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X^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

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n. 19

 

SEDUTA Di GIOVEDì 31 MARZO 2016

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICOLA IRTO E DEL VICEPRESIDENTE FRANCESCO D’AGOSTINO

 

Presidenza del Presidente Nicola Irto

La seduta inizia alle 15,23

PRESIDENTE

La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.

GRAZIANO Giuseppe, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

GRAZIANO Giuseppe, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Dibattito sulla sanità

PRESIDENTE

Esaurite le comunicazioni, passiamo all’esame dell’ordine del giorno che prevede un solo punto che riguarda il dibattito sulla sanità.

Come concordato in Conferenza dei capigruppo, iniziamo il dibattito con la relazione del Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

La Calabria, come è noto, è una della Regioni sottoposte a Piano di rientro ed a commissariamento. Tale operazione ha avuto inizio nel 2009 con delibera della Giunta regionale numero 752, integrata dalla delibera della Giunta regionale numero 845 del 2009, in cui si esplicitava detto Piano, affidando alla Giunta regionale, in via esclusiva, la competenza a definire, proporre, stipulare, attuare, monitorare e rimodulare con lo Stato l’accordo per il rientro dai disavanzi, al fine di pervenire al risanamento strutturale del Servizio sanitario regionale, anche attraverso la ristrutturazione dei debiti contratti, il tutto in applicazione dell’articolo 1 comma 180 legge numero 311del 2004.

La successiva Giunta, guidata dal presidente Scopelliti, senza aspettare che almeno passasse un anno per verificare l’andamento del Piano di rientro, concordava con il Governo il commissariamento della Regione Calabria che in data 30 Luglio 2010 con una delibera del Consiglio dei Ministri nominava il Presidente pro tempore, Scopelliti, quale Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, il tutto seguito dalla nomina di due sub commissari a supporto dello stesso Presidente/Commissario ad acta.

La Regione Calabria iniziava uno dei periodi più difficili per il suo Servizio sanitario regionale in quanto oltre ad essere una delle Regioni in Piano di rientro, diveniva anche Regione commissariata.

Commissariamento che si protrae ormai da 6 anni e che la sottopone a costante monitoraggio da parte di un Tavolo composto da dirigenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero della Salute che verifica gli adempimenti della gestione commissariale ed i livelli essenziali di assistenza.

L’analisi di tutti i verbali ministeriali, anche alla luce dell’odierno “rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica” appena redatto dalla Corte dei conti, nonché dei risultati indiscutibili che oggi sono sotto gli occhi di tutti, sanciscono il fallimento della gestione commissariale.

Sei anni di commissariamento non solo non sono serviti a risolvere gli annosi problemi della nostra sanità (inefficienze, duplicazioni, sprechi, localismi e casi di scarsa trasparenza), ma li hanno paradossalmente aggravati. Essi evidenziano come le buone intenzioni non siano sufficienti a surrogare alcune scelte che, in quanto politiche, appaiono necessarie per creare una inversione di tendenza reale.

I verbali del Tavolo tecnico, compreso quello più recente, hanno preso in considerazione tutti gli aspetti della gestione commissariale e hanno fatto, in particolare, una analisi stringente sullo stato dell’arte in merito alla erogazione dei livelli essenziali di assistenza.

In pratica, risulta che la Calabria non garantisce i livelli essenziali di assistenza e 6 anni di commissariamento non hanno sostanzialmente modificato tale situazione, aggravata dalla adozione della logica dei tagli lineari indiscriminati e dalla assenza di idee chiare sulle reali criticità e, quindi, sugli interventi necessari a correggerle.

La stessa Corte dei conti rileva un “tendenziale miglioramento” delle otto Regioni in Piano di rientro con riferimento agli aspetti meramente contabili segnalando la persistenza di gravi criticità riferite alla quantità, alla tipologia ed alla qualità dei servizi.

L’analisi della cosiddetta “griglia dei Lea” ha impietosamente evidenziato come, delle Regioni in Piano di rientro, la Calabria, accompagnata dalla Campania, non sia riuscita a raggiungere la soglia minima considerata accettabile (160 punti) avendo dimostrato una limitata capacità di correggere la propria situazione attestandosi su valori assolutamente critici. Infatti, il punteggio complessivo dell’adempimento della griglia Lea ha mostrato un lieve ma non significativo incremento passando dai 131 punti del 2011 ai 137 punti del 2014 rimanendo come già detto molto distante dal valore di riferimento di almeno 160, evidenziando un miglioramento risibile del valore base pari al 3,8 percento rispetto al 22,9 per cento, valore minimo necessario.

Ciò documenta in maniera inoppugnabile l’incapacità del commissariamento di incidere sulla situazione rilevata all’atto dell’insediamento nel 2010.

In particolare, l’analisi dell’attività assistenziale ospedaliera evidenzia una riduzione dei ricoveri ben maggiore di analogo fenomeno nazionale, dimostrata dal decremento del tasso standardizzato del numero di dimissioni (indice di spedalità) che, avendo come target il valore non superiore a 160 ricoveri per mille abitanti, è sceso da 171,7 (certamente eccessivo) ad un inopportuno 139,2 come se i calabresi avessero drasticamente ridimensionato il loro fabbisogno di salute rispetto alla media degli italiani.

A tale aspetto si lega anche la contrazione del numero dei posti letto (sia totale che per acuti e sia pubblici che privati) che è passato da valori eccessivi (3,76 complessivi e 3,29 per acuti per mille abitanti) a valori paradossalmente bassi (2,89 e 2,40) ben al di sotto di quelli di riferimento nazionale. Tutto ciò ha inciso negativamente, riducendo così le possibilità di ricovero in fase acuta, cosa che impone ai posti di pronto soccorso, molto spesso, di trasferire i pazienti stessi in ospedali fuori regione aggravando il carico sociale delle famiglie che si trovano ad inseguire i propri congiunti nelle regioni limitrofe (Basilicata o in Puglia o in Sicilia). In sostanza, in Calabria ci sono molto pochi posti letto realmente disponibili, peraltro frammentati e mal distribuiti.

In conseguenza di ciò, e cosa ben più grave, si è verificato l’incremento della mobilità passiva extra regionale, per cui la percentuale dei ricoveri fuori regione dei residenti (rispetto al totale dei ricoveri in regione per acuti in degenza ordinaria) è aumentata dal 17,2 per cento del 2011 al 20,1 per cento del 2014 (rispetto a un valore di riferimento accettabile pari a 7/8 per cento per cui il più grande ospedale dei Calabresi è fuori dalla Calabria.

Ciò significa che circa il 20 percento delle prestazioni assistenziali che necessitano ai calabresi essi sono costretti a chiederle a strutture collocate fuori regione con peggioramento dei costi sanitari e di quelli sociali a carico di famiglie spesso con un reddito insufficiente o in condizioni di difficoltà. E come spesso è stato detto, significa che il più grande ospedale dei calabresi è fuori dalla Calabria.

Altra situazione critica si rileva a livello della rete di emergenza – urgenza territoriale che si dimostra non adeguata. Anche in questo settore si è registrato un peggioramento della situazione, con riferimento ai tempi di intervento delle nostre ambulanze, per cui rispetto al valore atteso (inferiore a 18 minuti) si sono registrati tempi – tra ricezione della chiamata e arrivo dei mezzi di soccorso – non solo più alti ma addirittura crescenti, passando dai 24 minuti del 2012 ai 26 minuti nel 2014, il che significa che i calabresi, in situazioni gravi e di emergenza, hanno sempre minore possibilità di essere curati tempestivamente e, quindi, rischiano molto di più e più di prima.

In maniera assolutamente coerente, appare peggiorata anche l’assistenza territoriale, nei riguardi dei soggetti più fragili e con il maggiore bisogno assistenziale, prova ne sono: lo 0,13 percento di anziani assistiti a domicilio contro l’1,8 percento previsto (pari al solo 7,2 percento del dovuto); lo 0,05 per mille (vs 0,18) di posti equivalenti presso strutture semiresidenziali per disabili (pari al solo 27,7 percento del dovuto); l’1,03 per mille (vs 10,2) di assistiti per la salute mentale (pari al solo 10 percento del dovuto), che documentano una gravissima insufficienza del Servizio sanitario nazionale, ciò vuol dire che in Calabria manca di fatto l’assistenza domiciliare e quella “dovuta” alle fasce di popolazione più fragili (anziani – disabili – malati mentali) che gravano interamente sulle famiglie abbandonate a se stesse, che si trovano ad affrontare spesso problemi per loro insormontabili e in molti casi generatori di spese cosiddette catastrofiche. Il tutto aggravato dalla carenza diffusa di posti letto per pazienti disabili e di posti letto in hospice e/o di hospice stessi, considerato che in Calabria ne esistono solo due, uno pubblico e uno privato. Stessa considerazione vale per l’Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.) che fa della Calabria la “cenerentola” anche di tutte le Regioni in Piano di rientro.

Gravissima appare la situazione anche in tema di prevenzione in quanto ad esempio gli screening oncologici, in programmi organizzati, hanno subito in questi anni di commissariamento un ulteriore peggioramento, attestandosi su valori non accettabili. Questo a dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, non solo della incapacità ad incidere organizzativamente in un settore tanto delicato, ma anche a mantenere ciò che storicamente si produceva, in maniera insufficiente ma che si produceva.

Prova ne è che gli esami mammografici su pazienti invitati al controllo sono passati dai 20.000 del 2009 ai 7.000 del 2015, con una curva progressivamente in contrazione; gli esami citologici sono passati da 51.000 del 2009 ai 17.800 del 2015 e gli esami per lo screening del tumore del colon si sono mantenuti sul valore risibile di circa 4.000. Appare, quindi, evidente che in Calabria non si fa più prevenzione organizzata delle malattie oncologiche, neanche quella che si faceva prima del commissariamento, il cui onere è di fatto direttamente scaricato e lasciato alla libera iniziativa dei cittadini calabresi.

Il persistere della inefficienza organizzativa e della mancanza di segnali di inversione di tendenza nel corso di questi sei anni è confermata anche da altri indicatori quali l’allungamento della degenza media preoperatoria (1,99 giorni attuali vs 1,73 precedenti), dalla scarsa percentuale di pazienti con più di 65 anni operati per frattura del collo del femore entro 48 ore (26,7 per cento vs 55 per cento) e dal persistere di un elevato numero di parti cesarei primari (24,7 per cento vs < 20 per cento). Tali dati confermano che gli interventi commissariali non hanno inciso per nulla sulla efficienza delle strutture ospedaliere.

Le performance di tali strutture stanno progressivamente peggiorando sia per deficit di personale che per mancanza di posti letto utili negli ospedali che realmente forniscono prestazioni. Una logica miope basata sul facile blocco del turn over e sulla riduzione indiscriminata della disponibilità di posti letto, ha portato solo ad una sterile riduzione del numero degli operatori sanitari, senza un reale piano di ridistribuzione razionale delle risorse e del costo della forza lavoro a scapito dei servizi e delle prestazioni.

Per quanto attiene ai Piani Operativi validi fino al 31 dicembre 2015, similari considerazioni vanno fatte in relazione agli obiettivi primari, alle relative azioni, agli interventi ed agli indicatori di risultato; Essi presentano 14 obiettivi primari, 51 azioni individuate ed altrettanti indicatori per i quali il Ministero ha avanzato numerose, ripetute ed a volte inutili osservazioni tese a “rivedere le azioni programmate ed a prevedere una specifica tempistica e/o specifici indicatori”.

È purtroppo evidente che trattasi di piani operativi di fatto inefficaci dispersi tra obiettivi, in molti casi, non strategici né prioritari, tutti assolutamente da rivedere con azioni concrete, mirate e con tempistica certa, oggi ed allo stato degli atti, neanche considerata.

Infatti ed in particolare, appaiono ancora assolutamente carenti ed insufficienti:

- la riorganizzazione delle reti assistenziali per le quali sono previste dodici diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione e/o specifica tempistica, con particolare attenzione per i punti nascita per i quali non sono state previste azioni conseguenti al riscontro della mancanza di requisiti.

- la rete emergenza-urgenza per la quale sono previste sei diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione e/o specifica tempistica, con particolare attenzione per l’aggiornamento della informatizzazione, la realizzazione della rete radio, la sostituzione dei mezzi, l’utilizzo del personale, l’attuazione della riorganizzazione delle centrali con riconversione di alcune e costituzione di quelle provinciali con centralizzazione delle chiamate, tutte procedure incomplete o ancora non avviate con ovvie ripercussioni sull’efficienza del servizio che appare francamente peggiorata, così come dimostrato dall’allungamento dei tempi medi di intervento.

- la riorganizzazione delle reti di assistenza territoriale per la quale sono previste quattro diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione e/o specifici indicatori con particolare attenzione per le nuove forme di aggregazione (associazioni funzionali territoriali e unità di cure complesse primarie) e per l’incremento della presa in carico di assistiti fragili per come indicato in precedenza.

- la riorganizzazione della rete laboratoristica per la quale è prevista una sola azione ma per la quale non sono state previste azioni concrete e conseguenti né tanto meno una specifica tempistica, a parte le azioni già avviate dal Dipartimento che ha bloccato e rimodulato gare in itinere in quanto incoerenti con la nuova programmazione della rete di laboratori secondo la pianificazione regionale.

Il Dipartimento ha avviato, infatti, sia un rafforzamento della Stazione Unica Appaltante che una revisione di alcune gare in corso per rispettare le nuove normative entrate in vigore dal 1 gennaio 2016. Tutte le aziende sanitarie provinciali e le aziende ospedaliere hanno stipulato una convenzione con il Dipartimento delegandolo a rappresentare i rispettivi fabbisogni (delle categorie merceologiche individuate dal Ministero della Sanità) presso la Stazione unica appaltante svolgendo la funzione di coordinamento, unificazione e standardizzazione delle esigenze con il coinvolgimento di decine di professionisti delle aziende nei tavoli tecnici secondo quella logica di sistema che deve caratterizzare la nuova fase del Servizio sanitario regionale.

In questo modo si è bloccata una gara per i reagenti di laboratorio ed il relativo service che non rispondeva alla nuova rete programmata e prevedeva oltre 100 lotti, spesso simili, senza economie di scala e con un importo a base d’asta di circa 200 milioni, dopo un complesso lavoro di revisione del fabbisogno d’intesa con i tecnici delle aziende sanitarie provinciali/aziende ospedaliere si è addivenuti a ridurre a circa 20 i lotti ed a circa 100 milioni di euro l’importo a base d’asta senza ridurre i servizi, anzi potenziandoli ed inserendo anche una nuova rete informatica che collegherà tutti i laboratori in un laboratorio logico unico e si integrerà con il fascicolo sanitario elettronico. Un esempio di lotta agli sprechi senza intaccare i servizi già esistenti ma potenziandoli e garantendo anche una maggiore trasparenza ed economicità degli stessi.

- la riorganizzazione delle reti per la terapia del dolore e per le cure palliative per la quale sono previste due diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione e/o della tempistica, senza alcuna garanzia di risposta certa ai pazienti oncologici, in particolare, che migrano anche per questi motivi, grazie al sottodimensionamento dell’offerta sancita con il decreto del commissario ad acta numero 30 del 2016.

In pratica non esistono reti di fatto, nulla è cambiato, abbiamo assistito solo alla proclamazione di dichiarazioni di intenti, nel corso di questi anni, senza riuscire a tagliare costi inutili, senza ottenere alcun beneficio ne’ per i pazienti ne’ per il Servizio sanitario regionale.

- la riorganizzazione delle attività di prevenzione veterinaria e sicurezza alimentare che è sotto la direzione diretta della gestione commissariale, per la quale erano previste tredici diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione e/o della specifica tempistica con particolare attenzione per la organizzazione delle strutture complesse, la riorganizzazione e riqualificazione del servizio veterinario, della rete dei laboratori specifici, ma soprattutto una chiara definizione dei processi operativi omogenei nei territori ancora insufficienti. 

Cresce il contenzioso con gli erogatori privati accreditati (è di ieri la notizia che impugneranno il decreto commissariale numero 30 del 2016 sulla nuova rete ospedaliera ed i decreti sui budget) per il modo inefficace e discrezionale di procedere.

Per i contratti con gli erogatori privati che dovrebbero essere modificati in parte nella forma ed anche nella sostanza, con preciso riferimento alle eventuali attività extrabudget ed alle tariffe definitive che andranno riconsiderate in quanto attualmente provvisorie con aumento esponenziale del contenzioso e della conseguente e scontata ormai soccombenza della Regione Calabria.

Altra storia senza fine è la dubbia concretizzazione del protocollo di intesa tra Regione ed Università, caratterizzato dalla cronica circolazione di bozze, in parallelo a “Commissioni falsamente paritetiche” che concordano improbabili trasferimenti di unità operative tra aziende che giuridicamente non sono ancora trasformate in un'unica azienda. Tale confusione ha raggiunto l’apoteosi sempre con il decreto del commissario ad acta numero 30 del 2016 di riordino della rete ospedaliera che ha visto trasferire di colpo un intero Dipartimento, quello materno infantile, comprensivo di terapia intensiva neonatale, presso l’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” presso la quale lo stesso decreto commissariale non prevede l’esistenza in un pronto soccorso. Tale scelta è stata per altro smentita pubblicamente dallo stesso Rettore per bocca del Commissario Straordinario che nel contesto di una pubblica riunione tenutasi presso il Dipartimento Salute ha dichiarato di voler “restituire” dette strutture all’azienda ospedaliera di provenienza a riprova dell’approssimazione e della superficialità con cui la gestione commissariale, unico artefice del decreto commissariale in questione, ha affrontato il problema della riorganizzazione della rete ospedaliera.

In pratica questo modo di procedere allontana sia il protocollo d’intesa sia la successiva integrazione tra l’azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio” e l’azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini”.

Appare abbastanza evidente la debolezza contrattuale della gestione commissariale ed in particolare dei commissari in relazione alle istanze che tendono di fatto a vanificare tale processo con azioni dilatorie ed assolutamente strumentali.

Per quanto attiene, infine, al 2015 si precisa che è stata effettuata una analisi dall’advisor di riferimento che ha confrontato i dati con il consuntivo 2014 e con la programmazione annuale per il 2015 stesso, stimando un disavanzo di circa 55 milioni di euro, articolato in 11 milioni per beni e servizi e 44 milioni per spesa per farmaci innovativi per epatite C.

Tutto ciò a dimostrare che il precario equilibrio economico della gestione commissariale viene e sarà garantito dal mantenimento della fiscalità aggiuntiva a carico dei cittadini, dal blocco del turn over del personale, ma non da interventi sui generatori strutturali della spesa, cosa francamente inaccettabile sia per la Calabria, sia per i calabresi che vedono un progressivo peggioramento del Servizio sanitario regionale e della sua offerta. Abbiamo assistito ed assistiamo, ancora, non solo a tagli lineari, ma anche ad operazioni di razionamento piuttosto che di razionalizzazione e allo svilimento della autonomia organizzativa aziendale in ogni azienda sanitaria ed ospedaliera, esautorate dal loro ruolo gestionale; assistiamo, all’appropriazione di tale ruolo da parte della gestione commissariale che ha travalicato i limiti del suo mandato, arrivando a definire le singole strutture semplici, nel contesto di strutture complesse, a riprova di un intento teso più a soddisfare il bisogno dei singoli che non quello della collettività.

Abbiamo assistito ed assistiamo tutti al fallimento di questa esperienza nella quale la gestione commissariale, distorcendo la propria funzione, ha raggiunto livelli inauditi di discrezionalità che hanno toccato l’acme nel mantenimento illogico, irrazionale, di doppioni in alcune aziende a scapito di altre. Solo una forte discontinuità e l’avvio di un vero processo di riforma del Servizio sanitario regionale consentirà alla Regione Calabria ed alla politica, il recupero del suo ruolo, del ruolo di programmazione e controllo suo proprio, che vede nel dipartimento Tutela della Salute il naturale strumento applicativo. Solo tale approccio permetterà di trasformare una opportuna visione in adeguate azioni finalizzate ad integrare Ospedale e territorio in un unico progetto organico teso a valorizzare fortemente le strutture territoriali, a potenziare gli ospedali spoke di riferimento in un contesto in cui i tre ospedali hub assorgano a riferimento di fatto di ogni area, quali perni centrali di un sistema integrato che dovrà garantire adeguati servizi, per quantità e qualità, e risposte certe alle istanze ed ai bisogni dei cittadini calabresi.

In altri termini le Linee - guida sulle quali non potrà non incanalarsi un efficace piano di rientro dal deficit sanitario e dei correlati programmi operativi non potranno che partire dai seguenti assunti di base.

Una visione unitaria e sistemica del Servizio sanitario regionale che superi una logica degli adempimenti solo burocratici e tracci le direttrici sulle quali risanare e rilanciare la sanità calabrese.

Giovedì scorso, il 24 marzo, nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni, alla presenza del ministro Lorenzin, ho avuto modo di porre questa questione ovvero che sono mature le condizioni per una riflessione su anni di commissariamento delle regioni sottoposte a Piano di rientro; sono mature le condizioni per una riflessione perché, almeno per quanto riguarda tre regioni – la Calabria, la Campania, il Lazio – ci sono stati, ed, in modo particolare per la Calabria, risultati catastrofici, negativi, ed i dati che ho ricordato prima sono eloquenti in questo senso. Sono mature – ripeto – le condizioni per una riflessione di carattere nazionale su questa esperienza; riflessione che dovrà far pervenire alla definizione di strumenti perche, se per queste regioni si utilizzano parametri e strumenti analoghi a quelli della Lombardia – che ha visto crescere, nel corso di questi anni, la mobilità attiva, per quanto riguarda per esempio le politiche del personale, gli investimenti in innovazione tecnologica e per quanto riguarda le politiche di edilizia sanitaria – naturalmente si è destinati a veder crescere il divario tra queste regioni ed il resto del Paese.

Il Servizio sanitario regionale dovrà ripartire da una analisi dei bisogni di salute delle popolazioni, tenendo conto della loro distribuzione nei territori e delle condizioni orografiche e della viabilità e, quindi, cambiando verso alla logica fin qui adottata di definire prima la rete ospedaliera e correlatamente le reti territoriali, ristabilendo il principio che è la soddisfazione del bisogno assistenziale appropriato dei cittadini e l’efficienza gestionale che devono ispirare la programmazione regionale. Abbiamo evidenti situazioni che non possono essere rimosse come ad esempio quella degli ospedali di frontiera, degli ospedali di confine, che hanno visto, in conseguenza del depotenziamento dei servizi, un incremento della mobilità passiva verso le regioni di prossimità ad esempio la Basilicata e la Puglia; gli ospedali delle zone disagiate e di montagna e delle aree di maggiore intensità turistica nel corso della stagione estiva.

In realtà, le reti assistenziali territoriali ed ospedaliere devono essere figlie di una visione unitaria ed integrata, che valorizzi le professionalità esistenti, collochi la sanità accreditata come un diverso modo di erogare prestazioni pubbliche e quindi sottoposto ai vincoli programmatori regionali, premi il merito e la capacità di innovazione.

Occorre che negli ospedali Hub ed in quelli Spoke siano previste tutte le funzioni assistenziali ed organizzative cosi come definito dal decreto ministeriale numero 70 del 2015 sugli standard ospedalieri e che i reparti raggiungano quei livelli dimensionali e di equilibrata distribuzione necessari anche a garantire qualità assistenziale e sostenibilità economica.

In questa nuova e più concreta prospettiva di cambiamento e discontinuità, la riorganizzazione del Servizio sanitario regionale sarà – dovrà essere ­– il risultato di un pieno coinvolgimento degli amministratori locali, delle forze politiche e sociali, delle associazioni di volontariato e di tutela dei cittadini e dei pazienti, dei professionisti del Servizio sanitario regionale, dei medici e pediatri di libera scelta, delle associazioni rappresentative delle imprese della sanità accreditata, del terzo settore, degli ordini dei medici e delle associazioni rappresentative. Affinché la programmazione non rimanga un mero atto amministrativo ma si traduca in cambiamento e miglioramento dell’efficienza e della qualità assistenziale, occorre coinvolgere gli attori del cambiamento fin dall’inizio a partire dagli operatori e dai direttori generali delle aziende sanitarie, i quali in una riunione promossa dal sottoscritto hanno dichiarato la loro completa estraneità alla definizione dei contenuti del decreto sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Occorre stimolare questi soggetti ad una collaborazione positiva così come sta cercando di fare il dipartimento non senza contrasti. Quando si dà alle aziende la giusta autonomia, come previsto dalla legge, i risultati vengono. Si veda l’azienda ospedaliera di Reggio Calabria che ha avuto da noi il mandato, dopo 4 anni di realizzazione di un investimento per quanto riguarda la Cardiochirurgia, per attivare iniziative in direzione della realizzazione di Cardiochirurgia; si è finalmente concluso il concorso per primario e prima dell’estate speriamo di poter inaugurare l’attività di questo importante reparto

Come è stato fatto per la Pet a Reggio Calabria, chiusa per tre anni, che oggi è stata riattivata e per la Pet di Cosenza – una grande provincia senza la Pet – che grazie al nostro impulso, alla nostra azione e a quella del direttore generale dell’azienda, sarà inaugurata prima dell’estate.

Anche sugli investimenti, ex articolo 20 legge numero 67 del 1988, ed alla loro programmazione – in questi giorni la Corte dei conti ci ha ricordato il problema delle risorse inutilizzate – che non costituisce un fatto tecnico ma di politica sanitaria e sociale che ha ricadute complessive sullo sviluppo economico della nostra realtà, la Regione vuole far sentire la propria voce dal momento che non solo ha investito risorse rilevantissime e competenze regionali nella costruzione dei tre nuovi ospedali (Vibo Valentia, Sibari e Gioia Tauro). Sin dal suo insediamento l’attuale Governo regionale – vorrei ricordarlo – sta monitorando l’andamento delle procedure per addivenire prima possibile all’apertura dei cantieri.

Nella giornata di ieri c’è stato un nuovo incontro presso la nostra sede a Roma con l’amministratore giudiziario della Tecnis sulla vicenda riguardante i presidi di Sibari e Gioia Tauro e nei prossimi giorni pensiamo di riattivare i procedimenti con la sottoscrizione dei protocolli di legalità con le Prefetture previo approfondimento del Ministero dell’interno.

Mentre per il presidio di Vibo è già aperta la Conferenza dei servizi e già nelle settimane scorse sono stare allineate le progettazioni riguardanti le opere complementari per la messa in sicurezza del sito e la viabilità. Vorrei, a tal proposito ricordare, soprattutto a chi fa facile polemica ricordando le proprie responsabilità, che, allorquando fu individuato il sito per l’ospedale di Vibo, fu avviata la procedura di gara ma fu saltato a piè pari un problema semplicissimo che era quello appunto di un sito non rispondente ai requisiti di sicurezza previsti dal PAI (Piano di assetto idrogeologico); per cui oggi abbiamo dovuto assumere iniziative per mettere in sicurezza quel sito attraverso investimenti per la sistemazione idrogeologica e la raccolta e regimazione delle acque.

Abbiamo, nel contempo, già avanzato al Ministro la richiesta di addivenire a un nuovo Accordo di Programma Quadro con l’obiettivo di pianificare le rimanenti risorse dell’articolo 20 (legge numero 67 del 1988) di oltre 300 milioni per nuovi ospedali, completamenti e ristrutturazioni della rete esistente

In sostanza, la Regione avvia con oggi, con questo dibattito, una nuova fase per la sanità calabrese che troverà una prima tappa nell’organizzazione degli Stati Generali della Sanità – che organizzeremo a breve per dare voce agli operatori e a tutti i soggetti che prima ho richiamato – che serviranno a confrontarsi su una proposta di riorganizzazione del Servizio sanitario regionale che verrà predisposta dalla Giunta, in supplenza al ruolo dei commissari, e che sottoporremo a questo Consiglio – perché questa è la sede deputata alla definizione della programmazione – e che confronteremo in modo aperto con tutti i soggetti per correggere gli errori e rendere più efficace la propria azione tecnica.

Gli elettori calabresi, ormai più di un anno fa, hanno conferito il loro mandato alla politica che ha l’onere e la responsabilità ma soprattutto la volontà di riappropriarsi della sua funzione di indirizzo nel superiore interesse dei calabresi, lasciando alla gestione commissariale la funzione tecnica.

Così non è stato perché il commissario come istituto – sto parlando dell’istituto del commissario – ha, di fatto, esautorato le funzioni che sono proprie della Regione.

Credo che sia giunto il momento, proprio sulla base del quadro che presenta oggi la situazione che io ho richiamato in questa introduzione che pongo all’attenzione e al confronto di questo Consiglio regionale, che è un quadro che non può lasciare che preoccupati. E’ un quadro che richiede una inversione di rotta ed è un quadro per il quale anche al Governo nazionale chiediamo di operare la necessaria riflessione perché questa Regione ha diritto – anche attraverso la realizzazione di un servizio sanitario qualificato – di garantire ai propri cittadini tutela e cura della salute come avviene in altre parti del nostro Paese. Grazie.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Grazie presidente Oliverio.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bova. Ne ha facoltà.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

Presidente, solo per richiedere l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno da discutere alla fine, inerente la copertura delle spese di pubblicizzazione del referendum del 17 aprile.

E’ stata già data copia a tutti i consiglieri e ne chiedo l’inserimento all’ordine del giorno.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento del punto all’ordine del giorno richiesto dal consigliere Bova.

(Il Consiglio approva)

Verrà discusso alla fine del dibattito.

Dibattito sulla sanità – Ripresa della discussione

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Graziano. Ne ha facoltà.

GRAZIANO Giuseppe (Casa delle libertà)

Signori presidenti, signori consiglieri, prendo la parola in questa Assise consapevole che se non agiamo con fermezza, competenza e celerità, probabilmente, reciteremo l’ennesimo requiem per la Sanità calabrese.

Da oltre un decennio, ormai, la politica regionale si ritrova su questi banchi per discutere e arrovellarsi la testa su come far funzionare il servizio sanitario, territoriale e ospedaliero, dimenticando, però, che fuori da questo palazzo, oltre due milioni di persone attendono risposte che, purtroppo, non arrivano. Non sono arrivate dai governi regionali né, ancor meno, dall’attuale Governo centrale che ha mandato in Calabria un Commissario che, con troppa enfasi e pochi scrupoli, ha scompaginato e demolito quasi del tutto il servizio più importante e indispensabile ai cittadini.

Il Piano di rientro dal deficit sanitario, così per come è stato concepito, elaborato e presentato è un’offesa all’intelligenza di chi amministra la Regione, degli operatori sanitari e degli utenti, anche quelli più sprovveduti.

Si prevedono solo tagli lineari. Non si prevede la valorizzazione di alcuna eccellenza, che pure in Calabria c’è e andrebbe incentivata e incoraggiata.

Diciamocelo francamente non si è avuto il coraggio di fare un piano di riorganizzazione utile al futuro ed alle esigenze dei calabresi.

E la cosa più grave è che gli sperperi, i buchi neri e le spese inutili continuano ad essere riportate integralmente all’interno del Piano.

Mi pare evidente che la riorganizzazione della sanità dovrebbe prevedere, come suggerisce anche il semplice buonsenso, una analisi costi benefici-ampia, che tenga conto di diversi fattori non strettamente di tipo sanitario, ma che finiscono con il ripercuotersi sul buon funzionamento dello Stato e sulla qualità dei servizi che uno Stato, una amministrazione deve dare ai cittadini. Per questo non posso accettare, come se fosse un buon risultato, un elenco di indicatori che, seppur alcuni con un segno positivo, non rispecchiano la realtà.

Oggi siamo nella situazione paradossale in cui un paziente non sa dove sarà ricoverato, né dove dovrà andare a fare gli accertamenti e tantomeno quando potrà farli, basti pensare alle lunghe liste di attesa che abbiamo. Questo coinvolge molto spesso l’ambito familiare di tutti noi, specialmente se si stratta di anziani o bambini, per cui i familiari si devono spostare e fare assistenza. Tutto questo ha un costo sociale, con ferie, assenze dal lavoro, eccetera. E questo è solo un piccolo esempio di aumento di costi, possiamo dire nascosti, che ha generato questa gestione della sanità. Che dire poi del continuo esodo dei calabresi verso altre regioni per curarsi, anche questi sono costi enormi a cui questa gestione della sanità non ha messo un freno. Per farla breve, è sicuramente peggiorata la qualità della vita dei calabresi, ma non sono stati ridotti i costi, diretti ed indiretti, e solo chi è poco accorto potrebbe dire il contrario.

Ovviamente la Corte dei Conti rileva tutto questo; nel "Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica" sono tanti i punti negativi dedicati alla sanità in Calabria, cominciando dalla mobilità ospedaliera, infatti nel 2015 i ricoveri fuori regione in Calabria si attestano oltre il 20 per cento, addirittura in aumento rispetto al 2014. Questo ovviamente si lega ad una dotazione di posti letto inferiore alla soglia stabilita.

Si prosegue nel rapporto con la misura dell'efficacia della rete dell'emergenza territoriale, in parole povere quanto tempo si impiega affinché un mezzo di primo soccorso raggiunga un paziente dalla sua chiamata. In Calabria ci vogliono circa 26 minuti, invece il tempo dovrebbe essere inferiore ai 18 minuti. Insufficiente anche l'assistenza a persone disabili e con problemi psichici. Ho presentato l’ennesima interrogazione consiliare per cercare risposte in merito alla situazione di un bambina affetta da gravissime patologie e non autosufficiente, costretta a curarsi fuori regione perché la Calabria non ha strutture che possano garantire cure adeguate e con lei si è ovviamente dovuta trasferire tutta la famiglia a Palermo. E’ vergognoso.

Sempre la Corte dei Conti rileva nel "Rapporto sul coordinamento finanza pubblica" che la Regione ha utilizzato il 57,5 per cento delle risorse disponibili in base alla legge numero 67 del 1988 per gli interventi in materia di ristrutturazione edilizia. Questo è paradossale. Mi fermo qui ma l’elenco è lunghissimo.

La Sanità, come recita l’articolo 117 della Costituzione, è materia di legislazione concorrente. Ma lo Stato, in Calabria, ha deciso di affrontare le difficoltà economiche in modo profondamente errato e, quindi, di far quadrare i conti senza preoccuparsi di inefficienze, disservizi e ingiustizia sociale.

Lo dico con cognizione di causa, anche perché ascolto quotidianamente tante persone che abitano nelle diverse zone della Calabria e che dicono tutti la stessa cosa: il mio paese, la zona in cui vivo è tra le più mortificate dalle scelte, tecnico-politiche, attuate in ambito sanitario. E’ palese che le cose non vanno bene!

Si pensi, per esempio, a quanto sta accadendo nella Sibaritide dove, nell’arco di circa dieci anni, in nome della realizzazione di un nuovo ospedale – che non so se alla fine veramente verrà costruito a causa delle note vicende giudiziarie che hanno interessato la società appaltatrice – è stata falcidiata una rete ospedaliera e assistenziale territoriale che rappresentava un’eccellenza. Sono stati chiusi due ospedali, uno dei quali – quello di Trebisacce –forse sarà riaperto ma solo grazie all’intervento della Magistratura, ma sicuramente questo non risolverà le esigenze dei cittadini. Non diamo troppi meriti a chi dice che l'ospedale sarà riaperto. Saranno in tutto una ventina di posti letto per ricoveri e degenza, suddivisi in poche "specialità" – si fa per dire.

A proposito, mi corre l’obbligo di porre un inciso importante, sull’ospedale di Praia a Mare. La Regione Calabria deve fare il possibile affinché questa struttura, che rappresenta l’unico presidio pubblico della salute in tutto l’arco dell’Alto Tirreno, venga riconosciuta come ospedale disagiato, alla pari di quello di Trebisacce. C’è depositata una mia interrogazione proprio per questo.

Ritornando ai guai dell’area Sibaritide-Pollino, invece, sappiamo tutti come è stato rimodulato lo spoke di Rossano-Corigliano, creando sacche di inefficienza tra i due ospedali che rimangono collegati l’uno all’altro dal vecchio tracciato della statale 106: una strada ai limiti della percorribilità e che, dopo l’alluvione del 12 agosto scorso, ha subito gravi danni strutturali, ancora non risanati.

Su questa strada, giornalmente, viaggiano i servizi tra i due nosocomi, a bordo, tra l’altro, di mezzi fatiscenti. E tutto questo perché non si è avuta, né la capacità, né il coraggio – lo ribadisco – di creare due poli ospedalieri organici e complementari, attraverso una ridistribuzione obiettiva dei reparti e delle emergenze. Analogo ragionamento si può fare per lo spoke di Paola-Cetraro. E Castrovillari presenta altrettante criticità, come evidenziano le vibranti proteste e manifestazioni dei cittadini.

Oppure, vogliamo parlare dell’assurda vicenda che ha interessato i cuochi delle mense ospedaliere di Castrovillari e Mormanno? Sedici persone, con tanto di specifica qualifica, che ad un certo punto si sono trovate in esubero nel Piano scervellato di Scura e ai quali è stato proposto di cambiare il loro profilo in autisti del 118.

Ma dove mai si è visto che il manager di un’azienda chieda ai dipendenti di cambiare profilo lavorativo? Ieri il commissario Scura ha parlato di Fiat, come se il management della Fiat decidesse all’improvviso di chiedere al team degli ingegneri elettronici di occuparsi della progettazione di nuovi pezzi meccanici. È improbabile, oltre che assurdo. E, a proposito di quest’ultima vicenda, mi sono rivolto al presidente Oliverio, con apposita interrogazione, affinché aprisse un dossier amministrativo per far luce sull’accaduto di cui attendo risposta.

Ma domande ve ne sono tantissime da porre. Potremmo sapere se veramente funziona la vigilanza continua, stabilita dalla legge regionale numero 24 del 2008, sulle strutture accreditate per verificare il mantenimento dei requisiti? Quante strutture pubbliche possiedono i requisiti previsti nel decreto Bindi – 14 gennaio 1997 – e quelli previsti sempre nella legge regionale numero 24 del 2008?

In merito a quest'ultima, potremmo sapere se il regolamento annesso alla legge, abbia dato i frutti sperati?

Se il famoso incrocio fra le varie commissioni regionali, ha funzionato? Si sa solo che il commissario ci sta lavorando, ma trapela tra gli addetti ai lavori che stia per venir fuori un'altra insalata, figlia di una cattiva scopiazzatura della legge della Regione Emilia.

E in tale arduo lavoro il commissario si sta avvalendo delle professionalità presenti nella Regione Calabria e che la stessa ha in passato formato a sue spese?

Potremmo sapere come vengono utilizzati tutti i soldi derivanti dai risparmi realizzati dalla commissione per “l’appropriatezza prescrittiva”, che addebita ai medici il costo dei farmaci prescritti da loro in maniera inappropriata?

Potremmo sapere, ancora, quali iniziative abbia assunto la Regione circa l'applicazione del Decreto del Ministero della Salute del 09 dicembre 2015 sull’appropriatezza diagnostica, con il quale saranno drasticamente tagliati innumerevoli esami clinico-strumentali ai pazienti/utenti? Anche su questo ho presentato un’interrogazione e, anche su questa, attendo risposta.

E per la ricetta dematerializzata, i professionisti interessati sono stati messi tutti in condizioni di operare adeguatamente con le necessarie attrezzature informatiche?

Tutte le strutture aziendali possiedono linee e dati adeguati? Impianti efficienti, velocità di trasmissione all'altezza dei dati da trasferire? Le linee sono affidate a gestori di chiara fama ed efficienza, oppure a gestori di comodo che, a fronte di apparenti risparmi e rapidità nella trasmissione dati, nella pratica, poi, offrono linee lente e sofferenti di frequenti blocchi?

Per finire, poi, alla condizione precaria del servizio sanitario di Cosenza città: l’Hub dell’Annunziata, purtroppo, continua a rimanere carente di personale medico e paramedico, rispetto alle reali esigenze dell’utenza. E molto spesso, questo nosocomio - che rappresenta il fulcro del servizio sanitario provinciale di Cosenza – rimane sguarnito di posti letto, strumenti e organico per sopperire alle emergenze ed esigenze che provengono dai diversi territori della provincia.

E, ripeto, questi sono solo alcuni esempi della scelleratezza del Piano Scura.

Il Piano di riordino ospedaliero, senza ombra di dubbio, sta generando un clima che non giova al nostro sistema sanitario regionale. Le ragioni della razionalizzazione della spesa – che tra le altre cose, come abbiamo evidenziato, è stata anche applicata in modo ampiamente discutibile – sono state poste prima di tutto, prima anche del rispetto di quella che è la vera missione che il Piano avrebbe dovuto contemplare: garantire l’accesso al diritto alla Salute.

La politica regionale è stata posta in una condizione di impotenza totale rispetto alle decisioni assunte sulla salute di noi cittadini.

L’errore iniziale è stato chiedere il Commissariamento della sanità, errore purtroppo da ascrivere al governo Scopelliti.

Il commissariamento non ha portato ad una reale riduzione della spesa, ha portato all’innalzamento, fino ai massimi, delle aliquote regionali per i cittadini che pagano senza aver i dovuti servizi sanitari, con livelli essenziali di assistenza (Lea) non degni di una società moderna, come rileva ancora la Corte dei Conti nel rapporto 2016 in cui si dice testualmente che i Lea si mantengono su livelli significativamente inferiori all’indicatore soglia.

Diciamocelo francamente, il nostro ruolo di rappresentanti dei cittadini calabresi, sulla tutela del Diritto alla Salute è stato finora praticamente nullo. La gestione, senza contraddittorio, di questo delicato settore è stata posta in mano ad un tecnico (non di vocazione sanitaria). Di questo ne è cosciente il presidente Oliverio e tutta la maggioranza di governo. E’ un peccato mortale le cui colpe ricadono interamente sull’attuale classe dirigente del centrosinistra che, evidentemente, quando il premier Renzi decise di inviarci il “salvatore” della Sanità regionale, non ha avuto un’autorevolezza tale da imporre la propria volontà.

Ricordiamo tutti le settimane di guerra fredda tra il presidente Oliverio ed il premier Renzi su questa e altre questioni, ovvero quando il Presidente chiedeva che fosse avocata a sé l’egida commissariale sulla sanità, il Premier, con il suo perfetto charme da piacione della politica, ha fatto ancora una volta di testa sua, mandandoci invece il tecnico. Sia chiaro, nulla di personale con l’ing. Massimo Scura, che so essere un professionista serio ed affermato ma che, nella sua missione calabrese, ha perso la sua sfida professionale.

Ecco allora l’appello che rivolgo al Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, affinché prenda in mano la Costituzione italiana, salga a Roma e chieda a muso duro e – se necessario – sbattendo i pugni sul tavolo del Primo Ministro, che venga rispettato il Titolo V° della nostra Carta fondamentale, che recita testualmente: “La Sanità è materia di legislazione concorrente e spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata allo Stato”.

I sistemi sanitari del Sud - e quello della Calabria in modo particolare - sono stati rovinati da decenni di ruberie e spaventose inefficienze, colpevolmente sospinte e plasmate da un sistema politico inquinato, e non del tutto sconfitto.

Oggi, la bozza del decreto del Ministro della salute, sul calcolo degli scostamenti tra costi e ricavi, accentua gli squilibri che stanno portando alla sostanziale cancellazione dell’articolo 32 della Carta Costituzionale, che tutela la salute come diritto fondamentale di ogni cittadino italiano. E questa è l’abiura della democrazia.

La Calabria deve riappropriarsi subito della possibilità di governare questo delicato settore, per garantire il sacrosanto diritto alla salute dei suoi cittadini e deve avere il coraggio di cambiare, iniziando a investire sull’eccellenza, portando in equilibrio costi e ricavi, e puntando sulla ricerca sanitaria. Basta commissariamenti!

Andando alle conclusioni, lancio un’ultima riflessione che riguarda la decisione dei governi.

La Questione Meridionale, tutt’ora aperta, chiama in causa le scelte politiche delle classi dirigenti nazionali e il basso profilo – ahinoi - della politica del Mezzogiorno, sempre meno incline al confronto, allo studio e al rigore morale. Noi – e mi riferisco a tutti i colleghi in Aula, alla Giunta regionale, al presidente Oliverio e, non ultimo, ai partiti – abbiamo antenne sociali e capacità di leggere i pericolosi arretramenti del Sud. Per questo abbiamo il dovere politico e morale di proporre ragionamenti ed idee lungimiranti, programmi e soluzioni, restituendoci quel diritto/dovere demandatoci dagli elettori di governare una Regione come la Calabria che, nonostante tutto, ha ancora grandi risorse.

Non partiremmo da zero, se solo dimostrassimo il coraggio di riprenderci in mano le funzioni che ci demandano le leggi dello Stato.

Il Consiglio regionale è il luogo istituzionale titolato a decidere sul futuro dei calabresi, anche e soprattutto nel settore della salute. E’ questo, cari colleghi, quello che va fatto. Come ho detto prima la sanità è una materia concorrente, spetta quindi al Consiglio legiferare su tantissimi aspetti che possono migliorare la qualità dei servizi. Tutto questo va fatto essendo ben consapevoli che servono le dovute conoscenze e competenze ed altrettanto consapevoli di quali siano le vere problematiche da risolvere.

La sanità è un punto cruciale anche per lo sviluppo futuro dei nostri territori, perché una terra che non offre assistenza alla salute dei suoi cittadini non ha futuro. Ripartiamo da questo, allora, per creare una nuova Calabria.

Vi ringrazio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Ciconte. Ne ha facoltà.

CICONTE Vincenzo Antonio (Partito democratico)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi, basterebbe per me dire di ritornare un po’ indietro, a quando si è insediato il presidente Scopelliti che parlava di sanità, di programmazione sanitaria e anche alla Commissione sanità – come ricorderà il consigliere Salerno – per dire che avevo ragione quando dicevo le cose che oggi stanno avvenendo.

Oggi c’è una situazione, quella del commissariamento della sanità, che ha determinato una situazione di gravità enorme: il turn-over zero, la riduzione delle prestazioni e dei posti letto nei nostri presidi sul territorio così come è avvenuto negli anni precedenti col commissariamento e la terna commissariale.

Dicevamo che tutte quelle cose avrebbero portato alle situazioni negative che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Lo dicevamo con tranquillità e con serenità perché avevamo detto al nuovo Presidente della Giunta regionale di allora, Scopelliti, di fare in maniera tale che ci fosse un Piano di rientro dal deficit ma non un commissariamento, che avrebbe portato a tutte le situazioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Condivido in pieno la relazione del presidente Oliverio, che è andato in maniera dettagliata a dire le cose che non vanno e cosa ha portato il commissariamento in tutti questi anni nella nostra sanità.

Oggi dobbiamo dire qual è il ruolo del nostro Consiglio regionale, della politica, e condivido alcune cose dette dal collega che mi ha preceduto. Noi dobbiamo dire, al di là della maggioranza o della opposizione, che dobbiamo programmare la sanità, fare una riforma sanitaria utile ai cittadini calabresi al di là dell’appartenenza alla maggioranza o all’opposizione.

Se vogliamo fare in maniera tale che i territori e le istituzioni locali abbiano un ruolo sulla riforma della sanità, invito tutti i consiglieri – questo è il mio consiglio – a fare in modo tale che alla riunione di oggi ne seguano altre, che porteranno a risultati positivi.

Sono fermamente convinto che si può fare, che si può tutti insieme cercare di trovare le giuste soluzioni ai problemi che sono sotto gli occhi di tutti.

Parliamo del “tallone di Achille” della nostra Regione, ha detto bene il presidente Oliverio: mi riferisco alla emigrazione sanitaria. Queste cose le dicevamo e le voglio dire ancora oggi. Attenzione non è con una riforma della sanità che riusciremo sicuramente a ridurre l’emigrazione sanitaria, su cui ci sono diversi processi che ne determinano l’aumento, ma noi dobbiamo cercare di capire quali sono le ragioni e fare in modo tale che in questi nostri presidi ospedalieri e nei territori ci siano delle personalità professionali qualificate e capaci di migliorare il sistema sanitario e ridurre l’emigrazione sanitaria.

Attenzione, voglio dire anche un’altra cosa: le mie perplessità riguardano anche le nomine dei primari o la partecipazione dei primari nei vari concorsi. Vi posso garantire, e ne sono fermamente convinto – chi vive la sanità come me e come altri colleghi, che sono qui in questo Consiglio regionale lo sa– che sia difficile che alcuni elementi di qualità possano venire a dirigere i nostri reparti.

Sono fermamente convinto che la nuova riforma che dobbiamo portare avanti è quella di cercare di capire quali sono i bisogni reali dei vari territori e dei vari presidi. Questo ragionamento si può fare solo se partiamo dal basso ed ecco perché il presidente Oliverio e il sottoscritto, nella precedente Giunta, volevamo partire dal basso per cercare di capire come riformare la sanità con una azienda unica che era chiaramente una proposta provocatoria. Volevamo partire nel dire cosa bisogna fare, come riformare la sanità della Regione, anche il centro-destra aveva portato in Commissione sanità, ricorderà anche il consigliere Salerno, una proposta di riforma che condividevo in parte, come avevo detto anche ai miei colleghi di opposizione di allora. Bisognava fare un confronto sereno, tranquillo e responsabile per migliorare la sanità.

Sono convinto che oggi è il momento di fare una riforma sulla sanità tutti insieme, perché sarebbe un errore dividerci su cosa vogliamo fare su una unica azienda, o su due o tre aziende. Credo che il processo ormai sia inevitabile. Sono fermamente convinto che questo Consiglio dimostrerà in pieno l’autonomia e la piena libertà di poter decidere sulla programmazione sanitaria.

Guardate, credo che non ci sia civiltà in un Paese, in una regione senza una sanità che funziona. Il primo termometro della civiltà dipende dalla sanità in Calabria.

I servizi sanitari sono essenziali, importanti e noi dobbiamo dare risposte a chi non ce la fa, a chi realmente a questo servizio deve accedere senza avere la possibilità di avere santi in paradiso. Noi, per la gente più povera, per chi non ce la fa, dobbiamo tentare di dare un servizio adeguato ed equilibrato, che risponda ai criteri che ci sono in tutte le altre regioni d’Italia.

Sono fermamente convinto che ce la possiamo fare e cercheremo - da parte mia, come da parte credo anche degli altri consiglieri regionali del centro-sinistra - di fare in maniera tale che il Governo centrale comprenda fino in fondo che l’istituto del commissariamento deve finire, e non perché c’è un problema con il commissario Scura o un problema con un altro commissario, ma perché l’istituto del commissariamento non ha portato risultati positivi che sono sotto gli occhi di tutti.

Non voglio entrare nelle problematiche localistiche perché lungo sarebbe l’elenco di disfunzioni che si stanno verificando negli ospedali.

Credo che il commissario o il commissariamento abbia commesso l’errore gravissimo di non sentire i territori, i sindaci o i direttori generali che conoscono i problemi dei territori, perché non sono solo loro come istituto a rappresentare il territorio ma c’è il management completo, ci sono i dipartimenti e quindi secondo me è stato un errore gravissimo quello di emettere il decreto 30 senza ascoltare nessuno.

Oggi noi come Consiglio dobbiamo ribadire – e li ribadiremo – questi concetti al Governo centrale che, mi auguro al più presto,, dato che si è accorto di alcune disfunzioni del commissariamento, porterà delle novità in questa direzione e farà in maniera che finalmente la nostra sanità diventi normale come nelle altre regioni d’Italia. Grazie Presidente.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Cannizzaro. Ne ha facoltà.

CANNIZZARO Francesco (Casa delle libertà)

Signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, illustri professori assessori, saluto cordialmente e con rispetto le fasce tricolori qui presenti e con grande cordialità gli uomini e le donne che le indossano.

Saluto anche l’onorevole Nesci. Sono particolarmente felice perché oggi, dopo quasi 500 giorni dall’insediamento di questa Assemblea legislativa, finalmente avete deciso di dibattere su uno degli argomenti principali e atavici di questa nostra amata regione.

Attraverso la lettura di un mio pensiero, tenterò di fotografare ciò che è avvenuto da un anno e mezzo a questa parte; ciò che non avete fatto, ciò che avete tentato di fare con grandi errori e tutte le scelte inopportune e sbagliate che siete riusciti a costruire e successivamente ad alimentare nel comparto sanitario.

L'augurio, che tutti noi potevamo farci da buoni calabresi, era di avere un sistema sanitario regionale efficiente e funzionante, attento alle esigenze della gente e pronto nelle emergenze ma, con rammarico, e fuori da schemi di appartenenza politica, dobbiamo rilevare che tutto ciò non è accaduto, anzi, si è proceduto in maniera spedita verso lo smantellamento anche di quei settori altamente funzionanti.

Un fallimento da ricercare nella volontà ossessiva di un uomo e nel suo desiderio, per nulla nascosto, di condurre, fin dal suo insediamento, una illogica battaglia conflittuale di potere per un unico scopo: essere nominato Commissario alla Sanità regionale!

Ma il presidente Renzi al commissario Scura non rinuncerebbe mai, anzi, nella scelta opterebbe per scalzare il Governatore.

Il Governo nazionale, infatti, attraverso l'autorevole Lotti, esponente di rilievo del Partito democratico, ha ben chiarito i ruoli, dicendo che "il commissario Scura deve ascoltare il territorio e poi prendere comunque le sue decisioni, di cui deve poi risponderne solamente al Ministro, perché è il Ministro che nomina il commissario...". E' chiaro che per il Governo, i cittadini calabresi ed il loro amato Presidente vengono dopo, molto dopo le scelte del partito!

E se ci fossero ancora dubbi su quanto il presidente Oliverio e la maggioranza del Partito democratico calabrese e la maggioranza di questa Assemblea siano considerati a Roma, Guerini, vicesegretario nazionale del Pd, li dissipa totalmente affermando chiaramente che “...la Regione deve occuparsi della gestione delle Aziende sanitarie, mentre la programmazione spetta al commissario...”. Non c'è che dire, un'attenzione così dal Governo centrale erano anni che non si vedeva!

E mentre da Roma ci impongo regole assurde, il presidente Oliverio continua a sorprenderci con il suo proverbiale doppiopesismo, vedi le eredità disastrose del passato, salvo presentare una Programmazione Operativa sui Fondi Europei figlia del precedente esecutivo, inaugurare in pompa magna la Cittadella regionale interamente completata dai predecessori, dar seguito a progetti come Garanzia Giovani e lodarli come se fossero il frutto della sua fatica, ed altro ancora.

La condizione sanitaria calabrese è talmente critica, che risulta difficile dare una priorità cronologica agli errori radicali prodotti in un solo anno di governo, ma è nostro dovere affrontare, discutere, dibattere, partendo dalle più recenti e realizzando un quadro dai contorni drammaticamente gravi.

A Vibo Valentia, quindici primari dell'ospedale "Jazzolino" si sono dimessi, manifestando l'assoluto contrasto con il decreto commissariale sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. I primari denunciano che viene "confermato un trend di penalizzazione e vessazione nei confronti del presidio ospedaliero di Vibo" e la politica regionale, di maggioranza, conferma! Infatti, la consigliera Flora Sculco ha parlato di una sanità in Calabria nel caos. Addirittura di condizioni di non governo del settore che non consentono di andare avanti!

Recentissimo l'atto di denuncia che l'assemblea dei primari di Lamezia Terme ha inoltrato al Prefetto ed al Procuratore della Repubblica di Catanzaro, definendo "una scatola vuota" l'ospedale di Lamezia Terme!

Si è pensato ai primariati come fonte di spreco e si è scelto di svilire e mortificare il loro ruolo, anziché utilizzarlo come incentivo motivante per i medici più bravi! Per altri, invece, l'interesse si è spinto ben oltre.

Infatti si voleva imporre un primario di cardiochirurgia all'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, nominato dal Rettore dell'Università di Catanzaro con una anomala procedura concorsuale che, solo successivamente all'interrogazione di un parlamentare calabrese ed alla relativa denuncia alla Procura della Repubblica, il commissario dell'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria ha annullato, attivando un bando pubblico, come previsto dalla legislazione vigente.

Restando a Reggio Calabria, e non per campanilismo, che dire del tentativo di aggirare le prescrizioni della "Legge Madia" (decreto legge numero 39), da parte del governatore e della sua Giunta, conferendo un incarico che non avrebbe potuto al dottor Gioffré, quale commissario ASP, proprio perché quest'ultimo, nel 2013, era stato candidato a sindaco di Seminara, un Comune che ricade sotto la "giurisdizione" dell'Asp. Il presidente Oliverio, ricordiamolo, per quella nomina, è stato inibito per tre mesi dalla facoltà di effettuare nomine!

Tutto questo, mentre all'Asp di Reggio Calabria scoppiava il caso dei pagamenti senza riscontro, che, in barba alle puntuali censure degli esperti contabili della stessa Asp, avvenivano in maniera regolare. Una vicenda che per molti aspetti, ancora oggi, deve trovare i giusti contorni da parte delle autorità preposte. Intanto, però, il dottor Gioffrè, veniva allontanato dall'Autorità anticorruzione.

Anticorruzione, parola tanto cara alla sinistra dalla doppia morale.

E allora, caro Presidente, forse è il caso di pensare che i veri sprechi sono da ricercare altrove.

E che dire del protocollo con l'Università scaduto e che costa decine di milioni di euro alla Regione; delle consulenze inutili e soprattutto compiacenti; della creazione di staff e segretariati personali assolutamente illegittimi ed aggiungerei anche degli emolumenti dei commissari, decisamente troppo alti!

Presidente, la sua missione è diventata disperata se pensiamo che perfino dalla sua Cosenza non condividono la sua idea, poco chiara a dir la verità, di sanità!

Alla sua affermazione di creare una nuova struttura Ospedaliera a Cosenza, perfino il neo-candidato sindaco Lucio Presta, "fortemente voluto" dai piani alti del Partito democratico, ha detto che prima di pensare a costruire il nuovo ospedale bisogna far funzionare quello che c'è. Non me ne voglia, ma la sua intesa con i "compagni di partito" è ormai una barzelletta che, purtroppo, non fa più ridere nessuno.

Oggi abbiamo il dovere di parlare seriamente della programmazione delle prestazioni territoriali e di quelle ospedaliere, degli equilibri finanziari, che non siano terreno di scontro all'interno di un ristretto gruppo di potere politico e burocratico.

Dobbiamo indirizzare l'azione del dipartimento e degli organi commissariali verso un'offerta delle prestazioni programmatiche sanitarie privilegiando i presidi territoriali, ed organizzare quest'ultimi affinché siano chiamati ad un'attività di prevenzione e di controllo, su quelle che sono specifiche cure necessarie ai propri bacini di utenza.

E non possiamo assolutamente trascurare uno dei peggiori fenomeni che il malato calabrese, in cerca di cura e conforto, è costretto ad affrontare: l'emigrazione sanitaria. E' inconcepibile cercare fuori regione quello che potremmo oggi, con uno seria programmazione e con una attenta valutazione di investimenti mirati, avere tranquillamente in Calabria, consolidando finalmente un sacrosanto diritto dei calabresi.

Come è assurdo lasciare il medico di base sprovvisto di ricettari per settimane! Il cittadino ha bisogno di ritrovare fiducia e professionalità negli ambulatori e nei presidi sanitari, e solo garantendo continuità e professionalità alle prestazioni medico-ospedaliere, si possono conseguire tali risultati.

Discussioni, interrogazioni parlamentari, conflitti di competenze, una cortina fumogena che nasconde una triste verità: il governatore non ha alcuna proposta da avanzare.

La conferma di resa di qualsiasi velleità in campo sanitario da parte del presidente Oliverio si è avuta di recente con la chiamata a raccolta del Partito democratico di tutti gli esponenti locali e nazionali di partito ed ai quali è stato chiesto un contributo congiunto al fine di trovare idee e soprattutto soluzioni a questa incresciosa anomalia regionale dove, invece del presidente Oliverio, la voce grossa del gruppo è stata quella di Magorno che, analizzando e criticando il riordino della nuova rete ospedaliera, ha individuato la strada "politica" più semplice per uscirne.

Infatti, oggi, caro Presidente, è troppo comodo leggere i dati della Corte dei Conti ed affermare che erano mesi che gridava al fallimento della gestione commissariale della sanità calabrese. Peccato che è ben chiaro nella mente di tutti noi che lei ha trascorso intere giornate dietro la porta del premier Renzi a "supplicare" la nomina a commissario per la sanità in Calabria. Interi mesi trascorsi nell'ossessiva attesa che i vertici romani del suo partito portassero il tanto agognato risultato, invece niente!

Ed oggi, caro Governatore, come un bambino che non ottiene il giocattolo desiderato, specula politicamente sulla situazione di degrado e disperazione dell'intero comparto sanitario regionale, scaricando la responsabilità e lavandosene le mani totalmente, additando i commissari quali unici colpevoli per la mancata assunzione del processo di riqualificazione e di riordino dei servizi sanitari!

Troppo comodo! Lei è il Governatore, il Presidente della Giunta regionale!

Immobilismo e populismo, esonerarsi dalla responsabilità di avere un progetto ed una prospettiva della sanità regionale scaricando su altri fallimenti e disastri, questa è stata l'unica strategia perseguita fino ad oggi dal governo regionale.

Caro presidente Oliverio, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, non siete stati capaci di avviare nessun tipo di processo di aggressione alle criticità di questo comparto. Non l’ha fatto lei e non l’hanno aiutata i suoi compagni di partito, anzi, questa diatriba ci sta facendo perdere tempo perché non vi è dubbio, chi mi ha preceduto parlava di un percorso congiunto, che se vi fossero state le condizioni, le forze di opposizione avrebbero dato un contributo alla risoluzione del problema sanitario, ma voi non l’avete consentito, perché dovete risolvere prima i problemi al vostro interno.

Il mio auspicio è che possiate immediatamente trovare un equilibrio interno al vostro partito e alla vostra maggioranza, un canale privilegiato col Governo centrale, per poi aprire alle forze politiche che hanno veramente a cuore la regione e questo comparto che la attanaglia. Grazie tutti!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.

BEVACQUA Domenico (Partito Democratico)

Grazie Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, signori colleghi consiglieri. Anche io vorrei rivolgere un sentito ringraziamento per la presenza di sindaci che con la loro fascia tricolore danno una valenza ancora maggiore a questa importante Assise per questa importante discussione che stiamo per affrontare qui in quest’Aula.

L’intervento del collega Cannizzaro mi fa capire ancora una volta che quest’Aula non riesce a cogliere quel senso di responsabilità che deriva dal farvi parte e, quindi, dal nostro ruolo di consigliere regionale.

A me viene spontaneo dire al consigliere Cannizzaro “cosa ci azzecca in questa discussione Luca Lotti, Luca Guerrini, Lucio Presta o quant’altri?”.

Noi qui siamo chiamati in quest’Aula a discutere di un tema vitale per la salute dei cittadini, per l’economia della nostra regione, per il futuro delle nostre generazioni. Limitare o ridurre il dibattito alle cose che ho appena sentito significa che non c’è una visione alta di come governare questa Regione, di come assumersi la responsabilità, di come essere protagonisti in questa Regione, di come essere in poche parole gli attori principali di un cambiamento reale e concreto nel territorio calabrese martoriato da anni da una crisi economica e sociale difficile da superare.

Vorrei ricordare a tutti i colleghi di maggioranza e di minoranza, non per spirito di polemica ma per onestà intellettuale, che il senso di responsabilità che deriva dal nostro ruolo non va esercitato a giorni alterni come spesso capita o in base agli umori del momento, poiché sono fermamente convinto che le problematiche della sanità siano di una complessità tale che non possono essere affrontate solo sulla base di spinte localistiche o per partito preso.

Dobbiamo partire da questo concetto di base per poter affrontare a 360 gradi questo tema, questa problematica, questa visione complessiva di governo del territorio calabrese che non può essere ridotta, ripeto, a spinte localistiche o di cuore, ma che richiede l’utilizzo del cervello e il senso di responsabilità che deriva dal nostro ruolo di consiglieri regionali.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

Non posso qui soffermarmi sulla necessità di arrivare al più presto al superamento dell’istituto del commissario. Penso che ci sia ben poco da aggiungere dopo le cose dette dal presidente Oliverio che condivido in toto e dopo le cose dette da altri colleghi che mi hanno preceduto. Così come ritengo che ci sia poco da aggiungere sul famigerato decreto numero 30 che ormai è sulla bocca di tutti, firmato dall’ingegnere Scura, se non per ribadire su questo aspetto le colpe di scelte commissariali non condivisibili, determinate in maniera autarchica e senza il coinvolgimento delle parti interessate a partire dal Presidente della Giunta regionale e dal Consiglio regionale.

Bene ha fatto il presidente Oliverio nei giorni scorsi a rappresentare al ministro Lorenzin un quadro a tinte fosche o, meglio, un quadro disarmante della sanità calabrese dopo 7 anni di commissariamento. Una sanità, la nostra, provata dal blocco del turn-over durato per anni, da mancati o sbagliati investimenti tecnologici - e lo dico al collega Cannizzaro questo - da una rete ospedaliera che stenta ancora a trovare un suo assetto definitivo tra servizi che non garantiscono i LEA ed ospedali che dovrebbero essere riattivati per effetto di sentenze definitive e strutture in attesa di una loro effettiva riconversione; per finire, lo citava poco fa il collega Ciconte, con la fusione di aziende ospedaliere con quelle universitarie pensate e progettate con troppa leggerezza.

I risultati di tutto ciò sono sotto gli occhi di tutti, cari colleghi: servizi sanitari scadenti, emigrazione sanitaria crescente, mancata integrazione delle diverse specificità territoriali.

Detto ciò però - è qui la scommessa di quest’Aula – credo che la vera domanda cui dare risposta in questo Consiglio riguardi il ruolo che intendiamo assumere nella nostra veste di consiglieri regionali: vogliamo rivestire un ruolo attivo o ci accontenteremo delle solite dichiarazioni ad uso mediatico, restando alla finestra per aspettare che la soluzione miracolosa arrivi da Roma o da qualche altra parte? Da tempo autorevoli esperti sostengono – questo mi convince molto – che il Consiglio regionale calabrese abbia abdicato al suo ruolo e di fronte a poteri straordinari sempre più debordanti non riesca ad esercitare la funzione di programmazione che le è propria.

Tali pareri mi portano con convinzione ad affermare che il commissario governativo deve limitarsi ad esercitare poteri amministrativi e al massimo regolamentari ma mai quelli legislativi.

E’ al Consiglio regionale – lo diceva bene il consigliere Graziano questo – che spetta decidere sulla programmazione sanitaria. Ed in questo quadro chiaro di reciproche attribuzioni e competenze una delle chiavi di volta che voglio riproporre in questa sede è quella che ho ricavato dal decreto ministeriale numero 70 del 2015, il Regolamento nazionale per gli standard ospedalieri attualmente in vigore.

In questo ampio e complesso documento che ho studiato in queste tre notti - perché credo che quando un intervento si deve fare quanto meno si deve prima studiare e approfondire per capire prima di intervenire – si legge essenzialmente che senza un potenziamento delle strutture territoriali si avranno forti ripercussioni sull’utilizzo appropriato delle strutture ospedaliere.

Ed è qui la vera sfida e il dato che si ricava è chiaro: senza una reale e potenziata integrazione tra ospedale e territorio un sistema sanitario coerente non può funzionare e non può essere efficiente.

Gli 80 chilometri di coste vocate all’attrazione turistica, i territori di confine e i relativi presidi depotenziati a tutto vantaggio di struttura extraregionali, i piccoli comuni di montagna, sono tutte realtà queste che necessitano di uno strumento di programmazione adeguato, attraverso il quale definire il migliore sistema per garantire i livelli essenziali delle prestazioni.

Un compito certamente arduo, caro Presidente, visto anche il condizionamento del deficit viario che caratterizza molti territori della nostra regione e in tale contesto, ad esempio, assume particolare significato il potenziamento delle cure primarie. La sperimentazione triennale ai nuclei di cure primarie, pur se positiva, va senz’altro rivista per come ho già richiesto in una mozione consiliare del 3 agosto. Questo perché la sperimentazione ha riguardato finora principalmente i grandi agglomerati urbani senza l’indispensabile inserimento dei piccoli comuni e dei territori disagiati nella rete complessiva.

Ecco perché condivido le due forme associate da tempo individuate: le aggregazioni funzionali territoriali e l’unità di cure primarie che appaiono perfettamente congrue allo scopo, tenendo conto della orografia specifica e delle deficitarietà che insistono sulle piccole comunità.

Qui vanno create le condizioni per evitare il sovraccarico delle reti ospedaliere, offrendo professionalità e strumentazioni tali da infondere nei cittadini la necessaria fiducia in prestazioni ottimali.

Ritengo, perciò, che vadano soddisfatte in via preliminare – lo ricordava bene il Presidente – tre condizioni essenziali: realizzare la ristrutturazione del Servizio sanitario regionale, attraverso la sua necessaria concentrazione sulla riorganizzazione delle tre macro reti: quella della emergenza/urgenza, quella ospedaliera e quella territoriale; accelerare al massimo i tempi di fine commissariamento del Servizio sanitario regionale e di uscita dal Piano di rientro; quantificare ed implementare le risorse, partendo concretamente da quelle realmente a disposizione del Servizio sanitario regionale.

In questo senso è senz’altro condivisibile l’attenzione che il presidente Oliverio ha posto sul nuovo presidio dell’Annunziata, ormai indispensabile, vista la vetustà di quello esistente nonché una insufficienza dello stesso in termini di capienza e di sicurezza. Checché ne dica il nostro amico candidato Lucio Presta, noi siamo convinti che l’ospedale dell’Annunziata meriti una struttura nuova che dia tutte le sicurezze necessarie e tutti i servizi necessari.

Quello che i tempi, cari colleghi, ci chiedono è di acquisire la coscienza della necessità ed il coraggio delle scelte.

Volgere lo sguardo altrove lasciando che siano altri consessi ed altri interessi a porre mano al problema sarebbe un imperdonabile peccato di ignavia, sarebbe il tradimento delle ragioni che ci hanno condotti a chiedere e a raccogliere i consensi elettorali ottenuti.

I calabresi meritano rappresentanti che non sfuggono ai loro doveri.

Il Consiglio regionale nel suo insieme deve dimostrarsi capace di saper far proprio il grido di dolore che noi cogliamo ogni volta che mettiamo piede in una struttura ospedaliera o di territorio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Mangialavori. Ne ha facoltà.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Grazie Presidente, colleghi consiglieri, finalmente anche io accolgo con enorme soddisfazione questa discussione in Aula, chiesta per tanto tempo e che finalmente arriva oggi dandoci la possibilità di esprimere quel che pensiamo sul settore più delicato della Calabria.

Naturalmente c’è da dire che la situazione della sanità calabrese non può essere ricondotta esclusivamente all’ultimo anno di vita. Del resto negli ultimi 20 anni la gestione della sanità è stata l’emblema e la sostanza della politica calabrese.

Penso che sia mancata, prima di tutto, la programmazione. La dirigenza politica non ha fatto altro che mantenere grandi o piccole nicchie di potere senza pensare a come sviluppare il settore, mi ripeto, più importante per la vita di tutti i cittadini.

Questo a cosa ha portato? Ha portato alla sanità che abbiamo oggi, quindi una emigrazione – come è stato giustamente detto da chi mi ha anticipato – sanitaria altissima che, purtroppo, non riguarda soltanto le alte specialistiche ma soprattutto riguarda anche patologie di media difficoltà di trattamento.

Questo, naturalmente, ha impoverito ulteriormente non solo le tasche dei cittadini ma anche la rete sanitaria calabrese.

Oltre a questo oggi si assiste ad uno smantellamento di quelli che erano i presidi sanitari della nostra regione e vale la pena dire che anche l’attuale Esecutivo regionale qualche piccola colpa ce l’ha, basti pensare alla chiusura del polo oncologico di Germaneto.

Un tempo, attraverso la sanità, la costruzione degli ospedali, si cercava di reagire alle condizioni di arretratezza della nostra regione, mentre adesso la loro chiusura rappresenta la rassegnazione della popolazione e dei politici calabresi.

Il decreto Scura: ormai lo conosciamo tutti, mille criticità che per la verità erano state già manifestate nel decreto numero 9. Pone - come giustamente ha detto il presidente Oliverio nel suo discorso di apertura – le condizioni perché i livelli essenziali minimi in Calabria non ci siano più; pone in ginocchio molte realtà ed umilia la politica nel momento in cui il commissario non solo con i sindaci non vuole interloquire, non ha nessuna intenzione di interloquire o fa finta di interloquire, ma non vuole interloquire neanche col Presidente della Regione.

Molto probabilmente qualche errore – come diceva il collega Cannizzaro – questa Presidenza ce l’ha.

Come sappiamo il decreto prevede 289 posti in più, di cui una sessantina – se non ricordo male – destinati al Marrelli e gli altri per recuperare un po’ di offerta sanitaria che manca. Ma nello specifico il decreto Scura realizza una azienda unica dell’area centrale calabrese non supportata da nessuna legge e in realtà, per come formulato il decreto, il catanzarese, crotonese e vibonese vengono accorpati. Quindi vengono più o meno mantenuti i servizi ma quasi tutti concentrati nell’area catanzarese; per cui quando si va a fare una media è normale che la media viene fuori perbene ma in realtà non è così perché Vibo e Crotone vengono assolutamente penalizzate.

Viene penalizzata l’intera Calabria se noi pensiamo che il decreto Balduzzi prevedeva 4,2 posti letto per mille abitanti, pensiamo che Vibo ne ha solo 1,5 e su scala regionale 2,29. Va malissimo all’ospedale di Tropea.

Giustamente il Presidente della Regione diceva nel suo intervento che le zone con una vita turistica importante dovrebbero avere dei centri ospedalieri che servono le migliaia di turisti che annualmente affollano le nostre coste.

In realtà a Tropea viene chiuso il laboratorio di analisi, il pronto soccorso, l’oncologia e anche qualora una piccolissima postazione di pronto soccorso resti quando arriva l’urgenza non è possibile neanche effettuare un prelievo perché la provetta deve essere inviata a Vibo. Quindi un povero infartuato prima di avere una diagnosi è già morto.

Non va meglio neanche a Lamezia Terme. Eccellenza neonatologia: chiusa; eccellenza centro trasfusionale: chiuso o ridotto enormemente e di sicuro penalizzando una popolazione di circa 150 mila abitanti che ruotano intorno a quell’area.

Penso che questo decreto, come si è visto finora, produrrà dei contenziosi, prova ne è quello per la chiusura degli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare. Il Consiglio di Stato ne ha decretato la nullità e preso atto di questo si è stabilito che su Trebisacce debbano essere assegnati 40 posti letto. Peccato però che per avere una struttura sanitaria il minimo sia 60 posti letto.

Alla fine questo decreto, quindi, ci farà tornare assolutamente indietro di anni e la mobilità passiva aumenterà, così come le spese per la Calabria.

Le proteste: forse sono felice che ne siano avvenute così tante in questo periodo perché finalmente hanno permesso che in questo Consiglio si parli di sanità, ed hanno riguardato tutta la Calabria, dall’Alto cosentino fino al Basso reggino, la Costa degli Dei. Ricordava il collega Cannizzaro la clamorosa protesta dei primari di Vibo Valentia che ho pubblicamente ringraziato e tutto questo per un fallimento della gestione commissariale.

Penso che qualche ritardo, qualche errore, questa compagine di governo ce l’abbia.

Il decreto Scura mette in evidenza una contraddizione tutta interna al vostro partito, al partito di maggioranza, al Pd. E’ chiaro che il commissario di Governo segue le indicazioni del Governo nazionale e il governo regionale che fa? Si sta limitando esclusivamente a far finta di alzare la voce molto probabilmente perché incapace di coprire e di dare risposte al nostro territorio.

Del resto, poche settimane fa abbiamo avuto, avete avuto, il piacere di ospitare, di far fare l’ennesima passerella la premier Renzi e mi sembra che nessuna critica sia stata mossa a lui.

Ho visto in tutte le trasmissioni, in tutte le dichiarazioni fatte, sorrisini, strette di mano, pacche sulle spalle.

Cari consiglieri e amici della maggioranza, la Calabria è stanca di queste barzellette, di queste parodie; la Calabria ha bisogno di altro e mi è suonato strano ascoltare le parole del capogruppo del Pd, Romeo, quando chiedeva una grande manifestazione di massa a Roma sotto il Ministero.

Ma dico – e mi ripeto – avete avuto il giorno prima il vostro Premier qui, perché non avete chiesto a tutti quanti noi di andare a manifestare quando è venuto a Cosenza? Tutte queste cose depongono per una sceneggiata che state mettendo in atto oppure – cosa anche probabile – molto probabilmente a Roma quando bussate, se vi fanno bussare, neanche vi ascoltano.

Nei giorni scorsi abbiamo appreso tutti dalla stampa che il ministro Lorenzin ha prospettato l’ipotesi di una uscita della Calabria dal commissariamento. Penso, alla luce di tutto quello che sta succedendo, che la sola idea al presidente Oliverio e alla sua maggioranza abbia fatto accapponare la pelle.

E’ facile demandare ad altri una patata così bollente perché se veramente avessero voluto la fine di questo commissariamento, così come messo in evidenza dall’onorevole Nesci in una interrogazione parlamentare, sarebbe bastato presentare al Governo un Piano di rientro credibile.

La risposta del sottosegretario De Filippo alla interrogazione è stata “…ad oggi nessuna proposta da parte della Regione Calabria è arrivata”.

C’è da chiedersi, quindi: vogliamo la fine del commissariamento o vogliamo semplicemente giocare? E’ facile, molto facile urlare ai quattro venti. Ma c’è da dire che se non avete il coraggio di gestire il 70 per cento del bilancio regionale la vostra credibilità politica ed amministrativa è pari a zero. In politica c’è bisogno di coerenza, quindi se volete amministrare fatela veramente la guerra, fate veramente la battaglia. Quando andate a Roma batteteli i pugni, non sorridete soltanto, perché siamo stanchi di essere presi in giro da questo Governo nazionale.

Ci aspettiamo ora, quindi, di capire da voi cosa volete fare. Per quanto mi riguarda, per quanto ci riguarda penso che la soluzione ce l’abbiate in mano: basta soltanto imparare a dialogare - se siete capaci - col Governo che è quello che ci impone questo commissariamento. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.

AIETA Giuseppe (Partito democratico)

Signor Presidente, grazie, mi aspettavo un Consiglio regionale con le barricate cioè tutti a difendere la posizione del Governatore, invece mi ritrovo quasi a dover giudicare una colpa l’aver convocato questa seduta di Consiglio. Penso che il presidente Oliverio sia stato, oltremodo, ancora oggi - come lo è stato in questo anno, circa, di sua gestione – prudente, rispetto a quel che sta accadendo nella sanità calabrese.

Voglio ricordare all’Aula che ci siamo candidati parlando soprattutto della sanità, ci siamo candidati chiedendo ai cittadini il voto per una migliore garanzia del diritto alla salute; ci siamo candidati per mettere fine, finalmente, alle distorsioni che ci sono nella sanità che vanno dalla mala gestione alle infiltrazioni mafiose, che vanno, ovviamente, in un quadro a tinte fosche di inefficienze che hanno riguardato la Calabria a tutte le sue latitudini.

Sono sei anni di commissariamento fallimentare, lo ha certificato il Ministro ma lo certifica ancora di più la Corte dei conti che fa un quadro preciso della situazione calabrese.

Noi ieri in Commissione bilancio, una Commissione fiume, congiunta con la Commissione speciale di vigilanza abbiamo discusso di alcune delibere della Corte dei conti, ci stiamo allineando a ciò che la Corte dei conti ci dice e traduciamo i consigli, i suggerimenti che la Corte dei conti ci dà per rendere questa Regione normale. Lo stiamo facendo in Commissione, lo sta facendo il Consiglio regionale, lo sta facendo la Giunta.

Oggi siamo arrivati qui, signor Presidente, con i sindaci del Tirreno cosentino che non sono solo fasce tricolori. Dietro ogni fascia c’è un disagio, una sofferenza, un territorio che contesta, che ci contesta perché comincia ad affacciarsi una non distinzione tra noi e ciò che fa la struttura commissariale perché il commissario sta supplendo alla politica, sta supplendo al dipartimento, supplisce addirittura alla magistratura che con una precisa sentenza dice “riaprite l’ospedale di Praia e Trebisacce” e i commissario non lo fa.

Questi sono i dati su cui dobbiamo discutere in quest’Aula, non delle chiacchiere di Roma e dei rapporti tra il Presidente e il Governo nazionale che sono ottimi e sono testimoniati dalla presenza del Premier che è stato in Calabria qualche giorno fa e che probabilmente ritornerà il 30 aprile ad inaugurare la riapertura del museo di Reggio Calabria.

Non sono questi i dati che ci preoccupano oggi. I dati che ci preoccupano riguardano un disprezzo della struttura commissariale, bisogna chiamare per nome e cognome il problema che oggi abbiamo davanti. E’ sì il commissariamento della sanità ma che hanno un nome e un cognome e sono Scura e Urbani che manifestano un giorno sì e l’altro pure il loro disprezzo per la politica che li ha nominati; per i sindaci, per i medici.

Ma, scusate, vi sembra normale in una Regione che i medici primari di Vibo si dimettono e il commissario ad acta non ha altro da dire se non “…se fossero stati alla Fiat sarebbero stati licenziati”. Ma vi sembra normale che un commissario dica “…voglio il confronto ma il dipartimento non rappresenta la sanità ufficiale”. E chi la rappresenta la sanità ufficiale? Chi la rappresenta per Costituzione la sanità ufficiale? Di questo dobbiamo parlare oggi, non di chiacchiere. Dobbiamo parlare di una Calabria che è infiammata ed infuocata ad ogni latitudine.

Scura non c’è, è bravissimo perché ha messo d’accordo tutti. Il presidente Oliverio è stato prudente oggi col suo solito garbo istituzionale. Altro che ridurre la questione della sanità ad uno scontro di poteri. Ma quale scontro? Che se fossimo stati in altri anni ed in altre epoche lo scontro sarebbe arrivato davvero all’estremo. E poi la lingua italiana è straordinaria perché ci affida il significato delle parole.

Il commissario è colui che ha cura non che trascura. Il commissario deve aver cura e deve discutere con i territori, deve discutere con le fasce tricolori, non deve disprezzare le fasce tricolori, non deve litigare con i sindaci, non deve dire che i sindaci non hanno competenze nella sanità perché non è vero e lo sa chiunque in quest’Aula abbia fatto il sindaco.

Questo è il punto: con chi ha discusso la riorganizzazione della rete ospedaliera il commissario Scura? Lo ha fatto con la Giunta, con il Consiglio, con i territori, con i medici, con le organizzazioni sindacali? Con chi l’ha discussa? In quale stanza è stata discussa questa riorganizzazione della rete ospedaliera?

Penso che ci sia una manifesta incompatibilità del commissario Scura altro che discussioni tra Roma e Catanzaro; c’è una manifesta incompatibilità di cui quest’Aula deve essere consapevole. Non trascuro il sub-commissario ovviamente che è in Calabria da tanto tempo.

Quindi, signor Presidente, noi dobbiamo intanto proporre una contromossa. Cioè bene l’idea che la Giunta e il Consiglio costruiscano un Piano nuovo e concertato, un Piano discusso che porti ad una sintesi tra le migliori energie di questa Regione, ma che poi arrivi ad una conclusione e lo presenti al Ministro e al Governo di questo Paese. I direttori generali. Ma pensate in questa riorganizzazione, siamo in Piano di rientro e vi posso assicurare con dati alla mano che se noi dovessimo realizzare la riorganizzazione della rete ospedaliera del commissario Scura e del decreto numero 30 spenderemmo cifre esose e cervellotiche. E’ una riorganizzazione cervellotica.

Ed allora, signor Presidente, lei ha detto che in Calabria si impiegano 26 minuti per mettere in garanzia un cittadino quando la media nazionale è di 18 minuti. Venite sul Tirreno cosentino.

Faccio l’esempio del territorio che conosco meglio: un cittadino di Orsomarso o di Verbicaro o di Papasidero che deve salvarsi la vita, immaginate quanto tempo impiega per arrivare, non a Praia che è chiusa, non a Praia perché a Praia i sindaci chiedono di attivare servizi non l’ospedale tout court. Chiedono di riattivare servizi che mettano in garanzia il cittadino che li garantisca al diritto naturale ed universale.

Questo è il punto della discussione e il punto della discussione, signor Presidente, è tutto in un documento che i sindaci del Tirreno le hanno inviato nel quale chiedono, sostanzialmente, due cose dopo una premessa ragionevole e razionale perché in questo piano di riorganizzazione manca la ragionevolezza. Chiedono, sostanzialmente, di prendere atto che se dovessimo attivare ciò che i commissari hanno scritto nel decreto numero 30 avremmo sostanzialmente una perdita di sovranità e di garanzia per il cittadino e chiedono con chiarezza - ed io mi associo a loro convintamente e vorrei che quest’Aula si associasse a loro così come i sindaci del tirreno, della locride, di Lamezia Terme, di Vibo - di revocare il decreto.

Noi dobbiamo chiedere la revoca del decreto e la rimozione dei commissari, ma con parole chiare.

E’ da tempo che facciamo riunioni, si avvicendano riunioni continuamente. Stiamo togliendo il tempo necessario a governare le città, le nostre comunità per discutere e per capire se in questo Piano vi è una ratio, se in questo Piano ci sia contenuto, ma più andiamo avanti nell’approfondimento, più ci rendiamo conto che questo Piano è pieno di niente e vuoto di tutto. Non garantisce nessuno.

E la Corte dei conti ci dice un’altra cosa. Sono anni che sento parlare di questo articolo 20, sono anni che ci sentiamo dire che gli ospedali saranno ristrutturati, sono anni che sono fermi i soldi per la ristrutturazione degli ospedali di Paola, Cetraro, Praia e Cosenza, sono anni, eppure qualcuno dovrà occuparsi di questo, dovrà occuparsi di questi soldi non spesi.

E basterebbe – concludo, signor Presidente, che noi mandassimo al ministro Lorenzin e al Governo nazionale questo quadro che ci regala con grande pregio scientifico la Corte dei conti, basterebbe questo per far capire la situazione disperata che oggi viviamo.

Il Presidente ci ha dato una linea, una via di uscita come facevano gli antichi filosofi della Magna Grecia. Ci ha indicato la via maestra che è quella di discutere noi, di farlo fare a quest’Aula sentendo ed ascoltando e guardando negli occhi gli operatori sanitari, le organizzazioni sindacali, i 409 sindaci di questa terra.

Lo dobbiamo fare, abbiamo il dovere di farlo e di osare. Abbiamo il dovere di osare e di farlo con fermezza e autorevolezza, bandendo le ironie e le allusioni. Non è tempo di ironie e di allusioni, non è tempo perché i governi ci ascoltano se noi abbiamo l’autorevolezza per farlo.

Infine, concludo davvero, devo ringraziare il mio partito in tutta la filiera istituzionale, dal Governatore della Calabria che un minuto dopo la pubblicazione del decreto ha avuto parole ferme e chiare “ora basta!”, dal Governo al capogruppo del Pd, al gruppo del Pd, ai deputati e parlamentari del Pd che hanno espresso parole chiare.

Se tutto questo è vero e che il maggiore partito che ha la responsabilità di governo a Roma e a Catanzaro ha una posizione univoca, noi ci aspettiamo che questo decreto venga revocato, che le sentenze ieri – non domani – vengano rispettate e che si rimuovano i commissari Scura e Urbani.

Presidenza del Presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Signor Presidente, devo dire al collega Aieta che, per la prima volta dopo tanti anni, mi trovo in disaccordo con lui sull’impostazione, non sugli obiettivi. Penso che il richiamo maggiore sia quello ad esser seri.

Il presidente Oliverio, a mio avviso, - sono più sedute di Consiglio regionale che glielo dico su vari temi - ha perso in questa stagione e continua a perdere la grande opportunità che è quella di esser serio e di stabilire le funzioni di un Consiglio regionale, di una Giunta regionale, quindi della politica e raccontare la verità – per lo meno è quello che io avrei fatto nei confronti dei calabresi.

Si può essere commissari, Presidenti o assessori in un ruolo di governo della sanità ma il problema non è il mezzo è il programma, il piano realizzabile e sostenibile che si mette in campo.

Voglio ricordare a me stesso che è singolare che qui ci sia qualcuno che grida, è singolare che chi è chiamato a governare con una filiera istituzionale bellissima, puntualissima di inaugurazioni, di tutto e di più - lasciamo stare che sono in disaccordo sul tema delle trivelle in Calabria come in Sicilia - aveva l’opportunità di potersi fermare, ragionare e dire che cosa serve alla Calabria, cosa è mancato per quella attuazione.

Allora, perché il commissariamento, non soltanto in Calabria ma in tutte le Regioni? Avessi una voce in capitolo direi “riprendetevi la sanità a livello nazionale”. Forse questa è una riforma che si potrebbe fare. E’ stata messa in campo un’azione dicendo alle Regioni che i dati sono molto chiari e semplici, è aumentato qualcosa anche nella suddivisione delle risorse e 3 miliardi 360 milioni di euro vanno alla Calabria per organizzare la sanità così com’è: le 5 aziende, i 4 presidi ospedalieri, la sanità privata e quant’altro.

E’ successo che, a partire da quegli anni in avanti, c’è stata la stessa politica, quella politica che ha governato la sanità - su questo sono d’accordo con il consigliere Aieta - quello stesso pezzo di politica che continua ad esserci e che c’è stato quando c’eravamo, ci sta ancora oggi, incancrenita, insomma, nel governo di questo sistema.

Se non sbaglio era Presidente della Giunta Agazio Loiero quando lo Stato nel 2006 ha cominciato a dire: guardate qua non si va più avanti, perché 3 miliardi 360 milioni più 50, 3 miliardi 360 milioni più 100, e siamo arrivati così a sforare per 300 milioni di euro, per tanti anni, nella indifferenza totale; immagino i sindaci, i tanti che continuo ad incontrare sul Tirreno - parlo del nostro Tirreno cosentino che frequento pure io -, li guardo negli occhi ed insieme cerchiamo di comprendere perché siamo arrivati a questo stato di fatto. C’era, quindi, uno stato di fatto che aveva prodotto una situazione in tanti anni di disavanzo in Calabria - chiedo al collega Tallini che era in Giunta regionale: mi ricordavo 1 miliardo e 300, mentre il consigliere Tallini mi riferisce di 1 miliardo e 800.

Eravamo, comunque al tempo dei bilanci orali - qualcuno se lo ricorderà - per cui se oggi non siamo ai bilanci orali, penso che un impegno complessivo e serio ci sia stato.

Sconsigliavo al presidente Oliverio, avendolo vissuto nella stagione del presidente Scopelliti, che, del resto, era un mio caro amico; insomma, quanta difficoltà c’è per spiegare alla Calabria che c’era un ospedale…no facciamone due… invece no dobbiamo razionalizzare, tagliare… mancavano le attività complesse, quindi, primari e quant’altro. Partiamo, quindi, dai dati di fatto.

Perché commissariati? Perché avevamo un buco di 1 miliardo e 800 milioni di euro, che ha riguardato tanti anni difficili – ha ragione il presidente Oliverio nella sua relazione –. Gli anni difficili sono iniziati proprio quando il presidente Scopelliti è stato nominato commissario per la sanità in Calabria.

Si è dovuto razionalizzare, tagliare, andare a spiegare a Praia a Mare, dove vai a villeggiare al mare, tenere conto del piano di A.Ge.Nas., di tecnici, perché, intendiamoci, abbiamo la presunzione ma fa bene chi studia col supporto. Saluto anche io la nostra onorevole deputata calabrese, Nesci, che, rispetto alla cultura del Movimento 5 Stelle con cui non mi ritrovo molto, avanza, però, proposte e non credo che - è ovvio - l’onorevole Nesci abbia studiato quelle proposte e sia diventata esperta in management sanitario, ma che sia anche supportata – l’ho visto anche oggi e lo ringrazio per il lavoro che ha fatto in quegli anni – dal dottor Scaffidi e da tutti quelli dai quali trarre spunti per proporre soluzioni che diventino potenzialmente sostenibili.

Allora, attenzione, lo dico guardando negli occhi il collega Aieta che so, come sindaco di quell’area, oggi come consigliere regionale, intende la sanità come la intendo io.

Attenzione oggi a gridare, perché quando il Pd gridava “Alé aleé! al generale Pezzi” indeboliva la politica che, comunque, stava lì a confrontarsi con i sindaci e con i territori, e continua ad essere questo. E’ quanto dico al presidente Oliverio, che manca nella sua relazione, che è fatta di numeri e nei numeri dovremmo ricordarcelo, lo ricordavamo anche in Commissione bilancio, ieri, grazie a quel lavoro sacrificante e mortificante politicamente. Immaginate me a 38 anni, entrare in Consiglio regionale e trovare 20 anni di sfaceli, metterci la faccia e spiegare cosa si stava facendo a Praia a mare, a Trebisacce, a San Marco Argentano; sono i posti della mia provincia che conosco, ma anche in altri posti, in tutta la Calabria che andava razionalizzata ed in cui spiegare che si dovevano fare sacrifici. Non è stata una bella scelta, non era la scelta della vita.

Presidente, nella sua relazione manca, rispetto all’impegno serio che possiamo prendere, un elemento di novità rispetto ai nostri interventi, che restano di critica totale, l’ho detto più volte e lo ripeto: a lei era concesso fare le rivoluzioni e spesso non lo ha fatto.

La sua è, comunque, una esperienza politica matura, non è il trampolino di lancio per il quale deve necessariamente prendere accordi inconfessabili, che ad oggi non ci sono.

Lo diceva il consigliere Aieta: sono arrabbiati con noi per quello che abbiamo detto nella campagna elettorale!

Non scordo che durante la campagna elettorale lei parlava, un po’ in modo facile e responsabile, degli aeroporti della Sibaritide, non perché non ci tenesse ma perché non si rendeva conto - forse, stando in un’altra postazione - quanto fosse difficile e come fosse cambiata la situazione, perché parlava, raccontava che i rifiuti non andavano mandati all’estero e, purtroppo, anche lei ha dovuto mandare all’estero i rifiuti.

L’aeroporto della Sibaritide non si apre. L’ospedale di Praia a Mare non si apre. Pure io posso gridare, ma, figuratevi, guardandovi negli occhi - sindaci che conosco e con molti c’è una affinità politica maggiore rispetto a quelli del Pd - se non dobbiamo fare la battaglia per l’ospedale di Praia a Mare, ci mancherebbe altro! Non è questo il metodo di questo Consiglio regionale per far sì che diritti sanciti da uno Stato strano siano rispettati.

Avverto di vivere nella istituzione di uno Stato strano perché uno Stato che ti manda i commissari - e lasciamo stare se il commissario coincide con la figura del Presidente o è un tecnico di area Pd - che dice che devi chiudere e poi, sempre lo stesso Stato, ti ritarda nella pubblicazione dei bandi, causando a cascata un ritardo di Tar, di Consiglio di Stato ed infine si registra un Tribunale che contraddice quello Stato e dice “no, devi chiudere”.

Insomma, cerchiamo di capirci, non ne usciamo se ci parliamo addosso e ognuno dice la cosa più bella. Non voglio aprire solo l’ospedale di Praia a Mare ma anche quello di San Marco Argentano perché sono originario di Fagnano Castello e mi ricordo quando dovevo mettermi il gesso per un braccio rotto. Questa era la condizione che conoscevamo.

C’è allora una analisi più profonda, Presidente, da fare. So quanto lei stia soffrendo in questo momento, ci siamo passati pure noi e questo è il momento per capire dove ci dobbiamo incontrare; quindi, governate con i vostri tecnici, dove sarà possibile contribuiremo con i suggerimenti che possono venire da chi è impegnato in positivo come la deputata Nesci.

Forse dovremmo ricordarlo anche a tanti parlamentari di centro-destra e di centro-sinistra che poco sono impegnati. Diffido, tra l’altro, – qualcuno l’ha ricordato prima di me - del vostro segretario parlamentare che è molto ventriloquo; chi in queste ore non è stato capace, anche rispetto a situazioni di sofferenza, di difendere, almeno in linea preventiva, la propria storia?! Immagino quanto sia pronto ed in grado di difendere la Calabria rispetto a scelte sanitarie! Non ci servono i ventriloqui ma ci serve chi lavora qui: lei, Presidente, che è colui che è stato chiamato dai calabresi per tentare di fare la rivoluzione e che, comunque, aveva annunciato che non sarebbe stato semplice ma difficile, e provare a scrivere.

Colgo in positivo - perché l’hanno studiato i tecnici – questo nuovo piano operativo che, secondo la legge, basterebbe a farci uscire dal commissariamento.

Attenzione: uscire dal commissariamento – lo dico anche ai sindaci – non è la soluzione di tutti i mali. Politica o commissari, se resta la radice di cui parlava il collega Aieta – che resta sempre la stessa – che non è interessata alla salute, non è interessata se a Cetraro montavano la Tac, ma era molto più interessata a quanti contratti si sarebbero potuti fare su alcune cose ancora inutili, non cambierà nulla. Questa è la verità che abbiamo registrato.

Ed io - per essere critici fino in fondo - ho finanche registrato, ho visto il consigliere Ciconte, Presidente, dell’Ordine dei medici, che ha fatto l’interventino ed è andato via perché non reputa quella odierna una seduta di Consiglio importante. Se fossimo arrivati stasera a redigere un documento univoco - tra l’altro, ho avuto questo documento e ringrazio il segretario del Pd per la sensibilità -, mi pare poca roba, due paginette. Mi sarei aspettato il piano operativo del centro-sinistra che contrastava il commissariamento di questo governo Arlecchino che avremmo emendato, concependo, conti alla mano, i 3 miliardi 360 milioni di euro in cui star dentro alla sanità.

In questa logica di filiera istituzionale, vi è sfuggita e dovetti denunciarlo, poi, - ho visto che è uscito il Presidente, è uscita anche la deputata Nesci - finanche l’organizzazione della sanità privata. Qui abbiamo dovuto vivere una stagione di commissariamento dove c’erano le Asp, poi, non è che avete nominato manager a tutti i livelli che distribuivano le risorse, non si capisce con quale criterio, dove, chi, come e perché distribuisce le risorse che sono diventate anche le economie di quel grande sacrificio che abbiamo chiesto ai calabresi.

Presidente, il sacrificio continuano sempre a farlo i calabresi che non capiscono di cifre, di Tavolo Massicci, di piani operativi o anche di stati generali della sanità. Lei si è candidato, ha girato la Calabria, e ancora facciamo stati generali? Cioè dobbiamo avere una via con gli uomini che avrà scelto, visto che ha anche consulenti esterni che possono supportarla nel confrontarsi con la struttura commissariale. Decidiamo chi lo scrive. Mi impegnerei pure come altri ma mi viene difficile oggi arrivare a fare l’esperto di sanità, arrivo con un piano scritto da un manager; ci saranno i manager, tra l’altro, anche bravi, e Fatarella è riconosciuto come un vero manager, che ci scrivono un piano operativo; lo vediamo in Commissione, lo portiamo e diciamo a Roma “secondo noi questo è il giusto indirizzo, diverso da quello che i vostri commissari propongono”.

“Andate a casa! Non siete serviti!” Fa bene il consigliere Aieta ad alzare l’asticella, in un momento anche importantissimo come questo non vedo lo slancio promesso, non avete dato quello slancio e peccato che lo aveste promesso in modo convinto, in modo irresponsabile, perché pure io quando mi candido spero di fare il massimo.

Oggi non abbiamo la possibilità di promettere nulla ai calabresi, se non l’impegno e raccontare la verità che ci vorranno ancora 10 anni per costruire la sanità nuova. Anche il consigliere Bevacqua si è espresso. E’ poco serio semplicemente dichiarare di riaprire l’ospedale di Praia a mare, anche se previsto in un piano fatto bene, con un nostro contributo, perché devi comprendere che le risorse per aprire l’ospedale di Praia a mare adesso non ce le hai, che non hai risorse per creare nuovi ospedali. Ed hai ancora risorse, che risultano incagliate anche per altre vicende e che ancora dobbiamo spendere su nuovi ospedali.

Presidente Oliverio, credo sinceramente e con grande onestà intellettuale e anche il resto della minoranza lo crede che siamo pronti su un tema così serio.

Credo che oggi per essere seri non possiamo raccontare altro: dobbiamo riaprire l’ospedale di Praia a mare, fare un nuovo piano, costruire gli ospedali per i quali ci sono già i fondi, i bandi e le gare assegnate, comprese quelle dove, purtroppo, si sono registrare criticità e, quindi, bisogna trovare una soluzione. Andiamo, cioè, per gradi, non avventuriamoci sempre nell’annuncio politico, perché non è tempo di annunci politici.

Un Consiglio regionale serio, allora, dice “questi commissari stanno facendo bene?”. Assolutamente no! E’ un problema di guida politica? Anche. Perché non sono commissari marziani ma sono commissari che hanno una visione ed una impostazione della politica. Ho qui l’articolo e mi suona un po’ strano perché questo Pd riesce a parlare a macchia di leopardo: ieri o stamattina è stato annunciato che De Luca e i commissari della Campania faranno insieme, quindi, i commissari, nominati sempre dal Governo Renzi, evidentemente parlano con la politica.

Non so se il problema è che non vi parlate, c’è un problema di aree, di correnti, non so se il problema è questo, ma rispetto al nostro ruolo stiamo alle nostre responsabilità.

Possiamo, tutt’al più, rinviare: non penso che vogliate approvare oggi il documento, perché o predisponete un documento con la scelta del consigliere Aieta, e forse ve lo firmiamo, o tutti a casa! Per due anni avete fallito tutti! Basta appelli al Governo nazionale! Basta! Bisogna alzare l’asticella e dire: abbiamo fatto un punto, ci ritroviamo fra un mese, arriviamo col piano del Presidente, della Giunta regionale, dei suoi tecnici, in cui i consiglieri regionali, quindi, la politica possono anche emendare per quello che è sostenibile, perché, attenzione, i piani sono altamente tecnici.

Vedo anche alcuni giornalisti, ce ne sono alcuni attenti: Adriano Mollo lo vedo sempre sul pezzo e si prende le querele – ti daremo un contributo, Mollo, rispetto alla richiesta di risarcimento danni -. Anche lì, attenzione, però, ad avventurarsi!

Ho studiato cosa è accaduto in Emilia Romagna; a Modena c’erano 8 ospedali negli anni ‘80 e sono stati tutti chiusi e trasformati in poliambulatori e quant’altro con uno centrale. L’hanno potuto fare con serenità, perché l’altro pezzo che manca all’analisi del Presidente è che le strutture private muovono interessi politici, anche in questa Regione.

Anche alcuni medici – l’abbiamo verificato – non tutti eccellenti, ma medici mediocri, alcuni dei quali stanno dietro anche fantomatici comitati, muovono l’interesse di non spostare il sedere da quella struttura che è riconvertita e andare a svolgere la funzione in altro posto.

E’ talmente complesso, non è sempre e soltanto colpa della politica, prima era del presidente Scopelliti oggi è del presidente Oliverio. Con onestà devo dirvi che non è così, non funziona così, ma la politica se vuole essere autorevole e seria deve chiamare le cose con nome e cognome, sostenere programmi sostenibili, non continuare a raccontare le stesse cose.

Ho chiamato il commissario Scura in questi mesi per rappresentargli i problemi che riguardavano i cittadini preoccupati e mi ha sempre risposto, anzi, mi ha detto “datemi una mano”. Voglio dire che in questo anno e mezzo di confronto, voi, che avete, tra l’altro, un collegamento potete interloquire; l’ha fatto con me che non sono sicuramente un tesserato del Pd e mai lo sarò.

Intendiamoci: dovete risolvere i problemi di questi livelli istituzionali che non si parlano e, quindi, la soluzione è quella proposta dal consigliere Aieta. Non funziona, non possiamo mandare a casa chi è eletto, ovviamente! Proviamo a mandare a casa chi è nominato, oppure siamo più seri. Che sia commissario o sia Governo i problemi resteranno sempre, resterà sul tappeto il problema di come aprire l’ospedale di Praia a mare, perché non basta che te lo dica un Tar ma devi trovare le risorse per mettere in campo quella struttura complessa che significherà 40-60 posti letto, che significherà raccordarsi con gli spoke. Gli Hub non sono Hub! Si dovrebbe poter andare negli Hub perché è andato a Praia a mare dove trova un ospedale periferico, gli fanno un primo intervento perché è ospedale ed ha il pronto soccorso ma sulle cose complesse troverà un Hub. Non è pronto neanche l’Hub, che sia l’Hub di Cosenza o di Catanzaro. Questo è il dramma! Allora raccontarci la verità. Presidente, non è colpa sua, ci vorranno secondo me dieci anni per vedere gli ospedali nuovi, i primari nuovi e ci saranno delle conquiste con i sacrifici di tutti. Chi ci ha messo la faccia ha perso politicamente ed i cittadini hanno avuto pazienza per dire “adesso pagheremo meno tasse”.

Non penso, quindi, che oggi si possa concludere con l’approvare, con il votare, questo documento. O si vota una linea drastica di rottura e di protesta, ma ve ne assumete anche la responsabilità, oppure ci si ridà appuntamento con un piano serio, il piano della politica calabrese dove, se volete, potrà arrivare anche il contributo di chi lo vorrà. Penso che si possa fare in un tempo ridotto per offrirlo a questi commissari e dire “secondo noi si può fare così”. Altrimenti oggi ci siamo solo parlati addosso, ognuno ha preso più o meno l’applauso.

Sono abituato a dire sempre la verità, guardando in faccia, e sono più impegnato di altri che fanno finta di essere impegnati, perdonatemi, a veder aperti nosocomi dove, tra l’altro, villeggiamo e viviamo, quindi, figuratevi!

Serietà, compostezza e raccontare ogni tanto un po’ di verità perché è facile vincere le campagne elettorali con gli annunci, ma molto più difficile quando si scopre che è difficile metterli in campo. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.

SERGIO Franco (Oliverio Presidente)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, colleghi consiglieri, l’analisi che ha fatto il presidente Oliverio è un’analisi dettagliata, approfondita, esasperata di quello che è lo stato comatoso in cui versano i servizi nella nostra Regione.

Il fatto di aver espresso la volontà di convocare a breve gli stati generali della sanità presuppone un percorso che ci deve portare a costruire una proposta, oserei dire, alternativa se non migliorativa, di quello che è il piano per ricostruire un sistema sanitario efficiente ed efficace.

Il contenzioso che ormai caratterizza e intossica i rapporti fra la Regione Calabria e il commissario governativo alla sanità rappresenta un’anteprima del neo-centralismo che sta subentrando alla delusione del regionalismo, così come previsto nella riforma costituzionale Boschi.

Non è, dunque, una questione di pennacchio o di fatuo localismo che si oppone alla razionalizzazione della spesa ed al rientro del debito consolidatosi in tanti anni di demagogia, come la promessa dell’esenzione generalizzata del ticket che fu la battaglia elettorale del programma del governo precedente alla Regione.

Si tratta, invece, di evitare che le conseguenze del dissidio che subentrerà alle mediazioni della Conferenza Stato-Regioni possano ricadere sulla sorte degli utenti dei servizi pubblici locali, cominciando dalla sanità che ne è la polpa in termini assolutamente prioritari di bilancio e di vicinanza ai cittadini.

La legge numero 190 del 2014 ha già stabilito, senza attendere la riforma Boschi, che il Presidente della Regione sia incompatibile con le funzioni di Commissario alla sanità. A parte la sua dubbia costituzionalità, allo stato presente, di Costituzione invariata, si sarebbe potuto almeno prevedere un parere della Regione sulla proposta di nomina commissariale, per esempio, come avviene di concerto per il Presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro; la separatezza ha, invece, ingenerato il sospetto di una lottizzazione tra i due maggiori partiti che formano l’attuale Governo.

E con ciò l’organigramma praticato ha ulteriormente politicizzato la sensazione di una sanità suddivisa, non per efficienza ed efficacia, ma secondo una logica elettorale o, addirittura, correntizia.

Il personale medico, che si sacrifica di più e prima degli altri, ne ha già avvertito lo sviamento verso interessi inconfessabili, a tutela di posizioni precostituite e carriere scarsamente meritocratiche che negli ospedali alimentano vere e proprie cordate che fanno capo a leader politici, con il risultato che aumenta irreversibilmente l’emigrazione sanitaria - così come veniva richiamato dal presidente Oliverio -, che da 215 milioni di euro del 2014 è passata a 286 milioni di euro nel 2015.

Tuttavia la legge numero 190 del 2014 apre uno spiraglio, ancorché tardivo, di partecipazione e confronto tra Regione e Commissario di Governo, demandando questo compito di cerniera al dipartimento della salute.

Perché ciò non è avvenuto sul Piano commissariale di ristrutturazioni che ha allarmato tutta la Calabria? Sorprende, a tale proposito, come un clima di promettente collaborazione, riconosciuto appunto tale dal direttore del dipartimento della sanità della Calabria - vedi l’articolo apparso “Italiani europei” numero 1 del 2016 - sia potuto tralignare in un ribellismo locale non nuovo in Calabria ma senza le briglie tradizionali dei partiti e delle istituzioni rappresentative del territorio.

Decisionismo contro populismo? Difficoltà di controproposte? A prescindere da ogni giudizio tecnico-finanziario, rimane la delusione di uno sforzo che pesa sulla povera gente che si ammala e non produce ancora risultati quali-quantitativi soddisfacenti.

Ci vorrà, infatti, il 2018 per recuperare “almeno 19 milioni di euro senza sacrificare né la qualità né i servizi”. Come dire: “la botte piena e la moglie ubriaca!” e i Lea, i livelli essenziali di assistenza, sono talmente insufficienti da fare percepire il servizio sanitario calabrese molto al di sotto della media nazionale.

E’ vero che la spesa sanitaria pro-capite in Calabria è tra le più basse d’Italia, pari a 1.700 euro annui su una media nazionale di 1.853 euro, ma “il vero problema risiede però nella qualità della spesa”, per esempio, cominciando dalla variabilità regionale dei consumi farmaceutici in regime convenzionato che vede, secondo l’Agenzia italiana del farmaco, nei primi nove mesi dell’anno, la Calabria in testa con 158,6 euro pro-capite dopo la Campania e la Puglia (161 euro pro-capite) - questo è riferito, ovviamente, all’anno 2015 -.

I criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, approvati dalla Conferenza Stato-Regioni, com’è noto, non aiutano le Regioni che si vanno spopolando ma quelle che incrementano gli utenti, a prescindere dal tasso di anzianità, e per questo si va profilando un altro dualismo tra nord e sud proprio sulla sanità totalmente pubblica, con la sola eccezione di Lazio, Lombardia e Puglia che hanno convenzioni ospedaliere anche con i privati ed esternalizzano oltre il 40 per cento della spesa sanitaria.

La questione sanitaria meridionale non è solo una questione finanziaria riducibile al pareggio di bilancio ma è anche una questione di equità e coesione nazionale, di estrazione e valorizzazione di dirigenze locali più meritocratiche, di una informazione più attenta e preparata che aiuti a percepire il danno alla salute che deriva da una svalutazione della prima e più importante “competenza” regionale in termini di bilancio e di percezione sociale e istituzionale.

La strategia dei tagli ha peggiorato lo stato e la qualità delle strutture sanitarie in Calabria e si è risolta in un ulteriore danno per i calabresi, che vengono tassati di più con le addizionali e curati peggio di prima con meno disponibilità finanziarie.

Per questo si richiede ben altro che confondere il risanamento finanziario con l’aggressività di una cura che sta uccidendo il malato. Gli ambulatori dei nuclei di cure primarie, per esempio, sono costretti ormai - informa la stampa locale - a chiudere e licenziare 30 dipendenti, benché, grazie alla loro decompressione, il pronto soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza, per esempio, avesse ridotto i ricoveri del 22,4 per cento e quello di Paola del 70 per cento.

Le liste di attesa in sensibile aumento; il rapporto emergenza/urgenza è aggravato; i servizi ospedalieri denotano una criticità gravissima. Non ci sono più neanche le assunzioni previste, a causa del blocco del turnover, che erano state deliberate con una disposizione della Giunta regionale del 5 marzo che prevedeva 105 assunzioni. Neanche quelle sono state operate. I servizi sul territori: mentre cresce la domanda, diminuisce l’offerta dei servizi. Il provvedimento di riordino della rete ospedaliera e dei servizi ha accentuato le difficoltà, evidenziate dalle pseudo-dimissioni dei primari di Vibo Valentia – dico pseudo perché non tutti erano primari ma solo incaricati -; la manifestazione di Lamezia Terme della scorsa settimana ha visto una vera presa di posizione sociale con circa 10 mila persone che hanno partecipato.

Il malessere scaturito dalla divisione tra il Pugliese ed il Mater Domini di Catanzaro: unico risultato positivo, si fa per dire, la lievitazione del numero dei primari. E così via. Si potrebbe fare un elenco senza fine e la presenza dei sindaci oggi, qui, dimostra come un pezzo di territorio importante del Tirreno cosentino stia mandando un SOS, un grido di aiuto, un grido di speranza perché quell’immenso territorio, dove il turismo rappresenta una delle vocazioni importanti ed economiche, viene penalizzato a proposito della mancanza di prima necessità rispetto all’assistenza alla sanità.

Anche gli Spoke, che rappresentano la prima frontiera del territorio, non hanno prodotto quel potenziamento sperato delle strutture e dei servizi più prossimi all’ultimo miglio, ledendo diritti universali ai cittadini/utenti. Ed in virtù della difficile struttura geomorfologica della Calabria, vasti comprensori e zone periferiche e di montagna rimangono isolate, anche per le enormi distanze dagli Hub e per la complicata infrastrutturazione viaria, determinata da carenze di strade ma pure dalla particolare orografia del territorio, preminentemente collinare e montuoso.

Anche sulla prevenzione possiamo dire che siamo ancora all’anno zero.

In conclusione, credo siano da stigmatizzare i sei anni di commissariamento della sanità calabrese, non solo perché è mancata una visione di sistema del piano sanitario che, ovviamente, non ha realizzato quel processo di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi che, invece, sono stati pesantemente razionalizzati con una mera operazione ragionieristica di efficientamento selvaggio e tagli lineari; senza, tra l’altro, prevedere un piano di ricollocazione delle risorse umane, previo processi di qualificazione e riqualificazione professionale, criteri di mobilità condivisa e compatibile, anche in virtù dei conflitti di competenze tra le aziende, ingessate da disposizioni giuridico normative contrastanti che hanno determinato uno status quo inefficace ed improduttivo.

Dulcis in fundo, nel decreto di nomina del commissario le prerogative affidate sono state interpretate in modo autonomo, unilaterale e prevaricante come opportunità imprescindibile del dialogo/confronto, della partecipazione e della condivisione di tutti i soggetti interessati: l’ufficio del commissario, i sindaci, le organizzazioni sindacali, le associazioni mediche e paramediche.

E principalmente è mancata soprattutto l’interlocuzione con l’istituzione politica per antonomasia della Giunta e del Consiglio regionale; atteggiamento, questo, che ha determinato un peggioramento del clima sociale e politico sull’intero territorio, a causa di una diffusa conflittualità che rischia di minare alla base quella coesione sociale, in una Calabria già afflitta da gravi situazioni socio-economiche ed occupazionali, assolutamente indispensabili a creare quel circuito virtuoso necessario ad avviare il processo di cambiamento, crescita e sviluppo economico, sociale e politico, che determinerebbe quella inversione di fase negativa che persiste, ormai, da troppo tempo e non consente ai cittadini, soprattutto alle nuove generazioni, di avere speranza ma, principalmente, di credere nelle istituzioni e di scommettere su se stessi e sul futuro della propria terra.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Gruppo misto)

E’ chiaro che intervenendo a quest’ora non possiamo avere la fortuna di godere dell’attenzione di tutti, ma soprattutto del Presidente, che ha fatto una lunga ed articolata relazione e che, ci auguriamo in questo momento – non so se sia andato al bagno – possa seguire anche attraverso i monitor che trasmettono gli interventi dell’Aula dei consiglieri regionali.

Non vi nego che sono rimasto molto turbato dalla relazione del Presidente e dal suo contenuto. E sono rimasto turbato per la gravità dei fatti rilevati nella stessa relazione.

Credo che nessuno dell’opposizione avrebbe fatto e scritto di peggio sul commissariamento della sanità. Anche se il Presidente pensa di aver preso le distanze, essendo sei anni di commissariamento, e che, quindi, una parte di responsabilità sia da addebitare alla Giunta Scopelliti, per l’avvio della fase di commissariamento, ritenendosi così indenne da critiche e da responsabilità.

La prima considerazione che viene da fare sulla relazione e da una rapida lettura di questo documento sarà poco tecnica perché non sono un tecnico, ma un elettrotecnico, e, sicuramente, capisco poco di aspetti tecnici della sanità, ma qualcosa di politico la capiamo; per esempio – ed è una linea che noto sempre nel centro-sinistra – soprattutto quando scoppia questa guerra tra il presidente Oliverio ed il commissario e si ha come obiettivo quello di impadronirsi di questo settore.

Poi mi esprimerò anche sull’ipotesi in cui fosse stato il Presidente, e dirò la mia opinione con sincerità, rispetto a quest’altra ipotesi che noi – lo anticipo – grazie a Dio non abbiamo ancora potuto registrare.

Come buon costume, si cerca di scaricare tutte le responsabilità del commissariamento in Calabria su Scopelliti, come se lo avesse voluto lui e ne fosse quindi il responsabile, il filo conduttore del ragionamento del presidente Oliverio per aver voluto il commissariamento in Calabria, portando a questi disastri.

Omette, però, di dire una cosa, e mi riferisco anche ai tanti sindaci che sono venuti ad ascoltarci anche perché, più di noi, rappresentano le comunità locali e sanno bene quanti disagi vivono i cittadini quando devono affrontare un problema della Calabria.

Mi auguro che siano venuti con questo spirito e non con quello di applaudire l’intervento di un solo consigliere regionale, rispetto al quale mi pare che abbia detto cose molto criticabili.

Penso che abbia detto cose dette anche da altri consiglieri dello stesso schieramento. Non ne faccio questione di schieramento politico, ma mi auguro che questi sindaci siano venuti con lo spirito di portare in quest’Aula le esigenze e le aspettative di tanta gente che ormai in Calabria non si può curare più o che, addirittura - come le statistiche stanno a dirci – rinuncia a curarsi perché i costi non sono sostenibili.

Il tentativo di scaricare su Scopelliti le responsabilità che sostanzialmente sgraverebbero anche il presidente Oliverio, è una cosa che non regge. Perché non regge? Perché ci sono degli aspetti che – diceva bene il collega Orsomarso prima – quando il presidente del centro-sinistra, Loiero, andava a Roma per esporre le realtà della questione sanitaria calabrese, i nostri rappresentanti – lo dicevano tutti – purtroppo venivano rimandati indietro perché si presentavano con quattro carte che non documentavano nulla di quello che il tavolo Massicci chiedeva, presentandosi col cosiddetto bilancio orale, senza bilancio scritto e senza certificare, né i crediti, né i debiti della Regione Calabria nel settore della sanità.

Di volta in volta, infatti, venivano rimandati con le seguenti parole: “non accettiamo questo metodo di collaborazione con la Regione Calabria”.

Quale sarebbe stato dunque l’epilogo di una vicenda paradossale come questa? Sarebbe stato che, nonostante tutto, prima o poi la Calabria sarebbe stata commissariata. E quando è arrivato Scopelliti, prendendo atto di questa realtà di deficit e di un buco di 1 miliardo e 800 milioni, provocato da chi? Si è vero, da tante amministrazioni, ma provocato da chi? Soprattutto da chi concepiva la sanità come strumento di clientele politiche ed elettorali. Abbiamo visto manager nominati che, per effetto della nomina, sono diventati consiglieri regionali e che prima non avevano la possibilità nemmeno di candidarsi al comune; infatti, quando si sono candidati, non sono stati eletti.

Poi si sono candidati e sono stati eletti perché hanno messo ai vertici delle aziende i medici che hanno fatto la campagna elettorale costringendo anche i medici di quei reparti a fare la campagna elettorale per un manager che, invece di mettere ai vertici, bravi medici, con selezioni vere, posso affermare con cognizione di causa che i bravi medici sono stati bocciati.

Una brutta pagina da cancellare, quindi, che ha contribuito ad abbassare il livello della sanità in Calabria.

La gestione clientelare, quindi, è quello che hanno fatto alcuni manager.

E mentre sciorina questo atto, considerato che questa relazione dice cose gravissime e immagino che il presidente Oliverio l’abbia avuta dal direttore del dipartimento, con cognizione di fatto documentata, perché ci sono i dati statistici di questi sei anni e le cose da leggere sono così gravi che, onestamente, ognuno di noi che è abitante e residente in questa Regione dovrebbe preoccuparsi.

Altro che applauso ai sindaci. Dovete andare dai vostri amministrati a dire che da questo momento è vietato ammalarsi perché, ammesso che tu abbia i soldi per andare da qualche parte a curarti, in Calabria praticamente c’è una situazione drammatica.

Non si fa più la prevenzione di malattie gravissime. Sono enormemente diminuiti i casi in cui la gente va a e si controlla. Alcuni vanno fuori e altri rinunciano a curarsi.

Quando si fa lo stesso ragionamento commissariale ci sono degli aspetti: primo, durante la fase in cui c’era Scopelliti – la legge lo consentiva – è riuscito a farsi nominare commissario, cosa che non è riuscito a fare il presidente Oliverio.

Durante la sua fase, il presidente Scopelliti, ha dovuto impegnare ogni sforzo per rientrare dal buco di 1 miliardo e 800 milioni, visto che c’è questo sottile ragionamento di criminalizzazione del commissario della sanità. La Regione ha i commissari al sistema idrogeologico, all’ambiente ed in tutti i settori, li nomina e non si meraviglia di nessuna cosa. Quello che dà fastidio è il commissario alla sanità, ed è giusto che sia così, perché non possiamo accettare che un ragioniere venga e parli il linguaggio della sanità ai tecnici della sanità con presunzione ed arroganza. E sono d’accordo.

Allora qual è la differenza? Che Scopelliti ha lasciato il suo mandato di commissario azzerando il buco sulla sanità, ricevendo la premialità dal Tavolo Massicci e, grazie a questo Piano di rientro, ha ricevuto anche il premio del turnover, ereditato poi dall’amministrazione di centro-sinistra. E’ tutta una conseguenza.

Scopelliti avrebbe potuto utilizzare quel miliardo e 800 per pensare ai servizi e, invece, ha dovuto pensare a fare i sacrifici, e a chiederli ai calabresi.

La differenza qual è? Che da quando è andato via Scopelliti, per effetto della sua gestione, ad oggi abbiamo avuto i soldini, la premialità, il turnover, ma le cose sono peggiorate lo stesso. Questa è la differenza.

Si pensava che, finita la fase del commissariamento, e che quindi, con il riconoscimento della premialità si dovesse avviare una fase di riorganizzazione dei servizi, per costruire gli ospedali e garantire una migliore sanità o una migliore disponibilità economica.

Ma questo non è avvenuto. La situazione é peggiorata, parliamoci chiaro; può finire nel dimenticatoio il fatto che per sei mesi di governo Oliverio non abbiamo avuto il commissario? Vi siete dimenticati che si preferiva non avere il commissario per tentare a tutti i costi di farsi nominare commissario della sanità?

Ve lo ricordate? Abbiamo dovuto fare l’occupazione. Sarà stato un caso o, probabilmente, sarà stato l’elemento che ha indotto qualcuno a dire ad Oliverio “adesso basta, non possiamo più rinviare”. C’era il Consiglio dei ministri e, guarda caso, il giorno successivo alla nostra occupazione dell’assessorato, per protestare contro il Governo per la mancata nomina, è stato nominato il commissario.

Allora, da cosa è caratterizzata questa fase del commissariamento? Da amori, abbracci e dissidi. Amori, abbracci e dissidi.

Purtroppo non si sono amati, sono cose normali ma c’era qualche giornalista che, addirittura, descriveva come sospetto questo atteggiamento e descriveva l’atteggiamento tra Scura e Oliverio un po’ come quelli di Pisa che di notte facevano una cosa e di giorno ne facevano un’altra. La notte litigavano, o facevano finta di litigare, e di notte si mettevano d’accordo.

Io mi auguro di non trovarmi oggi in questa condizione perché in questa condizione le vittime di questo gioco continuerebbero ad essere i calabresi.

E’ vero che abbiamo assistito a schermaglie prima di questa seduta e, anche io, non mi aspettavo da parte del presidente Oliverio un siluro così, ai commissari.

Quando in una relazione si scrivono cose così gravi, un Presidente responsabile dovrebbe recarsi da un Prefetto e dire “in queste condizioni non mi sento più in grado di garantire sulla salute dei calabresi, visto che io sono il Presidente della Regione”. Perché dice cose gravissime.

Dice che, a causa dei commissari, i calabresi non si possono curare, di malattie gravissime, e lo scrive con dovizia di particolari indicando dati e statistiche che non possono essere smentite.

Questa relazione mi è sembrata un fulmine a ciel sereno. Cosa avrei fatto se fossi stato il Presidente della Regione, se fossi venuto in possesso di una relazione come questa? Avrei chiamato tutte le forze politiche rendendo noto il contenuto e chiedendo a tutti quanti il da farsi davanti ad una cosa così grave.

Pare che non si possa fare nemmeno una mammografia, lo dico e lo ripeto io, ma non lo sa solo Oliverio da oggi perché tutti quanti noi sappiamo che, se una donna va a prenotarsi non le faranno l’esame prima di sei o sette mesi o addirittura un anno in alcuni casi, per cercare di prevenire malattie gravi quando si ha il sospetto di fare una analisi simile, lo sappiamo.

Oggi viene in Consiglio regionale tentando di fare il solito il giochino di scaricare su altri la responsabilità, come se lui fosse uno calato da Marte; gli vorrei ricordare che pian piano - è da quasi 15 mesi – lui sta arrivando a governare per la metà di quanto ha governato Scopelliti. Io glieli conto piano piano, siamo ad oltre un anno.

Scusi non credo sia passato un quarto d’ora, ancora cinque minuti e concludo.

Piano piano stiamo arrivando. Si è sempre detto che era un treno a gasolio, di quelli che accelerano e danno il meglio di sé sulla distanza, ma qui siamo addirittura all’opposto. Più tempo aspettiamo e più si spegne la spinta propulsiva che avrebbe dovuto avere questo governo regionale per risolvere i gravi problemi che abbiamo sul tappeto.

Caro Presidente del Consiglio, visto che lei ci rappresenta tutti, non so se le è mai capitato di trovarti nel pronto soccorso di uno degli ospedali della Regione Calabria.

A me è capitato spesso di essere nel pronto soccorso dell’ospedale di Catanzaro che è considerato pure un ospedale organizzato, rispetto a tante altre tristi realtà.

Ebbene, anche per cose serie si viene parcheggiati e quando alla fine qualcuno decide che non c’è nulla di così grave ma che la malattia è tale da indurre i medici a non mandare a casa, ci si sente dire “siete disponibile ad andare all’ospedale di Castrovillari?”. Da Catanzaro, e magari a Castrovillari chiederanno “sei disponibile ad andare a Reggio Calabria, a Rossano o a Vibo Valentia?”.

Queste sono le cose che ascoltiamo continuamente nei pronto soccorsi.

Presidenza del Presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, la invito a concludere l’intervento.

TALLINI Domenico (Gruppo misto)

Finisco, Presidente, però solo a me? Hanno parlato anche più a lungo di me.

PRESIDENTE

Non è così, consigliere Tallini, quindi concluda.

TALLINI Domenico (Gruppo misto)

Me l’ha già detto una volta, ci sto pensando, ma se continua ad interrompermi perderò pure la concentrazione e non è neanche bello che non si capisca bene quel che voglio dire.

Per dire che cosa? Che, ammesso che si debba pure pensare di dire basta – quindi è anche una questione di metodo, di coinvolgimento di forze politiche – non abbiamo la voglia e, su tante cose, abbiamo uno stile diverso dal centro-sinistra, come abbiamo dimostrato in questi giorni commentando con stile e correttezza alcuni fatti che venivano dalla provincia di Cosenza.

Siamo assolutamente rispettosi di tutto e del ruolo della politica, abbiamo un coinvolgimento per dimostrare la lealtà ma, soprattutto, che l’atteggiamento del presidente Oliverio è vero.

Ebbene, si inizia leggendo la relazione con l’obiettivo di scaricare tutto su Scopelliti, che ha avuto la ventura di chiedere il commissariamento, e si finisce con un appello al Governo Renzi.

Ma, signori miei, se il nostro Presidente dopo sei mesi di richieste è stato mandato a casa perché voleva fare il commissario e non glielo hanno fatto fare, avremmo preferito che quel documento rivestisse una dignità diversa, come calabresi innanzitutto, e poi come consiglieri regionali e come forze politiche, un appello al Governo Renzi, come se il Governo Renzi fosse così sensibile agli appelli dei calabresi.

Avrei preferito che il documento si chiudesse con una vibrata protesta, visto che concordiamo, la maggioranza nei ragionamenti se non espressamente ha condiviso, che la responsabilità è di chi ha nominato il commissario, cioè di Renzi. Oggi avremmo preferito che questo documento, invece di chiudersi con un appello, si fosse chiuso con una vibrata protesta.

Avremmo fatto più bella figura, se mi consentite, quando sulla stampa, o attraverso i canali istituzionali, il presidente Renzi fosse venuto alla presa d’atto di un documento che proveniva dal Consiglio regionale.

In questo momento ritengo, presidente Oliverio, che il dibattito non sia stato inutile ma, se è vero quel che ha letto e sente che davvero bisogna voltare pagina come ha detto in Aula, ci debba riconvocare e non lasciare tutto al dibattito di un’Aula o all’approvazione di un documento che non fa paura a nessuno.

La mia proposta è che il Presidente riconvochi le forze politiche ed organizzi un incontro col Ministero, facendo quel che fino ad oggi non ha dimostrato di fare perché, se è vero che rientrava nelle prerogative del Presidente dichiarare chiusa la fase del piano di rientro per chiederne un altro, ci domandiamo perché questa fase non sia stata avviata.

PRESIDENTE

Grazie consigliere Tallini.

TALLINI Domenico (Gruppo misto)

Ho finito.

Per queste ragioni non condividiamo quel documento e nemmeno l’impostazione di questo dibattito, che serve solo a dimostrare ai calabresi che in questo momento qualcuno parla dei loro problemi ma, in realtà, si pensa già ad altro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Greco. Ne ha facoltà.

GRECO Orlandino (Oliverio Presidente)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, questo è stato e continua ad essere un dibattito estremamente importante per la vita di questa Assemblea e, soprattutto, per la vita dei calabresi tutti ma, devo dire, che mi lascia perplesso su alcune considerazioni che alcuni colleghi, in particolar modo della minoranza, hanno fatto.

Sarebbe fin troppo facile, oggi, ripetere e snocciolare i dati veritieri delle indagini statistiche che hanno suffragato la brillante relazione del presidente Oliverio e che disegnano una realtà calabrese per molti versi chiara, evidente e conosciuta ai più e, per altri, non percepibile tale, rispetto alla drammaticità dei dati che sono stati fin qui esposti e relazionati.

Non voglio intervenire né sulla relazione né tanto meno sui dati che riguardano gli elementi pregnanti della rete ospedaliera perché io – lo diceva bene il consigliere Tallini – non sono un tecnico della sanità, ma rivendico la mia posizione di espressione politica e il mio sarà un intervento politico.

Parto da dati. Intanto da una evidente contraddizione su alcune affermazioni che taluni consiglieri della minoranza fanno.

Parto da quello che è il dato inequivocabile che non dico io, segretari di Forza Italia, ma dice “il segretario di Forza Italia di Cosenza” e dice che la colpa del commissariamento è tutta e solo di Scopelliti. Non lo dico io, ma lo ha detto il consigliere Graziano, segretario di Forza Italia.

Allora c’è una contraddizione di termini. Qui non si vogliono addossare delle colpe.

Il segretario di Forza Italia, caro consigliere Orsomarso; la prego, facciamo politica da tanto e quindi atteniamoci ai dati della politica.

Io sto governando, ma anche questa è la seconda contraddizione, caro consigliere Orsomarso. Perché se da un lato si addebita ad Oliverio la mancata forza per farsi nominare commissario dal Governo Renzi, oggi qualcuno addirittura attacca il Presidente di scaricare responsabilità. Ma come? Se un secondo prima dite che non ha avuto la forza di farsi nominare, e quindi di rivendicare a sé una responsabilità che il popolo ha assegnato a lui, a questa Giunta e a questo Consiglio, dall’altro ribadite poi una incapacità, una volontà di scaricare responsabilità?

Allora mettiamoci d’accordo. Rispetto a questi dati la responsabilità è da addebitarsi a questa Giunta e al presidente Oliverio o è da addebitarsi a sei anni di commissariamento che, certamente, il presidente Oliverio non ha voluto, ma che ha subito? Allora cominciamo a mettere i paletti in politica.

Questo è il primo passaggio.

Il secondo passaggio è molto più serio. Mi sarei aspettato chiaramente, dalle forze di minoranza, un atteggiamento totalmente diverso rispetto al tema perché ci si divide all’interno delle Assisi regionali su temi che non riguardano essenzialmente l’importanza che oggi riveste in una logica, se ancora vale il primato della politica oppure no.

Allora questo Consiglio regionale e il documento che la maggioranza ha firmato vogliono evidenziare il coraggio di scelte che dopo sei anni – lo dico ai consiglieri che hanno parlato – solo e soltanto il presidente Oliverio e la sua Giunta hanno avuto il coraggio di chiedere “il superamento del commissariamento”; per sei anni nessuno ha avuto la forza ed il coraggio di dire che questo commissariamento doveva essere eliminato e doveva rimandare al mittente un tentativo chiaro e forte di colonizzazione di questi territori.

Qui c’è un dato politico, non tecnico, non un dato di territorio, o di accorpamenti di aziende o di Lea, che sono pure importanti e fondamentali. Diceva bene il consigliere Aieta: neanche una sentenza della magistratura viene rispettata e soprattutto anche i servizi di quei territori devono essere garantiti, perché la vita di un cittadino passa sopra di tutto ed è importante più di tutto.

Oggi vi è una grande azione da parte del Consiglio regionale che, in termini politici, è il tentativo di dire chiaramente che la Calabria non vuole essere commissariata. Al di là che si tratti della sanità, o altro, non vuole essere commissariata.

Su questi temi, collega Cannizzaro, non v’è dubbio che avrebbe dovuto esserci una posizione corale, di dire che la politica vuole assumersi la responsabilità di scelte e, quando il presidente Oliverio arriva a dire – nel suo documento, e nel documento di tutta l’amministrazione regionale, Giunta e Consiglio – che presenterà in Consiglio una proposta di piano sanitario, rete territoriale e rete sanitaria, concordate con le associazioni territoriali, con i medici e con le associazioni di categoria, è lì la sfida.

Ma questo è il secondo passaggio. Il primo passaggio consiste nel riappropriarci della politica.

Questo è un tema estremamente attuale, non semplicemente il ruolo del consigliere regionale o del Consiglio, ma il ruolo della politica. Il ruolo di come la politica può, e deve incidere perché, attenzione, c’è un fatto estremamente grave perché non è vero che – caro consigliere Aieta – Scura è un commissario sopra le parti.

Scura ha voluto sostituire la politica, perché è lui che va a dialogare sui territori, e non fa semplicemente numeri, contabilità e piano di rientro, ma fa scelte politiche, nella misura in cui decide di adempiere ad una sentenza, piuttosto che ad un’altra. Fa scelte politiche, e lo fa perché non abbiamo la forza di ribadire il primato della politica. E, se ancora ci si divide tra maggioranza e minoranza, questa terra sarà considerata, sempre e comunque, una terra da colonizzare.

Qui è la vera sfida. Non entrare nel merito dell’ospedale, dei Lea o di altro. Abbiamo la forza di riappropriarci del nostro ruolo, si o no? Qui oggi si decide e si individua una netta linea di demarcazione.

Ed è su questa linea di demarcazione che voglio ribadire dei concetti estremamente importanti, e non mi dilungo, perché il tema non necessita in qualche modo di ribadire lunghezze in tutto quello che significa impostare un ragionamento del genere.

Su alcuni temi dobbiamo essere chiari. Chiudo attraverso cinque punti che per me sono fondamentali:

il primo punto è il primato della politica, delle scelte che la politica deve fare e dello scontro dialettico che, all’interno del Consiglio regionale, semmai, la politica deve compiere;

il secondo è il superamento del commissariamento;

il terzo è la rinegoziazione del Piano di rientro;

il quarto, che il presidente Oliverio ha esplicitato in modo chiaro e netto, riguarda l’approvazione di un piano sanitario con una rete territoriale approvata dal Consiglio e, nelle more, in modo chiaro e netto, il superamento dei due commissari Scura e Urbani. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Esposito. Ne ha facoltà.

ESPOSITO Sinibaldo (Nuovo Centro Destra)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, assessori, ritengo che oggi dovesse essere un momento importante e fondamentale affinché questo Consiglio regionale potesse emanare delle linee di indirizzo, utili anche alla programmazione nell’ambito delle problematiche sanitarie in Calabria. Questa seduta di Consiglio regionale sarebbe importante soprattutto se non fosse celebrata solo contro qualcuno, perché il primo successo che noi dovevamo portare a casa era di riappropriarci del nostro ruolo nell’ambito della definizione di percorsi, magari condivisi, sul pianeta della sanità regionale. Ritengo, invece, che, strada facendo, sia diventata una passerella affinché ognuno dimostrasse di non essere responsabile dello stato delle cose in cui versa la sanità in Calabria.

Condivido appieno, da questo punto di vista, l’analisi del consigliere Orsomarso, che ha attribuito le colpe ad un ventennio ed oltre, portando anche al commissariamento nel 2010.

Allora questo Consiglio regionale, oggi – riprendo le ultime considerazioni del consigliere Greco – doveva portare verso il primato della politica e, da questo Consiglio regionale, doveva partire il primato della politica, perché è l’unico organo democratico eletto e, pertanto, rappresentante del popolo calabrese. L’unico limite che abbiamo, colleghi, è quello di non poter fare leggi in contrasto con il Piano di rientro e che, pertanto, generino un incremento di spesa. Tolti questi limiti, il Consiglio regionale, sin dal primo giorno di questa legislatura, poteva avere un ruolo nell’ambito della sanità, non necessitava riprenderselo oggi e non ce lo stiamo riprendendo. Perché? Sono sotto i nostri occhi rapporti non distesi e non collaborativi, non c’è correttezza bipartisan, ci sono in campo solamente atteggiamenti arroganti, probabilmente alcune volte veste i panni di superman, perché è il depositario dell’assoluta verità!

Ci vuole soprattutto rispetto dei reciproci ruoli e, nell’ambito del rispetto dei reciproci ruoli, non possiamo accettare – e questo lo abbiamo detto con voce unanime – che a questo Consiglio regionale si somministri qualcosa di già deciso e che noi dobbiamo solo e semplicemente ratificare.

Dobbiamo prendere atto di una cosa: abbiamo assistito in questi quindici mesi, dall’inizio di questa legislatura, a reciproche accuse, la delegittimazione dell’altro, l’assoluta discrasia operativa fra il dipartimento della salute e la struttura commissariale. Questo sta producendo danni enormi, ce lo dobbiamo dire.

Che cosa fare? Dovremmo avere la forza politica di chiedere la fine del commissariamento, ma da questo punto di vista ho due considerazioni da fare. L’ha detto – credo – il consigliere Mangialavori: la fine del commissariamento si chiede con un atto propedeutico, che era quello che oggi avremmo dovuto cominciare a dare come base e cioè una definizione di un nuovo Piano di rientro da portare ai ministeri affiancanti, affinché quell’atto fosse, appunto, propedeutico alla fine del commissariamento. E non è detto che l’avremmo ottenuto.

Il consigliere Aieta ha fatto una brillantissima esposizione anche con forte animo, con sentimento, ed io condivido il 90 per cento di quello che ha detto. Ha parlato di filiera istituzionale: peccato che si sia fermato prima dell’apice di questa filiera istituzionale, vale a dire al premier Renzi, perché bastava portare quella filiera dai Comuni alle Province, alle Regioni, al Governo, ma portarla anche a Renzi e, probabilmente, oggi il problema sarebbe stato risolto.

Certo, è grave quello che si sta sentendo in questi giorni. Non possiamo permettere di sentire parlare di una sanità ufficiale e di una pseudo sanità, quando in mezzo ci sono i veri bisogni dei cittadini calabresi. A questi cittadini, con queste frasi, si produce soltanto un’ulteriore rabbia rispetto al decremento della qualità dei servizi sanitari che stiamo loro offrendo.

Oggi noi non dobbiamo parlare contro qualcuno, ma dovevamo – ed è stato fatto in più interventi – parlare dei problemi della sanità. E’ stato accennato, secondo me, quello che è il problema principale dal quale partire: il dato strutturale, deprecabile, in cui versano i nostri ospedali. Bisogna partire dallo stato delle cose – ed è stato detto soltanto di striscio – per quanto riguarda la costruzione dei tre nuovi ospedali, della Sibaritide, di Vibo e della Piana di Gioia Tauro. Dobbiamo dare forza e mandato al management di quelle aziende con un percorso coraggioso, affiancarli affinché si rimuovano le difficoltà che impongono ancora un ritardo nei lavori.

A Vibo è chiaro che ci sono delle difficoltà per quanto riguarda la necessità di un ulteriore intervento economico a risolvere i problemi complementari alla costruzione dell’ospedale, che sono venuti fuori anche per quanto riguarda il dissesto idrogeologico e il sito ambientale non perfettamente idoneo, da un certo punto di vista.

Abbiamo accolto con soddisfazione, in questi giorni, anche che Tecnis sta risolvendo i suoi problemi di natura giudiziaria, quindi si potrebbe partire dal bando di aggiudicazione dei lavori per quanto riguarda Sibari e Gioia Tauro, ma anche lì dobbiamo dare forza, la deve dare la politica, quel primato della politica che rivendicava il consigliere Greco, al management di quelle aziende.

Si è parlato e si è accennato all’articolo 20 della Legge 67 del 1988, che ogni volta rientra in campo. Lì sono i soldi e non sono modificabili, sono circa 300 milioni e a qualcuno bisogna dire anche che in quei 300 milioni ci sono i 120 milioni che ancora sono in capo alla ristrutturazione o alla nuova costruzione dell’ospedale di Catanzaro. Quella cifra deve essere utilizzata per l’ospedale di Catanzaro – e, anche qui, è una questione di correttezza istituzionale – secondo quelli che sono gli indirizzi che ha voluto dare l’organo preposto a darli, vale a dire il Consiglio comunale della città di Catanzaro.

Naturalmente, a Catanzaro l’intervento strutturale deve andare nella logica di questo accorpamento fra l’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e l’azienda ospedaliera “Mater Domini”, nella logica della futura azienda “Dulbecco”, problematica che, ad oggi, è rimasta solo ed esclusivamente in capo al commissario e alla interlocuzione con l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, e che ha portato anche alla stesura di un protocollo d’intesa che aspettava da oltre nove anni, ed è assurdo che in quella fase di discussione la Regione sia rimasta fuori. E’ folle – lo dobbiamo dire con forza, è qui che ci dobbiamo trovare insieme – pensare che il Consiglio regionale dovrà semplicemente ratificare quanto deciso dal commissario ad acta rispetto alla fusione di quelle due aziende sanitarie.

Poi c’è la necessità, che è stata paventata, di dover costruire altri nuovi ospedali, di dare una ristrutturazione a tanti altri e, penso a due ospedali: non v’è dubbio che l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza necessiti di interventi radicali, così come quello di Locri, ma dobbiamo essere seri e non dobbiamo alimentare false illusioni nell’immaginario collettivo perché, prima di dire che costruiremo quegli ospedali o adegueremo l’ospedale di Locri, è necessario quantificare i costi e soprattutto dire oggi – e non l’ho sentito – dove si possono trovare le risorse per la sostenibilità di queste operazioni.

Naturalmente, siamo qui e la discussione sulla sanità non può prescindere dalla forma e dal contenuto del famigerato decreto 30. Il riordino – ha ragione il presidente Oliverio, lo ha detto sulla stampa ed io lo condivido in pieno – della rete ospedaliera è un atto programmatorio di primissimo livello e costituisce l’ossatura strategica per il rilancio del sistema sanitario calabrese. Non è possibile, né accettabile, che ciò avvenga senza nessuna interlocuzione con le istituzioni democratiche regionali.

Bisogna prendere atto che questo decreto sancisce un punto di completa rottura, tant’è che oggi il vero problema è come risolvere lo strappo al fine di non generare un ulteriore circolo vizioso negativo. Ritengo che l’unico organo istituzionale per mettere fine a questa emorragia sia il Consiglio regionale. Mi sarei aspettato, però, consigliere Greco, quando ci invita ad avere una visione unanime su questi problemi così importanti come quelli della sanità, una fase di preparazione dei lavori di questa seduta consiliare improntata su un modello più partecipativo, cercando di evitare il più possibile le divisioni prima di arrivare in Aula, per arrivare poi in Aula stessa alle conclusioni con un documento unitario.

Oggi è la maggioranza, nel chiuso delle sue stanze, che ci presenta un documento, quasi come se non volesse che altre forze politiche contribuissero alla sua stesura. Lo abbiamo appreso e abbiamo avuto questo documento in Aula. Credo che questo non sia un modello partecipativo che va nella logica di cui lei parlava prima.

Nel merito del decreto, condivido le premesse e anche la ratio, che sono tutte perfette quando si fa un qualcosa, e condivido anche le premesse e la ratio del decreto 30, in particolare la necessità di costruire un sistema sanitario regionale che possa consentire il corretto trattamento delle patologie effettivamente e maggiormente presenti nella nostra regione, con l’obiettivo strategico di prevedere un recupero della cosiddetta mobilità passiva. Anche qui condivido quello che ha detto il presidente Oliverio, non è lesa maestà se diciamo che negli ultimi anni la mobilità passiva, anche nel 2015, quindi con una responsabilità della struttura commissariale, è aumentata quasi a raggiungere i 300 milioni di euro.

E’ doveroso evidenziare, tuttavia, che era un lavoro estremamente complesso, forse così complesso che ha generato quelli che la stessa struttura commissariale ha definito dei meri errori. Naturalmente, c’è da rilevare che un mero errore, due meri errori, tanti, troppi meri errori, non v’è dubbio che inficiano la tenuta e la sostanza del decreto stesso, facendo riflettere sulla necessità che il decreto vada rivisto.

Questi errori hanno generato un dibattito aspro sulla stampa e la giusta rimostranza sui territori, non solo da parte dei sindaci, ma anche di intere cittadinanze che hanno manifestato in piazza contro le determinazioni contenute nel decreto 30. Anche i direttori generali si sono schierati contro questo decreto, addirittura hanno condiviso in modo unanime tutti i direttori generali, dal Pollino a Scilla, una lamentela congiunta, che è quella che in capo a questo decreto sono quantificate e previste le cosiddette strutture dipartimentali e le strutture semplici.

Questo è anche un comportamento di lesa autonomia da parte del management aziendale. Certo, potrebbe sembrare solo una polemica verso la gestione da parte dei direttori generali o dei commissari chiamati a gestire le aziende sanitarie. No, ritengo che sia una polemica che evidenzia come bisogna rispettare le norme in modo bipartisan nel contesto della ricerca della legalità.

Molti colleghi, non per campanilismo – come diceva giustamente il consigliere Cannizzaro – hanno parlato, per competenza territoriale, della loro area. Ho sentito parlare di Cosenza, di Reggio Calabria, di Vibo Valentia. Allora mi permetto di fare alcune considerazioni nell’ambito del decreto 30, per quanto riguarda l’area centrale della Calabria, Catanzaro e Lamezia.

Vedete, del decreto 30, un dato su tutti offende l’autonomia aziendale a Catanzaro: sono completamente soppresse unità operative storiche dell’ospedale “Pugliese”, consigliere Mangialavori, quali pediatria, neurologia, ginecologia, microbiologia, chirurgia pediatrica e patologia neonatale. Sono soppresse solo nella logica della futura azienda unica “Dulbecco” e, con arroganza e pseudo autorità, viene chiesto da parte del commissario Scura al commissario dottore Panella di rimuovere l’atto in cui assegnava ad alcuni medici le funzioni dirigenziali.

Guai se il dottore Panella dovesse rimuovere, revocare quel suo atto, perché sancirebbe la fine di quelle unità operative, che non potrebbero andare in capo all’Università perché ancora la “Dulbecco” non esiste e ci sarebbero soltanto grandissimi danni per l’utenza. Allora, anche qui, che cosa fare? Dare un chiaro indirizzo politico a quel commissario, che sicuramente non ho nominato io, di non revocare quel suo atto perché, nella sostanza, sancirebbe la fine di quei reparti.

L’ospedale di Lamezia: Lamezia è una città che ha manifestato – come dicevo prima – con forza, con veemenza nei confronti di quei contenuti. Ho cercato di vedere quale fosse il punto più critico e ritengo, consigliere Scalzo, che a Lamezia si stia perdendo un’opportunità storica, che era stata sancita anche negli ultimi due piani regionali; mi riferisco all’attuazione ed istituzione del polo traumatologico regionale che era previsto in quell’area. E’ un fatto di estrema importanza non solo per Lamezia, baricentrica nell’ambito regionale, ma per l’intera Calabria anche in base alla posizione di quella città.

Anche questo si poteva scrivere su quelle macro-operazioni, che vorremmo indicare ai commissari come da rivedere nel decreto 30. Anche questo oggi si poteva dire, attivazione non dico immediata, ma contenuta nel decreto 30, nell’ospedale di Lamezia del Centro traumatologico, dove la fase di riabilitazione troverebbe anche capacità di espletamento e, soprattutto, si potrebbe integrare con l’attività del Centro protesi Inail, creando nella sostanza e di fatto un polo di assistenza al trauma, così come previsto in tutte le Regioni importanti del territorio nazionale.

Naturalmente, con queste considerazioni, anch’io mi unisco all’appello di questo Consiglio regionale di rivedere subito il decreto 30 che nella forma, per come è stato partorito, veramente ha in sé tutti quegli atteggiamenti di criticità e di assoluta mancanza di dialogo che dicevo prima. Però ha fatto bene il presidente Oliverio a dire che ci sono stati dei risultati positivi. Questo vuol dire che, anche durante il commissariamento, con una giusta logica, si possono avere dei risultati da parte della politica. Ha fatto l’esempio della cardiochirurgia di Reggio, della Pet di Reggio Calabria e della Pet di Cosenza.

Significa che possiamo operare anche in presenza del commissario, perché, colleghi, è vero, il consigliere Greco ha parlato di coraggio del presidente Oliverio, coraggio di questa maggioranza di dire in modo secco “no al commissariamento”, ma quel coraggio deve andare ad oltranza e deve arrivare, addirittura, ad una consequenzialità che se il commissario rimane, ve ne dovete andare voi, delle due l’una, oppure la capacità e la forza della politica di riaprire il dialogo anche con la struttura commissariale. E’ questo che stasera doveva fare il Consiglio regionale, tutto unito. Rimuovere il commissario è una delle ipotesi, ma l’alternativa per non lasciare una vacatio e un vuoto di potere è quella che, eventualmente, dovremo avere il coraggio di non far dire a nessuno che in Calabria esistono due sanità, quella ufficiale e la pseudo sanità, e non so a chi si riferisse l’ingegnere Scura.

Alcune cose le possiamo fare pure noi. Non vedo più in Aula il direttore generale del dipartimento, al quale avrei chiesto di sveltire i percorsi autorizzativi alla professione sanitaria. Ho apprezzato e ho votato – qui è presente il presidente Mirabello – l’ultima delibera che ci ha portato sul dispositivo legislativo della Giunta per quanto riguarda le professioni sanitarie odontoiatriche.

Il dipartimento – perché so che sono a buon punto – tramite il direttore Fatarella porti all’attenzione della Giunta e la Giunta moduli un dispositivo legislativo da portare in Commissione per le autorizzazioni all’esercizio della professione sanitaria. Questo significherebbe sbloccare decine, probabilmente centinaia di autorizzazioni che, nell’ambito pur sempre della sanità privata, ma in modo complementare, possano dare servizi di qualità ai cittadini e sfoltire le liste d’attesa, una delle maggiori criticità della spedalità calabrese.

Guardavo il consigliere Mangialavori e non posso, alla fine di questo mio intervento, poiché lo ha fatto lei, seppur sommessamente, non ritornare su una problematica che mi sta a cuore come una cicatrice che non si rimarginerà mai: la fondazione “Tommaso Campanella” messa in liquidazione. Ribadisco – perché di sanità stiamo parlando e dobbiamo parlare anche di questo per non perdere questa occasione – quello che più volte ho detto in questo Consiglio regionale: se la politica non governa quel processo di liquidazione della fondazione “Tommaso Campanella”, quella tematica in termini economici potrà costare alla Regione una grave, anzi una gravissima emorragia.

Inoltre, c’è ancora sospesa la situazione occupazionale degli ex dipendenti della Fondazione. Per molti di essi è stato definito un percorso che mi auguro possa rappresentare una soluzione definitiva, per molti altri – anche se non lo aspettano, perché ormai sono disoccupati – la speranza di essere rioccupati comincia a diventare una chimera.

Vedete – non so chi l’ha detto prima di me – molti di loro hanno deciso, spontaneamente, di non interloquire più con la politica, ma direttamente con l’ingegnere Scura, che ha preso degli impegni. Nel momento in cui vede che quegli impegni non possono essere risolti, dice: “La politica deve fare i suoi passi, non si può giocare con la dignità e con i bisogni di quei dipendenti”.

E’ questo, quindi, il compito che ci spetta, è questo il compito che ci chiede la Calabria: risolvere i problemi e non di litigare fra di noi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.

MIRABELLO Michelangelo (Partito Democratico)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, signori assessori, il dibattito che si sta svolgendo in questa lunga giornata, interviene nel momento più alto della crisi politico-istituzionale sul tema della sanità. È un dibattito che avevamo chiesto come consiglieri, che chiede la Calabria, i sindaci, i territori e che ha suscitato un’importante attesa rispetto alla quale credo sia nostro dovere, stasera, fissare il un punto e perseguire degli obiettivi alti e specifici.

Credo che non aiuti, da questo punto di vista, una certa banalizzazione - che purtroppo è aleggiata in quest’Aula, a seguito di alcuni interventi - di alcuni temi importanti, a partire dagli spunti, secondo me di alto profilo, offerti dalla relazione del presidente Oliverio.

Credo che il presidente Oliverio abbia fatto bene a partire sin dalla introduzione del dibattito da una analisi approfondita, composta da dati, statistiche ed elementi concreti della stagione commissariale nella sua visione globale, perché, diversamente, affrontare il Consiglio di oggi limitandoci all’analisi di ciò che è in questa fase – lo faremo, lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare, lo farò anch’io – sarebbe fin troppo facile e riduttivo.

Ha fatto bene il presidente Oliverio a sottolineare, in una lunga carrellata – fatta, ripeto, di dati che mi meraviglia abbiano sbalordito il consigliere Tallini – che evidenziava la drammaticità di cose che conosciamo tutti, che sono sotto gli occhi dei calabresi, di noi, principalmente, che occupiamo questo importante ruolo in una fase così delicata.

Il Presidente ha voluto evidenziare, prima di ogni altra cosa, l’esistenza di un trend molto negativo, in progressivo aggravamento, che ci viene consegnato dopo sei anni di commissariamento e, peraltro, i dati cominciano ad assumere un orizzonte che non è più triennale ma, addirittura, rischia di diventare novennale. E’ un trend fatto di incremento dei costi per la mobilità passiva – è stato detto da tanti –, siamo passati dal 19,3 per cento al 21 per cento, con un costo che grava sulle casse della Regione e sulle tasche dei calabresi, che aumenta nell’ultimo anno da 251 milioni a 286, un trend negativo che è confermato dall’aumento delle liste d’attesa, da ciò che certifica la Corte dei conti in ordine alla griglia dei Lea, da ciò che viene certificato in ordine agli interventi in tema di emergenza-urgenza, da ciò che si evince considerando nei nostri territori il tema della carenza, o totale assenza, dei servizi territoriali con, quindi, il conseguente aumento della inappropriatezza dei ricoveri e, di conseguenza, della pressione sui presìdi ospedalieri.

E come non fare una velocissima, ma importante riflessione sulla vicenda del blocco del turnover, che è vero che è stato l’unico elemento che ha consentito alla Calabria di rientrare dal punto di vista dei conti, l’unico elemento che ha rimesso in carreggiata questa Regione, ma pagando un prezzo altissimo in tema di carenza di servizi. Quest’ultima fase, in particolare, dal momento dello sblocco del blocco – consentitemi questa imperfezione dal punto di vista lessicale – è stata gestita in maniera molto approssimativa dalla struttura commissariale, con un contenzioso che è in continuo aumento. La Giunta regionale, con una delibera del 5 marzo 2015, prima ancora che in Calabria arrivasse il commissario Scura, aveva già iniziato un percorso con un atto normativo che predisponeva l’ipotesi dell’assunzione di 105 medici. Fu un atto che – se mi consentite – può essere definito anche provocatorio, ma era il primo atto, dopo cinque anni, che cominciava a fare intravedere il superamento di quel blocco che ha prodotto tanti danni alla nostra terra.

Per non parlare, poi, del tema della spesa - rispetto alla quale continuano a mantenersi in campo elementi di criticità e gravi sospetti, in particolare in alcune aree della Calabria - e del tema della prevenzione. Tutte queste importanti tematiche che sono state evidenziate dal Presidente, noi oggi le abbiamo davanti agli occhi e evidenziano un dato incontrovertibile: il fallimento dell’istituto commissariale nel suo insieme.

Chiaramente, non possiamo non discutere, lo abbiamo fatto e mi permetto di aggiungere qualche ulteriore considerazione, anche perché mi consente di aprire un altro aspetto del mio intervento in ordine all’andamento di quest’ultima fase commissariale. Una critica è stata unanime in questo Consiglio, ma è salita, anche, dalla nostra terra, la Calabria, dai territori, è la critica al decreto sul riassetto della rete ospedaliera. Un decreto che la coppia Scura-Urbani ha licenziato in audita altera parte, senza alcun tipo di consultazione né con la politica, né con i territori, né con i sindaci, né con i direttori generali, né con gli attori sociali, né con le organizzazioni sindacali, né con i cittadini calabresi.

E’ su questo metodo che tutti insieme, ognuno dalla propria parte, abbiamo evidenziato lo stridere di una contraddizione fortissima, ma anche nel merito noi riteniamo che questo atto sia inaccettabile, a partire dal fatto che il decreto numero 30 parte da un’idea di adeguamento della rete ospedaliera ai dettami del decreto numero 70 e poi, di fatto, lo contraddice in più e più parti, come è stato più volte sottolineato.

Per non dire che noi, stasera, discutiamo con i dati della Corte dei conti alla mano, con i dati che il Presidente ha portato, con le analisi di Kpmg, discutiamo con numeri che sono attuali, che provengono da recenti visioni statistiche dell’andamento di questa fase in Calabria, invece i commissari hanno pensato bene di impiantare il loro decreto su dati antichi e superati, quindi su un dato falsato.

Per cui, il primo punto che, secondo me, deve emergere – e chiaramente potrà emergere dal dibattito di stasera – è che il decreto è inadeguato a risolvere i problemi della Calabria e, proprio perché è contraddittorio rispetto alle premesse iniziali, sarà probabilmente cassato non solo dai calabresi e dal Consiglio regionale, ma rischia di essere cassato a livello nazionale, perché è pieno di contraddizioni e contiene una serie di elementi che il collega Aieta ha correttamente definito esplosivi, perché hanno fatto esplodere una serie di contraddizioni.

Questa stagione, questa fase così complessa, però, ha aperto anche, finalmente, un dibattito più ampio in Calabria, perché il rischio era quello di cadere nella contraddizione – mi permetto, senza voler essere saccente, di interpretare anche il pensiero dei colleghi dell’opposizione – di limitare il dibattito allo scontro istituzionale fra il Presidente della Giunta regionale e la struttura commissariale. Non è così, vi è di più, vi è molto di più. Se è vero, come è vero, che si è levato dai territori calabresi un coro unanime, trasversale, se è vero, come è vero, che non esiste angolo della Calabria in cui nel merito, ma anche nel metodo viene sollevata questa questione, allora vuol dire che c’è molto di più rispetto ad una descrizione fin troppo semplicistica della vicenda che – devo dire, purtroppo - ho ascoltato anche stasera.

Non ci si vuole, però, sottrarre dalle osservazioni di natura politica che sono state fatte, ma prima di affrontarle, mi voglio permettere di fare un breve e velocissimo passaggio sui territori. Partirò dalla considerazione relativa alla vicenda vibonese, in cui le dimissioni dei primari del nosocomio “Iazzolino” hanno acceso un faro su una realtà che rappresenta la cartina tornasole delle contraddizioni del decreto numero 30, una realtà in cui il livello medio dei posti letto è di molto inferiore rispetto a tutte le altre aree della Calabria, una realtà in cui si parla della costituzione di uno spoke e poi sono contraddetti sin dall’inizio – come dicevo in precedenza – i criteri previsti dal decreto numero70 sulla costituzione degli ospedali di primo livello, gli spoke. Eppure, quella di Vibo è una realtà in cui esistono delle eccellenze che potevano assurgere – l’abbiamo detto in una importante seduta della Commissione che mi onoro di presiedere insieme al collega Esposito, Vicepresidente – ad essere un Hub funzionale della neurologia e della stroke unit diretta dal primario Consoli.

Dalla contraddizione vibonese scaturisce un ragionamento sul modo in cui questo decreto è disconnesso rispetto alle esigenze dei territori. Anche il caso di Tropea, secondo me, va analizzato nella sua globalità, parliamo di una realtà turistica che compete con mete turistiche internazionali, in un settore economico trainante nella nostra terra, perché l’industria del turismo credo sia uno degli elementi di traino economico nella nostra terra. Eppure sono state fatte delle scelte che determineranno, di fatto, la soppressione di quel presidio - bisogna essere chiari fino in fondo - se si tratterà di applicare il decreto numero 70 e non si porranno immediati rimedi rispetto a una vicenda inaccettabile. Il fatto che Tropea sia oggi al di sotto dei 40 posti letto significa - a prescindere da mille altre valutazioni sull’assoluta inadeguatezza -, con i requisiti che ha attualmente, l’impossibilità di mantenere un pronto soccorso, siamo destinati a chiudere un presidio in una zona simbolo della Calabria.

Ho citato questi due esempi quasi come elemento di unità rispetto a una critica complessiva sul decreto, ma torniamo velocemente alla questione della politica.

Io ritengo che, se è stato commesso un errore clamoroso in questi anni di commissariamento, è stato quello di interpretare l’intervento sulla rete delle cure dei calabresi applicando un’idea piramidale che, invece, andrebbe rovesciata. Noi dobbiamo avere la capacità di fare ciò che dice il decreto numero 70, di ripartire dai territori, di organizzare la sanità nei territori e di dare un ruolo agli Hub che sia realmente di presìdi destinati alle acuzie e ai tanti casi gravi che ci sono ancora oggi nella nostra terra. Bisogna ripartire dal territorio, ripartire dagli assetti degli spoke, adeguandoli veramente ai criteri del decreto numero 70, potenziare la medicina nei territori, avviare un ragionamento serio sulla prevenzione, individuare un percorso politico che porti a standard qualitativi uniformi in tutta la nostra regione.

E’ questa la visione integrata della sanità che il nostro Consiglio regionale deve avere la capacità di mettere in campo.

Io credo che, per mettere in campo una visione unitaria di sistema, sia utile l’impostazione che ha voluto dare il presidente Oliverio: aprire una fase nuova e determinare un percorso in cui – hanno ragione il collega Esposito ed altri che l’hanno detto – nel lungo periodo - ma non lunghissimo -, a partire da stasera, il Consiglio regionale abbia la capacità di mettere in campo una nuova idea di Piano di rientro e un nuovo assetto della rete territoriale e ospedaliera, attraverso un confronto - che il Presidente ha definito Stati generali della sanità - con i territori, con le forze sociali, con la politica, con i sindaci, con le organizzazioni sindacali e, dopo di questo, abbia la capacità di incalzare la struttura commissariale sui temi e nel merito delle questioni.

Quindi, al collega Orsomarso che sollevava proprio la questione del lungo periodo, voglio dire questa cosa: io credo che arriveremo a questo punto se ognuno di noi, per la propria parte, con le proprie idee, mettendo in campo la propria visione politica e strategica, darà questo tipo di contributo, un contributo che – lo voglio dire anche a scanso di equivoci rispetto a qualche polemica che è stata sollevata in questo Consiglio – come Partito democratico abbiamo voluto dare a testa alta, non negando una contraddizione – che pure c’è – rispetto a una scelta fatta dal Governo nazionale, avendo il coraggio di dire che non va bene, che non ci stiamo e che abbiamo la volontà di riprendere in mano una vicenda rispetto alla quale i vertici del Partito democratico, il Presidente della Giunta regionale, il Segretario regionale, i deputati con delle interrogazioni, hanno voluto fare una battaglia. Noi non vogliamo avere tentennamenti su questa vicenda.

A questo proposito mi si passi una battuta: ricordo la stagione che è andata dal 30 luglio del 2010 al 19 settembre del 2014, ricordo le battaglie fatte a Tropea sul decreto numero 18. Allora, non si può essere doppio-pesisti, timidi quando si è al governo e grandi condottieri quando si è all’opposizione! Noi abbiamo avuto, in questa fase, la capacità di dire che non va bene, che non ci stiamo e che questo Consiglio regionale, su queste questioni, deve dire la propria con chiarezza e con determinazione.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

SALERNO Nazzareno (Forza Italia)

Dopo un po’ di tempo dall’aver richiesto un dibattito su questo tema, ci ritroviamo oggi a discutere di sanità. Mi ricordo che avevo chiesto già nell’estate scorsa una seduta di Consiglio regionale ad hoc per discutere proprio in materia di sanità, perché stiamo toccando un tasto che non è semplice, un tasto dolente. Perché? Perché la Regione si trova in una posizione non di forza, ma in una posizione marginale rispetto a un argomento importante che interessa tutta la nostra regione, che interessa la salute dei nostri cittadini.

A mio avviso, questa seduta di Consiglio regionale andava tenuta prima e, soprattutto, l’argomento andava affrontato prima ancora della nomina dei commissari da parte del Governo. Se ricordate, in quest’Aula, in un mio intervento, ho detto al presidente Oliverio, prima ancora della nomina dei commissari Scura e Urbani, che era giusto che il commissario alla sanità fosse il Presidente della Regione, indipendentemente dalla posizione politica - perché la mia è opposta a quella del presidente Oliverio. Noi dobbiamo tornare un attimo indietro: noi veniamo da un Piano di rientro che non ha approvato l’allora presidente Scopelliti - per essere chiaro, consigliere Mirabello – che ci ha imposto determinate cose; però durante i cinque anni sono state fatte tante cose, soprattutto dal punto di vista del rientro dal debito sanitario, ragion per cui un passo avanti è stato fatto. Subito dopo quel periodo necessitava una fase diversa, una fase in cui chi si fosse occupato di sanità non avrebbe dovuto guardare soltanto ad oggi per mettere ancora a posto la spesa e i conti, tagliando servizi, ma avrebbe dovuto guardare avanti. E chi più del Presidente della Regione avrebbe potuto fare questo?

Questo l’ho detto qualche mese prima della nomina del commissario Scura. Oggi, purtroppo, i fatti mi danno ragione. C’è un dato politico di cui non possiamo non tenere conto: la norma che ha stabilito che i Presidenti delle Regioni non possono essere nominati commissari è stata fortemente voluta dal Governo in carica, e a me è sembrata una norma fatta ad hoc per la Calabria, perché in quel momento ancora erano in carica altri due Presidenti delle Regioni in Italia che rivestivano il ruolo di commissario.

Non si possono ignorare certe cose, c’è un dato politico che oggi ci stiamo ancora riportando. Dobbiamo dircela, abbiamo un Governo contro la Calabria, un Governo che mira ancora una volta a colonizzare questa terra.

E’ diverso parlare dell’istituto del commissariamento e dire che non va bene il commissariamento. Altro è quando il commissario coincide col Presidente della Regione che è espressione dei calabresi – attenzione – non è un emissario mandato da Roma per punire qualcuno in Calabria o per bloccare l’azione di un governo regionale. E’ diverso! Dobbiamo avere il coraggio di parlare con nomi e cognomi, se vogliamo riscattare questa terra e giocare questa grande partita.

Il Piano di rientro vi ricordo che non è stato approvato da Scopelliti, ma – se non ricordo male – è stato approvato il 14 dicembre del 2009 dall’allora Giunta Loiero. Perché? E’ stato approvato proprio all’ultimo minuto per evitare il commissariamento ed hanno approvato questo Piano di rientro che prevedeva – come del resto poi, purtroppo, abbiamo dovuto eseguire – blocco del turn-over, degli investimenti, razionalizzazione della rete ospedaliera. E vi ricordo che il 18 febbraio – mi pare – del 2010, anzi il 28 febbraio del 2010 la Giunta Loiero adottò una delibera in cui si prevedeva la chiusura di tutti gli ospedali al di sotto dei 120 posti letto, in ottemperanza a quel Piano di rientro che era stato approvato.

Si parte da lontano, se vogliamo fare chiarezza, dobbiamo analizzare tutte queste cose.

Quel Piano di rientro approvato tre mesi prima delle elezioni – le elezioni sono state il 28 e il 29 marzo del 2010 – è stato sottoscritto in fretta e furia, per evitare il peggio in quel momento elettorale. Bene! Si insedia la Giunta Scopelliti, e il presidente Scopelliti a luglio è stato nominato commissario ad acta per il Piano di rientro, affiancato da altri due sub-commissari, uno che rappresentava la finanza e l’altro che rappresentava il ministero della salute; nel decreto di nomina c’era scritto che il presidente Scopelliti non poteva neanche firmare da solo, ma che i decreti – se andiamo ad analizzare – dovevano essere tutti sottoscritti a latere anche dai sub-commissari.

Comunque, all’epoca, siamo riusciti a rivedere in parte ciò che prevedeva il Piano di rientro, ma non più di tanto se ricordate i verbali del tavolo Massicci - sono atti che ognuno di noi può prendere e può leggere. Siamo riusciti un po’ a salvare il salvabile, non più la chiusura di tutti gli ospedali al di sotto dei 120 posti letto, siamo riusciti a salvare i quattro ospedali di montagna, anche se oggi non mi sembra che il commissario Scura tenga conto di San Giovanni in Fiore, di Acri, di Serra San Bruno, di Soveria Mannelli, nella maniera più assoluta. Eravamo riusciti a salvare i quattro ospedali di montagna, seppure con dei servizi ridotti, con dei forti tagli, però quantomeno eravamo riusciti a garantire la rete emergenza-urgenza dei posti di medicina, dei posti di lungo-degenza, la chirurgia in day surgery, eravamo riusciti comunque a salvare un qualcosa.

Abbiamo anche salvato degli ospedali che erano di riferimento e che, prima del decreto numero 30, erano individuati come ospedali generali, per esempio, si parlava di Tropea poco fa, di ospedali spoke, si parla di Gioia Tauro, si parla di altri ospedali, di Lamezia., poi gli ospedali Hub: Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza.

Eravamo, quindi, riusciti, in un certo qual modo, a raddrizzare il tiro. La speranza era tutta proiettata al momento in cui si sarebbe riusciti a rientrare dal debito per potere, in qualche modo, rivedere il Piano di rientro.

Questo chi lo può fare, se non chi vive il territorio? Ma come si può pensare di abbattere le liste d’attesa?! Se noi questa sera prendiamo il numero di un qualsiasi Cup, qualsiasi centro di prenotazione di qualsiasi azienda ospedaliera o sanitaria della Regione Calabria e chiediamo di poter fare una ecografia, ci risponderanno sicuramente “dicembre 2016 o gennaio 2017”! Questi sono i tempi! Ma come si può pensare, presidente Oliverio, di poter abbattere le liste d’attesa?! Come si poteva pensare anche, nella passata legislatura, di abbattere le liste d’attesa?! Io mi ricordo, da Presidente della Commissione sanità, le battaglie che ho fatto, che abbiamo fatto, anche il consigliere Guccione le ricorda e il consigliere Ciconte che ha anche richiamato alcuni momenti.

Come si può pensare di abbattere le liste d’attesa con un turnover bloccato, dove non vengono più fatti i concorsi, non vengono assunti i tecnici di radiologia?! Come si può pensare di ridurre l’emigrazione sanitaria, quando noi siamo carenti di anestesisti, di chirurghi, di tecnici per quanto riguarda la radioterapia?! Siamo carenti in tutto, cioè come si può pensare di abbattere l’emigrazione sanitaria, quando siamo carenti di determinati posti letto?! Questa è la verità.

Dire oggi che non va bene il commissariamento, ritengo sia molto riduttivo. Dico che, invece, è importante rimettere un po’ in discussione il Piano di rientro, perché determinati obiettivi comunque sono stati raggiunti, e rivendicare il ruolo della Regione Calabria che sia determinante e di primo piano per quanto riguarda la programmazione della sanità in Calabria.

Sulla rete di emergenza-urgenza, che deve essere alla base, che cosa troviamo? Troviamo una rete di emergenza-urgenza che è scollegata da tutto. Abbiamo anche i servizi di elisoccorso, ma io vi chiedo: quante piazzole per l’elisoccorso abilitate per il volo notturno ci sono in Calabria? Me lo dite? Non ce ne sono. Mi dite che cosa è stato fatto per la rete territoriale, che cosa si sta pensando per la rete territoriale? Io vedo il nulla! Si parlava di aprire i poliambulatori anche con i medici di base, 8-20. Ci sono?!

Allora è questo il problema! Scura o non Scura, certamente il commissario Scura non è la persona giusta – voi non lo dite, ma io lo dico – per amministrare la sanità in Calabria, né Scura né Urbani, perché non è pensabile di continuare a fare gli sceriffi emanando decreti, senza tenere conto di quello che c’è sui territori.

Presidente Oliverio, il problema è politico!

Lo ribadisco - lei si era allontanato un po’ dall’Aula – il Governo deve prendere atto che questa Regione non può più andare avanti così, non può continuare ad essere colonizzata; deve restituire alla Calabria ciò che le spetta, e in questo momento ciò che spetta alla Regione Calabria è poter governare il suo territorio e la sua comunità, perché i calabresi sanno quello di cui hanno bisogno, sanno se a San Giovanni in Fiore serve un ospedale in grado di poter rispondere sull’emergenza-urgenza o su altri servizi, sanno quello che serve su Cosenza. Certo, tutto questo evitando gli sperperi che sono stati fatti negli anni passati, quando venivano assunti ausiliari e poi le pulizie venivano appaltate a ditte esterne, quando venivano assunti cuochi e addetti alla mensa e poi i servizi venivano appaltati a società esterne!

Quella politica non va più, ma certamente lo deve capire il commissario Scura, lo deve capire il vicecommissario Urbani, lo deve capire il Ministro della salute, lo deve capire anche il Presidente del Consiglio che la Calabria non è la Pianura Padana. Percorrere 40 chilometri in Calabria non è la stessa cosa che percorrerli in Lombardia. Abbiamo una regione che è divisa da una catena montuosa da una parte all’altra. E vi voglio portare un esempio: io mi sono battuto contro la chiusura del punto nascite, all’epoca, di Soverato. Perché? Perché si parlava per mantenere aperto il punto nascite di almeno 400 parti. Beh, Soverato arrivava a 380. Allora mi sono impuntato, perché da Locri a Soverato non c’è una struttura e percorrere la statale 106 da Locri a Soverato sappiamo tutti che cosa significa.

Il Ministro, il Governo, presidente Oliverio, di questo deve tenere conto, ma sicuramente non sarà in grado il commissario Scura di portarlo al tavolo del Governo, non sarà in grado di portarlo sul tavolo del Ministro della salute, non sarà in grado di rappresentarle al Ministero dell’economia, per dire che il rapporto costo-beneficio non può essere soltanto sul numero dei dati, anche quelli che ha letto lei – ma su alcuni io vorrei ancora riflettere, perché penso che alcuni neanche corrispondano, però sono dei dati che le hanno fornito e ritengo siano buoni – non sempre il rapporto costo-beneficio è fatto su quello che io riesco ad erogare e su quello che poi riesco ad avere. Non è così, perché se noi ragioniamo così, questa terra non avrà più niente, non avrà neanche le stazioni dei Carabinieri, perché se ragioniamo in termini di statistiche, una stazione Carabinieri posizionata in un Comune sperduto di montagna, certamente non ti fa cento arresti all’anno! E che facciamo, chiudiamo la caserma dei Carabinieri?! Così è la sanità, in determinati punti strategici, oltretutto punti geografici penalizzati dal territorio, dalla viabilità.

Bisogna tenere conto di questo.

Così come pure le liste d’attesa, ma perché non siamo capaci di abbattere le liste d’attesa, Presidente? Cominciamo ad avere radiologi e tecnici di radiologia per quanto riguarda gli esami radiologici e vediamo se riusciamo ad abbattere le liste d’attesa! Cominciamo a garantire negli ospedali il servizio esterno anche il pomeriggio. Perché il commissario Scura non va negli ospedali a dire: “Il pomeriggio facciamo anche servizio per gli esterni, non soltanto per gli interni”? Perché non lo può fare, perché non si può avere una mano lunga ed una corta, perché nel momento in cui parliamo di sblocco del turnover, bisogna anche capire che cosa vogliamo fare e bisogna anche capire come si vuole veramente uscire da questo tunnel.

L’emigrazione sanitaria – lo sanno benissimo – come pensiamo di ridurla, Presidente? Quanto ci è voluto per aprire la cardiochirurgia a Reggio - e ancora ci vuole un poco?! Di che cosa parliamo?! Se andiamo a vedere quanti dal reparto di radioterapia di Reggio Calabria sono costretti ad andare fuori regione, la vicina Sicilia o al Nord ed altri sono destinati a morire perché per carenza di personale non riescono a soddisfare le liste che ci sono, cosa pensiamo?! L’emigrazione sanitaria, i primi punti quali sono? Le malattie oncologiche, poi mi sembra segua il discorso cardiologico e anche l’ortopedia che fa spendere un sacco di soldi.

Allora, perché i commissari non ragionano in questo senso? Perché loro non hanno nessun interesse per la Calabria. Se lei fosse stato commissario, non penso che il problema sarebbe stato l’istituto del commissariamento, presidente Oliverio, penso che lei avrebbe ragionato con un’altra ottica. Quando l’allora presidente Scopelliti è stato costretto a chiudere e a riconvertire 18 ospedali, sicuramente non l’ha fatto con piacere, ha avuto anche lui delle contestazioni; ha dovuto mettere a posto i conti. I conti, in qualche modo, sono stati messi a posto. Bisogna rimodulare il Piano di rientro e programmare una sanità migliore per questa terra, e lo può fare solo il governo regionale.

Sto dalla parte opposta alla sua, ma ho detto un anno fa che era sbagliato nominare un commissario che non fosse calabrese e che non fosse il Presidente della Regione e lo ribadisco in quest’Aula: colleghi, sbagliamo a dire no al commissariamento a tutti i costi. Dobbiamo dire che, così come è stato concepito questo commissariamento è sbagliato e che questi commissari che sono arrivati in Calabria non possono continuare a governare la sanità. Questa è la verità, a prescindere se andremo avanti col commissariamento o meno.

Certo, se torna alla Regione, è meglio, perché vincono ancora una volta la politica e la Calabria, però non è un problema dell’istituto del commissariamento, è un problema di uomini, di nome e cognome.

Ho vissuto la vicenda – la collega Sculco lo sa – del Marrelli hospital, quello che c’è stato e quello che c’è voluto per un’autorizzazione, non un accreditamento!

Mi viene anche il dubbio che, a volte, non si agisca solo su mandato politico contro qualcuno, ma che potrebbero esserci, forse, anche altri interessi.

Quando – giusto per concludere, per capire il concetto sulla sanità – da 50 consiglieri regionali è stato ridotto il numero a 30, facendo delle considerazioni tra colleghi, ho detto questo: “Quando torna la sanità in Consiglio regionale, sono pochi 30 consiglieri, perché la sanità rappresenta il 70 per cento del bilancio regionale, ci sono grossi interessi, e più democrazia c’è, meglio è”.

Allora io dico che la sanità, che occupa il 70 per cento della spesa regionale, non può essere concentrata su due persone, su due persone che non hanno nessun interesse a far sviluppare questa terra e a dare risposte dirette ai cittadini che chiedono di curarsi in questa terra.

Presidenza del Presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.

GUCCIONE Carlo (Partito Democratico)

Quando qualche mese fa, insieme ed altri consiglieri regionali, abbiamo indirizzato una richiesta di convocazione del Consiglio regionale con all’ordine del giorno la questione sulla sanità, ritenevamo necessario avviare un dibattito già da allora, viste le scadenze che l’Ufficio del commissario aveva rispetto all’adozione di atti e decreti della riorganizzazione in campo sanitario, in particolare della nuova rete ospedaliera, ci è stato risposto che era stata già prevista una interlocuzione romana da parte della Giunta regionale, di posticipare a dopo la convocazione del Consiglio regionale.

E’ stato un grave errore politico – permettetemelo di dire – perché questa interlocuzione romana non ha prodotto i frutti necessari. Non abbiamo avuto quella concertazione, che era auspicabile, tra chi governa oggi la Regione e l’Ufficio del commissario, ed oggi è stato convocato il Consiglio regionale, quando la frittata risulta già stata fatta! Ed oggi si grida rispetto a decisioni che sono state prese e che vedranno da qui a poco la convocazione del tavolo Adduce e l’approvazione di questi provvedimenti.

Quindi c’è stato un errore politico grave, perché se il Consiglio regionale fosse stato convocato prima, forse saremmo stati più forti politicamente anche nei confronti del Governo centrale, per avere quella interlocuzione, per avere quella concertazione larga, diffusa, che era ed è necessaria rispetto a provvedimenti importantissimi, che poi l’Ufficio del commissario ha adottato.

C’è stato il solito balletto delle diatribe istituzionali: “Ti ho convocato, non sei venuto”, poi il dipartimento rideva rispetto alle accuse dell’Ufficio del commissario, c’è stata questa diatriba istituzionale, questo litigio istituzionale che in questi mesi ha prodotto non solo confusione, ma è stato anche acceleratore di fatti negativi nel non governo della sanità calabrese.

Perché insieme ad altri abbiamo insistito per trattare prima questa questione? Perché la Calabria è terra di commissariamenti. Non è che siamo stati commissariati nella sanità ed è stato l’ultimo commissariamento che ha conosciuto questa terra, anzi oggi sopportiamo i danni del commissariamento decennale – mi pare – dei rifiuti e della depurazione, dove sono stati spesi 1 miliardo e 500 milioni di euro e siamo ancora in piena emergenza per i rifiuti, tant’è che abbiamo prolungato per due anni il commissariamento, i poteri commissariali sui rifiuti, in più per quanto riguarda la depurazione siamo oggetto di attenzione da parte dell’Europa.

Quindi ci sono danni gravissimi prodotti dai commissariamenti, perché i commissariamenti in Calabria hanno avuto solo una funzione, quella di prendere risorse della nostra Regione ed utilizzarli in altre Regioni. Siamo stati depredati attraverso i commissariamenti, testimonianza è la depurazione e rifiuti. La stessa cosa sta accadendo nella sanità calabrese.

Ma vi siete chiesti a chi fa comodo che aumenti costantemente ogni anno l’emigrazione passiva? Perché aumenta l’emigrazione? Perché siamo figli di un dio minore? No, ma perché tra i 100 milioni, i 70 mila calabresi che ogni anno vanno a curarsi fuori regione tengono aperti gli ospedali pubblici e privati del Lazio, del Piemonte e della Lombardia, cari amici! Dobbiamo avere il coraggio di dirlo, altrimenti i calabresi non capiranno mai di che cosa stiamo parlando! Dobbiamo andare al cuore dei problemi, perché ci sono interessi corposi che vogliono che si allunghi il piano del commissariamento, ed ho un’unica certezza: il commissariamento non finirà prima del 2018, saremo condannati da qui fino al 2018 con il commissariamento, perché questo è stato già deciso. Il tavolo Adduce è composto dai rappresentanti del Ministero della salute e dal Ministero dell’economia, tutti targati Governo Renzi, non dobbiamo sfuggire al problema politico, perché è facile sparare al primo che passa o sulla Croce Rossa.

Siamo nelle condizioni di avere un’interlocuzione seria col Governo nazionale per concordare una rinegoziazione del Piano di rientro, un cambiamento delle regole? Perché dobbiamo capire che dal Piano di rientro si esce solamente – e questo lo prevede la legge – non per volontà politica, ma rinegoziando le regole del Piano di rientro, rendendole più flessibili al fine di riuscire ad avere, per due anni consecutivi, il bilancio in pareggio, solo così restituiremo alla Calabria e ai calabresi la sanità, altrimenti non ci riusciremo. C’è questa interlocuzione: abbiamo l’autorevolezza di interloquire col Governo Renzi e concordare una rinegoziazione del Piano di rientro nonchè un cambiamento delle regole di ingaggio del Piano di rientro e quella flessibilità che ci serve? E’ qui il nocciolo politico: se non abbiamo questa interlocuzione politica e di governo, è chiaro che – non sono un facile profeta – il commissariamento andrà avanti anche oltre il 2018.

Sono stato il primo, anzi uno dei primi – molti della passata legislatura si ricorderanno – a tuonare contro il Piano di rientro. Guardate, noi gestiamo il 37 per cento delle risorse. La sanità in Calabria pesa per il 63 per cento del bilancio: il 63 per cento del bilancio non è competenza di quest’Aula e della Giunta regionale; per altre Regioni, invece no. Noi non governiamo il 63 per cento delle risorse, cioè 3 miliardi e 250 milioni di euro, su queste risorse non ci mettiamo becco, perché da sei anni siamo commissariati. E sapete da sei anni quante risorse sono state gestite dai vari uffici del commissario per il Piano di rientro? Sono stati gestiti 19 miliardi e 200 milioni di euro negli ultimi sei anni di Piano di rientro.

Ma di che cavolo stiamo parlando?! E’ chiaro che siamo un Consiglio regionale e una Giunta regionale dimezzati, lo era Scopelliti, lo siamo anche noi che siamo costretti a gridare contro il commissario di turno! Però il rischio qual è? Dov’è il paradosso? Che il famigerato decreto 30, sono convinto che, nel momento in cui andrà all’approvazione del tavolo Adduce, il 19 aprile – mi pare – sarà ancora di più tagliato, penalizzando il vecchio decreto, perché il decreto 30 in alcuni punti è in contrapposizione a quanto prevede il Dpcm 70, in particolare per quanto riguarda le unità operative complesse, che sono di più di quelle previste dal Dpcm 70, sono 301 quelle previste nel decreto 30, dovrebbero essere 268, sono 31 strutture complesse in più. E quando il tavolo Adduce andrà a tagliarlo, dovremo chiudere altre realtà ospedaliere, altri reparti ospedalieri.

Quindi attenzione, il rischio è di avere un contraccolpo rispetto alle questioni che sono in itinere.

Guardate, la Calabria ha pagato un prezzo altissimo. Anch’io sarei stato un bravo attuatore del Piano di rientro. E che cavolo? Turnover bloccato da sei anni. E che ci vuole, un’azienda?! Tu non assumi, se ne vanno 3 mila persone che costano 50-60 mila euro in media annualmente tremila dipendenti, fate i calcoli, siamo arrivati a 160 milioni di euro netti di minori spese: tagliamo i servizi, accorpiamo i reparti. Ma vi siete dimenticati una cosa grandiosa: di che cosa ci siamo dimenticati? Che in questi anni i calabresi hanno pagato oltre mezzo miliardo in più di tasse rispetto a quelle della Lombardia, perché ai calabrese hanno aumentato Irpef e Irap dello 0,15 e dello 0,30. Ma di che cosa stiamo parlando?! Sono state lacrime e sangue: mezzo miliardo in più di tasse abbiamo pagato in questi anni! Irpef e Irap, 0,30 e 0,15, perché era previsto nel Piano di rientro, dalle regole di ingaggio del Piano di rientro.

Quindi penso che si debbano calibrare bene le cose che si decidono stasera, perché non voglio fare polemiche sul passato, non credo che sia un problema esclusivamente di chi guida l’Ufficio del commissario, che oggi si chiama Scura, domani si potrà chiamare Pasquale Antonio, ma il problema rimane; forse il successore avrà un carattere migliore, però il problema rimane perché il Piano di rientro ha un crono-programma che deve essere rispettato, e quindi dobbiamo lavorare per cambiare le regole di ingaggio del Piano di rientro.

Permettetemi di dire che mi sarei aspettato maggiore attenzione da parte della Giunta rispetto all’operato di Asp e di alcune aziende ospedaliere della Calabria in questi mesi, in particolare su transazioni milionarie, senza aver messo neanche un mattone! E mi fermo qui per carità di patria, perché se, dopo, andiamo a vedere che cosa è successo nel capitolo degli appalti e degli appalti che si prorogano da tre, quattro, cinque, sei anni a prezzi superiori di quelli che hanno vinto potenzialmente le gare, quindi si fa ricorso al Tar rispetto a quell’aggiudicazione da parte delle aziende e delle Asp calabresi, poi si perde il ricorso al Tar e si continua con i ricorsi al Consiglio di Stato, poi si perde pure il Consiglio di Stato, ma sono passati cinque anni, abbiamo perso milioni di euro. Lo stesso servizio, la migliore qualità a un prezzo superiore!. Mi sarei aspettato che in questi mesi su questo ci fosse stata una maggiore attenzione. Per questo ritengo necessario che – e avanzo questa proposta – in base allo Statuto e al Regolamento del Consiglio, si nomini una Commissione d’inchiesta sulla sanità calabrese. E’ previsto dallo Statuto e dal Regolamento del nostro Consiglio regionale. Formalmente avanzo la proposta di nominare una Commissione d’inchiesta sulla sanità calabrese, perché lo ritengo fondamentale, altrimenti non ci capisce più niente nessuno, sembra un gioco delle marionette. Penso che sia utile, perché è prevista dallo Statuto e dal Regolamento, la possibilità di istituire una Commissione d’inchiesta su quanto successo nella sanità calabrese negli ultimi sei-sette anni.

Sul documento metterei espressamente che chiediamo al Governo nazionale di rinegoziare il Piano di rientro, per cambiare le regole di ingaggio e dare la possibilità, da qui al 2018, di creare le condizioni tecniche e di legge per uscire dal Piano di rientro, quindi maggiore flessibilità e più capacità di uscire dal Piano di rientro. Per fare che cosa poi? Per impostare un nuovo Piano sanitario largamente condiviso, vanno bene gli Stati generali, costruito al netto delle risorse che lo Stato ci trasferisce, quei 3 miliardi e 250 milioni di euro – saranno qualcosa in più, ora i dati precisi non li ho, ma qualche milione in più – al netto delle risorse che abbiamo, perché la classe dirigente deve assumersi delle responsabilità, non è che possiamo impostare il piano sanitario dei sogni!

Dobbiamo fare un Piano sanitario regionale che venga coperto dalle risorse disponibili, che ci trasferisce lo Stato, perché la cosa emersa oggi è che c’è una larga condivisione sulle proposte, su come costruire questo Piano sanitario, dalla relazione del Presidente, che condivido nei contenuti, e dalle cose che sono emerse da maggioranza e opposizione. Quello che manca – perché altrimenti diventiamo impotenti – è la possibilità che si creino le condizioni giuridiche e tecniche per cambiare le regole del Piano di rientro – e questo lo può fare solo il Governo, una rinegoziazione col Governo – altrimenti è chiaro che saremo costretti non solo a rimanere fino al 2018, ma secondo me nel 2018 si aggiungeranno altri due anni di Piano di rientro, dobbiamo parlare chiaro ai calabresi, considerato che il 2018 è dietro l’angolo.

Saremo costretti, vigente questa normativa, ad avere altri tre piani di rientro, cioè arriveremo al 2021 se non si cambieranno le regole del gioco. Credo che sia maturo il tempo per richiedere al Governo il cambiamento delle regole del gioco e se lavoriamo insieme, attraverso una interlocuzione vera e autorevole col Governo nazionale, si possono creare queste condizioni.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Signor Presidente, intervengo a margine di questo dibattito per esprimere il pensiero che più volte è stato rappresentato in diverse circostanze, sia con dichiarazioni pubbliche, sia in quest’Aula, un argomento delicato per il quale noi – come diceva bene il consigliere Salerno – chiedemmo ad inizio di questa legislatura un confronto. Sarebbe stato, forse, meglio per la politica, emerso dai diversi interventi – ma io lo credo – delegittimata nelle sue articolazioni istituzionali e questa delegittimazione, oggi, registriamo l’affanno rispetto al conseguimento di obiettivi programmatici di qualità, per i quali ognuno per la sua parte, maggioranza e opposizione, lavora per dare il suo apporto.

Noi già dicemmo – lo evidenziava nel suo esaustivo intervento il collega Salerno – il metodo che non ci convinceva sul criterio della scelta del commissario, che doveva essere non il Presidente. Anche lì ci fu un giochetto che portò alla delegittimazione della politica, perché l’auspicio che fosse il Presidente per una questione di metodo ci avrebbe consentito di poter ragionare con un interlocutore rispetto ad una pianificazione che, comunque, avrebbe meritato un ampio confronto, coinvolgendo non solo i rappresentanti eletti di quest’Aula, ma anche, in quella politica dell’ascolto, i sindaci e tutte le parti sociali in merito ad obiettivi di qualità.

Questo non è avvenuto, ma – guardate – oggi stiamo discutendo di una questione che riguarda una maggioranza che è collegata a Roma, voi parlate lo stesso linguaggio politico tra Roma e Catanzaro. Quello che avviene qua è stato voluto da Roma, il commissario Scura è stato nominato dalla vostra parte politica, dal presidente Renzi. Io non credo che il commissario Scura agisca non ascoltando gli indirizzi politici di quella parte politica; probabilmente ignora questa parte politica, delegittimando la Calabria, quindi c’è anche la delegittimazione istituzionale che noi abbiamo riscontrato in questi due anni, perché sono trascorsi due anni dall’inizio di questa legislatura.

Discussioni ne abbiamo fatte tante rispetto alle disfunzioni emerse in diversi settori della sanità, per una sanità credibile ci siamo sforzati con i nostri interventi, con interrogazioni, con sollecitazioni che sono state fatte a chi di dovere. Oggi ci saremmo aspettati un dibattito serrato sì, ma efficace rispetto ad una proposta che deve venire dalla maggioranza e non si può concretizzare in un documento scarno che ci è stato rappresentato e sottoposto nella giornata odierna, un coinvolgimento istituzionale. Questo documento, collega Greco, avrebbe meritato l’attenzione nella sua redazione da parte dei rappresentanti istituzionali. Noi non possiamo immaginare di fare il compitino all’ultimo momento, rispetto ad una questione che riteniamo importantissima, per la quale si impegna il 70 per cento del bilancio dei calabresi, e Presidente il 70 per cento del bilancio dei calabresi riguarda la maggioranza, che si deve assumere le sue responsabilità, è chiamata a quelle responsabilità, delegata dal popolo, responsabilità di governo.

Ho condiviso il ragionamento del collega Cannizzaro, però, consigliere Cannizzaro, quando fui chiamato a fare il sopralluogo agli Ospedali Riuniti, dissentii rispetto a quella proposta che mi venne formulata, perché non possiamo fare le passerelle rispetto a questioni che vanno affrontate con serietà. Invece si è dato luogo ad una visita di cortesia in un contesto dove è emerso “abbracciamoci tutti e tutto va bene”, ma così non è, perché il sottoscritto, presidente Oliverio, ha presentato un’interrogazione articolata che riguarda il presidio ospedaliero reggino, rispetto a dei quesiti che furono posti e sottoposti da una nota sigla sindacale, rispetto ai quali bisognava fare una verifica approfondita, ed ancora oggi non abbiamo risposte a quei quesiti che afferiscono a settori strategici che riguardano l’ambiente di quel territorio, che riguardano l’igiene di quel territorio, la manutenzione di quel territorio, di quella struttura.

Sono queste le cose che sono state sottoposte e a cui la politica non risponde. La politica deve assumersi le sue responsabilità. Sono trascorsi sei-sette mesi dal deposito di quell’interrogazione con richiesta di risposta scritta. Inquietanti risultarono non solo a me quelle denunce della sigla sindacale, che evidenziava una serie di preoccupazioni rispetto a che cosa? Alla salute del cittadino. Non solo su questo siamo intervenuti assieme ai colleghi dell’opposizione, abbiamo evidenziato anche altre peculiarità negative che riguardano la struttura ospedaliera di Locri, che interessa diversi Comuni sia dell’area marina che della montagna.

Qualcuno parlava – lo diceva bene il collega Salerno – di interventi di urgenza e di emergenza. Con le peculiarità del territorio, della sua orografia, raggiungere gli Ospedali Riuniti non è facile da Gambarie d’Aspromonte. Qui manca una vera programmazione rispetto ad un pronto soccorso. Credetemi – vi invito a visitarlo – quello esistente è già carente rispetto a quelle che sono le esigenze di una città, di una provincia di Reggio Calabria, un unico pronto soccorso: lavorano in condizioni disumane gli operatori sanitari e i pazienti sono a rischio, in fila per potersi sottoporre a visite di emergenza. Queste sono cose che devono interessare la politica per una giusta programmazione e alla quale il presidente Oliverio è stato sottratto, ma certamente non delegittimato da quest’Aula, ma dalla sua parte politica, volutamente – dobbiamo dirle le cose e chiamarle col loro nome e cognome – perché la Calabria non sta a cuore al Partito democratico nazionale – questo emerge – altrimenti oggi qui sarebbe venuta la Lorenzin in questo Consiglio regionale. Non dobbiamo andare noi a Roma, perché questo territorio non deve essere colonizzato o servire ad altri per le proprie fortune, perché viene utilizzato ed è stato utilizzato da destra, da centro e da sinistra.

Il senso della istituzionalizzazione deve emergere proprio per questo, per difendere a volte i diritti negati. Lo possiamo fare con alto senso di responsabilità ed io ho riscontrato che c’è anche la maturità politica, però, caro Presidente, questo argomento lo abbiamo affrontato in ritardo. Non ho la sfera di cristallo, ma se l’avessimo fatto in tempo reale, probabilmente non saremmo stati qui oggi a dire che il commissario Scura non avrebbe dovuto fare questo o non avrebbe dovuto fare quello, ignorando chi ha delle competenze rispetto alla conoscenza, ma rispetto al ruolo che gli è stato delegato dal corpo elettorale.

Sono una serie di elementi che vorrei sottoporre all’Aula, da valutare in una programmazione, però oggi il dibattito si concentra su “commissariamento sì, commissariamento no”. Credo che l’argomento non si possa esaurire in questa seduta di Consiglio, dobbiamo tenerlo vivo, perché al di là del documento che si manderà a Roma, rispetto ai lavori di questa seduta, credo – come diceva il collega Guccione – che bisogna pensare di uscire dal commissariamento, ma bisogna farlo con il giusto approccio altrimenti finiremo di parlarci addosso senza il raggiungimento del risultato auspicato, che è proprio quello di uscire dal commissariamento, e farlo con i giusti metodi, ma richiamando l’attenzione di quel Governo, consigliere Scalzo, che fino ad oggi ha dimostrato di ignorare la Calabria. Voi dovreste alzare la voce che avete la competenza di guidare questa Regione.

A me dispiace non poter dare il mio contributo su questo documento, perché avremmo voluto partecipare alla redazione di un documento più articolato, rispetto a quelle che sono le responsabilità del Governo nazionale in merito alle questioni riguardanti la sanità calabrese. Questo è ciò che vorremmo fare, ma per farlo occorre quel senso istituzionale che deve essersi sempre, non solo quando serve la scialuppa di salvataggio.

Guardate, avete sempre pensato allo scaricabarile. Vero è che il presidente Scopelliti – diceva bene il consigliere Salerno, ma ho vissuto quella fase – è stato vincolato a quel Piano di rientro, a quella razionalizzazione dei costi e, attraverso quel percorso, che è stato poi definito virtuoso dal tavolo Massicci, riconoscendo le premialità, si stavano anche raggiungendo obiettivi strategici di qualità, perché era nelle condizioni di programmare nella qualità di Presidente e di commissario, quello che non può fare il presidente Oliverio. Fummo i primi a dire che si dissentiva dalla scelta del Governo nazionale e che si auspicava che fosse stato il Presidente, ma perché questo avrebbe consentito alla politica di poter decidere, programmare ed operare rispetto a quelle che sono le necessità e le esigenze dei cittadini, che oggi sono obbligati ad emigrare: quanto ci costa la migrazione sanitaria, quanto ci costa rispetto a patologie particolarmente significative che riguardano il settore oncologico e che riguardano altri comparti! Non si è pensato alla programmazione di eccellenze, e poi i nostri migliori professionisti lavorano al “Niguarda”, al “San Raffaele”, all’Idi – parlo di dermatologi di alto respiro. Non possiamo ignorare tutto questo, perché se tutto questo avviene, ci sono delle responsabilità della politica che sicuramente non sono di oggi, ma si annidano in un ventennio rispetto ad un cammino che ha visto la sanità al centro di clientele. Dobbiamo avere, anche, il coraggio di tagliare con le consulenze e di guardare alla meritocrazia, all’efficienza e alla qualità dei servizi da erogare.

E’ su questo che l’Aula dovrà impegnarsi in futuro e dovrà essere chiamata a decidere, e secondo me lo farà – ne sono convinto – con alto senso di responsabilità, se mi consentite, anche con la sensibilità che ci caratterizza, ma dobbiamo farlo in un terreno di agibilità che va ricercata – come diceva il consigliere Guccione – ma va trovata. Prima di cercarla, però, deve essere voluta, è la volontà politica che bisogna riscontrare.

Mi auguro che questa volontà la si dimostri e lo si faccia in breve tempo possibile. Noi su questo ci saremo a dare il nostro contributo, il nostro apporto, responsabilmente, e lo faremo perché con coscienza riteniamo che questo argomento debba essere al centro delle questioni che riguardano il dibattito regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la consigliera Sculco. Ne ha facoltà.

SCULCO Flora (Calabria in rete)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, finalmente il Consiglio regionale discute di sanità. Per troppo tempo la discussione sul tema non è stata affrontata nella sua sede naturale e anche noi, molti di noi consiglieri regionali siamo stati, purtroppo, costretti ad esprimerci, più volte, sugli organi di stampa, correndo il rischio di aggiungerci altro caos al disordine generale che su questo argomento si è generato.

Oggi, il Consiglio regionale, che è l’istituzione democratica più alta e rappresentativa della Calabria e dei calabresi e che finora è stata incredibilmente tenuta in disparte, devo dire anche per sua responsabilità, può occuparsi di sanità e mi auguro possa farlo non secondo logiche divisorie e di parte e neppure in maniera occasionale, saltuaria, strumentale e fine a se stessa. È un tema troppo importante, e non sarà sufficiente un solo Consiglio, ma bisognerà soffermarsi ancora, il Consiglio e tutte le sue articolazioni, ancora tante altre volte su questo tema che è il cuore delle problematiche che interessano e riguardano l’intera Regione, e che coinvolge tutti i cittadini, senza eccezione alcuna ed è l’obiettivo principale su cui indirizzare impegno, serietà, responsabilità e massima attenzione. Io stessa più volte e sin dal mio primo intervento in quest’aula ho avuto modo di dire come, su questo tema, più di ogni altro saremmo stati osservati e giudicati e così, ahinoi, è avvenuto!

Manca poco, davvero poco, per raggiungere un livello di disapprovazione generalizzato da parte dell’opinione pubblica calabrese che non distingue più responsabilità e colpe. Tutto questo deve indurci a promuovere rapidamente un grande sforzo e a mettere in campo un sincero e forte impegno per evitare che il rapporto di fiducia con i calabresi sia definitivamente e irrimediabilmente compromesso. Per queste ragioni, il Consiglio regionale è chiamato ad esercitare, a partire da oggi e sempre di più, le proprie prerogative di controllo e di vigilanza su temi che, come quello della sanità, toccano da vicino la vita e i bisogni della Calabria. Non può che essere così. E se qualche volta si è data l’impressione di qualche timidezza del Consiglio, nell’agire in autonomia e con prontezza, dobbiamo fare in modo che non accada più. Per queste ragioni la proposta avanzata dal consigliere Guccione di istituire una Commissione d’inchiesta per consentirci di affrontare il tema della sanità sia da condividere e sostenere.

Se le fibrillazioni che attraversano tutta la Calabria, le proteste, gli scontenti, persino la rabbia e l’insoddisfazione di operatori della sanità, di sindaci e di tutti i cittadini giungono oggi in quest’Aula, significa che quest’Aula ha una sua precisa funzione democratica a cui si deve assolvere, per evitare che le polemiche degenerino in conflitti e che dai conflitti scaturisca la paralisi del sistema. E’ per questo necessario che il dibattito, a tratti acceso ed estremamente confuso, sulla sanità, trovi modo di armonizzarsi attraverso proposte precise e, in questo caso, con proposte che dicano con chiarezza qual è il sistema di sanità che vogliamo per la Calabria e per i calabresi. Un sistema sanitario che ha come compito principale quello di offrire servizi e risposte di qualità e di efficienza alla domanda di salute dei cittadini. Tutto ciò che si allontana da questo obiettivo non è accettabile.

Per troppo lungo tempo la sanità è stata utilizzata, impropriamente utilizzata e gestita, per fini ed obiettivi utili a soddisfare gli interessi di pochi e di alcuni. È la storia inconfutabile di questi anni. Una storia che ci ha consegnato una sanità stremata, affogata di debiti, gravida di inefficienze e tanti, troppi vizi, per non dire altro, molte degenerazioni, e poche, davvero troppe poche virtù. Troppi vizi e poche virtù. Purtroppo tutti i calabresi ancora oggi pensano che ci sia molto da fare, tanto da fare, per riorganizzare una sanità che, come ci dicono e ci segnalano i dati, le cifre e le statistiche ancora non funziona o quantomeno non funziona come tutti desiderano e vogliono e come è dovuto e necessario. Questi passaggi non sembrino retorici, perché se non ci intendiamo sulle cause e le responsabilità politiche ed amministrative che hanno provocato il default della sanità, causando il commissariamento per il rientro dal deficit, difficilmente riusciremo a venirne a capo. E venirne a capo, soprattutto oggi, è per noi, non una scelta, ma un obbligo politico ineludibile.

La crisi della sanità, aldilà degli errori macroscopici compiuti dalle strutture Commissariali, coincide con la crisi del regionalismo e quindi con la crisi della stessa politica. Parliamoci chiaro: in questa difficile partita del superamento della crisi del sistema sanitario regionale, è in gioco la stessa credibilità della politica. La sanità non può essere considerata più terreno di scontro politico: non lo consente l’etica, non lo consentono i calabresi. Non vogliamo e non dobbiamo consentirlo noi tutti! Se questa è la situazione, è evidente che bisogna tornare alla normalità e ridare a Cesare quel che è di Cesare, ridare alla istituzione regionale quello che gli spetta: la funzione e la responsabilità di guida e di governo del settore. Questo va chiesto e va fatto! E non per tornare indietro e lontano, magari a ricreare altri vizi e a riproporre vecchie impostazioni, ma per superare una condizione che per primo a noi e a tutti i calabresi appare insopportabile. Questo non significa in alcun modo, né deve significare che il passaggio da una fase Commissariale che, ormai, non ha più senso, rappresenti un ritorno al passato e magari a camuffate verticalizzazioni e a gestioni verticistiche che realizzerebbero un nuovo dominio, una nuova supremazia, una nuova concentrazione di potere, che non farebbe funzionare le cose e non ci appare la medicina giusta per porre rimedio ad una situazione di cui noi tutti, tutti, senza eccezione, ci lamentiamo.

Quello che serve, su questo tema e su questo argomento, è mettere ordine e mettere in filiera compiti, funzioni e responsabilità, in modo chiaro ed inequivocabile e a ciascuno il suo, di compiti e di responsabilità, per esercitare una funzione di governo chiara e lucida, mirata e protesa a riorganizzare e qualificare i servizi sanitari nella nostra regione, riducendo sprechi e aumentando il livello di soddisfazione dei cittadini.

Al Consiglio regionale spettano e vanno riconosciuti compiti che non sono secondari ma primari e fondamentali: compiere scelte di fondo e fornire indirizzi chiari e lungimiranti. Alla Giunta regionale spetta il compito di dare concretezza alle scelte e ai programmi e Consiglio e Giunta, insieme e non separatamente, hanno il dovere e la responsabilità di esercitare l’alta funzione di Governo soprattutto in un settore e su di un tema così delicato ed importante nella vita di tutti i calabresi. Se la direzione di marcia e la bussola che ci guiderà, a seguito di questo Consiglio, sarà questa, allora potremo dire di aver compiuto, oggi, un primo e significativo passo avanti in questa direzione.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Il Regolamento non lo prevede, però un’osservazione per completamento del ragionamento rispetto… Le chiedo scusa, Presidente.

PRESIDENTE

Consigliere Nicolò!.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Me la dà la parola?

PRESIDENTE

Nella Conferenza dei capigruppo abbiamo concordato diversamente.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Solo sulla Commissione d’inchiesta.

PRESIDENTE

No, mi dispiace.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Vorrei che rimanesse agli atti. Tre secondi, se me lo consente. So che è una violazione, ma la volta scorsa questa violazione è stata effettuata ed io sono consapevole, perché richiamai l’azione del Presidente, ma solo perché vorrei che restasse agli atti.

Il gruppo di Forza Italia condivide nel merito la costituzione di una Commissione d’inchiesta, però senza sovrapposizioni e costituire nuove Commissioni. Riteniamo che sia deputata la Commissione di vigilanza ad occuparsi delle questioni afferenti l’attività ispettiva rispetto alla materia della sanità.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Scalzo. Ne ha facoltà.

SCALZO Antonio (Partito Democratico)

Cari colleghi, partirei da una valutazione sul merito della relazione introduttiva del presidente Oliverio, che condivido, ma vorrei che su questa, brevemente, facessimo ancora una riflessione e una valutazione per come essa ha consentito, a quest’Aula, di entrare nel merito delle questioni, perché ritengo questa relazione anche coraggiosa da parte del Presidente, perché è entrata molto nella criticità, nella storicità delle problematiche del sistema sanitario calabrese, senza nascondere nulla, ma mettendo sul piatto una serie di problemi che – devo dire – molti interventi hanno anche colto e rilanciato, ed è per questo che io ritengo che il dibattito di questa sera sia stato e sia un passaggio importante per questa consiliatura e per questo governo.

Voglio brevemente fare qualche riflessione, senza tono o vena polemica, ma solo per amor di verità, anche facendo riferimento al passato, perché ognuno di noi deve ricordare che le cose non nascono come i funghi. I commissariamenti nascono da una criticità storica nella nostra regione. Ebbene, noi nel 2010 abbiamo avuto un commissariamento che avremmo potuto evidentemente evitare. Quello sì, cari colleghi, è stato un grave errore politico, perché avere rinunciato a governare in maniera ordinaria quel Piano di rientro – che è al pari di altre Regioni interessate alla stessa problematica – è stato rinunciare al diritto-dovere di fare le scelte che oggi avrebbero avuto certamente una strada e un percorso diversi.

Allora, credo che noi, a distanza di sei anni dalla sottoscrizione del Piano di rientro, abbiamo il dovere, come classe dirigente tutta di questa Regione, di fare una verifica rigorosa, per questo dicevo che la relazione del Presidente è coraggiosa, perché parte da una valutazione e da una volontà di fare un’operazione di chiarezza. Noi abbiamo il dovere di fare una verifica di questi anni di commissariamento, partendo da un dato, il primo di tutti, che il commissariamento ha prodotto un vero e proprio esproprio delle funzioni del Consiglio regionale e una mortificazione della rappresentanza democratica della nostra Regione. Se non partiamo da questo dato, rischiamo di non cogliere nel pieno e di non affrontare pienamente questo problema.

Lo ricordano i colleghi, sono cose che nella passata legislatura abbiamo detto, perché credo che politicamente sia importante sostenere quei princìpi di cui si è pienamente convinti, sia quando si è maggioranza sia quando si siede nei banchi dell’opposizione, queste cose le dicevamo e le dicevo anche quando sedevo nei banchi dell’opposizione: il Consiglio regionale in questi sei anni è stato completamente estraneo, estromesso dalle scelte, scelte che persino arrivavano solo per notizie, come in qualunque altra sede diversa dal Consiglio regionale.

Per quanto ci riguarda, c’era allora e c’è adesso, la piena consapevolezza sulla complessità, sulla delicatezza di questo problema, che interessa tutti, indistintamente, e riguarda soprattutto sapere dove dobbiamo andare, che tipo di modello organizzativo dobbiamo costruire, soprattutto un sistema sanitario adatto ai tempi, perché – lo voglio dire anche alla stampa che è attenta – è chiaro che un’organizzazione come questa non può essere slegata da studi epidemiologici, dallo stato di salute, dalle patologie di una regione, altrimenti rischiamo di parlare senza venire a conoscenza della problematica nel suo insieme.

Partirei da ciò che citava il Presidente nella sua relazione: i Lea. Per quanto riguarda i Lea, noi siamo la penultima Regione d’Italia. Voglio ricordare che quei Lea, che furono definanziati dal 2008 dal Governo Berlusconi per spostamento delle risorse altrove, hanno provocato enormi difficoltà. Gli effetti sono come quelle esposizioni, caro collega e amico Esposito, che provocano danni alla salute, non subito ma a distanza di anni. Quelli sono gli effetti di una mancata copertura finanziaria sui livelli di assistenza.

In questi anni che cosa è successo? Che le strutture commissariali, che si sono succedute da allora ad oggi, se da una parte con affermazione hanno voluto più volte ribadire di agire nel rispetto del Piano di rientro per operare percorsi virtuosi, nei fatti, spesso, purtroppo, hanno attuato un piano per nulla casuale di espoliazione di risorse e strutture, spesso anche di alcuni territori a favore di altri, quindi senza una linea tecnica, senza una linea organizzativa degna di questo nome.

Abbiamo assistito, quindi, ad una organizzazione che è stata disorganica, in contraddizione, dove a prevalere è stato soprattutto l’aspetto finanziario e ragionieristico e non l’intera organizzazione dei servizi sanitari.

Quando parliamo di rete ospedaliera – lo voglio ricordare anche al collega Salerno, con il quale abbiamo condiviso anche battaglie e avviato percorsi con la difficoltà di non poter operare in Commissione sanità della scorsa legislatura – beh, va detto che la rete ospedaliera che ci troviamo oggi è il frutto di quell’architettura che allora abbiamo più volte definito assolutamente incoerente, non adeguata alla nostra regione, quella con i tre Hub e i quattro Spoke, gli ospedali di base, perché si è pensato all’architettura della rete ospedaliera come se la sanità fosse solo degli ospedali. Non è così! La sanità si costruisce se tu entri dalla porta principale, che è quella della medicina del medico di famiglia, del medico di base, della medicina preventiva, dell’assistenza h24.

Allora noi queste cose le abbiamo dette a più voci e le ribadiamo adesso, proprio per la coerenza che ci contraddistingue, soprattutto quando parliamo di salute e di salute dei cittadini.

Tutto questo è chiaro che negli anni ha prodotto, nei fatti, l’aumento della migrazione sanitaria fuori regione, costruendo il più grande ospedale fuori dalla Calabria, perché il nostro più grande ospedale non è il nostro “Pugliese-Ciaccio” o l’“Annunziata”, ma è fuori della nostra regione. Aumentando le liste d’attesa, che cosa è successo? Si è pensato di fare questa architettura della rete ospedaliera senza creare il filtro, fatto dalla medicina dei servizi, per cui si sono chiusi gli ospedali e i professionisti, i medici, i colleghi, il personale paramedico hanno continuato a rimanere lì, spesso non avendo un indirizzo su come operare, perché nel frattempo c’era una nuova architettura che prevedeva per quegli ospedali una scarsissima dotazione in termini strutturali, in termini tecnologici.

Noi siamo convinti che questo sistema debba essere riformato, pertanto non cadremo nella facile retorica di chi pretenderebbe di avere la piena consapevolezza di un progetto infallibile, ma vogliamo condividerlo. Questa è la differenza, perché noi vogliamo pensare e immaginare di costruire un sistema, condividerlo innanzitutto con quelle che sono le esigenze di salute della nostra regione. Come? Condividerlo come si fa dappertutto, pensando al modello organizzativo più adatto alle nostre esigenze.

Allora, credo che per questo dobbiamo anzitutto immaginare che dobbiamo voltare pagina.

Voglio solo fare un altro riferimento – e poi chiudo – con qualche proposta: voglio ancora ricordare una seduta del Consiglio regionale – i colleghi nella scorsa legislatura lo ricorderanno – nel 2012, che, su richiesta mia e degli altri colleghi del gruppo del Pd, avviammo sulla sanità. Nel mio intervento dissi alcune cose che ho ribadito oggi, ho ribadito nelle scorse settimane, quando sulla vicenda della criticità nell’area centrale della Calabria, abbiamo voluto prendere di petto il problema, non nascondere la polvere sotto il tappeto ed abbiamo avviato un confronto vero con le società scientifiche, con gli ordini, con i sindaci sul territorio. Per cui a quella manifestazione del 18 di marzo, in un teatro gremito, alla presenza del presidente Oliverio, ha fatto seguito una manifestazione il giorno dopo alla quale hanno ripartecipato gli stessi sindaci, il gruppo dirigente che ha fatto di questa iniziativa non una bandiera politica, ma una bandiera di diritti, una bandiera di civiltà.

Su questi argomenti abbiamo ribadito le cose che dicevo qualche anno fa in quest’Aula, quando dicevo che l’area centrale ha la peculiarità di avere una Spoke, quello di Lamezia, a neanche venti minuti dall’Hub di Catanzaro. Questo non è consentito dalla legge, perché il decreto del dicembre 2010 dice che, nell’ambito di utenza definito con una percorrenza inferiore ai 60 minuti, l’Hub funge anche da Spoke, quindi è chiaro che da allora noi pensavamo a come ridisegnare l’impianto in quest’area centrale della Calabria, non per un fatto di campanile, ma soprattutto perché riteniamo che in quell’area insiste un grande ospedale storico come il “Pugliese” e dove insiste l’Università, dove c’è ancora uno Spoke, come quello di Lamezia, che non è un ospedale di periferia, ma è un ospedale al centro della Calabria che ha caratteristiche anche logistiche per poter fungere anche da centro traumatologico finanziato nel 2009, poi disatteso anche nel finanziamento.

Quelle cose le dicevamo, le abbiamo ribadite a Lamezia, caro Presidente, lo ribadiamo qui, perché su queste cose non cediamo di un centimetro.

Lo voglio dire ai colleghi della minoranza. Anche nel rapporto col Partito democratico nazionale abbiamo una filiera che è fatta di collaborazione ma anche di schiettezza, per cui su questa cosa andremo fino in fondo, le cose che diciamo qui le diremo anche a Roma, anche a Renzi, perché prima di tutto viene la salute dei cittadini calabresi.

Qualche altra breve considerazione: credo che noi abbiamo il dovere e soprattutto dobbiamo avere l’impegno di rinegoziare un patto tra la Regione e il Governo nazionale; rinegoziare un patto almeno su alcuni punti essenziali: al primo punto la riqualificazione del territorio, fondato sulla diffusione di una rete territoriale, di una rete fatta di servizi alla persona in maniera moderna, di un’assistenza H24, di un’assistenza specialistica. In questo modo andremmo ad eliminare quel vulnus dell’imbuto, per cui tutti vanno in ospedale anche per cose per cui non c’è assolutamente bisogno di recarsi, ma prima dobbiamo fare questo.

Il Patto lo rinegozieremo entrando nel merito delle questioni, non andremo a chiedere concessioni, ma a discutere nel merito delle questioni, perché – io sono legato alla mia professione, la amo profondamente, come i colleghi che siedono in quest’Aula, come tutti i colleghi – noi non faremo una battaglia per dieci, quindici, venti primariati in più, ma faremo una battaglia per avere dieci, quindici, venti servizi sanitari in più e più efficienti. E’ questa la battaglia che dovremo fare.

Intanto, questo ci consentirà di essere credibili, ci consentirà di alzare l’asticella del confronto con il nostro partito a livello nazionale e con il Governo nazionale, ma io sono fiducioso e sono convinto che su questo terreno troveremo un punto d’incontro.

Inoltre – lo diceva qualcuno e lo voglio ribadire – è necessario utilizzare i fondi previsti dall’articolo 20 della Legge 67 del 1988 sul piano della dotazione tecnologica e della riqualificazione.

Credo che noi abbiamo fatto un’altra azione importante oggi, cari colleghi, quella di ridare centralità, ruolo e dignità al Consiglio regionale in una materia così delicata com’è quella della programmazione e riorganizzazione del servizio sanitario. E’ per questo che ci hanno eletto i cittadini, è questo che ci richiedono i cittadini calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, signori assessori, anzi signore assessore - perché vedo che la Giunta è rappresentata in rosa - penso che stasera abbiamo fatto un dibattito molto positivo che era necessario fare e, diversamente da quanto affermato da alcuni colleghi di cui comprendo in parte le ragioni, ritengo che questo dibattito lo stiamo affrontando nel momento giusto, per le cose che abbiamo detto, per le cose che il presidente Oliverio puntualmente ha elencato nella sua relazione, per le cose accadute in Calabria in quest’ultimo anno. Dovevano accadere! Spesso c’è bisogno che i processi maturino. Avessimo affrontato prima alcune questioni, chi oggi ci dice che c’è uno scontro personale – che non c’è – ci avrebbe detto che il presidente Oliverio e questa maggioranza avevano un pregiudizio nei confronti dell’Ufficio del commissario.

Utilizzerò stasera, spesso, questa espressione, Ufficio del commissario, per dire per l’ennesima volta in maniera chiara che quello che ci interessa sono i dati, la realtà, le cose che accadono e che, a nostro giudizio, non vanno bene.

Sette anni quasi di commissariamento che la Calabria conosce: a consuntivo, possiamo dire che sono sette anni che ci consegnano dati chiari ed inequivocabili. Prima che un’azione – sia chiaro – è fallita una concezione, sbagliata nel metodo e poi nel merito, che è quella dell’istituto del commissariamento. I commissariamenti sono efficaci quando sono fatti straordinari e riguardano un periodo che inizia e finisce, vedono assegnato un obiettivo, lo raggiungono e si ritorna alla stagione ordinaria.

Sette anni non sono una stagione ordinaria, peraltro non sono serviti, purtroppo, a raggiungere nessuno di quegli obiettivi che il commissariamento si prefiggeva di raggiungere: non c’è stata nessuna razionalizzazione e nessun risanamento, non c’è, non c’è nei dati, li abbiamo visti, sono stati elencati, anzi è peggiorata l’offerta sanitaria in Calabria. E’ cresciuta in questi anni una forte sfiducia dei cittadini rispetto ai servizi, e questo ha causato anche una crescita vertiginosa della mobilità passiva.

Non siamo in grado, oggi, di parlare di Lea e il collega Tallini, che sottolinea che le cose dette dal presidente Oliverio sono cose gravi, ci deve dire se sono cose vere o non lo sono, perché è evidente che il presidente Oliverio, purtroppo, ha dovuto illustrare a quest’Aula dei dati gravissimi che – è vero – ci dicono di una Calabria nella quale non è garantito il diritto alla salute; proprio perché è vero, noi riteniamo necessario che si apra in Calabria una nuova fase nella gestione della sanità, nelle politiche sanitarie è necessario, nei provvedimenti che sono necessari, nel merito di questi provvedimenti, non nella titolarità dell’esercizio di una funzione e di un potere. Non siamo interessati.

Ora, la descrizione che qualche consigliere regionale un po’ smemorato ci ha fatto, di un Presidente ansioso che bussa alle porte e chiede di essere nominato, è lontana sideralmente dalla concezione che noi abbiamo della politica e del governo.

La relazione del presidente Oliverio elenca dei fatti gravi che dovevano indurre tutto il Consiglio regionale a farla propria. E’ vero, ci sono dei dati lì dentro forniti dal dipartimento alla salute, che io ringrazio – e qui è presente il direttore generale – per la serietà e il rigore di un’azione condotta in questi mesi, anche in un contesto sinceramente di oggettiva difficoltà: non avrei mai voluto essere nei panni del professore Fatarella, che ha la difficoltà di rapportarsi con delle persone che definiscono la sanità calabrese, dividendola in sanità ufficiale e in pseudo-sanità. E’ una cosa che si commenta da sé! Io mi pregio di non conoscerlo, quindi posso dire che ho soltanto letto spesso sproloqui e dichiarazioni senza senso.

Di fronte a questi dati e di fronte a questa realtà, il presidente Oliverio, il Partito democratico, la maggioranza, alcuni consiglieri regionali non eletti nelle file della maggioranza, ma che evidentemente hanno a cuore le sorti della Calabria, hanno scelto di assumersi delle responsabilità, perché noi stasera, con l’approvazione del documento che illustreremo dopo, abbiamo scelto di assumerci delle responsabilità.

Altro che tentare un balletto e scaricare su altri delle responsabilità! No, è il contrario: noi stiamo affermando delle cose, assumendo degli impegni e lo stiamo facendo nel luogo deputato a sancire il cambio di passo, il cambio di fase. Lo facciamo in un momento importante.

Non è stato detto – e mi dispiace – in quest’Aula, ma la Calabria è all’avanguardia fra le Regioni italiane che sono oggetto di commissariamento, perché il ministro Lorenzin, di recente, ha aperto alla possibilità di chiudere la fase dei commissariamenti e dei piani di rientro e lo ha fatto grazie all’azione intelligente, documentata, ostinata del presidente Oliverio, che sarà un’azione utile anche per le Regioni come la Campania e come la Calabria. Questo Consiglio regionale si colloca in questo contesto, un contesto che vede la nostra Regione né marginale, fuori da un contesto di marginalità – invece è all’avanguardia, perché ha ottenuto un impegno formale e solenne del Ministro – né dentro un contesto di scontro, perché non c’è nessuno scontro. C’è, da un lato, il fallimento delle politiche dell’Ufficio del commissario, testimoniato dalla sollevazione popolare dei sindaci, degli operatori a diverso livello nel campo e nel settore della medicina, della politica o di certa politica, di alcuni rappresentanti sindacali o di sindacati, del miracolo che è stato compiuto in questa Regione da alcuni decreti assunti in maniera assolutamente unilaterale, peraltro decreti palesemente inapplicabili e che, comunque, di direttori generali delle aziende ospedaliere e i commissari delle Asp hanno già detto di non potere e di non voler applicare.

Non c’è nessuno scontro di potere, c’è soltanto, da un lato, la volontà, il bisogno e il dovere di rappresentare i calabresi, i pazienti, la salute e la sua tutela, dall’altro la scelta inspiegabile da parte di alcuni – pochi, devo dire – consiglieri regionali e non forze politiche, per fortuna, di scegliere lo scontro anche qui stasera. Non se ne comprendono le ragioni.

Noi abbiamo presentato un documento che durante la discussione abbiamo aggiornato, sono state recepite alcune richieste e alcune sottolineature. L’ultima cosa detta prima di me dal collega Guccione è stata, per esempio, precisata ed inserita nel documento, che ha l’obiettivo e lo scopo di aprire una nuova fase, che non vuol dire l’assalto alla spesa, vuol dire una fase di rigore e di efficientamento vere, ma dentro un contesto e una filosofia diversa di approccio, che è la filosofia di chi non pensa che in un ospedale debbano starci dei doppioni, perché i doppioni finora ci sono stati, ma di chi pensa che, eliminando i doppioni, si possano garantire servizi sanitari pubblici veri alla nostra regione.

Chi immagina di tirarci dentro un presunto scontro col Governo nazionale si sbaglia per due ragioni. La prima, anche questo non è stato detto stasera: Mario Oliverio, che è il Presidente della Regione Calabria, pochi giorni fa è stato nominato unico Presidente del Mezzogiorno d’Italia nella cabina di regia per i fondi di sviluppo e coesione, unico perché Bonaccini è Presidente della Conferenza Stato-Regioni; l’unico nominato sostanzialmente per tutto il Mezzogiorno è il presidente Oliverio e gode di grande considerazione e di grande autorevolezza, soprattutto grazie al livello di risultati ottenuti sui fondi comunitari. Questa nomina è prestigiosissima, perché consente alla Calabria di stare lì dove si decide il futuro, dove ci sono le risorse, dove c’è bisogno di portare idee e progetti. Altro che rapporto difficile con il Governo nazionale!

La seconda ragione è quella di un partito che in Calabria ha scelto una linea precisa di sostegno al presidente Oliverio e lo ha fatto con la sua Consulta della sanità, che ha prodotto più documenti pubblici, lo ha fatto con le dichiarazioni del segretario regionale, lo ha fatto con una ferma interlocuzione con il partito nazionale e con il Governo.

Quindi chi da destra pensa di poter fare inutili polemiche fa un esercizio, purtroppo, sterile perché è un esercizio politicante che non serve agli interessi della Calabria.

Noi, stasera, dobbiamo pronunciarci sul fatto se è necessaria o meno la fine della gestione delle stagioni commissariali; dobbiamo pronunciarci se è necessaria o meno una discontinuità nelle politiche sanitarie che finora hanno governato questa Regione. Dobbiamo, sostanzialmente, dire se la Calabria viene prima di tutto e, per noi, la Calabria viene prima di tutto.

Descrivere il presidente Oliverio per quello che non è non passa, lo conoscono i calabresi, lo sanno i cittadini, lo sa il Presidente del Consiglio dei ministri, lo sa il nostro partito, è un argomento che non serve a nessuno.

La convocazione degli Stati generali della sanità calabrese rappresenta il passaggio successivo; cioè aperta la nuova fase, noi convocheremo tutti gli attori interessati al governo e al mondo della sanità, daremo loro una prima proposta della Giunta e del Consiglio regionale, per chi vorrà contribuire, naturalmente, per chi immagina di esercitare il proprio ruolo e la propria funzione non facendo polemiche inutili, ma rappresentando la Calabria e i calabresi, poi convocando una nuova seduta di Consiglio regionale per approvare un vero e proprio nuovo piano, perché nel documento che approveremo – mi auguro ancora in maniera unanime – chiediamo la revoca di tutti i decreti che hanno devastato in questi ultimi mesi la sanità pubblica e privata, la revoca del decreto cosiddetto di riorganizzazione della rete ospedaliera e faremo in Consiglio regionale un nuovo piano.

Questo, colleghi, è assumersi le responsabilità, non scaricare e giocare a ping-pong; è il contrario di quello che io ho ascoltato, purtroppo, negli interventi di alcuni consiglieri regionali – devo dire – per fortuna pochi. Per cui la sfida di stasera è decidere e discutere di queste cose. Il documento è molto chiaro, lo illustreremo, mi auguro possa avere l’approvazione di tutto il Consiglio regionale.

Per quanto riguarda la stagione commissariale, prima si chiude meglio è, indipendentemente e al di là delle persone, perché non è una questione di tipo personale, ma è una questione di rappresentare i diritti dei calabresi e di garantire alla Calabria il diritto alla salute. Questo ci interessa fare e questo faremo.

Presidenza del Presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, concludiamo il dibattito dando la parola al Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Intervengo per pochissimi minuti poiché reputo ampiamente svolte nella relazione introduttiva le considerazioni sul merito di questo problema che abbiamo posto oggi all’ordine del giorno.

Prendo la parola brevemente, innanzitutto, per sottolineare che la discussione che si è svolta stasera in questo Consiglio regionale è stata matura e responsabile, al di là di sbavature in alcuni interventi che sono sempre puntualmente protesi alla propaganda ed alla demagogia politica. Nel complesso, tuttavia, c’è stata una discussione matura – e parlo di una riflessione e di un apporto venuti da tutti i banchi di questo Consiglio regionale – prova che c’è la consapevolezza e questo è il dato politico che mi preme rilevare – che il sistema sanitario calabrese vive una fase difficile e che il servizio fondamentale e più sensibile per la comunità non può permanere in questo stato.

C’è una convergenza sostanziale di valutazioni sulla situazione drammatica che vive il nostro sistema sanitario – non ritorno sui singoli aspetti, sulle considerazioni fatte – e questo è un dato che è il portato di un lungo periodo, ma che, in modo particolare, negli ultimi sei anni di gestione commissariale non è stato affrontato, per come le stesse ragioni che hanno indotto al commissariamento avrebbero richiesto, perché il commissariamento è un istituto straordinario che viene attivato in supplenza delle funzioni della Regione da parte del potere centrale, dello Stato.

Se i risultati sono quelli che abbiamo sotto gli occhi e che sono stati evidenziati nella relazione – e dagli interventi sono questi – io credo che si ponga – ho già posto la questione anche in questi termini nella riunione della conferenza dei Presidenti alla presenza del ministro Lorenzin il 24 scorso – l’esigenza di rivedere questo istituto; e si pone ancor più in un Paese nel quale il sistema sanitario è all’avanguardia nel mondo perché l’Italia ha un sistema sanitario che è tra i più avanzati del mondo in una situazione nella quale questo quadro vede allargarsi il divario con una parte del Paese, che è quella che sostanzialmente interessa le Regioni commissariate, soggette al Piano di rientro.

Allora, recuperare questa parte del Paese a quello standard di qualità significa, attraverso la riflessione sull’esperienza di questi anni, definire strumenti che consentano di fuoriuscire da questa situazione, perché se gli strumenti – e insisto su questo, l’ha ripreso il consigliere Guccione e sono molto d’accordo, perché nell’introduzione ho fatto una riflessione a proposito – rimangono gli stessi tra la Lombardia e la Calabria, è chiaro che non si uscirà mai; se le politiche relative al personale rimangono quelle che sono oggi, non se ne uscirà, perché la spirale è destinata ad aggravarsi.

Se per le patologie che sono state richiamate, come l’oncologia, la cardiologia ed altre, si è costretti ad andare fuori regione, allora si tratta di investire nei servizi relativi a quelle patologie, per aggredire questa fuga e per fare in modo che il trend si inverta, ma investire significa avere la possibilità di investire in personale medico, in tecnologia, per creare servizi che interrompano quel trend.

Si tratta, quindi, di fare questa riflessione sul piano nazionale – e noi abbiamo posto la questione in questi termini – e di lavorare sapendo che – e questo vorrei dirlo a chi ha richiamato questo punto – il problema non è del dialogo che manca, ma è proprio dell’istituto del commissario, per come è concepito. Per capirci, carissimo collega, parlo di istituto del commissario, parlo di Scura e di Urbani, anzi forse di Urbani e Scura, in modo tale che ci chiariamo, uscendo dalle appartenenze; bisogna liberarsi dalle appartenenze, perché queste non portano ritorno alla Calabria. Dobbiamo parlare il linguaggio della verità, senza nasconderci dietro i sofismi, ma prendendo il toro per le corna.

Noi abbiamo preso il toro per le corna, perché l’ha detto prima il consigliere Scalzo – e voglio riprenderlo questo concetto – noi con il Governo nazionale, con il presidente Renzi, con il Pd nazionale, abbiamo un rapporto di fortissima collaborazione. La nomina nella cabina di regia, che è stata ricordata prima dal consigliere Romeo, è la conferma di ciò. Non è che la cabina di regia è stata una scelta fatta sulla base della costituzione di maggioranze o di minoranze all’interno della conferenza dei Presidenti delle Regioni; è una scelta politica – chiaro? – non nei confronti di una persona, ma nei confronti di una Regione, se mi permettete. Io credo che si debba dare atto di questo a Matteo Renzi, al Pd nazionale ed ai colleghi delle altre Regioni che hanno accettato questa proposta, che hanno fatto questa scelta.

Quindi, con il Pd nazionale c’è un rapporto forte, costruito in un confronto schietto, perché io le cose non le mando a dire.

La vicenda del commissariamento, che risale a luglio del 2010, concordata ed anzi forse richiesta in quel momento – ho avuto modo di dirlo in altre occasioni in questo Consiglio regionale – a dicembre non è stata definita attraverso un atteggiamento di subalternità da parte nostra; c’è una discussione pubblica che mi ha visto persino protagonista nel Consiglio dei Ministri, quindi non stiamo forzando nulla; io con altrettanta chiarezza, a conclusione di quella riunione, dissi che, prendendo atto della modifica normativa avvenuta il 1° gennaio 2015, auspicavo collaborazione e cooperazione, che non ci sono state, ma non da parte della Regione. Vi chiedo di leggere, per cortesia, il decreto di nomina del commissario che in sedici punti racchiude i poteri a lui attribuiti relativi, per esempio, alla rete ospedaliera.

La rete ospedaliera, quella che è stata oggetto del decreto commissariale numero 30 del 3 marzo 2016 – mi pare – è stata fatta dal commissario senza il preventivo coinvolgimento e confronto con i territori, con le forze sociali – non ne parliamo proprio – con gli operatori sanitari – men che meno – ma nemmeno con chi ha la rappresentanza formale, perché eletto dai cittadini, che è il Presidente della Regione, che è il Consiglio regionale e con chi è preposto al governo della sanità nei territori, cioè i direttori generali delle aziende sanitarie ed ospedaliere. Lo schema di decreto ci è stato comunicato un mercoledì sera perché il giorno dopo il direttore del dipartimento, Fatarella, lo sottoscrivesse. Di questo stiamo parlando, consigliere Esposito.

Quindi, il dialogo… quale dialogo?! Qui c’è un istituto, quello del commissariamento, che è un istituto che è assorbente; ha assorbito, anzi tracimando e travalicando persino quelle che sono le sue funzioni.

Ora, una riflessione, a conclusione di una discussione come questa, va fatta perché bisogna essere chiari. La discussione stasera deve partire da un punto di chiarezza, anche perché ritengo che questa non sia una seduta una tantum del Consiglio regionale, una discussione una tantum, né possiamo considerarla tale. Questa seduta dobbiamo considerarla l’inizio di un nuovo percorso per quanto riguarda l’attenzione ed il governo della sanità in Calabria, l’inizio di un nuovo percorso per quanto riguarda la sanità in Calabria.

Io credo che noi, stasera, a conclusione di questa seduta di Consiglio regionale, dobbiamo già determinare un primo pronunciamento, che deve essere una pietra miliare da cui partire per rafforzare il confronto con il Governo e per costruire questo percorso, ed ognuno si assume le responsabilità per costruire questo percorso.

Ritengo giusto che il Consiglio regionale si pronunci, per come è stato detto, sulla necessità di lavorare per il superamento del commissariamento ed è giusto che si dia mandato perché si apra un confronto per la rinegoziazione del Piano di rientro nei termini che indicavo prima, di una maggiore flessibilità per la fuoriuscita da questa situazione, altrimenti, se non si rinegoziano i termini, i contenuti del Piano di rientro, difficilmente si uscirà da questa situazione, perché è una spirale che si avvita su se stessa.

Quindi, è una discussione importante, una seduta di Consiglio regionale che apre una nuova fase a cui dovranno seguire altri momenti di confronto, di approfondimento ed anche di coinvolgimento, perché credo che, soltanto attraverso un coinvolgimento degli attori sul territorio, dei protagonisti che sono innanzitutto gli operatori sanitari, gli amministratori locali, le forze sociali e le comunità sui territori, noi riusciremo ad invertire la rotta.

Quello che è mancato in questi anni è stato – l’ha ricordato il consigliere Salerno – il fatto che si sia proceduto a tagli lineari, a realizzare qualche risultato in termini di risparmio di risorse, ma non si è proceduto ad affrontare il cuore del problema, la riorganizzazione dei servizi, tagliando anche, per qualificare, per dare un’offerta migliore e, quindi, per recuperare, attraverso il risparmio, efficienza e qualità nelle prestazioni sanitarie. Questo è mancato, parliamoci chiaramente.

Il consigliere Orsomarso ha ragione: si sono chiusi ospedali, ma quanti di quegli ospedali chiusi, poi, hanno chiuso soltanto i servizi, mentre le risorse umane non sono state utilizzate e riorganizzate! Per parlare tra di noi il linguaggio della verità, per evitare di buttarla sempre nel politicantismo, per evitare ogni volta di… Quanti di quegli ospedali, quanti – vi posso fare l’elenco – che mentre c’era la carenza di anestesisti in un ospedale HUB, magari, gli anestesisti negli ospedali chiusi stavano a braccia conserte perché nessuno li utilizzava, perché non c’era il progetto di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi. Allora, il punto è questo.

Pertanto, se noi vogliamo fare questo, rispetto alla questione della sanità, sia pure senza abbandonare – ci mancherebbe altro – la politica ed i punti di vista, è una questione che richiede ancor più di altre un approccio maggiormente di merito rispetto ai problemi perché, se ci confrontiamo nel merito, io credo che anche e soprattutto questo Consiglio regionale possa dare un contributo per invertire la rotta e per delineare un percorso che potrà vedere protagonisti i diversi soggetti sul territorio, potrà vederli protagonisti consapevoli. Ed anche laddove si va a chiudere un servizio e si fa capire che la chiusura di quel servizio significa una prestazione migliore sul territorio, perché si potenzia altro, la situazione viene compresa perché i cittadini lo capiscono, perché credo che ognuno di noi sia preoccupato di avere prestazioni sanitarie nella propria regione tali da poter garantire la propria sicurezza e la propria salute.

Questo è il punto da cui bisogna partire e dal quale non si può prescindere.

Credo, quindi, che quella di stasera sia stata una discussione importante, lo dico con grande sincerità e senza ipocrisie. Noi dobbiamo considerare questa seduta di Consiglio regionale come l’avvio di un percorso nuovo per quanto riguarda l’attenzione sui problemi della sanità. E’ chiaro che un Consiglio regionale – lo dicevo prima nel corso di un’intervista – che si pronunzia non è l’assemblea di un condominio, anche se l’assemblea di un condominio ha una funzione relativamente importante per quanto riguarda la comunità del condominio. Il Consiglio regionale della Calabria è la massima espressione democratica della Regione ed il Consiglio regionale della Calabria che si pronunzia attraverso un documento, dopo una discussione matura quale è quella che c’è stata, è sicuramente un punto serio dal quale partire per aprire un confronto sia con il Governo nazionale sia nella stessa Regione, perché da domani niente sarà più come ieri, perché io considero importante e con grande serietà ed efficacia il pronunciamento di un’Assemblea come questa.

Ecco perché credo di poter esprimere soddisfazione per come la discussione si è sviluppata, per gli apporti che ci sono stati, di sostanziale condivisione dei contenuti di una relazione che io ho presentato qui e che è stata soprattutto una relazione che, non a caso, ho voluto scrivere e leggere, che è stata supportata da dati precisi, incontrovertibili, perché rispetto a quei dati credo che nessuno possa discutere, perché sono dati rilevati dalla condizione e dal quadro che vivono il nostro sistema sanitario e le nostre comunità.

Faccio un appello affinché, a conclusione di questa seduta di Consiglio regionale, questa valutazione si condensi in un documento e ci si assuma pienamente le proprie responsabilità. Per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, siamo qui per questo, io stesso ho sollecitato perché consideravo mature le condizioni affinché si potesse svolgere questa discussione, considerandola il punto di partenza di un percorso che dovrà vederci protagonisti ancora più in campo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

PRESIDENTE

Grazie, presidente Oliverio.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Presidente, le chiedo di poter illustrare il documento conclusivo.

PRESIDENTE

Prego, consigliere Romeo.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

“Premesso che:

il Governo nazionale ha disposto, nel dicembre dell'anno 2009, che la Calabria si dotasse di un Piano di rientro dai debiti pregressi accumulati nella gestione del Servizio sanitario regionale;

l’attuazione del suddetto Piano di rientro è stata affidata all'amministrazione regionale;

successivamente, a seguito delle elezioni regionali svoltesi nel marzo 2010, la Giunta regionale presieduta dall'on. Giuseppe Scopelliti ha chiesto ed ottenuto l'attivazione dell'Istituto Commissariale per la gestione del Piano di rientro deliberato dal PCM nel luglio 2010;

le funzioni di Commissario furono affidate al Presidente della Giunta regionale e furono esercitate sino al 31 dicembre 2014;

la Legge di Stabilità 2015 ha previsto, invece, la incompatibilità della funzione commissariale con quella di Presidente della Giunta regionale;

dall'anno 2009 ad oggi, dunque, si sono succedute più gestioni commissariali per l'attuazione di diversi documenti di Piani di rientro;

al 31 dicembre 2012, si è resa necessaria la predisposizione di un ulteriore piano operativo per il raggiungimento degli obiettivi precedentemente programmati e non attuati;

alla scadenza del triennio 2013/2015, 31 dicembre dell'anno 2015, è scaduto anche il suddetto piano operativo ed ancora non sono stati perseguiti gli obiettivi indicati;

recentemente l'Ufficio del Commissario ha trasmesso al Ministero della Salute un nuovo Piano operativo 2016/2018, configurando così una proiezione novennale della gestione commissariale;

la pluriennale attività commissariale non ha mai raggiunto gli obiettivi previsti dal Piano di rientro del debito sanitario;

in questi anni il servizio sanitario calabrese ha subìto un progressivo depauperamento e si è registrata una contrazione qualitativa e quantitativa dei servizi erogati.

Il Consiglio regionale:

esprime forte preoccupazione per la condizione in cui versa attualmente il Servizio sanitario regionale;

evidenzia che l'emigrazione sanitaria passiva registra costi mai raggiunti nel passato (286 milioni di euro). E’ questa una cifra addirittura superiore al gettito derivante dalla imposizione fiscale autonoma regionale, che per i calabresi prevede l'applicazione di tariffe destinate al pagamento delle tasse più alte d'Italia;

denuncia il fatto che in Calabria è disatteso il riconoscimento del diritto universale alla cura della salute del cittadino, dal momento che non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza: la Calabria si colloca al penultimo posto tra le Regioni italiane;

denuncia, inoltre, che dall'anno 2009 ad oggi non si è registrata una effettiva ottimizzazione della spesa sanitaria. Infatti, sono stati prevalentemente tagliati i servizi e non colpiti e ridotti gli sprechi;

denuncia, altresì, che:

a) gli stessi erogatori privati accreditati sono fortemente insoddisfatti delle attività commissariali e da mesi hanno attivato uno scontro giurisdizionale che vede sistematicamente soccombente la Regione;

b) le liste di attesa registrano tempi insopportabili per la domanda epidemiologica;

c) si registra uno scollamento e l'assenza di integrazione tra l'attività ospedaliera e territoriale, con l'ulteriore indebolimento della rete di prevenzione e di assistenza, costringendo, così, l'utenza a riversarsi indistintamente verso gli ospedali Hub;

d) l'approvazione del Decreto commissariale n. 30/2016 determina ulteriori inefficienze, squilibri, contraddizioni ed impedisce ogni logica di programmazione razionale ed innovativa;

e) la proposta di nuova rete ospedaliera è stata delineata senza alcuna concertazione o consultazione istituzionale. Gli stessi direttori generali delle Aziende ospedaliere e sanitarie provinciali sono stati ignorati;

f) di fronte all'esplosione di una diffusa protesta, che si è manifestata su tutto il territorio regionale da parte di tante rappresentanze sociali e della popolazione calabrese, lo stesso Ufficio del Commissario, evidenziando i termini di una programmazione approssimativa ed assolutamente discrezionale, ha più volte rappresentato la necessità di apportare correttivi e modifiche;

il Consiglio regionale

condivide la richiesta avanzata dal Presidente della Giunta regionale, dai consiglieri regionali, da numerosi consigli e giunte comunali, da molteplici associazioni di categorie e rappresentanze sindacali di revocare i DCA nn. 25/2016, 26/2016, 27/2016 e 30/2016;

approva la relazione del Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio;

chiede, altresì, si pervenga ad una nuova proposta di riorganizzazione attraverso l'attivazione di una adeguata concertazione istituzionale;

chiede la rinegoziazione del Piano di rientro attraverso misure e criteri più flessibili, tali da consentire l'uscita dal piano stesso;

il Consiglio regionale

chiede che il Governo nazionale assuma ogni utile iniziativa finalizzata al superamento della gestione commissariale del Servizio sanitario regionale calabrese;

auspica, inoltre, che possa trovare compimento, anche attraverso l'emanazione di uno specifico decreto da parte del Consiglio dei Ministri, una iniziativa legislativa tesa al superamento dei Piani di rientro attualmente in vigore nelle Regioni italiane e la conseguente soppressione delle relative gestioni commissariali”.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

SALERNO Nazzareno (Forza Italia)

Ritengo, presidente Oliverio, che questo sia un documento molto importante e sarebbe opportuno avevo già rappresentato qualche perplessità al capogruppo Romeo che fosse modificato affinché se è possibile – venisse approvato all’unanimità per dare maggiore forza alla Regione Calabria nei confronti del Governo. Perciò, chiedo una breve sospensione dei lavori.

PRESIDENTE

Va bene. Chiedo ai capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

La seduta sospesa alle 21,30 è ripresa alle 21,32

PRESIDENTE

Pongo in votazione il documento così come rimodulato dai capigruppo al banco, con una sola piccola modifica al quarto punto del secondo paragrafo.

(Interruzione)

Il consigliere Esposito chiede di intervenire per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ESPOSITO Sinibaldo (Nuovo Centro Destra)

Rispetto alla modifica richiesta ed ottenuta parzialmente dai colleghi che mi hanno preceduto, ritengo che rimangano in campo alcune precisazioni che, dopo l’intervento del Presidente, sono costretto a fare.

Nel mio intervento, quando parlavo di una mancanza di dialogo, credo che sia nei fatti e, nel momento in cui non si dovesse pervenire alla fine del commissariamento, ritengo che sia un dovere della politica trovare il dialogo stesso perché il dialogo serve a chi ha a cuore le sorti della Calabria. Non faccio difese di appartenenza, perché nel mio intervento in più passaggi ho parlato della struttura commissariale; non mi sono mai riferito all’ingegnere Scura sul piano personale, per cui, quando parlo di struttura commissariale, ho inteso accomunare nella stessa l’ingegnere Scura ed il dottore Urbani.

Chi mi conosce sa che, rispetto all’appartenenza di essere calabrese, non guardo altri tipi di appartenenza.

Nel mio intervento ho anche detto, Presidente, che non ho condiviso anzi ho detto che mi sono dispiaciuto dello scarso livello partecipativo che la maggioranza ha voluto porre in essere nella definizione del documento stesso, tant’è che anche dai banchi della maggioranza è stato dato questo rilievo come un mea culpa della maggioranza stessa.

Proprio per venire incontro a quello che è il nostro senso di responsabilità, riteniamo di non poter votare. Cionondimeno, noi, Presidente, come gruppo del Nuovo Centro Destra, ci asteniamo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Intervengo per dichiarazione di voto per dire al Presidente che raccogliamo il suo appello alla responsabilità. Ribadisco l’ho già detto nel primo intervento – che non reputo serio che io nel mio intervento oggi gridi: “voglio Praia a Mare aperto! voglio San Marco Argentano aperto!”, perché sarebbe banale rispetto alla grande difficoltà vissuta nella stagione precedente, nella stagione commissariale subìta in parte, poiché il commissario coincideva con il Presidente della Regione. Poteva esserci anche questa opportunità che per lei, Presidente, non c’è stata, dal momento che la norma è cambiata, né le ho detto che dò a lei le colpe.

Penso che questo documento – lo dicevo anche al consigliere Romeo – per come nasce, sia sintetico e sia privo di soluzioni, soprattutto di soluzioni che noi dobbiamo dare ad un commissariamento che si è reso necessario per gli errori di vent’anni di politica.

Mi prendo anche la responsabilità benché non sia in politica da vent’anni.

Quindi, vedo alcune mancanze – perdonatemi – perché non si può chiedere responsabilità oggi rispetto al vostro duro lavoro perché ci mettete la faccia e me ne rendo conto, e non si dice che, dal 2009 ad oggi, si sono ridotti alcuni sprechi, perché quello che è accaduto sui costi dei farmaci, anche grazie alla funzione messa in campo con la Stazione unica appaltante sugli ospedali e quant’altro, è stato un grande sforzo dell’impegno politico della precedente legislatura.

Quindi, il documento è carente, in una verifica puntuale della storia di questi ultimi dieci anni, e soprattutto io non posso votarlo – manca il mio collega Tallini, ma avevamo concordato di esprimere un voto contrario – non per non stare vicino al Presidente ed alle sfide sulla sanità, ma perché è privo della proiezione principale, di un lavoro che questo Consiglio regionale poteva fare. Cioè noi dovremmo – e magari auspico che si possa fare nei prossimi mesi, si può fare in un mese – essere pronti con un Piano che, magari, emenderemo pure, ma che è un’alternativa alle soluzioni di questo commissariamento. E – ripeto – ci sono anche delle carenze, perché non potete dirmi che i vostri direttori generali, in questo tempo, non hanno potuto fare nulla, perché altrimenti non si comprende la funzione.

Quindi, c’è una critica, che noi facciamo quotidianamente, per quello che si poteva fare di più.

PRESIDENTE

Le ricordo che ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Dichiaro il voto contrario, ma non è un voto contrario all’impegno del Presidente, perché da oggi anche lui apre gli occhi, come ha fatto il presidente Scopelliti quando andava al tavolo Massicci.

Quello che diceva lei, Presidente – mi perdonate un minuto in più rispetto al tempo previsto – è ovvio: se eviti gli sprechi, recuperi risorse, che a noi sono mancate in questi anni per fare nuove assunzioni e costruire nuovi ospedali.

Quindi, l’auspicio è che si possa votare, come minoranza, un Piano futuro – che, però, qui manca – anche per rafforzare il confronto con il Governo che, comunque, è un Governo che ha nominato commissari ed ha abbandonato la Calabria. Pertanto, per me resta anche una radice di critica politica, perché – come diceva bene il Presidente – nei sedici articoli del decreto di nomina sono stati conferiti tanti poteri ai commissari, ma questi non sono stati capaci in un anno e mezzo di dare la svolta.

Questa è la critica, non è un’opposizione tout court perché dobbiamo fare l’opposizione. Ci sono delle motivazioni, per cui non ve la prendete a male. Noi ci auguriamo di arrivare qui con un Piano serio per la Calabria e di votarlo tutti insieme, magari, anche emendandolo e costruendolo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

SALERNO Nazzareno (Forza Italia)

Non v’è dubbio, presidente Oliverio, che sarebbe stato meglio se avessimo potuto approfondire prima il documento, però questo non ci esonera dal portare fino in fondo il nostro contributo e, soprattutto, esprimere il nostro dissenso rispetto ad una gestione dissennata della sanità in Calabria. Quindi, superiamo anche il discorso del documento che poteva essere condiviso meglio e, magari, essere ancora più incisivo, più corposo.

Per quanto ci riguarda, come gruppo di Forza Italia, sia io sia il consigliere Morrone, votiamo a favore.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Cannizzaro. Ne ha facoltà.

CANNIZZARO Francesco (Casa della libertà)

Intervengo per un tempo inferiore ai tre minuti previsti.

Presidente, effettivamente, una mancata partecipazione ha mortificato anche quello che è il ruolo delle forze politiche di minoranza in seno all’Assemblea legislativa. Mi pare che anche noi rappresentiamo una fetta di popolo che ci ha scelto per rappresentarli.

Su un documento così sensibile e delicato avremmo, chiaramente, gradito un coinvolgimento maggiore e non solamente in Aula, così, in piedi, per ragionare, tentare di immaginare un percorso anche di condivisione e dimostrare, a livello nazionale, l’esistenza di una condivisione unanime rispetto a questa tematica. Tuttavia, per questioni di responsabilità – credetemi – io voto contro questo documento, perché sappiate che, con questo documento che andrete ad approvare, farete arrabbiare il premier Renzi, quindi non farete altro che alimentare ancora di più la diatriba che c’è in atto.

Poiché tengo alla salute dei calabresi, tengo molto alla mia regione, io voto contro questo documento.

PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi per dichiarazione di voto, pongo in votazione il documento proposto.

(Il Consiglio approva)

C’era un ordine del giorno presentato dal consigliere Bova.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

Lo ritiro.

PRESIDENTE

Il Consiglio prende atto che l’ordine del giorno è ritirato.

Non essendoci altri punti all’ordine del giorno, la seduta è tolta.

La seduta termina alle 21,40

Allegati

Congedo

Ha chiesto congedo l’assessore Russo.

(E’ concesso)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Modifiche alla legge regionale 23 aprile 2009, n. 14 (Nuova disciplina per l’esercizio dell’attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole) - (Deliberazione G.R. n. 36 del 24.2.2016)” (P.L. n. 126/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Norme per la tutela della salute dei pazienti nell’esercizio delle attività specialistiche odontoiatriche. (Deliberazione G.R. n. 140 del 21.05.2015)” (P.L. n. 130/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Istituzione dell’Osservatorio regionale per i minori. (Deliberazione G.R. n. 94 del 22.03.2016)” (P.L. n. 131/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Modifiche alle leggi regionali 30 dicembre 2015, n. 31 e n. 32 (Deliberazione G.R. n. 87 del 22.3.2016)” (P.L. n. 132/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Sergio – “Disposizioni per la rimozione delle barriere della comunicazione, per la promozione e il riconoscimento della lingua italiana dei segni e per la piena inclusione sociale delle persone con disabilità uditiva” (P.L. n. 125/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Nicolò – “Modifica alla legge regionale 29 marzo 2013, n. 15, recante: “Norme sui servizi educativi per la prima infanzia” (P.L. n. 127/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Mirabello – “Interventi regionali per la conservazione, la gestione e il controllo della fauna selvatica” (P.L. n. 128/10^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

D’Acri – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 21 agosto 2007, n. 18 (Norme in materia di usi civici)” (P.L. n. 129/10^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Scalzo, Romeo – “Istituzione dei Cantieri Scuola Lavoro” (P.L. n. 133/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda – “Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Presa d’atto del Programma operativo regionale (Por) Fesr/Fse 2014/2020 (approvato dalla Commissione Europea con decisione C(2015) n. 7227 final del 20.10.2015) e della Informativa sulla decisione finale nell’ambito della procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas) del Por Fesr/Fse 2014/2020. (Deliberazione G.R. n. 45 del 24.2.2016)” (P.P.A. n. 119/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Approvazione Rendiconti di gestione dell’Agenzia regionale Calabria per le erogazioni in agricoltura (Arcea) esercizi finanziari dal 2011 al 2013. (Deliberazione G.R. n. 61 del 2.3.2016)” (P.P.A. n. 120/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Approvazione rendiconti di gestione dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) esercizi finanziari dal 2010 al 2013 (Deliberazione G.R. n. 56 del 2.3.2016)” (P.P.A. n. 121/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

Promulgazione di leggi regionali

In data 1 marzo 2016 il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 24 del 2 marzo 2016:

legge regionale 1 marzo 2016, n. 9 recante: “Modifiche ed integrazioni all’articolo 44 della legge regionale 5 aprile 1983, n. 13 recante: <Norme di attuazione dello Statuto per l’iniziativa legislativa popolare e per i referendum>”.

Notifica di deliberazione della Corte dei conti

Con nota del Capo di Gabinetto protocollo n. 9427 del 3 marzo 2016, è stata notificata ai Presidenti dei gruppi consiliari la deliberazione della Corte dei conti – Sezione regionale di controllo della Calabria – n. 8/2016.

Approvazione di risoluzione da parte di Commissione consiliare

La terza Commissione consiliare permanente, nella seduta del 18 marzo u.s., ha approvato alla unanimità la risoluzione n. 3/2016 con la quale si chiede al dirigente del dipartimento tutela della salute e al commissario per l’attuazione del Piano di rientro di far conoscere – ognuno per la propria competenza – le determinazioni assunte in ordine al problema delle “autorizzazioni inerenti le professioni sanitarie della specialistica ambulatoriale e diagnostica per immagine, fermi da mesi a causa della mancata redazione da parte del dipartimento della salute della relativa rete territoriale, nonché la problematica relativa al decreto emesso in data 30.12.2015 sull’utilizzo del ricettario unico”.

La terza Commissione consiliare permanente nella seduta del 29 marzo u.s., ha approvato alla unanimità la risoluzione n. 4/2016 in ordine ai tetti di spesa assegnati all’assistenza extra ospedaliera.

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale ha trasmesso la deliberazione n. 70 del 2.03.2016, recante: “Approvazione del Piano attuativo di forestazione anno 2016 ed atto di indirizzo”.

La Giunta regionale ha trasmesso la deliberazione n. 46 del 24.02.2016, recante: “Variazione compensativa al bilancio di previsione per gli anni 2016/2017 e riclassificazione capitoli nell’ambito del Programma U.09.03 “Rifiuti” – dipartimento ambiente e territorio”.

La Giunta regionale ha trasmesso la deliberazione n. 55 del 2.03.2016, recante: “Variazione compensativa al bilancio di previsione per gli anni 2016/2018 nell’ambito del Programma U.13.01 “Servizio sanitario regionale” – dipartimento tutela della salute”.

La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione finanziario 2016-2018:

Deliberazione Giunta regionale n. 58 del 2 marzo 2016

Deliberazione Giunta regionale n. 62 del 2 marzo 2016

Deliberazione Giunta regionale n. 74 del 17 marzo 2016

Deliberazione Giunta regionale n. 75 del 17 marzo 2016

Deliberazione Giunta regionale n. 85 del 22 marzo 2016

Deliberazione Giunta regionale n. 86 del 22 marzo 2016

Emanazione e pubblicazione di regolamento regionale

In data 1 marzo 2016, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato Regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 24 del 2 marzo 2016:

Regolamento regionale n. 3 dell’1 marzo 2016, concernente: “Disposizioni e criteri per l’esercizio, il controllo, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici”.

In data 2 marzo 2016, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 25 del 3 marzo 2016:

Regolamento regionale n. 4 del 2 marzo 2016, concernente: “Modifiche al regolamento regionale n. 16 del 24 dicembre 2015 (Regolamento di organizzazione delle strutture della Giunta regionale)”.

In data 23 marzo 2016, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 34 del 24 marzo 2016:

Regolamento regionale n. 5 del 2 marzo 2016, concernente: “Modifiche ed integrazioni al regolamento regionale n. 12 del 20 novembre 2013, allegato C”.

In data 25 marzo 2016, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 37 del 30 marzo 2016:

Regolamento regionale n. 6 del 25 marzo 2016, concernente: “Regolamento di attuazione ed integrazione della legge regionale n. 40 del 2 agosto 2013 <Norme per l’utilizzo dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità nel bacino regionale e non ancora utilizzati>”.

Interrogazioni a risposta scritta

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la riorganizzazione delle rete ferroviaria, così per come operata negli ultimi anni, si è tradotta in un vero e proprio depotenziamento per buona parte del sistema ferroviario calabrese;

tutto ciò ha comportato per i Calabresi numerosi disagi con conseguenti disservizi di ogni genere: soppressione di treni e di fermate nelle stazioni ferroviarie della Calabria, mancato ammodernamento di quasi la totalità della tratta ferroviaria regionale, investimenti decisamente ridotti, specie se confrontati con quelli realizzati in altre aree del Paese;

in tale quadro politico s'incardina, altresì, la decisione dello scorso mese di giugno con la quale sono stati eliminati gli intercity giorno e quello notte di collegamento tra la Calabria e la Lombardia;

la concretizzazione di tali tagli ha registrato un progressivo peggioramento dei servizi ferroviari indirizzati ai Calabresi;

tale ridimensionamento di certo non ha avuto ricadute positive per il Turismo. Rilevanti anche i disagi per i pendolari;

tutto ciò è certificato dalla recente mozione approvata dalla Camera dei deputati con la quale, rilevata la criticità del sistema dei trasporti e collegamenti calabresi, si è impegnato il Governo ad accelerare le procedure per superare tali ritardi;

tali disservizi hanno colpito in misura rilevante la realtà di Mileto. Un dato particolarmente significativo che merita precipua focalizzazione;

infatti Mileto è una cittadina di 7157 abitanti ed il suo bacino di utenza ferroviario interessa anche i comuni limitrofi: Jonadi, San Costantino, Francica, San Calogero, Filandari, Dinami, Rombiolo;

la stazione di Mileto per la sua posizione risulta decisamente frequentata da molti studenti (circa 1600) e pendolari (circa 300);

Mileto e la sua frazione Paravati, luogo di origine della mistica Fortunata Evolo (detta Natuzza) si accinge a diventare una delle più importanti mete turistiche-religiose regionali;

Mileto è punto essenziale per l'arrivo dei pellegrini in visita alla Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, per la quale da un anno ormai, si è avviato il processo di canonizzazione ed a breve vi sarà l'inaugurazione della Chiesa, il che comporterà un aumento di pellegrini. Mileto è inoltre, sede vescovile delle diocesi di Nicotera, Tropea e Mileto;

altro punto degno di attenzione è la presenza dell'unico Centro di recupero da tossico dipendenze nella provincia di Vibo Valentia e del Cantiere Musicale Internazionale, scuola di perfezionamento musicale che ospita studenti da tutta Europa (Bruxelles, Parigi, Roma);

non a caso, il Comune di Mileto è già stato destinatario di importanti progettualità, mediante i bandi europei e regionali tesi a migliorare, proprio per queste ragioni, strutture e servizi;

risulterebbe anche coerente con tale politica di valorizzazione del sito in questione, anziché procedere a tagli nei collegamenti ferroviari, ampliare e migliorare l'offerta del servizio ferroviario;

la stazione dj Mileto, operativa dal 1972 ed unica dell'entroterra vibonese è collocata sulla linea principale del sistema ferroviario calabrese e dopo Vibo-Pizzo è la sola che serve il territorio prima di arrivare a Rosarno -:

quali iniziative intenda realizzare al fine di sollecitare, presso le deputate istituzioni e società, un'inversione dell'affermata tendenza a impoverire l'offerta del servizio ferroviario calabrese, con particolare riferimento alla tratta in questione.

(132; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

lo scorso 12 novembre è stato pubblicato, sul portale internet della Regione Calabria, l'avviso pubblico in oggetto, finalizzato all'individuazione e alla realizzazione di iniziative di interesse regionale a sostegno del Sistema bibliotecario regionale, composto dalle biblioteche pubbliche, dai sistemi bibliotecari territoriali e dalle biblioteche di riconosciuto interesse locale;

al punto 4.1 del bando sono stati indicati i soggetti ammessi a partecipare: sistemi bibliotecari territoriali ad eccezione del Sistema Bibliotecario Vibonese in quanto già assegnatario, sul medesimo capitolo di bilancio, della somma di euro € 116.488,00 euro, giusta DGR n. 378 del 13.10.2015;

per come già rilevato con apposita istanza di revisione in autotutela, a firma dell'avv. Domenico Sorace, peraltro già rigettata: "L'esclusione del Sistema bibliotecario vibonese è frutto di oggettivo errore valutativo, essendosi omologati e confusi elementi sostanziali e procedurali diversamente finalizzati e calibrati";

l'assegnazione di euro 116.488 si riferisce ad un servizio non proprio di SBV, in quanto Biblioteca territoriale, ma riferibile ad un servizio proprio e diretto della Regione Calabria, attraverso la governance del "Polo del Servizio Bibliotecario Regionale", in coerenza con quanto previsto dal comma 3 bis dell'articolo 4 della legge regionale n. 19 del 12 giugno 2009;

la somma di € 116.488,00 fa riferimento ad una prestazione resa da SBV nell'interesse diretto della Regione Calabria, pertanto non imputabile né riferibile al sostegno finanziario che è oggetto dell'avviso pubblico in questione. Sul punto, sarà sufficiente evidenziare la coincidenza della somma con quanto attestato dalla Regione con nota n. 265116 del 11 settembre 2015, in cui si allude al pagamento della manutenzione sulle licenze d'uso (Sebina SOL) e alle spese dei collegamenti telematici (SBN) tra le biblioteche e con il Servizio Bibliotecario Regionale e, per esso, con quello nazionale, rimanendo a carico del Sistema Vibonese le ulteriori spese di funzionamento degli apparati informatici, manutenzione degli stessi e della base dati bibliografica, in pratica il catalogo di tutte le biblioteche calabresi;

il Sistema bibliotecario vibonese (SBV) in sostanza non trae alcun beneficio diretto dalla gestione del Polo del Servizio Bibliotecario Regionale, oggetto esclusivo dell'erogazione di € 116.488,00, anzi sopporta oneri aggiuntivi e non rimborsati, tra cui spese manutenzione base dati, spese sistemistiche, assicurazione, fornitura elettrica apparati, etc..;

da ciò si evince come l'esclusione del SBV dall'avviso in oggetto è la logica conseguenza di un errore concettuale. L'Ufficio ha infatti sovrapposto due procedure e due posizioni con oggetto e destinazione completamente differenti;

le capacità di promozione, pianificazione e gestione culturale del SBV risultano penalizzate da tale decisione;

detta esclusione al di là degli aspetti di legittimità amministrativa, appare fuorviante rispetto all'indirizzo di programma della stessa maggioranza che sulla Cultura ha annunciato coerenti finanziamenti orientati da obiettivi qualificanti;

sugli aspetti della regolarità amministrativa di tale decisione, salvo ripensamenti dell'Ufficio, sarà probabilmente la Magistratura amministrativa a pronunciarsi;

si rileva, però, un significativo dato politico. Ancora una volta, il Vibonese risulta depotenziato, nelle sue risorse, da una decisione che inevitabilmente è desinata a limitare l'operatività di un prestigioso Sistema di cultura -:

quali decisioni politiche intenda adottare per garantire congrue modalità di finanziamento del Sistema Bibliotecario Vibonese, quanto mai necessarie al suo corretto ed efficace funzionamento.

(133; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con la legge regionale numero 9/2007 venne prevista la trasformazione del "Centro Servizi Avanzati Ricerca, Formazione e Sviluppo Agroalimentare della Calabria S.p.A" (Centro agroalimentare) in "Fondazione Mediterranea Terina Onlus", quale centro di ricerca industriale e alta formazione nei settori agricolo, agroalimentare, agro-industriale ed ambientale;

la legge regionale numero 24/2013, di riordino degli enti subregionali, ha autorizzato la Giunta regionale a procedere alla riorganizzazione della Fondazione;

con la delibera numero 17/2014, la Giunta regionale ha approvato il nuovo Statuto della Fondazione. Essa ha sede a Lamezia Terme, è organismo "in house" dell'unico socio fondatore, la Regione Calabria. La partecipazione alla Fondazione non è aperta ad altri soci, privati o pubblici;

al contempo è stato siffattamente ridefinito anche lo scopo della fondazione: "Ricerca industriale, sviluppo sperimentale, trasferimento tecnologico e divulgazione scientifica nel settore della qualità agroalimentare, della sicurezza alimentare e della salute";

ad oggi, la Fondazione non è stata concretamente oggetto di quel processo di sostanziale riforma deliberato dall'Assise con la citata legge regionale 24/2013. Nella prassi, infatti, la menzionata normativa non ha avuto la sua puntuale applicazione;

la circostanza è decisamente grave, se si considera lo stato di enorme disagio subito dai suoi 40 dipendenti che non percepiscono lo stipendio con la dovuta regolarità. Allo stato, oltre cinque le mensilità arretrate;

la situazione dei dipendenti è di rilevantissima sofferenza e fonte di immani disagi. E ciò anche in considerazione del fatto che spesso trattasi di lavoratori con situazioni familiari monoreddito;

l’amministrazione regionale, pertanto, ha il dovere di offrire soluzioni concrete affinché una struttura così importante non venga abbandonata al suo destino e sia fruibile dalla filiera agro-alimentare reale cui essa dovrebbe indirizzare l’attività;

la Fondazione Terina è l'unico ente di ricerca della Regione Calabria, con laboratori all’avanguardia e fra i più importanti del Paese in materia di sicurezza e analisi dei prodotti agro-alimentari;

nei giorni scorsi il Vicepresidente della Giunta regionale, Antonio Viscomi, in relazione allo stato di difficoltà in cui versa la Fondazione Terina, ha invitato il Dirigente generale del Dipartimento "Bilancio" ad impegnare le risorse disponibili sugli spazi finanziari previsti dalla DGR 370/2015, adottata il 24 settembre c.a., al fine di garantire l'equilibrio di bilancio;

lo stesso Vicepresidente della Giunta regionale ha invitato il Dirigente generale del Dipartimento “Agricoltura” a predisporre, con urgenza, un incontro per stabilire un percorso che possa portare con sollecitudine alla riallocazione definitiva del personale della Fondazione "Terina" per come previsto dalla legge 24/2013;

nonostante ciò, allo stato, le problematiche esposte non risultano essere superate -:

quale orientamento, decisioni e ulteriori iniziative, strategie politiche e condotta amministrativa siano state intraprese o in itinere tese ad offrire una soluzione concreta alle sorti della Fondazione Terina;

quali i provvedimenti adottati, funzionali a garantire, in modo particolare, ogni diritto riconducibile ai suoi quaranta dipendenti.

(134; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

su scala regionale il trasporto su gomma, come parte di quello su rotaie è gestito dalle Ferrovie della Calabria (FC); società a responsabilità limitata di servizio e di trasporto pubblico;

il degrado del servizio in questione ha assunto dimensioni di rilievo. E ciò, in particolare, a causa della vetustà dei mezzi;

l'involuzione delle condizioni di viaggio si traduce in una vera e propria compressione del diritto a un trasporto che abbia i connotati della decenza;

ciò è chiaramente confliggente con un'idea moderna, dinamica e al passo coi tempi della realtà regionale;

tale involuzione investe un settore primario dei servizi appannaggio dell'utenza calabrese;

tutto questo è fonte di continui disagi;

in modo particolare molteplici sono state le segnalazioni ricevute e relative alla tratta Vibo Valentia-Cosenza;

gli autobus impiegati per tale tragitto risultano degni della sceneggiatura di un film dell'orrore: sporcizia diffusa, sedili divelti, abitacoli non proprio insonorizzati;

tutto ciò rende poco decoroso e affatto dignitoso il servizio offerto ai viaggiatori. A maggior ragione se si considera che il biglietto per tale tratta ha il costo di € 7,20; importo non proprio simbolico -:

quale iniziative intenda intraprendere, per ammodernare il servizio di pubblico trasporto regionale;

quale sia la strategia di superamento dei ritardi accumulati in tale settore;

quali siano i tempi e le modalità necessarie a rendere concrete dette iniziative;

se intenda operane con sollecitudine relativamente alla tratta sopra indicata (Vibo Valentia- Cosenza) per restituire ad essa dignità e decoro.

(135; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

giornalmente si registrano segnalazioni, lamentele e disagi collegati alla sporcizia delle acque marine nell'area Capo Vaticano-Nicotera;

la situazione risulta particolarmente grave in quanto ciò arreca gravissimo nocumento all'ambiente, con particolare riferimento a tutta la fascia costiera del medio Tirreno;

tale situazione, inoltre, compromette l'immagine di una delle aree marine più belle e più apprezzate della Calabria, con danni ingenti anche relativamente al Turismo, unica o principale risorsa ambientale ed economica del territorio;

il perdurare di tale situazione è destinata ad accrescere la situazione di estremo disagio di un comprensorio già minato dalla crisi del settore privato e di quello pubblico;

urge predisporre quanto necessario alla risoluzione della problematica in questione, anche mediante lo stimolo circa l'adozione di tutti i provvedimenti all'uopo necessari e la sollecitazione a specifici interventi risolutori;

in modo particolare risulta inderogabile definire un piano urgente d'interventi straordinari calibrato alle esigenze di che trattasi;

i provvedimenti e gli stanziamenti in favore della depurazione e quelli relativi alla pulizia di alcuni tratti stradali rischiano di vedere vanificati gli effetti dalla sporcizia delle acque marine in questione;

appare non più procrastinabile un intervento politico-amministrativo volto a focalizzare l'attenzione sulla pulizia delle fiumare;

in modo particolare, urge rivolgere l'attenzione verso tutti gli agenti promotori di tali anomalie e adoperarsi per la loro rimozione -:

se intenda adottare le eventuali decisioni di sua competenza e sollecitare con estrema urgenza un intervento politico-amministrativo presso tutti enti ed autorità interessate atte a promuovere misure per il mantenimento della pulizia delle acque marine di Capo Vaticano-Nicotera;

se intenda attivarsi per l'adozione, anche presso i medesimi enti ed autorità, di tutte le decisioni volte a tutelare garantire la costante, piena e regolare pulizia di detto tratto marino.

(136; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la figura di Natuzza Evolo è una grande risorsa per l'umanità e per la Calabria in modo particolare, per vari motivi e sotto molteplici profili;

lo è in primis, sotto il profilo spirituale. La mistica di Paravati è un indubbio riferimento cristiano di eccezionale caratura. L'emblema di una vita vissuta all'insegna della carità e dell'amore verso il prossimo;

Natuzza Evolo è stata anche un riferimento civile, col suo esempio di sobrietà e onestà. Una calabrese che ha offerto alla storia comportamenti improntati all'altruismo e alla solidarietà;

Natuzza Evolo insomma, risulta un grande riferimento per la Calabria destinato ad arricchire la sua dimensione identitaria;

il processo di canonizzazione seguirà il suo percorso. È d'obbligo, però, relativamente al ruolo delle istituzioni, non farsi trovare impreparati;

affinché ciò accada è necessario avviare una stagione di puntuale e rigorosa progettualità, prima di tutto culturale;

la precedente amministrazione regionale ha già premiato un progetto presentato mediante i Pisl;

ciò costituisce un passaggio importante, ma non ancora sufficiente a garantire l'accoglienza dei flussi di pellegrini che si orienteranno verso Paravati;

la pianificazione dell'ente Regione andrà rivolta al potenziamento dei servizi, delle strutture ed infrastrutture funzionali al collegamento con la frazione di Mileto;

l'azione d'intervento, pertanto, non potrà essere limitata alla realizzazione di una sola strada di collegamento con la Sa-Rc.;

la politica regionale, su tale versante, non può permettersi né improvvisazioni, né mediocrità. Urge, invece, una programmazione culturale e in termini di opere pubbliche ad ampio raggio che sia adeguata all'appuntamento e alle legittime attese dei calabresi -:

se e quali provvedimenti intenda adottare per assicurare, in merito al prefigurato evento di canonizzazione di Natuzza Evolo, per potenziare strutture e infrastrutture in direzione di Paravati di Mileto;

se e quali decisioni intenda assumere per garantire un percorso di crescita culturale e identitaria collegata a tale evento.

(137; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il Progetto cofinanziato con fondi del Por Calabria 2000/2006 (Asse III, Risorse Umane - Misura 3.4) nel suo iniziale percorso ha visto impegnate circa 164 unità lavorative (assunti tramite la ditta Eurocoop Scarl tra il dicembre 2008 e marzo 2009) dislocate, presso l'Asp di Vibo Valentia, il Parco delle Serre Vibonesi, la Provincia di Vibo Valentia e vari comuni, fra cui Nicotera, Ricadi, Dinami, Zambrone;

con decreto n. 131706 del 12.9.2007 emesso dal dirigente del Dipartimento n.10 Lavoro, Politiche della famiglia, formazione professionale, cooperazione e volontariato della Regione Calabria è stato indetto Avviso Pubblico per la presentazione di candidature alla selezione per il sostegno all’ inserimento lavorativo di disoccupati svantaggiati, mediante incentivo all’occupazione dell’Area di Vibo Valentia;

in virtù di quanto precede, l'Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, ha predisposto, a suo tempo, apposito Piano di azione tra gli enti pubblici della provincia di Vibo interessati al progetto;

la seconda fase del Progetto è stata incentrata su l’Avviso Pubblico riguardante la realizzazione di interventi idonei a contrastare il fenomeno delle crisi aziendali e occupazionali (data pubblicazione graduatoria: 9 novembre 2011);

la finalità dei bandi di che trattasi è stata quella di sostenere azioni per l'acquisizione di figure professionali, provenienti dal bacino del precariato e/o espulsi dal mercato del lavoro, da destinare nei servizi di tutela ambientale, prevenzione ecologica ed igienico sanitario;

con delibera di Giunta provinciale di Vibo Valentia n.8 del 15.1.2008 è stato approvato il Piano di azione e con successiva delibera di giunta provinciale di Vibo Valentia n.37 del 25.1.2008 e determinazione n. 17 del 13.2.2008, l’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia ha avviato le procedure selettive per l'aggiudicazione dell'appalto di servizi per la realizzazione delle iniziative progettuali predisposte dai singoli enti pubblici interessati;

dei 164 lavoratori, allo scadere dei primi tre anni lavorativi, causa mancate adesioni, al successivo bando, da parte degli enti interessati, ne sono rientrati circa 70 che hanno svolto la loro attività lavorativa all'anno 2013/2014;

tali lavoratori risultano, allo stato, privi di lavoro e di quegli strumenti normativi prodromici a un’efficace tutela economica e/o lavorativa e/o assistenziale -:

se e quali provvedimenti intenda adottare per assicurare le eventuali decisioni atte a garantire ampia tutela giuridica ai lavoratori in questione.

(138; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la figura di Ruggero I d'Altavilla merita speciale attenzione. Il personaggio fu coraggiosissimo condottiero, uomo di governo e, soprattutto, grande amante della Calabria;

il suo amore per la Calabria lo portò a stabilire quale sede centrale del governo normanno, la cittadina di Mileto cui diede lustro, onore e notorietà;

le traversie collegate ai sarcofagi contenenti le sue spoglie e quelle della moglie Eremburga, in sintesi, sono le seguenti. Collocati originariamente nell'abbazia mausoleo fatta costruire dagli stessi Altavilla, i monumenti funerari furono prelevati da Mileto nel 1840 ad opera dell'esercito borbonico e poi trasferiti nel museo archeologico di Napoli dove tuttora sono ubicati, in posizione defilata;

il museo statale di Mileto sin dal 1997 si è adoperato, con formali iniziative, per riportare in Calabria le spoglie: di Ruggero I d'Altavilla e della sua anzidetta consorte;

per il ritorno dei due sarcofagi, entrambi di matrice neoclassica, nel tempo si sono prodigati, oltre al museo di Mileto, anche altre autorità, fra cui: comitati spontanei, la direzione regionale per i Beni e le attività culturali. Nonostante il generoso impegno, però, ad oggi il risultato non è stato ancora centrato;

il ritorno dei due sarcofagi contenenti le spoglie degli Altavilla non solo costituirebbe un significativo richiamo di natura turistica, con evidente benefici per l'indotto, ma sarebbe un atto di giustizia verso la città di Mileto, verso i calabresi e verso lo stesso Ruggero I d'Altavilla e consorte così indissolubilmente legati alla terra di Calabria;

per tutte le operazioni di rientro urge coinvolgere anche il Polo museale regionale, di recente istituzione, di cui fa parte anche il museo di Mileto;

qualche mese addietro, il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini si è pronunciato positivamente a tale proposito. Il tutto, per come confermato in un'intervista rilasciata a un noto quotidiano nazionale nell'ambito di un progetto teso a riportare presso le sedi d'origine, le opere poste ai margini se non dimenticate, presenti nei grandi musei;

il ministro Dario Franceschini ha espressamente dichiarato: «Il sarcofago di Eremburga, nei depositi del museo Archeologico di Napoli, potrebbe andare insieme al sarcofago di Ruggero in Calabria, al museo nazionale di Mileto»;

parole significative che offrono un'opportunità, all'intero popolo calabrese, per un'operazione dal forte valore culturale e simbolico, orientato al recupero consapevole della propria identità storica -:

quale iniziative intende intraprendere per accelerare e rendere reale il rientro dei sarcofagi contenenti le spoglie mortali di Eremburga e Ruggero I d'Altavilla;

quali siano i tempi e le modalità necessari a rendere concrete dette iniziative;

gli interventi tesi al coinvolgimento, nell'operazione in argomento, del Polo museale regionale.

(139; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il degrado marino risulta indecente e intollerabile. Il passato mese di agosto 2015 si è segnalato, infatti, per accentuate le criticità marine;

tali criticità sono dimostrate in tutta la loro entità e gravità, con particolare riferimento alla Costa degli dei;

per tutto il periodo estivo, la stampa ha più volte rimarcato la sporcizia del tratto marino afferente l'intera fascia costiera di che trattasi;

urge avviare una progettualità di contrasto, verso tale fenomeno così altamente negativo, sin da subito e ciò per superare i limiti di un'azione politica fin qui inefficace e tardiva;

gli interventi della Regione, in merito, si sono palesati tardivi, riduttivi e in buona parte insufficienti;

è mancata puntuale e rigorosa programmazione tesa a impedire, limitare o superare le criticità in questione;

lo spettacolo offerto dal mare, per lunghi periodi, specie in agosto è apparso assolutamente negativo;

in alcune fasce orarie, l'ambiente marino è sembrato trasformarsi in una pattumiera, invaso da materiale di risulta;

a farne le spese, i tanti cittadini del comprensorio, i villeggianti e gli operatori turistici. Ma soprattutto, l'ammaliante bellezza dei siti in argomento;

la Regione Calabria non può più limitarsi a interventi ordinari o dispiegati a stagione estiva in corso;

l’ambiente marino della Costa degli dei è un patrimonio di inestimabile valore in sé e per sé considerato. Ma anche per le evidenti ricadute economiche che riflette su tutta l’area costiera;

le sue acque azzurre, i fondali le bianche spiagge hanno tutte le caratteristiche per fare di Nicotera, Joppolo, Ricadi, Tropea, Parghelia, Zambrone, Briatico, Pizzo, un polo turistico di primaria eccellenza;

l'amministrazione regionale non sempre sembra avere piena contezza di tale realtà; tant'è che gli interventi per contrastare il degrado marino si sono rivelati assai riduttivi rispetto alla gravità della problematica;

la Regione, a tale proposito, oltre ad interventi diretti ha il dovere di promuovere, anche presso le altre competenti autorità politiche ed istituzionali, un percorso virtuoso volto a impedire il degrado in atto. Il tutto, si ribadisce, mediante un'appropriata programmazione che abbia i caratteri della lungimiranza, concretezza e soprattutto della programmazione -:

quale iniziative intenda intraprendere, per tutelare il tratto marino di che trattasi da un degrado che durante il passato mese di agosto è apparso tanto evidente quanto drammatico;

quale sia la strategia di contrasto dei fenomeni di degrado in questione;

quali siano i tempi e le modalità necessarie a rendere concrete dette iniziative;

quale sia la programmazione che intende dispiegare nel merito della problematica in esame.

(140; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il museo statale di Mileto è stato istituito nel 1991 mediante convenzione tra il ministero per i Beni e le attività culturali, l'amministrazione provinciale di Catanzaro (oggi di Vibo Valentia), l'amministrazione Comunale di Mileto e la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea;

inaugurato il 9 agosto 1997, il museo è stato il primo in Calabria con preponderanza di beni artistici e storici su quelli archeologici ed ha così acquistato uno spazio importante nel panorama culturale regionale;

esso è uno strumento prezioso per la rilettura critica dell'antica capitale normanna, distrutta dal terremoto che nel 1783 devastò la Calabria tutta;

tale museo è meta annuale di migliaia di visitatori, racconta il glorioso vissuto normanno della città e l’indissolubile intreccio con la più antica diocesi di rito latino del meridione d'Italia, fondata per volontà del conte Ruggero d'Altavilla nel lontano 1081;

la raccolta museale, divisa in sezioni determinate dalla sequenza cronologica, contiene il notevole patrimonio artistico, medievale e moderno della città;

il museo sta attraversando un momento di difficoltà gestionale ed è a rischio chiusura a causa disimpegno da parte della Provincia di Vibo Valentia, la quale, così come da convenzione, per anni si è occupata della manutenzione dell'immobile (costo annuale circa 20 mila euro);

nel frattempo, il Mibact ha provveduto a realizzare a proprie spese un nuovo spazio espositivo di circa 500 mq e che, attualmente, il Parco archeologico medievale di Mileto antica è interessato da una corposa campagna di scavo, predisposta dalla Soprintendenza archeologica della Calabria con fondi Pon erogati dalla Regione -:

se intenda o meno avviare iniziative di concreto sostegno al museo civico di Mileto atte a garantire la sua ordinaria attività;

se intenda o meno supportare la funzionalità del museo di Mileto con interventi mirati al suo mantenimento;

se intenda o meno avviare un'attività politica di coordinamento e di promozione presso le competenti autorità funzionali alla tutela e alla valorizzazione del museo di Mileto.

(141; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la Comunità europea ha erogato negli ultimi anni molteplici finanziamenti per contrastare il fenomeno dell'erosione costiera;

le linee di intervento sono poi state curate dalla Regione Calabria;

molti finanziamenti europei non sono stati tuttavia utilizzati;

il fenomeno dell'erosione costiera è stato causato da agenti esogeni o endogeni, qualificati tali in relazione alla loro collocazione esterna o interna alla superficie terrestre. Gli agenti esogeni, in particolare, sono risultati più continui ed ostinati nella loro azione erosiva: venti, aumento del volume liquido dovuto ai mutamenti climatici, movimenti gravitativi e organismi viventi (bioerosione);

ad essi vanno aggiunti anche gli scriteriati interventi umani: soppressione dei boschi, prelievo abusivo di sabbia dai letti, dalle rive dei fiumi e dalle spiagge marine, cementificazione selvaggia, urbanizzazione forsennata, costruzione repentina di porti e porticcioli senza un accurato studio dell'impatto ambientale, del moto delle correnti, dei flussi e riflussi degli organismi viventi sotto la superficie delle acque;

la problematica nel corso degli anni, è stata aggravata dalle massicce opere di regimazione fluviale realizzate nei fiumi calabresi dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. L'uso massiccio delle briglie, ad esempio, ha bloccato l'afflusso naturale dei detriti, ha determinato la scomparsa delle foci dei fiumi e, conseguentemente, la scomparsa degli arenili;

inoltre, è mancata tutela e valorizzazione delle dune con la vegetazione e con la fauna presente da secoli e ciò senza valutare che quelle, con i dolci pendii che il mare stesso e i movimenti della terra creavano, costituivano la migliore difesa contro l'erosione;

anche le scelte tecniche e amministrative non sono state lungimiranti e appropriate a contrastare l'erosione;

i rimedi eseguiti, come la posa di scogliere parallele alla costa o di sacchetti di plastica riempiti di sabbia per frenare il flusso sabbioso, non sono apparsi finora degni di nota presentandosi, più che altro, come empirici e inconsistenti;

esempi di tutto ciò sono stati gli ingenti danni subiti nel lungomare di Nocera Terinese o nella strada statale 118;

altri esempi di interventi incapaci di contrastare il fenomeno erosivo si sono registrate ad esempio a Fuscaldo dove le opere realizzate a difesa della coste, come le barriere frangiflutti, si sono sbriciolate in poco tempo a causa delle mareggiate invernali. Analoga sorte è toccata alla costa di Zambrone, dove nonostante gli interventi tecnici degli anni passati, l'erosione è ben lungi dall'essere arginata;

la problematica in questione ha assunto dimensioni gravissime. A conferma di ciò i numerosi dettagliati articoli apparsi sulla stampa regionale nell'ultimo periodo, l'azione decisa dei Comuni che hanno in merito deliberato per chiedere gli interventi caso e i tanti interventi dei tecnici esperti del settore;

in particolare modo risultano colpiti da tale fenomeno, la parte nord e centrale del Tirreno calabrese;

urgere, pertanto, effettuare una ricognizione capillare delle politiche fin qui poste in essere, delle scelte strategiche e tecniche adottate e dei risultati conseguiti;

alla luce di quanto sopra esposto, il ripascimento degli arenili completamente scomparsi appare una priorità non più procrastinabile;

la nuova Giunta Regionale ha l'onere di intervenire sulla questione con somma urgenza e priorità. In particolare, sui criteri di erogazione della spesa attraverso una puntuale programmazione dei fondi comunitari e mediante il coinvolgimento di tecnici e professionalità anche di caratura internazionale;

vista la dimensione assunta dal problema s'impone, infatti, il ricorso allo studio, alla scienza e alla tecnologia più avanzate, ad una coscienza rieducata della gente, delle imprese, degli amministratori cittadini e soprattutto alla competenza ed alla determinazione delle autorità dello Stato -:

se intenda effettuare una ricognizione sui risultati fin qui prodotti dalle scelte tecniche, politiche e strategiche, adottate per contrastare il fenomeno dell'erosione costiera;

se intenda dare priorità, impulso e dinamismo a una nuova politica finalizzata a contrastare l'erosione costiera, con particolare riferimento ai tratti del Tirreno calabrese interessato;

se intenda coinvolgere le esperienze e le professionalità maturate in Calabria, nonché studiosi e tecnici di dimensione internazionale;

se intenda progettare una nuova fase di programmazione della spesa comunitaria riservata al settore e in quali termini.

(142; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

lo scorso 21 gennaio è stato attivato il servizio dei mezzi Amaco della Circolare Veloce Rossa- Cosenza-Rende Unical in tutto il territorio dell’area urbana;

l’avvio del servizio era stato conseguenziale alla firma del Protocollo di intesa siglato a Palazzo dei Bruzi lo scorso 18 giugno 2014 dai sindaci di Cosenza e Rende;

il progetto partito da Cosenza per offrire un percorso prolungato è funzionale alla rilevante domanda degli utenti che giornalmente si spostano lungo l'asse Cosenza-Rende-Unical;

il boom di passeggeri si è accompagnato ad un generalizzato apprezzamento da parte dei cittadini;

qualche giorno addietro, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, tale servizio sarebbe stato interrotto in seguito all'intervento della Regione Calabria che avrebbe disposto la sua provvisoria cessazione e inviato la relativa documentazione alla motorizzazione civile;

il servizio della Circolare Rossa si palesa un'esigenza dei residenti dell'Area Urbana e degli studenti oltre che un diritto (quello alla mobilità);

tale paventata definitiva interruzione ha suscitato notevoli perplessità;

l'eventuale cessazione del servizio è destinata a creare all'utenza significativi inconvenienti e disagi;

il servizio della Circolare Rossa risponde al diritto alla mobilità e a un'esigenza oggettiva dei residenti dell'Area Urbana e degli studenti -:

se e quali provvedimenti siano stati emessi dall'ente Regione Calabria in merito a tale vicenda e le motivazioni addotte a loro sostegno;

se siano stati valutati gli effetti, per l'utenza, di un'eventuale definitiva cessazione del servizio;

se siano state vagliate eventuali soluzioni atte a evitare la cessazione del servizio espletato dalla Circolare Veloce Rossa.

(143; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

in data 11 settembre 2014, l'Izs delle Venezie, Centro di referenza nazionale per l'apicoltura, ha dato notizia della presenza, nel territorio del comune di Gioia Tauro, del coleottero "Aethina Tumida", parassita infestante le colonie degli alveari. Il rinvenimento del parassita è stato effettuato il 5 settembre 2014 da parte del personale dell’università di Reggio Calabria, facoltà di Agraria;

in data 12 settembre 2014, è seguita nota prot. 18842 a firma del direttore generale del ministero della Salute, avente ad oggetto "Accertamento della presenza di Aethina Tumida in Calabria", con cui il ministero ha "suggerito" alla Regione Calabria, le iniziative da adottare;

in ottemperanza a una nota emessa dal ministero della Salute, con decreto numero 94 del 19 settembre 2014, pubblicato sul Burc numero 50 del 14 ottobre 2014, il Presidente della Giunta Regionale ha emesso "Ordinanza contingibile ed urgente a tutela del patrimonio apistico Regionale e Comunitario per rinvenimento di Aethina Tumida in alveari del territorio di Gioia Tauro";

l'ordinanza in oggetto, dopo aver previsto una "zona di protezione" per un raggio di 20 Km e una "zona di sorveglianza” per un raggio di 100 Km (con coinvolgimento di quasi la totalità del territorio calabrese) ha indicato una serie di misure per controllare gli allevamenti apistici;

con detta ordinanza è stato disposto, in particolare che: a) "In caso di rilevamento di adulti o stadi larvali di A. Tumida si dovrà disporre la chiusura delle aperture d'accesso di tutte le arnie, l'immediato sequestro dell'intero apiario e, successivamente previa tempestiva emanazione di apposita ordinanza da parte dell'Autorità Competente Locale (D.G. delle ASP), provvedere alla distruzione dell'intero apiario…”

All’interno dell'area di protezione è vietata ogni attività di movimentazione (in entrata e uscita) per i prossimi 30 gg. Successivamente, se non interverranno altre segnalazioni di infestazioni gli spostamenti potranno effettuarsi solo all’interno della zona di protezione per motivi contingenti e solo se l’ apiario sarà giudicato indenne da AT. dai servizi veterinari competenti per territorio. Ogni spostamento dovrà compiersi con mod.4 di scorta, redatto dai servizi Veterinari competenti. I corpi di polizia territoriali vigileranno sull'esatto adempimento del suddetto divieto di movimentazione;

detta ordinanza è stata impugnata dagli Apicoltori presso il Tar della Regione Calabria, sede di Catanzaro e che il suddetto Tar, rilevata la drasticità della misura adottata dall'amministrazione regionale ha chiesto, con provvedimento del 19/12/2014 (N. 01856/2014 Reg. Ric.) approfondimenti a sostegno di essa al ministero della Salute. La causa è stata così rinviata al 19 febbraio 2015;

alla luce di quanto precede, gli apicoltori che hanno la sfortuna di avere anche un solo coleottero in una sola arnia, sono costretti a subire la distruzione di tutto il loro intero apiario, con danni incalcolabili. E che in ogni caso, la loro capacità di movimentazione è fortemente limitata, circostanza che impedisce sviluppo e crescita della loro attività;

tali danni hanno duplice valenza. Innanzitutto minano la salvaguardia dell'eco-sistema. Le api, infatti, assolvono a una funzione fondamentale per l'impollinazione e quindi per la frutta, la verdura e l'erba medica di cui si nutrono gli allevamenti di bestiame. In secondo luogo compromettono l'unico settore della zootecnia che non registra flessioni e anzi nel recente passato ha manifestato segnali di crescita. A tale proposito, vale la pena sottolineare che il settore dell'apicoltura calabrese coinvolge circa 450 aziende e 1200 lavoratori (80 mila gli alveari presenti in regione);

ad oggi gli apiari "bruciati" a seguito del rinvenimento del coleottero sono circa 3.600, con un danno economico che supera i due milioni e mezzo di euro;

la distruzione degli interi apiari, oltre a determinare un danno incommensurabile ad apicoltori e ambiente, è illogica e inefficace, in quanto stermina gli apiari ma non eradica il coleottero, che è un insetto con capacità di volo oltre 10 Km e può vivere anche al di fuori; il fuoco, tra l'altro, fa scappare i coleotteri vivi presenti nelle arnie. La conferma di ciò è data dal fatto che a distanza di quasi due mesi vengono rinvenuti coleotteri giornalmente, e giornalmente seguono i roghi;

secondo gli studi della categoria, l'insetto non è dannoso per l'uomo e nei paesi (Usa, Sud Africa, Australia, Costarica, Canada) dove vive ormai da anni è tenuto sotto controllo dagli apicoltori, i quali vi convivono stabilmente;

l'Anai (Associazione nazionale apicoltori italiani) si è espressa contro questo sistema di lotta, mentre l'Una-Api (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani), con nota del 12 novembre 2014, ha sottolineato come: "Misure draconiane e improvvide quali la distruzione massiva di alveari e la limitazione della movimentazione di apiari, hanno grande e drammatica rilevanza economica e occupazionale per la sopravvivenza di apicoltori e apicoltura, ma soprattutto per l'impollinazione e quindi per gran parte delle importantissime produzioni agrarie di quei territori" -:

quali provvedimenti siano stati adottati in merito e quali iniziative s'intendano assumere.

(144; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la legge regionale del 26 febbraio 2010, numero 11 modificata dalla legge regionale 20 dicembre 2011 numero 45 ha disciplinato gli "Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro";

la deliberazione della Giunta regionale numero 140 del 27 marzo 2012 ha approvato il relativo Regolamento numero 1/2012;

le risorse complessivamente messe a disposizione dall'amministrazione sono state 500 mila euro, di cui 450 mila sul bilancio 2014 e 50 mila sul bilancio 2015;

con decreto numero 13749 del 19 novembre 2014 (Registro dei decreti della Regione Calabria), del dirigente, dipartimento numero 10, settore Lavoro, sono stati pubblicati gli "elenchi per interventi di solidarietà a favore dei familiari di lavoratori e lavoratrici deceduti o gravemente invalidi”;

tale decreto ha giuridicamente accertato la sussistenza di 105 domande, di cui ammissibili e finanziabili 21 pari ad € 488 mila, ammissibili e non finanziabili 33, non ammissibili 51;

urge predispone gli strumenti economici necessari a garantire la prestazione di che trattasi, prima di tutto ai 33 istanti che non hanno registrato come soddisfatta la loro richiesta per incapienza dei fondi messi a disposizione;

occorre, in secondo luogo, un ulteriore impegno per l'accesso al beneficio di eventuali successive domande pervenute all'Ente. Il tutto, nel rispetto della procedura sancita dalla legge e dal regolamento sopra citati;

la tragica realtà delle "morti bianche" o dei gravi infortuni sul lavoro costituisce una piaga endemica del mondo del lavoro;

per contrastarla occorre predisporre quante più misure necessarie a prevenire il costante ripetersi di tali tragedie;

sussiste in capo alla Regione il dovere sia normativo che politico di offrire un concreto e tangibile sostegno ai familiari colpiti dalla sofferenza, dal dolore, dallo strazio e dai disagi materiali che susseguono a siffatti eventi;

le "morti bianche" o quanti riportano gravi infortuni sul lavoro non possono essere catalogati solo in termini di numeri, fascicoli o pratiche. E che, pertanto, l'intervento teso ad alleviare le materiali difficoltà delle loro famiglie, risponde a un principio di inderogabile solidarietà umana e istituzionale che deve sovraintendere e ispirare ogni politica sociale;

pertanto, non è procrastinabile un'attività politico-amministrativa di sostegno alle famiglie colpite da eventi così strazianti che incidono sui loro basilari diritti afferenti alla vita quotidiana e alle prospettive future -:

se per l'anno corrente, a parziale modifica di quanto già sancito dalla precedente amministrazione, intende rifinanziare il Fondo in questione in misura pari o superiore al 2014 (450 mila euro). E ciò al fine di soddisfare, prioritariamente, i diritti dei familiari la cui domanda è stata dichiarata ammissibile ma non finanziabile per incapienza dei fondi già messi a disposizione. E, secondariamente, per assicurare l'accesso ad altri eventuali istanti.

(145; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

L’Italcementi, azienda operante nel settore edile, di rilevanti dimensioni economiche, con importanti ricadute produttive in altri ambiti ha chiuso battenti oltre ventiquattro mesi fa;

la vicenda ha avuto importanti riflessi, specie sotto il profilo ambientalistico e lavorativo;

nelle varie fasi della vertenza, di per sé particolarmente complessa, sono state coinvolte la Regione Calabria, il ministro pro tempore dell'economia e l'Ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia;

la peculiarità del territorio vibonese, afflitto da un elevato tasso di disoccupazione, implica doverosa, approfondita e costante attenzione;

l'obiettivo dichiarato da tutti i soggetti coinvolti nella vertenza (sia istituzionali che di associazioni varie) ha avuto quale finalità precipua la reindustrializzazione dell'area e la riconversione produttiva del sito;

a tal fine sono stati elaborati vari progetti, i quali rappresentano un'importante opportunità per l'occupazione e l'ambiente di tutto il territorio circostante;

in merito alle sorti dei lavoratori occorre precisare che circa 60 unità sono state reimpiegate in altri stabilimenti o strutture, per altri è stato incentivato il prepensionamento, 10 dipendenti, invece, sono stati collocati in mobilità;

nonostante le risorse umane e politiche impiegate, a tutt'oggi non è stato avviato alcun piano di rilancio industriale e/o economico dell'area;

la ricaduta negativa è stata per molti versi drammatica. Oltre al trasferimento di molti lavoratori, in 10 sono rimasti senza alcuna occupazione e ben 400 lavoratori dell'indotto hanno subito gli effetti negativi di tale chiusura;

non è ipotizzabile una crescita dell'economia locale che prescinda da progetti di rilancio dell'attività industriale, da ancorare a un'inderogabile e preliminare esigenza di salvaguardia ambientale;

l'impoverimento costante che imperversa in ogni area della regione rappresenta una priorità politica, la quale va affrontata con determinazione, concretezza ed efficacia;

il Tavolo già attivato per le vicende della vertenza di che trattasi, presso il ministero dello Sviluppo economico, non è mai stato chiuso, né però risulta operativo;

urge, altresì, prioritariamente interessarsi alla sorte dei dieci ex dipendenti dell'Italcementi rimasti privi di qualsiasi occupazione o di trattamento pensionistico;

più specificamente, questi dieci lavoratori fino al 14 settembre 2014 hanno percepito i benefici della cassa integrazione e che, dal 14 settembre al 14 dicembre 2014 avrebbero avuto diritto a percepire la cassa integrazione in deroga -:

se intenda azionarsi, anche con l'attivo coinvolgimento dei soggetti deputati, in primis prefettura e organizzazioni sindacali, per individuare un possibile sbocco lavorativo in favore dei dieci dipendenti dell'ex Italcementi collocati in mobilità, privati di qualsiasi occupazione o trattamento pensionistico. Tanto più se si considera che il loro status di mobilità incentiva la collocazione sul lavoro grazie alle agevolazioni di legge;

se per questi dieci lavoratori intenda sollecitamente azionare gli strumenti normativi e amministrativi di sua esclusiva competenza per la concessione della prescritta cassa integrazione straordinaria in deroga; limitatamente al periodo di competenza (settembre-dicembre 2014);

se intenda inserire nell'agenda di governo la questione della riqualificazione ambientale e della riconversione dell'area in cui esercitava l'attività l'Italcementi;

se intenda, pertanto, offrire concreta prospettiva a progetti di sviluppo mirati alla rivalutazione dell'area di che trattasi;

se intenda chiedere, all'uopo, la riattivazione del Tavolo già istituito per le vicende della vertenza in questione presso il ministero dello Sviluppo economico, non più operativo.

(146; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con decreto del 13 agosto 2013 numero 11954, assunto al protocollo al numero 1335, codice n. 85/13, emesso dal dirigente del settore "Trasporto pubblico locale, Piano regionale dei trasporti, reti immateriali” è stata disposta la Ricognizione delle tariffe vigenti dall'1/8/2013 per effetto dell'adeguamento biennale all'inflazione (D.G.R. n. 362 dell'11.08.2011; D.G.R. n. 568 del 16/12/2011);

con deliberazione di Giunta regionale del 9 dicembre 2013 numero 468 è stato deliberato in ordine ai Servizi di trasporto pubblico locale su gomma: pubblicazione relazione di cui all'art.34, co. 20 e 21 del D.L. 179/2012; determinazione del termine di scadenza dell'affidamento; approvazione schema atto integrativo, contratti di servizio;

con delibera di Giunta regionale dell'8 aprile 2014 numero 124 è stato deliberato in ordine al seguente oggetto: Servizi di trasporto pubblico locale. Programmazione del servizio per l'anno 2014;

per come dettagliatamente specificato in detta deliberazione, l'attuazione del sopra citato Piano di riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale e di trasporto ferroviario regionale ha comportato una variazione di spesa del settore;

con deliberazione di Giunta regionale numero 316 del 28 luglio 2014 è stata pertanto approvata la Programmazione dei servizi di TPL su gomma - secondo semestre 2014;

con deliberazione numero 425 del 10 ottobre 2014 è stata approvata, dalla Giunta regionale, la Riprogrammazione dei servizi di TPL anche conseguentemente all'art. 41 del D.L. 12;

essenzialmente, gli atti sopra menzionati disciplinano condizioni, modalità, termini dei servizi di che trattasi;

in conseguenza di tali decisioni, le Tariffe dei servizi di trasporto pubblico locale su gomma hanno subito, in un breve arco temporale, un significativo incremento;

a causa di tali aumenti si sono registrati vari disagi, specie per quanti usano il trasporto pubblico locale quotidianamente;

tali disagi si sono tradotti in difficoltà economiche, specie per le famiglie che registrano uno o più componenti, spesso studenti, che usano il trasporto pubblico con regolarità;

proprio nella giornata dello scorso 2 febbraio, gli studenti dell'area delle Preserre (area del comune di Acquaro e dintorni) hanno protestato contro l'aumento del ticket;

all'unisono, gli studenti lamentano un progressivo aumento del ticket, la mancanza di qualsiasi agevolazione per quanti registrano più familiari che fanno uso di tale pubblico trasporto e un graduale impoverimento sulla qualità del servizio stesso;

tali disagi sono generalizzati e diffusi su ampia scala e, infatti, gli incomodi lamentati dagli studenti delle Preserre sono condivisi anche da altri pendolari di diverse aree;

la complessità della disciplina e l’osservanza alle inderogabili disposizioni del settore, non impediscono e non esimono la Regione dal dovere di offrire riscontri amministrativi concreti, per rimuovere o alleviare tali considerevoli inconvenienti -:

se intende adottare misure tese a migliorare le condizioni di viaggio dei pendolari (all'insegna del decoro e dell'adeguatezza) e a bloccare, calmierare, razionalizzare gli aumenti dei prezzi dei biglietti regionali, in considerazione dei suddetti disagi causati ai passeggeri.

(147; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

in Calabria sono oltre mille i cittadini infettati dal virus dell'epatite o dell'Hiv per trasfusioni o interventi chirurgici errati;

dal 2001 la competenza al pagamento di tali indennità è stata assegnata alle Regioni; al pari degli interessi legali e della rivalutazione monetaria sui ratei maturati e non riscossi; e ciò in virtù di un'evoluzione giurisprudenziale ormai consolidata;

in seguito ai tagli operati con la cosiddetta spending review a partire dal dicembre 2011 il Governo ha decurtato i fondi destinati al pagamento di tali indennità;

la precedente amministrazione regionale, in una prima fase, ha fatto fronte al pagamento delle indennità in questione, anche mediante l'utilizzo di fondi propri di bilancio;

la situazione adottata non ha risolto la problematica in esame. Tant'è che allo stato, molti calabresi aventi diritto a percepire le indennità di che trattasi e/o i relativi oneri accessori (interessi e/o rivalutazione monetaria), non hanno avuto riscontro nei loro diritti;

per molte persone l'indennità ex lege 210/1992 rappresenta l'unica fonte di sostentamento e che, per altri, gli oneri accessori a tale indennità rimangono un beneficio acclarato, normativamente o giudizialmente, ma non soddisfatto concretamente;

la gravità circa il mancato integrale o parziale pagamento delle spettanze in questione, si traduce, infatti, per molti calabresi, in un'inaccettabile negazione di un loro primario diritto;

si rende, pertanto, non procrastinabile un'attività politico-amministrativa finalizzata alla rimozione di tale iniquità, per molte famiglie calabresi non più sostenibile -:

se alla questione in argomento sia stata data priorità nell'agenda di governo e se sia stata riservata una sollecita, energica e risolutiva trattazione;

se l’Amministrazione regionale abbia già avviato un'utile e concreta iniziativa, finalizzata a una positiva soluzione della vicenda di che trattasi.

(148; 29.02.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

lo scorso 15 aprile il Tribunale di Crotone ha rigettato la richiesta di concordato preventivo inoltrata dalla società che gestiva l'aeroporto di Crotone "Sant'Anna";

in conseguenza di tale rigetto, il Tribunale ha disposto il fallimento giudiziale di tale società;

l’aeroporto ha sempre avuto un ruolo strategico per la crescita e lo sviluppo dell'intera area del Crotonese;

tale aeroporto ha sempre supportato un’utenza di entità rilevante;

più precisamente, negli ultimi cinque mesi, con soli tre voli giornalieri, l'aeroporto ha registrato ben 130 mila utenti;

tale aeroporto oltre a coprire un bacino di utenza ampio, s'inserisce in un contesto di strutture viarie e di comunicazioni estremamente disagiato;

Crotone non ha un porto attrezzato secondo i più moderni standard del settore;

la città di Pitagora non è neanche attraversata da un'autostrada che assicuri spostamenti rapidi e veloci;

la paventata definitiva chiusura dell'aeroporto è fonte di notevoli preoccupazioni e disagi per l’intero comprensorio Crotonese;

la mancanza dell'aeroporto implicherà ricadute negative anche nel settore turistico con evidenti danni per l’economica locale;

urge intervenire con sollecitudine affinché non sia comunque revocata dall'Enac, alla preposta società, la licenza per la gestione dei servizi aereoportuali Sant'Anna; quantomeno sino alla concretizzazione di una soluzione che eviti la sospensione dei servizi dell'aeroporto;

occorre attivarsi, in ogni caso, per garantire il funzionamento dell'aeroporto stesso e dei servizi di spostamento offerti ai cittadini, senza soluzione alcuna di continuità;

l'eventuale cessazione del servizio è destinata a creare all'utenza significativi inconvenienti e disagi -:

quali provvedimenti intenda emanare, nell'immediatezza, l'ente Regione Calabria per scongiurare la definitiva chiusura dell'aeroporto "Sant'Anna" di Crotone;

quali decisioni l'Amministrazione intenda adottare per assicurare continuità di servizi dell'aeroporto medesimo.

(149; 29.02.2016)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

i sorveglianti idraulici svolgono un servizio di primaria importanza in tutte la regione: controllo acque fluviali, discariche, accertamento e segnalazioni;

i servizi di sorveglianza idraulica regionale sono confluiti all'interno di Calabria Verde;

gli attuali "presidi" sono articolati in 3 distretti territoriali e sono ubicati in montagna piuttosto che vicino alle foci (luogo strategico e funzionale rispetto agli obiettivi relativi alle esondazioni);

dei 14 presidi previsti dalla normativa regionale, nessuno ad oggi risulta istituito;

la delibera n. 301 del 11/09/2013 contenente "Disposizioni in materia di Presidi Idraulici ed Idrogeologici sul territorio. Modifiche e integrazioni alla Deliberazione n. 602 del 14.9.2010" risulta, infatti, non ancora del tutto applicata;

risultano non erogati gli emolumenti relativi alle mensilità settembre, ottobre, novembre, dicembre e tredicesima del 2014 -:

i motivi ostativi l'istituzione dei 14 presidi previsti dalla normativa regionale e quali iniziative codesta amministrazione intende intraprendere in tempi rapidi a fine di garantire un corretto svolgimento delle attività.

(150; 8.03.2016)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

ai sensi del POR-FESR 2007/2013 ASSE IV - Inclusione sociale e qualità della vita - Linea di Intervento 4.2.1.1- “Case Accessibili", sono stati attivati strumenti finanziari per attuare l'eliminazione delle barriere architettoniche e per domotizzare le abitazioni di soggetti con diversa abilità;

nel dettaglio, con Decreto n. 7127 del 20/6/2011 è stato approvato l'Avviso Pubblico “Case Accessibili” - Interventi di eliminazione delle barriere architettoniche e domotica nelle abitazioni private dei soggetti diversamente abili - pubblicato sul B.U.R.C. n. 25, del 24/06/2011 - parte III - per un importo di €. 5.220.000,00 - Capitolo 64010101, impegno n. 4208/2012; rettificato ed integrato con D.D.G. n. 10685, del 30/08/2011;

con D.D.S. n. 9860 dell' 08/07/2013, pubblicato sul B.U.R.C. del 5/8/2013 - Supp. Straord. dal n. 1 al n. 31 del 2/8/2013 - parte 111 - è stata approvata la graduatoria definitiva dei progetti ammessi a contributo rettificato con D.D.S. n°12957 del 19/09/2013, pubblicato sul BURC n.40 del 4/10/2013 - parte III;

ad oggi risultano non completamente erogate ai soggetti beneficiari le somme di contributo concesso -:

i motivi ostativi le erogazioni del contributo concesso, l'iter previsto per procedere allo sblocco dei pagamenti e la relativa tempistica.

(151; 8.03.2016)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'amministrazione regionale ha partecipato negli anni del Governo di centro destra ad un "Accordo di programma quadro" - Difesa del suolo ed erosione delle coste del marzo 2013 per l'erogazione di una serie di finanziamenti, sia con fondi CIPE per Euro 38.000.000,00, sia con fondi POR Calabria FESR 2007 - 2013 - Linea di intervento 3.2.2.3 "Azione per la messa in sicurezza delle aree a rischio erosione costiera e per il ripascimento e la ricostituzione delle spiagge", per circa 2.300.000,00, finalizzati al recupero e alla difesa delle coste nonché al contenimento del fenomeno dell'erosione; l'Amministrazione Regionale ha approvato con delibera n.167 del 27 febbraio 2010 "l'Accordo di programma quadro", sopra menzionato; allo stato, però, l'intera spiaggia di Bocale I sta per essere risucchiata interamente (in molti tratti già è avvenuto) da un fenomeno erosivo particolarmente aggressivo negli ultimi anni (basta vedere di recente la denuncia dei cittadini della zona nr. prot.42209 del 4 febbraio 2015 inviata alla Provincia di R.C.);

la Provincia di R.C. che detiene la competenza in materia di difesa delle coste e quindi per intervenire con il ripascimento delle spiagge a sostegno così le iniziative imprenditoriali che insistono nella zona di Bocale e delle abitazione dei residenti e dei turisti durante il periodo estivo, nonostante l'espletamento della gara per tali opere di c.d. pennelli e di tutela definitiva dell'intero litorale, con opere di protezione costiera, finanziate attraverso l'intervento regionale, ha effettuato solo degli interventi minimi per la difesa delle abitazioni ed insufficienti per la tutela della costa; l'opera pubblica più significativa, nonostante i finanziamenti esistenti statali ed europei, ancora non è stata avviata;

ai sensi dell'art. 10 comma I della Legge Regionale 17 agosto 2005, n. 13 "la Regione promuove lo sviluppo delle coste con interventi finalizzati a contrastare il fenomeno della erosione secondo principi di sviluppo sostenibile in funzione della tutela e della valorizzazione delle risorse strutturali ed ambientali" ed ancora ai sensi dell'art. 25 comma III della Legge Regionale 21 dicembre 2005, n. 17 si prevede che "l'approvazione dei progetti è effettuata attraverso conferenza di servizi o accordo di programma indetta o promosso dalla Regione a cui partecipano la Provincia, i Comuni interessati alle opere, il Genio Civile opere marittime e ogni altra Amministrazione interessata" e che "le procedure di V.I.A., ove non esperite preventivamente, sono espletate nell'ambito della conferenza ... in applicazione della vigente legislazione in materia";

tale ultimo passaggio relativo alla valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) appare non essere stato espletato per l'avvio immediato delle opere già appaltate; con Delibera di Giunta Regionale nr.153 del 31.03.2009 è stato modificato il Regolamento regionale delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e delle procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali che all'art.2 comma III prevede che" per l'espletamento delle procedure indicate nel presente regolamento, la Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell'Ambiente, istituisce il Nucleo per la Valutazione di Impatto Ambientale, la Valutazione Ambientale Strategica e l'Autorizzazione Integrata Ambientale (in seguito denominato Nucleo VIA-VAS-IPPC);

questo organismo denominato nucleo VIA-VAS-IPPC è nominato dal Dipartimento Politiche dell'Ambiente, dopo il mutamento del Governo, da poco sembra sia tornato nuovamente operativo e funzionante;

la prima data utile per la conferenza dei servizi al fine di provvedere anche a tale documento (c.d. V.I.A.) per poter dare concreto avvio ai lavori è stata fissata presso il Dipartimento Regionale Infrastrutture - LL.PP.- Politiche della Casa - E.R.P. - A.B.R. - Risorse Idriche - Ciclo integrato delle Acque - per il 23 febbraio 2015; è stato costituzionalizzato il principio di leale collaborazione tra enti all'art. 120 cost., pertanto, è opportuna un'efficace iniziativa di verifica del Governo regionale, anche a mezzo della convocazione della conferenza dei servizi, per l'ottenimento del nulla osta ambientale per l'avvio definito dell'opera, che sia tempestivo, per una efficace utilizzazione delle risorse pubbliche indicate, in sinergia con l'ente locale provinciale per rendere immediatamente operativa ed utile l'opera pubblica finanziata, stante la grave mareggiata del febbraio 2015 che ha devastato l'intero litorale di Bocale I e che, senza un intervento immediato, rischia di essere pregiudicato irreversibilmente -:

la tempistica prevista per dare avvio ai lavori dell'opera per la difesa costiera, atte ad evitare la imminente scomparsa dell'intera spiaggia di Bocale I, con trasformazioni irreversibili della struttura paesistico-ambientale.

(152; 8.03.2016)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

da una denuncia presentata da una nota sigla sindacale, supportata da documenti, video e reportage fotografico sembrerebbe che al presso ospedaliero Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria non vi siano le condizioni minime di sterilità, igiene, sicurezza né per i dipendenti né per gli utenti, pur avendo un flusso di circa 75 mila pazienti all'anno ed essendo un punto di riferimento delle migliaia di Immigrati sbarcati sulle nostre coste;

dal suddetto dossier emergerebbe una situazione al limite dell'umana accettazione: ambienti contaminati, reparti destinati a magazzino ed archivio a rischio di incendio, impianti elettrici improvvisati e vetusti cantieri aperti vicino ai reparti, impianti di condizionamento non funzionanti, mancato rispetto dei parametri di sterilità strutture pericolose e scheletri dei pilastri esposti ad agenti atmosferici, cornicioni cadenti, balconi e reparti adibiti a piccionaie, mancato adeguamento sismico della struttura, personale infermieristico precario scarso rispetto delle normative e dei protocolli, mancanza di stanze adeguate per il trattamento dei pazienti tubercolotici (ricoverati insieme ad altri utenti, con diretta esposizione di un medico e un infermiere al contagio), scarse risorse dei materiali;

si rileverebbe, ancora, che il blocco operatorio, costato oltre 12 milioni e mezzo di euro, sia stato collaudato solo qualche settimana fa e che l'azienda preposta - da contratto - a mantenerlo si sia resa irreperibile oltre che abbia presentato all'Ospedale una richiesta dì risarcimento di 9 milioni di euro circa derivanti dall'impossibilità di eseguire correttamente i lavori per diretta responsabilità del nosocomio, rappresentando l'ennesimo appalto milionario disastroso nel settore sanitario, e da quanto risulterebbe dalle foto, il cantiere relativo al Pronto Soccorso sembrerebbe abbia intrapreso lo stesso percorso poco virtuoso;

si riscontrerebbe, tra l'altro, il problema delle sale operatorie. Per citarne due: oculistica e ostetricia/ginecologia. La prima è stata chiusa per quasi un mese in seguito ad una precedente denuncia dello stesso sindacato ed è stata riaperta - dopo poche settimane di lavori di rimaneggiamento della struttura - semplicemente cambiando la destinazione d'uso in ambulatorio chirurgico. La seconda - si rileva - sembrerebbe proprio da chiudere, essendo improponibile persino la riqualificazione: struttura obsoleta, impianto elettrico malfunzionante, climatizzazione ad opera di un condizionatore domestico, mancanza di sterilizzazione;

sembrerebbe confusionaria e paradossale anche la situazione del personale dei reparti: primari non nominati, sottodimensionamento dei medici con annessa riduzione del numero di visite eseguibili, infermieri dequalificati e sottodimensionati, mancato rispetto dei turni da CCNL, mancanza di figure OSS -:

gli intendimenti del Presidente della Giunta regionale in relazione alla verifica della veridicità dei fatti riportati nel dossier illustrato in premessa ed, in caso di necessità, quali azioni urgenti ed immediate intende intraprendere per fronteggiare la situazione disastrosa del presidio che non risulterebbe - sic stantibus rebus - in condizione di garantire ai pazienti un'assistenza adeguata sia per carenza di mezzi, risorse umane e farmaci sia perché trattasi di strutture obsolete, pericolose e non rispettose delle normative sulla sicurezza, antisismiche, sull'igiene, etc.

(153; 8.03.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il Presidente del Consiglio, a margine di un'intervista con la stampa, il giorno 22.02.2016 ha dichiarato: "inaugureremo la Salerno - Reggio Calabria il 22 dicembre";

ad oggi i tratti autostradali interessati da lavori infrastrutturali risultano essere molteplici;

tra questi ultimi, solo due tratti, allo stato attuale, registrano un avanzamento lavori di circa il 70%;

nello specifico si fa riferimento ai tratti Laino Borgo - Campotenese (20 Km circa) e Campo Calabro - Reggio Calabria (10 Km circa);

tra i tratti che risultano incompleti ed in uno stato avanzamento lavori in ritardo ricordiamo: Morano - Castrovillari – Sibari, Cosenza – Rogliano, Pizzo Calabro - Sant'Onofrio e il viadotto Stupino all'altezza di Altilia;

il viadotto Stupino è andato a gara recentemente;

l'autostrada Salerno - Reggio Calabria è definita tale perché inizia da Salerno e termina a Reggio Calabria, anziché a Campotenese;

sussistono diversi tratti ancora in fase di completamento;

ad oggi il progetto A3 è costato circa 8 miliardi di Euro;

i lavori di ammodernamento devono garantire la massima sicurezza per gli utenti -:

la massima sicurezza e celerità dei lavori di ultimazione autostradale in tutti i cantieri aperti;

la consegna in tempi ragionevoli dell'infrastruttura A3 Salerno-Reggio Calabria nella sua interezza;

che questi annunci, ormai slogan, del Presidente del Consiglio si possano tramutare in fatti concreti.

(154; 8.03.2016)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il Coordinamento dei Medici e degli Infermieri dei reparti di malattie infettive degli ospedali calabresi, in una nota del 07 marzo 2016, ha denunciato il mancato svolgimento ormai da tre anni dei corsi obbligatori di aggiornamento professionale in tutti i reparti di malattie infettive degli ospedali calabresi, corsi da organizzare da parte della Regione nonostante i fondi siano stati accreditati dal competente Ministero e siano disponibili per essere impiegati;

il Dipartimento regionale della Sanità non ha ancora attivato le procedure per lo svolgimento dei corsi -:

quali intendimenti intenda assumere il Presidente per risolvere la suddetta questione ed avviare tempestivamente i corsi di aggiornamento.

(155; 10.03.2016)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la S.O.C. di Nefrologia e Dialisi nell'Ospedale Spoke di Locri:

ha iniziato ad operare nel 1975 e rappresenta l'unico punto di riferimento del bacino di utenza della ex ASL n. 9 di Locri per la cura dei nefropatici;

ad oggi fornisce assistenza personalizzata, per la sola attività di dialisi, a n. 84 pazienti provenienti da un bacino che va dai Comuni di Monasterace a Palizzi oltre che - mantenendo invariato l'assetto organizzativo e le attrezzature installate - risponde anche alla domanda di prestazioni nefrologiche e dialitiche avanzate dagli Utenti extraterritoriali;

nel periodo estivo offre la possibilità a numerosi pazienti provenienti da altre Regioni di continuare a seguire la terapia e soggiornare nella Locride;

gestisce il percorso assistenziale e il processo di cura di una utenza nefropatica in continuo aumento per elevata incidenza territoriale delle malattie renali, per la notevole incidenza di ipertensione arteriosa e diabete mellito, per il progressivo invecchiamento della popolazione;

è stata depotenziata dal decreto commissariale n. 30 del 3.3.2016 relativo al nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale -:

quali azioni il Presidente intende intraprendere affinché un simile disservizio non venga perpetrato ai danni di un'intera comunità, trattandosi di processi di cura quoad vitam, visto che il potenziamento della capacità di accettazione del numero di pazienti da parte di altre strutture - rispetto al consolidamento delle prestazioni presso la S.O.C, di Nefrologia e Dialisi dell'Ospedale Spoke di Locri - comporterà costi e tempi considerevoli oltre che disagi immediati per gli utenti e che ad oggi non sembra ravvisarsi una valida alternativa in grado di garantire la continuità assistenziale, la tempestività dell'intervento nelle emergenze urgenze nefrodialitiche, il follow up nel pre e post trapianto di rene.

(156; 14.03.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

Sindacato FIALS Cosenza ha chiesto all'ASP di Cosenza notizie sull'esistenza di specifica convenzione e deliberazione per lo svolgimento di tirocinio per alcuni corsi per OSS - OSSS svolti a Trebisacce presso le Strutture Sanitarie della ASP di Cosenza, CAPT di Trebisacce - ex Ospedale di Trebisacce e Corigliano (oggetto anche in questi giorni di numerosi articoli di stampa), appurando poi che detta obbligatoria procedura di stipula convenzione e di apposita deliberazione, per lo specifico caso, non vi è stata;

in base alla normativa vigente, nazionale e regionale, il tirocinio di corsi non è praticabile in assenza di una convenzione che normi il corso stesso e di una delibera di ratifica della ASP, per come ribadito dallo stesso Sindacato e dai Direttori Sanitari degli Spoke di Castrovillari e Rossano, con specifiche note;

i corsisti, alla luce di quanto sopra e anche secondo le osservazioni del Sindacato FIALS Cosenza, si ritroverebbero a non poter conseguire il titolo di OSS non avendo il rilascio da parte del Direttore della ASP di un regolare attestato di tirocinio;

l'attività formativa in materia di O.S.S. e conseguentemente anche il tirocinio devono essere preventivamente autorizzati dalla Regione, ai sensi dell'art. 2 dell'Accordo Stato Regioni del 22.02.2001;

gli stessi corsisti hanno comunque aderito al corso rassicurati dai luoghi di svolgimento dello stesso (Strutture del Servizio Sanitario Regionale) -:

quali urgenti provvedimenti intende assumere per chiarire se per i corsi in questione esista l'atto o provvedimento amministrativo che autorizza detta formazione di OSS - OSSS, se l'attestato che eventualmente viene conseguito è valido e in caso di riscontro di anomalie e di conseguente non validità del titolo, attivare dei regolari corsi di formazione per OSS - OSSS, del tutto gratuiti, a beneficio di tutti i giovani coinvolti in questa vicenda.

(157; 15.03.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

da alcuni giorni a questa parte lungo il litorale di Paola è stata riscontrata, nuovamente e in modo più ampio e consistente, la strana presenza di chiazze estese di sabbia rossa sulla spiaggia;

il fenomeno ha iniziato a manifestarsi in passato al confine tra il comune di Paola ed il comune di Fuscaldo, per poi interessare oggi altre zone estese del litorale della citta di Paola;

è necessario attivare sin da subito tutti i controlli e le eventuali misure preventive per garantire l'incolumità dei cittadini;

è molto grande la preoccupazione tra la popolazione sia per i potenziali effetti che questo fenomeno può avere sulla salute dell'uomo e sull'ambiente, ma anche per le ripercussioni economiche della prossima stagione estiva;

l'economia dell'intera zona interessata si basa sulla tutela e la salute del mare e delle coste -:

quali urgenti provvedimenti intende assumere per fare chiarezza sullo strano fenomeno delle sabbie rosse che si sta espandendo in questa parte del litorale tirrenico, al fine di tutelare la salubrità dell'ambiente e la salute dei cittadini alla luce e di conseguenza quali iniziative intende assumere per non compromettere l'avvio della prossima stagione turistica in una città già da molto tempo sofferente.

(158; 18.03.2016)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il gruppo di lavoratori ora denominato "ex Field" lavora di concerto con l'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali, Dipartimento 10, da oltre tre lustri;

com'è noto, tale gruppo ha svolto attività di assistenza tecnica sempre apprezzata dagli uffici destinatari di tale prestazione;

nel tempo, l'accresciuta professionalità di tali dipendenti ha permesso lo svolgimento di competenze sempre più complesse;

per dette prestazioni, spesso si è fatto ricorso alle dinamiche contrattuali delle collaborazioni a progetto;

tale condizione di precarietà ha garantito minimi mezzi di sostentamento ma non anche una stabilizzazione lavorativa;

sommariamente, le vicende di tali lavoratori sono ben note: prima alle dipendenze della Fondazione Field, poi al Dipartimento 10, poi con l'Ente in House Calabria Etica di Catanzaro;

dal 26 giugno 2015 il contratto di collaborazione ha esaurito i suoi effetti giuridici ed economici;

i progetti cui il gruppo ha partecipato sono i seguenti: "Borse Lavoro", "Welfare to Work", “Dote Occupazionale Giovani Laureati", "Credito d'Imposta", "Trasformazione Contratti di Lavoro da Tempo Determinato a Tempo Indeterminato'", “Credito Sociale", “Autoimpiego”, "Garanzia Giovani", "Ammortizzatori Sociali", "Formazione e Lavoro", "Controlli", "Politiche Sociali";

i dipendenti accreditano alcune mensilità arretrate e che, i lavoratori hanno pieno diritto all'integrale soddisfacimento delle loro pretese giuridiche ed economiche -:

quali iniziative intenda realizzare al fine di soddisfare le legittime pretese e i diritti riconducibili a detti lavoratori.

(159; 22.03.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con il D.C.A. n° 30, che prevede il riordino delle rete ospedaliera regionale, il commissario ad acta, ha decretato la chiusura del Centro Trasfusionale dell'ospedale di Castrovillari;

il Centro Trasfusionale, da quello che si apprende, sarà trasformato in semplice Unità di Raccolta;

l'Ospedale di Castrovillari è considerato struttura "Spoke", quindi essenziale per l'intera area geografica di riferimento;

il D.M. n. 70 del 2015 sancisce che gli Ospedali Spoke della Regione devono essere provvisti di Servizio Trasfusionale H 24;

i reparti di Pronto Soccorso, Ostetricia, Chirurgia e Terapia Intensiva Rianimatoria quotidianamente devono affrontare situazioni di elevata criticità trasfusionale;

è presente, inoltre, un reparto di Medicina con tipologie di pazienti che necessitano di cure trasfusionali programmate;

il Centro Trasfusionale risulta di vitale importanza anche per il Reparto di Oncologia Medica che pratica terapia trasfusionale giornalmente;

tutti gli interventi in questione si svolgono H24;

il Centro Trasfusionale effettua diagnostica immunoematologica soprattutto per i reparti di Medicina ed Ostetricia;

lo stesso Centro offre consulenza per l'anestesia e la chirurgia -:

quali urgenti ed improcrastinabili provvedimenti intende adottare per non permettere la chiusura del Centro Trasfusionale dell'Ospedale di Castrovillari e non ridurre il Centro ad una semplice Unita di Raccolta, garantire quindi il Servizio H24 e tutelare così il diritto alla salute, previsto dalla nostra Costituzione, dei nostri corregionali che vivono nell'intera Area del Pollino.

(160; 30.03.2016)

Mozioni

Il Consiglio regionale,

premesso che:

in data 15 febbraio u.s., si svolgeva dinanzi alla Commissione Speciale di Vigilanza l'audizione del dott. Carlo Tansi, Responsabile dell'U.O.A. "Protezione Civile";

detta audizione forniva ulteriore conferma circa la situazione emergenziale in cui versa la quasi totalità degli edifici pubblici, nosocomi e scuole primi fra tutti, specie dal punto di vista della vulnerabilità sismica;

tale emergenza deve essere fronteggiata in maniera adeguata da un punto strutturale;

tuttavia, al fine di intraprendere le misure precauzionali di immediata attuabilità e, in ultima analisi, di garantire l'incolumità di coloro i quali lavorano, studiano o sono curati in detti edifici, con altrettanta certezza, la priorità è, allo stato, segnata dalla necessità di consentire un costante collegamento radio tra tali edifici e le Autorità competenti;

tale collegamento dovrà garantire, specie in caso di eventi sismici e/o calamitosi, con conseguente paralisi della rete cellulare, la possibilità di veicolare messaggi di allerta o ricevere richieste di soccorso: si immagini, a mero titolo esemplificativo, cosa accadrebbe se, dopo un evento sismico o alluvionale, migliaia di persone, tra bambini e insegnanti, restassero isolati nelle proprie scuole, senza la possibilità di comunicare con le famiglie o, peggio ancora, con i soccorritori;

le chiedo, ai sensi dell'art. 119 del Regolamento interno del Consiglio Regionale, di voler inserire all'ordine del giorno la discussione della seguente mozione, affinché il Consiglio possa deliberare sulla medesima;

impegna la Giunta regionale

ed il Presidente della Regione Calabria "Sulla necessità di dotare i nosocomi pubblici e tutte le strutture scolastiche, di ogni ordine e grado, di dispositivi radiomobili che siano in grado di assicurare le comunicazioni con le Autorità competenti anche in caso di eventi sismici e/o calamitosi”.

(54; 14.03.2016) Pasqua

Il Consiglio regionale,

premesso che:

con provvedimento prot. n° 173 del 25 febbraio 2016, il Dipartimento Area Ospedaliera dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria in persona del direttore Dr. Domenico Calabro, ha disposto “l'integrazione funzionale delle risorse umane, della dirigenza e del comparto, della SOC di Radiologia del P.O. di Polistena e delle funzioni di radiodiagnostica attive presso il P.O. di Gioia Tauro e presso la struttura territoriale di Palmi";

tale provvedimento comporta, di fatto, la chiusura pomeridiana della Radiologia della Struttura Territoriale dì Palmi riconvertita, già ospedale Pentimalli;

con lo stesso provvedimento è stato disposto l'accorpamento del reparto di cardiologia dell'ospedale di Gioia Tauro a quello di Polistena;

per la prima volta, a partire dal 2011 ad oggi, si inverte in termini negativi il trend circa le funzioni ed i servizi operanti all'interno della Struttura Territoriale di Palmi;

infatti, tra il 2011 ed il 2015, una proficua sinergia tra l'A.S.P. di Reggio Calabria, il Comune di Palmi e la Regione Calabria ha comportato in relazione alla medesima Struttura la riqualificazione dei locali del Distretto Sanitario, la riqualificazione del C.U.P., l'estensione dei poliambulatori, l'apertura del Punto di Primo Intervento H24, la riqualificazione della Camera Iperbarica;

inoltre, non si rinviene nell'atto di riordino della sanità regionale il mantenimento in vita della struttura di ossigenoterapia iperbarica di Palmi;

per altro verso, le recenti notizie in ordine alle incerte sorti della Tecnis S.p.A., unica partecipante ed aggiudicataria del bando per la realizzazione dell'Ospedale della Piana in Palmi, destano forte preoccupazione, nonostante la revoca dell'interdittiva antimafia precedentemente posta in capo alla stessa impresa e la nomina del Commissario Prof. Saverio Ruperto;

il Consiglio Comunale di Palmi ha approvato la Delibera n° 28 del 15.03.2016, con la quale ha interessato il Ministero della Salute, la Regione Calabria, Dipartimento Tutela della Salute e Sanità, il Commissario ad acta per la Sanità ed il Commissario dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, affinché si pongano in essere tutte le iniziative idonee e necessarie per giungere:

alla revoca del DCA n° 30 del 3 marzo 2016 avente ad oggetto il P.O. 2016-2018 - intervento 2.1.1. - Riorganizzazione delle reti assistenziali;

alla riapertura pomeridiana delle funzioni di radiodiagnostica attive presso la struttura territoriale di Palmi;

al rafforzamento della struttura di ossigenoterapia iperbarica di Palmi;

alla programmazione dell'installazione di una unità per la tomografia assiale computerizzata (TAC) presso la struttura territoriale di Palmi;

alla riqualificazione dei locali dell'Ambulatorio di Guardia Medica - Servizio di Continuità assistenziale;

al trasferimento al piano terra della struttura di Palmi ed all'ampliamento del reparto di nefrologia e dialisi;

a risposte ufficiali e certe circa le sorti dell'Ospedale della Piana in Palmi, tanto in ordine all'an, quanto in relazione ai tempi di realizzazione della struttura;

Palmi costituisce il centro della Piana di Gioia Tauro più frequentato, sede di Istituti Scolastici che accolgono migliaia di studenti, di un glorioso Tribunale, della Procura della Repubblica, dell'UNEP e di più Uffici del Giudice di Pace, oggi assorbiti dagli uffici giudiziari della Città;

impegna la Giunta regionale

ed il Presidente della Regione Calabria ad attivarsi presso il Ministero della Salute, la struttura Commissariale ed il Dipartimento preposto, al fine di porre in essere tutte le iniziative idonee e necessarie per il rafforzamento della Struttura Territoriale di Palmi riconvertita (ex ospedale Pentimalli) nei termini di cui in premessa, nonché al fine di offrire risposte ufficiali e certe circa le sorti dell'Ospedale della Piana in Palmi, tanto in ordine all'an, quanto in relazione ai tempi di realizzazione della struttura.

(55; 31.03.2016) Arruzzolo