VIII^ LEGISLATURA
SEDUTA
STRAORDINARIA DI GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE 2005
Prego i colleghi di prendere posto. E’ stata avanzata proposta del tutto straordinaria su cui ci sarà il coordinamento formale e sulla quale, nella prossima seduta, ci sarà un confronto. Comunque la richiesta di tutti i Presidenti dei gruppi, delle Commissioni, dell’insieme dell’Ufficio di Presidenza e del Presidente della Giunta è di inserire all’ordine del giorno la proposta di modifica che vi viene consegnata – so che la stanno distribuendo – e si propone l’inserimento all’ordine del giorno.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno.
Pongo in votazione l’approvazione di questa proposta.
Su quanto ho detto ci sarà un coordinamento formale e una valutazione nella prossima seduta di Consiglio regionale.
Prego intanto di far entrare in Aula le delegazioni così che possiamo iniziare dopo puntualmente.
Prego le delegazioni di prendere posto.
Diamo inizio a questa seduta straordinaria ed aperta.
Eccovi qui, studenti della
Locride, a rappresentare, solennemente, quel moto di solidarietà umana,
manifestatosi verso Franco Fortugno e la sua famiglia, e di ribellione alle
azioni esecrabili e infami delle ‘ndrine, così fortemente segnalato dai media
del nostro Paese.
Assieme a voi, oggi, delegazioni
di studenti di Reggio e della Piana di Gioia Tauro, i vostri e i loro dirigenti
scolastici, il dirigente regionale, dottor Leone, in rappresentanza del
direttore generale, dottor Mercurio, don Mario Del Piano, delegato del Vescovo
di Locri, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, incaricato per la Pastorale dei
Giovani di quella Diocesi. Il Magnifico Rettore dell’Università Mediterranea di
Reggio Calabria, professor Alessandro Bianchi; il sindaco di Locri, dottor Carmine
Barbaro: benvenuti.
A tutti avete chiesto, voi che
non volete dimenticare, di tenere alta la memoria di quanto accaduto; a tutti
avete chiesto, voi che volete rafforzare quel moto di ribellione, di non essere
lasciati soli.
La prima cosa che voglio
ribadirvi è che noi, l’Ufficio di Presidenza, tutti i miei colleghi, il
Consiglio regionale, non vi lasceremo soli. Dopo di me parlerà il Presidente
della Regione: avete letto, avete visto e sentito il suo impegno, quello della
Giunta, comunque ascolteremo tutti quanto ci dirà da qui a poco.
Lo ripeto, non sarete lasciati
soli.
Saremo presenti domani a Locri
alla manifestazione; come parteciperemo, il prossimo 8 novembre, alla Giornata
della Legalità, indetta dalla direzione scolastica regionale: lo faremo nelle
forme e nei modi che saranno concordati con le autorità scolastiche.
Ma non siete qui solo per
sentirvi dire questo; non abbiamo convocato una nuova seduta straordinaria solo
a questo fine.
Noi abbiamo preso un impegno
solenne con Maria Grazia, la moglie di Franco, e i figli, Giuseppe ed Anna,
durante la celebrazione funebre, con la bara e le spoglie mortali lì per terra,
in Chiesa, che avremmo fatto di tutto, proprio di tutto, perché il moto di
ribellione continuasse, crescesse, si allargasse fino a conseguire, nel tempo,
il risultato di dare scacco ed ostracismo perpetuo alla ‘ndrangheta.
Da qui nasce l’idea del forum; di
un forum degli studenti, aperto e inclusivo: da subito, lì a Locri, dove con
cinque lampi di pistola, di sera, lo scorso 16 ottobre, hanno pensato di
annientare la vita di Franco e con essa la nostra coscienza e la nostra
dignità.
Un forum, che sia, assieme, la
risposta immediata e la punta di diamante di un vero e proprio progetto d’urto.
Ne abbiamo già parlato col
sindaco di Locri, dottor Carmine Barbaro, che è qui. Lui è pienamente
d’accordo. Pensa che simbolicamente il forum debba stare al centro di Locri,
proprio in quel palazzo Nieddu, dove l’escalation
‘ndranghetista ha pensato di assestarci il colpo mortale. Lì, dove ora c’è la
stanza del Sindaco e l’aula del Consiglio Comunale, per sottolineare il ruolo,
la funzione dirigente, che si riconosce al forum.
La scommessa, l’impegno è di
lavorare perché non sia, in alcun modo, un fatto provvisorio. A questo fine, mi
sia consentito di suggerire un’idea, proprio in riferimento al nome da dare al
forum.
Io lo chiamerei “fo.re.ver”,
appunto forever, cioè “per sempre” in
inglese. Al contempo la parola è l’acronimo di forum per la resistenza e la
verità contro la ‘ndrangheta e tutte le illegalità.
Il forum: un centro dove si
rifletta, com’è scritto nel vostro documento consegnatomi qualche giorno fa, :
“sulla oppressione pesantissima che le cosche della Locride hanno sempre
esercitato sul territorio”, e ancora sul fatto che “l’aria di ‘ndrangheta si
respira per le strade dei nostri paesi”.
In quel documento avete chiesto, utilizzo
le vostre parole: maggiori controlli nelle Asl e nomina di dirigenti di
specchiata onestà; maggiore sfruttamento dei beni confiscati alla ‘ndrangheta e
riconversione in spazi di legalità; incontri organizzati in tutte le scuole e
università sulla cultura della legalità; investimento nelle risorse naturali,
al fine di creare nuove opportunità lavorative; dotazione di strumenti adeguati
alle forze dell’ordine e alla magistratura.
Tutto questo, ma soprattutto una
cosa, un impegno vero, permanente, sistematico contro la ‘ndrangheta, partendo
dalla constatazione, purtroppo vera, che la subcultura mafiosa esercita una
sorta di fascino malefico in tanti giovani, esprimendo così una forma di
egemonia in una direzione così distorta ed aberrante.
Pertanto, per combattere la mafia
non basta solo assicurare gli assassini alle patrie galere, sequestrarne e
confiscarne i beni; cosa che, peraltro, se guardiamo ai 26 delitti impuniti
degli ultimi mesi, viene fatta poco e male.
Occorre, urge, una sfida
culturale, vera e positiva, sul terreno della legalità, dei doveri, dei
diritti. Qualcosa di più profondo, largo e duraturo, dello scatto civile che ha
scosso le coscienze a fronte dell’assassinio di Franco Fortugno.
Un movimento espressione della
volontà della gioventù della Locride e calabrese, ma al contempo di quella di
tutti noi. Facendo nostro, nelle intenzioni e nei comportamenti, il testamento
politico di Franco Fortugno, quale si è manifestato con la solidarietà a Doris
Lo Moro e a quanti hanno ricevuto minacce, intimidazioni, attentati di mafia.
Così scriveva Francesco Fortugno nel maggio scorso:
“Sono anch'io un padre di famiglia e capisco bene cosa significhi vivere la quotidiana angoscia per la incolumità dei propri familiari, che si trovano esposti alla vigliaccheria degli atti intimidatori consumati nell’ ombra in cui opera la criminalità; per questo, l'unico conforto è la certezza che è una battaglia giusta, che va combattuta per dare alle generazioni future una Calabria migliore.”
Aggiungeva ancora “Tutta la
società civile, senza distinzione di appartenenza politica, e' chiamata a
svolgere quel ruolo fondamentale di sostegno e di vigilanza, che non faccia
avvertire quell'insopportabile senso di solitudine che può spingere
all'abbandono. Ogni colpo inferto alle istituzioni colpisce tutti noi e sarebbe
un errore gravissimo pensare che non sia così. Nessuno può chiamarsi fuori
dalla battaglia contro la criminalità organizzata.”
Da allora una vera e propria escalation;
quell’uomo, Franco Fortugno, non c’è più; è stato assassinato. Noi, solo noi,
tutti noi assieme ora siamo Franco Fortugno.
I tempi rivendicano qualcosa di
davvero inedito, un vero e proprio risorgimento delle nostre comunità contro un
nemico mortale. Mortale come il terrorismo, che è la negazione di qualsiasi
principio di civiltà e di rispetto della vita; ma ancora più insidioso e
subdolo, perché questo nemico parla la nostra lingua, abita nei nostri paesi,
all’apparenza sembra uno di noi, ed è capace così di mimetizzarsi e di
nascondersi.
E’ certo questo un compito per
un’azione investigativa e di intelligence
di livello eccellente. Il vicecapo della Polizia, dottor De Sena, è stato
nominato prefetto di Reggio Calabria con compiti straordinari. Urge ancora la
presenza di magistrati di capacità ed esperienza, qual è quella di quanti sono
impegnati nelle procure antimafia anche a livello nazionale; ma al contempo
occorre esprimere una sfida culturale e politica senza precedenti, capace di
incidere su due livelli, quello dell’istruzione e della formazione e quello
dell’inserimento nel mondo produttivo, garantendo un percorso di qualità e di
assoluta legalità.
Niente deve rimanere più com’è
oggi.
Non si può andare avanti con
percentuali così alte e vergognose di abbandono dell’obbligo scolastico. Non
possiamo tacere, non possiamo accettare che tutto sia come descritto lo scorso
14 giugno, su “Il Sole - 24 Ore”, da Maurizio Maugeri, che così titolava il suo
articolo: “Nel paese dei bimbi senza asilo”; “Così la ’ndrangheta ha creato
nella Locride le nuove Medellin”.
Chiediamoci dove passano le
giornate quei bambini; e ancora, dopo, da adolescenti, in quale oratorio,
palestra, campo sportivo, che non ci sono. Cosa provoca in loro il vedere
sfrecciare, come avviene spesso, altri coetanei su moto sportive potenti. Loro,
che sono senza titolo di studio; o altri, che sono laureati e che non hanno
sbocco di lavoro alcuno. Questi giovani, che forse sono costretti a considerare
più fortunati gli Lsu e gli Lpu dei loro paesi, i quali, pur non godendo di
nessuna forma di previdenza, ricevono almeno – quando li ricevono - cinquecento
euro al mese.
Ecco perché è necessario un
progetto, un progetto d’urto, che abbia una precisa direzione di marcia.
La Calabria è Italia; i figli di
Franco, i nostri figli, voi tutti, noi vogliamo che cresciate con gli stessi
diritti, le stesse opportunità, le stesse libertà che hanno gli altri giovani
italiani. Noi vogliamo che il futuro, il sogno europeo di un mondo migliore
appartenga davvero anche a voi.
A Loiero prima, ad Adamo e a
Principe poi, all’intera Giunta domando: qual è la prospettiva di un bimbo che
sta due o tre ore a scuola e dieci per strada? E’ possibile capovolgere questa
situazione? Cioè due ore in giro e dieci a studiare, imparare, giocare assieme
ad altri coetanei? E’ possibile fornire le scuole dell’obbligo della Locride e
non solo quelle, ma a partire da lì, di computer, di docenti d’informatica e di
madrelingua inglese? E’ possibile un percorso che porti questi bambini a vivere
la stessa vita, gli stessi diritti, fare le stesse esperienze anche d’estate? E’
possibile dare opportunità e diritti che siano il lievito della loro vita? E’
possibile, infine, dotare Locri di una “cittadella degli studi” ben attrezzata
e non farli studiare più in edifici privati e fatiscenti?
E’ possibile, è giusto, è
necessario, io rispondo.
Voi qui – lo dico in maniera
sommessa, rispettoso dei ruoli ma determinato - dovete dire a questi ragazzi
come, quando, con chi lo farete questo progetto. L’avevamo già definito, nel
’99, grazie al Por; poi ce lo hanno cancellato. Questo progetto si chiama
Accordo di Programma Quadro sul diritto allo studio. Le risorse le debbono
impegnare la Regione e il Governo nazionale.
E per il resto? Risanare,
riqualificare i centri storici; far funzionare i depuratori; illuminare le
piazze e le strade; utilizzare nella maniera giusta le spiagge e i boschi;
sostenere le produzioni di qualità; dare gli incentivi a chi lo merita, in
maniera trasparente e in tempi rapidi: tutto questo è l’altra faccia della
medaglia.
Io chiamo tutto questo “progetto
d’urto”.
Agli studenti, ai dirigenti, dico
un’ultima cosa.
Siamo in procinto di firmare,
come Consiglio regionale, un Protocollo di intesa con la direzione scolastica
regionale, che consentirà agli studenti di proporre leggi che i consiglieri
firmeranno e l’Assemblea farà proprie, innanzitutto finalizzate a rafforzare
nei giovani la coscienza civile e la cultura antimafiosa.
Dentro questo, come priorità, va
affermato un progetto pilota per la Locride, al fine, come già sancisce la
legge regionale, di incentivare attività didattiche integrative e
sperimentazione, ricerche individuali e di gruppo, indagini sociali, seminari,
dibattiti, cineforum, mostre fotografiche ed ogni altra attività utile ad una
reale conoscenza del fenomeno mafioso.
Però non più solo per accenni. Da
oggi in poi niente può rimanere fermo solo alle intenzioni e alle dichiarazioni
di buona volontà. Questo significa che entro i prossimi 30 giorni il programma
per il 2005-2006 va riempito di contenuti, di tappe intermedie, di obiettivi
possibili e risultati concreti da conseguire.
Infine, per ciascuno di noi e per
tutti assieme, una sola domanda: se non ora, quando?
La parola al Presidente della Giunta regionale, onorevole Loiero.
La ringrazio molto, Presidente,
l’ho ascoltata con grande attenzione e grande emozione perché in quest’Aula, stamattina,
si coglie palpabile una grande emozione, non solo perché Franco Fortugno era il
Vicepresidente di questa Assemblea, ma anche perché questa morte assurda ed
efferata ha posto la situazione della nostra regione al centro di un confronto importante
nel Paese che non c’era mai stato – diciamo la verità – sui fatti calabresi
che, spesso, sono crudeli, difficili. I fatti di sangue sono quelli che
prevalentemente vanno in prima pagina, ma di cui il giorno dopo non si sa più
nulla. La Calabria serve a pretesto a riempire un vuoto giornalistico; poi, una
volta che la morte si consuma, scompare dalle pagine e questo avviene
nell’indifferenza generale del Paese. Io non me la prendo col Paese, lo dico
soprattutto ai giovani che vedo qui in quest’Aula, dico che è così. Se pensate
quante battaglie sono state fatte dalle forze politiche per la sicurezza, si
faceva l’esempio, talvolta, della vecchietta – giustissimo – di Belluno, di
Vicenza che non poteva essere aggredita dal criminale che le strappava la
pensione…
Ho partecipato coinvolto in questa operazione che si compiva al cospetto
del Paese, però voglio registrare senza vittimismo – lo dico qui da italiano,
prima che da calabrese – che in Calabria avvengono da molti anni tanti delitti
nell’indifferenza generale del Paese, una parte del quale pensa che questi
fatti di sangue siano qualcosa che appartiene alla calabresità o all’identità calabrese.
Lo voglio dire adesso in presenza di questi giovani, che ringrazio anch’io di essere
qui – lo dico in presenza del magnifico rettore dell’Università Mediterranea di
Reggio Calabria, del sindaco di Locri, dei docenti, della sovrintendenza, di
tutti i presenti e soprattutto di voi giovani – per una volta questo omicidio
efferato, quello di Franco Fortugno, ha cambiato le categorie nel nostro Paese:
si parla della Calabria per capirla di più, anche per cogliere non solo sul
piano giudiziario il perché di questa morte ingiusta, ma anche per capire
l’affresco sociale ed economico entro cui questo omicidio è maturato, perché da
là non bisogna scostarsi molto – lo dico ai ragazzi. Questo omicidio e quello
che capita nella nostra regione, il fatto che ci sia una criminalità
organizzata molto agguerrita, molto presente, anche se quei numeri non vanno
amplificati a dismisura e bisogna stare ai rapporti del Viminale soprattutto,
beh,– come dicevo – questo omicidio ha aperto un confronto importante per tutti
noi, in cui i protagonisti, senza voler lusingare, siete stati davvero voi perché
le prime parole che ci ha offerto Ciampi, il nostro Presidente della Repubblica,
venendo in quest’Aula sono state queste: “Vengo per portare la solidarietà alla
famiglia, alla moglie, ai figli, ai parenti tutti, a voi, ma soprattutto per collegarmi
ai giovani di Locri che hanno protestato in maniera veemente”.
Voglio dirla con estrema franchezza questa verità, non farei nessuna
fatica ad immaginare che, magari, qualche ragazzo, ritornando la sera nella
propria casa, nella propria famiglia, trovi un nonno, un genitore tra quelli
che hanno conosciuto la capacità vendicativa della ‘ndrangheta e magari muova
loro qualche rimprovero. Lo capisco, è una cosa normale, perché noi dobbiamo dire
le cose così come stanno, ma questo rende il vostro gesto addirittura di una
più grande e più estesa limpidezza.
Allora due cose vorrei aggiungere
a questa vostra presenza, una testimonianza di questo tipo: quel
delitto, tutta questa catena infinita di delitti avviene perché c’è una criminalità
organizzata agguerrita, ma avviene in una cornice che è di questo tipo: nella
nostra regione c’è la più alta percentuale di disoccupazione di tutta intera
l’Europa, ma non dell’Europa composta da 15 Paesi, ma dell’Europa a 25. E qui
c’è anche, si annida purtroppo drammaticamente e sale di mese in mese e di anno
in anno, una povertà che raggiunge quote non sopportabili per una ordinata democrazia.
A questo dobbiamo far fronte sapendo che, purtroppo, è uno dei nostri grandi
drammi.
E quando dico che la funzione della scuola – l’ho detto parecchie volte,
l’abbiamo detto in tanti in questi giorni dolorosi, difficili – è decisiva, è centrale,
noi come Regione, uno dei primi gesti che abbiamo compiuto è stato quello di
dare più vigore all’insegnamento. In che senso? Noi non abbiamo una grande possibilità
di incidere sui programmi scolastici regionali, dico che non abbiamo questa grande
possibilità e siamo contenti di non averla, perché pensiamo ad un insegnamento scolastico
unitario che rifletta l’identità di questo Paese, ma per quel poco che compete
a noi, insieme all’assessore Principe ci siamo incontrati più volte col
sovrintendente e abbiamo voluto che nei programmi scolastici, quel poco, quel
10-15 per cento che è di nostra esclusiva competenza, entrasse a far parte un elemento
nuovo fortissimo, quello dell’educazione civica, della cultura della legalità,
della nostra storia che è soprattutto emigrazione, della nostra identità calabrese.
Per il resto, siamo contenti che l’educazione stia in capo allo Stato, per questo
ci siamo battuti contro tutti i tentativi che tendevano e tendono ancora oggi a
cambiare questo percorso.
Vedete, lo dico con una leggera emozione: noi come italiani siamo
arrivati molto tardi all’unità, rispetto a tanti Paesi dell’Europa siamo
arrivati tardissimo; noi eravamo tanti staterelli divisi che confliggevano tra
loro e guardate che l’unità è stato il sogno dei nostri grandi poeti, dei
grandi romanzieri, per i quali bisognava dare corso ad un tragitto nuovo, istituzionale
che fosse di rottura con le divisioni e le frammentazioni del passato, per dare
voce a quello che è un grandissimo scrittore cattolico che voi stessi studiate
già fin dalle medie, per dare voce a quel volgo disperso che nome non ha.
Bene, tutto questo è stato costruito dalle scuole in un territorio dove
non c’erano i grandi organismi francesi, inglesi, americani, era il liceo che
dava il segno di un’identità e che ci faceva sentire uniti a Torino, a Milano,
a territori che erano diversi da noi, che avevano un ritmo di vita diverso, che
avevano – se posso dirlo – anche una civiltà diversa.
Noi siamo stati per lunghi anni, fino a quaranta-cinquant’anni fa, all’interno
dei nostri recinti, dove non c’è stata comunicazione, dove non c’è stata in
circolo la cultura, che è l’elemento forte. E’ la circolazione della cultura
che rende più forti le coscienze e quindi la capacità anche di potersi contrapporre
ad un fenomeno come questo. Noi non possiamo negare che in molte famiglie, in
molta parte del tessuto calabrese c’è anche questa logica perversa della
‘ndrangheta che impera come mentalità, come visione del mondo.
Ci sono tante cose che si consumano qui da noi, cioè si comincia, per
esempio, ad andare a vulnerare in maniera così plateale le leggi, andando
magari da ragazzini sulla motocicletta senza il casco, andando in controsenso,
cominciando dalle piccole cose, dai piccoli reati, fino ad arrivare all’acquisizione
di una mentalità, di una forma subliminale che finisce, poi, per travolgerci
tutti.
Ecco, questa vostra testimonianza è stata un segno che tutto questo non
si potrà più fare in questa regione, cambieranno tante cose; vedete che ci sono
le luci su di noi e questo è un fatto importante. Diciamo la verità, anche in questi
trentacinque anni di istituto regionale c’è stata una democrazia che è stata
spesso compressa, nascosta, in cui si poteva fare di tutto. Non si può più fare
nulla qua, dobbiamo cambiare ed invertire una tendenza. E’ stato il vostro impegno
a far sì che tutte queste cose mutassero ed anche questa identità calabrese,
che è vista all’esterno di noi come un’identità tutta particolare, magari tutta
volta all’interno di microinteressi, deve cambiare per dare spazialità ad
interessi più grandi.
Queste cose volevo dire, prendendo un impegno: noi abbiamo assunto un
impegno con tanti calabresi durante la campagna elettorale, ma anche in questa
drammatica occasione. Ho ricevuto centinaia di lettere di tanti calabresi che
hanno voluto dimostrare una presenza accanto a voi, accanto a noi, a chi in questo
territorio lotta e rischia. Ecco, in nome di questi ragazzi, sapendo che è
tanto grande il cammino che dobbiamo fare, noi – voglio dirvi con estrema franchezza
quello che vi ha detto poc’anzi il Presidente del Consiglio – non vi lasceremo
soli, questa istituzione, anche la Giunta regionale sarà accanto a voi nei
prossimi giorni, quando purtroppo, immancabilmente, le luci si spegneranno e
rischieremo di nuovo di tornare soli. Allora ci sarà bisogno di un coraggio
maggiore e il coraggio è un elemento forte, ma non lo si può chiedere a tutti,
però alcuni territori deboli, alcuni popoli deboli proprio traggono la forza
dalla capacità di stare insieme e creare solidarietà, testimonianza comune.
Chiudendo e ringraziandovi ancora una volta, vi dico anch’io che non vi
lasceremo soli.
Adesso vi informo su come proseguiremo la discussione. Immediatamente dopo daremo la parola all’assessore alla pubblica istruzione per il suo intervento, visto l’impegno e l’argomento oggi in discussione.
Seguirà l’intervento dei delegati
degli studenti dei vari istituti, dei quali mi è pervenuta già la richiesta di
intervento. Successivamente, ci saranno gli interventi delle personalità che
sono qui presenti e che sono state invitate, poi gli interventi dei
consiglieri, uno per gruppo, poi eventualmente ci sarà l’intervento dei
rappresentanti della Giunta, gli assessori, che lo dovessero ritenere. Alla
fine voteremo l’ordine del giorno che ci impegna su quanto andiamo a discutere.
Do subito la parola all’assessore Principe.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, dato che la seduta è aperta, mi permetto di salutare i giovani e le personalità presenti dal Magnifico Rettore al signor sindaco di Locri.
Il mio intervento poteva anche non esserci perché mi riallaccio a tutte le cose che ha detto il signor Presidente della Giunta regionale e anche agli alti concetti espressi dal nostro Presidente Bova.
Ma sia come assessore alla cultura e alla pubblica istruzione, sia come uomo colpito dalla violenza, dalla intolleranza per altre ragioni - anche se non escludo ragioni politiche ma questo si vedrà nelle sedi proprie - era mio dovere brevemente dire poche parole.
Il primo concetto che voglio esprimere è che la cultura è come la goccia d’acqua sul granito. Oggi siamo al centro dell’attenzione, i riflettori sono aperti su di noi, ci fissano, ci fotografano, non lo so se continuerà questa attenzione. Mi auguro di sì, starà pure a noi che ciò avvenga. Ma il divenire della vita continua.
La cultura è, appunto, come la goccia sul granito. Che cosa è una goccia d’acqua rispetto alla durezza del granito? Nulla, eppure negli anni, nei secoli quella goccia scalfisce.
La cultura non può essere sottoposta alla spinta emotiva del momento. La cultura deve avere un progetto e avere la capacità, come quella goccia, giorno dopo giorno di portare avanti un progetto se è condiviso.
Questo noi stiamo cercando di fare in Calabria.
Il ruolo della scuola.
Non c’è dubbio che in questa necessità di creare le condizioni culturali perché la società calabrese si opponga al malaffare, alla mafia - certamente aiutata in termini di sicurezza dallo Stato e anche per altre ragioni - la scuola deve svolgere un grande compito nel corso degli anni, perché i risultati non si vedranno domani.
La scuola ha formato la coscienza nazionale – come diceva il Presidente – in oltre 150 anni e io mi auguro che per formare la coscienza di una società coesa che si oppone al malaffare ci voglia di meno, dobbiamo partire.
Il primo atto come amministratori regionali è stato di convocare – lo ha detto il Presidente – i dirigenti scolastici - io li chiamo ancora provveditori -, i cinque provveditori.
Non è stata l’emozione del
momento, perché questo incontro è avvenuto il 9 di giugno di quest’anno e a
questi signori abbiamo detto che nella percentuale di indirizzo sui programmi
che spetta alla Regione va inserita la cultura alla legalità, la vecchia
educazione civica, lo studio della Costituzione, degli organi istituzionali dello Stato, il
rispetto che si deve inculcare nei giovani per i diritti altrui, per la
tolleranza, il rispetto della persona umana, il rispetto dei beni pubblici.
Stiamo andando avanti perché il dottore Mercurio, il dirigente scolastico
regionale, ha dato disposizione a tutti gli istituti di avviare questo tipo di
arricchimento culturale e fra breve avremo la giornata scolastica della
legalità con la firma del protocollo di intesa che sancisce i ruoli della Regione
e dello Stato in questa materia.
Ma nelle more questo indirizzo è stato dato già a tutti gli istituti,
come dicevo. Noi vogliamo fare di più. La Regione a seguito del Por del 1999,
di cui parlava il Presidente Bova, può premiare i progetti delle scuole.
Noi non daremo una carezza a tutti, ma abbiamo dato un indirizzo e
premieremo quei progetti che rispondono agli obiettivi prefissati e concordati.
Il primo obiettivo è l’educazione alla legalità. Il secondo obiettivo è la
lotta alla dispersione, il terzo è l’orientamento.
La dispersione – è stato detto – è una piaga, è inutile che noi facciamo
il ragionamento su come deve essere la scuola, se i giovani fuggono dalla
scuola e, guardate, fuggono proprio in quella età che li rende più permeabili
alle lusinghe che abbiamo sentito in quest’Aula di un mondo esterno corrotto.
La maggiore dispersione non c’è nella vecchia scuola dell’obbligo, cari amici,
cioè dai 6 ai 14 anni, ma è alta quando il giovane esce dalla scuola
dell’obbligo, non continua gli studi e quindi diventa preda dei tanti
ammiccamenti che ci possono essere. Lì dobbiamo intervenire, allora si pone il
problema dell’orientamento.
Vedete come le cose sono legate? Educazione alla legalità, dispersione e
orientamento. Allora ci vuole questo progetto culturale che noi stiamo portando
avanti perché la lotta alla mafia significa creare società civili, città
vivibili con università, teatri e biblioteche, con accademie e conservatori,
dove c’è un’alta attività culturale e nel nostro progetto c’è tutto questo. Il
sostegno alla biblioteca, ai teatri, alle accademie, il sostegno alle università,
che sono state un fatto rivoluzionario in questa regione perché 60 mila
studenti, 60 mila giovani calabresi oggi frequentano le Università e 6 mila
arrivano al titolo di studio universitario.
Ma sapete cosa significa questo in termini culturali per la Regione e per
le famiglie, la discussione con 60 mila giovani?
Il problema è quello che avete detto e chiudo veramente, onorevole
Presidente, poi potrei parlare chissà quanto di queste cose. Poi cosa faranno
questi giovani dopo l’università? Ecco l’importanza dell’orientamento e di un
progetto di sviluppo perché la cultura deve avere dentro di sé la progettualità
dello sviluppo, altrimenti che cultura è?
L’orientamento è importante perché la società di domani ha bisogno di
ingegneri, di architetti, di tecnici e certo di umanisti ed avvocati come modestamente
sono io, ma ha bisogno soprattutto di queste figure. La scuola vi deve
orientare a fare scelte giuste e per la parte che ci riguarda diremo ai signori
dell’Università di mettere in campo insieme alla Regione un orientamento
indirizzato alla burocrazia regionale perché abbiamo bisogno di burocrati
regionali di alto profilo.
Ho finito. E anche per il dopo stiamo lavorando perché è provato che per
lo sviluppo ci vuole sicurezza, ci vogliono infrastrutture, ci vuole
investimento nella innovazione e nelle alte tecnologie.
Questa Regione, questa Giunta, questo Presidente, a cui va la mia stima
più totale, in pochi mesi ha avviato un progetto di alta formazione, un
progetto che riguarda l’innovazione, che ha visto già due distretti tecnologici
a Gioia Tauro, in un’area difficile ma esaltante, e anche a Crotone.
Continueremo in questa direzione perché voi avete il diritto di diventare
tecnici di alto profilo nelle scienze umanistiche e nelle scienze tecniche vere
e proprie. Io preferirei più quest’ultimo indirizzo per le ragioni che abbiamo
detto.
Cosa fa la Regione? Noi stiamo mettendo in campo un piano per cui dopo
l’orientamento nelle Università voi potrete andare dove vorrete per
specializzarvi e vi forniremo di una dote adeguata. Non i mille euro del
passato che non servono a niente, ma una dote adeguata sia per stare due anni
fuori a specializzarvi sia per il rientro.
A che servirebbe se questa bella signorina va a Londra a diventare una
grande ricercatrice e quando rientra in Italia se ne va a Milano? Io la voglio
in Calabria. Una dote di rientro, quindi, significa che la Regione vi deve
pagare due anni nelle aziende in cui andrete a misurare la capacità che avete
assunto studiando in Calabria, in Italia e anche all’estero.
Questi sono i nostri sentimenti perché certamente vi diciamo che vi
saremo sempre vicini con le parole, ma vogliamo starvi soprattutto vicini con i
fatti perché un’omogeneità, un’amalgama, una società civile forte e
impermeabile si forma se i giovani andando via fra qualche mese diranno: ma
Loiero dice sul serio! Quel Principe che ci ha rotto le scatole qualche minuto
in più sta facendo qualcosa e così tutta la Giunta e tutto il Consiglio.
Questo voi volete e con questi sentimenti io vi saluto e vi abbraccio.
La parola adesso ad Anna Maria Pancallo del Liceo classico di Locri.
Buongiorno, il mio nome è Anna Maria Pancallo e frequento l’ultimo anno presso il Liceo classico “Ivo Liveti” di Locri.
Saluto e ringrazio tutti i presenti, ringrazio soprattutto per questa opportunità che ci è stata data questa mattina.
Inizierei con una frase di un famosissimo re francese “Lo Stato sono io”. Traslando e mutando questa frase direi “la mafia siamo noi”.
La mafia siamo noi se non ci impegniamo a debellare e a riempire le carenze della nostra Calabria. Poiché uno tra i problemi endemici della questione meridionale è la mancanza di adeguate infrastrutture.
E’ insufficiente, infatti, la rete dei trasporti e sono spesso inaccessibili le vie di comunicazione.
Molti dei miei compagni – per far un esempio – non possono seguire le attività pomeridiane all’interno della scuola poiché non esistono corse di autobus o linee ferroviarie per poi riportarli a casa. Bisognerebbe infatti potenziare i trasporti soprattutto nel pomeriggio con autobus o treni che possano accompagnare i ragazzi anche nei paesi più interni.
Perché è proprio da qui che nasce
l’isolamento culturale ed è altrettanto isolata rispetto alle altre regioni italiane la nostra Calabria,
perla dalle mille bellezze non adeguatamente sfruttate.
Mancano le vie di comunicazione e mettersi in viaggio sulla Salerno-Reggio
Calabria diventa un’avventura.
Ma se riuscissimo a potenziare le nostre autostrade, gli aeroporti e le
ferrovie senza pensare ad inutili ponti, allora non sarebbe più la mafia
l’immagine di questa terra ma luoghi come Gerace, Pizzo, Tropea o il Museo nazionale
di Locri.
Ritornando nell’ambito scolastico, se come si è sempre detto la mafia
nasce da una mentalità mafiosa insita nel modo di pensare di molti,
bisognerebbe educare i ragazzi sin dalle elementari alla legalità. Farli
crescere insegnando loro a rispettare la libertà dell’altro poiché è su questa
semplice e umile norma che si basa la convivenza sociale.
Dar vita ad un disegno di legge di questo tipo, vale a dire dedicare una
parte delle ore mensili nelle scuole alla discussione anche con esperti di
problemi riguardanti la giustizia, la legalità, sensibilizzando comunque prima
di tutto i docenti.
Forse non rivoluzionerà il modo di essere e di pensare di molti, ma senza
dubbio qualcuno capirà che esiste una realtà alternativa alla mafia.
E’ pur vero però che molte scuole non hanno ricevuto i famosi contributi statali o in altro caso non se ne è fatto uso per, appunto, questi progetti extra curriculari.
Mi chiedo se sono stati fatti dei controlli di questo tipo. Molti di voi potrebbero controbattere dicendo che, comunque, mancano le strutture idonee allo svolgimento di queste attività. Ma quando si costruiranno queste strutture? Quando verranno utilizzati beni confiscati ai mafiosi con la legge 109/96?
I ragazzi – credo di parlare a nome di tutti – sono stanchi di promesse. Vogliamo dalla nostra classe dirigente calabrese, nella quale abbiamo molta fiducia, certezze. Vogliamo essere educati a vivere.
La mafia esiste ed esiste dovunque perché è simile all’acqua, anzi è come l’acqua. Riesce a trovare il suo contenitore dovunque ed il rapporto tra mafia e Stato è spesso simile ad un sistema di vasi comunicanti. Se l’acqua nel vaso dello Stato si abbassa, automaticamente si alza in quello della mafia. Aiutateci a prosciugare la loro forza, a rendere più deboli loro e più forti noi con la consapevolezza di non essere soli nella nostra lotta all’ingiustizia.
Noi siamo pronti a cooperare, a riscattare la nostra terra poiché teniamo a mente tre importanti leggi antiche, vecchie, facenti parte del codice di Hammurabi “oneste vivere” vivere onestamente “alterum non laedere”, non ledere la libertà dell’altro “suum quique tribuere” dare a ciascuno il suo. Grazie.
La parola a Martino Stalteri del liceo classico di Locri
Presidente della Regione, Presidente del Consiglio, assessori e consiglieri, è un onore poter rappresentare gli studenti del Liceo classico “Ivo Liveti” di Locri qui davanti a coloro che devono migliorare la nostra Calabria.
Siamo grati al Presidente della Regione Loiero e al Presidente del Consiglio, onorevole Bova. Un ringraziamento particolare va all’onorevole Cherubino per aver sollecitato tramite lettera l’importanza di questa nostra presenza.
Mi piace sottolineare che i ragazzi di Locri – questi “famosi” ragazzi – non sono un movimento politico né tanto meno si rispecchiano in qualche partito, siamo semplicemente giovani che hanno voglia di un futuro nella propria terra.
Da sempre il Mezzogiorno d’Italia è stato e lo è tutt’ora l’alibi di ogni Governo, al di sopra di ogni cosa, fatti sociali o culturali, abbiamo subito provvedimenti di sussistenza. La politica si è inventata di tutto. Mai la volontà di favorire sviluppo economico e sociale.
La Locride poi è stata quasi dimenticata ed esclusa dal territorio nazionale. Ci sono ancora strade fatiscenti ed insicure e vediamo la statale 106. La ferrovia è in agonia e la tratta sta per essere chiusa.
Le scuole ancora in locali privati e quasi tutte non idonee per le finalità e per la formazione, niente palestre né spazi adeguati in cui poterci formare anche se dobbiamo ammettere che da un paio di anni stiamo ottenendo i primi risultati, purtroppo non ancora soddisfacenti.
L’economia locale dipende da un terziario fatiscente. Siamo ridotti in uno stato di povertà. Quale futuro ci aspetta? Io assisto giorno dopo giorno ai sacrifici dei miei genitori e di quelli dei miei amici. Ci accomuna l’incertezza di un domani e purtroppo la rassegnazione dei nostri genitori.
Rendiamo la nostra terra appetibile per i suoi tesori archeologici e naturali. Finiamo con questi eterni cantieri stradali, favoriamo i percorsi e incominciamo a realizzare servizi che accolgano l’esigenza di chi vuol vivere nella nostra regione. Creando economia cambierà oltremodo il sistema di vita e il nostro modo di pensare.
Certezze, certezze garantiscono un mantenimento esistenziale. Lo stato di abbandono dove oggi noi ci troviamo è la disperazione, è la insicurezza in tutti i settori dalla famiglia, alla scuola, alla sanità con tutte le conseguenze di un mancato sviluppo.
Pensiamo non necessariamente all’industria ma all’artigianato, alla pesca, all’agricoltura, al turismo soprattutto e a tutti quei settori che sicuramente garantirebbero benessere e sviluppo alla nostra regione.
Ve lo giuro col cuore, è angosciante avere la certezza di dover scappare dalla propria terra dove hanno avuto origini culture e civiltà straordinarie primeggiando in tutto il Mediterraneo. E pensare ad oggi che è l’Oriente del mondo dove ogni occasione è buona per frenare benessere e serenità sociale.
Miglioriamola questa Calabria, facciamolo insieme. Grazie.
La parola ad Emanuele Sanci
dell’Istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato di
Siderno-Locri.
Io sono qui per rappresentare sia l’istituto professionale di Siderno che quello di Locri.
In questo ultimo periodo stiamo vivendo eventi tristi che ci fanno riflettere riguardo la società dei nostri giorni.
Facendo una analisi della situazione attuale, mi viene da pensare al poco interessamento riguardo ai mezzi pubblici da parte delle istituzioni. Siamo costretti a subire trasporti non idonei alle nostre necessità.
Ogni giorno chiediamo permessi di uscita anticipata e subiamo orari scolastici assurdi che ci tolgono il diritto ad una giusta offerta formativa. La nostra scuola dell’Istituto professionale dovrebbe essere considerata il fiore all’occhiello della regione.
I corsi di specializzazione ci dovrebbero preparare a far parte del tessuto lavorativo. Sottolineo “dovrebbero” perché alla formazione non segue l’interesse da parte delle Istituzioni, che purtroppo ci lasciano da soli a cercare un posto di lavoro e quindi spesso siamo costretti ad abbandonare la nostra terra, cosa che non vorremmo fare.
Inoltre, giornalmente ci ritroviamo a lavorare in strutture fatiscenti. Le continue promesse per un edificio nuovo non hanno mai dato risultati e ancora oggi siamo costretti a rimanere dove siamo, soffrendo il freddo ed i disagi per le strutture e per i locali non idonei.
Questi purtroppo sono solo alcuni dei problemi che affrontiamo noi alunni ogni giorno e vorremmo che sia da parte nostra che vostra ci fosse un interessamento e soprattutto degli insegnamenti giusti che potrebbero aiutarci a mandare avanti nel migliore dei modi la nostra società. Grazie.
La parola a Valentina Murace del Liceo scientifico di Roccella.
Buongiorno a tutti, sono Valentina e sono qui per rappresentare il Liceo scientifico “Pietro Mazzone” di Roccella Ionica.
Innanzitutto vi voglio ringraziare per questa opportunità che ci avete offerto perché in effetti quel che serve a noi giovani è di essere ascoltati e considerati.
Sono qui per esporre il nostro disagio, il disagio della mia scuola che però – secondo me – accomuna tutte le scuole della Calabria. Cioè, il nostro problema è la mancanza di un istituto degno di ospitare un Liceo all’avanguardia qual è il nostro.
La situazione in cui noi studenti, siamo circa 500, siamo costretti a studiare e a formarci per il futuro è a dir poco pessima. Siamo dislocati in due plessi lontani tra di loro che rendono impossibili le comunicazioni didattiche tra studenti, presidi e amministrazione scolastica.
Questa situazione potrebbe essere evitata poiché da diversi anni è in costruzione un unico edificio degno di essere chiamato scuola. Questo edificio inizialmente ci è stato promesso per l’inizio dell’anno scolastico 2004-2005 e in seguito la data di consegna si è protratta fino al 28 ottobre scorso, ma solo in seguito a sollecitazioni fatte da noi studenti sotto forma di manifestazioni prima a Roccella e poi a Reggio.
Fatto sta comunque che ancora oggi alcune classi del Liceo scientifico sono sistemate in modo molto precario in tutte le stanze disponibili, ad esempio nei laboratori di fisica, di chimica e addirittura in palestra.
Ora ci siamo stancati di essere presi in giro in continuazione e quanto meno vorremmo realizzare una linea di protesta costruttiva e chiediamo a voi di sollecitare gli organi competenti a renderci al più presto ciò che ci hanno promesso. Grazie.
La parola ad Antonio Esposito, ex Magistrale di Locri.
Buongiorno, signor Presidente e onorevoli consiglieri. Abbiamo affrontato oggi un lungo viaggio per venire qui e devo dire che non siamo stati per niente delusi dall’esito dell’incontro perché abbiamo avuto finalmente la certezza che tutti insieme contrapporremo la forza della ragione alla ragione di ogni forza.
Ma chiedo se è possibile a nome del mio istituto e a nome di tutti i ragazzi della Locride di compiere un ulteriore sforzo, cioè di manifestare questa ragione laddove la mafia prolifica e dimostra la sua onnipotenza, cioè nei paesi interni della nostra Calabria. Laddove un mafioso è l’onnipotente, è il mito anche perché può trovare un posto in un ospedale del nord Italia e consentire a molti cittadini operazioni che qui in Calabria non sono possibili.
Dunque chiedo anche all’assessore competente alla sanità ad iniziare negli ospedali a far politica. Devo nominare a questo proposito gli ospedali che lo stanno già facendo, come quello di Cosenza che la scorsa settimana ha avviato una collaborazione sull’ablazione transcatetere permettendo a molti nostri concittadini di non emigrare.
Sono contento di come sono andate le cose e mi auguro che possiamo proseguire sempre così in un clima di confronto che sarà serrato, ma sempre sereno.
Sin qui Locri e la Locride. Sono stati chiamati altri istituti, altri giovani ed altri studenti hanno risposto ed hanno chiesto di parlare. Diamo loro la parola.
La parola a Demetrio Maltese del Liceo classico Campanella di Reggio Calabria.
Intanto buongiorno a tutti, vorrei ringraziare il Presidente Bova per l’occasione che ci ha concesso facendoci venire qui.
Credo che questa sia l’occasione migliore per riflettere ancora meglio sui problemi che la mafia porta alla nostra regione.
Intanto abbiamo ragionato su cosa sia la mafia, su quello che comporta. La mafia altro non è che ogni forma di imposizione di interessi individuali ed egoistici attraverso la prepotenza, la forza e ovviamente a discapito di quelli che sono gli interessi pubblici, gli interessi comuni, gli interessi di uno Stato civile qual è il nostro.
Certamente i campi di interesse della mafia sono molteplici. La mafia è diversa dalla criminalità organizzata perché quest’ultima si interessa esclusivamente del dominio economico mentre l’obiettivo principale della mafia è quello del dominio sul territorio stesso sulla ragione e sulla cultura e sugli stessi individui.
La mafia è stata definita come governo nel governo, Stato nello Stato. Mafia è quello che si contrappone alla ragione pubblica, alla pubblicità soprattutto della ragione intesa in senso kantiano. Cioè la possibilità di ognuno di mettersi a confronto, di poter discutere serenamente e con trasparenza dei nostri problemi per migliorare assieme.
Senza dubbio il problema economico è uno dei più gravi, quello dei commerci, quello dello sviluppo della Calabria. Le iniziative sono state tante.
Sicuramente lo sviluppo di Gioia Tauro è stato un po’ il cavallo trainante di questo sviluppo economico della Calabria. Ma quanta droga passa attraverso quel porto senza alcuni controlli, quante attività illecite lo stesso porto può favorire?
E’ disarmante forse anche la mancanza di controlli serrati e più attenti sulle merci che transitano attraverso quel porto. E’ impensato che la Guardia di Finanza possa in una sola volta scoprire 10 tonnellate di cocaina, senza considerare poi gli altri ingenti quantitativi che spingono poi addirittura i contadini a lasciar perdere le loro attività per dedicarsi a questi commerci.
Prima si parlava di
disoccupazione giovanile e dell’indagine portata a compimento dal Parlamento europeo su 207 Regioni dell’Europa.
Anche questo è disarmante, constatare che in Calabria ci sia il 35 per
cento di disoccupazione giovanile e che al contempo su Gioia Tauro – questo
credo sia facilmente spiegabile – alcuni ragazzi sfrecciano su macchine di
grossa cilindrata creando anche invidia tra i coetanei.
Dunque cosa è che può aiutarci a sconfiggere la mafia? Sicuramente una
legislazione speciale, forse anche l’intervento di forze armate, forse
l’intervento dell’esercito ma la mafia ha una sua cultura, va sconfitta alla
radice. Dobbiamo essere intanto noi a portare avanti i nostri ritmi, deve
essere la stessa Calabria dei cittadini, non soltanto quella dei politici - che
certamente ci vengono incontro -, ma dobbiamo essere noi stessi a cercare un
cambiamento ed una inversione di tendenza che ci consenta di poter sconfiggere
questo male, questo cancro attraverso le azioni, sconfiggendo quindi anche
l’omertà e tutti quei meccanismi perversi che la mafia sicuramente utilizza per
costringere l’intelletto, la ragione di ognuno di noi.
Sono d’accordo con quanto ha ricordato prima l’assessore Principe per
quanto riguarda l’importanza di una formazione culturale, riguardo l’importanza
di spendere le intelligenze di noi calabresi qui al sud, qui in Calabria.
Questa fuga di cervelli che non riguarda certamente soltanto la Regione
ma tutto lo Stato italiano dovrebbe farci pensare e riflettere soprattutto
sull’importanza di una formazione culturale che riguardi soprattutto la
speculazione intellettiva, che faccia capire a tutti i ragazzi quanto perversi
siano gli stratagemmi utilizzati dalla mafia e quanto sia invece trasparente la
legalità, quanto sia importante vivere in uno Stato legale, in uno Stato
civile.
Vorrei concludere e ringraziare soprattutto i Presidenti ed i consiglieri
per averci dato questa occasione. Grazie.
La parola adesso a Giuseppe Sorace del Liceo classico di Cittanova.
Buongiorno, oggi noi giovani
studenti siamo riuniti qui non soltanto per lamentarci delle condizioni delle
nostre scuole che credo siano estremamente scandalose - dovremmo solamente vergognarci per come
ogni giorno noi ci troviamo ad affrontare le lezioni - ma perché crediamo che
le istituzioni, la voglia di combattere e la fiducia in una realtà diversa
rappresentino la nostra migliore ed unica arma per difenderci dalla
‘ndrangheta.
Ragazzi e ragazze calabresi che indipendentemente dalla provincia
di appartenenza si sentono oggi più che mai vicini ai giovani della Locride,
che hanno avuto la forza il giorno dopo di scendere in piazza e dire no ad una
condizione che da troppo tempo opprime. Il tutto con uno striscione bianco
perché in quel momento non c’era nulla da dire.
Il 16 ottobre è stato puntato sulla Calabria in particolar modo sulla Locride
un riflettore enorme che reca un difetto però: non illumina tutto, ma una parte
di questa terra non chiarendo le varie sfaccettature che la caratterizzano: la
cultura, il turismo, il commercio, le imprese seppur non numerose che
producono. In questo modo, i calabresi appaiono ai loro esaminatori non come
uomini ma come agglomerati mafiosi.
Noi siamo molto più di questo, siamo voglia di crescere, respirare,
vivere come ogni altro ragazzo del nord Italia senza timore e senza paura.
I ragazzi di Locri ricordavano che 23 omicidi sono passati inosservati
davanti all’opinione pubblica e ai media nazionali.
Allora Franco Fortugno rappresenta non soltanto uno dei tanti uccisi
dalla ‘ndrangheta ma una vera e propria vittima dalla quale si è partiti per
ottenere uno scossone, per svegliarci e prendere le redini del nostro futuro,
per capire le motivazioni e le spiegazioni non soltanto dell’omicidio stesso,
ma anche del perché oggi in Calabria la mafia governa.
Non spetta a noi indagare su chi ha commesso l’omicidio e perché. Noi
siamo soltanto dei ragazzi ed il nostro compito è quello di studiare. Soltanto
in questo modo possiamo avere la possibilità di fronteggiare chi
quotidianamente ci offende nella nostra dignità di persone libere.
Tuttavia non sempre ci troviamo nelle condizioni di assolvere questo
nostro compito. La ‘ndrangheta funge spesso da ufficio di collocamento assai
più comodo ed efficiente rispetto a quello ufficiale.
Non sempre i nostri coetanei decidono di difendersi da queste inumane
offese rivolgendosi alle istituzioni o scendendo in piazza a dissentire
silenziosamente e pacificamente a queste leggi imposte da questo secondo Stato.
Spesso essi preferiscono non difendersi perché questo stato di degrado e
di mancanza di ogni diritto, se non quelli riconosciuti dai boss, non è
percepito come un male ma più che altro come una liberazione da una condizione
di miseria inconcepibile per questa Italia detta sviluppata.
Non credo che la ‘ndrangheta sia costituita soltanto da uomini adulti. E’
composta anche e soprattutto da ragazzi, da nostri coetanei se non più giovani
di noi.
Un ragazzo se non appartenente ad una di queste famiglie perché dovrebbe
entrare a far parte di questo mondo? Vedete, se avesse un posto di lavoro, se
avesse un salario minimo garantito, se potesse vivere la sua vita in modo
sicuro o ancora se si sentisse effettivamente protetto dalle forze dell’ordine,
che motivo avrebbe di rovinarsi e macchiare il proprio futuro intraprendendo
questa carriera?
La ‘ndrangheta non è solo ufficio di collocamento che funziona alla
perfezione, purtroppo, ma anche tribunale efficiente. Un esempio è quello
scoperto qualche anno fa a Crotone.
Noi giovani e studenti siamo il futuro di questa terra e non possiamo
dimenticarlo. Rimane assurdo, tuttavia, credere di risolvere il problema
‘ndrangheta se prima ogni calabrese non avrà un posto di lavoro, un reddito e
delle garanzie concrete che gli consentano di poter denunciare il mafioso di
turno.
Se ancora in tutta Italia i media
continueranno ad occuparsi di noi, l’Italia e tutti i cittadini italiani
inizieranno a prendere coscienza di questa realtà che deve cambiare così come
avviene in questi giorni.
Allora l’onorevole Fortugno non sarà soltanto un uomo ucciso dalla mafia
ma diverrà un eroe. La data della sua morte sarà il dies natalis per il futuro di tutti i giovani di questa regione.
Se invece tutto tacerà, tutto ritornerà come prima, allora Franco
Fortugno morirà una seconda volta e questa volta la colpa sarà interamente
dello Stato.
La parola a Marco Colella dell’Istituto magistrale “Rechichi”.
Buongiorno a tutti, faccio parte della delegazione dell’Istituto statale liceale “Giuseppe Rechichi” di Polistena.
Gli avvenimenti di mafia che hanno segnato la società negli ultimi anni ci spingono ad una accurata riflessione circa la possibilità di tracciare un futuro diverso per la nostra regione. Una regione che, purtroppo, sente gravare su di sé il peso opprimente della mafia.
Da qui nasce il nostro desiderio di impegnarci seriamente per il riscatto sociale, politico e culturale della nostra regione affinché episodi barbari e criminali come l’omicidio del Vicepresidente del Consiglio regionale, onorevole Francesco Fortugno, non si verifichino mai più.
Per questo, signor Presidente, noi studenti del “Richichi” di Polistena chiediamo una presenza maggiore delle istituzioni all’interno delle scuole per dare delle risposte concrete agli studenti. Pertanto sarebbe nostra ambizione invitare un rappresentante di codesta amministrazione, che purtroppo vedo un po’ distratta, devo anche dirlo…
Sarebbe nostra ambizione invitare un rappresentante di codesta amministrazione nella nostra scuola affinché ogni studente possa capire che le istituzioni sono realmente al nostro fianco. Ci sarebbe da scrivere pagine e pagine per esternare la passione, l’unità, la voglia di lottare e manifestare che accomuna tutti gli studenti.
Per questo l’appello che rivolgiamo a tutti i giovani e nostri coetanei è di attivarsi in ogni ambito e settore della società perché il futuro si costruisce passo dopo passo, conquista dopo conquista, vittoria dopo vittoria.
Ragazzi, è il nostro momento non facciamocelo sfuggire.
Infine, mi vorrei rivolgere alle numerose autorità qui presenti, invitandole ad essere il più possibile pragmatiche perché noi vogliamo fatti, fatti. La mia domanda è in che modo incentiverete la lotta alla mafia negli istituti superiori?
A nome di tutta la scuola vi ringrazio e vi auguro un buon lavoro.
La parola ad un gruppo di studenti universitari di questa provincia, di quest’area.
Per primo la parola va ad Aldo Vincenzo Pecora che studia alla Sapienza di Roma.
Presidente del Consiglio,
Presidente della Giunta, mamme e padri di Calabria, ragazzi di Calabria, uomini e donne di
buona volontà. Perdonatemi se non sono riuscito ad affidare ad un foglio di
carta tutta la rabbia che è montata in me in questi giorni, cioè da quel
maledetto 16 di ottobre - che corrisponde al 20 marzo e all’11 settembre dei calabresi perché questa
sarà la data che sarà ricordata ricollegandoci ai fenomeni terroristi di Madrid
e di New York –. Rabbia di un giovane che ha avuto l’onore di conoscere Franco
Fortugno, di un giovane che dopo aver saputo della tragica notizia davanti a
quel seggio delle primarie a Polistena, il paese dal quale proviene, non ha
saputo far altro che urlare, mentre con rabbia con gli altri ragazzi in
silenzio si smontava un gazebo per spingere dentro la gente a votare.
La prima frase che ha urlato questo giovane in
quella piazza è stata “ammazzateci tutti”.
Mi rivolgo a quella Calabria onesta, a quella
Calabria che lavora, alla Calabria di Franco Fortugno perché era una Calabria
che aveva sì coraggio, era una Calabria umile e che poco anzi niente aveva a
che fare, o che era parzialmente collusa, con chi oggi continua anche a fare
buon viso a cattivo gioco, nascondendosi, non voglio dire nelle istituzioni
oppure nei luoghi dove effettivamente viene esercitata la democrazia, ma in
ognuno di noi.
Il Presidente Ciampi ha detto che lo Stato è
presente, ma noi non dobbiamo assolutamente piangerci addosso. Mi rivolgo ai media, che purtroppo in questo momento,
evidentemente, hanno altro di meglio da fare, perché questo è un appello che
deve essere ascoltato dai calabresi.
Noi, da quando abbiamo manifestato con quello
striscione con una rabbia che non si può effettivamente descrivere, avremmo
voluto urlare tante cose, però quella era solo una foto. Una foto non può parlare
e raccontare la rabbia che c’è dentro il cuore di ognuno di noi, quella rabbia
che è dettata ancor prima del coraggio dalla paura.
Ammettere di aver paura è già un gran coraggio, e
questo è ciò che sentiamo.
Noi ragazzi di Calabria dobbiamo tanto a persone
come Franco Fortugno, ma non solo. Noi dobbiamo tanto a quelle 23 persone che
prima di lui ci hanno rimesso la vita e dobbiamo dire allo Stato, ai media: perché prima non c’eravate?
Nell’ultimo anno altre 23 famiglie della Locride hanno dovuto piangere i loro
figli, i loro padri; 5 anni fa i figli di un imprenditore di Gioiosa Ionica,
una figlia poco meno della nostra età, ha dovuto vedere la macchina di suo
padre saltare in aria fino al terrazzo di casa sua. Io non auguro a nessuno la
vista di queste immagini, anche se, purtroppo, le vediamo nei telegiornali.
Noi siamo il Far
west. Io lo posso dire: studio a Roma e la prima cosa che mi viene detta
dai miei colleghi universitari è: ma voi calabresi lì siete tutti mafiosi, noi
lo sappiamo e con voi non ci litighiamo.
Che vuol dire “con voi non ci litighiamo?” Se
essere calabresi vuol dire essere mafiosi, evidentemente non si fa distinzione.
Se siamo riusciti a portare l’Italia in Europa come mai non siamo ancora
riusciti a portare la Calabria in Italia? Questo mi chiedo.
Non riesco, credetemi, ad esprimere tutto il
dolore che ho dentro di me in questo momento e che, credo, ci sia in ognuno di
noi.
In quello striscione non c’era soltanto una frase,
quattro parole messe così. Uno striscione che mai ci saremmo aspettati di dover
fare assieme agli altri ragazzi che voglio ringraziare: Francesco, Alessandro,
Andrea, Rita, Emiliano ma tutti i ragazzi, ed in quello striscione ci stanno le
mani, le penne ed i cuori di tutti i ragazzi della Calabria. Perché noi sì
siamo il futuro ma siamo anche il presente.
Chi vi parla aveva deciso di andare a formarsi
fuori, perché ci credeva, ne aveva la possibilità, magari per poi poter un
giorno tornare, ebbene l’idea è cambiata, bisogna restare e studiare in
Calabria, crescere con la Calabria perché se ognuno di noi andrà via un domani,
qui non resterà più nessuno, dobbiamo iniziare adesso, essere noi giovani gli
esecutori testamentari di Franco Fortugno.
Qui io rivolgo tre appelli. Il primo ai padri,
alle madri, ai nonni, alle famiglie calabresi: ribellatevi.
Il secondo, chiedo ai media di non fermarsi nelle piazze a fare le dirette televisive,
devono venire con noi, entrare nelle case dei calabresi, li accompagneremo,
faremo vedere loro che c’è una Calabria diversa, quella Calabria che sognava
Franco Fortugno, un medico prestato alla politica, persona onesta, pulita che
cercava di operare solo e soltanto per il bene della Calabria. Franco Fortugno
era una persona trasparente e chiara, limpida e chi lo conosceva lo sa bene, il
Presidente Loiero lo sa bene, lo sanno i consiglieri regionali, lo sanno i suoi
amici, lo sa tutta la Calabria.
Io non voglio piangere altri Franco Fortugno; agli
uomini della ‘ndrangheta, agli uomini di tutte le mafie dico solo una cosa,
riportando quelle che sono state le parole di Papa Karol Woityla in Sicilia non
molti anni fa: “Pentitevi, pentitevi!”. Voi non dovete far crescere i vostri
figli come voi. I vostri figli possono essere meglio di voi, possono
collaborare per far crescere una Calabria nuova.
Il terzo appello lo rivolgo a tutti voi, questa è
una cosa che voglio condividere con tutti voi e che finora ho tenuta in
silenzio, sono solo riuscito ad ascoltarla ogni tanto nei momenti di dolore.
Veramente si tratta del vero testamento politico di Franco Fortugno, il
testamento politico lasciato ai giovani.
Ho una registrazione, chiedo scusa se la qualità
dell’audio non è ottimale ma è il massimo che siamo riusciti a fare.
Era poco più di due mesi fa e Franco Fortugno era
a Polistena in occasione di una manifestazione che avevamo anche noi
organizzato e in quella occasione ha detto ai giovani di ritornare a fare
politica, assumendo responsabilità ed impegno, perché il futuro di questa
Calabria sono loro
Questo era Franco Fortugno, la qualità dell’audio
non è ottimale, non si è capito molto ma io ricordo a memoria quel discorso,
lui ha detto che noi giovani dobbiamo ritornare a fare politica. Franco ha
detto che noi giovani dobbiamo essere interessati ed invogliati a fare politica
stando accanto a chi la politica la faceva come loro, la fate tutt’ora voi e
noi dobbiamo starvi accanto. Perché, diceva Franco, noi siamo il futuro, noi
siamo i futuri amministratori di questa Calabria e di questa Italia e non è
possibile disinteressarsi di politica, perché altrimenti un domani non ci
sarebbero quegli amministratori che andranno a prendere il posto che voi,
attuali, dovrete ovviamente lasciarci.
Franco ha però detto anche un’altra cosa, e questa
è la vera perla - e già il luogo, il dove e il come è stato ucciso Franco
Fortugno è chiaramente significativo, e cioè che c’è un’altra democrazia, c’è
una Calabria che sta tentando di costruire una democrazia fatta con le armi,
con le pistole, con le calibro 9- perché in chiusura ha anche detto “però noi
votiamo, siamo noi i calabresi che votiamo”.
Un domani saremo noi a votare e ad essere votati,
ma dobbiamo restare qui in Calabria per capire come dobbiamo comportarci, non
dobbiamo andar via.
E’ una cosa che chiedo adesso non allo Stato, non
alla Giunta regionale ma veramente a tutti i calabresi onesti e di buona
volontà. “Lo Stato sono io” diceva prima Annamaria, io invece dico “Lo Stato
siamo noi”, siamo noi calabresi che dobbiamo cambiare le cose, non piangiamoci
addosso, dobbiamo essere noi a dover dare lo stimolo ma non dobbiamo esser soli
perché qui nessuno di noi, vuole essere eroe.
Come tutti i giovani di Locri, nessuno vuole
essere un eroe, noi dobbiamo avere i nostri genitori dietro perché se già nelle
nostre case le nonne non dicono altro che “fatti i fatti tuoi, hai la
possibilità di studiare fuori, di formarti, di farti una carriera e di
andartene dalla Calabria”, perché tutto questo? Bene, io adesso sono a metà del
mio corso di studi, non so ancora quello che farò ma una cosa è certa: o oggi o
domani io tornerò in Calabria perché noi dobbiamo stare qui e dobbiamo far
crescere questa regione, perché non dobbiamo piangere altri Franco Fortugno.
Grazie.
La parola ad Antonio Caracciolo dell’Università
Mediterranea di Reggio Calabria.
La devo correggere, è un corso di laurea in Servizio Sociale che ha sede a Locri e dipende dalla Facoltà di Scienze politiche di Messina.
Ringrazio innanzitutto il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta, gli assessori, gli onorevoli consiglieri per averci dato oggi questa possibilità di parlare, di iniziare un dialogo con le istituzioni. Un dialogo che non ha precedenti.
Il nostro auspicio è che continui e che non sia un evento dato dalle circostanze e quindi la prima cosa che chiediamo è che sicuramente questo tipo di manifestazioni ci siano pure in futuro.
Mi ricollego all’intervento del collega che studia a Roma e che diceva “io voglio studiare in Calabria, voglio formarmi in Calabria e voglio lavorare in Calabria”.
Ebbene, come si può fare? Il nostro corso di laurea che ha sede a Locri – qui è presente il Sindaco –, rischia di essere chiuso per mancanza di fondi.
Capiamo benissimo che chi ci
finanzia è un consorzio per la promozione della cultura e degli studi universitari,
formato da comuni, dalla provincia, in minima parte dalla Regione.
Questa sede
universitaria rischia di chiudere. Se noi parliamo di cultura, di istruzione,
mi sembra logico dire “ma come, qui chiudiamo le Università, l’unica
Università, con un corso di laurea presente a Locri, nella Locride, e la
chiudiamo?”. Mi sembra inammissibile.
Noi chiediamo
sicuramente, e lotteremo per questo, come abbiamo già fatto alcuni mesi fa, che
questo consorzio venga potenziato, finanziato soprattutto dalla Regione come
sicuramente fa in altri posti, e cito Crotone, perché so che lì la Regione
finanzia in toto l’Università.
Voglio citare anche la
città di Enna, anche lì, insieme a Locri, è partito un corso di laurea, solo
che Enna oggi vanta un polo universitario autonomo e, come ben sapete, ha
ospitato alcuni mesi fa anche il nostro Presidente della Repubblica al quale è
stato conferita la laurea ad honorem.
Allora se ad Enna si
possono fare queste cose perché non a Locri? Perché Locri non può avere un polo
universitario autonomo? Perché non può avere altri corsi di laurea visti i
problemi che ci sono sul territorio?
Questo sarebbe un segnale fortissimo che a mio avviso, a nostro avviso la Regione Calabria deve dare. Abbiamo già chiesto in precedenza, abbiamo detto che bisognava dare un segnale forte a questa zona e l’Università è un segnale fortissimo, perché allontana certamente i ragazzi, i giovani dalla mafia. Non li fa andare a studiare a Messina, a Milano o a Roma o a Bologna pure, perché tantissimi ragazzi, tantissime famiglie non si possono permettere il lusso di mantenere i propri figli fuori dalla Calabria. Questa può essere, allora, una occasione di farli studiare dove vivono e poi lì, possibilmente, farli pure lavorare.
Noi chiediamo l’applicazione della “328”, le linee guida che mancano alla Regione. Chiediamo delle cose concrete. I servizi sociali nei comuni mancano, gli assistenti sociali li hanno pochi comuni nella nostra zona, saranno due-tre in tutta la Locride.
Lo Stato, il Governo non può tagliare i fondi
proprio sulle politiche sociali, perché sono proprio queste che possono allontanare i
giovani dalla mafia e dalla criminalità.
Io posso fare anche altre proposte più concrete.
Facciamo dei centri di aggregazione giovanile, questa potrebbe essere una
iniziativa consona per il nostro territorio, per tutta la Calabria, dico per la
Locride.
Non ci sono questi centri. Voglio dire che abbiamo
una Università, non la abbandoniamo.
Questo è il nostro appello che facciamo al
Presidente della Giunta, a tutto il Consiglio e a tutti gli assessori. Non ci
vuole molto, non ci vogliono tanti soldi per mantenere questa Università e non
ci vorrebbero tanti soldi per fare un polo autonomo.
Noi abbiamo l’Università della Calabria e possiamo
dipendere da questa Università invece di dipendere da quella di Messina che
ultimamente si è mostrata indifferente nei nostri confronti perché i professori
volevano sospendere le lezioni.
Noi abbiamo difficoltà, invece di studiare
dobbiamo pregare la mattina che un professore venga a farci la lezione. Abbiamo
una grandissima difficoltà che è quella della sede. Il Sindaco di Locri lo sa,
se ne discute proprio in questi giorni, non abbiamo una sede universitaria.
Siamo in un palazzo adibito a civile abitazione.
Noi abbiamo bisogno di locali adeguati e degni di
una Università. Il nostro appello è questo, perché se è vero che cultura
significa libertà e democrazia, nelle Università si fa cultura, e di questo c’è
necessità soprattutto a Locri.
Vi ringrazio per averci dato la possibilità di
intervenire e voglio ricordare a tutti che a Locri c’è un corso di laurea in
Servizio sociale. Grazie.
(Applausi)
Prende la parola ora Francesco Leone dell’Università di Palermo.
Signor Presidente del Consiglio regionale, signor Presidente della Giunta regionale e signori consiglieri regionali tutti.
Io sono - un po’ come il ragazzo che studia alla Sapienza – uno studente calabrese, sono di Bovalino ed ho scelto di studiare a Palermo in una facoltà abbastanza significativa che è quella di giurisprudenza.
Infatti, nella nostra facoltà materialmente è nata l’antimafia degli ultimi 30 anni, lì si sono laureati i giudici Falcone e Borsellino, cioè tutta quella che è la nostra storia che ci riconduce alla magistratura eroica e all’antimafia.
Desidero porgervi i miei più
sinceri saluti, ma, soprattutto, desidero anche portare le voci dei miei colleghi
di Palermo - e qui qualcuno è venuto con me stamattina facendo pure una
levataccia -, voci di solidarietà e dire anche che il sentimento che anima sia
noi giovani calabresi
che i giovani siciliani è lo stesso, appunto quello della indignazione.
A voi va il mio ringraziamento perché, comunque,
ci avete dato una opportunità essenziale ed inimmaginabile, quella di avere un
Consiglio finalmente aperto ai cittadini, ai giovani soprattutto.
Infatti, per troppo tempo la politica regionale è
stata chiusa in questa regione nei palazzi di Catanzaro e di Reggio Calabria ed
è rimasta sorda di fronte ai tanti, moltissimi segnali che disperatamente
venivano lanciati dai calabresi.
Oggi, invece, si respira un’aria nuova, vi è
finalmente apertura e disponibilità da parte delle istituzioni verso noi
giovani, e di questo si deve dare atto al Presidente Loiero e al Consiglio
tutto.
Presidente, la Calabria del post 16 ottobre è una
regione profondamente ferita, il suo popolo, però, ha trovato la forza di
svegliarsi uscendo da un atavico torpore. Il sacrificio di Franco Fortugno è
riuscito con la sua tragica e dirompente violenza a ridare fiato ai calabresi,
a far compiere gesti di lotta, a far emergere un nuovo coraggio.
Il movimento di protesta che ne è scaturito e che
vede protagonisti i giovani di Locri, Bovalino, Siderno e tantissimi altri
comuni della Locride rappresenta un fatto storico a cui tutti danno una
grandissima importanza.
Credo anche io, infatti, che le manifestazioni del
17 e del 18 ottobre, il corteo di domani e le iniziative che verranno, siano
essenziali per dare fiducia, per far prendere coraggio ad un intero popolo che
vuol liberarsi dal giogo mafioso.
Sono tuttavia convinto, che slogan e striscioni
non bastino. A questi è necessario che si affianchino precise volontà politiche
e strumenti idonei di contrasto.
La ‘ndrangheta è necessario combatterla sia sul
piano sociale che economico. Innanzitutto è necessario che tutti voi
consiglieri regionali facciate immediatamente una cosa, cioè modifichiate lo
Statuto.
Io ho letto da qualche parte che la Commissione
regionale antimafia ha già dato parere positivo a che venga modificato lo
Statuto, nel senso di riportare a chiare lettere, cosa importantissima, che la
nostra Regione ripudia la ‘ndrangheta.
Poi è essenziale, Presidente, che si sostengano
anche economicamente - perché io provengo da esperienze associative in Sicilia
ma anche qui in Calabria abbiamo grossissime difficoltà – tutte le esperienze
sociali che mettono al centro delle loro attività lo sviluppo e la cultura
della legalità.
E’ necessario creare una vera e propria rete che
vi assicuro esiste già oggi nei nostri paesi. Una rete di realtà giovanili che
stampano giornali che si organizzano, fanno dei cineforum però mancano i soldi.
Magari pensiamo di fare un bando per le attività associative che abbiano al
centro la cultura della legalità.
Anche le scuole e l’Università giocano un ruolo
importante e questo è stato detto a più riprese, mi ricollego a quanto detto
dall’assessore Principe. Assessore, è essenziale portare non l’educazione
civica, l’educazione alla legalità e direi io che si potrebbe anche fare quello
che noi a Palermo abbiamo fatto.
Siamo stati noi studenti a volerlo e a farlo fare,
cioè inserire materialmente nei piani di studio della mia facoltà, di
giurisprudenza una materia che si chiama “Storia dell’antimafia” che è una cosa
essenziale.
Noi dobbiamo conoscere la nostra storia e anche e
soprattutto i momenti di lotta alla criminalità organizzata.
Quindi, assessore, magnifico Rettore, pensateci
bene!
In ultimo, lasciatemi dire che la lotta sociale
alla criminalità organizzata non può prescindere da un’ancora più forte
moralizzazione della politica.
Presidente, io glielo dico proprio perché ho un
rospo in gola. Anche alle ultime elezioni regionali, la ‘ndrangheta ha cercato
di fare la propria partita, di giocare le proprie carte ed io dico e mi
amareggio che vi erano troppi nomi nelle liste dei candidati veramente
imbarazzanti, soprattutto nella nostra provincia, veramente…
(Applausi)
Passando al contrasto economico, sono secondo me
tre i grandi punti su cui concentrerei gli sforzi.
Il primo – ma non vorrei che il mio intervento
fosse strumentalizzato, signori consiglieri – è il racket. Combattere, infatti, il pizzo attraverso una collaborazione
tra esercenti, associazioni di settore e forze dell’ordine significa levare
alla ‘ndrangheta il più importante strumento di presenza sul territorio.
Il secondo punto riguarda il riciclaggio. E’ di
questi giorni la notizia, non so se vera o meno, non so il Viminale cosa dice,
che la ‘ndrangheta fattura 35 mila milioni di euro, una cifra esorbitante.
Questa ricchezza, Presidente, è ben presente nella
Locride, attenzione. Esiste nei nostri paesi una dicotomia tra la gente
normale, quella che soffre la crisi economica come la soffriamo tutti quanti,
quella che sbarca il lunario a stento ed un’altra categoria di persone, quelle
contigue alla ‘ndrangheta che girano con fuoriserie e vestono capi di alta
moda, è una cosa allucinante.
Se infatti girate per le vie principali dei nostri
paesi, della Locride, a Bovalino ecc., vedrete i corsi pieni di negozi che
vendono degli articoli a prezzi incredibili. Negozi che non trovano la loro
giustificazione materialmente se si pensa all’economia della regione più povera
d’Italia, almeno questo si dice.
Penso che iniziare a monitorare gli esercizi
commerciali, iniziare a monitorare chi va a comprare negli esercizi commerciali
della merce di tantissimo valore sia proprio la base per iniziare a minare il
riciclaggio del denaro sporco.
Infine, ed è l’ultimo punto, la confisca dei beni.
Infatti, solo togliendo definitivamente i proventi delle attività illecite si
potrà destabilizzare la potenza economica delle ‘ndrine.
Il lavoro che in questi anni è stato fatto da
associazioni come Libera - che organizzerà credo il 19 la carovana
dell’antimafia e che arriverà a Locri – di far sorgere, quindi, sugli immobili
della mafia dei presidi di legalità, dovrebbe continuare oggi in Calabria con
sempre maggiore forza.
Dico “dovrebbe” a ragion veduta perché pensi un
pochino, Presidente, che paese strano è il nostro. Il giorno dopo in cui viene
ammazzato Franco Fortugno a Locri, a Palazzo Nieddu, il 17 ottobre sbarca alla
Camera un provvedimento, un disegno di legge, che è il numero 5362, che prevede
l’aggressione e se vogliamo la smobilitazione della legge Rognoni-La Torre.
Ora io cito testualmente due cose che sono
previste da questo disegno di legge presentato dall’attuale maggioranza di Governo. “La revisione della decisione
definitiva della confisca dei beni da parte di chiunque ne abbia interesse…” e
poi cito ancora testualmente “…l’ammissibilità in ogni tempo della revisione
del provvedimento definitivo di confisca”.
In poche parole si
cerca di distruggere la Rognoni-La Torre.
Se questo disegno di
legge in nome di un garantismo non si capisce bene a chi destinato, passasse,
tutti i beni confiscati alla ‘ndrangheta finirebbero in un limbo di assoluta
incertezza. In Calabria si parla di superprefetto, si parla addirittura di
inviare l’esercito e contestualmente si dice alle famiglie della ‘ndrangheta
“state tranquilli perché tanto i beni resteranno nelle vostre disponibilità
perché noi approveremo questa legge in Parlamento”.
(Applausi)
Questo è un affronto
che il popolo calabrese non può subire passivamente, pertanto ai parlamentari
eletti in questa terra, sia di maggioranza che di opposizione chiedo di non
votare questo disegno di legge, ed a chiederlo non sono solo io ma, credo,
tutto il popolo onesto della Locride.
Concludendo: una volta
Giovanni Falcone disse che la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni
umani ha un inizio ed una fine.
Io, Presidente, mi
auguro una cosa: cioè che oggi possa segnarsi l’inizio della fine della
‘ndrangheta. Grazie.
(Applausi)
La parola a Marco Grandinetti dell’Istituto “Telesio” di Cosenza.
Grazie, io in realtà non rappresento l’Istituto “Telesio” di Cosenza, anche se lo frequento, se mi è concesso vorrei rappresentare l’associazione studentesca di cui faccio parte che è composta da studenti che quotidianamente, spontaneamente ogni mattina si alzano e si svegliano con il coraggio di sperare che le cose possano sostanzialmente cambiare, col coraggio di poter cambiare la società in cui vivono.
La manifestazione di Locri dell’altro giorno, ripresa anche dai giornali, è stata significativa in tal senso, ma anche della spontaneità, della convinzione con cui gli studenti sono scesi in piazza a manifestare il proprio dissenso verso la mafia.
La cosa che dobbiamo fare oggi è dare un seguito a questa spontaneità, credo che oggi questo appuntamento, questo momento programmato di incontro con noi rappresentanti tutti, è la dimostrazione che la classe dirigente calabrese è attenta e propensa a dare ascolto ai giovani che vogliono interloquire.
Oggi, sono d’accordo con quanto è stato detto, non deve essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza; voi dovete farci credere che questo incontro di oggi possa mettere insieme gli studenti e gli amministratori che parlano di mafia e che cominciano a fare qualcosa di concreto.
Ricordate che gli studenti che
l’altro giorno manifestavano non sono solo belli da vedere in Tv, essi sono
l’espressione di tanti giovani calabresi che si espongono in prima persona rifiutando
ogni logica di mafia o di malaffare. Grazie.
(Applausi)
PRESIDENTE
Conclude la serie degli interventi dei giovani
Antonino Nicolò, che è Presidente della Consulta provinciale giovanile.
Signor Presidente, inizio con il porgere il mio saluto e quello della Consulta provinciale degli studenti a quanti politici, istituzioni e gente comune sono oggi presenti in quest’Aula.
Prendere la parola e parlare a nome degli oltre 25 mila studenti delle scuole superiori della provincia reggina diviene in questi giorni una responsabilità che non avrei mai immaginato potesse pesare così tanto.
I fatti di Locri macchiano una regione già martoriata da mille difficoltà e costringono finalmente – devo dire in maniera inaspettata – lo Stato a dare risposte di inedita portata, perché se è vero che la ‘ndrangheta non può fare a meno della contiguità degli ambienti politici, è anche vero che in questi anni gli attacchi rivolti verso le organizzazioni criminali si sono dimostrate di una efficacia limitata e di una intermittenza inaccettabile.
Oggi si cerca di rilanciare ad ogni livello sociale il tema della legalità, del rispetto delle regole, del rifiuto nei confronti del marcio e del criminale.
I messaggi forti e pregnanti di significato dei giovani locresi sono la dimostrazione che il terreno più fertile dove coltivare il seme della legalità è quello delle giovani generazioni destinate nell’immediato futuro ad assumere le redini della conduzione di questa terra e a rinnovare e a ricostituire le classi dirigenti.
Ciò che mi rammarica profondamente è che la morte di un uomo di eccezionale levatura umana e morale qual era l’onorevole Fortugno sia oggi fonte di una rinnovata energia nel circuito della lotta alla criminalità.
Le istanze dei giovani calabresi non sono nate
dopo questa tragedia che è la più sconcertante tra le tante susseguitesi negli
anni e che continuano ancora oggi.
Il ruolo che un organo rappresentativo della
popolazione studentesca come la Consulta provinciale degli studenti riveste è
determinante. E dovere delle istituzioni politiche è quello di coinvolgerla nei
modi più opportuni.
Dunque noi siamo pronti e non aspettavamo altro
che poter dare il nostro contributo in questa guerra che va combattuta su due
fronti. L’abbattimento della cultura mafiosa e della illegalità impunita prima,
la denuncia incessante delle organizzazioni criminali e delle loro
manifestazioni di forza, dopo.
La strada che va imboccata non è priva di ostacoli
ma è necessario armarsi di coraggio e di ottimismo e solo così potremo dare –
mi permetto di usare le parole del Presidente Bova – scacco ed ostracismo
perpetuo alla criminalità.
Lo dobbiamo alla gente di questa terra, lo
dobbiamo alle generazioni future, lo dobbiamo a Franco Fortugno. Grazie.
La parola al rettore dell’Università Mediterranea
di Reggio Calabria, professor Alessandro Bianchi.
Grazie, Presidente Bova, grazie per aver invitato l’Università Mediterranea ad essere presente in questa circostanza. Porto a lei e a tutto il Consiglio regionale, al Presidente Loiero e a tutta la Giunta, a tutti i presenti il saluto dell’Università che è fiera di essere qui oggi a partecipare a questo che credo sia un momento alto dell’incontro tra le istituzioni e la società civile. In particolare quella componente della società civile rappresentata dai giovani studenti che sono qui e a cui non possiamo fare a meno di affidare il futuro di tutti noi.
Tutto quanto è stato detto finora rende pressoché impossibile da parte mia dire qualcosa di nuovo. Riprenderò, allora, semplicemente tre spunti che ritengo siano quelli attorno ai quali bisogna lavorare se la strada che vogliamo percorrere è quella di estirpare questa mala pianta del malaffare e della delinquenza che da tempo immemore inquina la vita civile di questa regione.
Il primo aspetto è il richiamo a non abbassare la guardia.
E’ stato detto da molti della tendenza naturale, che è quella di farci riprendere dal fluire quotidiano degli eventi, dalle nostre occupazioni a partire dal senso normale, dall’esistenza normale; dimentichiamo tutto, i piccoli incidenti, i dispiaceri. Superiamo la perdita dei nostri cari, tutto possiamo fare, ma in realtà questo lusso in questa circostanza non ce lo possiamo permettere.
Non ci possiamo permettere di abbassare la guardia rispetto ad una mala pianta che è radicata e che ogni giorno prolifica e vive delle nostre disattenzioni, vive del nostro voler vivere una vita normale, dobbiamo sapere che viviamo una vita straordinaria fuori dal normale. Con questa ci dobbiamo regolare, noi dobbiamo ricordarci che ogni giorno una piccola parte del nostro tempo deve comunque essere dedicata a questa vicenda, deve essere improntata a ribadire, a dare pratica attuazione alle cose che sono state dette questa mattina.
La seconda è che dobbiamo continuare a chiedere con forza che lo Stato sia presente sul territorio – mi riferisco in questo momento in particolare al territorio della Locride –, perché non è vero come inizialmente è stato detto poi, che il segno è cambiato, non è vero che lo Stato possiede questo territorio.
Il territorio è in mano ad altro, è in mano all’antistato che governa con le sue leggi perverse la gente e la sua vita.
Questo non è possibile, lo Stato
deve riprendersi questo territorio, se ne deve riappropriare nei modi che
riterrà opportuni, si deve riappropriare di questo territorio e restituirlo ai
legittimi detentori che sono i cittadini calabresi, i cittadini della Locride.
Questo riappropriarsi dello Stato passa non solo
attraverso un presidio che ne dimostri la forza e l’autorevolezza, ma significa
anche voler essere presenti nel far crescere questo territorio, nel farlo
diventare un territorio adeguato ad una convivenza civile che meriti di essere
chiamata come tale.
Significa operare e costruire infrastrutture,
strutture, scuole, spazi significa creare le condizioni affinché questo sia un
territorio che senta di appartenere ad uno Stato.
Il terzo richiamo è alla assoluta necessità che,
allo Stato che interviene, alle istituzioni che permeano di legalità la
società, contemporaneamente si avvii e diventi pregnante una operazione di
cultura della legalità.
Noi non possiamo fare a meno di pensare che al di
fuori di quello che altri possono fare non riusciremo a vincere questa
battaglia che tale è se non svilupperemo all’interno del nostro agire
quotidiano una cultura della legalità che significa nella scuola, nella
famiglia, nelle imprese operare in maniera tale, in maniera opposta a quella
della illegalità.
Potrebbe significare una cosa apparentemente
banale – così ha detto il Presidente Loiero, prima –, per esempio, mettersi il
casco quando si va sul motorino, ebbene, io dico di no, io penso che proprio
già questi semplici gesti diano l’idea, il senso del rifiuto di una pratica
corrente e devastante per questa regione che è l’abusivismo, una piaga reale di
questa regione, una illegalità perpetrata quotidianamente e continuamente, più
volte.
La raccomandazione d’esame significa le mille
pratiche quotidiane in cui confondiamo i diritti con i favori. Questa forse è
la maniera con cui dovremmo sintetizzare questa nostra capacità di costruire
dentro di noi una cultura della legalità.
Non contrabbandiamo, non svendiamo mai i nostri
diritti con i favori, perché questa è la cultura dell’antistato. Riconduciamola
a quella che è invece la cultura di questo Stato.
Questa è la strada perché possa emergere quella
Calabria sicuramente migliore di quella che vediamo anche rappresentata,
sicuramente migliore di quella che esiste e che vediamo in questi momenti
tragici e disperati. La Calabria nella sua gran parte è una regione sana che ha
al suo interno la vitalità di una società che produce, che lavora, che si
esprime.
Questa è però una società conculcata, la stragrande parte della società calabrese è come conculcata non solo dai gravi episodi come il drammatico assassinio di Francesco Fortugno ma da questa illegalità quotidiana.
Facciamo venir fuori questa Calabria migliore che esiste, ma possiamo
farlo soprattutto contando su quello che tutti noi come è stato detto oggi,
ognuno per la propria parte, può fare. Grazie, Presidente.
La parola al professor Guido Leone dell’ufficio scolastico della Calabria in rappresentanza del direttore generale, dottor Mercurio.
Mi corre l’obbligo in prima
battuta di riportare il saluto del direttore generale dell’ufficio scolastico
regionale per la Calabria, dottore Francesco Mercurio, che è assente dalla regione
per precedenti impegni al Ministero.
Il saluto al signor Presidente
dell’Assemblea
regionale e al signor Presidente della Giunta regionale, agli onorevoli
consiglieri e l’espressione ancora una volta dei sentimenti della più profonda
vicinanza dell’amministrazione, del mondo della scuola nelle sue articolate
componenti in questi momenti di profondo dolore per la perdita di un illustre
componente della più prestigiosa Assise della Regione.
Un caro saluto anche alla scuola
locrese che svolge compiutamente il suo lavoro di formazione e di educazione
delle coscienze studentesche. Un riconoscimento alla passione civica dei
giovani di Locri, che hanno testimoniato con grande determinazione la loro
forza d’animo e la voglia di libertà da tutte le dipendenze e da tutti i
condizionamenti.
In molti si sono meravigliati
della manifestazione spontaneamente organizzata dai giovani di Locri
all’indomani dell’omicidio dell’onorevole Fortugno.
Per me non è stata una sorpresa,
conosco da anni l’impegno quotidiano e lo sforzo dei docenti e dei dirigenti
della Locride sul fronte di una educazione antimafia ed ho avuto modo di
partecipare a raduni e cortei in occasione di eventi luttuosi e di
commemorazioni. Cito per tutte la “Gerbera gialla”.
I giovani sono sempre stati in
prima linea e questo significa che il sistema scolastico esprime un codice di
valori, cui si sono improntate nel passato le coscienze delle trascorse
generazioni così come avviene oggi.
Se così non fosse, non si
capirebbe l’immagine, il significato di una scuola in trincea come emerge in
questi giorni. Dunque, la conferma certo di un impegno ma con in più tanta
voglia di fare e la consapevolezza di un diritto inalienabile, che è quello di
vivere una condizione di vita sociale e relazionale normale, ma anche tanta
determinazione nel chiedere alle istituzioni più attenzione, più vicinanza e
concretezza ed operatività negli interventi rispetto alla problematica.
In effetti, in particolare la
provincia di Reggio Calabria è una zona a forte rischio educativo, nella quale-
va subito detto- occorre uno sforzo consapevole e concordato in direzione di un
intervento finalizzato ad integrare la normale attività scolastica di elementi
aggiuntivi sul piano dell’impegno e su quello di una più adeguata disponibilità
di risorse umane, strutturali ed assistenziali.
La popolazione studentesca per
tutti e quattro gli ordini di scuola ammonta nel Reggino a 93 mila studenti di
cui quasi 53 mila appartenenti alla fascia di età che va dagli 11 ai 19 anni e
che quindi rientra nelle più specifica problematica della condizione adolescenziale
e giovanile ed è soggetta a squilibri territoriali campagna-città.
Hanno detto bene i ragazzi. Il 60
e più per cento della popolazione studentesca della nostra provincia non gode
della piena offerta formativa che la scuola può dare dalle 8 del mattino fino
alle 18 di sera per quelle grandi difficoltà che noi abbiamo sempre denunciato
e che riguardano soprattutto la cattiva gestione dei trasporti pubblici,
finanziati e pagati dalla Regione.
Precarietà e debolezza economica, incertezza del futuro, crisi di valori, crescita della violenza
psicologica e reale, carenze di strutture culturali e ricreative. La condizione
giovanile e studentesca si caratterizza, poi, con il protrarsi dell’età
giovanile dovuta ad un allungamento della scolarità, attese ed esigenze di autonomia,
dipendenza economica, mancanza di lavoro, richiesta di responsabilità che
produce nuove forme di povertà e, quindi, l’espulsione del giovane e/o
l’esistenza ai margini di un sistema post-industriale non ancora
tecnologicamente avanzato, poi insuccesso, ripetizioni, abbandoni, svantaggi
culturali ed, ancora, devianza maggiormente estesa, oggi più che in passato, e
non più ghettizzata come qualche anno fa nei rioni cittadini o in determinate
aree particolari della nostra provincia e della nostra regione.
Tutto ciò crea condizioni di forte rischio perché
i giovani si possono trasformare in vivaio a basso prezzo per la ‘ndrangheta e
per le varie cosche, in terribili serbatoi di vittime degli stupefacenti.
In molte realtà emarginate, sprovviste di
strutture per il tempo libero e di assistenza per gli adolescenti, come capita
in molti paesi dell’entroterra collinare preaspromontano e aspromontano e in
aree dove i conflitti e le contraddizioni sono esasperati, spesso avvengono
azioni di vandalismo sfrenato contro le strutture, un fenomeno in costante
ascesa.
La scuola è l’unica agenzia educativa culturale e
sociale del territorio, tuttavia la scuola si sente di affrontare la sfida, già
in questi ultimi anni ha intensificato i suoi sforzi; e le finalità di
un’educazione antimafia costituiscono assi portanti dei piani dell’offerta
formativa riassunti nei progetti che vengono ogni anno presentati dalle scuole
della nostra provincia. Peraltro, questi assi portanti che riguardano
l’educazione alla legalità sono ormai normati nella nuova riforma scolastica e
riassunti nella denominazione “educazione alla convivenza civile”.
L’invito ad una progettualità dell’educazione alla
cittadinanza democratica passa, poi, attraverso le direttive non solo
ministeriali che favoriscono le scuole allocate in aree a rischio, ma anche
quelle della nostra direzione generale e regionale che sollecita – è proprio
una direttiva di qualche settimana addietro – le istituzioni scolastiche a
presentare azioni didattiche educative mirate alla crescita della cultura della
legalità ed alla partecipazione democratica e associativa.
Vanno, poi, ricordate le intese fra l’Usr della
Calabria e la Commissione regionale antimafia, fra il nostro ufficio, la
Provincia, la Prefettura, la Questura e la Commissione regionale antimafia, che
prevedono variegate iniziative info-formative nei confronti degli studenti e
dei docenti. Così va evidenziata anche l’iniziativa assunta in questi giorni
dal direttore Mercurio di promuovere nelle scuole della Calabria – come
anticipava il Presidente – una giornata, individuata per martedì 8 novembre, di
confronto e di analisi sulle problematiche della legalità.
Quindi non c’è dubbio che la scuola, quale
protagonista educativa nella società civile, ha il ruolo insostituibile di dare
visibilità, significato e di avviare all’interpretazione critica della realtà
che circonda gli allievi, agli esempi, ai fenomeni e stimoli che da essa
provengono.
La scuola, quindi, assume un ruolo insostituibile
nella prevenzione e nella lotta alla mafia, anzi ne è il pericolo maggiore, in
quanto rieduca le persone all’esercizio della legalità, alla trasparenza, a non
cercare situazioni compromissorie.
Tuttavia, sarei omissivo se non rilevassi che la
politica regionale può giocare un ruolo importante per migliorare la qualità e
la quantità dell’istruzione e della formazione, a complemento delle risorse
pubbliche ordinarie e delle risorse aggiuntive messe a disposizione dai
programmi e dalle iniziative comunitarie dedicate alla scuola. In particolare,
ritengo che la politica regionale possa agire su alcune condizioni di contesto
che influiscono sulla partecipazione attiva dei giovani alle opportunità
offerte dalla scuola, ad esempio riducendo l’abbandono e la dispersione nei
primi anni della scuola secondaria.
Gli enti locali sono chiamati, ora, in prima persona sul terreno della
programmazione scolastica, di un’adeguata politica scolastica formativa, devono
offrire continui supporti, garantire ciò che la legge prevede, ma che sovente
non esiste nelle istituzioni scolastiche della nostra regione – parlo di
strutture consone, delle famose équipe
socio-psico-pedagogiche che sono importanti e determinanti nel mantenere il
collegamento scuola-famiglia sul territorio; parlo di laboratorio, ma di tutto
ciò che hanno detto i ragazzi nei loro interventi –, quindi mettendo a
disposizione finanziamenti per realizzare occasioni continue di extra-scuola,
cioè per coprire quel periodo giornaliero, quel tempo stabilito in cui i
ragazzi al di fuori delle cinque ore scolastiche sono privi, praticamente, di
supporti formativi e culturali.
Vedete, la cultura dell’intesa fra istituzioni del pubblico e del privato
sociale, che ormai unitamente alla cultura di rete è patrimonio concettuale
operativo per il mondo della scuola, che è sempre auspicata, sta dando i primi
frutti, anche se spesso alcune intese corrono il rischio di restare solo sulla
carta.
Siamo certi che una nuova stagione di attenzioni da parte degli enti locali
verso l’infanzia, l’adolescenza e la gioventù, che è una grossa fetta della
comunità che non ha voce, che non ha dignità di rappresentanza, se non quella
riconosciuta almeno per gli studenti delle scuole superiori nella consulta che
è normata, ecco, una maggiore attenzione porterà, per esempio, a creare presso
ogni amministrazione comunale del reggino, ma del resto della Calabria, degli
assessorati alle politiche sociali, che ancora sono in misura inferiore, e
soprattutto di quelli per le politiche giovanili.
Chiediamo da tempo che tutti gli enti locali siano dotati di un
assessorato alle politiche giovanili, a cominciare dalla Regione Calabria, per
appoggiare e sostenere le iniziative proposte dai giovani dei territori con
fondi adeguati e gestiti con forme di bilancio partecipativo. Visto, poi, che
il nostro Paese non ha una politica nazionale nel campo dei giovani e le
competenze in materia sono suddivise tra diverse istituzioni, riteniamo sia
possibile che la Regione si doti, come è già capitato in qualche altra Regione
d’Italia, di autonomi strumenti legislativi validi per facilitare l’espressione
delle culture e dei bisogni del mondo giovanile.
Siamo certi che l’assunzione di un impegno di questo genere nei confronti
della popolazione giovanile calabrese nell’anno europeo dedicato alla
cittadinanza e alla convivenza democratica e, nel momento in cui i nostri
giovani si presentano prepotentemente sulla scena della tragica recrudescenza
mafiosa con tanta voglia di esserci, di testimoniare e di operare per la
crescita civile della Locride, un impegno in tal senso da parte della Regione
sarà il riconoscimento più concreto che si possa dare.
Siamo convinti che la linea culturale vincente è quella che tende ad un
rapporto nuovo scuola-territorio, all’uso didattico del territorio.
L’interdipendenza formativa della scuola con gli enti locali e le altre
istituzioni potrà delineare scossoni in una cultura astratta e statica, può
inserire modelli, elementi e valori all’interno di comunità chiuse. Si tratta
di piegare, a dimensione etica e pedagogica, l’economico, il politico, il
sociale, l’amministrativo, il culturale, con consapevolezza e responsabilità
diverse. Ma va sottolineato che non è facile chiamare i giovani ad impegnarsi,
gli operatori a superare la sindrome di Pilato, restando insoluto e grave il
problema occupazionale, il problema della vivibilità del territorio e delle
città, del sottosviluppo che produce mafia e violenza e si alimenta della mafia
e della violenza, perché verrebbe da chiedersi quanto possa giovare la ricerca,
l’invenzione di una didattica, di una pedagogia antimafia, se il contesto che
si muove attorno alla scuola non consente di rifondare la qualità della stessa
nel territorio e di indicare alle nuove generazioni orizzonti di progresso.
La parola a don Mario Del Piano, incaricato della pastorale giovani della
diocesi di Locri.
Illustrissimo signor Presidente
del Consiglio regionale, onorevoli consiglieri, Presidente e assessori,
carissimi giovani e rappresentanti degli studenti della Locride, di altri
istituti, dell’università, illustri ospiti invitati, porgo innanzitutto il
saluto affettuoso e solidale del vescovo della diocesi di Locri, come piace a
noi chiamarlo, padre Giancarlo Bregantini, impedito oggi nella presenza per
impegni indifferibili nella formazione del clero.
In un momento così intenso di mobilitazione,
di assunzione di responsabilità che vede le comunità cristiane coinvolte insieme
a tutta la società civile in un quanto mai auspicato rapporto di vicinanza e di
sinergia con le istituzioni regionali, io mi chiedo, dopo tutto quello che è
stato detto – è assente colui che dovrei rappresentare – che senso hanno le mie
parole. Allora alle parole premetto il senso della mia presenza – dall’accento
vi accorgete che non sono calabrese, anche se sono undici anni che sto
imparando il calabrese della piana di Sibari, io sono un cittadino della città
di Alba, della provincia di Cuneo, che ha scelto di diventare cittadino calabrese
per undici anni nella città di Corigliano e da un mese nella città di Locri –
vuole essere un senso non commentato di un movimento che dal Nord viene ad
incarnarsi verso il Sud, dove si ritrova forse nella periferia il senso del
centro.
Gli eventi tragici della Locride
hanno ferito e continuano a ferire in questi giorni – siamo a venticinque, non
più a ventitré – in profondità la nostra gente e hanno segnato indelebilmente
col sangue quella terra giardino – come ama chiamarlo il nostro pastore – quale
è la Locride per vocazione. Questi eventi recenti, tuttavia, hanno dischiuso a
coloro che li hanno vissuti dalla prospettiva di chi legge l’invisibile nei
segni del visibile, dei significati inediti. E’ offerto un dono inatteso di
senso alla vita, alla militanza,
all’impegno di una loquacità e di una trasparenza inediti. Sono eventi che
hanno travalicato i confini ristretti di una zona del territorio regionale,
della Calabria stessa e sono divenuti dramma e sfida a tutta la nazione e ad
ogni cittadino responsabile.
L’ennesimo versamento del sangue di Abele sembra aver provocato un
sommovimento profondo della società civile e l’infrangersi di un apparente
stato di equilibrio instabile troppo a lungo protratto. I gesti simbolici messi
in atto da voi giovani delle scuole della città – perché i giovani rivelano il
meglio di sé attraverso i gesti, prima che con le parole, e quelli corali prima
di quelli individuali – sono apparsi alle istituzioni, alla società civile così
immediati e trasparenti, da divenire annuncio di qualcosa di inedito. Mi piace
chiamarla una primavera della Locride. Voi giovani della nostra terra apparite,
oggi, la primizia di un cambiamento che, come onda d’urto a tempi successivi
dalla periferia d’Italia, diviene capace di raggiungere anche il centro,
divenuto ormai esso stesso periferia.
Che significa quello striscione bianchissimo, il silenzio che ha
accompagnato la manifestazione di quella prima mattina? E che significato ha
quel lenzuolo, alla luce degli striscioni e delle mobilitazioni successive? Il
Presidente Ciampi l’ha colto immediatamente, così come il pastore della nostra
chiesa, padre Giancarlo, ha apprezzato il vostro gesto, la vostra fantasia che
con l’intuizione giovanile sa parlare con i segni in modo efficace e lo ha
rilanciato nel suo messaggio alla Locride: lacrime e coraggio. Quel lenzuolo
bianco evoca certo nostalgia ed è richiesta indifferibile di trasparenza,
desiderio di limpidezza, rifiuto di ogni parola retorica dinanzi al dramma della
sconfitta della legalità e della eclissi della pietà. Questi giovani rifiutano
le parole, non solo quelle di circostanza, ma quelle trite e ritrite, svuotate
di speranza, proprie di coloro che, giocando con le parole, si baloccano con il
potere. Eppure questi ragazzi, divenuti intenzionalmente afoni e anoressici di
parole, nei giorni successivi, quasi in contrappunto allo snodarsi degli
eventi, hanno proseguito a sfilare, portando questa volta accanto allo
striscione bianco striscioni riempiti di colore e di parole taglienti come
spade, solide come macigni.
Le parole che il mondo degli adulti della società civile e della politica
dovrebbe e vorrebbe gridare con la vita alle nuove generazioni, le ritroviamo
dipinte dai nostri figli, dai vostri figli, accompagnate dalla loro presenza
silente che dice: “Noi ci siamo. L’omertà è la vostra forza, noi siamo la
vostra fine e adesso ammazzateci tutti!”.
Retorica giovanile? Contagio di dinamica
di massa? Niente affatto! Voi giovani ci date fortemente da pensare, questi
giovani ci inchiodano alle nostre responsabilità di adulti, di cittadini e di
governanti, di educatori e di pastori. Il coraggio collettivo ritrovato da
questa sfida inerme alla violenza mafiosa, disarmata da un gesto muto, ma
capace di divenire grido, questo moto di resistenza non violenta e corale è un
segno nuovo che non può e non deve restare sottovalutato dagli adulti e dalle
istituzioni.
Allora la mozione per un progetto d’urto che
si propone di attivare una molteplicità di iniziative in ordine all’educazione
alla legalità, alla città degli studi, alla messa in rete degli istituti, alla
costituzione di un forum permanente di giovani, posta all’ordine del giorno di
questo illustre Consiglio, è un segno coraggioso di speranza dell’istituzione
regionale e l’accoglienza del grido dei giovani della Locride che dice: “Anche
noi ci siamo e siamo con voi”.
Mentre esprimiamo stima ed apprezzamento per
questo mobilitarsi delle istituzioni regionali e per le iniziative che potranno
essere messe in atto, suggeriamo alcune direttrici di impegno politico: occorre
promuovere quelle sinergie che permettano ai giovani di incontrarsi con
l’universo dei loro coetanei, con gli adulti e la società civile, perché l’onda
d’urto della mobilitazione e della coscientizzazione si estenda a tutti gli
strati della società e i giovani non restino voce solitaria.
Sollecitiamo la fioritura e lo sviluppo di
quella purificazione e maturazione etica, quel risveglio delle coscienze capaci
di opporsi coraggiosamente e coralmente alla perversità del male allignato nel
sistema sociale, con quella fantasia e creatività che è capace di produrre
forme nuove e spazi collettivi di denuncia delle richieste estorsive dei casi
di usura, di rivincita sulla omertà, come peraltro i giovani stessi proclamano
passando dalla denuncia all’annuncio.
Urgono interventi inderogabili che la società
civile attende dalla politica, che permettono ai nostri giovani di essere
accompagnati anche al di fuori dei momenti scolastici, e qui c’è una proposta
molto dettagliata, mi riferisco al progetto denominato “in memoria di Franco
Fortugno: sulle orme della legalità, rete provinciale dei centri educativi per
adolescenti e giovani a rischio” presentata dal Movi e dal Forum dei minori.
E’ urgente attivare una rete reale di centri
della Locride, ogni parrocchia un oratorio od ogni paese un centro di
aggregazione giovanile.
I nostri giovani, poi, vanno accompagnati
oltre il momento degli studi e delle qualifiche professionali, soprattutto dopo
l’università, per impedire quella fuga dei cervelli che è piaga crescente e per
contrastare l’azione di reclutamento dei cervelli che la ‘ndrangheta mette in
atto in quei passaggi di valico dove c’è l’assalto alla diligenza, verso
l’inserimento sociale, quali sono i tempi dell’ingresso del lavoro. Questo – ci
suggerisce la pastorale del lavoro delle chiese di Calabria – va realizzato
attraverso misure di incoraggiamento e di potenziamento delle iniziative con
strumenti straordinari per il lavoro, l’imprenditorialità giovanile, quella cooperativistica,
sia attraverso il rifinanziamento del prestito d’onore, che dell’investimento
ottimale dei fondi europei per la formazione professionale, l’apprendistato,
l’inserimento lavorativo, sia riattivando i fondi di leggi apposite.
Per quanto riguarda l’intervento sui servizi
sociali, l’attesa del regalo di Natale, del piano regionale – ve lo possiamo
chiedere? –, si è espresso sufficientemente il giovane universitario della
città di Locri.
Infine, auspichiamo che questo tipo di
interventi da promuovere, che intendono appunto rispondere alla logica del
favorire il moltiplicarsi delle iniziative che nascono dal basso, devono poter
sollecitare la nascita e lo sviluppo di quella rete capillare di soggetti
plurali, enti, associazioni, cooperative sociali, soggetti sociali già presenti
sul territorio della Locride, il terzo settore della Locride, che costituiscono
quel tessuto vitale custode del patrimonio di coscientizzazione, mobilitazione
e prevenzione quanto mai prezioso, anche se ancora troppo misconosciuto.
Con lacrime amare, asciugate dalla speranza –
concludo il messaggio del nostro pastore – annunciamo la bellezza della vita
con rigenerato coraggio per i credenti, dono dello spirito della vita, che
sempre ci consola e tutto sa rinnovare, perché attraverso l’educazione, la
prevenzione, la promozione della professionalità e del lavoro per e con i
giovani, la risposta corale partecipata e coraggiosa alla sfida, anche il volto
della Locride, così insanguinato eppure così bello, si volga fiducioso verso
cammini di speranza sulle strade del coraggio nel suo futuro.
Prima di dare la parola al dottor Carmine Barbaro, sindaco di Locri, una
comunicazione doverosa: il Presidente della Giunta, proprio per partecipare a
questo Consiglio straordinario ed aperto, è venuto da Roma e, da qui a poco,
per dare voce alle nostre ragioni, deve ripartire perché deve registrare in
differita la sua partecipazione, il suo punto di vista a “Otto e mezzo” di La7,
quindi mi ha pregato di dirlo. Vorrà – credo – fare un saluto nei termini in
cui lo riterrà e poi noi continuiamo perché, alla fine, voteremo un ordine del
giorno che ci impegnerà tutti, innanzitutto lui, nelle cose che come patto
abbiamo detto di fare e che ci sforzeremo di fare.
Prego, onorevole Presidente.
Se il confronto di oggi, alla fine, prevede una replica, c’è qui
l’assessore Principe che può farla come me e meglio di me.
Volevo chiedere scusa a tutti, a
me non capita di partecipare ad una sessione ed allontanarmi dall’Aula, non mi
è mai capitato – lo dico perché è doveroso, specie in un’occasione come questa –
però devo farlo, ho preso un impegno, per questo avevo pregato il Presidente di
fissare la seduta alle 10,00 e lo ha fatto, però – come spesso capita – andrà
oltre.
Io mi allontano e vi ringrazio
tutti di questa opportunità che mi avete dato. Vi do appuntamento nei prossimi
giorni, domani sarò di nuovo a Locri, il 7 a Roccella e credo anche a Locri,
dovrei esserci anche sabato perché mi ha invitato il Segretario generale della
Cisl, Pezzotta, non so se potrò esserci anche sabato.
Non so, chiudendo, se siamo stati
all’altezza di questo impegno, però credo che, se anche dovessero mai spegnersi
le luci su questa nostra regione, vi confermo che queste luci, specie su queste
zone dolenti del nostro territorio, per quanto riguarda – posso dire – la Giunta
regionale, ma credo lo dirà anche il Presidente, questo Consiglio le terrà
accese ed anche vivamente accese.
Grazie e scusatemi.
In coerenza con quanto poco fa anche il Presidente Loiero ha detto, il
lavoro continua, il ragionamento, la riflessione, gli impegni.
La parola al sindaco di Locri, dottor Carmine Barbaro.
Grazie, signor Presidente del Consiglio,
signor Presidente della Giunta, signori assessori, signori consiglieri, anche a
nome dei sindaci della Locride, per l’invito a presenziare a questa seduta del Consiglio
regionale, straordinaria nella forma e soprattutto nella sostanza. Se l’Assemblea elettiva
regionale ha sentito l’esigenza di dare un segnale così forte ai nostri giovani, non può
che parlarsi di straordinarietà e grazie ancora, Presidente, per l’idea di
costituire a Locri, in un luogo simbolico, un forum permanente per tenere vivo
ed attuale il discorso
sulle potenzialità
di questo fenomeno giovanile nuovo ed anche inatteso, certamente per
svilupparlo e renderlo proficuo al massimo.
Quel che è successo è troppo
grave ed ogni iniziativa, singolarmente considerata, quasi non riesce a porsi in termini di
adeguatezza rispetto all’attacco feroce ed insensato portato alle istituzioni, ma
il complesso di ciò che sta avvenendo ci induce pure a ritenere che questa volta la Calabria degli
onesti, la Calabria sana sta reagendo in modo congruo e proporzionato.
Franco Fortugno, persona perbene,
Vicepresidente di questo consesso, ha perso la vita. Il suo sacrificio sta
innescando continue prese di posizione da ogni parte e, da
quello che sta accadendo, ci si rende conto di trovarsi ad un bivio cruciale:
la possibile ripresa, la risalita dopo uno dei momenti peggiori oppure – ed è
bene dirlo con chiarezza – il rischio di una deriva forse non reversibile. Di
questo ci si è resi conto tutti qui e a Roma, forse mai come in questo momento,
se non ora quando, proprio l’altro ieri, è stato questo l’interrogativo contenuto nella titolazione che un quotidiano a tiratura nazionale, in prima
pagina, ha ritenuto giustamente di attribuire ad un profondo e significativo
fondo del Presidente Loiero.
Ha ragione, Presidente, proprio
ora bisogna ottenere
l’attenzione che fin qui ci è
stata negata. Siamo certi che la Regione, la sua Giunta e certamente l’intero
Consiglio finalmente costituiranno interlocutore puntuale per le esigenze della
Calabria. Lo si deve soprattutto a questi giovani. Abbiamo sentito le parole
chiare, semplici e forti di questi studenti. All’urlo lacerante che è promanato
da quel telo bianco, alle parole forti e coraggiose contenute negli striscioni dei nostri giovani
occorre rispondere con ogni sforzo di capacità e di determinazione. Dobbiamo
rispondere perché è impossibile non accogliere le richieste di aiuto di chi
reclama il proprio futuro, la vita in maniera semplice, come semplice è la vita
nelle speranze della gioventù.
Nei giovani della Locride e di tutta la Calabria
alberga l’orgoglio di un’appartenenza nobile ad una terra meravigliosa e
travagliata, la fierezza di una calabresità calpestata ed insanguinata dalla
protervia e malvagità di pochi – certo non quel 27 per cento calcolato non si
sa come e certamente errato –, pochi che però fanno leva soprattutto sulla
debolezza economica di un territorio che può contare, oggi, su un mercato
industriale marginale, ma contestualmente su intelligenze brillanti e su una
non comune dignità che tocca a noi tutti fare emergere, questa sì, con
prepotente energia.
Si è tanto parlato, in questi giorni, di voglia di
riscatto, di impennata d’orgoglio, ma la nostra gente, i calabresi, la gente
della Locride non ha mai accantonato i valori umani cui si fa riferimento,
piuttosto li ha difesi con rabbia e, purtroppo, quasi in solitudine. Tocca alle
istituzioni, a tutte le istituzioni, statali e periferiche, alla politica in
genere oggi esplicitare l’invocata voglia di riscatto rispetto ad un potere
occulto e perverso che ha dolorosamente imbrigliato la nostra terra,
sostanzialmente annullandone le potenzialità di sviluppo, pur presenti. Ad essi
chiediamo l’impennata di orgoglio per dimostrare la forza della civiltà e della
legalità, di fronte alla brutale e cieca prepotenza che non riconosce le
regole della socialità.
Se i cittadini e quindi noi
calabresi dobbiamo essere certamente i protagonisti
della nostra storia, le strade devono essere tracciate da coloro che a tale
compito sono chiamati per funzioni, ruolo istituzionale e rappresentanza.
Aiutiamo i nostri giovani a che continuino a riporre fiducia nella capacità
delle istituzioni di rivendicare in questa regione, ora più che mai, il proprio
ruolo di difensore titolato delle regole di civile convivenza. Va alimentata,
soprattutto, una cultura antimafiosa, è questo sicuramente un processo non
facile al quale un apporto fondamentale lo stanno dando questi ragazzi
portatori di speranza, di progetto, nell’accezione proprio di capacità di
pensare un mondo diverso. Questo mondo diverso lo dobbiamo costruire tutti
insieme, un reale cambiamento infatti non può che partire dall’interno della
società stessa. Infatti non possono essere le leggi o gli strumenti repressivi
a cambiare una società, una società cambia se è capace di educare ai valori
della democrazia e della legalità, anche pagando dei costi.
Se saremo capaci di fare questo, nessuna criminalità, nessuna ‘ndrangheta
potrà spaventarci, scoraggiarci o spingerci a rassegnazione.
Con l’intervento del dottor
Barbaro, sindaco di Locri, si conclude una parte della nostra discussione,
quella che sottolinea la straordinarietà della partecipazione di protagonisti esterni, quali sono i stati e sono i
giovani delle varie scuole, di ogni ordine e grado, medie e superiori,
universitarie e di dirigenti, di personalità, di uomini di chiesa o delle
istituzioni.
Non in maniera formale e non perché ci stiamo salutando, vorrei
ringraziare ancora una volta e sottolineare, nominandoli uno e per uno, per il
valore che noi attribuiamo alla loro presenza, ai loro interventi. Con questo
spirito, non potendo scambiare – personalmente lo faremo dopo – quella stretta
di mano che è segno di amicizia e di pace, saluto Annamaria Pangallo, Martino
Stalteri, Emanuele Sanci, Murace Valentina, Antonio Esposito, Demetrio Maltese,
Giuseppe Surace, Marco Colella, Aldo Vincenzo Pecora, Antonio Caracciolo,
Francesco Leone, Marco Grandinetti, Antonino Nicolò e poi Alessandro Bianchi,
il professor Guido Leone, don Mario Del Piano e Carmine Barbaro.
Un altro saluto che mi torna alla memoria è quello del Presidente Ciampi:
quando usciva da questa casa, scendeva dalle scale e stava per salire su quella
macchina che lo portava all’aeroporto e a Roma, mi hanno colpito molto le mani,
le braccia del Presidente che si alzavano verso l’alto, stringevano i pugni e
poi, con un’energia che può sembrare insolita in un uomo che di anni ne ha,
incitava tutti quelli che lo salutavano con affetto a tenere duro. In fondo
anche quella sera, come oggi, era nella situazione drammatica un inizio onesto
per tentare di riprendere.
Oggi c’è stato un altro passaggio ed ora, prima di finire, i consiglieri
regionali – come abbiamo concordato e convenuto – uno per gruppo parleranno e,
alla fine, per suggellare l’impegno, il patto con chi abbiamo chiamato qui
rispetto ai ragionamenti, alle riflessioni, alle indicazioni e alle proposte
che ci sono state fatte, voteremo l’ordine del giorno che credo già abbiate
avuto.
Con questo spirito gli interventi, la parola a Liliana Frascà.
Vi confesso che sono un po’
emozionata per due ragioni: una, perché è la prima volta che parlo in Consiglio,
essendo io una neofita; l’altra – e questo mi dispiace – lo faccio in una circostanza
drammatica per il mio pezzo di terra, per
la Locride, per la Calabria.
Vedete, io sono contenta di questa seduta ed oggi, forse solo chi ha poca
memoria può non esserlo; è straordinaria questa riunione ed è
straordinariamente importante. Io non dimentico che tra gli anni ’80 e ’90 il
sindacato unitario, per fare una manifestazione, uno sciopero contro la mafia
sulla Ionica, ha scritto in un manifesto fatto dai ragazzi dell’istituto d’arte
di Siderno: “La mafia esiste per una nuova frontiera di diritti di libertà e di
futuro”. E sapete qual era il disegno di questi ragazzi? Era una Calabria che
veniva soffocata da una piovra.
Sembra facile, ma se oggi siamo qua tutti insieme – perché è importante essere
tutti insieme – per ragionare e per vedere come insieme ne usciamo, credo che
questo sia un passaggio veramente storico per la Calabria.
In Sicilia è stato diverso, purtroppo per loro, per gli omicidi
eccellenti; questo oggi è successo in Calabria ed oggi, in Calabria, per la
prima volta ragioniamo insieme in questo Consiglio regionale per vedere ognuno,
da qualunque collocazione, comunque collocato, quello che deve e può fare per
liberarsi da questa angoscia, da questa difficoltà di vivere, da questo peso
opprimente che la ‘ndrangheta è per la Calabria e, in particolare – ritengo io
– per la Locride.
Non credo sarà facile per nessuno, tanto meno per me che lo conoscevo,
dimenticare lo shock, l’emozione di quei terribili momenti, certo, per
l’affetto che aveva ognuno di noi per Franco, perché – come tutti hanno detto –
era un uomo mite e gentile – e non è dote facile, neanche nel nostro mestiere,
io lo so –, ma credo che, da subito, tutti abbiamo percepito che quel barbaro
ed inaudito assassinio colpiva al cuore la democrazia, le istituzioni e tutta
la Calabria.
Ogni giorno che passa cresce – mi pare che cresca – la consapevolezza che
niente è più come prima, nessuno – ritengo – ma proprio nessuno può fare finta
che niente sia cambiato; non serve proprio fare gli struzzi, nascondere la
testa. L’unica – magari qualcuno aspetta che passi la nottata, perché ce ne
sono – cosa che, invece, dobbiamo fare e che abbiamo già fatto, secondo me, è
quella di accettare la sfida, come l’avete accettata voi.
Che cos’è quello striscione o quel lenzuolo bianco? Voi avete accettato
in prima persona la sfida e noi l’abbiamo accettata con voi. Accettare la sfida
significa che alle dichiarazioni di guerra si risponde combattendo, alzando noi
il tiro, illuminando a giorno angoli e zone d’ombra, facendo del rispetto della
legalità – lo dicevano altri prima di me – e della trasparente gestione delle
istituzioni a tutti i livelli regole indiscutibili. Ma noi dobbiamo anche
sapere che questo, da solo, non basta.
In questi anni la ‘ndrangheta è diventata un’organizzazione potente,
lasciamo stare se guadagna 35 o 36 miliardi di euro o poco meno, non è quello
il punto; guadagna tanto! E la Locride, purtroppo, in questa organizzazione è
ben rappresentata ad alti livelli: da Africo a Platì, a San Luca, a Bovalino, a
Locri, a Siderno, a Roccella, a Caulonia, a Gioiosa Ionica, a Marina di
Gioiosa, a Stilo, può contare su una rete diffusa e capillare di famiglie più o
meno importanti e di relativi gregari.
Negli anni passati – penso alla fase dei sequestri, ma non solo – si è
tentato di fare capire che l’aria era diventata irrespirabile, che la
‘ndrangheta era troppo potente, che stava diventando più forte della mafia
siciliana, diventata sempre più forte e, mano a mano, sulla Ionica, nella Locride,
eliminava imprenditori, dal commercio all’edilizia, che non erano disponibili,
spesso sostituendosi direttamente ad essi e cercava e cerca di mettere le mani
sulle risorse pubbliche che arrivano nell’area, spesso ha messo le mani nelle
amministrazioni.
E non è vero che l’Asl di Locri sarebbe indenne o quasi dalle teorie che
sento in giro, tutt’altro! L’Asl di Locri è un coacervo di interessi, di fatti
negativi e mi pare complicato e difficile che la mafia non abbia svolto, non
svolga un ruolo assolutamente non marginale. Io credo che a questo abbiano
contribuito anche anni di gestione illegale, sicuramente hanno contribuito,
quindi – come vedete – la situazione è tutt’altro che semplice, tutt’altro che
facile e accanto ad un lavoro, ad un impegno nostro, è indispensabile e
necessario – come ho sentito dire – un grandissimo impegno dello Stato, delle
strutture dello Stato.
Vedete, al tribunale di Locri, dove per anni, nonostante le denunce, non
si sono fatte indagini – parlo del passato – non possono essere destinati
giovani magistrati che non hanno alcuna esperienza, è come dire: “Non si fa
nulla”! Non si può, dopo la fase dei sequestri, smantellare anche le forze
dell’ordine e quindi fare diminuire enormemente la pressione sul territorio,
non si possono non requisire gli immensi patrimoni che in quell’area sono stati
accumulati e destinarli a fini sociali, non si può. Se non si fa questo, se non
si cancella la certezza dell’impunità che questi signori hanno, io ritengo che
per noi diventerà difficile uscirne, però dobbiamo e possiamo farlo. Questo è
un pezzo di lavoro che deve fare lo Stato con gli organi preposti.
Poi c’è l’altro pezzo, quello che riguarda tutti noi, il Consiglio, la
Giunta. Il Presidente Bova parlava – io sono d’accordo – anche il sindaco
Barbaro, dell’esigenza di avere un forum sulla Locride permanente per
discutere, ragionare sulla legalità, sulla ‘ndrangheta, ma anche su altro.
Questo è importante, come sarebbe importante, per esempio, che questo Consiglio
regionale ogni anno con gli studenti facesse il punto sulla situazione che si è
determinata in questi anni, che si determina anno per anno. Come pure diventa
importante, oggi, per quanto ci riguarda, affrontare la questione con un
progetto d’urto come lo chiamava il Presidente Bova. Io sono convinta che
questo è necessario sulla Ionica.
In paesi come Africo, San Luca, Platì, ma anche Gioiosa Ionica ed altri,
i nostri bambini non possono andare a scuola alcune ore con degli insegnanti
che non vedono l’ora di scappare, non – poverini – perché non sono bravi, ma
perché c’è un clima intorno non positivo, per la verità, c’è un clima difficile
e poi questi bambini non possono essere lasciati a loro stessi, in giro per il
paese, per acquisire la cultura dell’arroganza, della prepotenza, della
violenza.
Allora, ben venga questo progetto d’urto e dobbiamo pensare come
affrontiamo realmente queste questioni. Il problema non è solo quello di
parlare di legalità, ma di vedere come poi lavoriamo concretamente per fare
crescere nella testa dei nostri bambini il senso, il sentimento della legalità.
C’è bisogno di ragionare, di intervenire, di utilizzare risorse per far
capire a questi bambini che c’è un altro mondo che non è quello né della
televisione né quello dell’arroganza, della prepotenza, della violenza che si
respira in alcune aree, in alcuni nostri paesi interni. Questa è una cosa da
fare.
Come pure, quando ragioniamo degli altri ragazzi – perché anche nella
scuola della Locride, e ve lo dice una che la conosce molto bene, una cosa era
il ragionamento e le discussioni degli studenti venti anni fa o quindici anni fa,
un’altra è oggi –, anche nelle scuole superiori diventa importante,
fondamentale ragionare ed avere un programma serio in cui si discuta della
legalità e si faccia capire che la tracotanza e l’arroganza devono fare
vergognare.
Ma progetto d’urto significa anche altro. I nostri ragazzi hanno detto
tutti che c’è un problema che riguarda l’edilizia scolastica. Allora mi chiedo
e chiedo alla Giunta: insieme al Governo nazionale, insieme alle Province
soprattutto, che poi sono quelle che su questo terreno hanno le competenze,
possiamo ragionare di un piano triennale sull’edilizia scolastica per fare
uscire i nostri ragazzi da questa situazione gravissima di disagio? Io credo
che possiamo farlo, possiamo prevedere nell’arco di tre anni che, piano piano,
mettiamo a norma, costruiamo laddove non è possibile, facciamo in modo che i
nostri ragazzi vivano in un ambiente normale anche da questo punto di vista.
I nostri ragazzi ponevano il problema dei trasporti. Mi fa piacere che
qui ci sia l’assessore ai trasporti. In questi anni la Regione Calabria ha
speso soldi per mantenere le autolinee e gli autisti delle autolinee. Ora,
guardate, io vengo dal sindacato, tutelo il lavoro di tutti e non è che stiamo
mettendo in discussione il lavoro di nessuno, però com’è possibile che da Stilo
a Casignana o ci si incontra a scuola la mattina un’ora o poi non ci si può
vedere più?! E spendiamo tanti soldi!
Allora, con tutte le difficoltà che ci sono, perché io capisco che ci
sono problemi di risorse, eccetera, eccetera, ragioniamo nel merito per evitare
che questi ragazzi siano isolati, una volta che tornano a casa da scuola
all’una, all’una e mezza, alle due. Dobbiamo ragionare di questo, perché poi
anche un circuito normale di relazioni sociali garantisce pure da questo punto
di vista. Non è possibile questo isolamento, certamente di questo dobbiamo
ragionare e, quando io parlo di progetto d’urto, parlo di tutte queste cose
insieme su cui ragionare, impegnarsi per dare rapidamente delle risposte.
In questi anni la situazione è diventata difficile, drammatica sulla
Ionica, è diventata pesantissima soprattutto per i ragazzi, per i giovani. Noi
dobbiamo anche ragionare perché dobbiamo creare delle prospettive, un futuro, al di là delle questioni immediate che
vanno affrontate e così via. Ragionare sulla prospettiva, sul futuro significa
veramente ragionare sulle risorse ed utilizzarle al meglio.
Il futuro della Ionica, noi abbiamo sempre pensato – qua c’è il sindaco
Barbaro insieme agli altri sindaci e così via, si è lavorato anche molto, per
la verità, in questa direzione – che poteva essere un futuro fatto sicuramente
di turismo, ma un futuro anche che faceva in modo che si recuperasse tutto
quello che di bello c’è sulla Ionica: i nostri centri storici, farli rivivere,
recuperarli anche dal punto di vista architettonico, urbanistico. Qua c’è
l’assessore all’urbanistica, approfitto.
Quando noi parliamo di turismo, di sviluppo e pensiamo ai nostri centri
storici, pensiamo che dovremmo utilizzarli e possiamo farlo perché c’è una
legge urbanistica approvata e ci sono le linee-guida in via di esserlo, perché
sono state giustamente ritirate quelle fatte precedentemente, ora si tratta di
vedere come nel bilancio regionale, ma non solo in esso, riusciamo ad avviare
almeno un recupero dei nostri centri storici, perché questo non solo significa
recuperarli, renderli più belli, vivibili e così via, ma anche dare la
possibilità di lavoro, dal lavoratore comune a quello più professionalizzato e
così via, ed è un lavoro che continua nel tempo.
Vi faccio solo questo esempio per dire che si deve e si può lavorare per
costruire le condizioni per una crescita e per uno sviluppo in quell’area,
perché quella è l’altra gamba su cui deve e può camminare la messa in
discussione dei poteri criminali. Infatti, è vera la cosa che dicono i ragazzi:
da una parte c’è il bisogno pure, non è tutta una questione solo di scelta, che
c’è, ma c’è anche un problema di difficoltà di vivere, di problemi e così via.
Certo che noi su questo dobbiamo lavorare per offrire più opportunità, per fare
crescere la possibilità in quell’area per un futuro migliore per tutti noi.
Io ritengo che la battaglia che facciamo, che dobbiamo fare tutti insieme
è importante per il nostro futuro e non è ulteriormente rinviabile. E’ un
problema non solo di diritti, di futuro, è un problema di libertà.
Sapete come voglio chiudere? Ho letto per caso, ieri sera, una bellissima
poesia di Alda Merini, “La parola libertà”, e ve ne leggo un poco: “L’uomo è
libero quando nasce in una terra di giustizia e non ha catene di parole ai
piedi, ma ancora disgraziatamente, a volte, in questa nostra libertà alligna la
violenza di qualcuno che non vuole la serenità dello sguardo e la parola
felicità nel cuore degli italiani”, in questo caso dei calabresi.
Ecco, noi dobbiamo sradicare questa violenza e dobbiamo farlo in tanti
modi tutti insieme e credo che riusciremo a farlo. Io sono fiduciosa.
Antonio BORRELLO, Segretario
Questore
La parola all’assessore Tommasi.
Grazie per aver voluto, insieme ai capigruppo, questo importante appuntamento che viene dopo una immane tragedia che ha colpito un amico, una persona perbene, un collega con cui in questi banchi abbiamo sostenuto battaglie importanti. Ma oggi, proprio in memoria della persona di Fortugno, si sta avviando un percorso nuovo nella nostra regione e la reazione dei giovani che parte dalla Locride, ma che coinvolge ed attira e solidarizza con tutti i giovani del nostro Paese, è un segnale molto importante che la Calabria.
La Locride non è sola. E’ un
segnale importante per lo Stato, al di là dell’impegno dei magistrati, al di là dello
sforzo che metterà in campo con le forze dell’ordine.
Io ritengo che un salto di
qualità si possa fare, mettendo in condizioni la nostra regione di essere al passo con le
altre regioni del nostro Paese e con gli altri Paesi europei: mi riferisco principalmente ad un sistema di
infrastrutture adeguato, a mezzi di collegamento veloci che possano consentire l’interscambio
culturale, possano consentire
davvero che da Locri a Reggio Calabria non ci voglia un’ora e mezza di
macchina o che da Locri a Catanzaro non
ce ne voglia altrettanto
per fare 80-90 chilometri. Io credo che il sistema infrastrutturale della
nostra regione, ma di quell’area particolarmente, vada totalmente rivisto
per far uscire da un’arretratezza storica una zona importante della nostra regione.
Io sono uno di quelli che dice no
ad una infrastruttura come il ponte sullo
Stretto, al di là delle
problematiche ambientali, ma lo dico
perché in questa nostra regione abbiamo
bisogno di tante altre infrastrutture viarie e strutturali e dall’assessorato che ho l’onore di guidare viene fuori
uno spaccato della nostra regione veramente desolante: nella nostra regione
mancano 1.500 chilometri di rete fognaria, questa la dice tutta circa l’abbandono
da parte dello Stato. Non è soltanto la mancanza di magistrati che hanno
maggiore esperienza o le forze dell’ordine ancora più presenti, lo stato di arretratezza
che noi registriamo è storico ed è chiaro che le responsabilità non sono di voi
giovani; le responsabilità ricadono anche sulla classe politica che ha guidato
in questi cinquant’anni, quindi non mi riferisco a ieri per fare una questione politica,
ma è una problema storico, attorno al quale, poi, il malaffare è riuscito a
fare, a crescere e ad ingigantirsi, perché le responsabilità nostre sono quelle
di aver fatto delle leggi inadeguate in
molti casi, che hanno indotto ancora di più i cittadini a fidarsi della
politica, quindi si è aumentato il divario fra politica e società civile.
Per cinquanta-sessant’anni abbiamo pensato ad una politica
assistenzialistica, perché si badava soltanto alle preferenze, alla crescita
del partito, ai consensi, dimenticandoci che mancava un programma strutturale e
innovativo della nostra regione e con questa mancanza di prospettive, con questa mancanza di
lavoro, è chiaro che il proliferare del sistema delinquenziale cresceva,
cresceva la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e cresceva l’omertà
nella nostra regione. Il distacco è arrivato ad un momento abissale.
Io ringrazio i giovani della Locride per questo scossone che hanno dato
alla politica, li ringrazio di cuore perché a questo punto l’impegno che la
politica deve fare è dare fiducia e cambiare marcia con una nuova programmazione,
cambiare marcia insieme, politica, scuola, associazionismo, proprio per far sì
che insieme si cresca e si creino nuove condizioni economiche nella nostra
regione, il sistema bancario, il sistema occupazionale, i progetti e le prospettive, a partire
dall’assessorato che dirigo, quello dell’ambiente.
L’ambiente è stato dimenticato
per troppi anni nella nostra regione, è una risorsa, può creare occupazione e
può diventare un volano di sviluppo della nostra regione, perché all’ambiente è
legato il turismo, il territorio, sono legati i parchi. Tutta questa macchina
deve incominciare in modo sinergico a creare le condizioni socio-economiche per
dire stop al reclutamento. E’ così che si blocca la linfa vitale alla
‘ndrangheta.
E’ chiaro che questo dipende da
noi politici regionali, dallo Stato, dall’Unione europea. Molti treni abbiamo
perso in questi anni con l’Unione europea. Su questo va aperta una grande
discussione su come investire le risorse europee dell’Obiettivo 1, dipende da
noi, da voi, ma credo che insieme si possa davvero far emergere la nostra
regione dalle secche dove negli ultimi cento anni si è arenata.
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
La parola all’onorevole Nucera.
E’ bene ritrovarsi dopo i giorni
bui che abbiamo vissuto in questi giorni, è bene parlarsi l’uno con l’altro, le
istituzioni, la politica, la società civile, la società in genere, i giovani ed
è un bene, oggi, aver ascoltato i giovani che rappresentano proprio per la freschezza,
per la naturale predisposizione del loro animo, ascoltare la voce quasi della
verità, oserei dire, ma la voce di chi vive il mondo con gli occhi di chi
ancora sogna, di chi ancora ha degli obiettivi, di chi ancora nel cuore porta e
alimenta sempre più la speranza.
Queste analisi, queste riflessioni, queste proposte che sono
state oggi poste all’attenzione
hanno senso se noi riusciremo a farle intrecciare, incontrare in un percorso di conoscenza e
virtuoso che riesce ad incidere sulla realtà, sulla verità, cioè su ciò che un giovane
sogna, aspetta e vede di fronte a sé nella formazione, nella sua maturità con
quello che, invece, è la verità cruda che vive nel quotidiano. Questa è la forza di quel giovane e di quei giovani
che hanno una prospettiva e una
speranza.
La forza delle analisi, la
capacità della conoscenza,
l’incisione sui percorsi della nostra vita, le nostre stesse riflessioni risultano valide se queste condizionano, poi, il crescere e l’andare avanti per
chi ha uno spirito libero e sereno. Purtroppo, non è così per la mafia. Pertanto,
incontrarsi oggi e
parlare arricchisce entrambi, i giovani perché hanno modo di potersi
confrontare e dialogare con gli altri, con gli adulti, con le istituzioni, con
la politica, con quanti sono chiamati a garantire una convivenza sociale,
civile e tranquilla, ma arricchisce anche gli altri, cioè noi che abbiamo il
dovere forte della responsabilità, noi che dobbiamo portare dentro
continuamente e costantemente il senso dell’orientamento, il senso della guida,
il timone della giusta via da seguire nelle nostre azioni. Ecco, allora, perché
questo dibattito di oggi ha valore.
Diceva prima qualcuno nel suo intervento, un
giovane, “è bello ritrovarsi e parlare di valori alti”, perché oggi abbiamo e
ci stiamo confrontando su valori alti, quale è il valore di una vita serena,
tranquilla, il valore della legalità, della serenità, del convivere sereno e
civile in ogni stadio e in ogni fase della nostra vita. Il Presidente, nella
sua introduzione, ha voluto porre all’attenzione questo percorso da seguire come primo ed immediato segnale di una lotta
ad un sistema che non può e non deve assolutamente progredire ed ha posto
alcune condizioni: legalità uguale scuola, legalità uguale sviluppo, legalità
uguale formazione, legalità uguale servizi pubblici, legalità uguale servizi
alla persona, legalità uguale strumenti di intervento anche sul decoro non solo
dell’uomo, che forse è eccessivo, ma anche sul decoro delle nostre città, dei
nostri quartieri, dei nostri paesi; legalità uguale una visione della realtà
materiale che noi abbiamo all’esterno più alta e più nobile, cioè recupero
anche di un degrado urbanistico che prevale nelle nostre città ed è presente
nelle nostre realtà.
Ecco, ai giovani tutto questo mi
sento di dire oggi, mi sento di dire che la legalità non è un qualcosa che vive
al di fuori e all’esterno di noi, di noi singoli, di noi comunità, di noi
scuola, di noi Paese, di noi società in genere, ma è qualcosa che vive, che sta
dentro di noi e che dobbiamo cercare costantemente e ripetutamente. Allora noi
abbiamo il dovere di incrementare,
di incanalare, di portare avanti questo discorso e la politica non sempre
riesce a dare le giuste direttive.
Qualcuno parlava di commistione
fra mafia e politica, si risente costantemente masticare questo binomio
mafia/politica, ma quanto si fa effettivamente per superare, per andare oltre
quello che può essere lo steccato del luogo comune, del dire, del riempire a
tutti i costi modi e stati di essere? Perché fa comodo a quanti vogliono
strumentalizzare alcune posizioni, a quanti vogliono utilizzare alcune
postazioni, perché fa comodo in quanto bisogna a tutti i costi delegittimare,
perché fa comodo in quanto, tutto sommato, è un modo veloce per eliminare e
cancellare gli avversari in tutte le cose, basta mettere marchi e anatemi.
Allora la responsabilità sotto
questo punto di vista deve essere di tutti, le istituzioni hanno il ruolo di
potenziare gli organismi chiamati alla tutela, alla difesa ed alla garanzia
della giustizia nei nostri territori.
Io mi chiedo, ma ai giovani soprattutto chiedo: voi sapete quanti
magistrati ci sono che operano in Calabria? Sapete quanti vuoti ci sono nei
vari organici della magistratura? Sapete quali e quanti organici nel tempo, non
nel 2005, ma nel 2004, 2003, a partire – perché no? – anche dall’Unità
d’Italia, si sono sempre registrati in quel difetto e in quella carenza di
giustizia amministrativa, di giustizia civile e penale che noi avvertiamo
costantemente? Tutto questo cosa è se non un ritardo nell’applicazione dei
diritti, se non un negare un riconoscimento dei diritti a quanti si appellano
alla giusta ed unica autorità che noi dovremmo riconoscere e sapere? E, come
avviene per esempio nelle nostre procure, in questa provincia – non dobbiamo
avere paura di dirlo – quand’anche abbiamo uffici di tribunali che l’un contro
l’altro armati, come se fossero posti lì a difendere una legalità contro
l’altra legalità… La legalità è una, è la sicurezza dei cittadini ed ogni uomo
che cade, chiunque esso sia, di qualunque infamia possa essere tacciato o di
qualunque grande virtù possa essere vittima e martire di questa terra, risulta essere
sempre una sconfitta per la società.
Dicevo, come oggi abbiamo voluto
creare questo momento di confronto, di riflessione serena, pacata, pacifica su
questi elementi, anche domani dobbiamo ritrovarci, ma su questi temi, non su un
riflettere e parlarci addosso, ripetendoci sempre le stesse cose, che giova
sempre perché – lo dicevo prima – la conoscenza è alla base dello sconfiggere e del superare alcune
antiche e ataviche incrostazioni che ci portiamo dentro. Ma oggi, come domani,
dobbiamo essere pronti ad affrontare nelle sedi giuste le giuste e dovute
attenzioni.
Ancora oltre, bisogna chiedersi perché si usa sempre e non si dà mai
ascolto, nel momento in cui viene detto, alle frasi… Io ricordo un’espressione
bellissima del procuratore Vigna, il quale sosteneva una tesi banale, cioè una
tesi che appartiene alla quotidianità di tutti noi, il quale diceva, verso la
fine degli anni ’80: “Ma non è possibile che il poliziotto del quartiere, in
una realtà cittadina, che è un poliziotto o un carabiniere, un finanziere, un
ordine, un appartenente all’ordine pubblico sia cittadino e residente dello
stesso appartamento, soprattutto” – lì si parlava di una guerra di mafia che
era scoppiata in Campania – “perché si pone un problema ambientale molto forte,
non sulle qualità del singolo poliziotto che nessuno mette mai in discussione,
perché si tratta sempre di giovani a cui bisogna dare il massimo
dell’attestazione e del riconoscimento, ma per un problema semplicissimo, per
l’assuefazione della cultura a quello che è l’ambiente intorno a cui si vive”.
Noi viviamo nelle nostre realtà che le caserme, qualunque caserma andiamo
a frequentare, è piena di indigeni, cioè appartenenti allo stesso territorio.
Questo significa – lo diceva Vigna, ma lo condivido in buona parte – senza
dubbio, sottovalutare alcuni fenomeni che nascono dal basso, dal piccolo, dalla
cosiddetta criminalità e crescono in maniera vertiginosa, che possono anche
portare a devianze e a tutte le conseguenze che noi conosciamo.
Ecco, vedete, sono piccole cose
che ho voluto citare, proprio per non entrare nel pieno di analisi, perché di
analisi ne abbiamo sentita un po’ tutti e un po’ tutti siamo bravi
nell’effettuarla.
Io, Presidente, vado subito alla conclusione del mio intervento perché ci
eravamo impegnati – poi non so per quale strano motivo sia venuto meno anche
questo impegno –a fare interventi rapidi, mentre qualcuno è andato al di là di
tutti i tempi consentiti, solo per offrire due spunti: uno afferente all’ordine
del giorno che lei ha voluto distribuire; due, nel dire e sostenere a gran voce
– e mi piace che ci siano almeno gli ultimi mohicani, così li possiamo
chiamare, quelli che hanno resistito all’idea del panino e che si sono fermati
in Aula –, Presidente, che le cose che lei ha detto nella sua relazione le
condivido tutte, sono perfettamente – è cosa rara – in piena sintonia con lei.
Però devo aggiungere che, se lei fosse
stato anche più attento, ma quando dico lei, parlo a lei per parlare a me
stesso ed anche ai consiglieri di questa legislatura e della scorsa
legislatura, avrebbe ricordato che chi vi sta parlando – e questa legislatura
lo abbiamo riproposto con tutto il gruppo dell’Udc – aveva già proposto un
progetto di legge sulla sicurezza finalizzato agli scopi che lei ha tracciato e
a me fa piacere, oggi, sentire che i contenuti di quel progetto di legge sono
totalmente ripresi dalla sua relazione iniziale.
Io gliela dico e gliela cito più per una
memoria storica di quanti ci ascoltano, che per un fatto che a lei possa essere
sfuggito, sono certo che non è sfuggito, perché si tratta di un progetto di legge
dal titolo “interventi regionali a favore delle politiche della sicurezza e di
educazione alla legalità nell’ambito del territorio e delle comunità calabresi.
Adesione della Regione Calabria al forum europeo per la sicurezza”. Ecco un
passaggio importante della conoscenza e della formazione, perché attraverso la
conoscenza e la formazione si possono innescare tutti quei processi che noi già
abbiamo definito virtuosi prima, che ci consentono di migliorare anche la
qualità della vita, cioè il senso della convivenza, la vivibilità interna del
nostro territorio, partendo dal basso.
Allora sì al forum, come è stato
definito, “resistenza e verità”, esatto, permanente per la resistenza e verità,
io aggiungo anche sì all’adesione della Calabria al forum per la sicurezza.
Non è una novità – questa la dico
perché è una cosa che già altre Regioni d’Italia hanno attuato – e quali sono i
vantaggi di questa adesione? Signor Presidente, mi perdoni, ché è sempre
difficile poter parlare con lei, ora parlo a lei direttamente: quali sono i
vantaggi di questa adesione che hanno già sottoscritto la Regione Toscana, la
Regione Emilia Romagna, la Regione Umbria? Non sto parlando di Regioni come la
Lombardia o il Veneto, ma della Toscana, dell’Emilia Romagna, Umbria, molto più
attente, molto più sensibili probabilmente a certi processi anche europei. La
possibilità che noi abbiamo di poter accedere a dei fondi dell’Unione europea
che dia la possibilità, rispetto ai progetti, (e la Locride ha pieno titolo per
entrare in questi progetti, l’area della Locride è più che mai, forse la più
titolata in Europa a poter adoperare quei contributi) di utilizzare quei
progetti per i fini che noi ci vogliamo proporre…
Molte volte il parlare, il
riflettere, il discutere, l’essere qui a confrontarsi, magari anche facendo
correre parole che appartengono un po’ alla ritualità dei gesti, è utile perché
ci consente anche di poter rimarcare alcuni passaggi importanti.
Presidente, le do comunicazione che proprio nei giorni scorsi ho
presentato un ulteriore progetto di legge, si chiama “decreto legge sulla Locride”,
che ha – chiamiamoli fra virgolette – i contenuti di interventi speciali i cui
fondi sono in leggi speciali della comunità nazionale, dell’Unione europea e
anche nelle stesse leggi regionali che possiamo utilizzare.
Lei ha parlato di risorse cui bisogna attingere e di questo ne avevamo
già parlato nell’ultima seduta della Commissione antimafia insieme al
Presidente Acri, ché ci siamo perfettamente incontrati nella sintonia della
volontà di intenti, nella piena tenuta di alcune cose che non devono essere
fatte, caro Antonio Acri, ma devono essere sostenute veramente a prescindere da
chi le propone, a prescindere da quale parte politica vengano, l’importante è
che si superino le bandiere sui grandi valori.
Noi, oggi, qui a questi giovani, o meglio da questi giovani abbiamo
tratto un insegnamento: loro sono pronti a farsi ammazzare. Io non so quanti di
noi siano pronti a farsi ammazzare per i nostri valori oggi, ma sicuramente a
vent’anni la vostra rabbia era anche la mia rabbia, cari ragazzi. Continuate
con questa rabbia, perché solo la rabbia dei più, la rabbia degli onesti, di
quanti hanno paura – come diceva un giovane – può fare veramente cambiare
questa Calabria, perché – credetemi – più si va avanti su questa via, più la
pigrizia, l’inerzia, l’assuefazione, il senso del non voler rispondere in
maniera seria alle cose si fa padrone di noi stessi.
Ecco, la reazione appartiene a
noi e a voi il compito di essere i veri censori di questa società.
Abbiamo altri sei iscritti a
parlare. Non credo che i colleghi prenderanno la raccomandazione che faccio,
cioè di stare, per quanto possibile, ovviamente entro i cinque minuti, come una
forzatura inaccettabile da parte di questa Presidenza. Vorremmo che un’Assemblea straordinaria
così impegnativa si concludesse senza sciogliersi in tanti rivoli.
Con questa raccomandazione, ricordandovi che alla fine dobbiamo approvare un ordine del giorno, do la
parola al Presidente Guerriero.
La ringrazio, Presidente, per
avermi dato la parola. Io parlo come Presidente della Commissione regionale
antimafia, ma rappresento certamente anche una forza politica all’interno di questo
Consiglio.
Non voglio dilungarmi molto,
vorrei essere molto incisivo, se possibile, asserendo che se questi sono i
giovani calabresi, ritengo che la Calabria possa aspirare ad un futuro
certamente migliore. E non è retorica la mia, ma non solo per le battaglie che
essi stanno portando avanti come giovani calabresi – ed io ritengo che sia
improprio definirli studenti calabresi – è importante questo, perché ritengo
che il sentimento che esprimono
all’interno di questa grande iniziativa che hanno intrapreso possa appartenere
anche a tanti giovani lavoratori calabresi
che oggi non possono essere presenti qui dentro.
Io penso che quanto loro hanno
detto stamani abbia molto di pragmatico,
forse dovremmo apprendere molto di più da loro noi politici.
Qualcuno asseriva “vogliamo
proposte, proposte, proposte”, l’ha ribadito per tre volte un ragazzo di quell’area
così amara. Allora dico che noi
dovremmo apprendere qualcosa dall’iniziativa che stanno portando avanti, che non è legata ad un momento di rabbia, ma
evidentemente è la ribellione di chi ritiene di non meritare questo stato di
disagio che vivono all’interno del loro comprensorio.
Ma io ritengo, oltretutto, che
sia limitato parlare della ‘ndrangheta,
perché questa è la definizione giusta, non mafia, della ‘ndrangheta nella Locride, la ‘ndrangheta è presente in tutta la
Calabria, non vi sono territori che sono isole felici in Calabria, guai a
sottovalutare… non dobbiamo essere noi a sottovalutare queste cose. La
‘ndrangheta è presente nel Crotonese, nel Vibonese, nel Catanzarese, nel Lametino,
non c’è area della Calabria dove la ‘ndrangheta non abbia messo piede e si sia
radicata in maniera forte – lo dicevamo l’altro giorno nell’incontro che
abbiamo avuto come Commissione regionale antimafia con la Commissione nazionale
antimafia.
Allora, non minimizziamo anche noi questo fenomeno in Calabria, perché la
‘ndrangheta oramai esce fuori dai confini della Calabria, dai confini
dell’Italia stessa, voglio aggiungere
io, è abbarbicata al narcotraffico colombiano, alla mafia russa, a tutto ciò
che è ‘ndrangheta, purtroppo, ed è prevalente persino rispetto alla mafia in
Calabria.
Io non voglio fare un’analisi
della diversità fra ‘ndrangheta e mafia, ma è fortemente diversa la ‘ndrangheta
rispetto alla mafia perché la mafia è una cupola, la ‘ndrangheta è una famiglia
e in Calabria i pentiti sono pochissimi. Ecco perché non si trovano coloro i
quali hanno commesso tanti omicidi dall’inizio dell’anno nella Locride: i
pentiti sono pochi perché sono famiglie, è cosa diversa, e nelle famiglie non
si accusano i nipoti, i parenti, gli zii e i cugini, contrariamente alla cupola
siciliana.
Non voglio andare per le lunghe perché ritengo che, dopo aver ascoltato
voi, ancora di più abbiamo il dovere di essere pragmatici, concreti nelle
nostre cose. Che cosa diciamo a voi giovani noi istituzione regionale? E’
questa la sostanza con la quale ritengo voi vogliate confrontarvi. Io penso che
sia opportuno confrontarsi, discutere, fare convegni, certo nelle scuole,
laddove è possibile creare un momento di attrazione culturale su un fenomeno
che “culturale” è e che va modificato dalle radici, però noi istituzione
abbiamo anche un altro ruolo, perché il nostro ruolo è quello di dare proposte
concrete ai bisogni che ci sono sul territorio.
Voglio leggervi solo una breve
frase che scaturisce da un illuminato fascicolo elaborato proprio dalla diocesi
di Locri e presentato da monsignor Bregantini, dal titolo : “Perché il mio
popolo non dimentichi”, che dice “dove servizi elementari non funzionano, dove
le leggi vengono prese in considerazione solo per i vantaggi che se ne possono
trarre, dove al potente si offrono privilegi e al debole si negano diritti,
dove in cima alle aspirazioni di molti ci sono potere e denaro, non c’è da
meravigliarsi che prosperi la violenza e si giunga con disinvoltura
all’omicidio”. Basterebbe questo per capire quale significato ha in questa
terra questo tipo di sopruso, perché di sopruso si tratta, nei confronti dei
giovani, dei lavoratori, delle persone oneste, delle famiglie oneste calabresi
che sono tante, sono la prevalenza. Ecco perché ci dobbiamo misurare con fatti
concreti.
Io mi onoro di presiedere una
Commissione, laddove si lavora con serietà per cercare di individuare quali
sono le proposte da portare avanti in una terra amara come la nostra, che ha consegnato
alla Commissione nazionale un documento, che è stato voluto da tutta la
Commissione antimafia della Regione Calabria, dove si elencano una serie di
proposte. Voi sapete che noi non abbiamo un altro ruolo, se non quello di
proporre, dopo c’è un organo che è la Giunta regionale, che può finanziare
determinate attività; la Commissione non può finanziare attività, la
Commissione propone il finanziamento e, mai come oggi, la Commissione si è
sentita responsabilmente chiamata in causa.
Si parla di usura in Calabria.
Allora perché non pensiamo alla creazione della banca etica in Calabria? La
banca etica- abbiamo proposto come Commissione l’adesione da parte della
Calabria, lo vedremo, sono convinto che il Consiglio regionale tutto accetterà
questa proposta di aderire alla banca etica in Calabria – ha un significato
preciso: la Commissione ha voluto rafforzare la legge Rognoni -La Torre,
carissimi giovani, studenti universitari e non, ha voluto rafforzare con la sua
decisione l’idea che i beni confiscati alla ‘ndrangheta non possono essere più
rappresentati come li vorrebbe rappresentare la modifica a livello nazionale
della legge Rognoni-La Torre. Vogliamo che sia mantenuta in vita quella legge,
che sia rafforzata in Calabria, i beni confiscati debbono andare laddove fino
ad oggi le uniche associazioni, carissimi colleghi consiglieri regionali, sono
state quelle del volontariato tipo “Libera”, “Progetto Sud” e via di seguito.
Allora incominciamo a ragionarci su questo, incominciamo a privilegiare
anche i progetti che queste associazioni che hanno grande serietà e presenza
sul territorio calabrese, e non solo calabrese, basta vedere il risultato che
ha ottenuto “Libera” in Sicilia o, per esempio, quello che ha fatto a Palermo
“Italia Lavoro” con i beni confiscati.
Ragioniamo con loro, è questo il
metodo e, invece di sperperare e di disperdere energie preziose in termini di
risorse con i fondi europei, con gli Apq che vengono ad essere polverizzati in
mille rivoli su soggetti fantasma che ci sono nella regione Calabria,
associazioni fantasma nella regione Calabria che parlano di lotta alla
‘ndrangheta solamente in convegni e basta e non producono nulla nella sostanza,
finalizziamo queste risorse a queste cose. Questo è l’impegno che dobbiamo
prendere.
Abbiamo chiesto anche al Governo
centrale che pensi un po’ al lavoro in Calabria, ma non perché è una frase
fatta, purtroppo, ma ci sono progetti, la Regione ha approvato un progetto sul
lavoro: vogliamo che sia finanziato questo progetto sul lavoro.
Guardate, capisco bene che non la
si può fare lunga, anche perché la stanchezza, almeno per voi, è naturale, noi
siamo abituati a fare lunghe maratone, ci auguriamo siano produttive almeno per
questa nostra terra, noi siamo abituati, voi non lo siete, però vi chiediamo di
comprendere anche lo stato d’animo che abbiamo: abbiamo perso un caro amico, un
caro collega, Franco, e purtroppo abbiamo dovuto prendere coscienza, siamo
dovuti partire da questo triste episodio per dire che dobbiamo rimboccarci
tutti le maniche, che dobbiamo stare tutti quanti assieme, perché domani
dovremo andare a Locri a fare certamente questa grande manifestazione, però il
giorno successivo non dovremo dimenticare il problema che questa Calabria
soffre. Questo è il discorso che noi vogliamo portare avanti.
Guardate, vi sta la banca etica –
a me dispiace che sia andato via il vicario –, vogliamo lavorare molto, molto –
e lo proponiamo al Consiglio – su quelle che sono le norme per la promozione e
lo sviluppo della cooperazione sociale, perché noi sappiamo bene che attraverso
questo metodo si prende coscienza, in realtà difficili, di quelli che sono i
reali problemi di una società che, purtroppo, vive.
Banca etica: un accordo di
programma quadro per la legalità e la sicurezza. Dobbiamo lavorare in sinergia,
Consiglio regionale e Giunta regionale devono mettere assieme le proprie
sinergie, non si può lavorare a comparti stagni. E’ questa la volontà della
Commissione, non è il Presidente che sta parlando in questo momento, la
Commissione vuole lavorare in sinergia con la Regione per programmare quelli
che debbono essere gli attacchi a questa malapianta, come l’ha definita il
rettore dell’Università Mediterranea.
Chiudo con una certezza: che
quanto stabilito in pochi punti del programma della Commissione stessa sia
recepito interamente, perché la Commissione all’unanimità ha approvato questo,
senza distinguo di sorta, senza destra, sinistra o centro. La Commissione ha
compreso che, in questo momento, questa Regione ha bisogno di unità,
soprattutto su questi grandi temi, e ha unanimemente deciso che quel documento
deve essere sottoposto alla volontà del Consiglio regionale per vedere se
realmente si ha la voglia di andare a scalfire – certamente capiamo bene che
non andiamo a distruggere questa malapianta – quello che è un fenomeno che
ormai porta i giovani ad una ribellione giusta e che porta i giovani di Locri
ad essere capofila di una ribellione che dovrebbe attraversare la Calabria dal
Pollino all’Aspromonte.
La parola all’onorevole Racco, che ringrazio perché ha dimostrato
disponibilità, essendosi iscritto prima di altri colleghi. Gli chiedo scusa,
gli do la parola. Si prepari il collega Fedele.
Cari ragazzi, intervengo e non
rinuncio al mio intervento perché sento di dovervi dire qualcosa.
In questi giorni, come voi, ho
riflettuto tanto dopo questo episodio e ho riflettuto molto soprattutto dopo
che i media hanno dato grande risalto
alla vostra iniziativa. Vorrei dire a me stesso, ai colleghi e soprattutto a
voi che avete un futuro, che avete ancora il tempo di ricostruire anche
mentalmente la vostra formazione rispetto a ciò che è importante, ciò che è
meno importante, ciò che è retorico veramente e ciò che può apparire retorico,
ma è utile, ché la situazione, ragazzi, è grave.
Io vi parlo da capogruppo del Nuovo
Psi e, con l’occasione, vi porto il saluto di tutto il Psi calabrese ed anche
del neosegretario Bobo Craxi. Vi porto questi saluti non per retorica – torno a
dire – ma per le cose che avete in qualche maniera ripreso con le vostre
manifestazioni, ma soprattutto anche per qualche intervento che ho ascoltato,
dove riprendendo il senso della vita di Francesco Fortugno – perché non dobbiamo
dimenticare in questo Consiglio regionale che stiamo parlando dopo l’assassinio
di un politico calabrese, di un politico che aveva forte il senso dell’appartenenza
ad un simbolo e forte il senso della crescita del proprio movimento politico
per costruire una democrazia calabrese migliore, questo è il senso – dobbiamo
interrogarci se per queste cose un uomo perde la vita e, ovviamente, ci
interroghiamo su queste cose perché anche le modalità… Non voglio fare né il
tecnico, né il poliziotto, né il giudice, parlo da politico, da collega di
Ciccio Fortugno che vive quelle realtà, che le vive non solo da politico, ma
anche da imprenditore e vi posso dire che la cosa è seria, ma è seria perché
non c’è un’attenzione, almeno fino ad oggi non c’è stata l’attenzione seria
dell’opinione pubblica italiana.
Dopo anni, dal dopoguerra è la
prima volta che c’è un’attenzione seria di credibilità a questa regione,
l’avete data in due: il Presidente del Consiglio che è riuscito ad essere
credibile e, ovviamente, la figura di Francesco Fortugno, perché non dobbiamo
dimenticare che almeno ad oggi siamo consapevoli e forti del patrimonio di democrazia
e di onestà che veniva da quel luogo, se no tutto è perso, ragazzi. Allora noi
dobbiamo indicare un percorso a
noi stessi e al nostro futuro.
Avete acceso una speranza che va
oltre le ragioni di una regione emarginata, cioè noi contemporaneamente abbiamo
acceso la luce su una Calabria che non era appetibile né come numero di
abitanti, né come territorio, né come turismo, né come nulla, né come
formazione – e mi dispiace che il rettore si sia fatto ascoltare e poi sia
andato via – e rispetto a questo, Presidente, le prossime iniziative, questa
era un’iniziativa di alto profilo, giovani, avremmo dovuto, la prossima volta –
questa non è una critica, ma lo faremo meglio – intervalleremo gli interventi
vostri con quelli nostri, se mi consentite…
Da quanti giorni è morto Ciccio
Fortugno? E’ la prima volta che riesco a parlare in pubblico in un’occasione
dove non mi volevo mettere in vetrina, perché finora non ho fatto delle
dichiarazioni che non avevano un senso istituzionale per non mettermi in
vetrina, per non strumentalizzare una morte…
Allora vi dico: oggi, oltre
all’approvare un documento, oltre ad approvare il forum, noi dobbiamo andare
ancora più in là, vista la vostra disponibilità e il valore del vostro
messaggio che ha preso nei media, perché oggi noi dobbiamo anche ragionare così. Se c’è un’attenzione, si
discute, si parla, si confrontano idee e si migliora: migliorerà la Calabria,
migliorerà il sistema politico italiano, se saprete tenere alta la bandiera ed
anche fra di voi a discutere dentro le vostre realtà rispetto alla vita
quotidiana delle cose che gestite voi, perché la vostra democrazia deve anche
produrre degli effetti all’interno delle vostre scuole, delle vostre realtà,
perché la continuità, presunto parziale, coinvolge tutti, ragazzi, coinvolge me
come politico, come imprenditore, coinvolge gli altri, voi giovani quando
andate in discoteca, quello che dà lo spinello, quell’altro che ha… Si sa, si
conosce, una rete di malaffare che, in qualche maniera, convive con la
quotidianità di tutti quanti noi. E poi ti deve succedere un fatto così grave
per farci prendere coscienza!
Siccome la coscienza credo che l’abbiamo presa in tanti, l’ha presa il
Governo nazionale, l’Italia, l’opinione pubblica, l’avete presa voi, allora
prendiamoci per mano e vediamo come aiutarci, perché la situazione non è
facile.
Credo che noi, come Consiglio
regionale, dovremmo deliberare nell’ordine del giorno anche una iniziativa che
va oltre, cioè come Conferenza dei capigruppo e dei Presidenti delle
Commissioni che sono rappresentative dei movimenti all’interno del Consiglio ed
anche delle funzioni del Consiglio regionale, bisognerebbe istituire ogni sei
mesi o una volta all’anno, se volete – ma ogni sei mesi, secondo me sarebbe
meglio-, una riunione che si istituzionalizza, dove voi entrate nelle
difficoltà della gestione della politica e del governo della Regione, dando un
segnale nuovo non di propaganda, ma nuovo, dove un gruppo di studenti
calabresi, otto-dieci studenti, vi costruirete voi anche il meccanismo, se volete,
delle primarie per nominarvi, ma dove da qui alla fine della legislatura ci sia
un confronto continuo con i giovani rispetto alle esigenze della quotidianità,
per uscire fuori dalla retorica. Voi stessi, in qualche maniera, siete colpiti,
perché è vero che c’è il problema del trasporto, che c’è il problema dei treni,
però quando si parla di omicidi di mafia, di necessità, non possiamo parlare
dei trasporti che non ci sono, non possiamo parlare del ponte; dobbiamo parlare
delle difficoltà che abbiamo a spiegare ai nostri figli perché è possibile
ancora fare gli imprenditori e i politici in Calabria. E’ di queste cose che
dobbiamo parlare e non può bastare una mattinata.
Allora, Presidente, chiedo
formalmente che nell’ordine del giorno di stamattina, che condivido in toto,
si aggiunga questa speranza – l’aveva anche proposto Liliana Frascà –, io ci
credo, lo faccio non per propaganda, il documento ovviamente non è propaganda,
ma questa volta avete dato un segno: cambiamo, mettiamoci insieme, discutiamo,
però abbassiamo il tono, noi, voi e diamo concretezza alle cose che devono
portare un risultato, cioè quando noi riusciremo poi a dare una notizia e
riusciremo a fare notizia non per l’assassinio di qualcuno di noi, ma perché
abbiamo messo nelle istituzioni calabresi un elemento di democrazia, di
riflessione, di vedere se questo nostro sistema oggi funziona e funziona bene
senza dire destra o sinistra ed accusare questo o quello, vediamo, come
generazione che possiamo ritenerci una famiglia, di ritrovarci semestralmente
in questo Consiglio regionale.
La parola all’onorevole Fedele.
Grazie, Presidente, e un grazie particolare a questi ragazzi che hanno avuto la
forza e il coraggio di aspettare anche fino a quest’ora per ascoltare anche
noi. Mi rendo conto che l’orario non è dei migliori, quindi cercherò di non
contribuire alla vostra noia, perché sicuramente a quest’ora la stanchezza per
voi è tanta, quindi dirò soltanto qualche parola. Intanto, non potevo fare a
meno di intervenire perché, tra l’altro, sono delegato dal mio gruppo, Forza
Italia, ad intervenire, quindi lo faccio anche con grande piacere.
Devo dire che oggi è anche un momento importante, del resto non è la
prima volta che i giovani vengono in Consiglio regionale, anche qualche giorno
fa li abbiamo ascoltati insieme al Presidente Bova e ad altri colleghi e ha
fatto bene il Presidente a voler organizzare questo incontro con voi.
Credo che in questi giorni, in questi ultimi venti giorni dalla morte di
Franco in poi, tutte le notizie negative che si sono dette sulla Calabria, forse
non era mai state diffuse nemmeno in trent’anni e in tutte queste notizie
negative sulla stampa, in televisione e dappertutto credo che l’unico aspetto
positivo – ma non è sicuramente secondario o trascurabile – siete stati voi, il
coraggio che avete avuto di prendere una posizione, di uscire per strada con
gli striscioni come quello che avete qui, ma anche col vostro coraggio, perché
– diciamoci la verità – da noi parlare di queste cose non è nemmeno facile in
casa, senza che ci nascondiamo, ma figuriamoci quando si fa all’esterno,
davanti alla televisione, davanti alla stampa, sui giornali, quindi assumendosi
la responsabilità. L’avete fatto a Locri, l’avete fatto l’altro giorno, l’avete
fatto oggi in Consiglio regionale, quindi per questo vi ringrazio, perché
sicuramente per molti aspetti credo abbiate avuto più coraggio di noi che
facciamo questa attività.
Certo, in questi giorni abbiamo letto e visto in televisione molte cose,
molti che non sono calabresi e che non sanno neanche dov’è la Calabria perché
non sono mai venuti, hanno scritto, hanno quantificato, hanno fatto dei saggi,
degli interventi anche sui principali quotidiani nazionali, anche in
televisione sulle principali reti nazionali, parlando e dicendo cose che non
hanno nemmeno un senso, perché non sanno nemmeno dov’è la Calabria, nemmeno
dov’è situata da un punto di vista geografico, e questo certamente non ha
aiutato la nostra regione e l’immagine di questa regione.
Io dico che è ancora più grave quando alcune cose che si sono lette e
scritte in questi giorni le hanno scritte i calabresi, anche quelli che abitano
in Calabria, perché credo che forse noi stessi abbiamo contribuito in questi
giorni a scrivere e a dire cose in interviste che certamente non hanno aiutato
questa nostra regione. Non bisogna nascondere la realtà, ci mancherebbe pure,
anzi bisogna dirla e gridarla come avete fatto voi, però poi alcuni interventi
credo che si sarebbero potuti anche risparmiare.
Io dico anche che il vostro coraggio non deve finire, certamente deve
continuare, credo che il senso dell’incontro di oggi, per quanto ci riguarda,
voglia essere questo: noi cercheremo – perché, forse, non è nemmeno una
certezza – di esservi vicini in questa vostra battaglia, questa battaglia che
vorrete fare, perché solo insieme possiamo e potremo pensare di fare qualcosa;
da soli, né voi né noi riusciremo sicuramente a farlo.
Quindi io ho dato grande importanza a questo vostro grido che avete voluto
levare dalla Locride, ma non perché solo la Locride in Calabria abbia questi
problemi – vorrei che questo fosse anche chiaro – purtroppo, dobbiamo dire, non
è la Locride, la Locride vuole essere un segno in questo momento dopo quello
che è successo, ma credo che il grido si debba alzare da grande parte della
nostra regione, dalla provincia di Reggio, dalla provincia di Vibo, di
Catanzaro, di Crotone, di Cosenza, anche se c’è stata qualche dichiarazione nei
giorni scorsi in televisione di
chi diceva che Cosenza non ha questi problemi, perché Cosenza è la città della
cultura, di chi diceva che a Catanzaro – lo diceva anche il Presidente della
Giunta in televisione – queste cose non succedono, non sono mai successe,
quindi già si cerca di dividere anche all’interno della regione le varie
province.
Su questo, personalmente, non sono d’accordo, in questo momento queste
cose, in questi ultimi mesi, che sono successe sulla Locride certamente vi
hanno messo e ci hanno messo al centro dell’attenzione. Cerchiamo di reagire
come avete fatto voi anche col nostro aiuto.
E dico anche un’altra cosa, senza farci e senza farvi, in modo
particolare, strumentalizzare: io non vorrei che, alla fine, come qualcosa sta
già cominciando a succedere, ci fossero delle strumentalizzazioni politiche su
questi discorsi, perché vi dico già fin da adesso che sarebbe la vostra fine,
la fine del vostro entusiasmo, delle vostre battaglie, la fine di tutto, anche
del vostro modo di essere, perché quando si comincia a strumentalizzare su queste
cose, con la politica in modo particolare, credo sia la fine.
Io ho letto anche, per sommi capi, quello che è il programma di domani di
questa marcia e già si capisce che non tutto debba andare o doveva andare in
quel modo, secondo me, perché domani è una marcia organizzata da voi con la
vostra presenza e noi dobbiamo sentire voi, non i comizi, che è cosa diversa.
Quindi credo che su questo bisognerebbe stare molto attenti perché, alla
fine, si rischia di non fare quello che volete, si rischia di fare quello che,
in effetti, gli altri vogliono, cioè solo parole, solo chiacchiere e
nient’altro.
Uno di voi – mi pare fosse Colella – ha detto: “In che modo” – rivolto a
noi – “incentiverete la lotta alla mafia?”. Noi, oggi, ancora non abbiamo
risposte, perché nessuno di noi ha delle ricette; l’ordine del giorno che il
Presidente Bova – e che noi approveremo fra poco – ha proposto, che condivido,
vuole essere un segnale, ma non certamente con questo potremo risolvere il
problema, nemmeno con il dibattito di oggi. Io ritengo che c’è bisogno che
anche il Consiglio regionale faccia qualche legge particolare su questi temi
per quanto riguarda in modo particolare la scuola, il diritto di parlare anche
nella scuola della legalità. L’abbiamo tentato anche nella scorsa legislatura
con delle iniziative che il Consiglio regionale ha portato all’interno della
scuola anche per quanto riguarda la droga, per esempio, con don Gelmini, ma
anche iniziative con la direzione regionale scolastica. E’ bene che ci sia
anche questo raccordo continuo e costante con la scuola, perché io credo che la
scuola e la famiglia siano i punti cardine dove avviene la formazione dei
ragazzi, dei giovani, la vostra formazione.
Io ho due figli della vostra età, uno frequenta il liceo, uno è all’università e si è iscritto in
Calabria, in facoltà qui a Reggio Calabria perché prima di iscriversi mi ha
detto: “Papà, quando fai interventi, ti ascolto sempre che parli dell’università e dici che le università calabresi sono ottime, non
hanno niente da invidiare alle altre, quindi perché devo andarmene a Roma? Io
mi voglio iscrivere qua”. Pertanto, è anche un segnale che dobbiamo dare in
questa direzione, ma dobbiamo far sì che voi possiate restare qui, una volta
terminati gli studi, che è la cosa più difficile. Però credo che tutti insieme,
insieme a voi, alla politica, agli amministratori locali, ai sindaci – non c’è
il sindaco Barbaro che è andato via proprio adesso, che tra l’altro è veramente
in gamba e capace – insieme a tanti amministratori dobbiamo fare una battaglia
comune, evitando le strumentalizzazioni, tutti al vostro fianco, facendoci
anche rimproverare quando molte volte ci sono delle cose da rimproverare, ma
non accettando nemmeno lezioni di etica da chi, forse, queste lezioni non può
darle. Anche oggi, qualche intervento si è ascoltato di chi vuole dare delle
lezioni, vorrebbe dare delle lezioni di etica, poi molte volte si guarda la
pagliuzza negli occhi degli altri e non si guarda la trave che, magari, è nel
nostro occhio. Quindi, più che fare parole, cerchiamo di fare fatti.
Noi cercheremo – non sono sicuro che ci riusciremo, ve lo dico con grande
chiarezza – come Consiglio regionale di dare qualche risposta. Mi auguro che ce
la possiamo fare nell’interesse vostro, sicuramente, ma nell’interesse di tutti
i calabresi, della Locride in modo particolare, ma dico di tutta la Calabria.
La parola all’onorevole Vicepresidente
della Giunta, onorevole Adamo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti della società civile, rappresentanti del movimento dei ragazzi di Locri e della Calabria, penso che oggi questa istituzione abbia il dovere di passare dalle parole ai fatti, cioè l’impegno per produrre fatti che diano il senso completo di una prova di efficacia di un’iniziativa tesa a contrastare concretamente la mafia, a colpire gli interessi che essa sottende, un’iniziativa tendente verso l’affermazione piena del principio della sovranità democratica nel controllo del territorio e dello svolgimento di ogni attività sociale, economica e civile in Calabria.
Su questo vorremmo impegnarci,
l’ha già detto il Presidente Loiero,
l’ha detto il Presidente Bova, l’impegno di questa istituzione, di questa
amministrazione non intende sottrarsi a
questo compito e a questa finalità, una finalità che non scopriamo oggi, che
abbiamo assunto come filo unico, come base di un programma annunciato già ai
calabresi prima di insediarci in questa nuova legislatura e che,
drammaticamente, il barbaro assassinio del collega Franco Fortugno ripropone in
una sua drammatica attualità. Il sacrificio di Fortugno ci impone
un’accelerazione e una straordinarietà, un’emergenza rispetto alla fase.
Desidero fare solo una considerazione a premessa delle proposte che
voglio sottoporre all’Aula e rispetto alle quali ci adopereremo, ognuno per i
propri compiti e per le proprie funzioni, affinché l’istituzione possa decidere
anche con rapidità e coerenza. Qual è il punto? Dai ragazzi di Locri e dalla
valutazione che si fa della dimensione del fenomeno mafioso all’indomani anche
dell’omicidio Fortugno, emerge un dato ormai inconfutabile che ritroviamo in
tutte le sedi e le valutazioni ufficiali che gli organi dello Stato stanno
facendo da tempo, l’organizzazione della ‘ndrangheta calabrese non può essere
valutata come un fenomeno confinato ad una dimensione locale e territoriale
regionale, non è un’escrescenza di una democrazia e di un sistema democratico
nazionale sano, la mafia è altro: nel corso di questi anni la ‘ndrangheta
calabrese è andata internazionalizzandosi ed oggi si presenta con il volto di
un fenomeno il cui carattere è sicuramente rapportabile ad una dimensione sovra
ed extraregionale. Da ciò l’impegno a dover gridare, anche in quest’Aula, che
le responsabilità vanno condivise ad ogni livello: è una questione nazionale,
l’impegno della lotta alla mafia è una questione democratica nazionale.
In questi giorni abbiamo avuto modo di ringraziare il Presidente della
Repubblica, Ciampi; con la sua venuta abbiamo sancito questo passaggio, abbiamo
avuto modo di formulare, di avanzare proposte che vanno in questa direzione.
Anche i riflettori mediatici della stampa e delle televisioni, in qualche modo,
stanno tentando di cogliere questo messaggio. Certo, forse dovremo andare verso
una correzione di qualche vecchia impostazione.
Ho letto sui giornali la proposta di un evento mediatico da portare
all’attenzione nazionale, “siamo tutti calabresi”, che per quanto generosa,
positiva, si sforza di cogliere se non altro un fenomeno di solidarietà e di
vicinanza alla Calabria, non penso possiamo condividere. Lo slogan non dovrà essere quello del
“siamo tutti calabresi”, dovrebbe essere quello del “siamo tutti italiani,
siamo tutti europei”. Il problema non è di assumere la Calabria come questione
speciale ed emergenziale, il problema è di assumere la Calabria dentro il
sistema Paese. Lo hanno detto bene i giovani che stamattina, qui, hanno
parlato.
In questo quadro, però, noi non vogliamo delegare responsabilità, non
vogliamo utilizzare questa analisi e questa valutazione per sottrarci ai nostri
compiti. Noi, dalla Calabria, prima di ogni altro dobbiamo essere impegnati in
prima fila in questa battaglia, dobbiamo avere le carte in regola e, per avere
le carte in regola, dobbiamo sapere che in Calabria dobbiamo affermare il
principio della legalità, della regola certa, del sistema dei diritti e dei
doveri e le istituzioni, a cominciare da questa, debbono farsi garanti di tutto
ciò, debbono essere esemplari punti di riferimento.
Quindi, stiamo facendo di tutto
per stare in linea con questa impostazione, non vogliamo che ci caccino il
diritto alla parola, vogliamo che la nostra voce si senta forte nel Paese e che
sia ascoltata con rispetto e dignità. Lo ha detto Loiero, lo ricordava il sindaco
di Locri stamattina, abbiamo registrato anche questo, forse per la prima volta
stiamo sollecitando e stiamo suscitando anche simpatia nei nostri confronti.
C’è in campo – questo vogliamo dire – una nuova Calabria e a questa Calabria
bisogna dare forza, fiducia e questa Calabria deve essere espressione di un
nuovo blocco sociale calabrese, di una nuova alleanza; la nuova Calabria deve
vedere fianco a fianco i giovani di Locri, i ragazzi di Locri, la parte sana di
questa società civile e laboriosa e le istituzioni che debbono stare sul fronte
più avanzato.
Abbiamo voluto dare questo
significato come Giunta regionale alla promozione di questa campagna di
sensibilizzazione per la legalità, ha voluto avere questo significato l’idea di
produrre la maglietta con lo slogan dei giovani di Locri, un esorcismo, “adesso ammazzateci tutti!”, un
esorcismo su cui convogliare le migliori energie e risorse intellettuali
nazionali del nostro Paese. Abbiamo cominciato con i calabresi, quelle
personalità che sono dovute andare fuori della Calabria e che ce l’hanno fatta.
Oggi quelle personalità, nel sottoscrivere, nell’aderire all’appello della
Giunta regionale, vogliono dire alla Calabria, all’Europa, al mondo intero che
la Calabria può avere la forza e le risorse per farcela. A questa Calabria
bisogna dare fiducia e vogliamo andare avanti su questa linea.
Oggi è venuto fuori un dibattito assai ricco ed importante e al di là
dell’ordine del giorno, molto significativo, solenne ed impegnativo che poi il
Consiglio regionale voterà, deve venire fuori in qualche modo un momento anche
di inizio di un lavoro operativo. Per parte mia – parlo come assessore
regionale al bilancio e alle attività produttive, all’economia – dirò quali
sono gli impegni verso i quali lavorerò nell’azione della Giunta, gli impegni
che sottoporrò a quest’Aula e alla stessa Giunta regionale nell’esercizio delle
mie funzioni.
Noi avremo una scadenza nei prossimi giorni, quest’Aula sarà chiamata ad esaminare ed approvare la legge regionale finanziaria e il documento di programmazione economica e finanziaria nei prossimi giorni.
Quest’Aula sarà chiamata, lo ribadisco, ad esaminare e ad approvare la legge regionale finanziaria e il bilancio di previsione. E’ il primo bilancio che questa Giunta proporrà e varerà in quest’Aula.
Penso che se vogliamo essere coerenti - e vogliamo e dobbiamo esser coerenti – la legge finanziaria che accompagnerà questo bilancio e il bilancio stesso debbono contenere delle voci e delle poste di finanziamento, da considerare questa volta assai straordinarie e molto finalizzate, alle aree e agli insediamenti territoriali della provincia di Reggio Calabria con particolare riferimento alla zona della Locride.
Apprendevo – verificheremo questo dato – che, per esempio, nessun edificio in cui si svolge l’attività scolastica a Locri è di proprietà pubblica. Pare, lo ripeto, che nessuno di questi edifici sia di proprietà pubblica o, almeno, non lo è la stragrande maggioranza di essi.
Noi dovremmo fare di tutto per
cambiare tale situazione, persino ricorrendo alla forma del mutuo, del prestito
sulla base della legge regionale 24 per la realizzazione di opere pubbliche.
Dobbiamo fare un piano ad hoc in
attesa dell’accordo di programma quadro sul
diritto allo studio, quindi, all’accordo tra Stato e Regione, dovremmo, dicevo,
fare uno sforzo per, attraverso un’azione mirata, autorizzare l’accensione di
un mutuo finalizzato alla realizzazione dei poli scolastici di Locri.
Nel frattempo, mentre aspettiamo di finanziare e di costruire le nuove
scuole a Locri, dobbiamo adottare dei provvedimenti straordinari che facciano
vivere quelle scuole non soltanto durante le ore scolastiche, ma per aiutare
quelle aziende scolastiche affinché anche nelle ore pomeridiane, extra
scolastiche, questi edifici, quelli che già ci sono, possano funzionare da veri
e propri centri sociali.
Un primo punto è questo.
Un secondo punto, ne parlavamo con l’assessore ai trasporti: è stato
posto qui il problema dell’isolamento.
Dobbiamo andare verso la redazione di un piano straordinario di trasporto
di bacino per la Locride per mettere in rete, in collegamento anche attraverso
il sistema delle concessioni – prima ancora che si vada ai contratti di
servizio – tutti i comuni della Locride nei vari orari, nelle varie fasce
orarie della giornata e quest’area con i centri urbani più significativi a
cominciare dalla città capoluogo di Reggio Calabria.
Penso che non sarebbe azzardato, per quanto la misura si espone ad un uso
più generale e su questo la Giunta sta riflettendo, se si pensasse anche al
finanziamento di un master, da svolgere insieme alle Università e da far
partire immediatamente subito dopo l’approvazione del nuovo bilancio, per la
formazione di giovani manager nella pubblica amministrazione con particolari
profili orientati alla crescita e allo sviluppo economico, da concertare certo,
ma per dare la possibilità almeno a 30-50 giovani laureati bravi della Locride.
Credo che se vogliamo dare quel messaggio della internazionalizzazione e della
dimensione, la voce alzata da questi ragazzi della Locride non si debba
spegnere. I riflettori debbono essere accesi.
Si tratta di concertare – ne parlavamo col Presidente del Consiglio – le
iniziative utili, per esempio, attraverso l’impegno in una esposizione diretta
dell’amministrazione regionale, ci potrebbe essere la possibilità di farlo
utilizzando ed impiegando anche le competenze del comitato regionale
audiotelevisivo, del Corecom. Non sarebbe sbagliato se pensassimo alla
possibilità di fornire a questi ragazzi lo strumento di una televisione
satellitare e di alcune frequenze radio perché essi possano essere le finestre
attraverso le quali ci affacciamo sul mondo e facciamo parlare il mondo ed il
Paese.
Televisioni satellitari, frequenze radio che possono essere usate con la
competenza e la collaborazione di uffici stampa, a cominciare da quello del
Consiglio regionale, possono essere utilizzate per mettere in rete questa
Calabria ed anche questa Italia democratica e la società civile.
Certo, gli appuntamenti saranno numerosi, non vi lasceremo soli. Gli
appelli che voi avete fatto alle personalità della cultura, alle personalità
dei vari mondi del giornalismo, della politica e della imprenditoria noi
dobbiamo sostenerlo aiutandovi anche ad andare in questa direzione.
Non sarebbe male se, per esempio, come Regione lavorassimo a che l’appuntamento
di fine anno, mi riferisco a quei tradizionali concerti che vengono trasmessi
in diretta su Raiuno, quest’anno si trasformasse in un appuntamento nazionale a
Locri dedicato all’impegno per la civiltà, per la libertà, per le garanzie
democratiche contro la mafia e la ‘ndrangheta calabrese e occorre, quindi,
lavorare, come Giunta e come Consiglio regionale, perché si prendano i giusti
contatti con la Rai affinché questo sia un momento solenne.
Certo Locri non può essere isolato dal contesto, il nostro impegno non
deve cadere per quanto riguarda i provvedimenti di sistema.
Ritengo che dobbiamo riproporre in sede di bilancio l’incentivazione del
fondo per gli usi sociali dei beni confiscati alla mafia, certo nella speranza
che il Parlamento non cambi la legge, che la renda più efficace.
Non scarterei l’ipotesi che questa Regione vada addirittura – quando
conosceremo nel dettaglio l’elenco dei poteri speciali che sono stati
attribuiti al super prefetto De Sena –, non è da escludere, ad una sorta di
convenzione per una collaborazione tra la Regione e il prefetto De Sena ai fini
dell’applicazione della legge Mancini, di quella legge, cioè, che deve
monitorare le modificazioni e l’andamento degli stati patrimoniali e delle
proprietà, attraverso le quali si vanno ad individuare anche quei passaggi che
possono essere inquinati.
E’ una legge non applicata e disattesa perché molte volte chi è preposto
ad alcune funzioni non svolge gli adempimenti che la legge prevede.
La Regione può essere da stimolo.
L’idea di pervenire rapidamente alla definizione, all’approvazione di una
legge regionale per quanto riguarda l’istituzione di una centrale unica per gli
appalti è già stata annunciata dal Presidente della Giunta regionale, è stata
ripresa dall’assessore regionale ai lavori pubblici, è in linea con una
direttiva comunitaria
Già su questa linea ci siamo mossi, su proposta dell’assessore regionale
alla sanità, è stata già, infatti, centralizzata la spesa per quanto riguarda
la sanità. Vogliamo andare oltre.
Mi sembrava opportuno riproporre alla vostra attenzione queste questioni;
adesso avremo le sedi ed i modi per lavorarci sopra.
Io l’ho già fatto nella mia responsabilità di assessore al bilancio, è un
segno concreto a mio avviso, un contributo concreto, di come possiamo operare e
di quanto possiamo fare.
Ecco una sorta di decalogo, ne ho contato i punti, sono esattamente 10 e
attraverso essi possiamo lavorare ed impegnarci rapidamente per dare risposte
credibili che diano fiducia non solo ai cittadini calabresi, ma all’intero
Paese.
La parola all’onorevole De Gaetano.
Signor Presidente, ritengo che l’incontro di oggi sia un’occasione importante e credo che abbia fatto bene il Presidente del Consiglio nel convocare questa seduta straordinaria aperta con gli studenti della Locride in un momento difficile per la Calabria, per questa provincia, per Locri e per tutto il circondario.
Credo che l’uccisione del collega Franco Fortugno sia stato veramente un fatto inquietante ed inquietante è stato anche il modo in cui questo assassinio è avvenuto: alle 17 del pomeriggio, in pieno centro a Locri, nel palazzo più bello di Locri. Nel momento in cui c’era una partecipazione democratica importante, quando tanta parte di quella popolazione partecipava alle primarie della Unione.
Penso che il fatto che sia stato colpito proprio lì, al centro di quella cittadina, in un momento importante per la democrazia è il segnale che la mafia vuol dimostrare nuovamente che è lei la padrona del territorio e che lo Stato da quelle parti non si fa vedere o quanto meno è assente.
Ritengo che questo sia un fatto che ha portato indietro le lancette della storia della Calabria a 10-15 anni fa, quando tanti di questi efferati delitti venivano compiuti nel centro delle città, a Reggio Calabria, nella piana di Gioia Tauro, nella Locride, nel Vibonese.
Sono convinto che veramente sia stato un fatto che – come diceva qualcuno oggi - abbia fatto parlare in negativo della Calabria in questi giorni su tutti i network, su tutti i giornali nazionali. Insieme a questo fatto negativo c’è ne è stato un altro positivo, il più positivo degli ultimi anni. Mi riferisco al fatto che tanti ragazzi, tanti studenti si siano ribellati al fenomeno mafioso.
Mi sono po’ ricordato, lo ricorderete tutti, quello che è accaduto dopo l’uccisione di Falcone e di Borsellino a Palermo quando, subito dopo le stragi, centinaia di migliaia di persone scesero in piazza in tutta la Sicilia e stesero le famose lenzuola bianche per dire no alla mafia.
Mi è sembrato veramente di ritornare a quella stagione.
Credo che questo sia il fatto, l’avvenimento più importante che oggi abbiamo avuto. La risposta più efficace che possiamo dare è proprio quella che le nuove generazioni dicono no con forza, si ribellano e partecipano nuovamente alla democrazia. Perché in questi anni uno dei mali che ha afflitto la Calabria e l’Italia è proprio la mancanza di partecipazione.
Quando non c’è la partecipazione, quando si delega tutto agli altri, è facile che nel meccanismo democratico si inseriscano dei batteri che portano alla distruzione stessa della democrazia.
Penso, colleghi, che questo avvenimento sia stato importante e credo che noi dobbiamo dare una risposta, che lo Stato debba dare una risposta.
Come diceva qualcuno qui dentro “lo Stato siamo noi”, ma lo Stato sono anche le istituzioni democraticamente elette che devono rispondere ai cittadini elettori.
Non sono d’accordo col dibattito che c’è stato in questi giorni e con lo stillicidio di dichiarazioni che ognuno fa, ognuno si inventa come grande conoscitore del fenomeno mafioso. Non condivido che si dica che ora ci sono leggi speciali, ho sentito qualcuno dichiarare guerra alla mafia, parlare di militarizzare il territorio, mandare più carabinieri e forze dell’ordine.
Lo dico sommessamente, credo che questa sia stata una strada già battuta nel tempo, negli anni: ogni volta che c’è stato un omicidio efferato lo Stato ha risposto così.
Vi ricordate quando hanno mandato l’esercito in Calabria e in Sicilia negli anni ’90? Hanno distrutto la mafia? Non credo. Hanno scalfito la mafia? Reputo di no se i dati che sono stati dati dalla Commissione nazionale antimafia dicono che oggi la ‘ndrangheta è la prima organizzazione criminale nel mondo per giro di affari e che è stata quella meno colpita, in Italia, dal fenomeno dei pentiti.
Ritengo che dobbiamo cercare un’altra strada, che dobbiamo avere un altro scatto, che lo Stato si debba muovere con altre proposte. Penso che le proposte avanzate dal collega Adamo siano interessanti e concrete, ma insieme a queste lo Stato deve darne altre.
Lo Stato deve dare più scuola, più democrazia, deve dare dei posti dove la gente si possa incontrare e, soprattutto, deve intervenire sul disagio sociale che c’è in queste terre, dobbiamo colpire il grande e triste fenomeno della disoccupazione giovanile che c’è nelle nostre zone, che c’è a Reggio Calabria e nella Locride.
Non è possibile che nella Locride 7 giovani su 10 non lavorino e quelli che lo fanno siano in nero, siano precari, sfruttati. Questo è il vero dramma sul quale, poi, la mafia si inserisce.
Ma è possibile che lo Stato non si interroghi sul fatto che in molte di queste cittadine non ci sia un teatro, non ci sia uno spazio culturale aperto, non ci sia la possibilità per tanti e tanti giovani di incontrarsi, ragionare, discutere, fare attività ludiche e culturali? Lo diceva la collega Frascà prima: in certi paesini della nostra provincia, del nostro interno, dopo un certo orario non ci sono più collegamenti, si rimane bloccati come nel Medioevo.
Credo che sia questa la risposta che dobbiamo dare, non scherziamo con le parole, colpiamo la mafia veramente e quando la si colpisce si faccia una battaglia culturale seria, cosa, questa, che non è stata mai fatta in questi anni. Una battaglia vera, culturale, democratica ed insieme a questo lavorare su due aspetti, il primo: più intelligence, più magistrati se è vero come è vero che nella nostra regione vi sono pochi magistrati, gli organici sono pochi e carenti e nella maggior parte dei casi i magistrati che ci sono non vedono l’ora di scappare per andare verso lidi più famosi, palcoscenici più importanti.
Ritengo che su questo lo Stato debba intervenga: occorre una vera e propria task force dal punto di vista investigativo.
L’altra cosa, e concludo: credo che bisogna colpire la mafia nei suoi interessi principali. Bisogna togliere l’acqua dove il pesce vive, e quest’acqua dove il pesce vive, la mafia, è il business, è l’economia. Lo Stato deve intervenire su questi aspetti, non è possibile che oggi in Calabria nella nostra provincia dobbiamo dire chiaramente che tutte le maggiori attività economiche produttive se non sono direttamente gestite dalla mafia, ne sono comunque danneggiate ché cerca di inserirsi in ogni modo, o attraverso il pizzo o attraverso il racket.
Queste sono le cose che noi dobbiamo colpire e distruggere se vogliamo veramente sconfiggere la mafia e colpirla nei suoi interessi economici e colpirla anche quando la mafia, la ‘ndrangheta si collega a certi apparati dello Stato, apparati istituzionali, politici ed economici.
Se faremo questa battaglia, se veramente cambieremo il modo di fare e non faremo le solite chiacchiere..
Non vorrei che dopo un paio di mesi, i posti di blocco aumentino, tra un paio di mesi sarà tutto uguale e non cambierà niente, diminuiranno anche i posti di blocco e alla fine ci ritroveremo con lo stesso triste fenomeno senza essere riusciti a far niente …
Per questo credo - e concludo,
Presidente – che lo Stato debba intervenire su queste cose, debba andare a
risolvere i problemi sociali, il disagio sociale, la mancanza di prospettiva
dei giovani calabresi e dei giovani della
Locride.
Penso che un’altra parte importante per battere la mafia la faccia la
partecipazione, tante volte si è parlato di antimafia sociale.
Credo che questo sia un aspetto importante, come lo è stato a Palermo
dove si è riusciti a limitare il fenomeno mafioso. Spero che questo scatto da
parte della popolazione calabrese, sull’onda di quello che hanno fatto gli
studenti, sia uno scatto vero e che tutti dicano no con forza alla mafia a
partire da domani, da questa grande manifestazione che ci sarà a Locri a cui
ritengo debba partecipare la maggior parte della popolazione calabrese e,
comunque, di quella zona della Locride perché è un primo segnale importante per
dire no concretamente alla mafia e per dire allo Stato che noi non vogliamo più
carabinieri e non vogliamo militarizzare il territorio, ma vogliamo servizi,
lavoro e cultura.
La parola all’assessore Michelangelo Tripodi.
Ho confermato la richiesta di intervento e rivolgo, spero brevemente, alcune considerazioni perché considero solenne questa riunione di oggi e la considero senza precedenti, come senza precedenti è la vicenda che si è aperta in queste settimane nella nostra regione, nella Locride e come senza precedenti è l’assassinio del Vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria.
Dunque, proprio perché siamo segnati drammaticamente dentro questa vicenda, questa tragedia che ci riguarda tutti e che non riguarda solo la famiglia di Franco Fortugno, sua moglie Maria Grazia e i suoi figli, ma riguarda il complesso, la collettività di quella zona ma anche la società calabrese, tutti noi, le istituzioni che rappresentiamo, ci rendiamo conto della novità assoluta. Personalmente ringrazio il Presidente Bova e il Presidente Loiero, ma soprattutto i giovani che ci hanno dato una risposta assolutamente inaspettata ed insperata, debbo dire nel momento in cui la mafia di fatto spegne una vita umana, colpisce e barbaramente uccide, si apre e si accende, invece, una speranza.
Debbo ringraziare molto i ragazzi di Locri, ma non solo loro, anche quelli di Polistena, di altre realtà della Calabria. Li abbiamo ascoltati qui, stamattina, in questa seduta, perché in qualche modo loro rappresentano la speranza di un futuro diverso di questa terra. Questo è il problema e il punto.
Su questo mi voglio soffermare, senza fare i ragionamenti che abbiamo sentito largamente nel corso di questa riunione. Mi voglio soffermare, cioè, sul fatto che una condizione tragica e drammatica quale è quella che si è determinata dopo il 16 ottobre a causa di ciò che è avvenuto in quella giornata, può creare anche un fattore di novità assoluta senza precedenti che può essere foriero di alimentare speranze, possibilità e opportunità diverse.
Questa è l’opinione che mi sono fatto. Se questo scatto spontaneo sarà alimentato, se troverà nelle istituzioni, nelle forze politiche, nella cultura calabrese la possibilità di essere in qualche modo sostenuto, aiutato e confortato anche nelle scelte… e da questo punto di vista debbo dire che condivido molto l’impostazione data all’intervento del Vicepresidente Nicola Adamo che ci ha fatto presente e ci ha esposto una serie di misure, di interventi, un vero e proprio pacchetto organico di iniziative che, secondo me, dovranno stare anche dentro la proposta conclusiva dell’ordine del giorno che era stato già predisposto ma, a questo punto, personalmente, suggerirei di integrare l’ordine del giorno conclusivo di questa riunione con le propose che sono state presentate.
Certamente debbo dire che sono molto d’accordo, anch’io denuncio che lo Stato ha abbassato la guardia, che quello che è accaduto non è il frutto di una debolezza della ‘ndrangheta, ma anzi è l’espressione di un potere brutale, di una forza assoluta, di un predominio e di un controllo del territorio quale mai forse la ‘ndrangheta ha avuto nella nostra regione.
Quindi è espressione di forza e di potenza, non di debolezza quello che sta accadendo nella nostra regione e di fronte a questa situazione lo Stato ha mandato segnali equivoci, non ha risposto all’attacco che c’è stato.
Voglio ricordare i 300 fra attentati ed intimidazioni di vario genere consumati nei confronti degli amministratori pubblici, degli imprenditori negli ultimi 3 anni. Questo è quanto c’è in Calabria e il barbaro gesto dell’assassinio di Franco Fortugno ne è – spererei davvero di poter dire così – la conclusione, ma proprio dopo quell’assassinio, proprio lì, in quelle zone, sono stati effettuati altri tre omicidi nel giro di poche settimane.
Quindi, non è una conclusione, ma è un gesto compiuto dentro un quadro nel quale la catena si allunga e non ci sono risposte, non si individuano responsabili, tutti i delitti rimangono impuniti. Questa è la condizione in cui ci troviamo ad agire.
Allora la speranza certamente è che cambino le cose. Certamente la scelta di nominare De Sena prefetto di Reggio Calabria è un fatto nuovo, importante, è un segnale, ma è sufficiente? No, non basta sicuramente perché non si avverte ancora l’attenzione e l’iniziativa necessaria.
Dico che nel momento in cui denunciamo l’inerzia dello Stato, l’incapacità, la disattenzione, l’assenza, il fatto che Berlusconi abbia reagito in quel modo in quei giorni la dice lunga sul grado di sensibilità.
Il fatto che si tenti addirittura di manomettere la legge Rognoni-La Torre sui temi della confisca è davvero vergognoso soprattutto se lo mettiamo in paragone con la vicenda che stiamo vivendo noi che sappiamo quanto è importante invece sostenere quella legge, aumentare la confisca, colpire i patrimoni che rappresentano uno degli elementi di maggiore interesse per la ‘ndrangheta.
Detto questo, dico anche che dobbiamo cominciare a fare da noi e mi interessa sviluppare questa parte brevissimamente.
Lo Stato deve fare la sua parte, allo Stato chiediamo una risposta che sia repressiva, di contrasto forte, ma gli chiediamo anche una risposta politica, sociale e culturale, tutto quello che il Governo Berlusconi non ha fatto in questi anni e che non farà nei prossimi mesi.
Personalmente non ho alcun dubbio che la situazione non cambierà. Speriamo e ci auguriamo che la prossima fase che si aprirà possa dare quelle risposte che questo Governo non darà più, ma c’è il bisogno di dare delle risposte per le cose che possiamo fare noi.
Il Vicepresidente della Giunta, Adamo, traendo, raccogliendo gli spunti, i contributi e le opinioni che sono state esposte nel corso del dibattito ha raccolto ed ha sintetizzato, ha espresso indicazioni, ha avanzato proposte. Credo che questo sia un modo giusto e concreto, si parla di pragmatismo, di risposte concrete, di capacità di essere efficienti in questi momenti.
Secondo me, sulla linea che è stata tracciata con quelle proposte possiamo segnare dei passi in avanti per le cose che possiamo fare, per l’agire politico ed amministrativo che siamo in grado di mettere in campo. Per quelle cose che la Regione può attivare, secondo me, lanciamo dei segnali.
Non basta sicuramente e lo sappiamo tutti, sappiamo benissimo che la Regione non ha nemmeno alcun potere sulle materie dell’ordine pubblico né lo rivendichiamo, peraltro, perché sarebbe come rivendicare e prendere una linea che è quella della devoluzione, accettare una scelta che spacca il Paese e noi non lo vogliamo.
Ci sono materie, come quella dell’ordine pubblico e della sicurezza, che riguardano tutti i cittadini, che attengono allo Stato ed è allo Stato che dobbiamo chiedere risposte, poi ci sono cose che possiamo fare.
Sono molto d’accordo e, personalmente, debbo dire che colgo l’occasione anche per rilanciare una idea che avevo presentato in passato e che non ha avuto molta fortuna, probabilmente questo è il momento giusto.
La tragedia di Locri ripropone il
tema di un nuovo rapporto anche tra i giovani e la politica, tra i giovani e le
istituzioni, e ripropone il tema di come costruiamo una nuova classe dirigente
in Calabria che sia all’altezza delle nuove sfide e certamente questa nuova
classe dirigente non può che essere costituita dai giovani calabresi che vanno oggi nelle scuole, nelle
Università.
Sono loro la speranza ed il futuro della Calabria ed a loro dobbiamo
affidare una Regione che possa essere governata e proiettata verso traguardi di
crescita e di futuro.
Personalmente sono del parere che dentro questo meccanismo, se vogliamo
dare ruolo e protagonismo ai giovani, se vogliamo che in qualche modo si
utilizzata questa risorsa straordinaria, questo straordinario capitale umano
che sono i giovani della Calabria, i giovani che studiano, che si
specializzano, che hanno cultura e professionalità ed intelligenza – che
possono mettere a disposizione di un progetto di futuro per questa terra –,
occorre che, in qualche modo, come ho sempre sostenuto e come sostengo ancora,
anzi, alla luce di quello che sta avvenendo, oggi più che mai, del dibattito
che si è aperto e del protagonismo nuovo che si è avuto alla luce della
tragedia che è avvenuta, noi ci si faccia carico della costruzione di uno
strumento, di una sede, di un momento di partecipazione.
Io l’avevo chiamato “il Consiglio regionale dei giovani”, potrebbe essere
quello un tema o uno strumento dotato di misure, di risorse, di possibilità, che
in qualche modo assume un valore in quanto è reso protagonista, è pensato e
ragionato dai giovani che col loro punto di vista, con la loro freschezza e con
le loro idee possono in qualche modo contribuire anche a svecchiare una
politica che talvolta è estranea, lontana e separata.
Allora, rispetto a questo, rilancio questa idea come non una
provocazione, ma come una idea concreta, una ipotesi di lavoro su cui in
qualche modo impegnarsi, su cui può essere impegnato il Consiglio regionale
affinché si costruisca un momento, una sede, altrimenti abbiamo fatto solo –
come dire – questo incontro importante e utile, si è registrato l’intervento di
tanti ragazzi che hanno esposto problemi anche grandi, così come di natura più
spicciola, ma tutti problemi importanti e basta.
Dentro questo dobbiamo vedere cosa rimane del lavoro nostro. Giusto il
forum, giuste le iniziative importanti che ha proposto Nicola Adamo, giuste le
sollecitazioni che faceva Liliana Frascà a proposito di tutta la vicenda dei
centri storici calabresi, ma in questo contesto come diamo futuro e come diamo
permanenza, seguito, alla possibilità di essere i protagonisti di una nuova
vicenda e di una nuova pagina per la vita di questa regione?
Credo molto in questa possibilità. Lo strumento può essere quello che ho
indicato io, il Consiglio regionale dei giovani, ma se ne può creare o
inventare un altro, se ne può dare un’altra definizione, ma credo che quella è
comunque la domanda. La domanda è che questo protagonismo che i giovani hanno
manifestato spontaneamente non vada disperso perché da qui bisogna partire se
vogliamo davvero credere in una Calabria diversa e migliore, se vogliamo
credere che i diritti, le libertà di cui parliamo possano davvero inverarsi in
questa terra che è una terra in cui fare impresa, avviare una attività
economica è davvero difficile se non impossibile in tanti territori, in tante
realtà, in cui governare l’amministrazione comunale è a rischio, in cui
esercitare il diritto democratico è messo in pericolo, in cui fare il
Vicepresidente del Consiglio regionale ed esprimere una posizione politica è
oggetto di aggressione al punto tale da cancellarne l’esistenza e condurre ad
un barbaro omicidio.
Sono pienamente convinto che se si intraprende un percorso, un cammino di
questa natura sicuramente la speranza che si è accesa qui, stamattina, e di cui
voi siete i protagonisti può avere un seguito e può essere davvero la traccia
per un futuro migliore e diverso per la nostra regione. Vi ringrazio.
La parola all’onorevole Pasquale Tripodi.
Intanto, vorrei fare un ringraziamento veramente sentito per la presa di posizione che questi giovani hanno voluto fortemente esprimere e poi considerare le riflessioni che la politica oggi deve fare.
Chiedo scusa per i toni del mio intervento, ma ci sono cose che si debbono dire in questa nostra terra, soprattutto nella nostra provincia e per questo ho chiesto al mio capogruppo di poter intervenire io in questo dibattito stamattina e lo ringrazio per avermi ha ceduto la parola.
Io sono e mi sento figlio di
questa terra ma gli avvenimenti dal 16 ottobre in poi ci hanno profondamente toccati e su
alcune cose non è possibile tacere.
Come dicevo prima, in questa provincia non c’è un
angolo, da Rosarno fino a Monasterace - anche in altre zone della Calabria ma
sicuramente in modo più accentuato nella nostra provincia – in cui non c’ è
stato un paese che non sia stato interessato dal 1970 in poi da faide, con
decine di morti ammazzati e da odi e violenze mai sostituiti da amore e
comprensione.
Questa è la realtà in cui ci troviamo oggi e che
avete chiaramente descritto nei vostri interventi, in una parola si può
racchiudere, quello che è emerso nei vostri interventi, cioè il
“sottosviluppo”. Si parla di sottosviluppo nei trasporti, nelle infrastrutture,
di sottosviluppo anche per quanto riguarda le strutture scolastiche o il modo
di operare all’interno della nostra società civile.
Dai vostri interventi è emerso questo, è emerso
che c’è una presa di posizione netta e dura, se volete, anche con toni
accentuati dall’emotività del momento, ma di fatto quegli striscioni bianchi e
questo striscione con la scritta “…adesso ammazzateci tutti” che c’è davanti a
noi la dice lunga su quello che le coscienze hanno preso in considerazione, in
esame.
Mi voglio riallacciare a quanto detto in questi
giorni da monsignor Bregantini intervistato da Raitre sulla situazione che sta
vivendo il territorio dove esercita in modo meraviglioso la sua azione
pastorale da quando è arrivato nella terra di Calabria. Egli, nella emotività
del momento, alla domanda : “Cosa si aspetta per i suoi collaboratori?” ha
risposto “I miei collaboratori sono purtroppo persone che possono essere
oggetto di rappresaglia personale”.
Quando il giornalista gli chiede “E lei cosa si
aspetta?”, la sua paura non era per la sua persona, ma per la calunnia che
poteva nascere.
Io non vorrei che in questo stato di cose, il
depistaggio attuato anche da alcuni mass-media sia frutto di una
delegittimazione di una classe dirigente e politica che in questa terra di
Calabria, ciascuno per le sue competenze, – ma poi vi è la storia personale di
ognuno che lo comprova – si sta battendo per arginare un certo tipo di
fenomeno.
Vedete, in questi anni - ma parliamo dal 2000 in
poi – innumerevoli sono state le battaglie che hanno fatto i sindaci,
innumerevoli i Consigli comunali aperti sulla violenza e sulla criminalità,
innumerevoli gli attestati che tutte – e quando dico tutte, nessuno escluso –
le componenti politiche o i soggetti politici hanno manifestato a chi ha subito
attentati, innumerevoli sono state le manifestazioni territoriali, dappertutto,
anche quando la barbarie omicida si è abbattuta su persone che a vario titolo
potevano o non potevano appartenere a delle associazioni ‘ndranghetiste o
altro, ma solamente nella sublimazione del rispetto della vita umana.
Allora il fenomeno va combattuto a livello
culturale perché è là che si annida il bubbone aggravato dal sottosviluppo. Ma questa
situazione, di fatto, è esplosa ora perché un innocente, Francesco Fortugno, ha
pagato magari il prezzo della sua onestà, della sua integrità morale, del suo
modo di fare.
E’ emersa una situazione in tutta la sua violenza,
una situazione che di fatto si protrae da decenni in questa benedetta o
maledetta terra per alcuni versi.
E’ vero che noi abbiamo da fare con un sistema
calabrese soprattutto nella Locride che fa un po’ acqua da tutte le parti.
Ma è pur vero che dobbiamo fare i conti anche con
la gestione della vita pubblica ed è pur vero che chi si impegna in una certa
destinazione viene vessato, ed è stato fino adesso additato per non far parte
di quella società che opprime i lavori della vita umana della libera e civile
convivenza, perché qui è in discussione l’agibilità delle istituzioni,
l’agibilità della vita democratica.
Io non metto in dubbio e do per scontato quello
che ha detto il segretario del vescovo Bregantini, e cioè che le istituzioni
della Locride, comprese le scuole, stanno facendo il loro compito, questo non
lo metto in dubbio, lo do per scontato.
Non metto in dubbio che gli enti a livello locale
o l’associazionismo o quant’altro sta facendo il proprio dovere, ma la radice
del male si annida dentro le coscienze ed è questo che dobbiamo combattere.
I giovani. Non mi riferisco a questo manifesto, ma
al coraggio che hanno avuto a scendere in piazza, al coraggio che hanno avuto a
mostrarsi col proprio viso e la propria immagine a chi impedisce da decenni una
crescita del nostro territorio.
Ci vuole più coraggio probabilmente a sfilare per
le strade di Locri che a parlare da questi banchi. Probabilmente, la
manifestazione di domani servirà a suggellare un movimento di presa di
coscienza ulteriore sull’entità di questo fenomeno.
Non serve dire che la mancanza di lavoro o il
sottosviluppo avvicina i giovani o le famiglie alla ‘ndrangheta, perché la
legalità e l’osservanza delle leggi e delle libere istituzioni di questo Stato
non consente di fare questi riferimenti.
Ma qui è la politica, siamo noi che ci dobbiamo
interrogare su quali strumenti dobbiamo mettere in campo per far sì che questo
fenomeno possa quantomeno diminuire. Creare quelle condizioni a livello
territoriale in cui il cittadino si senta vicino alle istituzioni in senso
lato.
Allora è giusto fare il forum e tutto quello che
crediamo, ma è imprescindibile a mio avviso agire sul primo nucleo che
costituisce la nostra società che è la famiglia, perché quando questa è salda
nei principi e nei valori, è saldo anche colui che è erede diretto ed
emanazione diretta della famiglia. Dobbiamo iniziare da lì, dobbiamo iniziare a
dare alla famiglia una conduzione di vita normale.
In questi giorni abbiamo sentito parlare di
interventi e di poteri straordinari e di quanto altro vogliamo, ben vengano, ma
noi in Calabria abbiamo bisogno di normalità, abbiamo necessità che il
cittadino possa essere e si debba sentire attore e protagonista della propria
vita, si debba sentire artefice del proprio destino.
Io per questo mi sento incoraggiato dall’azione
che ho visto, non solo oggi ma dal 16 ottobre in poi, da parte dei giovani
della nostra terra, non solo di Locri ma di tutta la provincia, di tutta la
Calabria perché sono riusciti ad arrivare dove altri non vi sono arrivati. Sono
riusciti a infiammare i cuori, questo è il loro grande merito perché poi né
loro, né noi siamo organi di polizia giudiziaria ma loro e noi insieme possiamo
costruire quel baluardo o quell’argine alla prevaricazione che una certa
mentalità crea di fatto nella nostra società.
Su questo dobbiamo agire, su questo ci dobbiamo
attivare per non rendere vano il sacrificio di Franco Fortugno. Mi sono chiesto
e ve lo dico sinceramente - è una domanda che mi sono posto – se non fosse
capitata questa atroce disgrazia che ha colpito tutti, cosa sarebbe successo?
Probabilmente niente, probabilmente avremmo continuato a fare quello che
facevamo prima.
Allora ben vengano tutti gli strumenti che ci
possono consentire di essere controllori e controllati della vita pubblica,
perché voi avete il compito di controllare, di verificare, di spronarci e se ci
sarà qualche titubanza dovete fare da pungolo perché si vada sempre avanti in
questa direzione.
Poi, nelle sedi opportune saranno prese in esame
le altre cose. Io credo nella competenza, ho fiducia nella magistratura ed ho
fiducia negli organi inquirenti.
Ho sentito parlare di trasporti ed è vero nella Locride c’è quella
situazione, però in cinque mesi di attività di questa Giunta, non parlo del
sottoscritto ma di questa Giunta, abbiamo recuperato gap di decenni rispetto alle cose che si devono fare.
Avete sentito il Vicepresidente Adamo che cosa ha detto. Dobbiamo fare i
conti con le risorse, dobbiamo dare priorità alle risorse, perché questo ci
permette di favorire quello che probabilmente ha detto con molta chiarezza
Liliana Frascà, la socializzazione fra le nostre comunità, l’interscambio che è
condizione necessaria ed indispensabile affinché si arrivi ad una mentalità
diversa, ad una cultura diversa, ad una cultura della vita umana diversa.
Su questo io assicuro il mio impegno e quello della forza politica che
rappresento e mi auguro comunque che le forze politiche tutte si impegnino
nella direzione di tutelare anche quelle che sono le condizioni della politica,
perché se questo è, sicuramente una parte dei nostri scopi, una parte dei
nostri obiettivi non li avremo raggiunti.
Raggiungere questi obiettivi significa anche mettere in risalto l’azione
positiva di questi giovani che in ogni caso ci hanno dimostrato o se volete –
permettetemi questo termine – ci hanno dato una lezione di coraggio, ci hanno
dato una lezione di una rivincita della quale sono stati protagonisti e di cui
la nostra terra aveva necessità e bisogno. Vi ringrazio.
(Applausi)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà.
Presidente, alla fine di questa
seduta dovremmo votare un qualcosa che va contro la mafia alla unanimità. Ma
sarei tentato, Presidente Borrello di chiedere di richiamare tutti quanti in
Aula, salvo che non siano andati alla bouvette,perché
se stiamo parlando di mafia, la mafia è una cosa seria…
Ma ci vogliamo meravigliare quando sull’ “Espresso” ci chiamano “onorevoli padrini”? Ci vogliamo meravigliare se ci mettono sui giornali parlando di zii, nipoti, segretari, per poi distoglierci dai problemi veri e reali?
Io ho studiato, perché volevo fare oggi un intervento serio e determinato. Mi trovo, con grande rispetto dei presenti e con grande mio compiacimento, davanti a tre baldi e valorosi giovani ed ai colleghi presenti.
Ma di che parliamo? Scusatemi, non era questo certamente il tono né la valenza del mio intervento.
Io ho studiato, mi hanno educato ad insegnare qualcosa agli altri quando si parla, altrimenti è meglio starsi zitti, è meglio non parlare.
Allora io ho cercato di trasmettere un qualcosa a loro, a loro tre che riporteranno fuori da questa nostra piccola assemblea, fra quattro amici al bar – passatemi il termine –, mentre invece siamo nel Consiglio regionale della Calabria. Stamattina ho avuto la fortuna di viaggiare col Vicepresidente Adamo col quale commentavamo come la quotidianità assilla ogni giorno, come la quotidianità pressa ognuno che è abilitato alla gestione della cosa pubblica.
La gestione della cosa pubblica, la quotidianità, i problemi sono tali e tanti che evidentemente poi ci fanno perdere la programmazione, Nicola, e tu fai sforzi, tu e gli altri assessori…
E’ vero, l’onorevole Principe ha individuato la strada maestra che è la cultura della legalità, ma continuiamo a far sempre un esercizio di retorica per voler parlare di mafia? Credo di no perché se è vero che la cultura è sviluppo, ma non solo cultura della legalità, io direi anche cultura delle istituzioni, autocultura, cioè comprendere noi per primi se è vero come è vero che ci può essere un radicamento forte quando si attua un programma regionale…
Ha ragione il Presidente Loiero quando dice – non mi scandalizzo per questo – che quando si attua un programma regionale si possono incontrare attività di contrasto e quindi associazioni malavitose. Ma sta proprio alla politica, alle persone che dovrebbero essere deputate – perdonatemi il termine, lo uso pure per me stesso – a dover gestire la cosa pubblica far sì che questo non accada, che non ci sia un freno.
Vedo il cartellone “…adesso ammazzateci tutti” ma a chi, ma dove? Io ritengo che dopo quanto accaduto al caro e compianto Franco Fortugno siamo giunti alla catabasi. La catabasi – lo spiego a me stesso – è evidentemente un atto di purificazione per poi ascendere alla anabasi. Che per lo meno Franco Fortugno ci guardi dal cielo e che il Signore ci assista perché se la lotta alla mafia la facciamo in questo modo, voglio dire, viva la Calabria. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.
Presidenti, consiglieri presenti, giovani che ci avete dato oggi una lezione di vita, ritengo che quello che si è fatto oggi abbia un senso ed un valore perché siamo noi singolarmente che dobbiamo farlo per poi rappresentare la società di ogni giorno. Perché il documento che andremo a votare, al di là del numero reale, è forte se poi diventa patrimonio di ogni consigliere regionale e di ogni persona che in quel momento si ritrova.
Dico che questo documento è una cosa importante, che è visto non come un qualcosa che conclude un ragionamento o direi una serie di interventi e di situazioni che sono avvenuti in questi giorni, ma probabilmente è un provvedimento che apre una strada nuova.
Voglio credere che sia così. Ho preso la parola con serenità e con tranquillità. Sono rimasto fino a questo punto, potevo parlare pure fra due ore ma sarei comunque rimasto perché il sottoscritto ha ascoltato tutti gli interventi che ci sono stati in quest’Aula e quindi io non voglio andare a casa deluso né tanto meno amareggiato.
Io a casa me ne andrò contento perché credo in quello che abbiamo detto tutti. Me ne vado più forte e consapevole che questo Consiglio regionale oggi non si è parlato addosso.
Adamo, quando ha parlato di alcune cose, ha denunciato delle situazioni e non lo ha fatto sicuramente per far passerella, ma ha parlato a nome del Governo regionale. Io ho sentito in quelle parole sicuramente delle tensioni concrete, non di passerella, che non avevo mai avvertito fino a questo momento, così come ho avvertito nelle parole dell’assessore Tripodi una tensione ideale molto, molto forte che ha contagiato tutti, che è presente in ognuno di noi.
Tante cose, è vero, si sono
dette, le abbiamo sentite in altre occasioni ma non è sicuramente la stessa
cosa. L’omicidio Fortugno
ha solcato una linea di demarcazione terribile. Ci piace o non ci piace, gli
uomini a volte si comportano in un certo modo e magari fanno i calcoli per
comportarsi in un certo modo.
Oggi non è così, l’omicidio Fortugno imprime una
marcia ben precisa, l’omicidio Fortugno scuote tutti, cambia l’attività
politica in questa Regione e di tutti i consiglieri regionali. E’ così, è una
cosa forte. Da domani si vedrà meglio chi sta da una parte e chi dall’altra, ci
sarà una linea ben più visibile che tante volte noi non abbiamo voluto vedere.
Dico noi tutti, perché io non sono qui a
presentarmi come il primo della classe perché come consigliere regionale ho i
miei difetti, le mie pecche, i pregi saranno gli altri a doverli sottolineare.
Allora io dico che questa seduta non deve finire
così, come se alla fine nella stanchezza dobbiamo approvare questo documento,
perché ci faremmo del male tutti quanti ed andremmo ad avvilire e perdere di
vista tutto quello che hanno detto i giovani stamattina.
Ci sono o non ci sono? I giovani di Locri ci sono
anche se quelle sedie sono vuote, come ci sono i consiglieri regionali, ci sono
eccome perché da domani si riparte, c’è una svolta in Calabria checché se ne
dica.
C’è un operato, in questi giorni, del Presidente
del Consiglio regionale, dell’Ufficio di Presidenza che ha un valore forte. Il
Consiglio e il Governo regionale sono apparsi nel modo giusto, in tutte le
discussioni nazionali. Il Presidente Loiero ha saputo alzare il livello,
intercettare l’attenzione nazionale per cercare di far capire che qui in
Calabria si ammazza, però che nello stesso tempo ci sono tutti i presupposti
perché questa terra possa venirne fuori, oggi più di prima, per quello che
avete fatto voi.
Ve lo dico, ragazzi, da professore di lettere. Io prima
di fare politica ho fatto il professore di lettere. Sono stato in mezzo ai
ragazzi per tanti anni e so che le lezioni più grandi vengono non dalla
cattedra ma dai banchi, ve lo dice uno che crede in questa impostazione
culturale delle attività scolastiche.
Ecco perché vi ringrazio e quando tu stamattina ti
ribellavi e dicevi “io voglio fare politica, voglio restare nella mia terra,
non voglio abbassare la testa”, hai detto una cosa stupenda perché tu puoi
scegliere di fare politica, guai se domani Chiarella decide che tu debba fare
politica. Sarai anche bravo, ma non sarai un politico libero.
Ecco perché oggi è venuto un messaggio molto
forte. Non permetto a nessuno oggi di mettere sotto i piedi il valore di questa
importante Assemblea.
Io non penso che qualsiasi consigliere assente, di maggioranza o di
minoranza, in questo momento è assente perché magari non ha la tensione giusta.
Io non voglio crederlo per rispetto ai consiglieri regionali della
Calabria di destra e di sinistra, io sento invece che questo Consiglio
regionale deve essere in linea con ciò che ha aperto l’omicidio assurdo e
terribile di un uomo come Fortugno, amico veramente di tutti.
Io non sono di questo territorio, non faccio parte di questo collegio, ma
conosco Fortugno come se fosse il mio vicino di casa. Questo per dire con
onestà intellettuale qual’era il suo modo di porgersi agli altri.
Allora io dico che questo appuntamento non è servito per gettare fumo
negli occhi, è un qualcosa che ha un valore nuovo a cui non siamo abituati –
questo è vero –, ma ci abitueremo se vogliamo far politica, altrimenti ci
prenderanno a calci i calabresi se non la sapremo fare in un certo modo, perché
i calabresi cominciano a stancarsi dei politici che hanno la segreteria, che
ricevono solo per fare benedizioni, per dare la pacca sulle spalle e per far
rimanere le cose come stanno.
La gente di Calabria è stanca di questa situazione. Allora, dobbiamo
darci una regolata, noi ce la dobbiamo dare, a cominciare da me che vivo anche
in una terra pericolosissima sotto alcuni aspetti.
Io sono di Lamezia Terme dove per 10 anni è stato sciolto il Consiglio
comunale, in 10 anni con l’unica parentesi – lo devo dire, onorevole Principe
ed onorevole Borrello che è alla Presidenza – del periodo in cui Sindaco era
Doris Lo Moro. Lo devo dire, io sono stato oppositore di Doris Lo Moro, ero
dall’altra parte e quindi lo posso dire e questo lo sa Leopoldo Chieffallo, 10
anni di Sindaco di Doris Lo Moro che hanno separato – guarda caso – le due
date, la prima e la seconda dello scioglimento del Consiglio comunale della
quarta città della Calabria per mafia.
Voi capite, allora, se quella rabbia che è vostra è anche mia. Ecco che
allora io sono convinto che ci sono gli uomini e le donne in questo Consiglio
regionale in grado di ribaltare la situazione.
Io non voglio farla lunga perché è troppo quel che mi si muove dentro
dopo il 16 ottobre. E’ cambiato tutto, io ho sofferto molto per quello che è
successo dal momento in cui ho ricevuto la telefonata che mi diceva “è stato
ammazzato Fortugno”. Erano le 18 di domenica sera, ero ad un convegno, non ci
credevo e mi sono permesso il lusso di prendere il mio telefonino e chiamare al
numero del Vicepresidente, non ci credevo. Quel telefonino squillava a vuoto,
non ha mai risposto nessuno, ho questo ricordo particolare che lambisce la mia
mente.
Finisco semplicemente con la sicurezza che quello che ha detto Adamo
diventerà concretezza, perché voi stamattina avete detto chiaro e tondo che non
volete esser lasciati soli e non perché avete bisogno di qualcuno che vi prenda
per mano e vi faccia parlare e salire sul podio, ma perché volete risposte
concrete, perché volete essere ragazzi uguali a quelli della Lombardia e del
Veneto, qui non siamo “figli di un dio minore”, lo avete detto in tutte le
salse.
Non so cosa dobbiamo fare. Avete parlato di servizi sociali. Onorevole
Borrello, mettiamoci a lavorare e approviamo le linee guida per il sociale.
Tu come me, come Pacenza, come Tripodi, abbiamo lavorato nella scorsa
legislatura per avere la “328”, oggi facciamo le linee guida e diamo questo
segnale.
Lo diceva anche la diocesi col rappresentante del Vescovo perché agendo
sul sociale, sulle scuole, sulla cultura mettiamo dei puntelli forti, non
trasformiamo la realtà, perché dove c’è l’ignoranza ed il disagio sociale, lì
la criminalità ha più spazio.
Ecco perché io accolgo con soddisfazione tutto quanto sta facendo
Principe, che oltretutto ha avuto delle parole stupende quando ha parlato della
cultura come di quella goccia d’acqua che cade sul granito. Però, se quella
goccia continua apre qualcosa, cambia la materia.
E’ eccezionale questo modello che ci ha portato Principe. Io che mi sono
permesso di depositare una proposta di legge questa mattina, così preso da
questo momento la voglio rivedere insieme ai colleghi e insieme allo stesso
Principe che ha parlato di educazione alla legalità.
Una legge che possa fare di questo 16 ottobre un giorno simbolo. Io credo
molto nei simboli, i simboli che hanno la sostanza, la tensione ideale. I simboli
sono i fari della storia di quegli uomini che hanno creduto in determinate
cose, magari forse anche sbagliando, ma senza mai abbassare la testa alla
illegalità e alle nefandezze.
Allora quel 16 ottobre deve rimanere il simbolo della legalità, proprio per
combattere l’illegalità. Non è una data qualsiasi, e le date nella vita degli
uomini sono importanti.
La proposta che faccio, Presidente facente funzioni Borrello, è che nel
documento si aggiunga una parolina alla fine, anche se può sembrare una cosa insignificante,
quando il Presidente del Consiglio regionale dice “si impegna ad istituire il
forum permanente”, io direi di aggiungere, onorevole Principe, “il forum
permanente ed itinerante”, questo forum permanente di Locri non deve rimanere a
Locri.
Voi, che siete la primavera della Calabria, dovete far parte di una
carovana istituzionale in giro per le città dove alta è la presenza della
mafia.
Voi dovete venire insieme alle istituzioni nelle scuole di Lamezia Terme,
di Gioia Tauro, di Sibari, di Cetraro. Voi dovete diventare parte attiva di
questa carovana. Quindi, un forum permanente itinerante, anche perché ciò che
soffre Locri lo soffrono altre parti della Calabria
Almeno, santiddio, in questa Calabria dove ci si divide sempre, e questo
è il suo tallone d’Achille, almeno su questo argomento che è alla base del
futuro si possa stare insieme.
Ecco l’unità, voi rappresentate l’unità in questa direzione, voi che
siete scesi in piazza a scuotere le coscienze di coloro che dicono soltanto,
ormai, si sa che succede questo e poi non si muove nessuno.
Voi avete scosso i sentimenti e la ragione di tutti. Voi avete creato non
la piazza, io non vedo nella vostra riscossa uno sciopero fine a sé stesso, voi
avete creato l’Agorà, voi avete creato un luogo nuovo aperto alla discussione,
voi siete l’agorà della Calabria. Ecco perché io ritengo che la vostra tensione
in questo forum permanente itinerante – prego che sia votato questo emendamento
– perché almeno in questa direzione, come dicevo prima, si possa proclamare
l’unità della Calabria contro la mafia, partendo da Locri che ha pagato un
prezzo molto, molto caro con la morte del nostro amico, onorevole Fortugno.
(Applausi)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, il Presidente Loiero con la sua bontà mi ha investito di questa grande
responsabilità di replicare alla fine del dibattito e mi scuseranno soprattutto
i ragazzi a cui mi rivolgo. Io non riesco a superare quelli che per una certa
politica possono essere considerati dei difetti.
Sono consapevole del fatto che
replicando devo essere molto equilibrato perché la mia voce rappresenta
l’intera Giunta, ma, detto questo, non posso cambiare la mia natura di uomo
politico che non ha mai gradito la retorica, che ha sempre enunciato delle
considerazioni, delle proposte, ma avendo come finalità ed obiettivo della
elaborazione politico-culturale il fare non disordinato, a seguito di una
analisi, di una programmazione di obiettivi.
Se ci fermiamo sempre alle
analisi, alle cose ben dette, non usciremo mai dalle emergenze e dalla
situazione in cui ci troviamo.
Mi consentirete, io sarò più
specifico sulla cultura, più generico sul resto per le ragioni che ho detto in
quanto parlo a nome dell’intera Giunta.
Ancor prima, vorrei dire al Presidente
per il futuro se è possibile essere più inglesi o più europei… Cioè, quando ci sono queste discussioni,
forse se si chiudono quando ancora i protagonisti ci sono tutti e parlo
soprattutto dei giovani è un fatto positivo, se noi riusciremo ad essere
europei cioè a fare degli interventi più brevi dicendo l’essenziale.
Quali sono gli insegnamenti di questa giornata? Io
ne traggo due che sono più che altro la conferma per me di tanti anni di
impegno.
Oggi c’è stata questa tragedia terribile
dell’omicidio del collega Fortugno e penso alla moglie, ai figli, alla città di
Locri, c’è un dolore immenso perché al di là del fatto politico mi ricorda
sofferenze di tipo personale.
Ma l’insegnamento quale deve essere? La mafia non
si combatte con ricette parziali e lo avete detto anche voi.
Ci vuole un progetto complessivo di una società
diversa perché certamente come in tutte le cose del mondo i filosofi cominciano
a dire “ma viene prima l’uovo o la gallina?”.
Io nella mia piccola attività politica non ho mai fatto un esercizio per
stabilire se viene prima l’uovo o la gallina, cioè se la presenza dello Stato
sul territorio e il controllo del territorio, se l’intelligence e le
investigazioni vengono prima e lo sviluppo dopo o una società normale dopo.
Sono argomenti che non hanno senso. Il problema è orizzontale, ci vuole un
progetto complessivo.
Guardiamo a questo dato di oggi. Mi auguro, come ha detto il Presidente
Loiero, che i riflettori rimangano accesi sulla Calabria ma ipotizziamo pure
che con una azione forte di presenza sul territorio, di intelligence, nel
giro di due o tre mesi, io dico domani non lo so, lo Stato individui i
colpevoli di questa tragedia e ad un certo punto riesce a controllare così bene
il territorio che niente si muove.
Abbiamo fatto un grande passo in avanti, forse contraddicendomi mi dico
che questo è l’uovo e dopo viene la gallina. Ma se poi la gallina non viene e
questi nostri paesi rimangono, i centri storici, nel degrado, le coste
aggredite dalla speculazione edilizia, se non ci sono teatri o centri di
cultura, se le Università non funzionano, se i giovani che prendono una laurea
prendono il computer e scappano, cosa abbiamo risolto?
L’insegnamento che dobbiamo trarre è che il problema è complessivo. Che
nel momento in cui la Regione promuove la cultura della legalità… Ho sentito il
giovane reggino che studia a Palermo che mi ha corretto e mi ha detto
“assessore, educazione civica”. Io non ho parlato di educazione civica ma ho
detto che rimpiango i tempi in cui almeno c’era l’educazione civica nelle
scuole, ma naturalmente oggi si deve andare oltre e sono stato molto chiaro.
Educazione alla legalità vuol dire educare le persone a capire che la
società è fatta di tanti uomini e di tante donne e se non si rispetta l’altro
nei suoi diritti fondamentali ma anche nei diritti secondari, c’è sempre uno
spazio per la violenza e quindi per la mafia.
Quindi educazione alla legalità significa studiare la nostra Costituzione.
Guardate, la Costituzione italiana sulla tutela dei diritti è quanto di più
avanzato c’è al mondo.
Se noi parliamo con i nostri giovani, ci accorgiamo che non conoscono la
Costituzione. Quindi bisogna approfondire questi studi e capire che cosa è un Consiglio
regionale, un Parlamento, un Governo.
Per esempio, stamattina ho sentito tante
contraddizioni, per restare nel mio campo. Ha parlato un funzionario dirigente
dello Stato nel mondo della scuola, che però non vi ha aiutato a capire. E
perché non lo ha fatto? Sapete quali sono i compiti della Regione nella materia
scolastica? Per i programmi il 15 per cento e dentro questa percentuale noi
abbiamo inserito l’educazione alla legalità, la lotta alla dispersione e
l’orientamento, per le ragioni che ho detto stamattina.
Mi auguro che resti un 15 per cento, e mi riferisco al Presidente Loiero,
perché se passa la devolution e
facciamo 20 programmi scolastici, avremo costruito la disunità d’Italia mentre
la scuola ha unito l’Italia. Cavour ha detto “abbiamo fatto l’Italia, adesso
facciamo gli italiani”. Chi ha fatto gli italiani? Li ha fatti la scuola.
Questo signore ha parlato in modo molto roboante e con frasi ben dette, ma
con un contenuto che non condivido perché non ho capito a chi parlava, se la
responsabilità della scuola è in primis
dello Stato. Abbiamo sentito dire che mancano gli istituti scolastici in
provincia di Reggio Calabria ma io aggiungo in tutta la Calabria.
In una sola città non mancano gli istituti scolastici ed è il comune che
io ho diretto per 25 anni e nonostante sia un comune che in questi 25 anni ha
quadruplicato gli abitanti. Eppure, non c’è un doppio turno ed io queste cose
le posso dire perché in 20 anni di impegno comunale ho costruito 40 scuole,
Santa Madonna. Ma con le forze del comune perché lo Stato è stato assente,
patrigno verso le nostre comunità.
L’edilizia scolastica è di competenza dello Stato. Nicola Adamo ha detto
una cosa giusta ed io condivido. Dobbiamo fare uno sforzo per quell’area e
attraverso la legge 24 aiutare i comuni a contrarre mutui per gli edifici
scolastici, ma il problema è in tutta la regione.
Io ci tengo a dire queste cose per farvi capire che c’è un progetto al di
là dell’emergenza. Stamattina ho detto a Mercurio che io l’ho convocato il 9
giugno per l’educazione alla legalità. Non pensate che sia un fatto successo
dopo il caso Fortugno.
Noi avevamo già questo progetto. Sull’edilizia scolastica io ho mandato
un appunto al Presidente Loiero e al Vicepresidente Adamo, io non sono
competente sull’edilizia scolastica e con l’assessore ai lavori pubblici ho un
concerto, ma so quanto è importante l’edilizia scolastica. Pur non essendo
competente, quando Loiero mi ha chiesto le schede per i fondi Por, io ho detto
“sistemiamo l’edilizia scolastica nella regione con un investimento adeguato da
fare con i fondi strutturali”.
Questo è un intervento straordinario e se aspettiamo lo Stato o
aspettiamo i poveri comuni che ogni anno nelle finanziarie ricevono grandi
mazzate, le scuole non le avrete mai.
A mio avviso, nel sessennio 2007-2013 dobbiamo porci il problema anche
dell’edilizia scolastica, così come ci poniamo gli altri problemi di cui ha
parlato il Presidente Bova. Non aggiungo niente perché quando vogliamo fare la
lotta alla dispersione con i fondi che ha la Regione, ma quale lotta dobbiamo
fare che siamo con quell’affare per terra! Scusatemi se non è un termine
parlamentare questo.
Lo dobbiamo fare con i fondi strutturali, il sostegno ai progetti
scolastici per l’educazione alla legalità, per il sostegno alla dispersione,
per i laboratori, per i centri di orientamento.
Ne ha parlato il vicario del vescovo ed ha ragione ma questo dobbiamo
farlo con i fondi strutturali.
Bova quando era assessore al bilancio queste cose le aveva previste ma
poi non se ne è fatto niente. Io le ho riprese e nell’appunto che ho mandato a
Loiero ho sottolineato questi aspetti.
Chiudo con la dispersione perché è tardi. Abbiamo già detto che la
dispersione è gravissima per i giovani che hanno superato l’obbligo vecchio. Ma
la dispersione in quali aree è presente, in quali famiglie? Guardate che spesso
dispersione vuol dire disagio sociale perché avviene nelle aree urbane, nelle
periferie, nei ghetti di edilizia economica e popolare.
Nella mia città l’edilizia economica e popolare è al centro della città.
Chi ha acquistato quelle case nelle cooperative ha fatto un affare a distanza
di anni. Nelle altre parti, dovunque, le case popolari sono periferie degradate
dove non c’è una piazza, o un centro sociale o una chiesa.
Ecco perché il problema di lotta sociale è generale se noi non riusciremo
a recuperare i nostri centri storici o se non costruiremo città dove non ci
sono piazze o dove la gente si incontra, non va per essere scippata. I centri
sociali con teatri e chiese perché la Chiesa ha un grande valore.
Se non cambiamo questa società… cultura della legalità vuol dire anche
questo: battersi perché la nostra diventi una società normale.
Ritorno alla dispersione. Noi dobbiamo dare un buono alle famiglie e con
questo voglio dire rendere i comuni e le scuole responsabili nel dire : se tu
mi dici nel tuo comune quanti giovani sono oggetto o protagonisti della
dispersione scolastica io ti do un tot a famiglia ma non prima… Guardate che
questo è il concetto inverso delle “scarpe di Lauro” che è una battuta politica
che poi vi racconterò un’altra volta.
Significa che praticamente il buono di dispersione si dà a luglio se tu
famiglia grazie ad una certificazione del comune e della scuola dimostri che
hai riportato il figlio a scuola e quindi così si combatte il disagio sociale.
Allora per non farla lunga ho detto che il primo segnale è stato che è un
problema generale. L’altro segnale lo avete dato voi e mi pare che i colleghi
lo hanno colto – almeno così mi pare dagli interventi che ho sentito –, per la parte
che mi riguarda io ho colto l’insegnamento che voi avete dato.
I giovani con cui avete parlato tranne qualcuno impegnato di aspetti più
squisitamente ed unicamente culturali l’ha presa più sul generale ed io ho
sempre paura quando le cose si prendono sul generale.
Molti di voi hanno detto che mancano gli istituti e che non ci sono i
trasporti. Cioè cosa avete voluto dire voi con queste parole? Non so se ve ne
siete resi conto. Voi avete sottolineato con la politica la battuta finale
della ragazza che ha parlato di tante massime.
Voi avete detto: che ognuno faccia la sua parte. Voi giovani di Locri la
vostra parte l’avete fatta. Ma cosa si pretendeva da voi? Che vi mettiate a
costruire trincee nei vostri comuni facendo i vigilantes rispetto alla mafia?
Voi avete avuto coraggio e siete scesi in piazza. Il vostro gesto va inteso
come giovani coraggiosi che dicono alla classe dirigente tutta, alla politica,
ai vescovi, agli imprenditori “stiamo facendo quello che potevamo fare” il
resto fatelo voi ma questo è un grande insegnamento. E questo insegnamento - lo
dico al signor collaboratore degli ex provveditori - lo dobbiamo sentire tutti
perché in questa materia ognuno deve fare la sua parte.
Lo Stato deve garantire la sicurezza, certo noi garantiremo l’educazione
alla legalità. Loiero ha promosso che nello Statuto sia aborrita la mafia.
Abbiamo già fatto la delibera in Giunta come proclamazione solenne della
politica calabrese. Ci stiamo costituendo parte civile nei processi di mafia ma
questo non basta.
Poi lo Stato ci deve garantire la sicurezza per cui lo Stato faccia la
propria parte. Avete parlato dei trasporti e certamente il settore dei
trasporti su gomma è una vergogna e Tripodi ne è consapevole perché l’ho visto
lottare con le ferrovie dello Stato per i collegamenti sulla locride.
Ma le infrastrutture competono allo Stato. Ma ragazzi voi che ci potete
insegnare tante cose dovete capire. Ma, per esempio, la 106 ionica la può fare
la Regione Calabria. Ma perché si fa l’autostrada da Civitavecchia a Livorno o
si è fatta prima da Livorno a Genova e potrei fare 350 mila esempi sui fondi
dello Stato e qui nulla.
Le infrastrutture si fanno con gli interventi ordinari non con gli
interventi straordinari. Io dicevo ai miei colleghi parlamentari leggiamo nelle
finanziarie i bilanci dei ministeri perché lì capisce se c’è o non c’è una
politica meridionalista quindi plaudo alle cose che ha detto Adamo, quindi noi
la politica meridionalista la vogliamo fare. Quindi la sicurezza in primis per la nostra parte, le infrastrutture
lo Stato ma le altre cose e chiudo le dobbiamo far noi. Questo ci avete detto
perché se le città sono sporche, se il problema dei rifiuti solidi urbani è
diventato uno scandalo, se le spiagge ed il mare sono sporchi ed i turisti –
povero Donnici – se ne vanno perché il mare è sporco, se le strade di
competenza degli enti locali non si fanno ce la prendiamo con Roma? Ce la
dobbiamo prendere con noi stessi.
Per cui ognuno faccia fino in fondo la propria parte, quando io dicevo
della mafia come problema generale è l’altra faccia della medaglia. Una faccia
della medaglia dice che è un problema generale e l’altra faccia della medaglia
ci dice “ognuno faccia la propria parte”.
Voglio rispondere per ultimo ad Egidio. Per la parte che mi riguarda se
si vuole aggiungere “itinerante” mi va molto bene e non ho problemi al
riguardo.
Ma io da questa tua battuta traggo un insegnamento più generale perché a
me piace sempre avere una concettualità ampia. Molti dei colleghi si sono
rivolti a voi per dire faremo a Locri nella locride, è sbagliato questo per
voi. Perché voi anche se siete stati colpiti più di altri, anche se vivete un
quotidiano più difficile di altri giovani della Calabria perché non è vero che
poi la Calabria è tutta la stessa.
A macchia di leopardo ci sono zone evolute. Nessuno vi deve chiudere in
un recinto. Voi dovete essere l’elite,
l’avanguardia - perché lo avete dimostrato sul campo - della Calabria buona che
si ribella alla Calabria cattiva.
Se allora è questo il compito che voi vi siete assunti col coraggio della
vostra responsabilità e se noi riconosciamo questo coraggio e questa
responsabilità che il forum abbia sede a Locri ma giri per l’intera Calabria.
Così come voi avete diritto a concerti di fine anno. Avete diritto a
scuole moderne ed adeguate, a centri storici recuperati. Non solo voi avete
diritto a questo. A questo hanno diritto tutti i giovani della Calabria, Santa
Madonna, e quindi noi vi dobbiamo innalzare a bandiera, ad esempio di una
Calabria che vuol cambiare con questi sentimenti.
Spero di aver onorato l’incarico che il Presidente Loiero mi ha voluto
gentilmente dare. Grazie.
(Applausi)
I consiglieri hanno un ordine del giorno che anche se non aveva una firma
materiale era il risultato della riunione dei Presidente dei gruppi, dei membri
dell’Ufficio di Presidenza, dei Presidenti delle Commissioni, delle componenti
politiche, dei rappresentanti della Giunta. Il fatto che lo sottoponga alla
votazione è come un atto dovuto perché già la maggioranza del Consiglio in
qualche modo lo aveva assunto.
Al contempo la discussione pone un problema di integrazione, cioè di un
vero e proprio coordinamento del testo, quasi una integrazione perché avete
ascoltato tutti, lo stesso Presidente della Giunta – ma non solo – andando via
ha sottolineato di tener fortemente presente assieme alla nostra componente
istituzionale e di finalità politico-culturali anche l’aspetto che è collegato
alla nomina del vice capo della polizia, il prefetto con poteri straordinari.
Lo dicevamo nella relazione, negli interventi occorre per un governo
democratico dei processi che anche la giurisdizione e cioè il livello della
magistratura abbia un’adeguata iniziativa a questo livello.
Contemporaneamente l’ha fatto l’assessore alla pubblica istruzione,
onorevole Principe, ma assieme a lui a partire dal Presidente e dal
Vicepresidente della Giunta, e gli assessori Michele e Pasquale Tripodi hanno
sottolineato come dare al progetto d’urto dei lineamenti in cui l’accordo di
programma quadro che viene assunto è lo sbocco finale con interventi intermedi.
E poi negli interventi dei consiglieri, ho sentito il consigliere Racco,
la consiglierà Frascà e alla fine anche l’onorevole Chiarella per concludere
poi con l’assessore Principe hanno sottolineato diversi aspetti in cui
contemporaneamente si traduce – ho capito così e così lo condivido – che noi
non è che stiamo facendo il mondo delle stelle fisse nel senso che non è che
abbiamo una idea tolemaica della battaglia. Abbiamo una idea seria in cui
quando parliamo di progetti pilota interveniamo laddove in questo momento
incontrovertibilmente il danno è più acuto ma non essendo monoculi ma avendo
l’idea complessità della Calabria.
Allora il forum non è una entità fisica ma sono delle relazioni che
stabiliamo tra il mondo delle istituzioni che non vogliono individuare ed
invadere altre competenze ed un germe che è in atto all’interno delle scuole e
negli studenti.
Falliremmo se rispetto a problemi che non sono riconducibili solo e tanto
ad un’area ristretta noi immaginassimo che il problema per noi comincia e
finisce in quell’area.
In questo senso il forum è policentrico nel senso che il forum nel
momento in cui germoglia e c’è iniziativa ha più centri e più sedi. Il forum
come idea è un forum unico non è che noi siamo per separare ma siamo per unire.
Ma i centri man mano che lavoriamo, io non dimentico, vedo lì l’onorevole
Chiarella e purtroppo per noi nell’area dalla quale lui proviene insiste ed
esiste un problema da questo punto di vista.
La nostra idea è quella di non fare iniziative di ordine burocratico, non
fornire un’armatura fisica che anticipi il fatto che sorga una iniziativa, un
sommovimento e poi via via un movimento di questo tipo.
Se con questo spirito siamo d’accordo, ci siamo intesi è come quando
sbocchi ci sono 100 fiori o suonano diversi strumenti.
Il forum non è una sede unica ma è tutte le espressioni dove via via a
partire dagli esperimenti ci si esprime.
Nel primo incontro – termino perché ho parlato a lungo e non vorrei
introdurre elementi di confusione – gli studenti stessi hanno sottolineato una
cosa giusta. Hanno detto: ma le associazioni, le espressioni del volontariato
anche quando non sono fatte di studenti non sono deboli.
Certo che sono deboli, perciò abbiamo parlato di forum aperto ed
inclusivo. Aperto agli apporti. Il punto di sfida e di scommessa è innanzitutto
quello che avviene e che ci auguriamo che continui ad avvenire e si rafforzi
dentro quelli che sono i 93 mila studenti che rappresentano poco meno di una
provincia, ma se poi guardiamo alla Calabria sono ben altro, è una percentuale
altissima delle nostre realtà.
Se siamo d’accordo con queste
integrazioni, potremmo licenziare il testo, sapendo sin da ora che sia
sull’aspetto collegato alle funzioni dello Stato, sia su altri – come si è già
parlato – che ritengo condivisi, diamo mandato ad un gruppo ristretto, se
volete coordinato dalla Presidenza del Consiglio, di licenziare un testo che
abbia come armatura centrale quello che è stato licenziato da 28-29 consiglieri
l’altro giorno.
Se siamo d’accordo con questo
percorso…
Se possiamo inserire in qualche
punto del documento sia in premessa che in conclusione che il Consiglio e la
Giunta nel predisporre il prossimo bilancio, la prossima legge finanziaria e
anche per tutti gli altri strumenti tengano conto di tutte quelle possibilità
che sono date per avviare questa azione politica di contrasto in un progetto
che sia unitario.
Se si potesse dare qualche segnale di questo tipo, penso che sarebbe
anch’esso nei limiti e nella disponibilità finanziaria di questa povera Regione
tenendo conto anche delle possibilità che abbiamo nel prossimo sessennio
2007-2013 per i fondi strutturali.
Penso che la proposta che fa
l’assessore Principe sia da accogliere, ovviamente assumendola non come
indicazione generica quasi come se fosse una sorta di norma di rinvio. Ma è una
forte raccomandazione quella che Principe fa interpretando il sentimento della
Giunta che ci impegna e ci vincola alla stesura dell’atto di bilancio che noi
avremo da qui a poco da esaminare in quest’Aula.
Ciò non significa che le proposte anche specifiche che dai vari
interventi sono pervenute nel corso del dibattito noi non le si assuma – quelle
su cui concordiamo – e sin da subito ci si adoperi per lavorarci e realizzarle.
Non dobbiamo aspettare il dopo e quindi la fase attuativa del bilancio stesso.
Sono proprio quelle proposte che danno il senso della compiutezza della
proposta organica dell’onorevole Principe che induce la Giunta a pervenire ad
un atto integrativo, ad un documento di bilancio e alla legge finanziaria.
La stessa Commissione consiliare, la stessa Aula valuterà poi in maniera
sistemica quello che è e potrebbe essere un vero e proprio progetto d’urto
predisposto dall’amministrazione regionale per quanto riguarda l’azione di
contrasto.
Pensavo che si dovesse votare
quel documento che è già ottimo ed esaustivo. Nel momento in cui il Presidente
ha proposto un coordinamento migliorativo, mi sono permesso questa aggiunta
altrimenti non l’avrei fatta.
Sul metodo proposto sono d’accordo.
Io volevo solo aggiungere per chiarezza che mi sembrava di cogliere nella
proposta del Presidente del Consiglio qualcosa che andava oltre il testo che ci
era stato consegnato e che raccoglieva le indicazioni emerse nel dibattito.
Tutti gli interventi, l’intervento di Nicola Adamo e dell’assessore Principe.
La cosa che chiederei, Presidente,
per chiarezza è che ovviamente questa parte venga accolta con tutti gli altri
aspetti che mi pare lei volesse ricomprendere nella…
Chiedo scusa, assessore Tripodi,
anche le proposte che ha fatto l’onorevole Adamo al quale ho avuto modo di dire
anche fuori dall’Aula che sono molto concrete, almeno io le ho ritenute così,
insieme a queste dell’onorevole Principe si possono accennare in questo
documento e poi troveremo anche modo in sede di bilancio di sistemarle.
Per quanto mi riguarda su queste
proposte io sono d’accordo, poi valutate voi.
Presidente, come gruppo di Alleanza
nazionale ci esprimiamo favorevolissimamente perché se è vero che dal sogno poi
devono passare i segni questo ci sembra un segno molto importante e tangibile
perché al di là di quanto… e mi scuso se poco fa sono stato forse veemente, non
è nel mio costume, ma io non intendevo - per carità di Dio - mettere in discussione
la validità o il principio del documento mi rammaricavo con me stesso per la
poca attenzione che il problema merita e per la validità del principio.
Per cui mi scuso con l’onorevole Chiarella
se gli ho dato una interpretazione diversa ma tu mi conosci.
Quindi perfettamente d’accordo
perché è un segno importante che va nella direzione auspicata da Alleanza
nazionale e dal gruppo di Forza Italia
che si è espresso con l’onorevole Fedele.
Solo per ricordare, l’ho detto
già all’onorevole Principe, che vi sono 41 milioni di euro nel settore
dell’edilizia scolastica che questa Giunta può sbloccare perché sono bloccati
da quella sentenza del Tar promossa dagli amici della Fism che, purtroppo,
hanno avuto ragione perché l’onorevole Zavettieri, allora, si era ostinato a
non considerare le scuole private come paritarie.
Quindi mi risulta che vi sono
bloccati 41 milioni di euro che la Giunta può utilizzare per l’edilizia
scolastica. Considerando tutti gli interventi dei ragazzi e degli studenti che
parlano di scuole che sono addirittura in locale privato o inagibile o comunque
non a norma io direi che una riflessione da parte della Giunta vada fatta per
sbloccare questi finanziamenti e per utilizzarli al più presto.
Il voto è solo un fatto formale
perché ho capito che c’è una intesa, come scheletro, sulla impostazione che
tutti noi abbiamo portato. C’è una volontà e una forte condivisione di assumere
tutte le integrazioni che abbiamo espresso in buona sostanza qua e quindi con
questo spirito esprimiamo un voto formale.
Pongo in votazione la proposta.
(Il Consiglio approva alla
unanimità)
Poi un attimo solo. Rispetto alla
questione posta solo alla fine dal consigliere Vilasi l’assessore Principe
voleva fare una precisazione e dare una delucidazione.
Presidente, chiedo scusa se parlo
seduto per un momento.
Essendo presente, signor
Presidente, come membro del governo ed in assenza del collega Incarnato che ha
la competenza dell’edilizia scolastica che è assegnata ai lavori pubblici mi
permetto io di dare un chiarimento.
Non è che la Giunta sia inerte su
questo punto. Purtroppo c’è stato un ricorso al Tar da parte di scuole private
che non hanno visto finanziate delle richieste di edilizia scolastica sulle
scuole private.
Io mi sono informato nei vari
uffici e questi ritengo che mentre per quanto riguarda il diritto allo studio
c’è una completa parificazione tra scuola pubblica e scuola privata nel senso
che se finanziamo un progetto è la stessa cosa oppure per i buoni pasto o i
buoni libri c’è una parificazione completa questo per farmi capire.
Ma per quanto riguarda gli
immobili sembrerebbe che la legge non faccia questa parificazione. Perché se un
privato vuole fare attività scolastica non può permettere che lo Stato gli
ricostruisca l’edificio, mi seguite?
Allora, ripeto che non è una mia
competenza ma siccome l’ho studiata quando ho ricevuto la lettera da parte di
questi signori, noi abbiamo risposto in questi termini perché gli uffici ci
danno questa valutazione.
Dove c’è la separazione dei
poteri la Giunta non può interferire sulle decisioni della maggioranza. Ci
stiamo difendendo dinanzi al Consiglio di Stato che ci auguriamo dia ragione
alla Regione Calabria.
In ogni caso se l’onorevole che
ha fatto questa proposta di grande responsabilità per prendere anche lui
iniziative politiche per arrivare ad una transazione che sia dignitosa e
rispettosa della legge io mi adopererò col Presidente Loiero, con l’assessore Incarnato che è
competente e con l’intera Giunta per vedere se una transazione sbloccando il
finanziamento ci aiuta ma nei termini in cui ho detto perché noi la legge sotto
i piedi non ce la possiamo mettere. Vi chiedo scusa e vi ringrazio.
La seduta è tolta. Ricordo che
anche sulla prima proposta di modifica votata c’è il coordinamento formale e
ovviamente quello che riguarda poi i consiglieri regionali riguarda
l’equivalente degli altri capi struttura anche quando sono direttori generali
ma di questo…
La
Dirigente del Settore
dott.ssa Ester Latella