IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
59.
SEDUTA DI LUNEDI’ 25 MARZO
2013
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL
VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
Presidenza del Presidente Francesco
Talarico
La seduta inizia alle 14,26
La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta
precedente.
(E’ approvato)
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Diamo inizio
ai lavori con le interrogazioni a risposta immediata
alle quali dedicheremo la prima ora di seduta. Ricordo i tempi a disposizione
che sono di tre minuti per l’esposizione, due minuti per la risposta ed un
minuto per dichiararsi soddisfatti o meno.
E’ stata
presentata interrogazione a risposta
immediata numero 316 del 21 dicembre 2012 di iniziativa del consigliere Aiello
F. “In ordine agli avvisi
pubblici per la realizzazione di progetti a valenza territoriale finanziati dal
Fondo Europeo per l’integrazione di cittadini di Paesi terzi nell’ambito del
Programma Annuale 2012 - scadenza 7.12.2012” di cui do lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore alle politiche sociali. Per sapere –
premesso che:
il
Ministero dell’Interno - Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha
bandito gli avvisi territoriali per il programma annuale 2012 per complessivi
euro 15.500.000,00;
le
proposte progettuali potranno essere presentate a partire dalle ore 12.00 del
19 ottobre 2012, fino alle ore 18:00 del 07 dicembre 2012;
gli
avvisi pubblici attengono alla presentazione di progetti a valere sulle
seguenti azioni:
Azione
1 - "Formazione linguistica ed educazione civica" - Euro 1.500.000,00
Azione
2 - "Orientamento al lavoro e sostegno all’occupabilità"
- Euro 2.500.000,00
Azione
3 - "Progetti giovanili" - Euro 4.000.000,00
Azione
5 - "Mediazione interculturale" - Euro 2.000.000,00
Azione
6 - "Mediazione sociale e promozione del dialogo interculturale" -
Euro 3.000.000,00 (IVA inclusa)
Azione
6 - "Mediazione sociale e promozione del dialogo interculturale" -
Avviso Pluriennale - Euro 500.000,00
Azione
7 - "Capacity building" - Euro 2.000.000,00
-:
quali
azioni o progetti sono stati realizzati e presentati al fine di poter candidare
la nostra Regione nel rispetto dei tempi prima indicati a poter partecipare
all’assegnazione di eventuali risorse riconosciuteci in conseguenza della
nostra capacità progettuale;
quali
organizzazioni del terzo settore, enti pubblici o altri soggetti territoriali
sono stati eventualmente coinvolti e quale il criterio adottato circa la
selezione degli stessi”.
Non
essendo presente il proponente l’interrogazione decade.
(Così
resta stabilito)
Do
lettura della Interrogazione a risposta immediata numero 317 del 4 gennaio 2013
di iniziativa del consigliere Talarico D. “In ordine all’accorpamento in un
unico Spoke dei presidi ospedalieri di Castrovillari e Acri”: “Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
la
Regione Calabria è sottoposta a regime di commissariamento nel settore
sanitario, ai fini del rientro dai disavanzi economici accumulatisi in anni di
cattiva gestione;
commissario
ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai
disavanzi del settore sanitario è stato nominato il Presidente della Giunta
regionale della Regione Calabria con delibera del Consiglio dei ministri del 30
luglio 2010;
con
decreto n. 18 del 22.10.2010 è stata programmata la riorganizzazione della rete
ospedaliera regionale, prevedendo, per la provincia di Cosenza, tre ospedali di
riferimento, denominati ospedali Spoke e due ospedali di montagna, nei comuni
di Acri e S. Giovanni in Fiore;
in
data 20 dicembre 2012, da parte del Presidente della Giunta Regionale della
Regione Calabria, nella qualità di Commissario ad acta,
è stato sottoscritto il decreto n.191 avente per oggetto "Integrazione
riordino rete ospedaliera ex DPGR n. 18/2010. Accorpamento in un unico Spoke
dei presidi ospedalieri di Castrovillari e Acri";
le
previsioni contenute nel decreto di che trattasi non corrispondono alle reali
esigenze di salute delle popolazioni interessate, andando a ledere, di
converso, il diritto alla salute dei cittadini dell’intero, e vasto,
comprensorio Pollino- Sibaritide;
in
tale decreto si fa riferimento ad una presunta impossibilità strutturale ad
attivare, nel Presidio ospedaliero di Castrovillari, ulteriori posti letto per
le attività sanitarie previste per gli Spoke nel DPGR n. 106/2011, mentre è
facile constatare la presenza di spazi ampi ed adeguati per collocarvi i posti
letto previsti, per come tra l’altro è stato certificato dallo stesso Direttore
Sanitario dell’Ospedale di Castrovillari;
nello
stesso decreto, sono contenuti, peraltro, anche evidenti e sostanziali errori,
relativamente, ad esempio, alla distanza tra i due ospedali (indicata in 41
chilometri, mentre è invece di oltre 60) ed alla qualità della viabilità che li
collega (definita "consona alla percorribilità richiesta per raggiungere
ciascun presidio ospedaliero in meno di 60 minuti da parte degli utenti nell’ambito
territoriale su cui insistono i due presidi", mentre, in realtà tale
previsione appare del tutto irrealistica, specie d’inverno quando le tortuose
strade di montagna che conducono ad Acri sono normalmente innevate);
alla
estrema precarietà logistica e ai tempi di percorrenza, del tutto incompatibili
con i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), si unirebbe un consistente
aumento della spesa, in quanto sarebbe necessario assicurare collegamenti
stabili e frequenti tra i due ospedali;
per
quanto sopra evidenziato, l’attuazione del decreto n. 191 determinerebbe un
peggioramento dell’offerta sanitaria ai cittadini, con un aumento dei costi, in
contrasto quindi anche con gli obiettivi di risparmio del Piano di rientro;
a
dispetto del periodo festivo, la gravità dell’accaduto ha già messo in fermento
le popolazioni dell’area del Pollino - Sibaritide, i
loro rappresentanti istituzionali e le forze politiche e sociali tutte
dell’intero comprensorio -:
quali
urgenti iniziative, ognuno per quanto di sua competenza, si intendano adottare
per giungere quanto prima all’annullamento del citato decreto n. 191, al fine
di garantire il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, alle
popolazioni del Pollino e della Sibaritide”.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Domenico
Talarico. Ne ha facoltà.
Presidente, si tratta di
una interrogazione relativa all’accorpamento in un unico ospedale Spoke dei
presidi ospedalieri di Castrovillari e Acri. Occorre fare un passo indietro ed andare
al decreto numero 18 del 22 ottobre 2010,
allorquando venne programmata la riorganizzazione
della rete ospedaliera regionale, prevedendo per la provincia di Cosenza tre ospedali di
riferimento, denominati ospedali
Spoke, e due ospedali di
montagna nei Comuni di Acri e San Giovanni in Fiore.
Il 20 dicembre 2012 il Presidente della Giunta regionale,
onorevole Scopelliti, nella sua
qualità di commissario ad acta, firmava il decreto numero 191, avente per oggetto
l’integrazione ed il riordino della
rete ospedaliera in base al decreto regionale numero 18 del 2010.
Questo decreto del Presidente Scopelliti
ha previsto l’accorpamento in un unico Spoke dei presidi ospedalieri di
Castrovillari e di Acri. In tal decreto si fa riferimento ad una presunta impossibilità
strutturale ad attivare nel presidio ospedaliero di Castrovillari ulteriori
posti letto per le attività sanitarie previste per gli ospedali Spoke, nonché si fa riferimento ad
altri limiti. Si descrive, si
rappresenta, insomma, il presidio sanitario di
Castrovillari come un presidio che non ha potenzialità e strumenti per
diventare o per essere effettivamente un ospedale Spoke. Nel decreto del
Presidente della Giunta regionale viene in risalto un evidente errore relativo
ad esempio alla distanza indicata in 41 chilometri tra il comune di Acri e
quello di Castrovillari. I chilometri, in realtà, non sono 41 ma 61 e questa viabilità viene
descritta come consona per raggiungere l’uno o l’altro presidio ospedaliero, mentre la legge, probabilmente - dico
probabilmente perché evidentemente facciamo riferimento a normative diverse –
prevede come limite massimo che due presidi sanitari possano essere entrambi accorpati in un
unico Spoke con una distanza di
41 chilometri, mentre la distanza
effettiva è di 61. Probabilmente, il Presidente Scopelliti
fa riferimento ad una norma di cui nessuno di noi è a conoscenza.
La mia domanda è semplice,
oserei dire, banale. Se è vero che i due
presidi sanitari per essere organizzati in un unico Spoke devono avere una
distanza che non superi i 41 chilometri mentre da Castrovillari ad Acri i
chilometri sono 61, delle due l’una: o il Presidente Scopelliti è stato male informato o fa
riferimento ad una norma di cui tutti quanti noi, forse, dovremmo essere a
conoscenza e credo che nella risposta farà riferimento a questa legge.
L’altra questione che intendo sollevare per quanto riguarda un
ospedale Spoke è la seguente:
anche un neolaureato in medicina sa che un ospedale per poter assolvere alle
sue funzioni deve
avere delle strutture fra di esse coordinate in un’unica unità funzionale. E’
impensabile, cioè, che uno faccia una diagnosi in un ospedale ad Acri e per la cura o un secondo
esame o un terzo esame vada a Castrovillari e viceversa: una pendolarità, insomma, tra due ospedali che, entrambi, costituirebbero la
struttura Spoke.
Di fronte ad un macroscopico ed evidente errore commesso dal
Presidente Scopelliti nel firmare
questo decreto le chiedo quali iniziative si intendano adottare per far in modo
che sia l’ospedale di Castrovillari sia quello di Acri abbiano o conseguano quei livelli di efficienza
previsti dalla legge, che non vengano
mortificate le comprensibili e legittime aspirazioni delle popolazioni locali, sia di Castrovillari sia di Acri, ad avere una sanità
efficiente e che il declassamento, attuato all’epoca col riordino del sistema sanitario, in particolare, con riferimento
all’ospedale di Acri, venga superato, prevedendo, in qualche modo, funzioni ed obiettivi per
quel presidio sanitario di Acri che, ad oggi, non sono previste. In soldoni, Vicepresidente, non sono qui a salvaguardare o
rappresentare gli interessi di una città a danno di un’altra, in questo caso
Castrovillari a danno di Acri, ma sono qui per dire che questa soluzione finirebbe col
danneggiare sia Castrovillari sia Acri e servirebbe solo ad alimentare speranze difficilmente
concretizzabili, soprattutto per
l’ospedale di Acri. Sono quindi per evitare una contrapposizione campanilistica fra
due Comuni e, ancor di più, fra i due presidi sanitari. La soluzione non è quella che
avete previsto alla vigilia della campagna
elettorale e credo che il riferimento temporale non sia casuale nella firma di
quel decreto. Grazie.
La parola, per
la risposta, alla Vicepresidente della Giunta regionale, dott.ssa Stasi.
Credo che
parlare di campagna elettorale quando
si parla di sanità, intanto, sia, ovviamente, molto pericoloso,
nel senso che la salute dei cittadini deve venire prima di ogni altra
questione. Come lei stesso aveva citato, sicuramente il decreto numero 18
riorganizza e riassetta un po’ tutta la rete ospedaliera, come il decreto
numero 106.
La provincia di Cosenza ha un bacino complessivo di 750
mila abitanti e, quindi, vi sono previsti, di conseguenza, tre Spoke. Sapete
che il numero medio di abitanti che comprende uno Spoke è di circa 230 mila
abitanti e, di conseguenza, Castrovillari non avrebbe compreso 230 posti.
Realizzando, pertanto, soltanto Castrovillari come Spoke e non avendo,
potenzialmente, la possibilità di arrivare alla media di uno Spoke, quindi, ai
230 posti letto si rischiava di perdere delle funzioni.
L’obiettivo del Presidente Scopelliti era quello di migliorare e rafforzare, come
sta facendo in tutte le province, la sanità in Calabria e l’obbligo, la volontà
di accorpare all’interno di uno stesso Spoke anche Acri – così come è stato
realizzato per altri ospedali – sembra essere una soluzione interessante,
soprattutto per sfruttare al massimo le potenzialità proprie di uno Spoke.
Nell’ospedale di Acri, dunque, si realizzeranno quelle funzioni aggiuntive ed
integrative per realizzare uno Spoke forte, senza alcun onere in più e,
soprattutto, senza aumento di personale, soprattutto di funzioni già previste
all’interno della rete complessiva ospedaliera. Tutto questo deve passare
all’interno di un’analisi che si sta realizzando tra i dipartimenti ed il
Ministero. Le prerogative sono ottimali ma anche la distanza – quella che
citava – non sembra, al momento, essere stata rilevata come un problema; non è
stato evidenziato alcun errore nella indicazione della distanza – come lei cita
– di 45 chilometri piuttosto che di 61.
Nel momento in cui arriveranno tutti
i pareri dei Ministeri competenti l’iter sarà completato.
Prego, onorevole Talarico.
Devo dire, Presidente, che sono
totalmente insoddisfatto - ed è la prima volta che capita nell’interlocuzione
col Vicepresidente, c’è sempre una prima volta - perché non corrisponde al vero
che l’ospedale di Castrovillari non sia in grado di accogliere una domanda di
ricoveri superiori a quelli attuale. Anzi, c’è un progressivo e costante
depotenziamento del presidio sanitario, anziché essere potenziato ed utilizzato
in tutte le sue capacità che sono straordinarie. Di recente è stato inaugurato
un nuovo plesso che potrebbe ospitare molto più degli attuali degenti
ricoverati presso l’ospedale civile. Questo è un dato al quale fa riferimento
che non corrisponde alla realtà.
La seconda questione riguarda la
distanza tra Acri e Castrovillari. Questo è un dato oggettivo e anzi sono stato
molto generoso in difetto perché la distanza è di 69 chilometri e non di 61.
Basterebbe percorrere con una qualsiasi automobile – magari con quella del
Presidente – e ci si accorgerebbe che i chilometri tra Acri e Castrovillari
sono 69 e non 41, né credo che con una ulteriore istruttoria si possa
modificare il dato della distanza tra i due ospedali. Per cui il mio invito,
oltre a dichiarare insoddisfazione per le argomentazioni che ha addotto, è
quello di rivedere questo decreto, caso mai impegnandosi per dotare entrambi
gli ospedali di quelle strutture e di quelle funzioni che mancano per far in
modo che la domanda di sanità sia ad Acri sia a Castrovillari possa essere
soddisfatta in pieno. Lungi da me qualsiasi idea di mettere in contrapposizione
i due ospedali. Siete vincolati, fra l’altro, ad un Piano di riordino in cui
abbiamo sancito tutti delle cose sacrosante ed inviolabili.
Aggiungo che c’è pendente presso il
Tar un argomentato e puntuale ricorso da parte del Comune di Castrovillari a
cui, prima o poi, il Tribunale dovrà dare una risposta; credo, però, più nelle
soluzioni politiche che in quelle giudiziarie e, quindi, il mio invito è di
procedere al più presto a cancellare queste distrazioni e questi errori e
ripristinare, quanto meno, la legalità così come il Consiglio regionale ha
previsto nel Piano di rientro. Grazie.
E’ stata presentata la seguente Interrogazione a
risposta immediata numero 317 del 4 gennaio 2013 di iniziativa del consigliere
Guccione: “Sui lavori di messa in sicurezza sismica della chiesa di San Michele
Arcangelo ricadente nel comune di Celico” di cui do
lettura: “All’assessore
ai lavori pubblici. Per sapere – premesso
che:
la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Calabria, nei mesi scorsi, ha effettuato una serie di lavori di consolidamento e restauro della chiesa monumentale di San Michele Arcangelo di Celico nel corso dei quali è emersa la necessità di procedere, attraverso apposita perizia, ad un ulteriore approfondimento tecnico per verificare l’entità del rischio sismico e la staticità dell’intera struttura ecclesiale;
in data 05.11.2012 il Sovrintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, arch. Luciano Garella, ha inviato una lettera alla Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria nella quale si illustrano i risultati dello studio preliminare effettuato sulla staticità della struttura in oggetto;
dall’analisi dettagliata dei dati è emersa l’esigenza di portare a compimento il consolidamento di ogni singolo pilastro ubicato all’interno della chiesa;
per tale intervento è necessaria una somma pari a 50 mila euro;
a tutt’oggi i locali di questa struttura di grande valore religioso, artistico e monumentale che ricade nel comune che fu patria di Gioacchino da Fiore, la cui costruzione si fa risalire addirittura all’undicesimo secolo e che ospita al proprio interno opere di inestimabile valore artistico e religioso come il soffitto ligneo della navata centrale decorato da C. Sant’Anna e la pala dell’altare maggiore impreziosita da una tela di D. Hendrieks, risultano inagibili;
quali iniziative urgenti intende intraprendere per restituire alla fruibilità di cittadini, fedeli, turisti e appassionati della storia dell’arte questo straordinario manufatto che ha sempre rappresentato e continua a rappresentare, anche per la sua collocazione geografica che abbraccia l’intero territorio presilano, uno dei monumenti più importanti dei casali cosentini”.
Prego, onorevole Guccione.
Parliamo di una chiesa dell’undicesimo secolo ubicata nella patria di Gioacchino da Fiore che rappresenta un grande valore non solo religioso ma anche artistico e monumentale e che è fonte di attività turistica proprio per l’importanza storica che ha questa chiesa.
Si trova anche a poche centinaia di metri dalla casa natale di Gioacchino da Fiore ed oggi si trova in una situazione di grande difficoltà. E’ stata oggetto di un’opera di recupero da parte della sovrintendenza della Calabria che non è riuscita ad ultimarla per mancanza di fondi.
La richiesta è quali iniziative la Regione
Calabria voglia mettere in atto attraverso l’utilizzazione di quelle risorse
che, annualmente di intesa con la Conferenza episcopale, la Regione Calabria
stanzia per quanto riguarda la manutenzione e la ristrutturazione del
patrimonio delle chiese cattoliche.
Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò
Prego, assessore Gentile, a lei la parola per la risposta.
Stiamo verificando la possibilità di utilizzare delle risorse destinate alla legge sismica per cui abbiamo, in questi giorni, prodotto un atto deliberativo approvato dalla Giunta e un atto generale che riguarda le linee di indirizzo.
Questo atto ci consente di mettere insieme delle
risorse che stiamo recuperando. Se tutto va bene, nell’ambito di quelle
risorse, possiamo verificare, o, meglio, stiamo verificando la possibilità di completare i lavori
di questa chiesta che effettivamente è di grande valore.
Come tutti sanno
Gioacchino da Fiore è stato lì i primi tempi della sua attività religiosa, si
tratta di una chiesa di grande valore, ubicata, fra l’altro, in un centro
storico importante.
Dico, quindi, che bisogna
percorrere la strada più immediata che ci consente di avere, in tempi bravi, le
risorse per la messa in sicurezza.
Un’altra strada che stiamo
verificando è quella dell’accordo con la chiesa che, però, non sta andando
avanti perché c’è la necessità di accendere un mutuo col quale attuare un
intero programma nel quale è prevista anche la messa in sicurezza della
chiesa di Celico.
La seconda ipotesi è
quella più difficile da perseguire perché ci sono le difficoltà proprie del
bilancio, non le difficoltà di Gentile o di Mancini. Ma ci sono difficoltà, in
questo momento particolare, in tutti i bilanci della pubblica amministrazione.
Collega Guccione, mi sto
impegnando per seguire la prima ipotesi che è quella più immediata sulla quale,
credo, tra breve, di poter dare delle risposte.
Prego, onorevole Guccione.
Le ricordo che ha un minuto di tempo per la replica.
Mi ritengo soddisfatto per
la risposta dell’assessore e ritengo che si debba tutelare - e la Regione deve fare tutto quel che è possibile – un patrimonio
storico importantissimo per il turismo in Calabria.
Questa chiesa è stata
inserita negli itinerari religiosi di Gioacchino da Fiore e rappresenta un
punto importante della storia della Calabria. Ritengo che l’assessore l’abbia
ben compreso e lo ringrazio. Aspettiamo, quindi, che si possa concretizzare la
proposta di finanziamento. Grazie.
E’ stata presentata
interrogazione a risposta immediata numero 320 del 18 gennaio 2013 di
iniziativa del consigliere Talarico D. “In ordine agli esiti dell’Avviso
pubblico per il finanziamento di progetti finalizzati alla creazione o al
potenziamento di centri di ascolto per vittime di violenza di genere” di cui do
lettura: “Al Presidente della Giunta
regionale e all’assessore alle politiche sociali. Per sapere – premesso
che:
la legge regionale 21
agosto 2007 numero 20 (Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri
di antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà) stabilisce
quanto segue:
“La Regione, anche in
attuazione della legge 4 aprile 2001, numero 154, «Misure contro la violenza
nelle relazioni familiari» e della legge 8 novembre 2000, numero 328, «Legge
quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali», promuove, coordina, stimola iniziative per contrastare la violenza
sessuale, fisica, psicologica e/o economica, i maltrattamenti, le molestie e i
ricatti a sfondo sessuale nei confronti delle donne in tutti gli ambiti
sociali, a partire da quello familiare ". (Articolo 2 comma 1)
i finanziamenti di cui
alla predetta legge sono stati sospesi nel 2010;
l’Amministrazione
regionale, a seguito di numerose sollecitazioni, in data 20 maggio 2011,
emanava un avviso pubblico per la selezione di progetti finalizzati alla creazione
o potenziamento di centri di ascolto per vittime di violenza di genere;
in seguito, con un decreto
numero 12990 in data 17 ottobre 2011, il Dipartimento numero 10 della Regione
Calabria pubblicava la relativa graduatoria;
nel dispositivo del decreto
è stabilito che gli uffici competenti del Settore Politiche sociali sono
autorizzati "a dare corso, con successivi atti, ai finanziamenti nei
confronti dei sopradetti aventi diritto al contributo, fino all’esaurimento
delle risorse finanziarie disponibili";
con i decreti numero 10480
(in BURC, Supplemento. straordinario numero 3
al numero 18 dell’1 ottobre 2012) e numero 10479 (in BURC, Supplemento
straordinario numero 1 al numero 21 del 16 novembre 2012) del 18 luglio 2012
(Trasferimento somme ai beneficiari dei progetti finalizzati alla creazione o
potenziamento di centri di ascolto per donne vittime di violenza di genere»),
il Dirigente del Settore numero 10 della Regione Calabria liquidava alla
Fondazione «Città Solidale Onlus» (Cz) ed al Comune
di Lamezia Terme, la somma di euro 45.000,00 pari al 60% dell’intera somma
dovuta;
in questo modo la Regione
Calabria ha provveduto al finanziamento di soli due progetti, dei sette ammessi
al finanziamento;
il mancato finanziamento
degli altri cinque soggetti ammessi a finanziamento potrebbe determinare una
chiusura delle attività degli stessi ;
quali sono le motivazioni
alla base della scelta di finanziare soltanto due dei sette soggetti ammessi a
finanziamento e, qualora il motivo fosse il rispetto del patto di stabilità, in
base a quali criteri sono stati selezionati i due soggetti effettivamente
finanziati;
quali misure si intendono
adottare affinché anche gli altri cinque soggetti ammessi a finanziamento
possano, in tempi brevi, essere liquidati”.
Prego, onorevole Talarico.
Non so se la questione sia
stata superata.
(Interruzione)
Semplifico dicendo che
l’interrogazione fa riferimento all’avviso pubblico per il finanziamento di
progetti finalizzati alla creazione e al potenziamento dei centri di ascolto
per le vittime di violenza di genere. E’ una interrogazione ormai datata che
risale al mese di gennaio.
Dalle informazioni che ho,
diciamo, che il problema sollevato da alcune associazioni pare sia stato
superato. In ogni caso chiedo all’assessore Stillitani come mai solo due dei
sette progetti presentati siano stati ammessi a finanziamento. Siccome questa
esclusione potrebbe mettere in discussione l’attività delicatissima ed
importante di questi centri di ascolto, chiediamo se nel frattempo sia stata
predisposta qualche soluzione o messa in campo una modalità per venire incontro
alle esigenze dei centri rimasti esclusi dalla graduatoria.
Prego, assessore
Stillitani.
Diciamo che il ritardo è
stato causato dal famoso rispetto del Patto di stabilità perché come
dipartimento delle politiche sociali, già dal mese di giugno dell’anno scorso,
avevamo mandato in Ragioneria per il pagamento i decreti per tutte e sette le
strutture. Ne sono state pagate al momento solo due e la motivazione è quella
del rispetto del Patto di stabilità.
Nel mese di dicembre i
fondi sono stati inseriti tra quelli perenti e sono stati riallocati e sono
adesso in emissione – già credo siano stati fatti la settimana scorsa – gli
ordinativi di pagamento per le cinque strutture che non erano state inserite
nella prima tornata.
Grazie,
onorevole Stillitani.
Siamo
all’interrogazione a risposta immediata numero 321 del 24 gennaio 2013 di
iniziativa del consigliere Giordano: “Sugli adempimenti connessi all’avviso
pubblico per il sostegno alle PMI calabresi titolari di emittenti televisive
locali per il rafforzamento tecnologico e organizzativo e la transizione al
sistema digitale terrestre” di cui do lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nell’ambito del Por Fesr Calabria 2007-2013, Asse VII - sistemi produttivi, linea di intervento 7.1.4.1 - Pacchetti Integrati di Agevolazioni per sostenere la competitività delle imprese esistenti, la Regione Calabria pubblicava in data 5 giugno 2012 avviso pubblico per il sostegno alle PMI calabresi titolari di emittenti televisive locali per il rafforzamento tecnologico e organizzativo e la transizione al sistema digitale terrestre;
come recita l’art. 1 dell’Avviso si intende a supportare le imprese titolari di emittenti televisive locali:
a) nella transizione dal sistema analogico ai sistema digitale terrestre;
b) nell’introduzione delle nuove tecnologie disponibili nel settore della trasmissione televisiva in tecnica digitale al fine di agevolare l’integrazione con il sistema economico e produttivo del territorio regionale e favorire positive ricadute sociali, culturali ed economiche;
l’avviso è teso a favorire, in considerazione degli impatti sociali, culturali ed economici derivanti dal passaggio al sistema digitale terrestre, il rafforzamento del sistema delle imprese regionali operanti nel settore della tele-radiotrasmissione sostenendone, in stretta coerenza con quanto previsto dall’Asse VII del Por Calabria Fesr n. 2007/2G13, l’ammodernamento delle strutture produttive e organizzative, attraverso l’attivazione di investimenti sia materiali che immateriali;
con riferimento alla tempistica prevista per la valutazione dei piani di sviluppo aziendale, l’Amministrazione regionale nomina un Comitato Tecnico di Valutazione (CTV) composto da esperti con pluriennale esperienza sulle tematiche oggetto di valutazione e del Dipartimento attività produttive della Regione Calabria;
entro 120 giorni dal termine di chiusura dell’Avviso, l’Amministrazione regionale approva e pubblica nel Bollettino Ufficiale, la graduatoria dei Piani di Sviluppo Aziendali ammessi alle agevolazioni e l’elenco delle domande non ammesse, con l’indicazione delle cause di esclusione;
i termini previsti dal bando sono stati superati e, stante l’importanza per il settore televisivo calabrese, lo stesso Presidente della Giunta regionale aveva assicurato che la graduatoria sarebbe stata pubblicata entro il mese di novembre dello scorso anno, ma a tutt’oggi non si sono registrate novità;
i ritardi accumulati stanno determinando situazioni preoccupanti per gli operatori del comparto, tenuto conto delle anticipazioni finanziarie affrontate dalle aziende per riconvertirsi al nuovo sistema digitale, difficoltà che hanno portato in molti casi a non poter garantire la retribuzioni dei numerosi dipendenti e giornalisti ;
quale sia lo stato della istruttoria per la valutazione delle domande e i tempi previsti per la pubblicazione della graduatoria, se vi sono ritardi rispetto a quanto definito dal bando e, in caso affermativo, quali azioni si intendano intraprendere per sollecitare gli organismi competenti ad adempiere in tempi brevi alle relative incombenze.
Dovrebbe rispondere l’assessore Caridi che, però, non è presente in Aula. Pertanto questa interrogazione sarà rinviata alla prossima seduta.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata
numero 321 del 24 gennaio 2013 di iniziativa del consigliere Giordano: “Sulla
ristrutturazione del reparto dell’ex ospedale psichiatrico di Girifalco” di cui
do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il 31 marzo 2013 è stato fissato come data ultima per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari senza previsione di alcuna proroga e nel mese di dicembre scorso la stessa competente Commissione Parlamentare presieduta dal sen. Ignazio Marino ha disposto il sequestro di alcuni OPG, compreso quello di Barcellona Pozzo di Gotto dove sono internati circa 40 infermi di mente della Calabria;
il Governo nazionale, nonostante le numerose sollecitazioni della Commissione, non ha reso ancora operativo il decreto di riparto tra le regioni delle risorse finanziarie previste per le nuove strutture che, per quanto concerne la Regione Calabria, prevede, attraverso un piano di massima, l’attivazione in uno dei reparti dell’ex Ospedale Psichiatrico di Girifalco di una comunità residenziale che andrà ad accogliere una parte dei pazienti che derivano dalla chiusura dell’ospedale psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto;
tutto è fermo in attesa del finanziamento del Ministero della salute che per la Calabria ammonta a sei milioni e mezzo di euro, finanziamento che si trova attualmente bloccato presso il Ministero dell’economia ed al Cipe;
i tempi previsti per la ristrutturazione e per la messa in opera della struttura di Girifalco saranno di almeno un anno con il rischio concreto di vedere, in assenza di soluzioni alternative, gli attuali internati calabresi trasferiti in carcere o semplicemente messi sulla strada;
in ogni caso, si prefigura il rischio, ove non di programmi adeguatamente, che si possa creare in Girifalco un’altra struttura emarginante, laddove per i soggetti interessati bisogna pensare anche a più strutture residenziali con numeri limitati di ospiti aperti al territorio;
nell’ambito di una valida politica psichiatrica gli interventi socio-sanitari devono caratterizzarsi per il rispetto della dignità e dei diritti di questi soggetti, attivando progetti individualizzati, potenziando gli organici dei dipartimenti di salute mentale e i servizi diurni e domiciliari, i gruppi appartamento creando, quindi, una rete che accolga queste persone che abbisognano di cure adeguate ;
in quale stato si trovi l’iter del finanziamento disposto dal Ministero della salute e attualmente fermo al Ministero dell’economia riguardante gli interventi presso la struttura di Girifalco e i tempi previsti per l’erogazione delle somme alla Regione Calabria;
se, stante l’urgenza, possano prevedersi tempi più ristretti per gli interventi di ristrutturazione del reparto dell’ex ospedale psichiatrico di Girifalco;
se, nelle more, alla luce di quanto in premessa, non si ritenga opportuno, attraverso un’adeguata programmazione degli interventi, utilizzare le strutture alternative residenziali per soggetti psichiatrici già operanti nella nostra Regione, in particolare nella provincia di Reggio Calabria, che per le loro caratteristiche potrebbero rispondere efficacemente alle esigenze dei soggetti, prevedendo, altresì, l’istituzione di nuovi Gruppi Appartamento”.
Prego, onorevole Giordano.
Presidente, questa interrogazione è stata presentata il 24 gennaio quando scattò il provvedimento di sequestro di alcuni Opg, attraverso gli atti della Commissione parlamentare presieduta dal senatore Ignazio Marino, ospedali psichiatrici giudiziari, tra i quali quello di Barcellona Pozzo di Gotto dove sono internati 40 infermi della Calabria.
La Commissione
aveva sollecitato il Governo
nazionale ma non era mai stato reso operativo
il riparto delle Regioni per le risorse per le nuove strutture che mettesse fine ad una
condizione non solo drammatica ma di totale inciviltà e che desse la risposta
per l’apertura di strutture adeguate ed umanamente conformi a questo tipo di
soggetti.
In particolare, si era prevista l’attivazione di uno dei
reparti dell’ex ospedale psichiatrico di Girifalco attraverso una comunità che
potesse accogliere questi infermi calabresi.
Detto ciò, dalle notizie in nostro possesso, nonostante
ci siano risorse corpose, si parla di 6 milioni e mezzo di euro, il
finanziamento è bloccato attraverso delle pastoie tra Ministero e Cipe.
I tempi di messa in esercizio di questa struttura,
quindi, attraverso la ristrutturazione non sono certi e voglio ricordare che il
31 marzo è la data di chiusura degli Opg.
Vogliamo sapere attraverso quali iniziative la Regione
voglia farsi carico di questa problematica, come voglia sollecitare l’iter di
partenza per l’adeguamento di questa struttura di Girifalco, conoscere
esattamente i tempi e se, soprattutto, nelle more di quanto sta accadendo, non
si ritenga opportuno, attraverso un’adeguata programmazione degli interventi, utilizzare
le strutture alternative residenziali per soggetti psichiatrici che operano
nella nostra Regione, in particolare nella provincia di Reggio Calabria, che
per le caratteristiche che hanno potrebbero rispondere efficacemente
all’esigenza di tali soggetti, prevedendo anche l’istituzione e il
rafforzamento di ulteriori gruppi appartamento.
Prego, dottoressa Stasi.
Intanto, la Regione Calabria non è in ritardo ma anzi
risulta essere tra le Regioni più virtuose in questo momento, relativamente ai
progetti mandati avanti con gli Opg.
In particolare, proprio per Girifalco è stato presentato
un progetto di massima, approvato – tra l’altro – il 7 febbraio che prevede
l’utilizzo di questi 6 milioni di euro finanziati dal Cipe
ed entro 60 giorni è dato obbligo di presentare il progetto definitivo. Quindi
entro 60 giorni dal 7 febbraio, entro l’8 aprile.
Qual è la novità? La novità è che, in effetti, c’è stata
la proroga nel senso che, in seguito ad interlocuzioni avute in conferenza
Stato-Regioni e in Ministero, le Regioni avevano chiesto 24 mesi di proroga e
il Ministero ne ha concessi solo 12. Pertanto, al momento la chiusura è
prevista al 31 marzo 2014.
Il progetto, quindi, va avanti e sarà presentato il
progetto esecutivo.
(Interruzione)
Presidente, non si sente nulla in Aula.
Dicevo che nel frattempo si sta lavorando anche per i
pazienti seminfermi e proprio le 4 Regioni, Calabria, Basilicata, Puglia e
Sicilia, hanno costituito una sorta di task force
per verificare se ci siano le condizioni per mettere ordine e sistemare anche
per la Calabria i circa 34 pazienti.
Una Commissione ha
fatto una verifica andando materialmente
ad esaminare le cartelle cliniche e dei 34 pazienti 6 potrebbero essere già
dimessi, mentre gli altri devono trovare collocazione.
Si è
pensato e si sta portando avanti un progetto che prevederà l’utilizzo di un
piano della struttura del carcere di Siano che sarà completamente
ristrutturato.
Il
carcere è in questo momento di proprietà del Ministero e la Regione Calabria ne
chiederà l’utilizzo. Saranno quindi collocati in questo piano che diventerà una
sorta di dependence con l’attivazione di due
sezioni: quella di osservazione psichiatrica e quella di tutela intramuraria.
In effetti,
la preoccupazione dell’onorevole Giordano era fondata ma il decreto del
Ministero – come ho citato prima – supera questa urgenza. Ci sarà quindi un
ulteriore anno per chiudere i programmi, completare i progetti e spendere le
risorse.
Prego,
onorevole Giordano.
Prendo
atto della risposta e dei passaggi burocratici. Ovviamente la nostra
preoccupazione non era rivolta solo alla scadenza del 31 marzo che è stata
prorogata di un anno. C’è tutta una questione umanitaria che non ci deve
sfuggire, non è solo per l’intervento della Commissione parlamentare che si è
stabilito, che si è arrivati alla conclusione di una struttura che definire
inumana è forse poco.
Prendo
atto di una serie di attività che sono state poste in essere da parte della
Regione, però ribadisco quello che era nel corpo della mia interrogazione:
perché non immaginare, attraverso un circuito già collaudato come quello dei
gruppi appartamento che hanno già svolto questa attività nell’ambito delle
custodie cautelari compatibili col regime per questi soggetti, di rafforzare
anche questo sistema per umanizzare ancora di più una integrazione e quindi la
fuoriuscita da quella struttura obbrobriosa che è Barcellona Pozzo di Gotto e
dare una risposta e condizioni più umane?
Ribadisco
- prendendo atto dell’impegno e delle cose che la Vicepresidente ha detto – che
ci sia questo ulteriore step, questa ulteriore
necessità di approfondimento e progettualità in questa direzione.
Do lettura dell’interrogazione a risposta immediata numero 323 del 30 gennaio 2013 di iniziativa del consigliere Talarico D. “In ordine al rischio di chiusura del Teatro l’Acquario di Cosenza”: “All’assessore alla cultura. Per sapere – premesso che:
la legge regionale 26 aprile 1995, n. 27 (Riconoscimento del centro RAT - Ricerche audiovisive e teatrali di Cosenza) stabilisce quanto segue:
"La Regione Calabria, al fine di contribuire in misura concreta alla promozione culturale, tramite il lavoro del teatro, secondo quanto previsto dallo art. 56 punto O dello Statuto, riconosce il "Centro R.A.T. - Ricerche Audiovisive e Teatrali, Soc. cooperativa s.r.l. " organismo stabile di produzione, promozione e ricerca teatrale di rilevanza regionale. In considerazione, inoltre, del fatto che il suddetto organismo è già riconosciuto a tale titolo dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo, (art. 1); Il Centro R.A.T. - Teatro Stabile di produzione, promozione e ricerca teatrale svolge la sua attività attraverso: a) produzione di spettacoli teatrali; b) gestione e programmazione diretta del Teatro dell’Acquario di Cosenza (teatro, musica, danza etc.); c) Gestione e programmazione diretta della Sala Julian Beck (mostre, dibattiti, conferenze, seminari etc); d) Gestione e programmazione diretta di altri spazi teatrali; e) Direzione e coordinamento del Centro Studi delle Arti (diretta emanazione del Centro R.A. T.); f) ideazione, organizzazione, direzione di Festival, Rassegne ed altre manifestazioni a carattere nazionale e internazionale; g) corsi di formazione professionale, stage di perfezionamento o altre attività didattico-formative. (Art.2) ; Per la realizzazione delle finalità di cui alla presente legge, si riconosce al centro R.A.T. con sede legale in Cosenza un contributo annuo per l’attuazione dei punti a), b), c), d), dello art. 2. (art. 3);
i finanziamenti di cui alla predetta legge sono stati sospesi, arrecando alla cooperativa teatrale un significativo danno economico che rischia di riflettersi fortemente sulla programmazione delle attività del Teatro dell’Acquario nella stagione 2013;
il Centro R.A.T. ha formato centinaia di registi, attori e teatranti, e si distingue da oltre 30 anni nell’organizzazione di attività culturali sperimentali ed innovative di rilievo nazionale ed internazionale;
il Teatro dell’Acquario rappresenta, oggettivamente, un polo culturale importante per la città di Cosenza e la Regione Calabria;
l’istituzione del Fondo Unico per la Cultura, in questo caso, penalizza fino all’esclusione dai finanziamenti pubblici le cooperative teatrali che in Calabria rappresentano una storia importante e significativa;
la storia del teatro calabrese è, in gran parte, la storia delle cooperative teatrali. Intorno ad esse sono cresciuti e si sono affermati decine di operatori teatrali e culturali, oggi apprezzati professionisti in Calabria e nel Paese;
il teatro dell’Acquario simboleggia un patrimonio culturale dell’intera Regione Calabria che, tutti, indistintamente, al di sopra di ogni appartenenza, dobbiamo difendere, tutelare e rafforzare;
negli ultimi 5 anni il centro R.A.T. ha subito una riduzione dell’80% dei finanziamenti di cui alla normativa citata in premessa;
la mancata applicazione della su citata legge 27/95 potrebbe determinare una chiusura delle attività del centro R.A.T. e del teatro dell’Acquario di Cosenza;
migliaia di cittadini calabresi hanno firmato una petizione pubblica tesa a sensibilizzare le istituzioni competenti a mettere in atto azioni concrete per la salvaguardia delle attività del teatro dell’Acquario -:
quali iniziative intende adottare per salvaguardare le attività culturali delle cooperative teatrali calabresi”.
Prego, onorevole Talarico.
Chiedo ai consiglieri, per favorire un corretto svolgimento dei lavori, di mantenere l’ordine in Aula.
Assessore Caligiuri, come lei sa, parliamo del centro Rat- Teatro dell’Acquario. Una struttura riconosciuta con legge regionale numero 27 del 1995 attraverso la quale si riconosceva una meritoria attività culturale e teatrale diffusa non solo in Calabria ma in tutto il Paese.
A seguito di una serie di provvedimenti legislativi,
non solo per volontà politica quindi, i finanziamenti di cui a questa legge
numero 27 ma anche ad altre leggi, come la numero 3
se non vado errato, la legge sul teatro del 2004, il Teatro dell’Acquario è
rimasto senza alcun sostegno finanziario da parte della Regione.
Non parliamo, come lei ben
sa, di una qualsiasi struttura teatrale ma siamo di fronte ad un centro che ha
formato centinaia di registi, di attori, di teatranti ed opera in Calabria e
nel Paese da oltre 30 anni.
Stiamo parlando di un
simbolo che oggettivamente rappresenta il teatro nella nostra Regione, che ha dato lustro alla cultura ed alla identità
regionale, che è servita alla Calabria per dialogare con altre realtà italiane ed
europee.
Accanto a questi riferimenti legislativi che ho citato,
le leggi regionali 3 e 27, è stato istituito come ben sa il Fondo unico per la
cultura che ha eliminato qualsiasi finanziamento riconducibile ad una delle
tante leggi partorite in questa Regione.
Aggiungo che non sono pregiudizialmente contrario
all’istituzione del Fondo unico e non sono contrario neanche alla eliminazione,
come è stato fatto – non so se per suo impulso o per altri suoi colleghi – di
moltissime leggi e leggine che in moltissimi casi rispondevano più che a
esigenze culturali del territorio ad esigenze di natura elettorale se non
clientelare.
Siamo forse la Regione che ha partorito più leggi che
altro in questo campo come se ogni comune piccolo o grande avesse la cultura in
tutte le sue molteplici versioni al centro della iniziativa politica ed
istituzionale.
Non sono, quindi, pregiudizialmente contrario
all’accorpamento e alla razionalizzazione del corpo delle leggi in materia
culturale.
Dobbiamo però, contestualmente, trovare una soluzione,
una alternativa per consentire a queste iniziative meritorie che effettivamente
hanno prodotto e producono cultura, in questo caso producono teatro, un
sostegno nell’interesse generale della nostra Regione.
Le chiedo, quindi, in che modo sia possibile sopperire a
questo ridimensionamento di fondi che raggiunge addirittura l’80 per cento; sto
parlando del centro Rat. In che modo si riesce a
compensare il mancato finanziamento della legge 27 e della legge 3 ed in che
modo si riesce a superare un impedimento che al momento appare insormontabile,
cioè l’impossibilità per le società cooperative di partecipare ai fondi
comunitari; i colleghi devono sapere che le cooperative teatrali, a prescindere
dal loro anno di nascita, dalla provenienza territoriale, dalla loro natura
culturale e dalle loro caratteristiche, non possono partecipare ad eventuali
bandi di natura comunitaria perché una legge, una direttiva, una indicazione
normativa non consente a questi soggetti di partecipare, di vincere e quindi di
accedere ai finanziamenti.
Tutto questo ragionamento ci porta all’amarissima conclusione
che una esperienza ultra trentennale rischia di morire provocando un danno
enorme alla cultura della nostra Regione. Soprattutto, andiamo ad abbattere un
simbolo che è dell’intera Calabria e non solo della città di Cosenza.
Le chiedo, quindi, in che modo possiamo salvaguardare le
attività culturali di tipo cooperativa dell’intera Regione e tra queste anche
quella del teatro dell’Acquario.
La parola all’assessore Caligiuri.
L’ampia ed articolata illustrazione della interrogazione dell’onorevole Talarico richiede una altrettanto puntuale risposta.
La legge regionale numero 27 del 1995 è stata definanziata nel 2009 quando è stato istituito il Fondo unico per la cultura e pertanto, dopo tale data, i contributi spettanti in forza della legge regionale numero 27 del 1995 non potevano essere più erogati.
In una prima fase dell’applicazione dell’articolo 4
della legge regionale
numero 19 del 2009 – quella relativa al Fondo unico per la cultura – sono stati adottati due diversi avvisi per
l’annualità 2009/2010 con cui è stata assegnata al centro Rat
la somma di 35 milioni per ognuna delle due annualità.
Il
contributo del 2009 è stato interamente liquidato mentre per quello del 2010
l’amministrazione regionale è in attesa dell’integrazione alla rendicontazione
trasmessa, richiesta da ultimo nel corso del mese di ottobre 2012.
In ogni
caso, il centro Rat ha continuato a beneficiare dei
contributi spettanti a norma della legge regionale numero 3 del 2004.
Precisamente, sono state assegnate dal 2009 fino al 2012 le seguenti somme: 80
mila euro; 40 mila euro; 36 mila di euro. Nel 2011 e nel 2012 non è stata
presentata la rendicontazione.
Chiaramente,
il progressivo assottigliarsi del Fondo della legge regionale numero 3 del 2004
ha determinato la proporzionale riduzione del contributo assegnato al centro Rat. Si rappresenta, inoltre, che il problema della
partecipazione delle cooperative teatrali ai fondi europei non era prevista
nella programmazione 2007/2013 e nonostante i nostri reiterati tentativi non
siamo riusciti a farla inserire.
Questa
situazione è stata già rappresentata e contiamo di superarla nella
programmazione 2014-2020 inserendo esplicitamente le cooperative come soggetti
beneficiari.
E’ utile
sottolineare che, ad ogni buon fine, il centro Rat ha
percepito complessivamente una somma relativa di 1 milione 264 mila euro che è
una somma che nessun’altra associazione teatrale ha ricevuto in questo arco di
tempo da parte della Regione.
Consegnerò
poi all’onorevole Talarico la relativa tabella.
Per
quanto riguarda le politiche teatrali va precisato che di fronte alla
progressiva riduzione delle somme del bilancio ordinario, come lei ben sa
avendo avuto modo di constatarlo ogni anno, la Regione Calabria ha inserito
all’interno del sistema una serie di risorse relative al teatro estremamente
consistenti.
Per
quanto riguarda le residenze teatrali le abbiamo finanziate con oltre 2 milioni
di euro ed abbiamo attivato 11 residenze teatrali in tutta la Calabria, abbiamo
finanziato la ristrutturazione dei teatri con oltre 2 milioni e mezzo di euro e
abbiamo inserito all’interno delle pochissime risorse ordinarie del 2013 una
somma di 30 mila euro che verrà raddoppiata dal Ministero dei beni culturali
proprio per quanto riguarda le attività teatrali. E’ l’unica scelta che noi
abbiamo fatto al riguardo così come anche proseguirà quest’anno la terza
edizione del “Magna Grecia teatro festival”; infine, colgo l’occasione per
ricordare che è in scadenza, il 15 aprile, un bando di 4 milioni di euro che
riguarda le attività culturali consolidate tra le quali sono previsti anche
interventi che riguardano le iniziative teatrali. A questo bando possono
partecipare sia soggetti pubblici sia soggetti privati, quindi anche le
cooperative.
In ultima
analisi voglio ricordare all’onorevole Talarico, che è sempre così attento per
quanto riguarda le questioni della cultura, la pubblicazione di questo recente
libro che mi pregerò di consegnargli da parte di quattro giornalisti tedeschi
che si chiama “Cultur in fact”
e che come sottotitolo ha “Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la
cultura”.
E’ un
tema su cui riflettere all’interno del nostro Paese. Grazie.
Ha
facoltà di parlare l’onorevole Talarico Domenico.
Sono
soddisfatto delle informazioni e della risposta dell’assessore
Caligiuri. Posso rassicurarlo che il gruppo di Idv è a conoscenza di questo testo. Giusto per dire, in
sintesi, ai colleghi che questi autori tedeschi consigliano di spendere meno
perché si fa più cultura spendendo meno soldi.
Ho
detto bene, professore Caligiuri? Il monito è
ovviamente rivolto a lei e non a noi che non possiamo spendere nemmeno un
centesimo.
Sulle
residenze teatrali sono d’accordo con lei: è stata una introduzione
straordinaria, e non so se sia merito di questa o di altre Giunte, ma la
cultura e il teatro mi pare che stiano producendo risultati più che
soddisfacenti. Per il resto la ringrazio per l’informazione.
Si passa
all’interrogazione a risposta immediata numero 324 del 4 febbraio
L’onorevole
Aiello Ferdinando è assente,
pertanto l’interrogazione decade.
(Così
resta stabilito)
E’ stata
presentata interrogazione a risposta immediata numero 325 del 12 febbraio 2013
di iniziativa del consigliere Giordano: “Sullo stato di attuazione dell’Accordo
di programma Quadro (APQ) tra la regione Calabria e il Ministero dell’Ambiente
del novembre 2010 per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria” di
cui do lettura: “Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
nel
mese di novembre dell’anno 2010 veniva sottoscritto dalla Regione Calabria e
dal Ministero dell’Ambiente un Accordo di Programma Quadro finalizzato a
fronteggiare il rischio idrogeologico mediante la realizzazione di interventi
urgenti per un importo complessivo di 220 milioni di euro, cofinanziato per il
50% dalia stessa regione Calabria;
lo
stesso APQ, tenuto conto della necessaria urgenza
degli interventi previsti, prevedeva l’istituzione di una struttura
commissariale autonoma (DPCM 21701/2011) avente lo scopo di accelerarne le
procedure per la loro realizzazione e veniva nominato Commissario straordinario
delegato il dott. Domenico Percolla;
a
distanza di oltre due anni dalla stipula dell’accordo, si registra l’esecuzione
di pochissimi interventi tra quelli programmati a differenza, invece, di altre
realtà regionali che si sono mosse con più celerità;
gli
investimenti economici previsti, nonostante siano insufficienti per mettere in
sicurezza l’intero territorio regionale, sono importanti per intervenire e
risolvere le criticità più urgenti;
come
denunciato in varie occasioni, l’Ufficio del Commissario ha mostrato limiti
evidenti nella gestione della programmazione ed esecuzione degli interventi
finanziati -:
quale
sia lo stato di attuazione dell’Accordo di Programma Quadro richiamato in
premessa e nello specifico quale sia l’iter progettuale ed esecutivo dei circa
duecento interventi programmati, dei quali ben ottantotto hanno trovato una
adeguata copertura finanziaria in una prima fase;
quali
siano gli ostacoli di ordine burocratico che impediscono la realizzazione in
tempi brevi dei suddetti interventi;
quali
azioni si intendano intraprendere, nell’ambito delle competenze regionali, nei
confronti anche del Ministro dell’Ambiente, per sbloccare una situazione che si
fa sempre più drammatica e della quale lo straripamento del fiume Crati e l’inondazione dell’area archeologica di Sibari
rappresentano l’ultimo esempio in ordine di tempo.”
Prego,
onorevole Giordano.
Grazie,
Presidente. Con questa interrogazione si vuol
fare chiarezza rispetto alla continua emergenza che vive
Con
questa interrogazione voglio, innanzitutto,
riportare al centro della discussione e del confronto un tema delicatissimo per
il presente ed il futuro della Calabria.
Dopo
due anni vorremmo capire cosa sia successo, quali
siano i risultati ottenuti, quali siano
gli interventi e l’iter progettuale di questi 185 interventi anche e
soprattutto dopo la rimodulazione ad opera della delibera del Cipe. Dei 185 interventi c’era stata una prima
disponibilità finanziaria per circa 20 schede progettuali e la delibera Cipe del lontano gennaio 2012 aveva, invece, trovato
provviste sufficienti all’intera copertura della scheda
progettuale.
In
ordine a questo vorremmo avere notizie anche per quanto concerne i compiti di vigilanza, i compiti
diretti che ha la Regione
Calabria; si tratta, infatti,
di un Accordo
di Programma tra Ministero e Regione, ma la stessa delibera Cipe aveva individuato, nel paragrafo 5, responsabilità
dirette della Regione Calabria in ordine alla vigilanza ed al monitoraggio
continuo e costante degli interventi.
Alla luce di quello che è accaduto, mi
riferisco al dramma che ha vissuto Sibari, all’esondazione del fiume Crati ed a tutto il resto, per non attendere l’ennesima
catastrofe ambientale, l’ennesima situazione che in Calabria sta avvenendo con
cadenza quasi semestrale, vorremmo sapere qual sia lo
stato dell’arte e quali siano le iniziative per velocizzare e rendere
chiarezza rispetto a questo problema.
La parola all’assessore Gentile.
Prego i consiglieri di prendere posto per
consentire il regolare svolgimento dei lavori.
Si
tratta di 220 milioni di euro
di un Piano
redatto da me e dal mio dipartimento
e concordato all’epoca col Ministero dell’ambiente; si era all’inizio della legislatura e dopodichè
il Ministero dell’ambiente ha voluto commissariare, far gestire a commissari, questo Piano e anche quello di altre Regioni.
Da quel momento in poi
Noi avevamo messo in tutto 220 milioni di euro: 110 provenivano dai fondi del Ministero e 110 dai fondi Fas; il
commissario che ha gestito questo Piano, però, non
si è raccordato con
Siamo andati avanti con un po’ di polemiche
ed alla fine i risultati sono stati quelli di Sibari, di cui ha parlato lei, ed
altri risultati che stanno per verificarsi, quando
si fanno operazioni di relativa urgenza, come queste. Avevamo delegato la provincia di Cosenza per il fiume Crati alla foce e avevamo previsto 4 milioni di euro; così
come avevamo delegato molti comuni per altri tipi di intervento.
Fino ad oggi mi pare che di questi
interventi ne siano stati avviati forse 4-
Ci siamo resi conto che la cosa non funziona
ed insieme al Presidente Scopelliti e al dipartimento, che ho l’onore di
rappresentare in questo momento, abbiamo scritto una lettera al Ministero in
cui chiediamo la rimozione del commissario e la scissione di questa specie di Accordo di Programma Quadro, perché così non funziona e creerà solo
danni. Noi pur non avendo dirette responsabilità
sentiamo il peso morale perché la cosa non ha funzionato.
Non vogliamo scaricare responsabilità su nessuno, non è nostra abitudine, ma per il bene della Calabria e per l’urgenza che la
materia riveste è necessario che la stessa venga gestita direttamente dal dipartimento, dove ci
sono dirigenti, di grande livello e capacità, che sono pronti ed in grado di mettere in moto la
macchina e di gestire i finanziamenti nel modo più trasparente e immediato
possibile.
Queste sono le cose che le posso dire, caro collega Giordano.
Qui è la responsabilità. Quando ti avvii a preparare
un Piano, ci lavori, lo prepari, lo fai approvare alla Giunta e
al Ministero e poi questo ti commissaria perché dice che la loro linea era
quella di far gestire questi progetti sia in Sicilia sia in Calabria, sia in
Lucania, ovunque, i progetti, poi, vanno
gestiti da commissari.
A questo punto abbiamo verificato che c’è
stato un errore, che è stato quello di poter gestire queste cose nel peggiore
dei modi possibile, senza voler scaricare su nessuno le difficoltà.
Credo che dobbiamo essere propositivi e
positivi e lo siamo nel momento in cui insieme al Presidente abbiamo chiesto al
Ministro di rimuovere il commissario e di riaffidare alla Regione quanto è di sua
competenza per avviare celermente, velocemente e con grande senso di
responsabilità gli interventi che vanno realizzati.
Prego,
onorevole Giordano.
Devo
dichiararmi totalmente
insoddisfatto! Dice
bene l’assessore che non bisogna scaricare o
rimpallare le responsabilità, ma voglio ricordare a me stesso, all’Aula e a
tutti che parliamo di un programma che era
partito tre anni fa, parliamo di una modalità attuativa che è in ritardo per
cause imputabili anche al Ministero dell’ambiente, ma comunque è stata messa
nero su bianco nel gennaio 2012.
Questa è la delibera Cipe
con la quale venivano, oltre che reperite le risorse mancanti, indicate le
modalità attuative con responsabilità precise in capo alla Regione in materia di monitoraggio, di controllo, indirizzo e
di continua sorveglianza.
Francamente, dopo quasi un anno e mezzo, dire che si chiede la
revoca del commissariamento… ha questo ci ha già pensato il ministro Barca quando è
venuto in Calabria, qualche settimana fa, a prendere atto di una gestione
inefficace.
Detto ciò, assessore Gentile, il mio
ragionamento è propositivo.
Chiedo ufficialmente e formalmente alla Giunta che, oltre ad azionare tutti i meccanismi consentiti dall’impegno assunto nell’Accordo di Programma col Ministero, si faccia carico dell’adeguamento del Piano di assetto idrogeologico della Calabria che è fermo al
2001, strumento indispensabile e senza il quale non è possibile nessuna
strategia di difesa del suolo della Calabria, compendiato
delle risorse, non ultime quelle che possono derivare da tutte le economie
derivanti dall’Opcm 3081 che
Le chiedo, quindi, di farsi
carico e chiedo al Presidente del Consiglio,
attraverso il Vicepresidente che sta presiedendo
la seduta, di voler dedicare un momento ed una seduta ad hoc a questa tematica, perché non possiamo attendere che ci siano ulteriori
problemi ed eventi che possano in qualche modo farci tornare alla memoria quel
che è accaduto negli anni scorsi e pensare, dunque, di
rincorrere eternamente l’emergenza.
Ci vuole una pianificazione seria,
strategica e che abbia dei tempi certi per evitare che si possano perdere ulteriori
tre anni con quel che è accaduto e di cui oggi stiamo
dibattendo. Grazie.
E’
stata presentata interrogazione a risposta immediata numero 326 del 14 febbraio
il
testo normativo sancisce, all’articolo 1, per
sul
“Corriere della Calabria” del 7 febbraio
sullo
stesso settimanale, da un articolo a firma di Pablo Petrasso,
si evince che la dotazione organica della S.U.A., ad oggi, è coperta solo per
il 25% rispetto a quella definita dalla Giunta regionale, ovvero 35 unità su
131 -:
se
corrisponde al vero quanto riportato dal “Corriere della Calabria” in
riferimento alla gestione autonoma da parte dell’Ospedale di Reggio Calabria
dei bandi di gara superiori ai 150.000,00 euro;
quali
sono, eventualmente, le ragioni giuridiche e politiche della non applicazione
della L.R. 26/2007, la cui ratio sta, appunto, nel garantire
la vigilanza sulla correttezza, trasparenza ed efficienza in materia di appalti
pubblici, attraverso
se
e quali iniziative intende adottare
Prego,
onorevole De Masi.
Grazie, Presidente. E’ sufficientemente noto che con un encomiabile e raro gesto
istituzionale è stata istituita, con apposita legge il 7 dicembre 2007,
l’Autorità regionale denominata Stazione unica appaltante
(SUA) con la quale si intende disciplinare la trasparenza in materia di appalti
pubblici, di lavori, di servizi e di fornitura.
Il
testo normativo sancisce all’articolo 1, per
Ora, su un giornale, esattamente il “Corriere della
Calabria” dello scorso 7 febbraio, in un articolo a firma di Alessia Candido,
si evince che da una indagine condotta sul sito dell’ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria nella sezione
<bandi di gara e concorsi> gli ultimi due bandi di gara, rispettivamente
“forniture di materiale specialistico e protesico di euro 4 mila 887 e
spiccioli annuali più Iva” e “affidamento per mesi 6 del servizio di pulizia
giornaliera di euro 1,5 milioni” sono gestite in maniera autonoma dall’azienda
sanitaria, nonostante
Sullo stesso settimanale, da
un articolo con firma diversa, si deduce che la dotazione organica della
Stazione unica appaltante a tutt’oggi sarebbe coperta unicamente per il 25 per
cento rispetto a quella che era stata configurata e definita dalla Regione,
ovvero di 35 unità su 131.
L’interrogazione, quindi, si
propone, in sostanza, di conoscere se corrisponde al vero quanto riportato dal
giornale che ho menzionato, quali siano eventualmente le ragioni politiche e
giuridiche che ostacolano l’applicazione della su richiamata legge “Istituzione
della Stazione unica appaltante” e se e quali iniziative, eventualmente,
Prego, Vicepresidente Stasi.
Mi
sembra che, in effetti, l’onorevole De Masi
abbia già dato in qualche modo la risposta nel senso che effettivamente il
problema consiste proprio nella dotazione
organica della Stazione unica appaltante; con riferimento alle due gare che
citava – la prima questa di Reggio Calabria – era stata proprio l’Asp di Reggio Calabria
nell’ottobre 2010 a chiedere alla Stazione unica appaltante di dover espletare
la gara.
La risposta della Stazione unica appaltante
è stata analoga a quella data a tutte le Asp: infatti, il 20 ottobre 2010, la
SUA comunicava che, nelle more dell’espletamento delle procedure di gara, le
medesime aziende potevano provvedere, nei modi e nelle forme di legge ritenuti
idonei, all’approvvigionamento necessario, che sarebbe cessato con
l’aggiudicazione della relativa gara da parte della SUA.
In questo tentativo di fare gare centralizzate
il problema è che la SUA, in questo momento, ha carenza di risorse umane. Era
stata data, quindi, la possibilità a tutte le aziende di poter continuare ad
espletare le gare perché poi, tra l’altro, stiamo parlando di gare nel settore
sanitario e non si potevano attendere tempi lunghi e, purtroppo, ancora oggi il
problema non è risolto.
Anche con riferimento ai servizi di pulizia,
in effetti, valeva un po’ la stessa motivazione nel senso che era stata proprio
la SUA a dover in qualche modo autorizzare l’Azienda ospedaliera a procedere ed
a farlo in fretta.
Entrambe le gare erano state vincolate ed i
contratti di appalto sarebbero stati eventualmente interrotti nel momento in
cui subentrava la gara centralizzata, così
come doveva essere fatta dalla SUA.
Il problema di carenza di organico della SUA
lo abbiamo riscontrato in questi due anni di attività e la SUA ha fatto diverse
manifestazioni di interesse per acquisire la disponibilità a trasferirsi di
dipendenti regionali.
Purtroppo, ad oggi entrambe queste
manifestazioni sono andate deserte.
C’è, quindi, questa difficoltà perché le
risorse vanno recuperate all’interno dell’organismo regionale; di conseguenza,
fatta la manifestazione di interesse alla quale nessuno ha risposto, la SUA è
costretta ogni volta a dover autorizzare le aziende sanitarie a procedere con
bandi propri altrimenti si bloccherebbero le forniture nella Regione Calabria.
Presidenza del Presidente Francesco Talarico
Prego, onorevole De Masi.
Presidente, posso al massimo dichiararmi parzialmente soddisfatto, ma
davvero dovrei essere leggermente più severo nel giudicare la risposta della
Vicepresidente e me ne scuso perché, al di là
della condivisione – che ha manifestato con puntualità – della opportunità o meglio della necessità di avvalersi di
questa autorità nell’espletamento di alcune procedure di gara, non mi sembra
che corrisponda un’altrettanta determinazione nella indicazione delle strategie
necessarie per superare il problema che Ella ha ammesso esistere e che non
credo esista perché lo abbia deciso la volontà di un
Dio cattivo.
Insomma,
l’autorità regionale nella sua composizione come Esecutivo penso che debba e
possa fare di più per colmare questa insufficienza di dotazione organica
insieme ad una struttura la cui attività credo travalichi il valore intrinseco
che possiede nella sua ordinari età, soprattutto se si inquadra in un momento
storico come quello che stiamo vivendo, in cui la politica è davvero oggetto di
contestazioni, sospetti e diffidenze per molti versi giustificate.
Penso
che una classe dirigente responsabile – che non posso giudicare soltanto per
questo – non possa non farsene carico e
nessuna delle opportunità che vengono concesse da una autorità debbano essere
sperperate, altrimenti rischiamo tutti insieme di sprecare il valore della
politica e di assecondare ondate di altra natura che la sottometteranno.
Grazie.
E’ stata presentata interrogazione a risposta immediata numero 327 del
18 febbraio 2013 di iniziativa del consigliere Giordano: “Sullo stato
dell’accreditamento della Regione Calabria sulla piattaforma elettronica per la
certificazione dei crediti vantati dalle imprese”.
Non vedo in Aula l’assessore Tallini,
pertanto l’interrogazione è rinviata.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata interrogazione a risposta immediata numero 328 del
19 febbraio 2013 a firma dei consiglieri Censore, De Gaetano, Guccione
“Sull’utilizzazione di tutte le risorse disponibili per l’edilizia sociale” di
cui do lettura: “Al Presidente della
Giunta regionale e all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere – premesso
che:
nel collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2012,
all’art. 39 - Programma regionale di edilizia residenziale comunque denominati
- si autorizzava il Dipartimento regionale ai LL.PP
ad avviare una attività di ricognizione dei programmi di edilizia comunque
denominati e finanziati per rendere immediatamente utilizzabili le risorse
disponibili, in grado di essere immediatamente spese su programmi edilizi da
subito cantierabili;
il Dipartimento regionale ai LL.PP. veniva autorizzato a rimodulare i
fondi disponibili per “un loro tempestivo reimpiego, non solo in considerazione
delle emergenze abitative, ma anche in ragione del positivo impulso che in un
momento particolare ed acuta congiuntura economica, l’immediata disponibilità
di tali risorse potrà esplicare sul territorio”;
lo stesso Dipartimento LL.PP. ed infrastrutture ha prodotto, a tal
fine, un atto di indirizzo che avrebbe dovuto essere finalizzato alla immediata
utilizzazione delle risorse e dei fondi non utilizzati, in particolare delle
disponibilità finanziarie esistenti presso la Cassa Depositi e Prestiti;
con la delibera di G.R. n. 347 del 30 luglio
2012 e, nell’approvare il programma operativo per l’utilizzo di tali, impegnava
solo una minima parte dei finanziamenti per finanziare, in particolare, le
imprese utilmente inserite nelle graduatorie della legge 36/2008, mentre una
buona parte delle restanti risorse viene destinata a finanziare futuri
programmi (programmi urbani complessi, programmi sperimentali);
la Legge 8 febbraio 2001 all’art. 6 (Riprogrammazione di fondi di
edilizia residenziale pubblica) prevede che “I fondi di edilizia residenziale
sovvenzionata ed agevolata, già attribuiti alle regioni, possono essere
riprogrammati dalle stesse anche in difformità dagli obiettivi fissati dalle
delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE)
ai sensi dell’articolo 2 della legge 5 agosto 1978, n. 457, e successive
modificazioni”;
al fine di essere conseguenti con le decisioni prese dal Consiglio
regionale in sede di approvazione del collegato al bilancio 2012, vale a dire
il tempestivo reimpiego delle risorse rinvenute, e per superare parzialmente i
vincoli collegati al rispetto del patto di stabilità che impediscono l’immediato
utilizzo dei fondi impegnati dalla legge 36/2008;
i soggetti attuatori (imprese di costruzioni, cooperative, Comuni,
Aterp, Università), finanziati dalla suddetta legge regionale e che hanno già
avviato cantieri per decine di milioni di euro, rischiano di non poter
proseguire i lavori per i limiti del patto di stabilità regionale che non
consente di liquidare quanto dovuto -:
per sapere quali iniziative si intendono adottare e predisporre perché
vengano utilizzate tutte le risorse disponibili per l’edilizia sociale, in
particolare quelle giacenti presso la Cassa Depositi e Prestiti non soggette al
rispetto del patto di stabilità e per destinarle, nell’immediato, al
finanziamento prioritario dei programmi di edilizia sociale inseriti nelle
graduatorie della legge 36/2008 e, parimenti, di destinare le risorse che si
renderanno di conseguenza disponibili dalle economie impegnate dalla legge
36/2008 sui futuri programmi (programmi urbani complessi, programmi
sperimentali) previsti ai punti 3.2 e 3.3 del programma operativo approvato con
delibera G.R. 347/2012 per dare modo al settore
dell’edilizia pubblica e privata calabrese di difendersi da una crisi che,
nella nostra regione, ha già provocato la chiusura di centinaia di imprese ed
aziende”.
Prego, onorevole Guccione.
Questa interrogazione, Presidente,
viene presentata con lo spirito con cui è stata approvata nel Collegato la
manovra alla finanziaria regionale 2012 con
l’approvazione dell’articolo 38 avente per oggetto “Programma regionale di edilizia residenziale comunque
denominati”.
Il Consiglio regionale autorizza il dipartimento regionale lavori
pubblici ad avviare una attività di ricognizione di edilizia comunque
denominata e finanziata. Tutto ciò al fine di rendere immediatamente utilizzabili
le risorse disponibili, in grado di essere immediatamente spese su programmi di
edilizia da cantierizzare.
Il Dipartimento regionale ai lavori pubblici
è stato autorizzato a rimodulare i fondi disponibili per un loro tempestivo
reimpiego, non soltanto in considerazione delle emergenze abitative, ma anche
in ragione del positivo impulso che, in un momento così particolare di crisi
economica, può rappresentare l’attività edilizia per dare immediata
disponibilità a tante imprese ed, inoltre, per rispondere all’esigenza di
settori importanti della società calabrese di avere un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
Si pone, quindi, l’utilizzazione di questi fondi attraverso la
disponibilità esistente presso la Cassa depositi e prestiti per superare anche
il Patto di stabilità.
Ritengo che questo possa essere un modo, uno strumento affinché si
possano mobilitare le diverse centinaia di milioni di euro per riprendere il settore dell’attività edilizia
nella nostra Regione
che è in caduta libera. L’Anci e le forze sociali
ogni giorno ci rappresentano una condizione di grande difficoltà.
Presidente,
voglio darle un dato relativo alla situazione del Consiglio
regionale: nel 2012 abbiamo approvato circa 18 leggi che non sono state
rifinanziate nel 2013.
Questo Consiglio regionale ha a
disposizione 100 mila euro da utilizzare per il finanziamento di nuove leggi.
Oggettivamente il Consiglio regionale non ha
più la capacità di legiferare, non abbiamo risorse e siamo ad un bivio.
Da questo punto di
vista penso che la proposta che facciamo e che ha trovato una
rispondenza nel bilancio possa essere utile a
dare la possibilità per trovare le risorse
necessarie a sostegno dell’attività edilizia in Calabria.
La parola all’assessore Gentile per la risposta.
Il
consigliere Guccione ha sollevato un problema vero ed esistente perché, dopo aver messo in moto tutti i meccanismi
necessari e dopo aver vinto al Consiglio di
Stato in modo definitivo ed irreversibile tutte le controversie relative alla
legge 36, gli uffici sono riusciti a lavorare
erogando finora 25 milioni di euro
perché richiesti dalle imprese e con tutte le modalità di legge.
Stiamo
continuando a lavorare per aprire altri cantieri ed in modo particolare alcune
delle difficoltà che sono state superate perché si sta procedendo ad altre
erogazioni per aprire altri cantieri. Penso che arriveremo, complessivamente, ad una cinquantina di milioni di euro che servono, comunque, a
mettere in moto il mercato edilizio e l’economia di questa Regione.
E’
un lavoro che richiede molta oculatezza ed attenzione perché si rischia di
fermare la macchina e non lo possiamo fare.
Con
il collega Mancini abbiamo discusso di queste cose e si stanno compiendo tutti
gli sforzi necessari per addivenire e rispondere alle richieste che vengono
poste dall’assessorato ai lavori pubblici e
dai cittadini, dalle cooperative, dalle imprese, dai comuni, dalle Università e
dalle Aterp che sono gli enti ai quali sono destinati questi finanziamenti.
Penso di poter dire, collega Guccione, che abbiamo
superato, in questa prima fase, le difficoltà di due mesi fa e di un mese e
mezzo fa e poi verificheremo più in là e se è il caso ne riparleremo.
Intanto, posso dirle che quella preoccupazione per lo
meno fino ad oggi è superata perché ci sono le pratiche in corso e l’ufficio di
Ragioneria sta preparando i mandati per altre richieste che sono state fatte.
La parola all’onorevole Guccione.
Presidente,
è la seconda volta in una seduta di Consiglio regionale – non mi succedeva da
tanto tempo – che sono d’accordo e soddisfatto per la risposta dell’assessore
Gentile perché ritengo che noi dobbiamo fare tutti gli sforzi necessari a
mobilitare la spesa regionale.
Ci
sono risorse che sono state impegnate, che possono essere impegnate perché
dobbiamo mettere in moto l’economia della Calabria e dobbiamo fare di tutto.
L’attività
edilizia è uno strumento importante per la nostra Regione.
Ci
sono fondi nazionali che sono stati trasferiti alla Calabria e noi dobbiamo far
in modo che siano impegnati in programmi
operativi che vedano protagonisti gli enti locali, le imprese e le Aterp per
dare una valvola di sfogo alla economia della Regione.
Ci auguriamo che si possa utilizzare sempre di più
l’opportunità della Cassa depositi e prestiti che è uno strumento che può
essere utilizzato ovviando al Patto di stabilità e su questo incalzeremo sempre
di più la Giunta perché ritengo che questo sia un settore importante per l’attività
economica della nostra Regione.
E’ completata l’ora dedicata alle interrogazioni a
risposta immediata.
Possiamo procedere – sono le 15,45 – con il prossimo
punto all’ordine del giorno che riguarda la proposta di provvedimento
amministrativo numero 210/9^ recante: “Elezione di tre delegati per l’elezione
del Presidente della Repubblica, articolo 83 della Costituzione”.
Ha chiesto di intervenire l’onorevole
Dattolo. Ne ha facoltà.
Presidente, cortesemente, chiedo a nome del gruppo Udc
una breve sospensione dei lavori.
L’onorevole
Dattolo chiede una breve sospensione dei lavori per fare una riflessione
all’interno del gruppo.
Possiamo
allora sospendere la seduta e rivederci qui per la votazione.
La seduta
sospesa alle 15,46 è ripresa alle 17,12
Se non ci sono
interventi sul punto, possiamo procedere alla distribuzione delle schede e al
voto.
Vi leggo l’articolo 83 della
Costituzione: “Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta
comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione
eletti dal Consiglio regionale, in modo che sia assicurata la rappresentanza
delle minoranze”.
Nella pratica, bisogna votare due
rappresentanti della maggioranza e un rappresentante della minoranza perché
l’elezione sia valida.
I nomi da scrivere, quindi, sono
due.
(Interruzione)
L’altra volta abbiamo scritto due nomi
– mi dicono - Si procederà nel senso che ciascun consigliere potrà votare per
non più di due nominativi.
(Interruzione)
Per non più di due nominativi, se ne
può votare anche uno solo; quindi chi desidera può votare due nominativi, chi
no ne vota uno.
(Interruzione)
Assolutamente sì, mi sembra chiaro.
Dobbiamo nominare due scrutatori, uno della maggioranza e uno della minoranza
oppure i due segretari questori. Possiamo nominare l’onorevole Nucera e
l’onorevole Sulla, i due segretari questori.
Diamo inizio alla chiama per
esprimere il voto. Prego, onorevole Nucera.
Fa la chiama.
Comunico l’esito della votazione per l’elezione dei
tre delegati per l’elezione del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo
83 della Costituzione: presenti e votanti, 43; hanno riportato voti, Chiappetta
Gianpaolo 22, Scopelliti Giuseppe 22, Principe Sandro 14, Ottavio Bruni 2,
schede bianche 6, schede nulle 1. Proclamo, pertanto, eletti quali delegati per
l’elezione del Presidente della Repubblica gli onorevoli Chiappetta Gianpaolo,
Scopelliti Giuseppe e Principe Sandro.
Aveva chiesto di intervenire l’onorevole Fedele. Ne ha
facoltà.
Chiedo, se possibile, l’inserimento all’ordine del giorno di una proposta di legge, approvata in Commissione nei giorni
scorsi, di modifica della legge numero
69 del 27 dicembre 2012. Si tratta esclusivamente di
una interpretazione autentica, approvata all’unanimità con l’astensione di
Italia dei valori.
L’onorevole Fedele chiede
l’inserimento all’ordine del giorno di una proposta passata in Commissione,
quindi, se non ci sono
eccezioni, possiamo porla in votazione per l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
C’è anche
l’inserimento all’ordine del giorno di una modifica della norma sul Collegio
dei revisori dei conti, che gli uffici hanno predisposto, per completare l’iter
di nomina, visto che dobbiamo nominare tre componenti esterni del Consiglio
regionale, ai sensi della nuova disciplina, mentre prima il controllo era
interno. Pongo in votazione l’inserimento di questo punto all’ordine del
giorno.
(Il Consiglio approva)
Passiamo all’esame della proposta di legge numero 439,
recante: “Modifiche ed integrazioni
alla legge regionale 27 dicembre 2012, n. 69”.
Prima di
procedere, onorevole Fedele, vuole illustrarla?
Si
tratta di una interpretazione autentica, di una
proposta di legge già approvata all’unanimità in Commissione; solo il gruppo
Italia dei valori si è astenuto, però si è trattato di un’astensione non di un
voto contrario. Serve soltanto per far
sì che la Regione dia una programmazione al servizio del trasporto
pubblico su ferro e su gomma e a predisporre con maggiore puntualità forme di
controllo e vigilanza sui servizi forniti, ma era già previsto dalla legge, non
c’è impegno di spesa; è – come dicevo – un’interpretazione autentica.
Non
essendoci richieste di parola, pongo in votazione la
proposta di legge, composta da un articolo unico.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Ha chiesto di parlare sull’ordine dei lavori l’onorevole D. Talarico. Ne ha facoltà.
Chiedo l’inserimento
all’ordine dei lavori di un ordine del giorno relativo alla mancata operatività della nuova
sede della Caserma dei Carabinieri di Cetraro.
L’ordine del giorno è firmato da me e dai consiglieri Gallo, Caputo, Magarò e
Principe. Si tratta di un edificio realizzato da una società privata di
costruzione, data in locazione al Ministero
dell’interno per ospitare la nuova Caserma dei Carabinieri di Cetraro. A seguito della spending review, il Ministero degli interni ha
chiesto di rivedere i termini del contratto. E’ sorto un contenzioso tra il
privato e il Ministero, per cui da qualche anno, ormai, pur essendo completata
la nuova sede della Caserma dei Carabinieri, non può ospitare la stazione dei
Carabinieri in una realtà ad alto tasso di criminalità. Su questa vicenda si
sono espressi il Comune di Cetraro e i comuni
limitrofi, la chiesa locale, numerose associazioni. Chiediamo al Presidente Scopelliti
di mettere in atto tutte le azioni necessarie per superare gli impedimenti in
essere e di rappresentare al Ministro degli interni l’urgente necessità delle
popolazioni del terreno cosentino.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento
dell’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Adesso abbiamo all’ordine
del giorno la proposta di legge numero 443/9^, recante: “Modifiche ed
integrazioni alla legge regionale 10 gennaio 2013, n. 2 (Disciplina del
collegio dei revisori dei conti del Consiglio regionale della Calabria)”. E’ la
norma che disciplina la nomina dei rappresentanti del collegio dei revisori
attraverso un bando pubblico che si dovrà predisporre; siamo obbligati a farlo, prima
invece il controllo era interno ed esercitato dai consiglieri regionali, adesso
dovrà essere esterno.
Presidente, posso intervenire? E’
per un chiarimento.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Naccari. Ne ha facoltà.
La normativa prevede – come giustamente ha detto – la
nomina di un Collegio dei revisori dei conti, ma il bilancio della Regione è
unico, nel senso che il bilancio del Consiglio è un bilancio derivato. Di
conseguenza le chiedo, proprio perché
non ho approfondito sufficientemente la materia e quindi mi rimane un dubbio: è
necessario prevedere un Collegio dei revisori per il Consiglio regionale e un
Collegio dei revisori per la Giunta regionale oppure sarebbe più aderente allo
spirito della legge e al dettato normativo prevedere un unico Collegio
dei revisori? Volevo fare questa semplice domanda.
Il Collegio dei revisori è unico,
com’era prima, con i componenti esterni, quindi senza che ci siano due Collegi
dei revisori, ed avrà competenze sia sul bilancio del Consiglio regionale sia
sul bilancio della Giunta regionale. Le persone che nomineremo, quindi, per
estrazione, come prevede la normativa, tra i professionisti che presenteranno
domanda a seguito di bando pubblico, dovranno esprimere i pareri obbligatori sul
bilancio sia del Consiglio regionale sia della Giunta regionale; l’organismo
sarà unico, più o meno com’era prima con il Collegio dei revisori composto da
consiglieri regionali. Non c’è assolutamente nessuna modifica o proliferazione
di due Collegi che fanno opere distinte, il Collegio sarà uno solo. Non essendoci altre richieste di parola, pongo in
votazione la proposta di legge, composta da un articolo unico.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
E’ approvata con autorizzazione al coordinamento formale.
Possiamo procedere con il prossimo punto all’ordine
del giorno, che riguarda l’esame abbinato: “Norme sui servizi educativi per la
prima infanzia”, di cui è relatore l’onorevole Salerno, che ha
facoltà di intervenire.
Questa proposta di
legge è stata licenziata all’unanimità in Commissione
e, in
pratica, prevede il riordino e la regolamentazione dei servizi educativi per la
prima infanzia. Ci tengo a
sottolineare che la nostra Regione faceva e fa riferimento tuttora, fino all’approvazione di questa proposta di legge che abbiamo
all’ordine del giorno, ad una legge
regionale del 1973. E’, quindi, uno strumento di legge molto importante che andrà a
promuovere ed a sostenere interventi per la qualificazione e lo sviluppo dei
servizi socio-educativi per la prima infanzia.
Prevede un sistema educativo integrato dei servizi per i bambini da zero a tre
anni. Questo sistema educativo integrato è costituito da nidi d’infanzia,
servizi integrativi al nido e centri per bambini e genitori, spazi gioco per
bambini e servizi nel contesto domiciliare. La gestione di questi servizi può
essere affidata ai Comuni, anche in forma associata, a soggetti pubblici ed
anche a soggetti privati accreditati e convenzionati con i Comuni. Gli accreditamenti per questi
soggetti sono rilasciati dai Comuni e la Giunta regionale provvede ad un Piano
triennale per i servizi educativi per i bambini da zero
a tre anni. Poi, c’è anche un aspetto sanitario, le Asp effettueranno la
vigilanza igienico-sanitaria ed anche in collaborazione con gli enti locali
faranno interventi ed azioni di prevenzione ed educazione alla salute. Questa
norma non prevede oneri finanziari, poiché si tratta di una norma di
natura ordinamentale e programmatoria.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha facoltà.
Mi sia
consentito di esprimere brevemente la mia personale soddisfazione, ma penso che
analoga soddisfazione vorranno esprimere sia il collega Nucera sia l’assessore
Stillitani, considerato che si tratta di un provvedimento di legge unificato;
in particolare, il progetto di legge presentato da chi parla risale all’ottobre
2010 e – come ricordava molto bene l’onorevole Salerno – colma un vuoto
legislativo di quarant’anni. Di fatto, questa era una Regione che non aveva una
normativa che disciplinasse i servizi socio-educativi da zero a tre anni e per
la prima infanzia.
È
stato certamente un iter tormentato, quindi è maggiore la soddisfazione, perché
credo che il lavoro che ne è venuto fuori sia stato frutto di un lavoro
sinergico tra dipartimento, proponenti e Commissioni, comunque interessate,
anche con i rappresentanti delle scuole materne reggine e calabresi.
Credo, dunque, che finalmente questo strumento di legge, che è
veramente innovativo, possa essere considerato un punto di riferimento anche
per altre Regioni del nostro Paese.
E’ un risultato straordinario anche per un altro motivo, perché, come
sicuramente vorrà ricordare l’assessore Stillitani – non lo sto invitando – ci
consente di fruire di imponenti risorse già finalizzate dal Ministero della
coesione sociale, che consentiranno al settore più in generale di compiere quel
salto di qualità che è negli auspici di tutti noi.
In sostanza, è una legge che mette al centro dell’attenzione la
famiglia, i bambini, le donne che oggi hanno un ruolo ben diverso rispetto a
quarant’anni fa, quindi un ruolo importante nella società e nei luoghi di
lavoro e che con questa legge diventano veri protagonisti dell’esperienza
educativa.
E’ una legge – in aggiunta a quanto diceva il collega Salerno – che
garantisce forme moderne di partecipazione di tutti i soggetti interessati,
soprattutto in ordine alla progettazione educativa ed alla conseguente
realizzazione di programmi mirati alla promozione e alla crescita nel settore
delle politiche per la famiglia.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.
Anch’io
intervengo per dire a nome del
gruppo del Partito democratico, che ha contribuito in Commissione
all’approvazione di questa legge con un voto
favorevole, come siamo soddisfatti del lavoro che è stato fatto in Commissione e per come in essa si sia
arrivati all’approvazione di questa legge, che tende a migliorare la qualità e
l’efficacia del sistema di istruzione, ma soprattutto a favorire i bambini
disagiati, inclusi quelli provenienti da un contesto di emigrazione e di basso
reddito.
Favorire l’educazione della prima infanzia
contribuisce a quello che è il
sistema, l’obiettivo della strategia di “Europa 2020”, cioè consentire a tutti
i bambini di disporre degli strumenti per esprimere le loro potenzialità, ma
fondamentalmente anche favorire
l’abbassamento della soglia di abbandono scolastico al di sotto del 10 per
cento.
Su questo fronte ci sentiamo impegnati e, per le cose
dette e per il contenuto stesso della legge, esprimiamo il voto favorevole.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Nucera. Ne ha facoltà.
Presidente, intervengo brevemente, considerati i tempi
ristretti, per dire che la proposta di legge in discussione ha
trovato un voto unanime nelle diverse Commissioni cui è stata sottoposta.
Vorrei iniziare, dicendo: “E’ primavera: svegliatevi, bambini!”. Voglio
iniziare proprio con questa espressione non solo per un augurio che i nidi si
aprano, ma anche affinché la Regione riesca finalmente a dare una risposta
esaustiva a quella che è la fase più importante della formazione della persona,
cioè la fase in cui il bambino deve trovare un giusto ambiente per poter
crescere e una giusta dimensione sul piano del benessere psico-fisico e del
sostegno di reciprocità tra famiglia e bambini, fra mamma e bambino, fra papà e
bambino, in un rapporto reciproco, laddove i bambini devono essere una
ricchezza e un’opportunità per le famiglie e non un problema, come accade
spesso oggi, specialmente nel caso in cui lavorino marito e moglie.
Quindi, un’opportunità, una risorsa, un’occasione, in parole semplici –
parliamo con le parole semplici – un servizio che la Regione Calabria,
finalmente, potrà offrire in modo adeguato, anche perché questa proposta di
legge potrà attingere a finanziamenti europei enormi capaci di rivoluzionare
l’intero sistema delle politiche dell’infanzia in Calabria e dare un segnale di grande civiltà e di grande
opportunità nel quadro più generale delle politiche verso la persona.
Delle
politiche della persona e non delle politiche per i bambini o per l’infanzia.
Perché
diciamo questo? Perché l’argomento non riguarda semplicemente il discorso dei
bambini da tre a otto mesi, ma abbraccia nel suo più ampio complesso quelle
politiche familiari su cui, purtroppo, oggi, Presidente Scopelliti – e lo sottolineo
– ancora la Calabria deve percorrere molta strada, per
poter dare una risposta esaustiva al bisogno di politiche e di attenzione che
noi abbiamo. Non mi riferisco alle problematiche delle fasce povere della
regione che, purtroppo, aumentano sempre di più, quanto piuttosto al bisogno di
attuazione di quelle politiche familiari che noi abbiamo ben regolamentato –
ripeto, ben regolamentato – con la legge numero 1 del 2004 e che non trova
pieno sostegno e finanziamento economico.
Certo, non si può raggiungere tutto e improvvisamente, dobbiamo
lavorarci. Credo che il prossimo sarà il bilancio positivo su cui questa
Regione dovrà concentrarsi sempre di più, per dare una risposta esaustiva alla
richiesta di aiuto che proviene dalle famiglie calabresi. E non è soltanto il
sostegno alla famiglia sotto forma di sussidio, ma significa promuovere
adeguate politiche familiari.
La legge di oggi è un tassello importante su questo piano, è una legge
che invito i colleghi giornalisti ad analizzare con l’ottica di chi, oggi, si
pone un principio da cui non si può tornare indietro; grazie anche al sostegno
dell’Unione europea con questa legge possiamo avviare quel processo positivo
che, inevitabilmente, potrà dare una risposta adeguata ad una politica che
guardi alla persona. Urgente è il bisogno, l’esigenza, che il nuovo Papa ha
posto, nel momento in cui, affacciandosi dal suo balcone, ha detto “E’ la
persona che ci interessa, è l’uomo, sono i suoi bisogni” e i bisogni dell’uomo,
in questa Calabria, sono rappresentati dalle politiche come quella che ora
stiamo ponendo in essere. Mi auguro che tale bisogno possa trovare pieno
soddisfacimento e piena realizzazione.
C’è la necessità di recuperare la visione dell’uomo nella sua
dimensione reale e a chi come il consigliere Scalzo, in questo momento, mi
guarda – e condivido il suo intervento – voglio ricordare, proprio perché siamo
forieri di una matrice comune, che Jacques Maritain,
già alla fine della seconda guerra mondiale, pose l’uomo, la persona al centro
del bisogno del sostegno di politiche reali, ponendo la necessità di recuperare
un umanesimo integrale da sorreggere in modo adeguato sul piano della risposta
concreta ai bisogni.
E, poi, la politica della terza età: noi abbiamo approvato delle leggi
importanti ed autorevoli in questa legislatura e su quelle politiche vorremmo
una maggiore attenzione da parte della Giunta. Mi auguro che l’assessore
Stillitani, al più presto, possa completare quel bando che era stato avviato e
che ha dato la possibilità a molti Comuni di porre l’attenzione sul bisogno di
socializzazione sempre più forte, che l’uomo nella terza età tende a voler
recuperare.
Allora, dalle politiche dell’infanzia alle politiche della famiglia in generale, ai bisogni che la
famiglia pone, ad una politica della terza età, ecco che una Regione come
quella calabrese, pur non essendo ricca finanziariamente, ma essendolo sotto
tanti punti di vista, può offrire una risposta adeguata ai
bisogni, sul piano del
rispetto e della dignità della persona.
Per cui questo voto, l’approvazione della legge di oggi, rappresenta un
passaggio importante, storico, miliare di una politica attenta che vuole
realizzare in piena solidarietà, minoranza e maggioranza, all’unanimità degli
intenti, questo desiderio di offrire alla Calabria e soprattutto ai calabresi
servizi adeguati e risposte ai bisogni, che sempre più interpellano la
coscienza dell’uomo ed, in particolare, la coscienza della politica.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Intervengo
per ribadire, da parte del gruppo Udc, come,
peraltro, è avvenuto in Commissione, un voto favorevole a questa proposta di
legge, che proviene dall’iniziativa dei consiglieri Imbalzano e Nucera e che,
successivamente, ha visto in Commissione un’azione emendativa ed anche
un’azione di ricognizione sulla proposta stessa, attraverso l’apporto del
dipartimento guidato dall’assessore Stillitani. Quindi, si è pervenuti ad un
testo condiviso che, peraltro, prende in esame un argomento sensibile della
società moderna, vale a dire quello della prima infanzia, attraverso i servizi
educativi per la prima infanzia stessa.
Certo, finora, la Calabria non è stata una regione
all’avanguardia in questo settore, ne era la conferma anche il tasso di
abbandono scolastico. Attraverso questa norma, si cercherà di rimediare a
questa problematica, tra l’altro,
attraverso essa, la Regione diventa forse leggermente all’avanguardia rispetto
ad altre Regioni che in materia non hanno ancora legiferato.
Inoltre, questa norma offre anche la
possibilità alla Regione di utilizzazione dei fondi cospicui del Piano Barca
che sono destinati particolarmente a questo settore, agli asili-nido e al
settore della prima infanzia. Evidentemente, a livello nazionale c’è una
particolare sensibilità verso questi argomenti. Credo sia giusto che, anche
attraverso questo strumento legislativo, noi come Consiglio regionale
cominciamo a dare risposta a questa parte, che è la
parte dei più deboli all’interno della società.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano.
Ne ha facoltà.
Intervengo
per salutare, finalmente, l’adozione da parte del Consiglio regionale di questa norma tanto
attesa, una norma importante con la quale la Regione inizia a dare concretezza
a quelli che sono stati i dettami della convenzione Onu del 1989 sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza; una legge che – veniva ricordato dai
colleghi – ha avuto un percorso lungo, ma condiviso, che ha visto il contributo
dell’intero arco delle forze politiche che compongono il Consiglio regionale,
alla quale noi abbiamo dato anche il nostro contributo attraverso emendamenti
che sono stati accolti in Commissione ed hanno consentito di rafforzare questa
norma importante.
E’ una norma che inizia a dare risposte ad un settore delicato e
sensibile della Regione, che dà certezze a tutti gli attori del sistema, che da
anni attendevano questa risposta e che si sono spesi in maniera encomiabile per
sostenere questi processi.
Sono convinto che questo sia un punto di partenza, infatti credo – e mi
rivolgo all’assessore Stillitani, al quale riconosco l’impegno che, insieme al
dipartimento, ha portato ad uno strumento coordinato e condiviso – che inizi
adesso la vera e propria attività strategica di programmazione con la legge
approvata, per utilizzare al meglio i fondi cospicui del Piano di azione e coesione,
57 milioni di euro, che necessitano una programmazione attenta all’ascolto
degli attori del sistema delle scuole materne, di tutto il mondo, di tutto
quello che ruota attorno all’infanzia.
Sono
certo che, se con la stessa attenzione e sensibilità, si seguirà questa
strada, creando quelle condizioni di concertazione e di ascolto in Calabria,
certamente questa non sarà soltanto una legge ordinamentale
e di principio, ma diventerà uno strumento efficace, che darà quelle risposte
che la Calabria attende.
Quindi, confermiamo quanto abbiamo fatto in Commissione con un voto
favorevole, salutando questo importante strumento legislativo.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Naccari. Ne
ha facoltà.
Una sola battuta, perché dopo l’intervento dei colleghi e in
particolare dell’onorevole Nucera, che con toni carducciani
ha spaziato dalla dottrina sociale della chiesa a Jacques Maritain,
ci sarebbe ben poco da aggiungere. L’unica considerazione che mi viene da fare
è che - mi pare di capire, anche dalla relazione del Presidente della
Commissione -, in sostanza, su questa legge non mettiamo alcuna fiche,
cioè puntiamo moltissimo su quelle che sono le risorse comunitarie disponibili.
In altri termini, in un settore che storicamente vede la Calabria in estrema
difficoltà – basta leggere le statistiche sugli asili-nido, sui micro-nidi, che vedono la nostra regione fanalino di coda a
livello nazionale in questo genere di servizi – noi puntiamo esclusivamente
sulle risorse che i fondi vincolati statali ed europei prevedono per questa
porzione di territorio.
Poiché
c’è questa condivisione così generale, così forte,
questa maturazione della rilevanza nella
crescita sociale e civile dei servizi per l’infanzia, che sono così indietro nella nostra regione, perché
l’onorevole Nucera non si fa anche promotore di una
variazione di bilancio che destini anche una quota parte di risorse proprie,
cioè di risorse regionali? Noi dobbiamo colmare un gap che c’è in questo settore e che tanto pesa non solo sullo
sviluppo complessivo della famiglia, della società, ma anche che tanto penalizza il lavoro delle donne, la
piena effettività della parità uomo-donna nel contesto sociale.
Penso sia opportuno che la Regione partecipi con una quota di risorse proprie
e disponibili, visto che purtroppo – come sappiamo – i Comuni non hanno
disponibilità e vivono una crisi fiscale enorme che è conseguenza non di un
destino cinico e baro e nemmeno solo della recessione che li attanaglia, ma
delle scelte di allocazione della spesa, del cosiddetto federalismo fiscale,
che in molti nella nostra regione hanno visto come una soluzione quasi
favolistica che avrebbe aiutato le regioni del Mezzogiorno, in molti, ma non
noi.
La parola
all’onorevole Orsomarso.
Non
per spaziare dalla dottrina sociale della Chiesa a tutti gli
interventi – ho seguito anche quello di Italia dei valori, della minoranza – ma
per sottolineare - dopo l’intervento dell’onorevole Naccari,
che è mancato, giustamente, in questi tre anni di Consiglio regionale ed
avverte, come noi, le stesse difficoltà - che siamo in una fase di Patto di
stabilità stringente, in cui manca il dibattito politico; ci auguriamo che si
faccia subito un Governo, la difficoltà ed anche l’opportunità che il collega Naccari suggeriva stanno proprio lì, nella misura e nella
capacità economica e finanziaria.
Il nostro sforzo – lo ricordo a quest’Aula – rispetto a questa legge -
che intanto c’è, esiste, e va salutata positivamente - è di andare a recuperare
risorse libere: una quota parte vale 119 milioni di euro, tanto è la tassazione
sull’Irap, sul bollo auto e quant’altro che viene assorbita ancora oggi dalla
sanità. Sanità – lo ricordo a me stesso e ai colleghi – che ieri, per
l’ennesima volta, in un servizio televisivo della Rai, che compara cose non
comparabili, ci vede fanalino di coda, sulla quale siamo impegnati a recuperare
risorse.
Penso e spero che vi sarà un contributo della minoranza per andare a
sanare questo disavanzo e recuperare, come stiamo facendo con altre cose, tutte
le risorse possibili. L’auspicio che fa il collega Naccari
è lo stesso che noi ci facciamo da circa tre anni. Ovviamente, il contesto
italiano e il contesto regionale è quello che è. È ovvio che questa è una legge
meritevole, così come la legge sulla famiglia approvata ad inizio della
legislatura, sulla quale avevamo appostato 10 milioni, ma sulla quale anche
pesano le ristrettezze per Afor, sanità, Lsu-Lpu, servizi sociali e tutte le problematiche che ogni
giorno affrontiamo con grande realismo.
Quindi, bene l’auspicio di porre una fiche in più, penso che
questo possa diventare realtà dal prossimo assestamento di bilancio che
metteremo in campo, come ogni anno, a giugno. È ovvio che il nostro auspicio è
che ogni risorsa in più vada nella direzione di stare vicini alle problematiche
sociali; è l’auspicio di questa maggioranza e ci fa piacere che lo sia anche di
parte della minoranza.
Non ci sono altri interventi, quindi possiamo passare all’esame
dell’articolato. In Commissione la legge è passata all’unanimità.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 13.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 14.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 15.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 16.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 17.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 18.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 19.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 20.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 21.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 22.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 23.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 24.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo
complesso.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno reca la proposta di legge numero 413/9^ di iniziativa del
consigliere Salerno: “Adeguamento della normativa regionale alle disposizioni
contenute nel decreto legge 13 settembre 2012, numero 158, convertito con modificazioni nella legge 8 novembre 2012,
numero 189 ‘Modifiche ed integrazioni agli articoli 14 e 15 della legge
regionale 19 marzo 2004, numero 11, e dell’articolo 20 della legge regionale 7
agosto 2002, numero 29’”
E’
relatore l’onorevole Salerno, che ha
facoltà di intervenire.
Questa proposta di
legge interviene per recepire quello che è meglio
conosciuto come Decreto “Balduzzi”, cioè il Decreto
legge 13 settembre 2012, numero 158, convertito nella legge 8 novembre 2012,
numero 189.
In pratica, con questa proposta
di legge andiamo a modificare, quindi ad adeguare al Decreto “Balduzzi”,
la precedente normativa regionale, la numero 11 del 19 marzo 2004, con
modifiche ed integrazioni agli articoli 14 e 15.
In sintesi, questa nuova proposta
di legge, oltre a riaffermare alcuni princìpi che devono essere considerati indispensabili nella
selezione, introduce i requisiti per i direttori generali delle aziende sanitarie ospedaliere e
delle aziende sanitarie provinciali.
E’
prevista un’esperienza di almeno sette anni, se maturata in un settore privato,
e di almeno cinque anni se maturata nel
settore sanitario pubblico. Introduce, inoltre, il limite di età di massimo 67
anni dei direttori generali al momento della nomina.
Per la nomina dei direttori generali, viene predisposto un apposito
elenco da cui il Presidente della Giunta regionale, previa delibera di Giunta
regionale, effettuerà la nomina.
Un elemento di novità riguarda i direttori sanitari e i direttori amministrativi
delle aziende, che devono essere selezionati da apposito elenco e devono
possedere i requisiti previsti in questa proposta di legge.
Ho presentato stamattina – volevo sottolineare che questa proposta di
legge è stata votata all’unanimità in Commissione – per evitare di chiedere
l’autorizzazione al coordinamento formale, una bozza di emendamento che
possiamo definire sostitutivo e che, in pratica, va a riordinare tecnicamente
la proposta di legge: mi riferisco, per esempio, all’articolo 1, comma 2, dove
la nomenclatura era 2 bis, mentre in realtà è 3 bis, riferito alla legge
regionale numero 11 del 2004; così, per esempio, per il 3 ter,
poi il 3 quater, il 4 quinquies,
eccetera.
Ho presentato questo emendamento sostitutivo che riordina tecnicamente
la proposta di legge, per evitare di chiedere il coordinamento formale e di
avere già comunque agli atti quello che sarà il testo definitivo.
Chiede di parlare l’onorevole Naccari. Ne ha
facoltà.
Un chiarimento dal Presidente
della Commissione.
Chiaramente,
è un problema di drafting legislativo. Si
prevede, in capo alla Giunta regionale, la nomina dei direttori – questo è
normale, non solo è previsto nel “Balduzzi”, è anche
coerente con le norme in materia –, ma poiché nella legge sulla “Campanella”
questo Consiglio ha approvato una norma
che fa espresso riferimento ai poteri del Commissario – che in fasi come questa
assorbono il potere della Giunta stessa – quella previsione è da leggere come
Giunta in fase di normalità e Commissario per l’emergenza sanitaria nelle fasi
come quella che viviamo adesso di Regione commissariata? Questo è il primo
punto di domanda, altrimenti sarebbe uno spostamento della competenza che di
certo sul piano della legittimità non possiamo fare.
E’ solo una richiesta di chiarimento, perché è evidente che, in un
momento in cui la Regione è commissariata, sia l’organo commissariale, il
commissario e i due sub commissari, ad avere – come è stato sino ad ora – la
titolarità per votare e nominare i direttori.
Poi, fra i requisiti, è stato riportato, giustamente, quello del
Decreto “Balduzzi” che, per la verità, nell’ultimo
capoverso fa riferimento alla possibilità per le Regioni di individuare
ulteriori requisiti aggiuntivi. Perché lo dico? Perché i sette anni per coloro
che non hanno esperienze professionali in sanità, se non sono accompagnati da
una specifica competenza, dall’acquisizione di una competenza professionale, da
un titolo di studio particolare, ci possono mettere nelle condizioni di verificare
e scrutinare eventuali direttori generali che abbiano soltanto una competenza
manageriale, ma nessuna conoscenza della sanità.
Voi avete ritenuto di riportare – lo dico senza alcuna polemica, ci
mancherebbe – solo i requisiti previsti e non aggiungerne altri. Valutate se
ritenete, in ogni caso noi come gruppo abbiamo votato a favore in Commissione,
voteremo a favore anche questa volta, ma è una valutazione rispetto
all’obiettivo di una ulteriore qualificazione, proprio per le valutazioni che
faceva prima il consigliere Orsomarso, cioè della necessità di dover fare uno
sforzo particolare per la qualificazione del management in questo
specifico settore.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
Per
quanto riguarda le competenze per la nomina dei direttori generali, vorrei
precisare all’onorevole Naccari, che giustamente fa
questa osservazione facendo riferimento alla legge sulla rivisitazione
dell’assetto giuridico della fondazione “Campanella”, che sono due proposte di
legge completamente diverse, nel senso che la rivisitazione dell’assetto
giuridico della fondazione “Campanella” è prevista dal Piano di rientro in cui
c’è scritto che la Regione deve rivisitarne l’assetto giuridico, ragion per cui
ci sono atti che devono necessariamente essere adottati dal Commissario ad acta per il rientro del debito sanitario.
Questa,
invece, è una legge che va a regolamentare, che va ad individuare i requisiti
per la nomina dei direttori generali nelle aziende sanitarie ospedaliere e
provinciali e che stabilisce chi li nomina.
Oggi in
Calabria è commissariata la sanità, è un momento transitorio, ma questa è una
legge che rimarrà per oggi e per domani, fino a quando il Consiglio regionale
non deciderà di modificarla o non interverrà una norma nazionale e saremo
obbligati ad adeguarla.
Noi
dobbiamo prevedere quanto disposto dal Decreto “Balduzzi”,
perché la competenza è del Presidente della Regione, previa delibera della
Giunta regionale; oggi che la sanità è commissariata, questi poteri rientrano
in quelli conferiti al Commissario ad acta, ma
noi nella norma non possiamo scrivere che il direttore generale deve essere
nominato dal Commissario ad acta. Questa è una
norma regionale che rimarrà e regolamenterà la nomina dei direttori generali in
futuro. Questo per quanto riguarda questa norma.
Mi
sottolineava l’altro aspetto: i requisiti. Nella mia introduzione ho detto che
questa norma è stata approvata all’unanimità in Commissione. Onorevole Naccari, è la seconda seduta di Consiglio regionale per
lei, approfitto per augurarle un buon lavoro, ma vorrei rimarcare questo:
quando dico che in Commissione una norma è approvata all’unanimità, almeno in
quella che mi onoro di presiedere, significa che è il frutto del lavoro di maggioranza
ed opposizione, di discussione, di dialogo e di approfondimenti. Abbiamo
valutato sia l’aspetto del limite di età sia l’aspetto dei requisiti, sia per i
cinque anni nel settore sanitario, sia
i sette anni in altro settore.
C’è stata una discussione, un dibattito, un approfondimento in maniera
molto serena e pacata che alla fine ci ha convinto ad approvare il testo così
come è arrivato in Consiglio regionale.
Pertanto, non credo sia necessario approfondire ulteriormente per dire
che, magari, sono necessari dieci anni di esperienza in altro settore o cinque.
Secondo me, quello che è importante è dare piena trasparenza ai curricula veri e propri di questi manager,
che vengono inseriti nell’elenco e poi nominati. È importante la rispondenza
reale con quanto dichiarato, oltretutto il Decreto “Balduzzi”
prevede la verifica, la novità rispetto al passato è anche questa, sui
requisiti non solo all’atto della nomina, ma dopo sei mesi va fatta
un’ulteriore verifica dei requisiti per vedere se realmente ci sono o meno.
Devo ringraziare il Presidente Scopelliti che ha voluto questa norma.
La Calabria è una delle prime Regioni d’Italia che recepisce il Decreto “Balduzzi” ed, ancora una volta, conferma di non essere il
fanalino di coda, come spesso è stato sentenziato in passato.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Come
ricorderanno i colleghi, ero intervenuto nei giorni precedenti alla seduta di Commissione, chiedendo che la
Regione si adeguasse ai dettami della Decreto “Balduzzi”,
tant’è che in sede di Commissione altro provvedimento era stato posto
all’ordine del giorno; poi, un emendamento interamente sostitutivo ha portato
alla valutazione, quel giorno, del provvedimento che oggi approda in Aula.
Ritengo, quindi, che sia stato frutto anche di iniziative che sono
pervenute e vi sia stata la volontà di adempiere ad una norma che stabilisce i
requisiti precisi, un perimetro preciso e che credo che, approvata oggi, possa
andare a regime.
Così come mi ero riservato in sede di Commissione, votando
favorevolmente – e confermo lo stesso voto – volevo semplicemente offrire una
valutazione rispetto al requisito dell’età. Ho fatto qualche ricerca e,
intanto, voglio precisare che il Decreto “Balduzzi”
non pone limiti all’età; c’era stata opportunamente una valutazione per cercare
di svecchiare, anche rispetto a quello che si è sempre detto e cioè che c’è
bisogno di forze nuove e fresche, che non ci debba essere sempre quel
corollario di nomine di manager che rimangono per anni, anni ed anni e
per legislature sempre allo stesso posto. Tuttavia, ritengo che una valutazione
rispetto al limite dei 67 anni possa essere fatta. Infatti, la legge nazionale,
la 183, sul collocamento a riposo dei dirigenti medici pone come limite il 70esimo
anno di età; ritengo, quindi, che, se per il direttore generale si pone il
limite del 67esimo anno d’età, ci sia un problema rispetto ai dirigenti medici,
ai quali la legge nazionale consente di rimanere in servizio fino al 70esimo
anno.
Per cui vi offro questa valutazione e cioè, eventualmente, in fase di
coordinamento formale uniformare le due possibilità, per rendere la norma più
coerente al requisito nazionale, quindi al 70esimo anno di età.
La parola all’onorevole Salerno.
La
norma, per quanto riguarda il limite di età,
prevede 67 anni all’atto della nomina che, poi, finché non completa il mandato,
potrebbero diventare 70. Quindi, si va ad uniformare a quella che è la previsione per i dirigenti
medici. Questo significa che non può essere riconfermato un manager perché ha superato l’età.
Questo
era il principio, perché poiché ormai anche il limite pensionabile dell’età è
stato spostato, è stato alzato, si è pensato, anziché lasciare 65, di mettere
67, proprio per dare la possibilità
anche a chi è sulla soglia della pensione di partecipare e, comunque, per
allinearsi ai 70 anni previsti per quanto riguarda i dirigenti medici.
Non ci sono altri interventi, per cui possiamo procedere. All’articolo
1 c’è un emendamento sostitutivo che va a modificare dal punto di vista formale
tutta l’organizzazione della legge, quindi possiamo votare l’emendamento
sostitutivo: “Art. 1 (Modifiche ed integrazioni agli articoli 14 e 15 della
legge regionale 19 marzo 2004, n. 11) 1. Il testo del comma 3 dell’articolo 14
della legge regionale 19 marzo 2004, n. 11 e successive modificazioni ed
integrazioni è sostituito dal seguente: 3. I provvedimenti di nomina dei
Direttori generali Aziende del Servizio Sanitario regionale sono adottati dal
Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale,
attingendo obbligatoriamente all’elenco regionale degli idonei, ovvero agli
analoghi elenchi delle altre Regioni, costituiti previa pubblica selezione. Gli
elenchi sono aggiornati con cadenza biennale. La Regione assicura, anche
mediante il proprio sito internet, adeguata pubblicità e trasparenza ai bandi,
alla procedura di selezione, alle nomine e ai curricula.
2. All’articolo 14 della legge regionale 19 marzo 2004, n. 11 e
successive modificazioni ed integrazioni sono aggiunti i seguenti commi: 3bis.
La Giunta regionale, con proprio atto, disciplina i contenuti degli avvisi
pubblici finalizzati alla formazione dell’elenco di cui al comma 3 e definisce
i criteri per la verifica dei requisiti di cui al successivo comma 3ter. 3ter.
Il Direttore Generale è nominato tra soggetti che, non abbiano compiuto il
sessantasettesimo anno di età al momento della nomina in possesso di laurea
magistrale e di adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale svolta
negli ultimi dieci anni, nel campo delle strutture sanitarie o settennale negli
altri settori, con autonomia gestionale e con diretta responsabilità delle
risorse umane, tecniche o finanziarie. 3quater. Resta ferma l’intesa con il
Rettore per la nomina del Direttore Generale dell’Azienda Ospedalieria
– Universitaria in attuazione dell’articolo 4 del D. Lgs.
21 dicembre 1999, n. 517. 3quinquies. La giunta regionale, ai fini della
selezione dei candidati per l’inserimento nell’elenco degli idonei di cui al
comma 3, si avvale di una Commissione costituita ai sensi dell’articolo 4,
3bis, comma3, del D. Lgs. 30 dicembre 1992 e s.m.i.
3. All’articolo 15 della legge regionale 19 marzo 2004, n. 11 e
successive modificazioni ed integrazione sono aggiunti i seguenti commi: 3bis.
Presso l’assessorato Tutela della salute e politiche sanitarie sono istituiti
gli elenchi regionali degli idonei, ad aggiornamento biennale, degli aspiranti
alla nomina di Direttore amministrativo e Direttore sanitario delle aziende del
Servizio sanitario regionale, in possesso dei requisiti di cui ai commi 2 e 3.
3ter. La Giunta regionale disciplina, con apposito atto, i contenuti degli
avvisi pubblici finalizzati alla formazione degli elenchi di cui al precedente comma.
3quater. I Direttori Generali delle aziende del Servizio Sanitario Regionale
nominano i Direttori amministrativi e sanitari si sensi del comma 1 attingendo
obbligatoriamente agli elenchi regionali degli idonei di cui al comma 3 bis. La
Regione assicura, anche mediante il proprio sito internet, adeguata pubblicità
e trasparenza ai bandi, alla procedura di selezione e ai curricula.
I provvedimenti di nomina sono pubblicati nel Bollettino ufficiale della
Regione Calabria e sui siti web istituzionali delle singole Aziende, in
apposita sezione ad essi dedicata”, con l’autorizzazione al coordinamento
formale.
(E’
approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il provvedimento
nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno reca la proposta di provvedimento amministrativo numero 76/9^ di iniziativa d’Ufficio: “Designazione di un componente nella Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti (Art. 7, comma 9 legge 5 giugno 2003, n. 131)”.
Si distribuiscano le schede. Nomino scrutatori gli onorevoli Nucera e De Gaetano.
(Interruzione)
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, questa nomina da
parte del
Consiglio regionale è per un ruolo delicato ed importante e, poiché si tratta di eleggere un solo
rappresentante, per la verità noi ci saremmo aspettati che la maggioranza procedesse ad un
minimo di consultazione, non perché da parte nostra ci siano delle candidature
da avanzare, cioè non è questo il
punto; è che, in effetti, noi andiamo a sostituire una personalità di grande
prestigio in queste materie, come il dottore Cirò Candiani, che è stato direttore generale di questa Regione,
ha lasciato un ottimo ricordo per la sua capacità in materia. Se la Regione
Calabria riesce a mettere in piedi un bilancio, molto si deve alla scuola di Cirò Candiani. Ritengo che questo
rappresentante della Regione abbia
fatto onore all’ente Regione per il suo lavoro apprezzato presso la Corte dei
conti.
Sotto questo profilo, ci saremmo aspettati un minimo di confronto per
designare una personalità che, nell’alveo di questa tradizione, desse un
contributo di professionalità, di imparzialità e di serietà. Questa
consultazione – dobbiamo dire con amarezza, Presidente, lo diciamo pure a lei –
a nostro avviso, avrebbe potuto promuovere un minimo di confronto, perché
ognuno potesse dire la sua per venire incontro all’esigenza di onorare questi
tre alti requisiti. Siccome non c’è stato, votiamo scheda bianca.
Prego, onorevole Nucera, può procedere con la chiama.
Fa la chiama.
Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti 28, schede bianche 7. Hanno riportato voti: Barrile Antonio 21.
Pertanto proclamo designato quale componente
della sezione regionale di controllo della Corte dei conti il dottor Antonio Barrile.
L’ultimo punto è un ordine del giorno, presentato dal consigliere Talarico Domenico: “Sulla mancata operatività della caserma dei Carabinieri nel Comune di Cetraro”, di cui do lettura:
“Premesso che:
con un contratto del 27.11.2001 (integrato negli anni 2004, 2007 e 2009) una società di costruzioni si impegnava a concedere in locazione al Ministero dell’Interno un immobile, di sua proprietà, ma in via di realizzazione, sito nel comune di Cetraro e da destinare ad uso “caserma dei Carabinieri di Cetraro”.
in data 7.04.2011 il Comune di Cetraro rilasciava il Certificato di agibilità relativo all’immobile da destinarsi a “Nuova sede Caserma Carabinieri”;
a seguito di una serie di atti, derivanti dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, si apriva un contenzioso tra la società costruttrice e il Ministero dell’Interno;
detto contenzioso, ancora in atto, impedisce oggettivamente ai Carabinieri di prendere possesso della sede della nuova caserma;
i locali attualmente in uso ai carabinieri di Cetraro hanno una superficie pari a circa 300 mq, dunque inidonei allo scopo per dimensioni e caratteristiche, mentre l’immobile oggetto del contenzioso, oltre ad avere una destinazione specifica, ha una superficie superiore ai 4.000 mq;
il Comune di Cetraro e il Tirreno cosentino, a causa dell’alto tasso di criminalità presente nel territorio, necessitano di un presidio di pubblica sicurezza adeguato a contrastare la criminalità organizzata;
la nuova sede dei carabinieri è dotata di ampi spazi e di tecnologie altamente innovative idonee a garantire efficienza nell’attività di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata;
la cittadinanza, il comune di Cetraro e i comuni limitrofi, la chiesa e le associazioni del luogo, nonché gli operatori del settore, attendono che lo Stato onori gli impegni presi con l’intera comunità del Tirreno cosentino, oltre che con i soggetti interessati alla realizzazione della struttura;
la lunga ed incomprensibile attesa di soluzione del contenzioso genera sfiducia e distacco da parte dei cittadini nei confronti dello Stato in tutte le sue articolazioni;
Il Consiglio regionale invita la Giunta regionale a mettere in atto tutte le azioni necessarie per superare gli impedimenti in essere e a rappresentare al Ministro degli Interni l’urgente necessità delle popolazioni del Tirreno cosentino ad avere, in tempi brevi, un presidio di legalità certo ed efficiente”.
Prego, onorevole Talarico.
In realtà, all’atto della richiesta di inserimento l’ho già illustrato, mi rimetto, quindi, all’illustrazione precedente.
Pongo in votazione l’ordine del giorno in discussione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle 18,36
Hanno chiesto congedo i consiglieri Aiello F., Aiello P., Caridi, Chiappetta, Maiolo, Torchia.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Guccione, De Gaetano, Censore, Sulla, Principe, Naccari Carlizzi, Scalzo, Franchino – “Disposizioni in materia di equilibrio nella rappresentanza di genere nelle elezioni per il Consiglio regionale e il Presidente della Regione. Modifiche alla legge regionale 7 febbraio 2005, n. 1 (Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale)” (P.L. n. 441/9^)
E’ stata presentata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
Grillo – “Modifica alla legge regionale 10/2003 (Norme in materia
di aree protette)” (P.L. n. 442/9^)
E’ stata assegnata alla
quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Talarico F. – “Modifiche
ed integrazioni alla legge regionale
10 gennaio 2013, n. 2 (Disciplina del Collegio dei revisori dei conti del
Consiglio regionale della Calabria)” (P.L. n. 443/9^)
E’ stata presentata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza
la seguente proposta
di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Elezione di tre delegati
per l’elezione del Presidente della Repubblica (art. 83 della Costituzione)”
(P.P.A. n. 210/9^)
Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in
seguito alle ultime avverse condizioni meteorologiche del mare che hanno
interessato la costa tirrenica calabrese, il tratto di strada statale 18 al
confine sud della Provincia di Cosenza (ricadente nel Comune di Amantea) ha subito notevoli danni, provocando il crollo di
parte della corsia in direzione Reggio Calabria;
lo
stato d'erosione del tratto costiero, in continua evoluzione da diversi anni,
che minaccia la SS18 ed attività imprenditoriali, è stato più volte evidenziato
alla Regione Calabria, da parte degli Enti e dalle Autorità competenti;
la
SS18 rappresenta un'importante arteria di comunicazione che spesso sopporta
anche tutto il traffico autostradale dell'A3 in caso di maltempo o chiusura del
tratto Falerna - Cosenza per i lavori di
ammodernamento dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria;
la
SS18 rappresenta un'infrastruttura strategica per la viabilità e le
comunicazioni di un comprensorio ad alto sviluppo turistico e commerciale, e
che la stessa dovrà essere utilizzata dalla carovana del Giro d'Italia il 7
maggio 2013 per la tappa Policastro Bussentino -
Serra San Bruno;
ad
oggi la viabilità è regolata, in quel tratto, attraverso un senso unico alternato,
con scarse condizioni di sicurezza;
la
strada provinciale 163/1, che rappresenta l'unica alternativa valida in caso di
impedimenti alla viabilità lungo la statale 18, non è percorribile per via del
mancato ripristino del ponte sul fiume Savuto;
il
Comune di Amantea, ha promosso la prima Conferenza
dei Servizi su tale problema il 24 novembre 2010, in cui erano rappresentati il
Comune di Amantea, l'ANAS, la Capitaneria di Porto di
V.V., la Provincia di Cosenza, assente la Regione
Calabria sebbene invitata formalmente;
nella
Conferenza dei Servizi del 24 novembre 2010, già tutte le autorità presenti
concordavano circa un intervento risolutorio e non tampone, evitando sperperi
di denaro pubblico ed assicurando la propria disponibilità economica e strumentale
alla realizzazione di un progetto di difesa della costa;
il
29 maggio 2012 si è tenuta una seconda Conferenza dei Servizi, in cui erano
rappresentati: il Comune di Amantea, l'ANAS, la
Provincia di Cosenza, l'Autorità di Bacino Regionale, il Dipartimento LL.PP.
della Regione Calabria, operatori turistici. Nella Conferenza è stata ribadita
la disponibilità all'assistenza tecnica degli Enti ed è stata prevista una
necessaria suddivisione degli impegni economici per permettere la realizzazione
dell'intervento;
come
dichiarato nella conferenza dei servizi del 29 maggio 2012, la provincia di
Cosenza ha elaborato uno studio di fattibilità e la redazione di un progetto
per la salvaguardia della costa a sud del Porto per un ammontare complessivo di
3 milioni di euro;
ottenuto
il placet da parte delle autorità competenti, il progetto preliminare è stato
inoltrato dalla Provincia di Cosenza alla Regione Calabria nel mese di luglio
2012 con prot. 72283;
per
la realizzazione dell'intervento è necessario uno stanziamento di fondi anche
da parte della Regione Calabria;
tutti
i solleciti fatti dagli Enti competenti, Comune di Amantea,
Anas e Provincia di Cosenza, da luglio 2012 sono rimasti vani -:
quali
provvedimenti urgenti si intendono adottare per porre fine ad una emergenza che
ha visto dissipare ingenti risorse pubbliche per interventi di somma urgenza e
che, a tutt'oggi, a quasi un anno dalla redazione del progetto, non è stato
ancora previsto lo stanziamento dei fondi necessari, da parte della Regione
Calabria, per cofinanziare l'intervento previsto;
la
chiusura della SS18, unica principale arteria sulla costa tirrenica, potrebbe
mettere in serie difficoltà aziende, operatori turistici e commerciali.
(337;
20.03.2013)
Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’agricoltura. Per sapere – premesso che:
con decreto del dirigente generale del Dipartimento N. 6 Agricoltura, Foreste e Forestazione, poi ratificato con decreto del Presidente della Giunta regionale in data 18 gennaio 2011, è stato nominato il Garante sull'esercizio venatorio nella persona della dott.ssa Antonella Mangano;
detto incarico è stato assegnato ai sensi dell'art. 6 bis della Legge 9/1996, che testualmente recita: “La Regione, a tutela degli interessi dei destinatari della presente legge e per monitorarne lo stato di attuazione, su proposta dell'Assessore all'Agricoltura, Forestazione, Caccia e Pesca e per la durata della legislatura, nomina, tra i professionisti di chiara competenza, in possesso di laurea, con esperienza specifica nei settore venatorio almeno decennale, il Garante sull'esercizio venatorio”;
per tale incarico sarebbe stato stabilito un compenso annuo pari a 80 mila €, come risulterebbe dall'impegno di spesa corrispondente;
nondimeno, di detto incarico si sono recentemente occupati alcuni giornali regionali, evidenziando, non a torto, come la spesa sostenuta dalla Regione per lo stesso sia in contrasto con altre misure recentemente adottate, volte a sfoltire il numero di consulenze esterne ed a ridurre la spesa per il mantenimento di enti sub regionali;
il rilievo mosso dalla stampa, e da settori dell'opinione pubblica, è altresì suffragato dalle recenti scelte dei governi nazionali in tema di contenimento della spesa pubblica (spending review), alle quali la Regione, per altri comparti, si è dovuta comunque adeguare;
a partire da incarichi come quello in esame, sarebbe opportuna una drastica riduzione degli incarichi esterni non giustificati da plausibili ragioni amministrative, insieme alla cancellazione di enti ed istituti inutili ai fini di un proficuo svolgimento dell'azione di governo -:
quali effettive attività amministrative, di controllo e di coordinamento ha svolto il Garante per l'esercizio venatorio dal momento della sua istituzione fino ad oggi;
se non sia il caso di abolire detta figura, valutata la sua non indispensabilità ai fini del monitoraggio sull'attività venatoria, che, con ogni evidenza, potrebbe essere svolto da personale, certamente qualificato, in forza al Dipartimento N. 6.
(338; 21.03.2013)
Imbalzano. Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore ai trasporti.
Per sapere – premesso che:
l'art. 19, comma 1 della Legge 4 novembre 2010,
n. 183 riconosce la specificità del ruolo
svolto dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, unitamente
alle Forze Armate ed a tutte le Forze di Polizia, in dipendenza della
peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti
da leggi e regolamenti, per la funzione di tutela delle istituzioni
democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna,
nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti ed i
correlati impieghi in attività usuranti;
in forza di questa specificità ed anche ai sensi
della recente legge approvata dal Consiglio regionale, gran parte delle aziende
di autolinee private convenzionate con la Regione Calabria consentono,
doverosamente, la libera circolazione del personale dello stesso Corpo;
esistono alcune di queste imprese
che si ostinano a rifiutare questo diritto normativamente riconosciuto, determinando una ingiustificabile discriminazione, con notevole
aggravio delle spese di trasporto da parte di decine di lavoratori;
preso atto che l'Assessore ai Trasporti di
recente ha reso noto che è stata chiarita con una circolare la modalità di
attuazione della Legge numero 67 del
2012, che consente la libera circolazione gratuita sui mezzi di trasporto
pubblico da parte degli appartenenti alle Forze dell'Ordine, a
partire dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per esigenze di servizio e identificandosi con la
tessera di riconoscimento rilasciata dalla rispettiva Amministrazione di
appartenenza, invece della divisa,
consentendo, in tal modo, di superare quella che, in effetti, rappresentava una
significativa anomalia della norma che non consentiva al personale in borghese
l'utilizzo del mezzo pubblico alle stesse condizioni del personale in divisa -:
se intende assumere una definitiva iniziativa nei confronti di quelle ditte di autolinee
private in regime di convenzione con la Regione
che si ostinano a rifiutare l'applicazione della norma al personale del Corpo Nazionale dei VV.FF. non in divisa
ma muniti della prescritta tessera del Corpo stesso;
se
non ritenga necessario, altresì, ove dovesse persistere tale anomalo
comportamento, adattare misure adeguate per imporre il rispetto di una
normativa ormai riconosciuta in modo pressoché generalizzato.
(336;
19.03.2013)
L’onorevole Nicola Adamo,
ha aderito al gruppo consiliare “Partito democratico”,
giusta comunicazione acquisita in data 21 marzo 2013, protocollo generale
numero 13662.
L’onorevole consigliere
Demetrio Naccari Carlizzi è stato assegnato, quale componente
della prima Commissione consiliare, in sostituzione dell’onorevole Demetrio
Battaglia, giusta comunicazione acquisita agli atti in data 21 marzo 2013 al
protocollo generale n. 13661.
L’onorevole consigliere
Demetrio Naccari Carlizzi è stato assegnato, quale componente
della seconda Commissione consiliare, in sostituzione dell’onorevole Bruno
Censore, giusta comunicazione acquisita agli atti in data 21 marzo 2013 al
protocollo generale n. 13660.
Art. 1
(Modifiche l.r. 2/2013)
1. Alla legge regionale 10
gennaio 2013, n. 2 (Disciplina del collegio dei revisori dei conti del
Consiglio regionale della Calabria), sono apportate le seguenti modifiche ed
integrazioni:
a) nel titolo della legge,
dopo la parola "conti" sono aggiunte le parole "della Giunta
regionale e”;
b) il comma 1,
dell'articolo 3 è sostituito dal seguente:
1. Il collegio dei
revisori dei conti vigila sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica
della gestione. Redige una relazione sul progetto del bilancio preventivo della
Giunta regionale e del Consiglio regionale. Redige, altresì, una relazione sul
conto consuntivo della Giunta regionale e del Consiglio regionale contenente
valutazioni sulla corrispondenza del conto alle risultanze della gestione,
nonché proposte per migliorare l'efficienza e l'economicità della gestione. Il
Collegio dei revisori dei conti esercita il controllo sugli atti dispositivi di
spese e sui risultati di gestione. Su richiesta della Giunta regionale e del
Consiglio regionale, formula pareri su atti inerenti all'ordinamento contabile
e finanziario della Giunta regionale e del Consiglio regionale della Calabria.
c) dopo l'articolo 3 è
inserito il seguente articolo:
"Art. 3 bis
(Ulteriori funzioni del Collegio)
1. In attuazione
dell'articolo 14, comma 1, lettera e), del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138
(Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo)
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, il
Collegio dei revisori dei conti di cui all'articolo 1, quale organo di
vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione
della Regione Calabria, svolge nei confronti della Giunta regionale le seguenti
ulteriori attività:
a) esprime parere
obbligatorio, consistente in un motivato giudizio di congruità, coerenza e
attendibilità delle previsioni sulle proposte di legge di bilancio, di
assestamento e di variazione del bilancio, di rendiconto generale e sui
relativi allegati;
b) effettua verifiche di
cassa almeno trimestrali;
c) vigila, mediante
rilevazioni a campione, sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica
della gestione relativamente all'acquisizione delle entrate, all'effettuazione
delle spese, all'attività contrattuale, all'amministrazione dei beni, alla
completezza della documentazione, agli adempimenti fiscali ed alla tenuta della
contabilità;
d) vigila sulla corretta
certificazione degli obiettivi relativi al rispetto del patto di stabilità
interno;
e) esercita il controllo
sulla compatibilità dei costi della contrattazione collettiva integrativa con i
vincoli di bilancio e quelli derivanti dall'applicazione delle norme di legge;
f) effettua le
certificazioni di cui all'articolo 22, comma 3, lettera d), del decreto
legislativo 23 giugno 2011, n. 118 (Disposizioni in materia di armonizzazione
dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti
locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio
2009, n. 42), secondo quanto disposto dai relativi decreti attuativi, con
riferimento alla gestione sanitaria accentrata presso la Regione;
g) esercita ogni altra
funzione demandata dalla legge o dai regolamenti.
2. I pareri del Collegio
sono resi entro venti giorni lavorativi dal ricevimento dell'atto, decorsi i
quali si può prescindere dall'espressione del parere ai fini dell'adozione del
disegno di legge.
3. La Giunta e il
Consiglio regionale favoriscono l'attività istruttoria del Collegio assicurando
allo stesso, in modo costante e tempestivo, l'informazione e la documentazione
in ordine alla predisposizione degli atti sui quali il Collegio deve esprimere
il parere.";
d) al comma 1
dell'articolo 4, dopo la parola: "documenti" sono aggiunte le parole:
"della Giunta regionale e”;
e) al comma 1
dell'articolo 4 dopo le parole: "atti e documenti" sono inserite le
seguenti parole: "della Giunta regionale e”;
f) al comma 2
dell'articolo 4 prima delle parole: "Consiglio regionale" aggiungere
le seguenti parole: "la Giunta regionale e";
g) al comma 2
dell'articolo 4 sostituire la parole: "assicura" con la seguente
parola: "assicurano";
h) al comma 2
dell'articolo 5 dopo le parole: "ogni tre mesi" aggiungere le
seguenti parole: "sia nella sede del Consiglio regionale che nella sede
della Giunta regionale per quanto attiene, rispettivamente, alle funzioni di
cui all'articolo 3".
Art. 2
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra
in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione.
CAPO I
PRINCIPI GENERALI
Art. 1
Finalità
1. La Regione Calabria,
con la presente legge, in armonia con la convenzione ONU sui diritti
dell'infanzia del 20 novembre del 1989, con la Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione Europea del 7 dicembre 2000 e la normativa statale vigente,
promuove e disciplina:
a) la realizzazione ed il
funzionamento del sistema dei servizi socioeducativi
per la prima infanzia;
b) il coordinamento dì
interventi educativi unitari e globali per garantire e tutelare i diritti dei
bambini, la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza;
c) la partecipazione delle
parti sociali al processo decisionale pubblico, attraverso lo strumento della
concertazione;
d) la realizzazione, con
il concorso degli enti locali e dei soggetti privati singoli o associati, di un
sistema dei servizi socio-educativi di interesse pubblico, finalizzato alla
tutela dei diritti soggettivi di benessere, cura ed educazione dei minori,
nonché a prevenire e rimuovere qualsiasi condizione di svantaggio e di
discriminazione.
Art. 2
Obiettivi
1. La Regione Calabria
promuove e sostiene gli interventi per la qualificazione e lo sviluppo dei
servizi socio-educativi per la prima infanzia garantendo la pari opportunità
tra bambini, sia in forma singola che integrata, anche attraverso le azioni
degli enti locali e valorizza l'autonoma iniziativa degli organismi non
lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle
organizzazioni dì volontariato, dei privati e delle associazioni familiari.
Art. 3
Destinatari delle prestazioni
1. Il sistema pubblico dei
servizi socio-educativi per la prima infanzia ha carattere di universalità e
consente alle famiglie di esercitare il diritto soggettivo a beneficiare delle
prestazioni di cura, educazione, formazione e benessere sociale in favore dei
minori da zero mesi a tre anni nel rispetto della loro identità individuale,
culturale e religiosa e secondo quanto previsto dall'articolo 3 della
Costituzione e dall'articolo 3 legge regionale 5 dicembre 2003, n. 23.
CAPO II
TIPOLOGIE DI SERVIZI
Art. 4
Servizi per l'infanzia
1. La Regione Calabria
rispetta quanto previsto dal "Nomenclatore interregionale degli interventi
e dei servizi sociali" del CISIS (Centro interregionale per i sistemi
informatici, geografici e statistici), approvato in sede di Conferenza delle
Regioni e delle Province autonome il29 ottobre 2009.
2. Il sistema educativo
integrato dei servizi per bambini da 0 a 3 anni permette di dare risposte
unitarie condividendo regole e obiettivi comuni, di offrire servizi flessibili
e differenziati tra loro ma congruenti ai bisogni in evoluzione dei bambini e
delle loro famiglie.
3. Il sistema educativo
integrato è costituito da:
a) nidi d'infanzia;
b) servizi integrativi al
nido, quali i centri per bambini e genitori, gli spazi gioco per bambini, i
servizi in contesto domiciliare.
Art. 5
Nido di infanzia
1. Il nido d'infanzia è un
servizio educativo e sociale di interesse pubblico, aperto ai bambini in età
compresa tra gli zero mesi e i tre anni.
Il nido garantisce:
a) la formazione e
socializzazione dei bambini attraverso lo sviluppo delle potenzialità
cognitive, affettive, relazionali e sociali;
b) la cura dei bambini in
un contesto esterno a quello familiare e l'affidamento continuativo a figure
diverse da quelle parentali;
c) il sostegno alle
famiglie nella cura dei figli e nelle scelte educative.
3. Gli enti gestori,
pubblici o privati, individuano per i nidi a tempo pieno e i nidi a tempo
parziale moduli organizzativi e strutturali differenziali rispetto ai tempi di
apertura dei servizi e alla loro ricettività ed elaborano adeguati progetti
pedagogici.
4. I nidi e i servizi
integrativi di cui all'articolo 7 possono essere ubicati nella stessa
struttura, in modo da ampliare le opportunità di offerta, assicurare la
continuità e contenere i costi di gestione.
5. I nidi di infanzia
possono essere istituiti anche all'interno dei luoghi di lavoro o in prossimità
degli stessi, aperti al territorio in una percentuale stabilita dalla Giunta
regionale nel regolamento di cui all'articolo 10.
Art. 6
Micro nido
1. I soggetti pubblici e
privati possono istituire micro nidi di infanzia, che prevedono l'accoglienza
di un numero ridotto di bambini, anche quali servizi aggregati ad altri servizi
per l'infanzia già funzionanti o di nuova istituzione.
2. La ricettività minima
del micro nido è determinata dal regolamento di attuazione di cui all'articolo
10.
3. I micro nidi possono
essere istituiti anche nei luoghi di lavoro o in prossimità degli stessi.
Art. 7
I servizi educativi integrativi al nido e polo d'infanzia
1. I servizi educativi
integrativi al nido ampliano l'offerta formativa, offrono risposte flessibili e
diversificate sotto il profilo strutturale e organizzativo. E' obbligatoria la
presenza di personale educatore con specifiche competenze professionali.
2. I servizi educativi
integrativi al nido sono:
a) i servizi educativi
presso il domicilio della famiglia o dell'educatore o in altro spazio a ciò
destinato completano l'offerta di sevizi per la prima infanzia e sono
caratterizzati da un alto grado di personalizzazione per il numero ridotto di
bambini affidati ad uno o più educatori in modo continuativo e possono
accogliere al massimo cinque bambini in spazi idonei e sicuri;
b) i centri per bambini e
famiglie accolgono bambini insieme ad un adulto accompagnatore per fini di
aggregazione sociale e ludica per i bambini e di comunicazione ed incontro per
gli adulti che condividono problematiche educative per l'età infantile e per i
quali non vi è affidamento di minori;
c) gli spazi gioco per
bambini offrono accoglienza ed un ambiente organizzato con finalità di cura,
educativa, Iudica di socializzazione per bambini da
diciotto a trentasei mesi. Non offrono il servizio di mensa, sono privi di
spazi per il riposo e prevedono una frequenza flessibile concordata con il
personale educatore.
3. Il polo d'infanzia
comprende in un'unica struttura più servizi educativi per bambini in età da
zero mesi a sei anni al fine di condividere i servizi generali e gli spazi
collettivi, abbattere i costi di costruzione e gestione, per favorire la
continuità del progetto educativo e per offrire ai bambini di diversa età
esperienze programmate di gioco e di incontro.
Art. 8
Gestione dei servizi
1. I servizi educativi per
la prima infanzia possono essere gestiti:
a) dai comuni, anche in
forma associata;
b) da altri soggetti
pubblici;
c) da soggetti privati,
accreditati e convenzionati con i comuni;
d) da soggetti privati
autorizzati al funzionamento.
Art. 9
Partecipazione delle famiglie al costo dei servizi
1. L'accoglienza presso i
servizi socio-educativi per la prima infanzia prevede una partecipazione
finanziaria degli utenti, con forme di contribuzione differenziata in relazione
alle condizioni socioeconomiche delle famiglie e sulla base di criteri di
equità e tutela delle fasce sociali meno abbienti, nel rispetto della normativa
statale vigente e della legge regionale 5 dicembre 2003, n. 23, per l'accesso
alle prestazioni assistenziali, sanitarie e sociali agevolate.
Art. 10
Regolamento di attuazione
1. La Giunta regionale,
previo parere vincolante della Commissione consiliare competente per materia,
entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, adotta con uno o
più atti deliberativi un regolamento di attuazione per definire i requisiti
organizzativi e strutturali di tutti i servizi socioeducativi
per la prima infanzia.
CAPO III
SOGGETII, FUNZIONI E COMPITI
Art. 11
Funzioni della Regione
1. La Giunta regionale
approva il Piano triennale regionale dei servizi educativi per i bambini da
zero a tre anni che:
a) definisce i criteri di
programmazione in particolare per quanto riguarda l'estensione, la gestione e
la qualificazione di tutti i servizi per la prima infanzia;
b) promuove, tramite la
concertazione e l'integrazione istituzionale, il riequilibrio territoriale che
garantisce a tutti i bambini del territorio regionale di fruire delle stesse
opportunità;
c) valorizza il rapporto
tra enti pubblici e il privato sociale al fine di ampliare la libertà di scelta
nei percorsi educativi;
d) garantisce il
monitoraggio di tutti i servizi per una maggiore efficienza e adesione alla
realtà nella sua programmazione e in quella degli enti locali.
Art. 12
Funzioni dei comuni singoli o associati
1. I comuni, singoli o
associati, nel rispetto degli indirizzi del piano triennale e del programma
annuale regionale, adottano il programma, comunale o intercomunale, e lo
trasmettono alla Regione per l'approvazione. Il programma comunale o
intercomunale prevede:
a) la concertazione con i
soggetti interessati per potenziare la rete dei servizi per la prima infanzia e
promuoverne la qualità anche tramite il coinvolgimento dei gestori privati
accreditati;
b) la modalità di riparto
dei servizi per necessità di riequilibrio o fronteggiare particolari situazioni
di rischio sociale o di forte disagio per le distanze e per la carenza di mezzi
di trasporto;
c) la promozione dell'intero
sistema locale dei servizi educativi, quali centri di diffusione della cultura
dell'infanzia nel territorio e supporto alle responsabilità genitoriali;
d) l'istituzione dei
registri dei soggetti autorizzati a gestire i servizi educativi per la prima infanzia,
dei soggetti accreditati e dei servizi integrativi.
2. I comuni curano la
costituzione di un gruppo tecnico per attività di consulenza sulle procedure di
autorizzazione e di accreditamento. Il gruppo è composto dal dirigente del
settore infanzia del comune capofila, da due coordinatori pedagogici o
responsabili di servizi educativi, da due operatori del settore
igienico-sanitario e della sicurezza dell'ASP, da un tecnico del settore
edilizio.
3. I comuni singoli o
associati, quali garanti della pianificazione dei servizi e degli interventi,
della valutazione della qualità e dei risultati e della risposta ai bisogni di
cura e di educazione delle nuove generazioni devono:
a) esercitare la vigilanza
e il controllo sui servizi educativi e le loro strutture;
b) adottare un regolamento
comunale, elaborato anche a livello associato, sulle modalità organizzative e
in particolare i criteri di accesso e utilizzo dei servizi, la partecipazione
dei genitori alla vita del bambino, eventuali misure di sostegno per la
frequenza di bambini disabili e per situazioni di grave disagio o di
solidarietà quali l'affidamento etero-familiare;
c) programmare e gestire
direttamente o indirettamente i servizi educativi;
d) valorizzare e sostenere
la qualificazione del sistema comunale dei servizi per l'infanzia e
l'integrazione con gli altri servizi sanitari, sociali, scolastici e del tempo
libero;
e) concedere
l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento.
4. La Giunta regionale
stabilisce con regolamento i criteri, le modalità e le procedure per
l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento.
Art. 13
Servizio sanitario
1. Le ASP esercitano la
vigilanza igienico-sanitaria sulle strutture dei servizi per la prima infanzia
e realizzano, in collaborazione con gli enti locali, interventi e azioni di
prevenzione ed educazione alla salute e alla corretta alimentazione e
prevedono, se richiesti, presso i servizi socio-educativi, la presenza di
figure specializzate.
CAPO IV
STRUMENTI E PROCEDURE
Art. 14
Autorizzazione
1. I soggetti privati
gestori di servizi educativi per la prima infanzia, che accolgono bambini di
età inferiore a tre anni, necessitano di autorizzazione al funzionamento,
indipendentemente dalla loro denominazione.
2. L'autorizzazione è
concessa dal comune, sentito il parere del gruppo tecnico di cui all'articolo
12, comma 2, in presenza dei seguenti requisiti:
a) sussistenza dei
requisiti strutturali ed organizzativi stabiliti nel regolamento di cui
all'articolo 10;
b) dotazione di personale
in possesso dei titoli di studio previsti dalla normativa vigente;
c) applicazione al
personale dei contratti collettivi nazionali di settore;
d) dotarsi di personale
sufficiente di cui al Titolo V e garantire una quota di orario per la
formazione, la programmazione delle attività educative e l'incontro con i
genitori;
e) presentazione di una
tabella dietetica approvata dalla ASP;
f) copertura assicurativa
del personale e dei bambini;
g) prevedere la
partecipazione dei genitori.
3. La Regione Calabria
stabilisce con regolamento i criteri, le modalità e le procedure per
"autorizzazione al funzionamento.
Art. 15
Accreditamento
1. L'accreditamento è
concesso dal comune, sentito il parere del gruppo tecnico di cui all'articolo
12, comma 2, della presente legge, su richiesta del gestore del servizio
educativo privato, in presenza dei seguenti requisiti aggiuntivi rispetto a
quelli richiesti per l'autorizzazione al funzionamento:
a) Carta dei servizi
contenente in particolare il progetto pedagogico educativo che descriva le
finalità e gli obiettivi generali, le intenzionalità educative e i significati
dell'organizzazione scelta, la loro realizzazione nel progetto educativo, la
programmazione delle attività educative, l'articolazione della giornata, la
partecipazione dei genitori e il rapporto con il territorio. gli strumenti del
gruppo di lavoro, di autovalutazione ed etero-valutazione;
b) accoglienza di tutti i
bambini, compresi quelli disabili;
c) supervisione
pedagogica, a cura del coordinatore pedagogico, in modo continuativo;
d) adesione ad iniziative
formative programmate dalla Provincia per promuovere la cultura dell'infanzia e
dei suoi diritti.
2. L'accreditamento
costituisce condizione per l'accesso ai finanziamenti pubblici da parte di
servizi educativi gestiti da privati.
3. L'accreditamento è
condizione di funzionamento per i servizi gestiti da enti pubblici.
Art. 16
Revoca dell'autorizzazione e dell'accreditamento e sanzioni
1. Chiunque eroghi un
servizio socio-educativo senza la preventiva autorizzazione al funzionamento è
soggetto ad una sanzione amministrativa il cui importo è stabilito dal
regolamento regionale di cui all'articolo 10.
2. I comuni, anche su
richiesta della Regione, procedono a verifiche periodiche per accertare la
permanenza dei requisiti sulla base dei quali sono stati rilasciati
l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento. Se nelle verifiche
periodiche dei requisiti strutturali e organizzativi previsti per
l'autorizzazione al funzionamento e per l'accreditamento, viene rilevata la
perdita di uno o più requisiti, il comune assegna al soggetto gestore un
termine perentorio per il ripristino degli stessi pena la revoca
dell'autorizzazione e dell' accreditamento.
Art. 17
Registri comunali
1. Presso ciascun comune
sono istituiti i registri dei soggetti autorizzati a gestire i servizi socio
educativi per la prima infanzia, dei soggetti accreditati e dei servizi
integrativi che hanno presentato segnalazione certificata d'inizio attività.
Art. 18
Programma annuale
1. La Giunta regionale,
entro il 31 dicembre di ogni anno, in attuazione del piano triennale, adotta il
programma annuale che prevede:
a) la determinazione dei
contributi da erogare a favore dei Comuni singoli o associati;
b) l'indicazione delle
attività programmate;
c) la determinazione dei
fabbisogni.
Art. 19
Carta dei servizi
1. I soggetti pubblici e i
soggetti privati accreditati che partecipano al sistema pubblico dei servizi
socio-educativi per la prima infanzia, entro dodici mesi dall'approvazione
della presente legge, adottano e pubblicizzano adeguatamente la Carta dei
servizi al fine di garantire ai cittadini i principi di eguaglianza,
imparzialità, continuità, partecipazione, efficienza ed efficacia, secondo
quanto disposto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del
27 gennaio 1994.
CAPO V
PERSONALE DEI SERVIZI SOCIO-EDUCATIVI
Art. 20
Personale
1. Il personale educatore
dei nidi d'infanzia e dei servizi integrativi deve essere in possesso di idonei
titoli d i studio secondo la normativa vigente.
2. Al personale educatore
spetta la cura e l'educazione dei bambini, la relazione con i genitori, la
programmazione delle attività, la partecipazione attiva per la qualificazione
del servizio e i rapporti con le altre agenzie educative e scolastiche del
territorio.
3. Il personale addetto ai
servizi generali svolge compiti di pulizia e riordino degli ambienti e dei
materiali, di distribuzione del vitto, di collaborazione con gli educatori
nella preparazione dei materiali didattici e coopera per il buon funzionamento
del servizio. Il personale addetto alla cucina è responsabile della
preparazione e somministrazione degli alimenti, dell'igiene della cucina e
dispensa e del rispetto delle tabelle dietetiche approvate dall'ASP.
4. Le funzioni di
direzione, di gestione e di coordinamento pedagogico per garantire la qualità
dell'intervento educativo sono svolte da figure professionali laureate con
indirizzo psicopedagogico. Fino all'approvazione dei regolamenti attuativi sono
ritenuti validi i titoli previsti dalla normativa vigente.
5. Il personale partecipa,
secondo il metodo del lavoro di gruppo, ad incontri periodici di programmazione
e di verifica dell'attività educativa e del buon andamento dell'organizzazione
complessiva del servizio.
6. La formazione
permanente del personale in servizio è assicurata dalla provincia.
7. La Giunta regionale,
con il regolamento di cui all'articolo 10, definisce i titoli di accesso per il
personale e il rapporto numerico tra personale e bambini, in relazione alle
caratteristiche specifiche di ogni tipologia di servizio.
Art. 21
Coordinatori pedagogici
1. I comuni e gli altri
enti o soggetti gestori assicurano le funzioni di coordinamento dei servizi educativi
per la prima infanzia tramite coordinatori pedagogici cosi per come previsto
all'articolo 16 della presente legge.
CAPO VI
NORME FINANZIARIE E TRANSITORIE
Art. 22
Norma finanziaria
1. La presente legge
contiene disposizioni di natura ordinamentale e programmatorie nell'ambito dello sviluppo sociale e non
comporta oneri diretti a carico del bilancio regionale.
Art. 23
Norma transitoria e finale
1. Le strutture
socio-educative sia pubbliche che private che non sono in possesso dei
requisiti previsti dalla presente legge e che intendono continuare l'attività
di erogazione dei servizi, entro tre anni dall'entrata in vigore della presente
legge, devono adeguare i requisiti strutturali ed organizzativi a quelli previsti
dalla presente legge e dal regolamento successivo.
2. Nelle more
dell'adozione dei regolamenti previsti dalla presente legge, continuano ad
applicarsi le norme e i regolamenti vigenti per quanto concerne i requisiti
strutturali ed organizzativi correlati all'autorizzazione al funzionamento e
all'accreditamento.
Art. 24
Abrogazione
1. La legge regionale 27
agosto 1973, n.12 (Disciplina degli asili nido) è abrogata.
Art. 25
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra
in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Modifiche ed integrazioni agli articoli 14 e 15 della
legge regionale 19 marzo 2004, n. 11)
1. Il testo del comma 3
dell'articolo 14 della legge regionale 19 marzo 2004, n. 11 e successive
modificazioni ed integrazioni è sostituito dal seguente: "3. I
provvedimenti di nomina dei Direttori Generali, Aziende del Servizio Sanitario
Regionale sono adottati dal Presidente della Regione, previa deliberazione
della Giunta regionale, attingendo obbligatoriamente all'elenco regionale degli
idonei, ovvero agli analoghi elenchi delle altre Regioni, costituiti previa
pubblica selezione. Gli elenchi sono aggiornati con cadenza biennale. La
Regione assicura, anche mediante il proprio sito internet, adeguata pubblicità
e trasparenza ai bandi, alla procedura di selezione, alle nomine e ai curricula."
2. All'articolo 14 della
legge regionale 19 marzo 2004, n. 11 e successive modificazioni ed integrazioni
sono aggiunti i seguenti commi:
"3 bis. La Giunta
Regionale, con proprio atto, disciplina i contenuti degli avvisi pubblici
finalizzati alla formazione dell'elenco di cui al comma 3 e definisce i criteri
per la verifica dei requisiti di cui al successivo comma 3 ter.
3 ter.
Il Direttore Generale è nominato tra soggetti che non abbiano compiuto il
sessantasettesimo anno di età al momento della nomina in possesso di laurea
magistrale e di adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale svolta
negli ultimi dieci anni, nel campo delle strutture sanitarie o settennale negli
altri settori, con autonomia gestionale e con diretta responsabilità delle
risorse umane, tecniche o finanziarie.
3 quater.
Resta ferma l'intesa con il Rettore per la nomina del Direttore Generale
dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria in attuazione
dell'articolo 4 del D.Lgs.21 dicembre 1999, n. 517.
3 quinquies.
La Giunta Regionale, ai fini della selezione dei candidati per l'inserimento
nell'elenco degli idonei di cui al comma 3, si avvale di una Commissione
costituita ai sensi dell'art. 4,3 bis, comma 3, del Decreto Legislativo 30
dicembre 1992 e s.m. i."
3. All'articolo 15 della
legge regionale 19 marzo 2004, n. 11 e successive modificazioni ed integrazioni
sono aggiunti i seguenti commi:
"3 bis. Presso
l'Assessorato Tutela della salute e politiche sanitarie sono istituiti gli
elenchi regionali degli idonei, ad aggiornamento biennale, degli aspiranti alla
nomina a Direttore amministrativo e Direttore sanitario delle Aziende del
Servizio Sanitario Regionale in possesso dei requisiti di cui ai commi 2 e 3.
3 ter.
La Giunta regionale disciplina, con apposito atto, i contenuti degli avvisi pubblici
finalizzati alla formazione degli elenchi di cui al precedente comma. 3 quater. I Direttori Generali delle Aziende del Servizio
Sanitario Regionale nominano i Direttori amministrativi e sanitari, ai sensi
del comma 1, attingendo obbligatoriamente agli elenchi regionali degli idonei
di cui al comma 3 bis. La Regione assicura, anche mediante il proprio sito
internet, adeguata pubblicità e trasparenza ai bandi, alla procedura di
selezione e ai curricula. I provvedimenti di nomina
sono pubblicati nel Bollettino ufficiale della Regione Calabria e sui siti web
istituzionali delle singole Aziende, in apposita sezione ad essi
dedicata."
Art. 2
(Integrazioni all'art. 20, comma 3, legge regionale 7agosto
2002 n. 29)
1. All'articolo 20 della
legge regionale 7agosto 2002 n.29 e successive modificazioni e integrazioni. è
aggiunto il seguente comma: "3 bis. Le disposizioni di cui all'articolo
14, commi 1 e 2, della l.r. 11/2004 e s.m.i., trovano
applicazione anche nei confronti dei Commissari, ai quali è corrisposto lo
stesso trattamento economico previsto dalla vigente normativa per i Direttori
Generali delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere."
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra
in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione.
Il Presidente, dopo
l'intervento del Consigliere Principe, costituisce il seggio elettorale.
Vengono nominati scrutatori i Consiglieri Giovanni Nucera e Antonino De
Gaetano, quindi, esaurite le operazioni di voto e di spoglio, il Presidente comunica
l'esito: presenti 28, votanti 28 ha riporto voti: Antonio Barrile
voti 21 I schede bianche 7, Dopo di che, atteso il risultato come sopra
riportato, proclama designato quale componente nella Sezione Regionale di
Controllo della Corte dei Conti l'avvocato Antonio Barrile,
in possesso dei requisiti richiesti dalla vigente normativa in materia.
Il Consiglio regionale
premesso che:
con un contratto del
27.11.2001 (integrato negli anni 2004, 2007 e 2009) una società di costruzioni
si impegna a concedere in locazione al Ministero dell’Interno un immobile, di
sua proprietà, ma in via di realizzazione, sito nel comune di Cetraro e da destinare ad uso “caserma dei Carabinieri di Cetraro”;
in data 07.04.2011 il
Comune di Cetraro rilasciava il Certificato di
agibilità relativo all’immobile da destinarsi a “Nuova sede Caserma
Carabinieri”;
a seguito di una serie di
atti, derivanti dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, si apriva un
contenzioso tra la società costruttrice e il Ministero dell’Interno;
detto contenzioso, ancora
in atto, impedisce oggettivamente, ai carabinieri di prendere possesso della
sede della nuova caserma;
i locali attualmente in
uso dai carabinieri di Cetraro hanno una superficie
pari a circa 300mq, dunque inidonei allo scopo per dimensioni e
caratteristiche, mentre l’immobile oggetto del contenzioso, oltre ad avere una
destinazione specifica, ha una superficie superiore ai 4.000mq;
considerato che:
il Comune di Cetraro e il tirreno cosentino, a causa dell’alto tasso di
criminalità presente nel territorio, necessitano di un presidio di pubblica
sicurezza adeguato a contrastare la criminalità organizzata;
la nuova sede dei
carabinieri è dotata di ampi spazi e di tecnologie altamente innovative idonee
a garantire efficienza nell’attività di prevenzione e di contrasto alla
criminalità organizzata;
la cittadinanza, il comune
di Cetraro e i comuni limitrofi, la chiesa e le
associazioni del luogo, nonché gli operatori del settore, attendono che lo
Stato onori gli impegni presi con l’intera comunità del tirreno cosentino oltre
che con i soggetti interessati alla realizzazione della struttura;
la lunga ed
incomprensibile attesa di soluzione del contenzioso genera sfiducia e distacco
da parte dei cittadini nei confronti dello Stato in tutte le sue articolazioni;
per tutto ciò premesso
Invita
la Giunta regionale a
mettere in atto tutte le azioni necessarie per superare gli impedimenti in
essere e di rappresentare al Ministro degli Interni l’urgente necessità delle
popolazioni del Tirreno cosentino ad avere in tempi brevi un presidio di
legalità certo ed efficiente.