IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
66.
SEDUTA DI VENERDI’ 31 MAGGIO 2013
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO
E DEL
VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
Presidenza del Presidente Francesco
Talarico
La seduta inizia alle 15,31
La
seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge il
verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge le
comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Legge le
interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Diamo inizio ai lavori con la trattazione delle
interrogazioni a risposta immediata.
L’assessore Trematerra ha chiesto che fosse trattata
come prima interrogazione – se siamo d’accordo - la numero 360 del 16 maggio
2013 di iniziativa dei consiglieri Guccione, De Gaetano “Sulla grave crisi che
investe il settore ittico in Calabria” di cui
do lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore alla
pesca. Per sapere - premesso che:
la crisi del
settore della pesca vive in Calabria momenti di grande tensione e
preoccupazione che, proprio di recente, sono sfociati nella rabbia e nelle
proteste disperate delle donne di Bagnara, scese in piazza insieme all’intera
cittadinanza per protestare contro le misure adottate dalla Comunità Europea in
materia di pesca al pescespada;
i disagi dei
pescatori sono andati progressivamente aumentando dal gennaio del 2012, con
l’applicazione dei nuovi Regolamenti CE sui controlli numero 1224/2009 e
404/2011, assolutamente impraticabili per le imbarcazioni gestite da imprese a
carattere familiare, che prevedono la licenza a punti, la marcatura degli
attrezzi da pesca, l’installazione di apparati di controllo Blue Box e
l’obbligo del giornale elettronico di bordo alle unità da pesca di L.F.T.
(lunghezza fuori tutto) comprese tra 12 e 15 metri;
a tutto ciò si
sono aggiunte le nuove norme in materia di commercializzazione e tracciabilità
dei prodotti del settore con il D.M. 10/11/2011 che comportano dinamiche
documentali a vantaggio delle grandi imprese e l’inapplicabilità alle imprese
che praticano la piccola pesca;
la restrittiva
normativa e le ultime raccomandazioni della commissione internazionale sui
tonni e grandi pelagici numero 09/04 del 2009 e 11/03 del novembre scorso hanno
introdotto dal 2008 una serie di norme inique che hanno portato al fermo della
cattura del pescespada mediterraneo nei mesi di ottobre e novembre di ogni anno
e alla previsione, inoltre, dal 2012, di un altro mese di stop alla cattura con
un piano di gestione della risorsa nel 2013 e l’introduzione delle TAC (quote)
anche per i Palangari Derivanti;
fallimentare
si è dimostrata la scelta legata al tonno rosso mediterraneo con l’introduzione
del regime delle quote (TAC) e la riduzione annuale delle tac, che hanno
escluso molte imprese dell’Italia meridionale che praticano la pesca con i
Palangari;
la situazione
si è progressivamente aggravata per l’uso della ferrettara - piccola rete
derivante - poiché una recente sentenza (l’ultima) ha ristabilito l’efficacia
del decreto 1 luglio 2011 dopo che per ben due volte lo stesso decreto, che
penalizza pesantemente le marinerie del Mezzogiorno e della nostra regione, era
stato sospeso dal TAR del Lazio su impugnativa dei pescatori;
ulteriori
disagi sono nati anche dal punto di vista previdenziale poiché dal primo
gennaio 2012, con la legge di stabilità, sono aumentati i contributi che dallo
sgravio dell’80% sono passati al 60% per tutto il 2012, e poi al 70% nel 2013,
aumentando ulteriormente il costo del lavoro per le imprese;
l’attuale
regime previdenziale e assicurativo esclude i lavoratori della piccola pesca da
tutti gli ammortizzatori sociali relegandoli, di fatto, a un regime pensionistico
basso, tale da costringere buona parte dei pescatori pensionati a continuare a
lavorare, con ulteriore peggioramento della propria condizione personale e
sociale;
soprattutto
sulle piccole imprese di pesca incidono pesantemente anche i costi della
burocrazia del settore e il rapporto molto spesso conflittuale con le Autorità
preposte alla gestione della pesca (autorità marittime, autorità di controllo,
autorità sanitarie, ecc.). che spesso hanno modi e metodi non coordinati e
differenti nell’applicazione di norme che invece dovrebbero essere comuni;
considerevoli
sono i ritardi delle Amministrazioni Regionali nell’attuazione del Fondo
Europeo Pesca (FEP) necessario per l’ammodernamento e l’’innovazione
del settore e che, in Calabria, è mancata addirittura la concertazione
nell’attuazione del FEP sia con il sindacato che con i pescatori non
organizzati nelle associazioni di categoria.
Auspicato che:
venga rivista
al più presto la politica Europea sulla pesca e superati i ritardi e le
disattenzioni ministeriali, in modo da armonizzare le normative del settore e
attuare politiche adeguate tese a salvaguardare i livelli occupazionali e a
rendere compatibile economicamente, socialmente e ambientalmente lo sforzo di
pesca;
la Regione
Calabria, alla stregua di altre regioni, si doti celermente di apposite leggi
per la regolamentazione della pesca nell’ambito delle acque territoriali
(miglia 12), previsto dalla modifica del titolo V della Carta Costituzionale
che, di fatto, ha già decentralizzato la gestione di molte competenze,
demandandole alle Regioni;
venga attuato
definitivamente il passaggio delle competenze sulla gestione delle licenze per
la pesca costiera dal Ministero delle Politiche Agricole alle Regioni e portato
a 25 miglia dalla costa il limite delle acque nazionali;
si possa
coniugare, anche nell’ambito della Politica Comunitaria, la gestione delle
risorse acquatiche del proprio territorio con l’aspetto occupazionale ed
economico delle attività di mare da sempre legate agli usi e alle consuetudini
locali;
si attui con
urgenza una reale ed indispensabile inversione di tendenza, introducendo
politiche innovative e condivise che tengano conto delle realtà locali per
evitare la caduta verticale dei livelli occupazionali senza alternative ad un
settore che si tramanda da padre in figlio accumulando competenze ed
esperienza;
la Commissione
europea sviluppi un’azione forte e immediata per decidere e attuare una
politica alternativa a quella attuale che si è dimostrata sbagliata nell’area
del Mediterraneo dove gravitano quattordici Paesi che non fanno parte della
Unione Europea;
sia prevista
per legge la presenza e la partecipazione dei rappresentanti degli operatori
della pesca negli organismi e nei tavoli decisionali europei e nazionali in cui
vengono discusse le problematiche del settore -:
quali
iniziative e strumenti si intendono adottare per dare corso agli impegni
assunti e da assumere nei confronti di un settore che rischia l’estinzione e
per superare, nel più breve tempo possibile, i gravi ritardi che la Regione ha
accumulato nei confronti dei lavoratori e delle imprese della pesca,
individuando un percorso che consenta a centinaia di famiglie addette al
comparto di poter continuare a svolgere un’ attività che contribuisce in modo
significativo alla crescita del prodotto interno lordo calabrese.”
Prego, consigliere Guccione.
Presidente, la crisi del settore pesca nella nostra
regione è esplosa in modo evidente con le manifestazioni che si sono tenute a
Bagnara e con la mobilitazione dei pescatori visto che le misure adottate dalla
Comunità europea hanno creato notevoli disagi ed hanno messo in ginocchio il
settore pesca in Calabria.
Da questo punto di vista abbiamo bisogno di affrontare
una serie di emergenze in un settore che vede coinvolti come addetti oltre 5
mila persone e dobbiamo intervenire con misure emergenziali rispetto
all’accesso al credito e alla ristrutturazione del debito di migliaia di
imprese che svolgono il lavoro nel settore della pesca.
In bilancio ci sono 500 mila euro che potrebbero essere
utilizzati immediatamente al fine di garantire un sostegno al credito. Abbiamo
bisogno che il dipartimento metta in essere tutto quello che è necessario per
emanare i bandi per utilizzare i fondi comunitari.
Abbiamo bisogno di una Conferenza regionale sulla pesca,
un luogo dove chiamare anche i rappresentanti d’Europa per discutere sulle
questioni che riguardano sia i vincoli nazionali sia quelli europei.
Da questo punto di vista bisogna muoversi con
un’attenzione forte a questo appuntamento che dovrà coinvolgere tutti gli
attori della pesca calabrese ma dovrà avere gli interlocutori giusti, europei e
nazionali, perché la questione potrà essere risolta solo se mettiamo in moto un
processo virtuoso che riguarda il Governo nazionale e la Comunità europea.
Da questo punto di vista la richiesta che è stata fatta
da parte dell’assessore, della Giunta dello stato di crisi può aiutare a far
superare questa fase perché, altrimenti, il rischio è che nelle prossime
settimane, nei prossimi mesi siano migliaia le imprese che saranno costrette a
chiudere in questo importante settore dell’economia calabrese.
Prego, assessore Trematerra.
Grazie, Presidente. Devo ringraziare anche il
consigliere Guccione che mi dà la possibilità, attraverso questa interrogazione
che mi ha rivolto, che ha rivolto al governo regionale, anche di fare il punto
della situazione viste le tante iniziative che sul territorio si sono via via
succedute su una questione importantissima che riguarda un comparto peculiare
per la Calabria che è bagnata dal mare e che storicamente ha avuto in questo comparto ed in alcune sue aree
geografiche elementi importanti dal punto di vista economico.
E’ ovvio che quando c’è un settore in crisi bisogna far
sempre molta attenzione su quello che noi trasferiamo fuori dai livelli
istituzionali perché viviamo in un contesto ben più ampio di quello regionale e
molto spesso le norme che siamo costretti ad applicare non sono frutto di una
valutazione o di una scelta del governo regionale, come non lo è anche del Governo nazionale,
ma sono conseguenze di scelte fatte a livello comunitario e neanche risalenti a
qualche giorno fa ma a molti anni fa.
La materia è molto complessa e bisogna evitare che su
questa si inseriscano fattori che non aiutano la comprensione del problema.
Va da sé che, diciamo, le norme comunitarie, che hanno
cercato di evitare il depauperamento di quelli che sono i nostri mari, da un
lato hanno creato tanti vincoli all’Europa ma dall’altro - non possiamo, però,
nasconderlo – hanno favorito Paesi terzi che si affacciano sul Mediterraneo che
continuano ad esercitare l’attività di pesca con strumenti che non sono
consentiti dalle nostre latitudini.
Ci troviamo, quindi, in una situazione di crisi di un
comparto a causa delle norme comunitarie. Perché le cosiddette spadare di una
volta sono state messe al bando e perché altre forme di pesca, come il
“novellame”, sono state, di fatto, messo al bando.
Le criticità, quindi, vengono fuori in maniera forte
soprattutto in questo momento dopo che gli stessi regolamenti hanno trovato
piena attuazione.
Noi stiamo portando avanti, il dipartimento agricoltura
e pesca sta portando avanti tutte le iniziative possibili. Proprio ieri alla
conferenza degli assessori all’agricoltura, in quella sede ho chiesto ai miei
colleghi, facendo anche un report della situazione calabrese, che per la
Calabria possa essere riconosciuto lo stato di crisi nel settore. I colleghi
hanno aderito a questa mia richiesta e il tutto sarà trasferito al Governo.
Perché lo stato di crisi? Perché attraverso lo stato di
crisi si possono aprire tutta una serie di iniziative e la cassa integrazione
ne è un esempio, ma anche una rimodulazione delle risorse che sono presenti sul
Fep proprio per dare una boccata d’ossigeno alle stesse marinerie che stanno
vivendo un momento particolarmente gravoso.
Faceva riferimento il collega Guccione al Fep, ai soldi
comunitari.
Nel 2010, nel 2011 e nel 2012 siamo riusciti a centrare
gli obiettivi di spesa. Abbiamo speso le risorse che per quell’anno avevamo a
disposizione; certo oggi posso dire di avere il 90 per cento delle risorse
impegnate. Obiettivamente non so se a fronte di questo impegno, vista la crisi
presente, le stesse risorse alla fine del quinquennio saranno completamente
spese; il trascorso mi fa ben sperare.
Non ultimo proprio ieri abbiamo approvato altre tre
importanti graduatorie mettendo a disposizione del settore circa 3 milioni di
euro a fondo perduto che consentiranno investimenti produttivi per oltre 5
milioni di euro.
Abbiamo aperto un tavolo di concertazione a livello
ministeriale con la direzione generale della pesca col dottor Gatto con il
quale stiamo seguendo i cosiddetti piani di gestione che servono a far analisi
scientifiche. Abbiamo chiesto, però, alla direzione generale che una volta
approvati i piani di gestione anche la vendita del prodotto sia garantita
perché sembrerebbe veramente paradossale che si peschi per fini scientifici e
lo stesso pescato poi non venga venduto.
Abbiamo quindi - come dicevo - uno stato di crisi e i
fondi Fep sono messi a disposizione. Abbiamo approvato i bandi e stiamo
portando avanti i piani di gestione.
Vogliamo mettere su, sempre con una riprogrammazione dei
fondi comunitari, la possibilità di sostituzione di quegli arnesi che ormai,
purtroppo, non danno la possibilità ai pescatori di andare per mare. Sono molte
le attività, come vedete, che stiamo ponendo in essere. La Regione può nulla
rispetto ai regolamenti comunitari.
Nel 2011 ci fu un decreto ministeriale, del 1° luglio
del 2011, che ha vietato la possibilità di portare contestualmente sulla barca
due attrezzi per la pesca e mi riferisco al “palangaro” e alle cosiddette “reti
derivanti” creando un ulteriore problema.
Le misure che noi stiamo mettendo in campo sono di
compensazione. L’idea che è venuta al consigliere Guccione – che, devo dire,
comincia a leggermi anche nel pensiero perché è una ottima idea che noi stiamo
per ufficializzare – è che in Calabria vorremmo organizzare per la prima
quindicina del mese di luglio la Conferenza, gli Stati generali della pesca
calabrese chiedendo formalmente – lo faremo attraverso i nostri deputati al
Parlamento europeo con i quali ho avuto già modo di confrontarmi – la presenza
del commissario Damanakis perché venga a vedere la nostra realtà; perché non
perdurino i pregiudizi che indicano le marinerie calabresi non disponibili a
innovarsi ma perché si trovino quelle vie di fuga che consentono alle stesse
marinerie di non gravare sui bilanci regionali.
Abbiamo trovato 500 mila euro che sono allocati sul
bilancio regionale e questo ci consentirà di poter ripianare, attraverso una
legge sulle passività onerose, i debiti degli stessi armatori.
Sono molte le cose che abbiamo fatto, non ultimo proprio
ieri in Giunta abbiamo approvato il regolamento per l’esercizio di
pesca-turismo e di itti-turismo.
Come vedete non si aggredisce questo problema solo da un
lato. Ci sono molte iniziative che il dipartimento ha messo in cantiere. Sono
tante le iniziative che noi vogliamo portare avanti e capiamo che è un problema
sociale che riguarda aree geografiche ben circoscritte della Calabria dove
insistono queste importanti marinerie. Non siamo assolutamente sordi al
problema sociale che hanno alcune comunità e stiamo lavorando alacremente e da
tutti i punti di vista per aggredire e risolvere il problema. Grazie.
Prego, consigliere Guccione.
Credo che noi dobbiamo – l’ha detto anche l’assessore –
mettere in campo le misure che competono alla Regione e dare ossigeno alle
imprese che si occupano della pesca. Sono circa 1.800 le imprese che si
occupano di questo settore, vi sono 5 mila addetti.
Noi dobbiamo, attraverso le risorse che sono in
bilancio, agevolare l’accesso al credito, le passività onerose, va bene, ma
dobbiamo, da questo punto di vista, mobilitare tutte le risorse necessarie ai
fondi comunitari tentando di risolvere un grande problema che è quello di avere
un rapporto più equilibrato e più serio con l’Europa.
L’Europa non può avere due
pesi e due misure! Anche in questo campo ed in questo senso la conferenza sulla
pesca regionale o gli Stati generali della pesca in Calabria va nella direzione
giusta: dobbiamo utilizzare quel momento per porre una serie di questioni che
riguardano la pesca calabrese e, io penso, di tutto il Mediterraneo, attraverso
la questione delle quote del pescato e attraverso la ricontrattazione del ruolo
delle marinerie calabresi riguardo alla questione della pesca rispetto alla
Comunità europea.
Da questo punto di vista si
tratta di un appuntamento che va preparato bene; mi auguro che ci possa essere
il commissario della Comunità europea che si occupa di queste questioni perché
lì potremmo far partire un’azione positiva di rilancio produttivo di questo
settore.
Procediamo quindi con l’ordine naturale delle interrogazioni.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata numero 327 del 18 febbraio 2013 di iniziativa del consigliere Giordano “Sullo stato dell’accreditamento della Regione Calabria sulla piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti vantati dalle imprese”.
Presidente, poiché è
stata trattata l’interrogazione numero 360, chiederei in via prioritaria –
anche perché la numero 327 è una
interrogazione datata – di trattare con la Vicepresidente l’interrogazione
numero 362
del 24 maggio 2013 a mia firma “Sul ricorso giurisdizionale avverso il decreto
del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 proposto dalla Regione Calabria
per bloccare la costruzione della centrale a carbone di Saline Ioniche”.
Chiedo, se possibile, di anticiparne la trattazione
anche perché è un’interrogazione che è delicata e ci sono precisi termini di
scadenza.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata numero
362 del 24 maggio 2013 a firma del consigliere Giordano “Sul ricorso
giurisdizionale avverso il decreto del Consiglio dei Ministri del 15 giugno
2012 proposto dalla Regione Calabria per bloccare la costruzione della centrale
a carbone di Saline Ioniche” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la Regione Calabria, a seguito di un ampio dibattito in
sede di assise regionale, si è determinata ad impugnare il decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012, con il quale è stata
decretata la compatibilità ambientale e l’autorizzazione al successivo
esercizio relativamente al progetto proposto dalla società S.E.I. S.p.A.,
concernente la realizzazione di una centrale termoelettrica alimentata a
carbone, di potenza elettrica complessiva di 1320 MWe, da ubicarsi nella
località Saline Ioniche nel Comune di Montebello Ionico (RC) e relative opere
connesse, pubblicato in G.U - Parte II - foglio delle inserzioni n. 138 del 24
novembre 2012;
il Presidente del Consiglio
dei Ministri con il decreto del 15 giugno 2012 decreta: "la
compatibilità ambientale e l’autorizzazione al successivo esercizio
relativamente al progetto proposto dalla SEI S.p.A., concernente la
realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone, di potenza elettrica
complessiva di 1320 MWe, da ubicarsi nella località Saline Joniche nel comune
di Montebello Jonico (RC) e relative opere connesse, a condizione che vengono
ottemperate le prescrizioni e disposizioni contenute nei seguenti allegati:
allegato A: quadro prescrittivo e adempimenti di natura amministrativa;
allegato B: piano di monitoraggio e controllo. Gli allegati A e B predetti,
unitamente all’allegato C, relativo al parere della commissione tecnica di
verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS n. 559 del 21 ottobre 2010,
costituiscono parte integrante del decreto. Il presente decreto sarà pubblicato
nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana.";
il decreto, adottato dal Presidente del Consiglio dei
Ministri ai sensi dell’art. 5, comma 2, lettera c) bis, I. 400/88, viene
successivamente trasmesso alla Corte dei Conti al fine dell’esercizio del
controllo preventivo di legittimità imposto sugli atti del Governo (art. 100
Cost) con richiesta di registrazione;
la Corte dei Conti, con nota del 19 settembre 2012, "restituisce, ai sensi dell’art. 5 del
DLgs 123/2011 il provvedimento non registrato", con richiesta di
documentazione e di numerosi chiarimenti strutturati in 8 punti in cui,
sostanzialmente, il Giudice contabile solleva dubbi di legittimità in relazione
a numerosi parametri sia costituzionali (punti B e C) che legali (punti F, G,
H) ed esprime rilievi attinenti al difetto e alla contraddittorietà della
motivazione (punti D ed E), precisando in conclusione che "resta inteso che il procedimento di
controllo avrà decorrenza soltanto dalla data in cui il provvedimento perverrà
per il tramite dell’Ufficio competente, completo della idonea documentazione,
reputata indispensabile ai fini istituzionali di questo Ufficio";
successivamente, la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, parzialmente tornando sui propri passi, aggira l’ostacolo
rappresentato dalla sospensione della procedura di registrazione del DPCM
disposta unitamente alla formulazione dei rilievi, con l’adozione, da parte del
Ministro dell’Ambiente del decreto n. 115 del 5 aprile 2013. Tale decreto, in
larga parte sovrapponibile quanto a contenuti e dispositivo al DPCM, chiarisce
che lo stesso, nonostante la lettera del dispositivo, non sia da interpretarsi
quale atto amministrativo di valutazione della "compatibilità ambientale e autorizzazione al successivo esercizio
(...)" della centrale e opere connesse, ma, solo e semplicemente,
quale atto di indirizzo, a carattere evidentemente ed eminentemente politico,
volto a superare il contrasto tra i competenti Ministeri, e come tale
insuscettibile di essere sottoposto alla procedura di registrazione presso la
Corte dei Conti (al quale pure dal Governo era stato contraddittoriamente
inviato);
nel Decreto del Ministro dell’Ambiente, il DPCM assume
il tenore di mero atto preparatorio e presupposto la cui funzione sarebbe
esclusivamente quella di superare “il mancato
concerto con il (solo n.d.r.)
Ministero per i Beni e le Attività Culturali di cui all’art. 7 comma 5 del DLgs
152/2006";
alla luce di tale nuovo provvedimento amministrativo
appare, come rilevato da numerose associazioni ambientalistiche, necessario
procedere all’impugnazione del suindicato decreto del Ministro dell’Ambiente n°
115 del 5 aprile 2013 attraverso la formulazione di motivi aggiunti, atteso che
l’omessa impugnazione determinerebbe l’improcedibilità per carenza di interesse
del ricorso principale già presentato e più specificatamente rileverebbe l’atto
successivo non oggetto di impugnazione -:
se la Regione abbia provveduto ad impugnare, per le
motivazioni di cui in premessa, il decreto n° 115 del 5 aprile 2013 emanato dal
Ministro dell’Ambiente; in caso contrario, stante i tempi limitati, se non si
intenda con urgenza dare mandato all’Avvocatura regionale perché depositi
l’ulteriore ricorso al fine di evitare un provvedimento di inammissibilità con
tutte le conseguenze che si possono immaginare per la tutela della salute e del
paesaggio di un intero territorio.”
La parola al consigliere Giordano.
La vicenda, che tutti ricorderemo in quest’Aula, trova
in due occasioni il Consiglio regionale in maniera compatta, unanime, dire e
ribadire, nel novembre 2010, il “No” al carbone in Calabria e nella seduta del
23 luglio 2012, dopo un dibattito articolato, ricco e vibrante, confermare
quella che era la decisione della Regione Calabria con una mozione per
impegnare la Giunta regionale a ricorrere, presso la Consulta, rispetto al DPCM
che era stato emanato dal Consiglio dei Ministri il 15 giugno.
La Regione impugna il decreto e trova un seguito laddove
il Consiglio dei Ministri emana un provvedimento che giunge per la
registrazione presso la Corte dei Conti che con un proprio provvedimento
solleva dubbi di legittimità in relazione a numerosi parametri sia di natura
costituzionale che difetti e contraddittorietà nelle motivazioni, addirittura
delle eccezioni di carattere legale.
In buona sostanza la Corte dei Conti contesta al DPCM
quello che è il cuore del problema, ossia il mancato assenso istituzionale da
parte della Regione Calabria secondo il quale nessuna autorizzazione poteva
essere rilasciata né ci poteva essere la procedibilità tant’è che il DPCM viene
respinto e non trova la registrazione necessaria affinché divenga esecutivo.
Cosa succede, nel frattempo? Il Governo avrebbe
trovato un modo surrettizio per aggirare l’ostacolo. Faccio un passo indietro.
Dobbiamo ricordarci tutti che oltre al mancato assenso istituzionale della
Regione Calabria che è stato espresso ripetutamente e reiteratamente sia
dall’amministrazione precedente con atto del Consiglio e della Giunta sia da
questo Consiglio regionale nella sua interezza, c’era anche il pesante vincolo
che derivava dal mancato assenso del Ministero dei beni culturali che aveva
detto no a questo mostro che doveva essere installato nella provincia di Reggio
Calabria.
Il Governo, cercando di aggirare l’ostacolo, che fa?
Adotta un nuovo provvedimento attraverso un decreto del Ministero dell’ambiente
– con decreto 115 del 5 aprile 2013, questa è la data che dobbiamo tenere a
mente – che non è un atto che ha una configurazione amministrativa in senso
stretto ma è un atto che avrebbe il valore di atto di indirizzo, di atto
eminentemente politico che viene emanato cercando di superare la questione
della registrazione presso la Corte dei Conti in quanto atto politico e non
atto che produce effetti di natura contabile e amministrativa.
Questa è una cosa molto pericolosa, Presidente e
colleghi consiglieri. Rispetto a questo assunto che è stato pubblicato, emanato
il 5 aprile 2013, non sappiamo se è stato notificato alla Regione Calabria come
parte interessata che ha azionato un provvedimento nei confronti del DPCM che
prima richiamavo.
Il punto è questo: ho voluto che si trattasse questa
interrogazione in via di urgenza perché qualora fosse valida la data di
pubblicazione, se dovesse coincidere col 5 aprile 2013, entro il 4 giugno
prossimo, quindi meno di una settimana, la Regione deve necessariamente, pena
il rischio di improcedibilità dell’atto principale, con motivazione aggiunta,
supportare il ricorso principale già presentato in maniera che non ci sia il
rischio di improcedibilità dichiarata per carenza di interesse.
Questa è una cosa sulla quale chiedo al governo regionale,
rappresentato autorevolmente dalla Vicepresidente, dottoressa Stasi, sapere se
è stato già predisposto l’atto integrativo, l’atto di costituzione per far sì
che quanto già attuato ed impugnato da parte della Regione trovi nelle sedi
giurisdizionali la pronuncia. E la pronuncia non può che essere quella che
venga cassato un atto che ha un vizio enorme a monte: quello che è stata per
l’ennesima volta ignorata la Regione Calabria, che si tenta di mettere il
bavaglio alla popolazione di questa Regione che si è espressa attraverso questo
autorevole Consiglio regionale, le comunità locali e il Consiglio provinciale a
piena voce a dire “No” al carbone e a simili atteggiamenti che sono da
respingere e che questo Consiglio ha già fatto in maniera corale ed egregia in
passato.
La domanda è questa: sapere a che punto è la Regione
Calabria, stante la ristrettezza dei tempi; la scadenza sarebbe quella del 4
giugno per presentare le motivazioni aggiunte e per supportare con maggiore
ampiezza quanto già fatto in precedenza. Grazie.
La parola alla Vicepresidente Stasi.
Consigliere Giordano, in effetti la Regione
Calabria si è mossa e presenterà nei termini prestabiliti dalla legge ricorso
per motivi aggiunti. E’ stata conferita procura speciale agli avvocati Paolo
Arillotta e Benito Spanti, già costituiti nel ricorso principale; il ricorso
sarà notificato nei prossimi giorni a tutte le amministrazioni interessate ed
alla società proponente, tenendo conto che il termine per l’impugnazione è di
60 giorni, come ricordava lei. Quindi scadrà proprio nei primissimi giorni di
giugno.
Prego, consigliere Giordano.
Mi dichiaro soddisfatto per la stringata ma comunque
esaustiva risposta della Vicepresidente Stasi. Prendiamo atto che le
motivazioni aggiunte al ricorso saranno presentate nei termini.
Voglio chiedere alla Vicepresidente Stasi l’impegno, ed
a lei, Presidente, se mi ascolta, che questo Consiglio e quindi di conseguenza
la Calabria abbia notizia del deposito del ricorso e che ci sia anche – è
arrivato, ecco, il presidente Scopelliti – una
informativa compiuta su quelle iniziative che in quella sede del luglio 2012
furono anche sede di dibattito per dire che la Regione voleva darsi delle
ipotesi di sviluppo alternative al carbone e allo scempio di una centrale.
Chiedo che nella prossima seduta di Consiglio ci sia
anche una informativa utile ed opportuna al Consiglio e alla Calabria intera.
Grazie.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata
numero 327 del 18 febbraio 2013 di iniziativa del consigliere Giordano “Sullo
stato dell’accreditamento della Regione Calabria
sulla piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti vantati dalle
imprese” di cui do lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso che
il Governo
nazionale attraverso diversi provvedimenti adottati nell’anno 2012 ha
disciplinato i rapporti di credito e debito tra la Pubblica Amministrazione e
le imprese fornitrici sulla base della legge 6 luglio 2012, n. 94;
in particolare
sulla tematica rilevano due decreti certificazione e più specificatamente il
D.M. 25 giugno 2012 avente ad oggetto la certificazione dei crediti scaduti nei
confronti delle Regioni ed Enti locali, un decreto compensazione del 25 giugno
2012 che regolamenta la compensazione di crediti maturati nei confronti di
Regioni, Enti locali ed enti del Servizio sanitario nazionale e un decreto sul
fondo centrale di garanzia a cui si sono succeduti ulteriori decreti
ministeriali di recepimento delle modifiche della normativa primaria;
attualmente il
procedimento di certificazione del credito è gestito tramite un piattaforma
elettronica messa a disposizione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e
gli attori principali nella certificazione dei crediti sono il titolare del
credito e l’amministrazione o ente debitore;
per rendere
operativo il sistema è necessario che i soggetti debbano accreditarsi alla
piattaforma elettronica e per quanto concerne le amministrazioni pubbliche le
stesse debbono essere preventivamente registrate nell’Indice Pubblica
Amministrazione (IRA);
da notizie di
stampa si apprende, però, che il numero delle P.A. che si sarebbero accreditate
sulla piattaforma elettronica è limitato mentre, nelle more, è stata eliminata
la possibilità di utilizzare in via transitoria la modalità cartacea;
tale
situazione sta determinando ulteriori problemi alle imprese le quali, con un
sistema di fatto bloccato, si trovano nell’impossibilità, in presenza di uria
forte carenza di liquidità, di accedere ai servizi sostitutivi come la
certificazione;
anche la
Regione Calabria sembra non aver ancora ottemperato all’accreditamento con
gravi conseguenze per le imprese che operano sul territorio regionale e che
vantano crediti nei confronti dell’ente regione -:
se la Regione
Calabria, anche attraverso le sue varie articolazioni amministrative, abbia
provveduto ad effettuare l’accreditamento al sistema PCC e, in caso contrario,
quali siano le motivazioni del ritardo;
in ogni caso
quali siano le iniziative che si intendono intraprendere per sanare una
situazione che rischia di compromettere ulteriormente lo stato economico delle
imprese regionali alle prese con una crisi sistemica che coinvolge l’intero
Paese”.
Prego, consigliere Giordano.
Presidente, solo come informazione, perché ritengo che gli adempimenti siano stati
fatti. Voglio ricordare che questa interrogazione è relativa all’accreditamento
della Regione Calabria alla piattaforma elettronica necessaria per la
certificazione dei crediti vantati dalle imprese.
Un’argomentazione scottante. A quella data – io la
presentai il 18 febbraio 2013 – la Regione non era ancora accreditata, si
paventavano delle pesanti questioni che potevano incidere nell’economia, nel
rapporto tra debiti e crediti della Regione.
Ricordiamoci che la certificazione serve per tutta una
serie di questioni importanti, intanto per compensare i debiti ed i tributi
erariali regionali e locali, per ottenere anticipazioni bancarie e per cedere
la cessione del credito. In un momento di gravissima crisi che attanaglia
l’economia e le imprese è un passo necessario ed importante.
A questo punto, approfitto per sapere oltre
all’accreditamento, che ritengo sia stato fatto nel termine del 30 aprile,
quali altre iniziative la Regione ha adottato in merito. Grazie.
Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò
Risponde la Vicepresidente Stasi. Ne ha facoltà.
(Interruzione)
La Vicepresidente Stasi dice che dovrebbe rispondere
l’assessore Mancini che invitiamo, pertanto, a rientrare in Aula.
Tranquillizzo il consigliere Giordano, sebbene la sua
interrogazione sia datata nel tempo, che la Regione ha fatto richiesta al
Ministero per l’iscrizione alla piattaforma già nell’ottobre 2012.
Dopo una serie di problemi di mal funzionamento
informatico legati – a quel che mi dicono gli uffici – a problemi del Ministero
e dopo una serie di solleciti da parte della nostra amministrazione, il via
libera all’iscrizione è stato dato dal Ministero con atto formale datato 23
novembre.
La preoccupazione del consigliere Giordano è stata
affrontata e risolta da tempo.
Prendo atto, è chiaro che mi ritengo soddisfatto nel
merito, perché l’obiettivo era avere chiarezza e che non ci fosse la
disfunzione del mancato accreditamento entro il 30
aprile.
Da notizia che ho assunto in via diretta, a febbraio del
2013, la procedura, quanto meno, non era ancora perfezionata.
In ogni caso ne prendo atto e sono soddisfatto che la
Regione abbia posto in essere questo adempimento necessario e vitale per
l’economia e per le imprese.
E’ stata presentata interrogazione a risposta
immediata numero 342 del 4 aprile 2013 a firma del consigliere Giordano “Sul
finanziamento di euro 3,3 milioni all’autorità portuale di Gioia Tauro da parte
del Ministero dello sviluppo economico” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere – premesso che:
il Ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture e
Trasporti, Corrado Passera, ha firmato il decreto che ripartisce oltre 80 milioni di euro tra le
Autorità Portuali che hanno utilizzato, come previsto dalla normativa, almeno
l’80% dei finanziamenti ottenuti alla data del 31 dicembre 2009 per la
realizzazione di opere infrastrutturali;
destinatari di tali risorse sono i porti di Genova, Savona, Gioia Tauro, Cagliari e
Civitavecchia. A Genova andranno 20 milioni di euro quale
cofinanziamento dell’Accordo di programma del 28 luglio 2011 per l’area
industriale di Sestri; 25 milioni a Savona per il completamento della Piastra
multifunzionale di Vado; 33 milioni a Civitavecchia, in tranche annuali a
partire dal 2013 e fino al 2021, e destinati all’infrastrutturazione del porto
commerciale di Gaeta. Come compensazione dei minori introiti derivanti
dall’azzeramento delle tasse di ancoraggio sono stati riconosciuti infine 3,3
milioni di euro a Gioia Tauro e circa 1 milione a Cagliari;
come evidenziato da una nota stampa ufficiale diramata
dal Ministero dello Sviluppo economico il 22 marzo 2013 l’emanazione del
provvedimento di riparto è giunta dopo una complessa istruttoria coordinata dal
viceministro Mario Ciaccia, che ha coinvolto anche il Cipe e le regioni
interessate;
la valutazione delle risorse stanziate indica come
l’infrastruttura gioiese abbia usufruito di un finanziamento di gran lunga
inferiore rispetto alle altre realtà portuali della penisola -:
quali criteri siano stati utilizzati nella relativa
istruttoria che ha portato alla ripartizione dei fondi e le motivazioni che
hanno determinato l’esiguità del finanziamento a favore dell’area portuale di
Gioia Tauro;
se l’Ente Regione abbia fatto valere, durante
l’istruttoria, tutti le problematiche afferenti al porto di Gioia Tauro, le
risorse impegnate nell’Accordo di Programma Quadro e se tali parametri siano
stati utilizzati nei criteri di ripartizione;
se l’Ente regionale abbia fatto rilevare come dal 2008
al 2011 la struttura portuale progressivamente abbia perduto circa un terzo del
proprio traffico con la conseguente Cassa integrazione straordinaria per circa
400 lavoratori e che la situazione rischia di aggravarsi a causa dei rincari
delle tasse portuali in seguito al decreto interministeriale Trasporti/Finanze
che ha adeguato gli importi dei tributi portuali con aumenti del 30% quest’anno
e di un ulteriore 15% dal 2014 delle tasse di ancoraggio e delle tasse
sull’imbarco e sbarco delle merci nei porti;
quale sia lo stato di attuazione degli interventi ad
oggi approvati per il rilancio dell’area portuale di Gioia Tauro e quali iniziative
si intendono intraprendere per sostenere e riaffermare, nell’ambito delle
risorse nazionali da ripartire tra le strutture portuali attraverso lo
specifico fondo, criteri più equi e coerenti che non avvantaggino
sistematicamente i porti siti nell’area centro settentrionale del Paese”.
Prego, consigliere Giordano.
Presidente, questa interrogazione è del 4 aprile e
prende il via dal riparto che il Ministero dello sviluppo economico con un
proprio decreto adottato dal ministro Passera ha emanato per l’importo di 80 milioni di
euro tra le autorità portuali
che avevano utilizzato secondo la normativa almeno l’80 per
cento dei finanziamenti ottenuti al 31 dicembre 2009 per la realizzazione di
opere infrastrutturali.
Queste risorse sono state destinate ai porti di Genova, Savona, Cagliari e Civitavecchia.
Genova: 20 milioni di euro quale quota di cofinanziamento dell’ APQ del 28
luglio 2011 per l’area industriale di Sestri. Savona: 25 milioni per il
completamento della Piastra multifunzionale di Vado. Civitavecchia: 33 milioni
per le infrastrutture non solo di Civitavecchia, ma, addirittura, del porto
commerciale di Gaeta che ricade nell’ambito della stessa autorità portuale.
Gioia Tauro – cenerentola delle cenerentole – ottiene
una compartecipazione per 3,3 milioni, non per interventi di natura
infrastrutturale, ma come quota di compensazione per l’abbattimento dei tassi
di ancoraggio.
Ancora una volta si assiste - nonostante tutte le
questioni che tratteremo, oggi c’è una sessione dedicata alla istituzione della
Zona Economica Speciale e avremo modo di approfondire, sarò stringato -, alla
mortificazione di una realtà che dovrebbe essere, ed è, ritenuta il polmone
della economia e dello sviluppo del sud, del Mediterraneo.
Questo però accade anche per l’inerzia della Regione.
Bisogna capire se la quota di compartecipazione non viene erogata in quanto le
procedure dell’infrastrutturazione attraverso l’APQ ancora per tanti versi sono
ferme, perché il decreto emanato dal ministro Passera dice che fotografa la
realtà degli impegni assunti entro il 31 dicembre 2009.
Il significato di questo provvedimento è che non vengono
finanziate le infrastrutture pena i ritardi che l’APQ, quindi
l’infrastrutturazione del porto, ha conosciuto in questo periodo.
Quindi, il senso dell’interrogazione è chiedere:
rispetto a questo, che è inaccettabile, quali iniziative sono state avviate e
se sono state fatte rilevare e, in ipotesi che ci fossero le condizioni
dimostrabili riguardo l’infrastrutturazione, se, invece, sono state fatte
valere queste cose al Governo e quindi al
Ministro competente.
Prego, Vicepresidente Stasi.
Consigliere
Giordano, credo sia stata fatta un po’ di confusione perché,
in effetti, l’APQ di Gioia Tauro c’è, ci sono i programmi e
ci sono già le risorse stanziate. C’è un cronoprogramma che si sta rispettando e che è in
linea per quanto riguarda le procedure e il completamento che dovrebbe avvenire
entro il 2015.
Relativamente alle tasse di ancoraggio la storia è
tutt’altra. Intanto, il Ministero, con il decreto legge numero 40 del 2010, ha
istituito il fondo per le infrastrutture portuali. Cosa è andato a finire in
questo fondo? Sono andate a finire risorse che altri porti non avevano
utilizzato e sono state ridestinate ad altre infrastrutture.
In tutto questo, però, c’era un tema importante che
stavano portando avanti tre porti soltanto, Gioia Tauro, Taranto e Cagliari:
avevano chiesto ed ottenuto garanzia dal Ministero di aver finanziato l’abbattimento
delle tasse di ancoraggio.
Parliamo di soli tre porti, quindi porti di transhipment.
Per due anni di seguito l’intervento è stato finanziato
attraverso il “Mille proroghe” - se vi ricordate abbiamo fatto un po’ di
battaglie tutti insieme, una volta l’abbiamo portato anche in Consiglio
regionale -, ovviamente in misura sempre limitata e non sufficiente a quelle
che erano le reali necessità.
Nel 2012, con il Governo Monti, non è stato inserito nel “Mille
proroghe”, nonostante le sollecitazioni della Regione Calabria, qui ci sono le
testimonianze delle lettere del presidente Scopelliti oltre che
degli articoli di stampa e di altre riunioni anche in Conferenza Stato-Regioni.
Attraverso il fondo delle infrastrutture si è trovata
poi una norma su cui appoggiare, eventualmente, le risorse che bisognava ancora
individuare per poterle erogare.
La richiesta dell’autorità portuale era di 10 milioni.
Ci sono stati tantissimi solleciti da parte della Regione Calabria e credo che
basti prendere una rassegna stampa per ricordarli. Dopo di ché, purtroppo, non
è stata tenuta in considerazione la richiesta di 10 milioni e ne sono stati
erogati solo 3, anzi vorrei ricordare che non sono ancora nemmeno arrivati
nelle casse della Autorità portuale.
Purtroppo,
quindi, la storia delle tasse di ancoraggio è un po’ la storia del porto di Gioia Tauro, manca - sono d’accordo e condivido
quanto da lei sostenuto, ma ne parleremo sicuramente dopo - in questo momento
un’attenzione nei confronti del nostro porto,
non della politica, ma probabilmente proprio
dello Stato centrale e di questo credo che ne parleremo successivamente tutti assieme, perché serve una presa di posizione forte in questa
direzione.
Prego, consigliere Giordano.
Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto, comunque
l’ampiezza dell’argomento ci soccorre perché avremo,
da qui a poco, un dibattito dedicato sulla Zona Economica Speciale.
Questo decreto
non doveva trovare l’ennesima briciola, l’ennesima elemosina, non bisognava
chiedere solo di indicare le tasse di ancoraggio, perché
il problema del porto di Gioia Tauro
non è l’abbattimento delle tasse di ancoraggio o l’abbattimento degli oneri
sociali.
Il problema di
Gioia Tauro sappiamo tutti che è strategico,
così come con questo decreto sono state finanziate, implementate e sostenute
attività che creano nelle altre realtà del Paese piattaforme logistiche strategicamente avanzate dove ci sono investimenti di
banche, di colossi della finanza.
Credo che, allora, il problema sia
proprio questo.
In ogni caso, per non assorbire
tutto il tempo con questa interrogazione, dato che da qui a poco c’è
l’opportunità di intervenire nel dibattito, riprenderemo successivamente
l’argomento. Grazie.
Passiamo
all’interrogazione a risposta immediata numero 344 del 8 aprile 2013 a firma
dei consiglieri Adamo, Censore, De Gaetano, Franchino, Guccione “Sulla
immediata cessazione del commissariamento per l’attuazione dell’APQ per la
riduzione del rischio idrogeologico in Calabria” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale e
all’assessore regionale ai lavori pubblici. Per sapere - premesso che:
in data 25
novembre 2010 è stato sottoscritto un APQ tra il Ministero dell’Ambiente, del
Territorio e del Mare e la Regione Calabria, con il quale sono stati stanziati
220 (duecentoventi) milioni di euro per la riduzione del rischio idrogeologico
in Calabria;
il succitato
APQ, all’art. 8, istituisce un “Comitato di indirizzo e controllo per
la gestione dell’accordo” composto
da un rappresentante della Regione Calabria- Dip. LL.PP. e da un rappresentante
del Dipartimento della Protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri con compiti di indirizzo e controllo per la gestione dell’accordo;
l’art. 5
dell’APQ prevede, inoltre, che per l’attuazione dell’accordo i soggetti
sottoscrittori si avvalgano di uno o più commissari straordinari;
con Decreto
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, su proposte del Ministro
dell’Ambiente, è stato nominato commissario straordinario il dr. Domenico
Percolla, con incarico di durata triennale, per l’attuazione dell’APQ in
oggetto;
“il Decreto di nomina stabilisce, all’art. 2, che
il Commissario provvede” alle
opportune azioni di indirizzo e di supporto promuovendo le occorrenti intese
tra i soggetti pubblici e privati interessati e, se del caso, emani gli atti, i
provvedimenti e curi tutte le attività di competenza delle amministrazioni
pubbliche necessarie alla realizzazione degli interventi, avvalendosi, ove
necessario, dei poteri di sostituzione e deroga";
l’art. 4 del
predetto Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri prevede, inoltre,
che per l’espletamento di tutte le attività tecnico amministrative “degli
Uffici del Ministero dell’ambiente e degli enti da questo vigilati, il
commissario può avvalersi di società specializzate a totale capitale pubblico,
delle strutture degli uffici delle amministrazioni periferiche dello Stato,
della Regione, delle Provincie e dei Comuni, dei consorzi, delle università,
delle aziende pubbliche di servizi”;
allo stato
attuale, sui 179 (centosettantanove) interventi previsti dall’APQ, risultano
avviate solo 4 (quattro) gare di appalto
è stata
stipulata una convenzione con Invitalia SpA per 2 milioni di euro;
il compenso
annuo del commissario è stato statuito in € 150.000;
tra i 179
interventi per l’ammontare complessivo di 220 milioni di euro, l’APQ prevede,
la sistemazione del fiume Crati nei pressi dei comuni di Cassano e Corigliano
e, quindi, l’area colpita dalla recente alluvione che ha inondato gli scavi di
Sibari, il cui intervento prevede la somma di quattro milioni di euro che
poteva e doveva essere già realizzato impedendo così un grave danno ad un’area
archeologica di interesse mondiale;
appare
evidente che l’emergenza è servita solo a dilatare costi e tempi di attuazione
degli interventi e ad esautorare Regione, Province e Comuni:
quali
iniziative urgenti si intendono assumere nei confronti del Governo nazionale
per far cessare immediatamente il commissariamento per l’attuazione dell’APQ e
la riduzione del rischio idrogeologico in Calabria, considerati i fallimenti,
gli sprechi e l’incapacità del Commissario a far partire e realizzare i 179
interventi previsti dallo stesso APQ, la cui mancata realizzazione ha provocato
un danno gravissimo ai territori interessati e all’economia calabrese che, da
oltre tre anni, non ha visto utilizzare uno solo dei 220 milioni di euro
stanziati per la Calabria dal Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del
Mare per le finalità previste.”
Prego, consigliere Guccione.
Grazie per
avermi dato la parola. La questione che stiamo affrontando e che riguarda lo
sviluppo in questi anni del commissariamento da parte della Regione Calabria sull’APQ, del
Ministero dell’ambiente e del territorio riguardo allo stanziamento di 220
milioni di euro per la riduzione del rischio idrogeologico in Calabria é alquanto scabrosa.
Tutto
questo avveniva il 25 novembre del 2010. Siamo a maggio 2013, sono passati 3
anni e di quegli interventi, di quei milioni di euro che erano destinati alla
mitigazione del rischio idrogeologico abbiamo visto ben poco.
Ma in
questi tre anni è accaduto qualcosa di più grave, per esempio, a me risulta
siano stati solo 4 interventi ed è stata stipulata una convenzione con Invitalia per circa 2 milioni di
euro per il reclutamento, credo, di personale da parte del commissario Percolla.
Il Governo nazionale
ha assunto una decisione – parlo del Governo
Monti – ed oggi è anche all’attenzione del Governo
Letta di sostituire Percolla e nominare un nuovo commissario come soggetto attuatore di tutti questi interventi che
ancora oggi non sono stati portati a compimento.
La cosa che
volevo sapere é se a lei risulta quanti dipendenti ci sono, quanto personale ha
l’ufficio del commissario, che era
stato ubicato qui a Reggio Calabria, se questo
risulta ancora in capo al commissario
e quali sono le iniziative che la Regione intende mettere in essere per avviare rapidamente i lavori di sistemazione degli oltre 90 interventi per i 220
milioni che sono a disposizione della Regione Calabria da oltre tre anni.
Risponde la Vicepresidente Stasi.
Consigliere
Guccione, in effetti, come lei ha evidenziato più volte, e come anche la Giunta regionale ha evidenziato; il presidente Scopelliti ha scritto direttamente proprio per
evidenziare che, in effetti, il commissariamento
è stato un fallimento.
Dei 184 interventi ne sono stati avviati solo 3. Non so quanti dipendenti
ci sono oggi ma siamo ancora in attesa di avere un nominativo per la
sostituzione o comunque una risoluzione della questione.
Più volte il presidente Scopelliti ha sollecitato la questione presso i Ministeri
competenti per avere risposte a quella che era stata una sua nota ufficiale
proprio nel marzo 2013.
Ad oggi, purtroppo, non abbiamo avuto risposta, nonostante le diverse e
continue sollecitazioni anche della parte tecnica, non solo per quanto riguarda la parte politica.
Prego, consigliere Guccione.
Vicepresidente Stasi, apprendo da lei che il governo regionale, nella persona del presidente Scopelliti, ha attivato
un’iniziativa tesa a rimuovere gli ostacoli che il commissario Percolla, il
commissariamento di questo importante APQ, ha portato, ancora, alla non realizzazione
di tutti questi importanti interventi.
Le ricordo che un intervento programmato in questa APQ riguardava il
tratto di fiume del Crati che qualche mese fa ha provocato l’esondazione che ha
interessato gli scavi di Sibari. Un intervento di 5 milioni di
euro
proprio in quel tratto dove il fiume è esondato invadendo con le proprie acque
gli scavi di Sibari.
La cosa sulla quale chiedo maggiore chiarezza è capire come sono state
utilizzate, in questi tre anni, le risorse per il reclutamento del personale stanziate
con apposita convenzione con Invitalia.
E’ anche giusto che la Regione, il Consiglio e
la Giunta regionale sappiano quanto personale
c’è e a cosa sono serviti questi due milioni di euro, a quanto personale
interno e esterno.
Nel decreto di commissariamento
c’era scritto che il personale doveva essere quello dell’assessorato ai lavori
pubblici. A cosa è servita questa convenzione? Cosa ha messo in atto il
commissario Percolla?
Mi auguro
e, anche noi faremo in modo di intervenire sul Governo nazionale, affinché su
questo venga nominato urgentemente il commissario e vengano individuati gli
Enti attuatori di tutti gli interventi che attendono da lungo tempo di essere
appaltati per iniziare i lavori. Grazie.
Si passa
all’interrogazione a risposta immediata numero 345 dell’8 aprile 2013 a firma
dei consiglieri Adamo, Censore, De Gaetano, Franchino, Guccione “Sugli
accreditamenti, gli accordi contrattuali e i controlli delle strutture
sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private” di cui dò lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale commissario per la
gestione del servizio sanitario calabrese. Per sapere – premesso che:
la legge
regionale n. 24/2008 stabilisce le norme di autorizzazione, accreditamento,
accordi contrattuali e controlli delle strutture sanitarie e socio-sanitarie
pubbliche e private;
il Regolamento
regionale n. 13/2009 ha reso attuative le norme contenute nella legge regionale
sopracitata;
le suddette
norme regolamentano anche i requisiti relativi ai posti letto ed alle dotazioni
organiche per l’accreditamento delle case di cura private;
nei giorni
scorsi il sub-commissario per l’attuazione del Piano di Rientro, dott. Luigi
D’Elia, ha emanato una circolare sull’applicazione delle suddette norme
regolamentari;
i DPGR n. 106/2011
e n. 26/2012 non formulano una rilettura degli standard previsti dal
Regolamento regionale in riferimento ai requisiti organizzativi;
con codesta
circolare si esprimono indirizzi che reinterpretano le norme regolamentari in
maniera diversa da come sono state attuate dalla data di entrata in vigore;
un semplice
atto amministrativo, anche se di emanazione commissariale, non può modificare i
contenuti posti in un atto legislativo e nei suoi regolamenti attuativi;
lo stesso
Ufficio del Commissario ha avocato a sé la competenza di determinare i budget
annuali delle case di cura private e che ciò avviene non solo in ritardo (la
previsione annuale per il 2012 è avvenuta a fine dicembre dello stesso anno) ma
con una evidente discrezionalità conseguente ad interpretazioni soggettive da
parte dell’ufficio per assumere decisioni del tutto "convenzionali" a
seconda i casi e le circostanze -:
se intende
annullare la circolare emanata al fine di evitare disparità di trattamento nei
rapporti tra la Regione e i soggetti erogatori e, soprattutto, non consentire
una applicazione discrezionale degli standard dei requisiti minimi
organizzativi che potrebbe generare gravi rischi per i livelli di sicurezza da
garantire a tutela della salute dei cittadini;
se intende
verificare e correggere ogni eventuale anomalia o interpretazione erronea nella
definizione e nella attribuzione dei budget annuali sia per tutelare
l’interesse della PA regionale che per evitare anche in questo caso oggettive
disparità nei rapporti con i soggetti erogatori di prestazioni sanitarie.”
Prego, consigliere Adamo.
Presidente, l’interrogazione è molto chiara ed è finalizzata soprattutto ad un chiarimento; speriamo che la risposta arrivi in quest’Aula.
Pare – lo abbiamo espressamente detto nell’interrogazione – che, attraverso una
circolare emanata dall’Ufficio del commissario
a firma di uno dei sub-commissari, ci sia
stata, quanto meno, una interpretazione diversa rispetto alla norma vigente per quanto riguarda tutta la regolamentazione degli accreditamenti
e dell’organizzazione dei budget posti a
contratto delle prestazioni da acquistare per quanto riguarda la sanità
privata.
Chiedevamo,
in tal senso, chiarimenti ai fini di capire quale fosse l’orientamento del
commissario perché, se dovesse rispondere al vero tutto ciò, è ovvio, va da sé,
che una circolare, seppur esplicativa o interpretativa, non possa
sovraordinarsi ad una legge ed è la prima questione.
L’altro
aspetto è che anche nel calcolo fatto per quanto riguarda il riconoscimento dei
budget ci siano stati da parte dell’Ufficio del commissario quanto meno
dei difetti di errore.
Per
correttezza, debbo dire che, sull’onda di questa interrogazione, non prevedendo
i tempi di risposta che potesse giungere al governo e che soprattutto potesse venire qui in Aula, ho chiesto un incontro
ufficiale alla dirigenza del dipartimento ed, in qualche modo, la
risposta che è venuta dalla dirigenza del dipartimento mette in discussione tutto il ragionamento rispetto al
significato dato alla circolare.
Se debbo, mi ritengo soddisfatto,
per dire che non è questo il punto, cioè così mi è stato detto.
Però, poiché penso che il problema
permanga nel rapporto tra l’ufficio del commissario, il dipartimento e il
sistema è bene che si vada ad un chiarimento anche perché l’interpretazione
della norma può essere persino positiva, non dico che è di per sé negativa,
porta a collocare in una posizione di sovranità, nella stipula dei rapporti
contrattuali, addirittura il dipartimento e l’ufficio del commissario che si sostituisce
alle stesse aziende sanitarie.
Essendo aziende che hanno
personalità giuridica autonoma, ritengo che anche questo sarebbe un elemento da
chiarire. Cioè non è l’elemento di gestione che compete, secondo me,
all’ufficio del commissario; esso compete alle aziende e all’Ufficio del
commissario rimane in capo la responsabilità della programmazione e del
controllo.
Non so se, per dare la risposta, il
governo abbia verificato le condizioni che sono state poste nella
interrogazione, ma ho cercato di esporle per come le abbiamo conosciute nelle
fasi istruttorie della preparazione di questa interrogazione. Grazie.
Prego, Vicepresidente Stasi.
In merito a questa interrogazione è
stato sentito l’ufficio del commissario.
Relativamente alla prima questione
della circolare si specifica che si tratta di reinterpretazione e non di
rivisitazione di una norma.
Si sta interpretando una norma senza
modificarne i contenuti. Volevo specificalo e poi volevo leggere puntualmente
la risposta per capire se si è chiari. In ogni caso, credo che l’ufficio del
commissario si fosse reso disponibile, in qualche modo anche ad interpretarlo ulteriormente con un decreto ad hoc se dovesse eventualmente
permanere ancora il dubbio, la non chiarezza.
Il modulo, sia esso generalista o
specialista, non per disciplina debba essere preso in considerazione sia nel
settore pubblico che in quello privato per area funzionale, in modo tale da
garantire assistenza omogenea in relazione ai livelli di intensità di cura
delle patologie trattate.
Il carico di lavoro non può che
essere, per equità, distribuito sia nel settore pubblico che privato in modo da
garantire quella sicurezza assistenziale che viene richiesta nella
interrogazione di che trattasi.
La standardizzazione prevista per il
requisito delle risorse umane non può che essere letta in relazione alle
riconversioni e alla riorganizzazione nei soggetti di erogazione pubblici e
privati ed in modo da rendere flessibile l’organizzazione anche nelle strutture
da ridimensionamento ricettivo limitato.
Questo è quanto scrive puntualmente
l’ufficio del commissario, precisamente il dottore D’Elia.
Relativamente alla seconda
questione, quella dei budget delle strutture private del 2012 si fa presente,
intanto, che la competenza dei budget è proprio dell’ufficio del commissario, del commissario straordinario
e dei sub-commissari, in modo particolare del sub-commissario Luciano Pezzi
proprio come definito dalla delibera del Consiglio dei Ministri di luglio 2010.
Per
quanto riguarda, invece, i ritardi di assegnazione dei budget, voglio
ricordare che c’è stato un processo di riaccreditamento delle strutture
concluso entro il 30 giugno 2012 e di conseguenza si è avuto uno sdoppiamento
dei budget per il 2012 dove un primo semestre è stato firmato, tra
l’altro, da tutti gli erogatori privati entro il 30 giugno 2012 e poi la
seconda parte a dicembre nel momento in cui si sono completati gli accertamenti
e quindi le delibere di accreditamento.
Per
quanto riguarda, invece, la determinazione dei budget proprio la
garanzia di non fare differenziazioni da un Asp all’altra, come avveniva in
passato, si è deciso di centralizzare e di conseguenza di uniformare il
trattamento per tutte le strutture in modo uguale e in modo assolutamente
uniforme.
Prego,
consigliere Adamo.
Questa
non è un’interrogazione su cui ci si può dichiarare soddisfatti o meno, perché non ho motivo di dichiararmi insoddisfatto.
Prendo
atto di quanto ha detto il governo regionale. Dico solo che sull’aspetto della spesa sanitaria e della sua programmazione, parlo dell’organizzazione
della programmazione per l’acquisto di
prestazioni da parte del Servizio sanitario e quindi, necessariamente, di un
tema che non può non essere anche riferito ai criteri attraverso cui avviene il
riparto del fondo sanitario regionale, su questo aspetto non sarebbe male
approfondire come in altri momenti ha fatto questo Consiglio regionale. Vorrei
dire alla Vicepresidente Stasi che questo Consiglio regionale ha deliberato,
per esempio, anni fa una Commissione di inchiesta – lo ricorderà sicuramente
l’assessore Gentile - per quanto riguarda la vicenda dei laboratori di analisi
convenzionati.
Si fece un lavoro prezioso, pregevole, diciamo, per quanto
riguarda la definizione dello stato delle cose in riferimento all’esplicazione
dei compiti di controllo che sono attribuiti al Consiglio regionale.
Ritengo, anche a nome degli altri firmatari - e non abbiamo
avanzato in tal senso la proposta perché una Commissione di questo tipo o si fa
di intesa o non ha senso presentarla, come formalizzazione di un disegno di legge - che non sarebbe male
che il Consiglio regionale, con la disponibilità del governo ma soprattutto con la
disponibilità della maggioranza di governo qui in Consiglio regionale,
istituisse una Commissione di inchiesta ad
hoc per fare un report, una relazione su quello che è l’andamento della
spesa, i criteri, le modalità, le prestazioni acquistate; cioè fare una analisi
dettagliata di quella che è la qualità della spesa, almeno nell’ultimo
quinquennio, nell’ultimo decennio. Non c’è un problema di investigazione e di
indagine ma di conoscenza.
Per quanto esigua sia la quota in rapporto al fondo regionale
sanitario - parliamo di un 3 per cento mi pare, non più di questo
– è importante perché ciò può mettere ordine in un settore, in un segmento
della sanità, molto esposto ad una forte domanda sociale che non è solo quella
dei cittadini ma anche quella degli operatori.
Per cui se la Vicepresidente conviene e il Governo è d’accordo, possiamo
riservarci di presentare il disegno di
legge o a firma congiunta rispettando la norma statutaria, una
Commissione di inchiesta che abbia questo ruolo di ricognizione e consegna il
rapporto al governo e
all’ufficio del commissario pera fare il punto sull’andamento della vicenda
della spesa di questi anni in questo settore. Grazie.
Siamo adesso all’interrogazione a risposta immediata
numero 346 del 8 aprile 2013, a firma del consigliere Mirabelli “Programma
stage 2008” di cui do lettura: “Per sapere – premesso che:
visto l’art.
117 comma II della Costituzione italiana nella parte in cui tale norma prevede
la tutela del lavoro come materia di competenza legislativa concorrente
Stato-Regione;
visto l’art. 3
della Costituzione nella parte in cui prevede l’impegno delle istituzioni
nell’attuazione dell’uguaglianza sostanziale, con rimozione degli ostacoli di
ordine economico-sociale limitativi della libertà ed eguaglianza dei cittadini;
sinteticamente:
A) il «Programma Stages» trova il suo primo riconoscimento giuridico nella
Legge regionale n. 26 del 12.11.2004 rubricata “Incentivi alla residenzialità
dei giovani laureati per lo sviluppo in Calabria dell’economia della
conoscenza” (pubblicata sul BUR Calabria n. 21 del 16 novembre 2004,
supplemento straordinario n. 1);
all’art. 1
sono individuate le finalità della legge: “realizzare un sistema integrato di
interventi orientato alla valorizzazione del capitale cognitivo dei giovani
quale elemento decisivo per lo sviluppo della società calabrese”;
la Regione
Calabria, quindi, con detta legge, in attuazione di quanto disposto dall’art.
117 della Costituzione e utilizzando fondi comunitari, statali e regionali,
“...promuove un percorso d’eccellenza finalizzato ad attrarre e a trattenere
risorse umane ad alto potenziale, incentivando la residenzialità in Calabria
dei giovani che abbiano conseguito laurea secondo il vecchio ordinamento ovvero
laurea specialistica secondo il nuovo ordinamento e che abbiano capacità e
competenze necessarie per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della
regione...” (Art. 2);
B) con la
legge regionale 19 aprile 2007 n. 8, la Regione Calabria ha modificato ed
integrato l’art. 3 della legge regionale n. 26 del 12 novembre 2004 su citata,
istituendo ufficialmente il «Programma Stages». Il nuovo art. 3 testualmente
recita: “1. La Regione, al fine di promuovere la residenzialità in Calabria,
concede ai giovani laureati particolarmente meritevoli un premio a titolo di
riconoscimento di livelli d’eccellenza nella formazione universitaria. 2. I
destinatari degli interventi di cui al comma precedente sono esclusivamente i
giovani calabresi che abbiano conseguito la laurea in università italiane e
straniere col massimo dei voti. 3. I premi, pari ad Euro 24.000,00 ciascuno,
sono erogati in rate mensili pari a Euro 1.000,00 per 24 mensilità, con la
contestuale frequenza da parte del beneficiario di uno stage presso
un’Università calabrese, un Ente di ricerca avente sede in Calabria, la Regione
Calabria ovvero un Comune della Calabria”;
C) la Legge
regionale n. 3 del 5 marzo 2008, all’art 3, aumenta il numero dei voucher
formativi da assegnare suddivisi nei vari Ambiti professionali, che passano da
250 unità a 500;
D) in data
20.10.2008, viene avviata la fase di formazione professionale dei vincitori del
«Programma Stages». Il programma formativo si articola in due distinti momenti:
formazione in aula e attività pratico-formativa all’interno delle pubbliche
amministrazioni che hanno aderito alla manifestazione di interesse di cui alla
deliberazione n. 119 del 3 dicembre 2007;
la formazione
in aula si svolge presso le sedi universitarie calabresi rispettivamente di
Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Catanzaro, le quali organizzano corsi
specifici necessari a garantire agli stagisti, suddivisi per aree di
specializzazione, l’inserimento negli enti pubblici. Tale formazione impegna
gli stagisti per un ammontare complessivo di 450 ore di didattica, di cui 360
nei primi 4 mesi e ulteriori 90 ore sostenute in tre distinte settimane a
intervalli semestrali;
il secondo
momento dello stage, di durata non inferiore ai 20 mesi, si svolge nelle Pubbliche
Amministrazioni. Gli stagisti a far data dal 09 marzo 2009 vengono assegnati,
in relazione alle proprie qualifiche, ai settori di propria competenza. Ciascun
ente affianca ad ogni stagista dei tutor i quali, non vigilano sul corretto
espletamento dello stage, forniscono e scambiano le proprie competenze e
conoscenze. Il «Programma stages» si conclude in data 20.10.2010;
E) con Legge regionale n. 32 del 22 novembre 2010
la Regione Calabria, in modifica dell’art. 10 della L.R. 11 Agosto n. 23,
pubblicata sul B.U.R. n. 21 del 16 novembre 2010, supplemento straordinario n.
2 del 30 novembre 2010 (Assestamento del bilancio di previsione della Regione
Calabria per l’esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale
2010-2012), al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenza già acquisito
dai giovani impegnati nel “Programma Stages” ha previsto “...l’erogazione di un
contributo annuo di euro 10.000,00 a favore di soggetti pubblici, che si
fossero impegnati a stipulare, con ogni stagista, che avesse concluso con esito
positivo tutte le attività di formazione previste dal Regolamento di cui alla
deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale n° 49 del 09
luglio 2007, tipologie contrattuali previste dalla normativa vigente per una durata
non inferiore ai 12 mesi di lavoro” (Art. 1) impegnandosi ad incentivare, da
parte di soggetti pubblici e privati nei confronti degli stagisti, la
realizzazione, di percorsi integrati (anche individuali) di orientamento, di
alta formazione e di inserimento occupazionale, con risorse provenienti dai
fondi comunitari strutturali. Infatti, il comma 6 dell’art. 1 della legge
32/2010 prevede l’impiego di fondi comunitari per consentire un’ulteriore
valorizzazione dei giovani già meritocraticamente reclutati;
F) gli Enti
pubblici che aderiscono all’Avviso pubblico ed inseriscono gli ex stagisti dal
01.09.2011 nei vari settori di competenza stipulando con gli stessi contratti
di lavoro di durata non inferiore all’anno, costituiti in prevalenza da
co.co.co ed in scadenza, nella maggior parte dei casi, al 31-08-2012;
G) con legge regionale n. 36/2012,
approvata nel mese di agosto, il Consiglio regionale della Calabria ha
stabilito di finanziare ulteriori sei mesi di attività degli ex stagisti a
condizione che gli enti fruitori rinnovino i relativi contratti;
allo stato, la
maggior parte dei contratti stipulati con gli enti fruitori andrà in scadenza
nel maggio 2013-:
considerata
l’imminente scadenza contrattuale nel maggio 2013, la proroga del finanziamento
regionale alle Amministrazioni fruitrici, al fine di garantire la continuità
lavorativa dei giovani interessati;
considerati
l’eccezionale crisi internazionale e nazionale ed il pressante fenomeno della
disoccupazione giovanile che impongono la predisposizione di politiche ad
elevato grado di progettualità onde valorizzare la permanenza in Calabria delle
giovani generazioni quali provvedimenti si intendono adottare, nel rispetto
delle norme vigenti, per individuare una costruttiva e definitiva soluzione
alla suddetta questione, al fine di non vanificare il pregio dell’esperienza
già in atto sotto il profilo dell’apporto di valido e formato capitale umano
all’interno delle Amministrazioni Pubbliche calabresi.”
Prego, consigliere Mirabelli.
Presidente, vorrei farle una
richiesta perché penso che la competenza sia dell’assessore Salerno, per cui
chiederei, se è possibile, che questo punto – visto che oggi scade il contratto
– possa essere messo all’ultimo punto delle interrogazioni a risposta
immediata.
La rimandiamo, consigliere?
No, chiederei di metterla
all’ultimo punto delle interrogazioni a risposta immediata in attesa che arrivi
l’assessore.
Siamo
all’interrogazione a risposta immediata numero 348 del 9 aprile 2013, a firma
del consigliere Giordano “Sugli interventi a favore dei soggetti dializzati
residenti nella città di Reggio Calabria” di cui do lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
l’assistenza
ai dializzati nella nostra regione presenta gravi carenze e in particolare
emerge come nella città di Reggio Calabria numerosi pazienti sono costretti a
sottoporsi a dialisi in ambulatori situati nella città di Messina; tale
modalità, oltre che influire sulla qualità di vita degli interessati, costretti
a sostenere un disagio nell’attraversamento periodico dello stretto di Messina,
determina un onere finanziario supplementare a carico delle casse della regione
Calabria sia con riferimento alle spese di trasporto, sia per i costi sostenuti
a favore di strutture private;
l’insufficienza
delle strutture pubbliche finalizzate al servizio di dialisi con
l’esternalizzazione dell’intera filiera dei servizi nefro-dialitici ha
implicazioni potenzialmente negative per l’azienda pubblica e per i cittadini,
in quanto con l’esternalizzazione dei servizi il Sistema Sanitario Nazionale
perde delle competenze cruciali. Ad oggi i pazienti dializzati in Italia sono
circa 40.000 ed il costo annuo di un paziente in trattamento sostitutivo
dialitico è di circa 35.000 euro all’anno;
l’esternalizzazione
dei servizi sanitari ha senso solo quando interviene per garantire efficienza e
appropriatezza a strutture pubbliche, che per qualsiasi motivo non siano in
grado di assicurare questi requisiti ai cittadini, tenuto conto che l’outsourcing
presenta problematicità nel rapporto costi/benefici;
scorso anno si
è registrato un intervento positivo sul punto, atteso che l’Azienda Ospedaliera
Bianchi Melacrino Morelli ha implementato i posti letto offrendo la possibilità
a sedici dializzati di potersi curare a Reggio Calabria;
in occasione
della conferenza stampa dedicata a tale iniziativa lo stesso governatore
Scopelliti, nella sua qualità di Commissario ad acta alla sanità, assicurò il
proprio impegno al fine di raggiungere in breve tempo la piena autosufficienza
evitando così che numerosi malati subiscano il disagio dell’attraversamento
dello stretto di Messina e incidendo così anche sui costi accessori nascenti
dal trasporto dei pazienti e sui costi nascenti dalla mobilità sanitaria passiva,
ma a tutt’oggi non si registra alcun novità essendo rimasto immutato il numero
dei posti letto -:
quali siano i
costi di trasporto che la regione Calabria sostiene annualmente per garantire
la mobilità dei dializzati verso la città di Messina nonché le relative risorse
finanziarie impegnate a favore delle strutture private che erogano il servizio;
quali siano i motivi eventualmente ostativi che impediscono l’apertura di nuovi
posti letto per dializzati presso l’azienda ospedaliera reggina o, in via subordinatale
cause della mancata implementazione dei turni di lavoro per rispondere alle
esigenze sanitarie dei dializzati;
quali
iniziative si intendono intraprendere per ridurre la mobilità passiva dei
pazienti dializzati della città di Reggio Calabria e se non si ritenga
opportuno a tal fine programmare degli interventi atti ad implementare i posti
letto e i turni di lavoro presso l’azienda ospedaliera o, in ultima analisi,
prevedere l’utilizzo, compatibilmente con il piano di rientro sanitario, di
strutture private cittadine.”
Prego, consigliere Giordano.
Presidente, questa è una interrogazione che ho
presentato il 9 aprile stante la realtà che stanno vivendo i pazienti
dializzati che nella città di Reggio Calabria
sono numerosissimi e devono sopportare – per sottoporsi alle cure – il
trasferimento nella città di Messina nelle giornate in cui vengono erogati i
trattamenti. Questa modalità ha ovviamente una
forte incidenza, intanto sulla qualità della vita dei singoli pazienti per il
disagio dell’attraversamento e non ultimo determina un onere supplementare
pesante alle casse della Regione, sia per le spese di trasporto sia per i costi che devono essere
sostenuti a favore di strutture che in questo caso sono private.
L’insufficienza delle strutture pubbliche finalizzate a tale servizio ha delle
implicazioni negative, come viene sottolineato da più parti del mondo
scientifico. L’esternalizzazione di questi servizi da parte del Servizio
sanitario pubblico vengono additate come un pesante gap cui va posto rimedio. In Italia sono circa 40 mila i
soggetti dializzati ed il trattamento sostitutivo dialitico costa per ogni
paziente circa 35 mila euro all’anno.
Ciò premesso,
avevamo registrato già un intervento che aveva implementato una parte dei posti
letto per soli 16 pazienti dializzati per potersi curare a Reggio Calabria. Lo stesso presidente
Scopelliti, che ci sta ascoltando, quando fu presentato questo progetto aveva
assunto l’impegno che, in breve tempo, si sarebbe raggiunta l’autosufficienza
in questa città.
Oggi cosa
vogliamo sapere? E’ trascorso tantissimo tempo, parliamo di oltre un anno e
vogliamo sapere quali siano i costi che annualmente sopporta la Regione Calabria per garantire la mobilità dei
pazienti dializzati verso la città di Messina.
Vogliamo
sapere quali sono i motivi ostativi che impediscono l’apertura di nuovi posti
letto per dializzati presso l’Azienda sanitaria reggina
e quali sono, in via subordinata, le cause della mancata implementazione degli
eventuali turni, una ulteriore turnazione di lavoro che risponda alle esigenze
e quindi limiti o abbatta completamente questa mobilità che incide sulla
qualità della vita dei soggetti e sulla economia delle casse regionali.
Questa è una
delle questioni che tante volte è stata trattata da quest’Aula. Quando si parla
della mobilità passiva si deve iniziare anche a dare concretezza e questa è una
delle misure su cui ci vuole una risposta vibrata ed immediata.
Vogliamo
sapere cosa si è fatto, cosa si sta facendo e in che tempi.
Prego, Vicepresidente Stasi.
Intanto credo
debba essere fatta una differenza tra pazienti in dialisi e tutta la
discussione sui posti letto relativamente a quello che citava il consigliere Giordano, quindi l’implementazione
dei nuovi posti previsti ma non ancora attuati.
Per quanto
riguarda i pazienti in dialisi cui accennava e di cui abitualmente abbiamo
letto, si è verificato un flusso verso Messina nel 2011 ed ho ricordato il 2011
perché quanto al 2012 il dato non è ancora
completo poiché la lettura dei dati del 2012
si ha di solito al 31 maggio dell’anno successivo. I dati sono nel 2011 di soli
64 pazienti che hanno generato un numero totale di 6651 dialisi con un costo
medio-prestazioni di 197 euro, quindi i conti sono presto fatti.
I dati al 2012
non li conosciamo ma sappiamo di certo che sono notevolmente diminuiti perché l’offerta di postazioni di dialisi presso
l’azienda ospedaliera nel 2012 è stata incrementata notevolmente. Relativamente
ancora all’impossibilità di attuare, di aprire i nuovi posti letto nella Azienda
ospedaliera, purtroppo il problema è quello che hanno, tra l’altro, anche gli
altri ospedali della Regione Calabria di poter attivare nuovi servizi ma non
poterlo fare materialmente
per mancanza di personale. Questo, ovviamente, si inserisce in qualche modo
nelle richieste che continuiamo a fare dello sblocco del turn-over che
finalmente potrà consentirci -perché no?- la possibilità di aprire questi nuovi
servizi che sono previsti nei programmi e negli atti aziendali, negli atti
dell’ufficio del commissario e che per carenza del personale non è ancora
possibile attuare.
Prego,
consigliere Giordano.
Non posso
dichiararmi soddisfatto perché la Vicepresidente Stasi si richiamava anche al
2011 quando si erano registrate delle iniziative che avevano comunque fornito
una risposta parziale - parliamo del 40 per cento circa. C’è un 60 per cento di
pazienti che dopo due anni ancora non avranno nessuna risposta. Avevo anche
chiesto l’eventualità della implementazione dei turni di lavoro. Non è un
problema solo dei costi. Una valutazione l’avevamo fatta e ci sono costi
ulteriori di circa 500 mila euro l’anno che potevano essere risparmiati e si
potevano reinvestire per potenziare, invece, la struttura ospedaliera reggina.
Ancora
oggi, purtroppo, prendiamo mestamente atto che non si è fatto nulla per dare
questa risposta che mirava a migliorare la qualità della vita e dell’approccio
clinico, dell’approccio di ogni singolo paziente che si porta dietro una
patologia così importante e così pesante.
L’ultima
interrogazione a risposta immediata è la numero 349 del 16 aprile 2013, a firma
del consigliere Guccione “Sulle strutture sanitarie costruite in Calabria in
base dell’ex art. 20 della Legge n. 67/88” che così recita: “Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
negli anni che
vanno dal 1990 al 2000 sono state costruite in Calabria diverse strutture
sanitarie in base all’art.20 della Legge n. 67/88 che dovevano essere adibite a
casa famiglie, Rsa, alloggi protetti e comunità terapeutiche;
gran parte di
esse a tutt’oggi risultano inutilizzate e lasciate in un profondo abbandono e
degrado;
nella sola
provincia di Cosenza le strutture sanitarie costruite in base all’art. 20, sono
21, di cui 18 sono state ultimate e tre risultano ancora con i lavori in corso;
lo Stato ha
stanziato per la costruzione di dette strutture oltre 14 milioni di euro;
lo stato di
abbandono in cui versano queste strutture rischia di creare una situazione di
degrado ambientale e strutturale nell’area in cui sono ubicate;
nei giorni
scorsi i sindaci di Spezzano
Piccolo, Pedace, Serra Pedace, Casole Bruzio, Trenta e Celico hanno avanzato una proposta di
riutilizzo di una di queste strutture sanitarie abbandonate costruita a Casole Bruzio con i fondi dell’ex
articolo 20 per poter ospitare un polo polispecialistico sanitario che
attualmente è ubicato in un locale angusto ed inadeguato, di soli 200 metri
quadrati, che conta ventiduemila accessi all’anno per prestazioni sanitarie
come cardiologia, diabetologia, ortopedia, oculistica, chirurgia generale,
sala-prelievi;
la struttura
in questione dispone di oltre 600 metri quadrati di superficie che darebbero la
possibilità di una sistemazione più adeguata per gli oltre ventiduemila
cittadini che ogni anno usufruiscono dei servizi sanitari offerti dall’attuale
polo specialistico, per i medici e per gli operatori sanitari che vi operano,
offrendo anche la possibilità di poter ampliare la gamma dei servizi sanitari
territoriali per un bacino di utenza che conta oltre cinquantamila abitanti -:
quali
iniziative immediate e urgenti si intendono assumere per evitare di far
disperdere questo importante patrimonio che è costato oltre cinquanta milioni
di euro e che, in alcuni casi, è diventato luogo di degrado e di abbandono;
se non ritenga
urgente e necessario predisporre un piano di recupero e di riutilizzo sanitario
di queste strutture, così come richiesto e proposto dai sindaci dei comuni
sopracitati che hanno già inviato una lettera al Direttore generale del Dipartimento
generale della Salute della Regione Calabria, Antonino Orlando, e al Direttore
generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, Gianfranco Scarpelli,
attraverso la quale chiedono di poter utilizzare al meglio la struttura
abbandonata di Casole Bruzio come polo socio-sanitario al servizio delle
popolazioni della presila cosentina.”
Prego, consigliere Guccione.
Presidente, negli anni che vanno dal 1990 al 2000 sono
state costruite in Calabria diverse strutture sanitarie, in base all’articolo
20 della legge numero 67 del 1988, che dovevano essere adibite a case famiglia,
Rsa, alloggi protetti e comunità terapeutiche.
Gran parte di
esse a tutt’oggi risultano essere inutilizzate e lasciate in un profondo
abbandono e degrado. Il caso più eclatante riguarda la provincia di Cosenza con 21 strutture costruite ex articolo 20 e,
ad oggi, l’Asp di Cosenza ci dice che 18
risultano essere ultimate e le altre tre sono ancora sospese, gli appalti per
contenziosi.
Nessuna di
queste strutture è stata fino adesso utilizzata, sono tutte inutilizzate. E
solo per la Provincia di Cosenza lo Stato ha speso 13 milioni 918 mila euro per
strutture che ad oggi – parliamo di strutture che sono state completate da
almeno 10 anni – sono in forte degrado e per metterle in esercizio abbisognano
di diverse ristrutturazioni di recupero degli immobili.
Chiedo alla Giunta regionale di sapere quali siano le iniziative finalizzate ad un riutilizzo di
queste strutture a fini sanitari anche attraverso un
richiesta che va fatta al Ministero, per far in modo che lo stesso possa
autorizzare un uso diverso da quello per il quale erano state costruite.
Le
faccio un esempio: - le ho quasi girate tutte nella mia provincia - un immobile
di Casole Bruzio potrebbe ospitare un polo ambulatorio che oggi è messo in 200
metri quadri, invece c’è una struttura completata che ha bisogno di qualche
migliaio di euro per essere messa in esercizio. Con 600 metri quadri parliamo
di un polo ambulatorio che, attualmente, ha 22 mila accessi l’anno.
Ci
sono altri tipi di strutture ed ho parlato con diversi sindaci che vorrebbero
averle a disposizione per utilizzarle sempre a fini socio-sanitari. Credo che
da questo punto di vista si sia bisogno di una iniziativa urgente della Giunta regionale
verso il Ministero affinché possa concedere l’autorizzazione ad un riutilizzo
socio-sanitario di queste strutture che erano state costruite in un vecchio
Piano per scopi diversi che oggi non hanno più motivo di esistere. Non
possiamo, però, perdere un patrimonio di questa natura.
Prego, Vicepresidente Stasi.
Quel che
sostiene il consigliere Guccione in effetti è
vero perché ancora tante strutture non sono
state completate e diverse strutture completate non sono utilizzate. Proprio di
recente il dipartimento alla salute ha avviato una ricognizione e si sta adoperando
per superare in qualche modo queste criticità rappresentate, tra l’altro, da
diverse aziende sanitarie e capire cosa impedisce il completamento di molte
strutture, verificare la parte tecnica e poi valutare eventualmente come
poterle utilizzare ovviamente alla luce del Piano di rientro e delle richieste
delle Asp. Lo stesso vale proprio per la comunità terapeutica semiresidenziale
di Casole Bruzio dove l’utilizzo della struttura sarà valutato – questo glielo
confermo, consigliere Guccione –, da qui a non molto sarà sentita l’Asp che è
stata già interrogata sulla questione, incrociando quelle che sono le
previsioni del Piano di rientro. Da qui a breve, quindi, avremo la possibilità
di avere la valutazione su questa struttura ma anche su tante altre. C’è già un
lavoro in corso, che si sta compiendo e che, da qui a non molto, sarà ultimato.
Prego, consigliere Guccione.
Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta che ha
fornito la Vicepresidente Stasi. Ci tengo molto a verificare un riutilizzo
produttivo e socio-sanitario di queste strutture in un momento in cui la crisi
economica stringe molte famiglie italiane e vedere queste strutture dove lo
Stato italiano ha speso milioni di euro inutilizzati. C’è una richiesta di un
riutilizzo di queste strutture ai fini socio-sanitari.
Le racconto un altro caso emblematico nella mia
provincia: abbiamo due strutture che sono state addirittura anche arredate ma
sono bloccate per entrare in esercizio dal Piano di rientro. Anche qui sono
pronte a dare una risposta socio-sanitaria a persone che hanno esigenza di
andare in Rsa; nella mia provincia abbiamo due di queste strutture che, ripeto,
sono addirittura completate anche negli arredamenti. Anche qui c’è bisogno di
verificare le iniziative per permettere l’apertura di queste strutture.
Credo che ci siano tutte le condizioni e credo che siamo
disponibili su questo terreno a collaborare e a offrire il nostro contributo.
E’ stata presentata interrogazione a risposta immediata numero 350 del 18 aprile 2013 a
firma del consigliere Imbalzano “Per conoscere le iniziative che l’Assessore ai
Trasporti vorrà assumere per garantire la libera circolazione di tutto il
personale dei vigili del fuoco, sulle autolinee private della aziende in regime
di convenzione con la Regione Calabria” di cui do lettura: “All’assessore
regionale ai trasporti. Per sapere –
premesso che:
l’art. 19, comma 1 della Legge 4 Novembre 2010 n. 183 riconosce la
specificità del ruolo svolto dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco,
unitamente alle Forze Armate ed a tutte le Forze di Polizia, in dipendenza
della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali,
previsti da leggi e regolamenti, per la funzione di tutela delle istituzioni
democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza interna ed esterna,
nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti ed i
correlati impieghi in attività usuranti;
in forza di questa specificità ed anche ai sensi della recente legge
approvata dal Consiglio regionale, quasi tutte le aziende di autolinee private
convenzionate con la Regione Calabria consentono, doverosamente, la libera
circolazione del personale dello stesso Corpo;
esistono alcune di queste imprese che si ostinano a rifiutare questo
diritto normativamente riconosciuto, nei confronti del Personale del Supporto
Amministrativo Tecnico Informatico (S.A.T.I.) componente essenziale ed organica
al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, determinando una ingiustificabile
discriminazione, con notevole aggravio delle spese di trasporto da parte di decine
di lavoratori;
l’Assessore ai trasporti di recente ha reso noto che è stata chiarita con
una circolare la modalità di attuazione della Legge 67/2012, che consente la
libera circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico da parte degli
appartenenti alle Forze dell’Ordine, a partire dal Corpo Nazionale dei Vigili
del Fuoco, per esigenze di servizio e identificandosi con la tessera di
riconoscimento rilasciata dalla rispettiva Amministrazione di appartenenza,
invece della divisa, consentendo, in tal modo, di superare quella che, in
effetti, rappresentava una significativa anomalia della norma che non
consentiva al personale in borghese l’utilizzo del mezzo pubblico alle stesse
condizioni del personale in divisa e chiarendo che le modalità di fruizione
dipendono dalle norme e regolamenti applicabili ai singoli Corpi ed
Amministrazioni;
infine, i compiti istituzionali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
non sono di pubblica sicurezza ma di Soccorso Pubblico e Difesa Civile,
contribuendo insieme al personale SATI, che partecipa attivamente ad ogni tipo
di emergenza, alla Sicurezza nazionale -:
se sia possibile chiedere una omogenea applicazione della legge di cui in
premessa e riconoscere quindi il diritto alla libera circolazione in ambito
regionale a tutto il personale appartenente al Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco, come previsto dalla legge, specificando, soprattutto alle aziende che
stanno continuando a disattendere agli obblighi della legge di cui trattasi, in
modo chiaro, la sua applicazione;
se non ritenga necessario, ove dovesse persistere tale anomalo
comportamento, adattare misure adeguate per imporre il rispetto di una
normativa ormai riconosciuta in modo pressoché generalizzato nell’intero
Paese”.
Prego, consigliere Imbalzano.
Grazie, signor Presidente. La mia è
un’interrogazione che intende denunciare un atteggiamento discriminatorio di
alcune società di autotrasporti della Regione Calabria
nei confronti di alcuni dipendenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ai quali la legge
numero 183 del 4 novembre 2010 riconosce una specificità di ruolo così come la
riconosce alle altre componenti delle Forze Armate e delle Forze di Polizia
svolgendo compiti in qualche modo analoghi.
Devo dire che quasi tutte le aziende private
calabresi rispettano rigorosamente queste norme e, quindi, la libera
circolazione del personale dello stesso corpo dei vigili del fuoco. Ve ne sono
alcune, però, che si ostinano, da tempo, e si rifiutano di accogliere questo
diritto che è normativamente riconosciuto in particolare nei confronti del personale del Supporto
Amministrativo Tecnico Informatico dei Vigili del Fuoco, determinando una
ingiustificabile discriminazione, con un aggravio notevole di spese per tanti
lavoratori.
So che l’assessore ai trasporti, Fedele, nei mesi scorsi ha chiarito con
una circolare la modalità di attuazione della legge numero 67 del 2012, che
consente la libera circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico da
parte degli appartenenti alle Forze dell’Ordine, a partire dal Corpo dei Vigili
del Fuoco, per esigenze di servizio e identificandosi con la sola tessera di
riconoscimento rilasciata dalle rispettive Amministrazione invece della divisa.
Adesso interrogo l’assessore per chiedere
finalmente un’omogenea applicazione della legge su tutto il territorio regionale da parte di tutte le aziende che hanno rapporti con la Regione e, ove qualcuna di queste
aziende intendesse continuare a mantenere questo atteggiamento in qualche modo
discriminatorio, di intervenire con maggiore perentorietà, con una circolare
esplicativa, magari, affinché si ponga fine a questo atteggiamento che ormai è
diventato intollerabile. Grazie.
La parola all’assessore Fedele.
Grazie, Presidente. Rispondo con
piacere al consigliere Imbalzano che ha sollevato questa problematica della quale avevamo già parlato anche in altre occasioni.
Intanto, come per tutte le altre
forze dell’ordine anche per i vigili del fuoco, purché siano in servizio, c’è
l’esenzione dal pagamento del biglietto quando si viaggia per motivi di
servizio.
Abbiamo mandato una circolare – lo ricordava anche lui nella interrogazione – e molte aziende si sono adeguate, ma alcune non lo hanno fatto.
Nei giorni scorsi, la Giunta
regionale ha approvato una delibera contenente una bozza di contratto che,
appena sarà sottoscritto dalle aziende, le vincolerà, tra le altre cose, anche
sotto questo aspetto. Non soltanto, ma le aziende che non dovessero adempiere
saranno sanzionate come previsto da questo contratto.
Tra l’altro, per quest’anno abbiamo
stanziato 600 mila euro come sostegno a queste aziende proprio per consentire
alle forze dell’ordine in servizio di viaggiare gratuitamente. Quindi, anche da
questo punto di vista c’è un impegno da parte della Giunta regionale.
Diciamo la verità: qualche azienda,
magari, è inadempiente perché le difficoltà economiche che il comparto sta attraversando in questo
momento hanno creato qualche problema.
Devo dire che, alla luce degli
ultimi incontri che il presidente Scopelliti ha promosso ed alle ultime
iniziative che stiamo portando avanti insieme al Presidente, credo che su
questo comparto si sia individuata una strada per reperire i fondi necessari
affinché i servizi vengano garantiti per tutto l’anno ed anche in quest’ottica
ed alla luce del contratto che queste aziende dovranno firmare da qui a qualche
giorno questo problema potrà essere risolto. A quel punto, non soltanto avremo
modo di poter controllare se mettono in atto quello che già gli abbiamo chiesto
con la circolare, ma, nel caso dovessero reiterare questo comportamento, saremo
in grado di applicare delle sanzioni.
La parola al consigliere Imbalzano.
Mi ritengo
complessivamente soddisfatto dalla risposta dell’assessore Fedele. Peraltro,
quest’ultima novità ci incoraggia e ci fa sperare che si possa normalizzare una
questione che era assai antipatica perché poi all’interno dello stesso corpo si
facevano distinzioni curiose.
Oggi,
tutti i dipendenti del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco hanno una tessera
indistinta e speriamo che queste tre-quattro ditte, perché di questo si tratta
sostanzialmente – che non
cito per ovvi motivi, ma in privato avrò modo di precisare, – che hanno una presenza importante all’interno
della Regione, possano, a questo punto, alla luce di questi ultimi
provvedimenti della Giunta, adeguarsi definitivamente.
E’ stata presentata interrogazione a risposta immediata numero 351 del 18
aprile 2013 a firma del consigliere Naccari Carlizzi “Sul mancato completamento
della Variante Ferroviaria di Cannitello”.
L’interrogazione decade essendo assente il
consigliere Naccari Carlizzi.
(Così resta stabilito)
Si passa all’interrogazione a risposta immediata numero 352 del 28 aprile 2013 a firma del consigliere Maiolo “In ordine alla disciplina dei percorsi dell’Istruzione e Formazione Professionale” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il Consiglio
regionale della Calabria nella seduta del 30 gennaio 2012 ha approvato
all’unanimità l’ordine del giorno numero 44 di iniziativa dei consiglieri
Maiolo, Dattolo, Principe e Fedele “In ordine alla disciplina dei percorsi
dell’Istruzione e Formazione Professionale” con il quale si impegnava la Giunta
regionale:
a
rendere ordinario e disciplinare in via definitiva il sistema dell’Istruzione e
Formazione Professionale con percorsi di durata triennale e quadriennale
finalizzati, rispettivamente, al conseguimento della qualifica professionale e
del diploma professionale da realizzare, in via ordinaria, dalle Istituzioni
Formative accreditate dalla Regione;
a
rendere i percorsi di IeFP paralleli temporalmente ai percorsi scolastici
promulgando per tempo gli avvisi o favorendo, come in altre Regioni, la
creazione di un’Agenzia Unica sotto forma di ATS o Consorzio tra le Istituzioni
Formative accreditate;
a
definire le Linee Guida Regionali sull’Istruzione e Formazione Professionale
adottando, oltre all’ordinamento didattico, requisiti rigorosi per
l’accreditamento delle Istituzioni Formative;
ad
individuare i percorsi formativi strategici per lo sviluppo regionale e per
favorire l’occupazione dei giovani anche fuori dal contesto regionale ad
integrazione delle figure professionali previste negli Accordi Stato-Regioni;
a
creare un sistema di orientamento condiviso tra le centrali regionali (Azienda
Calabria Lavoro e FIELD), i Centri per l’Impiego, la Direzione Scolastica
Regionale, le Istituzioni Formative accreditate e le Parti Sociali;
a richiedere
l’incremento dei finanziamenti previsti dallo Stato e integrarli con
quelli del F.S.E. ivi comprese quote dell’Asse Capitale Umano e finalizzate alla lotta alla dispersione scolastica al fine di
favorire la domanda delle, famiglie e dei giovani calabresi";.
la normativa
nazionale di riferimento, nel frattempo, ha continuato a migliorare il sistema
in quanto il 23 aprile 2012 è stato adottato, successivamente pubblicato, il 31
luglio 2012, nella serie generale della Gazzetta Ufficiale, il Decreto MIUR di
concerto con il MLPS del 23 aprile 2012 di recepimento dell’Accordo sancito in
sede di Conferenza Stato-Regioni il 19 gennaio 2012, riguardante l’integrazione
del Repertorio delle figure professionali di riferimento nazionale, approvato
con l’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 27 luglio 2011;
l’obiettivo
principale è di offrire la possibilità a tutti coloro che lo vogliano di
acquisire una qualifica professionale triennale dopo il completamento della
scuola secondaria di primo grado. Tale obiettivo assume tuttavia una
caratteristica specifica: la nuova offerta, che si rivolge a tutti gli
studenti, prevede anche specifiche modalità mirate al rafforzamento delle
competenze, generali o professionalizzanti, utili a superare situazioni di
difficoltà a continuare gli studi. Il sistema regionale di IeFP deve, pertanto,
essere impostato ed organizzato (pure nei tempi, analoghi a quelli scolastici),
anche in stretta coerenza con le indicazioni europee, mirando al miglioramento
dell’accoglienza e ad una composizione flessibile e personalizzata del percorso
formativo anche per ridurre l’abbandono scolastico e per accompagnare gli
studenti al successo formativo con il completamento del percorso intrapreso;
secondo i più
recenti pronunciamenti dell’Unione Europea in merito alle politiche di
contrasto all’abbandono, i giovani che lasciano la scuola costituiscono on
gruppo eterogeneo e le ragioni individuali dell’abbandono variano
sensibilmente: la famiglia di provenienza e le condizioni socioeconomiche
generali, come pure l’attrazione esercitata dal mercato del lavoro, sono
fattori importanti;
il loro
effetto è condizionato dalla struttura del sistema di istruzione e formazione,
dalle opportunità formative loro proposte, dall’ambiente formativo in cui
vengono inseriti. Si veda in proposito la Proposta 1 febbraio 2011, formulata
dalla Commissione Europea, di Raccomandazione del Consiglio Europeo sulle
politiche di riduzione dell’abbandono scolastico; nella proposta è evidenziato
che "L’istruzione e la formazione professionali possono motivare
all’apprendimento, dare agli studenti maggiore flessibilità, mettere in atto una
pedagogia più appropriata e rispondere meglio alle aspirazioni dei giovani
sottolineando come l’abbandono scolastico rappresenta ima perdita di
opportunità per i giovani e di potenzialità per la società e l’economia";
gli interventi
formativi di IeFP mirano a contrastare la dispersione attraverso la creazione
di un ambiente di apprendimento positivo, il rafforzamento della qualità e
dell’innovazione pedagogiche, il miglioramento della capacità dei docenti di
far fronte alle diversità sociali e culturali;
il rafforzamento
di percorsi formativi di qualità, della loro attrattiva e della loro
flessibilità offre agli studenti a rischio alternative credibili all’abbandono.
Un’istruzione e una formazione ben integrate nel sistema generale di IeFP
possono offrire percorsi alternativi per l’accesso al mondo del lavoro, ma
anche per la prosecuzione nell’istruzione secondaria superiore e
nell’istruzione terziaria;
l’espressione
istruzione e formazione professionale trae origine da una formula usata dal
legislatore statale sulla scorta della nota riforma del 2001 al titolo V, parte
II, della Costituzione e in particolare all’art. 117 (in particolare del comma
terzo, laddove è disposto che la competenza legislativa concorrente
Stato-Regioni ha per oggetto 1’ istruzione con esclusione della istruzione e
della formazione professionale);
l’endiadi
istruzione e formazione professionale è infatti impiegata - in attuazione della
delega contenuta nell’art. 1 della legge n. 53 del 2003 - dal decreto
legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, relativo al secondo ciclo del sistema
educativo di istruzione e formazione. Il capo III del decreto detta appunto i
livelli essenziali delle prestazioni relativi ai percorsi di istruzione e
formazione professionale, che devono essere garantiti dallo Stato e assicurati
dalle Regioni. Il rispetto di questi livelli minimi consente agli ordinamenti
regionali di creare percorsi formativi di valenza nazionale e preordinati
all’assolvimento dell’obbligo d’istruzione nonché del diritto-dovere
all’istruzione e formazione;
le Regioni,
dunque, possono erogare formazione professionale anche agli studenti che si
trovano ancora nell’obbligo scolastico. Di conseguenza tutti i titoli e le
qualifiche professionali spettano alle Regioni e vengono rilasciati
esclusivamente dalle istituzioni scolastiche e formative del sistema regionale
d’istruzione e formazione professionale;
in sintesi, il
nuovo ordinamento statale prevede, da un lato, che ogni Regione debba istituire
un proprio sistema di istruzione e formazione professionale capace di offrire
percorsi e titoli di valenza nazionale, di dignità pari a quella del sistema
statale, dall’altro, che gli istituti professionali cessino di rilasciare (in
via ordinaria) diplomi di qualifica triennale, che diventano esclusiva
regionale;
l’iniziativa
posta in essere con l’approvazione dell’Ordine del Giorno del 30 gennaio 2012,
tende, pertanto, a creare il sistema di Istruzione e Formazione Professionale
della Regione Calabria dando una impostazione ed una organizzazione che gli
consenta di avere la dignità e le caratteristiche analoghe al sistema
scolastico nazionale anche attraverso una selezione di qualità delle Agenzie
formative accreditate che dovranno realizzare i percorsi -:
quali
iniziative sono state assunte a seguito dell’approvazione, si ribadisce
all’unanimità del Consiglio, del sopra indicato ordine del giorno”.
Prego,
consigliere Maiolo. A questa interrogazione dovrebbe
rispondere l’assessore Salerno che è assente. Ci sono altre tre interrogazioni
alle quali dovrebbe rispondere, forse dovremmo rinviarle.
Se, cortesemente, favoriamo l’ordinato svolgimento
dei lavori, consentiamo al consigliere Maiolo di
svolgere il suo intervento. Prego i colleghi di prendere posto.
Presidente, poi entro nel merito dell’interrogazione che vorrei illustrare. Poco fa lei ha rinviato l’interrogazione del consigliere Mirabelli sugli stagisti …
L’ho inserita in coda all’ordine del giorno in attesa
che arrivi, se arriva, l’assessore Salerno.
Poiché, ovviamente,
le interrogazioni vengono rivolte al Presidente
della Giunta regionale questi ha facoltà di
delegare in Consiglio un suo delegato, un assessore affinché risponda alle interrogazioni e
scelga liberamente. Non è detto che debba essere l’assessore
delegato.
Ho detto, risponderebbe
l’assessore Salerno, eventualmente …
Entro nel merito della mia
interrogazione e le dico che, in base agli atti, non dovrebbe rispondere
l’assessore Salerno. Vorrei capire, quindi, dal Presidente della Giunta regionale
se l’indicazione dell’assessore Salerno, assente, a rispondere a questa
interrogazione sia dovuta al fatto di non voler rispondere all’interrogazione o
ad un difetto di conoscenza che sono in grado, invece, di far superare all’Aula
del Consiglio.
Dico questo perché rispetto
all’interrogazione degli stagisti capisco che si deleghi l’assessore Salerno a
rispondere, ma in quest’Aula su questi argomenti potrebbero rispondere le
pareti del Palazzo del Consiglio regionale. Poi, si decide di far rispondere chi
è assente.
La mia interrogazione, che
non riguarda il consigliere Maiolo, è rivolta al Presidente della Giunta
regionale per conoscere lo stato di attuazione dell’ordine del giorno approvato all’unanimità nella seduta del
Consiglio regionale del 30 gennaio 2012 con il quale si chiedeva di
disciplinare il percorso dei corsi di istruzione e formazione
professionale. Era gennaio 2012
e si chiedeva alla Giunta regionale di
garantire ai ragazzi sottoposti all’obbligo scolastico e che non frequentano di
poter frequentare i corsi di formazione professionale previsti dalla legge.
Per capirci,
quando inizia l’anno scolastico per tutti i ragazzi, dovrebbe iniziare anche
per questi ultimi; quindi, l’anno scolastico 2012-2013 sarebbe dovuto
cominciare allo stesso modo anche per questi studenti, cosa che, signor Presidente del Consiglio,
non è avvenuta.
Non soltanto
non è avvenuta e, quindi, la Giunta non ha
fatto nulla rispetto a quello che noi abbiamo chiesto – ripeto – con un ordine
del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio regionale –
ma vedo che il presidente Scopelliti
ed il presidente Talarico hanno altro di più
importante da discutere –, però, ovviamente,
ci sono migliaia di ragazzi in Calabria che
non hanno potuto frequentare l’anno scolastico nella nostra
regione,
perché …
Continui,
consigliere Maiolo.
Presidente, fra un
po’ porrò una questione anche di ordine dei lavori
perché noi qui stiamo svolgendo una seduta di Consiglio regionale con grande
responsabilità da parte della minoranza su un tema che richiede risposte
immediate ed un solo punto all’ordine del giorno sul quale, per responsabilità,
in Commissione abbiamo votato a favore pur essendo una iniziativa che sarebbe
stato più opportuno fare a firma di tutti i capigruppo del Consiglio regionale.
Per cui se nemmeno rispondiamo alle interrogazioni e pensiamo di andare avanti
in questo modo, penso che sarebbe utile ridurre il numero delle sedute di
Consiglio anziché documentarle.
Presidente, su questa
interrogazione, l’ordine del giorno era chiaro e si chiedeva di dare le
opportunità a questi ragazzi e mi pare che il presidente Talarico avesse anche
convocato per stamattina una riunione affinché la Giunta regionale si
adoperasse.
Lei, presidente Talarico,
aveva convocato per oggi una riunione specificatamente su questo ordine del giorno che è rinviato da tre sedute
di Consiglio. Questo è un tema che lei dovrebbe conoscere, perché ha convocato
per stamattina e poi sconvocato una riunione sui corsi di formazione di Iefp,
cioè di istruzione e formazione professionale.
Noi abbiamo approvato in
Aula all’unanimità un ordine del giorno dicendo alla Giunta regionale: c’è
questo problema, dovremmo regolamentare questa attività. Nell’ordine del
giorno, quindi, si chiedeva: regoliamo, diamo ordinarietà secondo la legge,
facciamo in modo che i ragazzi che devono frequentare l’anno scolastico lo
facciano come prescrive la legge. Ma nulla è avvenuto e quei ragazzi hanno
perso totalmente questo anno perché nulla è stato avviato.
Ma io dico che il presidente
Scopelliti può delegare l’assessore Salerno a rispondere e non essendoci può
chiederci di rinviare l’interrogazione. Però, c’è un problema: la Giunta
regionale nel momento in cui non è partito l’anno scolastico ha fatto una
delibera ed ha preso atto dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio e l’ha
fatto il 12 ottobre 2012, cioè esattamente dieci mesi dopo, ad anno scolastico
iniziato. Quindi, il presidente Scopelliti ha compiuto l’atto politico di recepire quello che era
l’indirizzo del Consiglio, di impegnarsi a ciò, ma nella stessa delibera di
Giunta, caro Presidente del Consiglio, la Giunta regionale non ha delegato
l’assessore Salerno ma l’assessore alla cultura a compiere le attività
relative.
Mi sarei, quindi, aspettato
che lei oggi mi avesse detto … so che non c’è problema, ma per dire che il
rinvio delle interrogazioni se si deve fare si fa, ma faccio presente che il
presidente Scopelliti può delegare chiunque a rispondere. Ma se c’è una delibera
di Giunta che dice “se ne occupa l’assessore alla cultura” mi aspetto che oggi
risponda l’assessore alla cultura.
Probabilmente, adesso mi
risponderà pure perché non è che sia difficile rispondere ad una
interrogazione. Il dato di fatto qual è? Mi aspetto una risposta ma poi
replicherò alla risposta: che ci sia anche una coerenza rispetto agli atti, ma
soprattutto la tempestività delle risposte perché l’anno scolastico è finito.
Vorrei capire dalla Giunta regionale quali sono le iniziative che ha inteso
intraprendere rispetto a questa problematica.
Presidenza del
Presidente Francesco Talarico
Consigliere Maiolo, di solito alle interrogazioni, a
seconda dell’argomento che rivestono, risponde l’assessore
al ramo non perché gli altri non siano informati ma è la prassi.
Presidente, forse non mi ha
seguito. C’è la delibera di Giunta regionale numero 460 del 12 ottobre 2012; è
una delibera specifica in cui la Giunta regionale prende atto dell’ordine del
giorno del Consiglio e da indirizzo al dipartimento della cultura, istruzione
e ricerca a porre in essere le conseguenti attività.
Prego, Vicepresidente.
Il problema è che nella preparazione delle interrogazioni ci dividiamo in funzione delle competenze.
Quasi sempre su delega del Presidente ci sono delle risposte che do io ma se
c’è l’assessore al ramo sarà lui a darle, ovviamente.
Queste risposte le aveva
preparate l’assessore Salerno. Poi se per un inconveniente l’assessore non può
esser qui credo non sia la fine del mondo se le rinviamo alla prossima volta.
E’ solo un inconveniente la non presenza dell’assessore Salerno che aveva le
risposte pronte e che oggi non possono essere date. Si daranno la prossima
volta.
Prego, consigliere Maiolo.
Prendo atto che non si
risponde all’interrogazione. Sottolineo solamente che la Giunta regionale,
Vicepresidente della Giunta, con atto di Giunta ha dato mandato ad un dipartimento
e ad un assessorato di seguire questa cosa. Ad oggi, finito l’anno scolastico,
non c’è risposta. Aspetteremo l’assessore Salerno per aver risposta anche di
queste cose.
Questa interrogazione sarà trattata alla prossima seduta
di Consiglio.
(Così resta stabilito)
Si passa
all’interrogazione a risposta immediata numero 356 del 10 maggio 2013 a firma
del consigliere Giordano “Sulla erogazione delle risorse di cui al Regolamento regionale 2 aprile 2012, n. 1”.
L’interrogazione
decade per assenza del proponente.
(Così resta
stabilito)
Si passa
all’interrogazione a risposta immediata numero 357 del 10 maggio 2013 a firma
del consigliere Naccari Carlizzi “Sulle risorse finanziarie della
Fondazione Calabria Etica”.
Anche questa interrogazione decade per assenza del
proponente.
Si passa
all’interrogazione a risposta immediata numero 358 del 14 maggio 2013 a firma
del consigliere Guagliardi “Sull’operato del dirigente scolastico del liceo
<Fermi> di Cosenza” di cui do lettura: “All’assessore alla
cultura ed all’istruzione. Per sapere – premesso
che:
c’è forte preoccupazione per ciò che da mesi si legge
relativamente a quanto starebbe accadendo in relazione all’operato del
dirigente scolastico del liceo "Fermi" di Cosenza, una delle scuole
più grandi e prestigiose della Regione Calabria;
in questi articoli si denuncia la costante negazione
dell’agibilità e dei diritti sindacali, come più volte denunciato dalla FLC
provinciale e regionale;
sulla stampa vengono, altresì denunciate gravi
violazioni delle normative vigenti, in quanto non verrebbero consegnati atti e
documenti richiesti dal sindacato provinciale e dalla componente RSU della FLC,
ed addirittura si paventa la cattiva gestione dei soldi pubblici fino alla
configurazione di possibile danno all’erario;
nel suddetto Liceo si propongono costantemente
attività che prevedono una corresponsione
economica (anche molto
onerosa) per le famiglie, la qual cosa, già fastidiosa e discriminante in tempi
di economia stabile, alla luce della profonda
crisi economica in atto diventa una odiosa selezione sociale che riproduce
insopportabili differenze di classe che negano le pari opportunità solennemente
sancite dalla Costituzione italiana;
sempre in merito all’operato del Dirigente scolastico
in oggetto di recente è stata presentata
un’interrogazione parlamentare al Ministro competente da parte del senatore
Barozzino;
quanto
detto in premessa inficia la possibilità di esplicitazione democratica
dell’esercizio della corretta pratica sindacale e la difesa dei diritti;
altresì,
costituisce una palese violazione delle normative vigenti, ed ancora negherebbe
l’eguaglianza delle opportunità formative sancita solennemente dalla
Costituzione italiana -:
se non intende
immediatamente intervenire, investendo della pesante situazione denunciata il
Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, dottor Francesco Mercurio,
responsabile delle nomine dei dirigenti scolastici nella regione, affinché
invii una immediata ispezione al liceo "Fermi", come già richiesto da
mesi dalla FLC regionale, per verificare quanto denunciato in termini di
agibilità sindacale e correttezza della gestione dell’importante istituzione
scolastica.”
Prego, consigliere Guagliardi.
Presidente, la mia era una interrogazione soft per così dire perché chiedeva lumi sull’operato di un dirigente scolastico di Cosenza e anche per sapere se ci fosse necessità di una verifica da parte del dirigente scolastico regionale, dottor Mercurio, per riscontrare se sia vero quanto ho sollevato.
La cosa paradossale, Presidente, è che subito dopo questa mia interrogazione sono avvenuti due fatti curiosi. Una sfida, attraverso la stampa, del dirigente scolastico di Cosenza che mi invitava a visitarla non sapendo che i tempi di Giamburrasca sono ancora presenti.
Cioè le visite e le ispezioni attese sono in genere sempre preparate. Quindi pensava che attraverso una forma di sfida alla Far West si potesse risolvere il problema.
L’altro elemento curioso è che prima della discussione in Aula, il dottor Mercurio – non sappiamo se gode di doti soprannaturali o di che cos’altro – il giorno 24 maggio fa uscire un comunicato stampa in cui si diceva che era già stato all’istituto Fermi di Cosenza, problema che io sollevavo, e che tutto filava liscio.
La verità è che quel giorno lui non c’era e che la visita scolastica sarebbe dovuta avvenire il giorno in cui usciva la sua affermazione di visita all’istituto dove si diceva che tutto andava bene.
Per fortuna il giorno dopo l’ha smentito ma ha
ribadito che tutto va bene in quell’istituto, assessore.
Ora non voglio entrare nei
dettagli della questione, che sono anche antipatici, perché si discute di
carattere eccessivamente accentratore del dirigente scolastico, di iniziative
che vanno al di là delle regole, di penalizzazione per progetti e di richieste
di risorse extra scolastiche agli alunni. Si discute di terribili rapporti
conflittuali-autoritari tra il dirigente scolastico, i sindacati interni alla
scuola e gli stessi sindacati confederali.
Ora, assessore, la mia è
sempre una richiesta faceta e tranquilla che non vuole allarmare né mettere
alla gogna nessuno. Ma siccome il tema della scuola, dell’insegnamento e
soprattutto dell’insegnamento obbligatorio è un tema fondamentale per la
civiltà di un popolo e poiché il tema dell’apprendimento è un tema così alto di
cui forse ci sentiamo non adeguati a parlare e dato che si parla di criteri
molto soggettivi, per esempio, del direttore Mercurio nell’assegnare gli
incarichi di dirigenti scolastici nelle più grandi realtà calabresi,
le chiedo se vuole istituire un tavolo di verifica e di controllo di quanto i
sindacalisti lamentano al fine di rasserenare la situazione generale.
Non stiamo chiedendo l’incriminazione di nessun
dirigente scolastico ma solo di avere la bontà, il rispetto delle regole, il
rispetto del lavoro altrui e il rispetto della professionalità degli
insegnanti. E’ possibile che ciò avvenga? Questa è la mia interrogazione che,
poi, per bontà divina di chissà quale fenomeno soprannaturale, il dottor
Mercurio ha già risolto.
Ringrazio il
consigliere Guagliardi che ha portato il tema della scuola nuovamente
all’interno del Consiglio regionale. Non
appena ho ricevuto copia dell’interrogazione a risposta immediata, che il
consigliere Guagliardi ha presentato, ho immediatamente inoltrato una lettera al direttore
dell’ufficio scolastico regionale perché, come è noto, i dirigenti scolastici dipendono dal
Ministero e vengono nominati dal direttore dell’ufficio scolastico regionale.
Il
direttore dell’ufficio scolastico regionale ha risposto con una lettera in cui
si dice che “nel rilevare l’esclusiva competenza del direttore generale
riguardo ai dirigenti scolastici, nello spirito di piena collaborazione che contraddistingue l’operato
di questa direzione generale, si comunica che da un immediato approfondimento
effettuato da questo ufficio - al fine di fornire al Ministero elementi di
conoscenza per predisporre risposta puntuale ad una interrogazione parlamentare che riguarda lo
stesso argomento – non emergono a parere di questo ufficio elementi sufficienti
per disporre una visita ispettiva atteso che, peraltro, in particolare su
alcuni specifici punti occorre rispettare l’autonomia delle istituzioni scolastiche sancite dagli
articoli 6 e 7 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del
comparto scuola. Si coglie l’occasione per porgere distinti saluti”.
La
risposta che ci ha fatto pervenire l’ufficio scolastico regionale, a firma del
vice dirigente vicario, Giuseppe Virarchi, è di questo tenore. Posso garantire
ed assicurare al consigliere Guagliardi che da parte nostra siamo sulla stessa
linea, cioè cerchiamo di garantire alle istituzioni scolastiche, nell’ambito di
quelle che sono le nostre competenze, un dialogo che sia efficace al fine di
garantire l’obiettivo dell’istruzione che ponga al centro gli studenti e gli
assicuri una formazione adeguata.
E’
evidente che situazioni di questo tipo, tensioni di questo tipo non facilitano
questi percorsi ma dobbiamo prendere atto di quelle che sono le rispettive
competenze.
Prego,
consigliere Guagliardi.
Presidente, capisco l’eleganza ed il tono soft
dell’assessore all’istruzione ma il dottor Mercurio non deve dire fesserie
perché se sui giornali scrive che tutto va bene e che tutto marcia a gonfie
vele; lui è entrato nel merito e ha già ispezionato lo stato dei rapporti tra
il dirigente scolastico ed il corpo docente, l’incapacità di portare avanti il
lavoro degli organismi collegiali, le discriminanti che avvengono tra gli
studenti.
Lui le ritiene tutte superate, lo dichiara sulla stampa,
e quindi è entrato nel merito e siccome è un bugiardo questo signore va
redarguito perché non può fare dichiarazioni secondo le quali tutto va a gonfie
vele mentre c’è il mare in burrasca. Per questo non sono soddisfatto,
assessore, e per questo rinnovo, reitero la richiesta di un tavolo tra le
organizzazioni sindacali, il dottor Mercurio ed i livelli che lei ritiene
necessari per affrontare il tema della didattica nelle scuole della Calabria
che è il tema che abbiamo più a cuore.
Le
interrogazioni si concludono qui. Proseguiranno nelle prossime sedute.
Presidente, io avevo presentato una mia interrogazione sugli stagisti che è stata già rinviata nella scorsa seduta.
Come?
C’è una interrogazione sugli stagisti.
(Interruzione)
Già la scorsa volta abbiamo rinviato questa
interrogazione e così pure la volta precedente. Adesso manca per problemi
istituzionali, sicuramente, l’assessore Salerno ma,
comunque, vorrei esporre l’interrogazione anche perché, oggi, scade il
contratto di questi professionisti, di questi laureati, per cui è giusto che ci
sia almeno una risposta anche da parte della Giunta.
C’è il Presidente e ne
possiamo approfittare, al di là della presenza dell’assessore Salerno, che è
subentrante al vecchio assessore e deve avere anche il tempo di guardarsi le
carte.
Consigliere Mirabelli, penso
che una interrogazione per avere l’ efficacia che vogliamo, cioè che ci sia una
risposta da parte della Giunta e dell’assessore preposto che conosce il lavoro
e che sa cosa sta portando avanti, non ha bisogno solo di essere esposta.
Per esporla uno può fare
anche un articolo su un giornale. Penso che lo strumento della interrogazione a
risposta immediata consista nella sua esposizione ed in una risposta da parte
della Giunta. Siccome l’assessore Salerno manca, chiunque le risponderà non ha
assolutamente competenza e considerato che la prossima seduta di Consiglio è
fra una settimana non cambia assolutamente nulla.
Presidente, la posso
interrompere?
Prego.
Presidente, capisco tutto e
lei sa che per mia forma mentis sono
un tollerante, capisco anche se non si deve capire. Ma il problema è che
proprio che l’interrogazione a risposta immediata questa immediatezza non
l’avrà mai.
Visto che in questo caso
specifico proprio oggi - e lo sapevate perché lo abbiamo detto al passato
rinvio – questo contratto di lavoro da parte degli enti fruitori che utilizzano
questi giovani che come Consiglio illo tempore avete selezionato, è
ovvio che scadendo oggi il contratto questi lavoratori chiedono di sapere quale
sarà il loro destino.
Dal momento in cui
l’assessore non c’è anche perché, ripeto, è subentrante ed ha trovato
quest’altra situazione da assessore, ma sapendo benissimo che tutti i
consiglieri, tutto il Consiglio partendo dal Presidente del Consiglio per
finire all’ultimo consigliere e passando per il Presidente della Giunta
regionale Scopelliti, conosce a menadito la situazione degli stagisti, perché
non è questione di oggi ma è una questione che si trascina de ben 5 anni, credo
che sia doverosa e sia possibile da parte della Giunta – ammesso che mi stiano
ad ascoltare – una risposta, quanto meno l’intendimento che vogliono porre in
essere pur sapendo che c’è, da parte della Giunta, una buona predisposizione.
So che stanno affrontando la problematica quanto meno per farci capire
quale sarà il futuro di questi giovani e più che altro per dare una risposta a
questa situazione.
Per cui, caro Presidente, non so se da parte della
Giunta c’è la volontà a dare una risposta specifica nel merito.
Presidente, chiedo scusa, altrimenti che parliamo a
fare.
Vorrei sapere se c’è un impegno, quanto meno, da parte
della Giunta a risolvere questa problematica, allora si discute. Se poi non si
è in grado, perché manca l’assessore specifico al ramo, – lo capisco pure – di
poter dare oggi una risposta capisco che da qui a 7 giorni non muore nessuno.
Prendiamo atto che non siamo nelle condizioni oggi di dare una risposta e fra
7/8 giorni, alla prossima seduta di Consiglio, mi deve garantire la presenza
quanto meno dell’assessore, visto che sono già due o tre sedute di Consiglio
che per motivi vari diserta questo incontro.
Va bene, conclusa.
Presidente, va bene che cosa? Vorrei una risposta da
parte della Giunta, se è in condizioni di potermela dare o dobbiamo aspettare
l’assessore.
Intanto lei parla di un argomento che è stato a cuore a
tutto il Consiglio regionale perché tutti ci siamo impegnati.
Adesso le sto dicendo per l’ennesima volta e glielo
ripeto ancora una volta se è un argomento riguardante la materia del lavoro
risponde l’assessore al ramo è inutile che i consiglieri regionali mi chiedano
che riaspondano altri assessori. Perché quell’assessore al ramo probabilmente
ha notizie ed informazioni serie e dettagliate. E siccome qui si devono dare
risposte certe con documenti seri di persone che conoscono il settore, la
materia di quel che parlano, le sto dicendo che vista l’importanza
dell’argomento questa interrogazione andrà al primo punto del prossimo ordine
del giorno della prossima seduta di Consiglio, l’assessore provvederà a dirle e
rispondere seriamente, dicendole delle notizie e degli impegni precisi che ci
dovranno essere.
Esclusivamente questo. Gliel’ho già detto una volta. Lei
mi ha ribadito il solito concetto e le ho anche dato la parola.
(Interruzione)
Consigliere Mirabelli le ho dato anche la parola.
L’argomento è conosciutissimo, tutti ne sono informati e
pensavo che si potesse avere già una risposta anche in assenza dell’assessore.
Prendiamo atto del fatto che si vuol dare una risposta specifica non solo
politica ma anche tecnica. E’ una settimana. Lei mi garantisce che verrà
discussa come primo punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio tra una
settimana e allora va bene, aspettiamo questa ulteriore settimana tanto non
muore nessuno.
Prego, consigliere Giordano.
Una precisazione, Presidente. Lei prima ha dichiarato
decaduta l’interrogazione numero 356 che riguarda il Regolamento regionale 2
della legge 1. Mi ero distratto un attimo.
Consigliere Giordano, lei non c’era.
No, non la voglio trattare ma non l’avremmo potuta
comunque trattare perché è materia dell’assessore Salerno.
Lei non c’era, consigliere Giordano.
Ero qui, Presidente.
(Interruzione)
Non sto contestando ma sto dicendo semplicemente…
Io l’ho chiamata e lei non c’era.
Non l’avremmo potuta comunque trattare, per cui le
chiedo di inserirla per la prossima seduta di Consiglio regionale.
C’è una norma del Regolamento che vale per lei e per
tutti. Quando non c’è l’interrogante in Aula l’interrogazione decade e lei ha
facoltà di ripresentarla. Domani.
L’interrogante era in Aula e si è distratto.
Non era in Aula perché tra i banchi del Consiglio lei
non c’era.
La ripresenteremo, va bene.
La ripresenta e sarà poi inserita all’ordine del giorno.
Va bene. Le interrogazioni sono concluse.
Prima di procedere con l’ordine del giorno, se i
colleghi prendono posto e fanno silenzio, vorrei che l’Aula osservasse un
minuto di raccoglimento per ricordare Fabiana Luzzi.
(L’Aula in piedi osserva un minuto di
silenzio)
(Applausi)
Nei giorni scorsi si è verificato l’ennesimo episodio di
violenza sulle donne.
Il Consiglio regionale ha voluto ricordare questa
giovane vita spezzata, Fabiana Luzzi. Abbiamo voluto ricordarla così,
solennemente, in Consiglio regionale e abbiamo anche deciso come Consiglio
regionale di intitolare a lei il concorso che ogni anno dedichiamo alle scuole.
Alla fine dell’anno agli elaborati più meritevoli dei
ragazzi che partecipano in visita al Consiglio regionale viene dato un
riconoscimento. Dal prossimo anno in poi questo riconoscimento sarà intitolato
a Fabiana Luzzi, vittima di un episodio che lascia tutti sgomenti, per definire
il quale non si trovano aggettivi.
L’auspicio è che questi episodi non si ripetano. La questione
della violenza sta assumendo numeri molto alti che devono far preoccupare
tutti. Il Consiglio regionale esprime il cordoglio alla famiglia e proprio
l’intitolazione di questo riconoscimento annuale che va alle scuole ha un
indirizzo ben preciso che è quello di riconoscere, rendere indelebile nella
memoria di tutti quanti noi questo gesto che non ha aggettivi per essere
definito.
Ecco perché il Consiglio ha voluto ricordarlo in maniera
solenne durante i lavori.
Ha chiesto di parlare la consigliera Albano. Ne ha
facoltà.
Signor Governatore e onorevoli colleghi, prima di iniziare intendo rivolgere
un sentito ringraziamento al Presidente del Consiglio per aver accolto la mia
richiesta di intervento.
La
Regione da noi rappresentata in questa Assise ha vissuto negli ultimi giorni
dei momenti difficili. Le immagini di Fabiana Luzzi, la quindicenne uccisa a
Corigliano Calabro dalla follia omicida del fidanzatino poco più grande di lei,
hanno turbato la quotidianità di questa nostra terra scaraventando l’intera
comunità regionale in uno scenario per certi versi grottesco. La ferocia che ha
trasformato in assassino un ragazzino non ancora maggiorenne e la lucidità con
cui è stato portato avanti il terribile disegno di morte che ha sottratto la
nostra giovane corregionale alla vita ed all’affetto dei suoi cari hanno
profondamente colpito l’animo dei calabresi destando sentimenti contrastanti
nell’opinione pubblica.
La
violenza di genere le cui conseguenze estreme vengono oggi indicate con
l’orribile etichetta di femminicidio si è manifestata nella nostra regione
nella maniera più brutale ed ignobile. Una epifania tragica e drammatica che
ricorda, soprattutto a noi che abbiamo il compito di amministrare, come tanto
si possa e si debba ancora fare per debellare questo male dalla società.
Balzata,
suo malgrado, agli onori della cronaca, la Calabria ha dovuto subire anche un
accanimento mediatico senza precedenti. Come se non bastasse già il dolore per
essere stata teatro di un orribile delitto, la nostra regione è stata
risucchiata in un vortice di luoghi comuni, una sfilata di stereotipi declinati
al negativo, utilizzata senza scrupolo alcuno dai media nazionali per spiegare
l’atto di immane violenza perpetrato ai danni di una giovane donna.
In
Calabria – hanno detto – fatti come questi sono all’ordine del giorno, la donna
vale zero ed è costretta fin dalla nascita a sottomettersi all’autorità
maschile, a subire le aggressioni psicologiche e fisiche dei padri prima e dei
mariti poi, a sottostare all’insindacabile giudizio della famiglia per quanto
riguarda il matrimonio o l’abbigliamento. Una “fimmina” più che una donna, un
essere senza un particolare significato in sé, culturalmente obbligata al
silenzio ed atavicamente costretta a vivere in funzione di chi porta i
pantaloni.
I più
temerari hanno scritto anche che non è abitudine per le mamme calabresi
abbracciare o baciare le proprie figlie. Una immagine che – lo dico da mamma
prima che da figura istituzionale di questo Consiglio – mi indigna
profondamente.
E’ contro
l’aberrante fenomeno di violenza sulle donne che vi chiedo di manifestare oggi,
ma anche contro chi ha impudentemente offeso la Calabria descrivendola come una
terra geneticamente e culturalmente avversa al genere femminile.
La Calabria
rifiuta la violenza di genere. Lo ricordino coloro che adoperano violenza sulle
donne ma anche coloro che in queste ore hanno cercato di dare una lettura
cultural geografica degli eventi di Corigliano demonizzando una terra che per
storia e tradizione ha visto crescere e fiorire fulgidi esempi di coraggio al
femminile.
Quel che
vi chiedo, onorevoli colleghi, è di inaugurare la seduta odierna indossando
questa spilletta che vi è stata consegnata all’ingresso in Aula. E’ qualcosa di
più di un gesto puramente simbolico, è un moto di orgoglio per dar voce a
quella Calabria ferita ed umiliata dai media; uno scatto di dignità da tradurre
in pratica politica per contrastare un fenomeno sì in triste ascesa ma non
circoscrivibile unicamente alla Calabria. Grazie.
(Applausi)
Ha chiesto di parlare la consigliera Minasi. Ne ha
facoltà.
Ovviamente anche io faccio i complimenti alla consigliera Albano per questo apprezzabilissimo gesto contro il drammatico fenomeno del femminicidio che, ovviamente, non ci può vedere inermi. E’ importante, infatti, che dalle Istituzioni e soprattutto dalla massima Assise calabrese parta un messaggio chiaro in tal senso.
A tal proposito, voglio cogliere questa occasione per
sottolineare come, proprio insieme alla consigliera Albano, stiamo lavorando per la redazione di una legge regionale ad hoc
che possa supportare le donne vittime di tali tragedie ma che si schieri in
generale contro ogni tipo di violenza. Grazie.
(Applausi)
Ha chiesto di parlare il consigliere Magarò. Ne ha
facoltà.
Presidente, volevo chiedere a lei e all’Aula di inserire all’ordine dei lavori l’ordine del giorno che ho presentato qualche giorno fa per far aderire il Consiglio regionale al Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo.
Il consigliere Magarò chiede l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Prego, consigliere De Gaetano.
Presidente, anche io
chiedo l’inserimento all’ordine dei lavori di
un ordine del giorno presentato insieme al collega Guccione che riguarda la
crisi della pesca in Calabria di cui abbiamo
letto in questi giorni sui giornali. Nell’ordine del giorno chiediamo alla Giunta regionale tutta una serie di interventi per
andare incontro alle giuste rivendicazioni dei pescatori, delle cooperative e
delle imprese che lavorano in questo settore che è un
comparto molto importante per la nostra regione.
Per questo chiedo l’inserimento all’ordine del giorno.
Pongo in votazione la richiesta del consigliere De Gaetano di inserimento dell’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Scalzo, ne ha facoltà.
Presidente, chiedo l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno che riguarda un problema dell’aeroporto di Lamezia Terme che, come ben sapete, è l’aeroporto che, rispetto agli altri due, ha certamente l’utenza maggiore per la sua centralità e per il numero dei passeggeri.
In questo momento vive una difficoltà legata soprattutto alla mancanza dei voli low cost nella tratta più frequentata che centinaia di migliaia di cittadini hanno maggiore necessità di percorrere cioè quella tra la Calabria e la capitale, la città di Roma.
Questo ordine del giorno va nella direzione affinché vengano implementati i voli low cost tra la città di Lamezia Terme e Roma.
Il consigliere Scalzo ha chiesto l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno. Richiesta che pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare la consigliera Minasi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, chiedo che venga inserita all’ordine
del giorno la mozione relativa all’ intervento presso il Governo per la modifica,
in sede di conversione, del decreto numero 35 riguardante disposizioni urgenti
per il pagamento dei debiti scaduti dalla pubblica amministrazione per il
riequilibrio finanziario degli enti territoriali nonché in materia di
versamenti di tributi degli enti locali.
Credo che sia fondamentale approvare questa mozione oggi
vista la ristrettezza dei tempi perché la conversione del decreto che, ritengo,
debba essere modificato, andrà in discussione a brevissimo al Senato.
All’urgenza di natura temporale va aggiunta quella
economico-finanziaria che riguarda le piccole e medie imprese che oggi stanno
soffrendo il momento di crisi vissuto dal Paese.
Per questo le chiedo di intervenire presso il Presidente
del Consiglio dei Ministri affinché questo decreto venga modificato così da
prevedere la regolarità del documento unico di regolarità contributiva al
momento della scadenza del debito anziché a quello del pagamento come invece è
previsto oggi.
Questo perché la mancanza di liquidità delle aziende,
nella maggior parte dei casi, è dovuta al ritardo dei pagamenti da parte della
pubblica amministrazione e non consente sempre questo assorbimento e in caso di
Durc negativo si compromette e non poco la normale attività delle imprese.
Grazie.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento
all’ordine del giorno della mozione, presentata dalla consigliera Minasi.
(Il Consiglio approva)
Possiamo procedere adesso con la proposta di provvedimento amministrativo numero 228/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Proposta di legge al Parlamento – Istituzione di una Zona Economica Speciale nel distretto logistico-industriale della Piana di Gioia Tauro”.
Il consigliere Imbalzano, relatore, ha facoltà di
svolgere la relazione.
Grazie, Presidente. Il
provvedimento della Giunta regionale è stato
discusso qualche giorno fa ed approvato alla unanimità
dalla seconda Commissione ed è stato trasmesso
al Consiglio affinché, ai sensi dell’articolo
121 della Costituzione e dell’articolo 16 dello Statuto, il Consiglio stesso possa
esercitare la propria potestà legislativa presentando alle Camere la proposta
di legge in oggetto.
Si tratta di un provvedimento la cui finalità, come è
noto, è quella di creare una Zona Economica Speciale all’interno dell’area di
Gioia Tauro, un’area che tutti gli strumenti di programmazione economica
individuano come un luogo esemplare della geografia economica calabrese non
solo per consolidare il ruolo del porto nel contesto del transhipment
nel bacino del Mediterraneo ma ormai un’area votata a convertirsi in polo
logistico integrato.
La scelta dell’Esecutivo regionale di riproporre una ZES
ci appare quanto mai opportuno in questo contesto storico dal momento che,
essendo dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in
atto, finalmente, può porsi l’obiettivo di attrarre grandi investitori esteri e
non solo esteri che potrebbero essere interessati alle agevolazioni fiscali,
economiche e finanziarie praticate nella zona stessa.
Come è noto le ZES sorgono in aree economicamente o
socialmente disagiate, generalmente orientate all’export o comunque ad attività
portuali. La loro creazione nasce dalla convinzione che esse siano in grado di
stimolare una rapida crescita economica nelle aree interessate, come è
dimostrato dalle esperienze positive in altri Paesi. Penso alla Repubblica
Popolare Cinese, in India, in Giordania, a Madera, in Polonia, nella Corea del
Nord e nella stessa Russia.
Per certi aspetti, nell’area di Gioia Tauro, sembrano
coesistere tutte le condizioni ideali per l’istituzione di una ZES in quanto,
oggi più che mai rispetto al passato, si integra con l’attuazione dell’APQ per
l’area di Gioia Tauro e con il polo logistico che dovrà sorgere in questo
comprensorio.
Naturalmente non è e non sarà un processo automatico
perché il Governo prima e la
Comunità europea dopo saranno chiamati ad assumere decisioni che non saranno né
facili né condivise da tutti i Paesi europei.
Da qui l’esigenza di una mobilitazione non solo dei
parlamentari europei più sensibili ai problemi della Calabria in particolare ma
dell’intero Governo. Peraltro, a ciò si aggiunge la guerra a tutti noti tra i
porti del nostro Paese, in particolare tra quelli del nord e Gioia Tauro che ha
punti di forza straordinaria, come è noto, e sono invidiati dalle
infrastrutture portuali del centro nord.
E’ giusto ricordare ai colleghi che nell’area di Gioia
Tauro è stata - con provvedimento dell’Agenzia delle dogane nel 2003 –
istituita una zona franca aperta per promuovere analoghe iniziative industriali
e commerciali connesse con la movimentazione di merci e con il traffico dei container nel porto di Gioia Tauro.
Questa esperienza da sola, a distanza di 10 anni, si è
rivelata pressoché fallimentare non avendo generato quei miglioramenti
economico-sociali che si speravano. Anzi, come è noto, registriamo nell’area
del retroporto quel deserto che è sotto gli occhi di tutti.
La scelta di creare una ZES, quindi, è una scelta
naturale in questo contesto storico; anzi, la scelta di creare una zona di
attività logistica allargata e di orientarsi verso la creazione di una Zona
Economica Speciale diventa un obiettivo ineludibile.
La sua costituzione potrebbe interessare sia l’attuale
zona franca attualmente esistente che le aree industriali e portuali fino ad un
massimo di 700 ettari comprensivo di tutto il retroporto.
La realizzazione di una ZES a Gioia Tauro è una
scommessa che tutti assieme dobbiamo accettare; una irripetibile opportunità
per tentare di attrarre quei grandi gruppi internazionali che da decenni
inseguiamo per la nostra regione e anche per tante parti del nostro Paese. Né
lo Stato può fare i conti della serva in ordine alle perdite che l’erario
sosterrà per implementare il sistema di incentivazione sia in termini di oneri
sociali che in Ires e in Irap dal momento che l’attuale deserto del retroporto
rende oggi le entrate fiscali quasi inesistenti.
Vi è in sostanza un forte interesse anche del Governo
nazionale a sostenere questo percorso per lo sviluppo dell’area, quasi una
scelta obbligata.
Il nostro auspicio quindi fortemente voluto dal
presidente Scopelliti, dalla
Giunta regionale ed in particolare dalla Vicepresidente Stasi che ringrazio
anche per l’apporto che ha dato in Commissione qualche giorno fa, e dell’intero
Consiglio regionale è quello che esso possa concretizzarsi nei tempi più
ristretti ben coscienti che solo questo intervento può costituire un elemento
reale di rottura della pluriennale crisi economica-sociale dell’area di Gioia
Tauro. Forse l’unico capace di realizzare un incremento di quei livelli
occupazionali a cui da sempre aspiriamo attraverso il rilancio del sistema
comprensivo di quel comprensorio e della Calabria intera.
Devo aggiungere, a margine di questa breve relazione,
che rispetto all’articolato presentato dalla Giunta regionale in Commissione
abbiamo riformulato l’articolo 7 rubricato come “copertura finanziaria” che è
stato interamente sostituito.
Aggiungo, ancora, che abbiamo ritenuto di proporre un
coordinamento formale su due commi dell’articolo 4 riletti con maggiore
attenzione rispetto a qualche giorno fa; ci siamo accorti che occorreva
riformularli un po’ meglio.
Lo dico perché, come è noto, il provvedimento andrà
votato nel suo complesso e non nei singoli articoli.
Il primo riguarda il comma 2 dell’articolo 4 in cui il
periodo che leggo testualmente “nella ZES le imprese beneficiano dell’esenzione
completa delle imposte doganali ed Iva di importazione e di esportazione,
consumo e circolazione per tutti i prodotti che entrano, che sono lavorati e quindi
esportati attraverso la free zone”
devo dire che non appare di senso compiuto. Per questo proporrei di
riformularlo in questo modo: “nella ZES le imprese beneficiano dell’esenzione
completa delle imposte doganali ed Iva sulle attività di importazione e di
esportazione, di consumo e di circolazione per tutti i prodotti che entrano,
che sono lavorati e quindi esportati attraverso la free zone”.
Alla lettera c) del comma 4 dello stesso articolo 4
occorre indicare la percentuale che individua la soglia massima di riferimento
per i benefici fiscali concedibili alle imprese di nuova costituzione non
indicate nel testo della Giunta.
Di concerto con il dipartimento all’assessorato alle
attività produttive abbiamo ottenuto che questo beneficio fiscale complessivo
che comprende sia l’Irap, l’Ires che gli oneri sociali riconosciuta ad ogni
impresa è stato stabilito nel 40 per cento del fatturato di ciascun esercizio.
Grazie, Presidente.
Grazie al consigliere Imbalzano per aver fatto la
relazione iniziale al dibattito della nostra discussione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mirabelli. Ne ha
facoltà.
Grazie, signor Presidente, è
vero che in Commissione abbiamo affrontato l’argomento in questione nello
specifico e, giustamente, tutte le forze politiche componenti la Commissione
hanno dato un voto unanime, in modo particolare, di apprezzamento
ad una istituzione quella di una Zona Economica Speciale nell’ambito del
distretto logistico-industriale della Piana di Gioia Tauro. Distretto
logistico-industriale che, ad oggi, è sulla carta ma, di fatto, concretamente
non esiste.
Di fronte ad una proposta di queste credo che nessuno
possa prendere una posizione contraria e, se questa proposta fosse stata fatta
negli anni passati, molto probabilmente oggi avremmo potuto avere qualche
risultato migliore anche perché “negli anni passati” non significa 2-3 o 5 anni
fa.
Voglio evidenziare ai vari consiglieri che, al di là
delle Zone Franche, queste esperienze, in altri Paesi o in altri continenti –
vedi, ad esempio, le aree depresse degli Stati Uniti – già quando c’era Reagan
aveva istituito in quegli anni le aree meridionali che erano veramente depresse
dal punto di vista socio-economico con altissimi tassi di disoccupazione.
Si erano create - tramite l’applicazione concreta della
teoria economica di Friedman – le zone di libera impresa. Cosa erano? Erano
zone dove coloro che andavano ad investire non pagavano tasse, avevano una
fortissima defiscalizzazione e, per
alcuni aspetti, quasi totale al 90 per cento, quindi anche abbattimento del
costo degli oneri sociali e, fondamentalmente, quindi, anche il costo del
lavoro veniva pagato meno, oltre ai vari benefici.
Cosa comportava,
automaticamente, questo? Sicuramente comportava l’innesto sul territorio di
nuove imprese, nuova occupazione e nuovo sviluppo, profitti senza dubbio forti
per le imprese a patto, però, – qui stava la differenza – che quelle imprese,
che amplificavano nei primi tre anni il loro prodotto rispetto al primo anno di
nascita, andassero a reinvestire una quota di quel profitto nell’innovazione
tecnologica dell’azienda e in nuova occupazione.
E’ ovvio che stiamo parlando
di teorie di applicazione di meccanismi che non sono tanto rivoluzionari, lo
saranno per noi, ma di cui avevano già fatto grande esperienza la
conoscenza e la cultura economica ed anche l’azione politica-amministrativa di
altri Governi
di altri Paesi.
Anche la
Zona Economica Speciale è una cosa che altri Paesi hanno fatto prima di noi.
Come al
solito, in Italia, con questa legislazione sempre più farraginosa e difficile,
con questo dualismo con l’Europa, che dovrebbe essere da pungolo, da stimolo,
da copertura e che spesso si rivela un’aguzzina feroce che rallenta anche le
varie iniziative, che dai vari Governi vengono posti in essere, ci rendiamo
conto che ci siamo accontentati di quelle Zone Franche che hanno una loro
valenza e che hanno dato una ricaduta nel transhipment su Gioia Tauro.
Non
possiamo dire che sia stata una cosa fallimentare; certo è che, però, non è
stato così attrattivo in termini di investimenti e di attecchimento di imprese
perché, molto probabilmente, al di là dell’azione prettamente portuale e di transhipment,
nel retroporto dove doveva insediarsi una miriade di piccole e medie imprese
legate fra di loro, nell’ambito di quello che doveva essere un progetto di
sviluppo della Calabria ed in modo particolare di quelle zone, probabilmente è
successo qualcosa che ha bloccato, di fatto, la possibilità o comunque
l’interesse più che la possibilità dell’attecchimento delle varie imprese su
quel territorio.
Qual è
allora la mia paura? Non vorrei che nonostante si sia data una marcia in più,
giusta, doverosa e abbastanza forte con la richiesta – speriamo che venga
accettata perché abbiamo visto che spesso l’Europa pone dei vincoli e dei
paletti insormontabili e incomprensibili, qui no e in altre parti sì – che
possa essere esaudita l’istituzione di Zona Economica Speciale e si possa avere
un maggior potere attrattivo sulle imprese e sulla imprenditoria straniera o
italiana per poter far sì che si possa finalmente innestare quel germoglio
positivo attraverso cui riuscire a creare una realtà di impresa.
Ho
qualche dubbio, vi parlo chiaro. Sicuramente è un passo che dobbiamo fare ed è
doveroso da parte nostra porre in essere, soprattutto in un contesto economico
così difficile, tutto quello che abbiamo a disposizione per poter migliorare e
creare questo sviluppo socio-economico.
Ho
qualche dubbio perché è ovvio che quella è una zona particolare, non ci
dobbiamo nascondere dietro un dito, c’è una forte questione di legalità e
sicurezza che va sposata da tutta la politica, dalle amministrazioni e dal
territorio proprio per far sì che si possano mettere in atto tutti quei
meccanismi virtuosi che possano rendere agibile l’innesto delle eventuali
imprese che dovrebbero venire.
L’altra
questione su cui ci siamo soffermati in Commissione ha riguardato l’APQ.
E’ ovvio
che questa richiesta, questa istituzione, che sposa una profonda
defiscalizzazione, un abbattimento degli oneri sociali, del costo di impresa e
quant’altro che agevola i dazi, abbattendo anche il dazio doganale, è ovvio che
vada inserita in un ambito un po’ più ampio.
E
l’ambito un po’ più ampio è stato già posto in essere da tempo tramite l’APQ
che, onestamente, è un ottimo APQ per alcune parti, che guarda con molto
interesse alla logistica, al gateway ferroviario, che guarda, insomma,
ad una miriade di schede tecniche che hanno, però, necessità di attecchire
contestualmente e velocemente onde evitare che questa richiesta, da qui al
2015, se ancora dovessimo rimanere fermi fino al 2015-2016 con un’
inapplicazione concreta, non teorica-cartacea dell’APQ finirebbe per vanificare
anche la sacrosanta richiesta che stasera stiamo affrontando in Consiglio.
E la mia
preoccupazione è questa: vedere questa lentezza nell’applicazione dell’APQ e
soprattutto nella sua concretizzazione che, al di là, senza dubbio, dei tempi
tecnici, ha un’effettiva necessità di essere spinta velocemente qualora, dal
Governo centrale ma soprattutto dalla Comunità europea, si avesse il
lasciapassare positivo per l’istituzione di questa Zona Economica Speciale.
E
nell’ambito – e concludo – di questa APQ, c’è da mettere in risalto - cara
Vicepresidente - un argomento che, onestamente, mi è scappato nella discussione
in Commissione, l’ho accennato ma non l’ho affrontato bene ovvero la
realizzazione del rigassificatore.
Dobbiamo
capire se nell’ambito di questa Zona Economica Speciale, vista la normativa di
legge della Comunità europea, un eventuale posizionamento del rigassificatore
possa stare dentro o fuori. A prima vista e a primo acchitto sembrerebbe che
non possa stare all’interno come rigassificatore.
Dico
questo perché – lei sa benissimo, meglio di me – nell’ambito dell’APQ il rigassificatore,
che ha una sua valenza economica, potrebbe essere, oltre a tutte le altre
schede presenti nell’ambito dello stesso APQ che guardano ad altri settori,
alla logistica, al gateway ferroviario, al potenziamento e a tutto quel
che volete voi, potrebbe rappresentare forse la cosa più importante di primo
acchito per poter far iniziare un processo nel retroporto di installazione di
piccole, medie e forse anche grosse imprese, deputate alla trasformazione
dell’agro-alimentare.
Perché?
Perché non è tanto importante il rigassificatore in sé per il territorio - e
concludo - ma é importante la consequenzialità che può derivare dal
rigassificatore che oggi, combinazione, viene osteggiata da molti sindaci che
sono stati forse un po’ fermi nel momento in cui si andava ad impiantare in
quella zona sbagliando, dal mio punto di vista.
Il
termovalorizzatore, arrivando addirittura al raddoppio, può essere veramente
causa di inquinamenti ambientali e di messa in discussione della sicurezza e
della salubrità di quel territorio.
Oggi si
mette in discussione, senza capire, che dal rigassificatore la cosa più
importante che può derivare è la possibilità, attraverso la realizzazione della
piastra del freddo, di far diventare Gioia Tauro il punto centrale dell’intero
mar Mediterraneo, dell’intero bacino del Mediterraneo soprattutto guardando
qual è l’esplosione, anche in agricoltura, del Marocco, della Tunisia e della
Libia, dove molti italiani stanno investendo denari nonostante i fermenti
politici-amministrativi che hanno grosse aziende.
Quindi,
far diventare Gioia Tauro il centro, il punto di stoccaggio dell’intero
agro-alimentare dell’area Mediterranea perché, trattandosi di una piastra del
freddo, si può avere in mente la realizzazione di un grosso progetto
industriale che guardi alla trasformazione di queste merci e quindi anche alla
commercializzazione.
E’ ovvio
che ci stiamo giocando una partita importantissima ed è su queste partite che
dobbiamo veramente cercare non tanto la diatriba politica a poco peso. Ecco il
perché dell’unanimità, senza essere entrati bene nello specifico, già in quella
seduta. Ma la richiesta è seria e può avere una ricaduta positiva se il
contesto interno a cui si muove ha una sua serietà, una sua applicazione
veloce, dei punti di arrivo e degli obiettivi ben precisi da raggiungere nel
più breve tempo possibile.
Qualora
l’APQ dovesse essere una cosa distaccata o comunque attuata con notevole
ritardo rispetto al 2014-2015, in termini di concretizzazione reale, dovremmo
solo sperare che qualche grosso imprenditore, al di là del favore che si fa nel
rafforzare – ed è anche giusto – il transhipment e quindi la gestione
del porto e quant’altro, si passi una mano sulla coscienza e possa applicare il
proprio interesse a questa zona.
Da qui la
necessità di una sollecitazione alla Giunta regionale di attivarsi al massimo
per poter, quanto meno, concretizzare quelle schede tecniche dell’APQ che
servono non per far da corollario ma per poter chiudere il cerchio su una zona
che da anni, purtroppo, vede molte parole, molte chiacchiere e molte buone
volontà ma scarsi raggiungimenti pratici.
Presidenza del
Vicepresidente Alessandro Nicolò
Ha chiesto di parlare il consigliere Tripodi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Voglio ribadire la posizione che abbiamo avuto in Commissione perché abbiamo condiviso questo provvedimento come finalità per dare alla Calabria ed alla zona di Gioia Tauro una nuova opportunità, diversa anche come capacità di attrazione di investimenti internazionali.
Però abbiamo posto un problema in Commissione e lo poniamo con forza anche stasera.
Qual è il problema? E’ inutile nasconderci dietro il dito.
La verità è che ci sarà una contrapposizione tra Gioia Tauro e
Trieste, una volta presentata questa richiesta al Governo. Non si
scappa. Una interlocuzione col Governo alla fine ci vuole e noi abbiamo pregato la
Vicepresidente di farsi carico con la Giunta affinché ci sia una interlocuzione
ante e non post con il Governo.
Perché diciamo ante e non post? Perché alla fine deve
essere un percorso condiviso, non solo a livello locale, e questo lo abbiamo
manifestato in Commissione ed abbiamo votato a favore del provvedimento.
Ritenevamo che anche un passaggio con i capigruppo, dal punto di vista
istituzionale, un passaggio con la deputazione calabrese di qualsiasi colore
politico, che rappresenti questa terra, fosse propedeutico ad una
interlocuzione con il Governo che ci
potesse dare la capacità e la forza di poter essere proposto alla Comunità
europea e quindi approvata dal Governo italiano su una ZES che, in ogni caso, ci possa dare la
possibilità di attrarre investimenti di una certa natura.
Riteniamo che questo sia un percorso privilegiato per
creare le condizioni affinché questo provvedimento possa passare ed essere
approvato dal Governo, ne
prendiamo atto. Volevamo, però, condividere questa responsabilità e contribuire
insieme al governo della
Regione e insieme ai partiti che rappresentano il governo regionale a dare il
nostro contributo alla realizzazione di questo progetto.
In questo momento vi chiediamo una riflessione, ovvero
se ritenete di fare questo percorso che, altrimenti, potete fare
tranquillamente, come maggioranza, così nessuno potrà dire poi “non l’avevamo
detto”.
Lo stiamo dicendo prima e con l’assunzione di
responsabilità di voler contribuire a determinare un processo positivo per la
Calabria. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere Magno. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, penso che
sia la relazione introduttiva alla proposta che la delibera che ha fatto la
Giunta regionale ci consentono oggi di portare in Aula un provvedimento che
ritengo importante per il futuro del porto di Gioia Tauro e dell’area connessa.
Ricordo i primi atti di cui
abbiamo discusso all’interno di quest’Aula nel momento in cui si pose il
problema della crisi del porto e tutto l’iter successivo messo in campo dal
presidente Scopelliti e dalla vicepresidente Stasi insieme all’Autorità portuale
e agli enti che interagiscono sul territorio di Gioia Tauro per consentire il
rilancio del porto e dell’attività interconnessa.
Penso che alcune delle cose
dette oggi in quest’Aula - in modo particolare dal consigliere Mirabelli -
siano importanti e riguardino la strategia futura che può essere alla base del
rilancio del porto ed in modo particolare due questioni: il rigassificatore
e l’APQ.
Sono due aspetti importanti che ritengo vadano
approfonditi in maniera seria nei prossimi mesi, perché danno due opportunità
al porto di Gioia Tauro: poter utilizzare attraverso il rigassificatore tutta
la catena del freddo che consentirebbe un nuovo sviluppo al retroterra e
puntare fortemente al potenziamento della rete degli investimenti e
infrastrutturale all’interno di quell’area, per far sì che il porto di Gioia
Tauro possa essere appetibile alle compagnie e continuare a svolgere egregiamente il lavoro
come già sta facendo in questi ultimi mesi.
Abbiamo letto qualche giorno fa sulla stampa il risalto
che è stato dato alla capacità delle maestranze all’interno del porto di accelerare
i processi relativi allo scarico dei container.
Penso che la proposta di oggi di una Zona Economica Speciale consenta a questo
Consiglio ed alla Giunta regionale di poter avere uno strumento in più da
mettere in campo per consentire a quell’area di essere importante all’interno
della nostra regione.
E’ ovvio che ci scontriamo con tutta una serie di
interessi che non sono solo nazionali. Non è solo il porto di Trieste, ma tutta
una serie di porti europei certamente non vedono di buon occhio l’eventuale
istituzione di quest’area, perché, ovviamente, l’istituzione di un’area a
fiscalità speciale diventa un punto di attrazione talmente forte che certamente
le altre Autorità portuali non staranno a guardare.
Noi abbiamo dalla nostra parte il fatto che questa è una
regione che ha tutti gli indicatori economici e sociali della depressione
economica che ci consentono di poter essere propositivi rispetto a questa
problematica.
Se non lo siamo noi, non vedo come possa esserlo Trieste
o un’altra regione d’Europa.
Penso che, a causa delle condizioni economiche e sociali
in cui versa oggi la nostra regione, sia necessario fare pressioni sul Governo nazionale
affinché faccia sua questa proposta e la difenda non solo a livello nazionale
ma anche in Europa, perché sapete che l’istituzione di quest’area non è una
questione che riguarda solo l’Italia, ma la politica fiscale Europea.
Il dibattito odierno ha portato alla condivisione
unanime della proposta, questo dobbiamo tenerlo presente
perché rafforza il Consiglio regionale ed anche la possibilità che a livello
nazionale ci sia un impegno di tutti i parlamentari dei gruppi consiliari
presenti all’interno del Consiglio regionale affinché possano sostenere a
livello di Governo la nostra proposta.
Il gruppo del Pdl è contento di aver portato in
Consiglio regionale questa proposta, perché riteniamo che, grazie al
provvedimento che oggi approveremo, si aprirà un capitolo nuovo in questa
regione per far sì che non soltanto il porto di Gioia Tauro ma tutte le aree
intorno e l’intera regione possano avere in futuro un risultato migliore in
sviluppo e occupazione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente,
il lavoro fatto dalla Commissione,
con l’apporto dei colleghi, è stato condiviso ed è stata espressa la volontà e
l’auspicio di portare all’approvazione questo provvedimento. Credo che noi,
come classe dirigente, abbiamo il dovere di guardare con grande attenzione a
problemi di questo tipo, perché il
provvedimento non riguarda solo Gioia Tauro,
ma lo sviluppo della nostra regione nel suo complesso, il suo
ruolo all’interno del Mediterraneo per una politica che veda il Mezzogiorno
come elemento propulsore in un settore così importante e strategico.
Certo, accanto alla
condivisione vi è anche un motivo di preoccupazione – come in tutte le vicende
che vedono contrapposti territori, interessi economici e forze politiche -:
accompagnare in modo efficace i provvedimenti, affinché non restino manifesto.
Vi è il rischio - lo sollevava prima il collega Tripodi - non solo di una contrapposizione
di territori, ma in un quadro più generale di sviluppo all’interno del nostro
Paese e dell’Europa in generale.
Quando avremo questa legge, non potremo dire di averla
approvata senza poi accompagnarla con uno sforzo che venga tradotto in fatti
concreti, l’istituzione della Zona Economica Speciale.
Per quanto riguarda questo settore, così come altri,
voglio ricordare alla vicepresidente Stasi che vi è un problema altrettanto
grave ed importante che riguarda i distretti tecnologici.
La nostra regione, in un quadro più generale di sviluppo
economico del Mezzogiorno d’Italia, rappresenta un anello debole. La politica
deve avere la capacità di accompagnare processi che favoriscano lo sviluppo nelle
aree in cui si è deficitari; in questi settori la politica deve fare degli
sforzi per non lasciare sole le imprese ed i territori, questo lo si può fare
attraverso politiche di macro aree che favoriscano i distretti innovativi
tecnologici in vari settori.
All’interno di questo, la costituzione della zona
economica speciale di Gioia Tauro rappresenta non un punto di arrivo, ma di
partenza. Voglio ribadire la preoccupazione di accompagnare in modo efficace i provvedimenti.
Sarebbe stato preferibile aver operato “ante legem” anziché “post” con una azione di coinvolgimento
di tutte le forze politiche e parlamentari calabresi e non solo. Suggerisco di
coinvolgere anche i rappresentanti del Mezzogiorno e soprattutto quelli che nel
Governo rappresentano forze politiche presenti in quest’Aula.
Lo voglio ribadire ancora una volta: bisogna superare
ostacoli a livello nazionale, non solo il porto di Trieste, certamente sarà
dura. Bisogna fare uno sforzo perché ci sia grande attenzione da parte della
Comunità europea e soprattutto dei partiti che possono sostenere questa
impostazione. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Questo Consiglio torna ad occuparsi di Gioia Tauro con un dibattito dopo circa 2 anni e mezzo. Ricordo quando nel gennaio del 2011 ci fu una levata di scudi nel momento in cui si profilava un ridimensionamento, un abbandono di ogni possibile ipotesi concreta di rilancio e di sviluppo di quello che si doveva configurare come il polmone dello sviluppo del sud e del bacino del Mediterraneo.
Non vorrei che questo provvedimento, che l’Aula tratta dopo sei mesi quando è stata avviata la procedura amministrativa per il riconoscimento della Zona Economica Speciale, si traduca in un grande spot, in una ennesima battuta di arresto che questa Regione non si può più consentire.
E’ evidente che nel merito della vicenda noi siamo convinti che sia un provvedimento che può essere funzionale a creare quella piattaforma strategica che deve vedere il porto di Gioia Tauro uscire dalle pastoie che l’hanno visto fino ad oggi vivere una stagione solo ed esclusivamente per il transhipment.
Dobbiamo ragionare sui ritardi e dobbiamo chiederci e vi dovete chiedere perché il bando del gateway ferroviario è andato deserto per tre volte, perché non si è realizzata ancora la società di gestione dell’interporto.
Questi quesiti li ho posti all’Aula reiteratamente in
questi mesi. Guardiamo quello che succede in Sicilia dove, addirittura, da tre
società di interporto si arriva ad una società di interporto unica. La Sicilia
è una grande piattaforma logistica. Il porto avrà una proiezione e un futuro e
dicevano bene i colleghi rispetto non alla concorrenza ma a quelle che sono
delle forze che si sono coagulate per creare alternative: Trieste-Monfalcone
dove c’è stato un intervento dell’Unicredit con un investimento di un milione di
euro, la stessa piattaforma di Genova che trova la proiezione dell’interporto
su Alessandria con investimenti del San Paolo e di Rfi per 200 milioni di euro.
Perché su Gioia Tauro l’APQ, a distanza di tre anni,
registra ritardi, un investimento corposo di 459 milioni di euro che registra
ritardi anche sulla logistica e sulle infrastrutturazioni che riguardano i
fondali del canale portuale che sono fermi.
Di cosa parliamo, quindi? Su queste cose si deve
interrogare il governo regionale. L’ho detto poc’anzi quando trattavo
l’interrogazione che riguardava il riparto delle risorse che è stato alla
Autorità portuale di 80 milioni di euro. Per Gioia Tauro solo le briciole.
Perché? Perché ci sono i ritardi? perché sugli altri porti
l’infrastrutturazione è già avviata? Il Governo implementa le altre realtà ed evidentemente
il vero problema di Gioia Tauro è che non rientra nell’Agenda delle priorità
della politica nazionale.
Noi cosa chiediamo? Noi chiediamo che ci sia uno scatto
di orgoglio, che si prenda atto che ci sono cose ferme che sono al palo, l’APQ
è al palo; che si prenda atto che è necessaria una interlocuzione seria col Governo che si poteva
fare sei mesi fa. Qualcuno potrà obiettare che c’era il Governo dei
tecnici.
Oggi che c’è un Governo che viene sostenuto dalla quasi totalità
delle forze che sono rappresentate in quest’Aula vogliamo capire qual è la
relazione, qual è l’azione che si intende porre in essere e non è sufficiente
il riconoscimento della ZES. Se Gioia Tauro non diventa una piattaforma
intermodale abbiamo perso la partita, la Calabria ha perso la partita.
Su queste cose vi invito a riflettere, così come vi
invito a riflettere che se non c’è una forza politica, probabilmente anche
questa seduta sarà purtroppo vanificata.
Ha chiesto di parlare il consigliere Guagliardi. Ne ha
facoltà.
La ringrazio, Presidente,
perché questa è una discussione importante del
Consiglio regionale della Calabria. Forse noi non abbiamo ancora la sensibilità
adeguata per discutere di un provvedimento che dovrebbe determinare non solo lo
sviluppo della Calabria ma dare indicazioni sul nuovo modello di sviluppo calabrese e forse meridionale.
Sono convinto che l’Europa uscirà dalla crisi nel
momento in cui riuscirà ad individuare un modello di sviluppo che vada al di là
di quello degli ultimi 20 anni che non è impostato solo sugli schemi della
finalizzazione della economia ma riporti la centralità alle attività produttive
e guardi alla forza e alla capacità di esportare merci e di incassare
ricchezza.
Sono convinto che noi
dobbiamo ragionare – quando parliamo di Calabria – di una nuova ipotesi di
economia che suggerisca all’Europa dei banchieri un modello alternativo che
metta al centro della sua progettualità il Mediterraneo, che guardi ai Paesi
immediatamente di fronte per le attività di interscambio economico e che
riporti il mare al centro delle vie delle comunicazioni del nostro Paese.
E’ un progetto che deve
rimodulare anche l’idea dello sviluppo. Ieri sera l’onorevole Sgarbi in
televisione ci ha dato una lezione di come dovrebbe essere modellato il nuovo
sviluppo dell’Italia e della stessa Europa.
Un modello incentrato sulle produzioni autoctone, sulle attività culturali e
sul turismo, quindi una nuova idea dell’economia che possa attirare soprattutto
e far innalzare la bilancia commerciale.
Non ho nulla in contrario a
che Gioia Tauro sia una Zona Economica Speciale. Ho molte perplessità per come si sviluppa questo
progetto perché la mia impressione è che questo atto normativo che noi andiamo
a fare sia visto come un intervento di nicchia per un territorio che ha in sé
una grande potenzialità, per dare universalità di tendenza alla economia
calabrese, meridionale e nazionale.
Ora se è questa l’idea noi sbagliamo perché nel momento
in cui facciamo ciò uccidiamo qualsiasi potenzialità della Calabria di
diventare un modello di sviluppo alternativo.
Noi nel passato attraverso interventi straordinari, le
varie leggi 64 e 488 ecc., abbiamo verificato una calata nel territorio
calabrese di imprese che hanno goduto delle risorse e dei vantaggi economici
che scaturivano dalla loro scelta di venire in Calabria ad investire. Ma passati
5 anni del loro intervento speciale e quindi dei benefici del loro intervento
speciale hanno lasciato il vuoto, il deserto se non cassa integrazione,
mobilità, disagio e così via. Lo sappiamo noi di Cosenza, della zona del
Pianolago o nella Sibaritide.
Voglio dire questo perché se non abbiamo l’attenzione di
pensare che un modello di sviluppo economico che si deve fermare a Gioia Tauro
abbia anche le stesse caratteristiche in tutto il territorio calabrese noi
condanniamo la Calabria a non avere un modello di sviluppo. Se noi prendiamo
come vettore specialistico un settore, di fatto, rallentiamo o impediamo il
nascere di una imprenditoria autonoma nella nostra regione.
Credo che essere contro la proposta in sé potrebbe
essere irrilevante, stupido forse ma non è sufficiente votare questo
provvedimento per dare una idea dello sviluppo della economia calabrese perché
noi abbiamo altri porti, abbiamo aeroporti; non abbiamo più le ferrovie e le
strade, siamo bloccati nei nostri strumenti di commercializzazione, non c’è
credibilità sulla imprenditoria calabrese e stiamo soltanto creando le
condizioni che vengano per un periodo molto breve nuove attività che poi, come
al solito, lasceranno il vuoto e faranno il deserto lasciando migliaia e
migliaia di cassa integrati e gente senza lavoro.
Credo che questo spirito, questo intervento di questa
sera, in cui io annuncio la mia astensione perché non voglio votare contro pur
non condividendo il processo del provvedimento, debba servirci per una
riflessione sul modello di sviluppo della Calabria perché altrimenti facciamo
chiacchiere.
Noi non possiamo parlare solo di turismo o solo di beni
culturali o solo di parchi se non abbiamo una economia diffusa nel nostro
territorio. I calabresi consumano tutto al di fuori della propria regione, dei
nostri prodotti neanche gli aghi consumiamo noi, neanche le scatole produciamo
noi. Noi in questa regione non produciamo nulla e quindi il nostro compito è di
creare le condizioni affinché ci sia in Calabria una industria, reale e non
fittizia, capace di affiancare i grandi settori del turismo e dell’agricoltura;
che non sia soltanto una operazione di restyling
in qualche zona della Calabria che pure è importante ma che non sarà mai
sufficiente a ricostruire la dignità dei calabresi e un modello economico che
da Rocca Imperiale a Melito Porto Salvo sia omogeneo in tutto il territorio
regionale.
Non ci sono più interventi, pertanto la parola va al
Presidente della Giunta regionale per l’intervento conclusivo.
Grazie, Presidente. E’ un peccato perché l’unico
effettivo punto all’ordine del giorno di questo dibattito, di questa seduta di
Consiglio, era ed è un punto molto delicato anche perché – benché sia una
proposta che facciamo al Parlamento – è un documento importante per il futuro
di un’area e non è soltanto legato al tema di una parte della Calabria.
L’elemento che alla fine può caratterizzare l’azione di questo Consiglio
regionale è l’idea di comprendere che qui si gioca una partita che è di livello
nazionale e sulla quale, secondo me, se i colleghi del centro-sinistra condividono
– i capigruppo dei gruppi di minoranza – è importante che si faccia poi una
battaglia a livello romano.
Fare una scelta che vada a privilegiare Gioia Tauro, la
Zona Economica Speciale, significa invertire la tendenza su quello che è sempre
stato il concetto manifestato e poi espresso concretamente da parte dei Governi
nei confronti di una parte del territorio nazionale.
Non ci dimentichiamo che nei momenti topici più
importanti e fondamentali della storia di questa regione, legata all’esperienza
di Gioia Tauro, mentre Gioia Tauro reclamava spazi ed opportunità c’era il
ministro Burlando che sacrificava Gioia Tauro in favore di Genova.
Ci sono, comunque, state sempre condizioni che non hanno
mai favorito ed agevolato Gioia Tauro. Su questa parte di territorio ci stiamo
giocando una partita importante: l’Accordo di Programma Quadro; abbiamo
presentato il bando per le imprese; c’è il nuovo bando sul gateway ferroviario e quello su tutte le sorveglianze; i
finanziamenti che abbiamo messo noi, 8 milioni, per l’Autorità portuale; ci
sono gli investimenti della Autorità portuale e c’è il bando che il Nise sta
per pubblicare per quanto riguarda gli investimenti e le attività produttive su
quella parte di territorio. Se tutto questo sistema funzionerà e perfettamente,
se noi saremo tempestivi…
Perché è importante costituire, istituire questo gruppo,
questa task force che abbiamo condiviso con il Commissario Hann? Qualche
ignorante della stampa scrive che siamo stati commissariati, poi l’ignoranza
spinge anche ad essere sbeffeggiati dagli altri perché una parte di stampa dice
che è stato un accordo.
Non si prendono mai le cose così come sono e ognuno
cerca di fare lo scoop pensando di
esser più sveglio.
Il problema è che abbiamo concordato con il Commissario
Hann, insieme all’assessore Mancini e al ministro Trigilia, questa task
force per un semplice motivo. Il problema di fondo è la tristezza che c’è
in Calabria, il problema della politica è quando va a ruota dietro ad altri.
Ad esempio, qualcuno esce con una notizia e poi il
consigliere Magno lo segue. Consigliere Magno, si svegli! è lei che deve
indirizzare gli altri non può esser guidato. Ovviamente non è indirizzato al
consigliere Magno, lui ha capito molto bene.
Qui è veramente paradossale che a volte ci siano organi
di informazione che escono e dettano la linea ai partiti, è vergognoso ed
assurdo, veramente non so.
(Interruzione)
Parlo dei partiti perché faccio politica.
E’ veramente assurdo e paradossale pensare che la
politica si possa far guidare da altri poteri o da altre logiche.
Su questo tema concordiamo con il Commissario Hann ed il
ministro Trigilia, l’idea di fare questa task force, perché? Intanto
qualche giornalista aveva scritto che noi avevamo rifiutato, con tanto di
lettera, la task force perché il Ministro del tempo, Barca, disse “la
sto facendo in tutte le Regioni”.
Bene, se la fai in tutte le Regioni la facciamo anche in
Calabria. Quando dice “intanto partiamo dalla Calabria” ma era un modo per non
farla poi in altre Regioni o meglio farla partire dopo ed a quel punto abbiamo
detto “scusa allora noi non abbiamo bisogno”.
Messa, invece, in un contesto in cui noi al tavolo
abbiamo determinato alcune scelte e abbiamo detto che la task force non
serve solo a darci una mano perché abbiamo una mobilitazione di risorse nel
2012 che è pari a 2 miliardi di euro e c’è il problema che tutti ci poniamo,
cioè come riuscire questi 2 miliardi e 100 milioni di euro a spenderli in due
anni e mezzo, ci sta anche bene.
La task force nasce sul presupposto che noi
andiamo a creare la filiera che ci consente di indirizzare anche le scelte del Governo nazionale.
Mi spiego. Siamo in ritardo sulla spesa dei fondi comunitari? Sicuramente non
siamo i primi della classe e qui, pubblicamente, nel convegno ho detto “scusate
ma se ad aprile 2010, dal 2007 al 2010, sono stati spesi solo 160 milioni di
euro in tre anni e mezzo, e sono stati impegnati 247 milioni di euro tu, Ministero
dov’eri?”. Perché se il Ministero avesse vigilato e monitorato l’andamento e
l’indirizzo di lavoro della Regione e avesse stimolato la Regione al
perseguimento degli obiettivi che si erano prefissi noi tenderemmo a fare – qui
sì – un cronoprogramma per determinare alcune cose.
Sui fondi comunitari dovremmo metterci al lavoro.
L’Unione europea con il Ministero avranno un ruolo diverso, faranno un
monitoraggio costante, non ci sarà il comitato di sorveglianza ogni anno ma ci
sarà una verifica più puntuale e più ristretta temporalmente perché questo ci
aiuta a capire dove dobbiamo arrivare, quali sono le procedure attivate e
quindi la task force nasce in questa direzione perché serve a capire
l’andamento della spesa che è importante – la rendicontazione – e serve a
capire e a controllare cosa fa il Nise.
Il Nise ha dei soldi sui fondi comunitari e deve mettere
in campo APQ e così via per capire cosa fa su Gioia Tauro.
La task force viene messa in piedi perché in
questo accordo che chiudiamo noi potremo vigilare l’andamento dei lavori delle Ferrovie dello Stato, di Rfi, non solo su Gioia Tauro ma
in tutti quegli accordi in cui subentrano le risorse dei fondi comunitari che
noi abbiamo messo a disposizione delle grandi società di Stato.
La task force nasce perché ci consente di
monitorare se l’Anas, sulla trasversale delle Serre rispetto ai finanziamenti
che ha ricevuto su quelle che sono le rotatorie di Crotone, della statale 106,
è in piena e totale sintonia e adesione rispetto all’indirizzo dato perché il
problema non è solo del Mezzogiorno. Il Commissario Hann in quella circostanza
ha fatto un’unica considerazione che è stata di una lucidità incredibile,
l’hanno pure applaudito. Ci ha detto “voi non siete tra gli ultimi in Europa”,
ci ha detto “siete gli ultimi” e lì l’hanno applaudito. Ci ha preso a schiaffi
a noi come Paese e tutti quanti erano lì tranquilli.
Ha detto che questo Paese ha una spesa, di cui manca la
rendicontazione finale, di 31 miliardi di euro. Noi su 31 miliardi dobbiamo
spendere forse 2 o 2,5 miliardi e ci sono altri 29 miliardi che altri dovranno
spendere e non sono le risorse che mancano alla Sicilia, o alla Campania o alla
Puglia e così via.
E’ un sistema che fa riferimento anche a ritardi che
sono su base nazionale del Governo centrale che dovrà darci delle risposte.
Ecco perché, dicevo, la task force nasce con
l’intuizione di chiedere una verifica costante della filiera perché se noi
costruiamo i capannoni su Gioia Tauro – cosa che il bando ci consentirà di fare
– e noi a questi capannoni non diamo la possibilità di avere il gateway ferroviario e di non mettere in
campo tutti gli strumenti dell’alta capacità del ferrato che deve costruire
Rfi, se non diamo tutti gli strumenti necessari e se non mettiamo in campo la
ZES, la Zona Economica Speciale che ci rende competitivi, correremo il rischio
di non avere un grande appeal su
tutte le scelte che andremo a fare.
Ecco perché strategicamente l’abbiamo condivisa su
questo livello, perché come abbiamo detto “no” a Barca avremmo potuto dire “no”
a Trigilia, eravamo lì al tavolo. Ho detto subito “certo noi condividiamo
perché siamo per il gioco di squadra ma nel gioco di squadra dovete mettervi
pure voi. Questo significa che voi, Governo nazionale, dovete darci le risposte anche
rispetto alle filiere, perché se Rfi arriva al tavolo e non ha un solo progetto
per la Calabria, vuol dire che Rfi è un ente che comunque non aiuta lo sviluppo
della nostra terra”.
A quel tavolo voglio come interlocutore Rfi e la task
force sarà uno strumento che consentirà di dire a Rfi “dove sei? perché non
hai fornito risposte?” Il ruolo dei ministeriali, di coloro che arriveranno
servirà ad interfacciarsi con tutti gli altri enti o le grandi società di Stato
che sono inadempienti nei confronti della Regione e, perché no?, di ausilio al
nostro lavoro.
Quindi la Zona Economica Speciale è uno strumento che
alla fine consente sicuramente di attrarre investitori stranieri, di attrarre
tutta una serie di situazioni estremamente vantaggiose perché sono cose che non
può fare una Regione ma che può fare un Governo nazionale. Per essere competitivi con gli
altri porti del Mediterraneo rispetto al costo del lavoro esistono tutte le
agevolazioni che gli altri porti danno e che qui non ci sono. Per essere
competitivi quanti Teus, quanti container
si riescono a scaricare in un’ora? Non vorrei sbagliare ma mi sembra che la
media sia di 25 e noi per essere competitivi dobbiamo scaricarne 30-31 che è il
record che abbiamo fatto.
Per recuperare le differenze sugli altri versanti, cioè
quelli legati alla esenzione fiscale e alla disponibilità agevolata dei terreni
e dei canoni, alle esenzioni di regolamentazioni e contratti di lavoro,
riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni e su tutte quelle cose che in
altre parti del mondo esistono e quindi del Mediterraneo, per essere
competitivi dobbiamo cercare di recuperare su quelle questioni come lo scarico
dei Teus, dei container.
Ma se noi riusciamo a queste performance dei
lavoratori, non ultima quella che è uscita l’altro giorno per quello che è
stato l’impegno di pochi giorni fa, ad aggiungere le agevolazioni è chiaro che
questa diventa un’area competitiva.
Diciamo da 15 anni che questa deve essere un’area
competitiva ma non lo è mai diventata fino in fondo perché pur non avendo una
parte del riconoscimento legato alla zona franca ci sono poi tutta una serie di
problematiche che non hanno aiutato lo sviluppo,
l’azione e l’incremento di questa area.
Questa proposta di legge – qui è la vera forza di un
gruppo dirigente - che presentiamo al Parlamento, se supportata da tutti i
parlamentari calabresi, potrebbe consentirci di conseguire un risultato.
La partita è molto difficile perché qualcuno dovrà
spiegare perché la facciamo qui e magari perché dobbiamo, alla fine, correre il
rischio – qualcuno penserà – di non agevolare altri.
Poiché siamo stati su questo molto lungimiranti
nell’uscire e nell’anticipare alcune scelte, sappiamo - anche perché questo la
Vicepresidente Stasi lo ha fatto nel rapporto alla Commissione europea - che
l’Unione europea non sarebbe ostile ad un percorso del genere.
Realizzando tutte queste cose è chiaro che ci poniamo
nella situazione in cui possiamo dire che comunque abbiamo fatto un altro passo
in avanti. Certo, poi, mancheranno tutti gli altri obiettivi che sono fondamentali
e necessari, cioè come riempire di contenuti tutto il resto. Qui noi possiamo
costruire i capannoni, gli spazi, le aree ma probabilmente corriamo il rischio
che arrivi solo una parte delle grandi imprese che con questo tipo di
agevolazioni potranno arrivare.
Possiamo e dobbiamo fare uno sforzo enorme per stimolare
le imprese a venire qui, con questo tipo di procedura; se il Governo, il
Parlamento dovessero approvare questa scelta noi corriamo il rischio serio di
non doverci prodigare più di tanto perché verrebbero di corsa qui le imprese a
far sempre ciò che abbiamo immaginato e desiderato.
Non è una cosa facile ma penso che sia una cosa
importante su cui dobbiamo lavorare e ognuno poi farà la sua battaglia –
speriamo di farla tutti insieme – per cercare di far condividere questa scelta
dal Governo nazionale,
quindi dal Parlamento. Perché se questo alla fine sarà il risultato noi avremo
dato sicuramente un altro sostegno serio a questa nostra area.
Credo che queste siano le cose più importanti alla fine
perché qui si realizzerebbe sul regime fiscale l’esenzione delle imposte sui
redditi, dell’Ires per i primi otto periodi di imposta per le piccole e medie
imprese, l’esenzione viene estesa per i tre anni successivi nella misura del 50
per cento dell’importo dovuto; l’esenzione dell’imposta, quindi dell’Irap, per
i 5 periodi di imposta, l’esenzione dell’Imu e della Tarsu per 5 anni. La
riduzione dei contributi sulle retribuzioni.
Cambia il mondo. Su una cosa del genere si stravolge un
sistema. Questo è il presupposto che a quel punto non può non vedere la
Regione, il Governo, Rfi e
tutti gli altri collegati a creare le condizioni ideali: quindi l’alta capacità
del ferrato e gli interventi di Rfi; il gateway,
i bandi per le nuove imprese che stiamo facendo, quello che dovrà fare il Nise
che sarà la parte poi più delicata e utile al raggiungimento di questo grande
risultato.
Su Gioia Tauro – e finisco – si è sempre parlato
tantissimo e si è sempre detto che è una grande opportunità. Poi mi pare che
l’unica opportunità che si è creata è quella del terminalista che dà mille
posti di lavoro, carico/scarico e le navi che vanno via. Cioè arrivano le navi,
scaricano, mettiamo a terra, arrivano le gru, arrivano le navi Feeder più
piccole, mettiamo i container sulle
navi Feeder che vanno in giro in Europa e nel Mediterraneo. Alla fine avviene
sempre questo: la movimentazione delle merci e di questo tipo di contenitori
che va da una nave all’altra e così via. Non si è mai valorizzato ciò che è
attorno.
Credo che, per quella che è l’impostazione che noi
abbiamo messo in campo e sviluppato e per quel che noi riteniamo possa
rappresentare Gioia Tauro nello scenario del Mediterraneo, ci sia un impegno
importante da portare avanti non solo nella sede del Consiglio regionale; viene
facile e credo che qui anche i colleghi del centro-sinistra voteranno a favore di questo
provvedimento. Chi voterebbe contro? Non c’è nessuno che si asterrebbe rispetto
ad un provvedimento del genere ma la battaglia ci sarà in una fase successiva.
Dobbiamo dimostrare, anche sfruttando la capacità di un Governo nazionale,
di un governo di larghe intese, di proporre tutti, insieme ai parlamentari
calabresi – ed io mi posso far promotore –nella speranza che si presentino;
qualche volta arrivano con delegazioni, magari si dice “andiamo in due a
rappresentare tutto il gruppo” ma mi pare che qui debba esserci un gioco di
squadra più ampio e che rappresenti tutto l’arco dei partiti presenti in
Parlamento ma soprattutto che ci debba essere la presenza puntuale dei singoli
perché questo può essere un punto di svolta ed un motivo per misurare l’appeal, la forza ed il peso della classe
dirigente e dei nostri parlamentari che su queste cose vengono interpellati.
Cioè se noi riusciremo a fare questo gioco di squadra tra
Consiglio regionale e parlamentari, secondo me, otterremo un risultato molto
importante. Se dovesse passare alla fine questo provvedimento noi daremmo un
grande segnale di novità.
Devo dirvi che nell’ultima riunione che abbiamo fatto
con la Vicepresidente Stasi, quando abbiamo presentato il bando insieme
all’assessore Arena, abbiamo incontrato delle imprese, abbiamo tre-quattro
imprese che vivono in altre realtà e che hanno le loro attività, che ci hanno
detto “se fate la Zes si apre una stagione completamente diversa per Gioia
Tauro; se realizzerete questo progetto qui si aprirà un mondo nuovo”. Noi non
vogliamo certamente cullarci né illuderci ma abbiamo il compito di provarci, di
dimostrare che noi, comunque, rispetto a temi e argomenti così delicati che
fanno parte di una strategia di ampio respiro di un territorio così
fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio, quanto meno sul tema della
portualità, siamo presenti e facciamo la nostra parte. Consegniamo il tutto al
livello nazionale dove, insieme a tutti i nostri parlamentari, abbiamo il
compito di insistere fino a raggiungere l’obiettivo che per noi è necessario,
utile e che serve a dare a Gioia Tauro un ulteriore riconoscimento che forse
aprirà le porte a nuova occupazione e sviluppo, alla possibilità di avere
grandi imprese che magari arrivano qui, finalmente, nella nostra terra non
soltanto perché sono attratte dalle agevolazioni come spesso è accaduto ma
perché ci sono degli strumenti che producono ricchezza e sviluppo per il
territorio e quindi andranno a rianimare quella parte di territorio, a dare
respiro e a costruire una prospettiva.
Con l’intervento conclusivo del presidente Scopelliti si chiude il dibattito su un importante
provvedimento approvato dalla Giunta e trasmesso al Consiglio oggi per
l’approvazione e contenente una proposta di legge da inviare al Parlamento
sull’istituzione della Zona Economica Speciale che pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Si passa adesso all’ordine del giorno a firma del
consigliere Magarò “Sull’adesione del Consiglio regionale della Calabria al
Manifesto dei sindaci per la Legalità contro il gioco d’azzardo” di cui do
lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
la Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio
regionale della Calabria nel corso della seduta del 18 aprile u.s. ha approvato
un Piano di lavoro nel quale, tra le proposte di attività, vi è anche la
redazione di una proposta legislativa per contrastare la diffusione dei giochi
d’azzardo e prevenire il diffondersi delle patologie ad essi connesse e che finiscono
con l’avere gravi ripercussioni sulle famiglie e sulla società;
il fenomeno del gioco d’azzardo patologico sta dilagando
anche in Calabria assumendo i contorni di una vera e propria piaga sociale;
nella nostra regione è alto il rischio di infiltrazione
da parte della criminalità organizzata nella gestione delle attività economiche
connesse al gioco d’azzardo, per come emerso nell’ambito di numerose inchieste
giudiziarie che dimostrano come la ‘ndrangheta gestisce in maniera diretta,
illecita ed occulta, centinaia di apparecchi, garantendosi lauti guadagni ed
alimentando altri gravi reati quali il riciclaggio e l’usura;
la Presidenza della Commissione contro la ‘ndrangheta ha
aderito formalmente alla manifestazione nazionale antislot che si è svolta a
Pavia il 18 maggio u.s.
in seguito a tale adesione la Presidenza della
Commissione contro la ‘ndrangheta ha ricevuto l’invito a sottoscrivere il
Manifesto dei Sindaci per la Legalità contro il gioco d’azzardo promosso
dall’Associazione Onlus Terre di Mezzo e da Legautonomie;
la sottoscrizione del Manifesto dei Sindaci per la
Legalità contro il gioco d’azzardo assumerebbe maggiore rilevanza se fosse
deliberata dal Consiglio regionale della Calabria, attraverso l’approvazione di
un apposito ordine del giorno;
la Calabria sarebbe la prima regione italiana a
sottoscrivere il Manifesto dei Sindaci per la Legalità contro il gioco
d’azzardo
tanto premesso il Consiglio regionale si impegna
a sottoscrivere il Manifesto dei Sindaci per la Legalità
contro il gioco d’azzardo.”
Prego, consigliere Magarò.
Se intanto fa
distribuire l’ordine del giorno.
Prego la Segreteria di recepire la richiesta del
consigliere Tripodi.
Presidente, chiedo al Consiglio regionale di aderire al
Manifesto che i sindaci italiani hanno promosso per la legalità contro il gioco
d’azzardo.
I Sindaci, insieme alla società civile hanno chiesto al
Parlamento di legiferare per quanto riguarda la presenza e l’organizzazione dei
giochi d’azzardo in alcune aree.
Invitano il Parlamento a legiferare al più presto per
quanto riguarda le distanze, nel senso che dovrà essere proibito che queste
sale di gioco d’azzardo siano vicine a dei punti strategici come scuole,
banche, bancomat e autostrade, per quanto riguarda i rifornimenti di benzina.
Per queste ragioni, dato che questo fenomeno ormai sta
assumendo una questione rilevante e si finisce anche con alcune patologie che
ad esse sono connesse, i sindaci di alcune città importanti, insieme alla
società civile, hanno chiesto al Parlamento di legiferare in tale direzione.
Attraverso questo ordine del giorno si aderisce a questa
iniziativa e si invita il Parlamento a legiferare al più presto su questo tema.
Sono molti i sindaci della Regione Calabria hanno aderito
a questo Manifesto; per questo chiedo anche al Consiglio regionale di aderire
per dare più forza a questa idea, che è quella di regolamentare e di porre
delle misure restrittive per quanto riguarda l’organizzazione e l’apertura di
nuove sale di giochi d’azzardo. Grazie.
Non ci sono iscritti a parlare su questo ordine del
giorno, pertanto lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa adesso all’ordine giorno di iniziativa dei
consiglieri Guccione e De Gaetano “In merito alla situazione della pesca in Calabria”
di cui do lettura: “Premesso che il settore della pesca in Calabria, versa in
uno stato di grave crisi economica;
tale settore rappresenta una delle risorse produttive
più importanti della Calabria, con punte di vere e proprie eccellenze, come
quelle di Bagnara, Cariati e Corigliano;
la Regione non ha ancora provveduto all’erogazione dei
fondi ordinari destinati al comparto;
non sono stati attivati neppure i relativi fondi
comunitari;
imprese, anche a conduzione familiare, cooperative del
settore rischiano la chiusura dell’attività;
a riconoscere lo stato di crisi del settore;
a intervenire presso il Ministero di competenza per
sbloccare la situazione riguardante le attrezzature (ferrettara);
a provvedere all’assegnazione delle quote tonno;
a riaprire i bandi FEP;
ad adottare misure di accompagnamento alla dismissione
dei pescherecci che prevedano sostegno al reddito e riconversione a sistemi di
pesca diversi;
ad adottare misure tese a favorire gli investimenti a
bordo dei pescherecci e la selettività delle catture (piccola pesca costiera)
Misura 1.3;
ad ammettere gli investimenti tesi a migliorare gli
standard di sicurezza di bordo e l’efficienza energetica;
a rendere disponibili i fondi ordinari, tramite
l’attivazione, con Fincalabra, di una linea di accesso al credito, per la
gestione ordinaria;
ad elaborare un piano regionale di gestione della pesca,
prevedendo:
deroghe relative alla pesca tradizionale calabrese,
rivisitazione del fermo biologico e gli interventi sui costi energetici;
ammortizzatori sociali in deroga per il comparto (con
l’inserimento degli armatori del personale di bordo);
riconoscimento dell’attività meritoria, svolta dai
pescatori, nella "pulizia del mare", ipotizzando misure
socio-economiche, legate a tale azione di salvaguardia;
a convocare, al più presto, la Conferenza regionale
sulla pesca”.
Prego, consigliere De Gaetano ha facoltà di illustrarlo.
Presidente, questo ordine del giorno si illustra da sé ed è soltanto per segnalare la gravissima crisi che sta attraversando il settore.
Come Consiglio regionale
chiediamo di impegnare la Giunta a tutta una
serie di iniziative per tutelare questo importante settore economico della nostra regione.
Pongo in votazione l’ordine
del giorno come letto ed illustrato in Aula, non essendoci richieste di parola.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Si passa adesso alla mozione di iniziativa della
consigliera Minasi, recante “Interventi presso il governo per la modifica in
sede di conversione del decreto legge 8 aprile 2013, n. 35, recante
<Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica
Amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli Enti territoriali,
nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali>” di cui dò
lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria
Premesso che
il difficile momento di crisi che stiamo attraversando
ha inciso profondamente, soprattutto, sulle piccole e medie imprese, che, anche
a causa della mancanza di liquidità, sono state costrette a chiudere;
nel 2012, secondo i dati di Confindustria, sono state
chiuse 12.442 aziende e, nei primi quattro mesi del 2013, il ritmo di
fallimento delle aziende è aumentato, attestandosi al più 13%, dato che risulta
essere peggiore di quello dell’intero 2008, anno in cui scoppiò la crisi
finanziaria;
la media dei tempi di pagamento della Pubblica
Amministrazione, in Italia, è tre volte superiore alla media europea e per far
fronte a tale situazione emergenziale, in data 8 aprile 2013, è stato emanato
il decreto legge numero 35, recante "Disposizioni urgenti per il pagamento
dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione, per il riequilibrio
finanziario degli Enti Territoriali, nonché in materia di versamento di tributi
degli Enti locali";
il decreto legge numero 35/2013, pur allentando i
vincoli del patto di stabilità per permettere agli enti territoriali il
pagamento dei debiti scaduti, lascia invariate le regole per quel che riguarda
la regolarità contributiva delle aziende creditrici;
il mancato pagamento dei debiti scaduti da parte della
pubblica amministrazione comporta delle enormi difficoltà per le aziende, e
spesso causano l’impossibilità di mantenersi in regola con i contributi;
per i detti motivi, è opportuno emendare in sede di
conversione il decreto legge numero 35/2013, affinché venga previsto che il
Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva) sia regolare al momento della
scadenza del debito, invece che al momento del pagamento;
Invita
il Presidente del Consiglio regionale della Calabria
ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei Ministri
affinché in sede di conversione del decreto legge 8 aprile 2013, numero 35,
recante "Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della
pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti
territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti
locali", lo stesso venga emendato, nel senso di prevedere la regolarità del
Durc al momento della scadenza del debito, anziché al momento del pagamento
dello stesso”.
Prego, consigliera Minasi.
Presidente, si illustra da sé.
Nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione la
mozione come letta in Aula.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
L’ultimo ordine del giorno è di iniziativa del
consigliere Scalzo “Per l’implementazione dei voli low cost tra l’aeroporto di Lamezia Terme e Roma”. Ne dò lettura:
“Premesso che:
l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, il più
grande della Calabria e con un bacino di utenza che abbraccia la province di
Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e parte del territorio di Reggio Calabria,
negli ultimi tempi ha raggiunto i due milioni di passeggeri;
tanti cittadini calabresi si recano a Roma per motivi di
lavoro, di studio o al fine di poter raggiungere altre destinazioni;
attualmente, la tratta Lamezia Terme-Roma è servita
unicamente da Alitalia che, per l’evidente mancanza di concorrenza, propone
costi elevati per l’acquisto dei biglietti;
tale circostanza, evidentemente, è da imputare
all’assenza di compagnie low cost
operanti sulla stessa tratta, come ormai avviene sulla maggior parte degli
scali italiani;
per diverse ragioni, quali costi eccessivi o condizioni
precarie della viabilità, risultano altrettanto penalizzanti per i nostri
territori anche le possibili alternative costituite dal treno, dall’auto o
dall’autobus;
soprattutto nelle condizioni economiche attuali, appare
necessario che la classe politica faccia ogni sforzo per andare incontro alle
esigenze di tante famiglie calabresi, mitigando, per quanto possibile, anche i
costi per gli spostamenti che, spesso, risultano necessari;
fino a qualche tempo addietro, sull’aeroporto di Lamezia
Terme hanno operato compagnie low cost,
quali Blu express, Ryanair e Easy Jet, che effettuavano collegamenti con Roma;
risulta incomprensibile, visti i dati di traffico
registrati negli ultimi anni dall’Aeroporto di Lamezia, la presenza di un solo
vettore che collega lo scalo calabrese con il più’ importante scalo italiano.
l’assenza di voli low
cost da Lamezia Terme per Roma rappresenta una indubbia penalizzazione per
l’intera Calabria;
pertanto, appare assolutamente necessario un intervento
politico forte, finalizzato a promuovere iniziative che riportino compagnie
"low cost" a operare sulla
tratta Lamezia Terme-Roma;
Tutto ciò premesso,
il Consiglio regionale della Calabria
Impegna
il Presidente della Regione e la Giunta regionale ad
attivarsi con ogni azione opportuna presso tutti gli organi e gli Enti
interessati, nonché presso le società aeree presenti sul mercato, al fine di
implementare voli low cost tra
l’aeroporto di Lamezia Terme e Roma”.
Prego, consigliere Scalzo.
Presidente, brevemente per porre all’attenzione dell’Aula un problema che riguarda l’aeroporto di Lamezia Terme che essendo il più grande aeroporto della Calabria coinvolge la regione nella sua interezza.
Come sapete, l’aeroporto di Lamezia Terme ha superato i due milioni di passeggeri e fino a qualche tempo fa, nella tratta che va da Lamezia Terme al più importante scalo italiano, quello “Leonardo da Vinci”, insistevano alcune compagnie low cost che garantivano vantaggi non solo in termini di orari dei voli ma anche a molte famiglie a cui era consentito di raggiungere agevolmente la Capitale non solo per lavoro ma per tanti altri svariati motivi. Questo a beneficio del dato economico, visto soprattutto il momento difficile.
Da un po’ di tempo a questa parte vi è un solo
vettore, Alitalia, una tratta a prezzi difficilmente sostenibili dalle famiglie
calabresi.
Ci sembra incomprensibile come, visti i flussi di traffico registrati negli
ultimi anni dall’aeroporto di Lamezia Terme, insista un solo vettore nella
tratta Lamezia Terme-Roma.
L’assenza di voli low
cost nella tratta Lamezia Terme – Roma rappresenta una penalizzazione anche
per l’intera regione. Appare, quindi, necessario un intervento politico forte
della Giunta regionale e del Presidente della Giunta per promuovere il
ripristino dei voli con compagnie low
cost nel tratto Lamezia Terme - Roma.
Questo ordine del giorno è volto ad impegnare il
Presidente della Giunta e la Giunta regionale nel suo insieme ad attivarsi per
promuovere ogni azione opportuna presso gli organi e gli enti interessati
affinché le diverse società presenti sul mercato possano implementare i voli low cost tra l’aeroporto di Lamezia
Terme e la Capitale. Grazie.
Pongo in votazione l’ordine
del giorno come letto ed illustrato in Aula non essendoci richieste di parola.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Non vi sono più argomenti in discussione all’ordine del giorno. La seduta è tolta e il Consiglio è convocato a domicilio.
La seduta
termina alle 19,03
Hanno chiesto congedo i consiglieri
Ciconte, Giamborino, Morrone, Naccari Carlizzi, Principe, Salerno, Stillitani.
(Sono
concessi)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Istituzione dell’Agenzia regionale per il marketing turistico e territoriale” (P.L. n. 464/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari istituzionali, affari generali,
riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Chiappetta – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 marzo 1995, n. 8 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica)” (P.L. n. 461/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e
utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Minasi – “Norme per la
promozione della cittadinanza di genere e politiche di conciliazione vita-lavoro”
(P.L. n. 462/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda Commissione - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così resta stabilito)
Pacenza
– “Modifica degli articoli 17 e 18 della legge
regionale 5 ottobre 2007, n. 22 (Ulteriori disposizioni di carattere
ordinamentale e finanziario collegate alla manovra di assestamento del bilancio
di previsione per l’anno 2007 ai sensi dell’art. 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8)”
(P.L. n. 463/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
Chiappetta – “Norme per la
disciplina degli interventi ed attività della Regione Calabria in materia di
comunicazione ed informazione” (P.L. n. 465/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari istituzionali, affari generali,
riforme e decentramento – ed alla seconda Commissione - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Proposta di legge al Parlamento – Istituzione della Zona
economica speciale nel distretto logistico-industriale della Piana di Gioia
Tauro (Delibera G.R. n. 392 del 7.9.2012)” (P.P.A. n. 228/9^)
E’ stata assegnata alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri:
Naccari Carlizzi, De Gaetano, Franchino – “Proposta di legge
al Parlamento. Abrogazione delle norme in materia di rimborso delle spese
elettorali sostenute da partiti politici e movimenti” (P.P.A. n. 229/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari istituzionali, affari generali,
riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
La seconda Commissione
consiliare nella seduta del 16 maggio 2013, ha approvato la risoluzione sulle
Proposte di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio di riforma degli
appalti pubblici – Com (2011) 895 definitivo del 20.12.2011 e Com (2011) 896
definitivo del 20.12.2011.
La seconda Commissione
consiliare, con nota del 30 maggio 2013, in riferimento alle proposte di provvedimento
amministrativo nn. 208/9^, 217/9^, 218/9^, 221/9^ e 222/9^ ha ritenuto di non
doverle esaminare in quanto l’autorizzazione all’esercizio provvisorio è atto
di prerogativa della Giunta regionale ai sensi dell’articolo 57 della legge regionale 8/2002.
Guccione, Scalzo, Ciconte, De Gaetano. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere - premesso che:
nonostante le reiterate assicurazioni, gli impegni e gli annunci ottimistici più volte diffusi sulla stampa e attraverso le Tv locali e ai rilievi assunti dalle notizie sul ponte anche a livello nazionale (su questa problematica è intervenuta, tra l'altro, anche la trasmissione satirica "Striscia la Notizia"), il ponte sul Savuto, lungo circa 180 metri, che univa i comuni di Nocera Terinese ed Amantea, crollato nel 2008 a causa della piena del fiume, da oltre cinque anni attende di essere ricostruito;
la chiusura al transito veicolare del ponte sin dal 2006 e la sua assenza hanno prodotto il completo isolamento di tutto il territorio interessato, provocando un conseguente effetto di abbandono e di degrado il cui effetto è stato la creazione di una discarica a cielo aperto in cui continuano ad accumularsi rifiuti di ogni genere e tipo anche con tracce di elementi altamente tossici ed inquinanti che spesso interessano il corso d’acqua stesso;
dal 2008 ad oggi non si è mai provveduto ad assicurare una benché minima protezione dell'area prossima al vuoto lasciato dagli elementi del ponte crollati che costituiscono un costante pericolo per l'incolumità pubblica;
le macerie del ponte continuano ad occupare il letto del fiume nonostante le promesse fatte nel 2010 secondo cui in dieci mesi si sarebbe provveduto alla messa in sicurezza dell'alveo del fiume e alla rimozione delle stesse;
il ponte riveste un ruolo fondamentale di cerniera e di collegamento tra i comuni interni ed il mare, con la SS 18 e Campora S. Giovanni, oltre che con i comuni collinari come Cleto e le sue frazioni, Aiello, Serra d'Aiello, ecc;
l'assenza di questa importante struttura viaria, che collega la provincia di Cosenza con quella di Catanzaro, è parte fondamentale ed integrante della Strada Provinciale 163/1 ed attraversa un ambito paesaggistico-storico-culturale di grande pregio, anche e soprattutto sotto il profilo archeologico, blocca la fruibilità e la valorizzazione di tutto il territorio circostante e vincola la già fragile economia dell'intera area, che anche su ciò potrebbe ritrovare una sua precisa e forte identità;
questa struttura ha un ruolo fondamentale in un sistema viario di più ampio respiro che consentirebbe la fruizione di un percorso alternativo alla SS.18, ma anche lo sviluppo di una buona viabilità interna che potrebbe aggiungersi a quella esistente. Basterebbe in tal senso effettuare modesti investimenti per sviluppare e portare a compimento, una tra tutte, la strada Galasso che si sviluppa lungo il Savuto sino allo svincolo A3 di Altilia Grimaldi e che, parzialmente, è già provincializzata. Ciò consentirebbe la fruizione di un territorio interno sempre più dimenticato e soprattutto la costituzione di un agevole percorso alternativo al servizio della A3, la cui utilità è del tutto evidente;
un intervento rapido sul Savuto si rende ancor più necessario, infine, anche per consentire i lavori di ripristino e di protezione del rilevato ferroviario che potrebbero avvenire in maggiore sicurezza sia per gli utenti della strada che per i lavoratori coinvolti. Ciò potrebbe essere attuato ricorrendo all'efficienza e consolidata competenza del Genio Militare -:
quali iniziative urgenti e necessarie si intendono assumere per ripristinare nel più breve tempo possibile questa struttura fondamentale per una vasta area del nostro territorio regionale e a quali fondi si intende attingere per finanziare l'opera di ricostruzione e ammodernamento del ponte sul fiume Savuto.
(361; 21.05.2013)
Giordano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la Regione Calabria, a seguito di un ampio dibattito
in sede di assise regionale, si è determinata ad impugnare il decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012, con il quale è stata
decretata la compatibilità ambientale e l'autorizzazione al successivo
esercizio relativamente al progetto proposto dalla società S.E.I. S.p.A.,
concernente la realizzazione di una
centrale termoelettrica alimentata a carbone, di potenza elettrica complessiva
di 1320 MWe, da ubicarsi nella località Saline Ioniche nel Comune di Montebello
Ionico (RC) e relative opere connesse, pubblicato in G.U - Parte II - foglio
delle inserzioni n. 138 del 24 novembre 2012;
il Presidente del Consiglio dei Ministri con
il decreto del 15 giugno 2012 decreta: "la
compatibilità ambientale e l'autorizzazione al successivo esercizio
relativamente al progetto proposto dalla SEI S.p.A., concernente la
realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone, di potenza elettrica
complessiva di 1320 MWe, da ubicarsi nella località Saline Joniche nel comune
di Montebello Jonico (RC) e relative opere connesse, a condizione che vengono
ottemperate le prescrizioni e disposizioni contenute nei seguenti allegati:
allegato A: quadro prescrittivo e adempimenti di natura amministrativa;
allegato B: piano di monitoraggio e controllo. Gli allegati A e B predetti,
unitamente all'allegato C, relativo al parere della commissione tecnica di
verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS n. 559 del 21 ottobre 2010,
costituiscono parte integrante del decreto. Il presente decreto sarà pubblicato
nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana.";
il decreto,
adottato dal Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell'art. 5, comma
2, lettera c) bis, I. 400/88, viene successivamente trasmesso alla Corte dei
Conti al fine dell'esercizio del controllo preventivo di legittimità imposto
sugli atti del Governo (art. 100 Cost.) con richiesta di registrazione;
la Corte dei
Conti, con nota del 19 settembre 2012, "restituisce, ai sensi dell'art. 5 del dlgs 123/2011 il
provvedimento non registrato", con richiesta di documentazione e di numerosi chiarimenti strutturati
in 8 punti in cui, sostanzialmente, il Giudice contabile solleva dubbi di
legittimità in relazione a numerosi parametri sia costituzionali (punti B e C)
che legali (punti F, G, H) ed esprime rilievi attinenti al difetto e alla
contraddittorietà della motivazione (punti D ed E), precisando in conclusione
che "resta inteso che il procedimento di controllo avrà decorrenza
soltanto dalla data in cui il provvedimento perverrà per il tramite
dell'Ufficio competente, completo della idonea documentazione, reputata
indispensabile ai fini istituzionali di questo Ufficio";
successivamente
la Presidenza del Consiglio dei Ministri, parzialmente tornando sui propri
passi, aggira l'ostacolo rappresentato dalla sospensione della procedura di
registrazione del DPCM disposta unitamente alla formulazione dei rilievi, con
l'adozione, da parte del Ministro dell'Ambiente del decreto n. 115 del 5 aprile
2013. Tale decreto, in larga parte sovrapponibile quanto a contenuti e
dispositivo al DPCM, chiarisce che lo stesso, nonostante la lettera del
dispositivo, non sia da interpretarsi quale atto amministrativo di valutazione
della "compatibilità ambientale e
autorizzazione al successivo esercizio (...)" della centrale e opere connesse, ma, solo e
semplicemente, quale atto di indirizzo, a carattere evidentemente ed
eminentemente politico, volto a superare il contrasto tra i competenti
Ministeri, e come tale insuscettibile di essere sottoposto alla procedura di
registrazione presso la Corte dei Conti (al quale pure dal Governo era stato
contraddittoriamente inviato);
nel Decreto
del Ministro dell'Ambiente, il DPCM assume il tenore di mero atto preparatorio
e presupposto la cui funzione sarebbe esclusivamente quella di superare “il mancato concerto con il
(solo n.d.r.) Ministero per i Beni e le Attività Culturali di cui all'art. 7 comma 5
del dlgs 152/2006";
alla luce di
tale nuovo provvedimento amministrativo appare, come rilevato da numerose
associazioni ambientalistiche, necessario procedere all'impugnazione del
suindicato decreto del Ministro dell'Ambiente n° 115 del 5 aprile 2013
attraverso la formulazione di motivi aggiunti, atteso che l'omessa impugnazione
determinerebbe l'improcedibilità per carenza di interesse del ricorso
principale già presentato e più specificatamente rileverebbe l'atto successivo
non oggetto di impugnazione -:
se la Regione
abbia provveduto ad impugnare, per le motivazioni di cui in premessa, il
decreto n° 115 del 5 aprile 2013 emanato dal Ministro dell'Ambiente; in caso
contrario, stante i tempi limitati, se non si intenda con urgenza dare mandato
all'Avvocatura regionale perché depositi l'ulteriore ricorso al fine di evitare
un provvedimento di inammissibilità con tutte le conseguenze che si possono
immaginare per la tutela della salute e del paesaggio di un intero territorio.
( 362;
24.05.2013)
Guccione. Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere – premesso che:
sono circa
un miliardo di euro le risorse degli ex fondi Gescal assegnati alle regioni per
l'edilizia sovvenzionata, ma ancora non spesi. È quanto emerge dai dati
comunicati dalla Cassa Depositi e Prestiti alla data del 1 gennaio 2013. In un
quadro di complessiva inefficienza ci sono regioni migliori di altre, ci sono
regioni che hanno speso più di quello che potevano spendere in base alla
giacenza di cassa. Per le regioni in ritardo come la Calabria che, alla data
del 31 marzo 2013 sul conto corrente n. 20128 della Cassa Depositi e Prestiti
ha una giacenza di oltre 134 milioni, il rischio è che quelle più virtuose possano
spendere anche attingendo dalla cassa di altre regioni più lente
nella spesa. I numeri che la Cassa Depositi e Prestiti ci prospetta, e cioè
oltre un miliardo di euro ancora non spesi da parte delle regioni, stanno a
significare che è mancata una programmazione efficace per l'utilizzo dei fondi
per l'edilizia sovvenzionata -:
quali
iniziative si intendono adottare per impedire che le risorse destinate alla
Calabria dei fondi ex Gescal per l'edilizia sovvenzionata possano essere
revocate o utilizzate da altre regioni più virtuose e a tal fine non sia
necessario rilanciare un piano di edilizia sociale ristrutturando e
riutilizzando il patrimonio pubblico esistente e i centri storici e prevedere
un utilizzo delle aree dismesse o degradate per insediamenti abitativi
finalizzati all'offerta locativa a canoni accessibili, sperimentando servizi a
sostegno sociosanitario per anziani, per l'infanzia e l'adolescenza.
(363;
27.05.2013)
Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
giorni addietro il prof. Attilio Renzulli, Direttore dell'Unità Operativa di Cardiochirurgia del Policlinico universitario Mater Domini con sede a Germaneto (CZ), è stato rimosso dal suo incarico per “inidoneità” alla mansione;
tale decisione è stata assunta dall'Azienda a seguito di una malattia che ha riguardato il medesimo;
in una recente intervista concessa al Quotidiano della Calabria il noto cardiochirurgo ha profuso pesanti accuse al sistema di gestione della sanità in Calabria, concludendo che la sua rimozione dall'incarico di che trattasi sarebbe ricollegabile a pressioni di “lobby” e “caste” ostili alla sua persona ad alla sua attività;
nella stessa intervista il prof. Renzulli ha ricordato che la decisione dell'Azienda è arrivata immediatamente dopo che egli aveva inviato una lettera-esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro con la quale denunciava le carenze della struttura e chiedeva interventi urgenti;
la lettera-esposto sarebbe stata formulata dopo insistenti richieste all'Azienda e alla Regione per potenziare i servizi della struttura, dato che negli ultimi tempi si erano peraltro verificati dei decessi per infezioni acute proprio tra i malati della divisione di cardiochirurgia;
tali richieste, a detta del professor Renzulli, non sarebbero state “mai recepite né mai discusse”, mentre si sarebbe registrata un'attenzione “particolare” verso altre Unità Operative “che già possedevano tanto e che divoravano gran parte delle poche risorse a disposizione dell'Azienda”;
del prestigio internazionale del professor Renzulli e della gravità delle affermazioni fatte dallo stesso nel corso della citata intervista -:
quali iniziative sono state assunte ovvero si intendono assumere a verifica di quanto affermato dal professor Attilio Renzulli nell'intervista sopra citata;
se non sia il caso di verificare eventuali lesioni di diritti, omissioni e/o abusi nella vicenda di che trattasi.
(365; 28.05.2013)
Scalzo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la facoltà di
Medicina esistente da circa trenta anni presso l'università Magna Graecia di
Catanzaro è l'unica in Calabria;
la stessa ha
sempre recitato un ruolo centrale e di fondamentale importanza nella formazione
della classe medica e paramedica nella regione;
il Decreto
Min. 24 aprile 2013 n. 333, relativo alla definizione del numero di contratti
di formazione assegnati alle Scuole di Specializzazione di area Medica
dell'Ateneo calabrese, ha tagliato posti di Chirurgia generale, Anestesia,
Igiene e Medicina preventiva, Malattie apparato cardiovascolare. Malattie
apparato respiratorio, Medicina fisica e riabilitativa, Oftalmologia,
Oncologia, Ortopedia traumatologia;
la
pubblicazione del Bando di Concorso per l'ammissione alle Scuole di
Specializzazione di area Medica per l'Anno Accademico 2012/2013 ha reso noto
che il numero dei posti disponibili è stato ridotto di svariate unità e in
alcuni casi da 3 a 2 posti con la conseguenza che per tali scuole è prevista la federazione con
altre università;
i tagli
andranno ad incidere sulle scuole di specializzazione nella maniera che segue: un
posto in meno in Anestesia che passa da 8 a 7, uno in meno in Chirurgia
generale che passa da 5 a 4, uno in meno in Igiene che passa da 3 a 2, uno in
meno in Malattie dell'Apparato respiratorio che passa da 3 a 2, uno in meno in
Medicina fisica e riabilitativa che passa da 3 a 2, uno in meno in Oftalmologia
che passa da 3 a 2, uno in meno in Oncologia che passa da 3 a 2, uno in meno in
Ortopedia che passa da 4 a 3;
tale
operazione prettamente ragionieristica di riduzione dell'offerta formativa
determinerà in alcuni casi, fin dal prossimo anno, l'accorpamento a scuole
extra regionali con un tragico depauperamento strutturale e culturale per la
facoltà di Medicina Calabrese e di conseguenza per l'intero territorio, e
ancora gravi danni immateriali alla popolazione studentesca che vede ridotta
l'offerta formativa;
tale decisione
sta destando profonda amarezza sia a livello di popolazione studentesca,
nell'ambito della docenza universitaria oltre che in tutta la popolazione
calabrese, dettata dalla consapevolezza che le ripercussioni avranno effetti su
tutto il tessuto sociale regionale;
negli ultimi
tempi sono stati registrati, sia dal mondo accademico che dalla rappresentanza
studentesca e dalla società civile, tantissimi appelli e interventi sulla
stampa locale al fine di scongiurare tali pregiudizievoli tagli;
la
rimodulazione comporta, pertanto, 11 contratti in meno per le scuole già
federate, che passano da 48 a 37, e 9 contratti in meno per le scuole autonome,
che passano da 61 a 52, per un taglio complessivo di 20 posti;
sintetizzando
il numero dei posti di specializzazioni passano da 109 a 89;
ciò appare
alquanto sproporzionato e contraddittorio soprattutto alla luce delle decisione
ministeriale che assegna all'Umg, 240 posti, con un aumento delle iscrizioni
pari a 80 unità;
da una parte
il Ministero aumenta il numero delie iscrizioni e dall'altra riduce quello
relativo alla scuole di specializzazione;
tale fatto
potrebbe indurre tantissimi studenti a iscriversi presso le Facoltà di Medicina
di altre regioni;
la regione
Calabria è l'unico Ente che può tutelare e salvaguardare nell'immediato la
formazione specialistica, attraverso la concessione di specifiche borse di
studio;
la concessione
di ulteriori borse regionali metterebbe al sicuro le cinque Scuole attualmente
a rischio. Il costo annuo a specializzando si aggirerebbe attorno ai 25.000
euro annui;
A fronte di
una elevata richiesta di iscrizioni al corso di laurea di medicina e all'ovvio
incremento dei neolaureati, ci ritroviamo oggi a dover rinunciare ad un
importante forza lavoro che non farà altro che andare ad arricchire con il proprio
sapere e le proprie forze, strutture extra-regionali;
la rilevante
problematica potrebbe essere risolta con un intervento della Regione Calabria,
che. a seguito di specifica norma di legge, potrebbe autorizzazione e stanziare
le somme utili al finanziamento dei corsi specialistici per tutta la loro
durata -:
quali
iniziative ha già adottato o intende adottare la Regione Calabria presso il Ministero competente al fine di scongiurare i
predetti tagli e per
ripristinare l'autonomia territoriale delle Scuole di Specializzazione, considerato che la Calabria è l'unica
regione italiana che ha subito un accorpamento extra-regionale;
se la Regione
Calabria intende finanziare autonomamente, con proprie risorse, i corsi di
specializzazione colpiti dai tagli ministeriali, con l'istituzione e il
finanziamento per l'intero corso di studi di cinque nuove borse di studio regionali.
(366;
31.05.2013)
Maiolo. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
sul BURC n.
22 - parte III del 01 giugno 2012 è stato pubblicato
l'avviso per la selezione ed il finanziamento di nuove iniziative
imprenditoriali promosse da Nuovi Giovani Imprenditori, in attuazione alla
linea di intervento 7.1.4.3. "Promozione dell'imprenditoria
giovanile" dell'Asse VII "Sistemi Produttivi" del POR Calabria
FESR 2007-2013;
le Domande
di partecipazione dovevano essere spedite entro il 60° giorno a partire dal 01
giugno 2012 esclusivamente a mezzo raccomandata, posta celere, o corriere
espresso con relativi avvisi di ricevimento, con conseguente scadenza per la
presentazione delle domande fissata per giorno 31/07/2012;
a distanza
di un anno dalla pubblicazione dell'Avviso Pubblico, non si hanno ancora
notizie in merito alle domande pervenute, ai progetti ammessi a finanziamento
ed alle richieste escluse con conseguente motivazione -:
quali
iniziative la Giunta regionale intende assumere per fare si che i tanti
giovani, che hanno presentato domanda di finanziamento possano avere risposte
celeri e concrete, non si sentano illusi per la mancanza di una politica seria
di programmazione regionale che, nonostante ingenti risorse economiche
provenienti dall'Unione Europea, non ha creato le basi per uno sviluppo
territoriale con la conseguente creazione di poli scientifici e ricerca
tecnologica che avrebbero portato all'insediamento di centinaia di nuove
imprese.
(367;
31.05.2013)
Maiolo. Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere – premesso che:
sul BUR
Calabria n. 36 Parte Terza del 07 Settembre 2012, è stato pubblicato l'avviso
per la concessione di contributi per il finanziamento di Assegni di Ricerca con
percorso obbligatorio all'estero - (Por Calabria FSB 2007-2013 Asse IV -
Capitale Umano/Obiettivo Operativo M2 "Sostenere la realizzazione di
percorsi individuali di alta formazione per giovani laureati e ricercatori
presso organismi di riconosciuto prestigio nazionale e internazionale" - Piano
regionale per le risorse umane/Piano d'azione 2011-2013);
l'art. 5 del
Bando per la realizzazione del progetto stabilisce la erogazione di un assegno
per 18 mesi;
l'art.8 del
bando recita "I progetti dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2014 e comunque non oltre il termine massimo previsto per
l'ammissibilità delle spese del POR Calabria FSE 2007/2013";
le scadenze
stabilite sull'avviso pubblico impongono come data ultima, per potere
realizzare i progetti in 18 mesi ed entro la data del 31 dicembre 2014, quella
del 30 giugno 2013;
ad oggi non si
hanno ancora notizie in merito alla valutazione dei progetti con conseguente
predisposizione delle graduatorie dei programmi d'intervento ammissibili e non
ammissibili a finanziamento -:
quali
iniziative la Giunta regionale intende assumere, a distanza di sette mesi
dalla chiusura del bando, per dare
risposte ai tanti giovani laureati e ricercatori della nostra Calabria nei
termini di scadenza previsti dall'Avviso Pubblico specificati in premessa.
(368;
31.05.2013)
De
Masi. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere - premesso che:
in data 08
aprile 2013, si è tenuta la riunione congiunta del Tavolo Tecnico per la
verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica
dei Livelli Essenziali di Assistenza;
nelle
conclusioni, Tavolo e Comitato, sulla base dell'istruttoria condotta denunciano
il gravissimo ritardo riguardo agli interventi connessi all'erogazione delle
prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza. Al riguardo, al fine
di evitare che si creino i presupposti di cui all'art. 2, comma 84, della legge
191/2009, invitano il Commissario ad attuare tempestivamente ogni utile azione
necessaria per garantire l'erogazione dei LEA in maniera uniforme sul
territorio regionale -:
se
corrisponde al vero quanto denunciato da Tavolo e Comitato, riguardo al
gravissimo ritardo degli interventi connessi all'erogazione delle prestazioni
comprese nei livelli essenziali di assistenza;
come intende
procedere per garantire l'erogazione dei LEA in maniera uniforme sul territorio
regionale.
(369;
31.05.2013)
Bova,
Tripodi. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
dalle
dichiarazioni a mezzo stampa del consigliere provinciale Francesco D'Agostino
si paventa da parte dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria una
drastica riduzione presso l'Ospedale "S. Maria degli Ungheresi" di
Polistena dei posti letto del reparto di medicina interna generale, che al
momento conta n. 32 posti letto;
Tale atto
aziendale del Direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria, dott.ssa Rosanna
Squillacioti, sembra avere ragion d'essere in virtù dell'applicazione del
Decreto del Presidente della Giunta regionale n.106/2011 avente per oggetto:
"Riordino della rete ospedaliera ex DPGR n. 18/2010. Determinazione dei
posti letto per acuzie e post acuzie pubblici e privati" -:
se risponde
al vero che, tra le linee di intervento previste dal Piano di rientro del
settore sanitario della Regione Calabria, sia prevista anche la riduzione dei
posti letto del reparto di medicina interna dell'Ospedale "S. Maria degli
Ungheresi" di Polistena.
nel caso che
tale assunto sia fondato, in base a quali motivazioni tale atto aziendale del
Direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria risulti necessario ed
indispensabile ai fini sia del perseguimento dell'equilibrio economico della
sanità calabrese sia del rispetto dell'erogazione delle prestazioni sanitarie
comprese nei livelli essenziali di assistenza.
(370;
31.05.2013)
Naccari Carlizzi, Maiolo. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con precedenti interrogazione n. 343 del 05/04/2013, rimasta tutt'oggi
senza risposta, lo scrivente ha formulato alcuni quesiti sul possesso dei
requisiti e sulla assenza di cause di incompatibilità di taluni direttori di
aziende sanitarie di seguito elencati;
con Deliberazione della Giunta regionale n. 117/2011 è stato approvato
l'«Avviso pubblico per manifestazione d'interesse per la costituzione di una
lista permanente ad aggiornamento periodico ai fini dell'acquisizione della
disponibilità alla nomina a direttore generale delle Aziende sanitarie
provinciali ed aziende ospedaliere della Regione Calabria»;
con il DDG n. 8049 del 5/7/2011 è stata approvata la lista degli
aspiranti alla nomina di Direttore Generale delle Aziende Sanitarie Provinciali
ed Ospedaliere della Regione Calabria;
con DDG n. 7762 del 29/6/2011 è stato approvato lo schema di contratto
di lavoro tra la Regione Calabria e i Direttori generali delle Aziende
Sanitarie provinciali ed ospedaliere del SSR;
ai sensi della predetta normativa i Dirigenti nominati devono produrre
apposita dichiarazione di inesistenza delle condizioni ostative e di
incompatibilità previste dal vigente ordinamento nazionale e regionale;
è precipua responsabilità dell'Amministrazione conferente effettuare le
verifiche di tutte le dichiarazioni rese in sede di nomina, nonché richiedere
il deposito, in originale o in forma di dichiarazione sostitutiva di
certificazione della relativa documentazione comprovante il possesso dei
requisiti;
richiamati il D.Lgs. 30 dicembre 1992 n. 502 e s.m.i. la L.R. 19/3/2004
n. 11., l'articolo 15 comma 3 del DPR 461 /2001, la legge 724/1994, D.lgs n.33
/2013 D.lgs n.39/2013 Nel reiterare la richiesta di delucidazioni circa il
possesso dei requisiti e l'assenza di cause impeditive per lo svolgimento delle
funzioni dei sottoindicati direttori generali, sanitari e amministrativi
nominati con vari provvedimenti si interroga il Presidente della Giunta
regionale - Commissario Ad acta per il Piano di rientro in Sanità -:
1. con riferimento all'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria se sono
state effettuate le seguenti verifiche di legge sulle nomine conferite ai
Dottori Bellinvia, Sidari e Siciliano:
Dott. Bellinvia, articolo 25 comma 1, legge 724/1994 ed articolo 8,9 e
10 del d.lgs 39/2013;
Dott. Sidari, articolo 15 l.r. 11/2004, art. 3 d.lgs.502/1992 e smi,
articolo 25 comma 1 legge 724/1994 e articoli 8,9,11, D.lgs n.39/2013;
2. con riferimento all'Azienda Sanitaria Provinciale Reggio Calabria se
sono state effettuate le seguenti verifiche di legge sulle nomine conferite
alla Dott.ssa Squillacioti, Dott. Scali e Dott. Sarica:
- Dott.ssa Squillacioti, articolo 10, comma 8 l.r. n.34/2010, articolo
25 comma 1, legge 724/1994, art. 14 l.r.11/2004, art. 3bis D.lgs 502/1992 e
s.m.i;
- Dott. Scali; articolo 15 l.r. 11/2004, art.3 bis, d.lgs. 502/1992 e
s.m.i., legge 335, articolo 15 comma 3 D.pr 461/2001;
- Dott. Sarica; articolo 15 l.r. 11/2004 ed articolo 3 bis d.lgs.
502/1992 e s.m.i., articoli 8, 9 e 10 del D.lgs. 39/2013.
3. Con riferimento all'Azienda Ospedaliera di Catanzaro se sono state
effettuate le seguenti verifiche di legge sulle nomine conferite alla Dott.ssa
Rizzo e Dott. Ciacci.
- Dott.ssa Rizzo: articolo 14 l.r. 11/2004 e articolo 3 bis d.lgs.
502/1992 e s.m.i.;
- Dott. Ciacci articoli 8,9,11, d.lgs. 39/2013;
4. Con riferimento Fondazione Campanella se sono state effettuate le
verifiche di legge sulle nomine conferite al Dott. Esposito Sinibaldo in
relazione alla legittimità del provvedimento di aspettativa concesso;
5. Con riferimento all'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza se sono
state effettuate le seguenti verifiche di legge sulle nomine conferite ai
Dottori Palumbo e Cedolia:
- Dott. Palumbo articolo 14 l.r. 11/2004 e articolo 3 bis d.lgs.
502/1992 e s.m.i.;
- Dott. Cedolia articolo 14 l.r. 11/2004 e articolo 3 bis d.lgs.
502/1992es.m.i..
6. Con riferimento all'Azienda Ospedaliera di Cosenza se sono state
effettuate le seguenti verifiche di legge sulle nomine conferite al Dottor
Aloise:
- Dott. Aloise articolo 15 l.r. 11/2004 e articolo 3bis d.lgs. 502/1992
e s.m.i.
8. se tali requisiti richiesti siano stati dichiarati dai destinatari
degli incarichi nei curricula allegati agli stessi provvedimenti di incarico;
9. se sono state disposte le verifiche sul rispetto degli obblighi previsti
dal D.lgs. n. 33 del 14.03.2013 "Riordino della disciplina riguardante gli
obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle
pubbliche amministrazioni" ed in particolare sul rispetto da parte delle aziende
sanitarie ed ospedaliere di quanto previsto dall'articolo 41;
10. se in difetto di condizioni su riportate non sia opportuna
l’immediata revoca in autotutela dei decreti e atti di nomina.
(364; 27.05.2013)
“Il Consiglio regionale
vista la proposta di legge al Parlamento recante: "Istituzione di
una Zona Economica Speciale nel distretto logistico-industriale della Piana di
Gioia Tauro";
visto l'articolo 121 della Costituzione; VISTO l'articolo 16 dello
Statuto regionale;
Delibera
di approvare la proposta di legge al Parlamento che, nell'unito testo,
viene allegata alla presente per farne parte integrante;
di conferire mandato al Presidente del Consiglio regionale affinché
inoltri al Parlamento la proposta di legge approvata”.
“Il Consiglio regionale
Premesso che:
la Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale della
Calabria nel corso della seduta del 18 aprile u.s. ha approvato un Piano di
lavoro nel quale, tra le proposte di attività, vi è anche la redazione di una
proposta legislativa per contrastare la diffusione dei giochi d’azzardo e
prevenire il diffondersi delle patologie ad essi connesse e che finiscono con
l’avere gravi ripercussioni sulle famiglie e sulla società;
il fenomeno del gioco d’azzardo patologico sta dilagando anche in
Calabria assumendo i contorni di una vera e propria piaga sociale;
nella nostra regione è alto il rischio di infiltrazione da parte della
criminalità organizzata nella gestione delle attività economiche connesse al
gioco d’azzardo, per come emerso nell’ambito di numerose inchieste che
dimostrano come la ‘ndrangheta gestisce in maniera diretta, illecita ed
occulta, centinaia di apparecchi, garantendosi lauti guadagni ed alimentando
altri gravi reati quali il riciclaggio e l’usura;
la Presidenza della Commissione contro la ‘ndrangheta ha aderito
formalmente alla manifestazione nazionale antislot che si è svolta a Pavia il
18 maggio u.s.;
in seguito a tale adesione la Presidenza della Commissione contro la
‘ndrangheta ha ricevuto l’invito a sottoscrivere il Manifesto dei Sindaci per
la Legalità contro il gioco d’azzardo promosso dall’Associazione Onlus Terre di
Mezzo e da Legautonomie;
la sottoscrizione del Manifesto dei Sindaci per la Legalità contro il
gioco d’azzardo assumerebbe maggiore rilevanza se fosse deliberata dal
Consiglio regionale della Calabria attraverso l’approvazione di un apposito
ordine del giorno;
la Calabria sarebbe la prima regione italiana a sottoscrivere il
Manifesto dei Sindaci per la Legalità contro il gioco d’azzardo
Si impegna
a sottoscrivere il Manifesto dei Sindaci per la Legalità contro il
gioco d’azzardo”.
“Il Consiglio regionale
Premesso che:
il settore della pesca in Calabria, versa in uno stato di grave crisi
economica;
tale settore rappresenta una delle risorse produttive più importanti
della Calabria, con punte di vere e proprie eccellenza, come quelle di Bagnara,
Cariati e Corigliano;
la Regione non ha ancora provveduto all’erogazione dei fondi ordinari
destinati al comparto;
non sono stati attivati neppure i relativi fondi comunitari;
imprese, anche a conduzione familiare, cooperative del settore
rischiano la chiusura dell’attività;
Impegna la Giunta regionale:
1) a riconoscere lo stato di crisi del settore;
2) ad intervenire presso il Ministero di competenza per sbloccare la
situazione riguardante le attrezzature (ferrettara);
3) a provvedere all’assegnazione delle quote tonno;
4) a riaprire i bandi FEP;
5) ad adottare misure di accompagnamento alla dismissione dei
pescherecci che prevedano sostegno al reddito e riconversione a sistemi di
pesca diversi;
6) ad adottare misure tese a favorire gli investimenti a bordo dei
pescherecci e la selettività delle catture (Piccola pesca costiera) Misura 1.3;
7) ad ammettere gli investimenti tesi a migliorare gli standard di
sicurezza di bordo e l’efficienza energetica;
8) a rendere disponibili i fondi ordinari, tramite l’attivazione, con
Fincalabra, di una linea di accesso al credito, per la gestione ordinaria;
9) ad elaborare un piano regionale di gestione della pesca, prevedendo:
deroghe relative alla pesca tradizionale calabrese, rivisitazione del
fermo biologico e gli interventi sui costi energetici;
ammortizzatori sociali in deroga per il comparto (con l’inserimento
degli armatori del personale di bordo);
riconoscimento dell’attività meritoria, svolta dai pescatori, nella
“pulizia del mare”, ipotizzando misure socio-economiche, legate a tale azione
di salvaguardia;
10) a convocare, al più presto, la conferenza regionale sulla pesca”.
“Il Consiglio regionale della Calabria
Premesso che:
il difficile momento di crisi che stiamo attraversando ha inciso
profondamente, soprattutto, sulle piccole e medie imprese, che, anche a causa
della mancanza di liquidità, sono state costrette a chiudere;
nel 2012, secondo i dati di Confindustria, sono state chiuse 12.442
aziende e, nei primi quattro mesi del 2013, il ritmo di fallimento delle
aziende è aumentato, attestandosi al più 13%, dato che risulta essere peggiore
di quello dell’intero 2008, anno in cui scoppiò la crisi finanziaria;
la media dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione, in
Italia, è tre volte superiore alla media europea e per far fronte a tale
situazione emergenziale in data 8 aprile 2013 è stato emanato il decreto legge
n. 35, recante “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della
pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti
territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali”;
considerato che:
il decreto legge n. 35/2013, pur allentando i vincoli del patto di
stabilità per permettere agli enti territoriali il pagamento dei debiti
scaduti, lascia invariate le regole per quel che riguarda la regolarità
contributiva delle aziende creditrici;
il mancato pagamento dei debiti scaduti da parte della pubblica
amministrazione comporta delle enormi difficoltà per le aziende, che spesso
causano l’impossibilità di mantenersi in regola con i contributi;
per i detti motivi, è opportuno emendare in sede di conversione il
decreto legge n. 35/2013, affinché venga previsto che il Durc (Documento Unico
di Regolarità Contributiva) sia regolare al momento della scadenza del debito,
invece che al momento del pagamento;
Impegna
il Presidente della Giunta regionale ad intervenire sul Presidente del
Consiglio dei Ministri affinché in sede di conversione del decreto legge 8
aprile 2013, n. 35, recante “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti
scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli
enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti
locali”, lo stesso venga emendato nel senso di prevedere la regolarità del Durc
al momento della scadenza del debito, anziché al momento del pagamento dello
stesso.”
“Il Consiglio regionale
Premesso che:
l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, il più grande della
Calabria e con un bacino di utenza che abbraccia le province di Catanzaro,
Cosenza, Vibo Valentia e parte del territorio di Reggio Calabria, negli ultimi
tempi ha raggiunto i due milioni di passeggeri;
tanti cittadini calabresi si recano a Roma per motivi di lavoro, di
studio o al fine di poter raggiungere altre destinazioni;
attualmente, la tratta Lamezia Terme-Roma è servita unicamente da
Alitalia che, per l’evidente mancanza di
concorrenza, propone costi elevati per l’acquisto dei biglietti;
tale circostanza, evidentemente, è da imputare all’assenza di compagnie
low-cost operanti sulla stessa tratta, come ormai avviene sulla maggior parte
degli scali italiani;
per diverse ragioni, quali costi eccessivi o condizioni precarie della
viabilità, risultano altrettanto penalizzanti per i nostri territori anche le
possibili alternative costituite dal treno, dall’auto o dall’autobus;
soprattutto nelle condizioni economiche attuali, appare necessario che
la classe politica faccia ogni sforzo per andare incontro alle esigenze di
tante famiglie calabresi, mitigando, per quanto possibile, anche i costi per
gli spostamenti che, spesso, risultano necessari;
fino a qualche tempo addietro, sull’aeroporto di Lamezia Terme hanno
operato compagnie low cost, quali Blu express, Ryanair e Easy Jet, che
effettuavano collegamenti con Roma;
risulta incomprensibile, visti i dati di traffico registrati negli
ultimi anni dall’Aeroporto di Lamezia, la presenza di un solo vettore che
collega lo scalo calabrese con il più importante scalo italiano;
l’assenza di voli “low cost” da Lamezia Terme per Roma rappresenta una
indubbia penalizzazione per l’intera Calabria;
pertanto, appare assolutamente necessario un intervento politico forte,
finalizzato a promuovere iniziative che riportino compagnie “low cost” a
operare sulla tratta Lamezia Terme-Roma;
Impegna
il Presidente della Regione e la Giunta regionale ad attivarsi con ogni
azione opportuna presso tutti gli organi e gli enti interessati, nonché presso
le società aeree presenti sul mercato, al fine di implementare voli “low cost”
tra l’aeroporto di Lamezia Terme e Roma”.