IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
64.
SEDUTA DI VENERDI’ 03 MAGGIO 2013
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
Presidenza del Presidente Francesco
Talarico
La seduta inizia alle 13,52
La
seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge il
verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge le
comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Prego i
colleghi di prendere posto perché prima di
procedere alla Riforma dell’Afor bisogna fare due adempimenti preliminari che
riguardano la surroga di due consiglieri regionali
che sono stati eletti al Parlamento nazionale.
Il primo punto all’ordine del giorno recita proposta di provvedimento
amministrativo numero 226/9^ d’Ufficio, recante: “Surroga del consigliere
regionale Bruno Censore, dimissionario”.
Do lettura del
verbale, per come è stato predisposto dagli uffici.
“Il Consiglio regionale
dato atto che con lettera in data 30 aprile 2013 acquisita
agli atti in pari data, protocollo generale numero 19791, Bruno Censore ha
presentato formalmente le dimissioni dalla carica di consigliere
regionale;
considerato che a norma dell’articolo 16 della legge regionale 17 febbraio 1968 numero 108, recante:
“Norme per l’elezione dei Consigli regionali delle Regioni a
Statuto normale” il seggio resosi vacante deve essere attribuito al candidato
che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;
che,
pertanto, si deve procedere alla surroga del consigliere dimissionario, ciò nei
modi di cui alla sopra richiamata disposizione di legge;
considerato,
infine, così come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio centrale
circoscrizionale presso il Tribunale di Vibo Valentia per l’elezione del
Consiglio regionale della Calabria, anno 2010, nella graduatoria dei non eletti
per la lista numero 7 avente il contrassegno “Partito democratico - PD” nella quale era stato eletto il
consigliere dimissionario è riportato, quale primo dei non eletti il candidato
Giamborino Pietro con cifra individuale 3.090;
delibera
di
attribuire al candidato Pietro Giamborino, nato a Vibo Valentia il 4 febbraio
1957, il seggio resosi vacante a seguito delle dimissioni del consigliere Bruno
Censore”.
Pongo
in votazione il verbale, così come è stato letto.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
Il
consigliere Pietro Giamborino, se presente in Aula, può prendere posto nei
banchi del Consiglio regionale con gli auguri più affettuosi del Presidente e
dell’Assemblea.
(Applausi. Il consigliere Giamborino
prende posto tra i banchi dei gruppi di centro sinistra)
Il secondo punto all’ordine del giorno
recita proposta di provvedimento amministrativo numero 227/9^ d’Ufficio,
recante: “Surroga del consigliere regionale Giovanni Emanuele Bilardi,
dimissionario”.
Do lettura del
verbale, per come è stato predisposto dagli uffici.
“Il Consiglio regionale
dato atto che con lettera in data 30 aprile 2013
acquisita agli atti in pari data agli atti, protocollo generale numero 19844, Giovanni Emanuele Bilardi ha
presentato formalmente le dimissioni dalla carica di consigliere
regionale;
considerato che a norma dell’articolo 16 della legge regionale 17 febbraio 1968 numero 108, recante:
“Norme per l’elezione dei Consigli regionali delle Regioni a
Statuto normale” il seggio resosi vacante deve essere attribuito al candidato che
nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;
che,
pertanto, si deve procedere alla surroga del consigliere dimissionario, ciò nei
modi di cui alla sopra richiamata disposizione di legge;
considerato,
infine, così come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio centrale
circoscrizionale presso il Tribunale di Reggio Calabria per l’elezione del
Consiglio regionale della Calabria, anno 2010, nella graduatoria dei non eletti
per la lista numero 15 avente il contrassegno “Scopelliti Presidente” nella
quale era stato eletto il consigliere dimissionario è riportato, quale primo
dei non eletti, il candidato Pietro Crinò con cifra individuale 4.656;
delibera
di
attribuire al candidato Pietro Crinò il seggio resosi vacante a seguito delle
dimissioni del consigliere Giovanni
Emanuele Bilardi”.
Possiamo
mettere in votazione il verbale, così come è stato letto.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
Il
consigliere Pietro Crinò, se presente in Aula, può prendere posto nei banchi
del Consiglio regionale.
(Applausi. Il consigliere Pietro
Crinò prende posto tra i banchi dei gruppi di centro destra)
Abbiamo concluso le sostituzioni e le surroghe dei consiglieri regionali
ed il Consiglio regionale è nella pienezza del proprio consenso perché tutti i
consiglieri sono stati sostituiti rispetto a quelli che sono stati eletti.
Legge un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Sull’ordine dei lavori ha chiesto di parlare il consigliere De
Gaetano. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo
l’inserimento all’ordine del giorno di una mozione
che ha per oggetto il personale dipendente della Regione Calabria, ex Lsu-Lpu,
stabilizzato nel 2008.
Il consigliere De Gaetano chiede l’inserimento di una
mozione all’ordine del giorno. Se non ci sono interventi contrari pongo in
votazione la richiesta del consigliere De Gaetano.
(Il Consiglio approva)
Procediamo
adesso con l’unico punto all’ordine del giorno che riguarda la proposta di
legge numero 456/9^ di iniziativa dei consiglieri Bilardi, Chiappetta, Dattolo,
Serra, recante: “Istituzione dell’Azienda regionale per la Forestazione e le
politiche per la montagna e disposizioni in materia di forestazione e di
politiche della montagna – Azienda Calabria Verde”.
Il
consigliere Imbalzano, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Prego
i colleghi consiglieri di ascoltare in Aula in silenzio la relazione del
consigliere Imbalzano.
Grazie, signor Presidente, intanto confermo la comunicazione da lei data, l’elezione da parte del gruppo “Scopelliti Presidente” del consigliere Alfonsino Grillo a Presidente del gruppo.
Ho aderito alla richiesta di introdurre i lavori relativi all’esame della proposta di legge recante: “Istituzione dell’Azienda regionale per la
Forestazione e le politiche per la montagna e disposizioni in materia di
forestazione e di politiche della montagna – Azienda Calabria Verde” in quanto
la proposta di legge in esame ricalca, sostanzialmente, anche se con alcune
modifiche, la proposta esaminata nello scorso mese di luglio da questo
Consiglio regionale ed approvata a maggioranza.
Nel
corso di questo Consiglio, quale Presidente della Commissione bilancio ed
attività produttive, ero stato il relatore.
Poiché
questo disegno di legge che andiamo oggi ad esaminare è pervenuto solo ieri informalmente in Commissione ritengo che lo stesso
non possa che essere esaminato direttamente dal Consiglio regionale,
soprattutto nelle parti modificative del testo precedente, partendo da un
presupposto che non deve sfuggirci neanche per un istante e corredandolo della
relazione illustrativa e della relazione tecnico-finanziaria che ancora non
abbiamo visto, per la verità.
Questa
riforma, colleghi consiglieri, scaturisce dalla ineludibile necessità di
superare una situazione di autentico incaglio che si è venuta a creare dopo
l’approvazione della legge regionale di soppressione dell’Afor, la numero 9 del
2007, per le tante difficoltà sopraggiunte nella fase di definizione della
procedura di liquidazione e sulle quali non intendo, certo, soffermarmi per
motivi di tempo.
Siamo
però tutti coscienti che solo mettendo a sistema funzioni e risorse, definendo
principi e regole di buona governance,
si poteva e si può pervenire ad un positivo e proficuo risultato nell’ottica di
una ripresa di efficienza e di efficacia dell’azione pubblica regionale e dello
stesso ente che andiamo a riformare.
E’ il
momento, cari colleghi, della responsabilità collettiva ed oggi più che mai
siamo convinti che con il quadro economico nazionale attuale non si possa
continuare più a far finta di niente.
La
montagna e la foresta calabresi, i forestali della nostra regione devono
trovare la giusta valorizzazione per intraprendere un percorso virtuoso nella
garanzia di una loro tutela lavorativa.
Prego i colleghi di fare un po’ di silenzio.
Non servono più né guerre di religione né posizioni
preconcette aprioristiche. Da questo punto di vista devo dare anzitutto atto al
senso di responsabilità e all’equilibrio del
sindacato in particolare di quel sindacato che difende senza oltranzismi gli
interessi dei lavori e sono preoccupati per le
prospettive del settore.
Ho avuto modo di constatarlo
personalmente ed in ripetute occasioni, nei mesi scorsi, nel corso degli
incontri che hanno anticipato l’approvazione del precedente disegno di legge.
A loro vogliamo ribadire
anche oggi che siamo fortemente preoccupati per le prospettive dei forestali e
della forestazione calabrese e che, superato, ormai, lo scoglio della troppo
enfatizzata questione della scelte tra ente pubblico economico e non, con la
costituzione di un ente strumentale della Regione Calabria con personalità
giuridica di diritto pubblico, occorrerà un comune duro lavoro per modernizzare
un settore troppo demonizzato dai media nazionali.
In sostanza i forestali ed i sindacati devono sapere,
oggi come ieri, che la riforma serve soprattutto a dare un futuro dignitoso ai
lavoratori ed una prospettiva seria al comparto.
Di questo processo essi sono parte essenziale da oggi ma
in particolare da domani. Noi saremo sempre loro accanto per individuare le
migliori soluzioni possibili e difendere i loro giusti diritti.
Proprio la proposta di legge che è alla nostra
attenzione è stata oggetto di un approfondito, prolungato e responsabile esame
in incontri successivi tra sindacato, dipartimento agricoltura e l’assessore
Trematerra.
L’iter di questa proposta è stato, certo, travagliato e
c’è stata una discussione a tutti i livelli ampia, aperta ed a tratti anche
dura.
Sono state affrontate con serietà e responsabilità tutte
le criticità nella piena consapevolezza che non esistono riforme perfette ma
nelle condizioni attuali quella in esame è forse la migliore possibile.
Si era lavorato per mesi per elaborare soluzioni
tecniche in grado di favorire la definitiva approvazione della riforma. I
contributo forniti e lo sforzo profuso hanno portato alla definizione della
proposta di legge che accoglie le richieste ed i miglioramenti sollecitati in
particolare dal sindacato.
Come possiamo verificare l’articolato contiene una serie
di disposizioni normative atte non solo a razionalizzare i costi della nuova
azienda.
Il risultato a cui si è pervenuti per quanto possibile,
è certamente, assai apprezzabile. Ripeto che la riforma è riferita ad un
settore rimasto per troppo tempo incagliato.
E’ stata posta a suo tempo in liquidazione l’azienda Afor
senza tener conto della rilevante massa creditoria che la stessa esponeva nei
suoi bilanci nei confronti della stessa Regione.
Attenzione colleghi, la paventata riduzione dei trasferimenti statali che consentono oggi di
onorare le obbligazioni giuridiche passive nei confronti del personale Afor è
un problema sempre attuale ma la strada ipotizzata dalla riforma non ha
alternative.
Queste problematiche
permangono ed è per questo che nella discussione che seguirà occorrerà tener
conto della notevole difficoltà di risolvere tutti i problemi legati al settore
anche se dobbiamo avere la piena consapevolezza che una fase storica è
definitivamente in via di esaurimento.
Qualche sottolineatura la
ritengo necessaria però sulle parti essenziali della legge. Per quanto riguarda
gli organi riteniamo ragionevole che un ente strumentale della Regione
Calabria, essendo ente di gestione, sia guidato non da un organo politico come
il consiglio di amministrazione ma da un organo più tecnico, snello, immediato,
esecutore della programmazione e pianificazione regionale con un direttore
generale coadiuvato da un direttore amministrativo e da un direttore tecnico.
Mentre il coordinamento circa
l’attuazione delle linee generali di indirizzo dell’Azienda regionale per la
forestazione e per le politiche della montagna e la verifica del conseguimento
degli obiettivi è demandata all’attività di un Comitato tecnico di indirizzo
composto da esperti a titolo gratuito che relazioneranno alla Giunta regionale.
Importante secondo noi è l’articolazione
territoriale su base distrettuale in funzione della peculiarità della
superficie forestale e degli indicatori fisico-geografici, demografici e
socio-economici mentre l’organizzazione dell’Azienda regionale per la
forestazione e per le politiche della montagna è contenuta in un atto
aziendale.
Di particolare rilievo sono
le norme in materia di personale. La grande vessata quaestio del disegno
di legge precedente che prevedono che la pianta organica dell’azienda sia
coperta mediante il personale transitato dall’Azienda forestale della Regione
Calabria in liquidazione, da quella delle comunità montane soppresse e da
quella trasferita con mandato dalla Regione Calabria.
Ma quello che più è
importante è che il personale mantiene il regime contrattuale in essere al
momento dell’approvazione di questa legge.
Significativa, altresì, è la
previsione per la realizzazione dei progetti istituzionali. L’Azienda regionale
utilizzerà anche le risorse di competenza dei settori funzionali di riferimento
previsti nell’ambito della programmazione comunitaria in conformità alle regole
da questa stabilite.
L’articolo 12 contiene una
serie di disposizioni normative atte a razionalizzare i costi della nuova
azienda e nel contempo a ripianare la situazione debitoria dell’azienda in
liquidazione.
Prego i colleghi di prendere posto altrimenti con il
vociare non si capisce assolutamente nulla.
Da sottolineare l’importanza data dal sistema di
vigilanza della nuova azienda. Questo fatto, innovativo sicuramente, sarà
assicurato dai dipartimenti agricoltura, foreste e forestazione come era
naturale ma anche dai dipartimenti bilancio e dal dipartimento controlli.
In definitiva noi crediamo che la proposta di legge
rappresenti una riforma coraggiosa oltre che ineludibile. Di questo va dato
ampiamente atto all’assessore Trematerra e al dipartimento guidato dal
professor Zimbalatti che hanno lavorato, unitamente alla Commissione, nei mesi
scorsi, con passione e grande impegno.
Essa va – e concludo – in direzione degli interessi dei
forestali calabresi e ci auguriamo possa consentire nel medio termine la piena
valorizzazione della montagna e delle foreste della nostra regione.
Desidero, altresì, sottolineare il senso di
responsabilità dei colleghi della minoranza.
Ho letto ieri sera una assai responsabile dichiarazione
del consigliere Principe. Non dimentichiamo che questa è una riforma che avrà
certamente un forte e positivo impatto sull’opinione pubblica calabrese in
quanto ci consentirà finalmente di voltar pagina.
Ci auguriamo, finalmente, di non essere costretti a
subire la facile demagogia di coloro che sulla grande stampa in questi anni si
sono troppo spesso esercitati al tiro al bersaglio sulla credibilità di questa
Regione, grazie.
La parola all’assessore Trematerra.
Grazie, Presidente. Ricordo
che sull’argomento sono già intervenuto circa 8 mesi fa, perché 8 mesi fa
facemmo in solitaria una discussione; la giornata era estiva, molto calda ed
avevamo moltissimi operai preoccupati per il loro futuro fuori dal Palazzo.
Ricordo quell’agosto 2012
per dire che sono passati molti mesi di lavoro
rispetto a questa riforma. Molta interlocuzione c’è stata fra la politica ed i
corpi sociali. Devo ringraziare quelli che mi hanno sopportato per un pezzo e
supportato tantissimo affinché poi si arrivasse ad oggi ad uno schema di
riforma che, a quanto pare, trova finalmente una larga condivisione.
Devo
ringraziare tutto il mio dipartimento che alacremente ha lavorato in
questi mesi per accogliere i suggerimenti, i consigli e gli emendamenti che via
via sono arrivati. Tutto per cercare di realizzare questa riforma che è lo start up per una nuova forestazione in
Calabria, per renderla più esigibile e più al passo con i tempi e per dare
anche una immagine diversa di quello che spesso, purtroppo, anche i media
nazionali hanno voluto rappresentare in maniera molto strumentale; è un settore su cui si può dire, sicuramente,
che ci siano delle ombre ma ci sono anche molte luci se è vero, come è vero,
che la nostra regione, pur soffrendo come moltissime regioni italiane del grave
problema che riguarda il dissesto idrogeologico, in questo e per questo motivo
non è ai primi posti negli interventi per limitare il dissesto idrogeologico.
Se questo è vero, lo è sia per l’attività che in questi
anni è stata svolta da questo settore sia per gli interventi che via via sono
stati fatti, interventi importanti che abbiamo realizzato anche attraverso
l’utilizzo dei fondi Fas non ultimo quello delle cosiddette “fiumare pulite”
che ha consentito di liberare molte fiumare da quelli che erano possibili
rischi di dissesto idrogeologico.
Oggi penso che noi raggiungiamo un duplice scopo; da un lato
quello di sanare ciò che la politica aveva causato: un precariato che vorrei
definire istituzionale perché avevamo moltissimi lavoratori che non hanno avuto
per molti anni la certezza di che cosa si voleva fare per la forestazione in
Calabria.
Saniamo quindi un vulnus
che riguarda gli operai, ma questo non deve bastare.
Noi non possiamo fare una riforma semplicemente pensando
al personale – e ci abbiamo pensato – la mediazione con i partiti politici di
opposizione anche è stata forte ed abbiamo accolto moltissimi dei loro
suggerimenti e dei loro emendamenti, ma non può essere solo ed esclusivamente
questa la natura della riforma perché altrimenti rischieremmo di fare quello
che è stato fatto nel passato: creare strutture solo ai fini assistenziali senza
aver poi sul territorio le ricadute sperate.
Ha un costo tutto questo: ha un costo economico e
sociale e noi dobbiamo, sì garantire il personale ma dobbiamo garantire tutta
la comunità calabrese che deve avere certezza che i soldi spesi in questo
settore siano spesi per riqualificare il territorio, per risanare il
territorio, per diminuire il dissesto idrogeologico e per far in modo che
questa stessa azienda che porta un nome molto significativo - in quanto non
sarà più denominata Afor ma Azienda Calabria Verde – possa veramente
testimoniare che si può fare un buon uso delle proprie risorse, un uso
eco-sostenibile ed eco-compatibile, mettendo a disposizione il nostro
patrimonio boschivo in maniera intelligente, proficua ed anche in prospettiva.
Abbiamo fatto anche altro in questi mesi, lo voglio
ricordare perché non basta solo avere un ente strumentale per utilizzare a
pieno le nostre risorse.
Abbiamo anche approvato una legge sulla forestazione che
prevede norme che in alcuni casi possono essere anche molto stringenti ma
sicuramente certe su come sia possibile utilizzare il nostro grande patrimonio
boschivo.
Abbiamo fatto scelte che sono, sì dolorose, ed oggi per
esempio abbiamo fatto la scelta di porre fine ad un istituto intermedio che
erano le comunità montane non chiudendo assolutamente la porta a quelle che
potrebbero essere le future e nascenti Unioni dei comuni montani.
Se ciò dovesse verificarsi e se i comuni hanno
intenzione fra di loro di associarsi per avere queste funzioni la Regione
sicuramente non si opporrà a questa possibilità ma semmai favorirà la nascita
della Unione dei comuni montani; questo non confligge, assolutamente, con la
legge che, ritengo contenga in sé i presupposti per rendere la forestazione
diversa rispetto a quello che è stata nel passato.
C’è quindi la disponibilità di guardare all’istituzione
di Unione dei comuni montani, c’è la possibilità di ristrutturare anche la
tipologia del lavoro da parte degli operai idraulico-forestali. Probabilmente
l’organizzazione, così com’è, è obsoleta e noi vogliamo confrontarci anche su
che modello organizzativo vogliamo dare alla nuova azienda perché dobbiamo
essere in condizione di dare un modello organizzativo che non solo sia più
efficiente ma sia anche più facilmente controllabile, affinché si abbia la
certezza di chi in quel momento sta lavorando e che cosa sta facendo per
evitare gli errori del passato.
Ricordo uno dei tantissimi incontri che ho avuto con
l’opposizione come li ho avuti con i partiti di maggioranza. Ricordo il
consigliere Domenico Talarico che mi poneva un problema dicendo “dovremmo fare
una Commissione di inchiesta per capire cosa è successo nel passato”.
E’ vero, consigliere Talarico, bisogna sempre capire
cosa ci può essere stato nel passato, ma ritengo che in questo momento più che
analizzare cosa si è fatto, cosa non si è fatto o dove si sia sbagliato si
debba avere la capacità di progettare il futuro.
Se rimaniamo ancorati alla logica di dover trovare
necessariamente chi ha sbagliato di più rispetto a chi ha sbagliato di meno
rischiamo di perdere tempo inutilmente e di non consegnare alla forestazione ed
alle nostre montagne, di non consegnare ai nostri comuni un ente diverso, più
snello, più efficace e più efficiente che, pur spendendo 250 milioni di euro,
consenta di certificare la spesa come di qualità.
Questa è l’ambizione che si pone questa riforma!
Ricordavo l’agosto del 2012 quando abbiamo avuto la
presenza, qui fuori, di moltissimi operai idraulico forestali, quanta tensione
sociale c’era. E da lì abbiamo lavorato sempre con un unico e solo obiettivo:
riconsegnare alla Calabria e ai centri periferici…
A nostro avviso questa nuova struttura, Calabria Verde,
questo nuovo ente deve guardare con maggiore attenzione alla ruralità dei
centri montani laddove si annida, purtroppo, la grande difficoltà economica.
Questo può essere uno strumento che nel tempo potrà favorire anche attività economiche importanti e produttive.
Sono questi gli elementi salienti di questa riforma.
Ciascuno può pensare che sia poca o tanta cosa, c’è chi potrà pensare che forse
questo non cambierà la qualità della forestazione calabrese. Credo che questo sia
un primo passo, un passo importante istituzionalmente corretto e che ha visto
il coinvolgimento di tutti, senza esclusione di nessuno. Quello che oggi
dobbiamo fare, così come stiamo facendo, è tagliare i tanti rami secchi che
c’erano nella nostra terra; le altre riforme, che
abbiamo approvato qualche giorno fa, testimoniano che da parte di questo
governo regionale c’è la volontà di non tener in piedi tanti posti e tanti
incarichi ma di fare tagli mirati, anche per come impone la “spending
review” nazionale, tagli che non incidono
in negativo sulla qualità della vita dei calabresi e che possono dare quelle risorse
essenziali da consentire di coprire i tanti buchi che, purtroppo, potrebbero
esserci nel bilancio regionale e dare così maggiore prospettiva alla nostra
terra.
Questa è l’ambizione che avevo quando mi sono dovuto
cimentare con le riforme che appartenevano al mio dipartimento. Ricordo la
nascita della nuova azienda, l’Arsac in agricoltura, e oggi siamo qui a
discutere di questa Azienda Calabria Verde.
Penso che anche la cultura dell’ascolto - che abbiamo
tenuto sempre alta per arrivare ad un documento condiviso - sia un buon inizio
per tante altre sfide che qui in Calabria dovremmo cercare di fare.
Mi auguro che nel dibattito che verrà aperto adesso ci
siano considerazioni che vanno nella stessa direzione perché secondo il nostro
avviso ed il mio personale - che ho lavorato su questa riforma supportato e
sopportato dai miei dirigenti, primo fra tutti il mio direttore generale,
professor Zimbalatti - possa essere un buon viatico per altre sfide che
vorremmo portare avanti sempre e solo nell’interesse della nostra terra ma
anche e soprattutto per riscattarla da quelle immagini che spesso vediamo sui
media nazionali e che non sono veritiere di un settore che, invece, tanto ha
fatto per la nostra terra e che tanto ancora potrà fare. Grazie.
Grazie, assessore Trematerra, per la relazione
introduttiva al dibattito dell’Aula.
Ha chiesto di parlare il consigliere Franchino. Ne ha
facoltà.
Presidente, non
intervengo in questo momento nel merito della questione ma vorrei soltanto
chiederle chiarimenti su alcune questioni di ordine procedurale. Le chiedo: la proposta di legge numero 456/9^
“Istituzione dell’Azienda regionale per la Forestazione” da quale Commissione è
stata licenziata? Quando è stata licenziata dalla Commissione bilancio? E se è
possibile, se discussa e licenziata dalle due Commissioni, ai sensi
dell’articolo 24 del Regolamento interno “diritto di informazione e accesso” si
può avere o, almeno, conoscere i verbali di approvazione delle due Commissioni
nonché le relazioni del Servizio legislativo e della Segreteria della
Commissione bilancio?
Il
punto numero 2: intendo sapere se il progetto di legge è conforme ed esprime lo
spirito di cui al comma 3 dell’articolo 46 dello Statuto che recita: “In
attuazione dell’articolo 118 della Costituzione la Regione conferisce le
funzioni amministrative a livello locale attribuendole ai Comuni, alle comunità
montane, alle Province, alle città metropolitane secondo i principi di
sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione”.
Il punto numero 3: se, come recita il comma 4
dell’articolo 48 dello Statuto, è stato acquisito agli atti il parere
obbligatorio del Cal, cioè il Consiglio regionale delle autonomie locali. Il
punto numero 4: se per l’eliminazione delle comunità montane, enti di diritto
pubblico ed appartenenti al sistema delle autonomie locali a pieno titolo nello
Statuto regionale, sia necessario il voto dei due terzi, cioè della maggioranza
qualificata.
Non faccio dichiarazione di voto, Presidente, comunque voterò
sicuramente gli articoli che fanno riferimento all’Afor, cioè alla
organizzazione aziendale forestale – ovviamente, nonostante questa mescolanza
di progetti diversi, cioè Afor e comunità montane – quale consigliere regionale
di questa legislatura. Dopo di che, sulle altre questioni, intendo ricevere
notizie precise nel corso di questa seduta perché ritengo che vi siano davvero
questioni sostanziali da affrontare dal punto di vista procedurale. Grazie.
Chiede l’aggiornamento dei lavori col suo intervento?
Presidente, ho
chiesto chiarimenti su alcune questioni di ordine procedurale. Se poi vuole
aggiornare i lavori lo faccia, è nelle sue
prerogative. Non ho chiesto questo.
Se eccepisce tutte queste
questioni, essendo anche lei membro delle Commissioni, penso si sia reso conto
che questo è un progetto di legge che ha avuto un percorso diverso dalle
caratteristiche e da quello che abbiamo sempre fatto in quest’Aula.
(Interruzione)
Un attimo, mi faccia finire
e poi le ridò la parola.
Questo dell’Afor è un
progetto di legge che va avanti dall’inizio della legislatura. Ha avuto un percorso per certi versi anche travagliato,
nel senso che abbiamo votato qui in Aula e non si sono raggiunti i due terzi,
quindi, quella riforma non è stata approvata. Dopo di ché mi sembra ci sia
stata una relazione tra i consiglieri, tra il suo capogruppo e l’assessorato e
ci siano state anche una serie di questioni che attengono all’approvazione
della riforma. Non mi sono inventato quest’ordine del giorno. Quest’ordine del
giorno è nato dalla Conferenza dei
capigruppo, tenutasi 10 giorni fa, in cui abbiamo calendarizzato le
sedute del 29, 30 aprile e del 3 di maggio, che è oggi, inserendo le riforme
che abbiamo approvato il 29 ed il 30 ed oggi, giorno 3, questa seduta con
questo argomento all’ordine del giorno. Ci sono state delle discussioni, c’è
stato un confronto di merito con i sindacati, mi sembra di aver letto sulla
stampa che il suo capogruppo abbia detto che è una riforma da condividere, che
va bene e che era tutto pronto per essere approvato. Se lei, adesso, fa un
intervento del genere, richiamando il Regolamento, le devo rispondere che tutto
quello che ha detto sa benissimo che non è stato rispettato. La conclusione del
suo intervento, quindi, dovrebbe essere: “chiedo che si vada ad un aggiornamento dei lavori della seduta”. Altrimenti, se mi ricorda cose
che non sono state fatte, voglio dire una procedura che non abbiamo seguito,
proprio perché c’era una condivisione nella Conferenza
dei capigruppo, con i sindacati, tra maggioranza e minoranza, per
addivenire, ad oggi, all’approvazione di un progetto di legge alla unanimità...
Questo era il percorso che ci eravamo dati.
Prego, consigliere
Franchino.
Presidente, siamo tornati
alla discussione che si è tenuta già lunedì. L’Aula è sovrana, la Conferenza dei capigruppo non supera
assolutamente l’Aula né la volontà di ogni consigliere regionale. Per motivi di
chiarezza le faccio qualche esempio: il patrimonio boschivo è stato assegnato
alla quarta Commissione; nel penultimo Consiglio o nell’ultimo, non ricordo
bene, ha assegnato la legge di iniziativa popolare per i Consorzi di bonifica
alla quarta Commissione. E’ possibile sapere qual è la Commissione che ha
discusso su queste questioni essendo io componente della quarta Commissione e
non avendo mai discusso di questo testo di legge? Questa è la domanda. Se poi
vuole sospendere la seduta faccia lei, non sono certamente io a dover decidere
ma ho rivolto una serie di domande che mi pare siano legittime e credo, come
consigliere regionale, di dover capire come sia stata la procedura e anche se
sono stati acquisiti tutti gli atti affinché questa proposta di legge possa
passare in modo spedito.
Ho riepilogato qual era
stato il percorso di questa proposta di legge che non ha seguito un percorso
istituzionale ed è quello di cui parlava. Lo so io ma lo sa bene anche lei, lo
sa tutta l’Aula che questa non è una proposta di legge che ha seguito il
percorso classico dell’approvazione nella Commissione competente e col parere
della Commissione bilancio. Le sto dicendo che l’ordine del giorno di oggi è
stato trasmesso da me ai consiglieri regionali perché di questo argomento ne
abbiamo parlato in Conferenza dei
capigruppo. Adesso, se dopo aver fatto tutte queste riflessioni, vuole
richiedere un aggiornamento, essendo
nelle sue prerogative, questa è una decisione sua. Se le ha volute solo
evidenziare all’Aula questo è un altro ragionamento.
Presidente, poiché bado ai fatti sostanziali, posso anche soprassedere perché mi ha già dato risposta: ha detto che la procedura non è stata regolare, non ha seguito le vie previste. La ringrazio per la risposta, si può anche già soprassedere alla mia richiesta.
Non ho detto che non sia stata regolare. Ho detto che
non ha seguito la procedura della Commissione
competente e della Commissione bilancio. Ha seguito un altro tipo di percorso che è
stato quello stabilito dalla Conferenza dei
capigruppo e di questi incontri che ci sono stati tra assessorato, maggioranza e minoranza.
Tutti sapevano che il 3 maggio si sarebbe dovuti arrivare in Consiglio
regionale. Mi fa piacere che si voglia continuare ad andare avanti, approvando
il provvedimento legislativo che mi sembra interessi tutta quest’Aula e non
solo la maggioranza o il Presidente del Consiglio regionale. Penso che
interessi maggioranza e minoranza.
Ha chiesto di parlare il consigliere Guagliardi. Ne ha facoltà.
Presidente, voglio
intervenire sulle questioni sollevate dal consigliere Franchino. Sono qui da 10 giorni in Consiglio regionale e non ho seguito. Stamattina mi
sono stupito – lo dico con franchezza – dell’impossibilità
di visionare la proposta di legge perché non l’ho ricevuta a casa, come si
faceva una volta, e non ho potuto visionarla attraverso il sito della Regione. Mi pongo, però, un problema: questa delle comunità
montane è una riforma da fare e siamo d’accordo su questo ma, Presidente, per
le cose che diceva il consigliere Franchino ed in parte da lei confermate, se
attuiamo un provvedimento che supera in forma particolare lo Statuto e se non procediamo prima alla
revisione dello Statuto regionale in
cui sono previste le comunità montane, non possiamo incorrere in ricorsi che
vanificano ulteriormente i lavori del Consiglio. Possiamo anche approvare oggi la
proposta di legge, dopo di ché basta un ricorso di un Comune che la legge viene
bloccata o mi sbaglio? Allora dico: possiamo in forma iper-accelerata metterla in discussione. Temo, Presidente, non il
fatto che rinviamo di dieci giorni ma che se passa la legge con questi limiti
succederà che, poi, ci porteranno alle calende
greche la soluzione del problema. Se mi dice che questo è poco verificabile
possiamo anche procedere, però, è un problema che mi preme. Volevo dirvi solo
questo.
Come ho ribadito prima al consigliere Franchino, questo
provvedimento ha seguito un percorso diverso da quello istituzionale, mi sembra
di averlo detto e ribadito. Per arrivare in Aula e approvare il provvedimento
ci vuole la maggioranza dei due terzi dei consiglieri anche a garanzia della
minoranza, considerato che la riforma si può approvare solo ed esclusivamente
se c’è la condivisione dell’intera Aula. Ci sono, poi, degli emendamenti che ho
visto e che sono stati presentati dai colleghi di maggioranza e di minoranza
che vanno nella direzione di migliorare il testo. Penso che riusciremmo a
raggiungere un traguardo importante, se oggi riuscissimo a completare questo
lavoro per approvarlo nella seduta odierna. Questo è l’intento per raggiungere
questo traguardo che, più volte, abbiamo rinviato ma per il quale oggi - penso
- ci siano tutte le condizioni per il suo raggiungimento nel migliore dei modi,
sapendo che il nodo tra ente pubblico economico e non economico è stato
superato anche dai fatti.
Ha chiesto di parlare il consigliere De Masi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente.
Questa sorta di antefatto al dibattito, indotto dalle osservazioni del collega
Franchino, merita in premessa una qualche precisazione;
se dovessimo aver ratificato come Conferenza
dei capigruppo l’immissione all’ordine del
giorno del Consiglio di questo punto
così importante, intanto, non avremmo potuto né dovuto sopraffare la volontà
del Consiglio che, come è stato detto, è
sempre sovrano; inoltre, probabilmente,
nell’accettare che si affidasse alla normale procedura lo sviluppo dell’iter
che, appunto, prelude la sua approvazione, ognuno di noi non avrebbe potuto
immaginare che questa via avrebbe eluso la discussione nelle Commissioni competenti.
In realtà, una certa
contraddittorietà procedurale, dal momento che non le è piaciuto per niente il
termine di irregolarità, ma ci ravviso una sorta di senso di sinonimia incontestabile,
è da rilevare, da denunciare ed era uno degli elementi su cui è basato un
giudizio, non del tutto positivo, che il nostro gruppo si appresta a tramutare
in un voto di astensione.
Per entrare brevemente in argomento, atteso che, poi, i miei colleghi, avendo
avuto opportunità e
diligenza nell’applicarsi per una sorta di interpretazione più precisa e più
articolata di questo provvedimento, faranno i loro interventi, mi limiterò a
qualche considerazione di carattere, se così posso definire, più politico-istituzionale
che non credo sia mai un elemento estraneo ai contenuti che configurano un
provvedimento amministrativo e anzi ne sono sempre il presupposto irrinunciabile. Nella fattispecie così non
è stato. Vorrei, quindi, avvalermi di una espressione che, nella sua
laconicità, vada ad esprimere quello che è il nostro giudizio - anche se naturalmente qualche considerazione
proverò poi a farla - ovvero che alla luce della revisione della prima stesura
di questa riforma non è stato fatto poco, lo riconosco, ma devo aggiungere che
non è stato fatto tutto. Non è uno slogan,
è agevolmente spiegabile questa sorta di espressione, quasi da epitaffio, che
mi sono permesso di denunciare.
Non
è stato fatto poco perché manifestando anche un tratto di umiltà, per molti
versi, insolito da parte di alcuni esponenti dell’amministrazione, si è andati
incontro, oltre che alle osservazioni delle forze sociali, a puntuali
considerazioni e proposte che l’opposizione ha sollevato nel corso dei diversi
incontri che si sono tenuti con l’assessore, anche pubblicamente, attraverso
iniziative editoriali, interviste e quant’altro.
Lo
sforzo che è stato fatto e che non possiamo rinunciare ad apprezzare, lo dico
con convinzione, è il mutamento della qualificazione giuridica di questo
organismo che è l’elemento saliente che, diciamo la verità, riconosce che le
forze sociali, da un lato, e le forze di opposizione, dall’altro, sostenevano,
non per una sorta di capricciosità istituzionale, ma per una piena convinzione
politica che ci dovesse per imprimere a questo disegno una vera caratteristica
riformatrice e conferire questo tipo di qualificazione. L’avete fatto e ve ne
do atto. Ma non basta perché penso che sempre un disegno riformatore non possa
essere decontestualizzato dalle condizioni sociali, civili, economiche e
persino umane in cui versa il territorio che dobbiamo servire, tanto meno può
esserlo in questa fase che stiamo attraversando e che ha suoi aspetti,
elementi, manifestazioni di piena drammaticità come abbiamo verificato dalla
cronaca di queste ultime ore, di questi ultimi giorni e che faremmo male ad
isolare come fenomeni attinenti a dinamiche sociologiche del tutto prive di
riferimenti con le responsabilità politiche.
Faremmo
davvero male perché non è così, non può essere così perché significherebbe che
continueremmo ancora nella ricerca ossessiva della conservazione di
un’auto-referenzialità che non fa male solo alla politica ma persino ai suoi
interpreti più diretti, ai suoi testimoni istituzionali che siamo esattamente
noi. Ed è tanto più significativa questa indicazione, secondo me, in quanto la
politica per quella che tradizionalmente
era considerata, ovvero una organizzazione
di associazioni che altro non erano i partiti, non c’è più. Il giudizio
dell’opinione pubblica, quindi, la percezione della proficuità della politica è
colta unicamente dagli espedienti, dagli atteggiamenti, dai comportamenti che
nelle espressioni istituzionali della politica -qualche volta, paradossalmente, priva di legittimazione
politica- compiono.
Non so se sono stato chiaro: abbiamo una responsabilità
dovunque, a qualunque latitudine italiana; la politica, nelle sue formule
istituzionali organizzate, deve avvertire questa doverosa osservazione di una
istanza finalmente di puntuale proficuità che sale dalla società. Non possiamo
non farlo noi in una regione che nell’ambito di quella latitudine ne
rappresenta il tratto più marginale, più isolato, più periferico e più
disperato.
O si parte da queste ragioni, da questi contenuti
politici oppure davvero si rischia di elaborare un disegno purché sia, e questo
mi fa sorgere il sospetto che si vuol fare comunque qualcosa anche affrettando
tempi e procedure, certo non sempre senza un provvedimento riformatore con
tutta la severità concettuale che questo tragitto dovrebbe comportare. E’ per
questo il richiamo che l’assessore ha fatto al mio collega Mimmo Talarico,
circa le osservazioni che ha espresso tempo fa, ovvero che andavano indagate le
condizioni del passato dell’Afor, non era un richiamo ispirato da un sentimento
positivo ma era una convinzione politica e – se mi posso permettere – anche
culturale che abbiamo fatto male o, se posso permettermi, “avete” fatto male a
trascurare e disattendere.
Da dove nasce l’indicazione di una proiezione politica
del futuro? Da una appropriata conoscenza del passato. Altrimenti si
improvvisa. E non è un sillogismo filosofico di facile espressione ma è
esattamente una argomentazione che nei canoni dell’impegno politico ha una
basilarità che avreste fatto male se, come è avvenuto, non aveste rispettato.
Allora, poiché -tanto per essere chiari- l’espressione
laconica di cui mi sono avvalso all’inizio credo vi abbia fatto intuire quale
sarà il nostro comportamento, non sarà negativo il voto, non potrà essere
pienamente positivo e, quindi, ci asterremo per quanto detto, con efficacia e
con puntualità di osservazione, dal collega Franchino ma anche per ragioni che
hanno un valore contenutistico più pregnante rispetto al quale non si può
essere disattenti, distratti, affascinati ed ammirati finalmente da questo
percorso frettolosamente riformatore che questa Giunta regionale ha assunto.
Perché c’è una incertezza finanziaria che non è chiarita circa la
responsabilità che per il futuro possa essere messo a disposizione per il personale
e per le sue funzioni e, soprattutto, c’è una vaghezza, anche di
determinazione, su una rideterminazione delle funzioni o, se posso dire, della
missione di lavoratori.
Anche qui mi piacerebbe – e lo faccio – esprimere un
concetto politico e culturale che non ha un destino, una mansione molto
estranea alle esigenze della Calabria perché le politiche della montagna o la
salvaguardia del patrimonio boschivo evocano caratteristiche geo-morfologiche
della Calabria che sono prevalenti e vitali nella loro conservazione per la
conservazione e lo sviluppo del futuro. E’ per questo che noto e denuncio una
sorta di approccio leggermente – lasciatemelo dire – disinvolto. Poi, come
dicevo all’inizio, i miei colleghi sapranno rappresentare con ulteriori
dettagli e con maggiore efficacia espositiva le motivazioni che ci inducono ad
astenerci. E allora mi piacerebbe concludere in questi termini: stiamo attenti,
non va sprecata nessuna occasione in un provvedimento istituzionale ed
amministrativo, come dicevo all’inizio, rispetto all’istanza che sale dal
Paese. E poi per chi, qualche volta, si fosse appassionato ad una qualche
lettura che richiama molto vagamente le dottrine politiche salienti, si sarà
imbattuto, allora, nella decifrazione di un termine di riforma, laddove con
questo termine si indica ogni processo che prelude all’espansione dei diritti
ed alla maggiore fruizione dei servizi da parte dei cittadini.
Avete fatto uno sforzo, non avete fatto tutto. Non mi
pare che questo che state per approvare sia una esempio di compiuta osservanza
di questa sorta di prescrizione che mi piace richiamare, se non per questa
occasione, per l’avvenire.
Grazie, consigliere De Masi. Ha chiesto di parlare il
consigliere Mirabelli. Ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente,
signori consiglieri. Prima di entrare nel merito di questo discorso generale
sull’istituzione della nuova Azienda forestale, ho una necessità - proprio per
non vanificare gli sforzi di tutti questi mesi su questa questione – che è
quella di fare una semplicissima domanda all’assessore
regionale all’agricoltura e forestazione
al fine di evidenziare il problema nello specifico.
All’articolo 1, comma 1, di
questa legge c’è la descrizione specifica di quello che dovrebbe essere questa
nuova Azienda che cambia nome, che non si chiama più Afor né ex Afor ma
“Azienda Calabria Verde”. Bel nome, senza dubbio, ma si evidenzia con estrema
chiarezza che si tratta di un ente strumentale della Regione
Calabria che, però, è munito anche di personalità giuridica di diritto
pubblico. L’assessore mi sta ascoltando – può continuare a stare dov’é, per
l’amor di Dio, anche se non è presente – la domanda è questa: vorrei solo
sapere se questo è un ente di diritto pubblico, e di che tipo, ovvero di
diritto pubblico economico o non economico perché se non è non economico è
ovvio che si poteva tranquillamente aggiungere, anche perché ho presentato il
primo emendamento su questa questione, proprio per essere chiari, perché c’è
una sostanziale differenza fra un ente di diritto pubblico economico ed un ente
di diritto pubblico non economico.
Non basta la formula “ente strumentale” per coprire o
far pensare che facendolo passare per ente strumentale possa diventare
d’incanto un ente di diritto pubblico non economico.
Di Enti strumentali, lo sapete benissimo, ce ne sono
tanti e possono anche avere una personalità giuridica, al di là del diritto
pubblico. Può essere una Spa, come per esempio Fincalabra, ma ce ne sono tante
altre. Enti pubblici economici ce ne sono tanti come le Poste o l’Anas. Ma
questo non significa nulla.
Prima di iniziare, allora, caro assessore, ad entrare
nel merito di una questione che per me è stata ed é sostanziale, ci siamo già
confrontati quando c’erano tutti gli operai idraulici-forestali che, insieme ai
sindacati, avevano sollevato il broncio, giustamente, e quindi ne abbiamo
parlato tanto. In quella seduta abbiamo fatto le doverose distinzioni che,
badate bene, non sono semplici, ma bensì massicce distinzioni, non solo sul piano
giuridico, ma anche per quanto riguarda l’efficacia e la funzionalità
dell’Ente. E’ sulle tutele e sulle garanzie che un ente, in un modo o
nell’altro, può dare ai lavoratori, anche in termini di riferimento di
copertura finanziaria.
Per cui è ovvio che il discorso non può che non partire
da questo. E’ ovvio che siamo d’accordo sulla necessità di intervenire per
rilanciare le politiche della forestazione in Calabria: è un patrimonio
naturale lasciato a sé stesso che certamente ha ben precise responsabilità di
tipo politico-amministrativo. Così come sono precise le responsabilità del
perché questo settore non ha mai goduto di grandi incentivi nell’ambito dei
fondi della Comunità europea; c’è stata la mancanza, da parte di chi doveva
progettare e programmare, per poter rendere produttivo anche questo settore.
E’ ovvio che non possiamo scaricare la colpa sugli
operai idraulici-forestali. E ci può anche stare una politica il risentimento,
nel momento in cui passano per dei vagabondi, perché quando non ci sono le
direttive, le programmazioni e una progettualità di fondo su cui muovere la
forza lavoro, essa si arena e finisce per non far nulla, adeguandosi a questo
modo di fare negativo.
Per cui, caro Presidente e caro assessore, prima di
poter esprimere un giudizio anche nel merito, vorrei che, qui dentro, mi
faceste capire, se si tratta di un ente di diritto pubblico economico o non
economico.
Vorrei che me lo spiegaste perché se non è economico vi
faccio un plauso.
Presidenza del
Vicepresidente Alessandro Nicolò
Collega Mirabelli, aggiungere la parola “non economico”non
rappresenta un
problema, se questo serve; è ridondante perché, essendo un ente pubblico ed un
ente strumentale della Regione, va da sé che è un ente pubblico non economico,
ma, se serve, aggiungeremo la parolina “non economico”.
Adesso mi
sento molto più sollevato, perché – caro
assessore – il fatto che sia un ente di diritto pubblico – l’ho già spiegato prima, anche se non c’era
bisogno perché lo sa meglio di me – non significa niente, perché poteva anche
essere un ente di diritto pubblico di tipo economico andando, quindi, verso una
gestione di tipo privato della forestazione, con annessi e connessi, anche
perché vi era la necessità di definire e visionare meglio anche le posizioni
contrattuali dei vari tipi di lavoratori all’interno di questa benedetta
azienda.
E’ un’azienda variegata, dove convivono pubblico e privato; attenzione,
privato fino a un certo punto perché, lei sai meglio di me, che tutti gli
operai idraulico-forestali sono diventati da tempo, con un riconoscimento,
dipendenti della pubblica amministrazione, al di là dell’applicazione
contrattuale che è stata fatta, perché la legge istituita nel 1992 li aveva
certamente inquadrati con un contratto lavorativo di tipo privato, ma la legge
nazionale dello Stato sulla funzione pubblica del 1993 ha dissipato chiaramente
anche la posizione dei vari enti subordinati alla Regione, evidenziando la
caratterizzazione giuridica della pubblica amministrazione da parte dei
lavoratori nell’ambito dei servizi degli operai idraulico-forestali.
Consigliere Mirabelli, lei ha già svolto il suo intervento.
Prima ho fatto una domanda, ma non ho potuto parlare, perché non sapevo
di cosa parlare. Chiedo scusa, Presidente Nicolò, ora che lo so, mi sento
rincuorato e posso aggiungere qualche misero contributo alla discussione. Per
cui questo passaggio era necessario.
E’ ovvio che, essendo un ente pubblico non economico – caro assessore –
vorrei sapere anche come è stato possibile nel 2011 applicare un aumento
salariale agli operai idraulico-forestali, utilizzando il contratto lavorativo
di tipo privato, perché questo comporta – ahimè – un incremento del costo del
lavoro, quindi non vorrei che, nell’inquadramento della nuova azienda,
andassimo a finire sotto la lente d’osservazione della Corte dei conti perché,
in un ente pubblico non economico, non possono esistere contratti lavorativi di
tipo privato, trattandosi di dipendenti della pubblica amministrazione e, al di
là della legge del 1993, rammento che ci sono decine e decine di sentenze della
magistratura, sia in primo che in secondo grado, passate in giudicato, che
riconoscono la funzione di pubblica amministrazione agli operai.
Ovviamente sono d’accordo sul rilancio, che era doveroso e mi
compiaccio del fatto che questo ente, forse, parta col piede giusto per quanto
riguarda l’apparato idraulico-forestale, quindi le politiche della forestazione
e della montagna. E’ ovvio che dovrà riuscire a farlo conciliare anche con
l’altra legge, quella sulla montagna che è stata approvata, in cui gli operai
idraulico-forestali non vengono menzionati e dove, addirittura, si individuano
come forza lavoro – perché ci sono delle contraddizioni – cooperative o imprese
esterne. E’ ovvio che bisogna fare budget.
Un’ultima cosa, la più importante, sulle comunità montane: possiamo
anche avere pensieri differenti, ma – caro assessore – l’articolato dice che
tutti i dipendenti saranno assorbiti da questa nuova azienda, però, poi,
andranno a transitare, velocemente, nell’Unione di Comuni.
Consigliere Mirabelli, lei ha già svolto il suo intervento. Non entro
nel merito, è un fatto di metodo. Vale per tutti!
Ho concluso, Presidente, due minuti e ho concluso.
Mi domando: ammesso e non concesso che si possa far transitare il
personale all’interno di questa Unione dei Comuni montani, chi darà la garanzia
della copertura finanziaria? Questo è il problema, se noi come Regione – lei lo
sa meglio di me – in Commissione bilancio – il Presidente Imbalzano me ne può
dare atto – non abbiamo mai avuto la capacità di garantire i dodici mesi di
stipendio, non solo ai lavoratori della comunità montana, ma neanche agli
operai idraulico-forestali.
Vedo, pertanto, una certa difficoltà, e mi preoccupa la norma
finanziaria che è abbastanza aleatoria nell’impianto della legge e avrei
pensato di fare diversamente, separando, in questa fase, la questione delle
Comunità montane dalla questione dell’ex Afor.
Probabilmente avremmo avuto una facilitazione nell’espletamento di
questa legge che – ripeto – per quanto riguarda l’ex Afor – Azienda Calabria
Verde – trattandosi di un’azienda di diritto pubblico non economico – visto che
c’è anche il mio emendamento, il primo emendamento in discussione –, è ovvio
che su un’impostazione di questo tipo, per quanto riguarda la forestazione, non
possiamo che prenderne atto ed essere più tranquilli.
Ha chiesto di parlare il consigliere Principe. Ne ha facoltà.
Presidente Nicolò, poiché lei, quando vuole, è molto fiscale, le
chiedo, fin da subito, qualche minuto di tolleranza, perché si renderà conto
che, nella mia veste di Presidente del gruppo del Pd, ho la necessità di
esplicitare compiutamente la posizione del gruppo e del nostro partito.
Faccio una premessa di carattere politico, che non può non tenere conto
del particolare momento che sta vivendo il Paese, il disagio sociale che,
purtroppo, sta portando molte persone a gesti estremi, la dilagante
disoccupazione, soprattutto tra i giovani, un Mezzogiorno
che arranca e che diventa sempre più distante anche dal resto del Paese, da un
Paese che nel suo insieme vive una grande difficoltà.
Non v’è dubbio che questo stato di cose ha imposto, a livello romano,
di cercare di dare un contributo, come sistema politico, all’uscita della crisi
e quindi la necessità non solo di affrontare riforme non più rinviabili, a partire
dalla riforma elettorale – sotto questo profilo sono d’accordo con l’onorevole
D’Alema, che la riforma elettorale va premessa anche al resto delle riforme
istituzionali – ma anche provvedimenti
economici urgentissimi per favorire la ripresa.
Mi pare che da tutta la migliore intelligentia del Paese, dalle
migliori firme della carta stampata, stia venendo fuori un appello che forze
politiche, anche distanti culturalmente e che sono naturalmente alternative,
hanno l’esigenza di trovare dei punti di sintesi, per affrontare subito queste
questioni, cercando di valorizzarli ed evitando di accanirsi sulle distanze che
restano.
Non voglio dire che il voto favorevole che esprimeremo su questo
provvedimento risenta di questo stato di cose – certamente non può ignorarlo –
ma risente anche del percorso che abbiamo fatto in questi mesi sulla
problematica delle riforme, l’esigenza di rispondere anche ad imperativi
categorici - che vengono dalla legislazione statale, vedi la “spending
review” – ha messo le forze democratiche presenti in questa Assemblea nella
condizione serena di cercare di uscire e dare una risposta di carattere
riformatore
Vorrei ricordare l’ordine del giorno che votammo il 3 agosto del 2012,
quando c’era già una intesa di massima per varare la riforma dell’Arssa, mentre
restavano delle distanze per quanto riguarda la riforma dell’Afor, in
particolare sotto il profilo della veste giuridica dell’ente – che è stato
chiarito ad abundantiam dalla risposta dell’assessore Trematerra al
consigliere Mirabelli – e restava la difficoltà di pervenire anche ad una pace
sociale attraverso garanzia di sostegno e di mantenimento dei livelli
occupazionali.
Successivamente si è trovata un’intesa anche sul testo dell’Arssa ed è
stata varata la riforma, siamo alla riforma dell’Afor. Mi pare che le
condizioni poste dall’ordine del giorno del 3 agosto siano state ampiamente
soddisfatte, nel senso che non v’è dubbio che l’ente che sta per sorgere sia un
ente pubblico strumentale – il consigliere Mirabelli ha preteso di aggiungere
“non economico”, a mio avviso bastava la dizione che c’è nella proposta di
legge – quindi la prima condizione è stata assolta.
Per quanto riguarda il resto, mi pare abbastanza chiaro che c’è una volontà,
sostenuta dalle risorse disponibili, di mantenere i livelli occupazionali
esistenti e viene fuori un articolato che, nel contesto che ho descritto, non
va alla ricerca delle questioni che non condividiamo; se vogliamo essere
sinceri fino in fondo, ci sono aspetti dell’articolato che continuiamo a non
condividere e che indubbiamente in futuro andranno migliorati. Questo dibattito
serve perché ci saranno dei provvedimenti attuativi del futuro direttore
generale in sede di liquidazione; il dibattito che avviene in Aula è sempre
stato preso come un punto di partenza dalle assemblee legislative per chiarire
degli aspetti che magari sono poco chiari.
Che cosa voglio dire? Esprimiamo certamente disagio sulla questione
relativa all’ente rappresentato dalle Comunità montane, che ha dato luogo a
questa preoccupazione e all’intervento del collega Franchino; a tal proposito
voglio dire che non ero presente all’ultima Conferenza dei capigruppo, perché
non ero in grado di venire a Reggio, ma, chi mi ha sostituito, conferma che c’è
stata una deliberazione della Conferenza dei capigruppo per seguire questo iter
della proposta di legge.
Ripeto, per noi c’è questa sofferenza relativa alle comunità montane,
sia perché si tratta di un ente locale previsto dallo Statuto e dalla
Costituzione sia per quanto attiene il patrimonio delle Comunità montane, non
tanto, a mio avviso, per il personale, che, con il provvedimento di legge,
viene garantito e quindi, in questo modo, assolviamo uno dei compiti che ci
eravamo dati con l’ordine del giorno del 3 agosto 2012. Ma, a questo proposito,
utilizzerei i lavori dell’Assemblea, e da qui il mio intervento nella
discussione, non come dichiarazione di voto ma perché la proposta di legge
prevede l’istituto del distretto, quindi della distrettualizzazione – vorrei
che i tecnici mi seguissero – per il quale c’è anche un nostro emendamento che
chiede che la proposta venga fatta dal Direttore generale alla Giunta e che la
Giunta si pronunci sui distretti, previo parere della Commissione consiliare.
Ritengo, assessore, vedendo i sentimenti e le volontà dell’Assemblea,
che questo aspetto possa essere utilizzato, anche per dare un indirizzo di
risoluzione della problematica delle comunità montane, perché siamo per
l’Unione dei Comuni, come istituto di carattere generale – a questo proposito,
abbiamo presentato anche delle proposte di legge – entrando in sintonia con
quella che è l’evoluzione della dottrina ed anche della legislazione a livello
nazionale.
Essendo, questo istituto, utilizzabile, nulla vieta ai Comuni che oggi
fanno parte di Comunità montane di utilizzare l’istituto dell’unione, sennonché
- che cosa voglio dire? – se il direttore generale, nel predisporre la
distrettualizzazione, cerca di tenere conto anche come sub-distretti della composizione
territoriale delle comunità montane, noi con il provvedimento di legge, se il
direttore generale leggerà i lavori di questa Assemblea, già ipotizziamo come
potranno essere composte territorialmente le future unioni, alle quali oggi
andrà ritrasferito il patrimonio delle comunità montane, che con questa legge
viene trasferito alla futura azienda, quindi sotto questo profilo anche le
preoccupazioni che, giustamente, aleggiano nell’Assemblea; potremmo quantomeno
avviare un percorso virtuoso per risolvere il problema.
Detto questo e chiarite le ragioni di fondo del nostro voto ed anche le
perplessità con le quali evidenziamo ancora di più la nostra cultura di governo, non abbiamo condiviso la
riforma degli enti strumentali come impianto, ci siamo astenuti, dicendo sì
alla riforma, no all’impianto.
Vorrei che il presidente Scopelliti e anche lei, assessore, e tutto il
governo e la maggioranza sottolineaste la nostra responsabilità di uomini delle
istituzioni, perché quella riforma è stata approvata con 24 voti. Non voglio
discutere dei due terzi, ma se l’opposizione, che non condivideva l’impianto,
pur dicendo sì alla riforma, avesse messo in piedi metodi strumentali e di
ostruzionismo, la riforma non sarebbe passata. Questa riforma – lasciatemelo
dire e sottolineare – che stiamo per votare, passa con il nostro contributo
determinante, perché è fuor di dubbio che per varare l’agenzia ci vogliono i
due terzi e nessuno ha il diritto, a mio avviso, propagandisticamente, di
intitolarsi questo successo, ma tutti insieme abbiamo il dovere di dire che c’è
un grande atto di responsabilità della maggioranza per quanto le conviene,
della minoranza rappresentata dal Partito democratico in questo momento, cioè
da chi sta parlando, che con il suo voto fa varare la riforma.
Perché questo? Questo me lo dovete lasciare dire: perché qui parliamo
di copertura finanziaria. Sono convinto che la Calabria abbia bisogno di una
forestazione seria per mitigare i rischi di natura idrogeologica e anche per la
tutela del bosco, per la sua valorizzazione e per evitare gli incendi.
Se non ci sarà un contributo determinante del Governo centrale,
finanziariamente, non riusciremo a portare avanti questo aspetto per molti
anni.
Ritengo che il sì che diamo a questa riforma, come Assemblea di Palazzo
Campanella, debba rappresentare uno strumento di pressione forte per il
Presidente Scopelliti, per chiunque potrà svolgere un ruolo a Roma, perché la
forestazione non diventi il simbolo di una delle tante negatività calabresi ma
venga vista come un elemento che, se gestito virtuosamente, può dare tanti
contributi, e questo è uno dei motivi che giustificano ed elevano la qualità
del voto del Partito democratico.
Vorrei ricordare una mia esperienza personale: sono stato
Sottosegretario al lavoro del Governo Amato, Presidente Scopelliti, ed in
quella stagione destinammo alla forestazione 3 mila miliardi in dieci anni.
Se andate a vedere il lavoro del settore negli anni in cui ha dato un
contributo importante per tutelare la Calabria sotto il profilo idrogeologico,
troverete i primi anni 1990 fini ai primi anni 2000, perché, essendo stato
fornito il settore di idonee risorse, i forestali sono stati utilizzati con
progetti virtuosi che hanno limitato i danni che la Calabria può avere, essendo
una regione ad alto rischio idrogeologico.
Penso che questa Riforma debba essere anche una spinta per dire al
Governo Letta: “Noi ce la stiamo mettendo tutta, siamo stati d’accordo
sull’essenza della Riforma, ma anche se abbiamo punti di vista diversi su tante
cose, abbiamo sentito il senso di responsabilità di vararla per dire a te,
Governo, la Calabria fa la sua parte; caro Governo di Roma, anche tu fai fino
in fondo la tua parte”. Penso che l’onorevole Letta, dall’alto della sua
cultura di governo e della sua cultura generale, sarà certamente disponibile ad
accogliere questo appello della Regione Calabria. Anche per questo motivo il
Partito democratico esprime un voto favorevole.
Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Brevemente, perché anche i colleghi della minoranza, negli interventi che mi hanno preceduto, dal
consigliere Mirabelli per finire al capogruppo del Pd, Principe, hanno rilevato
un percorso – lo diceva bene anche l’assessore Trematerra nella sua relazione e
anche Talarico – per una riforma che ne
completa il quadro complessivo. Va da sé che, in una stagione molto difficile,
poteva essere accompagnato con maggiore o minore condivisione.
Oggi, è ovvio che vi è un quadro complessivo di responsabilità, anche
di Governo nazionale, anzi c’era qualcuno, il capogruppo Principe, che nei
giorni scorsi suggeriva alla Calabria un modello che si rifacesse a quello
adottato su scala nazionale.
(Interruzione)
No, qualche giornalista. Il dato è meno complesso del quadro nazionale.
(Interruzione)
Sì, forse rimbomba un po’, Presidente.
Intervengo brevemente, al di là della premessa e della felicità di
approvare il provvedimento – ritengo all’unanimità, al di là dell’astensione di
Italia dei valori, con le pur motivate ragioni del componente De Masi – per
aggiungere un concetto – definiamolo - tutto calabrese.
Pregherei i consiglieri di prendere posto e di favorire l’ordinato
svolgimento dei lavori. Il consigliere Orsomarso ha difficoltà a svolgere il
proprio intervento.
Altre
volte abbiamo parlato anche con il brusio. Volevo svolgere pienamente il mio
intervento per ricordare a me stesso e a quest’Aula che, al di là di fenomeni
che vanno a distruggere un valore importante che è quello dei partiti, che va
dimostrato – me lo ricordava poco fa mentre parlavamo all’ingresso anche il
consigliere Maiolo – un esempio differente, quello rappresentato dal presidente
del Consiglio Letta – e non è un uomo del mio partito – che oggi, in Europa,
parla in inglese con la Merkel, interloquisce con un funzionario della Merkel
parlando in tedesco e vola parlando in francese con Hollande.
Penso che in un’Italia che ha avuto grande difficoltà, in una Calabria che
ha avuto grande difficoltà ad esprimere una classe dirigente, al di là del
valore di tanta gente - prima di
Scopelliti in 40 anni di regionalismo – questo esempio rappresenti un richiamo
forte ed importante, per questo ho voluto intervenire su una delle aziende più
importanti della Calabria.
In genere noi pensiamo sempre a queste aziende rispetto a quello che ci
restituisce l’informazione che, giustamente, fa il proprio dovere quando ti
becca il forestale che sta lì con un’usanza… – poi bisogna capire se è di tutti
o non di tutti – e quindi condanna una intera regione, condanna la mentalità di
una intera regione.
Penso di vedere il bicchiere mezzo pieno, tra l’altro è un’azienda
snella perché ha pochi dirigenti rispetto agli occupati, 8 mila persone, con
una grande potenzialità.
L’assessore Trematerra ha fatto uno sforzo ulteriore, linguistico, ha
cambiato nome all’ente. Se cambiassimo nome anche ai forestali e li chiamassimo
rangers come gli americani daremmo l’idea di una grande novità.
E’ ovvio che oggi siamo ad un punto di partenza. Approviamo
all’unanimità, come è stato fatto anche per l’Arssa, un progetto riforma di una
delle aziende più importanti rispetto a come siamo connaturati; una regione che
è turistica e ad agricoltura e soprattutto una regione – Calabria Verde, l’ha
chiamata l’assessore Trematerra – che ha una vocazione riferita anche alla
filiera. Tra l’altro sono testimone di come questa azienda, nell’interloquire
nei giorni scorsi su una problematica che riguarda il cippato di un’area dove
viene autorizzata una nuova centrale che è quella del Mercuri, possa, insieme
ai privati, far un grande lavoro, un lavoro vero che rappresenta il tema
centrale della novità e della intera Calabria.
Mi piace, allora, salutare in positivo la partecipazione a questo
sforzo maturato; fa bene il consigliere Principe se dice che c’è una invenzione
che non è una invenzione. No, le riforme non sono invenzioni, poi le riforme
non saranno mai perfette se si accompagnano ai tempi, difficili come questi, in
cui sarà difficile realizzarle pienamente nel brevissimo periodo, come dicono
gli economisti.
Però guardando al medio-lungo periodo penso che tocchi a tutti
acquisire, in primis ai lavoratori di questa azienda e a seguire di
tutti gli altri comparti, il concetto di chi vuol essere orgogliosamente
calabrese. Il consigliere Principe,
dirigente qualificato di questa Regione, avrà fatto tanti errori e tante buone
cose e ricordava di essere stato sottosegretario al lavoro.
Oggi voglio ricordare che il Governo restituisce alla Calabria,
Catricalà, e un sottosegretario al welfare e al lavoro che è Iole
Santelli e da questi banchi formulo un augurio di buon lavoro a questo nuovo
sottosegretario.
Noi abbiamo grosse potenzialità in diverse posizioni, sottosegretari,
governo regionale, maggioranza, minoranza, piani industriali, direttori
generali e non possiamo che responsabilmente chiedere alla stampa più dignità e
più rispetto per il lavoro vero messo in atto, affidandole la comunicazione
verso i cittadini e la classe dirigente sul territorio.
Intervengo per dire che siamo soltanto all’inizio; è un comparto in cui
– lo dicevano in tanti, lo diceva anche il consigliere Mirabelli – la buona
politica può dare soltanto indirizzi a chi ha la dignità di uomo. Penso che
tutti, anche chi nasce più svogliato, che può essere consigliere regionale,
operaio forestale o dirigente, provino grande soddisfazione se trovano in campo
un lavoro compiuto e che quindi ha degli obiettivi.
Intervengo per salutare questa riforma e soprattutto per raccomandare
nei diversi passaggi, in primis alla mia maggioranza e quindi
all’assessore Trematerra ed a chi, Presidente e Giunta, andrà ad operare delle
scelte nell’immediato di questa nuova azienda, di scegliere le persone più
adeguate, con la minoranza che sia da stimolo per sfuggire da un solco, perché
abbiamo un’unica grande prospettiva.
Su questa sfida è la sfida, al pari di quella che sta facendo
Scopelliti sulla sanità incontrando grandi difficoltà che sono frutto di
resistenze molte volte non della politica finanche di maggioranza o di
minoranza ma di pezzi, diciamo di interi comparti; pensiamo al medico che è
abituato a non produrre necessariamente il massimo del proprio sforzo ed
immaginiamolo così anche su questa azienda.
Credo che da questa azienda, da questo nuovo percorso che è votato alla
unanimità possa nascere l’ipotesi di una Calabria differente. E’ un lavoro non
difficile, è un lavoro… Anche nel pubblico non è complicato trovare dirigenti
che si sforzano ogni giorno di far funzionare questa azienda. E’ molto più
semplice mettere in campo il lavoro vero che non il lavoro finto che molti anni
la politica ha chiesto; sapete benissimo più di me che pezzi di gestione hanno
detto a diversi operai in diversi comparti “quello che mi interessa alla fine è
il voto, il consenso”. Quindi fai quel che ti pare perché a me interessa il
consenso.
Penso che dobbiamo confrontarci nel chiedere a pezzi di istituzione, a
pezzi del corpo sociale calabrese di seguirci nella costruzione del consenso su
un livello sempre più alto. So che poi l’occasione fa l’uomo ladro, come si
dice in genere, non da parafrasare come termine di questi tempi e ognuno
rischia di perdersi nell’egoismo della propria parte che molte volte è
territoriale, se volete politico-elettorale.
Chiudo per dire e per ringraziare il capogruppo Principe, il capogruppo
del Pd, che è il partito di maggioranza relativa nella minoranza consiliare,
sperando che questa fase si superi, in un momento in cui si chiede all’Europa
una grande opportunità, cioè che Draghi tagli al minimo storico il costo del
denaro che per la Calabria, anche per il sistema bancario calabrese, c’entra
molto anche con l’azienda forestale.
Insomma concludo per dire approfittiamone per correre e non perdere
altro tempo. C’è una fase storica nuova rispetto a questa legislatura, i tre
anni che ci hanno resi protagonisti.
Vedo annuire l’assessore Gentile che tanti sforzi ha fatto e che è
molto legato, in parallelo, a questo settore. Lo saluto positivamente e
l’augurio è di non ricordarlo solo in questo momento celebrativo di una grande
riforma ma di ricordarcelo e testimoniarcelo ogni giorno perché abbiamo in
questa legislatura due anni di tempo che non sono pochi.
Noi ci auguriamo di averne sette. Insomma io auguro al mio Presidente
Scopelliti di continuare le riforme per 10 anni e sarebbe anche questa una
grande novità calabrese.
Lo saluto con un momento di grande ottimismo e soddisfazione perché noi
ogni gesto che compiamo dobbiamo pensare di farlo con la dignità di lasciare
alle generazioni che verranno un esempio nuovo. Penso che questo sia un esempio
positivo che va accompagnato ogni giorno per far sì che non venga disperso nei
mille rivoli della gestione burocratica, nella gestione di chi, magari, non ha
la stessa idea di Calabria e di come farla funzionare.
Un ringraziamento alla minoranza, un ringraziamento al lavoro
dell’assessore Trematerra e a tutto il suo staff, un ringraziamento alla mia
Giunta e al presidente Scopelliti.
Grazie, consigliere Orsomarso. Prima dell’intervento previsto del
consigliere Talarico vorrei dare il benvenuto ai consiglieri Pietro Crinò e
Pietro Giamborino augurando loro un proficuo lavoro.
Ha chiesto di parlare il consigliere Domenico Talarico. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, signor
assessore, noi continuiamo in realtà una discussione che è iniziata ormai un
anno fa e su cui ci siamo confrontati e scontrati.
Devo dire che qualche passo
in avanti è stato fatto e probabilmente questo piccolo, grande passo in avanti
andava anche registrato dalle competenti Commissioni. Ha ragione il consigliere
Franchino: il testo che noi stiamo discutendo è sostanzialmente diverso perché
muta la natura giuridica dell’azienda in discussione cosa che, invece, era
rimasta inalterata nelle continue discussioni fatte sia in Consiglio che in
Commissione.
Tuttavia, siccome qui
badiamo al sodo e occorre dare una risposta ai lavoratori, agli amministratori
delle comunità montane, ai lavoratori dell’Afor, credo che tutti siamo
d’accordo ad immaginare le norme, i regolamenti perché di questo si tratta;
però nessuno di noi è disponibile a disconoscere la sovranità dell’Aula, come
invece si sta sovente facendo in questa legislatura, perché pare
che venga prima dal punto di vista
gerarchico la Conferenza dei capigruppo
e poi l’Aula.
Bisognerebbe forse
invertire, riportare le cose nel giusto ordine perché può anche capitare
l’assenza di un capogruppo, una convocazione monca della stessa Conferenza e questo
non può sintetizzare ed esprimere il pensiero dell’Aula.
Detto ciò credo che la
discussione di oggi impegni non solo il Consiglio ma anche quelli che stanno
fuori; impegna il sindacato e le organizzazioni datoriali diverse; impegna
l’Uncem; impegna i responsabili degli enti locali e soprattutto impegna tutta
la Calabria perché siamo tutti convinti che la questione di oggi sia spinosa e
delicata.
Fuori da questa regione ci conoscono di più per i forestali che per San Francesco
di Paola o per i Bronzi.
I forestali sono un elemento
identitario, qualche volta negativo, a prescindere dalla loro volontà, della
nostra regione. I forestali nel bene e nel male
hanno aiutato la nascita e il rafforzamento
di alcuni movimenti politici xenofobi antimeridionali. Noi in qualche modo
siamo gli eredi, portiamo una eredità grave e seria rispetto a questo mondo che
abbiamo trattato spesso con superficialità e anche con una certa sufficienza ed
in qualche caso con un particolare interesse certamente non di tipo generale.
Credo che non tutti siamo
all’altezza di questo confronto e non siamo probabilmente all’altezza delle
situazioni. Lo dico anche per i sindacati che quando conviene loro smettono i
panni di organizzazioni che perseguono l’interesse generale e si curvano in
maniera spesso acritica sull’interesse particolare delle categorie; questo
atteggiamento andrebbe anche modificato.
Dovremmo cominciare a dire dei no, dovremmo cominciare a
dire parole tabù come produttività, come presenza, come legalità in un settore
che richiede e necessita di essere più produttivo, che necessita di essere
bonificato e legalizzato, che necessita anche di essere depurato di una
sindacalizzazione perversa che non ha aiutato il processo che molti di noi
hanno auspicato negli anni passati ed anche oggi.
Dicevo del passo in avanti che non è poco, che è la
reintroduzione della natura pubblicistica dell’Azienda, ed in questo voglio
ringraziare l’assessore Trematerra che, al di là dei conflitti e della
discussione franca che c’è stata, si è fatto apprezzare per una straordinaria
disponibilità al confronto, cosa anche rara di questi tempi.
Ovviamente non ci fa schermo la sua disponibilità
nell’esprimere in maniera franca le nostre opinioni come ha già fatto in parte
il mio capogruppo.
Cosa è che non ci convince? Non ci convince intanto una
operazione che è dettata solo dalla necessità della “spending
review”. Siamo alle strette e dobbiamo per forza operare dei tagli; i dipendenti
delle comunità montane non si pagano e quindi dobbiamo trovare il modo
legittimo, sacrosanto per carità, di devolvere loro un giusto stipendio.
Ma restano - come dire? - sullo sfondo senza soluzione
problemi antichi. Noi vogliamo segnalarli, anzi ribadirli anche oggi non per
far polemica, non per guardare indietro, assessore Trematerra, ma perché
riteniamo che se non si illuminano quelle zone d’ombra che hanno segnato la
forestazione calabrese nel passato difficilmente riusciremmo ad individuare le
soluzioni e a fare dei passi in avanti sostanziali, reali.
Ad esempio, lei non fa riferimento – forse non poteva
essere altrimenti – nel testo di legge, non ha detto nulla nella sua relazione,
sull’anarchia organizzativa e funzionale di questo settore. Non sappiamo dove
sono, in alcuni casi cosa fanno, quali sono i cantieri, i loro responsabili,
qual è la loro organizzazione. Non dice nulla a proposito della confusione
contrattuale che regna nel settore della forestazione e dell’agricoltura più in
generale. Non ci dice, ad esempio, in che modo si possono eliminare le sacche
di improduttività che sono larghe e non ci dice, ancora, in che modo possiamo
anche ridurre o eliminare l’eccessiva politicizzazione di questo settore sempre
al servizio di chi comanda. Per cui qui non c’è un segno politico che fa la
differenza.
Ma una cosa grave su cui vorrei richiamare la sua
attenzione, assessore Trematerra, è che questo ente nasce con 150 milioni di
debiti, tanti sono – lo ha detto lei in altre occasioni – i debiti contratti
dall’Afor negli anni precedenti. A meno che non si ritiene possibile,
plausibile che questa grande massa debitoria venga eliminata o ridotta
alienando il patrimonio futuro di questa azienda forestale.
Ci sarebbero da fare quattro conti, un minimo di analisi
rispetto ai 6 anni di regime di liquidazione in cui ha versato l’Afor e pare
che questi anni di liquidazione siano passati invano. Nessun problema è stato
affrontato né la politica della montagna o per la montagna ha subito, ha
ottenuto una accelerazione, un miglioramento degli efficaci investimenti per le
cose che diceva il Presidente del Pd, Principe.
Noi non stiamo discutendo o non vorremmo discutere qui
stamattina della modifica o dell’arrangiamento di un ente ma vorremmo discutere
sulla capacità e sulla volontà di investire per la montagna e quindi per la
prevenzione idrogeologica, per la tutela ambientale, per la valorizzazione di
un pezzo importante del nostro paesaggio e, quindi, anche della nostra identità
regionale.
Stiamo facendo tutto questo? A noi sembra di no. Sembra
che si voglia dare una risposta affrettata e parziale solo per dire che abbiamo
fatto una riforma e per esserci adeguati ad una legge del Governo Monti.
Ora le opposizioni, come è ovvio, come si ripete spesso,
chiedono sempre qualcosa in più ma noi non vorremmo passare per quelli che
chiedono qualcosa in più; vorremmo passare per quelli che fanno domande serie
che nascono dalla lettura del testo, che nascono dal confronto che pure c’è
stato in questi mesi, in questi anni.
Diteci in che modo si pagano i debiti, diteci in che
modo questo ente troverà le risorse per investire. Diteci in che modo si
arriverà ad una nuova riorganizzazione oppure volete forse rassegnarvi ad un
fantomatico atto aziendale che dovrà essere messo in essere dal direttore
generale che assume qui le sembianze di una sorta di salvatore, di una sorta di
figura che concentra in sé tutti i poteri sulla base di direttive provenienti
dal potere politico? Ecco, tutti questi aspetti meritano di essere valutati ed
affrontati seriamente e possibilmente meriterebbero una risposta. Non voglio
insistere sugli sprechi, non voglio insistere sulle funzioni proprie assunte
nel passato ma se noi saltiamo questo passaggio, saltiamo queste pagine,
difficilmente riusciremmo a trovare una soluzione.
Così anche sulle comunità montane. Forse hanno ragione i
lavoratori delle comunità montane che in questo momento esprimono un rassegnato
consenso all’ipotesi della proposta. Ci sono comunità montane che non
percepiscono stipendio da 6-10 mesi. Che volete che ci dica un lavoratore delle
comunità montane? Pagateci e fateci lavorare, primum vivere deinde philosophare. Hanno ragione.
Però il ragionamento che era stato intrapreso è morto
prima di nascere. Avevamo pensato, ragionato sull’Unione dei comuni montani,
avevamo ragionato sui Distretti della montagna che pure sono previsti in questa
legge ma non si comprende dove sorgeranno, che funzione avranno, da chi saranno
diretti, con quale personale e soprattutto con quali risorse.
Avevamo sollevato dei dubbi circa la legittimità
giuridica di fondere patrimoni provenienti da mondi diversi e soprattutto
patrimoni che hanno finalità diverse.
Può l’Afor – faccio una domanda all’assessore su cui non
ho una risposta, non è polemica – domani alienare un patrimonio proveniente da
una comunità montana? Non ho una riposta, è una domanda che si fanno in tanti.
Noi non votiamo contro perché, appunto, c’è questo
problema di centinaia di famiglie, di lavoratori che attendono una risposta ma
non ci esimiamo dal fare domande e dal proporre soluzioni.
Caro assessore, quando finirà in maniera definitiva il
contributo dello Stato, che in realtà non sta arrivando negli ultimi mesi,
saremo in grado di gestire e di governare questa grande macchina elefantiaca
che fonde Afor, comunità montane, altri lavoratori provenienti da altri mondi? E’
una domanda che tutti ci dobbiamo fare non per polemizzare o per arrivare al
voto contrario ma per coinvolgere e rassicurare centinaia di lavoratori ai
quali dovremo assicurare un reddito ma anche un lavoro ed una professionalità
come giustamente hanno rivendicato in passato.
Per queste ragioni il nostro capogruppo ha annunciato il
voto di astensione ma molto dipende da voi, il resto lo dovete fare voi. Noi
solleviamo problemi e cerchiamo di illuminare alcune zone d’ombra che questa
legge presenta e soprattutto diciamo le cose che una certa ipocrisia
politica-istituzionale tiene nascoste.
Anche sulla forestazione, lo dicevo all’inizio, bisogna
fare un discorso chiaro. Qui, c’è davvero bisogno di un impegno bipartisan sapendo che è un settore
delicato, qui davvero dobbiamo chiedere una sfida, chiamare alla sfida anche ai
sindacati spesso in difficoltà anche con queste aree e con questo settore.
C’è davvero qui bisogno di unità a condizione che si sia
chiari negli obiettivi e che non si utilizzi la forestazione, le comunità
montane o l’agricoltura per funzioni improprie. E tra le funzioni improprie in
passato sappiamo bene che c’è stata anche quella di tipo elettorale.
Ecco, questa è una delle funzioni che dobbiamo bandire
ed arrivare ad una soluzione, ad una riforma che sia davvero tale. Grazie.
Il consigliere Talarico ha concluso il suo intervento e
sempre per quel principio dell’alternanza che avevamo concordato do la parola
al consigliere Magno. Prego, ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Penso che stamattina, finalmente, si chiuda il capitolo con la vecchia gestione
dell’Azienda forestale calabrese ed, in parte, anche le comunità montane.
Questa chiusura di capitolo implica, però, alcune brevi riflessioni.
Intanto ritengo che questo provvedimento non nasca
soltanto da una esigenza di “spending review”, ma, principalmente, dall’aver
concluso un percorso richiamato più volte dalla Corte dei conti nelle sue
relazioni annuali per dare riordino alla politica relativa alla forestazione in
Calabria e anche per chiudere – su questo sono d’accordo in parte anche col
collega Talarico – con la gestione della forestazione che c’è stata finora e
che, certamente, non è stata limpida e chiara rispetto alle attività regionali
per questo settore.
Penso che bisogni dare grande merito all’assessore
Trematerra, al professore Zimbalatti con tutto il suo staff e alla
determinazione del presidente Scopelliti che ha fortemente voluto che questa
riforma fosse portata in Aula, superando anche il contrasto nato all’interno
delle forze politiche del Consiglio regionale e che riguardava il tipo di ente
che dovevamo andare a costituire. Se era un ente pubblico o un ente economico.
Questa non è una cosa da poco perché ci rendiamo anche
conto che un ente pubblico economico avrebbe comunque risposto a esigenze
diverse rispetto alla riforma che andremo ad approvare oggi. Ma proprio per
venire incontro a tutte le richieste fortemente sollecitate dalle
organizzazioni sindacali e dalle forze politiche del centro-sinistra, si è convenuti
alla proposta di un ente pubblico non economico che, senz’altro, risponde alle
esigenze di questo momento.
La prospettiva di questo settore non può certamente
fermarsi a questo tipo di ente e, per risolvere le questioni che poneva prima
il consigliere Talarico, bisogna andare, in futuro, verso una forma giuridica
completamente diversa.
La modernizzazione delle istituzioni non riguarda
soltanto la volontà di fare delle cose ma anche darsi strumenti di gestione e
strumenti giuridici che possano rispondere a quelle che sono le esigenze della
modernità.
Oggi la società ci chiede accelerazione, coinvolgimento
del privato, la possibilità di far utile nelle attività che si svolgono e non
di rimanere passivamente ancorata ad una forma di gestione che viene ormai
superata anche dalla modernizzazione che riguarda le Regioni, le Province, gli
Enti locali e il Governo nazionale.
L’abbattimento e l’annullamento di alcuni enti che
abbiamo fatto in questa Aula, nell’ultima seduta del Consiglio regionale, ci ha
indicato anche che la strada da percorrere per ridurre gli sperperi e le
gestioni elefantiache delle macchine pubbliche.
Dobbiamo mirare a questo, cercando di trovare il modo
per superare questo inghippo della pubblicità e andare verso la modernizzazione
di questa Regione.
Penso che, in questo senso, la proposta di oggi sia
completa e richiami due aspetti principali: quello di fare un’azienda che
consenta, comunque, di avere una direzione snella e capace di gestire un
processo di cambiamento, e l’altra di introdurre una riorganizzazione degli
Enti territoriali all’interno della Regione che, da una parte, aboliscono le
comunità montane e dall’altra si dà la possibilità di costituire eventualmente
anche le Unioni montane.
Il consigliere Principe diceva che, all’interno delle
Commissioni, esistono delle proposte di legge che riguardano anche
l’istituzione delle Unioni montane. Una di queste l’ho presentata pure io.
Nei prossimi mesi, potremmo andare a riguardare questa
problematica e dare anche una riorganizzazione legislativa a quella che può
essere l’Unione delle ex comunità montane, le cosiddette Unioni montane che si
vanno ad interfacciare con le Unioni dei comuni.
Questo è anche un processo di riforma democratica e di
modernizzazione di quelle che sono le possibilità di sviluppo istituzionale
degli Enti che agiscono sui territori.
Voglio dire un’ultima cosa. Penso che questo settore si
potrà risollevare solo ad una condizione: se tutti quanti insieme, Regione, la
nuova Azienda Verde della Calabria con i sindacati e gli enti locali ci
mettiamo in testa che questa azienda non può essere un nuovo carrozzone.
Se tutti insieme ci mettiamo di buona volontà a
stabilire i percorsi e le strategie, le necessità che ha questa azienda per
rilanciare il settore, forse avremo fatto qualcosa di positivo per i nostri
territori. Con questa legge si è già posta una prima pietra: in questa nuova
azienda non vanno a confluire debiti. Non vogliamo, però, che la nuova azienda
costruisca di nuovo debiti. Questo non lo vogliamo più. Chiudiamo con la
situazione debitoria del passato, che quantizzeremo nel momento in cui il
commissario liquidatore stabilirà a quanto ammonta il debito, ma questa azienda
deve ripartire con uno slancio diverso, con una capacità diversa di poter
intervenire sui territori per salvaguardali, intervenire su quelle che sono le
problematiche ambientali e dare la possibilità anche ai giovani che sono stati
inseriti nelle nuove aziende, i cosiddetti sorveglianti idraulici, di
professionalizzazione all’interno della nuova azienda, non farli vivacchiare
negli uffici o nelle strade ma dare loro una possibilità occupazionale, che sia
capace di produrre servizi efficienti ed efficaci all’interno di questa
Regione.
Queste sono le cose sulle quali bisognerà riflettere nei
mesi prossimi e nel momento in cui partirà la nuova azienda.
Penso che anche l’assessore all’agricoltura, il
Dipartimento ed il presidente Scopelliti siano su questa linea di indirizzo e,
se lo saranno anche i sindacati e gli enti locali, potremo fare di questa
azienda un fatto nuovo, innovativo e produttivo all’interno di questa Regione.
Se non faremo così, anche questa azienda sarà destinata
a fare lo stesso percorso delle altre degli anni e decenni passati
La vecchia AFOR è superata sia come politica sia come
tipo di gestione. La nuova Azienda Calabria Verde deve avere una fisionomia
completamente nuova. Se faremo così, questa Regione saprà anche valorizzare e
valutare i percorsi che stiamo facendo in questi giorni all’interno di questo
Consiglio regionale per rinnovare le istituzioni regionali e dare la
possibilità ai calabresi di poter rivedere una Regione non più parassitaria e
che distribuisce soldi, ma una Regione che pensa anche allo sviluppo concreto e
positivo dei propri territori.
Ha chiesto di parlare il consigliere Maiolo. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Il
capogruppo ha inteso anticipare il suo intervento e penso che l’abbia fatto per
dare un chiarimento sulle fasi procedurali anticipando anche una valutazione
più politica; penso, però, che sia giusto fare alcune puntualizzazioni anche per eliminare i
dubbi – rispetto all’intervento di merito – che vengono fuori dalla coincidenza
per cui in questa settima, in cui siamo stati impegnati in Consiglio a
discutere nel merito provvedimenti legislativi di riforma, vi è stata una fase
politica nazionale nuova, inedita che, sostanzialmente, nasce sull’impostazione
per cui, in una fase particolarmente critica del Paese, esasperare la politica
può portare il Paese stesso ad una deflagrazione complessiva.
Concentrarsi sulle politiche e sulle cose da fare può
rappresentare un momento di unione per il Paese per tentare di uscire dalle
difficoltà. Stranamente questa fase politica nazionale è coincisa con la
discussione in quest’Aula di alcuni provvedimenti di riforma.
Penso che bisogni innanzitutto chiarire maggiormente la
vicenda politica. Riteniamo che, quando si parla di riforme, si parla di un
qualcosa che non sta chiuso in una parentesi; non è un inciso, una cosa che si
apre e si chiude, e si è fatta la riforma.
Le riforme sono dei processi, un divenire, che nascono
sicuramente da una intuizione, da una visione di quel momento, di quella che è
l’evoluzione più complessiva per cui si cerca di trasformare, di cambiare qualcosa
non rendendola uguale a quel che era prima.
Penso che questa fase - che, comunque sia, è una fase
positiva, da guardare con positività e con sostegno - parta da un presupposto
per noi limitante. Perché le riforme, le leggi che abbiamo approvato in questi
giorni non partono dal presupposto di affrontare una riforma strutturale della
Regione, il suo funzionamento, il suo ruolo; il tutto non già in previsione di
una possibile soppressione delle province - che ancora non è effettivamente
operante e che dovremmo affrontare in un’altra fase - però non c’è dubbio che
in questo momento affrontare strutturalmente il processo di riforme significa,
tanto per cominciare, dire come funziona la Regione in quanto istituto
regionale, come funziona il suo potere legislativo, quali sono le regole, quali
sono le procedure per fare le leggi, quali sono gli istituti di programmazione,
dove risiedono, chi decide, chi li deve attuare e soprattutto qual è il
rapporto multilivello fra la Regione e tutto quello che ci sta sotto,
soprattutto in termini di gestione, avendo però chiaro che la Regione cessa
totalmente o quasi totalmente la funzione gestionale che è ricondotta alla sua
capacità e potestà legislativa e programmatoria, comprendendo quale sistema
locale di autonomia vogliamo attivare.
Abbiamo fatto uno sforzo propositivo più generale,
abbiamo presentato una proposta in questa direzione per aprire un dibattito su
queste riforme più strutturali. Questo non c’è stato nell’approccio dei
provvedimenti che abbiamo licenziato in questa settimana, con posizioni
politiche differenziate non solo sulla visione e sulla impostazione non
strutturale; prevale – è stato già detto – una spinta al rispetto di spesa, a
creare le condizioni per avere provvidenze nazionali sul finanziamento dei
forestali, di questo e di quell’altro; una spinta ad una trasformazione legata
ad un processo finanziario contingente.
E’ sicuramente positivo, ma non è sufficiente perché i
nodi poi sistematicamente vengono al pettine e l’assessore Trematerra, al quale
bisogna dar atto che nel metodo ha, sicuramente, tentato di ascoltare e non si
è fatto prendere dalla foga dell’assessore che cura un provvedimento, arriva in
Aula, ha la sua maggioranza, pensa di approvarlo e va avanti, comunque sia.
No, c’è stato un ragionamento lungo, forse non è stato
gestito al meglio, si sarebbe dovuto gestire di più nelle fasi istituzionali
delle Commissioni; sicuramente, c’è stato un percorso di confronto che ha
prodotto un risultato in parte condivisibile ed in parte non condivisibile.
Su questo provvedimento ci sono alcuni aspetti che noi
non condividiamo, ritenendo, che nello spirito della riforma in divenire,
debbano essere cambiati e sostituiti, ma non per questo ci mettiamo davanti la
possibilità di questo processo di riforma.
Quali sono i nodi che vengono sempre al pettine? Quando
si va a toccare il sistema delle Autonomie locali e si discute, come in questo
provvedimento, delle comunità montane, viene immediatamente fuori il ruolo, le
funzioni dei comuni, come si associano i servizi in montagna, a mare o a valle
e noi non abbiamo anche da parte nostra sufficientemente svolto un ruolo
incisivo su come deve funzionare il sistema delle autonomie nella nostra
Regione.
Abbiamo istituito il CAL. Certo ho sentito chi
giustamente ha evidenziato che il CAL non si è espresso. Ma lo ha fatto in
altre vicende, dove doveva esprimersi in maniera più incisiva, come le province
o su altre cose.
C’è un problema di funzionamento nel rapporto fra
Regione ed Enti locali. Allora il CAL è utile e fondamentale, ma lo dobbiamo
far funzionare.
Penso, Presidente Scopelliti, che il CAL funzioni, ma
dobbiamo farlo funzionare, per esempio – ma non lo dico perché sono il
Presidente di Lega Autonomie – se recepisce tutto quel lavoro, quelle
competenze che esistono nel sistema di rappresentanza delle autonomie e fanno
funzionare il CAL per come deve essere, non solo come un estensore di pareri ma
come un soggetto che deve stimolare ed aiutare la visione del rapporto tra la
Regione e gli enti locali. Altrimenti a me non interessa se c’è o non c’è
formalmente il parere del CAL. Mi interessa il suo contributo su questo, che ci
dica cosa deve fare il Consiglio regionale e la Regione affinché l’Unione dei
comuni possa finalmente partire.
Come facciamo a trovare le risorse affinché queste cose
partano? Se non affrontiamo questi temi il problema dell’organizzazione degli
Enti territoriali verrà sempre fuori. La Comunità montana, le vicende dei
comuni o il patrimonio ecc..
Poi anche il patrimonio. In ogni provvedimento che noi
andiamo ad esaminare alla fine c’è sempre un aspetto del patrimonio.
Sappiamo benissimo – specie chi è stato amministratore
in questa Regione – che il patrimonio è un grande problema della Regione
Calabria. Non viene conosciuto fino in fondo, sicuramente non c’è un’azione di
valorizzazione sostanziale perché, fra l’altro, in ogni provvedimento
settoriale il rapporto su come deve essere gestito e valorizzato viene assunto
sempre in maniera differenziata.
Forse c’è un aspetto gestionale che la Regione dovrebbe
svolgere e che è quello di fare un’Agenzia sul patrimonio in cui ci sia la
gestione del patrimonio forestale, degli immobili. Un processo di riforma
strutturale affronta questi temi. Certo non siamo pronti e non abbiamo le
proposte ma questa è la strada su cui, io credo, possiamo considerare i
provvedimenti che abbiamo in esame altrimenti rischieremo di fare dei
provvedimenti a volte pasticciati come, secondo me, quelli di martedì, ed
arrivare a delle cose che poi puntualmente dovranno essere modificate.
Vado rapidamente all’Afor per la quale c’è da dire che
se – come io penso – ci sarà una nuova legge e quindi un nuovo ente si sarà
sicuramente fatto un passo avanti e mi auguro che il testo sia stato
migliorato, che da tutte quelle questioni, che oggi possono apparire come un
problema occupazionale di garanzia stipendiale dei forestali, dei sorveglianti
idraulici e quant’altro, si passi, invece, ad una fase in cui queste risorse
umane possano essere realmente messe in un progetto speciale della Calabria che
affronti il problema del dissesto idrogeologico, il sistema forestale,
l’ambiente e quant’altro.
La Calabria ha sempre chiesto questi 160-170 milioni di
euro al Governo nazionale e
li ha sempre ottenuti. Ma voi pensate che la Calabria possa chiedere le risorse
per stipendi? Penso che debba chiedere risorse per progetti di sviluppo
consistenti e deve avere anche la capacità di riorganizzarle.
Non è una coincidenza, ma se andiamo a studiare - e qui
ci sono i tecnici dell’assessorato - quella che è l’evoluzione dell’efficienza,
anche in termini di interventi della forestazione, della conservazione del
suolo, delle infrastrutture in aree montane, essa, purtroppo, ha avuto un
abbattimento quando questi interventi sono passati dal livello nazionale, quindi
Governo nazionale-Cassa per il Mezzogiorno, ad un livello locale con le Regioni
e con tutto quello che sta dietro le Regioni.
Tutta l’attività di sperimentazione, che prima era
empirica, tra l’altro ha un crollo proprio in corrispondenza degli anni ‘70,
dove, casualmente, in Italia nascono le Regioni ed in Calabria nascono pure le
Università. E’ un controsenso che ci sia un processo di miglioramento in un
senso ed un abbattimento di efficienza nell’altro.
Questa legge deve essere, quindi, migliorata e ci sono
aspetti che mi auguro possano
essere migliorati con gli emendamenti che devono avere, sicuramente, un’attenzione diversa
sull’aspetto gestionale di questa legge.
Il
relatore di questo provvedimento non lo ha esaminato in Commissione bilancio,
ma ha ascoltato una relazione sul bilancio dell’Afor.
Penso che
sia sicuramente mortificante per tutti scoprire, dopo tantissimi anni, che la
Regione ha pagato – e non doveva pagare – le sanzioni all’Inps per mancato
ritardato pagamento dei contributi Inps.
Questo
significa che il livello di attenzione gestionale non funziona. Allora questa
legge potrà essere una buona o una cattiva legge ma, comunque sia, se sarà una
legge dovrà essere gestita. I termini per gestire questa legge devono essere
totalmente diversi dal passato e questo può avvenire solo se la politica
riconoscerà il vero grande limite della politica che è quello di darsi un
limite rispetto all’ingerenza gestionale. Se la politica decidesse che il
livello di ingerenza dell’Afor è quello della nomina del Direttore generale,
che deve fare il piano aziendale e deve portare risultati e non si occupi,
invece, degli operai, dei capi squadra, dei capi operai o di come si fa questo
e quello, allora, probabilmente, questo sistema potrà essere messo su un terreno
di funzionamento e di efficienza.
Se la
politica non riconoscerà questo limite, penso che neanche una buona e perfetta
legge potrà esser attuata positivamente.
Penso che
l’impegno nel votare questa legge è un impegno a ché la storia del passato
recente venga messa realmente, in un sistema di parentesi molto chiuse e che la
storia futura possa essere raccordata con momenti di efficienza in cui il
progetto è sicuramente quello della difesa del suolo, del recupero ambientale
del territorio ma deve essere anche quello di una grande sinergia tra quello
che è il funzionamento della Regione e del territorio.
Ha chiesto di parlare il consigliere Magarò. Ne ha
facoltà.
Prendo brevemente la parola, Presidente, perché sono tante le ragioni che mi convincono dopo aver letto ed ascoltato le relazioni introduttive.
La prima cosa che mi convince è il nome e non è cosa
di poco conto, non è solo un aspetto formale. Chiamare questa nuova Azienda
“Verde” dal mio punto di vista è molto significativo ed è un nome simbolico che
indica come dobbiamo muoverci a difendere e tutelare questa ricchezza, questo
forte patrimonio che, per fortuna, la Calabria possiede.
L’altra cosa e l’altra ragione che mi convince di questa
proposta di legge è la soppressione delle comunità montane calabresi che hanno
assolto in passato a funzioni importanti ma negli ultimi tempi, negli ultimi
anni penso non abbiano svolto alcun compito, alcun ruolo e non abbiano
contribuito a difendere e tutelare il patrimonio della Calabria, certamente non
per ragioni loro.
Penso anche che questa proposta mi convince perché forse
daremo certezza e sicurezza ai dipendenti delle comunità montane che meritano e
meritavano più attenzione, che meritano e meritavano di essere maggiormente
valutati ed apprezzati per il lavoro che hanno svolto.
Però, nel corso di questi ultimi anni, penso che il
personale delle comunità montane calabresi abbiano vissuto una fase di
difficoltà e di disagio, una fase di scarsa utilizzazione. Questa proposta di
legge credo che dia certezza e continuità e faccia in modo di poter valutare
attentamente; e loro possono portare un contributo determinante a questo nuovo
ente che sta per nascere.
Dare certezza, dare sicurezza ai dipendenti penso che
sia una cosa estremamente importante.
L’altra cosa che mi convince di questa proposta di legge
è che c’è una data precisa entro la quale le comunità montane devono essere
liquidate.
Mi appello, qui, al Presidente e all’assessore affinché
venga mantenuta fede a questa proposta perché in Calabria, purtroppo, avendo
stabilito altre volte delle date entro le quali dovevamo liquidare le cose poi
le abbiamo avute per 7 anni.
Il 31 dicembre 2013 penso che debba essere una data che
deve essere mantenuta, non ci devono essere scusanti, dobbiamo essere in grado
di rispettarla ed io penso che il dipartimento e l’assessorato debbano essere
in grado di monitorare, mese per mese, il lavoro che i commissari andranno a
fare.
L’altra cosa, l’altro motivo per il quale questa
proposta di legge mi convince è perché una serie di materie organiche sono
svolte e portate avanti da un unico soggetto, da un unico ente. Purtroppo in
Calabria tante competenze simili venivano gestite per enti e strutture diversi.
Questa idea di accorpare materie omogenee in un’unica organizzazione
amministrativa, funzionale e di gestione penso sia un altro elemento positivo
da tenere in considerazione.
Dal mio punto di vista c’è un altro motivo che mi
convince: assegnare oltre alle competenze delle comunità montane e alle
competenze trasferite successivamente alle comunità montane, due elementi
principali sui quali penso che noi dobbiamo insistere e sui quali noi dobbiamo
sottolineare l’importanza.
Questo ente avrà il compito di prevenire gli incendi
boschivi e di lottare perché essi non avvengano. Questo è un compito che noi
dobbiamo assolvere con puntualità, con organizzazione, con strumenti e con
motivazioni così come anche l’attività di servizio di monitoraggio e di
sorveglianza idraulica che, a volte, era gestita da enti diversi.
C’è un altro motivo per il quale questa proposta di
legge mi convince molto e che è legata anche all’attività che io svolgo
all’interno di questo Consiglio regionale e cioè quando viene detto con molta
chiarezza che il direttore generale deve avere alcuni requisiti che sono
straordinari dal mio punto di vista. Quando si dice che il direttore generale
non deve aver riportato condanne, non deve essere sottoposto a procedimento
penale o a misure di prevenzione.
Tutta una serie di questioni che sono sancite dalla
legge nazionale ma richiamarle in questa proposta di legge mi sembra molto
convincente.
C’è un altro elemento che è importante e che io vorrei
che anche i colleghi del centro-sinistra apprezzassero: non può ricoprire la nomina del direttore
generale colui che ricopre incarichi politici in partiti o in movimenti o in
sindacati o che li abbia ricoperti nell’ultimo biennio.
Questo è un elemento importante dal mio punto di vista
perché quando un candidato a consigliere regionale non veniva eletto gli si
offriva la nomina di direttore generale. Questo è un elemento di pulizia, di
trasparenza e di novità politica che penso sia giusto che venga ribadito al
pari della previsione relativa a coloro i quali abbiano ricoperto incarichi
elettivi nell’ultimo triennio.
Sono convinto che questa sia un’altra norma importante e
straordinaria che non mi pare sia stata sottolineata positivamente durante il
dibattito.
L’altro elemento che caratterizza il provvedimento
riguarda la partecipazione ed il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati
alle questioni; l’istituzione del Comitato tecnico di indirizzo mi pare che sia
un altro elemento importante; cioè partecipare, coinvolgere, allargare la fase
della programmazione è un elemento importante ed anche qui in questo Comitato
di indirizzo vengono nominati o si andrà a nominare tutto il mondo che
rappresenta Azienda Calabria Verde.
Ci sono tutti i suoi rappresentanti che devono avere una
esperienza e mi pare che sia anche positivo che ci sia un membro che venga
designato dall’Uncem Calabria perché questa esperienza che è stata positiva nel
passato possa contribuire a dare il suo contributo.
Penso anche che ci sia un altro elemento – e sto per
finire - perché questa legge mi convince e che riguarda il personale che è
stato ed è una risorsa per questa azienda e per la nostra Regione. Un personale
che non è più motivato che non è più in grado di assolvere fino in fondo le sue
competenze.
Noi dobbiamo difendere il posto di lavoro, dobbiamo
difendere i diritti dei lavoratori ma penso anche che dobbiamo – una volta che
questa legge si incammina e va avanti – pretendere anche che ognuno di noi
faccia fino in fondo il proprio dovere perché la Calabria, purtroppo, non ha
una buona immagine all’esterno. Siamo visti come la regione col più alto tasso
di illegalità e questo non è vero perché la stragrande maggioranza dei
calabresi è costituita da persone perbene ed oneste. E’ vista come una regione
in cui la classe lavoratrice è incapace e vagabonda, non suda ed io penso che
questo non sia neanche vero.
Però dare certezze e puntualità nei pagamenti,
rimotivare il personale è forse la molla per poter far ancora di più e meglio e
assolvere ai compiti che questa legge assegna a questo nuovo ente.
L’ultimo argomento ed ho finito, perché questa legge mi
convince lo ricavo dall’intervento che il presidente Scopelliti ieri ha
pronunciato al Santuario di Paola quando ha detto che questa Regione ha bisogno
di una riappacificazione, ha bisogno di unire le forze sane per cambiarle in
meglio, per riformare le cose che non funzionano, per incanalare i percorsi
nelle giuste direzioni.
E’ stato un messaggio forte che il Presidente, ieri, nel
Santuario di Paola ha rivolto ai calabresi ed anche alle altre forze politiche,
quello della coesione, dell’avere una unità di intenti nel perseguire quegli
obiettivi fondamentali che puntano al cambiamento ed alla crescita della nostra
Regione.
Questa delle riforme penso che sia un elemento
importante di questa riappacificazione e segnali importanti in questa direzione
sono venuti dagli interventi dei colleghi del centro-sinistra.
Noi dobbiamo riappacificare questa nostra Regione.
Perché se facciamo le cose, se non le facciamo non siamo in grado di farle, se
le facciamo sono incomplete, se poi non le facciamo ritorniamo ancora indietro.
Penso che avviare le riforme sia stata una fase
importante. Sono convinto che potevamo farle prima ed abbiamo perso tempo nel
passato, però adesso siamo quasi in dirittura di arrivo e dobbiamo accelerare
e, soprattutto in Calabria – ed ho finito caro Presidente – mi rivolgo
all’assessore Trematerra che conosco e stimo per il lavoro che sta portando
avanti, non c’è solo l’esigenza di far bene ma di far presto.
Noi dobbiamo far presto: questa legge va attuata nel più
breve tempo possibile in questo spirito di unità di intenti con il
coinvolgimento di tutti i soggetti. Mi pare che su questa proposta ci sia stato
il coinvolgimento ed il parere favorevole di tutti i soggetti interessati a
questa riforma.
Per questi motivi annuncio a nome del gruppo della lista
“Scopelliti Presidente” il nostro voto favorevole
ed incoraggiamo la Giunta, l’Esecutivo, a non perder tempo nella sua
attuazione.
Dopo l’annuncio del voto favorevole da parte del
Presidente della Commissione anti ‘ndrangheta per conto
della lista “Scopelliti Presidente”
è previsto l’intervento del consigliere Guagliardi. Prego, ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi, consigliere Magarò,
personalmente non sono interessato a rappacificazioni perché non sono nemico di
nessuno. Devo fare il mio dovere di consigliere regionale e devo lavorare, ma
non ho procurato né rotture drammatiche in questa Regione né penso di poterle
procurare.
Ognuno fa il suo lavoro ed adesso non possiamo lanciare l’idea
del “volemose bene” dopo 20 anni di rotture radicali nella società italiana che
torneranno nel nome delle riforme nella nostra Regione; questo concetto, che da
qualche giorno sento in quest’Aula ed anche fuori di essa, è un po’ riduttivo.
Noi oggi stiamo praticamente celebrando due “de profundis”. Uno: seppelliamo dopo 6
anni un cadavere eccellente! Il delitto si consumò nel 2007, in una nottata
durante una sessione di bilancio e contro quei provvedimenti, qualche settimana
dopo, ci fu anche lo sciopero generale della Calabria. Si trattò della famosa
riforma del maxiemendamento del 2007, allora scomparvero molti enti fra i quali
l’Afor.
Però quel cadavere, quel morto di quell’epoca è rimasto
ancora per sei anni insepolto perché non si erano realizzati gli atti concreti
per la sua definitiva liquidazione.
Quel morto forse resuscita nella nuova Agenzia ma il suo
cadavere va fatto scomparire dalla scena. Eppure è stata una storia importante
della nostra regione in cui si sono cimentati ricercatori per riflettere sullo
sviluppo e sul ruolo della montagna per la nostra regione, sulle possibilità di
economia della montagna, sulla tutela delle aree interne. Fiumi di parole, pile
enormi di relazioni che hanno coinvolto anche livelli altissimi in materia di
ricerca economica.
Non possiamo, poi, neanche dimenticare quello che è
stato per l’economia interna quel morto eccellente, quando per i paesini di
800-1000-3 mila abitanti si poteva distribuire un reddito di 40-50-100 posti;
cento redditi per comunità che andavano a vivificare e a far vivere il resto
delle attività che ora non abbiamo più. Quel morto eccellente era una fonte di
vita per la Calabria, era la fonte di vita per le aree interne, per i disagi
dei piccoli comuni.
Voglio ricordare che quel morto eccellente ha
contribuito molto anche alla democrazia della Calabria. Non accetto che si
identifichi la forestazione alla delinquenza organizzata. E’ un luogo comune
che ha distrutto la forestazione e che ha prodotto un dissesto della nostra
economia interna dietro l’assioma “forestazione uguale delinquenza
organizzata”.
Lì c’era quell’intervento che alcuni economisti stanno
rilanciando oggi: far circolare il denaro, dare la certezza e la tranquillità
alle famiglie. C’era la possibilità di poter guardare al mese dopo con una
certa serenità che oggi non abbiamo.
Non faccio questa premessa per ideologia perché sono
convinto che quel morto deve essere sotterrato per poter far si che da quel
morto posso rinascere qualcosa. Sono convinto che bisogna farla un’Agenzia con
le caratteristiche di cui ha posto le condizioni il collega Mirabelli; dobbiamo
stare attenti quando costruiamo degli enti cosiddetti strumentali e poi però li
mettiamo nelle condizioni in cui chi dirige possa esercitare manovre che
nell’ambito della legislazione italiana inducono a licenziamenti, alla non
applicazione dei contratti ed inducono la gente alla povertà ed all’abbandono
del progetto.
Ha fatto bene, quindi, il consigliere Mirabelli a
sollevare quel problema, altrimenti avremmo fatto un ente che dice “tagliamo i
rami secchi”, seguiamo la cultura della banca europea che ci dice “via il
pubblico, morte ai cittadini dei paesi”.
Questo stiamo vivendo e non stiamo affrontando il tema
del lavoro e dello sviluppo benché stiamo discutendo di due realtà importantissime
della Calabria.
Allora facciamola la discussione su questa realtà. Per
esempio, devo dire agli amici che sono lì, agli amici delle comunità montane
con cui ho fatto mille battaglie per difendere quegli enti, che quando abbiamo
discusso ed approvato lo Statuto regionale – c’è qui il Presidente dell’allora
Consiglio regionale, Fedele, e c’è l’allora Vicepresidente, Bova – abbiamo
previsto le comunità montane per difenderle non per abbatterle; gli articoli
dello Statuto, che hanno provocato, nell’altra seduta, l’increscioso momento di
imbarazzo tra il presidente Talarico e il sottosegretario Sarra, sono nati per
garantire alcune cose.
Sono convinto oggi che si sia celebrato un processo di
eutanasia alle comunità montane. Le abbiamo portate alla morte perché non
abbiamo stabilito le loro risorse, non abbiamo dato la qualificazione a chi ci
lavorava, non abbiamo creduto, gli abbiamo contrapposto le Unione dei comuni e
le abbiamo abbandonate. Oggi decidiamo la loro morte ed è giusto che sia sollevato
un problema.
Perché i lavoratori della “285” delle comunità montane
non ricevono i sussidi e i tributi dello Stato come quelli dei Comuni? E’ un
fatto casuale o fa parte di una cultura della spending review, dei Monti
di turno o di chi c’era prima di lui, che tende a distruggere questa legge
dello Stato e l’esistenza delle comunità montane? Credo che sia un errore oggi
approvare questa legge perché potrebbe riportare allo sfinimento la speranza
dei lavoratori delle comunità montane; se dovesse esserci un ricorso e fosse
bloccato il processo di riforma, visto come vanno le cose in questa Regione,
non sappiamo se l’illusione che state creando sarà realizzata.
Ed il tema è questo: si sono avuti mesi per fare la
modifica dello Statuto, si è avuto un anno per fare la modifica dello Statuto
in prima ed in seconda lettura; si sarebbe potuto fare se si fosse voluto
realmente riformare le comunità montane verso lo spirito che si è mosso oggi.
Si aveva il tempo per farlo e perché non si è fatto?
Qui ci sono molti, ma molti interrogativi: il destino
dei beni delle comunità montane, il destino delle risorse destinate alle
comunità montane, un uso ipocrita delle riforme rispetto ai leghisti ma che
sono leghisti anche dentro le nostre realtà, che appoggiano i governi che vanno
contro il Mezzogiorno.
Chiedo una sola cosa: la garanzia che questa legge, se
venisse approvata oggi, diventi immediatamente attuativa.
Temo di no, amici delle comunità montane, temo di no.
Quindi credo che forse un ripensamento fino alla fine ci possa essere. Fare una
doppia lettura dello Statuto, se si ha la volontà politica, si può fare nei
termini previsti, prevedendo già domani una seduta di Consiglio regionale per
la soppressione di questa lettera; dopo due-quattro mesi, non ricordo quali
siano i tempi, la seconda lettura per poi attuare la legge.
Ma approvarla senza quel passaggio, secondo me, è
rischioso.
Ecco, io credo che questo comporti la difficoltà a
partecipare a questo voto perché, purtroppo, siamo in una condizione di
necessità, da una parte di dare una risposta immediata ai bisogni e dall’altra
di dire che questa risposta immediata ai bisogni può essere una trappola
catastrofica.
Su questo c’è veramente un conflitto. Sto per chiudere,
Presidente.
Mi rivolgo agli amici presenti, ai colleghi della
maggioranza, al governo: pensiamo seriamente che se riforma va fatta, sia fatta
con i crismi della garanzia, altrimenti finiremo per fare solo un po’ di
dichiarazioni sui giornali. Se ci siamo avviati sulla strada della
pacificazione, la maggioranza viene appoggiata dal Pd che ha condiviso il
percorso, e dopo i sei mesi di ritardo nel pagamento dei lavoratori, dei
dipendenti delle comunità montane, dovessero diventare 12 mesi o anche di più,
avremo dato ai calabresi una ulteriore batosta che neanche meritano.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bruni. Ne ha
facoltà.
Presidente, intervengo a nome del gruppo dell’Udc che ringrazio per avermi concesso l’onore di presiedere questo gruppo. Intervengo, indubbiamente, per esprimere il voto favorevole ed il compiacimento e la soddisfazione da parte del mio gruppo per questo risultato.
Dal dibattito emerge chiaramente che questa è una
legge che riscuote il consenso di quasi tutti i gruppi politici presenti in
questo Consiglio, pur con qualche distinguo,
con qualche sottolineatura per qualche carenza che certamente nel corso del
tempo potrà essere aggiustata e rivista. Tutte le leggi possono essere migliorate e perfezionate.
Ma il dato che,
debbo dire, mi colpisce di più e che mi spinge a fare questa considerazione è
più di carattere generale.
Oggi con
l’approvazione di questa nuova legge si completa un lungo percorso che la maggioranza e il suo Presidente,
Scopelliti, hanno perorato, sul quale hanno lavorato e
puntato da sempre.
Credo
che possiamo definire questa come una settimana veramente importante per la
Calabria, per l’Ente Regione; una
settimana decisiva e proficua per una serie di atti che ritengo fondamentali e
che, di certo, trasformano radicalmente questo Ente rendendolo più agile, più snello, più produttivo, più razionale.
Tra l’altro si raggiunge questo obiettivo con
significativi risparmi di economie che, indubbiamente, possono essere impegnati
in iniziative più urgenti, più necessarie e più importanti.
Dopo tanti altri atti importanti, per esempio sulla
riduzione dei costi della politica, dopo l’approvazione della legge di
trasformazione dell’Arssa, lunedì e martedì scorso si è scritta un’altra
pagina, come diceva qualcuno; questo Consiglio regionale ha scritto un’altra
pagina importante perché è stata approvata la riforma degli Enti sub-regionali
attraverso il cui riordino si recidono molti rami secchi, si eliminano
carrozzoni politici clientelari utili, certamente, solo alla politica senza
alcun vantaggio per la comunità e anche questo con notevole risparmio di
risorse finanziarie.
Oggi portiamo a compimento un’altra importante e
significativa riforma relativa alla politica della montagna. Si archivia la vecchia
azienda Afor e si passa alla costituzione di una nuova Azienda, certamente
meglio strutturata e più rispondente alle esigenze del territorio e che apre
una grande prospettiva per il futuro e anche per coloro i quali operano in
questo settore.
A questo risultato si arriva attraverso un lavoro lungo
e defatigante, un lavoro certamente collettivo sempre coordinato con grande
impegno e determinazione dall’assessore al ramo, Michele Trematerra, supportato
da una struttura tecnico-burocratica di alto livello e sempre sostenuto con
maggiore forza dal presidente Scopelliti.
Diceva in altri tempi l’assessore Trematerra: questa è
una sfida che dobbiamo cercare di superare e di vincere.
Oggi si chiude positivamente quest’altro lungo e
travagliato percorso se volete, e lo facciamo con maggiore soddisfazione perché
questa riforma viene approvata quasi alla unanimità, a larghissima maggioranza
grazie al senso di responsabilità, alla disponibilità, al contributo
costruttivo che le forze di opposizione hanno messo a disposizione di questa
legge.
Questo vuol dire conferire a questo atto maggiore
valenza e significazione.
Possiamo ritenere, quindi, che questa seconda fase della
consiliatura regionale si apre sotto i migliori auspici e sarà caratterizzata
dal dispiegarsi del corposo processo di riforme che abbiamo approvato e sulla
cui scia dovremo continuare ad operare
senza sosta, aggredendo, così come si è fatto fino ad oggi, altre situazioni di
debolezza e disagio a partire, magari sin da subito, da una nuova legge elettorale.
Ecco perché sono intervenuto per esprimere il
compiacimento mio e dell’intero gruppo e per esprimere certamente un parere ed
un voto favorevole, credo, scontato. Grazie.
Registriamo, dunque, il parere favorevole da parte del
gruppo dell’Udc, espresso dal consigliere Bruni.
Ha chiesto di parlare il consigliere Guccione. Ne ha
facoltà.
Grazie per avermi dato la parola, Presidente.
Richiamando una considerazione politica fatta dal consigliere Principe e il
fatto che siamo proponenti di un progetto di legge cosiddetta “Regione
leggera”, che prevede una riforma della Regione, alla luce del fallimento del
regionalismo nel nostro Paese, credo che vada fatta una considerazione politica
- e l’ha fatta in precedenza il mio capogruppo – riguardo al processo
riformatore che si è consumato in questi mesi nella Regione Calabria: Arssa e
Afor in primis.
Questo è stato possibile grazie al contributo di
un’opposizione riformista che sia in quest’Aula che fuori ha lavorato come una
forza di governo; non può sfuggire a nessuno che, se oggi vareremo la riforma
dell’Afor - e questo è valso anche per l’Arssa – sarà grazie al Partito democratico che garantisce la maggioranza dei due
terzi, così come previsto dallo Statuto della Regione.
Credo che questo sia un fatto politico di grande
rilevanza, alla luce del fatto che, voglio dirlo, già nel 2007 fu giusto
avviare quel processo riformatore che, però, è durato troppo tempo; la classe
politica dal 2007 fino ad oggi non ha avuto la forza di portare a compimento
quel processo riformatore ed abbiamo tenuto questi enti commissariati ed in
liquidazione dal 2007 fino ad oggi. Enti che hanno utilizzato risorse per oltre
1 miliardo e 200 milioni di euro così come ci ha detto la Corte dei Conti; ne
abbiamo discusso in quest’Aula, Arssa e Afor commissariate ed in liquidazione
dal 2007 ad oggi, hanno speso, forse, qualcosa in più, oltre 1 miliardo 200
milioni.
Abbiamo tenuto per troppo tempo due organismi, due
agenzie – chiamatele come volete – che hanno competenze su due settori
importanti: agricoltura e forestazione a lungo inattive, in ordinaria
amministrazione, consumando importanti risorse regionali.
Questo non possiamo dimenticarlo nella discussione di
oggi.
Non sono tenero con questa Giunta e col suo Presidente
nel senso che la mia è, molte volte, una opposizione rigorosa, però devo dare
atto all’assessore Trematerra di essere riuscito, attraverso un ruolo paziente,
a trovare le giuste convergenze sia in quest’Aula che fuori fino ad arrivare ad
un provvedimento largamente condiviso, anche se, secondo me, permangono alcune
questioni, a cominciare da quella delle Comunità montane.
Non voglio far finta che in quest’Aula non ci sia stato
l’intervento del consigliere Franchino. Forse sulle Comunità montane siamo stati
troppo frettolosi, ma una cosa è certa: con questa soluzione abbiamo messo il
personale delle Comunità montane nelle condizioni di poter avere una serenità
che fino ad oggi è mancata. Il punto è la discussione che dovremo approfondire
nei prossimi mesi riguardo le competenze che erano in capo alle comunità
montane e in particolare le aree di montagna che sono un grande patrimonio di
questa regione; sono d’accordo con la proposta del collega Magno di
approfondire entro un mese questo tema delle comunità montane e della Unione
dei comuni, di avviare una riflessione per vedere se riusciamo ad approvare una
proposta più avanzata e migliorativa di quella cui siamo arrivati in questo
testo.
Abbiamo anche dato dignità e ruolo ad un servizio
importante, quello della sorveglianza idraulica.
Sono circa 400 lavoratori che oggi in base all’articolo
4 della legge che istituisce l’Azienda Calabria Verde, per i quali è previsto
espressamente al comma d) che “le attività di monitoraggio e sorveglianza
idraulica della rete idrografica calabrese con l’ausilio del personale è
istituito questo servizio”, fanno parte integrante della missione di questa
nuova azienda, ed io credo che, con gli emendamenti proposti da maggioranza e
minoranza, questo aspetto sarà approfondito e migliorato, in sede di
approvazione della legge.
Credo che non ci possiamo mai accontentare di quello che
facciamo ma un segnale forte viene dal fatto che su temi strategici che
riguardano lo sviluppo della Calabria, noi dell’opposizione, siamo stati in grado,
su Arssa, Afor e Riforma degli Enti e delle Fondazioni, di dare un contributo
fattivo affinché la Calabria potesse conoscere e portare a compimento un
processo riformatore che riteniamo
importante.
Se non ci sono interventi dal centro-destra, prima di
passare all’esame dell’articolato, do la parola al consigliere Tripodi
Ha chiesto di parlare il consigliere Tripodi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Voglio ribadire alcuni concetti e, prima di fare il mio
intervento, preannuncio il voto di astensione su questa legge, non sulla legge
ma bensì astensione sul voto. Quindi, quando si voterà mi allontanerò
dall’Aula, non per sminuire il lavoro fatto dall’assessore o dal dipartimento,
perché ritengo che alcune cose, con molta onestà mentale ce le dobbiamo dire in
quest’Aula, altrimenti rischiamo di far passare per riforme eclatanti qualcosa
che, invece, deve ancora addivenire.
Per questo prendo questa legge come una manifestazione
di intenti e meritevole di attenzione, ma al momento si tratta solo di questo.
Poi ho sentito, da una parte e dell’altra anche di
questi banchi, voler ascrivere al proprio partito o al proprio ruolo di aver
contributo o di contribuire all’approvazione di questa legge.
Vorrei capire quali sono le novità di questa legge
perché questo ce lo dobbiamo dire con molta onestà mentale.
Guardando la legge dal punto di vista ordinamentale, poi
nell’articolato, articolo per articolo vedremo che, eccetto una governance di chi gestisce e della
impostazione di governo anche dell’Afor, nella nuova Agenzia Calabria Verde, di
fatto, competenze e funzioni rimangono quelle che erano prima.
C’è di più, però. Questa nuova agenzia che è stata
creata, rispetto al personale – lo vedremo da qui a poco – ha circa 850/900
persone in più rispetto a prima e la legge lo dice chiaro: mantenendo gli
stessi livelli, funzioni ed anche equiparazione stipendiali a quello che aveva
prima.
Ma andiamo oltre, perché di questo si tratta. “Funzioni
del Direttore generale” tutto rimane a capo della Giunta come prima, anzi -
questa è una riflessione che faccio fra me e me – nell’articolato, addirittura, la Giunta regionale, guarda
caso, si riserva, dalla lettera a) alla lettera f) dell’articolo 5, la facoltà
di decidere rispetto all’ impostazione di gestione e alle funzioni del
Direttore generale.
Faccio un esempio banale. Alla lettera m), invece, il
“piano regionale antincendi boschivi” viene lasciato all’esclusiva competenza
del Direttore generale come se non ci interessasse.
Andiamo avanti! Anche se, rispetto alle Comunità montane
e alla discussione che abbiamo fatto fino a poche settimane fa, rispetto all’
impostazione anche di forze del centro-sinistra - e questo lo voglio dire al consigliere Guccione –
riteniamo che una gestione della montagna possa o debba pervenire anche
attraverso una rimodulazione articolata delle autonomie locali.
Di questo si tratta. Anche se l’Unione dei comuni – ai
comuni non diamo nessuna facoltà – lo possono fare per legge ed in modo
autonomo. E quando mettiamo per legge l’eventuale, perché qui si tratta di
eventuale capacità di gestione, di approvare una legge che vada a regolamentare
queste cose, allora dobbiamo chiarire se l’impostazione è solo per approvare
una legge di riforma che sia espressione di intenti, e quindi siamo d’accordo, perché non sminuiamo né il
valore della riforma nè del lavoro fatto dall’assessore Trematerra e dal suo
dipartimento.
Però dobbiamo dire le cose come stanno, perché
altrimenti rischiamo di dare un’impressione sbagliata, perché dobbiamo riempire
questa legge di contenuti. Ed i contenuti sono la dimostrazione reale e fattiva
dell’ impostazione che vogliamo dare alla gestione della montagna.
Alcune cose sono apprezzabili e lo dico senza infingimenti, ma alla fine vedremo e diremo di cosa è costellata questa legge che oggi andiamo ad approvare.
Lo prendiamo come un buon auspicio e riteniamo che, per il bene della Calabria, daremo attuazione e corpo alle cose che abbiamo detto oggi, vuoi per la “spending review”, vuoi per l’impostazione che abbiamo dato sul modello di gestione; perdonatemi, però, non vedo tutta l’apoteosi che si sta facendo su questa norma, che oggi sta passando anche con la responsabilità in positivo delle forze di centro-sinistra.
Non ritengo che questo provvedimento sia esaustivo di
una nostra interpretazione in modo autentico di
quella che può essere la gestione non solo del comparto forestale – lo vedremo
nell’articolato - ma anche e soprattutto nella gestione della montagna, perché,
quando mi si dice che le competenze di attribuzione vengono anche dallo
sfruttamento dell’idroelettrico alla nuova azienda
che andiamo ad istituire, voglio capire quali siano gli orientamenti di
gestione di quel comparto rispetto ad un ecosistema già fragile sulle montagne.
Abbiamo visto poi come è
stato in questi anni l’utilizzo del personale. Reggio Verde né stata una
dimostrazione.
Di cosa stiamo parlando,
perdonatemi? Ripeto che non voglio sminuire il lavoro fatto nella direzione di
dare una risposta alla Calabria ma mi sarei aspettato che, oltre questo
articolato, dimostrassimo realmente come volevamo gestire e quali impostazioni
di novità volevamo dare alla Calabria rispetto ad una nuova filosofia di gestione. Di fatto,
l’impostazione gestionale della Giunta era ed è rimasta della Giunta. Cosa è
cambiato? Qual’ è la novità sostanziale nella filosofia di gestione di questa Regione?
Questo
lo verificheremo da qui a pochi mesi.
Mi
auguro, soprattutto per il bene della Calabria, che l’assessore Trematerra e la
Giunta regionale possano effettivamente dare risposte costruttive
nell’orientamento che abbiamo detto tutti quanti. Ma oggi non mi sento di
assumermi questa responsabilità. Al momento del voto mi allontanerò dall’Aula.
Grazie.
Con l’intervento
del consigliere Tripodi si conclude il dibattito sulla discussione generale.
Possiamo procedere all’esame dell’articolato.
All’articolo 1 è stato presentato l’emendamento
protocollo numero 20131, a firma del consigliere Mirabelli,
che recita così: “L’articolo 1, comma 1, è sostituito dal seguente <E’
istituita, ai sensi del comma 3 dell’art. 54 dello Statuto della Regione Calabria, l’Azienda Calabria
Verde, l’Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della
montagna, di seguito denominata Azienda Regionale, ente strumentale della
Regione Calabria munito di personalità giuridica di diritto pubblico non
economico ed autonomia amministrativa, organizzativa, gestionale, tecnica,
patrimoniale contabile e finanziaria>”.
Prego, consigliere Mirabelli.
Presidente, ne avevamo già parlato e si tratta solo di aggiungere la connotazione specifica a questo ente di diritto pubblico non economico.
Pongo in votazione l’emendamento. Parere del relatore? Parere della Giunta?
(E’ approvato all’unanimità)
Pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2 con il voto contrario del consigliere Franchino.
(E’ approvato a maggioranza)
Pongo in votazione l’articolo 3 con il voto contrario del consigliere Franchino.
(E’ approvato)
All’articolo 4 sono stati presentati degli emendamenti
a firma del consigliere Naccari
Carlizzi, che decadono per assenza del proponente.
L’emendamento è ritirato.
All’articolo 4 è stato presentato emendamento protocollo
numero 19990, a firma dei consiglieri
Guccione, Franchino e Adamo, che recita così: “Alla lettera d) del comma
1, dopo le parole <le attività di servizio di> vengono aggiunte le parole
<monitoraggio e>. Alla lettera d) del comma 1, dopo le parole <per lo
svolgimento delle attività affidate con deliberazione di Giunta regionale del
14 settembre 2010, numero 602> vengono aggiunte le parole <il personale
di cui alla legge regionale numero 8 del 28.12.2009 dovrà essere utilizzato a
tempo pieno e con le adeguate qualifiche funzionali. Per la copertura
finanziaria degli oneri previsti per l’attività di monitoraggio e sorveglianza
idraulica, quantificabili in € 10.000.000 annui si provvederà con risorse
autonome tramite la legge di approvazione del bilancio della Regione e con la
collegata legge finanziaria che l’accompagna>.
Alla lettera d) del comma 1 prima delle parole
<allocate all’Upb 3.2.04.05, sono trasferite a carico del capitolo di
competenza del dipartimento agricoltura, foreste e forestazione> aggiungere
le parole <le risorse saranno>”.
Prego, consigliere Guccione.
Presidente, questo emendamento ribadisce, sostanzialmente, che le attività di monitoraggio e sorveglianza idraulica sono svolte a tempo pieno. Nella sostanza è come quello del consigliere Vilasi. Chiedo che venga accolto e poi sistemato in sede di coordinamento formale.
Parere della Giunta?
E’ accolto ma con autorizzazione al coordinamento formale; c’è anche un emendamento successivo che è del consigliere Vilasi…
Voglio capire prima di votare. Sono favorevole. Coordinamento formale significa che la sostanza dell’emendamento la accoglie lei? E’ il quibus, i soldi, non il principio che…
Prego, assessore Trematerra.
Accogliamo l’emendamento dove la lettera d), subito dopo le parole <rete idrografica calabrese> aggiunge <da svolgersi a tempo pieno>, scusi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Adamo, ne ha facoltà..
Per precisare la preoccupazione del consigliere Bova, ai fini del lavoro fecondo del coordinamento formale; la precisazione riguarda, esattamente, la
differenziazione tra l’obiettivo del riconoscimento del servizio, da rivolgersi
al tempo pieno, e le forme di contrattualizzazione dei lavoratori e delle attività che
di anno in anno si programmano e si organizzano.
Mi pare che l’obiettivo a cui tende questo emendamento,
come è stato illustrato già precedentemente dal firmatario Guccione, sia,
intanto, quello di riconoscere il servizio a tempo pieno nell’ambito
dell’attività cui è preposta Calabria Verde.
Ovviamente, poi rientra nella parte della gestione del governo, del
procedimento e dell’attività del servizio tutto il resto che ne consegue per
quanto riguarda le forme di utilizzo del personale.
Difatti l’attività deve essere a tempo pieno ed
ininterrotto. Poi, attraverso l’atto aziendale, si stabiliranno le modalità e le
forme.
Questa è una norma che non può comportare nemmeno un euro di aggravio.
Pongo in votazione la proposta, rispetto all’indicazione
formulata dall’assessore Trematerra, di recepire e
trasmettere al coordinamento formale l’emendamento a firma dei consiglieri Guccione, Franchino, Adamo.
Questo lo votiamo convinti.
Pongo in votazione l’emendamento 19990.
(E’ approvato all’unanimità)
Questo emendamento accorperebbe anche il successivo emendamento a firma del consigliere Vilasi, come testé enunciato.
Sempre all’articolo 4 è stato presentato emendamento,
a firma del consigliere Naccari Carlizzi, che però decade per assenza del
proponente.
All’articolo 4 è stato presentato emendamento protocollo
numero 20341, a firma del consigliere Magno, che recita così: “All’articolo 4,
comma 1, lettera a) sono aggiunte le seguenti parole <… e ricomprese nel
patrimonio disponibile della Regione;”.
All’articolo 4, comma 1, lettera c) sono aggiunte le
seguenti parole <…, di concerto con i Consorzi di bonifica e coordinate
dalla protezione civile.>”.
All’articolo 4, è aggiunto il comma 1bis “Le funzioni
svolte al di fuori del patrimonio indisponibile della Regione sono assegnate ai
Consorzi di bonifica per come previsto dall’art. 11 della L.R. del 23 luglio
2003, numero 11 e realizzate con gli operai idraulico forestali di cui alla
legge 442/84.”.
Prego, consigliere Magno, ha facoltà di illustrarlo.
E’ ritirato, Presidente.
Non essendoci altri emendamenti pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.
(E’ approvato)
E’ stato presentato emendamento protocollo numero 20381, a firma del consigliere Grillo, che introduce l’articolo 4bis
Prego, consigliere Grillo.
E’ relativo all’articolo 4? E’ ritirato.
E’ stato presentato emendamento protocollo numero 20381, a firma del consigliere Grillo, che introduce l’articolo 4 ter.
Prego, consigliere Grillo.
L’emendamento si commenta da sé.
Parere della Giunta? Parere del relatore?
(Interruzione)
Presidente, forse si sta facendo confusione, è l’emendamento che ho ritirato.
L’articolo 4bis è stato ritirato. L’articolo 4ter.
Anche l’articolo 4ter.
Poco fa lei ha espresso la volontà di sottoporlo all’Aula.
Il firmatario, consigliere Grillo, ritira l’emendamento all’articolo 4ter.
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato all’unanimità)
All’articolo 6 è stato presentato emendamento protocollo numero 20088, a firma del consigliere Vilasi, che è ritirato.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tripodi, ne ha facoltà.
Presidente, vorrei capire una cosa su questo articolo che istituisce il Comitato tecnico di indirizzo e, in teoria, supporta quella che è l’azione delle linee generali di indirizzo.
Faccio politica da un po’ di tempo e, fino ad ora, mi era sembrato, che l’azione sindacale fosse diversa da quella politica.
Nella composizione del Comitato di indirizzo, testualmente – assessore e Presidente – leggo che fanno parte 4 rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Ora, se qualcuno mi vuol spiegare la filosofia per cui il sindacato si occupa della tutela e della gestione all’interno di un Comitato tecnico, che non ha altra funzione se non quella di vigilare e supportare l’attività del Direttore generale, il quale, a sua volta, deve sottoporre i propri atti su alcuni aspetti fondamentali alla Giunta regionale.
Vorrei capire, pertanto, quale filosofia ha ispirato questo Comitato tecnico di indirizzo e questa composizione, perché anche qui con il sindacato bisogna fare un ragionamento in Calabria.
Presidenza del
Presidente Francesco Talarico
Prego, assessore Tremattera.
Il Comitato tecnico di indirizzo non è di gestione. Visto che si parla di un’Azienda che ha circa 8 mila operai, ci sembrava opportuno che fossero presenti le rappresentanze sindacali di questo tipo di organizzazione, dove si danno gli indirizzi, così come anche i rappresentanti dell’Uncem e quelli che vengono nominati dalla Giunta.
Non vedo discrepanza Tra la funzione sindacale e un Comitato tecnico di indirizzo che non è affatto di gestione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Tripodi. Ne ha facoltà.
Assessore, non voglio replicare perché la spiegazione, dal suo punto di vista, va benissimo, ma da consigliere regionale di questa Calabria che fa politica, così, alla carlona, mi chiedo quale potere di confronto ha il sindacato con la Giunta regionale, rispetto ai provvedimenti che vengono adottati, una volta concordate le linee di gestione e di indirizzo. Ma questa è una cosa che vedremo nei prossimi giorni con l’evolversi della discussione.
Non essendoci emendamenti, oltre all’intervento di merito del consigliere Tripodi, possiamo procedere con la votazione dell’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
All’articolo 8 è stato presentato l’emendamento
protocollo numero 20383, a firma del consigliere
Grillo, che così recita: “Art. 8 (Distretti territoriali) – La Giunta
regionale, con atto regolamentare, sentito il Cti, determina l’articolazione e
l’individuazione del numero dei distretti per singola provincia e definisce la
ripartizione del territorio montano e forestale in articolazioni distrettuali,
in ragione: delle peculiarità della superficie territoriale delle foreste già
gestite dall’Afor, ai sensi della L.R. numero 20/1992; degli indicatori
fisico-geografici, demografici e socio-economici previsti dal comma 18
dell’art. 2 della L. 244/07; della distribuzione territoriale della forza
lavoro idraulico forestale”.
Prego, consigliere Grillo.
L’emendamento si illustra da sé.
Parere della Giunta?
Si illustra da sé. Per
quanto riguarda questo emendamento non ci si riferisce ai comuni ma i distretti
sono riferiti semplicemente a territori. Potrebbe, quindi, verificarsi che una
parte di un comune appartenga ad un distretto ed un’altra parte ad un altro
distretto.
(Interruzione)
Penso sia questo l’emendamento…
Potrebbe verificarsi che un
Comune o una parte del territorio del Comune faccia parte del distretto e
un’altra parte no. Non sono quindi i Comuni a far parte del distretto ma il
territorio. A questo punto, chiedo che l’emendamento venga ritirato.
Volevo capire solo una cosa. Intanto dei distretti fanno parte anche i Comuni ed i territori comunali immagino.
Il territorio, non il Comune in quanto Municipio. I distretti sono creati in base al territorio, quindi non Municipi. Non guardiamo più ai distretti come un agglomerato di Comuni ma di territori che abbiano, ovviamente, determinate caratteristiche su cui può insistere la forestazione.
Solo per chiarimento, volevo dire che questo emendamento mirava ad eliminare i criteri previsti dalla legge regionale numero 20 del 2008 che ha determinato molti disagi sui territori, in tema di Comunità montane, creando ed inserendo alcuni Comuni all’interno delle Comunità montane, che nulla avevano a che fare con la montagna.
Il mio emendamento mirava proprio ad eliminare quei criteri, e, se questi criteri vengono annullati, per me l’emendamento può essere ritirato.
Quindi l’emendamento protocollo numero 20383 è ritirato dal consigliere Grillo.
All’articolo 8 è stato presentato l’emendamento
protocollo numero 20428, a firma dei consiglieri
Principe, Naccari Carlizzi, Franchino e altri, che recita così: “All’articolo 8,
comma 1, prima delle parole <La Giunta regionale> inserire le parole
<su proposta del Direttore generale, previo parere della Commissione
consiliare competente>”.
Prego, consigliere Principe.
Presidente, brevemente, sia questo che altri emendamenti mirano a far in modo che il Consiglio regionale abbia, quanto meno, un ruolo di parere su alcuni atti importanti ed anche questo, in particolare, mira a dare un ruolo propositivo più forte al Direttore generale. Trattandosi, in particolare, della distrettualizzazione, mi sembra un po’ inusuale che sia la Giunta a partorire la proposta e non l’organo tecnico. Troviamo corretto che sia il Direttore generale a far la proposta e che la Giunta, naturalmente, deliberi, previo parere della Commissione competente.
Per ragioni di risparmio di tempo anche i successivi emendamenti hanno la finalità di coinvolgere il Consiglio regionale.
C’è la questione riguardante l’aspetto obbligatorio o
vincolante del parere. Per quanto mi riguarda - parlo
più personalmente che in qualità di capogruppo e lascio ad una valutazione più
complessiva la questione - può bastare
il parere obbligatorio, dato in termini congrui, in modo che non ci siano
inutili perdite di tempo, anche perché mettere il parere vincolante evita, a
mio avviso - stavo per dire una libertà di confronto - perché se il parere vincola, di solito le
maggioranze si chiudono in sé stesse mentre, comunque, una Commissione
consiliare che dice la sua in modo più libero e svincolato da fatti di maggioranza
ha un valore – a mio avviso – in termini di confronto istituzionale migliore.
Parere dell’assessore?
Capisco lo spirito dell’emendamento
e al consigliere Principe faccio due considerazioni. Nella prima fase, quella
di start up, i tempi sono
contingentati prima di arrivare alla fruibilità della legge stessa.
Mi permetto, intanto, in questi termini, di dare un limite
temporale alla Commissione, ovvero, 15 giorni per esprimere un parere non
vincolante, perché altrimenti avremmo anche una serie di vincoli…
Presidente, vorrei intervenire su questo emendamento.
Prego, consigliere Imbalzano.
Il parere all’emendamento è favorevole, ovviamente, almeno in riferimento ai 30 giorni per dare il tempo alla Commissione di esprimersi.
Trenta giorni va bene.
Volevo dire al collega Imbalzano che chiediamo un limite temporale di 15 e non di 30 giorni perché, a nostro avviso, rischieremmo di dilatare molto i tempi e, da quando questa legge oggi verrà approvata a quando si faranno tutti gli atti necessari per far partire la nuova azienda, i tempi sono veramente contingentati e non basteranno 6-7 mesi. Per cui il rischio è che, attraverso la lungaggine dell’attività in Commissione, questo possa in qualche misura…
Per cui penso che i 15 giorni siano sufficienti per esprimere un parere, una valutazione. Ma, ovviamente, mi rimetto all’Aula.
Prego, consigliere Imbalzano.
Presidente, su altre
questioni posso anche convenire con l’assessore Trematerra ma quella dei distretti
è una questione troppo importante perché la Commissione non abbia il tempo di
esprimersi compiutamente. Quindi insisterei almeno sull’emendamento riguardante
il parere obbligatorio sui distretti territoriali: che siano 30 giorni con
l’impegno della Commissione di anticipare, al massimo eventualmente, i tempi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Adamo. Ne ha facoltà.
Avevo chiesto la parola prima che si passasse alla votazione, perché c’è un punto sulla questione dei pareri.
Condivido quel che ha detto il collega Principe in via di principio…
…di metodo perché andava posto prima l’emendamento Adamo, essendo il più distante dal testo proposto, perché nel momento in cui votate questo emendamento non potrete votare l’altro, e questo è un modo di procedere non ordinato. Quindi lui interviene per dirvi che questo emendamento doveva essere discusso per primo. Le chiedo scusa.
Come ha già fatto notare il
consigliere Principe, volevo precisare, che ci sono più emendamenti,
anche di firmatari diversi che si richiamano alla questione del rapporto tra
l’attività amministrativa della Giunta e
quella del Consiglio, sottolineando,
soprattutto in questi emendamenti, i pareri delle Commissioni
consiliari.
Il consigliere Principe l’ha
detto e ha fatto bene ad interpretare in maniera unificata questi emendamenti
per cui quello che poi attiene ai consiglieri del Pd è come se fossero tutti
consiglieri del gruppo del Pd.
Però c’è un punto su cui
voglio far riflettere l’assessore, il Consiglio e lo stesso collega Principe
riguardante la questione della distrettualizzazione. La chiamo così, per non
dire della formulazione dei distretti ecc. ecc., perché ho visto che quello che
abbiamo approvato riguardava proprio questo punto della distrettualizzazione.
Secondo me lì, assessore, il
parere non può essere vincolante perché la distrettualizzazione è un mero atto
programmatorio, cioè è propria della funzione primaria del Consiglio regionale
e non può essere considerato un semplice atto di verifica o di ratifica di un
orientamento amministrativo.
E’ la Giunta, poi, che deve
lavorare sulla base di un indirizzo pienamente programmatorio del Consiglio. Tanto
vale, del resto, per tutte le altre forme di “distrettualizzazione” vale per
quando si tratta della definizione dei bacini idrografici, per quanto riguarda
anche gli ambiti territoriali ottimali, vale sempre diciamo.
Penso che si possa discutere
sui tempi e accelerare il procedimento; sentivo dire 15 giorni, e va bene. Però
il parere deve essere anche vincolante non solo obbligatorio, obbligatorio è
depotenziato. Obbligatorio vuol dire che si può esprimere un parere di cui si
può anche non tener conto, ed io penso che il parere vincolante sulla
distrettualizzazione sia un atto qualificante.
Prego, assessore.
L’unica cosa di cui sono
relativamente preoccupato sono i tempi, consigliere Adamo.
Se sono quelli che sto
richiamando di 15 giorni, nel momento in cui il parere non dovesse arrivare
entro 15 giorni per noi, ovviamente, dovrebbe significare poter andare avanti.
Se questo è lo si può accogliere con questa formulazione.
Prego, consigliere
Imbalzano.
Devo dire che condivido
l’impostazione del consigliere Adamo su questa vicenda e mi convince profondamente, perché i distretti sono troppo importanti in questa
legge. Vuol dire che faremo quindi una Commissione ad horas accettando anche i 15 giorni con il parere vincolante.
Volevo precisare che c’è una
differenza tra l’emendamento del
consigliere Principe e quello del consigliere Adamo.
Su quello del consigliere
Principe si dice: “su proposta del direttore generale”, cioè la proposta passa
dal Direttore generale alla Giunta che la approva e la trasmette in
Commissione, cosa che non è prevista nell’emendamento del consigliere Adamo.
Nell’emendamento del
consigliere Adamo non è prevista questa iniziativa da parte del Direttore.
Va bene quindi la versione
del consigliere Principe? Pongo in votazione l’emendamento così come riformulato su proposta del Direttore generale,
parere della Commissione e poi approvazione della Giunta.
Parere del relatore?
Favorevole, parere
obbligatorio e vincolante.
Parere della Giunta?
Favorevole con la
riformulazione che faremo in coordinamento formale.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 8 come emendato.
(E’ approvato)
All’articolo 9 è stato
presentato emendamento, protocollo numero 20427, a firma dei consiglieri
Principe, Naccari Carlizzi, Franchino ed altri, che così recita: “All’art. 9, comma
1 dopo la parola <generale> aggiungere le parole <e previo parere
obbligatorio della Commissione consiliare competente>”.
Anche qui c’è scritto previo parere obbligatorio della
Commissione consiliare competente ma non sono indicati i giorni. Vale quanto
abbiamo previsto per l’articolo 8? Quindi 15 giorni e parere vincolante?
Quindici giorni da quando arriva il provvedimento in
Consiglio regionale, dove viene protocollato e rimesso alla Commissione.
Pongo in votazione l’articolo 9 come emendato con
l’aggiunta dei 15 giorni.
Parere del relatore e della Giunta? Favorevoli.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12.
(E’ approvato)
All’articolo 13 è stato presentato emendamento,
protocollo numero 20382, a firma del consigliere Grillo che così recita: “Art.
13 (Disposizioni transitorie e finali)
1. In fase di prima applicazione della presente legge,
il Direttore generale dell’ Azienda regionale:
2. è nominato entro trenta giorni dall’entrata in
vigore;
predispone, entro quaranta giorni dalla nomina, l’atto
aziendale di cui all’articolo 9; il piano annuale per l’anno 2014, di cui
all’articolo 5, comma 6, lettera b); il bilancio preventivo per l’esercizio
finanziario 2014, di cui all’articolo 5, comma 6, lettera c).
Entro centoventi giorni dalla nomina di cui al comma 1,
lettera a), il direttore generale dell’Azienda regionale adotta le iniziative
di cui all’articolo 9, comma 1, della L. R. 22/2010, con le modalità e per gli
obiettivi ivi previsti, al fine di conseguire, a partire dal 2014, un risparmio
di almeno il 20 per cento rispetto alla spesa per il personale complessivamente
sostenuta nell’anno 2011 dall’AFOR in liquidazione.
3. Le funzioni di cui all’articolo 4, comma 1, lettere
a), b), c) e d), sono esercitate dall’Azienda regionale a decorrere dall’ 1
gennaio 2014, data a partire dalla quale l’Azienda regionale acquisisce di
diritto la piena operatività gestionale.
4. Dalla data di pubblicazione della presente legge
regionale decade di diritto il Commissario liquidatore dell’AFOR, posta in
liquidazione ai sensi dell’articolo 4 della L. R. 9/2007, ed il relativo
contratto a tempo determinato cessa di avere efficacia. Entro dieci giorni
dalla pubblicazione della presente Legge Regionale, con decreto del Presidente
della Giunta regionale, previa deliberazione della Giunta, è nominato, con
scadenza al 31 dicembre 2014, il nuovo Commissario liquidatore dell’Azienda
forestale della Regione Calabria (AFOR). Nelle more di tale nomina si applica
l’articolo 6 della legge regionale 4 agosto 1995, numero 39 (Disciplina della
proroga degli organi amministrativi e delle nomine di competenza regionale.
Abrogazione della legge regionale 5 agosto 1992, numero 13). La procedura di
liquidazione dovrà essere definitivamente conclusa entro il 31 dicembre 2014;
5. Fino al passaggio di funzioni di cui al precedente
comma 3, secondo quanto predisposto con il piano di trasferimento di cui al
comma 6, lett. a) del presente articolo, il Commissario liquidatore nominato ai
sensi del comma 4, oltre alle funzioni finalizzate alla liquidazione, esercita
le attività aziendali di cui all’art. 4, comma 1, lett. a) e d), avvalendosi
delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili.
6. Il commissario liquidatore dell’AFOR’ entro trenta
giorni dalla nomina di cui al comma 4, predispone il piano di trasferimento, in
favore dell’Azienda regionale, delle funzioni, delle risorse strumentali e
finanziarie e del personale ancora in forza alla data del 31.12.2013 che non è
possibile collocare in quiescenza entro tale, nel rispetto del regime
contrattuale in essere alla data del 31 dicembre 2012. Tale trasferimento
investe tutte le funzioni, le risorse ed il personale non strettamente
necessari alla gestione liquidatoria dell’Afor ed ha la decorrenza di cui ai
comma 3 del presente articolo;
entro sessanta giorni dalla nomina di cui al comma 4,
trasmette ai Dipartimenti della Giunta regionale competenti in materia di
agricoltura ed in materia di bilancio un piano di liquidazione nel quale, anche
sulla base di quanto previsto all’articolo 14, sono indicate le poste attive e
quelle passive, nonché le modalità di estinzione di queste ultime, da
effettuarsi anche previo accordo transattivo con i creditori su un piano di
rientro pluriennale. Il piano deve prevedere che le risorse finanziane
disponibili e le poste attive siano destinate alla copertura delle poste
passive ed al ripiano di ogni debito dell’Afor. Il piano deve prevedere,
inoltre, che le poste ed i residui attivi, eventualmente ancora presenti dopo
tale ripiano, siano acquisite dal bilancio della Regione Calabria.
7. In nessun caso, nel corso della gestione
liquidatoria. i debiti pregressi dell’AFOR possono gravare sull’Azienda
regionale.
8. Conclusa la liquidazione, il commissario liquidatore
dell’AFOR trasmette alla
commissione consiliare regionale competente ed ai Dipartimenti di cui al
comma 5, lettera b), un bilancio finale della liquidazione. La Giunta regionale
delibera sull’approvazione del bilancio finale della liquidazione, assumendo,
altresì, le determinazioni eventualmente necessarie alla chiusura della stessa
liquidazione.
9. L’approvazione del bilancio finale della liquidazione
determina l’estinzione dell’AFOR e il trasferimento all’Azienda regionale delle
risorse strumentali e finanziarie residue, nonché, del personale impiegato
nella gestione liquidatoria, nel rispetto del regime contrattuale in essere
alla data dell’entrata in vigore della presente legge.
10. I lavoratori addetti ai lavori di sistemazione
idraulico-forestale e i lavoratori inseriti nel "Fondo sollievo" sono
collocati in un bacino ad esaurimento.
11. Sono abrogati i commi 2, 6, 7, 7bis, 7ter, 8, 9, 10
dell’articolo 4 della L. R. 9/2007, la L.R. 2000/2008
nonché tutte le disposizioni di Legge Regionale incompatibili con quelle della
presente legge.
12. Tutte le disposizioni della L.R. 20/1992,
riguardanti l’AFOR, e non incompatibili con quelle della presente legge, si
applicano all’Azienda regionale.
13. Nell’ambito del trasferimento di cui al comma 2
dell’art. 5 della L. R. numero 9 del 2007, così come modificato dall’art. 11,
comma 12, della L. R. numero 66 del 2012, il Commissario liquidatore
dell’Azienda per lo sviluppo ed i servizi in agricoltura (A.R.S.S.A.), posta in
liquidazione ai sensi dell’art. 5, comma 2, della L.R. numero 9 del
2007, nel trasferire all’Azienda regionale il personale preposto al Polo
Soprassuoli Boschivi già facente parte del patrimonio dell’ A.R.S.S.A
trasferisce, altresì, le risorse finanziarie alla remunerazione del personale
in questione, comprese quelle accantonate per gli oneri previdenziali.”
Prego, consigliere Grillo.
Si illustra da sé, Presidente.
Consigliere Grillo, mi chiedeva l’assessore se lo può
illustrare brevemente.
Anche qui, Presidente, a conclusione della liquidazione dell’Afor, credo sia necessario che gli atti vengano trasmessi soltanto per una presa in visione alla Commissione competente senza parere vincolante.
All’articolo 13 è stato presentato anche
l’emendamento, protocollo numero 20425, a firma dei consiglieri Principe, Naccari
Carlizzi, Franchino ed altri, di simile contenuto, che così recita: “All’art.
13, comma 6, alla lettera b) sostituire le parole <trasmette ai dipartimenti
della Giunta regionale competente in maniera di agricoltura ed in materia di
bilancio> con le parole <trasmette alla Giunta regionale che lo approva
previo parere obbligatorio della Commissione consiliare competente>”.
Parere del relatore?
Favorevole.
Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione gli emendamenti con autorizzazione al
coordinamento formale.
(Sono approvati)
All’articolo 13 è stato presentato emendamento,
protocollo numero 20426, a firma dei consiglieri Principe, Naccari Carlizzi,
Franchino ed altri, che così recita: “All’art. 13, comma 8, dopo la parola
<liquidazione> aggiungere le parole <e lo trasmette per il parere
obbligatorio alla Commissione consiliare competente>”.
Questo è sempre lo stesso.
Sempre all’articolo 13 è stato presentato emendamento,
protocollo numero 20424, a firma dei consiglieri Principe, Naccari Carlizzi,
Franchino ed altri che così recita: “All’art. 13 il comma 10 è soppresso”.
(Interruzione)
Allora nell’ultima versione non era previsto, quindi,
l’emendamento è decaduto.
Sempre all’articolo 13 è stato presentato emendamento,
protocollo numero 20332, a firma dei consiglieri Guccione, Adamo e Franchino,
che così recita: “Il comma 10 dell’articolo 13 è soppresso”.
Anche questo emendamento è decaduto.
Modificato in coordinamento formale
perché era riferito ad altro. Abbiamo lavorato sul testo.
Non lo trovo, perfetto!
Allora non esiste più l’emendamento.
L’ultimo emendamento,
protocollo numero 20342, all’articolo 13 è a firma del consigliere Magno.
E’ ritirato.
Non essendoci altri emendamenti pongo in votazione l’articolo 13.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 14.
(E’ approvato)
Per dichiarazioni di voto ha chiesto di parlare il consigliere Giordano sul provvedimento nel suo complesso. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. In
maniera molto sintetica per esplicare quanto già i colleghi - sia il consigliere De Masi sia il consigliere Talarico – hanno dichiarato negli interventi
preliminari, annunciando il voto di astensione, che confermo con questo mio
intervento, ponendo l’accento su qualche articolo in relazione al quale abbiamo
espresso la nostra contrarietà, in particolare
l’articolo 6, laddove la previsione del Comitato di indirizzo ci lascia non
poche perplessità.
Nel complesso riteniamo che questa proposta di legge,
dopo sei anni, risponda solo in parte alla necessità e voglio ricordare a tutti
che sono trascorsi 6 anni, 3 con l’amministrazione precedente, quella Loiero, e
altri tre anni con questa amministrazione. Avevamo posto l’accento più volte
sul fatto che le riforme devono avere un orizzonte lungo ed anche un processo
che deve accentuare un confronto sui temi per dare risposte alla Calabria e per
creare strutture che obbediscano ad un criterio di efficienza, di
organizzazione snella e che offrano risposte ai tanti dubbi, alle tante ombre
che comunque rimangono.
I colleghi hanno ricordato la questione del patrimonio
ma ci sono anche questioni di natura ordinamentale che riguardano questo nuovo
sistema che avviluppa a sé anche le comunità montane per le quali anche noi
abbiamo espresso in passato la necessità che ci fosse un deciso giro di vite
per far sì che venissero meno degli organismi che, purtroppo, spesso sono stati
utilizzati alla stregua di carrozzoni politici.
Ebbene, ripeto che il risultato finale di questo
provvedimento è una risposta monca e che ha sicuramente delle luci; c’è un
impegno da parte del dipartimento e un impegno serio da parte dell’assessore
che ha incontrato più volte le parti politiche che hanno offerto il contributo.
Nonostante il voto di astensione ritengo che abbiamo contribuito anche
avanzando delle proposte, delle riflessioni che in parte sono state anche
assorbite in questo lungo processo che oggi vede l’Aula licenziare questo
provvedimento.
Ci lascia perplessi l’articolo 6, il Comitato di
indirizzo, e ci sembra che venga stravolta anche la stessa funzione delle parti
sociali; ci lasciano perplessità anche altri articoli, tra i quali il doppio
canale commissariale per le liquidazioni e tante altre cose.
Ci auguriamo che questa proposta di legge, questo
impianto sappia rispondere e leggere le prove che verranno fuori nei prossimi
mesi, sappia fornire risposte ai dipendenti delle ex comunità montane che spesso attendono dai 7 agli 8 mesi per
percepire le loro spettanze, sappia organizzare la struttura che deve mettere
ordine al sistema della difesa del suolo e, per questo motivo, abbiamo avviato
altre iniziative che troveranno prossima attenzione in quarta Commissione.
Perché, ripeto, deve venir fuori un sistema che sappia fornire risposte, che
predisponga le dovute sinergie e che dia efficienza ad un comparto che troppo
spesso è stato utilizzato solo per dare risposte e prebende alla politica.
Per questo motivo annunciamo e confermiamo il nostro
voto di astensione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Principe. Ne ha
facoltà.
Presidente, molto rapidamente per ribadire il nostro voto favorevole, pur restando riserve sull’articolato, in modo particolare per quanto riguarda la vicenda delle comunità montane in direzione delle quali, peraltro, ritengo abbiamo dato degli utili suggerimenti anche in sede attuativa per affrontare, risolvere o quanto meno lenire il problema.
Il nostro voto è
favorevole per tre ragioni già, peraltro, esposte. In primo luogo l’accoglimento
della nostra proposta della veste giuridica
dell’Ente, cioè un ente strumentale di diritto pubblico.
La seconda ragione riguarda
il concorso nel trovare una soluzione delle parti sociali, aspetto che abbiamo
sottolineato sin dall’inizio del confronto.
Il terzo motivo è di offrire
all’Ente Regione come tale e, quindi, al suo
governo degli strumenti validi e per quanto ci riguarda siamo disponibili a
supportare la sua azione presso Roma per fornire uno strumento valido alla Regione
Calabria per poter trattare con il Governo centrale finanziamenti adeguati che
rappresentino un riscatto anche di immagine dei forestali calabresi perché
quando ci sono risorse e progetti i forestali hanno dimostrato di compiere fino
in fondo il proprio dovere.
Per queste ragioni votiamo in modo favorevole, non
mancando di sottolineare un fatto, Presidente: ci insegna che quando ci vuole
una maggioranza qualificata anche il voto di astensione equivale ad un voto non
positivo. Oggi se la riforma passa, passa perché il Partito democratico ed il suo gruppo regionale per le
ragioni che ho detto esprime un voto favorevole, prendendo spunto dalla
necessità di avere comunque una riforma.
Mi auguro che questo aspetto ci sia riconosciuto dai
calabresi e che ci sia riconosciuta la qualità del nostro Partito, di saper
essere partito di governo anche quando si sta alla opposizione nel momento in
cui bisogna assumere decisioni che vadano nell’interesse della intera
collettività. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere Guagliardi. Ne ha
facoltà.
Mi veniva da rispondere al consigliere Principe sulla questione delle astensioni ma non è il caso, era soltanto una battuta. Pensavo che forse gli inciuci sono più pericolosi delle astensioni, però, non è questo il caso.
(Interruzione)
Ho chiamato il compagno Napolitano “Re Giorgio” come certa stampa e, quindi, non so se abbiamo una opinione di condivisione. Comunque non è questo. Credo che la macchina si sia messa in moto a dimostrazione che c’è una volontà di recupero di un settore della società che è fondamentale per la sopravvivenza della Calabria: la tutela del bosco, della montagna, delle aree interne e così via.
Questo è un aspetto positivo e purtroppo mi rimangono tutte le perplessità sull’uso strumentale che si fa della riforma delle comunità montane. Siccome temo che questa sia una non riforma e non me la sento di disattendere gli impegni e le promesse che sono state fatte al mondo del lavoro delle comunità montane, esprimo un voto di astensione a questo provvedimento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Chiappetta. Ne ha
facoltà.
Presidente, grazie, cercherò di essere il più sintetico possibile anche perché ci si avvia verso la conclusione e l’Aula, in un clima di concordia che si è registrato, non solo in questa occasione ma anche nella precedente riunione del Consiglio, credo non possa e non debba essere turbata da considerazioni che potrebbero andare in una direzione diversa rispetto alle considerazioni e alle riflessioni che sono state espresse qualche minuto addietro.
Rappresentando non solo i capigruppo ma anche tutti
gli altri colleghi della maggioranza - che
sorreggono l’azione profondamente incisiva e significativamente rilevante del
Presidente Scopelliti che ha attivato una serie di iniziative importanti in
questi tre anni - credo che oggi con l’approvazione, da qui a qualche minuto,
di questa riforma che va ad incidere in un settore particolarmente rilevante
che potrebbe essere, contrariamente al passato, occasione di sviluppo e di
ripresa di un ciclo produttivo nel territorio calabrese, non possa non
esprimersi apprezzamento e compiacimento.
Con la scelta che oggi sta per essere assunta si
conclude un percorso che è durato –inutile negarlo–non poco tempo.
Lo ha ricordato l’assessore Trematerra al quale non può
non andare il compiacimento e l’apprezzamento di tutta l’Aula -sono certo- per
il lavoro che ha profuso in questo periodo ed in un settore, lo dicevo prima,
che è riconosciuto unanimemente come importante e decisivo per il governo del
territorio.
La forestazione della Regione Calabria da anni è stata
fonte anche di inesauribile preoccupazione per chi governa. Ha alimentato
descrizioni caricaturali dannose per l’immagine della Calabria –credo che sia
opportuno anche evidenziarlo per impedire che questo possa essere un mantra
ripetitivo–; ha fornito nel passato anche ragioni per tensioni sociali di
particolare intensività.
Con la riforma di oggi questo Consiglio regionale, così
per come aveva fatto qualche giorno addietro, scrive, a mio parere, un’altra
pagina importante di storia di questo quarantennio ed oltre di vissuto
regionale.
In effetti chiudiamo una pagina e consapevolmente se ne
apre un’altra sulla quale andrà scritta una storia diversa con concetti nuovi
così come quelli che sono riecheggiati oggi pomeriggio in quest’Aula:
sostenibilità economica, settori produttivi. Questa è una responsabilità - ed è
stato detto anche dai colleghi che mi hanno preceduto - che riguarda la classe
politica regionale nella sua interezza, i sindacati e tutti quei lavoratori, la
quasi totalità, consapevoli del fatto che lavorare nel settore forestale
significa essere parte integrante di un processo di sviluppo regionale.
Abbiamo tenuto risparmio ed una riorganizzazione che rappresenta
il presupposto dell’efficienza gestionale e dell’efficacia operativa. Si è
ottenuto il consenso delle sigle sindacali e la condivisione di parti
importanti di questa minoranza che rappresentano un segnale incoraggiante e
danno realmente corpo a quell’idea di nuova Calabria nella quale il questuare a
Roma è sostituito dalla consapevolezza delle proprie risorse e delle proprie
capacità.
Chiudo perché l’ho detto in premessa, l’Aula in questo
clima di ritrovata concordia si avvia anche a dare il suo parere definitivo a
questa riforma.
Mi pare però ricordare quello che il Presidente
Scopelliti, al quale naturalmente non può non
andare il ringraziamento non solo della maggioranza che lo sorregge ma credo
della intera classe politica presente oggi in Consiglio regionale, ha avuto
modo di dire ieri in occasione della apertura delle celebrazioni religiose del
Santo Patrono della Calabria, San Francesco di Paola.
L’ho segnato, il Presidente Scopelliti ieri ha detto “le
divisioni non portano progresso, arrestano lo sviluppo e praticamente tutto ciò
non può non rallentare il difficile cammino della emancipazione”.
Credo che questa sera si sia scritta una bella pagina e
che continuando in questo modo si possano creare le condizioni di quella che ho
sempre sostenuto essere una vivibilità democratica delle istituzioni che non
può che produrre risultati positivi per la collettività calabrese.
La parola al presidente Scopelliti.
Presidente, gli interventi che si sono registrati in
Aula quest’oggi sono estremamente positivi nel senso che ognuno ha dato un
contributo importante e lo ha fatto tentando di portare a sé il risultato.
Prima il collega Principe ha detto “questa riforma si
approva perché noi la votiamo” e meno male, perché questo ci aiuta a rafforzare
l’idea di un percorso che, sui grandi temi dello sviluppo, delle riforme e
delle azioni concrete, si possa trovare sempre una convergenza, cosa che non è
accaduta per le altre riforme che noi abbiamo fortemente voluto. Questo dà il
segnale di uno stacco netto tra il modo di concepire la cosa pubblica e gli
enti che ci sono attorno, ed il modo nuovo, diverso ed innovativo in termini di
prospettiva che si ha su alcune delle vicende più delicate.
Questo è un comparto che spessissimo è stato – come a
volte accade per la Calabria – aggredito e mortificato. A volte a ragion
veduta, altre volte no, perché abbiamo circa 70 mila ettari di boschi di
proprietà regionale - ce lo raccontiamo e ce lo diciamo da decenni - che non
sono mai produttivi.
Questa scelta, sicuramente, potrebbe produrre una svolta
epocale, ce lo auguriamo; è chiaro che, poi, il management, il gruppo che dovrà governare questi
processi di responsabilità, riesca ad incidere profondamente anche verso quelle
unità lavorative perché, lo sappiamo, è inutile nasconderlo, c’è una
percentuale di gente che è solita far molto poco e sulla quale bisogna lavorare
per cercare di portare un risultato importante, attraverso il massimo sforzo.
Ci sono tante buone
intenzioni e, questa che forse è la più delicata degli enti o delle aziende che
abbiamo come Regione, oggi può, finalmente, invertire la tendenza.
Ci sono dei segnali positivi
perché la nascita di una nuova azienda comporta la possibilità di lasciare ad
una esperienza diversa tutto quello che si è prodotto ad oggi. Ciò significa
che sia che siano 100 milioni o molto meno i debiti contratti dalla realtà che
lasciamo, c’è la possibilità di attivare una serie di procedure tali da
consentire la liquidazione attraverso un percorso diverso da quello che oggi
sta per nascere. Quindi un’azienda che nasce senza debiti e senza problemi, che
avrà un management nuovo e la possibilità di strutturarsi in maniera
adeguata che possa, me lo auguro col contributo importante e necessario dei
consiglieri e dei sindacati,- perché no? – concretamente portare dei risultati.
Su questo comparto abbiamo
profuso grandi sforzi, è inutile nasconderlo, e avevamo anche fatto una
proposta di legge che, secondo noi, era rivoluzionaria ma la politica non
sempre riesce a sintonizzarsi sui grandi momenti di cambiamento.
Una parte del sindacato aveva
anche scatenato la piazza e noi, imperterriti, siamo andati avanti perché
credevamo in quel percorso e crediamo ancora oggi che quella fosse la soluzione
ideale per un cambiamento epocale della struttura che significava mettere tutto
sul tavolo e dire “qui si gioca una partita e adesso se siamo bravi non
possiamo non avere la possibilità di comprendere”.
Il consigliere
Chizzoniti sta tenendo una conferenza stampa da solo con un giornalista.
Dicevo che non siamo nelle condizioni di comprendere che
non c’è più la possibilità di giocarsi una partita diversa, che non ci sono più
le risorse da cui attingere per cercare sempre di dare risposte al territorio.
La filosofia che, anche per questa realtà è molto
difficile da governare, è la stessa scommessa fatta per tante altre cose: o si
diventa produttivi oppure non c’è altra strada. Questa è la vera sfida. Poi,
per carità, ci sono mille difficoltà, problemi e tensioni, che possono sorgere
e che generano a volte confusione e non producono, certamente, risultati
soddisfacenti, ma la sfida che mettiamo in campo è questa: quindi non ci sono
altre strade da seguire.
Cioè, non possiamo pensare che abbiamo un sostegno del Governo, che
abbiamo una spesa che si aggira intorno ai 250 milioni di euro circa, che
dobbiamo fare ogni anno anticipazioni - forse quest’anno ce la siamo
risparmiata o, comunque, sarà stata minima rispetto ai 70 milioni storici che
la Calabria chiede - per l’anno successivo perché qui il problema è che,
purtroppo, pochi, diciamo così, hanno il quadro chiaro ma non l’avevamo neanche
noi e figuriamoci se lo può avere un giornalista o il cittadino comune.
Non soltanto abbiamo i buchi e le voragini che abbiamo
registrato, purtroppo, ma ci sono le situazioni come quelle dell’Afor in cui la
Regione chiede l’anticipazione di 70-80 milioni dell’anno successivo.
Quindi non soltanto bisogna coprire quello che è del
vecchio, del passato di tutte le altre aziende e degli altri enti ma, in più,
chiediamo l’anticipazione del bilancio, dell’annualità successiva, a
dimostrazione che è sempre una situazione di affanno; abbiamo disciplinato e
regolamentato anche questo, attraverso una serie di scelte, ed oggi speriamo
che tutto questo possa sortire un effetto estremamente positivo.
Però, se questo comparto non si renderà produttivo - e,
ripeto, l’appello non è solo alla politica ma anche e soprattutto al mondo
sindacale - allora saremo riusciti soltanto a cambiare una semplice sigla.
Se lasceremo il gruppo e il management soli ad
operare, lo faranno in una condizione di estrema difficoltà, perché saranno in
un contesto in cui si vuole cambiare e rivoluzionare un comparto, saranno isolati
e saranno certamente bersagli facilmente individuabili e non avranno la forza
di poter andare avanti su questo terreno.
O si fa un grande cordone tutti insieme, per dire che
questo investimento di 250 milioni di euro che la Regione mette in campo da
anni tra Governo nazionale, fino a quando ci sarà, e Regione, è un costo
esagerato ed enorme ma che noi sosteniamo perché ci crediamo e perché facciamo
le cose proprio perché ci crediamo, altrimenti difficilmente daremo una
risposta.
Sarà soltanto un semplice cambio di denominazione. In
questi ultimi mesi abbiamo fatto una serie di riforme e, non ultime, quelle dei
giorni scorsi, di pochi giorni fa, perché quelle dell’agricoltura, da Arssa ad
Afor a quello che faremo che, vi annuncio, non sarà oggetto di discussione e di
dibattito all’interno dell’Aula ma sarà un atto prettamente di Giunta,
dell’Esecutivo. Da qui a qualche mese cambieremo anche i Consorzi di bonifica
perché non è più possibile avere 11 Consorzi di bonifica, dove si registra di
tutto e di più in termini gestionali, e così via. Anche questi verranno
decisamente dimezzati; metteremo fine anche a questa stagione e, se riusciremo,
andremo ancora più a fondo cercando di razionalizzare questo sistema, al fine
di renderlo un comparto utile e funzionale
alle prospettive che abbiamo disegnato per questa terra.
Si realizzano, quindi, più soluzioni. Dicevo che,
giustamente, oggi approviamo questa legge perché è dal 2007 che il centro-sinistra aveva
mandato in liquidazione questa società ed oggi, dopo 6 anni, con una infinità
di ritardi riusciamo a porre fine a questa esperienza.
L’abbiamo fatto per Arssa qualche settimana, qualche
mese fa, ed oggi lo facciamo per Afor e questa è una prima risposta.
Poi c’è l’idea di inglobare i Consorzi e le Comunità montane,
realtà di cui si era occupato, non più tardi di un anno fa, il sottosegretario
alle Riforme, Alberto Sarra, nei rapporti col Governo. Perché spesso in questi anni, il Governo ha agito
delegando alle Regioni competenze e funzioni
dimenticandosi, però, di trasferire le risorse.
Ci siamo trovati, allora, con 400 dipendenti delle
Comunità montane, ma le comunità montane che cosa fanno? Cosa fa l’Afor, cosa
fanno i Consorzi di bonifica, cosa fa l’Arssa? In un mondo che riguarda
l’intero scenario dell’agricoltura calabrese, dove ci sono tutte una serie di
settori e di comparti, che però non agiscono una sorta di gioco di squadra, ma
ognuno nel proprio comparto sperando di dare il meglio di sé ma non sempre
questo accade; consideriamo che siamo tra le regioni in cui d’estate dilaga il
problema degli incendi boschivi, sappiamo che ci sono tanti forestali che
dovrebbero proteggere i nostri boschi e che, magari, dovrebbero fare la pulizia
proprio per evitare che ciò accada, ma sembra che ci sia una carenza di
funzionamento nei vari livelli e nei vari comparti che non ha prodotto dei
risultati importanti.
Le Comunità montane vengono assorbite all’interno di
questa realtà ed abbiamo un altro elemento importante; ci sono professionalità
che possono essere utilizzate, ovviamente, portate nella condizione di avere
una certezza lavorativa e di stipendio. Sappiamo che, negli ultimi anni, i
dipendenti delle Comunità montane hanno avuto non poche difficoltà, e
situazioni di incertezza per quanto riguarda lo stipendio, a fine mese.
Così come facciamo un provvedimento riferito ai
sorveglianti idraulici, ed è qui la novità. Mentre in Calabria, un po’ come in
tutta Italia, si realizzano momenti in cui la gente esce dal mondo del lavoro e
ci sono, quindi, nel nostro Paese situazioni di grande disagio, oggi,
probabilmente, faremo un gesto, con la grande scelta che stiamo compiendo -
quanto meno sotto l’aspetto della legislazione, poi sul piano prettamente
sostanziale ci vorrà un po’ di tempo -
mettendo in campo una risposta a questi ragazzi che lavoravano part-time, i sorveglianti idraulici,
dando loro la possibilità, all’interno di questa Azienda Calabria Verde, di
operare full time.
Ciò significa anche mettere finalmente la parola fine ad
un’altra esperienza che viene da lontano. I sorveglianti idraulici, le Comunità
montane, i Consorzi di bonifica, l’Arssa, l’Afor e chi più ne ha più ne metta:
questo mondo variegato oggi deve essere ricondotto. Questa legge raggruppa
almeno tre esperienze e tre momenti diversi: le Comunità montane, i
sorveglianti idraulici, i lavoratori forestali. Diventa, quindi, uno strumento
importante una chiave di lettura che ci consente di dare una risposta
importante.
Non abbiamo la certezza della copertura finanziaria su
questo, in un prossimo futuro, quindi dovremo riuscire a trovare le risorse in
brevissimo tempo, ma questo è già un segnale. Cioè, diciamo che l’obiettivo di
raggiungere questo traguardo rappresenta un elemento di novità. In un momento
in cui la gente viene mandata a casa dal posto di lavoro, noi diciamo a chi è part-time “avrai la possibilità di
essere utilizzato a tempo pieno” e quindi ci saranno le condizioni per
realizzare un altro grande sogno, quello di un gruppo di persone che, speriamo,
comprendano il valore e la valenza di questo sforzo. Perché questa è la verità.
Stiamo mettendo tutto insieme, in un contesto ben
articolato in cui c’è la salvaguardia dei boschi, la sorveglianza dei torrenti,
quindi dei fiumi, in cui c’è un sistema che potrebbe reggere e creare
attraverso questa capacità di aver recuperato alla funzione della Regione il commissariamento e l’assetto
idrogeologico, che non è di poca cosa, visto che ci sono 100 e passa milioni da
spendere e che sono risorse, da quanto dice il decreto del Presidente del
Consiglio Monti – è stato uno degli ultimi atti che ha firmato Monti – pronte
per esser spese e che non sono state spese.
Anche
questo, a questo punto, viene messo nel grande calderone, perché, comunque, va
a sostegno e a supporto di questa azione.
Penso,
quindi, che questo testo metta un altro paletto importante in un settore
delicatissimo della vita della Regione; anche il fatto di ritrovare, oggi, al
nostro fianco - dopo tante battaglie e dopo tanta insistenza e condivise anche
col mondo sindacale, con la politica - il gruppo del Partito democratico, e
spero anche gli altri colleghi del centro-sinistra, che potranno, magari,
votare questo provvedimento, significa che andiamo tutti nella stessa direzione
e che anche questo tassello sarà un momento significativo della vita
amministrativa della nostra realtà.
Certo,
poi ci sarà la fase dell’applicazione e dell’attuazione, ma contiamo di
lavorare mettendo, in posti così delicati, i nostri uomini migliori, per
cercare di dare a questa riforma una piena e totale attuazione e nella speranza
che tutto ciò porti alla realizzazione di un sogno importante, quello che si
possa non soltanto ottenere il risultato concreto di buona gestione del
territorio e dei nostri boschi, ma che si possa, finalmente, rendere questa
realtà come si sente dire da 30 anni, perché la verità è che da 30 anni – non
so da quant’è che esiste l’Afor, ma
sembra da più di 30 – si sente dire che
la forestazione produttiva, quella che può portare tanti soldi. Vorrei che,
finalmente, si potesse realizzare qualcosa anche in questa direzione, così da
dimostrare anche a chi, di volta in volta, rivendica la presenza dei forestali
e la loro inutilità, che invece oggi abbiamo messo un punto fermo su questa
nuova stagione e che le azioni che metteremo in campo attraverso l’applicazione
di questa legge sono decisamente positive e produrranno effetti estremamente
positivi per il futuro del nostro territorio e quindi dei nostri 70 mila ettari
di bosco.
La parola
al consigliere Principe.
Presidente,
non è una questione di puntiglio né voglio dire…
Non
creiamo un precedente…
Mi deve
fare la cortesia…
Allora o
interviene per fatto personale…
Lei deve
essere garante della tutela e dell’applicazione del Regolamento.
E ci
siamo.
Do atto
al presidente Scopelliti di essere stato
fortemente moderato nel suo intervento, quindi la questione che faccio non è
riferita a lui, né si tratta di una questione di puntiglio, ma il Regolamento
va osservato e quando c’è una discussione sono
gli assessori ed il Presidente della Giunta, caro
Presidente, che la chiudono.
E c’è un motivo valido: prima delle dichiarazioni di voto, perché la
chiusura della discussione può anche determinare un cambio in positivo o in
negativo della volontà di un gruppo o di un semplice consigliere.
E non so se lei ha proprio chiara la questione, ma non è la prima
volta che fa chiudere il Presidente della Giunta dopo le dichiarazioni di voto;
pertanto, la invito formalmente a far rispettare il Regolamento.
(Interruzione)
Mi faccia finire.
Ho capito dove vuole andare a parare.
Lei si
rende conto che deviazioni di questo tipo possono creare in Aula momenti di
frizione e di nervosismo che rischiano di far degenerare l’argomento di un
confronto.
La
prego, Presidente, per il futuro, di essere scrupoloso, garante
dell’osservanza del Regolamento.
Assolutamente,
consigliere Principe, non vorrei che, alla
fine di una settimana come questa, così produttiva per il Consiglio regionale, che ha visto l’approvazione di
riforme importanti…
L’intervento
del Presidente non era sulla discussione
generale perché sulla discussione generale il Presidente non è intervenuto. Non presiedevo io ma
il Vicepresidente del Consiglio ma il Presidente Scopelliti non è intervenuto.
L’intervento
del Presidente era per dichiarazione di voto,
poi ha aggiunto qualche riflessione in più ma siccome può intervenire ogni
capogruppo e può intervenire ogni consigliere
regionale per esprimere il proprio voto, abbiamo fatto così; è arrivato
il Presidente ed ha concluso i lavori per dichiarazione di voto sul provvedimento.
Non vorrei turbare il clima positivo che oggi abbiamo costruito e
che ci porta ad approvare questa
importante Riforma che la Calabria aspetta da tempo.
Possiamo procedere alla votazione del provvedimento nella sua
interezza. Vota contro il consigliere Franchino, si astiene il gruppo di Italia
dei valori. Si sono raggiunti i due terzi e quindi la riforma dell’ente è
approvata.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Siamo
all’ultimo punto all’ordine del giorno che
recita “Ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri De Gaetano e Guccione
“In ordine alla situazione del personale stabilizzato ex Lsu e Lpu presso la
Regione Calabria”.
Presidente, le ricordo che c’è un altro ordine del
giorno della volta precedente sui ticket.
Prima c’è
l’ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri De Gaetano e Guccione “In ordine
alla situazione del personale stabilizzato ex Lsu e Lpu presso la Regione
Calabria” di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che nel 2008 sono stati stabilizzati presso la Regione Calabria 359 Lsu/Lpu; sono stati
stabilizzati tutti con la categoria B; nel momento dell’assunzione c’erano 194 categorie
C e 114 categorie D; che molti di questi dipendenti sono laureati e svolgono
funzioni essenziali presso i dipartimenti regionali; impegna la
Giunta regionale a indire le procedure per le progressioni verticali per
valorizzare le competenze di questo personale che risulta fondamentale per il
buon andamento degli uffici regionali”.
Prego, consigliere De Gaetano.
Presidente, questo ordine del giorno riguarda i dipendenti
regionali che sono stati stabilizzati nel 2008 e che
qualche giorno fa sono stati contrattualizzati dall’assessore Tallini.
L’ordine
del giorno riguarda questi lavoratori e, in sostanza, dice che, visto che sono
stati stabilizzati nel 2008 con il profilo giuridico B, per evitare di fare il
concorso pubblico e molti di questi lavoratori appartenevano a C e D - quindi
molti di questi sono laureati e svolgono funzioni essenziali presso i
dipartimenti regionali - chiediamo alla Giunta regionale di impegnarsi ad
indire le procedure per le progressioni verticali affinché le competenze di
questo personale, fondamentale per la Regione, possano avere la giusta
soddisfazione.
Chiediamo quindi al Consiglio
regionale di approvare questo ordine del giorno che impegna la Giunta.
Non ci sono richieste di
parola, peccato che non ci siano gli assessori Salerno o Tallini. Questo ordine
del giorno impegna la Giunta regionale a indire le procedure per le
progressioni verticali per valorizzare le competenze di questo personale che
risulta fondamentale per il buon andamento degli uffici regionali.
Pongo in votazione l’ordine
del giorno.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
La scorsa seduta è stato presentato questo ordine del giorno a firma del consigliere Guccione “In ordine all’esenzione del ticket sanitario alle fasce più deboli”.
Il consigliere Magno aveva chiesto il rinvio alla prossima seduta. Non so, però, se è stato approfondito nel merito.
Intanto do lettura dell’ordine
del giorno:
“Premesso che: i dati diffusi
recentemente dal Ministero della Salute confermano che anni di tagli al Sistema
Sanitario Nazionale, uniti all'inadeguatezza delle politiche di risanamento dei
debiti sanitari delle regioni, hanno scaricato sulle fasce più deboli della
popolazione effetti di grande ingiustizia ed iniquità sociale;
i cittadini calabresi, dopo tre anni
dall'inizio del Piano di Rientro, per contribuire al risanamento de! debito
sanitario, che purtroppo ancora permane, sono costretti ad affrontare sacrifici
enormi ed a pagare di tasca propria l'aumento dell'Irap (149.331.239,00 euro) e
l'addizionale Irpef (185.001.000,00 euro), che sono le più alte d'Italia;
quello alla salute e alla cura è un
diritto costituzionale che va garantito comunque, ricercando altre vie per il
risparmio, il contrasto agli sprechi ed alle inefficienze sanitarie, che
restano comunque necessari;
nel 2012, in piena crisi economica,
per compensare tagli ed esigenze di cassa, sono stati sottratti ai bilanci
delle famiglie circa 2,3 miliardi di euro mentre quasi 2 milioni di italiani
sono stati costretti a rinunciare alle cure per l'impossibilità di pagare i
ticket sanitari;
in Calabria, al gettito dei ticket
per 38,3 milioni di euro che interessa migliaia di lavoratori, inoccupati,
studenti e pensionati non esenti, si aggiunge l'ulteriore disagio economico dei
65.000 calabresi costretti ogni anno a cercare soluzioni di cura fuori regione
e per le quali la spesa per I' emigrazione sanitaria, invece di diminuire,
nonostante la crisi economica in atto, risulta essere in costante aumento,
essendo passata dai 231 milioni di euro del 2010 ai 250,009 milioni di euro del
2011 (oltre 28 milioni di euro in più);
la povertà che attanaglia la
Calabria ha bisogno della certezza e dell'efficacia di misure sociali e
sanitarie che la Giunta regionale in questi anni non è stata in grado di
garantire, assumendo le misure necessarie atte ad assicurare a migliaia di
calabresi, che spesso sono costretti a rinunciarvi per le pessime condizioni
economiche in cui si dibattono, il sacrosanto diritto alla cura e alla salute;
il
Consiglio regionale della Calabria chiede
alla Giunta regionale e al
commissario ad acta per il Piano di rientro dal debito sanitario di
predisporre, in sintonia con gli interventi del Governo nazionale che dovranno
passare dalla logica dei tagli lineari alla garanzia di un servizio sanitario
nazionale efficace ed efficiente, un'azione forte e decisa perché vengano
riattivate le esenzioni al pagamento del ticket sanitario per tutti quei nuclei
familiari calabresi a basso reddito Isee, che risultano essere diverse migliaia
e che spesso, proprio a causa delle pessime condizioni economiche in cui
versano, sono costretti a rinunciare alle cure e all'assistenza sanitaria”.
Prego, consigliere Guccione.
Presidente, penso che l’ordine del giorno si possa approvare
con l’accortezza di inviarlo in terza Commissione per un approfondimento,
approvando la proposta operativa.
Possiamo seguire due strade. O quella di inviare
l’ordine del giorno in Commissione per un approfondimento e poi riportarlo in Aula
per l’approvazione, che mi sembra il percorso più agevole…
Quindi il prossimo Presidente della Commissione sanità
si occuperà di inserirlo all’ordine del giorno per approfondirlo e portarlo in
Aula.
Sono d’accordo con l’accortezza di farlo subito, però,
Presidente.
Allora appena sarà eletto il nuovo Presidente della
terza Commissione, sarà inserito all’ordine del giorno e poi si porterà in
Aula.
La seduta è chiusa, il Consiglio sarà convocato a
domicilio.
La
seduta termina alle 18,06
Hanno
chiesto congedo i consiglieri Caligiuri, Caputo, Morrone, Serra, Stillitani.
(Sono concessi)
E’ stata
presentata alla Presidenza la seguente
proposta di legge di iniziativa del consigliere Nicolò:
“Disciplina
degli orari, dei turni e delle ferie delle farmacie nel territorio regionale” (P.L. n. 457/9^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Sono
state presentate alla Presidenza le seguenti proposte
di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Surroga del consigliere regionale Bruno Censore,
dimissionario” (P.P.A. n. 226/9^)
“Surroga del consigliere regionale Giovanni Emanuele
Bilardi, dimissionario” (P.P.A. n. 227/9^)
In data
odierna, i componenti del gruppo consiliare “Scopelliti Presidente”
hanno nominato quale Presidente del gruppo
medesimo il consigliere regionale Alfonsino
Grillo, in sostituzione del consigliere Giovanni
Emanuele Bilardi, dimissionario, giusta giustificazione acquisita al protocollo
generale n. 20480 del 3 maggio 2013.
Art. 1
(Istituzione Azienda
regionale per la forestazione e per le politiche della montagna)
1. E’ istituita, ai
sensi del comma 3 dell’articolo 54 dello Statuto della Regione Calabria,
l’Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della montagna,
denominata Azienda Calabria Verde, ente strumentale della Regione Calabria,
munito di personalità giuridica di diritto pubblico non economico ed autonomia amministrativa,
organizzativa, gestionale, tecnica, patrimoniale, contabile e finanziaria.
2. L’Azienda Calabria Verde di cui al comma 1 è soggetta al
vincolo del pareggio di bilancio, tramite l’equilibrio tra costi e ricavi;
nelle entrate sono compresi i trasferimenti di risorse finanziarie comunitarie,
statali, regionali e di altri enti, le tariffe o i corrispettivi per i servizi
resi e i proventi dell’attività economica svolta. Esercita le funzioni e le
attività di cui alla presente legge nel quadro della programmazione regionale e
secondo le direttive impartite dalla Regione in armonia con gli obiettivi e gli
orientamenti delle politiche comunitarie, nazionali e regionali, in materia di
foreste, forestazione e politiche ella montagna.
Art. 2
(Soppressione delle
Comunità montane calabresi)
1. Le Comunità
montane della Regione Calabria, disciplinate dalla legge regionale 19 marzo
1999, n. 4 (Ordinamento delle Comunità Montane e disposizioni a favore della
montagna) e s.m.i. sono soppresse e poste in liquidazione.
2. Le funzioni delle soppresse
Comunità montane, trasferite ai sensi del comma 3 del presente articolo, sono
esercitate in modo da assicurare il buon andamento, l’efficienza e l’efficacia,
in coerenza con le esigenze di contenimento della spesa pubblica previste dalla
legislazione regionale e statale vigente in materia.
3.
Le funzioni di cui al comma 2, per come indicate dall’articolo 28 del decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo Unico sull’ordinamento degli enti
locali), sono così ripartite:
a)
quelle proprie delle soppresse Comunità montane sono trasferite alla Regione e
sono esercitate in forma unitaria, per la stessa Regione, dall’Azienda Calabria
Verde di cui all’articolo 1;
b) quelle proprie di
altri enti ed esercitate, per delega o conferimento, alle soppresse Comunità
montane, sono restituite agli enti medesimi, in ragione del territorio di
riferimento. Tuttavia, per assicurare il livello ottimale di svolgimento unitario delle
funzioni restituite e il maggiore contenimento possibile della spesa pubblica,
gli enti locali possono esercitare tali funzioni relegandole all’Azienda
Calabria Verde di cui all’articolo 1 o, in alternativa, nelle forme previste
dall’articolo 30 del d.lgs. 267/2000, secondo modalità stabilite, nell’ambito
delle rispettive competenze, dallo Stato o dalla Regione; la Regione opera
secondo convenzioni da approvare a cura della Giunta regionale.
4. Gli enti locali facenti parte
di una soppressa Comunità montana, succedono, secondo criteri di cui
all’articolo 50 della l.r. 4/1999, alla stessa ad ogni effetto, anche
processuale, in tutte le situazioni giuridiche attive e passive esistenti prima
dell’entrata in vigore della presente legge, non trattenute ed estinte
nell’ambito della procedura di liquidazione di cui all’articolo 3, anche a
mezzo di previo accordo transattivo con i creditori su piani di rientro
pluriennali.
5. La soppressione delle Comunità
montane non fa venir meno i benefici e gli interventi speciali per la montagna
stabiliti dall’Unione europea e dalle leggi statali e regionali in favore dei
rispettivi territori montani, per come individuati nell’articolo 6, comma 2,
della l.r. 4/1999 e s.m.i.;
6. La Regione comunica al
Ministero dell’Interno l’elenco degli enti, ivi inclusa la Regione medesima,
destinatari dei trasferimenti erariali già erogati in favore delle soppresse
Comunità montane ai sensi dell’articolo 2 bis della legge 189 del 4 dicembre
2008 (Conversione in legge del decreto legge n. 154 del ottobre 2008, recante
“Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di
regolazioni contabili con le autonomie locali”) ed individua, altresì, la
percentuale dei fondi a ciascuno di essi spettanti, in ragione dell’effettivo
subentro nei rapporti giuridici delle Comunità montane, in forza delle
disposizioni della presente legge.
Art. 3
(Liquidazione delle Comunità
montane calabresi)
1. La Giunta regionale, ai fini
della liquidazione e della conseguente definizione dei rapporti giuridici,
attivi e passivi, nomina, scegliendoli tra i dirigenti ed i funzionari di
comprovata competenza a tempo indeterminato in servizio presso le Comunità
montane interessate, un Commissario liquidatore per ogni Comunità montana
soppressa. L’incarico di Commissario liquidatore, il quale esercita le funzioni
finalizzate alla liquidazione della Comunità, è conferito entro dieci giorni
dalla pubblicazione della presente legge e ha validità fino al 1.12.2013, data
entro la quale la procedura di liquidazione deve essere completata. Il
Commissario presta la propria opera continuando a percepire la retribuzione in
godimento precedentemente l’incarico; allo stesso sarà liquidata un’indennità
annuale pari a quella prevista dalla contrattazione decentrata per
l’affidamento di specifiche responsabilità (art. 15 CCNL 01.04.1999 enti
locali). Il compenso in questione è da intendersi comprensivo di ogni altro
emolumento eventualmente dovuto a qualsiasi titolo e con esclusione di ogni
altra indennità aggiuntiva. In caso di assoluta mancanza di personale idoneo a
ricoprire il ruolo di Commissario liquidatore all’interno della Comunità
montana interessata, la Giunta regionale provvede alla nomina del Commissario
scegliendolo tra i dirigenti ed i funzionari in servizio presso i Dipartimenti
della Giunta regionale.
2. La Giunta regionale, al fine di coordinare, supportare e
vigilare l’attività dei Commissari nominati ai sensi del comma 1 del presente
articolo, le cui funzioni liquidatorie riguardano comunità le cui sedi ricadono
all’interno del territorio di una stessa provincia, nomina, contemporaneamente
ai commissari di cui
al comma 1, un Commissario coordinatore della gestione liquidatoria per ogni
singola provincia.
3. I Commissari coordinatori della gestione liquidatoria
esercitano, per le province di propria competenza, funzioni di raccordo,
coordinamento e vigilanza a supporto dell’attività dei Commissari di cui al
comma 1 e riferiscono direttamente alla Giunta regionale sull’attività prestata
e sull’attività liquidatoria dei Commissari delle comunità della provincia. I
commissari coordinatori restano in carica fino al termine indicato nel comma 1
del presente articolo e recepiscono per l’attività prestata il compenso di cui
all’articolo 82, comma 8, del d.lgs. n. 267/2000, cosi come determinato dal
Decreto del Ministero dell’Interno n. 119 del 04 aprile 2000 e s.m.i. per i
Sindaci dei comuni compresi tra i 5.001 e 10.000 abitanti. Il compenso in
questione, che è da intendersi comprensivo di ogni altro emolumento
eventualmente dovuto a qualsiasi titolo e con esclusione di ogni altra
indennità, non può in ogni caso essere superiore ai 2.500 euro netti mensili e
va opportunamente ridotto a tale cifra ove superasse ‘importo indicato.
4. Entro il termine del 31.12.2013 di cui al comma 1, ogni
Commissario liquidatore:
a) provvede all’estinzione delle poste passive utilizzando a
tal fine le poste attive a disposizione, anche mediante alienazione del
patrimonio immobiliare e mobiliare, se necessario;
b) trasferisce, attenendosi al criterio di cui all’articolo
2, comma 3, in favore dell’Azienda Calabria Verde, ovvero in favore degli enti
locali titolari:
1) le funzioni già esercitate dalle soppresse comunità
montane ed il personale ancora in forza alla data del 31.12.2013, che non è
possibile collocare in quiescenza entro tale data;
2) i rapporti giuridici relativi alle funzioni trasferite, ed
in particolare le poste attive e passive residuate all’esito delle operazioni
di cui alla lettera a), nonché le altre risorse patrimoniali, finanziarie e
strumentali, incluse le sedi istituzionali e gli altri beni indisponibili già
di proprietà delle comunità, i quali sono assoggettati al regime giuridico di
cui all’articolo 11 della legge regionale 19 ottobre 1992, n. 20 (Forestazione,
difesa del suolo e foreste regionali in Calabria)
ove trasferiti all’Azienda Calabria Verde di cui all’art. 1 della presente
legge.
5. I trasferimenti di cui ai numeri 1) e 2) della lettera b)
del comma 4 del presente articolo sono effettuati sulla base di rispettivi
piani di trasferimento approvati dalla Giunta regionale. I piani di
trasferimento contengono la ricognizione delle funzioni e dei rapporti
giuridici e assegnano, in via definitiva, a ciascun ente destinatario, in
proporzione alle funzioni e ai rapporti trasferiti, le risorse umane,
finanziarie e strumentali. Fino al trasferimento le funzioni, comprese quelle
proprie di ciascuno degli organi delle soppresse comunità montane, sono
esercitate, senza soluzione di continuità, dal Commissario liquidatore, che si
avvale delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili e del
supporto del Commissario coordinatore della gestione liquidatoria per la
provincia di appartenenza. Al personale trasferito all’Azienda Calabria Verde
si applica la disposizione del comma 2 dell’articolo 11 della presente legge.
Il passaggio del personale delle soppresse comunità montane presso gli enti di
cui al comma 4, lettera b) del presente articolo acquista efficacia ad ogni
effetto di legge a partire dal 01.01.2014.
6. Il Commissario, prima della redazione del piano di cui al
comma 5 del presente articolo, verifica l’eventuale disponibilità degli enti a
ricevere ulteriore personale rispetto a quello trasferito, tenendo conto delle
relative funzioni; la Giunta regionale provvede, in sede di approvazione del
piano, all’assegnazione del personale richiesto, tenuto conto delle relative
qualifiche, fatte salve le esigenze di organico dell’Azienda Calabria Verde.
7. Decorso il termine di cui al comma 1, la Giunta regionale
esercita poteri sostitutivi, ai sensi dell’articolo 20 della legge regionale 11
gennaio 2006, n. 1
(Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario
-collegato alla manovra finanziaria regionale per l’anno 2006 art. 3, comma 4,
della legge regionale n. 8/2002).
8.
I dipendenti delle comunità montane soppresse ai sensi dell’articolo 2,
transitati all’Azienda Calabria Verde ai sensi della presente legge, a domanda
possono essere trasferiti alle Unioni di comuni montani che si costituiranno ai
sensi dell’articolo 19 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con
modifiche nella legge 7 agosto 2012, n.135, in relazione alle funzioni che
saranno ad esse eventualmente trasferite.
Art. 4
(Funzioni e organi dell’ Azienda
Calabria Verde)
1. L’Azienda Calabria Verde ha sede
legale a Catanzaro e articolazioni territoriali a livello distrettuale ed
esercita:
a) le funzioni dell’Azienda
forestale della Regione Calabria (AFOR) non connesse alla procedura di
liquidazione in corso;
b) le funzioni già svolte dalle Comunità montane, trasferite ai sensi dell’articolo 2. comma 3, lettera a), ovvero delegate ai sensi dell’articolo 2. comma 3, lettera b);
c) le attività regionali di
prevenzione e lotta agli incendi boschivi di cui alla lettera m) del successivo
articolo 5, con l’ausilio dei Consorzi di bonifica di cui alla legge regionale
23 luglio 2003, n. 11 (Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio
rurale. Ordinamento dei Consorzi di Bonifica) e s.m.i. ed il supporto della
Protezione civile regionale;
d) le attività di servizio di
monitoraggio e sorveglianza idraulica della rete idrografica calabrese, da
svolgersi a tempo pieno, con l’ausilio del personale di cui alla legge
regionale 28 dicembre 2009, n. 52 (modifiche ed integrazioni alla legge
regionale 19 ottobre 2009, n. 31 «norme per il reclutamento del personale -
presidi idraulici»).
2. Nell’ambito delle aree distrettuali individuate ai sensi
dell’articolo 8, per i compiti di propria competenza ed in coordinamento con
l’Autorità di Bacino regionale e con gli altri Dipartimenti regionali
competenti, l’Azienda Calabria Verde esegue, altresì, interventi di pertinenza
della Regione volti alla prevenzione e al risanamento dei fenomeni di dissesto
idrogeologico anche nelle aree protette statali e regionali mediante accordi di
programma.
3. L’Azienda Calabria Verde, nell’esercizio delle funzioni
indicate nel presente articolo, impronta la propria gestione anche in senso
produttivo, valorizzando il patrimonio e attuando una concreta pianificazione
delle attività di amministrazione dei beni ad essa affidati, compresa la
valorizzazione industriale ed energetica della filiera foresta-legno, con
pratiche improntate alla gestione forestale ecocompatibile.
4. Restano comunque escluse le funzioni assegnate da legge
statale a enti locali o autorità statali e da questi non conferite o delegate.
5. Sono organi dell’Azienda Calabria Verde:
a) il Direttore generale;
b) il Comitato Tecnico di Indirizzo;
c) il Collegio dei sindaci.
6.
La Giunta regionale, per il tramite del Dipartimento Agricoltura, Foreste e
Forestazione, del Dipartimento Bilancio e Patrimonio e del Dipartimento
Controlli, esercita la vigilanza sull’Azienda Calabria Verde.
Art. 5
(Direttore generale)
1. Il Direttore generale è
individuato dalla Giunta regionale tra soggetti aventi i requisiti per assumere
l’incarico di dirigente generale ai sensi della legge regionale 13 maggio 1996,
n. 7 e s.m.i. (Norme sull’ordinamento della struttura organizzativa della
Giunta regionale e sulla dirigenza regionale) e di accertata esperienza
dirigenziale almeno quinquennale. Il Direttore generale è nominato dal
Presidente della Giunta regionale su proposta dell’Assessore all’Agricoltura,
Foreste e Forestazione ed il relativo incarico è conferito con contratto di
diritto privato per un periodo di tre anni. Il Direttore generale è soggetto a
valutazione dei risultati, in relazione al raggiungimento degli obiettivi, ai
sensi della l.r. n. 7/1996 e s.m.i. Il trattamento economico è equiparato a
quello dei dirigenti generali dei dipartimenti della Giunta regionale,
considerando solo le voci relative allo stipendio tabellare, alla retribuzione
di posizione e alla retribuzione di risultato, con esclusione di ogni altra
indennità.
2. In ogni caso, non può essere
nominato Direttore generale:
a) colui che ha riportato
condanna, anche non definitiva, a pena detentiva non inferiore a sei mesi per
delitto non colposo commesso nella qualità di pubblico ufficiale o con abuso
dei poteri o violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione;
b) colui che è sottoposto a
procedimento penale per delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio
in flagranza;
c) colui che è o è stato
sottoposto, anche con procedimento non definitivo, a una misura di prevenzione;
d) colui che è sottoposto a misura
di sicurezza detentiva, libertà vigilata o provvisoria;
e) colui che si trovi in
situazione di conflitto, anche potenziale, d’interessi;
f) colui che ricopre incarichi
politici in partiti o movimenti, nonché incarichi sindacali, ovvero li ha
ricoperti nell’ultimo biennio;
g) colui che ricopre incarichi
elettivi, ovvero li ha ricoperti nell’ultimo triennio.
3. Il ricorrere di una delle
condizioni indicate al comma 2 determina la decadenza automatica dall’incarico
di Direttore generale. La Giunta regionale, dichiarata la decadenza, provvede a
nuova individuazione, previa eventuale nomina di un commissario straordinario.
4. Il Direttore generale è il legale rappresentante
dell’azienda, tiene conto delle indicazioni del Comitato Tecnico di Indirizzo
di cui all’articolo 6, compie gli atti necessari per la realizzazione delle
finalità dell’azienda, dirige, sorveglia, coordina la gestione complessiva e ne
è responsabile.
5. Nell’esercizio delle sue funzioni, il Direttore generale è
coadiuvato da un Direttore amministrativo e da un Direttore tecnico, i quali
partecipano alla direzione dell’azienda, assumono la diretta responsabilità
delle funzioni attribuite alla loro competenza e concorrono, con la
formulazione di proposte e di pareri, alla formazione delle decisioni del
Direttore generale medesimo. Il Direttore amministrativo e il Direttore tecnico
sono nominati dal Direttore generali e scelti tra persone aventi i requisiti ai
sensi della legge regionale n. 7/1996 e s.m.i. Il trattamento economico del
Direttore amministrativo e del Direttore
tecnico è equiparato a quello previsto per i dirigenti di settore dei
Dipartimenti della Giunta regionale, considerando solo le voci relative allo
stipendio tabellare, alla retribuzione di posizione e alla retribuzione di risultato,
con esclusione di ogni altra indennità. Il Direttore amministrativo ed il
Direttore tecnico sono soggetti a valutazione dei risultati, in relazione al
raggiungimento degli obiettivi, ai sensi della l.r. 7/1996 e s.m.i.
6. Il Direttore generale, in particolare, provvede a:
a) deliberare sull’organizzazione degli uffici in attuazione
dell’atto aziendale, adottato ai sensi dell’articolo 9 della presente legge;
b) attuare il programma regionale della forestazione e
redigere i relativi
piani annuali di attuazione a norma dell’articolo 6 della legge regionale
20/1992, (Forestazione, difesa del Suolo e foreste regionali in Calabria);
c) approvare il bilancio preventivo e le variazioni da
apportare nel corso dell’esercizio;
d) adottare il rendiconto generale, previa relazione del
collegio dei sindaci;
e) proporre alla Giunta regionale l’acquisizione di boschi e
terreni da rimboschire;
f) deliberare in ordine a concessioni, autorizzazioni,
contratti e convenzioni che incidono sulla gestione del patrimonio affidato
all’ente o che ne vincolano la disponibilità per una durata superiore ad un
anno, ovvero costituiscono diritto obbligatorio a favore di terzi, previa autorizzazione della
Regione;
g)
deliberare atti e contratti, necessari per le attività aziendali;
h)
deliberare sull’accettazione di lasciti, donazioni e di ogni altro atto di
liberalità;
i)
deliberare sulle liti attive e passive e sulle transazioni, salvo non incidano
su diritti reali inerenti il patrimonio immobiliare affidato;
j)
formulare richieste di assegnazione del personale regionale;
k)
deliberare su tutti gli altri affari che gli siano sottoposti dal Comitato
tecnico d’indirizzo (CTI) di cui all’articolo 6 della presente legge;
l)
coordinare le attività dei Direttori, amministrativo e tecnico, ai quali
assegna gli obiettivi annuali, e nominare i responsabili delle strutture
operative dell’Azienda regionale;
m)
attuare il piano regionale antincendi boschivi, approvato dalla Regione ai
sensi della legge n. 353 del 2000 e seguenti, e la progettazione esecutiva ai
sensi dell’articolo 38 della l.r. 20/1992.
7. Le deliberazioni di cui alle
precedenti lettere a), b), c), d) ed f) sono soggette all’approvazione della
Giunta regionale, su proposta dei Dipartimenti competenti, previa trasmissione
ai medesimi Dipartimenti da parte dell’Azienda Calabria Verde con congruo
anticipo. Gli atti di cui alle restanti lettere e), g), h), i), j), k), l) ed
m) sono soggetti alla trasmissione ai Dipartimenti di cui all’ articolo 4,
comma 6, della presente legge, per l’attività di vigilanza in ragione della
rispettiva competenza.
8.
In caso di vacanza dell’ufficio, ovvero nei casi di assenza o di impedimento
del direttore generale, le relative funzioni sono svolte dal Direttore amministrativo.
Se l’assenza o l’impedimento si protrae oltre sei mesi, si procede alla sua
sostituzione.
Art 6
(Comitato Tecnico d’Indirizzo)
1. Il Comitato Tecnico d’Indirizzo (CTI) supporta la
definizione delle linee generali di indirizzo strategico dell’azienda, vigila
sulla loro attuazione e ne verifica il conseguimento, relazionando alla Giunta
regionale, annualmente o su richiesta. Il Comitato adotta un proprio
regolamento entro un mese dall’insediamento.
2. Il CTI è nominato con deliberazione della Giunta regionale
ed è composto da undici esperti della materia, di cui sei, compreso il
presidente, scelti dalla Giunta regionale, quattro designati dalle
rappresentanze dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e da
queste scelti tra soggetti di comprovata esperienza, uno designato da UNCEM
Calabria. Il CTI dura in carica tre anni.
3. La partecipazione al CTI è gratuita; ai componenti compete
solo il rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate, per un
massimo di una seduta mensile.
Art. 7
(Collegio dei sindaci)
1. Il Collegio dei sindaci è costituito in forma monocratica
e composto da un membro effettivo e da un membro supplente, nominati dal
Consiglio regionale tra gli iscritti all’albo dei revisori dei conti, per la durata
di anni tre. Il compenso del componente supplente del Collegio è consentito
esclusivamente in caso di sostituzione del sindaco effettivo, in misura
corrispondente alla durata della sostituzione stessa, e previa decurtazione
della medesima somma al componente effettivo.
2. Il Collegio esercita il controllo sulla gestione contabile
e finanziaria dell’azienda e redige una relazione annuale che viene allegata al
rendiconto consuntivo, finanziario, patrimoniale ed economico.
3. Il Collegio esercita la funzione di vigilanza sulla
gestione finanziaria dell’azienda, riferendo su di essa, annualmente o dietro
richiesta, al CTI e alla Giunta regionale; redige relazioni sul bilancio di
previsione, sul rendiconto generale e sui risultati di gestione.
4. Ai componenti del collegio dei sindaci sono corrisposti i
compensi determinati ai sensi dell’articolo 10 della Legge Regionale 11 agosto
2010, n. 22 (Misure di razionalizzazione e riordino della spesa pubblica
regionale), diminuiti del 20 per cento.
Art. 8
(Distretti territoriali)
1. Su proposta del Direttore Generale, sentito il CTI che si
esprime entro quindici giorni dalla richiesta decorsi i quali si procede,
previo parere obbligatorio e vincolante della Commissione consiliare
competente, da esprimersi entro il termine di 15 giorni dalla data di
ricezione, la Giunta regionale, determina l’articolazione e l’individuazione
del numero dei distretti per singola Provincia e definisce la ripartizione del
territorio montano e forestale in articolazioni distrettuali in ragione:
a) delle peculiarità della superficie territoriale delle
foreste già gestite dall’AFOR, ai sensi della l.r. 20/1992;
b) degli indicatori fisico-geografici, demografici,
patrimoniali e socio economici previsti dall’articolo 6 della l.r. 4/1999 e s.m.i.,
propri dei territori già interessati dall’esercizio di funzioni delle soppresse
Comunità montane;
c) della distribuzione territoriale della forza lavoro
idraulico forestale.
Art. 9
(Organizzazione)
1. L’organizzazione dell’Azienda Calabria Verde è contenuta
in un atto aziendale adottato dal Direttore generale, nel rispetto delle
previsioni normative e di contrattazione collettiva in materia di relazioni
sindacali e previa determinazione del fabbisogno di personale, approvato dalla
Giunta regionale entro 40 giorni dall’invio da parte del Direttore Generale,
previo parere obbligatorio della Commissione consiliare competente da
esprimersi entro il termine di quindici giorni dalla data di ricezione.
2. L’atto aziendale definisce l’organizzazione interna
dell’ente ed individua le strutture operative dei distretti territoriali di cui
all’articolo 8.
3. L’azienda si articola in tre settori:
a) amministrativo;
b) patrimonio e servizi forestali;
c) prevenzione, antincendio boschivo, tutela, conservazione e
sorveglianza idraulica.
4. Ciascun settore si articola in servizi non superiori a
due. Il settore c), relativamente alla sorveglianza idraulica, opera di
concerto con l’Autorità di Bacino nei modi indicati nella deliberazione della
Giunta regionale 602/2010.
5. Nelle more dell’articolazione del territorio in distretti
ai sensi all’articolo 8 e dei trasferimenti di cui al comma 4, lettera b),
dell’articolo 3 delta presente legge, il Direttore generale adotta un atto
aziendale provvisorio, anche in ordine al numero dei distretti da istituire per
singola Provincia. L’atto aziendale provvisorio perde ogni efficacia con
l’adozione dell’atto aziendale definitivo.
Art. 10
(Bilanci e
rendiconti)
1. I bilanci e i rendiconti sono soggetti alle disposizioni
di cui all’articolo 57 della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 (Ordinamento
del bilancio e della contabilità della Regione Calabria). Si applicano i
principi della contabilità analitica per centri di costo.
Art. 11
(Personale)
1. La pianta organica dell’Azienda Calabria Verde è coperta
mediante il personale:
a) transitato dall’AFOR, in liquidazione: personale di
cantiere con CCNL UNCEM -Parte Operai -per gli addetti ai lavori di
sistemazione idraulico forestale ed idraulico agraria; personale impiegatizio
di cui alla delibera della Giunta regionale n. 281/2004 con CCNL UNCEM -Parte
Impiegati -per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale ed
idraulico agraria; personale impiegatizio con CCNL del comparto regioni ed
autonomie locali;
b) transitato dalle Comunità montane soppresse;
c) trasferito o comandato dalla Regione Calabria, su domanda
o d’ufficio;
d) transitato dall’AFOR, in liquidazione: personale di cui
alla legge regionale 28 dicembre 2009, n. 52 (Modifiche ed integrazioni alla
legge regionale 19 ottobre 2009, n. 31 «Norme per il reclutamento del personale
Presidi idraulici») ai sensi e per gli effetti dell’articolo 4 comma d) della
presente legge.
2. Ciascun dipendente comunque transitato alle dipendenze
dell’Azienda rimane sottoposto al regime contrattuale in essere al momento
della approvazione della presente legge.
3. Sin dall’adozione dell’atto aziendale provvisorio di cui
all’articolo 9, comma 5, e dalla prima regolamentazione organica, gli incarichi
del personale di cui al comma 1 sono attribuiti in base alla nuova
organizzazione dell’Azienda Calabria Verde e non riproducono automaticamente
incarichi, anche di cantiere, e posizioni organizzative, comprese quelle di
livello dirigenziale, già assegnati al medesimo personale negli enti di
provenienza, fatte salve qualifiche contrattuali proprie del personale stesso
ed i livelli retributivi in godimento alla data di pubblicazione della presente
legge, con riferimento alla retribuzione base e tabellare, nonché l’anzianità
di servizio maturata alla data medesima. Il personale di cui al precedente
comma 1 lettera a) a carico del Piano Attuativo di Forestazione anno 2013,
capitolo 12 punto 3 delle previsioni di spesa, all’entrata in vigore della
presente legge transita in un ruolo regionale a parte, conservando l’originario
regime contrattuale, il cui onere finanziario permane a carico dei Piani
annuali di cui all’articolo 5 comma 6 lettera b) della presente legge.
4. Sino all’approvazione dell’atto aziendale definitivo,
l’Azienda Calabria Verde non può procedere a qualsiasi tipo di assunzione,
ovvero di trasformazione o modificazione dei rapporti di lavoro in essere. Solo
successivamente, può procedere alla copertura dei fabbisogni di personale e
alla sostituzione del personale cessato dal servizio, secondo la legislazione
vigente, le percentuali stabilite in materia di turn over e compatibilmente con
le risorse finanziarie assegnate.
Art. 12
(Risorse)
1. Per la realizzazione dei fini istituzionali, l’Azienda
Calabria Verde gestisce anche i relativi progetti da realizzare con l’impiego
delle risorse, di competenza dei settori funzionali di riferimento, previste
nell’ambito della programmazione comunitaria 2007-2013, secondo le relative
regole, e di quelle che risulteranno disponibili nell’ambito della
programmazione comunitaria 2014-2020.
2. A decorrere dall’1 gennaio 2014 il compenso a titolo di
spese generali spettante all’Azienda Calabria Verde per la forestazione e per
le politiche della montagna, per gli interventi di cui all’articolo 2 della
l.r. 20/1992, non può superare l’aliquota del 3,5 per cento del relativo costo.
3. I commi 5 e 8 dell’articolo 28
della l.r. 7/2006 sono
abrogati.
4. Gli utili netti di gestione risultanti dal conto economico
di esercizio e, in particolare, quelli derivanti dalla utilizzazione forestale,
nonché dalla vendita del materiale legnoso e dalla gestione, anche mediante
concessione, del patrimonio forestale regionale amministrato dall’Azienda ai
sensi dell’articolo 11, comma 1, della l.r. 20/1992, sono destinati, per una
quota, al cofinanziamento del compenso a titolo di spese generali per
l’esecuzione degli interventi di forestazione e, per altra quota, al bilancio
regionale con destinazione vincolata al ripianamento della situazione debitoria
dell’AFOR, per come quantificata dal commissario liquidatore.
5. La determinazione delle quote di cui al comma 4, è fissata
annualmente dalla Giunta regionale, su proposta del direttore generale
dell’Azienda Calabria Verde.
6. I risparmi di spesa derivanti dalle disposizioni della
presente legge concorrono al ripianamento della situazione debitoria dell’AFOR,
per come quantificata dal Commissario liquidatore.
Art. 13
(Disposizioni transitorie e
finali)
1. In fase di prima applicazione della presente legge, il
Direttore generale dell’Azienda Calabria Verde:
a) è nominato entro trenta giorni dall’entrata in vigore;
b) predispone, entro quaranta giorni dalla nomina, l’atto
aziendale di cui all’articolo 9, comma 5; il piano annuale per l’anno 2014, di
cui all’articolo 5, comma 6, lettera b); il bilancio preventivo per l’esercizio
finanziario 2014, di cui all’articolo 5, comma 6, lettera c).
2. Entro centoventi giorni dalla nomina di cui al comma 1,
lettera a), il direttore generale dell’Azienda Calabria Verde adotta le
iniziative di cui all’articolo 9, comma 1, della legge regionale 11 agosto
2010, n. 22 (Misure di razionalizzazione e riordino della spesa pubblica
regionale), con le modalità e per gli obiettivi ivi previsti, al fine di conseguire,
a partire dal 2014, un risparmio di almeno il 20 per cento rispetto alla spesa
per il personale complessivamente sostenuta nell’anno 2011 dall’AFOR in
liquidazione.
3. Le funzioni di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a),
b), c) e d), sono esercitate dall’Azienda Calabria Verde a decorrere dal 1
gennaio 2014, data a partire dalla quale l’Azienda Calabria Verde acquisisce di
diritto la piena operatività gestionale.
4. Dalla data di pubblicazione della presente legge regionale
decade di diritto il Commissario liquidatore dell’AFOR, posta in liquidazione
ai sensi dell’articolo 4 della legge regionale 11 maggio 2007, n. 9
(Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario -
Collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2007, art. 3, comma 4
della legge regionale n. 8/2002) ed il relativo contratto a tempo determinato
cessa di avere efficacia. Entro dieci giorni dalla pubblicazione della presente
legge regionale, con decreto del Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione
della Giunta, è nominato, con scadenza al 31 dicembre 2014, il nuovo
Commissario liquidatore dell’Azienda forestale della Regione Calabria (AFOR).
Nelle more di tale nomina si applica l’articolo 6 della legge regionale 4
agosto 1995, n. 39 (Disciplina della proroga degli organi amministrativi e
delle nomine di competenza regionale. Abrogazione della legge regionale 5
agosto 1992, n. 13). La procedura di liquidazione dovrà essere definitivamente
conclusa entro il 31 dicembre 2014.
5. Fino al passaggio di funzioni di cui al precedente comma
3, secondo quanto predisposto con il piano di trasferimento di cui al comma 6,
lettera a) del presente articolo, il Commissario liquidatore nominato ai sensi
del comma 4, oltre alle funzioni finalizzate alla liquidazione, esercita le
attività aziendali di cui all’art. 4, comma 1, lettere a), c) e d), avvalendosi
delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili.
6. Il commissario liquidatore dell’AFOR:
a) entro trenta giorni dalla nomina di cui al comma 4,
predispone il piano di trasferimento, in favore dell’Azienda Calabria Verde,
delle funzioni, delle risorse patrimoniali, strumentali e finanziarie e del
personale ancora in forza alla data del 31.12.2013 che non è possibile
collocare in quiescenza entro tale data, nel rispetto del regime contrattuale
in essere alla data del
31 dicembre 2012. Tale trasferimento investe tutte le funzioni, le risorse ed
il personale non strettamente necessari alla gestione liquidatoria dell’Afor ed
ha la decorrenza di cui al comma 3 del presente articolo;
b) entro sessanta giorni dalla
nomina di cui al comma 4, trasmette alla Giunta regionale, che lo approva
previo parere obbligatorio della Commissione consiliare competente, un piano di
liquidazione nel quale, anche sulla base di quanto previsto all’articolo 14,
sono indicate le poste attive e quelle passive, nonché le modalità di
estinzione di queste ultime, da effettuarsi anche previo accordo transattivo
con i creditori su un piano di rientro pluriennale. Il piano deve prevedere che
le risorse finanziarie disponibili e le poste attive siano destinate alla
copertura delle poste passive ed al ripiano di ogni debito dell’Afor. Il piano
deve prevedere, inoltre, che le poste ed i residui attivi, eventualmente ancora
presenti dopo tale ripiano, siano acquisite dal bilancio della Regione
Calabria.
7. In nessun caso, nel corso della gestione liquidatoria, i
debiti pregressi dell’AFOR possono gravare sull’Azienda Calabria Verde.
8. Conclusa la liquidazione, il Commissario liquidatore
dell’AFOR trasmette alla Giunta regionale un bilancio finale della
liquidazione, la quale a sua volta lo trasmette alla Commissione consiliare
competente per il preventivo parere obbligatorio. La Giunta regionale delibera
sull’approvazione del bilancio finale della liquidazione, assumendo, altresì,
le determinazioni eventualmente necessarie alla chiusura della stessa
liquidazione.
9. L’approvazione del bilancio finale della liquidazione
determina l’estinzione dell’AFOR e il trasferimento all’Azienda Calabria Verde
delle risorse strumentali e finanziarie residue nonché del personale impiegato
nella gestione liquidatoria, nel rispetto del regime contrattuale in essere
alla data dell’entrata in vigore della presente legge.
10. Sono abrogati i commi 2, 6, 7, 7bis, 7ter, 8, 9, 10 dell’articolo 4 della l.r. 9/2007, nonché tutte le disposizioni di legge regionale incompatibili con quelle della presente legge.
11. Tutte le disposizioni della l.r. 20/1992, riguardanti
l’AFOR e non incompatibili con quelle della presente legge, si applicano
all’Azienda Calabria Verde. Tutte le disposizioni della l.r. 4/1999 e s.m.i.,
riguardanti le funzioni già esercitate dalle soppresse Comunità Montane in
materia di forestazione e di politiche della montagna, non incompatibili con quelle
della presente legge, si applicano all’Azienda Calabria Verde.
12. Nell’ambito del trasferimento di cui al comma 2
dell’articolo 5 della l.r. 9/2007, così come modificato dall’articolo 11, comma
12, della legge regionale 20 dicembre 2012, n. 66 (Istituzione dell’Azienda
regionale per lo sviluppo dell’agricoltura e disposizioni in materia di
sviluppo dell’agricoltura), il Commissario liquidatore dell’Azienda per lo
sviluppo ed i servizi in agricoltura (A.R.S.S.A.), posta in liquidazione ai
sensi dell’articolo 5, comma 2, della l.r. 9/2007, nel trasferire all’Azienda Calabria Verde il
personale preposto al Polo Soprassuoli Boschivi già facente parte del
patrimonio dell’A.R.S.S.A trasferisce, altresì, le risorse finanziarie alla
remunerazione del personale in questione, compresi gli accantonati per gli
oneri previdenziali.
Art. 14
(Norma finanziaria)
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione dell’ articolo 3,
quantificati in euro 250.000,00 si provvede per l’anno in corso mediante
riduzione della disponibilità esistente all’UPB 3.2.04.04 - capitolo 32040409 -
dello stato di previsione della spesa del bilancio per l’anno 2013, che viene
ridotta del medesimo importo.
2. La disponibilità finanziaria di cui al comma 1 è
utilizzata nell’esercizio in corso ponendo la competenza della spesa a carico
dell’UPB 3.2.04.04 dello stato di previsione della spesa del bilancio 2013. La
Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al
documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002,
n. 8.
3. Agli oneri derivanti dall’attuazione degli articoli 4, 5,
6, 7, 8, 9 e 11, decorrenti dal 1° gennaio 2014, si provvede annualmente con le
rispettive leggi regionali di approvazione del bilancio di previsione e leggi
finanziarie di accompagnamento, nonché con le risorse derivanti dagli utili
netti di gestione dell’Azienda Calabria Verde, per come previsto dal comma 4
dell’articolo 12.
4. Agli oneri derivanti dall’attuazione dell’articolo 13, comma
1, lettera a), dell’articolo 5 comma 5, quantificati in euro 100.000,00 si
provvede per l’anno in corso mediante riduzione della disponibilità esistente
all’UPB 3.2.04.05 - capitolo
2233211 - dello stato di previsione della spesa del bilancio per l’anno 2013,
che viene ridotta del medesimo importo.
5. La disponibilità finanziaria
di cui al comma precedente è utilizzata nell’esercizio in corso ponendo la
competenza della spesa a carico dell’UPB 3.2.04.05 dello stato di previsione
della spesa del bilancio 2013. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare
le conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all’articolo 10 della
legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8.
Art. 15
1. La presente legge entra in
vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
nel 2008 sono
stati stabilizzati presso la Regione Calabria
359 Lsu/Lpu;
sono stati stabilizzati tutti
con la categoria B;
nel momento dell’assunzione
c’erano 194 categorie C e 114 categorie D;
molti di questi dipendenti
sono laureati e svolgono funzioni essenziali presso i dipartimenti regionali;
Impegna la Giunta regionale
a indire le procedure per le
progressioni verticali per valorizzare le competenze di questo personale che
risulta fondamentale per il buon andamento degli uffici regionali”.