IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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SEDUTA
APERTA DI
LUNEDI’ 9 LUGLIO 2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO
Onorevoli
colleghi, ho voluto convocare una seduta urgente e straordinaria del Consiglio
regionale aperta a rappresentanti di istituzioni ed enti locali che ringrazio
per la loro presenza; ringrazio i sindaci dei comuni interessati, i Presidenti delle
Province, i parlamentari che sono qui insieme a noi, per un confronto sul
provvedimento approvato dal Governo che
cambia la geografia giudiziaria nel Paese e prevede la soppressione di ben
quattro sedi giudiziarie nella nostra regione: Castrovillari, Rossano, Paola e
Lamezia Terme.
Si tratta
di una decisione inopportuna ed irresponsabile in un momento, semmai, in cui
servirebbe una intensificazione dell’azione delle istituzioni sostenendo il
lavoro che spesso in solitudine svolgono magistrati e forze dell’ordine e che,
peraltro, negli ultimi tempi ha ottenuto risultati molto positivi.
La massima
Assise regionale è chiamata oggi a discutere e ad individuare un percorso
comune che possa far sentire forte il dissenso rispetto ad un provvedimento che
non tiene conto delle reali esigenze del nostro territorio.
Vogliamo
inviare un messaggio chiaro e forte al Governo nazionale per spiegare che
Siamo
consapevoli che le nostre non sono rivendicazioni di tipo localistico ma
derivano dalla conoscenza diretta della condizione sociale della nostra regione
soffocata dalla presenza forte e radicata della criminalità organizzata che
limita, da tempo, le libertà democratiche e civili dei cittadini.
Più volte
abbiamo discusso ed approvato in questa sede istituzionale documenti inviati
puntualmente al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e al
Governo prospettando i rischi derivanti dall’indebolimento del sistema
giudiziario in Calabria. Più volte lo stesso Presidente Scopelliti, i
rappresentanti calabresi in Parlamento e tutti gli schieramenti politici, le
numerose associazioni, gli ordini professionali e le rappresentanze sindacali e
di categoria hanno messo in evidenza che
Tutto ciò è
rimasto puntualmente inascoltato. Le nostre proposte, le nostre osservazioni, i
nostri suggerimenti, gli allarmi della intera classe dirigente e politica su
queste questioni sono state scambiate per generiche rivendicazioni.
Si tratta
di sottovalutazioni superficiali e di atteggiamenti probabilmente inconsapevoli
che danno l’idea di una vera e propria pericolosissima fuga dello Stato dalle
sue funzioni e dalle sue responsabilità in territori dove servirebbe una
intensificazione massiccia, straordinaria e forte dell’azione delle Istituzioni
contro il fenomeno mafioso.
Lottare e
battere la ‘ndrangheta, che corrode l’ossatura della nostra regione, non può
essere delegato ai cittadini, o considerato come un problema soltanto dei
calabresi e delle istituzioni che li rappresentano nel territorio.
Nel
ridisegnare una nuova geografia giudiziaria del Paese, aver voluto individuare
criteri, quali, per esempio, il numero di abitanti, il numero dei magistrati, e
l’essere Provincia, come condizione per la permanenza dei tribunali, è
profondamente sbagliato poiché, a mio avviso, il criterio principale che
avrebbe dovuto guidare il lavoro di chi ha deciso sarebbe dovuto essere, in primo
luogo, la presenza pervasiva e pericolosa della criminalità organizzata sul
territorio.
Volere più
Stato efficiente, funzionante, garante di principi e capace di far osservare le
regole e le leggi, significa sentire il senso dello Stato, conoscere i doveri e
progettare responsabilmente il futuro, attraverso valori essenziali da
trasferire alle nuove generazioni.
Le
particolari e difficili condizioni del Paese e i provvedimenti conseguenti che
si stanno adottando, per risanare le finanze dello Stato, ci stanno imponendo
sacrifici enormi e noi non vogliamo sottrarci a questo sforzo collettivo del
Paese.
La spending review,
che è nata per evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare
allo sviluppo, è necessaria per evitare che il nostro Paese corra quei rischi
che hanno contagiato altri paesi dell’Unione europea.
Ci rendiamo
tutti conto che non possiamo più ragionare come prima. Occorrono riforme,
innovazione, modernizzazione e soprattutto nuova mentalità degli amministratori
locali e devo dire che la nostra Regione lo sta facendo, fino in fondo,
tagliando sperperi e sprechi.
La
decisione di sopprimere i tribunali, però, purtroppo, è stata adottata senza
avere chiara la percezione delle conseguenze che possono derivarne sul piano
dell’ordine pubblico e dei pericoli di un’implosione sociale estesa, se si
sommano gli altri provvedimenti, già fortemente penalizzanti per il nostro
territorio: dalla chiusura degli ospedali, alla soppressione delle Province,
alle limitazioni nella comunicazione ferroviaria e autostradale.
Considerare
i tribunali di una regione con una particolare condizione sociale come
Per noi, le
sedi giudiziarie che si vogliono tagliare, come abbiamo ripetuto più volte,
sono “insopprimibili” e vogliamo che queste nostre ragioni siano spiegate con
una sola e forte voce, da tutta la comunità calabrese, in tutte le sue
componenti istituzionali, sociali e civili.
Una voce
forte, responsabile, senza atteggiamenti di sudditanza, contro una decisione
che consideriamo miope e formalista.
Abbiamo,
davanti a noi, passaggi decisivi prima che il provvedimento diventi definitivo
e dobbiamo, in questo arco di tempo, produrre ogni sforzo utile, per far
capire, nelle sedi competenti, le nostre ragioni.
Mi
riferisco, in particolare, ad una richiesta di audizione urgente alle
Commissioni giustizia di Camera e Senato, che chiediamo per rappresentare la
particolarità dei tribunali calabresi, rispetto ai tagli effettuati in altre
aree del Paese.
Già il
Ministro della Giustizia, derogando alle regole statistiche scelte come
parametro di efficienza degli uffici giudiziari da salvare, ha riconosciuto,
giustamente, una eccezione: il tribunale di Marsala, in Sicilia, che nonostante
abbia in organico un numero di magistrati inferiore ai parametri individuati,
proprio in considerazione della forte presenza della criminalità organizzata non
è stato oggetto di alcun provvedimento di accorpamento.
Noi
rivendichiamo per
Che la
‘ndrangheta sia radicata sull’intera Regione e venga definita la più potente
organizzazione criminale del mondo, lo dicono gli esperti, i magistrati che
conoscono il fenomeno e lavorano per sconfiggerla, spesso senza mezzi e forze
adeguate. Per sconfiggerla definitivamente e non abbandonare un territorio alla
deriva c’è bisogno che si producano atti concreti.
Chiediamo
al Parlamento e al Consiglio Superiore della magistratura, che in passato si
era già espresso contro la chiusura di sedi giudiziarie in zone con alto tasso
di criminalità, non un’attenzione “particolare” verso
Una
rinnovata organizzazione giudiziaria deve anche tener conto del peso derivante
da disparità storiche esistenti sul territorio nazionale e della necessità di
un riequilibrio che crei, con i mezzi più appropriati, le condizioni di libertà
e democrazia per promuovere uno sviluppo sociale ed economico duraturo.
Il
Consiglio regionale si sente vicino alle istituzioni ed ai cittadini di
Castrovillari, Lamezia Terme, Paola, e Rossano che, in maniera assai civile,
contestano questo atto di autentica ingiustizia, come è vicino ai magistrati,
ai presidenti di tribunale, agli avvocati e a tutti gli operatori delle
giurisdizioni interessate, per la corretta azione finora svolta a difesa dei
presidi di giustizia.
Ci attendono,
e chiudo, nell’immediato futuro giorni importanti, in cui sarà necessario
mettere insieme le nostre forze, il senso unitario delle nostre rivendicazioni
e della nostra identità di calabresi. Sono certo che l’intera deputazione
calabrese sarà fortemente unita e determinata.
Il nostro
obiettivo è quello di creare le condizioni per uno sviluppo economico,
culturale e sociale libero da condizionamenti illegali e non possiamo fare a
meno di una giustizia che sia presente e non fugga.
Sono sicuro che se lavoreremo tutti insieme, in un’azione di condivisione e sinergia tra le diverse istituzioni, per far capire fino in fondo le nostre ragioni, riusciremo a vincere questa battaglia. Grazie.
(Applausi)
La
parola al Presidente della Giunta regionale, onorevole Giuseppe Scopelliti.
Presidente,
colleghi consiglieri, parlamentari,
autorità presenti, sindaci, farò soltanto alcune riflessioni che si aggiungono
a quelle del Presidente del Consiglio
regionale che dimostrano e testimoniano la
necessità della convocazione della seduta odierna del Consiglio regionale.
In un periodo ed in un momento,
ovviamente, particolare come quello che vive il nostro Paese in questa fase
delicata, la spending review sembra
essere diventata la soluzione a tutti i problemi del Paese; certamente, per
alcuni aspetti è una risposta importante, benché su alcune tematiche arrivi in
ritardo rispetto ai provvedimenti adottati da alcune Regioni e sia
abbondantemente già superata dagli eventi.
Sul tema che riguarda i tribunali
calabresi abbiamo assunto da subito una posizione molto chiara e netta; tra
l’altro, qualche mese addietro, il 24 maggio, ho avuto modo di scrivere una
lettera al Ministro Severino chiedendo attenzione verso il nostro territorio e
dichiarandomi, anche, disponibile ad un incontro e ad un confronto.
Rispetto a questo provvedimento ci
sono dei limiti. Al di là di testimoniare la vicinanza e la solidarietà delle
popolazioni agli ordini rappresentati e a tutto il personale, insomma è il
momento in cui tutti dobbiamo comprendere che ci sono delle scelte che vanno
fatte e che sono legate a tagli che diventano fondamentali per rilanciare il
nostro Paese.
Alcune di queste scelte non possono
essere condivise, nel senso che se un Presidente di una Regione scrive ad un
Ministro e sollecita il Presidente del Consiglio dei Ministri ad ascoltare
quelle che sono le problematiche di un territorio, credo che questo diventi
anche un momento particolare e che sia un obbligo per le Istituzioni e per i
vertici di un Governo nazionale.
Quando leggiamo che il provvedimento
era già pronto per essere assunto e che, poi, il mancato accordo da parte dei
capigruppo della Commissione giustizia non lo ha reso efficace, il problema
ovviamente si sposta.
Il problema ci sarebbe stato anche se,
anziché essere quattro i tribunali calabresi coinvolti dal provvedimento, fosse
stato uno, perché di questo si è parlato e si è paventato; mi hanno chiamato,
in qualità di Presidente della Regione, e chiesto “Ma tu che ne pensi? Quale tribunale
deve essere fuori?” io, a più riprese in più circostanze, a più esponenti del
Parlamento – non soltanto calabresi – ho detto “Per me
Questa è la risposta che ho dato anche
perché mi aspettavo che in un momento particolare come questo il Ministro si
facesse carico di un incontro con i parlamentari, con il Presidente della
Regione per discutere concretamente, anche alla presenza dei capigruppo della
Commissione giustizia, ed ipotizzare un percorso, portare numeri, cifre, indicazioni
utili, fermo restando che, alla base di ogni mio ragionamento, c’è sempre stato
il fatto e la posizione assunta – che oggi
rinnovo come scelta da parte della mia amministrazione – che è quella che in
Calabria nessun tribunale deve essere chiuso. Sarebbe un segno di resa, una
testimonianza che ogni qualvolta si parla della Calabria si tende a chiudere e
a realizzare dei tagli. In questo caso, non si può pensare che l’idea della
chiusura di più presidi diventi un segnale positivo per il resto della regione
o meglio per le altre parti del territorio, quindi è un segnale decisamente
negativo che va combattuto sotto tutti i punti di vista.
Mi sono domandato, allora, quale
Governo oggi abbiamo di fronte se, rispetto ad un Presidente di Regione che
lancia un messaggio ad un Ministro, questo messaggio non viene recepito e, di
contro, si manda una regione nel caos più totale. Perché questo è il rischio.
Lamezia Terme aveva nei giorni scorsi lanciato questo messaggio. Quando gli
avvocati salgono sul tetto del tribunale significa far scoppiare situazioni di
emergenza in un territorio che è già a rischio di esplosione.
Questa scelta è sbagliata, perché
qualcuno mi deve spiegare perché in un anno e mezzo io, Presidente della
Regione, in qualità di Commissario, ho provveduto alla chiusura in Calabria di
14 ospedali e alla riconversione di parte di questi ospedali e perché un
Ministro non si debba assumere la responsabilità – che gli compete – di
stabilire, dopo un ragionamento, se siano da chiudere un tribunale o quattro tribunali.
Non si può pensare di dire: chiudiamo
quattro tribunali perché i Presidenti della Commissione non si sono messi
d’accordo. In un ragionamento intelligente, misurato ed equilibrato una classe
dirigente si ritrova intorno ad un tavolo romano con il Ministro ed è in grado
di effettuare una scelta, di recepire le necessità. C’è l’obbligo di chiudere
un tribunale? Ne chiudiamo uno. C’è l’obbligo di chiuderne due? Ne chiudiamo
due.
Noi continuiamo a dire che va
salvaguardata la regione, che va prevista una deroga per la regione Calabria
come per la regione Sicilia e come per la regione Campania. Poi non so se sia
vero quanto dice anche qualche autorevole magistrato ossia che in Piemonte ci
sono più tribunali a distanza di 15-
Spero che tutto questo possa servire,
anche la convocazione della seduta odierna del Consiglio regionale concordata
con il Presidente Talarico, che ringrazio, perché questa è una ulteriore
dimostrazione di sensibilità verso il nostro territorio, di vicinanza, di
preoccupazione e di azione concreta che una classe dirigente può mettere in
campo.
Ognuno di noi, come parte di un gruppo
dirigente regionale, può far questo e la presenza dei parlamentari è una
presenza importante. Ovviamente, ringraziamo i parlamentari presenti.
La presenza dei parlamentari – dicevo – è importante perché la nostra è un’azione che
può produrre sicuramente un effetto utile ma la loro presenza ci può garantire
un lavoro su un livello differente che è quello della sede parlamentare in cui,
su questo versante, io, francamente, non escludo che si possa dare un segnale
chiaro sia per i parlamentari del centro-destra, che sono qui presenti, sia per
i parlamentari del centro-sinistra, sia per quelli di centro, insomma, per
tutti coloro che sostengono questo Governo
in sede parlamentare.
Perché se
noi non abbiamo la possibilità di una camera di compensazione, cioè di un momento
di confronto e di dialogo con il Governo non si può pensare di fare scelte che
sono come delle accette imposte in questa maniera. Non è utile, certamente, al
territorio e non è utile nei rapporti istituzionali. Credo che questo, sulla
scorta delle valutazioni fatte, potrebbe far partire dalla Calabria un segnale
di forte dissenso che, ovviamente, deve essere discusso all’interno dei partiti
e degli stessi gruppi parlamentari.
Visto che
oggi si va verso un provvedimento che andrà in Commissione e quant’altro,
possiamo dare tutti insieme un segnale. Si può dire a questo Governo che noi
oggi saremo vigili ed attenti e non sosterremo in tutto e per tutto questa
linea perché come parlamentari, come gruppo dirigente calabrese, come
espressione di un territorio, supportati e rafforzati dalle nostre azioni,
siamo decisamente contrari a questa soluzione fin quando non si trova una
alternativa al problema.
E’ vero:
Quindi, da questo
punto di vista, non penserei che un ragionamento del genere sia di debolezza. Ogni volta che si parla della
Calabria anche nelle sedi romane si dice “Sì, tanto voi parlamentari calabresi
siete pochi, non rappresentate un esercito di pressione”. In questo momento,
però, possiamo far sentire la nostra voce non soltanto a livello istituzionale
e di Regione, così come abbiamo fatto e continueremo a fare a fianco ed insieme
ai nostri parlamentari, rappresentando un segnale ancora più dirompente che
dimostri che qui c’è grande coesione e spinta verso il cambiamento e grande
determinazione per conseguire dei risultati.
Il Presidente
Talarico lo sa molto bene, oggi discutiamo del tema dei tribunali ma, a breve,
il Presidente Talarico convocherà una seduta di Consiglio regionale dedicata al
tema delle Province, perché riteniamo che quello sia un altro tema di natura
diversa che va valutato e trattato in maniera distaccata da questo contesto.
Questo è un
problema che va affrontato in un certo modo e che, a mio giudizio, potrà vedere
tutti quanti uniti su una scelta condivisa e sull’idea di far emergere da
questa discussione una volontà ed una determinazione che è quella di far
comprendere ancora una volta che non siamo disponibili a tagli che siano
spropositati, che non producono effetti utili al territorio, che possono avere
solo una ricaduta di natura economico-finanziaria ma che non hanno certamente
una ricaduta utile allo sviluppo, alla crescita e alla sete di legalità che va
garantita a questa nostra comunità regionale.
Certo, poi,
ognuno può dire - come ha detto anche il Ministro attraverso sue considerazioni
rispetto alle scelte ed alle dichiarazioni fatte da tanti di noi -
indipendentemente se questi tribunali combattono o meno il crimine organizzato
nel senso che sono sedi che non hanno le Direzioni distrettuali antimafia e
quant’altro, ma in ogni caso il messaggio che passa è “che la giustizia sul
territorio chiude”. E’ un messaggio di sconfitta e di fuga da parte dello Stato
rispetto a parti di territorio in cui vi sono dei risultati importanti che
hanno delle ricadute utili, così come
Adesso mi
viene per un attimo l’esempio di Paola; noi abbiamo riscontro di un lavoro che,
sicuramente, non riguarda il versante della lotta al crimine organizzato, ma
che dimostra un lavoro certosino delle Procure che va a vantaggio dei
calabresi; mi riferisco alle indagini, degli ultimi mesi con i conseguenti
risultati in tema di depurazione.
Così come
vi sono notevoli risultati nelle altre Procure, ovviamente le altre tre
Procure. E’ indispensabile dare una risposta netta e condivisa, unitaria e di
coesione in modo da dimostrare che
Possiamo
continuare a tagliare sugli altri fronti come stiamo facendo, possiamo
continuare a conseguire risultati su risposte utili all’idea di un
funzionamento amministrativo che, finalmente, risponda alle esigenze reali e ai
bisogni del territorio.
Su questa
partita, però, il fronte deve essere unitario e capace di continuare a
sostenere la battaglia verso la legalità e verso il mantenimento dei nostri
presidi, di quelle strutture che sono utili a dare risposte ai bisogni della
comunità regionale.
(Applausi)
Grazie al Presidente Scopelliti, possiamo dare il via agli
interventi degli ospiti che ringrazio e invito a contenere l’intervento nel
termine di cinque minuti in modo tale da poter esprimere dei concetti chiari
visto che gli interventi sia dei parlamentari che di altri rappresentanti dei
comuni, del sociale ecc. sono tanti.
La parola ad Antonino Nasone, che è il
Segretario generale della Uil giustizia.
Signor
Presidente, autorità tutte, consiglieri
regionali, sindaci, altri colleghi sindacalisti, questi provvedimenti che sono
stati assunti da due Governi, Berlusconi prima e
Monti adesso, riguardano la riorganizzazione degli uffici giudiziari. Per come si
stanno determinando le cose, metteranno a rischio la giustizia in Italia in
maniera definitiva. Io li ho definiti provvedimenti nefasti che raderanno al
suolo la giustizia italiana.
Perché?
Intanto non è vero che si risparmiano i 40-50 milioni di euro di cui si sta
parlando perché alla fine di questo brutto film ci accorgeremo che i costi
saranno ancora maggiori. Ed io su questo ho cercato di sfidare direttamente,
nei pochi incontri che abbiamo avuto al Ministero della giustizia, il dottor Birritteri e il dottor Belsito,
direttore dell’Ufficio bilancio, al quale ho rivolto più volte l’invito di far
capire a noi sindacati se, concretamente, questo risparmio fosse vero. Ha fatto
spallucce ed alla mia domanda: “Dottor Belsito,
probabilmente i costi saranno maggiori” non mi ha saputo dare una risposta ed i
costi saranno maggiori.
Perché,
vedete, già sentir parlare del fatto che a Cosenza si sta trovando un edificio
che costerà 50 mila euro in un anno oppure del tribunale di Modica che è stato
costruito nuovo di zecca due anni fa ed è stato inaugurato da un
sottosegretario del precedente Governo o il tribunale di Castrovillari dove
sono stati spesi milioni di euro, il tribunale di Paola – un tribunale,
comunque, nuovo – e lo stesso tribunale di Rossano per non parlare di altri tribunali
sul territorio nazionale ed in Sicilia, ebbene, gli accorpamenti creeranno
problemi finanziari enormi e problemi organizzativi che metteranno
sostanzialmente al tappeto la giustizia italiana.
Perché
andare ad accorpare su scala nazionale sei mila dipendenti dell’amministrazione
giudiziaria e
Sapete cosa
sta accadendo? Che i tribunali che stanno sopprimendo sono quelli che
funzionano di più e che sono i più efficaci, perché in Italia i tribunali che
funzionano meglio e che hanno una maggiore efficacia sono i cosiddetti tribunali
medio-piccoli.
Se Rossano
è uno dei tribunali che nel campo civile ha la maggiore efficienza, se Paola,
Castrovillari e Lamezia Terme nel settore penale sono tra i primi 12/13 tribunali
d’Italia c’è un motivo, significa che questi uffici giudiziari funzionano.
Funzionano perché ci sono magistrati valorosi che lavorano con competenza e
perché c’è un personale giudiziario che lavora nonostante le carenze di organico,
perché di questo nessuno parla.
Su scala
nazionale c’è una carenza di organico di 8 mila unità. Per far funzionare
veramente la giustizia su scala nazionale, occorrerebbe da subito l’assunzione
di 8 mila persone ma di questo non se ne parla.
In questi anni
hanno tagliato le risorse nazionali della giustizia in maniera consistente, si
sono persino permessi il lusso, nel 2009 e nel 2010, di non spendere 2 miliardi
e 300 milioni di euro, fondi che sono andati in perenzione ossia significa che
non saranno più recuperati dal Ministero della giustizia.
Vogliamo
parlare, signori delle autorità e tutti voi che siete presenti, di come si
potrebbero recuperare i risparmi nella giustizia per qualche miliardo di euro? Reinternalizzando tutti i servizi della giustizia: la
stenotipia e la fonoregistrazione, le notifiche, le consulenze che al Ministero
della giustizia costano circa un miliardo l’anno.
Ebbene, di
questo non se ne parla. Si fa una operazione nella spending
review per recuperare – e non è nemmeno così – 40/50
milioni di euro.
Ai
parlamentari calabresi, ma non solo, vorrei fare una proposta riferendomi anche
a quello che ha detto il Presidente della Giunta, onorevole Scopelliti. Qui ci
vuole unità di intenti e bisogna mettere insieme le forze, anche con
Non si
possono sopprimere uffici giudiziari o tribunali nelle zone ad alta densità
criminale perché, se è vero come è vero che la legge delega va in questa
direzione e, se è vero come è vero che parla di specificità infrastrutturali dei
territori e anche di carichi di lavoro, ebbene, noi abbiamo in Calabria ed in
Sicilia ed in questi territori dei carichi di lavoro – la cosiddetta tipologia
processuale, i processi di mafia, di criminalità organizzata – di cui non si è
mai tenuto conto.
E’ bene,
allora, fare un qualcosa di serio e forte e il Consiglio regionale ha fatto
bene oggi ad indire questa Assise. Io spero che
Io sono
stato la settimana scorsa a Nicosia dove sono stati tenuti due convegni in due
giorni. Ho concluso il mio intervento nell’ultima giornata dicendo che qui non
c’è da far campanilismi o da difendere l’orticello di qualcuno, ma da mettere
insieme le forze.
Noi abbiamo
già parlato con il Presidente dell’Oua, avvocato Di
Pilla e come sindacati andremo avanti nella mobilitazione. Giorno 6 ci sono
stati dei presidi su tutto il territorio nazionale, non ci fermeremo con la
mobilitazione ma non ci fermeremo nemmeno facendo le battaglie da soli come
sindacati.
Su questo
sappiamo che c’è l’Oua, l’organismo unitario
nazionale, che sta sulla stessa linea. Sappiamo che ci sono i cittadini. Noi
faremo petizioni popolari e se del caso arriveremo a proporre persino un
disegno di legge di iniziativa popolare o un referendum abrogativo, faremo
ricorsi alla Corte costituzionale, alla Corte europea e metteremo in campo una class
action. Faremo, cioè, tutto quello che democraticamente si può fare per
difendere non solo i presidi calabresi ma per difendere la democrazia in questo
Paese perché laddove non funziona la giustizia non funziona nemmeno la
democrazia e la partita, quindi, è ancora più importante di quel che sembra.
Fa bene,
allora, il Consiglio regionale a dire a voce alta che non ci stiamo rispetto a
questa operazione nefasta, che i tribunali e le Procure della Repubblica in
Calabria non vanno toccati e che tutti e quattro i tribunali debbono essere
tutelati e debbono permanere.
Lo stesso
ragionamento vale anche per le altre Regioni ad alta densità criminale.
Concludo.
Avevo
proposto tre cose negli ultimi e pochi incontri che abbiamo avuto con una
amministrazione in cui non c’è un ministro ma un personaggio che comanda e fa quello che
vuole: il capo dipartimento.
Perché la politica per certi aspetti
ha delegato tutto a questo signore che prometteva a tutti che, comunque,
avrebbe tutelato i singoli presidi ma poi alla fine – come abbiamo visto – in Calabria
non ne ha tutelato nemmeno uno.
Ebbene, in quei pochi incontri abbiamo
fatto una proposta dicendo che bisognava sospendere questa partita per almeno
un anno o fare una moratoria per cercare di arrivare ad una riforma condivisa
proprio perché è una riforma molto importante, confrontandosi con gli addetti
ai lavori, con i cittadini, con i Consigli regionali e provinciali, con i
sindaci per arrivare a capire bene cosa si stava mettendo in campo.
Non l’hanno voluto accettare. Considerato
che si stavano difendendo persino le posizioni delle sezioni distaccate, nell’ultimo
incontro del 17 aprile – la collega della Cgil lo ricorderà – avevamo proposto
al dottor Birritteri di tutelare per
Si diceva da parte
dell’amministrazione che c’era un buon proposito per tentare di lavorare in
questa direzione.
Sono subentrati in campo poi gli uomini
dell’“ABC”, le forze politiche e stranamente la situazione è peggiorata – ed io
lo dico con amarezza perché la vicenda l’ho trattata anche direttamente con
questi politici – è peggiorata al punto tale che oggi ci ritroviamo qui a dire
che non è giusto, che non è corretto che in Calabria i presidi di legalità
debbano scomparire.
Quindi, Presidente Scopelliti, quel
che ha detto lei va bene ma spero che si faccia questa battaglia creando una
forte unità di intenti in Parlamento perché nelle altre Regioni c’è
mobilitazione, c’è critica. Pertanto bisogna sfruttare questo momento per
tutelare
(Applausi)
Grazie
al dottore Nasone.
Ha
facoltà di parlare il Presidente del tribunale di Rossano, dottore D’Alitto.
Il mio vuole essere un brevissimo intervento solo di saluto e di ringraziamento per quello che vorrete e potrete fare a tutela della giustizia in Calabria.
Vorrei aggiungere soltanto
e rappresentare cedendo, poi, la parola al Presidente
Trento, Presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Rossano, che ringrazio
anche perché saprà esprimere con una
passionalità diversa dalla mia l’intervento nell’interesse di Rossano, che con
questo provvedimento a Cosenza dovrebbero confluire
oltre 100 mila procedimenti tra civili e penali con 45 magistrati – se non vado errato – ma
comunque una cinquantina e 200 impiegati.
Questo
a tacere di tutti gli altri problemi che lo spostamento di tribunali comporta.
Questo
determina sicuramente un certo caos, un appesantimento della funzione della
giustizia che è già in crisi da molti anni. Se questo provvedimento ha una sua ratio, oltre alla spesa, è quella che
viene motivata con l’efficienza della giustizia.
Come
sapete tutti i piccoli tribunali fanno quel che possono ma bisogna anche
renderli funzionali. Il Consiglio valuterà concretamente a tutela di tutti ma è
difficile pensare ed ipotizzare che possano rimanere tutti in questo stato di
cose.
Allora, la preghiera – se così posso
dire – è quella di far funzionare la giustizia, che è una esigenza fondamentale
dello Stato che non può essere vicariata da
nessun’altra istituzione. In questo senso mi auguro che – considerato che ho
visto che avete già conoscenza completa delle problematiche – sappiate trovare
le parole e le argomentazioni giuste per sensibilizzare il potere centrale. Vi
ringrazio.
(Applausi)
Grazie al Presidente del tribunale di
Rossano. E’ iscritto a parlare il Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati
di Lamezia Terme, l’avvocato Gianfranco Barbieri.
Buongiorno a tutti quanti. In qualità
di Presidente del Consiglio dell’Ordine di Lamezia Terme e a nome
dell’Avvocatura lametina porgo i più cordiali ringraziamenti al Presidente del
Consiglio regionale, al Presidente della Giunta, a tutti gli onorevoli, alle
autorità presenti, alle autorità politiche, agli avvocati ed a tutti quanti. Prendo
la parola dopo aver ascoltato il Presidente del tribunale di Rossano e faccio
mio anche l’accorato appello che vi è stato appena esposto. E’ bene premettere
che non è nostra intenzione, come avvocati, quello di difendere un privilegio
ma tutelare dei presidi di legalità e di presenza dello Stato in territori,
come sono quelle calabresi e quello lametino, in particolare, particolarmente
fragili alle incursioni della criminalità organizzata. Questa iniziativa,
assolutamente lodevole, deve essere una ragionata riflessione da sottoporre ai
competenti organi per il tramite delle autorità politiche qui presenti. Deve
essere uno sforzo attraverso il quale il mondo delle professioni che ci vede in
prima fila e le autorità politiche rivendichino in maniera unitaria le giuste
considerazioni delle esigenze dei vari territori. Per quanto riguarda il tribunale
di Lamezia Terme, ho l’obbligo di ricordare come, a seguito della emanazione
del Decreto legge, è stato istituito immediatamente un Tavolo tecnico dal quale
sono venute fuori ben tre relazioni e due incontri che abbiamo avuto presso il
Ministero di giustizia. Questo perché– parlo in riferimento ai dati di Lamezia
Terme – proprio sulla base di quelli che sono i criteri della legge delega,
ritengo che Lamezia Terme ne abbia più di uno. Innanzitutto, ha quello della
produttività perché le valutazioni sui dati che sono stati effettuati presso il
Ministero sono risultati dati errati. Abbiamo dimostrato, prendendo come dati validi
quelli della ispezione della Commissione che c’era stata poco tempo prima, come
il tribunale di Lamezia Terme che non è stato mai a pieno organico -abbiamo 15
magistrati che effettivamente hanno lavorato- ha avuto una produttività
superiore a quella minima, per la quale sono stati salvati – da
Non voglio più continuare a parlare di
Lamezia Terme perché, da un certo punto di vista, sembrerei troppo campanilista,
ma mi sono sempre battuto, anche in altre sedi, per tutti e quattro i tribunali
calabresi perché il Consiglio dell’ordine degli avvocati ed il Consiglio dell’ordine
forense, in generale, non può non condividere un progetto che voglia, realmente,
ridare funzionalità ad una giustizia in crisi ma intende fortemente evitare determinate
situazioni prima ancora di esaminare – come in questi ultimi tempi sta facendo
il Governo – le varie ragioni di
talune inefficienze e attenzionare i tribunali con le
più macroscopiche disfunzioni e tentare di organizzare gli uffici giudiziari
con criteri di professionalità al passo con i tempi. A questo proposito voglio
ricordare come Lamezia Terme sia stato, negli scorsi anni, un tribunale-pilota
a livello nazionale per quanto riguarda l’informatizzazione e questo, in
Italia, lo sanno tutti! E’ fortemente vitale che si utilizzi l’arma della
soppressione, che appare assolutamente inutile e dannosa e non produce, peraltro,
i frutti sperati dal punto di vista economico. Sarebbe già stato più che
sufficiente - arrivati a questo punto –
il taglio dei Giudici di pace o, meglio, di tutti i Giudici di pace e
delle sezioni staccate.
Allontanare la giustizia dal cittadino
e dal territorio vuol dire privare la collettività di uno dei presupposti
imprescindibili dello sviluppo economico, qual è l’affermazione del diritto in
ogni angolo del Paese. Non esiste un solo imprenditore disposto ad investire i
propri capitali in territori nei quali la giurisdizione non sia presente e
vicina. Non è questo il modo di portare sviluppo in Calabria e, per quanto
riguarda Lamezia Terme, devo ricordare che è una città in controtendenza
rispetto al resto della regione per il numero degli abitanti che si stanno
trasferendo presso la città. Una operazione come quella posta in essere dal
Ministero della giustizia, che privando,
addirittura, di 4 tribunali -per non parlare delle sezioni staccate!-
Prima di concludere voglio soltanto
sottolineare come, sempre in relazione al nostro tribunale, lo stesso sia stato
più volte considerato, dal
(Applausi)
Grazie al Presidente del Consiglio
dell’Ordine degli avvocati. La parola adesso al Presidente del Consiglio
dell’Ordine degli avvocati di Rossano, l’avvocato Trento, che prego sempre di
stare nei 5 minuti.
Ringrazio per questo
incontro il Presidente del Consiglio regionale ed il Presidente
della Giunta regionale e, ovviamente, porto il saluto del Consiglio dell’Ordine
degli avvocati di Rossano. Non sono venuto per fare una difesa corporativa del tribunale
di Rossano. Potrei dire tranquillamente
che il tribunale di Rossano ha tutti i requisiti di cui alla lettera b), comma
2, dell’articolo 1, perché vi sono tutti i criteri oggettivi che giustificano
la permanenza del tribunale. Questi requisiti li conoscete; tutti li conoscono;
il Ministero li conosce. Sono qui anche in qualità di componente dell’Unione
degli Ordini forensi della Calabria per dire che, in effetti, vogliamo
difendere i tribunali calabresi, ma non come avvocati perché la soppressione degli
stessi – e questo è un concetto che, ritengo, debba passare e debba esser forte
– non riguarda gli avvocati. Si parla tanto della Cassa di previdenza degli avvocati,
ma la soppressione dei tribunali danneggia i cittadini dei circondari perché
sopprimere il tribunale di Rossano e sopprimere gli altri tribunali calabresi
significa negare giustizia a questi cittadini. Ci hanno accorpati in questo
schema di disegno di legge a Cosenza, oltre a Rossano, unitamente ad altri due tribunali,
quelli di Castrovillari e di Paola. Rossano ha una sopravvenienza annua media
di 16 mila processi ed ha una pendenza attuale dovuta anche alle carenze di
magistrati di 25 mila processi. Lo stesso più o meno hanno i tribunali di
Castrovillari e Paola. Unire a Cosenza questi tribunale significa dare a
Cosenza un carico di lavoro di oltre 150 mila processi l’anno. Cosenza non è
tra i tribunali più efficienti, mentre lo sono Rossano e gli altri tribunali,
come, peraltro, si evince, anche stamattina, da una statistica sul “Quotidiano
della Calabria” su come potrà funzionare la giustizia nella provincia di
Cosenza se tutti i tribunali vengono accorpati ad un tribunale che, ad oggi,
non è più efficiente degli altri. Ritengo che non sia possibile ma che bisogna
veramente sollevarsi e far in modo che questo schema venga veramente rimosso –
allo stato pare sia solo uno schema di Decreto legge, di decreto attuativo –. Chiedo
questo, soprattutto ai parlamentari. Esiste la famigerata – io dico – “regola
del tre”, regola che consente il salvataggio di tribunali come Larino, come
Spoleto. Benedetto Valentini, che si è reso il
promotore, il fautore della difesa dei tribunali minori, ha difeso solo se
stesso perché Benedetto Valentini era il Presidente del
Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Spoleto e per difendere il tribunale di
Spoleto ha istituito con un emendamento la famigerata regola del tre. Non è
possibile, allora, che vengano soppressi tribunali efficienti come quelli
calabresi mentre ci accusano di essere una regione di ‘ndrangheta per altri
motivi; poi ci dicono -e lo dice il Ministro Severino, mi dispiace che lo dica–
che la ‘ndrangheta sarà difesa di più con gli accorpamenti perché ci sono i
mezzi di comunicazione. Voi, onorevoli parlamentari calabresi, avete fatto
conoscere al Ministro Severino, quali sono i collegamenti, quali sono i mezzi
pubblici, per esempio, da Bocchigliero a Cosenza o da
Campana a Cosenza o da altri territori dei vari circondari per andare a
Cosenza? Avete fatto conoscere questa situazione al Ministro Severino? Come si
può dire che ci sono i mezzi di comunicazione efficienti quando a Rossano hanno
anche chiuso la ferrovia che non esiste nemmeno! Come si può parlare di mezzi
di comunicazione efficienti per andare al capoluogo perché, tanto, la giustizia
sarà comunque amministrata bene. La soppressione del tribunale di Rossano significa
fare un grosso favore alla ‘ndrangheta. Attualmente, nel circondario di Rossano
c’è un Consiglio comunale sciolto per mafia e, lo sapete tutti, è il Comune di Corigliano Calabro. Ci sono in corso anche due processi: “Santa
Tecla” e “Flash Market”, della Dda. Ogni anno si
celebrano processi di questo tipo; ma che significa sopprimere il tribunale
come per gli altri territori circondari calabresi? Significa fare un piacere
alla ‘ndrangheta e soprattutto significa danneggiare i cittadini. Non mi
stancherò mai di ripetere che da Rossano sono abituato ad andare a Catanzaro e
ad altre parti per difendere e non è questo il problema. Non sono gli avvocati
che subiranno un danno ma saranno solo ed esclusivamente i cittadini che
verranno privati della giustizia. Rimpiango sempre, ancora una volta, la
soppressione delle Preture fondamentali. Era il luogo di giustizia, era la
vicinanza dello Stato ai cittadini ma sopprimere anche i tribunali significa
veramente negare giustizia. E la delegata giustizia in uno Stato di diritto non
può essere consentita a nessuno. Grazie.
(Applausi)
Grazie all’avvocato Trento. La parola
al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Paola.
Sono Vito Caldiero, Presidente del Consiglio dell'Ordine degli
Avvocati di Paola. Il primo ringraziamento va al Consiglio regionale, al
Presidente Scopelliti, a tutti gli onorevoli consiglieri e ai parlamentari
presenti. Vi ringraziamo per questa generosa disponibilità. Ritengo che questo
Stato che chiude quattro tribunali in Calabria
si comporta come se estirpasse da quattro immobili la tabella della Repubblica italiana e
questo significa schiaffeggiare un territorio e fargli perdere la dignità. Ogni
territorio ha la propria dignità ed il servizio giustizia è essenziale, al pari
della pubblica istruzione e della sanità. Non si può perdere in un territorio
la propria dignità. Chiediamo allo Stato di riflettere su questa
argomentazione. La legge delega del 2011 è l’emanazione del vecchio Governo, ma
quel pensiero del vecchio Governo era solo quello di riordinare il sistema
giurisdizionale, non di stravolgerlo. Bisognava solamente ottimizzare i servizi
e rendere i tribunali più efficienti. Oggi, questo Governo tecnico, dimenticando
le line-guida del precedente Esecutivo, ha usato dei
parametri che in quella legge delega non ci sono assolutamente ed ha chiuso ben
un quarto dei tribunali in Italia e circa la metà in Calabria. Il mondo professionale difende anche
quel pezzo di Pil importante della giustizia e perderlo significherebbe minare
la sopravvivenza economica di quel territorio. Gli unici parametri che erano
importanti e che non sono stati totalmente seguiti riguardano le peculiarità
del territorio. In Calabria abbiamo una orografia particolare, l’assenza di vie
di comunicazioni e quel fenomeno brutto che, dispiace dirlo, si chiama
‘ndrangheta, che è l’organizzazione criminale mondiale più forte che esiste. Ebbene, in
questi quattro tribunali che oggi hanno soppresso, la ‘ndrangheta è viva. Pensi,
signor Presidente, che solo a Paola esistono oggi pendenti ben otto processi di
Direzione distrettuale antimafia. Anche per quanto riguarda l’efficienza, Paola
risulta essere al terzo posto – ed i tribunali d’Italia sono solo 160, gli
altri 5 sono metropolitani –; questi sono dati ministeriali del 2010 nel
settore penale per efficienza. La
‘ndrangheta si combatte se sul territorio si mantiene quel presidio di
giustizia che è il tribunale e
(Applausi)
Grazie
al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Paola.
Il rappresentante per il tribunale di Castrovillari non c’è ma c’è un
rappresentante dell’amministrazione comunale di Castrovillari, che è Eugenio
Salerno, al quale darei la parola così da concludere il giro dei territori.
Ringrazio, innanzitutto, il Presidente
Scopelliti per la sensibilità avuta, il Presidente Talarico, l’intero Consiglio
regionale, gli onorevoli presenti. Mi associo all’intervento iniziale tenuto
dal Presidente Scopelliti. Non è possibile che in Calabria si pensi a tagliare
i tribunali; non esistono tribunali inutili o pigri o che non abbiano rilevante
attività produttiva. In una provincia vastissima, come quella di Cosenza, soprattutto
qui, sarebbe un danno enorme per i cittadini eliminare e chiudere i tribunali
di Paola, Castrovillari e Rossano -e lo diceva bene prima il Presidente del
Consiglio dell’Ordine degli avvocati parlando di distanza e viabilità.
Brevemente perché non vorrei fare discorsi campanilistici ma vorrei fornire qualche
dato tecnico sul tribunale di Castrovillari. Il tribunale di Castrovillari, in
assoluto, ha una infrastruttura grandissima e basti pensare che soltanto lo
Stato, recentemente, ha finanziato il secondo tribunale. E’ l’unica città,
penso, che ha due tribunali e uno è in fase di ultimazione; dispone di una
delle più grandi aule bunker presenti
sul territorio nazionale, costruita nel 1996, e dispone anche di un carcere,
che è l’unico penitenziario della Calabria, oltre al carcere di Reggio
Calabria, con 300 detenuti e con una sezione femminile. E’ da evidenziare, poi,
che nell’aula bunker del carcere è
stato costruito un sottopassaggio per creare un tunnel sotterraneo e che il
secondo Palazzo di giustizia verrà consegnato a breve ed ha una superficie di
17 mila metri quadrati e sul territorio di Castrovillari c’è la sede della
Compagnia dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, il Commissariato di
Pubblica sicurezza, un Vicequestore e Polizia forestale. Esistono anche le
forze penitenziarie, circa 400 unità. Sono stati stanziati, recentemente, oltre
ai 14 milioni di euro, anche 400 mila euro per migliorare l’aula bunker, 200 mila euro per migliorare il
Palazzo di giustizia operante. Non la voglio far lunga, fornendo questi dati
tecnici, ma era doveroso lanciare qualche segnale per dare l’indicazione. Agli
amici di Rossano e di Paola, ma anche agli amici di Lamezia Terme, dico che non
è conveniente fare una “guerra tra poveri” perché, come diceva bene anche
l’onorevole Scopelliti, i tribunali vanno salvaguardati tutti in Calabria. E
questa è la posizione ufficiale anche dell’amministrazione di Castrovillari.
Non ci dobbiamo nascondere dietro un dito: dobbiamo pensare che il Governo è tecnico ma è sostenuto da tre
forze politiche, cioè dall’Udc, dal Pdl e dal Pd. E’
vero che c’è un Governo tecnico, ma il nostro Governo tecnico – e qui c’è la
deputazione calabrese – va incalzato e va anche sollecitato. Concordo col
Presidente che mi ha preceduto. Possiamo fare una deroga. Chiediamo con forza
al Governo che venga esercitata una deroga per
(Applausi)
Andiamo avanti con il giro dei
territori così dopo i parlamentari i consiglieri regionali, che avranno
l’opportunità di parlare, avranno anche notizie più precise. La parola al
sindaco di Paola, l’avvocato Basilio Ferrari.
Ringrazio anche io il Presidente del Consiglio
ed il Presidente della Giunta regionale per questa opportuna iniziativa. Dal punto di
vista delle caratteristiche del tribunale di Paola ha già parlato, sia
pure in forma sintetica, il mio Presidente del
Consiglio dell’Ordine degli avvocati ma siamo qui e credo che dobbiamo parlare
anche di Calabria perché
penso sia questo lo spirito di iniziativa. Sottolineare, soprattutto,
per quello che posso nel mio piccolo, senza voler dare suggerimenti a chi è
molto più esperto di me, quali possono essere le criticità nell’esposizione che
il Ministro Severino ha descritto rispetto a questi provvedimenti che dovranno,
poi, essere affrontati nelle Commissioni parlamentari, perché di questo si
tratta. Ho letto, successivamente, i
commenti del Ministro Severino al Consiglio
dei ministri che si è tenuto e devo dire che non sono eccessivamente ottimista
circa la sua disponibilità a trattare quanto è stato proposto. Ci sono, però,
delle contraddizioni enormi perché il Ministro Severino, intanto, come
giustamente è stato detto da chi mi ha preceduto, parla prima delle sue
perplessità circa le difficoltà che le percorrenze di poche decine di
chilometri daranno all’Avvocatura, in particolare, o, comunque, alla
funzionalità della giustizia, in un’epoca in cui esiste l’alta velocità,
esistono le automobili, in riferimento a delle circoscrizioni giudiziarie che
fanno riferimento, invece, all’Unità d’Italia. In una lettera aperta che ho
pubblicato sulla stampa questa mattina, che, per tanti motivi, il Ministro
Severino non leggerà ma sarà sicuramente più attenta alle riflessioni che i
parlamentari solleveranno nelle Commissioni, sostengo che le infrastrutture
della Calabria siano perfettamente adeguate a quelle che erano le
circoscrizioni giudiziarie riferite all’Unità d’Italia, perché i lavori
sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria risalgono,
probabilmente, anch’essi, all’Unità d’Italia. Non so, Presidente, se il
Ministro Severino sia mai venuto in Calabria e se sia mai venuto in treno per
poter accorgersi che l’alta velocità in Calabria non esiste, oppure se abbia
mai percorso la strada statale 108 o la strada statale 106 o la strada della
morte. Lanciamo una provocazione al Ministro Severino: stipulare un patto con i
calabresi e rinviare la soppressione delle sedi giudiziarie in Calabria a
quando sarà completata
(Applausi)
Grazie al sindaco di
Paola. La parola al sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti.
Grazie al Presidente Scopelliti per aver voluto convocare questa
seduta urgente e grazie al Presidente del Consiglio regionale, Talarico. I
tempi sono ristretti e non posso assolutamente fare un excursus come
avrei voluto. Potreste, forse, concedere un minuto in più a noi altri sindaci;
penso sia opportuno farci sfogare perché, così come vanno le cose, non siamo
più in condizioni di amministrare le nostre comunità. Il nostro tribunale nasce
lontano, nel 1865, ed è uno tra i più antichi tribunali della Calabria,
Presidente Scopelliti. Quanti investimenti ci sono stati su questo nostro tribunale,
da un decennio a questa parte, da parte del Ministero della giustizia, per
oltre 10 miliardi delle vecchie lire, ma anche investimenti previsti
dall’amministrazione comunale che ha recuperato edifici e messo a disposizione
anche del presidio giudiziario di Rossano! Cosa voglio dire con questo mio
intervento? Che il tribunale di Rossano ha un bacino di utenza abbastanza
elevato, di 100 mila abitanti, ed è un tribunale dove convergono 20 comuni e
dove ha sede anche un’area urbana. Rossano-Corigliano,
finalmente, è area urbana, con 80 mila abitanti, e non possiamo assolutamente
far finta che queste cose non esistano! Non voglio assolutamente entrare nel
merito di quello che è il carico di lavoro presente nel nostro tribunale,
perché lo ha già fatto bene il Presidente del Consiglio dell’Ordine, l’avvocato
Trento. Abbiamo voluto comunicare alla Commissione, presieduta da Birritteri i disagi dei nostri comuni limitrofi, come Bocchigliero e come altri comuni, che già hanno forti
difficoltà a raggiungere Rossano per un’ora di percorrenza, immaginiamoci di
arrivare, eventualmente, a Cosenza! Questo è quanto ma abbiamo anche voluto
comunicare che ci sono delle situazioni che vanno prese sicuramente in
considerazione. Come non possiamo tacere, Presidente Scopelliti, sulla
situazione sociale e criminale che c’è anche sul nostro territorio e nella Sibaritide, che c’è a Rossano o a Corigliano.
Questo non possiamo assolutamente non tenenerlo in
considerazione. E’ assolutamente il caso di dire che la chiusura dei tribunali
di Rossano, Castrovillari e Paola farà lievitare la delinquenza nei nostri
territori. Lasceremmo, eventualmente, campo libero ai delinquenti.
Sono state tante le iniziative che abbiamo
avviato come comune di Rossano. Insieme al Consiglio dell’Ordine degli avvocati
abbiamo anche proceduto alla stesura di un dossier
dal titolo “Centralità e giustizia” e vorrei che qualcuno lo facesse
recapitare, per cortesia, al Presidente Scopelliti. Si tratta di un dossier che abbiamo presentato al
Ministero di giustizia. Quante iniziative, Presidente Scopelliti, un incontro
con tutti i deputati insieme all’onorevole Dima, un incontro con
Sicuramente questo atto fatto dal Governo, è un atto
sconsiderato e, ritengo, irresponsabile, perché
non si possono chiudere tre tribunali, il Ministro, forse, non sa che il tribunale
di Cosenza è inadeguato per poter ospitare gli altri tre tribunali. Sono
convinto che, per quanto riguarda questo decreto, ci siano gli estremi
dell’anticostituzionalità. Gli appelli sono stati tanti, Presidente Scopelliti,
e c’è stato anche l’appello dell’arcivescovo della diocesi Rossano-Cariati
e ci sono stati tanti altri appelli accorati. Ritengo che una Nazione civile,
evoluta ed europea non può pensare di far cassa tagliando, in maniera
indiscriminata, sulle necessarie e primarie esigenze dei cittadini. Il Governo
deve garantire il sacrosanto diritto alla sicurezza e alla legalità. Sono
convinto, Presidente, che saprà farsi valere, che insieme ai deputati ed ai
partiti andrà a tutelare sicuramente quelle che sono le esigenze della
Calabria. Mi prendo solo un altro minuto; penso che ai sindaci sia consentito
un minuto in più, solo uno sfogo.
Presidente, come sindaco della mia città, ho evitato
azioni forti ed eclatanti; per mesi ho fatto prevalere la ragione ed ho
bloccato quelle che erano dimostrazioni che i miei cittadini volevano fare.
Oggi sono più che mai convinto che ben vengano le azioni eclatanti, Presidente
Scopelliti. Noi sindaci saremo vicini ai nostri concittadini e da domani
inizieremo una battaglia, non più da soli, ma con Castrovillari e con Paola.
Saremo uniti perché qualcuno ha anche tentato di dividerci, invece, saremo
uniti. Rivolgo un ultimo appello a tutti i partiti politici e ai segretari dei
partiti nazionali, regionali e provinciali. Uno scatto di responsabilità e uno
scatto di dignità politica: staccate la spina a questo Governo tecnico di
irresponsabili, è un Governo che non è amico dei comuni e della nostra Regione,
è un Governo che non è amico degli italiani. Grazie.
(Applausi)
Grazie al
sindaco di Rossano. La parola al Vicesindaco di Lamezia Terme, Francesco Cicione.
Grazie
signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale,
signori consiglieri e autorità tutte. Rivolgo a tutti voi – sono qui con una
delegazione della Giunta comunale – il saluto del Sindaco che oggi non ha
potuto essere presente perché fuori dalla Calabria. La convocazione del
Consiglio regionale, di cui siamo sinceramente grati al Presidente del
Consiglio regionale, ci offre l’opportunità e l’occasione di sviluppare una
riflessione corale su un tema così delicato che appare, per molti versi, anche
complesso e sofferto. Svilupperò qualche riflessione in aggiunta alla relazione
puntuale che il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati ha espresso
poco fa, evidenziando, in maniera efficace, la singolarità della specificità
del caso di Lamezia Terme. Dico subito che abbiamo ben chiaro come in questo
passaggio epocale, in cui si sta definendo un nuovo paradigma della finanza
pubblica, il tema della costruzione, della riforma, dell’aggiornamento e della
struttura dello Stato, che abbiamo in eredità dal Risorgimento, sia inderogabile
ed inalienabile. Sostengo, con altrettanta forza, come questo tema, questo
obiettivo debba esser coniugato con l’esigenza di garantire sui territori quei
servizi primari essenziali al buon funzionamento della democrazia. E’ giusto
perseguire la modernità e l’efficienza ma la legittima aspirazione alla
modernità ed alla efficienza non può non essere coniugata col mantenimento
della democrazia sui territori. Mi chiedo, allora, cosa abbia a che fare con
l’efficienza e con la democrazia la chiusura dei tribunali in Calabria, se è
vero, come è vero, – come ricordava non più tardi di ieri il Giudice Gratteri – che in Piemonte ne sopravvivono 17, l’uno a
Specificità ignorate da questo provvedimento
che non tiene conto di una serie di valutazioni ambientali e di contesto che da
sole sarebbero state sufficienti, per quanto riguarda Lamezia Terme, a non
farci incorrere nella soppressione o nella paventata soppressione del nostro tribunale.
Cosa ha a che fare con la democrazia l’insana competizione che tenderà a
svilupparsi tra territori fratelli, quali sono quelli interessati da questo
provvedimento, perché figli della stessa regione? Così come cosa ha a che fare
con la democrazia o con l’efficienza il fatto che molti tribunali vengano
soppressi, ma non di fatto, perché le strutture che dovrebbero raccogliere personale
e funzioni non sono logisticamente adeguate ad accogliere personale e funzioni
dei tribunali soppressi? Mi sembra, dunque, che la misura di questo
provvedimento, in termini di contenimento della spesa, che pure è giusto perseguire,
sia molto modesta. Mi sembra che questo provvedimento concorra poco alla
costruzione di uno Stato moderno ed efficiente. E’, invece, altissimo il prezzo
che si paga, in termini di democrazia, se è vero, come è vero, che il tribunale,
non solo per le funzioni che svolge ma per il valore simbolico che può
assumere, e che assume -a maggior ragione in territori così difficili, come i
nostri territori- è irrinunciabile. Irrinunciabile perché
(Applausi)
La parola
ad Alessandra Baldari della Segreteria FP CGIL-Calabria.
Ringrazio
il Presidente del Consiglio, onorevole Talarico, per questa riunione
straordinaria, così come ringrazio il Presidente della Giunta, onorevole
Scopelliti. Ritengo che fosse proprio il momento di conseguire, dopo
mobilitazioni che si sono svolte sui vari territori, un momento di unità e di
riflessione comune.
Credo che
sia assolutamente necessario riportare ad unità tutto il disagio che si è
registrato in questo momento nei territori e raccogliere anche le posizioni che
da tutte le parti si unificano verso la speranza di poter conseguire un
risultato di cambiamento rispetto a quanto stabilito circa la soppressione dei tribunali
calabresi.
Guardate,
noi a livello unitario nazionale – come ricordava il collega Nasone – la riforma
della giustizia e il conseguimento dell’efficienza della giustizia è una
battaglia che abbiamo intrapreso già da qualche anno siglando il patto per la
giustizia. Siamo convinti, infatti, che effettivamente vada riformata la
giustizia, vada resa più efficiente, ma non sia assolutamente questo il modo di
conseguire questa efficienza.
Il taglio,
la soppressione dei tribunali in Calabria comporta come è stato già detto da tutti
quanti un grave vulnus nella lotta alla criminalità organizzata.
Abbiamo due
problemi in Calabria che rendono chiara la nostra specificità territoriale che
è quella della criminalità organizzata, ma oltre ad essere combattuta non solo sul
nostro territorio, è bene ricordare che le indagini che vengono fatte sui
nostri territori spesso rimandano, poi, a problematiche che sono diffuse ormai
sul territorio nazionale perché la ‘ndrangheta ormai sta anche in altre regioni.
Poi, abbiamo
il problema delle infrastrutture che rende assolutamente specifico il nostro
profilo di regione e questo non può essere assolutamente ignorato.
Noi pensiamo,
tra l’altro, che questo provvedimento faccia riferimento a dati che risalgono
al 2001 e che sono assolutamente incongruenti con l’attualità della situazione
calabrese.
Abbiamo
presentato in sede di audizione presso il Capo dipartimento del Ministero della
Giustizia, dottor Birritteri, una relazione tecnica
in cui abbiamo fatto l’analisi di tutti i parametri che questa legge avrebbe
dovuto prendere in considerazione, di tutti i criteri. E da questa analisi
specifica territorio per territorio è venuto fuori che non c’è assolutamente la
consequenzialità della soppressione di questi tribunali, ecco perché pensiamo
che adesso sia il momento di trovare una presa di posizione che parte,
ovviamente, dal Consiglio regionale ma che coinvolga tutta la cittadinanza, le
forze sociali, le organizzazioni, la politica e gli ordini professionali
affinché si possa sovvertire questa decisione chiedendo una deroga, una proroga
per meglio analizzare – come ha detto il collega Nasone – la situazione
calabrese e far venir fuori le specificità.
Tra
l’altro, guardate, aveva ragione chi diceva che non ci sarà alcun risparmio
perché questa decisione comporterà di adattare le sedi riceventi dei tribunali
che vengono soppressi in quanto a personale, archivi, logistica ecc., ci sarà
una ulteriore necessità di spesa altro che risparmio con tutti gli investimenti
che, tra l’altro, sono stati fatti.
Concordo
con gli interventi precedenti per ribadire che va sottolineata e difesa con
forza la presenza dei tribunali che sono veramente presidi di legalità che
difendono quel diritto costituzionalmente garantito che è il diritto alla
giustizia che deve essere esercitato da tutti i cittadini senza difficoltà,
senza problemi di raggiungere le sedi nuove.
Vorrei, se
è possibile, consegnare la relazione che abbiamo redatto il 17 aprile al capo
dipartimento perché, davvero, qui c’è la somma di tutte le problematiche
territoriali e di tutti i dati che effettivamente confermano la possibilità di
lasciar vivi e vitali, anzi semmai è possibile rafforzare i tribunali calabresi
che hanno bisogno di personale amministrativo e di magistratura per portare a
compimento le loro indagini. Né, è possibile che questo venga fatto solo dalle
direzioni distrettuali perché la prossimità del territorio delle Procure di chi
avvia le indagini, di chi conosce quel territorio è importantissima per poi
poterle approfondire, portare avanti e risolvere. Vi ringrazio.
(Applausi)
Grazie, a
lei per l’intervento. Iniziamo adesso con gli interventi dei rappresentanti istituzionali
del Parlamento e del Consiglio regionale.
La parola
all’onorevole Angela Napoli.
Grazie per
averci dato l’opportunità di partecipare a questo incontro e come parlamentari
per avere avuto la possibilità di ascoltare le varie istanze. Istanze che con
sincerità molti di noi, che abbiamo seguito anche nella qualità di componenti
della Commissione giustizia, in gran parte conoscevamo.
Devo
assolutamente fare una premessa altrimenti questi incontri possono anche
rivelarsi come una mera esercitazione di interventi che, poi, non sono
produttivi rispetto a quello che in realtà si vorrebbe ottenere.
Innanzitutto,
devo ricordare che così come il commissario straordinario alla sanità è
costretto, quale organismo attuatore, a chiudere determinati presidi sanitari e
quindi a ledere il diritto alla salute, così il Governo nazionale in questo
caso rappresentato dal ministro Severino è costretto a dare attuazione ad una
legge che si è ritrovato. E’ una legge che ha una scadenza ossia settembre
prossimo. Una legge che non rientra nella spending
review e questo va, assolutamente, precisato e
che ha dei criteri che, ci piacciano o no, sono tali e vanno rispettati.
La critica
che in questo momento possiamo e dobbiamo fare al Governo e al ministro
Severino è solo legata al fatto di non avere rispettato tutti i criteri che
sono inseriti nella legge delega.
Questo è il
punto principale. Ma il ministro Severino non l’ha fatto per un semplice motivo
ed ha lasciato una apertura, perché il provvedimento va letto e vanno lette non
solo le parti delle dichiarazioni del ministro Severino che ci fanno piacere, bensì tutte.
Il ministro
Severino ha detto: “Adesso il compito spetta alle Commissioni giustizia di
Camera e Senato e al Consiglio superiore della magistratura”. Perché? Forse
tutti quanti noi parlamentari, anche se veniamo accusati di non esserci
interessati del problema, cosa assolutamente falsa, sono qui a testimoniare che
tutti i parlamentari calabresi, indipendentemente dall’appartenenza politica,
si sono interessati. Il problema è che ad un certo punto subentra il
campanilismo.
Allora il
ministro Severino vincolata al “numero tre” - che non è un criterio voluto
dallo stesso ministro, ma è un vincolo che gli è stato posto come legislatore
delegato – è pressato, e comprendendo, anche, le ragioni che ha il nostro
territorio, ha detto “adesso lasciamo a voi”.
Non
possiamo, allora, a mio avviso puntare solo sul discorso della criminalità
organizzata, perché questa, in determinati momenti, ci fa comodo e ce ne
ricordiamo, in altri no e la mettiamo da parte.
Quello è
uno dei criteri che compongono la legge delega, ma ci sono tutte le altre
peculiarità. C’è il discorso, e questo credo che vada messo come punto basilare
di partenza, che il tribunale di Cosenza non può, nella maniera più assoluta,
se non affrontando ulteriori spese, accollarsi tutto l’accorpamento di altri
tre tribunali che sono quelli di Paola, Rossano e Castrovillari.
Questa è
una base di partenza. Dopo di che si valutano tutte le peculiarità e ciascuno
di noi, chiaramente, se ne farà carico nelle Commissioni competenti
presentandole adeguatamente.
Chiedere
però, lasciatemi dire, una deroga o uno slittamento dei tempi, su questo, non
sono assolutamente d’accordo perché il Governo è un organismo – in questo
momento, per questa legge – delegato che intende rispettare i termini.
Le
opportunità per vagliare tutto, e con molta probabilità anche per ottenere una
specie di deroga al “Tre”, non può essere posta in questi termini, perché sono
stati approvati anche gli ordini del giorno, come deroga al “Tre”, con la
condivisione di tutti. Non si riesce perché quelli sono i criteri, proveremo a
trovare qualche altra deroga, qualche altra scappatoia che rientri, comunque,
nella valutazione dei criteri per garantire il tutto.
Però,
quello che mi permetto di dire e lo faccio forse in maniera – lasciatemi
passare il termine – un po’ più disinvolta anche rispetto agli altri colleghi
parlamentari, perché io abito nella provincia di Reggio Calabria e al di là
della soppressione degli uffici dei Giudici di Pace, che toccano anche la mia
città, Taurianova, potrei essere un po’ più tranquilla e serena.
Intendiamo,
e questo credo che sia la base con la quale anche noi parlamentari dobbiamo
accingerci adesso nell’espressione del parere, valutare attentamente il tutto.
Un
risultato - questo forse è sconosciuto ma è giusto che lo sappiate – come
Commissione giustizia alla Camera l’abbiamo già ottenuto. Perché il decreto
della soppressione degli uffici dei Giudici di Pace era già pronto. Avevamo
cercato di bloccare e ci siamo riusciti nell’espressione del parere al fine di
riuscire a trattare i due provvedimenti, quello della soppressione degli uffici
dei Giudici di Pace e quello della revisione delle circoscrizioni in maniera
unitaria. Perché si rischia, addirittura, di vedere la soppressione degli
uffici dei Giudici di Pace nelle sedi dove è prevista, eventualmente, anche la
soppressione dei tribunali.
Sono sicura
che il ministro Severino è aperta a questo, perché non è vero che non conosce i
problemi della Calabria. Non è vero, vi garantisco che conosce i problemi, c’è
anche stata, conosce la viabilità e conosce tutto.
Adesso sta
a noi, perché ha delegato per questa seconda parte - nell’ambito della revisione
della proposta – la politica. La politica ha un grande compito che è un compito
di correttezza e di tutela dei presidi di legalità.
(Applausi)
Grazie,
onorevole Napoli. La parola all’onorevole Galati. Ne
ha facoltà.
Grazie,
Presidente, innanzitutto per l’urgenza con la quale lei ha voluto convocare,
insieme a tutto il Consiglio regionale, questa iniziativa.
Siamo oggi
in presenza - e lo hanno ripetuto anche persone che hanno più dimestichezza con
l’attività complessiva del Ministero della giustizia – di una conoscenza
incerta dei risparmi veri che questo provvedimento porta.
Dico questo
perché, probabilmente, all’interno del contemporaneo provvedimento sulla spending review,
per esempio sulle spese militari si poteva fare di più. Probabilmente la spesa
di un cacciatorpediniere sarebbe equivalsa a tutto il provvedimento che
riguarda questa revisione della situazione giudiziaria.
Quando si
dice che, ovviamente, la presenza militare dell’Italia è importantissima a
livello internazionale non possiamo non pensare che c’è anche una guerra di
diverso tipo che si combatte rispetto all’ordine e alla legalità.
Questo lo
voglio dire anche perché – ha detto bene la collega Napoli – non dobbiamo
puntare solo sulla criminalità organizzata come criterio, ma nessuno ci ha
spiegato come il ministro l’ha voluto applicare all’interno di questa legge
delega. Perché una cosa è non puntare solo su questa e un’altra cosa è non
averla vista neanche per un territorio, applicata questa legge.
Posso
capire, allora, il giusto imbarazzo nel determinare se più intensa criminalità
ci sia su Paola o su Lamezia Terme o su Castrovillari, ma poi immaginare e
pensare che non ci sia, su tutta
Oggi, siamo
qui per rivendicare con forza e bene lo ha detto il Presidente della Giunta,
una difesa complessiva della Calabria che non riguarda le speculazioni che, poi,
sui vari territori, anche ad un mese o ad otto mesi dalle elezioni, si vengono
a verificare.
Perché il
Sindaco di Rossano ha detto no, all’azione eclatante. Ma non alle vere azioni
eclatanti, perché ce ne sono tante di azioni eclatanti che vengono svolte sui
territori solo per acquisire spazi ecc.
In questo
senso dobbiamo tutti noi, che siamo classe dirigente, acquisire spazi diversi, in un momento in cui è difficile difendere
certe posizioni, credo che dobbiamo anche farlo perché credo che ne va anche
della dignità del lavoro che facciamo. Né ovviamente sui vari territori… io
vengo da Lamezia Terme e avrei mille ragioni per dire più Lamezia Terme che
Rossano o che Paola.
Ma questo
non è il punto della situazione. Il punto della situazione è che
Credo,
Presidente Scopelliti e Presidente Talarico, che a questo punto la soluzione
del ministro Severino è comprensibile o non comprensibile. Voglio dire che è vero che la legge delega era questa ma non
credo che un ministro debba pensare in termini ragionieristici, ma debba avere
anche un surplus di carattere politico, perché è ministro non direttore
generale, quindi è qualcosa in più rispetto alla sua articolazione.
Credo che a
questo punto il problema è collegiale dell’intero Governo. Per cui chiedo che
l’incontro debba essere chiesto, anche, col Presidente Monti. Perché questa è
una questione che non riguarda l’articolazione dell’azione del Governo, ma
riguarda l’azione del Governo complessivamente. Per cui su questa vicenda
ovviamente dovremo lavorare tutti insieme.
Un’ultima
considerazione finale: credo che questo richieda l’impegno complessivo di tutte
le forze politiche e credo che anche il Partito democratico in Consiglio
regionale– conoscendo la sensibilità del suo capogruppo Principe – lo dirà.
L’amarezza finale è che, oggi, non c’è la deputazione del Partito democratico e questo
in una battaglia che è complessiva mi induce a provare un’amarezza che,
ovviamente, spero sarà fugata dagli atteggiamenti successivi. Grazie.
(Applausi)
Grazie, onorevole Galati. Volevo ricordare
che
La parola all’onorevole Ida D’Ippolito.
Grazie,
Presidente, un saluto non formale a lei, Presidente del Consiglio, a lei
Presidente della Giunta e a tutti i componenti della Giunta, al Consiglio
regionale e ai numerosi ospiti oltre che ai colleghi presenti.
Un
importante appuntamento quello di oggi, di cui sono particolarmente grata al
Presidente del Consiglio Talarico, per aver consentito un confronto
istituzionale nella sede istituzionale più alta della Calabria che può
raccogliere la voce dell’intera Calabria, in una legittima richiesta di ascolto
nelle sedi del Governo nazionale, al di là di ogni tentativo di polemiche,
manifestazioni o proteste che in qualche caso – e in questo dissento con quanti
non lo hanno ricordato – ha anche raggiunto delle espressioni istituzionalmente
poco condivisibili.
La classe
parlamentare presente può dire di avere le carte in regola e lo dice al
Consiglio regionale della Calabria. Lo dice, quindi, attraverso questo
strumento alla Calabria intera.
Lo ha
sottolineato la collega Napoli: nelle sedi istituzionali competenti ci siamo
battuti per rivendicare una legittima attenzione alla questione Calabria. Una
questione Calabria che già esiste all’attenzione della Commissione antimafia
con la sua specificità, col suo quid pluris
rispetto alle altre Regioni del Paese, purtroppo non esaltante perché al centro
quella presenza forte della ‘ndrangheta che rappresenta la più grande
organizzazione criminale mondiale che ha qui la sua casa madre.
Questo
rende lo specifico più pregnante. Una Commissione antimafia che è stata
allertata in vista di questo provvedimento del ministro Severino e che si è
attivata su sollecitazione non solo dei parlamentari, qui presenti, ma anche di
tanti colleghi dell’antimafia – dall’onorevole Tassone
all’onorevole Napoli, al collega De Sena che è assente e ad altri –, che si è
attivata ed ha ascoltato le Procure antimafia e le Procure generali della
Calabria, da Catanzaro a Reggio Calabria, per avere un aggiornamento sullo
stato di pericolosità e di organizzazione attuale della criminalità
organizzata.
In quella
seduta ha dato contezza, in maniera non equivoca, che non è possibile togliere
procuratori da una parte per portarli ad un’altra per risolvere i problemi
della Calabria. Ha dato contezza, purtroppo, dell’attualità del rischio che
rende, purtroppo, la criminalità organizzata uno di quei criteri decisivi che
devono essere portati all’attenzione del ministro Severino.
Ho
ascoltato le voci della Calabria attraverso i Sindaci, l’espressione più alta
della democrazia elettiva. Cosa devo dire? Io sono lametina e tutti conoscono
il mio grande impegno per la difesa di un tribunale che per ragioni di merito,
e non di campanile, ha titolo a dir perché non è tra quelli esclusi dai tagli.
Ma da
parlamentare calabrese non ho mancato di attenzionare
l’intera realtà dei tribunali. Esistono atti formali, lo sanno i miei colleghi,
esistono ordini del giorno a firma Tassone-D’Ippolito
che proprio nel provvedimento della spending
review hanno trovato l’attenzione favorevole del
Governo e l’approvazione in sede parlamentare.
Una cosa la
voglio dire con la chiarezza che mi connota e che connota la mia azione
politica. Non è che ci svegliamo oggi noi deputati.
Abbiamo
lavorato prima che venisse fuori il decreto con i tagli. Abbiamo lavorato
perché
Però, noi
siamo qui con la stessa determinazione e convinzione e con la stessa volontà di
portare all’attenzione quelle che sono ragioni di merito e non di campanile.
Voglio
dirlo con la stessa franchezza: vedete il fatto che il ministro Severino non
abbia raccolto l’invito al confronto… ma voi pensate che solo
Nella
relazione di presentazione dell’amministrazione per la giustizia per l’anno
2011 il ministro Severino ricordando il suo impegno a dar seguito alle riforme
strutturali giù avviate dal precedente Governo e tra queste, in primis,
alla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie ne rivendicava la
valenza strutturale, ne ricordava i rischi e gli effetti di disagio sui
territori ma nel contempo assicurava la massima attenzione al di là di quei
criteri sanciti: meccanici, oggettivi, omogenei o troppo tecnici, discutibili
ma assicurando l’osservazione delle specificità territoriali.
Ha ragione
Angela Napoli quando dice “è sfuggito, però, quello che è un criterio decisivo per
una regione come
Allora
economicità, perché grandi investimenti sono stati fatti in Calabria;
criminalità organizzata; redditività come è stato ricordato dalla Presidente
dell’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme. Una serie di tasselli che
permettono di comporre un mosaico più ricco nelle prossime ore.
C’è però
bisogno della responsabilità di tutti. La logica dello scarica barile non ha
mai aiutato né
Sono
convinta che il ministro Severino – lo ha dichiarato anche nella conferenza
finale – abbia ben coscienza della necessità di rivedere quel mosaico che ha
visto tante, tante lacune ricomporsi nell’interesse della efficienza della
giustizia e della legalità.
(Applausi)
Grazie,
onorevole D’Ippolito. Adesso intervalliamo con qualche intervento dei
capigruppo del Consiglio regionale.
Nell’ordine
di iscrizione, parleranno gli onorevoli Chiappetta,
Principe e Loiero. Poi riprenderemo con i
parlamentari. Raccomando ai colleghi i 5 minuti di intervento per dar la
possibilità di parlare agli altri.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Chiappetta. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Un saluto alle autorità ed ai Parlamentari, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, ai Sindaci, ai Presidenti degli ordini professionali.
Avrei anche potuto fare a meno di intervenire, Presidente,
considerando quel che è stato detto in apertura sia da lei che dal Presidente Scopelliti.
Devo dire, però, che il dibattito che
si è sviluppato, anche rispetto agli interventi che si sono avuti, mi inducono
a qualche riflessione, che spero di contenere nei limiti del tempo consentito,
anche perché credo che ci sia condivisione assoluta su quello che a mio parere
dovrà essere il percorso che da qui a breve non potrà non portare alla
presentazione di un ordine del giorno, così come è stato già stilato dai
capigruppo di maggioranza e che io auspico possa ottenere anche la condivisione
da parte di tutto il Consiglio regionale e quindi anche da parte dei colleghi
di minoranza.
La convocazione di questa seduta del
Consiglio regionale con il più ampio coinvolgimento possibile, Presidente, e
siamo grati a lei – così come è stato detto già negli interventi che hanno
preceduto il mio – rappresenta, a mio parere, nella forma e nella sostanza
l’espressione di un contesto politico regionale capace di reagire con
immediatezza di fronte a fatti, a scelte, ad impostazioni di governo che
rischiano di danneggiare ulteriormente il nostro territorio e la nostra
Regione.
Di questo, infatti, si tratta. Di un
percorso di risanamento, di organizzazione e di risparmio per le strutture
centrali e periferiche dello Stato. Un percorso però – ed è stato detto anche
negli interventi che mi hanno preceduto – che come tutte le cose obbligate e da
fare in fretta rispetto alla situazione generale del Paese ha in sé, a mio
parere, un rischio potenziale di indicare l’obiettivo e di non tenere in debita
considerazione gli eventuali errori che si possono commettere durante lo stesso
cammino.
Credo che, quando si prende la parola
in una Assise autorevole qual è la massima Assise regionale, qual è quella
calabrese, nessuno possa nascondersi
dietro alle cose non dette. Ha l’obbligo oltre che, naturalmente, il coraggio
di chiamare le cose per nome e cognome.
Credo che nessuno possa, oggi, disconoscere
che il Paese è avvitato su se stesso, e se si è avvitato è perché spesso nel
passato, ma non nel passato recente, ma in un passato, anche lontano, si sono
sprecate risorse pubbliche senza ritegno e talune volte anche senza il minimo
rossore si è accumulato un debito pubblico di dimensioni colossali e si sono,
di fatto, consumate le risorse dei nostri figli e probabilmente anche quelle
dei nostri nipoti.
Ma allo stesso tempo
Il nostro caso – ce lo dobbiamo dire
con altrettanta chiarezza – è sempre stato diverso dagli altri Presidente, e
non perché ci consideriamo figli di un Dio minore, ma perché probabilmente
questo lembo di terra nel passato e sempre nel passato non recente, ma nel
passato, non è mai importato nella misura in cui, secondo me, avrebbe dovuto
esser considerato.
Non voglio scomodare - così come è
stato fatto anche dagli autorevoli esponenti che hanno preso la parola prima di
me, sia da parte delle organizzazioni sociali che da parte della Camera dei
deputati - discorsi dal sapore spiccatamente meridionalistico. Non intendo
riproporre, oggi, quel troppo facile e logoro piagnisteo che troppi danni ci ha
fatto; ma non c’è dubbio che private dell’insopportabile vittimismo le
rivendicazioni meridionalistiche un senso ce l’hanno e ce l’hanno pure in
maniera significativamente rilevante.
Questa Regione, Presidente Scopelliti,
lo dico a lei perché ha avuto la possibilità non solo di evidenziarlo oggi, in
occasione di questa riunione solenne del Consiglio regionale, ma lo ha fatto e
lo sta facendo da due anni a questa parte e forse ancora prima, questa Regione
per troppo tempo e per troppi anni non ha avuto una adeguata considerazione. In
parte è dipeso da noi tutti ed in parte è stata anche conseguenza di politiche
che hanno oggettivamente favorito altri contesti territoriali.
Le scelte compiute dal Governo sempre giustificate e con
l’obiettivo di una estesa e radicale organizzazione dello Stato e delle sue
articolazioni rappresentano, come ho già avuto modo di dire, in occasione di
questa riunione straordinaria di Consiglio regionale, un errore di metodo, di
sostanza e di prospettiva.
Di metodo
perché tagliare, avendo come unico riferimento la fredda logica di requisiti
numerici, può forse dare l’impressione di essere rigorosi ed equidistanti ma,
nei fatti, determina evidenti illogicità e comporta inevitabilmente degli errori
di sostanza.
Per alcune
aree del Paese, come la nostra Regione, lo Stato non solo deve riorganizzarsi
ma soprattutto deve rafforzare la propria persona, per tanto tempo minima oltre
che per tanto tempo poco efficiente e poco efficace.
Quello
relativo alla prospettiva è, a mio parere, l’errore più evidente e grave perché
non vengono colte, al di là delle possibili ricadute economiche in termini di
risparmio, le conseguenze sociali.
E lo hanno
detto con dovizia di particolari gli esponenti del sindacato che non possono
non ringraziarsi, questa mattina, nella solennità dell’incontro di oggi, per
tutto quel che fanno a vantaggio della Calabria e dei calabresi.
Le
conseguenze sociali, dicevo, determinate da una scelta di chiusura e di
arretramento, e giustificare le opinioni
contrarie tirando in ballo i semplici localismi è una argomentazione troppo
semplice per non esser qualificata come miope e come scontata.
Siamo
consapevoli anche del duro lavoro che in questo difficile momento il Governo
sta portando avanti. Ne siamo consapevoli perché – Presidente Scopelliti,
Presidente Talarico e colleghi tutti del Consiglio regionale – in qualunque
modo e comunque la si pensi anche noi in Calabria stiamo percorrendo la stessa
strada. Una condizione di assoluta difficoltà che richiede coraggio per scelte
non semplici.
Ecco perché,
la scelta draconiana di risparmiare pur essendo giustificata da una difficile
condizione delle finanze pubbliche, non credo che possa passare sulla testa dei
territori, delle istituzioni locali e delle libere determinazioni di cittadini
che a pieno titolo fanno parte del Paese e che al suo sviluppo contribuiscono
con un lavoro ben più gravoso e con risultati ben più apprezzabili.
Non è
retorica, colleghi consiglieri, ma amministrare in Calabria – e vale per noi,
Consiglio regionale, così come per ogni Consiglio provinciale o comunale – non
è la stessa cosa che amministrare in Veneto o in Toscana. Fare impresa qui non
è la stessa cosa che farla a Milano o a Torino. Anche qui essere cittadini
onesti non è la stessa cosa che esserlo altrove.
Chiudere
quattro tribunali importanti in Calabria non significa risparmiare ma significa
perdere completamente di vista cosa significa, per quei territori, la presenza
di quelle strutture.
Non
c’entrano i campanili o le difese a tutti i costi. Ciò che è realmente in gioco
è il percorso di legalità e di coraggio che riguarda la stragrande maggioranza
dei calabresi.
E fuor di
metafora conta, certamente, avere accampamenti ben organizzati e di dimensioni
notevoli ma in una guerra - perché di questo si tratta – sono utili, essenziali
ed insostituibili anche gli avamposti. Vere e proprie trincee dove si consuma
la parte più difficile del lavoro.
E’ vero, lo
ha detto tra l’altro l’onorevole Napoli ma anche l’onorevole D’Ippolito, il
lavoro delle Direzioni distrettuali antimafia è fondamentale, massiccio e
strategico.
Ma mi
chiedo e vi chiedo che efficacia avrebbe tutto questo lavoro senza la
conoscenza del territorio, la lettura delle dinamiche criminali, la fisica
presenza delle Procure ordinarie così per come è stato evidenziato e ribadito
anche e soprattutto dai Presidenti degli Ordini professionali degli avvocati.
Chiudere
quattro tribunali in Calabria – mi avvio alla conclusione – è un evidente
paradosso e a parte i motivi di carattere generale, riferiti all’intera regione,
esistono ragioni che inducono a ritenere come più corretta, giusta e più
necessaria sia la scelta di mantenerli in vita ed operativi.
Insomma, se
anche i numeri di un asettico bilancio – ma anche questo così come è stato
detto è fatto opinabile – dovessero giustificare un provvedimento di chiusura,
di contro c’è la ragione di chi, opportunamente pensa che i tribunali in
questione non dirimono solo controversie facilmente gestibili altrove, ma si
occupano di una realtà permeata da una organizzazione complessa e con
disponibilità economiche e di mezzi che non ha eguali al mondo.
Non è,
insomma, colleghi consiglieri, in discussione il destino di un singolo
territorio che sarebbe, evidentemente, poca cosa rispetto alla complessità dei
problemi nazionali. Qui è in gioco, a mio parere, la funzione stessa di uno
Stato che ha l’obbligo di mantenere la propria presenza e la propria forza.
Se il rispetto
della legge, così come è giusto che sia, è un dovere dei cittadini,
amministrare la giustizia è un dovere dello Stato e noi richiamiamo lo Stato a
questo irrinunciabile dovere.
Tutti
questi elementi - soprattutto in un momento nel quale le amministrazioni locali
e quella regionale stanno facendo uno sforzo significativo in direzione del
risparmio, della efficienza e della modernità - richiamano lo Stato al
compimento del suo dovere che in primo luogo è quello di garantire eguali
diritti a tutti i cittadini italiani.
Ecco perché
con la seduta odierna, credo che il Consiglio regionale assolva all’obbligo
morale, civile e politico nei confronti di tutti i cittadini calabresi di
manifestare la propria contrarietà rispetto ai provvedimenti assunti dal
Governo, e di indirizzare alle forze politiche - naturalmente ciascuno la
propria – un preciso messaggio di responsabilità che non può non essere un
nostro preciso dovere. Così come lo è il restituire al Governo l’immagine di
una Regione in grado di superare le proprie divisioni e di andare oltre uno
storico e dannoso individualismo che sempre ci ha penalizzato.
Abbiamo, credo,
l’obbligo, la necessità ed anche il dovere di essere - pur nelle nostre
differenze – una sola Calabria. Sono certo che l’esperienza, la saggezza ed
anche il richiamo all’unità sottinteso da tutti coloro i quali sono stati prima
di me nelle rappresentazioni che hanno fatto qui in Consiglio regionale terrà
conto di questa necessità.
Ecco perché
riteniamo sia assolutamente necessario, utile e opportuno conferire oggi un
chiaro ed unanime mandato politico al Presidente della Giunta regionale.
(Applausi)
Grazie,
onorevole Chiappetta.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, intanto un saluto doveroso e, da parte mia, molto gradito al signor
Presidente del tribunale di Rossano, a tutti i parlamentari presenti, ai sindaci, ai rappresentanti
sindacali del mondo della giustizia; un ringraziamento anche a lei che ha avuto
la sensibilità
di promuovere questo incontro che noi come Democratici pensiamo non debba
risolversi in un incontro rituale.
Gli ordini del giorno, per carità, sono importanti ma penso che stamattina dovremmo andare un po’ al di là dell’ordine del giorno. Perché, vedete, sul merito della questione devo aggiungere ben poco rispetto alle cose egregiamente dette da tutti quelli che mi hanno preceduto.
Chiudere
quattro tribunali in Calabria è veramente qualcosa di assurdo. Non c’è solo il
gravissimo problema della lotta alla criminalità organizzata che sotto il
profilo investigativo viene condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, ma
sotto il profilo decisionale poi intervengono i tribunali competenti.
Concentrare
questi processi - pensiamo a Cosenza, una provincia con 800 mila abitanti – su
un unico tribunale crea problemi rispetto alla lotta alla criminalità
organizzata perché i tempi finiranno certamente per allungarsi.
Ma non è
solo questo. Rispetto ad una regione come la nostra c’è certamente il problema
della sicurezza e della presenza della delinquenza organizzata, delle infrastrutture e dell’isolamento ma c’è
anche un altro problema: la burocrazia che viene ritenuta nemica
dell’investimento produttivo ma anche le incertezze sotto il profilo della
decisione delle controversie civili.
Nei Paesi
più evoluti l’impresa investe perché sa che, se c’è un inghippo, i processi
civili durano poco e c’è la decisione. I nostri tribunali, invece, sono già
oberati da migliaia di processi civili che riescono con difficoltà a smaltire e
stranamente quelli più efficienti li si vuole, addirittura, chiudere. Sulla
questione non aggiungo altro perché questo è un provvedimento che,
naturalmente, è negativo per la nostra regione.
Sento, però,
il dovere di fare una premessa aggiuntiva rispetto a quello che egregiamente ha
detto l’onorevole Napoli: il Governo esercita una delega conferitagli dal
Parlamento e conferita dalla maggioranza che ha preceduto l’attuale Governo
Monti verso il quale, devo dire, abbiamo il diritto di fare delle critiche ma
abbiamo anche il dovere di fare una grande autocritica.
Se c’è il
Governo cosiddetto tecnico – che poi a mio avviso non esistono i governi
tecnici – c’è un’autocritica forte che deve fare la politica che, in un momento
in cui il Paese si è trovato sull’orlo di un baratro, non ha saputo trovare una
risposta adeguata e la nascita del Governo tecnico è stata vista come una
necessità.
A qualche
amico che ha parlato e che si è rivolto con accenti forti rispetto al Governo
Monti - ma naturalmente io non voglio fare il difensore d’ufficio né mi sento
difensore di questo Governo – devo dire che se stiamo dentro l’attualità
politica, addirittura si parla di Monti che succederà a se stesso dopo le
elezioni. Sembrerebbe che l’Europa ed i mercati, nonostante i provvedimenti che
si stanno assumendo, ritengano che questi provvedimenti non riescano ad
ottenere i risultati previsti e sperati perché c’è incertezza sul
perseguimento, in futuro, di questa politica di risanamento.
A proposito
di questo, poiché si è parlato anche del passato remoto, vorrei ricordare che
nel passato prossimo il debito pubblico era sceso a pochi punti sopra il 100
per cento rispetto al Pil e che negli ultimi anni dal 105-106 per cento siamo
passati a 125 per cento; così come per la spesa pubblica che nel 2001 era scesa
al 38 per cento del Pil ed oggi la ritroviamo al 45 per cento del Pil.
Lasciamo
stare argomenti di questo tipo e prendiamo atto che c’è una fase difficile per
il Paese. Dove si deve distinguere la politica? Si deve distinguere nelle
scelte perché noi non siamo più in grado di vivere come Paese così come abbiamo
vissuto negli ultimi decenni.
Quando si
tratta di far dei tagli, dove sta la virtuosità della politica? Sta nella
scelta, perché fare i tagli lineari è troppo semplice.
Se noi
riuscissimo a fare una critica, sarebbe quella di riconoscere che, certamente,
l’onorevole Tremonti è stato il campione dei tagli lineari. Non vorremmo che in
sostituzione di Tremonti ci sia Monti che si distingue dal suo predecessore
solo perché non opera esclusivamente tagli lineari, ma in parte sì. Quando si
devono fare delle scelte su dove tagliare, dove investire, dove supportare non
c’è dubbio che la giustizia dovrebbe essere tenuta fuori da questo discorso
nella sua totalità.
Se questo è
vero, per il mondo della giustizia con riferimento all’intero Paese è ancora
più vero se questo concetto lo caliamo, per le ragioni che abbiamo detto prima,
in una regione come
Non voglio
fare il campanilista perché mi sento di difendere per le ragioni dette dal
Vicesindaco, dall’onorevole D’Ippolito e da altri anche la questione del tribunale
di Lamezia Terme. Ci mancherebbe altro.
Ma ve
l’immaginate il carico penale e civile dei tribunali di Paola, Castrovillari e
Rossano da trasferire al tribunale di Cosenza che, peraltro, non ha neanche i
locali idonei a recepire una situazione di questo tipo? Invece di ottenere un
risparmio dovremmo spendere di più.
Ecco
l’esigenza di tagli che siano mirati dove ci sono gli sprechi, salvaguardando
quelle che sono le reali emergenze del Paese. Tra queste emergenze c’è la
giustizia e questa emergenza è ancora più acuta in Calabria.
Detto
questo, mi pare che siamo tutti d’accordo, ma qualcosa la dobbiamo rivelare
perché io non intendo minimamente fare una critica alla nostra rappresentanza
parlamentare.
A proposito dei parlamentari del Partito Democratico, debbo dire che
non sono stati invitati a questo incontro. Mi risulta che sia stata invitata
soltanto l’onorevole Laganà, per un disguido voglio dire, non ne faccio una polemica
con
Raccolgo la battuta dell’onorevole Galati,
per dire che tutti i parlamentari del Partito democratico, per la gran parte
non sono stati invitati, peraltro, ci sono parlamentari - voi lo sapete - come
il senatore De Sena, l’onorevole Minniti e
l’onorevole Lo Moro che in questa materia si sono sempre fortemente impegnati e
continueranno ad impegnarsi.
Chiudo la parentesi per dire che io apprezzo il lavoro della nostra
rappresentanza parlamentare.
Ma vogliamo o no rilevare stamattina che c’è stato un deficit di
rappresentatività? E questo deficit di rappresentatività è emerso chiaramente
dall’intervento dell’onorevole Napoli che, pur illustrandoci i paletti e le
difficoltà di districarsi in mezzo ai limiti stabiliti dai criteri della legge
delega, ci ha detto che un lavoro si può fare e che un lavoro si sarebbe potuto
fare anche anticipatamente se la nostra Regione, a livello centrale, avesse
avuto la capacità di rappresentare complessivamente ed adeguatamente le
Istituzioni locali calabresi e quindi anche il mondo della giustizia.
Per concludere, perché voglio stare completamente e disciplinatamente
nei tempi senza allargare lo sguardo ad altre questioni e ad altre emergenze
che ci possono esser in Calabria, noi dobbiamo colmare questo deficit di
rappresentatività.
La proposta che facciamo, come Partito democratico al Presidente
Talarico e al Presidente Scopelliti, è di mobilitare anche le altre Istituzioni
calabresi che rappresentano i cittadini. Noi stiamo parlando di una
problematica che poi riguarda il comune cittadino, i Presidenti della
provincia. Noi abbiamo parlato della Provincia di Cosenza dove saranno
soppressi ben tre tribunali.
Ritengo che a Roma si debba presentare, dopo la discussione di
stamattina, una rappresentanza delle istituzioni calabresi, guidata dal
Presidente Scopelliti, che veda impegnati i Presidenti delle province più coinvolti
in questa questione ed i sindaci - penso al sindaco di Lamezia Terme - o ancora
i rappresentanti degli Ordini degli avvocati, i rappresentanti dei lavoratori
che operano all’interno del mondo della giustizia.
Naturalmente non cito in questo insieme di figure che a Roma debbono
rappresentare le esigenze della giustizia calabrese: i signori magistrati che,
per quella che è la loro natura, non credo che siano disponibili né, possono
far parte, di rappresentanze di questo tipo.
Noi dobbiamo esprimere al massimo livello romano le esigenze della regione.
Cercare di districarci in mezzo ai paletti di cui ha parlato l’onorevole Napoli,
partendo da un incontro con l’intera rappresentanza parlamentare calabrese.
Partirei da lì per passare, poi, ad un ragionamento ed eventualmente ad
una audizione delle Commissioni parlamentari competenti, non dimenticando che
il parere delle Commissioni è obbligatorio ma non vincolante, portando elementi
di merito che facciano capire l’eccezionalità della situazione calabrese.
Quindi, dovrà esserci un incontro con i nostri parlamentari, un
passaggio attraverso le competenti Commissioni del Parlamento e un incontro con
il Governo, con il Presidente Monti e con il Ministro della Giustizia.
Vogliamo fare questa umile proposta perché siamo convinti che, se la
situazione calabrese viene ben rappresentata da quelli che sono gli autentici
rappresentanti delle istituzioni calabresi, ci siano un paio di anni a
disposizione per risolvere il problema e ritengo che questo provvedimento possa
essere estremamente migliorato nell’interesse della Calabria e dei suoi
cittadini. Grazie.
(Applausi)
Grazie,
onorevole Principe. Le voglio ribadire che l’invito da parte degli uffici del
Consiglio regionale è partito a tutti i parlamentari.
Ripeto che
venerdì abbiamo organizzato il tutto per oggi. La stampa, inoltre, in questi
tre giorni non ha parlato di altro nel senso che si sapeva che c’era questo
incontro, questa riunione e lo dico solo perché, dato che ci sarà qualche
polemica a seguito del suo intervento, voglio ricordare che chiunque avesse
avuto la sensibilità di partecipare, al di là dell’invito, avrebbe potuto
tranquillamente venire in Aula ed apportare il suo contributo.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.
Presidente,
anche io plaudo alla iniziativa assunta da questa Presidenza e mi permetto di
rivolgere anche io un saluto a tutti gli ospiti.
Presidente,
questo provvedimento del Governo arriva in un momento in cui si abbatte già in
questa nostra Regione e su tutto il sud la spending
review.
Vorrei, nei
cinque minuti che ho a disposizione, dire che la spending
review si abbatte in maniera formidabile
soprattutto sul Sud per il tipo di struttura sociale che c’é. Si abbatte molto
di meno nel Nord dove c’è l’iniziativa privata e dove tutto è più privato e
meno dipendente dallo Stato. Si abbatte quindi sullo stato sociale e questo
avviene anche dopo il ciclone Tremonti che abbiamo alla spalle.
Questa è
sede politica ed io non voglio assolutamente far polemica ma certe cose bisogna
dirle. Devo dire anche che ho apprezzato l’intervento di tutti ed in
particolare dell’onorevole Napoli; su una sola cosa non mi trovo: qui non può
che esser preponderante il discorso della criminalità organizzata e l’aggancio
alla legge delega c’è nella specificità di alcuni provvedimenti.
C’è proprio
questo sostantivo e noi dobbiamo far leva su questo non fosse altro che per il
fatto che il messaggio che arriva in Calabria - e mi riferisco alla grandissima
maggioranza della Calabria che non delinque e che è costretta a pagare la
contiguità con la criminalità organizzata – è devastante. E’ un messaggio
devastante anche perché a tutti i convegni - e ne facciamo tantissimi in
Calabria sulla criminalità - partecipano forze politiche e magistrati, si
propongono iniziative bellicose per cercare di abbattere questo fenomeno che,
ripeto, per noi è il fenomeno più grave che esiste, più della stessa
disoccupazione giovanile perché su di essa incide in maniera perniciosa la
presenza della criminalità.
Allora si
dà un messaggio alle popolazioni che non può essere accettabile. Se da una
parte la spending review,
i tagli lineari fatti sì da Tremonti ma ripetuti in gran parte da questo
Governo finiscono per eludere alcuni diritti fondamentali contenuti nella prima
parte della Costituzione - penso al diritto ad essere curati che, di qui a poco,
non avremo in maniera congrua in questa regione – ed un Governo tecnico o
politico che sia non può non tener conto di una cosa del genere.
Vorrei
suggerire, per evitare che questo resti un rito che lascia le cose
perfettamente come le ha trovate, di cercare qualche altra iniziativa. E’ grave
quel che ha detto il Presidente della Giunta regionale: ha chiesto colloquio al
Ministro e non gli è stato concesso.
Questa è
una cosa gravissima che offende tutta
Per questo
sono del parere che bisogna procedere compatti.
In riferimento
alla sanità è davvero comico il fatto che al contempo una grande Nazione, gli
Stati Uniti d’America, adotti un sistema sanitario che finalmente permette ad
un cittadino, ad un povero che stramazza sul marciapiede, di non frugare nelle
tasche per vedere se ha una tessera assicurativa per poter essere portato in un
ospedale – questo è stato davvero il trionfo di Obama – mutuando un nostro istituto, forse l’unica
cosa che da noi si può mutuare, da noi e da alcuni Paesi dell’Europa.
Le cose non
sono scisse tra di loro. Poi, se non si riesce ad avere un colloquio col
Presidente Monti o col Ministro Severino non dimentichiamo che questo è un
Governo siddetto tecnico per comodità, ma è un
Governo che di fatto è sostenuto da una maggioranza ampia.
Voi avete i
riferimenti con la maggioranza, per esempio la coalizione che governa in questa
Regione ha un fortissimo riferimento con quella che è la maggioranza del
Parlamento. Vedete che in alcuni provvedimenti, in alcune resipiscenze vedo che
il Pdl è compatto con
Lo ripeto
al Pdl ma anche al Pd e all’Udc che sono forze
politiche che votano e che - magari si fanno le proprie nomine - su un problema
di questo genere non possono apparire latitanti.
Le poche
cose che volevo dire sono quelle che ho detto, necessarie per dare un segno non
rituale a questo incontro.
Posso fare
un’ultima proposta provocatoria? Noi dovremmo anche penetrare il muro dell’audience,
cioè non abbiamo grande ascolto, se una notizia non è negativa nessuno ci
ascolta. In Calabria, purtroppo, i media sono fatti così.
Ma non
potremmo, in maniera solo provocatoria e simbolica, dire che una parte del
costo ce lo carichiamo noi? So benissimo che è lo Stato centrale che deve
provvedere all’amministrazione della giustizia, ma quante volte in passato, per
esempio nella Giunta che ho presieduto io, abbiamo dato risorse, derivanti dal
nostro bilancio, alla magistratura, alla pubblica sicurezza? Abbiamo loro
cambiato anche le macchine ed allora sì una proposta del genere potrebbe davvero
penetrare e produrre maggiore resipiscenza.
In forma
simbolica e provocatoria perché altrimenti siamo davvero ancora una volta
destinati a soccombere.
(Applausi)
Riprendiamo
con gli interventi dei parlamentari.
E’
pervenuto un messaggio di saluto dell’onorevole Foti
che non è presente per impegni istituzionali e che continuerà a battersi a
fianco della delegazione parlamentare calabrese per difendere questi
provvedimenti estremamente penalizzanti.
La parola
all’onorevole Mario Tassone.
Facevo poco prima una battuta – che non era una battuta –, cioè che a questo punto del nostro incontro mi viene molto difficile organizzare qualche idea perché rischiamo di ripeterci e di riproporre percorsi già ampiamente perlustrati, setacciati tra gli interventi che mi hanno preceduto.
Vorrei fare
una considerazione di carattere generale alla quale pensavo mentre scorrevano
gli interventi e, quindi, le idee che venivano ad essere rassegnate alla nostra
attenzione da parte degli amici e dei colleghi.
La vicenda
giustizia è stata sempre un fatto molto complicato e complesso nella vita del
nostro Paese. Chi ha vissuto l’esperienza nelle Aule parlamentari si è dovuto
imbattere di fronte a temi e problemi a volte inestricabili e non siamo
riusciti, non abbiamo risolto granché rispetto a temi che riguardavano la
giustizia perché condizionata molte volte da vicende che esulavano gli
interessi complessivi e generali della giustizia.
Quando è
nato questo provvedimento, il numero 148 del settembre 2011 si è cercato di
razionalizzare nella organizzazione della giustizia; mi rendo conto che fu
quello un approccio da parte di un Governo che aveva preceduto questo per
tentare di dare ordine alla giustizia.
Non c’è
dubbio che questo dovesse essere e deve essere accompagnato da una serie di
temi e di problemi che riguardano il carico del lavoro, il blocco delle
attività e degli uffici giudiziari, i problemi oggettivi che investono e che
paralizzano gli uffici giudiziari. Al di là di quel che diciamo, ci sono i
problemi inestricabili che riguardano tutti gli uffici giudiziari, tanto è vero
che ad ogni inizio di anno giudiziario, durante l’inaugurazione, i Procuratori
generali della Corte di Appello, ma prima ancora il primo Presidente della
Corte di Appello che tiene la relazione, fanno una rassegna quasi scontata e
ripetitiva, fotografica di una situazione tragica che investe gli uffici
giudiziari.
Tutta
questa problematica a Roma passa così, come acqua fresca. Che poi non ci sia la
carta nella Procura della Repubblica di Catanzaro, in cui questa vicenda è
stata posta all’attenzione attraverso un mio atto di sindacato ispettivo
insieme ai colleghi, è un fatto inesplicabile e certamente non ritenuto grave. Che
esistano alcuni uffici giudiziari che vivacchiano non è un fatto grave.
Ritengo che
oggi abbiamo fatto un buon intervento e che qualche interrogativo ce lo
potremmo porre rispetto ad alcune tendenze che non sono comparse qui ma a cui
naturalmente deve darsi grande dignità, quando sembra che la battaglia per i tribunali
possa essere o un interesse da parte degli addetti ai lavori oppure una
battaglia per il pennacchio. Non è nulla di tutto questo.
Non è la
vecchia battaglia che si faceva 30-40 anni fa nei nostri comuni per mantenere
il pennacchio della caserma dei Carabinieri o dell’ufficio postale.
Credo che,
invece, gli interventi che ho ascoltato da parte dei colleghi Presidenti degli
Ordini degli avvocati e da parte anche dei sindacalisti e degli amministratori
comunali abbiano una loro dignità ed una loro dimensione rispetto a quella che
è tutta la problematica della giustizia.
Non c’è
dubbio che il mio ringraziamento vada rivolto di cuore al Presidente del
Consiglio regionale che ci ha dato questa opportunità. Ho ascoltato anche
l’intervento e la relazione del Presidente della Giunta regionale che ringrazio
perché ci aiuta a capire e comprendere, rispetto ad una problematica molto
complessa che investe questa situazione in questo momento, che non è legata
semplicemente alla vicenda della delega o di un percorso obbligato da parte del
Governo ma ad una situazione di carattere generale in cui versa il nostro
Paese.
Nel
sostenere questo Governo lo sosteniamo non ad fidem,
non con gli occhi chiusi, ma con un ragionamento perché non abbiamo delle
parole d’ordine così come non le abbiamo ricevute nel momento in cui abbiamo
portato avanti delle iniziative di carattere parlamentare per quanto riguarda i
tribunali.
Il giudizio
sul Governo è un qualcosa che in termini complessivi debbo valutare non
negativo perché la situazione è difficile, è grave. Poi, se noi dovessimo avere
delle responsabilità sarebbero responsabilità precedenti, ma sarebbe stupido se
andassimo a giocare a rimpiattino su chi sono le responsabilità.
Certamente
c’è una vicenda particolare che abbiamo vissuto in questi giorni quando ci
siamo affidati – parliamoci con estrema chiarezza – ad una delegazione di
capigruppo della Commissione giustizia. Poi qualcosa non è andato bene, perché qualcuno ha giocato per una situazione inerente
il proprio paese. Non voglio dire nemmeno a chi appartenesse questo capogruppo
per non far polemiche.
Sono venuto
qui a costruire, perché voglio costruire ed interfacciarmi con il lavoro e con
l’impegno che con grande umiltà e disponibilità stanno mettendo in campo
Consiglio regionale e Giunta regionale. Plaudo a quest’ occasione che,
finalmente, nelle situazioni di emergenza ci fa ritrovare assieme.
Non
aspettiamo, però, sempre le situazioni di emergenza perché se noi potessimo
ritrovarci assieme anche in un percorso di lealtà e di rispetto reciproco sul
piano istituzionale potremmo già, insieme, nel momento in cui affrontiamo le
situazioni difficili e soprattutto molto critiche con le armi e con le
condizioni per poterle affrontare in termini seri.
Quando non
c’è la prevenzione e si interviene con l’emergenza è sempre un problema, un
lavoro in più e ve lo dico con estrema chiarezza. Ma questo sta al dato della
politica ed al clima politico che deve essere recuperato qui in Calabria e che
ritengo vada costruito pezzo per pezzo. Credo che questo sia non dico l’inizio
ma possa essere l’occasione affinché ci sia un seguito.
Tanto per
arrivare ad una conclusione non c’è dubbio che ci sia stata la delega, è
saltato il dato – come vi dicevo poc’anzi – di questa delega a cui avevamo
affidato anche qualche nostro sentimento e qualche nostra valutazione. Qual era
la valutazione che ho fatto? La valutazione che abbiamo fatto era quella del
non toccare gli uffici giudiziari in Calabria. Questa era la nostra posizione,
con estrema chiarezza, viste le peculiarità delle vicende che sono state
ampiamente da voi descritte e narrate su quella che era la situazione della
Calabria. Situazione economica che dipende molte volte dalle disattenzione dei
Governi centrali ma non soltanto.
Lì c’è una
disattenzione di carattere generale e c’è il problema dell’emergenza e della
criminalità. Certamente, l’abbiamo rilevato, anche se oggi, come sapete, la
criminalità calabrese vive perché c’è la criminalità in Lombardia, in Piemonte.
Ormai la criminalità, la ‘ndrangheta si è sviluppata, snodata, diffusa,
dilatata e spalmata su tutto il territorio nazionale.
La
‘ndrangheta vive in Calabria perché ricicla e ci sono gli investimenti pronti a
recepirla nel nord, ci sono i locali nel nord che vivono molto bene. Abbiamo
delle relazioni molto importanti e significative che riguardano, certamente,
questo tipo di connivenze, di connubio e di collegamento e di “collaborazione”
tra ‘ndrangheta calabrese, mafia siciliana. La ‘ndrangheta calabrese è più
gettonata e maggiormente organizzata.
Questo è un
dato che faremo ben presente. Qual è la conclusione? Sono venuto per apprendere
e per capire chi siamo ed a livello istituzionale – ecco perché il mio
ringraziamento al Presidente del Consiglio regionale che rinnovo e certamente
anche al Presidente della Giunta regionale – siamo qui per continuare la nostra
battaglia.
Abbiamo
falsato un po’ anche i regolamenti parlamentari nel momento in cui ho dovuto
riformulare, su richiesta del Governo, un mio ordine del giorno, che ha visto
me primo firmatario ma anche l’onorevole D’Ippolito e l’onorevole Occhiuto.
Questo non può avvenire ed è stata una forzatura che mi è stata fatta rilevare
attraverso un intervento da parte di un collega della Lega.
Qui, dicevamo
chiaramente, i presidi giudiziari devono essere salvaguardati nella loro
totalità. Questo era un atto di indirizzo parlamentare che certamente non è
stato recepito o è stato recepito e la situazione va tutta giocata a livello
parlamentare.
Ecco, per
quanto ci riguarda siamo qui disponibili a fare questo tipo di battaglia in
termini molto seri e molto forti, riuscendo a capire e a comprendere che non è
una battaglia – ripeto il vecchio concetto – solo per le emergenze e per la
situazione in cui si toglie un vessillo ad un territorio. E’ una battaglia di
riqualificazione e di identità di questa Calabria.
Ritengo
che, certamente, i parlamentari ed il Consiglio regionale come rappresentante
istituzionale di questa Calabria possano giocare un ruolo. Se fosse solo una
battaglia di emergenza, soprattutto per un soccorso temporale, per un periodo
storico e particolare, sarebbe poca cosa e non avrebbe un respiro alto o un
progetto alto.
Vediamo che
grazie a questa situazione della giustizia si possono anche approfondire i
problemi della criminalità, della corruzione, visto e considerato che il
Parlamento ha approvato una importante e fondamentale legge anticorruzione che
potrebbe essere anche l’occasione per un risveglio di collaborazione e di
interrelazione tra parlamentari e Consiglio regionale.
Credo che
questa sia una grande occasione da cogliere partendo da questa vicenda e da una
battaglia motivata non per una semplice rivendicazione campanilistica, ma con
ragionamenti in termini di grande serietà e - mi auguro - di grande
produttività.
Vi
ringrazio e vi chiedo scusa.
(Applausi)
La
parola all’onorevole Dima.
Grazie, Presidente. Grazie, Presidente Scopelliti.
Aggiungerò alcune cose al nostro ragionamento,
cercando di focalizzare innanzitutto il nostro percorso rispetto a che cosa fare da subito,
da domani, visto che domani riprende l’attività parlamentare. Mi permetto di
dire che la legge delega ha sicuramente, soprattutto quando il rapporto viene
stabilito in termini
numerici in relazione alle Corti d’appello, molto condizionato il nostro
percorso, lo ha condizionato sul piano della strategia politica, l’ha
condizionato anche rispetto a quelle che sono le dinamiche territoriali, le
sensibilità territoriali; in Calabria le sensibilità territoriali hanno uno
spazio largo, essendo la nostra una terra di confine, di emergenza, di grande
difficoltà.
Una prima considerazione. Mi sono permesso già di
trasferire al Parlamento, in occasione del dibattito che abbiamo aperto noi
deputati calabresi il 31 maggio, che questa legge delega produce un risultato
in Calabria che, inevitabilmente, dà spazio alle contrapposizioni di carattere
territoriale.
Se per un solo istante noi dovessimo percorrere
E’ chiaro che in un territorio così segnato, così
fortemente condizionato anche dalla legge delega nel momento in cui si traduce
in termini di praticità, dobbiamo trovare motivi di coesione, di unione – qui è
stato richiamato da molti degli intervenuti – circa la unità del territorio. E
come si raggiunge l’unità del territorio? Cercando di fare un’azione comune.
Quello di oggi è, Presidente Talarico e Presidente Scopelliti, un atto
importante che deve avere un seguito, lì dove risiede oggi la partita rispetto
alla vicenda della soppressione del tribunale.
Il Governo ha fatto una proposta, sappiamo
benissimo che c’è l’obbligo di ricevere un parere consultivo da parte della
Commissione giustizia della Camera e da parte della Commissione giustizia del
Senato, nonché del Consiglio superiore della magistratura, quindi c’è un
percorso parlamentare che deve, forse, pensare – ed è la prima domanda che mi pongo e che
giro ai miei colleghi – a che sorte far seguire alla mozione che giace in
Parlamento, perché i gruppi parlamentari hanno prodotto, nella loro specificità
di appartenenza, una serie di mozioni che parlano lo stesso linguaggio, quello
di chiedere al Governo la deroga sulla nostra regione e che deve essere, per
esempio, un punto di partenza di discussione. Il Consiglio regionale della
Calabria, con un documento, per esempio, può fare appello ai capigruppo della
maggioranza parlamentare, larghissima, ampia, di discutere la mozione in
Parlamento il più presto possibile.
Incassare un risultato di questa natura significa
dire alle Commissioni competenti che c’è la vicenda Calabria, segnando un passo
sul piano politico, che ovviamente non deve essere trasferita – ahimè – dentro
una logica “Castrovillari sì” piuttosto che non Rossano o piuttosto che Paola o
Lamezia Terme, ma va trasferita dentro un contesto ampio di cui abbiamo
largamente discusso e di cui vorrei evitare di riprendere i concetti. Criminalità, specificità territoriale, le
conosciamo da tempo, così come conosciamo da tempo le caratteristiche
morfologiche, orografiche, territoriali, infrastrutturali di questa nostra
terra; anche qui mi verrebbe da fare una battuta veramente dura e profonda: ma
pensate veramente che il problema della giustizia, nella quadratura nazionale,
si potesse ridurre in questa nostra terra solo a chiudere un tribunale in
provincia di Cosenza? Perché nelle ultime battute a tanto si era ridotta la
discussione e la mediazione politica, perché salvo Lamezia Terme per le ovvie
caratteristiche che conosciamo, il gioco era a tre e tutti e tre i tribunali
risiedono appunto nella provincia di Cosenza.
Veramente possiamo immaginare, in una terra di 2
milioni e 100 mila abitanti, che sopprimere un tribunale che mediamente conta
intorno ai 150 mila abitanti significhi risolvere il problema della quadratura
dei costi anche sul piano nazionale, visto che con il sindaco di Rossano ci
siamo anche preoccupati di quantificare i costi reali di quel tribunale, che
ammontano – pensate un po’ – solo a 500 mila euro?
E’ chiaro che noi dobbiamo avere la forza di essere
credibili sul piano della coesione istituzionale e della coesione parlamentare,
lì dove risiede realmente la sfida.
Nella conclusione di questo mio intervento, lancio
l’idea di coinvolgere i gruppi parlamentari, senza temere che l’esempio
calabrese possa essere esteso alla Sicilia, piuttosto che alla Puglia, piuttosto
che alla Campania. No! Anche qui, se riteniamo giusto che la specificità
calabrese sia unica nel contesto più generale del Mezzogiorno d’Italia, dobbiamo essere
determinati in questa direzione, quindi chiedere l’iscrizione all’ordine del
giorno di una prossima seduta valida, che si occupa di mozioni, la vicenda
calabrese. Il Pdl l’ha presentata, il Terzo Polo l’ha
presentata, il Pd l’ha presentata. Questo è un primo percorso.
Dopodiché c’è la partita all’interno delle
Commissioni. Il rischio è che le Commissioni, le cui procedure ben conosciamo, diventino
una sorta di luogo della compensazione e della mediazione politica. Questo terreno
è stato già sperimentato fino a mercoledì scorso, non c’è stata una quadratura
politica tra la maggioranza e il Ministro; c’è il rischio che
Unità in Calabria, unità sul piano istituzionale! Bene
ha fatto il Consiglio regionale a coinvolgere il livello istituzionale,
utilizziamo gli strumenti parlamentari a nostra disposizione. Grazie.
(Applausi)
Grazie all’onorevole Dima. L’ultimo intervento dei
parlamentari è dell’onorevole Santelli.
Grazie dell’invito, Presidente Talarico, grazie ai consiglieri regionali, grazie al Presidente della Giunta e
agli assessori, grazie anche a chi è rimasto finora ad ascoltare i colleghi.
Contrariamente a tanti che ho
ascoltato, ho molta fiducia nella possibilità di mantenere le sedi giudiziarie,
e tenterò anche di spiegarne la ragione. Innanzitutto, questo provvedimento –
come ha detto Angela Napoli – non è di risparmio, è un provvedimento di
efficienza, quindi è necessario rivedere le circoscrizioni giudiziarie? Sì, è
necessario e se ne parla da vent’anni, sono state date ai Governi che si sono
succeduti almeno – credo – cinque o sei deleghe. Quindi questa sarebbe la
settima delega che oggi il ministro Severino ha deciso di esercitare.
Quando si parla di rivedere le
circoscrizioni giudiziarie, il tutto nasce da un’esigenza ben precisa e dal
fatto che la geografia giudiziaria dell’Italia è estremamente differente. Abbiamo
sentito il ministro Severino parlare in televisione e parla spesso di chiudere
quei tribunali in cui prestano servizio quattro-cinque
magistrati, con una sopravvenienza di processi di 200 all’anno, quei tribunali
vanno chiusi. In Piemonte c’è un tribunale ogni
Qual è la situazione della Calabria?
E’ una situazione diversa. Allora il parametro previsto dalla legge delega dà
come numero di magistrati per la salvezza del tribunale, per considerarlo un tribunale
grande, 20 magistrati. I tribunali della Calabria, cioè Rossano, Castrovillari
e Lamezia Terme, hanno 15 magistrati, Paola 17, quindi siamo molto vicini, non
possono essere definiti piccoli tribunali. Tenete conto – e il Presidente D’Alitto credo possa sottolineare – che questi tribunali e
Quindi
la richiesta non è una deroga perché siamo una regione che va a piangere, è una
deroga perché la nostra geografia giudiziaria è già una geografia che
rispecchia pienamente i criteri di efficienza di un sistema giustizia.
Ora,
se vogliamo andare oltre, prendo atto della scelta del ministro, che dice: “ Non
scelgo e non scelgo di fare deroghe”. In realtà, il ministro ha preso una
decisione politica. Perché? La relazione dei tecnici – su questo dobbiamo
essere chiari, c’è una relazione dei tecnici, una Commissione ministeriale-
dice: “Ci sono ics tribunali che devono essere tagliati e che sono quelli che
sono statisticamente sui parametri, vanno ripescati Paola per quasi omogeneità
sui criteri, Lamezia Terme per necessità logistiche, e Sciacca”. Il ministro
salva Marsala! Quindi è una decisione politica, esclusivamente politica.
Comunque,
prendo atto di questa decisione e ne discuteremo in Parlamento. Forse è anche
giusto che ci assumiamo la decisione. Non credo che nel Parlamento dobbiamo
andare soltanto con queste motivazioni. Abbiamo la motivazione di avere tribunali
che sono efficienti – prima lo ricordavano altri colleghi, lo dico solo a
titolo di informazione perché lo ricordava prima il Presidente del Consiglio
dell’Ordine di Paola e perché è il dato più eclatante –, se un nostro tribunale
che viene chiuso è il terzo per efficienza in Italia in materia penale con otto
cause giudiziarie, cioè il ministero chiude un tribunale dove ci sono otto procedimenti
giudiziari, uno dei quali con 160 ordinanze di custodia cautelare per 416 bis,
di che stiamo parlando?!
Secondo
criterio: situazione logistica e di trasporti. Qualcuno spieghi che c’è una
regione diversa rispetto alla Calabria e un territorio rispetto alla Calabria
che è in una situazione peggiore in termini di trasporti? Se qualcuno ha il
coraggio sia fra i parlamentari, sia al Governo di venirlo a sostenere, sono
contenta. E’ vero pure che ci siamo sentiti dire – lo dico ridendo ai colleghi di
Lamezia e Catanzaro e devo dire che ai colleghi di Lamezia va tutta la mia
solidarietà, perché hanno ricevuto degli attacchi vergognosi…
Amico
Principe, siamo andati tutti al ministero, siamo andati singolarmente, siamo
andati in delegazione, abbiamo spiegato le motivazioni, siamo andati dai
tecnici, siamo andati dai politici. E’ difficile parlare con qualcuno, quando
ti viene risposto che la strada peggiore che c’è in Calabria è quella che
collega Lamezia-Catanzaro e tu gli dici: “Ma scusate,
di che state parlando!”. No, almeno questa è l’unica buona che abbiamo! Vuol
dire che non avete capito niente di che cos’è
Dicevo,
situazione logistica e siamo sicuramente nei parametri; redditività, stiamo
vedendo su tutti i telegiornali, perché credo che il ministero tenga molto al
mantenimento del tribunale di Castrovillari, ci tiene particolarmente il
ministero e credo soprattutto il suo Capo di Gabinetto, il dottor Grisolia, infatti in tutte le trasmissioni televisive
continuiamo a vederlo. E noi altrettanto ci teniamo perché siamo calabresi come
loro, siamo calabresi più del ministro, più di Grisolia
che lavora a Milano, per giunta quella struttura – giusto per chiarire, visto
che ho subìto degli attacchi – a finanziarla è stata la sottoscritta ed è una
bellissima struttura.
Scusate
la provocazione: visto che stanno per fare una scuola per la magistratura che è
stata scippata alla Calabria, ove dovessero cancellare per forza un tribunale,
ci spostino la scuola della magistratura che vogliono portarsi fuori, perché
quello, sì, avrebbe una risposta sociale e una ricaduta economica di grandissimo livello.
Presidente
Scopelliti, quando poi si danno le risposte, si danno delle risposte, eh!
Concludo,
perché l’ultimo argomento è quello della criminalità organizzata. Ci viene
risposto, spesso, quando poniamo questo tema, che la criminalità organizzata
non viene combattuta dai tribunali, ma viene combattuta dalla Dda. Va bene.
Certo, c’è
(Applausi)
Grazie
all’onorevole Santelli. Mancano ancora quattro interventi dei colleghi di
maggioranza e di minoranza. Poi c’è un ordine del giorno che sta circolando,
presentato dai colleghi di maggioranza. Se c’è una verifica dell’ordine del
giorno per vedere le integrazioni, poi,
concludiamo anche con l’approvazione dell’ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.
Presidente, volevo ringraziarla per la sensibilità che
ha dimostrato nel convocare in
maniera tempestiva questo importante confronto istituzionale, che ha visto
assieme i rappresentanti dei tribunali interessanti, molti rappresentanti
istituzionali.
Ho
rilevato negli interventi non una logica di appartenenza e di
salvaguardia del proprio orticello, ma soprattutto delle considerazioni un po’
più importanti riguardo quella che deve essere una questione da portare a
livello nazionale, sicuramente con il contributo che oggi il Consiglio
regionale sta dando e soprattutto alla luce degli interventi che i rappresentanti
dei tribunali, degli ordini, delle
amministrazioni interessate e della nostra delegazione parlamentare hanno
voluto dare a questa discussione.
Sicuramente
è stata molto chiara la posizione dei rappresentanti dell’Udc, Tassone ed Ippolito, che rispecchia un po’ anche la volontà
del gruppo consiliare che qui rappresento; soprattutto alcune considerazioni
arrivate, non ultima quella della deputata Iole Santelli che, avendo avuto
anche esperienza di Governo al ministero di giustizia, chiaramente ha delineato
alcuni scenari importanti.
Volevo sottolineare la vicinanza che il gruppo dell’Udc ha nei confronti
delle popolazioni interessate, perché – ripeto – penso che sia non soltanto una
questione di presìdi di democrazia che vengono
minati, ma della consapevolezza che effettivamente esiste una questione
Calabria, c’è una questione Calabria a tutti gli effetti, di cui prendiamo atto
solamente nella denigrazione giornalistica degli scandali, degli sprechi che ci
sono, ma che poi non tiene conto delle reali difficoltà che molti dei
parlamentari hanno voluto sottolineare durante questo intervento.
Presidente, non solo a margine di questo, le chiedo
a nome dei rappresentanti anche delle Province di Crotone e Vibo, che sono di prossima
cancellazione secondo le indicazioni del Governo, di fissare un’apposita seduta
per discutere di altri presìdi di democrazia, non
perché vogliamo stare sempre col cappello in mano a rappresentare le semplici
ragioni di un territorio, ma perché crediamo che il Governo su questo tema,
così come sui tribunali, non abbia un’attenzione ben precisa sulla Calabria,
che ha le caratteristiche per mantenere le cinque Province o le quattro
Province più l’area metropolitana, in più la considerazione che la riforma
dell’architrave costituzionale e del Codice delle autonomie non prevedeva
sicuramente, almeno nelle intenzioni, che per una parte restassero e per una parte venissero cancellati.
Un po’ come sulla riforma della giustizia, con i
tempi lunghi, con le lungaggini, come se risparmiare qualche milione di euro
vada a salvare quelle che sono le casse dello Stato rispetto a un problema, che
è quello della durata dei processi, a quelle che sono le lungaggini
giudiziarie, su cui gli autorevoli esponenti dei tribunali hanno detto di avere
numeri chiari e carte in regola per poter restare aperti.
Allora, se vogliamo, così come è emerso dalla
discussione di questa mattinata, porre con grande forza la questione Calabria –
scusate, però ripeto – non possiamo sicuramente partire da divisioni di
carattere istituzionale.
Il collega Principe diceva che c’è stato un difetto
di informazione verso una nutrita
rappresentanza parlamentare, che ha grosse esperienze anche a livello
governativo. Ecco, vorrei che fosse stato solo questo l’assenso, sarei
infinitamente felice e contento se fosse effettivamente un difetto di
comunicazione, però – guarda caso – non c’è una rappresentanza del Pd.
Voglio fare ammenda agli uffici della Regione,
perché su questo ritengo che
Su questi temi ritengo che, oggi, l’approvazione di
un documento, che spero anche i colleghi della minoranza consiliare possano
eventualmente fare proprio, possa darci la consapevolezza che c’è una Calabria
unita che vuol far rinascere la coscienza e il senso di appartenenza a questo
territorio.
Grazie, onorevole Dattolo.
E’ iscritto a parlare l’onorevole Talarico Domenico. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, ho qualche imbarazzo ad intervenire in un’Assemblea quasi tutta di
maggioranza, essendo, forse, stamattina, il mio, l’unico intervento di una
forza di opposizione, vista la presenza dell’intera coalizione che regge le
sorti del Paese, Pdl, Pd, Udc. Non nascondo che
abbiamo l’impressione di assistere a un dibattito surreale, mi riferisco
soprattutto agli onorevoli deputati e senatori che hanno accettato il nostro
invito a discutere con loro una questione molto delicata.
Vorrei
ricordare, signor Presidente, a lei e al Presidente della Giunta che questo
completa – mi auguro che completi – il necrologio che riguarda la nostra
regione, mi riferisco alla chiusura degli ospedali, alla limitazione di
migliaia e migliaia di chilometri della mobilità pubblica in questa regione, alla chiusura
delle Province, del lavoro, alla modifica all’articolo 18 e alla moria di
tantissime imprese in questa regione,
infine – ci auguriamo che sia davvero la fine – la chiusura di alcuni tribunali.
Quindi
siamo qui a rincorrere un Governo nazionale e regionale impegnato a tagliare,
tagliare, tagliare.
Ora,
apprezziamo certamente lo spirito di questa iniziativa, però dovremmo, in qualche
modo, uscirne in maniera chiara, non vogliamo fare alcuna ammucchiata questa
mattina, vogliamo essere, sì, unitari, ma dobbiamo farlo nella chiarezza.
La
prima cosa che mi viene in mente è dire, agli amici parlamentari, che questo
provvedimento, la cosiddetta legge delega, è stato votato all’unanimità. Dove
eravate nelle competenti Commissioni, quando si è consumato questo misfatto?! E
mi viene spontaneo – lo faccio con il rispetto che si deve alle istituzioni – chiedere a nome dei due consiglieri del
gruppo De Masi e Giordano, che cosa farete – lo dico al Pd, al Pdl e all’Udc – quando questo provvedimento, per volontà
del ministro di grazia e giustizia, tornerà nelle competenti Commissioni o,
probabilmente, in Aula, dal momento in cui i primi ad essere gabbati siete
proprio voi?
E
vorrei ricordarlo all’Aula, agli amici parlamentari e leggere testualmente una
di alcune condizioni che avete posto, suggerito e scritto nel provvedimento. Si
parla, ad esempio, di specificità territoriali come uno dei criteri indicati
nella legge delega, del bacino di utenza anche con riguardo alla situazione
infrastrutturale, a proposito della carrozza del ministro Severino, nonché del
tasso di impatto della criminalità organizzata, oltre che della necessità di
razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane. Lo dice
testualmente: “Tasso di impatto della criminalità organizzata”.
Ora,
per le cose che avete detto qui stamattina, per le cose che hanno detto i
colleghi consiglieri, evidentemente il ministro Severino e la maggioranza che
regge le sorti del Paese, Pd, Pdl e Udc, hanno
smentito se stessi con questa legge delega, e dovreste chiedere il rispetto
della dignità di parlamentari, oltre che di forze politiche che stanno al
Governo tutte insieme per reggere le sorti del Paese, altrimenti l’unità non la
si può conseguire, ci sarebbe un equivoco, sarebbe una banalissima perdita di
tempo quella che si sta consumando qui di pomeriggio. Invece credo che le
intenzioni dei Presidenti siano serie, così come quelle di tutti i componenti
l’Assemblea, dobbiamo chiedere il rispetto dei vincoli e dei criteri contenuti
nella legge delega, perché anche qui dobbiamo essere chiari.
Il
ministro Severino, a un certo punto, non ce l’ha fatta più – lo dice lei in
un’intervista, in una dichiarazione pubblica – dice “non parlo più nelle
segrete stanze”, perché l’accordo, evidentemente, con Abc non è stato trovato,
l’accordo per chiudere alcuni tribunali e lasciarne in vita altri, perché
questo è stato, cioè la mediazione,
come è normale e lecito che si faccia in questi casi, se lasciare Larino,
chiudere Bolzano, lasciare Lamezia o Rossano o Castrovillari. Ad un certo
punto, il ministro non ha più retto alle spinte localistiche, per non dire
clientelari – perché è una parola che non si dice – e ha detto: “Basta, ve la
vedete in Commissione o in Parlamento”.
Adesso ve la vedete voi. Vi chiediamo di
riconoscere ed applicare in maniera oggettiva e seria quei criteri contenuti
nella legge delega, perché a nessuno sfugge, neanche ad una forza di
opposizione a volte intransigente ed eccessiva come la nostra, che vi sia nel
Paese un’esigenza di razionalizzare il sistema giustizia, tant’è che anche il
senatore Li Gotti ha votato a favore del provvedimento, è stato uno dei
fautori, ad esempio, di questa spinta razionalizzatrice,
il Pd direbbe riformatrice.
E nulla quaestio sulla chiusura di 670
giudici di pace, nulla quaestio sulla chiusura di tante sezioni
distaccate, ben venga la razionalizzazione del sistema giudiziario, a
condizione che questa riduzione sia finalizzata all’efficienza, alla riduzione
degli sprechi, alla qualificazione dell’amministrazione della giustizia. Però
non ci pare che i provvedimenti contengano, ad esempio, aiuti o sostegni
all’informatizzazione dei tribunali, dei presìdi di
giustizia sul territorio; non ci risulta, ad esempio, che sia stato introdotto
il processo informatico, così come è avvenuto in alcune realtà.
Ecco perché diciamo che il dibattito è surreale,
perché non tiene conto della realtà e del contesto in cui si inserisce questo
provvedimento.
Non cadremo mai in tentazioni localistiche? Certo,
siamo presenti a Lamezia, a Castrovillari, a Rossano, un po’ meno forse a Paola
e dovremo rimediare, ma ovviamente diciamo la stessa cosa, che i tribunali
vanno mantenuti in vita non perché sono un sostegno all’economia, alla vita
sociale di quei territori, perché anche qui bisogna dire che molti tribunali
sono nati nella grande euforia della spesa pubblica della prima Repubblica,
anche questo vi è da dire, parlo di presìdi nel resto
d’Italia, e che ci sia davvero un’esigenza di razionalizzazione, però non
possiamo disconoscere alcune realtà, se è vero che il legislatore, cioè voi
avete detto che l’impatto della criminalità mafiosa è un criterio che bisogna
considerare. Allora, se non lo consideriamo in Calabria questo criterio, dove
lo consideriamo? A Bolzano, a Larino, non so dove?! Non c’è la criminalità a Cetraro, a Paola, ad Amantea?!
Non vi è criminalità nella Sibaritide?! Non vi è
criminalità – e lo dicono, purtroppo, le cronache – a Lamezia Terme?!
Ecco perché abbiamo detto, senza enfasi ma con
molta fermezza, che lo Stato sta arretrando.
Anche la storiella della Dda è davvero una
storiella. Che vuol dire? C’è la criminalità organizzata di tipo mafioso e c’è
un’altra criminalità che non è di tipo mafioso, ma che non è che è una
criminalità buona, che va trattata in maniera diversa e non, invece, con la
presenza diffusa, costante, capillare, cattiva – se volete – dello Stato
attraverso le sue articolazioni.
E poi nessuno ci dice – lo diceva, mi pare,
l’onorevole Santelli – che cosa diventerebbe il tribunale di Cosenza, se
chiudessero Rossano, Castrovillari e Paola. Bisognerebbe costruire un altro
palazzo di giustizia? E un altro è stato costruito a Castrovillari e verrà
consegnato a fine mese, è costato allo
Stato 15 milioni, non alla Repubblica francese, alla Repubblica italiana è
costato 15 milioni quel tribunale, con l’aula bunker, col passaggio
sotterraneo, insomma una struttura modernissima, straordinaria. Eppure quel
complesso, nelle intenzioni della maggioranza che regge le sorti del Paese,
dovrebbe essere abbandonato.
Allora, onorevoli deputati e senatori, rivalutate
anche la regola del tre del senatore Valentino, quella regola, quella
intenzione che è diventata un atto che avete votato all’unanimità, avete
all’unanimità deciso di abolire la regola del tre, quella regola che non
consente di toccare tribunali nei circondari in cui non ci sono tre tribunali,
ovviamente tenendo sempre conto dell’impatto della criminalità, altrimenti
dovremmo togliere anche Palmi e Locri. Ma ci sono tribunali “inutili” nel
Centro e nel Nord Italia che sopravvivono grazie alla regola del tre; guarda
caso, il tribunale di Spoleto, sede di tribunale, è anche collegio elettorale
del senatore o deputato – non so – che ha proposto questa benedetta regola del
tre!
Ecco, in base a queste considerazioni, siamo
disponibili a votare e a sostenere qualsiasi documento, ma la sottoscrizione da
parte del gruppo di Italia dei valori
deve avvenire nella chiarezza e soprattutto attraverso un impegno esplicito
della delegazione parlamentare, quale potrebbe essere, ad esempio, il rifiuto
di votare qualsiasi parere, benché non vincolante, che non rispetti le
condizioni, i criteri che avete votato e trasmesso al ministro Severino e al
Parlamento su delega.
Ecco, se così è, discutiamo ed avrete il nostro
sostegno, altrimenti non vogliamo associarci all’ennesimo misfatto a danno
della Calabria, della giustizia e dei cittadini calabresi.
(Applausi)
Grazie, onorevole Talarico. Gli ultimi due
interventi, quindi se siamo rapidi e veloci, riusciamo a concludere per le
15,00.
La parola all’onorevole Serra.
Sarò brevissimo, anche perché spetta a me
fare il penultimo intervento.
Veramente, per quello
che è stato detto
– e ringrazio il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta, ma tutti
gli onorevoli parlamentari intervenuti insieme ai sindaci, alle organizzazioni di categoria, ai Presidenti
dei tribunali e tutti – però è giusto, perché anche se a nome della maggioranza
avevamo presentato un ordine del giorno a firma di tutti i capigruppo, non potevo tirarmi indietro
nel fare un intervento, nel dire ai cari onorevoli parlamentari che non
possiamo accettare per l’ennesima
volta questi provvedimenti, se è vero, come è vero, a parte il fatto di Lamezia
che deve essere tutelata, salvaguardata ed anche, secondo me, potenziata per i
fatti di cronaca e che avete detto, non è possibile che una provincia con 750
mila abitanti possa subire questo ennesimo scippo!
Tanti
scippi stiamo avendo, ne abbiamo parlato in questa Assemblea regionale, abbiamo
parlato dei treni tolti. Ce li siamo dimenticati? Quanti treni sono stati
soppressi in questa nostra regione,
quanti collegamenti, in modo particolare da Cosenza a Reggio Calabria. L’altro
giorno intervenivo nei confronti dell’amico e assessore ai trasporti Gigi
Fedele, al quale facevo notare che da Cosenza, per arrivare a Reggio Calabria e
per essere qui verso mezzogiorno, bisogna partire la
mattina alle 6,00. Non è possibile che la provincia di Cosenza possa essere collegata così, eppure assistiamo a questi
scippi.
Abbiamo
assistito ad una serie di problemi che
hanno riguardato la sanità: quante strutture ospedaliere sono state
riconvertite e chiuse. Ebbene, si parla da quattro anni dei tagli alla sanità.
E diceva bene qualche collega, proprio la sanità, dove c’è di mezzo la salute
dei nostri cittadini, la nostra salute, eppure anche su questo dobbiamo ritornare,
perché questo ci ha detto di recente il Governo Monti, con questi provvedimenti
che sono stati emanati di recente. Dobbiamo ritornare su un percorso che
abbiamo fatto per circa quattro anni, cari amici.
Ebbene, oggi parliamo di giustizia, della
soppressione di tre tribunali importanti, ritengo, perché la soppressione di
questi tre tribunali vuol dire cancellare tanti anni di storia della nostra
provincia di Cosenza, di quelle zone come la zona del Pollino, la zona dello
Ionio per quanto riguarda Rossano e la zona dell’Alto Tirreno cosentino. Ma com’è
possibile!
Volevo ricordare all’onorevole Santelli – che non
vedo più in mezzo a noi – che ho vissuto, quando ero sindaco negli anni 1997-98
la soppressione delle preture. Vi ricordate? Ebbene, San Marco fu soppressa con
un’audizione nella Commissione giustizia, allora presieduta dall’attuale
sindaco Pisapia. Siamo andati là insieme anche ad
Acri e ad altre preture. Ebbene, sapete quali erano i dati trasmessi, cari
amici? Erano dati che non corrispondevano alla realtà territoriale i quali,
invece, erano in giacenza presso le varie sedi di Pretura, ma erano dati che i
tecnici del ministero avevano avuto e che avevano fatto uno studio molto, ma
molto approfondito. Ebbene, allora il ministro era il ministro Flick. Sapete qual è stato il risultato, cari amici? Che
vennero riaperti sia San Marco sia Acri.
Allora che cosa voglio dire con questo? Che
dobbiamo essere, come stamattina, tutti uniti indipendentemente dall’assenza di
uno o due parlamentari sia della parte di destra che di sinistra, che dobbiamo
fare squadra, sintesi, dobbiamo portare avanti tutti gli stessi criteri
oggettivi che servono per non apparire divisi, perché sapete, a distanza
dell’ultimo provvedimento fatto, quali erano le voci che circolavano, caro
onorevole Dima, che spesso c’era stato uno scontro tra la deputazione sia di
destra che di sinistra, per salvaguardare un tribunale di Rossano o
Castrovillari o Paola. Noi siamo qui per difendere tutti e tre i tribunali.
Ha fatto bene chi è intervenuto prima – lo diceva
il sindaco di Paola, se non erro, ma anche il sindaco di Rossano – dicendo che
dobbiamo essere uniti in questa battaglia, e questa battaglia, signor
Presidente Talarico, si farà così come l’altra grande battaglia si farà per le
Province. Ma tutti insieme, il Consiglio regionale intero deve recarsi a Roma
in delegazione, proprio per fare una grande battaglia di cui
Mi auguro che, alla fine di questi lavori, ci sia
un ordine del giorno che stabilisca i percorsi da fare tutti insieme, per
uscire vittoriosi da questa ennesima battaglia, perché solo così possiamo contrastare
quella che è l’agonia che lentamente i Governi centrali stanno facendo patire alla
Calabria, solo così possiamo riprendere a discutere del discorso che avete
detto tutti, il discorso della disoccupazione, delle grandi battaglie,
altrimenti da qui alla fine dell’anno ne dovremo affrontare altre. E non mi ci
vorrei trovare su questo fronte, vorrei trovarmi da oggi in poi vittorioso riguardo
una serie di problemi che abbiamo ereditato e che dobbiamo salvaguardare.
Grazie.
(Applausi)
Grazie, onorevole Serra. L’ultimo intervento,
l’onorevole Grillo.
Grazie, Presidente, e colleghi consiglieri. Mi
unisco anch’io al coro di saluti nei confronti dei parlamentari
presenti, dei sindaci, dei responsabili delle istituzioni e del mondo sindacale.
Ha
ragione lei, Presidente, lasciar passare il decreto “spending review” così come è stato concepito da
questo Governo cioè lontano dai cittadini, sarebbe un grave errore per tutte le
forze politiche di destra e di sinistra. Qui un appunto ai deputati del centro-sinistra non presenti in Aula,
così come ha fatto il mio collega Alfonso Dattolo,
perché era necessario e indispensabile anche la loro presenza per dimostrare
unità e rappresentare
Le
sollecitazioni degli investitori internazionali non possono essere un alibi per
creare iniquità e sperequazioni sociali, né tantomeno per adottare
provvedimenti incostituzionali, come dirò a breve.
Il
provvedimento approvato venerdì non migliora né la qualità né l’efficienza dei
servizi pubblici erogati, non migliora l’efficienza perché accorpare tribunali
significa aumentare i carichi di lavoro degli uffici, i quali sono fortemente in ritardo sull’informatizzazione ed
aumenteranno questo ritardo proprio a causa egli accorpamenti. Questo si
tradurrà in file interminabili nelle cancellerie, in fascicoli che andranno
inevitabilmente perduti e in altre situazioni ingestibili, che toglieranno ai
professionisti la risorsa che a loro è più necessaria per poter lavorare, il
tempo. Di conseguenza, peggiorerà la qualità della giustizia.
Sarebbe stato più serio costringere gli uffici
giudiziari a riflettere, entro breve tempo, sulle procedure per arrivare al
cosiddetto processo telematico. Una volta completato questo iter, sarebbe stato
ragionevole prevedere un piano di
razionalizzazione. Per non parlare della scelta di sopprimere quei tribunali
che si trovano in zone ad alta densità di reati, dove si stanno svolgendo
processi molto importanti.
Una volta tanto, mettiamoci dalla parte degli
imputati e chiediamoci se sia giusto che una persona che sa di essere innocente
debba sopportare costi enormi per pagare le trasferte del proprio avvocato
oppure per spostarsi dalla propria residenza all’aula giudiziaria.
Poi c’è la questione sanità, che qualcuno accennava
anche questa mattina. Sicuramente è vero che in passato, dietro la parola
d’ordine “garantire il diritto alla salute” si sono fatti troppi abusi e
strappi alla legge, persone senza scrupoli e campioni di inefficienza, tant’è
che ci troviamo in un’intera regione commissariata e due aziende sanitarie
sciolte per mafia negli ultimi cinque anni. Ma negare che
Invece queste scelte antipolitiche, dettate da
questo totem chiamato sollecitazione degli investitori internazionali, hanno
messo a repentaglio la coesione territoriale italiana, mettendo città contro
città, italiani contro italiani. Non si può invocare il principio del
coordinamento della finanza pubblica per giustificare la soppressione di talune
Province anziché tutte. Aspettiamo di conoscere i criteri di territori e
popolazioni che il decreto, per ora, lascia indefiniti, per capire come farà il
Consiglio dei Ministri a stabilire quali Province non debbano più esistere. Ma
qualunque criterio verrà, saremo noi ad opporci.
E’ altrettanto chiaro che c’è da aspettarsi una
mossa politica da questo Governo tecnico, tendente alla salvaguardia di alcune
grandi Province, allo scopo di ottenere una maggioranza in Parlamento. Sono
certo, invece, che come oggi ci battiamo per evitare la soppressione dei tribunali
di Lamezia, Castrovillari, Rossano e Paola, i nostri deputati, i nostri
senatori si opporranno alla soppressione delle Province di Vibo Valentia e
Crotone, soppressione peraltro che già era stata ipotizzata quasi due anni fa,
ma poi è rientrata perché il Governo e il Parlamento si resero conto che si
sarebbe violata
Stando, quindi, alla lettera della norma costituzionale,
sarebbe precluso a priori un qualunque intervento statale volto a
predeterminare le condizioni idonee a garantire la sopravvivenza dell’ente
Provincia.
Personalmente, quando si iniziò a ragionare sulla
soppressione, avevo avanzato l’ipotesi delle Province amministrative, cioè di
creare enti di secondo livello, e fin dall’anno scorso giace in Commissione
affari istituzionali della Camera e del Senato una legge in tal senso. Ora,
invece, appare questo articolo 17 del decreto legge che va assolutamente
cassato, non soltanto per i profili di disparità sociale, ma anche perché
nemmeno la presenza di situazioni eccezionali, come la grave crisi economica
che ha colpito l’Italia e l’Europa intera, può essere invocata ed utilizzata
dal legislatore per sospendere le garanzie costituzionali di autonomia dei
Comuni e delle Province stabilite dalla Costituzione.
Per ultimo, leggo dal comunicato stampa del Governo
che all’accorpamento e riduzioni si giunge attraverso una procedura che vede il
ruolo attivo degli enti territoriali. Il Governo trasmette al Consiglio delle
autonomie locali, istituito in ogni Regione, la propria deliberazione con i criteri.
Successivamente, ogni Consiglio approva il Piano di riduzione entro 40 giorni.
Ebbene, per quanto ci riguarda, questo punto del
decreto è addirittura inattuabile, perché – com’è noto –
(Applausi)
Grazie, onorevole Grillo. Concluso il dibattito,
volevo ringraziare tutti coloro intervenuti, dai Presidenti degli ordini degli
avvocati, dagli amministratori locali che hanno portato il loro contributo, le
rappresentanze sindacali, il Presidente del tribunale di Rossano, per questo
importante e proficuo dibattito; peraltro poi i parlamentari che ringrazio per
aver partecipato e per aver ascoltato, soprattutto qualche idea, qualche
indicazione, qualche proposta che è venuta fuori dai lavori di questo Consiglio
regionale.
E’ stato presentato un ordine del giorno a firma dei
consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, Principe, Adamo, De Masi “Sulla
soppressione dei tribunali di Castrovillari, Paola, Rossano e Lamezia Terme”, che è unitario e di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale
premesso che:
nel corso dell’attuale
legislatura più volte il Consiglio regionale, all’unanimità dei suoi
componenti, ha approvato appositi ordini del giorno con cui ha espresso e
motivato le riserve legate alle allora paventate misure di riorganizzazione
degli uffici giudiziari sul territorio regionale da parte del Governo nazionale;
tuttavia, il Governo
Monti in un quadro, se pur condivisibile, di complessiva e drastica riduzione
della spesa pubblica, ha previsto in Calabria la soppressione di ben quattro tribunali,
collocati tutti nel distretto di Corte d’Appello di Catanzaro;
simile riduzione, da
un lato affievolisce in maniera evidente la dura lotta che lo Stato sta
conducendo contro l’antistato, poiché va a sopprimere irrinunciabili presidi di
legalità in territori dove più forte si avverte la presenza della criminalità
organizzata ed, inoltre, comporta enormi disagi alle popolazioni amministrate,
poiché rende oltremodo difficile per il cittadino raggiungere fisicamente le
sedi in cui viene amministrata la giustizia;
dato atto che un
nuovo assetto della geografia giudiziaria regionale non può essere attuato
applicando criteri puramente astratti finalizzati all’ottenimento di un
risparmio tout court, in quanto ciò
rappresenterebbe un palese errore di metodo, di sostanza e di forma: di metodo,
perché avere come unico riferimento per i tagli da apportare dei criteri
astratti può dare sì l’impressione di estremo rigore ma comporta, altresì,
evidenti contraddizioni; di sostanza, perché in un territorio quale quello calabrese,
lo Stato deve, invece, incrementare la propria presenza per troppo tempo minima
e poco incisiva; di prospettiva, perché non si tengono nella dovuta
considerazione le ricadute a livello sociale conseguenti ad una scelta di
chiusura e arretramento;
considerato che:
l’amministrazione
della giustizia in Calabria non può prescindere da peculiari caratteristiche
anche di natura ambientale e, pertanto, il mero ricorso a requisiti numerici
finisce col determinare evidenti illogicità e inevitabili errori;
appare, invece,
evidente come sarebbe opportuno che un’efficiente ed economicamente utile
riorganizzazione giudiziaria venisse attuata attraverso il mantenimento e il
consolidamento della presenza di presidi di legalità su di un territorio, quale
quello calabrese, in cui la criminalità organizzata di stampo mafioso esercita
la propria attività delittuosa;
considerato, ancora,
che:
non si è tenuto conto
delle complesse conseguenze sociali derivanti dalla soppressione dei tribunali
nei territori interessati, laddove è in atto un percorso di legalità i cui
risultati si riverberano su tutta la popolazione calabrese;
ove attuata detta
nuova geografia giudiziaria correrebbe seriamente il rischio di far implodere
il sistema giudiziario calabrese, portando al collasso i già sovraccarichi
ruoli processuali e conducendo di fatto all’impossibilità di amministrare la
giustizia in tempi ragionevoli;
rimane impensabile
che asettiche ragioni di risparmio economico portino in maniera cieca all’indiscriminata
penalizzazione di un territorio attraversato da enormi problematiche di
sviluppo socio-economico quale quello calabrese, dimenticando che lo Stato,
proprio per tali motivi, ha l’obbligo di mantenere qui la propria presenza e
forza.
Tutto ciò premesso e
considerato
impegna
il Presidente della Giunta regionale,
onorevole Giuseppe Scopelliti, in raccordo con le rappresentanze istituzionali
territoriali e la deputazione calabrese, a svolgere un’incisiva azione presso
le competenti Commissioni parlamentari, nell’ambito della riorganizzazione
degli uffici giudiziari sul territorio calabrese a tutela dell’attuale
organizzazione;
il Presidente e la Giunta
regionale a farsi portavoce presso il Governo nazionale, in aderenza ai criteri
stabiliti nella legge delega, con particolare riferimento alla specificità
territoriale, alla situazione infrastrutturale e al tasso d’impatto della
criminalità organizzata, della necessità per il territorio regionale calabrese
di un rafforzamento della presenza dello Stato, attraverso la promozione di un
tavolo di confronto per trovare le soluzioni più adeguate alle esigenze del
sistema giudiziario calabrese ed, altresì, assumere ogni iniziativa utile a
difesa della presenza dei sopprimendi tribunali e dei
Giudici di Pace nei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, da considerarsi
quali incancellabili baluardi della presenza dello Stato sul territorio,
individuando, in alternativa, percorsi di minor impatto sociale per favorire
una più efficiente amministrazione della giustizia ed una più radicale
diffusione della cultura della legalità;
il Presidente e la Giunta
regionale a valutare l’opportunità di presentare apposito ricorso innanzi alla
Corte Costituzionale”.
Lo pongo in
votazione.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
(E’
riportato in allegato)
Poi c’è una richiesta di convocazione
di una seduta del Consiglio regionale,
firmata da dieci consiglieri della provincia di Vibo e della provincia di
Crotone, per quanto attiene alla soppressione delle Province. Possiamo trattare
questo argomento, se siete d’accordo, come
primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta le e parleremo esclusivamente
di questo argomento il 17 luglio. Se siamo d’accordo.
(Interruzione)
Sì, l’unico punto all’ordine del giorno riguarda la
discussione sulla soppressione delle Province di Vibo e Crotone.
Ultimo punto, poi c’è una riunione della
maggioranza convocata – ve la ricordo – per quanto riguarda gli enti sub-regionali
e le riforme che dovremo fare su Arssa e Afor per il Consiglio del 3 agosto, quindi nella sala Commissione
ci sarà questo incontro.
Non ci sono altri interventi, abbiamo concluso.
(Interruzione)
Prego, onorevole Giordano.
Presidente, solo per ricordarle l’impegno che il
Consiglio ha assunto nell’ultima seduta, e cioè di trattare al primo punto la
mozione sulla centrale di Saline Ioniche, quindi per il carbone.
Va
bene la questione Province al primo punto, ma le voglio ricordare che l’impegno
del Consiglio è quello, quindi in quella seduta devono essere discusse le due
mozioni presentate in Consiglio.
Su
questo punto, onorevole Giordano, ho ricevuto anche una lettera del Presidente
Scopelliti, di convocare una seduta ad
hoc per discutere anche di questo
argomento. Quindi dovremo concordare una data che va dal 17 al 3 di agosto, per
inserire anche questo punto all’ordine del giorno, per avere l’opportunità e la
possibilità di discutere di questo argomento con maggiori notizie, con maggiori
dettagli, vista l’importanza dell’argomento. Quindi almeno dovevamo concordare
con i capigruppo qual era la data più adeguata.
Prego, onorevole Adamo.
Su questo punto introdotto dal collega Giordano, apprendo ufficialmente di una lettera che il Presidente della
Giunta ha inviato a lei nella sua qualità di Presidente del Consiglio. Siccome
non ho letto resoconti sulla stampa, se è possibile, almeno per me, averne
copia o fornirne copia – immagino che sia una lettera espressione di una
posizione politica – a tutti i consiglieri regionali prima della prossima
seduta.
A
questo punto, giacché lei ha informato l’Aula, assumiamolo come documento
ufficiale ed è bene che ognuno di noi la conosca.
(Interruzione)
No, mi
pare che sia doveroso dal punto di vista istituzionale.
Non ci
sono altri argomenti, quindi la seduta è sciolta, il Consiglio sarà convocato a
domicilio.
“Il Consiglio regionale
premesso che:
nel corso dell’attuale
legislatura più volte il Consiglio regionale, all’unanimità dei suoi
componenti, ha approvato appositi ordini del giorno con cui ha espresso e
motivato le riserve legate alle allora paventate misure di riorganizzazione
degli uffici giudiziari sul territorio regionale da parte del Governo nazionale;
tuttavia, il Governo
Monti in un quadro, se pur condivisibile, di complessiva e drastica riduzione
della spesa pubblica, ha previsto in Calabria la soppressione di ben quattro tribunali,
collocati tutti nel distretto di Corte d’Appello di Catanzaro;
simile riduzione, da
un lato affievolisce in maniera evidente la dura lotta che lo Stato sta
conducendo contro l’antistato, poiché va a sopprimere irrinunciabili presidi di
legalità in territori dove più forte si avverte la presenza della criminalità
organizzata ed, inoltre, comporta enormi disagi alle popolazioni amministrate,
poiché rende oltremodo difficile per il cittadino raggiungere fisicamente le
sedi in cui viene amministrata la giustizia;
dato atto che un
nuovo assetto della geografia giudiziaria regionale non può essere attuato
applicando criteri puramente astratti finalizzati all’ottenimento di un
risparmio tout court, in quanto ciò
rappresenterebbe un palese errore di metodo, di sostanza e di forma: di metodo,
perché avere come unico riferimento per i tagli da apportare dei criteri
astratti può dare sì l’impressione di estremo rigore ma comporta, altresì,
evidenti contraddizioni; di sostanza, perché in un territorio quale quello
calabrese, lo Stato deve, invece, incrementare la propria presenza per troppo
tempo minima e poco incisiva; di prospettiva, perché non si tengono nella
dovuta considerazione le ricadute a livello sociale conseguenti ad una scelta
di chiusura e arretramento;
considerato che:
l’amministrazione
della giustizia in Calabria non può prescindere da peculiari caratteristiche
anche di natura ambientale e, pertanto, il mero ricorso a requisiti numerici
finisce col determinare evidenti illogicità e inevitabili errori;
appare, invece,
evidente come sarebbe opportuno che un’efficiente ed economicamente utile
riorganizzazione giudiziaria venisse attuata attraverso il mantenimento e il
consolidamento della presenza di presidi di legalità su di un territorio, quale
quello calabrese, in cui la criminalità organizzata di stampo mafioso esercita
la propria attività delittuosa;
considerato, ancora,
che:
non si è tenuto conto
delle complesse conseguenze sociali derivanti dalla soppressione dei tribunali
nei territori interessati, laddove è in atto un percorso di legalità i cui
risultati si riverberano su tutta la popolazione calabrese;
ove attuata detta
nuova geografia giudiziaria correrebbe seriamente il rischio di far implodere
il sistema giudiziario calabrese, portando al collasso i già sovraccarichi
ruoli processuali e conducendo di fatto all’impossibilità di amministrare la
giustizia in tempi ragionevoli;
rimane impensabile
che asettiche ragioni di risparmio economico portino in maniera cieca all’indiscriminata
penalizzazione di un territorio attraversato da enormi problematiche di
sviluppo socio-economico quale quello calabrese, dimenticando che lo Stato,
proprio per tali motivi, ha l’obbligo di mantenere qui la propria presenza e
forza.
Tutto ciò premesso e
considerato
impegna
il Presidente della Giunta regionale,
onorevole Giuseppe Scopelliti, in raccordo con le rappresentanze istituzionali
territoriali e la deputazione calabrese, a svolgere un’incisiva azione presso
le competenti Commissioni parlamentari, nell’ambito della riorganizzazione
degli uffici giudiziari sul territorio calabrese a tutela dell’attuale
organizzazione;
il Presidente e la Giunta
regionale a farsi portavoce presso il Governo nazionale, in aderenza ai criteri
stabiliti nella legge delega, con particolare riferimento alla specificità
territoriale, alla situazione infrastrutturale e al tasso d’impatto della
criminalità organizzata, della necessità per il territorio regionale calabrese
di un rafforzamento della presenza dello Stato, attraverso la promozione di un
tavolo di confronto per trovare le soluzioni più adeguate alle esigenze del
sistema giudiziario calabrese ed, altresì, assumere ogni iniziativa utile a
difesa della presenza dei sopprimendi tribunali e dei
Giudici di Pace nei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, da considerarsi
quali incancellabili baluardi della presenza dello Stato sul territorio,
individuando, in alternativa, percorsi di minor impatto sociale per favorire
una più efficiente amministrazione della giustizia ed una più radicale
diffusione della cultura della legalità;
il Presidente e la Giunta
regionale a valutare l’opportunità di presentare apposito ricorso innanzi alla
Corte Costituzionale”.