IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
___________
27.
SEDUTA DI VENERDI’ 02 DICEMBRE
2011
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO
TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono
riportate in allegato)
Legge le interrogazioni e le interpellanze presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Se i colleghi prendono posto, prima di procedere con l’ordine del giorno, darò lettura di un documento che la Conferenza dei capigruppo ha approvato stamattina e che riguarda le vicende giudiziarie, conosciute attraverso la stampa, che hanno coinvolto ultimamente un consigliere regionale.
Abbiamo fatto una riflessione e vorrei leggere il
documento condiviso alla unanimità dall’intero
Consiglio regionale.
“Onorevoli colleghi, la Conferenza dei capigruppo mi ha delegato – a nome dell’intero Consiglio – ad esprimere le valutazioni della
massima Assemblea elettiva calabrese in merito ai provvedimenti giudiziari della
Procura della Repubblica di Milano che coinvolgono il consigliere regionale
Francesco Morelli.
Non si tratta di un atto dovuto ma di una espressione
che deriva da un comune sentire di quest’Aula e di una sensibilità che conduce
a comuni preoccupazioni e all’esigenza di una vigilanza rigorosa ed altissima.
Il nostro auspicio è che il consigliere Morelli possa
chiarire la sua posizione dimostrando la sua estraneità ai fatti che gli
vengono contestati.
Vogliamo ribadire – dagli elementi che sono a nostra
conoscenza – che i reati contestati non sono relativi all’esercizio del mandato
di consigliere regionale e alla sua funzione di Presidente della Commissione
bilancio.
Atti e comportamenti, quindi, che sono da ricondurre a
responsabilità personali senza alcun coinvolgimento della Istituzione che ho
l’onore di presiedere.
Riponiamo grande fiducia nel lavoro della magistratura
di Milano e nell’impegno quotidiano, costante, rigoroso e coraggioso della
magistratura e delle forze dell’ordine della nostra regione e del loro lavoro
di contrasto alla ‘ndrangheta e all’area cosiddetta grigia che ostacolano lo
sviluppo economico e sociale della nostra Regione che sono da considerare tra
le cause principali di quella debolezza civile che mette la Calabria ai margini
della vita del Paese.
In questo momento abbiamo il dovere tutti, maggioranza e
opposizione, di difendere, tutelare e distinguere ruoli e funzioni della
massima Assemblea legislativa della Regione da responsabilità soggettive dei
singoli.
Un dovere di vigilanza attenta, pur se va riconosciuto
che il Consiglio regionale della Calabria si è dato negli ultimi anni delle
regole rigorose a tutela della sua funzione e degli atti che si compiono
nell’espletamento della propria attività.
Il Consiglio regionale della Calabria ha le carte in
regola su questi temi con l’approvazione alla unanimità di una serie di
provvedimenti che nel corso delle passate legislature è stata approvata.
Ci siamo dati delle regole precise e, direi, quasi
uniche nel panorama della legislazione regionale in materia.
Penso alla costituzione di parte civile della Regione in
tutti i processi di mafia; alla decadenza da incarichi di funzioni nel caso di
rinvio a giudizio e all’obbligo della certificazione antimafia anche per i
collaboratori delle strutture consiliari; ma anche ad altri provvedimenti che
sono contenuti nel nostro Codice etico.
La forza delle Istituzioni, anche della nostra
Assemblea, consiste nell’agire e nel garantire un quadro di legalità e di
trasparenza capace di rappresentare le motivazioni di fondo di un sistema
democratico.
Dobbiamo saper distinguere tra le Istituzioni che
sono garanzia di legittimità per tutti
noi, i singoli nei comportamenti quotidiani ed i partiti che sono chiamati a
fare attenzione nel comporre le proprie liste e debbono saper rinunciare a
qualche consenso quando non è assicurata la massima trasparenza.
Noi in Consiglio regionale dobbiamo continuare con
serenità, con senso alto del ruolo che siamo stati chiamati a svolgere in
quest’Aula e con un supplemento di impegno in quel cammino tracciato insieme di
rispetto delle regole e di valorizzazione della cultura della legalità.
Certo, l’impegno dell’Istituzione regionale e delle
altre Istituzioni non sarà sufficiente se ad esso non corrisponde un analogo
senso di responsabilità, partecipazione e testimonianza autentica della società
civile calabrese con azioni e comportamenti che siano capaci di rinsaldare i
modi di agire di ognuno con modelli di legalità e di rispetto delle regole.
Non nascondiamo che il quadro della realtà sociale della
nostra Regione è racchiuso dentro una cornice in cui si delinea una grande
crisi di legittimazione che non risparmia le Istituzioni ad ogni livello: pezzi
della società, ordini professionali ed aree grigie così come si evince dalle
recenti inchieste della magistratura calabrese.
Per porre riparo a questo quadro preoccupante che
riflette una immagine non positiva della nostra società, per ricostruire
fiducia nei cittadini ed unire la volontà della Calabria onesta e delle
persone, tante, che sono perbene, nella
lotta concreta ad ogni forma di illegalità, occorre contribuire a ricostruire
con la volontà e l’impegno unanimi di questa Assemblea il tessuto connettivo
della presenza delle Istituzioni, tutte, che sia autorevole, credibile ed
efficace.
In questa direzione dobbiamo intensificare il nostro
lavoro mirando a coinvolgere sinergicamente le diverse realtà istituzionali
della società civile e soprattutto le nuove generazioni che possono essere, con
il nostro aiuto, le artefici del cambiamento di questa Regione.
Sin dall’inizio di questa legislatura ci siamo impegnati
come Consiglio regionale con grande sforzo di tutte le forze politiche di maggioranza
e di minoranza in un lavoro di progettualità e di intervento a sostegno del
valore della legalità coinvolgendo le scuole di tutta la Calabria e migliaia di
giovani calabresi che, auspichiamo, possano diventare i protagonisti di una
nuova stagione in Calabria.
Abbiamo approvato in quest’Aula molti provvedimenti
legislativi, tanti dei quali alla unanimità e ordini del giorno che hanno dato
il via ad una serie di iniziative non solo simboliche ma di grande valore e
significato.
E’ necessario, in questo momento di difficoltà, unire le
energie e le risorse disponibili per mettere in campo tutte le sinergie
possibili tra gli apparati dello Stato, enti locali, politica, con attenzione
ai messaggi significativi della Chiesa di Calabria saldo punto di riferimento
in un contesto sociale a volte fatto di ritardi, silenzi e paura.
Serve tutto questo per ribaltare una idea della nostra
Regione dove niente funziona o funziona poco, tutto e male.
Questo sguardo degli altri sulla Calabria dobbiamo
correggerlo e respingerlo soprattutto quando è ingiusto e frutto di pregiudizi.
L’impegno di questo Consiglio regionale con una visione
pluralistica ed unitaria delle cose da fare e da realizzare non può che
consistere nella idea che lavorando nella solidarietà lunga di tipo politico e
sociale possiamo farcela a cambiare la Calabria.
In Calabria ci sono politici, responsabili delle
istituzioni, magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine che lavorano
insieme per isolare e colpire quella che è definita “zona grigia” che collude e
si fa complice con la mafia.
Sui risultati che si sono conseguiti negli ultimi tempi
da parte della magistratura calabrese esprimiamo, certamente, un plauso per
quello che si è riuscito a raggiungere non solo per assicurare alla giustizia
tanti latitanti ma anche per dare dei messaggi forti che lo Stato c’è, esiste
ed è forte e la mafia non è invincibile.
E’ nel quadro del circuito virtuoso dei servitori delle
Istituzioni che la massima Assemblea della Calabria si muove.
La nostra coscienza personale, quale che sia il ruolo
nel quale siamo impegnati, ci impone di far sistema per superare le difficoltà,
per difendere l’immagine del Consiglio regionale, per far fronte ai nostri
doveri di rappresentanti democraticamente eletti.
Con l’auspicio, quindi, in un momento così difficile, di
una coesione di tutte le Istituzioni e di una grande convergenza, ognuno per la
propria parte e per le proprie competenze, ci auguriamo che vengano messe in
campo iniziative che isolino le minoranze che producono il malessere e facciano
emergere le potenzialità, le risorse e le virtù della stragrande maggioranza
dei cittadini calabresi che è fatta di persone per bene, laboriose e che hanno
a cuore il riscatto ed il rilancio della nostra terra”.
Grazie.
Possiamo, dopo questa comunicazione, dare il via ai
lavori del Consiglio regionale con il primo punto all’ordine del giorno che è
il seguito del dibattito sulla sanità.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Chiappetta. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente,
solo per dire a lei e all’Aula che nei giorni scorsi ho depositato presso la Presidenza del Consiglio
un ordine del giorno che è relativo ad una richiesta di aiuto lanciata da una
meritoria associazione che è presente sul territorio regionale: l’“Unione italiana dei
ciechi e degli ipovedenti onlus” che ha posto all’attenzione di questo
Consiglio regionale un problema che, sia pure non di stretta competenza dello
stesso Consiglio, credo che possa e debba essere affrontato attraverso la
formulazione di un apposito ordine del giorno perché possa essere dato un pieno
mandato al Presidente della Giunta regionale e all’Esecutivo perché operi una
adeguata opera di sensibilizzazione nei confronti del Governo nazionale, considerando
che è in discussione in questi giorni, presso le competenti Commissioni
parlamentari, il disegno di legge che scrive e rappresenta la delega al Governo
per la riforma fiscale ed assistenziale.
Ciò che io chiedo, Presidente, è che questo ordine del
giorno possa essere inserito nei lavori
di questo Consiglio regionale, possa essere discusso e spero possa essere anche
approvato.
L’onorevole Chiappetta, quindi, chiede l’inserimento
dell’ordine del giorno che ha già predisposto. Bene, se siamo d’accordo lo
pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
C’è poi un altro ordine del giorno a firma del
consigliere Domenico Talarico che ha facoltà di intervenire.
Signor Presidente, si tratta di un ordine del giorno
relativo alla Scuola superiore della magistratura a Catanzaro che è a firma da
tutti i capigruppo e di numerosi consiglieri, in particolare di quelli della
provincia di Catanzaro.
Non so se è il caso di illustrarlo, Presidente.
Ne ho una copia.
Perfetto.
Magari quando arriveremo al punto lo illustrerà.
Votiamo adesso solo l’inserimento all’ordine del
giorno.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare
l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente,
semplicemente per chiedere l’inversione dell’ordine
del giorno e porre al primo punto il provvedimento inerente le nomine dei
componenti del Corecom. Grazie.
L’onorevole De Masi, prima
di parlare della sanità, poiché i tempi saranno lunghi, chiede di invertire l’ordine
del giorno e di porre al primo punto il secondo.
Pongo in votazione la
richiesta dell’onorevole De Masi di inserire al primo punto all’ordine del
giorno il provvedimento riguardante la nomina dei componenti del Corecom.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.
Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della
proposta di legge di iniziativa della Giunta
regionale che abbiamo approvato in Commissione
ieri alla unanimità, recante “Interventi regionali di
solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e di lavoratori deceduti o
gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro”.
Abbiamo concordato anche
con l’assessore al ramo, Francescantonio Stillitani, presente ieri in Commissione,
di chiederne l’inserimento per procedere alla sua approvazione nella seduta
odierna. Grazie.
L’onorevole Salerno chiede
l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge approvata alla
unanimità in Commissione nella seduta di ieri. Pongo in votazione la richiesta.
(Il Consiglio approva)
Ci sono altri interventi
in via preliminare? Mi sembra di no. Possiamo procedere allora col primo punto
all’ordine del giorno che riguarda le nomine dei componenti del Corecom.
Ha chiesto di intervenire l’onorevole
De Masi. Ne ha facoltà.
Al riguardo, signor
Presidente, a nome dei Presidenti dei gruppi di opposizione volevo annunciare
che si è stabilito di delegare a lei questa incombenza, così come previsto
dalle relative normative.
Su richiesta del
consigliere De Masi, si delega il Presidente del Consiglio ad attivare i poteri
sostitutivi per la nomina dei tre componenti del Corecom.
Visto che il provvedimento
è stato all’ordine del giorno per diverse sedute e non si è riusciti a
procedere attraverso il voto dell’Assemblea alla nomina si chiede di delegare
il Presidente.
Nessuno chiede di parlare, possiamo accogliere quindi la
proposta dell’onorevole De Masi che pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Andiamo avanti col secondo punto all’ordine del giorno che
riguarda la prosecuzione del dibattito sulla sanità.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, anche perché è un dibattito che
appassiona la Calabria e soprattutto questo Consiglio regionale in virtù anche
della relazione che ha fatto il Presidente Scopelliti nella precedente seduta.
Ho notato, però, non solo sulla stampa un po’ di
confusione per quanto riguarda il percorso del Piano di rientro come riportato
da alcune fonti ma anche sull’iter seguito fino adesso in questo Consiglio
regionale. Senza tediare più di tanto i consiglieri credo che un excursus storico andrebbe fatto.
Il problema nasce già nel 2007, con la Giunta Loiero che
approva il primo Piano sanitario regionale 2007-2009.
Dopo questo Piano sanitario regionale, approvato dalla
Giunta e mandato in Consiglio, – peraltro discusso e non approvato – viene
approvata un’altra delibera, sempre dalla Giunta Loiero. Precisamente il 12
dicembre 2007. In questa delibera l’Esecutivo Loiero reitera il Piano sanitario
regionale – replicato poi nella delibera 2009, il punto dirimente è anche qua –
e nel corpo della delibera chiede al Governo nazionale che venga nominato espressamente
– tutto questo è in delibera, andatevelo a controllare – un commissario ad acta sulla sanità o un suo sostituto
di gradimento del Consiglio regionale.
Invia gli atti, perché tenuto, al Consiglio regionale.
Questo è il primo punto dirimente, prima di arrivare
all’attuale, perché la legge regionale numero 11, all’articolo 2, comma 7 - nel
corpo della delibera c’è stato poi un refuso in quanto hanno citato l’articolo
1, comma 7, ma si tratta dell’articolo 2 comma 7 – espressamente dice che “l’ipotesi
di accordo…” - parliamo del piano di rientro e qui va fatta una precisazione
anche rispetto alle cifre a data 2009 – , andava mandato in ogni caso al
Consiglio regionale.
Questa legge non è stata revocata né è stata emendata.
Quindi, così come era un obbligo per il Presidente
Loiero, ritengo che sia un obbligo anche per il Presidente Scopelliti.
Nel frattempo il Governo approva in via provvisoria,
perché non quantificato, il debito inerente agli esercizi finanziari pregressi
e include nel disavanzo della Regione Calabria i disavanzi per 827 milioni e
406,60 mila euro facendo lievitare il debito calabrese al 31 dicembre 2009 per
una cifra pari a 948 milioni di euro circa.
Qua si innesca la nostra vicenda e qui va fatta anche
chiarezza una volta per tutte; è importante in riferimento a quanto si propone
rispetto al Piano di rientro che altro non è, poi, che il Piano sanitario.
Anche qui bisogna fare un netto distinguo. Il Governo
nel decreto di nomina del Presidente Scopelliti a Commissario ad acta, o Presidente qualsivoglia,
precisamente il 7 luglio 2010 – questa è la copia originale del decreto che ha
avuto notificato il Presidente Scopelliti da parte del Governo -, cita una
serie di leggi a cui fa riferimento per conferire il commissariamento ad acta all’onorevole Scopelliti. Al
contempo, però, non dice al Presidente Scopelliti “lei può fare quel che vuole
della sanità calabrese”, ma dice “lei deve attuare in modo puntuale
precisamente dodici punti che sono elencati espressamente”. Nella elencazione
di questi 12 punti sono riportati anche i tempi e le modalità di attuazione.
Onorevole Tripodi, un attimo.
Chiedo ai colleghi di far silenzio altrimenti non si
procede con nessun intervento, non si riesce a capire nulla. Chi deve parlare
si accomodi fuori dall’Aula.
Non è possibile, non si sente assolutamente nulla.
Non per altro, Presidente, altrimenti rischiamo di dire
delle inesattezze.
Il Presidente Scopelliti deve sentire gli interventi per
poter poi replicare alla fine.
Nel frattempo c’è stato questo decreto di nomina del
Presidente Scopelliti.
La Giunta Loiero – presente in Consiglio regionale –
emana un atto che è il cosiddetto Piano di rientro o proposta di Piano di
rientro al Consiglio.
Se vi ricordate, lo dico ai consiglieri della passata
legislatura, ne abbiamo parlato in Consiglio regionale alla fine di dicembre
2009.
Peraltro, l’allora Governo, ha ritenuto insoddisfacenti
le proposte di rientro che aveva fatto il governo Loiero.
Qui subentra poi l’amministrazione Scopelliti.
Premetto che pongo un problema al Presidente di natura
formale perché la nomina di commissario
non toglie a questo Consiglio la competenza e la potestà legislativa di
controllo e di verifica sul Piano di rientro.
Tutti gli atti che il commissario nella sua qualità o i
sub-commissari nominati dal Governo hanno determinato o fatto in funzione delle
modifiche del Piano di rientro presentato dal governo Loiero, a mio avviso –
cari colleghi – devono essere, in ogni caso, discussi in Consiglio regionale.
Non perché lo dice Pasquale Tripodi ma perché su
Cosenza, su Catanzaro ed anche su Reggio Calabria ultimamente ci sono state
delle sentenze.
Quando parliamo di sentenze parliamo di giudici che
discutono una causa, emanano una sentenza in cui questo principio non solo
viene ribadito ma viene preso anche a suggello di una legittimità relativa
anche alla nomina dei commissari e dei direttori generali.
L’ultima in ordine di tempo c’è stata sull’Asl
provinciale di Reggio Calabria ed anche qui, a mio avviso, non solo va fatto un
approfondimento su quella sentenza che ha un risvolto anche sulla capacità di
ritenere validi o nulli alcuni atti prodotti da alcuni direttori generali, ma
anche e soprattutto perché, vedete, il Presidente Scopelliti in modo puntuale
ci ha riportato una serie di cifre, ritornando sul percorso che ha fatto nella
sua qualità di commissario di Governo, mettendo in evidenza il recupero di
alcune somme. Però, a mio avviso, il Presidente Scopelliti, ha omesso di
presentare in questo Consiglio regionale quello che è l’atto fondamentale da
accompagnare al Piano di rientro e che è l’approvazione o la presentazione di
un Piano regionale sanitario.
Perché dico questo? Perché da più parti ci si lamenta –
l’altra volta ho ascoltato in modo puntuale gli interventi dei componenti la
maggioranza – che qualche componente dell’opposizione critica solo perché vuole criticare senza
proporre niente di specifico sul Piano non solo di rientro ma anche della
sanità calabrese.
Alla fine chi è medico come me – e ce ne sono tanti
altri – si confronta con una realtà in cui non dico che è nostro mestiere
discutere di sanità, ma nell’ambito della nostra esperienza e nell’arco
dell’attività lavorativa, sicuramente di sanità ne mastichiamo più di qualche
altro che non opera nel settore.
Dobbiamo capire cosa proporre in virtù anche della
offerta sanitaria che vogliamo fare in questa Calabria.
Anche perché quando sento parlare di alcune cose voglio
capire se predichiamo bene e razzoliamo male.
Nell’aprile 2008 – qui poi arriviamo anche alla
organizzazione della rete ospedaliera e quant’altro o al rientro della spesa
sanitaria – una commissione nominata dal Governo presenta una relazione,
precisamente il 14 aprile 2008, una relazione corposa in cui sono messi in
evidenza gli sprechi della Calabria, gli sperperi, e quali potevano essere le
soluzioni da adottare rispetto non solo ad alcuni provvedimenti di
commissariamento delle Asl che ci sono stati in Calabria ma anche rispetto a
quelle che erano le considerazioni fondamentali su i livelli di assistenza
primaria.
Questa relazione viene fatta propria dal Governo
regionale e da quello nazionale. Tanto più che in virtù di quella relazione
alcune modifiche e suggerimenti, anche dal punto di vista dell’orientamento
dell’assessorato del tempo, vengono adottate.
Mi riferisco alle ultime determinazioni che sono state
fatte in base alle convenzioni o agli accreditamenti, una serie di
provvedimenti tra cui – se ricordano coloro i quali eravamo in quest’Aula –
anche la detrazione del 20 per cento sulla quantità/qualità delle prestazioni
della sanità privata.
Ora a prescindere dalle cifre che ognuno può sciorinare,
la Calabria ha bisogno di coniugare un modello di rientro del piano di
disavanzo con una offerta sanitaria.
Al Presidente Scopelliti voglio porre un esempio
concreto, perché poi alla fine bisogna fare una proposta che sia organica non
solo con la facoltà che dovremmo avere di andare incontro alla volontà del
Governo per il Piano di rientro, ma anche
e soprattutto alle aspettative, ai bisogni, alle necessità di salute dei
cittadini calabresi.
Quando si progetta un ospedale, uno dei quattro nuovi
ospedali della Calabria, io vorrei capire – sulla cosiddetta carta della sanità
ospedaliera, Presidente, perché di questo si tratta – quali sono i reparti ed i
servizi che vi allochiamo all’interno, a seguito del taglio che operiamo sugli
ospedali territoriali.
La prego di andare a verificare queste cose che io ho
già verificato. Ma non c’è un piano, al momento non esiste un piano della
offerta sanitaria che un nuovo ospedale deve dare a questa Calabria. Ci siamo
limitati a progettare delle camere, delle stanze, delle sale operatorie senza
aver avuto prima una idea delle funzioni e della offerta sanitaria che quell’ospedale
dovrebbe garantire.
Questo vale per Reggio Calabria, per Cosenza, per
Catanzaro, per Crotone.
E si lega direttamente alla capacità di avere un quadro
generale di questa Calabria. Capisco la sua difficoltà, Presidente.
Perché quando la legge nazionale dice “dobbiamo tagliare
i punti nascita”, perfetto, nessuno parla perché è un adempimento di legge, ma
al contempo dobbiamo avere la possibilità di garantire la salute di una
puerpera che si può trovare in particolarità gestionali del parto.
E’ facile dire “l’urgenza la fa l’ospedale” ma la
competenza e la qualità vengono messe in
discussione.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi consiglieri regionali
medici, il controsenso sta anche a livello nazionale. E se mi si dice a livello
nazionale “i punti nascita che non fanno almeno 500 parti l’anno vanno chiusi
perché il medico non ha la manualità o non ha acquisito la capacità di essere
colui il quale può operare in sicurezza”, però noi devolviamo poi al reparto di
ostetricia che, sicuramente, non fa nemmeno 200 parti l’anno, la facoltà di
operare in urgenza.
Onorevole Tripodi, gli interventi dei consiglieri devono
contenersi nei 10 minuti come previsto dal Regolamento.
Presidente, non penso che ci debba essere un problema di
tempi, se riteniamo che ci sia un problema di tempi la ringrazio per avermi
dato la parola, i dieci minuti sono passati.
No, lo prevede il Regolamento per dare la possibilità a
tutti di parlare. Concluda.
Presidente, mi incarico di fare una conferenza stampa ed
illustrare le mie idee sulla sanità. La ringrazio.
Mi dispiace che lei la prenda così ma il Regolamento
dice “10 minuti”. Lei ha già parlato 12 minuti, per cui la stavo invitando in
due minuti a concludere il suo intervento. Se vuol continuare le do la parola
per altri due minuti.
Sono già prenotati 15 interventi. Se lei parla mezzora
anche gli altri intenderanno farlo.
Vuole concludere gli altri due minuti? Le do la parola?
(Interruzione)
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha
facoltà.
Volevo chiedere l’inserimento all’ordine del giorno –
così come è stato fatto in precedenza per altri punti – dell’approvazione di un
atto di Giunta che riguarda il ripianamento di una parte di debiti della
società di gestione dell’aeroporto di Crotone perché c’è scadenza immediata.
Grazie.
Delibera di Giunta che riguarda il ripianamento dei
debiti per l’aeroporto di Crotone? Quindi lei chiede l’inserimento all’ordine
del giorno di questo disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Presidente, volevo chiedere l’inserimento all’ordine dei
lavori di un ordine del giorno sull’operato della società Simest, società
finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero
controllate dal Ministero dello sviluppo economico, la quale investe risorse
destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione e distribuzione
di prodotti alimentari che nulla hanno a che fare col tessuto produttivo del
Paese, mettendo in crisi l’agro-alimentare del nostro Paese.
Chiedo, quindi, che sia inserito.
Pongo ai voti le richieste di inserimento dei
consiglieri Gallo e De Masi.
(Il Consiglio approva)
Entrambi gli ordini del giorno verranno discussi dopo la
conclusione del dibattito sulla sanità perché il Consiglio regionale adesso sta
discutendo sulla sanità.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, credo che a distanza di due anni
dalla sottoscrizione del Piano non solo sia stato opportuna ma assolutamente
necessaria una verifica sull’applicazione, sui risultati prodotti e soprattutto
sui limiti e sulle incongruenze dello stesso.
Vorrei fare una breve premessa di carattere generale
che, credo, sia utile anche per le cose che vorrò dire successivamente.
Quando si pensa ad una organizzazione di un servizio
sanitario non si può prescindere da quelli che sono i fabbisogni di una
popolazione e quindi dagli studi epidemiologici e dai dati socio-demografici,
poiché, certamente, nel corso degli ultimi decenni l’evoluzione dei cambiamenti
avvenuti ha richiesto a sua volta un cambiamento delle politiche di intervento
e della struttura dei servizi sanitari stessi.
Alcuni fattori hanno contribuito a provocare questi
cambiamenti. In primo luogo voglio ricordare l’allungamento della vita che ha
provocato un progressivo invecchiamento della popolazione.
C’è una progressione demografica che dice che nel 2050
il 33 per cento della popolazione sarà composta da anziani. In Calabria questa
proiezione avrà una percentuale
maggiore.
In secondo luogo credo che lo
stesso mutamento del tenore di vita e i notevoli progressi nel campo della
medicina, se da un lato hanno provocato una diminuzione di mortalità per
patologie acute, dall’altro hanno dato un aumento di patologie croniche e
invalidanti.
D’altronde le stesse indicazioni
che provengono dalla letteratura scientifica ci dicono come bisogna cambiare il
tiro per la cura della popolazione.
Voglio ricordare che gli
stessi Lea del 2008 - che poi il Governo Berlusconi ha revocato per mancanza di
copertura finanziaria – prevedevano percorsi assistenziali in questa direzione.
Sulla base di queste premesse
voglio dire che non vi dovrebbe essere ideologia politica o posizione di alcun
partito che possa, in qualche modo, contraddire quelli che dobbiamo per forza
ritenere i binari lungo i quali muoversi, tenendo conto delle esigenze dei
cittadini calabresi.
Purtroppo, però, dobbiamo
evidenziare che in questi mesi se la maggioranza da un lato come affermazioni
di principio voleva perseguire percorsi virtuosi in linea con il Piano di rientro,
di fatto ha però operato un chiaro e mirato processo di spoliazione di risorse
e strutture di alcuni territori a beneficio di altri.
Qui c’è una prima delle
sostanziali differenze del concepire il governo della sanità che vogliamo noi
concertata, partecipata e soprattutto responsabilizzata da parte di tutti gli
attori del sistema.
In questi mesi, invece, si è
proceduto in maniera disorganica e spesso in contraddizione facendo prevalere
l’aspetto finanziario e non invece l’intera organizzazione del sistema
sanitario.
Si è proceduto, quindi, ad
una riorganizzazione inventando una nuova architettura: i famosi tre Hub, gli 8
ospedali Spoke, i 4 ospedali base ed i 4 ospedali di montagna senza
preventivamente potenziare e sistemare la rete dei servizi.
In questa nuova architettura
hanno certamente un ruolo anche i nuovi 4 ospedali di zona per avere le unità
operative di medicina, chirurgia, ortopedia e anestesia.
Invece, non hanno nessuna
funzione di ospedale di ricovero ed interventi per acuti i cosiddetti ospedali
di montagna, cioè Serra, Soveria Mannelli, Acri e San Giovani in Fiore.
A tal proposito voglio
salutare con affetto i sindaci della
comunità del Reventino e li ringrazio anche per i ruoli che svolgono in
territori così disagiati e con comuni in gravi difficoltà soprattutto di tipo
economico.
Aver chiamato gli ospedali di
questi comuni “ospedali di montagna” non risolve, assolutamente, la necessità
di avere un livello minimo di assistenza per
questi territori che, di fatto, hanno avuto altre spoliazioni che
riguardano il trasporto pubblico, gli uffici postali, il ridimensionamento
scolastico.
C’è un solo modo per
garantire un livello minimo di assistenza in questi 4 ospedali di montagna che
rappresentano, poi, una quota consistente della popolazione calabrese: quella
di definirli nella nuova organizzazione sanitaria come ospedali di zona.
Poi c’è, nella divisione
dell’architettura calabrese delle aree, quella centrale della Calabria che ha
una particolarità che è quella – lo voglio ricordare al Presidente Talarico –
di avere un ospedale Spoke, quello di Lamezia Terme, a mezzora da Catanzaro in
cui ricade l’ospedale Hub che avrebbe potuto integrarlo.
Aver chiamato anche
l’ospedale di Lamezia Terme “ospedale Spoke” è stato un errore perché si trova nell’ambito
del bacino di utenza di un Hub che funge da ospedale Spoke.
Lo dico anche al direttore
generale dell’Asp che saluto.
E’ comprensibile, quindi,
quando da un’area centrale della Calabria viene una richiesta così urgente
della istituzione del centro traumatologico perché non rappresenta il centro
traumatologico di Lamezia Terme ma il centro traumatologico della Regione
Calabria; lo stesso vale per il ruolo che deve svolgere il polo oncologico o
ancora per la neurologia che a Vibo Valentia deve avere un ruolo di riferimento
regionale per questa particolare specialità.
Non aver fatto questo tipo di
programmazione ha comportato da una parte un imbuto, un intasamento verso i
grandi ospedali mentre dall’altro ha provocato una forma di desertificazione sanitaria
verso questi territori.
Dagli stessi parametri della
programmazione nazionale – vedi i posti letto per abitanti - ad esempio fa sì
che oggi sia diventato quasi impossibile trovare un posto letto per alcune
patologie.
Anche questo è un elemento
essenziale tra le cause dell’aumento della emigrazione sanitaria nella nostra
regione. Per cui noi ci ritroviamo, oggi, ad avere il più grande ospedale della
Calabria fuori dalla stessa regione e questo provoca un costo economico e
sociale non più sostenibile.
Ritengo, quindi, che il primo
obiettivo di un Servizio sanitario regionale efficiente sia quello di garantire
e tutelare la salute della intera popolazione calabrese.
In questa direzione non
vediamo nessuno sforzo e nessuna iniziativa importante. Anzi qualcuno teorizza
che la questione della emigrazione verrà successivamente presa in esame. Si è
prodotto, quindi, da una parte un impoverimento dei territori svantaggiati con
una desertificazione – come dicevo prima – delle risposte sanitarie dall’altra.
I tre grandi ospedali della
Calabria, l’Università ed i centri ricerca devono rappresentare il cuore
pulsante di questo nuovo sistema sanitario che dobbiamo costruire, così come
anche le strutture sanitarie accreditate che devono essere inserite meglio nel
sistema pubblico al fine di allargare l’offerta di bisogno di sanità che
vengono dai territori.
Registriamo, inoltre, un
ritardo per quanto riguarda gli investimenti – l’articolo 20 – nelle nuove
tecnologie.
Non è possibile garantire
livelli alti di assistenza e di prestazione sanitaria senza avere una adeguata
tecnologia e senza dare la possibilità ai medici calabresi di avere una
adeguata strumentazione tecnologica.
Noi non abbiamo alcun dubbio
che il sistema, così com’è, debba essere riformato e rinnovato. Per questo non
cadremo nella facile retorica di chi pensa di essere dalla parte del giusto e
che le proprie azioni siano valide e quelle della controparte politica siano da
rigettare in toto.
Proprio per questo, però, ci
sentiamo di fare alcune proposte che possano mettere il cittadino al centro
della sanità calabrese. La parola d’ordine deve essere quella di non conservare
l’esistente ma quella di innovare. Invece, il sistema messo in campo da questa
Giunta non ci piace perché non rende servizi adeguati alla nostra regione. Un
sistema che spesso viene calato dall’alto senza confronto con le parti sociali,
con i sindacati, con le conferenze dei sindaci.
E’ un sistema che tra l’altro
mette i direttori generali che avevano fatto un piano aziendale nelle condizioni
di rifarlo dopo un mese.
Noi vogliamo, invece,
discutere e partecipare e organizzare il nuovo sistema sanitario che
distribuisca su tutto il territorio le competenze che ci sono nella nostra
Regione.
D’altronde, l’accentramento
in una regione di tre sedi con un territorio collinare e montano, qui non siamo
nella Pianura Padana, non è sempre la soluzione ideale per la Calabria.
Vogliamo invece pensare a
riorganizzare la sanità con una definizione di un programma regionale nuovo che
valorizzi le professionalità esistenti sia nel pubblico sia nel privato
convenzionato.
Una organizzazione della
assistenza inadeguata provoca un doppio danno: da un lato quello della
mortificazione delle tante professionalità esistenti, dall’altro ancor di più
costringe il cittadino a scegliere dove, come e quando curarsi, senza sapere se
e come quel centro a cui si rivolge è collegato con altre strutture che possono
supportare ed integrare l’attività diagnostica e terapeutica.
E’ necessario, invece,
mettere a sistema energie, professionalità e saperi integrati e composti in
questo settore. Ma questo non solo nel campo della diagnosi e cura ma anche in
quello della prevenzione.
Le nostre proposte si basano
su pochi ma concreti concetti.
Primo: integrazione tra
università e aziende ospedaliere e territoriali che vanno messe in condizione
di interagire in maniera piena condividendo passaggi diagnostici ed
osservazioni secondo linee guida condivise.
La salute del paziente.
Dobbiamo avere la capacità di metterla nelle mani di professionalità diverse
che devono essere tali solo dal punto di vista di collocazioni fisiche
integrando le apparecchiature ed i mezzi a disposizione evitando emigrazione
tra territori ed ospedali, tra questi e le Università che è dannosa non solo
economicamente ma vede spesso il paziente - guardate, chi fa il medico questo
lo sa – costretto a ripetere più volte lo stesso iter diagnostico in più
sedi.
Onorevole Scalzo ha già
parlato per 12 minuti.
Lo stesso intero mondo degli
operatori sanitari vive uno stato di grave sofferenza.
Credo, quindi, che aver
rinunciato frettolosamente al turn-over dell’area medico-ospedaliera sia
stato un grave errore.
Altre Regioni, Presidente,
come la Calabria hanno trovato la forza e la capacità di garantire il turn-over
in quest’area.
Quanto al mondo degli
operatori sanitari credo ci sia bisogno di un piano straordinario di formazione
professionale capace di allargare le professioni sanitarie per rispondere a
nuove sostanze di salute anche per essere in linea con l’Europa che ha già
approvato in Commissione la riorganizzazione delle professioni sanitarie ed il
libro verde.
Infine, non per ultime, e
vado alla conclusione come importanza di problemi, è necessario aprire un
tavolo con i medici di base, ampliando ed interpretando la nuova normativa
contrattuale affinché dia impulso a quello che secondo me rimane sempre la
porta di ingresso del Sistema sanitario regionale.
Quando parliamo di queste
problematiche, queste vanno affrontate e ricordiamo che attengono alla salute
dei cittadini.
Onorevole Scalzo, concluda il
suo intervento.
Ritengo, Presidente, che lo
sforzo che dobbiamo compiere – ho finito – è quello di sottolineare che si
tratta di problemi da evidenziare in termini politici, socio/economici e di
trovare soluzioni che soddisfino appieno le esigenze dei cittadini con una
partecipazione che deve essere collettiva ed individuale nella misura in cui,
ognuno e tutti, siamo responsabili del processo civile della nostra Regione. Grazie.
(Applausi)
Grazie a lei, onorevole
Scalzo. Non sono consentiti gli applausi in Aula. In Aula bisogna ascoltare
serenamente senza queste manifestazioni.
Peraltro siete sindaci della
nostra comunità. Insomma, un po’ di contegno.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Ciconte. Ne ha facoltà.
Presidente del Consiglio,
Presidente della Giunta, colleghi, il motivo per cui ci siamo allontanati
dall’Aula nella precedente seduta credo sia ormai noto. Dopo il monologo di
un’ora, un’ora e mezza circa, del Presidente Scopelliti ci aspettavamo un po’
di rispetto in Aula per essere sentiti ed ascoltati.
Credo che oggi, quindi,
sicuramente al Presidente noi chiediamo – al Presidente della Giunta e al
Presidente del Consiglio che si è allontanato – rispetto come opposizione. Un
rispetto corretto perché qui non ci sono nemici da abbattere o da sconfiggere.
Oggi abbiamo un Presidente
che è il Presidente di tutti, della maggioranza e della opposizione e guai a
toccare questi elementi fondanti della democrazia, Presidente.
Credo che noi – invece al
contrario – alle cose che ha detto il Presidente vorremmo rispondere in maniera
tranquilla e serena.
Probabilmente noi assistiamo
sul territorio – ed alcuni di noi sono anche medici – ad un film diverso da
quello che ci ha descritto il Presidente.
Oggi la sanità non ha mai
toccato momenti di difficoltà, io dico, e non parlo né di fallimenti né di
altre cose, come quelli che sta vivendo
in questo momento.
Non voglio stare qui a dare
le motivazioni, perché non spetta a me
fornire motivazioni o motivi ma sicuramente c’è poca collaborazione,
poca concertazione, poco dibattito nei territori.
Abbiamo, purtroppo,
dimostrato che la sanità non si costruisce con maggioranza o opposizione. La
sanità che è commissariata a livello nazionale, sappiamo benissimo che è stato
commissariato il Governo, la politica nazionale.
Oggi, che c’è una emergenza
sanitaria importante in Calabria, dovremmo fare quadrato e stare insieme in un
momento così difficile per risolvere i problemi della sanità. Ecco perché,
probabilmente, dopo un eventuale dibattito, dopo le discussioni è chiaro che il
decisore pubblico debba decidere e farlo in maniera autonoma.
Chiedo scusa, colleghi,
altrimenti non parlo e mi fermo, Presidente.
Prego i colleghi di
accomodarsi. Ha fatto bene a fermarsi, onorevole Ciconte. Prego i colleghi di
accomodarsi altrimenti per parlare vadano fuori, non si capisce assolutamente
nulla.
Protagonista del dibattito
sulla sanità in questo momento in una Regione commissariata non è altro che il
Consiglio regionale. In Commissione sanità noi sentiamo le angosce e le
difficoltà dei sanitari che provengono da tutte le parti di questa regione e ci
danno conto di una sanità in grande difficoltà.
Credo che a questo punto il
Presidente della Regione dovrebbe tentare di capire queste cose e cercare di
convocare chi capisce di queste problematiche per discutere di problemi
sanitari, attraverso la Commissione sanità.
E’ vero che il Governo centrale
ha commissariato e la legge prevede che il commissario ad acta faccia
tutto con decreto, ma in questo momento di dibattito forte in Calabria - ci ha
chiesto anche una collaborazione - lo abbiamo detto in tutti i modi: siamo
pronti ad offrire la nostra collaborazione e dare una mano per risolvere i
problemi della sanità calabrese.
Il Presidente ha detto
all’inizio di questa legislatura che non ci sarebbe stata più continuità con le
precedenti amministrazioni.
Guarda caso, invece, al
contrario, alcuni direttori tra generali o amministrativi o sanitari sono stati
nominati nelle aziende e nelle Asl in piena continuità, caro Presidente.
Direttori amministrativi -
lei probabilmente non sa certe cose - per quanto riguarda una azienda
ospedaliera, mentre si parlava di una unica azienda ospedaliera provinciale a
livello di Catanzaro e nelle rispettive province della nostra Regione.
Queste aziende provinciali,
stranamente, sono sparite dalla sua agenda. Una azienda ospedaliera per parlare
solo di ospedale.
E se andiamo a verificare
quello che è avvenuto – le chiedo scusa – a livello soprattutto di
Catanzaro, non si comprende come possano
coesistere tre aziende: una ospedaliera, una universitaria ed una del
territorio.
Lì bisogna fare una politica
seria e attenta. O una integrazione vera ospedaliera-universitaria o un’azienda
totale del territorio con il centro Hub dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di
riferimento.
Come pure diceva, Presidente,
che lei non avrebbe nominato più direttori generali che appartenevano a questo
o a quell’altro. Non mi pare che sia avvenuto questo nel territorio
dell’ospedale di Catanzaro. Al contrario ci sono i tutori, i tutor, i
riferimenti precisi.
A queste cose diciamo basta,
perché dobbiamo dare degli esempi ai nostri cittadini. Ecco perché c’è un
allontanamento dalla politica da parte dei nostri cittadini; dobbiamo dare
esempi di buona amministrazione e dare esempi ed attenzione di correttezza
istituzionale che in questo momento non ci sono.
Dobbiamo tentare di fare una
politica territoriale diversa rispetto al passato. Una politica territoriale
che faccia da filtro con nuovi modelli; dobbiamo sentire, capire e comprendere
i nuovi modelli che ci sono in Toscana e nel Veneto.
Lei mi parlava delle aziende
ospedaliere lombarde ma noi non abbiamo visto nulla di tutto questo. Invece, le
debbo fare un plauso per un’altra cosa e glielo dico con la stessa onestà
intellettuale riguardo gli ospedali pubblico-privati che sta costruendo.
Sono convinto che sia giusto
andare in quella direzione, al di là di chi farà questi lavori, di chi sono i
consulenti, non voglio entrare in queste cose che devono essere fatte con la
piena trasparenza e la piena legalità. Non c’è dubbio che la strada sia quella
giusta, una strada maestra perché le aziende ospedaliere da sole mettendo il
privato insieme riusciranno a costruire degli ospedali all’avanguardia, degli
ospedali di eccellenza.
Sul polo oncologico abbiamo
assistito al risveglio di “Alice nel Paese delle meraviglie”. “Finalmente” - ha
scritto il direttore generale sui giornali – “bisognava avere pari dignità col
mondo accademico universitario”.
Subito c’è stata una riunione
col direttore generale e immediatamente è andato di nuovo nel profondo coma…
Non ha detto una parola e non c’è una parola sui giornali di quello che è
avvenuto in questa riunione.
Assolutamente, non si è fatto
marcia indietro, non so di cosa si è discusso e non c’è concertazione. Il mondo
sanitario non conosce problemi, il mondo delle professioni non conosce un
problema. I consiglieri regionali di maggioranza e opposizione non conoscono,
non conosciamo, le problematiche che insistono nei territori. Non si sa
assolutamente nulla e si continua ancora su questa fase.
Le dico, caro Presidente, lei
ad un anno e mezzo di distanza dalla sua Presidenza sicuramente ha fatto delle
cose anche positive ed io le ho parlato delle cose positive che ha fatto.
Però non c’è dubbio che oggi
ci sia una inversione di tendenza. Lei deve ascoltare anche la opposizione che
ha risorse importanti in questo Consiglio, come la maggioranza, dei tecnici che
possono dare suggerimenti seri che guardano agli interessi della Calabria.
E’ chiaro che, poi, è lei a
decidere, è lei il commissario ad acta che deve fare le scelte, ci
mancherebbe.
Perché le dico questo? Perché
i direttori delle aziende ospedaliere e territoriali fanno delle cose assurde.
In alcuni posti prendono in considerazione il decreto 18 che lei stesso ha
fatto, per altre strutture non prendono in considerazione lo stesso decreto.
Questa è una cosa veramente inverosimile. Non si è mai verificato che non ci
sia un indirizzo, un confronto, un dibattito. Il decreto 18 viene applicato in
un modo da chi conviene e dagli altri viene applicato in maniera diversa.
Questo è inaccettabile.
Il decreto 18 deve essere
preso in considerazione in maniera tranquilla. Siamo, poi, tutti d’accordo sul
bisogno di ridurre le inefficienze e gli sprechi.
Non c’è dubbio che lei ha
fatto bene a ridurre queste cose. Ma ricordiamoci anche che c’è un caro prezzo
che i medici ed i sanitari stanno pagando nei presidi ospedalieri in cui il turn-over
è completamente zero.
Grazie che si risparmia col turn-over
zero. Tutti i medici, gli infermieri e gli amministrativi che vanno in pensione
non vengono sostituiti, così come pure ci sono delle ditte che vengono pagate a
30 mesi nella nostra provincia e questo è inaccettabile.
Questo è un momento difficile anche per il polo
oncologico che sta rischiando – e lei, Presidente, lo saprà – di non avere
nemmeno le risorse per pagare lo stipendio di novembre, di dicembre e la
tredicesima.
Per una famiglia monoreddito è un fatto estremamente
grave.
Presidente, oggi lei deve avere uno scatto d’orgoglio.
Da questa parte le stiamo chiedendo una collaborazione maggiore così come ce
l’ha chiesta lei. La metteremo ancora alla prova, mi creda, per il bene comune
dei nostri cittadini e per l’interesse della Calabria.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, vorrei riprendere la relazione del
Presidente Scopelliti. Perché il Presidente Scopelliti senza citare il nome dei
colleghi fa intendere che alcuni fomentano le piazze, che alcuni colleghi non
sono responsabili.
Voglio intanto dire al Presidente Scopelliti che chi
siede in questo Consiglio ha avuto un mandato da parte dei cittadini. Un
mandato per rappresentarli con responsabilità, con senso democratico.
Chiaramente chi ha avuto questo mandato deve accogliere
le istanze dei territori.
Capisco le difficoltà che incontra il Presidente
Scopelliti nel portare avanti un Piano di rientro. Questa è una cosa che non
auguro a nessuno, è una cosa molto complicata ma se da tutti i territori della
Calabria si alzano proteste che voi chiamate “resistenze” vuol dire che
qualcosa non va, che un disagio c’è.
Nessuno vuole strumentalizzare o far demagogia su una
questione così importante, perché noi siamo consapevoli che la sanità così come
era in Calabria non andava bene. La sanità non solo con pesanti indici di
migrazione sanitaria, con casi di morte di giovani, andava riformata ma noi
dobbiamo dire che oggi c’è una grande confusione.
Il Presidente Scopelliti deve anche dire con certezza
quello che avviene nei territori perché non si può avere un comportamento
ondivago.
Il Presidente Scopelliti rispetto alla oncologia di
Tropea – su questo ci sono i verbali – in Consiglio dice che in quel reparto,
in day surgery, si trattavano solo
181 pazienti all’anno e che questo reparto non era difendibile, non reggeva dal
punto di vista della economicità.
C’è stata una manifestazione e addirittura per questa
manifestazione hanno scomodato il Vescovo.
Voglio dire al Presidente Scopelliti che quella non è
stata la manifestazione di Censore ma è stata la manifestazione di tantissimi
sindaci, di tantissime associazioni di volontariato, di un grosso comprensorio
che evidenziava un disagio rispetto al quale il Presidente della Giunta
regionale non ha avuto un comportamento lineare e chiaro.
Un giorno ha dato rassicurazioni sulla stampa che quel
reparto non sarebbe stato chiuso, poi è venuto in Consiglio ed ha detto che lì
si facevano solo 181 trattamenti quando, in verità, è vero che sono 181 ma un
malato di patologie tumorali può essere costretto a fare chemioterapia e questo
vuol dire che va tante volte e gli accessi aumentano sino a 2250 con sole due unità mediche.
Successivamente, il Presidente Scopelliti, anche per
bocca dei consiglieri di maggioranza di quel territorio, dice che quel reparto
non sarà più chiuso e che ha trovato una soluzione.
Addirittura leggo su un giornale di essere stato invitato
ad una riunione, ma personalmente non ho ricevuto nessun invito. Se il
Presidente Scopelliti mi vuole cercare sa come rintracciarmi e sa dove abito.
Ripeto: non ho ricevuto alcun telegramma o altro. Non ho timore del confronto
perché il confronto è il sale della democrazia.
Prendo atto delle situazioni solo quando vedo
provvedimenti che vanno nella direzione di rispristinare un servizio o prendo
atto della situazione quando vedo con certezza qual è la situazione dal punto
di vista della economicità del servizio.
Sulla questione degli ospedali di montagna, Presidente
Scopelliti, le dico che vivo in un territorio di montagna. Vivere in un
territorio di montagna è una cosa davvero difficile. Se uno sta male di notte e
le strade sono quello che sono, non è giusto che una persona rischi la vita
perché non si può garantire il diritto alla salute.
Ho letto anche il verbale del Tavolo Massicci e so cosa
hanno detto. Gli hanno detto di andare avanti ancora perché sul decreto 18 ci
sono delle criticità.
Ma queste criticità non le ho generate io, perché se c’è
una gestione confusa nel senso che, magari, si fanno delle assunzioni che non
dovevano esser fatte, queste cose non le ho fatte io. Se, chiaramente, si
procede con leggi che poi vengono impugnate dalla Corte costituzionale che
comportano aumento di spesa, queste scelte non le ho fatte io.
Se poi lo stesso decreto 18, caro Presidente Scopelliti,
non viene rispettato questa è una sua responsabilità. Lei sa quanti posti letto
di acuti sono previsti per la mia provincia? Sono previsti 2,5 posti per acuti
ogni mille abitanti. Ebbene questo dato nella mia provincia non è rispettato.
Dobbiamo stare zitti? Se lei avesse fatto una
concertazione con noi sul Piano di rientro, noi avremmo detto quali sono i
problemi dei territori ed insieme avremmo pure trovato una soluzione.
Così si lasciano sguarniti interi territori quando
invece ci sarebbe potuta essere una concertazione e si sarebbero fatte scelte
condivise. Non è colpa delle strumentalizzazioni di qualcuno ma c’è confusione.
Lei sa cosa succede negli ospedali Hub? Vuole che glielo
dica io? Lei sicuramente avrà molti amici e primari, più di me, e sicuramente
li sente più di me.
Gli ospedali Hub stanno scoppiando. Questi dovrebbero
essere i centri di eccellenza della Calabria nel senso che avrebbero dovuto
trattare le grosse patologie. Una volta che chiudiamo i piccoli ospedali senza
lasciare valvole di sfogo lì si va anche per semplici questioni, non si riesce
a gestire una domanda.
Lei mi può dire “sì, ma noi dobbiamo rientrare dal
debito. Qui il problema è che siamo una Regione commissariata”.
A me questo interessa, ma come rappresentante
istituzionale penso che prima del rientro del debito al centro ci debba essere
il cittadino con i suoi problemi, con i suoi bisogni, con le malattie.
Non c’è strumentalizzazione perché poi c’è un coro di
proteste che si alza da tutta la Calabria. Lo so, lo so, lei mi può dire che
ognuno difende il proprio campanile ed ognuno grida. Se tagliano a Rogliano
grida Rogliano, se tagliano Melito grida Melito.
Capisco che è una cosa molto difficile da portare
avanti. Ho letto pure cosa ha detto il Tavolo Massicci. Dice che chiaramente ci
sono questi ritardi e per questo non si sbloccano le premialità, non sono stati
sbloccati i fondi Fas.
Ma se i fondi Fas non sono stati sbloccati non è colpa
mia. Vuol dire che col Piano di rientro avete avuto un atteggiamento ondivago.
Sulle scelte, per quanto rigide fossero, non c’è stata una coerenza perché se
alle altre Regioni i fondi Fas sono stati liberati – se queste risorse cioè
sono state liberate al Lazio o alla Campania –
non è certo mia responsabilità.
Chiaramente, quindi, pensiamo che ci debba essere una
maggiore sensibilità soprattutto rispetto alle zone di frontiera e rispetto a
questi territori disagiati.
Per esempio, sui punti nascita condivido l’impostazione
nazionale, ché se si è al di sotto dei
500 parti non c’è la sicurezza; su questo noi possiamo convenire.
Ma se uno ha un infarto di notte a Serra San Bruno o a
Soveria Mannelli o a Acri o a San Giovanni in Fiore che significa? Che è
costretto a morire?!
Prima si creavano i servizi alternativi, si faceva una
pista di elisoccorso ed illuminata così poteva arrivare un elicottero e poi si
faceva il taglio.
Serviva quindi una organizzazione del Piano di rientro
che non può essere nello stesso momento un Piano sanitario. Perché in Calabria
sta succedendo questo: nella sostanza il Piano di rientro è diventato un Piano
sanitario ed il Piano sanitario non è di competenza della struttura commissariale
ma è di competenza del Consiglio.
I problemi ci sono, non li inventiamo noi, non è che
vogliamo strumentalizzare le situazioni. Purtroppo la verità è questa ed
allora, secondo me, va riorganizzato il sistema, vanno tolti gli sprechi perché
c’è materia dove risparmiare: sulla appropriatezza dei ricoveri, una migliore
medicina di base, potenziare i servizi distrettuali.
Chiaramente, dobbiamo dare ai cittadini un messaggio di
speranza perché altrimenti la gente perderà la fiducia nel sistema sanitario
calabrese e ci vorranno degli anni affinché la gente possa riacquistarla.
Presidente, da parte nostra non c’è alcuna volontà di
far demagogia ma c’è una responsabilità sana di confrontarci su un serio
problema che riguarda la salute dei cittadini.
In questo anno e mezzo, lei ha prodotto solo
provvedimenti cartacei per rendere credibile l’azione del commissario davanti
al Tavolo Massicci, ma questo non basta. Per affrontare la questione serve una
concertazione, un problema come la sanità non può essere trattato con numeri e
con mero senso ragionieristico.
Per questo, personalmente, mi sento vicino a quanto
protestano non per un problema personale, non per un problema di casta – uso
questa parola che è di moda – ma per un diritto collettivo, per il diritto alla
salute, per un diritto che è di carattere personale; non rivendicano questioni
che gli interessano personalmente o questioni di categoria.
Oggi, per esempio, davanti al Consiglio regionale sono
venuti i sindaci, che io saluto. I sindaci del Reventino, i movimenti di San
Giovanni in Fiore, di Acri, di Serra San Bruno, a cui ho espresso vicinanza e
solidarietà.
Non è gente che è venuta così perché lavorava in una
fabbrica ed è stata messa in cassa integrazione ma è venuta perché è giusto che
difenda un diritto sacrosanto. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione. Ne ha
facoltà.
Presidente, sarò costretto in dieci minuti a tagliare il
mio ragionamento “con l’accetta”, diciamo così.
Voglio dire con chiarezza che noi non contestiamo
l’esigenza di un Piano di rientro perché riteniamo che possa essere l’occasione
per rinnovare e riformare il sistema sanitario calabrese.
Rompere con il passato fatto di sprechi, clientele e
malasanità è sempre stato il nostro principale obiettivo. E se oggi siamo
arrivati a questo, la responsabilità va ricercata nel lungo periodo, almeno 15
anni, di gestione della vita politica-amministrativa calabrese.
Abbiamo pagato un caro prezzo, ma credo che l’errore
politico sia stato fatto in passato quando si sono dati i numeri sul disavanzo
della nostra Regione.
Se uno prende le statistiche che puntualmente pubblica
il “Sole 24 ore”, la Calabria avrebbe
potuto anche evitare di essere commissariata nel campo della sanità, anche alla
luce del fatto che, come Regione, avanziamo delle risorse che spettano alla
Calabria da parte del Governo nazionale. Noi siamo stati considerati una
Regione “canaglia” per lunghi anni e lo Stato non ci fa arrivare tutte le somme
del Fondo sanitario regionale, si trattiene una quota pari a circa 100-150.
Se noi diciamo che oggi
avanziamo quasi 1 miliardo di euro a fronte del deficit di 1 miliardo e 50
possiamo dire che la Calabria aveva bisogno di un grande processo riformatore.
Oggi noi dobbiamo – quando
affrontiamo questo tema – restituire ai calabresi un sistema sanitario che sia
in grado di ottimizzare le risorse e curare i calabresi senza costringerli ai
soliti viaggi della speranza che costano circa 320 milioni di euro l’anno alle
casse regionali. Cioè, noi paghiamo alle altre Regioni per prestazioni
sanitarie di calabresi oltre 320 milioni l’anno.
Sapete cosa non ci convince?
Che dal 30 luglio 2010 quando è stato nominato commissario per il ripiano del
disavanzo sanitario, circa un anno e qualche mese, Scopelliti non è stato in
grado, attraverso la sua gestione e l’attuazione del Piano di rientro, di
raggiungere gli obiettivi previsti.
Non lo dice Carlo Guccione,
non lo dice la opposizione, ma lo dice il tavolo tecnico per la verifica degli
emolumenti del Piano di rientro, il cosiddetto Tavolo Massicci.
Ancora, nel corso della
ennesima riunione del 24 ottobre non si è riusciti a dare via libera alla
approvazione del Piano conseguente agli adempimenti per l’erogazione di quasi 1
miliardo di euro che spettano alla Calabria dal Governo nazionale.
Addirittura, si dice,
leggendo i due verbali del 19 luglio e del 24 ottobre, che non si sono
verificate le condizioni per l’allocazione delle risorse relative al fondo per
le aree sottoutilizzate relative ai programmi interni del Piano di rientro.
Ancora oggi, l’attuazione e
la gestione da parte del commissario Scopelliti del Piano di rientro non ci ha
permesso di raggiungere quegli obiettivi che sono finalizzati alla erogazione
di questi importanti fondi che possono essere utilizzati per la sanità nella
nostra regione.
Questa impostazione non è
stata in grado, fino ad oggi, di ridurre il deficit sanitario, ma si
corre il rischio di non garantire nemmeno i livelli essenziali di assistenza in
alcune realtà della Calabria, a cominciare dalle aree interne e di montagna con
i cosiddetti ospedali di frontiera.
Insieme ad altri colleghi,
qualche mese fa, abbiamo fatto un viaggio per tutti gli ospedali di montagna
della Calabria; siamo stati appellati dal Presidente Scopelliti come “i 7
samurai”, ma lì in quelle realtà è a repentaglio l’assistenza sanitaria ai
cittadini.
Noi ci rivolgeremo anche al
Comitato nazionale per la garanzia dei Lea rispetto a tutto questo. In più,
caro Presidente, lei sta costruendo un sistema sanitario a due livelli.
Se leggo quel che è scritto
nel decreto 18 del 22 ottobre 2010 - sui 2,5 posti letto per acuti – e quello
che lei ha dovuto emanare in tutta fretta, il 106 del 20 ottobre 2011, lì
vengono determinati i posti letto per acuti. Nella mia provincia, onorevole
Scopelliti, a fronte di 1.834 posti letto per acuti, pari a 733 mila 508
abitanti, il 2,5, in base a questi decreti lei ne ha previsti 1748 di cui 87
multidisciplinari diurni. Questa è un’altra bella invenzione! Perché il posto
letto per acuto si definisce tale perché accaventiquattro e nel periodo
notturno è vigilato da due medici e da infermieri, quindi scendono a 1661,
quasi 200 posti letto in meno rispetto a quello che lei stesso ha previsto.
Per non parlare dei posti che
vuole attivare in cui non sono previste le risorse economiche, le tecnologie e
le risorse umane.
Mi sarei aspettato, dopo la
bocciatura della legge sulla Fondazione Campanella, un minimo di abilità
politica. Quando lei precipitosamente in quella seduta del Consiglio regionale
ha portato quella legge, ho pensato che l’avesse concordata con il Tavolo
Massicci e con il Governo nazionale per non farsela bocciare.
Questo Consiglio regionale
rischia di essere ricordato per una miriade di leggi impugnate dal Governo, non
Monti ma Berlusconi, a cominciare dalla “Fondazione Campanella”.
Il punto è questo: lei non
può fare una relazione sui fondi per garantire i livelli essenziali di
assistenza dell’anno 2011, come ha fatto col decreto 110 del 24 ottobre 2011,
perché non rispetta una revisione che è prevista, una quota pro capite
sanitaria per i calabresi di 1.556 euro a persona.
Lei ha fatto delle
discriminazioni nelle province calabresi, non ha distribuito le risorse secondo
i parametri che sono previsti dalla legge. Se la quota pro capite per i
calabresi è di 1.556 euro vale per Reggio Calabria, per Cosenza, per Vibo
Valentia e per tutte le altre province.
Lei in base a quel decreto,
addirittura, l’ha fatta a consuntivo quasi, si era detto che bisognava farla
all’inizio di ogni anno, mentre lei ha fatto alla fine dell’anno e non sono
previsti quei criteri di equità e di equilibrio territoriale.
Poi, non si capisce un’altra
cosa, Presidente. Il turn-over è bloccato e solamente nella mia
provincia sono andati in pensione, dal 2010 al 2011, 500 dipendenti della sanità.
Ed in Calabria oltre 1.200, riducendo enormemente la spesa per il personale
perché è previsto il blocco del turn-over.
Voglio capire come mai,
ancora, il deficit della sanità in Calabria rimanga inalterato, ad
eccezione di quanto riguarda la gara per la spesa farmaceutica fatta dalla
Stazione unica appaltante, e quasi 110 milioni di euro che siamo stati
costretti a pagare tutti i calabresi, perché dall’atto del commissariamento
tutte le tariffe e le imposte sono andate a ripagare il deficit.
C’è qualcosa che non funziona
in questa sanità ed in Calabria e non funziona nella gestione dell’attuazione
del Piano di rientro.
Per questo è necessario che
si avvii una concertazione, perché il rischio di implosione del sistema
sanitario calabrese è alle porte. Non si può chiudere e riconvertire un
ospedale senza sostituirlo immediatamente con un altro servizio o presidio
sanitario in alcune realtà.
Ci sono territori che sono
stati desertificati dal punto di vista sanitario. E’ a rischio il diritto
costituzionale alla salute e la legge lo tutela, al di là di dove si viva o si
abiti, quindi in montagna o in pianura.
L’approdo dopo un anno e tre
mesi di commissariamento è di avere un sistema sanitario che non riduce gli
sprechi, che tiene inalterato il debito e che produce una sanità che non va
nella direzione di garantire la salute ai cittadini calabresi.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, premetto
che rispetto ad un dibattito che riguarda la sanità, poiché all’interno di
questo settore, di questo servizio ho sperimentato traiettorie prolungate e
significative della mia esistenza, è evidente che sono abituato ad avere un
approccio che è moderato e anche costruttivo, checché ne pensi il Presidente Scopelliti.
Comincio con il dire che nei
diversi dibattiti che hanno caratterizzato questi ultimi mesi diffusamente in
Calabria ed in particolare nella mia realtà, c’era una premessa che veniva
manifestata dai miei interlocutori ed esponenti della maggioranza:
l’ineluttabilità del Piano di rientro dal debito sanitario; come se noi non lo
comprendessimo o come se non fossimo convinti che occorre procedere per
realizzarlo nella maniera più seria possibile.
C’è poi un altro teorema
dialettico che è invalso - e non solo circa la materia sanitaria - e che viene
ostentato o rappresentato quasi come una forma di scudo che rende inaccessibile
ogni azione e ogni decisione di questo governo regionale; ovvero che c’è una
responsabilità pregressa, intendo solo della precedente legislatura, che ha
determinato questo debito quando, ovviamente non è vero. E noi stessi di Italia
dei Valori, veniamo annoverati tra coloro che hanno avuto responsabilità.
Naturalmente tutti sapete che io e i miei due colleghi non eravamo presenti nella
scorsa legislatura.
Il Piano di rientro debitorio
della sanità è indubbiamente gravoso e difficile e merita anche rispetto da
parte di chi è deputato ad osservare, controllare e proporre.
Però il metodo adottato dal
Presidente Scopelliti non è convincente e per alcuni versi – mi permetto di
dire – è lo stesso per cui rischia di pagare con una qualche impopolarità che,
tra l’altro, comincia ad essere diffusa.
Le responsabilità per
l’accumulazione di tanto debito in sanità sono diffusamente riconducibili a
tutti gli schieramenti – lo dico con grande schiettezza – compreso il
centro-sinistra, ma, certo, voi non ve la potete cavare come quelli che non
c’erano. Ci siete stati prima ed in forme di presenza e di potere decisivo in
questa materia che ha contribuito, non so in quali proporzioni, a determinare
questo debito.
Smettiamola qui, chiudiamo
questa sorta di cavillosa ricerca di far rimbalzare sugli altri le
responsabilità, anche quelle proprie. Vediamo di concentrare sforzi e sinergie
istituzionali e politiche su una questione che merita rispetto da parte della
opposizione e a maggior ragione lo merita da parte di chi ha la precisa e
diretta responsabilità di governo.
Noi come Italia dei Valori -
in particolare come gruppo – abbiamo instaurato un metodo di consultazione che
è stato apprezzato anche da qualche ambiente di maggioranza, perché abbiamo
pensato, e lo stiamo continuando a fare, di fare visita ai diversi e più
significativi presidi della Calabria ospedaliera; in particolare a quelli che
versavano e versano in condizioni di maggiori criticità e che abbisognano di
potenziamento in luogo delle ipotesi, invece, di depotenziamento che sono
raffigurate nel Piano.
Lo abbiamo fatto allo scopo
di acquisire una propria nostra e diretta consapevolezza effettiva dello stato
delle cose in questa delicatissima materia, in modo di pervenire, poi, alla
realizzazione di una sorta di programma integrativo a quello che viene
concepito dal Presidente Scopelliti.
Invece subiamo
discriminazioni e assimilazioni agli altri. Tutto un cumulo di confusi
respingimenti anche delle più ragionevoli proposte, alle quali abbiamo cercato
di dedicarci.
Un primo rilievo che mi
permetto di fare è stato già abbondantemente sottolineato dai colleghi che mi
hanno preceduto, è che noi non solo non siamo contrari alla soppressione di
taluni ospedali, ma che, addirittura, l’auspichiamo, in linea con una visione
che è stata sancita anche nelle dichiarazioni del Presidente Leoluca Orlando
che prevede, esattamente, che laddove non necessari, in quanto nati nell’epoca
delle vacche grasse, gli ospedali che ripropongono lo stesso modello, gli
stessi servizi, le stesse funzioni di altri presidi che si distanziano solo di
qualche chilometro, vanno categoricamente e con coraggio certamente soppressi.
Però ed è stato detto – mi
piace ribadirlo, senza bisogno di scomodare le dottrine manageriali che
governano le dinamiche sanitarie – che intanto ci si può permettere di
realizzare un depotenziamento della rete ospedaliera utile e necessaria, in
quanto contestualmente provvede al rafforzamento dei servizi di medicina
territoriale.
Di questa visione, di questa
ipotesi, di questa programmazione, mi sembra di non percepire tracce
significative nei vostri programmi.
Vede, caro Presidente? Un
ridimensionamento ospedaliero in una regione come la Calabria non può essere
effettuato sulla base del suggerimento di una agenzia che concepisce una
regione alla stregua dell’Emilia Romagna o del Piemonte.
Un ridimensionamento, una
ipotesi di razionalizzazione soltanto della rete ospedaliera, in una regione
come la nostra, sembrerà una sorta di inconciliabilità terminologica o
concettuale; deve essere fondata sul rispetto della orografia particolare di
questa regione e soprattutto di una insufficiente e precaria dotazione infrastrutturale.
Perché come diceva qualche
mio collega: “tu devi togliere alcuni presidi, ma devi provvedere a dotare quel
territorio di minime strutture di assistenza che permettano di rispettare il
primo diritto costituzionale, e soprattutto umano, che è quello alla salute”.
Vorrei permettermi, signor
Presidente - e vorrei che in questo mi ascoltasse, se è possibile – di dedicare
qualche minuto al presidio ospedaliero della mia città. Lei ha avuto
l’amabilità nel corso del suo intervento della volta scorsa di dedicare al
presidio di Crotone circa un quarto d’ora, indicandolo quasi come una struttura
emblematicamente rappresentativa della realtà complessiva della Calabria.
Ebbene, vorrei ricordarle che
in una visita a Crotone ha annunciato che presto effettuerà con gli enti
locali, gli esponenti istituzionali e i cittadini di quella realtà, un
confronto su questo Piano.
E’ evidente che avrebbe fatto
bene ad effettuare il confronto con gli enti istituzionali locali prima ancora
di procedere alla definizione di un Piano così obbligatoriamente drastico ed
eccessivamente penalizzante.
Devo rappresentarle una
ricostruzione brevissima di cui, può darsi, che lei stesso non sia a
conoscenza.
Nella realtà di Crotone il
direttore generale dell’Asp ha provveduto a redigere l’atto aziendale. Lo ha
sottoposto frettolosamente alla valutazione del Consorzio dei sindaci, i quali
avevano chiesto al dottore Nostro di soprassedere per qualche giorno, allo
scopo di verificare se ci fossero le condizioni per apportare un qualche miglioramento
o comunque una qualche integrazione. Il direttore Nostro ha categoricamente
escluso questa possibilità invocando una scadenza perentoria da lì a qualche
ora dichiarando, comunque, quell’atto assolutamente immodificabile.
Quindi ha espropriato delle
sue prerogative quel consorzio che fino a prova del contrario è deputato
istituzionalmente ed esattamente ad esercitare funzioni di controllo e di
indirizzo dell’attività di governo sanitaria di un determinato territorio.
E’ poi intervenuto, pienamente
soppiantato, il suo decreto - che tra l’altro porta un numero che come la
dottoressa Stasi sa, per i crotonesi evoca una sorta di spettro atavico che è
il 106 – nel quale, devo riconoscere, sembrano essere state recuperate
attenzioni verso alcune strutture che nella prima versione, quella dell’atto
aziendale, erano state a mio modo di vedere mortificate e questo a conferma del
fatto che l’immodificabilità evidentemente era infondata ed inesistente.
Cosa accade a Crotone, signor
Presidente? E’ l’unica provincia che è dotata di un solo presidio ospedaliero e
che, già ora, ha una utenza che sconfina abbondantemente al di là del perimetro
provinciale come la dottoressa Stasi, il dottore Pugliano, il dottore Pacenza
sanno perfettamente.
In luogo, poi, di un ridimensionamento
obbligato che per molti versi condividiamo, come per esempio per l’ospedale di
San Giovanni in Fiore o di quello di Cariati, non si può immaginare
contestualmente di apportare modifiche dequalificanti a quel presidio che è
destinato, per ciò stesso, ad ampliare il suo raggio di azione e la quantità di
utenza che dovrà servire.
Sono contraddizioni che noi
dobbiamo denunciare e che non la debbono impermalosire o addirittura indurre a
propositi che sono extra istituzionali. Mi sembrerebbe strano, mi pare una
caduta non dico di responsabilità ma, chiedo scusa, di stile.
Cioè, noi stiamo facendo la
nostra parte.
Onorevole De Masi, siamo
oltre il tempo concesso.
Sì, Presidente, concludo.
Faccio un solo esempio che in
qualche modo può rappresentare una sorta di epigono dialettico di tutto ciò che
sto cercando sbrigativamente di dire.
C’è una questione sulla
patologia neonatale del presidio di Crotone e dell’annessa Terapia intensiva
neonatale che è stata – nel vostro Piano – ridimensionata e dequalificata a
struttura semplice in violazione, questo glielo debbo ricordare, anche dei
precetti più rigorosi che sono contenuti negli orientamenti scientifici più
accreditati.
Ovvero: laddove c’è un punto
nascita che registra almeno 1.500 parti l’anno, obbligatoriamente annessa a
quella struttura deve esistere una patologia neonatale come struttura complessa
con un numero minimo - che non è certo 2 - di terapia intensiva neonatale.
E’ strano, signor Presidente,
che a Crotone venga dequalificata questa struttura considerata in ambito
regionale, e non solo, di eccellenza e che venga conferita invece – il che mi
fa assolutamente piacere – a qualche altro ospedale della regione che ne era
privo, al punto che io per concludere, signor Presidente, vorrei invitarla a
rivedere alcuni punti che riguardano la sanità crotonese. Le assicuro che non
sono molti.
Se lei dovesse avere, come mi
auguro abbia, l’amabilità di sottoporsi ad un confronto con gli esponenti
professionali di quell’area, e se vuole anche di tutti gli esponenti
istituzionali, forse potremmo trovare una soluzione.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Rappoccio. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, signor
Presidente della Giunta regionale, onorevoli colleghi, tutta la Calabria segue
con grande interesse quanto è stato finora detto in merito ai problemi del
settore sanitario nella nostra Regione.
A nome mio e del Partito
repubblicano, rivolgo un apprezzamento al lavoro svolto e all’impegno profuso
dal Presidente Scopelliti nella qualità di commissario ad acta della
sanità calabrese.
Mi sembra giusto ricordare
come, in questa opera di risanamento, il Presidente Scopelliti abbia avuto
l’occhio vigile ed attento sulle problematiche sanitarie del Segretario
nazionale del Pri, onorevole Francesco Nucara - insigne membro della
Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle
cause dei disavanzi sanitari regionali.
Abbattere il monte debitorio
di oltre 60 milioni di euro per il periodo 2009-2010, nonché riuscire ad
ottenere l’autorizzazione a contrarre un mutuo come Regione per dipanare le
perdite degli anni precedenti indicano che la strada seguita è quella giusta.
La riconversione degli
ospedali con la creazione di centri di eccellenza volti ad eliminare gli
inutili doppioni di presidi ospedalieri che, in alcuni casi, si trovano a meno
di 10 chilometri di distanza l’uno dall’altro, garantiranno il diritto di
accedere a prestazioni sanitarie ottimali a tutti i calabresi con la
contestuale demolizione di quel fenomeno di emigrazione sanitaria che, oltre a
gravare pesantemente sulle casse regionali, ha assunto in questi ultimi anni
proporzioni allarmanti.
Mi sembra giusto ricordare
che quest’Aula nonostante i grossi sacrifici e tagli di spesa volti a rientrare
dal pesante deficit sanitario ereditato dalle gestioni politiche
precedenti, meno di sei mesi fa ha dato via libera alla costruzione di quattro
nuovi ospedali tramite l’accensione di un mutuo per un importo complessivo di
oltre 80 milioni di euro.
Certo, appare utopistico
pensare che il risanamento del comparto sanità possa arrivare in tempi brevi.
Il cammino è lungo ed irto di difficoltà, ma sono sicuro che il lavoro
intrapreso nel lungo termine porterà a garantire ai cittadini calabresi una
sanità più giusta ed efficiente. Grazie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, ho
ascoltato con interesse gli interventi che ci sono stati oggi in Aula.
Soprattutto quelli dei colleghi di opposizione, ma da alcuni interventi
traspare, secondo me, soltanto un modo distorto di far politica.
Da altri interventi arriva
qualche segnale che, secondo me, dovrebbe far riflettere la stessa minoranza.
Ho sentito parlare di confusione da parte del collega Censore.
L’altra volta intervenendo
ho detto: da dove è partita questa Giunta regionale? Il Presidente Scopelliti?
Non da zero, ma da sotto zero nella sanità.
Nei cinque anni trascorsi è stato mai fatto un Piano
sanitario regionale? Si è mai pensato di intervenire seriamente per
riorganizzare la rete ospedaliera?
Sentiamo dire oggi in Aula che al centro ci deve essere
il cittadino e parlando di assunzioni: “io non le ho fatte”.
Vorrei riferire - senza parlare di altre province che il
sottoscritto ha girato con la Commissione e ringrazio i componenti per il
lavoro svolto – della mia provincia, Vibo Valentia. Quando in un’Asp piccola
con 167 mila abitanti, vi sono oltre 200 assunzioni di ausiliari, di gente che
deve pulire e poi, comunque, i servizi vengono appaltati alle imprese di
pulizia, consentitemi di dire che non è facile mettere ordine in questo
settore. Non è certamente facile.
Oggi ci si erge a paladini per difendere il cittadino o
per spostare delle proteste giuste e rispettabili di cui è necessario
comprendere il vero motivo - per carità - e strumentalizzarle politicamente,
così come è accaduto per l’oncologia di Tropea quando già il Presidente
Scopelliti aveva assicurato che, comunque, quel servizio sarebbe rimasto.
Sentir parlare oggi di ridimensionamento, di chiusura di
ospedali, di penalizzazione delle zone montane - e chi vi parla è nato,
cresciuto e vive in un territorio montano – sinceramente non si può accettare.
Consigliere Scalzo, voglio ricordare che c’è una
delibera di febbraio 2010 che parla chiaro - quando qualcun altro era
Presidente della Giunta regionale e vi era un’altra maggioranza in Consiglio
regionale - e diceva che al di sotto dei
120 posti letto gli ospedali dovevano esser chiusi.
Ebbene, ci siamo trovati questo Piano di rientro. Dico
che l’invenzione degli ospedali di zona montana è un’opera firmata da Giuseppe
Scopelliti e gliene dobbiamo dare atto.
Oggi ci troviamo sotto il Piano di rientro. Bene,
abbiamo messo un punto di partenza per gli ospedali di zona montana.
Man mano che andremo avanti, che rientreremo dal debito,
che rimetteremo in moto la “macchina sanità” potremo anche pensare di riempirli
di contenuti.
Su questo mi sembra che il Presidente Scopelliti sia
stato chiaro, non soltanto per gli ospedali di zona montana, ma anche per
quelli generali, gli Spoke e per quella che dovrà essere la rete territoriale
del futuro, perché ad oggi dobbiamo prendere atto che non esiste.
Questo ci penalizza fortemente. Non possiamo accettare
certe cose.
Quando sento dire che nella zona montana si pone il
problema del cittadino colpito da infarto, certamente devo rispondere che
questo non veniva risolto per come erano strutturati gli ospedali di zona
montana in cui vi era la cardiologia.
Ho dei dati, non voglio citarne altri, mi riferisco
all’ospedale del mio paese: dal 1° gennaio 2010 al 30 giugno 2010 in
cardiologia, infarti trattati “zero”, terapie trombolitiche trattate “zero”.
Sono stato il primo, allora commissario dell’Asp di Vibo
Valentia, a dire di tagliare i rami secchi e potenziare altri settori: la
medicina, il pronto soccorso per poter dare una risposta maggiore al cittadino.
Vi era solo un via vai di trasporto in elisoccorso, con
enormi spese e disagi anche per il cittadino.
Che significa? Dobbiamo rafforzare la rete di emergenza
urgenza non soltanto per gli ospedali di zona montana, ma per tutte le
strutture sanitarie della nostra regione.
Questa è la grande scommessa, perché se funziona la rete
di emergenza urgenza certamente si risolveranno in gran parte dei problemi.
Penso che quel che si sta facendo oggi è buono, si è
messa mano una volta per tutte al bilancio della sanità mentre fino ad un anno
e mezzo fa non riuscivamo nemmeno a capire a quanto ammontasse il debito.
Questa è una grande conquista. Dovete dar atto di
questo.
Oggi si sta pensando a come organizzare i servizi sul
territorio. Questa è la grande scommessa ed io raccolgo al volo quanto detto
dal collega Ciconte. Invito la minoranza a collaborare, a darci una mano di
aiuto e ad evitare di fare opposizione a tutti i costi o comunque di creare
situazioni di disagio sul territorio, di protesta, perché non arriveremmo da
nessuna parte, ma complicheremmo la situazione soprattutto in questo momento in
cui c’è l’antipolitica, in cui spesso il cittadino ci vede come un nemico da
abbattere.
Non è così. Oggi dico che in Calabria vi è una grande
attenzione per la sanità, certamente un cambio di rotta c’è stato e noi lo
dobbiamo dire. Abbiamo visitato strutture dove, con i fondi dell’ex articolo
20, sono state realizzate sale operatorie mai utilizzate, per scelta.
Addirittura, ci sono stati tagli di nastro per
inaugurazioni di sale operatorie con tanto di parroco a benedirle ed il giorno
dopo sono stati chiusi i reparti di ginecologia, di ostetricia. Non li ha
chiusi oggi il Presidente Scopelliti perché c’è una direttiva europea sui punti
nascita, ma già allora non c’erano più questi reparti.
Oggi c’è un cambio di tendenza. Non è più possibile
spendere come è successo, ad esempio, per il Dea di Rossano, per cui è stata fatta
la gara d’appalto di circa 6 milioni di euro, sono iniziati i lavori, poi l’Asp
ha deciso di non realizzarlo più e vengono pagati i danni all’impresa per oltre 1 milione e mezzo di euro.
Oggi c’è un cambio di tendenza e dobbiamo dar atto.
Partendo da una cosa buona che è stata fatta penso che
tutti possiamo lavorare per costruire.
La protesta: ho visto gente del mio paese fuori a
protestare, forse erano circa 35-40 persone, ma al di là del numero, dico che
queste strutture andavano chiuse un anno e mezzo fa.
Guccione diceva “se chiudiamo dobbiamo potenziare”, ma
in quella delibera non era prevista la chiusura di alcune strutture e il
potenziamento di altre. Era prevista soltanto la chiusura.
Dico che oggi, bene o male, c’è un sistema che
riorganizza la rete ospedaliera. Lavoriamo su questo e riempiamolo di
contenuti.
La scorsa seduta vi siete allontanati per protesta - per
un disguido,il Presidente si era allontanato momentaneamente e, secondo me, si
sarebbe potuto sospendere la seduta e riprenderla lo stesso giorno - ma mi
sembra che il Presidente Scopelliti abbia dato ampia disponibilità al dialogo,
è venuto in Aula portando una relazione molto approfondita dal punto di vista
tecnico. Non è facile in una Assemblea come questa portare una relazione così
completa.
Ha dato, invece, una relazione completa all’Assemblea,
ha offerto proprio tutto ciò che è stato fatto per poter fare le giuste
valutazioni.
È da qui che noi dobbiamo partire per continuare.
Guardate, gli scontri, l’opposizione a tutti i costi e gli attacchi spesso al
“sapor di veleno”, penso che non ci portino da nessuna parte.
Penso sia ora di collaborare, sta succedendo questo a
livello nazionale, c’è il governo tecnico, siamo commissariati – Ciconte, come
vuoi, io faccio il politico e preferisco la politica ai tecnici -, io penso che
possa essere anche un buon messaggio per dire alla Calabria che lavoriamo tutti
insieme per vincere la grande scommessa della sanità.
Certo, il Presidente Scopelliti lo farà comunque con o
senza il sostegno o gli attacchi della minoranza, ma penso che oggi possiamo
riflettere su questo e costruire una buona sanità per il domani.
Se non ci sono opposizioni, soltanto per principio,
penso che oggi possiamo riflettere su questo e costruire una sanità buona per
il domani, possiamo accelerare i processi e dare una risposta ai cittadini in
tempi molto più rapidi.
Poi, rispetto a tutto quello che si scrive sul Tavolo
Massicci, vorrei dire che il Piano non è più soggetto alla sua approvazione, è
stato approvato all’epoca e va attuato.
Il Tavolo Massicci, di tanto in tanto, fa delle riunioni
ed incontra i tecnici, la Regione Calabria, può fare delle osservazioni su
quello che sta andando bene, che potrebbe essere corretto o che dovrebbe essere
fatto in futuro.
Questo non significa una bocciatura, nella maniera più
assoluta. Anzi, è la conferma che si sta lavorando per costruire la sanità del
domani.
Partiamo da queste cose e penso che ci potremo trovar
meglio per il futuro ed avere credibilità come classe politica davanti ai calabresi.
Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, signori consiglieri, premesso che il
problema della sanità rappresenta uno scoglio enorme, probabilmente il più importante
e delicato della Calabria è ovvio che l’appello dell’onorevole Salerno, secondo
il mio punto di vista, non può che essere accolto in maniera positiva.
La necessità di superare le lotte di tipo politico -
anche legittime - credo che sia un dovere di responsabilità di ognuno di noi.
Onorevole Salerno, proprio con questo spirito il
sottoscritto, sapendo che gli interlocutori non sono qui a Reggio Calabria o a
Catanzaro, ma a Roma, ha tentato in tutti i modi di vedere se fosse possibile
nell’ambito di questa nuova riorganizzazione della sanità calabrese ed in modo
particolare della rete ospedaliera territoriale, contribuire ad un
miglioramento dell’offerta sanitaria per la Calabria ed in modo particolare per
la provincia di Cosenza.
È ovvio che una divisione non servirebbe e non
porterebbe a niente. Ma neanche una condivisione tout court, caro onorevole, servirebbe a nulla.
Bisognerebbe cercare di
vedere se fosse possibile intervenire nel migliore dei modi - non per una
posizione partigiana di comodo, né per una posizione campanilistica, ma
esclusivamente nell’interesse generale dell’intera amministrazione regionale e
dei cittadini calabresi - per tentare una modifica del decreto del Presidente
della Giunta regionale numero 18 del 2010 che ha partorito i vari atti
aziendali e per ultimo il Decreto del Presidente della Giunta regionale numero
106 del 2011.
Mi vorrei ricollegare alla
contraddizione molto evidente in cui è caduto l’onorevole Guccione
nell’indicare come quasi una colpa al commissario Scopelliti – diciamo– il non
aver raggiunto l’applicazione degli obiettivi che si prefiggeva nel decreto 18.
Grazie a Dio, dico che è un
bene che sia stato traslato di un altro anno per dare la possibilità di poter
approfondire meglio il ragionamento.
Il problema non è il
Presidente Scopelliti che riveste anche il ruolo, purtroppo per lui, – non
voglio difenderlo, ma dico quel che penso – di commissario ad acta per
la sanità.
Il problema è che da uno
studio molto teorico, poco concreto, fatto da Age.Na.S., su parametri di tipo
nazionale e teorici, in rapporto agli standard che vengono presi come
riferimento viene fuori un decreto carente sotto tutti i punti di vista.
È un decreto che parte,
secondo me, da un errore di fondo: dal fatto che vorrebbe legare il Piano di rientro
ad un nuovo Piano sanitario e, su questo, il consigliere Censore ha ragione,
sono cose differenti. Il nuovo Piano sanitario a cosa servirebbe? A dare una
migliore offerta sanitaria in termini di prestazioni ed a contenere il
disavanzo annuo che nella somma degli anni produce il debito che va a gravare
le risorse sanitarie calabresi.
Questo nasce dal fatto che si
parte sempre dalla questione dei ricoveri inappropriati. Caro Presidente, se ci
sono ricoveri inappropriati, ce ne saranno 300 su 100 mila, sicuramente è colpa
di una serie di situazioni, ma la principale è che – come diceva anche il
collega Salerno – non funziona la rete territoriale sanitaria di prevenzione e
di specialistica ambulatoriale sul territorio che non riesce a far da filtro al
pronto soccorso.
I pronto soccorso esplodono
in qualsiasi ospedale della Calabria e dell’intero meridione. È ovvio che,
oltre a rafforzare le strutture di pronto soccorso in maniera seria
collegandole, non tanto ai reparti, ma ad una diagnostica strumentale staccata,
vi è la necessità di rafforzare il territorio in modo tale che faccia da
filtro.
Un cittadino calabrese, oggi,
se si sente male, che sia codice verde, bianco, giallo o rosso, automaticamente
finisce al pronto soccorso e, di conseguenza, viene ricoverato.
È lì che sta il problema più
grave e noi pensiamo di poter abbattere i costi della sanità tagliando i posti
letto e portandoli al di sotto di quel minimo che garantisce i Lea.
È uno studio che ha paventato
il 4,5 per mille posti letto nella globalità, di acuti e non acuti, non è un
numero che viene dato così, è frutto di alcuni studi.
Se i posti letto per acuti
sono il 3 per mille e noi scendiamo al 2,5 non è colpa del Presidente
Scopelliti - questo l’ho capito -, ma di uno studio di Age.Na.S. che si rifà
alla questione dei ricoveri inappropriati.
In realtà c’è la necessità di
potenziare al meglio i posti letto cercando, secondo me, proprio per
omogeneizzare la risposta sanitaria, non dico di riportarli a tre, ma quanto
meno di rafforzare le branche specialistiche per cui è necessario.
Il 93 per cento della
emigrazione sanitaria riguarda ospedalizzazione e ricoveri non di
emergenza-urgenza, ma di persone che sapendo di avere una patologia programmano
il ricovero fuori regione, è lì che bisogna intervenire. Intervenire significa
non solo dotare dei posti letto necessari, ma soprattutto fare politiche di
investimento, di spesa sulla qualità e sulla professionalità della classe
medica per essere all’altezza e credibili di fronte alla scelta che verrà fatta
dai cittadini calabresi che non si sentono garantiti.
Il problema del Sistema
sanitario regionale calabrese non è frutto di una colpa che nasce oggi o ieri,
ma è un sistema che, purtroppo, è stato impostato da anni in maniera negativa e
che andava corretto negli anni.
Noi pensiamo che il turn-over
dei medici, caro Presidente, cozzi con quella che dovrebbe essere una
politica di rilancio della sanità volta a ridurre l’emigrazione sanitaria.
Come possiamo pensare
veramente di dare una risposta sanitaria credibile al malato calabrese se non
abbiamo la possibilità di stabilizzare i 300 medici che sino adesso ci hanno
dato la possibilità di portare avanti la sanità? Come è possibile esser
credibili se non abbiamo la possibilità di fare corsi di perfezionamento mirati
rispetto alle esigenze epidemiologiche e di malattia della cittadinanza
calabrese?
E’ qui il problema. Non
possiamo pensare di annullare il disavanzo, cosa che non abbiamo fatto,
consigliere Salerno, neanche nel 2011. Perché i dati che vengono dal Tavolo
Massicci prevedono 147 milioni di euro di disavanzo in base ai primi due
bimestri; addirittura che, nell’ambito delle risorse aggiuntive ottenute con
l’aumento dell’Irap e dell’Irpef, copriamo solo 127 milioni. Abbiamo un buco di
20 milioni che dobbiamo sanare.
E’ ovvio che non è un metodo
quantitativo, cioè dover tagliar posti letto o unità operative complesse,
chiudere dipartimenti ecc., ma l’esatto contrario. E’ cercare di prevedere, di
verificare analiticamente sul territorio e non con studi teorici.
Quando Age.Na.S. è venuta a
Cariati ed ha visto la situazione, ha fatto una proposta di chiusura
dell’ospedale, ha detto: “c’è l’ospedale di San Giovanni in Fiore vicino”. Ma
perché? Perché non sapeva dove si trova San Giovanni in Fiore e non conosceva
la viabilità che porta un cittadino di Cariati fino a lì.
E’ normale, non è una
negatività ed ecco perché vi è la necessità di una maggiore qualificazione per
branche specialistiche, integrate con i privati per cercare in tutti i modi di
recuperare almeno un paio di ospedali nella provincia di Cosenza e rafforzarli,
per quanto è possibile, con investimenti.
È vero che dobbiamo ridurre i
costi e il disavanzo ed il primo elemento su cui dobbiamo puntare è tentare di
abbattere al 50 per cento l’emigrazione sanitaria, perché non è facile ridurre
il personale.
Non possiamo licenziare.
Quando all’ospedale di Trebisacce ci si accorge che dopo aver chiuso due
reparti, ginecologia e chirurgia, vi è una spesa per l’intero presidio di 8
milioni 100 mila con una incidenza del costo del personale per 5 milioni e 300
mila, pari al 73 per cento, ci rendiamo conto… che certamente non è questa la
strada. Basta poco.
Concludo con un appello al
Presidente - che è anche commissario ad acta e che, giustamente,
si trova anche questa patata bollente frutto di tanti anni di grande
negligenza, imperizia, chiamatela come volete, in termini di politiche
sanitarie - chiedendogli di intervenire nella sua qualità di commissario ad
acta, se è possibile, per rivisitare il decreto numero 18 del 2010 che ha
partorito il decreto numero 106 del 2011, in modo da poter dare una migliore
risposta sul territorio in termini di prestazioni sanitarie.
Non potevamo far finta di
niente. Il sistema della sanità calabrese è alla fine, alla rovina. È necessaria
una rivisitazione, avviare una politica di recupero, di riorganizzazione e di
rilancio del sistema sanitario, ma non possiamo penalizzare la professionalità,
va anzi potenziata, caro Presidente Scopelliti.
L’appello che noi facciamo -
non strumentalmente, ma nella condivisione di un problema – è per tentare di
vedere se è possibile con qualche minimo aggiustamento, che non andrebbe ad
alterare i costi in nessuna maniera, poter riportare una speranza in questa
fase.
Il resto poi si vedrà.
Potremo potenziare e rafforzare, studiare ulteriormente le problematiche
sanitarie o di impatto patologico sui territori, per potenziare le relative
branche specialistiche in modo da poter dare delle risposte. Grazie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Domenico Talarico. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, rispetto
al dibattito che stiamo sostenendo qui stasera, vorrei mettere in evidenza un
dato che è quello relativo alla riunione congiunta del tavolo tecnico,
altrimenti detto Massicci.
La sintesi di questo verbale
consiste in due sottolineature. A distanza di 20 mesi il tavolo tecnico rileva
un rallentamento della attuazione del Piano di rientro, con particolare
riferimento alla riorganizzazione delle reti assistenziali. L’altro elemento è che
si rileva uno scostamento negativo rispetto al 2011.
E’ provenuta da più parti,
questa sera, una richiesta di collaborazione dall’opposizione.
L’opposizione o una parte
dell’opposizione vuole mettere in evidenza questi due dati che non sono affatto
positivi e che tradiscono un ritardo evidente da parte della Giunta regionale
che, a distanza di 20 mesi, non riesce a rimettere in carreggiata la sanità
della nostra regione.
Si è detto, tempo addietro,
che il Piano di rientro, assunto in pieno anche da questa Giunta regionale,
oltre che da quella precedente, avrebbe dovuto, in qualche modo, coniugare
risparmio ed efficienza.
Mi pare evidente – lo dicono
tutti in questa sede – che né risparmio, né efficienza riescono a saldarsi e,
in alcuni casi, non vi è traccia né di risparmio, né di efficienza.
Siamo disposti ad aiutare
questo processo a condizione che ci sia un reciproco ascolto. Non può ogni
sottolineatura critica proposta o una evidenziazione di qualche limite passare
come un attacco alle istituzioni o come un attacco al Presidente della Giunta
regionale.
Né tutto il dibattito sulla
sanità può ridursi ad una contrapposizione strumentale e artificiosa, spesso
demagogica, tra chi c’era prima e chi è venuto dopo.
Non abbiamo alcuna nostalgia,
lo voglio dire al Presidente Scopelliti, se mi ascolta, della sanità del
Presidente Loiero.
Non vogliamo difendere la
sanità degli sprechi, delle nomine politiche, dei direttori generali, delle
nomine politiche dei primari. Non abbiamo nostalgia della sanità che produce affari
o consenso elettorale. Quella sanità non ci appartiene e non la vogliamo
difendere!
Nel momento in cui
affrontiamo il dibattito sulla sanità sappiamo benissimo che quelle cosiddette
“sacche di resistenza” sono indifendibili, che quella sanità non si può
difendere. Non vogliamo partecipare alla difesa strenua della sanità dei
privilegi, della sanità degli sprechi, della sanità delle cordate politiche,
quella che mette le mani anche negli appalti delle strutture para sanitarie.
In tantissimi ospedali non
c’è un cuoco, un portantino, un addetto ai servizi, alle guardie giurate
eccetera, che non sia passato dalle segreterie politiche di centro-destra e di
centro-sinistra. Facciamo chiarezza e cogliamo questa opportunità del risparmio
e del rigore per bonificare la sanità calabrese, quella pubblica e quella
privata, perché di questo stiamo parlando.
E’ la questione, cosiddetta,
morale che è la “convitata di pietra” di questo Consiglio, purtroppo, anche
oggi. E’ un elemento del quale bisogna tener presente soprattutto quando si
parla di sanità. La riorganizzazione del sistema sanitario calabrese, allora,
non può essere estranea a questo dato, al fenomeno diffuso della corruttela che
c’è nella nostra sanità, nel nostro sistema sanitario, che coinvolge politica,
medici, paramedici e tante altre funzioni afferenti il sistema sanitario.
Dobbiamo coniugare risparmio
ed efficienza non in due tempi, come si pensa di fare; dobbiamo fare in modo di
risparmiare e di tagliare, laddove occorra, cercando di garantire non solo i
principi costituzionali richiesti – quello della salute –, un diritto
costituzionalmente garantito ovunque, nelle realtà urbane e nelle realtà rurali
e montane.
A questo proposito non mi
pare che la riorganizzazione sanitaria del nostro sistema regionale sia, in
qualche modo, protettiva e che tuteli le realtà montane.
Nessuno ha mai risposto alla
domanda diffusa e ricorrente se un cittadino delle Serre o del Reventino o
della Sila si sente male, in quanti minuti ha una risposta pronta da parte del
Sistema Sanitario.
La Regione Calabria, il
nostro Piano di rientro sanitario, e per loro il Presidente della Giunta
regionale, non riesce a dare una risposta alla domanda diffusa di
emergenza/urgenza in tantissime realtà della nostra Regione. E’ da lì che bisogna
ripartire.
Tagliamo? Perfetto.
Risparmiamo, razionalizziamo, ma dobbiamo far in modo che ci sia, intanto, un
efficiente sistema che garantisca l’emergenza e l’urgenza su tutto il
territorio regionale.
Così non è perché, al
momento, non si intravede una risposta per gli ospedali, cosiddetti, di
periferia, come Praia a Mare, Trebisacce e neanche per gli ospedali di
montagna, volendo rimanere nel nord della Calabria; ma se vogliamo questo dato
può essere esteso a tutta la Regione.
Dobbiamo garantire, intanto,
l’urgenza e l’emergenza e, dopo, fare in modo che ogni cittadino abbia il
diritto garantito alla salute a prescindere dal luogo di nascita o di
residenza.
Oggi così non è, perché il
Piano di rientro, così come è stato elaborato dal Governo precedente e da
quello attuale, non dà questa risposta.
Vogliamo davvero collaborare?
Facciamo una verifica in corso d’opera. Verifichiamo le discrasie dei posti
letto in ogni ospedale, in ogni Provincia. Ci renderemo conto, così come è
stato denunciato anche dai nostri colleghi, che non sempre c’è corrispondenza
tra posti letto per acuti e numero degli abitanti delle città o delle Province
che ospitano presidi sanitari.
Se vogliamo continuare su
questo tipo di verifica rigorosa, che è l’unico modo per respingere la demagogia
e per ricondurre le responsabilità in capo a tutti, sappiamo e non vogliamo
farne mistero – il nostro gruppo, almeno, non intende farne mistero – che ci
sono responsabilità evidenti riconducibili ad ogni parte politica che ha
gestito o co-gestito la sanità in questa Regione, sia nell’ambito del Governo
regionale sia nei vari distretti, nelle varie Asl, nei vari ospedali della
nostra regione.
Siamo d’accordo su questo,
Presidente Scopelliti, ma non può diventare un alibi. Non si può ad ogni
obiezione, ad ogni critica, spesso legittima, rispondere che le responsabilità
sono quelle di prima, che il Piano di rientro sanitario è attribuibile a quelli
di prima.
Noi di Italia dei Valori non
siamo né con quelli di prima, né con quelli di oggi, ma allo stesso tempo
vogliamo denunciare, evidenziare, criticare e renderci disponibili,
eventualmente, a cambiare alcune situazioni.
Cogliamo questa opportunità
ed approcciamoci anche con spirito sereno nei confronti dei tanti sindaci, dei
tanti amministratori che non difendono solo un presidio del proprio Comune che
dà lavoro, che mantiene in vita alcune comunità.
Certo, c’è anche questo, ed è
comprensibile perché, poi, i Sindaci fanno il loro mestiere, ma in moltissimi
casi difendono davvero e sinceramente il diritto alla salute dei loro
concittadini.
Cogliamo questa occasione per
bonificare la sanità calabrese, per riorganizzare l’intero sistema, per
ascoltare tutte le proposte ed i rilievi che vengono sollevati perché qualche
volta qualche buon suggerimento può arrivare anche dalla opposizione.
Mi auguro e vi invito a
raccogliere i nostri suggerimenti per iniziare davvero una grande opera di
bonifica morale e gestionale della nostra sanità. Grazie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, voglio
rassicurare lei, il Presidente della Giunta regionale e l’Aula dicendo che il
mio sarà un intervento brevissimo, tant’è che ricalcherà già l’intervento che
mi ha preceduto, quello dell’onorevole Domenico Talarico e quello del mio
capogruppo, l’onorevole De Masi.
Il problema, cari colleghi e
caro Governatore, è quello di ragionare e capire se possa essere messa in
discussione l’universalità del diritto alla salute.
L’ha detto l’onorevole
Talarico nell’intervento che mi ha preceduto: non abbiamo nostalgia dei modelli
gestionali della scorsa legislatura. Anzi, ne abbiamo preso nettamente le
distanze.
Vogliamo che ci sia una presa
di coscienza, siamo qui perché vogliamo effettivamente collaborare ed
affrontare con forza e con determinazione il problema della sanità calabrese.
Solo con una presa di coscienza è possibile creare le condizioni per un
effettivo confronto quando, invece, in questi 20 mesi, purtroppo, abbiamo
assistito ad una negazione continua del confronto.
Oggi qui ci sono i sindaci
del Reventino che possono essere l’emblema, un momento di sintesi di un grido
di allarme che proviene da tutta la regione.
L’ha detto l’onorevole
Talarico e l’ha detto l’onorevole De Masi. Siamo convinti che vanno creati i
tagli, che va riorganizzato il modello del sistema ospedaliero. Ci vogliono
ospedali efficienti e che si specializzino per territori e per Provincia.
Abbiamo bisogno che ci sia il controllo della spesa, che si inizi a parlare di
Audit e di management negli ospedali e nelle aziende ospedaliere, che si
inizi a parlare di responsabilizzazione e morale, che si inizi ad affrontare
con chiarezza e fermezza una politica che elimini gli sprechi, a riorganizzare
e ridefinire una sanità che risponda al cittadino e che la politica,
finalmente, faccia tre passi indietro sulla sanità e tre passi in avanti sulla
salute del cittadino.
Guardate che l’allarme è
forte! Guardate che quello che chiede l’Unione europea per i prossimi anni
saranno lacrime e sangue per la sanità italiana!
Tra il 2013 e il 2014
l’Italia dovrà affrontare 8 miliardi di tagli nella sanità. Stiamo molto
attenti a questo. Iniziamo a ragionare per costruire un Piano sanitario
regionale che coinvolga tutto il Consiglio regionale, maggioranza e minoranza.
Se questo è, noi siamo
disponibili e non ci sottrarremo.
Abbiamo iniziato un giro di
confronto andando a guardare, ad approfondire e renderci conto delle situazioni
nelle varie realtà e nei vari ospedali della regione. Alla fine di questo giro,
l’ultimo dei quali riguarderà Reggio Calabria, faremo la nostra proposta.
Vogliamo confrontarci perché
non vogliamo rifuggire dalle responsabilità.
Non voglio nemmeno parlare di
parametri, sebbene il Tavolo Massicci sia impietoso.
Questa Regione ha inanellato
tutta una serie di bocciature su varie questioni: sugli stessi decreti, sugli
accordi fatti con l’Aiop per quanto riguarda l’alterazione degli interessi
pubblici sanitari.
L’ho detto nelle sedute dei
precedenti Consigli regionali che la Fondazione Campanella – non vorrei
ripetermi – era un obbrobrio giuridico che è stato puntualmente bocciato dal
“Governo amico”, dal Governo Berlusconi che non ha fatto in tempo a firmarlo.
Dopo, però, abbiamo assistito al suggello in negativo di questa vicenda.
Se ci sarà una inversione di
tendenza, se c’è, allora, la volontà di cambiare, di virare, di prendere
coscienza, saremo qui per confrontarci e per cercare di trovare le soluzioni
perché siamo convinti che la sanità è una responsabilità che non è solamente
sulle spalle di chi governa, ma che deve essere condivisa da parte di tutti.
Grazie.
Concluso il dibattito che è stato ampio, lungo ed articolato, do adesso la parola al Presidente Scopelliti per le conclusioni, per poi procedere con l’intervento dell’onorevole Fedele.
Presidente, colleghi consiglieri, ho ascoltato con attenzione gli interventi di tutti i
colleghi e, francamente, non ho trovato e non ascoltato nessun riferimento alla
mia relazione, che era – così come ha detto prima il consigliere Nazzareno
Salerno – tecnica, puntuale,
precisa ed aveva dei chiari riferimenti all’andamento e all’azione dell’Ufficio del commissario e a quanto abbiamo
prodotto in un anno e pochi mesi.
Volevo anche dire a
chi, forse, ha poco studiato questi temi, che il Piano di rientro non è
soggetto a bocciatura o
ad approvazione. Il Piano di rientro è già stato approvato, lo avete fatto approvare il 19 dicembre del 2009, quindi, – ripeto – non è soggetto ad approvazione o bocciatura, ma ad attuazione: ciò che avete scritto deve trovare,
poi, attuazione.
Volevo anche dire a
quelli meno attenti, che hanno soltanto
avuto modo di esprimere velocemente qualche giudizio, che
Noi stiamo cercando di procedere e trovare
soluzioni e questo lo dico anche a conforto delle parole degli ultimi colleghi
consiglieri che sono intervenuti, che leggevano il verbale sul Piano di
rientro; poi non so cosa abbia portato il consigliere Guccione e qualcun altro a dire: “E’ stato
bocciato il Piano di rientro, portatelo in Aula”.
Lo avete tutti, l’hanno pubblicato anche i
giornali. Mi sembra che il Piano di rientro dica cose ben precise e contesti
tutta una serie di provvedimenti che sono stati assunti in quest’Aula, proprio perché, probabilmente, non
sono di competenza dell’Aula, bensì rientrano nelle competenze del commissario.
Volevo anche dire una cosa importante:
secondo me, quando si parla della carenza e delle lacune dell’attuazione del
decreto 18 o, comunque, del ritardo sul versante sanitario, non bisogna
dimenticare che ci sono stati sei mesi senza il subcommissario, che il Governo
non aveva nominato.
Quindi, c’è stato sicuramente un ritardo di
sei mesi su quel versante, ma anche di
altri sei mesi, dal 19 dicembre fino a maggio-giugno, dopo l’approvazione del
Piano di rientro, in cui c’è stato un blocco totale, prima del nostro arrivo, e
non sono stati prodotti atti consequenziali o importanti.
Proprio per chiarire un po’ gli aspetti
legati a questi ultimi fermenti, con i sindaci con le fasce tricolori e i
cittadini che sono arrivati in massa davanti alla sede del Consiglio regionale,
a coloro che li sospingono, che li difendono, che strumentalizzano, volevo
soltanto ricordare che ci sono alcuni atti prodotti dalla precedente Giunta
regionale, della quale facevano parte i consiglieri Cersosimo, Amato, Greco,
Guagliardi, Incarnato, Naccari, Sulla ed altri; ad esempio, la delibera numero
87 del 18 febbraio – non si legge bene – 2010 sulla sanità che individua “la
rimodulazione a seguito di verifica dei ministeri competenti della rete
ospedaliera”. In quella delibera voi individuate quelli che sono gli ospedali
che, essendo al di sotto dei 120 posti letto, vanno chiusi e sono San Marco
Argentano, Praia a Mare, Cariati, Mormanno, Lungro, Trebisacce, San Giovanni in
Fiore, Acri, Paola, Cetraro, Chiaravalle, Soveria Mannelli, Soverato, Soriano
Calabro, Serra San Bruno, Tropea, Taurianova, Palmi, Oppido, Gioia Tauro,
Scilla e in più, ancora prima, avevate individuato cinque ospedali che andavano
chiusi immediatamente.
(Interruzione)
No, non fare il furbacchione! Erano esclusi
cinque, cioè sono compresi in questi, ma sono i primi cinque…
(Interruzione)
No, io non sono furbacchione! C’è un atto
deliberativo in cui c’è scritto che tutti gli ospedali al di sotto dei 120
posti letto vanno chiusi.
(Interruzione)
Ah, si cominciava con cinque, bravo! Non
avete avuto il tempo di chiudere gli altri 16, solo questo volevo dire, si
cominciava con cinque che erano Mormanno, Chiaravalle e così via.
(Interruzione)
Ah sì?! Chi è che ha detto “se hanno
sbagliato”?
(Interruzione del consigliere Guccione)
E lei, che era coordinatore del più grande
partito di maggioranza, non si era accorto di questo errore?
(Interruzione)
Non era coordinatore regionale?
(Interruzione)
Neanche? Era Marco Minniti? Era un illustre
sconosciuto che poi ha trovato…
(Interruzione)
No, perché non ho trovato nessuno di quelli
del Partito democratico che si stracciavano le vesti in giro per
(Interruzione)
Ma lei ha
parlato? Allora, mi lasci parlare.
(Interruzione)
Non
interrompiamo, altrimenti il Presidente non riesce a concludere il suo
intervento.
Non si preoccupi,
il suo intervento, secondo me, non è che sposti molto.
(Interruzione)
Lei ha detto che
questa delibera prevedeva la chiusura di alcuni ospedali e come mai alcuni di
essi sono diventati ospedali generali? Due di questi ospedali che lei ha citato
sono diventati ospedali generali, vuol dire che lei ha avuto un potere
discrezionale.
Vuol dire che
sono riuscito ad intavolare con Age.Na.S. una discussione e a far passare una
filosofia che era, secondo noi, idonea a far valere determinate procedure,
legate non soltanto ad un fatto territoriale di simpatia, ma dettate anche
dagli strumenti messi in campo, perché stiamo parlando – l’hanno detto prima
molto bene il consigliere Salerno e altri – di ospedali che non si possono
definire tali, in quanto l’abbiamo detto mille volte, nel Terzo Millennio
ospedali in cui ci sono due-tre reparti
non sono più tali. E, poi, qualcuno ritorna a dire: “Però nella mia provincia
avete tagliato i posti letto, perché doveva esserci la percentuale del 2,5
percento e noi siamo all’1,9 percento”. Non avete capito che la filosofia
seguita è stata quella dell’appropriatezza e, quindi, del fabbisogno legato ad
un dato molto chiaro, ossia l’appropriatezza delle prestazioni. Ci sono stati
molti ricoveri inappropriati e noi abbiamo
detto che ci sono mille posti letto da tagliare e siamo andati a fare questo
tipo di azione. Era logico, era dovuto, era una necessità avvertita. Poi,
chiaramente, il Tavolo Massicci ci redarguisce ogni qualvolta ci presentiamo.
Non è facile, ma facciamo una battaglia che è tesa a dare risposte al nostro
territorio.
Adesso non so se
la “Fondazione Campanella” sia o meno una risposta; noi l’abbiamo difesa pur
non avendo nulla da difendere, perché, comunque, non era e non è una nostra
creatura, non l’abbiamo sostenuta noi, non le abbiamo inserite noi le persone
senza concorso e tutto il resto. Se andate a vedere i nomi, ci sono molti nomi
molto illustri del vostro mondo. Però, a noi non sposta nulla, per noi era ed è
molto più interessante portare avanti un discorso di
garanzie. Poi, anche su queste problematiche abbiamo dimostrato, come per
Tropea, che i sindaci venuti a parlare sono andati via dall’incontro contenti.
Il collega
Censore, come altri, è stato invitato all’incontro, è stata mandata una mail
ed è stato anche invitato attraverso il suo segretario. Comunque, venuti a
conoscenza di un incontro su un ospedale del mio territorio, mi sarei presentato, sapendo che sarebbero andati
gli altri e che nessuno sarebbe stato cacciato.
(Interruzione dell’onorevole Censore)
No, per carità!
Allora, se lei ha detto che è stata inviata una mail…
E’ stato contattato un suo collaboratore che si chiama Raffaele.
(Interruzione dell’onorevole Censore)
Ha un collaboratore che si chiama Raffaele?
(Interruzione
dell’onorevole Censore)
No, non si chiama mail, si chiama Raffaele.
Se non ascoltiamo non possiamo continuare e, poi, ci sono altri interventi.
(Interruzione)
Ma non ha detto “bugiardo”, è lei che da questa interpretazione.
(Interruzione
dell’onorevole Censore)
Ha solo mandato la mail, non è che l’ha chiamata “bugiardo”.
(Interruzione
dell’onorevole Censore)
Però, se vi accomodate e fate silenzio.
Presidente, sulla questione di Tropea ho detto soltanto – e non ho fatto nessuna comunicazione di contenuto opposto a quanto detto in Aula – che c’è stato un grande clamore, una grande manifestazione, pagine intere di giornali dedicate alla chiusura di un reparto riguardo al quale, quando abbiamo discusso con i sindaci, abbiamo detto: “Va beh, anziché due posti letto creati nel reparto di medicina, diventano quattro; lo abbiamo concordato con la Commissione e il problema è stato superato”.
I sindaci sono andati via felici, anche perché abbiamo spiegato loro che Tropea è una località sulla quale, in prospettiva, si può anche investire in maniera seria con un ospedale generale ed offrire a questo presidio la possibilità di avere una serie di investimenti importanti, proprio per avere una struttura ospedaliera.
Devo dire la verità, ormai dobbiamo
renderci conto che ci sono logiche che vanno oltre la politica, nel senso che,
dopo un anno, scendono in campo i cittadini rispetto a chiusure annunciate, poi
ci sono i lavoratori socialmente utili, poi, magari, ci sono i forestali, c’è
una tentazione a creare un fermento, cosa che noi non abbiamo saputo mai fare,
perché facciamo soltanto politica, non ci avvaliamo di contributi e di logiche
esterne. Però, rispetto a questo, dobbiamo prendere atto che anche sugli
ospedali di frontiera abbiamo dialogato con i sindaci e abbiamo spiegato cosa
significa per noi l’ospedale di frontiera e abbiamo anche illustrato loro il percorso in maniera molto chiara ed
evidente.
Noi siamo di
fronte ad una situazione in cui dobbiamo garantire delle risposte per riuscire
ad ottenere tutti i lasciapassare necessari per costruire una sanità diversa,
quindi, abbiamo soltanto la necessità di correre. Tutte queste cose sicuramente
non ci aiutano nel percorso,
rallentano la nostra azione, ci sottraggono tempo ed energie.
Allora su
questo volevo dire al collega Guccione che, forse, non conosce la materia in
maniera puntuale – ma neanche io, ogni tanto devo studiare per apprendere
qualcosa di importante – che la premialità non ha nulla a che fare con le
attività della Regione, nel senso che, se noi avessimo ottenuto la premialità,
non avremmo potuto impiegare queste risorse per colmare i “buchi” di bilancio,
per pagare altre cose. Questo serve per un fatto di conoscenza. Le premialità
non possono essere utilizzate per coprire ciò che noi abbiamo prodotto o,
meglio, che gli altri hanno prodotto come “buco” nella sanità. Non è questo, non
abbiamo mai avuto l’autorizzazione e, quindi, intanto, c’è stata la necessità
di attivare le procedure per l’accensione del mutuo.
Perché
abbiamo acceso il mutuo? Con 850 milioni di euro non avremmo avuto bisogno di
accenderlo, perché, una volta acquisiti, avremmo potuto colmare tutti i
disavanzi degli anni precedenti. Invece no, abbiamo dovuto accendere il mutuo
per 427 milioni di euro fino al 31 dicembre 2008, perché serve per pagare le
spettanze dei creditori fino al 2008.
E, se non
creeremo le condizioni per convincere il Governo – che non ci darà mai
l’assenso per fare questo, infatti, siamo destinati ad utilizzare 300-400
milioni di euro dei Fondi Fas, proprio per colmare il deficit relativo al 2009-2010 e, quindi, riuscire a dare delle
risposte in questa direzione – cosa saranno gli 800 milioni di
euro? Saranno 800 milioni di liquidità che l’amministrazione regionale può mettere in
campo – assessore Mancini, non ti esaltare – ed utilizzarli
nella sanità per fare investimenti di altro tipo. Quindi, anche questa è una
situazione che va chiarita, per
evitare che qualcuno, magari domani, comprenda
cose diverse da quelli che sono realmente i fatti: queste risorse non possono
essere utilizzate per colmare il disavanzo prodotto da parte delle amministrazioni precedenti.
Tutto questo, secondo
me, ci dovrebbe condurre ad un momento sereno di valutazione, perché gli ospedali di montagna – così definiti – sono
stati recuperati con una azione che abbiamo messo in
campo nella speranza di trovare anche la
disponibilità da parte del
Governo e dei ministeri competenti.
Abbiamo fatto grandi sforzi per cercare
di convincerli che, per noi, gli ospedali di montagna erano un altro grande
obiettivo da raggiungere,
al punto che abbiamo cercato
per qualche
mese di trovare, in riunioni ufficiose,
un percorso per spingere in questa direzione.
Devo dire la verità che tra i quattro
ospedali c’era una differenza sostanziale:
Acri era un ospedale – senza nulla togliere al fatto che ci sia la realtà dell’assessore Trematerra, ma
quando dico questo, c’è il consigliere Salerno, c’è l’assessore Mario
Caligiuri, quindi non è che faccio una preferenza rispetto ad altri – che già aveva le sembianze di ospedale del Terzo Millennio, aveva un minimo, però non potevamo inserirlo in quel contesto degli
ospedali generali per cui abbiamo trovato anche per questo lo spazio dentro
questo tipo di dimensione che è stata offerta.
Allora, credo che
non si debbano portare davanti alla sede del Consiglio regionale tanti sindaci,
tanti cittadini con l’idea di chiedere e di rivendicare l’ospedale. Noi dobbiamo chiarire agli amministratori che, oggi, non ci sono i soldi per far diventare questi
ospedali modello, perché quando c’erano i soldi, gli ospedali modello venivano
depauperati, nel senso che, da
una parte, negli
ospedali di periferia venivano – lo dico ancora una volta – sistematicamente dall’Asp chiusi i reparti e, dall’altra, ancora, arrivavano in alcune
parti del territorio calabrese, un po’ in tutta
Allora dobbiamo inserire questo nostro dibattito nei binari e nel
canale più giusto, cioè secondo me, se voi ritenete che l’ospedale di montagna
debba diventare un ospedale generale o un ospedale Spoke, noi non ci
ritroviamo. Ripeto, l’ospedale di Acri presenta condizioni di natura diversa su
cui, poi, in prospettiva si può avviare, magari, una discussione per una
rivisitazione, ma gli altri ospedali non sono nelle condizioni di fare questo
balzo in avanti, perché non c’è proprio la capacità e non c’è la struttura per
fare questo.
All’interno di questo progetto credo che sia opportuno, invece,
discutere con i sindaci ed immaginare che cosa? Cos’è che oggi cambia il
sistema della sanità? La rete dell’emergenza-urgenza ed è su queste cose che i
sindaci dovrebbero battersi, è su questo che si fanno le battaglie.
Contro queste delibere del 2009 e del 2010 che annunciavano la chiusura
degli ospedali, non ho visto le barricate degli amministratori locali che
scendevano in piazza, perché avrei detto: “Bene, questa era una scelta
corretta”. Non ho visto 200 persone, quattro pullman che arrivavano per
contestare questi atti. Purtroppo, su questo tipo di scelte, giuste o sbagliate
– secondo me, devo dire la verità, giuste perché vanno condivise e appunto noi
le stiamo supportando – noi, invece della chiusura e della riconversione,
abbiamo dato uno spiraglio, trovando questa strategia e prevedendo queste
ipotesi di lavoro.
Questi sono degli ospedali di montagna con dei requisiti minimi in cui
io mi farei garantire il pronto soccorso, direi “garantitemi il pronto soccorso
che funzioni accaventiquattro, datemi alcune risposte significative e insediamo
la rete dell’emergenza-urgenza” che significa prevedere tutto quel sistema che
garantisce il malato.
Guardate, ieri sono stato ospite di una trasmissione televisiva – che
andrà in onda fra una decina di giorni – a Telecamere e si è parlato di sanità.
C’era il Presidente della Commissione errori sanitari che è Leoluca Orlando, il
quale, da me imbeccato con un discorso che ho fatto, ma ovviamente ne avevamo
parlato anche prima, mi ha detto: “Vai avanti”. Sapete perché? E, quindi,
Leoluca Orlando non è di destra, è molto di sinistra, non è uno che sta là e fa
finta di niente: se muore qualcuno in Lombardia, magari per un errore
sanitario, forse non viene sollecitato e non interviene; appena muore uno in
Calabria e c’è il sospetto di un errore, il giorno dopo dice: “Chiedi al Presidente
Scopelliti, in qualità di commissario, una relazione per sapere perché è morto
il soggetto”. Quindi è una persona impeccabile e su di noi l’attenzione è,
giustamente, elevatissima; per carità, fa il suo lavoro.
Leoluca Orlando ha detto che nel 2010 la Calabria ha registrato 96
decessi in un anno per errori sanitari e che una percentuale di tali decessi
deriva dalla difficoltà di percezione chiara di ciò che è l’ospedale e di ciò
che non è più ospedale, cioè lui dice che molti pazienti vanno in un ospedale,
pensando che quella struttura sia tale, invece da lì devono essere trasferiti
in un altro ospedale. Lui stesso diceva che nel tempo necessario per passare da
un ospedale in cui uno arriva per capire che cosa ha e deve essere trasferito
la gente muore. E’ quello di cui ci stiamo preoccupando, perché conoscevamo
questo dato e sapevamo che questo era il dato più preoccupante: cioè che in
queste strutture non si garantisce il diritto alla salute e alla sopravvivenza,
perché, prima di entrare nel pronto soccorso, magari, passa qualche
mezzora-un’ora, per un infartuato a cui magari qualcuno dice che ha solo un
semplice mal di stomaco. Dopodiché in un’ora e mezza non raggiunge l’Hub o
quella struttura che è in grado di dare delle risposte importanti e, quindi, di
garantire la tutela della salute e la gente muore. Questa è la verità, lo
diceva Leoluca Orlando, condividendo ciò che stavo dicendo in trasmissione ed
avvalorando questo tipo di tesi.
Allora la vogliamo smettere di difendere il nulla?! Poi, ognuno nella
vita fa le battaglie che ritiene, provengo dalla destra, dal fronte della
gioventù, sono sempre stato abituato a fare le battaglie di avanguardia, non di
retroguardia, non di avanguardia nazionale per evitare che qualcuno poi domani
possa pensare che siamo stati anche estremisti; siamo stati, consigliere
Caputo, rivoluzionari e lo siamo ancora oggi, ma lo siamo stati all’interno di
un principio e di un sistema democratico che non abbiamo condiviso, ma siamo
stati sempre comunque rivoluzionari in questa direzione.
In tutto questo ci troviamo di fronte ad una situazione in cui io, da
sindaco, avrei fatto la battaglia per dire “voglio l’elisoccorso, voglio
l’ambulanza medicalizzata, voglio la certezza dei medici, voglio garantire il
diritto alla salute dei miei concittadini”, perché questo è oggi il vero
dilemma, perché anche Orlando ieri diceva, così come lo diceva il Presidente
della Regione Basilicata, che era con me, lo diceva ieri Vito De Filippo, che è
un vostro collega del Pd: “Basta con gli ospedali sottocasa, se non servono a
nessuno, perché sono presìdi di morte, non presìdi di salute”.
Se tutto questo può servire all’apertura di un dibattito e di un
confronto anche con i sindaci che, magari, hanno questo tipo di
interpretazione, allora può avere un senso e può non averlo. Se le aspettative
sono altre, rimanete a casa, perché non ci sono altre chance, non c’è la
possibilità di trovare situazioni alternative. Dopodiché ognuno farà le sue
battaglie, noi andremo avanti in questa direzione e cercheremo di parlare con i
cittadini e con i territori, per spiegare cosa significa la sanità nel Terzo
Millennio, in un contesto in cui siamo sottoposti al Piano di rientro e
dobbiamo dare risposte importanti ai cittadini.
Poi, volevo fare un’altra considerazione. Ho un dato della spesa
sanitaria nazionale riferito alla farmaceutica, che, ovviamente, non riguarda
soltanto l’andamento della Stazione unica appaltante, ma la spesa farmaceutica
in generale. Rispetto all’andamento nazionale della spesa netta, il cumulato tra
gennaio e settembre 2011 è del meno 6,4 per cento sul livello nazionale. La
Regione Calabria è
Quindi, anche questa slide che mi è stata inviata attraverso lo
studio di una società, Ims, che fa ricerche in questo comparto per le case
farmaceutiche, certifica e dimostra quanto realizzato in questo campo.
Qualcuno prima diceva “dove sono i dati?”. Poi non scrivete che non
abbiamo risparmiato, cioè è una follia pura. Qualcuno ha detto: “Avete risparmiato
soltanto 65 milioni di euro. Scusate se abbiamo risparmiato 65 milioni di euro!
Come se li avessimo tolti a qualcuno!
Ci rendiamo conto che non abbiamo risparmiato soltanto 65 milioni di
euro, ma che da qui al 31 dicembre 2011 ne risparmieremo 131. Tutto questo
cancan, questo fermento che notiamo attorno, secondo noi ha anche un interesse
relativo a questo mondo.
Ecco perché, a volte, bisogna capire da che parte uno sta e con chi si
conducono le battaglie, perché noi abbiamo tolto 131 milioni di euro e –
continuo a ribadirlo – non sappiamo a chi, dalle tasche di chi. Corriamo il
rischio di aver tolto 1 milione di euro dalle tasche di un soggetto che non lo
ha perso una tantum, ma lo ha perso quest’anno e lo perderà per i
prossimi cinquant’anni; quindi, 1 milione di euro nelle tasche di qualcuno ha
un peso, mentre nelle tasche del semplice cittadino rappresenta soltanto un
vantaggio connesso a questo tipo di azione. Poi ci sono lobby e come
possono non esserci gli interessi delle lobby attorno alla sanità?!
Tre miliardi e mezzo di euro di bilancio annuo, 259 milioni di euro di
disavanzo nel 2009, 3 miliardi e 700 mila euro sono 7 mila miliardi di vecchie
lire, non ogni cinque anni, ogni anno – ripeto – 7 mila miliardi ogni anno di
risorse, di vecchie lire che sono nel comparto della sanità.
Quindi, francamente, non dico che dobbiamo raccogliere elogi,
complimenti ed applausi, ci mancherebbe, però dico che bisogna avere molto
rispetto, perché in Calabria i soldi sono sempre stati dati e ce ne sono tanti
che hanno preso soldi; presto ne vedremo ancora delle belle, ci sono anche
quelli che una volta, magari, ti scrivono bene perché gli hai dato i soldi, poi
non ti scrivono più bene perché non gliene hai dati più, e questo è accaduto ed
è accaduto sulla vostra pelle.
(Interruzione)
No, sulla nostra pelle non è mai accaduto perché hanno sempre scritto
male, quindi, vuol dire che noi siamo in vantaggio su questo! E quando
scopriremo queste cose, che mamma Regione pagava e pagava soldi profumati,
questa è la dimostrazione che attorno a questo sistema ci sono interessi ed
interessi perversi.
Noi vogliamo continuare a rappresentare i diritti dei cittadini, voi
svolgete, giustamente e legittimamente, il vostro impegno e sono convinto che
lo facciate sempre in totale onestà, non con noi, ma prima di tutto con voi
stessi a difesa dei cittadini, però, ritengo, che, a volte, determinate
battaglie si possano condurre insieme. Questa sugli ospedali, sulla sanità era
una battaglia che dovevamo fare tutti insieme. E nessuno ci dica che non
riceviamo i sindaci, che non ci incontriamo mai, che non discutiamo mai,
nessuno dica queste cose, perché le smentiremo in tutto e per tutto, perché chi
ha chiesto un incontro è stato ricevuto: ci sono sindaci che sono stati al
dipartimento cinque-sei volte per discutere gli aspetti tecnici, gli aspetti
collegati ai propri territori.
Quindi, non possiamo dire che non c’è la capacità di ascolto, noi
abbiamo la capacità di ascolto, ma dall’altro lato abbiamo la necessità di
agire, che è una delle cose che non appartiene alla cultura della politica in
Calabria, perché la cultura della politica in Calabria era quella di far finta
di fare per non fare! Noi, invece, ci siamo assunti – purtroppo, ma per fortuna
per noi – la responsabilità di agire nel bene e nel male e ci assumiamo le
responsabilità, perché questo è il mandato che ci hanno dato gli elettori.
Allora speriamo di agire bene, in maniera condivisa con il territorio e
poco importa se ci sono scelte impopolari. Se la nostra visione di prospettiva
ci porta ad essere fiduciosi delle scelte che facciamo per il bene del
territorio, noi continueremo a farle. Ecco qual è, a volte, la differenza che,
secondo me, non ci dovrebbe essere in politica.
Sui temi della salute – lo dicevano ieri in trasmissione sia con
Orlando che con De Filippo – non ci dovrebbero essere divisioni, dovremmo
essere tutti compatti, però noi constatiamo, purtroppo, che le scelte,
comunque, spettano a noi e le dobbiamo fare fino in fondo. Speriamo che in
questa parte di percorso, in questo ultimo anno e qualche mese che ci resta
fino al 2012 per l’attuazione del Piano di rientro, possiamo fare scelte
condivise. Daremmo un segnale di grande compostezza, di grande condivisione, di
grande capacità di analisi.
L’altro giorno, quando sono venuti i sindaci dell’hinterland vibonese,
non è che sono venuti i sindaci di centro-destra e quelli di centro-sinistra,
c’erano tutti e sia quelli di centro-destra che quelli di centro-sinistra ci
hanno ringraziato per le cose che abbiamo detto e per le scelte che abbiamo
fatto. Certo, poi, dovremo rispettare, ma sono convinto che sarà così, gli
indirizzi che abbiamo assunto e i pochi impegni che abbiamo preso. E quando
troveranno attuazione, credo che questa sia la capacità della politica per trovare
tutti insieme il modo di agire in maniera condivisa e che porti utilità al
territorio.
Questa è la nostra idea, questa è l’impostazione che stiamo cercando di
dare, speriamo che possa portare ai risultati auspicati e che il Piano di
rientro, così come previsto, magari, alla fine di questo percorso, ci consenta
di rimettere in moto una macchina in grado di camminare da sola, senza avere
necessità di supporto e di correzioni anche dal Governo centrale, ma che la
sanità in Calabria proceda autonomamente. Allora, saremo anche in grado, quando
questo si verificherà, di poter migliorare e investire ulteriormente in quei
territori, dove effettivamente ci saranno le condizioni per rivedere e
rivisitare le scelte che oggi abbiamo prodotto. Domani, in un momento in cui la
macchina si è avviata, se ci dovessero essere delle inadempienze e delle
lacune, andremo a colmarle, perché ci sarà il tempo e il modo di reagire e,
quindi, di dare risposta alle nostre comunità.
Ricordo
che nel corso della scorsa seduta sono pervenuti al tavolo della Presidenza due
ordini del giorno, uno a firma degli onorevoli Fedele, Bilardi, Dattolo, Serra,
protocollo numero 54407 e l’altro a firma dell’onorevole Principe ed altri,
protocollo numero 54411.
Onorevole
Principe, vuole illustrare l’ordine del giorno, protocollo numero 54411?
Presidente,
grazie per avermi concesso la parola, naturalmente il mio intervento
sarà più per dichiarazione di voto che non illustrativo, perché il documento ritengo sia abbastanza chiaro, benché debba tenere conto della
discussione odierna atteso che – come lei bene ha precisato – è stato presentato
durante i lavori della precedente
seduta.
Ho
notato delle differenze riguardo l’approccio al
problema e al confronto da parte del Presidente commissario, onorevole
Scopelliti, e sinceramente me ne compiaccio, anche se questo approccio, più
discorsivo e più dialogante, viene a volte sminuito dalle solite considerazioni
che sentiamo da un anno e mezzo a questa parte.
Noi ci sentiamo un partito punito
dagli elettori che svolge il ruolo di opposizione; può piacere o non può
piacere. Certo, a queste latitudini fare un’opposizione che vuole essere
riformista è un po’ difficile da capirsi, ma noi ci sentiamo una forza
responsabile con una cultura di governo e, quindi, stasera non verremo meno a
questa nostra caratteristica, che poi, caro Presidente Scopelliti, è trasfusa
nel documento che noi abbiamo presentato.
Pochissime considerazioni che
partono da una constatazione: finalmente abbiamo ascoltato un riconoscimento
del Piano di rientro; stasera non ho sentito una virgola di critica verso il
Piano di rientro – magari adesso di dirà “l’ha fatto Loiero”! – insomma, sotto
il profilo sia cronologico sia della sostanza, mi pare che ci sia una difesa
del Piano di rientro, il che vuol dire che benché sia venuto tardivamente è
stato un atto di grande responsabilità della passata amministrazione.
L’altra considerazione che ci viene
da dire – non se ne adonterà il Presidente Scopelliti, che stasera vedo molto
disponibile al confronto – è che non è che le cose vadano tanto bene; non uso
una terminologia catastrofica che non fa parte né del mio carattere né della
mia cultura, perché anche io rivendico le mie origini che ci parlavano di
ottimismo della volontà, però bisogna riconoscere che ci sono dei rilievi da
farsi sulla gestione di questi 15-16 mesi, nel senso che ancora abbiamo un
punto interrogativo sull’entità del deficit
annuale che continua ad essere registrato. Lasciamo stare le cause, ma questo è
un dato storico che deve preoccupare, il dato complessivo che più ci interessa
è che c’è un bilancio estremamente ingessato; non mi voglio avventurare in una
discussione di carattere tecnico, perché poi ci si dirà che abbiamo studiato
poco. E’ vero: gli esami non finiscono mai, ma andiamo alla sostanza politica
del problema.
Il fatto che emerge è che in questi
mesi la situazione della sanità, complessivamente ed obiettivamente, in
Calabria non è migliorata; se poi vogliamo ad ogni costo bendarci gli occhi e
dire “che tutto va bene, madama la marchesa”, dobbiamo riconoscere che la
situazione dei servizi è estremamente negativa. Qui nessuno, avendo partorito
il Piano di rientro che viene confermato nella sua validità, dice che si vuole
un ospedale sotto il portone di casa, però faccio l’esempio della mia provincia
che conosco un po’ di più, che, pur constando di 800 mila abitanti, dovrebbe
avere un ospedale Hub ed, invece, vede l’ospedale dell’Annunziata che
regredisce sempre di più, assalito da mille situazioni che, normalmente, non
richiedono un ricovero ospedaliero, creando grandi problemi – ha ragione il
Presidente Scopelliti che l’emergenza è il punto più delicato di un servizio
sanitario.
Onorevole Principe, poiché lei sta illustrando l’ordine del giorno, atteniamoci all’argomento, altrimenti rischiamo di riaprire un altro dibattito sulla sanità. C’è già stata un’ampia discussione in Aula.
Lo dico per cercare di snellire i lavori del Consiglio, perché ancora ci sono molti punti all’ordine del giorno.
Brevemente, noi ribadiamo la nostra convinzione che in questa regione ci debbano essere ospedali Hub, almeno tre, che abbiano delle alte specialità in tutti i reparti. In questo momento non è così e, in particolare, nella provincia di Cosenza, siamo alla vera e propria emergenza.
Ribadiamo che ci vuole una sanità
estremamente efficiente sul territorio che
riduca i ricoveri e una rete ospedaliera intermedia, che assicuri quelle prestazioni che non è possibile ricevere sul territorio e che non sono di tale
gravità da richiedere il
ricovero negli ospedali Hub. Noi riteniamo che questa politica, sino a questo momento, non sia
stata assolutamente fatta.
Faccio un esempio: si parla degli
ospedali Hub, Cosenza dovrebbe essere o no un ospedale Hub? Chiedo ancora come
mai la nostra proposta di destinare 5 milioni per la progettazione del nuovo
ospedale di Cosenza, di cui tutti avvertono la necessità, sia stata bocciata.
Detto questo, poiché non voglio
creare tensioni, perché si nota anche nei comportamenti in Aula un certo – non
so se definirlo così – nervosismo, penso che per procedere nell’attuazione di
questo disegno alcune delle cose affermate siano di indubbia necessità.
Si è parlato della premialità. Non
voglio entrare in una disquisizione sulla destinazione della premialità, faccio
mie le cose dette dal Presidente Scopelliti e mi domando: “Ma questa premialità
è utile o meno per attuare quel disegno di sanità che noi tutti abbiamo in
testa?”. Si è parlato dei fondi Fas: ma i fondi Fas sono o no utili per
promuovere quel disegno?
Prendiamo atto di quello che sta
succedendo in Italia, ma pensavo che stasera ci fosse stato il riconoscimento
di una situazione istituzionale in cui si affermava che da soli è difficile
farcela e che si ha la necessità di un confronto che, nella distinzione dei
ruoli, produca poi un effetto utile per i calabresi, perché la salute dei
cittadini calabresi non è né di centro-destra né di centro-sinistra.
Dalle cose che ho sentito, non v’è
dubbio che più volte è stato chiamato in causa, caro Presidente Talarico, il
Governo centrale, o mi sbaglio? Il Governatore commissario, nel delineare gli
obiettivi, che noi condensiamo in quelli contenuti nel nostro documento, ha
parlato di premialità, di fondi Fas facendo riferimento, ogni volta, a Roma.
Onorevole Principe.
No, mi deve consentire.
Pochi minuti.
Aggiungo che è un problema istituzionale per
Farà una controreplica al Presidente.
Mi fa finire? Si renderà conto che è un contributo per risolvere i problemi, perché – parliamoci chiaramente – voi da soli non ce la fate a risolvere questo problema.
Dato che è cambiato lo scenario nazionale e un’emergenza
di carattere più generale necessita di una assunzione di grande responsabilità da parte di tutti, ritengo che la sanità calabrese sia al massimo dell’emergenza.
A noi gli inciuci non sono
mai piaciuti, chi vi parla è stato un acerrimo avversario del compromesso
storico, però, per quanto ci riguarda, pur nel rispetto dei ruoli, se anche nei
comportamenti fisici c’è una volontà di essere disponibili al confronto
e al dialogo, penso che questo confronto e questo dialogo porteranno
Nel rispetto dei ruoli,
noi siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte, a
condizione che ci sia consapevolezza che gli uomini soli al comando non servono
e che questa maggioranza, da sola, nel quadro generale e nel clima che stiamo
respirando, non ce la può fare.
Con questi sentimenti,
quindi, noi diamo un voto favorevole al nostro documento e, naturalmente, per
come è concepito, non potremo fare altrettanto per il documento della
maggioranza, pur confermando questa volontà istituzionale di lavorare per la
salute dei calabresi.
Onorevole Fedele, prima di illustrare l’ordine del
giorno della maggioranza, c’era anche una questione che riguardava una modifica
tecnica alla legge sulla “Fondazione Campanella”. Ce la esponga.
Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno e
l’approvazione di una modifica tecnica alle legge sulla “Fondazione
Campanella”che è stata approvata nelle scorse sedute di Consiglio regionale. Ci
sono stati dei rilievi fatti dal Governo ai quali si risponde con queste
modifiche. Sarebbe importante, vista l’urgenza e l’importanza dell’ente, che la
proposta si approvasse oggi stesso.
L’onorevole Fedele chiede l’inserimento all’ordine del
giorno di una proposta di legge di modifica alla legge sulla “Fondazione
Campanella”, approvata con il solo voto contrario – mi sembra – di Italia dei
valori, sulla quale il Governo ha eccepito dei rilievi alla Corte
costituzionale. La Regione, invece di costituirsi alla Corte costituzionale,
decide di adeguarsi a quei rilievi che il Governo ha eccepito.
Sono un paio di articoli che dovremmo approvare oggi,
per rendere compiuta quella legge ed
evitare lungaggini.
Chiedo che su questo argomento la minoranza rifletta un
attimo, mentre l’onorevole Fedele illustra l’ordine del giorno della
maggioranza.
Prima di illustrare l’ordine
del giorno che, tra l’altro, è stato distribuito e si illustra da sé, vorrei brevemente,
proprio per flash, rispondere al collega Principe, il quale si era preoccupato che ancora il deficit nella sanità
non è accertato. Forse proprio con questa Giunta, con questa
maggioranza il deficit è stato
accertato al 100 per cento e riconosciuto anche a livello
nazionale dal Governo. Lo stesso dicasi per la
spesa, che finalmente – non era mai successo – è sotto controllo, anzi – come
ricordava bene il Presidente Scopelliti prima – è stata ridotta e sta andando
verso la riduzione, cosa che negli anni passati, onestamente,
non era mai successo. Per fortuna, adesso,
abbiamo anche con gli erogatori privati, tanto per citare un esempio, – non era
mai successo in questa Regione - dei contratti certi, accertati, firmati, che riconoscono la spesa ed a
fine anno sapremo con certezza quanto si
spenderà e si dovrà impegnare in questi
settori. Credo ci sia un salto di qualità
anche in questo senso.
C’è un controllo della
spesa per quanto riguarda le varie Asp, che non possono sforare, avendo avuto già assegnato un tetto; quindi, c’è un grande controllo in
questo senso e sicuramente, non per smentire quello
che lei diceva, caro onorevole Principe, – che
non mi sta ascoltando – sono convinto che ce la faremo anche da soli, come
maggioranza, a portare avanti questo progetto.
Forse, anche il fatto che
l’opposizione si sta accorgendo – voglio dirlo come battuta – che stiamo
risolvendo il problema li spinge a voler stare con noi a condividere questo percorso. Al di là di questo,
stasera la cosa principale venuta fuori
è questa apertura, che è giusto che ci fosse, anche da parte del Presidente della Giunta verso
i colleghi dell’opposizione
su questo tema che è fondamentale e che lo
stesso collega Principe ricordava: la sanità in Calabria. C’è stata, quindi,
un’apertura verso le opposizioni a collaborare per
migliorare questo settore.
Certo, poi, se si va a
parlare di strumentalizzazioni noi non ci possiamo stare e non ci staremo, ma – come
ha detto bene prima il Presidente della terza Commissione, l’onorevole Salerno
– c’è da parte nostra la
disponibilità a collaborare, ma non perché – lo ribadisco – non ci sia la forza
per poter portare avanti questo
progetto, ma perché condividiamo, capiamo e accettiamo che su un tema così
importante, che riguarda la salute di tutti i calabresi, ci sia bisogno anche
di una condivisione la più ampia possibile.
Questo credo sia l’elemento principale che stasera è
venuto fuori da questo dibattito, che è stato certamente importante,
fondamentale, col contributo di tutti, e mi auguro che su questo tema almeno o
su qualche altro di fondamentale importanza ci possa essere un’apertura con le
opposizioni, perché da parte nostra c’è tutta
la disponibilità ad accettare
i
suggerimenti che in positivo potranno venire.
Ripeto: grande disponibilità, ma non alle
strumentalizzazioni che non potremo sicuramente accettare.
Credo che sia stata
una seduta molto proficua, Presidente. L’ordine del giorno che dicevo prima,
bene o male, ricalca quello che si è detto e
lo metterei ai voti atteso che come maggioranza lo potremo approvare.
Sono stati presentati due ordini del giorno, quello
della minoranza a firma del Partito
democratico, di Italia dei valori, di Autonomia e diritti e di Progetto democratico,
e uno della maggioranza a firma degli onorevoli Fedele, Bilardi, Gallo e Serra.
C’è qualche punto in comune, anzi parecchi punti in comune, però nelle premesse
c’è una netta distinzione. Non penso che si possa arrivare, anche alla luce del
dibattito che c’è stato, a un ordine del giorno comune, quindi possiamo porre
ai voti sia l’ordine del giorno della minoranza, sia quello della maggioranza.
Pongo in votazione l’ordine del
giorno della minoranza, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale
premesso che:
la gestione della sanità ha segnato il fallimento più
evidente dell'intera esperienza regionalistica calabrese;
man mano che negli anni crescevano le competenze delle
regioni, in Calabria si affermava l'assoluta mancanza di programmazione e di certezze
legislative;
emblematica è la vicenda degli accreditamenti
"provvisori" delle attività sia pubbliche che private. La legge che
le regolamenta è stata approvata solo nel 2008.
si è creata, quindi, attorno alla sanità una ragnatela
di interessi spesso condizionati dalla stessa criminalità organizzata;
ben tre Asl (per una la procedura è tutt'ora in corso)
sono state sciolte e commissariate per infiltrazione mafiosa, registrando anche
in questo caso un triste primato nazionale;
dopo il trasferimento delle competenze in materia di
equilibrio di bilancio in capo alle regioni, con il cosiddetto accordo
"chi rompe paga" del 2004, la Calabria non è stata assolutamente in
grado di gestire questa nuova dimensione sia nella struttura centrale (il Dipartimento)
che sul territorio (nelle ASL);
i limiti di direzione evidenziati dall'assessorato alla
sanità, anche con il nuovo sistema elettorale, assieme alla proliferazione dei
centri di spesa, hanno contribuito all'ingovemabilità del sistema;
il centro-sinistra nella scorsa legislatura ha
certamente mirato alla salvaguardia della legalità; ha avviato iniziative
importanti (rete di emergenza elaborata dal prof. Franco Romeo, i 4 ospedali di
Sibari, Vibo Valentia, Catanzaro e Gioia Tauro, la proposta di Piano sanitario
inviata al Consiglio regionale, etc.), ma non è riuscito a rendere il Servizio
sanitario regionale adeguato alla domanda di assistenza dei cittadini, in
quanto, per come detto, il regionalismo, sin dal suo avvento, non è riuscito ad
incidere positivamente per riformare il settore, accumulando così ritardi ed
incrostazioni enormi;
solo in seguito, con gli accorpamenti prima ed il Piano
di rientro dopo, ha scoperchiato una pentola ormai divenuta ingestibile;
proprio la delicatezza e la complessità dell'intera
vicenda necessitava di condivisioni e di responsabilità diffuse;
per questo ci si è fortemente opposti alla nomina di
commissari, anche quando la norma la riconduceva in capo al Presidente della
Giunta regionale;
con il cambio di governo si è tenacemente rivendicato e
ottenuto il commissariamento, espropriando delle sue funzioni il Consiglio
regionale ed affermando un istituto inedito: la sanità dei decreti e delle
tasse aumentate. Nessun confronto istituzionale e sociale, solo decreti!,
spesso modificati, stravolti, integrati, revocati nel volgere di poche
settimane e poi sistematici annunci roboanti ad ogni passaggio di verifica
nazionale, puntualmente ridimensionati o smentiti nei fatti e negli stessi
verbali interministeriali. Si impone, dunque, a distanza di un congruo periodo
dal commissariamento, una verifica rigorosa e nel merito della gestione del
Piano di rientro;
è stato completamente cancellato il principio previsto e
garantito dalla stessa normativa che regolamenta i piani di rientro: il risanamento
finanziario non può comunque negare il diritto alla salute per come tutelata
dai LEA;
si è proceduto ad una razionalizzazione selvaggia della
rete ospedaliera, che non vede nessuna complementarità fra rete pubblica e
privata, senza prima strutturare e capillarizzare la rete dell'offerta
territoriale, con il risultato che oggi, anche gli ospedali cosiddetti Hub,
vengono chiamati a soddisfare domande generiche di prestazioni, che non vengono
erogate dal territorio;
ciò ha prodotto un aumento delle liste di attesa e, per
come confermato, un aumento della stessa emigrazione sanitaria passiva (più 10
milioni nel 2010), oltre ad un inaccettabile sballottamento dei pazienti,
spesso solo per la ricerca di un posto letto. In nessun atto è stato mai
quantificato il risparmio derivante da questa azione di riorganizzazione e,
soprattutto, ai pazienti, destinatari di un servizio chiuso, accorpato,
ridimensionato, non è stata data dovuta conoscenza della loro destinazione. La
stessa rete dell'emergenza, che per una sanità che cambia la sua domanda è un
servizio fondamentale, non rispetta. i parametri che la medicina le assegna. Vi
sono aree della Calabria completamente sguarnite di servizi ospedalieri. Si
sono voluti cancellare i presidi di confine, esponendo ad una emigrazione
passiva di massa interi territori, con un evidente aggravio di costi per la
nostra regione. L'intero mondo degli operatori, a partire da quello medico, è
sottoposto a pressioni quotidiane che vedono sempre più aumentare la cosiddetta
sanità difensiva. Il turn-over nella sola area sanitaria andava riproposto e
ottenuto;
tutto ciò ha causato un preoccupante smarrimento nelle
popolazioni e un pericoloso scollamento nei confronti delle istituzioni
democratiche, con conseguente aumento del tasso di sfiducia nei confronti del
SSR;
quanto all'andamento economico-finanziario, il quadro
che si è determinato non è per nulla rassicurante;
la spesa corrente continua e crescere con disavanzi
annuali molto consistenti;
mentre il disavanzo prodotto negli anni 2001-2008 è
oggetto del Piano di rientro, negli anni seguenti i disavanzi devono essere
ripianati dal bilancio regionale; bilancio, per come noto, ingessato che, già
attualmente è privo di disponibilità da indirizzare allo sviluppo;
il disavanzo 2010 è diminuito di soli 67 milioni,
derivanti soprattutto dalla contrazione e dalla modifica della gestione della
spesa farmaceutica, attività espletate dalla Stazione Unica Appaltante, azioni
e strumenti istituiti nella passata legislatura. Nell'anno in corso i primi
dati provenienti dalle trimestrali lasciano intravedere un debito
ragguardevole. Come sarà ripianato il debito corrente? Quando si raggiungerà il
pareggio di bilancio?
Impegna, alla
luce delle considerazioni di cui in premessa, Il Presidente-Commissario,
onorevole Scopelliti:
ad attuare con rigore finanziario il Piano di rientro,
facendo in modo che nell'anno 2011 e negli anni successivi si pervenga al
pareggio di bilancio evitando, quindi, deficit annuali che aggraverebbero
vieppiù la situazione;
ad assicurare su tutto il territorio regionale i Livelli
Essenziali di Assistenza, con particolare riferimento alle aree di confine e di
difficile raggiungibilità;
ad assicurare negli ospedali Hub eccellenze in tutti i
reparti;
ad organizzare la rete ospedaliera in maniera razionale
per fare in modo che i servizi intermedi, tra quelli assicurati dagli ospedali
Hub e quelli prestati direttamente dal territorio, siano erogati da strutture
ospedaliere intelligentemente dislocate e potenziate nelle città capoluogo;
a realizzare con urgenza le strutture territoriali (case
della salute, distretti, poliambulatori, etc.) la cui esistenza ed efficacia
causerebbe l'effetto positivo di ridurre drasticamente i ricoveri ospedalieri e
le inaccettabili liste d'attesa;
ai mirare, attraverso l'attuazione di quanto previsto
nei punti precedenti, a ridurre l'emigrazione sanitaria;
ad assicurare il turn-over
per la sola area medica e la formazione per l'intera area sanitaria.”
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l’ordine del
giorno della maggioranza, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale
premesso che:
la Regione Calabria nell’anno 2009 ha sottoscritto con
il MEF il Piano di rientro del deficit sanitario per la riorganizzazione e
razionalizzazione del sistema sanitario calabrese;
con OPCM 3635/2007 per il risanamento, lo sviluppo, il
riequilibro e la modernizzazione della Sanità in Calabria è stato istituito il
Commissario delegato per l’emergenza socio-economico sanitaria delle Regione
Calabria;
a causa degli inadempimenti rilevati all’attuazione del
suddetto piano il CdM nel luglio del 2010 ha disposto il commissariamento;
le attività poste in essere del mese di agosto 2010 a
tutt’oggi hanno consentito di incidere positivamente sulla gestione finanziaria
del settore, producendo risparmi consistenti accertati dai Ministeri
controllanti e quantificati in 60 milioni di euro per il 2010 sul 2009 e di 50
milioni di euro per il 2011 sul 2010 ;
si è provveduto, altresì, a distinguere reti essenziali:
ospedaliera, di emergenza urgenza e territoriale della Regione, che ha
riorganizzato il sistema sul principio della appropriatezza delle prestazioni,
abbattendo i costi inutili migliorando così il processo gestionale delle
aziende sanitarie, per dare ai cittadini prestazioni sanitarie di qualità;
la riorganizzazione in corso di attuazione, consentirà
di migliorare la prossimità organizzativa, di ridurre i ricoveri ospedalieri,
di riconvertire le strutture che non offrono rimessa e continuità
assistenziale, di migliorare la gestione aziendale;
l’azione incisiva e l’accelerazione posta in essere dal
giugno 2010 ha consentito la definizione delle procedure per la realizzazione
degli ospedali della Sibaritide, della piana di Gioia Tauro; di Vibo Valentia e
di Catanzaro, unitamente alla programmatica attività che riguarda gli ospedali
di CS - RC e KR ed alla realizzazione delle Case della Salute per come previsto
dal POR Calabria 2007/2013, producendo un miglioramento dell’organizzazione
strategico-territoriale del servizio sanitario regionale e degli effetti della
mobilità passiva;
che entrambi gli incarichi sono ricoperti dal Presidente
della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti;
il processo di riforma avviato dal Presidente Scopelliti
nella qualità di Commissario, anche alla luce della situazione nazionale che ha
necessariamente tenuto conto della razionalizzazione della spesa sanitaria
legata al trasferimento delle quote del Fondo Sanitario Regionale, deve
proseguire valutando gli ulteriori interventi che si riterranno necessari in
relazione ai bisogni reali dei cittadini, contestualizzati ed approfonditi con
le opportune analisi epidemiologiche e della situazione orografica del
territorio calabrese;
la continua informazione e consultazione posta in essere
dal Commissario con gli Enti locali, le organizzazioni professionali e
sindacali, delle associazioni e degli operatori privati costituisce un
passaggio imprescindibile per la costruzione del sistema sanitario regionale;
è necessario rilanciare una politica sanitaria di
integrazione tra territorio ed ospedale come modello organizzativo che mette in
sinergia i servizi territoriali con i servizi ospedalieri, investendo sulla
prevenzione con attività di programmazione e pianificazione sul principio
dell’appropriatezza delle prestazioni e delle risorse economiche disponibili;
garantire l’erogazione dei servizi sanitari sul
territorio calabrese in osservanza ai LEA, promuovendo il miglioramento
dell’efficacia, nell’obiettivo generale della salute dei cittadini;
nel sostenere e condividere l’azione posta in essere dal
Presidente Scopelliti impegnato per il Piano di rientro sulla sanità e per
l’emergenza socio-economica e sanitaria della Regione Calabria che ha prodotto
risultati ampiamente positivi per la realizzazione delle reti assistenziali
impegna e sollecita
il Presidente della Giunta regionale
a chiedere al Governo nazionale una più equa
distribuzione sul Fondo sanitario nazionale, considerando anche indicatori di
deprivazione sociale ad una migliore integrazione delle politiche e degli
interventi sociali e sanitari, attraverso una più forte strutturazione
territoriale integrata sociale e sanitaria;
di dare priorità alla riorganizzazione della rete
territoriale anche attraverso una celere attivazione dei CAPT istituiti a
seguito della riconversione di alcune strutture ospedaliere;
di accelerare e migliorare attraverso un piano efficace
la rete di emergenza-urgenza;
a far si che al più presto si esca dall’emergenza per
poter programmare, per i prossimi anni, gli interventi idonei a garantire
l’adeguata assistenza sanitaria per tutti i cittadini calabresi.”
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Finito il dibattito sulla sanità,
passiamo alla proposta di legge con cui si procede alla modifica della legge
sulla “Fondazione Campanella”, in ossequio alle eccezioni che ha fatto il
Governo.
Ha chiesto di intervenire
l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
La nostra opinione – e penso di parlare a nome di tutti i colleghi della minoranza – è di fare esaminare questo testo di modifica dalla Commissione consiliare competente e il 19, prima che inizi il dibattito sul bilancio, esaminarla per poi licenziarla rapidamente, prima di avventurarci nell’esame dei provvedimenti che riguardano il bilancio.
Ha chiesto di intervenire l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
Credo che questa proposta
del collega Principe sia accettabile, a riconoscimento dello spirito di collaborazione che si è instaurato qui stasera
anche su questi temi. Ritengo, quindi, che la proposta possa andare all’esame
della Commissione consiliare competente perché sia, poi, inserita al primo punto
della seduta di Consiglio del 19 dicembre.
Accolta
la proposta dell’onorevole Principe, possiamo rinviare la proposta alla
prossima seduta di Consiglio regionale, previo esame della Commissione
consiliare competente. Comunico, comunque, che inserirò il provvedimento
all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio del 19 di dicembre. Va
bene?
Pongo
in votazione la proposta del consigliere Principe.
(Il
Consiglio approva)
Passiamo al prossimo punto all’ordine del giorno: “Norme per il sostegno di persone non autosufficienti – fondo per la non autosufficienza”. E’ relatore l’onorevole Parente, che ha facoltà di svolgere la relazione.
La proposta di legge in discussione prevede una serie di norme e procedure atte ad uniformare le azioni in favore delle persone non autosufficienti, al fine di rendere più efficienti ed efficaci gli interventi previsti già dal Piano sociale regionale e dalla legge regionale di riordino delle politiche sociali, anche per alcuni aspetti che possono riguardare la programmazione europea per quanto riguarda l’Asse III e IV dell’inclusione sociale.
Nella nostra regione i soggetti anziani e disabili non autosufficienti sono, secondo i dati Censis, nel 2010 oltre 84 mila unità, i disabili gravissimi, quindi con un’autonomia quasi inesistente, sono ben oltre il 3 per cento della popolazione in età superiore ai sei anni, mentre superano il 24 per cento negli ultraottantenni.
L’intervento legislativo di quella proposta di legge è in linea anche con le politiche di conciliazione lavoro-famiglia, che oggi vengono aggravate da questa situazione congiunturale, mentre gli aspetti più rilevanti della proposta di legge si possono riassumere nei programmi di aiuto alla persona per l’assistenza domiciliare in forma autogestita, mediante piani individualizzati previamente concordati dagli enti locali con le persone richiedenti e con verifica della professionalità degli operatori prescelti.
Inoltre, le famiglie potranno essere affiancate nel sostegno
anche nelle 24 ore e soprattutto con la
copertura
dei giorni prefestivi e festivi. Questa è
un’assoluta novità, chiunque ha avuto a che fare con persone disabili non autosufficienti
conosce il dramma che si attua in questi
giorni senza assistenza.
Inoltre, sono previsti
interventi economici per concorrere ai costi per
evitare i ricoveri, soprattutto quelli
impropri, mentre un particolare sostegno
sarà dato alle famiglie che assistono in casa persone con handicap gravi o anziani non autosufficienti, al fine – come dicevo prima – di
limitare al massimo i ricoveri impropri.
Ci sono norme che favoriscono
l’inserimento nel mondo scolastico per chi è affetto da handicap, così
come sono previsti sostegni alle famiglie nel cui nucleo sono presenti soggetti
non autosufficienti, finalizzati anche ai generi di prima necessità e
soprattutto ai nuclei familiari con redditi sotto soglia di povertà.
Un’altra novità significativa è
l’introduzione del Fondo regionale per i non autosufficienti, che assume il
significato di introdurre e rafforzare singoli servizi prevalentemente
domiciliari, ma anche la base per avviare un percorso di sviluppo pluriennale con un progetto unitario con
obiettivi specifici. In altre parole,
il Fondo, in futuro, andrebbe potenziato ed anche utilizzato come strumento per
il complessivo ripensamento delle politiche regionali di assistenza
continuativa, ridisegnando l’insieme degli interventi e degli sforzi per dare
all’offerta territoriale la maggiore articolazione possibile tra servizi
residenziali, semiresidenziali, domiciliari ed assegni di cure.
In questo caso,
l’idea del Fondo regionale per la non autosufficienza
permetterebbe di inquadrare questo settore
come un’area di welfare autonoma, cioè un settore differente rispetto alla sanità
dei servizi sociali, che li taglia trasversalmente,
ma che ha una sua precisa specificità.
Ciò attribuirebbe all’assistenza
continuativa per i disabili e i non autosufficienti una dignità politico-istituzionale e una visibilità mai
trovata prima.
Pertanto, in un’epoca di risorse limitate e pressioni
finanziarie, quale quella attuale, la riforma complessiva del comparto della
non autosufficienza può sperare nel suo
complesso solo se si riuscirà ad attivare, in uno sforzo coordinato, le
potenzialità di tutti i soggetti coinvolti nel progetto di assistenza, quindi
pazienti, famiglie, operatori, coniugando un nuovo approccio culturale e
assistenziale, che prevede la presa in carico globale dei pazienti e delle loro
famiglie, con le istituzioni impegnate a riformulare il sistema di assistenza.
Poi, sono contemplate diverse altre ipotesi, anche
Per quanto ci riguarda, l’approvazione della proposta di legge in discussione rappresenta un momento
importante ed assolutamente propedeutico a tutto quello
che rimane da fare e che si dovrà fare, per creare un modello normativo ed
assistenziale virtuoso per la semplificazione della diffusione dei servizi, per
la promozione e la ricerca degli interventi terapeutici.
Presidente, ho concluso.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Nucera. Ne ha facoltà.
Sarò brevissimo, Presidente,
per quello che siamo riusciti a seguire –
dovremmo intervenire presto sulla sistemazione dell’audio
in questa sala, perché
diventa difficile seguire qualunque tipo
di dibattito – credo che quanto ha
illustrato il relatore e quanto ha detto su questa
legge sia sufficiente, proprio per non appesantire
ancora di più la giornata dopo sei ore di dibattito
su un tema così importante e così scottante,
qual è quello della sanità. Ritengo che non ci sia più la
lucidità
per concentrarsi al meglio sulla portata e
l’efficacia di questa legge, in considerazione di un sistema e di un quadro di welfare
che
Sono particolarmente contento
della discussione di oggi, perché anche io sono uno dei protagonisti di questa
battaglia, avendo presentato questa proposta di legge a sostegno
delle persone anziane. Il tutto rientra in un quadro nazionale, parliamo della
Legge numero 328 del 2000, recuperata dalla legge regionale numero 23 del 2003,
inserita in questo contesto di regolamentazione dell’intera materia, che
coinvolge, in un rapporto di sussidiarietà, gli enti locali con una
partecipazione che sicuramente darà i frutti che noi speriamo di poter
cogliere.
Questo sostegno che si vuole
dare principalmente alle famiglie è un segno tangibile che gli
enti pubblici, ormai, non riescono più da soli a smaltire o a dare una risposta
piena a quel bisogno di socialità, di socializzazione, di integrazione che
l’uomo attende.
Sostenere la famiglia
significa raggiungere un doppio obiettivo: uno è quello di dare un conforto
spirituale, oltre che materiale, alla persona bisognosa di questa assistenza e
poi farla stare in un ambiente che le è familiare, non facendo gravare sulla
famiglia quelle che sono le spese oggettive che è chiamata a sopportare, molte
volte, di fronte a questo stato di bisogno.
L’handicap non
necessariamente riguarda un problema generazionale, riguarda una fascia – lo ha
detto il relatore – di ragazzi inferiore a sei anni, che sono circa il 3 per
cento e che, quindi, creano un maggiore impegno per l’inserimento in un sistema
ordinario di intervento.
La legge è semplice,
scorrevole, ho visto anche qualche emendamento che si può discutere, perché non
comporta stravolgimenti di grande fondo, se non pure quello di recuperare un
rapporto con il sistema del volontariato, che può avere un ruolo importante in
un coinvolgimento complessivo non solo di indirizzo per ciò che deve essere una
linea di coinvolgimento nel sistema, di partecipazione nel sistema, di
corresponsabilità nel sistema in quel rapporto di sussidiarietà verticale, come
si usa definirla oggi, che necessariamente tende sempre più ad avvicinarsi
all’uomo, ai suoi bisogni e alle sue necessità in una dimensione e in un’ottica
diversa.
Per cui sosterremo la legge,
avremo modo – è stata già, in fondo, anche sostenuta in Commissione, quindi
passa con un voto quasi unanime – di vederla nella piena attuazione come una
risposta concreta ai bisogni dei calabresi e non come l’appartenenza a quella
che può essere un’area politica. Questo Consiglio, quando si esprime sui
bisogni dell’uomo, si deve esprimere nella piena consapevolezza che non è
il colore politico che incide la sua profondità – lo abbiamo detto anche prima sulla
sanità – in una modernità di sistema, ma deve essere la voglia di partecipare e
di promuovere la consapevolezza che essere calabresi non significa essere
cittadini di serie B.
Sulla norma finanziaria,
Presidente, dovremmo autorizzare il coordinamento formale, perché
abbiamo vissuto, fra il parere della seconda e della terza Commissione, quasi
un interregno di un anno collegato, però, a vicende nazionali, non a nostra
responsabilità. E’ necessario, quindi, adattarla rispetto a quella che sarà;
d’altronde sarà pubblicata con l’anno nuovo, quindi troverà il pieno sostegno
di quella norma.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, intervengo anche per sottolineare
l’importanza dell’iniziativa
legislativa, che era prevista anche alla fine della precedente legislatura, quindi sul contenuto non rientro, non ritorno sugli
aspetti citati anche dal relatore, però penso sia utile e necessario, prima della valutazione approvativa di questo provvedimento,
dire alcune cose per inquadrare il contesto in cui questa norma va ad inserirsi.
Innanzitutto,
si prevede l’istituzione di un fondo che sia aggiuntivo a quelle che sono le risorse ordinarie delle politiche sociali sia per trasferimento nazionale
sia per realtà di fondi comunitari, che quindi deve trovare un impegno, una disponibilità finanziaria
adeguata, ma è un fondo che viene anche regolamentato, dal punto di vista dell’attuazione e della programmazione, con i fondi della gestione
ordinaria dei servizi sociali di questa regione.
Nella
precedente legislatura – lo
dico anche al relatore, amico e consigliere Parente – abbiamo approvato per la
prima volta in questo Consiglio regionale il Piano dei servizi sociali, cioè
quello che per la Legge numero 328 e per la legge regionale numero 23 spogliava
Abbiamo approvato il primo Piano triennale che si è
completato con il 2009 e avevamo messo in
piedi il meccanismo per la redazione dei piani di zona, che regolamentano tutti
i servizi sociali della nostra regione. Oggi si propone di rafforzare quella
previsione programmatoria attraverso l’istituzione del Fondo per la non
autosufficienza e la realizzazione del Piano specifico per la non
autosufficienza sull’ambito dei distretti socio-sanitari.
Beh, questa norma avrei
voluto tanto approvarla alla fine della scorsa legislatura, non per un fatto – e lo dico stasera
– di bandierina rispetto alla precedente amministrazione, ma perché questa
legge approvata in quella fase si immetteva per come questa legge vuole
inserirsi.
Oggi il Consiglio approverà – come noi ci auguriamo –
questa proposta di legge, ma viene approvata in un contesto in cui, essendo
completato il 2011, questa Regione è sprovvista dell’attuale Piano dei servizi
sociali, perché non è stato redatto, non è stato approvato; non sappiamo,
quindi, per il 2010 e il 2011 come siano state governate le risorse e come
siano stata programmata la spesa dei servizi sociali.
Temiamo, dunque, che questa legge possa rispolverare una
vecchia abitudine di questa Regione, in cui si approvano gli strumenti
legislativi e gli intenti, ma poi la gestione ordinaria si allontana da quelli
che sono gli intendimenti del Consiglio regionale.
Oggi siamo in questa situazione e lo siamo anche sul
piano delle risorse finanziarie, perché è di qualche ora fa la certificazione,
se ci fosse necessità, del Censis che ci dice come sarà abbattuto nel 2012 il trasferimento di risorse sul piano
delle politiche sociali dallo Stato verso le Regioni, si fa il quadro di quello
che anche in questo Consiglio regionale abbiamo fatto sulla dotazione
finanziaria, sulle politiche sociali non dando il giusto rilievo a questa
materia ed oggi andiamo ad approvare una legge che specifica e rafforza
un’azione che non c’è, oggi, sul piano programmatorio con risorse che, di
fatto, non sono individuate.
Non me ne voglia il collega Nucera, però il parere della
Commissione bilancio è chiaro, cioè si dava un’indicazione irrisoria e si
capisce, a fine di esercizio 2011 poteva anche essere accettabile. Ovviamente
c’è una prescrizione che io non so valutare precisamente, qui c’è il collega
onorevole assessore che probabilmente ci potrà dire qualcosa, il parere è
vincolato a una verifica sullo stato di attuazione della spesa dei capitoli
sulle politiche sociali che, però, non troviamo allegato alla proposta
legislativa di oggi.
Onorevole Presidente del Consiglio, ci dovrebbe dire
nella sostanza se questa legge è corredata del parere finanziario della
Commissione, avendo
Noi non possiamo che esprimere
positività rispetto allo strumento normativo, ma siamo fortemente perplessi
sulla capacità che questo strumento avrà di incidere su una realtà che mi pare
essere ritornata ad una condizione di disgregazione e di ruoli che
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Giordano. Ne ha facoltà.
Il mio
sarà un intervento molto breve, perché questa è una legge che era attesa da tanto tempo e, francamente, mi auguro che sia approvata dal Consiglio oggi 2 dicembre. Certamente c’è un dato su
cui invito tutti i colleghi a riflettere:
quello della copertura finanziaria che è irrisoria. In tal
senso deve essere messo in atto tutto lo sforzo già nel bilancio di previsione,
affinché ci sia una robusta dotazione finanziaria che possa dare le risposte
che la cittadinanza calabrese si attende.
E’ una legge importante, come gruppo
di Italia dei Valori abbiamo voluto dare un modesto contributo, perché siamo
convinti che l’attenzione debba essere focalizzata sugli organismi del terzo
settore, che attraverso una concreta attuazione dei piani socio-distrettuali,
dei piani di zona, possano offrire quella risposta ad una fascia di un tessuto
di cittadinanza debole e che ha bisogno di un’assistenza concreta. Questo significa
mettere in condizione organismi accreditati e qualificati di garantire diritti,
sicché l’assegno di cura deve essere estrema ratio, solo in condizioni particolari, perché alle famiglie vanno
garantiti i diritti, non devono diventare gestori di servizi.
Con questo spirito abbiamo voluto
contribuire con degli emendamenti che rafforzano la legge e focalizzano
l’attenzione sulla realtà del terzo settore, che può essere l’attuatore diretto
di queste questioni. Questo è il senso degli emendamenti.
Mi pare che ci sia l’attenzione
massima da parte di tutto il Consiglio, affinché ci sia una dotazione
finanziaria che nel 2012, finalmente, metta a regime una legge che dia risposte
concrete.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Salerno. Ne ha facoltà.
Intervengo
perché questa proposta
di legge è stata approvata
in Commissione molto
tempo fa, uno dei primi atti approvati in Commissione
da quando ci siamo insediati in questa legislatura. E’ stata anche approvata all’unanimità, molto voluta
da tutte le forze politiche.
Finalmente
siamo riusciti ad avere questo provvedimento
qui in Aula. Penso che questa sia un’occasione da non perdere, perché è uno strumento che serve per dare
la possibilità di incominciare a regolamentare questo
settore, per avviare un percorso virtuoso.
Certo, concordo anche con l’intervento
del collega
Giordano per quanto riguarda le risorse
finanziarie
che sono esigue, però c’è da dire che, senza questa legge, certamente non
possiamo lavorare per avere ulteriori risorse. E’ importante approvarla e contestualmente assumere l’impegno tutti quanti qui in Aula di rafforzarla e metterla nelle condizioni di poter operare
con grande raggio di azione, perché è uno strumento importante, soprattutto in
una regione come la nostra, in un settore in cui c’è tanto bisogno e nel quale
per anni si è registrato un vuoto.
Non
ci sono altri interventi sulla discussione generale, quindi possiamo procedere all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato all’unanimità)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
All’articolo 3 c'è un
emendamento, protocollo numero
Mi sembra che solo l’onorevole Giordano abbia presentato emendamenti, nella mia cartella non ce ne sono altri.
Onorevole Giordano, intervenga sulla lettera a), perché poi il relatore dovrà esprimere il suo parere riguardo all’accoglimento dell’emendamento.
Proprio in virtù dell’intervento precedente, questo
emendamento va ad incidere sulla lettera
e) e vuole recuperare il concetto per il quale non devono essere le
famiglie a gestire i servizi, ma alle famiglie devono essere
offerti i servizi attraverso gli organismi che
sono accreditati e qualificati, nello spirito, comunque, di dare la possibilità
alle famiglie che versano in condizioni particolari di avere l’assegno di cura,
estrema ratio.
La riscrittura di questo
paragrafo nell’emendamento è così
definita: “L’erogazione dell’assegno
di cura alle famiglie che provvedono in via prioritaria, tramite aiuti esterni con
personale qualificato, attraverso le organizzazioni sociali del terzo settore e
ove non sia possibile in proprio, all’assistenza dei familiari non
autosufficienti, per concorrere ai costi di deistituzionalizzazione e
supportare le famiglie al fine di garantire la permanenza degli anziani non
autosufficienti e dei disabili e di qualsiasi altro soggetto non
autosufficiente nell’ambito domestico”. Questo è l’emendamento che va ad
integrare la lettera e) dell’articolo 3.
Parere del relatore?
(Interruzione)
Presidente, vorrei illustrare un subemendamento.
Prego, onorevole Nucera.
Prima del parere del relatore, c’è un subemendamento.
(Interruzione)
Purché siano accreditati, organizzazioni sociali del terzo settore accreditate, cioè riconosciute, altrimenti il terzo settore, diventa un settore all’infinito! “Accreditate”, quindi riconosciute.
Vorrei chiarire una cosa: per quanto riguarda l’emendamento, sono d’accordo per aggiungere l’aggettivo “qualificato” riguardo al personale, mentre per quanto riguarda la problematica del terzo settore, è intrinseco, è pleonastico, perché sia la legge regionale numero 23 del 2003 sia la Legge numero 328 del 2000 conferiscono al terzo settore la forma di concertazione e programmazione, è insito nella proposta di legge. Ci sono associazioni e organizzazioni anche non lucrative che non aderiscono al terzo settore, quindi ci sarebbe una limitazione di fatto che andrebbe a penalizzare la forme di cooperazione o le fondazioni che non aderiscono al terzo settore.
Parliamo sempre di strutture che devono essere accreditate dagli enti
locali, autorizzate a questa prestazione,
mentre sono d’accordo
che c’è stato, probabilmente, un refuso nella
legge a non specificare “qualificato” il personale che dovesse essere accolto in
famiglia per l’assistenza al soggetto non autosufficiente.
Siccome tutti i suoi emendamenti puntano su questo
inserimento del terzo settore, il terzo settore per legge, sia regionale sia
nazionale, è il settore che si occupa della programmazione, progettazione e
realizzazione del sistema dei servizi locali, dei servizi sociali, quindi,
specificarlo ulteriormente potrebbe portare, nel caso specifico, ad una
limitazione, perché la legge 23 non limita solo alle organizzazioni del terzo
settore, ma apre anche fondazioni,
alle organizzazioni della cooperazione e agli enti locali. Non possiamo
settorializzare tutta l’attività alla formazione del terzo settore.
Potremmo, quindi, dire “le organizzazioni del terzo
settore e gli organismi previsti dalla legge
Il parere com’era?
Abbiamo modificato e
abbiamo inserito “attraverso le organizzazioni
previste dalla legge regionale 23
del
Onorevole Giordano,
approvarlo con le puntualizzazioni dell’onorevole Parente va bene?
Sì, con le puntualizzazioni dette potrebbe anche
diventare “o attraverso le organizzazioni del terzo settore e gli organismi di
cui alla legge
Scusi, poiché poi autorizzeremo il coordinamento formale, può ripetere al microfono?
“…o attraverso le organizzazioni del terzo settore e gli
organismi di cui alla legge 23 accreditati”.
Onorevole Nucera, va bene? Pertanto, pongo in votazione
l’emendamento, protocollo numero 51939, come modificato, con autorizzazione al coordinamento formale.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3 nel suo complesso, come emendato.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Presidente, nel corpo dell’emendamento c’è
un’integrazione, dopo la lettera l) e la lettera m), dove viene esplicitato: “I
piani di zona dovranno tenere conto, in via prioritaria, degli interventi di
cui alla lettera l), ossia dell’erogazione o concessione di titoli validi per
l’acquisto di servizi sociali dai soggetti accreditati ai sensi della legge
E’ nell’altro blocco di emendamenti, perché l’onorevole
Giordano non li ha messi in ordine.
No, è lo stesso emendamento.
Anche in questo caso, onorevole Giordano, i piani di
zona sono previsti dalla legge regionale numero 23 del 2003 e dalla legge
nazionale del 2000. Quindi fare queste specificazioni può essere pleonastico
perché è assolutamente previsto il Piano di zona, lei sa benissimo che il piano
di zona è il sistema dove vengono previste tutte le forme di intervento
sociale. Quindi, è insito nella legge.
Onorevole Giordano, prego.
E’ una precisazione, non credo che sia pleonastico,
comunque c’è sempre la legge regionale “
Credo che anche per un fatto logico, considerato che si
tratta di una legge regionale, rifarsi proprio alla legge regionale numero 23
del 2003, che prevede sia i piani di zona sia l’attività delle organizzazioni
del terzo settore. Rimandiamo, quindi, tutto a quanto è previsto nella legge
23, altrimenti facciamo un duplicato di una nostra legge. Sembra un po’
eccessivo.
Il parere del relatore è contrario. Pongo in votazione
l’ultima parte dell’emendamento.
(E’ respinto)
Pongo in votazione l’articolo 3, come modificato.
(E’ approvato)
All’articolo 4 c’è un emendamento a firma dell’onorevole Giordano con protocollo numero 51942:
“All’articolo 4, dopo la lettera e), aggiungere
“…il riconoscimento secondo quanto previsto dall’articolo 1, commi 4 e 5, della
legge 328 delle organizzazioni sociali del terzo settore nella realizzazione
concertata degli interventi e dei servizi sociali”.
Parere del relatore?
Sì, questo è possibile, perché l’articolo 4, comma 1 della legge 23, che l’onorevole Giordano vorrebbe riproporre, a questo punto, prevede in modo specifico quelle che sono le attività del terzo settore in questo specifico campo. Può, quindi, essere approvato.
Il parere del relatore è positivo. Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 51942.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4 come modificato.
(E’ approvato)
All’articolo 5, comma 5, c’è un
emendamento con protocollo numero 51958, a firma dell’onorevole Giordano: “ riguardante le
modalità
di coinvolgimento delle organizzazioni sociali del
terzo settore, secondo quanto previsto dall’articolo
Questo emendamento si
integra con la lettera e) con questa dicitura: “Le modalità di coinvolgimento delle organizzazioni sociali del
terzo settore, secondo quanto previsto dall’articolo
Parere del relatore?
Va assolutamente modificato ed integrato, perché altrimenti limiterebbe l’attività in questo settore di tutte le altre organizzazioni, degli enti
locali e quant’altro.
Quindi possiamo soltanto integrarlo richiamandoci alla legge regionale numero 23 del 2003.
(Interruzione)
No… modificato, perché altrimenti…
Quindi
potrebbe
essere modificato così: “Le modalità di coinvolgimento delle organizzazioni
sociali del terzo settore e di quegli organismi accreditati di cui alla legge
23, secondo quanto previsto dall’articolo
Con questa nuova formulazione, pongo in votazione
l’emendamento protocollo numero 51958.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12.
(E’ approvato)
L’articolo 13, norma finanziaria, lo approviamo con
autorizzazione al coordinamento formale, quindi poi
gli uffici provvederanno alla stesura della nuova disposizione finanziaria.
Pongo in votazione l’articolo 13 con autorizzazione al coordinamento formale.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso, come emendata.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno è la proposta di legge numero 77/9^ di iniziativa del consigliere Morelli, recante: “Qualificazione del territorio rurale mediante la valorizzazione di produzioni tipiche – fave e piselli – risorsa dell'Alto Ionio Cosentino”.
Non lo trattiamo in questa seduta di Consiglio e sarà rinviato alla prossima seduta.
Ora c’è all’ordine del
giorno la proposta di provvedimento amministrativo numero 152/9^ di
iniziativa della Giunta regionale, recante: “Documento di programmazione
Economico Finanziaria della Regione Calabria (DPEFR) per gli anni 2012-2014
(articolo 2, comma 3, della legge regionale 4.2.2002, n. 8)”, che è stato già trattato
in Commissione con parere favorevole.
Possiamo dare la parola all’assessore Mancini per una
breve illustrazione.
Il DPEFR è la summa della politica
finanziaria
della Regione Calabria per il triennio che va dal 2012 al 2014. Il documento è
stato approvato in Giunta a fine settembre e poi è passato nella Commissione
competente, che a metà novembre ha dato il parere positivo per inviarlo
all’esame dell’Aula.
Sui temi si discuterà in maniera approfondita nella
sessione di bilancio, che verrà discussa in Aula – immagino – nella prossima
seduta, quindi se i colleghi sono d’accordo, in questa sede mi limiterò
soltanto a fissare alcuni punti.
Il primo, quello più stringente, che occupa tante pagine
delle 200 di cui è composto il DPEFR che è stato stilato anche grazie alla
collaborazione della Svimez che ha coordinato i lavori di tutti i dipartimenti
della Regione Calabria, fissa come obiettivo quello di raggiungere il pareggio
di bilancio cui le Regioni devono necessariamente arrivare per il 2014 e, per
farlo, fin da quest’anno bisogna, in qualche modo, incardinare il lavoro
economico e finanziario, avendo cura di raggiungere il pareggio di bilancio
declinato in tre specificità: il pareggio di bilancio effettivo, cioè con le
entrate che corrispondono alle uscite, escludendo l’indebitamento, e questo
pareggio effettivo sarà a quota 750 milioni di euro; con la competenza
finanziaria che dovrà essere, in qualche modo, raggiunta, cioè con la
previsione di quelle risorse che effettivamente si potranno spendere e con
bilancio consolidato che favorirà l’emergere dei meccanismi a volte perversi
che hanno dominato la vita degli enti strumentali.
Queste tre declinazioni del pareggio di bilancio da
raggiungere nel 2014 rappresentano la stella polare del documento e, con esso,
del lavoro che l’amministrazione regionale è impegnata a fare, sapendo e avendo
ben chiaro che questo lavoro si inserisce in un quadro drammatico dal punto di
vista economico e finanziario, che coinvolge e sconvolge il nostro Paese,
l’Unione europea e tutte le democrazie più avanzate. Ed è evidente che con questo
quadro, caratterizzato anche nel nostro Paese dalla riforma costituzionale in
senso federale,
Non mi voglio attardare, perché è giusto rinviare
l’approfondimento alla sessione di bilancio, però piace soltanto rimarcare gli
aspetti, da una parte, del lavoro importante, emerso anche nella seduta di
oggi, che dovrà continuare nella materia che riguarda la sanità, dall’altra,
soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nel lavoro, che dovrà essere
continuato rispetto alla corretta gestione delle risorse europee, perché se è
vero, come è vero, che dovremo arrivare a comprimere le uscite rispetto alle
risorse ordinarie, allo stesso tempo dovremo creare sviluppo e meccanismi
virtuosi che possono produrre crescita attraverso il corretto utilizzo delle
risorse comunitarie.
E’ questa la sfida, è una sfida importante, ambiziosa,
seppur – ripeto – collocata in un quadro in cui le risorse sono poche e vengono
ridotte dalle complesse norme nazionali e comunitarie, la cui summa è dettata
dall’arcinoto regime del patto di stabilità, che in Calabria comporta che
l’istituzione Regione non possa nemmeno spendere le risorse di cui avrebbe
disponibilità per il combinato disposto delle regole del patto e dei target di spesa imposti dalla Commissione europea.
Quindi la sfida è complessa, l’amministrazione ha
posto con il DPEFR il contesto normativo economico e finanziario sui temi
più importanti. Naturalmente sono convinto che i colleghi di maggioranza e di
opposizione daranno il loro contributo in sede di discussione del bilancio di
previsione, che è stato approvato dalla Giunta e che, prossimamente, sarà portato all’esame prima della
Commissione e poi dell’Aula.
Se il Presidente o comunque i colleghi sono d’accordo,
mi permetto di proporre il rinvio degli approfondimenti a quella sede.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Censore. Ne ha facoltà.
Penso che la trattazione di un documento così importante
non possa essere rinviata al momento della trattazione
del bilancio di previsione, perché si tratta di uno strumento
attraverso il quale si costruisce il bilancio,
è un documento strategico con cui la Giunta disegna
la nuova Regione. Il Partito democratico, lo ha esaminato molto bene e ritiene che questo non sia un documento coerente rispetto al disegno di
una nuova Calabria, non è un atto che contiene una prospettiva, non prevede in futuro una Regione snella, una Regione
che si possa misurare con gli altri nonostante la crisi
economica e finanziaria che c’è in Europa e nel
Paese.
Perché dico queste cose? Questo documento,
nell’esplicazione, nel trattare gli argomenti, nel trattare la problematica
riguardante la sanità, i trasporti, assomma una discussione che, in teoria,
sembra lineare, ma così non è. E vado a fare degli esempi.
Intanto, manca il coraggio di tagliare i rami secchi,
nel senso che se si deve creare una Regione snella, in un documento di
programmazione economica e finanziaria si deve avere il coraggio di riformare gli enti strumentali della
Regione oppure di eliminare gli enti che sono ormai inutili o che svolgono
funzioni che potrebbero svolgere – non so –dai Comuni: per esempio mi vengono
in mente le Aterp: era stata tentata una riforma nella scorsa legislatura, anche
perché le Aterp, secondo me, non hanno ragione di esistere, si poteva delegare
ai Comuni il compito di gestire il patrimonio.
Invece, questo documento ci indica che questi tagli non
si vogliono fare e quindi non si tagliano i rami secchi, ma si tagliano i
servizi, perché in questo documento ci sono i tagli ai trasporti, ma la cosa
più grave è che mancano le risorse per pagare i lavoratori forestali e delle
comunità montane. Chi legge attentamente questo documento, a pagina 217 si
parla di razionalizzazione della spesa nel settore della forestazione, si
accorge chiaramente che manca la copertura finanziaria di 70 milioni di euro,
necessari a pagare già dal 2012 i lavoratori forestali, si indicano delle
strade per sopperire a questa
carenza e una prima strada che viene indicata è quella dell’utilizzazione, per
questi lavoratori, degli ammortizzatori sociali.
Questo doveva essere uno strumento attraverso il quale
prevedere dei tagli, riqualificare la spesa, quindi prevedere delle prospettive per sopperire a queste problematiche. In questo atto manca la messa a
valore del patrimonio, è da una vita –sono alla seconda legislatura – che si
parla sempre di messa a valore del patrimonio regionale, ma questo patrimonio,
ancora oggi ha una redditività bassa, forse perché è una Regione in cui vige
l’alternanza, allora cinque anni amministra il centro-sinistra, poi cinque anni
amministra il centro-destra e non si ha la capacità di incidere e di portare a
soluzione i problemi.
Si dovevano operare degli tagli scientifici, invece vi contraddite cercando di creare un altro carrozzone per la forestazione. E con quali soldi volete creare questa Agenzia?! Dov’è la copertura finanziaria, se mancano i soldi per i lavoratori?!
Oltre a questo, il
documento evidenzia lo stato di avanzamento dei programmi operativi,
raffigurando la situazione, per come è, del Fesr 2007-2013, con percentuali
relativamente basse di utilizzo dei fondi. Anche per quanto riguarda l’Fse, a
settembre 2011 ci sono i pagamenti che lambiscono appena il 17 per cento.
Anche sulla sanità c’è l’impostazione di quel disegno sanitario che abbiamo discusso poco fa in
Consiglio, un disegno che non taglia gli sprechi, perché abbiamo parlato di spesa
farmaceutica, di ricoveri inappropriati, quindi non si va ad incidere su queste situazioni per liberare risorse.
Per noi, quindi, è un atto
non coraggioso, che non disegna una Regione
snella, dinamica, quindi un atto privo di prospettive. Chiaramente, per questo fatto,
poiché ci sono scelte poche convincenti e per noi poco rassicuranti, come Partito democratico
votiamo contro.
L’ultima cosa che vi
voglio dire: anche sulla questione dei residui, una Regione che vuole
intraprendere un percorso virtuoso sui residui deve avviare una stagione di riaccertamento vero, per vedere effettivamente quali sono le risorse sulle quali una
Regione può andare avanti. In
questo documento queste cose non le vediamo, per questo come Partito democratico
votiamo contro.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Giordano. Ne ha facoltà.
La posizione del nostro gruppo è nettamente contraria a questo documento che è stato testé presentato.
(Interruzioni)
Vedete, cari colleghi, non è una posizione a prescindere, ma riflettuta, ragionata, preoccupata, perché davanti a uno scenario socio-economico che non è solo congiunturale, che è allarmante e che potremmo definire a tratti devastante, gli interventi che prospettate con questo documento sono insufficienti e, spesso, anche generici.
Abbiamo visionato il documento di programmazione
presentato nell’anno passato e abbiamo
scoperto, purtroppo, che questo è quasi
una fotocopia di quello approvato l’anno scorso, con l’aggravante di che oggi
la situazione economica è più preoccupante, drammatica.
Inviterei i colleghi a leggere le parti finali dei due
documenti per vedere come, alla stessa maniera, si fanno auspici su interventi
di razionalizzazione della spesa intaccando le risorse autonome ormai
insufficienti a coprire la spesa corrente.
Ma la domanda qual è, a questo punto? Cosa è stato fatto
in questo ultimo anno per incidere in maniera sostanziale sulla spesa
improduttiva? Quel poco che si è fatto, è insufficiente, ed è stato fatto,
solo, per dare esecuzione a tagli previsti da leggi Finanziarie varate dal
Governo nazionale, quindi perché costretti e non perché si sia fatta la scelta
di creare meccanismi virtuosi di spesa ed operare quei tagli che, invece,
sarebbero stati adeguati e auspicati per le situazioni in cui si trova
In questo contesto drammatico si aggiunge una politica
nazionale che ormai, con l’alibi del federalismo fiscale, effettua tagli
lineari drastici – come emerge in questo documento – in settori essenziali,
come il fondo per la famiglia, per le politiche sociali, il trasporto pubblico
locale che è cancellato e via dicendo.
Ebbene, a fronte di questo scenario dove la pressione
tributaria regionale ha raggiunto i livelli massimi, tant’è che non è possibile
aumentare ulteriormente alcuni tributi fondamentali, si va verso scorciatoie
semplici, ma ingiuste e inique nei confronti delle classi più deboli e si
risponde con tagli generalizzati ed indicazioni generiche sulla necessità di
razionalizzare la spesa.
Il nostro giudizio, per questo motivo, è completamente
negativo, perché manca una visione
strategica degli interventi che dovrebbero determinare, invece, una finanza
regionale volta a tutelare le fasce deboli della popolazione ed eliminare in
maniera decisa gli sprechi.
Che significa applicare tagli lineari, quando alla
tabella C allegata alla legge finanziaria non si esplica un impegno formale e
non si fanno scelte di tagliare dove è necessario, per prevedere un aumento dei
capitoli riguardanti i servizi essenziali sociali e sanitari!
Potremmo essere d’accordo con quella parte di documento
che raccomanda, in tema di investimento, l’utilizzo dei fondi Por, ma ci domandiamo
se non sia il caso, contestualmente, di tagliare in modo netto e deciso quella
famigerata tabella C degli interventi approssimativi e generici che dovrebbero
essere assorbiti proprio dalla finanza di programmazione europea, invece che
impinguare il fondo delle politiche sociali, la cui entità offende una Regione
che vuole essere civile.
Assistiamo, come abbiamo assistito all’ultimo
assestamento di bilancio, ad un aumento spropositato degli importi per
finanziare grandi eventi o pseudo tali, mentre invece si assiste all’implosione
dei servizi sociali della Regione.
Insomma, manca nel documento una visione operativa di quello che si vorrà fare, perché non basta indicare la
revisione degli enti strumentali, quando a distanza di un anno e mezzo ce li troviamo ancora sempre più
famelici e inutili.
Non basta dire che bisogna tagliare i costi della
politica e degli apparati istituzionali, quando pletora di personale esterno
viene inserito senza alcuna valorizzazione del personale interno. Non basta
dire che è necessario operare la dismissione di partecipazioni societarie,
quando addirittura si costituiscono società in-house ne è esempio la fondazione che riguarda la valorizzazione
dei siti archeologici, di cui
vorremmo capire bene i contorni e qual è l’obiettivo, se non quello di andare a
creare l’ennesima partecipata che sarà l’ennesimo organismo vorace per
sperperare risorse della Regione.
Allora il riferimento agli articoli 5, 6, 8, il Piano di
dismissione e soppressione di comitati, enti, fondazioni, tutti gli organismi
che potrebbero essere, invece, ricompresi negli stessi dipartimenti, la
verifica delle leggi regionali di spesa, il report
che doveva essere fatto entro il 30 settembre, tutte cose che non sono state
effettuate.
Per questo motivo auspicavamo e volevamo che si
sostenessero delle priorità, si individuassero i percorsi virtuosi per
raggiungerle, senza fare proclami e senza fare le stesse fotocopie di anno in
anno. Per questo motivo votiamo in maniera netta e decisa contro questo
provvedimento.
Non ci sono altri interventi. La parola all’assessore
Mancini per una breve replica.
Faccio anche le veci della maggioranza.
Il documento di programmazione economica e finanziaria definisce le direttrici che poi il bilancio dovrà attuare, questo è il meccanismo.
Ho ascoltato con il giusto e doveroso interesse gli
interventi dei colleghi di minoranza, ai quali
mi sia consentito di lanciare una sfida, perché
spiegate: “Bisogna fare questo, bisogna fare quest’altro”. Benissimo, presentate
emendamenti migliorativi del testo di bilancio, questo lo potete fare. Avete
una visione? Tramutatela in atti
amministrativi e in proposte emendative. Spero, mi auguro – e
sono sicuro che mi smentirete – che le proposte emendative che presenterete
nella sessione di bilancio che si sta per aprire non siano uguali a quelle che
avete presentato negli esercizi precedenti, sia nell’approvazione del bilancio
che nell’approvazione dell’assestamento, volti soltanto ad aumentare quella
spesa che, invece, oggi ci spiegate deve essere diminuita.
Se così è,
siccome il tempo è galantuomo, la sessione di bilancio si apre fra qualche
settimana, accoglierò con grande
interesse e anche con grande soddisfazione, a nome dell’esecutivo, quelle proposte
emendative che avranno l’obiettivo di ridurre la spesa, di tagliare le uscite,
di razionalizzare ancora
di più di quanto, e tanto ha fatto, l’amministrazione guidata dal governatore
Scopelliti.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Principe. Ne ha facoltà.
Dopo la replica dell’assessore Mancini, faremo tesoro di questa raccomandazione, per cui in sede di emendamenti faremo una serie di proposte che portano a una riduzione della spesa e, naturalmente, ad implementare una serie di capitoli idea che, per verità, nella passata tornata come non è stata accettata dalla maggioranza.
Aggiungo che il bilancio
dell’anno scorso – lei
sa, assessore Mancini – ha ricevuto censure
molto rigorose da parte del Governo, con un accoglimento proprio recente da parte della Corte costituzionale. Questo ancora dimostra come si abbia bisogno di
migliorare i nostri lavori, la nostra legislazione per arrivare ad una sintesi,
quando è possibile, che ci consenta di andare avanti, perché il bilancio della Regione Calabria è quello più impugnato d’Italia.
Detto questo, ci
aspettiamo anche in sede di bilancio una serie di rassicurazioni sui fondi Por,
perché siccome parliamo da più tempo di rimodulazione e sino ad oggi poco o nulla abbiamo visto, siamo molto preoccupati
rispetto a quello che abbiamo sentito in quest’Aula nell’ultima seduta riguardo la concentrazione
dei fondi per
infrastrutture, banda larga, dissesto idrogeologico e sostegno all’occupazione, che
significa sostegno alla cassa integrazione, questo ci rende estremamente
preoccupati su un’operazione che smonta il Por e fa dei fondi provenienti dal
Por interventi sostitutivi e non più aggiuntivi.
Ripeto qui quello che ho
detto in materia di sanità:
lo scenario è cambiato e su questo punto penso che
Quindi, assessore Mancini, dei suoi suggerimenti faremo
tesoro, mi auguro e ritengo che queste nostre modestissime considerazioni, che
sono tipicamente adeguate ad un partito che ha l’ambizione o la presunzione di
essere partito di governo, potranno essere utili per
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo la votazione
per appello nominale su questo provvedimento.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Vorrei solo fare una
replica immediata. Anche noi cogliamo la sfida dell’onorevole Mancini, però lui
si deve ricordare quello
che è stato il bilancio dell’anno scorso, il confronto che abbiamo
avuto: mai abbiamo proposto spese aggiuntive, anzi abbiamo cercato di
recuperare quei settori nevralgici che il bilancio dell’anno scorso
non considerava al pari delle direttrici che avete inserito in questo documento
e che, secondo noi, sono abbandonate e quasi tradite.
Su questo terreno, i nostri emendamenti conterranno una
spinta riformatrice di qualificazione della spesa per andare a coprire diversi
settori, il settore delle politiche sociali, del lavoro, le fasce deboli, che
per noi devono assumere il contorno prioritario di una manovra che deve dare
risposta alla Calabria.
Su questa e su altre questioni avremo un confronto,
spero nella sfida-appello dell’onorevole
Mancini che noi accogliamo e che nello stesso modo si avvii un confronto sia in
Commissione sia in Aula in fase di approvazione del bilancio.
Ci sono altri interventi
sull’argomento? Avevo sentito l’onorevole
Censore avanzare una richiesta di voto per appello nominale, gli chiedo di soprassedere rispetto a questo argomento. Mi sembra che ci sia la volontà concorde dell’Aula di approvarlo oggi.
Prego, onorevole Censore.
Ritiriamo la richiesta,
poiché me l’ha chiesto il mio capogruppo.
Diamo atto del senso di
responsabilità della minoranza.
(Interruzione)
Essendo un partito
rappresentato a livello nazionale come lo siamo noi e come il Pdl procediamo
con l’approvazione del provvedimento.
Pongo in votazione il
documento di programmazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Andiamo avanti con l’ordine del giorno. C’era un punto che l’onorevole Salerno aveva richiamato in Aula, approvato dalla Commissione all’unanimità, che riguarda la proposta di legge numero 277/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifica della legge regionale n. 11 del 26 febbraio 2010, recante: ‘Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro’”.
E’ una legge passata direttamente all’unanimità dalla Commissione, quindi possiamo procedere all’esame. Onorevole Salerno, vuole la parola per la relazione? Prego, ha facoltà di parlare.
Questa proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale è passata ieri all’unanimità in Commissione, alla presenza dell’assessore Stillitani. In pratica, si tratta di una modifica alla legge regionale numero 11 del 2010 che, nel testo originario, non prevedeva la solidarietà per quanto riguarda i gravemente feriti in luoghi di lavoro.
Per il resto, non modifica niente, perciò con questa proposta di
legge
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Presidente, solo
trenta secondi perché – come diceva l’onorevole Salerno – questa
legge è stata licenziata proprio ieri dalla Commissione con lo spirito di risolvere un problema che già sottoponemmo in varie occasioni al
Consiglio, cioè quello di creare le modifiche che consentissero l’adozione di
un Regolamento e lo sblocco di una legge importante che va, in qualche modo, a sostenere coloro i
quali non sono più in condizioni di avere una
vita lavorativa e le famiglie delle stesse vittime sui luoghi di lavoro.
E’ una legge importante
che consentirà l’approvazione di un Regolamento altrettanto importante, speriamo di vederla presto a regime e di poter,
in seguito, anche con altri interventi strutturali
e di rafforzamento della legge, mettere in
condizioni queste fasce sfortunate di avere un’adeguata tutela da parte della Regione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Nucera. Ne ha facoltà.
Si tratta di semplici modifiche alla legge regionale
numero 11 del 26 febbraio 2010, che è la legge che aveva regolamentato un po’
una materia su cui
Lo abbiamo fatto con grande dignità, con un lavoro bipartisan, e questo consente di aprire
una prospettiva nuova e forte. Sono queste le cose che, magari, anche i
colleghi della stampa, visto che sono qui presenti, dovrebbero esaltare e fare
evidenziare in maniera forte nel rapporto con i cittadini, perché anche su
queste leggi si misura la capacità, la forza di un’Assemblea a trovare i motivi
che uniscono e i valori che hanno senso in un contesto, per dare maggiore forza
a questa Regione.
E’ un tassello alla volta, è un mattone alla volta, ma
questa è una legge importante per quelle categorie deboli, perché molte volte a
soffrirne non è il soggetto che subisce il danno quanto il contesto sociale e
la famiglia nel suo complesso.
Tutto questo è motivo per esaltare i lavori parlamentari, che sono sempre lavori ottimi ed
opportuni, quando camminano su questa strada.
Non ci sono altre richieste di parola, pertanto si passa all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
C’è una proposta di legge di cui sta chiedendo l’inserimento l’onorevole De Masi, riguardante l’aeroporto di Crotone. Onorevole De Masi, ha facoltà di parlare.
Si tratta di una proposta
di legge di iniziativa della Giunta regionale
tesa a garantire il ripianamento
debitorio per l’anno 2010 all’aeroporto
Sant’Anna di Crotone, naturalmente in
proporzione
alla parte dovuta dalla Regione.
E’ una legge che riguarda il ripianamento delle
perdite dell’aeroporto “Sant’Anna”
di Crotone. E’ stata già approvata dalla Giunta regionale l’11 novembre 2011,
l’onorevole De Masi ne chiede l’inserimento all’ordine del giorno, poi la
successiva votazione.
La parola all’onorevole
Pacenza.
Intervengo, ovviamente,
per rafforzare
l’intervento dell’onorevole De
Masi. Mi sembra un provvedimento opportuno per
ripianare
una situazione debitoria, rispetto alla quale partecipa
La parola all’onorevole Sulla.
Intervengo per dire che questa proposta, che è stata concordata con il collega De Masi perché si potesse fare oggi, vista anche l’urgenza, credo possa trovare l’adesione di tutti i gruppi, visto che è una proposta bipartisan. Ritengo, quindi, sia necessario approvarla oggi.
Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione, intanto, l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Disegno di legge numero 274/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ripianamento perdite esercizio 2010 aeroporto Sant’Anna Spa”.
Pongo in votazione l’articolo unico.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Il punto sei all’ordine del giorno riguarda la proposta di legge numero 256/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche all’articolo 7 della legge regionale 22/2010”. Prego, onorevole Fedele, ha facoltà di parlare.
Si tratta di una modifica alla legge che riguardava,
in effetti, il contenimento della spesa pubblica per
cui abbiamo fatto i tagli alla spesa e ai costi della politica. La legge,
però, non riguardava il personale
della Giunta, delle strutture della Giunta, che percepisce un rimborso spese
per l’attività che svolge quotidianamente. Siccome non c’era questa previsione,
non era sotto controllo la spesa, si è previsto in questo disegno di legge che
la spesa possa essere riconosciuta al 50 per cento, come previsto per il resto,
rispetto a quanto speso nell’anno 2009, con un abbattimento del 50 per cento
delle spese.
Possiamo votare questo disegno di legge, però penso che
ci sia bisogno di autorizzare il coordinamento
formale, perché qui dice “a decorrere dal 1° gennaio
(Interruzione)
Ed è retroattiva? “…personale che presta servizio…
spetta un rimborso spese”.
Presidente, c’è un risparmio di spesa?
Ha chiesto di intervenire l’onorevole Battaglia, ne ha
facoltà.
Vorrei capire se in questa proposta c’è un risparmio di spesa oppure no. Poiché si prevede anche un impegno di spesa, in che termini si realizza il risparmio?
Se c’è questo dubbio…
Per il personale che lavora presso le
strutture della Giunta c’è un budget di
spesa, già un capitolo, che prevede i rimborsi
spese per alcune attività inerenti al loro lavoro.
Quest’anno, siccome abbiamo approvato la legge per la riduzione della
spesa e dei costi della politica, non sono stati pagati
e non stanno per essere pagati, perché in effetti il dipartimento dice che, non avendo previsto il taglio, non si può
procedere ai pagamenti altrimenti
sforerebbe e si andrebbe contro le prescrizioni relative agli altri settori della spesa.
Adesso,
la spesa si riferisce al 50 per cento della spesa effettuata nel 2009, quindi, rispetto a quanto hanno
speso nel 2009, si
prevede un taglio del 50 per cento, e quello è il budget. Superato quello, non
vengono più pagati.
Quindi
si tratterebbe di proceder ad una riduzione notevole regolamentando la
situazione.
Ritengo
possa essere esaminata nella prossima seduta, per verificarne gli effetti ed
approfondirla dal punto di vista tecnico.
Ordine del
giorno numero 56698 a firma dei consiglieri Giordano, Franchino, De Masi,
Ciconte, Talarico D., Amato, Fedele, Aiello P., Tallini, Magno ed altri
“In ordine alla sede della Scuola superiore della magistratura di Catanzaro”,
di cui do lettura: “Il Consiglio
regionale della Calabria
premesso che
la legge n. 111
del 30 Luglio 2007, di riforma dell’ordinamento giudiziario, all’art. 3. ha
previsto l’istituzione della Scuola Superiore della Magistratura con tre sedi
dislocate, rispettivamente, al nord, al centro e al sud del Paese;
con decreto
interministeriale del 27 aprile 2006 è stata individuata la città di Catanzaro
quale unica sede per il Sud;
con successivo
decreto n. 26 del 30 novembre 2006, è stata designata, come sede meridionale
della Scuola, la città di Benevento in luogo di quella di Catanzaro;
in data 24 febbraio 2007 è stato firmato un
accordo di programma tra il Ministero della Giustizia, il Comune e la Provincia
di Benevento e l’Università del Sannio per l’insediamento della struttura nei
locali dell’ex caserma Guidoni sita nella stessa Città;
alla nuova
designazione disposta con il decreto n. 26 del 30 novembre 2006 si sono opposte
la regione Calabria, la Provincia e Comune di Catanzaro, con ricorso presentato
al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio;
con sentenza n.
3087 del 2009 Io stesso TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla
provincia di Catanzaro contro il decreto che ha designato Benevento, anziché
Catanzaro, quale sede meridionale della Scuola Superiore della Magistratura,
adducendo, tra le ragioni dell’inefficacia del decreto ministeriale impugnato,
la carenza di istruttoria preliminare;
per effetto di
tale pronuncia dei giudici amministrativi, veniva vanificato altresì l’accordo
di programma siglato il 24 febbraio 2007 tra il Ministero della Giustizia, il
Comune e la Provincia di Benevento e l’Università del Sannio;
il Comune e la
Provincia di Benevento, a loro volta, hanno presentato ricorso al Consiglio di
Stato, il quale -allo stato- non risulta ancora essersi pronunciato al
riguardo.
la Città di
Catanzaro è sede di Corte d’Appello, di Tribunale Amministrativo Regionale
della Calabria, della Procura Regionale della Corte dei Conti, nonché ospita la
Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi "Magna Graecia"
di Catanzaro;
la città di
Catanzaro vanta una antica storia e una radicata tradizione forense, tali da
conferire al Capoluogo Calabrese - in tale ambito - un ruolo di assoluto
prestigio a livello regionale, interregionale e finanche nazionale;
nei giorni scorsi
vi è stato un incontro tra alcuni parlamentari di Catanzaro e di Benevento,
durante il quale si è ipotizzato lo smembramento della Scuola Superiore della
Magistratura di Catanzaro, destinando a Benevento la sede della Formazione, ed
a Catanzaro la sola direzione della Scuola, con ulteriore mortificazione di
immagine, nonché danno sociale ed economico per la città di Catanzaro e per la
Calabria tutta;
tale ipotesi di
smembramento, pertanto, va assolutamente scongiurata e respinta senza
esitazione alcuna, anche in ragione del richiamato pronunciamento del Tar
Lazio,
impegna la Giunta
regionale ad attivarsi affinché:
venga data
immediata esecutività alla sentenza del TAR del Lazio, n. 3087 del 2009, con la
quale, come già richiamato in premessa, è stato accolto il ricorso della
Provincia di Catanzaro, e annullata l’efficacia del decreto interministeriale
del 27 aprile 2006, nella parte recante la sostituzione della Provincia di
Catanzaro con quella di Benevento, quale unica sede meridionale della Scuola
Superiore della Magistratura;
sia attivata ogni
azione, in tutte le sedi ritenute idonee e competenti, utile a garantire
l’esecuzione della richiamata sentenza del Tar Lazio;
sia intrapresa
ogni altra iniziativa -opportuna e necessaria- per consentire l’istituzione
immediata della Scuola Superiore della Magistratura nella città di Catanzaro;
il presente ordine del giorno, approvato dal consesso consiliare, sia inoltrato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro di Grazia e Giustizia, al Presidente della Giunta Regionale della Calabria ed al Presidente del Consiglio regionale”.
Poiché è condiviso, lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ordine del giorno a firma del consigliere Gallo “In
ordine alla società Simest S.p.A.”, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che
in Italia l’agroalimentare
rappresenta oltre il 16% del Pil nazionale;
l’export agroalimentare
raggiunge quasi 28 miliardi di euro e ha segnato, anche durante la presente
crisi finanziaria, tassi di crescita del 13%;
la diffusione di prodotti che
traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno
all’immagine della produzione agroalimentare nazionale, raggirando i
consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo
consapevole, così alimentando il fenomeno della contraffazione dei prodotti
italiani, meglio noto come italian sounding;
il contrasto alla
contraffazione ha conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le
imprese quanto per i consumatori, sì che tutte le parti sociali (Confindustria,
Abi, Alleanza Cooperative Italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti,
Confagricoltura, Confapi, Rete Imprese Italia, Ugl, Uil), con un documento
unitario del 4 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali
operare per rilanciare la crescita, hanno chiesto di "attuare politiche
incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità
quale leva competitiva del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il
capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione
commerciale all’estero delle imprese italiane";
nel corso del 2011 il Governo
nazionale ha assunto alcuni importanti impegni, culminati nell’approvazione
della legge n. 4 del 2011, in parte ancora inattuata, che ha introdotto nel
nostro ordinamento il principio dell’obbligatorietà dell’indicazione in
etichetta dei prodotti alimentari del luogo di origine della materia prima
agricola e la definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero,
al fine di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e
impropri richiami all’origine italiana dei prodotti commercializzati;
ciononostante, per come
vigorosamente denunciato all’attenzione dell’opinione pubblica dalla
Federazione regionale calabrese di Coldiretti, la "Società italiana per le
imprese all’Estero - SIMEST S.p.A." (società finanziaria di sviluppo e
promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello
sviluppo economico) ha investito risorse destinate a finanziare direttamente o
indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che
nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese;
le operazioni di sostegno
dell’Italian sounding, da parte della SIMEST, determinano danni gravi in
quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa
della saturazione del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane
senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una
corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti
autentici del made in Italy;
il sostegno di SIMEST si
indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a
costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani, sottraggono
colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia;
il fenomeno descritto pone a
rischio anche la commercializzazione di prodotti calabresi, quali salumi,
pecorino ed altre tipicità, con grave danno alle imprese a causa della
concorrenza sleale derivante dalla sottrazione di spazi di mercato e
dall’inganno a danno dei consumatori;
legittime e pienamente
condivisibili si mostrano pertanto le preoccupazioni, le istanze e le proposte
di Coldiretti Calabria,
impegna
il Governo regionale, nelle
persone del Presidente della Giunta regionale e dell’assessore regionale
all’agricoltura, con particolare riferimento all’operato di SIMEST, ad
intraprendere le opportune e necessarie iniziative per:
ottenere esaustive
informazioni, anche al fine di valutare possibili azioni legali a tutela
dell’immagine della Regione, il cui improprio utilizzo è foriero di danni al
sistema produttivo e occupazionale regionale;
impedire l’uso improprio di
risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di
imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione
dell’autentico made in Italy”.
E’ un ordine del giorno che riguarda l’agricoltura, poiché è stato condiviso, se siamo d’accordo, lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ordine del giorno di iniziativa del consigliere
Chiappetta “In favore dell’unione italiana ciechi e ipovedenti onlus”, di cui
do lettura: ““Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
l’Unione Italiana dei ciechi
e degli ipovedenti Onlus, ha posto all’attenzione dell’intero Consiglio
regionale il rischio della paralisi delle attività di tale meritevole
associazione in virtù dei tagli previsti nell’ambito della recente legislazione
sulla finanza pubblica, in quanto si verrebbero a ridurre fortemente le risorse
economiche a favore degli interventi e delle opere di integrazione dei ciechi e
degli ipovedenti che da sempre tale associazione realizza favorendone l’inserimento
in tutti i contesti in cui si esplica il vivere sociale;
inoltre, il disegno di legge
n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale",
in discussione presso le competenti Commissioni parlamentari, contiene una
previsione in base alla quale l’indennità di accompagnamento sarà subordinata
al reddito;
la riduzione prefigurata dal
disegno di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e
assistenziale", non tiene conto del fatto che nella misura in cui è
attualmente determinata dalla normativa vigente risulta largamente
insufficiente a consentire agli ipovedenti e disabili gravi in genere, di far
fronte alle spese loro necessarie per consentire una condizione di vita
dignitosa in una società civile;
le misure correttive
necessarie a far fronte alla grave crisi che investe il sistema economico
internazionale e dall’impatto di essa sullo Stato italiano, non possono
interamente ricadere su categorie sociali fortemente condizionate da gravi
disabilità che ne emarginalizzano da sempre le condizioni di vita;
il Governo regionale deve
farsi portavoce presso il Governo nazionale della forte rilevanza sociale che
rivestono gli interventi a favore dei ciechi, degli ipovedenti e dei disabili
gravi, individuando le soluzioni idonee al fine di scongiurare un’inversione di
tendenza che vanificherebbe le conquiste ottenute nel corso degli anni a favore
delle politiche di integrazione;
impegna
il Presidente, onorevole
Giuseppe Scopelliti, e la Giunta regionale, ad intraprendere ogni azione utile
alla sensibilizzazione dei soggetti istituzionali interessati, Governo della
Repubblica e Commissioni parlamentari Finanza e Affari sociali, al fine di
evitare che le misure correttive della finanza pubblica possano incidere
negativamente sulle risorse assegnate a favore dell’Unione italiana dei ciechi
e ipovedenti nonché all’eliminazione delle eventuali previsioni normative di
diminuzione dell’indennità di accompagnamento in relazione al reddito”.
Era stato illustrato prima, ora lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha facoltà.
Ritenevo che stasera
fosse l’occasione buona per discutere
anche di alcune mozioni, però è il solito andazzo, si arriva alle otto di sera,
quindi ritengo di trasformare quella che era una mozione sulle ex Omeca in un ordine
del giorno, riguardo al gruppo Ansaldo Breda, peraltro già approvato dai tre
Consigli regionali della Campania, della Sicilia e della Toscana.
E’ un ordine del giorno che dovrebbe
essere approvato - ci siamo impegnati in questo senso anche come Consiglio
regionale della Calabria - perché mira alla difesa dei posti di lavoro anche
delle officine ex Omeca di Reggio Calabria.
Lei, quindi, chiede l’inserimento dell’ordine del giorno.
Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Imbalzano.
(Il Consiglio approva)
E’ stato proposto e
illustrato, visto che era stato già
approvato anche da altri Consigli regionali, e ne do lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
Ansaldo Breda S.p.A.,
controllata da Finmeccanica S.p.A., è la principale società italiana di
costruzioni di rotabili per il trasporto su ferro e si occupa di progettazione
e costruzione di treni completi ad alta velocità, di elettrotreni
metropolitani/suburbani (TAF e TSR) e di tram (Sirio), di progettazione e
costruzione di equipaggiamenti elettrici di trazione e ausiliari (convertitori
e circuiti di controllo) e di apparecchiature di sicurezza e segnalamento ferroviario;
la strategica importanza
storica ed economica dell'azienda, a livello nazionale, vede coinvolte quattro
Regioni (Toscana, Campania, Calabria e Sicilia), occupando 2500 addetti e
impiegando inoltre, con l'indotto, ulteriori 4000 lavoratori dislocati in oltre
150 imprese;
recentemente sono circolate
notizie sulla ipotetica vendita di Ansaldo Breda, tali da causare scioperi,
manifestazioni e forti preoccupazioni dal mondo del lavoro, delle istituzioni e
della politica in generale;
a partire dal 2 ottobre 2009
e fino a tutto il gennaio 2010 si sono succeduti degli incontri tra le
Segreterie nazionali e territoriali dei sindacati RSU Fim-Fiom-Uilm di Ansaldo
Breda con la Direzione Aziendale, dove la stessa azienda ha provveduto ad
illustrare le linee generali e gli specifici contenuti del Piano industriale;
sempre nello stesso anno gli
impianti di Ansaldo Breda sono stati oggetto di un piano di investimenti di
milioni di euro in linea con la politica di investimenti infrastrutturali e
tecnici alla base degli accordi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e
dall'Azienda;
l'analisi complessiva dei
dati del mercato internazionale ferrotranviario è positiva, anche se sussistono
dei problemi strutturali del mercato quali la bassa produttività degli impianti,
la competitività dei costi, i tempi di consegna, forte indebitamento
finanziario, evoluzione costante delle tecnologie impiegate: per questi motivi
i grandi players internazionali del settore hanno avviato da tempo un
profondo processo di ristrutturazione aziendale, con lo scopo di ottimizzare e
modernizzare l'attività di produzione, in molti casi decentrando gli impianti
di produzione verso Paesi a basso costo di manodopera;
le aziende di medie
dimensioni stanno revisionando i propri progetti industriali ed i piani
economici ad essi connessi, diventando veri e propri operatori autonomi, in
grado di rivolgersi a "nicchie" di mercato, offrendo così prodotti
strutturati e specifici molto competitivi rispetto ai grandi players
internazionali;
nell'ottica di rilancio in
questa strutturazione e con le esigenze di mercato, Ansaldo Breda ha avviato
l'attuazione di un pIndustriale, denominato "Piano 2010-2014", volto
al miglioramento delle filiere produttive, dei processi e dei modelli di
organizzazione (Alta velocità, attività "regionale" con i prodotti
EMU a due piani TSR, prodotti IC4, Mass transit, MLA, street cara);
l'accordo stilato tra la
Direzione aziendale e le rappresentanze sindacali mirava al raggiungimento di
obbiettivi di efficienza, razionalizzazione e riorganizzazione di tutti i
processi produttivi sopraelencati e prevedeva anche le linee di sviluppo del
Piano, ovvero il risparmio energetico delle produzioni, l'impiego di materiali
eco-compatibili, il miglioramento delle tecnologie costruttive, l'impiego di
motori a magneti permanenti e l'utilizzazione di materiali compositi per le
sottostrutture;
l'attuazione del piano di
sviluppo prodotti aveva l'intento di superare le cause che determinavano le
inefficienze aziendali al fine del raggiungimento degli obbiettivi di
riorganizzazione aziendale;
in tale accordo era altresì
contenuto l'impegno a mantenere il centro di eccellenza delle Tecnologie e
delle Produzioni meccaniche di Pistoia e di Napoli e, in coerenza con il Piano
di acquisizioni commerciali, si ribadiva la necessità della strategica
sussistenza degli impianti di Reggio Calabria e Palermo;
la Ansaldo Breda riconosceva
tuttavia un gap negativo dei prezzi dei propri prodotti di circa il 25-30 %,
nonostante quanto sopraesposto, perdendo competitività nel mercato globale: di
qui l'esigenza del rilancio del piano di produttività, il cui complesso delle
azioni proposte dovrebbe determinare un recupero significativo dei margini di
produttività nella misura del 35% entro fine 2011;
tale scelta consentirebbe
alla Ansaldo Breda di provvedere ad un riequilibro economico produttivo
industriale che possa costituire la premessa per una successiva fase di
sviluppo dell'azienda a partire già dal 2012;
le delegazioni sindacali e le
Rsu hanno dichiarato in modo unanime la loro richiesta di attuare questo
percorso di rilancio dell'azienda ma che è necessario riprendere il cammino di
attuazione dell'accordo siglato con l'azienda il 4 marzo 2010, dando piena
applicazione ad esso, mantenendo gli attuali livelli occupazionali e
concretizzando a tutti gli effetti quel recupero di competitività che oggi più
che mai è necessario a dare un futuro all'azienda e al Paese;
è condivisa la necessità,
come emerso dalla riunione unitaria delle delegazioni sindacali degli stabilimenti
Breda di Toscana, Calabria, Sicilia e Campania e di alcuni esponenti politici
promotori di tale incontro, di dichiarare il settore produttivo per i trasporti
strategico per il Paese, inserendo tale visione del settore all'interno il
Decreto Sviluppo, annunciato dal Governo, compatibilmente con le necessità
legate al particolare momento di crisi internazionale ed in special modo del
sistema economico europeo;
tale passaggio, in modo
unitario e condiviso, rappresenta un atto fondamentale per continuare a dare
slancio e futuro a questo importante comparto;
è altrettanto strategico che
Finmeccanica mantenga una quota maggioritaria in Ansaldo Breda in un'ottica di
rilancio del progetto industriale dell'azienda;
allo stesso tempo è
importante mantenere aperta l'opportunità di sviluppare partnership con altri
operatori del settore che possano ridare piena competitività in tempi rapidi
alla filiera produttiva di Ansaldo - Breda in tutti gli stabilimenti del Paese;
è da ritenere come
fondamentale riuscire a convocare velocemente un tavolo nazionale di confronto
presso il Ministero dello Sviluppo economico sul futuro dell'azienda e sulla
questione sociale ed occupazionale ad essa collegata, alla quale possano
prender parte i rappresentanti del Governo, dell'Azienda, delle rispettive RSU
degli stabilimenti e delle Regioni coinvolte;
riteniamo opportuno
coinvolgere in modo fattivo ed unitario tutti i Consigli regionali interessati
dalla questione economico-sociale ed occupazionale della Ansaldo Breda in modo
tale da dare effettivo seguito istituzionale alle numerose dichiarazioni di
vicinanza espresse nei confronti delle rappresentanze sindacali dei lavoratori
e dando slancio e supporto all'attenzione dimostrata da tutti i Presidenti di
Regione coinvolti;
le ulteriori voci di vendita
dell'Ansaldo Breda rilanciate dall'Amministratore delegato di Finmeccanica
Orsi, sulla necessità di spacchettare e cedere la stessa sul mercato, correlate
alle ulteriori perdite in borsa del titolo che lascia sul terreno oltre il 30%
del suo valore iniziale, dimostrano l'aggravarsi della situazione e la forte
esposizione sulla speculazione finanziaria internazionale in un momento di
massima delicatezza del sistema economico europeo e globale;
Impegna il Presidente e la
Giunta regionale
a richiedere al Governo
nazionale quanto prima la convocazione di un tavolo di confronto sul futuro
della Ansaldo Breda per quanto riguarda gli stabilimenti presenti in Italia,
coinvolgendo in primis l'Azienda, i Consigli regionali interessati e le
rappresentanze sindacali degli stabilimenti.
a richiedere al Governo
nazionale che il settore industriale produttivo nel comparto del trasporto
pubblico, sia dichiarato strategico per il futuro del Paese e fondamentale per
il rilancio economico dell'Italia”.
Pongo in votazione
l’ordine del giorno testé letto.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Convocazione della prossima seduta
Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, comunico che la prossima seduta di Consiglio regionale verrà convocata a domicilio.
La seduta termina alle
19,40
Hanno chiesto congedo i consiglieri Aiello F. e Loiero.
(Sono
concessi)
Sono state presentate le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Nucera - “Contributi per la restituzione ai congiunti delle salme dei caduti in guerra” (P.L. n. 282/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Fedele,
Serra – “Norme di integrazione alla legge
regionale 28 settembre 2011, n. 35” (P.L. n. 283/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha
trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione numero 509 dell’11.11.2011, recante: “Approvazione delle
direttive di attuazione per il sostegno alle micro-iniziative imprenditoriali
promosse da giovani calabresi ai sensi dell’art. 1 della legge regionale
40/2008” (Parere n. 27)
E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
L’onorevole Agazio Loiero è componente della prima Commissione consiliare - Affari,
istituzionali e affari generali – in sostituzione del consigliere Vincenzo
Ciconte e della quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento – in
sostituzione del consigliere Ottavio Bruni.
De Masi. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso
che:
ai sensi
dell’art. 2, comma 6, della legge regionale 5.11.2009, n. 40
in ossequio
a quanto disposto dalla summenzionata legge regionale, è stato sottoscritto un
Protocollo d’Intesa, in data 14 luglio 2009, tra il Ministero dello sviluppo
economico-Dipartimento per l’energia e
tra gli
obiettivi della Direzione generale per le Risorse minerarie ed energetiche
elencati nel suddetto protocollo, è previsto un "coordinamento tecnico
delle attività di programmazione, autorizzazione, gestione e controllo delle
attività di prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio delle risorse del
sottosuolo, in particolare degli idrocarburi e dei relativi impianti di
mare" nonché "attività di bonifica dei siti industriali in
coordinamento con altri uffici responsabili del Ministero dello sviluppo
economico";
l’art. 4 del
sullodato Protocollo d’Intesa così recita: "Le parti daranno attuazione al presente protocollo nel rispetto
delle direttive che saranno impartite da apposito gruppo di lavoro, composto da
quattro componenti, di cui due designati dal Dipartimento per l’Energia-Direzione
generale per le risorse energetiche e minerarie del Ministero dello sviluppo
economico e due designati dal Dipartimento attività produttive della Regione
Calabria";
con
successivo protocollo d’intesa sottoscritto, in data 14 luglio 2009, tra il
Ministero dello sviluppo economico-Dipartimento per l’energia e
il succitato
gruppo di lavoro ha elaborato un programma per il conseguimento degli obiettivi
prefissati;
al fine di "assicurare
condizioni e procedure coordinate per la ricerca e lo sfruttamento di risorse
minerarie e geotermiche di interesse strategico per il Paese" era atteso,
tra le altre cose, la definizione di un "Accordo pilota per le procedure
di esercizio delle attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi" anche
mediante la "Costituzione di un tavolo di confronto istituzionale con
province e comuni interessati, allargato al partenariato economico e sociale,
entro marzo -:
a) se
b) se, in
particolare,
c) qual è la
situazione attuale del programma avviato dal Comitato d’indirizzo ed, in
particolare, quali attività sono state realizzate tra quelle previste per il primo
ed il secondo semestre 2011.
(190;
18.11.2011)
Talarico D. Al Presidente
della Giunta regionale, e all’assessore all’ambiente.
Per sapere – premesso che:
il
territorio dei Comuni di Paterno Calabro, Mangone e S. Stefano di Rogliano in
provincia di Cosenza, e in particolar modo quello in cui ricadono le rispettive
frazioni di Pugliano, Pianolago e Valliggiannò, è attraversato da segmenti dell’elettrodotto
serie 132/150 Kv Feroleto-Savuto-Cosenza;
detto
tracciato, opera della società Terna S.p.A., presenta, di primo acchito,
notevoli incongruenze sotto il profilo della sicurezza e della salute pubblica,
in quanto la distanza dei cavi dell’alta tensione e degli stessi tralicci dalle
abitazioni risulta essere inferiore ai
tali
incongruenze, già fatte rilevare sia da parte di comitati civici all’uopo
costituitisi, sia da parte delle Amministrazioni dei Comuni interessati,
trovano peraltro conferma negli stessi studi e documenti che Enel SpA ha fatto
elaborare in questi anni sull’argomento;
il Comitato
"Cieli liberi", in particolare, che ha assunto la guida della
battaglia per l’interramento dei cavi dell’alta tensione, con una petizione
indirizzata all’Amministrazione regionale ed a quella della Provincia di
Cosenza, ha esplicitamente chiesto che:
sia fatta
una rilevazione dei campi elettromagnetici nelle frazioni sopra richiamate;
sia
effettuata una verifica sulla V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) e
sulla V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) prodotte anzitempo dalla
società Terna SpA;
sia
verificata la congruità, in base alla legislazione vigente in materia, di tutte
le autorizzazioni emesse nel corso del procedimento autorizzatorio;
i sindaci
del comprensorio si sono detti disponibili ad aprire un tavolo di confronto con
quali
concrete e tempestive iniziative, per quanto di competenza della Regione, si
intendono assumere per arrivare ad una modifica dell’attuale tracciato dell’elettrodotto
ovvero per un interramento dei cavi - com’è previsto, tra l’altro, dal Piano
energetico della Regione Calabria del 31 marzo 2005, nel caso di
attraversamento in aree abitate - nel tratto che interessa il territorio ed
alcuni centri abitati dei Comuni di Paterno Calabro, Mangone e S. Stefano di
Rogliano in provincia di Cosenza, stante l’assoluta pericolosità del medesimo
per la salute dei residenti;
se non sia
il caso di aderire alla richiesta dei sindaci del comprensorio di che trattasi,
aprendo un tavolo di confronto che coinvolga la società Terna SpA.
(191; 22.11.2011)
Censore, Guccione, De Gaetano, Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il decreto
n. 106 del 20 ottobre 2011 emanato dal Presidente della Giunta regionale, nella
qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai debiti
sanitari, ha azzerato i posti letto del servizio di oncologia dell’Ospedale di
Tropea;
allo stato
attuale, il servizio di oncologia dell’Ospedale di Tropea ha assegnati 8 posti
tetto che coprono il fabbisogno dell’intero territorio della provincia di Vibo
Valentia;
il servizio
erogato è considerato di fondamentale importanza per i pazienti bisognosi di cure
antitumorale e per i loro familiari che altrimenti sarebbero costretti ad
ulteriori disagi e sacrifici derivati dallo spostamento verso gli ospedali di
altre province;
la decisione
di sopprimere i posti letto del servizio di oncologia del P.O, di Tropea ha
avuto come conseguenza la richiesta popolare e delle amministrazioni locali di
rivedere il nuovo assetto previsto nel DPGR 106/2011 -:
se
corrispondono al vero i dati da Ella rilasciati nella qualità di Commissario ad
acta per
se è dato
conoscere il numero delle prestazioni effettuate complessivamente in un anno
per il trattamento di patologie tumorali nell’Ospedale di Tropea;
se è dato
conoscere il numero di unità mediche in servizio per il trattamento di quelle
patologie nello stesso ospedale.
(192;
23.11.2011)
Censore, Guccione, Battaglia, Scalzo. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
dal mese di
settembre i lavoratori forestali dell’Arfor, dell’ex Fondo sollievo e dei
Consorzi di bonifica non percepiscono lo stipendio;
agli inizi
di novembre, l’Assessore all’agricoltura e foreste aveva diffuso un comunicato
che rassicurava questi lavoratori in merito al fatto che le spettanze relative
alle mensilità di settembre ed ottobre sarebbero state pagate da lì a qualche giorno
e che quelle relative ai lavoratori dei Consorzi di bonifica si sarebbero
sbloccate dopo un accordo con il Dipartimento Bilancio;
ben più lungo
è il ritardo della corresponsione degli stipendi per i lavoratori dell’Ara e della
Fondazione Terina;
lo stallo
che si è venuto a creare intorno al mancato pagamento dei salari genera disagi,
forti preoccupazioni e fondati allarmi tra i lavoratori e le loro famiglie;
la grave
congiuntura economica che sta colpendo l’Italia ed in particolare la nostra Regione
penalizza fortemente i ceti dei lavoratori a cui, peraltro, è ingiusto negare
lo stipendio maturato;
quali
soluzioni intendono porre in essere il Dipartimento all’agricoltura e foreste congiuntamente
a quello del bilancio, per far fronte al pagamento delle mensilità dovute ai suddetti
lavoratori.
(18;
23.11.2011)
“Il Consiglio
regionale
premesso che:
la Regione Calabria nell’anno 2009 ha
sottoscritto con il MEF il piano di rientro del deficit sanitario per la
riorganizzazione e razionalizzazione del sistema sanitario calabrese;
con OPCM 3635/2007 per il risanamento, lo
sviluppo, il riequilibrio e la modernizzazione della Sanità in Calabria è stato
istituito il Commissario delegato per l’emergenza socio-economico sanitaria
della Regione Calabria;
a causa degli inadempimenti rilevati all’attuazione
del suddetto piano il CdM nel luglio del 2010 ha disposto il commissariamento;
che le attività poste in essere nel mese di agosto 2010 a tutt’oggi hanno
consentito di incidere positivamente sulla gestione finanziaria del settore,
producendo risparmi consistenti accertati dai Ministeri controllanti e
quantificato in 60 ML di euro per il 2010 sul 2009 e di 50 ML di euro per il
2011 sul 2010;
si è provveduto, altresì, a distinguere reti
essenziali: ospedaliera, di emergenza-urgenza e territoriale della Regione, che
ha riorganizzato il sistema sul principio della appropriatezza della
prestazioni, abbattendo i costi inutili migliorando cosi il processo gestionale
delle aziende sanitarie e per dare ai cittadini prestazioni sanitarie di
qualità; che la riorganizzazione in corso di attuazione, consentirà di
migliorare la prossimità organizzativa, di ridurre i ricoveri ospedalieri, di
riconvertire le strutture che non offrono rimessa e continuità assistenziale,
di migliorare la gestione aziendale;
l’azione incisiva e l’accelerazione posta in
essere dal giugno 2010 ha consentito la definizione delle procedure per la
realizzazione degli ospedali delle Sibaritidi, della piana di Gioia Tauro, di
Vibo Valentia e di Catanzaro, unitamente alle programmatiche attività che
riguardano gli ospedali di CS RC e KR ed alla realizzazione delle Case della
Salute per come previsto dal POR Calabria 2007/2013, producono un miglioramento
dell’organizzazione strategico-territoriale del servizio mobilità passiva; che
entrambi gli incarichi sono ricoperti dal Presidente
della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti;
ritenuto che:
il processo di riforma avviato dal Presidente
Scopelliti nella qualità di Commissario anche alla luce della situazione
nazionale che ha necessariamente tenuto conto della razionalizzazione della
spesa sanitaria legata al trasferimento delle quote del Fondo Sanitario
regionale, deve proseguire valutando ulteriori interventi che si riterranno necessari
in relazione ai bisogni reali dei cittadini, contestualizzati ed approfonditi
con le opportune analisi epidemiologiche e della situazione orografica del
territorio calabrese;
la continua informazione e consultazione
posta in essere dal Commissario con gli Enti locali, le organizzazione
professionale e sindacali, delle associazioni e degli operatori privati
costituisce un passaggio imprescindibile per la costruzione del sistema
sanitario regionale; che è necessario rilanciare una politica sanitaria di
integrazione tra territorio ed ospedale come modello organizzativo che mette in
sinergia i servizi territoriali con i servizi ospedalieri, investendo sulla
prevenzione con attività di programmazione e pianificazione sul principio dell’appropriatezza
delle prestazioni e delle risorse economiche disponibili;
è necessario, altresì, garantire l’erogazione
dei servizi sanitari sul territorio calabrese in osservanza ai LEA, promuovendo
il miglioramento dell’efficacia, nell’obiettivo generale della salute dei cittadini
nel sostenere e condividere l’azione posta in
essere dal Presidente Scopelliti, impegnato per il piano di rientro sulla
sanità e per l’emergenza socio-economica e sanitaria della Regione Calabria che
ha prodotto risultati e ampiamente positivi per la
realizzazione delle rete assistenziali
impegna
il Presidente della Giunta regionale a
chiedere al Governo nazionale una più equa distribuzione sul Fondo sanitario
nazionale, considerando anche indicatori di deprivazione sociale, ed una
migliore integrazione delle politiche e degli interventi sociali, sanitari
attraverso una più forte strutturazione territoriale integrata sociale e
sanitaria;
a dare priorità alla riorganizzazione della rete
territoriale anche attraverso una celere attivazione dei CAPT istituiti a
seguito della riconversione di alcune strutture ospedaliere; di accelerare e
migliorare attraverso un piano efficace la rete di emergenza/urgenza; a far si
che al più presto si esca dall’emergenza per poter programmare, per i prossimi
anni, gli interventi idonei a garantire l’adeguata assistenza sanitaria per
tutti i cittadini calabresi”.
Art. 1
Oggetto e finalità
1. La
Regione Calabria, in armonia con le disposizioni di cui al capo III della legge
8 novembre 2000, n.328 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato
di interventi e servizi sociali), per potenziare il sistema di protezione
sociale di cui alla legge regionale 5 dicembre 2003, n. 23 (Realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria), con
la presente legge definisce le azioni e gli interventi per garantire una
maggiore e più efficace tutela delle persone non autosufficienti e delle
relative famiglie, in coerenza e nel rispetto delle finalità di cui all’articolo
1, comma 1264, legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Disposizioni per la formazione
del bilancio annuale e pluriennale dello Stato -legge finanziaria 2007), che
prevede l’istituzione del Fondo nazionale per le non autosufficienze.
Art. 2
Destinatari degli interventi e dei servizi
finanziati con il fondo
1. Per le
finalità di cui alla presente legge, si considera non autosufficiente la
persona anziana, la persona disabile o qualsiasi altro soggetto che, in via
permanente o temporanea, non può provvedere autonomamente alla cura della
propria persona né mantenere una normale vita di relazione senza l’aiuto
determinante di altre persone.
2. La
valutazione dello status di persona "non autosufficiente" è
effettuata dalle unità di valutazione multidimensionale presso le aziende
sanitarie competenti per territorio attraverso l’utilizzo della classificazione
ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento) adottato dall’O.M.S.
(Organizzazione Mondiale della Sanità) quale strumento privilegiato per
valutare lo stato di salute della persona in relazione all’ambiente.
3. I
destinatari degli interventi previsti darla presente legge sono i cittadini
europei o extracomunitari con regolare carta di soggiorno residenti nella
Regione Calabria.
4. L’individuazione
delle modalità e dei criteri di accesso agli interventi e ai servizi finanziati
con il fondo, è effettuata dalla Giunta regionale su proposta del dipartimento
competente e conformemente alle determinazioni assunte nel Piano Sociale
Regionale con deliberazione del Consiglio regionale del 6 agosto 2009, n. 364.
Art. 3
Interventi e servizi finanziati con il fondo
1. Sono
finanziati con le risorse del fondo:
a) gli
interventi di sostegno alla persona non autosufficiente e alla famiglia,
attraverso forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale, nell’arco
delle ventiquattro ore e anche nelle giornate festive e prefestive;
b) l’attivazione
e il potenziamento presso i Comuni sede di distretto socio-sanitario, dei Punti
Unici di Accesso (P.U.A.) ai servizi e alle prestazioni che garantiscono l’accoglienza
e l’informazione sulle opportunità e le tipologie di assistenza disponibili,
anche in funzione di prevenzione dell’aggravamento della condizione di non
autosufficienza. e che agevolano e semplificano l’accesso ai servizi sanitari,
socio-sanitari e sociali, incluso il percorso di ricovero o dimissioni dall’ospedale
oppure da strutture residenziali, anche se il ricovero è necessario per ragioni
di temporaneo sollievo dei familiari o conviventi;
c) l’attivazione
di modalità di presa in carico della persona non autosufficiente attraverso un
piano individualizzato di assistenza che consideri le prestazioni erogate dai
servizi sociali e dai servizi sanitari di cui la persona non autosufficiente ha
bisogno, favorendo la prevenzione e il mantenimento di condizioni di autonomia,
anche attraverso l’uso di nuove tecnologie;
d) i servizi
di sollievo alla famiglia, per affiancare e sostenere i familiari che
accudiscono la persona non autosufficiente oppure per sostituirli nelle
responsabilità di cura durante l’orario di lavoro e anche nei periodi di
temporanea impossibilità di accudire la persona non autosufficiente;
e) l’erogazione
dell’assegno di cura alle famiglie che provvedono in via prioritaria tramite
aiuti esterni con personale qualificato o attraverso le organizzazioni
accreditate di cui alla legge regionale 26 novembre 2003, n. 23 e, ove non sia
possibile, in proprio all’assistenza dei familiari non autosufficienti, per
concorrere ai costi di de-istituzionalizzazione supportati dalle famiglie per
garantire la permanenza degli anziani non autosufficienti e dei disabili, e di
qualsiasi altro soggetto non autosufficiente, nell’ambito domestico;
f) i servizi
di assistenza alle persone disabili riconosciute tali ai sensi dell’articolo 3,
comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104, basati su percorsi di autonomia
abilitativa e finalizzati alla vita indipendente, da realizzarsi attraverso
progetti individuali che garantiscono agli interessati assistenza, servizi,
autonomia e relazioni umane e sociali;
g) gli
interventi di telesoccorso e teleassistenza per soggetti non autosufficienti;
h) gli
interventi e servizi di inserimento e integrazione scolastica;
i) le
prestazioni a carattere previdenziale quali oneri sociali e contributi
figurativi per soggetti che assistono persone non autosufficienti;
l) l’erogazione
o concessione di titoli validi per l’acquisto di servizi sociali dai soggetti
accreditati ai sensi dell’articolo 27, legge regionale 26 novembre 2003, n.23.
Art. 4
Indirizzi della Regione per la realizzazione
degli interventi e dei servizi
1. Entro
sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, la Regione, in coerenza
con la l.r. 23/03 e gli obiettivi e le priorità stabilite dal Piano Sociale
regionale, stabilisce, con apposita deliberazione adottata dalla Giunta
regionale, su proposta dell’assessore competente in materia di servizi sociali:
a) i criteri
e le modalità di accertamento e valutazione delle condizioni di non
autosufficienza;
b) i criteri
e le modalità per regolamentare l’accesso alle prestazioni, tenendo conto anche
delle condizioni economiche dell’assistito;
c) gli
obiettivi e le priorità d’intervento;
d) i criteri
e le modalità per la ripartizione delle risorse del Fondo, sulla base di quote
capitarie ponderate tra gli ambiti territoriali;
e) le
modalità per la verifica dei servizi e degli interventi attivati con le risorse
del Fondo, assicurando il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei
lavoratori, dei pensionati, degli organismi di rappresentanza delle persone
diversamente abili maggiormente rappresentativi e del Forum del Terzo Settore;
f) il
riconoscimento, secondo quanto previsto dall’articolo 1, commi 4 e 5 della
legge 328/2000, delle organizzazioni accreditate di cui alla legge regionale 26
novembre 2003, n. 23, nella realizzazione concertata degli interventi e dei
servizi sociali.
Art. 5
Piano distrettuale per la non autosufficienza
1. I Comuni
sono titolari delle funzioni amministrative riguardanti gli interventi sociali
svolti a livello locale e concorrono alla programmazione regionale.
2. I Comuni
esercitano le funzioni di cui al comma 1 in forma associata, negli ambiti
territoriali coincidenti con i distretti sanitari di cui all’articolo 17, legge
regionale n. 23/2003, e in ottemperanza a quanto previsto dall’organizzazione
istituzionale del Piano sanitario e del Piano sociale.
3. Per la
realizzazione degli interventi e dei servizi di cui all’articolo 3, gli ambiti
territoriali di cui al comma 2, elaborano, nell’ambito del Piano di zona, le
azioni previste e finalizzate specificata mente alla non autosufficienza,
secondo le procedure indicate dalla l.r. 23/2003, dal Piano Sociale regionale e
dagli atti di indirizzo programmatori stabiliti dalla Giunta regionale.
4. In attesa
della completa attuazione della riforma di cui alla Lr. 23/2003, gli ambiti
territoriali di cui al comma 2, redigono un Piano distrettuale per la non
autosufficienza.
5. L’atto
programmatico delle attività deve inoltre indicare:
a) l’analisi
del bisogno sociale e dell’offerta assistenziale esistente localmente rilevati;
b) gli
obiettivi e le priorità su cui commisurare gli interventi e i servizi da
realizzare;
c) le
modalità organizzative e le risorse umane, finanziarie e strumentali per la
realizzazione degli interventi e dei servizi in forma integrata;
d) le forme
di rilevazione e monitoraggio dei dati;
e) le
modalità di coinvolgimento delle organizzazioni accreditate di cui alla legge
regionale 26 novembre 2003, n. 23, secondo quanto previsto dall’articolo 4
della presente legge.
6. Il Piano
di cui al comma 4 deve essere adottato con accordo di programma e sottoscritto
dai sindaci dei Comuni ricadenti nell’ambito territoriale di riferimento.
Art. 6
Poteri sostitutivi
1. I Comuni
esercitano le funzioni e i servizi loro spettanti. In caso di inadempimento la
Regione esercita i poteri sostitutivi ai sensi dell’articolo 14, legge
regionale 24 novembre 2006, n.15.
Art. 7
Funzioni delle Province
1. Le
Province concorrono alla programmazione degli interventi come previsto dall’articolo
12, legge regionale n. 23/12003.
Art. 8
Rapporti con "Azienda sanitaria
provinciale
1. I sindaci
dei Comuni capofila degli ambiti di cui all’articolo 17, legge regionale n. 23/2003,
stipulano con l’azienda sanitaria provinciale competente per territorio, ai
sensi del d.lgs. 267/00, un accordo di programma per la realizzazione degli
interventi e servizi sociosanitari integrati, con riferimento specifico all’assistenza
domiciliare integrata e alle dimissioni protette.
2. Per le
finalità di cui al presente articolo, la Giunta regionale emana, entro sessanta
giorni dall’entrata in vigore della presente legge, un apposito atto di
indirizzo.
Art. 9
Piano assistenziale individualizzato
1. In base a
quanto definito nel Piano di cui al comma 3 dell’articolo 5, e in conformità a
quanto disposto nelle linee-guida regionali, i servizi sociali e sanitari
competenti, con il coinvolgimento degli altri servizi interessati, dello stesso
assistito e dei familiari, predispongono un Piano di Assistenza
Individualizzato (P.A.I.) nel quale sono individuati:
a) le
prestazioni sociali e sanitarie nonché le modalità temporali della loro
erogazione;
b) le figure
professionali da impiegare;
c) le
risorse umane disponibili, da parte della famiglia, del terzo settore e dell’intera
comunità, da impiegare nello svolgimento del piano di intervento
personalizzato, nel rispetto della volontà del soggetto e dei suoi familiari;
d) il
programma degli incontri periodici per la valutazione dell’andamento dell’intervento
assistenziale.
Art. 10
Fondo regionale per la non autosufficienza
1. La
Regione istituisce il Fondo regionale per la non autosufficienza.
2. Il fondo
finanzia le prestazioni e i servizi socio-assistenziali di cui alla presente
legge, così come definiti dal Piano sociale di cui alla I.r. 23/03, e nel
rispetto delle finalità di cui all’articolo 1, comma 1264, legge 27 dicembre
2006, n. 296 e successive modifiche.
3. La Regione
garantisce uniformità dei benefici a parità di bisogno, accessibilità e qualità
delle prestazioni e dei servizi finanziati dal fondo, nonché equità nella
eventuale compartecipazione ai loro costi attraverso criteri ed indirizzi
omogenei definiti dalla Regione.
Art. 11
Fonti di finanziamento
1. Le fonti
di finanziamento ordinarie del fondo sono:
a) il Fondo
nazionale per le politiche sociali di cui alla l. 328/2000;
b) ulteriori
risorse regionali provenienti dalla fiscalità generale;
c) ulteriori
risorse messe a disposizione dagli Enti locali;
d) eventuali
risorse comunitarie o ulteriori risorse statali.
2. Le
risorse del fondo regionale per la non autosufficienza vengono annualmente
ripartite fra gli ambiti di cui all’articolo 17, l.r. 23/2003, con i criteri di
cui all’articolo 34 della l.r. 23/2003 e in conformità alle ulteriori
determinazioni che la Giunta regionale adotta per tale finalità. Tali criteri
tengono conto altresì delle linee programmatorie adottate dalla Regione
Calabria nel campo delle politiche sociali e contenute nel Piano regionale
degli interventi e dei servizi sociali.
Art. 12
Rendicontazione
1. I Comuni
capofila degli ambiti territoriali sono tenuti alla certificazione della spesa
sostenuta per la realizzazione dei servizi e degli interventi finalizzati con
le risorse del fondo, secondo le modalità stabilite con deliberazione della
Giunta regionale.
Art. 13
Disposizioni finanziarie
1. Agli
oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, determinati per l’esercizio
in corso in euro 100.000,00 si provvede con le risorse disponibili all’UPB
8.1.01.01 dello stato di previsione della spesa del bilancio, inerente ai
"Fondi per provvedimenti legislativi in corso di approvazione recanti
spese di parte corrente" il cui stanziamento viene ridotto del medesimo
importo.
2. La
disponibilità finanziaria di euro 100.000,00, di cui al precedente comma, è
utilizzata nell’esercizio in corso ponendo la competenza della spesa a carico
dell’UPB 6.2.01.05 dello stato di previsione della spesa del bilancio corrente.
La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al
documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002,
n. 8.
3. Per gli
anni successivi, si provvede, nei limiti consentiti dalla effettiva
disponibilità di risorse autonome, con la legge di approvazione del bilancio di
previsione annuale e con la legge finanziaria di accompagnamento.
4. La
dotazione finanziaria della presente legge sarà ulteriormente incrementata con
le risorse che si renderanno disponibili a seguito delle verifiche previste
dall’articolo 8, commi 2 e 3 della legge regionale n. 22/2010.
Art. 14
1. La
presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio regionale
premesso
che:
l’articolo
1, comma 4, della legge regionale di contabilità 4 febbraio 2002, n. 8,
individua nel Documento di programmazione Economica e Finanziaria Regionale
(DPEFR), nella legge finanziaria, nel bilancio pluriennale e nel bilancio di
previsione annuale gli strumenti di programmazione economico-finanziari
adottati dalla Regione;
l’articolo
2, comma 1, della suddetta legge definisce il DPEFR quale atto di indirizzo
programmatico, economico e finanziario dell’attività dì governo della Regione
per l’anno successivo, con proiezione triennale, nonché strumento di raccordo
per la programmazione generale e la programmazione finanziaria della Regione;
lo stesso
articolo 2, al comma 3, dispone che ogni anno la Giunta regionale adotta il DPEFR
e lo trasmette al Consiglio che lo approva con propria risoluzione;
Viste:
la legge
regionale 4 febbraio 2002, n. 8, recante "Ordinamento del bilancio e della
contabilità della Regione Calabria" e, in particolare, l’articolo 2, comma
3, che dispone in materia di adozione del DPEFR;
la nota
prot. n. 53164 dell’11.11.2011 del Dipartimento Bilancio e Programmazione, con
la quale è stata trasmessa una versione aggiornata del Documento, che contiene
un’analisi più attuale dei dati inerenti alla sanità regionale;
Visto il
parere favorevole della 2^ Commissione espresso nella seduta dell’11 novembre
2011;
Delibera
di approvare
il Documento di Programmazione Economico Finanziaria della Regione Calabria
(DPEFR) per gli anni 2012-2014, che si allega alla presente per farne parte
integrante e sostanziale”.
Art. 1
(Modifica dell’articolo 2)
1. Il comma
2 dell’articolo 2 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11 (Interventi
regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori
deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro) è
sostituito dal seguente: "2. Il Fondo è finalizzato all’erogazione di un
contributo "una tantum" non tassabile, a titolo di assistenza
sociale, prescindendo dall’accertamento in ordine alla responsabilità degli
eventi di cui al comma 1; il contributo è aggiuntivo rispetto ad eventuali
emolumenti o indennizzi derivanti da altri obblighi di legge, assicurativi o
previdenziali, ed è erogato in caso di:
a) eventi
verificatisi sul luogo di lavoro in Calabria;
b) eventi
verificatisi sul luogo di lavoro, al di fuori del territorio calabrese, ma
relativi a lavoratori residenti in Calabria, sempreché non risultino ammessi a
godere di prestazioni analoghe a quelle individuate dalla presente legge.
Art. 2
(Modifica dell’articolo 3)
1. Il comma
1 dell’articolo 3 della legge regionale n. 11/2010 è sostituito dal seguente:
"1. I beneficiari del contributo di cui all’art. 2 sono: a) i lavoratori
autonomi o subordinati che abbiano subito la perdita della capacità lavorativa
nella misura pari al 100 per cento; b) il coniuge, i figli legittimi, naturali
riconosciuti, adottivi e affiliati, oppure, in loro mancanza, i fratelli e le
sorelle, minori d’età o fiscalmente a carico, dei lavoratori autonomi o
subordinati deceduti in conseguenza dell’incidente avvenuto sul luogo di
lavoro.
2. Il comma
2 dell’articolo 3 della legge regionale n. 11/2010 è abrogato.
Art. 3
(Modifica dell’articolo 4)
1. Il comma
1 dell’articolo 4 della L.r. 11/2010 è sostituito dal seguente: "1. L’entità
del contributo, in relazione ai diversi beneficiari, è così stabilita:
a)
lavoratore autonomo o subordinato Euro 20.000,00;
b) coniuge
senza figli Euro 20.000,00;
c) coniuge
con un figlio Euro 22.000,00;
d) coniuge
con due figli Euro 23.500,00;
e) coniuge
con tre e più figli Euro 25.000,00;
f) un
figlio, in mancanza di coniuge Euro 22.000,00;
g) due
figli, in mancanza di coniuge Euro 23.500,00;
h) tre o più
figli, in mancanza di coniuge Euro 25.000,00;
i) fratelli
e sorelle, minori di età e fiscalmente a carico, in mancanza dei precedenti
Euro 20.000,00.
Art. 4
(Modifica dell’articolo 6)
1. Al comma
2 dell’articolo 6 della legge regionale n. 11/2010 le parole "o per
infortunio avvenuto sul luogo di lavoro nel territorio regionale o riguardanti
cittadini calabresi" sono sostituite dalle parole "o di lavoratore
che ha subito la perdita della capacità lavorativa al 100 per cento per
incidente avvenuto sul luogo di lavoro."
Art. 5
(Norma finanziaria)
1. Agli
oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, quantificati per l’esercizio
finanziario 2011 in euro 160.000,00 si fa fronte con le risorse dell’UPB
6.2.01.06 dello stato di previsione del bilancio 2011.
Art. 6
(Entrata in vigore)
1. La
presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
1. Il fine
di concorrere al ripianamento delle perdite relative all’anno 2010 (con
conseguente abbattimento del capitale sociale e sua ricostituzione al minimo
legale) della Società Aeroporto Sant’Anna S.p.A., accertate nella assemblea dei
soci del 28 giugno 2011, è autorizzata, per l’esercizio finanziario 2011, la
spesa, in misura proporzionale alla partecipazione al capitale sociale
(14,11%), di euro 111.166,00 con allocazione ad apposita UPB dello stato di
previsione della spesa del bilancio 2011.
2. Alla
copertura del relativo onere si provvede mediante contestuale riduzione di pari
importo dello stanziamento allocato all’UPB 8.1.01.02 (capitolo 7001201) dello
stato di previsione della spesa del bilancio 2011, inerente a "Fondo
occorrente per far fronte agli oneri derivanti da provvedimenti legislativi che
si perfezioneranno dopo l’approvazione del bilancio, recanti spese per
investimenti", che presenta la necessaria disponibilità.
3. La Giunta
regionale è autorizzata ad apportare le necessarie modifiche ed integrazioni al
documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002,
n. 8, nonché a compiere tutti gli atti necessari per il versamento della quota
a carico della Regione.
Art. 2
1. La
presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il
Consiglio regionale
premesso che
la legge n.
111 del 30 luglio 2007 di riforma dell’ordinamento giudiziario, all’articolo 3
ha previsto l’istituzione della Scuola Superiore della Magistratura con tre
sedi dislocate, rispettivamente, al nord, al centro e al sud del Paese;
con decreto
interministeriale del 27 aprile 2006 è stata individuata la città di Catanzaro
quale unica sede per il Sud;
in data 24
febbraio 2007 è stato firmato un accordo di programma tra il Ministero della
Giustizia, il Comune e la Provincia di Benevento e "Università del Sannio
per "insediamento della struttura nei locali dell’ex caserma Guidoni sita
nella stessa città;
alla nuova
designazione disposta con il decreto n. 26 del 30 novembre 2006 si sono opposte
la Regione Calabria, la Provincia e Comune di Catanzaro, con ricorso presentato
al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio;
con sentenza
n. 3087 del 2009 lo stesso TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato della
Provincia di Catanzaro contro il decreto che ha designato Benevento, anziché
Catanzaro, quale sede meridionale della Scuola Superiore della Magistratura,
adducendo, tra le ragioni dell’inefficacia del decreto ministeriale impugnato,
la carenza di istruttoria preliminare;
per effetto
di tale pronuncia dei giudici amministrativi, veniva vanificato altresì l’accordo
di programma siglato il 24 febbraio 2007 tra il Ministero della Giustizia, il
Comune e la Provincia di Benevento e l’Università del Sannio;
il Comune e
la Provincia di Benevento, a loro volta, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, il quale -allo stato -non risulta ancora essersi pronunciato al
riguardo;
considerato
che:
la città
di Catanzaro è sede di Corte d’Appello, di
Tribunale amministrativo regionale della Calabria, della Procura regionale
della Corte dei conti, nonché ospita la Facoltà di
giurisprudenza della Università degli studi “Magna Graecia di Catanzaro”;
la città di Catanzaro vanta una antica storia e una radicata tradizione
forense, tali da conferire al capoluogo calabrese -in tale ambito –un ruolo di
assoluto prestigio a livello regionale, interregionale e finanche nazionale;
nei giorni scorsi vi è stato un
incontro tra alcuni parlamentari di Catanzaro e di Benevento, durante il quale
si è ipotizzato lo smembramento della Scuola Superiore della Magistratura di
Catanzaro, destinando a Benevento la sede della Formazione ed a Catanzaro la
sola direzione della Scuola con ulteriore mortificazione di immagine, nonché
danno sociale ed economico per la città di Catanzaro e per la Calabria tutta;
tale ipotesi di smembramento,
pertanto, va assolutamente scongiurata e
respinta senza esitazione alcuna, anche in ragione del richiamato
pronunciamento del TAR Lazio;
tutto ciò premesso e
considerato
Chiede
che venga data immediata esecutività
alla sentenza del TAR del Lazio, n. 3087 del 2009 con la quale, come già
richiamato in premessa, è stato accolto il ricorso della Provincia di
Catanzaro, e annullato l’efficacia del decreto interministeriale del 27 aprile
2006, nella parte recante la sostituzione della Provincia di Catanzaro con
quella di Benevento, quale unica sede meridionale della Scuola Superiore della
Magistratura; che sia attivata ogni azione, in tutte le sedi ritenute idonee e
competenti, utile a garantire l’esecuzione della richiamata sentenza del TAR
Lazio;
che sia intrapresa ogni altra
iniziativa - opportuna e necessaria - per consentire l’istituzione immediata
della Scuola Superiore della Magistratura nella città di Catanzaro;
che il presente ordine del giorno approvato dal consesso consiliare, sia inoltrato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro di Grazia e Giustizia, al Presidente della Giunta regionale della Calabria ed al Presidente del Consiglio”.
“Il Consiglio regionale
premesso che:
in Italia l’agroalimentare
rappresenta oltre il 16% del Pil nazionale;
l’export
agroalimentare raggiunge quasi 28 miliardi di euro e ha segnato, anche durante la presente crisi
finanziaria, tassi di crescita del 13%;
la diffusione di
prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un
evidente danno all’immagine della produzione agroalimentare nazionale,
raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in
modo consapevole, così alimentando il fenomeno della contraffazione dei
prodotti italiani, meglio noto con Italian sounding;
il contrasto alla
contraffazione ha conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le
imprese quanto per i consumatori, sì che tutte le parti sociali (Confindustria,
Abi, Alleanza Cooperative Italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti,
Confagricoltura, Confapi, Rete Imprese Italia, Ugl, UiI), con un documento unitario
del 04 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali operare per
rilanciare la crescita, hanno chiesto di "attuare politiche incisive volte
alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva
del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio
italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all’estero delle
imprese italiane";
nel corso del 2011 il
Governo nazionale ha assunto alcuni importanti impegni, culminati nell’approvazione
della legge n. 4 del 2011, in parte ancora inattuata, che ha introdotto nel
nostro ordinamento il principio dell’obbligatorietà dell’indicazione in
etichetta dei prodotti alimentari del luogo d’origine della materia prima
agricola e la definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero,
al fine di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e
impropri richiami all’origine italiana dei prodotti commercializzati; che
ciononostante, per come vigorosamente denunciato all’attenzione dell’opinione
pubblica dalla Federazione regionale calabrese di Coldiretti, la "Società
italiana per le imprese all’Estero -SIMEST S.p.A." (società finanziaria di
sviluppo e produzione delle imprese italiane all’estero controllata dal
Ministero dello sviluppo economico) ha investito risorse destinate a finanziare
direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti
alimentari che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese;
le operazioni di
sostegno dell’Italian sounding, da parte della SIMEST, determinano danni gravi
in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa
della saturazione del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane
senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una
corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con
prodotti autentici del made in Italy;
il sostegno della
SIMEST si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che, oltre
a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani, sottraggono
colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia;
il fenomeno descritto
pone a rischio anche la commercializzazione di prodotti calabresi quali salumi,
pecorino ed altre tipicità, con grave danno alle imprese a causa della
concorrenza sleale derivante dalla sottrazione di spazi di mercato e dall’inganno
a danno dei consumatori;
legittime e
pienamente condivisibili si mostrano pertanto le preoccupazioni, le istanze e
le proposte di Coldiretti Calabria;
impegna
il governo regionale,
nelle persone del Presidente della Giunta regionale e dell’Assessore regionale
all’Agricoltura, con particolare riferimento all’operato della SIMEST, ad
intraprendere le opportune e necessarie iniziative per:
ottenere esaustive
informazioni, anche al fine di valutare possibili azioni legali a tutela dell’immagine
della Regione, il cui improprio utilizzo è foriero di danni al sistema
produttivo ed occupazionale regionale;
impedire l’uso
improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di
prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione del
made in ltaly.”
“Il Consiglio regionale
premesso che
l’Unione Italiana dei
ciechi e degli ipovedenti Onlus ha posto all’attenzione dell’intero Consiglio regionale
il rischio della paralisi delle attività
di tale meritevole associazione in virtù dei tagli previsti nell’ambito della
recente legislazione sulla finanza pubblica, in quanto si verrebbero a ridurre
fortemente le risorse economiche a favore degli interventi e delle opere di
integrazione dei ciechi e degli ipovedenti che da sempre tale associazione
realizza favorendone l’inserimento in tutti i contesti in cui si esplica il
vivere sociale;
inoltre, il disegno
di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e
assistenziale", in discussione presso le competenti Commissioni parlamentari,
contiene una previsione in base alla quale l’indennità di accompagnamento sarà
subordinata al reddito;
la riduzione
prefigurata dal disegno di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma
fiscale e assistenziale", non tiene conto del fatto che nella misura in
cui è attualmente determinata dalla normativa vigente risulta largamente
insufficiente a consentire agli ipovedenti e disabili gravi in genere, di far
fronte alle spese loro necessarie per consentire una condizione di vita
dignitosa in una società civile;
le misure correttive
necessarie a far fronte alla grave crisi che investe il sistema economico
internazionale e dall’impatto di essa sullo Stato italiano, non possono
interamente ricadere su categorie sociali fortemente condizionate da gravi
disabilità che ne emarginalizzano da sempre le condizioni di vita; che il
Governo regionale deve farsi portavoce presso il Governo nazionale della forte
rilevanza sociale che rivestono gli interventi a favore dei ciechi, degli
ipovedenti e dei disabili gravi, individuando le soluzioni idonee al fine di
scongiurare un’inversione di tendenza che vanificherebbe le conquiste ottenute
nel corso degli anni a favore delle politiche di integrazione;
Impegna
il Presidente, onorevole Giuseppe Scopelliti, e la Giunta
regionale, ad intraprendere ogni azione utile alla sensibilizzazione dei
oggetti istituzionali interessati, Governo della Repubblica e Commissioni
parlamentari Finanza e Affari sociali, al fine di evitare che le misure
correttive della finanza pubblica possano incidere negativamente sulle risorse
assegnate a favore dell’Unione Italiana dei ciechi e ipovedenti nonché all’eliminazione
delle eventuali previsioni normative di diminuzione dell’indennità di
accompagnamento in relazione al reddito”.
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
AnsaldoBreda S.p.A.,
controllata da Finmeccanica S.p.A., è la principale società italiana di
costruzioni di rotabili per il trasporto su ferro e si occupa di progettazione
e costruzione di treni completi ad alta velocità, di elettrotreni
metropolitani/subtreni (TAF e TSR) e di tram (Sirio), di progettazione e
costruzione di equipaggiamenti elettrici di trazione e ausiliari (convertitori
e circuiti di controllo) e di apparecchiature di sicurezza e segnalamento ferroviario;
la strategica
importanza storica ed economica dell’azienda, allivello nazionale, vede
coinvolte quattro Regioni (Toscana, Campania, Calabria e Sicilia), occupando
2500 addetti e impiegando inoltre, con l’indotto, ulteriori 4000 lavoratori
dislocati in oltre 150 imprese;
recentemente sono
circolate notizie sulla ipotetica vendita di AnsaldoBreda, tali da causare
scioperi, manifestazioni e forti preoccupazioni dal mondo del lavoro, delle
istituzioni e della politica in generale; che a partire dal 02 ottobre 2009 e
fino a tutto il gennaio 2010 si sono succeduti degli incontri tra le Segreterie
nazionali e territoriali dei sindacati RSU FIM-FIOM-UILM di AnsaldoBreda con la
Direzione Aziendale, dove la stessa azienda ha provveduto ad illustrare le
linee generali e gli specifici contenuti del Piano Industriale;
sempre nello stesso
anno gli impianti di AnsaldoBreda sono stati oggetto di un Piano di
investimenti di milioni di euro in linea con la politica di investimenti
infrastrutturali e tecnici alla base degli accordi sottoscritti dalle
rappresentanze sindacali e dall’azienda;
l’analisi complessiva
dei dati del mercato internazionale ferrotranviario è positiva, anche se
sussistono dei problemi strutturali del mercato quali la bassa produttività
degli impianti, la competitività dei costi, i tempi di consegna, forte
indebitamento finanziario, evoluzione costante delle tecnologie impiegate: per
questi motivi i grandi players internazionali del settore hanno avviato da
tempo un profondo processo di ristrutturazione aziendale, con lo scopo di
ottimizzare e modernizzare l’attività di produzione, in molti casi decentrando
gli impianti di produzione verso Paesi a basso costo di manodopera;
le aziende di medie
dimensioni stanno revisionando i propri progetti industriali ed i piani
economici ad essi connessi, diventando veri e propri operatori autonomi, in
grado di rivolgersi a "nicchie" di mercato, offrendo così prodotti
strutturati e specifici molto competitivi rispetto ai grandi players
internazionali;
nell’ottica di
rilancio in questa strutturazione e con le esigenze di mercato, AnsaldoBreda ha
avviato l’attuazione di un piano Industriale denominato "Piano
2010-2014", volto al miglioramento delle filiere produttive, dei processi
e dei modelli di organizzazione (Alta velocità, attività "regionale"
con i prodotti EMU a due piani TSR, prodotti IC4, Masstransit, MLA, street
cars);
l’accordo stilato tra
la Direzione aziendale e le rappresentanze sindacali mirava al raggiungimento
di obiettivi di efficienza, razionalizzazione e riorganizzazione di tutti i
processi produttivi sopraelencati e prevedeva anche le linee di sviluppo del
Piano, ovvero il risparmio energetico delle produzioni, l’impiego di materiali
ecocompatibili, il miglioramento delle tecnologie costruttive, l’impiego di
motori a magneti permanenti e l’utilizzazione di materiali compositi per le
sottostrutture;
l’attuazione del
piano di sviluppo prodotti aveva l’intento di superare le cause che
determinavano le inefficienze aziendali al fine del raggiungimento degli
obiettivi di riorganizzazione aziendale;
in tale accordo era
altresì contenuto l’impegno a mantenere il centro di eccellenza delle
Tecnologie e delle Produzioni meccaniche di Pistoia e Napoli e, in coerenza,
con il Piano di acquisizioni commerciali, si ribadiva la necessità della
strategica sussistenza degli impianti di Reggio Calabria e Palermo; che la
AnsaldoBreda riconosceva tuttavia un gap negativo dei prezzi dei propri
prodotti di circa il 25·30%, nonostante quanto sopraesposto, perdendo competitività
nel mercato globale: di qui l’esigenza del rilancio del piano di produttività,
il cui complesso delle azioni proposte dovrebbe determinare un recupero
significativo dei margini di produttività nella misura del 35% entro fine 2011;
tale scelta
consentirebbe alla AnsaldoBreda di provvedere un riequilibrio economico e
produttivo industriale che possa costituire la premessa per una successiva fase
di sviluppo dell’azienda a partire già dal 2012;
le delegazioni
sindacali e le RSU hanno dichiarato in modo unanime la loro richiesta di
attuare questo percorso di rilancio dell’azienda ma che è necessario riprendere
il cammino di attuazione dell’accordo siglato con l’azienda il 4 marzo 2010,
dando piena applicazione ad esso, mantenendo gli attuali livelli occupazionali
e concretizzando a tutti gli effetti quel recupero di competitività che oggi
più che mai è necessario a dare un futuro all’azienda e al Paese;
è condivisa la
necessità, come emerso dalla riunione unitaria delle delegazioni sindacali
degli stabilimenti Breda di Toscana, Calabria, Sicilia e Campania e di alcuni
esponenti politici promotori di tale incontro, di dichiarare il settore
produttivo per i trasporti strategico per il Paese, inserendo tale visione del
settore all’interno il Decreto Sviluppo, annunciato dal Governo,
compatibilmente con le necessità legate al particolare momento di crisi
internazionale ed in special modo del sistema economico europeo;
tale passaggio, in
modo unitario e condiviso, rappresenta un atto fondamentale per continuare a
dare slancio e futuro a questo importante comparto;
è altrettanto
strategico che Finmeccanica mantenga una quota maggioritaria in AnsaldoBreda in
un’ottica di rilancio del progetto industriale dell’azienda;
allo stesso tempo è
importante mantenere aperta l’opportunità di sviluppare partnership con altri
operatori del settore che possano ridare piena competitività in tempi rapidi
alla filiera produttiva di AnsaldoBreda in tutti gli stabilimenti del Paese;
che è da ritenere come fondamentale riuscire a convocare velocemente un tavolo
nazionale di confronto presso il Ministero dello Sviluppo economico sul futuro
dell’azienda e sulla questione sociale ed occupazionale ad essa collegata, alla
quale possano prender parte ì rappresentanti del Governo, dell’Azienda, delle
rispettive RSU degli stabilimenti e delle Regini coinvolte;
infine, riteniamo
opportuno coinvolgere in modo fattivo ed unitario tutti i Consigli regionali
interessati dalla questione economico-sociale ed occupazionale della
AnsaldoBreda in modo tale da dare effettivo seguito istituzionale alle numerose
dichiarazioni di vicinanza espresse nei confronti delle rappresentanze
sindacali dei lavoratori e dando slancio e supporto all’attenzione dimostrata
da tutti i Presidenti di Regione coinvolti; che le ulteriori voci di vendita
dell’AnsaldoBreda rilanciate dall’Amministratore delegato di Finmeccanica Orsi,
sulla necessità dì spacchettare e cedere la stessa sul mercato, correlate alle
ulteriori perdite in borsa del titolo che lascia sul terreno oltre il 30% del
suo valore iniziale, dimostrano l’aggravarsi della situazione e la forte
esposizione sulla speculazione finanziaria internazionale in un momento di
massima delicatezza del sistema economico europeo e globale;
Impegna il Presidente
e la Giunta regionale
a richiedere al
Governo nazionale quanto prima la convocazione di un tavolo di confronto sul
futuro della AnsaldoBreda per quanto riguarda gli stabilimenti presenti in
Italia, coinvolgendo in primis l’Azienda, i Consigli regionali interessati e le
rappresentanze sindacali degli stabilimenti; -a richiedere al Governo nazionale
che il settore industriale produttivo nel comparto del trasporto pubblico, sia
dichiarato strategico per il futuro del Paese e fondamentale per il rilancio
economico dell’Italia”.