meno che vanno fuori, quando diciamo ufficiosamente che nel 2012 il dato è in trend positivo come quello del 2011 vuol dire che c’è una capacità nuova da parte del cittadino di conoscere e di studiare la sanità calabrese.

Certo se in questa azione, a mio giudizio, importante messa in campo corrispondesse una capacità di promozione anche in un momento come quello che viviamo in cui tutto serve per far scandalo e qui scandali ce ne sono sempre di meno - speriamo si assottigli sempre di più sotto questo punto di vista sul versante sanitario questo tipo di riferimento -, se tutti quanti giocassimo la stessa partita per promuovere e pubblicizzare la buona sanità che c’è in Calabria, credo che rispetto a tutto questo noi tutti potremmo aspirare e ambire a dare una risposta importante a quello che è il grande fabbisogno della comunità calabrese.

Per realizzare tutto questo è servito un gioco di squadra in una squadra che non sempre ha lavorato in grandissima sintonia ma è anche pur vero che noi avevamo un dipartimento che ha un ruolo strategico ed importante per tutto quello che ha prodotto. E’ vero che la politica può chiedere di tutto e di più ma se chi ha il compito della gestione autorizza qualsiasi cosa è chiaro che c’è una responsabilità che fa capo ai dipartimenti e ai manager sul territorio.

In questo credo di poter dire che noi abbiamo trovato dei manager, indipendentemente dai giudizi dei singoli, che, comunque, hanno per gran parte rispettato le indicazioni e gli indirizzi che giungono dal centro; si è ristretto drasticamente lo spazio di autonomia in capo ai direttori generali o ai commissari perché fortemente voluto da tutti noi, l’idea di avere un controllo puntuale su tutte le dinamiche e ovviamente una struttura commissariale che anche attraverso il contributo dei sub-commissari è riuscito a dare una accelerazione su alcuni versanti molto importanti per raggiungere i risultati che oggi possiamo illustrare.

C’è ancora tantissimo da fare ma ricordo quando il Presidente Loiero all’atto di sottoscrizione e di firma del 19 dicembre 2009 disse – ricordo le prime pagine dei giornali – “questo è un Piano di rientro lacrime e sangue”. Così lo definì, ma penso di poter dire che se questo Piano di rientro sarà approvato e troverà, così come lo abbiamo previsto e predisposto, la condivisione dei Ministeri competenti non sarà un Piano di rientro lacrime e sangue ma offrirà lo spunto per rilanciare la buona sanità in Calabria, una nuova organizzazione ed un nuovo modello di sanità in Calabria.

Significa restituire maggiore fiducia e maggiore certezza ai cittadini. Certo è una sfida che non è in capo a poche persone, non è in capo al commissario, non è in capo alla struttura commissariale, non è in capo al dipartimento. Il vero grande attore è il personale sanitario, quello che ogni giorno sta a contatto col cittadino, quello che vive le difficoltà e le emergenze quotidiane all’interno delle strutture.

Se creeremo questa grande sinergia e questa grande voglia di contribuire tutti alla riuscita di un progetto che non è di una parte politica, che non è di una coalizione, ma che è il pensiero che accomuna gli aspetti prettamente tecnici a quelli di indirizzo politico e che, credo, sia ampliamente condiviso, allora questo Programma operativo così come è congegnato e studiato ci consente effettivamente di rilanciare il tema della sanità in Calabria.

In tante circostanze abbiamo visto colleghi che andavano a far visita presso le strutture ospedaliere per lamentare carenze di personale, per lamentare carenze di posti letto e tutta una serie di altre vicende.

Se questo sarà, credo e sono convinto che potremo dare una risposta altamente positiva ai calabresi. Questo è il nostro vero grande obiettivo e su questo continueremo a lavorare, su questo si poggiano le basi di questo Programma operativo che dovremo difendere e sostenere al Tavolo Massicci; siamo convinti che abbiamo fatto e scritto tutto ciò perché sicuri sostenitori di inserito in questo documento.

Noi che abbiamo vissuto e che viviamo all’interno e sul territorio il problema della sanità conosciamo meglio di chiunque altro - e meglio di chi lo fa solo per numeri e per orientamento - quello che è il tema della sanità.

Credo che questo documento possa rappresentare un momento di vero e proprio rilancio della sanità, una risposta nuova ai bisogni di salute del nostro territorio. Se così sarà, credo che i prossimi tre anni saranno all’insegna di una sanità in grado di affrontare i grandi temi e le grandi problematiche di una sanità che magari potrà recuperare la fiducia del cittadino e quindi del malato.

PRESIDENTE

Ringrazio il presidente Scopelliti per la relazione precisa e dettagliata che sarà sicuramente oggetto di discussione e di approfondimento negli interventi dei componenti dei gruppi consiliari.

In Conferenza dei capigruppo abbiamo cercato di organizzare al meglio il dibattito, prevedendo interventi contenuti nei limiti di tempo necessari per dare anche la possibilità al Presidente, prima di lasciare i lavori del Consiglio, di replicare.

Poiché sono previsti già tanti interventi, abbiamo fissato in trenta minuti il tempo per l’intervento di ciascun gruppo consiliare per poter esprimere i concetti, le perplessità, le riflessioni che ogni consigliere e gruppo vorranno fare e poi consentire al Presidente di replicare.

A completamento della relazione del Presidente, darei la parola al consigliere Magno che è stato delegato a verificare lo stato di attuazione del progetto delle case della salute, per l’integrazione della relazione in questo settore specifico della sanità, per poi dare avvio al dibattito.

Prego, consigliere Magno.

MAGNO Mario (PDL)

Ho avuto modo, stamattina, sugli organi di stampa di esprimere le mie considerazioni rispetto al percorso di questi tre anni che ha visto il presidente Scopelliti impegnato insieme all’intero staff che lavora al Piano di rientro dal deficit sanitario; considerazioni che andavano fatte e che rientrano nella relazione che il presidente Scopelliti ha enunciato all’Assemblea.

L’analisi del Presidente e anche le prospettive che ha voluto dare stamattina rispetto alle azioni messe in campo per uscire fuori da questa situazione difficile relativa, oltre che ai debiti, anche alla riorganizzazione del Servizio sanitario regionale, ci consentono di poter esprimere un giudizio senz’altro positivo perché, al di là di tutte le polemiche che ci possono essere oggi all’interno della Regione, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, i numeri non possono bluffare.

Ritengo che dalla relazione sia emersa la considerazione del grande lavoro che si sta compiendo e di questo dobbiamo senz’altro dare atto al Presidente della Giunta regionale.

Per quanto riguarda l’aspetto relativo alle case della salute, ho avuto modo di lavorarci in questi venti giorni in cui ho ricevuto l’incarico da parte del Presidente per verificare lo stato in cui si trovava l’iter di approvazione di tutti gli atti amministrativi relativi alla realizzazione delle case della salute, nonché agli interventi ex articolo 20 della legge numero 67 del 1988.

Per quanto riguarda nello specifico, devo dire che siamo già ad un punto abbastanza avanzato, nel senso che è stato definito il modello di case della salute quindi il loro format , sono stati individuati gli 8 centri sui quali si è focalizzata l’attenzione per far sì che possano essere individuate le attività e le specificità sulle quali lavorare per le 8 case della salute che sono state già approvate con apposito decreto, anche dal Tavolo Massicci.

In questi giorni abbiamo lavorato, nello specifico, sulle tre case della salute che dovrebbero essere operative a breve, che sono quelle di Siderno, di Chiaravalle e di San Marco Argentano, ed anche su quella di Scilla che si trova in uno stato avanzato, nella fase di approvazione del progetto preliminare che è già stato consegnato agli uffici del dipartimento sanità.

Per quanto riguarda le tre case della salute di Siderno, Chiaravalle e San Marco Argentano, ci sono state in questi giorni due importanti novità: una è stato il parere di coerenza programmatica che è stato approvato da parte dell’Autorità di gestione dei fondi comunitari per poter utilizzare i 67 milioni di euro, per poter avviare le gare d’appalto; l’altra è stata la delibera che la Giunta regionale ha approvato nei giorni scorsi e che ha riguardato lo spostamento di questi fondi dal Fers al bilancio ordinario, per poter poi trasferire questi fondi alle Asp che dovranno fare il bando e quindi la progettazione definitiva delle opere.

Un'altra questione importante effettuata in questi giorni: il Formez ha consegnato alla Regione Calabria l’analisi costi-benefici che è necessaria per poter dimostrare che le case della salute, inserite nel contesto dell’attività medico-socio-sanitaria sui territori, consentono di realizzare economie di spesa nel settore sanitario, attraverso una minore emigrazione dei cittadini verso gli ospedali principali, sia gli Hub che gli Spoke, ma nello stesso tempo attraverso un avvicinamento di quelli che sono i servizi diagnostici e territoriali che saranno necessari per far sì che parta anche l’assistenza domiciliare integrata, che è una cosa necessaria ed importante affinché i cittadini possano essere curati anche al proprio domicilio.

Adesso siamo arrivati al punto in cui nei prossimi giorni, non appena trasferiremo i fondi sul bilancio ordinario della Giunta regionale, avremo la possibilità di stipulare le convenzioni con le aziende sanitarie provinciali, quindi partire con gli appalti relativi a questi interventi.

E’ chiaro che le case della salute non si fermeranno alle prime tre-quattro o alle primo otto; noi speriamo che questo modello possa essere incrementato nei prossimi anni, possibilmente, attraverso un’azione che veda coinvolto tutto il territorio regionale, prevedendo in modo particolare almeno un modello per ogni distretto sanitario di base che esiste nelle varie aziende sanitarie provinciali, in maniera tale che il territorio possa essere integrato e coperto; lì si va verso quell’auspicata necessità che c’è, che è stata più volte richiamata da tutte le forze politiche, che è quella di far partire la medicina territoriale, ma anche i servizi di emergenza, che sono necessari in questa regione per evitare che si determini l’intasamento dei pronto soccorso e degli ospedali principali.

Il modello, adesso, c’è, la sostanza l’abbiamo anche creata, nei prossimi mesi ritengo che si partirà con quest’azione che ci vedrà protagonisti anche sui territori, perché andremo anche sui territori della regione a spiegare queste cose; c’è bisogno anche di un grande progetto di comunicazione e di educazione dei cittadini, perché è chiaro che il cittadino è portato in maniera spontanea a recarsi al pronto soccorso quando non ci sono i servizi sul territorio, ma se noi offriremo i servizi sul territorio, dovremo anche educare il cittadino e i medici di base a far sì che questi servizi vengano utilizzati e quindi si riduca il peso che si è creato in questi anni sugli ospedali, anche sui pronto soccorso.

Come diceva il presidente Scopelliti, è stata prevista anche la creazione di nuovi posti letto all’interno di alcune strutture ospedaliere e l’aumento dei posti per acuti che ci consentono, in questo momento, di poter mettere in campo un’offerta sanitaria che sia adeguata ai bisogni della regione.

Per quanto riguarda gli interventi di cui all’articolo 20, presso il dipartimento Tutela della salute si trova un censimento delle strutture che non è completo. Lo stiamo completando e, nelle prossime settimane, avremo un censimento completo di tutte le strutture pertinenti l’articolo 20 che – per chi non lo sapesse – sono i cosiddetti gruppi appartamento, case per anziani, centri diagnostici, laboratori, eccetera, che sono stati costruiti nella regione; dagli anni 1990 ad oggi sono state programmate 140 strutture, molte delle quali, purtroppo, sono abbandonate oppure non sono state mai utilizzate, altre hanno bisogno di ulteriori interventi per essere recuperate.

E’ chiaro che queste strutture, quelle che serviranno, saranno adibite a presìdi sanitari o socio-sanitari, quelle che non serviranno saranno, eventualmente, concesse in comodato o in contratto di affitto alle associazioni che le chiederanno, altre potranno essere utilizzate per le future case della salute, qualora siano strutture di dimensione adeguata, altre ancora vedremo il modo come di alienarle, dopo il censimento finale.

Ci stiamo muovendo a largo raggio per consentire di avere un quadro completo di quello che esiste all’interno della regione.

Ultima cosa: stiamo lavorando anche ad un nuovo Piano di edilizia sanitaria che ci consentirà, nei prossimi mesi, di poter richiedere dei nuovi finanziamenti al Ministero della salute, sia per mettere a norma tutti gli ospedali all’interno della regione nonché queste strutture – che sono già state finanziate con l’articolo 20 – che sono obsolete o che hanno bisogno di interventi, nonché un Piano per l’innovazione tecnologica all’interno del settore sanità, che ci consente di poter acquistare nuova strumentazione tecnica da allocare all’interno delle strutture sanitarie e nelle strutture poliambulatoriali che sorgeranno e che saranno attive, nel momento in cui partiranno anche le case della salute.

Si sta facendo, quindi, un lavoro abbastanza importante e ritengo che questo Programma, questo progetto che mi ha affascinato molto in questi venti giorni di attività, possa essere portato a compimento, nel momento in cui riusciremo a mettere in campo le risorse disponibili – ci sono già risorse disponibili – altre risorse che richiederemo, per far sì che si contempli e si crei quella sinergia tra le strutture ospedaliere e gli interventi territoriali, che sono necessari per poter decentrare l’attività sanitaria che oggi pesa principalmente sugli ospedali.

PRESIDENTE

Grazie al consigliere Magno che ha completato la relazione con la parte che riguarda le case della salute. Inizierei il dibattito, cominciando dall’intervento del consigliere Scalzo che ha chiesto di intervenire. Raccomando ai colleghi di rispettare i tempi prefissati. Non aggiungo altro. Consigliere Scalzo, ha facoltà di parlare.

SCALZO Antonio (PD)

Ho ascoltato con attenzione sia la relazione del Presidente della Giunta sia l’integrazione del consigliere Magno.

Noi, a distanza di circa un anno in quest’Aula – anche allora avevano chiesto un dibattito su questo argomento – come ho avuto modo di dire in quella occasione – lo voglio ripetere – abbiamo chiesto e voluto un dibattito sulla sanità non per fare passerella, ma per fare delle verifiche; dopo oltre tre anni di governo regionale, credo che noi, maggioranza e minoranza, dobbiamo fare il primo bilancio sui risultati ottenuti, sul risanamento e soprattutto su quello che auspichiamo, da cittadini prima che da consiglieri regionali, cioè il risanamento e soprattutto il rilancio del sanità, che è quello che si aspettano i cittadini.

Devo dire che mi sarei aspettato, oltre che le cose che ha detto nella sua relazione introduttiva il presidente Scopelliti, un pieno coinvolgimento in Calabria, per un argomento così importante, di tutte le categorie, delle forze sindacali, dei sindacati, cioè un modo di veder partecipare su un argomento così importante la società calabrese nel suo insieme. Invece anche oggi abbiamo ascoltato questo che è, nell’impostazione, il Piano, ma sarebbe stato certamente più utile per tutti averlo a disposizione, avere un documento programmatico su cui poter dare un contributo.

A parte lo sforzo, dirò anche le cose che non ci piacciono di questa impostazione, perché in tre anni, di fatto, siamo già alla seconda occasione in due volte che il Consiglio regionale si occupa di sanità. In sostanza, registriamo un’espropriazione delle funzioni proprie del Consiglio regionale su una tematica così importante, mentre nel frattempo i problemi della sanità calabrese non sono stati assolutamente superati e risolti.

Voglio fare un ragionamento per step su alcuni aspetti particolari.

Se, da un lato, c’è il problema del risanamento finanziario, dall’altro c’è in una materia così importante un problema che non è solo ragionieristico, è un problema di programmazione, di studi e di bisogni di salute della popolazione calabrese. Allora quello che noi ci aspettiamo e ci saremmo aspettati è un’impalcatura nuova, moderna, ragionata e condivisa di un sistema sanitario regionale che metta al centro la salute dei cittadini. Come? Certamente non conservando, non vogliamo conservare nulla delle cose che in decenni non hanno funzionato, non ci sottrarremo anche ad azioni importanti, se vanno nella direzione di un efficientamento del sistema salute nella sua interezza.

Noto con piacere che a distanza di qualche anno sulla proposta che il gruppo del Pd fece allora, circa un anno fa e alla quale non fu data risposta, il Presidente della Giunta, nella sua funzione di commissario, sta facendo anche una riflessione e una valutazione positiva, perché quando ho appreso nella relazione di un impegno anche formale, bisogna capire poi, in sostanza, con quali tipi di servizi… Io vedo in questo impegno, soprattutto nei confronti degli ospedali di frontiera, quello che noi dicevamo un anno fa nel dibattito sulla sanità, perché all’interno di aree del Mezzogiorno ci sono i nostri cittadini che hanno e guardano proprio a quella zona. La scorsa settimana parlavo con alcuni colleghi di quell’area, di Praia a Mare, in cui c’è la consuetudine e l’abitudine di servirsi del sistema sanitario della Regione Basilicata che è abbastanza efficiente.

Con ritardo vedo che si è tornati su quello che era un nostro convincimento cioè il mantenimento non solo degli ospedali di frontiera, dopo lo sforzo che abbiamo fatto per cercare di far capire che le aree territoriali della Calabria più svantaggiate, le zone di montagna, non possono essere lasciate con questo tipo di impostazione sanitaria che non garantisce i livelli essenziali di assistenza; mi riferisco, ovviamente, agli ospedali di montagna: noi lo dicevamo allora, lo voglio ribadire ancora adesso, in quegli ospedali di montagna bisogna mettere le patologie di base degli ospedali di zona.

Certo, anche allora – lo voglio ricordare al collega Magno, che vedo che ha fatto un lavoro di ricognizione, di impegno sulle case della salute – noi dicevamo che dove esistessero gli ospedali di montagna, andavano rafforzate due cose fondamentali, cioè il pronto soccorso insieme all’inserimento delle case della salute nello stesso presidio. Lo dicevamo allora ed io voglio ribadire adesso che è bene che in questi ospedali vengano ristabilite le condizioni dei livelli di assistenza con le patologie, soprattutto per quanto riguarda la diagnostica e la parte che riguarda tutta la parte della prevenzione, oltre alla garanzia del sistema di emergenza.

Quindi questo va nell’indirizzo di avere attenzione per la nostra regione, dove, su circa 2 milioni di abitanti, abbiamo Comuni al di sotto di 5 mila abitanti, la maggior parte, e tanti Comuni in zone disagiate, collinari e di montagna.

Ma quello che più di tutto ci preoccupa è il rapporto all’interno del sistema e dell’architettura ridisegnata nel nuovo panorama sanitario regionale e lo squilibrio tra le aree territoriali, perché è una medicina che io definirei un po’ a macchia di leopardo e bisogna, invece, garantire uniformità di servizi, soprattutto nel raffronto con i posti letto, che ci vede, invece, al di sotto dello standard nazionale.

Quello che più mi preoccupa è la rideterminazione dei posti letto nel rapporto con il sistema universitario calabrese. Guardate, dico questo per un motivo semplice, perché quando parliamo di sanità, come in altri importanti settori, dobbiamo avere l’occhio al resto del Paese, al resto del Mezzogiorno, a come le altre Regioni del Mezzogiorno si attrezzano nei processi di governo di questo settore e dobbiamo guardare con grande attenzione a ciò che ci chiede l’Europa.

Bene, l’Europa in questo momento ci chiede e ci dice che ci sono a disposizione della Comunità europea 1 milione di posti di lavoro nelle professioni sanitarie. Ebbene, nella riassegnazione dei posti letto, noi andiamo a penalizzare nell’area centrale della Calabria la predisposizione dei posti letto, in quanto erroneamente li mettiamo in rapporto alla popolazione residente.

Beh, nell’ospedalità questo, è vero, deve essere il rapporto, ma nel rapporto con l’università e con la ricerca va messo in funzione di quella che è l’esigenza del settore nel territorio calabrese, perché se è uno studente di medicina da Rossano piuttosto che da Melito o da Reggio Calabria, non va computato in un’area, ma va computato nel suo sistema in generale.

Questo ancora di più è vero se noi lo confrontiamo con l’ultimo bando dell’università per la Facoltà di medicina delle professioni sanitarie. Rispetto alle altre università, noi abbiamo fatto un salto estremamente importante e positivo in questa direzione, avremo in quest’anno accademico 140 posti per studenti di medicina e circa 1.000 posti per professioni sanitarie.

Questo governo regionale deve dare in questo settore grande attenzione, perché va nella direzione di poter fornire adeguate professioni in un settore – lo voglio ribadire, lo voglio rimarcare – dove l’80 per cento dei laureati trova occupazione. Non avere attenzione verso questo tipo di impostazione significa perdere la possibilità di un momento occupazionale in questo settore così importante.

In questo noi dobbiamo essere chiari e netti, bisogna avere grande attenzione per questo settore, perché nel momento in cui andiamo a costruire nuovi ospedali, noi dobbiamo riempirli di professionalità e di giovani calabresi che dobbiamo formare e preparare; certo, anche stimolando i tanti colleghi che sappiamo essere di primissimo piano al di fuori della Calabria che dirigono strutture prestigiose e che vorremmo offrissero la loro professionalità nella nostra terra, come tanti di noi hanno scelto di fare. Questo lo facciamo se li mettiamo in condizione, se mettiamo insieme il governo regionale che dà attenzione alla ricerca, alla formazione professionale con un Piano straordinario di cui la Calabria ha bisogno.

Questo è uno degli aspetti che ritengo estremamente importanti, così come ritengo estremamente importante un altro aspetto, che è quello che riguarda l’attenzione nei confronti – lo voglio ribadire – di quest’area centrale della Calabria, che non è legata a una città in particolare, ma a un territorio estremamente importante, dove insiste l’università, dove insiste logisticamente una grande fetta di popolazione calabrese, che deve diventare anche centro nevralgico di alcune importanti patologie.

Per questo lo voglio dire al presidente Scopelliti, spero che nella replica dia anche delle risposte in questo senso. Voglio capire, ad esempio, che impostazione ci sarà nella distribuzione degli ospedali Hub, se si vuole, per esempio, se si ha la voglia, la volontà di mettere fine a questo sbaglio enorme di un ospedale Spoke a distanza di venti minuti da un Hub. C’è bisogno di un grande Hub che sia riferimento regionale con un dipartimento traumatologico al servizio della Calabria e quel centro protesi Inail che è ancora fermo e che, purtroppo, penalizza molto i cittadini che ancora per questo devono sfruttare, utilizzare il centro protesi di Bologna. Certamente, anche questo diventa un motivo di impegno, ma di grande lavoro in questo settore che deve essere fatto, per tutti i cittadini calabresi e non solo, ma anche guardando oltre la Calabria, oltre il Sud, verso il Mediterraneo.

Su questo ci attendiamo delle risposte e degli impegni da parte di questo governo.

Così come altre cose, devo dire che, nel riequilibrio tra la medicina di prevenzione e il sistema di emergenza-urgenza, c’è ancora grande carenza tra il territorio, la rete ospedaliera e il sistema universitario.

Che cosa manca ancora, presidente Scopelliti? Quella che è la porta d’ingresso della sanità dei calabresi, che è la medicina generale. Da lì si parte e si mette e bisogna mettere tutti insieme in rete, un sistema di saperi e di professionalità che in questo momento vivono un momento di ansia, di stress per la mancanza di turn over, per l’impossibilità di poter esercitare fino in fondo il loro dovere.

A tutti questi medici ma anche a tutto il personale del comparto, noi dobbiamo guardare con grande attenzione, perché spiegatemi come si può fare una buona sanità senza la classe medica, senza la classe delle professioni sanitarie nel loro insieme.

Ancora questa Regione è assolutamente inadempiente nel sistema della prevenzione della salute e nella sicurezza alimentare; non solo non è in linea con l’Europa, ma non è in linea con le altre Regioni del Mezzogiorno, e da calabrese prima di tutto ho profondamente dispiacere per questa cosa.

Agli annunci bisogna far seguire fatti concreti, per questo anche questa impostazione – voglio ribadire – avremmo preferito e avremmo voluto anche condividere, perché noi l’abbiamo fatto già la volta scorsa nel dibattito sulla sanità circa un anno fa, abbiamo messo a disposizione con umiltà, ma con grande impegno e responsabilità, insieme a tanti nostri collaboratori e tecnici, un sistema per far ripartire il sistema sanitario nella nostra regione.

Questo Piano non ci piace perché non ci convince, perché non dà servizi adeguati alla nostra regione. Mi auguro che possano esserci nelle parole del Presidente della Giunta, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi dei segnali concreti e forti.

E voglio dire che cosa non ci piace ancora: non ci piace che questo sistema cali dall’alto le soluzioni senza un confronto – lo voglio ribadire – con le forze sociali, con i sindacati, con un sistema che non è riuscito a migliorare la rete territoriale. Questo è il problema.

Per questo noi siamo convinti che vada attivata nella nostra regione con forza la rete territoriale, ambulatoriale, residenziale; questo va fatto insieme, certo, alle case della salute, ma va fatto mettendo insieme la medicina generale e i medici di base, perché sono queste le risposte che si attendono i cittadini, che sono quelli che poi non hanno la possibilità di andare a curarsi altrove, magari in posti più attrezzati e pagano il disagio di una sanità che è tagliata da tutte le parti, insieme agli operatori stressati e, in troppi casi, precari che non sanno nemmeno come godere di un giorno di ferie.

Questo non è un libro dei sogni, è solo un progetto di sistema sanità che è possibile solo se si vuole destinare l’azione politica di una classe dirigente alla necessità dei cittadini calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Loiero. Volevo anche pregare i colleghi di fare un po’ di silenzio, perché altrimenti non si capisce assolutamente nulla.

Prego, consigliere Loiero.

LOIERO Agazio (Autonomia e diritti)

Anch’io ho ascoltato con grande attenzione la relazione del commissario e quella aggiunta sulle case della salute del consigliere Magno.

Sono da sempre portatore di una consapevolezza, credo che sulla sanità un Consiglio regionale come il nostro, con un commissario che è in vita da tre anni e quattro mesi, non dovrebbe dividersi, perché la sanità è un problema grande di tutti, non lo dico in forma retorica, per raggiungere un livello di sanità diversa da quello che sta avvenendo in America con il presidente Obama. Se si aggiunge il fatto che la sanità è una materia difficilissima, che girano 4 miliardi l’anno, che c’è bisogno di saperi che spesso non abbiamo in loco, che c’è bisogno non solo di sapere medico, ma di sapere amministrativo, bisogna avere una capacità di guida, ma anche che ci sia il coagulo di tutto il Consiglio, e qui bisognerebbe che crollassero le rigidità che ci possono essere state in passato.

Sono convinto che in questo settore si possa sbagliare con maggiore facilità e che, spesso, i manager che noi scegliamo, che abbiamo scelto noi in passato e che sono stati scelti adesso, non siano all’altezza della sfida calabrese in sanità.

Il tema della sanità non è come quello dei trasporti, del lavoro, del credito, che sono temi drammatici per noi, davvero drammatici, ma su cui possiamo incidere poco. Sulla sanità, noi possiamo incidere molto, moltissimo.

Ora, avendo sentito il commissario, avendo sentito tutti i numeri che ci ha dato, certo, quelli sono i numeri da Piano di rientro, così è, ma mentre quei numeri vengono offerti, i Lea in questa regione si abbassano in maniera verticale. Questo è il problema che abbiamo noi, cioè se tu vieni ad essere curato in Calabria, non vieni ad essere curato non dico come in Emilia, ma come la Basilicata. E’ questo il problema che dobbiamo affrontare, perché io sono convinto davvero che l’estensione della sanità a tutti, la capacità di essere curati è un po’ come l’estensione del diritto alla vita, perché tu devi essere curato, vegliato, sorvegliato; è una materia così particolare, che non può gestirla uno solo.

Lo ricordo – l’ho già ricordato in quest’Aula – all’articolo 32 della Costituzione il diritto ad essere curati diventa un diritto fondamentale, unico aggettivo usato – l’ho detto più volte in quest’Aula – e i nostri costituenti lo usarono solo per la sanità, neanche per l’istruzione.

Allora, che cosa dico? Per esempio, voi avete presentato il Piano 2013-2015 con sei mesi di ritardo: ma non era necessario vedersi qua, confrontarsi? Ognuno porta le esigenze di certi territori. Insomma, non è una cosa che può fare un commissario, non lo può fare solo un commissario.

Quindi – ripeto – offro un elemento, un fondo collaborativo nelle cose che dico. Tutti gli argomenti che abbiamo sentito sono, purtroppo, problemi che ci mettono al muro, perché – voglio fissare storicamente alcune cose – il Piano di rientro è stata la vecchia Giunta a chiederlo al presidente Prodi e all’allora ministro Turco, perché ci siamo accorti che c’erano problemi che avremmo lasciato ai calabresi, a quelli che, magari, avrebbero vinto le elezioni e noi non volevamo fare una cosa del genere. Noi abbiamo chiesto l’advisor. E’ inutile che ricordi al commissario Scopelliti qual era la percentuale che è stabilita dalla stessa advisor: quel debito era prodotto per l’80 per cento dal centro-destra e il 20 per cento dal centro-sinistra. Lo voglio ricordare, perché altrimenti diciamo cose che non sono vere.

Poi, male che vada, dovete candidarvi anche alle elezioni e i calabresi chiederanno conto di questo: ma sapete cosa stanno pagando i calabresi oggi? E’ una cifra enorme, da capogiro, e sono tre anni e quattro mesi che ci siete voi a guidarla questa sanità.

Noi sappiamo perfettamente – questo lo voglio ricordare – che con il commissariamento, che è un motivo per cui a me fu proposto di fare il commissario della Calabria, ma sapevo che quello comportava, sì, una libertà di scegliere i manager come si voleva, ma anche la massimizzazione delle aliquote fiscali, il massimo, questo lo stabilisce una norma della finanziaria. Per cui questo ci ha già portato ad avere il massimo e, qualora quel gettito fiscale non fosse sufficiente, poi scattano le super aliquote aggiuntive dello 0,30 di Irpef e 0,15 di Irap, e noi le abbiamo applicate tutte queste qua, sono le più alte d’Italia.

Voglio ricordare al commissario una cosa sola, non voglio ricordare cose del passato, ma una la voglio dire, perché l’ho sentito e non mi è parso che sia andato in questa direzione, cioè lui in una conferenza stampa del febbraio del 2013 ha detto: “Le super aliquote in Calabria non scatteranno”. Sono scattate e non mi impicco davanti ad una cosa non vera, ce ne sono state tante, le abbiamo dette tutte le cose non vere, ma così è. In più, c’è il mutuo cui faceva riferimento il Presidente, alla fine pagheremo 900 milioni. E chi li paga? I calabresi!

Allora, se così stanno le cose, vogliamo ragionarci su piccoli temi come consiglieri regionali? Se no, qual è la nostra funzione, se siamo esclusi da un problema centrale com’è la sanità?

Vorrei porre alcune domande e, se è possibile, avere alcune risposte, sfiorare alcune problematiche.

Commissario, le Asp più importanti hanno i propri disavanzi che – è vero – sono calati in questi anni – è verissimo questo – ma posso porre una domanda? Noi siamo sicuri che le Asp, per esempio, di Cosenza, di Catanzaro, di Reggio registrino tutte quante le fatture dei fornitori? Siamo sicuri di questo? Perché, se non fosse così, noi avremo fra due-tre-quattro anni i problemi che abbiamo avuto noi, che abbiamo ereditato noi. Su questo possiamo avere certezza? O non si continua davvero col vecchio metodo?

Un’altra cosa che volevo porre, naturalmente con umiltà, perché qua non c’è nessuno che ha la verità assoluta: negli anni 2009-2012 possiamo sapere esattamente quale altro debito è stato prodotto? Perché la mia impressione è che è stato prodotto un debito uguale a quello del passato. E’ verosimile pensare che è stato prodotto un altro miliardo di debito?

Capisco che si possa non disporre delle carte, però qua, quando si fa un dibattito così, almeno dovremmo avere la relazione sette giorni prima, perché già noi non siamo in grado di stabilire alcune verità. Noi abbiamo bisogno di aiuto e di sapere, immagino quanto ne abbia bisogno il Presidente!

E veniamo ad alcuni problemi concreti: parliamoci chiaro, l’originario risparmio è avvenuto attraverso la farmaceutica e attraverso la SUA, e sono atti che abbiamo compiuto insieme, li abbiamo fatti prima noi e poi voi. Ma la SUA perché viene così depotenziata? La SUA potrebbe risolvere tantissimi problemi. Perché non si manda del personale? Allora, la si vuole fare fallire! Io escludo che la si voglia fare fallire, ma la SUA diventa uno strumento anche di immagine per il commissario, per tutta la Regione.

Sulla mobilità passiva, ho sentito – ripeto – con attenzione: non credo che sia calata del 3 per cento, non lo credo, perché vedo che ci sono problemi di gente che parte come prima e più di prima.

Sui quattro ospedali – diciamo la verità – furono strappati a Prodi e alla Turco, lo voglio ricordare questo. Abbiamo visto che ce ne sono due che sono alla vigilia – mi hanno detto – del bando di gara, quello della Piana ad esempio, ma di quello di Catanzaro abbiamo sentito cose proprio di chissà quando! Ma anche qui lo voglio ricordare, soprattutto ai consiglieri regionali di Catanzaro: noi ritenemmo insufficiente che il capoluogo di Regione avesse certe funzioni. Noi volemmo a Germaneto la sede della Regione, l’ospedale Pugliese, con grandi conflitti all’interno della Giunta, ma là, e lì abbiamo voluto che quel tratto di SS 106 fosse tra i primi ad essere portato avanti. Questo che avete adesso inaugurato, l’abbiamo fatto noi con l’intervento di Di Pietro, ricorderanno l’assessore Tallini, Abramo, quella grande manifestazione a Germaneto.

Allora perché deve segnare il passo l’ospedale di Catanzaro? Mi stupisce una cosa di questo genere, perché è quello di servizio. Vedete, anche sul piano del movimento, dai confini della Locride si può arrivare in mezzora a Germaneto o al “Pugliese” o al policlinico, e questo è un servizio di tutta la regione.

Poi ho sentito sulle case della salute – vado velocemente alla fine – l’impegno del consigliere Magno. Vedete, le case della salute sono state davvero sfortunate col centro-destra, perché mi ricordo, quando feci le consegne al presidente Scopelliti, gli dissi che c’era questo delle case della salute che era un problema vero, perché noi dobbiamo essere attenti ai ricoveri come avvengono in Calabria, perché nel 50 per cento dei casi sono inappropriati.

Allora la casa della salute, anche se era una cosa che consideravano di sinistra, era una cosa ottima. Purtroppo noi avevamo il finanziamento delle case della salute attraverso il Fas per il 50 per cento e fondi europei per l’altro 50 per cento. Il Fas – lo voglio dire perché è così – ce lo prese Tremonti per le quote latte del Nord. Purtroppo, il presidente Scopelliti si è trovato in difficoltà, ma adesso siamo ancora al modello. Noi eravamo alla vigilia dei bandi di gara ed erano 13, non 8, ma quelli sono la soluzione.

Altra cosa: per esempio, è stata in parte smontata – lo voglio dire perché tutte queste cose poi pesano nelle insufficienze generali – quella rete cardiologica fatta da quello scienziato della cardiologia, che è Franco Romeo, un cittadino di Reggio Calabria. Perché è stata smontata? Sapete che in cardiologia – anche se questo è un altro tema – ci sono elettrocardiogrammi programmati per il 2014? Che cosa c’è di più catastrofico di un equilibrio che doveva esserci tra pubblico e privato stabilito dai manager?!

Non voglio parlare, poi, del “Bambin Gesù”, che è un’eccellenza assoluta non solo sul piano medico, anche sul piano amministrativo, ma com’è stato gestito, noi non abbiamo ancora numeri, però temiamo questi numeri.

Un apprezzamento per Trebisacce e Praia a Mare, certo, quelli sono ospedali di confine, noi non possiamo accettare che ci sia mobilità passiva non solo verso Milano o verso Bologna o verso Roma, ma anche verso la Basilicata. Questo non è possibile!

Quindi che si ritorni all’equilibrio vecchio – come abbiamo detto da un anno e mezzo – questo è un fatto positivo di cui do atto.

Ultima cosa e finisco velocemente: una cosa di cui non sento più parlare, l’assistenza domiciliare. Anche quella è decisiva come le case della salute, perché non possiamo ricoverare tutti. Ebbene, quel poco che si sta facendo in questo settore offre sperequazioni – lo dico a lei, Presidente del Consiglio, in maniera particolare – incredibili con situazioni paradossali, per cui un infermiere, attraverso la sperequazione delle prestazioni aggiuntive, finisce per guadagnare quanto un manager. Ma è possibile!? Noi stiamo rientrando dal debito e succede una cosa di questo genere!

Parliamo del pronto soccorso del “Pugliese”: io ho avuto una vicenda familiare, sono arrivato alle 3 di notte e ho trovato una situazione drammatica là. Eppure, quel pronto soccorso l’avevamo fatto con tanto entusiasmo, l’avevamo costruito, c’è qui il consigliere Ciconte.

Insomma, Presidente, per chiudere, per offrire sempre, se è possibile offrirlo, un contributo positivo, sono passati tre anni e quattro mesi dal suo insediamento, possiamo dire veramente che i calabresi, nella loro richiesta di sanità, stiano meglio non di cinque anni fa, di sette-otto anni fa? Io non lo credo per niente.

Anche qua voglio dire un’altra cosa: ho letto giorni fa una protesta del policlinico, un settore che in cardiologia e in emodinamica funziona e funziona terribilmente. Noi abbiamo avuto un drammatico scontro – devo dire la verità – tra ospedale e università e uno dei rilievi maggiori che si faceva all’università è che non aveva un pronto soccorso e, là dove c’è ed è baricentrico rispetto alla Calabria tutta ed è di qualità assoluta – perché, come lei stesso sa, è di qualità assoluta – lo cancelliamo perché lo decide D’Elia?!

Signori, stiamoci attenti alle cose che facciamo!

Chiudo davvero, dicendo solo una cosa: sono convinto che noi, proprio perché ci sono tanti problemi in sanità, molte cose dobbiamo farle qua dentro, non possiamo affidare a nessuno, neanche a Veronesi, la sanità della Calabria; dobbiamo deciderle insieme certe cose. Certo, dove ci sono conflitti sarà poi il commissario a decidere, ma non è possibile che un settore così dolente, così sofferente, venga deciso da uno solo!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Parente. Ne ha facoltà.

Raccomando ai colleghi di rimanere nei tempi stabiliti dalla Conferenza dei capigruppo.

PARENTE Claudio (Scopelliti Presidente)

Grazie, Presidente. Non vorrei ripetere i numeri che ha già elencato il Presidente Scopelliti nella sua relazione e che sono assolutamente significativi di quello che è stato il risultato di questi primi tre anni di attuazione del Piano di rientro, vorrei soffermarmi soltanto sugli aspetti sanitari e richiamarmi a quelle che sono state le parole del dirigente del Ministero, Francesco Bevera, nella recente audizione tenuta alla Camera dove ha rimarcato il decremento della ospedalizzazione e la consistente riduzione dei ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza.

E’ vero, altresì, che il dirigente Bevera ha sottolineato che l’indicatore, ad esempio, della degenza media pre-operatoria si mantiene un po’ sopra il valore della media nazionale, ma questo non poteva essere altrimenti, vista la marcata riduzione delle sale operatorie per la conversione degli ospedali, così come ha sottolineato il problema della ancora non attivata rete territoriale.

Chiedo una cosa: cioè quanti di noi pensavano che dopo tre anni si potesse raggiungere un risultato così significativo per quanto riguarda l’aspetto economico-finanziario e quanti di noi, lo dico a quelli della maggioranza perché per come è stata gestita la sanità durante i cinque anni della vecchia amministrazione questi dati potevano sembrare una utopia, potevano pensare che si potessero ridurre in modo drastico i ricoveri inappropriati, come è stato accertato dal Ministero, e come si potessero ridurre i posti letto in rapporto alla percentuale degli abitanti.

I dati sono provvisori e adesso non so se sono 2,5 per mille posti letto, se sono 2,7-2,9 ma era una operazione sicuramente impensabile per come era affidata la gestione in quel periodo.

Ho apprezzato alcuni passaggi del consigliere Loiero che ha di molto abbassato i toni rispetto a quel che diceva qualche anno fa ed ha anche ammesso che la qualità dei manager che hanno operato durante il suo quinquennio non erano eccelsi, così come noi abbiamo dichiarato sin dal primo giorno.

Ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo assistito a decine di commissariamenti e di manager, a diversi direttori generali dell’assessorato. Abbiamo avuto a che fare con assessori alla sanità politici e tecnici, prima osannati e poi sbugiardati. Insomma, queste non erano sicuramente persone e personaggi che hanno assicurato una qualità dei Lea migliore rispetto a quelli che si assicurano adesso.

Siamo in Calabria non in Svizzera, come si fa a dire che adesso si sta peggio nell’assistenza sanitaria rispetto a 4-5 anni fa? C’è qualcuno che riesce a dimostrarmi che i pronto soccorso funzionavano meglio 3-5 anni fa di adesso? Perciò dico che la cosa va parametrata e allora se dobbiamo parametrare quelli che sono stati i cinque anni di amministrazione precedente ed i tre anni attuali diciamo una cosa: il Piano di rientro che è stato siglato il 12 dicembre 2009 doveva partire il 2006. Non mi riferisco alle battute o alla contabilità omerica se il deficit è di 1 miliardo 400 milioni ma il disavanzo gestionale era un dato che conoscevano tutti. Nel 2007 avevamo 280 milioni di disavanzo gestionale.

Il Piano di rientro sarebbe dovuto partire nel 2006 non nel 2009 a tre mesi dall’elezione regionale e oggi sicuramente ci saremmo trovati con una sanità diversa. Magari avremmo apprezzato il lavoro realizzato dalla Giunta precedente per cercare di sanare i conti della sanità.

Dobbiamo fare, quantomeno, una valutazione parametrica se poi vogliamo dare i giudizi del perché viene incrementata l’aliquota o perché poi si è stati costretti a mettere la tassazione sui Comuni calabresi.

Certamente c’è il fatto della rete territoriale, dell’emergenza-urgenza, come ha detto il Presidente Scopelliti, che sarà il prossimo elemento su cui si soffermerà la sua azione - e di questo sono convinto che lo farà anche in tempi brevi.

Però, questo è il fulcro della sanità territoriale che va implementata e migliorata.

Poi un altro aspetto: l’operazione del “Bambin Gesù”. Credo che sia stata una iniziativa encomiabile da parte del Presidente Scopelliti; i dati già dimostrano che è quasi passato un anno e si è registrata una diminuzione della migrazione sanitaria per questa tipologia di assistenza, rispetto a quella che andava a Roma; ma non solo questo, anche il fatto stesso che due mila famiglie non siano andate a Roma per patologie di scarsa rilevanza ma che, in ogni caso, le avrebbero fatte trasferire a Roma per avere la sicurezza della diagnosi, questo mi si dice che è un dato negativo? O perché alla fine la convenzione comporterà un costo di 500 mila euro? Sappiamo tutti che per cambiare l’aspetto della migrazione sanitaria necessitano lustri di buona sanità e di buone pratiche, nonostante la Calabria sia popolata da eccellenze sanitarie.

Abbiamo ormai inculcato una mentalità che per qualsiasi tipo di patologia, anche la più banale, si prende un treno, un aereo o una macchina e si parte. Quindi perché non fare riferimento ad esperienze come quella del “Bambin Gesù”? Invito qualcuno a visitare le corsie dell’ospedale “Pugliese” e rendersi conto di quante persone siano in attesa di poter essere visitate dai consulenti romani.

Poi il consigliere Loiero accennava alla cardiologia del Policlinico. E’ chiaro che in regime di commissariamento il presidente Scopelliti si è dovuto a volte confrontare anche con l’azione dei sub-commissari che su alcuni aspetti la vedevano in modo diverso. Ma alla fine è passato sempre quel che ha detto il commissario.

Abbiamo avuto l’esperienza della “Fondazione Campanella” che altrimenti sarebbe stata chiusa a settembre 2010 e altri tipi di esperienza. Non ultima questa della cardiologia del Policlinico universitario di Germaneto che sicuramente è una delle eccellenze calabresi. Quindi, se è vero quel che riporta la stampa - il sub-commissario ha detto che potrebbe non rientrare nella rete dell’emergenza - sono sicuro che anche da questo punto di vista, per i dati che la cardiologia del Policlinico universitario ha dimostrato, per la qualità delle prestazioni che ha reso e per essere la prima che opera in questo settore in Calabria dal 2003, soprattutto nel trattamento dell’infarto acuto, questa ipotetica cosa sarà rivista.

Il consigliere Loiero dice che sulla sanità non dovremmo dividerci ed io sono assolutamente d’accordo con lui perché la vera battaglia, al di là delle schermaglie in questo Consiglio regionale, dove la maggior parte delle situazioni sono polemiche più o meno strumentali da una parte e dall’altra, credo che si giochi sui tavoli romani e la vera battaglia è quella che è data dal riparto del fabbisogno che lo Stato dà alle singole Regioni.

Oggi ci troviamo nelle condizioni che se non si fa una battaglia comune per cercare di modificare i criteri della suddivisione del finanziamento alle Regioni, se passerà il criterio per il quale almeno nella quota capitaria pesata passerà l’età anagrafica, avremo grossi problemi, non più quelli dei 30 o dei 50 o dei 70 milioni. Noi siamo una Regione giovane e la faranno da padrone le situazioni delle Regioni dove c’è un indice di invecchiamento superiore anche perché secondo questa teoria, questo modello, le persone anziane consumano 10 volte quello che consuma un giovane e quindi la spesa sarà fortemente a loro vantaggio.

Credo, quindi, che tutti siano convinti che la sanità stia vivendo un momento particolare, veramente una evoluzione particolare per non dire una rivoluzione e non solo in Calabria. Per questo motivo diciamo che dovremmo fare un gioco di squadra comune per riuscire a finalizzare sia gli obiettivi che ci siamo posti in questi tre anni - che sono stati centrati - sia questi due anni del Piano operativo.

Credo che alla fine sarà la sanità che si ritroveranno tutti i calabresi, non solo la maggioranza, e questi obiettivi, che dopo la farmaceutica e la riorganizzazione della rete ospedaliera sono quasi centrati, nel momento in cui decolleranno e saranno attuate la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza sono sicuro che consentiranno, fra due anni, una svolta a quelle che sono le politiche sanitarie della nostra Regione.

Questa era ed è una partita difficile che si doveva giocare e, proprio perché è una partita difficile, può essere incerta; sono sicuro, però, che valeva la pena giocarla col massimo impegno e con una squadra in cui si spera che tutti giochino per lo stesso risultato. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.

GUCCIONE Carlo (PD)

Grazie, Presidente, per avermi dato la parola. Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del Presidente Scopelliti e la relazione del collega Magno.

Sono convinto che la situazione sanitaria della nostra Regione sia frutto di una gestione di un lungo periodo e quindi non si tratti di mettere sul tavolo degli imputati chicchessia; chiedo, però, – il Consiglio regionale serve a questo –scaduta l’attuazione del Piano di rientro, scaduti i tre anni di commissariamento, cosa oggi la Calabria si trovi in campo sanitario?

Noi siamo stati sanzionati ripetutamente dal Tavolo Massicci e ci troviamo ancora oggi ad avere Irap e Irpef le più alte d’Italia; una tassazione che per la prima volta vede la Calabria prima in senso negativo per l’aumento vertiginoso della pressione fiscale calabrese. Siamo stati sanzionati per non aver raggiunto gli obiettivi previsti dal Piano di rientro anche ad un ulteriore anno in più del blocco del turn-over.

Guardate che la cosa più grave è quel che si legge a pagina 53 del verbale della riunione del Tavolo Massicci dell’aprile 2013e che non si riscontra in quest’Aula. La citava il consigliere Loiero e che vi leggo testualmente per capire la gravità della condizione della sanità calabrese pubblica e privata.

Cosa dice il Tavolo Massicci a pagina 53 dell’ultimo verbale? Dice “d’altro canto Tavolo e Comitato denunciano il grave ritardo riguardo agli interventi connessi all’erogazione delle prestazioni delle erogazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza”.

Dice “al riguardo, al fine di evitare che si creino i presupposti di cui all’articolo 2, comma 84 della legge 191/2009, invitiamo il commissario ad attuare tempestivamente ogni utile azione necessaria per garantire l’erogazione dei Lea in maniera uniforme sul territorio regionale”.

Queste cose non le dice Carlo Guccione dell’opposizione ma le dice il tavolo interministeriale sanità e tesoro che sottolinea che in Calabria non sono rispettati i livelli essenziali di assistenza; questa è la gravità della situazione e lo dice ad aprile 2013.

Sono inutilmente passati mesi per evitare che questo producesse gravi danni, perché quando non funziona la raccolta dei rifiuti si accumulano i rifiuti nei cassonetti ed arrivano pure ai secondi piani dei condomini. Ma quando non si erogano i livelli essenziali di assistenza in Calabria si rischia di morire. Questo è il vero punto politico, perché noi ci troviamo di fronte al fatto grave perché comunque in Calabria ogni anno lo Stato ci trasferisce oltre 3 miliardi di euro per la gestione del sistema sanitario calabrese, oltre 3 miliardi.

Vorrei capire come queste risorse vengono gestite e se si sono rotti i meccanismi perversi della corruzione nel campo della spesa sanitaria, dell’intreccio politico-mafioso e affaristico, se si sono rotti gli sprechi in questo settore.

Questo è un punto politico e non possiamo glissare su tutto questo perché quello che si è costruito in tre anni di commissariamento della sanità è virtuale.

Noi in Calabria abbiamo la sanità virtuale, abbiamo 300 decreti ma gran parte di essi non sono stati applicati ed abbiamo costruito una sanità totalmente diversa da quella che è la realtà.

Mi fa piacere, lo dico, che il commissario Scopelliti dopo tre anni si sia accorto che io e l’onorevole Laratta avevamo ragione quando gli spiegavamo in tutte le salse che era stato un errore chiudere gli ospedali di frontiera, così come era stato un errore chiudere anche gli ospedali di montagna, disattivarli o depotenziarli.

Mi fa piacere che oggi riconosca che noi su questa base avevamo ragione; cercherò di spiegare puntualmente con i dati che mi sono stati forniti dal direttore generale dell’azienda ospedaliera di Cosenza - e lo faccio su Cosenza non per campanilismo ma è un esempio valido per tutta la Calabria - e dal direttore generale dell’Asp di Cosenza e vi spiegherò perché questi sono decreti virtuali e la sanità che c’è in questi ospedali è totalmente diversa.

Per andare ai dati, ho chiesto al direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza quali fossero i posti letto più attivati nell’ospedale HUB di Cosenza. Mi ha risposto dicendomi che i posti letto per acuti attivati alla data di qualche giorno fa erano 563. Cioè 82 posti in meno di quelli che erano previsti nel decreto 107 del 5 luglio 2012 da parte del commissario ad acta, Giuseppe Scopelliti. Invece i posti letto erano e sono 645 e addirittura 82 posti letto in meno; e se andiamo a vedere i dati sul personale sapete quanti dirigenti medici mancano all’ospedale di Cosenza? Mancano 204 dirigenti medici e mancano 453 tra infermieri, tecnici radiologi e operatori socio sanitari.

Noi ogni giorno all’ospedale di Cosenza rischiamo che alcuni reparti non possano erogare il servizio ospedaliero e mi riferisco ad ortopedia. Parliamo di un ospedale HUB ed ecco la sanità qual è? C’è una sanità reale ed una virtuale così anche per quanto riguarda il territorio. Si dovevano costruire sei case della salute a fronte della chiusura di 12 ospedali; gli ospedali sono stati disattivati ma le case della salute ed i CAPT non sono stati realizzati.

E’ passato oltre un anno e mezzo e ancora stiamo studiando cosa devono essere le case della salute ma il territorio, il cittadino non incontra più la sanità territoriale ed è costretto ad andare negli ospedali, nei pronto soccorso.

E allora cosa abbiamo costruito in questi tre anni? E’ imploso il sistema sanitario così anche per quanto riguarda le Asp.

(Interruzione)

Come? Oltre tre anni.

Andiamo a vedere negli Spoke della provincia di Cosenza: 3 decreti, 733 posti letto per acuti. Oggi quelli attivi sono 490 cioè 243 posti letto in meno con situazioni nelle quali – faccio gli esempi concreti - per esempio, nel Pollino i posti letto invece di essere 2,5 così come è scritto nel Piano di rientro sono 1,2. Cioè dovrebbero esserci 259 posti letto attivi nell’ospedale Spoke di Castrovillari e ce ne sono solo 116.

Così anche sullo Ionio che è il punto più grave perché a fronte dei posti letto previsti dal criterio 2,5 per mille abitanti – quindi farebbero 445 posti letto – oggi attivi ce ne sono solo 175.

Parlo di posti letto per acuti, quindi c’è un buco enorme per la sanità. Non si è potenziato il territorio, non si è attivata l’Adi - assistenza domiciliare integrata – anzi si è depotenziato e si è realizzato molto meno di quello che era previsto nel Piano di rientro. Cioè quello che il presidente Scopelliti ha messo su carta con i decreti nel sistema ospedaliero.

Un sistema di questo genere rischia di implodere, non dà i servizi territoriali ed ospedalieri minimi e lo dice benissimo il Tavolo Massicci perché se guardiamo anche ai numeri dell’Asp mancano 416 infermieri, 488 dirigenti medici, 230 operatori socio-sanitari, 139 fisioterapisti. Ma mi dite voi se un’Asp messa in queste condizioni può garantire i livelli essenziali di assistenza? Può garantirlo attraverso gli ospedali e attraverso la medicina territoriale?

Ecco la verità: non si possono abbindolare i calabresi che fanno le file tutti i giorni nei pronto soccorso per avere un esame clinico. Conoscono la situazione e sanno che la sanità nella nostra regione non è quella che viene descritta in questo Consiglio regionale.

C’è bisogno, allora, di una forte discontinuità e lo dice lo stesso Tavolo Massicci. E’ veramente avvilente, per il ruolo del Consiglio regionale, venire qui, si dice che c’è il Piano operativo, si danno i numeri ma questo Piano operativo non l’ha visto nessuno.

Sarebbe stato giusto un passaggio in Commissione sanità, un passaggio con i capigruppo o avere un documento su questo. Si vuole ancora continuare con un solo uomo a comando mentre in questi tre anni la politica è ritornata prepotentemente a condizionare le scelte nella sanità calabrese, in modo preponderante in alcune realtà.

Ed io sono preoccupato che l’Asp di Cosenza possa essere commissariata per mafia. Ha concluso la Commissione d’accesso, credo abbia consegnato la sua relazione al Prefetto e noi parliamo di un’Asp che ha circa un miliardo di euro di bilancio, parliamo quasi della metà della Calabria. Mi sarei aspettato, anche dal presidente Scopelliti, su questo una serie di misure, di concordare una serie di iniziative comuni per impedire che ci sia una gestione clientelare e mafiosa in alcune realtà della sanità calabrese.

Ma di che cosa stiamo parlando? Mi auguro nell’interesse della Calabria e della sanità che ci sia e si avvii una forte discontinuità politica e amministrativa.

PRESIDENTE

Consigliere Guccione, la pregherei di mantenersi nei termini concordati dalla Conferenza dei capigruppo per consentire agli altri colleghi di poter prendere la parola.

GUCCIONE Carlo (PD)

Grazie per essere stato tollerante. Concludo: la sanità non è né di destra né di sinistra come giustamente dichiarava il consigliere Loiero.

La misura che dobbiamo avere nella nostra attività istituzionale e politica sulla sanità è capire da come si rema ed in questi tre anni il remare è stato contro gli interessi della Calabria.

Se oggi in Calabria noi tutti siamo costretti a pagare un esborso economico enorme e ci troviamo ancora in disavanzo e con le sanzioni di Irpef e Irap al massimo, col blocco del turn-over, vuol dire che non si è agito e da questo punto di vista ci aspettiamo una forte discontinuità e su queste basi non ci sottrarremo anche al nostro coinvolgimento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Imbalzano. Ne ha facoltà.

IMBALZANO Candeloro (Scopelliti Presidente)

Grazie, signor Presidente. Devo dire subito che mi auguravo che il dibattito di questo pomeriggio rimanesse su toni più pacati di quelli registrati, in fondo, attraverso gli interventi dei colleghi Scalzo e Loiero e non sui toni un po’ surreali che abbiamo registrato in questi giorni sulla stampa in ripetute prese di posizione, documenti e conferenze stampa su questioni quali quelle della sanità calabrese che riguarda anzitutto la salute dei cittadini anche per gli effetti che la camicia di forza del Piano di rientro ha prodotto in questi tre anni ed produrrà ancora per tanti anni - per colpe passate - sull’attività amministrativa e gestionale di questa Regione.

Il consigliere Guccione, però, ha prontamente ripreso quei toni comiziali e, mio malgrado, mi vedo costretto a fornire qualche risposta. Capisco bene il gioco delle parti e capisco il ruolo della minoranza ma non si può dimenticare e mettere tutto da parte come se nulla fosse successo prima del 2010.

Quando si parla di sanità in Calabria, aggiungo, che un po’ di onestà intellettuale prima ancora che politica è legittimo aspettarsela, non tanto per noi che siamo addetti ai lavori quanto è soprattutto per l’intelligenza dei calabresi perché non è possibile che qualcuno ancora pensi che i calabresi abbiano la memoria corta e che non abbiano alcuna capacità di giudizio.

La prima sottolineatura che intendo fare riguarda proprio le amnesie clamorose di alcuni colleghi consiglieri, cioè il tentativo – in sostanza – di mettere in discussione quella che è ormai una verità storica che nessun artificio dialettico e nessun tentativo di battage mediatico può stravolgere.

A questi colleghi mi sarebbe stato facile esibire in quest’Aula, stasera, qualche ritaglio di stampa di qualche anno fa. Ritagli di stampa non solo calabresi ma nazionali relativi ai cosiddetti bilanci “orali” della sanità calabrese, alle voragini senza fondo che si erano prodotte nel tempo ed alla qualità dei servizi che venivano resi ai calabresi.

Certamente criticità prodotte nel tempo e frutto di una gestione approssimativa se vogliamo usare un eufemismo ma se vogliamo essere più chiari, invece, è inevitabile allora parlare di gestioni clientelari e dispensatrici di risorse a chi non aveva nessun merito all’interno di questo settore che pure ha sempre registrato e continua a registrare e ad esportare professionalità che ci sono invidiati da tutto il Paese.

Ed è vero che uno dei disastri ereditati è stato proprio quello di una emigrazione deleteria di tanti professionisti che hanno fatto, invece, la fortuna di altre Regioni.

Credo che, al di là del fisiologico esercizio dialettico tra maggioranza e opposizione, occorra utilizzare toni ben diversi, argomenti sicuramente più convincenti che ancora non abbiamo ascoltato perché a mettere le mani, cari colleghi della minoranza, nel covo dei disastri ereditati ed avviare - dopo i vostri rinvii soprattutto nella scorsa fine legislatura – una coraggiosa e virtuosa, aggiungo, azione di recupero è stata questa maggioranza, è stata l’azione del commissario al Piano di rientro, del presidente Scopelliti.

Se oggi è possibile sostenere un duro confronto anche al Tavolo Massicci per la credibilità che faticosamente questa Regione si sta conquistando questo lo si deve all’azione tenace del commissario regionale.

Voi lo ricordate bene, vi siete ben guardati di farvi carico in quella fase – eravamo nella fase preelettorale – a me non piace evocare qui alcune cose e soprattutto girare la testa all’indietro ma sarebbe stato più facile avviare questo processo. In quella fase avremmo guadagnato più tempo e soprattutto oggi avremmo fatto un altro ragionamento. Non l’avete fatto perché eravate ben coscienti che si dovevano assumere decisioni impopolari ed eravamo in una fase particolare della vita di questa Regione.

E quello che è toccato a noi pur consapevoli del rischio di chiusura o di ridimensionamento di strutture che forse in qualche caso meritavano sorte diversa e che però c’era stato imposto e ci viene imposto dal Tavolo Massicci.

Dicevo che sono stati tre anni di duro lavoro i cui risultati, però, depurando tutte le nostre discussioni, credo che i calabresi stiano cominciando a ben comprendere ed anche ad apprezzare. Perché noi all’ospedale sotto casa, storicamente garantito, non ai malati costretti spesso ad emigrare ma a medici ed infermieri abbiamo preferito la strada di una sanità moderna, la strada delle razionalizzazioni, la strada del taglio di rendite di posizione e di tanti sprechi e non è stato certamente facile.

Noi abbiamo proceduto all’abbattimento di centinaia di strutture complesse e semplici che non avevano ragione di esistere creando e registrando tensioni facilmente comprensibili con dimezzamenti sul piano numerico sia all’interno delle Asp che delle aziende ospedaliere.

Stiamo procedendo sulla strada della ricostruzione molto spesso da zero, di uffici di ragioneria e bilanci nelle Asp e nelle Aziende ospedaliere colpevolmente inesistenti e coscienti come siamo che c’è ancora tanto da fare. Nessuno ha la presunzione di dire che in tre anni si sia potuto concludere.

Direi che è stato avviato e siamo a metà del guado probabilmente. Noi stiamo rimettendo sui binari giusti e normali una sanità sul piano dei risultati economici in passato incontrollata ed incontrollabile.

Oggi il collega Loiero ci chiedeva poc’anzi se tutto viene registrato in termini di crediti. Ebbene è una domanda che si può sempre fare e si potrà fare anche in futuro; naturalmente era una domanda pertinente per il passato perché, cari colleghi, nelle vostre conferenze stampa o nel presentare le vostre interrogazioni al Presidente del Consiglio regionale avreste dovuto raffrontare intanto i dati tra il 2005 e il 2010 e quelli di questa consiliatura anche se siamo coscienti, ripeto, che vi sono Asp o Aziende ospedaliere che devono fare di più. Ma è stato ricordato – ed i numeri sono inoppugnabili – che nel 2009 c’erano 254 milioni di disavanzi annuali ridotti oggi a 70 milioni di euro e non credo sia stata una passeggiata in questi anni.

Noi stiamo procedendo, dicevo, ad un confronto duro a Roma per tentare di stabilizzare o almeno di prorogare i contratti di migliaia di precari calabresi che non sono caduti certo dal cielo e coscienti come siamo che senza di loro è impossibile garantire i livelli minimi di assistenza proprio perché esiste un blocco del turn-over che, certo, non abbiamo provocato noi ed ha cause precise e ben individuate.

Siamo quelli che anche su questioni strumentalmente assai dibattute in questi giorni, come quello sulle cardiochirurgie, stiamo tentando di avviare definitivamente e a pieno regime quella di Reggio Calabria mentre voi avete riscoperto quella di Cosenza che non avete voluto in passato.

E’ questa maggioranza che sta tentando faticosamente di salvaguardare le eccellenze di strutture e di professionalità rimediando ai tanti errori passati. E’ questa maggioranza che sta finalmente realizzando i quattro nuovi ospedali calabresi pur in mezzo a tanti ostacoli frapposti in questi tre anni e a tante interessate resistenze.

Siamo quelli che si stanno battendo contro i tagli lineari indiscriminati e stiamo facendo una battaglia per una diversa ripartizione del Fondo sanitario nazionale, come ricordava poc’anzi il consigliere Parente.

Noi stiamo, infine, realizzando una rete di emergenza-urgenza, una rete dei 118 e delle rete di strutture tra medici di base e specialisti, capace di decongestionare veramente gli ospedali calabresi avvicinando realmente la sanità ai cittadini.

Siamo quelli che abbiamo abbattuto in questi tre anni in modo fortissimo la spesa farmaceutica e ridotto la migrazione del tre per cento ed i ricoveri dai 185 su mille abitanti dal 2009 ai 140 del 2012.

In definitiva noi siamo quelli che stanno tentando di garantire un vero diritto alla salute dei calabresi i quali, ne siamo convinti, alla fine comprenderanno fino in fono ed apprezzeranno sicuramente questo sforzo pieno di ostacoli quasi titanico – ma io credo assai fecondo nei risultati – che è stato svolto in questi anni. Grazie.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere De Masi. Ne ha facoltà.

DE MASI Emilio (IDV)

Grazie, Presidente. Ho percepito ed apprezzato almeno una modesta propensione a conferire un approccio diverso da parte di entrambi gli schieramenti ad una delle questioni cruciali della Calabria e non solo.

Sarebbe davvero da salutare con compiacimento il consolidamento di questo ritrovato costume dialettico perché la sanità non è un qualunque settore organizzato della storia della nostra civiltà; non è un anonimo ufficio pubblico, la sanità – sembra persino una ovvietà richiamarlo – è la dimensione nella quale si organizzano, si perfezionano, si migliorano, si esaltano le strategie attraverso le quali si asseconda il diritto alla salute che è il primo diritto di ogni cittadino ad ogni latitudine e quindi anche in Calabria.

Da medico ospedaliero, mestiere che ho svolto con una qualche assiduità fino a pochi anni fa, dinanzi alle difficoltà – il consigliere Pacenza mi guarda perché in qualche modo abbiamo condiviso alcune cose, talora anche più estreme come sovente si verifica in una unità operativa che ha a che fare con l’emergenza legata alla nascita ed anche ad altro – avvertivo, soffrivo una sorta di ostilità verso la politica che evocavo, nella mia coscienza, come responsabile di deficienze organizzative, di disponibilità di presidi, di attrezzature e di quant’altro.

Svolgendo adesso un ruolo che all’interno dell’organizzazione politica è annoverato mi rendo conto che un po’ esageravo perché la politica non ha fatto alcune cose perché non le ha volute fare e altre per oggettive difficoltà non le ha fatte e questo riguarda gli schieramenti che si sono succeduti con un ritmo quasi preordinato nella Regione Calabria. Anche questo dato dovrebbe indurre a riflessioni più pacate perché la malattia – mi scuso per la cacofonia concettuale, almeno – da cui è afflitta la sanità in Calabria non nasce da qualche anno ma affonda le sue radici nel tempo.

A giustificazione di chi ha avuto la responsabilità di seguire questo settore devo dire che un po’ sospinti – se non obbligati – da logiche centralistiche romane le varie gestioni della sanità si sono quasi dovute affrettare sempre con foga ad assistere quel malato, badando ai suoi sintomi senza riuscire a comprendere la ragione vera della patologia.

Mi avvalgo, soltanto per un attimo di un elemento che scaturisce dalla consuetudine a qualche lettura che appartiene al mio mestiere e che non ho ancora del tutto smesso, anche se progressivamente vado abbandonando.

Ebbene, l’Organizzazione mondiale della sanità – non l’assessore Tizio o il Presidente Caio – ha fissato con la solennità da riconoscere all’autorevolezza di questo organismo internazionale in una misura che oscilla dal 30 al 40 per cento la quantità di prestazioni che in sanità si rivelano inutili.

E’ evidente che questo è un dato che dovrebbe indurre all’acquisizione di una consapevolezza di dover assicurare al mondo sanitario una rivoluzione vera e propria, una riforma che radicalmente sconvolga gli assetti su cui è basata o su cui è obbligata ad essere effettuata la sua gestione.

Ed una riforma di questo tipo avrebbe necessità di orizzonti temporali molto più lunghi rispetto a quelli che vengono assicurati ora al commissario Scopelliti, prima al presidente Loiero e così via.

Il sistema sanitario attuale – e questo non vale solo per la Calabria – non è una suggestione tecnico/professionale ma è un richiamo che ha un suo spessore culturale e anche politico su cui va fondata una sorta di prefigurazione di strategia di lungo respiro, anche se è difficile che a Roma permettano che si venga a realizzare.

Il sistema attuale nelle sue manifestazioni assistenziali è basato sulla pronta disponibilità del sistema stesso ad aggredire le acuzie mentre viene trascurato in maniera storica imperdonabilmente lunga nelle sue fasi temporali che precedono la loro manifestazione, la cronicità di quasi tutte le malattie che se non fronteggiate attraverso opportune, lucide, sane strategie di prevenzione inevitabilmente sfocia in quell’acuzie che poi ha bisogno della ospedalizzazione. Un esempio: il diabete, l’ipertensione, le malattie metaboliche in genere.

Allora il pilastro vero dal punto di vista culturale su cui basare una riforma sanitaria anche, se non soprattutto, in Calabria e in primo luogo di carattere culturale prima ancora di accapigliarci su cifre e numeri che non sempre sono aride e tuttavia possono avere una narrazione interessata a seconda che vengano svolte da un parte o dall’altra.

Per far questo è necessario – ed è stato richiamato da alcuni colleghi – il cosiddetto processo di deospedalizzazione ma in Calabria - e questo lo devo denunciare con vigore - un processo di deospedalizzazione è stato attuato anche con particolare convinzione ma frattanto non si è sviluppata, se non in proporzioni minime e comunque non proporzionate al grado di decadimento dell’assistenza ospedaliera, la medicina territoriale.

Ed è lì lo sconvolgimento culturale di cui parlo, è la sensibilità del sistema, l’attenzione all’esterno dell’ospedale e quindi la tempestività di intervento rispetto a patologie che devono essere frenate in quella evoluzione che altrimenti sfocia, in quelle acuzie che poi nella fase di ospedalizzazione costa molto di più di quanto non costerebbe una riforma basata su questi principi, se così posso definirli.

Tutto questo perché? Perché il cosiddetto celebrato o vituperato – a seconda dei punti di vista - Tavolo Massicci per me è semplicemente un luogo di estrema e qualche volta volgare trattativa economica. A quel tavolo, cioè, non afferiscono discussioni che nascono dalla coscienza del grado di patologie di una realtà ma semplicemente una trattativa che tende ad ottenere qualche grazia in più rispetto alla mancata osservanza dei compiti che sono stati impartiti o qualche lira in più per il dopo.

E’ lì che bisogna sconvolgere completamente questo sistema così come mi piace sottolineare questo elemento che potrebbe, persino, suscitare il nostro stupore.

La regionalizzazione, lo dico al presidente Scopelliti, a pensarci bene ha penalizzato il meridione e la Calabria favorendo il nord che era esattamente ciò di cui non c’era bisogno, naturalmente. Forse non è difficile desumere che questa ragione risieda in una qualche instabilità di governo più propria e consueta nelle regioni meridionali e meno abituale in quelle settentrionale ma poi risiede e bisogna denunciarlo con estrema sincerità perché altrimenti, se noi non manifestiamo una autentica onestà intellettuale nell’approccio ad una discussione del generem chi fa questi richiami lo fa in maniera strumentale forse perché non ha molto da dire o preferisce non dire alcune cose se sta dall’altra parte.

Se così è bisogna dire come messaggio, come sfida alla politica in generale e Dio sa se in questa fase temporale, se in questo momento storico ci siano o no bisogno di sussulti di dignità, di coscienza politica e quindi morale; che il clientelismo è stato il drago che ha dilaniato dalle sue fondamenta alcuni pilastri su cui si poteva basare con maggiore efficienza e sensibilità anche l’attività dell’assistenza sanitaria.

E questo se prima era abbastanza comune è un fenomeno, un costume che non è cessato, presidente Scopelliti, perché i direttori generali vengono nominati per unico requisito fondamentale, riconosciuto ed apprezzato: quello dell’appartenenza partitica ed anche politica ed a loro volta i direttori generali gratificano mediante attribuzione di ruoli e di responsabilità elevate colleghi oppure burocrati amministrativi a seconda della loro riconosciuta appartenenza a quello stesso schieramento partitico.

Non mi pare che si possa rinvenire alcuna traccia in questo atteggiamento di possibilità di cambiamento reale nel futuro né prossimo né lontano se non ci affranchiamo da questo tipo di malevola abitudine che è comune a tutte le altre attività in questa Regione. Lo era prima e lo è adesso: c’è un pizzico di rassegnazione alla mancata fiducia nella politica come strategia che costruisce il futuro, quindi si preferisce fronteggiare qualche piccolo problema sulla base di un istinto pragmatico e il pragmatismo è esattamente l’antidoto della strategicità, del fiato politico che costruisce il futuro.

Una rivoluzione culturale integrale sarebbe necessaria e si vedono soltanto sforzi che in parte producono risultati, per altri versi ma esitano in una elencazione di inadempienze che il Tavolo Massicci, pur nella sua improponibilità di organismo sensibile ai bisogni della Calabria, elenca con dovizia di particolari ed anche con qualche tratto di ferocia che indispettisce.

Poi, vorrei sulla mancata risistemazione della rete ospedaliera della quale noto ed apprezzo anche alcuni annunci che per alcuni versi assecondano, e vorrei ricordarlo non per partito preso…

PRESIDENTE

Consigliere De Masi siamo a 15 minuti.

DE MASI Emilio (IDV)

Parlo solo due minuti di Crotone.

PRESIDENTE

Le volevo ricordare solo quanto tempo fosse passato perché di solito quando si parla non ci si rende conto del tempo che passa.

DE MASI Emilio (IDV)

Vado subito a qualche cenno alla mia realtà, non per capriccio campanilistico, ma perché è esattamente una di quelle che sta scontando qualche sacrificio in più rispetto ad altre. Perché se c’è davvero un rilievo critico da muovere è quello che nell’ambito di questo processo di risistemazione della rete ospedaliera, al netto della mancanza dello sviluppo delle strategie territoriali, c’è il crotonese che viene particolarmente sacrificato ma non solo in questo settore.

Voglio rappresentarvi questa affermazione perché non vi sembri né retorica né interessata. L’ospedale di Crotone per diventare Spoke ha dovuto essere privato di alcuni servizi. E’ un paradosso insopportabile, servizi che naturalmente invece con particolare generosità sono stati attribuiti ad ospedali che non avevano gli stessi numeri, la stessa storia, la stessa decenza professionale, la stessa dignità assistenziale e che sono gli elementi su cui va costruito il futuro nella dimensione in cui si configura il rispetto della salute dei cittadini.

Poi c’è stata di recente – e concludo Presidente – una polemica nella mia città alla quale volutamente non ho preso parte. Dico semplicemente che laddove nasce – in questo caso a Crotone sta per nascere – un centro di eccellenza, peraltro in un ambito di particolare delicatezza di quelli che evoca davvero l’attenzione massima da parte di tutti, io sono fiero, felice ed orgoglioso ma sono indignato quando sta per nascere una nuova creatura che eccita il nostro animo di cittadini che potenzialmente hanno bisogno di quella struttura ma altri centri di eccellenza frattanto, come se fosse una sorta di operazione inevitabilmente aritmetica, vengono depressi o vengono depotenziati.

Allora c’è tutta la disponibilità davvero a condividere propositi, progetti anche nella consapevolezza – qui vale il richiamo della coesione di entrambe le parti – che la Calabria va difesa ancora una volta persino per quanto riguarda la sanità da un potere che è lontano da noi e che ha interesse a farci dividere e sbaglieremmo a continuare a farlo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Guagliardi. Ne ha facoltà.

GUAGLIARDI Damiano (Federazione della sinistra)

Grazie, Presidente. Intanto la buona notizia di Praia a Mare, di Trebisacce rincuorerà anche gli operatori turistici in quanto sono zone di frontiera dal punto di vista del territorio e sono anche aree di intensa presenza turistica che magari sarebbe venuta meno quando nei pacchetti dei villaggi turistici gli operatori stranieri avessero chiesto se erano presenti centri di assistenza sanitaria; se avessimo dovuto continuare a dire di no probabilmente avremmo perso un gran numero di turisti che avrebbero inciso ulteriormente nella nostra disgraziata economia.

Questa è quindi una bella notizia, possiamo vendere anche l’assistenza in due zone di frontiera al turismo. Mi pongo un problema, sto seguendo il dibattito e sto vedendo che mentre una parte cerca di ragionare sui problemi della sanità l’altra cerca la tradizionale rincorsa delle responsabilità. E’ un problema, un aspetto della discussione che non fa bene perché come è stato detto prima la sanità, i suoi mali, i suoi errori non sono riconducibili agli ultimi due-tre anni o a quegli ultimi 2-3 anni che hanno preceduto questi ultimi due-tre anni.

Mentre ascoltavo il Presidente mi sono chiesto “vivo in una zona che ha una pianura bellissima ed una montagna difficilissima. In questa montagna ci sono paesini con 100 o con mille abitanti. Ci sono comunità di vita e in molti di questi paesi dove vivono 700-1000 persone non c’è la guardia medica e neanche il medico di base che vive in quel posto e fa il suo lavoro nelle ore diurne poi prende la macchina e si trasferisce legalmente, illecitamente o non illecitamente, nella sua casa del paese in cui vive”. Allora mi chiedevo - una sera di queste quando non c’è nessuna presenza sanitaria, nessun medico e nessuno che capisca di medicina – se un anziano o un giovane o una partoriente, un cittadino qualsiasi ha bisogno di assistenza sanitaria, cosa fa? Muore.

Il punto è questo: noi parliamo di numeri e di cifre ma ci sfugge l’amara realtà che quando un corpo umano ha bisogno del medico ed il medico non c’è rischia di morire. E allora possono venire i colleghi medici di questo Consiglio regionale a darci lezioni di tutti i tipi e noi siamo felici di apprendere. Però c’è questo problema: se uno si sente male deve rischiare di morire perché non c’è quel presidio che garantisce l’articolo della Costituzione di cui parlava il consigliere Loiero, oppure va tutto bene? Credo che oggi avremmo dovuto discutere di questo ed invece credo – e non lo dico con acredine né con spocchia – che abbiamo perso una occasione sin dalla relazione.

Abbiamo perso una occasione perché ancora oggi abbiamo parlato solo di ospedalizzazione, di organizzazione ospedaliera e non abbiamo parlato di tanti aspetti della salute e dei compiti che ci spettano per garantire la vita ai cittadini.

Ci siamo dimenticati il territorio, ci siamo dimenticati dell’organizzazione della medicina di base, delle professionalità di questi medici che sono il primo impatto che però poi alla prima occasione, al primo mal di testa di un anziano o al primo dolor di pancia di un bambino lo mandano all’ospedale e si scaricano le loro responsabilità, dichiarano fallimento professionale perché sanno che tanto la legge consente loro di mandarli in un qualsiasi pronto soccorso e questi si salvano la coscienza mentre si intasa la sanità.

Non abbiamo parlato dell’ economica pubblica-privata, del sistema della sanità pubblica e privata. Non abbiamo parlato della prevenzione, della profilassi, di quell’aspetto della sanità che sfugge all’ordine del giorno perché dobbiamo parlare di sanità soltanto e, come dicevano giustamente i colleghi Loiero e Guccione, sono scomparsi i Lea, i livelli essenziali di assistenza che dovremmo garantire.

Serve discutere degli errori del passato o degli errori del futuro? Sì, serve ma gli errori del passato e quelli del futuro servono se noi vogliamo guarire il livello di società malata. Se questo non lo sappiamo fare è inutile che ci buttiamo in faccia responsabilità che abbiamo tutti.

Sono consigliere regionale da dieci anni e poi dopo la pausa sono ritornato da qualche mese in questo Consiglio regionale e sulla sanità ho ricordi e valutazioni, sin dai tempi in cui assessore regionale era un certo Filocamo, Giunta Chiaravalloti, e poi nel tempo noi abbiamo sempre discusso di sanità e quasi ogni anno nella terza Commissione c’erano alcuni agguerriti consiglieri regionali che ripetutamente chiedevano la convocazione dei direttori generali.

Quello che ha detto il presidente Scopelliti, il famoso debito del 2008 di 1 miliardo 400 milioni…

(Interruzione)

Del 2007, poi è cresciuto, sta approfittando di quel Piano per vantarti delle cose che stai facendo ma, comunque, lasciamo perdere le cose.

Volevo soltanto dire che questo debito del 2007 – come mi corregge il Presidente – molte volte prima che un certo assessorato di centro-sinistra facesse la legge sugli accrediti, è un momento fondamentale del passaggio della visione della sanità, quando venivano qui i direttori generali ci dicevano che tutto andava bene. Eravamo nella fase iniziale e preventiva del bilancio quando si faceva la pianificazione e in quel momento una “ics” azienda sanitaria costava 80 milioni mentre a fine anno quella stessa azienda portava un bilancio di 150 milioni. Così il debito è cresciuto, si tentava di depennare però i direttori generali – anime sante impossibili da mandare in Purgatorio perché sono intoccabili che non pagano mai di persona e che sono coloro che hanno ridotto la sanità a come è in questo momento – ci portavano sempre bilanci che partivano in un certo modo ed arrivano in un altro modo.

C’è stato poi un momento in cui abbiamo dovuto capire: perché cresce questo debito? Poco fa il presidente Loiero ha fatto un interrogativo piccolissimo della complessità ed ha detto ma siamo sicuri che nelle aziende sanitarie le fatture non vengano nascoste? Se ha detto questo, probabilmente, nella fase in cui lui era responsabile diretto della sanità aveva qualcosa da dire. Allora io mi chiedo: le anime sante dei direttori generali che sono anime sante perché mi rifiuto di pensare che si arrivi ad essere malfattori o incapaci e così via, siamo tutti delle brave persone ma dentro il sistema della gestione delle risorse della sanità vogliamo prima o poi capire perché si costruiscono debiti, si costruiscono privilegi, si costruiscono carriere e affari, si costruiscono interessi. Vogliamo capire se ci sono, per esempio, quelli che io ho chiamato funzionari o dirigenti sottomessi che non fanno camminare adeguatamente la macchina? Vogliamo capire se ci si mascalzoni nella struttura della sanità che fanno aumentare il nostro debito? Quando mai metteremo mano in questo sistema? Quando mai.

Questo è il punto. Il debito forse – sicuramente – crescerà ancora perché probabilmente quei signori, questi intoccabili del sistema della nostra organizzazione sanitaria sono quelli che ci fanno crescere il debito.

E’ lì che noi dobbiamo cercare di capire.

Sul sistema sanità e sul sistema di medicina di base - faceva un accenno poco fa molto elegantemente il collega De Masi che ha parlato con grande eleganza - i gruppi elettorali che hanno determinato la carriera di molti di noi e che sono gruppi elettorali che provengono da dentro il sistema sanità li vogliamo mettere nelle condizioni di scoprirli o no, collega De Masi? Perché questo è il punto, altrimenti facciamo chiacchiera.

Vedete, quando parliamo di Lea voglio citare un caso. Dico subito che è un caso che mi riguarda personalmente perché ci lavora mia moglie, ammalata invece di andare in pensione ci lavora lo stesso. E’ un centro di fisioterapia che è stato collocato dopo una serie di traversie in una ex Pretura. Finestroni enormi e struttura non adeguata ad una assistenza sanitaria, la gente lì dentro in questo centro di fisioterapia in cui vanno anziani quasi terminali, dove vanno bambini che nascono per traumi da parto, si lavora da giugno a ottobre a 45 gradi perché qualche sottoposto dirigente decide di non mandare due alimentatori di aria fresca e lì la gente ci muore perché ha dei collassi.

Questa è buona o cattiva sanità? Perché sono queste piccole cose che ci fanno determinare qual è la buona e quale è la cattiva sanità. E noi non stiamo attenti su queste cose; noi non condanniamo quel ragioniere che si impunta a perseguitare quello o quell’altro luogo. Non li controlliamo e determiniamo l’idea della cattiva sanità.

Devo dire che con tutta la buona volontà ci auguriamo che venga risolta la sanità della Calabria ma perché la riforma organizzativa vostra ultima, quella che ha classificato gli Hub, gli Spoke e gli ospedali territoriali, è fallita? Io sono della zona della Sibaritide e mi interesso anche dei problemi del territorio da Spezzano Albanese in su. In quel territorio c’era una volta l’ospedale di Lungro, dico c’era perché adesso è chiuso; quell’ospedale di Lungro che era stato classificato come ospedale Arbereshe di etnia albanofona non era campato in aria perché gli anziani che andavano lì e che non sapevano esprimersi…

PRESIDENTE

Consigliere Guagliardi…

GUAGLIARDI Damiano (Federazione della sinistra)

Ho mezz’ora, Presidente.

PRESIDENTE

Stavo solo ricordandole che è quasi a 20 minuti.

GUAGLIARDI Damiano (Federazione della sinistra)

Sto per finire.

In quell’ospedale c’erano infermieri, operatori sanitari e medici che parlavano in lingua albanese; i vecchietti che andavano lì – perché era diventato un luogo di accoglienza di vecchietti – potevano esprimersi senza difficoltà nella loro lingua e nel farsi capire nel loro bisogno o nel loro malore. Quello è sparito. L’area che copriva quell’ospedale va a Castrovillari e lo stesso è avvenuto a San Marco.

Anche San Marco di fatto è chiuso. Dopodomani ci sarà una manifestazione imponente, imponente per la presenza dei politici poi vediamo se viene la gente.

Ma chiudendo San Marco, chiudendo Lungro ed essendo costretti a chiudere Mormanno e Trebisacce lo Spoke di Castrovillari è diventato un centro di ricoveri come Lampedusa perché vanno tutti lì e nel pronto soccorso di Castrovillari non c’è posto per accogliere la gente perché i medici di base o le guardie mediche mandano lì dentro, il territorio è immenso e la gente si incazza, maledice i politici ladri, cerca rapporti clientelari e fa tutte quelle cose che non si dovrebbero fare.

Allora è riuscita questa operazione? E se poi elenco – e lo voglio fare, Presidente – le deficienze che mi hanno segnalato alcuni medici e che ho comunicato al direttore generale…è possibile che uno Spoke non abbia le sedie a rotelle, non abbia le lettighe o le siringhe, non abbia il materiale minimo per un intervento? Mi dicono: grave carenza di personale medico ne sono previsti 4 e mezzo su 10.

Carenza di personale, poi defibrillatori che mancano, monitor… cioè manca tutto, manca l’essenziale perché nell’ospedale Spoke di grande ed elevata qualità medica si vive ancora con i mezzi, gli strumenti ed il materiale di quando Castrovillari era in una casetta di un piano e mezzo a fornire sanità. Da lì hanno trasferito quegli strumenti nel grande ospedale Spoke. E mentre all’ospedale di Castrovillari si ricoveravano prima 15 persone adesso se ne presentano 80-90 al giorno.

E’ buona sanità questa? E’ buona sanità sapere dai medici che Cosenza ha dieci posti di nefrologia in tutta la Regione, in tutta la provincia? e quanti sono i dializzati, quante sono le persone che sono costrette ad emigrare dalla Calabria per farsi curare? E’ buona o cattiva sanità questa? E’ questa la riforma che avremmo voluto sentire, queste sono le cose che avremmo voluto sentire non date o cifre o progetti.

I famosi ospedali di Sibari e Rossano è da una vita che li sentiamo, ma io sarei felice di vederli almeno fra tre anni.

Collega Caputo, faremo una grande festa se fra 3 anni dovremo vedere la conclusione della struttura non il funzionamento di quell’ospedale perché non abbiamo la forza e la voglia di indagare ed affrontare seriamente i problemi della sanità. Questo è il punto.

Loiero ha fatto questo, Chiaravalloti ha fatto quell’altro, Scopelliti fa quest’altro ancora e ci ritiriamo la palla al balzo da una parte all’altra ai danni dei nostri poveri ammalati. Se questo doveva essere un grande Consiglio regionale in cui coinvolgere sindacati, associazioni ecc., vuol dire che già oggi abbiamo fallito perché stiamo ancora parlando degli errori che hanno fatto i vari Presidenti, i vari assessorati precedenti e noi qui ce la cantiamo e ce la diciamo e poi non incidiamo in nulla. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Per gli interventi a seguire, vorrei ricordare che in Conferenza dei capigruppo c’è stata una unanime volontà da parte di tutti di parlare mezz’ora a gruppo. Siccome ognuno poi rivendica la propria mezz’ora, come nel caso del consigliere Guagliardi, io cosa dovrei fare? Al Partito democratico dovrei dire che la mezz’ora è stata esaurita e non posso dare la parola.

(Interruzione)

Glielo dico perché a me piace essere preciso.

Se gli interventi che seguiranno si fermeranno all’essenziale senza parlare di tutto di più cercando di rimanere puntuali daremo la possibilità anche al Presidente Scopelliti di avere dieci minuti a disposizione per poter replicare, magari, alle eccezioni più importanti altrimenti non potrà farlo e quindi il dibattito si esaurisce.

Prego, collega Ciconte, mi auguro che lei, che è un esperto di sanità, raccolga il mio invito.

CICONTE Vincenzo Antonio (PD)

Sarò brevissimo, Presidente. La ringrazio per avermi dato la parola e capisco anche questi importanti momenti di confronto e di dibattito.

Parto dall’ultimo concetto espresso dal presidente Scopelliti che è quello della collaborazione con la minoranza anche, ma devo constatare che effettivamente sul Programma operativo 2013-2015 non è stato fatto nulla per poter collaborare e mi auguro quindi che, al di là di questo Programma operativo 2013/2015 che probabilmente è fatto di tanti vincoli che provengono dal Tavolo Massicci, si farà una operazione successiva per poter creare un momento di dibattito e confronto tra maggioranza e minoranza sulla sanità.

Cosa mi preoccupa oggi nella sanità? Mi preoccupa un aspetto importante che è quello della programmazione. Noi dobbiamo capire che tipo di programmazione vogliamo dare alla sanità nella nostra regione, nell’area centrale della Calabria, nel cosentino, nel reggino. Dobbiamo capire quindi complessivamente Crotone e Vibo Valentia e quello che vogliamo fare dal punto di vista della programmazione.

Gli errori del passato sono stati quelli di fare una programmazione e poi la nuova Giunta, il nuovo governo regionale cancellare tutto quello che si è fatto prima. Questo non lo dovremmo far più altrimenti commetteremmo una serie di errori.

Vado subito ad una proposta operativa, secondo me: perché non facciamo un programma sanitario tutti insieme e quel programma verrà rispettato anche nella prossima legislatura se vogliamo fare in maniera tale che la nostra Regione possa uscire dai momenti di grande difficoltà in cui vive la sanità? Mi spiego meglio: quello che è il commissariamento, caro Presidente, è stato un atto difficilissimo per questa Regione.

Ero tra i primi a dire che non bisognava commissariare la sanità perché vediamo dove si trova oggi la sanità in Calabria e mi riferisco al turn-over zero, mi riferisco ai pronto soccorso che sono pieni di pazienti che accedono in maniera inopportuna ed inappropriata; nei pronto soccorso degli ospedali, dai più grandi ai più piccoli, ci sono barelle in tutti i posti e non si riesce, veramente, a dare una assistenza adeguata ai nostri cittadini.

Ora cosa succede? Noi parliamo di giovani, di formazione e di tutte queste cose ma i nostri giovani che si sono formati in Calabria, nelle nostre Università sono andati via e non torneranno più in Calabria proprio perché non riescono a trovare occupazione nella nostra regione. Ed ecco dove è la difficoltà.

Questo commissariamento deve finire al più presto, lo dobbiamo chiedere tutti come centro-sinistra e come centro-destra altrimenti non riusciremo a creare una nuova classe dirigente medica che sia finalmente capace di formarsi nella propria regione e di dare innovazione. Perdiamo, invece, quelle energie migliori che vanno via e che rimangono nel centro d’Italia se non in Europa o in America.

L’altro problema che volevo sottolineare riguarda l’area centrale della Calabria, caro Presidente. Mi dispiace che l’altra volta non sia riuscito a sentire il mio intervento al Comune di Catanzaro ma noi abbiamo una grande opportunità che è quella di creare una Università della regione Calabria. La facoltà di medicina non può essere solo facoltà di medicina di Catanzaro e quindi noi rivendichiamo che quella facoltà sia di tutta la regione e che i posti letto non siano presi solo sul “Pugliese” ma vadano inseriti in un circuito regionale fondamentale per la sanità.

Volevo poi sottolineare qualche altro aspetto e vado veramente alla conclusione perché ho sentito i colleghi Loiero e Parente dire alcune cose di cardiologia. Non volevo entrare in questo settore perché sapete bene che sono cardiologo e credo di conoscere un pochino questa materia.

Ma quando questa Regione Calabria col suo sub-commissario D’Elia dice cose giuste diciamo che sono sbagliate pure quelle? Noi dobbiamo stabilire delle regole. Se ci sono delle regole nazionali ed internazionali che dicono che una struttura senza pronto soccorso non può accedere all’emergenza-urgenza diciamo cose giuste o sbagliate? Guardate che è stata mandata via dall’emergenza - secondo il Tavolo Massicci e il Ministero della sanità – una struttura come “Sant’Anna” che è stata la prima struttura ad erogare prestazioni in emergenza/urgenza a Catanzaro nell’infarto acuto ed in tutte le strutture cardiochirurgiche della nostra regione e che ha assistito migliaia di pazienti calabresi.

Dobbiamo stabilire, quindi, se in questa Regione ci siano delle regole e delle cose precise o al contrario andare a fare demagogia e populismo. Basta che si facciano degli articoli sui giornali e poi tutti dobbiamo cavalcare la protesta. Ecco perché io dico che dobbiamo fare una programmazione insieme, caro Presidente, maggioranza e opposizione e portarla avanti per 5 anni altrimenti non usciamo dalla situazione in cui ci troviamo. Al di là degli sforzi, se vogliamo ridurre le spese che sono pure corrette e giuste, dobbiamo andare in una direzione diversa, investire nella innovazione, in questi nuovi ospedali che dobbiamo capire come debbano essere integrati col territorio e con l’Università altrimenti faremmo un passo indietro; costruiamo cattedrali nel deserto che non serviranno a nulla se non facciamo un atto di programmazione forte, tutti insieme, per costruire una sanità migliore.

Allora concludo questo mio intervento - e mi auguro di essere rimasto nei tempi, caro Presidente del Consiglio - con questo appello alla maggioranza e al Presidente: incontriamoci per costruire un modello innovativo in sanità perché credo che ci siano tutte le premesse per non essere gli ultimi della classe in Italia, perché ci sono le premesse – ripeto – per costruire un modello innovativo col contributo di tutti.

Credo di aver capito che c’è questa volontà da parte della minoranza e della maggioranza e penso che ci dobbiamo incontrare per costruire un modello finalmente unitario per far sì che la sanità veramente non abbia colori politici. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.

GALLO Gianluca (UDC)

Presidente, prendo la parola anche io a nome del gruppo dell’Udc in questo importante dibattito che si svolge quest’oggi sulla questione sanità; questione discussa più volte in quest’Aula e in questa legislatura sulla quale oggi, per la verità, il presidente Scopelliti ci ha fornito una serie di dati ed ha anche programmato i prossimi anni nel settore della sanità.

Dopo mesi e mesi, anni di nuvole nere che si sono addensate sulla sanità calabrese, penso che i dati odierni possano essere salutati con favore da quest’Aula.

Negli anni addietro, negli ultimi decenni credo che quanto accaduto in sanità, le cui responsabilità vanno ascritte in egual misura al centro-destra e al centro-sinistra, siano da ricordare come una pagina negativa.

Anche il commissariamento. Il commissariamento che veniva definito poc’anzi dal collega Ciconte come un errore, non credo che potesse essere evitato.

Ed i problemi, collega Ciconte, diciamocelo con grande chiarezza non vengono mai da soli perché non vengono mai senza una ragione. Penso che la classe dirigente in questa Regione, classe dirigente non solo politica ma anche ad altri livelli, anche a livello di professionalità sanitarie, abbia le sue responsabilità per quanto accaduto negli ultimi 20 anni.

Era un altro sistema e non possiamo nemmeno condannare quella classe dirigente. Si programmavano gli ospedali fotocopia e poi la sanità è sempre stata considerata come un elemento per costruire forse fortune di carattere anche politico non solo da chi faceva politica ma anche da chi operava all’interno del sistema sanitario. Ciò è accaduto.

Gli ultimi anni - e lo dico ai colleghi della opposizione che oggi sono stati efficaci nello svolgere il ruolo di consiglieri di opposizione, nello svolgere il loro ruolo - credo che non vadano sicuramente salutati come positivi.

Più volte in quest’Aula io ho fatto riferimento ad un dato: ad esempio nella mia provincia, negli ultimi anni, la sanità è stata utilizzata per fare liste elettorali e ciò non accade ormai nemmeno, credo, in Africa centrale. Alcune scelte politiche operate probabilmente non sono state scelte indovinate, come ad esempio la realizzazione delle Aziende sanitarie provinciali che hanno un senso in alcuni territori ma ne hanno meno in territori come quello della provincia di Cosenza che è sconfinato. Non credo che questo abbia portato ad una migliore organizzazione o a dei risparmi tant’è che oggi siamo in queste condizioni: tre anni di commissariamento, il presidente Scopelliti è stato commissario.

Il mio partito l’Udc, pur in maggioranza, in alcune circostanze non è stato in linea col presidente Scopelliti e lo abbiamo detto in quest’Aula e in altri luoghi e circostanze; in ogni caso comunque essendo legati ad un vincolo di maggioranza.

Credo che oggi queste scelte per alcuni versi – le altre sono state scelte obbligate – siano da sottolineare in senso positivo come scelte che il presidente Scopelliti ha operato nel senso di un riequilibrio rispetto ad un dato che credo sia inoppugnabile.

Nel 2010 noi c’eravamo, io ero componente della Commissione sanità, allorquando Age.Na.S. ha disegnato quel piano di fatto commissariando anche il commissario Scopelliti.

Quelle scelte da noi contestate, soprattutto per quanto attiene la provincia di Cosenza per la quale oggi viene fuori il dato del deficit tra numero di abitanti e posti letto nella sua interezza, in particolare per alcune aree della provincia di Cosenza, l’area Pollino e l’area Ionio ancora più in particolare, dai dati che oggi abbiamo, ci fanno desumere finalmente una controtendenza almeno per quanto riguarda l’ospedalizzazione.

Vale a dire una programmazione che riguarda finalmente gli ospedali di frontiera. Siamo stati accusati di essere campanilisti nel momento in cui abbiamo fatto riferimento agli ospedali di frontiera ed io vengo dall’area di Trebisacce che è nel distretto nel quale risiedo.

Oggi ce ne rendiamo conto, se ne rende conto anche Age.Na.S. finalmente. Ricordo quel norvegese, quel torinese e quella veronese che in quel momento non vollero sentire ragioni rispetto alle esigenze di un’area che sarebbe stata assolutamente scoperta dal punto di vista della risposta sanitaria.

Certo quelli non erano più ospedali, almeno per come erano stati ridotti, perché nel momento in cui i Nas arrivano in un nosocomio e chiudono le sale operatorie di fatto quello non è più ospedale e lì c’era stato un disegno di carattere diverso che non è il caso di approfondire in questa sede. Però ritengo che quei dati che in quella fase gridavano vendetta, oggi vengano stravolti con una nuova presa di posizione che, peraltro, ha il favore politico del mio gruppo anche, ha avuto il sostegno in questi mesi del mio gruppo che ha rivendicato questo risultato, vale a dire un risultato che riguarda una inversione di tendenza rispetto agli ospedali di frontiera.

Bravo, Presidente, perché credo che questo risultato sia ascrivibile alla sua pervicacia ed anche ad una coesione politica che in questi anni le ha consentito di lavorare in maniera tranquilla rispondendo oggi alle esigenze del territorio.

Ritengo anche che i numeri non possano essere secondari in questa fase perché, purtroppo, la sanità calabrese per nostra responsabilità è governata dall’economia.

Il Tavolo è presieduto da quel funzionario che si chiama Massicci e che non è un funzionario del Ministero della salute ma è un funzionario del Ministero dell’economia. E’ questo è il dato che deve far riflettere noi altri che siamo mandati dai calabresi in quest’Aula.

Anche dal punto di vista dei numeri rispetto ai 210-250 milioni di euro di deficit della sanità del 2009, frutto probabilmente di quelle scelte, oggi siamo ad un deficit ridotto a soli 70 milioni e penso che i dati per il 2013 possano essere ancora migliori.

Certo va organizzata la sanità territoriale, vanno organizzate le Adi e quindi deve proseguire il processo di deospedalizzazione. Vanno sicuramente migliorate le organizzazioni dei pronto soccorso dappertutto e non solo in provincia di Cosenza. I pronto soccorso degli ospedali Spoke sono intasati; nei pronto soccorso degli ospedali Spoke e Hub della nostra provincia si rimane per giornate intere. Credo che l’attenzione vada verso questi aspetti, così come credo debba andare verso altri aspetti non difficili da risolvere con l’attenzione necessaria. Vale a dire sull’aspetto relativo alle liste di attesa che è un argomento che vede la politica soccombente rispetto ad interessi particolari di categorie che spesso hanno prevalso.

Le liste di attesa non sono generate dalla politica ma da elementi interni agli ospedali e alla sanità calabrese che in questi anni l’hanno fatta da padrone.

Credo che una maggiore vigilanza ed una maggiore attenzione sotto questo aspetto possa guidare meglio e possa darci maggiori risultati nei prossimi anni.

Un’ultima annotazione sulle dirigenze delle aziende sanitarie. Spesso si sono fatti gli interessi dei territori e della sanità, alcune volte non ci si è riusciti, magari non volendo, ma altre volte, per cause oggettive non ci si è riusciti.

Non vorrei che questi mancati risultati siano frutto di interessi di bottega o di interessi particolari che sono il perpetuarsi di errori che hanno minato da anni i risultati raggiunti nella sanità calabrese. Credo che sotto questo aspetto il presidente Scopelliti, insieme alla maggioranza, insieme al Consiglio regionale, debba prendere atto di questo ed eventualmente effettuare le correzioni necessarie per evitare che la sanità possa diventare ancora una volta una sanità che tutela interessi particolari.

L’ultimo aspetto è sul richiamo alla collaborazione che ha fatto il Presidente e che più volte è venuto fuori da quest’Aula anche dai colleghi dell’opposizione.

Penso che questo dibattito, che è stato franco e civile e che oggi dà qualche risultato in più alla nostra sanità, una prima inversione di tendenza sia pure nella difficile situazione nella quale ci troviamo, possa generare un cambio di marcia ed eventualmente anche la programmazione alla quale faceva riferimento il collega Ciconte, perché no? Vale a dire un’apertura dell’ opposizione che noi facciamo nostra e che credo il Presidente saprà utilizzare al meglio per far sì che le prossime pagine della sanità calabrese siano non nere come quelle che sono state scritte finora ma forse meno grigie di quelle che oggi scriviamo e che considero, comunque, una prima pagina positiva ed in controtendenza rispetto ad anni bui e neri che abbiamo vissuto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

NACCARI CARLIZZI Demetrio (PD)

Devo dire che gli ultimi due interventi hanno, per me, inserito degli elementi di interesse a un dibattito che, altrimenti, è più nelle parole di ognuno di noi che in un percorso di natura amministrativa, perché mi dicevano i colleghi che questa è seconda volta che il Consiglio, in tre anni e qualche mese, discute di sanità e oggi discute di sanità con una relazione del Presidente, ma senza che questa relazione sia stata distribuita, senza che ci sia un documento amministrativo, senza che ci sia un atto.

Siccome, in questo caso, noi parliamo di atti di amministrazione e di governo delle scelte sui servizi sanitari, ancorché affidati a una gestione commissariale e alla collaborazione con diversi livelli di governo, è chiaro che noi non possiamo qui esprimere delle opinioni personali o dei convincimenti sganciati da quello che è un documento su cui fondare l’azione amministrativa.

Di che cosa parliamo? Noi dobbiamo parlare e le nostre valutazioni non sono preconcette, contrariamente alla relazione del collega Candeloro Imbalzano che ha letto un nobile intervento nel quale si dava atto della indisponibilità dell’opposizione a collaborare. Lui aveva delle doti profetiche, quindi ieri ha scritto l’intervento sull’indisponibilità prima di venire a sentire quello che avrebbe detto l’opposizione, che è una cosa che dà l’idea che qui – come ha detto il consigliere Gallo – alla fine dobbiamo spogliarci di una opposizione contrapposta e preconcetta. Noi, laddove c’è da assumere una posizione contrapposta, l’assumiamo, ma vorremmo assumerla in positivo, condividendo alcune cose, in negativo contrapponendoci sulla base di atti e di documenti amministrativi che ci danno l’idea e ci dicono, in sostanza, come stanno le cose.

Abbiamo saputo che c’è un Piano operativo per la riprogrammazione del Piano sanitario che sarebbe stato trasmesso al Tavolo Massicci.

Cosa sappiamo? Innanzitutto, che è da sette mesi che questo Piano operativo era in ritardo, questo è un primo dato e non è irrilevante. Nessuno di noi, insomma, sta lì col fucile puntato a dire “ah, ma c’è un mese, due mesi, sette mesi di ritardo”, però non c’è dubbio che un Piano di rientro così vituperato e rispetto al quale il primo anno è stato il Piano di rientro di Loiero, da cui tutti prendevano le distanze, anche coloro che lo avevano firmato, il terzo anno questo Piano di rientro diventa un Piano che fa dei passi indietro incredibili, nel senso che questo Piano di rientro, per come ci è stato descritto dal tablet del Presidente, ritorna indietro su alcune decisioni e alcune scelte.

Non voglio essere preconcetto – magari lo sarò, ma mi sforzo di non esserlo – ma si è detto che il risultato del Piano è: a) la riduzione dei posti letto, dopodiché nell’intervento ci è stato detto che i posti letto cresceranno di 392, di conseguenza sorge spontanea la domanda “ma se l’obiettivo da parte del suo principale gestore è stata la riduzione dei posti letto, ma poi questi posti letto vengono, in qualche maniera, aumentati…”…

Sono stati tagliati mille posti letto, però 392 vengono reinseriti. In questo senso ben venga una reintroduzione, se quei posti letto non erano sufficienti, ma probabilmente non bisognava aspettare sette mesi per rendersi conto che quel percorso triennale aveva portato dei risultati solo parzialmente insufficienti. Vedete, non sono preconcetto, dico solo parzialmente insufficienti.

Il secondo punto dei risultati: l’emigrazione sanitaria che è scesa in maniera decisa. Di quanto è scesa? Del 3 per cento. Scusate, i dati, 3 per cento sono numeri, in un momento in cui sappiamo non dalle statistiche, ma da tutte le indagini scientifiche e da tutte le valutazioni che la gente, per la crisi, ha smesso di curarsi. Ci sta una fascia di popolazione rispetto alla quale i costi delle cure sono ridotti, perché c’è un costo complessivo anche nel nostro sistema per una fascia di popolazione che ha deciso e che decide anche di risparmiare sui farmaci, sulle cure. Quindi il 3 per cento che risultato è! Veramente ci vogliamo prendere in giro che abbiamo ridotto la mobilità passiva, che è di 246 milioni di euro, del 3 per cento!

Dopodiché si è detto dei parti cesarei dal 40 al 35,7, fermo restando che questo è un punto su cui ha insistito molto KPMG – me lo ricordo dalla scorsa legislatura –, peraltro, sono convinto che bisogna riportarli nella media nazionale, ma sappiamo bene che questo tocca molto le esigenze e i diritti delle donne, che oggi accedono al parto cesareo perché scelgono di effettuare un parto che non provoca loro una serie di vicende. E’ una scelta individuale su cui, da una parte, fare una valutazione che non sia, come fa KPMG che fa una valutazione statistica di dati, insufficiente rispetto alle esigenze di cura; dall’altra la farmaceutica. Ma di quanto si è ridotto il costo della farmaceutica? Chiaramente, anche qui non possiamo fare una discussione su come giochi bene Maradona o se fosse meglio Pelè. Se ragioniamo di un fatto e di servizi amministrativi, dobbiamo capire di quanto è stata ridotta la farmaceutica.

Allora guardiamo i numeri: gradirei averli. Intanto, che qualcuno si decida di mandarceli e di rispettare minimamente questo consesso, perché un minimo di rispetto verso questo consesso comporterebbe che una relazione e un Piano operativo che è già mandato all’Age.Na.S. ve lo facessero leggere, almeno a voi che siete compagni della maggioranza, amici o colleghi della maggioranza. Invece qui non viene neanche portato. Questo è livello di attenzione e di rispetto delle competenze del Consiglio, che in presenza anche di Piano operativo per la riprogrammazione del Piano di rientro non vengono meno, perché la competenza alla programmazione del sistema ospedaliero rimane competenza in capo al Consiglio regionale, secondo la normativa e la giurisprudenza del nostro ordinamento italiano.

Allora vi do io i dati: si è ridotto di 175 milioni di euro il disavanzo. Questi 175 milioni sono: 150 milioni il pensionamento di 2.837 unità di personale, che costano 150 milioni e che al 31 dicembre dell’anno scorso hanno ridotto, non pagandosi più quegli stipendi, di 150 milioni il disavanzo; per circa 20 milioni di euro la spesa farmaceutica, che è il risultato di quelle politiche sulla restrizione della spesa farmaceutica introdotte al finire della legislatura precedente, che fanno riferimento alla distribuzione diretta dei farmaci da parte degli ospedali, all’utilizzo dei farmaci generici e così via.

Ecco quello che si è ridotto del disavanzo, a fronte di un taglio di 19 ospedali e mille posti letto, che dopo tre anni vengono restituiti per 392 posti letto e per tre-quattro ospedali. Noi siamo contentissimi che finalmente persino Age.Na.S. e Kpmg, dall’alto della loro visione centralistica, si siano resi conto che chiudendo gli ospedali di frontiera, gli ospedali contigui con la regione Basilicata, alla fine non abbiamo fatto altro che favorire la mobilità verso la Basilicata o che l’eliminazione di fatto dell’ospedale di Melito rendeva un vuoto pneumatico di assistenza sanitaria, perché da Locri fino a Polistena, integralmente, la provincia di Reggio Calabria veniva a mancare dell’assistenza di primo livello.

Siamo contenti che, finalmente, si sia dovuto aspettare tre anni e sette mesi per rendersi conto che grandi parti del nostro territorio erano senza assistenza sanitaria! Forse, se ci si fosse resi conto che anche Scilla non era un errore – ma probabilmente sul territorio potremmo fare altri esempi – sarebbe meglio, ma non mi voglio di certo augurare che, alla fine di questo percorso triennale, ci sia un ulteriore prolungamento del commissariamento, né un’ulteriore salita del numero dei posti letto, perché di certo noi non difendiamo il posto letto in quanto tale.

Su questo, purtroppo, in quest’Aula oggi abbiamo parlato tutti solamente di un asse di cura spostato sull’ospedalizzazione. Sappiamo bene che un sistema sanitario orientato al miglioramento delle prestazioni e dei servizi non si può orientare solamente su un sistema ospedale-centrico; su questo, sull’attività di base, sull’attività di primo livello che cosa è stato fatto?

Sinceramente, sono domande che non mi pongo io, sono le domande che si pongono i medici che oggi, con l’assenza della copertura del turn-over, sono in trincea, spesso non possono prendere in alcune realtà neanche le ferie rispetto alle esigenze di cura che ci sono. Sono le esigenze di coloro che lavorano nei pronto soccorso, che vedono un’affluenza poiché manca completamente l’assistenza di base, l’assistenza delle Asp e vedono che tutti i cittadini calabresi si rivolgono al pronto soccorso proprio per tutta quella gamma di servizi che, invece, dovrebbe realizzare il territorio.

Del debito non dico nulla, anche se sento che c’è un minimo di furbizia nella citazione dei dati, perché si dice “il debito al 2007”. Il debito era 2000-2007, non ce lo dimentichiamo, ognuno si porti un pezzo di questo debito, anche coloro che erano nelle Giunte dal 2000 al 2005, perché il debito è 2000-2007, perché fino al 2000 lo Stato ha pagato a pie’ di lista quella che era la spesa sanitaria. Dal 2000 in poi sono stati introdotti sistemi diversi di pagamento, perlopiù orientati ai Drg, di conseguenza è chiaro che c’è stata, laddove non si è controllata la spesa, una esplosione dei deficit annuali che si è sommata e ha prodotto dei disavanzi rilevanti in molte Regioni d’Italia e la Calabria, purtroppo, è fra queste molte Regioni che hanno prodotto disavanzo.

Sono molto contento che, finalmente, si muova qualcosa sui nuovi ospedali, così come ho apprezzato la relazione di Magno che mi ha colpito perché ho visto una padronanza di quelle che sono le competenze del settore sulle case della salute, ma mi chiedo per quale motivo, fino ad oggi, sia stato fatto veramente poco sui nuovi ospedali finanziati dal Governo Prodi, perché mentre il Governo Berlusconi con Tremonti ha tagliato i fondi Fas perché dovevano servire in parte per le case della salute, il Governo Prodi ci ha messo a disposizione delle risorse ingenti per realizzare quattro nuovi ospedali. Poi ognuno da lì è partito, addirittura un gruppo politico aveva organizzato una conferenza stampa durante le regionali e aveva presentato il nuovo ospedale di Reggio Calabria, salvo poi dimenticarsene completamente appena è andato al governo!

Vedete, noi gradiremmo e attendiamo ancora che il Presidente ci dia risposte sulle interrogazioni che abbiamo presentato, per esempio, sui requisiti dei manager. Di recente, abbiamo letto sui giornali di uno di questi, che pare che ad ogni nomina presenti un curriculum e una laurea diversa! Vogliamo sapere materialmente se è vero che ci sono manager, direttori generali amministrativo-sanitari che non hanno i requisiti o che versano in condizioni di incompatibilità o che non era possibile nominare.

Allo stesso modo, vorremmo capire per quale motivo per i direttori generali che hanno prodotto un grave disavanzo non viene comminata la sanzione della decadenza automatica – attenzione – non della sostituzione al termine del processo valutativo, ma della decadenza automatica, perché sui numeri c'è poco da dire: noi abbiamo aziende sanitarie che hanno un disavanzo annuale di oltre 80 milioni di euro. Allora non rimuovere questi soggetti è un’omissione.

Su questo anch’io ho seri dubbi e, mentre mi auguro che ci sia un’attendibilità sempre maggiore dei sistemi di contabilità, ho seri dubbi su aziende per le quali, durante la gestione commissariale del Ministero dell’interno, si faceva riferimento a oltre 500 milioni di euro di disavanzo e oggi si chiudono bilanci in attivo che, però, poi giustamente, non vengono approvati dalla Giunta regionale e dall’organo commissariale.

Per questo cito solo un caso, rifacendomi a quanto scritto dal presidente Scopelliti nella qualità di commissario, con riferimento alle drammatiche conclusioni dell’organo di controllo contabile, che dice testualmente: “Valutare come attendibili, pur nel prenderli nel suo insieme, i dati forniti dal sistema contabile aziendale sarebbe un chiaro azzardo, al quale il Collegio dell’Asp di Reggio Calabria, chiamato ad esprimere le proprie valutazioni in ordine al bilancio consolidato, non intende prestarsi”.

Quindi non sono io che dico che questi bilanci non hanno attendibilità, ma è il commissario per la sanità, è l’organo di revisione che analizza questi stessi bilanci.

Andando velocemente alla conclusione, ci sono una serie di problemi che sono aperti: per esempio, non ho capito come si esce dal problema della stabilizzazione dei precari. Ho letto, di recente, un nobile intervento – perché la motivazione del senatore Gentile la condivido – che faceva un forte attacco, e non ho ben capito a chi, circa la stabilizzazione dei precari. Perché non l’ho capito, però? Perché mi risulta che il tavolo Massicci, al di là del Governo e delle obiezioni di natura costituzionale, abbia dato un parere negativo a quel provvedimento sulla stabilizzazione. Noi sappiamo quanto, invece, è importante l’utilizzo di quei medici.

Allora credo che il senatore Gentile e i senatori del Pd e degli altri partiti debbano rivolgere la loro preoccupazione e le loro invettive verso il tavolo Massicci e verso il commissario, per cercare materialmente di affrontare questi problemi.

Così come sono convinto che ci sia una domanda che noi ci dobbiamo porre: stiamo realmente seguendo una pianificazione sui territori per i servizi che la garanzia dei Lep nel sistema salute dovrebbero dare su tutto il territorio regionale? La vicenda delle cardiochirurgie è una vicenda emblematica che ci crea problemi, perché non c’è una pianificazione di natura regionale e territoriale per dare risposta alle domande di salute. C’è, sostanzialmente, la decisione di venire fuori dai problemi principali, seguendo quelle che sono le vie più brevi, le soluzioni più comode. Non è così che si fa quella grande rincorsa che il presidente Scopelliti, indubbiamente, da commissario deve fare rispetto a un sistema complessivamente inefficiente.

Ebbene, questo mi fa concludere dicendo che, innanzitutto, noi ci aspettiamo che ci venga dato il documento, lo dico anche per i consiglieri di maggioranza; magari a loro non interessa, a noi interessa valutare sulla base dei documenti e delle relazioni; secondo, c’è bisogno che il Consiglio regionale riacquisisca la competenza alla pianificazione del sistema ospedaliero territoriale; terzo, vogliamo risposte alle nostre interrogazioni e, benché la relazione di oggi rappresenti un’occasione positiva perché finalmente si parla di sanità, due volte in tre anni e mezzo – mi pare che, in ogni caso, anche un breve confronto sia utile – alla fine noi ci attendiamo di ritornare su queste questioni, quando ci saranno dati i documenti.

Se questo non avverrà, è chiaro che il nostro giudizio non può che essere drammaticamente negativo, perché gli unici risultati in termini finanziari sono dubbi, quanto all’attendibilità dei bilanci, e sono parziali, perché materialmente fanno riferimento a quella che è una scelta che è stata fatta, quella cioè di caricare sulle spalle dei medici, attraverso il blocco del turn-over di oltre 3 mila unità – perché oggi siamo arrivati ad oltre 3 mila unità – la garanzia delle prestazioni sanitarie che sempre di più divengono a rischio sul nostro territorio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Maiolo. Ne ha facoltà.

MAIOLO Mario (PD)

Non voglio essere irrispettoso nei confronti dei miei colleghi consiglieri, però voglio dire con chiarezza, Presidente, che io mi ero iscritto a parlare ad inizio seduta con qualche perplessità, pensando di dover intervenire in una recita a soggetto che si sarebbe aperta con una relazione del Presidente e conclusa con una replica del Presidente nella linea che abbiamo sempre ascoltato in questo Consiglio. Questa recita non c’è più, perché mi pare di capire dai saluti del Presidente della Regione che non ci sarà nemmeno la replica.

Quindi, di fatto, noi abbiamo fatto una seduta di Consiglio regionale in cui il Presidente della Regione ci ha informato di aver mandato già al tavolo Massicci un nuovo Piano triennale, in cui numeri, caratteristiche, scelte, aspirazioni sono paradisiaci, quindi mi sarei aspettato che in conclusione avesse detto “andrò lì a chiedere la fine del commissariamento, perché qua abbiamo risolto tutto, non siamo in Calabria, siamo in Toscana, siamo in Svizzera, siamo da qualche altra parte”; mi sarei aspettato che già nel primo intervento avesse detto “fine del commissariamento, tutto risolto”.

La recita non c’è più, non finirà? Siamo stati alcune ore, sette-ore in questo Consiglio per tenere la seconda seduta di Consiglio sulla sanità, con un metodo, caro Presidente del Consiglio regionale, che non va bene perché le Commissioni consiliari non hanno alcuna funzione, specie in materia di sanità. Noi l’abbiamo visto con l’assestamento di bilancio, abbiamo provato a far venire i direttori generali in Commissione per spiegarci un po’ meglio e per capire un po’ meglio da consiglieri regionali, per il ruolo che abbiamo, che cosa si fa in quel settore.

Beh, c’è stato il direttore generale – qui lo può confermare il mio Presidente di Commissione – della sanità che – lo dico con grande franchezza – da qualche altra parte sarebbe stato definito un po’ scostumato. Infatti, se un direttore generale nominato da noi, cioè dalla politica, ha sofferenza a dire che cosa fa per nome e per conto dei calabresi, penso che questo sia un metodo che non va bene: o le Commissioni vengono programmate con un calendario che sia credibile e sostenibile o i Presidenti delle Commissioni devono avere l’autorevolezza di chiamare i direttori generali per dare conto; qui dentro, se noi non istruiamo le cose che facciamo, possiamo dire le cose migliori ad effetto, caro consigliere Gallo, a favore della maggioranza, anzi le rassicuro ancora di più: non solo è stato rifatto Trebisacce – e siamo contenti – è stato rifatto Praia a Mare – e siamo contenti – non abbiamo capito per fare cosa, perché un ospedale di area disagiata – per come l’ha definita il commissario – non so cosa significhi, ma ti dico che oggi il direttore generale dell’Asp di Cosenza ha rimosso un dirigente amministrativo – forse perché ha la laurea e quindi lo ha rimosso! – e lo ha destinato a una unità operativa complessa - quindi vede che qualcuno sta lavorando per costruire anche i suoi desiderata futura – e lo ha reintegrato nell’azienda sanitaria numero 2 di Castrovillari, cioè ha ristabilito solo per quella persona la As 2 di Castrovillari, con tanto di decreto del direttore generale.

Quindi stia tranquillo, perché va tutto nella direzione auspicata.

Ma come va la sanità, forse non lo sappiamo noi – grazie a Dio, perché stiamo un po’ più in salute in questo momento e ce lo auguriamo per sempre – ma i cittadini calabresi lo sanno benissimo come sta la sanità e non sanno che cos’è il tavolo Massicci, non sanno i parametri della sanità economica, non sanno che cosa sono i livelli essenziali di assistenza, sanno che cos’è l’assistenza sanitaria che non hanno!

E’ inutile che ci prendiamo in giro: basta andare nell’ospedale di Cosenza e capire se quello è un ospedale che sta in un sistema sanitario uguale a quello che la maggioranza, recitando la giusta parte, ha fatto.

Noi possiamo trovare anche altri elementi ad effetto per dire che non è così, ma c’è un dato storico: da vent’anni a questa parte ogni maggioranza dice che, finalmente, ha messo a posto i conti della sanità “fatto, tutto a posto, anzi abbiamo spalato il fango di quelli che ci stavano prima”. Poi, quando la storia va avanti – a noi è capitato nella precedente legislatura, capiterà a chi verrà dopo di voi – a un certo punto, addirittura, ci hanno fatto riaprire i bilanci 2003-2004 perché c’erano tanti di quei debiti che non erano stati conteggiati, quindi si è creato il debito della sanità.

Siccome oggi ci dite che i debiti della sanità, di fatto, non ci sono più, allora capisco perché nell’assestamento di bilancio abbiamo fatto la partita dei debiti della pubblica amministrazione e non vi siete presentati nemmeno con un elenco; quindi noi non sappiamo quali siano i debiti della pubblica amministrazione che saranno finanziati da quell’operazione né in sanità né negli altri campi. Questo debito non lo conoscete voi, non lo conosciamo noi, non lo conoscono i calabresi, lo conosce solamente chi paga le tasse e sa che paga le tasse più alte d’Italia. Questa è la realtà.

Allora a questa realtà si può rispondere con un Consiglio siffatto? Io dico di no, non si può rispondere con questa seduta di Consiglio, che non finirà con una conclusione anche di quelle solite, in cui un Presidente dice: “La minoranza non ha capito nulla. Noi abbiamo cercato di farle capire qualcosa e non hanno voluto capire”, Nemmeno questa conclusione. Non c’è un ordine del giorno né di maggioranza né di minoranza, non c’è un impegno, non c’è nemmeno un impegno a dire: “Facciamo il calendario della terza Commissione per dire quando studieremo” – a Babbo morto, come si suol dire – “questo Piano triennale”. Nemmeno questo!

Allora mi domando che senso ha per i consiglieri di minoranza che appartengono alla terza Commissione stare al loro posto! A che serve!? Quale risposta in più daranno al cittadino che va in ospedale e non trova la risposta? Registreranno un malessere e un malanimo, quel malessere e quel malanimo che hanno sempre determinato in questa Regione l’alternanza politica, perché là si paga il prezzo, alla fine, e si paga nei confronti di chi noi abbiamo detto, ma non a Scopelliti, l’abbiamo detto anche a Loiero, cioè di quel partito della sanità che di fatto governa gli interessi del disagio dell’assistenza sanitaria calabrese, con tutti i risvolti economici, affaristici, ‘ndranghetistici e quant’altro, che stanno lì a gestire quel sistema. Noi abbiamo la presunzione di dire che siamo la politica che indirizza quel sistema – e non è vero –, pensiamo di lucrare politicamente da quel sistema per avere consenso, voti e compiere grandi risultati elettorali, quel sistema rimane lì com’è.

La risposta, se la sanità cambia, è dire che i livelli essenziali di assistenza ci sono e sono garantiti, che il primario che va in pensione viene sostituito dal migliore che può essere trovato in quella struttura, se a quello che è precario e sta nella sala operatoria a fare l’anestesista noi diciamo che non è più precario. Queste sono le risposte di un Piano di rientro.

Il Piano di rientro è la stessa cosa – lo pensavo prima – l’Europa e il bilancio dell’Italia, i parametri dell’Europa che rompono le balle al bilancio dell’Italia! Benissimo, sono dei parametri che rompono le balle al bilancio, ma le scelte del bilancio con quei parametri che rompono le scatole le facciamo noi; il tavolo Massicci ci dà i parametri, ci vincola ai parametri, ma le scelte le facciamo noi.

Queste scelte, con questo commissariamento, le fa solo una persona, ed io penso che la riunione di maggioranza abbia avuto un buon effetto sul Consiglio, ma quella riunione avallando questo sistema e non offrendo nessun luogo di confronto istituzionale non è la risposta che i cittadini calabresi si aspettano sulla sanità e sulle altre questioni.

Non lo dico perché sono in minoranza, l’ho detto quando ero in maggioranza, lo diciamo da più parti che la sanità può essere il campo su cui affrontare un confronto reale;

Registro che stasera non solo non c’è il confronto reale, ma c’è la mortificazione delle istituzioni democratiche e della capacità di incidere sui problemi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Chiappetta. Ne ha facoltà.

CHIAPPETTA Gianpaolo (PDL)

Signor Presidente, a dire il vero, non avrei dovuto parlare ed ho pure rappresentato il perché, considerato che in quest’Aula si si parla spesso, anzi molto spesso dell’osservanza delle regole e di quelli che devono essere le indicazioni e i comportamenti anche di tutti coloro i quali, sedendo nella massima Assise legislativa regionale, devono essere punto di riferimento per tutto ciò che riguarda poi i comportamenti della collettività calabrese. Lo dico, Presidente, senza alcuna vis polemica, ma solo perché sono stato costretto ad intervenire perché in Conferenza dei capigruppo – lo voglio dire anche ai giornalisti qui presenti e agli altri colleghi che non sono presenti in Conferenza dei capigruppo, e non è la prima volta, purtroppo, che accade – avevamo stabilito alcune cose che oggi sono state completamente disattese, così per come sono state anche precedentemente disattese.

Allora, delle due l’una, Presidente, e lo dico a lei nella sua qualità di massimo esponente e di massimo rappresentante di questa Assemblea legislativa: se la prossima Conferenza dei capigruppo stabilisce quello che dovrà essere fatto in Aula e poi, quanto stabilito in quella sede, dovesse essere completamente disatteso, credo che sia necessaria una assoluta e inderogabile necessità e consapevolezza da parte di tutti quanti noi perché vengano assunte le iniziative più idonee, affinché possa e debba essere salvaguardata l’autonomia e l’indipendenza della stessa Conferenza dei capigruppo.

Parlo, Presidente, perché io che sono – per come credo sia unanimemente riconosciuto – un attento ed anche ossequioso consigliere e non solo persona che si attiene a quelle che sono le regole, ricordo che avevamo stabilito – questo lo dico a beneficio della stampa – che ogni gruppo potesse avere la possibilità di parlare per 30 minuti. Questo per dare la possibilità al presidente Scopelliti - perché c’era un’analoga richiesta da parte sua che voleva essere presente qui per non essere sottoposto poi a facili strumentalizzazioni, così per come è stato detto - di riprendere la parola alla fine degli interventi dell’Aula. Ma il presidente Scopelliti, che avrebbe dovuto raggiungere Roma per impegni istituzionali di domani mattina che lo vedranno impegnato lì, aveva chiesto alla Conferenza dei capigruppo di contingentare i tempi, ed era questo il motivo per il quale non si voleva assolutamente soffocare il dibattito, era questo il motivo per cui si era deciso di contingentare i tempi per gruppo, per avere ciascun gruppo la possibilità di parlare rispetto, a mio parere, a questo che era un avvenimento importante e significativo non solo per quello che la sanità ha da sempre rappresentato fra tutte le emergenze e le criticità calabresi, ma anche e soprattutto perché siamo da tre anni in regime di commissariamento e quindi, a mio parere, l’Aula avrebbe dovuto e avrebbe potuto fare bene ad effettuare tutte le considerazioni, per come di fatto sono state esplicitate sino a questo momento.

Presidente, le chiedo anche, per ripristinare la verità, perché non possono essere considerate verità le non verità – questo lo dico anche al Segretario generale – che non è assolutamente vero quello che è stato detto dai banchi dell’opposizione – e mi dispiace che i colleghi che lo hanno detto, lo ha detto anche il collega Maiolo del quale è riconosciuta unanimemente la sua onestà intellettuale – non è assolutamente vero, caro collega Maiolo, che quest’Aula abbia trattato la problema sanità solo in due occasioni in questo triennio; l’ha trattata in più di un’occasione e, nell’ambito della Commissione sanità, della quale il sottoscritto ha fatto parte sino a qualche mese addietro, l’argomento sanità nella problematica più totale e più assoluta del termine è stato presente quasi ogni qualvolta si è riunita la Commissione sanità.

All’inizio del commissariamento non poche sono state le riunioni della stessa Commissione sanità, in cui si è discusso anche e soprattutto da parte della maggioranza, per tentare di comprendere ancora meglio quali potessero e quali dovessero essere i compiti della gestione commissariale, quindi del commissario e dei due subcommissari, quali dovessero e potessero essere i compiti della Commissione sanità, quali potessero e dovessero essere i compiti del Consiglio regionale in presenza del commissariamento di un settore.

Si è assunto anche lì, dopo tante discussioni e anche dopo una serie di considerazioni espresse da tutti i colleghi componenti la Commissione sanità, che il commissariamento, di fatto, sulla base di quelli che sono stati i provvedimenti assunti a monte da parte del Governo nazionale, esautorava i poteri della Commissione in materia di sanità e ancora di più i poteri dell’Assemblea legislativa, tant’è vero – e lo dico con grande onestà intellettuale, con grande umiltà e con grande, se mi consentite, garbo ai colleghi della minoranza – qualche disposizione legislativa che si è ritenuto di assumere all’interno prima della Commissione e poi dell’Aula, di fatto, ha trovato la porta sbarrata a livello nazionale per questa impossibilità da parte del Consiglio di legiferare in una materia, la sanità, sottratta alla competenza legislativa del Consiglio, ma di fatto affidata alla gestione commissariale.

Il dibattito che si è sviluppato questa sera credevo potesse portare qualche elemento di novità, e questo lo dico non perché io sia parte della maggioranza che in questo momento governa il territorio calabrese, ma perché pensavo che questo Programma operativo, che ha introdotto elementi di novità – e ha fatto il Presidente Scopelliti a rimarcarlo – sui quali non mi soffermo, a mio parere avrebbe dovuto richiedere una solidarietà da parte delle forze di minoranza, un’attenzione rispetto a quello che è stato definito nel corso del Programma operativo, sì da poter essere perfettamente integrato rispetto a quello che sarà il tavolo Massicci, dalle cui risultanze dipenderà una sanità migliore, almeno rispetto a quella che si vuole creare in Calabria.

Non credo che ci sia stato un apporto particolarmente significativo, perché si è andati indietro nel tempo e si è cercato di evidenziare una serie di criticità, cercando di fare in modo di far passare il messaggio in base al quale queste cose sono state assunte da un governo del quale anche la maggioranza di centro-destra, a suo tempo, faceva parte, “noi centro-sinistra non abbiamo colpa rispetto a quello che è stato” e tutto ciò che, a mio parere, non avrebbe dovuto essere oggetto di discussione e di trattazione in questa fase, anche alla luce della considerazione iniziale del Presidente del Consiglio, che io avevo salutato con grande soddisfazione e con grande compiacimento. Presidente, l’ho segnato – lei ha detto che questo dibattito può essere proficuo ai fini della riunione del tavolo Massicci del 16 luglio, perché ci rendiamo tutti conto – e non è un problema solo di maggioranza, ma non può non essere un problema di condivisione da parte di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio regionale – che da questo tavolo Massicci, così come anche dagli altri precedenti, dipenderà la sanità del futuro, nel momento stesso in cui si avrà la possibilità di ridisegnare un sistema sanitario che terrà conto dell’apporto di nuovi posti letto che si creeranno sul territorio calabrese, dello sblocco del turn-over, assolutamente necessario per garantire dei livelli assistenziali ancora migliori rispetto a quelli che sono stati ereditati.

Mi dispiace che non ci sia il presidente Loiero, non so se ho avuto la fortuna o la sfortuna di essere presente anche nella parte finale della precedente legislatura – vedete – lo voglio dire agli amici che indicavano una sorta di amnesia da parte del presidente Scopelliti e della maggioranza nel non venire in Aula: il presidente Loiero, nella precedente legislatura, sia pure nella parte finale, non è mai venuto in Aula, nonostante le criticità, nonostante le anomalie, nonostante le disfunzioni, nonostante tutto quello che è stato evidenziato anche negli interventi precedenti, sui quali non voglio assolutamente entrare.

Ecco perché credo che sia opportuno, in questa fase, ristabilire la verità e ristabilire anche alcuni dati concreti che qualcuno chiedeva. Vogliamo parlare di questi dati, ma solo brevemente, Presidente, e le chiedo scusa se rubo ancora qualche altro minuto.

Alla fine dell’esperienza della precedente Giunta regionale, la Calabria si era ritrovata con oltre 60 ospedali – lo rimarco – 60 ospedali tra pubblici e privati, con una popolazione di nemmeno 2 milioni di abitanti. Ogni anno si spendevano circa 260 milioni per l’emigrazione sanitaria e un posto letto costava – anche questi sono dati sui quali non c’è discussione, il dato è dato – 624 euro, quando se ne sarebbero dovuti spendere 180.

Parliamo della riconversione, di quello che è stato fatto in questi tre anni: vi è stata una riduzione del tasso di ospedalizzazione entro i livelli previsti – e parliamo anche di questi dati – si partiva da 225 ricoveri per mille abitanti, per arrivare a 180 nel 2011, a 160 nel 2012, così come previsto dal decreto 95 del 2012.

Si è, poi, parlato anche delle prestazioni effettuate fuori regione, qualcuno ha ritenuto che un decremento del 3 per cento non fosse assolutamente significativo. Probabilmente non è grandemente significativo, ma lo è non per quello che effettivamente ha determinato in termini assoluti, è significativo perché ha voluto significare un recupero di fiducia e un recupero di credibilità del sistema sanitario regionale che precedentemente, in passato, non c’erano.

Non parlo, naturalmente, su quello che è stato fatto per i parti cesarei, un solo dato – e lo dico anche a beneficio della stampa –: nel 2009 il dato dei parti cesarei in Calabria era il 50,2 per cento, con punte del 61,8 per cento nel primario.

Per amore di patria, non parlo di quello che accadeva nell’ambito dei direttori generali, dell’individuazione dei direttori generali, rispetto ai quali anche oggi c’è stata una sorta di ammissione di responsabilità e anche di mea culpa da parte del presidente Loiero, perché obiettivamente il collega Maiolo ha parlato di sofferenza da parte dei direttori generali a venire in Commissione sanità a rappresentare quello che hanno fatto. Caro collega Maiolo, io preferisco la sofferenza di questi direttori generali a quello che altri hanno, invece, fatto nel quinquennio 2005-2010.

Chiudo, dicendo che il Presidente della Commissione sanità, il collega Pacenza, evidenzierà nella parte terminale degli interventi quello che, a nostro parere, dovrà essere fatto per cercare di creare le condizioni per quella che io definisco la vivibilità democratica dell’istituzione, che poi non può produrre riverberi positivi anche a livello regionale, vale a dire l’assoluta consapevolezza che la sanità non può essere oggetto di contesa politica e non può essere oggetto di conflittualità politica. La sanità, considerando che non è né del centro-destra né del centro-sinistra, ma appartiene alla Calabria – con questo non voglio fare né retorica né demagogia – credo che debba essere un cavallo di battaglia che deve essere cavalcato da tutte le forze politiche presenti in Consiglio.

Ecco perché dico che, comunque, quello che è stato fatto questa sera è importante, perché si è iniziato a parlare in termini diversi, di una fase diversa rispetto alla fase di emergenza che abbiamo vissuto fino ad oggi. Sono certo che il collega Pacenza, nelle sue conclusioni, considerando il suo ruolo di Presidente della Commissione sanità, saprà trarre spunto da tutte le considerazioni espresse e proporrà all’Aula un qualcosa che credo non possa non trovare accoglimento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giamborino. Ne ha facoltà.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

GIAMBORINO Pietro (PD)

Signor Presidente, purtroppo sono sicuro di doverla deludere, perché non ho una soluzione, né in passato questa è stata trovata da governi di centro-destra o di centro-sinistra, governi in tutt’altre faccende, a mio avviso, affaccendati. Cercheremo di vedere il perché.

Il dibattito, signor Presidente, che l’Aula le trasferisce è chiaro e nitido: messo a confronto con la grave e grande responsabilità di oltre il 60 per cento delle risorse, nonostante questo, lo vedo in una direzione che cerca di aggiungere parole su parole, come probabilmente sarò costretto a fare anch’io. Tuttavia, tenterò di consegnare queste mie parole agli atti del Consiglio, affinché nessuno possa dire che io non ho detto la mia; e intendo la mia una parola che vola al vento come le vostre e come quella del presidente Scopelliti, tant’è che dico questo per poter dire e rimarcare quello che i miei amici e colleghi dell’opposizione hanno qui denunciato – e sembra anche questa una cosa leggerissima –: la mancata relazione scritta, non consegnata al Presidente della Commissione, non consegnata ai colleghi, non consegnata alla maggioranza, non consegnata alla possibilità di verifica dell’opinione pubblica calabrese, non consegnata alla stampa, che riteniamo sale, comunque, della democrazia.

La sanità che viene fuori da questo dibattito – ripeto – e che viene presentata ai calabresi ci racconta di una sanità ancora senza un modello, senza un suo modello di sanità. Forse è questo il problema: la Calabria non ha mai avuto un modello di sanità calabrese, per l’appunto; potrebbe tentare quantomeno di copiare o di imitare altre esperienze assolutamente più virtuose.

(Interruzione)

No, non ce l’ho con nessuno, perché io parlo a lei come rappresentante della massima Assise. Le dicevo, le regole, quelle di cui parlano i tecnici, i parametri, chi li osserva? dove sono? se è vero che, ad esempio, nella mia Asl di competenza – anche questo lo voglio dire e rimarcare – ho visto colleghi di spessore che parlano a livello di provinciale, non della loro provincia, perché non occuparsi di una sanità complessivamente tale, finisce per sminuire lo stesso dibattito.

Da parte mia, signor Presidente, mi vedo costretto ad imitare i colleghi ed a rappresentarle un romanzo nel romanzo, la tragedia nella tragedia, una sanità più disgraziata della sanità calabrese, per l’appunto quello che ha visto ed ancora è vivo il ricordo delle dolcissime ragazze, Federica Monteleone ed Eva Russo, vittime sacrificali – mi sono consultato con il dizionario prima di sbagliare, parlo della provincia di Vibo Valentia; dovrebbe sapere il capo del governo regionale e i colleghi che la nostra società, culturalmente – ed è sancito anche a livello costituzionale – dovrebbe essere non dico di mutuo soccorso, tuttavia solidale con quella parte del territorio che è più bisognosa. Si consuma qui in Calabria quello che il Paese conserva e consegna a noi, cioè quello che Roma fa nei confronti della Calabria, la Calabria lo fa nei confronti della mia martoriata città.

Allora, signor Presidente, il dato che io le do è della provincia più povera d’Italia ed ecco perché chiamo il Presidente ad una politica o a politiche più importanti e più puntuali.

PRESIDENTE

Pregherei i colleghi consiglieri di consentire lo svolgimento dei lavori e di favorire l’intervento del collega Giamborino.

GIAMBORINO Pietro (PD)

Signor Presidente, volevo consegnare al Consiglio regionale, agli atti dello stesso il dato del “Sole 24 ore” e di “Repubblica” che individua, purtroppo – non è una cosa di vanto per la Calabria e per me è un fatto assai doloroso – in Vibo Valentia la più povera d’Italia, povera e maltrattata da governi che si sono susseguiti, di destra, di sinistra, quindi – come vede – non è un discorso ad personam, proprio per tentare di essere credibili, perché quando si parla, si deve cercare di dimostrare quello che si dice e questo lo si può fare solo attraverso i fatti.

Allora è un fatto se l’Asl vibonese, se la sanità vibonese ha nemmeno il 40 per cento dei posti che le regole nazionali e calabresi che noi abbiamo condiviso le assegnano? Le voglio leggere il dato: 100 posti l’ospedale di Vibo Valentia, della città capoluogo, 30 Serra San Bruno, 20 Tropea e poi la clinica privata, una sola, 50; totale, 200, a fronte di un’assegnazione di 450”.

Beh, questo il presidente Scopelliti avrebbe dovuto scriverlo, vediamo adesso l’attrezzato Presidente della Commissione sanità – che conosco molto bene e che stimo – vedremo se qui riuscirà a dimostrare se le regole sono state rispettate.

Presidente, io non voglio abusare della bontà di ascolto dell’Aula, dei pochissimi colleghi che ci sono – ringrazio l’unico rappresentante del governo che vedo al tavolo, l’assessore Pino Gentile; veda, io intervengo per denunciare, per far rimanere agli atti quello che il presidente Scopelliti nella sua carica di commissario dell’Asl sta o si dice che potrebbe fare nella mia città.

Si parla di un ospedale integrato tra Vibo e Tropea: ahi, quanto è vecchia la storia! Dividi et impera. Traduco per me stesso: lo spalmi e così poi lo chiudi e sposti il bacino in un altro posto. Qui noi non siamo per non fare nulla, siamo per fare le sentinelle democratiche, siamo attrezzati, anche se con pochi mezzi, ma ci batteremo con la determinazione e la convinzione che ci trasferisce la forza della ragione.

Quindi possiamo immaginare, signor Presidente, che l’ospedale di Vibo possa congiungersi e che questo possa fare rete e che sia utile alla sanità calabrese e alla sanità vibonese, quando questo è possibile solo in presenza di strutture tecnologiche e di strutture o di infrastrutture?! Pazienza!

Ma voglio con un’altra denuncia coltivare la speranza. Le voglio parlare, signor Presidente, della costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia, un’opera di 140 milioni di euro, dunque un avvenimento storico, se è vero che questa sarebbe l’opera più grande di tutta la storia della mia città, nonostante abbia avuto un Ministro del lavori pubblici come Luigi Razza, dalla cui cultura mi allontano, ma che è stato straordinariamente importante nell’immaginario, nel sognare una città assai significativa per l’intera Calabria, il cuore stesso della Calabria. Quest’opera, signor Presidente, avrei voluto che ci fosse in Aula il capo del governo regionale per dirgli “attenzione, signor Presidente, che nella mia città la storia ci consegna paure e preoccupazioni”, perché una prima pietra era stata già messa cinque anni fa e c’è voluto il sacrificio – non l’ho citato per caso – di due giovani vittime, per costringere il Governo Prodi con il ministro Turco, una signora bene, a venire a Vibo e far promettere un provvedimento di protezione civile.

Sono dispiaciuto dell’assenza del presidente Loiero, così si capisce quanto io sia poco partigiano di parte, ma sia assai vicino alla verità. Il presidente Loiero, in quella occasione, ebbe un’intuizione che io non ho mai condiviso, però egli disse in favore dell’intera Calabria: “Il provvedimento di protezione civile nasce per la Calabria per la morte di Federica Monteleone, dunque per la costruzione dell’ospedale di Vibo Valentia”. Si volle caricare l’asino più di quella che era la sua portata, quindi l’asino è zoppo, i quattro nuovi ospedali non si sa come e quando saranno costruiti.

Ma – ripeto – signor Presidente – e le chiedo scusa – voglio coltivare la speranza, vorrei davvero che quest’opera straordinaria, magica che potrebbe davvero ravvivare la sanità vibonese e la sanità calabrese, però dobbiamo stare attenti, dobbiamo vigilare per la possibile infiltrazione delle culture perverse, come già si è verificato, e dobbiamo programmare insieme – qui, sì, sono d’accordo con gli amici che mi hanno preceduto – di riempire questa opera straordinaria e gli altri ospedali della Calabria che sono stati appaltati pubblicamente lunedì ultimo, programmarla per riempirla di contenuti scientifici e soprattutto di valori umani.

Manca ancora a Vibo Valentia il primario di chirurgia. Intanto la gente – signor Presidente, l’affido alla sua sensibilità – purtroppo, continua a soffrire, continua a morire.

Quale eccellenza, allora, vogliamo costruire?! Il Presidente, nella Commissione, saprà rispondermi a questo quesito giusto, non partitico, certamente politico, sociale? Mi potrà rispondere quale programmazione c’è per riempire un’opera pubblica di 140 milioni? Lo vorrei sapere. Se io fossi rassicurato, probabilmente stasera – come avrebbe detto un grande italiano – dormirei assolutamente più tranquillo: parlo di un uomo su cui non oso, non osiamo, almeno quelli che si rifanno alla nostra politica, nemmeno alzare gli occhi, il grande Alcide De Gasperi.

Almeno io, signor Presidente, le chiedo questo: ci sono delle possibilità? Chissà se il presidente Scopelliti sa che a Cosenza c’è stato – certamente lo sa bene l’assessore Gentile per la sua sensibilità, probabilmente, forse io, essendo suo amico, magari dico qualcosa in più, ma ho buona prassi anche con il presidente Scopelliti – ma si sa che in Calabria c’è un docente di origine calabrese che proviene dalla straordinaria e significativa esperienza dell’università bolognese, un signore di tale nome professor Bruno Nardo che corre il rischio ancora di non essere allocato a disposizione dei calabresi, dopo aver fatto 35 trapianti di reni e dopo essere pronto, sul piano scientifico, ad innescare il trapianto di fegato?

Chiudo e le chiedo scusa, signor Presidente, e sa cosa vorrei dire all’Aula? Attenzione, parliamo del 60 per cento delle risorse che ricadono sotto la nostra grande responsabilità, che vengono impegnate su un fronte che non riesce - non Scopelliti - nemmeno in passato e nemmeno prima, però è ora di invertire la rotta, facciamo prendere alla buona sanità nelle sue vele un po’ di vento, ma se stiamo attenti a quello che diciamo e se non finiamo di litigare uno con l’altro. Ecco perché i calabresi sono emarginati sempre e sempre di più.

Presidente, si faccia portatore, perché lei anche in questo momento, ma il Presidente Scopelliti fa parte della sua maggioranza, gli dica di riflettere un momentino in più, di farsi consigliare un po’ meglio, di mettere in essere in questo rush finale di questa nostra straordinaria responsabilità un po’ più di buonsenso, un po’ più di umanità, senza gerarchie e senza governi oligarchici che vengono consegnati alla storia soprattutto per il loro fallimento. Un uomo solo al comando non vale la pena, quello lo poteva fare solo Berlusconi, ma adesso ve lo prendono pure!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.

GIORDANO Giuseppe (IDV)

Prendo la parola perché ho scelto di partecipare a questo dibattito, ritenendo una questione, quella della sanità, troppo seria per non essere affrontata con la dovuta accuratezza, quindi il mio intervento voleva, in principio, essere scevro da qualunque condizionamento dell’appartenenza politica rispetto al solito cliché maggioranza-opposizione. Tuttavia, non posso non denunciare tutta la delusione nel come questo dibattito si è sviluppato, nel come si è aperto rispetto a una relazione che, in buona sostanza, non ci ha detto nulla, se non aver sciorinato una serie di dati, di parametri anche vuoti. Poi commenterò qualche dato che è stato offerto in una relazione del presidente Scopelliti.

Il problema, cari colleghi, è quello che forse ci sfugge ed è quello se in questa regione è possibile garantire il diritto universale alla salute, se in questa regione è possibile immaginare una strategia, un sistema di salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza.

In questi tre anni – questo è vero che è il secondo dibattito, è vero quello che diceva il collega Chiappetta e la Commissione sanità di cui faccio parte – quante volte in Commissione sanità abbiamo trattato, abbiamo adottato anche provvedimenti, risoluzioni che sono state sistematicamente disattese, mai prese in considerazione da una struttura commissariale che si è semplicemente avvitata su se stessa? I risultati, dopo tre anni, sono quelli che tutti avete potuto acquisire, le pesanti censure che vengono dall’audizione dei due referenti della sanità, il direttore generale Bevere e il famosissimo ragioniere Massicci.

Non sono stato un appassionato dei numeri del tavolo Massicci, spesso numeri – anche quelli – freddi e vuoti, però, cari colleghi, il quadro che viene fuori da quell’evidenza, da quelle audizioni è pesante. Oggi abbiamo ascoltato alcune cose che volevano illustrare il cosiddetto Piano operativo. Ma quante volte abbiamo chiesto che in questo Consiglio si potesse costruire un autentico Piano sanitario regionale, costruirlo con il contributo fattivo della Calabria e quindi anche di questa opposizione che non si è mai sottratta alle responsabilità, al dibattito, alle varie cose?!

Noi, come gruppo consiliare, ci siamo dati anche un metodo in questi anni, abbiamo voluto girare in lungo e in largo la Calabria, abbiamo toccato con mano quello che succede nei territori di montagna, dove gli ospedali di frontiera erano stati abbandonati a se stessi, alcune realtà della stessa provincia di Reggio Calabria, su cui vorrò dire qualcosa nel corso del mio intervento. Bene, il quadro desolante dice che i livelli essenziali non sono rispettati.

Sentivo parlare dei posti letto, il parametro del 2,7. Siamo sicuri che questo sia il parametro o sono le tabelle o sono i decreti che, sistematicamente, sono stati disattesi anche da chi li ha emanati e doveva curarsi che fossero rispettati?!

Per non parlare, poi, della mobilità. La mobilità, il dato del 3 per cento, che è risibile, se non viene poi apprezzato nella sua effettiva entità; intanto non è così perché i dati ci dicono che l’aggravio della mobilità è aumentata da 233 milioni a 247 milioni. E sapete per quale patologia è aumentata? Per l’oncologia clinica, per l’ortopedia, per quelle patologie ordinarie che dovevano essere risolte, non dovevano essere nemmeno oggetto di discussione in questa Regione. Invece tutta la gravità emerge da questi dati.

La mobilità – ecco un’altra cosa che in questo Consiglio abbiamo trattato – la questione dei dializzati, e questo è riferito in particolare all’azienda ospedaliera di Reggio Calabria. I dializzati di Reggio Calabria sono costretti a fare il viaggio della speranza nella vicina Sicilia, a Messina, e la Regione Calabria, che paga questa mobilità passiva, la paga a chi? Alle strutture private, cari colleghi, non alle strutture pubbliche.

Tante cose, quindi, sono da sottolineare e non voglio fare un lungo elenco che potrebbe portarci a ragionare fino a domani mattina. Certamente, però, non è accettabile che non ci sia una dimensione strategica. Ricordo le prime battute del presidente Scopelliti, quando venne in quest’Aula, forse proseguendo una lunga campagna elettorale, dicendo che la parola d’ordine era quella della deospedalizzazione, che è la parola d’ordine della riorganizzazione del territorio.

Ma dove sono state queste cose? Diciannove ospedali chiusi e non c’è uno straccio di dimensione di medicina sul territorio, non c’è, non esiste un’organizzazione territoriale della medicina di base.

Allora, se si vuole ragionare in termini seri e se si vuole ragionare in questo scorcio di mandato, credo che ci sia un gran lavoro che si può fare anche nella terza Commissione, immaginare quello che dovrebbe essere un piano che, però, individui un percorso strategico sull’emergenza-urgenza, sulla medicina territoriale, su una riorganizzazione degli ospedali che è stata sottratta a qualsiasi dibattito di questo Consiglio regionale, su quello che deve essere la sanità privata che in questa regione ha l’indice più alto d’Italia, il 32 per cento; in Calabria paghiamo i ticket più alti d’Italia, in Calabria abbiamo subìto – perché la permanenza del Piano di rientro è come il cane che si morde la coda – gli automatismi fiscali che hanno pesato per 256 milioni di euro l’anno scorso e nell’anno corrente che, quindi, hanno portato i calabresi a pagare un pesantissimo pedaggio, non potendosi curare e, purtroppo, dovendo ancora oggi seguire i viaggi della speranza dell’emigrazione in altre regioni.

Su queste cose credo che dobbiamo riflettere in maniera molto seria e quindi su questo è l’appello che faccio.

Mi dispiace, avrei voluto ascoltare la replica del presidente Scopelliti, perché il dibattito è stato anche ricco di spunti, ricco di riflessioni ed avremmo atteso delle risposte, come avrei atteso la risposta sull’ospedale di Melito. Il presidente Scopelliti ha fatto accenno ad alcune realtà, ho preso degli appunti. L’ospedale di Melito come intende salvaguardarlo il presidente Scopelliti? Così come ha fatto fino all’altro ieri, sopprimendo servizi, riducendolo all’osso?! Come deve essere organizzata la sanità in fasce di territorio dove non esiste più una traccia di risposta sanitaria?

Su queste cose e su tante altre che evito di elencare, credo che dobbiamo seriamente interrogarci e bisogna veramente cambiare registro.

Un’ultima cosa che volevo chiedere e puntualizzare e che riguarda anche la trasparenza, perché qualcuno ha accennato ai bilanci delle Asp, si parlava dei bilanci orali del passato, ma anche i bilanci delle Asp non sono messi in migliori condizioni, laddove anche gli organi dei Revisori contabili hanno segnalato alla Corte dei conti delle pesantissime anomalie.

Perché non si potenzia la SUA? Ho ascoltato la relazione del generale Rizzo in Commissione contro la ‘ndrangheta l’altro giorno. Basterebbe poco per potenziare la SUA e ci vorrebbero un atto deciso anche della struttura commissariale, affinché finisca la facoltà di alcune Asp che si rifiutano di esperire le gare per le forniture e per i servizi da parte della SUA. Tre Asp su dieci, ancora oggi, stanno prorogando servizi e bandi sulle forniture. Questo è inaccettabile in una regione dove le infiltrazioni mafiose sono state evidenti nel comparto sanitario. Questo è inaccettabile, quindi qua ci vuole anche uno scatto d’orgoglio da parte di questo Consiglio regionale, per porre fine a queste pesanti anomali.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Tripodi. Ne ha facoltà.

TRIPODI Pasquale Maria (Gruppo Misto)

Vorrei fare alcune considerazioni stasera, anche perché dagli interventi effettuati – non me ne vogliano nemmeno i colleghi dell’opposizione – ho sentito per la maggior parte osservazioni e, purtroppo, oggi ci dobbiamo parametrare e discutere anche sui fatti avvenuti. Non per addossare la responsabilità al presidente Scopelliti che sulla sanità – lo dico con molta consapevolezza ai colleghi della maggioranza – ha scelto di agire in solitudine, perché questa è la verità, la solitudine di chi ha avvertito la responsabilità di un Piano di rientro, in cui quello che si è fatto fino adesso per alcuni aspetti – non me ne voglia nessuno, nemmeno il Presidente – lo avrebbe potuto fare tranquillamente un ragioniere: prendevamo un ragioniere, lo mettevamo là, avremmo ottenuto lo stesso risultato.

Anche i dati che ha fornito il Presidente, che ha letto, sono semplicemente delle opinioni – ve lo assicuro io e ora ve lo dimostrerò con i fatti – perché, al di là dei risultati economici che ha enunciato sul risparmio e su quant’altro, il Tavolo Massicci prevede dei paletti ben determinati entro cui è difficile muoversi; questo Consiglio regionale, però, avrebbe dovuto disegnare qualcosa di diverso – lo dico ai colleghi medici soprattutto – avrebbe dovuto disegnare un futuro Piano sanitario che uscisse necessariamente dalla discussione con il Tavolo Massicci, integrato ed integrante del disegno di sanità che noi dobbiamo immaginare in quest’Aula rispetto a tre parametri: rete emergenza-urgenza, rete ospedaliera e rete territoriale.

Inizio dalla rete emergenza-urgenza, perché ho sentito anche il collega Imbalzano che citava alcuni dati. Incominciamo a parlare di fatti: vorrei chiedere ai colleghi della maggioranza, anche al Presidente, una banalità, per poi arrivare alle cose più serie. Voi sapete quante ambulanze abbiamo in Calabria? Secondo me, no! Lo dico con molta sincerità, e l’ambulanza è uno strumento necessario, utile e indispensabile all’emergenza-urgenza. C’è una carenza di ambulanze del 47 per cento rispetto a quelle necessarie per espletare un servizio normale di pronto soccorso.

Voi sapete i pronto soccorso che regime di prestazioni giornaliero hanno in media in Calabria – dati dell’Ufficio del commissario –? Sono 800 prestazioni. Non a caso, anche il collega Gallo, nel suo incontro a Cariati poco tempo fa, ha messo in evidenza l’importanza degli ospedali di frontiera anche in base a questo tipo di garanzia della salute per il cittadino al pronto soccorso; e questi sono fatti, parliamo di fatti, le opinioni le lasciamo a chi vuole.

Come un fatto è che la rete di emergenza-urgenza sarebbe dovuta essere un’integrazione reale e veritiera di quella che è l’offerta a livello territoriale e a livello ospedaliero, invece noi ci troviamo con un paziente di Reggio che trasferiamo a Crotone, un paziente di Crotone che trasferiamo a Catanzaro, un paziente di Vibo lo andiamo a trasferire, caso mai, a Cariati o da qualche altra parte.

Questa è la fotografia reale, non vi sto dicendo niente di anormale.

Poi abbiamo l’altro paradosso della rete territoriale, e anche qui citiamo fatti, perché poi quelli contano. I fatti della rete territoriale quali sono? Che l’integrazione – lo dico al collega Pacenza, che interverrà dopo di me – reale, per evitare l’ospedalizzazione, con la creazione di un filtro che dovevano fare per decreto i medici di base con delle strutture adiacenti a quelle ospedaliere, non c’è stata. Non c’è stata nemmeno la condizione di discussione a livello di territorio calabrese, per creare quelle che erano le condizioni imprescindibili di un’offerta sanitaria sui Lea, per quanto riguarda un processo di deospedalizzazione – come dice il Presidente e come ho sentito – che va anche nella direzione dei posti letto.

Ma ci vogliamo prendere in giro?! Perché i posti letto sono stati ridotti – lo voglio dire ai colleghi di maggioranza – perché con il decreto 18 – attenzione, perché poi si debbono ricordare alcune cose – sono stati aboliti 19 ospedali e, conseguentemente, quei posti letto non sono stati attribuiti. Stiamo parlando di questo, non di altro.

Vogliamo parlare, poi, della suddivisione territoriale anche delle strutture complesse? Ne possiamo parlare tranquillamente, territorio per territorio, perché voi sapete come stanno le cose nei vostri territori come le so io. Poi ci ritroviamo con la discrasia che in un ospedale, addirittura, facciamo due reparti uguali e tutte e due strutture complesse! Poi ci ritroviamo – arriviamo fra poco alla rete ospedaliera – sul territorio senza neanche il filtro previsto dal decreto Balduzzi nemmeno per i bambini! Di questo stiamo parlando, questa è la fotografia del reale e queste cose il Tavolo Massicci le ha messe in evidenza, perché lo stesso Tavolo prevede un contenimento della spesa non sull’organizzazione benché su quest’ultima – lo dico a coloro i quali sono intervenuti – abbia il dovere di intervenire questo Consiglio, perché è frutto di un Piano sanitario in cui le tre grandi manovre che dovremo fare sulla sanità (Piano ospedaliero, Piano territoriale, Piano emergenza-urgenza) necessariamente devono trovare allocazione.

Mi dispiace che il Presidente non ci sia, ma lo chiedo a voi: noi stiamo per costruire quattro nuovi ospedali. Domanda, poi qualcuno che mi risponda: all’interno dei quattro ospedali quali reparti mettiamo, quali specialità? Su quale Piano sanitario costruiamo questi quattro ospedali? Sul Tavolo Massicci che sta chiedendo lacrime e sangue calabresi o sulla sanità che vogliamo disegnare noi? Domanda banale: un distacco di retina in Calabria, non c’è una – dicasi una – struttura pubblica che esegua l’intervento necessario! E parliamo di un’infezione per cui vi è una casistica e un’incidenza abbastanza elevata in Calabria.

Vogliamo capire, una buona volta – lasciamo i banchi di opposizione e banchi di maggioranza e ci sediamo a discutere di sanità, non di opinioni, quelle sono opinioni – se per alcune specialità, tipo reumatologia, che ci costringe ad emigrare da questa Calabria, ci sia un reparto, uno, dicasi uno, in Calabria a cui possiamo rivolgerci o no. Di questo bisogna discutere e bisogna farlo perché, quando sento “ha fatto bene il nostro Presidente a fare questo, ha fatto bene il nostro Presidente a fare questo”, mi chiedo di cosa vogliamo parlare, visto che politicamente una struttura che si ritiene avulsa dal contesto calabrese, che è quella del commissario nominato con decreto del Governo sulla sanità, rifiuta anche il confronto in Commissione?! Perché ognuno può rimanere nelle proprie opinioni, però confrontarsi aiuta a capire quali siano le possibili soluzioni che si possono dare a questa Calabria sulla esigenza di salute dei nostri concittadini.

Anche il collega Magno ha ammesso “ancora i dati non li abbiamo per potersi confrontare”. Mi ricordo quando quest’Aula, quando c’era l’assessore Luzzo, diceva “bene ha fatto Luzzo, va tutto bene, stiamo risolvendo i problemi”, quando c’erano l’assessore Lo Moro o Spaziante, la stessa cosa “bene ha fatto la Lo Moro”, “bene ha fatto Spaziante”, “abbiamo risolto il problema”.

Ci ritroviamo, oggi, a distanza di anni, a parlare delle stesse cose, aggravati da un Piano di rientro a cui quest’Aula – ma questo lo dico affrancandomi dalla mia posizione di questi banchi – ancora non ha saputo dare una soluzione di indirizzo sulla sanità, perché le varie riunioni che facciamo, in ogni caso a Roma, qua in Calabria, devono servire a redigere un documento che si chiama Piano sanitario regionale, in cui tutta la sanità, compresa l’università, va inserita in questo contesto.

Di questo stiamo parlando. Poi possiamo dire quello che vogliamo, il bicchiere è mezzo pieno, è mezzo vuoto, ma i dati di fatto, la realtà è quella che vi ho appena descritto.

Ma veniamo alla rete ospedaliera: la rete ospedaliera serve affinché gli acuti possano essere curati e affinché gli sprechi, causati dalle lobbies e quant’altro, possano essere evitati. Ne ho sentite di tutti i colori! Però vi voglio fare un esempio sul “si dice”: se quello che si dice che sta avvenendo sull’Asp di Cosenza è vero, allora qua ce ne corre, sugli sprechi, su attribuzioni di incarichi e quant’altro. Siccome noi non badiamo ai “si dice”, ma questo si dice, poi saranno i fatti a dire se sono veri o non lo sono.

Alla fine, però, noi abbiamo il dovere di dare un’impostazione che sia diversa dal difendere una posizione di maggioranza o una prerogativa dell’opposizione di critica; penso che qua non abbiamo la necessità né che voi difendiate nessuno, né che noi facciamo opposizione a nessuno. Noi dobbiamo avere la capacità di trovare una soluzione comune che dia una risposta ai calabresi, che è una cosa diversa, molto diversa.

Su questo non possiamo aver disegnato una rete ospedaliera che vede interi territori di questa Calabria, soprattutto sull’alto cosentino – e voi lo sapete, perché vivete quelle realtà – in cui non vi è una risposta adeguata di sanità.

La stessa cosa in provincia di Reggio: noi che siamo di Reggio abbiamo un territorio che va da Locri a Reggio Calabria scoperto o abbiamo un territorio che va da Scilla, anzi da Villa San Giovanni fino a Polistena scoperto, perché ci sono due ospedali, Gioia e Cinquefrondi – che è privato, oltretutto – che danno delle risposte parziali.

Come non possiamo immaginare che un solo reparto possa soddisfare le esigenze perché ha 20 o 32 posti letto per un’intera provincia. E qua ne stiamo parlando!

Quei quattro ospedali servivano proprio a questo, a definire una proposta di sanità che potesse trovare allocazione fisica in un ospedale in cui il disegno sulla sanità veniva già fatto a monte. Questa discussione, a mio avviso, non c’è stata per una scelta politica del Presidente.

Una riflessione la dobbiamo fare, cari colleghi, se vogliamo discutere di sanità, se no ci confrontiamo semplicemente su una domanda, se ha fatto bene o non ha fatto bene il nostro Presidente. Siccome, se ha fatto bene o non ha fatto bene il nostro Presidente, debbono essere i fatti a dirlo, i fatti vengono riscontrati dal gradimento che l’offerta sanitaria ha nei calabresi.

Vi prego, a prescindere dalla posizione che abbiamo, domandate in giro se i calabresi sono contenti o scontenti dell’offerta sanitaria. Poi lasciamo stare le altre cose.

Mi rendo conto – lo do per scontato e non lo do come giustificazione alla maggioranza – che tre anni, magari, non sono un tempo sufficiente per aver disegnato appieno un Piano di rientro in sanità, ma perlomeno una discussione di quello che vogliamo fare come futuro ci deve essere o no? Se no, di che cosa parliamo?! Di che cosa stiamo parlando? Se chiudere un ospedale o meno, ma rispetto a che cosa? Solamente a un Piano di rientro economico. Non è questa la sanità, né la sanità che immaginiamo noi può essere esclusivamente condizionata da un rientro economico.

Per non parlare, poi, della gestione delle varie Asl che fanno in questa nostra regione, soprattutto riguardo ai budget – lo dico ai colleghi di maggioranza che a queste cose sono avvezzi, perché è il loro mestiere – o chi gestisce uno studio. Anche su questo va fatta una riflessione e anche e soprattutto sull’integrazione reale tra offerta pubblica e offerta privata, se il privato e il pubblico sono sullo stesso piano.

Questa è una discussione per non addossare responsabilità o colpe a nessuno. Questo è il dato di fatto: stiamo parlando, a tre anni e mezzo dal Piano di rientro, delle stesse cose e sempre soprattutto con una verità dal momento che, ogni qualvolta ci si siede al Tavolo Massicci, si torna indietro con un no sul Piano di rientro. Mi augurerei che questo Consiglio regionale, all’unanimità, chiedesse la fine del commissariamento non solamente per un fatto politico, per un fatto di gestione, perché poi è inammissibile – questo ve lo dico a prescindere da ogni considerazione che anche gli altri colleghi di opposizione hanno fatto – che, alla fin fine, sui temi che riguardano la Calabria, ci possano essere diversificazioni nell’addossare responsabilità di carattere economico del passato.

Vorrei ricordare al presidente Scopelliti – e mi dispiace che non ci sia – che per il disavanzo 2007 ha avuto un ripiano di 411 milioni, per quello del 2008 di 12 milioni di euro e per quello dal 2009 in poi è arrivato a pareggio sol perché i direttori generali non hanno fatto spese, ma non hanno fatto spesa mortificando quelle che sono le prestazioni dovute ai cittadini. O ci vogliamo dimenticare che all’Asp di Cosenza mancano pure i fili di sutura ai pronto soccorso?! Con un’aggravante: abbiamo depotenziato la SUA per le gare. Ma questo non lo diciamo noi, lo dice un certo signore che è venuto nella Commissione contro la ‘drangheta a riferire le condizioni in cui operano.

Mi auguro, quindi, che per il futuro – e lo dico al Presidente, perché sicuramente riferirete i nostri interventi o se li leggerà – ci sia un atto vero e proprio di umiltà in cui la condivisione dei problemi non sia frutto di forza o debolezza, ma di coloro i quali possono avere la buona intenzione di confrontarsi sui problemi reali e trovare delle soluzioni che siano idonee e condivise dalla Calabria e, sicuramente, non per apportare benefici elettorali né da una parte né dall’altra, ma per apportare semplicemente una condizione di vivibilità normale di offerta di salute ai nostri concittadini.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Pacenza. Ne ha facoltà.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

PACENZA Salvatore (PDL)

Ovviamente, intervenire per ultimo ha, per alcuni versi, dei privilegi, ma per altri versi l’Aula è stanca, ha recepito questa sera una serie di numeri e di dati sia pure importanti, per cui il mio intervento cercherò di sintetizzarlo per cercare, alla fine, di trarre delle conclusioni rispetto a un dibattito che si è sviluppato tra alti e bassi su alcuni spunti e, secondo il mio punto di vista, anche con un profilo interessante dal punto di vista sanitario, buon per ultimo l’intervento del collega Pasquale Tripodi, che opportunamente poneva attenzione su alcuni aspetti.

Vedete, colleghi, non è che appartenere alla maggioranza ci impedisce di riconoscere le criticità esistenti in un comparto difficile, qual è quello della sanità in Calabria. Credo che nessuno, pure appartenente alla maggioranza, si sia mai sognato di dire che va tutto bene o che è tutto risolto o che in Calabria, grazie al Piano di rientro, grazie all’azione commissariale, tutte le situazioni che in passato avevano ed hanno determinato le difficoltà che attualmente ancora viviamo siano state risolte.

Il mio capogruppo ha fatto delle puntualizzazioni opportune rispetto anche al ruolo della Commissione che in questo momento mi onoro di presiedere e che, ovviamente, nelle sue funzioni è un tantino limitato rispetto ad un commissariamento in atto, ad un Piano di rientro – questo è un dato assolutamente innegabile, guai a disconoscerlo; mi permetto, rispetto all’intervento di alcuni colleghi, di differenziarmi rispetto ad alcuni dati.

Qualcuno ha detto che questo è il secondo dibattito di sanità che si tiene; dai dati in mio possesso, questo è il quinto, e vi posso enumerare anche le date nelle quali si sono sviluppati dibattiti sulla sanità. Ve li risparmio, però qua ho 23 luglio del 2010, 18 novembre 2011, 2 dicembre 2011, 11 gennaio 2013 e quello attuale, ma non è il numero delle sedute dedicate alla o sulla sanità che ci deve far accapigliare, secondo me il momento cruciale, l’aspetto fondamentale, è il dibattito, il confronto, che mi pare che negli ultimi interventi abbia preso corpo. Anche quando il presidente Loiero – mi dispiace sia in questo momento assente – parla di – ma non solo lui, anche qualche altro collega – definisce o si preoccupa di definire i Lea in Calabria molto ridotti, inefficienti, ho dei dati inversi che vanno controcorrente rispetto a quello che il presidente Loiero ci ha detto, perché la valutazione annuale del Ministero della salute sui Lea esprime una sorta di pagellino e mi dice che nel 2009 la Calabria aveva…

(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)

PACENZA Salvatore (PDL)

Gli adempimenti amministrativi sottendono alle prestazioni.

(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)

Va beh, ognuno ha la propria opinione.

(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)

Questi sono dati, caro consigliere Naccari Carlizzi.

(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)

Consigliere Naccari, se permette, non mi assurgo a grande competente ma, se non altro per il ruolo professionale, qualcosa ci comprendo, però – ripeto – 88 punti nel 2009, 99 punti nel 2010, nel 2011, 128 punti. Vi ricordo che l’adempienza con criticità è a 130 punti, l’adempienza piena è a 160 punti. Questi sono dati assolutamente certi che mi sono stati forniti da persone con estrema competenza, professionalmente preparate, che non si permettevano di darmi dati falsi: sono dati che sottendono il ruolo che la sanità, in quest’ultimo periodo, sta avendo in Calabria rispetto ad alcune risposte. Poi va da sé – lo diceva bene anche il consigliere Tripodi – che la rete territoriale deve essere adeguatamente seguita. Sono anch’io d’accordo, ma mi pare che nel Programma operativo che ci ha esposto il presidente Scopelliti si parli di maggiore attenzione alle post acuzie.

La sanità, rispetto a dieci anni fa – mi insegnate – ha delle esigenze ormai diversificate, non è possibile pensare ad una sanità di così tanto tempo, per cui le post acuzie dieci anni fa – ci sono dei colleghi qui che possono supportarmi – erano viste come una tantum. Attualmente, un soggetto è molto più facile che faccia un infarto del miocardo, un infarto cerebrale ed abbia bisogno, successivamente, di una fase di riabilitazione, quindi siamo nel post acuzie, per cui si impone una medicina che ponga attenzione in questa direzione. Lo sforzo – credo – responsabilmente va in questa direzione.

Come ci dovremmo preoccupare, in qualità di maggioranza – ma è stato chiesto anche agli amici dell’opposizione – di prepararci a un’adeguata ridistribuzione dei 392 posti letto, che vengono riproposti perché c’è stato un adeguamento non per concessione dello Spirito Santo!

Allora il dibattito di questa sera, che per alcuni versi – ripeto – ha avuto spunti interessanti, spunti costruttivi, credo che non lo si possa ridurre ad un balletto di numeri o ad uno scontro che interpreta i numeri in un modo rispetto, magari, a noi altri che li interpretiamo in maniera differente.

E’ una fase questa, caro consigliere Tripodi – scusa se mi rivolgo a lei – indubbiamente non facile. Sarei stato – e l’ho detto in qualche altra occasione – curioso di verificare come, a parti invertite, avreste gestito questa fase, questo momento storico. Non è una sfida, è un momento di confronto.

Questo per dire che cosa? Che non si sta giocando sulla pelle dei calabresi, perché quando sento dire un collega in quest’Aula “si rischia di morire in Calabria”, credo che sia un’espressione che non fa merito a coloro i quali lavorano, prestano la propria opera con tante difficoltà all’interno delle strutture calabresi, oltretutto lancia un messaggio non adeguato. Credo che non possa e non debba uscire da quest’Aula un messaggio di questa natura, perché la sanità calabrese, pur con tutti i difetti che può avere un settore così delicato, sicuramente non è un settore per il quale i cittadini devono stare attenti, nel momento in cui si recano ad essere curati.

Personalmente, al di là dell’appartenenza, ho sempre difeso le professionalità che operano in Calabria, perché hanno sempre operato in condizioni sicuramente più difficili rispetto – caro consigliere Tripodi – ad una cultura che ci portiamo dietro, esterofila, secondo la quale chi opera al di là della Calabria, sia al Nord che al Sud, è migliore rispetto ai professionisti che agiscono in Calabria. Questa è una logica che ho sempre rifiutato, ma che purtroppo appartiene anche ad alcuni operatori che agiscono nella nostra regione.

Dice bene qualche collega, che i colleghi medici devono rendersi conto che lo sforzo che sta compiendo la politica è massimo, con degli errori, per carità, con delle criticità che vanno corrette, assolutamente, però non si può negare che questo spazio di tempo – ripeto – non frequente, inusuale, irrituale, viene consumato nel miglior modo possibile.

E sono d’accordo che, quanto prima, la politica, in senso assembleare, le varie Commissioni riusciranno a riappropriarsi della programmazione sanitaria. Sicuramente ci guadagneremo, ma in questo momento credo che non si possa fare altro rispetto a ciò che è stato fatto. Nel momento in cui il consigliere Tripodi dice “il Presidente Scopelliti ha deciso di agire in solitudine”, credo che non sia stata una scelta politica, credo che non si potesse fare diversamente. Non l’immagino come un uomo solo al comando, ma in questo momento come un soggetto politico che è chiamato a governare una Regione difficile come la nostra, che ha bisogno di aiuto.

Noi, come maggioranza, ma anche qualche spunto della minoranza, ci siamo accorti che c’è questa volontà di assecondare delle scelte che sono state fatte e, per quelle che verranno, spero si possa essere tutti quanti insieme.

PRESIDENTE

C’era un documento, una proposta?

PACENZA Salvatore (PDL)

No, non era un documento, era una sorta di decalogo rispetto agli impegni che già il presidente Scopelliti ha preso in fase di presentazione del Programma sanitario. Per cui non è altro che una ripetizione rispetto a ciò che il Presidente ha detto.

PRESIDENTE

Concluso il dibattito sulla sanità, possiamo procedere con gli altri due punti che erano stati inseriti all’ordine del giorno. Sono provvedimenti già passati all’unanimità dalla Commissione.

Esame abbinato:

proposta di legge numero 106/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Modifiche alla legge regionale 30 marzo 1995, numero 8”;

proposta di legge numero 461/9^ di iniziativa del consigliere Chiappetta, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 marzo 1995, numero 8 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale)

PRESIDENTE

Il primo riguarda l’esame abbinato delle proposte di legge numero 106/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Modifiche alla legge regionale 30 marzo 1995, numero 8” e numero 461/9^ di iniziativa del consigliere Chiappetta, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 marzo 1995, numero 8 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale)”.

Pongo in votazione il provvedimento in discussione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge numero 486/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 e s.m.i. (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge urbanistica della Calabria)”

PRESIDENTE

Altro punto passato all’unanimità dall’esame della Commissione.

TALARICO Domenico (IDV)

Presidente, di che si tratta?

PRESIDENTE

Sono due punti passati oggi in Commissione.

TALARICO Domenico (IDV)

Ma non all’unanimità.

PRESIDENTE

Chiedo scusa, ho detto erroneamente che era passato all’unanimità in Commissione.

TALARICO Domenico (IDV)

Però se fa capire al Consiglio di che stiamo parlando, forse è meglio!

PRESIDENTE

Questo è passato all’unanimità.

TALARICO Domenico (IDV)

Sì, ma se facciamo capire all’Aula di che cosa stiamo parlando, forse è meglio!

TRIPODI Pasquale Maria (Gruppo Misto)

Presidente, l’argomento di questa proposta qual è? Citi il provvedimento, per cortesia.

TALARICO Domenico (IDV)

Io credo che l’Aula abbia il diritto di sapere.

PRESIDENTE

Sono due punti, uno che riguarda le aziende territoriali, quello che abbiamo già votato, poi c’è la il secondo che riguarda le norme urbanistiche per la proroga del Piano regolatore.

TALARICO Domenico (IDV)

Chiedo scusa, non è una cosa di poco conto, non è un atto così! Noi stiamo prorogando un atto che, secondo me, è molto grave.

PRESIDENTE

Posso dirle una cosa? Mi correggo: mentre quello era stato votato all’unanimità, questo ha il voto contrario del gruppo di Italia dei valori.

TALARICO Domenico (IDV)

Ma io non intervengo per rivendicare il mio voto contrario o l’astensione, intervengo perché credo che l’Aula abbia il diritto e il dovere di sapere quello che stiamo discutendo, quello che stiamo votando.

PRESIDENTE

Siccome era stato discusso all’inizio, nella fase preliminare.

TALARICO Domenico (IDV)

Nessuno ha capito quello di cui stiamo discutendo, questo è il punto. Allora, che cosa stiamo discutendo?

PRESIDENTE

Va bene, l’ho detto, possiamo procedere.

MAGNO Mario (PDL)

Presidente, quando ho chiesto l’inserimento all’ordine del giorno, avevo già spiegato di cosa si trattasse.

TALARICO Domenico (IDV)

No, non ha spiegato nulla! Possiamo chiedere all’assessore perché chiede al Consiglio la proroga per i piani regolatori? Perché credo che i calabresi abbiano il diritto di saperlo.

PRESIDENTE

Assessore, può spiegare al Consiglio perché chiede la proroga?

DATTOLO Alfonso, assessore all’urbanistica

Con il consigliere Talarico ho parlato informalmente.

L’esigenza di questa proroga nasce da tre motivazioni fondamentali: la prima, oltre alla richiesta dell’Anci – ma la voglio considerare non un alibi, perché da questo punto di vista sembrerebbe quasi una richiesta dall’esterno – le altre due motivazioni riguardano in particolare sia l’approvazione recente del Quadro territoriale regionale paesaggistico sia le criticità riscontratenella Via-Vas che è poi il parere per l’approvazione dei Psc.

Guardi, su questo aspetto siamo già rimasti d’accordo che non ci può essere una proroga fine a se stessa, perché – è chiaro – avremmo potuto fare sei mesi e poi prorogare ulteriormente di sei mesi, però è emerso un dibattito franco con l’Anci e che rifarò successivamente a questa approvazione – per la quale ringrazio il Presidente della Commissione e lei per il contributo che avete dato; avremo un incontro con i sindaci, perché è inconcepibile – lo dico io prima di lei – che chi non vuole governare i processi sul proprio territorio sia peggio di un commissariamento successivo a scioglimento per infiltrazione mafiosa, perché significa abdicare alle proprie responsabilità.

Per cui – la voglio tranquillizzare su questo, visto che parlo anche da ex amministratore – per noi è un modo anche per dare un’ulteriore possibilità ai Comuni, soprattutto in funzione del fatto che, ove questi non fossero dotati di strumenti urbanistici, verrebbero automaticamente esclusi anche dalla competizione per il riparto dei fondi della nuova programmazione.

Allora riteniamo che questo sia un processo di accompagnamento, l’ultimo possibile, proprio per cercare soprattutto di non danneggiare i cittadini calabresi, perché lei me lo insegna, purtroppo, gli amministratori non sono tutti ottimi amministratori, infatti c’è qualcuno che si assume le proprie responsabilità e qualcuno che, probabilmente, non capisce l’importanza di doverlo fare. Su questo penso che ci confronteremo con lealtà e schiettezza, così come è stato con l’Anci e con le Province.

PRESIDENTE

La parola al consigliere Talarico.

TALARICO Domenico (IDV)

Credo che l’intervento dell’assessore abbia dato dignità ad una questione che è molto seria e non può essere liquidata con un ordinario atto amministrativo, perché il Consiglio deve sapere che siamo, forse, alla seconda, alla terza, se non alla quarta proroga e si è iniziato, se non ricordo male, nella passata legislatura.

Una Regione come la nostra non può permettersi ulteriori proroghe. Dico “come la nostra” perché da più parti, in maniera bipartisan, si denuncia il dissesto e il saccheggio del territorio, dovuto principalmente – ma non esclusivamente – alla mancanza di pianificazione e di programmazione da parte delle amministrazioni locali, se non della Regione e della Provincia.

Ora, se noi abituiamo, così come stiamo facendo e come abbiamo fatto in questi anni, alla proroga tutti i sindaci calabresi di centro-destra e di centro-sinistra, beh, il territorio ci sfugge di mano, caro assessore. Ecco perché non possiamo noi puntualmente offrire ai sindaci pigri e negligenti la possibilità di rinviare questo atto fondamentale per il governo del territorio. Le stesse parole che ha pronunciato lei, magari con meno enfasi, le hanno pronunciate il suo predecessore e l’altro ancora; probabilmente fra qualche anno saranno i suoi successori a farlo.

Allora, che sia l’ultima, ma lo si dica in maniera solenne, possibilmente lo si scriva nella legge, salvo poi magari trovare le motivazioni alla prossima legislatura, il prossimo anno, di derogare di nuovo al termine stabilito.

E’ vero che c’è il Qtrp in fase di seconda approvazione e ci sono delle indicazioni molto importanti che possono essere recepite da tantissimi Comuni, se ne hanno voglia – e sarebbe il caso anche di segnalarlo a questi Comuni in materia di eolico, di fotovoltaico, di biomasse, eccetera – però, caro assessore, all’Anci si dica: “Strigliate i vostri aderenti, non potete scaricare sul Consiglio responsabilità che sono in capo ai sindaci”.

Allora, se ci sono Comuni in dissesto, che hanno avuto problemi particolari, ben venga la deroga, la proroga, tutto quello che volete, però se un’amministrazione gioca per ragioni diverse, non sempre comprensibili, noi non possiamo essere generosi ed elastici, così come si sta facendo al di là dell’assessore e del segno politico della Giunta. Questo è il ragionamento.

Quindi un atto di questo tipo non può passare così, come un atto dovuto, un regalo che si fa all’Anci. Ma non ce ne frega niente dell’Anci! L’Anci facesse l’Anci! Noi dobbiamo fare gli amministratori della Regione. Questo è il punto.

Evidentemente non c’è niente di personale, né un dispetto nei confronti dell’Aula, ma solo un modo per richiamare l’attenzione su una questione che ritengo molto seria.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’articolo.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Loiero ed altri “Sulla visita di Sua Santità Papa Francesco a Lampedusa”

PRESIDENTE

C’è un ordine del giorno finale presentato dal consigliere Loiero: “Sulla visita di Sua Santità Papa Francesco a Lampedusa”. Ci sono varie firme, è condiviso anche da me, riguarda la visita del Papa a Lampedusa sulla questione immigrati. Ne do lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria esprime:

unanime apprezzamento per la visita di Sua Santità Papa Francesco a Lampedusa, con cui ha dato rilevanza mondiale alla questione immigrazione di cui l'isola siciliana è un drammatico emblema;

apprezzamento e condivisione per la coraggiosa denuncia della “globalizzazione dell'indifferenza” verso la tragedia di popoli colpiti dal flagello dell'emigrazione ed i 20 mila morti “invisibili” inghiottiti dal Mediterraneo a cui Papa Francesco ha dato, simbolicamente, un volto ed un nome; richiamando, inoltre, l'attenzione dell'Occidente e dei Paesi ricchi affinché, attraverso “decisioni a livello mondiale”, si dia, oltre ai proclami ed alle parole, autentica concretezza alla fratellanza ed alla solidarietà.

Una regione come la Calabria, che aspira ad essere la piattaforma più avanzata dell'Europa verso i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e che ha piena contezza, per averlo subìto direttamente sulla propria pelle, del dramma dell'emigrazione, traendo spunto dall'accorato appello del Pontefice, auspica che esso sia tradotto in atti e fatti concreti dalle istituzioni nazionali ed europee ed offre, all'attenzione del dibattito pubblico, il modesto ma significativo esempio di quanto fatto dalla Regione nel 2009, quando il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, votò all'unanimità una legge sull'accoglienza, proponendosi come esempio virtuoso in tema di accoglienza dei migranti ed opponendo una strenua resistenza a pregiudizi ed atteggiamenti xenofobi.

Quella legge, espressione di un alto senso dello Stato e di rispetto della Costituzione, che impone “di accogliere rifugiati politici e richiedenti asilo”; frutto di una “terra di frontiera” che spesso è il primo approdo per migliaia di disperati che da noi hanno trovato calore e vicinanza umana, com'è avvenuto nelle esperienze dei comuni di Riace, Caulonia e Stignano, Badolato, costituisce, per quest'Aula e per tutti i calabresi, il modo migliore per condividere la sensibilità verso la problematica mondiale dell'immigrazione manifestata da un grande Papa con la sua storica visita a Lampedusa”.

Pongo in votazione l’ordine del giorno testé letto.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Approvato con autorizzazione al coordinamento formale.

Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, la seduta sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 20,21

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Franchino, Grillo, Magarò, Mirabelli, Principe, Stillitani e l’assessore Mancini.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 e s.m.i. (Norme per la tutela, governo e uso del territorio – legge urbanistica della Calabria) – (Delibera G.R. n. 251 dell’8.7.2013)” (P.L. n. 486/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

“Sistema integrato regionale di protezione civile. Istituzione dell’Agenzia regionale di protezione civile (Delibera G.R. n. 244 del 4.7.2013)” (P.L. n. 487/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Sono state presentate, inoltre, alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Magarò – “Norme di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore edile. Disposizioni per la semplificazione e la trasparenza nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata” (P.L. n. 482/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – ed alla terza - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – per il parere.

(Così resta stabilito)

Grillo – “Istituzioni della scuola superiore regionale internazionale <Terra e Fuoco – Dal Kèramos all’Anforèas>” (P.L. n. 483/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

Gallo, Pacenza, Scalzo, Chiappetta, Bruni, Serra, Grillo – “Norme sull’utilizzo dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità riammessi nel bacino regionale e non ancora utilizzati” (P.L. n. 484/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Magno – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 3 febbraio 2012, n. 3 (Misure in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione regionale ed attuazione nell’ordinamento regionale delle disposizioni di principio contenute nel decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150)” (P.L. n. 485/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Chiappetta, Parente, Bruni, Serra, Scalzo, Loiero, De Masi, Bova, Guagliardi – “Integrazione alla legge regionale 14 agisti 2008, n. 28 (Norme per la ricollocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in deroga)” (P.L. n. 488/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

Aterp Crotone. Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2011 (Delibera G.R. n. 236 del 27.06.2013)” (P.P.A. n. 235/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

Aterp Catanzaro. Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2011 (Delibera G.R. n. 247 del 4.07.2013)” (P.P.A. n. 236/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) della provincia di Catanzaro per l’anno finanziario 2013 (Delibera G.R. n. 248 del 4.07.2013)” (P.P.A. n. 237/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

E’ stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa del consigliere Magarò:

“Proposta di legge al Parlamento. Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della Lis, lingua italiana dei segni” (P.P.A. n. 234/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Parere favorevole su deliberazione

La seconda Commissione consiliare, con nota n. 31690 dell’8 luglio 2013, ha comunicato che nella seduta del 5 luglio 2013 ha espresso parere favorevole con raccomandazioni alla deliberazione della Giunta regionale n. 197 del 30 maggio 2013, recante: “Legge regionale 30 aprile 2009, n. 15, art. 6. Disposizioni attuative per l’esercizio delle attività di ittiturismo e pescaturismo”. (Parere n. 59)

Interrogazioni: dichiarazione di inammissibilità

Le interrogazioni a firma dell’onorevole Domenico Talarico, acquisite al protocollo ai numeri 31096, 31097, 31098 e 31099 “In ordine alla situazione dell’aeroporto di Lamezia Terme” presentate ai sensi del comma 1 dell’art. 122 del Regolamento interno del Consiglio regionale, non sono ammissibili in quanto hanno tutte e quattro medesimo oggetto e premessa ed, altresì, non hanno i requisiti di cui al comma 1 del predetto articolo 122 RIC.

Emanazione di regolamento regionale

In data 17 giugno 2013, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul supplemento straordinario n. 1 del 21 giugno 2013 al Bur n. 12 del 17 giugno 2013:

“Regolamento regionale n. 7 del 17 giugno 2013, concernente <Regolamento per la disciplina degli incarichi conferiti ai dipendenti della Regione Calabria da Enti pubblici o da privati>”.

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio per l’esercizio finanziario 2013:

Deliberazione Giunta regionale n. 237 del 27 giugno 2013;

Deliberazione Giunta regionale n. 238 del 27 giugno 2013.

Interrogazioni a risposta immediata

Giordano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il Decreto legge n. 35 del 08.04.2013 ha previsto, fra l'altro, una anticipazione di liquidità in favore delle Regioni per il pagamento dei debiti sanitari cumulati al 31.12.2012 per un importo di 5 miliardi di euro per il 2013 e 9 miliardi per il 2014 e sulla quota afferente l'annualità 2013 sono residuate risorse non richieste dagli enti regionali pari a 280 milioni di euro;

con decreto legge n. 72 del 24 giugno 2013 il Governo ha inteso attribuire le suddette risorse alle regioni, sia pur prioritariamente a quelle sottoposte alla procedura di cui all'art. 1, comma 74, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 e le richieste di erogazione delle risorse finanziarie dovranno essere avanzate entro la data del 15 luglio prossimo -:

se sussistono i presupposti per utilizzare i fondi residuali previsti dal Decreto Legge n. 72/2013 e riassegnati alle regioni e in caso affermativo quali adempimenti siano stati posti in essere.

(401; 01.07.2013)

Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

dopo oltre venti anni è stata approvata la legge n. 38 dello 03.09.2012 denominata "Valorizzazione e promozione del termalismo in Calabria", un settore strategico fondamentale poiché prevede interventi in tre aree importantissime (turismo, ambiente e cultura) per il decollo della nostra regione;

tale legge promuove e incentiva lo sviluppo termale attraverso l'ammodernamento e la realizzazione di strutture per il tempo libero e per la riconversione, l'ampliamento e l'ammodernamento degli stabilimenti termali;

per la prima volta sono stati individuati ed elencati all'articolo 2 della stessa legge i seguenti comuni termali calabresi: Lamezia Terme, Galatro, Antonimina, Bivongi, Spezzano Albanese, Guardia Piemontese, Acquappesa, Cassano allo Jonio, Cerchiara e Cotronei;

in base alla suddetta legge sono stati presentati da parte dei comuni e delle aziende termali interessate progetti per accedere al finanziamento previsto dalla legge che, per l'esercizio finanziario 2012, era stato quantificato in un milione di euro -:

se risulta a vero che tale copertura finanziaria (un milione di euro per l'anno 2012) non sia più disponibile;

se ciò dovesse risultare vero, si chiede di conoscere le ragioni e le motivazioni per cui tutto ciò è avvenuto, producendo un danno enorme a tutti quei comuni e quelle aziende termali che, molto prima dell'apertura della stagione delle cure termali, avevano presentato progetti per migliorare ed implementare la qualità dell'offerta dei propri servizi.

(402; 08.07.2013)

De Gaetano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con provvedimento immediato da parte degli organismi preposti nei giorni scorsi è stata disposta la chiusura del servizio di Osservazione Breve Intensiva pediatrica presso il presidio ospedaliero "Tiberio Evoli" di Melito P.S.;

tale servizio copriva un bacino di oltre 70 mila utenti nonché una grossa fetta di territorio della Provincia di Reggio Calabria, in particolare della fascia ionica e dell'Area grecanica;

il pronto soccorso pediatrico garantiva la copertura del servizio anche nelle ore notturne, ed era destinato alla tutela delle fasce più deboli, nel caso specifico di quelle in età pediatrica;

tale provvedimento comporterà, di fatto, la scopertura del servizio per l'intera parte di costa ionica comprendente la fascia territoriale Reggio Calabria - Locri, che nei mesi estivi è soggetta, tra l'altro, ad incremento consistente della popolazione vista la sua forte vocazione turistica;

tale scelta, dettata da logiche di taglio indiscriminato della spesa sanitaria, comporterà enormi disagi per la popolazione locale con relativo aumento dei livelli di rischio sanitario considerate anche le particolari caratteristiche geografiche del territorio e considerata la fatiscenza della statale 106, unica strada di collegamento fra i centri dell'Area grecanica e gli altri presidi ospedalieri;

si andranno ad "intasare" altre strutture sanitarie presenti sul territorio e già gravate dall'ampia utenza di riferimento -:

quali iniziative urgenti intenda mettere in atto affinché possa essere garantita la riapertura del suddetto servizio, al fine di garantire il diritto alla salute dei cittadini del comprensorio ed i livelli essenziali di assistenza sanitaria a tutela delle fasce più deboli, nello specifico quelle in età pediatrica.

(403; 9.07.2013)

Interrogazioni a risposta scritta

Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il d.lgs. n.165/2001 prevede in capo ai Dirigenti poteri autonomi di natura gestionale del personale, delle risorse finanziarie e strumentali loro assegnate con poteri di rappresentanza verso l'esterno.

l'azione della Pubblica amministrazione nei rapporti con il cittadino è regolata dalla legge 241/90 smi che ha introdotto strumenti di semplificazione e snellimento nel procedimento con il conseguente divieto di aggravare il procedimento a tutela dell'economicità e dell'efficacia dei procedimenti;

la giurisprudenza di Cassazione è più volte intervenuta sulla questione dei rapporti tra livelli dirigenziali con orientamento chiaro e costante nel qualificare la figura professionale del dirigente nel senso che la stessa presuppone l'attribuzione di compiti coordinati e non già subordinati a quelli di altri dirigenti caratterizzati da significativa autonomia e poteri decisionali, che li differenzino qualitativamente da quelli affidati agli impiegati direttivi. (Cass. 15/5/2012 n. 7517, Pres. Roselli Est. Meliadò, in Orient. Giur. Lav. 2012, 263) (Cass. 22/2/2011 n. 4272, Pres. Roselli Est. Nobile, in Lav. nella giur. 2011, 520)

il ruolo dei Direttori Generali è quello di assicurare la direzione strategica delle aziende sanitarie e non quello di adottare forme di caporalato o introdurre sistemi organizzativi ispirati a degenerazioni dei principi di autonomia e gerarchia;

il dr Gianfranco Scarpelli con nota protocollo n. 0089859 del 23 aprile 2013, che si allega in copia, precisa che tutto il personale Dirigente dell'ASP di Cosenza nell'emanazione di qualsiasi provvedimento, cosi come nell'esecuzione di eventuale precedenti provvedimenti, è obbligato a richiedere e ricevere, ai fini dell'efficacia dell'atto, la validazione da parte del Direttore Generale;

il Direttore Generale citato in spregio alle norme fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano ha deciso di introdurre un ulteriore fase dei procedimenti amministrativi integrativa dell'efficacia e della validità degli atti;

tale innovazione modifica quanto previsto con la riforma del Titolo V reintroducendo i controlli preventivi abrogati già con le riforme Bassanini;

pare che tale grande innovazione sia in uso anche da altre Aziende Sanitarie con il precipuo scopo di introdurre forme di controllo politico sulla gestione -:

se non intenda necessario disporre apposita indagine nei confronti dei Direttori generali delle aziende sanitarie ed ospedaliere diretta a richiamare i titolari dell'ufficio al rispetto dei principi generali dell'ordinamento in materia di dirigenza, accertando la sussistenza di ipotesi di revoca degli incarichi per violazione dei doveri d'ufficio previsti dalla l.r. n. 11/2004;

in subordine, se intende proporre il dr. Scarpelli e gli eventuali altri direttori, che hanno introdotto tale prassi, come giudici costituzionali e legislatori monocratici per adeguare l'ordinamento giuridico italiano alle nuove e più luminose regole del modello Calabria.

(395; 28.06.2013)

Naccari Carlizzi, Tripodi, Giordano. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle attività produttive. Per sapere – premesso che:

l'Atam di Reggio Calabria ha prima acquistato nel 2006 la ditta Saia per poi cedere le corse extraurbane della stessa ditta per un totale di 600.000 km;

in data 12 dicembre 2007 la Giunta regionale ha erogato all'Atam spa gli importi dovuti a definizione dei rapporti economici pregressi fra Regione ed aziende di trasporto per il periodo 1987/1999;

la Giunta regionale nel 2008 ha finanziato l'acquisto di 22 nuovi autobus per l’Atam di Reggio Calabria con provvedimento finalizzato ai servizi verso l'Università e con decreto del direttore generale dei trasporti n 13030 dell'1.7.2009 in esecuzione della delibera 81 in data 23 febbraio 2009 la Giunta regionale, ai fini della perequazione dell'offerta di servizi di trasporto su territorio regionale, ha finanziato un aumento chilometrico di circa 1.000.000 km portando l'offerta complessiva urbana su base annua bus/ km a 4.300.000 e extraurbana a 900.000 km in favore dell'Atam di Reggio Calabria;

l'azienda ha acquistato a totale carico proprio, nel 2010, 19 nuovi autobus;

con delibera n. 147 del 30 marzo 2012 del governo Scopelliti sono stati tagliati all' azienda Atam 122 mila Km precedentemente autorizzati e finanziati ma non ancora eserciti dall'azienda;

con deliberazione della Giunta regionale a dicembre 2012 è stato finanziato il 40% del costo degli autobus acquistati nel 2010;

l'azienda Atam è in una crisi senza precedenti tanto da portare i dipendenti continuamente a proteste e scioperi per la forte preoccupazione sul futuro dell'Azienda e dei posti di lavoro;

si apprende dalla stampa che i debiti sarebbero di circa 25 milioni di euro nel mentre l'azienda vanterebbe dei crediti verso la Regione e che la crisi dell'azienda ha avuto origine nel periodo 2004/2011 per una serie di fattori:

l'Azienda ha contabilizzato in entrata per oltre 5 anni crediti verso la Regione per la circolazione degli ultrasettantenni mai riconosciuti dall'Ente.

l'Azienda si è onerata di un mutuo per coprire l'acquisto di 19 autobus ed il comune (socio al 100% dell'Atam) dopo aver disposto la copertura di tale somma non è mai intervenuto, obbligando l'Azienda a sopportare il costo di tale mutuo.

l'azienda si è indebitata per l'acquisto della ditta Saja e successivamente nel 2011 ha ceduto le linee della stessa perdendo cosi sia l'esborso dell'acquisto che 1 mln di euro di entrate mantenendo il personale, per di più in gran parte amministrativo.

l'azienda ha dovuto restituire tramite compensazione al Comune, nel 2013, un finanziamento ricevuto nel 2008 di 1,5 mln di euro;

solo il debito verso l'Inps ha superato i 2.000.000 di euro:

esiste un debito tributario di 3,367 mln di euro (Irpef dipendenti) per gli anni dai 2008 al 2012;

l'Azienda ha parcheggiato i propri autobus di fronte all'ingresso principale del Consiglio regionale;

il sindaco che ha onerato l'Atam del mutuo e non ha finanziato l'azienda per la quota parte residua per l'acquisto degli autobus, come invece annunciato sulla stampa, è l'attuale assessore alle attività produttive, Arena;

Amministratore Unico dell'Azienda è stato nel periodo 2002/2010 l'attuale Assessore alle attività produttive -:

quali urgenti provvedimenti intende adottare per salvare l'Azienda reggina;

se esistono ed a quanto ammontano i crediti dell'azienda verso la Regione;

se intendano fare pubblica ammenda per aver portato questa azienda al disastro e non ritenga utile salvare il comparto attività produttive regionale da analoga fine.

(396; 28.06.2013)

Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con i decreti qui di seguito riportati

il decreto n. 106 del 2011 assegna 20 (venti) posti letto di cardiochirurgia all'azienda ospedaliera di Reggio Calabria

il decreto n. 136 del 2011 assegna 0 (zero) posti letto all'Università di Catanzaro

il decreto n. 112 del 2012, approvando l'atto deliberativo del direttore generale dell'Azienda di Reggio che istituisce 20 (venti) posti letto di cardiochirurgia nel presidio "Riuniti", ribadisce l'assegnazione di 20 (venti) posti letto di cardiochirurgia all'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria

il Presidente della Giunta e Commissario per il Piano di rientro assegnava di fatto e di diritto n. 20 (venti) posti letto di Cardiochirurgia all'Azienda Ospedaliera;

con protocollo d'intesa con l'Università di Catanzaro lo stesso Presidente ha annunciato l'avvio del reparto di Cardiochirurgia all'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria assegnando una dotazione di 10 (dieci) posti letto;

con questa scelta alla Cardiochirurgia di Reggio Calabria vengono sottratti 10 (dieci) posti letto a vantaggio dell'Università di Catanzaro che, al contrario di quanto previsto nei decreti succitati, conserva i posti letto di sempre, non uno in meno;

il coordinamento delle attività e quindi le scelte strategiche nella gestione del reparto di Cardiochirurgia di Reggio Calabria, come da protocollo in capo all'Università di Catanzaro, costituendo di fatto un rapporto di subordinazione;

con tale atto il Presidente Scopelliti ha penalizzato Reggio Calabria dimezzando i posti letto già in precedenza assegnati e continua a penalizzare Cosenza che non è minimamente coinvolta nella ipotesi di una corretta distribuzione della specialità di cardiochirurgia -:

quali ragioni tecniche e di pianificazione impediscono di prevedere una Cardiochirurgia a Cosenza;

quanti posti letto di cardiochirurgia sono riportati nell'atto aziendale dell'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria;

se non costituisce danno erariale l'avere attivato solo 10 posti letto, a fronte di una previsione e realizzazione, per un importo complessivo di 20 Milioni, di 20 posti letto;

i dati di produttività dell'ultimo triennio dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'Azienda "Mater Domini" sia quantitativi (n.ro di ricoveri, interventi, DRG ed appropriatezza) sia qualitativi (rischio clinico e mortalità).

(397; 28.06.2013)

Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con Decreto di Citazione in data 27 giugno 2012 il Direttore Generale dell'ASP n. 5 di Reggio Calabria e il Direttore pro-tempore della S.C. Attività Tecniche Gestione del Patrimonio, Ing. Massimo Romeo Filocamo imputati dei seguenti reati:

reato p. e p. dagli artt. 110 c.p., 46 co. 2 e 55 D.lvo 81/2008

reato p. e p. dagli artt. 110 c.p.,163 co. 1 e 165 D.lvo 81/2008

gli imputati hanno avanzato richiesta di ammissione all'oblazione;

il Giudice del Tribunale di Palmi ed il Giudice della sezione staccata di Cinquefrondi hanno accolto la richiesta di ammissione all'oblazione, stabilendo l'ammontare della contravvenzione;

con Atto Dirigenziale n. 211 del 14 marzo 2013 avente ad oggetto "Liquidazione sanzione amministrative emesse dal Tribunale di Palmi nel procedimento n. 365/11 RGRNR. e del Tribunale di Palmi sezione staccata di Cinquefrondi nel proc. N. 3848/10 RGRNR" la Direzione Generale dell'ASP di Reggio Calabria ha deciso di ordinare all'ufficio economato la liquidazione di importo totale pari a 14.271,00;

il Giudice stante la modalità di pagamento è stato tratto in inganno in quanto non poteva rilevare che le somme pagate dai contravventori erano fondi pubblici;

le contravvenzioni ai sensi dell'Art.20 comma 1 del D.Lgs 758/94 sono state elevate rispettivamente al Datore di lavoro dell'ASP di RC e al Dirigente ufficio tecnico ai sensi dell'art.2 lett. b) e d) che come è noto non possono essere delle persone giuridiche;

la responsabilità penale e personale e l'oblazione non può essere pagata con fondi pubblici;

il pagamento effettuato dall'ASP si configura come un utilizzo indebito di denaro pubblico -:

se s'intende verificare che quanto succitato risponde alla normativa vigente; quali provvedimenti s'intendono adottare nel caso emergessero responsabilità.

(398; 02.07.2013)

Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere – premesso che:

la legge 431/1998 e successive modificazioni ed integrazioni, all'art. 11 istituisce il Fondo Nazionale per il sostegno all'accesso abitativo in locazione, prevedendo risorse finanziarie erogate alle Regioni sulla base di criteri nella stessa legge contenuti;

la suddetta legge prevede, inoltre, la possibilità che il contributo statale possa essere integrato a livello periferico con interventi regionali e/o comunali;

al fine la Regione Calabria con Legge 1/2006, all'art. 9, comma 5, ha previsto che a decorrere dal 1° gennaio 2006, una quota pari al 25% dei ribassi d'asta realizzati nell'esecuzione dei lavori pubblici finanziati, anche in parte, dalla Regione Calabria, è destinata ad alimentare un fondo da utilizzare per le politiche sociali per la casa e, in particolare, per integrare il fondo di cui all'articolo 11 della Legge 431/1998;

con deliberazione n. 56 del 5 febbraio 2009 la Giunta regionale deciso che il Fondo nazionale per l'anno 2007 ammonta a 20.605.390,02 di cui 5.605.390,02 derivanti da trasferimenti da parte del Ministero delle Infrastrutture e 15.000.000,00 derivanti da risorse regionali ai sensi della L.R. n. 40/2008;

la limitatezza delle risorse statali di cui ha sempre sofferto non hanno permesso al Fondo nazionale di assolvere la sua funzione con la massima efficacia;

la Regione Calabria ha sempre portato a bando solo le risorse attribuite dallo Stato sulla base dei criteri contenuti nella suddetta 431/98;

la citata misura legislativa regionale 1/2006 è stata concepita al fine di contribuire ad ovviare all'insufficiente finanziamento statale che nel corso degli anni è andato sempre più assottigliandosi e garantire, così, a migliaia di famiglie calabresi, peraltro tra le più bisognose, di potere far fronte al pagamento dei canoni di locazione;

la quasi totalità delle famiglie interessate al contributo alloggiativo è, anche, inserita nelle apposite graduatorie per le assegnazioni di alloggi popolari, senza, però, la possibilità di riscontro per mancati investimenti nel settore dell'edilizia residenziale pubblica;

per l'anno 2011 le somme previste dallo Stato sono state irrisorie e totalmente insufficienti, mentre per l'anno 2012 si è, addirittura, in assenza del relativo capitolo di spesa;

non risultano, altresì, accantonate risorse regionali derivanti dall'attuazione della L.R. 1/2006, che in qualche misura potessero intervenire in sostituzione, anche parziale, all'assenza dei fondi statali;

la Regione Calabria ha, pur in mancanza di fondi statali, ugualmente pubblicato il bando per il sostegno dei canoni di locazione per l'anno 2012;

nel bilancio regionale di previsione 2013 non esiste alcuna risorsa inserita ai sensi dell'Art. 9 comma 5 della L.R. n. 1/2006;

in sede di assestamento nonostante i vincoli di Legge non è stata prevista alcuna risorsa finalizzata al finanziamento del fondo;

quindi il bilancio cosi come assestato non ottempera agli obblighi di legge e comporta un grave disagio sociale incidendo sulle fasce più deboli;

apposito emendamento prot. n 30109 alla legge di assestamento è stato bocciato nonostante i Consiglieri proponenti avessero sensibilizzato l' Assessore in un apposito incontro sul problema del contributo alloggiativo -:

se risponde al vero che nonostante l'approntamento da parte degli uffici dell'Assessorato competente delle procedure previste per l'assegnazione delle risorse per il sostegno all'accesso delle abitazioni in locazione, non vi sono disponibilità finanziarie, statali e/o regionali, adeguate alla domanda;

quali sono i motivi che hanno impedito l'attuazione dell'art. 9, comma 5, LR 1/2006 vista l'assenza di fondi statali e quindi l'attribuzione di adeguate risorse economiche al previsto fondo regionale d'intervento per il sostegno alla locazione, che proprio per l'attuale congiuntura economica rappresenterebbe un forte e concreto segnale di responsabilità gestionale nei confronti delle famiglie calabresi;

se non ritiene di dover disporre verifica per sapere a quanto ammontano le economie previste dall'art. 9 comma 5 L. R. 1/2006 al fine di predisporre una variazione di bilancio;

se non ritiene di dovere intervenire affinché le LL. RR. non rimangano lettera morta.

(399; 02.07.2013)

Guagliardi, Tripodi, D. Talarico, De Masi. Al Presidente della Giunta regionale, all’assessore all'istruzione e ai beni culturali. Per sapere – premesso che:

l'Amministrazione provinciale di Cosenza, con nota del Settore Politiche Culturali e Pubblica Istruzione, in data 11 febbraio ha chiesto all'Ufficio Scolastico Regionale l'assegnazione del Dirigente scolastico per 3 Istituti della provincia in quanto conformi all'art. 4, comma 70, della Legge n. 183/2011, tuttora vigente, nel quale si precisa che "Alle istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 600 unità, ridotte fino a 400 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo determinato". Tra questi figurava l'I.I.S. Bachelet di Spezzano Albanese il quale "supera i 400 iscritti ed è sito in comune caratterizzato da specificità linguistica.";

nello scorso mese di giugno avviene quanto segue:

in data 11 giugno l'USR 2013 trasmette agli USP di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia l'elenco delle sedi degli istituti provinciali sottodimensionati per l'anno scolastico 2013/2014. In tale elenco è incluso l'I.I.S. Bachelet con sede in Spezzano Albanese;

in data 11 giugno il Dirigente scolastico invia una immediata comunicazione all'USR in cui è testualmente scritto: "si comunica che questo Istituto I.I.S. Spezzano Albanese "LC-IPA" per errore RISULTA INSERITO NELL'ELENCO SEDI SOTTODIMENSIONATI A.S. 2013/14, da Voi trasmesso in data odierna. Si chiarisce che la scuola non è sottodimensionata come risulta dai dati in organico di diritto a.s. 2013/2014 presenti su sistema SI-DI. Si prega pertanto voler rettificare il suddetto elenco escludendo questa scuola dall'elenco delle scuole sottodimensionate...";

in data 12 giugno 2013 l'USR risponde al dirigente scolastico di Spezzano Albanese comunicando che "Al sistema informativo SIDI risultano iscritti in organico di diritto n. 416 alunni.", ma conferma che il sottodimensionamento della sede in quanto non risulta essere presente "né nell'elenco comuni di montagna… …. né nell'elenco delle aree montane svantaggiate..." . (Stranamente l'USR trascura la terza condizione prevista dall'art 4 della L. n. 183/2011: l'appartenenza ad un' area geografica caratterizzata da specificità linguistica.);

in data 13 giugno 2013 il Dirigente scolastico dell'I.I.S. Bachelet, Dott.ssa Rosina Costabile puntualizza: "A riscontro della VS nota prot. A OODRCAL-8569 del 12 giugno 2013 si fa presente che, questo Istituto, sito nel comune di Spezzano Albanese, appartenente ad un'area geografica caratterizzata da specificità linguista (lingua madre Arbereshe), con popolazione scolastica di oltre i 400 alunni (416), come previsto dal decreto legislativo 6 luglio 2012 n. 95 convertito dalla Legge 7/8/ 2012 n. 135 art. 14 comma 16 (ai fini dell'applicazione dei parametri previsti dall'articolo 19, comma 5 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito con modificazione dalla Legge 15 luglio 2011 e dall'articolo 4, comma 69 della Legge 12 novembre 2011, n. 183, per arre geografiche caratterizzate da specificità linguistica si intendono quelle nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera), e come ribadito nel decreto prot. AOODRCAL/2243 del Direttore generale Dott. Mercurio che si allega, l'Istituto non dovrebbe essere sottodimensionato perché conforme a quanto previsto dalla sopraccitata Legge 183/2011 art. 4 tuttora vigente.";

in data 18 giugno 2013 il Dirigente scolastico dell'I.I.S. Bachelet, Dott.ssa Rosina Costabile invia all'USR una dichiarazione del responsabile dell'Ufficio Tecnico del Comune in cui si attesta "che il Comune di Spezzano Albanese ricade in area geografica caratterizzata da specificità linguistica di lingua madre straniera (ARBERESH).";

in data 20 giugno il Dirigente Vicario, Giuseppe Mirarchi, risponde all'I.I.S. così specificando: "Secondo le indicazione fornite dal MIUR per dare corretta applicazione alla norma contenuta nell'art. 14, comma 16 della Legge di conversione l. n. 135/12 del S.l. 95/12 "le minoranze di lingua madre straniera" devono essere intese nell'accezione più restrittiva possibile nel senso che le due lingue parlate siano parificate sul piano amministrativo e dell'uso quotidiano, e che siano attivamente parlate da una significativa fascia della popolazione…. Per quanto riguarda sopra, non è, pertanto, sufficiente l'utilizzo effettivo abituale da parte di una consistente parte della popolazione di più idiomi percepiti come lingue differenti ma è necessario, altresì, il riconoscimento ufficiale della seconda lingua locale da parte delle autorità amministrative. Solo a scopo esemplificativo ci si riferisce alle lingue italiano/tedesco per l'Alto Adige…. Non rientrando la lingua albanese nella eccezione di cui sopra l'istituzione scolastica della SV diretta non potrà beneficiare della prerogativa che in deroga abbassa la soglia minima degli alunni iscritti a 400 unità.”;

in data 21 giugno 2013 il Commissario Prefettizio del Comune di Spezzano Albanese, Dott. Martino Demetrio, sottoscrive una Delibera nella quale dopo una puntuale e dettagliata narrativa Chiede all'USR di riconoscere l'Autonomia Scolastica dell' I.I.S. Bachelet;

in data 25 giugno il Dirigente scolastico dell'I.I.S. Bachelet trasmette all'USR la Deliberazione del Commissario Prefettizio;

in data 25 giugno, il Dirigente Vicario (forse seccato dalla lunga corrispondenza) comunica all'I.I.S- IPA di Spezzano Albanese questo testo definitivo: "In riscontro alla nota prot. n. 1633 C/21 del 18.06.13, si conferma quanto già comunicato con nota prot. n.9211 del 20 giugno 2013." Ossia detto: Le vostre osservazioni non sono accolte, pertanto la decisione non è modificabile"

il 28 giugno 2013 il Consiglio regionale della Calabria, col parere favorevole della Giunta espresso dall'assessore alla Istruzione, on. Mario Caligiuri, approva all'unanimità l'Ordine del Giorno n. 111 nel quale ribadisce che le comunità linguistiche della Calabria hanno come codice linguistico una lingua madre straniera, come già riconosciuto nell'art. 2 della Legge 482/99, che per quanto sopra affermato tali comunità non rientrano nella sfera restrittiva di cui all'art. 14 della Legge 135/2012 e invita la Giunta a comunicare all'Ufficio Scolastico Regionale della Calabria di osservare e rispettare in fase di programmazione del Dimensionamento scolastico regionale i provvedimenti legislativi e amministrativi adottati dalla Regione;

nonostante l'OdG del Consiglio regionale in data 28 giugno, ad oggi, sembra che l'USR intenda perseguire nella sua ostinata decisione di ossequiare il pluricontestato comma dell'art. 14 del d.l. 95/12, tramutato nella L. 135/12, decidendo di non autorizzare l'autonomia scolastica all'I.I.S. Bachelet di Spezzano Albanese;

in questo modo il Dirigente Vicario dell'USR, con una arbitraria e personale interpretazione giuridica decide di annullare di fatto la Legge Costituzionale n. 15 Dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", come sottolineato nella nota del 20 giugno 13, quando fa riferimento alle lingue italiano/tedesco per l'Alto Adige;

sembra che l'atteggiamento zelante del Dirigente Vicario dell'USR della Calabria sia determinato da una superficiale valutazione del provvedimento del Governo Monti che riguardava una quarantina di sedi scolastiche e dei relativi dirigenti nelle Regioni del Piemonte, del Friuli-Venezia Giulia e della Sardegna;

la singolare interpretazione dell'art. 14 del d.l. 95/12 che il Dirigente Vicario trasmette all'I.I.S-IPA di Spezzano Albanese nella famigerata nota del 20 giugno è facilmente contestabile in quanto sembra che:

le minoranze linguistiche di confine, come quelle da lui citate, rientrano in una sfera di tutela internazionale sancita dai Trattati di pace nell'immediato dopoguerra, e disconosce che la tutela delle minoranze storiche è sorretta dall'articolo 6 della Costituzione Italiana, nonché dal Diritto internazionale (Carta europea delle lingue regionali e minoritarie di Strasburgo 1992, firmata ma ancora non ratificata dall'Italia) e da almeno tre sentenze della Corte Costituzionale;

sul piano amministrativo, nei Dipartimenti della Giunta regionale esiste un Ufficio del settore Beni Culturali che opera in applicazione della legge 482/99 e che attraverso questo ufficio sino dal 2001 sono state avviate attività previste dalla Legge quali: gli Sportelli linguistici, i Corsi di alfabetizzazione nella lingua madre nelle scuole, specifici progetti culturali di produzione di cultura viva;

la legge regionale 15/2003, le numerose attività e il finanziamento di innumerevoli progetti da parte di tutte le G.R. succedutesi nelle ultime tre legislature, fra i quali bandi promossi con risorse proprie, l'inserimento nell'Apq Beni Culturali, nonché il PISL minoranze linguistiche "Arcipelago Arberia";

per eccesso di benevolenza si potrebbe pensare che la decisione del Dirigente Vicario dell'USR possa essere la maldestra applicazione anche in Calabria di provvedimento del precedente governo Monti, il quale a livello nazionale, con il disconoscimento delle lingue minoritarie e delle loro scuole, è stato percepito come una mortificazione dell'autonomia di alcune regioni, accanimento che va in controtendenza con l'evoluzione del diritto internazionale il quale invita gli Stati a prestare maggiore attenzione alle minoranze linguistiche e ad investire maggiori risorse, così come è contenuto nella Risoluzione del 4 luglio all'Italia del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;

nonostante questa nostra benevolenza, non ritenete che siamo di fronte al rischio di un pericoloso precedente giuridico il quale, qualora fosse attuato nella indifferenza delle Istituzioni, de facto potrebbe vanificare le garanzie costituzionali delle minoranze storiche, cassare le norme legislative del Parlamento e delle Regioni, vanificare i provvedimenti amministrativi della nostra Regione, nonché a cancellare la storia (si direbbe secolare!!) della Calabria -:

se si dovesse subire tale improvvida decisione con quale argomentazione normativa, istituzionale e politica, la Regione Calabria potrebbe rivendicare al Governo nazionale e al Tavolo delle Regioni politiche economiche adeguate al sostegno delle minoranze linguistiche?

come potrebbe progredire la richiesta all'Unesco di riconoscimento della minoranza albanese di Calabria come patrimonio culturale immateriale dell'umanità (richiesta che, fra l'altro, deve essere sostenuta da almeno tre governi esteri) se la Regione rimane silente di fronte a tale decisione e subisce il declassamento a semplice idioma delle lingue straniere delle sue minoranze?

ancora, con quali motivazioni si potrebbero inserire nella prossima programmazione europea appositi capitoli destinati alle minoranze linguistiche di Calabria, procedendo in contrasto con le stesse risoluzioni europee;

considerato che il rischio è notevole e nell'immediato potrebbe investire il prossimo dimissionamento di altre sedi scolastiche dell'intero territorio regionale nonché estendersi alle altre regioni d'Italia con presenza di lingua albanese, se non ritenga urgente convocare il Dirigente regionale dell'USR Calabria al fine di invitarlo a modificare il proprio atteggiamento e a restituire la dovuta Autonomia scolastica all'I.I.S. Bachelet di Spezzano Albanese per le argomentazioni sopra descritte e puntualizzate;

se a tal fine possiamo segnalare, se può essere utile (e ci scusiamo per l'invasione di campo), che il termine linguistico arberesh non è un idioma calabrese ma la parlata dell'albanese antico (con le dovute differenze si potrebbe dire l'italiano di Dante) che è servito a costruire la lingua ufficiale albanese già agli inizi del secolo scorso e che da molti decenni giungono in Calabria delegazioni scientifiche della Accademia delle Scienze dell'Albania e dalle sue università, dagli Istituti di Albanologia di tutti il mondo, compresi quelli del Kossovo e della Macedonia, per effettuare ricerche linguistiche utili nell'opera di ripulitura lessicale della odierna lingua albanese dalle contaminazione straniere. Precisando che lingua arberesh altro non è che lingua albanese, ci permettiamo di aggiungere che Spezzano Albanese è il Comune italiano più popolato di parlanti albanese/arberesh;

infine, se, persistendo la decisione del Dirigente Vicario di non riconoscere l'autonomia scolastica all'I.I.S. Bachelet, non intenda sollevare il quesito presso il MIUR e determinarsi di ricorre alla Corte Costituzionale nel caso anche il Ministero dovesse procedere in conformità con l'URS-Calabria.

(404; 10.07.2013)

Interrogazione a risposta orale

Giamborino, Adamo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

a seguito del tristemente noto evento alluvionale del 3 luglio 2006 che interessava l'area costiera ricadente nelle frazioni Vibo Marina, Bivona, Triparni e Portosalvo della città di Vibo Valentia veniva emessa dalla Regione Calabria l'ordinanza n. 61/2006 che prevedeva l'individuazione dei criteri di massima per la messa in sicurezza del territorio interessato;

la suddetta ordinanza prevedeva, relativamente all'insediamento industriale per lo stoccaggio idrocarburi di Vibo Marina di proprietà del gruppo ENI, la delocalizzazione in altro sito per rispondere ai requisiti di sicurezza e ambientali previsti dalla legge;

le considerevoli ricadute produttive dell'insediamento industriale in questione garantiscono da un lato l'occupazione di circa 400 unità tra dipendenti ENI e lavoratori dell'indotto e dall'altro cospicue entrate sotto forma di accise per oltre 25 milioni di euro annualmente garantite alla Regione Calabria;

nel porto di Vibo Marina annualmente attraccano circa 100 navi adibite al trasporto ed allo stoccaggio degli idrocarburi con le conseguenti prevedibili ulteriori positive ricadute sia in termini di entrate pubbliche che di sbocchi occupazionali per l'indotto;

rimane comunque assolutamente prioritaria la necessità di garantire alla popolazione di Vibo Marina la massima tranquillità sia in materia di rispetto degli standard di sicurezza che di impatto ambientale;

le recenti notizie di stampa a resoconto dell'ultimo incontro del tavolo tecnico-istituzionale di concertazione riunitosi lo scorso 26.06.2013 presso la Prefettura di Vibo Valentia e composto dai rappresentanti di Regione, Provincia, Comune ed ENI, confermano la preoccupante situazione di stallo venutasi a determinare tra il gruppo ENI che insiste per il mantenimento dell'attuale insediamento industriale dopo i pur opportuni interventi di messa in sicurezza e l'amministrazione comunale di Vibo Valentia che sulla base dell'ordinanza regionale n. 61/2006 non vede altra soluzione che la prevista delocalizzazione dell'impianto nella frazione Portosalvo;

lo stesso Prefetto di Vibo Valentia, S.E. Michele Di Bari, si è fatto interprete della situazione di difficoltà venutasi a creare non esitando a definire la vicenda dai "contorni parossistici";

il sindaco di Vibo Valentia ha individuato nel prossimo 31 dicembre 2013 il termine ultimo entro il quale, stante in vigore la predetta ordinanza regionale n. 61/2006, il gruppo Eni dovrà provvedere alla delocalizzazione dell'impianto pena la chiusura per vie legali dello stesso;

si rende necessario svolgere una capillare ed approfondita informazione dell'opinione pubblica vibonese sull'evolversi della situazione stante la rilevanza sia in termini di sicurezza del territorio che di impatto in termini di entrate nelle casse pubbliche e mantenimento dei livelli occupazionali che la vicenda riveste -:

quali iniziative e soluzioni la Regione Calabria intenda adottare per consentire un positivo epilogo della vicenda tale da garantire da un lato la comprensibile richiesta dei cittadini circa l'adozione dei più severi standard in materia di sicurezza ed impatto ambientale e dall'altro il mantenimento degli attuali livelli occupazionali che, stante la persistente congiuntura economica sfavorevole, qualora non garantiti potrebbero essere all'origine di prevedibili forme di malcontento popolare e disagio sociale.

(400; 02.07.2013)

Risposta scritta ad interrogazione

Naccari Carlizzi, Guccione, Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’organizzazione e personale. Per sapere – premesso che:

i commi 6, 6-bis e 6-ter, dell'art.19 del D.lgs. 30 marzo 2001n.165 e sue s.m.i. stabiliscono, tra l'altro, che gli incarichi di dirigente sono conferiti, fornendone esplicita motivazione, a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell'Amministrazione, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale;

proprio in applicazione e per effetto del citato comma 6-ter del l'art. 19, commi 6, 6-bis e 6-ter, D.lgs. 30 marzo 2001n.165 e sue s.m.i, ferma restando la competenza del Presidente della Giunta per la nomina, sono da ritenersi implicitamente abrogati i seguenti articoli di Leggi Regionali: l'art. 25 comma 1 L.R. n. 7/1996; l'art. 26 L.R. n. 7/1996; l'art.10, commi 4, 4-bis,4-ter della L.R. n. 31/2002 come modificata dalla L.R. n. 13/ 2005;

la mancata attivazione delle procedure di verifica delle professionalità interne, di esplicita motivazione e certificazione, per il conferimento dei suddetti incarichi, comporta la totale illegittimità della nomina ed il conseguente danno erariale per indebita erogazione di emolumenti;

la Giunta regionale non ha provveduto ad alcuna verifica delle professionalità interne prima di affidare gli incarichi di dirigente -:

sulla mancata applicazione del D.lgs 30 marzo 2001 n. 165, art. 19 commi 6, 6-bis e 6 ter:

se l'Avv. Francesco Zoccali, attuale Dirigente generale del Dipartimento Presidenza e Segretariato Generale della Giunta, rinominato di recente, di qualifica funzionario C2 dello Stato (equiparato a D3 della Regione) possegga i requisiti di legge (di cui all. 8 L.R. n. 31/2002);

se la Dr.ssa Anna Tavano, ex Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria, possedesse i requisiti da "dirigente privato" per un quinquennio e l'adeguata professionalità che richiede l'assegnazione al suddetto Dipartimento;

se l'Avv. Pietro Manna, già dirigente Generale del Dipartimento Bilancio, possedesse il requisito dell'esercizio per almeno 5 (cinque) anni delle funzioni dirigenziali;

se il Dr. Raffaele Rio, attuale Dirigente Generale del Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo, Politiche Giovanili, possedesse la qualifica dirigenziale, essendo privo sia dei 5 (cinque) anni di dirigenza, sia del possesso dei requisiti, alternativi;

se il Dr. Francesco Antonio Tucci, nominato Autorità di Audit (equiparato a Dirigente generale), in possesso dei requisiti da "dirigente privato" (nominato dall'Aprile 1991 al dicembre 2009 Direttore Generale di Fincalabra), possedesse le adeguate competenze e professionalità che l'incarico assegnato prevede;

se il Dott. Orlando Antonino, dirigente medico del comparto sanità, idoneo alla nomina da "esterno" possedesse la qualifica di Dirigente Generale per poter essere comandato" in pari posizione;

se la D.ssa Sarlo Alessandra, dirigente non generale dell'ente Provincia, idonea alla nomina da "esterno", possedesse la qualifica di Dirigente Generale per potere essere "comandata" in pari posizione;

se l'Avv. Valeria Fedele, dirigente esterno di Settore assegnata al “Dipartimento n. 7 Organizzazione e Personale", possedesse la particolare e comprovata qualificazione professionale per il posto da ricoprire e per la quale non sono comprovati i requisiti di "dirigente privato" per un quinquennio;

se il Dr. Giuseppe Nardi, dirigente esterno di Settore assegnato al Dipartimento n. 9, possedesse la particolare e comprovata qualificazione professionale per il posto da ricoprire ed il quinquennio per lo svolgimento di funzione dirigenziali;

se il Dr. Alessandro Zanfino, dirigente esterno di Settore assegnato al Dipartimento n. 10, possedesse la particolare e comprovata qualificazione professionale per il posto da ricoprire ed il quinquennio richiesto per lo svolgimento di funzioni dirigenziali;

se il Dott. Giorgio Margiotta, dirigente esterno di Settore al Dipartimento Urbanistica, possedesse il quinquennio per lo svolgimento di funzione dirigenziali;

se il Dott. Salvatore Umberto Mazzeo, qualifica funzionale ex 7 livello-bis, dirigente esterno al Dipartimento Presidenza, possedesse il quinquennio per lo svolgimento di funzioni dirigenziali;

se eventualmente verificato il mancato possesso dei requisiti per alcuni dirigenti, non ritengano di dover procedere alla revoca e agli atti conseguenti.

(381; 08.06.2013)

Risposta – “In riferimento all'interrogazione in oggetto emarginata - acquisita agli atti di questo Dipartimento in data 21 giugno 2013 - con la quale i consiglieri regionali Demetrio Naccari Carlizzi e Carlo Guccione hanno sollevato delle criticità in ordine ad alcuni incarichi dirigenziali conferiti dalla Giunta regionale, si ritiene, per quanto di propria competenza e sulla base della documentazione acquisita agli atti, di formulare le seguenti osservazioni.

La Giunta regionale ha provveduto, nel limite della disponibilità della dotazione organica approvata con D.G.R n. 447 del 24.07,2009, al conferimento degli incarichi Dirigenziali a tempo determinato in ossequio al combinato disposto dell'art 10, comma 4 e 4 ter, della L.R. n.31/2002, cosi come modificato dall'art 4 della L.R. 10 ottobre 2002, n. 39 e successivamente sostituito dall'art 16, comma 2 L.R. n. 13/2005 e degli artt. 25 e 26 LR n. 7/1996.

Nello specifico, questa Amministrazione ha ritenuto, ragionevolmente, che la materia degli incarichi dirigenziali restasse ascritta all'alveo della propria potestà legislativa residuale esclusiva, in quanto espressione di autonomia organizzativa.

L'ambito applicativo del D.Lgs. n. 150/2009 sembrava essere di chiara interpretazione; la legge delega 15 del 4 marzo 2009 all'art 2, comma 4, infatti, demandava ai decreti legislativi attuativi l'individuazione delle disposizioni rientranti nella competenza legislativa esclusiva dello Stato, e quelle contenenti i principi generali dell'ordinamento giuridico, ai quali si sarebbero dovuti adeguare le Regioni e gli enti locali, negli ambiti di rispettiva competenza.

Inoltre, l'art 74, comma 1, del D.Lgs. n. 150/2009 non avendo incluso l'art 40 tra le norme che costituiscono espressione della potestà legislativa esclusiva dello Stato, né al successivo comma 2, lo ha fatto rientrare tra le norme di diretta attuazione dell'art. 97 cost., che rappresentano principi generali dell'ordinamento, ai quali si adeguano le Regioni (potestà legislativa concorrente), si è ritenuto che la materia relativa agli incarichi dirigenziali esterni restasse ascritta alla competenza esclusiva delle Regioni.

Si segnala, poi, come questa Amministrazione, dalla lettura combinata dei comma 6 ter dell'art 19 del D.Lgs. n. 165/2001 e dell'art 27 del medesimo decreto legislativo, abbia ragionevolmente evinto che le disposizioni normative di cui al comma 6 e ó bis dell'art. 19 dei D.Lgs, n. 165/2001 - introdotte appunto dall'art. 40 del D.Lgs. n, 150/2009 - siano norme di principio e, quindi, non direttamente precettive, cui le regioni devono adeguarsi.

Infatti, mentre il comma 6 ter dell'art 19 del D.Lgs. n. 165/2001 prevede che le disposizioni di cui ai precedenti commi 6 e 6 bis si applicano alle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2 e, quindi, anche alle regioni, il successivo art 27 - norma di chiusura del capo in cui sono contemplate le disposizioni di che trattasi - specifica che "Le regioni a statuto ordinario, nell'esercizio della propria potestà statutaria, legislativa e regolamentare (...) adeguano ai principi dell'articolo 4 e del presente capo i propri ordinamenti, tenendo conto delle relative peculiarità".

Del resto detta interpretazione trovava conforto anche nell'autorevole e costante giurisprudenza della Corte Costituzionale che con successive sentenze - tra le quali in particolare le nn. 274 del 2003, nn. 2, 354 e 380 del 2004, n. 233 del 206 e n. 95 dei 2008 - aveva ribadito che "la regolamentazione delle modalità di accesso al lavoro pubblico regionale è riconducibile alla materia dell'organizzazione amministrativa delle Regioni e degli enti pubblici regionali e rientra nella competenza residuale delle Regioni di cui all'art 117, quarto comma, della Costituzione".

Si riteneva, pertanto, per le superiori argomentazioni. che la Riforma Brunetta, nella materia in oggetto, fosse rispettosa anche dell'autonomia organizzativa degli enti locali. Del resto un'eventuale abrogazione implicita della normativa preesistente avrebbe cozzato con quanto il legislatore statale aveva stabilito pochi mesi prima. All'art. 3 delta legge 18 giungo 2009, n. 69, rotativo alla chiarezza dei testi normativi, infatti, era stato codificato il principio generale, secondo il quale "ogni norma diretta a sostituire, modificare o abrogare norme vigenti ovvero a stabilire deroghe deve indicare espressamente le norme sostituite, modificate, abrogate o derogate".

In particolare, per quanto riguarda il conferimento d'Incarichi esterni, questa Amministrazione, per le motivazioni suesposte, ha ritenuto di applicare e rispettare nelle nomine di che trattasi l'art 10 della L.R. n. 31/2001. Tali nomine sono, altresì, state disposte in conformità agli art. 25 e 26 della L.R n. 7/1996.

All'indomani della "Riforma Brunetta", alcune Regioni (Piemonte, Toscana, Marche), muovendo da un'analoga interpretazione dell'art. 74 d.lgs. 150/2009, hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art 40, modificativo dell'art. 19 D.Lgs. n. 165/2001, ritenendolo lesivo dell'autonomia organizzativo amministrativa regionale.

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 324 del 12 novembre 2010, modificando il precedente orientamento, ha acclamato la legittimità dell'estensione dell'art 19 anche alle Regioni e agli Enti Locali. A parere dalla Consulta ii legislatore statale, con l'emanazione dell'art 40 del D.Lgs. n. 150/2009, ha legittimamente legiferato in una materia riconducibile alla sua competenza esclusiva, trattandosi di normativa rientrante nell'ordinamento civile ex art. 117, comma 2, lett. 1) Cost.. diversamente da quanto previsto dall'art. 74 del citato d.lgs., che non ricomprendeva il conferimento degli incarichi tra le materie oggetto di potestà legislativa esclusiva dello Stato.

Tale pronuncia, tuttavia, non è stata accettata passivamente dalle Regioni/enti locali che, in sede di Conferenza Unificata Regioni/Province autonome, richiesta anche dalla Regione Calabria e tenutasi in data 07 aprile 2011, hanno approvato una proposta di emendamento correttivo, che riguarda tra l'altro l'art. 40 del D.Lgs. n. 150/2009, nella parte in cui limita la loro autonomia organizzativa, in particolare la motivazione addotta dalla Conferenza è la seguente: "questo emendamento è finalizzato a conservare margini di autonomia nell'applicazione delle percentuali d'incarichi esterni. L’emendamento viene presentato in quanto il dettato recato dal comma 6 dell'art. 19 del D.Lgs. 165/2001 appare di difficile applicazione per le Regioni e le autonomie locali la cui dirigenza non è suddivisa in fasce e le cui dimensioni sono fortemente diversificate".

Naturalmente, successivamente alla citata pronuncia della Consulta, la Giunta Regionale, nelle procedure avviate per il conferimento degli incarichi dirigenziali, si è conformata alle disposizioni di cui al novellato art. 19 del D.Lgs. n. 165/2001, con la pubblicazione. a fronte di posizioni dirigenziali da ricoprire, di appositi avvisi per effetto dei quali è stata preventivamente verificata la rinvenibilità di idonea figura per il posto da ricoprire nel proprio ruolo dirigenziale e, solo nelle ipotesi di esito negativo, si è proceduto, nel rispetto delle limitazioni percentuali della normativa vigente, al conferimento d'incarichi dirigenziali ai sensi dell'art. 19, comma 5 bis, del D.Lgs n 165/2001, ovvero a dirigenti di altre Pubbliche Amministrazioni, ed ai sensi del comma 6 del medesimo art 19, ovvero a soggetti "estranei" alla Pubblica Amministrazione ma in possesso dei requisiti ivi previsti .

ritiene di precisare che questa Amministrazione, a fronte della pronuncia costituzionale sopracitata, ha ritenuto opportuno richiedere al proprio competente Comitato di consulenza giuridica un parere volto a chiarire quale sia l'impatto che la decisione della Corte Costituzionale produce sugli incarichi dirigenziali a tempo determinato, conferiti a soggetti esterni ai sensi della normativa regionale.

Segnatamente, in riferimento all'oggetto del quesito il Comitato tecnico, dopo aver ripercorso l'evoluzione normativa della materia, concludeva che a fronte di detta novellata normativa la relativa disciplina regionale (art. 10. L.R. il/2002] deve intendersi implicitamente abrogata.

Tuttavia, il Comitato precisava che, in virtù del "principio di continuità dell'ordinamento giuridico", nonché dei principi di continuità normativa od istituzionale e delle funzioni amministrative", (principi che la Corte Costituzionale, rispettivamente con le sentenze 7-8 ottobre 2002 n.. 442 e 26 giugno 2002 n. 282 e 17 gennaio 2004, n. 13, ritiene applicabili nelle ipotesi di un nuovo riparta di competenza legislativa tra Stato e Regioni) sono salvi gli effetti dei provvedimenti assunti precedentemente, in applicazione della normativa regionale ed in particolare, i conferimenti degli incarichi dirigenziali a tempo determinato”.

Il dirigente di settore (Avv. Sergio Tassone)

Il dirigente generale (Avv. Umberto Nucara)

L’assessore al personale (Domenico Tallini)

Proposta di legge numero 488/9^, recante: “Integrazione alla legge regionale 14 agosto 2008, numero 28 <Norme per la riallocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in deroga>” (Del. n. 322 – L.R. n. 35 del 2013)

Art. 1

(Integrazione all'articolo 1)

1. Dopo il comma 5 dell’articolo 1 della legge regionale 14 agosto 2008, n. 28 (Norme per la ricollocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in deroga) sono aggiunti i seguenti:

"5bis. Le norme della presente legge si applicano al personale dipendente di società, che erogano servizi di interesse generale, controllate e/o partecipate da Enti locali, anche se poste in liquidazione, purché sia avviata la procedura di ricollocazione dello stesso presso altre società a capitale interamente pubblico, controllate e/o partecipate dai medesimi Enti locali, per i servizi già curati dalle suddette società.

5ter. A tal fine il personale che sia stato alle dipendenze delle società controllate da Enti locali sciolte per cause indipendenti dalla programmazione dell'Ente, può essere assorbito previo esperimento di apposite procedure selettive da altre società a capitale interamente pubblico controllate dallo stesso o da altri Enti locali e ciò nei limiti della copertura finanziaria già assicurata dall'Ente alla società sciolta.".

Art. 2

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Testo unificato - dell’esame abbinato delle proposte di legge numero 106/9^ e 461/9^ - recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 marzo 1995, numero 8 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale)” (Del. n. 323 – L.R. n. 36 del 2013)

Art. 1

1. Al comma 1 dell'articolo 1 della legge regionale 30 marzo 1995 n. 8 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica), il termine "31 dicembre 2007" è così modificato: "30 giugno 2013".

2. Dopo l'articolo 3 della l.r. n. 8/1995 è aggiunto il seguente:

"Art. 3 bis

1. La Giunta regionale, sulla base di una puntuale ricognizione effettuata dall'Aterp regionale, che illustri la situazione giuridica dei rapporti locativi, l'eventuale contenzioso esistente e la consistenza del patrimonio immobiliare, approva, su proposta dell'Assessore competente in materia, un piano di interventi che individui soluzioni di solidarietà sociale in favore di quei soggetti che, pur essendo privi di reddito e inclusi nelle graduatorie per l'assegnazione di alloggi, non abbiano potuto esserne beneficiari per mancanza di disponibilità di unità immobiliari".

Art. 2

1. La presente proposta di legge non prevede oneri aggiuntivi né impegni di spesa sul bilancio regionale.

Art. 3

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 486/9^, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 e s.m.i. (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge urbanistica della Calabria)” (Del. n. 324 – L.R. n. 37 del 2013)

Art. 1

(Modifiche articolo 65 l.r. 19/2002)

1. All'articolo 65 della legge regionale 16 aprile 2002, n, 19 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria) sono apportate le seguenti modifiche:

a) il primo periodo del comma 2 è così sostituito:

“2. I Piani regolatori generali conservano validità fino al 19 giugno 2014”;

b) alla lettera a) del secondo periodo del comma 2, le parole “19 giugno 2013” sono sostituite dalle parole “19 giugno 2014”;

c) alla lettera c) del secondo periodo del comma 2, le parole “19 giugno 2013” sono sostituite dalle parole “19 giugno 2014”;

d) alla lettera d) del secondo periodo del comma 2, le parole  “19 giugno 2013” sono sostituite dalle parole “19 giugno 2014”.

Art. 2

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. La presente legge non prevede oneri aggiuntivi né impegni di spesa a carico del bilancio regionale.

Art. 3

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.