IX^ LEGISLATURA

RESOCONTO INTEGRALE

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61.

SEDUTA DI LUNEDI’ 22 APRILE 2013

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ

 

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 15,07

PRESIDENTE

La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Francesco SULLA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Francesco SULLA, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo numero 213/9^ d’Ufficio, recante: “Surroga del consigliere regionale Ferdinando Aiello, dimissionario”

PRESIDENTE

Il primo punto all’ordine del giorno recita proposta di provvedimento amministrativo numero 213/9^ d'Ufficio, recante: “Surroga del consigliere regionale Ferdinando Aiello, dimissionario”. Dobbiamo procedere alla surroga del consigliere regionale per portare il Consiglio regionale nel plenum dopo le dimissioni del collega Ferdinando Aiello.

Do lettura del verbale per come è stato predisposto dagli uffici.

Prego i colleghi di prendere posto altrimenti non si capisce assolutamente nulla.

“Il Consiglio regionale

dato atto che con lettera, datata 15 aprile 2013, acquisita agli atti in pari data, protocollo generale 17504, il dottor Ferdinando Aiello ha presentato formalmente le dimissioni dalla carica di consigliere regionale;

considerato che a norma dell’articolo 16 della legge regionale 17 febbraio 1968 numero 108, recante: “Norme per l’elezione dei Consigli regionali delle Regioni a Statuto normale” il seggio resosi vacante deve essere attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;

che, pertanto, si deve procedere alla surroga del consigliere dimissionario, ciò nei modi di cui alla sopra richiamata disposizione di legge;

considerato, infine, così come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Cosenza per l’elezione del Consiglio regionale della Calabria, anno 2010, nella graduatoria dei non eletti per la lista numero 4 avente il contrassegno “Rifondazione comunista” nella quale era stato eletto il consigliere dimissionario è riportato, quale primo dei non eletti, il candidato Damiano Guagliardi con cifra individuale 1.801;

delibera di attribuire al candidato Damiano Guagliardi, nato a San Demetrio Corone il 27 settembre 1950, il seggio resosi vacante a seguito delle dimissioni del consigliere Ferdinando Aiello”.

Possiamo mettere in votazione il verbale così come è stato letto.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Il consigliere Guagliardi, se presente in Aula, può prendere posto nei banchi del Consiglio regionale. E’ un lieto ritorno ed a lui rivolgiamo gli auguri più affettuosi di buon lavoro.

(Applausi. Il consigliere Guagliardi prende posto tra i banchi dei consiglieri di centro sinistra)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Prego i colleghi di prendere posto.

Propongo l’inserimento all’ordine del giorno del provvedimento che riguarda la riduzione del numero dei consiglieri regionali per la Regione Calabria.

In Conferenza dei capigruppo all’unanimità abbiamo affrontato l’argomento confrontandoci in maniera franca e leale, benché ci fossero anche altre proposte di legge, ma abbiamo discusso proprio nel merito del provvedimento. La Conferenza dei capigruppo ha deciso, dicevo, di inserire all’ordine del giorno della seduta odierna, prevedendone contestualmente l’approvazione, il provvedimento che riduce il numero dei consiglieri per la Regione Calabria.

Sapete che abbiamo approvato, in seconda lettura, la proposta di legge statutaria che ha ridotto a 40 il numero dei consiglieri, perché la prima lettura era stata approvata prima che fossero resi noti i dati del censimento Istat.

La prima lettura si è svolta ad ottobre quando non era stato pubblicato l’esito del censimento Istat e si basava sui dati precedenti che attestavano il numero degli abitanti della nostra Regione sopra i 2 milioni di abitanti. L’ultimo censimento ha registrato un numero di abitanti inferiore ai 2 milioni e, come sapete, una Legge nazionale prevede che il numero dei consiglieri per quelle Regioni che hanno meno di due milioni di abitanti sia di 30.

Abbiamo proceduto ad approvare la proposta di legge statutaria in seconda lettura perché si trattava di un atto dovuto, oggi siamo qui perché la Conferenza dei capigruppo all’ unanimità ha deciso l’inserimento della proposta di legge statutaria numero 14/9^ composta da due articoli.

Naturalmente ci sarà bisogno anche della seconda lettura dopo 60 giorni; l’articolo 1 prevede, per come è stato approvato nella Conferenza dei capigruppo, che il Consiglio regionale sia composto dal Presidente della Giunta regionale e da 30 consiglieri; la seconda modifica riguarda la Giunta regionale e testualmente recita “la Giunta regionale è composta dal Presidente, dal Vicepresidente e dagli assessori in numero non superiore a 6”.

Questo è quel che abbiamo deciso in Conferenza dei capigruppo e quindi chiedo la votazione per l’inserimento di questo provvedimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge statutaria numero 14, recante: “Modifica alla legge regionale 19 ottobre 2004, numero 25 (Statuto Regione Calabria)”

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di legge statutaria numero 14, recante: “Modifica alla legge regionale 19 ottobre 2004, numero 25 (Statuto Regione Calabria)” per come illustrato in Aula.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Ha chiesto di parlare il consigliere Franchino. Ne ha facoltà.

Mario FRANCHINO

Presidente, grazie, soltanto per richiamare la sua attenzione e chiedere l’inserimento all’ordine del giorno odierno della proposta di legge numero 322/9^ di iniziativa del consigliere Franchino, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”.

PRESIDENTE

E’ un provvedimento legislativo che riguarda?

Mario FRANCHINO

Si tratta della proposta di legge numero 322/9^ di mia iniziativa, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico” che è stato già licenziato nella quarta Commissione consiliare.

PRESIDENTE

E’ stato licenziato all’unanimità dalla Commissione consiliare?

Prego, consigliere Gallo.

Gianluca GALLO

Presidente, volevo specificare che il progetto di legge al quale faceva riferimento il consigliere Franchino è stato licenziato in Commissione ancora una volta alla unanimità nell’ultima seduta. Tra l’altro era stato richiamato in Commissione poiché abbiamo abrogato la norma finanziaria e pertanto credo che possa essere trattato direttamente in Aula se la stessa è d’accordo.

PRESIDENTE

La norma finanziaria?

Gianluca GALLO

E’ stata abrogata, non c’è più norma finanziaria.

PRESIDENTE

Non ci vuole norma finanziaria sul provvedimento?

Gianluca GALLO

Abbiamo fatto in modo che non ci fosse norma finanziaria ed abbiamo tagliato tutte le spese previste nella norma stessa.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 322/9^.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare il consigliere Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Presidente, grazie, chiedo di inserire all’ordine del giorno la proposta di modifica dell’articolo 41, comma 2, della legge regionale numero 69 del 2012 che in sede di Conferenza dei capigruppo ha raccolto l’unanimità dei consensi. Chiederei l’inserimento all’ordine del giorno di questa modifica.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Presidente, qual è l’oggetto? Il numero non ci sovviene.

Alfonso DATTOLO

Le spiego subito. Praticamente riguarda una modifica inerente i piani attuativi che comprendono anche i fornitori e non solo la manodopera. Questa è la dizione che abbiamo concordato anche con i capigruppo della minoranza.

PRESIDENTE

Non ci sono richieste di parola pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Presidente, chiedo l’inserimento all’ordine del giorno del progetto di legge numero 446/9^ recante: “Modifica ed integrazione dell’articolo 59ter della legge regionale 25.11.1996, numero 32 <Disciplina per l’assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica>”.

Tra l’altro credo che in Conferenza dei capigruppo ci sia stata una decisione favorevole in merito, per cui ne chiedo l’inserimento all’ordine del giorno.

Chiedo, inoltre, l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno “Sulla paventata soppressione dei presidi Terna in quel di Cosenza e di Castrovillari per realizzare un nuovo presidio Terna in quel di Rotonda”.

Quindi, avanzo una duplice proposta. Grazie.

PRESIDENTE

Quindi, consigliere Gallo, chiede l’inserimento all’ordine del giorno di questo provvedimento.

Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Su questo provvedimento noi abbiamo un marcato dissenso poiché giovedì in sede di Commissione si era convenuto di rinviare la discussione ad altra seduta in quanto i pareri del Servizio legislativo erano gravemente contrari nel senso che evidenziavano una serie di violazioni di legge o violazioni di norme e principi costituzionali che facevano il paio con le valutazioni svolte dalla minoranza in Commissione.

Ciò nonostante la Commissione è stata riconvocata. Noi non siamo assolutamente convinti del parere di natura politica che è stato espresso, pur autorevole perché proveniente da un consigliere di esperienza come il collega Chiappetta. Di conseguenza riteniamo che su questo ci debba essere un approfondimento molto serrato da parte della Commissione perché il testo, secondo noi, è chiaramente in contrasto col dettato costituzionale.

Di conseguenza votiamo contro l’inserimento all’ordine del giorno.

PRESIDENTE

Ma l’argomento in questione, volevo ricordare all’Aula, era stato affrontato anche in Conferenza dei capigruppo che ha deciso di portarlo all’esame dell’Aula oggi. C’erano tutti i capigruppo presenti e si era discusso il provvedimento.

(Interruzione)

Volevo dire questo prima di dare la parola a chi intende intervenire. La Conferenza dei capigruppo ha deciso questo.

Prego, consigliere Gallo.

Gianluca GALLO

Presidente, avevo già detto che la Conferenza dei capigruppo si era pronunciata a favore dell’inserimento. C’era poi anche l’altro ordine del giorno che avevo proposto sulla questione Terna.

Le chiedo se, per favore, pone ai voti l’inserimento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Intervengo perché vorrei capire quale Conferenza dei capigruppo ha convenuto l’inserimento all’ordine del giorno di questa proposta.

PRESIDENTE

Consigliere Giordano, forse era andato via, ma l’inserimento all’ordine del giorno di oggi era stato accolto da parte di tutti i componenti della Conferenza dei capigruppo. Se poi, oggi, vuole non condividere in Aula quello che è stato deciso lì in Conferenza dei capigruppo… ma questo è quel che è avvenuto.

Giuseppe GIORDANO

Non credo che con i gruppi di minoranza sia stato condiviso l’inserimento di una proposta di legge di questo tipo perché non è stata nemmeno avanzata. Su questo chiedo che anche gli altri colleghi capigruppo di minoranza si esprimano.

Ho assistito, invece, sia oggi sia venerdì, alla discussione della proposta di legge in quarta Commissione nella quale sono venute fuori tutta una serie di problematiche e di eccezioni che imporrebbero prudenzialmente e correttamente che venisse ulteriormente approfondita, per evitare alla maggioranza stessa di portare avanti un provvedimento che rischierebbe di impattare con una impugnativa e, quindi, di approvare un provvedimento inefficace che rappresenterebbe una circostanza ulteriormente dannosa.

Chiedo, così come ha fatto il collega Naccari Carlizzi prima, che questo provvedimento abbia un percorso di approfondimento necessario per evitare che subisca l’ennesima impugnativa.

PRESIDENTE

Altri interventi? Possiamo procedere alla votazione per l’inserimento all’ordine del giorno del provvedimento.

 (Interruzione)

La Conferenza dei capigruppo è l’organismo che decide l’ordine del giorno.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Mi dia la parola, poi, cortesemente.

PRESIDENTE

Si può esprimere negativamente, può dire che è contrario in Aula e le do la parola ma se ne abbiamo discusso in Conferenza dei capigruppo ed è stato deciso di inserirlo all’ordine del giorno della seduta di oggi, si evita e si risolve il problema della votazione dei due terzi in Aula.

La Conferenza dei capigruppo serve proprio per evitare queste situazioni; poiché in Conferenza dei capigruppo ci sono sia maggioranza sia minoranza, se la minoranza avesse voluto sollevare qualche eccezione avrebbe dovuto dire che questo è un provvedimento che non può essere portato in Aula.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Presidente, allora, credo che sia opportuno…

Antonio SCALZO

Scusi, consigliere Naccari, voglio dire al Presidente Talarico che in Conferenza dei capigruppo questo punto non è stato portato all’ordine del giorno né è stato messo in votazione.

PRESIDENTE

No, no, non voglio sentire questo tipo di intervento, significa che qualcuno si è distratto.

Antonio SCALZO

Allora eravamo tutti distratti.

PRESIDENTE

Poiché sono il garante di quest’Aula e presiedo la Conferenza dei capigruppo se mi dite che questo argomento non è stato trattato in Conferenza dei capigruppo lo ritengo una offesa per il ruolo che ricopro sia in Conferenza dei capigruppo sia in quest’Aula.

E’ stato posto all’attenzione della Conferenza perché alla fine il consigliere Chiappetta ha detto: “vedete che è passato in Commissione proprio stamattina questo provvedimento e chiedo di inserirlo all’ordine del giorno” e si è concluso.

Ci siamo detti: “va bene, va bene”, dopo di che è intervenuto lei, consigliere Scalzo, ed ha posto la questione della “Fondazione Campanella”, un ordine del giorno, ed abbiamo detto che anche questo va bene. Se poi c’è stato un attimo di distrazione e non si è seguito tutto questo attiene a coloro che sono presenti in Conferenza dei capigruppo. Non si può dire che non è stata trattata in Conferenza dei capigruppo perché altrimenti è una offesa a tutti coloro che erano lì presenti in quel momento.

Antonio SCALZO

Presidente, voglio chiarire, perché il mio intervento, il mio modo di pensare non vuol essere offensivo né della Conferenza dei capigruppo, nel suo insieme, né nei suoi riguardi.

Le voglio però ricordare che questa mattina è stata convocata ad horas, d’urgenza la quarta Commissione su questo argomento. In Commissione abbiamo posto questo problema perché c’è stata su questo argomento una Commissione convocata quasi perennemente, nel senso che nel giro di una settimana abbiamo fatto tre Commissioni vista l’urgenza del provvedimento.

Sulla delicatezza dell’argomento ne è prova il fatto che nella seduta precedente non solo la minoranza ma anche la maggioranza hanno convenuto di approfondire un argomento così importante che non poteva essere portato d’urgenza.

Sul fatto, poi, che ha riguardato stamattina la Conferenza dei capigruppo, sinceramente non credo di essermi distratto solo io. Non ho sentito quando veniva inserita all’ordine del giorno. Quanto detto qui lo avrei ripetuto sicuramente anche in Conferenza dei capigruppo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Naccari. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Chiarito questo aspetto perché giustamente il Presidente del nostro gruppo ha partecipato alla Commissione e, di conseguenza, non dormiva né quando era in Commissione – ed è intervenuto – né quando era nella Conferenza dei capigruppo, c’è poi un problema di natura giuridica e formale. Ho profondo rispetto per la Conferenza dei capigruppo, tuttavia il nostro regolamento specifica che gli argomenti che non sono all’ordine del giorno possono essere inseriti solo con votazione dei due terzi dei consiglieri presenti.

Di conseguenza mi sembra che si stia tentando qualcosa che non è possibile fare, cioè se volete condurre il Consiglio regionale con questi criteri e con queste regole allora ditelo: la maggioranza materialmente può fare esattamente quel che vuole e poiché voi siete minoranza verrebbe da parafrasare il marchese del Grillo “siccome siete minoranza non contate…”.

Mi appello al senso di responsabilità del Presidente, consapevole che se stiamo ponendo una questione, siamo disponibili ad andare fino in fondo e non accettiamo che siano mortificate le regole democratiche dell’Aula.

Dopo di che, Presidente, la invito ad applicare l’articolo del Regolamento che conosce da prima e meglio di me. Ricordo ancora che la norma che consente l’inserimento all’ordine del giorno di argomenti che non sono materialmente presenti nella convocazione è una norma di natura straordinaria, di dubbia legittimità in sé e dovrebbe essere utilizzata solo per fatti e questioni straordinarie.

E’ vero ora che questa proposta di legge che ci state proponendo viola tre-quattro articoli della Costituzione e due o tre leggi dello Stato ma per straordinario non si intende proprio questo.

PRESIDENTE

Consigliere Naccari, guardi, è arrivato da poco in Consiglio regionale ma ha condiviso la precedente esperienza. Ci siamo sempre organizzati dall’inizio della legislatura che la Conferenza dei capigruppo, se c’erano dei provvedimenti passati in Commissione, non ancora inseriti all’ordine del giorno e quant’altro, potesse prevedere all’unanimità il loro inserimento all’ordine del giorno.

E’ sempre stato così dall’inizio della legislatura. Capisco che oggi il consigliere De Masi è stato sostituito, non c’è stato nemmeno il consigliere Principe che è stato sostituito dal consigliere Scalzo e capisco anche che qualcuno si possa essere distratto durante i lavori della Conferenza dei capigruppo ma è stata una determinazione che alla unanimità è stata assunta da tutti.

Mi dispiace che sotto questo aspetto veniate a chiedere a me l’applicazione del Regolamento. Conosco bene il Regolamento e statuisce che se si chiede l’inserimento all’ordine del giorno di un provvedimento siano necessari i voti favorevoli dei due terzi dei presenti, ma se c’è stato il superamento da parte della Commissione…

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Dove sta scritto Presidente?

PRESIDENTE

Quella è stata una richiesta formale del consigliere Gallo di cui, forse, non c’era nemmeno bisogno, così come in altre occasioni abbiamo inserito dei punti all’ordine del giorno.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Presidente, dove sta scritto? In che articolo sta scritta questa norma che sta citando e che supera il Regolamento? Possiamo avere il numero dell’articolo dove è scritto?

PRESIDENTE

Non abbiamo detto che c’è un articolo.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Cioè lei ha messo in votazione una richiesta.

PRESIDENTE

E’ stato il lavoro che in Conferenza dei capigruppo abbiamo svolto dall’inizio della legislatura.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Ma in base a quale norma?

PRESIDENTE

Ci sono state tante occasioni in cui punti chiesti dalla minoranza sono stati inseriti all’ordine del giorno e punti chiesti dalla maggioranza sono stati inseriti all’ordine del giorno senza la votazione dei due terzi perché la Conferenza dei capigruppo aveva deciso questo.

Se adesso non è più ammissibile questo criterio, è un altro ragionamento.

Ha chiesto di parlare il consigliere Chiappetta. Ne ha facoltà.

Gianpaolo CHIAPPETTA

Presidente, solo perché non ci sarebbe neanche bisogno di discussione rispetto alle questioni che sono state sollevate in Aula ma per ristabilire un minimo di chiarezza, anche procedurale, credo che sia opportuno effettuare una sia pur brevissima riflessione.

Presidente, evidenzio quel che lei ha detto. D’altra parte c’è il verbale – lo dico ai colleghi della minoranza – che testimonia quel che è accaduto in Conferenza dei capigruppo e, quindi, sarebbe assolutamente normale chiedere ai dirigenti verbalizzanti ciò che è avvenuto in Conferenza dei capigruppo che molto bene ha evidenziato e ripreso il Presidente del Consiglio.

Vede, Presidente, ha fatto bene a richiamare quel che è stato disposto anche oggi in quest’Aula, vale a dire un collega della minoranza sulla base di un provvedimento già licenziato dalla Commissione chiede l’inserimento in Aula affinché questa possa discuterlo ed eventualmente approvarlo. E da parte nostra nulla quaestio rispetto a questa correttezza che credo debba caratterizzare e contraddistinguere i comportamenti sia della maggioranza sia delle altre forze di minoranza presenti in Consiglio regionale.

Viene evidenziata, tutti l’abbiamo evidenziata, l’assoluta inderogabile necessità di discutere del provvedimento, attesa l’urgenza; ho partecipato questa mattina, Presidente Talarico, ai lavori della quarta Commissione e fra l’altro, sono intervenuto in Commissione e lo farò anche in Aula, da qui a breve, allorquando si evidenzierà la discussione e la trattazione di questo argomento posto all’ordine del giorno, dicendo che non c’è alcuna fretta se non quella di rispondere – così come dovrebbe essere – ad una necessità, ad una esigenza che viene avvertita dalla collettività istituzionale calabrese.

Avevo anche detto in Commissione – mi piace riprenderlo anche adesso, anche se non si è ancora alla trattazione del punto all’ordine del giorno ma è solo una anticipazione questa che sto per fare – che questo provvedimento di legge rispetto alla convocazione in Commissione non rappresenta assolutamente alcun abuso procedurale perché assolutamente previsto dalle norme che regolamentano l’attività di questo Consiglio regionale.

Si è resa necessaria per dare una risposta concreta rispetto ad una istanza che è pervenuta, non solo dal mondo delle autonomie locali -ed abbiamo acquisito agli atti una lettera del Cal- ma anche e soprattutto da parte delle istituzioni locali calabresi che, per firma del Presidente Vallone - che sicuramente non appartiene alla parte politica che in questo momento governa la Regione Calabria –ha ritenuto, Presidente Talarico, di far pervenire al Consiglio regionale una missiva della quale, di qui a breve, distribuiremo copia e con la quale chiede l’esame e la sollecita approvazione di questo provvedimento di legge.

Rispetto al merito tra poco ne parleremo, Presidente, anche per cercare di far comprendere bene che alla base di questo provvedimento non vi è nessuna valutazione politica. Vi è anche una valutazione politica ma è una valutazione tecnico-giuridica che tiene conto di quel che effettivamente avrebbe dovuto essere stato fatto e non lo è stato.

Ecco perché, Presidente, quel che ha chiesto il collega Gallo è una sorta di comunicazione all’Aula rispetto ad un provvedimento che è stato assunto dalla Conferenza dei capigruppo.

Presidente, mi permetta - e questo lo dico non per replica, considerando che già in precedenza quel che è stato deciso da qualche capogruppo di minoranza all’interno della Conferenza dei capigruppo è stato disatteso in Aula da qualcuno che ha fatto parte di questo stesso gruppo - valuti se è il caso o no di predisporre tutto il necessario all’interno della Conferenza dei capigruppo per impedire che possano accadere episodi che non danno segnale di credibilità delle istituzioni.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, non è assolutamente accettabile e mi dispiace che lei abbia detto di sentirsi offeso se il collega Scalzo, nel suo intervento, le ha ribadito che in sede di Conferenza dei capigruppo non si é deciso nulla su questo provvedimento. Ho seguito i lavori fino alla fine e ribadisco che non è stato votato nulla; l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno non è stato minimamente accennato, né tantomeno messo ai voti. Se così fosse stato, avrei manifestato le mie perplessità esprimendo il mio diniego - come ho fatto in Commissione - sebbene non ne facessi parte, perché non sono un componente di quella Commissione, ma c’ero - e su questo tranquillizzo tutti i colleghi, in particolare il collega Chiappetta; ciò può essere confermato anche dagli altri colleghi, capigruppo di minoranza che erano presenti Su questo punto di vista, Presidente, come previsto dal Regolamento lei ha piena facoltà di mettere ai voti. Se l’Aula accoglie con il voto pari ai due terzi e ritiene che questo provvedimento debba essere inserito, Conferenza dei capigruppo o meno, il provvedimento, per Regolamento, sarà inserito all’ordine del giorno.

Ma non consento a nessuno di mettere in dubbio l’onestà intellettuale di chi ha partecipato, sebbene oggi io abbia partecipato in sostituzione del collega De Masi.

La invito, pertanto, Presidente a voler mettere ai voti per appello nominale il provvedimento e si vedrà se l’Aula avrà i numeri necessari per farlo passare.

PRESIDENTE

Consigliere Giordano…

Chiedo ai funzionari di avere copia del verbale della Conferenza dei capigruppo.

(Interruzione)

Consulto gli appunti della Conferenza dei capigruppo per evitare di sembrare sulle nuvole o che abbia fatto un falso oppure che qualcuno abbia detto una cosa per un’altra.

(Interruzione)

Che poi i capigruppo dicano: ho sbagliato, ho interpretato male, ritiro quel che ho fatto in Conferenza dei capigruppo è un’altra cosa e lei lo può fare senza nessun problema.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Posso su questo, Presidente?

PRESIDENTE

Scusi un attimo, leggo gli appunti del verbale: “In Commissione è passato il provvedimento per quanto riguarda i canoni…la Conferenza dei capigruppo decide…ok fuori sacco”.

Questo è quello che riporta il verbale, se lei si è distratto o vuol ritirare la parola che ha dato mezz’ora fa, è libero di farlo ma non può dire che il provvedimento non sia stato trattato in Conferenza dei capigruppo

Giuseppe GIORDANO

Presidente, non consento né a lei né a nessuno di dire questo. La prego, la Conferenza dei capigruppo non ha trattato questo punto.

PRESIDENTE

La Conferenza dei capigruppo ha trattato il punto, che è stato il penultimo perché dopo di questo c’è stato quello riguardante la “Fondazione Campanella” da inserire e tutti erano d’accordo. Nessuno ha detto qualcosa di diverso.

Anche se lei non ha approfondito bene la questione o si è distratto, questo è quanto avvenuto in Conferenza dei capigruppo.

Tant’è che oggi il consigliere Gallo ha presentato questo provvedimento per dire che è passato dalla sua Commissione, altrimenti questo punto non si sarebbe potuto nemmeno illustrare in Aula perché, come regola, andava in coda direttamente all’ordine del giorno.

La Conferenza dei capigruppo è sovrana rispetto all’Aula.

Se si procede a fare una cosa, quindi, si mette in coda il provvedimento e poi, il fatto che ci sia il numero legale o altre questioni, è un altro aspetto.

Devo difendere il Consiglio per cui reputo opportuno che il provvedimento sia inserito come ultimo punto all’ordine del giorno permettendo così all’Aula di procedere con i lavori.

Ognuno sarà, poi, libero di votare contro, di sollevare eccezioni, di abbandonare l’Aula, di non partecipare al voto, ma questo è quanto si é deciso in Conferenza dei capigruppo ed è quello che, da Presidente – avendo rispetto per le decisioni prese in Conferenza dei capigruppo - provvederò a fare oggi in sede di Consiglio.

(Interruzione)

Ancora su questo argomento? Quando entreremo nel merito potrà dire esattamente quel che vuole.

Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Presidente, avendo profondo rispetto per l’Assemblea elettiva, che poi fa le votazioni, sottolineo che, ai sensi dell’articolo 42 del Regolamento, lei ha messo in votazione l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno; dopo di che ha dichiarato conclusa la votazione dandone anche l’esito. In sostanza ha detto che il documento è stato inserito a seguito della votazione.

Allora mi deve spiegare innanzitutto il senso della votazione e, poi, vorrei sapere dal punto di vista formale – chiedo a lei e al segretario Lopez – l’esito della votazione.

Avete votato ai sensi dell’articolo 42. Ora chiedo formalmente quale sia l’esito della votazione e mi aspetto - consentitemi di dirlo – che mi diciate l’esito di natura regolamentare e non politica.

Lei può fare tutte le valutazioni che ritiene circa la discussione; non so se è stato un misunderstanding ma una cosa è certa, cioè che i due capigruppo dell’ opposizione non ricordano assolutamente di questa trattazione e, comunque, anche se fosse stata fatta, le chiedo, proprio dal punto di vista giuridico, quale sia stato l’esito della votazione.

Ai sensi dell’articolo 42, chiedo, pertanto, al Segretario generale di dichiarare l’esito della votazione circa l’inserimento di questo provvedimento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Chiappetta, ne ha facoltà.

Gianpaolo CHIAPPETTA

Presidente, giusto per ulteriore chiarimento, perché sicuramente non mi sono spiegato bene nell’intervento di qualche minuto fa.

In chiusura ho detto che, il collega Gallo ha preso la parola per rappresentare all’Aula quello che si era determinato in sede di Conferenza dei capigruppo, illustrando, nel contempo, la pratica della quale stiamo discutendo, vale a dire il disegno di legge de quo, per un senso di dovere informativo nei confronti dell’Aula anche in relazione al fatto – per come sa bene anche il collega Naccari Carlizzi, che oggi é stato presente in Commissione – che il collega Gallo, nella sua qualità di Presidente della quarta Commissione, è anche relatore del provvedimento legislativo.

Infatti, Presidente, il collega Gallo ha chiesto all’Aula – e su questo si sarebbe dovuta registrare la votazione – l’inserimento di un apposito ordine del giorno rispetto al quale, questo è vero, non è possibile non attivare la procedura prevista dal Regolamento, vale a dire la votazione favorevole dei due terzi.

Ecco perché reputo che si debba fare un distinguo.

La prima è relativa ad una comunicazione fatta all’Aula dal collega Gallo, relatore del provvedimento legislativo, riguardante quanto è avvenuto in Conferenza dei capigruppo.

Il secondo aspetto, invece, riguarda l’inserimento di apposito ordine del giorno depositato presso gli uffici della Presidenza per il quale, naturalmente, ci sarebbe dovuta essere la votazione così come credo sia stato fatto.

PRESIDENTE

La parola al Presidente Scopelliti.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, non entrando nel merito della proposta fatta dal consigliere Gallo e sulle motivazioni messe in campo dal consigliere Chiappetta, reputo però opportuno fare una considerazione.

Però, oggi, come in qualche altra circostanza, il Presidente Talarico mi ha chiamato per dirmi che c’era la Conferenza dei capigruppo e, poiché si sarebbe discusso dell’argomento legato alla riorganizzazione quindi del provvedimento di riduzione dei consiglieri e degli assessori così come da norma nazionale - provvedimento di cui io ed il Presidente, in questi ultimi giorni, insieme ad altri colleghi capigruppo della maggioranza avevamo immaginato la discussione in Aula - ho partecipato alla Conferenza dei capigruppo.

Così come dice lo stesso verbalizzante, alla fine della Conferenza dei capigruppo, il collega Chiappetta ha posto all’attenzione della Conferenza stessa l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno. Il Presidente Talarico si è girato ed ha chiesto ai colleghi consiglieri capigruppo presenti “se siete d’accordo”ed ha detto “lo inserisco all’ordine del giorno”.

Dopo di che, se voi che partecipate alla Conferenza dei capigruppo non siete in grado di intendere e di volere è un problema che francamente a noi riguarda molto poco.

Se siamo tutti quanti lì – c’ero pure io accanto al Presidente Talarico – ed ho ascoltato le indicazioni a seguito della proposta di inserimento fatta da un capogruppo, lo stesso Presidente Talarico ha accolto la proposta ed ha comunicato l’inserimento all’ordine del giorno di questo provvedimento, dire che non si é mai sentito è una falsità, nonché un grave atto di sfiducia, non soltanto nei confronti del Presidente e della Conferenza dei capigruppo, ma anche dei funzionari che hanno verbalizzato.

Dire “forse c’ero ma ero disattento o dormivo” è un altro discorso, assumendosi, quindi, la responsabilità di non aver preso parte volutamente o involontariamente ad una discussione.

Essendo presente ed attento, ho sentito quando alla fine della Conferenza dei capigruppo, nel riepilogare ciò che avremmo discusso in Aula - ricordo anche le parole del Presidente del gruppo del Pdl, Chiappetta, che ha detto “riepiloghiamo Presidente e chiedo anche l’inserimento perché la Commissione ha licenziato il provvedimento in oggetto” - a questo punto vuol dire che il problema è veramente di natura diversa, caro Presidente.

Durante la Conferenza dei capigruppo si discute per ore sui provvedimenti da licenziare in Aula e non si può, pertanto, arrivare in Aula e discutere ancora sull’inserimento o meno del punto all’ordine del giorno precedentemente approvato all’unanimità ed autorizzato dalla Conferenza dei capigruppo.

A questo punto, abbiamo difficoltà a comprendere e capire cosa succede

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha facoltà.

Antonio SCALZO

Credo che, nel merito, non andrebbe fatta una discussione sulle capacità psico-fisiche e neurologiche dei presenti. Pertanto il Presidente Scopelliti potrebbe risparmiarsi certe affermazioni, sulla capacità di intendere e di volere di ciascuno presente in Aula.

Le vorrei sottolineare che, se avesse guardato la norma nonché i verbali della quarta Commissione, avrebbe riscontrato che non siamo i soli incapaci di intendere e di volere ma lo è anche il Servizio legislativo ed i funzionari dirigenti, che hanno espresso non dubbi ma certezze negative sulla incostituzionalità di questa legge e sui problemi che riguardano la parte contabile, richiedendo quindi una maggiore attenzione e l’esigenza di entrarvi ancora nel merito.

Voglio ribadire, ancora una volta, che stamattina ci siamo visti ad horas, convocati in questa Commissione senza novità di rilievo sull’interpretazione autentica della norma.

Credo, pertanto, che nessuno possa dire che in Conferenza dei capigruppo questo argomento sia stato trattato nella pienezza dei suoi contenuti.

Il collega ha posto il problema alla fine della Conferenza, quando si stava andando via, nella confusione, quando ognuno era in piedi o parlava di altro.

Se vogliamo restituire a quest’Aula la dignità di un percorso che ci veda tutti quanti consapevoli delle azioni, di ciò che facciamo e di ciò che diciamo, serve, da parte di tutti, la consapevolezza che bisogna arrivarci soprattutto con la convinzione delle posizioni.

Abbiamo espresso la nostra posizione già in Commissione quindi non avremmo alcun motivo per fare una piroetta. In una occasione, addirittura, anche la stessa maggioranza ha espresso gli stessi dubbi in Commissione e quindi questa piroetta di 360 gradi non ci appartiene e non possiamo accettarla assolutamente.

PRESIDENTE

Prego, consigliere Giordano.

Giuseppe GIORDANO

Intervengo per fatto personale, Presidente. Fossi nel Presidente Scopelliti andrei cauto nel parlare delle capacità di intendere e di volere.

Ero presente in Conferenza dei capigruppo, così come il collega Scalzo e qualche altro collega della minoranza che ora non è in Aula, ed ho ascoltato dall’inizio alla fine. Ribadisco, pertanto, che questo provvedimento non è stato inserito né trattato.

Comunico, quindi, in maniera molto serena e con altrettanta fermezza, che, proseguire ancora su questa strada significherebbe consumare dei falsi ed a queste cose noi non ci prestiamo.

Ribadisco, pertanto, quanto detto dai colleghi.

Un collega di maggioranza ha fatto una proposta di inserimento, una richiesta straordinaria, e il Regolamento all’articolo 42 dispone come possono essere inseriti i punti all’ordine del giorno con la maggioranza dei due terzi. Dovreste comunicarci, pertanto, l’esito della votazione che, altrimenti, dovrà essere ripetuta e se ci sono i numeri secondo quanto previsto dalla norma regolamentare.

Diversamente non consento a nessuno – lo ribadisco e chiudo – di offendere ed oltraggiare non solo la dignità dei componenti della Conferenza dei capigruppo ma dell’intero Consiglio regionale.

Chiudo chiedendo, quindi, alla Segreteria generale di riferire circa l’esito della votazione, altrimenti ritengo che la votazione debba essere almeno ripetuta.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Mirabelli, ne ha facoltà.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Grazie, signor Presidente. Penso che come Consiglio regionale non stiamo dando, oggi, un bell’esempio dal momento che ci siamo bloccati su una questione che non è neanche di carattere procedurale ma piuttosto una discordanza di tipo quasi personalistico tra quanto dice il Presidente ed il verbalizzante, cioè il Segretario presente alle riunioni dei capigruppo, e quanto dicono i capigruppo di minoranza.

Caro Presidente, ritengo che non possiamo restare tutto il pomeriggio qui a discutere, perché si discuterebbe del sesso degli angeli. Abbiamo tante interrogazioni e argomentazioni di una certa importanza che meritano di essere trattate anche per via di scadenze; ci sono anche proposte di legge già all’ordine del giorno molto importanti e che meritano di essere approfondite.

Penso, quindi, che una via d’uscita debba essere presa.

Vi dico con molta tranquillità che ho profondo rispetto per le norme e le regole procedurali che rappresentano, senza dubbio, un percorso dovuto, nel rispetto anche dei ruoli istituzionali; ma non essendo solo un problema di ordine procedurale, dovremmo credere alla parola del Presidente contro quella dei due capigruppo che hanno risposto ed hanno evidenziato di non aver ascoltato, di non essersi resi conto, perché non hanno udito, dell’inserimento di questa proposta all’ordine del giorno.

Come momento di superamento dei due terzi credo che diventi anche un ragionamento – lo dico alla minoranza non per difendere la maggioranza – di lana caprina, perché basterebbe spostarlo ad un’altra seduta di Consiglio regionale e il problema sarebbe risolto.

Visto che le posizioni si sono estrinsecate abbastanza in Commissione, col voto contrario della minoranza, soprattutto di chi è convinto che questa proposta sarà impugnata perché viola la legittimità costituzionale, visti i pareri – così so io, l’ho letto – del Servizio legislativo, credo che, pur di superare quest’empasse, che onestamente non ha più nulla di procedurale ma è diventato di tipo personale, si potrebbe benissimo andare alla discussione; anche al fine di poter entrare nel merito di questa proposta di legge, discuterla, approvarla in questa prima fase, ben consapevoli che se non è rispettata la legittimità dell’atto stesso dal punto di vista giuridico verrà sicuramente bloccata, causando soltanto la perdita di tempo prezioso.

Caro Presidente, quindi, sta a voi, alla maggioranza, sta a lei cercare di risolvere la problematica al fine di poter addivenire alla discussione di altri punti, secondo me anche importanti e forse più importanti di questo argomento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Grazie, Presidente. Chiedevo la parola per chiarire questo aspetto.

Stamattina abbiamo convocato una riunione di quarta Commissione nella quale, peraltro, non si è discusso solo di questo ma abbiamo avviato anche un percorso sulla proposta di legge sulla caccia, una proposta bipartisan finalizzata a rivedere anche l’assetto del sistema venatorio in Calabria.

Abbiamo affrontato l’argomento del quale abbiamo largamente dibattuto finora, peraltro passato in Commissione, e pur non avendo partecipato alla Conferenza dei capigruppo ho saputo che c’era l’intenzione di inserirlo all’ordine del giorno.

Inoltre volevo sottoporre alla vostra attenzione che sia l’ANCI, il cui Presidente è il sindaco di Crotone, avvocato Peppino Vallone, sia il CAL Calabria, il cui Presidente è il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, su questo progetto di legge hanno espresso parere favorevole.

Vale a dire: c’è l’esigenza – lo diceva il collega Mirabelli – di dare una risposta ai territori, di dare una risposta anche alle municipalità in sofferenza.

C’è forse l’esigenza, e questo strumento potrebbe essere di ausilio, di andare incontro alle esigenze dei cittadini che, trovandosi nei comuni che sono in questa situazione finanziaria, possono veder aumentati i tributi in un momento di sofferenza per le famiglie.

Credo che sia un tentativo basato anche su una certa legittimità perché la relazione integrativa del collega Chiappetta fuga alcuni dubbi che sono stati mossi dal Servizio legislativo. Chiedo all’Aula, Presidente, di proseguire su questo percorso e di portare oggi questo provvedimento, per come stabilito in Conferenza dei capigruppo, all’esame ed alla votazione.

PRESIDENTE

Riassumiamo un po’ i termini della questione e non ci torniamo più perché bisogna andare avanti con le cose.

Io sono – voi mi conoscete – per difendere le decisioni che si assumono in Conferenza dei capigruppo. E’ già avvenuto un’altra volta in quest’Aula, con il consigliere Salerno, rispetto ad un altro argomento, quindi, con un rappresentante della maggioranza, e vale la stessa cosa oggi per i rappresentanti della minoranza.

In Conferenza dei capigruppo è stata presa una decisione. Quando il consigliere Gallo ha chiesto l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno, quello è stato il momento di comunicazione all’Aula. Ma la Conferenza dei capigruppo, che io intendo sempre e comunque rispettare per la valenza e per l’importanza che oggi ha proprio per lavorare in sintonia e condivisione, soprattutto quando si hanno opinioni differenti rispetto all’argomento, si era espressa stamattina e leggendo i verbali penso che non ci debbano essere minimamente dubbi. Se ci dovessero essere dubbi sugli atti ufficiali della Conferenza dei capigruppo e sui verbali redatti non da politici… Ricordo che non siamo noi politici che scriviamo ma ci sono i funzionari del Consiglio regionale che non sono né di maggioranza né di minoranza, bensì persone che fanno il proprio lavoro e partecipano alla Conferenza dei capigruppo per dare sostegno e aiuto al nostro lavoro.

Nessuno, che sia di maggioranza o di minoranza, Presidente o quant’altro, può assolutamente sindacare sul lavoro svolto dai funzionari del Consiglio regionale.

Abbiamo abbondantemente parlato e discusso di questo argomento ed in questi casi è naturale che si comunichi in Aula e si inserisca all’ordine del giorno.

A me dispiace molto che, nonostante ci sia stata la deliberazione della Conferenza dei capigruppo, la minoranza abbia messo in discussione questo argomento.

Ribadisco la mia intenzione di difendere la Conferenza dei capigruppo e quello che si é deciso.

Il provvedimento all’ordine del giorno andava da sé, senza nemmeno alcuna votazione proprio perché c’era piena condivisione da parte di tutti. Il voto era solo un fatto formale, chiesto dal consigliere Gallo, e non per volontà nostra, della Conferenza dei capigruppo che, ripeto, ha discusso, approfondito ed infine deliberato.

Sono per il sostegno e la difesa della decisione presa all’unanimità dalla Conferenza dei capigruppo e quindi per me il punto verrà trattato all’ordine del giorno della seduta di Consiglio odierna.

Sarà trattato come ultimo punto, poi l’Aula deciderà se dovrà aggiornarlo o rinviarlo alla prossima seduta per un maggior approfondimento. In qualità di garante di quest’Aula difendo la Conferenza dei capigruppo; il punto, quindi, verrà inserito come ultimo punto dell’ordine del giorno della seduta di Consiglio di oggi.

Inviterei, pertanto, gli uffici ad inserirlo in coda agli altri punti. Poi, l’Aula sarà sovrana di far quello che vuole, di rinviarlo, di aggiornarlo, di analizzarlo, di approfondirlo ma, intanto, questa è la decisione della Presidenza del Consiglio regionale secondo quanto discusso oggi in Conferenza dei capigruppo.

Possiamo, pertanto, procedere con il prossimo punto all’ordine del giorno.

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Nicolò, ne ha facoltà.

Alessandro NICOLO’

Presidente, grazie per avermi dato la parola. Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 436/9^, approvata dalla Commissione e presentata dal sottoscritto.

Il relatore è il consigliere Gallo.

PRESIDENTE

Non avendo parlato in Conferenza dei capigruppo di questa proposta di legge, di cui non c’è stata né sintesi e né discussione, reputo che sulla stessa l’Aula sia libera di esprimersi.

Si può inserire o meno; se ci sono i due terzi nella votazione si procede altrimenti no. Questo è quel che ci siamo proposti fin dall’inizio della legislatura ed io voglio continuare a mantenerlo

Spesso ci sono provvedimenti, urgenti e fondamentali per la vita delle istituzioni, che devono essere approvati, anche con un momento di sintesi da parte dell’Aula e della Conferenza dei capigruppo e che non possono, pertanto, essere lasciati all’autonomia del singolo consigliere perché se così fosse, l’Istituzione avrebbe fine e i provvedimenti urgenti non si potrebbero approvare.

Il Vicepresidente Nicolò ha proposto l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno, se non ci sono obiezioni.

Antonio SCALZO

Non ci sono obiezioni per l’inserimento del punto all’ordine del giorno che è stato già licenziato in Commissione.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento della proposta di legge all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva alla unanimità)

Ha chiesto di intervenire il consigliere Gallo, ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Presidente, chiedo scusa, ma non è stato votato l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno “Sulla paventata soppressione dei presidi Terna di Cosenza e Castrovillari” che, tra l’altro, faceva parte del mio intervento precedente. Ne chiedo, pertanto, l’inserimento all’ordine del giorno perché pare che Terna voglia spostare il proprio presidio in quel di Rotonda in provincia di Potenza.

PRESIDENTE

Consigliere Gallo, ha già provveduto a presentarlo ai banchi della Presidenza? Sì. Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di intervenire il consigliere Scalzo, ne ha facoltà.

Antonio SCALZO

Presidente, volevo chiedere l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno riguardante la problematica della piena attuazione della legge regionale numero 63 del 2012, che preveda il trasferimento delle unità operative dal polo oncologico all’azienda ospedaliera Mater Domini per far sì che il problema che riguarda i malati oncologici da una parte e il personale dall’altra venga definitivamente risolto e chiarire, una volta per tutte, quali sono i reparti di mission e di natura oncologica e quali quelli di natura non oncologica di competenza del Mater Domini. Grazie.

PRESIDENTE

Il consigliere Scalzo chiede l’inserimento di un ordine del giorno che riguarda la “Fondazione Campanella”.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di intervenire il consigliere Salerno, ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Presidente, considerata l’ora, volevo proporre il rinvio delle interrogazioni a risposta immediata previste per oggi.

PRESIDENTE

Il consigliere Salerno, vista l’ora, propone il rinvio delle interrogazioni a risposta immediata e, a tal proposito, prima di dare la parola al consigliere Giordano vorrei aggiungere che, essendo previste due sedute di Consiglio, per il 29 e 30 aprile, che riguarderanno le riforme, se siete d’accordo, possiamo rinviare le interrogazioni a lunedì prossimo, giorno 29, dedicando alle stesse due ore anziché una, al fine di completare tutte quelle rimaste sospese.

Accogliendo la proposta del consigliere Salerno e considerando l’importanza degli argomenti all’ordine del giorno, propongo, se l’Aula è d’accordo, il rinvio delle interrogazioni a lunedì 29, quando potremo dedicarvi due ore anziché una per arrivare così ad affrontare tutti gli argomenti previsti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Giordano, ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, vorrei precisare che le interrogazioni a risposta immediata trattano problematiche che afferiscono a questioni affrontate già da due mesi e un ennesimo rinvio farebbe perdere l’efficacia e il senso che quest’Aula e questo Consiglio hanno inteso dedicare a questo importante momento.

Le chiedo di procedere perché l’ordine del giorno è scarno e ci sono altri due argomenti a seguire.

Credo, quindi, che le interrogazioni possano essere trattate perché ci sono questioni molto delicate ed importanti che non meritano di essere ulteriormente differite.

PRESIDENTE

Il consigliere Salerno ha chiesto il rinvio delle interrogazioni a risposta immediata ed io ho presentato una proposta che venisse incontro a tutte le esigenze; se c’è una condivisione dell’Aula sulla mia proposta evitiamo di votare.

Prego, consigliere Ciconte.

Vincenzo Antonio CICONTE

Sono d’accordo col collega Giordano perché ci sono interrogazioni di grande attualità che, se rinviate ulteriormente, non avrebbero più senso.

Decidiamo allora se vogliamo trattarle oppure no. Abbiamo il diritto di presentarle e di ricevere risposte da parte del governo regionale; altrimenti non ne presenteremo più, vi chiedo scusa.

Non è possibile, quindi, non discutere le interrogazioni oggi.

E’ la seconda volta che succede ed il rinvio è improponibile.

PRESIDENTE

Siamo d’accordo di affrontare prima… se dobbiamo mandarle in coda deve fare una richiesta di inversione dell’ordine del giorno

(Interruzione)

Intanto c’è da votare la proposta del consigliere Salerno o la aggiorniamo in coda alla seduta di oggi.

Vincenzo Antonio CICONTE

Vi chiedo scusa, è possibile riprendere la parola, Presidente? Posso riparlare?

PRESIDENTE

Prego, consigliere Ciconte.

Vincenzo Antonio CICONTE

Chiedo scusa, ma le funzioni del Consiglio regionale, secondo me, vengono sminuite perché se abbiamo interrogazioni che risalgono ad un mese fa senza nessuna risposta e poi arriva oggi la Conferenza dei capigruppo che inserisce un argomento, poi ne inserisce un altro ecc., mi dite quando potremo esporre queste interrogazioni al Consiglio?

Ma esponiamole subito e senza ritardi, vi chiedo scusa.

PRESIDENTE

Consigliere Ciconte, in qualità di Presidente del Consiglio regionale mi sono assunto la responsabilità di dedicare, nella prossima seduta di Consiglio di lunedì 29, alle interrogazioni due ore anziché una al fine di completarle tutte.

Dal 22, quindi, vengono rinviate al 29, cioè tra 7 giorni.

Ho fatto questa proposta all’Aula in riferimento alla richiesta di rinvio delle interrogazioni del consigliere Salerno ed ho anche detto non solo di rinviarle ma di far si che la prossima volta si completino tutte, dedicando due ore anziché una, proprio per venire incontro alle esigenze e di avere delle risposte su argomenti importanti.

Vincenzo Antonio CICONTE

A questo punto, abbandono l’Aula. Lo metta a verbale per cortesia.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Chiappetta, ne ha facoltà.

Gianpaolo CHIAPPETTA

Presidente, scusi, questa contrapposizione – come diceva bene il collega Mirabelli qualche attimo fa – credo che non serva a nessuno anche perché siamo qui e la Calabria ci osserva e verifica attentamente il comportamento di ciascuno di noi in relazione anche a quello che è non solo il compito istituzionale ma anche rispetto alle cose che devono essere assunte.

Consiglieri Ciconte e Giordano, nessuno vuole impedire la discussione - così se posso esprimere il mio parere poi, magari, avrà la possibilità di esprimere anche il suo, una volta che finisco – e nessuno può arrogarsi il diritto di impedire che ci possa essere una discussione, considerando che il Presidente del Consiglio non solo l’ha inserito, così come è logico che sia, all’inizio della discussione, all’ ordine del giorno di questa seduta di Consiglio, ma ha fatto, a mio parere, anche una proposta migliorativa, se così può essere definita, rispetto alla proposta del collega Salerno.

Ho cercato di assumere una posizione di mediazione rispetto alle cose che devono essere fatte e, considerando anche la necessità che questo Consiglio regionale non può non legiferare su argomenti di assoluta ed inderogabile necessità, valenza ed importanza rispetto alle cose che sono necessarie in questo territorio calabrese.

Mi permetto, Presidente, naturalmente se l’ipotesi e se la soluzione è condivisa anche dai colleghi della minoranza, di chiedere una inversione dei punti all’ordine del giorno.

Ovvero che le interrogazioni a risposta immediata vengano messe alla fine dei lavori di questa seduta di Consiglio in maniera tale che ci sia la possibilità di completare tutto l’ordine del giorno di questo pomeriggio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Salerno, ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Ho fatto questa proposta perché ci sono dei punti molto importanti all’ordine del giorno, interventi per quanto riguarda la povertà, la questione degli alloggi e il Quadro territoriale paesaggistico, nonché l’altra proposta di legge di iniziativa del consigliere Nicolò; tutti provvedimenti molto importanti.

Dopo la mia proposta, ho ascoltato con molto interesse sia la proposta del Presidente Talarico sia quella del mio capogruppo Gianpaolo Chiappetta. Se la minoranza ritiene di andare verso una condivisione, possiamo tranquillamente procedere. Ritirerò la mia proposta se condividiamo quella del Presidente Talarico o quella del mio capogruppo Chiappetta; diversamente ritengo che, non per togliere spazio alle interrogazioni, che abbiamo sempre svolto con attenzione e puntualità, dimostrandolo anche nell’ultima seduta di Consiglio regionale, non sia così grave rinviarle alla prossima seduta. Reputo più importante, invece, esaminare, approfondire e fare degli interventi su proposte di legge molto importanti per questo Consiglio regionale e per l’intera regione.

PRESIDENTE

Penso che in Aula ci sia lo strascico della questione che si è creata con il precedente punto all’ordine del giorno, Vorrei che i consiglieri giudicassero con serenità le due proposte: quella fatta da me, per la prossima seduta di Consiglio di lunedì, di fare due ore e completare tutte le interrogazioni, con le risposte degli assessori competenti, e l’altra proposta del consigliere Chiappetta, di metterle in coda per affrontare l’altro argomento.

Ci sono, quindi, due opzioni se c’è la condivisione da parte della minoranza, altrimenti bisogna individuare un nuovo percorso.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Giordano, ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, credo che avremmo già esaurito la metà delle interrogazioni a risposta immediata se non avessimo fatto questa discussione! Credo che si debba avere rispetto per questo momento, per quest’Aula, per chi lavora e per le questioni che afferiscono a problemi enormi della Calabria.

Il momento delle interrogazioni non è secondario rispetto alle proposte. Credo che ognuno di noi sia tenuto ed abbia il dovere di stare in quest’Aula e confrontarsi. Non ho abbandonato l’Aula dopo quello che è venuto fuori prima e sono rimasto perché desidero esercitare pienamente il mio mandato.

Ritengo che le interrogazioni debbano essere discusse perché riguardano questioni delicate ed importanti sulle quali la Calabria merita una risposta, dopodiché i consiglieri, i colleghi possono rimanere per confrontarsi sugli altri temi, sugli altri punti all’ordine del giorno, così come è sempre avvenuto.

Le chiedo, quindi, di procedere, di andare avanti e di voler dare l’avvio alle interrogazioni.

PRESIDENTE

C’è una proposta del consigliere Salerno che chiede il rinvio del punto alla prossima seduta. Pertanto, se non si trova una sintesi dovrò porla in votazione. Se c’è una sintesi, si evita di votare su un argomento così e procediamo nella prossima seduta a completare le interrogazioni, se siete d’accordo. Se non è così, poniamo in votazione il punto e andiamo avanti con i lavori del Consiglio; non si può fare altro in un’Assemblea democratica eletta. O si accetta la mia proposta di rinviare le interrogazioni alla prossima seduta dedicando due ore anziché una oppure votiamo.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Ciconte, ne ha facoltà.

Vincenzo Antonio CICONTE

Chiedo scusa, ma non riesco a comprenderne il senso, perché una proposta dice “rinviamo alla prossima settimana”, e questo può essere significativo; l’altra proposta è di mettere in coda le interrogazioni, e mi sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra. O noi accettiamo che queste interrogazioni si facciano oggi, subito, perché sono già state rinviate l’altra volta e ci sono problematiche, soprattutto per quanto riguarda la sanità, caro Presidente, che è commissariata, dove noi non abbiamo la minima agibilità democratica per poter fare l’opposizione e dire quali sono le nostre proposte...

Lei mi dice in quale sede noi dovremmo fare e presentare le nostre proposte, se non in Aula, e sentire il commissario per rispondere a quello che noi diciamo?! Credo che l’Aula debba essere il momento fondamentale per poter affrontare queste tematiche. Se queste cose non si possono affrontare in Aula, lei lo dice, ed io abbandonerò immediatamente l’Aula.

PRESIDENTE

Allora procediamo con la votazione della richiesta di rinvio, vediamo come va la votazione e poi ci organizziamo.

Pongo in votazione la proposta del consigliere Salerno di rinvio delle interrogazioni al prossimo Consiglio regionale.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge numero 449^/9^ di iniziativa dei consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo e Serra, recante: “Interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione”

PRESIDENTE

Andiamo avanti con l’ordine del giorno, che riguarda un provvedimento di iniziativa dei consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, recante: “Interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione”.

E’ relatore il consigliere Salerno che ha facoltà di intervenire.

Nazzareno SALERNO, relatore

Questa proposta di legge, esaminata in Commissione ed approvata con l’astensione del gruppo di minoranza, prevede, in pratica, una compartecipazione della Regione alla spesa sociale dei Comuni calabresi, ovviamente con particolare riguardo e come obiettivo agli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione con una spesa di 6 milioni e 100 mila euro, di cui 5 milioni e mezzo per interventi per quanto riguarda l’inclusione sociale, l’integrazione socio-sanitaria e il contrasto alla povertà, e 600 mila euro per quanto riguarda il sostegno alla spesa delle aziende sanitarie per il trasporto con l’ambulanza.

Riteniamo che questa proposta di legge sia molto importante in questo particolare momento di crisi che sta attraversando il Paese ed anche la Calabria dove le famiglie vivono in un grave stato di disagio.

Questa proposta di legge trova copertura finanziaria con le risorse che provengono dall’accertamento della tassa automobilistica riferita agli anni 2009 e 2010, quindi maggiori introiti che abbiamo avuto rispetto alla previsione che poi è stata accertata.

Carlo GUCCIONE

Presidente, chiedo la parola.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione, ne ha facoltà.

Carlo GUCCIONE

Presidente, su questo provvedimento noi abbiamo espresso un voto di astensione e, pur riconoscendo e contravvenendo al Regolamento, non abbiamo presentato emendamenti, perché riteniamo che questa questione andasse approfondita rispetto alla vicenda perché un provvedimento di siffatta natura andrebbe spiegato con i criteri e gli standard.

Mi sembra un provvedimento generico, molto discrezionale, che non interviene e non stabilisce i criteri con cui si interviene sui Comuni e sulle aree; si parla di agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione. Se guardiamo la Calabria, vorrei capire se sono superiori a 30 mila abitanti, perché le città superiori a 30 mila abitanti in Calabria sono 9; oppure oltre i 60 mila abitanti, perché le città in Calabria oltre i 60 mila sono 4, o oltre i 70 mila, che sono 3, precisamente Reggio Calabria, Catanzaro e Lamezia.

Questo è un punto: specificare su quali città vanno calibrati i 5 milioni e mezzo, che mi sembra un punto sul quale il Consiglio regionale deve decidere. Dico questo perché non voglio fare polemica, anzi lo spirito è quello di collaborazione e di contributo, in un momento difficile di reinserimento delle famiglie disagiate dal punto di vista sociale ed economico.

Un altro punto importante è capire quali sono le famiglie e i soggetti interessati scelti, ovvero quali siano i criteri di individuazione delle famiglie ed i nuclei familiari interessati da questi finanziamenti, considerando, soprattutto, che bisogna passare da un finanziamento assistenziale a un finanziamento che tenga conto di un reinserimento lavorativo e dell’inclusione sociale, senza finanziare una tantum le famiglie; dobbiamo stabilire, di concerto con i Comuni, dei progetti di reinserimento lavorativo e sociale, così come altre questioni.

Credo, pertanto, che ci debba una pausa di riflessione, seppur rapida, per verificare meglio su quali Comuni viene tarata e prevista l’utilizzazione di queste risorse ed anche un criterio che ci permetta di utilizzare e verificare su quali progetti e quali famiglie possiamo intervenire.

A gennaio di quest’anno, lo Stato ha emanato un decreto che prevede uno stanziamento di 50 milioni di euro per le città superiori a 250 mila abitanti e l’articolo 4 di questo decreto prevede i criteri e le famiglie interessate da questi processi di inclusione sociale ed economica.

Bisogna valutare le peculiarità che ha la Calabria ed avviare insieme una fase concertativa.

Ci sono 330 milioni dei fondi “Barca”, un’anticipazione è stata fatta per un valore di 130 milioni riguardanti le Regioni Calabria, Sicilia, Puglia e Campania. Dobbiamo assumere, come ruolo regionale, un coordinamento di tutte queste politiche che vanno nella direzione di offrire sostegno economico e servizi alle famiglie in difficoltà, altrimenti queste risorse rischiano di essere vanificate nei loro obiettivi.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Intervengo nel merito, avendo partecipato anche alla Commissione bilancio su questo provvedimento. Come ho detto in Commissione, quando in una fase economica e sociale si decide di investire risorse finanziarie attestate, accertate, maggiori entrate su alcune partite, penso che si faccia un’operazione assolutamente positiva, nel senso che, in un momento in cui le famiglie e i territori sono in grande difficoltà economica e sociale, il fatto che il Consiglio regionale destini delle risorse a questi settori è un fatto sicuramente positivo.

Quindi c’è attenzione a questo provvedimento e anche alle modalità con cui questo provvedimento intende intervenire, facendo una previsione che – come diceva anche chi mi ha preceduto – è troppo indefinita per essere il contenuto di una legge specifica che il Consiglio regionale ritiene di adottare per intervenire in materia socio-sanitaria e di contrasto alla povertà; cioè l’articolo 1 parte da una previsione molto corretta che riguarda il richiamo alla legge regionale, che è la 23 del 2003, individua delle risorse finanziarie che vengono certificate come immediatamente disponibili - e questo è un fatto positivo - solo che l’individuazione di quelli che sono le destinazioni e i meccanismi con cui la destinazione verrà definita non risulta assolutamente chiara; non solo, ma viene dato al dipartimento competente in materia di politiche sociali la competenza di definire criteri e modalità di trasferimento delle risorse, previa concertazione con gli enti interessati.

E’ in Aula l’assessore alle politiche sociali.

La legge regionale numero 23 del 2003 prevede un meccanismo di spesa molto chiaro, molto netto, la Regione fa la programmazione, esiste poi nella stessa legge un meccanismo di gestione ben netto che riguarda la realizzazione dei Piani di zona, collega Salerno. Devo solamente rilevare che l’ultimo Piano di zona che si è realizzato nella regione finisce col triennio 2009 che è stato l’unico triennio, da quando è stata approvata la 328 nazionale, in cui la Regione Calabria si è dotata di un piano dei servizi socio-sanitari, ha realizzato prima una fase sperimentale e poi una fase ordinaria, attribuendo le risorse finanziarie nazionali, regionali e comunitarie sulla base di un meccanismo assolutamente oggettivo, legato ai bisogni reali delle persone che vengono riconosciuti dai territori, non possono essere riconosciuti dal direttore generale del dipartimento delle politiche sociali della Regione Calabria. Lì c’è bisogno che ci siano i Comuni, quelli che stanno a rete e organizzano i servizi, c’è bisogno che ci stia chi rappresenta l’organizzazione dei servizi, c’è bisogno di chi rappresenta anche direttamente le associazioni di volontariato, il terzo settore.

Tutto questo mondo e questa organizzazione che la legge prevede in maniera netta ed evidente non possono essere ignorati, perché si rischierebbe, a un’iniziativa positiva di allocazione di risorse sul sociale, di immettere un meccanismo che farebbe risultare questa positività esclusivamente strumentale; in questo momento, penso che nessuno in quest’Aula si possa permettere il lusso di strumentalizzare i bisogni della Calabria, per arrivare a destinare in maniera non oggettiva risorse dedicate alla povertà e agli interventi socio-sanitari.

Questo provvedimento ha la possibilità di essere riportato sulla giusta strada.

Non entro nel merito perché sono previsioni condivisibili nel principio generale e anche nell’ambito in cui queste risorse si vogliono destinare. Ovviamente uno potrebbe aggiungere altre cose, ma mi sembra abbastanza inutile, vista anche la modestia delle risorse, benché importanti nella cifra, ma veramente modeste rispetto a questo settore. Quindi non entro nel merito se sia giusto fare un programma sulle ambulanze o, alternativamente, sulle famiglie; sicuramente bisogna intervenire su quest’ambito.

Allora – lo dirò poi nella fase di discussione nel merito – ho presentato anche un emendamento, perché deve essere evidente e chiaro che quest’Aula, che ha il potere di programmazione, di legislazione, di indirizzo generale, poi non può scadere in una delega su un meccanismo gestionale che è proprio degli enti locali, dei Comuni. Si può anche scegliere che siano alcune dimensioni di Comuni, i più grandi, i più piccoli, si scelga, ma questo deve essere scelto sui territori, nei Piani di zona, e chi siede oggi in Consiglio regionale da poco – mi riferisco alle colleghe in particolare che sono arrivate in Consiglio regionale e che hanno avuto ruoli e compiti in campo di politiche sociali – sa benissimo che quella è la strada da seguire: i Piani di zona, l’organizzazione dei piani di servizi. Se noi ci allontaniamo da quella strada, facciamo un’operazione sbagliata.

Sull’iniziativa abbiamo dato un voto di astensione perché condividiamo il merito, il principio, la scelta finanziaria delle risorse attribuite a questo settore, però c’è un modo perché quest’Aula riporti questo provvedimento sulla strada corretta ed è quello di aggiungere – e poi lo farò nell’illustrazione dell’emendamento – all’enunciato di riferirsi alla legge regionale numero 23 del 2003, di seguire fino in fondo quello che la legge stessa prevede, quando si attribuiscono risorse finanziarie al settore di queste competenze.

Quindi bisogna riportarlo su quel meccanismo, bisogna dare le risorse a chi ha la responsabilità di individuare i bisogni all’interno dei Piani di zona, cara collega, poi ci sarà chi capisce e stabilisce qual è la priorità dei bisogni e secondo me é l’Osservatorio, perché la legge regionale dice così, e poiché con questa norma stiamo approvando una legge in deroga alla legge 23, dobbiamo capire quello che stiamo facendo. Non ritengo che la legge 23 sia superata, ma ritengo che vada applicata e che questa Giunta abbia sbagliato a non approvare il Piano dei servizi sociali 2010-2013, oggi dovremmo discutere del 2013-2015, ma non c’è stato un Piano dei servizi nel primo triennio.

Va bene svegliarsi oggi, ma svegliamoci in un quadro e in un contesto che è la legge regionale in cui non prevarichiamo i compiti che vengono, invece, attribuiti dalla legge degli enti locali e al sistema del volontariato e del terzo settore del territorio calabrese.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Raramente capita di non assistere alla presentazione del bilancio da parte di un ente locale, senza che si parli di un bilancio dal volto umano e che parla alle categorie sociali in maggiore difficoltà. Credo che questo, purtroppo, avvenga indipendentemente sia dalle disponibilità concrete, cioè dalle risorse che realmente possono essere messe in campo, sia in maniera differente rispetto a quelle che sono le scelte che veramente si possono fare.

Non c’è dubbio che la Regione Calabria, come tutte le Regioni del Mezzogiorno, abbia dei problemi di risorse e chi immaginava di risolverli col federalismo fiscale ha preso un grave abbaglio, ha visto invece ridotte ulteriormente queste risorse. Non voglio toccare gli aspetti che metterebbero in evidenza come il taglio delle politiche sociali – perché il trasferimento delle competenze in capo alle Regioni non è seguito a un trasferimento di risorse – e i tagli delle risorse nazionali a disposizione vengono a scaricarsi sui cittadini che hanno meno voce, meno capacità di interdizione, quindi di rappresentanza.

Tuttavia il titolo che è stato dato a questo articolo unico, a questo progetto di legge, è ambizioso; chi potrebbe – come giustamente ha detto Mario Maiolo – non essere d’accordo con uno stanziamento che si rivolge verso una serie di categorie che sono proprio quelle investite dall’esclusione sociale: integrazione socio-sanitaria, contrasto alla povertà, sostegno ai servizi sulla disabilità, interventi di inclusione sociale? La norma recita, poi, “con particolare riguardo a quelli già garantiti con fondi pubblici”, il che fa sorgere la domanda: “Scusate, se questi interventi sono già garantiti dai fondi pubblici, qual è il problema, qual è la ratio della legge? Solo questi sono gli interventi previsti da una Regione che ha una spesa pro capite elevatissima, indipendentemente dalle responsabilità di tutti e per ragioni endemiche che ho detto prima? Sono assolutamente insignificanti? Allora noi andiamo ad intervenire?”.

Grazie a Dio, la ratio della legge ce l’ha spiegata il consigliere Orsomarso, devo dire con molta onestà intellettuale, nella discussione in Commissione. Il consigliere Orsomarso ha messo in evidenza il comma 1, punto b), che recita che la legge serve al pagamento dei debiti su interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria, contrasto alla povertà e sostegno ai servizi sulla disabilità già resi.

Noi ci siamo astenuti perché – come ha già detto il collega Maiolo – abbiamo la massima attenzione verso questa situazione di abbandono, di esclusione sociale, ma questa non è una legge per mettere in campo il contrasto alla povertà – non facciamo contrabbando verbale – questa legge non interviene sulla povertà. Pensate che, dai dati che tutti leggiamo sulla stampa, io mi sarei aspettato che il direttore generale, venendo, avesse anche offerto dei dati più recenti; per la verità lui era disponibile, ma poi la sintesi della Commissione ha impedito al direttore di mettere in evidenza che sono in suo possesso e che, forse, ci avrebbero dato un elemento in più; ma tutti sappiamo che in Calabria c’è una cifra intorno al 25 per cento di soggetti in condizioni di povertà e una cifra altrettanto elevata di soggetti che sono in condizioni di quasi povertà, cioè che hanno un reddito di 4 terzi rispetto alla soglia minima prevista tramite il sistema Isee. Di conseguenza, noi ci rivolgiamo ad una popolazione che è di circa 1 milione di persone e per questo milione di persone stanziamo 5 milioni e questi 5 milioni, tuttavia, servono per una serie di interventi e per pagare i debiti su questi interventi.

Ringrazio, allora, il consigliere Orsomarso per avere avuto l’onestà intellettuale di dire che alcuni Comuni, come il Comune di Cosenza e quello di Reggio Calabria, hanno finanziato degli interventi e questi interventi non sono stati coperti dalle poste in bilancio che avrebbero dovuto essere autorizzatorie ma, poiché oramai quello della finanza pubblica è un sistema eventuale, sono stati pagati – parliamoci chiaro – senza che fossero previsti in bilancio. Questo ci spiega e può giustificare il nostro intervento ed il nostro voto di astensione su un provvedimento che ha un titolo, ma parla di un’altra cosa! Qui, peraltro, “integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione”, già la terminologia – potrebbe dire qualcuno che segue la materia – non è rivolta alle persone, ma agli agglomerati, alias ai Comuni; interveniamo per pagare i debiti dei Comuni che li hanno contratti in violazione delle norme sulla contabilità.

Non entro nel merito dell’aspetto evidenziato dal parere del Servizio legislativo che, circa l’intervento sulle ambulanze, paventa un possibile contrasto con le norme del Piano di rientro. Ci mancherebbe! Voi non ci dite come, non ci dite perché, ma se dite che serve per il sistema del pronto soccorso e delle autoambulanze, che cosa vi aspettate, che l’opposizione non sia assolutamente d’accordo con questo tipo di intervento?!

Tuttavia, se noi facciamo una divisione e ammettiamo, per assurdo, che ciò che è scritto nella legge, cioè il pagamento dei debiti, non sia vero e ammettiamo, per assurdo, che tutti gli interventi che voi avete enucleato con delle dizioni specifiche non esistano ed esista solo l’intervento per la povertà, 5 milioni diviso 1 milione di persone a quanto è uguale? Quanti euro date a persona o a famiglia? Voi direte: “Ma i conglomerati urbani non sono tutti, sono Cosenza, Rende, Castrolibero, Reggio Calabria e l’area dello Stretto, Lamezia e Catanzaro, Crotone e alcuni Comuni contermini e così via, Vibo città, ma anche Tropea”. Va beh, riduciamoli, saranno 700 mila.

Ecco, io dico questo non per irridere a uno sforzo, peraltro vorrei ricordare che il dirigente Manna, con grande onestà intellettuale, ha messo in evidenza che è possibile, perché c’è stata una maggiore entrata rispetto alle tasse automobilistiche 2009-2010, cioè in altri termini le previsioni di bilancio del 2009-2010 erano talmente responsabili che erano inferiori alla cifra che poi si è raggiunta mediante un’azione di contrasto all’evasione, proseguita negli anni successivi. Questo avrei gradito che fosse detto in Aula, ma in ogni caso lo dico io perché nel nostro mondo ci si deve anche prendere la ragione, quando da altri non viene in alcun modo evidenziata.

Tuttavia voglio ricordarvi che sulla povertà c’era un precedente Piano, molti di voi l’hanno anche votato nella precedente legislatura, che ha stanziato 100 milioni di euro, che è stato gestito dalle Province e che aveva dato dei risultati apprezzabili; un Piano che poi non è stato portato avanti. Nel “Collegato” successivo del 2011 era previsto un intervento sulla povertà, ma dopo qualche giorno è stato modificato con l’assegnazione del bilancio dipartimentale e quelle somme sono state destinate ad altro.

Ecco, è chiaro come qui – come ha detto il consigliere Maiolo – evidenziare il contrasto con la Legge 328, evidenziare l’assenza di una mappa dei bisogni è del tutto superfluo, poiché materialmente queste risorse valgono per il passato, vanno a coprire un debito del passato. Manca una proposta, c’è un articolo unico che non dice verso chi, se persone, famiglie, persone con un determinato reddito, persone con un determinato handicap, persone in una condizione svantaggiata, persone povere, quasi povere, quale parametro per la povertà. Manca un riferimento verso questo secondo punto: i debiti, ma i debiti di chi? Normalmente, quando si fa una legge, si dovrebbe scrivere tutto questo.

Si parla di conglomerati: è una terminologia edilizia, cioè i conglomerati che sono? Purtroppo, ho degli studi limitati e quindi conosco i Comuni, le Province, i livelli di reddito, i conglomerati sono una terminologia cementizia che non riesco a identificare. Manca una valutazione ex ante di questa legge, perché ogni legge dovrebbe avere una valutazione, cioè noi ci proponiamo con queste risorse di raggiungere questo determinato target. Poi è chiaro che, a consuntivo, si può andare a valutare qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere.

Ecco perché noi avevamo chiesto, votando l’astensione in Commissione, che ci fosse un drafting migliore, perché è di tutta evidenza che, nel momento in cui andiamo a votare una legge dove c’è scritto che andiamo a pagare i debiti con delle risorse rinvenienti? Indipendentemente da quello che dice il Servizio legislativo circa l’impossibilità di utilizzare queste risorse – invito tutti a leggerselo con attenzione quel parere, perché credo che il Servizio legislativo debba essere inteso come un organo di assistenza che ci aiuta a superare eventuali problemi – immaginate che questa legge non abbia grandi possibilità di essere impugnata? Se noi parliamo di risorse rinvenienti dalla lotta all’evasione che non vengono destinate a quelli che sono i saldi di contabilità cui concorrono le Regioni e gli enti locali ed utilizziamo queste risorse per pagare i debiti, mi pare abbastanza scontato che venga impugnata, se non per una congiunzione astrale stranissima, rarissima che può comportare una sorta di velo sui provvedimenti della Regione!

Ci saremmo aspettati che almeno la dizione di questa norma, di questo articolo unico, venisse modificata, quantomeno per salvare quello che è un riflesso condizionato rispetto a chi analizzerà questa legge. Anche noi vogliamo che i problemi del terzo settore, i problemi del passato del terzo settore di Reggio Calabria e magari di Cosenza vengano risolti e avremmo trasformato il nostro voto da astensione a voto favorevole. Poiché non vi siete posti il problema nemmeno di tentare questa operazione a difesa di una norma che avete proposto voi e che, semmai, noi avremmo condiviso, non ci resta che confermare – come ha detto il consigliere Maiolo – la nostra astensione.

Tuttavia, ha detto il capogruppo Chiappetta – che io condivido, almeno in questa occasione, anche in altre, per la verità, mi piace ascoltarlo perché cerca di affrontare i problemi – la Calabria ci osserva. Questo non so se sia un elemento positivo o negativo: ai posteri l’ardua sentenza!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Pacenza. Ne ha facoltà.

Salvatore PACENZA

Grazie, Presidente.

Al di là del significato etimologico delle parole, degli scontri sugli aspetti lessicali e sul significato che vogliamo dare ai nostri interventi, mi pare che, pur nel rispetto delle opinioni legittime dei colleghi della minoranza, ci sia il tentativo, insieme con interventi anche onesti dal punto di vista politico ed intellettuale, di vanificare il significato di una proposta di legge che è fortemente significativa ed altamente importante per un contesto, per una popolazione che – è stato poc’anzi ricordato – ha percentuali di povertà piuttosto elevate.

Il consigliere Guccione – mi pare – nel suo intervento faceva riferimento ad una preoccupazione, cioè quali fossero e quali siano i criteri di inclusione che permettono ad una determinata fetta della popolazione calabrese di poter godere dei fondi destinati a questa percentuale alta di popolazione povera. Mi pare che, a questo riguardo, il consigliere Maiolo abbia risposto in maniera conveniente, quando ricordava a tutti quanti noi che il dipartimento delle politiche sociali curerà, di concerto con gli enti interessati, cioè con i Comuni di stabilire quali siano le modalità ed i criteri di inclusione.

Credo che questa sia una prima preoccupazione che viene meno rispetto ad un interrogativo, ad una preoccupazione del tutto legittima.

Quando si fa riferimento ad una variazione del titolo, ad una modifica di quella che potrebbe essere una legge che corre il rischio di venire impugnata, secondo quanto dicono i colleghi della minoranza, credo che non si faccia opportuno riferimento allo sforzo compiuto da questa amministrazione regionale rispetto a un indicazione che è ben precisa. Nel 2009-2010 c’è stato questo rientro dal punto di vista finanziario e si è pensato di utilizzarlo nella maniera più consona possibile: 6 milioni e 100 mila euro da dare, con i criteri che abbiamo detto, alla popolazione cosiddetta e definita povera, mentre i restanti 20 milioni sono stati indirizzati per i problemi legati al ciclo dei rifiuti.

Allora voler giocoforza, voler in ogni caso, voler in ogni momento polemizzare rispetto a un provvedimento che non andrà a lenire i debiti che i Comuni hanno contratto rispetto a questa problematica, ma porrà sul piatto del bilancia la possibilità di dare delle risposte ad una popolazione che, in questo momento, ne risente particolarmente, se vogliamo utilizzare la polemica, possiamo farlo e in qualsiasi momento. Credo che la polemica, in questa fase, non serva a granché, a noi servono i risultati, che ancora una volta sono sotto gli occhi di tutti, cioè avere la possibilità di indirizzare una cifra cospicua per una popolazione che, in questo momento, ha bisogno di risposte; aver scelto un indirizzo così preciso, rispetto al recupero di alcune cifre da parte dell’amministrazione regionale, credo che sia un risultato da non mettere o cercare di mettere nel dimenticatoio.

L’astensione degli amici dell’opposizione è – credo – un’astensione che, obiettivamente, permette anche alcune riflessioni, però credo che tutti quanti siamo chiamati a non voltarci dall’altra parte rispetto ad una fetta a cui, in questo momento, questo tipo di legge dà una risposta.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Mirabelli. Ne ha facoltà.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Su questa proposta di legge, in Commissione bilancio, mi sono già espresso. Questa è una proposta di legge che incide su un settore oppure tenta di incidere, ha la presunzione di incidere su un settore abbastanza vasto, perché qua si va dall’integrazione socio-sanitaria al contrasto alla povertà, alla disabilità e quant’altro.

Ho detto in Commissione – lo ripeto qua dentro con estrema tranquillità – che l’iniziativa è lodevole per un semplice motivo: perché una Regione che trova nelle pieghe del bilancio, di questo striminzito bilancio, delle risorse e con precisa volontà le indica e le spende direttamente su queste problematiche, anche se risorse molto esigue, caro consigliere Pacenza, lo possiamo prendere come un segnale, data la complessità della problematica; l’emergenza della povertà in Calabria, del deficit di Pil e quant’altro, finisce per affamare sempre di più, così come la carenza del lavoro, che è al primo posto, dal quale poi si va a cadere direttamente in redditi sempre più flebili, sempre più bassi da parte delle famiglie, perché ogni famiglia che ha due-tre figli disoccupati o, addirittura, famiglie dove i papà perdono il posto di lavoro, è normale che passino da uno stato sociale di un certo tipo a uno stato di povertà conclamato. Questo non lo dico io, lo dicono tutti gli indici socio-economici, l’ultimo quello dell’Istat, che evidenzia, purtroppo, questo ampliamento della povertà in Italia, in modo particolare nelle regioni meridionali, ancor di più in Calabria, proprio perché non c’è dall’altro lato nessun sistema economico capace di assorbire la domanda di lavoro e quindi poter garantire un reddito da lavoro a queste famiglie per il loro sostentamento.

E’ ovvio che siamo consapevoli che questo denaro trovato – io direi – quasi per caso, inaspettato – anche lo stesso assessore al bilancio degli ultimi due anni e mezzo della passata legislatura, Demetrio Naccari, lo ha evidenziato – così inaspettato è un segnale di buon intendimento, di buona volontà – io lo voglio vedere sotto quest’ottica, non sotto un aspetto prettamente pubblicitario, perché altrimenti me ne preoccuperei, onestamente – è un segnale lodevole perché, di fronte a un’emergenza che investe vari ambiti, si potevano benissimo utilizzare 6 milioni e 100 mila euro per altri settori, per assicurarvi una giusta copertura finanziaria, considerato che ne hanno bisogno e sono tanti.

E’ stata fatta una scelta ben precisa, ne prendiamo atto, caro consigliere Salerno, però non è una legge esaustiva, non perché non ci sia la capacità, la copertura finanziaria necessaria per poter dare quantomeno un reddito integrato alle famiglie, un reddito di sostegno, il minimo. Poi, sarebbe una proposta che dovrebbe fare lo Stato in un momento di recessione economica così forte, certamente non può essere sostituito dalla Regione. E’ lodevole proprio perché la Regione, anche se per una piccola parte, fa una scelta, si sostituisce all’intervento dello Stato centrale; dobbiamo anche ricordarci che, nell’ambito delle politiche sociali, lo Stato italiano è latitante, nel senso che da tre o quattro anni a questa parte, in maniera sistematica, doveva va a tagliare? Sulle politiche del bisogno. Su che cosa? Su quello strato più debole della nostra società italiana, tant’è che da 928 milioni di euro in tre anni siamo passati, su questo fondo specifico, da parte del Ministero a 260-270 milioni di euro: un’inezia per l’Italia!

Ecco che, allora, non potevo in Commissione non caratterizzarne l’aspetto positivo, che mi sembra abbia caratterizzato anche il Partito Democratico.

E’ vero anche l’altro aspetto, caro Presidente della Commissione, Salerno, e cioè che molto probabilmente si poteva indirizzare specificatamente la quota che si è trovata, senza ampliare gli orizzonti dell’intervento, perché se si volesse veramente intervenire in maniera seria sulle politiche dell’esclusione sociale, sul contrasto alla povertà, sulle politiche sanitarie per sostenere le famiglie che hanno disabili al loro interno, ci vorrebbe come minimo una copertura finanziaria di 200-300 milioni di euro, che sappiamo benissimo essere inesistente.

Un altro aspetto positivo, però – perché a me piace dirle le cose – per cui ho votato a favore di questa proposta di legge, senza preoccuparmi di come verranno distribuiti questi pochi soldi disponibili, a quale provincia, a quale città – l’importante è che si spendano e che si sappiano spendere, sarà il dipartimento a stabilirlo – è che si è andati oltre l’impostazione classica o neoclassica che la legge prevede, che va ad ingarbugliare, a sovrapporre, a complicare. Noi abbiamo bisogno a livello nazionale, ma anche a livello regionale, di andare a semplificare, a velocizzare la spesa, per cui ben venga il fatto che si saltano a pie’ pari alcuni ostacoli, al di là se poi sarà legittimata da un giudizio di legittimità costituzionale o meno.

Credo che l’indirizzo che questa legge darà, al di là della somma, sia quello della semplificazione, della velocizzazione. I Piani di zona? No, qua si indirizza verso un aspetto ben preciso e, nello stesso tempo, si dice la verità in questa legge, per questo l’ho votata in Commissione, anche se è lacunosa nella sua espressione articolare, per un semplice motivo, perché indica con chiarezza che si vanno a dare i soldi a quei Comuni che hanno dovuto caricarsi delle spese nei confronti di quegli strati sociali della propria cittadinanza che erano in difficoltà economica. Questo per me è un aspetto notevole.

E’ ovvio che i Comuni, come la Regione, su un settore come questo hanno necessità di poter trovare le risorse, certamente chiedendole agli enti superiori. Sta a noi soprattutto e starebbe ancor di più al Ministero fare delle scelte e delle programmazioni ben precise, partendo dalle politiche attive del lavoro, partendo da quelle politiche che puntano ad accrescere il prodotto interno lordo per dare spazi di lavoro e soprattutto utilizzando al meglio su progetti concreti e specifici i fondi a disposizione dell’Unione europea che, spesso e volentieri, neanche impegniamo per la misura in cui dovremmo impegnare; se ad oggi quei fondi fossero stati programmati bene prima, anche nel lontanissimo passato ed anche oggi, molto probabilmente avremmo avuto delle risposte e maggiori sorgenti finanziarie a disposizione.

Per cui è una legge che nello spirito deve essere apprezzata, più che altro, con la quale certamente nessuno ha la presunzione, caro consigliere Pacenza, di pensare, onestamente, che con 5 milioni e mezzo – perché tanti sono, gli altri 600 mila euro sono destinati alle ambulanze – di risolvere l’intera problematica. E’ una goccia in un deserto, fondamentalmente, ma comunque meglio qualcosa che niente.

Sotto questo aspetto, filantropico oserei dire - e faccio una forzatura anche di tipo lessicale – si dà un sostegno e un voto di fiducia non ad una legge in sé e per sé, perché questa andrà modificata, rielaborata, ma soprattutto all’intenzione lodevole – lo ripeto – di aver fatto una scelta di fondo, di aver tentato, quantomeno, di dare un segnale tramite l’utilizzo di scarse risorse trovate in maniera inattesa nelle pieghe del nostro bilancio, a distanza di quattro anni, verso quegli strati sociali, calabresi, che hanno più bisogno in questo momento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Il mio sarà un intervento molto telegrafico, perché ritengo che siano state, anche dagli altri colleghi della minoranza, espresse le motivazioni che avevano portato me e il mio gruppo a un’astensione nella Commissione di merito, confermata poi nella Commissione bilancio.

Non c’è dubbio: ben venga in questa legge! Finalmente dopo tre anni vediamo un timido segnale di attenzione verso le politiche sociali. Voglio ricordare a quest’Aula che nel bilancio regionale dell’annualità in corso il welfare e le politiche sociali hanno un saldo negativo di oltre 10 milioni di euro. Già questo avrebbe certamente imposto una valutazione nella stesura di questa legge e cioè se andare direttamente, con un provvedimento di assestamento, a coprire le sofferenze degli interventi diretti che questa Regione deve garantire e che non riuscirà, ad oggi, a garantire.

Tuttavia, la nostra astensione è stata anche un gesto di disponibilità, perché avremmo voluto in quest’Aula verificare eventuali proposte, da parte della stessa maggioranza, di miglioramento dell’impianto normativo. Ci sono le eccezioni mosse dal Servizio legislativo che, a nostro avviso, sono pertinenti, ed auspichiamo che questa legge non debba impattare con un’impugnativa che sarebbe veramente una beffa nei confronti della platea calabrese, di tutta quella Calabria che soffre, di tutta quella Calabria che ha necessità di avere un’attenzione che in questi anni, per la verità, non c’è stata.

Noi riteniamo che questa sia una goccia – come la definiva Mirabelli – in un deserto. Noi vedremo nelle prossime settimane se questo segnale timido che la maggioranza ha avuto avrà un seguito, un sussulto, nel momento in cui, nell’affrontare le riforme strutturali di questa Regione, le risorse importanti che si dovrebbero conseguentemente liberare saranno destinate alle categorie disagiate, con uno sguardo attento e che non abbia, come spesso è successo, il sapore dello spot; un’attenzione rivolta, quindi, verso quelle categorie bisognose, se ci sarà la volontà di investire risorse, di fare un investimento strutturale, di fare il massimo sforzo per dare una svolta nelle politiche sociali della Regione.

Questo lo vedremo, sicuramente saremo pronti a confrontarci.

Non posso sottacere quello che è stato evidenziato e cioè che questo Consiglio dovrebbe riflettere sul recupero dello spirito della legge regionale numero 23, dei piani di zona, per mettere in campo quella sussidiarietà verticale ed anche favorire quella sussidiarietà orizzontale che stanno alla base del concetto stesso del welfare. Questo credo che sia l’elemento su cui invito la maggioranza a riflettere, recuperare lo spirito della Legge 328 e l’essenza della legge regionale numero 23 e far sì che i territori, che sono quelli dove c’è la vera chiave di lettura dei bisogni, possano con risorse adeguate rispondere alle necessità di cui le categorie svantaggiate hanno bisogno da parte delle istituzioni.

Concludo, confermando a nome del mio gruppo l’astensione e – ribadisco – spero veramente che questo provvedimento non sia una goccia in un deserto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Ritengo che il dibattito di stamattina, per quanto riguarda la proposta di legge Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, sull’inclusione sociale, abbia manifestato un’ampia convergenza sulla necessità che, comunque, si intervenga nell’ambito di quelle che sono le problematiche di attacco alla povertà e di difesa dei diritti sociali dei più deboli all’interno della regione, questo come principio generale.

Poi ci sono una serie di sfaccettature che emergono dal dibattito, che certamente ritengo debbano essere sottoposte, però, a quella che è una riflessione che tutti quanti noi dobbiamo fare, cioè il momento particolare in cui vive la Calabria, in modo particolare la consistenza delle risorse contenute nel bilancio; se non partiamo da queste considerazioni di base, alla fine non riusciamo a comprendere la ratio vera di questo provvedimento sottoposto all’esame prima della Commissione e poi, oggi, del Consiglio regionale.

Diceva il consigliere Naccari che nella passata legislatura fu predisposto un provvedimento che aveva lo stesso obiettivo dell’argomento di cui parliamo oggi, cioè la lotta alla povertà e la difesa dei diritti dei più deboli, che aveva alla base una prevista dotazione finanziaria di 100 milioni di euro, che certamente tendeva ad affrontare un problema che è rimasto irrisolto all’interno della Calabria. Quel provvedimento non fu mai approvato o realizzato, perché…

(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)

Ho capito male? Ah, è stato approvato e realizzato?

(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)

E’ stato approvato e realizzato? Allora ho capito male. Vorrei capire, allora, da quel provvedimento, se è stato approvato e realizzato, quali sono stati i frutti che all’interno di questa regione si sono concretizzati, perché oggi ci ritroviamo punto e daccapo sulla stessa problematica che avevamo anni fa, cioè che, comunque, esiste un ampio strato di povertà e di diritti non soddisfatti per i più deboli.

Oggi si ripropone lo stesso argomento all’attenzione di questo Consiglio regionale, per cercare di affrontarne almeno le questioni più rilevanti e più urgenti e per far sì che una serie di impegni che la Giunta regionale ha messo in campo possano essere soddisfatti fino alla fine di questo anno finanziario.

Questa proposta, sottoposta all’esame del Consiglio regionale, non è completamente esaustiva dal punto di vista delle risorse finanziarie; diciamocelo tutti quanti – la cifra oggi sottoposta è chiaro che non è esaustiva, non lo può essere, perché oggi le ristrettezze finanziarie che ci sono a livello di bilancio non consentono di poter mettere in campo grandi risorse o grandi possibilità finanziarie; se pensate ai tagli che il Governo nazionale ha fatto a tutte le Regioni d’Italia, compresa la Regione Calabria, sul sociale, ci rendiamo conto di cosa voglia dire oggi cercare di buttare una goccia nello stagno di quella che è la situazione della Calabria.

Il provvedimento tende, fondamentalmente, a mettere in campo almeno due questioni: una è quella di mantenere gli impegni che la Giunta regionale ha assunto nei confronti di alcune attività di assistenza alle fasce più deboli presenti all’interno della regione, per consentire di poter rimborsare le spese a quelle famiglie disagiate che hanno nel proprio ambito familiare soggetti portatori di handicap, quindi quelle fasce deboli che esistono in Calabria, ed a cui, purtroppo, per questioni legate alla scarsezza delle risorse finanziarie del bilancio regionale, questi interventi non possono essere soddisfatti al 100 per cento. Lo sapete tutti, anche in quest’Aula è stato più volte richiamata questa questione, specialmente da parte del consigliere Giordano, quando abbiamo parlato delle cooperative dei soggetti portatori di handicap, dell’assistenza per il trasporto.

Una parte di queste risorse finanziarie andrà ad aiutare queste cooperative e questi soggetti che oggi, altrimenti, si trovano in una condizione di disagio, ed una parte sicuramente andrà a finire in quelle strutture associazionistiche che i Comuni individueranno, nel momento in cui saranno ripartiti i fondi, e che hanno svolto anche in questi anni importanti opere di assistenza per quanto riguarda un’altra questione di cui noi abbiamo più volte parlato anche all’interno di quest’Aula e cioè i minori a rischio.

Quindi ci sono tutta una serie di situazioni che il dipartimento attività socio-assistenziali cercherà di individuare, per far sì che poi i Comuni, nel momento in cui verranno loro trasferite le somme, nel contesto di quella che è l’attività anche di piani di zona – non possiamo dire che i piani di zona soddisfino completamente le esigenze dei territori, perché vengono fatti in rapporto a quelle che sono le risorse distribuite su quei territori – possano programmare meglio la loro attività sul territorio per gli interventi di natura socio-assistenziale.

E’ chiaro che l’altra questione riguarda, fondamentalmente, anche la lotta alla povertà, cioè oggi la lotta alla povertà non è un’espressione che noi continuamente possiamo ripetere e dire: “Cerchiamo di aiutare i poveri, per far sì che possano avere più risorse per affrontare in maniera più determinata e migliore la situazione che oggi attraversa il nostro Paese, che ha aumentato fortemente il livello di impoverimento dei nostri concittadini”.

Proprio l’altro giorno abbiamo tutti letto la statistica pubblicata in tutti i giornali, cioè che oggi in Italia c’è 1 milione di persone che, purtroppo, all’interno delle famiglie non ha nemmeno un euro di reddito. Questa è una cosa che deve far riflettere tutti quanti noi, perché quando poniamo in essere questi tipi di provvedimenti, miriamo anche a dare qualcosa come risorsa ai Comuni, per poter aiutare quelle centinaia e centinaia di famiglie che quotidianamente si rivolgono agli sportelli dei servizi sociali comunali, che chiedono anche quel minimo per poter far sì che all’interno della famiglia ci possa essere la possibilità, se non di pagare le bollette, almeno di poter comprarsi del pane.

Nel momento in cui mettiamo in campo questo provvedimento, sappiamo che non è esaustivo di tutte le problematiche che riguardano questa specifica situazione. Noi sappiamo che su questo tema e su questa problematica dobbiamo intervenire ulteriormente, se all’interno del bilancio regionale e nell’ambito delle possibilità di recupero di soldi da parte delle Regioni c’è la possibilità di reintervenire con altre risorse; sappiamo che oggi una delle questioni prioritarie della nostra Regione è la lotta alla povertà e all’occupazione. Queste sono le due priorità all’interno di questa Regione che si legano alle problematiche dello sviluppo.

Se noi non capiamo questo e non cerchiamo di far sì che le risorse che riusciamo a racimolare all’interno nel contesto di quelle che sono le maggiori entrate vengano destinate a questo campo, ritengo che ognuno di noi non abbia la coscienza pulita per poter stare anche nei banchi di questo Consiglio regionale. Ecco perché il provvedimento è importante.

Sono contento che ci sia stata l’astensione da parte della minoranza in Commissione rispetto a questo provvedimento, ma avrei voluto che su di esso potessimo anche ragionare tutti quanti insieme e che lo ponessimo come un momento importante di unità su questi temi. Invece, purtroppo, ci sono state anche alcune differenziazioni che ritengo non avrebbero dovuto esserci.

Un’ultima cosa: penso che, intanto, ci sia un’emergenza anche all’interno della regione e chi segue i fatti della sanità territoriale lo sa; spesso le ambulanze rimangono senza pezzi di ricambio, c’è una situazione grave in Calabria, nell’ambito delle aziende sanitarie che si trovano in una condizione di difficoltà e non si comprano ambulanze da diversi anni. Intervenire anche all’interno di questo settore, ritengo che sia importante per poter iniziare un percorso che si sta avviando in Calabria e che riguarda le ospedalizzazioni, la possibilità di incrementare l’attività del 118, cioè di tutti quei servizi che sono utili per poter far sì che la sanità possa dare risposte ancora più positive; sappiamo che questo, purtroppo, è un settore dove il problema dei soldi è importante e dove c’è una grande necessità di massa finanziaria.

Qui il percorso è stato risparmiato con il Piano di rientro, però va completato per potenziare le strutture e i servizi all’interno di questo settore.

Anche l’indicazione di spostare una parte di questi soldi sull’acquisto di nuove attrezzature per quanto riguarda l’emergenza-urgenza, penso che sia anche una scelta molto positiva e ci possa consentire di rispondere, anche se minimamente, ad una delle questioni importanti che esistono all’interno di quella che è l’attività di gestione della Regione.

Penso, quindi, che questo provvedimento vada approvato con la massima urgenza, coscienti che non si tratta di un provvedimento esaustivo rispetto alle necessità di questo settore, ma che consente, intanto, di rispettare anche gli impegni che la Regione ha preso nei confronti di attività di assistenza socio-sanitaria che c’è sul territorio e principalmente di rispondere a tutta una serie di situazioni di crisi che, purtroppo, hanno messo in difficoltà la gestione del settore stesso e che fanno paventare anche il licenziamento di tanti dipendenti che lavorano all’interno di queste strutture.

Per questo motivo, penso che valga la pena approvare il provvedimento che potrà consentire di dare alla Regione la possibilità di avere una chance in più per aiutare chi sta peggio di noi e chi vive in una condizione di forte debolezza sociale e di forte debolezza all’interno delle famiglie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Una brevissima precisazione, collega: il Piano di cui parlavo io è stato previsto dall’articolo 5 del Collegato per l’anno 2008. Si tratta di una serie di interventi che sono stati realizzati ad opera delle Province, delegate dalla Regione, la provvista era importante. E’ anche altrettanto vero che nessuno può immaginare tramite degli interventi di sostegno alla povertà di risolvere la povertà, perché con questo intervento non possiamo colmare il differenziale del Pil pro capite tra la Calabria e la Lombardia.

Forse sarebbe il caso che chi predispone questi provvedimenti guardi cosa è successo, quali sono stati gli impatti delle politiche precedenti, senza alimentare soprattutto aspettative. Questo non è un intervento che ci consente di dare risorse ai poveri, ma di pagare i debiti del terzo settore maturati in alcuni Comuni della Calabria.

Perché dico questo? Perché se i giornali continuano a scrivere che noi approviamo un provvedimento per la lotta alla povertà, domani mattina i poveri e i meno poveri, che hanno difficoltà, andranno presso i Comuni, verranno alla Regione, chiameranno voi, chiameranno noi per sapere dove possono andare ad incassare le somme.

Purtroppo – ed io penso di essere stato chiaro – indipendentemente dalla volontà anche del Consiglio regionale e della Giunta, queste risorse sono ridotte al lumicino e nella programmazione degli ultimi tre anni sino ad oggi non si è ritenuto che fosse prioritario rispetto ad altre scelte, tant’è vero che siamo l’unica Regione d’Italia a non avere un Piano per il contrasto alla povertà. Questo non è un Piano, è il pagamento di ciò che è stato fatto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Commissione bilancio, consigliere Imbalzano. Ne ha facoltà.

Candeloro IMBALZANO

Non intervengo nel merito del provvedimento, perché lo hanno fatto brillantemente tanti colleghi ed aggiungere ulteriori motivazioni all’importanza del provvedimento non credo che aggiungerebbe granché. Certamente una battuta la voglio fare perché, per quanto si tenti di ridurre l’importanza del provvedimento, comunque la si giri, il provvedimento – che certamente non risolve i problemi enormi della Calabria – da un segnale forte, offre un contributo che va nella direzione giusta, la direzione, peraltro, contrassegnata anche dal testo della legge.

Da questo punto di vista, ritengo doveroso ringraziare alcuni colleghi, in particolare il collega Magno, per il contributo che ha dato in Commissione per l’approvazione della legge, e mi ritrovo anche nelle parole del collega Mirabelli, quando diceva poc’anzi che, in sostanza, possiamo fare tutti i ragionamenti che vogliamo, però la Regione ha il dovere di spendersi al meglio per aiutare i Comuni che comunque si sono spesi per aiutare le fasce deboli, le associazioni e si sono fatti carico di provvedimenti che, in una fase così difficile, tutto sommato non erano doverosi del tutto.

Dicevo che non intervengo nel merito del provvedimento, ma intervengo, in qualità di Presidente della Commissione bilancio, per fornire qualche breve chiarimento in ordine al parere finanziario che abbiamo dato sul provvedimento e che è stato evocato anche in ordine ad alcune osservazioni fatte dal Servizio legislativo, riferite – si badi bene – non alla copertura della legge, perché la legge è – come è stato ribadito anche stasera – coperta dalle maggiori entrate degli anni 2009-2010. Le osservazioni del Servizio legislativo non sono neanche perentorie; il Servizio scrive: “Si ritiene che debba essere valutata la previsione di cui all’articolo 17, comma 1 bis, della legge 196/2009, per la quale le maggiori entrate rispetto a quelle scritte nel bilancio di previsione derivanti da variazioni degli andamenti della legislazione vigente, non possono essere utilizzate per la copertura finanziaria”.

Rispetto a questa osservazione, non voglio richiamare le parole utilizzate in Commissione dal dirigente generale, l’avvocato Manna, laddove ha espressamente detto “ci sembra un eccesso di zelo del Servizio legislativo”, perché la norma che è stata richiamata dallo stesso Servizio è relativa alla copertura delle leggi dello Stato. Poiché l’avvocato Manna, in Commissione, mentre si svolgeva il dibattito, ha avuto modo di approfondire in diretta con il dipartimento e il suo ufficio questi problemi, che pure correttamente erano stati sollevati, alla fine l’avvocato Manna così ha concluso – io mi sono fatto, non a caso, predisporre il testo letterale della sua audizione – : “Per l’analisi che è stata fatta in relazione alla legislazione vigente in Calabria, alla destinazione delle maggiori entrate e alle risorse, non abbiamo alcun dubbio sulla compatibilità e praticabilità legislativa della parte finanziaria della norma”.

Avevo il dovere di richiamare in quest’Aula queste cose, soprattutto per riguardo ai colleghi che non erano presenti, benché quel giorno credo ci fossero almeno 15 colleghi consiglieri, e l’avvocato Manna concludeva dicendo: “Il parere è favorevole e ce lo siamo studiato bene nel modo più assoluto”.

Questo, ovviamente, dovrebbe confortare il Consiglio regionale, perché è un parere che viene dal dirigente generale del dipartimento bilancio, quindi dovrebbe metterci al riparo da dubbi, perplessità o timori che anche stasera sono emersi in quest’Aula.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Molto brevemente, anche perché ho avuto modo di partecipare sia in terza che in seconda Commissione, assieme ai colleghi, per la presentazione di questo progetto di legge.

Ritengo che dal dibattito siano emersi spunti interessanti e sicuramente il provvedimento non è né esaustivo né sufficiente a coprire le domande, anche perché stiamo parlando di Comuni con una certa fascia di popolazione; ci sono anche tanti altri Comuni che avrebbero necessità, perché il provvedimento nasce, il recupero di queste somme e la loro destinazione devono far fronte ai problemi che hanno i Comuni calabresi. I 20 milioni di euro che servono per iniziare la fase di rilancio della nuova pagina dopo la fine della gestione commissariale sono destinati, in parte, ad avviare questo processo e, in parte, soprattutto a sollevare la grave crisi economica che i Comuni hanno nel pagare i loro debiti da questo punto di vista.

Al collega Naccari, che apprezzo per gli interventi, dico anche che, sebbene fossero una parte per i servizi resi, soprattutto per la mancanza dei fondi sull’autosufficienza, ritengo che sono sempre prestazioni rese che vanno a coprire il contesto sociale del terzo settore, che è una delle risorse principali; molte volte si registrano azioni di grande pregio da parte del volontariato rispetto alle difficoltà che hanno gli enti a garantire delle prestazioni. E, come le ho detto in Commissione – ma voglio ribadirlo – far fronte a dei tagli così consistenti che hanno riguardato soprattutto i trasferimenti nazionali in questo settore – e purtroppo i Comuni, quando devono allestire i propri bilanci con grandi sacrifici, con grande non più fantasia, perché è finita l’epoca dei bilanci taroccati, dei derivati e di tutto quanto il resto – è chiaro che gli aspetti sui quali si va ad incidere sono questa carenza di prestazioni e garanzia di servizi.

Allora ritengo che questo sia un primo passo per iniziare a dare sollievo e un po’ di ossigeno a quelle che sono le esigenze dei Comuni. Sappiamo benissimo che il terminale di tutti i malesseri sociali non è tanto la Regione o le Province, ma sono i Comuni e non soltanto medio-grandi, ma soprattutto quelli piccoli ai quali chiedo al Presidente Scopelliti di destinare eventuali ulteriori risorse che dovessero recuperarsi. Non è sicuramente una novità sapere che all’interno di queste piccole realtà c’è gente che va per chiedere qualsiasi tipo di intervento, qualsiasi tipo di sussidio.

Ritengo che questa legge, pur con i limiti economici – perché questa è stata la possibilità di destinare – vada nella direzione di richiamare non soltanto quella che è la legge quadro, ma soprattutto di indirizzarsi su quella che è stata la legge sui servizi sociali della Regione Calabria, la legge regionale numero 23 del 2003. Ritengo che su quella scia, rivedendo e facendo tesoro di quelli che possono essere stati nel passato gli interventi che non hanno prodotto i risultati sperati, si possa instaurare un cammino, votato a dare maggiore sollievo ai problemi delle categorie più svantaggiate.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare e conclude gli interventi il Presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti. Ne ha facoltà.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Questo è un provvedimento che i colleghi consiglieri, i capigruppo di maggioranza, hanno presentato qualche settimana fa in una conferenza stampa a Cosenza; ovviamente è il frutto di un impegno dell’amministrazione sulla scorta di un recupero di somme e risorse che la Regione ha ottenuto grazie ai colleghi del centro-sinistra, cioè a chi governava prima, perché, forse per un favore elettorale in piena campagna elettorale, hanno ritenuto di non avviare le procedure per recuperare delle somme – che sono le tasse automobilistiche, se non vado errato – quindi come segno di buona amministrazione hanno rinunciato al recupero di queste somme.

Oggi, poiché scadevano i tempi per il recupero di queste risorse, abbiamo provveduto e siamo stati in grado di recuperare circa 29 milioni di euro. Di questi 29 milioni e 100 mila euro, 26 milioni sono stati impegnati per attività di azioni legate al territorio, 3 milioni e 100 mila euro sono serviti per questioni inerenti le attività di bilancio su questioni pregresse, quindi siamo riusciti a mettere in campo una serie di azioni tese a dare risposte al territorio; 20 milioni di euro li abbiamo impegnati con un intervento urgente e con una norma approvata nell’ultima seduta di Consiglio regionale per il tema dei rifiuti, perché se ci fossimo trovati di fronte a una risposta puntuale e precisa da parte dei Comuni, sicuramente queste risorse le avremmo potute impegnare in maniera diversa.

Di fronte all’emergenza rifiuti, siamo stati costretti a recuperare queste somme e la somma restante, 6 milioni e 100 mila euro, l’abbiamo impegnata per recuperare un’azione, vista la situazione di difficoltà che si vive oggi nei nostri territori, vista l’emergenza che si vive all’interno delle comunità.

La proposta di legge che oggi viene approvata ha questo tipo di indirizzo, cioè la capacità di recuperare un’azione rivolta al sociale che si aggiunge alle risorse, seppur decurtate, che il Governo invia alle Regioni, si aggiunge a tutte le attività del Fondo sociale europeo, quindi agli strumenti che abbiamo messo in campo, che ovviamente è aggiuntiva alle risorse che dicevano anche i colleghi, legate alle attività del Fondo di coesione sociale messo in campo da Barca, benché sia ancora alla fase inerente attività e indirizzi, ma che comunque non hanno la finalità di questa legge in tutto e per tutto, perché la finalità di questa legge, al di là delle provocazioni e delle strumentalizzazioni che si fanno, è una: dare la possibilità ai sindaci dei Comuni più importanti, quindi ai grandi centri urbani, agli agglomerati urbani, alle aree con maggiore popolazione di avere uno strumento che consenta di mettere in campo delle risorse da poter loro utilizzare al meglio, secondo le istanze e le conoscenze; ricordiamoci che un sindaco conosce meglio di chiunque altro il proprio territorio.

Ci sono misure sull’inclusione sociale, c’è la possibilità di dare risorse per i fitti, c’è la possibilità di dare il buono alle famiglie bisognose, cioè c’è la possibilità di motivare e indirizzare al meglio le risorse. Se la Regione fa una norma e l’indirizza su un versante e i Comuni non hanno bisogno di quel tipo di scelta, perché il loro fabbisogno reale è indirizzato su un altro versante, noi abbiamo previsto un contesto molto più ampio, generale, proprio per offrire ai Comuni la possibilità di essere in grado, in tempi ristretti – perché qui parliamo non da qui ai prossimi sei mesi, ma da qui ai prossimi 40-50 giorni – di attivare tutte quelle procedure necessarie per aggredire il problema della povertà nei nostri territori.

Avremmo dovuto invitare le associazioni del forum del terzo settore della Calabria, peccato che non siano presenti, perché era importante che partecipassero a questa seduta, per capire come la politica si confronta con i bisogni del territorio; se si tende a strumentalizzare anche una norma come questa, se qualcuno arriva anche a dire che dobbiamo pagare i debiti pregressi, quando qualcuno ha anche detto che, se non c’è la capacità di affrontare il bisogno rispetto ai pagamenti pregressi, il terzo settore ha finito di vivere perché non è in grado di andare avanti, ci misuriamo con chi effettivamente non ha cognizione di ciò che accade nel territorio. Certo, è bello vivere nel proprio salotto con i propri appartamenti!

E’ chiaro e comprensibile che c’è questa difficoltà e che molti non comprendono ciò che oggi si muove nei nostri territori, però la realtà è che – ci è stato anche detto in una delle prime riunioni che abbiamo fatto – se non c’è la capacità di pagare i debiti pregressi, non c’è la capacità di andare avanti. Noi non abbiamo detto che queste risorse servono per i debiti pregressi, perché abbiamo un indirizzo dell’amministrazione comunale di Cosenza, del suo assessore al bilancio che ci dice che a fine aprile, a maggio, non sarà in grado di fornire i servizi alla città di Cosenza; abbiamo un indirizzo del sindaco di Catanzaro che ci dice che il suo Comune è in difficoltà e non riesce a sostenere le attività che ad oggi ha sostenuto; abbiamo un indirizzo preciso anche dei commissari della città di Reggio Calabria che dicono che garantiscono il 70 per cento delle risorse sempre sostenute e garantite del terzo settore. Questo significa che mancano risorse per mandare avanti le attività sul sociale nelle nostre città.

Quindi, di che cosa stiamo parlando, se vuol dire colmare quel 30 per cento che manca per garantire la fine del completamento di un’annualità!? Significa non avere la sensibilità necessaria ad andare incontro al sociale perché, per provata esperienza – lo dico e lo ribadisco perché, forse, non è stato ben riportato – noi parliamo di un territorio in cui il Governo nazionale finanziava 929 milioni di euro fino al 2008 e che, tra il 2008 e il 2011, ha ridotto drasticamente, portando il trasferimento di risorse a 200 e passa milioni di euro; ma ci sono città, Catanzaro, Cosenza, probabilmente Crotone, Vibo, Reggio Calabria, che hanno garantito gli stessi servizi, nonostante il fondo del sociale fosse stato ridotto drasticamente, perché significa che hanno investito con le risorse dei propri bilanci.

Allora, oggi, questo tipo di scelta va incontro ad una necessità del territorio, saranno gli amministratori a decidere come investire risorse, come utilizzarle secondo questo schema. Noi siamo qui pronti a dare delle risposte, delle indicazioni e a fornire quelle condizioni necessarie per cercare di dare la possibilità a tutti di prestare la massima attenzione verso un comparto così delicato.

Certo, credo che queste risorse non siano tantissime – questo lo sappiamo molto bene – ma abbiamo anche detto che, se riusciremo a recuperare delle risorse dai 20 milioni che abbiamo anticipato sui rifiuti, alcune di queste risorse si potranno mettere in campo per cercare di andare incontro a quelle che sono le esigenze del terzo settore in Calabria – meglio ancora del sociale, perché dire del terzo settore, sembra voler avvantaggiare qualcuno – di quegli amministratori che hanno deciso – com’è accaduto nel passato – di voler erogare un finanziamento di 500 euro, di 1.000 euro, di offrire un servizio, di garantire un’opportunità, di fare l’assistenza domiciliare, tutto ciò che serve a garantire una risposta rispetto a un bisogno grande che oggi si avverte nel nostro territorio.

Per quanto riguarda l’acquisto delle autoambulanze e medicalizzate, noi le vogliamo perché siamo una Regione soggetta a Piano di rientro. E’ chiaro che questa idea, finanziata con fondi di bilancio, non tocchi il Piano di rientro, anzi lo supporti; siamo sottoposti ai vincoli del Piano di rientro perché lo sperpero è stato grande: ricordate i bilanci onirici della passata amministrazione, i bilanci orali? Non c’erano numeri e cifre, non si sapeva a quanto ammontasse il disavanzo della sanità, non vi era un minimo di indirizzi e quindi di speranze. Oggi abbiamo una certezza, abbiamo dei bilanci che sono certificati e quindi anche condivisi dal tavolo Massicci, abbiamo un disavanzo che si è ridotto drasticamente dopo due anni e mezzo di gestione, abbiamo delle certezze e in questo caso - poiché abbiamo dovuto, per scelta, riconvertire alcune strutture ospedaliere, soprattutto alcune di frontiera - riteniamo che, in vista del periodo estivo, in alcune località ci sia la necessità di avere queste autoambulanze medicalizzate che fungano da veri e propri pronto soccorso e che garantiscano la possibilità di dare una risposta, qualora dovesse esserci un’emergenza tale da mettere a repentaglio la vita di alcuni cittadini.

Questa è una risposta che speriamo di poter dare nel brevissimo tempo e che si aggiunge alle azioni del Piano di rientro e ci consente di sviluppare azioni positive.

Certo, se ci fossero stati nella sanità manager ed amministratori lungimiranti che avessero scelto dieci anni fa di porre fine alla stagione vergognosa dei fitti clientelari e affaristici che si sono registrati nella nostra regione… Oggi i nostri manager stanno agendo in tal senso nelle nostre Asp e nelle nostre aziende ospedaliere perché questa- non ve lo dimenticate - è una sacrosanta verità: i nostri manager hanno mandato le disdette per i milioni e milioni di euro di affari consolidati nel tempo e, attraverso il recupero di strutture che sono di competenza e di proprietà delle Asp e delle aziende ospedaliere, anziché arricchire i palazzinari e coloro che avevano messo negli accordi la possibilità di avere i fitti pagati, oggi, con la grande responsabilità personale, si sono assunti l’onere di porre fine anche a questa stagione vergognosa.

Quindi è un modo per cercare di alimentare ancora di più un comparto che, se entrerà a regime, ci consentirà domani di non dover attingere a fondi di bilancio per comprare le autoambulanze ma, magari, di farlo con le risorse della sanità che saranno sufficienti a una normale gestione della cosa pubblica e ad una sanità che veramente guardi al bisogno primario, che è quello della salute del cittadino.

PRESIDENTE

Passiamo all’esame della proposta di legge, che prevede solo un articolo, emendato da una proposta del consigliere Maiolo, che la vuole illustrare. Passiamo prima all’esame dell’emendamento e poi all’esame della proposta di legge.

Prego, consigliere Maiolo, ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Non voglio approfittare più di tanto ma solo per dire alcune cose sull’intervento del Presidente: le risorse finanziarie sono aggiuntive perché in bilancio erano iscritte per somme inferiori, quindi vuol dire che anche chi le ha iscritte all’epoca in bilancio non ha voluto truccare, anzi non prevedere entrate che si ha il dubbio si possano realizzare rappresenta un atto di grande responsabilità di gestione dei bilanci. Siamo contenti che si siano realizzate e siano fatte in questo modo, quindi non c’è stata nessuna strumentalità, anzi il contrario di quello che ha detto il Presidente della Giunta regionale. Voglio, però, illustrare l’emendamento.

Avevo dubbi se presentare questo emendamento, però ascoltando gli interventi di tutti, dico che forse ho fatto bene a presentarlo, perché in tutti gli interventi, ultimo quello del Presidente, non ultimo quello del Presidente della Giunta regionale, è stata evidenziata la necessità che siano protagonisti i territori, i soggetti del terzo settore, chi ha avuto la responsabilità di portare avanti i servizi, pur non avendo piena disponibilità delle risorse; la Regione sta facendo un’operazione importante che noi abbiamo sottolineato nella sua positività.

Riconosciamo anche alla maggioranza il diritto di dire “vogliamo investire per ripianare i debiti, acquistare le ambulanze”, la maggioranza ha questa responsabilità; però, se tutto questo è vero e se tutto questo vogliamo conseguire, non c’è dubbio che il richiamo alla legge 23 debba fare considerare lo strumento con cui si chiede al territorio di dire le sue esigenze - sulla base delle cose che noi diciamo, i debiti, le ambulanze, l’integrazione socio-sanitaria, quello che c’è scritto nella legge, al comma 1 - è organizzato nel meccanismo dei Piani di zona e cioè “dimmi quali sono le esigenze di questa cosa”; c’è un tempo prescritto in cui si deve rispondere – in questo l’assessore alle politiche sociali può confermare – e la Regione definisce il piano degli interventi; chi non risponde viene surrogato e le priorità le stabilisce la Regione.

Questo strumento è il Piano di zona, previsto all’articolo 20 della legge regionale numero 23 del 2003 che viene richiamata in questa legge.

Non si capisce come sono definiti i criteri, come si fanno le cose, e questo Consiglio deve dare un indirizzo.

Beh, i criteri e le modalità con cui si fanno i Piani di zona, cioè quello che noi vogliamo fare, che tutti quanti, anche voi, avete detto di voler fare, si realizza con i Piani di zona, dicendo “programmate, diteci quali sono i debiti, quali sono le ambulanze, eccetera”. Beh, si sostituisce il comma 2 con questo emendamento: “Il programma di interventi di cui al comma precedente è predisposto secondo le modalità e le procedure del Piano di zona, di cui all’articolo 20 della legge regionale 23”, perché se qualcuno si è indebitato realisticamente, coinvolgendo il terzo settore, forse è anche perché fino al 2009 sono stati fatti i Piani di zona.

Collega Minasi, lei era fra quelli che chiedevano i Piani di zona e lei ha avuto dal sottoscritto il trasferimento delle risorse della Regione Calabria al Comune di Reggio Calabria per fare il Piano di zona. Poi, se lei ha fatto altre cose, non lo so, però le posso assicurare che alle ore 17,00 la Giunta regionale ha deliberato l’attuazione dei Piani di zona e il trasferimento delle risorse ai Comuni e alle ore 18,30 ho incontrato – penso anche lei – tutti i Comuni capofila della Calabria, consegnando la delibera e consentendo di dare le risposte ai bisogni direttamente.

Questo emendamento serve realmente a rendere protagonisti i territori, gli enti locali e veramente il terzo settore, perché, Presidente Scopelliti, il terzo settore, che lei invocava perché fosse qui presente, in questo suo articolo non c’è proprio, non esiste nessun protagonismo e nessuna legittimità alla parola del terzo settore. Quindi, se lei avesse invitato stasera il terzo settore e lo stesso avesse ascoltato il mio intervento, le avrebbero detto che, probabilmente, ha voce solo ed esclusivamente se è politicamente e strumentalmente vicino al sindaco dell’amministrazione e che quella parte di terzo settore che opera sempre e comunque, anche a prescindere dalle risorse pubbliche, ha solo il Piano di zona per rispondere a queste esigenze.

Per cui, signor Presidente del Consiglio, propongo questo emendamento per dare pienezza alla legge regionale numero 23 del 2003 che questo Consiglio ha approvato, che deve attuare e che richiama nello stesso comma 1. Su questa votazione, signor Presidente del Consiglio, chiedo che si voti per appello nominale.

PRESIDENTE

Si vota la proposta del consigliere Maiolo. Proposta emendativa all’articolo 2.

Mario MAIOLO

Presidente, ho chiesto la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO, relatore

Presidente, per quanto riguarda l’emendamento presentato dal collega Maiolo, in qualità di relatore, esprimo parere contrario perché basta leggere il comma 1 dell’unico articolo di questa proposta di legge per sapere che la stessa opererà in conformità agli obiettivi della legge regionale 26 novembre 2003, numero 23.

PRESIDENTE

Dispongo la votazione per appello nominale.

Prego, consigliere Nucera.

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Fa la chiama.

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione relativamente alla proposta emendativa formulata dal consigliere Maiolo.

Presenti e votanti 34. Hanno votato contro 23; hanno votato a favore 11. L’emendamento è respinto.

(Hanno risposto sì: De Gaetano, Franchino, Giordano, Guccione, Maiolo, Mirabelli, Naccari Carlizzi, Scalzo, Sulla, Talarico Domenico, Tripodi.

Hanno risposto no: Albano, Chiappetta, Dattolo, Fedele, Gallo, Gentile, Grillo, Imbalzano, Magarò, Magno, Minasi, Nicolò, Nucera, Pacenza, Parente, Salerno, Scopelliti, Serra, Stillitani, Talarico Francesco, Tallini, Trematerra, Vilasi)

(E’ respinto)

Pongo in votazione la proposta di legge numero 449/9^ nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Carlo GUCCIONE

Presidente, con la nostra astensione.

PRESIDENTE

Si metta a verbale.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 192/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Quadro territoriale regionale paesaggistico (Qtrp) artt. 17 e 25 L.R. 14 aprile 2002, n. 19. Approvazione”

PRESIDENTE

Passiamo adesso all’esame della proposta di provvedimento amministrativo numero 192/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Quadro territoriale regionale paesaggistico (Qtrp) artt. 17 e 25 L.R. 14 aprile 2002, n. 19. Approvazione”.

Il consigliere Gallo, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.

Gianluca GALLO, relatore

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, assessori e colleghi tutti, giunge oggi all’esame dell’Aula il Quadro territoriale regionale paesaggistico, strumento di pianificazione che rappresenta il fondamentale atto di indirizzo per la pianificazione urbanistica di dettaglio di competenza comunale, attraverso l’indispensabile elemento di raccordo rappresentato dal Piano territoriale di coordinamento provinciale.

Nella ripartizione delle competenze, disegnata dalla legge urbanista regionale del 2002, allo strumento che oggi viene sottoposto alla vostra attenzione dopo l’esame e l’approvazione da parte della quarta Commissione consiliare, con il voto favorevole della maggioranza e con l’astensione dei gruppi della minoranza, è assegnato il fondamentale ruolo di indirizzo in campo urbanistico in coerenza con la programmazione socio-economica regionale al fine di offrire una nuova chiave di lettura dello sviluppo urbanistico della Calabria, legato non solo asetticamente alla individuazione e normazione delle aree edificabili quanto, anche e soprattutto, alla naturale vocazione dei territori in ambito naturalistico, ambientale, insediativo e relazionale.

Chiaro è l’obiettivo: fare del Quadro territoriale regionale uno strumento di unione e valorizzazione in direzione dello sviluppo sostenibile, esaltando vocazioni storiche e naturali ed evitando al tempo stesso l’insorgere degli atavici ed eterni conflitti del campanilismo nel campo della pianificazione urbanistica.

Per rispondere a queste attese legislativamente fissate, il Quadro territoriale regionale elaborato non si limita ad una fotografia dello stato di fatto ma analizza la storicità degli eventi che ad esso hanno condotto, soffermandosi sull’analisi dell’andamento demografico e sulla correlazione della rete dei servizi delle attività col sistema delle aree urbane, approfondendo la situazione in tema di infrastrutture e trasporti ed evidenziandone, altresì, la previsione di espansione.

In particolare, però, il Quadro territoriale regionale offre molto altro. Racchiude in sé, infatti, i programmi strategici della pianificazione urbanistica calabrese puntando su tre direttrici principali: ambiente, attività produttive e beni culturali sempre in parallelo con la pianificazione economica regionale. Il tutto allo scopo di giungere – per come, in effetti, avviene con una serie di indicazioni alquanto dettagliate e specifiche – alla definizione di una matrice paesaggistica e territoriale che permetta strategie di crescita unite a misure di salvaguardia in particolare mediante la predisposizione dei Piani paesaggistici d’ambito.

Entrando nel dettaglio vi è da dire ancora, sia pure in estrema sintesi, che il Quadro territoriale regionale è caratterizzato da una analisi approfondita del territorio regionale suddiviso in 16 ambiti paesaggistici territoriali regionali che a loro volta danno luogo alla definizione di 30 unità paesaggistiche territoriali regionali.

L’analisi di ogni ambito risulta essere stata attuata attraverso una ricognizione completa e basata su 7 fondamentali tematiche: evoluzione storica, aspetti geo-morfologici ed ecologici, aspetti urbani, accessibilità e reti di mobilità, servizi, attività produttive e tutele.

Ciò per tracciare un quadro organico dello stato di sfruttamento del territorio poi meglio indagato nel passaggio alle unità paesaggistiche territoriali-regionali, vagliate attraverso l’indizione di tavoli tecnici aperti alla partecipazione della società civile e delle istituzioni locali.

Infatti, il percorso di preparazione e di predisposizione del Quadro territoriale regionale paesaggistico ha visto impegnato il dipartimento urbanistica per oltre un anno e mezzo, attraverso una serie di conferenze di pianificazione locale che hanno coinvolto tutto il territorio, gli enti locali, le province interessate, le associazioni, soprattutto quelle ambientaliste.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

Nel momento in cui abbiamo portato, sotto la mia Presidenza, all’esame della Commissione - prima c’è stato un percorso svolto sotto la presenza del collega Dattolo – ed abbiamo svolto una serie di audizioni, in effetti abbiamo ricevuto da parte degli ordini professionali e da parte di tutti gli organismi interessati una serie di valutazioni positive rispetto al lavoro svolto dal dipartimento.

Un apprezzamento unanime, quindi, quanto meno sotto il profilo tecnico, che faccio mio e che va a premiare il lavoro svolto dal dipartimento regionale urbanistico e dal gruppo coordinato dal dirigente, Saverio Putortì.

Velocemente, con sincerità, bisogna segnalare all’Aula che a partire da questo momento dell’approvazione parte un periodo nel quale possono essere effettuate sul Quadro territoriale regionale paesaggistico delle osservazioni, entro 60 giorni, da parte degli enti interessati che potrebbero, naturalmente, perfezionare il percorso già importante e già condiviso sin qui seguito.

Mi riferisco ad osservazioni che sono pervenute, ad esempio, all’interno della Commissione da parte di alcune Province come quella di Cosenza in relazione al quadro infrastrutturale o ad altre osservazioni che sono pervenute da colleghi in relazione allo stesso quadro infrastrutturale in maniera tale da migliorare, attraverso una interazione tra il Quadro territoriale regionale paesaggistico ed il Piano regionale dei trasporti, il quadro della previsione e della pianificazione della regione.

Per molta parte, dicevo, si è trattato di segnalazioni condivise da altri colleghi e da altre forze pure di maggioranza come quelle in ordine alla necessità di definire il presente e le sorti del porto di Corigliano, dell’aeroporto di Sibari, della creazione di una piattaforma logistica intermodale nell’area della Sibari in provincia di Cosenza.

Credo che su questo si possa e si debba cercare una armonia di intenti, capace di consentire, in questo secondo scorcio di legislatura, soluzioni adeguate.

Parimenti voglio segnalare come il Quadro territoriale regionale paesaggistico imponga un vincolo di inedificabilità nel raggio di 300 metri dalla battigia. In Commissione, anche in virtù del precedente limite fissato a 700 metri, vivo è stato il dibattito sulla ratio e sull’utilità di questa norma.

Da un punto di vista normativo credo si possa dire di trovarsi di fronte ad un cambiamento positivo, una evoluzione rispetto al precedente Quadro territoriale regionale del 2009 che prevedeva una fascia di salvaguardia estesa fino a 700 metri ma non per tutti gli 800 chilometri di costa e con varie eccezioni.

Oggi il limite viene fissato a 300 metri in maniera uniforme per l’intero litorale calabrese a salvaguardia piena ed incondizionata di quelle parti effettivamente non antropizzate che costituiscono l’anima ed il carattere identitario della Calabria.

Questioni tutte che l’Aula nell’esercizio delle sue facoltà è chiamata ad esaminare nella loro individualità e nella loro organicità prima di cedere la parola agli enti, Province e soggetti partecipanti alle Conferenze di pianificazione, e tornare ad esprimersi nuovamente nel periodo nel quale possono essere formulate le osservazioni in caso di proposte di modifica.

Il mio auspicio personale, ma credo anche della intera Commissione, è che questo lasso di tempo serva solo a migliorare uno strumento – già buono – del quale la Calabria ha urgente bisogno.

In chiusura voglio sottolineare l’importanza dell’approvazione di questo provvedimento. Momento difficile nel quale bisogna sollecitare gli investimenti da parte di una azione imprenditoriale che spesso è mancata.

Credo che oggi, attraverso questa approvazione, e chiedo ai colleghi di approvare questo provvedimento, noi riusciremo a dare uno strumento di pianificazione che mancava, perfezionato e che arriva, peraltro, all’Aula dopo un lungo percorso di coinvolgimento di tutti gli enti preposti che sono interessati a questo strumento. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Domenico Talarico. Ne ha facoltà.

Domenico TALARICO

Signor Presidente, noi abbiamo avuto modo di esprimere nel corso delle riunioni della competente Commissione un giudizio differenziato sul Quadro che ci è stato proposto.

Siamo di fronte ad un documento contraddittorio, ricco di suggestioni e anche di intuizioni apprezzabili, di introduzioni innovative per quanto riguarda la gestione del territorio.

Però alle premesse, all’analisi accurata e raffinata che viene fatta dal dipartimento riscontriamo evidenti contraddizioni che vanificano lo sforzo dei redattori del Quadro stesso.

Pensavamo e pensiamo di essere di fronte ad un documento importante per la Regione, atteso che lo stesso evidenzia i tratti salienti dal punto di vista identitario e territoriale ma, soprattutto, riteniamo che attraverso i limiti e le prescrizioni che lo stesso Quadro impone si potrebbe intervenire per recuperare il recuperabile, considerato che la regione ha conosciuto negli anni una cementificazione selvaggia in costante, progressivo deterioramento del proprio territorio e dei propri beni culturali e ambientali.

Insomma, vi è stata una alterazione profonda del paesaggio grazie all’indifferenza, così come è indifferente quest’Aula, per il proprio territorio ed i propri tesori.

Avrebbero dovuto prestare più attenzione negli anni passati agli strumenti di tutela e di pianificazione. Così non è stato e questa poteva essere o, ancora, può essere l’occasione per compensare errori, per recuperare laddove è possibile farlo.

Troviamo, però, delle contraddizioni stridenti. E’ vero che questo Quadro introduce alcuni limiti alla crescente, ad esempio, e selvaggia introduzione sul nostro territorio della cosiddetta energia rinnovabile, in assenza di qualsivoglia programmazione di piano energetico.

Per esempio, per la prima volta si pongono limiti all’installazione di pale eoliche disseminate sul nostro territorio; si pongono limiti al cosiddetto fotovoltaico: superfici immense agricole sottratte alla funzione primaria dell’agricoltura per ospitare pannelli solari, brutti, invadenti e soprattutto antiproduttivi.

E’ vero che queste cose ci sono, così come viene enunciata per la prima volta la parola disincentivo rispetto al consumo di suolo che in questa regione ha conosciuto, credo, il primato nazionale se non europeo in termini di inedificabilità.

Ma tutte queste suggestioni ed intuizioni - che però non vengono sviluppate nel Quadro stesso - non diventano strumenti necessari di dettaglio, indicazioni pregnanti soprattutto per i nostri comuni avvezzi, ormai, da oltre 30 anni alla edificazione più spinta, senza alcun limite e senza alcuna regola. Ecco, nonostante le buone intenzioni, troviamo scritto, per esempio, in questo Quadro che una delle opere strategiche per la Regione Calabria è e rimane il ponte sullo Stretto.

Quale relazione può esistere – lo chiedo al Presidente Gallo, all’assessore all’ambiente, al Presidente Scopelliti – tra questa ricerca di identità territoriale, questa esigenza di tutelare il paesaggio, di conservarlo e di farne un elemento di ricchezza e di sviluppo per la nostra regione, e continuare a ritenere che il ponte sullo Stretto, al di là della mitologia che è stata fatta in questi anni nel bene e nel male, possa in qualche modo essere compatibile alle premesse del Quadro stesso? Che ci azzecca il ponte sullo Stretto con la difesa, l’equilibrio territoriale, la conservazione e lo sviluppo dell’identità paesaggistica della nostra regione?

Così come appare evidentemente aberrante la proposta di dimezzare, oltre che dimezzare, il limite di edificabilità sulle nostre coste. Si è passati a 300 metri dalla battigia come se non fosse sufficiente il continum edificatorio che registriamo sul Tirreno e sullo Ionio. Ormai da Praia a Mare a Reggio Calabria siamo innanzi ad una città senza soluzione di continuità di brutte case, palazzi e costruzioni che hanno alterato ed impedito l’accesso al mare e addirittura ne impediscono finanche la visione.

Lì, invece, era necessario ed è necessario ergere una distanza, una difesa più robusta che tenga a bada costruttori, edificatori, speculatori di ogni tipo. Questo è un provvedimento che dobbiamo rivedere e da questo punto di vista credo che da parte nostra e da parte del Pd - come ha detto il collega Franchino in Commissione – ci sia la massima disponibilità perché la tutela del paesaggio deve essere un impegno bipartisan in questa Regione.

Dobbiamo andare nella direzione della rottamazione delle brutte edificazioni e non incentivare nuove edificazioni.

Da qui a qualche ora, a qualche giorno, dovremmo ridurre, addirittura, il numero dei consiglieri regionali a seguito di un costante calo demografico, siamo scesi sotto i 2 milioni di abitanti ed oggi invece noi siamo qui a discutere di un QTRP al quale dovranno uniformarsi tutti gli strumenti urbanistici sottostanti a cominciare da quelli dei Comuni.

Nel mentre discutiamo di un Quadro di questo tipo siamo di fronte ad un calo demografico costante, progressivo ed ineluttabile, dovremmo forse discutere di un piano più restrittivo che limita la costruzione di nuovi volumi, che prenda atto del calo demografico, che prenda atto che in Calabria ci sono più case che abitanti, che prenda atto che i nostri piani urbanistici comunali sono tutti sovradimensionati e che hanno, negli anni, stimato incrementi demografici che non si sono mai puntualmente verificati.

Ecco, la mia opinione è che questa potrebbe essere la grande occasione se prendesse in esame tutti i dubbi e le perplessità che sono emersi in Commissione e che provengono anche da quel mondo che ha rappresentato, poc’anzi, il Presidente Gallo e che non è vero che concorda unanimente.

Non credo che una associazione ambientalista sia disponibile a venir meno ai propri scopi fondamentali dando il benvenuto ad un Quadro territoriale paesaggistico di questo tipo. Solo perché si arrivi con la massima serenità e serietà ad un Quadro più restrittivo che possa aiutare i sindaci ed i Comuni spesso lasciati soli di fronte alla pianificazione ad essere più puntuali e rigorosi. Sono perché si sviluppino anche le buone intuizioni avute dal dipartimento diretto dall’architetto Putortì ma, soprattutto, che questo Quadro si coordini con gli altri strumenti che sono stati approvati nel passato. A cominciare dalla cosiddetta legge sulla casa che è stata un ulteriore colpo mortale nei confronti di coloro i quali ritengono che il paesaggio sia non solo tutelato dalla Costituzione ma anche un elemento di sviluppo della regione; conservare, tutelare, valorizzare è anche e soprattutto un grande investimento economico.

Per queste ragioni, preannuncio il mio voto contrario ma anche la massima disponibilità, qualora la maggioranza lo ritenesse opportuno, di rivedere alcuni passaggi del documento stesso per, in qualche modo, calibrare e curvare questo strumento in una direzione più restrittiva e più limitativa per quanto riguarda l’edificazione e il consumo di suolo, di paesaggio e di bellezza della Calabria.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Talarico. Ha chiesto di parlare il consigliere Franchino. Ne ha facoltà.

Mario FRANCHINO

Grazie, Presidente. Pur ritenendo questo strumento di una importanza rilevante, uno sforzo eccezionale per mettere in sicurezza il nostro patrimonio ambientale, storico e culturale, ci appare, però,uno sforzo molto debole.

C’è stata, non c’è dubbio, una partecipazione degli attori sul territorio e ne prendiamo atto, anche perché svolgono una difficile opera di governo quotidiana sui territori e quindi concorrono alle soluzioni che le difficoltà quotidianamente presentano.

Diamo atto agli uffici ed ai professionisti che hanno redatto questo documento che hanno svolto un buon lavoro. Sarebbe ancora meglio, però, se questa discussione si approfondisse. Non è stato fatto molto in quarta Commissione; sarebbe stato opportuno un ulteriore approfondimento - ma rilevo non ve ne sia più il tempo - aprendo, anche fuori le mura dei palazzi istituzionali, un confronto serrato con i cittadini per allentare – su questioni di grande rilevanza – la morsa che ormai divide la politica dalla società.

La consultazione e la partecipazione, come si rileva dal manifesto degli indirizzi, sono stati importanti ma non basta. Lo strumento QTRP avrebbe acquisito più vigore, maggiore puntualità scientifica ed una più estesa conoscenza se l’avessimo portato fuori da questo Palazzo.

Nel documento fondamentale è pienamente manifestato l’intento di adeguare il nuovo QTRP a quello del 2009, ai nuovi indirizzi politici strategici della nuova amministrazione regionale. Quindi, a recepire – così recita il manifesto –, oltre agli indirizzi, i provvedimenti legislativi amministrativi nel frattempo entrati in vigore.

Questa fase, si dice, non poteva non portare alla necessità di operare sul precedente documento. Un primo aggiornamento è, comunque, il riconoscimento di un lavoro svolto già in precedenza e poggia il medio e lungo termine su una base solida e concreta. Non viene interrotta una azione di governo che per molti versi ha sortito risultati importanti.

Vi sono contenuti verso i quali esprimiamo soddisfazione, ve ne sono altri verso i quali esprimiamo netta contrarietà e saranno questi 60 giorni, il tempo massimo per presentare le nostre osservazioni, a mutare l’atteggiamento del Partito democratico in Aula.

La nostra astensione rappresenta una attenzione forte verso il territorio calabrese che da un secolo viene martoriato dalla cultura del mattone, da un incessante consumo di suolo e da possibili opere – dato lo spessore della crisi – che non rispondono alla necessità o alle necessità del Mezzogiorno e della Calabria. Mi riferisco alla più grande contraddizione – lo diceva il collega Talarico – che c’è in questo Quadro, cioè il ponte sullo Stretto di Messina; una mega opera non accompagnata da crescita e sviluppo e che, tra l’altro, è congiunta al famoso corridoio Berlino-Palermo scomparso da tutti i programmi nazionali e comunitari.

Se poi a questo aggiungiamo la Salerno-Reggio Calabria e la Statale 106 Ionica, opere che termineranno quando terminerà il mondo, non si capisce quale sarà la funzione di siffatta opera o il vantaggio economico che ne deriverebbe, senza conoscere quali danni ambientali potrebbe provocare anche se, noi sappiamo, grandi e validissimi tecnici internazionali si sono già pronunciati.

Questa, dicevo, è una delle contraddizioni. Ma noi confidiamo nel dialogo affinché alcune di queste contraddizioni vengano unitariamente risolte.

Quando l’elaborazione di alcuni strumenti pone al centro la prospettiva di una intera regione bisogna esser liberi da pregiudizi. Ognuno di noi ed ogni singolo partito deve assumere la responsabilità di difendere gli interessi del governo del territorio e dei suoi cittadini.

Noi esprimiamo apprezzamento relativamente al percorso concertativo ma esprimiamo anche la convinzione che lo stesso debba essere rafforzato e maggiormente condiviso.

Allo stato non è così, non possiamo condividere che mentre una maggioranza, attraverso un quadro territoriale, esprime, almeno sulla carta, una idea positiva, nei fatti del governo quotidiano vengano approvati uno alla volta provvedimenti che provano l’assoluto contrario.

Cosa intendo dire? Parlo del primo e del secondo piano casa, dell’attuale disegno licenziato nell’ultima seduta della quarta Commissione dove nonostante ci fosse la copertura della normativa nazionale, con un indice volumetrico minore, vi accingete, tra non molto, a coprire quella vacatio legis con un altro provvedimento che è una ulteriore sanatoria.

Parlo, ad esempio, della legge manifesto sull’amianto che non ha avuto alcun seguito ed è finita nel dimenticatoio ed ancora – ci torneremo tra poco – sulla situazione alloggiativa, richiamata nel QTRP, ed inserita stamani con una forzatura.

Ripeto, tra poco chiariremo perché all’ordine del giorno c’è stata una discussione e diremo che il disegno è stato licenziato, noi riteniamo, illegittimamente; giudichiamo illegittimo far finire i proventi provenienti dalla vendita degli alloggi per l’edilizia residenziale pubblica nelle casse dei Comuni, pochissimi tra l’altro in Calabria – saranno 12, mi pare, di cui 3 sono già in via di dissesto – perché si tratta di soldi che necessitano per costruire nuovi alloggi e manutenere quelli esistenti.

Ecco perché riteniamo che si debba andare oltre le enunciazioni di principio e che si stabiliscano, in modo rigoroso e coerente, indirizzi e norme vincolanti miranti anche al minor consumo di suolo. E’ una notizia buona che non conoscevo ma apprendo oggi che siamo tornati, dopo la funzione importante che ha svolto il Pd in Commissione, ai 300 metri perché sembrava, addirittura, che ci fosse un elemento di carattere culturale che facesse portare la soglia di inedificabilità da 300 a 700 metri; la netta opposizione del Pd ma anche delle altre forze in seno alla Commissione credo che abbiano agito per ritornare indietro e questa è una notizia importante e ne prendiamo atto.

Del resto insomma sembrava un regalo a nostro avviso alla cultura, appunto, che definivo del cemento e del mattone. Bisogna poi pensare a meccanismi incentivanti ed obbligatori per il riuso dell’esistente, la riqualificazione urbanistica e la rigenerazione del paesaggio urbano.

Il QTRP recepisce parte dei progetti suggeriti nella fase di partecipazione come, ad esempio, l’aeroporto di Sibari; idea strategica contenuta anche nel piano territoriale della provincia di Cosenza che, però, deve assumere una centralità e deve essere inquadrata in relazione ai nodi strategici quali le aree di Lamezia Terme e di Crotone, l’area metropolitana dello Stretto e la grande questione che riguarda il porto di Gioia Tauro.

Ecco perché bisogna approfondire ed assegnare il giusto ruolo e la giusta funzione ad alcuni assi fondamentali, quello Cosenza/Rende e questo asse del sistema urbano della Sibaritide.

Insisto molto sulla Sibaritide per dire che esiste, per esempio, un distretto agro-alimentare di qualità a Sibari; 32 comuni, 200 mila abitanti e dico questo per affermare una questione di fondamentale importanza che abbraccia la Sibaritide, il Parco del Pollino e la Media Valle Crati.

Bisognerebbe valorizzare le strategie, individuando apposite norme di tutela per le aree interessate e mi riferisco, per esempio, all’area archeologica di Sibari che sappiamo cosa ha subito di recente; e qui vengo ad una questione fondamentale: ma perché questo Consiglio non dice una sola parola, nonostante un ordine del giorno presentato dal sottoscritto e da altri consiglieri, per quanto riguarda le trivellazioni per la ricerca del petrolio che da Rocca Imperiale a Cariati alcune multinazionali stanno cercando di effettuare con tutti i mezzi?

Non abbiamo detto assolutamente nulla. Abbiamo, allora, il distretto di qualità – ecco le contraddizioni del Quadro – ma sono già pronte le armi per distruggere l’ecosistema che comprometterebbe le risorse di un intero territorio.

Sono queste le questioni che vogliamo affrontare. Non la faccio lunga, ma avrei altri elementi.

Si tratta, per esempio, della questione dei trasporti dove, per esempio, la tratta Sibari-Metaponto è stata cancellata e non esiste più. Nell’arco di 200 chilometri non c’è un porto turistico sullo Ionio. Su questi temi, senza preclusioni e steccati, vogliamo confrontarci per dare organicità ad un disegno ambizioso che noi vogliamo condividere in nome degli interessi della Calabria e dei calabresi.

Un’ultima questione ed ho terminato: valutiamo positivamente l’inserimento dei geositi quali emergenze naturalistiche e paesaggistiche, identitarie da tutelare e valorizzare. Un primo passo è la legge sulla speleologica presentata dal Pd, anche con la collaborazione del Presidente Dattolo e dell’attuale Presidente, consigliere Gallo, che oggi ci accingiamo a votare.

E’ un passo notevole verso una discussione per approfondire il grave dissesto idrogeologico che sconquassa ogni anno il territorio calabrese. Noi riteniamo che in questa direzione vadano impegnate tutte le risorse del mondo scientifico ed accademico che la Calabria ci offre per definire tutte le condizioni per la messa in sicurezza del nostro territorio che presenta un alto rischio di sismicità.

Ecco, con spirito costruttivo ma anche critico, manteniamo un atteggiamento positivo verso questo strumento per meglio arricchirlo ed affinarlo attraverso un confronto forte e serrato, come dicevo poc’anzi, per arrivare anche a votarlo.

Oggi, noi ci asteniamo, ma siamo in attesa che si apra un confronto forte in Consiglio regionale fra le forze politiche e che poi questo confronto, forte e serrato, venga trasferito fuori da quest’Aula per poterlo portare nella società calabrese. Ecco perché noi in questo momento diamo un voto di astensione ma c’è la piena disponibilità, dopo un confronto serio, tranquillo e sereno, al di là delle contrapposizioni, ad affrontare i nodi veri della Calabria. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Grazie, Presidente. Ho sentito la relazione del Presidente Gallo e gli interventi dei colleghi Domenico Talarico e Franchino. Devo dire, indubbiamente, che la qualità degli interventi, soprattutto anche i propositi, lasciano in me una grande soddisfazione - avendo io operato ed avviato il confronto sul Quadro territoriale regionale – che è quella di vedere che c’è, soprattutto all’interno della Commissione, lo stesso clima e la stessa intensità di scambi di vedute su temi fondamentali.

Devo dire che questo è lo strumento di pianificazione regionale e quindi rappresenta indubbiamente l’atto fondamentale di indirizzo per la pianificazione urbanistica.

Non c’è dubbio che come strumento di pianificazione urbanistica regionale abbia il fondamentale ruolo di atto di indirizzo urbanistico in coerenza, soprattutto, come diceva il collega Franchino, con la programmazione socio-economica regionale. Non c’è dubbio che questo confronto debba continuare alla luce di quelli che saranno gli sviluppi successivi.

Come dicevo prima in questa chiave di lettura ho inteso iniziare la riflessione sul Quadro territoriale regionale di riferimento in quarta Commissione, nel periodo in cui l’ho presieduta, considerandolo non solo uno strumento tecnico ma un programma regionale vero e proprio.

E’ stata fatta una attenta individuazione dei sistemi di pianificazione che ha coinvolto sia il sistema naturalistico ambientale sia quello insediativo fino a quello relazionale.

Il tutto soprattutto per evitare che i territori che esprimono delle peculiarità rimangano imbrigliati nei meri confini amministrativi comunali. Lo strumento di pianificazione regionale redatto propone, così come diceva il Presidente Gallo, una visione strategica regionale.

E’ stata fatta una ricognizione dello stato dei luoghi, si è inteso non limitarsi ad una sterile fotografia dello stato di fatto ma si è assunta la storicità degli eventi che hanno contribuito alla sua evoluzione e, soprattutto, si è cercato – penso riuscendoci – di analizzare e correlare la rete dei servizi e delle attività col sistema delle aree urbane; ampia analisi anche delle infrastrutture e dei trasporti per evidenziare lo stato e la previsione di espansione ed uguale attenzione è stata posta al sistema delle reti di approvvigionamento idrico e di quello energetico.

Il quadro conoscitivo ha fatto anche una ricognizione dei vincoli di tutela e salvaguardia paesaggistica ed ambientale.

Questo per far sì che il QTRP sia soprattutto uno strumento di unione e di valorizzazione dei territori con l’obiettivo principale di perseguire l’interesse pubblico, quello dello sviluppo sostenibile, della valorizzazione delle vocazioni storiche che superino, soprattutto, i conflitti tra i comuni.

Non a caso nella programmazione urbanistica, soprattutto in quella associata, finalmente, si comincia a ragionare, non soltanto guardando all’ombra del proprio campanile ma ad una previsione territoriale che veda, insieme, uniti finalmente i nuovi territori, soprattutto per fronteggiare quelle che sono le nuove domande di una governance territoriale che non può essere solo quella arcaica e limitata alla visione del proprio orticello.

Con l’approvazione di questo strumento la Calabria si pone finalmente con una carta di identità sua e con una proiezione di sviluppo suo. Finalmente ha il proprio piano regolatore generale e questo è un significativo intervento che va ascritto anche all’assessore Aiello e al dipartimento urbanistica, per quanto hanno fatto di rispettiva competenza. Ora non abbiamo più l’assessore Aiello ma, sicuramente, dobbiamo riconoscere che il suo dipartimento e la sua organizzazione hanno prodotto un risultato che, secondo me, sarà fondamentale per lo sviluppo del territorio calabrese.

PRESIDENTE

Prego, consigliere Franchino.

Mario FRANCHINO

Presidente, solo per dire che poco fa avevo appreso positivamente la notizia della distanza dal mare, dalla battigia pensando che fosse stata riportata a 700 metri, invece siamo rimasti ai 300 metri. Noi l’abbiamo contestato fermamente. Chiedo scusa, avevo mal capito, la distanza è sempre rimasta di 300 metri ed è la distanza che noi contestiamo fermamente.

Grazie, è una precisazione perché non avevo ben capito.

PRESIDENTE

Grazie per la precisazione. Pongo in votazione la proposta della Giunta regionale numero 192/9^ illustrata dal consigliere Gallo.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 446/9^ di iniziativa del consigliere Chiappetta, recante: “Modifica ed integrazione dell'articolo 59 ter della legge regionale 25 novembre 1996, n. 35 <Disciplina per l'assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica>”

PRESIDENTE

Si passa all’esame della proposta di legge numero 446/9^ di iniziativa del consigliere Chiappetta, recante: “Modifica ed integrazione dell'articolo 59 ter della legge regionale 25 novembre 1996, n. 35 <'Disciplina per l'assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica>”.

Non ci sono emendamenti, pertanto passiamo all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 454/9^ di iniziativa dei consiglieri Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra, recante: “Proposta di modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69 del 2012”

PRESIDENTE

Si passa alla proposta di legge numero 454/9^ di iniziativa dei consiglieri Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra, recante: “Proposta di modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69 del 2012”.

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Domenico TALARICO

Presidente, chiedo scusa, cosa stiamo discutendo? Votando?

PRESIDENTE

L’oggetto è stato testé menzionato.

Domenico TALARICO

Sono rimasto al Quadro territoriale regionale paesaggistico. Mi può dire come ho votato per favore?

PRESIDENTE

Stiamo discutendo della proposta di modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69 del 2012.

I proponenti sono i consiglieri regionali Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra.

(Interruzione)

E’ stata richiamata in Aula, ne do lettura: “Al comma 2, dell’articolo 41 della legge regionale il periodo <al fine di garantire la copertura finanziaria delle spettanze della manodopera impegnata…>”…

Mario FRANCHINO

Presidente, un ordine cronologico bisognerebbe rispettarlo. E’ stata presentata prima un’altra proposta di legge.

PRESIDENTE

Consigliere Franchino, quando avrà la parola potrà intervenire.

Mario FRANCHINO

Presidente, lei sta andando avanti, è andato avanti.

PRESIDENTE

Consigliere Franchino, quando avrà la parola interverrà.

Mario FRANCHINO

Qqui non c’è rispetto per l’Aula, lei non ha rispetto. Non avete rispetto.

Ci sono dei punti presentati prima all’ordine del giorno, lei è arrivato alla fine.

PRESIDENTE

…“…e 2012 va sostituito con il seguente <al fine di garantire la copertura finanziaria dei piani attuativi di forestazione agli anni 2011 e 2012>”.

Pongo in votazione il provvedimento di legge.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 322/9^ di iniziativa del consigliere Franchino, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”

PRESIDENTE

Siamo alla proposta di legge numero 322/9^ di iniziativa del consigliere Franchino, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”.

Consigliere Franchino, ha facoltà di illustrare la proposta di legge.

(Interruzione)

Il proponente è il consigliere Gallo.

Gianluca GALLO

Credo sia importante perché è una proposta di legge che va per la prima volta ad intervenire in questo settore e nella nostra regione ci sono molte grotte importanti che potrebbero favorire lo sviluppo turistico.

Con questa legge si affronta l’argomento e credo che si dia anche un primo strumento di pianificazione alla nostra regione. Per questo motivo invito l’Aula a votare per questo provvedimento.

Mario FRANCHINO

Condivido la relazione. Ringrazio i colleghi Gallo e Dattolo per il lavoro che abbiamo svolto nel corso di questo anno per questa legge.

Condividiamo questo percorso e condividiamo anche la proposta di legge. Pertanto siamo favorevoli.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 436/9^ di iniziativa del consigliere Nicolò, recante: “Modifiche alla legge regionale 10 febbraio 2012, n. 7”

PRESIDENTE

Passiamo all’esame della proposta di legge numero 436/9^ di iniziativa del consigliere Nicolò, recante: “Modifiche alla legge regionale 10 febbraio 2012, n. 7”.

Il consigliere Gallo, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione. La legge è stata approvata a maggioranza in Commissione ed è relativa alle modifiche apportate alla legge regionale numero 7 del 2012 riguardanti il “Piano casa”.

Gianluca GALLO, relatore

Signor Presidente, si tratta di una modifica al “Piano casa” che, sostanzialmente, ne modifica i termini perché dà la possibilità di intervenire per quegli immobili che sono stati realizzati non entro l’agosto 2010, come originariamente previsto, ma entro il febbraio/maggio 2011.

In effetti si dilatano leggermente i tempi ma ci si aggancia a quanto previsto - perché c’è stato un emendamento interamente sostitutivo del progetto di legge – dalla normativa nazionale, come osservato anche dal Servizio legislativo. Invito l’Aula ad approvare il provvedimento.

PRESIDENTE

Quindi, si tratta di un riordino normativo?

Ha chiesto di intervenire il consigliere Scalzo, ne ha facoltà.

Antonio SCALZO

Presidente, questa proposta di legge, esaminata in quarta Commissione, di fatto dilata notevolmente le procedure in questo settore. Noi abbiamo manifestato in Commissione tutte le perplessità ed abbiamo votato contro. Esprimiamo, altresì, in Aula il voto contrario a questo provvedimento.

PRESIDENTE

Intervengo per fare qualche chiarimento. Ci tengo a precisare che non si tratta di nessuna sanatoria, non è un intervento strutturale ma solo un riordino normativo perché tra la legge regionale numero 7 del 2012 e la legge del 2010 intervenne un decreto legge – il cosiddetto “decreto sviluppo” – che fissava alcuni principi rispetto ai quali si creò una vacatio perché molti cittadini seguirono gli indirizzi di quella Legge quadro se ben si ricorda, consigliere Scalzo.

Quella Legge quadro fissava la possibilità di ampliare le volumetrie al 2011 non al 2010. Si tratta, dunque, di un riordino normativo per consentire a coloro i quali hanno subito questo disagio di fruire dei benefici della Legge quadro. E’ una legge nazionale gerarchicamente superiore alla legge regionale che noi abbiamo approvato nel 2012. Solo questo.

Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

La legge è approvata a maggioranza, con il voto contrario degli onorevoli Franchino, Scalzo e Naccari Carlizzi.

Ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri Scalzo, Magno, Dattolo e Grillo “Sull'immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche dalla Fondazione Campanella all'Azienda Ospedaliero - Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63/2012”

PRESIDENTE

A margine dei lavori ci sono due ordini del giorno presentati dagli onorevoli Scalzo, Magno, Dattolo e Grillo “Sull'immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche dalla Fondazione Campanella all'Azienda Ospedaliero - Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63/2012”.

Con questo ordine del giorno si impegna il Presidente della Giunta a porre in essere ogni atto idoneo ed opportuno finalizzato all’immediato trasferimento delle unità operative non oncologiche dalla “Fondazione Campanella” all’Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63/2012 da parte degli enti interessati.

Do lettura integrale dell’ordine del giorno: “Il Consiglio regionale - premesso che:

con legge regionale del 13 dicembre 2012, n. 63, si è proceduto alla ridefinizione dell’assetto giuridico della Fondazione Campanella;

scopo della legge, è quello di garantire la prosecuzione delle attività del polo oncologico, centro di eccellenza della sanità calabrese, oltre che la salvaguardia delle professionalità esistenti;

con legge regionale del 21 marzo 2013, n. 6, sono state apportate alcune modifiche alla suddetta legge;

con legge 63 citata, come modificata e integrata, stabilisce, fra l’altro che “la Fondazione concorre ad assicurare la realizzazione dell’integrazione fra Servizio Sanitario Regionale e Università degli Studi <<Magna Graecia>> di Catanzaro” che “le unità operative a direzione universitaria già attivate presso la Fondazione non aventi una missione oncologica siano trasferite nell’Azienda Ospedaliero – Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro, previa intesa tra l’Università Magna Graecia di Catanzaro e la Regione” che “ vengano definiti i rapporti con l’Università degli Studi <<Magna Graecia>> e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro”;

a oggi non si è data attuazione all’applicazione della L.R. 63 del 2012, con il mancato trasferimento delle Unità Operative non aventi mission Oncologica dalla Fondazione Campanella all’Azienda Ospedaliera Mater Domini, che non consente alla fondazione di sottoscrivere il contratto con la ASP territorialmente competente e impedisce l’assegnazione del Budget per l’anno 2013;

l’inadempimento del precetto legislativo impedisce, tra l’altro, la possibilità per la Fondazione di iniziare a regime un percorso a 35 posti letto oncologici;

pertanto, permane uno stato di assoluta incertezza sul futuro della Fondazione che, oltre a prevedibili ripercussioni di natura occupazionale, rischiano di compromettere in modo irreversibile i livelli di assistenza, cura e ricerca in una materia delicata come quella oncologica. -

Impegna

il Presidente della Giunta regionale (nella sua qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi della sanità) a porre in essere ogni atto idoneo e opportuno finalizzato all’immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche dalla Fondazione all’Azienda Ospedaliero – Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro, nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63 del 2012 da parte degli enti interessati.”

Chi lo vuole illustrare?

Demetrio NACCARI CARLIZZI

No, no, non lo voglio illustrare me ne guarderei bene perché è giusto che lo illustri chi lo ha presentato.

(Interruzione)

PRESIDENTE

Il consigliere Scalzo è il presentatore ed ha facoltà di illustrarlo.

Antonio SCALZO

Brevemente, vorrei illustrare questo ordine del giorno. Credo che la preoccupazione principale, se non unica, dei proponenti questo ordine del giorno sia la sorte di tutti i pazienti oncologici che si sono rivolti e sono attualmente ricoverati presso il polo oncologico di Germaneto.

Come tutti i colleghi sanno, noi abbiamo con la legge regionale numero 63 del 2012 approvato una legge che prepara, predispone e legifera un riordino giuridico dell’assetto del polo oncologico regionale.

Ebbene, a distanza di alcuni mesi, c’è una grave situazione di stallo che ci vede preoccupati per due ordini di motivi: da un lato l’aspetto più importante è il mancato trasferimento dei reparti non oncologici presso l’Azienda ospedaliera Mater Domini di Germaneto e dall’altro il conseguente fermo delle attività relative alle patologie oncologiche perché si è creato un gravissimo disagio che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa della struttura.

Poiché noi abbiamo a fronte di 120 posti letto una dotazione finanziaria che è ferma a 35 posti letto.

Capite, quindi, che siamo passati da circa 40 milioni di euro di finanziamento a 18 milioni di euro di finanziamento per questa struttura. Cioè questa struttura è finanziata per 35 posti letto ma continua ad erogare servizi e prestazioni per tutti i reparti.

Questa non è una soluzione più sostenibile e quindi la politica deve riappropriarsi del suo ruolo istituzionale. Il senso, quindi, di questo ordine del giorno è che il Presidente, per l’autorità che deriva dal ruolo e dall’autorevolezza che gli proviene e scaturisce dall’approvazione di questa legge regionale, senza più indugiare in questo tira e molla tra i due soggetti partecipanti del polo oncologico, l’università e la Regione dall’altra, non deve perdere più tempo ed operare il trasferimento delle unità operative presso l’Azienda ospedaliera Mater Domini.

Questo è il senso che ci vede preoccupati come consiglieri regionali, è un ordine del giorno che hanno firmato tutti i colleghi capigruppo e vede, soprattutto, impegnata tutta la deputazione regionale della provincia di Catanzaro. Sebbene, voglio ribadire, non si tratti del polo oncologico di Germaneto, nella legge che abbiamo votato in questa Assise questo è il polo oncologico regionale.

L’obiettivo dichiarato, quindi, ma che non può rimanere a metà strada, è quello di creare un centro di eccellenza, partendo dai 35 posti oncologici per queste patologie con adeguata copertura finanziaria. Per questo noi con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Presidente della Giunta, nella sua qualità di commissario ad acta, affinché attui tutte le procedure e con estrema urgenza.

Guardate, se continua così nel giro di 10 giorni i pazienti verranno trasferiti e stiamo parlando di pazienti affetti da tumori, quindi da patologie oncologiche. Molti dovranno essere trasferiti in altre strutture ed altri fuori regione.

Penso che questa sia una cosa che non ci possiamo consentire per cui chiedo con forza che si attui con urgenza il trasferimento delle unità operative e si dia attuazione piena alla legge regionale che abbiamo votato in quest’Aula. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare in merito all’ordine del giorno illustrato dal consigliere Scalzo, il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Non nel merito dell’ordine del giorno, chiaramente ha già esposto il collega Scalzo e siamo assolutamente della sua opinione, ma giusto per sapere – quest’Aula forse meriterebbe di sapere – se riguardo alla legge 63 sulla “Fondazione Campanella” sono pervenute giorno 14 marzo le posizioni del Governo. Si parla di 10 punti di contestazione circa quella legge. Non per altro ma perché questo, chiaramente, comporta in capo al Commissario l’attivazione della norma sulla cedevolezza delle norme.

Lo chiedo anche a titolo di informazione. Dopo di che non posso che constatare che per andare avanti rispetto ai processi previsti nelle leggi c’è bisogno di presentare ordini del giorno.

Il collega, giustamente, presenta un ordine del giorno per chiedere quello che è previsto nelle norme approvate anche da questo Consiglio regionale. Il che va a suo merito per la sensibilità che dimostra rispetto al problema e ai pericoli che paventava ma, dall’altra parte, mette in luce il fatto che in qualche maniera il processo di attuazione delle norme e del governo complessivo di questo settore è rimesso alle iniziative di impulso e non di un processo organico di governo del settore.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Presidente, condivido in pieno l’intervento fatto dal consigliere Scalzo. Insieme a lui e ad altri capigruppo abbiamo sottoscritto questo ordine del giorno che non nasce dall’esigenza di stimolare qualcuno ad applicare la legge, perché la legge c’è.

Il problema è nato - ed è contenuto questo aspetto all’interno dell’ordine del giorno – dalla mancata attuazione dell’accordo tra la Regione e l’Università, dell’accordo con la stipula di una apposita convenzione.

Quindi, più che applicare la legge noi diamo ancora, con questo ordine del giorno, maggior forza al Presidente Scopelliti affinché intervenga in maniera più decisa sull’Università per poter sottoscrivere l’apposita convenzione.

E’ chiaro che tutto questo nasce da un percorso lungo avviato all’interno di questo Consiglio regionale ma anche all’interno di quelle che sono state le attività che hanno riguardato il rapporto con l’Università e principalmente il rapporto tra Regione e Tavolo Massicci, su una questione che, purtroppo, viene da lontano ed è stata mal impostata da quando è nata la “Fondazione Campanella”, sul presupposto che, comunque, questa “Fondazione” dovesse avere il riconoscimento di centro di ricerca a statura nazionale.

Questo, purtroppo, non è avvenuto e si sono aggiunti su una serie di aspetti che poi hanno portato, da una parte, al ridimensionamento finanziario nei riguardi della “Fondazione Campanella” e, dall’altro, ad individuare un percorso nuovo che potesse consentire attraverso la legge regionale numero 63 del 2012 di poter finalmente trovare una collocazione giuridica alla “Fondazione”. Il problema grosso, infatti, riguardava la forma giuridica di questa “Fondazione”.

Devo dire che, in questo percorso, la mancata impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri all a legge ci ha consentito di poter andare avanti su questo aspetto normativo.

Oggi, però - un appello noi dobbiamo fare in questo Consiglio regionale, consigliere Scalzo – registriamo che in questa Regione c’è il vizio per cui ognuno pensa di poter mantenere le posizioni consolidate sine die. Qui, in una situazione come questa, qualcuno deve cedere qualcosa.

Non possiamo pensare che noi come Regione cediamo qualcosa e l’Università non ceda qualcosa. Ecco, l’appello vero noi dobbiamo farlo al Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro che deve capire che in una situazione come questa, oggi, c’è la necessità di confrontarsi su quelle che sono le realtà delle cose. Così come dobbiamo dire a tutta la classe dirigente della città di Catanzaro che non è più il tempo delle vacche grasse, in cui chissà che cosa si poteva avere all’interno del comparto della sanità, ma che è giunto il momento in cui altre realtà si sono strette dal punto di vista organizzativo e finanziario; anche Catanzaro deve trovare una forma organizzativa dell’assetto sanitario che consenta di integrare, da una parte, i servizi ospedalieri e universitari e dall’altro di poter offrire una medicina di qualità che possa essere non soltanto al servizio di un piccolo territorio ma di una intera regione se non anche fuori di essa nel momento in cui rilanciamo la “Fondazione Campanella” anche come centro di ricerca.

In questo senso, penso che l’ordine del giorno - che noi senz’altro approveremo all’unanimità oggi all’interno di quest’Aula, come abbiamo fatto con la legge regionale numero 63 - possa rafforzare ancora di più la posizione della Regione per consentirci di fare un passo avanti e venire incontro sia ai pazienti, che purtroppo non vengono più ricoverati perché non ci sono le disponibilità finanziarie per comprare i farmaci, sia ai dipendenti, che rischiano di esser licenziati se la “Fondazione” venisse messa in liquidazione avendo un contratto di lavoro di tipo privatistico e non pubblico, sia a tutte quelle famiglie che hanno guardato alla “Fondazione Campanella” come un punto di riferimento importante per la cura dei tumori all’interno della regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo, Presidente della quarta Commissione. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Grazie, Presidente. Prendo la parola su questo ordine del giorno, sottoscritto da alcuni colleghi, per dire che il gruppo dell’Udc è assolutamente favorevole al suo contenuto, com’è stato, peraltro, in altre circostanze.

L’Aula torna ad occuparsi ancora una volta di questo argomento, torna ad occuparsi della “Fondazione Campanella”. Tantissime sono state le riunioni di Commissione sanità e ricordo quando ne ero componente; altrettante sono state le riunioni di Consiglio regionale che si sono occupate dell’argomento fino ad arrivare all’approvazione della legge regionale numero 63 che è riuscita a non subire l’impugnativa da parte del Governo.

Il tentativo, lo diceva il consigliere Scalzo, è quello di salvare un polo di eccellenza oncologico in questa regione perché spesso c’è la volontà nella nostra terra di costruire poco e altrettanto spesso c’è la volontà di mandar giù quel poco di buono che si è realizzato.

C’è anche da dire che quel poco di buono che si è realizzato – e mi riferisco anche alla “Fondazione Campanella” – ha tanti vulnus che nel corso degli anni sono venuti fuori.

Il consigliere Magno faceva riferimento ad un difficile rapporto con l’Università, ad un rapporto spesso non costruttivo, ad un rapporto spesso non nell’interesse reale dei calabresi e soprattutto dei pazienti calabresi.

Forse all’interno della “Fondazione Campanella” si sono coltivate le baronie, forse all’interno della “Campanella” non ci sono stati interessi prevalenti, anche da parte di medici e professionisti calabresi, ma spesso si è guardato da quelle baronie oltre i confini regionali. In ogni caso, credo che noi abbiamo il dovere di salvaguardare e salvare, correggendo quando è possibile correggere, questo polo oncologico.

L’appello, attraverso la dichiarazione di voto favorevole, rispetto a questo provvedimento è a fare in modo che il Presidente della Giunta regionale - che, peraltro, su questo argomento ha profuso ampio impegno - prosegua in questo percorso affinché la nostra terra possa avere un polo oncologico di eccellenza e far sì che qualche nostro conterraneo possa evitare il viaggio della speranza e curarsi nella propria terra, nella nostra Calabria.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

L’ordine del giorno è stato approvato con l’astensione del consigliere Domenico Talarico.

Sull’ordine dei lavori

Mario FRANCHINO

Posso Presidente?

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Franchino, ne ha facoltà.

Mario FRANCHINO

Solo per capire, mi dice il collega Domenico Talarico che l’Aula dà per scontato il voto sul provvedimento 446/9^. L’edilizia residenziale pubblica è una ulteriore violazione. Noi non abbiamo votato.

Mi dica lei quando è stato votato questo provvedimento… No, no, no. Da chi?

(Interruzione)

Guardi si sta replicando… la Conferenza dei capigruppo è una autentica violazione. Noi pensiamo anche di andare per altre vie.

Non è stato votato il provvedimento, pensavamo di poterlo discutere. Quando è stato discusso? Quando?

PRESIDENTE

Consigliere Franchino, la seduta è pubblica. L’abbiamo votato.

Mario FRANCHINO

Da chi? Ma qualcuno se n’è accorto? Quando lei parlava con gli altri io mi sono leggermente alterato.

PRESIDENTE

Consigliere Franchino, l’abbiamo votato.

Mario FRANCHINO

Non s’è capito nulla. Se lei dà per approvata la proposta di legge numero 446/9^ si tratta di un’autentica violazione, mi dispiace.

PRESIDENTE

Le sedute sono registrate, il provvedimento è stato sottoposto all’Aula, non ci sono stati interventi ed è stato approvato.

Mario FRANCHINO

E si sta replicando la Conferenza dei capigruppo

Domenico TALARICO

Mi può dire come ho votato io, per cortesia?

Mario FRANCHINO

Ecco, ci può dire come abbiamo votato?

PRESIDENTE

Chiedo scusa, si guardi, poi, la scheda di votazione.

Mario FRANCHINO

No, no, ecco ci dica come abbiamo votato. Aspettavamo di poterne discutere…

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Gallo “In ordine alla paventata chiusura dei presidi Terna di Cosenza e Castrovillari”

PRESIDENTE

Si passa all’ordine del giorno di iniziativa del consigliere Gallo “In ordine alla paventata chiusura dei presidi Terna di Cosenza e Castrovillari” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale – premesso che:

la società TERNA Rete Italia, nella sua veste di concessionaria del servizio di gestione della rete di alta tensione di energia elettrica sul territorio nazionale è impegnata in un processo di riorganizzazione aziendale;

detto processo prevedrebbe, secondo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, il consistente ridimensionamento della presenza del gruppo in Calabria, attraverso la soppressione dei presìdi di Cosenza e Castrovillari ed il trasferimento del relativo personale presso il presidio di Rotonda, in Basilicata;

tale intendimento, qualora dovesse essere confermato, si ripercuoterebbe negativamente sulla qualità del servizio ma anche e soprattutto sul profilo occupazionale, con la perdita di personale qualificato e di prospettive occupazionali presenti e future;

comunque TERNA è impegnata in Calabria in molteplici settori, cantieri ed attività, non ultimi quello delle fonti energetiche rinnovabili, per cui inspiegabile ed ingiustificata sarebbe la soppressione dei presìdi territoriali calabresi;

grande, giustificata e comprensibile è la preoccupazione espressa dai lavoratori interessati, dalla generalità degli utenti, dai cittadini, dai sindaci del comprensorio, dalle associazioni dei consumatori, dai sindacati confederali e di categoria. -

impegna

il Governo regionale, nella persona del Presidente della Giunta regionale e dell’Assessore regionale competente a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna ad evitare la soppressione dei presìdi TERNA di Cosenza e Castrovillari e, in particolare, a voler richiedere urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e concertazione per avviare con la società in questione un confronto sulle scelte che dovrebbero divenire operative a far data già dai prossimi mesi.”

Prego, consigliere Gallo, ha facoltà di illustrarlo.

Gianluca GALLO

Presidente, si tratta di un ulteriore scippo alla Calabria, questa volta non perpetrato dal Governo centrale o non perpetrato dagli enti regionali o sub-regionali ma da una società che è a partecipazione pubblica come Terna che avrebbe programmato – uso il condizionale – almeno secondo taluni organi di stampa, un suo ridimensionamento in Calabria chiudendo i suoi presidi di Cosenza e Castrovillari e decidendo, invece, di investire in Basilicata aprendo un centro in quel di Rotonda.

Questo allarme è stato lanciato da Cgil-Cisl-Uil e questo potrebbe portare un ulteriore depauperamento, un ulteriore impoverimento per la Calabria perché si perderebbero investimenti e posti di lavoro e, naturalmente, interesse per il nostro territorio.

Pertanto, con questo ordine del giorno impegno il governo regionale nella persona del Presidente ad aprire un tavolo di confronto con Terna e a richiedere, naturalmente, una concertazione per far sì che le scelte – Vicepresidente Stasi – possano essere condivise col territorio.

Vicepresidente Stasi? Sono io.

Dicevo che con questo ordine del giorno vorrei che si aprisse da parte della Presidenza un tavolo di concertazione per far sì che le scelte di Terna possano essere eventualmente condivise o, se sono scelte già prese, modificate a vantaggio della Calabria. Grazie.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’ordine del giorno presentato dal consigliere Gallo.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Guardi, Presidente, ora lei ha visto che discussione c’è stata all’inizio. Dopo di ché, lei ritiene che noi non saremmo intervenuti su quel punto all’ordine del giorno? Questo modo di condurre l’Aula è un modo di condurre una bottega. Questa non è un’Aula legislativa, lei non si rende conto di quello che ha fatto oggi e se ne renderà conto perché noi di certo non lo faremo passare in cavalleria questo.

Lei immagina che non facendoci capire di che cosa si stesse discutendo avrebbe impedito a noi di esprimere la nostra opinione su questo discorso?

PRESIDENTE

Questa è una sua valutazione opinabile, consigliere Naccari Carlizzi.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Della mia valutazione me ne assumo la responsabilità. Lei non ha…

PRESIDENTE

Io mi assumo la responsabilità, perché ho sottoposto il punto all’ordine del giorno

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Lei non ha la più pallida idea di cosa sia una Assemblea legislativa.

PRESIDENTE

Le sedute sono pubbliche, nessuno ha chiesto di intervenire e l’ho sottoposta all’Aula per la votazione.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Lei non ha la più pallida idea… ma che cosa dice? Se lei non comunica ai colleghi neanche di che cosa si sta trattando…

PRESIDENTE

L’ho messa in votazione, consigliere Naccari, ma se voi non seguivate i lavori non è colpa mia.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Ma che cosa non seguivamo? Ma che cosa?

PRESIDENTE

Stavate parlottando. Io ho chiesto all’Aula, l’ho sottoposto all’Aula.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Ma ha chiesto cosa? Lei ha difficoltà ad esprimersi.

PRESIDENTE

Consigliere Naccari, questa è la sua opinione, si ascolti la registrazione.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

E’ la mia opinione! Guardi, Presidente, su questo lei si assume…

Mario FRANCHINO

E’ venuto il Presidente Scopelliti dietro di lei ad incoraggiarla.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Lei si è assunto una responsabilità molto grave e su questo…

PRESIDENTE

Mi assumo la responsabilità su questo.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

E su questo vedrà che vulnus è stato aperto all’interno di questo Consiglio e di questa Regione.

PRESIDENTE

Mi assumo la responsabilità, l’ho sottoposta all’Aula.

Demetrio NACCARI CARLIZZI

Lei non è adeguato al ruolo.

PRESIDENTE

L’ho sottoposto all’Aula, alla discussione, nessuno è intervenuto e quindi l’ho posto in votazione.

Non ci sono più punti all’ordine del giorno, la seduta è tolta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle 19,22

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Bilardi, Caputo, Censore, De Masi, Morrone, Orsomarso, Principe.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra – “Interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione” (P.L. n. 449/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Salerno – “Costituzione dell’Ufficio preposto al coordinamento della danza nella Regione Calabria” (P.L. n. 450/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Parente – “Norme in materia di Pet-Therapy. Terapie ed attività assistite con animali” (P.L. n. 451/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Modifiche alla legge regionale 11 agosto 1986, n. 36 (Interventi a favore degli uremici)” (P.L. n. 452/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Disciplina del sistema regionale di trasporto sanitario di soccorso ed emergenza” (P.L. n. 453/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra – “Modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69/2012” (P.L. n. 454/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

E’ stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa popolare:

“Modifica alla legge regionale 23 luglio 2003, n. 11 avente ad oggetto <Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei consorzi di bonifica>“ (P.L. n. 448/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di legge statutaria e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge statutarie di iniziativa dei consiglieri:

Mirabelli – “Modifiche allo Statuto della Regione Calabria” (P.L.S. n. 13/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Talarico F. – “Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 (Statuto della Regione Calabria)” (P.L.S. n. 14/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Surroga del consigliere regionale Ferdinando Aiello, dimissionario” (P.P.A. n. 213/9^)

“Commissione regionale pari opportunità. Relazione attività anno 2012” (P.P.A. n. 214/9^)

“Autorità regionale garante per l’infanzia e l’adolescenza. Relazione attività anno 2012” (P.P.A. n. 245/9^)

Richiesta parere della Commissione consiliare competente

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione numero 107 dell’8 aprile 2013, recante: “Legge regionale 13 ottobre 2004, n. 21 <Istituzione dei distretti rurali ed agroalimentari di qualità>. Individuazione ed istituzione del Distretto rurale Serre calabresi”. (Parere n. 55)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione numero 103 del 29 marzo 2013, recante: “Por Calabria Fesr 2007/2013. Linea di intervento 5.2.5.1. Azioni per sostenere lo sviluppo di attività imprenditoriali all’interno delle filiere della valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale. Approvazione delle direttive di attuazione”. (Parere ne. 56)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Parere favorevole su deliberazione della Giunta regionale

La terza Commissione consiliare, con nota numero 17965 del 16 aprile 2013, ha comunicato che nella seduta del 15 aprile 2013 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 50 dell’11 febbraio 2013, recante: “Misure di contrasto alla crisi economica. Articolo 2 della legge regionale 13 giugno 2008, n. 15. Piano di inserimento occupazionale 2013” (Parere n. 54)

Promulgazione di leggi regionali

In data 12 aprile 2013, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario numero 1 del 19 aprile 2013 al Bur n. 8 del 16 aprile 2013:

legge regionale 12 aprile 2013, n. 17, recante: “Modifica all’articolo 30 della legge regionale 21 agosto 2006, n. 7 e ss.mm.ii. e all’articolo 20 della legge regionale 5 ottobre 2007, n. 22 e ss.mm.ii.”;

legge regionale 12 aprile 2013, n. 18, recante: “Cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti. Disciplina transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi”.

Approvazione di relazione annuale

Il Comitato regionale per le comunicazioni (Co.re.com.) il 27 marzo 2013, ha approvato la relazione annuale sulle attività svolte nell’anno 2012 così come previsto dall’articolo 10, comma 2, della legge regionale 22 gennaio 2001, n. 2.

Interrogazioni a risposta immediata

Guccione, Adamo, Censore, De Gaetano, Franchino. Al Presidente della Giunta regionale commissario per la gestione del servizio sanitario calabrese. Per sapere – premesso che:

la legge regionale n. 24/2008 stabilisce le norme di autorizzazione, accreditamento, accordi contrattuali e controlli delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private;

il Regolamento regionale n. 13/2009 ha reso attuative le norme contenute nella legge regionale sopracitata;

le suddette norme regolamentano anche i requisiti relativi ai posti letto ed alle dotazioni organiche per l’accreditamento delle case di cura private;

nei giorni scorsi il sub-commissario per l’attuazione del Piano di Rientro, dott. Luigi D’Elia, ha emanato una circolare sull’applicazione delle suddette norme regolamentari;

i DPGR n. 106/2011 e n. 26/2012 non formulano una rilettura degli standard previsti dal Regolamento regionale in riferimento ai requisiti organizzativi;

con codesta circolare si esprimono indirizzi che reinterpretano le norme regolamentari in maniera diversa da come sono state attuate dalla data di entrata in vigore;

un semplice atto amministrativo, anche se di emanazione commissariale, non può modificare i contenuti posti in un atto legislativo e nei suoi regolamenti attuativi;

lo stesso Ufficio del Commissario ha avocato a sé la competenza di determinare i budget annuali delle case di cura private e che ciò avviene non solo in ritardo (la previsione annuale per il 2012 è avvenuta a fine dicembre dello stesso anno) ma con una evidente discrezionalità conseguente ad interpretazioni soggettive da parte dell’ufficio per assumere decisioni del tutto “convenzionali” a seconda i casi e le circostanze -:

se intende annullare la circolare emanata al fine di evitare disparità di trattamento nei rapporti tra la Regione e i soggetti erogatori e, soprattutto, non consentire una applicazione discrezionale degli standard dei requisiti minimi organizzativi che potrebbe generare gravi rischi per i livelli di sicurezza da garantire a tutela della salute dei cittadini;

se intende verificare e correggere ogni eventuale anomalia o interpretazione erronea nella definizione e nella attribuzione dei budget annuali sia per tutelare l’interesse della PA regionale che per evitare anche in questo caso oggettive disparità nei rapporti con i soggetti erogatori di prestazioni sanitarie.

(345; 8.04.2013)

Mirabelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

visto l’art. 117 comma II della Costituzione italiana nella parte in cui tale norma prevede la tutela del lavoro come materia di competenza legislativa concorrente Stato-Regione;

visto l’art. 3 della Costituzione nella parte in cui prevede l’impegno delle istituzioni nell’attuazione dell’uguaglianza sostanziale, con rimozione degli ostacoli di ordine economico-sociale limitativi della libertà ed eguaglianza dei cittadini;

sinteticamente: A) il «Programma Stages» trova il suo primo riconoscimento giuridico nella legge regionale n. 26 del 12.11.2004 rubricata “Incentivi alla residenzialità dei giovani laureati per lo sviluppo in Calabria dell’economia della conoscenza” (pubblicata sul BUR Calabria n. 21 del 16 novembre 2004, supplemento straordinario n. 1); all’art. 1 sono individuate le finalità della legge: “realizzare un sistema integrato di interventi orientato alla valorizzazione del capitale cognitivo dei giovani quale elemento decisivo per lo sviluppo della società calabrese”; la Regione Calabria, quindi, con detta legge, in attuazione di quanto disposto dall’art. 117 della Costituzione e utilizzando fondi comunitari, statali e regionali, “...promuove un percorso d’eccellenza finalizzato ad attrarre e a trattenere risorse umane ad alto potenziale, incentivando la residenzialità in Calabria dei giovani che abbiano conseguito laurea secondo il vecchio ordinamento ovvero laurea specialistica secondo il nuovo ordinamento e che abbiano capacità e competenze necessarie per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della regione ...” (Art. 2);

B) con la legge regionale 19 aprile 2007 n. 8, la Regione Calabria ha modificato ed integrato l’art. 3 della legge regionale n. 26 del 12 novembre 2004 su citata, istituendo ufficialmente il «Programma Stages». Il nuovo art. 3 testualmente recita: “1. La Regione, al fine di promuovere la residenzialità in Calabria, concede ai giovani laureati particolarmente meritevoli un premio a titolo di riconoscimento di livelli d’eccellenza nella formazione universitaria. 2. I destinatari degli interventi di cui al comma precedente sono esclusivamente i giovani calabresi che abbiano conseguito la laurea in università italiane e straniere col massimo dei voti. 3. I premi, pari ad Euro 24.000,00 ciascuno, sono erogati in rate mensili pari a Euro 1.000,00 per 24 mensilità, con la contestuale frequenza da parte del beneficiario di uno stage presso un’Università calabrese, un Ente di ricerca avente sede in Calabria, la Regione Calabria ovvero un Comune della Calabria”;

C) la Legge regionale n. 3 del 5 marzo 2008, all’art 3, aumenta il numero dei voucher formativi da assegnare suddivisi nei vari Ambiti professionali, che passano da 250 unità a 500;

D) in data 20.10.2008, viene avviata la fase di formazione professionale dei vincitori del «Programma Stages». Il programma formativo si articola in due distinti momenti: formazione in aula e attività pratico-formativa all’interno delle pubbliche amministrazioni che hanno aderito alla manifestazione di interesse di cui alla deliberazione n. 119 del 3 dicembre 2007;

la formazione in aula si svolge presso le sedi universitarie calabresi rispettivamente di Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Catanzaro, le quali organizzano corsi specifici necessari a garantire agli stagisti, suddivisi per aree di specializzazione, l’inserimento negli enti pubblici. Tale formazione impegna gli stagisti per un ammontare complessivo di 450 ore di didattica, di cui 360 nei primi 4 mesi e ulteriori 90 ore sostenute in tre distinte settimane a intervalli semestrali;

il secondo momento dello stage, di durata non inferiore ai 20 mesi, si svolge nelle Pubbliche Amministrazioni. Gli stagisti a far data dal 09 marzo 2009 vengono assegnati, in relazione alle proprie qualifiche, ai settori di propria competenza. Ciascun ente affianca ad ogni stagista dei tutor i quali, non vigilano sul corretto espletamento dello stage, forniscono e scambiano le proprie competenze e conoscenze. Il «Programma stages» si conclude in data 20.10.2010;

E) con Legge regionale n. 32 del 22 novembre 2010 la Regione Calabria, in modifica dell’art. 10 della L.R. 11 Agosto n. 23, pubblicata sul B.U.R. n. 21 del 16 novembre 2010, supplemento straordinario n. 2 del 30 novembre 2010 (Assestamento del bilancio di previsione della Regione Calabria per l’esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012), al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenza già acquisito dai giovani impegnati nel “Programma Stages” ha previsto “...l’erogazione di un contributo annuo di euro 10.000,00 a favore di soggetti pubblici, che si fossero impegnati a stipulare, con ogni stagista, che avesse concluso con esito positivo tutte le attività di formazione previste dal Regolamento di cui alla deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale 49 del 09 luglio 2007, tipologie contrattuali previste dalla normativa vigente per una durata non inferiore ai 12 mesi di lavoro” (Art. 1) impegnandosi ad incentivare, da parte di soggetti pubblici e privati nei confronti degli stagisti, la realizzazione, di percorsi integrati (anche individuali) di orientamento, di alta formazione e di inserimento occupazionale, con risorse provenienti dai fondi comunitari strutturali. Infatti, il comma 6 dell’art. 1 della legge 32/2010 prevede l’impiego di fondi comunitari per consentire un’ulteriore valorizzazione dei giovani già meritocraticamente reclutati;

F) gli Enti pubblici che aderiscono all’Avviso pubblico ed inseriscono gli ex stagisti dal 01.09.2011 nei vari settori di competenza stipulando con gli stessi contratti di lavoro di durata non inferiore all’anno, costituiti in prevalenza da co.co.co ed in scadenza, nella maggior parte dei casi, al 31-08-2012;

G) con legge regionale n. 36/2012, approvata nel mese di agosto, il Consiglio regionale della Calabria ha stabilito di finanziare ulteriori sei mesi di attività degli ex stagisti a condizione che gli enti fruitori rinnovino i relativi contratti;

allo stato, la maggior parte dei contratti stipulati con gli enti fruitori andrà in scadenza nel maggio 2013-:

considerata l’imminente scadenza contrattuale nel maggio 2013, la proroga del finanziamento regionale alle Amministrazioni fruitrici, al fine di garantire la continuità lavorativa dei giovani interessati;

considerati l’eccezionale crisi internazionale e nazionale ed il pressante fenomeno della disoccupazione giovanile che impongono la predisposizione di politiche ad elevato grado di progettualità onde valorizzare la permanenza in Calabria delle giovani generazioni quali provvedimenti si intendono adottare, nel rispetto delle norme vigenti, per individuare una costruttiva e definitiva soluzione alla suddetta questione, al fine di non vanificare il pregio dell’esperienza già in atto sotto il profilo dell’apporto di valido e formato capitale umano all’interno delle Amministrazioni Pubbliche calabresi.

(346; 8.04.2013)

Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

è stata da tempo costituita in ambito regionale la BDE con lo specifico compito di liquidare il debito pregresso delle aziende sanitarie, antecedente al 2007, utilizzando un mutuo trentennale (rateo da 25 mln di euro l’anno) e i fondi FAS a ciò destinati;

il debito pregresso verso i fornitori è pero “iscritto tra le passività delle singole aziende, ancorché” trattato, transatto e definito impropriamente dalla BDE e, dunque, liquidato con provvedimenti regionali;

appreso che l’anzidetta BDE ha sinora liquidato passività’, seppure limitatamente a poche decine di milioni di euro, nonostante che le aziende ancora oggi non abbiano provveduto a certificare i relativi debiti da liquidare -:

se corrisponde al vero che sia stato imposto alle aziende sanitarie regionali di compensare liberamente pagamenti effettuati con provvedimenti regionali con le loro perdite di esercizio pregresse rappresentate nel loro patrimonio alterando così i bilanci e le regole contabili che vietano la compensazione di partite contabili;

se corrisponde al vero che gli oneri e gli interessi moratori afferenti ai detti crediti rimangono a carico delle aziende sanitarie medesime, atteso che aziende stesse vengono richieste dalle aziende interessate;

e, ancora, quali criteri siano stati utilizzati per il pagamento dei creditori;

e quali siano i motivi per i quali le aziende non riescono a certificare il debito.

(347; 8.04.2013)

Giordano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l’assistenza ai dializzati nella nostra regione presenta gravi carenze e in particolare emerge come nella città di Reggio Calabria numerosi pazienti sono costretti a sottoporsi a dialisi in ambulatori situati nella città di Messina; tale modalità, oltre che influire sulla qualità di vita degli interessati, costretti a sostenere un disagio nell’attraversamento periodico dello stretto di Messina, determina un onere finanziario supplementare a carico delle casse della regione Calabria sia con riferimento alle spese di trasporto, sia per i costi sostenuti a favore di strutture private;

l’insufficienza delle strutture pubbliche finalizzate al servizio di dialisi con l’esternalizzazione dell’intera filiera dei servizi nefro-dialitici ha implicazioni potenzialmente negative per l’azienda pubblica e per i cittadini, in quanto con l’esternalizzazione dei servizi il Sistema Sanitario Nazionale perde delle competenze cruciali. Ad oggi i pazienti dializzati in Italia sono circa 40.000 ed il costo annuo di un paziente in trattamento sostitutivo dialitico è di circa 35.000 euro all’anno;

l’esternalizzazione dei servizi sanitari ha senso solo quando interviene per garantire efficienza e appropriatezza a strutture pubbliche, che per qualsiasi motivo non siano in grado di assicurare questi requisiti ai cittadini, tenuto conto che l’outsourcing presenta problematicità nel rapporto costi/benefici;

scorso anno si è registrato un intervento positivo sul punto, atteso che l’Azienda Ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli ha implementato i posti letto offrendo la possibilità a sedici dializzati di potersi curare a Reggio Calabria;

in occasione della conferenza stampa dedicata a tale iniziativa lo stesso governatore Scopelliti, nella sua qualità di Commissario ad acta alla sanità, assicurò il proprio impegno al fine di raggiungere in breve tempo la piena autosufficienza evitando così che numerosi malati subiscano il disagio dell’attraversamento dello stretto di Messina e incidendo così anche sui costi accessori nascenti dal trasporto dei pazienti e sui costi nascenti dalla mobilità sanitaria passiva, ma a tutt’oggi non si registra alcun novità essendo rimasto immutato il numero dei posti letto -:

quali siano i costi di trasporto che la regione Calabria sostiene annualmente per garantire la mobilità dei dializzati verso la città di Messina nonché le relative risorse finanziarie impegnate a favore delle strutture private che erogano il servizio; quali siano i motivi eventualmente ostativi che impediscono l’apertura di nuovi posti letto per dializzati presso l’azienda ospedaliera reggina o, in via subordinatale cause della mancata implementazione dei turni di lavoro per rispondere alle esigenze sanitarie dei dializzati;

quali iniziative si intendono intraprendere per ridurre la mobilità passiva dei pazienti dializzati della città di Reggio Calabria e se non si ritenga opportuno a tal fine programmare degli interventi atti ad implementare i posti letto e i turni di lavoro presso l’azienda ospedaliera o, in ultima analisi, prevedere l’utilizzo, compatibilmente con il piano di rientro sanitario, di strutture private cittadine.

(348; 9.04.2013)

Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

negli anni che vanno dal 1990 al 2000 sono state costruite in Calabria diverse strutture sanitarie in base dell’ex art.20 della Legge n. 67/88 che dovevano essere adibite a casa famiglie, Rsa, alloggi protetti e comunità terapeutiche;

gran parte di esse a tutt’oggi risultano inutilizzate e lasciate in un profondo abbandono e degrado;

nella sola provincia di Cosenza le strutture sanitarie costruite in base all’art. 20, sono 21, di cui 18 sono state ultimate e tre risultano ancora con i lavori in corso;

lo Stato ha stanziato per la costruzione di dette strutture oltre 14 milioni di euro;

lo stato di abbandono in cui versano queste strutture rischia di creare una situazione di degrado ambientale e strutturale nell’area in cui sono ubicate;

nei giorni scorsi i sindaci di Spezzano Piccolo, Pedace, Serra Pedace, Casole Bruzio, Trenta e Celico hanno avanzato una proposta di riutilizzo di una di queste strutture sanitarie abbandonate costruita a Casole Bruzio con i fondi dell’ex articolo 20 per poter ospitare un polo polispecialistico sanitario che attualmente è ubicato in un locale angusto ed inadeguato, di soli 200 metri quadrati, che conta ventiduemila accessi all’anno per prestazioni sanitarie come cardiologia, diabetologia, ortopedia, oculistica, chirurgia generale, sala-prelievi;

la struttura in questione dispone di oltre 600 metri quadrati di superficie che darebbero la possibilità di una sistemazione più adeguata per gli oltre ventiduemila cittadini che ogni anno usufruiscono dei servizi sanitari offerti dall’attuale polo specialistico, per i medici e per gli operatori sanitari che vi operano, offrendo anche la possibilità di poter ampliare la gamma dei servizi sanitari territoriali per un bacino di utenza che conta oltre cinquantamila abitanti -:

quali iniziative immediate e urgenti si intendono assumere per evitare di far disperdere questo importante patrimonio che è costato oltre cinquantamilioni di euro e che, in alcuni casi, è diventato luogo di degrado e di abbandono;

se non ritenga urgente e necessario predisporre un piano di recupero e di riutilizzo sanitario di queste strutture, così come richiesto e proposto dai sindaci dei comuni sopracitati che hanno già inviato una lettera al Direttore generale del Dipartimento generale della Salute della Regione Calabria, Antonino Orlando, e al Direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, attraverso la quale chiedono di poter utilizzare al meglio la struttura abbandonata di Casole Bruzio come polo socio-sanitario al servizio delle popolazioni della presila cosentina.

(349; 16.04.2013)

Imbalzano. All’assessore regionale ai trasporti. Per sapere – premesso che:

l’art. 19, comma 1 della Legge 4 Novembre 2010 n. 183 riconosce la specificità del ruolo svolto dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, unitamente alle Forze Armate ed a tutte le Forze di Polizia, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per la funzione di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti ed i correlati impieghi in attività usuranti;

in forza di questa specificità ed anche ai sensi della recente legge approvata dal Consiglio regionale, quasi tutte le aziende di autolinee private convenzionate con la Regione Calabria consentono, doverosamente, la libera circolazione del personale dello stesso Corpo;

esistono alcune di queste imprese che si ostinano a rifiutare questo diritto normativamente riconosciuto, nei confronti del Personale del Supporto Amministrativo Tecnico Informatico (S.A.T.I.) componente essenziale ed organica al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, determinando una ingiustificabile discriminazione, con notevole aggravio delle spese di trasporto da parte di decine di lavoratori;

l’Assessore ai trasporti di recente ha reso noto che è stata chiarita con una circolare la modalità di attuazione della legge 67/2012, che consente la libera circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico da parte degli appartenenti alle Forze dell’Ordine, a partire dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per esigenze di servizio e identificandosi con la tessera di riconoscimento rilasciata dalla rispettiva Amministrazione di appartenenza, invece della divisa, consentendo, in tal modo, di superare quella che, in effetti, rappresentava una significativa anomalia della norma che non consentiva al personale in borghese l’utilizzo del mezzo pubblico alle stesse condizioni del personale in divisa e chiarendo che le modalità di fruizione dipendono dalle norme e regolamenti applicabili ai singoli Corpi ed Amministrazioni;

infine, i compiti istituzionali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco non sono di pubblica sicurezza ma di Soccorso Pubblico e Difesa Civile, contribuendo insieme al personale SATI, che partecipa attivamente ad ogni tipo di emergenza, alla Sicurezza nazionale -:

se sia possibile chiedere una omogenea applicazione della legge di cui in premessa e riconoscere quindi il diritto alla libera circolazione in ambito regionale a tutto il personale appartenente al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, come previsto dalla legge, specificando, soprattutto alle aziende che stanno continuando a disattendere agli obblighi della legge di cui trattasi, in modo chiaro, la sua applicazione;

se non ritenga necessario, ove dovesse persistere tale anomalo comportamento, adattare misure adeguate per imporre il rispetto di una normativa ormai riconosciuta in modo pressoché generalizzato nell’intero Paese.

(350; 18.04.2013)

Naccari Carlizzi. All’assessore ai trasporti. Per sapere – premesso che:

la Regione Calabria partecipa alla Società “Stretto di Messina Spa” con una quota pari al 2,6% del capitale sociale;

con la delibera CIPE n. 83 del 29 marzo 2006 veniva approvato il piano finanziario per la realizzazione della cosiddetta “Variante Ferroviaria di Cannitello” quale opera destinata al miglioramento e all’implementazione del sistema della rete ferroviaria regionale, pur mantenendo le caratteristiche tecniche originarie;

con delibera n. 77/2009, il CIPE, nel quadro del mutato quadro politico nazionale, riteneva di dover ricondurre la citata opera tra quelle propedeutiche alla realizzazione del manufatto stabile di collegamento con la Sicilia, assegnando al Contraente Generale Eurolink il compito della realizzazione della ed “Variante di Cannitello”;

in data 23 dicembre 2009, il Contraente Generale “EUROLINK”, incaricato dalla Società “Stretto di Messina Spa”, avviava i cantieri per la realizzazione della cosiddetta “variante ferroviaria di Cannitello”;

nell’allegato 1 alla deliberazione 83/2006 del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, si legge che nell’ambito del progetto relativo a tale galleria ferroviaria artificiale si sarebbe dovuto provvedere, tra le altre cose, al “completo ricoprimento della galleria artificiale in maniera da ottenere un completo mascheramento, estendendo ad un ambito più vasto di alcuni chilometri, ove possibile, la riconformazione e ricontestualizzazione morfologica”;

la rinnovata delibera CIPE n. 77/2009, espressamente confermava le clausole contenute nella delibera n. 83/2006;

nell’ambito della ricontestualizzazione morfologica e della riconformazione ambientale, è stata considerata la sistemazione a verde attrezzato dell’area risultante dal mascheramento della galleria artificiale e la ristrutturazione straordinaria del tratto di lungomare attiguo alla predetta galleria;

con delibera CIPE n. 6 del 20 gennaio 2012, in ottemperanza alla decisione Parlamentare del 28 ottobre 2011, lo stesso Comitato per la Programmazione Economica provvedeva alla rideterminazione, in riduzione, del fondo infrastrutture, sottraendo circa 1,3 mld di euro al Ponte sullo Stretto e 337 milioni di euro alla “variante ferroviaria di Cannitello”; Per effetto di tale riduzione finanziaria, la Società “Stretto di Messina” era costretta, al fine di provvedere al finanziamento necessario alla ultimazione della infrastruttura, ad accendere un mutuo di 12 milioni e 204 mila euro da pagarsi negli 11 anni successivi; allo stato, l’opera definita “Variante Ferroviaria di Cannitello”, entrata regolarmente in esercizio, non risulta completata nella parte delle prescrizioni imposte dalla menzionata delibera CIPE n. 83/2006 e 77/2009, con l’effetto di stare ingenerando viva preoccupazione tra la popolazione locale;

nonostante le rassicurazioni fornite dai rappresentanti dell’Ente locale,’ sul sito dedicato all’infrastruttura stabile di collegamento, la Società “Stretto di Messina Spa” dichiarava che l’opera era stata ultimata nel mese di aprile scorso;

tale notizia veniva confermata con l’atto a firma del Sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle il quale, con provvedimento del 2 ottobre scorso, suo malgrado, era costretto a dare “pubblicità-notizia” che, in data 21 maggio 2012, la società Eurolink ha provveduto alla ultimazione dei lavori afferenti la cosiddetta “variante ferroviaria di Cannitello”. sicché lo stato dell’arte è oggi rappresentato da un cantiere ormai rimosso da tempo da parte del Contraente Generale e da uno “scatolare” in cemento armato che, come è stato definito, rappresenta “un manufatto esteticamente deteriore e paesaggisticamente deturpante”;

in ottemperanza al D.L. 179/2012, convertito nella legge 221/2012, la mancata sottoscrizione del previsto “atto aggiuntivo”, da sottoscriversi entro 60 giorni da parte della società “Stretto di Messina spa” e Contraente Generale, ha comportato la caducazione di tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale stipulato dalla società concessionaria;

per effetto, l’infrastruttura stabile di collegamento tra la Sicilia ed il Continente deve ritenersi cancellata da ogni programma infrastrutturale e che, tuttavia, allo stato, l’opera definita “Variante Ferroviaria di Cannitello”, pur entrata regolarmente in esercizio, non risulta completata nella parte delle prescrizioni imposte dalla menzionata delibera CIPE n. 83/2006, con l’effetto di stare ingenerando viva preoccupazione tra la popolazione locale;

la vicenda sta generando forte preoccupazione nella città di Villa San Giovanni, la quale legittimamente ritiene di potere e dovere pretendere la completa realizzazione del manufatto nei termini indicati dalla delibera n. 83/2006 del CIPE, quale atto di ristoro per i danni sofferti da quella Comunità;

a fronte di tale situazione e in un momento in cui monta tra i cittadini un sentimento ostile nei confronti della politica e delle istituzioni, occorre assumersi la responsabilità di parlare ai cittadini con il linguaggio della chiarezza ma, anche, di esercitare tutte le prerogative finalizzate a pretendere che le imprese e le società affidatarie e delegate alla realizzazione dei programmi e delle opere, portino a compimento gli impegni contrattualmente assunti;

la Regione Calabria, quale socio della compagine guidata dal Presidente Ciucci, non può chiamarsi fuori da un simile comportamento e dalla compartecipazione ad una scelta societaria che danneggia gravemente un territorio che istituzionalmente ha il dovere di tutelare -:

se e quando la Regione Calabria abbia ricevuto, dal proprio rappresentante presso il consiglio di amministrazione della Stretto di Messina, notizie ed informative riguardo il mancato completamento della Variante Ferroviaria di Cannitello, nei termini prescritti dal CIPE, ovvero quali iniziative intende adottare nei confronti del proprio fiduciario ove tale vicenda non sia stata segnalata all’azionista di riferimento;

quali iniziative, inoltre, ha già assunto o intende assumere allo scopo di garantire il territorio ed i cittadini di Villa San Giovanni per costringere la propria partecipata ed il Contraente Generale “EUROLINK” ad ottemperare a tutte le prescrizioni introdotte dalla Delibera CIPE n. 83/2006.

(351; 18.04.2013)

Maiolo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il Consiglio regionale della Calabria nella seduta del 30 gennaio 2012 ha approvato all’unanimità l’Ordine del giorno numero 44 di iniziativa dei consiglieri Maiolo, Dattolo, Principe e Fedele “In ordine alla disciplina dei percorsi dell’Istruzione e Formazione Professionale” con il quale si impegnava la Giunta regionale:

a rendere ordinario e disciplinare in via definitiva il sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale con percorsi di durata triennale e quadriennale finalizzati, rispettivamente, al conseguimento della qualifica professionale e del diploma professionale da realizzare, in via ordinaria, dalle Istituzioni Formative accreditate dalla Regione;

a rendere i percorsi di IeFP paralleli temporalmente ai percorsi scolastici promulgando per tempo gli avvisi o favorendo, come in altre Regioni, la creazione di un’Agenzia Unica sotto forma di ATS o Consorzio tra le Istituzioni Formative accreditate;

a definire le Linee Guida Regionali sull’Istruzione e Formazione Professionale adottando, oltre all’ordinamento didattico, requisiti rigorosi per l’accreditamento delle Istituzioni Formative;

ad individuare i percorsi formativi strategici per lo sviluppo regionale e per favorire l’occupazione dei giovani anche fuori dal contesto regionale ad integrazione delle figure professionali previste negli Accordi Stato-Regioni;

a creare un sistema di orientamento condiviso tra le centrali regionali (Azienda Calabria Lavoro e FIELD), i Centri per l’Impiego, la Direzione Scolastica Regionale, le Istituzioni Formative accreditate e le Parti Sociali;

a richiedere l’incremento dei finanziamenti previsti dallo Stato e integrarli con quelli del F.S.E. ivi comprese quote dell’Asse Capitale Umano e finalizzate alla lotta alla dispersione scolastica al fine di favorire la domanda delle, famiglie e dei giovani calabresi”;.

la normativa nazionale di riferimento, nel frattempo, ha continuato a migliorare il sistema in quanto il 23 aprile 2012 è stato adottato, successivamente pubblicato, il 31 luglio 2012, nella serie generale della Gazzetta Ufficiale, il Decreto MIUR di concerto con il MLPS del 23 aprile 2012 di recepimento dell’Accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni il 19 gennaio 2012, riguardante l’integrazione del Repertorio delle figure professionali di riferimento nazionale, approvato con l’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 27 luglio 2011;

l’obiettivo principale è di offrire la possibilità a tutti coloro che lo vogliano di acquisire una qualifica professionale triennale dopo il completamento della scuola secondaria di primo grado. Tale obiettivo assume tuttavia una caratteristica specifica: la nuova offerta, che si rivolge a tutti gli studenti, prevede anche specifiche modalità mirate al rafforzamento delle competenze, generali o professionalizzanti, utili a superare situazioni di difficoltà a continuare gli studi. Il sistema regionale di IeFP deve, pertanto, essere impostato ed organizzato (pure nei tempi, analoghi a quelli scolastici), anche in stretta coerenza con le indicazioni europee, mirando al miglioramento dell’accoglienza e ad una composizione flessibile e personalizzata del percorso formativo anche per ridurre l’abbandono scolastico e per accompagnare gli studenti al successo formativo con il completamento del percorso intrapreso;

secondo i più recenti pronunciamenti dell’Unione Europea in merito alle politiche di contrasto all’abbandono, i giovani che lasciano la scuola costituiscono on gruppo eterogeneo e le ragioni individuali dell’abbandono variano sensibilmente: la famiglia di provenienza e le condizioni socio­economiche generali, come pure l’attrazione esercitata dal mercato del lavoro, sono fattori importanti;

il loro effetto è condizionato dalla struttura del sistema di istruzione e formazione, dalle opportunità formative loro proposte, dall’ambiente formativo in cui vengono inseriti. Si veda in proposito la Proposta 1 febbraio 2011, formulata dalla Commissione Europea, di Raccomandazione del Consiglio Europeo sulle politiche di riduzione dell’abbandono scolastico; nella proposta è evidenziato che “L’istruzione e la formazione professionali possono motivare all’apprendimento, dare agli studenti maggiore flessibilità, mettere in atto una pedagogia più appropriata e rispondere meglio alle aspirazioni dei giovani sottolineando come l’abbandono scolastico rappresenta ima perdita di opportunità per i giovani e di potenzialità per la società e l’economia”;

gli interventi formativi di IeFP mirano a contrastare la dispersione attraverso la creazione di un ambiente di apprendimento positivo, il rafforzamento della qualità e dell’innovazione pedagogiche, il miglioramento della capacità dei docenti di far fronte alle diversità sociali e culturali;

il rafforzamento di percorsi formativi di qualità, della loro attrattiva e della loro flessibilità offre agli studenti a rischio alternative credibili all’abbandono. Un’istruzione e una formazione ben integrate nel sistema generale di IeFP possono offrire percorsi alternativi per l’accesso al mondo del lavoro, ma anche per la prosecuzione nell’istruzione secondaria superiore e nell’istruzione terziaria;

l’espressione istruzione e formazione professionale trae origine da una formula usata dal legislatore statale sulla scorta della nota riforma del 2001 al titolo V, parte II, della Costituzione e in particolare all’art. 117 (in particolare del comma terzo, laddove è disposto che la competenza legislativa concorrente Stato-Regioni ha per oggetto 1’ istruzione con esclusione della istruzione e della formazione professionale);

l’endiadi istruzione e formazione professionale è infatti impiegata - in attuazione della delega contenuta nell’art. 1 della legge n. 53 del 2003 - dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, relativo al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione. Il capo III del decreto detta appunto i livelli essenziali delle prestazioni relativi ai percorsi di istruzione e formazione professionale, che devono essere garantiti dallo Stato e assicurati dalle Regioni. Il rispetto di questi livelli minimi consente agli ordinamenti regionali di creare percorsi formativi di valenza nazionale e preordinati all’assolvimento dell’obbligo d’istruzione nonché del diritto-dovere all’istruzione e formazione;

le Regioni, dunque, possono erogare formazione professionale anche agli studenti che si trovano ancora nell’obbligo scolastico. Di conseguenza tutti i titoli e le qualifiche professionali spettano alle Regioni e vengono rilasciati esclusivamente dalle istituzioni scolastiche e formative del sistema regionale d’istruzione e formazione professionale;

in sintesi, il nuovo ordinamento statale prevede, da un lato, che ogni Regione debba istituire un proprio sistema di istruzione e formazione professionale capace di offrire percorsi e titoli di valenza nazionale, di dignità pari a quella del sistema statale, dall’altro, che gli istituti professionali cessino di rilasciare (in via ordinaria) diplomi di qualifica triennale, che diventano esclusiva regionale;

l’iniziativa posta in essere con l’approvazione dell’Ordine del Giorno del 30 gennaio 2012, tende, pertanto, a creare il sistema di Istruzione e Formazione Professionale della Regione Calabria dando una impostazione ed una organizzazione che gli consenta di avere la dignità e le caratteristiche analoghe al sistema scolastico nazionale anche attraverso una selezione di qualità delle Agenzie formative accreditate che dovranno realizzare i percorsi -:

quali iniziative sono state assunte a seguito dell’approvazione, si ribadisce all’unanimità del Consiglio, del sopra indicato ordine del giorno.

(352; 22.04.2013)

Proposta di legge Statutaria numero 14/9^ recante: “Modifica alla legge regionale 19 ottobre 2004 n. 25 (Statuto Regione Calabria)” (Del. n. 298)

Art. 1

(Modifica all’articolo 15)

1. Il comma 1, dell’articolo 15 della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 (Statuto della Regione Calabria) è così modificato: “Il Consiglio regionale è composto dal Presidente della Giunta regionale e da 30 consiglieri,…”

Art. 2

(Modifiche all’articolo 35)

1. Il comma 3 dell’articolo 35 della l.r. 25/2004 è sostituito dal seguente: “3. La Giunta regionale è composta dal Presidente, dal Vice Presidente e dagli Assessori in numero non superiore a sei”.

Art. 3

(Differimento dell’efficacia della legge)

1. La presente legge produce i suoi effetti a decorrere dalla decima legislatura del Consiglio regionale della Calabria.

Proposta di legge numero 449/9^, recante: “Interventi in inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione” (Del. n. 299)

Art. 1

(Interventi in materia socio-sanitaria e di contrasto alla povertà)

1. In conformità agli obiettivi della legge regionale 26 novembre 2003, n. 23 “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria” e conformemente alle strategie d’azione Europa 2020, la Regione Calabria compartecipa alla spesa sociale dei comuni calabresi, a partire dagli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione, attraverso:

a) una programmazione di interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria, contrasto alla povertà e sostegno ai servizi sulla disabilità con particolare riguardo a quelli già garantiti con fondi pubblici;

b) il pagamento dei debiti su interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria, contrasto alla povertà e sostegno ai servizi sulla disabilità già resi.

2. Il programma di interventi di cui al comma 1 è predisposto dal Dipartimento competente in materia di Politiche Sociali della Regione Calabria che definisce i criteri e le modalità di trasferimento delle risorse, previa concertazione con gli enti interessati.

3. Per la realizzazione del programma di interventi di cui al comma 1, è autorizzata per l’esercizio finanziario 2013 la spesa di euro 5.500.000,00 con allocazione alla UPB 6.2.01.05 dello stato di previsione della spesa bilancio 2013.

4. Per le medesime finalità del comma 1, la Regione Calabria sostiene la spesa delle Aziende Sanitarie destinata al trasporto ambulanziale, previa adozione di un piano predisposto dal Dipartimento competente in materia di Tutela della Salute per i cui oneri è autorizzata per l’esercizio finanziario 2013 la spesa di euro 600.000,00 con allocazione alla UPB 6.1.06.01 dello stato di previsione della spesa bilancio 2013.

5. Alla copertura degli oneri di cui al presente articolo, quantificati complessivamente in euro 6.100.000,00, si provvede con le somme relative al maggiore accertamento della tassa automobilistica regionale, omessa o insufficientemente corrisposta per gli anni tributari 2009 e 2010, già riscosse nel corso dell’esercizio finanziario 2013 all’UPB 1.1.02 dell’entrata del bilancio regionale (capitolo 11020013), ai sensi dell’articolo 34 della legge regionale 12 giugno 2009, n. 19.

6. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le opportune variazioni al documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8.

Art. 2

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 192/9^, recante: “Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP) artt. 17 e 25 L.R. 14 aprile 2002, n. 19. Approvazione” (Del. n. 300)

Il Consiglio regionale

vista la legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio. Legge Urbanistica della Calabria) ed in particolare gli articoli 17 e 25;

viste le Linee Guida della Pianificazione regionale (Delibera del Consiglio Regionale n. 106 del 10/11/2006) redatte in attuazione della Legge Urbanistica della Calabria n. 19/2002, comma 5, art. 17;

vista la deliberazione della Giunta regionale n. 377 del 22 agosto 2012, integrata con la deliberazione n. 476 del 6 novembre 2012, che approva il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico costituito dai seguenti elaborati: Tomo A - Indice Manifesto degli Indirizzi; Tomo B -VAS Rapporto ambientale; Tomo C - Esiti Conferenza di Pianificazione; Tomo 1 - Quadro conoscitivo; Tomo 2 - Visione strategica; Tomo 3 - Atlante degli APTR; Tomo 4 Disposizioni normative, che propongono la relativa adozione del provvedimento amministrativo del QTRP al Consiglio Regionale ai sensi dell’art. 25 comma 4 della L.R. 19/2002;

visto il parere favorevole della IV Commissione consiliare permanente (Ambiente e utilizzazione del territorio - Protezione dell’ambiente) espresso nella seduta del 21 marzo 2013;

rilevata la propria competenza a norma dell’articolo 25 comma 4 della Legge Urbanistica della Regione Calabria n. 19/2002;

delibera

di adottare il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico allegato al presente provvedimento quale parte integrante; - di provvedere agli adempimenti di cui al comma 5 dell’articolo 25 della legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio. Legge Urbanistica della Calabria)”.

Proposta di legge numero 446/9^, recante: “Modifica ed integrazione dell’articolo 59 ter della legge regionale 25 novembre 1996, n. 35 <Disciplina per l’assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica>“ (Del. n. 301)

Art. 1

(Modifica articolo 59 ter l.r. 32/1996)

1. Dopo il comma 7 dell’articolo 59 ter della legge regionale 25 novembre 1996, n. 32 (Disciplina per l’assegnazione e la determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica) è aggiunto il seguente: “7 bis. I Comuni calabresi dichiarati in dissesto finanziario, nonché quelli che abbiano deliberato l’adesione al piano di riequilibrio finanziario pluriennale di cui all’articolo 243 bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), possono destinare prioritariamente i proventi delle vendite di cui ai piani richiamati al comma 4 al risanamento finanziario del bilancio comunale. Quote residuali di tali proventi sono destinate alla realizzazione dei programmi di cui al comma 7.”,

Art. 2

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 454/9^, recante: “Modifiche alla legge regionale n. 69 del 2012, art. 41 comma 2” (Del. n. 302)

Art. 1

1. Al comma 2 dell’articolo 41 della legge regionale n. 69/2012 il periodo: “Al fine di garantire la copertura finanziaria delle spettanze della manodopera impegnata nei Piani attuativi di Forestazione relativi agli anni 2011 e 2012 ... “ va sostituito con il seguente: “Al fine di garantire la copertura finanziaria dei Piani attuativi di Forestazione relativi agli anni 2011 e 2012 ... “.

Art. 2

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 322/9^, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico” (Del. n. 303)

Art. 1

(Obiettivi)

1. La Regione Calabria, nel rispetto dell’articolo 2, comma 2, lettere r) e s) dello Statuto e nell’ambito delle proprie competenze ai sensi dell’articolo 117, comma 3, della Costituzione, in attuazione delle politiche regionali che perseguono l’obiettivo dello sviluppo sostenibile attraverso la cura del territorio e la tutela delle risorse naturali e nel rispetto dei principi e delle disposizioni comunitarie e statali in materia:

a) riconosce il pubblico interesse alla conoscenza, tutela e valorizzazione della geodiversità regionale e del patrimonio speleologico ad essa collegato, con particolare attenzione al fenomeno carsico, in quanto depositari di valori scientifici, ambientali, culturali, turistici e sportivi;

b) promuove la conoscenza, l’utilizzo didattico e la fruizione pubblica dei luoghi di interesse geologico e speleologico nonché dei paesaggi carsici, in modo compatibile con la conservazione del bene;

c) garantisce la conservazione e la valorizzazione del sottosuolo, del patrimonio ambientale delle zone carsiche, delle cavità naturali, degli ipogei artificiali di particolare valore culturale e della biodiversità ipogea.

2. La Regione promuove, anche mediante l’adozione di appositi provvedimenti e l’approvazione di programmi, azioni, interventi e progetti:

a) il miglioramento della conoscenza, la conservazione ed il monitoraggio del patrimonio speleologico regionale e della biodiversità ipogea;

b) la conservazione, il potenziamento e l’aggiornamento del catasto speleologico regionale;

c) la fruizione pubblica e “utilizzo didattico del patrimonio speleologico compatibili con la conservazione del bene stesso;

d) la prevenzione degli incidenti e la sicurezza dei fruitori del patrimonio speleologico della Regione;

e) la formazione di nuovi speleologi e la diffusione della speleologia in genere attraverso appositi eventi formativi e divulgativi.

Art. 2

(Definizioni)

1. Nella presente legge si intende per:

a) “speleologia”, il complesso delle attività di esplorazione, documentazione e studio delle cavità naturali e artificiali nonché delle evidenze naturali e culturali in esse osservabili;

b) “speleologi”, tutti coloro che in forma associativa o individuale svolgano attività di ricerca, esplorazione, documentazione, studio, divulgazione e difesa del patrimonio speleologico; 3

c) “gruppi speleologici”, tutte le forme associative legalmente costituite con sede legale nel territorio regionale, dotate di uno statuto con finalità speleologiche regolarmente registrato alla data dell’entrata in vigore della presente legge, o successivamente a tale data forme associative legalmente costituite da almeno due anni e aventi uno statuto con finalità speleologiche e che dimostrino in modo oggettivo e verificabile di svolgere attività speleologica;

d) “patrimonio speleologico”, l’insieme degli ambienti sotterranei, originati da processi carsici e non in ambiente terrestre e/o marino, ma anche creati da attività di natura antropica in contesti naturali o urbani. Il patrimonio speleologico è composto dai seguenti elementi:

1) “sistemi carsici”, ovvero complessi di forme carsiche ipogee ed epigee organicamente e funzionalmente collegate tra loro;

2) “grotte naturali”, ovvero forme vuote sotterranee di origine naturale, di sviluppo superiore ai cinque metri lineari, oltre a cavità di entità inferiore ma di rilevante interesse geologico, archeologico, paleontologico, biologico, mineralogico, idrogeologico o naturalistico;

3) “cavità artificiali”, ovvero l’insieme delle strutture ipogee realizzate dall’azione dell’uomo, di particolare valore storico, artistico, archeologico, architettonico, naturalistico o geominerario;

4) “grotte archeologiche”, ovvero tutte le cavità -a prescindere dalla loro estensione -che conservino al loro interno testimonianze riferibili ad antiche frequentazioni umane o che contengano giacimenti d’interesse paletnologico o paleontologico;

5) “grotte e cavità turistiche”, ovvero le grotte naturali e le cavità artificiali per le quali è riconosciuta una valenza turistica o rispetto alle quali sono in atto attività di fruizione turistica già organizzate e disciplinate.

2. la Regione Calabria riconosce quali scuole di speleologia quelle regolarmente associate al Club Alpino Italiano (CAI) ed alla Società Speleologica Italiana (SSI) e le ulteriori scuole che svolgano la loro attività sul territorio calabrese dotate di un regolamento che rispetti l’incolumità fisica delle persone e degli istruttori nonché il patrimonio speleologico. le scuole di speleologia hanno l’onere di formare nuovi speleologi e di diffondere attraverso corsi di formazione le tecniche e le conoscenze relative alla frequentazione degli ambienti sotterranei a prescindere dalla loro origine naturale o artificiale.

Art. 3

(Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico)

1. La Regione Calabria riconosce il valore di solidarietà sociale e la funzione di pubblica utilità del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e della struttura competente sul territorio regionale, il Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria (SASC), in conformità a quanto stabilito nell’articolo 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile).

2. Il soccorso degli infortunati, dei pericolanti e, eventualmente, il recupero dei caduti nell’ambiente ipogeo nel territorio regionale spetta al SASC, come stabilito dalle leggi 21 marzo 2001, n. 74 (Disposizioni per favorire,’attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) e 27 dicembre 2002, n. 289 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2003).

Art. 4

(Catasto Speleologico della Calabria)

1. Al fine di assicurare la conoscenza e la conservazione del patrimonio sotterraneo, la Regione riconosce l’attività e l’assetto preesistente del Catasto delle Grotte della Calabria e del Catasto delle Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana ed istituisce, senza oneri a carico del bilancio regionale, presso il Dipartimento dell’ambiente il Catasto Speleologico della Calabria (di seguito denominato CSC) il quale riunisce:

a) il Catasto delle Grotte della Calabria (di seguito CGC);

b) il Catasto delle Cavità Artificiali della Calabria (di seguito CCAC);

c) il Catasto delle Grotte Archeologiche della Calabria (di seguito CGAC).

2. La conservazione, il potenziamento e l’aggiornamento dei dati catastali sono curati dal Dipartimento ambiente della Regione con il supporto dei gruppi speleologici di cui all’ articolo 2, comma 1, lettera c).

3. Il catasto di cui al comma 1 è costituito da:

a) l’elenco delle grotte naturali del CGC;

b) l’elenco delle cavità artificiali del CCAC;

c) l’elenco delle grotte archeologiche del CGAC. Questi tre elenchi vengono curati e aggiornati a titolo gratuito da appositi curatori.

4. Il catasto è elemento costitutivo del sistema conoscitivo e informativo regionale.

Art. 5

(Gestione, tutela e pianificazione)

1. I catasti di cui all’articolo 4 sono inseriti nei quadri conoscitivi degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.

2. L’accesso alle grotte naturali e alle cavità artificiali è da intendersi libero fatti salvi i diritti dei proprietari dei fondi in cui ricadono i siti, i quali possono, per quelli iscritti negli elenchi di cui all’articolo 4, prevedere specifica regolamentazione dell’accesso anche ai fini della fruizione turistica. Sono fatte salve norme territoriali specifiche più restrittive o particolari condizioni di sicurezza dei luoghi di cui all’articolo 3, comma 2.

3. Nei luoghi individuati dai catasti di cui all’articolo 4 è fatto divieto di:

a) abbandonare rifiuti;

b) alterare il regime idrico e della circolazione dell’aria con l’effettuazione di scavi, sbancamenti e colmamenti;

c) alterare la morfologia del terreno;

d) accedere se non per attività di esplorazione, ricerca, formazione e didattica;

e) asportare o danneggiare o vendere affioramenti rocciosi, concrezioni, elementi della biodiversità ipogea o resti di essa, fossili, reperti paleontologici e paletnologici;

f) realizzare nuove cave e discariche.

4. I divieti di cui al comma 3 si estendono ad eventuali aree di rispetto estese tra le cavità iscritte nei catasti di cui all’articolo 4 ed il piano campagna sovrastante, per una superficie riportata nelle schede di censimento.

5. Il sindaco del comune interessato può vietare l’accesso ai siti oggetto di tutela, su motivata indicazione degli organi competenti, qualora vi sia pericolo per la pubblica incolumità, fatte salve le prerogative di cui all’articolo 3.

6. Il sindaco, su segnalazione degli organi competenti, in caso di necessità, indifferibilità ed urgenza, può disporre il divieto di accesso alle grotte nelle quali siano presenti reperti paletnologici o paleontologici o situazioni fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche di particolare fragilità ed interesse, ivi comprese particolari esigenze della fauna e della flora, fatte salve le prerogative di cui all’articolo 3.

7. Fatto salvo quanto disposto dalla normativa vigente in materia di tutela del patrimonio ambientale e culturale, la Giunta regionale può autorizzare interventi in deroga ai divieti di cui al presente articolo per documentati e imperativi motivi di interesse pubblico di sicurezza e per fini scientifici, di ricerca ed esplorativi.

8. Fatto salvo quanto indicato al comma 3, qualora i siti compresi nei catasti di cui all’articolo 4 ricadano in aree protette regionali o nazionali nonché nei Siti di importanza comunitaria (SIC) e nelle Zone di protezione speciale (ZPS) della Rete Natura 2000 ai sensi e per gli effetti delle direttive comunitarie 92143/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, e della flora e della fauna selvatiche, 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92143/CEE, nonché del regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, recante attuazione della direttiva 92143/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, così come modificato e integrato dal regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120, vige la speciale normativa di riferimento, ove più restrittiva.

9. La Regione, tramite l’assessorato all’ambiente, senza oneri a carico del bilancio regionale, provvede al monitoraggio sullo stato di conservazione del patrimonio speleologico attraverso la stipula di apposite convenzioni nel rispetto della normativa vigente con i gruppi speleologici di cui all’articolo 2, gli istituti di ricerca e le associazioni attive nello studio, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale riconosciute a livello regionale e nazionale.

Art. 6

(Sanzioni)

1. Ferme restando le competenze stabilite in materia penale e di danno ambientale, l’inosservanza delle norme di tutela contenute nella presente legge comportano la riduzione in ripristino, l’immediata cessazione dell’attività vietata e l’applicazione delle seguenti sanzioni amministrative pecuniarie:

a) violazione dei divieti di cui alle lettere b), c) e f) del comma 3 dell’articolo 5 da un minimo di euro 1.033,00 a un massimo di euro 10 mila 330;

b) violazione dei divieti di cui alle lettere a) e d) del comma 3 dell’articolo 5 da un minimo di euro 26,00 a un massimo di euro 259,00. La medesima sanzione si applica in caso di contravvenzione ai divieti di accesso di cui ai commi 5 e 6 dell’articolo 5;

c) violazione del divieto di cui alla lettera e) del comma 3 dell’articolo 5 da un minimo di euro 103,00 a un massimo di euro 1.029,00.

2. Per l’accertamento delle violazioni e l’applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme e i principi di cui al capo I della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).

Art. 7

(Funzioni di controllo e sorveglianza)

1. Ai fini dello svolgimento dell’attività di controllo e di sorveglianza e del rispetto dei divieti di cui alla presente legge, il comune territorialmente competente o gli enti preposti alla tutela provvedono ad apporre apposita segnaletica che richiami gli estremi del provvedimento di inserimento del sito nel catasto e, brevemente, il relativo regime.

2. Ferme restando le funzioni istituzionali del Corpo Forestale dello Stato previste dalla vigente normativa, le funzioni di controllo e sorveglianza possono altresì essere svolte dalle polizie provinciali e municipali, le quali si avvalgono, ove necessario, di speleologi e organizzazioni speleologiche di cui agli articoli 2 e 3. Verifiche e controlli sul rispetto delle deroghe e autorizzazioni concesse possono essere effettuati anche dal personale appositamente delegato degli uffici provinciali per l’agricoltura e dagli ispettorati dipartimentali delle foreste.

Art. 8

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 436/9^, recante: “Modifica alla legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 (Misure straordinarie a sostegno dell’attività edilizia finalizzata al miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale” (Del. n. 304)

Art. 1

(Modifiche articoli 4, 5 e 6 l.r. 21/2010)

1. Alla lettera a) del comma 1 dell’articolo 4 della legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 (Misure straordinarie a sostegno dell’attività edilizia finalizzata al miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale), per come modificato dalla legge regionale 10 febbraio 2012, n. 7 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 agosto 2010, n. 21, nonché disposizioni regionali in attuazione del decreto legge 13 maggio 2011, n. 70 convertito con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106) le parole “, alla data del 21 agosto 2010,” sono soppresse.

2. Al comma 1 dell’articolo 5 della l.r. 21/2010, le parole “di quello legittimamente esistente alla data di entrata in vigore della presente legge” sono sostituite dalle parole “di quello esistente alla data di entrata in vigore del decreto legge 13 maggio 2011, n. 70 (Semestre Europeo -Prime disposizioni urgenti per l’economia), convertito con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n.106”.

3. Al comma 1 dell’articolo 6 della l.r. 21/2010, le parole “della presente legge” sono sostituite dalle parole “del d.1. 70/2011, convertito con modificazioni, dalla lo 106/2011”.

Art. 2

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Ordine del giorno numero 105 del 22 aprile 2013 di iniziativa dei consiglieri Scalzo, Magno, Dattolo, Grillo, Chiappetta, Amato “In merito all’immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche dalla Fondazione Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

con legge regionale del 13 dicembre 2012, n. 63, si è proceduto alla ridefinizione dell’assetto giuridico della Fondazione Campanella;

scopo della legge, è quello di garantire la prosecuzione delle attività del polo oncologico, centro di eccellenza della sanità calabrese, oltre che la salvaguardia delle professionalità esistenti;

con legge regionale del 21 marzo 2013, n. 6, sono state apportate alcune modifiche alla suddetta legge;

con legge 63 citata, come modificata e integrata, stabilisce, fra l’altro che:

la Fondazione concorre ad assicurare la realizzazione dell’integrazione fra Servizio Sanitario Regionale e Università degli Studi <<Magna Graecia>> di Catanzaro;

le unità operative a direzione universitaria già attivate presso la Fondazione non aventi una missione oncologica siano trasferite nell’Azienda Ospedaliero – Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro, previa intesa tra l’Università Magna Graecia di Catanzaro e la Regione;

vengano definiti i rapporti con l’Università degli Studi <<Magna Graecia>> e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro;

a oggi non si è data attuazione all’applicazione della L.R. 63 del 2012, con il mancato trasferimento delle Unità Operative non aventi mission Oncologica dalla Fondazione Campanella all’Azienda Ospedaliera Mater Domini, che non consente alla fondazione di sottoscrivere il contratto con la ASP territorialmente competente e impedisce l’assegnazione del Budget per l’anno 2013;

l’inadempimento del precetto legislativo impedisce, tra l’altro, la possibilità per la Fondazione di iniziare a regime un percorso a 35 posti letto oncologici;

pertanto, permane uno stato di assoluta incertezza sul futuro della Fondazione che, oltre a prevedibili ripercussioni di natura occupazionale, rischiano di compromettere in modo irreversibile i livelli di assistenza, cura e ricerca in una materia delicata come quella oncologica.

Tanto premesso Impegna

il Presidente della Giunta regionale (nella sua qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi della sanità) a porre in essere ogni atto idoneo e opportuno finalizzato all’immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche dalla Fondazione all’Azienda Ospedaliero – Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro, nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63 del 2012 da parte degli enti interessati”.

Ordine del giorno numero 106 del 22 aprile 2013 a firma del consigliere Gallo “In ordine alla paventata chiusura del presidio Terna di Cosenza”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

la società TERNA Rete Italia, nella sua veste di concessionaria del servizio di gestione della rete di alta tensione di energia elettrica sul territorio nazionale è impegnata in un processo di riorganizzazione aziendale;

detto processo prevedrebbe, secondo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, il consistente ridimensionamento della presenza del gruppo in Calabria, attraverso la soppressione dei presidii di Cosenza e Castrovillari ed il trasferimento del relativo personale presso il presidio di Rotonda, in Basilicata;

tale intendimento, qualora dovesse essere confermato, si ripercuoterebbe negativamente sulla qualità del servizio ma anche e soprattutto sul profilo occupazionale, con la perdita di personale qualificato e di prospettive occupazionali presenti e future;

comunque TERNA è impegnata in Calabria in molteplici settori, cantieri ed attività, non ultimi quello delle fonti energetiche rinnovabili, per cui inspiegabile ed ingiustificata sarebbe la soppressione dei presidii territoriali calabresi;

grande, giustificata e comprensibile è la preoccupazione espressa dai lavoratori interessati, dalla generalità degli utenti, dai cittadini, dai sindaci del comprensorio, dalle associazioni dei consumatori, dai sindacati confederali e di categoria;

Impegna

il Governo regionale, nella persona del Presidente della Giunta regionale e dell’Assessore regionale competente a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna ad evitare la soppressione dei presidii TERNA di Cosenza e Castrovillari e, in particolare, a voler richiedere urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e concertazione per avviare con la società in questione un confronto sulle scelte che dovrebbero divenire operative a far data già dai prossimi mesi”.