IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

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40.

 

SEDUTA APERTA DI LUNEDI’ 9 LUGLIO 2012

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO

 

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 11,30

Provvedimento del Governo di soppressione dei tribunali di Castrovillari, Lamezia Terme, Paola e Rossano - Dibattito e conseguenti determinazioni

PRESIDENTE

Onorevoli colleghi, ho voluto convocare una seduta urgente e straordinaria del Consiglio regionale aperta a rappresentanti di istituzioni ed enti locali che ringrazio per la loro presenza; ringrazio i sindaci dei comuni interessati, i Presidenti delle Province, i parlamentari che sono qui insieme a noi, per un confronto sul provvedimento approvato dal Governo che cambia la geografia giudiziaria nel Paese e prevede la soppressione di ben quattro sedi giudiziarie nella nostra regione: Castrovillari, Rossano, Paola e Lamezia Terme.

Si tratta di una decisione inopportuna ed irresponsabile in un momento, semmai, in cui servirebbe una intensificazione dell’azione delle istituzioni sostenendo il lavoro che spesso in solitudine svolgono magistrati e forze dell’ordine e che, peraltro, negli ultimi tempi ha ottenuto risultati molto positivi.

La massima Assise regionale è chiamata oggi a discutere e ad individuare un percorso comune che possa far sentire forte il dissenso rispetto ad un provvedimento che non tiene conto delle reali esigenze del nostro territorio.

Vogliamo inviare un messaggio chiaro e forte al Governo nazionale per spiegare che la Calabria non può subire continue penalizzazioni in un settore decisivo come quello della giustizia; vogliamo alzare la voce contro una decisione burocratica ed ingiusta.

Siamo consapevoli che le nostre non sono rivendicazioni di tipo localistico ma derivano dalla conoscenza diretta della condizione sociale della nostra regione soffocata dalla presenza forte e radicata della criminalità organizzata che limita, da tempo, le libertà democratiche e civili dei cittadini.

Più volte abbiamo discusso ed approvato in questa sede istituzionale documenti inviati puntualmente al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e al Governo prospettando i rischi derivanti dall’indebolimento del sistema giudiziario in Calabria. Più volte lo stesso Presidente Scopelliti, i rappresentanti calabresi in Parlamento e tutti gli schieramenti politici, le numerose associazioni, gli ordini professionali e le rappresentanze sindacali e di categoria hanno messo in evidenza che la Calabria si trova in una situazione storica delicata in cui è necessario che lo Stato sia sempre più presente per garantire libertà e diritti costituzionali, ribadendo che queste premesse sono essenziali per poter crescere e creare sviluppo.

Tutto ciò è rimasto puntualmente inascoltato. Le nostre proposte, le nostre osservazioni, i nostri suggerimenti, gli allarmi della intera classe dirigente e politica su queste questioni sono state scambiate per generiche rivendicazioni.

Si tratta di sottovalutazioni superficiali e di atteggiamenti probabilmente inconsapevoli che danno l’idea di una vera e propria pericolosissima fuga dello Stato dalle sue funzioni e dalle sue responsabilità in territori dove servirebbe una intensificazione massiccia, straordinaria e forte dell’azione delle Istituzioni contro il fenomeno mafioso.

Lottare e battere la ‘ndrangheta, che corrode l’ossatura della nostra regione, non può essere delegato ai cittadini, o considerato come un problema soltanto dei calabresi e delle istituzioni che li rappresentano nel territorio.

Nel ridisegnare una nuova geografia giudiziaria del Paese, aver voluto individuare criteri, quali, per esempio, il numero di abitanti, il numero dei magistrati, e l’essere Provincia, come condizione per la permanenza dei tribunali, è profondamente sbagliato poiché, a mio avviso, il criterio principale che avrebbe dovuto guidare il lavoro di chi ha deciso sarebbe dovuto essere, in primo luogo, la presenza pervasiva e pericolosa della criminalità organizzata sul territorio.

La Calabria sta producendo ogni sforzo utile, in tutte le sue componenti, tutti insieme, cittadini e istituzioni, per accorciare le distanze storiche che esistono nel Paese e per riaffermare i principi della democrazia, in territori dove c’è bisogno di irrobustire la presenza dello Stato e non di indebolirla.  

Volere più Stato efficiente, funzionante, garante di principi e capace di far osservare le regole e le leggi, significa sentire il senso dello Stato, conoscere i doveri e progettare responsabilmente il futuro, attraverso valori essenziali da trasferire alle nuove generazioni.

Le particolari e difficili condizioni del Paese e i provvedimenti conseguenti che si stanno adottando, per risanare le finanze dello Stato, ci stanno imponendo sacrifici enormi e noi non vogliamo sottrarci a questo sforzo collettivo del Paese.

La spending review, che è nata per evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare allo sviluppo, è necessaria per evitare che il nostro Paese corra quei rischi che hanno contagiato altri paesi dell’Unione europea.

Ci rendiamo tutti conto che non possiamo più ragionare come prima. Occorrono riforme, innovazione, modernizzazione e soprattutto nuova mentalità degli amministratori locali e devo dire che la nostra Regione lo sta facendo, fino in fondo, tagliando sperperi e sprechi.

La decisione di sopprimere i tribunali, però, purtroppo, è stata adottata senza avere chiara la percezione delle conseguenze che possono derivarne sul piano dell’ordine pubblico e dei pericoli di un’implosione sociale estesa, se si sommano gli altri provvedimenti, già fortemente penalizzanti per il nostro territorio: dalla chiusura degli ospedali, alla soppressione delle Province, alle limitazioni nella comunicazione ferroviaria e autostradale.

Considerare i tribunali di una regione con una particolare condizione sociale come la Calabria, già sfavorita dalle tante sofferenze e dalle inutili attese, a cominciare dalle risorse comunitarie sottratte e da quelle nazionali non elargite, alla stregua di piccoli tribunali che ingombrerebbero la modernizzazione del futuro sistema giudiziario, significa considerare ancora una volta la nostra terra una piccolissima insignificante realtà. E non, invece, la vasta area da cui può passare lo sviluppo del Mezzogiorno, in una prospettiva di dialogo e di scambio con tutta l’area mediterranea. Una prospettiva che può consentire lo scatto che serve al Paese, per restare unito ed essere più forte in Europa.

Per noi, le sedi giudiziarie che si vogliono tagliare, come abbiamo ripetuto più volte, sono “insopprimibili” e vogliamo che queste nostre ragioni siano spiegate con una sola e forte voce, da tutta la comunità calabrese, in tutte le sue componenti istituzionali, sociali e civili.

Una voce forte, responsabile, senza atteggiamenti di sudditanza, contro una decisione che consideriamo miope e formalista.

Abbiamo, davanti a noi, passaggi decisivi prima che il provvedimento diventi definitivo e dobbiamo, in questo arco di tempo, produrre ogni sforzo utile, per far capire, nelle sedi competenti, le nostre ragioni.

Mi riferisco, in particolare, ad una richiesta di audizione urgente alle Commissioni giustizia di Camera e Senato, che chiediamo per rappresentare la particolarità dei tribunali calabresi, rispetto ai tagli effettuati in altre aree del Paese.

Già il Ministro della Giustizia, derogando alle regole statistiche scelte come parametro di efficienza degli uffici giudiziari da salvare, ha riconosciuto, giustamente, una eccezione: il tribunale di Marsala, in Sicilia, che nonostante abbia in organico un numero di magistrati inferiore ai parametri individuati, proprio in considerazione della forte presenza della criminalità organizzata non è stato oggetto di alcun provvedimento di accorpamento.

Noi rivendichiamo per la Calabria la stessa deroga.

Che la ‘ndrangheta sia radicata sull’intera Regione e venga definita la più potente organizzazione criminale del mondo, lo dicono gli esperti, i magistrati che conoscono il fenomeno e lavorano per sconfiggerla, spesso senza mezzi e forze adeguate. Per sconfiggerla definitivamente e non abbandonare un territorio alla deriva c’è bisogno che si producano atti concreti.

Chiediamo al Parlamento e al Consiglio Superiore della magistratura, che in passato si era già espresso contro la chiusura di sedi giudiziarie in zone con alto tasso di criminalità, non un’attenzione “particolare” verso la Calabria, ma un’attenzione “giusta”, che tenga conto delle esigenze di una crescita ordinata della nostra società.

Una rinnovata organizzazione giudiziaria deve anche tener conto del peso derivante da disparità storiche esistenti sul territorio nazionale e della necessità di un riequilibrio che crei, con i mezzi più appropriati, le condizioni di libertà e democrazia per promuovere uno sviluppo sociale ed economico duraturo.

Il Consiglio regionale si sente vicino alle istituzioni ed ai cittadini di Castrovillari, Lamezia Terme, Paola, e Rossano che, in maniera assai civile, contestano questo atto di autentica ingiustizia, come è vicino ai magistrati, ai presidenti di tribunale, agli avvocati e a tutti gli operatori delle giurisdizioni interessate, per la corretta azione finora svolta a difesa dei presidi di giustizia.

Ci attendono, e chiudo, nell’immediato futuro giorni importanti, in cui sarà necessario mettere insieme le nostre forze, il senso unitario delle nostre rivendicazioni e della nostra identità di calabresi. Sono certo che l’intera deputazione calabrese sarà fortemente unita e determinata.

Il nostro obiettivo è quello di creare le condizioni per uno sviluppo economico, culturale e sociale libero da condizionamenti illegali e non possiamo fare a meno di una giustizia che sia presente e non fugga.

Sono sicuro che se lavoreremo tutti insieme, in un’azione di condivisione e sinergia tra le diverse istituzioni, per far capire fino in fondo le nostre ragioni, riusciremo a vincere questa battaglia. Grazie.

(Applausi)

La parola al Presidente della Giunta regionale, onorevole Giuseppe Scopelliti.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, colleghi consiglieri, parlamentari, autorità presenti, sindaci, farò soltanto alcune riflessioni che si aggiungono a quelle  del Presidente del Consiglio regionale che dimostrano e testimoniano la necessità della convocazione della seduta odierna del Consiglio regionale.

In un periodo ed in un momento, ovviamente, particolare come quello che vive il nostro Paese in questa fase delicata, la spending review sembra essere diventata la soluzione a tutti i problemi del Paese; certamente, per alcuni aspetti è una risposta importante, benché su alcune tematiche arrivi in ritardo rispetto ai provvedimenti adottati da alcune Regioni e sia abbondantemente già superata dagli eventi.

Sul tema che riguarda i tribunali calabresi abbiamo assunto da subito una posizione molto chiara e netta; tra l’altro, qualche mese addietro, il 24 maggio, ho avuto modo di scrivere una lettera al Ministro Severino chiedendo attenzione verso il nostro territorio e dichiarandomi, anche, disponibile ad un incontro e ad un confronto.

Rispetto a questo provvedimento ci sono dei limiti. Al di là di testimoniare la vicinanza e la solidarietà delle popolazioni agli ordini rappresentati e a tutto il personale, insomma è il momento in cui tutti dobbiamo comprendere che ci sono delle scelte che vanno fatte e che sono legate a tagli che diventano fondamentali per rilanciare il nostro Paese.

Alcune di queste scelte non possono essere condivise, nel senso che se un Presidente di una Regione scrive ad un Ministro e sollecita il Presidente del Consiglio dei Ministri ad ascoltare quelle che sono le problematiche di un territorio, credo che questo diventi anche un momento particolare e che sia un obbligo per le Istituzioni e per i vertici di un Governo nazionale.

Quando leggiamo che il provvedimento era già pronto per essere assunto e che, poi, il mancato accordo da parte dei capigruppo della Commissione giustizia non lo ha reso efficace, il problema ovviamente si sposta.

Il problema ci sarebbe stato anche se, anziché essere quattro i tribunali calabresi coinvolti dal provvedimento, fosse stato uno, perché di questo si è parlato e si è paventato; mi hanno chiamato, in qualità di Presidente della Regione, e chiesto “Ma tu che ne pensi? Quale tribunale deve essere fuori?” io, a più riprese in più circostanze, a più esponenti del Parlamento – non soltanto calabresi – ho detto “Per me la Calabria è una e da Presidente della Regione non mi assumo la responsabilità di dire chiudiamo una sede rispetto ad un’altra”.

Questa è la risposta che ho dato anche perché mi aspettavo che in un momento particolare come questo il Ministro si facesse carico di un incontro con i parlamentari, con il Presidente della Regione per discutere concretamente, anche alla presenza dei capigruppo della Commissione giustizia, ed ipotizzare un percorso, portare numeri, cifre, indicazioni utili, fermo restando che, alla base di ogni mio ragionamento, c’è sempre stato il fatto e la posizione assunta –  che oggi rinnovo come scelta da parte della mia amministrazione – che è quella che in Calabria nessun tribunale deve essere chiuso. Sarebbe un segno di resa, una testimonianza che ogni qualvolta si parla della Calabria si tende a chiudere e a realizzare dei tagli. In questo caso, non si può pensare che l’idea della chiusura di più presidi diventi un segnale positivo per il resto della regione o meglio per le altre parti del territorio, quindi è un segnale decisamente negativo che va combattuto sotto tutti i punti di vista.

Mi sono domandato, allora, quale Governo oggi abbiamo di fronte se, rispetto ad un Presidente di Regione che lancia un messaggio ad un Ministro, questo messaggio non viene recepito e, di contro, si manda una regione nel caos più totale. Perché questo è il rischio. Lamezia Terme aveva nei giorni scorsi lanciato questo messaggio. Quando gli avvocati salgono sul tetto del tribunale significa far scoppiare situazioni di emergenza in un territorio che è già a rischio di esplosione.

Questa scelta è sbagliata, perché qualcuno mi deve spiegare perché in un anno e mezzo io, Presidente della Regione, in qualità di Commissario, ho provveduto alla chiusura in Calabria di 14 ospedali e alla riconversione di parte di questi ospedali e perché un Ministro non si debba assumere la responsabilità – che gli compete – di stabilire, dopo un ragionamento, se siano da chiudere un tribunale o quattro tribunali.

Non si può pensare di dire: chiudiamo quattro tribunali perché i Presidenti della Commissione non si sono messi d’accordo. In un ragionamento intelligente, misurato ed equilibrato una classe dirigente si ritrova intorno ad un tavolo romano con il Ministro ed è in grado di effettuare una scelta, di recepire le necessità. C’è l’obbligo di chiudere un tribunale? Ne chiudiamo uno. C’è l’obbligo di chiuderne due? Ne chiudiamo due.

Noi continuiamo a dire che va salvaguardata la regione, che va prevista una deroga per la regione Calabria come per la regione Sicilia e come per la regione Campania. Poi non so se sia vero quanto dice anche qualche autorevole magistrato ossia che in Piemonte ci sono più tribunali a distanza di 15-30 chilometri. Il problema, però, è che io misuro la gravità dell’atto rispetto a quelle che sono le ripercussioni su un territorio conseguenti alla chiusura di quattro tribunali e si tratta di questioni che creano allarmismo e grande preoccupazione anche nel cittadino.

Spero che tutto questo possa servire, anche la convocazione della seduta odierna del Consiglio regionale concordata con il Presidente Talarico, che ringrazio, perché questa è una ulteriore dimostrazione di sensibilità verso il nostro territorio, di vicinanza, di preoccupazione e di azione concreta che una classe dirigente può mettere in campo.

Ognuno di noi, come parte di un gruppo dirigente regionale, può far questo e la presenza dei parlamentari è una presenza importante. Ovviamente, ringraziamo i parlamentari presenti.

La presenza dei parlamentari – dicevo –  è importante perché la nostra è un’azione che può produrre sicuramente un effetto utile ma la loro presenza ci può garantire un lavoro su un livello differente che è quello della sede parlamentare in cui, su questo versante, io, francamente, non escludo che si possa dare un segnale chiaro sia per i parlamentari del centro-destra, che sono qui presenti, sia per i parlamentari del centro-sinistra, sia per quelli di centro, insomma, per tutti coloro che sostengono questo Governo in sede parlamentare.

Perché se noi non abbiamo la possibilità di una camera di compensazione, cioè di un momento di confronto e di dialogo con il Governo non si può pensare di fare scelte che sono come delle accette imposte in questa maniera. Non è utile, certamente, al territorio e non è utile nei rapporti istituzionali. Credo che questo, sulla scorta delle valutazioni fatte, potrebbe far partire dalla Calabria un segnale di forte dissenso che, ovviamente, deve essere discusso all’interno dei partiti e degli stessi gruppi parlamentari.

Visto che oggi si va verso un provvedimento che andrà in Commissione e quant’altro, possiamo dare tutti insieme un segnale. Si può dire a questo Governo che noi oggi saremo vigili ed attenti e non sosterremo in tutto e per tutto questa linea perché come parlamentari, come gruppo dirigente calabrese, come espressione di un territorio, supportati e rafforzati dalle nostre azioni, siamo decisamente contrari a questa soluzione fin quando non si trova una alternativa al problema.

E’ vero: la Calabria conta 22 parlamentari e messi tutti insieme non spostiamo molto, ma credo che non sia tanto il fatto di spostare qualcosa ma è molto di più il fatto che qualcuno assuma una posizione di rottura; in un momento come questo 22 possono diventare 222 per i problemi e per le situazioni che si realizzano in gran parte del Paese, per i disagi che questi provvedimenti mettono in campo, perché no?, anche per le regioni come la Sicilia o la Puglia e anche come la Campania.

Quindi, da questo punto di vista, non penserei che un ragionamento del genere sia  di debolezza. Ogni volta che si parla della Calabria anche nelle sedi romane si dice “Sì, tanto voi parlamentari calabresi siete pochi, non rappresentate un esercito di pressione”. In questo momento, però, possiamo far sentire la nostra voce non soltanto a livello istituzionale e di Regione, così come abbiamo fatto e continueremo a fare a fianco ed insieme ai nostri parlamentari, rappresentando un segnale ancora più dirompente che dimostri che qui c’è grande coesione e spinta verso il cambiamento e grande determinazione per conseguire dei risultati.

Il Presidente Talarico lo sa molto bene, oggi discutiamo del tema dei tribunali ma, a breve, il Presidente Talarico convocherà una seduta di Consiglio regionale dedicata al tema delle Province, perché riteniamo che quello sia un altro tema di natura diversa che va valutato e trattato in maniera distaccata da questo contesto.

Questo è un problema che va affrontato in un certo modo e che, a mio giudizio, potrà vedere tutti quanti uniti su una scelta condivisa e sull’idea di far emergere da questa discussione una volontà ed una determinazione che è quella di far comprendere ancora una volta che non siamo disponibili a tagli che siano spropositati, che non producono effetti utili al territorio, che possono avere solo una ricaduta di natura economico-finanziaria ma che non hanno certamente una ricaduta utile allo sviluppo, alla crescita e alla sete di legalità che va garantita a questa nostra comunità regionale.

Certo, poi, ognuno può dire - come ha detto anche il Ministro attraverso sue considerazioni rispetto alle scelte ed alle dichiarazioni fatte da tanti di noi - indipendentemente se questi tribunali combattono o meno il crimine organizzato nel senso che sono sedi che non hanno le Direzioni distrettuali antimafia e quant’altro, ma in ogni caso il messaggio che passa è “che la giustizia sul territorio chiude”. E’ un messaggio di sconfitta e di fuga da parte dello Stato rispetto a parti di territorio in cui vi sono dei risultati importanti che hanno delle ricadute utili, così come la Procura di Rossano, di Lamezia Terme, di Castrovillari e di Paola.

Adesso mi viene per un attimo l’esempio di Paola; noi abbiamo riscontro di un lavoro che, sicuramente, non riguarda il versante della lotta al crimine organizzato, ma che dimostra un lavoro certosino delle Procure che va a vantaggio dei calabresi; mi riferisco alle indagini, degli ultimi mesi con i conseguenti risultati in tema di depurazione.

Così come vi sono notevoli risultati nelle altre Procure, ovviamente le altre tre Procure. E’ indispensabile dare una risposta netta e condivisa, unitaria e di coesione in modo da dimostrare che la Calabria su questo fronte chiede la certezza che vengano mantenuti i quattro presidi e che in Commissione ci sia un ragionamento, da parte dei componenti e quindi da parte dei rappresentanti all’interno delle sedi parlamentari, che tenga in considerazione che alcune parti del territorio oggi non si possono permettere alcun lusso.

Possiamo continuare a tagliare sugli altri fronti come stiamo facendo, possiamo continuare a conseguire risultati su risposte utili all’idea di un funzionamento amministrativo che, finalmente, risponda alle esigenze reali e ai bisogni del territorio.

Su questa partita, però, il fronte deve essere unitario e capace di continuare a sostenere la battaglia verso la legalità e verso il mantenimento dei nostri presidi, di quelle strutture che sono utili a dare risposte ai bisogni della comunità regionale.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al Presidente Scopelliti, possiamo dare il via agli interventi degli ospiti che ringrazio e invito a contenere l’intervento nel termine di cinque minuti in modo tale da poter esprimere dei concetti chiari visto che gli interventi sia dei parlamentari che di altri rappresentanti dei comuni, del sociale ecc. sono tanti.

La parola ad Antonino Nasone, che è il Segretario generale della Uil giustizia.

Antonino NASONE, Segretario generale Uil giustizia

Signor Presidente, autorità tutte, consiglieri regionali, sindaci, altri colleghi sindacalisti, questi provvedimenti che sono stati assunti da due Governi, Berlusconi prima e Monti adesso, riguardano la riorganizzazione degli uffici giudiziari. Per come si stanno determinando le cose, metteranno a rischio la giustizia in Italia in maniera definitiva. Io li ho definiti provvedimenti nefasti che raderanno al suolo la giustizia italiana.

Perché? Intanto non è vero che si risparmiano i 40-50 milioni di euro di cui si sta parlando perché alla fine di questo brutto film ci accorgeremo che i costi saranno ancora maggiori. Ed io su questo ho cercato di sfidare direttamente, nei pochi incontri che abbiamo avuto al Ministero della giustizia, il dottor Birritteri e il dottor Belsito, direttore dell’Ufficio bilancio, al quale ho rivolto più volte l’invito di far capire a noi sindacati se, concretamente, questo risparmio fosse vero. Ha fatto spallucce ed alla mia domanda: “Dottor Belsito, probabilmente i costi saranno maggiori” non mi ha saputo dare una risposta ed i costi saranno maggiori.

Perché, vedete, già sentir parlare del fatto che a Cosenza si sta trovando un edificio che costerà 50 mila euro in un anno oppure del tribunale di Modica che è stato costruito nuovo di zecca due anni fa ed è stato inaugurato da un sottosegretario del precedente Governo o il tribunale di Castrovillari dove sono stati spesi milioni di euro, il tribunale di Paola – un tribunale, comunque, nuovo – e lo stesso tribunale di Rossano per non parlare di altri tribunali sul territorio nazionale ed in Sicilia, ebbene, gli accorpamenti creeranno problemi finanziari enormi e problemi organizzativi che metteranno sostanzialmente al tappeto la giustizia italiana.

Perché andare ad accorpare su scala nazionale sei mila dipendenti dell’amministrazione giudiziaria e 450 in Calabria, andare ad accorpare un migliaio di magistrati su scala nazionale ed un centinaio in Calabria cioè andare a fare una operazione di questo tipo significa non far funzionare la giustizia.

Sapete cosa sta accadendo? Che i tribunali che stanno sopprimendo sono quelli che funzionano di più e che sono i più efficaci, perché in Italia i tribunali che funzionano meglio e che hanno una maggiore efficacia sono i cosiddetti tribunali medio-piccoli.

Se Rossano è uno dei tribunali che nel campo civile ha la maggiore efficienza, se Paola, Castrovillari e Lamezia Terme nel settore penale sono tra i primi 12/13 tribunali d’Italia c’è un motivo, significa che questi uffici giudiziari funzionano. Funzionano perché ci sono magistrati valorosi che lavorano con competenza e perché c’è un personale giudiziario che lavora nonostante le carenze di organico, perché di questo nessuno parla.

Su scala nazionale c’è una carenza di organico di 8 mila unità. Per far funzionare veramente la giustizia su scala nazionale, occorrerebbe da subito l’assunzione di 8 mila persone ma di questo non se ne parla.

In questi anni hanno tagliato le risorse nazionali della giustizia in maniera consistente, si sono persino permessi il lusso, nel 2009 e nel 2010, di non spendere 2 miliardi e 300 milioni di euro, fondi che sono andati in perenzione ossia significa che non saranno più recuperati dal Ministero della giustizia.

Vogliamo parlare, signori delle autorità e tutti voi che siete presenti, di come si potrebbero recuperare i risparmi nella giustizia per qualche miliardo di euro? Reinternalizzando tutti i servizi della giustizia: la stenotipia e la fonoregistrazione, le notifiche, le consulenze che al Ministero della giustizia costano circa un miliardo l’anno.

Ebbene, di questo non se ne parla. Si fa una operazione nella spending review per recuperare – e non è nemmeno così – 40/50 milioni di euro.

Ai parlamentari calabresi, ma non solo, vorrei fare una proposta riferendomi anche a quello che ha detto il Presidente della Giunta, onorevole Scopelliti. Qui ci vuole unità di intenti e bisogna mettere insieme le forze, anche con la Sicilia, con la Campania, con il Lazio, con la Puglia e con una parte della Lombardia per cercare di far passare la ragione dei principi della Calabria.

Non si possono sopprimere uffici giudiziari o tribunali nelle zone ad alta densità criminale perché, se è vero come è vero che la legge delega va in questa direzione e, se è vero come è vero che parla di specificità infrastrutturali dei territori e anche di carichi di lavoro, ebbene, noi abbiamo in Calabria ed in Sicilia ed in questi territori dei carichi di lavoro – la cosiddetta tipologia processuale, i processi di mafia, di criminalità organizzata – di cui non si è mai tenuto conto.

E’ bene, allora, fare un qualcosa di serio e forte e il Consiglio regionale ha fatto bene oggi ad indire questa Assise. Io spero che la Calabria tutta, insieme alle altre forze politiche degli altri territori, si metta d’accordo e cerchi di cambiare le cose.

Io sono stato la settimana scorsa a Nicosia dove sono stati tenuti due convegni in due giorni. Ho concluso il mio intervento nell’ultima giornata dicendo che qui non c’è da far campanilismi o da difendere l’orticello di qualcuno, ma da mettere insieme le forze.

Noi abbiamo già parlato con il Presidente dell’Oua, avvocato Di Pilla e come sindacati andremo avanti nella mobilitazione. Giorno 6 ci sono stati dei presidi su tutto il territorio nazionale, non ci fermeremo con la mobilitazione ma non ci fermeremo nemmeno facendo le battaglie da soli come sindacati.

Su questo sappiamo che c’è l’Oua, l’organismo unitario nazionale, che sta sulla stessa linea. Sappiamo che ci sono i cittadini. Noi faremo petizioni popolari e se del caso arriveremo a proporre persino un disegno di legge di iniziativa popolare o un referendum abrogativo, faremo ricorsi alla Corte costituzionale, alla Corte europea e metteremo in campo una class action. Faremo, cioè, tutto quello che democraticamente si può fare per difendere non solo i presidi calabresi ma per difendere la democrazia in questo Paese perché laddove non funziona la giustizia non funziona nemmeno la democrazia e la partita, quindi, è ancora più importante di quel che sembra.

Fa bene, allora, il Consiglio regionale a dire a voce alta che non ci stiamo rispetto a questa operazione nefasta, che i tribunali e le Procure della Repubblica in Calabria non vanno toccati e che tutti e quattro i tribunali debbono essere tutelati e debbono permanere.

Lo stesso ragionamento vale anche per le altre Regioni ad alta densità criminale. Concludo.

Avevo proposto tre cose negli ultimi e pochi incontri che abbiamo avuto con una amministrazione in cui  non c’è un ministro ma un personaggio che comanda e fa quello che vuole: il capo dipartimento.

Perché la politica per certi aspetti ha delegato tutto a questo signore che prometteva a tutti che, comunque, avrebbe tutelato i singoli presidi ma poi alla fine – come abbiamo visto – in Calabria non ne ha tutelato nemmeno uno.

Ebbene, in quei pochi incontri abbiamo fatto una proposta dicendo che bisognava sospendere questa partita per almeno un anno o fare una moratoria per cercare di arrivare ad una riforma condivisa proprio perché è una riforma molto importante, confrontandosi con gli addetti ai lavori, con i cittadini, con i Consigli regionali e provinciali, con i sindaci per arrivare a capire bene cosa si stava mettendo in campo.

Non l’hanno voluto accettare. Considerato che si stavano difendendo persino le posizioni delle sezioni distaccate, nell’ultimo incontro del 17 aprile – la collega della Cgil lo ricorderà – avevamo proposto al dottor Birritteri di tutelare per la Calabria, ad esempio, anche le sezioni di Scalea, di Cinquefrondi, di Melito Porto Salvo, di Chiaravalle.

Si diceva da parte dell’amministrazione che c’era un buon proposito per tentare di lavorare in questa direzione.

Sono subentrati in campo poi gli uomini dell’“ABC”, le forze politiche e stranamente la situazione è peggiorata – ed io lo dico con amarezza perché la vicenda l’ho trattata anche direttamente con questi politici – è peggiorata al punto tale che oggi ci ritroviamo qui a dire che non è giusto, che non è corretto che in Calabria i presidi di legalità debbano scomparire.

Quindi, Presidente Scopelliti, quel che ha detto lei va bene ma spero che si faccia questa battaglia creando una forte unità di intenti in Parlamento perché nelle altre Regioni c’è mobilitazione, c’è critica. Pertanto bisogna sfruttare questo momento per tutelare la Calabria non i presidi legali ma la Calabria. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al dottore Nasone.

Ha facoltà di parlare il Presidente del tribunale di Rossano, dottore D’Alitto.

Giuseppe D’ALITTO, Presidente tribunale di Rossano

Il mio vuole essere un brevissimo intervento solo di saluto e di ringraziamento per quello che vorrete e potrete fare a tutela della giustizia in Calabria.

Vorrei aggiungere soltanto e rappresentare cedendo, poi, la parola al Presidente Trento, Presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Rossano, che ringrazio anche perché saprà esprimere con una passionalità diversa dalla mia l’intervento nell’interesse di Rossano, che con questo provvedimento a Cosenza dovrebbero confluire oltre 100 mila procedimenti tra civili e penali con 45 magistrati se non vado errato ma comunque una cinquantina e 200 impiegati.

Questo a tacere di tutti gli altri problemi che lo spostamento di tribunali comporta.

Questo determina sicuramente un certo caos, un appesantimento della funzione della giustizia che è già in crisi da molti anni. Se questo provvedimento ha una sua ratio, oltre alla spesa, è quella che viene motivata con l’efficienza della giustizia.

Come sapete tutti i piccoli tribunali fanno quel che possono ma bisogna anche renderli funzionali. Il Consiglio valuterà concretamente a tutela di tutti ma è difficile pensare ed ipotizzare che possano rimanere tutti in questo stato di cose.

Allora, la preghiera – se così posso dire – è quella di far funzionare la giustizia, che è una esigenza fondamentale dello Stato che non può essere vicariata da nessun’altra istituzione. In questo senso mi auguro che – considerato che ho visto che avete già conoscenza completa delle problematiche – sappiate trovare le parole e le argomentazioni giuste per sensibilizzare il potere centrale. Vi ringrazio.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al Presidente del tribunale di Rossano. E’ iscritto a parlare il Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Lamezia Terme, l’avvocato Gianfranco Barbieri.

Gianfranco BARBIERI, Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme

Buongiorno a tutti quanti. In qualità di Presidente del Consiglio dell’Ordine di Lamezia Terme e a nome dell’Avvocatura lametina porgo i più cordiali ringraziamenti al Presidente del Consiglio regionale, al Presidente della Giunta, a tutti gli onorevoli, alle autorità presenti, alle autorità politiche, agli avvocati ed a tutti quanti. Prendo la parola dopo aver ascoltato il Presidente del tribunale di Rossano e faccio mio anche l’accorato appello che vi è stato appena esposto. E’ bene premettere che non è nostra intenzione, come avvocati, quello di difendere un privilegio ma tutelare dei presidi di legalità e di presenza dello Stato in territori, come sono quelle calabresi e quello lametino, in particolare, particolarmente fragili alle incursioni della criminalità organizzata. Questa iniziativa, assolutamente lodevole, deve essere una ragionata riflessione da sottoporre ai competenti organi per il tramite delle autorità politiche qui presenti. Deve essere uno sforzo attraverso il quale il mondo delle professioni che ci vede in prima fila e le autorità politiche rivendichino in maniera unitaria le giuste considerazioni delle esigenze dei vari territori. Per quanto riguarda il tribunale di Lamezia Terme, ho l’obbligo di ricordare come, a seguito della emanazione del Decreto legge, è stato istituito immediatamente un Tavolo tecnico dal quale sono venute fuori ben tre relazioni e due incontri che abbiamo avuto presso il Ministero di giustizia. Questo perché– parlo in riferimento ai dati di Lamezia Terme – proprio sulla base di quelli che sono i criteri della legge delega, ritengo che Lamezia Terme ne abbia più di uno. Innanzitutto, ha quello della produttività perché le valutazioni sui dati che sono stati effettuati presso il Ministero sono risultati dati errati. Abbiamo dimostrato, prendendo come dati validi quelli della ispezione della Commissione che c’era stata poco tempo prima, come il tribunale di Lamezia Terme che non è stato mai a pieno organico -abbiamo 15 magistrati che effettivamente hanno lavorato- ha avuto una produttività superiore a quella minima, per la quale sono stati salvati – da 57 a 37 – ben 20 tribunali in Italia. Non bisogna dimenticare che una prima scrematura era stata quella di portare da 57 a 37 i tribunali da sopprimere. In questa prima scrematura si teneva conto della produttività. Bene, la produttività di Lamezia Terme era pienamente nel range e ci troviamo lo stesso fuori. Ma questo al Ministero di giustizia non ce l’hanno spiegato. Fra gli altri due criteri c’è quello della criminalità che tutti quanti conoscete -ma per quanto riguarda la criminalità, voglio solo ricordare lo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme per ben due volte. Credo che abbiamo il record in Italia! Per quanto riguarda le infrastrutture, perché anche quello delle infrastrutture è un altro criterio, devo ricordare come il Comune di Lamezia Terme abbia posto in essere una delibera, accollandosi le spese per l’eventuale modifica, potenziamento e sostentamento degli uffici giudiziari.

Non voglio più continuare a parlare di Lamezia Terme perché, da un certo punto di vista, sembrerei troppo campanilista, ma mi sono sempre battuto, anche in altre sedi, per tutti e quattro i tribunali calabresi perché il Consiglio dell’ordine degli avvocati ed il Consiglio dell’ordine forense, in generale, non può non condividere un progetto che voglia, realmente, ridare funzionalità ad una giustizia in crisi ma intende fortemente evitare determinate situazioni prima ancora di esaminare – come in questi ultimi tempi sta facendo il Governo – le varie ragioni di talune inefficienze e attenzionare i tribunali con le più macroscopiche disfunzioni e tentare di organizzare gli uffici giudiziari con criteri di professionalità al passo con i tempi. A questo proposito voglio ricordare come Lamezia Terme sia stato, negli scorsi anni, un tribunale-pilota a livello nazionale per quanto riguarda l’informatizzazione e questo, in Italia, lo sanno tutti! E’ fortemente vitale che si utilizzi l’arma della soppressione, che appare assolutamente inutile e dannosa e non produce, peraltro, i frutti sperati dal punto di vista economico. Sarebbe già stato più che sufficiente - arrivati a questo punto –  il taglio dei Giudici di pace o, meglio, di tutti i Giudici di pace e delle sezioni staccate.

Allontanare la giustizia dal cittadino e dal territorio vuol dire privare la collettività di uno dei presupposti imprescindibili dello sviluppo economico, qual è l’affermazione del diritto in ogni angolo del Paese. Non esiste un solo imprenditore disposto ad investire i propri capitali in territori nei quali la giurisdizione non sia presente e vicina. Non è questo il modo di portare sviluppo in Calabria e, per quanto riguarda Lamezia Terme, devo ricordare che è una città in controtendenza rispetto al resto della regione per il numero degli abitanti che si stanno trasferendo presso la città. Una operazione come quella posta in essere dal Ministero della giustizia, che  privando, addirittura, di 4 tribunali -per non parlare delle sezioni staccate!- la Calabria ed abbattendo i presidi di legalità e di ordine pubblico, finirebbe, inevitabilmente, per lasciare uno spazio all’anti-Stato.

Prima di concludere voglio soltanto sottolineare come, sempre in relazione al nostro tribunale, lo stesso sia stato più volte considerato, dal 1994 in avanti, dal Consiglio superiore della magistratura un tribunale tra quelli insopprimibili. Ora, di quell’elenco dei tribunali insopprimibili, l’unico che verrebbe ad essere soppresso è proprio quello di Lamezia Terme. Questo fatto non è passato inosservato neanche al di fuori degli ambiti regionali. Vi rimando soltanto al “Sole 24 ore” e al giornalista Roberto Galullo, che ha intitolato un suo pezzo “A Lamezia Terme: se chiude il tribunale sparisce lo Stato e le cosche festeggiano”. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. La parola adesso al Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Rossano, l’avvocato Trento, che prego sempre di stare nei 5 minuti.

Serafino TRENTO, Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Rossano

Ringrazio per questo incontro il Presidente del Consiglio regionale ed il Presidente della Giunta regionale e, ovviamente, porto il saluto del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Rossano. Non sono venuto per fare una difesa corporativa del tribunale di Rossano. Potrei dire tranquillamente che il tribunale di Rossano ha tutti i requisiti di cui alla lettera b), comma 2, dell’articolo 1, perché vi sono tutti i criteri oggettivi che giustificano la permanenza del tribunale. Questi requisiti li conoscete; tutti li conoscono; il Ministero li conosce. Sono qui anche in qualità di componente dell’Unione degli Ordini forensi della Calabria per dire che, in effetti, vogliamo difendere i tribunali calabresi, ma non come avvocati perché la soppressione degli stessi – e questo è un concetto che, ritengo, debba passare e debba esser forte – non riguarda gli avvocati. Si parla tanto della Cassa di previdenza degli avvocati, ma la soppressione dei tribunali danneggia i cittadini dei circondari perché sopprimere il tribunale di Rossano e sopprimere gli altri tribunali calabresi significa negare giustizia a questi cittadini. Ci hanno accorpati in questo schema di disegno di legge a Cosenza, oltre a Rossano, unitamente ad altri due tribunali, quelli di Castrovillari e di Paola. Rossano ha una sopravvenienza annua media di 16 mila processi ed ha una pendenza attuale dovuta anche alle carenze di magistrati di 25 mila processi. Lo stesso più o meno hanno i tribunali di Castrovillari e Paola. Unire a Cosenza questi tribunale significa dare a Cosenza un carico di lavoro di oltre 150 mila processi l’anno. Cosenza non è tra i tribunali più efficienti, mentre lo sono Rossano e gli altri tribunali, come, peraltro, si evince, anche stamattina, da una statistica sul “Quotidiano della Calabria” su come potrà funzionare la giustizia nella provincia di Cosenza se tutti i tribunali vengono accorpati ad un tribunale che, ad oggi, non è più efficiente degli altri. Ritengo che non sia possibile ma che bisogna veramente sollevarsi e far in modo che questo schema venga veramente rimosso – allo stato pare sia solo uno schema di Decreto legge, di decreto attuativo –. Chiedo questo, soprattutto ai parlamentari. Esiste la famigerata – io dico – “regola del tre”, regola che consente il salvataggio di tribunali come Larino, come Spoleto. Benedetto Valentini, che si è reso il promotore, il fautore della difesa dei tribunali minori, ha difeso solo se stesso perché Benedetto Valentini era il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Spoleto e per difendere il tribunale di Spoleto ha istituito con un emendamento la famigerata regola del tre. Non è possibile, allora, che vengano soppressi tribunali efficienti come quelli calabresi mentre ci accusano di essere una regione di ‘ndrangheta per altri motivi; poi ci dicono -e lo dice il Ministro Severino, mi dispiace che lo dica– che la ‘ndrangheta sarà difesa di più con gli accorpamenti perché ci sono i mezzi di comunicazione. Voi, onorevoli parlamentari calabresi, avete fatto conoscere al Ministro Severino, quali sono i collegamenti, quali sono i mezzi pubblici, per esempio, da Bocchigliero a Cosenza o da Campana a Cosenza o da altri territori dei vari circondari per andare a Cosenza? Avete fatto conoscere questa situazione al Ministro Severino? Come si può dire che ci sono i mezzi di comunicazione efficienti quando a Rossano hanno anche chiuso la ferrovia che non esiste nemmeno! Come si può parlare di mezzi di comunicazione efficienti per andare al capoluogo perché, tanto, la giustizia sarà comunque amministrata bene. La soppressione del tribunale di Rossano significa fare un grosso favore alla ‘ndrangheta. Attualmente, nel circondario di Rossano c’è un Consiglio comunale sciolto per mafia e, lo sapete tutti, è il Comune di Corigliano Calabro. Ci sono in corso anche due processi: “Santa Tecla” e “Flash Market”, della Dda. Ogni anno si celebrano processi di questo tipo; ma che significa sopprimere il tribunale come per gli altri territori circondari calabresi? Significa fare un piacere alla ‘ndrangheta e soprattutto significa danneggiare i cittadini. Non mi stancherò mai di ripetere che da Rossano sono abituato ad andare a Catanzaro e ad altre parti per difendere e non è questo il problema. Non sono gli avvocati che subiranno un danno ma saranno solo ed esclusivamente i cittadini che verranno privati della giustizia. Rimpiango sempre, ancora una volta, la soppressione delle Preture fondamentali. Era il luogo di giustizia, era la vicinanza dello Stato ai cittadini ma sopprimere anche i tribunali significa veramente negare giustizia. E la delegata giustizia in uno Stato di diritto non può essere consentita a nessuno. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie all’avvocato Trento. La parola al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Paola.

Vito CALDIERO, Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Paola

Sono Vito Caldiero, Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Paola. Il primo ringraziamento va al Consiglio regionale, al Presidente Scopelliti, a tutti gli onorevoli consiglieri e ai parlamentari presenti. Vi ringraziamo per questa generosa disponibilità. Ritengo che questo Stato che chiude quattro tribunali in Calabria si comporta come se estirpasse da quattro immobili la tabella della Repubblica italiana e questo significa schiaffeggiare un territorio e fargli perdere la dignità. Ogni territorio ha la propria dignità ed il servizio giustizia è essenziale, al pari della pubblica istruzione e della sanità. Non si può perdere in un territorio la propria dignità. Chiediamo allo Stato di riflettere su questa argomentazione. La legge delega del 2011 è l’emanazione del vecchio Governo, ma quel pensiero del vecchio Governo era solo quello di riordinare il sistema giurisdizionale, non di stravolgerlo. Bisognava solamente ottimizzare i servizi e rendere i tribunali più efficienti. Oggi, questo Governo tecnico, dimenticando le line-guida del precedente Esecutivo, ha usato dei parametri che in quella legge delega non ci sono assolutamente ed ha chiuso ben un quarto dei tribunali in Italia e circa la metà in  Calabria. Il mondo professionale difende anche quel pezzo di Pil importante della giustizia e perderlo significherebbe minare la sopravvivenza economica di quel territorio. Gli unici parametri che erano importanti e che non sono stati totalmente seguiti riguardano le peculiarità del territorio. In Calabria abbiamo una orografia particolare, l’assenza di vie di comunicazioni e quel fenomeno brutto che, dispiace dirlo, si chiama ‘ndrangheta, che è l’organizzazione criminale  mondiale più forte che esiste. Ebbene, in questi quattro tribunali che oggi hanno soppresso, la ‘ndrangheta è viva. Pensi, signor Presidente, che solo a Paola esistono oggi pendenti ben otto processi di Direzione distrettuale antimafia. Anche per quanto riguarda l’efficienza, Paola risulta essere al terzo posto – ed i tribunali d’Italia sono solo 160, gli altri 5 sono metropolitani –; questi sono dati ministeriali del 2010 nel settore penale per efficienza.  La ‘ndrangheta si combatte se sul territorio si mantiene quel presidio di giustizia che è il tribunale e la Procura, anche perché il primo input arriva sempre dalla Procura territoriale e, spesso, quel procuratore territoriale che si occupa dei processi alla fine è applicato alla Direzione distrettuale antimafia. Non si può assolutamente pensare di abbandonare un territorio e costringere la ‘ndrangheta ad impossessarsi ancora di più di quel territorio. Lancio solo una idea: si vogliono risparmiare 50 milioni all’anno, ebbene, solo quegli otto processi di Dda a Paola costano allo Stato 20 milioni. Andiamo a vedere dove bisogna risparmiare, andiamo ad ottimizzare i servizi di giustizia e a rivedere tutto. Invito, quindi, il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Giunta regionale a chiedere, insieme ai parlamentari, una deroga allo Stato affinché non si possa toccare la Calabria perché la Calabria ha bisogno dei presidi di giustizia che sono, secondo me, al primo posto per i servizi essenziali del cittadino. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Paola. Il rappresentante per il tribunale di Castrovillari non c’è ma c’è un rappresentante dell’amministrazione comunale di Castrovillari, che è Eugenio Salerno, al quale darei la parola così da concludere il giro dei territori.

Eugenio SALERNO, consigliere comunale di Castrovillari

Ringrazio, innanzitutto, il Presidente Scopelliti per la sensibilità avuta, il Presidente Talarico, l’intero Consiglio regionale, gli onorevoli presenti. Mi associo all’intervento iniziale tenuto dal Presidente Scopelliti. Non è possibile che in Calabria si pensi a tagliare i tribunali; non esistono tribunali inutili o pigri o che non abbiano rilevante attività produttiva. In una provincia vastissima, come quella di Cosenza, soprattutto qui, sarebbe un danno enorme per i cittadini eliminare e chiudere i tribunali di Paola, Castrovillari e Rossano -e lo diceva bene prima il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati parlando di distanza e viabilità. Brevemente perché non vorrei fare discorsi campanilistici ma vorrei fornire qualche dato tecnico sul tribunale di Castrovillari. Il tribunale di Castrovillari, in assoluto, ha una infrastruttura grandissima e basti pensare che soltanto lo Stato, recentemente, ha finanziato il secondo tribunale. E’ l’unica città, penso, che ha due tribunali e uno è in fase di ultimazione; dispone di una delle più grandi aule bunker presenti sul territorio nazionale, costruita nel 1996, e dispone anche di un carcere, che è l’unico penitenziario della Calabria, oltre al carcere di Reggio Calabria, con 300 detenuti e con una sezione femminile. E’ da evidenziare, poi, che nell’aula bunker del carcere è stato costruito un sottopassaggio per creare un tunnel sotterraneo e che il secondo Palazzo di giustizia verrà consegnato a breve ed ha una superficie di 17 mila metri quadrati e sul territorio di Castrovillari c’è la sede della Compagnia dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, il Commissariato di Pubblica sicurezza, un Vicequestore e Polizia forestale. Esistono anche le forze penitenziarie, circa 400 unità. Sono stati stanziati, recentemente, oltre ai 14 milioni di euro, anche 400 mila euro per migliorare l’aula bunker, 200 mila euro per migliorare il Palazzo di giustizia operante. Non la voglio far lunga, fornendo questi dati tecnici, ma era doveroso lanciare qualche segnale per dare l’indicazione. Agli amici di Rossano e di Paola, ma anche agli amici di Lamezia Terme, dico che non è conveniente fare una “guerra tra poveri” perché, come diceva bene anche l’onorevole Scopelliti, i tribunali vanno salvaguardati tutti in Calabria. E questa è la posizione ufficiale anche dell’amministrazione di Castrovillari. Non ci dobbiamo nascondere dietro un dito: dobbiamo pensare che il Governo è tecnico ma è sostenuto da tre forze politiche, cioè dall’Udc, dal Pdl e dal Pd. E’ vero che c’è un Governo tecnico, ma il nostro Governo tecnico – e qui c’è la deputazione calabrese – va incalzato e va anche sollecitato. Concordo col Presidente che mi ha preceduto. Possiamo fare una deroga. Chiediamo con forza al Governo che venga esercitata una deroga per la Calabria. Grazie, e ringrazio di nuovo il Consiglio regionale e il Presidente Scopelliti per la sensibilità dimostrata.

(Applausi)

PRESIDENTE

Andiamo avanti con il giro dei territori così dopo i parlamentari i consiglieri regionali, che avranno l’opportunità di parlare, avranno anche notizie più precise. La parola al sindaco di Paola, l’avvocato Basilio Ferrari.

Basilio FERRARI, sindaco di Paola

Ringrazio anche io il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Giunta regionale per questa opportuna iniziativa. Dal punto di vista delle caratteristiche del tribunale di Paola ha già parlato, sia pure in forma sintetica, il mio Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati ma siamo qui e credo che dobbiamo parlare anche di Calabria perché penso sia questo lo spirito di iniziativa. Sottolineare, soprattutto, per quello che posso nel mio piccolo, senza voler dare suggerimenti a chi è molto più esperto di me, quali possono essere le criticità nell’esposizione che il Ministro Severino ha descritto rispetto a questi provvedimenti che dovranno, poi, essere affrontati nelle Commissioni parlamentari, perché di questo si tratta. Ho letto, successivamente, i commenti del Ministro Severino al Consiglio dei ministri che si è tenuto e devo dire che non sono eccessivamente ottimista circa la sua disponibilità a trattare quanto è stato proposto. Ci sono, però, delle contraddizioni enormi perché il Ministro Severino, intanto, come giustamente è stato detto da chi mi ha preceduto, parla prima delle sue perplessità circa le difficoltà che le percorrenze di poche decine di chilometri daranno all’Avvocatura, in particolare, o, comunque, alla funzionalità della giustizia, in un’epoca in cui esiste l’alta velocità, esistono le automobili, in riferimento a delle circoscrizioni giudiziarie che fanno riferimento, invece, all’Unità d’Italia. In una lettera aperta che ho pubblicato sulla stampa questa mattina, che, per tanti motivi, il Ministro Severino non leggerà ma sarà sicuramente più attenta alle riflessioni che i parlamentari solleveranno nelle Commissioni, sostengo che le infrastrutture della Calabria siano perfettamente adeguate a quelle che erano le circoscrizioni giudiziarie riferite all’Unità d’Italia, perché i lavori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria risalgono, probabilmente, anch’essi, all’Unità d’Italia. Non so, Presidente, se il Ministro Severino sia mai venuto in Calabria e se sia mai venuto in treno per poter accorgersi che l’alta velocità in Calabria non esiste, oppure se abbia mai percorso la strada statale 108 o la strada statale 106 o la strada della morte. Lanciamo una provocazione al Ministro Severino: stipulare un patto con i calabresi e rinviare la soppressione delle sedi giudiziarie in Calabria a quando sarà completata la Salerno-Reggio Calabria, a quando sarà adeguata e messa in sicurezza la strada statale 108  e la litorale ionica. Questo è il patto che i calabresi devono stringere con il Ministro Severino perché i principi di uguaglianza previsti dalla Costituzione prevedono la trattazione di situazioni diverse in maniera diversa, onorevoli parlamentari. Per cui trattare tutte quante le regioni alla stessa maniera si tradurrebbe in una ingiustizia. Il Ministro Severino, al di là di quel che sostiene – e non so di che relazioni abbia usufruito nel suo tavolo tecnico –, deve tener conto, allora, di queste situazioni perché la Calabria non è una regione come le altre ma è una regione in cui la ‘ndrangheta ancora esiste. E se ci fossero, signor Presidente, tribunali nei quali non sono pendenti processi di ‘ndrangheta, non vorrebbe dire che la ‘ndrangheta non esiste ma che si nasconde bene. Il Ministro Severino non può chiudere i tribunali perché, al di là del risparmio che pure non c’è e l’hanno detto altri prima di me, non ha delle relazioni corrette, probabilmente, del Ministro dell’Economia o del Ministro dell’Interno, perché per calcolare i tempi di percorrenza e quant’altro calcolano le distanze su Google; non ha calcolato le comparizioni delle parti nei tribunali o i tempi di percorrenza dei testimoni, degli avvocati, della Polizia giudiziaria, che dovrebbero recarsi in tutta la provincia di Cosenza, e non si sa su quali strade, in quali parcheggi ed in quali strutture gestire questi procedimenti giudiziari. Dicevano i Presidenti degli Ordini che mi hanno preceduto: 10 mila. Signor Presidente Talarico, dobbiamo chiedere e dire con forza al Ministro Severino che in Calabria abbiamo bisogno di vedere il cemento armato dei Palazzi di giustizia e sventolare le bandiere della Repubblica perché ci devono dimostrare che lo Stato è ancora al nostro fianco e che continua a lottare con noi, al di là del fatto se si possa tradurre nel piccolissimo risparmio teorico ipotizzato dal Ministro Severino. Lancio un ultimo messaggio che, probabilmente, i parlamentari porteranno al Ministro Severino. Stavo trattando con i vertici dell’arma dei carabinieri la possibilità e l’opportunità di intitolare il piazzale del tribunale di Paola al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, deceduto il 3 settembre 1982. Spieghi il Ministro Severino perché questo non sarà più possibile, perché a me viene difficile capire. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al sindaco di Paola. La parola al sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti.

Giuseppe ANTONIOTTI, Sindaco di Rossano

Grazie al Presidente Scopelliti per aver voluto convocare questa seduta urgente e grazie al Presidente del Consiglio regionale, Talarico. I tempi sono ristretti e non posso assolutamente fare un excursus come avrei voluto. Potreste, forse, concedere un minuto in più a noi altri sindaci; penso sia opportuno farci sfogare perché, così come vanno le cose, non siamo più in condizioni di amministrare le nostre comunità. Il nostro tribunale nasce lontano, nel 1865, ed è uno tra i più antichi tribunali della Calabria, Presidente Scopelliti. Quanti investimenti ci sono stati su questo nostro tribunale, da un decennio a questa parte, da parte del Ministero della giustizia, per oltre 10 miliardi delle vecchie lire, ma anche investimenti previsti dall’amministrazione comunale che ha recuperato edifici e messo a disposizione anche del presidio giudiziario di Rossano! Cosa voglio dire con questo mio intervento? Che il tribunale di Rossano ha un bacino di utenza abbastanza elevato, di 100 mila abitanti, ed è un tribunale dove convergono 20 comuni e dove ha sede anche un’area urbana. Rossano-Corigliano, finalmente, è area urbana, con 80 mila abitanti, e non possiamo assolutamente far finta che queste cose non esistano! Non voglio assolutamente entrare nel merito di quello che è il carico di lavoro presente nel nostro tribunale, perché lo ha già fatto bene il Presidente del Consiglio dell’Ordine, l’avvocato Trento. Abbiamo voluto comunicare alla Commissione, presieduta da Birritteri i disagi dei nostri comuni limitrofi, come Bocchigliero e come altri comuni, che già hanno forti difficoltà a raggiungere Rossano per un’ora di percorrenza, immaginiamoci di arrivare, eventualmente, a Cosenza! Questo è quanto ma abbiamo anche voluto comunicare che ci sono delle situazioni che vanno prese sicuramente in considerazione. Come non possiamo tacere, Presidente Scopelliti, sulla situazione sociale e criminale che c’è anche sul nostro territorio e nella Sibaritide, che c’è a Rossano o a Corigliano. Questo non possiamo assolutamente non tenenerlo in considerazione. E’ assolutamente il caso di dire che la chiusura dei tribunali di Rossano, Castrovillari e Paola farà lievitare la delinquenza nei nostri territori. Lasceremmo, eventualmente, campo libero ai delinquenti.

 Sono state tante le iniziative che abbiamo avviato come comune di Rossano. Insieme al Consiglio dell’Ordine degli avvocati abbiamo anche proceduto alla stesura di un dossier dal titolo “Centralità e giustizia” e vorrei che qualcuno lo facesse recapitare, per cortesia, al Presidente Scopelliti. Si tratta di un dossier che abbiamo presentato al Ministero di giustizia. Quante iniziative, Presidente Scopelliti, un incontro con tutti i deputati insieme all’onorevole Dima, un incontro con la Commissione che non ha sortito nessun effetto; ancora, un deliberato del Consiglio provinciale, il deliberato di tutti i comuni che gravitano sul tribunale di Rossano, i telegrammi e l’incontro col Prefetto. L’unica cosa che non siamo riusciti ad avere, Presidente Scopelliti, è un incontro-confronto per poter interloquire con il Ministro. Ha rifiutato di confrontarsi con 20 sindaci e questo è un fatto grave, Presidente Scopelliti, perché è un Governo che non tiene in considerazione le esigenze di una Calabria sofferente, quelle che sono le nostre problematiche, le esigenze e le sofferenze degli italiani. E quando il Ministro Severino dice che è una riforma epocale, che è un provvedimento votato alla unanimità e che cambia la geografia della giustizia del nostro Paese, che era assolutamente ferma all’epoca della Unità d’Italia -un’epoca in cui si girava con le carrozze, le autovetture ed i treni ad alta velocità-, sono parole che pesano come un macigno perché lei, Ministro Severino, non conosce le Regioni, non conosce la Calabria e non conosce i territori, non conosce la nostra strada statale 106, non conosce la nostra rete ferrata e non sa, Ministro Severino, che le nostre stazioni ferroviarie sono chiuse. Come è quasi parzialmente chiusa la stazione ferroviaria di Rossano.

 Sicuramente questo  atto fatto dal Governo,  è un atto sconsiderato e, ritengo, irresponsabile, perché non si possono chiudere tre tribunali, il Ministro, forse, non sa che il tribunale di Cosenza è inadeguato per poter ospitare gli altri tre tribunali. Sono convinto che, per quanto riguarda questo decreto, ci siano gli estremi dell’anticostituzionalità. Gli appelli sono stati tanti, Presidente Scopelliti, e c’è stato anche l’appello dell’arcivescovo della diocesi Rossano-Cariati e ci sono stati tanti altri appelli accorati. Ritengo che una Nazione civile, evoluta ed europea non può pensare di far cassa tagliando, in maniera indiscriminata, sulle necessarie e primarie esigenze dei cittadini. Il Governo deve garantire il sacrosanto diritto alla sicurezza e alla legalità. Sono convinto, Presidente, che saprà farsi valere, che insieme ai deputati ed ai partiti andrà a tutelare sicuramente quelle che sono le esigenze della Calabria. Mi prendo solo un altro minuto; penso che ai sindaci sia consentito un minuto in più, solo uno sfogo.

 Presidente, come sindaco della mia città, ho evitato azioni forti ed eclatanti; per mesi ho fatto prevalere la ragione ed ho bloccato quelle che erano dimostrazioni che i miei cittadini volevano fare. Oggi sono più che mai convinto che ben vengano le azioni eclatanti, Presidente Scopelliti. Noi sindaci saremo vicini ai nostri concittadini e da domani inizieremo una battaglia, non più da soli, ma con Castrovillari e con Paola. Saremo uniti perché qualcuno ha anche tentato di dividerci, invece, saremo uniti. Rivolgo un ultimo appello a tutti i partiti politici e ai segretari dei partiti nazionali, regionali e provinciali. Uno scatto di responsabilità e uno scatto di dignità politica: staccate la spina a questo Governo tecnico di irresponsabili, è un Governo che non è amico dei comuni e della nostra Regione, è un Governo che non è amico degli italiani. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al sindaco di Rossano. La parola al Vicesindaco di Lamezia Terme, Francesco Cicione.

Francesco CICIONE, Vice Sindaco di Lamezia Terme

Grazie signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, signori consiglieri e autorità tutte. Rivolgo a tutti voi – sono qui con una delegazione della Giunta comunale – il saluto del Sindaco che oggi non ha potuto essere presente perché fuori dalla Calabria. La convocazione del Consiglio regionale, di cui siamo sinceramente grati al Presidente del Consiglio regionale, ci offre l’opportunità e l’occasione di sviluppare una riflessione corale su un tema così delicato che appare, per molti versi, anche complesso e sofferto. Svilupperò qualche riflessione in aggiunta alla relazione puntuale che il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati ha espresso poco fa, evidenziando, in maniera efficace, la singolarità della specificità del caso di Lamezia Terme. Dico subito che abbiamo ben chiaro come in questo passaggio epocale, in cui si sta definendo un nuovo paradigma della finanza pubblica, il tema della costruzione, della riforma, dell’aggiornamento e della struttura dello Stato, che abbiamo in eredità dal Risorgimento, sia inderogabile ed inalienabile. Sostengo, con altrettanta forza, come questo tema, questo obiettivo debba esser coniugato con l’esigenza di garantire sui territori quei servizi primari essenziali al buon funzionamento della democrazia. E’ giusto perseguire la modernità e l’efficienza ma la legittima aspirazione alla modernità ed alla efficienza non può non essere coniugata col mantenimento della democrazia sui territori. Mi chiedo, allora, cosa abbia a che fare con l’efficienza e con la democrazia la chiusura dei tribunali in Calabria, se è vero, come è vero, – come ricordava non più tardi di ieri il Giudice Gratteri – che in Piemonte ne sopravvivono 17, l’uno a 20 chilometri dall’altro, tra l’altro, in contrasto con l’orientamento prevalente di quella Magistratura e di quella Avvocatura regionale. Cosa ha a che fare con la democrazia e con l’efficienza l’applicazione -mi sia consentito- pedissequa di una legge delega che, in quanto provvedimento delegato, attribuiva al Governo non solo la facoltà ma anche il dovere di assumere delle scelte proporzionate e calibrate sulle specificità dei territori?

 Specificità ignorate da questo provvedimento che non tiene conto di una serie di valutazioni ambientali e di contesto che da sole sarebbero state sufficienti, per quanto riguarda Lamezia Terme, a non farci incorrere nella soppressione o nella paventata soppressione del nostro tribunale. Cosa ha a che fare con la democrazia l’insana competizione che tenderà a svilupparsi tra territori fratelli, quali sono quelli interessati da questo provvedimento, perché figli della stessa regione? Così come cosa ha a che fare con la democrazia o con l’efficienza il fatto che molti tribunali vengano soppressi, ma non di fatto, perché le strutture che dovrebbero raccogliere personale e funzioni non sono logisticamente adeguate ad accogliere personale e funzioni dei tribunali soppressi? Mi sembra, dunque, che la misura di questo provvedimento, in termini di contenimento della spesa, che pure è giusto perseguire, sia molto modesta. Mi sembra che questo provvedimento concorra poco alla costruzione di uno Stato moderno ed efficiente. E’, invece, altissimo il prezzo che si paga, in termini di democrazia, se è vero, come è vero, che il tribunale, non solo per le funzioni che svolge ma per il valore simbolico che può assumere, e che assume -a maggior ragione in territori così difficili, come i nostri territori- è irrinunciabile. Irrinunciabile perché la Calabria ha una serie di ritardi infrastrutturali, soprattutto, in termini di capitale civile, così come ci ricordava anche il Sommo Pontefice: quella sismicità quasi culturale che ci rende sempre in bilico tra ciò che dovremmo essere e ciò che non riusciamo ad essere. Lamezia Terme vive questa battaglia con grande compostezza e determinazione. E’ una battaglia che svolgiamo, in maniera democratica, nella democrazia e per la democrazia. Nulla di più lontano da una rivendicazione localistica. Una battaglia che abbiamo portato avanti insieme con tutte le forze istituzionali, politiche e civiche. Voglio ringraziare in quest’Aula anche per il contributo che i movimenti civici ed il Consiglio dell’Ordine degli avvocati hanno potuto dare in questi mesi così difficili. Proveremo a favorire e sollecitare una nuova coesione istituzionale perché è il momento della unità. Chiudo, se mi è consentito, con un unico riferimento autoreferenziale. Nella specificità della Calabria vi prego di tener conto che esiste e deve esistere una specificità di Lamezia Terme perché lo dicono i dati e lo dicono i criteri stessi della legge delega, ma lo dice, soprattutto, il fatto che il nostro territorio può diventare e deve diventare, sempre di più,  al servizio dell’intera regione. Nel provvedimento esistono tutti i margini perché si possano accogliere e recepire le istanze dei nostri territori. Mi auguro che un proficuo lavoro nelle Commissioni parlamentari possa portare, in sede di decretazione definitiva, ad un provvedimento giusto. Mi auguro che il nostro Governo abbia la forza di non rimanere insensibile a quelle che sono le esigenze inalienabili dell’interesse generale e del bene comune. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

La parola ad Alessandra Baldari della Segreteria FP CGIL-Calabria.

Alessandra BALDARI, componente della Segreteria FP CGIL-Calabria

Ringrazio il Presidente del Consiglio, onorevole Talarico, per questa riunione straordinaria, così come ringrazio il Presidente della Giunta, onorevole Scopelliti. Ritengo che fosse proprio il momento di conseguire, dopo mobilitazioni che si sono svolte sui vari territori, un momento di unità e di riflessione comune.

Credo che sia assolutamente necessario riportare ad unità tutto il disagio che si è registrato in questo momento nei territori e raccogliere anche le posizioni che da tutte le parti si unificano verso la speranza di poter conseguire un risultato di cambiamento rispetto a quanto stabilito circa la soppressione dei tribunali calabresi.

Guardate, noi a livello unitario nazionale – come ricordava il collega Nasone – la riforma della giustizia e il conseguimento dell’efficienza della giustizia è una battaglia che abbiamo intrapreso già da qualche anno siglando il patto per la giustizia. Siamo convinti, infatti, che effettivamente vada riformata la giustizia, vada resa più efficiente, ma non sia assolutamente questo il modo di conseguire questa efficienza.

Il taglio, la soppressione dei tribunali in Calabria comporta come è stato già detto da tutti quanti un grave vulnus nella lotta alla criminalità organizzata.

Abbiamo due problemi in Calabria che rendono chiara la nostra specificità territoriale che è quella della criminalità organizzata,  ma oltre ad essere combattuta non solo sul nostro territorio, è bene ricordare che le indagini che vengono fatte sui nostri territori spesso rimandano, poi, a problematiche che sono diffuse ormai sul territorio nazionale perché la ‘ndrangheta ormai sta anche in altre regioni.

Poi, abbiamo il problema delle infrastrutture che rende assolutamente specifico il nostro profilo di regione e questo non può essere assolutamente ignorato.

Noi pensiamo, tra l’altro, che questo provvedimento faccia riferimento a dati che risalgono al 2001 e che sono assolutamente incongruenti con l’attualità della situazione calabrese.

Abbiamo presentato in sede di audizione presso il Capo dipartimento del Ministero della Giustizia, dottor Birritteri, una relazione tecnica in cui abbiamo fatto l’analisi di tutti i parametri che questa legge avrebbe dovuto prendere in considerazione, di tutti i criteri. E da questa analisi specifica territorio per territorio è venuto fuori che non c’è assolutamente la consequenzialità della soppressione di questi tribunali, ecco perché pensiamo che adesso sia il momento di trovare una presa di posizione che parte, ovviamente, dal Consiglio regionale ma che coinvolga tutta la cittadinanza, le forze sociali, le organizzazioni, la politica e gli ordini professionali affinché si possa sovvertire questa decisione chiedendo una deroga, una proroga per meglio analizzare – come ha detto il collega Nasone – la situazione calabrese e far venir fuori le specificità.

Tra l’altro, guardate, aveva ragione chi diceva che non ci sarà alcun risparmio perché questa decisione comporterà di adattare le sedi riceventi dei tribunali che vengono soppressi in quanto a personale, archivi, logistica ecc., ci sarà una ulteriore necessità di spesa altro che risparmio con tutti gli investimenti che, tra l’altro, sono stati fatti.

Concordo con gli interventi precedenti per ribadire che va sottolineata e difesa con forza la presenza dei tribunali che sono veramente presidi di legalità che difendono quel diritto costituzionalmente garantito che è il diritto alla giustizia che deve essere esercitato da tutti i cittadini senza difficoltà, senza problemi di raggiungere le sedi nuove.

Vorrei, se è possibile, consegnare la relazione che abbiamo redatto il 17 aprile al capo dipartimento perché, davvero, qui c’è la somma di tutte le problematiche territoriali e di tutti i dati che effettivamente confermano la possibilità di lasciar vivi e vitali, anzi semmai è possibile rafforzare i tribunali calabresi che hanno bisogno di personale amministrativo e di magistratura per portare a compimento le loro indagini. Né, è possibile che questo venga fatto solo dalle direzioni distrettuali perché la prossimità del territorio delle Procure di chi avvia le indagini, di chi conosce quel territorio è importantissima per poi poterle approfondire, portare avanti e risolvere. Vi ringrazio.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, a lei per l’intervento. Iniziamo adesso con gli interventi dei rappresentanti istituzionali del Parlamento e del Consiglio regionale.

La parola all’onorevole Angela Napoli.

Angela NAPOLI, parlamentare della Repubblica

Grazie per averci dato l’opportunità di partecipare a questo incontro e come parlamentari per avere avuto la possibilità di ascoltare le varie istanze. Istanze che con sincerità molti di noi, che abbiamo seguito anche nella qualità di componenti della Commissione giustizia, in gran parte conoscevamo.

Devo assolutamente fare una premessa altrimenti questi incontri possono anche rivelarsi come una mera esercitazione di interventi che, poi, non sono produttivi rispetto a quello che in realtà si vorrebbe ottenere.

Innanzitutto, devo ricordare che così come il commissario straordinario alla sanità è costretto, quale organismo attuatore, a chiudere determinati presidi sanitari e quindi a ledere il diritto alla salute, così il Governo nazionale in questo caso rappresentato dal ministro Severino è costretto a dare attuazione ad una legge che si è ritrovato. E’ una legge che ha una scadenza ossia settembre prossimo. Una legge che non rientra nella spending review e questo va, assolutamente, precisato e che ha dei criteri che, ci piacciano o no, sono tali e vanno rispettati.

La critica che in questo momento possiamo e dobbiamo fare al Governo e al ministro Severino è solo legata al fatto di non avere rispettato tutti i criteri che sono inseriti nella legge delega.

Questo è il punto principale. Ma il ministro Severino non l’ha fatto per un semplice motivo ed ha lasciato una apertura, perché il provvedimento va letto e vanno lette non solo le parti delle dichiarazioni del ministro Severino che ci fanno piacere,  bensì tutte.

Il ministro Severino ha detto: “Adesso il compito spetta alle Commissioni giustizia di Camera e Senato e al Consiglio superiore della magistratura”. Perché? Forse tutti quanti noi parlamentari, anche se veniamo accusati di non esserci interessati del problema, cosa assolutamente falsa, sono qui a testimoniare che tutti i parlamentari calabresi, indipendentemente dall’appartenenza politica, si sono interessati. Il problema è che ad un certo punto subentra il campanilismo.

Allora il ministro Severino vincolata al “numero tre” - che non è un criterio voluto dallo stesso ministro, ma è un vincolo che gli è stato posto come legislatore delegato – è pressato, e comprendendo, anche, le ragioni che ha il nostro territorio, ha detto “adesso lasciamo a voi”.

Non possiamo, allora, a mio avviso puntare solo sul discorso della criminalità organizzata, perché questa, in determinati momenti, ci fa comodo e ce ne ricordiamo, in altri no e la mettiamo da parte.

Quello è uno dei criteri che compongono la legge delega, ma ci sono tutte le altre peculiarità. C’è il discorso, e questo credo che vada messo come punto basilare di partenza, che il tribunale di Cosenza non può, nella maniera più assoluta, se non affrontando ulteriori spese, accollarsi tutto l’accorpamento di altri tre tribunali che sono quelli di Paola, Rossano e Castrovillari.

Questa è una base di partenza. Dopo di che si valutano tutte le peculiarità e ciascuno di noi, chiaramente, se ne farà carico nelle Commissioni competenti presentandole adeguatamente.

Chiedere però, lasciatemi dire, una deroga o uno slittamento dei tempi, su questo, non sono assolutamente d’accordo perché il Governo è un organismo – in questo momento, per questa legge – delegato che intende rispettare i termini.

Le opportunità per vagliare tutto, e con molta probabilità anche per ottenere una specie di deroga al “Tre”, non può essere posta in questi termini, perché sono stati approvati anche gli ordini del giorno, come deroga al “Tre”, con la condivisione di tutti. Non si riesce perché quelli sono i criteri, proveremo a trovare qualche altra deroga, qualche altra scappatoia che rientri, comunque, nella valutazione dei criteri per garantire il tutto.

Però, quello che mi permetto di dire e lo faccio forse in maniera – lasciatemi passare il termine – un po’ più disinvolta anche rispetto agli altri colleghi parlamentari, perché io abito nella provincia di Reggio Calabria e al di là della soppressione degli uffici dei Giudici di Pace, che toccano anche la mia città, Taurianova, potrei essere un po’ più tranquilla e serena.

Intendiamo, e questo credo che sia la base con la quale anche noi parlamentari dobbiamo accingerci adesso nell’espressione del parere, valutare attentamente il tutto.

Un risultato - questo forse è sconosciuto ma è giusto che lo sappiate – come Commissione giustizia alla Camera l’abbiamo già ottenuto. Perché il decreto della soppressione degli uffici dei Giudici di Pace era già pronto. Avevamo cercato di bloccare e ci siamo riusciti nell’espressione del parere al fine di riuscire a trattare i due provvedimenti, quello della soppressione degli uffici dei Giudici di Pace e quello della revisione delle circoscrizioni in maniera unitaria. Perché si rischia, addirittura, di vedere la soppressione degli uffici dei Giudici di Pace nelle sedi dove è prevista, eventualmente, anche la soppressione dei tribunali.

Sono sicura che il ministro Severino è aperta a questo, perché non è vero che non conosce i problemi della Calabria. Non è vero, vi garantisco che conosce i problemi, c’è anche stata, conosce la viabilità e conosce tutto.

Adesso sta a noi, perché ha delegato per questa seconda parte - nell’ambito della revisione della proposta – la politica. La politica ha un grande compito che è un compito di correttezza e di tutela dei presidi di legalità.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Napoli. La parola all’onorevole Galati. Ne ha facoltà.

Giuseppe GALATI, parlamentare della Repubblica

Grazie, Presidente, innanzitutto per l’urgenza con la quale lei ha voluto convocare, insieme a tutto il Consiglio regionale, questa iniziativa.

Siamo oggi in presenza - e lo hanno ripetuto anche persone che hanno più dimestichezza con l’attività complessiva del Ministero della giustizia – di una conoscenza incerta dei risparmi veri che questo provvedimento porta.

Dico questo perché, probabilmente, all’interno del contemporaneo provvedimento sulla spending review, per esempio sulle spese militari si poteva fare di più. Probabilmente la spesa di un cacciatorpediniere sarebbe equivalsa a tutto il provvedimento che riguarda questa revisione della situazione giudiziaria.

Quando si dice che, ovviamente, la presenza militare dell’Italia è importantissima a livello internazionale non possiamo non pensare che c’è anche una guerra di diverso tipo che si combatte rispetto all’ordine e alla legalità.

Questo lo voglio dire anche perché – ha detto bene la collega Napoli – non dobbiamo puntare solo sulla criminalità organizzata come criterio, ma nessuno ci ha spiegato come il ministro l’ha voluto applicare all’interno di questa legge delega. Perché una cosa è non puntare solo su questa e un’altra cosa è non averla vista neanche per un territorio, applicata questa legge.

Posso capire, allora, il giusto imbarazzo nel determinare se più intensa criminalità ci sia su Paola o su Lamezia Terme o su Castrovillari, ma poi immaginare e pensare che non ci sia, su tutta la Calabria,questa diventa una contraddizione anche in termini concettuali.

Oggi, siamo qui per rivendicare con forza e bene lo ha detto il Presidente della Giunta, una difesa complessiva della Calabria che non riguarda le speculazioni che, poi, sui vari territori, anche ad un mese o ad otto mesi dalle elezioni, si vengono a verificare.

Perché il Sindaco di Rossano ha detto no, all’azione eclatante. Ma non alle vere azioni eclatanti, perché ce ne sono tante di azioni eclatanti che vengono svolte sui territori solo per acquisire spazi ecc.

In questo senso dobbiamo tutti noi, che siamo classe dirigente, acquisire spazi diversi,  in un momento in cui è difficile difendere certe posizioni, credo che dobbiamo anche farlo perché credo che ne va anche della dignità del lavoro che facciamo. Né ovviamente sui vari territori… io vengo da Lamezia Terme e avrei mille ragioni per dire più Lamezia Terme che Rossano o che Paola.

Ma questo non è il punto della situazione. Il punto della situazione è che la Calabria ha necessità di avere anche attraverso la presenza dei tribunali, e non solo con i tribunali, una maggiore riconoscibilità dello Stato e delle sue articolazioni in una guerra che certamente ha bisogno di altre questioni complessive sul piano economico, sociale, della presenza dei servizi socio-sanitari che sono oggetto del provvedimento sulla spending review.

Credo, Presidente Scopelliti e Presidente Talarico, che a questo punto la soluzione del ministro Severino è comprensibile o non comprensibile. Voglio dire che  è vero che la legge delega era questa ma non credo che un ministro debba pensare in termini ragionieristici, ma debba avere anche un surplus di carattere politico, perché è ministro non direttore generale, quindi è qualcosa in più rispetto alla sua articolazione.

Credo che a questo punto il problema è collegiale dell’intero Governo. Per cui chiedo che l’incontro debba essere chiesto, anche, col Presidente Monti. Perché questa è una questione che non riguarda l’articolazione dell’azione del Governo, ma riguarda l’azione del Governo complessivamente. Per cui su questa vicenda ovviamente dovremo lavorare tutti insieme.

Un’ultima considerazione finale: credo che questo richieda l’impegno complessivo di tutte le forze politiche e credo che anche il Partito democratico in Consiglio regionale– conoscendo la sensibilità del suo capogruppo Principe – lo dirà. L’amarezza finale è che, oggi, non c’è la deputazione del Partito democratico e questo in una battaglia che è complessiva mi induce a provare un’amarezza che, ovviamente, spero sarà fugata dagli atteggiamenti successivi. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Galati. Volevo ricordare che la Presidenza ha invitato tutti i parlamentari sia di maggioranza che di minoranza. Poi, probabilmente, può anche esser successo che visti i ristretti tempi qualche parlamentare non ha ricevuto l’invito. Di questo mi scuso, ufficialmente, anche con coloro che non sono presenti qui e che probabilmente non hanno ricevuto l’invito perché i tempi a disposizione erano veramente rapidi e stretti per farli nella giornata di oggi. C’è stato, anche, il sabato e la domenica e questo ha aggravato ancora di più la situazione.

La parola all’onorevole Ida D’Ippolito.

Ida D’IPPOLITO, parlamentare della Repubblica

Grazie, Presidente, un saluto non formale a lei, Presidente del Consiglio, a lei Presidente della Giunta e a tutti i componenti della Giunta, al Consiglio regionale e ai numerosi ospiti oltre che ai colleghi presenti.

Un importante appuntamento quello di oggi, di cui sono particolarmente grata al Presidente del Consiglio Talarico, per aver consentito un confronto istituzionale nella sede istituzionale più alta della Calabria che può raccogliere la voce dell’intera Calabria, in una legittima richiesta di ascolto nelle sedi del Governo nazionale, al di là di ogni tentativo di polemiche, manifestazioni o proteste che in qualche caso – e in questo dissento con quanti non lo hanno ricordato – ha anche raggiunto delle espressioni istituzionalmente poco condivisibili.

La classe parlamentare presente può dire di avere le carte in regola e lo dice al Consiglio regionale della Calabria. Lo dice, quindi, attraverso questo strumento alla Calabria intera.

Lo ha sottolineato la collega Napoli: nelle sedi istituzionali competenti ci siamo battuti per rivendicare una legittima attenzione alla questione Calabria. Una questione Calabria che già esiste all’attenzione della Commissione antimafia con la sua specificità, col suo quid pluris rispetto alle altre Regioni del Paese, purtroppo non esaltante perché al centro quella presenza forte della ‘ndrangheta che rappresenta la più grande organizzazione criminale mondiale che ha qui la sua casa madre.

Questo rende lo specifico più pregnante. Una Commissione antimafia che è stata allertata in vista di questo provvedimento del ministro Severino e che si è attivata su sollecitazione non solo dei parlamentari, qui presenti, ma anche di tanti colleghi dell’antimafia – dall’onorevole Tassone all’onorevole Napoli, al collega De Sena che è assente e ad altri –, che si è attivata ed ha ascoltato le Procure antimafia e le Procure generali della Calabria, da Catanzaro a Reggio Calabria, per avere un aggiornamento sullo stato di pericolosità e di organizzazione attuale della criminalità organizzata.

In quella seduta ha dato contezza, in maniera non equivoca, che non è possibile togliere procuratori da una parte per portarli ad un’altra per risolvere i problemi della Calabria. Ha dato contezza, purtroppo, dell’attualità del rischio che rende, purtroppo, la criminalità organizzata uno di quei criteri decisivi che devono essere portati all’attenzione del ministro Severino.

Ho ascoltato le voci della Calabria attraverso i Sindaci, l’espressione più alta della democrazia elettiva. Cosa devo dire? Io sono lametina e tutti conoscono il mio grande impegno per la difesa di un tribunale che per ragioni di merito, e non di campanile, ha titolo a dir perché non è tra quelli esclusi dai tagli.

Ma da parlamentare calabrese non ho mancato di attenzionare l’intera realtà dei tribunali. Esistono atti formali, lo sanno i miei colleghi, esistono ordini del giorno a firma Tassone-D’Ippolito che proprio nel provvedimento della spending review hanno trovato l’attenzione favorevole del Governo e l’approvazione in sede parlamentare.

Una cosa la voglio dire con la chiarezza che mi connota e che connota la mia azione politica. Non è che ci svegliamo oggi noi deputati.

Abbiamo lavorato prima che venisse fuori il decreto con i tagli. Abbiamo lavorato perché la Calabria fosse già nella deroga, perché fosse già esclusa. Purtroppo ci rammarica il fatto che tanto lavoro, tanto impegno non abbia trovato un esito felice forse perché sui numeri non ci si è trovati d’accordo; forse perché l’obiettivo ambizioso di portare tutto a casa ha impedito di raccogliere un primo frutto per arrivare al frutto conclusivo.

Però, noi siamo qui con la stessa determinazione e convinzione e con la stessa volontà di portare all’attenzione quelle che sono ragioni di merito e non di campanile.

Voglio dirlo con la stessa franchezza: vedete il fatto che il ministro Severino non abbia raccolto l’invito al confronto… ma voi pensate che solo la Calabria sia in allarme? E’ tutta l’Italia. I campanili si risvegliano al di là delle ragioni di merito c’è una ragione di difesa del territorio che il ministro ben sa.

Nella relazione di presentazione dell’amministrazione per la giustizia per l’anno 2011 il ministro Severino ricordando il suo impegno a dar seguito alle riforme strutturali giù avviate dal precedente Governo e tra queste, in primis, alla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie ne rivendicava la valenza strutturale, ne ricordava i rischi e gli effetti di disagio sui territori ma nel contempo assicurava la massima attenzione al di là di quei criteri sanciti: meccanici, oggettivi, omogenei o troppo tecnici, discutibili ma assicurando l’osservazione delle specificità territoriali.

Ha ragione Angela Napoli quando dice “è sfuggito, però, quello che è un criterio decisivo per una regione come la Calabria”.

Allora economicità, perché grandi investimenti sono stati fatti in Calabria; criminalità organizzata; redditività come è stato ricordato dalla Presidente dell’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme. Una serie di tasselli che permettono di comporre un mosaico più ricco nelle prossime ore.

C’è però bisogno della responsabilità di tutti. La logica dello scarica barile non ha mai aiutato né la Calabria né le buone soluzioni. La regola del confronto credo che rimanga la strada maestra.

Sono convinta che il ministro Severino – lo ha dichiarato anche nella conferenza finale – abbia ben coscienza della necessità di rivedere quel mosaico che ha visto tante, tante lacune ricomporsi nell’interesse della efficienza della giustizia e della legalità.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole D’Ippolito. Adesso intervalliamo con qualche intervento dei capigruppo del Consiglio regionale.

Nell’ordine di iscrizione, parleranno gli onorevoli Chiappetta, Principe e Loiero. Poi riprenderemo con i parlamentari. Raccomando ai colleghi i 5 minuti di intervento per dar la possibilità di parlare agli altri.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiappetta. Ne ha facoltà.

Gianpaolo CHIAPPETTA

Grazie, Presidente. Un saluto alle autorità ed ai Parlamentari, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, ai Sindaci, ai Presidenti degli ordini professionali.

Avrei anche potuto fare a meno di intervenire, Presidente, considerando quel che è stato detto in apertura sia da lei che dal Presidente Scopelliti.

Devo dire, però, che il dibattito che si è sviluppato, anche rispetto agli interventi che si sono avuti, mi inducono a qualche riflessione, che spero di contenere nei limiti del tempo consentito, anche perché credo che ci sia condivisione assoluta su quello che a mio parere dovrà essere il percorso che da qui a breve non potrà non portare alla presentazione di un ordine del giorno, così come è stato già stilato dai capigruppo di maggioranza e che io auspico possa ottenere anche la condivisione da parte di tutto il Consiglio regionale e quindi anche da parte dei colleghi di minoranza.

La convocazione di questa seduta del Consiglio regionale con il più ampio coinvolgimento possibile, Presidente, e siamo grati a lei – così come è stato detto già negli interventi che hanno preceduto il mio – rappresenta, a mio parere, nella forma e nella sostanza l’espressione di un contesto politico regionale capace di reagire con immediatezza di fronte a fatti, a scelte, ad impostazioni di governo che rischiano di danneggiare ulteriormente il nostro territorio e la nostra Regione.

Di questo, infatti, si tratta. Di un percorso di risanamento, di organizzazione e di risparmio per le strutture centrali e periferiche dello Stato. Un percorso però – ed è stato detto anche negli interventi che mi hanno preceduto – che come tutte le cose obbligate e da fare in fretta rispetto alla situazione generale del Paese ha in sé, a mio parere, un rischio potenziale di indicare l’obiettivo e di non tenere in debita considerazione gli eventuali errori che si possono commettere durante lo stesso cammino.

Credo che, quando si prende la parola in una Assise autorevole qual è la massima Assise regionale, qual è quella calabrese,  nessuno possa nascondersi dietro alle cose non dette. Ha l’obbligo oltre che, naturalmente, il coraggio di chiamare le cose per nome e cognome.

Credo che nessuno possa, oggi, disconoscere che il Paese è avvitato su se stesso, e se si è avvitato è perché spesso nel passato, ma non nel passato recente, ma in un passato, anche lontano, si sono sprecate risorse pubbliche senza ritegno e talune volte anche senza il minimo rossore si è accumulato un debito pubblico di dimensioni colossali e si sono, di fatto, consumate le risorse dei nostri figli e probabilmente anche quelle dei nostri nipoti.

La Calabria si trova esattamente in questa condizione ed ha fatto bene il Presidente Scopelliti ad evidenziare la criticità, le anomalie e le disfunzioni che si registrano in questo periodo che, vedete, non sono anomalie o disfunzioni o criticità che possono appartenere solo ad un periodo più o meno passato, ma ad un periodo che, a mio parere, data nel tempo.

La Calabria, oggi, si trova esattamente in questa condizione ed è responsabilmente parte di un percorso di inevitabile risanamento dello Stato rispetto al quale nessuno si vuole e nessuno può pensare di stare indietro.

Ma allo stesso tempo la Calabria, vittima potenziale di un cammino che ha in sé errori oggettivi e immaginiamo pure determinati da uno sguardo troppo frettoloso, troppo generale e troppo attento alla forza fredda dei numeri, è troppo incline a considerare che dietro un criterio numerico dietro un parametro possono nascondersi elementi e realtà più importanti dello stesso parametro.

Il nostro caso – ce lo dobbiamo dire con altrettanta chiarezza – è sempre stato diverso dagli altri Presidente, e non perché ci consideriamo figli di un Dio minore, ma perché probabilmente questo lembo di terra nel passato e sempre nel passato non recente, ma nel passato, non è mai importato nella misura in cui, secondo me, avrebbe dovuto esser considerato.

Non voglio scomodare - così come è stato fatto anche dagli autorevoli esponenti che hanno preso la parola prima di me, sia da parte delle organizzazioni sociali che da parte della Camera dei deputati - discorsi dal sapore spiccatamente meridionalistico. Non intendo riproporre, oggi, quel troppo facile e logoro piagnisteo che troppi danni ci ha fatto; ma non c’è dubbio che private dell’insopportabile vittimismo le rivendicazioni meridionalistiche un senso ce l’hanno e ce l’hanno pure in maniera significativamente rilevante.

Questa Regione, Presidente Scopelliti, lo dico a lei perché ha avuto la possibilità non solo di evidenziarlo oggi, in occasione di questa riunione solenne del Consiglio regionale, ma lo ha fatto e lo sta facendo da due anni a questa parte e forse ancora prima, questa Regione per troppo tempo e per troppi anni non ha avuto una adeguata considerazione. In parte è dipeso da noi tutti ed in parte è stata anche conseguenza di politiche che hanno oggettivamente favorito altri contesti territoriali.

Le scelte compiute dal Governo sempre giustificate e con l’obiettivo di una estesa e radicale organizzazione dello Stato e delle sue articolazioni rappresentano, come ho già avuto modo di dire, in occasione di questa riunione straordinaria di Consiglio regionale, un errore di metodo, di sostanza e di prospettiva.

Di metodo perché tagliare, avendo come unico riferimento la fredda logica di requisiti numerici, può forse dare l’impressione di essere rigorosi ed equidistanti ma, nei fatti, determina evidenti illogicità e comporta inevitabilmente degli errori di sostanza.

Per alcune aree del Paese, come la nostra Regione, lo Stato non solo deve riorganizzarsi ma soprattutto deve rafforzare la propria persona, per tanto tempo minima oltre che per tanto tempo poco efficiente e poco efficace.

Quello relativo alla prospettiva è, a mio parere, l’errore più evidente e grave perché non vengono colte, al di là delle possibili ricadute economiche in termini di risparmio, le conseguenze sociali.

E lo hanno detto con dovizia di particolari gli esponenti del sindacato che non possono non ringraziarsi, questa mattina, nella solennità dell’incontro di oggi, per tutto quel che fanno a vantaggio della Calabria e dei calabresi.

Le conseguenze sociali, dicevo, determinate da una scelta di chiusura e di arretramento,  e giustificare le opinioni contrarie tirando in ballo i semplici localismi è una argomentazione troppo semplice per non esser qualificata come miope e come scontata.

Siamo consapevoli anche del duro lavoro che in questo difficile momento il Governo sta portando avanti. Ne siamo consapevoli perché – Presidente Scopelliti, Presidente Talarico e colleghi tutti del Consiglio regionale – in qualunque modo e comunque la si pensi anche noi in Calabria stiamo percorrendo la stessa strada. Una condizione di assoluta difficoltà che richiede coraggio per scelte non semplici.

Ecco perché, la scelta draconiana di risparmiare pur essendo giustificata da una difficile condizione delle finanze pubbliche, non credo che possa passare sulla testa dei territori, delle istituzioni locali e delle libere determinazioni di cittadini che a pieno titolo fanno parte del Paese e che al suo sviluppo contribuiscono con un lavoro ben più gravoso e con risultati ben più apprezzabili.

Non è retorica, colleghi consiglieri, ma amministrare in Calabria – e vale per noi, Consiglio regionale, così come per ogni Consiglio provinciale o comunale – non è la stessa cosa che amministrare in Veneto o in Toscana. Fare impresa qui non è la stessa cosa che farla a Milano o a Torino. Anche qui essere cittadini onesti non è la stessa cosa che esserlo altrove.

Chiudere quattro tribunali importanti in Calabria non significa risparmiare ma significa perdere completamente di vista cosa significa, per quei territori, la presenza di quelle strutture.

Non c’entrano i campanili o le difese a tutti i costi. Ciò che è realmente in gioco è il percorso di legalità e di coraggio che riguarda la stragrande maggioranza dei calabresi.

La Calabria – lo ha detto bene lei, Presidente Scopelliti, e l’ha detto altrettanto bene ancora lei Presidente Talarico e lo hanno detto anche coloro i quali sono intervenuti prima del sottoscritto – è una Regione in pieno stato di emergenza. Quotidianamente assistiamo ad una guerra storica fra Stato ed antiStato.

E fuor di metafora conta, certamente, avere accampamenti ben organizzati e di dimensioni notevoli ma in una guerra - perché di questo si tratta – sono utili, essenziali ed insostituibili anche gli avamposti. Vere e proprie trincee dove si consuma la parte più difficile del lavoro.

E’ vero, lo ha detto tra l’altro l’onorevole Napoli ma anche l’onorevole D’Ippolito, il lavoro delle Direzioni distrettuali antimafia è fondamentale, massiccio e strategico.

Ma mi chiedo e vi chiedo che efficacia avrebbe tutto questo lavoro senza la conoscenza del territorio, la lettura delle dinamiche criminali, la fisica presenza delle Procure ordinarie così per come è stato evidenziato e ribadito anche e soprattutto dai Presidenti degli Ordini professionali degli avvocati.

Chiudere quattro tribunali in Calabria – mi avvio alla conclusione – è un evidente paradosso e a parte i motivi di carattere generale, riferiti all’intera regione, esistono ragioni che inducono a ritenere come più corretta, giusta e più necessaria sia la scelta di mantenerli in vita ed operativi.

Insomma, se anche i numeri di un asettico bilancio – ma anche questo così come è stato detto è fatto opinabile – dovessero giustificare un provvedimento di chiusura, di contro c’è la ragione di chi, opportunamente pensa che i tribunali in questione non dirimono solo controversie facilmente gestibili altrove, ma si occupano di una realtà permeata da una organizzazione complessa e con disponibilità economiche e di mezzi che non ha eguali al mondo.

Non è, insomma, colleghi consiglieri, in discussione il destino di un singolo territorio che sarebbe, evidentemente, poca cosa rispetto alla complessità dei problemi nazionali. Qui è in gioco, a mio parere, la funzione stessa di uno Stato che ha l’obbligo di mantenere la propria presenza e la propria forza.

Se il rispetto della legge, così come è giusto che sia, è un dovere dei cittadini, amministrare la giustizia è un dovere dello Stato e noi richiamiamo lo Stato a questo irrinunciabile dovere.

Tutti questi elementi - soprattutto in un momento nel quale le amministrazioni locali e quella regionale stanno facendo uno sforzo significativo in direzione del risparmio, della efficienza e della modernità - richiamano lo Stato al compimento del suo dovere che in primo luogo è quello di garantire eguali diritti a tutti i cittadini italiani.

Ecco perché con la seduta odierna, credo che il Consiglio regionale assolva all’obbligo morale, civile e politico nei confronti di tutti i cittadini calabresi di manifestare la propria contrarietà rispetto ai provvedimenti assunti dal Governo, e di indirizzare alle forze politiche - naturalmente ciascuno la propria – un preciso messaggio di responsabilità che non può non essere un nostro preciso dovere. Così come lo è il restituire al Governo l’immagine di una Regione in grado di superare le proprie divisioni e di andare oltre uno storico e dannoso individualismo che sempre ci ha penalizzato.

Abbiamo, credo, l’obbligo, la necessità ed anche il dovere di essere - pur nelle nostre differenze – una sola Calabria. Sono certo che l’esperienza, la saggezza ed anche il richiamo all’unità sottinteso da tutti coloro i quali sono stati prima di me nelle rappresentazioni che hanno fatto qui in Consiglio regionale terrà conto di questa necessità.

Ecco perché riteniamo sia assolutamente necessario, utile e opportuno conferire oggi un chiaro ed unanime mandato politico al Presidente della Giunta regionale.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Chiappetta.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Signor Presidente, intanto un saluto doveroso e, da parte mia, molto gradito al signor Presidente del tribunale di Rossano, a tutti i parlamentari presenti, ai sindaci, ai rappresentanti sindacali del mondo della giustizia; un ringraziamento anche a lei che ha avuto la sensibilità di promuovere questo incontro che noi come Democratici pensiamo non debba risolversi in un incontro rituale.

Gli ordini del giorno, per carità, sono importanti ma penso che stamattina dovremmo andare un po’ al di là dell’ordine del giorno. Perché, vedete, sul merito della questione devo aggiungere ben poco rispetto alle cose egregiamente dette da tutti quelli che mi hanno preceduto.

Chiudere quattro tribunali in Calabria è veramente qualcosa di assurdo. Non c’è solo il gravissimo problema della lotta alla criminalità organizzata che sotto il profilo investigativo viene condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, ma sotto il profilo decisionale poi intervengono i tribunali competenti.

Concentrare questi processi - pensiamo a Cosenza, una provincia con 800 mila abitanti – su un unico tribunale crea problemi rispetto alla lotta alla criminalità organizzata perché i tempi finiranno certamente per allungarsi.

Ma non è solo questo. Rispetto ad una regione come la nostra c’è certamente il problema della sicurezza e della presenza della delinquenza organizzata,  delle infrastrutture e dell’isolamento ma c’è anche un altro problema: la burocrazia che viene ritenuta nemica dell’investimento produttivo ma anche le incertezze sotto il profilo della decisione delle controversie civili.

Nei Paesi più evoluti l’impresa investe perché sa che, se c’è un inghippo, i processi civili durano poco e c’è la decisione. I nostri tribunali, invece, sono già oberati da migliaia di processi civili che riescono con difficoltà a smaltire e stranamente quelli più efficienti li si vuole, addirittura, chiudere. Sulla questione non aggiungo altro perché questo è un provvedimento che, naturalmente, è negativo per la nostra regione.

Sento, però, il dovere di fare una premessa aggiuntiva rispetto a quello che egregiamente ha detto l’onorevole Napoli: il Governo esercita una delega conferitagli dal Parlamento e conferita dalla maggioranza che ha preceduto l’attuale Governo Monti verso il quale, devo dire, abbiamo il diritto di fare delle critiche ma abbiamo anche il dovere di fare una grande autocritica.

Se c’è il Governo cosiddetto tecnico – che poi a mio avviso non esistono i governi tecnici – c’è un’autocritica forte che deve fare la politica che, in un momento in cui il Paese si è trovato sull’orlo di un baratro, non ha saputo trovare una risposta adeguata e la nascita del Governo tecnico è stata vista come una necessità.

A qualche amico che ha parlato e che si è rivolto con accenti forti rispetto al Governo Monti - ma naturalmente io non voglio fare il difensore d’ufficio né mi sento difensore di questo Governo – devo dire che se stiamo dentro l’attualità politica, addirittura si parla di Monti che succederà a se stesso dopo le elezioni. Sembrerebbe che l’Europa ed i mercati, nonostante i provvedimenti che si stanno assumendo, ritengano che questi provvedimenti non riescano ad ottenere i risultati previsti e sperati perché c’è incertezza sul perseguimento, in futuro, di questa politica di risanamento.

A proposito di questo, poiché si è parlato anche del passato remoto, vorrei ricordare che nel passato prossimo il debito pubblico era sceso a pochi punti sopra il 100 per cento rispetto al Pil e che negli ultimi anni dal 105-106 per cento siamo passati a 125 per cento; così come per la spesa pubblica che nel 2001 era scesa al 38 per cento del Pil ed oggi la ritroviamo al 45 per cento del Pil.

Lasciamo stare argomenti di questo tipo e prendiamo atto che c’è una fase difficile per il Paese. Dove si deve distinguere la politica? Si deve distinguere nelle scelte perché noi non siamo più in grado di vivere come Paese così come abbiamo vissuto negli ultimi decenni.

Quando si tratta di far dei tagli, dove sta la virtuosità della politica? Sta nella scelta, perché fare i tagli lineari è troppo semplice.

Se noi riuscissimo a fare una critica, sarebbe quella di riconoscere che, certamente, l’onorevole Tremonti è stato il campione dei tagli lineari. Non vorremmo che in sostituzione di Tremonti ci sia Monti che si distingue dal suo predecessore solo perché non opera esclusivamente tagli lineari, ma in parte sì. Quando si devono fare delle scelte su dove tagliare, dove investire, dove supportare non c’è dubbio che la giustizia dovrebbe essere tenuta fuori da questo discorso nella sua totalità.

Se questo è vero, per il mondo della giustizia con riferimento all’intero Paese è ancora più vero se questo concetto lo caliamo, per le ragioni che abbiamo detto prima, in una regione come la Calabria.

Non voglio fare il campanilista perché mi sento di difendere per le ragioni dette dal Vicesindaco, dall’onorevole D’Ippolito e da altri anche la questione del tribunale di Lamezia Terme. Ci mancherebbe altro.

Ma ve l’immaginate il carico penale e civile dei tribunali di Paola, Castrovillari e Rossano da trasferire al tribunale di Cosenza che, peraltro, non ha neanche i locali idonei a recepire una situazione di questo tipo? Invece di ottenere un risparmio dovremmo spendere di più.

Ecco l’esigenza di tagli che siano mirati dove ci sono gli sprechi, salvaguardando quelle che sono le reali emergenze del Paese. Tra queste emergenze c’è la giustizia e questa emergenza è ancora più acuta in Calabria.

Detto questo, mi pare che siamo tutti d’accordo, ma qualcosa la dobbiamo rivelare perché io non intendo minimamente fare una critica alla nostra rappresentanza parlamentare.

A proposito dei parlamentari del Partito Democratico, debbo dire che non sono stati invitati a questo incontro. Mi risulta che sia stata invitata soltanto l’onorevole Laganà, per un disguido voglio dire, non ne faccio una polemica con la Presidenza, ci mancherebbe altro.

Raccolgo la battuta dell’onorevole Galati, per dire che tutti i parlamentari del Partito democratico, per la gran parte non sono stati invitati, peraltro, ci sono parlamentari - voi lo sapete - come il senatore De Sena, l’onorevole Minniti e l’onorevole Lo Moro che in questa materia si sono sempre fortemente impegnati e continueranno ad impegnarsi.

Chiudo la parentesi per dire che io apprezzo il lavoro della nostra rappresentanza parlamentare.

Ma vogliamo o no rilevare stamattina che c’è stato un deficit di rappresentatività? E questo deficit di rappresentatività è emerso chiaramente dall’intervento dell’onorevole Napoli che, pur illustrandoci i paletti e le difficoltà di districarsi in mezzo ai limiti stabiliti dai criteri della legge delega, ci ha detto che un lavoro si può fare e che un lavoro si sarebbe potuto fare anche anticipatamente se la nostra Regione, a livello centrale, avesse avuto la capacità di rappresentare complessivamente ed adeguatamente le Istituzioni locali calabresi e quindi anche il mondo della giustizia.

Per concludere, perché voglio stare completamente e disciplinatamente nei tempi senza allargare lo sguardo ad altre questioni e ad altre emergenze che ci possono esser in Calabria, noi dobbiamo colmare questo deficit di rappresentatività.

La proposta che facciamo, come Partito democratico al Presidente Talarico e al Presidente Scopelliti, è di mobilitare anche le altre Istituzioni calabresi che rappresentano i cittadini. Noi stiamo parlando di una problematica che poi riguarda il comune cittadino, i Presidenti della provincia. Noi abbiamo parlato della Provincia di Cosenza dove saranno soppressi ben tre tribunali.

Ritengo che a Roma si debba presentare, dopo la discussione di stamattina, una rappresentanza delle istituzioni calabresi, guidata dal Presidente Scopelliti, che veda impegnati i Presidenti delle province più coinvolti in questa questione ed i sindaci - penso al sindaco di Lamezia Terme - o ancora i rappresentanti degli Ordini degli avvocati, i rappresentanti dei lavoratori che operano all’interno del mondo della giustizia.

Naturalmente non cito in questo insieme di figure che a Roma debbono rappresentare le esigenze della giustizia calabrese: i signori magistrati che, per quella che è la loro natura, non credo che siano disponibili né, possono far parte, di rappresentanze di questo tipo.

Noi dobbiamo esprimere al massimo livello romano le esigenze della regione. Cercare di districarci in mezzo ai paletti di cui ha parlato l’onorevole Napoli, partendo da un incontro con l’intera rappresentanza parlamentare calabrese.

Partirei da lì per passare, poi, ad un ragionamento ed eventualmente ad una audizione delle Commissioni parlamentari competenti, non dimenticando che il parere delle Commissioni è obbligatorio ma non vincolante, portando elementi di merito che facciano capire l’eccezionalità della situazione calabrese.

Quindi, dovrà esserci un incontro con i nostri parlamentari, un passaggio attraverso le competenti Commissioni del Parlamento e un incontro con il Governo, con il Presidente Monti e con il Ministro della Giustizia.

Vogliamo fare questa umile proposta perché siamo convinti che, se la situazione calabrese viene ben rappresentata da quelli che sono gli autentici rappresentanti delle istituzioni calabresi, ci siano un paio di anni a disposizione per risolvere il problema e ritengo che questo provvedimento possa essere estremamente migliorato nell’interesse della Calabria e dei suoi cittadini. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Principe. Le voglio ribadire che l’invito da parte degli uffici del Consiglio regionale è partito a tutti i parlamentari.

Ripeto che venerdì abbiamo organizzato il tutto per oggi. La stampa, inoltre, in questi tre giorni non ha parlato di altro nel senso che si sapeva che c’era questo incontro, questa riunione e lo dico solo perché, dato che ci sarà qualche polemica a seguito del suo intervento, voglio ricordare che chiunque avesse avuto la sensibilità di partecipare, al di là dell’invito, avrebbe potuto tranquillamente venire in Aula ed apportare il suo contributo.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO

Presidente, anche io plaudo alla iniziativa assunta da questa Presidenza e mi permetto di rivolgere anche io un saluto a tutti gli ospiti.

Presidente, questo provvedimento del Governo arriva in un momento in cui si abbatte già in questa nostra Regione e su tutto il sud la spending review.

Vorrei, nei cinque minuti che ho a disposizione, dire che la spending review si abbatte in maniera formidabile soprattutto sul Sud per il tipo di struttura sociale che c’é. Si abbatte molto di meno nel Nord dove c’è l’iniziativa privata e dove tutto è più privato e meno dipendente dallo Stato. Si abbatte quindi sullo stato sociale e questo avviene anche dopo il ciclone Tremonti che abbiamo alla spalle.

Questa è sede politica ed io non voglio assolutamente far polemica ma certe cose bisogna dirle. Devo dire anche che ho apprezzato l’intervento di tutti ed in particolare dell’onorevole Napoli; su una sola cosa non mi trovo: qui non può che esser preponderante il discorso della criminalità organizzata e l’aggancio alla legge delega c’è nella specificità di alcuni provvedimenti.

C’è proprio questo sostantivo e noi dobbiamo far leva su questo non fosse altro che per il fatto che il messaggio che arriva in Calabria - e mi riferisco alla grandissima maggioranza della Calabria che non delinque e che è costretta a pagare la contiguità con la criminalità organizzata – è devastante. E’ un messaggio devastante anche perché a tutti i convegni - e ne facciamo tantissimi in Calabria sulla criminalità - partecipano forze politiche e magistrati, si propongono iniziative bellicose per cercare di abbattere questo fenomeno che, ripeto, per noi è il fenomeno più grave che esiste, più della stessa disoccupazione giovanile perché su di essa incide in maniera perniciosa la presenza della criminalità.

Allora si dà un messaggio alle popolazioni che non può essere accettabile. Se da una parte la spending review, i tagli lineari fatti sì da Tremonti ma ripetuti in gran parte da questo Governo finiscono per eludere alcuni diritti fondamentali contenuti nella prima parte della Costituzione - penso al diritto ad essere curati che, di qui a poco, non avremo in maniera congrua in questa regione – ed un Governo tecnico o politico che sia non può non tener conto di una cosa del genere.

Vorrei suggerire, per evitare che questo resti un rito che lascia le cose perfettamente come le ha trovate, di cercare qualche altra iniziativa. E’ grave quel che ha detto il Presidente della Giunta regionale: ha chiesto colloquio al Ministro e non gli è stato concesso.

Questa è una cosa gravissima che offende tutta la Calabria e che in genere non si è mai verificata in questa Regione. Voglio ricordare, senza polemica, che c’era un governo di centro-sinistra che partecipava ad un tavolo istituzionale creato per la sola Calabria; lo dico senza polemiche.

Per questo sono del parere che bisogna procedere compatti.

In riferimento alla sanità è davvero comico il fatto che al contempo una grande Nazione, gli Stati Uniti d’America, adotti un sistema sanitario che finalmente permette ad un cittadino, ad un povero che stramazza sul marciapiede, di non frugare nelle tasche per vedere se ha una tessera assicurativa per poter essere portato in un ospedale – questo è stato davvero il trionfo di Obama –  mutuando un nostro istituto, forse l’unica cosa che da noi si può mutuare, da noi e da alcuni Paesi dell’Europa.

Le cose non sono scisse tra di loro. Poi, se non si riesce ad avere un colloquio col Presidente Monti o col Ministro Severino non dimentichiamo che questo è un Governo siddetto tecnico per comodità, ma è un Governo che di fatto è sostenuto da una maggioranza ampia.

Voi avete i riferimenti con la maggioranza, per esempio la coalizione che governa in questa Regione ha un fortissimo riferimento con quella che è la maggioranza del Parlamento. Vedete che in alcuni provvedimenti, in alcune resipiscenze vedo che il Pdl è compatto con la Lega a votare, per cui voi possedete certamente un circuito che è quello istituzionale e noi se è possibile vi daremo la forza di cui avete bisogno, nel caso in cui ci fosse bisogno di una firma comune su un certo documento. Voi avete un circuito parallelo in cui dovreste essere assoluti protagonisti.

Lo ripeto al Pdl ma anche al Pd e all’Udc che sono forze politiche che votano e che - magari si fanno le proprie nomine - su un problema di questo genere non possono apparire latitanti.

Le poche cose che volevo dire sono quelle che ho detto, necessarie per dare un segno non rituale a questo incontro.

Posso fare un’ultima proposta provocatoria? Noi dovremmo anche penetrare il muro dell’audience, cioè non abbiamo grande ascolto, se una notizia non è negativa nessuno ci ascolta. In Calabria, purtroppo, i media sono fatti così.

Ma non potremmo, in maniera solo provocatoria e simbolica, dire che una parte del costo ce lo carichiamo noi? So benissimo che è lo Stato centrale che deve provvedere all’amministrazione della giustizia, ma quante volte in passato, per esempio nella Giunta che ho presieduto io, abbiamo dato risorse, derivanti dal nostro bilancio, alla magistratura, alla pubblica sicurezza? Abbiamo loro cambiato anche le macchine ed allora sì una proposta del genere potrebbe davvero penetrare e produrre maggiore resipiscenza.

In forma simbolica e provocatoria perché altrimenti siamo davvero ancora una volta destinati a soccombere.

(Applausi)

PRESIDENTE

Riprendiamo con gli interventi dei parlamentari.

E’ pervenuto un messaggio di saluto dell’onorevole Foti che non è presente per impegni istituzionali e che continuerà a battersi a fianco della delegazione parlamentare calabrese per difendere questi provvedimenti estremamente penalizzanti.

La parola all’onorevole Mario Tassone.

Mario TASSONE, parlamentare della Repubblica

Facevo poco prima una battuta – che non era una battuta –, cioè  che a questo punto del nostro incontro mi viene molto difficile organizzare qualche idea perché rischiamo di ripeterci e di riproporre percorsi già ampiamente perlustrati, setacciati tra gli interventi che mi hanno preceduto.

Vorrei fare una considerazione di carattere generale alla quale pensavo mentre scorrevano gli interventi e, quindi, le idee che venivano ad essere rassegnate alla nostra attenzione da parte degli amici e dei colleghi.

La vicenda giustizia è stata sempre un fatto molto complicato e complesso nella vita del nostro Paese. Chi ha vissuto l’esperienza nelle Aule parlamentari si è dovuto imbattere di fronte a temi e problemi a volte inestricabili e non siamo riusciti, non abbiamo risolto granché rispetto a temi che riguardavano la giustizia perché condizionata molte volte da vicende che esulavano gli interessi complessivi e generali della giustizia.

Quando è nato questo provvedimento, il numero 148 del settembre 2011 si è cercato di razionalizzare nella organizzazione della giustizia; mi rendo conto che fu quello un approccio da parte di un Governo che aveva preceduto questo per tentare di dare ordine alla giustizia.

Non c’è dubbio che questo dovesse essere e deve essere accompagnato da una serie di temi e di problemi che riguardano il carico del lavoro, il blocco delle attività e degli uffici giudiziari, i problemi oggettivi che investono e che paralizzano gli uffici giudiziari. Al di là di quel che diciamo, ci sono i problemi inestricabili che riguardano tutti gli uffici giudiziari, tanto è vero che ad ogni inizio di anno giudiziario, durante l’inaugurazione, i Procuratori generali della Corte di Appello, ma prima ancora il primo Presidente della Corte di Appello che tiene la relazione, fanno una rassegna quasi scontata e ripetitiva, fotografica di una situazione tragica che investe gli uffici giudiziari.

Tutta questa problematica a Roma passa così, come acqua fresca. Che poi non ci sia la carta nella Procura della Repubblica di Catanzaro, in cui questa vicenda è stata posta all’attenzione attraverso un mio atto di sindacato ispettivo insieme ai colleghi, è un fatto inesplicabile e certamente non ritenuto grave. Che esistano alcuni uffici giudiziari che vivacchiano non è un fatto grave.

Ritengo che oggi abbiamo fatto un buon intervento e che qualche interrogativo ce lo potremmo porre rispetto ad alcune tendenze che non sono comparse qui ma a cui naturalmente deve darsi grande dignità, quando sembra che la battaglia per i tribunali possa essere o un interesse da parte degli addetti ai lavori oppure una battaglia per il pennacchio. Non è nulla di tutto questo.

Non è la vecchia battaglia che si faceva 30-40 anni fa nei nostri comuni per mantenere il pennacchio della caserma dei Carabinieri o dell’ufficio postale.

Credo che, invece, gli interventi che ho ascoltato da parte dei colleghi Presidenti degli Ordini degli avvocati e da parte anche dei sindacalisti e degli amministratori comunali abbiano una loro dignità ed una loro dimensione rispetto a quella che è tutta la problematica della giustizia.

Non c’è dubbio che il mio ringraziamento vada rivolto di cuore al Presidente del Consiglio regionale che ci ha dato questa opportunità. Ho ascoltato anche l’intervento e la relazione del Presidente della Giunta regionale che ringrazio perché ci aiuta a capire e comprendere, rispetto ad una problematica molto complessa che investe questa situazione in questo momento, che non è legata semplicemente alla vicenda della delega o di un percorso obbligato da parte del Governo ma ad una situazione di carattere generale in cui versa il nostro Paese.

Nel sostenere questo Governo lo sosteniamo non ad fidem, non con gli occhi chiusi, ma con un ragionamento perché non abbiamo delle parole d’ordine così come non le abbiamo ricevute nel momento in cui abbiamo portato avanti delle iniziative di carattere parlamentare per quanto riguarda i tribunali.

Il giudizio sul Governo è un qualcosa che in termini complessivi debbo valutare non negativo perché la situazione è difficile, è grave. Poi, se noi dovessimo avere delle responsabilità sarebbero responsabilità precedenti, ma sarebbe stupido se andassimo a giocare a rimpiattino su chi sono le responsabilità.

Certamente c’è una vicenda particolare che abbiamo vissuto in questi giorni quando ci siamo affidati – parliamoci con estrema chiarezza – ad una delegazione di capigruppo della Commissione giustizia. Poi qualcosa non è andato bene,  perché qualcuno ha giocato per una situazione inerente il proprio paese. Non voglio dire nemmeno a chi appartenesse questo capogruppo per non far polemiche.

Sono venuto qui a costruire, perché voglio costruire ed interfacciarmi con il lavoro e con l’impegno che con grande umiltà e disponibilità stanno mettendo in campo Consiglio regionale e Giunta regionale. Plaudo a quest’ occasione che, finalmente, nelle situazioni di emergenza ci fa ritrovare assieme.

Non aspettiamo, però, sempre le situazioni di emergenza perché se noi potessimo ritrovarci assieme anche in un percorso di lealtà e di rispetto reciproco sul piano istituzionale potremmo già, insieme, nel momento in cui affrontiamo le situazioni difficili e soprattutto molto critiche con le armi e con le condizioni per poterle affrontare in termini seri.

Quando non c’è la prevenzione e si interviene con l’emergenza è sempre un problema, un lavoro in più e ve lo dico con estrema chiarezza. Ma questo sta al dato della politica ed al clima politico che deve essere recuperato qui in Calabria e che ritengo vada costruito pezzo per pezzo. Credo che questo sia non dico l’inizio ma possa essere l’occasione affinché ci sia un seguito.

Tanto per arrivare ad una conclusione non c’è dubbio che ci sia stata la delega, è saltato il dato – come vi dicevo poc’anzi – di questa delega a cui avevamo affidato anche qualche nostro sentimento e qualche nostra valutazione. Qual era la valutazione che ho fatto? La valutazione che abbiamo fatto era quella del non toccare gli uffici giudiziari in Calabria. Questa era la nostra posizione, con estrema chiarezza, viste le peculiarità delle vicende che sono state ampiamente da voi descritte e narrate su quella che era la situazione della Calabria. Situazione economica che dipende molte volte dalle disattenzione dei Governi centrali ma non soltanto.

Lì c’è una disattenzione di carattere generale e c’è il problema dell’emergenza e della criminalità. Certamente, l’abbiamo rilevato, anche se oggi, come sapete, la criminalità calabrese vive perché c’è la criminalità in Lombardia, in Piemonte. Ormai la criminalità, la ‘ndrangheta si è sviluppata, snodata, diffusa, dilatata e spalmata su tutto il territorio nazionale.

La ‘ndrangheta vive in Calabria perché ricicla e ci sono gli investimenti pronti a recepirla nel nord, ci sono i locali nel nord che vivono molto bene. Abbiamo delle relazioni molto importanti e significative che riguardano, certamente, questo tipo di connivenze, di connubio e di collegamento e di “collaborazione” tra ‘ndrangheta calabrese, mafia siciliana. La ‘ndrangheta calabrese è più gettonata e maggiormente organizzata.

Questo è un dato che faremo ben presente. Qual è la conclusione? Sono venuto per apprendere e per capire chi siamo ed a livello istituzionale – ecco perché il mio ringraziamento al Presidente del Consiglio regionale che rinnovo e certamente anche al Presidente della Giunta regionale – siamo qui per continuare la nostra battaglia.

Abbiamo falsato un po’ anche i regolamenti parlamentari nel momento in cui ho dovuto riformulare, su richiesta del Governo, un mio ordine del giorno, che ha visto me primo firmatario ma anche l’onorevole D’Ippolito e l’onorevole Occhiuto. Questo non può avvenire ed è stata una forzatura che mi è stata fatta rilevare attraverso un intervento da parte di un collega della Lega.

Qui, dicevamo chiaramente, i presidi giudiziari devono essere salvaguardati nella loro totalità. Questo era un atto di indirizzo parlamentare che certamente non è stato recepito o è stato recepito e la situazione va tutta giocata a livello parlamentare.

Ecco, per quanto ci riguarda siamo qui disponibili a fare questo tipo di battaglia in termini molto seri e molto forti, riuscendo a capire e a comprendere che non è una battaglia – ripeto il vecchio concetto – solo per le emergenze e per la situazione in cui si toglie un vessillo ad un territorio. E’ una battaglia di riqualificazione e di identità di questa Calabria.

Ritengo che, certamente, i parlamentari ed il Consiglio regionale come rappresentante istituzionale di questa Calabria possano giocare un ruolo. Se fosse solo una battaglia di emergenza, soprattutto per un soccorso temporale, per un periodo storico e particolare, sarebbe poca cosa e non avrebbe un respiro alto o un progetto alto.

Vediamo che grazie a questa situazione della giustizia si possono anche approfondire i problemi della criminalità, della corruzione, visto e considerato che il Parlamento ha approvato una importante e fondamentale legge anticorruzione che potrebbe essere anche l’occasione per un risveglio di collaborazione e di interrelazione tra parlamentari e Consiglio regionale.

Credo che questa sia una grande occasione da cogliere partendo da questa vicenda e da una battaglia motivata non per una semplice rivendicazione campanilistica, ma con ragionamenti in termini di grande serietà e - mi auguro - di grande produttività.

Vi ringrazio e vi chiedo scusa.

(Applausi)

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Dima.

Giovanni DIMA, deputato della Repubblica

Grazie, Presidente. Grazie, Presidente Scopelliti.

Aggiungerò alcune cose al nostro ragionamento, cercando di focalizzare innanzitutto il nostro percorso rispetto a che cosa fare da subito, da domani, visto che domani riprende l’attività parlamentare. Mi permetto di dire che la legge delega ha sicuramente, soprattutto quando il rapporto viene stabilito in termini numerici in relazione alle Corti d’appello, molto condizionato il nostro percorso, lo ha condizionato sul piano della strategia politica, l’ha condizionato anche rispetto a quelle che sono le dinamiche territoriali, le sensibilità territoriali; in Calabria le sensibilità territoriali hanno uno spazio largo, essendo la nostra una terra di confine, di emergenza, di grande difficoltà.

Una prima considerazione. Mi sono permesso già di trasferire al Parlamento, in occasione del dibattito che abbiamo aperto noi deputati calabresi il 31 maggio, che questa legge delega produce un risultato in Calabria che, inevitabilmente, dà spazio alle contrapposizioni di carattere territoriale.

Se per un solo istante noi dovessimo percorrere la Calabria, da sud verso nord, troveremmo quello che ho detto poco fa ad alcuni amici in modo informale: la Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha solo tre tribunali, compreso Reggio, Palmi e Locri ed è salva l’intera provincia di Reggio Calabria; l’altra Corte d’Appello, appunto quella di Catanzaro, comprende otto tribunali, di cui quattro capoluoghi di provincia e quattro non capoluoghi di provincia, la ripartizione numerica, la distribuzione territoriale, la localizzazione logistica di questi tribunali ha scatenato – diciamolo anche qui con molta onestà – anche al nostro interno quello che in questa nostra terra non viene mai meno, cioè quella che è l’incursione di carattere campanilistico, nel momento in cui bisogna difendere un pezzo di dignità della propria città, del proprio territorio, un pezzo di credibilità sul piano politico.

E’ chiaro che in un territorio così segnato, così fortemente condizionato anche dalla legge delega nel momento in cui si traduce in termini di praticità, dobbiamo trovare motivi di coesione, di unione – qui è stato richiamato da molti degli intervenuti – circa la unità del territorio. E come si raggiunge l’unità del territorio? Cercando di fare un’azione comune. Quello di oggi è, Presidente Talarico e Presidente Scopelliti, un atto importante che deve avere un seguito, lì dove risiede oggi la partita rispetto alla vicenda della soppressione del tribunale.

Il Governo ha fatto una proposta, sappiamo benissimo che c’è l’obbligo di ricevere un parere consultivo da parte della Commissione giustizia della Camera e da parte della Commissione giustizia del Senato, nonché del Consiglio superiore della magistratura, quindi c’è un percorso parlamentare che deve, forse, pensare  – ed è la prima domanda che mi pongo e che giro ai miei colleghi – a che sorte far seguire alla mozione che giace in Parlamento, perché i gruppi parlamentari hanno prodotto, nella loro specificità di appartenenza, una serie di mozioni che parlano lo stesso linguaggio, quello di chiedere al Governo la deroga sulla nostra regione e che deve essere, per esempio, un punto di partenza di discussione. Il Consiglio regionale della Calabria, con un documento, per esempio, può fare appello ai capigruppo della maggioranza parlamentare, larghissima, ampia, di discutere la mozione in Parlamento il più presto possibile.

Incassare un risultato di questa natura significa dire alle Commissioni competenti che c’è la vicenda Calabria, segnando un passo sul piano politico, che ovviamente non deve essere trasferita – ahimè – dentro una logica “Castrovillari sì” piuttosto che non Rossano o piuttosto che Paola o Lamezia Terme, ma va trasferita dentro un contesto ampio di cui abbiamo largamente discusso e di cui vorrei evitare di riprendere i concetti.  Criminalità, specificità territoriale, le conosciamo da tempo, così come conosciamo da tempo le caratteristiche morfologiche, orografiche, territoriali, infrastrutturali di questa nostra terra; anche qui mi verrebbe da fare una battuta veramente dura e profonda: ma pensate veramente che il problema della giustizia, nella quadratura nazionale, si potesse ridurre in questa nostra terra solo a chiudere un tribunale in provincia di Cosenza? Perché nelle ultime battute a tanto si era ridotta la discussione e la mediazione politica, perché salvo Lamezia Terme per le ovvie caratteristiche che conosciamo, il gioco era a tre e tutti e tre i tribunali risiedono appunto nella provincia di Cosenza.

Veramente possiamo immaginare, in una terra di 2 milioni e 100 mila abitanti, che sopprimere un tribunale che mediamente conta intorno ai 150 mila abitanti significhi risolvere il problema della quadratura dei costi anche sul piano nazionale, visto che con il sindaco di Rossano ci siamo anche preoccupati di quantificare i costi reali di quel tribunale, che ammontano – pensate un po’ – solo a 500 mila euro?

E’ chiaro che noi dobbiamo avere la forza di essere credibili sul piano della coesione istituzionale e della coesione parlamentare, lì dove risiede realmente la sfida.

Nella conclusione di questo mio intervento, lancio l’idea di coinvolgere i gruppi parlamentari, senza temere che l’esempio calabrese possa essere esteso alla Sicilia, piuttosto che alla Puglia, piuttosto che alla Campania. No! Anche qui, se riteniamo giusto che la specificità calabrese sia unica nel contesto più generale del Mezzogiorno d’Italia, dobbiamo essere determinati in questa direzione, quindi chiedere l’iscrizione all’ordine del giorno di una prossima seduta valida, che si occupa di mozioni, la vicenda calabrese. Il Pdl l’ha presentata, il Terzo Polo l’ha presentata, il Pd l’ha presentata. Questo è un primo percorso.

Dopodiché c’è la partita all’interno delle Commissioni. Il rischio è che le Commissioni, le cui procedure ben conosciamo, diventino una sorta di luogo della compensazione e della mediazione politica. Questo terreno è stato già sperimentato fino a mercoledì scorso, non c’è stata una quadratura politica tra la maggioranza e il Ministro; c’è il rischio che la Commissione diventi un luogo, un pantano, una palude che possa non risolvere la nostra questione.

Unità in Calabria, unità sul piano istituzionale! Bene ha fatto il Consiglio regionale a coinvolgere il livello istituzionale, utilizziamo gli strumenti parlamentari a nostra disposizione. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie all’onorevole Dima. L’ultimo intervento dei parlamentari è dell’onorevole Santelli.

Iole SANTELLI, parlamentare della Repubblica

Grazie dell’invito, Presidente Talarico, grazie ai consiglieri regionali, grazie al Presidente della Giunta e agli assessori, grazie anche a chi è rimasto finora ad ascoltare i colleghi.

Contrariamente a tanti che ho ascoltato, ho molta fiducia nella possibilità di mantenere le sedi giudiziarie, e tenterò anche di spiegarne la ragione. Innanzitutto, questo provvedimento – come ha detto Angela Napoli – non è di risparmio, è un provvedimento di efficienza, quindi è necessario rivedere le circoscrizioni giudiziarie? Sì, è necessario e se ne parla da vent’anni,  sono state date ai Governi che si sono succeduti almeno – credo – cinque o sei deleghe. Quindi questa sarebbe la settima delega che oggi il ministro Severino ha deciso di esercitare.

Quando si parla di rivedere le circoscrizioni giudiziarie, il tutto nasce da un’esigenza ben precisa e dal fatto che la geografia giudiziaria dell’Italia è estremamente differente. Abbiamo sentito il ministro Severino parlare in televisione e parla spesso di chiudere quei tribunali in cui prestano servizio quattro-cinque magistrati, con una sopravvenienza di processi di 200 all’anno, quei tribunali vanno chiusi. In Piemonte c’è un tribunale ogni 10 chilometri, in altre regioni c’è la stessa situazione.

Qual è la situazione della Calabria? E’ una situazione diversa. Allora il parametro previsto dalla legge delega dà come numero di magistrati per la salvezza del tribunale, per considerarlo un tribunale grande, 20 magistrati. I tribunali della Calabria, cioè Rossano, Castrovillari e Lamezia Terme, hanno 15 magistrati, Paola 17, quindi siamo molto vicini, non possono essere definiti piccoli tribunali. Tenete conto – e il Presidente D’Alitto credo possa sottolineare – che questi tribunali e la Calabria soprattutto scontano anche una problematica vecchia, cioè le piante organiche della magistratura che, nonostante varie richieste anche da parte del ministero della giustizia, non sono state mai riviste dal Consiglio superiore della magistratura, ci sono alcune sedi che sono privilegiate, in termini di numero di magistrati, quindi sono sottovalutate in termini di magistrati. In Calabria abbiamo tribunali, che oggi risulterebbero chiusi, che sono assolutamente nei parametri corretti di un tribunale medio.

Quindi la richiesta non è una deroga perché siamo una regione che va a piangere, è una deroga perché la nostra geografia giudiziaria è già una geografia che rispecchia pienamente i criteri di efficienza di un sistema giustizia.

Ora, se vogliamo andare oltre, prendo atto della scelta del ministro, che dice: “ Non scelgo e non scelgo di fare deroghe”. In realtà, il ministro ha preso una decisione politica. Perché? La relazione dei tecnici – su questo dobbiamo essere chiari, c’è una relazione dei tecnici, una Commissione ministeriale- dice: “Ci sono ics tribunali che devono essere tagliati e che sono quelli che sono statisticamente sui parametri, vanno ripescati Paola per quasi omogeneità sui criteri, Lamezia Terme per necessità logistiche, e Sciacca”. Il ministro salva Marsala! Quindi è una decisione politica, esclusivamente politica.

Comunque, prendo atto di questa decisione e ne discuteremo in Parlamento. Forse è anche giusto che ci assumiamo la decisione. Non credo che nel Parlamento dobbiamo andare soltanto con queste motivazioni. Abbiamo la motivazione di avere tribunali che sono efficienti – prima lo ricordavano altri colleghi, lo dico solo a titolo di informazione perché lo ricordava prima il Presidente del Consiglio dell’Ordine di Paola e perché è il dato più eclatante –, se un nostro tribunale che viene chiuso è il terzo per efficienza in Italia in materia penale con otto cause giudiziarie, cioè il ministero chiude un tribunale dove ci sono otto procedimenti giudiziari, uno dei quali con 160 ordinanze di custodia cautelare per 416 bis, di che stiamo parlando?!

Secondo criterio: situazione logistica e di trasporti. Qualcuno spieghi che c’è una regione diversa rispetto alla Calabria e un territorio rispetto alla Calabria che è in una situazione peggiore in termini di trasporti? Se qualcuno ha il coraggio sia fra i parlamentari, sia al Governo di venirlo a sostenere, sono contenta. E’ vero pure che ci siamo sentiti dire – lo dico ridendo ai colleghi di Lamezia e Catanzaro e devo dire che ai colleghi di Lamezia va tutta la mia solidarietà, perché hanno ricevuto degli attacchi vergognosi…

Amico Principe, siamo andati tutti al ministero, siamo andati singolarmente, siamo andati in delegazione, abbiamo spiegato le motivazioni, siamo andati dai tecnici, siamo andati dai politici. E’ difficile parlare con qualcuno, quando ti viene risposto che la strada peggiore che c’è in Calabria è quella che collega Lamezia-Catanzaro e tu gli dici: “Ma scusate, di che state parlando!”. No, almeno questa è l’unica buona che abbiamo! Vuol dire che non avete capito niente di che cos’è la Calabria! Non lo sanno che cos’è la Calabria. Ci siamo andati, però, dall’altra parte ci deve essere anche molta buonafede nell’ascoltare e credo che tutti abbiate sentito questa cosa.

Dicevo, situazione logistica e siamo sicuramente nei parametri; redditività, stiamo vedendo su tutti i telegiornali, perché credo che il ministero tenga molto al mantenimento del tribunale di Castrovillari, ci tiene particolarmente il ministero e credo soprattutto il suo Capo di Gabinetto, il dottor Grisolia, infatti in tutte le trasmissioni televisive continuiamo a vederlo. E noi altrettanto ci teniamo perché siamo calabresi come loro, siamo calabresi più del ministro, più di Grisolia che lavora a Milano, per giunta quella struttura – giusto per chiarire, visto che ho subìto degli attacchi – a finanziarla è stata la sottoscritta ed è una bellissima struttura.

Scusate la provocazione: visto che stanno per fare una scuola per la magistratura che è stata scippata alla Calabria, ove dovessero cancellare per forza un tribunale, ci spostino la scuola della magistratura che vogliono portarsi fuori, perché quello, sì, avrebbe una risposta sociale e una  ricaduta economica di grandissimo livello.

Presidente Scopelliti, quando poi si danno le risposte, si danno delle risposte, eh!

Concludo, perché l’ultimo argomento è quello della criminalità organizzata. Ci viene risposto, spesso, quando poniamo questo tema, che la criminalità organizzata non viene combattuta dai tribunali, ma viene combattuta dalla Dda. Va bene. Certo, c’è la Dda, mi pare che ci siano anche le procure circondariali. D’altronde, se c’è una deroga specifica sulla criminalità organizzata, evidentemente di quella deroga e di quel criterio occorre tenerne conto. Non se ne tiene conto? Non c’è? Qualcuno dice che in Calabria non c’è criminalità organizzata? Quindi in Calabria non c’è la ‘ndrangheta? Amici miei, ce la siamo inventati! Siamo tutti contenti, siamo molto contenti! Evidentemente è un’invenzione che viene ribaltata contro la Calabria, soltanto quando deve essere utilizzata contro la stessa! Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie all’onorevole Santelli. Mancano ancora quattro interventi dei colleghi di maggioranza e di minoranza. Poi c’è un ordine del giorno che sta circolando, presentato dai colleghi di maggioranza. Se c’è una verifica dell’ordine del giorno per vedere le integrazioni, poi, concludiamo anche con l’approvazione dell’ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Presidente, volevo ringraziarla per la sensibilità che ha dimostrato nel convocare in maniera tempestiva questo importante confronto istituzionale, che ha visto assieme i rappresentanti dei tribunali interessanti, molti rappresentanti istituzionali.

Ho rilevato  negli interventi  non una logica di appartenenza e di salvaguardia del proprio orticello, ma soprattutto delle considerazioni un po’ più importanti riguardo quella che deve essere una questione da portare a livello nazionale, sicuramente con il contributo che oggi il Consiglio regionale sta dando e soprattutto alla luce degli interventi che i rappresentanti dei tribunali, degli ordini,  delle amministrazioni interessate e della nostra delegazione parlamentare hanno voluto dare a questa discussione.

Sicuramente è stata molto chiara la posizione dei rappresentanti dell’Udc, Tassone ed Ippolito, che rispecchia un po’ anche la volontà del gruppo consiliare che qui rappresento; soprattutto alcune considerazioni arrivate, non ultima quella della deputata Iole Santelli che, avendo avuto anche esperienza di Governo al ministero di giustizia, chiaramente ha delineato alcuni scenari importanti.

Volevo sottolineare la vicinanza che il gruppo dell’Udc ha nei confronti delle popolazioni interessate, perché – ripeto – penso che sia non soltanto una questione di presìdi di democrazia che vengono minati, ma della consapevolezza che effettivamente esiste una questione Calabria, c’è una questione Calabria a tutti gli effetti, di cui prendiamo atto solamente nella denigrazione giornalistica degli scandali, degli sprechi che ci sono, ma che poi non tiene conto delle reali difficoltà che molti dei parlamentari hanno voluto sottolineare durante questo intervento.

Presidente, non solo a margine di questo, le chiedo a nome dei rappresentanti anche delle Province di Crotone e Vibo, che sono di prossima cancellazione secondo le indicazioni del Governo, di fissare un’apposita seduta per discutere di altri presìdi di democrazia, non perché vogliamo stare sempre col cappello in mano a rappresentare le semplici ragioni di un territorio, ma perché crediamo che il Governo su questo tema, così come sui tribunali, non abbia un’attenzione ben precisa sulla Calabria, che ha le caratteristiche per mantenere le cinque Province o le quattro Province più l’area metropolitana, in più la considerazione che la riforma dell’architrave costituzionale e del Codice delle autonomie non prevedeva sicuramente, almeno nelle intenzioni, che per una parte restassero e per una parte venissero cancellati.

Un po’ come sulla riforma della giustizia, con i tempi lunghi, con le lungaggini, come se risparmiare qualche milione di euro vada a salvare quelle che sono le casse dello Stato rispetto a un problema, che è quello della durata dei processi, a quelle che sono le lungaggini giudiziarie, su cui gli autorevoli esponenti dei tribunali hanno detto di avere numeri chiari e carte in regola per poter restare  aperti.

Allora, se vogliamo, così come è emerso dalla discussione di questa mattinata, porre con grande forza la questione Calabria – scusate, però ripeto – non possiamo sicuramente partire da divisioni di carattere istituzionale.

Il collega Principe diceva che c’è stato un difetto di informazione verso  una nutrita rappresentanza parlamentare, che ha grosse esperienze anche a livello governativo. Ecco, vorrei che fosse stato solo questo l’assenso, sarei infinitamente felice e contento se fosse effettivamente un difetto di comunicazione, però – guarda caso – non c’è una rappresentanza del Pd.

Voglio fare ammenda agli uffici della Regione, perché su questo ritengo che la Calabria non possa camminare su direttrici diversi o a colpi di comunicato stampa, che fanno comodo specialmente quando ci si avvicina a le campagne elettorali. O prendiamo le situazioni così come sono, nella loro interezza, parlando chiaramente a questa gente che i sacrifici, sì, vogliamo farli e dobbiamo farli tutti, ma in un’ottica di rispetto, soprattutto un rispetto legato alle gravi carenze infrastrutturali che ha la regione Calabria e alla mancanza di una logistica che possa, in un certo qual senso, collegare i territori così come è nel resto della Nazione.

Su questi temi ritengo che, oggi, l’approvazione di un documento, che spero anche i colleghi della minoranza consiliare possano eventualmente fare proprio, possa darci la consapevolezza che c’è una Calabria unita che vuol far rinascere la coscienza e il senso di appartenenza a questo territorio.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Dattolo. E’ iscritto a parlare l’onorevole Talarico Domenico. Ne ha facoltà.

Domenico TALARICO

Signor Presidente, ho qualche imbarazzo ad intervenire in un’Assemblea quasi tutta di maggioranza, essendo, forse, stamattina, il mio, l’unico intervento di una forza di opposizione, vista la presenza dell’intera coalizione che regge le sorti del Paese, Pdl, Pd, Udc. Non nascondo che abbiamo l’impressione di assistere a un dibattito surreale, mi riferisco soprattutto agli onorevoli deputati e senatori che hanno accettato il nostro invito a discutere con loro una questione molto delicata.

Vorrei ricordare, signor Presidente, a lei e al Presidente della Giunta che questo completa – mi auguro che completi – il necrologio che riguarda la nostra regione, mi riferisco alla chiusura degli ospedali, alla limitazione di migliaia e migliaia di chilometri della mobilità pubblica in questa regione, alla chiusura delle Province, del lavoro, alla modifica all’articolo 18 e alla moria di tantissime imprese in questa regione, infine – ci auguriamo che sia davvero la fine – la chiusura di alcuni tribunali.

Quindi siamo qui a rincorrere un Governo nazionale e regionale impegnato a tagliare, tagliare, tagliare.

Ora, apprezziamo certamente lo spirito di questa iniziativa, però dovremmo, in qualche modo, uscirne in maniera chiara, non vogliamo fare alcuna ammucchiata questa mattina, vogliamo essere, sì, unitari, ma dobbiamo farlo nella chiarezza.

La prima cosa che mi viene in mente è dire, agli amici parlamentari, che questo provvedimento, la cosiddetta legge delega, è stato votato all’unanimità. Dove eravate nelle competenti Commissioni, quando si è consumato questo misfatto?! E mi viene spontaneo – lo faccio con il rispetto che si deve alle istituzioni – chiedere a nome dei due consiglieri del gruppo De Masi e Giordano, che cosa farete – lo dico al Pd, al Pdl e all’Udc – quando questo provvedimento, per volontà del ministro di grazia e giustizia, tornerà nelle competenti Commissioni o, probabilmente, in Aula, dal momento in cui i primi ad essere gabbati siete proprio voi?

E vorrei ricordarlo all’Aula, agli amici parlamentari e leggere testualmente una di alcune condizioni che avete posto, suggerito e scritto nel provvedimento. Si parla, ad esempio, di specificità territoriali come uno dei criteri indicati nella legge delega, del bacino di utenza anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, a proposito della carrozza del ministro Severino, nonché del tasso di impatto della criminalità organizzata, oltre che della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane. Lo dice testualmente: “Tasso di impatto della criminalità organizzata”.

Ora, per le cose che avete detto qui stamattina, per le cose che hanno detto i colleghi consiglieri, evidentemente il ministro Severino e la maggioranza che regge le sorti del Paese, Pd, Pdl e Udc, hanno smentito se stessi con questa legge delega, e dovreste chiedere il rispetto della dignità di parlamentari, oltre che di forze politiche che stanno al Governo tutte insieme per reggere le sorti del Paese, altrimenti l’unità non la si può conseguire, ci sarebbe un equivoco, sarebbe una banalissima perdita di tempo quella che si sta consumando qui di pomeriggio. Invece credo che le intenzioni dei Presidenti siano serie, così come quelle di tutti i componenti l’Assemblea, dobbiamo chiedere il rispetto dei vincoli e dei criteri contenuti nella legge delega, perché anche qui dobbiamo essere chiari.

Il ministro Severino, a un certo punto, non ce l’ha fatta più – lo dice lei in un’intervista, in una dichiarazione pubblica – dice “non parlo più nelle segrete stanze”, perché l’accordo, evidentemente, con Abc non è stato trovato, l’accordo per chiudere alcuni tribunali e lasciarne in vita altri, perché questo è stato, cioè la mediazione, come è normale e lecito che si faccia in questi casi, se lasciare Larino, chiudere Bolzano, lasciare Lamezia o Rossano o Castrovillari. Ad un certo punto, il ministro non ha più retto alle spinte localistiche, per non dire clientelari – perché è una parola che non si dice – e ha detto: “Basta, ve la vedete in Commissione o in Parlamento”.

Adesso ve la vedete voi. Vi chiediamo di riconoscere ed applicare in maniera oggettiva e seria quei criteri contenuti nella legge delega, perché a nessuno sfugge, neanche ad una forza di opposizione a volte intransigente ed eccessiva come la nostra, che vi sia nel Paese un’esigenza di razionalizzare il sistema giustizia, tant’è che anche il senatore Li Gotti ha votato a favore del provvedimento, è stato uno dei fautori, ad esempio, di questa spinta razionalizzatrice, il Pd direbbe riformatrice.

E nulla quaestio sulla chiusura di 670 giudici di pace, nulla quaestio sulla chiusura di tante sezioni distaccate, ben venga la razionalizzazione del sistema giudiziario, a condizione che questa riduzione sia finalizzata all’efficienza, alla riduzione degli sprechi, alla qualificazione dell’amministrazione della giustizia. Però non ci pare che i provvedimenti contengano, ad esempio, aiuti o sostegni all’informatizzazione dei tribunali, dei presìdi di giustizia sul territorio; non ci risulta, ad esempio, che sia stato introdotto il processo informatico, così come è avvenuto in alcune realtà.

Ecco perché diciamo che il dibattito è surreale, perché non tiene conto della realtà e del contesto in cui si inserisce questo provvedimento.

Non cadremo mai in tentazioni localistiche? Certo, siamo presenti a Lamezia, a Castrovillari, a Rossano, un po’ meno forse a Paola e dovremo rimediare, ma ovviamente diciamo la stessa cosa, che i tribunali vanno mantenuti in vita non perché sono un sostegno all’economia, alla vita sociale di quei territori, perché anche qui bisogna dire che molti tribunali sono nati nella grande euforia della spesa pubblica della prima Repubblica, anche questo vi è da dire, parlo di presìdi nel resto d’Italia, e che ci sia davvero un’esigenza di razionalizzazione, però non possiamo disconoscere alcune realtà, se è vero che il legislatore, cioè voi avete detto che l’impatto della criminalità mafiosa è un criterio che bisogna considerare. Allora, se non lo consideriamo in Calabria questo criterio, dove lo consideriamo? A Bolzano, a Larino, non so dove?! Non c’è la criminalità a Cetraro, a Paola, ad Amantea?! Non vi è criminalità nella Sibaritide?! Non vi è criminalità – e lo dicono, purtroppo, le cronache – a Lamezia Terme?!

Ecco perché abbiamo detto, senza enfasi ma con molta fermezza, che lo Stato sta arretrando.

Anche la storiella della Dda è davvero una storiella. Che vuol dire? C’è la criminalità organizzata di tipo mafioso e c’è un’altra criminalità che non è di tipo mafioso, ma che non è che è una criminalità buona, che va trattata in maniera diversa e non, invece, con la presenza diffusa, costante, capillare, cattiva – se volete – dello Stato attraverso le sue articolazioni.

E poi nessuno ci dice – lo diceva, mi pare, l’onorevole Santelli – che cosa diventerebbe il tribunale di Cosenza, se chiudessero Rossano, Castrovillari e Paola. Bisognerebbe costruire un altro palazzo di giustizia? E un altro è stato costruito a Castrovillari e verrà consegnato a fine mese,  è costato allo Stato 15 milioni, non alla Repubblica francese, alla Repubblica italiana è costato 15 milioni quel tribunale, con l’aula bunker, col passaggio sotterraneo, insomma una struttura modernissima, straordinaria. Eppure quel complesso, nelle intenzioni della maggioranza che regge le sorti del Paese, dovrebbe essere abbandonato.

Allora, onorevoli deputati e senatori, rivalutate anche la regola del tre del senatore Valentino, quella regola, quella intenzione che è diventata un atto che avete votato all’unanimità, avete all’unanimità deciso di abolire la regola del tre, quella regola che non consente di toccare tribunali nei circondari in cui non ci sono tre tribunali, ovviamente tenendo sempre conto dell’impatto della criminalità, altrimenti dovremmo togliere anche Palmi e Locri. Ma ci sono tribunali “inutili” nel Centro e nel Nord Italia che sopravvivono grazie alla regola del tre; guarda caso, il tribunale di Spoleto, sede di tribunale, è anche collegio elettorale del senatore o deputato – non so – che ha proposto questa benedetta regola del tre!

Ecco, in base a queste considerazioni, siamo disponibili a votare e a sostenere qualsiasi documento, ma la sottoscrizione da parte  del gruppo di Italia dei valori deve avvenire nella chiarezza e soprattutto attraverso un impegno esplicito della delegazione parlamentare, quale potrebbe essere, ad esempio, il rifiuto di votare qualsiasi parere, benché non vincolante, che non rispetti le condizioni, i criteri che avete votato e trasmesso al ministro Severino e al Parlamento su delega.

Ecco, se così è, discutiamo ed avrete il nostro sostegno, altrimenti non vogliamo associarci all’ennesimo misfatto a danno della Calabria, della giustizia e dei cittadini calabresi.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Talarico. Gli ultimi due interventi, quindi se siamo rapidi e veloci, riusciamo a concludere per le 15,00.

La parola all’onorevole Serra.

Giulio SERRA

Sarò brevissimo, anche perché spetta a me fare il penultimo intervento.

Veramente, per quello che è stato detto – e ringrazio il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta, ma tutti gli onorevoli parlamentari intervenuti insieme ai sindaci, alle organizzazioni di categoria, ai Presidenti dei tribunali e tutti – però è giusto, perché anche se a nome della maggioranza avevamo presentato un ordine del giorno a firma di tutti i capigruppo, non potevo tirarmi indietro nel fare un intervento, nel dire ai cari onorevoli parlamentari che non possiamo accettare per l’ennesima volta questi provvedimenti, se è vero, come è vero, a parte il fatto di Lamezia che deve essere tutelata, salvaguardata ed anche, secondo me, potenziata per i fatti di cronaca e che avete detto, non è possibile che una provincia con 750 mila abitanti possa subire questo ennesimo scippo!

Tanti scippi stiamo avendo, ne abbiamo parlato in questa Assemblea regionale, abbiamo parlato dei treni tolti. Ce li siamo dimenticati? Quanti treni sono stati soppressi in questa nostra regione, quanti collegamenti, in modo particolare da Cosenza a Reggio Calabria. L’altro giorno intervenivo nei confronti dell’amico e assessore ai trasporti Gigi Fedele, al quale facevo notare che da Cosenza, per arrivare a Reggio Calabria e per essere qui verso mezzogiorno, bisogna partire la mattina alle 6,00. Non è possibile che la provincia di Cosenza possa essere collegata così, eppure assistiamo a questi scippi.

Abbiamo assistito ad una serie di problemi che hanno riguardato la sanità: quante strutture ospedaliere sono state riconvertite e chiuse. Ebbene, si parla da quattro anni dei tagli alla sanità. E diceva bene qualche collega, proprio la sanità, dove c’è di mezzo la salute dei nostri cittadini, la nostra salute, eppure anche su questo dobbiamo ritornare, perché questo ci ha detto di recente il Governo Monti, con questi provvedimenti che sono stati emanati di recente. Dobbiamo ritornare su un percorso che abbiamo fatto per circa quattro anni, cari amici.

Ebbene, oggi parliamo di giustizia, della soppressione di tre tribunali importanti, ritengo, perché la soppressione di questi tre tribunali vuol dire cancellare tanti anni di storia della nostra provincia di Cosenza, di quelle zone come la zona del Pollino, la zona dello Ionio per quanto riguarda Rossano e la zona dell’Alto Tirreno cosentino. Ma com’è possibile!

Volevo ricordare all’onorevole Santelli – che non vedo più in mezzo a noi – che ho vissuto, quando ero sindaco negli anni 1997-98 la soppressione delle preture. Vi ricordate? Ebbene, San Marco fu soppressa con un’audizione nella Commissione giustizia, allora presieduta dall’attuale sindaco Pisapia. Siamo andati là insieme anche ad Acri e ad altre preture. Ebbene, sapete quali erano i dati trasmessi, cari amici? Erano dati che non corrispondevano alla realtà territoriale i quali, invece, erano in giacenza presso le varie sedi di Pretura, ma erano dati che i tecnici del ministero avevano avuto e che avevano fatto uno studio molto, ma molto approfondito. Ebbene, allora il ministro era il ministro Flick. Sapete qual è stato il risultato, cari amici? Che vennero riaperti sia San Marco sia Acri.

Allora che cosa voglio dire con questo? Che dobbiamo essere, come stamattina, tutti uniti indipendentemente dall’assenza di uno o due parlamentari sia della parte di destra che di sinistra, che dobbiamo fare squadra, sintesi, dobbiamo portare avanti tutti gli stessi criteri oggettivi che servono per non apparire divisi, perché sapete, a distanza dell’ultimo provvedimento fatto, quali erano le voci che circolavano, caro onorevole Dima, che spesso c’era stato uno scontro tra la deputazione sia di destra che di sinistra, per salvaguardare un tribunale di Rossano o Castrovillari o Paola. Noi siamo qui per difendere tutti e tre i tribunali.

Ha fatto bene chi è intervenuto prima – lo diceva il sindaco di Paola, se non erro, ma anche il sindaco di Rossano – dicendo che dobbiamo essere uniti in questa battaglia, e questa battaglia, signor Presidente Talarico, si farà così come l’altra grande battaglia si farà per le Province. Ma tutti insieme, il Consiglio regionale intero deve recarsi a Roma in delegazione, proprio per fare una grande battaglia di cui la Calabria ha bisogno, perché da questo provvedimento ne seguiranno altri, e dimostrare che noi siamo degli amministratori seri insieme ai sindaci, che vogliamo difendere la nostra storia, la nostra cultura, che è fatta di sacrificio, di impegno, di tante battaglie che abbiamo conquistato negli anni e che non possiamo liberarcene facilmente, perché il lavoro di un Governo di tecnici,  deve essere supportato, salvaguardato e guardato con molta attenzione da parte della politica locale. Questo deve essere l’impegno forte.

Mi auguro che, alla fine di questi lavori, ci sia un ordine del giorno che stabilisca i percorsi da fare tutti insieme, per uscire vittoriosi da questa ennesima battaglia, perché solo così possiamo contrastare quella che è l’agonia che lentamente i Governi centrali stanno facendo patire alla Calabria, solo così possiamo riprendere a discutere del discorso che avete detto tutti, il discorso della disoccupazione, delle grandi battaglie, altrimenti da qui alla fine dell’anno ne dovremo affrontare altre. E non mi ci vorrei trovare su questo fronte, vorrei trovarmi da oggi in poi vittorioso riguardo una serie di problemi che abbiamo ereditato e che dobbiamo salvaguardare. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Serra. L’ultimo intervento, l’onorevole Grillo.

Alfonsino GRILLO

Grazie, Presidente, e colleghi consiglieri. Mi unisco anch’io al coro di saluti nei confronti dei parlamentari presenti, dei sindaci, dei responsabili delle istituzioni e del mondo sindacale.

Ha ragione lei, Presidente, lasciar passare il decreto “spending review” così come è stato concepito da questo Governo cioè lontano dai cittadini, sarebbe un grave errore per tutte le forze politiche di destra e di sinistra. Qui un appunto ai deputati del centro-sinistra non presenti in Aula, così come ha fatto il mio collega Alfonso Dattolo, perché era necessario e indispensabile anche la loro presenza per dimostrare unità e rappresentare la Calabria intera.

Le sollecitazioni degli investitori internazionali non possono essere un alibi per creare iniquità e sperequazioni sociali, né tantomeno per adottare provvedimenti incostituzionali, come dirò a breve.

Il provvedimento approvato venerdì non migliora né la qualità né l’efficienza dei servizi pubblici erogati, non migliora l’efficienza perché accorpare tribunali significa aumentare i carichi di lavoro degli uffici, i quali sono fortemente in ritardo sull’informatizzazione ed aumenteranno questo ritardo proprio a causa egli accorpamenti. Questo si tradurrà in file interminabili nelle cancellerie, in fascicoli che andranno inevitabilmente perduti e in altre situazioni ingestibili, che toglieranno ai professionisti la risorsa che a loro è più necessaria per poter lavorare, il tempo. Di conseguenza, peggiorerà la qualità della giustizia.

Sarebbe stato più serio costringere gli uffici giudiziari a riflettere, entro breve tempo, sulle procedure per arrivare al cosiddetto processo telematico. Una volta completato questo iter, sarebbe stato ragionevole prevedere un piano  di razionalizzazione. Per non parlare della scelta di sopprimere quei tribunali che si trovano in zone ad alta densità di reati, dove si stanno svolgendo processi molto importanti.

Una volta tanto, mettiamoci dalla parte degli imputati e chiediamoci se sia giusto che una persona che sa di essere innocente debba sopportare costi enormi per pagare le trasferte del proprio avvocato oppure per spostarsi dalla propria residenza all’aula giudiziaria.

Poi c’è la questione sanità, che qualcuno accennava anche questa mattina. Sicuramente è vero che in passato, dietro la parola d’ordine “garantire il diritto alla salute” si sono fatti troppi abusi e strappi alla legge, persone senza scrupoli e campioni di inefficienza, tant’è che ci troviamo in un’intera regione commissariata e due aziende sanitarie sciolte per mafia negli ultimi cinque anni. Ma negare che la Regione stia facendo sforzi enormi e scelte nette che sfidano l’impopolarità per contenere la spesa, vorrebbe dire non vedere la realtà. Il Piano di rientro rappresenta quell’insieme di criteri e metodologie che un Governo attento avrebbe dovuto prendere a modello prima di razionalizzare la spesa, come dicono i tecnici. Invece si è scelta la strada dei tagli lineari, delle soppressioni decise in base a formule matematiche e numeri che non hanno alcun fondamento. Razionalizzare significa analizzare con la lente politica e con la pazienza di un entomologo qualsiasi situazione territoriale e poi fare le scelte, tenendo presente i costi sociali e studiando la possibilità di compensare, studiando quindi un sistema di pesi e contrappesi che evitano di penalizzare le comunità. Questo è stato fatto con la nostra rete ospedaliera.

Invece queste scelte antipolitiche, dettate da questo totem chiamato sollecitazione degli investitori internazionali, hanno messo a repentaglio la coesione territoriale italiana, mettendo città contro città, italiani contro italiani. Non si può invocare il principio del coordinamento della finanza pubblica per giustificare la soppressione di talune Province anziché tutte. Aspettiamo di conoscere i criteri di territori e popolazioni che il decreto, per ora, lascia indefiniti, per capire come farà il Consiglio dei Ministri a stabilire quali Province non debbano più esistere. Ma qualunque criterio verrà, saremo noi ad opporci.

E’ altrettanto chiaro che c’è da aspettarsi una mossa politica da questo Governo tecnico, tendente alla salvaguardia di alcune grandi Province, allo scopo di ottenere una maggioranza in Parlamento. Sono certo, invece, che come oggi ci battiamo per evitare la soppressione dei tribunali di Lamezia, Castrovillari, Rossano e Paola, i nostri deputati, i nostri senatori si opporranno alla soppressione delle Province di Vibo Valentia e Crotone, soppressione peraltro che già era stata ipotizzata quasi due anni fa, ma poi è rientrata perché il Governo e il Parlamento si resero conto che si sarebbe violata la Costituzione. Va, infatti, ricordato che ogni ipotesi modificativa deve prendere avvio dal basso, su iniziativa dei Comuni, come recita l’articolo 133, comma 1, della Costituzione e a quest’ultimo, pertanto, spetta unicamente un ruolo di garanzia, ossia verificare che l’eventuale revisione delle circoscrizioni provinciali esistenti o il loro accorpamento siano o meno conformi all’interesse generale.

Stando, quindi, alla lettera della norma costituzionale, sarebbe precluso a priori un qualunque intervento statale volto a predeterminare le condizioni idonee a garantire la sopravvivenza dell’ente Provincia.

Personalmente, quando si iniziò a ragionare sulla soppressione, avevo avanzato l’ipotesi delle Province amministrative, cioè di creare enti di secondo livello, e fin dall’anno scorso giace in Commissione affari istituzionali della Camera e del Senato una legge in tal senso. Ora, invece, appare questo articolo 17 del decreto legge che va assolutamente cassato, non soltanto per i profili di disparità sociale, ma anche perché nemmeno la presenza di situazioni eccezionali, come la grave crisi economica che ha colpito l’Italia e l’Europa intera, può essere invocata ed utilizzata dal legislatore per sospendere le garanzie costituzionali di autonomia dei Comuni e delle Province stabilite dalla Costituzione.

Per ultimo, leggo dal comunicato stampa del Governo che all’accorpamento e riduzioni si giunge attraverso una procedura che vede il ruolo attivo degli enti territoriali. Il Governo trasmette al Consiglio delle autonomie locali, istituito in ogni Regione, la propria deliberazione con i criteri. Successivamente, ogni Consiglio approva il Piano di riduzione entro 40 giorni.

Ebbene, per quanto ci riguarda, questo punto del decreto è addirittura inattuabile, perché – com’è noto – la Regione Calabria non ha ancora istituito il Consiglio delle autonomie locali e non ha organo di raccordo con le autonomie locali. Del resto il percorso per variare le Province è quello stabilito dalla Costituzione e nessuno può sostituirsi, può inventare procedure alternative. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Grillo. Concluso il dibattito, volevo ringraziare tutti coloro intervenuti, dai Presidenti degli ordini degli avvocati, dagli amministratori locali che hanno portato il loro contributo, le rappresentanze sindacali, il Presidente del tribunale di Rossano, per questo importante e proficuo dibattito; peraltro poi i parlamentari che ringrazio per aver partecipato e per aver ascoltato, soprattutto qualche idea, qualche indicazione, qualche proposta che è venuta fuori dai lavori di questo Consiglio regionale.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

E’ stato presentato un ordine del giorno a firma dei consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, Principe, Adamo, De Masi “Sulla soppressione dei tribunali di Castrovillari, Paola, Rossano e Lamezia Terme”, che è unitario e di cui do lettura:

Il Consiglio regionale

 premesso che:

nel corso dell’attuale legislatura più volte il Consiglio regionale, all’unanimità dei suoi componenti, ha approvato appositi ordini del giorno con cui ha espresso e motivato le riserve legate alle allora paventate misure di riorganizzazione degli uffici giudiziari sul territorio regionale da parte del Governo nazionale;

tuttavia, il Governo Monti in un quadro, se pur condivisibile, di complessiva e drastica riduzione della spesa pubblica, ha previsto in Calabria la soppressione di ben quattro tribunali, collocati tutti nel distretto di Corte d’Appello di Catanzaro;

simile riduzione, da un lato affievolisce in maniera evidente la dura lotta che lo Stato sta conducendo contro l’antistato, poiché va a sopprimere irrinunciabili presidi di legalità in territori dove più forte si avverte la presenza della criminalità organizzata ed, inoltre, comporta enormi disagi alle popolazioni amministrate, poiché rende oltremodo difficile per il cittadino raggiungere fisicamente le sedi in cui viene amministrata la giustizia;

dato atto che un nuovo assetto della geografia giudiziaria regionale non può essere attuato applicando criteri puramente astratti finalizzati all’ottenimento di un risparmio tout court, in quanto ciò rappresenterebbe un palese errore di metodo, di sostanza e di forma: di metodo, perché avere come unico riferimento per i tagli da apportare dei criteri astratti può dare sì l’impressione di estremo rigore ma comporta, altresì, evidenti contraddizioni; di sostanza, perché in un territorio quale quello calabrese, lo Stato deve, invece, incrementare la propria presenza per troppo tempo minima e poco incisiva; di prospettiva, perché non si tengono nella dovuta considerazione le ricadute a livello sociale conseguenti ad una scelta di chiusura e arretramento;

considerato che:

l’amministrazione della giustizia in Calabria non può prescindere da peculiari caratteristiche anche di natura ambientale e, pertanto, il mero ricorso a requisiti numerici finisce col determinare evidenti illogicità e inevitabili errori;

appare, invece, evidente come sarebbe opportuno che un’efficiente ed economicamente utile riorganizzazione giudiziaria venisse attuata attraverso il mantenimento e il consolidamento della presenza di presidi di legalità su di un territorio, quale quello calabrese, in cui la criminalità organizzata di stampo mafioso esercita la propria attività delittuosa;

considerato, ancora, che:

non si è tenuto conto delle complesse conseguenze sociali derivanti dalla soppressione dei tribunali nei territori interessati, laddove è in atto un percorso di legalità i cui risultati si riverberano su tutta la popolazione calabrese;

ove attuata detta nuova geografia giudiziaria correrebbe seriamente il rischio di far implodere il sistema giudiziario calabrese, portando al collasso i già sovraccarichi ruoli processuali e conducendo di fatto all’impossibilità di amministrare la giustizia in tempi ragionevoli;

rimane impensabile che asettiche ragioni di risparmio economico portino in maniera cieca all’indiscriminata penalizzazione di un territorio attraversato da enormi problematiche di sviluppo socio-economico quale quello calabrese, dimenticando che lo Stato, proprio per tali motivi, ha l’obbligo di mantenere qui la propria presenza e forza.

Tutto ciò premesso e considerato

impegna

il Presidente della Giunta regionale, onorevole Giuseppe Scopelliti, in raccordo con le rappresentanze istituzionali territoriali e la deputazione calabrese, a svolgere un’incisiva azione presso le competenti Commissioni parlamentari, nell’ambito della riorganizzazione degli uffici giudiziari sul territorio calabrese a tutela dell’attuale organizzazione;

il Presidente e la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo nazionale, in aderenza ai criteri stabiliti nella legge delega, con particolare riferimento alla specificità territoriale, alla situazione infrastrutturale e al tasso d’impatto della criminalità organizzata, della necessità per il territorio regionale calabrese di un rafforzamento della presenza dello Stato, attraverso la promozione di un tavolo di confronto per trovare le soluzioni più adeguate alle esigenze del sistema giudiziario calabrese ed, altresì, assumere ogni iniziativa utile a difesa della presenza dei sopprimendi tribunali e dei Giudici di Pace nei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, da considerarsi quali incancellabili baluardi della presenza dello Stato sul territorio, individuando, in alternativa, percorsi di minor impatto sociale per favorire una più efficiente amministrazione della giustizia ed una più radicale diffusione della cultura della legalità;

il Presidente e la Giunta regionale a valutare l’opportunità di presentare apposito ricorso innanzi alla Corte Costituzionale”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportato in allegato)

Poi c’è una richiesta di convocazione di una seduta del  Consiglio regionale, firmata da dieci consiglieri della provincia di Vibo e della provincia di Crotone, per quanto attiene alla soppressione delle Province. Possiamo trattare questo argomento, se siete d’accordo, come  primo punto all’ordine del giorno della  prossima seduta le e parleremo esclusivamente di questo argomento il 17 luglio. Se siamo d’accordo.

(Interruzione)

Sì, l’unico punto all’ordine del giorno riguarda la discussione sulla soppressione delle Province di Vibo e Crotone.

Ultimo punto, poi c’è una riunione della maggioranza convocata – ve la ricordo – per quanto riguarda gli enti sub-regionali e le riforme che dovremo fare su Arssa e Afor per il Consiglio del 3 agosto, quindi nella sala Commissione ci sarà questo incontro.

Non ci sono altri interventi, abbiamo concluso.

(Interruzione)

Prego, onorevole Giordano.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, solo per ricordarle l’impegno che il Consiglio ha assunto nell’ultima seduta, e cioè di trattare al primo punto la mozione sulla centrale di Saline Ioniche, quindi per il carbone.

Va bene la questione Province al primo punto, ma le voglio ricordare che l’impegno del Consiglio è quello, quindi in quella seduta devono essere discusse le due mozioni presentate in Consiglio.

PRESIDENTE

Su questo punto, onorevole Giordano, ho ricevuto anche una lettera del Presidente Scopelliti, di convocare una seduta  ad hoc per discutere anche di questo argomento. Quindi dovremo concordare una data che va dal 17 al 3 di agosto, per inserire anche questo punto all’ordine del giorno, per avere l’opportunità e la possibilità di discutere di questo argomento con maggiori notizie, con maggiori dettagli, vista l’importanza dell’argomento. Quindi almeno dovevamo concordare con i capigruppo qual era la data più adeguata.

Prego, onorevole Adamo.

Nicola ADAMO

Su questo punto introdotto dal collega Giordano, apprendo ufficialmente di una lettera che il Presidente della Giunta ha inviato a lei nella sua qualità di Presidente del Consiglio. Siccome non ho letto resoconti sulla stampa, se è possibile, almeno per me, averne copia o fornirne copia – immagino che sia una lettera espressione di una posizione politica – a tutti i consiglieri regionali prima della prossima seduta.

A questo punto, giacché lei ha informato l’Aula, assumiamolo come documento ufficiale ed è bene che ognuno di noi la conosca.

(Interruzione)

No, mi pare che sia doveroso dal punto di vista istituzionale.

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Non ci sono altri argomenti, quindi la seduta è  sciolta, il Consiglio sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle 15,08

Allegati

Ordine del giorno numero 64 del 9.07.2012 a firma dei consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, Principe, Adamo, De Masi “Sulla soppressione dei tribunali di Castrovillari, Paola, Rossano e Lamezia Terme”

“Il Consiglio regionale

 premesso che:

nel corso dell’attuale legislatura più volte il Consiglio regionale, all’unanimità dei suoi componenti, ha approvato appositi ordini del giorno con cui ha espresso e motivato le riserve legate alle allora paventate misure di riorganizzazione degli uffici giudiziari sul territorio regionale da parte del Governo nazionale;

tuttavia, il Governo Monti in un quadro, se pur condivisibile, di complessiva e drastica riduzione della spesa pubblica, ha previsto in Calabria la soppressione di ben quattro tribunali, collocati tutti nel distretto di Corte d’Appello di Catanzaro;

simile riduzione, da un lato affievolisce in maniera evidente la dura lotta che lo Stato sta conducendo contro l’antistato, poiché va a sopprimere irrinunciabili presidi di legalità in territori dove più forte si avverte la presenza della criminalità organizzata ed, inoltre, comporta enormi disagi alle popolazioni amministrate, poiché rende oltremodo difficile per il cittadino raggiungere fisicamente le sedi in cui viene amministrata la giustizia;

dato atto che un nuovo assetto della geografia giudiziaria regionale non può essere attuato applicando criteri puramente astratti finalizzati all’ottenimento di un risparmio tout court, in quanto ciò rappresenterebbe un palese errore di metodo, di sostanza e di forma: di metodo, perché avere come unico riferimento per i tagli da apportare dei criteri astratti può dare sì l’impressione di estremo rigore ma comporta, altresì, evidenti contraddizioni; di sostanza, perché in un territorio quale quello calabrese, lo Stato deve, invece, incrementare la propria presenza per troppo tempo minima e poco incisiva; di prospettiva, perché non si tengono nella dovuta considerazione le ricadute a livello sociale conseguenti ad una scelta di chiusura e arretramento;

considerato che:

l’amministrazione della giustizia in Calabria non può prescindere da peculiari caratteristiche anche di natura ambientale e, pertanto, il mero ricorso a requisiti numerici finisce col determinare evidenti illogicità e inevitabili errori;

appare, invece, evidente come sarebbe opportuno che un’efficiente ed economicamente utile riorganizzazione giudiziaria venisse attuata attraverso il mantenimento e il consolidamento della presenza di presidi di legalità su di un territorio, quale quello calabrese, in cui la criminalità organizzata di stampo mafioso esercita la propria attività delittuosa;

considerato, ancora, che:

non si è tenuto conto delle complesse conseguenze sociali derivanti dalla soppressione dei tribunali nei territori interessati, laddove è in atto un percorso di legalità i cui risultati si riverberano su tutta la popolazione calabrese;

ove attuata detta nuova geografia giudiziaria correrebbe seriamente il rischio di far implodere il sistema giudiziario calabrese, portando al collasso i già sovraccarichi ruoli processuali e conducendo di fatto all’impossibilità di amministrare la giustizia in tempi ragionevoli;

rimane impensabile che asettiche ragioni di risparmio economico portino in maniera cieca all’indiscriminata penalizzazione di un territorio attraversato da enormi problematiche di sviluppo socio-economico quale quello calabrese, dimenticando che lo Stato, proprio per tali motivi, ha l’obbligo di mantenere qui la propria presenza e forza.

Tutto ciò premesso e considerato

impegna

il Presidente della Giunta regionale, onorevole Giuseppe Scopelliti, in raccordo con le rappresentanze istituzionali territoriali e la deputazione calabrese, a svolgere un’incisiva azione presso le competenti Commissioni parlamentari, nell’ambito della riorganizzazione degli uffici giudiziari sul territorio calabrese a tutela dell’attuale organizzazione;

il Presidente e la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo nazionale, in aderenza ai criteri stabiliti nella legge delega, con particolare riferimento alla specificità territoriale, alla situazione infrastrutturale e al tasso d’impatto della criminalità organizzata, della necessità per il territorio regionale calabrese di un rafforzamento della presenza dello Stato, attraverso la promozione di un tavolo di confronto per trovare le soluzioni più adeguate alle esigenze del sistema giudiziario calabrese ed, altresì, assumere ogni iniziativa utile a difesa della presenza dei sopprimendi tribunali e dei Giudici di Pace nei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, da considerarsi quali incancellabili baluardi della presenza dello Stato sul territorio, individuando, in alternativa, percorsi di minor impatto sociale per favorire una più efficiente amministrazione della giustizia ed una più radicale diffusione della cultura della legalità;

il Presidente e la Giunta regionale a valutare l’opportunità di presentare apposito ricorso innanzi alla Corte Costituzionale”.