IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

__________

 

15.

 

SEDUTA DI LUNEDI’ 31 GENNAIO 2011

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 13,05

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di risposta scritta ad interrogazioni

PRESIDENTE

E’ pervenuta risposta scritta alle seguenti interrogazioni: numero 26 del 28 luglio 2010 a firma del consigliere Giordano; numero 41 del 30settembre 2010 a firma del consigliere Magarò; numero 44 del 5 ottobre 2010 a firma del consigliere Morelli; numero 49 del 13 ottobre 2010 a firma del consigliere Salerno; numero 50 del 14 ottobre 2010 a firma del consigliere Ferdinando Aiello; numero 52 del 18 ottobre 2010  a firma del consigliere Censore.

(Sono riportate in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Possiamo dare avvio all’ordine del giorno. Prima dare la parola all’onorevole Principe, volevo ricordare che le interrogazioni a risposta immediata, che noi abbiamo già provato nella seduta del precedente Consiglio, verranno riprese integralmente, sia nella parte di esposizione dei consiglieri sia nella risposta della Giunta, da una web cam e saranno poi inserite nel sito del Consiglio regionale.

Pregherei, quindi, sia coloro che fanno le domande, sia gli assessori che rispondono  di rispettare i tempi consentiti: due minuti per presentare l’interrogazione, tre minuti per rispondere e un minuto per la replica.

Pregherei anche i consiglieri regionali di stare seduti ai propri posti, perché la prima ora del Consiglio regionale la dedicheremo alle interrogazioni a risposta immediata. Per cui vorrei che il consigliere stesse nel proprio posto, presentasse l’interrogazione in maniera decorosa, in modo tale da attendere la risposta della Giunta.

Nel frattempo che ci prepariamo sulle interrogazioni, aveva chiesto di intervenire il capogruppo del Partito democratico, l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola e le voglio chiedere se possiamo discutere, con una certa urgenza, una mozione sul riparto del Fondo sanitario nazionale, a firma modestissima del sottoscritto, degli onorevoli De Masi, Ciconte e De Gaetano, che può essere condivisa dall’intero Consiglio perché è una mozione che vuole dare al nostro Governatore, o comunque a chi rappresenterà la Giunta in sede di Conferenza Stato-Regioni, più forza per modificare i parametri relativi al riparto del Fondo sanitario nazionale.

Con l’occasione, Presidente, la pregherei se durante la seduta ci convocasse al banco perché, a nostro avviso, sulla sanità sarebbe opportuno fare un dibattito in Consiglio regionale.

E’ nostra opinione, infatti,  che questo settore così delicato, ove possibile, naturalmente nel rispetto dei rispettivi ruoli, veda il Consiglio regionale nella sua interezza impegnato a risolvere determinati problemi. Quindi, riteniamo importantissimo che si discuta in questa sede per trovare, eventualmente, un percorso che potrebbe anche essere condiviso.

L’ultima cosa, Presidente – mi dispiace doverlo dire – : sono le 13,27: io la pregherei di fare osservare l’orario di inizio delle sedute . Faccio un’autocritica, parlo per me: l’onorevole Principe si deve togliere il difetto di dare appuntamenti in Consiglio regionale in prossimità dell’inizio dei lavori. Quando veniamo a Reggio per il Consiglio regionale, indipendentemente dalla nostra provenienza geografica, dobbiamo impegnarci per il Consiglio regionale.

La pregherei di fare osservare i tempi programmati. Grazie.

PRESIDENTE

Volevo dirle che gli appuntamenti che mi hanno fatto ritardare l’inizio della seduta di Consiglio sono stati di consiglieri regionali, quindi non appuntamenti extra e personali, assolutamente non mi appartiene questa caratteristica; peraltro i miei appuntamenti li tengo fuori dall’Aula del Consiglio regionale, nelle mie segreterie. Qui ci sono stati dei consiglieri regionali che mi hanno chiesto determinate questioni ed ho voluto incontrarli prima di iniziare i lavori: è valso per assessori, per consiglieri di maggioranza e di minoranza.

Sto cercando, fin dall’inizio della mia esperienza da Presidente di questa Assemblea, di essere sempre puntuale, cercando di accorciare i tempi il più possibile. Ci sono da diversi anni in questo Consiglio e mi sembra che, rispetto agli aggiornamenti pomeridiani, eccetera, non ce ne siano stati; c’è stata un’ora di ritardo tecnico, adesso è arrivata a un’ora e mezzo.

Mi impegno fin da adesso – ma questo vale per tutto il Consiglio – ad evitare anche da parte dei consiglieri di tenere incontri, magari prima della seduta, e di rinviare qualche discussione al termine della stessa. Quindi, se ci sforziamo tutti di seguire questo criterio, io sono il primo a rispettarlo e così la  prossima seduta  inizierà puntuale.

Aveva chiesto di intervenire sulla questione che riguarda la sanità l’onorevole Presidente della terza Commissione, Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Ho presentato un ordine del giorno, che abbiamo comunicato e di cui si è preso atto in Commissione, proprio in merito al riparto del Fondo sanitario nazionale, un ordine del giorno che, in pratica, va ad impegnare il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi per intervenire sul Governo e richiedere la fissazione di criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale basati anche sugli indicatori della condizione socio-economica.

Pertanto chiedo di poter discutere quest’ordine del giorno.

Poi, in merito alle interrogazioni a risposta immediata, sul sito non era presente un’interrogazione a mia firma, però penso che lei abbia già provveduto.

PRESIDENTE

Rispetto all’interrogazione che lei ha presentato, siccome l’ha presentata dopo che era già stato inviato l’ordine del giorno del Consiglio, sarà messa in coda alla discussione delle interrogazioni a risposta immediata, quindi dopo l’ultima interrogazione dell’onorevole Nucera.

Per quanto riguarda la questione sanità, che poneva l’onorevole Principe, direi, appena arriva il Presidente della Giunta regionale, di fare una pausa qui ai banchi della Presidenza, per vedere se, quando e come organizzare questa seduta di Consiglio.

Per quanto attiene all’ordine del giorno sulla sanità, siccome c’era una mozione che riguardava il disavanzo dei fondi del servizio sanitario, l’assegnazione alla Calabria, direi, mentre andiamo avanti con l’ordine del giorno, di vedere su questo argomento se ci possa essere una mozione comune dell’intero Consiglio regionale da presentare al Presidente della Giunta, perché la rappresenti ai tavoli del Governo nazionale.

Interrogazione numero 72/9^ a firma del consigliere G. Giordano, recante: “Sulla mancata assegnazione dei contributi alle cooperative sociali che gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata”

PRESIDENTE

Abbiamo concluso questa fase dei preliminari e possiamo partire con la prima interrogazione a risposta immediata.

Iniziamo con la prima interrogazione, la numero 72, a firma del consigliere Giordano “Sulla mancata assegnazione dei contributi alle cooperative sociali che gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore al lavoro, alla formazione professionale,alla famiglia ed alle politiche sociali. Per sapere – premesso che:

con legge regionale 21 agosto 2006, n. 7 (provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario – collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l'anno 2006 ai sensi dell'art. 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8), all'articolo 11, comma 5, è stato previsto un contributo alle cooperative sociali che gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata;

per l'annualità 2009 era stato previsto lo stanziamento sul bilancio regionale all’Upb 4.3.02.04, capitolo 43020402, la somma di euro 300.000,00, poi riportato come residuo passivo presunto nell'annualità successiva sulla quale, a sua volta, veniva stanziata la somma di euro 300.000,00 per un totale complessivo delle due annualità di euro 600.000,00;

allo stato, i contributi previsti non sono stati ancora erogati alle cooperative sociali interessate, le quali operano con impegno in contesti socio-economici difficili ad alta densità mafiosa;

diversi soggetti gestori degli immobili confiscati, nonostante i vari solleciti al dipartimento interessato, non hanno ricevuto alcuna rassicurazione sulla erogazione dei contributi che rappresentano un valido supporto alle loro attività;

dalla lettura della proposta bilancio di previsione 2011 risulta stanziata sul medesimo capitolo la somma di euro 250.000,00 senza l'indicazione di residui passivi presunti;

pertanto, un mancato provvedimento finalizzato all'impegno e alla liquidazione delle somme entro il 31 dicembre prossimo rischia di far venir meno le risorse previste nel bilancio 2010 a favore delle suddette cooperative -:

se effettivamente è stata impegnata la complessiva somma di euro 600.000,00 stanziata sul bilancio regionale 2010 all'Upb 4.3.02.04, capitolo 43020402, e se sono state effettuate le dovute liquidazioni;

in caso contrario, quali iniziative si intendono intraprendere per sollecitare il dipartimento interessato perché compia, entro l'anno in corso, tutti gli atti consequenziali per l'impegno e la successiva liquidazione delle somme iscritte al bilancio regionale.”.

La parola all’onorevole Giordano.

Giuseppe GIORDANO

E’ un’interrogazione che ho presentato il 13 dicembre, parte dal collegato alla finanziaria regionale,  la legge 7 del 2006, nella quale era stato previsto un contributo per le cooperative sociali che gestiscono i beni confiscati.

Mi pare che, coralmente, l’intera assise regionale, tutte le forze politiche si siano espresse sulla importanza dell’assegnazione della gestione e della valorizzazione dei beni confiscati come momento di lotta, di contrasto che deve essere sempre più stringente verso la criminalità e di segnale tangibile alla popolazione rispetto a questo.

Vado al punto: nell’annualità 2009, al capitolo 43020402, era stato previsto l’impegno di una somma di 300 mila euro, non utilizzata, che aggiungendosi a quella dell’anno successivo, prevedeva un totale di due annualità per 600 mila euro.

Al momento della presentazione dell’interrogazione, non era stato né emanato né, tantomeno, era stato adottato alcun provvedimento amministrativo per l’assegnazione e quindi per la concreta erogazione di queste somme alle cooperative che, in regime di notevoli difficoltà, operando su territori ad alta densità mafiosa, spesso anche subendo delle crescenti intimidazioni, comunque garantivano e garantiscono il corretto utilizzo di questi beni, favorendo spesso il fiorire di attività lavorative. Di attività che, da un lato, sono un segnale tangibile della lotta concreta alla criminalità, dall’altro offrono anche opportunità soprattutto a tanti giovani che si stanno impegnando.

Da notizie assunte, sembrerebbe che la mia interrogazione abbia stimolato il Dipartimento e l’assessorato, che avrebbe adottato un provvedimento di impegno il 30 dicembre.

Ora, vorrei sapere dall’assessore Stillitani – che saluto e vedo adesso fare ingresso in Aula – se sono stati adottati un provvedimento di impegno di spesa e il bando per l’assegnazione alle cooperative.

PRESIDENTE

La parola all’assessore Stillitani.

Francesco Antonio STILLITANI, assessore al lavoro e alle politiche sociali

Le somme sono state tutte impegnate con un decreto del 30 dicembre del 2010, per cui sostanzialmente la paura di perdere i finanziamenti non c’è. E’ chiaro che, dopo il decreto di impegno, si procederà a completare tutta la procedura per le varie erogazioni.

Tutto sta procedendo secondo quanto previsto dalle norme di buona gestione.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Giordano.

Giuseppe GIORDANO

Prendo atto dell’ufficialità della notizia dell’impegno di cui già avevo avuto notizia. Lo spirito dell’interrogazione era di stimolare e di vigilare su una questione – ripeto – strategica, importante nella lotta contro la criminalità.

Voglio sollecitare l’assessore a procedere con il bando e con gli altri adempimenti, in modo tale che le cooperative siano messe nell’effettiva possibilità di operare e che vi sia un segno concreto e tangibile che la Regione vuole stimolare e implementare queste politiche.

PRESIDENTE

E’ conclusa la prima interrogazione.

Interrogazione numero 73/9^ a firma del consigliere G. Nucera, recante: “Sull'esenzione della spesa sanitaria dei soggetti invalidi

PRESIDENTE

Andiamo avanti con l’ordine del giorno, l’interrogazione numero 73 a firma consigliere G. Nucera “Sull'esenzione della spesa sanitaria dei soggetti invalidi” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con Regolamento regionale n. 11 del 4 agosto 2009 (Compartecipazione alla spesa sanitaria - Ticket) sono state introdotte e disciplinate le modalità di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini, ovunque residenti, che usufruiscono di prestazioni nelle strutture pubbliche e private presenti nel territorio regionale;

all'art. 4 del suddetto Regolamento sono indicati i soggetti che sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria e, in particolare, alla lettera c) vengono individuati, esclusivamente, gli invalidi civili al 100% per lavoro, cioè i soggetti rientranti nella 1° categoria, codice S01(ex. Art. 6, comma 1, lett. c, del D.M. 1.02.1991);

ai sensi del predetto Regolamento non sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria i soggetti invalidi per servizio appartenenti alle categorie dalla 2° all'8°, codici S02, S03 (ex. Art. 6, comma 1, lett. c, e comma 2, lett. d, del D.M. 1.02.1991);

con Decreto del Presidente della Giunta regionale (nella qualità di commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei ministri del 30 luglio 2010) n. 19 del 25 ottobre 2010 è stato modificato il Regolamento n. 11/2009, esclusivamente, nella parte relativa all'esenzione dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria in base al reddito (art. 4, comma 1, lett. d);

gli invalidi per servizio appartenenti alle categorie dalla 2° all'8°, codici S02, S03 (ex. Art. 6, comma 1, lett. c), e comma 2, lett. d), del D.M. 1.02.1991) sono affetti da gravi patologie invalidanti e dovrebbero avere diritto all'esenzione dal pagamento del ticket, a maggior ragione se si considera la circostanza che l'invalidità è avvenuta per causa di servizio;

nelle altre Regioni, pur con deficit nel sistema sanitario, quali la Regione Lazio o la Regione Campania, che hanno introdotto il sistema della compartecipazione alla spesa sanitaria gli invalidi per servizio appartenenti alle categorie dalla 2° all'8°, codici S02, S03, godono dell'esenzione dal pagamento del ticket -:

se ritiene opportuno, nella sua qualità di commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010, introdurre una modifica all'art. 4, lett. c), del Regolamento regionale n. 11 del 4 agosto 2009 (Compartecipazione alla spesa sanitaria - Ticket) per comprendere tra i soggetti che sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria anche gli invalidi per servizio appartenenti alle categorie dalla 2° all'8°, codici S02, S03 (ex. Art. 6, comma 1, lett. c, e comma 2, lett. d, del D.M. 1.02.1991)”.

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Volevo evidenziare che questa interrogazione ha lo scopo di far conoscere i motivi per cui, nonostante sia stato preso in degna considerazione il regolamento regionale numero 11 del 4 agosto 2009 sulla compartecipazione alla spesa sanitaria – ticket, per capirci – non sono state introdotte modalità che escludono alcune categorie, in modo particolare l’articolo 4 del suddetto Regolamento, “sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria le categorie previste alla lettera c)”, cioè che vengono individuati esclusivamente gli invalidi civili al 100 per cento per lavoro, cioè i soggetti rientranti nella prima categoria del codice S01 di cui all’articolo 6, comma 1, lettera c), del decreto ministeriale 1 febbraio 1991.

Quindi, ai sensi di questo regolamento, non sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione della spesa sanitaria i soggetti invalidi per servizio, che appartengono alla seconda categoria, all’ottava categoria, con i codice S2 e S3.

C’è stata recentemente una modifica della legge numero 11, in particolare il commissario ad acta, l’attuale Presidente del Governo calabrese, con delibera numero 19 del 25 ottobre del 2010, ha modificato il regolamento numero 11, nella parte relativa all’esenzione dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria esclusivamente in funzione del reddito.

Considerato che gli invalidi per servizio, appartenenti alla categoria dalla 2 all’ottava e ai codici S02 e S03, sono affetti da gravi patologie invalidanti, dovrebbero avere anche questi, a mio avviso, il diritto all’esenzione dal pagamento del ticket, a maggior ragione perché  invalidi per ragioni di servizio, cioè per aver prestato la loro attività al servizio della pubblica amministrazione o delle attività parapubbliche in generale.

Quindi, da una parte, riconosciamo l’aggravamento di una malattia, però dall’altra diciamo loro: “Dovete rimborsarci i soldi”!

L’interrogazione tende a far evidenziare al signor Presidente che c’è una necessità di equità sociale da ristabilire in rapporto a particolari categorie di soggetti, di cui si richiede anche l’inserimento nel nuovo regolamento della non pagabilità, cioè di poter usufruire dei benefici sull’esenzione dal pagamento del ticket.

PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente.

Antonella STASI, Vicepresidente della Giunta regionale

La nuova normativa sulla compartecipazione della spesa sanitaria ha riguardato solo la revisione all’esenzione per reddito. Le esenzioni relative all’invalidità per patologie sono rimaste immodificate e, pertanto, normate dal regolamento approvato con delibera di Giunta regionale del 5 maggio 2009, la 247.

All’epoca si era ritenuto di prevedere l’esenzione per invalidità solo per i grandi invalidi, quindi invalidi civili al 100 per cento, e sono stati esclusi gli invalidi civili con percentuali inferiori all’80 per cento.

Quindi, la decisione di riconsiderare le esenzioni per le predette categorie comporta, ovviamente, una revisione in toto della normativa regionale del 2009, da valutare all’interno degli adempimenti del Piano di rientro.

Il commissario straordinario Scopelliti, comunque, nei prossimi giorni al tavolo Massicci si farà carico di verificare eventuale ampliamento di esenzioni non solo per gli invalidi, ma eventualmente anche ad altre categorie oggi non comprese.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Dire che sono soddisfatto è un po’ eccessivo, tuttavia prendo atto degli intenti di buona volontà con un’ulteriore raccomandazione: quando noi parliamo di categorie per l’esenzione dai ticket, parliamo sempre di fasce che rivestono particolare condizione sociale. Per cui, al di là del tecnicismo con cui vengono riconosciute – perché parliamo di elementi tecnici – le malattie molte volte da parte delle Commissioni mediche invalidanti, noi dobbiamo anche considerare quella che è la condizione sociale di chi è chiamato ad essere riconosciuto tale. Non tutte le malattie – ma questo lo dicono gli stessi operatori sanitari che riconoscono il grado dell’invaliditàhanno lo stesso effetto nell’ambito familiare, nell’ambito sociale, nell’ambito dell’impatto con l’ammalato.

Per cui un’esenzione generale non è un “vogliamoci tutti bene”, ma è una necessità di risposta sociale che una Regione che guarda all’uomo, ai suoi bisogni, a una società calabrese che purtroppo ha un reddito pro capite non molto alto, nel quadro generale del benessere dei territori europei, non può non tenere conto.

Perciò la risposta che mi è stata fornita chiude proprio con un auspicio. Il suo auspicio mi tende a dire che sono ottimista rispetto all’immediato futuro, però l’ottimismo dovrà pur camminare sulle gambe della buona volontà: rivediamo questa pagina dei ticket, rivediamola in positivo, guardando alla gente e non ai conti e ai bilanci.

Interrogazione numero 74/9^ a firma del consigliere G. Nucera, recante: “In ordine alla mancata organizzazione della Conferenza regionale sul Servizio Civile prevista dall'articolo 11 della Legge regionale n. 41 del 5.11.2009

PRESIDENTE

Andiamo avanti con la numero 74, a firma sempre dell’onorevole Nucera: “In ordine alla mancata organizzazione della Conferenza regionale sul Servizio Civile prevista dall'articolo 11 della Legge regionale n. 41 del 5.11.2009” di cui do lettura: Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con legge regionale n. 41 del 5 novembre 2009, n. 41 (Norme per l'istituzione e la disciplina del servizio civile in Calabria) è stato costituito nella nostra Regione il servizio civile volontario, quale espressione di politiche di solidarietà sociale, al fine della promozione dei diritti fondamentali della persona;

il servizio civile volontario costituisce una delle più alte forme di partecipazione democratica e la Regione, con la sua istituzione, ha concorso a dare attuazione, oltre che ai principi di eguaglianza sostanziale, di sussidiarietà e di cittadinanza attiva, richiamati dall'art. 2 del proprio Statuto, anche agli art. 2, 4, 11 e 52 della Costituzione;

l'art. 11, comma 1, della legge regionale n. 41 del 5 novembre 2009, n. 41 (Norme per l'istituzione e la disciplina del servizio civile in Calabria) prevede che la Giunta regionale organizzi periodicamente la Conferenza regionale sul servizio civile, con la collaborazione e la partecipazione di tutti i soggetti interessati, al fine di favorire la massima partecipazione al processo di programmazione degli interventi previsti dalla legge richiamata;

l'art. 11, comma 2, della suddetta legge regionale stabilisce che la Giunta regionale deve sempre convocare la Conferenza regionale sul servizio civile, prima della predisposizione della proposta del programma triennale che disciplina le attività previste nell'ambito del servizio civile regionale, di cui all'art. 7 della legge richiamata;

la Giunta regionale non ha mai organizzato la Conferenza regionale sul servizio civile, ciò compromettendo la partecipazione attiva dei soggetti interessati al processo di programmazione degli interventi previsti dalla legge regionale suddetta e la loro condivisione da parte degli stessi;

alla mancata organizzazione della Conferenza regionale sul servizio civile è conseguita la mancata predisposizione della proposta del programma triennale che disciplina le attività previste nell'ambito del servizio civile regionale, ciò lasciando, di fatto, inattuata la legge regionale -:

se e quando intende organizzare la Conferenza regionale sul servizio civile, prevista dall'art. 11 della legge regionale 5 novembre 2009, n. 41 (Norme per l'istituzione e la disciplina del servizio civile in Calabria) e, conseguentemente, se e quando intende convocarla per la predisposizione della proposta del programma triennale che disciplina le attività previste nell'ambito del servizio civile regionale, previsto dall'art. 7 della legge richiamata”.

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Una delle poche leggi positive che la Regione Calabria ha varato la scorsa legislatura è proprio la legge numero 41 del 5 novembre 2009 e diamo atto al Governo Loiero perché, effettivamente, ha predisposto una legge che era necessaria per la Calabria. Però questa legge deve essere attuata, altrimenti rimane una legge cosiddetta manifesto, cioè priva di significato, che non accompagna quello sviluppo sociale adeguato di cui una regione come la Calabria ha bisogno in questo momento e l’azione del governo della Regione è incisiva, sicuramente determinante, sul piano anche della qualità dell’intervento che si vuole effettuare.

L’articolo 11 di questa legge e, ancora prima, l’articolo 7, prevede che la Giunta regionale, in sede di programmazione delle attività sulla protezione civile regionale, è tenuta ad ascoltare, proprio per dare maggiore forza ed organicità agli interventi di promozione che la legge stessa prevede, tutte le associazioni di volontariato, fare una Conferenza regionale adeguata, cioè che abbia forza e sostanza nel nostro sistema regionale, affinché il servizio civile possa partire non improvvisando le proprie azioni, ma programmando di concerto, com’è il ruolo in fondo di una democrazia partecipata, non solo con le organizzazioni di volontariato, che al loro interno hanno tanti giovani ben motivati a relazionarsi e ad interfacciarsi con le istituzioni, ma anche per programmare adeguati interventi su tutto il nostro territorio, individuando anche i soggetti attuatori.

Allora, al signor Presidente della Giunta regionale abbiamo chiesto quando, di concerto con l’assessore delegato al ramo, intende avviare questa Conferenza programmatica, che è tanto attesa da tutte le associazioni di volontariato, da tutte le associazioni che si occupano di servizio civile e da quanti vogliono in questo settore dare una loro testimonianza di cittadinanza attiva, come spesso si chiede alla cosiddetta società civile.

PRESIDENTE

Risponde l’assessore Stillitani.

Francesco Antonio STILLITANI, assessore al lavoro e alle politiche sociali

La Conferenza prevista dalla legge del 2009 è stata messa in programma già per il mese di marzo. Nel mese di marzo, però, è programmata anche un’altra Conferenza, che è quella sulle associazioni generali di volontariato, che è un altro adempimento di coinvolgimento della società civile che deve essere fatto e che, in effetti, è molto tempo che non si fa. E’ necessario, però, fare alcune considerazioni.

Questa Conferenza dovrebbe, di fatto, stabilire quello che è il programma di attività, ma per fare ciò, è necessario avere anche le risorse. Devo prendere atto che, però, risorse nel bilancio per questo genere di attività non ce ne sono o sono estremamente limitate.

Quindi, magari, la Conferenza viene ad essere convocata – ricordo che l’ultima Conferenza convocata è stata nel 2008, prima addirittura della proclamazione della legge – ma sostanzialmente nessun Piano può essere fatto, se non vengono ad essere previste in bilancio dalla Regione le risorse necessarie al funzionamento, all’attivazione del Piano.

Poi, c’è un altro adempimento che ritengo debba essere espletato, che è quello di eliminare dalla legge stessa alcune incongruenze, alcune imperfezioni, su cui stiamo lavorando: per esempio, all’articolo 8 sono citati genericamente tutti i soggetti destinati del servizio civile, dagli istituti di credito alle associazioni di volontariato, ai Centri Servizi per il Volontariato (Csv) e agli istituti di credito, istituti di credito che di fatto non potrebbero esserci perché hanno scopo di lucro, e questo andrebbe precisato.

Un’altra cosa che è necessaria è all’articolo 9, comma 3, che rinvia alle linee-guida dell’articolo 4; solo che, andando a leggere l’articolo 4, queste linee-guida non ci sono.

Con l’occasione della Conferenza, credo che come Giunta ci faremo anche promotori di una rettifica di queste imperfezioni della legge, per dar modo, nel momento in cui si avvia il Piano, di poter partire nella perfetta legittimità e nella perfetta trasparenza, per dare la giusta risposta che tutti i cittadini calabresi aspettano da questa legge. Un’altra considerazione che va fatta è questa: la legge si affianca al servizio civile nazionale – e qui parliamo di servizio civile regionale – che, però, destina sempre meno risorse in generale alle Regioni, in particolare alla Regione Calabria, tant’è vero che dai 900 posti del 2007 si è passati ai 347 posti del 2010.

Quindi, di fatto, questa legge potrebbe anche sopperire, se adeguatamente finanziata, alla sempre maggiore diminuzione delle risorse messe a disposizione da parte del Governo centrale proprio per l’attività di servizio civile nella nostra regione.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Mi posso considerare parzialmente soddisfatto, prendiamo atto che non c’è un euro in Italia e nella Regione Calabria, per cui questo può essere un motivo, ma non credo sia sufficiente per dare una risposta concreta ai tanti organismi che nel nostro territorio svolgono un’attività meritoria dal punto di vista del volontariato, dal punto di vista dell’impegno, della passione, della partecipazione e della volontà di contribuire ad essere – come dicevo prima – soggetti attivi della nostra azione. Tuttavia, organizzare una Conferenza, magari come prevede la legge, con il coinvolgimento delle autonomie locali, non credo che necessiti di chissà quali grandi fondi o di quali grandi spese di bilancio.

Per cui è indispensabile dare una risposta immediata, se non altro di disponibilità politica. Prendo atto che mi si dice che si era già individuato il mese di marzo per la realizzazione di questa Conferenza, tuttavia credo che sia un fatto importante anche sul piano del confronto, sul piano della dialettica del confronto, che è sempre utile per eventuali strategie da mettere in campo per il futuro.

Prendo atto di quanto riferito e mi auguro che questa interrogazione abbia sortito l’effetto di capire che c’è un substrato sociale molto importante della nostra regione che vive questo malessere di non partecipazione e di non coinvolgimento.

Interrogazione numero 76/9^ a firma del consigliere G. Giordano, recante: “Sul mancato funzionamento del servizio di Logopedia presso il centro di riabilitazione del presidio ospedaliero di Lamezia Terme

PRESIDENTE

Andiamo avanti. Interrogazione a risposta immediata numero 76 a firma del consigliere G. Giordano “Sul mancato funzionamento del servizio di logopedia presso il centro di riabilitazione del presidio ospedaliero di Lamezia Terme”, di cui do lettura: Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

presso il centro di riabilitazione del presidio ospedaliero di Lamezia Terme viene svolto, fra gli altri, anche un servizio di logopedia che interessa una utenza numerosa;

da tempo, a causa della indisponibilità dell'attuale titolare, il servizio, salvo un periodo di appena due settimane, è stato sospeso;

tale carenza ha determinato una lunga fila di attesa per i bambini interessati e solo dopo varie proteste delle famiglie si provvedeva alla nomina di una nuova logopedista, la quale avrebbe dovuto prendere servizio sin dal 21 ottobre scorso, ma a tutt'oggi la terapia non è stata attivata;

la situazione descritta ha provocato uno sconforto per decine di famiglie, le quali, per non far mancare le necessarie terapie, sono costrette a sobbarcarsi oneri finanziari ricorrendo a medici e strutture private;

le numerose proteste nei confronti del commissario dell’Asp di Catanzaro, competente per territorio, non hanno sortito alcun effetto e il perdurare di tale mancanza può pregiudicare in maniera irreversibile lo stato di salute dei bambini interessati -:

se il servizio di logopedia del centro di riabilitazione presso il presidio ospedaliero di Lamezia Terme risulta attualmente sospeso;

se effettivamente si è proceduto alla nomina di una nuova logopedista e le motivazioni per le quali non è stato ancora attivato il servizio;

quali iniziative intende intraprendere, anche nei confronti del Commissario dell'ASP di Catanzaro, perché sia riattivato con urgenza il servizio di logopedia presso il centro di riabilitazione del presidio ospedaliero di Lamezia Terme”.

La parola all’onorevole Giordano.

Giuseppe GIORDANO

E’ un’interrogazione presentata il 23 dicembre, momento in cui il servizio di logopedia del presidio ospedaliero di Lamezia, per l’indisponibilità del titolare, era stato sospeso, creando gravissimo nocumento ai tanti fruitori che – voglio ricordare – sono bambini, quindi una fascia delicata che è rimasta per tante settimane nell’impossibilità di ricevere le necessarie terapie.

Ho preso atto con soddisfazione che, dopo il mio intervento, sebbene siano trascorse alcune settimane, il problema è stato risolto.

La mia interrogazione è per sottolineare come la nostra è un’attenzione al territorio regionale nel suo complesso, e sempre indirizzata a stimolare, ad incalzare la soluzione dei problemi che sono tanti e tali, soprattutto nella sanità.

Voglio raccomandare alla Giunta, al commissario che non è in Aula stamattina, il governatore Scopelliti, che simili situazioni non si devono verificare nel futuro, soprattutto quando a farne le spese sono delle fasce svantaggiate, le fasce più deboli, l’infanzia.

Ho dichiarato già la mia soddisfazione per la soluzione del problema, ma vorrei sentire la risposta anche su quali misure si intendono adottare affinché non si verifichino nel futuro simili interruzione di servizi che sono vitali per la popolazione.

PRESIDENTE

Risponde la Vicepresidente Stasi.

Antonella STASI, Vicepresidente della Giunta regionale

Tale carenza è stata frutto, purtroppo, dell’inosservanza di un ordine di servizio, perché la componente dell’équipe socio-psico-pedagogica con qualifica di logopedista, a un certo punto, si è allontanata, anche senza autorizzazione, dalla posizione a cui era stata assegnata. Poi, ovviamente, il direttore generale e il direttore sanitario hanno provveduto a redarguire, ci sono stati dei tentativi di inviare attraverso mobilità d’ufficio anche una nuova logopedista proprio dal servizio di neuropsichiatria infantile di Catanzaro, continuando però a comportare disagi.

Nel mese di dicembre la componente è stata redarguita e, di conseguenza, l’azienda ha convocato i genitori per informarli che il servizio sarebbe ripreso, quindi la signora addetta al servizio finalmente ha deciso di svolgere la propria attività, ci ha dato conferma che il servizio potrà riprendere ed abbiamo rassicurato i cittadini che, purtroppo, sono stati coloro che hanno subìto il disagio.

PRESIDENTE

Onorevole Giordano, prego.

Giuseppe GIORDANO

Solo una breve replica, per puntualizzare ancora una volta come non sia tollerabile che si possano verificare simili situazioni. Ripeto la soddisfazione perché il problema si è superato.

La raccomandazione è che non si verifichino più simili cose e non è accettabile che la dirigenza dei dipartimenti e delle stesse Asp possa tollerare che, arbitrariamente, si consenta l’interruzione di questi servizi. Faccio, quindi, una ulteriore sollecitazione ad affrontare e vigilare concretamente, perché non si assista più a simili cose.

Interrogazione a risposta immediata numero 80/9^ a firma del consigliere G. Nucera, recante: “In ordine alla predisposizione di un nuovo Piano Sangue e Plasma Regionale

PRESIDENTE

Interrogazione numero 80 a firma del consigliere Nucera“In ordine alla predisposizione di un nuovo Piano Sangue e Plasma Regionale”, di cui do lettura: Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il sistema trasfusionale calabrese risulta, a tutt'oggi, regolato dal Piano Sangue e Plasma Regionale, emanato con deliberazione 25 febbraio 1993, n. 229;

nel corso degli anni la materia ha subito profondi cambiamenti, sia dal punto di vista sanitario, che normativo; nel 2005, infatti, è stata emanata la Legge n. 219 che contiene la "Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale di emoderivati". Tali cambiamenti hanno reso obsoleto il piano sangue e plasma regionale del 1993;

la Regione Calabria ha cercato di adeguarsi alla nuova normativa attraverso alcune delibere della Giunta regionale, tra cui la n. 327 del 29 aprile 2008, che contiene la "Riorganizzazione Regionale del Settore Trasfusionale, ai sensi della Legge 21 ottobre 2005, n. 219" e che istituisce il "Centro Regionale Sangue'", conferendogli il compito di elaborare il Piano Sangue e Plasma Regionale che, di fatto, non è mai stato predisposto;

il raggiungimento dell'autosufficienza regionale di sangue, plasma e componenti emoderivati, nonché il conseguimento dei più alti livelli di sicurezza nel processo della donazione e della trasfusione di sangue rappresentano un obiettivo prioritario, indicato anche dalla Legge 219/2005, che può essere raggiunto solo attraverso un Piano Sangue e Plasma moderno ed efficiente;

inoltre, la nuova riorganizzazione della rete ospedaliera sul territorio calabrese, prevista dal Piano sanitario di rientro, rende ineludibile la necessità di un nuovo Piano Sangue e Plasma, che assicuri, oltre all'autosufficienza, un forte coordinamento regionale e il superamento delle criticità dei servizi trasfusionali presenti in alcune zone della nostra Regione -:

se e in che tempi intende predisporre un nuovo Piano Sangue e Plasma Regionale che permetta il raggiungimento dell'autosufficienza regionale e riorganizzi, tenendo conto del riordino della rete ospedaliera effettuato sul territorio calabrese, l'intero settore trasfusionale.”

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Il sistema trasfusionale calabrese oggi è regolato da una delibera di Giunta regionale del 25 febbraio del 1993, esattamente quasi vent’anni, la numero 229. Tutto il sistema trasfusionale italiano ha subìto delle trasformazioni da allora, tanto che nel 2005 è stata emanata una nuova legge, la numero 219, che contiene nuove discipline sulle attività. La legge regionale del 1993 è, ovviamente, superata.

Dobbiamo dare atto che nella scorsa legislatura, con la delibera numero 327, è stata sancita la nuova riorganizzazione del sistema del settore trasfusionale, che si richiama a quelli che sono i princìpi dettati dalla Legge nazionale numero 219 del 2005.

Quindi, predisponendo questa delibera, si è  avviata di fatto la possibilità di elaborare il nuovo Piano sangue e plasma regionale.

Ora, siccome tutta la materia che porta dal livello nazionale al livello regionale la trattazione di un argomento così delicato, perché afferisce non solo la salute dell’uomo, ma la sicurezza dei cittadini e anche i donatori e quanti offrono il loro sangue per il fabbisogno, e visto che la legge stessa richiama l’autosufficienza delle Regioni, noi vorremmo che nel quadro generale di riorganizzazione dei sistemi ospedalieri – è una fase questa di avvio di un nuovo sistema ospedaliero fra ospedale spoke, ospedale hub, chiusura e apertura di nuovi ospedali – il Piano sangue diventasse un punto centrale nel dibattito complessivo della nostra regione, proprio perché c’è la necessità di riadattare i nuovi centri del sangue e, quindi, dei derivati del plasma in generale alla necessità dell’autosufficienza, cosa che invece ci appare non stia avvenendo. Anzi su questa materia dobbiamo registrare un certo freno del dipartimento interessato, rispetto al dipartimento che è stato anche costituito sul Piano sangue e Piano plasma.

La sollecitazione è più una raccomandazione al Presidente in qualità di commissario della sanità, perché al più presto possa essere avviato questo processo di riorganizzazione, anche attraverso un nuovo Piano sangue e plasma per la nostra Calabria.

PRESIDENTE

Risponde la Vicepresidente Stasi.

Antonella STASI, Vicepresidente della Giunta regionale

Con delibera di Giunta del 19 novembre 2010, la numero 740, è stato approvato quest’atto di natura programmatoria e in quest’atto si constata che nel 2009 la produzione totale di unità di globuli rossi è stata di 63.387, con una produzione media di 30,8 unità per mille abitanti ed un incremento, dunque, dell’1 per cento rispetto al 2008. In questa delibera si stabilisce che per l’anno 2010 ci dovrà essere un incremento di produzione di unità di globuli rossi pari al 2 per cento, a fronte di una previsione di incremento dell’1,5.

Pertanto la raccolta dei globuli rossi in Calabria dovrà essere pari a circa 64.570 unità.

Questa programmazione, ovviamente, mira ad assicurare l’autosufficienza regionale per quanto attiene ai globuli rossi, anche se bisogna sottolineare che essa è sostenuta soprattutto nella città di Catanzaro, Lamezia Terme e Reggio Calabria, con circa 31 mila unità di globuli rossi.

Tale attività, dunque, ha consentito la produzione di 20.852 flaconi di albumina al 20 per cento e un consumo medio stimato di 98.832 flaconi.

Per aumentare la raccolta di sangue al fine di ridurre il divario su indicato proprio da questa delibera di Giunta del 2010, si è stabilito che i commissari delle aziende sanitarie dovranno incrementare la raccolta di plasma di categoria A, proprio con l’istituzione di stazioni di raccolta nei presidi ospedalieri con sedi nelle strutture trasfusionali. Ciò verrà realizzato utilizzando i fondi resi disponibili dalla Legge numero 219 del 2005.

Inoltre, è stato già attivato, a livello regionale, un sistema di raccolta del consumo dei farmaci di plasma derivati, attraverso la raccolta dei dati e il monitoraggio continuo di tutte le farmacie ospedaliere che consentirà di verificare l’appropriatezza prescrittiva.

Quindi, al fine di garantire e tutelare questa attività, seppure in ritardo, lo schema della convenzione della Regione Calabria e le associazioni di donatori ai sensi dell’articolo 6 della Legge numero 219, sostiene la promozione della donazione volontaria e di una informazione corretta ai cittadini, la formazione dei donatori, il sostegno alle attività gestite dalle associazioni e dalle federazioni e quindi il miglioramento della tutela della salute del donatore.

Dunque si fa presente che l’approvazione delle tre reti assistenziali, previste dal decreto numero 18 del 22 ottobre 2010, contempla, tra l’altro, negli ospedali distrettuali la possibilità di istituire punti di prelievo che potranno portare ad un ulteriore incremento delle donazioni.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Prendo atto che c’è un interessamento, anche i dati che lei ha sciorinato rispondono alla realtà, effettivamente c’è un interesse e anche una professionalità da parte dei centri preposti. Tuttavia devo rilevare che la trasformazione sul piano del sistema della rete ospedaliera calabrese oggi richiede un’azione più incisiva di intervento, se non altro per la programmazione futura.

Avere un Piano regionale del sangue prima dell’effettiva programmazione consente non solo di avere gli strumenti che portano all’autosufficienza, ma anche, in contemporanea, ad adattare il programma ai nuovi ospedali e non i nuovi ospedali al programma. Questo sta a significare che noi possiamo fare un’azione molto più incisiva e molto più equilibrata sul piano della risposta reale che i cittadini si aspettano in un settore delicato e che in Calabria – ahimè, dobbiamo anche dirlo con grande sofferenza – funziona in negativo, perché avremmo voluto che i cittadini non avessero bisogno di sangue.

Comunque le cose che ci dice ci convincono, andiamo avanti insistendo sulla necessità di avere un nuovo Piano sangue.

Interrogazione a risposta immediata numero 82/9^ a firma del consigliere G. Nucera, recante: “In ordine alla proroga della convenzione tra la Regione Calabria e l’Associazione diabetici Fand Calabria ‘Diabaino Vip Vip dello Stretto’ Onlus

PRESIDENTE

Interrogazione a risposta immediata n. 82 a firma dell’onorevole Nucera “In ordine alla proroga della convenzione tra la Regione Calabria e l’Associazione diabetici Fand Calabria ‘Diabaino Vip Vip dello Stretto’ Onlus”, di cui do lettura: Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus è un'associazione nata nel 1999, con l'obiettivo di divulgare la conoscenza della patologia diabetica, creando un movimento di pensiero nei confronti del Diabete Mellito, e di fermare le migrazioni sanitarie sud -nord che implicano disagi ai pazienti, ai familiari e costi eccessivi alle Aziende Sanitarie di appartenenza;

la legge regionale 21 agosto 2006, n. 7 (Provvedimento Generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario - collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l’anno 2006, ai sensi dell'art. 3, comma 4, della Legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8) ha autorizzato la Giunta regionale a stipulare una convenzione con l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus, per la realizzazione di attività di informazione, di educazione sanitaria e di assistenza dei diabetici calabresi e delle loro famiglie, ai sensi dell'art. 1 della Legge regionale 19 aprile 1995. n. 18 (Norme per il riconoscimento e per la promozione delle organizzazioni di volontariato), prevedendo, a tal fine, per lo stesso anno una spesa di € 15.000,00;

nel bilancio di previsione 2011 non è stata stanziata alcuna somma per il finanziamento della suddetta convenzione;

l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus svolge un ruolo rilevante per la nostra società e di ausilio al sistema sanitario, svolgendo attività di educazione sanitaria e di assistenza ai soggetti affetti da patologia diabetica e alle loro famiglie, finalizzate al raggiungimento dell'autogestione della malattia -:

se intende prorogare la convenzione tra la Regione Calabria e l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus.”

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Si tratta dell’associazione diabetici Fand CalabriaDiabaino Vip Vip dello Stretto” onlus. E’ un’associazione nata nel 1999, forse è la prima del settore che abbiamo avuto in Calabria. Si occupa della prevenzione, diffusione e sostegno agli ammalati diabetici.

Mi fa piacere notare che, anche recentemente, è stato presentato un progetto di legge da parte di alcuni colleghi, Pacenza primo firmatario, proprio per sostenere queste attività.

Il Governo regionale, la scorsa legislatura, in sede di approvazione del bilancio nel 2006, aveva approvato una convenzione con questa associazione Diabaino Vip Vip”, che conta – dobbiamo pur dirlo – in tutta la Calabria migliaia di associati, una quota minima di sostegno all’attività che loro svolgevano, cioè il riconoscimento di una malattia che sul piano della spesa sanitaria incide notevolmente non solo per gli effetti collaterali che la malattia porta, dalla cecità alle malattie dei muscoli, alla malattia delle ossa, alle malattie metaboliche in generale, ma anche sul piano della resistenza psicologica dei singoli infermi e sull’educazione sanitaria non solo per la prevenzione, ma anche per il mantenimento.

Questa convenzione non è stata, purtroppo, rifinanziata. Questo è un fatto negativo che incide profondamente anche su queste associazioni di volontariato, che bene operano nella nostra regione e che, forse, meriterebbero un’attenzione diversa, considerato che l’esigua somma che era stata oggetto della convenzione, cioè 15 mila euro, a fronte di qualsiasi difficoltà sociale si possa registrare nella nostra regione, si possono sostenere e vi si può dare veramente seguito.

Ecco, l’interrogazione è proprio questa, sapere cosa in alternativa il Governo regionale cerca di porre in essere per creare una politica di prevenzione vera al territorio, in attesa che ci sia un Piano sanitario regionale adeguato e strutturato secondo le esigenze della nostra Calabria.

PRESIDENTE

Risponde la Vicepresidente Stasi.

Antonella STASI, Vicepresidente della Giunta regionale

L’articolo 12 della legge regionale del 21 agosto 2006, collegata alla manovra di assestamento di bilancio del 2006, autorizzava la Giunta a stipulare una convenzione con l’associazione diabetici Fand Calabria, per la realizzazione di attività di informazione, educazione sanitaria e assistenza ai diabetici calabresi e quindi alle loro famiglie.

Il sostegno ha trovato copertura in bilancio fino al 2008, già dal 2009 non è stato più finanziato. Dunque, si tratta di un servizio prevalentemente di promozione della salute e consulenza, avente un carattere di sperimentalità che, però, non ha trovato copertura nell’annualità 2010 e neanche per quella del 2009 e quindi, di conseguenza, viste le ristrettezze del bilancio 2011, neanche per quest’anno.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Tutto ciò che lei dice è giusto, però vorremmo che i buoni esempi fossero seguiti. Questo era un buon esempio avviato e ci saremmo aspettati da questo Governo, senza dubbio, un sostegno maggiore.

Io ripeto e confermo che, al di là di quella che può essere l’interrogazione, c’è un problema sociale rilevante che, a mio avviso, deve essere assolutamente preso in considerazione per l’immediato futuro anche attraverso una convenzione o un sostegno alle strutture esistenti nei nostri territori, al fine di non far cadere o non far morire nel nulla la passione di molti volontari specialisti della materia – quando parlo di volontari, non mi riferisco a personaggi o persone improvvisate, ma a professionisti, a medici affermati – , persone che volontariamente hanno messo a disposizione con generosità la loro professionalità per venire incontro alla prevenzione di queste malattie.

Interrogazione a risposta immediata numero 85/9^ a firma del consigliere Salerno, recante: “Chiarimenti in merito a presunta disposizione di servizio presso la Delegazione romana in materia di sanità regionale”

PRESIDENTE

Interrogazione a risposta immediata numero 85 del 26 gennaio 2010 a firma del consigliere Salerno recante “Chiarimenti in merito a presunta disposizione di servizio presso la Delegazione romana in materia di sanità regionale”, di cui do lettura:Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la Commissione "Attività sociali, sanitarie, culturali, formative", presieduta dal sottoscritto, è consapevole della necessità di avviare un piano di riorganizzazione del sistema sanitario calabrese volto a migliorare l'efficienza delle prestazioni, ad ottimizzare le risorse e ad eliminare le spese superflue;

la stessa Commissione ha avviato un'attività di monitoraggio dei presidi sanitari, anche mediante sopralluoghi nelle strutture, e proceduto con le audizioni dei commissari delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere senza sovrapporsi al ruolo del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro e, anzi, svolgendo funzioni complementari e di supporto;

si ha mera ed informale notizia di invio alla Delegazione romana, o di deposito presso la medesima Delegazione romana, di una disposizione di servizio per l'acquisizione della documentazione sanitaria concernente il Piano di rientro dal disavanzo del Servizio sanitario della Regione Calabria e, nello specifico, della delibera adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 30.07.2010, con la quale si è proceduto alla nomina del Commissario ad acta del Presidente pro tempore della Regione Calabria nonché della successiva delibera adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 04.08.2010, con la quale si è provveduto alla nomina dei due sub-commissari per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria;

la Commissione "Attività sociali, sanitarie, culturali, formative", per l'esplicazione delle sue funzioni, non necessita, al momento, di altra specifica documentazione attinente l'attività o le attribuzioni del Commissario ad acta e dei sub-commissari per l'attuazione del Piano di rientro, anche perché già in possesso della documentazione inerente il Piano di rientro -:

se è a conoscenza delle circostanze illustrate in premessa;

se la fonte che ha originato la richiesta sia legittimata a produrre simili atti.”

La parola all’onorevole Salerno.

Nazzareno SALERNO

Ho avuto una notizia informale circa l’invio alla delegazione romana del Consiglio di una disposizione di servizio per l’acquisizione della documentazione sanitaria concernente il Piano di rientro del disavanzo del servizio sanitario della Regione Calabria e, nello specifico, della delibera adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 30 luglio 2010, con la quale si è proceduto alla nomina del commissario ad acta del Presidente pro tempore della Regione Calabria, nonché dei due subcommissari, nonché della successiva delibera adottata dal Consiglio dei ministri.

La Commissione non aveva necessità di acquisire questi atti, perché comunque il sottoscritto è già in possesso sia del Piano di rientro sia degli altri atti, comunque non ha necessità di fare disposizioni di servizio.

Vorrei capire, in pratica, se lei, in qualità di Presidente del Consiglio, è a conoscenza delle circostanze che ho appena illustrato e se chi ha generato questa disposizione di servizio sia legittimato a procedere a simili atti.

PRESIDENTE

Rispondo io a questa interrogazione, visto che riguarda personale dipendente del Consiglio regionale.

In data 14 gennaio, con protocollo numero 2528, la dirigente del servizio della terza Commissione permanente, la dottoressa Lucia Caccamo, ha autorizzato la dipendente dottoressa Giovanna Cannizzaro di categoria D a prestare servizio, a far data dal 17 gennaio 2011 al 28 gennaio 2011 presso la sede della delegazione romana sita in via dei Bergamaschi a Roma.

La motivazione del dispositivo riguardava l’acquisizione della documentazione sanitaria concernente il Piano di rientro del disavanzo del servizio sanitario della Regione Calabria e, nello specifico, della delibera adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 30 luglio 2010, con la quale si è proceduto alla nomina del commissario ad acta del Presidente pro tempore della Regione Calabria, nonché della successiva deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 4 agosto 2010, con la quale si è provveduto alla nomina dei due subcommissari per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria.

In premessa va precisato che la suddetta dipendente, già incaricata di posizione organizzativa presso il servizio rapporti con gli organismi istituzionali, ha usufruito del regime di utilizzo presso gli uffici romani della delegazione, a seguito di disposizione dell’allora Segretario generale pro tempore in data 2 gennaio 2008.

Successivamente l’Ufficio di Presidenza, all’unanimità dei presenti, con deliberazione numero 74 del 24 novembre 2010 ha disposto la chiusura dell’ufficio di che trattasi, a far data dal 31 gennaio 2011. In data 5 gennaio 2011, la suddetta dipendente ha deciso di rientrare al proprio ufficio di appartenenza, servizio terza Commissione.

Premesso ciò, il direttore generale è venuto a conoscenza di questa disposizione da parte della dirigente della terza Commissione soltanto il 20 gennaio ed ha disposto tempestivamente la revoca e ordinato il rientro della dipendente alla sede di servizio già dal giorno successivo, 21 gennaio 2011.

Le motivazioni poste alla base della summenzionata revoca hanno origine nell’articolo 7, comma 1, lettera e), che attribuisce al Segretario generale la competenza sugli atti di gestione del personale del Consiglio regionale.

L’utilizzo del personale in forma continuativa presso un’altra sede di servizio, al di là delle motivazioni sottese nel provvedimento in esame, non rientra nei compiti e nelle disponibilità dei dirigenti, ai quali, ai sensi del successivo articolo 8, comma 1, compete la direzione dei settori e dei servizi, l’impiego e la gestione del personale, ma non l’assegnazione alle strutture amministrative.

Nazzareno SALERNO

Grazie, Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta e prendo atto anche del tempestivo intervento da parte della Presidenza.

Dibattito sul Porto di Gioia Tauro

PRESIDENTE

Possiamo concludere la fase dedicata al question time e possiamo iniziare con l’ordine del giorno, passando al punto 1 all’ordine del giorno, che è la questione relativa al porto di Gioia Tauro e il relativo dibattito.

Ci sono stati incontri, riunioni da parte della Giunta regionale, con convocazione anche del tavolo dei sindacati e di coloro che svolgono mansioni al porto di Gioia Tauro.

Quindi io direi, prima di iniziare il dibattito, peraltro condiviso appieno da tutta la Conferenza dei capigruppo,   do la parola alla Vicepresidente della Giunta, la dottoressa Antonella Stasi, per capire lo stato di fatto e quanto è avvenuto negli ultimi tempi, per poi procedere a dare la parola a tutti coloro che vogliono intervenire.

Antonella STASI, Vicepresidente della Giunta regionale

Sabato 8 gennaio 2011, dalle 19,00 in poi, il porto di Gioia Tauro si è fermato per 30 ore; è stato un fermo in cui nessuna nave è entrata né uscita dal porto e, negli ultimi quindici anni, questo non era mai successo.

La crisi che ha colpito il porto di Gioia Tauro, uno dei più grandi scali del Mediterraneo, rappresenta l’apice di un percorso che ha origini lontane.

Fino a poco tempo fa era il porto più importante del Mediterraneo per il transhipment, con oltre 3 mila occupati, compreso l’indotto.

Le cause: sicuramente, la crisi economica internazionale, il calo dei traffici marittimi, ma soprattutto la concorrenza dei porti nordafricani e, di contro, la mancanza di una strategia di mantenimento e sviluppo di questa infrastruttura. Eppure solo nel 2008 la MedCenter (MCT gruppo Contship) annunciava che l'obiettivo del 2011 era raggiungere un traffico di 6 milioni di Teus. In realtà, si è riusciti a movimentare non più di 3 milioni di Teus.

Nulla faceva allora pensare che, da qui a poco, una terribile crisi internazionale dei mercati finanziari sarebbe sopraggiunta anche nel mediterraneo. I traffici commerciali marittimi, dopo un trend di crescita decennale, hanno subìto consistenti perdite nel corso del 2009,  e questo su scala mondiale. Tutti i porti, compreso Gioia Tauro, compresi i maggiori porti dell’Oriente, hanno sofferto riduzioni consistenti dei volumi di traffico.

Quindi la crisi non ha risparmiato i porti italiani e neanche quello calabrese, che ha assistito ad una diminuzione dei traffici di circa il 17 per cento, ma ciò che preoccupa maggiormente è la constatazione che il nostro porto, per circa due anni, è come se fosse stato lasciato solo.

Convinti che la competizione internazionale nel mercato dello shipping si gioca anche sul sostegno fattivo delle Regioni e dei Governi ai propri porti e alle relative reti di servizio intermodali e considerato che in anni recenti gli investimenti e il sostegno alla portualità sono risultati deboli o assenti, finalmente dalla Regione Calabria arriva un segnale importante: a settembre 2010 il Presidente Scopelliti firma un importante Apq tra Regione, Gruppo Ferrovie dello Stato, ministero dello sviluppo economico e ministero dei trasporti.

E' il primo segnale di una volontà di rilancio: si parte  con un investimento di 459 milioni di euro per collegare il porto alla ferrovia (il gateway) e realizzare un “distretto della logistica con grandi operatori nazionali e internazionali”. La realizzazione dell'interporto consentirà, finalmente, l'intermodalità con lo scambio tra il trasporto su gomma e quello su ferrovia.

Le altre opere previste all’interno dell’Apq riguardano lavori di consolidamento dei fondali del canale portuale di Gioia Tauro e di adeguamento delle banchine; la realizzazione di capannoni e reti elettriche nell’area portuale; adeguamenti di tratti di banchine, oltre alla realizzazione del nuovo terminal intermodale. Sono previsti, inoltre, un sistema di incentivi per le imprese del polo logistico intermodale che riguardano anche l’efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili; la creazione di un centro servizi e accoglienza ai marittimi; infrastrutture di ricerca e laboratori, servizi di telecomunicazione a banda larga. Ci sono, poi, una serie di opere a carattere ferroviario che riguardano l’ammodernamento del collegamento ferroviario Gioia Tauro-Taranto-Bari, l’adeguamento della linea ferroviaria tirrenica Battipaglia-Reggio Calabria, la ricostruzione della galleria Coreca, la costruzione di una nuova sottostazione elettrica a Vibo e strutture tecnologiche a Lamezia Terme.

Questo investimento è un segnale importante, ma necessita di essere supportato al fine di essere immediatamente esecutivo, oggi che la concorrenza diventa sempre più agguerrita con il risveglio da parte di nazioni della sponda Sud del Mediterraneo, come i porti container di Tangeri in Marocco, Port Said e Damietta in Egitto, Izmir in Turchia, che sono già delle realtà e, purtroppo, altri mega porti sono ancora in previsione.

Il porto di Gioia Tauro, ancora oggi, è sicuramente quello che gode della migliore posizione nel Mediterraneo, ma il trasporto marittimo opera ormai in una logica globale.

Allo stato, la minaccia maggiore per il porto è costituita dalla concorrenza di questi nuovi porti di transhipment, entrati in esercizio o in fase di costruzione, i quali, offrendo condizioni economiche competitive, potrebbero “scippare” i traffici di Gioia Tauro.

Il provvedimento urgente attuato un anno fa che prevedeva la diminuzione delle tasse di ancoraggio, ha dato buoni risultati; infatti l’autorità portuale, per cercare di rimanere competitiva con i due grandi porti concorrenti (Tangeri e Porto Said), ha diminuito le tasse sugli approdi, portando un recupero importante, ma per poterlo fare rispettando le norme vigenti in materia, ha dovuto tagliare altre voci del proprio bilancio.

Un supporto importante potrebbe arrivare proprio con l'approvazione di un emendamento presentato in questi giorni nel “mille proroghe” e sostenuto dallo stesso ministro Matteoli, da molti parlamentari e senatori, dal nostro Presidente Scopelliti. L'emendamento prevede che una parte dei fondi non impiegati dalle autorità portuali, ovvero 20 milioni dei 250 milioni complessivi, vengano destinati a porti di transhipment e quindi a Gioia Tauro.

Nella formulazione più evoluta di questo emendamento, si prevede che dei 20 milioni di euro destinati ai porti “interessati da prevalente attività di transhipment”, 9 milioni possano essere destinati alla riduzione delle tasse di ancoraggio. Sappiamo che per Gioia Tauro ne basterebbero 6 di milioni. I restanti 11 milioni potrebbero essere utilizzati per la fiscalizzazione di 45 punti degli oneri sociali a favore delle imprese che hanno attività di trasbordo da nave a nave di contenitori, a fronte dell'impegno di dette imprese di mantenere i livelli occupazionali, pena il decadimento del beneficio.

La recente presa di posizione del Presidente di Assoporti – l’abbiamo letto sulla stampa – decisamente preoccupante che si contrappone all'emendamento, conferma ancora di più la convinzione che occorre mettere in campo sinergie e politiche che proteggano il porto dal tentativo di rafforzare il sostegno ai soli porti storici del Nord, considerati veri motori di sviluppo dell’economia nazionale.

Oggi la Regione riconosce la centralità del ruolo di Gioia Tauro ed ha iniziato a concentrare su di esso risorse ed attenzioni, per sciogliere i mille nodi che ne impediscono il decollo.

Il vantaggio competitivo dovuto alla sua posizione ed il ruolo leader del porto di Gioia Tauro nel Mediterraneo, emerso in questo decennio di attività, non ha portato alcuna integrazione tra il porto e l'intera regione: attorno al porto non si è determinato alcun processo di sviluppo e l'unica attività finora presente è quella di transhipment. Al momento, solo il 2 per cento dei 3 milioni di Teus movimentati risulta essere traffico classico di import-export.

Il programma di lavoro voluto dal Presidente Scopelliti prevede l'individuazione e l'avvio di attività complementari al transhipment, insieme alla programmazione e alla pianificazione dello sviluppo retro-portuale, che fino ad oggi sconta irresponsabili ritardi.

Stiamo lavorando all'individuazione di aree industriali nel retro porto, da mettere a disposizione per l’offerta di servizi di logistica integrata, per attrarre domande aggiuntive nel porto.

Potremmo recuperare spazi retroportuali dedicati e imprese innovative ed efficienti. Questo genererebbe valore aggiunto e nuova occupazione. Si calcola, infatti, che un retroporto funzionante sarebbe in grado di occupare circa 60-70 addetti per ettaro ed inoltre l’insediamento di attività logistiche non semplicemente legate alle attività di transhipment ha impatti molto più sensibili e duraturi sull’economia regionale.

Servono nuovi investimenti sulle banchine, in tecnologie e attrezzature innovative – lo chiediamo alle aziende, ovviamente – gru con sbracci più potenti, il tutto per ottimizzare il lavoro ed essere più efficienti e competitivi.

Così come è importante aprire alla possibilità che altre aziende possano candidarsi a diventare clienti del porto ed anche concessionari di spazi e banchine.

In questa logica è partito un programma che vuole valorizzare le componenti logistiche, sostenere lo sviluppo dell’imprenditoria nelle aree attorno al porto, allacciare efficacemente Gioia Tauro alla rete ferroviaria nazionale mediante il superamento dei vincoli di infrastruttura esistenti.

A questo si deve affiancare anche una migliore organizzazione del lavoro, a dimostrazione di un efficientismo lavorativo che possa contribuire alla competitività dell'infrastruttura, ancor più se si considera che il livello di servizio della logistica dipende dal livello di servizio di tutte le componenti. Per questo motivo la competitività di un porto non dipende solamente dagli investimenti nel porto stesso.

Gioia Tauro può diventare un volano per l’intera economia del Mezzogiorno d'Italia, se si realizza un Piano integrato di sviluppo e soprattutto se viene messo in campo un programma complessivo che, nei prossimi giorni, sarà sottoposto all’attenzione del Governo nazionale.

Pianificare e programmare insieme una politica industriale che coinvolge tutto il territorio calabrese, partendo da Gioia Tauro, ha delle ricadute dirette come sviluppo sull’intero meridione d’Italia, pertanto l’impegno della Giunta regionale sarà massimo, così come già dimostrato nei mesi scorsi.

Il primo passo del governatore Scopelliti sarà quello di aprire un tavolo nazionale che veda la partecipazione anche dei ministeri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e delle finanze.

Determinante sarà la collocazione di Gioia Tauro all’interno del “Piano della logistica nazionale” e soprattutto il ruolo che il Governo intende svolgere nella politica euro-mediterranea sul tema del transhipment.

Gli argomenti che saranno affrontati al tavolo nazionale riguarderanno, inoltre, la possibilità di ritornare ad ottenere un abbattimento delle tasse di ancoraggio, il rapporto con le società clienti del porto, ma anche l’accesso ad agevolazioni fiscali e la politica di risparmio energetico.

Non trascurabile sarà anche affrontare le problematiche relative all’attività quotidiana del porto, ossia i servizi interni, la gestione delle banchine per migliorare l’efficienza organizzativa e l'organizzazione del lavoro. Occorre favorire la competizione attraverso procedure operative innovative, che potranno essere fornite dal contributo di attività di ricerca e sviluppo, grazie al nascituro distretto.

Il Presidente Scopelliti ha già fissato un incontro nazionale per metà mese e l'apertura di un confronto sui temi che riguardano non solo lo sviluppo in senso stretto per le imprese che operano, ma anche un confronto per quel che riguarda il valore aggiunto che il porto può dare alla Calabria e, soprattutto, per l'interazione del porto con l'intera regione.

Adesso più che mai serve un positivo momento di unità da parte di tutti gli attori, dalla politica alle  imprese, dalle parti sociali alle istituzioni, un'azione unitaria finalizzata finalmente ad un concreto sviluppo dell’intera area.

L'impegno per Gioia Tauro c’è da parte della Regione Calabria, ritengo ci sarà anche da parte di tutti.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Dopo la relazione della Vicepresidente della Giunta regionale, si apre il dibattito.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha facoltà, con preghiera di mantenere l’intervento nei dieci minuti previsti dal Regolamento.

Candeloro IMBALZANO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, sembrerà paradossale, ma l’interruzione di 30 ore dei turni di lavoro tra l’8 e il 9 gennaio presso il porto di Gioia Tauro, con il naturale e conseguente clamore che ha provocato sulla stampa locale e nazionale e con le forti preoccupazioni non solo dei lavoratori e delle loro famiglie, ma di tutte le istituzioni locali, ha permesso di accendere tutti i riflettori mediatici e istituzionali – con l’unica eccezione, collega Giordano, della provincia di Reggio, suo malgrado – sul destino di una struttura portuale ormai troppo condizionata dalle scelte monopolistiche dei due soggetti che vi operano e che sono responsabili del futuro del porto: da una parte la Medcenter, da sempre l’unico terminalista con la sua capogruppo Contship, dall’altra la MSC, che con la Marsk e con la francese CMA operano ormai in regime di monopolio nel settore del transhipment mondiale.

Quindi, quell’allarme suonato nelle scorse settimane sul porto di Gioia Tauro è stato un campanello d’allarme grave che, giustamente, ha provocato un diluvio di prese di posizione e la tempestiva iniziativa del Presidente Scopelliti e della stessa Vicepresidente Stasi.

Per quello che ci riguarda, non abbiamo esitato a presentare un’immediata mozione al Presidente del Consiglio regionale, tempestivamente seguita da analoga iniziativa dell’onorevole Principe e da tante altre prese di posizione di altri colleghi, a testimonianza dell’interesse e della preoccupazione di tutto il ceto politico della nostra Regione.

Certo, quando nell’aprile del 2010 partecipammo a quel comitato per l’autorità portuale che deliberò, su delega del Presidente Scopelliti, il famoso abbattimento fino al 90 per cento delle tasse di ancoraggio per le navi con stazza lorda superiore a 50 mila tonnellate, non potevamo immaginare che, soltanto dopo pochi mesi dall’inizio del 2011, ci saremmo trovati ad affrontare una crisi che rischia di diventare devastante per il futuro di Gioia Tauro.

Devo dire che, ad onor del vero, già in quella circostanza ci ponemmo il problema, atteso che quell’abbattimento avveniva con risorse correnti del bilancio dell’autorità portuale, di cosa sarebbe successo in epoca successiva. Questo, certamente, rimane uno dei primi nodi da sciogliere, ma non soltanto questo, perché non riguarda solo il porto di Gioia Tauro, per intenderci, ma tutto il sistema della portualità del nostro Paese, almeno per quanto riguarda il transhipment, riguarda i porti di Cagliari, di Taranto, ma riguarda anche i porti liguri.

Si tratta, quindi, di reperire – e dobbiamo esprimere apprezzamento già per le iniziative tempestive che sono state assunte dal Presidente Scopelliti in questa direzione – almeno 50 milioni di euro, non soltanto per abbattere nuovamente le tasse di ancoraggio, ma – come ricordava la stessa Vicepresidente Stasi – per defiscalizzare almeno fino al 45 per cento e per tre anni il costo del lavoro su Gioia Tauro, ma di ridurre anche il costo delle Accise sui carburanti, altrimenti questa struttura portuale, così come le altre strutture portuali del nostro Paese, rischia fatalmente di essere progressivamente marginalizzata dal mercato.

Noi non possiamo prendere certo per oro colato quello che in questi giorni, sia lady” Battistello, ma non solo lei, ha dichiarato, a proposito del ruolo di Medcenter, delle condizioni capestro poste da MSC, dai 20 milioni di euro che ha dichiarato di avere perso in base ai bilanci ufficiali nel 2009 e in quello ufficioso del 2010, perché per lunga esperienza anche professionale sappiamo e non abbiamo mai creduto e non crediamo neanche stavolta al fatto che ci possano essere imprenditori disposti a dissanguarsi, per fare solo beneficienza e meno che mai per farla sul porto di Gioia Tauro!

La verità è che Gioia Tauro fa troppo gola ai due monopolisti, al terminalista, al signor Aponte, che si impegna pervicacemente ad acquisire la maggioranza di Medcenter e quindi è questo uno dei problemi e non il solo. Il signor Aponte è abituato con il telefono a muovere i volumi di traffico imponenti da un porto all’altro del Mediterraneo. Ma proprio perché siamo in presenza di uno strapotere di questa natura, il nostro Paese non può tirare la corda oltre un certo limite, perché le conseguenze potrebbero diventare, nel breve periodo, catastrofiche.

Vi è – lo ricordava in parte la Vicepresidente Stasi – una vera guerra dei porti che si sta scatenando tra Sud e Nord del Paese, perché l’atteggiamento del Presidente di Assoporti, Francesco Nerli, è quantomeno inquietante: invece di difendere i porti italiani, si scatena e quindi il sistema della portualità nel nostro Paese prende un giorno sì e un giorno no posizioni diverse rispetto ai problemi dei porti italiani e, in modo particolare, su Gioia Tauro.

Fortunatamente, siamo stati in questi mesi e anche in questa circostanza in presenza di un sindacato maturo – dobbiamo dirlo molto chiaramente –, responsabile, che mai come stavolta ha dimostrato di avere a cuore il destino di circa 3 mila lavoratori, compresi quelli dell’indotto. Sindacati che hanno anche in questi mesi testimoniato il loro senso di responsabilità, attendendo pazientemente di rinnovare anche il contratto integrativo, che è scaduto dal 2009.

Ecco perché ci sembrano poco credibili le motivazioni che ufficialmente sono state addotte in queste settimane sia da MSC sia da Medcenter. Sappiamo che la vera partita è un’altra e riguarda il controllo del porto di Gioia Tauro, il cui destino, quindi, non può rimanere in bilico e non può essere alla mercé sia del signor Aponte sia della signora Battistello.

E’ tanto vero questo che Aponte – come abbiamo letto sulla stampa con le interviste che ha rilasciato sulla stampa nazionale in particolare – si è guardato bene dall’attaccare Medcenter e quindi MCT, che pure è responsabile del parco attrezzature e della logistica dei piazzali a Gioia Tauro.

E’, quindi, su questo piano ed è questa l’esigenza ineludibile di un urgente tavolo, che bene ha fatto il Presidente Scopelliti, naturalmente, a rivendicare e a richiedere al Presidente Berlusconi e ai ministri competenti, Matteoli e Tremonti, che a questo tavolo dovranno partecipare in prima persona, perché Gioia Tauro – lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo anche oggi – non è un problema solo calabrese, è un problema strategico per l’intera Calabria e per l’intero Paese.

E’ venuto il momento di giocarsi fino in fondo la carta che abbiamo strappato, che il Presidente Scopelliti e l’assessore Mancini hanno strappato nel settembre dello scorso anno con l’Accordo di Programma Quadro, perché siamo perfettamente d’accordo che, se non si mette subito mano alla società dell’interporto, avviando contestualmente le procedure per la realizzazione del gateway ferroviario e per realizzare l’area della logistica per far partire l’intermodalità, rischiamo di fare un grande buco nell’acqua.

Solo così Gioia Tauro, con la sua grande area retroportuale, rispetto alla quale dobbiamo tutti, indipendentemente dai ruoli svolti in questi anni, ammettere una generale colpevolezza, può diventare una vera piattaforma logistica del Mediterraneo, approfittando anche di un fatto drammatico contingente – se volete, non tutti i mali vengono per nuocere – perché sappiamo cosa sta succedendo nei Paesi del Maghreb, perché alcuni di questi porti sono diretti concorrenti di Gioia Tauro. Noi dobbiamo, paradossalmente, approfittare di questo grave stato di stabilità politica che non si risolverà, come è facile prevedere, purtroppo, nel breve periodo.

Se tarderemo ancora o ci limiteremo a strappare soltanto qualche briciola sul tavolo governativo per abbattere, per esempio, solo le tasse di ancoraggio, continueremo ad essere ostaggio di imprenditori cinici che, ovviamente, non avranno remore a giocare sulla pelle della Calabria e dell’intero Mezzogiorno la loro consueta spregiudicatezza.

Mi auguro che questo Consiglio regionale, oggi, al termine di questo dibattito, manifestando una naturale unità di intenti, quindi bandendo anche logiche di schieramento, e nella piena coscienza che i problemi non sono né semplici né facili, anche per problemi di carattere nazionale a tutti assai noti, possa, alla fine, approvare un documento che contenga una proposta concreta e praticabile.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Signor Presidente della Giunta, noi abbiamo chiesto, abbiamo condiviso l’idea di fare questo dibattito in Consiglio regionale sulla situazione del porto e ho ascoltato la relazione della Vicepresidente Stasi, che nella parte terminale del suo intervento sottolinea come la questione di Gioia Tauro sia una questione che, politicamente, socialmente ed economicamente, riguarda innanzitutto i calabresi, la Calabria e tutti quelli che hanno a cuore il destino di questa regione, a prescindere dall’appartenenza politica.

Questo è un appello che sicuramente noi condividiamo, anche se nel suo intervento – ormai, sta quasi per trascorrere un anno dall’insediamento di questa Giunta – si sottolineano eventi, fatti di un processo lungo e complesso come quello della costruzione, avvio e funzionamento del porto di Gioia Tauro, e degli eventi di particolare significanza politica di questa maggioranza e di questo Presidente della Giunta.

Non voglio precisare questi fatti per fare polemica, ma perché dobbiamo costruire un percorso comune, e anche il richiamo alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro, che è stato fatto con riferimento alla firma che l’assessore alla programmazione ha fatto nel mese di settembre, è la conclusione di un processo, di un accordo di programma approvato dalla nostra Giunta e che è stato approvato sulla base di un lavoro politico di merito.

In una fase politica importante, che ha visto l’Italia avere la Presidenza  europea con il Presidente Prodi e poi con il Governo successivo Prodi, questo porto, questa realtà è diventata una realtà non solo fisica importante per il ruolo che ha nei commerci di transhipment, ma perché, dal punto di vista della promozione di questo porto, quei governi, quelle responsabilità politiche hanno messo Gioia Tauro al centro dei ragionamenti del Mediterraneo, dell’Europa e del commercio con l’Est.

Ed era permanente un tavolo presso la Presidenza del Consiglio, anche l’onorevole Adamo assieme al Presidente Loiero facevano parte di quel tavolo; oggi si chiede perché dal 2008 quel tavolo per la Calabria, in particolare su Gioia Tauro, che coordinava tutte le iniziative per cui è stato possibile costruire quel tipo di accordo di programma quadro, si è interrotto.

Quindi, onorevole Vicepresidente, quando lei fa riferimento a due anni di interruzione di attenzione sul porto di Gioia Tauro, io la leggo su diversi aspetti: uno è quello congiunturale. Lei fa riferimento a previsioni del 2008, quando si sa benissimo che, se c’era un’avvisaglia sulla crisi finanziaria, non si pensava che si trasformasse in crisi economica, si immaginava che le materie prime continuassero ad approvvigionare le produzioni. Questo non è avvenuto, per come si è manifestato alla fine del 2009 per la Calabria e il porto di Gioia Tauro.

Per cui, se noi facciamo il confronto con quello che è avvenuto nel 2010 nel porto di Gioia Tauro, senza capire quali sono state le dinamiche della crisi su questo settore, diamo una lettura fuorviante di quello che sta avvenendo a Gioia Tauro.

Così come ritengo che sia fuorviante anche l’interpretazione che si può dare sul funzionamento di un porto di transhipment, sul fatto che si interrompa l’accesso alle navi per 30 giorni o per 30 ore. Il problema della programmazione di questi accessi non è il campanello d’allarme, perché le navi non si muovono come gli aerei, hanno una programmazione, questa interruzione era anche noto che si sarebbe realizzata, ce ne saranno delle altre.

Sull’Accordo di Programma Quadro ci saremmo aspettati anche una notizia, un qualche avanzamento sul suo stato di attuazione, perché è stato approvato quasi un anno fa, c’è stata la sottoscrizione, e la gestione di questi accordi – lo sappiamo benissimo – è complessa, non è semplicissima, c’è bisogno di avere un’organizzazione dietro che regga il confronto con i soggetti attuatori, perché la Regione in questo ha un’attività di coordinamento, ma poi c’è l’autorità portuale, c’è Rfi, ci sono tutti quei soggetti che, purtroppo, sono i soggetti attuatori.

Ci vuole una spinta politica molto forte e organizzativa sull’avanzamento dell’Accordo di Programma Quadro.

L’aspetto infrastrutturale, che è quello che sostanzialmente prevede gran parte degli investimenti non regionali sul porto di Gioia Tauro, è un aspetto importante, ma dobbiamo anche considerare che, dal punto di vista infrastrutturale, Gioia Tauro ancora non ha limitazione sulla sua attività, il problema vero di Gioia Tauro è sviluppare rapidamente.

Su questo ci saremmo aspettati qualche posizione in più, in particolare sul distretto della logistica, per capire come portare avanti i distretti tecnologici e se si rimane dell’idea di un paritario avanzamento e finanziamento di questi distretti o se, invece, sul distretto della logistica di Gioia Tauro non c’è da parte della Giunta l’interesse, oltre quello previsto nell’Accordo di Programma Quadro, per fare in modo che questo distretto possa realmente decollare ed accelerare quel processo, che è più importante per la vita stessa di Gioia Tauro, su come attirare l’attenzione commerciale dei soggetti che hanno interesse alla logistica e al transhipment.

Dopo, viene quella che è la problematica della diversificazione del retro porto. Penso che il nodo centrale sia l’operazione di marketing e di promozione presso quel target di imprese che hanno interesse su Gioia Tauro e questo può avvenire se la Giunta in particolare trova sostegno e sponda nel Governo nazionale, in quelle che sono le relazioni internazionali, che in questo momento sono prossimi allo zero, se parliamo di economia.

Dico questo, perché capisco che ci può essere in questa fase un’enfasi, così come è avvenuto per la difesa del suolo, per annunciare un emendamento che nel “mille proroghe” porterà 20 milioni di euro sulla defiscalizzazione degli oneri di attracco – e questo è importante ed utile, lo ha fatto già l’autorità portuale – però a questo aggiungo che noi ci saremmo aspettati che queste risorse venissero confrontate, invece, con il perdurare e la riduzione continua che il Governo fa delle risorse finanziarie anche destinate alla Calabria, con riferimento a questioni, per esempio, che possono riguardare il porto di Gioia Tauro.

Bene, è stata data molta enfasi al Piano per il Sud da parte del Governo Berlusconi prima del 14 dicembre, non se ne parla già più, ma su quel piano sono state dette tante cose. Penso che non sarà sfuggita a nessuno in quest’Aula la lettura della delibera Cipe, con la quale si procede ad un ulteriore taglio di 5 miliardi di euro al Fondo Aree Sottosviluppate e quel Piano del Sud non è null’altro che la riprogrammazione fantastica – perché di questo si tratta – del Quadro Strategico Nazionale (QSN). Gli obiettivi che c’erano nel QSN sono stati accorpati in maniera diversa in questo fantomatico Piano del Sud.

Guardate, lo sapete quali sono gli unici settori di intervento che erano previsti nel Qsn e che non sono più nel Piano del Sud? Ve li dico subito: sono le aree urbane, l’inclusione sociale e – guarda caso – proprio le politiche sull’export e le politiche che possono riguardare Gioia Tauro. Quelle erano previste nel Qsn, sono cancellate nel Piano per il Sud e quei 100 miliardi – come tutti sappiamo – non sono più 100 miliardi. Se si vedono i conti al 31 dicembre del 2010, si capisce che tutta quella che era l’ipotesi fantomatica e fantastica di Berlusconi di riprogrammare le risorse del 2000-2006, 2007-2013, visto quello che sono state in grado di fare le Regioni, quei 100 miliardi sono 65 nel caso migliore dell’interpretazione, secondo noi sono 48, e mancano quelle risorse del Qsn che servivano proprio a rafforzare la capacità di attrazione degli investimenti esterni, con capacità di creare indotto sull’export e quindi su soggetti come il porto di Gioia Tauro.

La questione di Gioia Tauro è chiara, noi dobbiamo sicuramente perseguire con continuità, come è stato sottolineato nel Comitato di sorveglianza, con specifico riferimento al punto 5 all’ordine del giorno del Comitato di sorveglianza del luglio del 2010, in cui è stata sottolineata la continuità di questo processo amministrativo in particolare su Gioia Tauro. Decisamente con l’attenzione di questo Governo, con l’attenzione che in questo momento questo Paese ha in Europa, io penso che questa maggioranza regionale abbia grandi difficoltà a poter avere un discorso e un’interlocuzione seria sulle prospettive di Gioia Tauro e dovrà, probabilmente, allinearsi alla propaganda che ci sarà il giorno dopo l’approvazione del “mille proroghe”, mi auguro con l’emendamento dei 20 milioni previsti anche su Gioia Tauro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.

Fausto ORSOMARSO

E’ ovvio che rispondo all’onorevole Maiolo, a me stesso e all’Aula e, nel rispondere all’Aula, cercherò di rispondere soprattutto ai calabresi, che è quello che mi sembra importante rispetto al tema Gioia Tauro, rispetto a tutti i temi che questo Consiglio regionale ha affrontato e vorrà affrontare in futuro.

Quello che va detto alla minoranza, nello specifico al consigliere Maiolo, che ha cercato di rappresentare in continuità rispetto a un’opera del passato alcune motivazioni, è questo: capire da che approccio vogliamo partire. Ci saremmo aspettati altro dal consigliere Maiolo, soprattutto da lui che se n’è occupato negli anni scorsi, rivendicando un percorso di quell’accordo di programma, a cui Mancini ha aggiunto non soltanto impostazioni ma anche risorse. La differenza rispetto al passato è che oggi siamo qui a parlarne, - come abbiamo fatto nelle settimane scorse per la sanità - a discutere su una relazione tecnica, frutto di impegni e prospettive del passato, e su cui  bene ha relazionato la Vicepresidente Stasi, con l’impegno, tra l’altro riportato sui giornali, rispetto a un’interlocuzione forte e serrata con tutti gli organismi deputati, non per ultimo il Governo nazionale e il Presidente Scopelliti.

L’impostazione culturale si basa su come vogliamo confrontarci, non su cosa, perché già la novità è che oggi ci confrontiamo su dei temi. Come vogliamo confrontarci? Dobbiamo guardare a rivendicare tutto quello che è stato fatto? Beh, potremmo dire, visto che è finita la campagna elettorale, che sette-otto mesi fa, un anno fa quell’amministrazione è stata bocciata dai calabresi, non hanno intravisto delle cose concrete per valutarla positivamente, a partire da Gioia Tauro sino alla sanità e quant’altro.

Penso che bisogni andare oltre, e che questa minoranza – e non opposizione – della Regione Calabria dovrebbe sostenerci su Gioia Tauro, che rappresenta un’opportunità, attraverso l’interlocuzione con questo Governo nazionale , rispetto al quale c’è di sicuro una filiera istituzionale, portando proposte – come bene ha fatto, ad esempio il consigliere Mirabelli in merito ad investimenti sull’acquacoltura off shore - anche su Gioia Tauro, finalizzate a capire come sostenere un lavoro che c’è, che è diverso, che sta sul pezzo anche rispetto a tutte le persone impegnate, in modo tecnico.

Potremmo rispondere, potrei rispondere, ad esempio, immaginando e pensando alle Ferrovie della Calabria, rispetto alle quali, in un convegno di Italia dei valori, abbiamo discusso nei giorni scorsi contro quell’inerzia istituzionale degli ultimi tre anni della vecchia Giunta che ci ha preceduto. Oggi c’è chi se ne occupa e dal Ministero c’è l’impegno di 15 milioni di euro di risorse aggiuntive, che si aggiungono ai 20 milioni del “mille proroghe”, che rappresentano tutto quello che un Paese come l’Italia, oggi in difficoltà, può fare.

Quindi il problema non è capire quante maggiori o minori risorse saremo bravi a portare in Calabria, ma come farlo in un lasso di tempo breve – e il lasso di breve e medio periodo possono essere i prossimi cinque anni, perché non si fanno miracoli in pochi anni. Far diventare Gioia Tauro il centro logistico – e lo diceva bene Imbalzano che mi ha preceduto – dove oggi si combatte una battaglia che è sulle quote della gestione, rispetto alle quali molte volte poi si fomentano i lavoratori, gli scioperi: questa  è la vera battaglia di cui bisogna rendere edotti i calabresi.

Per il resto, c’è un porto che è una risorsa naturale, è una piattaforma logistica che guarda al Mediterraneo – ben l’ha rilevato la Vicepresidente Stasi – e su questo bisogna correre a realizzare quei progetti, in parte già scritti e da noi riscritti, per farne un modello di riferimento. Si combatte una guerra che non è tra il Partito democratico o le minoranze tutte e il Popolo della libertà, ma è una guerra di interessi di Genova, di altri porti, di ulteriori nuovi porti nel Mediterraneo. Quindi, è una battaglia meridionalista, se volete, e nello specifico poi calabrese, per immaginare di non accettare più quel confronto sulle chiacchiere, ma su un progetto che c’è, quell’accordo di programma quadro che Giacomo Mancini ha firmato a Roma, e non altri, in questi sette mesi.

Non parlatevi sempre addosso dicendo “cosa state facendo?”. In sette mesi siamo qui a discutere di tante cose, anche del porto di Gioia Tauro. Allora, confrontiamoci su questo con grande onestà intellettuale, riconoscendo i limiti se ci sono, pungolando se c’è da pungolare su una serie di ritardi che possono riguardare risorse comunitarie, attivazione di tavoli. Di tavoli non ne abbiamo trovati; se ci fossero stati quei tavoli, qualcuno sarebbe rimasto seduto ancora lì, perché ai tavoli ci vanno i tecnici, non esclusivamente i politici.

Ripeto – la maturità vuole, rispetto a una Calabria che osserva, a dei lavoratori che hanno consolidato un’esperienza, ad aziende su cui è opportuno fare anche il marketing sul target, costruire un transhipment che funzioni, con l’interporto, con il rapporto con Ferrovie. Stiamo, ad esempio, immaginando su Ferrovie della Calabria un percorso che riguarda le Ferrovie calabresi e non Trenitalia, tutto un lavoro attraverso tavoli aperti.

Allora, se il contributo deve arrivare, che arrivi ed evitiamo ogni volta, come accade adesso sugli ospedali di montagna, su tutte le altre tematiche aperte, di dimostrare quel confronto che culturalmente è arretrato. Confrontiamoci sui fatti e saranno accettati quei contributi che sono puntuali, se attrezzati in modo puntuale e tecnico.

Non ho capacità divinatorie e non ho esperienze per occuparmi anche di transhipment, dove ci vogliono competenze ingegneristiche. C’è da fare tanto su questo al tavolo che è stato predisposto per i prossimi giorni, perché anche il Presidente annunciava che parlerà col Ministro Romani ed anche con il Presidente Berlusconi. Apriamo un tavolo, che poi è quello delle Commissioni e del Consiglio, dove portare contributi, perché – lo dico guardando a Rosario Mirabelli e lo ringrazio della sua attenzione, perché anche di questo va dato atto al suo impegno, come a quello di Italia dei valori – , penso a me, penso a Mirabelli, a tutti quelli che occupiamo queste poltrone, i calabresi non si ricorderanno nei prossimi anni se, passati cinque anni, ognuno con il proprio ruolo, chi oggi maggioranza e chi minoranza, avrà lasciato un segno di dibattito, un segno tangibile, insomma. Questo è il tema centrale.

E’ inutile continuare a raccontarsi bugie e dover noi poi sforzarci di dire “il tema nuovo…” – il tema all’ordine del giorno, non un tema nuovo – “su cui si dibatte oggi è Gioia Tauro, un Accordo di programma Quadro che viene da lontano, perché Gioia Tauro non è che nata oggi, non è nata neanche con Loiero ed immagino che Maiolo e Loiero abbiano messo in campo tanti sforzi che, purtroppo, forse non sono risultati adeguati rispetto alle aspettative dei calabresi ed anche allo sviluppo di quell’area importante.

Oggi su questo tema servono contributi tecnici, serve un confronto su un timing che è spedito e ogni giorno la minoranza deve incalzare, se quel crono programma di azioni che è stato stabilito e che viene da lontano non viene messo in campo, suggerendo come si può migliorare. Questa è la vera grande novità.

Su questo c’è un lavoro costante, che è fatto da tecnici e il contributo che può venire all’Aula non può essere sempre in politichese; anche io rischio oggi di parlare in politichese, essendomi dovuto attardare in una risposta polemica all’intervento polemico del consigliere Maiolo.

Noi dobbiamo continuare quel lavoro – lo dico a Talarico – che abbiamo iniziato nelle scorse ore, anche quando si dibatte non soltanto in quest’Aula, ma anche all’esterno, su realtà che possono essere Gioia o Ferrovie, due o tre ricette che si confrontano, che hanno numeri, che hanno obiettivi di risultato. Su quegli obiettivi dobbiamo confrontarci, rendendoli pubblici, così come ha fatto Giacomo Mancini, quando ha presentato quell’accordo di programma quadro a cui si aggiungevano risorse, arrivate a circa 460 milioni di euro, senza sprecare tempo.

Infatti, il problema, senza essere anch’io troppo tecnico, è che l’errore del passato è questo: noi abbiamo in Calabria tutta una serie di vertenze straordinarie – vedi la sanità, i trasporti e altre cose che restano ingovernate o incompiute –, tante altre opportunità straordinarie in positivo che sono quelle della programmazione, ed è necessario mettere in campo un’azione corale, che è anche della minoranza, che è di tutte le forze istituzionali.

Ieri dicevo –  lo racconto per inciso –  al collega assessore Trematerra, mentre stavo a visitare la Sila: “Ma la Sila, troviamo un responsabile che se ne occupi, perché se no rischiamo, parlando domani di Gioia, parlando della sanità, di disperderci”. Noi non possiamo più affrontare in Calabria un’emergenza alla volta e su quell’emergenza dirci tutto e il contrario di tutto, raccontandoci quanto erano bravi il consigliere Maiolo ed il Presidente Loiero prima o quanto siamo bravi oggi noi.

Su questo bisogna intraprendere un percorso veloce. Ritengo che anche questo dibattito, che è stato sollecitato, ed anche il mio intervento siano inutili, se oggi non discutiamo di quali sono i nodi centrali di questo tema, quindi gli investimenti, quando si realizzeranno e perché.

C’è una battaglia con chi vuole prendere questo porto? Allora, a chi vuole prendere questo porto, noi dobbiamo dire che c’è una Calabria nuova che non è soltanto quella di Scopelliti, ma è quella di Principe, di Maiolo, di Mirabelli, di Italia dei valori e di quant’altro, che dice che sconti non se ne fanno a nessuno. Arriverà la defiscalizzazione sulle tasse di ancoraggio e tutti gli strumenti, però in questo porto bisogna creare produttività che ricada sui calabresi, sulle aziende calabresi e sul nostro futuro.

Questa è la battaglia che va combattuta e questo dibattito di oggi, compreso il mio intervento, non contribuiscono, perché a dati che sono forniti dalla Vicepresidente Stasi che ci parla di tutta una serie di dinamiche che guardano al futuro, noi contro ribattiamo sempre con dinamiche che partono dal passato e non solo, e che continuano a guardare a quel passato su cui si è stati bocciati.

Penso che ci serva un nuovo slancio culturale, che è quello del “noi vogliamo”, come fate negli interventi, “essere sollecitati tutti i giorni”, come fa anche la stampa, però basta perdere tempo. Su Gioia Tauro la partita si gioca nel prossimo anno, attraverso la scelta definitiva degli investimenti e delle cose che si andranno a muovere, in un progetto che guarda pure al futuro, all’infrastrutturazione, alla logistica, al porto, interporto, a tutte le zone che ci sono intorno, il collegamento all’intermodalità. Per cui Gioia Tauro viaggia insieme al turismo, all’agricoltura, ai trasporti in generale come servizi, però ripeto l’appello accorato e censurando il mio intervento stesso, che nulla dice. Sto intervenendo oggi per rispondere a questioni non tecniche, ma meramente politiche parlando di nulla. Evitiamo che questo Consiglio si interroghi sul nulla, evitiamo che le Commissioni e soprattutto i tecnici, che con noi discuteranno a quei tavoli, continuino a perpetuare l’idea di un porto che ci può essere, senza sapere poi chi deve lavorare a quell’idea e come.

Quindi – ripeto ancora – un accorato appello, difendendo delle scelte che sono la base tecnica della Vicepresidente Stasi e su cui dobbiamo contribuire con idee, con apporti che vengono anche da differenti culture o visioni di quell’area. Non continuiamo ad interrogarci guardando al passato, ma interroghiamoci e “ammazziamoci”, come si usa in gergo in politica, guardando soprattutto ad una prospettiva futura.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Ho ascoltato con attenzione la relazione della Vicepresidente Stasi, gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, devo dire che il mio intervento sarà forse un po’ fuori dal coro, nel senso che credo sia il momento in cui la politica, ad ogni livello, e quest’Aula non possano sottrarsi a un confronto e a un’assunzione di responsabilità totale, perché quella del porto di Gioia Tauro è una questione di portata nazionale, europea, non  appartiene solo al territorio calabrese. Sono anni che ascoltiamo e sentiamo lo stesso cliché, un accordo di programma quadro che parte da quattro-cinque anni. Viene evocata la crisi del transhipment, invece tutta questa crisi non c’è. Voglio ricordare che il 90 per cento del commercio europeo dipende dalle navi, dal trasporto su navi, il 90 per cento del commercio esterno e il 40 per cento, addirittura, del commercio interno.

Il transhipment ha avuto un incremento percentuale: dai 4 miliardi di tonnellate movimentate nel 2006, si passerà ai 5 miliardi e 300 milioni del 2018, un incremento esponenziale. Però, c’è un fatto: Gioia Tauro è stata lasciata a se stessa. Non voglio fare l’analisi storica, per com’è nata la realtà del porto di Gioia Tauro, un porto in cui un terminalista ha esercitato in regime di monopolio un sistema di spedizioniere.

Oggi, che hanno investito su altri porti europei e su altri porti nel Nord Africa, quello che è accaduto non ci sorprende più di tanto, avevamo più volte denunciato, nel passato e nei mesi scorsi, le nostre preoccupazioni. Avevo fatto un intervento che è rimasto inascoltato circa un mese e mezzo fa, allorquando l’Unicredit, la banca, un privato, ha fatto un investimento di 1 miliardo di euro sulla piattaforma Trieste-Monfalcone ed un analogo investimento sull’asse Genova-Alessandria. E’ bene che sappiate tutti che la proiezione del porto di Genova è verso la città di Alessandria con un tunnel, allora che altro aggiungere? Un porto che viene abbandonato al transhipment, un transhipment che con le condizioni attuali non è competitivo, rispetto al sistema portuale dell’Europa e del Nord Africa e con la situazione stessa del nostro Paese.

L’istituto bancario San Paolo nel 2007 investì nelle gru con Mct, da allora non c’è più l’ombra di un investimento su Gioia Tauro.

Poi c’è la questione della dogana. E’ bene ricordare che i diritti doganali per le Regioni sono il 10 per cento. Gioia Tauro ha un sistema di scanner doganali che è all’avanguardia, forse il migliore di tutta Italia. Ebbene, la dogana è depotenziata, si sdogana pochissimo, l’introito del 2007 del 10 per cento su 600 milioni è stato di 60 milioni di euro.

Immaginate, se fosse stato potenziato il sistema doganale, che indotto per la Regione Calabria avrebbero comportato gli investimenti e le ricadute per infrastrutturare la piattaforma logistica che oggi viene evocata!

Voglio dire al Vicepresidente della Regione e a tutta l’Aula: il 28 luglio le mie preoccupazioni hanno trovato un riscontro nell’abbandono di Rfi. Rfi abbandona lo scalo ferroviario – oggi è stato richiamato l’investimento dell’accordo di programma quadro per 459 milioni di euro, con una parte sostanziale riservata alla creazione del gateway ferroviario – per le sue diseconomie, quindi non realizzando quella piattaforma logistica che è alla base del rilancio competitivo del porto. Sapete per che cosa? Per una mancata corresponsione di un canone – e ci sono anche delle diatribe – di manutenzione di 600 mila euro, per un canone che l’autorità portuale chiede per 170 mila euro a titolo di concessione delle aree.

E’ possibile? E’ possibile per queste condizioni assistere all’abbandono e non affrontare nell’essenza reale le problematiche che hanno impedito e impediscono il decollo di questa infrastruttura che è non solo la speranza, ma è l’unico, forse l’ultimo, baluardo per rilanciare l’economia della Calabria e del Mezzogiorno e del sistema Paese?!

Allora il punto qual è? Affrontare con decisione le questioni nodali. Il polo logistico si affronta se si risolvono questi problemi, non si attende l’adozione…

Poi voglio capire la tempistica degli interventi che scaturiscono con l’Accordo di programma Quadro e se l’autorità portuale fa la sua parte. Sono convinto che l’emendamento che è stato citato nel decreto “mille proroghe” può portare una boccata d’ossigeno, ma parliamo del superamento solo di contingenze che consentiranno a Mct, a Msc di rimanere per qualche altro anno, mentre sappiamo che gli investimenti sono su Tangeri e su Port Said.

Allora, bisogna decisamente cambiare rotta, ci vuole decisione per affrontare i problemi, ci vuole un piano strategico, ci vuole un tavolo permanente che affronti tutte le questioni. E non è possibile scaricare sui lavoratori, che sapete tutti, all’avvio negli anni ’90, con quali sacrifici sindacali hanno consentito che decollassero tutte le attività. Ci vuole decisione e il campanello d’allarme noi l’avevamo evocato sei mesi fa, noi l’abbiamo evocato un mese e mezzo fa, quando abbiamo assistito a questi investimenti delle banche su altri sistemi portuali.

Ci vuole la volontà per affrontarlo coralmente, perché questa è una battaglia che deve travalicare ogni confine politico e ogni confine istituzionale. Ci vuole soprattutto la novità della logistica, ci vuole la possibilità di creare una zona franca, che consenta lo sviluppo del retroporto, di un retroporto che ha una potenzialità inimmaginabile. Ci vuole soprattutto che con decisione si affronti il problema di tutte le infrastrutture, ci vuole soprattutto che la politica abbia il primato sulla burocrazia.

La questione della convenzione con la ferrovia parte nel 2007: sono quattro anni che ancora di questa convenzione non si conosce l’esatto contenuto.

Ci vuole soprattutto –faccio una proposta all’Aula, non c’è il governatore Scopelliti – un’autorità portuale ad hoc per il porto di Gioia Tauro, un’autorità portuale dello Stretto che possa affrontare il problema nella sua interezza, il problema che può portare Gioia Tauro non solo ad essere il baricentro logistico del Mediterraneo, ma che possa farlo diventare un baricentro efficiente, che consenta la velocizzazione della movimentazione delle merci, un baricentro che consenta l’effettivo insediamento di tutte quelle attività che possono essere la spina dorsale di un’infrastruttura e che possono consentire di rendere competitivo un sistema produttivo che non sia abbandonato solamente al transhipment, che oggi più che mai, sulla piattaforma gioiese, è sempre meno competitivo.

Un’ultima chiosa finale per dire come l’abbandono parte da lontano. Cento metri di banchina a Rotterdam costano agli stessi spedizionieri 1 milione di euro all’anno. Chiedetevi quant’è costata la concessione poliennale della banchina gioiese al terminalista: forse 1 miliardo di lire, ed eravamo fermi agli anni ’90!

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Grazie, Presidente, anch’io voglio dare il mio contributo su questo importante tema, perché Gioia Tauro non rappresenta esclusivamente un punto di riferimento per tutta l’area del Mediterraneo, ma è una risorsa straordinaria ed anche e soprattutto una delle più grandi realtà economiche della Calabria e del Mezzogiorno: basta pensare che il 50 per cento del Pil privato in Calabria, in questa fragile economia, nasce dal porto di Gioia Tauro.

Dinanzi a questi dati, dinanzi a quello che sta succedendo in queste ultime settimane intorno allo scalo portuale, è opportuno che la politica, per quanto di sua competenza, si attivi, perché le lacune, i ritardi, assieme alla fuga verso altri porti del Nord Africa, rischiano di aprire una crisi che potrebbe avere risvolti pesantissimi, se si considera che in un territorio difficile qual è il nostro, tra impiegati, operai, maestranze e indotto, lavorano circa 3 mila calabresi.

Seriamente e soprattutto responsabilmente dobbiamo chiamare in causa il Governo centrale, perché bisogna mettere in campo misure tese a dare certezza e, soprattutto, un futuro certo alla realtà più importante del Mediterraneo. E’ imprescindibile per l’economia della nostra regione.

Bisogna, dunque, agire per recuperare i ritardi, per superare le lacune che hanno origini lontane, bisogna intervenire per rendere il porto più appetibile, intervenendo su quelli che sono i principali problemi che ne ostacolano il rilancio.

Il mercato è fatto, sostanzialmente, da tre compagnie: la danese Maersk, la francese Cma-Cgm e la svizzera Msc. La prima è azionista del terminal col 33 per cento delle azioni della Medcenter container, la società che attualmente gestisce Gioia Tauro. Questa società ha deciso di dirottare i suoi container in Egitto, dove tutto è a buon mercato; invece i francesi hanno scelto Malta. Resta, quindi, la Msc, la seconda flotta porta-container al mondo, che è diventata cliente quasi unico del porto, dopo aver tentato di rompere il monopolio di Contship Italia, azionista di maggioranza della Medcenter, presentando un piano di impresa per gestire un proprio terminal container nel porto di Gioia Tauro. La Msc pare vorrebbe entrare nel capitale del terminal.

Questo è ovvio, sono solo congetture, ma nell’ultimo periodo abbiamo registrato difficili rapporti commerciali tra Medcenter e Msc e proprio difficili rapporti commerciali stanno alla base della decisione assunta dalla Medcenter, che nelle scorse settimane ha deciso di chiudere il porto per 30 ore. La momentanea chiusura di uno dei più importanti scali del Mediterraneo rappresenta solo l’apice di un percorso che ha origini lontane.

Non v’è dubbio alcuno che su Gioia Tauro ci sono grandi ritardi e grandi lacune. Tutti continuano a dire che il porto di Gioia Tauro è il volano della crescita economica, però quello che rappresenta la più grande opportunità di sviluppo occupazionale a livello regionale, nei fatti, non ha le stesse attenzioni che catalizza a parole.

Voglio fare un esempio: a settembre scorso, a Roma, è stato siglato l’accordo di programma quadro,  cui ha accennato la Vicepresidente Stasi nella sua relazione e su cui hanno parlato i colleghi. Questo accordo di programma quadro prevede 450 milioni di euro per rilanciare il porto di Gioia Tauro, però di tutti questi milioni al porto effettivamente ne arrivano solo una minima parte, tutti gli altri sono indirizzati lontano dallo scalo portuale. Si pensi, infatti, che 65 milioni sono stanziati per l’adeguamento della linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria; 18 milioni e mezzo per la costruzione di una nuova sottostazione elettrica per Vibo, Pizzo e Gallico; 18 milioni per strutture tecnologiche; 26 milioni per l’ammodernamento della struttura Gioia Tauro-Taranto-Bari; 153 milioni per la linea Metaponto-Sibari-Paola.

Inoltre, è confermato che siamo piuttosto indietro per quel che concerne il programma per il rilancio del porto.

Voglio rimarcare a gran voce che pure durante la scorsa legislatura regionale Gioia Tauro è stata, per la prima volta, dotata di un vero e proprio piano di sviluppo che, tra le altre cose, puntava a risolvere la questione del retroporto. Si chiamava piano di sviluppo strategico, presentato dal professor De Dominicis, nominato da Prodi nel 2007 commissario straordinario per lo sviluppo dell’area del porto. Il piano era stato approvato dal Ministro dei trasporti e aveva avuto il placet della Presidenza del Consiglio.

Tra gli obiettivi del piano, c’era innanzitutto quello di fare diventare il porto di Gioia Tauro, in un arco temporale di medio-lungo periodo, da porto leader nel Mediterraneo per transhipment anche a polo logistico integrato. Poi, si poneva come obiettivo quello di risolvere alcuni problemi, a partire dalla gestione unica delle aree retro portuali. Si puntava, dunque, ad un livello di governance del sistema unitario condiviso e strutturato, come ad esempio il superamento dell’annoso contenzioso tra Asi e autorità portuale di Gioia Tauro. Però, va sottolineato: che fine ha fatto quel piano? Perché non ve ne è più traccia?

Nel caso di Gioia Tauro, è ormai noto il gap competitivo proveniente dai porti del Nord Africa, i quali, grazie ai minori costi di gestione e fiscali, sono economicamente più vantaggiosi rispetto a quelli italiani. Attraccare a Gioia Tauro costa, tutto compreso, il 25 per cento in più di quanto si paga a Port Said in Egitto. L’accisa, applicata dall’Italia sui prodotti energetici situati nello scalo è di 0,423 euro al litro, a fronte di un minimo stabilito dalla Comunità europea di 0,21 euro al litro, senza considerare che un’ora di lavoro di un operaio calabrese costa 22 euro, mentre a Tangeri, in Marocco, lo stesso lavoro viene pagato 3 euro e a Port Said 2. Proprio il costo dei servizi portuali e della manodopera, decisamente inferiore rispetto a quella degli scali europei, sta alla base della competitività degli scali del Nord Africa.

E’ chiaro, quindi, che ci troviamo di fronte a una questione di competitività internazionale. Per questa ragione, i problemi del porto di Gioia Tauro devono essere affrontati dal Governo centrale, con l’apertura di un tavolo di confronto nazionale per reggere la sfida internazionale, per rendere più appetibile questo porto e per evitare che il porto di Gioia Tauro si trovi improvvisamente fuori mercato.

Se non si diminuiscono i costi, la crisi è destinata ad acuirsi, lo testimonia che nel 2010 il volume di traffico del porto di Gioia Tauro ha tenuto rispetto alla concorrenza, anche grazie alla decisione dell’autorità portuale di ridurre le tasse di ancoraggio.

Ecco perché servono interventi urgenti a sostegno della competitività, bisogna puntare all’abbattimento dell’accisa sui carburanti e delle tasse di ancoraggio, alla defiscalizzazione degli oneri sociali, quindi ridurre, attraverso queste misure, il costo del lavoro.

In questa direzione sarebbe opportuno che il Presidente Scopelliti alzasse la voce, perché il problema della portualità italiana deve essere affrontato dal Governo nazionale. Lo diceva bene il collega Giordano che mi ha preceduto nell’intervento, c’è un disegno a livello nazionale che va in tutt’altra direzione; ricordava che si sta creando una grossa piattaforma che riguarda le Regioni Lombardia e Piemonte, con l’ausilio del porto di Genova; si sta utilizzando per un’altra grande piattaforma logistica il porto di Trieste; un altro polo logistico sta sorgendo a Marcianisi, dove si sta dando vita ad una società che è riconducibile a Montezemolo e a Rfi, perché questi sono interventi che loro chiamano “interventi macellai” in Italia.

E’ un problema che, chiaramente, non può ricadere interamente sulla Regione – lo dicevano bene i colleghi – perché il porto è gestito dall’autorità portuale. La Regione, però, deve insistere e lavorare – per questo è stato importante oggi questo Consiglio regionale – cioè il Presidente Scopelliti deve avere un mandato forte, perché si apra un tavolo nazionale serio su Gioia Tauro, perché Gioia Tauro rappresenta una questione che riguarda il Mezzogiorno, se vogliamo che il Mezzogiorno sia centrale nella politica italiana. Sul porto si possono fare tanti discorsi, si possono affrontare le questioni del retroporto, su cui c’è un contenzioso. La Vicepresidente Stasi parlava dell’interporto, di liberare spazi: ma gli spazi ci sono, lì c’è un contenzioso tra l’Asi e l’autorità portuale, lì ci sono tanti capannoni che sono abbandonati. Allora, vediamo chi ha la possibilità di requisirli, di utilizzarli produttivamente.

Intorno al porto di Gioia Tauro ci sono tante questioni che la classe dirigente calabrese nella sua interezza deve affrontare, perché è giusto, si è firmato un accordo di programma quadro. A me non interessa se questo Accordo sia venuto da lontano perché, se ricostruiamo la storia di questo accordo di programma quadro,  è chiaro che si sarebbe dovuto firmare a marzo scorso. Poi ci sono state elezioni e l’allora ministro Scagliola ha detto: “No, ci sono le elezioni, per una questione di correttezza lo si firma dopo”. E’ arrivata un’integrazione – si ricordava – che ben venga, ma chiaramente quella del porto è una questione che non va sottovalutata, non solo per quanto riguarda la concorrenza che noi subiamo da parte dei porti del Maghreb e del Nord Africa, ma anche per la concorrenza che c’è all’interno della portualità italiana.

Ho letto uno studio e, per risolvere i problemi di tutta la portualità italiana attinente al transhipment, il Governo con solo 50 milioni potrebbe incentivare tutti i porti italiani. Per questo serve un tavolo nazionale ed io auspico che questo tavolo si faccia quanto prima. Bisogna tenere alto il livello di guardia ed io vedo, da parte di tutti i colleghi, indipendentemente dalle scaramucce, dalle prese di posizione, una sensibilità rispetto alla questione del porto, considerato anche che ci sono altre partite aperte, come quella del rigassificatore.

Quindi, c’è un’area strategica che va difesa, potenziata e, rispetto a questo, ci deve essere una voce unanime della Calabria a difesa di questo importante presidio economico.

PRESIDENTE

E’ iscritto a parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Interverrò brevemente perché, avendo partecipato ai lavori della Conferenza dei capigruppo, ho trovato all’interno della stessa Conferenza l’unanimità su quella che era la discussione al punto all’ordine del giorno. Sicuramente noi non possiamo sottrarci a questo che è un problema di fondamentale importanza.

Non andrei alla ricerca, come qualcuno ha fatto precedentemente, dei responsabili. Noi siamo delle persone responsabili e sensibili. Non credo che sia il caso di dare delle risposte in tal senso perché non possiamo fermarci a guardare quali sono stati gli errori passati, in considerazione di un problema così grosso come quello rappresentato dal porto di Gioia Tauro, sia per la sua gestione sia per quanto riguarda la sua importanza e la commercializzazione, ma anche riguardo all’indotto economico ed i livelli occupazionali. Dobbiamo anche ricordare il discorso del suo avvio, lento, che spesso ha visto chi ci ha preceduto, ma anche il Governo centrale, agire con una certa timidezza nell’incidere sulla partenza di un indotto molto importante per l’economia calabrese.

Sicuramente, noi dobbiamo oggi andare alla ricerca di un percorso comune che possa vederci indistintamente tutti coinvolti nella risoluzione del problema; non possiamo dividerci e permettere che il Governo centrale approfitti delle nostre divisioni.

So del lavoro e ho apprezzato anche l’intervento del Vicepresidente, quando ci ha informato sulla prima fase che ha visto impegnato il Governo regionale.

Capisco anche il collega Censore, che ha fatto una disamina di dati, di percentuali e di altro. Credo che dobbiamo stringerci tutti intorno e far sì che il governatore, l’onorevole Giuseppe Scopelliti, possa intraprendere una lotta in sinergia con l’intero Consiglio regionale, perché non dobbiamo, come spesso accade anche attraverso la stampa, intraprendere esclusivamente il confronto e lo scontro.

La Calabria deve unirsi intorno a tutti i problemi, oggi parliamo del porto di Gioia Tauro, domani parleremo della lotta alla criminalità organizzata, parleremo anche della sanità. Sono temi importanti che non possono dividerci.

Finisco, perché non voglio tediarvi e andare per le lunghe, anche perché chi mi ha preceduto e perché la voce del Governo regionale è in sintonia con quello che sto dicendo, quindi non posso che fare un plauso a tutte le iniziative che saranno intraprese dal Governo regionale, aspettandomi dal Consiglio e dai singoli consiglieri un solo intento, cioè quello di ristabilire la fase che ha visto il porto di Gioia Tauro avere una certa importanza, con le erogazioni e le prestazioni esistenti all’interno dello stesso porto, in considerazione anche dell’importanza che il nostro porto riveste nel Mediterraneo.

Come rappresentante del gruppo Insieme per la Calabria, ma da singolo cittadino calabrese, mi auguro che la questione venga ripresa alla grande e portata a risoluzione dal Governo centrale, perché oggi non possiamo permetterci il lusso di perdere un servizio che riteniamo di fondamentale importanza per l’economia della Calabria, anche per dare una risposta forte a livello occupazionale e a livello della commercializzazione dei prodotti.

PRESIDENTE

E’ iscritto a parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo per una sola ragione – non utilizzerò tutti i miei dieci minuti – perché, al punto in cui siamo arrivati, non vorrei che, visto che i porti non possono emigrare, perché la soluzione per tanti nostri corregionali che nel corso degli anni è stata data “visto che qui non si sbarca il lunario, andate altrove”, non vorrei che, da qui a qualche mese, o più probabilmente fra qualche anno, per i calabresi non resti, anche rispetto a Gioia Tauro, che imprecare contro la malasorte e il cattivo destino, visto che il porto non si può spostare in Friuli e diventare Trieste più grande e che abbiamo avuto la disavventura che il porto non è stato costruito nel delta del Po.

Perché parto in questo modo? Perché, in qualche modo, senza scaricarsela addosso, la vicenda di Gioia Tauro, letta in maniera nuda e cruda, mette in discussione un fatto che solo i ciechi possono negare: quella che è in discussione non è solo la politica dei porti, ma la politica economica o, se volete, la politica tout court del nostro Paese.

E mi dispiace,  glielo detto poco fa  e glielo ho anticipato, che nell’intervento dell’onorevole Orsomarso,– per carità, è onesto intellettualmente, non ho niente da dire – non ho visto nulla – nello spirito di “Braveheart” con cui lei ha fatto la campagna elettorale. Ma tutto  quello spirito è finito  una volta battuto Loiero! Se è per quello, non era necessario! Immaginavo che lei, rispetto alla Calabria – lei e la maggioranza di cui fa parte – non avrebbe fatto sconti a nessuno, cioè che quelle questioni venivano prima di tutto. Lo so che noi siamo piccolini, non solo noi della minoranza, ma pure voi della maggioranza.

Allora, se ognuno di noi deve stare nel compitino e nello spazio che gli è stato ritagliato, ci stia, ma allora è una finzione la discussione che facciamo su Gioia Tauro! Parlo anche autocriticamente, non ho peccati da scagliare contro qualcuno; penso che ognuno di noi, durante la vicenda politica, a volte ha pensato di avere a Roma chissà quali santi protettori! E anch’io, sentendo la dottoressa Stasi, Vicepresidente della Giunta, ricordavo – se volete, anche me stesso – quando, nella seconda metà degli anni ’70 – visto che un minimo di esperienza ce l’ho – sapevo tutto sui processi e sulla filiera del tessile, dalle fibre artificiali, dai testurizzi di Castrovillari, fino alla fine, e mi ricordo che il nonno dell’onorevole Mancini, sentendomi a Castrovillari, in maniera bonaria mi rimproverò: “Ma, Bova, tu sai tutto!”. Ma non risponde alla questione. Non li hanno fatti qui quegli stabilimenti perché c’era un interesse più forte, la politica aveva forzato.

Ora bisogna scegliere, non si può avere tutto dappertutto, quindi o tu e chi rappresenti e il tuo sindacato nazionale scommette su queste produzioni al Sud o spazio per tutti non ce n’è. Ma noi siamo italiani, a chi dobbiamo raccomandarci? Ai cinesi e chiedere: “Per favore, visto che siete già una grande potenza, adottate voi il porto di Gioia Tauro!”. O a chi? Agli indiani?! Perché, in qualche modo, la dottoressa Battistello – non la colpevolizzo - fa lo stesso mestiere nel transhipment che fa Berlusconi con Mediaset: se la pubblicità di Mediaset aumenta perché paga Fiat o Volkswagen anziché Bmv, a Mediaset non cambiano i conti; cambiano per chi, invece, ha delle produzioni.

O noi dobbiamo metterci a piangere qui, perché per Gioia Tauro non abbiamo neanche un Marchionne?! Perché, al di là se siamo o meno d’accordo con quello che fa Marchionne, perlomeno lì – così sembra e lo stanno chiamando al dunque – l’imprenditore privato ci mette i quattrini. Si può essere d’accordo o in disaccordo. Qui non è così. La dottoressa Battistello dice: “Ho una diseconomia di 10 milioni di euro e poi chi si è visto si è visto!”. 

Quindi, noi abbiamo la possibilità in questa operazione di avere un futuro solo se su questo scommette chi è nostro riferimento.

 Vedete, tutti si riempiono la bocca sui centocinquant’anni dell’unità d’Italia e Gioia Tauro è un po’ l’epitaffio di che cos’è materialmente, concretamente l’unità del nostro Paese. Non ho niente da dire. Certo, il punto non è solo dire … fa bene, dal suo punto di vista, la dottoressa Stasi, non faccio le pulci agli interventi, “dall’essere nel piano della logistica e così via”.

Se leggiamo la quinta pagina del “Corriere della Sera”, lì il ministro dell’Interno, che è uno di quelli che contano nel Governo italiano non in quanto tale, dice che il 2 febbraio, cioè giovedì prossimo, si continua o non si continua, a seconda se si votano o non si votano – poi non so se avverrà così – i decreti attuativi del federalismo fiscale. Ma senza girarla in politica, qui tutta la discussione è quanto si toglie ai più poveri, alle aree più povere, per dare alle aree più forti e non una sfida su una nuova politica economica del nostro Paese, in cui ciascuno faccia i conti con se stesso, in cui anche su quella parola chiave che dice la dottoressa Stasi, sull’efficienza del lavoro a Gioia Tauro

Ma gli chiediamo efficienza, come è giusto, su che basi? In un Paese moderno, se si chiede di più a chi lavora ed è uno dei produttori, bisogna vedere a che cosa partecipa. Sono d’accordo che non si possono dividere le perdite, ma immaginavo che si sarebbe dovuto pur fare un ragionamento, non solo qui, su come quegli operai, se ci sono dividendi, possono partecipare per una parte ai maggiori guadagni, ma tutto quello è insufficiente, non è lì il punto … o continuiamo soltanto a ripetere che vogliamo una politica non solo per il porto o per l’area, cioè chiediamo, certo, defiscalizzazione, diminuzione di tasse d’ancoraggio, ma è come il cane che abbaia alla luna!

Allora il punto qual è? Voi – lo so – alla fine voterete il vostro ordine del giorno, che sarà scritto anche bene, ma il punto qual è? Gioia Tauro non è come punto di resistenza e che facciamo i matti! Nel momento in cui – come si verifica – questo schema, questo patto per l’Italia, di cui voi siete espressione, nega e tradisce il Sud, voi che farete?! Certo, potete chiedere a me che cosa faccio, ma non potete rispondermi che, siccome anche mio padre era piccolino, voi potete legittimamente continuare a fare quello che chiude Gioia Tauro.

Sono d’accordo. Quando parlavo di epitaffio, vi piaccia o meno, gli schemi che ci ingessano sono schemi che non hanno prospettive, non cresce l’Italia e non crescono, anzi deperiscono le parti che sono più esposte. Gioia Tauro è nato per caso, da un lato, dall’irriducibilità di noi calabresi, che quando ci volevano imporre una megacentrale a carbone e un terminal, abbiamo detto democraticamente che non lo vogliamo, ma nell’Italia di oggi non so nemmeno se ce lo fanno fare; non ci farebbero fare un referendum di quel tipo, perché magari direbbero che chissà chi è cattivo, qui da noi non lo vuole, cioè ci stanno disarmando anche nella possibilità di difesa democratica. E dall’altro – è vero – un imprenditore che sapeva fare il proprio mestiere - ma perché ognuno deve fare il proprio mestiere - che era in Toscana, aveva una piccola partita e ha scommesso sul fatto che a Gioia Tauro la partita diventa più grande, ma quello è come il sale della terra, nessuno può fare queste politiche senza che ci sia una volontà di impresa e persone che rischiano, scommettono su questo. Ma dentro quello, quando le cose diventano grandi, ci sono  gli interessi di un Paese, le scommesse di un Paese.

Se, quindi, ci chiedete se, al di là degli schemi, per quanto mi riguarda, scommetterei e direi più uno rispetto ad un’impostazione di questo tipo, ve lo dico senza tema di smentita. Non vi offendo, però francamente questo confronto neanche parte.

Vedete, su un punto è vero che, se Atene piange, Sparta non ride! Al di della forma di governo, non abbiamo mai avuto grandi impegni su Gioia Tauro, se non su un punto – è andato via Maiolo –: vedete, piaccia o non piaccia, nell’impostazione di Prodi, che è stato primo dirigente dell’Iri, c’è stata sempre un’attenzione, prima che su Gioia Tauro, sul Mediterraneo e sul canale di Suez – lui l’aveva chiaro questo elemento – e, quando crescono grandi realtà come la Cina e l’India, i traffici si devono spostare.

Se noi fossimo parte di un grande Paese, come vorremmo essere? Non solo si dovrebbe stare attenti, come si tenta di stare, su quello che avviene in Egitto, anziché negli Emirati o in Tunisia, intorno all’Egitto, ma anche ragionare su scala europea: quando si parla di un Piano Marshall per l’Egitto, si dovrebbe parlare di un piano che, innanzitutto, raddoppi Suez. Se raddoppia Suez e se l’Italia di un processo di questo tipo è parte, Gioia Tauro, di riffa o di raffa, se la cava, e un Paese che voglia essere unito non dopo centocinquant’anni, ma anche dopo duecento o duecentocinquanta e non segue le piccole, anguste miserie della politica del giorno d’oggi, non avrebbe bisogno di essere tirato per la giacca dai calabresi. Ma questo è come un sogno e noi avremmo bisogno di sogni. Quello che non è un sogno è chiedere ai miei corregionali, anche a quelli che sono qui dentro, se prima della tessera noi abbiamo un patto, cioè di difendere con intelligenza, per gli interessi generali del Paese, anche quel porto, che è uno dei punti su cui non solo Gioia Tauro e quei lavoratori o quelle comunità e non solo la Calabria, ma rispetto a cui l’Italia può uscire.

Rispetto a questo, non c’è nessuna ingessatura che mi blocchi. Ci ho messo tanti anni, forse troppi, per capirlo. E’ troppo se lo chiedo anche a voi?! Perché voi, oltre me, avete un obbligo e un dovere: governare bene la Calabria e dare le risposte, anche quelle che non vi competono direttamente, alle questioni del futuro della nostra realtà, altrimenti – non vi dovete offendere – anche voi dite che, al di là di tutto, non resta che stringersi nelle spalle ed imprecare perché non siamo nati in un altro posto, visto che i porti non si possono spostare.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Principe.

Sandro PRINCIPE

Signor Presidente, soprattutto dopo gli interventi dell’onorevole Maiolo e per gran parte dell’intervento dell’onorevole Bova, che, nella sua maturazione socialista, mi trova sempre più spesso vicino alle sue posizione, il mio intervento può limitarsi a poche battute ed è doveroso perché, a nome del gruppo del Pd, ho avuto l’onore di chiedere in sede di Conferenza che si tenesse questo dibattito.

Naturalmente, non mi disperderò in argomentazioni di carattere tecnico, perché, innanzitutto, ritengo che nessuno di noi possa avere la pretesa di essere un tuttologo, poi sono convinto che la questione sia squisitamente politica, cioè capire quale rapporto questo Consiglio regionale e, per esso, il governatore e la Giunta, hanno con il Governo di Roma. Il punto della questione sta, a mio avviso, in questo discorso, perché se guardiamo la storia di questi centocinquant’anni, il Mezzogiorno d’Italia realmente è stato al centro dell’attenzione del Paese in due periodi: all’inizio dello scorso secolo, quando sono stati fatti grandi investimenti, per esempio nel settore ferroviario, oppure  la Puglia, che aveva una sete millenaria, ha visto la realizzazione – faccio solo alcuni esempi – dell’acquedotto pugliese; questi investimenti infrastrutturali all’inizio del ‘900 hanno dato un po’ di fiato al Mezzogiorno che ha avuto soprattutto molto fiato tra i primi anni ’50 e gli anni ’70.

Guardate, nessuno a volte vuole leggere le statistiche per quelle che sono, ma l’unico periodo nella storia di questo Paese in cui si è ridotta la forbice tra il Nord ed il Sud è stato proprio quello in cui il Paese era diventato una locomotiva, cioè soprattutto negli anni ’50 e ’60: mentre il Paese cresceva più di tutti in Europa, si riduceva la forbice tra il Nord ed il Sud. Questo vuol dire che il Sud cresceva più della media del Paese, perché in quegli anni la vituperata Cassa per il Mezzogiorno e altre iniziative dello Stato centrale hanno consentito di ridurre il gap fra il Nord ed il Sud.

Cosa voglio dire, in sostanza? Che  dovremmo far capire al Governo di Roma, se abbiamo forza politica, credibilità, che Gioia Tauro, prima di essere un problema della Calabria, è un problema del Paese e dell’Europa, perché ha detto bene l’onorevole Bova, ormai la globalizzazione ha cambiato i termini dell’economia: poiché l’estremo Oriente produce molto, la Cina, l’India, la Corea, il trasporto privilegiato è quello su nave, quindi il Mediterraneo è ritornato ad essere il cuore del mondo. Ebbene, l’Europa ha Gioia Tauro come piattaforma logistica con riferimento alle merci che arrivano dall’estremo Oriente.

Allora il Governo di Roma ha la consapevolezza che Gioia Tauro può essere la Porta d’Oriente dell’Europa? Ha autorevolezza per far capire questo alla stessa Europa? Il punto politico è questo, perché l’avvenire di Gioia Tauro

 Sì, indubbiamente, non voglio fare adesso un raffronto fra i cinque anni del centro-sinistra e questo anno del centro-destra; si sono fatte anche cose buone, l’accordo di programma quadro è un’iniziativa importante, carissima Vicepresidente, ché è stato sottoscritto in continuità – come ha detto l’onorevole Maiolo – con l’attività del Governo di centro-sinistra. Avevamo pensato e anzi, vorrei chiedere all’assessore Caligiuri che fine ha fatto il distretto tecnologico della logistica, che aveva anche un altro merito – fatemi concludere questa parentesi che si può dire sta diventando molto lunga – , quello di porsi il problema dell’entroterra di Gioia Tauro, perché tutti stiamo dicendo che di questa enorme attività del porto niente si ferma in Calabria.

Ebbene, con il distretto della logistica avevamo pensato, con dei progetti chiari, come mantenere una parte delle merci nell’entroterra di Gioia Tauro. C’era un progetto-pilota, per esempio, che riguardava il sedile delle auto, nel senso che a Gioia arrivavano ed arrivano i componenti per il sedile e poiché il sedile va personalizzato, perché il sedile di una macchina non è la stessa cosa per l’Alaska oppure per la Sierra Leone, allora si poteva fare questo ragionamento nell’entroterra di Gioia Tauro come progetto-pilota.

Sono iniziative importanti, ma per quanto noi metteremo in campo tante iniziative, Gioia Tauro non diventerà mai la Porta d’Oriente dell’Italia e quindi dell’Europa, se non si risolvono definitivamente alcuni problemi.

Il primo problema è quello delle infrastrutture – parliamoci chiaramente – ma domando ai colleghi del centro-destra, non per fare polemica, ma proprio per parlarci in modo leale, perché Gioia Tauro non ha colore politico, noi dovremmo assumere e assumiamo oggi la consapevolezza che Gioia Tauro è un problema da risolvere positivamente per l’intera regione e nell’interesse della regione, dell’Italia e dell’Europa. Ma, molto sinceramente, vi chiedo: avete sentito qualche volta l’onorevole Berlusconi parlare di Gioia Tauro come eccellenza del Paese in grado di aiutare il Mezzogiorno a risalire la china? Ho sentito parlare solo del ponte sullo Stretto e guardate che le due cose si interfacciano, perché mentre si parla, a titolo propagandistico, del ponte sullo Stretto, non una parola si dice su  come arrivarci. Noi amiamo sempre fare una battuta: “Ma sul ponte, quando si realizzerà, ci arriveremo con l’elicottero?!”. Cosa vogliamo dire con questo? Che, prima del ponte, vengono i problemi dell’Autostrada del Sole, Salerno - Reggio Calabria e i problemi di velocizzare la ferrovia tirrenica.

Altro che alta velocità! Certo, se l’alta velocità arriva a Reggio, come pure ho sentito dire al Presidente Scopelliti, è un fatto positivo, ma che almeno ci sia la velocizzazione della linea tirrenica, che va interfacciata con la linea ionica. Ma cosa si vuole fare della tratta Paola – Sibari ? E la linea ionica deve restare a binario unico e non elettrificata? Cioè,  le merci che debbono andare verso l’Est, se non si valorizza Schiavonea di Corigliano per quanto riguarda la portualità e la ferrovia ionica insieme alla strada statale 106, quantomeno fare la Taranto - Sibari. Ecco che, se non si risolve il problema delle infrastrutture, Gioia Tauro non sarà mai la Porta d’Oriente dell’Europa e questo problema l’Italia lo deve risolvere insieme all’Europa.

Seconda questione: il problema della competitività. Non aggiungo nulla rispetto alle questioni che tecnicamente hanno detto i colleghi, ma ne aggiungo una che fa capire quanto sia importante il rapporto tra la Calabria e Roma e  tra Roma e Bruxelles, cioè è possibile che noi restiamo competitivi quando, giustamente, i nostri operai debbono essere retribuiti in base a quello che spetta ad un operaio in un Paese civile. In questo mondo globalizzato, si è arrivati alla concorrenza all’interno della classe operaia. Come risolviamo questo problema? C’è una possibilità: reintrodurre gli sgravi fiscali e contributivi, ma questi non si possono reintrodurre, se non si vanno a negoziare a Bruxelles.

Mi faccio il merito e dico, a mio onore che, sono stato l’ultimo uomo di governo che ha presentato al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati un provvedimento di sgravi fiscali e contributivi. Perché l’ultimo? Perché l’Europa impedisce gli sgravi fiscali e contributivi, in quanto vanno ad intaccare il principio della concorrenza. Se, però, l’Europa accetta l’idea che Gioia Tauro possa essere la Porta d’Oriente della stessa Europa, ecco che gli sgravi fiscali e contributivi si possono reintrodurre.

Per finire, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, penso che il Consiglio regionale in questa circostanza farà bene a discutere di problemi più interni alla nostra Calabria: abbiamo citato come viene attuato l’accordo di programma quadro, inoltre sapere che fine ha fatto l’importanza del distretto tecnologico della logistica, se il progetto-pilota sull’automobile può essere esteso ad altri settori, in modo da portare aziende nell’entroterra di Gioia Tauro. Ma la seduta di oggi deve servire ad una cosa, a nostro avviso, perciò abbiamo chiesto il dibattito, cioè dare più forza al signor governatore e alla Giunta regionale calabra.

Guardate, ci stiamo abituando troppo ad essere la Regione dei commissari. Certo, essere commissari in un settore dà anche la possibilità di superare determinati passaggi, quando ci si trova in una condizione di emergenza, ma i commissari non sono mai stimati a livello centrale ed in altre sedi, perché sono il sintomo di un malessere della democrazia. Quando, invece, un Presidente democraticamente eletto si presenta con l’appoggio dell’intero Consiglio per chiedere ad un tavolo romano, al Governo di Roma, “caro cavaliere Berlusconi, finiamola con il ponte sullo Stretto” oppure “il ponte sullo Stretto venga dopo”, la vera eccellenza della Calabria, del Mezzogiorno del Paese, in una politica economica che questo Paese, deve avere, se la vuole, anche nei confronti dell’Europa, è a Gioia Tauro.

Su questo argomento, noi questo vogliamo fare oggi: dare al governatore della Calabria l’appoggio unanime dell’intero Consiglio regionale e siamo disponibili per fare tutte le battaglie, affinché finalmente in questo Paese si smetta di parlare di cose futili, che indeboliscono l’immagine dell’Italia all’interno e all’estero, verso le nuove generazioni e finalmente si parli di politica economica, di grandi strategie, di progettualità e di come il Mezzogiorno può diventare  veramente questione nazionale e, all’interno della questione nazionale, Gioia Tauro assuma il ruolo che può avere come Porta d’Oriente dell’Europa, come momento di trascinamento dello sviluppo della nostra regione, del Mezzogiorno e del Paese.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico Domenico. Ne ha facoltà.

Domenico TALARICO

In verità, l’onorevole Principe mi ha agevolato di molto il compito, per cui il mio sarà un intervento breve volto, a questo punto, a ribadire alcuni concetti già espressi e che avevo in mente.

Intanto, esprimo apprezzamento per l’ordine del giorno che, in qualche modo costringe il Consiglio regionale, forse per la prima volta, ad avere una dimensione davvero regionale e, negli spunti di alcuni interventi, abbiamo parlato, consapevolmente o meno, dell’Italia e dell’Europa, perché questo è il problema vero a cui hanno fatto riferimento alcuni interventi di maggioranza e, per ultimo, l’intervento dell’onorevole Principe.

Va bene rivendicare e affermare, onorevole Stasi, il ruolo di Gioia Tauro al centro della logistica portuale, al centro dei traffici del Mediterraneo, ma la grande questione, caro Presidente, è che questo Consiglio deve tendere ad affermare Gioia Tauro come il centro delle attenzioni politiche del governo regionale e nazionale.

Il cosiddetto Governo amico deve dimostrare in questa occasione, che si sta facendo sempre più drammatica, di essere davvero amico della Calabria e del Mezzogiorno, e questa Regione, nelle sue massime espressioni, deve e può, in questo momento, misurare la propria vocazione politica meridionalista ed europea. 

Per queste ragioni, mi trovo perfettamente in linea con l’intervento che mi ha preceduto, perché si sta misurando, proprio in queste settimane e in questo mese, la vera vocazione meridionalista del Governo Berlusconi e la sua, invece – se così sarà – vocazione europeista. Dubito che le due cose avranno riscontri positivi, perché sino ad oggi si è discusso in maniera fin troppo pragmatica di dazi, di iniziative varie, di infrastrutture collaterali, opere certamente importanti, ma da Gioia Tauro e per Gioia Tauro passa una linea politica che sarà vincente, se questo porto riacquisterà la sua centralità nel Mediterraneo, o sarà perdente, se invece ci attarderemo a discutere di iniziative, di provvedimenti, di accorgimenti, certamente importanti, ma non determinanti e risolutivi della crisi che vive questo porto.

Mi pare che stamattina, su questi provvedimenti e sulle iniziative che sono state elencate egregiamente dal vicepresidente  Stasi, ci sia un sostanziale accordo tra maggioranza e minoranza e anche un reciproco riconoscimento delle parti, che stanno discutendo sulle cose che bisogna adottare e tradurre in fatti pratici nelle prossime settimane, però rimane una grande questione – ripeto –: noi dobbiamo chiedere al Governo nazionale, soprattutto voi dovete chiedere al vostro Governo amico di assumere il Mediterraneo, l’Europa e il Mezzogiorno come la principale questione, e Gioia Tauro oggi è lo spartiacque in cui si misura davvero il tasso meridionalista del Governo nazionale.

Non ci saranno riduzioni sul costo del lavoro che possano tenere rispetto alla concorrenza di Tangeri o di altri porti del Mediterraneo, avviene nella portualità e in tanti altri campi dell’economia. Non reggeremo mai la competizione con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con i Paesi orientali, dove il costo del lavoro sarà sempre più basso dei Paesi europei, per cui la sfida si gioca su altri terreni, ovvero quelli che, anche stamattina, sono stati in parte portati alla luce da alcuni interventi. Ma voglio rilevare anche qui – come ha fatto l’onorevole Principe – la questione ponte: il ponte sullo Stretto è diventato l’ideologia dell’interventismo, dell’efficienza, del “fare” del Governo Berlusconi, a cui si è accodata la propaganda del Governo regionale. Diciamo, invece, di investire risorse, attenzioni, energie, iniziative politiche per tornare a Gioia Tauro, perché da lì non partono solo navi, non arrivano solo navi, ma Gioia Tauro è diventato metaforicamente il luogo simbolo di uno sviluppo possibile o di uno sviluppo agognato e mai arrivato.

Perciò questa mattina bisogna uscire non solo condividendo iniziative concrete, alcune delle quali ha anche sottoposte a questa Assemblea il collega Giordano, ma dobbiamo uscire con una forte volontà politica di investire il Governo nazionale e di investire le varie responsabilità al livello europeo, per fare di Gioia Tauro non una questione di Reggio Calabria o della Calabria, ma dell’intero Mediterraneo, dell’Italia e dell’Europa.

Se noi affrontiamo il problema avendo innanzitutto presente questa dimensione, stamattina avremo, forse, speso qualche ora di tempo per una causa giusta, altrimenti avremo assecondato semplicemente una richiesta di iscrizione all’ordine del giorno, compiuto un ennesimo e banale atto burocratico che non serve a Gioia Tauro, alla Calabria e ai calabresi.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Mirabelli.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, effettivamente stamattina ci troviamo di fronte alla discussione di questo punto all’ordine del giorno, che ha una sua valenza, una sua caratteristica, una sua importanza; forse è uno degli argomenti più importanti a cui questo Consiglio regionale si sta sottoponendo, soprattutto in questo periodo di grande crisi economica e finanziaria e anche di produttività, che vede, purtroppo, un arretramento sul piano economico non solo dell’intera Italia, e, in modo particolare, delle regioni più deboli del Mezzogiorno, quale quella calabrese, ma soprattutto dell’Europa.

Quindi discutere di un’infrastruttura della portualità di Gioia Tauro è una cosa, secondo me, necessaria e affrontarla, come è avvenuto in questa discussione da parte di tanti colleghi, credo che sia proprio l’indirizzo più giusto.

Concordo pienamente con quello che è stato detto sino adesso, sia dall’onorevole Orsomarso, che evidenziava la necessità, di fronte a tematiche così importanti per lo sviluppo della nostra regione o, comunque, per il mantenimento del nostro prodotto interno lordo, di non trovare, doverosamente, a tutti i costi, una differenziazione per parte politica, in maniera premeditata o preventiva.

Credo che su certi argomenti, soprattutto in un momento di così grande difficoltà, le divisioni partitiche debbono essere messe da parte, perché deve stare al centro della nostra attenzione il bene comune, soprattutto il bene dei calabresi.

E concordo a pieno titolo anche con l’analisi e la relazione della Vicepresidente Stasi, che è stata, onestamente, abbastanza precisa, per molti aspetti puntigliosa ed ha esaminato la questione da vari punti d’angolazione.

Stessa cosa non posso non dire anche dell’onorevole Sandro Principe, che ha evidenziato il problema più importante, quello politico. Effettivamente, Gioia Tauro che cos’è? Altro non è che una infrastruttura importantissima, che dovrebbe acquisire negli anni – lo doveva già fare nel recente passato – un interesse strategico di tipo nazionale. Non è un problema solamente calabrese, perché se fosse così, forse da un lato sarebbe facile risolverlo, dall’altro, per alcuni aspetti, sarebbe quasi impossibile,. E’ un problema che fa capire che queste questioni vanno al di là dei nostri confini, dobbiamo capire se Gioia Tauro deve essere visto come punto di riferimento della strategia portuale italiana ed europea e, per poter capire questo, c’è la necessità non di semplici dichiarazioni, ma di prese d’atto concrete da parte del Governo nazionale, che deve essere molto chiaro.

Noi comprendiamo la difficoltà, sappiamo che sono tutti in concorrenza e non solo con i Paesi maghrebini del Nord Africa o con l’isola di Malta o con Rotterdam, ma c’è anche una concorrenza silente da parte di più terminalisti o di coloro che gestiscono le società interportuali anche a livello nazionale, a livello italiano soprattutto: c’è Cagliari che si sta attrezzando, c’è Livorno che vuole il suo spazio e Genova che tenta di stare a galla utilizzando investimenti di un certo tipo.

Quindi c’è la necessità, da parte del Governo nazionale, sapendo che non si può concorrere in un regime ormai così concorrenziale e globale, che questo Governo faccia delle scelte ben precise, per capire veramente se Gioia Tauro ha la possibilità di restare sul mercato della portualità o se deve ritornare ad essere una di quelle tante cattedrali nel deserto di cui, purtroppo, questa nostra regione annovera storicamente più esempi.

Allora il discorso riguarda questo, ossia il rapporto che la Regione deve avere con il Governo e con lo Stato e, a sua volta, con l’Europa, per cercare in tutti i modi di chiarirci le idee: è necessario o non è necessario fare degli investimenti elettivi su questo porto di Gioia Tauro? Allora si vada avanti ed è qui il motivo per cui non possiamo differenziarci, perché il Consiglio all’unanimità deve fare sponda e rafforzare l’azione del Presidente Scopelliti in questa opera importantissima.

Lo dico da forza di minoranza, perché non possiamo dividerci sul nulla, dobbiamo dividerci sulle cose che possiamo pensare di poter fare.

 Oggi il senso di responsabilità deve imporre, invece, un percorso comune, cercare in tutti i modi in questa Regione di poter addivenire ad un ragionamento unitario all’interno del Consiglio regionale, in modo tale da poter responsabilizzare e rafforzare le eventuali richieste che da questa Regione, tramite il Presidente Scopelliti, vadano ai giusti tavoli nazionali.

E’ su questa logica che, secondo me, in una situazione economica così difficile conviene fare un certo tipo di opposizione, responsabile e costruttiva che non può che dare forza e indicare, eventualmente, altri percorsi.

Però non dobbiamo dimenticarci che la Regione ha anche altre responsabilità, perché non possiamo aspettarci di poter essere presi in considerazione, quando non siamo neanche capaci e all’altezza di poter dotare tutto il retroterra di Gioia Tauro, in modo particolare l’area dell’interporto e quanto annesso, di infrastrutture di un certo tipo e di un certo livello.

Dobbiamo fare anche noi delle scelte, velocizzare anche i programmi e i fondi della Comunità europea e l’accordo di programma quadro che va utilizzato. Bisogna spendere i soldi, in una sola parola, cercare di rendere infrastrutturalmente all’altezza una eventuale richiesta da parte di Gioia Tauro, che tenda a mettersi al centro della portualità nazionale ed europea, nonché mediterranea.

E’ vero che chi ha gestito l’Mct, negli anni precedenti, ha fatto degli investimenti – dobbiamo dirlo –,  sono stati spesi quasi 330 milioni, acquistate anche quattro gru, che sono le più grandi del mondo, che servono a fare questo specifico lavoro, quindi sono stati fatti degli investimenti; altro, però, purtroppo non è stato fatto da parte di chi doveva farlo, sono state varate programmazioni varie, ma non sono stati spesi e realizzati i soldi.

La cosa più importante, al di là della questione ambientale, sarebbe stata un’altra, quella di abbattere i costi di gestione per il buon funzionamento, al di là degli oneri sociali, che è una questione che guarda a problematiche di defiscalizzazione o di realizzazione di zone franche per chi va ad investire in quell’area, che riguardano un rapporto fra il Governo nazionale e l’Europa a Bruxelles.

Noi avremmo dovuto, in tutti i modi, cercare di attrezzare al meglio, provando a realizzare in modo particolare opere, tipo il rigassificatore che è qualcosa di importante, la piastra del freddo, che è qualcosa di ancora più importante e che serve a che cosa? A poter far sì che, al limite, si poteva vedere su Gioia Tauro l’area vocata principale dell’intero Centro-Sud per lo stoccaggio sempre dei prodotti ortofrutticoli; il potenziamento anche della mobilità dal porto di Gioia Tauro verso … cercare, quindi, di irrobustire anche l’asse di mobilità Palermo - Berlino, cioè una serie di operazioni attraverso cui si poteva mantenere competitivo, attraente e considerabile questo nostro porto.

Non basta esclusivamente abbattere la tassa d’ancoraggio, e, purtroppo, anche su questo il Governo nazionale non è stato mai tanto chiaro; nel passato, addirittura, avevano aumentato del 50 per cento le tasse d’ancoraggio, quando tutti gli altri porti le stavano abbassando! Questo per poter essere più convenienti sul mercato, quindi acquisire più opportunità di attrarre più movimento di merci.

Finalmente in questa legislatura c’è stato un senatore della Basilicata – ma credo sia proprio dell’Api – che ha presentato un emendamento al Governo attraverso il quale si chiedeva che cosa? Proprio per far sì che si potesse accelerare e, quindi, creare un’inversione di tendenza anche nell’abbattimento delle tasse d’ancoraggio, che non rappresenta la panacea e la risoluzione, ma una piccola flebo di sostegno momentaneo per dare più opportunità a chi investe in questi porti, hanno tentato di fare un’operazione all’inverso con questo emendamento, cioè di responsabilizzare le società interportuali e dire che coloro che avevano avuto per cinque anni grossi finanziamenti nelle società portuali italiane, visto che i soldi non erano stati spesi, era giusto riportarli al centro, al livello statale ed eventualmente riplasmarli, rimodularli per nuovi finanziamenti, guardando in modo particolare al porto di Gioia Tauro.

Non so come finirà questa storia, ma è anche ovvio che tutte queste cose messe insieme, come anche ad esempio la capacità di poter realizzare velocemente l’accordo di programma quadro nella sua spesa, servirebbero a poter potenziare meglio. Guardate, anche lo stesso Piano energetico, la realizzazione di un fotovoltaico esteso che dà la possibilità di far risparmiare a chi gestisce questo porto in termini di energia elettrica, potrebbe rappresentare un’ulteriore valvola di sfogo.

Quindi, da un lato, abbiamo la necessità di essere chiari e di capire che cosa vuole fare il Governo nazionale con Gioia Tauro, la cosa più importante, perché altrimenti è inutile che perdiamo tempo a parlare, a discutere e a piangerci fra di noi; dall’altro, la necessità da parte della Regione e di chi gestisce il porto di investire in queste aree, nell’ambito di una programmazione economica che tenda soprattutto a poter valorizzare il nostro prodotto interno lordo.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Tripodi.

Pasquale Maria TRIPODI

Ritengo che sul porto di Gioia Tauro le posizioni debbano prescindere dall’appartenenza politica e faccio questa premessa perché, al di là dell’analisi che dobbiamo fare, non vorrei che, poi, qualcuno da quei banchi scrivesse che diciamo alcune cose su una valutazione squisitamente politica. Non è così.

Mi aspettavo – debbo dire la verità – un’impostazione diversa su Gioia Tauro, intanto come relazione illustrativa da parte della Giunta, perché conosciamo il problema e dobbiamo cercare di capire come affrontarlo, se lo vogliamo risolvere con molta onestà mentale. Lo dice chi del problema se n’è occupato nel passato e penso che la discussione in quest’Aula ci imponga di dire determinate cose e di discernere i due momenti che dobbiamo affrontare, quello dell’emergenza attuale e quello della programmazione futura del porto di Gioia Tauro come momento di sviluppo.

Sull’emergenza attuale, non c’è dubbio che o poniamo in essere alcuni provvedimenti in cui la capacità di investimento, anche di chi fa transhipment, rappresenti un momento di una propria capacità in positivo di avere un introito anche rispetto alle proprie attività oppure non abbiamo come impostare le cose. Ma questo è il meno, perché il ragionamento poi deve essere complessivo – e lo voglio dire al Presidente della Giunta – e deve iniziare – l’abbiamo già fatto a suo tempo, non riuscendo a dare una soluzione concreta – dal Piano regolatore sul porto. Da quello comincia a nascere già un’impostazione diversa che dobbiamo dare, cioè da quando abbiamo inteso o “agevolato” – tra virgolette, perché parliamo di Consiglio regionale – anche una soluzione ferroviaria che non vedeva soddisfatte quelle che erano le esigenze del transhipment che avveniva su Gioia Tauro. Ecco, da qua comincia anche il disimpegno di Rfi.

Queste cose ce le dobbiamo dire, come ci dobbiamo dire con molta chiarezza che l’interlocuzione sul futuro sviluppo del porto di Gioia Tauro non dipende esclusivamente da quello che fanno le società di transhipment che operano su Gioia Tauro. Là parliamo di un’altra cosa, stiamo parlando di un altro pianeta, di una crisi internazionale che il porto di Gioia Tauro ha avuto la capacità, bene o male, di contenere su una visione globale del transhipment sul Mediterraneo, e che questa regione, in ogni caso, bene o male ha avuto. .

Però, se parliamo di sviluppo in questa regione stiamo parlando di un’altra cosa, perché se parliamo di zona franca, di interporto, di lavorazione delle merci – di questo si tratta – non dipende da questa Regione, ma dalla capacità del Governo di poter interloquire con la Calabria.

A questo proposito, alcune considerazioni vanno fatte, perché se l’interlocuzione con il Governo non è di una certa natura, ma di che cosa parliamo! Di quello che stiamo vivendo in questi giorni sulla sanità, che anche la Vicepresidente Stasi ha sentito l’esigenza di dire che le quote di riparto sulla sanità debbono essere diverse per la Calabria?! Di che cosa parliamo? Dei fondi Fas, che sono stati dati per altre cose?! O di un impianto globale che dobbiamo avere per interloquire su un’esigenza di sviluppo anche collegata alle infrastrutture.

Ben venga quell’accordo di programma quadro, e questo è meritorio di questa Giunta regionale, però l’accordo di programma quadro va a parlare e a normare le infrastrutture come modalità di sviluppo. Qua parliamo di un’altra cosa! Ossia della capacità che abbiamo, se riusciamo a mettere in atto dei provvedimenti che dipendono dal Governo per agevolare lo sviluppo su un’area, che riguarda lo sviluppo dell’intera Calabria e del Mezzogiorno – di questo stiamo parlando – con una capacità in positivo, al momento, di garantire una forza lavoro che sta subendo quello che sta subendo, che è la garanzia che dobbiamo dare ai lavoratori e quanti altri di poter continuare la propria attività.

Allora il nostro ragionamento si deve sviluppare su questo, altrimenti di che cosa stiamo parlando! Di abbassare semplicemente le tasse di portualità e quant’altro?! Questi sono provvedimenti amministrativi che consentono alle società di poter espletare, con un lauto guadagno, il loro lavoro, ma non è quello che interessa a noi; a noi interessa un’altra cosa, di cui stiamo parlando da anni cioè di spostare le attività sul retroporto – lo diceva Imbalzano prima – ma per farlo, c’è bisogno di una serie di provvedimenti legislativi che non sono di competenza esclusiva di questa Regione.

Allora l’interlocuzione deve essere forte e presente e deve essere tanto più forte e presente quando questo Consiglio regionale, nella sua interezza, ha la capacità, in positivo, di devolvere al Presidente della Giunta la propria rappresentanza nei tavoli istituzionali , che poi non riguarda maggioranza o minoranza, ma riguarda questa Calabria.

Come forze politiche, siamo tutti coscienti e consapevoli che andiamo ad urtare interessi diversi da quello che è l’interesse della Calabria e del Mezzogiorno, perché parliamo di un’azione che riguarda Genova, Trieste, in cui non c’è più anche l’idea di sviluppo del famoso Corridoio 1 Palermo-Berlino e non c’è più nei ragionamenti del Governo, perché l’alta velocità su strada ferrata non c’è da Salerno verso giù, per una serie di motivazioni, ma  non può essere la Calabria a pagare lo scotto di alcune “politiche” che ci sono state nel passato di poco interesse verso il Mezzogiorno.

Ma di che cosa parliamo! E se questa Regione sta avendo questa capacità in positivo, allora dobbiamo sostenere questa via che ci consente di essere attori e protagonisti del nostro futuro.

Su questo l’interlocuzione deve essere forte, anche perché ritengo – e ne sono profondamente convinto –che se noi non riusciamo a far sì che a Gioia Tauro vengano lavorate le merci, sicuramente questo obiettivo non lo raggiungeremo e non dipende dalla Regione Calabria affinché questo possa essere praticato e messo in atto.

Allora un’interlocuzione forte deve essere per forza a livello governativo sugli interessi che  abbiamo il dovere di tutelare, su un percorso che necessariamente non potrà non essere qualificato e qualificante per l’azione politica che dobbiamo fare.

Voglio aggiungere un’ultima cosa e concludo: anche per quanto riguarda il trasporto su rotaia, non è possibile e immaginabile – questa è un’opinione mia personale – che Rfi, Trenitalia possa pensare che gli investimenti in questa regione li debba fare necessariamente solo e soltanto la Regione Calabria.

La Regione Calabria fa parte di un sistema che si chiama Paese, che si chiama Italia. Allora voglio capire com’è considerata la Calabria, rispetto agli investimenti di risorse, veramente ingenti, per quanto riguarda il Nord-Est o il Nord-Ovest di questo Paese e che Rfi e Trenitalia stanno facendo insieme al Governo.  Perdonatemi! Altrimenti dobbiamo riversare, poi, risorse ingenti a far sì che mettiamo sulla rete nazionale qualcosa che già il Governo doveva fare o doveva aver fatto. Questa è stata una delle colpe che ha avuto l’amministrazione Loiero e il confronto su questo va posto e rimarcato.

Allora mi auguro che quest’ordine del giorno che oggi uscirà dia veramente la forza al nostro Presidente, ma gliela diamo come Consiglio regionale e – lo ripeto – onde evitare di essere fraintesi, al di là delle posizioni politiche che abbiamo, mi auguro che ci si possa veramente confrontare in modo, non voglio dire duro, ma fermo con il Governo, al fine di riuscire a capire se c’è una volontà di far sì che Gioia Tauro possa essere punto di riferimento del Mediterraneo e punto di sviluppo di questa Calabria e del Mezzogiorno.

Altrimenti poi – e voglio concludere – riusciamo a dire, quando usciamo da qua, che è ancora Napoli che gestisce i diritti doganali del porto di Gioia Tauro. Stiamo parlando di questo.

E poi, quando alcuni sindacati dicono alcune cose, sicuramente nell’impostazione della tutela del lavoro e delle attività lavorative a Gioia Tauro, anche noi come politica dobbiamo capire se c’è quell’orientamento di portare avanti tutti i progetti fatti su quel sito e su quel porto, dalla seconda banchina e dall’aumento delle capacità di dragaggio, perché i fondali devono essere ancora di più posti in essere da 16 a 18, perché se non c’è quell’orientamento e non parliamo di rigassificatore, lavorazione delle merci, zona franca, interporto, di che cosa parliamo! Di agevolare solamente alcune società di transhipment?! Quello, onestamente e francamente, mi interessa relativamente, se non per garantire la forza lavoro; a me interessa altro, che è lo sviluppo di questa Calabria e del nostro territorio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

Demetrio BATTAGLIA

Grazie Presidente, ritengo che il Consiglio preliminarmente alle questioni di merito dovrebbe dare risposta anche alla dottoressa Battistello per affermare che in Calabria lo sviluppo si fa e si può fare di intesa con le istituzioni, con le forze sociali, con i lavoratori calabresi e non tentando – anche se lei lo diceva provocatoriamente – intese con la mafia.

Un ragionamento di questo tipo, sia pure provocatorio, è molto pericoloso in questa terra.

Detto questo, ritengo che il problema principale in Calabria e nell’area di Gioia Tauro è stato rappresentato dall’incapacità di far emergere quanto sviluppato in documentazione cartacea nel corso degli anni e scritto dalle istituzioni.

Questo, probabilmente, per una incapacità manageriale e politica a perseguire un disegno che si era tracciato, nel senso che la politica dopo aver stabilito, dopo aver determinato linee di indirizzo probabilmente non ha avuto la capacità e la coscienza di andare nella direzione giusta.

D’altra parte in questi giorni c’è stata l’intervista dell’amministratore delegato della Medcenter che meglio di ogni altra chiarisce la questione Gioia Tauro. In tutti questi anni la politica ha avuto una sorta di sudditanza psicologica nei confronti della Medcenter che oggettivamente rappresentava l’unica realtà vera, produttiva della Calabria.

In tutti questi anni Medcenter, in varie occasioni, ha sempre detto che a Gioia Tauro si può fare solo carico e scarico merce.

Oggi anche Medcenter ha capito che la crisi proviene anche dall’assenza di attività che rendono competitivo ed attrattivo un porto ed addirittura, mi pare di aver capito, propone una serie di programmi alla Giunta regionale.

Il cuore della questione è qui, perché poi tutta la discussione che c’è stata stamattina viene ripetuta in tutte le sedi da circa 9-10 anni, con una aggravante: nell’area di Gioia Tauro, oltre ad una incapacità complessiva nel corso degli ultimi 8 anni, si è consumato uno scontro istituzionale tra organismi competenti che avevano solo probabilmente lo scopo di sopravvivere, di tentare di superare la quotidianità e tentare di chiudere un recinto di potere e di competenze. Mi riferisco all’autorità portuale, al commissario governativo, all’Asi e a tutti i soggetti istituzionali che ci sono in quell’area.

Del resto basti pensare che solo qualche giorno fa il primo treno che veniva nell’area retro portuale ha dovuto fare due manovre, si è dovuto sciogliere il convoglio perché un cancello dell’autorità portuale era chiuso.

Questo in termini di competitività si paga. Il secondo treno ha potuto accedere al porto solo qualche ora prima, perché l’autorità portuale ha aperto il secondo cancello, poiché Rfi, probabilmente, non pagava delle somme di concessione.

Ma capite che agli investitori istituzionali, agli investitori internazionali delle questioni dell’autorità portuale o di Rfi interessa poco? Allora, anche rispetto a queste cose bisogna intervenire. L’autorità portuale deve diventare un momento non burocratico, ma deve avere la capacità di gestire e programmare lo sviluppo insieme agli altri enti.

Leggevo l’altro giorno una dichiarazione della dottoressa Stasi che ci comunicava che è stato scelto il nuovo segretario dell’autorità portuale.

Spero e credo che il Comitato, il Presidente, abbia scelto questa persona a seguito di un avviso pubblico internazionale perché di questo oggi si ha bisogno, altrimenti continueremo una politica che tenta di badare alle cose quotidiane, una politica che non ha nessuna strategia.

Lei, dottoressa Stasi, nel suo intervento ci diceva che, addirittura, pensa di recuperare delle somme per tentare di infrastrutturare una nuova area da destinare alle attività produttive.

Se mi consente, è un intervento che intanto non ha nessuna aderenza con la realtà economica della Regione e nessuna aderenza con la realtà degli investimenti nazionali.

Volevo segnalare, poi, dato che spesso quando si parla dell’area di Gioia Tauro si fa riferimento a tutti i capannoni costruiti con gli incentivi e che oggi sono chiusi, che dal 1998 esiste una legge dello Stato italiano che consente di recuperare quei capannoni alla proprietà pubblica.

E’ chiaro che bisogna intervenire dal punto di vista economico, detraendo tutte le risorse e gli incentivi che sono stati dati alle imprese, ma questo è un compito, in primo luogo, della Regione Calabria. Allora, se volete fare interventi per tentare di allargare l’area industriale, pensate e pensiamo a come recuperare tutti i capannoni chiusi che nel corso degli anni sono stati costruiti con gli incentivi statali per metterli a disposizione delle imprese che vogliono investire. Si deve, però, creare un sistema di convenienze.

Ricordo che l’ultimo sistema di convenienze create a Gioia Tauro, caro onorevole Pasquale Tripodi, è la sovvenzione globale del 1999 perché in quel momento il Governo ha avuto la forza, la capacità e la voglia di intervenire in Europa con fondi propri, al fine di creare questo sistema incentivante senza il quale le imprese non vengono. Le imprese hanno bisogno di istituzioni credibili, ma hanno anche bisogno di convenienze.

E, in un’area come quella di Gioia Tauro, dottoressa Stasi, ancora oggi a distanza di 40 anni esiste un decreto che vincola quei territori dentro l’area industriale. Un decreto paesaggistico nell’ambito del quale è necessario oggi – per realizzare un investimento a Gioia Tauro – avere l’autorizzazione anche del competente Ministero.

Noi abbiamo delle imprese che per realizzare quel capannone hanno avuto necessità di 18 mesi. Lei è un’imprenditrice e capisce bene che un’idea imprenditoriale si deve immediatamente realizzare.

Questi sono una serie di problemi che troviamo a Gioia Tauro per tentare di recuperare questa benedetta area di retroporto capace di generare sviluppo e capace di mantenere il porto stesso.

Da questo punto di vista ritengo che sia necessario aprire una grande questione. Bisogna capire se in Italia c’è una politica per i porti e per le aree industriali. Questo è il punto.

Faccio un esempio banale, abbiamo la “Blg” che è un’azienda nata con la sovvenzione globale del 1999 che si trova in un capannone che non può utilizzare appieno perché c’è la protezione civile. Credo che sviluppo non sia possibile farne.

Allora la Regione, uno dei problemi che deve affrontare, sia pure banale, è quello di trovare un’allocazione adatta alla protezione civile che non può insistere nel porto e non può insistere in un capannone destinato allo sviluppo produttivo.

Se si deve affrontare da questo punto di vista il problema, cioè il porto e tutta l’area retrostante, lo si faccia  tentando di risolvere concretamente i problemi e tentando anche di dettare i tempi, perché la politica molto spesso dimentica che la giornata è composta di 24 ore e quindi non è in linea con la società e con le esigenze delle imprese.

Se questo si riuscirà a fare e se su questo si riuscirà a coinvolgere il Governo nazionale e quindi l’Unione europea, certamente, ci sarà una prospettiva. Il problema della chiusura di  30 ore è un falso problema del porto di Gioia Tauro.

E’ chiaro che è una sfida che è stata lanciata all’interno del porto stesso.

Noi dobbiamo raccogliere una sfida occasionale per tentare di trasformare veramente l’area di Gioia Tauro in una realtà produttiva. Però, per far questo non basta scrivere un accordo, ma è necessario che quell’accordo in tempi brevi ed in maniera pratica diventi realtà.

Da questo punto di vista ritengo che l’ordine del giorno che avete presentato abbia delle insufficienze che, certamente, dovranno essere colmate se si vuole anche il voto di questa minoranza. Grazie.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

PRESIDENTE

Questo era l’ultimo intervento del dibattito generale. La parola all’onorevole Presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, grazie ovviamente per questa opportunità che ci viene offerta, per discutere di un tema molto delicato ed importante che è ovviamente quello di Gioia Tauro e del suo porto.

Oserei dire però non soltanto di Gioia Tauro e del suo porto, perché altrimenti commetteremmo lo stesso grande errore che è stato commesso ad oggi su questa grande scommessa.

Credo che vada ribadito un concetto importante. Primo: il porto di Gioia Tauro nasce per volontà di un privato e il Governo centrale del tempo, mentre in Calabria e nell’area adiacente Gioia Tauro venivano abbattuti interi ettari di agrumeti con la prospettiva della nascita del porto, immaginò nella logica della cooperazione di mandare ai porti concorrenti, ai porti gemelli delle risorse. Meglio ancora una delle trovate del Governo nazionale italiano fu quella di inviare le gru che arrivarono nel porto di Malta, per esempio.

Di tutto questo, per chi ha memoria, c’è un libro bianco che al tempo insieme al dottor Gianfranco Manfredi abbiamo portato alla ribalta nazionale negli anni 1995-1996. Chiedevo al Governo nazionale di chiarire agli italiani ed ai calabresi come si può – nell’anno 1986/1987 – finanziare un porto gemello a quello di Gioia Tauro e non guardare con attenzione a questo tipo di opportunità.

Vi fu il famoso Ravano – credo sia questo il nome – che intuì e fiutò che questo era un porto competitivo e che poteva diventare un porto egemone sul Mediterraneo, capace di creare una grande prospettiva sul territorio nazionale e diventare il porto più importante del Mediterraneo.

Si parte da qui, si parte dalla prima nave che arrivò il 16 settembre del 1995, se non vado errato.

(Interruzione)

Ho studiato, mi sono documentato, onorevole Principe, ho cercato di ricordare vecchie lezioni.

Allora si parte da lì. Il problema che oggi abbiamo di fronte qual è? E’ che Gioia Tauro nel giro di nemmeno un anno riuscì a superare le previsioni nel campo del transhipment per arrivare nel giro forse di due anni a 2 milioni di Teu. Cioè sforò, andò sopra ogni parametro, ebbe una crescita esponenziale e si incominciò a parlare di Gioia Tauro come di un porto egemone, modello, un porto di riferimento sul Mediterraneo.

Qual è il limite che nacque proprio in quella stagione ed in quella fase? Che proprio la grande crescita di Gioia Tauro fece gongolare tutti i Governi nazionali e regionali e nessuno pensò di organizzare e di guardare al futuro rispetto al porto di Gioia Tauro, alle eventuali nuove contraddizioni, alle problematiche di prospettiva.

Tutti si cullarono su  questo risultato. Sta di fatto che per Gioia Tauro si parla ancora dell’ingresso con la ferrovia e dei rapporti con Rfi e sono passati 16 anni; di fatto si parla ancora delle aree adiacenti che sono inutilizzate.

Di Gioia Tauro nessuno se ne occupò perché era una macchina che qualcuno aveva messo in moto – cioè il privato – e che andava avanti da sola per forza di inerzia, ormai, era proiettata su un livello decisamente diverso. Erano parametri a cui in Calabria non eravamo certamente abituati.

Un’area come quella di Gioia Tauro che offre circa 2 mila posti di lavoro, un’area che riesce a dare delle risposte importanti va da sé, è inutile andare a contribuire o a costruire una opportunità.

Qui vi fu il dato di debolezza più grande.

Mentre porti come Malta o altri porti concorrenti del tempo, subirono l’influenza e l’egemonia di Gioia Tauro, nel tempo questi stessi si sono attrezzati ed hanno costruito la controffensiva.

Quello che accade oggi nel campo del transhipment su Gioia Tauro è proprio questo. Oggi la vera ed amara verità è che su Gioia Tauro abbiamo la difficoltà di doverci misurare con tutti quei temi che riguardano una prospettiva nel campo del transhipment e che ci mettono in seria difficoltà.

Direi che vada evidenziato un aspetto importante.

Noi abbiamo una società Mct che ha una percentuale di quote acquisita da Maersk. C’è un problema serio. Oggi esistono 4-5 società importanti di navigazione e la stragrande maggioranza di queste società, ognuna di queste, ha ormai fatto una scelta innovativa.

Le società che hanno le grandi navi non fanno più le rotte verso porti che sono aperti e disponibili, ma ogni grande società sta facendo un investimento e sta andando ad acquisire un porto.

Ad esempio, Port Said è uno dei porti che – se non vado errato – è stato acquisito dalla Maersk. Quindi automaticamente tutto questo significa che c’è una strategia da parte delle grandi società di navigazione di andare ad acquisire dei porti perché ciò gli consentirà di gestire direttamente tutto ciò che viene trasferito attraverso le grandi navi.

Abbiamo, allora, un primo ordine di problemi.

Si aspetta da questa estate la disponibilità di Mct a concludere questo “matrimonio” con Aponte, quindi con Msc.

Questo cosa significa? Significa che oggi noi che avevamo flussi per circa 3 milioni e qualcosa siamo scesi a 2,8 milioni. Di questi 2,8 milioni circa 2 milioni di Teu sono in carico ad Msc.

Questo significa – come ha detto Aponte – che se Msc decide di entrare, o meglio se Mct dà questa sponda a Msc di entrare nelle quote societarie – ed è una partita tutta interna al mondo imprenditoriale sulla quale noi stiamo spingendo perché si parla di tutto questo da questa estate – è chiaro che tutto questo offre l’opportunità, la chance ad Msc di avere un suo porto che potrebbe essere Gioia Tauro.

E come ha detto Aponte in una intervista, rilasciata su qualche quotidiano nazionale, Msc non porterebbe più 2 milioni di Teu a Gioia Tauro, ma potrebbe anche raddoppiare. Lui non ha escluso l’idea di raddoppiare.

Questo significa che si può aumentare la portata, si può aumentare il carico e la disponibilità e si può rafforzare il grande ruolo di Gioia Tauro andando a chiudere una partita che ad oggi, per noi, può rappresentare un motivo di fermento. Non è solo il porto che a noi interessa, ma la possibilità di guardare oltre il porto.

Perché, guardate, alla fine sono 1900 posti circa e c’è l’indotto e tutto il resto. Ma nel campo del transhipment la potenzialità in termini occupazionali ed in termini di ricchezza e di sviluppo, di valore aggiunto è minima e questo lo sappiamo tutti. Non ci sono dati, cifre e numeri strabilianti che ci consentono di dire che se c’è un aumento maggiore, un raddoppio chissà come si rafforza l’economia in maniera esponenziale.

No, c’è una tenuta ed una crescita. Auspichiamo che ci sia questo ed abbiamo sempre detto che il nostro auspicio è che Gioia Tauro mantenga ferma e forte la posizione del transhipment ma che Gioia Tauro non può e non deve essere solo transhipment altrimenti questo diventa fallimentare in prospettiva proprio per queste regole.

Non siamo noi a guidare le regole del mercato ma le subiamo, attraverso le strategie che le grandi compagnie di navigazione mettono in campo e quindi gli interessi straordinari.

Noi potremmo lamentare che quando vi era ministro Burlando si fece di tutto per favorire Genova. Possiamo lamentare che mentre c’era D’Alema al Governo si favorì il porto di Taranto perché nacque in quel periodo.

Cioè noi possiamo dimostrare oggi col centro-sinistra e domani col centro-sinistra pure e magari un giorno anche col centro-destra che strategicamente i Governi nazionali hanno, comunque, sempre visto marginale e non baricentrico il ruolo della Calabria e quindi di Gioia Tauro.

Questo è un dato acquisito che noi dobbiamo oggi evidenziare per un fatto di conoscenza e per non fare un torto a noi stessi. Dobbiamo pensare che pur se abbiamo un porto baricentrico, forte, egemone e capace di attrarre grandi investimenti, comunque deve fare i conti con una strategia nazionale e non solo europea.

Credo che tutto questo ci porti ad un risultato che è quello di evidenziare alcuni dati nel campo del transhipment.

Sostanzialmente nell’area del Mediterraneo – questo è uno studio che porta questi dati – è aumentato complessivamente del 46,5 per cento il trasbordo di merci nei porti di puro transhipment quindi negli Hub tra il 2004 e il 2008. Cioè siamo passati da 9,7 milioni a 14,3 milioni di Teu.

Questo, quindi, significa che tra il 2004 ed il 2007 Port Said in Egitto ha registrato il più alto tasso di crescita del volume di traffico arrivando a più 219 per cento. Il porto di Malta è aumentato del 30 per cento; il porto di Algesiras in Spagna è passato da 2 milioni e 900 a 3 milioni e 400.

Quindi, c’è stato per i porti italiani: Cagliari, Gioia Tauro e Taranto una flessione. Per Cagliari e Gioia Tauro incrementi di volumi che sono minimi del 10 per cento e del 5 per cento.

Nel 2008, invece, c’è un ulteriore incremento del transhipment e Malta aumenta del 22 per cento, Port Said del 15,6 per cento. C’è la piena operatività del porto di Tangeri in Marocco per quasi un milione di Teu e quindi c’è tutta una serie di movimenti e di impostazioni che portano a delle scelte nuove.

Qual è la filosofia dei grandi gruppi che aiutano a capire un po’ le perdite di competitività dei porti italiani? I porti di puro transhipment che, operanti nel Mediterraneo, sono un po’ più avvantaggiati sono quelli vicini alla rotta ideale per il traffico marittimo di merci, che è quello che va dal canale di Suez allo stretto di Gibilterra.

Perché, ovviamente, tutto questo consente di avvantaggiare queste realtà e quindi questi porti.

In questo senso è chiaro – mi sembra evidente – che il porto di Gioia Tauro, così come gli altri porti italiani, abbia una collocazione positiva ed estremamente importante. Però ci sono, rispetto al posizionamento geografico, delle difficoltà.

Lo abbiamo detto nei giorni scorsi quando nacque quella provocazione fatta dalla società con la chiusura del porto per 30 ore. Perché quella, per me, è stata una provocazione che è stata resa proprio per dire “attenzione, lanciamo un grido di allarme”.

Ci sono una serie di problemi reali che esistono oggi e che creano disparità e differenze tra questi porti, i porti italiani e i porti di transhipment puro nel Mediterraneo.

Una disomogeneità del costo del lavoro.

Perché in Egitto, in Marocco il costo del lavoro è decisamente ridotto ed inferiore rispetto ai porti italiani. Il costo medio orario del lavoro di un operaio rilevato nel 2009 presso i terminal di transhipment italiani è stato infatti di 22,1 euro contro i 3,1 euro del Marocco ed 1,9 euro dell’Egitto. Quindi 7 e 11 volte superiore al dato medio annuo.

Poi, ci sono le differenze, ovviamente, non soltanto rispetto ad un operaio ma anche ad un impiegato. Si va da 22,9 euro rispetto ai 10,1 in Egitto e a 7,1 euro in Marocco.

C’è la disomogeneità della tassazione sui vettori. Questo significa che nella fase di start up di progetti di sviluppo di varie attività di trasbordo merci – quindi i primi 5 anni – i profitti e le società che operano nei porti della costa nord-africana sono esenti da tassazione.

Ci sono i costi operativi infrastrutturali, le accise sulle energie e sui carburanti che nei porti italiani sono superiori. Ci sono le normative a garanzia della sicurezza sui lavori ambientali che sono molto meno stringenti in Marocco ed in Egitto.

Tutto questo dimostra come i porti della sponda nord-africana del Mediterraneo, dove i costi di gestione del personale, concessione di energia e fiscali, tasse di ancoraggio e rimorchio sono inferiori,  quindi possono rappresentare pur nella minore efficienza dei porti italiani, un grande vantaggio per le grandi compagnie di navigazione.

Credo, allora, che su questo terreno una delle battaglie importanti si stia portando avanti attraverso l’impegno di questo tavolo che ha portato – guidato in questa fase dal Vicepresidente Stasi che ringrazio – ad un primo risultato, ad un documento e ad una impostazione unitaria che vede il mondo sindacale, il mondo imprenditoriale, la Regione e gli enti tutto sullo stesso versante.

E’ già un primo segnale di coesione che ci consente di aprire un dibattito anche sull’impegno che il Governo sta portando avanti, cioè quello di inserire – come è stato detto – nel “mille proroghe” somme aggiuntive, 9 più 11, che serviranno per i porti italiani. Ci sarà da fare, però, una forzatura importante in considerazione della valutazione economica.  Ci sarà un momento di confronto perché qui si gioca una partita molto delicata che è legata, ovviamente, al “mille proroghe” come dice lo stesso nome.

Qui non c’è nessuna proroga da fare perché è un nuovo inserimento. Si sta facendo una battaglia a livello parlamentare per provare ad inserire nel “mille proroghe” un provvedimento che non è di proroga.

Anche perché – diciamocelo molto chiaramente per chi non lo sa – nel “mille proroghe” per 4 anni di fila si è tentato di inserire un provvedimento per Gioia Tauro, ma alla fine non ha avuto mai buon esito.

Noi rispetto a questo, insieme alla compagnia ma soprattutto all’autorità portuale che ha competenza nel settore, abbiamo già fatto una serie di riunioni e non siamo rimasti fermi rispetto al problema. Devo dire che, comunque, ci stiamo attrezzando, in ogni eventualità e per ogni eventualità, perché non vogliamo restare scoperti su questo fronte. Riteniamo che le tasse di ancoraggio ed altro tipo di agevolazioni diventino fondamentali per creare condizioni di recupero di forze e di capacità di attrarre le grandi compagnie.

Stiamo studiando soluzioni alternative compatibili con le prerogative della Regione. Anche se devo dire che tale attività è già in atto da parte dell’autorità portuale che ha chiaro il rischio che dovremmo affrontare.

Questo è un primo dato molto importante.

Dopo, c’è il tema dell’accordo di programma quadro che era di 186 milioni di euro, poi diventato di 459, bravo chi c’era prima e bravo chi l’ha fatto dopo. Noi l’abbiamo firmato, poi Mancini giustamente ricorda “ci fu imposto dalla Unione europea: dovete firmare l’accordo di programma quadro perché stranamente non l’avete firmato”.

Adesso è inutile dire destra o sinistra, l’accordo di programma quadro è stato firmato. Nell’accordo ci sono 459 milioni di euro che sono tanti, ci sono tutte una serie di lavorazioni che già sono in corso, alcune sono in fase anche avanzata e, quindi, di quei soldi già una parte sono stati investiti per la realizzazione dei lavori.

In questo ci mettiamo pure – che è quello che forse non si è capito 15 -16 anni fa – che Gioia Tauro può diventare forte e veramente egemone se diventa competitivo nella fase successiva.

Per chi non capisce bene di transhipment o di attività portuali di questa natura, va chiarito che il problema di fondo di Gioia Tauro è che ha una sua qualità che è importantissima: è in grado di affrontare e di accogliere le grandi navi che ci sono nel mondo e non tutti hanno questa grande potenzialità.

Mentre ci sono porti che rispetto alle grandi navi riescono ad accogliere, invece, le navi minori, le così dette feeder. Che succede a Gioia Tauro? A Gioia Tauro arrivano le grandi navi, si prendono i container, si mettono sulla terra ferma, esce la grande nave, entra una nave feeder, si prendono questi container e si mettono sulla nave feeder che va in giro per l’Europa e per gli altri porti.

Si realizza soltanto un movimento di un braccio delle gru. Quando Aponte dice “ma lì ci stanno 30 ore rispetto alle 22 di un’altra parte” bisognerebbe ricordargli che la società Msc dovrebbe incominciare ad investire risorse. E’ vero che dicono di avere delle perdite, ma per essere competitivi anche sul tema delle ore lavoro, della opportunità lavorativa se ci sono delle gru che sono all’avanguardia è chiaro che tutto questo riduce i tempi di lavorazione.

Cosa significa questo? Significa che noi possiamo creare una grande opportunità, che possiamo cominciare a pensare seriamente di investire i 459 milioni di euro perché i soldi che ci sono in questo tipo di investimento servono a creare, finalmente, una sinergia dopo le liti lunghe anni tra Asi e autorità portuale per le aree circostanti e adiacenti, per le aree interne, attraverso un provvedimento che li riguarda, un accordo che noi siamo riusciti a far siglare.

Poi, c’è il problema legato alla capacità di investimenti che Rfi deve fare, perché lo studio che è stato portato avanti e l’opportunità che noi abbiamo considerato notevole e che è il valore aggiunto di questo accordo di programma quadro è l’investimento di Rfi.

Rfi ha una volontà ed una determinazione a creare che cosa? A creare l’alta capacità nel ferrato nella linea Gioia Tauro-Paola investendo su una delle grandi cose che noi abbiamo sempre detto su Paola, Sibari e sul corridoio adriatico. Se si realizza Sibari-Taranto-Bari può diventare la grande opportunità.

Quelle poche merci che viaggiano per via ferrata o per via gomma hanno una difficoltà.

Il problema di fondo vero qual è? E’ che le navi che arrivano da sud, cioè dal Mediterraneo e approdano a Gioia Tauro, per superare Gibilterra e andare nei grandi porti europei, per i porti del nord-Europa, ci mettono 3-4 giorni di navigazione.

Invece, Gioia Tauro riesce a recuperare i container che vanno su gomma o su ferrato e in 24-28 ore si arriva a destinazione nel nord Europa.

Questa è la sfida, che da una parte coinvolge Gioia Tauro, cioè la capacità di offrire condizioni nuove. Ripeto, gran parte di questi container vanno sulle navi feeder. Potremmo, quindi, anche incominciare a rivisitare l’opportunità, anche se c’è una difficoltà reale. Forse, sarebbe stato meglio che Gioia Tauro accogliesse le feeder che, invece, automaticamente vanno via e non rimangono sul territorio.

Questa è una strategia sulla quale bisognerebbe reimpostare un tipo di impegno per rivedere l’intera scelta industriale, un piano industriale ed immaginare un tipo di impegno di natura diversa.

La partita vera si gioca su una tenuta. Dobbiamo spingere sull’accordo di programma quadro e su altre opere, quindi sul “mille proroghe”, ma la partita vera si gioca su un altro livello. Si gioca sulla capacità di incominciare ad intravedere un nuovo utilizzo delle aree adiacenti al porto.

Ho sentito in questi giorni ed in queste ore il ministro Romani alle attività produttive, che mi ha confermato che da qui a 10-15 giorni convocherà un tavolo romano, come diceva la Vicepresidente Stasi e come abbiamo richiesto, che comprenderà il Ministero dell’economia, delle infrastrutture, attività produttive, Regione e ovviamente gli altri enti interessati.

Perché abbiamo chiesto tavolo al ministro Paolo Romani? Perché riteniamo fondamentale mettere in campo una strategia che ci consenta di incominciare a pensare quale può essere l’alternativa per Gioia Tauro rispetto alla famosa e storica battaglia mai vinta della zona franca.

Dobbiamo inventarci un presupposto nuovo per poter far diventare quell’area appetibile ed interessante. La vera sfida si gioca solo se noi riuscissimo a portare ed a mettere in campo per un po’ di tempo, con una strategia mirata, l’idea che una parte dei container che non vengono trasferiti sulle navi feeder e che non vanno sul ferrato o sul gommato, ma che rimangano in porto, vengano spacchettate. Così si potrebbe creare il doppio dei posti di lavoro, il doppio dell’indotto realizzando la vera economia di un territorio.

Ed insieme a tutto questo dobbiamo capire che la chance, secondo me, determinante ed importante, è che Gioia Tauro può diventare un Hub, cioè deve rafforzare il suo ruolo di Hub, attraverso la capacità di diventare il centro di interesse di tutti i flussi che ci sono a nord del Paese e non solo. Perché è da Gioia Tauro che poi partono, una volta realizzate tutte le procedure che si innescano su questo meccanismo virtuoso verso i porti del Mediterraneo. Quindi, Gioia Tauro può diventare momento di passaggio per poi realizzare la famosa ipotesi di avvio di rapporti con tutte le altre realtà che sono più a sud.

Quindi, un investimento di natura diversa. La partita si gioca su questo versante. Si gioca sulla capacità di una Regione e di un Governo nazionale di prevedere quello che era uno dei punti di forza e dei messaggi che il Governo ha lanciato: il tema della fiscalità di vantaggio, attraverso la quale si realizzerebbe una condizione positiva e favorevole per immaginare una sorta di agevolazione.

Noi non siamo competitivi, per il lavoro e per tante vicende. E così come non lo siamo dentro il porto rischiamo di non esserlo fuori dal porto.

Questo tipo di interesse dobbiamo cercare di stimolarlo e di creare insieme al Governo nazionale una serie di opportunità.

Le esperienze che si sono realizzate in questi Paesi e nei Paesi della Unione europea ad oggi hanno portato a tutta una serie di ricorsi da parte della Unione europea, per esempio nei confronti di Azzorre e Portogallo dove si sono concretizzate delle aree, diciamo “ franche”, di fiscalità di vantaggio che non erano prettamente allineate e che hanno creato una serie di problemi seri riportati all’attenzione.

Qui sta anche la capacità di una classe dirigente del Mezzogiorno, perché il porto di Gioia Tauro non è il porto di Gioia Tauro, il porto di Gioia Tauro non è neanche il porto della Calabria ma è uno dei porti italiani più importanti e prestigiosi, anzi sicuramente il più prestigioso ma è anche un porto strategico per l’Italia.

E’ necessario far capire e comprendere qual è la finalità che attraverso Gioia Tauro si può sviluppare e quali sono le iniziative che possono portare ad offrire un contributo di sviluppo e di crescita.

Credo che nessuno sia in grado di trovare la soluzione da solo e che quindi la concertazione e la capacità di dialogo e di affrontare questi temi, cercando di convogliare le migliori risorse e le migliori energie, quindi il contributo di tutti, possa tentare di sostenere ed offrire questo tipo di risposta.

Il gruppo Mct ha consegnato uno studio dove prevedono – e noi siamo felici di aprire quest’altro tavolo – che nelle aree adiacenti al porto si possa ottenere un contributo di presenze e di imprese per costruire e realizzare interventi importanti.

C’è scritto nella dichiarazione resa dal Presidente Iacono – per non confonderlo con altri meno meritevoli di essere citati – ,che ci ha dato l’opportunità di conoscere alcuni elementi importanti, che la stessa cosa aveva fatto anni fa con la Giunta di centro-sinistra, aveva consegnato dei documenti.

Noi intendiamo aprire un tavolo di confronto ed incominciare ad immaginare con loro l’opportunità di studiare una strategia tesa a creare, attraverso gli interessi di un mondo imprenditoriale che è strettamente connesso e collegato con la società Msc e Mct – quindi con società con cui loro hanno rapporti ed affari in giro per il mondo –  e far convogliare questo tipo di iniziative all’interno delle aree che sono limitrofe al nostro porto.

Credo che questo sia il duplice impegno che dobbiamo portare avanti e la prospettiva e l’opportunità che dobbiamo giocarci.

C’è anche un’altra opportunità dentro il porto che è quella di Blg che, come sapete, ha una serie di difficoltà che dovremo risolvere. C’è la possibilità di raddoppiare la presenza di Blg. Ma lì, a volte, devo dire la verità, emerge il nanismo manageriale,: da una parte le difficoltà a dare, dall’altra la protezione civile, dall’altra ancora la lite tra due enti.

La Regione, secondo me e se voi siete d’accordo, se non si è in grado di affrontare in maniera seria questi problemi, azzera tutto e ricomincia.

E’ impensabile che sull’area di Gioia Tauro ci siano stati per anni le lotte tra gli enti competenti sul territorio. A noi non importa nulla di scoprire chi è più bravo e chi è più bello. A noi interessa, finalmente, scoprire la volontà e la determinazione di avere un unico grande interesse: come, dopo 16 anni dall’avvio, dare grande slancio e forza a quella grande opera che è il porto di Gioia Tauro. Come dare forza ed opportunità a quei territori, come offrire una chance occupazionale e di prospettiva a decine, centinaia, di migliaia di giovani che sono disoccupati e quindi anche ad un mondo imprenditoriale. Tutto ciò indipendentemente da quello che dicono illustri giornalisti che sono soliti darci lezione di morale e che attribuiscono al movimento di denaro la presenza costante della ‘ndrangheta. A loro rispondo: l’importante è cominciare a muoversi.

Poi, chi vuole combatte la ‘ndrangheta, ovviamente, in maniera efficace, chi no, prima o poi, si troverà nelle patrie galere a dover giustificare le proprie scelte.

Dobbiamo smetterla, però, di dire che ogni qualvolta che ci sono degli interessi e dei movimenti importanti intorno a Gioia Tauro che tutto è mafia. Arrivano questi tromboni di giornalisti che vivono nel nord del Paese, pagati con soldoni da chi gli dice quello che devono scrivere, che devono smetterla di venire qui a darci lezioni e a dire che qui, adesso, tutto è mafia!

Bisogna avere la forza ed il coraggio, come abbiamo sempre fatto nella nostra vita, indipendentemente da qualcuno di questi soggetti, di fare delle scelte in cui si impongono, ovviamente, delle classi dirigenti che sono in grado di guidare processi virtuosi e positivi.

Questo significa dare un vantaggio al Paese, dare un vantaggio a questa parte di territorio.

Credo che ci sia tanta parte del mondo imprenditoriale calabrese che lavora onestamente e che è giusto trovi una ulteriore sua forza per crescere e per svilupparsi.

Noi non ci sottrarremo mai a sostenere che attraverso i fondi comunitari, i soldi dell’accordo di programma quadro ed i soldi del Governo nazionale in generale o comunque risorse della Regione, non saremo in grado, non saremo disponibili a parlare di sviluppo.

Laddove c’è una opportunità la Regione deve diventare solo il garante di una crescita e di una grande occasione.

Questa è la vera grande sfida. La Regione non deve creare la ricchezza, ma deve solo agevolare un percorso virtuoso di crescita. Deve soltanto guidare per quello che le compete, nel rispetto del suo ruolo istituzionale, una grande e funzionale prospettiva.

Quel porto aspetta di diventare una grande opportunità ed una grande scommessa. Un po’ come i nostri territori che guardiamo e che giudichiamo parte di una terra che è decisamente straordinaria e bellissima. Ma manca la capacità di investimento e la visione strategica di insieme e di prospettiva.

Ebbene, dobbiamo cominciare a pensare in questi termini e su questo versante, in questa direzione perché sono decisamente convinto che possiamo ottenere un risultato importante.

La compattezza della classe dirigente calabrese, insieme alla classe dirigente calabrese parlamentare che può supportare questa azione, sia essa di centro-destra che di centro-sinistra, nell’interesse complessivo dell’area di Gioia Tauro, credo che potrà assicurare un’altra grande chance da non perdere per evitare che tra 5-10 anni ci si debba ritrovare, o altri si ritroveranno in questa Assise, a dichiarare “purtroppo abbiamo perso un’altra chance”.

Noi lavoreremo in questa direzione. La Vicepresidente Stasi, delegata ai rapporti con l’autorità portuale e che ha tutta una serie di impegni su questo versante, sarà insieme a me, lì, a dimostrare che c’è da parte nostra un’attenzione forte ed importante su questo tipo di sviluppo e di chance che si deve creare sul porto di Gioia Tauro. E credo che nel giro di un po’ di tempo si possa disegnare una prospettiva chiara sulla quale tracciare un percorso in termini di futuro.

PRESIDENTE

Grazie al Presidente Scopelliti. Il dibattito sul punto è concluso.

Ordine del giorno in ordine al porto di Gioia Tauro

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per la presentazione di un ordine del giorno, il consigliere Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Grazie, Presidente,  dopo un dibattito così intenso ed appassionato, tra l’altro ho notato che anche dai banchi della opposizione su questo tema ma non poteva essere diversamente, è venuto anche un sentire comune rispetto alle necessità ed alle esigenze di rilancio di questo grande porto; poi ascoltando l’ultimo intervento, le conclusioni del Presidente Scopelliti, io credo che questa seduta  debba concludersi con un ordine del giorno.

Ripeto, dopo aver ascoltato gli interventi del centro-sinistra, dico in anticipo prima di leggerlo che c’è una apertura verso la minoranza e  l’opposizione e   se si ritiene di farlo insieme perché ci sono dei suggerimenti da entrambe le parti su questo tema, sicuramente non ci sarà alcuna chiusura.

Ripeto, dagli interventi che ho ascoltato, da parte di tutti veniva lo stesso interesse, lo stesso stimolo, lo stesso input a rilanciare questo porto.

Vorrei anche dire, prima di leggerlo che questo Consiglio regionale con grande determinazione ed impegno si è apprestato oggi a discutere di questo tema cosa che, onorevole Giordano, forse avrebbe potuto fare anche il Consiglio provinciale di Reggio Calabria qualche giorno fa, quando purtroppo la sua maggioranza rispetto ad un tema così importante si è dissolta. O meglio sicuramente non si è molto interessata a questo tema.

Leggo questo ordine del giorno sul quale, ovviamente, ci sarà l’apertura del confronto con i colleghi della opposizione se vogliono arricchirlo per poterlo votare insieme.

“Premesso che

il porto di Gioia Tauro rappresenta una delle più grandi occasioni per accrescere lo sviluppo economico della Calabria non soltanto perché apporta un incremento maggiore per i traffici internazionali ma soprattutto perché presenta numerose fonti di impiego utili a generare un più ampio indotto occupazionale senza dimenticare che il porto di Gioia Tauro produce il 50 per cento del Pil regionale;

la nostra Regione deve strategicamente supportare la crescita dell’area territoriale contigua al porto affinché il territorio e lo scalo possano sinergicamente costituire un volano di sviluppo per la Calabria intera. Una crescita che non si può vincolare esclusivamente al transhipment ben sapendo, però, che esso costituisce la principale caratteristica e la più importante potenzialità del porto di Gioia Tauro ad oggi;

occorre, infatti, dare ampio respiro all’accordo di programma quadro già siglato nei mesi scorsi ed a tal proposito

si impegna

ad avviare un deciso confronto con il Governo nazionale sollecitando l’approvazione dell’emendamento presentato bipartisan sul decreto “mille proroghe” destinato ad alleggerire le tasse mediante un contributo governativo;

ad appoggiare ogni forma di intervento necessario a rendere competitivo il porto di Gioia Tauro attraverso la diminuzione delle accise energetiche e degli oneri sociali;

ad assumere, di concerto con le amministrazioni locali interessate, le iniziative indispensabili all’attuazione di incentivi fiscali quale strumento fondamentale per il rilancio effettivo dell’intero scalo calabrese;

infine, a sostenere ogni iniziativa che il governo regionale vorrà mettere in atto per favorire lo sviluppo non solo economico dell’area portuale, prima fra tutti la promozione di un programma che coinvolga tutte le realtà industriali ed economiche, presenti e future, operanti all’interno dello scalo; faccia salvi i posti di lavoro attualmente esistenti e crei le condizioni per generare un più ampio indotto occupazionale”.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, a nostro avviso l’ordine del giorno deve riflettere il dibattito e sopratutto anche le conclusioni del Presidente Scopelliti.

Sinceramente noi troviamo una non corrispondenza soprattutto tra le cose dette dal Presidente Scopelliti e l’ordine del giorno nel senso che il Presidente soprattutto quando è a Reggio Calabria è oberato da mille problematiche.

Forse non ha avuto modo di sentire i nostri interventi. Ma gli interventi delle minoranze – per ultimo parlo del mio – hanno ripercorso quasi con puntualità la seconda parte del suo intervento.

Cioè il suo intervento,  come molto più modestamente il nostro ché, naturalmente, siamo minoranza e quindi i nostri pesi sono molto ridotti, i nostri modesti interventi hanno cercato di dare un respiro nazionale alla vicenda così come lei ha fatto.

Ora l’ordine del giorno letto ci sembra un po’ “provinciale”. E dico tra virgolette la parola provinciale, ma non vorrei che questo possa suonare offensivo, ma per capirci su cosa si vuol dire.

Cioè, rispetto al nostro ambito calabrese che il Consiglio si è impegnato a sostenere Gioia Tauro è emerso con grande chiarezza. Ma il Consiglio, caro collega Fedele, non può impegnare se stesso.

Cioè, anche sotto il profilo della veste istituzionale, della estetica istituzionale il Consiglio deve impegnare il Presidente della Giunta perché il nostro compito in questa fase è di delineare un percorso e dare a Scopelliti più forza rispetto a quella che lui ha già nel confronto con il Governo di Roma.

Parliamoci chiaramente: la questione meridionale attraversa tutti gli schieramenti e se “Atene piange, Sparta non ride”.

Personalmente non sono contento delle politiche meridionalistiche del mio partito e qualche lacrima mi esce, ma da parte vostra ci dovrebbe essere un diluvio di pianto.

Per cui sostenere Scopelliti in una battaglia che deve far diventare Gioia Tauro strategica per il Mezzogiorno, per il Paese e per l’Europa mi sembra il tema centrale del nostro dibattito che, per la verità, il Governatore ha ripercorso molto bene.

Anche l’ultima parte, sui presunti impegni del signor Iacono, ripercorre una volontà generale della classe dirigente calabrese. Perché le cose che dice Iacono, sono lo sviluppo delle modestissime cose che ha detto il sottoscritto con riferimento al progetto dell’auto,  quello del sedile di cui ho parlato prima che riguarda il distretto tecnologico della logistica.

La premessa ci va bene, ma già qui  allargherei il concetto di area quando si dice “area territoriale retrostante”. Io metterei prima il porto e lo sviluppo dei servizi del porto e dell’area e poi andrei deciso alla richiesta di impegnare il Presidente affinché a Roma ci sia un tavolo permanente, alla Presidenza del Consiglio con tutti i ministri competenti che metta in piedi le cose da fare perché questo progetto dia luogo ad una Gioia Tauro strategica per lo sviluppo - e quindi di traino – della Calabria, del Mezzogiorno e del Paese in una visione con l’Europa.

Parliamoci chiaramente, l’Europa deve sostenere questo impegno finanziariamente e politicamente e soprattutto dal punto di vista fiscale.

Scopelliti non sente più ma quando si parla della famosa fiscalità di vantaggio, se il vostro Berlusconi, come non ha saputo il nostro Prodi, non è capace di dire all’Europa che gli sgravi fiscali e contributivi non sono per una visione di Gioia Tauro strategica, una lesione della concorrenza ma sono una necessità…

Perché ormai nel mondo globalizzato la vera concorrenza è nel mondo operaio: i Paesi poveri sottopagano i loro operai e quindi sono estremamente competitivi con noi.

Siamo d’accordo al voto dell’ordine del giorno impegnando lei, signor Governatore, per assumere questa questione con forza ai tavoli romani.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Prima di leggere l’ordine del giorno avevo già anticipato che c’era una apertura da parte nostra su questo tema chiaramente ad integrare questo ordine del giorno. Non c’è alcuna difficoltà, quindi, ad accogliere le parole dell’onorevole Principe che, tra l’altro, vanno nella nostra direzione come ha rimarcato il Presidente della Giunta.

Per cui integrandolo in questo modo con un coordinamento formale per noi va benissimo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Grazie, Presidente, ringrazio l’onorevole Fedele anche per la citazione di prima.

E’ una questione di responsabilità che afferisce ad ogni livello. Stamattina ho fatto un richiamo alla responsabilità perché il Governatore ha ripercorso 16 anni di vicende alterne che hanno attraversato il porto di Gioia Tauro.

Quando parliamo di rinnovamento della classe dirigente, non parliamo a caso. Io ho stigmatizzato l’atteggiamento del Consiglio provinciale che non ha affrontato la questione, poteva essere un elemento aggiuntivo di confronto che poteva pervenire in quest’Aula oggi.

Occasioni perse, quindi. Ma la politica deve avere poi la capacità di confrontarsi e di affrontare le questioni e di non perdere più le opportunità.

Oggi noi abbiamo una opportunità ed apprezzo anche la sua apertura, perché poi l’obiettivo è quello di dare impulso e sostegno ad un’azione politica che deve essere corale.

L’onorevole Principe che mi ha preceduto, ha richiamato anche la necessità che questo ordine del giorno, questa mozione abbia più incisività e più forza. E’ una questione transnazionale, non  della Calabria o di Reggio Calabria. Il porto deve essere in cima all’agenda politica europea.

Il Governatore ha rappresentato quello che sta succedendo, le grandi compagnie che si stanno attrezzando per avere esse stesse dei porti di transhipment. Ha focalizzato anche la questione che Gioia Tauro si rilancia, sopravvive e va avanti se si trasforma da scalo esclusivo di transhipment a scalo intermodale.

La questione è quindi complessa ed il dibattito che oggi si è articolato non può che trovare poi il luogo nell’ordine del giorno che deve affrontare complessivamente tutte le questioni.

Nelle premesse l’onorevole Principe ha già detto che “è importante che la nostra Regione debba strategicamente supportare la crescita del porto, delle sue funzioni e di tutte le aree territorialmente contigue”.

Nella decisione, “l’impegno del Presidente della Giunta ad avviare un deciso confronto con il Governo nazionale per ciò che riguarda le misure immediate con l’approvazione eventuale di emendamenti al “mille proroghe”.

Ancora: “a chiedere al Governo centrale l’istituzione di un tavolo permanente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con la partecipazione di tutti i ministri competenti per elaborare un progetto strategico affinché Gioia Tauro divenga una priorità strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese.

Che tale progetto preveda tutti i necessari investimenti infrastrutturali stradali, autostradali, ferroviari e portuali.

Ad adottare, pertanto, tutte le azioni per trasformare da esclusivo porto di transhipment a scalo intermodale”.

Un’altra questione importante “rilanciare le attività di sdoganamento delle merci favorendo un indotto di risorse alla Regione Calabria, risorse che possono poi tornare per la infrastrutturazione e per il potenziamento della stessa struttura.

Garantisce, altresì, adeguati livelli di sicurezza stanti i sistemi di avanguardia di cui è dotato lo stesso porto.

Di chiedere, infine, al Governo che si adoperi affinché l’Unione europea assuma Gioia Tauro come eccellenza di valenza continentale assicurando tutti i sostegni politici, finanziari e fiscali”.

Onorevole Fedele, possiamo fare un coordinamento formale…

Luigi FEDELE

Sì, signor Presidente, se i colleghi sono d’accordo come avevo accennato prima si fa un coordinamento formale e si raccolgono queste indicazioni che vanno nella direzione dell’interesse comune che è quello di rilanciare il porto di Gioia Tauro e metterlo al centro dell’attenzione non solo calabrese ma anche nazionale.

Per noi va bene.

PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di parola. Pertanto possiamo votare l’ordine del giorno con le integrazioni che dicevano sia l’onorevole Principe che l’onorevole Giordano. Poi in coordinamento formale si predisporrà la versione definitiva.

Pongo in votazione l’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno in ordine alla trasmissione televisiva “Presa Diretta”

PRESIDENTE

E’ stato presentato un altro ordine del giorno che reca come sua, la prima firma, onorevole Fedele.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Molto brevemente, Presidente, tra l’altro chi ha avuto la possibilità di vedere in televisione ieri sera la trasmissione “Presa Diretta” si renderà conto di quello che stiamo dicendo.

Questo ordine del giorno vuol dire, intanto, che non è possibile che molte volte alcune trasmissioni televisive non facciano altro che attaccare la Calabria e denigrare l’immagine della nostra Regione attraverso le sue massime figure istituzionali.

Non è successo solo ieri sera, ma  anche in passato e non solo in questa legislatura.

A differenza di molte trasmissioni come telegiornali nazionali che molte volte danno atto alle cose positive che in Calabria si fanno, purtroppo, ieri sera questo non è stato.

Noi stigmatizziamo solo questo aspetto. Cioè non è possibile che la nostra Regione venga sempre da alcune trasmissioni in modo particolare esposta in maniera negativa.

Cosa diversa – su quello c’è anche il nostro sostegno – è quando si denunciano le malefatte che ci possono essere in Calabria e questo, assolutamente, per quanto ci riguarda va senz’altro bene.

E’ un ordine del giorno che vado a leggere e che è molto breve, ed è firmato non solo dai capigruppo e dalla maggioranza ma da molti colleghi della opposizione anche.

“Visti i reiterati e risalenti tentativi nel tempo di delegittimazione della immagine della nostra Regione attraverso l’uso fuorviante e distorto degli strumenti mediatici orientati alla insinuazione tendenziosa di dubbi sulla attività dei diversi livelli istituzionali e della Regione stessa;

stigmatizza e respinge tali attacchi strumentali quali quelli effettuati dalla trasmissione “Presa Diretta” rivolti alla Calabria e che tentano di costruire all’esterno un quadro desolante dell’intera Regione mirando all’attacco sistematico di chi, con abnegazione ed impegno assoluto, lavora diuturnamente per realizzare lo sviluppo di questa terra per proiettarla in una dimensione rinnovata che la pone al centro di importanti dinamiche e di prospettive”.

PRESIDENTE

Possiamo votare l’inserimento all’ordine del giorno?

Prego, onorevole Talarico.

Domenico TALARICO

Secondo il Regolamento io intervengo contro questo ordine del giorno appena proposto per la semplice ragione che non mi sento offeso così come si sente offeso l’onorevole Fedele o altri consiglieri firmatari dell’ordine del giorno.

Mi sento offeso, invece, dai fatti che sono stati posti in essere da alcuni calabresi e sono fatti acclarati anche se ancora non giudicati che offendono, quelli sì, la Calabria.

Noi dobbiamo fare, invece, lo sforzo di distinguere quei fatti da altri  e su questo sono d’accordo e sarei d’accordo. Qualche minuto fa abbiamo concluso una bella ed intensa seduta sulla questione Gioia Tauro e la Calabria politica nella sua massima espressione ha dato prova di essere all’altezza dei compiti che abbiamo di fronte.

Però quando uno o sei o sette consiglieri regionali sbagliano e questo errore viene messo in evidenza da un giornale o dalla televisione, noi non dobbiamo difendere l’errore ma, semmai, dovremmo fare tesoro di quell’errore – per essere gentili – e sforzarci in maniera più seria e rigorosa nel selezionare gli aspiranti legislatori di questa Regione.

Voglio dire con grande franchezza, con tutto il rispetto, non chiamatemi giustizialista o manettaro perché non è questo il mio stile, che sarebbe stato davvero paradossale che uno o più consiglieri votassero qualche settimana fa nell’ambito del bilancio regionale una delle apprezzabili proposte che prevede la realizzazione di caserme o di impianti di videosorveglianza.

Ma vi pare possibile che persone ancora da giudicare, che frequentano ambienti criminosi, votassero o magari approvassero quei provvedimenti? C’è una grande contraddizione, avremmo registrato un grande paradosso.

Allora perché prendersela con i giornali ed i giornalisti del nord o del sud, quando mettono in evidenza certi fatti? Noi dobbiamo censurare gli eccessi, censurare l’informazione scorretta e tutti questi atti ed al tempo stesso difendere l’immagine della Calabria con il lavoro, col buonsenso, con l’impegno cristallino e trasparente.

Sarebbe, invece, il ripetersi di un vecchio copione che vuole tutti uniti contro il nemico giornalista o il nemico televisivo. Questo, secondo me, è sbagliato.

Dovremmo, invece, in quest’Aula fare tesoro e chiedere a tutti, in primis ai leader delle coalizioni…

Io non penso che il Presidente Scopelliti – per essere esplicito e per fare nomi – abbia delle responsabilità dirette su quanto è accaduto ieri o avant’ieri.

Il Presidente Scopelliti o i Presidenti che ci sono stati e che verranno hanno, comunque, una responsabilità oggettiva. Quei fatti appartengono a tutti, perché tutti avremmo dovuto essere più rigorosi e più intransigenti, onorevole Fedele, e sbarrare le porte ad alcune aspirazioni condizionate o inquinate da alcuni ambienti.

Questo non vuol dire che Scopelliti sia acquiescente o corresponsabile di quanto è avvenuto. Dobbiamo certamente evitare che si faccia questa associazione.

Dico Scopelliti perché oggi è Presidente, ma ieri ce n’era un altro e domani probabilmente ce ne sarà un altro ancora.

Credo che, invece, sia sbagliato fare una difesa senza distinguo di fatti che, invece, meritano una forte e rigorosa censura da parte nostra oltre che dagli organi di informazione.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Fedele.

Luigi FEDELE

Presidente, sono perfettamente d’accordo con quello che ha detto l’onorevole Talarico, ci mancherebbe altro. Solo che probabilmente l’onorevole Talarico non ha avuto la possibilità ieri sera di vedere la trasmissione televisiva e forse non sono riuscito io nel mio breve intervento a chiarire quello che intendevo dire.

Per quanto riguarda la trasmissione di ieri sera non ci riferivamo e non ci riferiamo, onorevole Talarico, a quello che è successo qualche giorno fa, qualche mese fa che ha toccato il Consiglio regionale, ci mancherebbe altro.

Tra l’altro, anche le dichiarazioni del Presidente della Giunta in quella occasione credo che siano state molto chiare a questo proposito.

Ci riferiamo, invece, rispetto alla trasmissione di ieri sera ad alcune allusioni, più o meno velate, che un giornalista voleva fare sull’immagine dell’allora sindaco ed attuale, adesso, Presidente della Giunta regionale.

Non è concepibile, non lo possiamo accettare e per quanto ci riguarda noi da liberi cittadini non lo accettiamo.

Cosa diversa è  fare una distinzione tra le cose, che io non solo ho fatto in dichiarazioni pubbliche come il Presidente della Giunta ma che posso reiterare anche oggi.

Anzi siamo ben lieti quando – l’ho detto poco ma forse le è sfuggito – quando i mass media nazionali, giornali e televisioni, danno indicazioni sulla Calabria per gli aspetti negativi che ci sono. E noi non siamo qui a proteggere nessuno, sicuramente, anzi ben venga. Ma vorremmo nello stesso tempo che portassimo avanti quelle tantissime cose positive che ci sono nella nostra Regione valorizzandone l’immagine.

Quello di ieri sera, specialmente la parte finale, non mi sembra sia stato un buon servizio all’immagine della Regione. Tutto qua.

Quindi l’ordine del giorno va soltanto in questa direzione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Presidente, a nome del Partito democratico noi votiamo contro perché riteniamo che la cosa non sia utile perché questo può rappresentare un fatto di debolezza di questo Consiglio, è come se noi dovessimo giustificarsi da qualcosa.

Mi pare che la Calabria può rispondere con azioni propositive, con azioni di governo, con tante altre cose, col rinnovamento della sua classe dirigente come il trovarsi di comune accordo su una cosa strategica come la discussione che abbiamo fatto sul porto di Gioia Tauro.

Se passa questa cosa è come voler rispondere… in politica, normalmente quando arriva un attacco non sempre si risponde perché invece di starci una volta sulla stampa ci si sta due volte.

Ritengo la cosa non utile e per questo votiamo contro. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.

Fausto ORSOMARSO

Su questo, Presidente, anche perché noi non ci preoccupiamo di nulla, onorevole Censore.

Anche rispetto a quello che diceva il collega Talarico è giusto… anzi io do una opinione più forte e lo dico in Consiglio regionale.

Sono convinto che chiunque in questa terra sbaglia personalmente. Vanno prese e buttate – una volta acclarato il motivo e la valutazione da qualunque parte stia – le chiavi sulla irresponsabilità di un ruolo perché qui stiamo a rappresentare le sorti nostre, dei nostri figli e di tutto quello che in politichese potremmo dire.

Dopo di che c’è una nostra storia,  che è una bella storia che è differente da quella degli  altri e noi vogliamo difendere. Anche contro chi non fa il giornalista attento, perché quel giornalista attento che ha voluto raccontare un pezzo di Calabria e quel pezzo di Calabria quando l’associa a Scopelliti è il nostro pezzo di Calabria, è la nostra storia, doveva ricordare tutti gli appelli fatti dal Presidente, fatti dalla Giovane Italia, dai nostri movimenti politici in campagna elettorale quando abbiamo ricordato,finanche ad alcuni candidati presenti nelle nostre liste che non erano graditi perché eravamo non consapevoli che stavano nelle nostre liste.

E’ stato detto, fatevi da parte, non fate la campagna elettorale. Questo è un altro pezzo di storia che quel giornalista ha omesso di ricordare.

Quindi noi con forza, non perché preoccupati di nulla, rivendichiamo la difesa della nostra storia che è una storia importante a tutti i giornalisti. Parleranno di noi, di voi, parleranno in modo inappropriato dei calabresi e troveranno un fronte comune di chi non ha nulla da temere.

Questi giornalisti (che raccontano da anni, non è il primo anno e non è solo perché ci siamo noi e noi lo rivendichiamo con forza), troveranno un monito libero di chi vorrà sostenerlo e di chi difende la storia di gente perbene che vuole rappresentare una Calabria differente. Al gioco siamo tutti uguali, noi non ci siamo stati prima, non ci stiamo oggi e non ci staremo soprattutto in futuro.

Ognuno su questo si assume le proprie responsabilità.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho firmato questo documento con convinzione ed ora intervengo per sostenerlo.

Il documento è semplice a leggersi ed è riferito ad un fatto specifico: ai contenuti di una trasmissione televisiva che ieri sera abbiamo avuto modo di vedere trasmessa su Rai TRE.

Non va oltre. Prende spunto e si riferisce a quella trasmissione per svolgere alcune considerazioni che di fatto riguardano – qui è scritto testualmente – “tentativi di delegittimazione della immagine della nostra Regione che nel tempo sono reiterati e che vengono continuamente riproposti”.

Qual è il dato? Parliamo di mafia? Nessuno dice che bisogna non prendere coscienza e reagire sulla presenza del fenomeno mafioso in Calabria.

Io penso che se dovessimo chiedere alla stampa di tacere su una informazione relativa alla organizzazione della presenza mafiosa in Calabria questo sì, sarebbe molto grave.

Una informazione sulla presenza pervasiva della mafia in Calabria penso che sia corretta e doverosa e sia deterrenza, opera di prevenzione per aiutare la Calabria ad uscire fuori da questa morsa.

Certo ci sono due questioni che a questo proposito vanno sollevate.

La prima: siamo noi consci del fatto che a livello nazionale non c’è una adeguata consapevolezza della dimensione di questo fenomeno? Che sempre più, ancora oggi questo fenomeno - tranne alcuni scritti, alcune ricerche, alcune opere anche di bravi magistrati – è riportato tutto ad una dimensione regionale? Questo è un grande tema.

La forza e la potenza della mafia calabrese è tale che richiede un contrasto ed una organizzazione, una iniziativa non solo a livello nazionale ma, addirittura, a livello di coordinamento fra Stati e conniventi.

Allora non è giusto che si faccia attraverso un certo tipo di informazione questa esemplificazione: mafia-Calabria.

La mafia è un fenomeno nazionale che ha radici in Calabria così come ha radici attraverso altre forme che hanno origine storica in altre Regioni del Mezzogiorno.

Oggi la mafia non vive del sottosviluppo calabrese, oggi la mafia si alimenta e vive nei grandi centri di potere, economici e finanziari a livello nazionale e internazionale.

Per questo avremmo bisogno di una attenzione della stampa e dello Stato tale da sostenere questa Regione  nel liberarsi da questo fenomeno.

Chi opera in Calabria, chi agisce in Calabria agisce in una trincea. Non deve avere il doppio torto di subire il peso della mafia ed al tempo stesso la criminalizzazione di vivere in una terra che viene essa stessa colpevolizzata perché si chiama Calabria e quindi sospettata di tutto e fatta vivere con un pregiudizio di cui è difficile liberarsi.

La seconda questione qual è? Noi non facciamo una cosa con questo documento contro l’informazione in generale o contro la stampa perché quando i fatti ci sono è giusto che vengano condannati.

Rispetto alla vicenda dell’arresto del nostro collega, mi pare che questo Consiglio regionale si sia pronunciato. Adesso ci sono le indagini e vedremo.

Io mi sento di fare polemica con un certo tipo di informazione, quella informazione di quei professionisti - così detti dell’antimafia - che ad ogni pie’ sospinto, non curandosi di dare una informazione sui fatti, ma attraverso illazioni e deduzioni, contribuiscono continuamente a dare una immagine della Calabria che è di forte turpazione. A volte stravolgendo i fatti, stravolgendo persino i fatti di cui si parla anche nelle inchieste giudiziarie.

Non sempre si fa leva sulle inchieste giudiziarie per fornire copie di intercettazione, per fornire copia di ordinanze giudiziarie, per fornire copia di dispositivi di sentenze.

Molte volte vengono travisati anche quei fatti. Il dato qual è? Da alcuni anni a questa parte troviamo sempre gli stessi nomi e gli stessi cognomi.

Quella trasmissione “Report” non è nuova a queste vicende. Quella trasmissione  “Report” l’abbiamo vista in altri anni in azioni molto mirate e molto strumentalizzate.

Alcuni giornalisti della carta stampata sono sempre gli stessi. Alcuni giornalisti televisivi sono sempre gli stessi. C’è una vera e propria lobby della informazione che specula sulla Calabria per avere voce ed attenzione ed ascolto nazionale. E noi questo non lo possiamo consentire, guai se dovesse passare l’idea che se si firma questo documento o si esprime questa posizione - perché pure a questo siamo soggetti – “siamo amici dei mafiosi”.

Vedete, questo dibattito c’è stato, per esempio, a proposito della morte di Fortugno.

Nessuno ricorda probabilmente che quando venne ucciso Fortugno, due giornali nazionali, i due più grandi giornali nazionali hanno dato una versione all’indomani della uccisione assolutamente diversa.

C’è stata una testata nazionale che ha teso a far apparire subito l’omicidio Fortugno come roba vostra, roba della mafia, quasi quasi Fortugno vittima di se stesso e del suo essere calabrese o addirittura colluso con la mafia.

Un’altra testata nazionale ha dato tutta un’altra impostazione. Ma vi pare serio? Per fortuna in quella fase la vicenda l’ha sciolta il Presidente della Repubblica. Perché se ricordate il Presidente della Repubblica, Ciampi, in quelle ore ad un certo punto disse “io vengo in Calabria, voglio rendere visita ed onore alla salma di Fortugno ma voglio che la sua salma io la possa visitare nella casa della democrazia dei calabresi”.

Il Presidente Ciampi ha voluto che Fortugno fosse messo lì e Ciampi veniva a rendere onore a questa Istituzione.

Grazie al coraggio del Presidente della Repubblica abbiamo evitato quella deriva. Ed oggi perché non dovremmo avere – se non abbiamo i carboni bagnati – noi l’onore e l’orgoglio di difendere questa Istituzione che troppo spesso non è stata difesa?

Non dimenticata che 5 anni fa – me lo consenta il collega Talarico che non era in quei giorni in questi banchi – da quella vicenda prese l’avvio la grande campagna del “Consiglio degli indagati”.

Ve la ricordate la campagna nazionale sul Consiglio regionale degli indagati che doveva essere mandato a casa per questa ragione? Quella spirale io penso che vada spezzata per il bene della democrazia.

Ci sono denunce che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio - onorevole Talarico,  le chiedo un sollecito in tal senso – ha fatto alla Procura generale della Repubblica di Catanzaro, competente Errani, perché ad un certo punto si erano esposte alcune persone con tanto di richiamo sulla stampa e di ordinanze giudiziarie in accuse verso la totalità quasi di questi consiglieri regionali di concussione e corruzione.

L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha fatto denunce perché lì c’erano gli estremi dell’applicazione della violazione che riguarda il reato di eversione dei poteri dello Stato democratico.

Ancora non sappiamo niente di quelle denunce. Chiediamo un sollecito per sapere che fine ha fatto quella indagine.

Perché se avevano ragione coloro i quali dicevano che almeno 47 su 50 consiglieri regionali erano collusi, è bene che questa verità venga fuori. Ma se questa verità è una non realtà, è una grande mistificazione è giusto che non le persone, i singoli consiglieri regionali, ma questa Istituzione abbia l’onore e la dignità che le compete e che le sia restituita. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, penso che noi dobbiamo avere la tranquillità e la freddezza di riportare la discussione nei suoi termini reali non dimenticando che il Consiglio regionale è la massima istituzione democratica della Calabria.

Che cosa voglio dire? Voglio dire che nessuno mette in dubbio che l’immagine della nostra Regione spesso è volutamente sfrangiata dai mass media nazionali sia della carta stampata che con riferimento alle televisioni.

Nel senso che in una fase così decadente della politica, naturalmente una Regione debole che ha dei grandi problemi fa notizia solo se vengono presentati uno o più aspetti positivi che ci sono in tutti i consorzi umani. Per chi è credente solo nel paradiso ci sono le anime sante, pertanto nel paradiso sarà difficile trovare dei grandi peccatori. Ma in tutti i consorzi umani che non sono il paradiso ci sono le positività e naturalmente le  negatività.

Nessuno mette in dubbio che a livello di mass media le tante positività che ci sono anche in questa regione e che non c’è il tempo per citare, non vengono per nulla considerate e che si calca la mano su aspetti che sono negativi. Complessivamente, quindi è molto più facile dare una immagine deturpata della Regione che, alla fine, può coinvolgere complessivamente il fatto di essere calabresi.

Questo è vero. A volte c’è una tale pressione negativa in un momento di grande labilità culturale, di grande superficialità nella considerazione del mondo intero e di fatti oggettivi che nelle generalizzazioni il negativo prevale.

Qui siamo per andare ad un esempio molto banale, alla famosa prospettazione per cui se un signore salva una vecchietta sulle strisce pedonali che sta per essere investita, il giornale o le televisioni del gesto eroico non dicono una virgola. Se uno sulle strisce pedonali ha sventura o è frutto della sua imprudenza l’investire una vecchietta ne parla l’universo mondo.

Questo è vero. Il ragionamento che noi tentiamo di fare è che sarebbe sbagliato che una Istituzione come il Consiglio regionale entri in polemica con una trasmissione televisiva. E’ vero che questo è un Paese dove assistiamo ormai a fatti non più commentabili: non c’è più politica, non c’è più cultura.

La sera,  assistere a determinate trasmissioni televisive è una pena. A volte ci si vergogna di essere italiani, ci si vergogna certamente di essere politici, persone che cercano di vedere nella politica qualcosa di grande nell’interesse delle collettività.

Ma se il dato dell’immaginifico complessivo, è quello che io sto tentando di presentare ed è indubitabile, naturalmente il nostro atto potrebbe apparire…

Io non ho visto la televisione ieri sera perché avevo un altro impegno. Ma abbiamo assistito a tante trasmissioni che non abbiamo condiviso, però una nostra presa di posizione – lo dico con grande sincerità – potrebbe apparire come una presa di posizione corporativa ed essere ulteriormente strumentalizzata da parte dei mass media.

Per non dilungarmi, Presidente Talarico, siccome il 22 peraltro noi faremo un dibattito sulla legalità e come qualche collega ha avuto modo di osservare sono anche i nostri comportamenti che debbono meritare un commento da parte di chi pretende di informare la pubblica opinione, io penso che il 22 avremo modo di affrontare con più tranquillità, serenità e con dovizia di argomenti la questione più complessiva come l’ha allargata l’onorevole Adamo.

Condivido molte delle cose dette dall’onorevole Adamo, ma personalmente le ritengo non congruenti rispetto alla discussione che stiamo facendo.

Quindi il nostro suggerimento è che l’ordine del giorno al di là del merito delle parole utilizzate, venga ritirato perché ci sembra inopportuno che il Consiglio regionale il giorno dopo prenda una posizione che indubbiamente all’esterno sarà strumentalizzata negativamente, colleghi.

Rinviamo quindi ad una discussione più ampia che riguardi l’utilizzo dei mass media sulle vicende di legalità al 22 e certamente troveremo – così come è successo per Gioia Tauro – un percorso che può essere anche comune.

La nostra proposta è quella di ritirare l’ordine del giorno. Se questo ritiro non dovesse avvenire per le ragioni di opportunità che io ho detto, poiché riteniamo che l’atto sarà certamente strumentalizzato da parte di avversari politici e dei mass media soprattutto, saremo costretti ad emettere un voto contrario.

PRESIDENTE

Chiamo i capigruppo al banco della Presidenza.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

 Riprendiamo i lavori, abbiamo fatto la riunione al banco con i capigruppo.

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi, capogruppo di Italia dei valori. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Grazie, Presidente, vorrei semplicemente richiedere non il ritiro ma la sospensione dell’ordine del giorno che ci è stato sottoposto poco fa proprio perché lo stesso richiama fatti assai delicati,  che attengono ai rapporti tra le istituzioni in particolare e la Regione Calabria ed una certa comunicazione dei mass media.

Pertanto, chiedo che non si sottoponga a votazione il documento, che poco fa abbiamo esaminato, allo scopo di pervenire alla prossima seduta del Consiglio regionale, tra pochi giorni -il 22-, laddove ci predisponiamo a conferire a questa delicatissima questione un approccio più strategico e maggiormente rispettoso della dignità dell’intero Consiglio, mediante l’esplicazione non di una risposta ad un fatto contingente, ma grazie alla costruzione di una nostra propria strategia di comunicazione, attraverso la quale si affermi il diritto-dovere di tutto il Consiglio di tutelarsi. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Non mi pronuncio sul merito del documento perché l’ho già fatto, oltre ad averlo firmato.

Voglio intervenire sulla proposta che mi pare formale di richiesta alla Presidenza che ha avanzato il collega De Masi in rappresentanza ed a nome del gruppo consiliare di Italia dei valori.

Penso che questo intervento del collega De Masi non sia da considerare un fatto semplicemente tecnico,  riferito alla organizzazione dei lavori ma è l’espressione di una volontà politica e di per sé è una novità, nel senso che è frutto di un confronto e di una discussione che è andata avanti, ed è andata avanti, ovviamente, sul testo del documento presentato.

Perciò, lo considero un atto di estremo significato positivo e di importanza che non bisogna lasciar cadere.

La preoccupazione della difesa e della tutela della immagine della istituzione mi pare che sia comune per quanto ha detto il collega De Masi ed è per questa ragione che mi sento di addivenire alla richiesta che De Masi ha fatto.

Pertanto, il non voto sul documento è sicuramente non una cancellazione di quelle che sono le posizioni enunciate o i contenuti del documento, ma il non voto è un atto che consente una evoluzione che alla prossima seduta del Consiglio regionale può concretizzarsi in una presa di posizione unanime.

Pertanto condivido la richiesta del collega De Masi.

PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di parola possiamo accogliere questa richiesta di non voto del documento presentato e che vede come primo firmatario l’onorevole Fedele e quindi  aggiornare la discussione anche alla prossima seduta del Consiglio.

Perché proprio giorno 22 è convocato una seduta  sulla legalità e quindi potrebbe essere l’occasione per addivenire, poi, alla predisposizione di un ordine del giorno comune di tutto il Consiglio regionale che ha l’obiettivo di difendere l’istituzione rispetto a tante strumentalizzazioni che spesso vengono fatte.

Quindi, questo ordine del giorno viene ritirato da parte del proponente. Sarà predisposta in questi giorni che mancano fina alla  prossima seduta , una versione definitiva da approvare giorno 22 in Aula .

Concluso questo punto all’ordine del giorno andiamo avanti.

(Così resta stabilito)

Esame abbinato

Proposta di legge numero 65/9^ di iniziativa dei consiglieri De Masi, Sulla, Giordano, Talarico, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”
Proposta di legge numero 74/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”
Proposta di legge numero 103/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria
>”

PRESIDENTE

Si passa adesso al successivo punto all’ordine del giorno che reca :proposta di legge numero 65/9^ di iniziativa dei consiglieri De Masi, Sulla, Giordano, Talarico, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”;

Proposta di legge numero 74/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”;

Proposta di legge numero 103/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”.

Il relatore, onorevole Morelli, ha facoltà di svolgere la relazione.

Francesco MORELLI, relatore

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, colleghi consiglieri, gli elementi di valutazione che intendo sottoporre all’attenzione dell’Assemblea in merito alla proposta di legge “Casa dei vini di Calabria” riguardano non solo il merito ma anche il metodo con cui essa si è formata.

Mi piace ricordare che essa nasce da un esame abbinato di una proposta di alcuni colleghi regionali De Masi, Talarico ed altri, da una proposta del collega Nucera e da una proposta della Giunta regionale.

Sul piano del merito la proposta descrive bene il titolo, istituisce la “Casa dei vini della Calabria”.

Si tratta di un nuovo soggetto giuridico che è chiamato ad operare per valorizzare i vini calabresi e coinvolgere, così, il sistema degli attori pubblici e privati che gravitano in questo importante settore economico.

E’ una valorizzazione che si realizza innanzitutto promuovendo la commercializzazione e la conoscenza dei vini calabresi con una attenzione prioritaria riguardo quei prodotti che hanno ricevuto il riconoscimento di vini doc, denominazione di origine controllata.

Una valorizzazione che si completa coinvolgendo la tradizione gastronomica calabrese nei suoi prodotti tipici e biologici e collegandosi con l’offerta e la promozione turistica regionale. Quindi è un sistema integrato di sviluppo.

La proposta di legge, pertanto, risponde ad una proposta di politica di sviluppo chiara nei suoi effetti e non produrrà solo e semplicemente l’istituzione della “casa dei vini di Calabria” quanto la stessa istituzione “casa dei vini di Calabria” si pone al centro di una organizzazione reticolare. Coinvolge, infatti, le botteghe del vino, le strade del vino, le cantine sociali, le scuole, le scuole di formazione professionale, i centri per l’innovazione tecnologica con l’obiettivo da un lato di valorizzare i vini di qualità e dall’altro il sistema territoriale che sta alla sua stessa base.

Il comparto enologico rappresenta nell’ambito del settore agricolo quello che in misura maggiore ha saputo differenziare le proprie produzioni interpretando in maniera efficace il concetto di qualità che identifica nel territorio il presupposto e la base della dimensione qualitativa del vino.

I vini grazie alla affermazione delle denominazioni di origine sono al centro di due importanti fenomeni, ovvero l’enoturismo e il turismo rurale.

Questi due fenomeni si stanno imponendo in questi anni anche grazie al crescente interesse per il legame sempre più forte e sempre più pressante che c’è tra le produzioni agricole tipiche e il territorio da cui esse derivano.

E’ proprio in questa direzione che la “casa dei vini di Calabria” nell’impianto della proposta di legge licenziata dalla Commissione consiliare può meglio assolvere al compito. Non solo di vetrina dei vini e dell’agroalimentare di Calabria ma anche come strumento per la realizzazione e la programmazione di iniziative di promozione e di valorizzazione della intera immagine della Calabria, delle risorse ambientali, paesaggistiche e culturali.

Ovviamente questo nuovo soggetto si pone in modo propulsivo, assessore Trematerra al centro della nostra politica regionale quale centro di una rete di attori, di vigneti, di musei, di centri di accoglienza, borghi, edifici storici, attrattive naturalistiche che sono tutte dirette a costruire un sistema integrato di offerta turistica che è in linea con le politiche regionali di questa Regione dichiarato sia a livello comunitario che nazionale.

La Commissione bilancio che ho l’onore di presiedere, insieme a tutti i componenti sia di maggioranza che di minoranza, ha prodotto e profuso impegno e idee ed abnegazione nella convinzione di condurre un lavoro coordinato con le strutture del dipartimento.

Qui un plauso ed un ringraziamento desidero farlo al professor Zimbalatti che con la collaborazione offerta ha consentito a questa Commissione di poter valutare tutti gli aspetti finanziari connessi alla proposta di legge stessa.

Ovvero l’adeguatezza tra gli obiettivi previsti e le linee di intervento da realizzare; la valutazione degli effetti e l’impatto che queste norme potranno avere sul contesto economico e sociale della Regione. La coerenza con il quadro normativo, comunitario, nazionale e regionale. La sostenibilità amministrativa e finanziaria della proposta stessa.

Quindi la collaborazione tra Commissione, dipartimento ed Esecutivo è stato il frutto di un lavoro non burocratico che ha coinvolto professionalità, specializzazioni diverse e possiamo ben dire senza tema di smentita che questo progetto di legge proposto per iniziativa della Giunta regionale è una proposta legislativa che assume copertura finanziaria non simbolica ma effettiva e reale.

Costituisce questo un significativo strumento per rilanciare una delle filiere che danno lustro a questa nostra regione, le cui potenzialità sono sottolineate in ambito comunitario ed internazionale ma che, purtroppo, troppo spesso si sono confrontate con una debolezza delle politiche regionali che le sostengono.

Debolezze che sono a mio avviso assai vistose. Comunque, di certo all’attenzione del nuovo corso dell’Esecutivo impresso dal Presidente Scopelliti per colmare le lacune esistenti. D’altra parte, ben sanno, signor Presidente del Consiglio e signor Presidente della Regione, che non potrebbe spiegarsi altrimenti che ad esempio come a più di 20 anni dal riconoscimento di denominazione di origine controllata che attesta in modo obiettivo la qualità di un territorio e delle sue produzioni, per molte di queste aree, se non per la maggior parte di queste aree, a distanza di 20 anni ancora oggi si parla di potenziale di sviluppo e non di sviluppo realizzato.

Con questo spirito sottopongo la proposta di legge all’approvazione dell’Assemblea. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Grazie, Presidente, vorrei dire che finalmente celebriamo l’epilogo di questa lunga vicenda propositiva che riguarda l’istituzione dell’enoteca regionale della Calabria.

Naturalmente, ne sono abbastanza compiaciuto eppure non del tutto soddisfatto per quello che mi appresto a spiegare.

E’ una idea quella della istituzione dell’enoteca regionale concepita alcuni anni addietro nella Provincia di Crotone all’interno della quale, chi parla, rivestiva un certo ruolo e che aveva visto il sostegno ed il conforto unanime e convinto di tutte la associazioni di categoria, dei produttori e soprattutto delle amministrazioni locali.

Nel rispetto di quello che è un principio molto spesso evocato ma qualche volta trascurato,  secondo il quale lo sviluppo di un territorio – non c’è bisogno di scomodare le grandi dottrine politiche – si persegue attraverso la valorizzazione dei prodotti propri, autoctoni.

Ebbene, se c’è una risorsa inoppugnabilmente insita nella storia del territorio crotonese ed in particolare del cirotano, questa è sicuramente la storia dei vitigni.

Non è per indugiare in affermazioni che hanno un sapore quasi culturale ma credo sia noto a molti, se non proprio a tutti, che la storia del vino in Occidente nasce esattamente nei luoghi della Magna Grecia.

Il “gaglioppo” - come si definisce oggi è secondo alcune fonti tra le più accreditate in questa materia – sarebbe assimilabile a quei vitigni di pregio che oggi anche in campo globale la fanno da padrone.

C’è una suggestione storica più che squisitamente culturale che rappresenta una delle ragioni che ci aveva indotto ad auspicare una soluzione che di tutta questa storia fosse autenticamente e rigorosamente rispettosa.

Poi, siccome questa è una terra nella quale i bisogni si sovrappongono uno sull’altro, è evidente che qualunque opportunità viene, in qualche modo, percepita come utile ad un territorio, anche quando questo non manifesti identica e naturale vocazione a valorizzazione di certi prodotti.

Riepilogo non per sottolineare spunti polemici che a questo punto sarebbero probabilmente inutili o addirittura pericolosi: avrei davvero preferito – e con me tutte le amministrazioni – che l’anima della comunità di quel luogo, che l’enoteca della Calabria fosse allocata laddove era ed è naturale che sia, ovvero nel cirotano.

Una soluzione compromissoria, alla quale ha lavorato la Giunta, aveva immaginato in un primo momento di riconoscere a quel territorio quasi simbolicamente il pregio del luogo della memoria storica della produzione di vini oltre che la sede delegata. Di per sé, avrebbero rappresentato un riconoscimento alle richiamate tradizioni, ma non avrebbero soddisfatto determinate spinte che sono nella storia del cirotano ed avrebbero per alcuni versi anche negato l’attuale condizione che nella materia vitivinicola si vive in quel territorio.

E’ risaputo che insistono nel cirotano 1.200 produttori di vino che occupano un’area di 22 mila ettari. E’ risaputo che lì sforzi imprenditoriali di particolare pregio hanno già conosciuto approdi che nella materia vitivinicola segnalavano alcuni prodotti del Cirò come di particolare valore nel mondo occidentale.

Si era pensato, allora, di allocare altrove in un altro luogo la postazione all’interno della quale fossero demandate le prerogative della cosiddetta ricerca.

Ora, è con parziale soddisfazione che ne prendo atto;  grazie allo sforzo che qualche collega consigliere regionale ha compiuto e che ringrazio per la sensibilità registro questo ulteriore e forse più saggio e sano compromesso che riconosce anche al cirotano la prerogativa di effettuare ricerche. Salvo poi demandare alla sede di Lamezia lo sviluppo di innovazione tecnologica.

Mi pare, anche se finirò per assecondare in mancanza d’altro questo risultato, che per molti versi si sperimenti una sorta di contraddizione, una sorta di antinomia perché la ricerca è esattamente quell’ordinamento di studio che poi prelude alla realizzazione, all’attivazione ed al dispiegamento della innovazione tecnologica.

Allora io faccio questi rilievi non per contrastare questa soluzione compromissoria che è stata individuata e che è stata appena illustrata dal Presidente Morelli, ma allo scopo di prefigurare alcune contraddizioni che magari sarà il caso di verificare attraverso quali misure sanare.

Perché se l’enoteca che sarà istituita a Crotone si dovrà limitare alla ricerca ed arrivata al punto di individuare un risultato innovativo, non potrà neanche proclamarlo perché, altrimenti, quella di Lamezia Terme si sentirà espropriata del proprio ruolo.

Noi dobbiamo, davvero, in questo caso, invocare una sorta di sapienza politico-istituzionale che valga in qualche modo a conciliare questa contraddittorietà che mi pare di dover denunciare, anche se, tutto sommato, purché qualcosa si faccia – e questo andava fatto anche prima, lo dico con grande chiarezza – aderisco a questa idea,  predisponendomi a profondere ulteriore impegno con la collaborazione di tutti i consiglieri, di quanti hanno sostenuto la mia originaria proposta e questa degli altri colleghi, per verificare il modo attraverso il quale, davvero, si possa pervenire ad una sorta di soluzione definitiva.

L’esposizione come entità destinata a Lamezia si sarebbe spiegata e continua a spiegarsi con una fondatezza irreprensibile,  proprio perché quel territorio è dotato di una serie di infrastrutture ed in particolare dell’aeroporto che poteva e può costituire una opportunità nella quale, appunto, manifestare la ricchezza assai ampia dei nostri vini.

Così non è stato. Ebbene, io aderisco a questa proposta,  però invitando tutti i colleghi che in qualche modo anche avendoci lavorato con uno sforzo di cui mi compiaccio a predisporsi  insieme a me a verificare in avvenire come sia possibile restituire un ordine ed una dignità anche di denominazione, di declinazione ad entrambe queste enoteche. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Salvatore PACENZA

Grazie, Presidente, anche io come l’onorevole De Masi plaudo alla iniziativa di questa Giunta regionale che, finalmente, è riuscita a portare a conclusione un iter lungo e travagliato.

Credo che, però, rispetto alle considerazioni dell’amico onorevole De Masi vadano fatte alcune precisazioni.

Una delle quali, credo prioritaria, è quella di evidenziare la volontà politica precisa e puntuale da parte di questa Giunta, per cui un ringraziamento al Presidente Scopelliti, alla Vicepresidente Stasi, all’assessore Trematerra, all’assessore Pugliano e a tutti i componenti della Giunta che hanno messo in campo per il territorio del Cirotano questa volontà politica.

Vorrei ricordare che l’iter dal quale si è partiti per l’istituzione di questa enoteca regionale, effettivamente risale al 2008 quando ci fu una proposta da parte della Giunta provinciale che vedeva come Vicepresidente l’onorevole De Masi.

L’onorevole De Masi ha omesso di ricordare le battaglie che insieme anche all’assessore dell’epoca, Sulla, si fecero quanto meno per non mettere da parte questa proposta, quanto meno per tenerla viva.

Credo che l’onestà intellettuale debba farci ricordare ciò che è successo nella scorsa legislatura, quando una proposta di legge, cioè, presentata dal sottoscritto non è riuscita ad approdare neanche in Commissione perché, evidentemente, non c’era la volontà politica.

Questa volontà politica è stata chiara fin dall’inizio. C’è stata una indicazione programmatica ben precisa da parte del Presidente Scopelliti che in poco tempo, insieme con la sua Giunta è riuscito a mantenere questa promessa per una istituzione che per i territori dove verrà allocata l’enoteca costituirà una risorsa importantissima,  non solo nel campo agroalimentare ma anche con un indotto che sicuramente sarà interessante sotto diversi aspetti.

Non starei - e lo abbiamo detto già in precedenza – a fare una guerra di campanile tra i diversi territori. Certo, storicamente e come quantità di produzione, come entità e qualità del vino in Calabria la zona del Cirotano non ha eguali.

Ma questa che si è consumata è stata una fase politica difficile che ha dovuto contemperare esigenze diverse all’interno della nostra regione.

Accogliamo quindi con soddisfazione questo risultato che è stato raggiunto. Questo si aggiunge alla lunga catena che già questa amministrazione regionale ha avuto come risultati, per cui come rappresentante del territorio non posso che esprimere soddisfazione e porgere ancora una volta ed ancora più forte i ringraziamenti che, personalmente, non posso esimermi dal ripetere nei confronti dei componenti di questa Giunta. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Signor Presidente, colleghi consiglieri anche io come gli onorevoli Pacenza e De Masi ritengo che l’istituzione dell’enoteca regionale sia un fatto importante per questa Regione in considerazione della valenza che può avere questa importante struttura che viene allocata nei due territori maggiormente vocati per i vini che sono Cirò e Lamezia Terme.

Anche la denominazione che ha voluto dare l’assessore Michele Trematerra a questa enoteca “La casa dei vini di Calabria” racchiude in sé anche la possibilità che le due enoteche possano  rappresentare tutte le produzioni dei vini calabresi, quindi non soltanto di vini delle due località.

Ed anche il tipo di mission che si è data alle enoteche, una per rappresentare la vocazione storica del territorio di Cirò e del Crotonese per quanto riguarda la produzione dei vini che risalgono all’era della Magna Grecia e l’altra quella relativa alla innovazione tecnologica per la sede di Lamezia Terme rappresentano i due spaccati importanti di quella che è la ricerca sui vini e di quella che è la valorizzazione dei nostri prodotti all’interno della nostra Regione.

Ecco in questo senso io ringrazio anche il Presidente Scopelliti che è stato chiaro sin dall’inizio nel momento in cui si andavano ad istituire le enoteche, quando  ha proposto che le enoteche non fossero un fatto di campanile, ma si dovesse superare questo aspetto del campanile, perché  riguardassero principalmente la valorizzazione dei nostri territori e anche della vocazione infrastrutturale e turistica che la Regione Calabria ha.

In questo contesto, io ritengo che la scelta fatta sia la  più opportuna. Oggi andiamo a varare questa importante legge regionale, che ci consente di poter essere anche in concorrenza con tutte le altre Regioni per quanto riguarda la produzione dei vini, ma  possiamo offrire anche a quella che è la presenza turistica in Calabria una nuova risorsa importante per valorizzare i territori calabresi.

In questo senso, penso che la proposta di legge che oggi viene approvata ( sia quella di derivazione della Giunta regionale ma anche quella delle proposte dei singoli consiglieri, che sono state inserite e coordinate all’interno di questa proposta) sia la soluzione più valida che consentirà a questa Regione di potersi  presentare all’esterno con un qualcosa di positivo che, chiaramente, rende anche una grande visibilità all’attività che sta svolgendo questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Onorevole Nucera, però deve parlare dall’altro lato a meno che non abbia deciso…

Giovanni NUCERA

Siccome c’è un microfono libero io posso parlare…

PRESIDENTE

No, onorevole Nucera, quelli sono i banchi della minoranza. Se lei intende intervenire, deve cambiare posto altrimenti non le do la parola. A meno che non abbia  deciso di passare alla minoranza.

Giovanni NUCERA

Io parlo dalla postazione libera…

(Interruzione)

Io voglio parlare da lì, Presidente.

PRESIDENTE

Non le do la parola. Se intende intervenire,  deve farlo da quel lato.

Giovanni NUCERA

Non era una scelta politica, Presidente. C’era un posto libero e l’ho occupato.

PRESIDENTE

Non è possibile. Non le do la parola.

Giovanni NUCERA

Parlo dalla mia postazione naturale. Il mio posto era occupato.

PRESIDENTE

Non c’era nessuno al suo posto.

Giovanni NUCERA

Credo che il dibattito comunque non dipenda dalla postazione in cui uno si ritrova, questa è una novità in ogni caso in assoluto perché le postazioni sono meri luoghi occasionali per poter parlare e per poter dibattere.

A me non sembra che ci siano margini oggi per poter ragionare in termini di suddivisione sul piano del principio e sul piano del significato che questa legge può rappresentare per lo sviluppo complessivo della nostra terra.

Anzi sono più i punti di consonanza anziché quelli di divisione.

Detto questo, ritengo che questa legge rappresenti quella che, in fondo, è una delle più antiche tradizioni che la Calabria porta nelle sue attività produttive.

Parliamo di circa 3 mila anni fa quando arrivarono i primi vitigni in Calabria e furono proprio i greci che portarono le prime viti che oggi si chiamano con termine “greco nero”, “greco bianco”, “greca bianca” o “guardavalle”, “castiglione”, “nerello”, “cappuccio”, “mantonico”, “prunesta”, “pecorello”, “montonico”, “calabrese nero”, “gaglioppo” ecc., ed in tutti questi nomi nessuna storia e nessuna tradizione, miei cari amici, risiede in una coltivazione che già oggi noi possiamo riscontrare nel Cirotano o nel lametino.

Tutto questo era in quella vasta area della Magna Grecia che rappresentò il fulcro fondamentale di espansione e noi oggi non a caso ne facciamo anche un motivo di orgoglio e di riferimento non per problemi di campanile, ma di riferimento e di tipicità delle aree.

Detto questo, il significato dell’approvazione della legge di oggi non è soltanto un fatto folkloristico di riconoscimento all’attività quantitativa di produzione delle viti che è pure giusto e legittimo. Nessuno può mettere in discussione la valenza dei vini del Cirotano né alcuno mette in discussione la valenza dei vini che abbiamo nell’area di Lamezia Terme.

Ma certamente non può essere mortificata una storia ed una tradizione che altri territori della nostra Regione portano come vessillo di riferimento in maniera veramente importante.

Quando noi parliamo del “nero d’Avola” parliamo di uno dei vini più importanti del mondo e sottolineo del mondo. La cui produzione ha fatto la ricchezza della Sicilia.

Il “nero d’Avola” non è altro che il “calabrese nero”, non è altro che un vitigno prodotto e realizzato sulle terre della Magna Grecia. Un “nero d’Avola” non è altro che un prodotto realizzato qui a circa 20 chilometri da questa sala, a Pellaro, che diventa il “calabrese nerello” e successivamente diventa il “nero d’Avola” come oggi noi lo conosciamo.

Quindi, come vedete, la storia e la tradizione enologica della nostra terra trova radici e fondamento nella storia e nella tradizione della intera Calabria.

Vi ho citato all’inizio del mio intervento tutta una serie di nomi e di vini che trovano radicamento nel nostro territorio e che come tale deve essere difeso, garantito e valorizzato per quello che vale e per quello che serve.

Bene fa il testo della legge. Ne abbiamo discusso in Commissione, se le Commissioni ancora oggi hanno valenza come sede di discussione, anche per quanto riguarda le alchimie e le differenziazioni tra maggioranza e minoranza.

E’ un provvedimento approvato alla unanimità e l’unanimità indica il senso compiuto di un indirizzo in un processo di dibattito e di dialettica democratica in maniera forte e seria che indica anche il senso della partecipazione.

Perché non a caso la Commissione approva alla unanimità un testo condiviso che è frutto di un coordinamento formale di più testi.

Quindi una sensibilità fra consiglieri che si uniforma in un indirizzo condiviso dal Governo perché tutto è avvenuto in presenza ed in coerenza con il Governo regionale della Calabria, che  nella persona del suo dirigente ha approvato il testo così come era in Commissione e che quindi è stato licenziato.

Tutto questo deve avere un significato sul piano logico e sul piano dello sviluppo dei processi. Altrimenti rischiamo di parlare a chi, perché poi ti risponda non sappiamo ancora chi.

Altrimenti rischiamo di parlare e di dire una cosa la mattina e poi ci ritroviamo, invece, a dover deliberare cose diverse il pomeriggio o la sera.

Qui bisogna essere chiari perché la tenuta complessiva di un sistema democratico è data dalla ufficialità degli atti che vengono emessi e dalla corresponsabilizzazione delle scelte che vengono fatte.

Ho sostenuto una battaglia . assieme  a tutti nel coordinamento formale di più testi, approvati e discussi in più sedute di Commissione e non così alla “carlona”, non così improvvisamente o tanto per approvare un testo, con un indirizzo ben preciso di indicazioni che è la mediazione, il frutto di un insieme di discussione, è una sintesi di più sensibilità che vengono espresse.

Ritengo, allora,  che questo debba avere un atto di ufficialità, un atto serio di riferimento, un atto che deve portare il suo crisma del lavoro che i consiglieri hanno compiuto in Commissione e non possa essere buttato alle ortiche solo perché qualcuno stabilisce che svegliandosi la mattina quel lavoro che è stato fatto ieri oggi non debba essere più considerato valido ed essere messo in discussione.

Rischieremmo di non capire più nulla, di confonderci, di trovarci di fronte a quel grande aforisma che vedeva le verità impazzire e le bugie diventare realtà.

Questa è l’Aula delle verità, non può essere l’Aula delle bugie. Noi qui dobbiamo dire la verità ai calabresi, non possiamo prenderli in giro.

La verità è nell’azione che noi riusciamo a tenere. La verità è nelle cose stabilite alla unanimità nell’ambito di un consesso e se ci sono rivisitazioni da affrontare su questo versante, certamente le rivisitazioni non possono essere che quelle che la stessa Commissione nel suo plenum dell’attività può decidere. E non sicuramente nell’Aula che per quanto possa essere sede naturale di discussione non diventa più elemento di riferimento, laddove c’è stato il volere preciso del Consiglio e quindi del parlamento in sede di Commissione e del Governo che era ben rappresentato ai massimi livello dentro l’Aula della Commissione.

Se questo è noi dobbiamo proseguire su un criterio e su un sistema che è coerente rispetto al voto della Commissione.

Non possiamo vedere cambiate le carte in tavola solo perché qualcuno dice “bandista, non va bene”. “Bandista, non va bene” non esiste quando più intelligenze si confrontano; “bandista, non va bene” non può esserci quando più sensibilità diventano oggetto di mediazione e di sforzo di lavoro e di sforzo culturale che deve essere realizzato.

Se va bene così come è sancito nell’articolo 1, che il centro di studio sarà a Cirò e che il centro di sperimentazione potrà essere Lamezia Terme, è altrettanto vero che rispetto ai centri di riferimento che danno attuazione all’articolo 4 della legge sul tema dell’attività di istruzione, formazione, ricerca ed assistenza tecnica non potrà non essere preso in degna considerazione laddove c’è l’articolo 1 che sancisce che le scuole di riferimento debbano essere quelle in provincia di Reggio Calabria e di Monasterace ed in provincia di Cosenza e di San Marco Argentano.

Perché altrimenti riusciremmo a non capire. Che senso ha l’articolo 4 di questa legge? L’avete detto voi che è una legge buona, l’ha detto la maggioranza e l’ha detto la minoranza che è una legge che può andare e che accontenta più sensibilità. L’avete detto voi mica l’ho detto io. Io sto parlando adesso e non ho parlato rispetto a chi mi ha preceduto ma lo dice la valutazione positiva proprio perché c’è un articolo 4 che allarga l’orizzonte della legge stessa, che allarga l’orizzonte al punto di dire che si potranno organizzare scuole di enologia, scuole di viticultura, scuole di approfondimento.

Che significa questo? Che c’è “Pantalone” cioè la Regione Calabria che spende soldi continuamente per realizzare nuove scuole? No. Significa che devono essere valorizzati quei centri già esistenti nei territori. Significa che devono essere recuperati quei centri già esistenti nel nostro territorio calabrese perché siano finalizzati ed indirizzati allo scopo per cui sono nati.

A San Marco Argentano c’è la scuola di viticoltura così come a Monasterace. C’è un centro di grande prestigio che dispone di circa 20 ettari di terreno dove ci sono ben 354 varietà di viti e di vitigni allo studio ed all’approfondimento della scuola stessa.

Parliamo, allora, di aria fritta o parliamo di soldi che verranno ad essere buttati e spesi? Si valorizza ciò che c’è, si valorizza l’esistente e si valorizza tutto quel che serve per poter dare forza ed impulso a quell’attività centralizzata di Cirò e di Lamezia Terme che vede a latere del loro modo di agire ed operare istituti che già ci sono e che non devono essere bloccati nella loro attività. Anzi, devono essere potenziati in funzione del fabbisogno che si richiede.

Io non capisco il perché di certi pruriti che vogliono modificare il testo della legge all’articolo 1 e che vogliono, a tutti i costi creare chissà quali strutture sì di campanile, questi; sì di becero interesse territoriale questi; sì tutto quello che volete sul piano del dettato ma che, non certo, sono frutto di una posizione e di una mediazione serena e tranquilla quale, appunto, può essere quella di valorizzare, recuperare e stringere un rapporto serio e forte sul piano del riconoscimento e sul piano della tenuta complessiva delle risorse produttive della nostra terra.

Quando parliamo di queste cose non è che parliamo di baccanali o di serate all’osteria. Parliamo di processi di sviluppo della nostra terra. Parliamo della possibilità di dare o non dare significato e spessore e valore sociale ed economico alla nostra cultura e alla nostra cultura dei territori.

Parliamo di cose che interessano lo sviluppo generale e non le chiacchiere dell’interesse di bottega.

Allora su queste cose invito, veramente, i colleghi consiglieri ad essere attenti da qui a poco sulla discussione che si potrà anche sviluppare qualora quel testo dovesse essere modificato e mortificato dall’atteggiamento di chicchessia.

Siamo qui per difendere il lavoro, anche il lavoro dei consiglieri fatto in Aula, non certo per portare novità dopo che non si riesce a dare un significato ed una spiegazione tangibile, forte e vera al perché alcune modifiche vengono fatte all’ultimo momento, magari anche a limite della normativa vigente per quanto riguarda gli emendamenti.

Se io fossi cattivo – e non lo sono – direi che gli emendamenti presentati in questo testo di legge non sono ammissibili.

Sono qui, invece, per confrontarmi. Solo fra tutti, non ho problemi, ma per difendere la dignità di un ruolo, la dignità di un lavoro già svolto, la dignità dell’essere uomini in grado di poter mantenere coerentemente le proprie posizioni specialmente a fronte di principi di natura generale. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

Demetrio BATTAGLIA

Presidente, io sarò molto breve. In linea generale condivido l’appassionato intervento del collega Nucera e dissento da lui solo per i chilometri perché Pellaro dista un paio di chilometri non 20 da questa sala, saranno circa 4 chilometri.

Vorrei concludere l’intervento che l’onorevole Nucera ha fatto perché a me sembra che manchi delle conclusioni e le conclusioni dovrebbero essere queste se ho capito bene l’intervento.

Gli emendamenti in generale presentati sono tutti fuori termine e quindi non possono essere discussi, perché sono stati presentati in data odierna e questo è contro ogni regolamento sia sostanziale che formale.

L’altro aspetto che interessava l’onorevole Nucera (rispetto al quale ha dato motivazioni ma non conclusioni), è che non è possibile oggi in quest’Aula eliminare la sede di Monasterace alla luce delle considerazioni fatte e che non ripeto ed alla luce dei lavori della Commissione.

Mi pare che questo fosse il senso dell’intervento dell’onorevole Nucera e da questo punto di vista lo condivido tutto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Presidente, prendo la parola anche perché ho seguito con attenzione tutti gli interventi iniziando da quello dell’onorevole De Masi che, in effetti, faceva una lunga storia sui vini calabresi, in modo particolare la storia dei vini cirotani e della zona di Crotone.

Diciamo che questo intervento lo vado a collegare anche alla relazione del Presidente Morelli, in cui si diceva che è stato un lavoro della Commissione che ha visto interessati tutti i consiglieri ed i componenti che sono 10, compreso il Presidente.

La proposta che oggi dovremmo approvare, il lavoro, è oggi frutto di una intera Commissione alla unanimità. A questo possiamo allegare anche la proposta fatta dalla Giunta e ringrazio anche l’assessore all’agricoltura perché finalmente dopo tanti anni si va ad approvare una legge che va a regolare e stabilire quelle che sono le parti strategiche, per quanto riguarda la produzione dei vini, la diffusione e tutto quello che po’ essere anche la storia.

Però, poi arriviamo in Aula, mi è parso di capire, con una serie di emendamenti che mi sono stati consegnati e che vanno a sconvolgere quello che è stato il lavoro della Commissione, alla presenza del direttore generale.

Sono sicuramente d’accordo quando si stabilisce Crotone per la storia, per la ricerca e Lamezia Terme che sia a livello tecnologico il punto di riferimento. Ma non posso accettare che si vada a discutere su quello che può essere anche un discorso di riferimento per quanto riguarda le sedi territoriali.

Non per fare una difesa di territorio o di appartenenza essendovi stata nella proposta San Marco Argentano che rappresenta un lembo di terra ricchissimo per quanto riguarda la produzione di vini.

Se qualcuno dovesse dimenticarlo, quel territorio che va dalla Valle dell’Esaro alla Valle del Crati, rappresenta quasi l’80 per cento dell’economia agricola ed una produzione del 40 per cento per quanto riguarda i vini.

Essendoci una scuola per quanto si riferisce la proposta a San Marco di un’azienda agricola che non è di nessuno ma è dello Stato, Istituto professionale per l’agricoltura, con circa 17 ettari e con una cantina e le aule per la didattica e le attrezzature, io non vedrei scandaloso che potesse essere approvata questa proposta come è stata concepita  e portata avanti dalla Commissione.

Fra l’altro poi il discorso di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Per quanto riguarda Monasterace, non posso che condividere perché si va a fare un discorso anche di ripartizione di un territorio che segna un tempo molto importante per la storia dei vini.

Io non parlo di portainnesti o di vitigni perché altrimenti dovremmo fare una lunga discussione su quella che è la potenzialità dei nostri vini. Però non possiamo dimenticare quello che è stato un lavoro già fatto.

Quindi con questa serie di emendamenti che dovrebbero essere fra l’altro in discussione da qui a poco, andremmo a cancellare anche un pezzo di storia.

Perché se è vero che la storia dei vini del Cirotano rappresenta il primo punto, anche quelli di Lamezia Terme, non possiamo andare a cancellare la storia dei vini e del vino Esaro che rappresenta quel territorio che va dal Pollino all’Esaro.

Mi appello anche al buon senso dell’assessore innanzitutto ma anche dei consiglieri in Aula affinché il lavoro fatto e portato avanti dalla Commissione possa essere votato alla unanimità e quindi condiviso da tutti.

Lo dico quale componente di maggioranza:  avrei preferito che prima di una serie di emendamenti, fra l’altro proposti dalla stessa maggioranza, ci fosse stata anche una discussione perché spesso si presentano le proposte votate alla unanimità e poi assistiamo ad emendamenti che vanno a modificare anche quello che è un programma che ci siamo dati come maggioranza e che, sinceramente mi coglie sempre più alla sprovvista e mi mette in condizione in Aula di fare interventi da solo. Non riesco a confrontarmi sicuramente con i capigruppo di maggioranza ma con gli stessi assessori della Giunta.

E’ un discorso sul quale inviterei l’intera maggioranza a riflettere. Qualora dovesse anche prevalere l’ipotesi di uno sconvolgimento di quella che è la proposta qui, chiedo un minuto di sospensione – se è possibile – affinché la stessa maggioranza possa confrontarsi con quella che è stata una proposta votata alla unanimità dalla intera Commissione. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Grazie, Presidente, non volevo intervenire per mera forma di campanilismo ma sicuramente dopo la discussione che c’è stata in Aula soprattutto dopo l’esperienza nella Commissione,  ritengo che bisogna per una volta tanto dimostrare anche di essere politicamente corretti, di abbandonare anche il territorio rispetto ad alcune situazioni.

Onorevole Nucera, lei ha partecipato ai lavori all’inizio e poi è andato via. Quando si è trattato di parlare delle elaioteche, eravamo rimasti d’accordo anche con l’onorevole Morelli, che avrebbe poi arricchito la discussione,  si sarebbe fatto carico di quello che era emerso dopo.

Lei capisce bene che se noi andiamo ad adottare il testo delle sedi territoriali viti-vinicole, non si sa bene se per delle scuole di formazione professionale da tenere in vita – posso anche capirne le ragioni,   ma non assolutamente le motivazioni-, non capisco come in presenza di alcune zone dove c’è l’olio Dop, poi invece si debbano mantenere due sezioni principali e non quelle territoriali.

Voglio fare, però, un discorso assolutamente politico perché ho partecipato alle riunioni.

Presidente Scopelliti, non so se lei mi sente ma volevo dirle che noi qui non cambieremo mai. Altro che discussioni su Gioia Tauro, altro che discussioni sulla legalità ecc., se non capiamo prima di tutto che noi non dobbiamo rappresentare gli interessi di un territorio ma dobbiamo parlare in generale di quello che è uno sviluppo per la Calabria.

Ora voglio capire se si mette in discussione un territorio come quello vitivinicolo, se dobbiamo mantenere solo dei vitigni autoctoni- giusto per cosa…- oppure se dobbiamo fare uno sviluppo economico su quel territorio, o uno sviluppo turistico legato da percorsi eno-gastronomici.

Se dobbiamo avere provincialmente delle sedi territoriali, giusto per dire che anche qui possiamo esibire del vino, oppure invece, ed è la cosa principale, se, piuttosto che  mostrare i propri vini,  dedicarsi con forza ad un sistema turistico integrato soprattutto da una ricerca che vada ad implementare quelle che sono le caratteristiche produttive di quel territorio.

Posso capire che ci siano anche altri vitigni, altri vini nella regione Calabria ma se dobbiamo fare un discorso oggettivo legato alla potenzialità del territorio, non posso pretendere che se c’è il Consorzio del bergamotto qui a Reggio Calabria, perché ci sono 4 piante anche nella provincia di Crotone debba avere una sede territoriale.

Ci dobbiamo spogliare da questa logica. La Calabria chiede una inversione di tendenza e la chiede anche su questo non portando il conto ai propri collegi elettorali.

Io ritengo, se ci sono le condizioni per le procedure, che vengano anche salvaguardate le due scuole per la formazione professionale così come previsto dall’articolo 2, dal comma che è stato introdotto con le modifiche che porta anche il testo dell’assessore Trematerra.

Ma in un’ottica di collaborazione giusto per dare uno sfogo. Noi dobbiamo valorizzare quelle che sono le priorità del territorio e smetterla di fare politica spicciola.

Con questo modo di procedere, non si andrà da nessuna parte ed è vergognoso che ci fosse già all’opinione pubblica un testo con 10-20 sedi. Perché arrivati a questo punto se c’è una bottiglia di vino che si produce in un angolo del territorio, anche lì merita di avere la sua bottega artigiana.

Se è questa la logica che deve prevalere, io per quanto mi riguarda nel mio piccolo dico che stiamo commettendo un errore di valutazione perché avremmo tante altre situazioni sulle quali discutere.

Abbiamo un paniere di prodotti tipici che possono essere in un mercato globalizzato e lo capiamo benissimo dalla difficoltà di Gioia Tauro di contenere i costi.

Noi possiamo puntare solo sulla qualità e qualità significa ricerca ed investimenti su questo settore. Non significa sicuramente distribuire a pioggia un’altra serie risorse che vengono spiegate solamente per mantenere il comodo di qualche collegio elettorale.

Se non c’è una inversione di tendenza, la Calabria morirà anche su quelle che sono le sue peculiarità perché abbiamo prodotti in tutti i territori.

Se si parla di vino, scusate, il Cirò è la storia.

PRESIDENTE

Chiamo i capigruppo un attimo al banco della Presidenza.

(Interruzione)

Per concludere il dibattito la parola all’assessore Trematerra.

Michele TREMATERRA, assessore all’agricoltura ed alla forestazione

Grazie, Presidente, io  ho apprezzato alcuni interventi che si sono succeduti qui in Aula perché l’argomento mi sembra tantissimo importante per la Calabria e dispiace quando poi a prevalere non sono gli obiettivi che ha finalmente l’istituzione dell’enoteca regionale, ma atteggiamenti che non trovo altro modo che definire semplicemente come atteggiamenti di campanile.

L’enoteca regionale è uno strumento ormai diventato improcrastinabile per la Calabria.

Abbiamo eccellenze importantissime in Calabria. Chi come me ha avuto modo di conoscere le grandissime aziende calabresi che lavorano nel settore vitivinicolo con sacrificio e con prodotti di eccellenza,  sa che aspettano che anche la Calabria si possa dotare di uno strumento giuridico che è necessario per essere concorrenziali, per fare l’attività di promozione, per fare tutto quello che è necessario perché in Calabria – non a Lamezia Terme, a Cirò, a Monasterace, ad Acri, a Bisignano – ci sia un settore trainante della politica agricola.

Questo è lo spirito con cui nasce questa legge. Non nasce per dare soddisfazione ad un territorio, che pure lo merita, come quello del Cirotano o del Crotonese per la storia che ha rappresentato per il settore vitivinicolo. Ma rappresenta anche la possibilità per tutti i territori di potersi rivedere in uno strumento di legge quali sono le enoteche regionali.

Se uno facesse attenzione a leggere gli emendamenti, poi c’è qualcuno che solleva anche - rispetto alla Calabria si sollevano anche questioni di legittimità ma io non entro nella forma, voglio rimanere nella sostanza – questioni di legittimità, vedrebbe che alcuni di questi sono stati presentati dall’assessore ringraziando la Commissione per il brillante lavoro che ha fatto, tutta la Commissione e tutta la politica nella sua interezza.

L’assessore, il sottoscritto, presenta degli emendamenti che hanno lo scopo, semmai, di evitare che all’esterno si possa ancora una volta dire: ecco la solita legge che non vuol scontentare nessuno e vuole accontentare tutti e che non darà i frutti sperati.

Guardate, sempre fra quegli emendamenti c’è scritto che le attività si svolgeranno laddove esistono strutture che le possono ospitare.

Per cui se domani vogliamo fare formazione ad Acri - parlo del mio paese e della mia provincia che non ho inserito in questa legge perché la dobbiamo finire in Calabria di fare una politica di campanile –, la possiamo tranquillamente fare. Se vogliamo fare i percorsi enogastronomici, questi non devono necessariamente essere allocati nel cirotano o nel lametino, potranno essere nel vibonese, nel cosentino o in tutti quei posti dove ci sono le tradizioni a cui faceva giustamente riferimento il collega Nucera.

Questo è lo spirito con il quale la Giunta, non il sottoscritto, ha inviato al Consiglio una proposta di legge. Non l’ha fatta il sottoscritto, ma l’ha fatto la Giunta  nella sua interezza.

Su queste cose la Calabria e la politica sono  chiamate a rispondere.

Dobbiamo anche finirla a mio avviso con un atteggiamento che rischia di mettere seriamente in discussione una idea che parte da lontano, su cui tanto si è discusso e che ha trovato anche, lo devo dire, la massima convergenza a livello della Commissione come diceva l’onorevole Nucera.

Però se l’organo amministrativo, se l’assessore in questo caso, se chi ha la responsabilità di guidare un dipartimento come quello dell’agricoltura ritiene che alcuni aggiustamenti possano essere fatti, questa non è lesa maestà ma è semplicemente un modo diverso di approcciarsi alle cose, un modo per fare gli interessi della Calabria.

Io voglio una Calabria, mi sono seccato di avere “le Calabrie”. E questo provvedimento presentato da un assessore della provincia di Cosenza dimostra che c’è una volontà politica dell’amministrazione, del Presidente Scopelliti, finalmente di avere una Calabria e non più tante Calabrie. Grazie.

PRESIDENTE

Chiamo i capigruppo un attimo al banco della Presidenza.

(I capigruppo si avvicinano al banco della Presidenza)

PRESIDENTE

Dopo la discussione possiamo procedere alla votazione del testo.

Il sub-emendamento all’articolo 1, comma 2, a firma Nucera…

(Interruzione)

Demetrio BATTAGLIA

Presidente, chiedo scusa, cosa è stato ritirato?

Giovanni NUCERA

E’ stato ritirato il sub-emendamento che viene trasformato in ordine del giorno di impegno per il dipartimento .

Demetrio BATTAGLIA

L’emendamento lo metta all’ordine del giorno.

Giovanni NUCERA

Come, non era all’ordine del giorno?

Demetrio BATTAGLIA

Lo faccia notare…

Giovanni NUCERA

L’emendamento c’era, era il sub-emendamento…

Demetrio BATTAGLIA

Ho capito, ma l’emendamento non è stato votato ancora…

Giovanni NUCERA

…prima il più lontano e poi il più vicino. Il più vicino è l’emendamento, Demetrio, ora lo mette in discussione.

PRESIDENTE

Allora è stato ritirato.

C’è poi un subemendamento, protocollo 5141, a firma dei consiglieri Fedele e Tripodi che così recita: “La Regione Calabria promuove l’istituzione dell’enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria> da localizzare nel territorio della Regione con sede legale a valenza storico, produttiva e di ricerca a Cirò in provincia di Crotone con sede per l’innovazione tecnologica a Lamezia Terme nella provincia di Catanzaro”.

Francesco SULLA

Io non so se l’onorevole Fedele ha chiara la geografia della provincia di Crotone. Cirò è un comune, poi c’è Cirò Marina.

Io credo che la formulazione che era stata approvata dalla Commissione di lasciare al Cirotano questa possibilità perché siccome poi si chiedono alcune condizioni, io non so se ci sono… se ci sono, non ci sono problemi, ma se non ci dovessero essere e magari ci sono a Cirò Marina poi davvero quanto meno…

Io lascerei la dicitura originale dell’emendamento dell’onorevole Trematerra per poi decidere dove si trova il miglior locale, la migliore collocazione, la migliore disposizione orografica ecc.

Se metto Cirò io mi vincolo troppo, pertanto lo ritirerei, sinceramente.

Se voi invece volete portarlo avanti, secondo me è limitativo. Il Cirotano è altra cosa…

Come è scritto , “Cirotano” non pregiudica poi di farlo a Cirò dove c’era il luogo, perché poi c’erano altri commi dove si parla di alcune condizioni che ci devono essere.

Se poi questo stabile di pregio non c’è a Cirò, che facciamo? Veniamo qui a modificare la legge? Se invece c’è, si può fare a Cirò, ma io lo lascerei così come era definito.

Nel “Cirotano” che quindi comprende il comune di Cirò. Quindi lo lascerei così se siete d’accordo. Poi io credo di conoscere la realtà, così come anche i colleghi crotonesi. Il Presidente della quarta Commissione conosce com’è la situazione. Io non la vincolerei, non esclude che si possa poi fare a Cirò, c’è scritto. “Cirotano” vuol dire anche Cirò.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Presidente, abbiamo discusso questo emendamento non perché non siamo d’accordo o non sappiamo che c’è un Cirò ed un Cirò Marina, lo conosco bene pure io e lo sanno anche i colleghi.

Ne abbiamo discusso col Presidente della Giunta, con l’assessore e con tutta la Giunta in quanto si voleva dare una indicazione precisa per evitare che si uscisse con una legge senza avere il coraggio di fare una scelta , altrimenti il “Cirotano” per carità…

Ma credo sia anche il segnale di fare una legge per dire “noi la cantina la vogliamo fare a Cirò” altrimenti quando si mette “il Cirotano” è come per dire che non ci vogliamo assumere responsabilità.

Se poi domani dovesse essere che questo comune non sarà in grado di fornire o di trovare uno stabile idoneo a questa importante iniziativa che la Giunta vuol portare avanti, vedremo di trovare una soluzione.

Per il momento, credo che sia la soluzione più giusta anche come riconoscimento ad un territorio, ad un’area, ad un comune che credo sia proprio quello giusto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Guardate, non penso che ci si possa impantanare su Cirò o Cirò Marina, altrimenti daremmo uno spettacolo poco edificante. Potrebbe esservi un unico appiglio che non c’è una sede a Cirò Superiore perché il comune originario è Cirò superiore, pertanto Cirò può andare anche bene, non c’è problema.

E’ chiaro che noi indicativamente diciamo Cirò, poi indicativamente se dovessero esserci problemi, sorgono dopo, ma è anche per dare indicazioni ecc.

A meno che non diamo mandato alla Giunta di fissarla successivamente una volta constatata la disponibilità del comune di Cirò, che abbia cioè una sede prestigiosa per ospitarla. Solo questo.

Francesco SULLA

Non vorrei essere stato equivocato . Io non ho detto di no a Cirò. Ma sto dicendo che se metti una sede poi devi modificare la legge per farla da un’altra parte. Non è che dici “facciamola a Cirò” mentre poi una mattina si alza qualcuno e la fa Cirò Marina, non lo può fare per legge.

Se invece metti “Cirotano” nessuno ti impedisce di farla a Cirò.

Oppure come hai detto tu, la formulazione che dicevi tu sulla quale naturalmente decide la Giunta, non so chi anche perché nella legge c’è scritto che qualcuno deve decidere dover farlo.

Così anche per Lamezia Terme, si deciderà poi dove farlo nell’area migliore, più idonea.

Io non mi vincolerei perché a Cirò se non c’è il luogo idoneo secondo me perdiamo solo tempo. Invece il dipartimento agricoltura o la Giunta decide dove allocarla.

Alfonso DATTOLO

Potremmo aggiungere “a Cirò e ove fosse sprovvista di sede in un’area del “Cirotano” così tagliamo la testa al toro. Quindi a Cirò o in caso di mancanza di sede adeguata nell’area del cirotano.

PRESIDENTE

Possiamo accogliere questa ultima soluzione dell’onorevole Dattolo.

Demetrio BATTAGLIA

Presidente, per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE

Alla fine.

Possiamo votare l’emendamento per come integrato dall’onorevole Dattolo.

Demetrio BATTAGLIA

Presidente, per dichiarazione di voto…

PRESIDENTE

Alla fine sulla legge… se l’appunta…

Demetrio BATTAGLIA

…ma non so se voto contro la legge.

Io voto contro questo emendamento che mi pare stravolga i lavori della Commissione.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento di cui do la lettura con l’integrazione finale: La Regione Calabria promuove l’istituzione dell’enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria> da localizzare nel territorio della Regione con sede legale a valenza storico, produttiva e di ricerca a Cirò in provincia di Crotone o nell’area del cirotano, con sede per l’innovazione tecnologica a Lamezia Terme nella provincia di Catanzaro”.

(E’ approvato)

E’ stato presentato emendamento, protocollo 5029, a firma dell’onorevole Trematerra che così recita: “La Regione Calabria favorisce l’organizzazione di corsi di formazione in materia di viticultura ed enologia, da tenersi anche presso sedi ove sussistono le idonee condizioni strutturali, logistiche e vocazionali”.

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

All’articolo 3 è stato proposto emendamento protocollo 5028, a firma dell’onorevole Trematerra che così recita: “Il consiglio di amministrazione è formato da tre componenti nominati dal Consiglio regionale”.

Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

(E’ approvato)

E’ stato presentato emendamento, protocollo 5026 a firma dell’onorevole Trematerra, che così recita: “d) da 5 membri esperti in viticultura, politiche agrarie e marketing turistico nominati dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore all’agricoltura”.

Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4 nel suo complesso.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Però l’emendamento che abbiamo approvato va inserito dopo.

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 13.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Nucera in ordine alla “Istituzione dell’enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”

PRESIDENTE

C’è adesso l’ordine del giorno di iniziativa del consigliere Nucera in ordine alla “Istituzione dell’enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

“Il Consiglio regionale

dà mandato al dipartimento agricoltura affinché individui sedi territoriali di formazione, studio, ricerca e promozione della viticultura e della enologia negli istituti professionali già esistenti nel territorio e nelle condizioni strutturali ed idonee, ovviamente, alla finalizzazione delle attività preposte”.

Per cui si dà mandato all’assessorato di mantenere gli impegni. Questo è nella sostanza.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma del consigliere Nucera.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge numero 102/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Istituzione dell'Elaioteca regionale <Casa degli Oli Ionici e Tirrenici di Calabria>”

PRESIDENTE

Si passa adesso al successivo punto all’ordine del giorno che recita Proposta di legge numero 102/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Istituzione dell'Elaioteca regionale <Casa degli Oli Ionici e Tirrenici di Calabria>”.

L’onorevole Morelli, relatore, si rimette alla relazione scritta.

Non essendoci richieste di parola per discussione generale passiamo alla votazione degli emendamenti.

E’ stato presentato emendamento, protocollo 4624, a firma dell’onorevole Censore che così recita: “L’articolo 1, comma 1, è così modificato <<1. La Regione Calabria promuove la costituzione della elaioteca regionale denominata <Casa degli oli extravergini d’oliva di Calabria> da localizzare nel territorio della Regione con sede legale in Gioia Tauro (RC) e con 4 sedi provinciali ubicate nei territori di Cosenza, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia>>”.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Presidente, di questa questione ne avevamo discusso in Commissione rispetto alla possibilità di guardare a tutto il territorio calabrese.

Il territorio calabrese rispetto alla questione che riguarda la produzione dei vini, per quanto riguarda gli uliveti e quindi l’olio, la produzione si estende su tutto il territorio regionale in maniera uniforme.

L’elaioteca rappresenta anche un momento di rilancio dell’economia dal punto di vista turistico, pertanto io propongo - anche perché c’è già anche in altre Regioni, io ho visto la legge della Regione Puglia che è il primo  produttore di olio in Italia, a seguire c’è la Calabria come secondo produttore – la possibilità di estendere le elaioteche a tutte le province della Calabria.

Ritengo che questo possa contribuire a dare un input positivo a tutte le province che, chiaramente, attraverso uno strumento di questo possano incentivare il turismo, un raccordo tra i produttori… quindi può essere un discorso utile.

PRESIDENTE

Prego, assessore.

Michele TREMATERRA, assessore all’agricoltura ed alla forestazione

E’ un po’ il ragionamento che abbiamo fatto sulla “Casa dei vini”.

Cioè, anche qui le due sedi servono a diffondere la cultura ed a guardare a quella che è l’innovazione e la ricerca.

Pertanto il ragionamento che abbiamo fatto sulla “Casa dei vini” lo propongo qui nelle elaioteche. Il parere, pertanto è negativo.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ respinto)

E’ stato presentato emendamento, protocollo 5031, a firma dell’onorevole Trematerra che così recita: “Il comma 3 è così sostituito <<3. La Regione Calabria favorisce l’organizzazione di corsi di formazione in materia di olivicoltura ed elaioteca, da tenersi anche presso sedi ove sussistano le idonee condizioni strutturali, logistiche e vocazionali>>”.

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

E’ stato presentato emendamento, protocollo 5033, a firma dell’onorevole Trematerra che così recita: “Il comma 3 è così sostituito <<3. Il consiglio di amministrazione è formato da tre componenti nominati dal Consiglio regionale>>”.

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

E’ stato presentato emendamento, protocollo 5034, a firma dell’onorevole Trematerra che così recita: “Dopo l’articolo 6 va aggiunto il seguente articolo: <Art. 7 (Comitato tecnico scientifico)

  1. La Regione Calabria istituisce il comitato tecnico-scientifico con compiti di consulenza e verifica per tutte le attività contemplate nella seguente legge.
  2. Il comitato è costituito:

a)      dagli assessori regionali all’agricoltura e forestazione ed alle attività produttive (o loro delegati);

b)      dai Presidenti delle province calabresi (o loro delegati);

c)      dal Presidente della Unione delle Camere di commercio (o suo delegato);

d)     da cinque esperti di olivicoltura, politiche agricole e marketing turistico nominati dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore all’agricoltura.

3. Il Comitato tecnico-scientifico esprime parere consultivo obbligatorio e non vincolante>>”.

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo numero 90/9^ di iniziativa dei consiglieri Pacenza, Battaglia, Bilardi, Franchino, Tripodi, recante: “Integrazione all'articolo 36 del Regolamento interno del Consiglio regionale

PRESIDENTE

Si passa all’ultimo punto all’ordine del giorno che recita Proposta di provvedimento amministrativo numero 90/9^ di iniziativa dei consiglieri Pacenza, Battaglia, Bilardi, Franchino, Tripodi, recante: “Integrazione all'articolo 36 del Regolamento interno del Consiglio regionale”.

C’è una modifica che è rappresentata dall’articolo 1.

Il relatore, onorevole Magno, ha facoltà di svolgere la relazione.

Mario MAGNO, relatore

Signor Presidente, la presente proposta  è stata approvata alla unanimità all’interno della quinta Commissione e modifica l’articolo 36 del Regolamento del Consiglio regionale attraverso l’inserimento di una novità che è quella di far sì che il percorso dell’approvazione delle leggi regionali possa avere anche un supporto da parte della Commissione per la fattibilità delle leggi.

In questo senso ritengo che questo Regolamento così come modificato vada a completare un aspetto importante che è quello di verificare che le leggi abbiano una loro coerenza sia rispetto alla legislazione nazionale che rispetto alla incostituzionalità o meno delle leggi approvate all’interno del Consiglio regionale.

In questo senso ne chiedo l’approvazione all’Aula.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Salvatore PACENZA

Presidente, grazie, brevemente anche se siamo alla fine di questa seduta piuttosto lunga.

Vorrei dare una ulteriore precisazione rispetto alla relazione svolta dall’onorevole Magno. In pratica l’integrazione al Regolamento interno del Consiglio regionale con l’aggiunta di questa proposta presentata dai componenti dei componenti del Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi intende delucidare ulteriormente sulla presentazione di una scheda che viene allegata ad ogni singola legge per corredo ai lavori della Commissione.

La scheda che verrà allegata ad ogni singola legge non avrà parere vincolante perché l’attività istruttoria resta esclusivamente alla Commissione di competenza che ha l’autonomo e definitivo parere.

Mi sembra con l’approvazione di questo provvedimento amministrativo che si faccia un ulteriore passo in avanti per il miglioramento della qualità e della fattibilità delle leggi. Grazie.

PRESIDENTE

Si tratta di un articolo unico che pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Non ci sono altri punti all’ordine del giorno. La seduta sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 19,55

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri: Ciconte e Rappoccio.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Interventi regionali di sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta e disposizioni in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore della imprenditoria” (Delibera Giunta regionale numero 7 del 7.1.2011) (P.L. n. 144/9^)

E’ stata assegnata alla Commissione consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria

(Così resta stabilito)

Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Mirabelli – “Disposizioni per lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle attività professionali della pesca e dell’acquacoltura” (P.L. n. 143/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Promozione e sviluppo della professione di geometra” (P.L. n. 145/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Guccione, F. Aiello, Censore – “Modifiche alla legge regionale n. 34 del 29 dicembre 2010” (P.L. n. 146/9^)

E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale  n. 34 del 29 dicembre 2010” (P.L. n. 147/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Morelli – “Adeguamento ed integrazione alla legge regionale 26 febbraio 2010, n. 7” (P.L. n. 148/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Morelli – “Modifica all’articolo 9 della legge regionale n. 22 dell’11 agosto 2010” (P.L. n. 149/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Guccione, F. Aiello, Franchino – “Istituzione area protetta regionale <I giganti di Cozzo del Pesco>” (P.L. n. 150/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Grillo – “Testo unico in materia di relazioni tra Regione Calabria e comunità calabresi nel mondo” (P.L.. n. 151/9^)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) della provincia di Reggio Calabria per l’anno finanziario 2011” (Delibera G.R. n. 833 del 21.12.2010) (P.P.A. n. 96/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) della provincia di Crotone per l’anno finanziario 2011” (Delibera G.R. n. 834 del 21.12.2010) (P.P.A. n. 97/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) della provincia di Reggio Calabria per l’anno finanziario 2011” (Delibera G.R. n. 833 del 21.12.2010) (P.P.A. n. 96/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) della provincia di Catanzaro per l’anno finanziario 2011” (Delibera G.R. n. 835 del 21.12.2010) (P.P.A. n. 98/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Linee guida nazionali per lo svolgimento del procedimento di autorizzazione degli impianti alimentati da fondi rinnovabili approvate con decreto legislativo del ministro dello Sviluppo economico del 10 settembre 2010. Adempimenti” (Delibera G.R. n. 871 del 29.12.2010) (P.P.A. n. 99/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

E’ stata presentata, inoltre, la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri D. Talarico, De Masi, Giordano:

“Modifiche agli articoli 43 e 122 del Regolamento interno del Consiglio” (P.P.A. n. 100/9^)

E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Richiesta parere della competente Commissione consiliare

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 861 del 29.12.2010, recante: “Legge regionale n. 9 del 26 febbraio 2010 – Provvedimenti a favore delle società aeroportuali calabresi (articolo 35, comma 2, legge regionale n. 7/2001)” (Parere n. 11

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Parere favorevole su deliberazioni

La seconda Commissione consiliare, con nota n. 3469 del 24.1.2011, ha comunicato che nella seduta del 20.1.2011 ha espresso parere favorevole con osservazioni alla deliberazione della Giunta regionale n. 754 del 30.11.2010, recante: “Approvazione Regolamento legge regionale 30 aprile 2009, n. 14 <Nuova disciplina per l’esercizio dell’attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole>” (Parere n. 9/9^)

La terza Commissione consiliare, con nota n. 3395 del 24.1.2011, ha comunicato che nella seduta del 21 gennaio 2011 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 768 del 30.11.2010, recante: “Legge regionale n. 3 del 9 febbraio 2004 <Norme per la programmazione e lo sviluppo regionale dell’attività teatrale. Triennio 2011/2013>” (Parere n. 10/9^)

La seconda Commissione consiliare, con nota 3473 del 24.1.2011, ha comunicato che nella seduta del 20.1.2011 ha espresso parere favorevole con raccomandazione alla deliberazione della Giunta regionale n. 861 del 29.12.2010, recante: “Legge regionale n. 9 del 26 febbraio 2010 <Provvedimenti a favore delle società aeroportuali calabresi (art. 35, comma 2, legge regionale n. 7/2001)>” (Parere n. 11/9^)

Promulgazione di leggi regionali

In data 17 dicembre 2010, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul supplemento straordinario n. 2 del 24 dicembre 2010 al Burc n. 23 del 16 dicembre 2010:

legge regionale 17 dicembre 2010, n. 33 recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i.

In data 29 dicembre 2010, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate legge regionali. Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario n. 1 del 31 dicembre 2010 al Bur n. 24 del 31.12.2010:

legge regionale 29 dicembre 2010, n. 34 recante: “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e procedurale (collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2011). Articolo 3, comma 4, della legge regionale n. 8/2002”;

legge regionale 29 dicembre 2010, n. 35 recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2011 e pluriennale 2011-2013 (legge finanziaria);

legge regionale 29 dicembre 2010, n. 36 recante: “Bilancio di previsione della Regione Calabria per l’anno finanziario 2011 e bilancio pluriennale per il triennio 2011-2013”.

Assegnazione di proposta di legge a Commissione consiliare

La proposta di legge n. 90/9^ di iniziativa del consigliere Magarò, recante: “Misure per garantire la legalità e la trasparenza nelle procedure degli appalti pubblici e della contabilità regionale”, in precedenza assegnata alla prima Commissione consiliare, è stata assegnata alla Commissione antimafia per l’esame di merito.

Adesione di consigliere regionale a gruppo consiliare

L’onorevole Agazio Loiero, con nota del 26 gennaio 2011, acquisita in data 27.1.2011 al protocollo n. 4407 del Settore Segreteria Assemblea, ha aderito al gruppo consiliare “Autonomia e diritti”.

Sentenza Tar Calabria: rettifica graduatoria non eletti nella lista del PD, circoscrizione di Cosenza

Con sentenza numero 2648/10 il Tar Calabria, in accoglimento del ricorso elettorale proposto dalla ricorrente Stefania Covello, ha disposto la rettifica della graduatoria dei non eletti nella lista del Pd della circoscrizione di Cosenza, anteponendo la ricorrente Covello al contro interessato Salvatore Pirillo.

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale, con note nn. 687, 688, 690, 691, 692 e 693 del 7 gennaio 2011, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio per l’esercizio finanziario 2010:

deliberazione Giunta regionale n. 819 del 21 dicembre 2010

deliberazione Giunta regionale n. 822 del 21 dicembre 2010

deliberazione Giunta regionale n. 825 del 21 dicembre 2010

deliberazione Giunta regionale n. 823 del 21 dicembre 2010

deliberazione Giunta regionale n. 826 del 21 dicembre 2010

deliberazione Giunta regionale n. 820 del 21 dicembre 2010

deliberazione Giunta regionale n. 824 del 21 dicembre 2010

Interrogazioni a risposta immediata

Giordano. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario ad acta alla sanità. Per sapere – premesso che:

presso il centro di riabilitazione del presidio ospedaliero di Lamezia Terme viene svolto, fra gli altri, anche un servizio di logopedia che interessa una utenza numerosa;

da tempo, a causa della indisponibilità dell'attuale titolare, il servizio, salvo un periodo di appena due settimane, è stato sospeso;

tale carenza ha determinato una lunga fila di attesa per i bambini interessati e solo dopo varie proteste delle famiglie si provvedeva alla nomina di una nuova logopedista, la quale avrebbe dovuto prendere servizio sin dal 21 ottobre scorso, ma a tutt'oggi la terapia non è stata attivata;

la situazione descritta ha provocato uno sconforto per decine di famiglie, le quali, per non far mancare le necessarie terapie, sono costrette a sobbarcarsi oneri finanziari ricorrendo a medici e strutture private;

le numerose proteste nei confronti del commissario dell’Asp di Catanzaro, competente per territorio, non hanno sortito alcun effetto e il perdurare di tale mancanza può pregiudicare in maniera irreversibile lo stato di salute dei bambini interessati -:

se il servizio di logopedia del centro di riabilitazione presso il presidio ospedaliero di Lamezia Terme risulta attualmente sospeso;

se effettivamente si è proceduto alla nomina di una nuova logopedista e le motivazioni per le quali non è stato ancora attivato il servizio;

quali iniziative intende intraprendere, anche nei confronti del Commissario dell'ASP di Catanzaro, perché sia riattivato con urgenza il servizio di logopedia presso il centro di riabilitazione del presidio ospedaliero di Lamezia Terme.

(76; 23.12.2010)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il sistema trasfusionale calabrese risulta, a tutt'oggi, regolato dal Piano Sangue e Plasma Regionale, emanato con deliberazione 25 febbraio 1993, n. 229;

nel corso degli anni la materia ha subito profondi cambiamenti, sia dal punto di vista sanitario, che normativo; nel 2005, infatti, è stata emanata la Legge n. 219 che contiene la "Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale di emoderivati". Tali cambiamenti hanno reso obsoleto il piano sangue e plasma regionale del 1993;

la Regione Calabria ha cercato di adeguarsi alla nuova normativa attraverso alcune delibere della Giunta regionale, tra cui la n. 327 del 29 aprile 2008, che contiene la "Riorganizzazione Regionale del Settore Trasfusionale, ai sensi della Legge 21 ottobre 2005, n. 219" e che istituisce il "Centro Regionale Sangue'", conferendogli il compito di elaborare il Piano Sangue e Plasma Regionale che, di fatto, non è mai stato predisposto;

il raggiungimento dell'autosufficienza regionale di sangue, plasma e componenti emoderivati, nonché il conseguimento dei più alti livelli di sicurezza nel processo della donazione e della trasfusione di sangue rappresentano un obiettivo prioritario, indicato anche dalla Legge 219/2005, che può essere raggiunto solo attraverso un Piano Sangue e Plasma moderno ed efficiente;

inoltre, la nuova riorganizzazione della rete ospedaliera sul territorio calabrese, prevista dal Piano sanitario di rientro, rende ineludibile la necessità di un nuovo Piano Sangue e Plasma, che assicuri, oltre all'autosufficienza, un forte coordinamento regionale e il superamento delle criticità dei servizi trasfusionali presenti in alcune zone della nostra Regione -:

se e in che tempi intende predisporre un nuovo Piano Sangue e Plasma Regionale che permetta il raggiungimento dell'autosufficienza regionale e riorganizzi, tenendo conto del riordino della rete ospedaliera effettuato sul territorio calabrese, l'intero settore trasfusionale.

(80; 21.1.2011)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus è un'associazione nata nel 1999, con l'obiettivo di divulgare la conoscenza della patologia diabetica, creando un movimento di pensiero nei confronti del Diabete Mellito, e di fermare le migrazioni sanitarie sud -nord che implicano disagi ai pazienti, ai familiari e costi eccessivi alle Aziende Sanitarie di appartenenza;

la legge regionale 21 agosto 2006, n. 7 (Provvedimento Generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario - collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l’anno 2006, ai sensi dell'art. 3, comma 4, della Legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8) ha autorizzato la Giunta regionale a stipulare una convenzione con l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus, per la realizzazione di attività di informazione, di educazione sanitaria e di assistenza dei diabetici calabresi e delle loro famiglie, ai sensi dell'art. 1 della Legge regionale 19 aprile 1995. n. 18 (Norme per il riconoscimento e per la promozione delle organizzazioni di volontariato), prevedendo, a tal fine, per lo stesso anno una spesa di € 15.000,00;

nel bilancio di previsione 2011 non è stata stanziata alcuna somma per il finanziamento della suddetta convenzione;

l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus svolge un ruolo rilevante per la nostra società e di ausilio al sistema sanitario, svolgendo attività di educazione sanitaria e di assistenza ai soggetti affetti da patologia diabetica e alle loro famiglie, finalizzate al raggiungimento dell'autogestione della malattia -:

se intende prorogare la convenzione tra la Regione Calabria e l'Associazione diabetici Fand Calabria "Diabaino Vip Vip dello Stretto" Onlus.

(82; 21.1.2011)

Salerno. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la Commissione "Attività sociali, sanitarie, culturali, formative", presieduta dal sottoscritto, è consapevole della necessità di avviare un piano di riorganizzazione del sistema sanitario calabrese volto a migliorare l'efficienza delle prestazioni, ad ottimizzare le risorse e ad eliminare le spese superflue;

la stessa Commissione ha avviato un'attività di monitoraggio dei presidi sanitari, anche mediante sopralluoghi nelle strutture, e proceduto con le audizioni dei commissari delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere senza sovrapporsi al ruolo del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro e, anzi, svolgendo funzioni complementari e di supporto;

si ha mera ed informale notizia di invio alla Delegazione romana, o di deposito presso la medesima Delegazione romana, di una disposizione di servizio per l'acquisizione della documentazione sanitaria concernente il Piano di rientro dal disavanzo del Servizio sanitario della Regione Calabria e, nello specifico, della delibera adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 30.07.2010, con la quale si è proceduto alla nomina del Commissario ad acta del Presidente pro tempore della Regione Calabria nonché della successiva delibera adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 04.08.2010, con la quale si è provveduto alla nomina dei due sub-commissari per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria;

la Commissione "Attività sociali, sanitarie, culturali, formative", per l'esplicazione delle sue funzioni, non necessita, al momento, di altra specifica documentazione attinente l'attività o le attribuzioni del Commissario ad acta e dei sub-commissari per l'attuazione del Piano di rientro, anche perché già in possesso della documentazione inerente il Piano di rientro -:

se è a conoscenza delle circostanze illustrate in premessa;

se la fonte che ha originato la richiesta sia legittimata a produrre simili atti.

(85; 26.1.2011)

Interrogazioni a risposta scritta

Ciconte. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con fondi Por Calabria Fse 2007/2013 è stato pubblicato “Avviso per aiuti alle Imprese nonché a Professionisti, Fondazioni e Associazioni varie”, attraverso la concessione di borse lavoro, di incentivi occupazionali sotto forma di integrazione salariale e formazione continua con gli obiettivi di consolidare e ampliare le opportunità di riqualificazione dei lavoratori occupati, favorire l'innovazione e la produttività attraverso una migliore organizzazione e qualità del lavoro e rafforzare l'inserimento/reinserimento lavorativo dei lavoratori adulti, dei disoccupati di lunga durata e dei bacini di precariato occupazionale attraverso percorsi integrati e incentivi;

la dotazione finanziaria prevista per detto intervento ammonta a 105 milioni di euro;

il bando tramite procedura cosiddetta "A sportello", prevedeva la trasmissione della domanda di partecipazione a partire dal 30 ottobre c.a.;

nel bando era prevista anche la nomina di una Commissione istruttoria valutativa interna all'Amministrazione regionale preposta all'esame e valutazione delle domande presentate -:

se le risorse messe a disposizione sono state esaurite con le domande ad oggi presentate;

se la Commissione sopradetta è stata nominata;

se tutte le domande presentate sono state oggetto di valutazione e quali sono i tempi di pubblicazione della relativa graduatoria, nonché i tempi di stipula degli atti concessori con i relativi beneficiari.

(77; 4.01.2011)

F. Aiello, Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

l'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, 5^ Serie speciale del 20-12-2010, un bando per l'Affidamento del Servizio di Somministrazione Lavoro a tempo determinato ad Agenzie del Lavoro;

il bando per la selezione di un'agenzia interinale potrebbe rappresentare una escamotage per non rinnovare i contratti dei lavoratori precari dell'Asp di Cosenza;

affidare ad un'agenzia interinale la somministrazione di lavoro temporaneo non è affatto garanzia che tutti coloro che hanno maturato il diritto a proseguire l'esperienza lavorativa siano realmente selezionati, con il rischio che a beneficiarne siano i soliti amici di turno di qualche uomo politico vicino al management dell'Asp di Cosenza;

i sospetti di cui ai punti precedenti sono confermati da una nota diramata dall'Ufficio Stampa dell'Asp di Cosenza, nella quale si legge che quanto messo in essere attraverso il bando di gara permetterà un contenimento dei costi all'Asp di Cosenza, attraverso la contrazione del numero dei lavoratori e delle ore di lavoro che, tradotto, significa licenziamenti;

tutto ciò si è svolto in modo assolutamente discrezionale, senza nessuna consultazione preventiva dei sindacati di categoria e senza la stesura della graduatoria di tutti i precari che, ad oggi, prestano la loro opera all'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza -:

se ritiene opportuno verificare quanto affermato nella presente interrogazione e adoperarsi affinché:

i contratti a tempo determinato siano immediatamente prorogati nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge;

sia garantita l'integrale attuazione delle leggi regionali e nazionali nell’espletamento delle procedure per la stabilizzazione dei lavoratori precari.

(78; 5.01.2011)

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

nell'anno 1985 veniva costituito il Consorzio Artigiano con finalità pubbliche e senza scopo di lucro denominato "Ente Autonomo Fiere di Cosenza", nel quale, per la parte pubblica, avevano quote i Comuni di Cosenza, Rende e Dipignano e la Provincia di Cosenza;

detto Ente Fiera, adeguandosi alla nuova normativa dettata dalla Legge regionale 24 luglio 1991, n. 11, acquisiva personalità giuridica pubblica con D.P.G.R. n. 255 del 22/3/1993;

proprio a far data dal 1991 la nomina del Presidente e degli altri membri degli organi gestionali dell'Ente è diventato un atto di competenza della Regione Calabria;

dal gennaio 2004 (delibera G.R. n. 13 del 23/1/2004), sono stati sciolti gli organi statutari e l'Ente Fiera è sottoposto a Commissariamento straordinario regionale;

la Regione Calabria, con Legge 11 agosto 2004 n. 18, in coerenza con la Legge n. 7/2001 denominata "Legge quadro sul settore fieristico", disponeva la costituzione di una società consortile mista, pubblico-privata, che subentrasse al già citato Consorzio Artigiano;

con la stessa Legge si riconosceva all'Ente un contributo straordinario "una tantum" di 1 milione di Euro, da destinare al pagamento delle passività maturate nel periodo 2001-2003;

con tale provvedimento la Regione Calabria assumeva di fatto il controllo dell'Ente;

la Legge regionale 11 maggio 2007 n. 9, all'articolo 28, disponeva l'equiparazione dell'Ente Fiere di Cosenza all'omologo Ente di Reggio Calabria, con conseguente assimilazione del personale dipendente al regime contrattuale dei dipendenti regionali;

con Legge regionale 13 giugno 2008 n. 15 (collegato al Bilancio 2008), all'art. 3 c. 13, il Consiglio regionale autorizzava, per spese di funzionamento e gestione dell'Ente, relativamente all'esercizio 2008, il pagamento di Euro 300 mila;

proprio a seguito della disposizione di cui alla citata Legge di bilancio, il contratto dei dipendenti dell'Ente fu tramutato in contratto pubblico equiparato a quello dei dipendenti regionali;

con Legge regionale 12 giugno 2009 n. 18, (collegato al bilancio 2009), all'art. 3, c. 1, il Consiglio regionale, autorizzava ancora il pagamento di euro 370 mila a copertura delle spese di gestione e di funzionamento del predetto Ente;

di fatto, anche per come si evince dalle diciture utilizzate in atti e documenti pubblici, l'Ente Autonomo Fiere di Cosenza ha svolto la funzione di ente strumentale della Regione;

l'Ente ha attualmente 13 dipendenti ed è in Amministrazione commissariale straordinaria;

il Commissario straordinario, nominato dalla Regione, è dimissionario dal 2009, ma, ad oggi, non si è provveduto alla sua sostituzione;

la Regione ha corrisposto il finanziamento a copertura delle spese di funzionamento dell'Ente fino al 2010, per un importo ( parziale) di 200 mila Euro;

con l'ultimo bilancio regionale nulla è stato previsto per quanto concerne il finanziamento delle spese di gestione e funzionamento dell'Ente Fiere di Cosenza, mentre è stata riconosciuta la somma di Euro 235 mila all'Ente Fiere di Reggio Calabria;

i dipendenti dell'Ente Fiere di Cosenza non ricevono lo stipendio ormai da 6 mesi;

da più di due anni nell'area urbana di Cosenza non è possibile organizzare manifestazioni fieristiche di una certa dimensione che possano dare impulso all'economia del territorio;

gli impegni istituzionali, assunti ai tempi della chiusura dell'area delle cupole geodetiche, per una ridefinizione del posizionamento competitivo della Fiera di Cosenza, non hanno avuto seguito negli anni, privando il territorio di una struttura importante per la promozione dell'economia locale -:

quali iniziative si intendono intraprendere per il rilancio del settore fieristico nell'area urbana di Cosenza, stante la situazione di stallo descritta in premessa;

come si intende far fronte all'emergenza che riguarda i 13 dipendenti dell'Ente Autonomo Fiera di Cosenza, da luglio 2010 senza stipendio;

se non sia il caso di intervenire per superare la gestione commissariale del predetto Ente, nell'ottica di un suo rilancio nel quadro delle politiche di promozione dello sviluppo e dei settori produttivi della nostra Regione.

(79; 20.1.2011)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con Regolamento regionale n. 11 del 4 agosto 2009 (Compartecipazione alla spesa sanitaria - Ticket) sono state introdotte e disciplinate le modalità di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini, ovunque residenti, che usufruiscono di prestazioni nelle strutture pubbliche e private presenti nel territorio regionale;

all'art. 4 del suddetto Regolamento sono indicati i soggetti che sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria e, in particolare, alla lettera c) vengono individuati gli invalidi per lavoro, ovvero i soggetti con invalidità dall'80% al 100% e i soggetti infortunati sul lavoro o affetti da malattie professionali, codici L01 e L04 (ex. Art. 6, comma l, lett. b, e comma 2, lett. c, del D.M. 1.02.1991);

ai sensi del predetto Regolamento non sono esentanti dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria i soggetti invalidi per lavoro con invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03 (ex. Art. 6; comma 1, lett. b, e comma 2, lett. b, del D.M. 1.02.1941);

con Decreto del Presidente della Giunta regionale (nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010) n. 19 del 25 ottobre 2010 è stato modificato il Regolamento n. 11/2009, esclusivamente, nella parte relativa all'esenzione dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria in base al reddito (art. 4, comma l; lett. d);

gli invalidi per lavoro con invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03 (ex. Art. 6, comma 1, lett. b, e comma 2, lett. b, del D.M. 1.02.1991) sono affetti da gravi patologie invalidanti e dovrebbero avere diritto all'esenzione dal pagamento del ticket, a maggior ragione se si considera la circostanza che l'invalidità è avvenuta per causa di lavoro;

nelle altre Regioni, pur con deficit nel sistema sanitario, quali la Regione Puglia o la Regione Campania, che hanno introdotto il sistema della Compartecipazione alla spesa sanitaria gli invalidi per lavoro con invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03, godono dell'esenzione dal pagamento del ticket, perlomeno per le patologie corredate alla causa invalidante -:

se ritiene opportuno, nella Sua qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010, introdurre una modifica all'art. 4, lett. c), del Regolamento regionale n. 11 del 4 agosto 2009 (Compartecipazione alla spesa sanitaria - Ticket) per comprendere tra i soggetti che sono esentati dal pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria anche gli invalidi per lavoro con invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03 (ex. Art. 6, comma l, lett. b, e comma 2,1ett. b, del D.M. 1.02.1991).

(81; 21.1.2011)

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle attività produttive. Per sapere - premesso che:

in data 18.12.1980 veniva costituita la Società "Consorzio Mercato Alimentare Calabria" (Co.M.A.C. S.r.l.), avente come finalità la costruzione di un centro agroalimentare all'ingrosso di interesse regionale, destinato alla commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli;

la legge regionale 8 aprile 1988, n. 10 stabiliva le norme per la partecipazione della Regione Calabria alla composizione del capitale delle società consortili, costituite per la costruzione e la gestione dei centri commerciali, nonché di mercati agroalimentari all'ingrosso di rilevanza nazionale, regionale e provinciale;

il capitale sociale della società consortile Co.M.A.C. S.r.l., di Euro 8.057.615,57 aumentato a 1.1517.615,57 con assemblea straordinaria dei soci del 10.01.2009, vede la Regione Calabria in posizione di preminenza, con il 77,61% del medesimo;

di competenza regionale sono le nomine e le indennità di carica dei membri dell'Organo amministrativo della società in questione;

dal punto di vista finanziario la società ha fatto registrare negli anni perdite d'esercizio costanti, compensate soltanto grazie alle entrate derivanti da mutui bancari e dalle elargizioni da parte del socio pubblico;

da una lettura degli ultimi bilanci approvati e segnatamente con afferenza agli esercizi 2007, 2008 e 2009, è emerso uno squilibrio sconfortante tra il valore della produzione annuale ed il costo della medesima ( il rapporto è quasi di 1 a 3);

nella relazione del Collegio sindacale relativa al bilancio 2008, proprio sul punto, si poteva leggere: "II Collegio ha espresso seria preoccupazione per il pesante squilibrio tra il valore della produzione ed i costi relativi (- € 950.971,00)";

tale squilibrio, già presente negli anni precedenti, sarà riconfermato anche nei bilanci degli anni successivi;

il bilancio del 2009, per queste ragioni, vedrà il voto negativo della Camera di commercio di Cosenza (secondo azionista della società col 12,98% del capitale sociale) e della cooperativa SAALCO che riunisce i grossisti ortofrutticoli;

a seguito delle disposizioni contenute nella finanziaria dello Stato del 2007, che prescrivevano agli enti pubblici di uscire dalle società partecipate in perdita, la Regione Calabria, così come il Comune di Cosenza e la Camera di Commercio di Cosenza, ha messo in vendita le proprie quote;

allo stato la società Co.M.A.C. S.r.l. ha in carico quattro dipendenti a tempo pieno ed undici lavoratori a tempo parziale;

la struttura destinata ad ospitare il mercato ortofrutticolo, la cui prima pietra era stata posata dodici anni prima, veniva inaugurata l'8 gennaio 2007, in località Pianette di Montalto Uffugo (CS);

tale struttura, di enormi dimensioni, a distanza di tre anni e dopo l'abbandono di molti operatori che lì avevano trovato accomodamento a seguito della chiusura del mercato ortofrutticolo di "Vaglio Lise" a Cosenza, ospita attualmente non più di una diecina di ditte;

quest'ultime lamentano nondimeno una situazione non più sostenibile, tanto che recentemente hanno deciso di affidare ad un legale di fiducia la tutela dei propri interessi;

a determinare tale stato di cose ha contribuito una più complessiva incapacità ovvero la mancanza di volontà da parte delle istituzioni preposte a riorganizzare e razionalizzare il settore ortofrutticolo locale, con la conseguenza che negli anni sono proliferati i mercati paralleli nel medesimo comparto, il più delle volte abusivi, per come gli stessi operatori del Co.M.A.C. hanno recentemente denunciato che, di fatto, hanno depotenziato la funzionalità e la concorrenzialità del centro di Montalto Uffugo;

ad ogni buon conto, la società di che trattasi, da strumento che, anche attraverso la già citata struttura ubicata in territorio di Montalto Uffugo, avrebbe dovuto, stando alle dichiarazioni dei suoi dirigenti, "concorrere a livello regionale, nazionale e magari internazionale" nel settore dell'agroalimentare, razionalizzando e rilanciando su basi più solide un comparto fondamentale per l'economia della regione, in soli tre anni di concreta attività si è rivelata, come tante altre esperienze similari in Calabria, un'altra occasione mancata;

recenti servizi ed inchieste della stampa regionale hanno fatto emergere un quadro assolutamente desolante della vicenda, fatto di inadempienze, sprechi e frustrazione di chi ne è protagonista come operatore -:

quali iniziative si hanno in serbo per superare l'attuale situazione di stallo e di precarietà finanziaria e funzionale della società Co.M.A.C. S.r.l.;

se non sia il caso di riconsiderare, da parte della Regione, la destinazione della struttura di C/da Pianette di Montalto Uffugo (CS), nell'ambito di un rilancio del settore fieristico regionale, tenuto conto dell'attuale chiusura degli spazi espositivi presso le "Cupole geodetiche" di Cosenza e la futuribile costruzione di un megaimpianto espositivo che dovrebbe sorgere, per le stesse finalità, tra i comuni di Cosenza e Castrolibero.

(84; 25.01.2011)

Interrogazione a risposta orale

Principe, Amato, Battaglia, Franchino, Loiero, Maiolo, Scalzo. Al Presidenti della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

ai sensi della legge 296/2006 - finanziaria 2007, art. 1 comma 796 lettera t), e s.m.i con decreto del Direttore generale del dipartimento salute del 3 febbraio 2010, n. 909, si è proceduto all'accreditamento definivo delle strutture private sanitarie e socio sanitarie della Regione Calabria per un numero complessivo, delle diverse specialità ed attività, pari a 426;

con decreto n. 4 del 24 agosto 2010 del Presidente della Giunta regionale della Calabria, nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore, sanitario della Regione Calabria nominato con delibera del CdM del 30 luglio 2010, si è proceduto alla sospensione dei provvedimenti di autorizzazione all'esercizio di attività sanitarie ed, altresì, alla sospensione dell'accreditamento istituzionale ai sensi dell'art 8 ter e 8 quater del DL 8/12/1992 n. 502;

con decreto n. 28 del 18/11/2010 del Presidente della Giunta regionale della Calabria, nella qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, si è proceduto alla modifica del regolamento per l'organizzazione ed il funzionamento delle Commissioni aziendali per l’autorizzazione e l'accreditamento ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 18/07/2008 n. 24;

con decreto n. 1 del 5 gennaio 2011 del Presidente della Giunta regionale della Calabria, nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, sempre ai sensi della legge 296/2006 - finanziaria 2007, art. 1 comma 796 lettera t) e s.m.i., si è proceduto all'accreditamento definitivo delle strutture private sanitarie e socio sanitarie della Regione Calabria per un numero complessivo, nelle diverse specialità ed attività, pari a 476;

tra il primo e il secondo provvedimento e a distanza di soli dieci mesi, si evidenzia un incremento di ben 50 (cinquanta) nuove attività nelle diverse specialità, facendo seguito, peraltro, ad un decreto di sospensione, sia dell'autorizzazione che dell'accreditamento, regolarmente trasmesso sia al Mef che al Ministero della Salute, oltre che a tutte le ASP della Calabria -:

se ritiene compatibile e sostenibile, durante l’attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, procedere ad ulteriori accreditamenti;

su quale fabbisogno si è proceduto ai sopracitati nuovi accreditamenti;

se è stato quantificato l'incremento di spesa che produrrà l'accreditamento di 50 nuove strutture private.

(83; 24.01.2011)

Mozioni

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

il Porto di Gioia Tauro, principale porto di transhipment dell'intero Mediterraneo, rappresenta una risorsa vitale non solo per la Piana e l'intera Calabria, ma un vantaggio strategico per il sistema Italia;

dopo un periodo di alterne vicende, nello scorso mese di aprile il Comitato per l'Autorità Portuale ha deliberato la riduzione fino al 90% delle tasse di ancoraggio, sulla base del decreto mille proroghe, agevolando in tal modo, e soprattutto nella seconda metà del 2010, una significativa ripresa, ai livelli degli anni precedenti, dei volumi di traffico;

nel mese di settembre 2010, grazie all'azione positiva del Presidente Scopelliti e dell'assessore Mancini, è stato firmato un Accordo di Programma Quadro per l'Area di Gioia Tauro di straordinaria valenza, che permetterà, una volta realizzati i previsti investimenti per complessivi 470 milioni di Euro, la creazione di un Polo Logistico Intermodale che non solo trasformerà Gioia Tauro ed il suo comprensorio in un’area fortemente appetibile per i grandi operatori logistici nazionali e internazionali, ma creerà le condizioni per uno sviluppo, ci si augura duraturo, dell'intera Regione;

preso atto con viva preoccupazione, che nonostante queste positive prospettive, a partire dal mese di gennaio 2011 si è creata, in coincidenza dell'interruzione del provvedimento di abbattimento delle predette tasse di ancoraggio, una preoccupante situazione che rischia, al di là del grave danno di immagine, di mettere a repentaglio il destino della grande infrastruttura e dei 1200 dipendenti della Medcenter;

la Regione, quale principale Istituzione propulsiva dello sviluppo del territorio calabrese, ha il dovere di approfondire i motivi che hanno originato questa delicata e complessa problematica, verificando contestualmente anche lo stato dei rapporti tra la "MCT", Società che gestisce lo scalo, la "MSC" e la "MAERSK", che sono le compagnie più importanti che operano a Gioia Tauro;

impegna la Giunta regionale

a sottoporre alla responsabile valutazione e discussione della massima Assemblea elettiva calabrese dell'intera problematica, per mettere urgentemente lo stesso Consiglio regionale nelle condizioni di adottare le conseguenti e necessarie iniziative in tutte le direzioni a partire dal Governo centrale, per fugare le fondate preoccupazioni di tutta l’aera pianigiana e, più in generale, dell’intera popolazione calabrese.

(27; 10.1.2011) Imbalzano

Il Consiglio regionale

premesso che

ai sensi dell'art. 1 comma 340 della legge 27 dicembre 2007, n. 296 (legge finanziaria 2007), è stata prevista l'Istituzione delle Zone Franche Urbane;

allo scopo di favorire lo sviluppo economico e sociale: di aree degradate nelle città del Mezzogiorno, identificate quali Zone Franche Urbane con la summenzionata legge, è stato istituito, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, un apposito Fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 per il cofinanziamento di programmi regionali di intervento nelle predette aree;

ai sensi dei commi 561, 562 e 563 dell'art. 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), sono state fissate le modalità necessarie per il completamento del quadro normativo e regolamentare finalizzato ad una efficace attuazione delle ZFU;

il comma 563 dell'art. 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 ha demandato al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il ministro della solidarietà sociale, la definizione dei criteri per l'allocazione delle risorse e per la individuazione e la selezione delle zone franche urbane, sulla base di parametri socio-economici, rappresentativi dei fenomeni di degrado di cui all'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296,

con delibera Cipe del 30 gennaio 2008 sono stati individuati i criteri e gli indicatori per l'individuazione e la delimitazione delle Zone Franche Urbane;

con delibera dell'8 maggio 2009, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha stabilito i criteri di ripartizione delle risorse per ognuna delle aree proposte e individuate dai Comuni e approvate da Regioni e Ministero dello Sviluppo Economico;

in ossequio a quanto stabilito dalla summenzionata delibera, sono state individuate 22 ZFU per le aree disagiate di 23 comuni italiani;

la ripartizione delle risorse necessarie per incentivare l'economica prevedeva nella Regione Calabria:

Crotone                      €. 4.856.770,

Lamezia Terme           €. 4.759.927,

Rossano                      €. 3.900.508;

in data 28 ottobre 2009 sono stati sottoscritti i contratti tra il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ed i 23 Sindaci delle città beneficiarie ("Contratto di Zona Franca Urbana"), con cui si procedeva all'assegnazione delle risorse e si fissavano gli impegni reciproci assunti dalle parti per l'istituzione della ZFU;

con comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico del 28 ottobre 2009 (di cui qui di seguito si riporta uno stralcio), è stato annunciato dal Ministro Scajola il "via libera dal Governo Berlusconi alle 22 "Zone Franche Urbane" per favorire lo sviluppo economico e sociale dei quartieri urbani più deboli, con potenzialità di espansione inespressa, e per la creazione di nuovi posti di lavoro": In quella circostanza è stato ribadito dal Ministro Scajola che dal gennaio 2010 per le aree disagiate sarebbero dovuto essere operative agevolazioni fiscali e contributive per la creazione di nuove attività economiche nelle micro e piccole imprese, con una dotazione finanziaria iniziale di 100 milioni di euro, atteso che con l'autorizzazione della Commissione Europea erano stati sbloccati i fondi necessari all'avvio del progetto;

così come precisato dal Ministro Scajola in occasione della stipula dei contratti "la consegna al Paese delle Zone Franche Urbane" avrebbe dovuto irrobustire "ulteriormente l'impalcatura del Piano straordinario per, il Sud, voluto dal Governo Berlusconi;

pertanto, le agevolazioni previste con l'Istituzione della Zona Franca Urbana sarebbero dovute diventare operative già dall'1 gennaio 2010;

tali benefici sono, allo stato, rimasti irrealizzati;

ai sensi l'art. 43 della manovra correttiva (decreto-legge n. 78, 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122) è stato previsto l'istituzione di zone a burocrazia zero nel Mezzogiorno;

l'art. 43 della summenzionata norma recita testualmente: "ove la zona a burocrazia zero coincida, nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, con una delle zone franche urbane individuate dalla delibera CIPE dell'8 maggio 2009, n. 14, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 159 dell'11 luglio 2009, le risorse previste per tali zone franche urbane ai sensi dell'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono utilizzate dal Sindaco territorialmente competente per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero", anche se, allo stato, la normativa non fissa alcun criterio in merito;

alla luce di quanto sopra esposto, la Zona Franca Urbana è uno strumento considerevole per rilanciare un'area caratterizzata da un'economia ristagnante, mediante l'individuazione di benefici ed agevolazioni fiscali e previdenziali a favore di nuovi insediamenti produttivi e che, pertanto, i contributi diretti sono una cosa molto diversa dalla esenzione automatica dalle imposte e tasse, vero punto di forza delle ZFU;

impegna la Giunta regionale

a rappresentare, sul piano politico istituzionale, la netta ed chiara espressione di contrarietà all'istituzione di Zone a Burocrazia Zero nel Mezzogiorno anziché di Zone Franche Urbane;

ad assumere, di concerto con le Amministrazioni locali interessate, le iniziative necessarie all'attuazione della Zona Franca Urbana quale strumento irrinunciabile per il rilancio di aree caratterizzate da un’economia ristagnante, mediante l’individuazione di benefici ed agevolazioni fiscali e previdenziali a favore di nuovi insediamenti produttivi;

ad assumere ogni iniziativa tesa a favorire lo sviluppo economico e sociale dei quartieri urbani più deboli con potenzialità di espansione inespressa, allo scopo di realizzare anche nuovi posti di lavoro così come già annunciato dal Ministero dello sviluppo economico.

(28; 20.1.2011) De Masi, Giordano, Talarico D., Sulla.

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

il Governo tramite il Ministero della salute ha trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni la proposta di riparto del Fondo sanitario nazionale 2011 al fine di acquisirne il relativo parere;

in base alla proposta trasmessa, alla Calabria deriverebbe una decurtazione del PSR pari a 41 milioni di euro;

la Regione Calabria ha in corso di attuazione il Piano di rientro dai disavanzi finanziari nel settore sanità che ha prodotto, tra l'altro, sulle popolazioni un appesantimento dei tributi e, quindi, della pressione fiscale;

tra i diversi parametri che concorrono alla determinazione del riparto del FSN, la "quota pesata", cioè l'età media delle popolazioni regionali, è stata ulteriormente incrementata, determinando una palese sperequazione ed una ingiusta penalizzazione a danno delle Regioni con popolazione meno anziana;

si rende necessaria una rivisitazione dei parametri su cui effettuare il riparto del PSN;

nel mentre si ritiene giusto riconoscere all'anzianità una maggiore necessità di assistenza e, conseguentemente, di risorse, si ritiene necessario, altresì, considerare come elemento oggettivo di valutazione anche la ricchezza delle singole regioni in ragione del loro Pil, al fine di meglio rappresentare le necessità delle popolazioni residenti nei diversi territori regionali;

la proposta del Governo penalizza significativamente tutte le Regioni meridionali, determinando, così una evidente disparità tra le diverse aree del Paese, mettendo anche a rischio il rispetto dei LEA nel Mezzogiorno d'Italia;

diventa necessaria, pertanto, una iniziativa politico-istituzionale da parte di tutte le Regioni del Mezzogiorno, per pervenire ad una modifica della proposta del Governo, più equa nei confronti delle popolazioni meridionali;

impegna il Presidente della Giunta regionale

a voler assumere adeguate iniziative istituzionali, in particolare in sede di Conferenza plenaria Stato Regioni, per modificare la proposta di riparto del FSN 2011 avanzata dal Governo, per garantire un'equa distribuzione della risorse.

(29; 24.01.2011) Principe, De Masi, Ciconte, De Gaetano.

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

il settore dell’agricoltura in Calabria attraversa da alcuni anni una fase difficile con progressiva perdita di competitività a causa della spietata concorrenza delle produzioni similari del Nord Africa nonché di alcuni Paesi europei ed extra-europei;

l'attuale Giunta regionale, ed in particolare l'assessore Michele Trematerra, hanno messo in campo a 360 gradi una serie di iniziative che, in forte discontinuità rispetto al passato, stanno cominciando a dare significativi frutti a favore degli agricoltori dell'intero territorio calabrese;

queste iniziative qualificanti, in poco più di sei mesi, hanno consentito una forte accelerazione della spesa nel comparto, tant'è che dal 30.06.2010 al 31.12.2010 sono stati spesi Fondi Por per Euro 124.373.000 rispetto ai 94.000.000 utilizzati dall'1.01.2007 al 31.03.2010;

la Giunta regionale, su proposta del Presidente Scopelliti e dell'assessore Trematerra, per i settori dell'agrumicoltura e dell'olivicoltura della Piana di Gioia Tauro ha approvato provvedimenti per l'avvio di un Piano di Sviluppo Agricolo Innovativo, con contestuale costituzione di un Tavolo Tecnico Compartecipato, al fine di predisporre un documento programmatico di carattere strategico;

in particolare, l'agricoltura della Provincia di Reggio e della Piana di Gioia Tauro necessita di interventi mirati per tentare di mutare il suo assetto produttivo ed organizzativo e per venire incontro alle attese di migliaia di famiglie che da detti settori traggono l'unica fonte di sostentamento;

infine, tutto ciò si rende necessario perché l'agricoltura dell'Area di Gioia Tauro è notoriamente obsoleta, priva di sbocchi concreti sul mercato e necessita pertanto di quegli interventi strutturali mai assunti nel passato;

ritiene ineludibile l'attivazione di un Piano Straordinario Agrumicolo e Olivicolo Regionale che consenta:

1. L'utilizzo delle risorse del PSR Calabria per favorire una riconversione produttiva e varietale ormai ineludibile;

2. La revisione dei premi a superficie dell'Asse II del PSR 2007 - 2013 per chi realizza interventi di riconversione, allo scopo di compensare il prevedibile, momentaneo calo di reddito prima dell'entrata in produzione dei nuovi impianti;

3. L'attivazione delle risorse dei Fondi FAS disponibili, in favore dell'intero settore;

4. Il potenziamento dell'Ufficio Fitosanitario Regionale del Porto di Gioia Tauro, per consentire maggiori controlli alle importazioni;

5. Il rafforzamento dei Fondi di garanzia per il settore agrumicolo ed olivicolo per favorire l'accesso al credito degli operatori direttamente coinvolti, mediante lo sconto di cambiali agrarie ed un congruo anticipo dei conferimenti di prodotto;

impegna la Giunta regionale

ad assumere una iniziativa legislativa a livello nazionale che modifichi la legge 286/1961, per aumentare il contenuto del succo d'arance dall'attuale 12% ad almeno il 15 - 18%, atteso che l'aumento di ogni 1% di succo consente l'utilizzo aggiuntivo di almeno 1000 ettari di ulteriori agrumeti.

(30; 25.1.2011) Imbalzano

Risposta scritta ad interrogazioni

Giordano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

fonti giornalistiche riportano notizie allarmanti sul futuro del porto di Gioia Tauro, atteso che RFI ha annunciato di voler abbandonare lo scalo dell'area portuale a partire dal 1° agosto prossimo;

tale decisione comporta, di fatto, la rescissione della convenzione stipulata dalla precedente Giunta regionale e gli AD di RFI Moretti e Soprano, accordo che ha impegnato la regione Calabria in notevoli investimenti al fine di favorire un servizio di supporto ferroviario al servizio container, con una positiva ricaduta economica sul territorio;

a fronte di un contratto annuale di circa 600.000,00 euro l'anno a favore di RFI per la manutenzione ordinaria della tratta ferroviaria interessata, sembrerebbe che la società delle ferrovie abbia fatto venir meno il proprio impegno, sulla base di una richiesta avanzata dall'Autorità portuale per il pagamento di un canone annuo di circa 170.000,00 euro a titolo di occupazione del suolo interno all'area portuale;

tale notizia, legata a quella del possibile ripristino delle tasse di ancoraggio, provoca preoccupazione sulle prospettive di sviluppo dell'area portuale di Gioia Tauro, tenuto conto che il sistema del trasporto merci rappresenta un elemento di rilancio dell'economia regionale;

la scelta di RFI si caratterizza per tutta la sua gravità, in quanto colpisce in modo irreversibile lo stesso concetto di logistica che, per sua natura, necessita in primo luogo di un affidabile funzionamento delle reti sulle quali vengono veicolate le merci, e il venir meno di tale contributo, con lo sviluppo delle connessioni ferroviarie, rappresenta un duro colpo non solo per le attività in essere, ma anche per le prospettive di sviluppo di tutto il sistema portuale di Gioia Tauro -:

se risponde al vero che la RFI intende abbandonare lo scalo portuale di Gioia Tauro, con la conseguente cessazione della gestione della relativa tratta ferroviaria;

se risponde al vero che tale scelta sia da addebitare alla richiesta avanzata dall'Autorità portuale del pagamento di un canone annuo di Euro 170.000,00 a titolo di occupazione del suolo interno all'area portuale;

se risponde al vero che il canone di manutenzione annuo di Euro 600.000,00 sia regolarmente corrisposto alla RFI;

quali iniziative intende intraprendere per scongiurare la cessazione del servizio erogato e, in particolare, se non ritiene utile ed opportuno attivarsi con urgenza per promuovere un incontro fra le parti interessate (ministero, autorità portuale, organizzazioni sindacali), per individuare una soluzione positiva alla vertenza nell’ottica della realizzazione di un gateway ferroviario, asset strategico per abilitare il nuovo modello logistico a Gioia Tauro.

(26; 28.7.2010)

Risposta – “In merito all'interrogazione in oggetto del consigliere Giordano, si premette la ricostruzione dell'iter amministrativo, basata su quanto è stato possibile reperire in atti nel periodo dall'agosto 2006 al marzo 2010:

1. un Accordo Quadro per la concessione delle linee e degli impianti ferroviari a servizio dell'area portuale di Gioia Tauro è stato stipulato in data 29.08.2006 fra Ministero dei Trasporti, Rete Ferroviaria Italiana, Regione Calabria, Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria e Autorità Portuale di Gioia Tauro;

2. l'Accordo anzidetto prevede all'art. 4 che la Regione garantisca a favore di R.F.I. la disponibilità di risorse finanziarie necessarie a coprire la manutenzione ordinaria fino alla stipula di apposita concessione, quantificando tali risorse in 203.000 Euro per l'anno 2006 e in 608.000 Euro per ogni anno successivo, con aggiornamenti annuali secondo gli indici ISTAT, oltre IVA;

3. lo stesso accordo, all'art. 8, prevede che, per la redazione del sopra citato atto di concessione, sia costituita una apposita Commissione congiunta composta da un rappresentante per ciascuno dei seguenti soggetti: Ministero dei Trasporti (coordinatore), Regione Calabria, Autorità Portuale di Gioia Tauro, Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.;

4. nel corso di ripetuti incontri della suddetta Commissione Congiunta risulta essere stata raggiunta un'intesa che ha portato alla redazione dello schema dell'atto di concessione (ciò è riportato nelle premesse della D.G.R. n. 61/2007, ma non sono state riscontrate evidenze in merito);

5. la Giunta regionale, con la D.G.R. n. 61 del 30.01.2007, ha approvato lo schema di concessione; schema che, all'art. 4, prevede che non vi sia alcun corrispettivo o sovvenzione in favore di R.F.I, e che la stessa R.F.I: provvederà agli obblighi assunti attraverso le risorse che sono specificamente destinate a tal fine dallo Stato per l'intera rete nazionale;

6. col decreto n. 1522 del 08/03/2007, il Dirigente Generale del Dipartimento Infrastrutture e Trasporti della Regione Calabria ha decretato la concessione, il cui schema è stato approvato con la D.G.R. n. 61/2007 (si evidenzia che non è stato reperito l'atto di concessione sottoscritto fra le parti);

7. con nota prot. n. 0000359 del 28.01.2010 indirizzata al Presidente della Regione, il Direttore di R.F.I. - Direzione Territoriale Produzione di Reggio Calabria, facendo seguito a due precedenti note (3756 del 11.12.2008 e 205 del 20.01.2009, non reperite in atti), ha richiesto la somma maturata ai sensi dell'art 4 dell'Accordo Quadro, quantificandola dal 2006 ad oggi in € 2.635.000,00 (evidentemente includendo gli anni dal 2006 fino al 2010, tuttora in corso);

8. con nota prot. n. 0000518 del 19.03.2010, il Direttore di R.F.I. - Direzione Territoriale Produzione di Reggio Calabria, ha trasmesso alla Regione le relative fatture per complessivi 2.027.000,00 Euro, oltre IVA al 20%, riferite agli anni dal 2006 al 2009.

Ciò premesso si forniscono gli elementi di risposta ritenuti utili in merito alle puntuali richieste avanzate nell'interrogazione in oggetto:

"se risponde al vero la RFI intende abbandonare lo scalo portuale di Gioia Tauro con la conseguente cessazione della gestione della relativa tratta ferroviaria".

Con nota prot. n. 4096 del 01.07.2010, RFI ha comunicato che "Intende retrocedere dalla gestione della stazione di S. Ferdinando e conseguentemente arretrare il servizio alla stazione di Rosarno" poiché "la gestione risulta particolarmente onerosa, anche a fronte dei modesti ricavi derivanti dal traffico ferroviario sviluppato. Tale pesante diseconomia trova fra l'altro ragione nella mancata corresponsione da parte di codesta (si legga: questa) Regione degli importi dovuti" e per l'ulteriore motivo costituito dalla "richiesta da parte dell’Autorità Portuale di un canone annuale di 170.000,00 Euro per l'utilizzo delle aree demaniali". Pertanto ciò corrisponde a vero.

"se risponde al vero che tale scelta sia da addebitare alla richiesta avanzata dall'autorità portuale del pagamento di un canone annuo di Euro 170.000,00 a titolo di occupazione del suolo interno all'area portuale"

Per come riportato al punto precedente, tale circostanza costituisce concausa della manifestata volontà di cessazione del servizio da parte di R.F.I.

"se risponde al vero che il canone di manutenzione annuo di Euro 600.000,00 sia regolarmente corrisposto a R.F.I"

Il canone (meglio quantificato nella premessa) non è mai stato corrisposto. Questa è la questione principale che R.F.I. lamenta e adduce quale motivo per l'abbandono della gestione.

Dagli atti in possesso ed esaminati, è controverso se tale importo sia o meno dovuto. Il punto di controversia è costituito dalla validità dell'atto di concessione, per il quale in effetti non si hanno evidenze che non sia stato un atto unilaterale di questa Amministrazione (si vedano in particolare i punti 4, 5 e 6 della premessa).

quali iniziative (il Presidente) intende intraprendere per scongiurare la cessazione del servizio erogato e in particolare se non ritiene utile attivarsi con urgenza per un incontro fra le parti interessate (ministero autorità portuale, organizzazioni sindacali) per individuare una soluzione positiva alla vertenza nell'ottica della realizzazione di un gateway ferroviario, asset strategico per abilitare il nuovo modello logistico a Gioia Tauro"

Il Presidente ha nominato quale referente unico per l'Amministrazione per la questione in oggetto la dott.ssa Anna Tavano, dirigente del Dipartimento Programmazione, che ha già convocato in data 08.09.2010apposita riunione fra le parti per avviare un costruttivo confronto. Allo stato, per quanto noto allo scrivente, si sta concertando un ulteriore incontro fra tutti i soggetti sottoscrittori dell'Accordo Quadro del 29.08.2006, al fine di accertare la situazione e dirimere definitivamente ogni controversia.

Con quanto sopra esposto si ritiene di aver fornito gli elementi utili alla risposta all'interrogazione consiliare in oggetto. In particolare si ritiene che il livello di dettaglio nella ricostruzione dell'iter amministrativo sia stato anche superiore a quanto strettamente necessario, ma tale livello è stato ritenuto utile per la migliore comprensione della problematica.

Si resta comunque disponibili ad ogni forma di chiarimento e/o integrazione”.

Il dirigente (Ing. Giuseppe Pavone)

On. Giuseppe Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)

Magarò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere- premesso che:

nel territorio ricadente nel comune di Scalea è presente la struttura denominata Aviosuperficie Scalea;

predetta struttura, gestita dalla società Idroscalo Turistico, con sede a Scalea, gode delle autorizzazioni Enac;

l'Aviosuperficie di Scalea possiede le caratteristiche tecniche per la trasformazione ad aeroporto di terza categoria;

il pieno utilizzo della struttura darebbe forte impulso all'intero comprensorio dell'Alto Tirreno cosentino -:

quali iniziative la Regione Calabria intende adottare per favorire la piena entrata in funzione dell'Aviosuperficie di Scalea.

(41; 30.9.2010)

Risposta – “Il Piano regionale dei trasporti vigente è stato approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 191 del 3 marzo 1997 (BURC 11.04.1997, edizione straordinaria). In materia aeroportuale detto piano, tra l'altro, riteneva opportuna la realizzazione di un aeroporto a Sibari, nonché di uno di "interesse locale nell’Alto Tirreno Cosentino, in prossimità del comune di Scalea", così come indicava come da recuperare la struttura aeroportuale dì Vibo Valentia per traffico di piccolo cabotaggio.

La deliberazione del Consiglio regionale 19 maggio 2010, n. 4, avente ad oggetto "Approvazione del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale" (art. 16, comma 2, lettera a) e 33, comma 4, dello Statuto) in ordine a detto piano regionale dei trasporti, ne prevede l'aggiornamento. In tale contesto dovrà individuarsi il ruolo degli aeroporti e delle aviosuperfici regionali, in un rigoroso quadro di compatibilità economiche e tecniche, che non potrà non tenere conto del profondamente mutato contesto nazionale e regionale dal 1997 ad oggi.

Per provvedere all'aggiornamento sono già state avviate le procedure amministrative per supportare gli uffici, carenti delle necessarie risorse umane e finanziarie. Nelle more della conclusione di tale iter, la Regione ha già avviato una fase esplorativa al fine di valutare ogni possibile prospettiva di sviluppo”.

Il dirigente (Ing. Giuseppe Pavone)

On. Giuseppe Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

i regolamenti relativi alla politica di sviluppo rurale prevedono un meccanismo di disimpegno automatico (n+2) delle risorse impegnate annualmente sul bilancio comunitario e non spese nei due anni successivi all’impegno stesso;

la regola si attua a livello di singolo Programma di sviluppo rurale. In Italia, quindi, si applica a livello regionale;

in particolare i PSR italiani dovranno spendere entro il 31 dicembre 2010 un ammontare pari alle somme impegnate dalla Commissione europea nel 2007 e 2008, sulla base di quanto previsto dal piano finanziario annuale di ciascun PSR;

nel calcolo delle somme che andranno a costituire la spesa riconosciuta come utile per la verifica del raggiungimento della soglia del disimpegno automatico rientrano, gli acconti versati dalla Commissione europea a valere sui singoli PSR contestualmente all'approvazione dei PSR e, i pagamenti intermedi erogati dagli Organismi pagatori ai beneficiari finali previsti dalle diverse misure dei PSR, pagamenti per i quali siano state prodotte idonee dichiarazioni di spesa da parte degli Organismi pagatori;

la Regione Calabria per evitare il disimpegno automatico, entro il 31 dicembre 2010, delle somme impegnate sul proprio PSR nel 2007 e 2008 dovrà garantire un'ulteriore spesa di circa 138 milioni di euro, dei quali circa 84 milioni di euro di quota FEASR (su cui si calcola il disimpegno) a cui aggiungere ulteriori 54 milioni di euro di cofinanziamento nazionale;

la situazione analitica del PSR Calabria al 31 marzo 2010 è la seguente:

impegni 2007 e 2008 sul bilancio comunitario 182.236.000,00 (quota FEASR);

pagamenti in acconto 43.633.870 (quota FEASR);

pagamenti intermedi 54.123.137,84 (quota FEASR);

somme da liquidare per evitare il disimpegno automatico 84.478.992,16 (quota FEASR) -:

quali sono le iniziative in atto per evitare il non ben augurale disimpegno automatico della quota Fears pari a 84.478.992,16 euro.

(44; 5.10.2010)

Risposta – “Nell'interrogazione si fa riferimento ai dati relativi al 31 marzo 2010 che, con ogni evidenza, non trovano riscontro nell'attuale situazione finanziaria attinente alla gestione delle risorse del Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo rurale. Si riporta, a riguardo, un quadro riepilogativo dei dati aggiornati al 20 novembre u.s.,

 

Situazione riepilogativa dei dati Feasr 2007 -2013 aggiornata al 20.11.2010

 

Quota comunitaria 2007-2013                                              € 653.941.000,00

Disimpegno al 31.12.2008 (risorse 2007-2008)                   € 182.236.000,00

Rimanente da liquidare entro il 31.12.2010                             55.900.000,00

Elenchi di Liquidazione già autorizzati e trasmessi

all'Organismo Pagatore                                                           28.200.000,00

Anticipi 2010 Misure a superficie                                             12.000.000,00

Importi a rischio di disimpegno                                               15.700.000,00

Tenuto conto:

che manca circa un mese alla data prevista per il disimpegno;

che sono state impegnate risorse complessive per circa 380.000.000,00 euro con provvedimenti di concessione trasmessi da tempo ai beneficiari finali;

che sulla base degli impegni effettuati, stanno pervenendo al Dipartimento domande di anticipazione le quali possono essere celermente liquidate dalla competente Struttura;

che le anticipazioni costituiscono spese certificabili ed utili ai fini del disimpegno.

si ritiene

l’obiettivo di spesa, previsto in base alla regola dell'N+2, raggiungibile seppure con impegno straordinario da parte della Struttura Dipartimentale.

Il funzionario (dott.ssa Sabrina Scappatura)

L’assessore all’agricoltura e forestazione (On. Michele Trematerra)

Salerno. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

il settore sanitario ha vissuto una fase particolarmente delicata caratterizzata da diversi episodi di "malasanità" saliti agli onori della cronaca nazionale;

l’efficacia e l’efficienza del settore risultano intaccate da precedenti gestioni non improntate a criteri di oculatezza, trasparenza e razionalità economica;

quanto di negativo verificatosi in ambito sanitario ha ingenerato un senso di sfiducia nei cittadini e ha compromesso l’immagine dell’intero settore e delle Istituzioni;

la situazione economica e finanziaria del comparto presenta gravi elementi di criticità e denuncia una condizione debitoria ai limiti della sostenibilità;

l’assetto organizzativo, la funzionalità, lo stato dell’equilibrio finanziario delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere calabresi sono stati oggetto di report televisivi e giornalistici a livello nazionale;

il sottoscritto, in qualità di Presidente della Commissione "Attività sociali, sanitarie, culturali, formative", sta svolgendo una dettagliata attività di monitoraggio degli ospedali calabresi anche al fine di far emergere tutti gli elementi che, di fatto, impediscono il corretto funzionamento della Sanità;

il governo regionale sta per procedere all’attuazione del Piano di riorganizzazione sanitaria mirante al ripianamento della situazione debitoria e all’innalzamento degli standard di qualità;

il rilancio del settore passa anche dal grado di efficienza e credibilità dell’azione dei vertici delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere, nonché di coloro che rivestono ruoli inerenti alla responsabilità finanziaria e amministrativa;

il governo regionale, ai fini di una puntuale e concreta riorganizzazione della Sanità, è chiamato ad accertare e rimuovere ogni caso o circostanza che presenti eventuali caratteri di irregolarità e/o illegittimità;

il Commissario ed i sub commissari ad acta per l’attuazione del piano di rientro, con apposito decreto, hanno proceduto alla revoca di tutte le autorizzazioni allo svolgimento dei concorsi in quanto concesse, dalla precedente Giunta, in palese violazione al disposto del piano di rientro -:

se, in ordine alle assunzioni di personale dirigenziale presso le Aziende Sanitarie sia Ospedaliere che Provinciali, il Dipartimento Tutela della Salute ha condotto specifica ricognizione finalizzata ad accertarne l’effettiva esigenza;

se i Direttori generali dell’epoca abbiano motivato le esigenze per la determinazione della richiesta di assunzioni e se tali richieste siano state vagliate precedentemente dal Dipartimento tutela della salute;

se il Dipartimento tutela della salute ha rilasciato formali autorizzazioni allo svolgimento dei concorsi e su quali presupposti ha concesso tali autorizzazioni;

se ed in quale Azienda è stato ampliato il numero dei vincitori attraverso scorrimenti di graduatoria e, in caso positivo, quali le motivazioni che giustificano tale ampliamento e se lo scorrimento sia considerabile un provvedimento legittimo;

se alcuni dei concorsi già espletati siano oggetto di indagine da parte dell’Autorità Giudiziaria competente per territorio;

se il vincitore del concorso per un posto di dirigente medico presso l’unità operativa di Dermatologia dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria “Bianchi Melacrino Morelli” sia in rapporto di parentela con un componente della precedente Giunta regionale;

se, rispetto alla grave e documentata carenza, nella stessa Azienda, all’epoca dell’indizione e dell’espletamento del concorso di dirigenti medici che rendeva e rende tutt’ora precaria l’erogazione di prestazioni presso unità operative importanti quali Radioterapia/Dialisi/Ostetricia/Otorino/Oncologia etc. fosse necessario e prioritario acquisire dirigenti medici nell’unità operativa di Dermatologia;

se uno dei componenti della commissione del concorso suddetto per dirigente medico dell’unità operativa di Dermatologia sia oggi candidato all’incarico di primario presso la stessa unità operativa;

se, nell’attuale situazione, sia necessario ricoprire il posto di primario dell’unità operativa di Dermatologia considerato, per di più, che essa nella gestione 2004-2005 era stata considerata struttura operativa dipartimentale e non struttura complessa.

(49; 13.10.2010)

Risposta – “Facendo seguito a quanto comunicato con la nota indicata in oggetto e ad integrazione e rettifica della stessa, si comunica quanto segue.

In merito al quesito: "se ed in quale Azienda è stato ampliato il numero dei vincitori attraverso scorrimenti di graduatoria e, in caso positivo, quali le motivazioni che giustificano tale ampliamento e se lo scorrimento sia considerabile un provvedimento legittimo", l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia ha comunicato (nota prot. 43764 del 13/12/2010) che negli anni sono state utilizzate tramite l'istituto dello scorrimento, ai fini del reclutamento del personale, le graduatorie dei seguenti concorsi: Concorso pubblico n. 3 posti di Dirigente Medico di Pediatria; Concorso pubblico n. 1 posto di Dirigente Medico di Patologia Clinica; Concorso pubblico n. 4 posti di Dirigente Medico di Anestesia e Rianimazione; Concorso Pubblico n. 10 posti di Collaboratore professionale Sanitario Categoria. D – Infermiere. Inoltre, in riscontro al quesito "se alcuni dei concorsi già espletati siano oggetto di indagine da parte dell'Autorità Giudiziaria competente per territorio" l'Azienda, con la sopracitata nota, ha comunicato che non è a conoscenza di eventuali indagini dell'Autorità Giudiziaria sulle procedure di reclutamento indette.

Si comunica, ancora, che è pervenuta, da parte del Commissario straordinario dell'Azienda ospedaliera "Bianchi Melacrino Morelli" di Reggio Calabria, la nota n. 2067 del 16.12.2010 di rettifica a quanto precedentemente comunicato a questo Dipartimento; in particolare, viene precisato che: "il concorso oggetto di indagine da parte dell’Autorità giudiziaria è quello di Dirigente medico livello (ex assistente) presso l’Uoc di Dermatologia" e non di Direttore della stessa Unità operativa, come precedentemente comunicato”.

Il dirigente generale (dott. Antonino Orlando)

Il dirigente del settore (dott. Bruno Zito)

Il Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario ad acta (On. Giuseppe Scopelliti)

Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

il 30 settembre 2010, in Calabria, sono scaduti i tempi di emanazione del bando relativo all'applicazione della legge regionale n. 20 del 21 agosto 2007, recante “Disposizioni in materia di promozione e tutela dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà” e che, in assenza di siffatta importante programmazione e più in generale per lo sviluppo delle politiche di genere, per la Regione Calabria il rischio evidente è quello di ampliare ancor di più forme di discriminazioni in danno delle donne maltrattate -:

quali iniziative urgenti intende assumere, considerato che tali provvedimenti impediscono la regolare erogazione di un servizio e di un sostegno ineliminabile per molte donne, in stato spesso di evidente pericolo;

inoltre, quali iniziative intende assumere affinché vengano rimossi, con urgenza, gli ostacoli burocratici che impediscono l'attuazione della legge regionale n. 20 del 21 agosto 2007 a sostegno dei Centri antiviolenza, ovvero la mancata pubblicazione del relativo bando annuale, il cui limite è fissato nella legge al 30 settembre 2010.

(50; 14.10.2010)

Risposta – “Relazione centri antiviolenza. L.R. n. 20/2007.

Gli otto centri antiviolenza finanziati nel 2009, per la prima volta con i fondi della L.R. n. 20/2007, non hanno ancora completato i dodici mesi di attività, per come previsto nei rispettivi progetti selezionati con il primo bando. In precedenza queste strutture non hanno mai ottenuto finanziamenti regionali ad hoc, anche per mancanza di una legge regionale specifica.

Gli stessi non hanno ancora inviato il rendiconto delle spese sostenute con il finanziamento regionale, nelle relazioni richieste in sede di comunicazione del finanziamento.

In data 10 novembre 2010 è stata inviata ai suddetti Centri la richiesta di rendicontazione e una relazione a consuntivo.

Il Settore, al fine di dare nuovo impulso e maggiore efficacia alle azioni intraprese dalla Regione in materia di contrasto ai fenomeni di violenza contro le donne, ha in preparazione un nuovo bando.

Tale provvedimento prevede l'integrazione dei fondi regionali (L.R. n. 20/2007) con le risorse finanziarie disponibili sui fondi POR FESR 2007-2013, linea d'intervento 4.2.2.1 nella quale sono previste azioni rivolte alla prevenzione ed il contrasto alla violenza intra ed extra familiare.

Con l'avviso suddetto vengono investiti circa 7 milioni di euro destinati ai centri antiviolenza e alle case di accoglienza.

Nel contempo, il Settore competente sta valutando l'opportunità di dare prosecuzione alle attività dei suddetti Centri, già attivati, per garantirne la continuità delle azioni sul territorio”.

Il dirigente del settore (dott. Giuseppe Nardi)

On. Francesco Antonio Stillitani (assessore al lavoro, alla formazione professionale, alla famiglia ed alle politiche sociali)

Censore. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

la Regione Calabria, dipartimento ai Trasporti, con nota prot. n. 1014 del 2 marzo 2009 ha chiesto al Comune di Nardodipace di avviare la procedura di gara per l'affidamento del servizio di trasporto pubblico locale urbano del comune medesimo, ai sensi della L.R. 23/1999;

il Comune di Nardodipace, ha avviato le procedure di gara alla fine del mese di luglio 2009;

a seguito di gara deserta, è stato indetto in data 24 agosto 2009 un secondo esperimento conclusosi con l'esclusione della Società Coop. "L'Aurora", precedentemente concessionaria, e l’aggiudicazione definitiva alla ditta Viaggi Gullì in data 5 ottobre 2009;

in data 8 ottobre 2009 il Tar Calabria ha sospeso il provvedimento di esclusione dalla gara della Società Coop. “L'Aurora”;

la ditta subentrante, a seguito di autorizzazione del Comune di Nardodipace, ha proseguito in concorrenza con la ditta cessante, che era stata autorizzata dalla Regione con Decreto Dirigenziale n. 94 del 27 luglio 2009, ad effettuare il servizio di trasporti urbano a Nardodipace fino alla conclusione della gara;

ai sensi della legge regionale 23/99, art. 17 commi b, c, si fa obbligo alle imprese che subentrano nell'esercizio dei servizi finanziati dalla Regione Calabria di acquisire il personale dell'impresa cessante ed il materiale rotabile destinato al trasporto pubblico locale -:

se risulta vero che gli uffici del Dipartimento regionale ai Trasporti, su richiesta del Comune di Nardodipace, avrebbero predisposto il decreto per la liquidazione dell'intero importo spettante alla ditta subentrante senza nulla corrispondere alla ditta cessante che avrebbe prestato il servizio in concorrenza per come predisposto dalla Regione Calabria;

se non ritiene di dover intervenire per sollecitare l'iter riguardante l'assunzione del personale della ditta cessante nella ditta subentrante per come disposto dalla L.R. 23/99, art. 17 comma b, c.

(52; 18.10.2010)

Risposta – “Con decreto n. 16410 del 22 novembre 2010 è stata disposta la liquidazione dei corrispettivi spettanti alla Società Cooperativa di Trasporto "L'Aurora" con sede a Nardodipace (VV) ed al Comune di Nardodipace (VV) per lo svolgimento del servizio di trasporto urbano del medesimo Comune nell'anno 2010 e, contestualmente, è stato disposta la trattenuta della somma spettante alla Società Cooperativa di Trasporto a r.l. "L'Aurora" a titolo di acconto per il servizio urbano del Comune di Nardodipace prestato nel periodo 1 gennaio 2010-22 gennaio 2010, per un importo complessivo, al netto del fondo di riserva, di € 15.394,00 comprensivo di I.V.A., a parziale compensazione della somma a debito risultante dal saldo dei corrispettivi dovuti, comprensivi di I.V.A., per i servizi urbani prestati nell'anno 2008, ammontante ad € 67.540,00.

Quanto ai servizi eserciti dalla Società Cooperativa di Trasporto "L'Aurora" nel periodo 24 aprile - 16 luglio 2010, devesi precisare che la medesima Società ha ritenuto di esercirli sull'errato presupposto che l'ordinanza del Consiglio di Stato n. 1666/2010 avesse sospeso gli atti di gara e la relativa aggiudicazione in favore della ditta "Viaggi Gullì S.r.l." e che quindi fosse ancora valido ed efficace il disposto di cui al decreto dirigenziale n. 14434/2009, in forza del quale è stata autorizzata all'espletamento del servizio urbano di che trattasi sino al termine delle operazioni di affidamento. In realtà il C.d.S. con la richiamata ordinanza n. 1666/2010 si è limitato ad accogliere l’istanza cautelare presentata dalla Società cooperativa di trasporto a r.l. “L’Aurora” ai soli fini della celere fissazione dell'udienza di merito, e non a sospendere l'efficacia della sentenza n. 24/2010 mediante la quale il Tar Calabria ha rigettato il ricorso della menzionata Società Cooperativa.

Per quanto concerne, infine, l'assunzione del personale della ditta cessante da parte della ditta subentrante, il Settore Trasporti, per quanto nei suoi poteri di accertamento, ha ritenuto soddisfatto l'obbligo sancito dall'art. 17 comma 1. Lettera b) della Legge regionale 7 agosto 1999 n. 23, sulla scorta degli elementi forniti dal Comune di Nardodipace con lettera datata 5.08.2010 con la quale è stata trasmessa la documentazione trasmessagli dalla ditta "Viaggi Gullì S.r.l.", acquisita direttamente presso l'INPS di Vibo Valentia dalla quale risulta che la Società Cooperativa di Trasporto a r.l. "L'Aurora" - esercente servizi di linea internazionale, servizi di noleggio con conducente e, sino alla data della nuova aggiudicazione, servizio di trasporto pubblico urbano - alla data di indizione della gara (24 agosto 2009) aveva alle proprie dipendenze otto lavoratori ma solamente due di essi (Agostino Domenico e Cavallaro Rocco Rosario) erano in possesso dei requisiti per essere assunti dall'impresa subentrante (e che sono stati regolarmente assunti) in quanto espressamente adibiti al settore dei "trasporti terrestri di passeggeri in aree urbane e suburbane", mentre per altri due (Melina Antonio e Franzè Luigi) "non si può stabilire la qualifica" e per i restanti quattro (Ghirardotti Vittorio, Cavallaro Adriano, Romengo Franco e Bisogni Pasqualino) non vi è alcuna indicazione specifica relativa al settore adibito ma solo una generica qualifica di autista”.

Il dirigente (Ing. Giuseppe Pavone)

On. Giuseppe Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)

Ordine del giorno numero 6 del 31 gennaio 2011 a firma dei consiglieri Fedele, Tripodi, Bilardi e Serra “In ordine al porto di Gioia Tauro

“Il Consiglio regionale

premesso che

il Porto di Gioia Tauro rappresenta una delle più grandi occasioni per accrescere lo sviluppo economico della Calabria non soltanto perché apporta un incremento maggiore per i traffici internazionali ma, soprattutto, perché presenta numerose fonti d'impiego utili a generare un più ampio indotto occupazionale, senza dimenticare che il porto di Gioia produce il 50% del Pil regionale;

la nostra regione deve strategicamente supportare la crescita dell'area territoriale contigua al porto affinché il territorio e io scalo possano, sinergicamente, costituire un volano di sviluppo per la Calabria intera. Una crescita che non si può vincolare esclusivamente al transhipment ben sapendo, però, che esso costituisce la principale caratteristica e la più importante potenzialità del porto di Gioia Tauro. Occorre, infatti, dare ampio respiro all'Accordo di Programma Quadro già siglato nei mesi scorsi;

impegna il Presidente della Giunta

ad avviare un deciso confronto con il Governo nazionale sollecitando l'approvazione dell'emendamento, presentato bipartisan sul decreto "milleproroghe", destinato ad alleggerire le tasse mediante un contributo governativo;

ad appoggiare ogni forma di intervento necessario a rendere competitivo il porto di Gioia attraverso la diminuzione delle accise energetiche e degli oneri sociali;

ad assumere, di concerto con le Amministrazioni locali interessate, le iniziative indispensabili all'attuazione di incentivi fiscali quale strumento fondamentale per un rilancio effettivo dell'intero scalo calabrese;

a sostenere ogni iniziativa utile a favorire lo sviluppo non solo economico dell'area portuale, prima fra tutti, la promozione di un programma che coinvolga tutte le realtà industriali ed economiche, presenti e future, operanti all'interno dello scalo che faccia salvi i posti di lavoro attualmente esistenti e crei le condizioni per generare un più ampio indotto occupazionale”.

Esame abbinato: Proposta di legge numero 65/9^, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”; Proposta di legge numero 74/9^, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”; Proposta di legge numero 103/9^, recante: “Istituzione dell'enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>” (Del. n. 73)

Titolo I

Enoteca regionale

Articolo 1

Finalità

1. La Regione Calabria favorisce la conoscenza e la valorizzazione dei vini pregiati regionali, con particolare riguardo ai vini a denominazione di origine (DO) e a indicazione geografica (IG) ed ai marchi di qualità, nonché di altri prodotti derivati dalla lavorazione dell'uva e dei vini.

2. La Regione Calabria promuove l'istituzione dell'Enoteca regionale "Casa dei Vini di Calabria" da localizzare nel territorio della Regione, con sede legale a valenza storica produttiva e di ricerca a Cirò o nell'area del Cirotano in Provincia di Crotone, con sede per l'innovazione tecnologica a Lamezia Terme, nella provincia di Catanzaro.

Articolo 2

Obiettivi

1. La Casa dei vini della Calabria persegue i seguenti obiettivi:

a) promuovere e valorizzare, in Italia e all'estero, i vini ed i prodotti di cui al comma 1 dell’articolo 1;

b) sostenere iniziative di promozione di immagine dei prodotti e dei territori attivate da soggetti pubblici e privati con l’Assessorato regionale all’Agricoltura;

c) favorire iniziative per il recupero, la valorizzazione delle tradizioni e la ricostruzione delle identità economiche e culturali dei territori del vino e degli altri prodotti agroalimentari del territorio regionale;

d) contribuire all’istruzione e formazione di figure professionali esperte nei settori vitivinicolo, nel marketing e nella comunicazione del vino;

e) esporre permanentemente nella propria sede, o in eventuali sedi distaccate, in Italia ed all'estero, i prodotti, purché di alta qualificazione. Nella mostra permanente possono essere esposti anche i distillati di vini (brandy) e vinacce (grappa), prodotti alternativi derivati dall'uva;

f) illustrare le caratteristiche ed i pregi dei prodotti enologici regionali della Calabria ed il loro consumo appropriato, attraverso la presentazione delle caratteristiche dei vini con degustazioni guidate da effettuare anche in apposite sale attrezzate;

g) creare le sinergie opportune nella presentazione dell'immagine tra i vini ed i prodotti agro-alimentari tipici della Regione Calabria;

h) promuovere iniziative volte ad ottenere un miglioramento qualitativo dei vini prodotti nella Regione Calabria.

2. L' Enoteca, come attività esclusivamente strumentale e funzionale agli scopi di cui al comma 1, può:

a) svolgere attività di vendita dei prodotti esposti nella sede delle mostre permanenti e concludere rapporti di affiliazione per la concessione ad operatori del settore, del diritto di gestire punti vendita con formato espositivo, insegna, assortimento dei prodotti, simile a quello della mostra permanente;

b) favorire i contatti fra soci ed operatori del settore ed organizzare in nome proprio, anche per conto dei soci, la partecipazione a fiere, esposizioni, workshop, eventi culturali scientifici di promozione del vino.

Articolo 3

Costituzione, struttura e competenze dell'Enoteca regionale

1. L'Enoteca regionale è un'associazione costituita ai sensi dell'articolo 14 e ss. del Codice Civile alla quale partecipano enti pubblici, enti di diritto pubblico, consorzi di produttori viti-vinicoli, cooperative del settore. Possono far parte altresì dell’associazione, i consorzi di tutela e valorizzazione riconosciuti secondo la vigente normativa, gli operatori agricoli singoli o in forma associata, altri operatori che producono e commercializzano vini di qualità convenzionali o biologici imbottigliati.

2. L'Enoteca regionale costituisce a tutti gli effetti struttura d'informazione, di promozione, di aggregazione e di accoglienza turistica, anche in relazione alle botteghe ed alle strade del vino.

3. L'Enoteca regionale deve presentare le seguenti caratteristiche:

a) essere allocata presso edifici aperti al pubblico in possesso di adeguati requisiti storici, artistici ed architettonici idonei allo scopo;

b) garantire opportuni spazi di mescita e locali idonei alla conservazione dei vini della Calabria;

c) sviluppare azioni di acquisizione e conservazione di documentazione della cultura contadina;

d) assicurare spazi e promuovere opportunità di eventi convegnistici e fieristici;

e) presentare vini calabresi DO e IG di qualità accertata ottenuti con metodi di agricoltura biologica e convenzionale;

f) provvedere alla selezione dei vini calabresi mediante la costituzione di specifiche commissioni tecniche;

g) predisporre, con i consorzi di tutela della Regione Calabria e le associazioni, l'attività di promozione dei vini di qualità a denominazione di origine e indicazione geografica;

h) svolgere senza fini di lucro, un'attività tendente a valorizzare, promuovere e diffondere la conoscenza dei vini della Calabria, anche in relazione agli accostamenti con la tradizionale gastronomia calabrese e con le altre produzioni agro-alimentari di qualità del territorio;

i) provvedere alla qualificazione e omogeneizzazione dell'offerta enoturistica regionale, mediante l'indicazione degli standard minimi di qualità;

j) realizzare, d'intesa ed in collaborazione con altri Enti e/o Istituzioni operanti nel territorio, il concorso enologico calabrese, la cui disciplina è demandata al regolamento d'attuazione;

k) svolgere funzioni di indirizzo e di coordinamento delle Botteghe e delle Strade del vino, secondo le direttive impartite dal Dipartimento Agricoltura della Regione.

Articolo 4

Attività di istruzione, formazione, ricerca ed assistenza tecnica

1. L’Enoteca promuove attività di istruzione, formazione, ricerca, nonché il servizio di assistenza tecnica alle imprese del settore.

2. La Giunta regionale è autorizzata ad inserire nella programmazione regionale delle attività formative, previste da norme vigenti, corsi specifici in materia vitivinicola, anche in raccordo con le istituzioni scolastiche operanti sul territorio regionale, al fine di favorire lo studio, la ricerca e la promozione della viticoltura e dell’enologia.

3. La Regione Calabria favorisce l’organizzazione di corsi di formazione, in materia di viticoltura ed enologia, da tenersi anche presso sedi ove sussistano le idonee condizioni strutturali, logistiche e vocazionali.

Articolo 5

Attività propedeutiche e modalità di costituzione dell’Enoteca regionale

1. Il Dipartimento regionale dell’Agricoltura cura le attività propedeutiche per la costituzione dell'Enoteca regionale, redigendo lo schema di atto costitutivo, di statuto, del regolamento di attuazione e del logo caratteristico.

2. La Giunta regionale su proposta del Dipartimento regionale dell’Agricoltura adotta gli schemi degli atti indicati al comma 1 entro novanta giorni dalla data d'entrata in vigore della presente legge e li sottopone per l’approvazione all’assemblea dei soci fondatori.

3. Il Consiglio di amministrazione è formato da tre componenti, tra cui il Presidente, nominati dal Consiglio regionale.

Articolo 6

Comitato tecnico-scientifico

1. La Regione Calabria istituisce il Comitato tecnico-scientifico con compiti di consulenza e verifica per tutte le attività contemplate nella presente legge.

2. Il Comitato è costituito:

a) dagli Assessori regionali all'agricoltura e forestazione ed alle attività produttive (o loro delegati);

b) dai Presidenti delle Province calabresi (o loro delegati);

c) dal Presidente dell'Unione delle Camere di commercio (o suo delegato);

d) da cinque esperti di vitivinicoltura, politiche agricole e marketing turistico, nominati dalla Giunta regionale su proposta dell’Assessore all’agricoltura.

3. Il Comitato tecnico-scientifico esprime parere consultivo, obbligatorio e non vincolante.

Articolo 7

Finanziamenti

1. Alle spese per il funzionamento e per lo sviluppo delle attività programmate, l'Enoteca Regionale della Calabria provvede mediante:

a) la quota di prima ammissione a socio;

b) la quota ordinaria annuale di socio;

c) contributi dei soci per la partecipazione a fiere, eventi promozionali, per la realizzazione di iniziative promozionali e pubblicitarie dei vini svolte a favore dei medesimi;

d) contributi della Regione Calabria o di altri enti pubblici o privati;

e) donazioni.

2. Le quote associative ed i contributi di cui alle lettere a), b) e c) sono deliberate dall’assemblea ordinaria, su proposta del Consiglio di Amministrazione.

Articolo 8

Modalità di concessione dei finanziamenti

1. La concessione dei finanziamenti di cui all'articolo 7, comma 1, lettera d) è subordinata alla seguente condizione:

a) l'Enoteca deve adottare lo statuto, il regolamento di cui all’articolo 5 ed un regolamento di organizzazione e di contabilità.

Titolo II

Botteghe e Strade del vino

Articolo 9

Botteghe del vino

1. La Regione Calabria riconosce e incentiva le Botteghe del vino che abbiano i requisiti fissati dal regolamento di cui all’articolo 5 e siano promosse dall'Enoteca regionale anche su proposta degli Enti locali.

Articolo 10

Strade del vino

1. In attuazione della legge 27 luglio 1999 n. 268 (Disciplina delle “strade del vino”), le Strade del vino sono percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi sistemi indicatori, lungo i quali insistono valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine di aziende agricole singole o associate aperte al pubblico.

2. Le Strade del vino costituiscono uno strumento attraverso il quale le risorse e le produzioni dei territori vinicoli possono essere divulgate e promosse in forma di offerta enologica, enogastronomica, turistica, ricreativa e culturale.

3. Le Strade del vino hanno tra gli scopi la visita e l'accesso alle cantine e ai luoghi di mescita, per la promozione e l'offerta al pubblico dei vini e dei prodotti tipici locali.

4. L’Enoteca Regionale armonizza le Strade del vino esistenti e ne promuove la costituzione.

Articolo 11

Competenze della Regione

1. La Regione Calabria provvede, con il regolamento di cui all'articolo 5, alla definizione del disciplinare tipo per la costituzione, la realizzazione e la gestione delle Botteghe e delle Strade del vino.

2. La Regione Calabria può sottoscrivere accordi di programma con gli enti locali interessati per definire strutture e infrastrutture funzionali alla realizzazione delle Strade del vino, di concerto con l'Enoteca regionale e sentito il Comitato tecnico-scientifico.

3. La Regione Calabria promuove l'inserimento delle Strade del vino nei vari strumenti di promozione turistica.

Articolo 12

Competenze dei Comuni e delle Province

1. I Comuni e le Province provvedono alla localizzazione e posa in opera della segnaletica lungo le strade di rispettiva competenza, sentito il Comitato tecnico-scientifico, di cui al precedente articolo.

Titolo III

Norme finanziarie

Articolo 13

Disposizioni Finanziarie

1. Gli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, inizialmente quantificati in € 100.000,00, gravano sul capitolo 5125201 UPB 22040801 “Spese per l’esercizio delle funzioni in materia di agricoltura e pesca, conferiti ai sensi del Decreto Legislativo 4 giugno 1997, n. 143 (Conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di agricoltura e pesca e riorganizzazione dell'Amministrazione centrale) e dell’articolo 7 del Decreto legislativo n.112 del 31 marzo 1998 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) del bilancio di previsione anno 2011.

2. Per gli esercizi finanziari successivi si provvede nei limiti degli stanziamenti stabiliti per lo stesso capitolo o di apposito capitolo istituito in sede di bilancio annuale di previsione.

Articolo 14

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Ordine del giorno numero 7 del 31 gennaio 2011, di iniziativa del consigliere Nucera in ordine alla “Istituzione dell’enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”

“Il Consiglio regionale

dopo l’approvazione della deliberazione legislativa n. 73 concernente “Istituzione dell'Enoteca regionale - Casa dei vini di Calabria”;

impegna la Giunta regionale

ad individuare, tramite il Dipartimento dell’assessorato all'agricoltura, le sedi di formazione, studio, ricerca e promozione della Viticoltura e dell'Enologia negli Istituti professionali già esistenti nel territorio e nelle condizioni strutturali idonee alla finalizzazione delle attività previste dall'articolo 4 della Legge regionale concernente: “Istituzione dell'Enoteca regionale - Casa dei vini di Calabria”.

Proposta di legge numero 102/9^, recante: “Istituzione dell'Elaioteca regionale <Casa degli Oli Ionici e Tirrenici di Calabria>” (Del. n. 74)

Articolo 1

(Finalità)

1. La Regione Calabria promuove la costituzione dell'Elaioteca regionale denominata "Casa degli oli extravergini d'oliva di Calabria" da localizzare nel territorio della Regione con sede legale in Gioia Tauro (RC) e con sede secondaria in Corigliano Calabro (CS).

2. L'Elaioteca si costituisce quale associazione, ai sensi dell'articolo 14 del Codice Civile, per lo studio e la promozione degli oli regionali e, più specificamente, per il perseguimento dei seguenti scopi istituzionali:

a) comunicare, promuovere e valorizzare, in Italia e all'estero, gli oli e gli altri prodotti agroalimentari di qualità del territorio calabrese e, in particolare, degli oli di qualità, con specifico riguardo agli oli extra vergini di oliva a denominazione di origine protetta (DOP) e a indicazione geografica protetta (IGP), nonché degli oli extra vergini di oliva ottenuti con il metodo di agricoltura convenzionale e biologica di alta qualità;

b) sviluppare e sostenere iniziative di promozione dell'immagine dei prodotti e dei territori regionali, concordate con l'Assessorato regionale all' Agricoltura;

c) favorire iniziative per il recupero e la valorizzazione delle tradizioni e per la ricostruzione delle identità economiche e culturali dei territori regionali dell'olio e degli altri prodotti agroalimentari;

d) contribuire alla formazione di figure professionali esperte nel settore olivicolo ed elaiotecnico, nel marketing e nella comunicazione dell'olio;

e) esporre permanentemente nelle proprie sedi, o in eventuali sedi distaccate, in Italia ed all'estero, i prodotti dell'olio, di alta qualificazione;

f) illustrare le caratteristiche ed i pregi dei prodotti elaiotecnici regionali ed il loro consumo appropriato, attraverso la presentazione delle caratteristiche degli oli, con degustazioni guidate da effettuare anche in apposite sale attrezzate;

g) promuovere, attraverso opportune sinergie, l'immagine degli oli accostandola a quella dei prodotti agro-alimentari tipici della Regione Calabria;

h) promuovere iniziative volte ad ottenere un miglioramento qualitativo degli oli prodotti nella Regione Calabria.

3. L' Elaioteca, in via strumentale e funzionale al perseguimento degli scopi di cui al comma 1, può:

1) svolgere attività di vendita dei prodotti esposti nella sede delle mostre permanenti;

2) concludere rapporti di affiliazione per la concessione ad operatori del settore olivicolo, del diritto di gestire punti vendita con formato espositivo, insegna, assortimento dei prodotti, simile a quello della mostra permanente;

3) favorire i contatti tra i propri soci ed operatori del settore;

4) organizzare la partecipazione a fiere, esposizioni, workshop ed eventi culturali scientifici di promozione dell'olio.

4. L'Elaioteca regionale della Calabria compie tutti gli atti ed i negozi giuridici necessari o utili alla realizzazione degli scopi associativi.

Articolo 2

(Costituzione della Casa degli Oli extravergini d'oliva di Calabria)

1. L' Elaioteca regionale "Casa degli Oli extravergini di Calabria" è un'associazione alla quale partecipano enti pubblici, enti di diritto pubblico, consorzi di produttori olivicoli, organizzazioni e associazioni di produttori olivicoli, cooperative del settore e soggetti privati.

2. La Casa degli Oli extravergini di Calabria ha sede legale in Gioia Tauro (RC) ed una sede territoriale in Corigliano Calabro (CS) e deve:

a) essere allocata presso edifici, aperti al pubblico,· in possesso di requisiti storici, artistici e architettonici, idonei allo scopo;

b) garantire opportuni spazi di mescita e disporre di locali idonei per la conservazione degli oli della Calabria;

c) presentare gli oli calabresi DOP e IGP oltre che oli di qualità accertata ottenuti con metodi di agricoltura biologica e convenzionale;

d) sviluppare azioni di acquisizione e conservazione di documentazione attinente alla cultura contadina;

e) svolgere, senza fini di lucro, azioni tendenti alla valorizzazione degli oli della Calabria ed alla promozione della loro conoscenza e del loro consumo, attraverso la formulazione di programmi triennali di attività, anche in collegamento con la promozione e la degustazione di altri prodotti tipici calabresi, tradizionali e di qualità;

f) provvedere alla selezione degli oli calabresi mediante la costituzione di specifiche commissioni tecniche;

g) realizzare, d'intesa ed in collaborazione con altri enti ed istituzioni operanti nel territorio, il concorso oleario dei prodotti calabresi;

h) organizzare, con i consorzi di tutela della Regione Calabria e le associazioni, l'attività dì promozione degli oli di qualità DOP e IGP;

i) svolgere funzione di indirizzo e di coordinamento delle strade dell'olio d'oliva e delle relative elaioteche, anche secondo le direttive del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria.

Articolo 3

(Attività di formazione)

1. L'Elaioteca promuove attività di istruzione, formazione e ricerca, nonché il servizio di assistenza tecnica alle imprese del settore.

2. La Giunta regionale è autorizzata ad inserire nella programmazione regionale delle attività formative, previste da norme vigenti, corsi specifici in materia olivicola, anche in raccordo con le istituzioni scolastiche operanti sul territorio regionale, al fine di favorire lo studio, la ricerca e la promozione dell' olivicoltura.

3. La Regione Calabria favorisce l'organizzazione di corsi di formazione, in materia di olivicoltura ed elaiotecnica, da tenersi anche presso sedi ove sussistano le idonee condizioni strutturali, logistiche e vocazionali.

Articolo 4

(Finanziamenti)

1. Alle spese per il funzionamento e per lo sviluppo delle attività programmate, l'Elaioteca regionale della Calabria provvede mediante:

a) la quota di prima ammissione a socio;

b) la quota ordinaria annuale di socio;

c) i contributi dei soci per la partecipazione a fiere ed eventi promozionali e per la realizzazione di iniziative promozionali e pubblicitarie degli oli, svolte anche per conto dei soci;

d) i contributi della Regione Calabria o di altri enti pubblici o privati;

e) le donazioni.

2. Le quote associative ed i contributi, di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1, sono deliberati dall'Assemblea ordinaria, su proposta del Consiglio di amministrazione.

Articolo 5

(Modalità di concessione dei finanziamenti)

1. La concessione dei contributi di cui alla lettera d) del comma 1 dell'articolo 4 è subordinata alla sussistenza delle seguenti condizioni:

a) adozione, da parte dell'Elaioteca, dello statuto approvato dalla Giunta regionale e di un regolamento di organizzazione e di contabilità;

b) partecipazione obbligatoria di enti pubblici all'associazione ed eventuale partecipazione di consorzi di tutela e valorizzazione riconosciuti secondo la vigente normativa, di operatori agricoli singoli o associati, di altri operatori che producono e commercializzano oli di qualità o biologici imbottigliati;

c) nomina, da parte del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione, di un numero di rappresentanti pari almeno ai 2/3 dei componenti il Consiglio di amministrazione.

Articolo 6

(Attività propedeutiche e modalità di costituzione della Casa degli Oli extravergini d'oliva di Calabria)

1. Il Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione cura le attività propedeutiche per la costituzione dell'Elaioteca regionale "Casa degli Oli extravergini di Calabria", redigendo lo schema di atto costitutivo, di statuto, del regolamento di attuazione e del logo caratteristico.

2. La Giunta regionale su proposta del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione adotta gli schemi degli atti indicati al comma 1 entro novanta giorni dalla data d'entrata in vigore della presente legge e li sottopone per l'approvazione all'assemblea dei soci fondatori.

3. Il Consiglio di amministrazione è formato da tre componenti, tra cui il Presidente, nominati dal Consiglio regionale.

Articolo 7

(Comitato tecnico-scientifico)

1. La Regione Calabria istituisce il Comitato tecnico-scientifico con compiti di consulenza e verifica per tutte le attività contemplate nella seguente legge.

2. Il Comitato è costituito:

a) dagli Assessori regionali all'agricoltura e forestazione ed alle attività produttive (o loro delegati);

b) dai Presidenti delle Province calabresi (o loro delegati);

c) dal Presidente dell'Unione delle Camere di commercio (o suo delegato);

d) da cinque esperti di olivicoltura, politiche agricole e marketing turistico nominati dalla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore all'Agricoltura.

3. Il Comitato tecnico-scientifico esprime parere consultivo, obbligatorio e non vincolante.

Articolo 8

(Disposizioni finanziarie)

1. Gli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, inizialmente quantificati in € 100.000,00, gravano sul capitolo 5125201 UPB 22040801 "Spese per l'esercizio delle funzioni in materia di agricoltura e pesca, conferiti ai sensi del Decreto Legislativo 4 giugno 1997, n. 143 (Conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di agricoltura e pesca e riorganizzazione dell'Amministrazione centrale) e dell'articolo 7 del Decreto legislativo n.112 del 31 marzo 1998 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato 5 alle Regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) del bilancio di previsione anno 2011.

2. Per gli esercizi finanziari successivi, si provvede nei limiti degli stanzia menti stabiliti per il medesimo capitolo o di capitolo appositamente istituito in sede di bilancio annuale di previsione.

Articolo 9

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 90/9^, recante: “Integrazione all'articolo 36 del Regolamento interno del Consiglio regionale” (Del. n. 75)

"Il Consiglio regionale

vista la proposta di modifica al Regolamento interno, esaminata dalla 5^ Commissione consiliare "Riforme e Decentramento" nella seduta del 19 gennaio 2011;

delibera

di integrare l'articolo 36 del Regolamento interno del Consiglio regionale approvato con deliberazione n. 5 del 27 maggio 2005, come appresso specificato: Dopo il sesto comma dell'articolo 36 (Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi) del Regolamento interno del Consiglio regionale, è aggiunto il seguente comma:

"7. Il Comitato, inoltre, al fine di supportare l'attività istruttoria delle Commissioni consiliari, predispone e trasmette una scheda di analisi tecnico-normativa sui progetti di legge all'esame delle Commissioni. La scheda sarà allegata alla proposta di legge e dovrà contenere indicazioni sintetiche in ordine alla compatibilità del provvedimento con il quadro costituzionale vigente, con la normativa nazionale e comunitaria, l'interazione con quella regionale nonché il rispetto delle regole di tecnica di redazione normativa”.