IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

__________

 

12.

 

SEDUTA DI LUNEDI’ 29 NOVEMBRE 2010

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO  E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico e del Vicepresidente Alessandro Nicolo

 

La seduta inizia alle 12,43

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni e interpellanza

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge le interrogazioni e l’interpellanza presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di risposta scritta ad interrogazione

PRESIDENTE

E’ pervenuta risposta scritta alle seguenti interrogazioni: numero 5 del 16 maggio 2010 a firma del consigliere Grillo; numero 11 del 16 giugno 2010 a firma del consigliere Chiappetta; numero 16 del 21 giugno 2010 a firma del consigliere De Gaetano; numero 24 del 23 luglio 2010 a firma del consigliere Grillo; numero 30 del 4 agosto 2010 a firma del consigliere De Masi; numero 35 del 21 settembre 2010 a firma dei consiglieri Talarico Domenico, Giordano, De Masi.

(Sono riportate in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Prima di iniziare il dibattito sul dissesto idrogeologico, così come previsto dall’ordine del giorno, aveva chiesto di intervenire l’onorevole Bilardi. Ne ha facoltà.

Giovanni Emanuele BILARDI

Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della mozione numero 21 del 22 novembre 2010, riguardante la costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne e i minori. Si tratta di un problema scottante per il quale credo che il Consiglio regionale dovrebbe impegnare la Giunta regionale ad attivare tutti gli strumenti di legge per la costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi celebrati nel suo territorio, nel quale sono contestati reati che presuppongono l’esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori.

Inoltre, dovrebbe istituirsi un fondo di solidarietà per coprire le spese legali per la costituzione di parte civile, di cui al precedente articolo 1.

PRESIDENTE

Onorevole Bilardi, quindi lei chiede sia l’inserimento all’ordine del giorno sia la discussione, se ho capito bene.

Giovanni Emanuele BILARDI

Certo.

PRESIDENTE

Quindi noi possiamo porre ai voti l’inserimento della mozione all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Mozione n. 21/9^ di iniziativa del consigliere Bilardi ed altri: “Sulla costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne ed i minori”

PRESIDENTE

E’ inserita all’ordine del giorno la mozione numero 21/9^ iniziativa del consigliere Bilardi: “Sulla costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne ed i minori”.

Visto che la discussione del secondo punto è molto lunga, entriamo nel merito della mozione che lei ha presentato.

Giovanni Emanuele BILARDI

Certo, Presidente, l’avevo detto prima: è talmente scottante, che è giusto che si parli in Aula di questo problema.

PRESIDENTE

Possiamo parlare nel merito della mozione.

Giovanni Emanuele BILARDI

L’avevo già illustrata prima, Presidente.

PRESIDENTE

Se c’è qualche intervento in Aula, altrimenti possiamo procedere alla votazione. Se magari la vuole leggere, onorevole Bilardi.

Giovanni Emanuele BILARDI

Signor Presidente, avevo già letto che con la mozione come Consiglio regionale, su proposta della Commissione regionale delle pari opportunità, impegniamo“la Giunta regionale ad attivare tutti gli strumenti di legge per la costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi celebrati nel suo territorio, nel quale sono contestati reati che presuppongono l’esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori.

Abbiamo anche impegnato la Giunta regionaleaffinché la Regione Calabria, nell’intento di promuovere iniziative concrete di solidarietà e per sostenere azioni di tutela e di sostegno giudiziario nei confronti delle donne e bambini vittime di delitti di violenza sessuale, istituisca un fondo di solidarietà per coprire le spese legali per la costituzione di parte civile, di cui al precedente articolo 1”.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Mi sembra un’ottima iniziativa, che la Commissione pari opportunità del Consiglio regionale ha portato avanti proponendo questa mozione e credo che risponda ai valori che noi tutti consiglieri regionali più volte abbiamo espresso.

Credo che tutelare i minori e le donne dalle violenze, eccetera, sia sicuramente un nostro dovere e il Consiglio regionale non possa restare avulso da questa iniziativa. Quindi un plauso sicuramente alla Commissione e, da parte del gruppo del Pdl, l’impegno a votarla subito, perché come primo atto, tra i primissimi atti che la Commissione ha fatto, già dà il senso dell’impegno e dell’attività che questa Commissione vuole portare avanti.

Da parte nostra c’è la massima considerazione e il sostegno non solo ad approvare la mozione, ma a portare avanti tutte le iniziative che questa mozione prevede, cioè impegnare il Consiglio e la Giunta anche su queste iniziative che la Commissione stessa vorrà portare avanti e che vanno nella direzione della difesa dei minori, dei più deboli e delle donne in modo particolare.

Di queste violenze, di cui si parla sporadicamente sui giornali, non è data, invece, la giusta pubblicità che meriterebbero, perché questi casi, purtroppo, sono tanti, tantissimi e molte volte sono sottaciuti e nemmeno denunciati.

Quindi è un’ottima iniziativa che noi ci sentiamo di sponsorizzare e di condividere e, quindi, di approvare.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Intervengo per due motivi: uno, perché esprimo – l’ha già fatto il mio capogruppo – la piena adesione alla mozione presentata, perché ne condivido profondamente lo spirito e l’opportunità; due, anche per dire che ci sono delle leggi che abbiamo presentato e sono giacenti nelle Commissioni e che mirano a dare maggiore forza e garanzia a tutta una serie di soggetti del sistema sociale calabrese, che, purtroppo, subiscono l’arroganza della forza contro, molte volte, l’impotenza della debolezza.

Sicuramente, questo della violenza delle donne ed anche e soprattutto ai minori rappresenta una debolezza sociale molto forte, a cui un’istituzione attenta e capace deve cercare di porre contrasto e freno. La mozione di oggi è una significativa linea di indirizzo, ma non è tutto il problema.

Sollecito, quindi, proprio grazie a questa mozione, che al più presto queste proposte di legge, giacenti in particolare nella terza Commissione, possano trovare sede di dibattito e di discussione e – perché no? – di ampliamento e di inserimento di nuove e forti iniziative – in quei progetti di legge è prevista anche la costituzione di parte civile della Regione Calabria –  e possano trovare tutte quelle tutele che una Regione aperta, democratica, attenta, che veramente si richiama ai princìpi cui il suo Statuto, che è all’avanguardia – io difendo il nostro Statuto regionale – ci richiama.

Tuttavia, questo non è sufficiente, perché noi dobbiamo contrastare i fenomeni della devianza sociale, ponendo in essere tutta una serie di interventi e – perché no? – anche di progetti mirati a focalizzare non semplici ed occasionali prestazioni di garanzie, ma dobbiamo, invece, mirare a creare politiche più adatte, soprattutto là dove bisogna lavorare sulla prevenzione di determinati reati.

La mozione di oggi sicuramente è un tassello importante, riveste una caratteristica che, senza dubbio, deve essere recuperata in un contesto serio di attenzione verso quelle fasce cosiddette deboli, ma deve anche spronare il Consiglio regionale nella sua interezza, maggioranza e opposizione, perché so che i nobili intenti di questa mozione sono anche condivisi dalle menti più illuminate dell’opposizione, a dare forza a quella legge sulla famiglia, che ancora è l’unica legge che noi abbiamo nella nostra Regione Calabria e che, purtroppo – dobbiamo sottolinearlo – non trova piena e concreta attuazione.

Allora, se la legge 1 del 2004, al suo interno, ha degli istituti e dei segmenti importanti di attuazione, senza dubbio chi è preposto oggi alla gestione della cosa pubblica nella nostra Regione deve interrogarsi sulla validità di quegli obiettivi, altrimenti modificate la legge o sostituirla. Così si cammina, non per fatti episodici ed isolati, non per fatti mirati ad un obiettivo, ma per una politica programmata, complessiva, aperta, che guardi con attenzione a quelle che sono le politiche generali delle fasce deboli della nostra regione. E quella legge sulle politiche familiari è una legge che proprio guarda con attenzione al complesso dei sistemi, dove certamente questa mozione può inserirsi in quell’ottica e in quella visione.

Non creiamo nuove leggi, ma diamo supporto alle leggi che abbiamo attraverso un impegno serio, che molte volte passa anche attraverso un impegno finanziario serio, che ci consenta di poter lavorare adeguatamente sulle politiche delle “categorie più deboli”. Non mi riferisco soltanto alla violenza alle donne e ai minori, che sicuramente sono dei reati abietti, sotto certi punti di vista, ma mi riferisco anche a tutta quella serie di attenzioni che le politiche sociali devono rivoluzione, altrimenti – ahimè – rischiamo di dar campo libero ai forti, abbandonando le politiche dei deboli.

Mi schiero con i più deboli, ecco perché sono d’accordo e condivido lo spirito della mozione, ma sono ancor più d’accordo per una politica di incisione forte e profonda sul piano della capacità di dare delle risposte alle fasce e alla categorie più deboli.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

Parlerò pochissimi minuti, in primo luogo per esprimere la mia piena condivisione dell’iniziativa assunta dalla Commissione pari opportunità del Consiglio regionale della Calabria. E’ da condividere senza aggiungere e senza togliere nulla e a me sembra di particolare valore – non mi sorprendo – che, quasi sin dall’inizio della sua formazione, la Commissione abbia assunto – e ritengo all’unanimità – un’iniziativa di questo genere, fattiva.

Faccio un solo rilievo non all’onorevole Bilardi, signor Presidente del Consiglio: a me sarebbe sembrato opportuno che su una questione di questo tipo la Conferenza dei capigruppo avesse potuto esprimere ex ante la piena condivisione – qui parliamo di princìpi, di affermazioni dell’uguaglianza delle opportunità nei fatti, di sostegno ad iniziative consapevoli – ; avrei voluto non nell’Aula, ma sin da funzioni quali esprime la Conferenza dei capigruppo condividere questo passaggio. Vuol dire che, per quanto mi riguarda – e lo dico formalmente in Aula – sul secondo punto del dispositivo, di quello deliberativo, laddove si dice che “la Giunta regionale”, eccetera, eccetera “istituisca un fondo di solidarietà”, anticipo all’onorevole Mancini, in Commissione bilancio proporrò, insieme ad altri, che questo fondo ci sia da subito, in maniera che alle chiacchiere si aggiunga la volontà effettiva di far operare anche nella nostra realtà questo principio giusto.

Sotto questo aspetto, ringrazio le componenti e la Presidente della Commissione pari opportunità, che anche per questa via ci consentiranno di lavorare perché la nostra regione e i cittadini che vi abitano non solo siano, giorno dopo giorno, sempre più, per quanto possibile, effettivamente eguali tra di loro rispetto ai giorni precedenti, ma anche per questa via si aiuti a cambiare un’immagine che, anche se parte è vera della situazione in cui versa la nostra regione, per molti fuori da qui e anche all’interno diventa un alibi per non intervenire, per esprimere discredito e, in qualche maniera, pensare ad una regione in cui non solo lei, ma anche lui siano dei sudditi che debbono eseguire ordini ed abbiano solo dei doveri, senza poter affermare i loro diritti.

Ho terminato e con questa dichiarazione anticipo, ovviamente, il voto favorevole a questa mozione.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Bilardi.

Giovanni Emanuele BILARDI

Probabilmente l’onorevole Bova non era a conoscenza che la mozione era stata discussa già in prima Commissione, quindi da parte di tutti i gruppi, ovviamente.

PRESIDENTE

Rispetto alla convocazione dei capigruppo, il tempo era molto breve tra il giorno in cui questa mozione si è discussa, perché il 25 novembre ricorreva un momento importante, in tutto il mondo si sanciva un dato importante, ossia la giornata contro la violenza sulle donne. Quindi è stato per questo, per i tempi molto brevi.

Se siamo d’accordo, anche se è stata illustrata da parte dell’onorevole Bilardi, possiamo far si che sia recepita da tutti i gruppi presenti in Aula, di maggioranza e di minoranza. Probabilmente se l’onorevole Bilardi avesse sottoposto ai capigruppo, prima dell’inizio dei lavori, la firma e la sottoscrizione della mozione, sarebbero stati tutti d’accordo rispetto al merito. Possiamo compensare a questa disattenzione se in questa mozione, oltre alla firma dell’onorevole Bilardi, ci sarà agli atti del Consiglio la firma di tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza presenti in Aula.

Quindi, se siamo d’accordo su questo tipo di impostazione possiamo procedere.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Sono d’accordo sulla mozione, che apprezzo, ed anche sulla sua proposta che diventi una mozione di tutto il Consiglio, quindi con la modesta firma dei capigruppo in rappresentanza degli iscritti al gruppo.

Approfitto dell’occasione, Presidente, anche prendendo spunto dal rilievo fatto dall’onorevole Bova, se nella prossima riunione dei capigruppo non sia il caso di chiedere alla Giunta di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia, anche perché sarebbe il caso di capire se una deliberazione della Giunta Loiero all’inizio della passata legislatura, che impegnava la Giunta a costituirsi parte civile nei processi contro la delinquenza organizzata, è tuttora in vigore, come io ritengo.

Allora, se così è, alla prossima riunione dei capigruppo forse è il caso che tutti insieme predisponiamo una mozione che impegni la Giunta a proseguire su quella strada.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.

Salvatore MAGARO’

Intervengo per annunciare il mio voto favorevole sulla mozione, ma anche per dire al capogruppo Principe che una mia mozione nella direzione che lui testé indicava è stata già depositata agli atti del Consiglio circa un mese fa e, se volete, possiamo già riprenderla ed approvarla stamattina, a nome di tutto il Consiglio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Anch’io in maniera succinta intervengo sulla mozione. Penso che sia un segnale di civiltà, di progresso e di alto senso civico dare un segnale a chi subisce violenza, soprattutto alle donne, ai minori. Abbiamo discusso della questione in Commissione e, per la verità, c’è stato un accordo bipartisan.

Penso che sia importante lavorare per costituire il fondo, ma già si può dare un segnale, se si comincia ad utilizzare l’Avvocatura regionale per la costituzione di parte civile.

Mi spingo anche oltre: nella scorsa legislatura era stata prodotta, col voto unanime, un’importante legge sulla violenza contro le donne e a favore dei minori, di situazioni di svantaggio e di degrado sociale.

Penso che si possa unificare la normativa, allineandola a quella di tante altre Regioni. Quindi, approvando questa mozione, si da questo segnale importante e si può con l’Avvocatura, ma anche con un lavoro che si può fare con gli ordini forensi delle professioni, aiutare questo processo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Prendo la parola, innanzitutto, per complimentarmi con la Commissione pari opportunità, che è stata lungimirante, benché si sia insediata da poco tempo, e porta all’attenzione di questo Consiglio regionale quelle che sono le problematiche a cui assistiamo e che viviamo da anni, di cui spesso si parla e, poi, ci si dimentica perché presi da altri problemi.

Pertanto condivido pienamente ed annuncio il mio voto favorevole come capogruppo del gruppo “Insieme per la Calabria”. Fra l’altro, caro onorevole Bilardi, credo non ci sia bisogno di riprendere la mozione e riesaminarla nella riunione dei capigruppo, dopo che la Commissione l’ha discussa e  recepita integralmente. I capigruppo sono qui tutti presenti e, se si ha la volontà di recepire questa mozione che ritengo di fondamentale importanza, - è quello che spesso viene anche detto attraverso la stampa – credo che le formalità, i passaggi o altro, non servano a niente, perché la piena condivisione dell’intero Consiglio regionale per il suo recepimento è sintomo di una solidarietà verso tali problemi.

Non ho altro da aggiungere, fermo restando che invito la Commissione pari opportunità e anche il suo Presidente – che saluto – ad avere innanzitutto un ruolo di sostegno, perché il suo ruolo è quello di sostenere e di essere di impulso forte verso quelle che sono le problematiche che attraversa in modo particolare la regione Calabria, ma anche l’intera nazione.

E quando dicevo che invito la Commissione pari opportunità ad avanzare anche altre proposte, spesso se ne parla durante le campagne elettorali e poi ci si dimentica, lo faccio perché questo Consiglio regionale non ha una rappresentanza femminile e la Commissione pari opportunità può giocare un ruolo forte, fermo restando che sia nella precedente legislatura, ma anche in questa, c’è una piena sintonia da parte dei consiglieri su determinate problematiche, in particolare quelle riguardanti le donne, la violenza, ma anche il lavoro ed altri progetti che possono essere, sicuramente, di fondamentale importanza, prevedendo l’utilizzazione dei canali di finanziamento europeo.

Quindi il mio vuole essere un invito, ma il vostro lavoro, per come vi siete presentate dopo pochi mesi dalla nomina e quindi dall’insediamento, è ben augurale, per cui ribadisco il mio voto favorevole e vi faccio gli auguri di buon lavoro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Anch’io intervengo, a nome del mio gruppo, per esprimere la condivisione a questa mozione e per dare atto e ringraziare la Commissione regionale pari opportunità che, immediatamente, ha dato il via ad una proposta importante che condividiamo fino in fondo.

Il nostro auspicio è proprio questo, che ci sia questo spirito di collaborazione e di sinergia tra le Commissioni – e questa è una Commissione importante anche per le cose che ricordava il collega Giulio Serra poc’anzi –  che possa dare luogo ad azioni concrete, sinergiche che vadano a risolvere e ad affrontare concretamente questi problemi.

Mi auguro che, prossimamente, anche il Presidente Salerno – che non mi ascolta in questo momento! – voglia assumere l’iniziativa di una riunione della terza Commissione che tratti queste problematiche, questi temi, per poter avviare un percorso fluido a tutte quelle azioni che protendono verso questo tema molto rilevante, che oggi con questa mozione affrontiamo e votiamo.

Per questo esprimo la nostra condivisione e il nostro voto favorevole annunciando che in Commissione bilancio faremo la nostra parte, affinché la mozione non rimanga solamente un episodio, ma ci siano altri momenti che trovino le giuste corrispondenze, per impegnare quei fondi necessari a fare quelle politiche attive per la famiglia, per le donne e per i minori, che la Calabria aspetta.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nicolò. Ne ha facoltà.

Alessandro NICOLO’

Intervengo brevemente per esprimere il mio parere che, peraltro, ho già avuto modo di illustrare in occasione della riunione della Commissione competente, alla quale ho partecipato ed ho offerto il mio contributo.

Ribadisco una ferma condivisione, peraltro già espressa a nome di tutto il gruppo dal collega Fedele, e ritengo di aver dato un contributo anch’io nella qualità di consigliere regionale a questo percorso in diversi confronti con la dottoressa Cusumano. Ho potuto constatare la bontà di una proposta che, comunque, trova oggi accoglimento in quest’Aula, ma che già questo Consiglio aveva preso in considerazione alla luce delle proposte di legge che vanno in questa direzione.

Ritengo che qualche passaggio si dovesse consumare, la Conferenza dei capigruppo avrebbe dovuto confrontarsi su questo argomento per sveltire alcune procedure, per avviare un percorso che, purtroppo, stagna nelle Commissioni e che ritengo occorra sensibilizzare.

Penso che ciò si possa recuperare brevemente, affinché la Commissione possa essere sostenuta. Ho detto in Commissione, avvocato Cusumano, che la Commissione pari opportunità è una Commissione strategica, importante, che dovrà svolgere un ruolo altrettanto delicato e il Consiglio regionale dovrà supportare la sua azione, ma dovrà farlo concretamente, nei diversi organismi istituzionali, sia in Conferenza dei capigruppo sia nelle varie Commissioni, per offrire gli strumenti perché possiate sviluppare quel programma finalizzato a dare risposte importanti in un settore, che ritengo possa offrire un contributo notevole alla crescita e allo sviluppo di questo territorio.

Ho apprezzato il lavoro svolto dall’avvocato Cusumano, ma è pur vero – come diceva l’onorevole Nucera – che ci sono delle leggi che vanno recuperate, nel contesto di un confronto dialettico alto, per cercare di integrare più proposte finalizzate a dare risposte in questo comparto. E’ altrettanto vero che il Consiglio regionale dovrà ragionare e fornire un apporto sostanziale a queste politiche, che sono importanti.

Guardate – l’ho detto in Commissione – non sono per le quote rosa, perché giudico una diminutio già stabilire a monte un criterio che risponda ad una categoria protetta. Le donne hanno pari dignità e quella pari dignità deve essere riconosciuta ed affermata attraverso un cammino che ci veda coinvolti in un confronto sinergico che consenta alle qualità, se ci sono, di emergere nelle professioni, in politica ed ovunque.

Si tratta di creare quelle condizioni e su questo mi sono soffermato, perché a volte si parla esclusivamente dell’assenza o della presenza delle donne che vanno sì coinvolte nei sistemi della politica, ma attraverso un cammino per il quale tutti quanti dobbiamo essere predisposti. Riservare una quota rappresenta una diminutio per la figura della donna. E’ come se volessimo dare un privilegio ad una categoria protetta che non è tale.

Allora, affermare questo principio ed elevarlo in tutti i luoghi istituzionali col nostro contributo sarà opera meritoria.

Mi renderò parte diligente, per quelle che sono le mie competenze di consigliere regionale, a sostenere questi passaggi, che non devono trovare solo un momento di discussione, ma devono trovare concretezza nell’azione attraverso l’agire di ognuno di noi.

La Commissione pari opportunità dovrà avere, a mio parere, tutte le condizioni di agibilità per poter svolgere quell’azione di cui tutti quanti, oggi, riteniamo di condividere i princìpi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

Pasquale Maria TRIPODI

Anch’io ho chiesto la parola per esprimere in via preliminare il nostro assenso come gruppo a questa mozione, però non ci possiamo fermare qua, alcune considerazioni le dobbiamo fare, sia nell’ottica della prosecuzione della discussione fatta in Commissione sia perché si tratta di un documento, quello presentato dalla Presidente della Commissione pari opportunità, che pone alcuni interrogativi e non si può liquidare così, dicendo “siamo d’accordo, andiamo avanti, vediamo”!

Nelle premesse questa mozione ci pone degli interrogativi e li pone alla politica, non solo e non tanto sulla violenza di genere – oggi di questo stiamo parlando in questa mozione – ma anche sull’attività e sul prosieguo dell’attività di questo Consiglio regionale e, di conseguenza, della Giunta regionale.

Quando operiamo per rimuovere le cause, le azioni, perché la violenza di genere e i maltrattamenti subìti non solo dalle donne e dai minori, ma generalmente, dalla società calabrese, ci poniamo degli obiettivi da raggiungere.  Alcuni degli obiettivi, citati in premessa, che questa amministrazione regionale – io dico questo Consiglio regionale – deve perseguire e raggiungere sono esplicitati in modo molto chiaro e netto nei commi a), b) e c) del punto 2 di questa mozione.

Bisogna fare in modo che le risorse vengano orientate e destinate a rimuovere queste cause che poi determinano, all’interno della nostra regione, manifestazioni aberranti, chiamiamole come vogliamo - ogni termine forse sminuisce quello che effettivamente succede nelle famiglie. Ma di fatto, poi, dobbiamo anche capire quali strumenti economici utilizzare, perché possiamo dire quello che vogliamo, ma la verità è questa: le belle parole rimangono tali, i convegni e quant’altro rimangono tali. Smuoviamo le coscienze, parliamo di un problema in cui dobbiamo determinare un modello culturale diverso, perché siamo d’accordo che il vero problema è culturale, ma ci vogliono anche le risorse affinché il Comitato delle pari opportunità possa avere la possibilità di incidere.

Non basta solo il fondo, a mio avviso quello è un fatto marginale, dottoressa Cusumano, perché abbiamo l’Avvocatura ed altri organi che si possono occupare di rappresentare degnamente la Regione. A me non convince il fatto che non vi sia una nostra disponibilità - perlomeno così si evince dalla discussione che ho sentito fino ad ora in quest’Aula, ma mi auguro che sia solo frutto di dimenticanza, anzi ne sono convinto, perché poi quello che conta in politica, come nella vita, sono i fatti che si esprimono, non quello che si dice – e spero che ci sia effettivamente la voglia di concorrere a dare gli strumenti economici ed anche giuridici affinché il suo Comitato - che lei rappresenta degnamente - possa agire ed andare in questa direzione.

Ricordo a me stesso, non sicuramente agli esimi colleghi, che occuparsi della violenza non significa solamente andare e far sì che un avvocato rappresenti la Regione Calabria in una causa, ma c’è tutto il resto, dall’assistenza sociale a quello che è il ruolo delle Asl, a quello che può essere il ruolo di un sistema di accompagnamento del minore o della famiglia.

Su queste cose una riflessione va fatta.

Ritengo, però, che nel prosieguo avremo modo di interfacciarsi con la Commissione regionale pari opportunità e capire, anche, in quale direzione andare per l’utilizzazione delle risorse che debbono essere concorrenti ad una serie di assessorati, cominciando dalle politiche sociali, terminando con quello che può essere - e sicuramente deve essere - l’orientamento di assistenza sanitaria a questo tipo di soggetti.

Su questo non solo c’è la disponibilità del gruppo dell’Udc ad approvare la mozione, ma c’è l’impegno espresso in quest’Aula per capire insieme alla Commissione pari opportunità quali siano gli strumenti che possiamo porre in essere, per riuscire a dare una risposta che sia concreta e, soprattutto, che vada nella direzione di offrire ai bisogni delle nostre donne e delle nostre ragazze la necessaria tranquillità nel proprio agire quotidiano e all’interno di un nucleo familiare che, spesse volte, passa sotto silenzio. Eppure c’è una situazione veramente drammatica, in cui le donne e i bambini si fanno carico di vivere in silenzio. Un silenzio, molte volte, così assordante, da imporre alla politica e alla società civile una riflessione capace di dare risposte ai drammi che viviamo giornalmente.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione la mozione “Sulla costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne ed i minori”, a firma di tutti i capigruppo.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Sul dissesto idrogeologico della regione Calabria – Dibattito

PRESIDENTE

Passiamo al primo punto all’ordine del giorno, che riguarda il dibattito sul dissesto idrogeologico della regione Calabria.

La parola all’assessore Pino Gentile per la relazione introduttiva.

Giuseppe GENTILE, assessore ai lavori pubblici e infrastrutture

Signor Presidente, onorevoli colleghi, non sono in grado di fare una relazione, perché non posso andare al di là delle mie possibilità, per il momento, anche se il problema delle corde vocali sta migliorando, ma posso dare solo delle notizie che riguardano un po’ tutta la Calabria.

Come è noto, questa Calabria, purtroppo, è soggetta a un dissesto idrogeologico continuo: alluvioni e frane causano drammi dappertutto. Se lo ricordate, ci sono state alluvioni a Crotone, a Vibo Valentia, a Reggio Calabria, in provincia di Cosenza, un po’ dappertutto, e ci sono state anche delle vittime. Questo è, dunque, uno dei settori sui quali si deve  mettere il massimo impegno.

Noi stiamo cercando di farlo con la Giunta Scopelliti, intanto recuperando le risorse precedenti: erano stati impegnati 172 milioni di euro per il dissesto idrogeologico, ma molti di questi fondi sono incagliati – per usare un termine bancario – perché una parte è stata utilizzata e gran parte, invece, rischia di perdersi se non utilizzata entro il 31 dicembre. Per questo abbiamo chiesto la proroga.

L’altra notizia che vi do, ed è quella buona, è che lavorando, in questo periodo di grande difficoltà, siamo riusciti a programmare un nuovo piano, un nuovo Accordo di Programma Quadro (APQ). Grazie al lavoro degli uffici, all’Autorità di bacino, al dottore Laganà, all’ingegnere Ricca, all’ingegnere Siviglia, che hanno lavorato molto in questo settore e ad un lavoro fatto con il Governo centrale, con il Ministero dell’ambiente, siamo riusciti – ed è la notizia che possiamo dare oggi – ad ottenere l’approvazione di un Apq per un totale di investimenti di 220 milioni di euro. Sarà perfezionato domani o dopodomani e si tratta di 110 milioni di euro da parte del Ministero e 110 milioni di euro derivanti dai fondi Fas, che verranno utilizzati e in questi giorni verranno destinati anche alla nostra Regione.

Questa è la notizia importante e riguarda, naturalmente, il lavoro fatto dagli uffici, un lavoro particolare per una Calabria dappertutto disastrosa. Credo, però, che con l’ultimo Apq abbiamo raggiunto un po’ tutti i comuni che erano in pericolo e che richiedevano un’attenzione particolare.

Ovviamente, il discorso non si ferma qui, per noi sarà motivo di soddisfazione, ma bisogna continuare ad organizzare questo settore, a prestare molta attenzione per una nuova organizzazione, con la voglia di curare queste cose, perché altrimenti con il futuro che non si prefigura benevolo nei confronti di questa terra, ci troveremo in guai sempre peggiori.

In questo settore abbiamo predisposto alcune cose che riguardano, intanto, i presìdi dell’Autorità di bacino che, utilizzati bene, perfezionati, possono dare un grande contributo. Stiamo ricaricando e rimettendo in funzione bene l’Autorità di bacino, che è fondamentale in questo settore importante e stiamo, comunque, privilegiando tutti i Comuni segnalati dagli uffici.

Una volta c’era una legge, la numero 183, utilizzata all’interno di questi Apq, per cui se ci predisponiamo per il futuro, possiamo fare un lavoro ancora migliore, che servirà alla Calabria tutta.

Naturalmente il Presidente Scopelliti, che ha seguito da vicino queste cose, e con il quale mi sono confrontato, può dire altro, perché l’Apq ultimo è stato già firmato dal Ministro competente e dal Presidente stesso, per cui sarà ufficializzato domani o dopodomani.

Era una notizia che volevo dare al Consiglio, perché credo sia il modo migliore per approcciarsi con i problemi seri come quello del dissesto, realizzando delle cose e mettendocela tutta perché la Calabria possa cambiare.

PRESIDENTE

Il sottosegretario Torchia vuole aggiungere qualcosa riguardo la protezione civile e gli interventi che dalla stessa sono stati compiuti. Prego, ha facoltà di parlare.

Franco TORCHIA sottosegretario alla Protezione Civile e meteo regionale

Grazie, Presidente, buongiorno a tutti gli onorevoli consiglieri.

La relazione dell’assessore Gentile, che ha citato l’ultimo intervento in tema di accordi di programma quadro realizzati col Ministero dell’ambiente, possiamo considerarla una svolta relativamente a quello che è successo negli ultimi anni. La svolta è significativa, perché nei precedenti anni gli interventi da parte del Ministero dell’ambiente – e mi riferisco agli anni dal 2006 al 2009 – sono stati abbastanza esigui, si sono verificati a pioggia, senza nessun tipo di programmazione, con l’accordo della Regione Calabria ed, effettivamente, non si sa come siano state spese le risorse e se si sia intervenuti su frane e dissesti idrogeologici piuttosto che in interventi di abbellimento dei Comuni.

Non mi voglio soffermare, però, su questa cosa, voglio soltanto fare riferimento agli eventi che hanno interessato la Calabria in questi ultimi tre mesi: l’alluvione di settembre, gli eventi meteorologici di ottobre ed, infine, questi dei primi di novembre, che hanno portato alla dichiarazione da parte della nostra Regione dello stato di emergenza e la richiesta al Governo centrale di calamità naturale.

Il Governo ci è stato vicino e con la seduta del Consiglio dei ministri del 5 novembre ha dichiarato lo stato di emergenza per la nostra regione, insieme ad altre regioni che erano state coinvolte dalle alluvioni, con un primo stanziamento di 20 milioni di euro per quella che era l’ordinanza di prima emergenza.

Nei prossimi giorni incontrerò il nuovo capo del dipartimento, Gabrielli, che si insedierà proprio domani, e parleremo di queste cose, per verificare se c’è la possibilità di interventi aggiuntivi rispetto a quelli che si prospettano.

Come protezione civile, abbiamo fatto un’analisi dei primi danni relativi a questi eventi meteorologici. Ebbene, sono tanti, onorevoli consiglieri, tutta la regione è stata interessata e sono pervenuti alla sede della protezione civile richieste da parte di circa 250 Comuni. Il dato, a venerdì sera, era di circa 300 milioni di euro di danni richiesti e monitorati dai Comuni. Sono tanti e, ovviamente, come Regione dobbiamo cercare di verificare se i dati corrispondono al vero o se siano soltanto indicazioni dei Comuni.

Ho voluto dare questo dato perché richiama l’esigenza che questo Consiglio regionale ha voluto, dedicando una seduta straordinaria di questa assise. Per questo ringrazio l’onorevole Fedele, che ha voluto richiedere questa seduta straordinaria, e il Presidente del Consiglio, che l’ha voluta concedere.

Mi riservo di intervenire successivamente, se dal dibattito dovessero emergere delle necessità per cui sia richiesta un mio intervento. Intanto, vi ringrazio e mi rimetto all’Aula.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Credo che la notizia che ci è stata appena fornita da parte della Giunta sia da accogliere con favore, in considerazione del fatto che finora, tradizionalmente, le prassi politico-istituzionali, che indifferentemente riguardano gli schieramenti, – poi, probabilmente, l’onorevole Loiero avrà modo di smentire questa affermare di sapore indubbiamente un po’ qualunquistico, ma in generale richiamo un fenomeno culturale nazionale che, inevitabilmente, ha le sue ripercussioni in una Regione come la Calabria – sono apparse distanti dal territorio, che è stato sempre considerato alla stregua di una dimensione spaziale da conquistare, su cui insediare investimenti di varia natura, più o meno indiscriminata. E credo che questo sia un fenomeno che, culturalmente, stride esattamente con la genesi più nobile, che poi è l’unica della politica e quindi dell’attività delle sue espressioni organizzative o istituzionali.

Il territorio è quella dimensione al cui interno sono iscritte, come nella testa dei suoi residenti, la storia, le ambizioni, i sogni, le delusioni, della popolazione, per cui c’è un rapporto inscindibile tra comunità e territorio. La politica, nel badare al territorio, appunto formalizza una sorta di rispetto, finalmente, per i suoi abitanti. A volte si incorre quasi in una sorta di equivoco che è al limite della grossolanità culturale, perché il territorio è quasi visto, percepito o definito come paesaggio che, invece, – come scriveva un antropologo francese – è soltanto quell’entità che eccita lo sguardo, la fantasia, l’immaginazione. Il territorio stimola persino la coscienza, comunque la propria memoria, la propria condizione.

Quindi, al di là di questi richiami che possono apparire in una qualche forzatura quasi accademica, in realtà accetto con favore questa notizia, anche se al suo interno immaginerei esservi l’obbligo di chiarire aspetti sia di natura finanziaria sia di natura metodologica circa le applicazioni e le modalità attraverso cui si perverrà all’attuazione di questo sistema Apq che, tra l’altro, penso fosse l’unico da individuare e da valorizzare, atteso il fatto che altre Regioni, così come si evince da alcuni documenti dell’Ambi – penso alla Puglia, ma alla stessa Lombardia – hanno fatto ricorso esattamente a questi strumenti, allo scopo di reperire, attraverso questo tipo di accordi, risorse necessarie per assicurare il futuro ai propri territori. Infatti, è qui la questione centrale, la difesa del territorio – e in Calabria Dio sa quanta necessità vi sia di tutelarlo – corrisponde esattamente ad un investimento nel futuro che forse non ci sarà, se dovessero proseguire in qualche caso indipendentemente dalla volontà, dalla incuria umana perché c’è da fare i conti con alcune trasformazioni di carattere climatologico.

Tuttavia penso, anche sulla base di dati che si evincono da pubblicazioni su questa materia, che la ragione di un dissesto così profondo, così diffuso - e penso soprattutto, ovviamente, alla nostra Calabria – sia prevalentemente riconducibile alla responsabilità dell’uomo ed all’incuria che non attiene soltanto alla politica.

Perché forse, per alcuni versi, in questa materia le responsabilità della politica o delle istituzioni che ne sono il riflesso sono indirette rispetto ad atteggiamenti che l’opinione pubblica usa adoperare allo scopo di ampliare il proprio grado, la propria abitazione, ecc.

Mi permetterei di dire che l’approccio meritorio da parte di questa Giunta, di carattere addirittura epocale rispetto alla questione, contraddice per molti versi una legge che è stata di recente approvata e molto enfatizzata - lo dico soprattutto al mio amico Presidente della Commissione, onorevole Dattolo – e che contiene in sé i rischi di degenerazione, assimilabili a quella che ha causato un danno idrogeologico come quello che è sotto gli occhi di tutti.

Mi riferisco, naturalmente, alla legge sulla casa, non come tale, ma per via di alcune implicazioni rispetto alle quali noi avevamo manifestato contrarietà che nascevano esattamente da questo grado di coscienza,  se volete di coscienza culturale, che tutti insieme faremmo bene a riacquisire come impronta alla quale informare un costume istituzionale di rinnovato spirito di solidarietà verso le generazioni future e verso quelle stesse presenti.

Perché nell’ambito di questo quadro che, come giustamente l’assessore ha ricordato, è drammatico, ci sono settori territoriali che rischiano maggiormente rispetto ad altri.

Questo deriva, per esempio, dal fatto che sulle coste si sono riversati fenomeni di antropizzazione imprevedibile e negli ultimi 50 anni c’è stata questa urbanizzazione diffusa sulle coste. Adesso, secondo alcune pubblicazioni che riguardano questa materia, sono a rischio le stesse strade principali della costa ionica e tirrenica e le stesse linee ferroviarie insieme con molti centri urbani.

Non c’è dubbio, quindi, che un’attenzione ed un riguardo verso il territorio attraverso questo tipo di approccio sia utile ed anzi, addirittura, indispensabile.

Ma io mi permetterei di chiedere se è stata effettuata una valutazione circa la sufficienza delle somme che sono state fornite dall’assessore allo scopo di sopperire, almeno, alle condizioni di rischio maggiormente diffuse maggiormente presenti nel territorio.

Vorrei aggiungere, concludendo, che non sarebbe male - e anzi è auspicabile - che nell’attuazione di una simile metodologia – e ripeto che non ne vedo altre – si ponga in essere una concertazione vera con gli enti locali, tale da conferire a questi impegni una pregnanza democratica e davvero rappresentativa delle necessità che in questo settore sono drammatiche, come abbiamo detto più volte.

Sarebbe auspicabile una replica da parte della Giunta, e mi auguro che ci sarà – come credo ci sia –affinché possiamo essere confortati. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO

Grazie , Presidente, ho ascoltato con attenzione ed interesse quanto detto dall’assessore Gentile. Oggi abbiamo dedicato una intera seduta ad un tema importantissimo, come è giusto che sia, e che postula scelte culturali.

Per esempio, non come singolo, ma parlando della Giunta che mi è capitato di presiedere nella passata legislatura  devo ricordare che sono state compiute scelte culturali sul tema del dissesto.

L’abbiamo prese anche – se posso dirlo – con un po’ di ritardo. Sono convinto che il problema del dissesto in una regione come la nostra abbia la stessa dignità culturale della battaglia alla criminalità ed anche  alla disoccupazione.

Perché dico questo? Voglio dire che viene prima della sanità addirittura, ma non lo dico con polemica. Lo dico perché abbiamo compiuto una scelta che è stata una scelta di Giunta, una scelta di Consiglio, è stata una scelta di coalizione. Né poteva essere diversamente, perché voglio ricordare – e l’ha detto in maniera succinta l’assessore Gentile – che la nostra è una litania ininterrotta di frane, di interruzioni di strade.

E’ proprio tutta la nostra geologia che si è formata così.

D’altra parte, il fatto che avvengano in forma così periodica ed incessante,ogni estate che viene… Da ultimo c’è stata indubbiamente una costruzione selvaggia ovunque, e dovremmo dare una medaglia al valore civile a quei sindaci che hanno voluto preservare il proprio territorio e che sono pochissimi. E penso al padre di Sandro Principe, a lui stesso ed a tanti altri che si sono battuti per preservare da questi rischi e da questi grandissimi pericoli il proprio territorio.

Allora noi con questo abbiamo compiuto una scelta, come deve fare la politica. Abbiamo raccolto da varie fonti risorse per dare una svolta al territorio. Certo, con grandissimo ritardo rispetto a decenni che abbiamo perso.

Come ricorderete, noi abbiamo messo in cantiere 834 milioni di cui il primo stralcio è stato di 172 milioni e rotti.

Ora mi sembra di capire dalla relazione dell’assessore che per gli altri stralci, a parte i 172, il Governo ha pensato insieme alla Regione di trovare 220 milioni.

Capisco che la situazione è difficilissima. Mi permetto di dirlo anche perché queste cose restano a verbale, ma senza polemiche, perché ritengo che per molti temi e per la condizione che attraversiamo, dovrebbe essere il modo più frequente per trattare, perché altrimenti non troviamo la maniera per parlare e confrontarci su alcuni temi.

Sono convinto che l’opposizione, con tutte le persone e le personalità che ne fanno parte, possa dare un grande contributo a questo territorio ed anche a questa Giunta, se mi posso permettere, così come è stato chiesto nella passata legislatura.

Mi darete atto, coloro che c’erano, che io sono sempre venuto qui per avere un confronto, un confronto positivo e per risolvere i problemi, perché da soli in questo territorio è difficile andare avanti.

Voglio ricordare, senza alcun puntiglio e senza polemiche, che noi abbiamo avuto il problema di una attenzione organica al dissesto idrogeologico del territorio quando ad un certo punto, ci siamo trovati davanti alle piogge ininterrotte dell’autunno 2008-2009, quelle piogge per le quali avevamo avuto uno stato di emergenza nazionale, seguito poi a gennaio del 2009 da un decreto del Governo Berlusconi per uno stato di emergenza della sola Calabria.

Per il primo intervento erano stati stanziati, lo voglio ricordare, 9 milioni di euro che abbiamo avuto, purtroppo, dopo un anno. Per il secondo stato di emergenza ne abbiamo avuti 15 che sono stati dati quando ormai questo governo non c’era più.

Ma noi già prima, davanti a quello che ci capitava- e voglio ricordare che c’erano stati anche due morti, d’altra parte questa è una sequela ininterrotta di sciagure che si sono abbattute… -, c’era stata   una grande mobilitazione e lo voglio ricordare perché davvero intendo dare dignità a quello che stiamo facendo oggi.

C’è stato nel 1906 ed anche allora ci furono stanziamenti imponenti del Governo del tempo che furono poi interrotti per il terremoto di Messina.

C’è stata la tragedia del 1951 e del 1953 con centinaia di morti. Forse in un’Aula come questa è bene ricordare queste cose. C’è stata quella del 1973 e poi via via c’è stato Soverato, il 1996 a Crotone sempre con morti. Poi Vibo.

Noi abbiamo fatto una scelta che era quella di destinare una cifra imponente, Presidente, e se si destina ad un tema, dato che le risorse non erano e non sono moltissime rispetto ai bisogni che si vedono ad occhio nudo in questo territorio, naturalmente li devi sottrarre ad altri temi e ad altri problemi che ci sono.

Mi pare di capire che a questo punto noi pensiamo con 220 milioni di poter risolvere il secondo stralcio…

Sono contento che l’assessore abbia annunciato che ci sarà una proroga. E certo ci deve essere una proroga che credo ci sarà in tutta Italia perché ci sono altre Regioni nelle nostre stesse condizioni, ma l’essenziale è che ci sia perché all’epoca – voglio ricordarlo anche questo – quando ci incontrammo a Lamezia Terme con i sindaci per consegnare il primo stralcio,  dicemmo con franchezza che gli appalti dovevano essere espletati entro il 31 dicembre, altrimenti si perdevano le somme relative.

Naturalmente approntammo una task force che telefonava ai sindaci chiedendo dove ci fossero i problemi. Vorrei che una task force del genere venisse azionata, perché ci sono dei  tecnici bravi che possono farlo.

Attenzione, anche su questi 220 milioni vorrei comprendere una cosa. Mi pare di aver capito – dalle parole dell’assessore – che se ne occuperanno gli uffici.

Su questo, assessore, vorrei ricordarle che noi avevamo fatto una scelta, avevamo decretato…

(Interruzione)

Un minuto, un minuto. Le priorità erano state stabilite sì con gli uffici regionali prioritariamente, ci mancherebbe pure, però c’era l’Autorità di bacino e l’Università. C’era anche, se non vado errato, il Cnr.

Perché non coinvolgere questi soggetti, per evitare che si giunga a contributi a pioggia e che non si risponda a quelli che sono i bisogni veri dei territori.

Noi dobbiamo dare uno strumento assolutamente obiettivo perché è facile, poi, scatenare una guerra tra poveri.

Ora anche nella scelta da noi operata, si era immaginato di prendere risorse dappertutto.

Oggi dobbiamo considerare che il Par-Fas l’abbiamo perso definitivamente, allora perché altrimenti dico… non ci sono neanche…

(Interruzione)

No, no, Presidente, questo è importante e glielo dico in modo che mi possa replicare e ci possa rassicurare.

Perché se non si può attingere al Par Fas, non ci sono neanche i quattrini per gli ospedali. Sono convinto che questo piano che ha fatto il Governo…

Lo voglio dire con franchezza, scriveremo sulla stampa perché abbiamo fatto un lavoro su tutti questi soldi. A noi non sembra, per esempio, che siano stati raggranellati 100 miliardi. Dai nostri conti modesti, modestissimi, naturalmente, la somma di cui dispone questo territorio è 65 miliardi di euro, a parere di  bravi tecnici .

(Interruzione)

E’ importantissimo per noi. Perché se, obiettivamente, tutto questo viene sostituito da 200 milioni, avremo problemi perché abbiamo suscitato attese, speranze ed anche ambizioni legittime di tanti sindaci.

Pertanto, vorremmo capire meglio, anche nella replica, come vengono investiti. Vorrei aggiungere che  i progetti che avevamo finanziato con le risorse liberate dovevano essere appaltate adesso, facenti parte del primo stralcio, sono stati resi possibili con grandissimo sacrificio, perché quando si sottraggono risorse ad altri impegni è sempre un problema, ti devi sempre giustificare.

Ma, obiettivamente, la quota di risorse provenienti dai fondi Fas -che se non vado errato era di 197 milioni e rotti e che rientrava tra le risorse impropriamente bloccate dal Governo perché si era rigidamente applicata la legge sui rientri finanziari- in sede di negoziato Stato-Regioni era stata sbloccata, per poi essere successivamente bloccata di nuovo.

Questo ci preoccupa: per esempio, si veda la vicenda col Ministero dell’ambiente.

Voglio precisarlo, perché è intervenuto il sottosegretario Torchia.

L’Apq era stato istituito positivamente dal Ministero dello sviluppo economico. Non è stato sottoscritto in quanto il Ministero dell’ambiente per problemi interni non era stato in condizioni, ripeto per problemi interni, di firmare - perché era stato nominato un direttore generale, il dottor Lupo, che non era in grado.

Si configura una responsabilità “ciclopica” del Ministero dell’ambiente.

Oggi, da quel che sappiamo, sembra disponibile la sottoscrizione, ma nel frattempo la delibera Cipe del 30 luglio blocca ogni cosa.

Intanto avremmo potuto agire da marzo a giugno, prima che a luglio scattasse la sanzione.

Penso che se su questo punto ci si potesse confrontare meglio, alcuni errori non si commetterebbero.

Sappiamo queste cose  non per scienza infusa, ma perché abbiamo lavorato per cinque anni e li vorremmo mettere a disposizione della Giunta odierna alla luce del sole.

Concludo perché non mi voglio dilungare.

Desidero tuttavia ricordare che, in merito ai 220 milioni di euro che speriamo poi si rinvengano veramente - perché il mio timore è che questo sia un altro annuncio, non della Giunta ma del Governo nazionale - possiamo organizzare un incontro in Consiglio per stabilire, insieme anche all’ufficio tecnico con quella composizione che ho descritto io, fare un confronto per vedere quali sono i problemi veri e quali sono le reali priorità di questo territorio. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente della Giunta.

Oggi è alla nostra attenzione, credo, uno dei  problemi più gravi, forse il più grave, strutturalmente, di questa nostra regione.

E’ vero, come diceva il Presidente Loiero, che ci sono tanti altri problemi gravi ed insoluti ma credo che questo, storicamente, rappresenti  quello più importante, perché il mantenimento del territorio e la sua salvaguardia, ritengo siano  un problema di vivibilità per le nostre comunità, per i nostri comuni e per i nostri enti.

Un problema che è diventato negli anni, al di là delle responsabilità della politica, una questione storica, un’emergenza continua e cronica, una situazione che definirei quasi tragica perché, andando a visionare alcune relazioni, ci si rende conto della gravità, ove si noti che su 409 Comun,i forse quasi 350 presentano punti di criticità o di grave emergenza che negli anni si sono trascinati e ulteriormente aggravati e verso i quali nessuno ha posto in essere in maniera strutturale e definitiva un piano per mettere a salvaguardia e difendere il nostro territorio calabrese.

Il rischio non è solo quello geologico:  si parla tanto di frane, smottamenti, di paesi che si spaccano. Maierato insegna: una intera montagna scende quasi a lambire le acque di Pizzo Calabro. Ma il rischio grosso, che spesso è stato sottovalutato, è stato quello del rischio idraulico.

Abbiamo quasi 60 Comuni in Calabria che lottano anno contro questo, anno dopo anno per cercare di addivenire ad un risultato che permetta di mettere in sicurezza i propri territori, le proprie aree, i propri comuni.

In modo particolare le aree del vibonese, di Gioia Tauro, la zona di Soverato e del Crotonese che già negli anni passati sono state soggette a varie esondazioni.

La cosa più terrificante è quella che riguarda la zona ionica nel suo complesso, ed in modo particolare le aree interessate alle foci dei fiumi.

Caro assessore, questo è un problema abbastanza serio perché le foci dei fiumi si sono sopraelevate rispetto alla linea batimetrica del mare; cioè, sono più alte le foci rispetto allo sbocco naturale a mare delle stesse.

Questo cosa comporta? Che, fisicamente, si crea una specie di tappo, la formazione di una vasca che va tenuta sotto controllo e che necessita interventi di natura urgenti.

Lo faccio presente non per entrare nella tecnica che non mi compete, che ho acquisita leggendo le relazioni geologiche di esperti, ma perché è importante sottolineare questo aspetto dell’assessore Gentile, perché è importante combattere questa malattia cronica con la tempestività e con la velocità degli interventi risolutori.

Se a questi problemi assommiamo anche il rischio geologico, che ormai investe gran parte del nostro territorio e che, anno dopo anno, si è andato sempre più aggravando e portando nuovi movimenti franosi, ci rendiamo conto che è necessario - e che investe trasversalmente tutte e cinque le province calabresi - intervenire bene evidenziando, sicuramente, i punti di maggiore criticità, perché senza dubbio – come dicevate voi stessi e ha anche accennato chi mi ha preceduto– abbiamo la necessità di ottimizzare al meglio le nostre scarse risorse finanziarie per poter far sì che si diano risposte a quelli che sono i problemi più gravi.

Basti pensare, come diceva lo stesso sottosegretario Torchia, che negli ultimi tre mesi dopo le situazioni metereologiche avverse e negative a cui sono stati sottoposti i vari Comuni della Calabria, sono stati spesi quasi 5 milioni di euro da parte dei Comuni. Altri 5 milioni dovranno essere spesi a breve per poter consolidare già gli interventi fatti con i 5 milioni iniziali.

Però questi Comuni, oggi, sono fermi e non hanno la capacità di poter mettere in sicurezza il proprio territorio perché hanno appaltato questi finanziamenti a ditte, ma non hanno la possibilità di poter usufruirne e, quindi, liquidare le spese.

Questo fa capire che le situazioni si risolvono, ma è necessario avere anche le giuste coperture finanziarie. E prima di intervenire con una giusta copertura finanziaria, un passaggio – caro sottosegretario e caro assessore – vorrei farlo su questo benedetto Pai, su questo Piano di assestamento idrogeologico, che sappiamo benissimo essere un piano di assestamento posto in essere nel 2001 e che è stato sottoposto, sicuramente, ad altri controlli negli anni.

Tuttavia è un piano superato dagli stessi eventi metereologici, perché in questi dieci anni abbiamo avuto un accumularsi di frane.

Noi, oggi, non sappiamo, avuto riguardo agli eventi degli ultimi 5 anni, se altre zone del nostro territorio calabrese sono soggette a nuovi movimenti franosi.

Leggendo alcune relazioni, redatte da alcuni capi- operaio dell’Afor, risulterebbe che esistono intere aree che nel 2001 erano ancora contenute e che oggi, invece, sono soggette a nuovi smottamenti e frane.

E’ pertanto ovvio che, molto probabilmente, ci sarebbe la necessità, di riproporre un nuovo Pai o, quanto meno, riaggiornarlo - perché quello attualmente in vigore fu redatto 10 anni fa sulla base di un’aereo-fotogrammetria regionale- per poter meglio individuare le zone a rischio, andare a confrontarlo tramite una nuova aereo-fotogrammetria e tramite anche gli strumenti tecnologici avanzati, ad esempio satellitari che ci danno la possibilità di poter meglio osservare la situazione geo-morfologica del nostro territorio.

E’ ovvio che questo Pai, redatto dall’Autorità di bacino, è e deve rappresentare sempre il punto di riferimento per il monitoraggio e per il controllo della situazione geomorfologica della nostra Regione, ma nel contempo credo che questa Autorità sia un qualcosa da andare a rivedere.

Ritengo necessario - qui viene una proposta – realizzare un nuovo organismo specifico, senza costi finanziari aggiuntivi per l’Ente Regione, che possa mettere insieme il centro funzionale meteorologico dell’Arpacal con l’autorità di bacino, con l’Afor, con l’Università, con il Cnr al fine di creare un organismo capace di dare risposte e, in modo particolare, di porre al centro le conoscenze e la capacità operativa della protezione civile che qui in Calabria, di cui tanto si è parlato, con lodi, ma che sempre è stata in maniera inconsapevole messa da parte, poco utilizzata e poco funzionale rispetto alle capacità che questo organismo detiene ancora oggi.

Propongo, quindi, di cercare in tutti i modi di ampliare l’Autorità di bacino per poter realizzare un centro interdipartimentale affinché le forze, praticamente a costi zero, possa dare un maggior apporto per quanto riguarda la capacità professionale specifica, di natura istituzionalizzata, al problema, che deve essere per forza risolto al fine di evitare altre Maierato.

E’ stato qualcosa di drammatico. Alcuni miei amici torinesi e fiorentini, vedendo quelle immagini, sono rimasti scandalizzati e questo testimonia un indotto di tipo negativo anche su altri settori.

Non essere sicuri della propria esistenza sul proprio territorio finisce, inequivocabilmente, per mettere in discussione tutto, anche lo stesso sistema calabrese. Quindi – caro assessore Gentile, io conosco la tua sensibilità al problema –  è evidente la necessità di riaggiornare e fare una nuova mappatura in modo tale che si possa finalmente ottimizzare e canalizzare al meglio questi finanziamenti in modo mirato e da non sprecare risorse e danari inutilmente.

E subentra parimenti la necessità di andare a riconsiderare la questione dell’Afor.

Credo che, molto probabilmente, sia stata liquidata troppo velocemente.

L’Afor ha svolto in passato una funzione importante. Ci sono state forti esagerazioni, c’è stato un forte lassismo negli ultimi 20 anni, ma fino agli anni ’80-’85 l’Afor è stata forse l’unico punto di riferimento, di controllo e di monitoraggio del territorio montano.

Sono stati gli operatori dell’Afor a canalizzare le acque piovane, a costruire dighe, spezzando la velocità dell’acqua, a darsi da fare per il rimboschimento della Sila e non solo della Sila, a mettere in sicurezza gli argini, le soglie dei pendii, adoperandosi in prima persona all’interno di una struttura geomorfologica abbastanza precaria.

Allora chiediamoci per quale motivo non possiamo rivolgerci a questa forza che la Regione comunque ha a disposizione e che, comunque, comporta una spesa. Senza dubbio – caro assessore – va riorganizzata, non abbandonata o affossata, non liquidata perché, comunque, ne avremo sempre bisogno. Perché una cosa è utilizzare chi già paghiamo, altra cosa è andare a pagare ditte esterne che andrebbero ulteriormente ad aggravare, di fatto poi, le spese per questa nostra Regione in un momento di così grande difficoltà.

Cercare di formare nuovamente queste persone che sono state assunte illo tempore, certamente in maniera pletorica: ricordiamo che c’erano circa 35 operai forestali, interi paesi del reggino, in modo particolare, rappresentavano la forza lavoro di quest’Afor, che oggi che si è ridotta, grazie agli interventi fatti in passato negli ultimi cinque anni anche da parte del Presidente Loiero,  per  cercare di ottimizzare al meglio questa forza lavoro, questa risorsa umana che già, di fatto, paghiamo, specializzandola e formandola meglio. Loro già conoscono la realtà geomorfologica del nostro territorio: sarebbe un errore liquidarli e mandarli chissà dove. Utilizziamo, invece, questa risorsa.

E’ importantissimo, soprattutto, istituire questi benedetti presidi idraulici sul nostro territorio, queste sentinelle che hanno soltanto il compito di monitorare il territorio.

Dalla passata Giunta regionale sono stati istituiti ed oggi bisogna per forza concretizzarli. Il Presidente Loiero ha detto, con molta tranquillità, che molto è stato fatto in quel periodo ed è vero: molto è stato fatto rispetto al passato, perché probabilmente dagli anni ’80 al 2005 non è stato fatto quasi nulla, se non piccole opere di interventi locali.

In questi cinque anni, forse con ritardi, ma soprattutto dal 2009-2010, si era istituito un reale piano di difesa del suolo che andava su una valutazione globale di spesa, caro assessore, di 800 milioni di euro.

In quale fase si è bloccato il meccanismo virtuoso posto in essere? Verosimilmente a causa dell’assenza, della cecità, della difficoltà che questo Governo nazionale ha nel reperire fondi. Eppure ancora oggi non siamo stati capaci di spendere i fondi Fas, anche quelli del 2000 o del 2006 che sono stati recuperati.

Nella nuova programmazione, i fondi Fas ammontano a circa 400 milioni di euro  per questo settore e sono ancora fermi. Negli anni ci siamo resi conto come la somma globale di questi fondi strutturali anno per anno diminuisce in maniera quasi esponenziale.  Chiediamoci seriamente se avremo poi la possibilità, con quello che rimarrà,  di realizzare i nostri obiettivi, visto che molti di questi fondi sono stati impegnati in tutti i settori. La situazione che si è verificata nelle ultime due-tre riunioni del Cipe è già avvenuta in passato, molto critica e grave.

Alla Calabria viene assegnato quasi nulla, al Mezzogiorno una risorsa irrisoria di 30 milioni di euro, ma 20 miliardi di euro per le zone del nord.

Dobbiamo reagire, e non per una contrapposizione di colore politico, ma in quanto calabresi, perché è assurdo vedere come sotto la spinta energica e forte della Lega in una settimana per una esondazione si riescano a mobilitare per il Veneto – giustamente, dico – 300 milioni di euro, invece a fronte dei vari episodi franosi che da decenni si accumulano in questa regione non si riesce a mobilitare neanche il dovuto che era stato già prefigurato e prefissato.

 E’ovvio concludere che, forse, questa nostra Regione ha poco peso contrattuale, di natura politica, non certamente personale.

Forse contiamo poco, abbiamo pochi deputati e pochi senatori, forse non rappresentando il volano dello sviluppo economico dell’Italia siamo visti male. Ma una cosa è certa: quell’efficientismo che la Lega propinava non esiste, perché anche in Veneto con poche piogge - è bastata poca acqua piovana per mandare tutto in tilt- si è  dimostrato, chiaramente, che l’efficienza amministrativa è forse anche peggiore della nostra, perché spesso si arriva ad esondazioni e ad inondazioni, a smottamenti gravi quando c’è la completa incuria da parte delle amministrazioni nel controllare il proprio territorio.

In Calabria noi paghiamo anche, al di là del Veneto, uno scotto importante: quello che i Comuni negli anni passati non si sono dotati di un piano regolatore. Con le dovute eccezioni, però.

Il mio comune, Rende, è stato antesignano in questa politica: si è dotato di un piano regolatore nel passato che ha fatto sì che potesse tener sotto controllo il territorio.

Altri Comuni hanno utilizzato, invece, la strada più breve e più semplice, quella forse della più grande discrezionalità che era quella dei piani di fabbricazione.

Allora anche in questo senso significa che su questo bisogna stare attenti quando si fanno delle politiche urbanistiche di un certo modo.

Bisogna curare oggi il nostro territorio come si può curare un bambino affetto da una grave patologia, perché un territorio molto a rischio è un territorio che potrebbe dare grossi problemi. Grazie.

 

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Ferdinando Aiello. Ne ha facoltà.

Ferdinando AIELLO

Grazie, Presidente, non voglio ripetere alcune cose dette dai colleghi che mi hanno preceduto. Penso che la notizia del recupero di alcune risorse che ha comunicato l’assessore Gentile sia importante.

Compiamo, però,  un errore se non entriamo nel merito della discussione e non cerchiamo di capire che non è un problema nato oggi, anche se questo lo diciamo sempre, qualsiasi sia la maggioranza che governa la Regione.

Tra l’altro voglio ricordare a noi tutti calabresi che Giustino Fortunato definì questa Regione uno “sfasciume pendulo sul mare”, visti i difetti che a volte noi definiamo pregi: i dislivelli di orografia che questo territorio registra perché dalla montagna si arriva in tempi brevi al mare.

Cosa fare, allora? E’ giusto chiedersi oggi cosa fare ed è giusto valutare positivamente quello che ha detto l’assessore Gentile in Consiglio regionale, ma è importante avviare una riflessione seria e serena su quella che è la condizione dettata non solo dai continui cambiamenti di clima, ma da precedenti interventi.

E’ vero quello che diceva il collega Mirabelli e anche il collega De Masi.

Però, a seguito di quella che è stata poi la “legge Sarno”, lo voglio ricordare, tutte le Regioni si sono attivate per avviare meccanismi di prevenzione che non hanno funzionato perfettamente, in quanto, se si verifica il disastro di Maierato vuol dire che un problema c’è ed è non solo di prevenzione, ma anche di intervento continuo all’interno del territorio.

E’ chiaro che l’assessore se non ha le risorse  può fare poco. Io non sto intervenendo in termini polemici, ma cerco anche di formulare una proposta che possa essere definitiva e del Consiglio regionale, che possa affrontare una volta per sempre questa questione e determinare quella che è una sensibilità di questo Consiglio che si è avuta - badate bene - per la legge sullo sport, ma penso che necessiti ancora di più per una legge sul dissesto idrogeologico.

Dove voglio arrivare? Se l’Autorità di bacino ha definito, attraverso il Pai, alcune zone a rischio elevato, e qualcuno - come l’onorevole Loiero - si chiedeva se questi fondi sarebbero bastati,  voglio ricordare a noi tutti che durante la fase del dissesto di un anno fa durante un’assemblea, a Lamezia Terme, l’ex capo della protezione civile, Bertolaso,  disse ai sindaci di destra – egregio sottosegretario – e di sinistra di spendere, perché lui avrebbe provveduto a mandare le risorse.

Non solo non ha trasferito queste risorse per l’annualità 2009, ma nemmeno quelle relative all’anno precedente.

C’è una situazione, quindi, di difficoltà e di instabilità, in quanto le ditte chiamate dai Sindaci durante la fase di emergenza oggi hanno anticipato l’ammontare delle fatture presso le banche e ad alcuni Comuni sono notificati decreti ingiuntivi, mettendo a rischio, secondo me, il 70 per cento dei bilanci dei Comuni della Regione Calabria.

Non è responsabilità di nessuno che sia all’interno di Consiglio regionale, ma penso che sia indice di maturità di questa Assemblea cercare di risolvere questa situazione ed arrivarci attraverso uno strumento condiviso, che vada dalla definizione complessiva del problema del dissesto idrogeologico ad una definizione molto più ampia, utilizzando uno strumento che in questo momento…

Dico questo avendone parlato con i colleghi consiglieri ed abbiamo presentato un progetto di legge che non vuol essere esclusivamente nostro. Abbiamo presentato questo progetto di legge per intraprendere una riflessione istituzionale che offriamo al Consiglio.

Dando avvio ad una valutazione istituzionale, vorrei discutere riguardo alla questione dei fondi Fas  e lo faccio anche perché l’onorevole Loiero ha riferito una cosa che mi preoccupa  e non aveva sicuramente motivo di dire una cosa se non ha delle informazioni.

Però, prima che si arrivi a questo, il mio appello all’assessore Gentile, Presidente Dattolo e Presidente Scopelliti, visto lo spunto di riflessione istituzionale offerto dal progetto di legge che non vuole, badate bene, essere un “nostro” progetto di legge,  è che si apra all’interno della Commissione presieduta dall’onorevole Dattolo una valutazione complessiva per arrivare alla definizione di una legge, evitando ogni tipo di discussione come è stato fatto qui stamattina sulle priorità e le non priorità, sulle forme e i percorsi per giungere alle fonti di finanziamento.

Penso che, attraverso la regolamentazione e l’approvazione di un testo di legge, nessuno possa tirarsi indietro nel dare un contributo fattivo specifico alla definizione del problema, e ritengo questa una vera emergenza ed una vera priorità programmatica all’interno della nostra Regione. Perché dobbiamo tenere se non teniamo in considerazione il disastro dei Comuni, se non teniamo in considerazione la vicinanza dell’ inverno - non sappiamo quali sono i danni che andrà a provocare -, visto inoltre il blocco del turn-over che ha coinvolto l’Afor, limitando il numero di operai idraulici-forestali che lavoravano per il deflusso, la ripianificazione degli alberi e tutto ciò che è stato definito  “assistenziale” dalla Lega Nord e che comunque nel territorio ha attuato una difesa dei nostri ambienti, dei nostri habitat naturali e che oggi non è più così.

Sostengo di definirlo attraverso una legge che possa anche creare occupazione nelle aree interne della nostra Regione.

Può essere un modello nuovo ed innovativo: senza pregiudizi ci si applica a dare un contributo e, lo ribadisco, non in maniera strumentale ma concreta, quindi si arriva all’approvazione di un testo. Penso di aver dimostrato nella mia Commissione che non creo problemi o strumentalizzazioni, quando si parla di cose concrete.

E’ chiaro: ognuno ha le proprie idee, ovviamente siamo qui per portare avanti quelle idee. Ma  lo spunto di riflessione attraverso la legge presentata insieme ad altri colleghi qui in Consiglio regionale vuole aprire l’iter ed arrivare all’approvazione di un testo nella direzione della salvaguardia del territorio, perché tante sono state le vittime della nostra regione.

Conosco tanta gente nel mio paese che ancora non vive nella propria  casa e che è in affitto e il Comune non sa a chi deve pagare per primo il fitto, tra queste persone che vivono all’interno di queste case.

Giungere alla soluzione di questo problema significa anche intervenire dal punto di vista sociale a sostegno di quelle famiglie che hanno avuto non solo il dramma di non avere più una casa ma anche quello di cambiare il modo di vivere la loro quotidianità.

Vi posso assicurare che non è cosa di poco conto. Però la priorità è quella di individuare un percorso ragionevole.

Rilancio questa occasione di riflessione nelle mani dell’assessore Gentile, del Presidente Scopelliti, del Presidente Dattolo affinché ci sia una interlocuzione ed una discussione serena nella Commissione per  arrivare ad un testo di legge alla unanimità, ovviamente col contributo di tutti i consiglieri regionali,  fattivo e non strumentale ad una politica dell’appartenenza che non arriva poi al chiarimento delle problematiche e dell’individuazione di altre risorse per poter dare un respiro ai Sindaci dei nostri Comuni che hanno speso tanto – a volte anche abusando di questo strumento – dietro l’ordine del dottor Bertolaso che per due anni ha promesso risorse e che, guarda caso, in maniera prioritaria e d’urgenza arrivano oggi in Veneto, stentando ad arrivare in questa Regione. Anzi non sono mai arrivate e mai arriveranno, forse perché non abbiamo il peso specifico che ha la Lega, attualmente, nel Governo nazionale.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Aiello.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.

Salvatore MAGARO’

Presidente, prendo brevemente la parola per due motivi.

Innanzitutto per esprimere apprezzamento alla relazione dell’assessore Gentile. Conoscendolo come uomo del fare, certamente non mancherà il suo contributo anche in futuro per fronteggiare ed affrontare questa questione che rappresenta l’urgenza del nostro territorio.

In secondo luogo, vorrei porre alla vostra attenzione un approccio diverso rispetto a questa questione.

Vedete, in Calabria nel passato noi abbiamo sempre rincorso l’emergenza. Le emergenze ci sono sempre state e sono sempre sotto i nostri occhi. Penso che, però, non solo si debbano fronteggiare le emergenze, ma credo che occorre rapidamente passare ad una visione diversa che è la programmazione, per mitigare gli impatti e di evitare che questi rischi si perpetuino.

Questo è il messaggio sul quale invito l’assessore, il governo ed anche il Consiglio a riflettere.

Se andiamo incontro alle emergenze, e dobbiamo farlo, e per c’è bisogno di risorse finanziarie, penso che accanto a quanto è stato fatto e che si farà, bisogna pensare di prevenire queste questioni.

La Calabria ha un territorio molto esteso e fragile, per la maggior parte montano e collinare.

E’ un territorio in cui i pericoli sono sotto gli occhi di tutti.

La domanda che vorrei pormi è se questi pericoli sono frutto del Padreterno o sono frutto dell’azione dei governi locali, della politica e delle istituzioni? Dobbiamo dire con molta forza che l’abusivismo, la cementificazione selvaggia, la bassa qualità dell’edilizia pubblica, il degrado urbanistico e l’insufficienza dei servizi hanno caratterizzato l’uso del territorio in questi anni passati e recenti nella nostra Regione.

Noi, per cercare di ribaltare questa situazione, dobbiamo rimuovere queste sovrastrutture e pensare a strumenti in grado di prevenire questi fenomeni, di cercare anche di mitigare questi impatti.

Nella passata legislatura si era pensato che la legge urbanistica potesse essere uno strumento che andava in questa direzione.

Verifichiamo se questa legge urbanistica è andata in questa direzione oppure se, attraverso le varie proroghe, abbiamo ulteriormente ritardato questa questione.

Nella passata legislatura si parlava anche di dotare la Regione di piani territoriali, di cercare di verificare anche i piani paesaggistici.

C’è bisogno, dal mio punto di vista, oltre che di andare incontro all’emergenza anche di pianificare, di programmazione attraverso strumenti legislativi, e di risorse per poter prevenire questi aspetti.

Sono convinto che le risorse che abbiamo e che ci saranno,  saranno sempre di meno e non in grado di affrontare ed alimentare tutti questi oneri.

Questo è il messaggio che volevo consegnare all’assessore Gentile. Dobbiamo capovolgere l’approccio a questa questione passando rapidamente da una visione e da una gestione dell’emergenza ad una gestione della pianificazione attraverso sistemi di controllo.

Diciamolo chiaramente: i controlli in questo settore non ci sono più in questa Regione. Dobbiamo essere molto severi sugli accertamenti, anche nei confronti di quelle amministrazioni comunali che applicano i loro piani regolatori, i loro strumenti urbanistici di previsione in modo difforme rispetto alla stessa norma.

Inviterei quindi a verificare se la legge urbanistica ha prodotto risultati positivi e se viene applicata. Penso che anche tutti gli altri strumenti ad essa collegata dovranno essere al più presto attuati verificando anche il ruolo delle province e degli enti locali.

Qui concludo, perché sono convinto che questa questione con l’esperienza del dipartimento, dei suoi tecnici e dell’assessore sarà decisiva e cercherà di alleviare questo fenomeno.

C’è anche da parte degli enti locali – è vero, collega Aiello – una richiesta di finanziamenti. Ma da parte dei Comuni c’è anche un grave deficit di cura e di manutenzione delle strutture pubbliche.

Questa è l’altra questione che volevo porre alla vostra attenzione.

Da questo punto di vista saluto anche i finanziamenti che stanno per arrivare, con la convinzione che queste risorse vengono destinate alle cose più urgenti e necessarie e per evitare che siano poi gonfiate da parte del territorio e destinate a compiti del tutto diversi rispetti a quelli previsti dalla norma. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione. Ne ha facoltà.

Carlo GUCCIONE

Stasera voglio porre una questione che riguarda – è tutta politica – quali decisioni prenderemo alla fine di questo dibattito. Perché presentarsi alla Calabria dopo una seduta solenne del Consiglio regionale senza una decisione, senza un impegno concreto è una questione che secondo me è dirimente.

Lo diceva il collega Loiero, dopo la lotta alla ‘ndrangheta e alla legalità la questione del dissesto idrogeologico è determinante e vorrei che fosse ben presente tra di noi la consapevolezza che un territorio che frana, un territorio – quello calabrese –che come abbiamo visto  è molto esposto -basta una semplice forte pioggia a far venire via infrastrutture importanti e con danni rilevanti alle imprese, alle aziende, alle abitazioni, con interi quartieri vengono rasi al suolo anche recentemente e negli anni scorsi. Come può svilupparsi una Regione se non è in grado di difendere gli insediamenti abitativi, produttivi, le infrastrutture importanti? E’ un handicap, una questione dirimente che necessita un approccio diverso.

Sono d’accordo col collega Magarò. Ci sono due fasi, l’emergenza e un programma generale di pianificazione e di mitigazione del rischio idrogeologico, strutturale nella nostra Regione.

Anche perché non so se la Giunta e chi di competenza ha il quadro generale della situazione dei danni nella nostra Regione. La Calabria ha subito diverse calamità che vanno aggiunte a quelle delle ultime settimane: Gioia Tauro, Vibo Valentia, Ricadi, San Lucido, Paola che sono le ultime di una lunga serie che ha interessato la Calabria, che ha messo a rischio i centri abitati e le attività produttive ed i servizi di questa nostra Regione.

Vanno annoverate le calamità che ci sono state negli ultimi due anni: autunno 2008, inverno 2009 ed autunno 2010.

A queste catastrofi non sono seguiti interventi adeguati per far fronte all’emergenza né di carattere strutturale.

Addirittura, il paradosso è che abbiamo diverse amministrazioni locali che, per far fronte all’emergenza, hanno impegnato imprese ed ora hanno atti di pignoramento, perché sono oltre due anni che le imprese non possono essere pagate. Qui è venuto qualche mese fa l’ex Presidente o, diciamo, l’autorevole esponente della maggioranza responsabile della protezione civile ad autorizzare i Comuni per far fronte all’emergenza. Ed i Comuni non hanno percepito una lira e rischiano il dissesto finanziario, come molte imprese rischiano la chiusura e la liquidazione.

Credo che ora dobbiamo dare una risposta concreta a queste esigenze.

Desidero citare alcuni dati di cui sono sicuro perché ho gli atti in mano.

Non so se la Giunta ne è a conoscenza. Per quanto riguarda la mia provincia,  per tutti questi danni subiti in queste varie emergenze ci sono 162 milioni di euro per interventi indifferibili ed urgenti, necessari alla messa in sicurezza di aree a rischio con opere di pertinenza e di competenza dell’amministrazione provinciale, tra i quali viabilità, opere idrauliche, difesa della costa connesse alle calamità 2008-2009 e 2009-2010.

Altri 434 milioni di euro per attuare interventi indifferibili, urgenti e necessari per la messa in sicurezza delle aree a rischio di pertinenza dei 155 comuni della mia provincia; 22 milioni di euro per interventi indifferibili ed urgenti di pertinenza di altri enti: consorzi di bonifica, Asi, Ferrovie della Calabria, Rfi e Anas.

Questo è lo spaccato della provincia di Cosenza. Stiamo raccogliendo gli altri dati che riguardano le altre province.

Se è questa l’entità del danno, queste sono le cifre.

Abbiamo bisogno di misure che consentano di utilizzare i fondi Por FESR, per la stabilizzazione idrogeologica della nostra regione.

In questo senso, lo diceva prima il collega Aiello, abbiamo presentato una proposta di legge che mira a mobilitare le risorse dei fondi comunitari in dotazione alla Calabria per la programmazione 2007-2013 in due direzioni: il 30 per cento per affrontare le emergenze e per il ristoro a quelle imprese ed ai privati che hanno subito danni ed il 70 per cento per un piano strutturale di pianificazione del nostro territorio che riguarda la mitigazione del rischio idrogeologico.

Accanto a questo è poi necessario organizzare – e da punto di vista c’è un impegno dell’assessore Trematerra – a verificare tutti quegli enti (a cominciare dall’Afor, comunità montane, consorzi di bonifica) che operano sulla montagna , per mobilitare le risorse che questi enti.

E’ in itinere una ipotesi di riforma da questo punto di vista e c’è l’impegno di portarla in Consiglio entro il 31 dicembre di quest’anno.

Qui vi è un altro punto fermo: molto era stato fatto nel corso degli anni, perché l’abbandono dell’uomo da parte della montagna, lo spopolamento dei paesi montani è un altro problema centrale e nel corso degli anni passati l’Afor ed i forestali hanno compiuto un grande lavoro per la sistemazione idraulico- forestale nel nostro territorio montano.

Qui questo è un altro punto fermo che va nella direzione di garantire una politica di difesa del suolo.

Negli anni passati sono state trasferite con la legge 34 del 2002 le competenze alle Province, per quanto riguarda le aste fluviali ed i torrenti, ma non le risorse. E’ necessario essere coerenti, come Consiglio e come Giunta, così come noi dobbiamo procedere ad una riforma decentrata della protezione civile che deve essere decentrata nel territorio, tenendo conto della vastità dei territori e della logistica al fine di operare con tempestività in caso di necessità ed urgenza e di utilizzare le risorse umane e strumentali della protezione civile ai fini della prevenzione del rischio sismico.

Quindi c’è bisogno di una serie di provvedimenti nella direzione di avere una politica a 360 gradi.

Dobbiamo intervenire, vista la vastità del fenomeno che è in atto. Inoltre c’è un’altra questione, anche qui, politica. Credo che questo Consiglio, questa Giunta abbiano  poco peso nella politica del Governo nazionale.

Si stanziano risorse per quanto riguarda Lsu ed Lpu e si salta la Calabria, la Campania e la Sicilia.

C’è un problema che riguarda il dissesto idrogeologico in Italia? Vengono prima le altre Regioni e poi la Calabria arriva alla fine con una manciata di risorse.

Questo è anche un nodo politico. Credo che il Presidente Scopelliti abbia tutta l’autorevolezza per mettersi alla testa di un movimento istituzionale, facendo leva sui Sindaci, sugli amministratori locali, sul Consiglio regionale per aprire una vertenza politica-istituzionale col Governo nazionale sul destino dei fondi al Mezzogiorno ed alla Calabria.

Questa è un’altra questione. Noi possiamo fare la nostra parte mobilitando le risorse che sono in capo alla Regione, ma è necessario per affrontare una questione di questa portata che ci sia anche l’accompagnamento di politiche nazionali che riguardano la Calabria.

Non sono né contro la Campania, né contro la Sicilia – anzi-, né contro il Veneto.

Dobbiamo affermare che anche la Calabria deve stare dentro un processo di accompagnamento di questo tipo, cominciando a fare il nostro dovere, quello di amministratori, quello di consiglieri regionali, per dare la prova che in Calabria si possono mobilitare le risorse e spenderle bene nella direzione di un processo. Ma anche la possibilità di avere rispetto a quelli che sono gli sforzi che vogliamo fare in Calabria, avere un Governo nazionale di sostegno e di aiuto rispetto ai calabresi. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Grazie, Presidente, intervengo proprio perché è un problema che riguarda tutto il territorio della Calabria ma, soprattutto, è un problema molto serio che secondo me, al di là della situazione grave che si è determinata alla data odierna, è preoccupante per il futuro.

Abbiamo un problema di fondo che, secondo me, è quello di una politica a difesa del territorio che è stata completamente assente negli anni.

Diciamo che da anni non si è operata una programmazione seria per costruire opere di difesa idraulica, quelle opere che una volta – anche con carenza di mezzi – venivano edificate.

Oggi, purtroppo, arriviamo a pulire i fiumi ed a fare lo spurgo dei torrenti solo quando questi esondano: non è pensabile perché, comunque, alla fine siamo costretti ad intervenire nella emergenza.

Oggi paghiamo l’assenza di programmazione, questa politica che non ha guardato veramente al territorio, che ha preferito realizzare altre opere - che magari mettevano in vista l’azione del Sindaco del piccolo Comune o magari del Sindaco del grosso Comune -, trascurando la problematica del territorio.

Parimenti dobbiamo evidenziare e rimarcare il cattivo utilizzo delle risorse di cui abbiamo avuto disponibilità. Lo dobbiamo dire e dobbiamo averne il coraggio.

Non è pensabile che parliamo solo di carenze di risorse, o comunque di risorse insufficienti per intervenire nell’emergenza o intervenire per ricostruire.

Dobbiamo portare alla luce le omissioni o le cattive scelte che sono state fatte.

Vi porto un esempio: Vibo. A Vibo con finanziamenti per l’alluvione, per ricostruire e per risanare, sono stati realizzati dei marciapiedi, addirittura un canile con i fondi dell’alluvione.

Queste sono grandi responsabilità. Prima di parlare di carenza di fondi e di prendersela con il Governo nazionale e di accusarlo di essere distante dalla Calabria, a mio avviso bisognerebbe fare autocritica  su come abbiamo gestito questi fondi e  come abbiamo speso, per stabilire un percorso virtuoso.

Ho ascoltato l’intervento del collega Aiello. Benissimo. Prima però di mettere in atto quanto proposto dobbiamo ricordare ai Sindaci ed alle Province che hanno competenza diretta sul territorio per fare una programmazione come si deve e spendere i soldi che servono.

Non è possibile che su ogni problema deve essere la Regione, poi, ad intervenire e pretendere con la bacchetta magica di risolvere ciò che accade.

Perché le  Province hanno le competenze in materia, ad esempio sui fiumi. I Sindaci sono i titolari del territorio e conoscono le opere che devono essere costruite, ciò che serve al territorio per evitare danni alle cose ed alle persone.

E’ da qui che dobbiamo partire. Li dobbiamo responsabilizzare e soprattutto li dobbiamo responsabilizzare quando mandiamo le risorse per costruire, come li spendono.

Questo è quello che noi come Regione…

(Interruzione)

Esatto, perfetto, su questo dobbiamo insistere se vogliamo che veramente in questa materia si possano avere dei risultati efficienti e soprattutto dei risultati di qualità, diversamente non andremo da nessuna parte ma ci troveremo a discutere dello stesso argomento per dire che non ci sono i soldi, per dire che non interveniamo per risanare il territorio, per dire che le aziende soffrono, perché ci sono tante aziende che sono state danneggiate da questi eventi calamitosi e che ancora stentano a ripartire.

Dobbiamo anche denunciare quanti contributi a pioggia sono stati erogati a soggetti che non meritavano di ottenere tanti finanziamenti, che sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna smetterla con questo tipo di politica, bisogna effettivamente analizzare ed andare a fondo per vedere chi ha avuto veramente danni e chi ha rispettato, soprattutto, la legge anche nel costruire.

Abbiamo territori in cui non si poteva costruire e  oggi questi ci chiedono i danni. Questo non va bene perché una differenza ci deve essere, quando parliamo di gestione della cosa pubblica all’insegna della trasparenza, all’insegna anche della responsabilità nei confronti di un territorio che è martoriato per  tanti aspetti.

Dobbiamo anche pretendere, da chi usufruisce di benefici pubblici, quindi di finanziamenti, che svolga il proprio dovere fino in fondo per proporre pratiche che possano veramente risanare l’azienda e il territorio – mi riferisco ai Comuni, ma soprattutto alle Province che hanno un ruolo di coordinamento sui vari soggetti della provincia.

Ed i soggetti attuatori, assessore Gentile, devono essere soggetti in grado di avere tecnici di qualità, di essere in grado di mettere in atto le procedure con snellezza e soprattutto di evitare quei problemi che fino ad oggi sono stati provocati perché abbiamo soggetti che spesso, per una semplice documentazione, sono costretti a perdere due-tre mesi di tempo per poter mettere in atto la pratica.

Questo è quello che intendevo, anche se non c’è nessuno, in questo momento dai banchi della opposizione. Penso che ragionando in questo modo forse riusciremo a fornire uno strumento utile alla Calabria e soprattutto ai calabresi, evitando i danni che sono stati provocati in passato. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Grazie, signor Presidente, voglio dare il mio contributo su questo tema che è di grande attualità. Oggi per noi è una occasione di riflessione e di confronto perché la Calabria è una regione particolarmente esposta al rischio idrogeologico e chiaramente è necessario che la massima Assise calabrese discuta e indichi soluzioni per risolvere questo annoso problema, questa emergenza.

Si è parlato anche di dissesto idrogeologico ad un importante forum che si è svolto a Roma, in cui il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel mandare un messaggio augurale si è soffermato sui problemi che il Paese, ma soprattutto alcune regioni meridionali incontrano dal punto di vista della fragilità del territorio, che impone non solo alle istituzioni locali ed alla comunità scientifica, ma anche al mondo della cultura e al mondo scientifico la necessità di attuare una previsione, una prevenzione e poi affiancare in tutto ad un monitoraggio, ad un controllo.

I dati che riguardano la nostra Regione sono molto allarmanti. Ci sono dei dati di Legambiente che dicono che su 409 comuni calabresi 57 sono a rischio frana e 350 sono a rischio alluvione.

Ricordo, anzi sono state ricordate da parte dei colleghi le ultime inondazioni ed esondazioni che hanno causato anche morti, come quella di Vibo Valentia, la tragedia delle “Giare” di Soverato, la frana di Maierato, il venir giù di un paese intero, la frazione di Cerzeto.

Il costo di queste alluvioni è molto ingente, addirittura la Nazione spende quasi un miliardo di euro l’anno per fronteggiare ex post i danni causati da queste alluvioni.

I fondi stanziati da Tremonti sono esegui, 1 miliardo di euro, e non danno una risposta ad un problema rispetto al quale ci deve essere un nuovo approccio.

Ho ascoltato con molta attenzione la relazione dell’assessore Gentile e il sottosegretario Torchia e prendo atto dello sforzo che è stato messo in campo nel programmare un nuovo accordo di programma quadro. Chiaramente la Regione farà la sua parte ma il Governo deve fare altrettanto. Con i tempi che corrono non so se da parte del Governo ci sia una attenzione vera per la nostra terra, l’abbiamo detto in tutte le salse rispetto ai fondi Fas che ci sono stati sottratti.

Lo abbiamo visto nel piano che il Governo Berlusconi ha annunciato per il sud; non si tratta altro che di una rimodulazione delle stesse risorse. C’è però la buona volontà da parte della Regione di affrontare, con 220 milioni di euro, l’emergenza che c’è in tanti comuni.

Piuttosto, volevo sapere se questo APQ riguarda interventi che erano già stati previsti con i primi 174 milioni o parliamo della stessa cosa?  Anche perché il sottosegretario nel suo intervento ci aveva detto che da parte dei comuni sono arrivate richieste per quasi 350 milioni di euro.

Per quanto mi è dato sapere, sono dati che si riferiscono alle ultime calamità. Ci sono già altre richieste che afferiscono ad altri periodi ed allo scorso anno.

Ritengo che per avere un giusto approccio con la problematica, bisogna avere un quadro sinottico molto chiaro delle date e degli interventi.

Chiaramente, penso che il modo con cui oggi affrontiamo il problema del dissesto idrogeologico, da una parte, ci porta verso un approccio positivo, ma penso che il problema idrogeologico debba essere inteso come tema centrale del governo del territorio, rispetto quindi ad una cultura complessiva e ad un disegno organico che deve riguardare la sorveglianza idraulica, gli strumenti urbanistici e l’accavallarsi di una programmazione che insiste sul territorio.

Per questo, ritengo che da parte del governo regionale serva un intervento organico.

Ben venga l’Apq, se c’è una risposta del Governo, ma da solo non basta; bisogna legare il tutto alla cultura della prevenzione, del controllo e del monitoraggio. Solo così possiamo incidere in un problema che è diventato centrale per quanto riguarda le emergenze.

Facevano bene alcuni colleghi che ponevano la questione del dissesto geologico alla pari del problema sanitario o della criminalità in Calabria.

E noi come consiglieri – lo ricordavano i colleghi Aiello e Guccione – abbiamo presentato per i primi interventi una legge di natura finanziaria, a favore di comuni che hanno fatto degli esborsi e ancora non sono stati pagati e rischiano il dissesto finanziario.

E’ una prima legge finanziata con fondi del Por, non più con i fondi Fas - perché i fondi Fas sappiamo tutti che fine hanno fatto -  e con risorse ordinarie di bilancio per dare una prima risposta ai comuni che sono in una situazione di sofferenza.

Rispetto a questo problema, penso che non si debba affrontare quando il fatto è ormai accaduto, ma bisogna intervenire prima.

Nella precedente seduta della prima Commissione, è intervenuto il sottosegretario Sarra per illustrare il progetto di legge sul riordino delle comunità montane, da cui è emersa la vostra volontà di rivedere il ruolo dell’Arssa e dell’Afor ed istituire un’agenzia unica.

Le risorse umane ci sono, pertanto vediamo come ricapitalizzarle e come, attraverso la pianificazione urbanistica, riuscire ad incidere su un territorio fragile come quello calabrese, che sta venendo a valle, un territorio che è stato saccheggiato dall’uomo, dal punto di vista delle costruzioni e della urbanizzazione e dove essenzialmente è mancato il controllo.

Vogliamo scrivere una nuova stagione? Se vogliamo farlo, a mio avviso, ci deve essere anche una conferenza con i sindaci per vedere a che punto sono con i piani strutturali e se ci sono zone del Pai che devono essere riviste.

Il Pai, come diceva il collega Mirabelli, è stato, all’indomani della legge fatta per l’alluvione di Sarno, un utile strumento che ha delimitato le zone a rischio. Oggi, a distanza di molti anni questa strumentazione va rivista.

Chiaramente, penso che, come governo regionale, potete fare uno studio vero per arginare questo fenomeno, quindi, plaudo al fatto che ci sia la volontà di questo Apq, che mi pare sia stato già firmato dal Ministero, e del quale avremo presto notizia, ma anche al fatto che c’è stata una proroga per quanto riguarda gli impegni che erano stati assunti con il primo stralcio degli 840 milioni. Grazie.

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Grazie, Presidente, intervengo con brevi considerazioni anche perché ritengo che gran parte del dibattito abbia messo in evidenza quelle che sono le problematiche di questo territorio e, penso, che ancora ulteriori elementi li darà il Governatore nel suo intervento di chiusura.

Partendo dalla soddisfazione per il lavoro svolto dall’assessore Gentile per il recupero di queste risorse, ritengo che non ci siano ricette miracolose per risolvere il problema del dissesto idrogeologico, dovuto all’incuria sia amministrativa che urbanistica, come diceva qualcuno.

Nel suo intervento, forse l’onorevole De Masi, parlava di quello che ancora potrebbe succedere con l’approvazione del piano casa, ma dimenticava che gran parte dei disastri sono dovuti ad una incuria urbanistica ed anche ai condoni che hanno costretto, poi, le amministrazioni a dover intervenire con opere di urbanizzazione primaria che, comunque, hanno sanato situazioni che oggi alla prima pioggia, al primo evento avverso - e non in condizioni straordinarie - provocano quello che provocano.

Non dobbiamo dimenticare che da una quindicina di anni a questa parte si sono accentuati questi fenomeni nella nostra regione ed i vari disastri che si sono verificati in Calabria hanno rappresentato l’emblema di una regione che, probabilmente, ha speso tanti fondi ma che non ha risolto nessuno dei problemi e che ha dimostrato che è dispendioso intervenire a cose fatte con l’impiego di risorse che vanno ad aggravare ancora di più le critiche condizioni finanziarie sia dei comuni, che intervengono per le somme urgenze e per la messa in sicurezza di strade e luoghi, che per l’incolumità della pubblica salute e soprattutto la Regione che non ha risorse tali da poter fronteggiare in maniera compiuta questo che è un problema che ha bisogno di due fasi.

La prima fase è la prevenzione che, così come per l’ambiente, richiede un grande impegno morale e culturale. La seconda fase è la programmazione.

Volevo concludere brevemente questo piccolo intervento sulla discussione che eventualmente andremo a fare in Commissione.

Ho apprezzato l’iniziativa dei consiglieri di opposizione, ma il titolo recita “Interventi straordinari ed urgenti per la riparazione dei danni”; questo è un modo di porsi che sicuramente non attiene ai lavori di una Commissione.

Questo progetto di legge sicuramente non è esaustivo perché il lavoro di una Commissione non è quello di approvare interventi o di fare graduatorie. Il lavoro di una Commissione è quello, soprattutto, di individuare eventuali criteri sia per la prevenzione che per una migliore organizzazione delle priorità, sicuramente criteri di programmazione e salvaguardia ma di interventi.

Ritengo opportuna, quindi, una discussione in Commissione su temi che sicuramente potranno essere sviluppati anche con l’aiuto ed il supporto delle strutture regionali, ma reputo che questo discorso non possa essere scollegato, assessore Gentile, come dicevamo in altre situazioni, da un riordino complessivo che deve riguardare la difesa del suolo, l’aspetto urbanistico e gli interventi di edilizia.

Ritengo che questo sia lo sforzo che si debba fare, soprattutto uno sforzo culturale. Se gli amici della opposizione vorranno contribuire a questo sforzo saremmo lieti di accogliere proposte che vanno in questa direzione, non sottraendoci a quello che deve essere, poi, il ruolo della maggioranza e della Giunta che è quello di decidere.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Presidente, vorrei brevemente soffermarmi su due o tre aspetti che ritengo importanti per dare un contributo al dibattito che si sta svolgendo in questa seduta odierna del Consiglio regionale.

Penso che i problemi siano stati trattati un po’ da tutti e riguardano non solo le motivazioni per cui si è giunti a questo dibattito, ma anche gli aspetti storici che sottendono alle questioni relative al dissesto idrogeologico della nostra regione.

Sappiamo che tutti i comuni calabresi sono inseriti nel contesto di quelli che sono i rischi idrogeologici e questa situazione che c’è per i comuni calabresi ci indica anche qual è il rischio che oggi c’è all’interno della nostra regione.

Devo dire che l’assessore Gentile di per sé stamattina ha spiazzato il dibattito, perché nel momento in cui arriva con una proposta già ben definita rispetto a quelle che sono le problematiche del dissesto e le risorse finanziarie da mettere in campo per poter affrontare questa problematica, di per sé dimostra una attenzione rispetto a quelle che sono state le questioni che in questi mesi hanno interessato la nostra Regione.

In questo devo dire che il sottosegretario Torchia è stato attento a quelle che sono le questioni che si sono verificate in Calabria dall’ottobre al novembre di questo ultimo anno.

Penso che, intanto, una cosa bisogna metterla a fuoco, cioè il fatto che questi interventi che mettiamo in campo sono interventi che provengono da una situazione di emergenza che si è verificata nella nostra regione e, quindi, anche l’utilizzo di uno strumento come l’Apq consente di poter mettere a sistema una serie di interventi che rispondono a quelle che sono le questioni più urgenti all’interno della Regione Calabria.

Il discorso va affrontato per il dopo, per quello che dovremo fare e che c’è dinanzi a noi rispetto agli aspetti che rimangono indefiniti per quanto riguarda la difesa del suolo.

Se guardiamo oltre, non possiamo che partire da quelle che sono le condizioni oggi rispetto alla programmazione che c’è stata all’interno della nostra regione. Oggi, finora, si è programmato sull’emergenza ma bisogna andare oltre per programmare sulla difesa del suolo e sulla prevenzione.

In questo contesto non si può che non partire dal Pai perché altrimenti saremmo ciechi rispetto alle situazioni che ci sono in Calabria.

Il Pai definisce bene quali sono le aree a rischio all’interno della nostra regione; probabilmente, dovremmo fare anche degli aggiornamenti a livello provinciale rispetto al Pai che è stato fatto nel 2001 ma, certamente, questo è lo strumento dal quale partire.

Su questo strumento noi dobbiamo innestare, poi, tutta la politica di programmazione e di intervento preventivo rispetto al rischio idrogeologico perché, altrimenti, rincorreremmo continuamente quelle che sono le emergenze e disperderemmo soltanto fondi per poter attutire le questioni urgenti che in questa Calabria di volta in volta si verificano periodicamente.

Allora, in quel contesto c’è la possibilità di fare qualcosa, partendo dal Pai, mettendo in campo la normativa nazionale e regionale e utilizzando per la risoluzione di questa problematica i fondi che provengono dalla Comunità economica europea.

Penso che sia l’assessore Gentile che il sottosegretario Torchia, insieme all’assessore Mancini non avranno alcuna preoccupazione e nessun problema a far sì che, subito dopo, ci si metta al lavoro per approntare un piano di difesa del nostro territorio che consenta, finalmente, di fare un’azione di prevenzione.

Con chi? L’azione di prevenzione va fatta con gli enti che interagiscono sui nostri territori e ossia  i comuni, le province, i consorzi di bonifica, le Asi e tutti quegli enti che oggi sono preposti a far sì che, attraverso questi interventi, possano portare il nostro territorio a sicurezza.

Questo va fatto nel contesto di un inquadramento istituzionale, Presidente Dattolo, che ci deve consentire di poter, eventualmente, rivedere la normativa regionale rispetto agli interventi di difesa del suolo, ma non attraverso un nuovo progetto di legge che, di per sé non contempla quelle che sono le necessità oggi presenti all’interno della nostra regione.

Oggi, si interviene per fronteggiare l’emergenza, su alcuni aspetti del nostro territorio, con decreti che il dipartimento ed il Consiglio dei ministri hanno fatto sì che potessero essere emanati per consentire a questa Regione di avere finanziamenti nazionali, nonché con decreti emessi dal Presidente della Giunta regionale attraverso l’emergenza e si interviene con quelle che sono le risorse messe a disposizione. E sono ben 204 milioni di euro di risorse che mettiamo in campo.

Di per sé sono definite perché ci sono già gli interventi sui quali si è individuata la priorità per far sì che questi finanziamenti possano andare a buon fine e, quindi, poter realizzare un intervento capace di poter sostenere l’impatto emergenziale che c’è stato in Calabria.

Poi ci sono gli interventi di programmazione e per quelli c’è la normativa già esistente nella Regione Calabria. Possiamo migliorare quella normativa ed intervenire lì, Presidente Dattolo, ma certamente non serve una nuova legge per far sì che venga messo a sistema legislativo qualcosa che, in effetti, noi abbiamo già.

In Commissione discuteremo anche di questa problematica e verificheremo questo disegno di legge del collega Guccione e degli altri amici del centro-sinistra per verificare se oggi ci sono le condizioni per legiferare nuovamente in questo settore.

Penso che, anche oggi, nell’odierno dibattito, alcuni dubbi possano essere sciolti, alcuni li potrà sciogliere il Presidente Scopelliti nella sua replica finale, ma vogliamo dire al centro-sinistra che una prima fase di interventi loro la hanno messa in campo ed era quella dei 172 milioni di euro, ma non quell’altra fase, propagandata nella precedente legislatura, degli 800 milioni di euro che poi, di fatto, non si sono mai visti. Certamente, oggi, abbiamo il compito di essere realisti e di verificare quelle che sono le risorse – e sono quelle che ha detto l’assessore Gentile – e attraverso gli altri strumenti finanziari programmare gli interventi da effettuare nei prossimi anni affinché la nostra Regione possa essere messa in sicurezza rispetto a questa problematica del dissesto idrogeologico.

Questo va sicuramente fatto di concerto con il Governo nazionale, ma anche con gli enti locali ed i consorzi di bonifica che sono i principali attori che in questa Regione hanno interesse a far sì che i territori possano essere salvaguardati. Grazie.

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, egregi consiglieri, dal dibattito di oggi emerge – non poteva essere altrimenti – che questa è una delle grandi emergenze della Regione, da trattare con particolare cura atteso che negli ultimi decenni ciò non è avvenuto.

Soprattutto le ultime due stagioni, e quella autunnale in corso, hanno evidenziato come il sistema sia al collasso e come l’incuria di questi ultimi anni, il mancato controllo del territorio e la mancata efficienza delle risposte, di fatto abbiano portato alla grave crisi, alla situazione emergenziale di questi ultimi anni, pertanto, credo sia necessario un approccio diverso in termini metodologici e scientifici.

L’onorevole Loiero faceva riferimento allo stanziamento di 172 milioni di euro per i quali i comuni individuati ed interessati entro il 31 dicembre di quest’anno dovranno, pena la perdita di finanziamenti, compiere atti giuridicamente vincolanti, in poche parole, bandire le gare di appalto.

Gran parte di quegli interventi, però, avrebbero dovuto essere finanziati - degli interventi ulteriori per cui si fece riferimento in quella fase a circa un miliardo di euro – con i fondi Fas. Già allora c’era però preoccupazione per l’eventuale mancata erogazione.

Così finora è stato e, pertanto, credo che ottimamente abbia fatto l’assessore Gentile che nel giro di sei mesi è riuscito a mettersi in moto, a trovare risorse attraverso il rapporto positivo con il Ministero dell’ambiente e destinando ben 110 milioni di euro immediatamente alla problematica e risolvendo problemi che nelle ultime stagioni erano di tutta evidenza.

Cito fra tutti, per essermi interessato direttamente, la strada di accesso al comune di Parenti che nel prossimo Apq, che l’assessore Gentile andrà a sottoscrivere da qui a qualche giorno, sarà ormai una questione risolta con un finanziamento di oltre 2 milioni e mezzo di euro.

Diciamo, però, che è necessario un approccio scientifico e metodologico, e occorre considerare, innanzitutto, la necessità di essere pronti in caso di emergenza.

Così negli ultimi anni, sottosegretario Torchia, non è stato, perché nell’ultimo anno, soprattutto nell’ultimo quinquennio sulla protezione civile si è investito molto poco.

Credo che le sollecitazioni che provengono da questi banchi e che sono arrivate da questi banchi in questi mesi, fanno sì che la protezione civile nei prossimi anni in questa Regione sia elemento importante sul quale si investa molto affinché nelle emergenze, nelle quali noi continuamente ci troviamo, si sia pronti nel dare una risposta.

Ma oltre le emergenze e la funzione della protezione civile credo sia necessario – lo ripeto – un approccio di studio e di approfondimento sulle reali esigenze ed emergenze. Innanzitutto per intervenire a copertura delle cifre spese dai comuni per le somme urgenze, non sono ancora arrivate le somme promesse dal sottosegretario Bertolaso.

Si può in questi casi ingenerare un problema diverso, vale a dire nella fuga della protezione civile nazionale, nella fuga di qualche altro ente,  il comune che è l’ente che deve intervenire in queste circostanze rischia anch’esso di farsi da parte nel momento in cui le somme spese in termini di somma urgenza non vengono ad essere ristorate da parte del dipartimento nazionale della protezione civile. E’ necessaria, quindi, una interazione con il dipartimento nazionale per avere la certezza che in caso di emergenza ci sia una risposta immediata nella filiera necessaria dai comuni fino alla Regione stessa.

Ribadisco, poi, la necessità, di un approfondimento e di uno studio sui territori, di avere un gruppo che faccia un monitoraggio serio non solo sulle frane o sui dissesti ma anche sulle foci e sugli argini dei fiumi. Spesso è capitato che gli argini dei fiumi siano crollati, che intere porzioni di territorio siano state inondate e, quindi, la creazione di gravissimi pericoli immediati per la pubblica incolumità.

L’esigenza, quindi, di intervenire immediatamente, di monitorare ed intervenire laddove ci sono emergenze e pericoli immediati.

Le risorse, pur cospicue, impegnate ed individuate dall’assessore Gentile, potrebbero non essere sufficienti rispetto ad eventi metereologici di portata pari a quelli che abbiamo avuto negli ultimi mesi e negli ultimi anni, quindi l’esigenza, la necessità che ci sia una individuazione quasi scientifica delle reali emergenze.

Sarebbe necessario individuare un tavolo tecnico importante che mettesse insieme protezione civile, ordini professionali di specifica competenza, università, centri di ricerca specializzati ed altri enti e strutture esterne affinché si potesse rendere efficace l’azione della Regione così come avvenuto in altre Regioni come, per esempio, la Sicilia dove squadre di tecnici hanno operato in prevenzione attraverso una convenzione fra la Regione, la protezione civile e gli ordini professionali, quindi la necessità, a partire da oggi, di affrontare questa problematica, oltre che con i finanziamenti cospicui individuati dalla Giunta regionale - alla quale va il nostro plauso per l’impegno profuso in questi mesi - affinché non sia sempre emergenza come è stata in questi ultimi anni.

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, il mio intervento sarà molto sintetico per dare un opportuno contributo a questo dibattito che più volte avevamo richiesto per una questione fondamentale, che, purtroppo, vede la Calabria continuare nel solco dell’emergenza nell’emergenza.Il problema del dissesto idrogeologico – lo sappiamo tutti e lo abbiamo detto più volte – ha origini antiche che scaturiscono da fenomeni della evoluzione socio-economica, urbanistica e spesso dell’assenza di politiche vere di governo del territorio e di pianificazione strategica.Il problema merita certamente, oggi più che mai, un approccio sistemico e strategico. Non è solo una questione di risorse. Ho ascoltato le parole dell’assessore Gentile relativamente alle risorse che ha individuato attraverso quell’Apq, circa 240 milioni di euro, se non ricordo male. Tutte le risorse sono importanti ma è evidente che siano insufficienti a fronteggiare quella che è la situazione attuale della Calabria.

Il punto, allora, è questo: comprendere che va attuata una strategia di tutela del territorio, una strategia immediata che veda, soprattutto, un sinergia tra tutti coloro che sono in campo, la Regione e gli enti locali.

Ma ricordiamoci che i primi fenomeni nell’ultimo periodo risalgono a due anni fa. E’ stato richiamato da qualche collega quel tavolo tecnico che Bertolaso fece il 1° febbraio 2009, e sono trascorsi quasi due anni; a quel tavolo rassicurò sindaci e Presidenti di provincia ad attuare interventi strategici - che non sono solo interventi tampone e per superare l’emergenza - ma per la messa in sicurezza, interventi strutturali che sono diventati, ormai, indifferibili.

E’ evidente che da troppo tempo la questione cade come una emergenza. E’ caduta dieci anni fa dopo il fenomeno Sarno, è caduta dopo Soverato. Dopo il fenomeno Sarno vi è stata una risposta importante che è stata quella della legge 180 che ha prodotto piani di assetto idrogeologico.

Oggi ci vuole la piena coscienza che bisogna ridefinire il Pai, il piano di assetto idrogeologico di questa Regione che si ferma al 2001.

Un lavoro importante ma certamente insufficiente. Ricordiamoci tutti che quello screening - tra l’altro con poche forze in campo e forse con risorse finanziarie non sufficienti - ha riguardato le aree urbane. Certamente è una fotografia che, tra l’altro risale, alle alluvioni del 1954 per l’80 per cento del territorio della Calabria.

Comprendiamo bene come sulla scorta di questi dati siamo ancora all’anno zero.

Si impone una riflessione ampia che deve vedere a tutto campo gli enti di governo, coloro i quali hanno la responsabilità di governo e che sono chiamati a dare un contributo. Le Università, che sono state vocate, e certamente il mondo scientifico e gli ordini professionali, non possono non essere tra i principali promotori di un’azione che deve vedere sul territorio gli effetti e le azioni puntuali.

Certamente c’è la necessità di sbloccare tutti i fondi, non sono sufficienti 240 milioni. Si parlava di 900 milioni del Por, in due tranche. C’è la fase due, perché allora il tavolo tecnico focalizzò in due direttrici specifiche quelle che erano le azioni per ripristinare le infrastrutture e la viabilità e poi le opere di difesa delle coste dalle frane.

Quella fase due mi pare sia rimasta lettera morta. Ora, chiedo al Governatore ed all’assessore Gentile come vogliamo riprendere e dare una accelerazione a quella fase che, tra l’altro, aveva visto pure una sinergia tra le province, i comuni e la Regione Calabria.

Lungi da me il voler aprire un fronte di polemica, perché su queste cose, credo, che l’azione debba essere corale e sinergica, ma le cose dobbiamo dircele.

Caro sottosegretario, sono stato critico – sulla protezione civile – sugli eventi che hanno caratterizzato la nostra Regione, in tutte le province: Reggio Calabria, Gioia Tauro, Crotone, Corigliano, che sconta, probabilmente, una mancata programmazione di decenni, non è un fatto odierno.

Ci vuole anche un’azione puntuale, una filiera della protezione civile che veda insieme i comuni e le province perché questi fenomeni sono sempre dietro l’angolo, perché le mutazioni climatiche, la vulnerabilità del territorio purtroppo ci dice questo.

Chiedo, allora, che da questo dibattito, al quale ognuno ha dato un contributo, partano, poi, a tutti i livelli e a tutti gli ordini, le decisioni e le azioni che devono essere attuate: il Pai, la stessa attivazione dei presidi, un tavolo che veda le province, i comuni, la protezione civile con la Regione, con gli ordini professionali, studiare le soluzioni.

Un piano di assetto idrogeologico che questa volta debba essere non solo una fotografia del rischio e delle azioni, ma il corredo delle risorse finanziarie per individuare esattamente quali sono, poi, gli interventi strutturali che sono necessari per questa Regione.

Se noi faremo quest’opera, se avremo la capacità di recuperare pure quegli organismi intermedi che possono avere un ruolo nella difesa del suolo…

I consorzi di bonifica in trenta anni hanno svolto un’azione importante.

La rete idraulica scolante che ha difeso i centri abitati, la viabilità, le opere d’arte, va rivisitata e necessita di una manutenzione continua.

Se avremo la capacità di mettere in piedi una filiera sinergica tra tutti gli organi, tutti gli enti, probabilmente, riusciremo in un momento in cui una congiuntura negativa ed una contrazione di risorse, certamente, non ci lasciano un buon presagio.

Poi, occorre un approccio più diretto anche sul Governo nazionale. Non possiamo accettare che accada una analoga situazione nel Veneto e si corra subito con 300 milioni di euro e la Calabria debba vivere a più riprese queste drammaticità per avere delle risposte che probabilmente sono anche inadeguate.

Concludo così. Mi auguro che il dibattito dia luogo ad una prospettiva che veda delle azioni immediate perché questo problema è veramente indifferibile.

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Grazie, onorevole Presidente, intervengo molto rapidamente per dire che penso che la discussione di oggi possa avere un senso se quest’Aula riesce a dar prova e, soprattutto, a mettere in campo una idea, attraverso la quale riportare la problematica che stiamo discutendo nella dimensione della sua straordinarietà.

Sarebbe sbagliato se concepissimo questo passaggio odierno come uno dei passaggi ordinari e rituali dell’attività del Consiglio regionale.

Su questo penso che la ragione e la consapevolezza siano state illustrate da tutti gli interventi che si sono succeduti da questa parte dell’Aula e dai banchi della opposizione.

Ritengo che oggi – sono d’accordo su questo – si stia dando prova di come si voglia sperimentare un tentativo di approccio nuovo anche nella interlocuzione tra governo ed opposizione.

Pertanto,  non tutto il lavoro che si svolge è inutile o dannoso e lo voglio dire al Presidente Scopelliti che ha dato l’opportunità e la possibilità l’altra sera nella sala del Consiglio comunale di Rende, di un confronto su un altro tema ostico come quello della sanità.

Abbiamo visto che questa mattina la competizione è tra chi si fa più carico di responsabilità. In questo senso, a mio avviso, si deve andare, non come, però, pronunciamento per un posizionamento tattico-politico, ma facendo uno sforzo sul merito dei contenuti – solo così si può reggere questo tipo di interlocuzione.

E’ sui contenuti che si registrano le differenze o - lasciatemelo dire senza alcuna remora – si possono registrare le convergenze soprattutto quando le problematiche che trattiamo prescindono, sostanzialmente, dall’interesse di una parte o dell’altra.

E’ un ragionamento che mi sento di condividere per quanto riguarda la problematica della sanità e dell’attuazione del piano di rientro. Non è di meno quello che stiamo discutendo oggi.

Entro nel merito e concludo. Abbiamo ascoltato la relazione dell’assessore che ci ha dato una informazione che, secondo me, non è di poco conto.

Mi è sembrato di capire che sia stata già apposta la firma, o deve essere apposta la firma, di un accordo di programma quadro tra Governo e Regioni.

Se questo è, se è stato fatto o se sta per farsi, penso che non sia una scelta ininfluente qualsiasi. Penso sia stata fatta, dalla Regione questa scelta con la disponibilità, giacché già c’è la proposta dell’accordo di programma, dello Stato, una scelta che può essere strategica e sicuramente opportuna ed intelligente, che, però, può essere strategica ad alcune condizioni.

A che serve l’accordo di programma quadro? L’accordo di programma quadro può essere una scelta strategica se si utilizza per le sue finalità.

Quali sono le finalità? Innanzitutto, come sapete, l’accordo di programma quadro sta dentro ed è scritto nella intesa istituzionale tra lo Stato e la Regione.

Ha, quindi, poteri legislativi sostitutivi, cioè attraverso questo accordo di programma quadro e l’intesa Stato-Regioni, il Governo si sostituisce al Parlamento anche per quanto riguarda gli aspetti normativi e legislativi e la Giunta regionale, la rappresentanza legale della Regione, il Comitato nel quale la Regione era rappresentata dall’accordo di programma quadro si sostituisce, persino, al potere del Consiglio regionale.

Utilizziamo allora quella sede, l’accordo di programma quadro ove mai ci siano urgenze di aggiornamento della legislazione. Intanto per quanto riguarda la nostra competenza su questo terreno, nulla osta che dalla Calabria possano essere avanzate proposte al Governo nazionale affinché non solo si utilizzino le ordinanze emergenziali della protezione civile, - sappiamo qual è il fine di quelle ordinanze, ma se serve un percorso di legislazione ordinaria e speciale o anche emergenziale – lasciatemelo dire – a questo punto al di là delle ordinanze di protezione civile utilizziamo l’accordo di programma quadro per quanto riguarda questa evenienza e questa opportunità.

Affinché questo però si possa fare, la Giunta dovrà avere una proposta altrettanto dalla opposizione. Pertanto, prendo atto della proposta i cui firmatari sono Guccione, Aiello ed altri consiglieri; discutiamo affinché ci sia una sede di esame rapida di questo e di altri testi.

Vediamo quali sono i punti che possano far registrare delle innovazioni legislative ai fini di facilitare non soltanto la spesa ma anche la programmazione, le sue finalità e la qualità.

Probabilmente un aggiornamento legislativo serve sotto quale aspetto, però? Sotto l’aspetto del coordinamento degli strumenti legislativi.

Penso che questo sia il secondo elemento, cioè l’accordo di programma quadro può essere utile e strategico se rappresenta la sede, il nuovo, lo strumento di coordinamento sia dei poteri che la legislazione conferisce per quanto riguarda gli interventi, ma anche e soprattutto se rappresenta il luogo dove convergono e si coordina la spesa proveniente dalle varie fonti di finanziamento compresa ovviamente quella europea.

Naturalmente quello dell’accordo quadro è il tavolo su cui la si fa la trattativa con il Governo, che, nel momento in cui firma l’accordo, non c’è dubbio che debba dare la garanzia di sua compartecipazione finanziaria.

Se ho capito bene stamattina pare che il Governo abbia dato una disponibilità di 100 milioni che si aggiungono ai nostri. Non ho capito se sono i fondi per le aree sottosviluppate o sono altri fondi rinvenienti dalla delibera Cipe. Non ho capito la provenienza di questi soldi. Utilizziamo quel tavolo per tenere in campo permanentemente una rivendicazione anche di tipo finanziario.

E come? Attraverso la procedura di una programmazione che sia la più sensata e la più qualificata possibile.

Noi abbiamo due livelli su cui dobbiamo intervenire e vado a concludere: una è l’emergenza e su questo, badate, non c’è solo da tenersi pronti per quello che potrà accadere, ma dobbiamo dare una risposta e fronteggiare, dovete dare una risposta e fronteggiare i ritardi che si sono accumulati in questa direzione.

Mi risulta - non vorrei sbagliare, non so che domanda giacente ci sia presso la protezione civile o l’assessorato – che ancora siamo in presenza di comuni che 4 anni fa hanno operato ed autorizzato i loro interventi di protezione e di emergenza e che non hanno avuto risarcito un euro.

Penso, immagino, che dobbiamo prevedere come fronteggiare il fatto che di fronte ad un’altra ondata di maltempo - sia essa nevicata o di tipo alluvionale – in cui l’emergenza impone ai comuni di intervenire tempestivamente, questi comuni sono con le spalle al muro.

Su questo dovremo riflettere e ragionare anche perché è difficile che per fronteggiare  l’emergenza, al di là dei fondi rivenienti dalle ordinanze nazionali di protezione civile, si possano destinare, per esempio, parte di questi fondi che vengono programmati nei piani europei o anche nello stesso accordo di programma quadro.

Qui c’è una questione aperta: come si fronteggia questa domanda emergenziale? E’ la domanda più urgente a cui va data una risposta. Mi auguro che su questo ci sia una riflessione, che l’assessorato proponga delle vie d’uscita anche se le risorse sono quelle che sono, non sono tempi per i quali si può essere certi che la risposta possa essere facile ed immediata.

L’altro aspetto è la prevenzione. Se perveniamo rapidamente alla definizione delle mappe dei rischi: rischio idrogeologico, rischio esondazione, rischio erosione, dobbiamo fare in modo che anche in presenza di una scarsità di risorse il programma degli interventi di prevenzione strutturale sia organico e sia definito, certo partendo dalle valutazioni, dalle norme, dagli indici e dai livelli di rischio che sono stati fissati nel piano di assetto idrogeologico.

Sotto questo aspetto mi pare di capire che sia importante il funzionamento dell’autorità di bacino.

Sapete che la legge che istituisce l’autorità di bacino prevede che la Giunta non ha competenza sulla programmazione. La Giunta regionale dovrebbe limitarsi a prendere atto della classificazione del livello di rischio che approva l’autorità di bacino e, quindi, gli interventi debbono essere selezionati anche in presenza di una scarsità di risorse secondo quell’ordine di priorità.

L’altro aspetto che è strumentale - sul problema degli strumenti dobbiamo avere anche qui un coordinamento - è quello dei bacini idraulici che hanno un senso non soltanto se vengono definiti nella loro dimensione, ma se diventano soggetti operanti a cui si riconosce la dignità istituzionale e strumentale di operare.

Il bacino idraulico più delle amministrazioni territoriali, delle amministrazioni comunali e provinciali può essere il momento del coordinamento e della proposta di programmazione ed il momento della cura e della manutenzione, cioè attraverso un coordinamento degli strumenti che da’ il bacino idraulico come punto di riferimento può cambiare tutto. Per esempio, può cambiare anche l’uso e la funzione dell’Afor e dell’uso che si fa oggi dei lavoratori idraulico forestali perché quello è un costo che non produce i benefici che la situazione emergenziale richiede.

Anzi dovremmo studiare il modo affinché, attraverso una progettualità adeguata, quella voce sia scaricabile dal bilancio regionale, perché quelle sono fonti che lo Stato ci assegna ma che richiamano accanto a quei fondi dello Stato, lo sa bene l’assessore Mancini, un’altra quota cospicua di fondi del nostro bilancio regionale.

Almeno quelli cerchiamo di liberarli perché, altrimenti, hai voglia di approvare bilanci, non ce la faremo.

Se possiamo caricare come una voce del costo dei progetti che si vanno a programmare nell’ambito dell’accordo di programma quadro almeno le cifre che dobbiamo dare come Regione Calabria, noi liberiamo quei fondi e su questo bisogna fare un’azione.

Ho concluso. Cioè come andare avanti? Se possiamo avere conoscenza di questo testo dell’accordo di programma quadro non sarebbe male. Censore ha fatto alcune domande, sugli interventi che sono programmati. Non è solo la curiosità di conoscere dove sono finalizzati i fondi, ma il criterio è se riusciamo ad avere le mappe del rischio sulla base dell’accordo di programma quadro e delle mappe del rischio o ritornare in Aula oppure, prima che si ritorni in Aula, si possa avere un passaggio nella Commissione consiliare permanente competente per fare il punto sia sull’aspetto programmazione che sull’aspetto investimenti.

Se è vero come è vero che erano stati inseriti 835 milioni di cui ne sono stati utilizzati solo una parte, non so se c’è stata una rimodulazione di quel piano, ma la sede della Commissione può essere quella che in qualche modo può convergere per definire una forma di finanziamento ancorata ad un programma. In quella sede ci possono essere, sicuramente, le scelte e i momenti affinché ognuno si assuma le proprie responsabilità, senza aver remore.

Non a tutti i costi bisogna dire di no. Anzi la battaglia che sto facendo è contro una impostazione pregiudizialmente negativa, ma perché abbia ragione l’altra linea non c’è dubbio che il confronto debba misurarsi sul metodo e sui contenuti. Anche su questo terreno non ci tiriamo indietro.

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Signor Presidente, la ringrazio per la parola. Sarò breve anche perché da qui a poco il Presidente Scopelliti tirerà le conclusioni di questo dibattito.

Volevo, però, dare anche un mio contributo a questo dibattito che si è aperto con l’intervento dell’onorevole Gentile al quale faccio gli auguri affinché possa recuperare rapidamente la possibilità di esprimere al meglio i contenuti del suo lavoro.

Penso che il dibattito di oggi debba segnare anche un momento in cui questo Consiglio rifletta in maniera puntuale su questa problematica; una riflessione un po’ più spinta rispetto a quella che è la storia che in questa Regione si è avuta e che è stata recuperata nei diversi interventi, ma, per flash, per poi elaborare una proposta alla fine del mio intervento, voglio dire che questi 60 anni, sostanzialmente dagli anni ‘50 ad oggi, hanno visto evolversi la difesa del suolo in Italia e nella nostra Regione. Si può fare una distinzione abbastanza rigida.

I primi anni, fino al 1972, fino alle soglie del regionalismo, il sistema della difesa del suolo in Calabria ha funzionato con la logica della possibilità dell’intervento estensivo sui territori, quindi l’intervento su tutto il territorio del Paese e della Regione era la difesa del suolo. Ingenti risorse sono state investite ed ingenti risorse umane sono state impegnate in quel lavoro.

Quei 20 anni hanno prodotto oggettivamente, anche in Calabria, un risultato sulla conservazione e difesa del suolo, sui rimboschimenti significativi che hanno ridotto di molto il rischio idrogeologico nella nostra Regione. Dall’intervento dello Stato, della Cassa per il Mezzogiorno sulle prime leggi di bonifica e difesa del suolo, sono subentrate le competenze della Regione.

Guardate, 37 anni fa in questo Consiglio regionale si è fatto il dibattito di come la Regione dovesse ereditare quel lavoro fatto dallo Stato, dalla Cassa per il Mezzogiorno e dagli organismi centrali.

Quel dibattito si è fermato su una proposta che era l’istituzione dell’Agenzia regionale per la difesa del suolo che aveva la sua connotazione di come una attività di programmazione e di intervento sul territorio potesse un’azione di coordinamento rispetto ai tanti enti che operano sulla difesa del suolo in Calabria.

Quel dibattito si interruppe alla fine della prima legislatura e poi il regionalismo ha prodotto quello che oggi abbiamo sotto i nostri occhi.

Dal 1972, dopo 20 anni nella legislazione nazionale e regionale è intervenuta la legislazione della protezione civile che prima non esisteva. E’ una legge recente e che da una parte, ha avuto un impatto culturale sicuramente positivo perché c’è una maggiore consapevolezza dell’autotutela, di costruire secondo determinati criteri; c’è una maggiore consapevolezza di questi problemi.

Dall’altro, ha innescato un meccanismo assolutamente negativo che ha accelerato quella parabola discendente che dal 1972 si è aperta sulla programmazione degli interventi e la difesa del suolo, perché si è preferito affrontare la difficoltà degli eventi e degli effetti degli eventi con misure ed interventi di carattere straordinario, legato ai danni ed agli interventi alluvionali.

Dal 1992 questo ha rallentato, anche nella nostra Regione, la capacità di programmazione degli interventi strutturali che, appunto, come si ricordava dal piano di assetto idrogeologico – quello è lo strumento che oggi abbiamo a riferimento – si possa evolvere una condizione di rischio minore avendo sotto osservazione e sotto la propria contezza che gli interventi che si realizzano con i diversi interventi finanziari producono un avanzamento nella riduzione del rischio.

Questo meccanismo, diciamocelo oggi, non è sotto il controllo della Regione.

Noi non siamo sotto l’esplicito controllo di capire tutti gli interventi che vengono fatti sul territorio della Regione Calabria in che direzione vanno rispetto alla riduzione del rischio.

Questo controllo non c’è, e non c’è non per cattiva volontà ma perché penso che fino ad oggi non ci sia stata la volontà di fare un punto su questa situazione.

Gli enti che hanno competenza sulla difesa del suolo sono tanti. Alcuni operano anche positivamente: la situazione di bonifica, ci sono le comunità montane e tutti quei soggetti per i quali in quest’Aula negli ultimi 20 anni ci sono stati dibattiti di riforma anche della stessa Afor.

A volte, sicuramente, anche con superficialità e senza un approfondimento di merito, ma di fatto oggi siamo in una condizione che non è distante da quella di 20 anni fa, sebbene gli strumenti messi a disposizione della legge e le stesse azioni fatte dalla Regione vadano nella direzione di avanzamento e anche di recepimento normativo.

Mancano alcuni adeguamenti, c’è necessità di una riforma legislativa in questo campo ma di fatto il sistema programmatorio e gestionale della Regione Calabria non è effettivamente sotto il nostro controllo.

Dico questo perché noi eravamo arrivati - e l’ha detto nel suo intervento l’onorevole Loiero – in concomitanza di alcuni eventi eccezionali, utilizzando i contenuti del Por, a dire “benissimo, facciamo il punto su un piano pluriennale che possa incominciare a dare un senso sull’avanzamento della riduzione del rischio”, quindi, un intervento significativo rispetto al quale al di là delle buone notizie che ha dato l’onorevole Gentile in apertura dei lavori… perché i 100 milioni del Ministero dell’ambiente oggettivamente nel quadro finanziario che noi avevamo al 30 aprile 2010 non c’erano.

 

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

Però,  c’erano fondi regionali messi a disposizione, che sono quelli rinvenienti dal Por 2000-2006 per 122 milioni di euro, gli 89 milioni previsti dal Fesr, i 179 dell’Apq rivisitato dall’onorevole Gentile e il Par che prevedeva 425 milioni di euro.

Questo significa che quella scelta era stata fatta non solo per far fronte ad un’emergenza particolare, ma perché queste sono le risorse minime per poter avviare un Piano pluriennale che abbia il senso di far riflettere la Regione, perché in questo Piano erano previsti non solo interventi infrastrutturali e quindi opere di riduzione del rischio, ma erano stati previsti, per esempio, il Centro multirischi, tutta una serie di interventi di presìdi idraulici, rispetto ai quali anche tutti quanti, al di là di chi oggi governa e di chi ha governato ieri, purtroppo, registriamo che negli ultimi vent’anni - quindi ci siamo tutti in questa esperienza - per aggiustamenti contingenti. Noi abbiamo rallentato, per esempio, i presìdi idraulici, l’onorevole Gentile ha annunciato che adesso partono - io sono convinto che partiranno - ma per farli partire – lui lo sa bene perché anche nella precedente legislatura ha dato un contributo importante – ci sono voluti dieci anni, perché questa è una delibera del 2000 rivista cinque volte e che finalmente parte.

Ci arriva questa indicazione  dal Parlamento europeo, perché quando nel Parlamento europeo si discute della possibilità di avere una Finanziaria comunitaria, cioè una sorta di bilancio dell’Unione europea e già c’è un embrione che propone “istituiamo il fondo di solidarietà per gli eventi alluvionali”, è chiaro che da una Regione come la Calabria, rispetto a un Paese che si rapporta rispetto a quei livelli, c’è da dire “noi siamo perché si vada verso un bilancio comunitario che preveda alcune azioni importanti” e la difesa del suolo non c’è dubbio che è una di queste azioni importanti.

Ma oltre a quel livello, c’è un livello che riguarda il rapporto col Governo nazionale, che è un problema non solo della Calabria, non solo di debolezza dei livelli regionali attuali o passati nel rapporto col Governo nazionale – sicuramente c’è, se noi leggiamo il Piano del Sud –,  però al di là della strumentalità politica, questa Regione ha bisogno e deve porre all’attenzione del Paese lo stato di attuazione della legge 183 sulla difesa del suolo.

Andiamo a vedere il Paese che cosa investe sulla difesa del suolo: niente, rispetto a quelli che sono i problemi!

Beh, io penso che questo problema, da una Regione come la nostra, deve essere posto: come si pone una questione di questo genere? Io penso che questo Consiglio, nel concludere un dibattito che ha avuto lo sviluppo che abbiamo potuto dare a questi lavori, debba candidarsi a fare una conferenza nazionale sulla difesa del suolo in Calabria. Incominciamo a fare una conferenza regionale di preparazione a questa prospettiva, perché tutti i soggetti che operano sulla difesa del suolo – e voi li ascoltate come noi tutti i giorni, a cominciare dai Comuni, dalle Province, dalle comunità montane, dai consorzi di bonifica –, tutti i soggetti che hanno ruolo chiedono più ruoli e più risorse, però sta a noi dire in quale quadro vanno coordinati e rafforzati gli interventi.

Non ho dubbi che i consorzi di bonifica facciano del bene al territorio coi loro interventi o che le Province, nella manutenzione dei corsi d’acqua, le comunità montane, però tutto questo sfugge a quella che è un’azione di coordinamento che la Regione deve fare.

Penso che questa riflessione è anche culturale, perché quella difesa del suolo dei vent’anni, dal ’50 al ’70, che è stata positiva, ha avuto grandi risorse finanziarie, ma aveva una visione – ripeto – estensiva, dove si immaginava di dover intervenire su tutto il territorio, tutto il territorio doveva essere difeso e salvaguardato, oggi il livello di urbanizzazione e di utilizzo del territorio ci impone di raccordare questi strumenti ai Qtr.

Quindi vorremmo capire come andiamo avanti rispetto ai Qtr e come, rispetto all’incrocio con le azioni della difesa del suolo, si fanno scelte che siano sostenibili economicamente, perché quando noi diciamo un Piano pluriennale di 900 milioni di euro, non stiamo dicendo che possiamo intervenire su tutto il territorio regionale, significa che bisogna fare, sicuramente a partire dalle mappe del rischio, ma sicuramente in base all’uso del territorio che è stato fatto dai Comuni, pensando anche a come noi mettiamo meccanismi, sì, di premialità – è stata annunciata una legge – ma anche di penalizzazione rispetto a quelle amministrazioni che continuano una gestione del territorio che non è assolutamente compatibile con queste questioni e quindi con le questioni di sostenibilità economiche ed ambientali.

Allora rispetto alla nuova difesa del suolo, dobbiamo riflettere, non da soli, ma assieme ai soggetti che operano, ai soggetti culturali e scientifici che operano in questo campo, rivendicando alla politica, però, il ruolo dell’indirizzo rispetto alle scelte che si fanno, assumendo quelle che sono le cognizioni, ma assumendo noi la responsabilità di dare un indirizzo a quella che è una nuova impostazione della difesa del suolo, che anche da questo dibattito dovremmo essere capaci di poter sviluppare.

PRESIDENTE

La parola al sottosegretario onorevole Torchia, per le conclusioni.

Franco TORCHIA sottosegretario alla Protezione Civile e meteo regionale

Presidente Scopelliti, quando stamattina ho fatto quel breve intervento, non avrei voluto dare quei numeri del disastro che c’è in Calabria, però purtroppo il dibattito ha preso quella piega che non avrei voluto prendesse, cioè dare i numeri.

Ho molto rispetto di questa istituzione e per i colleghi e i consiglieri regionali intervenuti, però alla vigilia di questo dibattito mi sarei aspettato qualcosa di diverso; non avrei voluto parlare di disastro, di numeri, il dissesto idrogeologico l’avrei voluto trasformare in un dibattito sullo sviluppo economico della Calabria. Ecco perché ho chiesto di prendere la parola a conclusione del dibattito – e chiedo scusa al Presidente se gli tolgo qualche minuto.

Soltanto in qualcuno degli interventi ho sentito veramente un tenore di cambiamento e di scelta culturale diversa, altri – e me ne rammarico – si sono concentrati soltanto su quante risorse ci servono per la messa in sicurezza della Calabria; taluni hanno anche confuso il discorso delle risorse che servono per l’emergenza con le risorse che servono per la messa in sicurezza del territorio. Sono cifre enormi e, se soltanto pensiamo che per i danni sono necessarie risorse per 500 milioni di euro, possiamo immaginare quante sarebbero le risorse per la messa in sicurezza di questo territorio.

Forse in questi anni è mancata realmente la programmazione, ed era quella la parola d’ordine, programmazione, prevenzione, prevenzione del rischio. Vorrei chiedere dov’è finito quel programma regionale di previsione e prevenzione del rischio, che era di 300 pagine e sul quale molte brave competenze hanno lavorato. E’ stato deposto in un cassetto nel giugno del 2005, poi stranamente non più ripreso.

Dov’è la scelta culturale che è stata fatta in questi anni? Noi stiamo a discutere di un disastro che, forse, si sarebbe potuto evitare; una programmazione fatta cinque anni fa o dieci anni fa avrebbe, forse, potuto mitigare o alleviare i danni che si sono verificati con queste alluvioni.

Avrei voluto essere non il sottosegretario alla protezione civile, perché in un Paese civile, come sono gli Stati Uniti, la protezione civile non esiste, ma esiste in Italia, che forse è un Paese incivile – mi dice qualche amico – e negli Stati Uniti, quando c’è un disastro, intervengono i Vigili del fuoco, qui interviene la protezione civile.

Allora dobbiamo ragionare: la protezione civile deve lavorare insieme alle competenze, insieme agli altri enti preposti alla tutela e al controllo del territorio per lavorare allo sviluppo di questa regione.

Mi auguro che, cominciando dalla programmazione, con le poche risorse che abbiamo a disposizione – non voglio dare i numeri che sono stati dati, perché è inutile mettermi a controbattere sui numeri che sono stati dati; i numeri sono quelli che sono – lavoriamo sulle competenze, sulle risorse umane che abbiamo a disposizione e programmiamo la messa in sicurezza del territorio calabrese. Solo così possiamo incontrarci fra uno o due anni e ragionare e dire che le risorse impiegate sono state risorse sante, perché se noi ci mettiamo a tappare i buchi di questa regione, forse serve 1 miliardo di euro, forse servono 2 miliardi di euro, ma sempre buchi andiamo a tappare, non risaniamo il territorio.

Vi ringrazio di avermi ascoltato e chiedo scusa a quest’Aula, se forse ho esagerato.

PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale per le conclusioni.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente, e ovviamente grazie a tutti i colleghi intervenuti, che hanno portato il loro contributo a questo dibattito, a questo unico punto all’ordine del giorno del Consiglio. Ovviamente, un ringraziamento all’assessore Gentile per l’impegno profuso e soprattutto per i risultati ottenuti, perché credo che oggi partiamo da un dato ufficiale, che rispetto ai finanziamenti che qualche settimana fa avevamo annunciato, rispetto ai temi della difesa del suolo in Calabria, oggi c’è un elemento di novità: la sottoscrizione, nei giorni scorsi, insieme al ministro Prestigiacomo di un impegno del Governo, e quindi attraverso il ministero dell’ambiente, di 110 milioni di euro per quanto riguarda il tema della difesa del suolo in Calabria.

Avevamo annunciato, nelle settimane scorse, un impegno di circa 70 milioni di euro del Governo e, a distanza di qualche settimana, l’impegno, l’opera, il rapporto, la capacità di incidere attraverso un Piano estremamente positivo ed apprezzato da parte del ministero e del ministro Prestigiacomo ha portato ad una risposta importante.

Credo che la vera notizia, oggi, di questo dibattito è che partiamo da un dato nuovo: non sono più 70 i milioni, l’ipotesi presentata in questo accordo di programma quadro al ministero dell’ambiente , ma parliamo di 110 milioni di euro messi a disposizione dal ministero e dal ministro su fondi vincolati, che sono fondi Fas 2000-2006, sulla Finanziaria del 2010. Quindi sono 110 milioni di euro, 40 milioni di euro in più, in un periodo di grande difficoltà per le casse dello Stato, ma in generale per gli enti pubblici, per le amministrazioni, rispetto ai 70 ipotizzati in precedenza.

Oggi diventano un atto concreto e diventano 220, quindi il doppio, attraverso il cofinanziamento, qui qualcuno diceva: “Ma come si arriva al cofinanziamento?”. Si arriva perché – non so se tutti hanno letto i giornali e sono documentati, poi, per carità, nel senso che può darsi pure che uno non ci creda – il Governo ha deciso di sbloccare i fondi Fas. Quindi la Regione Calabria avrà i suoi fondi Fas e noi contiamo, nel Piano illustrato al ministero, di attingere ad altri 110 milioni di euro attraverso i fondi Fas, per realizzare interamente il Piano illustrato in sede ministeriale.

Credo che questo sia un primo risultato importante, cioè acquisiamo la disponibilità di 220 milioni di euro rispetto ai 70 di cui si parlava. Lo abbiamo con certezza, con atto sottoscritto col ministro, 110 li dà il ministero subito, 110 sono a breve, nei prossimi mesi, appena andremo a definire i fondi Fas, perché la notizia è che il Governo ha dato la disponibilità, rispetto al tema dei fondi Fas, di poter ridiscutere e ridisegnare gli stessi.

Voi sapete molto bene che noi abbiamo un Piano rispetto ai fondi Fas che è fatto di tantissime iniziative, che il Governo ci offre la possibilità e la disponibilità di rivedere rispetto alle strategie che questa Regione mette in campo. Poi, tra l’altro, mi pare anche di poter dire che, rispetto a 1 milione di euro che la Regione si era impegnata a sottoscrivere per i Fas, oggi non è più l’impegno di 1 miliardo, siamo scesi massimo a 300 milioni di euro, quindi avremo maggiori disponibilità, in un taglio comunque complessivo di risorse, perché c’è un piccolo taglio dei Fas in generale, perché il Governo deve andare a coprire il tema della manovra rispetto anche ad interventi di questa natura.

Allora partiamo da un dato che, secondo me, oggi è una conquista importante: in una fase di grandi ristrettezze finanziarie, la Regione Calabria, ovvero la Giunta regionale e il Consiglio regionale si presentano al dibattito con un finanziamento ulteriore di 40 milioni di euro per il Piano legato alla difesa del suolo in Calabria.

Questo è un Piano che domani mattina illustreremo insieme all’assessore Gentile in conferenza stampa, abbiamo ritenuto giusto e doveroso aspettare di dare l’annuncio in Aula di questo finanziamento e di questo Piano, domani lo illustreremo nei dettagli alla stampa calabrese, mettendo in evidenza che cosa? L’impegno che noi abbiamo voluto portare avanti, interventi mirati non a realizzare situazioni tese a recuperare finanziamenti utilizzati a pioggia – come spesso, purtroppo, accade negli enti pubblici – ma l’idea di fare interventi strutturali, corposi e seri, tesi ad alleviare i disagi in prospettiva per i cittadini.

Quindi, domani, spiegheremo anche in alcuni casi che tipo di interventi abbiamo previsto. E’ inutile frazionare le risorse ulteriormente per fare microinterventi, che poi non sono mirati e non raggiungono nessun obiettivo; noi dobbiamo incominciare a realizzare un Piano negli anni, che era quello che avevamo detto tutti e che credo anche alcuni colleghi hanno evidenziato nelle loro relazioni, ma che diventi funzionale ad un obiettivo, quello di evitare che si possa realizzare in Calabria un danno attraverso le alluvioni, attraverso le piogge.

Ormai mi sembra consolidato questo tipo di preoccupazione, c’è in tutto il territorio della nostra regione una situazione di grande difficoltà e di grande emergenza, bastano le piogge, il dissesto è generato da fattori predisponenti naturali, che sono l’idrologia, la geologia, la sismicità, e qui anche l’ex Presidente Loiero ha fatto un excursus rispetto agli eventi sismici fin dal 1900, ha dimenticato, per non andare oltre il secolo scorso, quelli del 1783, mi pare. Però esiste un problema serio che è il frutto di una difficoltà reale di questo nostro territorio, che non viene più governato bene, in maniera adeguata, dai suoi amministratori, perché è stato detto – questo lo diceva qualcuno nel suo intervento, forse Aiello – “abbiamo i nostri Comuni che hanno una grande difficoltà, dobbiamo gestire e governare queste situazioni”. Vero, però non possiamo più tollerare che i Comuni non presentino i Piani strutturali comunali, che non aggrediscano il problema dell’abusivismo edilizio, che siano disattenti rispetto alle problematiche che oggi investono il nostro territorio, perché una gran parte di questi problemi, quando si evidenziano e quando sorgono, spesso e volentieri sorgono per l’incuria degli uomini, cioè di chi ha il compito di amministrare. Forse  per la capacità di non andare ad incidere su questi temi e per le scelte degli uomini che, magari, pensano che costruire un fabbricato nell’alveo di un fiume o in altri contesti non arrechi danno a nessuno.

Abbiamo un esempio molto chiaro, gli esempi sono chiarissimi in tantissime realtà: abbiamo potuto constatare che le piene, le situazioni come nella costa del vibonese, dove abbiamo fatto qualche mese fa un sopralluogo, abbiamo visto come nelle zone di Parghelia e tutto il resto non c’è lo sfogo a mare, perché vengono otturati, ostruiti, deviati i costi naturali dei fiumi e dei torrenti, per cui tutto questo genera quello che abbiamo dovuto constatare e quindi subire come popolazione calabrese.

Allora dobbiamo guardare non soltanto a fattori naturali – come dicevo prima – ma anche a dissennati interventi antropici: il disboscamento, lo sconvolgere del regime delle acque, l’imbrigliamento e gli sbarramenti degli alvei fluviali, quindi l’abusivismo edilizio che dicevo prima.

A tutto questo c’è da aggiungere una cosa che è molto importante, cioè l’assenza di monitoraggio, che è uno dei grandi problemi su cui dobbiamo investire, perché la capacità di monitorare l’intero territorio significa avere contezza dello stato attuale della situazione, quindi delle difficoltà dei nostri territori, ma soprattutto riuscire anche a capire dove si può intervenire preventivamente rispetto a fattori che sono allarmanti come questo.

Quindi le leggi dello Stato hanno dato degli indirizzi molto chiari, ormai anche la “183” dell’89, il decreto legge 180 del ’98, hanno dato delle indicazioni molto chiare con la definizione di territorio a maggiore rischio in R3, R4, il programma di interventi urgenti nelle zone a maggiore rischio. Ci sono degli strumenti legislativi che certamente possono aiutare una Regione, un ente ad intervenire e ad immaginare come riuscire a dare delle risposte, e tutto questo ha bisogno di studi, di approcci di pianificazione integrata, di necessità di risorse finanziarie che, spesso, sono decisamente inferiori rispetto al fabbisogno e quindi alle disponibilità ordinarie che sono sempre inferiori; tutto questo ha la necessità di evitare di frazionare gli interventi in prevenzione.

Sono scelte che sono, però, in alcuni casi, non soltanto indicazioni che pervengono dalle normative nazionali, ma c’è anche in questo la mano dell’organo competente esecutivo della gestione e quindi anche del politico, che può fare una serie di scelte chiare, nette, evidenti, che tendono a creare interventi mirati e quindi a dare risposte importanti. Per cui anche qui la politica ha certamente le sue responsabilità.

E dobbiamo guardare soprattutto a ciò che oggi esiste in Calabria, ad esempio abbiamo la necessità di ridurre il rischio idrogeologico, attraverso tre strategie è realizzabile la mitigazione del rischio: la riduzione della pericolosità, intervenendo sulle cause dei fenomeni e  direttamente sui fenomeni; la riduzione dell’esposizione, evacuando le aree a rischio, vietando l’espansione urbanistica ridefinendo l’utilizzo del suolo; la riduzione della vulnerabilità, quindi consolidando i beni esposti, installando misure di protezione, mettendo sistemi di allarme ed organizzando piani di emergenza e di soccorso.

Quindi sono questi tre gli interventi che, secondo noi, sono alla base di scelte molto chiare.

Il problema si ricollega, poi, rispetto ai risultati delle gestioni. Le gestioni, spesso, hanno preferito giocare la partita dei cosiddetti finanziamenti a pioggia, che sta nella logica di certa politica, che ovviamente non offre strumenti per il cambiamento e non ha consentito decisamente la possibilità di affrontare i problemi con il dovuto approccio.

Quindi gli ultimi quattro anni di piogge hanno letteralmente messo in ginocchio vaste aree del nostro territorio e c’è la necessità di evidenziare, anche rispetto ad alcune scelte fatte, perché il ministero, la Presidenza del Consiglio ha portato avanti una serie di ordinanze come la 37/34 e la 37/41, e ci aggiungerei un altro dato molto preoccupante, ancor più allarmante, che è quello dell’emergenza Vibo.

Sull’emergenza Vibo si è giocata una partita importantissima, dopo l’alluvione e dopo i disastri di Vibo Marina soprattutto, con risorse messe in campo per i soggetti attuatori che erano il Comune, la Provincia e la Camera di commercio.

Ho assistito con i miei occhi, nell’estate del 2008, ad un convegno organizzato dal Partito democratico di Vibo, nel quale  il Presidente Loiero è stato letteralmente aggredito dai suoi iscritti, dai suoi militanti e dai suoi dirigenti.Ero lì insieme al Presidente Loiero, mi sono trovato in una situazione in cui il Presidente Loiero disse “il più tenero degli interventi che ho registrato in questa sala è stato quello del sindaco Scopelliti, che ringrazio”, cioè io ero stato il meno feroce rispetto a un dibattito che andava avanti, che riguardava temi di politica regionale. Ma capirete molto bene che si stravolge il tutto quando c’è la gente che ha le difficoltà, le famiglie che stanno fuori casa, gli operatori che sono a rischio, le situazioni imbarazzanti di intere parti di un territorio che sono devastate e non c’è una risposta, perché lì c’era la scelta dei soggetti attuatori che non hanno – ovviamente la Regione, il Presidente era il responsabile, il commissario – fatto le scelte che dovevano fare, quindi c’era un rimpallo di responsabilità.

Però il problema di fondo è sempre uno: chi paga rischia di essere il cittadino. E in quella circostanza ed oggi, a distanza di qualche anno – noi lo abbiamo scritto mesi fa – ci sono state risorse, soprattutto quelle dirottate alla Provincia, che non sono state utilizzate in maniera incoerente rispetto agli impegni che c’erano rispetto al commissario, sono state risorse impegnate decisamente in modo diverso.

Se prendete quello che è accaduto al Comune di Vibo Valentia, mentre vi erano i soldi per fare gli interventi su Vibo Marina – ci sono gli atti deliberativi del Consiglio comunale – , il Consiglio comunale si esprimeva oltre un anno fa, dicendo: “Ci sono tot risorse? Benissimo, costruiamo la scuola a Piscopio, la scuola vicino al confine con Stefanacoli, la scuola su in cima vicino a…”, cioè l’80 per cento delle opere non erano opere di riqualificazione di Vibo Marina…

(Interruzione)

Il canile? Anche il canile! Voglio dire, c’era la possibilità di mettere finalmente un canile! Però tutto ciò era sicuramente non in sintonia e in coerenza con gli impegni che erano stati assunti.

Questo è il problema di fondo, è qui che bisogna intervenire, monitorare e guidare questa stagione legata a queste emergenze, perché prima ha fatto un riferimento – non so se Aiello o comunque il collega dell’Api, Rosario Mirabelli, che non sono  in Aula – ricordo alcuni passaggi in cui si è esposto un problema: “Noi nella provincia di Cosenza abbiamo avuto danni ingenti perché il Presidente della Provincia ha i dati, abbiamo le risorse, abbiamo i dati preoccupanti, allarmanti”. Ma di che cosa parliamo?! Di un totale di 900 milioni di euro di fabbisogno, di un ultimo dato che forse Franco Torchia ha fornito, che sono pervenute richieste,…

Per quanto ,  sottosegretario? Trecento milioni di euro?

Ma parliamo di dati in cui vi porto un esempio molto chiaro, lampante e in maniera netta, dove Belvedere Marittimo richiede 11 milioni di euro di danni delle ultime alluvioni Ma lì c’è un problema: abbiamo dimostrato al neosindaco che, di 11 milioni di euro richiesti, il geometra del Comune ne ha documentati 131 mila, perché loro dicono “anche 3 milioni ci bastano”. Ma di 11 milioni di euro, guardate, a documentarne 131 mila il geometra del Comune, per noi diventa difficile motivare perché dai 2 milioni al Comune di Belvedere, quando il proprio tecnico interno al Comune ti documenta 131 mila euro!

Allora questo è, ogni volta che c’è un’alluvione, ognuno qua dice “qua ci facciamo i soldi”, nel senso che dice, magari, “con la Regione ci paghiamo altri progetti”. Allora questo deve essere, secondo me, il compito importante e necessario, gli uffici devono saper monitorare e valutare attentamente tutto ciò che arriva.

E’ quello che abbiamo fatto, perché in tantissimi casi, come in questo piano che l’assessore Gentile ha realizzato insieme agli uffici – che ringrazio – il dipartimento delle infrastrutture, tutti coloro che ci hanno lavorato, è un piano che nasce dalla valutazione e dalla concertazione e che recepisce quello che qualcuno di voi diceva prima, cioè la capacità di dialogo e di ascolto che emerge dal tavolo dove siedono l’Università, il Cnr e così via.

Anche se su queste cose, pur condividendo la strategia, ci sarebbe dell’altro da aggiungere, però noi vogliamo valutare adesso l’aspetto prettamente positivo della collaborazione, della sinergia, della rete, dell’idea di squadra che è stata messa in campo dai vari soggetti che hanno fatto parte del Piano “Gladis”: viene chiamato così, non so se ne siete al corrente – non è offensivo nei confronti di nessuno – era chiamato dagli uffici precedenti, dall’esperienza precedente, “Gladis”.

Quindi si arrivò a nominare un gruppo di lavoro denominato “Gladis”, dove vi erano contenute le linee di indirizzo e la redazione del Piano generale degli interventi per la difesa del suolo in Calabria, il quale era composto dalla protezione civile nazionale, dal ministero dell’ambiente, dai competenti dipartimenti della Regione Calabria, dall’Università, dall’Upi e dall’Anci. Quindi “Gladis” ha iniziato a svolgere il proprio compito il 15 luglio del 2009, avviando una serie di sopralluoghi riguardanti complessivamente 258 Comuni.

Questa era una prima fase del Piano e, rispetto a questo, si sono consumate una serie di risorse che, nel caso di Vibo, erano circa 20 milioni per il Comune, più i soldi per la Provincia – insomma, considerate che per Vibo ancora ci sono risorse non spese, quindi abbiamo anche qui delle risorse importanti – dopo ci sono i 172 milioni di euro che sono stati messi in campo dalla Regione, in parte dal Governo nazionale, dove anche qui ci sono 120 milioni di euro che facevano parte del Por 2000-2006 – e queste è un po’ difficile recuperarle per alcuni aspetti o, meglio, saremo noi a recuperarle, a definire come utilizzarle – e 55 milioni del Por 2007-2013, che sono risorse che noi, attraverso il Piano presentato, stiamo comunque portando avanti, perché riteniamo che siano risorse necessarie per dare una risposta importante.

Dopo il Presidente, l’assessore,  non ricordo chi ha chiesto che fine hanno fatto le risorse dell’erosione costiera, che erano circa 38 milioni di euro. C’era qualcuno che ha detto: “Che fine hanno fatto anche queste risorse?”.

Anche su questo noi stiamo lavorando…

(Interruzione dell’assessore Gentile)

L’abbiamo approvato subito dopo – ricorda l’assessore Gentile – ma nel blocco delle risorse non spese messo in campo dal Governo, queste rientrano in quel tipo di problematica, perché anche questi 38 milioni di euro sono risorse che possono andare a tutelare la parte costiera delle nostre città e a dare un’ulteriore risposta, con il ministro Fitto su questo stiamo concertando la possibilità di averle sbloccate, perché potrebbero essere ulteriori risorse che vengono dirottate immediatamente verso la nostra Regione.

Quindi, in buona sostanza, sulle due ordinanze, 37/34 e 37/41, abbiamo un fabbisogno derivante dal censimento rispetto ai danni di circa 900 milioni di euro, il Piano di interventi era un Piano di 204 milioni di euro tra fondi statali, 24 milioni di euro, e fondi regionali, che sono appunto i 172.

Si giunge ad una serie di contributi, di interventi legati alla somma urgenza, la Giunta Loiero ne delibera 8 milioni e 900, noi abbiamo già rilasciato 13 milioni, ci sono altri 7 milioni pronti per essere assegnati, che sono quelli che abbiamo assegnato qualche settimana fa, quindi anche queste ulteriori risorse, il 45 per cento una prima tranche e del 25 per cento dell’altra.

Quindi si arriva, comunque, ad una risposta – come è chiaro ed evidente – che diventa una risposta parziale, cioè noi non riusciamo in questo modo a soddisfare il fabbisogno dei territori e a dare risposte importanti ed urgenti a nessuno.

La stessa cosa – credo – accade, invece, ma in formula diversa, rispetto all’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, che è la 38/62, quella che fa riferimento a un’ordinanza fatta il 31 marzo come ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri.

In questa ordinanza che cosa c’è di nuovo e di diverso rispetto a un fabbisogno di 300 milioni di euro e a 15 milioni di euro, che sono i fondi statali? C’è un diverso approccio che ha – mi sia consentito di dirlo, ma lo ha detto lui, oggi non è più sottosegretario, quindi lo posso ribadire pubblicamente ancora una volta – entusiasmato il sottosegretario Bertolaso – pubblicamente, in quest’Aula, dissi “ho invitato il sottosegretario, che subito ha detto di sì” – che mi disse: “Sarei felice di venire in Calabria, perché l’approccio che voi avete dato rispetto al tema delle emergenze che nasce sul vostro territorio è quello che finalmente, secondo me, doveva dare una Regione come la Calabria”.

Perché questo? Perché abbiamo deciso di adottare una strategia operativa del tutto innovativa, che prevede un diverso approccio – dicevo prima – rispetto agli interventi in emergenza e difesa del suolo: il primo è l’approccio decisionale, cioè il commissario delegato decide la programmazione delle attività, tutte le attività sono inquadrate in una strategia orientata ad obiettivi di sistema; la definizione di tempi certi per le fasi operative, l’esecuzione delle attività in tempi certi e predefiniti è parte sostanziale dell’intervento; il presidio delle attività programmate, cioè tutte le attività sono soggette a controllo e a rimodulazione in corso d’opera; la collaborazione istituzionale, quindi il concetto del gioco di squadra è fondamentale per accelerare i tempi della burocrazia; la rapida erogazione dei contributi a soggetti attuatori e beneficiari e quindi, appena definite le istruttorie, i fondi vengono inseriti immediatamente nella disponibilità dei destinatari; la trasparenza, cioè tutti gli atti prodotti dal commissario vengono immediatamente pubblicati sul sito istituzionale della Regione Calabria.

Quindi è stata effettuata una programmazione di massima di tutti i fondi disponibili, per far fronte a tutte le tipologie dei danni previsti dall’ordinanza, che verrà resa definitiva non appena disponibili gli esiti del censimento dei fabbisogni.

Quindi il cronoprogramma fissa tempi certi, prevede l’effettuazione del censimento di tutte le tipologie dei fabbisogni previsti, così da presentare al Governo una fotografia dettagliata, esaustiva e veritiera dei danni registrati sul territorio regionale.

Tutto questo ci riporta ad un’esperienza che noi abbiamo illustrato qualche mese fa in sede di conferenza stampa, quando abbiamo dimostrato come abbiamo affrontato il problema rispetto a questo tema. Abbiamo fatto, ad esempio, l’intervento integrato a frazione Ianò, che era nel Comune di Catanzaro e, a un certo punto, il sindaco reclamava: “La Regione ha fatto la conferenza stampa, ma non ci dà i soldi!”. Noi abbiamo potuto rispondere pubblicamente, quest’estate: “Volete i soldi?”…

(Interruzioni)

Abbiamo scritto pubblicamente: “Caro sindaco, le risorse, il cronoprogramma prevede l’accordo nel momento in cui tu presenti i progetti”. E nel momento in cui è stato presentato il progetto, noi abbiamo rilasciato alcune risorse e abbiamo messo in campo interventi strutturali, quindi i primi interventi urgenti nella frazione di Ianò di Catanzaro con soldi dati al Comune, interventi di consolidamento e sistemazione idraulica nella frazione Ianò di Catanzaro con soldi al Comune, 500 sopra e 1 milione e mezzo sotto, e poi abbiamo fatto gli interventi non strutturali.

Quindi abbiamo suddiviso la nostra capacità di azione su due livelli diversi, gli interventi strutturali e quelli non strutturali, cioè gli studi di indagini geotecniche, monitoraggi di protezione civile due anni, il monitoraggio delle strutture due anni, sistema di allertamento e supporto delle decisioni, il Piano di protezione civile e presidio territoriale due anni, arrivando a 2 milioni e mezzo di euro.

La stessa cosa abbiamo fatto per il ponte di Gimigliano, dove abbiamo ricevuto un po’ dai sindaci e dai cittadini gli elogi per la tempestività, per il progetto realizzato, per la tecnologia utilizzata, per gli strumenti innovativi messi in campo, anche qui interventi strutturali e interventi non strutturali.

Per Maierato abbiamo fatto la stessa cosa, anche qui risorse per 2 milioni e mezzo di euro.

Quindi, attraverso questa ordinanza, abbiamo completato l’istruttoria della documentazione pervenuta dai Comuni e quindi dalle Province.

Questo è l’approccio, secondo me, che adesso, indipendentemente dal centro, dalla destra o dalla sinistra, un’amministrazione può mettere in campo e noi dobbiamo discutere, intanto, di questo tipo di strategie, perché se questo diventa un metodo di lavoro che viene condiviso, poi andiamo a verificare nei contenuti, perché la sostanza qual è? Quante risorse dai a Crotone, quante ne dai a Rende e quante a Cosenza, probabilmente, per taluni, ma se noi alla base di questo tipo di discorso ci inseriamo la capacità di intravedere un percorso che è basato sul tipo di livelli di interessi di natura diversa, quello diventa consequenziale.

Quindi su questo diamo uno strumento di valutazione, che è uno strumento generale che aiuta tutti ad individuare e ad intravedere il percorso, che secondo me è un percorso corretto, cioè incomincia a delineare e a mettere dei paletti. Poi, per carità, io non sono un tecnico, non sono un esperto, mi sto occupando adesso dell’emergenza sanità, mi occupo dell’emergenza delegata rispetto ai temi del settore idrogeologico, mi occupo dell’emergenza ambientale, cioè siamo in emergenza, però anche l’emergenza bisogna saperla governare perché, se la sappiamo governare, può non essere più un’emergenza, può diventare un qualcosa di ordinario, perché si attuano prassi, procedure e si mettono in campo strumenti che sono in grado di determinare delle scelte e di essere ancora più celeri, rispetto a quelle che sono le risposte che i territori si aspettano.

Qui andiamo al tema anche dell’Apq del ministero dell’ambiente, dove domani mattina andremo ad illustrare con l’assessore Gentile – che ha fatto un pregevole lavoro – questo tipo di intervento e anche questo nasce da una valutazione che non va a scalfire nulla di ciò che era stato già costruito, anzi lo arricchisce, lo rafforza e mette in campo strumenti migliori e importanti.

Quindi i 220 milioni di euro che domani andremo ad illustrare non sono di tipo emergenziale come interventi, questa è la cosa importante, saranno 220 milioni di euro di tipo strutturale, quindi interventi mirati ad andare a ridurre il rischio dei nostri territori. Gran parte di queste risorse vengono dirottate alle Province calabresi, le Province hanno in parte lo strumento, la gestione di tutto ciò che riguarda alcuni aspetti del territorio, i corsi d’acqua e quindi tutto il resto, questo tipo di situazioni.

Noi dobbiamo andare ad intervenire perché dobbiamo evitare che ciò accada, quindi poi dallo studio che in atto c’è come protezione civile… Quando abbiamo incontrato il gruppo di lavoro, abbiamo chiesto e ho chiesto personalmente in qualità di commissario di questa emergenza un Piano generale per la Calabria, perché noi dobbiamo stabilire, nell’ipotesi di recupero di nuove risorse, come intervenire, perché è vero che qui oggi questa è un’emergenza di portata grande, enorme.

E’ inutile, adesso, stare qui a dire “però si poteva pensare prima, si poteva…”. Io, francamente, prima ho ascoltato i vostri interventi e devo dire proprio questo, perché da qualcuno è emerso, qualcuno l’ha detto, proprio per non commettere gli stessi errori dobbiamo cominciare a parlare un linguaggio diverso, cioè ad agire in maniera diversa, perché chi amministra, effettivamente, poi si rende conto, a distanza di anni, se ha commesso degli errori e, se uno fa una sorta di “mea culpa”, non è richiesto da nessuno, ma nasce spontaneo: l’altro giorno l’ha fatto il consigliere Adamo in sede di confronto rispetto ai temi della sanità, oggi mi pare di capire che l’ex Presidente Loiero ha fatto un passaggio in cui ha detto “se noi avessimo gestito forse in maniera diversa…”, quindi vuol dire una rivisitazione delle scelte, che non sempre sono scelte volute, a volte sono dettate dai tempi, dall’emergenza, dalle situazioni di difficoltà.

Quindi anche su questo essere preparati a scenari di emergenza e saperli governare, secondo me diventa uno strumento che il Consiglio regionale può offrire come indirizzo e può dare alla Giunta un modello di approccio di natura diversa. Questo non vuol dire che, poi, è patrimonio di chi ha il compito di governare, diventa patrimonio dell’intero Consiglio regionale e di un’intera classe dirigente, cioè un approccio nuovo di studio e di valutazione degli interventi e delle problematiche di un territorio.

Quindi il Consiglio regionale, oggi, caro Presidente, ha sicuramente avuto una sua funzione e un suo ruolo importante, noi siamo qui e ribadiamo il concetto di condividere. Il problema di fondo qual è? Qui non ci sono inciuci, vogliamo condivisione, però la condivisione – e rispondo un po’ in generale a tanti quesiti posti – non vuol dire che c’è una parte che condivide e una parte che vuole abbatterti. Il problema di fondo è questo oggi in Calabria: c’è una parte che vuole condividere e un’altra che gioca ad abbatterti. Io direi che, se volete giocare a condividere, siamo tutti pronti a condividere, perché se c’è l’idea di abbatterci, è chiaro che ognuno poi tende a difendersi e a contrattaccare.

Questo è il concetto di fondo che io vorrei trasferire come valutazione, se vogliamo rendere sempre più alto il dibattito della politica.

Oggi si è consumata una pagina importante di questo Consiglio regionale, ognuno poteva essere più preparato, poteva portare maggiori azioni concrete, poteva studiare forse di più e meglio, però mi sembra che ci sia stato, in generale, un dibattito sereno e produttivo.

Se questo è il livello – io l’ho detto l’altra volta – e l’idea del confronto in Consiglio regionale, estendete questo tipo di impostazione anche fuori, cioè ai vostri uomini di partito che si mettono a bloccare le strade per non farci trasferire i rifiuti per un fatto non di solidarietà con la Campania, che già si può dire “va beh, è un’altra regione”, ma tra regione interna; trasferite il concetto ai vostri sindaci che, pensando alle campagne elettorali, pensano di vincerle se chiamano gli altri sindaci a raccolta per contestare Scopelliti sul Piano di rientro.

Questa non è politica, ma incapacità della politica, perché si racchiude in sé un concetto distorto del ruolo delle istituzioni e si arriva a una concezione di natura diversa del rispetto istituzionale, perché qui abbiamo gli atti concreti e ufficiali dei sindaci che, mentre due mesi fa dicevano “ah, che è bello il Piano di rientro, complimenti a Scopelliti perché ci ha creato questo”, se domani mattina, invece, Scopelliti va in un posto, si ritrova trenta sindaci che vanno a manifestare, perché un sindaco che ha le elezioni li ha organizzati per andare contro! Su quale presupposto?! Su nessun presupposto, quando lo stesso sindaco viene smentito da se stesso, perché tre mesi prima aveva detto di acconsentire, di condividere, era esaltato dal progetto che avevamo presentato.

Allora io credo che questo sia una sorta di contraddizione che non è un’aggressione a nessuno, è soltanto una valutazione serena che io faccio ai miei colleghi in Aula, perché nessuno dei miei si permette sicuramente di andare a fare un’azione di questa natura sui propri territori, se io sono aperto al dialogo. Poi, se c’è una condizione di guerra politica, a quel punto diventa diverso.

Allora dico che siamo sempre stati per il dibattito e per il confronto, perché anche noi condividiamo una condizione e un aspetto importante, che per crescere e far crescere la Calabria non lo può fare uno, non lo possono fare cinque né quindici, è che c’è tanto da prendere sia da una parte che dall’altra in positivo. Noi siamo qui per raccogliere le istanze, i contributi e le partecipazioni, però una cosa per noi diventa vincolante: il rapporto di lealtà che ci deve essere in quest’Aula e fuori dall’Aula.

Quindi questo è un problema che, per quello che mi riguarda, non ci interessa perché lo studiamo e lo sottolineiamo anche dentro la maggioranza a chi non ha compreso che oggi è cambiato e che si tratta di una stagione fatta di grandi stravolgimenti. Chi ha una cultura vecchia della politica non è in grado di andare avanti su questa strada se non si aggiorna, quindi la stessa cosa è identica dall’altra parte, se c’è chi vuole sintonizzarsi su questa stagione, che non è la nostra, perché la stagione noi possiamo soltanto guidarla, ma i tempi vengono dettati dal territorio, dalla gente che è stanca, che vuole risposte, che non è più contenta di alcune scelte, che non è più disponibile a subire.

Quindi noi dobbiamo farla nostra e la possiamo fare nostra come classe dirigente: noi abbiamo il compito di guidarla, voi avete il compito di guidare, magari, un’alternativa di proposta, un progetto diverso, ma che comunque alimenta che cosa in Calabria? La consapevolezza che c’è una classe dirigente che sa discutere, affrontare i temi e proporre.

Questo penso che sia il vero grande obiettivo che noi portiamo avanti e che speriamo sia non soltanto da voi condiviso e magari da voi rilanciato come tema, ma che trovi la condivisione di tutti, anche di quegli attori minori che non hanno capito che non è la stagione dei conflitti che porta a dei risultati positivi per il territorio, ma è la capacità del fare, che è una cosa diversa di cui la Calabria necessita.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele, che ha presentato un ordine del giorno abbastanza breve, quindi gli do la parola per illustrarlo.

Luigi FEDELE

Come maggioranza, d’accordo col Presidente Scopelliti e con l’assessore Gentile, col quale abbiamo discusso fino a poco tempo fa, abbiamo preparato un ordine del giorno che abbiamo distribuito anche ai colleghi dell’opposizione, nella speranza che possiamo condividerlo insieme.

Lo illustro brevemente, anzi ve lo leggo e poi, se riterrete opportuno, ci vedremo un minuto al banco della Presidenza con i colleghi per definirlo insieme a loro, perché credo che, anche dagli interventi che ci sono stati da parte dei colleghi dell’opposizione, c’è la condivisione di un progetto, di un programma, quindi ritengo che anche su questo si potrebbero trovare d’accordo.

Lo leggo brevemente:

“Tenuto conto che:

in data 25 novembre 2010 è stato sottoscritto l'Accordo di Programma Quadro tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Calabria, sentito il Dipartimento della protezione civile nazionale, inerente al Piano Straordinario del Ministero dell'Ambiente, diretto a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico sul territorio regionale, previsto dalla Legge finanziaria per l'anno 2010 (art. 240, L. 191/2009).

il piano approvato comprende le situazioni più significative inerenti al dissesto idrogeologico in Calabria, che assumono aspetti di particolare importanza per i centri urbani e per le infrastrutture viarie e che comprendono, tra l'altro, interventi diretti a fronteggiare i ripetuti eventi meteorologici che hanno colpito la Calabria nei mesi da settembre a novembre 2010;

al momento, sarà possibile avviare solo una parte degli interventi contenuti nel suddetto Piano (in numero di circa 88), per un importo totale di 110 milioni di euro, a valere sulle risorse della Delibera Cipe del 6 novembre 2009,

il Consiglio regionale impegna

il Governo nazionale a voler disporre il tempestivo sblocco dei fondi Fas assegnati alla Regione Calabria, onde assicurare anche la copertura finanziaria della quota regionale del medesimo Piano, pari ad ulteriori 110 milioni di euro, al fine di consentire alla Giunta regionale di eseguire il completamento del “Piano per la mitigazione del dissesto idrogeologico”.

Quindi, Presidente, se lei ritiene di invitarci un attimo, se i colleghi vogliono intervenire oppure vederci al banco, veda lei come preferisce muoversi.

PRESIDENTE

La proposta dell’onorevole Fedele era quella di illustrare l’ordine del giorno e poi di vederci qui al banco, per vedere se c’è una sintesi su quest’ordine del giorno. Quindi, se i capigruppo…

(Interruzione)

Prego, onorevole Principe.

Sandro PRINCIPE

Presidente, non per apparire bastian contrario, perché ci terrei pure io ad essere valutato un buono dal Presidente sempre e comunque, nel senso che almeno è nostro costume di vita, in tanti anni, ché non siamo mai scesi sulle barricate, semmai abbiamo subìto storicamente atteggiamenti barricadieri e, ahimè, addirittura gli slogan di determinati atteggiamenti sono ricomparsi anche in queste settimane. Quindi la nostra è una vecchia cultura di governo che avrà commesso milioni di errori, ma che è stata sempre aperta al confronto e alla discussione, liberamente, nel senso che avere una cultura di governo e contribuire anche stando all’opposizione a risolvere i problemi delle comunità non significa che bisogna sempre essere ossequioso verso le proposte che vengono da chi detiene in un certo momento il potere.

Detto questo – e, sinceramente, non vorrei sembrare presuntuoso – trovo qualche difficoltà a sentire lezioni sotto questo profilo, perché siamo sempre stati animati da uno spirito costruttivo e lo siamo anche in questo momento, però sinceramente quest’ordine del giorno io suggerirei al collega Fedele di ritirarlo e di chiudere la discussione con la replica del Presidente Scopelliti.

Mi permetto di dire due cose rapidissime sulla sua replica: naturalmente, noi attendiamo i fatti consequenziali rispetto alle cose che ci sono state dette e attendiamo anche, eventualmente, un confronto, ben sapendo che, quando c’è stato un pronunciamento elettorale – almeno una volta era così in democrazia – è vero che la prima Repubblica incomincia ad essere molto rimpianta, debbo dire…

Che cosa succedeva in democrazia? Che chi dal popolo era stato indicato come gestore della cosa pubblica aveva atteggiamenti di apertura e coinvolgimento, cioè chi detiene il potere non deve aspettare, a mio avviso, che chi è chiamato ad un ruolo di opposizione quasi pietisca un incontro. Se ci sono questioni sul tappeto che richiedono confronto e anche una sorta di compartecipazione democratica, intanto ci sono le sedi istituzionali, come sede istituzionale è il Consiglio, poi ci sono altre sedi istituzionali e, in queste, io penso che chi ha un ruolo che gli è stato attribuito dall’elettorato abbia il diritto-dovere di promuovere incontri e confronti.

Detto questo, a mio avviso l’ordine del giorno non ha significato, perché noi abbiamo iniziato questo dibattito su una relazione dell’assessore Gentile, al quale vanno i miei migliori ed affettuosi e sinceri auguri di una prontissima guarigione. L’assessore Gentile – e in questo confermato dal sottosegretario Torchia, ma anche dal Presidente Scopelliti – ci ha detto che, in effetti, l’Apq arriva a 220 milioni di euro, perché 110 milioni sono messi a disposizione dal ministero dell’ambiente e 110 provengono dalla liberazione dei fondi Fas. Ho capito male, assessore Gentile?

Allora, se non ho capito male, noi andiamo a chiedere al Governo quello che, di fatto, è stato già stabilito, altrimenti se questi 110 milioni, caro amico Fedele, non sono certi, cade tutto il ragionamento iniziale. Se, viceversa, c’è già questo Apq di 220 milioni, io ritengo che quest’ordine del giorno sia inutile.

Noi prendiamo per buone le dichiarazioni del Presidente Scopelliti, dell’assessore e del sottosegretario e, in generale, mi permetto di dire questo, che prendiamo atto anche di un dato, Presidente Scopelliti. Qual è questo dato? Che noi ci eravamo lasciati, prima delle elezioni, con un intervento già stabilito di 170 milioni di euro che, con gli interventi attuativi già stabiliti, rischia di cadere nel vuoto, perché si dovevano individuare i soggetti attuatori entro il 31 dicembre. Voi ci dite che per una proroga di carattere generale questo rischio non c’è più. Ne prendiamo atto, anche se rileviamo che la fase attuativa arriva con molto ritardo, perché quello che ci dice il Presidente Scopelliti è l’Abc della buona amministrazione, cioè io non spreco una parola sul dato che bisogna verificare se realmente i danni sussistono o meno, in quanto mi sembra una cosa banale, normale, che sono convinto è stata fatta anche nel recente passato. Scopelliti conferma questa volontà di rigore ed io plaudo a questa volontà, ma siamo nella normalità; se si è fatto in precedenza diversamente, eravamo in una anormalità.

Quindi si sono salvati i 170 milioni, di grazia, però, a fronte di un’ipotesi di piano che era ad un tempo d’intervento e di prevenzione ipotizzato di circa 700 milioni di euro, noi ci ritroviamo, alla fine, a disposizione – se tutto va bene – 220 milioni di euro.

Perché questo è avvenuto? Lo dobbiamo dire in quest’Aula, se no tra di noi quella lealtà che chiede Scopelliti si fonda sulle sabbie mobili: è avvenuto perché il Governo centrale, nella gestione di una serie di questioni con riferimento soprattutto ai fondi Fas, ha sconvolto tutto, cioè quello che il governo di centro-sinistra aveva lasciato come ipotesi, in quel momento era un’ipotesi realistica, i 170 milioni di intervento per le pratiche che erano state già evase, una possibilità di intervento di 700 milioni e per l’emergenza e per la prevenzione.

Oggi noi verifichiamo che, al massimo, avremo a disposizione 220 milioni e con una sottolineatura che voglio fare, riprendendo quello che ha detto il Presidente Scopelliti, che i 220 milioni saranno utilizzati, se ho capito bene – e, se ho capito male, gradirei essere corretto – solo in direzione di prevenzione. Per cui, se le parole di Scopelliti sono vere – ed io non ho ragione di pensare che non lo siano – i 220 milioni non potranno servire per gli interventi e per le emergenze già verificatesi.

Quindi, concludendo, un dato viene fuori, che nonostante la buona volontà – ripeto – caro Fedele, non c’è bisogno del tuo ordine del giorno, perché noi aspetteremo Scopelliti all’attuazione dei fatti ed aspettiamo che metta in movimento le sue prerogative di governatore della Calabria, per promuovere tutti i confronti e tutti i suggerimenti, il contraddittorio che deve avvenire nelle sedi istituzionali. Però un dato ormai è chiaro, che le Regioni meridionali sono state lasciate quasi abbandonate a loro stesse da questo Governo e che, nonostante nel Sud abbiamo governatori che si dimostrano molto pugnaci nell’aggredire le questioni interne, notiamo che l’insieme dei governatori meridionali ha un ascolto molto limitato sui tavoli romani.

Questo lo dobbiamo dire, perché è vero che voi ci comunicate di avere a disposizione 220 milioni, ma rispetto alle possibilità che c’erano di mettere in piedi un vero piano di intervento e di prevenzione, queste possibilità sono estremamente ridotte.

Prendendo atto di questo, ribadiamo che nelle sedi proprie, nelle sedi istituzionali, da un lato il gruppo del Partito democratico invita il governatore Scopelliti a farsi carico fortemente e con decisione a Roma di quelli che sono gli interessi legittimi di questa Regione. Noi saremo accanto a te, Scopelliti, nel momento in cui sui tavoli romani porterai la dignità e quelle che sono le attese della Regione Calabria, su questo non ci sono dubbi.

Prendiamo atto che in questa fase, rispetto a quella precedente, c’è stata una contrazione di risorse, a seguito del modo di governare a Roma di un Governo che – non è polemica politica – è autenticamente un Governo a trazione leghista. Noi abbiamo grande rispetto di quello che è successo in Veneto, però per il Veneto si sono trovati 300 milioni in un giorno, quindi quando il Presidente Scopelliti ci presenta 40 milioni in più come un grande successo, noi prendiamo atto di questo successo, ma continuiamo a dire che l’Italia guarda alle questioni del Centro-Nord in un modo e alle questioni del Sud in un altro modo.

Quindi, caro Presidente, ti saremo vicini per tutte le battaglie che vorrai fare a Roma per questa Regione, e ce ne sono tante: per la sicurezza, per le infrastrutture... A proposito di Piano per il Sud, non ho letto, al di là della solita Salerno-Reggio Calabria, un’opera infrastrutturale importante di questa regione. Ti saremo vicini, per quanto riguarda queste questioni aspettiamo la tua attività e la tua efficienza ed aspettiamo che nelle sedi istituzionali, quando vorrai, ci coinvolgerai democraticamente in un confronto in cui ognuno, dalla parte del suo ruolo, possa esprimere la propria opinione, fare proposte e dare suggerimenti.

PRESIDENTE

…facciamo questo incontro al banco.

(Interruzione)

Prego, onorevole Guccione.

Carlo GUCCIONE

Credo che Scopelliti abbia posto una questione che merita una risposta. Credo che i calabresi abbiano deciso chi deve governare e chi deve fare opposizione in questa Regione, quindi, da questo punto di vista, noi lavoriamo perché si crei un’alternativa in Calabria.

Non so lui a chi si riferisca quando parla di un tentativo di abbattere, ma la dialettica che c’è stata questa sera in Consiglio regionale ed altre volte è tesa ad affermare che, pur nelle rispettive differenze, governo ed opposizione, il confronto va nella direzione di trovare le giuste soluzioni a problemi importanti come quelli, per esempio, di questa sera del dissesto idrogeologico.

Ho voluto fare questa sottolineatura perché è importante, è importante politicamente e perché su questo tema in Calabria ci sia chiarezza, ma per venire al merito, se ho capito bene, domani o dopodomani la Regione e il Governo non firmeranno un Apq per 220 milioni di euro: ci sono 70 milioni che erano stati dati per l’emergenza di Gioia Tauro, a questi si aggiungono 40 milioni, arrivando a 110.

Per come è formulato il documento che ci è stato proposto da Fedele, a un certo punto noi, come Consiglio regionale, dovremmo fare auspicio perché il Governo nazionale sblocchi i fondi Fas e quindi assegnare i 110 milioni di euro per arrivare a 220. Qui, però, non è stata prospettata così la cosa, cioè i 110 milioni dei fondi Fas non ci sono, quelli che sono disponibili - e firmerete dopodomani - sono 110 milioni di euro. Qui sveliamo l’arcano!

Quindi ancora il Governo non ha deciso di dare i 110 milioni dei fondi Fas, noi abbiamo a disposizione i 70 milioni che erano stati dati a suo tempo dopo l’emergenza Gioia Tauro, se ne aggiungono 40; non sono 220 milioni quelli che avrà la Calabria. E poi c’è tutta la partita dei 172 milioni che sono vincolati dalla proroga, se ci sarà la proroga, perché se non ci sarà, al 31 dicembre perderemo diversi milioni di euro che sono in capo ai precedenti finanziamenti.

Qui è il problema, qui è la questione, dobbiamo intenderci. Secondo me, anche le risorse previste sono insufficienti che vanno parzialmente, ma molto parzialmente ad affrontare la questione dell’emergenza.

Noi avremmo bisogno di un disegno di legge su questo tema che coniughi emergenza e un Piano strutturale di prevenzione e di difesa idrogeologica del territorio.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Adamo.

Nicola ADAMO

Se l’ordine del giorno si ritira, nulla osta; nel caso l’orientamento sia diverso, per quanto mi riguarda vorrei avanzare delle proposte emendative.

Per come è stato formulato, lascia supporre quello che diceva Guccione, cioè pare che l’avvio dell’accordo di programma, così come è stato formulato quest’ordine del giorno, sia subordinato al cofinanziamento a carico della Regione rinveniente dallo sblocco dei fondi Fas. Se non ci dovesse essere tutto questo, si blocca – per come è stato formulato l’ordine del giorno – addirittura la compiutezza e quindi l’avvio dell’accordo di programma quadro.

Sono perché l’accordo di programma quadro, invece, parta, perché è uno strumento fondamentale. Affinché questo accada, la proposta che avanzo qual è, onorevoli Talarico e Fedele? Di correggere nella forma, intanto, perché dire che il Consiglio regionale impegna il Governo nazionale mi pare un po’ eccessivo, in quanto noi non possiamo impegnare nessun Governo nazionale.Dire che il Consiglio regionale chiede al Governo nazionale lo sblocco dei fondi Fas, senza indicarne la cifra, onde consentire, eccetera, eccetera; aggiungerei che il Consiglio regionale chiede alla Giunta regionale o autorizza la Giunta regionale a convogliare su questo accordo di programma risorse rinvenienti dai programmi europei, perché quella è una scelta autonoma nostra e la possiamo fare; l’altro punto che metterei, la proposta è “il Consiglio regionale chiede alla Giunta la disponibilità a trasmettere tutti gli atti dell’accordo di programma e i suoi allegati o alla Commissione fondi europei del Consiglio regionale o alla Commissione permanente sul territorio per valutare gli atti di programmazione”.

PRESIDENTE

Se i capigruppo si avvicinano al banco…

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

La parola all’onorevole Fedele.

Luigi FEDELE

L’ordine del giorno che avevamo preparato era stato redatto prima dell’intervento del Presidente Scopelliti. Siccome lui ha confermato pubblicamente che l’accordo di programma è in atto e che quindi questi fondi sono già disponibili, è superfluo, anche se noi l’avevamo fatto non perché c’era il dubbio, ma per predisporre tempestivamente l’accredito di questi fondi. Quindi è superfluo, visto che il Presidente Scopelliti ha confermato che l’accordo di programma quadro è fatto e anche questi 10 milioni di euro dei fondi Fas saranno a breve accreditati alla Regione Calabria.

Per cui è inutile discutere sull’ordine del giorno, visto l’intervento del Presidente.

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Possiamo concludere la seduta, il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio. La seduta è tolta.

 

La seduta termina alle 17,28

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo il consigliere D. Talarico, e l’assessore Stillitani.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Magarò – “Attuazione del principio della premialità in favore degli enti locali” (P.L. n. 113/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Norme sul difensore civico regionale e abrogazione della legge regionale 16 gennaio 1985, n. 4” (P.L. n. 114/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Modifiche alla legge regionale n. 11 del 23 luglio 2003” (P.L. n. 115/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Istituzione Consulta regionale giovani” (P.L. n. 116/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Norme sull’iniziativa popolare e dei Consigli comunali, provinciali e delle autonomie locali e disciplina dell’Istituto del referendum nella Regione Calabria” (P.L. n. 117/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Introduzione delle screening uditivo neonatale obbligatorio” (P.L. n. 118/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

“Misure per valorizzare il patrimonio residenziale pubblico” (P.L. n. 119/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Tripodi, Gallo – “Norme a sostegno dell’accoglienza, della integrazione partecipe e della tutela dei cittadini stranieri immigrati nella Regione Calabria” (P.L. n. 120/9^)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Tripodi – “Modifiche alla legge regionale n. 17 del 9 aprile 1990” (P.L. n. 121/9^)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Tripodi – “Modifiche alla legge regionale n. 23 del 26 novembre 2003” (P.L. n. 122/9^)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Orsomarso – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 8/2008 (Riordino della organizzazione turistica regionale)” (P.L. n. 123/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Norme di prevenzione contro i fenomeni dell’abuso e dello sfruttamento dei minori: interventi a tutela e promozione della persona” (P.L. n. 124/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Interventi regionali a favore della cinematografia” (P.L. n. 125/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Tutela e valorizzazione dell’architettura rurale” (P.L. n. 126/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Orsomarso – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 24/2008 <<Norme in materia di autorizzazione, accreditamento, accordi contrattuali e controlli delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private>>” (P.L. n. 127/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

De Gaetano – “Istituzione del reddito sociale – sostegno al reddito in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati” (P.L. n. 128/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Magarò – “Modifiche alla legge regionale n. 28 del 17 agosto 2009” (P.L. n. 129/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposta di provvedimento amministrativo e sua assegnazione a Commissione

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Approvazione, ai fini dell’accesso ai finanziamenti previsti dal Reg. (CE) n. 1234/2007, del programma triennale 2010-2013, sottoprogramma Regione Calabria di cui al DM 23 gennaio 2006 “Attuazione dei regolamenti comunitari sul miglioramento della produzione e commercializzazione dei prodotti dell’apicoltura”(Delibera G.R. n. 737 del 16.11.2010) (P.L. n. 89/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposta di legge statutaria e sua assegnazione a Commissione

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa del consigliere Magarò:

“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25” (P.L.S. n. 2/9^)

E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Promulgazione di legge regionale

In data 9 novembre 2010, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul supplemento straordinario n. 3 del 15 novembre 2010, al Burc n. 20 del 2 novembre 2010:

legge regionale 9 novembre 2010, n. 27, recante: “Abrogazione del comma 4 bis dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria”.

Presentazione di petizione popolare

Il comitato “Monasterace nel cuore” ha presentato una petizione popolare concernente “Richiesta ritorno del <<Mosaico del drago>> nella sede museale in Monasterace.

La petizione è stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ai sensi dell’articolo 118 del Regolamento interno del Consiglio regionale.

Assegnazione di proposta di legge a Commissione

La proposta di legge n. 105/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Misure straordinarie per favorire il reinserimento lavorativo degli idraulico-forestali ex detenuti” in precedenza assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – è stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – per l’esame di merito.

Trasmissione di deliberazioni di variazione al bilancio

La Giunta regionale con note nn. 37953, 37954, 37955 e 37957 del 15 novembre 2010, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio per l’esercizio finanziario 2010:

Deliberazione Giunta regionale n. 713 del 9 novembre 2010;

Deliberazione Giunta regionale n. 714 del 9 novembre 2010;

Deliberazione Giunta regionale n. 715 del 9 novembre 2010;

Deliberazione Giunta regionale n. 716 del 9 novembre 2010;

Deliberazione Giunta regionale n. 717 del 9 novembre 2010.

Interrogazioni a risposta scritta

Giordano, De Masi, D. Talarico. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al lavoro, alla formazione professionale, alla famiglia ed alle politiche sociali. Per sapere – premesso che:

la Regione con legge del 26 febbraio 2010, n. 11 ha introdotto un sostegno economico a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro;

in particolare per perseguire gli obiettivi della legge, è prevista l'istituzione di un fondo regionale di solidarietà finalizzato all’erogazione di un contributo una tantum non tassabile a titolo di assistenza sociale;

l'erogazione del contributo nella misura prevista dall'art. 4 della legge è disposto con decreto dirigenziale entro il termine di sessanta giorni dalla presentazione della domanda e lo stesso è riconosciuto per gli eventi verificatisi dal 1° gennaio 2008;

per rendere operativa la normativa in esame la Giunta regionale, come previsto dall'art. 6, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge avrebbe dovuto emanare un regolamento che definisca le modalità per la presentazione delle domande di contributo, per la relativa istruttoria, nonché promuovere un protocollo di intesa con gli enti individuati al comma 3 dell’articolo 6;

il termine per l’emanazione del regolamento è stato abbondantemente superato e non si ha notizia di una sua imminente approvazione da parte della Giunta regionale;

la Calabria è la regione il cui dramma delle morti bianche e degli infortuni sul lavoro incide notevolmente sulle statistiche nazionali. Nel periodo 2008/2009 si sono verificati in Calabria 42 morti e gli incidenti sul lavoro denunciati, sono stati 13.676 nel 2009, contro i 14.177 del 2008; a tali dati si sommano anche i cittadini residenti in Calabria che sono rimasti vittima di incidenti sul lavoro fuori dal territorio regionale e per i quali la legge prevede i medesimi benefici e i lavoratori che abbiano subito una perdita della capacità lavorativa nella misura pari al 100 per cento;

numerose sono le famiglie interessate alla concreta applicazione della normativa regionale, il cui contributo, sia pur una tantum, potrebbe contribuire ad alleviare le numerose difficoltà in cui versano a causa di un contesto socio economico, quale quello calabrese, in grave crisi;

la normativa regionale salutata a suo tempo come un segno di civiltà e di
maturità della nostra regione sulle problematiche del lavoro rischia di arenarsi e di trasformarsi in una legge manifesto o in una tragica beffa per i beneficiari -:

se il regolamento di attuazione previsto dall'art. 6 della legge 26 febbraio 2010 n. 11 è in corso di elaborazione da parte degli uffici competenti (dipartimento n. 10 settore n. 1 politiche del lavoro) e, in caso affermativo, conoscere i relativi tempi di definizione e di successiva approvazione della Giunta regionale;

se, in caso di totale o parziale omissione della relativa istruttoria che potrebbe determinare un ulteriore dilatazione dei tempi, quali iniziative intendono intraprendere per sollecitare con urgenza l'iter di elaborazione del regolamento di attuazione e provvedere alla immediata approvazione dello stesso;

quali iniziative intendono intraprendere per avviare una immediata concertazione con gli enti individuati dall'art. 6 che porti alla stipula di un protocollo di intesa finalizzato all’attuazione della legge.

(63; 19.11.2010)

Chiappetta. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario alla sanità. Per sapere – premesso che:

il servizio di pronto intervento 118 è regolamentato dal DPR 27 marzo 1992, il quale definisce i criteri per l'indirizzo ed il coordinamento alle Regioni nella determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza;

ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 2 e 12 del citato decreto, le Regioni danno attuazione al sistema di emergenza sanitaria organizzando le attività di urgenza ed emergenza sul territorio;

le postazioni del 118 esistenti sul territorio dell'Alto Tirreno Cosentino vengono, di norma, incrementate durante la stagione estiva con quelle situate nei Comuni di Diamante e di Scalea. in considerazione del rilevante numero di presenze turistiche;

pare sia intenzione dell'Asp di Cosenza procedere alla conversione di una delle due postazioni richiamate al punto precedente da sede stagionale in sede continuativa, affinché prosegua la propria attività di presidio oltre il periodo estivo;

tale iniziativa - naturalmente se confermata - non potrebbe essere considerata lodevole se la stessa dovesse determinare inutili sovrapposizioni con sedi già presenti sul territorio interessato: l’istituzione di nuove postazioni in centri già serviti si presenterebbe come uno spreco di risorse, non apportando alcun sensibile miglioramento al servizio di pronto intervento già esistente, ponendosi, invece, in evidente contrasto con la ratio ispiratrice dei principi posti a base del processo di razionalizzazione del sistema sanitario regionale in atto;

recentemente, la protesta avanzata dalle associazioni di volontariato che garantiscono il supporto al servizio 118 in termini di risorse umane e di mezzi di trasporto ha posto l'attenzione sulla mancata erogazione, da parte dell'Asp di Cosenza, delle risorse finanziarie destinate alla realizzazione del servizio ormai da oltre un anno;

tale insostenibile situazione ha compromesso la possibilità, per queste associazioni, di garantire un’adeguata azione di intervento, stante l'impossibilità di poter acquistare anche solo il carburante necessario agli spostamenti con i mezzi di soccorso -:

se corrisponde al vero che il Commissario straordinario p.t. dell’Asp di Cosenza abbia intenzione di costituire nuovi presidi di emergenza, piuttosto che avviare un processo di valutazione delle condizioni delle sedi già esistenti con una eventuale riprogrammazione così da garantire migliori prestazioni e maggiori garanzie ai cittadini;

se corrisponde al vero che l’Asp di Cosenza stia ritardando armai da più di un anno i rimborsi dovuti alle diverse associazioni di volontariato che svolgono attività di presidio 118 e, se la risposta è affermativa, per quali motivi;

se l'Asp di Cosenza intenda, e con quali modalità e in che tempi, risolvere la controversa questione considerato che, malgrado i ritardi evidenziati nell'erogazione delle risorse finanziarie alle associazioni di volontariato, gli operatori stanno continuando a garantire un servizio essenziale su tutto il territorio provinciale, dimostrando grande senso di responsabilità e alta professionalità.

(64; 19.11.2010)

Chiappetta, F. Aiello, Guccione, Gallo. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario alla sanità. Per sapere – premesso che:

a seguito di espletamento di gara d'appalto indetta dall'ex Azienda sanitaria n. 2 di Castrovillari (attualmente accorpata nell'Asp di Cosenza), l’Ati Medicasaie otteneva in affidamento la gestione delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) presenti nei comuni di Spezzano Albanese e Mottafollone;

in conformità al Piano sanitario regionale ed alla normativa vigente, la ditta citata avanzava, nel dicembre 2006, alla Regione Calabria (per tramite il Dipartimento tutela della salute), richiesta autorizzativa al funzionamento delle due strutture;

sulla scorta di parere negativo espresso dall'Asp di Cosenza - peraltro intervenuto assolutamente oltre i termini di legge e solo a seguito di formale diffida ad adempiere della ditta - il Dipartimento regionale avviava nell'agosto 2008 procedimento rejettivo dell'istanza autorizzativa conclusosi, nonostante le controdeduzioni ed i chiarimenti resi nell'iter stesso dall'Associazione, con la negazione del provvedimento richiesto per entrambe le residenze;

avverso i provvedimenti regionali veniva proposto dall'interessata ricorso al Tar Calabria che, con sentenze nn. 1245/1246 del 21 Maggio 2010, accogliendo in toto le doglianze dell'Associazione, annullava i due provvedimenti rejettivi;

l'inattività delle strutture che dovrebbero ospitare le Rsa di Spezzano Albanese e di Mottafollone - peraltro immediatamente adeguate, dalla ditta aggiudicatrice, alla normativa vigente - sono rimaste, dal 2006 ad oggi, del tutto inutilizzate, determinando ciò non solo un danno finanziario di notevole entità alla ditta stessa, ma, soprattutto, un ineludibile spreco di risorse evidentemente connesso alla lesione del diritto alla salute ed alle cure nei territori contemplati, peraltro come stabilito e programmato dalla stessa P.A. con l’indizione della gara d'appalto per l'affidamento gestionale del servizio;

il tutto ha pure favorito, inevitabilmente, il proliferare in quelle zone di strutture private capaci di fornire quel servizio non reso per le problematiche che si sono succedute, con evidente aumento dei costi a carico del Ssr;

nonostante il Tar Calabria abbia riconosciuto l'illegittimità dei provvedimenti di diniego delle autorizzazioni, sembrerebbe che nulla sia stato concretamente attuato per la definizione del procedimento relativo al rilascio dell'autorizzazione al funzionamento delle Rsa in oggetto -:

se sia venuto a conoscenza, attraverso i competenti uffici del Dipartimento della Salute della Regione Calabria, dell’emanazione delle due sentenze con cui il Tar si è pronunciato in merito ai ricorsi presentati avverso l'illegittimità del diniego dell'autorizzazione al funzionamento delle Rsa di Mottafollone e Spezzano Albanese spettante all'Ati Medicasaie;

per quali ragioni, più in particolare, i competenti uffici non avrebbero inteso, dal giugno 2010 ad oggi, in ossequio alle pronunce giudiziarie di annullamento, procedere per il rilascio dell'autorizzazione al funzionamento delle due strutture;

se non risulti opportuno definire il procedimento medesimo non solo in ossequio alle richiamate decisioni giudiziarie, ma anche nella considerazione che l'autorizzazione al funzionamento non comporterà per il Ssr, nell'imminenza, costi aggiuntivi stante i tempi burocratici necessari all'ottenimento dell'accreditamento da parte delle residenze stesse;

se non si intenda provvedere in tal senso per dirimere gli effetti dannosi che un provvedimento illegittimo ha sino ad ora prodotto e che ulteriore ritardo potrà solo aggravare;

se non ritenga opportuno, infine, nominare una Commissione d'indagine per individuare l'eventuale esistenza di responsabilità che, a causa della dedotta inerzia, possano far conseguire a carico dell’amministrazione regionale indubbie richieste risarcitorie con ulteriore danno all’erario.

(65; 19.11.2010)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il fenomeno degli incidenti sui luoghi di lavoro costituisce un problema sociale, che incide sulla vita, oltre che del lavoratore, anche su quella della sua famiglia, che si trova improvvisamente, oltre che in presenza di una carenza affettiva, anche nell'assenza di una fonte di reddito;

rilevando la necessità di un sostegno ai familiari di soggetti vittime di infortuni sul lavoro, la Regione Calabria, il 26 febbraio 2010, su mia proposta, ha varato la legge regionale (n. 11/2010) di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro, come strumento di promozione di un sistema sociale di solidarietà;

i lavoratori vittime di incidenti sul lavoro e le loro famiglie non possono essere abbandonati al loro tragico destino, ma devono essere concretamente supportati attraverso adeguati interventi di sostegno e solidarietà;

a tutt'oggi, non è stato predisposto dalla Giunta regionale il Regolamento di attuazione, previsto dall'art. 6 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11, e in tal modo è stato vanificato l'operato legislativo -:

se ritiene opportuno e necessario finanziare, per tutti gli istituti ivi previsti, la legge regionale 26 febbraio 2010, n.11 (Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro);

se ritiene opportuno predispone il Regolamento di attuazione, previsto dall'art. 6 della suddetta legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11.

(67; 23.11.2010)

Giordano. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario. Per sapere – premesso che:

nell'ambito del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, con decreto n. 18 del 22 ottobre 2010 è stato approvato il piano di riordino delle tre reti assistenziali, ovvero il riordino della rete ospedaliera, della rete emergenza-urgenza e della rete territoriale;

nell'allegato concernente il riordino della rete ospedaliera viene prevista la chiusura delle strutture che non garantiscono almeno 500 parti annui;

che, pertanto, alla luce di tale indicazione il reparto di ostetricia dell'ospedale di Melito P.S. (RC) rientra fra le strutture destinate alla cessazione dell'attività;

tale scelta è da considerarsi errata e conseguenza di una asettica e automatica applicazione delle linee guida nazionali (fra l'altro non ancora approvate) che, come specificato dallo stesso ministro della Salute, in sede di applicazione dovranno tener conto delle specifiche realtà territoriali;

la decisione del Commissario non tiene assolutamente in conto la tradizione secolare di prestigio e di eccellenza del reparto di ostetricia dell’ospedale melitese, il quale garantisce ogni anno circa quattrocento parti, nel rispetto della media nazionale richiesta per i parti cesarei, ed è dotato degli essenziali standard di qualità previsti dalle linee guida nazionali e più precisamente:

a) guardia ostetrica attiva 24/24 ore con medici in numero adeguato per affrontare le urgenze;

b) assistenza pediatrica neonatale 24/24 ore;

c) analgesia epidurale 24/24ore;

d) diagnostica per immagini, laboratorio d'urgenza ed emostrasfusionale 24/24 ore;

dal punto di vista territoriale e logistico il reparto di ostetricia risponde alle esigenze di un vasto territorio che comprende numerosi centri dell'area grecanica e altri comuni limitrofi e la chiusura dello stesso porrebbe seri problemi in termini di garanzia dei livelli essenziali di assistenza, tenuto conto della notevole distanza di alcuni paesi come Roccaforte del Greco, Palizzi, Bova, San Lorenzo ecc. rispetto ai servizi di ostetricia più prossimi (Reggio e Locri);

appare, quindi, illogica e irrazionale la decisione maturata di chiusura immediata del reparto del nosocomio melitese, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del ministro Fazio che ha evidenziato la necessità, nell'applicazione delle linee guida, di un’attenta programmazione, anche dal punto di vista temporale, sulla base delle realtà territoriali di riferimento;

al contrario, si desume dal piano di riordino una salvaguardia, a discapito delle strutture pubbliche, delle strutture private il cui unico merito sarebbe quello di superare i 500 parti l'anno, pur in assenza di quei supporti di qualità, presenti nel nosocomio melitese, che, al contrario, dovrebbero rappresentare i criteri fondamentali per determinare il mantenimento o la chiusura del servizio -:

se risponde al vero che a partire dal 10 dicembre 2010 il reparto di ostetricia dell'ospedale di Melito P.S. cesserà la propria attività come punti nascita;

in caso affermativo, non sia il caso, alla luce di quanto specificato in premessa, sospendere il provvedimento di chiusura e attivare un tavolo di concertazione con i sindaci dell'area, le rappresentanze sindacali, la classe medica al fine di valutare, nel rispetto della legislazione vigente, la possibilità di preservare e potenziare il reparto di ostetricia dell'ospedale melitese.

(68; 25.11.2010)

Giordano. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario. Per sapere – premesso che:

nell'ambito del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, con decreto n. 18 del 22 ottobre 2010 è stato approvato il piano di riordino delle tre reti assistenziali, ovvero il riordino della rete ospedaliera, della rete emergenza-urgenza e della rete territoriale;

nei relativi allegati facenti parte del suddetto decreto viene preso in esame il riassetto del Ssr con la previsione del processo di riconversione di diverse strutture ospedaliere;

è prevista la gestione del processo di riconversione da parte di un apposito gruppo operativo costituito in ogni azienda secondo le direttive di uno specifico e successivo decreto del commissario ad acta;

viene stabilito che al riordino della rete ospedaliera privata accreditata si procederà con successivo provvedimento;

altresì, al riordino della rete laboratoristica pubblica e privata si procederà con successivo provvedimento;

dalla lettura del decreto n. 18 non si evince alcuna previsione in ordine alla futura utilizzazione del personale medico operante all'interno delle strutture da chiudere o riconvertire;

tale omessa previsione rischia di creare una situazione di stallo che non permette di programmare un efficace riutilizzo del personale medico che ha accumulato negli anni una notevole esperienza professionale;

addirittura, in assenza di un piano programmatico si può ipotizzare il rischio che diverse figure professionali, in mancanza di una loro valorizzazione e mantenimento nei ruoli apicali che rivestivano nelle strutture originarie, possano abbandonare la sanità pubblica a favore di quella privata determinando così un abbassamento della qualità dei servizi erogati -:

se nell'ambito degli interventi afferenti la riorganizzazione ospedaliera è stata prevista la riutilizzazione, la valorizzazione del personale medico inquadrato nelle strutture ospedaliere per le quali è prevista la riconversione e/o la chiusura;

se, in caso contrario, al fine di non disperdere le professionalità acquisite, non sia il caso di predisporre un decreto o provvedimento specifico che affronti in modo sistematico l'inquadramento del personale medico.

(69; 25.11.2010)

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

da informazioni dirette risulta che, per quanto concerne gli appartenenti alle FF.AA. e a tutti gli altri Corpi di Polizia che hanno contratto gravi patologie in servizio, non sono esenti dal pagamento del ticket sanitario;

ad esempio alcuni di essi, nello svolgimento della loro propria attività, al servizio dello Stato ed in rappresentanza di tutta la collettività italiana, hanno contratto infermità quali “Ipoacusia bilaterale da trauma acustico da sparo, Spondiloartrosi cervico-lombo-sacrale con presenza di ernia del disco, Periartrite bilaterale”;

ad esempio, per tali patologie invalidanti di carattere permanente, riconosciute dagli organi competenti, quali causa di servizio ascrivibili alla tabella “A” 8^ categoria (cod. S03), è necessario ricorrere all’utilizzo di farmaci lenitivi del dolore a scopo terapeutico;

comunque, sino alla data dell’8 maggio u.s., i militari e gli appartenenti ai Corpi di Polizia in questione, per l'acquisto dei necessari medicinali, erano stati esentati dal pagamento di qualsiasi forma di ticket sanitario;

dalla data immediatamente successiva, stante il generalizzato intervento in materia da parte dell’attuale governo regionale, le categorie citate in oggetto si sono viste costrette a corrispondere delle considerevoli somme per proseguire le obbligatorie cure;

a tutt'oggi gli appartenenti ai Corpi delle FF.AA. e di Polizia, residenti in Calabria, dopo avere onorevolmente servito la Patria nel territorio dello Stato, ma anche all’estero ed avendo contratto varie patologie nel corso del loro servizio, sono costretti a considerevoli esborsi a titolo di ticket sanitario per ottenere le cure necessarie a tutela della loro salute, compromessa nelle citate circostanze;

comunque, analoga considerazione può farsi anche per una moltitudine di soggetti civili;

come già accennato, tanto, è il frutto di un intervento dell'amministrazione regionale, scarsamente attenta alle particolari situazioni assolutamente degne di differenziazione, ma anche di una malsana gestione del sistema sanitario territoriale, che oggi si tenta, maldestramente, di ricomporre facendo gravare gli oneri relativi, indiscriminatamente, su tutta la società civile calabrese;

d'altro canto, anche il Governo nazionale contesta il piano di rientro sanitario redatto da codesta, Giunta, con il quale l'errore di pochi sarà posto a carico di chiunque, senza considerare la già pesante incidenza negativa dell'odierna crisi economica sulle scarse risorse dei cittadini -:

se, è intenzione del governo regionale prendere in considerazione la problematica in premessa richiamata;

quali iniziative, in caso positivo, intende porre in essere circa il gravoso ticket sanitario introdotto anche in circostanze così degne di tutela come quelle precedentemente rappresentate;

quali provvedimenti ed atti concreti intende, quindi, adottare per esonerare dal pagamento del ticket sanitario gli appartenenti alle FF.AA. e Corpi di Polizia che hanno contratto patologie ascrivibili a cause di servizio.

(70; 25.11.2010)

Interrogazioni a risposta orale

Mirabelli. Al Presidente del Consiglio regionale. Per sapere – premesso che:

con il riassetto dei servizi sociali previsto dalla legge regionale 23/2003 fecente riferimento alla legge quadro 328/2000 alla Regione Calabria spetta la funzione di programmazione, indirizzo e coordinamento degli enti locali quali Province e Comuni con la necessità di integrare le attività di questi ultimi con quelle dei gestori delle strutture sociali e delle famiglie con situazioni di disagio e che specificamente tra le varie tipologie di accoglienza delle realtà di disagio sociale, ci sono i centri diurni per disabili mentali, servizi in perfetta sintonia con quanto statuito dalla legge Basaglia e che garantiscono al disabile il mantenimento del rapporto con la famiglia e, al contempo, offrono un insostituibile supporto alla famiglia durante le ore diurne, consentendo alla stessa lo svolgimento delle attività quotidiane;

nel corso degli anni alle dette strutture sono stati richiesti sempre nuovi e maggiori adeguamenti strutturali, funzionali e di personale specialistico, regolarmente assunto con contratto nazionale di categoria che incidono significativamente sulla tenuta economica delle suddette strutture, del resto a fronte di una erogazione di una retta regionale giornaliera pari a €. 26,00 ad utente iniqua ed inefficiente, costringendo e condizionando i centri diurni per disabili mentali a non poter operare nel migliore dei modi;

nelle varie Regioni d'Italia, strutture simili percepiscono rette decisamente più elevate, si va dall'Emilia Romagna che addirittura differenzia il livello di disabilità tra moderato €. 64,00, medio €. 85,00 e grave €. 112,00, alla regione Abruzzo con €. 42,00, Lombardia con una retta giornaliera di €. 86,00 e via discorrendo, fino ad arrivare alla Calabria con il più basso contributo;

solo nel 2009 la Giunta regionale con delibera 458 del 24 luglio ha, in attuazione alla legge regionale 23/2003, rideterminato le rette spettanti ad alcuni servizi tra cui anche i centri diurni per disabili mentali aumentandole, relativamente al loro ambito, da €. 26 a €. 30 a far data dal 1.1.2009 ed ha altresì stabilito che per l'anno 2009 gli oneri aggiuntivi derivanti dalla delibera pari a 6.000.000,00 di €. erano da reperire sulla disponibilità residua del Fondo Por Calabria, mentre per gli anni successivi detta cifra di 6.000.000,00 avrebbe dovuto essere garantita con fondi di bilancio... in modo tale da implementare stabilmente la dotazione finanziaria del Fondo sociale regionale;

se tale sistema ove dovesse permanere invariato, paradossalmente, amplificherà la spesa a carico della Regione Calabria in quanto le situazioni di disagio sociale oggi accolte in ambito sociale dovranno trovare forme di accoglienza sanitaria decisamente più costose e con amplificazione, peraltro, del tasso di incongruità dei ricoveri, oggi in Calabria abbastanza presenti;

tutto ciò, vale la pena di sottolineare, in totale controtendenza all'orientamento nazionale che punta sul potenziamento del sociale per contenere i costi della sanità, promuovendo e incentivando la nascita dei servizi in ambito sociale per il contenimento delle situazioni di disagio, confinando al settore sanitario solo quelle situazioni che in ipotesi residuali e minimali non possono trovare accoglienza nel sociale e, soprattutto, limitando l'accoglienza sanitaria al tempo strettamente necessario a far rientrare in range di compensazione patologie momentaneamente scompensate -:

come mai ad oggi solo i centri diurni per disabili mentali non hanno percepito l'adeguamento rette 2009 mentre per le altre strutture ricadenti, pure nella previsione di aumento della richiamata delibera regionale 428/24.07.2009, i relativi oneri sono stati già da mesi pagati?;

ancora, relativamente all'anno 2010 era stato annunciato dal dipartimento 10, obiettivi strategici un tavolo tecnico per la concertazione dei servizi al quale avrebbero dovuto partecipare tutte le tipologie di strutture sociali. Non solo il previsto tavolo tecnico ad oggi non c'è stato ma per l'anno 2010 non c'è certezza circa la retta regionale spettante alle dette strutture. I centri diurni per disabili hanno chiesto da mesi al dipartimento obiettivi strategici, al direttore generale e all'Assessore al ramo un incontro finalizzato alla discussione di problematiche concernenti il loro settore. Come mai il detto tavolo tecnico non è stato ancora organizzato atteso che il 2010 è quasi terminato?;

relativamente all'anno 2010, quale è la retta regionale spettante ai centri diurni per disabili mentali atteso che l'assessorato alle politiche sociali dichiara sofferenze economiche dovute al gravare ancora sui propri fondi di bilancio delle Rsa strutture prettamente sanitarie la cui collocazione non può che essere in ambito sanitario?;

se da una indagine Istat, le cui tavole sono visionabili sul sito www.istat.it/sanità/assistenza le politiche del Welfare presentano numerosi elementi di variabilità sul territorio nazionale e all'interno di questo quadro la Calabria si pone all'ultimo posto tanto per i livelli più bassi di spesa per abitante quanto in termini di attuazione della legge regionale 23/2003 di cui alla legge quadro 328/2000, chiediamo al presente assessore ai servizi sociali se intende mantenere ancora la Calabria come fanalino di coda anche in questo settore e, soprattutto, per quanto tempo ancora.

(66; 22.11.2010)

Mirabelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

con circolare del dirigente generale vicario Bruno Zito in data 27 maggio sono state sospese le procedure per la stabilizzazione dei medici;

in data 31/12/2010 circa 150 medici precari che attualmente lavorano presso l'Asp di Cosenza rischiano di trovarsi disoccupati;

circa 70 di questi dirigenti medici sono in possesso dei requisiti previsti dalla legge 1 del 2009 che prevede la stabilizzazione a tempo indeterminato;

per la dirigenza medica il contratto a tempo indeterminato prevede necessariamente il superamento di una procedura concorsuale con la riserva fino al 50% dei posti a favore di quelli con contratto a tempo determinato -:

quali siano le ragioni per cui l'Asp di Cosenza non abbia proceduto ancora all'applicazione dell'art. 6 della legge regionale 1 del 15/1/2009 in base alla quale "le aziende sanitarie provinciali ed ospedaliere, previo superamento di apposito procedura selettiva, procedono ad assunzione a tempo indeterminato del personale che sia attualmente in servizio e che abbia stipulato contratti di lavoro, anche con tipologia di collaborazione coordinata e continuativa, in data anteriore al 28 settembre 2007, fermo restante il rispetto degli impegni assunti dalla Regione Calabria a seguito dell'accordo Governo-Regione per il Piano di Rientro Sanitario";

quali iniziative la Giunta intende prendere per far rispettare l'applicazione della legge 1/2009.

(71; 29.11.2010)

Interpellanza

Gallo. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario per l’attuazione del piano di rientro della sanità calabrese. Per sapere – premesso che:

nell'ambito dell'annunciato piano di ristrutturazione del sistema sanitario calabrese diversi ospedali dovrebbero divenire oggetto di riconversione;

per effetto di detta riconversione, alcuni presidi ospedalieri esistenti dovrebbero essere trasformati in punti di primo intervento, mentre altri Reparti dovrebbero cessare le loro attività;

la prospettata riconversione, secondo fonti sindacali, potrebbe comportare il mancato rinnovo dei contratti a tempo stipulati con centinaia di medici, molti dei quali con scadenza fissata al 31 dicembre prossimo, concretizzandosi di fatto in un impoverimento dell'offerta sanitaria territoriale -:

se il governo regionale sia a conoscenza della situazione;

se quanto segnalato risponda al vero;

se e come lo stesso intenda eventualmente procedere al rinnovo dei contratti in scadenza.

(6; 26.11.2010)

Mozioni

Il Consiglio regionale

premesso che:

il territorio del Comune di Montalto Uffugo (CS), e segnatamente quello in cui ricadono le frazioni di Pianette e Lucchetta, è attraversato dal tracciato dell'elettrodotto Altomonte-Feroleto, segmento dell'elettrodotto a 380 Kv Laino-Feroleto-Rizziconi;

detto tracciato, opera della società Terna S.p.A., presenta notevoli incongruenze sotto il profilo della sicurezza e della salute pubblica, in quanto non in linea con la normativa vigente in materia;

tali incongruenze sono state fatte rilevare in più occasioni, attraverso lettere e delibere, dallo stesso Comune di Montalto Uffugo;

lo stesso Comune di Montalto Uffugo (CS), proprio in ordine alle sconvenienze di cui sopra, aveva affidato un incarico di consulenza tecnica all'ing. Giancarlo Spadanuda, la cui perizia finale rilevava come "l’ubicazione in altra zona dell'elettrodotto" si rendeva quanto mai necessaria, per ragioni "ingegneristiche, biologiche, sanitarie ed ambientali";

agli atti della Regione Calabria non risulterebbe prodotta alcuna Via (Valutazione di impatto ambientale) né alcuna Vas (Valutazione ambientale di strategia);

una vistosa incongruenza è riscontrabile nella distanza del predetto tracciato con le abitazioni di centri abitati già richiamati (In alcuni tratti i cavi passano a meno di cinquanta metri da civili abitazioni), sebbene proprio il Ministero dell'ambiente, con decreto n. 6102 del 2002 ne avesse avvertito la Terna S.p.A. della precipua rilevanza;

le effettive e palesi criticità riscontrabili nelle frazioni Pianette e Lucchetta di Montalto Uffugo (CS), peraltro già rilevate nel Dec. VIA/3052 del 1998, avevano indotto il Ministero dell'ambiente a sostenere la necessità che si individuasse un nuovo tracciato;

nel dicembre del 2007, sulla base dell'accordo raggiunto al Ministero dell'ambiente per la modifica del tracciato, la Società Terna S.p.A., con nota n. TE/B2887815783, presentava al Ministero dello sviluppo economico un'istanza di variante del tracciato dell'elettrodotto a 380 Kv che collega la S.E. di Altomonte (CS) e la S.E. di Feroleto (CZ);

il Ministero dello sviluppo economico, con nota n. 0003148 del 15 febbraio 2008, dava avvio al procedimento autorizzatorio relativo al progetto in variante presentato da Terna S.p.A., con formale richiesta al Ministero dell'ambiente di pronuncia sulla compatibilità ambientale dell'opera;

la Commissione Via, in ordine alla questione della compatibilità ambientale del progetto in variante presentata da Terna S.p.A., esprimeva dal suo canto un "Parere interlocutorio negativo";

il progetto in variante presentato da Terna S.p.A. è stato regolarmente depositato presso la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza ed i comuni di Torano Castello, S. Martino di Finita, Rota Greca, Lattarico, S. Benedetto Ullano, Montalto Uffugo, S. Vincenzo La Costa, S. Fili e Rende, a seguito dell'autorizzazione ed alla comunicazione di avvio del succitato procedimento da parte del Ministero dello sviluppo economico in data 15.02.2008;

dal 2005, anno in cui è partita l’energizzazione dell'elettrodotto, molti sono i disturbi fisici, in forma generalizzata, che si sono riscontrati tra i residenti di centri abitati già richiamati, segno di un'attività nociva ed inquinante delle onde elettromagnetiche generate dai cavi dell'alta tensione;

è oltremodo dimostrato, da rilievi epidemiologici, l'aumentata incidenza di leucemie infantili ed altre patologie conseguenti all’esposizione a campi elettromagnetici;

nondimeno Terna S.p.A. non ha mai fornito documentazione sul "principio di precauzione" sull'elettromagnetismo formulato alla Conferenza internazionale su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro (1992);

uno studio condotto dal Prof. Luigi Maximilian Caligiuri, esperto di fisica ambientale presso l'inglese Wessex Institute of Technology, proprio sui rischi connessi all'esposizione ai campi rnagnetici generati dai cavi dell'elettrodotto in questione, ha evidenziato seri elementi di criticità per la salute dei residenti;

Impegna la Giunta regionale

ad assumere, sul piano politico ed istituzionale, e per quanto di competenza della Regione, ogni utile, tempestiva e concreta iniziativa, nei confronti della società Terna S.p.A. e del Ministero dell'ambiente, atta a conseguire il risultato di una modifica dell'attuale tracciato dell'elettrodotto ovvero di un interramento dei cavi - com'è previsto, tra l'altro, dal Piano energetico della Regione Calabria del 31 marzo 2005, nel caso di attraversamento in aree abitate - nel tratto che interessa il territorio ed alcuni centri abitati del Comune di Montalto Uffugo (CS), stante l'assoluta pericolosità del medesimo per la salute dei residenti;

a chiedere, perciò, con urgenza un incontro al Ministro dell'ambiente, coinvolgendo all'uopo la stessa società Terna S.p.A., per affrontare risolutamente ed efficacemente la questione e far valere le istanze dei cittadini di Montalto Uffugo (CS), anche al fine di un approfondimento delle ragioni che hanno indotto la preposta Commissione nazionale per la valutazione degli impatti ambientali (Via) ad esprimere parere negativo “interlocutorio” in ordine al progetto in variante sopra richiamato, bloccando di fatto ogni possibile ed immediata soluzione al problema, le cui implicazioni negative dal lato dei diritti e della salute dei cittadini del territorio interessato, sono ormai definitivamente acclarate.

(20; 19.11.2010) D. Talarico, De Masi, Giordano

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

tra i principi e le finalità, ex art. 2 dello Statuto della Regione Calabria è testualmente previsto:

1. La Regione concorre a dare attuazione ai principi costituzionali sui quali si fonda la Repubblica italiana, una e indivisibile, informando il proprio ordinamento ai principi di libertà, democrazia, eguaglianza, giustizia, solidarietà, sussidiarietà, pari dignità sociale, pace e non violenza.

2. La Regione ispira in particolare la sua azione al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

a) l'effettiva tutela e il pieno esercizio, per tutti, di diritti e interessi riconosciuti dalla Costituzione, operando per il superamento degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana;

b) il riconoscimento dei diritti delle fasce più deboli della popolazione mediante il superamento delle cause che ne determinano la disuguaglianza e il disagio;

c) la rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, economica e culturale, nonché la promozione della parità di accesso tra gli uomini e le donne alle cariche elettive;

...(omissis) il sostegno della famiglia, orientando a tal fine le politiche sociali, economiche e finanziarie e di organizzazione dei servizi.

è, altresì, previsto che la Regione Calabria ispira il suo Statuto al pieno rispetto dei diritti naturali ed inviolabili della persona;

la violenza sulle donne intesa come abuso, sopraffazione, limitazione della libertà personale, disparità di trattamento e sottrazione di opportunità, violazione dei diritti, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della persona ed anche un fenomeno che coinvolge l'intera struttura della società ovvero la vita sociale in tutte le sue articolazioni;

il danno causato dalla violenza di genere e della violenza sui minori ha anche una dimensione lesiva pubblica, posto che viene leso il diritto-dovere pubblico spettante alle Istituzioni centrali e periferiche di garantire l’integrità psicofisica dei propri consociati e di eliminare ogni ostacolo che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impedisca il pieno sviluppo della personalità umana;

la costituzione di parte civile nel processo penale può essere chiesta da chi dimostra di aver subito un danno come conseguenza del reato;

l'amministrazione regionale riceve, per quanto sopra detto, un danno dal reato di violenza di genere e dalla violenza sui minori;

su proposta della Commissione regionale delle Pari opportunità,

impegna la Giunta regionale

ad attivare tutti gli strumenti di legge per la costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi celebrati nel suo territorio nel quale sono contestati reati che presuppongono l'esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori;

affinché la Regione Calabria, nell'intento di promuovere iniziative concrete di solidarietà e per sostenere azioni di tutela e sostegno giudiziario nei confronti delle donne e bambini vittime di delitti di violenza sessuale, istituisca un Fondo di solidarietà per coprire le spese legali per la costituzione di parte civile di cui al precedente punto 1.

(21; 22.11.2010) Bilardi

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

in data 11 febbraio 2000 la Regione Calabria ed il Ministero dei Trasporti hanno sottoscritto un Accordo di Programma con il quale sono stati definiti i finanziamenti diretti al risanamento economico delle "Ferrovie della Calabria", azienda che eroga importanti servizi di trasporto in ambito locale attraverso la gestione di linee ferroviarie secondarie, di autolinee a carattere provinciale e regionale ed autoservizi urbani;

il suddetto accordo ha previsto il trasferimento dei beni, degli impianti e delle infrastrutture aziendali, a titolo gratuito, alla Regione Calabria e la proprietà della nuova società a responsabilità limitata, operativa dal gennaio 2001, al Ministero dei Trasporti;

le ferrovie della Calabria hanno anticipato a mezzo stampa un piano industriale senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali che prevede la chiusura delle linee TaurensiCinquefrondi-Gioia Tauro” e la linea “Ferrata-Pedace San Giovanni in Fiore”, dette linee servono un bacino di circa duecentomila abitanti, garantendo un servizio indispensabile a studenti e pendolari;

le linee in questione impiegano 200 lavoratori, costituendo una importante realtà economica in tutto il territorio calabrese;

contro l'ipotesi di dismissione i lavoratori delle "Ferrovie della Calabria" hanno proclamato il 16 novembre 2010 lo "stato di agitazione", successivamente trasformato in sciopero e blocco dei servizi nei giorni 25 e 26 novembre; la paventata dismissione delle tratte taurensi ha inoltre suscitato grande allarme nella popolazione della Piana di Gioia Tauro, spingendo molti amministratori locali alla mobilitazione in favore dei lavoratori e in difesa dei servizi di collegamento garantiti da FdC;

dal Cda delle "Ferrovie della Calabria" non è stata ancora fornita nessuna informazione sui contenuti del piano industriale e sul futuro delle linee in questione, circostanza che aumenta la preoccupazione per il futuro delle tratte ferroviarie in oggetto e dei lavoratori che vi sono impiegati;

le scelte del Governo nel settore dei trasporti stanno penalizzando gravemente la Calabria: in particolare, i collegamenti ferroviari hanno subito negli ultimi mesi una strategica e scellerata politica di abbandono da parte di Trenitalia, responsabile della soppressione di convogli locali, treni a media percorrenza e collegamenti ad alta velocità;

impegna la Giunta regionale

e il Presidente della Giunta della Regione Calabria ad intraprendere ogni azione politica utile a salvaguardare il futuro delle Ferrovie della Calabria e delle tratte, attivandosi presso il Governo e, in particolar modo, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti affinché vengano rivenuti i fondi necessari per garantire il potenziamento e il ripristino dei tratti nella rete di comunicazione della Piana di Gioia Tauro e della tratta silana e il mantenimento dei servizi automobilistici fino ad ora gestiti. Inoltre, si interroga il Presidente della Giunta regionale sul mantenimento dei fondi Fas per la realizzazione delle metropolitane leggere Catanzaro-Germaneto e Cosenza-Unical, progettate a scartamento ridotto e, pertanto, suscettibili di fare sistema con le Ferrovie della Calabria.

(22; 29.11.2010) De Gaetano, Aiello, Battaglia, Principe, Guccione, Loiero, Scalzo, Maiolo, Amato, Franchino

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

con delibera del 20 ottobre 2010 il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva relativa al ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni;

è fatto obbligo agli Stati nazionali recepire la menzionata delibera ed adeguare la loro legislazione entro due anni a decorrere dal giorno della pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea;

la difficile congiuntura economica, il lungo periodo di stagnazione e la mancanza di liquidità stanno fortemente penalizzando le piccole e medie imprese della nostra regione;

le imprese e le aziende private si trovano in una condizione di sofferenza dovuta anche al ritardo con cui gli enti pubblici e la pubblica amministrazione corrispondono i pagamenti per la fornitura di beni e servizi;

in Calabria i ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni arrivano a toccare anche i due anni;

pur fronteggiando i ritardi nei pagamenti dei beni e servizi venduti alle pubbliche amministrazioni, le imprese sono comunque chiamate a corrispondere i costi previdenziali, dell'Iva, dell'Irpef;

tali ritardi si ripercuotono negativamente sullo sviluppo, sugli investimenti e sulle possibilità di offerta occupazionale delle imprese;

impegna

il Presidente della Giunta ad intraprendere tutte le azioni possibili per sollecitare il Governo nazionale ed il Parlamento italiano a recepire la delibera comunitaria sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione ed a conformare la normativa nazionale alle nuove disposizioni europee.

(23; 29.11.2010) Censore, Bruni, Aiello, Guccione, Mirabelli, Franchino

Risposte scritte ad interrogazioni

Grillo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

sul Burc parte III del 7 maggio p.m. è stato pubblicato il decreto 5538 della Stazione unica appaltante del 14 aprile 2010 avente ad oggetto “Indizione gara d'appalto per l'affidamento del Servizio di assistenza tecnica all'autorità di gestione del Por Calabria Fesr 2007-2013 per le attività di controllo di primo livello delle operazioni finanziate dal Programma e all'autorità di certificazione ed approvazione atti”;

la suddetta gara d'appalto, per come si legge nel decreto, verrà aggiudicata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa;

l'importo presunto dell'appalto è di € 2.800.000,00, una cifra senz'altro rilevantissima per una gara implicante attività prevalentemente intellettuale, almeno per come si evince dal documento di cui alle pagg. 22 e ss., dell'allegato alla deliberazione di Giunta regionale n. 824 del 14.12.2009 (Burc parte I dell'1 febbraio 2010);

la Regione Calabria ha deciso di appaltare il suddetto servizio di controllo di I livello sebbene l'art. 2 del regolamento (CE) 1083/2006 stabilisca che l'organismo intermedio "è un soggetto pubblico o privato a cui l'Autorità di gestione potrà affidare l'esecuzione di parte o dell'insieme delle attività di controllo di primo livello";

tra i requisiti richiesti dal bando ai soggetti partecipanti vi è quello dell'aver conseguito nell'ultimo triennio un fatturato globale di almeno 3,500.000,00 euro. Tuttavia, il bando prevede l'istituto dell'avvalimento, ad avviso dello scrivente più confacente ad una gara d'appalto di lavoro che ad affidamenti di questo genere;

nel bando appare mancare completamente il requisito essenziale del termine per la ricezione delle offerte. Infatti, sia nell'allegato a pag. 5574 del Burc sia all'allegato a pag. 5595, 5596 e 5601 del Burc, il termine perentorio è fissato alla data del "00.00.2010" -:

se non sia il caso, nonostante le immaginabili esigenze di celerità nell'attuare il Por Calabria 2007-2013, di ritirare il suddetto bando e farlo immediatamente ripubblicare conferendogli tempi certi per presentare le offerte. Ciò ricordando che la mancata indicazione del termine potrebbe causare contenzioso giudiziario, data la rilevanza della cifra alla base dell'appalto;

se non sia il caso, una volta ripubblicato il suddetto bando, di ripensare ad alcuni suoi contenuti, in particolare quelli relativi al totale affidamento esterno dei controlli di primo livello e al sistema dell'avvalimento.

(5; 16.05.2010)

Risposta – “In riferimento alla interrogazione a risposta scritta n. 5/9^ dell’onorevole Alfonsino Grillo “Sulla pubblicazione del decreto n. 5538 della Stazione unica appaltante” ed afferente alla procedura di gara per l’affidamento del Servizio di assistenza tecnica all’autorità di gestione del Por Calabria, Fesr 2007-2013, per le attività di controllo di primo livello delle operazioni finanziate dal programma e all’autorità di certificazione, si relaziona quanto segue:

a)        l’importo presunto dell’appalto è stato contabilizzato dall’amministrazione contraente (Dipartimento 3 – programmazione nazionale e comunitaria), unica competente a stabilire quali debbano essere i servizi da esternalizzare. Il dipartimento competente ha trasmesso a questa Autorità regionale il capitolato speciale di appalto contenente la specifica dell’oggetto dell’appalto stesso e la sua quantificazione e comunque il valore stabilito, pari a € 2.800.000,00, è quello complessivo dell’appalto, cioè per tutta la durata dell’affidamento che è triennale con opzione di rinnovo per ulteriori anni tre;

b)        questa autorità regionale ha, per come sancito dalla legge regionale 26/07, il solo compito di espletare le procedure di gara dei soggetti obbligati e procedere sino all’aggiudicazione definitiva, curando la fase di evidenza pubblica dell’affidamento. La Stazione unica appaltante non ha competenza in merito delle determinazioni dei soggetti obbligati sulla necessità o meno di attivare procedure mirate all’affidamento di servizi o alla acquisizione di beni o forniture o lavori;

c)        l’istituto dell’avvalimento è previsto dall’art. 49 del Decreto legislativo 163/06 e s.m.i. (Codice degli appalti), comma 1, che così recita: “Il concorrente, singolo o consorziato ai sensi dell’art. 34 in relazione ad una specifica gara di lavori, servizi, forniture, può soddisfare la richiesta relativa al possesso dei requisiti di carattere economico, finanziario, tecnico, organizzativo ovvero di attestazione della certificazione Soa, avvalendosi dei requisiti di altro soggetto o dell’attestazione Soa di altro soggetto”. Questa autorità regionale si è limitata ad applicare la normativa vigente in materia;

d)       sul Bur Calabria, parte III, del 7.5.2010, è stato pubblicato il Decreto n. 5538 del 14.4.2010, n. 5538 con il quale è stata indetta la procedura di gara ed approvati i relativi atti; non poteva essere inserita alcuna data in quanto solo dopo la numerazione del decreto da parte degli uffici competenti, era possibile stabilire il termine di ricezione delle offerte che decorre dalla data di inoltro alla Guri ed alla Guce, non da quella di assunzione del decreto stesso.”

Il dirigente sezione tecnica (dott. Mario Martina)

Il commissario (dott. Salvatore Boemi)

Chiappetta. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

le Ferrovie della Calabria s.r.l. costituiscono, ad oggi, una delle principali concessionarie del servizio di Trasporto Pubblico Locale dell’intera regione. L'erogazione del servizio avviene attraverso la gestione di linee ferroviarie secondarie, di autolinee a carattere principale e regionale ed autoservizi urbani; avviene attraverso la gestione di servizi correlati al trasporto, quali autostazione e parcheggi, e, persino, attraverso la gestione di servizi di trasporto dedicati al settore turismo;

l'azienda di trasporto è deputata, tra gli ulteriori e molteplici servizi, ad assicurare, in primis, la mobilità interna cittadina nei principali centri urbani regionali ed il trasporto pendolare ed ordinario delle periferie;

in antitesi al contenuto "proclamato" nella Carta dei Servizi societaria, da diversi anni a questa parte si sussegue, senza soluzioni di continuità, una considerevole serie di pubbliche denunce, inoltrate anche a mezzo stampa alle Istituzioni ed alla stessa azienda, da parte di sindacati e comitati di utenti costituiti (questi ultimi) ad hoc a dimostrazione sia del profondo stato di degrado e abbandono in cui verserebbero le strutture gestite dalla stessa, sia dei notevoli disservizi e disagi che quotidianamente subirebbero gli utenti, per come esemplificativamente evincibile da alcuni tra gli innumerevoli articoli pubblicati in materia e che, se ritenuto utile ed opportuno, potranno essere successivamente inoltrati;

tutto quanto - naturalmente se accertato - contrasterebbe con i principi statuiti in materia di tutela della salute, della pubblica incolumità, della sicurezza (per utenti e dipendenti), nonché con i principi di efficienza, efficacia e buon andamento posti alla base della gestione di quello che è un servizio deputato al soddisfacimento dell'interesse della collettività intera;

il difetto di gestione si appaleserebbe, tra l'altro, nei ritardi in ordine alla messa in sicurezza ed ammodernamento dei vari tratti ferroviari, alcuni dei quali, anche in concomitanza ed a causa dei ben noti eventi franosi abbattutisi sul territorio nelle passate stagioni, sono stati definitivamente chiusi;

al riguardo, il sottoscritto ha presentato nel corso della passata legislatura, una interrogazione - rimasta, purtroppo, priva di riscontro - avente ad oggetto, in particolare, la chiusura della linea ferroviaria che collega Cosenza-Camigliatello Silano e San Giovanni in Fiore, ivi evidenziando l'unilateralità della decisione di chiusura della tratta, intrapresa dalle Ferrovie della Calabria senza alcun preavviso e/o attività di concertazione con la Regione e le Amministrazioni locali interessate, e l'interruzione di un servizio che ha inciso gravemente, impedendola, sulla mobilità di quel "pendolarismo sistematico" rappresentato anzitutto dal trasporto lavorativo e da quello studentesco; rappresentato dal trasporto finalizzato all'accesso alle varie strutture pubbliche (sanitarie ed amministrative) presenti sul territorio; rappresentato, ancora, dal trasporto finalizzato allo scambio di rapporti sociali e di comunicazione da un Comune all'altro della Presila; rappresentato, infine, da quel pendolarismo turistico che, in quanto relativo ad un territorio quale il Parco nazionale della Sila, costituisce indubbiamente una preziosissima risorsa economica per l'intera Regione;

nel corso dei mesi, altresì, il difetto di gestione denunciato da più parti parrebbe essersi addirittura aggravato, stante le scelte che l'azienda di trasporto avrebbe opinabilmente da ultimo intraprese. Ci si riferisce, più in particolare e naturalmente a solo titolo di esempio, alla esternalizzazione di vari servizi (quali quello di vigilanza per il controllo degli accessi agli uffici direttivi delle Ferrovie della Calabria in Catanzaro; quello della bigliettazione nonostante l’esistenza di un costoso sistema a tanto deputato, rimasto inutilizzato; quale, infine, quello attinente la manutenzione di treni ed autobus aziendali appaltato, pare, per un importo di 9 milioni di Euro l'anno) che ben potevano essere affidati a personale interno e che, quindi, qualora ciò corrispondesse al vero, evidenzierebbe, sul punto, una serie di iniziative le quali oltre a contrastare con qualunque principio di razionalità, si risolverebbe, da un punto di vista finanziario, in un inutile, ingiustificato ed ingente spreco di danaro pubblico;

“Quello dei trasporti costituisce uno dei settori più delicati e necessari allo sviluppo ed alla vivibilità della nostra Regione" (Disegno di legge n. 482/7^ recante "Modifiche alla L.R. 23 del 7.8.1999 sulle "Norme per il trasporto pubblico");

a norma dei combinati disposti dell'art. 1 L.R. 23/99 (come modificata dalla L.R. n. 36/2004) e del D.lgs n. 422/1997 (sul "Conferimento alle Regioni ed agli Enti locali di funzioni e compiti in materia di trasporto pubblico"), la Regione Calabria riconosce al Trasporto pubblico locale il carattere di Servizio Sociale Primario e promuove, anche con il concorso degli Enti locali, interventi finalizzati alla realizzazione del sistema integrato dei trasporti e delle relative infrastrutture, nonché gli obiettivi di equilibrio territoriale e socio-economico;

ai sensi della L.R. 23/99, art. 3, lett. 1), la Regione vigila, tramite il Dipartimento ai Trasporti, attraverso appositi monitoraggi e controlli, sulla regolarità dell'esercizio, sulla qualità del servizio e sui risultati del medesimo -:

a) se la Regione Calabria ha inteso e/o intende effettuare, per il tramite del Dipartimento ai Trasporti, gli opportuni controlli sulla regolarità ed efficienza del servizio di trasporto pubblico locale, siccome sino ad oggi gestito dalle Ferrovie della Calabria s.r.l.;

b) se ha inteso e/o intende, più specificatamente, effettuare gli opportuni controlli sulla gestione in generale del servizio di trasporto pubblico locale da parte dell'Azienda in oggetto, nonché se ha inteso e/o intende verificare lo stato economico-finanziario dell'Azienda e la sua compatibilità con le iniziative che la stessa avrebbe intrapreso in ordine alla asserita esternalizzazione dei vari servizi su descritti;

c) se, infine, naturalmente accertate responsabilità degli attuali vertici e anomalie ed inefficienze gestionali in genere non ritenga opportuno valutare se ricorrano le condizioni perché si proceda a richiedere l'eventuale commissariamento dell’Azienda che dovrebbe degnamente rappresentare la "capofila" nel settore del Trasporto pubblico locale calabrese.

(11; 16.06.2010)

Risposta – “L'interrogazione in oggetto riguarda problematiche complesse che coinvolgono molteplici aspetti, anche socio/economici, e, certamente, non disgiunti da valutazioni inerenti la sfera dell'indirizzo politico. Pertanto, si forniscono i possibili elementi ritenuti utili, limitandosi prevalentemente a quelli di natura tecnica e gestionale.

Oggetto dell'interrogazione è Ferrovie della Calabria s.r.l., già Gestione Commissariale Governativa, poi affidata in gestione per la ristrutturazione ed il risanamento a Ferrovie dello Stato ed infine oggetto del D.Lgs. 422/1997, recepito dalla L.R. 23/1999, che ha attribuito alle regioni funzioni e compiti di programmazione e di amministrazione sul trasporto pubblico, costituente l'attività caratteristica dell'azienda. A tanto è seguito specifico Accordo di Programma stipulato tra Regione e Ministero dei trasporti in data 11 febbraio 2000, reso esecutivo con decorrenza 1 gennaio 2001 dal DPCM 16 novembre 2000, con il quale sono stati previsti i finanziamenti diretti al risanamento economico dell'azienda ed il trasferimento dei beni, degli impianti e delle infrastrutture aziendali, a titolo gratuito, alla Regione Calabria, oltre al trasferimento della stessa proprietà della nuova società a responsabilità limitata Ferrovie della Calabria s.r.l. Ad oggi il trasferimento delle quote societarie non è stato effettuato.

Nonostante gli investimenti previsti dall'Accordo di programma fra Ministero dei trasporti e Regione del 19.12.2002 (29,480 Meuro), ormai quasi completamente attuato, e gli altri investimenti su fondi regionali, la condizione delle infrastrutture ferroviarie è inadeguata e presenta notevoli criticità, mentre, significativamente migliorata è la condizione dei mezzi, soprattutto del parco autobus dell'Azienda.

La Società gestisce un'offerta di trasporto collettivo su gomma pari a 8.792.496 bus x km/anno, eserciti con circa 350 autobus sul territorio delle cinque province, ed un offerta di trasporto collettivo su ferro pari a 1.169.538 treni x km/anno, eserciti con complessivamente n. 59 pezzi su 229 km di rete ferroviaria a scartamento ridotto che interessa le province di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, con circa 1.000 dipendenti.

Ciò premesso in relazione agli specifici quesiti posti nella interrogazione, si espone quanto segue.

Quesito A.: “se la Regione Calabria ha inteso e/o intende effettuare per il tramite del Dipartimento ai trasporti, gli opportuni controlli sulla regolarità ed efficienza del servizio di TPL, siccome sino ad oggi gestito dalle Ferrovie della Calabria s.r.l.”.

Si effettuano, allo stato, la vigilanza ed il controllo sui servizi nei limiti delle possibilità derivanti dalle risorse umane e finanziarie disponibili. In particolare, si sono fin qui organizzate specifiche missioni di vigilanza, finalizzate anche al riordino e razionalizzazione dei servizi, per il raggiungimento di obiettivi utili alla improcrastinabile riforma del settore.

È evidente, in generale, l'inadeguatezza del modello attuale di espletamento dei controlli (id est, visite ispettive condotte direttamente dal personale assegnato al settore), a fronte di circa 60.000.000 di bus x km/anno e 8.700.000 treni x km/anno, anche tenuto conto delle risorse disponibili. È, altresì, da evidenziarsi che gli stessi controlli si sono concentrati prevalentemente sul trasporto su gomma, per motivi di vario tipo fra cui certamente la maggiore difficoltà ad acquisire a consuntivo dati attendibili sulla affidabilità e regolarità dei servizi su gomma e sul loro grado di fruizione da parte dell'utenza.

Presso gli uffici è in corso una approfondita analisi delle modalità di effettuazione della vigilanza, dalla quale già sembra delinearsi la necessità di ricorrere a tecnologie "moderne" (dove il termine è più da riferirsi alla concreta applicazione che alla effettiva disponibilità delle tecnologie stesse) e l'opportunità di dedicare maggiore attenzione al sistema ferroviario (sia per i servizi gestiti da Trenitalia s.p.a. che per quelli gestiti da Ferrovie della Calabria s.r.l.).

A margine della risposta al quesito sembra tuttavia opportuno osservare come una più incisiva attività di vigilanza e controllo possa spingere i gestori a limitare i disservizi originati da cause contingenti, ma certamente in tal modo poco è possibile fare rispetto a cause strutturali quali la vetustà e inaffidabilità del materiale rotabile ferroviario.

Quesito B.: “se (la Regione Calabria) ha inteso e/o intende, più specificatamente effettuare gli opportuni controlli sulla gestione in generale del servizio di Tpl da parte dell’azienda in oggetto, nonché se ha inteso e/o intende verificare lo stato economico-finanziario dell’Azienda e la sua compatibilità con le iniziative che la stessa avrebbe intrapreso in ordine alla asserita esternalizzazione dei vari servizi su descritti".

È opportuno precisare che la vigilanza, seppure non sistematica per le ragioni sopra richiamate, è limitata alle caratteristiche quantitative e qualitative del servizio erogato. Non è, invece, facoltà dell'Amministrazione regionale, in generale, verificare gli aspetti gestionali, economici e finanziari delle aziende affidatarie dei servizi di trasporto pubblico locale. A maggior ragione non vi è alcuna possibilità di intraprendere iniziative in merito all'eventuale esternalizzazione dei servizi.

Nel caso specifico di Ferrovie della Calabria s.r.l., non può tuttavia non considerarsi che l'Accordo di Programma 11 febbraio 2000 prevedeva il trasferimento delle quote societarie alla Regione a titolo gratuito. Ad oggi, non avendo l'Amministrazione rilevato le suddette quote, non ha la facoltà di designare gli organi di governo societari che avrebbero il pieno controllo degli aspetti economici, finanziari e gestionali della società. Pertanto, a parere dello scrivente Dipartimento, è auspicabile la completa applicazione dell'Accordo di Programma con il trasferimento delle quote societarie, previa ridefinizione del rapporto con il Governo nazionale (come peraltro previsto dalla L.R. 23/2010, in attuazione della quale questo ufficio ha intrapreso i primi accertamenti tecnici) e definizione di un preciso piano aziendale.

Quesito C: “se, infine, naturalmente accertate responsabilità degli attuali vertici e anomalie ed inefficienze gestionali in genere non ritenga opportuno valutare se ricorrano le condizioni perché si proceda a richiedere l'eventuale commissariamento dell’Azienda che dovrebbe degnamente rappresentare la "capofila" nel settore del Trasporto pubblico locale calabrese".

Ad oggi la forma giuridica dell'impresa è quella di società a responsabilità limitata con quote societarie in esclusivo possesso del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture e, pertanto, non vi sono i presupposti per il commissariamento.

Si resta pienamente disponibili per ogni eventuale approfondimento sia in ordine ad aspetti generali sia in ordine ad aspetti specifici, ove ciò si ritenesse utile.”

Il dirigente di settore (Ing. Giuseppe Pavone)

Il dirigente generale (Avv. Umberto Nucara)

Il Presidente della Giunta regionale con delega ai trasporti (Giuseppe Scopelliti)

De Gaetano. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore al personale. Per sapere - premesso che:

per garantire il più corretto utilizzo del personale ex Lsu/Lpu, assunto a tempo indeterminato con contratto part-time alle dipendenze della Regione ai sensi e per gli effetti del D.D.G. n. 20267 del 4 dicembre 2008, il Consiglio regionale della Calabria ha approvato la legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8;

l'art. 15, 2° comma, della suddetta legge prevede che i dipendenti siano utilizzati negli uffici provinciali dei Dipartimenti regionali;

la nuova normativa ha posto fine alla grave situazione di disagio del personale ex Lsu/Lpu, costretto a lunghe trasferte per raggiungere il posto di lavoro in seguito al trasferimento in massa dalle sedi decentrate in cui era stato dapprima impiegato agli uffici regionali di Catanzaro;

all'approvazione della legge da parte del Consiglio regionale della Calabria non è finora seguita la sua puntuale applicazione da parte dei dipartimenti regionali;

non hanno finora ricevuto riscontro le domande avanzate da quei dipendenti che hanno chiesto di poter essere destinati alle precedenti sedi di lavoro distaccate, avvalendosi della possibilità offerta dalla nuova normativa -:

se intendano sollecitamente avviare un'immediata ed integrale attuazione della legge regionale 26 febbraio 2010 n. 8, nel disporre il trasferimento del personale ex Lsu/Lpu presso i servizi provinciali dei dipartimenti regionali.

(16; 21.06.2010)

Risposta – “In riferimento all'interrogazione in oggetto emarginata, riscontrando la nota prot. n. 354/DG, acquisita agli atti di questa Direzione a mezzo fax il 29 ottobre c.a., con la quale Codesto Segretariato Generale ha chiesto di fornire ogni utile elemento in merito, si osserva quanto segue.

Preliminarmente; per completezza di esposizione si ritiene tracciare, seppure sinteticamente, l'iter normativo e provvedimentale che ha interessato l'individuazione delle sedi di servizio del personale appartenente al contingente ex Lsu/Lpu.

Con la Legge regionale 19 novembre 2003, n. 20 è stato avviato un iter normativo volto alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impegnati in lavori socialmente utili e di pubblica utilità, già utilizzati dalla Regione Calabria; in quanto inseriti nell'esecuzione di vari progetti. Testualmente, infatti, all'art. 1 è previsto che “Al fine di favorire la graduale e definitiva ricollocazione dei soggetti appartenenti al bacino dei lavoratori socialmente utili ed al bacino dei lavoratori di pubblica utilità, per come individuati nelle convenzioni sottoscritte dagli Enti attuatori, la Regione. Calabria, nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla legislazione statale in materia, disciplina le azioni volte a promuovere la progressiva stabilizzazione occupazionale dei lavoratori dei bacini, attraverso il transito dei lavoratori interessati all'interno di stabili attività occupazionali".

Successivamente, a completamento dell'intrapreso processo di stabilizzazione, con la L.R. 11 maggio 2007, n. 9 è stato previsto che "entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale definisce ed approva un piano di stabile assunzione, presso l’Amministrazione regionale ed i suoi enti strumentali ed ausiliari, dei lavoratori impegnati in lavori socialmente utili e di pubblica utilità presso gli uffici regionali alla data del 30 novembre 2001".

Pertanto, adottato con la DGR n. 666 dell'8 ottobre 2007, un Piano di stabile assunzione per i lavoratori Lsu ed Lpu (impegnati, alla data del 30 novembre 2006, nei progetti di cui all'art. 2, comma 2 del D.Lgs. 28 febbraio 2000, n. 81 e all'art. 1, comma 2, lettera d) e di cui all'art. 7 del D.Lgs. 468/97 ed in progetti di pubblica attività attivati nei settori dei servizi alla persona e della cura dell'ambiente e del territorio ai sensi dell'art. 3, comma 1, D.Lgs. 7 agosto 1997, n. 280), si procedeva, previa adozione dei relativi decreti, nonché delle ulteriori procedure di rito, alla loro stabilizzazione.

Nelle more di un'organica riorganizzazione del personale regionale ed ai sensi dell'allora vigente legge regionale 14 agosto 2008, n. 27 il personale neoassunto veniva assegnato nelle sedi occupate al momento della stipula del contratto.

Solo successivamente , a seguito sia degli esiti di una ricognizione delle sedi periferiche degli uffici regionali, effettuata, sia a livello centrale che periferico ed in concomitanza con l'attuazione del programma di rideterminazione della dotazione organica nell'ottica di un più ampio progetto di razionalizzazione degli assetti organizzativi della Struttura dell'Ente, con la Legge regionale 11 novembre 2008, n. 39 veniva abrogata la previsione normativa di cui alla sopracitata L.R. 27/2008, che imponeva in una prima fase e fino alla trasformazione del contratto da part-time in full-time, l'obbligo di assegnazione nelle sedi già occupate prima della stabilizzazione e, pertanto, in conformità alla ratio di detta abrogazione, si provvedeva, previo annullamento dei precedenti provvedimenti con i quali detto personale era stato temporaneamente mantenuto in servizio presso le sedi "periferiche'', ad assegnare il personale di che trattasi nelle sedi centrali dei Dipartimenti regionali e dell'Avvocatura.

Con il comma 2 dell'art. 15 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8 è stato, altresì, previsto che i dipendenti appartenenti al contingente di che trattasi "saranno utilizzati negli uffici provinciali dei Dipartimenti regionali e negli uffici delle Province e dei Comuni di Crotone e di Vibo Valentia".

Appare doveroso segnalare come la normativa per la quale il consigliere De Gaetano ha interrogato il Presidente del Consiglio regionale per conoscerne lo stato di attuazione, contrasta palesemente con quanto previsto dall'art. 5 del D.Lgs. n. 165/2001, che stabilisce "1. Le amministrazioni pubbliche assumono ogni determinazione organizzativa alfine di assicurare l'attuazione dei principi di cui all'articolo 2, comma 1, e la rispondenza al pubblico interesse dell'azione amministrativa.

2. Nell’ambito delle leggi e degli atti organizzativi di cui all'articolo 2, comma 1, le determinazioni per l'organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla gestione dei rapporti dì lavoro sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, fatta salva la sola informazione ai sindacati, ove prevista nei contratti di cui all'articolo 9. Rientrano, in particolare, nell'esercizio dei poteri dirigenziali le misure inerenti la gestione delle risorse umane nel rispetto del principio di pari opportunità nonché la direzione, l'organizzazione del lavoro nell'ambito degli uffici (...) ".

Pertanto, a fronte delle numerose richieste di chiarimenti avanzate dai Dirigenti generali in merito all'assegnazione del personale ex Lsu Lpu, con nota prot. n. 13736 a firma congiunta dell'assessore al personale e del dirigente generale del Dipartimento organizzazione e personale, evidenziavano come nel rispetto della gerarchia delle fonti dell'ordinamento, la norma regionale fosse da ritenersi inapplicabile specificando che "la ri-assegnazione del personale (rectius, l'assegnazione da un ufficio periferico ad un diverso ufficio anche con sede nel capoluogo della regione) competa indubbiamente al Dirigente generale assegnatario del personale interessato, rientrando nei poteri di organizzazione di cui al citato art. 5 del D.Lgs. n.165/2001".

Per quanto sopra, saranno i dirigenti generali nel legittimo esercizio del potere di cui all'art. 28 della L.R. n. 7/96, che, con propri atti gestionali, provvederanno all'assegnazione del personale di che trattasi in ragione delle effettive esigenze degli Uffici di propria competenza.

Si resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento”.

Il dirigente del settore (dott.ssa Rosalia Marasco)

Il dirigente generale (Avv. Umberto Nucara)

L’assessore al personale (Domenico Tallini)

Grillo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

dal mese di marzo 2010, Trenitalia, società controllata da FS Spa, ha soppresso su tre treni di lunga percorrenza (il Palermo-Milano n. 1926; il Palermo-Torino n. 1944 e il Siracusa-Venezia n. 1930) i posti a sedere, convertendoli in cuccette;

tale decisione di Trenitalia è stata dettata dall'esigenza di "fare cassa", dal momento che chi deve viaggiare è costretto ad acquistare un biglietto per posto più cuccetta, anziché soltanto per posto a sedere;

la suddetta soppressione dei posti a sedere ha causato un forte decremento di viaggiatori nelle stazioni calabresi toccate dai suddetti treni, dato l'aumento del costo dei biglietti, ed ha inciso sulla loro libertà di scelta, costringendoli a ricorrere ad un diverso vettore;

la soppressione dei posti a sedere, di conseguenza, ha provocato anche una diminuzione di affari nelle attività economiche legate alle stazioni ferroviarie (bar, edicole, ristoranti, taxi eccetera) -:

se non sia il caso che la Regione Calabria pretenda da Trenitalia il ripristino dei posti a sedere nei treni in cui essi sono stati soppressi, in ragione di almeno una carrozza;

quali altre possibili iniziative ritenga di intraprendere allo scopo di ripristinare lo status quo ante ed eliminare un ulteriore disservizio ai danni dei viaggiatori calabresi.

(24; 23.07.2010)

Risposta – “In specifica interrogazione consiliare si afferma che dal mese di marzo 2010 sui treni nn. 1936 (PA/MI), 1944 (PA/TO) e 1930 (SR/VE) non vi è più disponibilità di posti a sedere risultando gli stessi tutti convertiti in cuccette con la conseguenza, di:

un maggior costo per l'utente che non ha più facoltà di acquistare il meno costoso, semplice, posto a sedere;

un forte decremento di viaggiatori nelle stazioni calabresi costretti, in conseguenza dell'aumento del costo, a ricorrere ad altra modalità di trasporto;

una conseguente diminuzione del volume di affari nelle attività economiche legate alle stazioni ferroviarie (bar, edicole, ristoranti, taxi ecc.).

Quanto sopra considerato ed ai fini di un'esaustiva risposta all'interrogazione in oggetto, si chiede di far conoscere gli utili elementi alla base della decisione assunta.

Si ringrazia dell'attenzione e si resta in attesa di cortese riscontro”.

Il dirigente (Ing. Giuseppe Pavone)

Il Presidente della Giunta regionale con delega ai trasporti (Giuseppe Scopelliti)

De Masi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al personale. Per sapere - premesso che:

la Costituzione e la vigente legislazione, sia nazionale che regionale, prevedono la regola del pubblico concorso per le assunzioni presso le pubbliche amministrazioni e tale principio deve valere, a maggior ragione, per i posti apicali, quali sono quelli dirigenziali;

l'attuale legislazione consente il conferimento diretto degli incarichi dirigenziali a personale esterno solo per una limitatissima percentuale del personale e che tale metodo è comunque da utilizzare solo qualora esistano particolari e motivate ragioni, costituendo una deroga al principio generale e suscitando sempre il sospetto che le nomine siano frutto di pura scelta politica non supportata da alcuna valutazione tecnica;

il Presidente della Giunta regionale, in più occasioni, subito dopo le elezioni, per come riferito dagli organi stampa, ha dichiarato di voler conferire i posti dirigenziali a coloro che hanno partecipato e superato un pubblico concorso;

con decreto n. 20640 del 4 dicembre 2008, sono state approvare le graduatorie definitive del concorso pubblico per titoli ed esami per il conferimento di 45 posti di dirigente della Regione;

due delle graduatorie, quelle relativa all'Area Amministrativa ed all'Area Tecnica, sono tutt'ora valide e nel loro ambito vi sono numerosi candidati risultati idonei che aspirano all'assunzione;

la Giunta della Regione Calabria pare abbia di recente conferito numerosi incarichi dirigenziali a personale esterno, che non risulta abbia superato alcun concorso, e trasferito nei ruoli della dirigenza regionale delle unità di personale proveniente da altre amministrazioni;

in tal modo sono state frustrate le legittime aspettative degli idonei del predetto concorso pubblico, che hanno dimostrato la propria preparazione tecnica superando una prova preselettiva informatica, una prova scritta ed una prova orale, mentre non è in alcun modo verificabile la preparazione e l'idoneità del personale assunto con altri metodi o trasferito da altre amministrazioni -:

quanti siano i posti di dirigente della Regione Calabria attualmente coperti, quanti quelli previsti nel ruolo dei dirigenti non coperti e quanti si prevede si renderanno liberi, per collocamento in quiescenza dei titolari o per altre cause, nel corso dell'anno 2010;

quanti dei posti di dirigente risultino allo stato conferiti a personale esterno, quanti quelli ricoperti da personale in comando proveniente da altre amministrazioni e quante siano le unità di personale dirigenziale trasferite, nel corso dell'anno 2010, da altre amministrazioni nei ruoli della Regione Calabria;

nel caso siano stati effettivamente conferiti o si intendano conferire incarichi a personale esterno, quali siano i motivi che, nonostante i propositi enunciati dal Presidente della Giunta, hanno determinato questa scelta ed hanno portato a disattendere, per il conferimento degli incarichi dirigenziali, il principio della selezione del personale mediante pubblico concorso;

quali siano gli intendimenti della Giunta regionale in ordine alle modalità di copertura dei posti vacanti o che si renderanno vacanti nel corso dell'anno e, in particolare, se sia intenzione della Giunta procedere all'assunzione degli idonei del citato concorso regionale mediante scorrimento delle predette due graduatorie ancora aperte.

(30; 4.08.2010)

Risposta – “In riferimento all'interrogazione in oggetto emarginata, riscontrando la nota prot. n: 642/DG, acquisita agli atti di questa Direzione l’8 ottobre c.a. con nota prot. n. 16356, con la quale Codesto Segretariato Generale ha chiesto di fornire ogni utile elemento in merito, si osserva quanto segue.

Preliminarmente, per completezza di esposizione, si ritiene tracciare, seppure sinteticamente, il quadro normativo regionale relativo ai criteri ed alle modalità di accesso alla qualifica dirigenziale presso la Giunta regionale, in ossequio ai quali, appunto, la stessa Giunta ha legittimamente provveduto, nel limite della disponibilità dei relativi posti così come previsti dalla dotazione organica approvata con DG.R. n. 447 del 24.07.2009, al conferimento degli incarichi Dirigenziali.

Norma di riferimento:

art. 9 della L.R. 7 agosto 2002, n. 31 "Accesso alla qualifica dirigenziale" così come modificato ed integrato dall'art. 1, comma 9, della L.R 3 giugno 2005, n. 12 e dall'art. 1, commi 1, 2 e 3 della L.R. 14 agosto 2008, n. 27.

1. L'art. 29 della legge regionale 13 maggio 1996 n. 7 è così sostituito:

<<1. L'accesso alla qualifica di dirigente avviene esclusivamente a seguito di concorso pubblico per titoli ed esami, cui possono partecipare:

a) i dipendenti di ruolo delle pubbliche Amministrazioni, muniti di laurea, che abbiano compiuto almeno cinque anni di servizio in posizioni funzionali per l'accesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea; sono altresì ammessi soggetti in possesso della qualifica di dirigente in Enti pubblici non compresi nel campo d'applicazione dell'art. 1, comma 2, del d.lgs. 30 marzo 2001, n: 165, muniti del diploma di laurea, che abbiano effettivamente svolto per almeno due anni funzioni dirigenziali;

b) i soggetti muniti di laurea, nonché di uno dei seguenti titoli: diploma di specializzazione, dottorato di ricerca o altro titolo post universitario rilasciato da Istituti universitari italiani o stranieri, ovvero da primarie istituzioni formative pubbliche o private, riconosciute secondo le modalità indicate dall'art. 28, comma 2, lett. d) del d.lgs 30 marzo 2001 n. 165. Sono, altresì, ammessi i soggetti in possesso della qualifica di dirigente in Enti e strutture private, muniti del diploma di laurea, che abbiano effettivamente svolto funzioni dirigenziali per almeno cinque anni.

2. I vincitori del concorso, sono assegnati dalla Giunta regionale ai dipartimenti e altre strutture regionali per il conferimento del primo incarico con riconoscimento del trattamento economico determinato dai contratti collettivi e contestualmente frequentano per almeno otto mesi un ciclo di attività formative organizzato dalla giunta regionale presso la Scuola superiore della pubblica Amministrazione o altri primarie istituzioni formative di livello nazionale, pubbliche o private, comprensivo dell'applicazione presso amministrazioni italiane o straniere, enti o organismi internazionali, istituti o aziende pubbliche o private. La Giunta regionale stipula, all'uopo, apposite convenzioni con la Scuola superiore o altre istituzioni formative. Le attività di formazione saranno svolte al di fuori dell'orario lavorativo e dei giorni di prestazione del servizio senza riconoscimento di indennità o gratifiche ad esclusione di eventuali spese di trasferta.

Norma di riferimento:

Art. 10, comma 4, della Legge regionale 7 agosto 2002, n. 31 così come modificato dall'art. 4 della L.R 10 ottobre 2002, n. 39 e successivamente sostituito dall'art. 16, comma 2 L.R. 17 agosto 2005, n. 13

4. Il Presidente della Giunta regionale può conferire incarichi di funzione dirigenziale a tempo determinato, previa delibera di Giunta proposta dall'Assessore al Personale, entro il limite del 10 per cento della dotazione organica, esclusi i comandi, dei dirigenti della Regione, ai soggetti indicati dal presente comma. La durata di tali incarichi, comunque, non può eccedere i termini di cui al precedente comma 2, lett. a). Tali incarichi sono conferiti a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e post universitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche presso amministrazioni pubbliche, in posizioni funzionali e in possesso dei requisiti previsti per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato.

Norma di riferimento:

Art. 10, comma 4 ter, della Legge regionale 7 agosto 2002, n. 31

4 ter. Il conferimento, ai sensi del quarto comma, di incarichi di funzione dirigenziale generale non è computato ai fini del raggiungimento limite del 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti della Regione.

Richiamate le norme generali che regolano l'accesso alla qualifica dirigenziale si ritiene, al fine di chiarire, la legittimità dei provvedimenti assunti in merito dalla Giunta regionale, precisare che attualmente nella dotazione organica, così come rideterminata con D.G.R. n. 447 del 24 luglio 2009 "Approvazione del Programma triennale del Fabbisogno del Personale per il triennio 2009-2011. Rideterminazione della Dotazione Organica", sono previsti 164 posizioni dirigenziali.

Dei 164 posti dirigenziali:

n. 125 sono i Dirigenti appartenenti al ruolo della Giunta regionale, di cui n. 3 ne sono entrati a fare parte nel corso dell'anno 2010 in quanto trasferiti, ai sensi del combinato disposto dell'art. 10 bis della legge 18/2004 e dell'art. 16, comma 2, della Legge regionale n. 8 del 26 febbraio 2010, da altre Amministrazioni;

n. 16 posti di dotazione organica sono stati ricoperti conferendo funzioni dirigenziali apicali o equiparate a soggetti esterni all'Amministrazione e/o comandati, con la precisazione che, ai sensi dell'art. 10, del comma 4 ter della L.R. 31/02 gli incarichi dirigenziali generali non sono computabili ai fini del raggiungimento del limite del 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti, limite, si precisa posto dal comma 4 del medesimo articolo al conferimento degli incarichi esterni;

n. 15 posti sono stati ricoperti, nel limite del 10% della dotazione organica dei dirigenti, conferendo incarichi, secondo le modalità ed i criteri di cui all'art. 10, comma 4, della L.R. 31/02, a soggetti esterni;

n. 4 tramite il conferimento di un numero corrispondente d'incarichi dirigenziali di settore c/o servizio a soggetti che, già appartenenti al ruolo dirigenziale di altre Amministrazioni sono stati comandati, pressa la Giunta regionale; con la precisazione che, ai sensi del comma 4 dell'art. 10, i comandi non si computano, per le finalità sopra specificate, al fine del raggiungimento del limite del 10% della dotazione complessiva dirigenziale;

n. 4 risultano ancora vacanti.

Si porta, inoltre, a conoscenza che nell'ultimo mese dell'anno 2010, 3 dei 78 Dirigenti di ruolo saranno posti in quiescenza e che, pertanto, i relativi posti si renderanno vacanti.

In ordine alla copertura di posti tramite lo scorrimento della graduatoria di merito approvata all'esito dell'espletamento del concorso per 45 Dirigenti, si fa presente che la Giunta regionale, al fine di ricoprire posizioni dirigenziali resesi progressivamente vacanti nella dotazione organica, ha già provveduto ad adottare ben cinque provvedimenti di scorrimento, due dei quali hanno riguardato la graduatoria dell'area amministrativa ed i restanti tre, quella dell'area tecnica e che, per l'effetto, sono stati nominati dirigenti di ruolo n. 15 dei candidati idonei non vincitori utilmente. collocatisi, ai fini dei delibati scorrimenti, nelle rispettive graduatorie.

Si resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento”.

Il dirigente del settore (dott.ssa Rosalia Marasco)

Il dirigente generale (Avv. Umberto Nucara)

L’assessore al personale (Domenico Tallini)

D. Talarico, Giordano, De Masi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle attività produttive. Per sapere - premesso che:

presso il Dipartimento n. 5/Attività Produttive - Settore Politiche Energetiche della Regione Calabria è in corso un procedimento autorizzatorio per la conversione a biomasse della centrale Enel della Valle del Mercure in quel di Laino Borgo (CS), la cui ubicazione è all'interno di un'area doppiamente protetta a livello nazionale e comunitario (Parco Nazionale del Pollino e Zona di Protezione Speciale Pollino e Orsomarso);

l'attivazione di tale centrale determinerebbe non soltanto inaccettabili rischi per la salute delle popolazioni residenti, ma anche danni irreparabili all'ambiente e alle specie protette, animali e vegetali, presenti nell'area, nonché alle attività economiche esistenti sul territorio e, infine, ma non certo da ultimo, allo sviluppo occupazionale dell'intera area calabrese e lucana interessata;

al progetto di che trattasi, si oppongono con grande forza e determinazione l'intera popolazione della Valle, nonché le Amministrazioni delle comunità maggiormente coinvolte nell'eventuale attivazione della centrale e l'Ente Parco Nazionale del Pollino, oltre a varie Istituzioni, tra cui la Provincia di Potenza, ed a rappresentanti politici e amministratori di ogni estrazione, associazioni e comitati locali e nazionali;

l'Ente Parco Nazionale del Pollino, in quanto organo di governo dell'area protetta, con deliberazione del Consiglio direttivo n. 67 del 12.10.2009, prendendo atto di apposito parere dell'avvocatura distrettuale dello stato di Potenza, ha deciso per la revoca del proprio parere favorevole rilasciato alla conferenza di servizi, svoltasi presso l'Ente Provincia di Cosenza in data 30.07.2009;

la stessa Comunità del Parco, riunitasi a Castrovillari in data 10.12.2009, ha approvato un documento nel quale si è espressa netta contrarietà alla riattivazione della centrale;

la Conferenza di Servizi, indetta dall'Ente Provincia di Cosenza, è stata annullata dal Tar prima e dal Consiglio di Stato poi, per incompetenza della Provincia stessa, con conseguente trasferimento del procedimento al succitato Dipartimento delle Attività Produttive della Regione Calabria;

l'iter dei procedimenti autorizzatori, come quello in esame, è disciplinato da specifica legge regionale (n. 42/2008), le cui prescrizioni, con riferimento al progetto di che trattasi, sembra che ad oggi non sarebbero state puntualmente osservate -:

se, in sede di valutazione preliminare, si è tenuto conto della sostenibilità del Progetto in riferimento alle caratteristiche ambientali ad alla vocazione economica del territorio in cui dovrebbe essere riattivata la centrale;

se sono stati riscontrati profili di illegittimità e carenze progettuali relativamente all'istanza presentata da Enel S.p.A.;

quali urgenti misure intendano assumere a tutela dell'area protetta del Parco del Pollino e delle popolazioni calabresi e lucane che vi abitano.

(35; 21.09.2010)

Risposta – Con riferimento ai punti 1 e 2 della mozione presentata dai consiglieri D. Talarico, Giordano e De Masi e relativa all'oggetto, si comunica quanto segue:

argomento dell'istanza presentata dalla società Enel (che segue al trasferimento d'uffici operato dall'amministrazione provinciale di Cosenza) è la modifica ai sensi dell'art. 12 del D.Lgs. 387/2003 recepito nell'ordinamento regionale con l.r. n. 42/2008 dell'autorizzazione rilasciata dall'Amministrazione provinciale di Cosenza in data 09.02.2002 "Riattivazione delle sezione 2 della centrale termoelettrica del Mercure ricadente nel comune di Laino Borgo";

la sostenibilità e compatibilità ambientale risulta contenuta nei decreti di valutazione di incidenza favorevole emessi dalle Regioni Basilicata e Calabria n. 1532 del 13.10.2008 e n. 536 del 08.02.2007 nonché dal parere favorevole fornito dall'ARPACAL con nota prot. n. 5500 del 23.11.2007. Per quel che attiene il parere dell'Ente Parco si segnala che tale Ente si è pronunciato favorevolmente nei procedimenti di valutazione di incidenza scaturiti nei decreti dirigenziali delle regioni Calabria e Basilicata su menzionati tuttora vigenti; ha partecipato alle Conferenze di Servizi effettuate dall'Amministrazione provinciale di Cosenza (31.07.2007, 12.09.2007, 26.11.2007, 08.01.2009 e 30.07.2009); ha espresso parere positivo con atto n. 7550 del 28.07.2009 successivamente ritirato con ulteriore provvedimento contenente un indirizzo di contrarietà alla realizzazione dell'opera e non recante le specifiche indicazioni delle modifiche progettuali necessarie ai fini dell'assenso (come previsto dalla normativa vigente). Il parere di tale Ente, per quanto esposto, non risulta definitivamente espresso all'esito dei lavori della conferenza di servizi;

la modifica de quo è soggetta alla disciplina prevista dall'art. 12 del d.lgs. 387/2003, recepito nell'ordinamento regionale con legge regionale 42/2009 per l'autorizzazione di impianti da fonti rinnovabili;

ai sensi del comma 2 del citato art. 12 del d.lgs 387/2003 "Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti";

non appaiono ravvisabili profili di illeggittimità sull'istanza presentata da Enel, sebbene il procedimento condotto dall'amministrazione provinciale di Cosenza sino al dicembre 2009 sia stato viziato da incompetenza relativa considerato che a tale amministrazione sono attribuite competenze in materia di energia dalla l.r. 34/2002 nonché della l.r. n. 17/2000;

con decreto n. 13109 del 13.09.2010 è stata autorizzata la modifica della precedente autorizzazione rilasciata dall'Amministrazione provinciale di Cosenza in data 09.02.2002.

Il dirigente (Ilario De Marco)

L’assessore alle attività produttive (Antonio Stefano Caridi)

Mozione numero 21 del 29 novembre 2010 a firma dei consiglieri Bilardi, Serra, Fedele, Tripodi, Principe, De Gaetano, Ciconte, De Masi, Bova: “Sulla costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne ed i minori”

“Il Consiglio regionale

premesso che

tra i principi e le finalità, ex art. 2 dello Statuto della Regione Calabria è testualmente previsto:

1. La Regione concorre a dare attuazione ai principi costituzionali sui quali si fonda la Repubblica italiana, una e indivisibile, informando il proprio ordinamento ai principi di libertà, democrazia, eguaglianza, giustizia, solidarietà, sussidiarietà, pari dignità sociale, pace e non violenza;

2. La Regione ispira in particolare la sua azione al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

a) l'effettiva tutela e il pieno esercizio, per tutti, di diritti e interessi riconosciuti dalla Costituzione, operando per il superamento degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana;

b) il riconoscimento dei diritti delle fasce più deboli della popolazione mediante il superamento delle cause che ne determinano la disuguaglianza e il disagio;

c) la rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, economica e culturale, nonché la promozione della parità di accesso tra gli uomini e le donne alle cariche elettive;

...(omissis) il sostegno della famiglia, orientando a tal fine le politiche sociali, economiche e finanziarie e di organizzazione dei servizi.

è, altresì, previsto che la Regione Calabria ispiri il suo Statuto al pieno rispetto dei diritti naturali ed inviolabili della persona;

la violenza sulle donne intesa come abuso, sopraffazione, limitazione della libertà personale, disparità di trattamento e sottrazione di opportunità, violazione dei diritti, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della persona ed anche un fenomeno che coinvolge l'intera struttura della società ovvero la vita sociale in tutte le sue articolazioni;

il danno causato dalla violenza di genere e della violenza sui minori ha anche una dimensione lesiva pubblica, posto che viene leso il diritto-dovere pubblico spettante alle istituzioni centrali e periferiche di garantire l’integrità psicofisica dei propri consociati e di eliminare ogni ostacolo che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impedisca il pieno sviluppo della personalità umana;

la costituzione di parte civile nel processo penale può essere chiesta da chi dimostra di aver subito un danno come conseguenza del reato;

l'amministrazione regionale riceve, per quanto sopra detto, un danno dal reato di violenza di genere e dalla violenza sui minori;

impegna la Giunta regionale

1) ad attivare tutti gli strumenti di legge per la costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi celebrati nel suo territorio nel quale sono contestati reati che presuppongono l'esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori;

2) affinché la Regione Calabria, nell'intento di promuovere iniziative concrete di solidarietà e per sostenere azioni di tutela e sostegno giudiziario nei confronti delle donne e bambini vittime di delitti di violenza sessuale, istituisca un Fondo di solidarietà per coprire le spese legali per la costituzione di parte civile di cui al precedente punto 1”.