X^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
_________
n. 68
SEDUTA Di LUNEDì 11 MARZO 2019
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA IRTO
E DEL VICEPRESIDENTE
VINCENZO CICONTE
Presidenza del presidente
Nicola Irto
La seduta inizia alle 14,27
Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario questore a dare lettura del
verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta precedente.
(È approvato senza osservazioni)
Dà lettura delle comunicazioni.
Comunico che, a seguito della Conferenza dei capigruppo
riunitasi questa mattina, per decisione unanime, l'ordine del giorno della
seduta odierna è così riformulato: al primo punto, l'esame delle proposte di
legge unificate numero 365/10^ e numero 348/10^, recante: “Integrazione delle
aziende ospedaliere della città capoluogo di Regione”, di cui è relatore il
consigliere Mirabello; al secondo punto, l'esame della proposta di legge numero
31/10^ di iniziativa della consigliera regionale Sculco recante: “Promozione
della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive regionali”.
(Così
resta stabilito)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione. Ne ha
facoltà.
Presidente, prendo la parola per sottolineare un aspetto
che, a mio avviso, il Consiglio regionale non può ignorare e che riguarda la
questione della visita del ministro Grillo nonché il suo annuncio relativo ad
un ipotetico decreto legge che riguarderebbe la Calabria.
L'atteggiamento del ministro Grillo non è sopportabile, lo
dico con molta chiarezza, né si può licenziare come una semplice scortesia
istituzionale.
Si tratta di un fatto grave! Questo decreto sarebbe a valle
di nove anni di commissariamento della sanità calabrese! Nove anni di
commissariamento della sanità calabrese, i cui i vertici sono stati decisi dal
Consiglio dei Ministri. Oggi il Ministro vorrebbe fare un ulteriore decreto,
forse per commissariare i commissari.
Consigliere Guccione, non passiamo aprire un dibattito su
questo.
Non voglio aprire un dibattito, però penso che, in coda
all'ordine del giorno stabilito in Conferenza dei capigruppo, si possa aprire
una breve discussione e procedere alla presentazione di un documento che
stigmatizzi, sia al Presidente della Repubblica sia al presidente Conte,
l'atteggiamento di un Ministro che è venuto in Calabria, dove la sanità è
commissariata, a fare lezioni e, addirittura, a fare proposte che reputo
incostituzionali.
Considerato che, per nove anni, né il Consiglio regionale
né la Giunta regionale hanno avuto competenza sulla sanità, penso che qualche
responsabilità se la debba assumere anche il ministro Grillo.
Grazie, consigliere Guccione. La invito a consegnare questo
ordine del giorno alla Presidenza.
Valuteremo, sia nel corso della giornata sia nella prossima
Conferenza dei capigruppo, di calendarizzare questa discussione.
È in discussione il testo unificato:
“Integrazione delle aziende ospedaliere della città capoluogo della Regione”
Avviamo i lavori con l’esame abbinato delle proposte di
legge numero 365/10^ e numero 348/10^, recante: “Integrazione delle aziende
ospedaliere della città capoluogo di Regione”.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bova, ne ha
facoltà.
Presidente, chiedo scusa, intervengo solo per comunicarle
che stamani ho depositato tre emendamenti al progetto unificato e chiedo che
siano sottoposti all'approvazione dell'Aula. Dovrebbero averli consegnati
all'ufficio di Presidenza. Grazie.
Cedo la parola al relatore. Prego, consigliere Mirabello,
può illustrare il provvedimento.
Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
signor Presidente della Giunta, il testo di legge unificato che è sottoposto
all'approvazione dell'Aula, come tutti sapete, è un testo di legge che ha una
grande importanza per l'organizzazione sanitaria della Regione Calabria e che
arriva e approda nella massima Assise del Consiglio regionale calabrese, a
seguito di una lunga gestazione che non è stata, come spesso accade, una
perdita di tempo o un accumulo di ritardi, ma che ha rappresentato e
rappresenta – voglio rivendicarlo con orgoglio, ringraziando tutti quelli che
ci hanno lavorato – la conseguenza di un metodo che è stato messo in campo fin
dall'inizio e che ha prodotto un testo di legge che può definirsi bipartisan, nel vero senso della parola.
Su questo aspetto, voglio sottolineare anche il senso di
responsabilità da parte della maggioranza e soprattutto da parte del presidente
Oliverio, nella misura in cui si è deciso di adottare questo metodo, andando
anche, se vogliamo, in controtendenza: come tutti sapete, mediamente, testi di
questa portata, che rappresentano sicuramente un punto importante del nostro
programma elettorale, potevano – spesso accade – e dovevano come, magari
qualcuno dice, essere oggetto di un intervento diretto da parte della Giunta
regionale. Invece si è scelta la strada dell’esame di questo testo da parte di
un gruppo di lavoro che ne ha seguito la formulazione, composto da consiglieri
appartenenti a tutte le forze politiche, e che, per ovvie ragioni, è stato
seguito con un interesse maggiore dai consiglieri dell'area centrale della Calabria.
Questo lavoro di insieme ci ha consentito oggi di approdare
in Aula con un testo che possiamo sicuramente definire molto avanzato, e che ci
consente di mettere a disposizione della Calabria uno strumento che non è più
di parte, ma che diventa uno strumento dell'intera classe dirigente
rappresentata in questa Aula.
Volevo anche specificare che di questo testo sono primo
firmatario solo per funzione, perché ciascuno dei consiglieri firmatari ci ha
messo dentro lo stesso grado di attenzione, di lavoro e di elaborazione per cui
non può essere definito un testo di legge appartenente a questo o a quel
consigliere; quindi non solo a questa o a quella parte politica, ma a nessuno
in particolare.
Stavo dicendo che sul testo poi si è fatto anche un approfondimento
significativo con una fitta iniziativa di audizioni in terza Commissione a cui
hanno partecipato anche – non è un fatto di secondaria importanza per le
ragioni politiche che di seguito proverò velocemente ad enucleare – i due
Commissari che si sono alternati alla guida della materia sanitaria in
Calabria, sia il commissario Scura sia il commissario Cotticelli; anzi, con il
commissario Cotticelli abbiamo – anche alla fine del processo, perché il testo
era pronto – voluto fare una apposita seduta di Commissione, appunto,
finalizzata ad acquisire un parere autorevole che aveva sicuramente di fronte a
sé una traiettoria importante sul piano politico.
Questo aspetto – dicevo – cioè il fatto che all’interno di questa
operazione politica – se mi consentite questo termine forse poco appropriato –
ci fosse anche la struttura commissariale è importante anche e soprattutto
perché i decreti di nomina dei commissari, ad opera del Governo, recano ed
hanno sempre recato sin qui, tra i primi punti – se non al primo punto – questa
materia dell’integrazione dell’Ospedale “Pugliese” e del “Mater Domini”.
Questo chiama alle responsabilità anche le forze politiche di governo
che con una mano incanalano le funzioni commissariali nella direzione
dell’operazione dell’integrazione, con l’altra, al di fuori di questo Consiglio
regionale, mettono in campo operazioni di natura politica che sono contrarie
alla realizzazione di questa importante iniziativa legislativa.
Quindi, oggi siamo chiamati tutti ad una grande responsabilità.
Il Consiglio regionale – alla sua unanimità, credo – si pronuncerà in
questa direzione e, poi, ovviamente, ci sarà da costruire un lungo percorso che
porterà alla realizzazione dell’integrazione stessa, attraverso una serie di
passaggi che, dopo, velocemente proverò ad enucleare.
Parliamo di due Aziende che hanno vocazioni assistenziali piuttosto
diversificate avendo l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” consolidato, soprattutto,
una particolare esperienza verso le prestazioni dell’emergenza-urgenza, mentre
l’Azienda ospedaliera “Mater Domini” è maggiormente orientata verso le
prestazioni in elezione, la didattica e la ricerca. Quindi, l’integrazione sarà
realizzata nel rispetto delle rispettive vocazioni assistenziali, di
emergenza-urgenza dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e di elezione,
didattica e ricerca dell’Azienda universitaria “Mater Domini”.
In questo contesto l’operazione dovrà tener conto dei volumi delle
attività delle strutture e delle esigenze derivanti dall’organizzazione delle
Scuole di specializzazione della Facoltà di medicina e chirurgia. Nelle more di
questo complessivo riordino organizzativo del sistema delle aziende del
Servizio Sanitario Regionale, il Protocollo d’Intesa prevedrà, poi,
l’integrazione del Presidio ospedaliero Giovanni Paolo II di Lamezia Terme con
l’Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini-Pugliese-Ciaccio”.
L’Azienda ospedaliera universitaria risultante dall’integrazione ha sede
in Catanzaro, ha personalità giuridica pubblica ed autonomia imprenditoriale,
ai sensi della vigente normativa statale, e subentra nelle funzioni e nei
rapporti giuridici attivi e passivi delle aziende preesistenti. Entro 90 giorni
dall’entrata in vigore di questa legge, saranno definiti i rapporti tra la
Regione Calabria e l’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro in
materia di attività integrate di didattica, ricerca ed assistenza, mediante un
Protocollo d’Intesa tra Regione ed Università, per come previsto dalla
legislazione statale. Il contenuto di questo Protocollo d’Intesa sarà, poi,
sottoposto al parere della Commissione consiliare competente prima
dell’approvazione da parte della Giunta regionale.
L’atto aziendale definirà, poi, l’aspetto organizzativo dell’Azienda
secondo il modello dipartimentale sulla base dei princìpi e dei criteri
stabiliti nel Protocollo d’Intesa, al fine di assicurare l’esercizio integrato
delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca e disciplinerà la
costituzione, l’organizzazione ed il funzionamento dei dipartimenti
assistenziali e di quelli ad attività integrata, individuando le strutture
complesse che li compongono ed indicando quelle a direzione universitaria e
quelle a direzione ospedaliera.
Concludo con una considerazione ovvia che, sicuramente, sarà oggetto di
dibattito.
Credo che, oggi, in quest’Aula, si consumerà una svolta ed un passaggio
di natura epocale perché approviamo una norma che determinerà la costituzione
di un grande Polo sanitario qualificato, che potrà e dovrà essere il primo
passaggio di un’operazione di riqualificazione complessiva della sanità
calabrese e che non guarda soltanto all’area centrale della Calabria, ma che
rappresenta un punto di partenza che dall’area centrale della Calabria offrirà
una nuova visione della sanità calabrese.
Questo per quanto riguarda, ovviamente, gli aspetti di merito.
Ritengo, quindi, colleghi, che questo sia un disegno di legge importante
che qualificherà l’intera Legislatura e consentirà al Consiglio regionale di
riappropriarsi di quel ruolo importantissimo di cui tanto parliamo e che, oggi,
possiamo mettere in campo in assoluta pienezza.
Concludo comunicando all’Aula che, proprio in considerazione del fatto
che questa rappresenta una prima importante operazione di riorganizzazione
della sanità calabrese, che già in questa settimana la Commissione che presiedo
si occuperà della materia altrettanto importante – e secondo il mio e il nostro
parere complementare rispetto a questa – della complessiva riorganizzazione
della rete ospedaliera e sanitaria calabrese, anche attraverso l’esame
congiunto del testo di legge approvato a fine anno dalla Giunta regionale e di
quello di iniziativa popolare, proposto dal Movimento 5 Stelle e già incardinato,
perché, a questo punto, sarà importante, anche su questa materia, compiere
un’operazione verità che consentirà a ciascuno di assumersi le responsabilità
di competenza.
A ciascuno il suo, dunque, e, oggi, al Consiglio regionale il ruolo di
occupare un terreno di straordinaria importanza e di iniziare un percorso, che
è stato lungo e lo sarà, probabilmente, altrettanto fino alla fine della
Legislatura, ma che può, sicuramente, dare risposte in termini di qualità
sanitaria ai nostri concittadini. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Parente. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, intervengo per cercare di far capire l’importanza
che assume la finalità di questa legge, vorrei rapidamente riassumere la storia
di 20 anni di tormentata integrazione tra il mondo sanitario e quello
universitario catanzarese che, in passato, ha prodotto non poche sofferenze a
tanti giovani studenti e laureati che non potevano usufruire di sedie né di
spazi dove affinare la propria preparazione, appunto perché l’integrazione tra
il mondo accademico e quello sanitario nella città di Catanzaro era vista e
vissuta sempre in modo conflittuale.
C’era il rituale tormentone che i docenti
venivano da fuori e, quindi, erano degli assenteisti così come c’era il timore
– soprattutto da parte di diversi politici locali – che la presenza
dell’Università potesse offuscare anche quelle professionalità – alcune eccelse
– che erano presenti nel mondo ospedaliero.
È sempre stata agognata, da parte di tutti
i catanzaresi, una possibile integrazione tra i due mondi perché avrebbe
permesso – già 20 anni fa – una formazione eccellente e la creazione di un Polo
ospedaliero-universitario di altissimo livello, potendo coniugare le eccelse
professionalità dell’Ospedale “Pugliese” con le capacità di ricerca e didattica
dell’Università.
Ma tutto questo non fu possibile. Gran
parte della colpa la dobbiamo attribuire alla politica, a quella politica che,
oggi, sicuramente, si sta riscattando alla grande con l’approvazione di questa
legge che,– se il Protocollo d’Intesa tra Università, Regione e Commissario ad acta sarà, poi, definito nel migliore
dei modi, permetterà la creazione di un grandissimo Policlinico universitario
che non darà soltanto prestigio alla città di Catanzaro e alla Regione
Calabria, ma sarà da sponda – credo – anche per tutta la sanità delle Nazioni
che si affacciano sul Mezzogiorno d’Italia.
La storia – dicevo – è importante
soprattutto per chi l’ha vissuta, perché, chiaramente, nessuno può ricordare
cosa accadeva 25 anni fa. L’Università di Catanzaro è nata nel 1986. Quando è
nata l’Università e, quindi, la Facoltà di medicina che già operava, da qualche
anno, come distaccamento dell’Università di Reggio Calabria, con sede a
Catanzaro, vi assicuro – perché l’ho vissuto prima da giovane studente e, poi,
da giovane docente – che non c’erano sedie per poter fare le lezioni; ci
adattavamo in garage e in condomini, alcuni dei quali venivano chiamati
Istituti e, soprattutto, non si poteva svolgere la formazione clinica perché
non potevamo avvalerci dell’Ospedale “Pugliese” di Catanzaro.
Tutto questo comportava una grandissima frustrazione da parte dei
giovani studenti tant’è che anche un Rettore molto determinato – prima Preside
e, poi, Rettore – come il professore Venuta fu costretto ad appellarsi –
ricordo ancora quelle parole – ai pochi docenti calabresi dell’Università
dicendo: “Se conoscete qualche politico, fate in modo che si possa realizzare
questo Protocollo d’Intesa che regoli le funzioni tra Università e Regione”.
Ricordo che ognuno di noi si mosse come poteva e che pochi professori
universitari calabresi – il professore Marsico ed il professore Nisticò –
riuscirono a farsi attivare unità operative presso l’Ospedale “Mater Dei”, così
come furono attivate le prime cliniche universitarie nell’ambito dell’Ospedale
“Pugliese”.
Ci sono voluti 20-25 anni per questa integrazione che oggi nasce con la
legge che dovremmo approvare fra non molto e di questo risultato non possiamo
non dare atto all’impegno ed alla tenacia che ha mostrato in quest’occasione il
sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che è riuscito a riprendere questo tema
con molta tenacia e molto impegno.
Un ringraziamento particolare ai colleghi consiglieri regionali che
hanno lavorato sul testo; si sono impegnati in continue riunioni, si è cercato
di smussare tanti aspetti che condizionano la stesura del testo e credo che
oggi si sta realizzando il sogno di tantissimi professionisti e studenti che 25
anni fa potevano soltanto ammirare quel plastico avveniristico rappresentato
dal campus che doveva sorgere, e, poi, è sorto e che, oggi, con questa legge,
pensiamo di poter sviluppare in modo ancora più esaltante.
Questa è una forma di riscatto che la buona politica, che oggi si sta
esprimendo in questa sede, riuscirà a realizzare in questa Legislatura e credo
che i vantaggi li potranno apprezzare i nostri figli e nipoti, ma soprattutto
la popolazione calabrese che potrà usufruire di servizi sanitari sempre più
eccelsi, rispetto alla situazione drammatica che si sta vivendo in questo
momento.
Quindi, non mi rimane che esprimere soddisfazione per l’approvazione di
questo testo e per aver potuto, oggi, in una veste diversa riuscire a fare
quello che la politica non fece 20 anni fa. Grazie.
Il consigliere Scalzo ha chiesto di
intervenire. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Intervengo sulla
proposta che oggi diventerà legge. Voglio dire che anziché parlare
d’integrazione si dovrebbe parlare della costruzione della più grande Azienda
ospedaliera Universitaria del Meridione.
Questo è frutto di un lavoro che ha visto
coinvolti più soggetti e, per certi aspetti, ha anche ridato al Consiglio
regionale, che è la massima espressione della volontà popolare calabrese, un
ruolo, quello di legiferare.
È il motivo per cui siamo stati eletti e
per troppo tempo non abbiamo potuto esercitare questo ruolo e questa funzione.
Questo passaggio ha visto coinvolte tutte
le forze politiche presenti in Consiglio regionale: la Presidenza della Giunta
regionale, con il delegato alla sanità del presidente Oliverio, il consigliere
Pacenza; il dipartimento della salute; il commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del
settore sanitario; tutti i colleghi, quelli dell’area centrale della Calabria,
di tutti gli schieramenti e anche il Presidente, il collega Mirabello, che
presiede la terza Commissione.
Non è stato un lavoro facile ma è stato un
lavoro al quale abbiamo dedicato tempo, passione e, con un po’ di presunzione,
anche competenza, indirizzato verso una scelta, che era l’unica possibile e la
sola, che può portare il rilancio organizzativo del Sistema Sanitario nella
Regione Calabria.
Lo puoi fare quando ti assumi la
responsabilità delle scelte che prendi. Ci siamo assunti questa responsabilità
perché siamo convinti che tale scelta possa rilanciare il sistema della sanità
ospedaliera nella nostra Regione, da un’azienda che vede coinvolti il
Policlinico Mater Domini con l’Università Magna Grecia, con l’ospedale Hub di
Catanzaro, l’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio con l’Ospedale Giovanni Paolo
II di Lamezia Terme.
Questa è una costruenda, una nascente
azienda, che mette insieme l’università, la didattica, la ricerca, la grande
esperienza e professionalità di molti colleghi che dirigono strutture
ospedaliere, che operano da tantissimi anni sul territorio; ma la cosa più
importante è che questo può rappresentare un modello organizzativo in cui
crediamo e che pensiamo possa essere di volano per rilanciare il Sistema
sanitario ospedaliero nella Regione Calabria.
E come lo si può fare? Si deve fare
attraverso questa proposta di legge regionale, che approveremo oggi, attraverso
il Protocollo d’Intesa che dovrà essere stipulato e lo si dovrà fare
soprattutto con l’atto aziendale, che fornisce le linee guida, che ridisegna la
grande Azienda nelle sue funzioni e prerogative. Per fare questo abbiamo
pensato soprattutto al bene comune.
Parlando di bene comune, quello della
salute è senz’altro - deve esserlo - il primo in ordine nei nostri pensieri e
lo dev’essere come cittadini, come genitori, come padri, come medici, per chi è
medico come il sottoscritto e altri colleghi che insieme a me hanno lavorato,
firmato e voluto, tale proposta di legge, prima ancora che essere
rappresentanti istituzionali.
Perché vogliamo dire chiaramente che se le
cose in Calabria andassero bene da tantissimi anni e se avessimo una sanità che
funziona, i livelli essenziali di assistenza nella media nazionale, una rete ospedaliera
efficiente, che consenta ai cittadini calabresi di essere curati nella nostra
regione, se avessimo tutto questo non ci sarebbe stato bisogno di mettere mano
ad un sistema organizzativo. La prova è il contrario: questo sistema, così
com’è, si basa fondamentalmente sulla competenza, sulla capacità, sulla
professionalità dei singoli, sullo sforzo di tanti, tanti operatori sanitari
che lavorano non avendo un sistema organizzativo efficiente come in altre
Regioni; parlo dei colleghi medici ma mi riferisco anche ai tanti operatori
infermieristici, agli operatori sanitari, ai tecnici delle più disparate
discipline, dai pronto soccorsi alle terapie intensive, alla rianimazione, alle
sale operatorie.
Perché i sistemi possono essere diversi;
non ci si può, non ci si deve innamorare per forza di un sistema organizzativo
perché non ce n’è uno univoco che funziona e gli altri no. Possono essere
diversi.
Dobbiamo scegliere quello che può essere
più importante e trainante per la nostra regione. Lo abbiamo voluto fare perché
non c’è, per motivi di logistica, per avere l’Università, per avere un grande
Hub, per avere a due passi
l’aeroporto, l’autostrada, il sistema ferroviario.
È da lì che deve partire il rilancio del
Sistema sanitario per tutta la Regione Calabria.
Allora come lo si deve fare?! Certo, lo si
deve fare mettendo mano all’Atto aziendale e con una vigilanza forte, stretta,
affinché non vengano mortificate professionalità, affinché si mantenga un
grande equilibrio e la vocazione di ogni ospedale, affinché vengano messi in
rete e, soprattutto, non succeda più, com’è successo per tantissimo tempo, che
ci sia un sistema sanitario slegato, dove la mano destra non sa cosa fa la mano
sinistra.
Ce ne rendiamo conto quando questo problema
riguarda le nostre famiglie, i nostri familiari, gli amici, i conoscenti,
quando, ad esempio, per una stessa patologia si ha un iter diagnostico-terapeutico che spesso porta ad una conclusione
non soddisfacente; poi si riprende da capo, spesso per rifare le stesse
procedure, magari rifare due volte una TAC o una risonanza, una PET e
quant’altro.
Il sistema va messo in rete, in modo che ci
sia una porta d’ingresso del sistema ospedaliero e che poi il paziente torni da
dove è partito. Perché il paziente quando ha un problema parte sempre dal
medico di famiglia.
Dobbiamo creare un grande rapporto con i
colleghi della medicina generale, che devono essere parte attiva, importante
del sistema.
Dobbiamo farlo, migliorando ancora di più
le tecnologie di cui questa grande Azienda è dotata, svolgendo un grande lavoro
per “professionalizzare”, per riorganizzare il sistema, soprattutto, per quanto
riguarda gli operatori, creando le condizioni qualitative ma anche
quantitative, perché si tratta di un sistema che richiede un turnover assolutamente necessario.
Per come la immaginiamo questa Azienda
dovrà avere quattro gambe solide, forti, che siano il cuore pulsante della
sanità calabrese, che siano, come dicevo prima, di volano per il resto del
territorio, che siano a servizio dei cittadini calabresi, con la vocazione del
Policlinico Mater Domini, dove c’è una didattica, dove insistono importanti
specialità, dove bisogna dare loro la possibilità di fare ricerca insieme agli
altri, una ricerca applicata anche all’ingegneria biomedica, a tutto il resto,
a tutto ciò in cui c’è necessità, per supportare il lavoro di chi,
quotidianamente, sta, come dicevo prima, in un pronto soccorso, in una terapia
intensiva o in una sala operatoria o altrove., mettendo una struttura storica
come l’Azienda ospedaliera hub “Pugliese-Ciaccio” nella condizione di poter
continuare ad esercitare, ma in modo diverso, organizzato, con una grande
organizzazione, con strutture e tecnologie.
Voglio anche ricordare come non possiamo,
non vogliamo rinunciare a un CRO, un Centro regionale di oncologia, che metta
in rete tutte le strutture oncologiche.
La voce oncologica è una di quelle
patologie che, a parte il dato economico, l’esborso notevole di oltre 50 milioni
di euro per curarsi fuori regione, espone non solo al dramma della malattia in
sé e per sé, ma anche ad una serie di disagi logistici per le famiglie, per chi
deve stare vicino a chi si sottopone alle terapie oncologiche, si tratti di
chemio, radioterapia o quant’altro. Allora è necessario fornire gli strumenti
necessari ai nostri colleghi oncologi, che hanno anche dimostrato di essere
professionali a livello nazionale e internazionale.
Quante volte è capitato che i malati siano
stati spesso rimandati da alcune città per continuare i cicli di chemioterapia
o quant’altro nelle nostre strutture.
Anche questo è un sistema che non è messo
in rete. È necessaria, quindi, una rete oncologica, riqualificando l’Azienda
ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”, prendendo il posto che era della Fondazione
Campanella, che oggi è chiusa.
Bisogna ripartire da lì: un grande Centro
di oncologia regionale in rete e poi l’Ospedale di Lamezia Terme.
C’è uno studio importante che dimostra come
quell’Ospedale, per la logistica e per il modo in cui è strutturato, ha quelle
caratteristiche, anche in rapporto alle linee guida europee, anche per quanto
riguarda nascita di un nuovo ospedale. Andate a vedere e verificare come oggi
le nuove linee guida prevedano ospedali che non si sviluppino più in altezza ma
che si estendano in ampiezza.
L’ospedale di Lamezia Terme Giovanni Paolo
II ha la possibilità di diventare e di essere fisicamente quel posto dov’è
necessario che ci sia un’altra delle specialità di cui la Calabria è
sprovvista: un Centro regionale di traumatologia. Un CTO (Centro traumatologico ortopedico) in Calabria non c’è e non
possiamo continuare ad immaginare di avere tanti reparti di ortopedia ma non
avere un unico Centro regionale di traumatologia.
E lo puoi fare lì, perché lì hai a
disposizione la logistica, la struttura, anche tutto ciò che riguarda le
infrastrutture vicine.
E poi, lo voglio dire, dopo vent’anni,
finalmente si è inaugurato il Centro Protesi Inail - uno sforzo importante
della Giunta regionale, voluto dal presidente Oliverio, che ringrazio, cui ha
seguito poi un’inaugurazione - che rischia, però, di rimanere monco, zoppo,
nonostante la volontà politica, la nostra volontà di portarlo avanti.
Ricordo che abbiamo presentato una proposta
di legge, a mia firma, che è stata approvata in Consiglio regionale, per una
modifica legislativa che consentisse di aprire il Centro Protesi Inail.
Ci siamo assunti una responsabilità; ci
abbiamo provato, ma questo non basta se lasciamo quella struttura come fosse
cosa a sé stante.
Un Centro protesi con le officine, con la
ricerca, con l’ingegneria biomedica non può rimanere senza avere un Centro
traumatologico regionale.
È questa in sintesi la proposta di legge
che andremo ad approvare. Non stiamo approvando carta straccia. Stiamo
disegnando, stiamo scrivendo la storia del rilancio della sanità nella nostra
Regione e lo facciamo all’unanimità, con un lavoro condiviso.
Voglio ringraziare, ancora una volta, tutti
coloro i quali hanno contribuito, a vario titolo, a vario ruolo, facendo sì che
oggi si giungesse a questo risultato. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Esposito.
Ne ha facoltà.
Ringrazio lei e la Conferenza dei capigruppo per la sensibilità dimostrata nel cambiare l'ordine del giorno e mettere al primo punto questa legge, perché - come è stato detto da chi mi ha preceduto - è una legge che questa regione attende da oltre 20 anni.
È una tematica che parte, quindi, da lontano, molto complessa, quella dell’integrazione di due realtà con delle differenze nel DNA, differenze che rimangono. Probabilmente, rispetto al passato, strada facendo, questa legge non è stata più un'opzione per i consiglieri regionali, ma è diventata una strada obbligata, per mille motivi. Non ultimo, la debolezza che oggi vive, a 360 gradi, la sanità calabrese e anche quella di Catanzaro.
La prima cosa che è stata apprezzata di questo percorso è stata la metodologia procedurale che ha portato a proporre, nella giornata odierna, l'approvazione di questa legge. Dopo Tavoli e Commissioni varie, si è deciso di organizzare un Tavolo con tutti gli attori protagonisti, partendo, in primis, dal sindaco della città di Catanzaro, insieme al presidente Oliverio - perché il Presidente è sempre stato rappresentato da Franco Pacenza -, alla struttura commissariale, agli organi apicali dell'Università e ai direttori generali delle due Aziende. È iniziato un lavoro che - lo ha detto prima di me Michele Mirabello – avrebbe potuto far nascere una legge di iniziativa della Giunta regionale, perché questo era nel programma elettorale del presidente Oliverio.
Ho apprezzato molto Franco Pacenza che ha inteso, invece, determinare tutte quelle condizioni affinché fosse una legge di iniziativa del Consiglio regionale. Lo ha fatto per una sua sensibilità, ma anche perché l'integrazione dell'Azienda Pugliese Ciaccio con l’Azienda ospedaliera Mater Domini era nel programma elettorale di tutte le forze politiche, probabilmente non solo di questa legislatura, ma anche quella precedente e quella precedente ancora. Proprio a testimonianza del fatto che, un evento così importante come quello che stiamo trattando oggi, riguarda tutti e non può avere un colore politico.
Estremamente significativo e importante è stato che, nella fase di passaggio delle consegne fra l'ingegnere Scura e il generale Cotticelli, la Commissione, presieduta da Michele Mirabello, abbia avuto anche la sensibilità - potevamo anche non farlo - di invitare in Commissione il generale Cotticelli.
Il Generale ha apprezzato l'invito, ha dato la sua disponibilità, ma soprattutto, ha rappresentato una continuità amministrativa rispetto a quanto fatto dall'ingegnere Scura, lo ha condiviso ed ha anche dato un suo contributo alla discussione. Anche perché il generale Cotticelli ha, nel suo decreto di nomina, fra i vari punti, anche l'integrazione delle Aziende ospedaliere nella città di Catanzaro.
In Commissione - soprattutto grazie alla Commissione bilancio, presieduta dal collega Aieta che ringrazio per la celerità con cui ha convocato, perché mancava il parere della sua Commissione per poter iscrivere la proposta di integrazione all'ordine del giorno della seduta odierna - abbiamo anche, in modo molto concreto e pragmatico, superato alcuni aspetti procedurali che aveva posto il Dipartimento bilancio, tant'è che - lo anticipo, dirà meglio il collega Mirabello - , presidente Aieta, abbiamo raccolto le indicazioni in un emendamento che, praticamente, va a chiarire soltanto dal punto di vista formale, più che sostanziale, l’invarianza finanziaria di questa norma che andremo ad approvare.
L'integrazione seguirà un suo percorso che, naturalmente, avrà pieno rispetto delle vocazioni delle due Aziende che hanno - come dicevo prima - una struttura diversa: una è vocata all’urgenza-emergenza, l'altra alla formazione, la ricerca, la didattica. Dovranno trovare una loro complementarietà che passerà inevitabilmente non da un’analisi- che oggi noi non avremmo potuto fare – contenuta nella legge, in quanto noi potevamo semplicemente indicare dei macro-indirizzi che poi costituiranno una parte sostanziale di un’analisi più approfondita nel Protocollo d’Intesa che, una volta votata oggi la legge in Aula, sarà il momento determinante dell'integrazione “Pugliese - Mater Domini”.
Ho detto a Franco Pacenza - per riferirlo al presidente Oliverio -, al Magnifico Rettore, alla struttura commissariale, che sono fortemente preoccupato, Presidente, per il lavoro che l'attende per la stesura del Protocollo d'Intesa. Non stiamo parlando di un passaggio di consegna di carte, ma di un qualcosa che è fermo al 2004, è stato prorogato fino al 2006 e da lì in poi è stato prorogato tacitamente.
Il Protocollo d’Intesa non sarà necessario solo ed esclusivamente per questa legge d’integrazione; il Magnifico Rettore e, credo, anche lei e la struttura commissariale sfrutterete questo momento per rifare un Protocollo d’Intesa a 360 gradi su tutti i rapporti tra Università e Regione.
Sono fortemente preoccupato, perché la legge prevede che ci siano 90 giorni dalla pubblicazione per la stesura del Protocollo d’Intesa, il che significa, Presidente, che bisogna cominciare a lavorare non da domani, ma da ieri! Tant'è che ho chiesto a voce alta, più volte, in Commissione e nei Tavoli a cui ho partecipato, che, parallelamente al lavoro legislativo del Consiglio regionale, si cominciasse a lavorare su un Protocollo d'Intesa. Uno c'è, Presidente, ma va rivisto, perché nel passato – come ricorderà anche chi era in Consiglio regionale nella precedente Legislatura - era un pacco postale che andava e tornava indietro anche per una virgola, per due punti, tant'è che quei pretesti hanno fatto sì che non abbia mai trovato luce.
Quindi, la invito, Presidente, a non rendere vana la giornata odierna. Senza il Protocollo d'Intesa, cari amici consiglieri, non stiamo facendo nulla, nessun momento di proclamazione, non abbiamo ancora vinto la guerra, probabilmente stiamo superando l'esame di una battaglia, anche se non si può parlare di battaglia perché - è stato detto prima di me - vi è un solo esercito, quello di maggioranza e opposizione, nell'interesse dell'area centrale e dell'intera Calabria.
Quindi, Presidente, non per controllo, ma per una giusta e meritoria dignità delle Commissioni e del Consiglio regionale, nei pochi articoli della legge c'è un passaggio - che lei sicuramente ottempererà – che prevede che il monitoraggio dello stato di attuazione e di stesura del Protocollo d’Intesa sia portato all'attenzione della Commissione competente e - se lei lo riterrà opportuno - del Consiglio regionale. Riferire sullo stato delle cose in Commissione, non per ricevere un parere vincolante, in quanto prerogativa sua, Presidente, del Magnifico Rettore e della struttura commissariale – perché, fin quando saremo commissariati e in Piano di rientro, la sanità non cammina sulle due gambe della Regione Calabria, ma, purtroppo, su tre -, ma affinché dia, eventualmente assieme al Consiglio regionale, più forza a lei, Presidente, ed alla politica perché il Protocollo d’Intesa non possa essere terreno di melina e di attendismi, altrimenti faremo l’ennesima legge senza attuazione.
Il collega Scalzo prima ha nominato la Fondazione “Tommaso Campanella”. La Fondazione “Tommaso Campanella”, probabilmente, è deceduta proprio perché non si è riusciti a trovare un'Intesa sulla legge del dicembre 2012 - se non erro – con cui l’ex Presidente della Commissione sanità aveva ridisegnato la Fondazione in modo più snello e di tipo oncologico.
Quella legge però prevedeva un'Intesa - non un Protocollo d'Intesa, quindi non la stesura di un complesso documento, ma una semplice Intesa - fra Regione e Università; non c'è stata, stiamo parlando di dicembre 2012, e la fondazione “Tommaso Campanella” è morta. Quella legge del 28 dicembre 2012 non ha mai trovato Attuazione nella Regione Calabria.
Proprio per questo, dato che oggi all'ordine del giorno c'era anche una revisione statutaria, mi sono pregiato di portare all'attenzione del Consiglio regionale, insieme al collega Pasqua, l'inserimento delle clausole valutative, affinché il Consiglio sia un organo non solo d'indirizzo, ma anche di controllo su queste tante, troppe, leggi che in Calabria vengono emanate dal Consiglio Regionale dopo un duro lavoro.
Ne sa qualcosa, probabilmente, il collega Nicolò che ancora aspetta l’attuazione di una sua legge sulle eccedenze alimentari, se non ricordo male.
Queste leggi probabilmente non servono o c'è qualche inghippo burocratico che non le fa attuare?
Dal Protocollo d’Intesa nasceranno gli indirizzi di cui tanto si è discusso nelle varie Commissioni. Era sbagliato discutere in quella fase di quante unità operative complesse, di quanti reparti, di quanti primari, saranno destinati alla futura Azienda unica.
Sarà il Protocollo d’Intesa che traccerà l’indirizzo che sarà poi ripreso da quello che è l'atto costituente di un'Azienda, l'atto aziendale.
Nella legge, seppur in modo molto snello, abbiamo indicato come per noi deve essere vista l'Azienda unica di Catanzaro, naturalmente un modello dipartimentale, ma che tenga conto dei volumi di attività e della possibilità, nell'interesse dei cittadini, di dipartimenti sanitari, cosiddetti, integrati.
Certamente oggi un punto lo segniamo, perché, soprattutto noi consiglieri del territorio, opposizione e maggioranza, riteniamo che con l'approvazione odierna si debba - e questo lo pretendiamo, lo affidiamo a tutti, anche al Presidente - sbloccare il capitolo del nuovo ospedale a Catanzaro.
Nuovo ospedale di Catanzaro che da 20 anni è condizionato dall’ istituzione dell'Azienda unica, mi auguro che su tutti i Tavoli dei vari Ministeri competenti, da domani, si possa intavolare un discorso rispetto al nuovo Ospedale di Catanzaro, come fatto scisso dall'integrazione.
L'integrazione, per quello che è il potere legislativo e il potere della politica, oggi sarà approvata, da domani su quei tavoli bisogna parlare del nuovo Ospedale di Catanzaro.
Mi auguro che l'Ospedale di Catanzaro possa, parallelamente - non seguendo una logica di becero campanilismo - all'Ospedale di Cosenza, avere un suo Accordo di Programma Quadro e tutta la filiera di quel percorso estremamente complesso che poi dovrebbe portare alla sua realizzazione.
Realizzazione per cui, naturalmente, per quanto concerne l’allocazione e quant'altro, dovrà meritoriamente entrare in campo l’Assise deputata alle scelte che, secondo me, è il Consiglio comunale di Catanzaro.
Sbloccata l'iniziativa del nuovo Ospedale, questa legge farà sì che si abbia un potenziamento del policlinico di Germaneto, dove, accanto ai posti letto attualmente attivi, ce ne sono almeno altri 200 che attendono di essere utilizzati.
C'è poi un altro passaggio fondamentale, che è stato già tratteggiato dal collega Scalzo: l’implementazione dell'Ospedale “Ciaccio”. Oggi si vota l'integrazione, ma non è un modo per lavarsi la coscienza - anche se era un problema di coscienza non farlo -, il Consiglio regionale e Consiglio comunale di Catanzaro devono stare attenti e vigilare affinché si apra un nuovo percorso di programmazione della sanità a Catanzaro che può essere veramente rivoluzionaria: partendo dalla costruzione del nuovo ospedale, dall'implementazione del policlinico di Germaneto, dall’implementazione dell'Ospedale “Ciaccio” come Dipartimento onco-ematologico, che è veramente la centralità delle cure oncologiche - l'ha detto in modo, ripeto, esaustivo il collega Scalzo - affinché quella struttura possa mirare, già da domani, al raggiungimento di un altro nobile obiettivo che sarebbe quello di un istituto di ricerca scientifica.
In questi giorni sulla stampa, perché non abbiamo avuto la possibilità di un confronto de visu con la delegazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, c'è stata molta confusione, a mio modesto avviso. Abbiamo visto degli atteggiamenti del Movimento 5 Stelle che hanno chiesto al loro Ministro, che è venuto in Calabria - ha ragione il consigliere Guccione - attuando uno sfregio istituzionale che merita un chiarimento, di impugnare la legge dell'integrazione ancor prima che la legge venisse emanata dal Consiglio regionale.
Impugneranno questa legge a prescindere, questo è stato l'atteggiamento di una parte della delegazione parlamentare del Movimento 5 Stelle; delegazione parlamentare, tra le altre cose, composta da 18 parlamentari, tra deputati e senatori della Repubblica, che, probabilmente, non aveva neanche ai tempi d'oro la Democrazia Cristiana. In più abbiamo assistito, sempre sulla stampa, perché non c'è stata possibilità di un confronto, ripeto, de visu con i parlamentari del Movimento 5 Stelle, ad una serie di polemiche, di critiche a questa legge partendo, anche, da quella integrazione funzionale, sostanziale, organizzativa dell'ospedale di Lamezia Terme. Bene, sono andato a vedere, a studiare un’iniziativa popolare che il Movimento 5 Stelle ha depositato, presso l'Ufficio di Presidenza di questo Consiglio regionale, su un riassetto della sanità in Calabria. Sono andato a studiarmela e devo dire che potrei anche condividerla con degli aggiustamenti.
Questa norma, assessore, parla di un riassetto della sanità in Calabria in tre aree, area nord, area centro e area sud, sia per quanto riguarda le Aziende sanitarie territoriali sia per quanto riguarda le Aziende sanitarie ospedaliere. Ma cosa fa? Toglie dalle Aziende sanitarie, attualmente provinciali, gli ospedali per inserirli nell'area sanitaria ospedaliera. Quindi, per fare un esempio pratico, secondo questa iniziativa popolare del Movimento 5 Stelle l'Ospedale di Catanzaro, ospedale capofila, dovrebbe includere il Policlinico. Anche sul Policlinico fanno un distinguo per la loro nota visione, rispettabilissima, ma un pochettino contraria all'Università di Catanzaro. Questa proposta, praticamente, include in un'unica Azienda ospedaliera, l’Ospedale di Catanzaro, l'Ospedale di Lamezia, l’Ospedale di Vibo e l'Ospedale di Crotone. In pratica è una parte di quello che noi stiamo dicendo nella nostra legge oggi, quindi non c’è tutta questa differenza col Movimento 5 Stelle. Se avessi avuto la possibilità di un confronto de visu…, probabilmente o non so leggere o non capisco quello che leggo, ma questo ho letto e questo riferisco all’Aula. In più sull'integrazione non ritengo che ci sia una discussione che il Movimento 5 Stelle debba condividere, perché la condivide il ministro Grillo quando firma il decreto di nomina del generale Cotticelli. Quindi di cosa stiamo parlando? Questo non è il momento delle polemiche, questo è il momento del lavoro perché il lavoro, come ho già detto, continua, anzi aumenta da stasera in poi. Presidente Oliverio, ritorno a lei perché, le ripeto, sono fortemente preoccupato in questi cinque, sei mesi in cui ho dato il mio modesto contributo alla stesura di questa proposta di legge. Ho sempre posto e mi pongo tutt'ora il problema del passaggio determinante, che è nelle sue mani così come in quelle del Magnifico Rettore: il Protocollo d'intesa.
Da questo punto di vista ritengo che lei debba considerare l'intero
Consiglio regionale al suo fianco affinché si costruisca un Protocollo d’Intesa
che dia valore all'Università di Catanzaro e nello stesso tempo dia valore a
quello che è il ruolo della Regione Calabria, che è l’ente che va ad erogare i
soldini all'Università. Mi auguro però che non venga penalizzato quello che,
oggi, dopo 20 anni, la politica è riuscita a fare.
Sui giorni, presidente Michele Mirabello, si potrà anche discutere, in
seguito, anche in Commissione, ha poca importanza il mese in più, il mese in
meno ma sarebbe un delitto, che non ci giustificherebbe nessuno, se alla
promozione di questa legge, fra un paio d'anni, non si fosse sbloccato
l'ospedale nuovo a Catanzaro, non abbiamo ancora all'orizzonte la vera
integrazione, ci guarderemo in faccia e, probabilmente, avremmo fatto il nulla.
Presidenza del vicepresidente
Vincenzo Ciconte
Grazie consigliere Esposito, ha chiesto di intervenire il consigliere
Bova. Ne ha facoltà.
Grazie, intervengo brevemente su alcune considerazioni già introdotte
dai colleghi che mi hanno preceduto. Ho apprezzato anche, lo dico, parte
dell’intervento del consigliere Esposito, su molti aspetti molto corretto, su
altri aspetti, di tipo politico, non lo condivido e dirò pure le ragioni. Una
cosa fatemela dire oggi: una giornata che non nasceva, come lavori consiliari,
sotto i migliori auspici, si sta trasformando in una bella giornata di attività
del Consiglio. Se portiamo a casa questi due risultati forse sarà la giornata
più positiva del lavoro di questo Consiglio regionale.
L’integrazione delle Aziende ospedaliere di Catanzaro è un fatto
importantissimo per la sanità calabrese, la circostanza che tutti, nella
conferenza dei gruppi, abbiano voluto portare questa proposta come primo punto,
ne fa capire bene la portata. La doppia preferenza di genere, se la portiamo a
casa, sarà un'altra grande conquista di democrazia e di civiltà di questo
Consiglio. Fatemi, però, fare alcune precisazioni, anche perché annuncio - lo
avevo comunicato, sia pure verbalmente al Presidente - che ho intenzione di
ritirare gli emendamenti affinché non ci sia nessun ostacolo all’approvazione
di questa proposta di legge.
Comunque nel dare la massima celerità all'iter di approvazione della
proposta legge, fatemi dire una cosa: oggi si capisce, si comprende perché
qualche mese fa decisi, a giugno - alcune cose le voglio raccontare in sede di
Consiglio regionale - decisi di lasciare quel tavolo partecipato dove c'erano
Regione Calabria, struttura commissariale e, oggi, l'approvazione di questa
legge, credo, ne sia la riprova.
Se vi ricordate, era giugno quando mi alzai dal tavolo, con l'accordo
di programma che portarono, assieme, il commissario Scura e il rappresentante
Franco Pacenza in nome del Presidente, un documento condiviso che io ho
apprezzato, snello, si formava di tre articoli. Poi la proposta di legge è
stata presentata dal sottoscritto, ricordo la battuta, la ripeto, io dissi:
vado a comprare una bottiglia di champagne perché se abbiamo un accordo tra
gestione commissariale e Giunta regionale è un bene, è un bel vedere per tutti
quanti.
Qualcuno si rifiutò, disse che non avrebbe firmato; non c'è il
consigliere Tallini che fece pure una battuta particolare in quella famosa
riunione, sostenendo che quella situazione sollevava un grosso problema
politico. Di tutto punto risposi che aveva ragione e che se fossi stato io al
posto di qualcun’altro avrei impedito che qualcuno ritornasse a casa quella
mattina, perché si vedeva che rispondeva agli interessi, non della Regione
Calabria o della Giunta regionale, ma, probabilmente, parlava a nome di altri
interessati.
In quell'occasione dissi che da quel momento in avanti non avrei
partecipato più a nessun tavolo privato in stanze chiuse, che si sarebbe
portata la proposta di legge in Commissione in modo che l'analisi, gli
sviluppi, l’iter di questa legge fossero sotto gli occhi di tutti i calabresi,
sotto gli occhi della sanità nazionale, perché chi di competenza, chi è
specializzato nel settore, deve guardare, deve sentire e deve giudicare se,
effettivamente, c'è la volontà del Consiglio regionale. Il giorno dopo
depositai niente di più che la proposta di legge che aveva redatto Franco
Pacenza, anzi Franco Pacenza ha portato quel tipo di proposta, che a me stava
benissimo, 3 articoli secchi. Venni, depositai e sollecitai. Ringrazio pure il
presidente Mirabello per la grande attenzione che ha avuto in tutto l’iter e la
sensibilità che ha dimostrato, soprattutto nelle ultime sedute di Commissione.
Chiesi pure, telefonai anche, dopo un post-operatorio che avevo avuto,
chiedendo al presidente Mirabello di calendarizzare la discussione di quella
proposta in Commissione, perché è nelle Commissioni che si discute e le
Commissioni hanno il compito di discutere, di fare audizioni, di sentire e
anche se non si è esperti si studia e poi si arriva ad una proposta di legge.
Oggi ci siamo, quindi è vero, dice giustamente il consigliere Esposito
che senza accordo di programma ancora non abbiamo fatto niente, cari
consiglieri, o rischiamo di non fare niente, di fare un buco nell'acqua.
Ricordo anche un'altra proposta in tal senso che non era mia, io presi feci una
riflessione a seguito della lettura di un articolo comparso su un noto
quotidiano calabrese, un editoriale, laddove si evidenziava che abbiamo
addirittura all'Università di Catanzaro, non a Milano, un master di II livello
in Management aziendale sanitario. Me lo sono andato a cercare stamattina:
articolo 1 del decreto istitutivo anno 2006-2007, gli obiettivi formativi del
master sono quelli dell'acquisizione di fondamentali strumenti scientifici per
l'analisi e le problematiche sanitarie nonché la capacità di interpretare, di
comunicare correttamente dati e conoscenze relativi alla promozione,
l’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, all’acquisizione di capacità
manageriali nell'organizzazione e gestione di servizi sanitari, all'acquisizione di capacità di programmazione eccetera,
eccetera, non lo leggo tutto. Noi abbiamo un corso, abbiamo borsisti, gente che
dopo la laurea va a studiare, si forma, si specializza in management aziendale
sanitario.
Chiesi di affidare a questi signori la redazione dell’accordo di
programma, di investire l’Università. Perciò la cosa di fondo che ho notato in
questa vicenda è che qualcuno ha voluto interrompere. Devo dire che la linea
della Giunta regionale è ineccepibile, la linea della Giunta, per come l'aveva
portata il rappresentante Franco Pacenza, è ineccepibile, come era ineccepibile
la linea del Commissario. Allora c'è qualcosa che si frappone in questa
Calabria o che impedisce, di fatto, che un salto di qualità lo si possa fare e
in determinati settori non decide né Mario Oliverio, né Arturo Bova, né Scura,
né chi verrà dopo di lui, a mio avviso. Sembra che viviamo nel paese delle
meraviglie, tutto questo perché la linea di fondo è come mettere in
contrapposizione il mondo universitario.
Avete mai visto che in un posto si contrappone la ricerca scientifica,
alla pratica, all'esecuzione di quelli che sono i risultati di una ricerca
scientifica? A questo mi sono ribellato, queste erano le ragioni, ho avuto modo
di dirlo in tutte le salse e le sedi. Ho
dato la piena disponibilità perché quando ho visto, chiedo scusa pure a Baldo
Esposito e agli altri, ma di fronte alla presentazione di un progetto di legge
da parte del sottoscritto c’era bisogno di aspettare tre mesi e presentare un
altro progetto di legge? Per fare cosa? Premesso che si poteva, bastava
modificare o intervenire con emendamenti, con atti. Ma anche in questo c'è
qualcosa che non ha caratterizzato sempre in meglio la nostra attività. Ripeto:
si è voluto fare un altro progetto, ho fatto un passo indietro come l'hanno
fatto tutti, ci siamo detti però “eliminiamo i punti di avversione, di
contrasto”.
Ancora oggi ho le mie perplessità che nascono, perché è mio costume
andare ad informarmi quando non è materia di mia stretta competenza, da gente
del settore, possibilmente da gente che non è interessata, che non ha interessi
diretti. Le informazioni tante volte me le vado a prendere fuori regione, in
maniera tale da non avere la problematica di dire questo mi può dare un'informazione
ma ha un interesse o comunque un trasporto personale. Mi dicono che questa
proposta legge che noi andiamo ad approvare, probabilmente, potrebbe non avere
le autorizzazioni ministeriali, così com’è. Vedi, Presidente, quando
rappresentai le mie perplessità in ordine alla possibilità di integrare
l’Azienda di Lamezia Terme dissi: “non si può integrare, è uno Spoke”.
Presidente, l'Azienda di Lamezia Terme, l'Ospedale Giovanni Paolo fanno parte
dell'ASP di Catanzaro, allora dovremmo prima, questo lo dobbiamo sapere, se fa
parte dell’ASP per entrare a fare parte, poi, della nuova Azienda ospedaliera
unificata, integrata, bisogna scorporarla dall’ASP e poi assorbirla
nell'Azienda ospedaliera dei due “Mater Domini” e “Pugliese”.
Ma qualcuno si è chiesto che fine farà, poi, l’ASP di Catanzaro, gli
altri due ospedali? Perché se si tira fuori Lamezia rimarrebbero Soverato e
Soveria ed è ovvio che se viene meno Lamezia Terme, vi chiedo scusa, quale sarà
l'offerta? I servizi si ridurranno per l'ASP con la conseguenza che noi andremo
ad affossare l’ASP di Catanzaro. A proposito, lo dico ai medici presenti in
Aula e pure a tutti quelli che sentono: aver pensato ad una sanità a livello
nazionale e poi a livello regionale con un’armonia tra gli ospedali centrali di
grande dimensioni e poi un decentramento periferico, l'ho fatto io? O l'ha
voluto o l'ha pensato, indicato come chiave di soluzione delle problematiche,
chi di competenza? Queste sono delle perplessità. C'era un emendamento che
concerneva, appunto, l'integrazione ma, ripeto, ho le mie perplessità.
Il consigliere Scalzo parla del centro di traumatologia, ma io sono
andato a leggere che cosa serve per fare un centro di traumatologia. Chiudiamo
l’Hub Catanzaro e lo facciamo a Lamezia, considerato quello che serve per
aprire un centro di traumatologia; a proposito, che cosa mandiamo a Lamezia
Terme e quale sarà la fine di Catanzaro? Facciamo la guerra tra poveri o ci
andiamo a rincorrere gli uni con gli altri in questo provincialismo? Lo dico di
cuore, io arrivo dalla provincia e passo per un provinciale, ci mancherebbe, ma
guardate che tra Lamezia Terme e Catanzaro si ha la distanza che c'è tra
l'uscita 24 e 21 del raccordo anulare di Roma e c'è pure la superstrada che
serve il tratto. Ma lo devo dire io che cos'è un Hub, che cos’è uno Spoke,
perché si devono prevedere gli Hub?!
Io l’ho detto in campagna elettorale, in campagna elettorale ho parlato
di una sanità sul territorio dislocata, leggera, funzionale accanto agli Hub
centrali, questo è il punto. Ripeto: ritiro gli emendamenti perché non voglio
essere, con questi emendamenti, capro espiatorio, perché capisco che, oggi,
discutere dell'eventuale stralcio dell’ospedale di Lamezia significherebbe,
forse, bloccare la legge.
Allora mi è piaciuta la proposta del presidente Mirabello che ha detto
“da domani in avanti ci metteremo a ragionare sulla razionalizzazione di tutto
il sistema sanitario calabrese”; quella potrebbe essere l'occasione per
discutere, parlare e capire di come arrivare ad un risultato condiviso. Non si
vuole essere contro qualcosa, si vuol essere a favore dei calabresi o della
sanità calabrese.
È una grande giornata per noi consiglieri dell'area centrale,
veramente, forse la più bella. Speriamo di portare, innanzitutto, a casa questo
risultato. Attenzione! Sono vent'anni che i governi di qualsiasi colore
politico dicono che se non si procede all'integrazione tra le due Aziende a
Catanzaro non si potranno mai sbloccare i fondi per costruire l’Hub a
Catanzaro. Lo dico anche perché mi sentano quelli dell'area centrale. Intanto
l'Hub a Cosenza sta partendo, le procedure si stanno avviando, per l’Hub a
Reggio Calabria le procedure si stanno avviando, noi ci ritroveremo con due Hub
funzionanti e Catanzaro ancora al palo. A proposito: la mission della sanità su Catanzaro che fine fa? L'abbiamo prevista
solo su carta.
Quindi oggi votiamo al più presto, approviamo questa legge; ho avuto
modo di parlare, ho parlato anche con parlamentari del Movimento 5 Stelle su
questa vicenda, sentivo pure il richiamo del consigliere Esposito “attenzione
che i parlamentari dei 5 Stelle…”. Non condivido assolutamente la proposta che
hanno messo in campo, è fuori da ogni regola, tanto è vero che ho detto di
andare a parlare col ministro Grillo e vedere se viene a dire pubblicamente in
Calabria che toglie la pregiudiziale! La pregiudiziale la mettono i governi,
quella secondo la quale se non si procede all' integrazione non si avranno i
quattrini, i soldi per costruire l’Hub a Catanzaro.
Ho detto: “Mandateci il vostro Ministro a dire questo e poi vediamo, ne
parliamo”; ma i 5 Stelle chiedevano una riflessione più approfondita.
Mi rivolgo alla politica di cui faccio parte e che a me piace. Ricordo
che il presidente Oliverio ha chiesto più volte la convocazione di una seduta di
Consiglio regionale dedicata alla sanità e quando un Presidente di Giunta
chiede la convocazione di una seduta di Consiglio regionale significa che, in
quel momento, la politica dovrebbe occuparsi di certe cose, la politica dei
partiti, Presidente, non quella dei singoli, non quella delle associazioni che
passano come forme politiche e sono la migliore politica.
Meno male che ci sono perché la discussione non ha visto un solo
partito di centro-destra, centro-sinistra che abbia sollecitato questa discussione,
sebbene sia stata richiesta. E si tratta di discussioni che devono entrare nei
bar, nei tabacchi, in mezzo alla gente. Adesso io non voglio, con questo, fare
riferimenti. Mi guardo bene dal far riferimenti che non riguardano il
sottoscritto o un'area politica di cui non fa parte il sottoscritto, ci
mancherebbe, ognuno ha i propri problemi e se li gestisce per conto proprio.
Adesso serve un salto di qualità, uno scatto di orgoglio, possiamo fare
bene e questa è la dimostrazione, qui abbiamo la dimostrazione. Quindi annuncio
il ritiro degli emendamenti che avevo depositato, dei tre emendamenti. È bene
che si sappia che il ritiro di quegli emendamenti a cui credevo tanto e che
rappresentano le ragioni che adesso ho avuto modo di spiegare verbalmente, avviene
affinché l'iter della legge abbia un'accelerazione, la maggiore possibile.
Grazie.
Grazie consigliere Bova. Ha chiesto di intervenire il consigliere
Tallini. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, signori colleghi, è un momento importante per la Calabria, forse il momento più importante della storia di questa Legislatura. Periodo e legislatura in cui il tema della sanità è diventato il tema dominante per mille ragioni, sia per la domanda di prestazioni sanitarie della gente che sorge, sempre, in maniera incalzante - per la cosiddetta migrazione sanitaria che ha ripreso di nuovo a galoppare - sia per via di un dibattito che si è aperto in Calabria, per la nomina di un Commissario che è quello che ha lasciato, da poco, il suo incarico.
Commissariamento che si è caratterizzato da una polemica aspra, senza entrare nel merito di chi ne avesse ragione, uno scontro con la politica che alla fine si è tradotto in un fallimento del regime commissariale; fallimento tradotto nei numeri che sono quelli che da una parte sta aumentando la migrazione sanitaria e dall'altra stiamo registrando che il deficit della sanità, in Calabria, ha ripreso il suo trend e viaggia, tendenzialmente, verso i 138 milioni di euro all'anno.
Questo dibattito torna d'attualità. Abbiamo la fortuna di vivere in un'epoca in cui arriva in Calabria il ministro Grillo che dice e pretende anche di commissariare i Commissari.
Il collega Parente, esperto di sanità, l'altra volta, con una battuta che sembrava esprimesse il massimo del paradosso disse: “noi probabilmente con i Commissari, o con questo sistema, prima o poi arriveremo al punto che qualcuno ci proporrà gli ospedali da campo”, chiacchieravamo, prima che quella che era una battuta ed un paradosso, oggi, diventasse la realtà.
Perché richiamo questo? Perché la storia della sanità in Calabria, a volte, si prende, anche, una rivincita. Nel massimo momento del fallimento o di criticità della sanità in Calabria, noi forse ci troviamo nell'epoca in cui abbiamo la fortuna, mi ritengo un privilegiato, un fortunato a scrivere, forse, la pagina più bella della storia della sanità, da quando mi ricordo, o almeno da decenni a questa parte.
È una integrazione a cui, per le ragioni che fra poco vi dirò, dobbiamo stare attenti, perché purtroppo questa bella pagina di politica può essere messa in discussione, anzi dobbiamo stare attenti perché ci sono già dei segnali preoccupanti. Ci sono personaggi che appartengono ai movimenti populisti che contrastano questa legge, auspicata da tutti, voluta da tutti i Ministeri competenti, con tutti i Protocolli d’Intesa; finalmente l’approviamo, in questa epoca, ma dobbiamo avere a che fare con l'antipolitica.
L'antipolitica sta dicendo che qualsiasi cosa si faccia in Calabria non va bene, anche questa legge sull'integrazione delle Aziende ospedaliere, che altro non fa che seguire un indirizzo del Ministero, finalizzato ad eliminare sprechi, doppioni e creare, quindi, le condizioni per avere uno strumento sanitario assolutamente corretto.
Oggi, quindi, mi auguro che questa legge sarà approvata all'unanimità; legge che prevede l'integrazione tra le Aziende ospedaliere Pugliese-Ciaccio e anche l’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, quindi nasce l'Azienda ufficiale “Mater Domini - Pugliese-Ciaccio”, la più grande azienda della Calabria, una delle più grandi del meridione, ricordiamolo, con migliaia di dipendenti e articolata su più sedi.
La Calabria, assieme alla Basilicata, era l'unica Regione del meridione a non avere un Azienda ospedaliera universitaria integrata. La nuova Azienda diventerà competitiva nel Sud, soprattutto nel campo dell'oncologia e della cardiochirurgia, dove già si presentano delle eccellenze, ma tutte le discipline riceveranno un grande impulso attraverso l'integrazione.
Questa è la migliore risposta che la classe politica calabrese può dare alle posizioni populiste della ministra della Salute Grillo che altro non ha saputo proporre ai calabresi se non l'allestimento di un ospedale da campo gestito dalla Protezione civile.
Non è retorica parlare di risultato storico, sono 20 anni che si parla di integrazione tra Ospedale regionale “Pugliese-Ciaccio” e il Policlinico universitario “Mater Domini”. Tutti a riempirsi la bocca della necessità di questa operazione per, poi, lavorare sottobanco per il suo fallimento. Ci hanno provato in tanti in questi 20 anni, Presidenti della Regione, assessori, consiglieri regionali, sindaci, Rettore, sempre senza alcun risultato.
Oggi, la rappresentanza catanzarese del Consiglio regionale ci riesce, invece, senza voler togliere nulla a nessuno, ha lavorato in maniera bipartisan, tutti gli schieramenti politici del territorio della provincia di Catanzaro. Quindi mi associo anche alle cose dette dai consiglieri Esposito e Scalzo che hanno ricordato la correttezza con cui si è potuto impostare anche il tavolo di lavoro che, alla fine, ha portato alla stesura finale del testo di legge.
Questo Consiglio regionale, da taluni bistrattato, ha dimostrato in questa occasione di aver avuto più coraggio e determinazione degli altri.
Per questo risultato ringrazio tutti i colleghi, il Presidente della Commissione sanità, consigliere Mirabello, nessuno di noi deve accampare primogenitura, tutti abbiamo contribuito in parti uguali alla redazione della legge e al suo approdo in Aula. I forti interessi in palio hanno fatto naufragare ogni tentativo e pure i vantaggi dell’integrazione, già sperimentata con successo in molte realtà italiane, sono sempre stati evidenti.
Innanzitutto, un forte risparmio sui costi dei servizi e un’ottimizzazione delle risorse umane, professionali e tecnologiche, ma la cosa più importante era e resta lo scambio proficuo di esperienze tra il mondo ospedaliero e il mondo accademico. Gli ospedalieri del Pugliese-Ciaccio, che hanno sempre rappresentato un'autentica scuola medica in Calabria, mettono al servizio della Facoltà di Medicina e soprattutto dei futuri medici il grande bagaglio di una esperienza acquisita sul campo nella lotta che, ogni giorno, essi compiono per salvare vite umane e per alleviare le sofferenze degli ammalati. I docenti universitari, in cambio, mettono sul piatto della bilancia il frutto del lavoro delle loro ricerche scientifiche, dei risultati acquisiti in anni di studio sulle principali patologie e soprattutto l'interscambio culturale e scientifico con le altre realtà accademiche del Paese e dell'estero.
Quindi, più efficienza nei servizi e più risparmi, più qualità nell'assistenza, più capacità di aggiornamento della classe medica, più corresponsabilità con le altre realtà del sistema sanitario, più concorrenzialità con le altre realtà del sistema sanitario nazionale, meno liste di attesa, meno episodi di malasanità, meno sofferenza per coloro che hanno patologie gravi, solo così si potrà drenare il fenomeno, sempre molto consistente, delle migrazioni sanitarie, fornendo ai cittadini le risposte che attendiamo ora.
Una volta approvata la legge, mi auguro che venga approvata all'unanimità oggi stesso e ci sono tutti i presupposti perché questo avvenga, nessuno potrà più tirarsi indietro, nessuno potrà lavorare più nell'ombra per sfasciare tutto, perché nel provvedimento di legge, che è una buona legge, è tutto fissato con precisione, anche, i tempi per realizzare concretamente la nascita della nuova Azienda. Caro Presidente, dovremmo incalzare i Ministeri competenti, perché dopo l'approvazione della legge, che avverrà oggi in Aula, vengano sbloccati immediatamente o recuperati i consistenti finanziamenti per la costruzione del nuovo ospedale di Catanzaro, con la realizzazione di nuovi e più moderni spazi di assistenza e per la ricerca.
Abbiamo fatto il nostro dovere. Basterebbe questa legge per dare un senso ad un'intera legislatura e siamo orgogliosi di aver dato un contributo alla nostra regione. Sono sicuro che la legge sarà approvata all'unanimità, perché dall’efficienza del sistema ospedaliero dell'area centrale dipende l'efficienza dell'intero sistema sanitario della Calabria e di questo ne siamo tutti quanti convinti.
Credo che le parole che sono state dette e che sono registrate faranno parte di un resoconto che, domani, chiunque vorrà approfondire. Credo che, insieme, tutti quanti abbiamo sperimentato che lasciando da parte le contrapposizioni e ragionando non su temi che ideologicamente ci dividono, la sanità non può dividere nessuno, la sanità ci deve vedere uniti nella risoluzione dei problemi, perché noi stessi possiamo avere bisogno di una buona sanità e dobbiamo essere orgogliosi di dire agli altri che vogliamo curarci nella nostra regione, pertanto credo che, oggi, abbiamo scritto, forse, la pagina più bella di politica della storia nella sanità, almeno degli ultimi 30 anni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.
Intervengo perché voglio dire con molta chiarezza alcune questioni, anche, brevemente.
Aleggia il rischio che, oggi, approviamo una legge e mettiamo in campo una riforma sostanziale che modificherà o può modificare profondamente la sanità calabrese. Dobbiamo uscire fuori dall'ipocrisia, il rischio lo paventava il consigliere Tallini, il rischio è che su questa proposta ci sia un orientamento differente del Governo nazionale, ci sono stati in queste ore pronunciamenti, non a caso ho richiamato la questione del ministro Grillo, che è venuta in Calabria a fare una bella passeggiata.
Devo dire che ho avuto modo di ascoltare la conferenza stampa e di sanità ne sa poco, ovviamente in quella conferenza stampa c'era molto di campagna elettorale, c'era molto di tentativo di utilizzare le istituzioni per discreditare. Non nego i problemi, ci sono fatti più gravi nella sanità calabrese di quelli dell’ospedale di Locri, però un Ministro non può dimenticare che la Regione Calabria da 9 anni è commissariata.
Abbiamo approvato delle leggi che sono state impugnate in virtù del fatto che la sanità calabrese è commissariata. Lo so che ci sono responsabilità della Regione. Non è che scopriamo l'acqua calda, però non è un atteggiamento giusto, c'è un tentativo di “giocare sulla sanità calabrese”, la prossima campagna elettorale per le europee e per le regionali, da parte del ministro Grillo.
Per questo deve essere alta la vigilanza su un provvedimento che è il frutto di una sinergia istituzionale. In Commissione sanità si è avuta all'unanimità una discussione seria e profonda, si è trovato un punto d’accordo che ha visto, per la prima volta, anche lavorare insieme la Regione e l'Ufficio del Commissario.
Lo dobbiamo dire con molta chiarezza, ho partecipato ai lavori, ho votato a favore del progetto di legge in Commissione, era presente il commissario Cotticelli che è intervenuto sulla questione. Ho apprezzato l'intervento del commissario Cotticelli che va verso una sinergia istituzionale che è in grado di apportare delle profonde riforme. Questa è una profonda riforma e dobbiamo ringraziare, anche, la minoranza che ha dato il suo contributo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare! Se noi oggi abbiamo un processo di grande riforma è grazie, anche, al ruolo della minoranza.
Che cosa andiamo a fare? Diciamolo chiaramente. Andiamo a realizzare il più grande presidio ospedaliero e Universitario del Mezzogiorno che abbatterà i costi e sarà in grado di dare prestazioni ospedaliere non solo per qualità, ma anche in grado di ridurre la migrazione passiva, quindi, miglioramento delle qualità delle prestazioni ospedaliere, e quindi riduzione di un pesante fardello di migrazione passiva.
Credo che questo sia un segnale importante, però credo che non sia sufficiente. Lo dico con molta chiarezza perché a questa integrazione deve seguire anche un'altra riforma che è quella di mettere insieme e di organizzare le Aziende provinciali ospedaliere della Calabria. Mettere insieme gli Hub e gli Spoke nelle altre province e fare un'unica Azienda provinciale. Lo dico perché… parlo della mia provincia perché conosco i dati, ma è così in generale, gli Hub e gli Spoke della provincia di Cosenza dovrebbero avere 1475 posti letto per acuti, ce ne sono il 30 per cento in meno, circa 400 in meno, come se un Hub, e qualcosa in più di un Hub, non esistesse nella provincia di Cosenza. E non è tollerabile, perché questo crea migrazione passiva, crea situazioni tali che, per settimane, la gente deve stare nei pronto soccorso per mancanza di posti letto.
Chiedo, l’abbiamo già chiesto al commissario Cotticelli, in Commissione sanità, che si è espresso favorevolmente rispetto a questa ipotesi, di lavorare subito dopo l'approvazione di questo progetto di legge, all’'integrazione degli Hub e degli Spoke nelle province Calabresi, perché questo non solo riduce costi, ma fa sinergie, migliora la qualità, e dà la possibilità all'utente di avere una risposta pronta, e non di attendere nei pronto soccorsi che si liberi un posto nel reparto; c'è gente che aspetta settimane dentro i pronto soccorsi per essere ricoverati.
Abbiamo bisogno, in questo ultimo scorcio di Legislatura, di ritrovare il senso del perché del progetto politico che avevamo messo in campo che è quello delle riforme e la sanità ha bisogno di riforme.
Le riforme non si fanno contro qualcuno, ma le Riforme, come è testimonianza questo progetto di legge, si fanno insieme e, se vorremmo essere ricordati, dobbiamo accelerare su questa questione della sanità.
Basta conflitti, misuriamoci sulle questioni reali che in questi mesi possiamo mettere in campo e diamo una risposta sulle problematiche della sanità.
Penso che questa Aula, alla fine, debba farsi sentire. Debba comunicare, debba trasmettere al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Conte, di questo atteggiamento che è di ossessiva ostilità verso la Calabria, di un Ministro che appartiene al Movimento 5 Stelle. C'è il paradosso, come se questo Ministro se la prendesse con sé stesso per il fatto che la Regione Calabria è stata commissariata per nove anni di fila e continua ad essere commissariata.
Non è un atteggiamento positivo, queste cose le dobbiamo denunciare con forza e chiedere che anche gli altri organi dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio dei Ministri, su questa questione, dicano qualcosa. Immaginate che tra qualche settimana, o qualche giorno, arrivi l'ennesimo decreto commissariale, cioè del Consiglio dei Ministri, quando lo stesso Consiglio dei Ministri in questi nove anni, di volta in volta, ha nominato i Commissari.
Siamo all'assurdo! Siamo all'assurdo!
E da questo punto di vista, va fatta sentire alta la voce del Consiglio regionale, perché è anche il tempo di concordare la fuoriuscita dal Piano di rientro per la Calabria, perché i calabresi devono assumere la responsabilità di gestire la sanità calabrese.
Nove anni, siamo quasi al decimo anno. Per uscire dal Piano di rientro è necessario un accordo tra la Regione e l'ufficio del Commissario, entro i prossimi due anni dobbiamo portare i Lea a 168 e avere due bilanci in pareggio. Questa è la questione.
Assumiamoci anche noi la responsabilità di avviare un percorso che ci permetta di restituire la gestione della sanità ai calabresi, perché abbiamo visto - e non è solo la vicenda calabrese - che i commissariamenti, in altre parti, non hanno prodotto quello che dovevano produrre: un miglioramento di servizio, abbassamento del deficit. In Calabria il deficit è stato abbattuto perché, per nove anni, c’è stato il blocco del turnover.
Sono andati via 7 mila 800 dipendenti; non sono stati più pagati
stipendi per un importo di circa 150 milioni di euro, però sono andati via
medici, operatori socio-sanitari, infermieri ed i reparti si chiudono o si
accorpano. Siamo in una situazione di estrema difficoltà!
Penso che, su questo – ha ragione il collega Tallini – nessuno può
mettere la primogenitura e, oggi, con l’approvazione di questa legge diamo un
segnale di speranza alla Calabria.
È stato portato avanti un percorso sofferto, grazie alle sinergie che
si sono instaurate tra la Commissione, l'ufficio del Commissario e la Regione
Calabria.
Bisogna aprire la stagione delle riforme e portare a compimento questa
che è una grande riforma ma va accompagnata ulteriormente con altre riforme
che, nell’ambito della sanità, sono necessarie. Grazie.
Grazie, consigliere Guccione. Ha chiesto di intervenire il consigliere
Orsomarso. Ne ha facoltà.
Presidente, provo a dirlo velocemente e con un linguaggio semplice.
Intanto sono favorevole a questa operazione e lo dicevo anche in Conferenza dei
capigruppo, dove ci siamo confrontati anche alla presenza del presidente Oliverio,
il quale diceva che, sul piano culturale, questa è la prima grande novità
rispetto alla sanità dei campanili.
Lo dico per esperienza e lo dico a chi scrive – non so quanti organi di
informazione sono rappresentati oggi sul Tavolo – di approfondire quello che è
il livello di informazione.
Non concordo con il consigliere Bova perché di sanità non si può
parlare nei bar! Quello della sanità non è un argomento da bar, ma è un
argomento difficile e complesso.
(interruzione)
Il suo è un riferimento all'informazione, ma se non c’è un’informazione
corretta è difficile parlarne.
Provo a dirvelo. Non ho condiviso l’allora campagna elettorale
populista di chi si candidava a governare la Calabria, quando si diceva “noi
riapriremo, noi faremo”, a prescindere se l'uscita dal Piano di rientro si
poteva realizzare o meno, con il commissariamento o meno; il tema non è se la
Calabria è commissariata, come è stata commissariata, o se si affidava alla
politica. Di fatto, dal 2003, ci fu una legge nefasta.
Tra l'altro, mentre sentivo gli interventi, essendo calabrese – non
vivo a Bolzano – ed avendo anche il ruolo di consigliere regionale, il problema
va anche trasferito ai calabresi, a chi opera nell’ambito della sanità, a chi
chiede servizi sanitari; bisogna modificare i comportamenti perché anch’io, che
sono consigliere regionale, quando mi è toccato di fare qualche fila al Pronto
soccorso per qualche mio caro, l’ho fatta diligentemente.
Ci sarebbe molto da sottolineare su costumi di chi vuole abbreviare le
lista d’attesa, di chi governa i processi e di chi decide, dal ticket fino a
tutto il resto.
Oggi si compie un atto importante, in una regione che ha necessità di
salute, e lo si fa senza speculare, perché c’è chi fa le passerelle.
A me è capitato di occuparmi di Trasporti in questa Regione e decisi di
mettere una felpa, per quanto non fossi un politico molto famoso, quindi anche
non riconoscibile senza felpa.
Sono entrato in Consiglio regionale a 38 anni e nulla avevo a che fare
con le gestioni di tutti gli anni, ma ho dovuto assumere delle responsabilità,
tant'è che chiesi all’allora commissario governativo, Scopelliti, al quale fu
affidata la realizzazione di un Piano che già esisteva, ma che poteva essere
emendato, aggiustato, sistemato, di pagare i debiti.
Quelle stagioni di commissariamenti qualcosa hanno fatto, perché
avevamo ereditato una sanità incontrollata con un debito pari a un miliardo e
trecento milioni di euro, che era anche orale; non sapevamo quanto fosse e
quale fosse, ma è stato pagato.
Ancora oggi mi rendo conto che, in quelle Asp e in quegli ospedali,
vengono sempre fuori le famose fatture pagate una, due, tre volte!
C'è un problema di approccio, che deve essere affrontato seriamente.
È ovvio che, rispetto al bisogno di sanità che c’è, non possiamo non
aspettarci di continuare ad essere considerati come un brutto anatroccolo, come
è accaduto anche in Campania, in Sicilia e in Piemonte; e non è che la Regione
Piemonte si trovi in uno stato di equilibrio finanziario e sanitario.
A differenza di alcuni giornalisti, di alcuni cittadini o di alcuni
politici, non mi sono stupito del servizio delle Iene su Locri.
Sono entrato in Consiglio regionale nella scorsa Legislatura, all’età
di 38 anni. A mia memoria storica, quando mi sono rotto una gamba a Fagnano
Castello – che, per chi non lo conoscesse, è un paese della provincia di
Cosenza – all’età di 12 anni, quindi negli anni ‘80, quando la sanità era
gestita dallo Stato, non c'è stato alcun dubbio sul fatto che non ci si dovesse
fermare al primo presidio che era l'Ospedale di San Marco Argentano e si è
andati direttamente a Cosenza.
Quell’ospedale, che a noi, come generazione, è toccato chiudere o
perlomeno, riconvertire, era una roba che non stava più né in cielo né in
terra.
Qualcuno ricorderà, a partire dal presidente Oliverio, che a noi è
toccato spiegare alla gente che punti nascita andavano chiusi, come quello di
San Giovanni in Fiore che faceva 76 parti all'anno, non per una volontà divina
ma per lo studio di ginecologi e di tutti quelli che si occupano della parte
sanitaria che riguarda la nascita dei bambini.
Una volta – vivaddio – si
nasceva anche in casa.
All’epoca in cui il sindaco era Giuseppe Aieta – oggi consigliere
regionale – noi, con queste facce, dovevamo dare spiegazioni; eppure, non
c'entravamo nulla con la gestione della sanità, con gli sprechi e con quello
che era uno Stato mediocre che ha guardato dall'altra parte.
Attenzione a chi fa la passerella! Non si fa la passerella sulla salute
delle persone e dei calabresi!
Non c'è bisogno di fare i blitz
per conoscere gli ospedali, specie se c'è un ruolo di responsabilità di
sindaci, consiglieri regionali o deputati della Repubblica.
Le criticità degli ospedali vengono fuori e continuano ad emergere,
anche da quelle inchieste – e ben vengano le inchieste - senza che ci si
stupisca del fatto che oggi si gode di un provvedimento che dice – per questo
invito ad approfondire chi opera in termini di informazione – che la sanità ha
un Piano definito.
I nuovi termini sono Hub, Spoke, Ospedali di montagna, Case della
salute, l’emergenza-urgenza, l'integrazione del territorio e, anche lì, gli
accessi al Pronto soccorso.
Sono stanco di sentire le bugie perché, ad esempio, quando si va nell'ospedale
Hub di Cosenza, che è una città importante dove – ricorderà Giuseppe Aieta –
sugli Spoke di Cetraro e Paola, dal 2012, c'erano forse 20 milioni di euro da
investire e che avrebbero dovuto qualificare; tant'è che noi, con un'operazione
quasi di coraggio, essendoci la dialisi a Cetraro, che è una città
prevalentemente turistica, valutavamo ed immaginavamo che forse, su quella
dialisi, qualche soldo in più ci fosse per l’aria condizionata e, quindi, per
attrarre anche un turismo selettivo.
La gente che è in dialisi va in vacanza a Montecarlo, ma potrebbe
venire anche in Calabria, avendo un ospedale che tratta questo genere
problematiche ma, ancora oggi, penso non sia stato speso un euro.
Dove sta il problema? Possiamo anche programmare bene, come ha fatto
oggi il Consiglio regionale e utilizzare toni pacati e responsabili, come
qualcuno che oggi vorrebbe urlare e non lo fa. Quando sento l'ennesimo grido
d'allarme che viene da un ospedale, ma che può venire da tutti gli interessi di
questa terra, benedetta o maledetta, dobbiamo sapere che il grido d'allarme è
che la ‘ndrangheta ci sta.
Tempo fa ho fatto una provocazione. Non è colpa del presidente
Oliverio; chi lo ha preceduto – mi finisco all’ex governatore Scopelliti – ha
chiamato le infrastrutture lombarde, che hanno progettato la sanità lombarda e
veneta, a progettare i grandi ospedali, proprio per correre veloce.
Dopodiché li hanno messi a bando e hanno vinto alcune aziende.
Oggi stiamo parlando dell'integrazione di un grande Ospedale, per cui
faccio un grande plauso. Non è un concetto semplice, perché altre generazioni
hanno fatto una sfida fra città come Cosenza e Catanzaro.
Tutta la sanità calabrese deve ipotizzare che avremo due
Cardiochirurgie, una a Reggio e l’altra a Catanzaro, per cui l’intervento
complesso di cardiochirurgia si potrà fare a Reggio Calabria o a Catanzaro,
senza andare a Milano.
Ci sarà una grande attività di ricerca e, quindi, di grande controllo.
Ciò che raccomando, anche alla politica, è di non assecondare, perché quando
c'è una risposta sul tema della domanda-offerta, c'è sempre una domanda.
C'è anche la domanda di tanti medici che, seppur mediocri, sono quelli
che vorrebbero avere la prevalenza per fare i primari, ci sono quelli che
facevano nascere i Comitati, oggi silenti, perché, nel momento in cui si
andavano a riconvertire strutture, il problema era che si doveva trasferire
qualche medico che non voleva trasferirsi.
Su che cosa si agiva? Sfido chiunque: i cittadini, gli operatori di
informazione e, ovviamente, chi oggi ha una responsabilità maggiore, ovvero noi
che rappresentiamo i calabresi, ad essere dottor Jekyll e mister Hyde e a
pensare che si vogliano costruire ospedali dove la gente muore.
Se è in malafede, prendetelo e buttate le chiavi; oppure c'è un processo
complesso – complessissimo, consigliere Bova – che è quello con cui oggi stiamo
programmando il nuovo ospedale Hub di Cosenza e, anche lì, c’è una discussione
veramente paradossale sul terreno.
Questa integrazione prevede un nuovo grande Ospedale centrale in una
Regione alla quale, tra l’altro, si affida la ricerca o quant'altro. Faccio
questo intervento sempre a memoria, perché oggi è una giornata positiva, per
sostenere il voto favorevole a maggioranza, anche a difesa rispetto alle
provocazioni di chi ragiona quasi semplicisticamente.
Oggi abbiamo una grande difficoltà che lo Stato non può disconoscere:
il presidente Oliverio eredita ospedali progettati.
La mia provocazione fu “mandateci non gli ospedali da campo, ma il
Genio militare a costruire gli ospedali, su cui ci sono risorse e vincoli”
perché, se vince una ditta che si trova in uno stato fallimentare, come è
successo anche per la metropolitana, non possiamo pagare noi, almeno per quanto
concerne la sanità.
Per questo serve un confronto nuovo, anche con questo Governo, di
assoluta serietà.
Quasi ingenuamente, chiesi all'allora commissario Scopelliti: “Ma è
proprio sicuro che dobbiamo chiudere quasi 18 ospedali? Sono appena arrivato!
Proprio io, con la mia faccia, devo andare a dire alla gente che dobbiamo
pagare i debiti e riconvertire le strutture?”
Rispose: “Ti dico una cosa: ho letto questo Piano – la politica deve
leggere, studiare, approfondire –e, al di là se si potrà emendare o meno in
alcuni aspetti, lo percorreremo; è un Piano fatto così, con mura che vanno
dritte, non dico all'infinito o in un tempo finito, ma abbastanza lontano per
poterlo definire; o lo percorriamo a mille all’ora o è inutile percorrerlo a 30
all’ora”.
Mi sono ritrovato, quindi, a spiegare alla gente il perché della
chiusura dei punti nascita e della riconversione degli ospedali.
Quella creatura, che si chiamava Locri, sicuramente non è stata creata
in questi 8 anni e stava lì, inerme rispetto a un sistema organizzativo
complessivo in ritardo e non funzionale, tant'è che il Piano di rientro
prevedeva di provare a non cumulare più le risorse che vanno via da quando la
sanità è divenuta regionale, perché dobbiamo pagare i Drg delle altre Regioni
dove la gente va a curarsi.
Faccio una sintesi per dire che, secondo me – questo va detto anche nei
bar, spiegandolo con i toni giusti, senza dire “io avrei fatto…”, perché è un
tema difficilissimo – i 18 parlamentari, che oggi parlano più di questioni
regionali, dovrebbero pensare più a quello che devono fare in Parlamento. Rispetto
alle provocazioni della passerella di un Ministro che va a fare i blitz: ma
quale blitz?
I problemi devono essere conosciuti e affrontati e, in questo caso, il
Commissario - chi l'ha già incontrato, lo reputa una persona autorevole in
questo senso – deve raccontare ai calabresi che, per la riorganizzazione di
questi Piani, che significa nuovi ospedali o concorsi per medici, passeranno
ancora dieci, quindici lunghi anni.
La difficoltà – lo dico da opposizione e non da minoranza – del
presidente Oliverio è la stessa che troverà chi siederà al suo posto nella
prossima Legislatura – ci auguriamo di essere noi – perché quando si appaltano
tre nuovi ospedali nel 2011/12 – aiutatemi, adesso non ho memoria, veramente le
risorse ci sono dal 2006 con Loiero – e si arriva al 2018 senza aver messo
ancora una pietra, allora un problema per cui le cose non funzionano c’è.
Un problema che c’è e finanche Cantone lo pone rispetto ad uno Stato
che è diventato rigido.
Il problema della ‘ndrangheta esiste, lo conosciamo; quindi, mandate
più forze di polizia, riorganizziamo, come bene stanno facendo anche i
Tribunali, perché chi sbaglia paga e si buttano le chiavi.
Attenzione, però, ribadisco – e lo faccio con l'ausilio di una seduta
che ha pochi punti all’ordine del giorno, dandoci l'opportunità di fare una
riflessione in più – che bisogna utilizzare toni seri.
Penso che nessuno di noi, che qui vive – io, perlomeno, non mi
trasferirò alle Maldive perché ho fatto il consigliere regionale – e vuole
continuare a vivere, su questo tema ha la voglia e la necessità di costruire
pagine positive.
La verità è che bisogna conoscere. Se mi candido a Presidente, non
posso promettere che in due anni faremo gli ospedali o gli Spoke che
conosciamo. No!
Ci sono difficoltà oggettive di burocrazia e di uno Stato che non
funziona a tal punto che, siccome non paga le commesse alle grandi imprese che
possono vincere questi appalti, queste si trovano in amministrazione
controllata o concordata e non possono mettere neppure una pietra; ha riguardato
gli ospedali e riguarda, in parallelo, anche le grandi opere come la
metropolitana che, a torto o ragione, se opera utile o meno – anche su questo
c’è un dibattito surreale – è un’opera che sta lì.
Questo è il tono giusto e dobbiamo essere tutti seri su una situazione
che abbiamo ereditato.
Questo è l'invito che faccio alla ministra Grillo ed ai rappresentanti
calabresi dei Cinque Stelle, che sono diciotto – un’enormità – tra cui anche
medici, che hanno rappresentato un pezzo del sistema sanitario calabrese e non
possono pensare di fare ora l’anti-sistema, dopo essere stati a mani e piedi
nel sistema, eh!
Altrimenti poi diamo le lezioni e facciamo i coraggiosi. Dobbiamo dire
umilmente che, anziché fare i blitz,
lo sforzo di questo Governo deve essere quello di annunciare le cose e di
lavorare sui problemi seri; ad esempio, capire come il Governo, confrontandosi
con il presidente Oliverio per quello che gli rimane nel futuro governo
regionale, possa sbloccare gli ospedali già finanziati, appaltati e su cui ci
sono mille difficoltà.
Caro collega Bova, non vado mai alle inaugurazioni perché, purtroppo,
sono sempre alle prese con i problemi, ma saremmo stati tutti contenti di
inaugurare un nuovo ospedale su cui c'era il finanziamento, ma non abbiamo
visto neanche una pietra!
So che non è colpa sua, qui sta la differenza. Avrei potuto dire che il
presidente Oliverio ha palleggiato. No, la difficoltà è oggettiva! Questo è il
dibattito serio a cui dobbiamo abituare sia l'opinione pubblica sia quest’Aula.
Vado al punto di oggi, che è un punto positivo, e speriamo non venga
impugnato.
Poi c’è il dato secondo cui i calabresi sono brutti, sporchi, cattivi e
con tanti vecchi vizi; quando l'informazione riporta il valore complessivo di
una Regione – tra l'altro, siamo due milioni di abitanti, pensate che la città
metropolitana di Milano, che non è una Regione ma è una città, vale 3 milioni
300 mila abitanti – è ovvio che c'è una differenza quando si confrontano 440
posti letto, che non so se costano 400 milioni, contro un'intera Asp che vale
880 milioni.
Poi andiamo a perseguire la ‘ndrangheta che specula e i medici che non
fanno. Però, anche per quanto concerne l'informazione, non abbiamo neanche il
gusto – lo dico agli operatori – di dare un’informazione corretta, anche quando
andiamo sulla stampa nazionale per pagine negative.
Non si può andare a mettere insieme i posti letto di un unico ospedale
milanese che funziona per mille ragioni, se volete anche orografiche, rispetto
ad un’intera Asp dove sono contenuti l’ospedale di Locri, l’azienda ospedaliera
e quant'altro.
Questo è lo sforzo di verità che dobbiamo fare; è ovvio che, laddove ci
sono incapacità, manager incapaci o infedeli e speculazione utilitaristica,
bisogna denunciare i ritardi.
La difficoltà – lo ribadisco – per realizzare queste riorganizzazioni,
parte dall'alto e vede noi come pedine spesso incredule, perché abbiamo messo
in bilancio tante risorse su cui, fino ad oggi, neanche il presidente Oliverio,
che è arrivato dicendo “io trionferò”, ha potuto spendere un euro.
Questa è l'analisi oggettiva.
Bene un dibattito sereno e bene festeggiare un'opera; sono d'accordo
con chi l'ha ripetuto – se non erro il consigliere Guccione – ma era un
tentativo di provare ad ipotizzare che il territorio possa essere sganciato
dagli ospedali in modo da funzionare.
Anche lì, il dato degli accessi al pronto soccorso vale il 76 per cento
dei codici bianchi; significa che se –
come è capitato a me il giorno dell’Epifania – nell’aprire un regalo, un
pezzo di plastica va in un occhio alle bambine e non c'è il medico di base, per
prudenza si va al Pronto soccorso.
È ovvio che non grido se trovo la fila di 100 persone, perché conosco
le logiche che ci portano ad avere il 72 per cento; per chi arriva con un
problema serio, l'emergenza-urgenza – vanno raccontate anche le cose positive –
in questa terra funziona, grazie a Dio! Interventi complessi nei nostri
ospedali nonostante tutto se ne fanno, grazie a Dio!
Il mio è un intervento per dire, non dalla maggioranza ma dalla
minoranza: “Raccogliamo quello che c'è e che funziona, rilanciamolo con
quest’integrazione positiva che può darci un'organizzazione in stile milanese o
newyorkese!”.
Dobbiamo anche ambire a superare i milanesi, però conosciamo
profondamente le difficoltà che ci sono e che, chi sta al Governo nazionale,
come un Ministro della Repubblica o il ministro Grillo, dovrebbe conoscere e,
insieme a noi, provare a risolverle rispetto ai poteri e alle competenze che ha
in qualità di Ministro della Repubblica. Grazie.
Presidenza del presidente Nicola Irto
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Intervengo anch’io, telegraficamente,
perché volevo esprimere il mio apprezzamento al Presidente della terza
Commissione, Mirabello, ai consiglieri presenti in Commissione ed anche alla
Giunta regionale ed al Dipartimento sanità che ha coordinato tutto il lavoro
che stiamo per approvare oggi in questa seduta.
Credo che questo sia un esempio importante
che qualifica l’attività di questo Consiglio regionale per la sinergia che
abbiamo registrato e per la scommessa che mettiamo in campo perché, oggi,
creare una integrazione tra le due vocazioni forti presenti in quel territorio
– l’emergenza del “Pugliese-Ciaccio” e la ricerca del “Mater Domini” – dimostra
l’esistenza di una volontà alta di questo Consiglio regionale a trovare una
sintesi, ad offrire servizi migliori al territorio, ad evitare la famosa migrazione
sanitaria e ad aiutare, quindi, i cittadini ad avere più fiducia e speranza nei
confronti della sanità calabrese tanto deturpata in questi anni.
Credo che, però, questo debba costituire anche
un momento di riflessione per capire cosa possiamo fare in questi ultimi mesi
per dare più forza al Consiglio regionale, per offrire il migliore servizio al
territorio e valorizzare anche le cose positive che abbiamo fatto sul tema in
questi anni.
Vorrei ricordare che anche nell’Azienda
ospedaliera di Cosenza sono tanti i servizi e le prestazioni che, in questi
anni, abbiamo migliorato e credo che questo debba costituire anche un momento
di rilancio della nostra azione legislativa perché, in questi anni, forse,
siamo andati troppo dietro il Commissario e, probabilmente, ci siamo
interessati poco a mettere in campo un Piano socio-sanitario importante per la
nostra Regione.
Se consideriamo per un attimo le
prospettive della Calabria, da qui a 20-30 anni sarà una regione di anziani
quindi dobbiamo avere una visione alta per riportare i servizi sul territorio,
ridare forza ai distretti ed alle Case della salute, mettere in campo i famosi
nuclei primari di assistenza cioè tutti quei servizi che, oggi, abbiamo
previsto, ma che dovrebbero partire con più velocità e celerità sul territorio
perché credo che questa sia la vera scommessa da realizzare sul territorio.
Quindi, occorre guardare a cosa oggi il
territorio ci chiede e mettere in campo servizi adeguati a queste esigenze.
Penso che potremmo farlo in questi ultimi
mesi con un’attività intensa, chiamando anche a raccolta le migliori energie e
professionalità che abbiamo in Calabria.
Devo anche – perché no! – esprimere un
apprezzamento per il lavoro che, negli ultimi mesi, ha iniziato a fare il
direttore del dipartimento, Belcastro, anche denunciando le tante angherie
subite dalla Calabria, in termini di risorse, di migrazione sanitaria, dei
tanti furti subiti – se è vero quello che leggo – in questo campo che dobbiamo
denunciare con forza. Fa bene il direttore Belcastro del Dipartimento sanità,
insieme a chi oggi è delegato, a battere forte su questo tema così come credo
che sia indecente l’atteggiamento di un Ministro della sanità che viene in
Calabria a fare la passerella, che non vuole incontrare nessuno dei vertici
istituzionali calabresi e che non preannuncia la visita.
Questa è mancanza di rispetto verso le
Istituzioni elette dai cittadini ed è un punto che, come Consiglio e Giunta
regionale, non possiamo sottacere perché non tener conto di consiglieri
regionali, del Presidente della Giunta regionale, di direttori generali, eletti
o nominati dai cittadini calabresi, è una mortificazione della nostra funzione
e del nostro ruolo.
Pertanto, credo – non so chi lo diceva –
che dobbiamo alzare la voce in questo senso ed anche denunciare al presidente
Mattarella questa mancanza di rispetto istituzionale perché è inammissibile che
i Ministri vengano in Calabria, non avvertano, non coinvolgano o non vogliano avviare
una interlocuzione con il governo o con il Consiglio regionale.
Questa è una situazione che dobbiamo
denunciare con forza e determinazione perché abbiamo le carte in regola e
perché, in questi anni, abbiamo fatto il nostro dovere.
Credo che questo Consiglio regionale abbia
dimostrato in tante occasioni ed in tanti momenti di essere all’altezza della
situazione e penso che questo sia, quindi, il momento anche di alzare il
livello di confronto con il Governo nazionale e che questo esempio dell’integrazione
delle due Aziende ospedaliere presenti a Catanzaro dimostri che ci sono la
volontà, la capacità e l’innovazione necessarie per offrire servizi migliori ai
cittadini, qualità delle prestazioni e un’eccellenza della Calabria che, oggi,
con questa integrazione dimostriamo tutti insieme di voler realizzare e mettere
in campo.
Quindi, saluto positivamente questo atto
che oggi stiamo per approvare perché dimostra che anche qui riusciamo a fare
qualcosa di buono. Ringrazio il presidente Mirabello, la Commissione
interessata ed il Dipartimento sanità che ha svolto il ruolo di coordinamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Gallo. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, credo che questa
proposta di legge sull’unificazione delle Aziende ospedaliere della città
capoluogo sia anche l’occasione giusta per affrontare un dibattito un po’ più
ampio sulla questione sanità che, più volte, negli ultimi mesi, – anche lei
ricorda, Presidente – abbiamo cercato di proporre in Conferenza dei capigruppo
come gruppi di opposizione.
Ritengo, Presidente, che questa proposta di
legge e questa seduta di Consiglio regionale abbiano una parola d’ordine che è
concertazione perché la proposta di legge arriva in Aula dopo un lavoro effettuato
in maniera certosina da parte dei gruppi consiliari sia in Commissione sanità
sia in Commissione bilancio e credo che questa concertazione abbia portato ad
un risultato sicuramente apprezzabile vale a dire l’unificazione tra il Polo
universitario ed il Polo dell’Hub di Catanzaro – il Pugliese-Ciaccio” – con la possibilità di far
sì che chi lavora in trincea nell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” possa integrarsi
con gli accademici, con coloro i quali, magari, hanno la possibilità di taluni
approfondimenti scientifici, ma – come è stato in questi anni per il “Mater
Domini” – non hanno nemmeno un pronto soccorso.
Allora, penso che la possibilità della
sperimentazione sul campo anche dell’azione accademica attraverso questa
integrazione e concertazione sia l’occasione giusta per arrivare anche ad una
diminuzione della spesa, per alcuni versi, ma ad un miglioramento dei servizi.
Questo accade in un momento in cui la
sanità calabrese vive il suo momento peggiore – diciamolo con grande chiarezza – perché i risultati,
anche dal punto di vista economico e finanziario, sono drammaticamente sotto
gli occhi di tutti con una esondazione del debito calabrese nonostante le
maggiori somme ottenute al Tavolo della Conferenza Stato-Regioni: circa 260-270
milioni di euro di debiti nell’annualità 2018, unitamente alla situazione dei
servizi che è la peggiore d’Italia e credo che sia stata fotografata, in
maniera plastica ed evidente, anche dalle ultime trasmissioni scandalistiche
che hanno messo – ahimè – la nostra Regione al centro dell’attenzione in senso
negativo.
Quello di oggi credo che sia, invece, un
bel messaggio che viene inviato dal Consiglio regionale attraverso una parola
che è la parola concertazione. Lo voglio ribadire perché è un messaggio forte
quello che diamo oggi.
Com’è a voi noto, egregi colleghi, sono
rientrato in Consiglio regionale nel novembre del 2017: in quel momento era
forte il dibattito ed il contrasto tra il Presidente della Giunta regionale ed
il Governo amico guidato da un uomo del Partito Democratico – in quel momento
mi pare fosse addirittura Gentiloni – con la minaccia forte del Presidente
della Giunta regionale di incatenarsi davanti a Palazzo Chigi. Promessa, poi,
non mantenuta come tante altre, ma credo che quella minaccia fosse la misura di
come ci fosse stato un fallimento nella gestione della sanità in Calabria – e,
soprattutto, nella interazione fra una Regione a guida PD ed un Governo a guida
PD – ed anche l’incapacità di costruire un rapporto negli anni con il
Commissario – il commissario Scura, anche in questo caso a guida PD – con il
quale non si è fatto altro che litigare dal primo giorno, costruendo una
pantomima e pensando di scaricare su terzi le responsabilità.
Credo – ripeto – che sia la misura di un
fallimento che oggi è drammaticamente sotto gli occhi di tutti.
Cosa ha fatto molto semplicemente questo
Consiglio regionale? Questi consiglieri regionali, invece, nel loro piccolo –
pure esautorati in questi anni dall’azione di governo e dalla capacità anche di
interagire e di dare un contributo – oggi hanno l’occasione di dare questo
apporto in maniera plastica.
Cosa hanno fatto? Innanzitutto, tutti i
consiglieri regionali dell’area centrale, da Mirabello a Tallini, ad Esposito,
a Ciconte e tutti gli altri, hanno sottoscritto una proposta di legge,
ragionata prima con il Dipartimento e, poi, esaminata e condivisa con il
Commissario con il quale, invece, il Presidente della Giunta regionale litigava
continuamente. È stata ragionata anche con il delegato alla sanità della
Regione Calabria e si è arrivati, oggi, sia pure con difficoltà,
all’approvazione in Consiglio regionale.
In una parola, ancora una volta, lo voglio
ripetere: concertazione! E modo per affrontare i problemi e fare anche proposte
che siano sensate.
Noi, invece, – desidero ricordarlo a tutti
voi perché stiamo dibattendo di sanità –, per esempio, quando discutevamo di
legge di bilancio, ci siamo trovati nel Collegato alla finanziaria – anzi in un
allegato al Collegato alla finanziaria – in quella circostanza davanti ad una
norma che ci veniva catapultata e nella quale si discuteva dell’integrazione
fra le Aziende ospedaliere e gli Hub e gli Spoke che si trovano sui vari
territori della nostra regione.
Proposta forse anche condivisibile – lo abbiamo
detto nella seduta della terza Commissione quando ci siamo contrapposti a quel
metodo – ma anche in quella circostanza non c’è stata concertazione vale a dire
una proposta – forse condivisibile, ripeto, come quella che andiamo ad
approvare oggi – che, invece, è stata catapultata in Consiglio regionale,
agganciata ad una norma di bilancio, senza la necessaria concertazione, ad
esempio, con l’allora commissario Scura.
La conseguenza è stata, in quella
circostanza, l’arresto dell’iter
della proposta.
A distanza di mesi dall’arresto di quel
percorso, quella proposta non è stata ripresentata in Consiglio regionale
attraverso una delibera di Giunta regionale, segno evidente che, ancora una
volta, si ragiona per blitz, con la cultura della sfida e non – lo voglio
ribadire – con la concertazione, perché se questa proposta fosse sensata – e
non lo metto in discussione – dovremmo sentire i medici, i sindacati e chi si
occupa di sanità in questa regione per chiedere se questa possa essere una
risposta adeguata rispetto alle tante problematiche descritte da ognuno di voi
nella seduta odierna vale a dire se questa integrazione possa essere positiva.
Invece, nel dicembre dello scorso anno, si
è pensato di ripercorrere una strada che ci ha portato – ritengo – a conseguenze
inenarrabilmente negative.
Nel luglio o nel maggio del 2007 – in una
notte – in quest’Aula, in Consiglio regionale, si pensò di eliminare le Aziende
sanitarie territoriali e di costituire le Aziende sanitarie provinciali con un
blitz – in una notte, ripeto – senza nessun tipo di concertazione.
Le conseguenze – ahimè – sono sotto gli
occhi di tutti: una sanità fortissimamente indebitata, con servizi pessimi,
ancora peggiore nelle periferie che sono completamente dimenticate anche a
seguito di quelle scelte.
Oggi, invece, credo che il Consiglio
regionale dia un segnale forte ed anche un metodo perché penso che la questione
odierna sia principalmente di metodo vale a dire una discussione, una
condivisione ed anche una decisione. Credo che questa decisione, peraltro,
possa integrare queste Aziende, ma anche diverse esperienze, e possa anche –
con i colleghi che hanno avuto fretta oggi di portare questa norma
all’approvazione – dare una scossa anche rispetto alla realizzazione di un
nuovo Ospedale nella città capoluogo.
Siamo molto preoccupati – lo vogliamo dire
perché stiamo discutendo di sanità – e chiediamo al Presidente lumi sulla sorte
degli altri ospedali nuovi che dovrebbero essere realizzati in Calabria.
In questi giorni c’è stata una notizia su
un possibile slittamento della realizzazione dell’Ospedale della Sibaritide e
dell’Ospedale della Piana, certo non attribuibile in questa circostanza – lo
voglio dire – a responsabilità di questo governo regionale e così come nulla
sappiamo sulla realizzazione dell’Ospedale di Vibo Valentia.
Esprimo ed esprimiamo forte preoccupazione
circa i tempi di realizzazione di questi nuovi ospedali. Qualche settimana fa,
qualche mese fa, nell’ultima discussione sulla sanità, ci era stato assicurato
che questi ospedali sarebbero stati completati entro i primi mesi del 2021.
Siamo ai primi mesi del 2019 e non abbiamo ancora notizie della possibile
apertura di cantieri.
Considerata questa situazione che è
tremenda, ricordo che uno dei primi messaggi del garbato commissario Cotticelli
in Calabria – non so in quanti lo abbiano colto – è stato il seguente:
“cercherò di abbassare il debito, ma se non riuscirò a dare un contributo per
riuscirci dovremmo ridurre i servizi”.
Notizia terribile in una regione in cui,
praticamente, non esistono i servizi in sanità e con un debito che supera i 250
milioni di euro il rischio del blocco del turn
over è dietro l’angolo e, se questo ci sarà, – anche con la “quota 100” e i
pensionamenti di questi anni – saremo al default
definitivo.
Allora, oggi è vero che scriviamo una
pagina positiva in questa terra in cui spesso la cultura della sfida non ha
aiutato. La risposta di questo Consiglio regionale, invece, è quella della
concertazione, della condivisione.
Dopo 9 anni di commissariamento – desidero
dirlo con grande chiarezza – nei quali all’inizio c’è stato un commissario
Presidente della Giunta regionale – lo ricordava bene Fausto Orsomarso – che si
è dovuto accollare responsabilità forse di altri, ma che ha avuto – lo devo
dire con dispiacere – la grande capacità di intestarsi forse in quella fase
tutte le responsabilità, oggi, ci troviamo, dopo il fallimento di
quell’esperienza, – almeno secondo i calabresi che bollarono quell’esperienza
di centro-sinistra come esperienza negativa e ci diedero dal 60 percento nel
2010, soltanto il 20 percento nel 2014 – oggi, ci troviamo di fronte ad
un’altra esperienza, a mio avviso, molto più negativa.
Questa, consigliere Bevacqua, è la mia
lettura diversa dalla sua. Nel 2014 siamo arrivati ad un debito di 30 milioni
di euro, sia pure con servizi e LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)
assolutamente non adeguati. Oggi, quel debito sta aumentando anche perché le
gestioni delle aziende sanitarie – Presidente, lo voglio dire con grande
chiarezza – sono state affidate forse a uomini non adeguati perché non possiamo
attribuire tutte le responsabilità al commissario.
Molti decreti del Commissario ad acta non sono stati attuati dai
direttori generali nominati dalla Giunta regionale e se oggi arriviamo – lo
voglio dire anche questo con grande chiarezza – all’ennesimo scontro con il
Ministro della salute, Grillo – che non apprezzo nei modi, nei termini, nelle
forme ed anche nell’azione che sta conducendo verso la Calabria, cercando di
espropriare ai calabresi qualsiasi possibilità di interagire anche quella di
oggi – se arriviamo a questo, forse, dobbiamo anche affermare con grande
chiarezza qualche responsabilità, perché quando si è proceduto ultimamente alle
nomine dei commissari forse, Presidente, avremmo dovuto avere qualche momento
di attesa e di concertazione in più, ma non nell’interesse della politica o del
Consiglio regionale, ma nell’interesse dei calabresi, perché chi ne fa le spese
e paga le conseguenze di questa situazione sono i calabresi e – le diceva il consigliere Orsomarso – chi ci sarà
domani al suo posto – speriamo il centro-destra – avrà le stesse difficoltà,
gli stessi problemi e dovrà affrontare problematiche che in questi anni si sono
incancrenite.
Allora, il messaggio che il Consiglio
regionale dà oggi, Presidente, è quello della concertazione e della
condivisione. Spero che questo messaggio d’ora in avanti lei, per quello
scorcio di legislatura che rimane, lo sappia fare proprio nell’interesse dei
calabresi.
Penso – e me lo auguro – che lei debba fare
tesoro del dibattito di oggi ed anche della condivisione dell’azione del
Consiglio regionale che è matura e seria, – non soltanto su questi, ma anche su
altri temi, non cercando di mettere in una lista buoni e cattivi rispetto ad
altri e mi riferisco anche ad altri argomenti –
ed anche lavorare, finalmente, nell’interesse dei calabresi. Credo che
ci abbia provato in questi anni, ma non ci sia proprio riuscito.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Ciconte. Ne ha
facoltà.
Grazie,
Presidente. Credo che oggi parlare di integrazione, finalizzata alla creazione
dell'Azienda unica ospedaliera-universitaria a Catanzaro, sia un fatto
estremamente interessante.
Fare
riforme – lo voglio dire subito con grande chiarezza – è difficile in una terra
come la Calabria, soprattutto se andiamo a vedere – non solo in Calabria, ma
nel resto d'Italia – dove si sono formate le aziende uniche tra ospedali e
università; mi riferisco a Varese, a Udine, a Trieste, e anche all'ultima nata
a Napoli, dove i problemi tra mondo ospedaliero e mondo universitario,
purtroppo, ci sono ancora.
Dobbiamo
tentare – abbiamo fatto bene a promuovere questa legge e ringrazio tutti i
consiglieri che hanno collaborato alla sua stesura – di fare un primo passo
verso questa nuova fase sanitaria.
É chiaro che le riforme vanno fatte ad inizio mandato,
voglio dirlo con chiarezza, ma farla ad un anno dalla fine della Legislatura,
in un’area centrale della Calabria, è fondamentale ed importante, perché
dobbiamo mettere insieme – l'avete detto anche voi – due mission: quella dell'ospedale, basata prevalentemente
sull’assistenza e sulla emergenza-urgenza, e quella universitaria, prevalentemente
incentrata sulla formazione e sulla ricerca.
Mettere
insieme questi due mondi – lo dico da anni e, da circa 7-8 anni, scrivo di
queste problematiche, sostenendo le necessità di addivenire ad un'Azienda unica
– mette insieme – come, giustamente, evidenziavano sia il consigliere Guccione
sia altri colleghi anche della minoranza che mi hanno preceduto – un'Azienda
unica nel Meridione d'Italia, fondamentale per lo sviluppo ed il miglioramento
della sanità nella Regione.
Non
pensiate però, cari colleghi consiglieri, che con l'Azienda unica abbiamo
risolto il problema della migrazione sanitaria, perché è un processo molto
lungo, molto duro e molto intenso da affrontare; i problemi sono diversi e non
sarà l'Azienda unica a risolverli.
Ci
sono dei limiti strutturali fondamentali: ad esempio, abbiamo un Ospedale a
Germaneto e un altro, il “Pugliese–Ciaccio”, nel centro della città.
Capite
bene che le aziende uniche nel resto d'Italia si formano già direttamente in un
unico ospedale innovativo, dal punto di vista sia strutturale sia tecnologico.
Da
oggi in poi, quindi, dobbiamo costruire un percorso che ci veda protagonisti,
se vogliamo veramente il bene della Calabria, a formare un'Azienda unica che
sia di livello nazionale e internazionale, mettendo insieme le migliori energie
dell'Università e dell'Ospedale. É questo il
motivo per cui si crea un'azienda unica!
Guai a
pensare che sia solo un'Azienda universitaria perché, se così fosse, non ci
sarebbe bisogno di fare un’Azienda universitaria-ospedaliera.
Ecco
perché, così come preannunciato anche dal presidente Oliverio nel suo programma
elettorale – e da sempre espresso in tutte le sedi – va data pari dignità sia
al mondo ospedaliero sia al mondo universitario.
Dobbiamo
comprendere perché le riforme sono difficili, caro collega Gallo!
Anni
fa, in Commissione sanità, anche voi avevate presentato – lo sa bene l’allora
presidente Salerno, se ricorda – una riforma che accorpasse gli ospedali
provinciali Hub e Spoke.
Quella
riforma non è stata fatta – e il consigliere Gallo lo sa – perché c'erano delle
resistenze che provenivano da Crotone e da Vibo Valentia.
I
problemi non sono facili da affrontare, perché in Calabria diventa difficile
comprendere i campanilismi ma, chiaramente, bisogna andare avanti e risolvere i
problemi, altrimenti le riforme non verranno mai fatte.
Cosa
potevamo fare a Catanzaro? Lo voglio dire anche ai colleghi sottoscrittori
della legge: avremmo potuto fare un'Azienda universitaria così com'è, che
rimanesse l’Azienda universitaria dell'intera Calabria; avremmo potuto fare
questa Azienda ospedaliera unica tra i due Hub, con lo Spoke a Lamezia o un’azienda provinciale con l’Hub a
Catanzaro, presso l’Ospedale “Pugliese-Ciaccio”, e lo Spoke nelle altre
strutture ospedaliere.
É chiaro che, in tutto questo, ha fatto bene il collega
Mirabello a fare in modo che la legge che proponeva gli ospedali provinciali –
caro consigliere Gallo – non andasse in porto perché, altrimenti, sarebbe
venuta meno anche questa Azienda unica ospedaliera nell'area centrale della
Calabria.
Avremmo
dovuto capire dove potessero essere collocati gli ospedali Spoke di Vibo
Valentia e Crotone e, nella prossima riforma che si farà, dovremo capire cosa
ne sarà degli Ospedali di Crotone e Vibo Valentia: rimarranno in un’Asp o
saranno collocate sotto l'ospedale?
Non
solo perché gli Hub e gli Spoke hanno ruoli e funzioni diversi, ma saranno collegati al nuovo ospedale
dell'Azienda Ospedaliera dell'area centrale della Calabria.
Consentitemi
di dire una cosa: non è possibile che a Reggio Calabria e a Cosenza ci sia – lo
voglio dire con chiarezza – un Ospedale hub e gli altri Ospedali provinciali,
con una popolazione di circa sei/settecento mila abitanti, e a Catanzaro, di
350 mila abitanti, così come è adesso l'Azienda ospedaliera che stiamo
costruendo.
Quello
è un altro problema che dovremo rivedere e mi auguro che lo stesso ragionamento
che abbiamo fatto per l'Azienda ospedaliera-universitaria di Catanzaro, ci sia
anche per le prossime riforme che andremo a fare.
Il metodo
della discussione serena spesso è difficile, ma bisogna sempre prediligere il
metodo del confronto, della dialettica e del dibattito nelle operazioni di voto
di una legge così importante tra maggioranza e opposizione e con divisioni che
avrebbero portato ad una non risoluzione.
Al
consigliere Bova voglio dire con grande chiarezza di fare attenzione, perché il
vero nodo di oggi è il Protocollo d’Intesa tra l’Università, il Presidente
della Regione e il Commissario, ed è fondamentale perché andrà a fotografare
quello che si farà successivamente, come ha detto anche il collega Sinibaldo
Esposito, e successivamente l’Atto aziendale per mettere insieme questi due
mondi.
Attenzione,
però, mettere insieme questi due mondi per il bene dei cittadini è fondamentale,
ma è importante partire col piede giusto e in maniera tale che ci siano anche
delle verifiche ed una condivisione successiva perché l'iter sarà sicuramente
irto di difficoltà; è normale che sia così, ma dobbiamo tentare di dare
risposte serie, così come sta facendo questo Consiglio regionale.
Il
Presidente della Giunta regionale ha un problema ormai improcrastinabile che
non potevamo evitare, perché tutti quanti vogliamo questa Azienda unica ma,
chiaramente, ognuno la voleva in maniera diversa da come l'abbiamo
architettata.
Tutti
i consiglieri regionali hanno dimostrato condivisione e sinergia; c'è stata una
rete di interventi per cercare di evitare scontri e difficoltà e, finalmente,
siamo arrivati ad una legge che oggi voteremo e che, secondo me, porterà
risultati positivi per questa terra.
Mi
auguro che il metodo successivo sia questo e che venga adottato anche per la
costruzione del nuovo Ospedale di Catanzaro insieme al Consiglio comunale di
Catanzaro.
Mi
auguro che anche lì verrà seguito lo stesso metodo per la costruzione del nuovo
Ospedale che, secondo me, deve essere in continuità con l'Università, per le
cose che vi dicevo prima.
Sarebbe
un errore non costruire un plesso ospedaliero importante, probabilmente anche a
ridosso dell’Università, se vogliamo costruire un grande Polo sanitario che
vada nella direzione di migliorare i servizi, la collocazione del personale e
non creare più aree in diverse parti della città che, secondo me, in passato
sono state fallimentari.
Credo che
la stessa apertura della Cittadella da parte della Giunta e del Consiglio
regionale, abbia dimostrato quanto sia fondamentale, per la crescita dell'area
centrale della Calabria, unire le forze in un'unica sede. Grazie.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Non
mi soffermerò su quanto già detto dai colleghi in merito al buon lavoro di
concertazione che crea un Polo sanitario importante e che, come diceva il
collega Ciconte o gli altri colleghi che mi hanno preceduto, darà l'opportunità
di creare delle sinergie tra due realtà, una più di specializzazione
universitaria e l'altra più operativa, che potranno fare solamente bene –
collega Esposito – a tutta l'area del catanzarese; ormai sono delle realtà a
cui si rivolge la domanda di tutto il territorio calabrese e, spesso, ci sono
delle eccellenze che vengono anche qui in Calabria da fuori regione.
Volevo soffermarmi su
quanto riferito dal collega Gallo e, prendendo spunto dell'integrazione tra gli
Ospedali “Mater domini” e “Pugliese–Ciaccio” – senza dimenticare, collega
Scalzo, che c'è anche l’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme e che, da
questa integrazione, che porterà un miglioramento anche scientifico, potrà
trarre beneficio anche l'area di Lamezia Terme – su un fatto della sanità che è
accaduto – non vedo il collega Guccione – nei giorni addietro.
Proprio nei giorni
addietro, infatti, molto labilmente abbiamo saputo della non assegnazione
dell'Ospedale della sibaritide e dell'Ospedale della Piana che invece ci veniva
proprio data per certa, presidente Mirabello, durante la Commissione sanità dal
delegato del presidente Oliverio, Franco Pacenza.
Certamente, come detto
prima dal mio capogruppo, ciò non è imputabile a questo governo regionale, così
come, presidente Oliverio, non sono imputabili a questo governo regionale,
neanche i tanti disastri della sanità che si sono verificati negli ultimi tempi
e che portano il timbro di commissari, tecnocrati e burocrati mandati da Roma.
Nessuno ricorda che la
sanità calabrese è commissariata!
Per primo ho detto di
fare attenzione ai tanti manager nominati e che non erano all'altezza ed ho
chiesto, anche in Commissione sanità, una verifica per accertare eventuali responsabilità
contabili perché, così come pagano i politici, devono pagare anche questi mega
manager burocrati nominati dalla politica.
Attenzione, però, perché
sulla vicenda della sibaritide e della Piana non possiamo stare disattenti.
Purtroppo non vedo il
professore Russo che, stranamente, quando intervengo io manca sempre, ma
sicuramente non è un fatto voluto o doloso.
Stiamo attenti perché
non possiamo lasciare una popolazione priva di informazioni.
Non si sa, tutto è
lasciato al caso, ai volontari o, magari, ai cittadini attivi e dei Comitati
che spingono e chiedono informazioni, ma non sappiamo cosa sta succedendo
nell'edilizia sanitaria; solo voci sull’eventuale assegnazione al secondo; se
bisognerà fare una nuova gara; se questo miliardo di euro stanziato dal 2007 –
lo diceva il collega Orsomarso – verrà investito sul territorio calabrese e se
questi ospedali nasceranno.
Certamente non siamo quelli che vogliono il precariato anche nelle strutture sanitarie o ospedali da campo; invito chi non lo avesse ancora fatto a fare un giro.
Facendo parte della Commissione sanità, ho avuto modo di visitare i presidi sanitari, quantomeno in provincia di Reggio Calabria, che sono pieni di posti letto, anche nuovi; abbiamo delle sale operatorie nuovissime.
Ho visitato Scilla, e lo stesso vale per Gioia Tauro: c'erano dei posti letto da attivare che non sono stati attivati; ci sono sale operatorie, medici, chirurghi e anestesisti da mandare lì a presidiare, lo abbiamo visto con il collega Esposito; ci sono soldi per le Case della Salute, già sottoscritte.
Assessore Fragomeni, ho visto che anche su Siderno dovrebbe essere attivata la Casa della Salute; lo stesso dicasi per Scilla, Palmi e Gioia Tauro.
Non possiamo lasciare un
territorio scoperto da presidi sanitari col miraggio di questi ospedali che non
sappiamo se nasceranno o meno,
Stessa cosa per quanto
concerne la battaglia sulle Guardie mediche e sui presidi sanitari di cui ho
scritto proprio ieri.
Il commissario
Cotticelli ci aveva garantito che avrebbe valutato la richiesta di aumento del
5 per cento delle Guardie mediche in provincia di Reggio Calabria per portare
così dei presidi sanitari.
Vista la velocità con
cui abbiamo fatto anche questa integrazione “Mater Domini-Pugliese-Ciaccio” –
anche con l'ausilio degli attori che abbiamo audito, i magnifici Rettori, tutti
i professori, i direttori generali – vi esorto a porre attenzione fin da subito
alla situazione sanitaria della provincia di Reggio Calabria e anche della
sibaritide, che è una realtà che conosco meno.
Nell’attesa della prima
pietra di ospedali che non sapremo se nasceranno o meno, con questo miraggio,
intanto – prenderei anche i verbali della Commissione sanità – alcuni manager
ci hanno detto che non avrebbero potuto procedere alle ristrutturazioni
all'interno dei presidi sanitari, perché la Corte dei conti avrebbe potuto
sollevare contestazioni in merito al fatto che si stanno costruendo i nuovi.
Ricorda, collega
Esposito? É un fatto gravissimo che
ho già rimarcato!
Qui nessun giudice
contabile può andare a contestare eventuali interventi strutturali sugli
attuali presidi sanitari dicendo che si stanno costruendo i nuovi, perché non
si sta costruendo niente; non si sa neanche se la seconda ditta vorrà
subentrare.
Anche qui, professore
Russo, chiedo chiarezza al responsabile dell’edilizia sanitaria; dovete dire ai
calabresi – so che lo farete – cosa ne sarà degli ospedali della Piana e della
sibaritide.
Ho visto che durante
l'amministrazione Oliverio c'è stata una accelerata su questa situazione e do
atto, Presidente, che ce l'avete messa tutta.
Sono situazioni non
imputabili alla volontà della Giunta e del Consiglio regionale, però è chiaro
che, se non si costruiranno, bisognerà andare comunque a sistemare quelli esistenti.
Non si tratta solo di
una questione infrastrutturale; è importante anche fare concorsi per i medici,
i paramedici e gli infermieri.
Vedo che in questi
servizi si critica sempre l'assenza delle autoambulanze – magari lo farò per
iscritto - ma cerchiamo di capire quante autoambulanze ci sono nei presidi
territoriali, nel Grande Ospedale Metropolitano, e se sono ben serviti.
Per tornare – e
concludo, professore Russo, ecco perché la volevo in Aula – all'integrazione
tra gli Ospedali “Mater domini” e “Pugliese –Ciaccio”, credo che ci sarà una
grossa domanda di mobilità pubblica.
Anche qui, vi invito a
fare una relazione su ciò che sta avvenendo per quanto concerne la
metropolitana di Catanzaro e tutto quello che è il trasporto pubblico integrato
nell'area catanzarese e lametina, perché è chiaro che tutti gli avventori e i
fruitori del Polo sanitario che andrà a nascere, che è già in piedi e che andrà
ad integrarsi, avranno necessità di una mobilità pubblica. Grazie.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
intervengo brevemente per dire che quando questo provvedimento è arrivato
all’esame della Commissione che presiedo, ovviamente l’ho salutato con giubilo
perché non sfugge a nessuno che questo provvedimento, di fatto, apre una nuova
stagione per la sanità calabrese e io penso che la stagione, o meglio, che il
settore in questi anni abbia avuto una zavorra.
Confermo quello che dico
da ormai quattro anni, ovvero che è stato non il “commissariamento” in quanto
tale, ma bensì il “commissario” in quanto tale che non ha interloquito, non ha
saputo costruire relazioni, non ha saputo rappresentare un momento anche
drammatico e travagliato della sanità calabrese.
Oggi questa integrazione,
che è un atto intelligente, in qualche modo cozza con atti illogici e
cervellotici adottati dal commissario Scura; per cui abbiamo immediatamente
convocato la Commissione per licenziare questo provvedimento.
Concordo molto con le
parole del collega Ciconte che, insomma, è uno che di sanità ne sa anche per
averla gestita, e, ovviamente, oggi ci mettiamo sul binario giusto anche
perché, finalmente, il Dipartimento sanità della Regione Calabria ha una guida
sicura, esperta, saggia, che interloquisce, che non si innamora delle proprie
idee, ma le confronta con quelle altrui e, tra poco, avremo la scadenza dei
Commissari e, quindi, la nomina dei nuovi direttori generali.
In sostanza, bisogna
mettere la sesta marcia: nominare i primari laddove mancano, perché i primari
fanno mezzi ospedali; nominare e fare i concorsi, come si sta facendo
all'Azienda ospedaliera di Catanzaro, così a quella di Cosenza e all'Asp di
Cosenza, quindi dare fondo alle ultime energie volitive di ognuno; i direttori
generali devono dare una spinta.
É vero che abbiamo avuto
il travaglio e l'ostacolo del commissariamento, ed oggi perlomeno saluto la
gentilezza del nuovo commissario Cotticelli, che nelle Istituzioni dovrebbe
farla da padrone e, ovviamente, invito i nuovi direttori generali che verranno
ad accelerare; abbiamo bisogno di accelerare, di dare segnali importanti e il
clima c'è.
Questo provvedimento
suggella questo nuovo clima e lo avete rappresentato tutti in maniera diversa,
ognuno per la propria parte, perché ovviamente ci rendiamo conto che un atto
che poteva essere licenziato qualche anno fa, lo si fa oggi perché c'è un
terreno su cui si può lavorare insieme ovviamente per la sanità, che credo
meriti la nostra attenzione. Grazie.
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Onorevoli colleghi, prendo la parola per esprimere il mio pensiero, peraltro
già rappresentato e condiviso da chi mi ha preceduto in modo anche esaustivo,
rispetto ad un provvedimento che oggi vede la luce nella massima Assemblea
consiliare e già approvato attraverso un’istruttoria che ha visto lavorare
responsabilmente con quella coscienza istituzionale da noi spesso richiamata,
rispetto ad un confronto civile e democratico che in passato è mancato e che
oggi è stato ritrovato.
Questa è la coscienza di
cui la Calabria ha bisogno per rafforzare strutturalmente una posizione
politica; una Regione già debole ha bisogno di una forza istituzionale.
Oggi emerge questo dato
e, quindi, andiamo a scrivere una pagina importante che nel metodo sicuramente
è da apprezzare e che, come diceva il collega Gallo, è un buon segnale.
Reputo condivisibili le
cose dette rispetto all’integrazione e agli effetti che potrà sortire in merito
alla buona sanità per la quale noi, operatori della politica, dobbiamo
costantemente renderci parte diligente, e lo abbiamo fatto, al di là poi delle
divulgazioni da parte degli organi di informazione, per quanto riguarda la
questione dell'Ospedale di Locri, spesso richiamata qui, Presidente e onorevoli
colleghi, rispetto a tutte le criticità evidenziate attraverso il sindacato
ispettivo che si è concretizzato con interrogazioni, interpellanze; nello
specifico, siamo intervenuti e c'è tutto un riscontro probatorio, perché in
politica fanno fede atti e attività che abbiamo svolto assieme ai colleghi
dell'opposizione ma anche ad alcuni della maggioranza, rispetto ad un'azione di
stimolo che, forse, non abbiamo riscontrato e che si ritrova quando intervengono
i media nazionali.
Siamo ancora rammaricati
perché ci eravamo resi parte diligente per rappresentare le questioni del
Pronto soccorso, di Radiologia con ripetute interrogazioni, perché riteniamo
che sia sempre l'occasione giusta per poter parlare di sanità ogni qualvolta
c'è un argomento che consente di aprire un minimo di dibattito – diceva bene
chi mi ha preceduto – per approfittare a segnalare, anche rispetto al sindacato
ispettivo.
Ad esempio, per
l’Ospedale “Bianchi-Melacrino-Morelli”, oggi “Grande Ospedale Metropolitano”,
il sottoscritto aveva presentato un'interrogazione rispetto alla sua messa in
sicurezza e al rischio sismico.
Ci sono delle criticità
e delle carenze che non possono essere, tra virgolette, non considerate; non
possiamo mettere la testa sotto la sabbia; abbiamo dei dossier rispetto alle
questioni che afferiscono questo settore, che è importante, laddove insiste il
69 per cento del bilancio.
Non si può assistere
solo alla politica dei tagli; occorre anche fare parallelamente degli
investimenti.
Vero è che del
precedente commissariamento – parliamo del commissariamento rispetto al Piano
di rientro – abbiamo potuto spesso verificare in Commissione la scarsa
incisività, soprattutto per mancanza di quel dialogo che ci saremmo aspettati,
ma proprio in questa sede, ad inizio Legislatura, insieme ai colleghi Tallini e
Orsomarso, indicammo il Presidente del Consiglio quale riferimento, rispetto ad
un confronto che si sarebbe sviluppato in Aula; invece abbiamo dovuto prendere
atto e subire un provvedimento del Governo che prevedeva un commissario terzo –
questo a causa delle lotte intestine all'interno del Partito Democratico, lo ha
detto chi mi ha preceduto – con il quale confrontarsi rispetto a logiche che
appartengono ad un settore che, come dicevo prima, riguarda il 69 per cento del
bilancio; cose veramente inaudite!
Oggi, nel salutare
positivamente questo provvedimento, diremo che non abbasseremo la guardia
rispetto all'impegno che ci vede per quelle che sono le nostre competenze per
materia e territorio nell'esercizio dell'interpretazione del ruolo.
Attenzione, però! Su
questo versante c'è un management che è espressione, non dico della politica,
ma delle scelte di questa governance
e si deve prendere le sue responsabilità.
Peraltro abbiamo
constatato, ho letto ed ho risposto ad una dichiarazione del ministro Grillo;
ognuno agisce come meglio crede: vuole fare le sorprese, vuole annunciare le
proprie presenze ma, nei contenuti ho provato a capire cosa volesse e cosa
voglia realizzare il commissariamento sul commissariamento, ma sono scelte
anche politiche.
Al ministro Grillo ho
chiesto perché il Governo deve esercitare il controllo rispetto alla Regione;
eventualmente di esperire un'indagine rispetto alle cause e concause che hanno
determinato i disastri dell'Ospedale di Locri, indipendentemente dagli
schieramenti.
Sulla sanità non
possiamo abbassare la guardia! Questo ci aspettiamo dal ministro Grillo; non
dico una Commissione di inchiesta o le solite formule, ma di individuare una
soluzione che ci consenta di capire le disfunzioni; i calabresi questo vogliono
sapere!
Non possiamo perpetrare
rispetto al passato e continuare a ripercorrere i vecchi sentieri; cambiano le
gestioni, ci sono sempre i soliti, addebitabili alla burocrazia non sappiamo, e
poi c'è la politica dello scaricabarile.
A questo serve un alto
senso di responsabilità e, per quanto mi riguarda, oggi questo Consiglio
regionale manda un messaggio importante di maturità politica e la Calabria ha
bisogno di tantissima maturità politica.
Cedo la parola al Presidente Oliverio.
Prego.
Presidente, colleghi
consiglieri, intervengo brevemente, innanzitutto per ringraziare coloro i quali
hanno lavorato attivamente alla definizione di questo progetto: il consigliere
Franco Pacenza che, come sapete, è il mio delegato alla sanità - è stato
ricordato qui il lavoro di coordinamento che ha svolto; il Presidente della
Commissione preposta, il consigliere Mirabello, il cui lavoro è stato costante,
paziente, di tessitura, un lavoro che è riuscito a pervenire a sintesi; i
consiglieri regionali di Catanzaro - non li richiamo uno ad uno per evitare di
incorrere magari in qualche manchevolezza ma mi riferisco a tutti i consiglieri
di Catanzaro -, che attivamente hanno lavorato alla definizione della proposta
di legge e il Dipartimento della salute.
Parto da qui perché? Per
sottolineare che abbiamo operato una scelta.
È stato qui ricordato da più
parti - da parte dei consiglieri Esposito, Tallini, Michele Mirabello, Ciconte
e Scalzo - che abbiamo fatto una scelta, data la delicatezza del problema,
perché questa questione, per oltre 25 anni, com’è stato ricordato, non è stata
portata a buon fine.
E non è stata portata a buon
fine perché - parliamoci chiaramente! – ricordo che è stato difficile trovare
un punto di sintesi. Chiedo scusa se non l’ho menzionato prima, ma ringrazio
anche il consigliere Bova, che ha partecipato attivamente.
Questo lo ricordo, non già per
rivendicare un risultato, che è pure importante e che chiaramente rivendico per
quanto riguarda la Giunta ed il Consiglio regionale, ma perché lo richiamo?
Perché adesso che abbiamo
definito lo strumento che ci consente di realizzare l’Azienda unica ospedaliero-universitaria
si apre la fase della costruzione del progetto e nella fase della costruzione
del progetto nulla è scontato perché dovremo fare i conti con tutta una serie
di questioni, che sono state ostative e che per 25 anni hanno inchiodato la
Regione a non affrontare questo problema.
In tale fase bisognerà
concretamente - lo dico positivamente – “sporcarsi le mani” per costruire il
progetto.
Ci sono state difficoltà di
vario ordine, tipiche della nostra terra e non solo, di carattere politico, nel
rapporto tra Università e Azienda ospedaliera, tra energie che operano
all’interno dei due aggregati. Il consigliere Tallini lo sa, lo sa pure il
consigliere Esposito; mi rivolgo ai consiglieri dell’opposizione come
testimonianza di ciò che ho detto sin dall’inizio, purché realizziamo questo
risultato e definiamo un percorso, un metodo che ci consenta di superare
gelosie, primogeniture e cose di questo tipo. Perché questo?! Perché - e vado
al merito della questione - ritengo quest’operazione, cioè l’integrazione
dell’Azienda ospedaliera con l’Università, fondamentale per la riqualificazione
del Sistema sanitario, non solo dell’area centrale della Calabria ma di tutto
il Sistema sanitario regionale. In quest’operazione non c’è solo la
possibilità, l’opportunità per un rafforzamento della qualificazione dei
servizi sanitari.
Tra parentesi devo dire che
stiamo parlando di due strutture, l’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio e
l’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini, che incorporano eccellenze in
molti campi, che offrono eccellenze, già oggi, che messe insieme e fatte
operare in una visione, in un progetto unitario possono diventare, e
diventeranno sicuramente, ne sono certo! Un potenziale enorme dal punto di
vista del rafforzamento, della qualificazione dei servizi sanitari.
Ma non c’è solo questo. C’è
anche la possibilità di fare del Polo universitario ospedaliero, di cui stiamo
parlando, il cuore di un sistema sanitario che deve puntare a riqualificarsi.
Perché? Perché lì c’è la
ricerca, la formazione, la possibilità cioè di fare una fucina di formazione
per l’insieme del Sistema sanitario regionale.
Quindi, l’operazione che
stiamo avviando ha questa valenza, ha questa importanza. Ecco perché è stato ed
è importante quello che avviene oggi.
È importante che avvenga con
il concorso del Consiglio regionale nel suo insieme, in tutte le sue
articolazioni, dislocazioni e collocazioni politiche.
Questo, poi, dev’essere
naturalmente considerato uno dei punti, dei tasselli fondamentali del percorso.
Perché ritengo, per esempio - qualcuno l’ha ricordato e anch’io lo voglio
riprendere -, che da domani bisognerà avere lo stesso metodo, lo stesso
approccio con il problema della riforma che abbiamo messo in campo, anche per
quanto riguarda complessivamente la rete ospedaliera, cioè fare in modo di
avere una governance unitaria.
Quello che è stato qui
ricordato, degli Spoke, appunto, da aggregare anche agli Hub, eccetera, di cui
parlava prima il consigliere Arturo Bova.
Quindi per questo considero
importante il passaggio di oggi. Naturalmente voglio riprendere alcune
considerazioni che sono state esposte qui dal consigliere Scalzo.
Credo che sarebbe sbagliato,
proprio rispetto a quest’operazione, non valutare anche quella che è la
necessità di puntare in quell’area alla realizzazione e qualificazione di
alcuni servizi.
Penso, per esempio, ad un
centro di traumatologia, considerato che in una regione come la nostra un
centro di traumatologia dev’essere unico, la cui dislocazione nel centro
intermodale, dal punto di vista dell’accessibilità a Lamezia Terme, credo possa
e debba essere pensata come un centro di qualificazione importante.
Anche perché - e voglio qui
ricordarlo - perché molte cose passano poi in sordina, in second’ordine,
finalmente, si è realizzato il Centro di protesi a Lamezia.
È già una realtà! È una realtà
in via di qualificazione e di rafforzamento perché oltre al servizio di
assistenza, grazie al protocollo che è stato sottoscritto tra Azienda, Regione
e INAIL, che si è realizzato e che già di fatto opera, c’è anche la
realizzazione delle officine, che stanno per diventare una realtà concreta,
proprio al fine della produzione delle protesi, con utilizzazione di tecnologie
d’avanguardia e innovative, che pongono quel Centro tra le eccellenze a livello
nazionale ed europeo. Quindi, nell’impostazione di oggi c’è un tassello
importante, fondamentale per la qualificazione del Sistema sanitario regionale.
Voglio fare solo una battuta
per quanto riguarda il resto perché ogni volta che c’è un tema non bisogna
tenere una discussione di ordine generale!
(Applausi dal pubblico)
Voglio fare solo una
riflessione: in relazione all’esperienza, che concretamente abbiamo alle
spalle, ormai da oltre 9 anni, in Calabria, contrassegnata dal commissariamento
della sanità…
(Interruzioni)
I lavori del Consiglio
regionale non possono essere interrotti! La seduta del Consiglio regionale non
può essere disturbata! Chi alza la voce è pregato, cortesemente, di accomodarsi
fuori. Continui, presidente Oliverio. Prego.
In relazione all’esperienza la
mia opinione è nota e non è un’opinione riconducibile, di volta in volta, alle
stagioni politiche, ai Governi che cambiano o che si alternano.
È una valutazione di fondo,
che nasce dalla considerazione dell’istituto del commissario, che è un istituto
fallimentare dappertutto, non solo in Calabria. I commissari hanno fallito
dappertutto e potrei portare esempio anche in altri campi, dappertutto.
Considero, e lo ripeto qui,
oggi, che sarebbe migliore il peggiore degli amministratori, il più
inefficiente degli amministratori, che comunque è chiamato a rispondere del suo
mandato all’opinione pubblica, anziché il migliore dei commissari, perché,
appunto, non risponde ai bisogni della realtà per la quale è chiamato ad
affrontare i problemi.
È una questione di principio,
di valutazione generale. Ed è anche più valida nell’esperienza della sanità!
Poi devo dire che mi
meravigliano alcune considerazioni che spesso vengono esposte anche in
Consiglio regionale, pur di fare opposizione politica- anche questo è
sintomatico dell’approccio che si ha con i problemi.
Si butta l’acqua sporca con il
bambino, come suol dirsi, anche per quanto riguarda gli argomenti. Credo che si
possa e si debba avere una valutazione di merito, critica, fortemente
divergente, contrastante con quella che vi è in questo momento nel Governo
della Regione ma che non possa non vedersi quello che è stato ed è un commissariamento
che, per come è stato concepito e decretato, assorbe quasi pienamente le
funzioni di governo del settore della sanità.
Quindi di che cosa parliamo?!
Vorrei ricordare, poi - lo
ricordo al ministro Grillo, proveniente naturalmente da un’ondata populista,
che ha messo in discussione tutto e tutti fino a 7 mesi fa - che tutto ciò è in
piena continuità con il passato.
Quanto svolto dal Ministro
della sanità è in piena continuità con quanto fatto da 5 Governi, da
Berlusconi, che ha inaugurato i commissariamenti, a Monti, che lo ha seguito,
e, poi, a seguire, Renzi, Gentiloni e oggi Conte. Parliamoci chiaramente: la
linea è la stessa.
Il ministro Grillo, che ha
annunciato fuoco e fiamme rispetto alla necessità di cambiamento, è in piena
continuità con quest’impostazione.
Oggi annuncia persino
ulteriori provvedimenti speciali per la Calabria - evidentemente non si è
consultata con i suoi consulenti giuridici, perché altrimenti non avrebbe potuto
fare affermazioni quali quelle che ha fatto -, cioè annuncia altri
provvedimenti ai commissari, che sono già frutto di provvedimenti speciali, e
naturalmente fallimentari.
Di che cosa stiamo parlando?!
Stiamo parlando appunto del nulla!
Naturalmente abbiamo impugnato
presso la Corte costituzionale anche i provvedimenti che sono stati assunti dal
Governo nazionale; a breve sapremo cosa si deciderà perché abbiamo chiesto
anche un’accelerazione nella valutazione del nostro ricorso. Vedremo.
Sappiamo solo una cosa: che la
Corte costituzionale, in relazione ad un provvedimento legislativo della
Regione Campania, si è già pronunciata, sottolineando nelle motivazioni il
fatto che l’istituto del commissario non può rimanere quasi come sostitutivo,
in modo permanente, del potere ordinario, considerati i tempi perché - come è
stato ricordato - sono già 9 anni di
commissariamento della sanità in Calabria!
Stiamo parlando, quindi, del
fatto che oggi il Consiglio regionale, in sinergia anche con il lavoro che è
stato svolto dalla Giunta regionale, dall’Esecutivo, dimostra che la Calabria è
nelle condizioni di autogovernarsi per quanto riguarda il settore della sanità,
che non è vero che c’è bisogno di prolungare la durata dell’istituto del
commissario per affrontare i problemi, perché questo prolungamento ha
dimostrato proprio il contrario, l’aggravamento delle condizioni della
Calabria.
Quindi saluto positivamente
tutto ciò, così come vorrei ricordare il problema dei nuovi ospedali perché, e
chiudo, il consigliere Pedà ha sollevato questo tema e non voglio by-passarlo.
Purtroppo abbiamo avuto,
almeno per quanto riguarda la parte degli ospedali che sono stati messi a gara,
3 ospedali, quello della Sibaritide, quello di Vibo Valentia e quello di Gioia
Tauro; abbiamo avuto 3 gare, guarda caso tutte e tre sono state sbagliate
nell’impostazione.
Non lo dico per scaricare
responsabilità su qualcuno perché c’è sempre una valutazione tecnica quando si
fanno queste scelte; è facile scaricarla anche alla politica!
Però ci sono tre gare
sbagliate! Tre gare che si sono concluse nell’agosto del 2014.
Tre gare, due delle quali sono
affidate in capo ad una società, che è stata oggetto di vicissitudini non
semplici, fino al procedimento della gestione controllata dai commissari e ai
provvedimenti relativi, e al punto che, ancora oggi, ci si tira dietro.
Malgrado questo, abbiamo
cercato di fare in tutti i modi per evitare di perdere le risorse.
Per quanto riguarda Sibari,
malgrado questa situazione, abbiamo spinto perché si realizzasse uno stralcio
attraverso gli sbancamenti, la realizzazione delle prime opere di fondazione
che sono in corso. Chi volesse andare a vedere può andarci!
Però è tutto quello che pesa
in termini di errori iniziali che sono stati commessi. Altrettanto per quanto
riguarda Gioia Tauro; altra vicenda quella di Vibo Valentia, dove c’è un’altra
impresa che praticamente è frutto di una sbagliata indicazione dei siti, perché
a Vibo Valentia, come sapete, è stato indicato un ospedale in un sito che è R4,
cioè ad alto rischio dal punto di vista idrogeologico.
Quindi, sostanzialmente, c’è a
monte un’ipoteca che pesa su queste strutture.
Infine, non posso qui non
ricordarlo, nella nuova edilizia ospedaliera, che abbiamo programmato, - ci
possiamo ritornare con più dettagli, e forse è il caso di ritornarci – ci sono
245 milioni di euro fermi per quanto riguarda il nuovo Ospedale di Cosenza.
Perché il Comune di Cosenza,
com’è noto, non ha espresso parere sullo studio di fattibilità, che ha dato
indicazioni precise.
Stiamo per portare in porto il
nuovo Ospedale di Reggio Calabria, per il quale c’è una convenzione con l’INAIL
ed è in fase di realizzazione la progettazione perché sia messo a gara, così
come per quanto riguarda l’Ospedale di Catanzaro.
Alcuni di voi hanno esposto
considerazioni che condivido sull’Ospedale di Catanzaro. Ci sono 120 milioni di
euro destinati al nuovo Ospedale di Catanzaro. È chiaro che l’operazione di
oggi, quella della costruzione del Polo dell’Azienda ospedaliera universitaria,
ha implicazioni anche nell’utilizzazione di queste risorse.
Dobbiamo fare in modo che
queste risorse vengano utilizzate per completare, anche dal punto di vista
dell’edilizia, una struttura che consenta di esercitare al meglio le funzioni
della nuova Azienda ospedaliera universitaria: spazi per la ricerca e,
chiaramente, una nuova, elevata specialistica.
Credo che oggi stia per essere
scritta, con il voto dell’Aula, una pagina positiva, a dimostrazione del fatto
che la Regione è nelle condizioni di autogovernarsi, purché la si metta nelle
condizioni di farlo. Naturalmente - in questo insisto - c’è un’iniziativa
ancora più forte da portare avanti con il Governo nazionale affinché sia chiusa
definitivamente questa pagina sciagurata dei commissariamenti e si apra una nuova
stagione, che veda la Regione riappropriarsi dei suoi poteri. Grazie.
Passiamo all’esame ed alla
votazione del provvedimento. Gli emendamenti presentati all’articolo 1 sono
stati ritirati. Quindi passiamo alla votazione dell’articolo 1.
(È approvato)
All’articolo 2 è stato
presentato l’emendamento, protocollo numero 7694, a firma del consigliere
Mirabello. Il consigliere Mirabello ha facoltà di illustrarlo.
Presidente, è un emendamento tecnico,
se possiamo definirlo così, condiviso anche dal collega Esposito e dagli altri
componenti della Commissione, che è stato suggerito dal Dipartimento bilancio,
al fine di evitare questioni di natura finanziaria.
In effetti, basta solo
aggiungere al comma 2 dell’articolo 2 le parole: “senza oneri a carico del
bilancio regionale”.
Allora votiamo l’emendamento, protocollo numero
7694.
(È approvato)
Articolo 2.
(È approvato, come
emendato)
Articolo 3.
(È approvato)
Articolo 4.
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Passiamo alla votazione della
proposta di legge nel suo complesso, con autorizzazione al coordinamento
formale.
Il provvedimento è approvato
all’unanimità, così come emendato, con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il
Consiglio approva)
(È riportata in allegato)
Passiamo al secondo punto all’ordine
del giorno, che è la proposta di legge numero 31/10^, di iniziativa della
consigliera Sculco recante: “Promozione della parità di accesso tra uomini e
donne alle cariche elettive regionali”. Cedo la parola al consigliere Sergio
per illustrare il provvedimento.
Signor Presidente, colleghi
consiglieri, rappresentanti della Giunta regionale, l’esame odierno in
Consiglio regionale reca la trattazione della proposta relativa alle norme
integrative della legge regionale numero 1 del 2005, al fine di promuovere la
parità di accesso alle cariche elettive regionali.
La proposta di legge è la
numero 31/10^, d’iniziativa della consigliera Sculco, che reca: “Promozione
della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive regionali”.
La proposta è stata assegnata
alla prima Commissione, per l’esame di merito, ed alla seconda Commissione, per
il parere finanziario, in data 07 maggio 2015.
Vorrei ricordare, a questo
proposito, al collega, consigliere Giudiceandrea, che la proposta non è rimasta
in attesa di esame in Commissione circa un anno, ma appena 2 mesi e 10 giorni.
È stata esaminata dalla prima
Commissione Affari istituzionali, in sede referente, nelle seguenti date: 4
giugno 2015, esame preliminare; 30 giugno 2015 e 16 luglio 2015, data,
quest’ultima, in cui veniva esitato favorevolmente il testo, con modifiche che
recepivano, anche, il contenuto della proposta di legge di iniziativa popolare
numero 40/10^, sostanzialmente assorbendolo.
Il testo, approvato dalla
Commissione di merito in data 16 luglio 2015, è stato trasmesso, in data 4
ottobre 2015, alla Segreteria Assemblea con il parere favorevole della
Commissione bilancio.
La presente proposta mira a
garantire, nel sistema elettivo regionale calabrese, il principio di equilibrio
di entrambi i generi, ormai consolidato nella giurisprudenza europea e
costituzionale e presente nella maggior parte degli Statuti regionali degli
Enti locali, nei Consigli e nelle Giunte delle Autonomie territoriali, nonché
delle Regioni.
Tale misura rappresenta non
solo una priorità imprescindibile per ragioni di democrazia e di civiltà
giuridica e sociale, oltre che politica, anche in considerazione dell’esito
delle ultime consultazioni elettorali, che hanno visto giungere agli scranni
consiliari della Regione Calabria solo una donna, ma soprattutto alla luce
della novella, intervenuta nella Legge quadro numero 165 del 2004, ad opera
della Legge numero 20 del 2016.
Diventa un obbligo, pena
l’incostituzionalità della legge elettorale regionale, con la quale i calabresi
saranno chiamati ad eleggere il prossimo Consiglio regionale.
La proposta, quindi, attua
pienamente i principi di cui agli articoli 3, 51, primo comma, 117, settimo
comma, e 122 della Costituzione, nonché il secondo comma dell’articolo 38 dello
Statuto regionale, secondo cui “La legge regionale promuove la parità di
accesso tra donne e uomini alle cariche elettive” e si pone in linea con le
disposizioni introdotte dal legislatore statale, ad opera della Legge 15
febbraio 2016, numero 20, che reca, appunto, modifica all’articolo 4 della
Legge 2 luglio 2004, numero 165, recante: “Disposizioni volte a garantire
l’equilibrio della rappresentanza tra donne e uomini nei Consigli regionali”, come veniva detto.
Tale proposta di legge,
quindi, novella la legge elettorale calabrese, la numero 1 del 2005, in modo
che anche la Regione Calabria conferisca concreta attuazione al principio di
“pari opportunità tra donne e uomini” (articolo 51 della Costituzione) e che il
sistema elettorale calabrese promuova concretamente “la parità di accesso tra
donne e uomini alle cariche elettive” (articolo 117, settimo comma, della
Costituzione).
Il testo di legge si compone
di 4 articoli.
In particolare, l’articolo 1 modifica
il comma 6 della legge regionale numero 1 del 2005, introducendo una
percentuale di rappresentanza minima di genere nelle liste dei candidati.
In ciascuna lista nessun
genere può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati,
pena l’inammissibilità.
Per evitare profili di
illegittimità rispetto alle disposizioni nazionali introdotte con la Legge
numero 20 del 2016, successive, quindi, al testo licenziato dalla Commissione,
è stato presentato un emendamento, a mia firma, che riduce la percentuale dei
candidati massima da due terzi al 60 per cento del totale.
L’articolo 2 modifica il
secondo comma dell’articolo 2 della legge regionale numero 1 del 2005,
prevedendo che, in caso di espressione di due preferenze, una debba riguardare
un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile
della stessa lista, a pena di annullamento della seconda preferenza.
L’articolo 3 prevede, poi,
l’adattamento delle schede di votazione alla doppia preferenza di genere.
L’articolo 4 contiene la clausola d’invarianza finanziaria.
La proposta di legge è
neutrale, dal punto di vista finanziario, in quanto reca norme a carattere
ordinamentale. A tal fine la Commissione bilancio, nella seduta del 31 luglio
2015, si è espressa favorevolmente.
Nel corso dei lavori della
Commissione è intervenuta la consigliera Sculco, in qualità di proponente, la
quale ha illustrato i contenuti e le finalità della proposta. Ciò premesso,
sottopongo all’Aula l’esame della proposta di legge. Grazie.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Sculco. Ne
ha facoltà.
Signor Presidente del
Consiglio regionale, signor Presidente della Giunta regionale, colleghi
consiglieri, non posso nascondere di provare oggi una particolare emozione, una
tensione positiva e straordinaria, come in poche circostanze mi è capitato di
avvertire, seppure nella mia breve esperienza politica ed istituzionale.
Il Consiglio regionale discute
la proposta di legge, che introduce la doppia preferenza di genere nel sistema
elettorale calabrese, dopo una lunga Via Crucis e innumerevoli rinvii.
Sono trascorsi quattro anni
dalla presentazione e dall’approvazione, nella competente Commissione consiliare,
del provvedimento che oggi discutiamo.
Il tempo trascorso, da allora
ad oggi, testimonia che questo lungo percorso della proposta di legge, ben 4
anni! È stato un cammino non certo semplice, irto di ostacoli, carico di
variegati umori, che ne hanno rallentato una sua più rapida conclusione.
Questo vuol dire che ci sono
state delle resistenze e spero, e voglio credere, che oggi siano del tutto o in
parte superate o quantomeno mitigate e affievolite.
Tuttavia, finalmente il
provvedimento viene portato in Aula per un’approfondita discussione e per un
esame sereno e responsabile, in modo che il Consiglio regionale sia messo nelle
condizioni di decidere con convinzione e responsabilità.
Non entrerò nel merito di ogni
singolo aspetto che motiva gli obiettivi della proposta di legge che oggi
abbiamo in esame, perché l’ha già fatto egregiamente il relatore, il
consigliere Franco Sergio.
Inoltre, in questi quattro
anni, abbiamo avuto tante e molteplici occasioni per discutere nel merito della
proposta di legge, per cui questa sera siamo nelle condizioni di poter assumere
una decisione positiva.
Intervengo solo per fugare
ulteriori dubbi e alcune immotivate perplessità, che in questi giorni sono
apparse velatamente, anche sugli organi di informazione regionali, tanto per
chiarire il meccanismo legislativo che questo provvedimento introduce.
Non va considerato e ritenuto
uno strumento forzoso, che vuole costruire quote e realizzare un privilegio,
che le donne non vogliono e non desiderano e di cui, tra l’altro, non hanno
bisogno.
La norma che introduce la
doppia preferenza non ha neppure la pretesa - come qualcuno, barando, qualche
volta ha sostenuto - di prefigurare e preannunciare il risultato elettorale,
alterando artificiosamente la rappresentanza politica.
La norma non comprime e non
condiziona neppure le scelte dell’elettore ma, al contrario, le esalta.
Il disegno di legge che oggi è
in discussione ha una finalità promozionale positiva perché concede la facoltà
all’elettore di esprimere semplicemente una seconda preferenza.
Costituisce, quindi, solo una
possibilità aggiuntiva, non coattiva né obbligatoria. Il risultato, in questo
caso, non sarebbe effetto della legge ma il frutto delle libere scelte degli
elettori. Non è, dunque, un’offesa per nessuno.
Non è neppure un dispetto, né
vuole rappresentare una minaccia, né tantomeno vuole insidiare il ruolo e le
funzioni di nessuno ma costituisce e rappresenta un vantaggio per tutti e, in
modo particolare, per la Calabria.
Sono sempre stata convinta, e
lo sono ancor di più ora, qui, in quest’Aula, che adottare meccanismi
legislativi che promuovono l’accesso delle donne alle cariche elettive abbia
come esclusivo obiettivo quello di qualificare e ampliare l’impegno e la
partecipazione alla vita democratica e politica della Calabria. Niente di più.
Non ci sono trucchi né inganni.
Questo lo sostengo nella piena
consapevolezza che il rinnovamento, di cui hanno tanto bisogno le istituzioni,
passa anche da una piena, maggiore e magari compiuta democrazia paritaria.
In questo senso vorrei
ricordare che il Consiglio regionale, nella sua prima seduta, ha approvato un
emendamento allo Statuto, che ha introdotto l’obbligo, nella composizione della
Giunta regionale, di una presenza di genere non inferiore al 30 per cento.
È stato un momento esaltante,
apprezzato non solo dalle donne e dagli uomini calabresi ma anche da fuori
regione; abbiamo ricevuto plauso e apprezzamento.
Tutti hanno riconosciuto che
abbiamo indicato un percorso che, anche grazie a noi, altre Regioni hanno
seguito e portato avanti.
Possiamo dire con
soddisfazione che la Calabria è stata fra le primissime Regioni d’Italia ad
introdurre una norma di tale carica innovativa e in quell’occasione il
Consiglio regionale ha dato grande prova di sensibilità e condivisione di un
percorso che da lungo tempo le donne hanno intrapreso per conquistare traguardi
di democrazia e di civiltà.
Colleghi consiglieri, in
conclusione del mio breve intervento, voglio rivolgervi un invito, un accorato
appello, ricordando a me stessa e a voi tutti che esattamente 3 giorni fa,
venerdì 8 marzo, si è celebrata la festa della donna ed è una circostanza
occasionale - ma direi del tutto appropriato - il fatto che, a pochi giorni da
quella data, il Consiglio regionale oggi è riunito per discutere della doppia
preferenza di genere.
Sono sicura che tanti tra di
voi, come me, hanno partecipato ad eventi ed iniziative che sono state
organizzate per quell’occasione e tutti abbiamo sicuramente manifestato i
nostri pensieri, espresso le nostre riflessioni.
Abbiamo offerto i nostri
sentimenti e abbiamo formulato i nostri auguri più sinceri, cioè tutti avete
portato omaggio a tutte le donne. Alle donne che lavorano, alle donne che
studiano, alle mamme, alle tante donne impegnate nei vari settori e campi
economici, professionali e sociali. A tutte le donne.
Di sicuro avete espresso
parole che hanno esaltato le donne, il loro ruolo, la loro funzione. Di sicuro
avete sottolineato il ruolo fondamentale che la donna ha avuto nella storia e
che continua ad avere, in modo sempre più crescente nella società moderna.
Così facendo abbiamo
riconosciuto tutti il valore e la forza che la donna rappresenta; valore e
forza che possono anche essere impegnati in politica e nelle istituzioni.
Quanto abbiamo detto poche ore
fa, l’8 marzo, ancora echeggia alle orecchie e nella mente di ciascuno di noi,
e anche in quest’Aula.
Per questo penso che oggi non
possiamo e non dobbiamo deludere. Oggi abbiamo l’occasione di passare dalle
parole ai fatti, di compiere scelte che rispondano alle aspettative ed alle
attese non solo delle donne ma - sono certa! - della stragrande maggioranza del
popolo calabrese, che ritiene che l’obiettivo di una piena cittadinanza
politica alle donne rappresenti una precondizione di crescita democratica,
civile, sociale e culturale del territorio e il loro impegno e la loro
partecipazione un contributo irrinunciabile, di cui la Calabria non vuole e non
può più fare a meno.
In questi quattro anni ho
fatto la mia parte. Non mi sono limitata ad impostare la proposta di legge che
oggi è all’esame del Consiglio regionale ma mi sono sempre prodigata a
rappresentarne i contenuti, il valore e il significato a tutti coloro che hanno
avuto la curiosità ed il desiderio di capire e condividere.
Ho fatto la mia parte e non mi
sono mai sentita sola perché intorno a me ho avvertito sempre, continuamente,
il calore, il sostegno, la forza e la determinazione delle donne calabresi.
Lo dico con umiltà, non con
arroganza e nemmeno con presunzione.
L’ho fatto perché ci credevo e
ci credo. L’ho fatto perché questo era ed è il mio dovere, il mio compito, per
il quale non chiedo nessun riconoscimento, nessun premio personale ma invoco
soltanto una decisione non egoistica, ma responsabile e ponderata, che guardi e
risponda all’interesse ed alle attese dei calabresi tutti, delle donne e degli
uomini.
Sapevo che non sarebbe bastato
aprire una strada e supporre che tutti l’avrebbero percorsa ma non facciamo in
modo che il Consiglio regionale, per gli atteggiamenti e gli orientamenti che
può assumere su questo punto all’ordine del giorno, appaia oggi agli occhi
dell’opinione pubblica come un “fortino sott’assedio”.
Come ho già detto, non ci sono
nemici intorno a noi, né atteggiamenti di contrapposizione e di sfida da parte
di nessuno.
C’è semplicemente un desiderio
forte, che non è più eludibile, di essere più protagoniste nella vita politica
ed istituzionale della Calabria; un desiderio più che legittimo, che non
possiamo deludere ma che anzi siamo chiamati a soddisfare.
Come ho già detto, ho fatto la
mia parte. Ora, cari colleghi consiglieri, tocca a voi. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Greco. Ne
ha facoltà.
Ritengo che, in
questo civico Consesso, non serva a nessuno fare melina.
Il mio intervento,
chiaramente, non è in qualità di capogruppo perché il sistema delle regole,
inevitabilmente, non può coinvolgere una linea politica, ma si deve attenere
alle singole sensibilità.
Intervengo,
dunque, in qualità di singolo consigliere, in ragione di quello che sto per
dire e del fatto che oggi si svolge una seduta di Consiglio regionale
abbastanza importante, che ha visto questo civico Consesso discutere a lungo su
tematiche importanti.
Probabilmente è
solo l'inizio di un iter che vede i singoli consiglieri regionali impegnati in
attività di discussione, valutazione ed elaborazione.
Non v’è dubbio che
la legge che, se non erro, è ferma già da diversi anni dopo l'approvazione in
prima Commissione, oggi giunge all'attenzione di questo Consiglio regionale.
Non v’è dubbio,
altresì, che già in Conferenza dei capigruppo, ho detto alcune cose citando Jim
Morrison da un lato e Voltaire dall'altro.
Lo dico
assumendomi, sempre e comunque, la responsabilità politica di quella che è la
mia considerazione e valutazione in merito a questa legge.
Non si tratta di
discutere se deve essere messa in discussione la partecipazione delle donne
alla vita politica, non fosse altro che la consigliera Sculco ha già ribadito e
ricordato che nella modifica Statutaria c'è stata una presa di consapevolezza
da parte di tutti, votando quella importante norma che prevedeva la possibilità
per le donne di partecipare in una misura non inferiore al 30 per cento nelle
Giunte e negli organismi regionali e sub-regionali.
Non è questa la
discussione. Ciò che è in discussione è, invece, la legge elettorale nel suo
complesso – questo è quello che mi sarei aspettato – nonché il modo con cui
arrivare ad una partecipazione attiva da parte di tutte le donne o, per meglio
dire, dei diversi generi.
Sono stato
relatore, e anche firmatario, di una proposta di legge che – lo dico a scanso
di equivoci – è frutto di una presa di posizione non da ieri, non da venerdì,
ma da tanti anni perché, per me, la partecipazione delle donne in politica,
significa che le donne siano messe nelle condizioni di agire politicamente, di
candidarsi, di entrare nelle liste elettorali e di fare politica all'interno
dei civici Consessi.
Sono tantissimi
gli esempi di donne che hanno partecipato alla vita politica, nazionale e
comunale.
Se è vero,
consigliera Sculco, che la doppia preferenza di genere non modifica la volontà
del cittadino elettore, che la facciamo a fare?
Se la consapevolezza
è quella di non modificare, basta fare una semplice proposta come quella che ho
fatto.
Sono qui in
Consiglio regionale a votare contro, a non votare nessun tipo di rinvio in modo
chiaro, a ribadire un concetto forte che è quello della partecipazione.
Ho fatto politica
per tanti anni nelle Istituzioni locali; ho conosciuto e conosco tanti bravi
Sindaci, bravissimi Sindaci donne, che hanno dato spessore alla qualità e
all'azione politica.
Appena iniziai a
fare il Sindaco, mi regalarono due cose: la Costituzione e la Lettera settima
di Platone a Dione.
Nella Costituzione
qualcuno mi insegnò che c'è un articolo, che è il più importante, ed è
l'articolo 3, che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, e
aggiunge una cosa importante, ovvero che “è compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando, di fatto, la libertà
e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno svolgimento della persona
umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”.
In questo articolo
trova origine anche la mia proposta di legge, che prevede delle cose che,
chiaramente, oggi non sono in discussione, così come poc’anzi ho ribadito che
voterò contro.
La proposta di
legge che ho depositato farà il corso nella Commissione consiliare.
Se ci saranno i crismi
della incostituzionalità – e su questo ho i miei dubbi – qualcuno me lo dovrà
dire perché faccio politica e, nel fare politica, rivendico una linea, di
svolgere il mio ruolo.
Non condivido, ad
esempio, in regime di legislazione concorrente, che il mio voto debba essere
adeguato a una volontà altrui. Non lo condivido!
In questi termini,
voglio capire la legislazione concorrente; qualcuno potrà dire: ma non c'è
stato il ricorso alla Consulta statutaria?
Si vedrà, anche
con gli uffici legislativi, quando il Presidente della prima Commissione
valuterà che questa legge elettorale ha i crismi dell’incostituzionalità.
Badate bene, ci
sono personalità che, in qualche modo, non hanno le caratteristiche di chi,
come me, ci mette la faccia, prende posizione e lo fa con la schiena dritta,
senza nessun retro pensiero, senza nessun’altra considerazione e lo fa per un
solo principio, che è quello di mettere donne e uomini nelle stesse condizioni
di competere e di arrivare; potrà essere un pensiero sbagliato, non ho la
verità in mano, non ho la panacea!
Ricordate, però,
qualunque sia il pensiero, giusto o sbagliato, come diceva Voltaire: “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla
mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua
idea, possa esprimerla liberamente”.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Bova. Ne ha facoltà.
Presidente, prendo
atto anche della dichiarazione di voto contrario del consigliere Orlandino
Greco; anche questo è il bello del Consiglio regionale.
Avendo già sentito il capogruppo dei Democratici progressisti, il collega Giudiceandrea, parlare anche a nome del gruppo come espressione favorevole, come dicevo prima, questa è una giornata fondamentale.
Chi vi parla si era opposto anche al rinvio di quella famosa seduta di Consiglio regionale, nel momento in cui non si indicava la data.
Presidente, mi dispiace dirlo, ma non mi fido molto della votazione che, sinceramente, reputo molto delicata e, personalmente, dopo tante battaglie e da uomo di sinistra con una precisa formazione, non vorrei essere travolto e soccombere su un voto per la doppia preferenza di genere che reputo una questione di civiltà.
Orlandino Greco citava il secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione, quello che realizza la cosiddetta uguaglianza sostanziale.
Voglio ricordare che l'Assemblea nazionale delle Nazioni unite, con la risoluzione numero 34180 del 1979, 40 anni fa affermava il principio che cito testualmente: “La pace e il benessere dell'uomo esigono la massima partecipazione della donna in tutti i campi, in condizioni di parità dell'uomo”.
L’Assemblea generale delle Nazioni unite, quindi, pone la rimozione delle barriere cui faceva riferimento anche Orlandino Greco che, di fatto, limitano l'accesso alle donne, come caposaldo per lo sviluppo dell'umanità.
Il giorno 8 marzo ho avuto delle polemiche con donne di alcune associazioni che sostenevano che sia un’offesa per la donna e dire che hanno i loro diritti è mortificante per la donna perché appare quasi come una concessione da parte dell’uomo.
Non è questo, assolutamente! Tra l'altro, viviamo al Sud dove c'è una grande considerazione della donna, checché se ne dica. Personalmente ne ho tre a casa, quindi figuriamoci siamo a tre su quattro e, quindi, ci tengo tantissimo.
Detto questo – e chiudo, Presidente – abbiamo notato che noi uomini siamo restii, diciamolo!
Non è una questione di cultura patriarcale o quant'altro, o forse è questo, ma siamo restii ad abbattere quelle barriere.
Poiché non l'abbiamo fatto fino ad oggi, mettiamo in atto – ahimè – degli strumenti che consentono a tutti di poter realizzare e consentono alle donne di accedere perché, da lì, passa anche lo sviluppo della nostra terra, l’attuazione di quelle che sono le nostre prospettive e, quindi, la realizzazione dei nostri bisogni.
Presidente, per quanto lo possa dichiarare, su delega anche del mio capogruppo, annuncio il voto favorevole.
Dopodiché chiedo che sia lei, come Presidente del Consiglio, ad attivare tutti gli strumenti in questa votazione, affinché ognuno si assuma le proprie responsabilità. Ammiro Orlandino Greco che ha votato contrario e ha dato le sue motivazioni e ha detto che ci sono delle lobbie di ragioni.
Ho discusso con donne quello che dice lui, ma si è assunto la responsabilità e dobbiamo assumercela tutti!
Per favore, però, non fatemi uscire da questo Consiglio, come una persona coinvolta in pratiche che non mi appartengono e che potrebbero screditare definitivamente la nostra azione, anche per il prossimo futuro; sarebbe il colmo annunciare voti favorevoli che poi, di fatto, non ci sono. Grazie.
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Presidente, il clima è surreale,
come per tutte le cose che accadono in Calabria. C'è un problema di fondo,
ferma restando la posizione di Orlandino Greco, che è apprezzabile. Tra
l’altro, appartengo a uno dei pochi partiti nazionali che ha un leader donna e che non ha avuto
necessità di preferenze per prendere 320 mila voti alle scorse elezioni europee
per affermarsi. Lei, come tante altre donne nella storia della destra italiana,
si è fatta largo per i propri meriti.
Il dibattito è surreale, al di là di
come andrà, perché in Conferenza dei capigruppo ci sono state legittime
valutazioni di chi ha presentato altre proposte meritorie; tra l'altro, ci
sarebbe da discutere su un tema, che non è una scappatoia per chi ha chiesto un
rinvio di questa norma.
Già due anni fa, con una mia
dichiarazione sulla stampa, ci siamo detti favorevoli, però noto la
partecipazione anche di alcune espressioni e di alcune donne – lo dico a favore
della collega Sculco, che è una donna e si è affermata – che, con alcuni
starnazzi, rendono anche poco positiva questa opportunità.
Ad esempio, credo ci sia Bianca
Rende o la consigliera comunale di Cosenza – che stimo – ma non ci sono
sicuramente donne che abbiamo sentito in queste ore, quindi l’appello è alla
responsabilità con cui ciascuno voterà, come bene ha fatto anche il collega
Greco, pur essendo noi favorevoli.
Aggiungo anche un altro elemento:
questa norma è stata licenziata in fretta, per piacere.
Una volta assunta la nostra
impostazione, che è stata quella di essere favorevoli ad agevolare una maggiore
partecipazione, mi permetto di dire che, nel momento in cui si andrà al voto su
un testo – l'ho verificato con lo sforzo che esercitiamo quotidianamente, e ve
lo dice chi non si ricandiderà al Consiglio regionale, perché insieme ad altri
colleghi ho fatto la scelta di occuparmi più di partito – per garantire
maggiore partecipazione, non soltanto femminile, ma anche maschile e – lo dico
al presidente Oliverio, perché anche noi veniamo da un’esperienza dove, pur
avendo tanti consiglieri donne, le liste si sono composte con difficoltà per i
Consigli provinciali – nel momento in cui si va al voto su questo testo di
legge, bisogna fare delle valutazioni.
Reputo rispettabili anche le
proposte di altri colleghi consiglieri di portare, come è stato fatto anche per
la Giunta regionale, la proporzione a 70 o 30, non per ridurre.
Nel complesso, la difficoltà
complessiva sarebbe quella di ritrovarci a pregare donne per candidarsi e,
quindi, una condizione al contrario.
L'unica valutazione di merito che
faccio su questo testo di legge, che ha fatto il suo corso e oggi arriva in
Aula per l’approvazione, è di valutare la proporzione equilibrata perché non
dobbiamo trovarci neanche nella condizione contraria.
Non so quante siano le donne capaci
come Flora Sculco, fermo restando che questa opportunità agevola una maggiore
partecipazione, e ben venga! Mi permetto di dire: “bene la discussione di
ciascuno!”
Nessuno, nel rispetto dei colleghi,
si deve sentire leso, e ve lo dice chi si è espresso favorevolmente.
Se ci sono altri che propongono
valutazioni diverse, suggerimenti di approfondimenti di altri progetti di
legge, ci sarebbero 100 mila aspetti da valutare in questa Regione e, in alcuni
momenti, sarei stato coraggioso finanche a togliere la preferenza di genere.
In merito alle discussioni, nello
specifico – lo dico anche al presidente Oliverio che, giustamente, dice una
cosa e riguarda le regole di tutti – che qui c'è stata una tendenza, nonostante
ci sia un dibattito interno, anche al centro-sinistra e, quando Flora Sculco
guarda da questa parte, dovrebbe girarsi e guardare anche dall'altra parte.
Qui c'è stata una sottovalutazione
di chi hai incontrato una parte di donne; eppure abbiamo avuto deputate che si
sono spese per questo; quindi, non servono lezioncine. Lo dice chi è pronto a
votare.
Mi permetto di suggerire di cambiare
la proporzione perché poi la prospettiva è anche quella di dover costringere qualche
mamma e qualche moglie a doversi candidare per comporre le liste.
Anche quello è un rischio negativo;
l'abbiamo vissuto alle Provinciali dove abbiamo dovuto pregare alcune donne di candidarsi
come “riempi lista” per raggiungere la proporzione prevista dalle leggi ma che,
molto spesso, non è fattuale o fattibile.
Torno ad evidenziare i toni, perché
ho sentito anche alcuni atteggiamenti che a me non piacciono; cito Bianca
Rende, non so se è ancora tra il pubblico, perché è una donna che si batte, ma
ci sono alcune donne che, anche con la doppia preferenza di genere, non
concorreranno, così come anche tanti uomini.
Ritengo che la discussione vada
ripresa, non sul piano ideologico di chi l'ha voluta riaprire, perché le regole
che garantiscono l'accesso a questo Consiglio regionale devono essere mature e
valide, non soltanto rispetto a questo aspetto perché dovremmo valutare, come
qualcuno suggeriva, se si può garantire al cittadino di scegliere diversamente
i Presidenti e non legarli alla candidatura anche dei singoli consiglieri.
C’è qualcosa in atto ma, come
abbiamo detto subito dopo aver riscontrato l’aspetto negativo di una legge che
aveva tenuto fuori Wanda Ferro, le leggi elettorali non sono mai state fatte a
inizio Legislatura; è un fatto storico, insomma, anche per la tempistica e,
atteso che la richiesta di rinvio è stata fatta dal Partito Democratico la
volta scorsa, non c'è niente di straordinario o innaturale ad assecondarla.
Non vedo motivi di tensione; quindi, come dicono gli inglesi, fly down, profilo basso!
C’è una norma che deve condizionare
in positivo la costruzione del nuovo Consiglio regionale. Tutte le proposte
saranno ascoltate nel rispetto di coloro che le faranno.
Se si dovesse votare questo testo
oggi, come alcuni si augurano, proporrei di ridurre questa proporzione, proprio
per evitare che, al contrario, bisogna andarle a pregare per la partecipazione,
perché poi il numero di chi vuole concorrere sta anche sulla tendenza di un
territorio che deve garantire la partecipazione, ma non deve nemmeno
costringere; questo è il senso del mio intervento.
Ascolteremo gli altri interventi e,
se saremo pronti a votare, proveremo ad emendare in positivo questa norma di
legge.
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Non nascondo la
mia difficoltà a parlare in quest’Assise su un argomento che sta
caratterizzando il dibattito politico a livello nazionale ed anche a livello
regionale, però io oggi sono qui in veste di consigliere regionale. Condivido
lo spirito del collega Orlandino Greco perché credo che ognuno debba assumersi,
quando si votano proposte di legge come questa, le proprie responsabilità con
la propria coscienza e scientemente.
Quindi, non posso che esprimere le mie perplessità e anche la mia amarezza per come siamo arrivati oggi qui in Consiglio regionale, perché, da un po' di giorni, è partita una campagna denigratoria sui giornali che identifica buoni e cattivi a seconda di chi è disponibile a votare o meno questa proposta, inventando anche - non ho risposto - una mia violenta discussione con il Presidente del Consiglio, Irto.
Io non individuo nel Presidente del Consiglio un mio interlocutore, al limite il mio Capogruppo è il mio interlocutore nel confronto politico. Con il Presidente del Consiglio ho un rapporto di stima e d'amicizia, ma non ho mai pensato di parlare con il presidente Irto di un problema che riguarda la volontà personale o la coscienza di ognuno.
E, quindi, dico a chi ha scritto questa notizia che è del tutto falsa, inventata, e può testimoniarlo il presidente Irto.
Semmai, ammetto in quest'Aula di aver posto un problema politico al mio Capogruppo, annunciando le mie perplessità su come si arriva a questa seduta e dichiarando di ritenere necessario un approfondimento, un po' di tempo in più per capire se proporre una modifica complessiva della legge elettorale e non limitare la modifica alla parità di genere.
Ho apprezzato molto il lavoro che ha fatto la collega Sculco, lo spirito, ma credo che le cose debbano essere condivise. Bisogna condividere determinati processi, mai imporre o cercare di avere al proprio fianco “birilli” da utilizzare nelle diverse occasioni. Io non sono un birillo in quest’Aula! Ho la mia dignità, le mie convinzioni e la mia formazione politica e culturale! Ritengo che ci sia bisogno di maggiore rispetto tra noi, perché dobbiamo essere convinti delle cose che facciamo.
Ad esempio, nella mia proposta di modifica della legge elettorale ho previsto cose diverse e non ho avuto la possibilità di discuterne. So che di alcuni consiglieri regionali hanno presentato altre proposte di modifica della legge elettorale. Perché si deve mortificare la loro volontà? Perché non pensiamo di mettere tutto insieme in una proposta di legge che preveda anche la parità di genere, ma che modifichi complessivamente l'architettura della legge elettorale?
Questa è la mia proposta e me ne assumo responsabilità.
Non voglio votare contro la parità di genere - lo dico alle tante amiche qui presenti - però voglio avere rispetto del mio ruolo, delle mie funzioni e ritengo che questo Consiglio regionale debba meglio discutere, approfondire l'impianto della legge elettorale nel suo complesso.
Sono favorevole, poi, ad approvare la legge di parità, però all’interno di una proposta di modifica complessiva della legge elettorale, perché credo che vadano apportate altre modifiche e non si può solo chiedere a un consigliere regionale di approvare un qualcosa che è parziale e non rientra nella sua visione.
Quindi, l’appello che faccio al presidente Oliverio, alla mia maggioranza, è di riflettere meglio su questo tema, impegnandomi ad approvare la legge di parità all’interno di un impianto complessivo della legge elettorale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pasqua. Ne ha facoltà.
Devo registrare che dai banchi della maggioranza perviene un grido disperato, finalizzato ad effettuare una valutazione più ampia e complessiva riguardo a tutto un insieme di proposte che sono già giacenti presso questo Consiglio.
Quindi, a nome di tutto il centro-destra, ritengo che, non potendo sicuramente subire la strumentalizzazione di posizioni precostituite - anche perché qui non c’è nessuno che ha una situazione ideologica avversa a quella che oggi viene in discussione - sia necessario effettuare una vera e propria valutazione adeguata di quelle che sono le istanze che pervengono anche, con molta lealtà ed onestà intellettuale, da parte dei colleghi che siedono tra i banchi della maggioranza.
Quindi, a nome del centro-destra, ritengo che il varo di questa legge sia un passaggio necessario e ci impegniamo a prendere un impegno solenne affinché la stessa possa vedere la luce entro brevissimo tempo. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Giudiceandrea. Ne ha facoltà.
Presidente, grazie per la parola e ringrazio i colleghi per il dibattito. Voglio correggere - gliene chiedo scusa - il collega che mi ha preceduto, non ho parlato di una legge ferma da un anno in Commissione, la prima Commissione, oggi ho con chiarezza detto che è una legge che da quattro anni pende sui banchi del nostro Consiglio e, rispetto alla quale, ritengo sia venuto il momento, finalmente, di decidere, senza indugi e senza mancare di rispetto ai colleghi che l'altro ieri hanno presentato ben due proposte di legge sullo stesso tema; probabilmente in qualche modo sollecitati dal fatto che si stava approvando una norma che tutto sommato non gradiscono, è comprensibile, è nell'ordine delle cose.
Avrebbero potuto in quattro anni presentare degli emendamenti, richiamare la legge in Commissione, aggiungere o togliere le cose che ritenevano non andassero bene nelle precedenti sedute di Consiglio, nelle quali si è poi rinviata la discussione, non lo hanno fatto.
Sono in tempo però, Presidente, perché le leggi che hanno presentato sono state assegnate allea Commissione e le Commissioni, come sappiamo, sono celeri nella realizzazione delle analisi e delle disamine.
Chiedo che la proposta di legge della consigliera Sculco venga messa ai voti senza nessun tipo di rinvio, perché è necessario rispettare il lavoro dei colleghi.
Il rispetto del lavoro della collega Sculco per quattro anni, del lavoro delle Commissioni, si realizza, anche e soprattutto, quando arriva il momento di esprimere un voto, favorevole o contrario che sia, e di cui ci assumiamo il rischio.
Proprio perché il tema è caldo, rifacendomi a quanto detto in precedenza dal collega Bova e per evitare che ci siano poi ripercussioni di qualsiasi tipo sugli organi di stampa: non è una norma di centro-sinistra - diceva bene il collega Orsomarso - è una norma di civiltà sulla quale ognuno può avere una propria opinione.
Una cosa è certa, dobbiamo essere servi della legge per essere liberi e se la Legge numero 20 del 2016 ci impone il 60 e 40, collega Orsomarso, 60 e 40 dovrà essere, anche in una nuova norma.
Se la Legge 20 del 2016 impone l'obbligo della doppia preferenza di genere, dobbiamo farcene una ragione, bisogna approvare questo tipo di modifica.
Poi, ragioniamo insieme in Commissione sulle leggi che sono state presentate dai colleghi, ma per oggi approviamo la norma che ci mette al sicuro, mette al sicuro la Calabria e questo Consiglio regionale, non solo la collega Sculco, sul rispetto che deve essere portato al lavoro dell’Istituzione e l'Istituzione è Flora Sculco, non in quanto donna, in quanto consigliere regionale che da quattro anni suda per vedere approvata una norma che avremmo potuto approvare quattro anni fa. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tallini, poi il consigliere
Romeo. Consigliere Tallini, ne ha facoltà.
In Aula si sta verificando quello che avevamo paventato
nella riunione preliminare della Conferenza dei capigruppo, laddove, dopo il
presidente Oliverio, ho richiamato un'altra responsabilità, cioè dare la
partecipazione più ampia possibile ad una legge che deve essere varata dal
Consiglio Regionale.
Ho apprezzato le parole del presidente Oliverio e in questo
momento mi rivolgo principalmente a lui, allo spirito cui lui ha fatto appello,
ma anche al Presidente del Consiglio, Nicola Irto.
Il presidente Oliverio ha detto: “se ci deve essere una
riforma, deve essere bipartisan”. Ora, caro Presidente, ci sono due posizioni:
una è “dobbiamo votare oggi la proposta della collega Sculco”.
Faccio notare a tutti, soprattutto a coloro che sono nel
pubblico, che questa proposta era al primo punto all'ordine del giorno della
seduta odierna, sarà stata una combinazione, ma un'ora dopo l'esito del voto
delle primarie si è detto che la preferenza di genere è una prerogativa della
maggioranza che, comunque, il presidente Oliverio sarebbe riuscito a garantire.
Un altro dato che, secondo me, non va nella direzione di
una partecipazione. Ora ci troviamo davanti a una volontà del Consiglio che
intende andare a “tamburo battente” per dire “questa legge la dobbiamo fare”,
la dobbiamo fare così come è stata imposta da una maggioranza che l'ha messa al
primo punto all'ordine del giorno.
Sappiamo quante proteste sono state fatte e quali
atteggiamenti sono stati assunti all'interno delle varie Conferenze dei
capigruppo affinché una proposta fosse messa al primo punto all'ordine del
giorno.
Ora c'è un dato: l'intero Consiglio regionale è per la
preferenza di genere, ora si tratta – vorrei che si evitasse di ridere - di
capire quale norma votare.
Presidente Oliverio, lei ha detto che una riforma deve
essere fatta in maniera più partecipata possibile, più ampia possibile, c'è una
legittima richiesta, da parte di questo schieramento, all'unanimità, di
accorpamento delle altre leggi e di approfondimento della tematica.
Stiamo parlando in forma ufficiale, ha parlato il collega
Pasqua ed io ho delega per interpretare il pensiero dell'intera minoranza e, in
un momento così delicato, lei pensa di dimenticare dopo un minuto l'appello che
ha fatto nella riunione?
Non vogliamo abbandonare l'Aula per cedere alle forzature
della maggioranza, sarebbe una pagina brutta e triste per la storia di questo
Consiglio regionale, ma invochiamo una presa di posizione.
Noi prendiamo l’impegno di lavorare a questa modifica,
anche con un termine prefissato.
Possiamo aggiornare questa seduta, ma non possiamo
assolutamente pensare di dare seguito ad una forzatura data da una posizione
politica di principio assunta da una collega rispettabilissima.
Sappiamo che è stata iscritta al primo punto all'ordine del
giorno a causa di una posizione politica intransigente, fatta in un momento in
cui forse il Consiglio regionale è anche un po' impreparato.
Le prime crepe o verità, la cartina tornasole di quello che
sto sostenendo, l'avete vista nella stessa maggioranza.
Non è un problema di schieramenti, ma di fare una buona
legge. Possono essere fatti dei correttivi. Se noi facciamo una fotocopia di
quello che dice la legge nazionale e non entriamo nel merito di come
migliorarla per la parte di nostra competenza, secondo me, non solo veniamo
meno al nostro mandato di legislatori regionali, ma sicuramente saremo
costretti a prendere atto che, se sulle riforme oggi passa questa forzatura
spropositata e abnorme, domani, se qualcuno deciderà, come è stato detto e come
si dice in giro, che bisogna abbassare la soglia dello sbarramento all’1 per
cento, al 2 per cento o allo 0, questo diventerà possibile.
A meno che, questo voto sulla preferenza di genere, non
preluda ad un accordo per modificare la legge elettorale ed abbassare la
percentuale di sbarramento, così come dicono tutti, oppure inserire altri
accorgimenti nella legge che prevede, magari, la nomina e l’elezione del terzo
candidato di schieramento.
Sarebbe una cosa davvero inaccettabile in un panorama
nazionale dove gli sbarramenti nei Consigli regionali sono considerati
importanti per evitare il proliferare di liste, listarelle o di interessi che
possono fare da ostacolo all’attività delle Assemblee legislative d'Italia. E
noi, invece, ci troviamo in questa condizione.
Presidente, noi vogliamo votare una legge insieme alla
maggioranza. Lei ha detto: “è auspicabile che le riforme si facciano insieme”.
In questo momento sta cedendo ad un ricatto, perché è un ricatto!
Noi domani possiamo perdere la faccia se non manteniamo il
nostro impegno, ma questo è un ricatto che si consuma un'ora dopo che il
Presidente ha detto che le riforme bisogna farle insieme.
L’ho chiesto agli uomini che rappresentano questa Istituzione,
simbolicamente ai Presidenti del Consiglio e della Giunta, ma ora lo chiedo a
tutta la maggioranza, ad ognuno di voi: vogliamo scrivere una buona pagina?
Cerchiamo di scriverla insieme, non ci può essere una
riforma per la parità di genere che possa appartenere solo ad una parte
politica di questo Consiglio regionale. Altrimenti dovremmo dire che le parole
del collega Bova sono vere e cioè che questo è un voto politico, un voto di
sinistra. E, quindi, se è un voto di sinistra, ve lo votate voi! Se anche le
riforme istituzionali sono di sinistra, ve le votate voi! Quindi, vi assumete
la responsabilità di questo e delle altre forzature che vorrete fare.
Concludiamo il dibattito, consigliere Orsomarso.
(Interruzione)
Ha chiesto di intervenire il presidente Oliverio. Prego ne ha facoltà.
Ho chiesto di parlare subito, stimolato dall’intervento del consigliere
Tallini, perché, innanzitutto, mi preme che in questa discussione, ci sia chiarezza
e lealtà. Noi abbiamo svolto una riunione prima che si venisse in Aula con una
folta presenza di consiglieri, non solo di capigruppo.
In quella riunione si è deciso, sulla base di argomenti che sono stati
proposti, di rimodulare l'ordine del giorno. L’ordine del giorno, Presidente,
mi pare sia molto folto; ci sono numerosi punti e questa proposta di legge
della consigliera Sculco era al secondo punto all’ordine del giorno.
Sulla base di un'esigenza giusta, legittima, di un confronto che c'è
stato in quella sede, abbiamo deciso di vincolarci tutti; anzi io avevo chiesto
al Presidente del Consiglio regionale, Irto, che, introducendo la seduta,
chiarisse che si era deciso che quell’ordine dei lavori con numerosi punti, fosse
ricondotto a due punti, ovvero alla proposta di
legge che abbiamo approvato sull’integrazione del polo ospedaliero di
Catanzaro e alla proposta di legge sulla preferenza di genere; quindi, a queste
proposte di legge, vincolandoci tutti a discuterle, naturalmente senza porre il
problema se trattare prima l'una o l'altra, ed a rimanere tutti fino alla fine
di questa seduta di Consiglio regionale.
Questa è stata la conclusione, la decisione unanime in quella sede. Si
alzi qualcuno a smentire e ad affermare che è stato diversamente, per lealtà e
per chiarezza tra di noi.
Seconda considerazione che io riprendo e ribadisco: ho detto che,
trattandosi di una riforma sulle regole del gioco e quindi non riconducibile a
maggioranze o ad opposizioni, deve essere posta in essere, possibilmente, con
la partecipazione più ampia possibile e sicuramente al di là delle appartenenze
a maggioranze o ad opposizioni. Lo ribadisco perché, naturalmente, un voto,
contrario o favorevole, deve essere ricondotto alla responsabilità personale
dei consiglieri regionali, trattandosi di regole del gioco e non del gioco.
Non stiamo discutendo di realizzare un punto programmatico, stiamo
discutendo di ridefinire regole del gioco.
Di quali regole stiamo parlando? Stiamo parlando di una regola, non è
un caso ma è stata oggetto anche di una discussione in Parlamento e di una
decisione del Parlamento, la Legge 20 che è stata richiamata prima dal
consigliere Sergio. La legge 20 del 2016 introduce un’impostazione chiara, è
una legge di orientamento. Ci sono le leggi di orientamento e quella lo è e
dice due cose: che i Consigli regionali, non i consiglieri regionali, devono
prevedere nelle liste una presenza non superiore al 60 per cento di un solo
genere e, quindi, ci si muove dentro questa forchetta tra il 60 per cento ed il
40 per cento, può essere 50 e 50, ma non può essere 70 per cento e 30 per
cento; può essere 45per cento e 55 per cento, ma non può essere 70 per cento e
30per cento. All’interno di questo scarto percentuale c’è un’autonomia
decisionale.
La seconda cosa che dice questa legge è che bisogna, qualora ci sia la
preferenza unica nel sistema elettorale, consentire che ci sia espressione sui
due generi; non si è obbligati ad esprimere, appunto, una preferenza sui due
generi, ma bisogna consentirlo. L’ha detto egregiamente la consigliera Sculco,
che ringrazio per la puntuale relazione, ma che ringrazio anche - lo voglio
fare pubblicamente - per essersi fatta portatrice di queste esigenze,
attraverso la proposta di legge, per avere con pazienza lavorato in questi
anni, senza ricorrere a forzature demagogiche, propagandistiche all'esterno,
con paroloni, ma con pazienza, anche subendo, a volte, le critiche delle stesse
donne, perché ha cercato di tessere un rapporto positivo dentro questo
Consiglio regionale, per portare a buon fine questo risultato con tranquillità
e serenità e la ringrazio per questo. Ma la ringrazio anche per gli argomenti
che ha utilizzato nel suo intervento, perché ha parlato di uno strumento che
non è forzoso, perché non forza nulla; l’elettore non è obbligato ad esprimere
due preferenze, l’elettore ha la facoltà, qualora lo decida, di esprimere due
preferenze e se ne dà una la può dare ad un uomo o ad una donna, se ne dà due
non può darle allo stesso genere, deve darlo ad uno ed all’altro genere.
Quindi, una facoltà e non una forzatura.
Ha parlato di una libera scelta, non di quote. Qui non stiamo parlando
di quote che si assegnano, stiamo parlando di libera scelta che si offre
all’elettore. L’elettore può utilizzare questo strumento, come potrebbe
decidere di non utilizzarlo. Quindi mettiamo le cose al loro posto. Stiamo
parlando di una legge che mette la Calabria al passo con altre Regioni del
Paese, che sono la maggioranza, perché altre due o tre ne sono rimaste da questo
punto di vista. Non è che siamo noi all’avanguardia, siamo appunto in una
condizione di mettere la Calabria al passo con altre realtà del Paese.
Stiamo parlando di questo e stiamo parlando di regole sulle quali
auspico - lo ripeto ancora qui stasera, lo ripeto adesso - che ci sia una
convergenza del Consiglio regionale, al di là degli schieramenti.
Non ho fatto ai consiglieri Orlandino Greco o a Bevacqua richiami di
appartenenza, hanno espresso la loro posizione, legittima, rispettabile, a
riprova del fatto che non c'è, come dire, un vincolo di maggioranza, c'è
libertà di espressione. Ci deve essere libertà di espressione e naturalmente
ognuno si assume la responsabilità del voto che esprime e delle motivazioni che
dà al suo voto.
Lo dico perché? Perché questo Consiglio regionale - vorrei dirlo
questo, vorrei ricordarlo, l’ha ricordato la Sculco, ma lo riprendo - ad inizio
legislatura, nella prima seduta della legislatura, ha proposto ed approvato una
modifica dello Statuto della Regione, che era stato approvato sei mesi prima
nella precedente legislatura, era stato approvato ad agosto del precedente
anno. Abbiamo approvato una modifica statutaria che pone, con chiarezza, nello
Statuto il vincolo che nella Giunta regionale ogni genere non può essere rappresentato
da una percentuale inferiore al 30 per cento. L’abbiamo approvato in questo
Consiglio regionale su nostra proposta, però è stato tutto il Consiglio, non
vorrei che si dimenticasse che quella scelta è stata fatta con il concorso
dell'insieme del Consiglio regionale e non a maggioranza e poi l'avevamo
proposto noi, l’avevo proposto io.
Seconda questione che vorrei ricordare: in quella seduta dicemmo che
avremmo dovuto adeguare la legge regionale, per consentire che la ricchezza che
si esprime in Calabria possa ritrovarsi in Consiglio regionale.
Noi abbiamo in questo Consiglio regionale una sola donna, che è la
consigliera Sculco, che egregiamente esprime, appunto, le sensibilità che
vengono dal mondo femminile, in un contesto che non è settorializzato, ma è
d’insieme. Però credo che la Calabria, come il Paese, come il resto delle altre
Regioni, abbia una presenza nella società che è espressione dei due generi, che
in molti casi vede maggioritarie le donne ed in molti altri paritarie. Questo è
il punto.
Cosa che è stata assunta, oltre che dal Parlamento, anche dall'Europa.
Nella prossima tornata elettorale delle elezioni europee andremo a votare con
tre preferenze, una delle quali quella, appunto, di genere, nel rispetto
dell'espressione di genere.
Naturalmente quella è una dimensione circoscrizionale ampia, perché le
circoscrizioni per le elezioni europee - come sapete - sono ampie; non è
riconducibile - a mio parere - ad una, come dire, circoscrizione che è quella
provinciale, perché altrimenti si determinerebbe il meccanismo degli accordi
che ci fanno ricordare la prima Repubblica. Però questo lo ricordo per dire che
è in atto un percorso che va in questa direzione. Mettersi di traverso rispetto
a questo percorso è antistorico, credetemi! Non fa fare una bella figura a
nessuno. Poi, naturalmente, ognuno si esprime singolarmente, chiaramente,
legittimamente come vuole. Ma ritengo che sia un errore, per il Consiglio
regionale, non accelerare in questa direzione, perché le leggi elettorali si
fanno nella fase conclusiva della Legislatura, parliamoci chiaramente!
Chi prima ha gridato, pensando che ci fosse il gioco delle tre carte,
lo ha fatto per un’esigenza di protagonismo, lo capisco. Questo è naturale, è
nelle cose. Però ci sono tempi che ogni cosa deve avere e credo che il tempo
sia maturo perché questa cosa si realizzi e si faccia.
Ci sono altre problematiche? Questa legge è stata presentata, quando?
Tre anni fa? Quattro anni fa? Di volta in volta si è ricorso sempre, come dire,
a vedere come stringere, come andare avanti. C'è stato un tempo abbastanza
consistente per presentare proposte di legge. Nessuno impedisce, qualora si
insista per altre ipotesi, di farlo, ma oggi utilizzare questo argomento per
rinviare sarebbe, oggettivamente, letto e valutato come un pretesto per non
approvare la legge, per rinviare e - secondo me - sarebbe un errore farlo.
Naturalmente, il Consiglio è sovrano, perché non deve essere un voto
riconducibile – ripeto - alla maggioranza, deve essere un voto che sia
espressione della responsabilità di ognuno. Personalmente, sono perché la legge
si approvi. Naturalmente il Consiglio è libero; decida il Consiglio
autonomamente.
Credo che sia un errore, in questo momento, esporre il Consiglio
regionale ad ulteriori rinvii, dopo quattro anni di discussione che non sono
pervenuti a nulla.
Questa è la mia posizione, la ribadisco in modo chiaro qui; non è la
posizione del presidente Oliverio, ma del consigliere Oliverio, rappresentante
come voi del popolo calabrese, perché eletto dal popolo calabrese in questo
consesso che è il Consiglio regionale della Calabria.
È una posizione che - può darsi pure che mi sbagli, ma non credo - è in
sintonia con un sentire più largo e più diffuso che, naturalmente, proprio
perché è un sentire più largo e diffuso, pervade tutti i gruppi, tutti i
consiglieri, senza catalogazione di maggioranza e di opposizione.
Quindi mi appello a voi perché ci sia un approccio di questa natura. Ci
sono problemi da affrontare? Nessuno ci impedisce di affrontarli, ma guai a prenderli
come argomenti per impedire l'approvazione di una legge, che è matura e che
credo sia attesa dalla popolazione calabrese.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Romeo, ne ha facoltà.
Presidente Irto, presidente Oliverio, colleghi, credo che sia necessario, quando discutiamo di leggi elettorali, in questo caso di preferenza di genere, di regole, farlo svestendoci da questioni di rapporti consiliari. Non è una questione di maggioranza o di minoranza, questo aveva detto il presidente Oliverio, in sede di Conferenza dei capigruppo e questo ha ribadito in quest'Aula. Tuttavia, siamo davanti a una proposta di legge che, come tutti vedete, dai documenti in nostro possesso, è stata trasmessa al Presidente del Consiglio regionale, per il tramite della Segreteria Assemblea, il 4 agosto del 2015.
Dico questo non per fare con i colleghi una polemica, collega D’Acri, perché non esiste. Ho ascoltato rispettosamente e condivido alcuni argomenti, altre posizioni non le condivido, ma naturalmente le rispetto.
Lo dico per rispondere nel merito di una osservazione che viene fatta, assessore Corigliano, e che è infondata, e cioè quella che stasera staremmo provando a fare una forzatura. Abbiate pazienza sarebbe una forzatura lunga quasi 4 anni. La temporalità urta con questa affermazione.
Non siamo di fronte a una forzatura. Siamo di fronte alla approvazione di una legge che va nella direzione delle previsioni nazionali e va nella direzione di politiche per la realizzazione della democrazia paritaria.
Questo Consiglio regionale, lo ricordava il Presidente, all'inizio della legislatura ha introdotto, modificando, tutti insieme, lo Statuto, introducendo il 30 per cento della presenza minima di genere in Giunta; poi, il presidente Oliverio ha ritenuto di fare di più sulle politiche di genere, sulla democrazia paritaria e, quindi, siamo anche oltre a questa percentuale.
Non può che dare seguito a quella impostazione e approvare una legge che consenta la seconda preferenza di genere. Questo ci mette in linea con l'Italia, poche Regioni mancano, ci consente di scrivere una pagina positiva e bella per questa Assemblea regionale e di farlo insieme. Quindi il primo è un argomento che non trova riscontro nella realtà, non ci può essere una forzatura lunga 4 anni, non esiste, non è così.
L’altro argomento: una imposizione. Abbiamo svolto una seduta di Consiglio dopo la Conferenza dei capigruppo che il presidente Irto ha fatto bene a convocare, nella quale abbiamo concordato lo svolgimento ordinato della seduta trattando due punti, questo in discussione è il secondo di quelli decisi.
Non c'è nessuna imposizione. Ma non c'è nella nostra cultura, nel nostro approccio, nelle nostre intenzioni. Non c'è!
Riteniamo, naturalmente, che una legge sulla preferenza di genere, approvata nel 2015 con il voto di colleghi di centro-destra, come testimoniano questi documenti - nella Commissione competente anche i colleghi del centro-destra hanno votato questa proposta di legge - sia il momento che diventi legge della Regione Calabria.
Nessuna forzatura, nessuna imposizione, una precisa scelta culturale e politica di visione della società, in direzione di una democrazia compiutamente paritaria.
Poi, vi sono state delle posizioni diverse. C'è una posizione di uno schieramento politico, quello di centro-destra, il collega Tallini con chiarezza ha detto: il consigliere Pasqua parla a nome di tutto il centro-destra. Chiedo al centro-destra di non impedire l'approvazione di questa legge.
E chiedo al centro-destra di approvarla, insieme, perché, tra l'altro, l’ha già votata.
Se non si vota stasera vuol dire che non si vuole approvare la preferenza di genere. Chiaro? Affinché sia chiaro, va votata qui ed ora.
Terzo argomento. È stato detto che ci sono altre proposte di legge che riguardano la legge elettorale. Bene, saranno assegnate e discusse nelle Commissioni competenti, poi saranno licenziate dalle Commissioni. In Aula saranno approvate o respinte, ma non c'è un nesso con la preferenza di genere, non c'è. La preferenza di genere è qui alla nostra attenzione, la dobbiamo approvare oggi ed insieme.
Non c'è da parte nostra un intento di forzatura, non si utilizzi questo argomento.
Non c'è da parte nostra la volontà di scrivere le regole da soli, al contrario, c'è la volontà di fare un'altra riforma nell'interesse della Calabria. Questo è! E questo va fatto adesso, perché questo è il momento. Ci sono osservazioni nel merito del testo? Non ce ne sono.
Siamo tutti d'accordo, l'intero Consiglio regionale è per la preferenza di genere, ha detto il collega Tallini: votiamo. Non se ne capiscano le ragioni, non ve ne sono ragioni. Questo è. Non vi sono ragioni.
Il Partito Democratico è impegnato all'approvazione di questa legge, perché la considera una legge di civiltà, importante per la Calabria, come tante altre leggi che questo Consiglio regionale ha approvato. Quindi, presidente Irto, noi abbiamo spesso discusso, assieme al presidente Oliverio, dell'importanza dell’approvazione di questa legge, che è nel mandato elettorale del presidente Oliverio, ma che è patrimonio del voto della Commissione e quindi di tutti gli schieramenti politici, oggi, io chiedo si vada al voto e la si approvi, non “cozza” col resto delle altre proposte.
È un primo passo importante, se ne vorranno fare altri, noi saremo qui a disposizione, ma si voti, oggi, questa importante legge per la Calabria.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Esposito. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Credo che dobbiamo partire da un assunto che condivido in pieno cioè quello che è stato l'inizio dell'intervento del presidente Oliverio.
In Italia c'è la Legge numero 20 del 2016 che non può essere disattesa, è una norma dello Stato e quindi la Regione Calabria deve discuterne e si deve adeguare a questa legge. Addirittura sembra quasi che oggi, malauguratamente fosse così sarebbe una diminutio e sarebbe veramente banale, noi dovremmo fare un regalo alle donne per l’otto marzo, non passi questo messaggio, perché sarebbe veramente deleterio, soprattutto, per le donne.
Il presidente Oliverio dice che c'è una responsabilità personale, io dico, invece, che c'è una responsabilità politica, che poi attiene al gruppo di appartenenza e quindi diventa ancor di più politica. Non siamo, come gruppo, contro la preferenza di genere, anzi, siamo a favore della preferenza di genere e lo si è dimostrato stasera perché, se si analizza quanto successo in l'Aula, amici dell'opposizione, il presidente Irto stava mettendo ai voti la proposta di legge. Poi si sono alzati i colleghi dell'opposizione a porre dei distinguo all'interno della maggioranza, la storia di stasera è stata scritta in questo modo ed è registrata ai microfoni.
Ripeto: il presidente Irto stava mettendo ai voti la proposta, dall'opposizione non si è alzato nessuno a chiedere la parola, si sono alzati i colleghi della maggioranza.
Che cosa hanno detto i colleghi della maggioranza? Il consigliere Orlandino Greco ha detto di aver presentato una proposta di legge, non è entrato nel merito, perché si riserva di entrare nel merito nell'iter legislativo, che non ritira, dopodiché c'è stato una richiesta, anche qui, dai banchi della maggioranza, da parte del consigliere Bevacqua.
Vorrei chiedere al capogruppo del Partito Democratico se nel suo intervento arrogante politicamente si riferiva a noi o si riferiva a qualche elemento della maggioranza. Io non lo so.
Ha anche detto che il Partito Democratico è per la preferenza di genere, quasi come se dovessi dire al microfono qualche diktat, magari che gli è arrivato da Roma, che il Partito Democratico stasera deve essere a favore della preferenza di genere.
O si vota adesso o non si vota più: ma questa è un'offesa che si fa alla preferenza di genere.
Poi, collega Sculco, se qualcuno ha voluto indebolire la sua proposta di legge, ritengo, non me ne voglia, visto l'amicizia che mi lega a lui, è stato proprio il consigliere Arturo Bova, che ha detto che questa tematica appartiene alla cultura di sinistra.
Se appartiene alla cultura della sinistra, presidente Oliverio, e se ci si presenta in Aula con un intervento arrogante del capogruppo del PD, che vuole dare la responsabilità al centro-destra che è qui, ha presentato dei progetti di legge e condivide le proposte del collega Bevacqua, allora quasi quasi, collega Romeo, questa minaccia, questa arroganza, presuppone solo una cosa: volete fare una cosa grande, passerete alla storia di questo Consiglio regionale, stasera votatevi la preferenza di genere!
Votatevi la preferenza di genere, perché l’arroganza che abbiamo sentito dai banchi della maggioranza, ipotizza che l'intervento del consigliere Pasqua, reiterato anche dal collega Tallini, sia melina. Non è melina.
L'ha detto anche il consigliere Giudiceandrea che la proposta di legge del consigliere Greco e la proposta di legge dei consiglieri Pasqua e Scalzo devono, per Regolamento, procedere con l'iter legislativo nelle Commissioni competenti e poi in Aula.
Noi siamo per la preferenza di genere, colleghi dell'opposizione, e vi spiego perché.
Se in quelle leggi ci sono degli spunti in contrapposizione con la legge della collega Sculco, da qui alla fine della legislatura, andremo a botte di modifiche, potrebbe venire fuori, domani, in un futuro Consiglio regionale, una modifica che stasera vogliamo tutti, perché siete presenti qui; quando non sarete più presenti, qualcuno potrebbe modificare quella legge che stasera dovremmo approvare. Allora io dico che bisogna riportare le cose nella giusta logica.
Vale la proposta del collega Bevacqua? Ne possiamo discutere.
Vale l'atteggiamento politico e arrogante che ho visto? Auspicavo l'intervento del presidente Oliverio come ultimo, perché pensavo che, ancora una volta, il Presidente con mediazione politica, con garbo che è il suo costume, con pacatezza, senza alzare la voce, trovasse un percorso comune affinché, veramente, una riforma elettorale potesse trovare piena condivisione fra maggioranza e opposizione, perché qui non è in gioco solo la preferenza di genere.
Si è già subodorato che è in gioco il 3 per cento, il 4 per cento, il voto disgiunto, quindi c'è una complessità più ampia, che merita una condivisione tra maggioranza e opposizione.
Se, dopo questo mio intervento, ci saranno altri interventi, da parte della maggioranza, che replicheranno totalmente quello che è stato l'intervento del capogruppo ed in parte, questa volta, anche del presidente Oliverio, beh, credo che l'opposizione si articolerà in modo unanime coeso ed omogeneo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, intanto premetto che questa discussione non mi appassiona per
niente, perché credo che le donne non abbiano bisogno della preferenza di
genere.
Di
recente – proprio l’8 marzo – abbiamo celebrato una grande donna calabrese,
sindaca, come tante che sono qui stasera, ed è Rita Pisano, che non aveva
bisogno di preferenza di genere; si è imposta, anche contro il suo partito e
non ha vinto, ma ha stravinto!
C'è
una Legge nazionale che, ovviamente, bisogna osservare e c'è una modalità che
oggi i capigruppo hanno adottato e che hanno portato qui in Consiglio.
Credo
che questa cosa abbia, in qualche modo, condizionato il dibattito e lo abbia
condizionato a tal punto che, questa sera, si rischia di uscire dall'Aula con
una tempesta in un bicchiere d'acqua, perché penso che il presidente Oliverio
abbia ragione e che la discussione di questi giorni non tragga origini dalla
paura del genere maschile perché, in politica, chi ha filo tesse! In politica
chi ha filo, tesse!
Non è
questo il tema che abbiamo posto in discussione questa sera. Ci sono proposte,
lo hanno detto i colleghi Bevacqua e Greco. È ovvio che, rispetto a quelle
proposte, c'è un ragionamento da fare, perché non possiamo sempre arrivare in
Aula, essere condizionati e frettolosi nel decidere e rischiare di avere
obiettivi di positività per poi approdare a negatività; c'è stata una riunione
e, in quella sede, doveva prevalere il ragionamento, il buon senso e la
responsabilità, senza farsi condizionare.
Io non
mi faccio condizionare! Tra l'altro, non credo neanche che il tema interessi
alle donne calabresi, per essere chiari!
Credo
che alle donne calabresi interessi più avere una mammografia in 7 giorni che
avere la preferenza di genere, per essere chiari!
Né noi
– io, perlomeno – mi faccio condizionare da chi ha ambizioni o velleità di
candidarsi, perché si può candidare chiunque alle elezioni regionali, ma
dobbiamo utilizzare anche una logica nelle discussioni, perché questa è la
suprema Aula della politica calabrese e non si può arrivare qui fomentando
confusione.
Credo
che stasera dobbiamo uscire da qui con il voto unanime del Consiglio regionale
e non di una parte! Questa non è una legge del Partito Democratico, parliamoci
chiaro! Assolutamente!
Questa
non è la legge del Partito Democratico, ma del Consiglio regionale della
Calabria che fa una cosa semplicissima e inserisce una norma che stabilisce che
si può votare sia un uomo sia una donna, oppure solo una donna o solo un uomo.
Semplice!
Chi ha
filo, tesse in politica; per cui credo, signor Presidente, che, al punto in cui
siamo, dobbiamo trovare una sintesi che, ovviamente, non può essere più quella
del rinvio; bisognava trovarla tre ore fa la sintesi del rinvio, ha ragione il
presidente Oliverio.
Avevamo
punti altrettanto importanti, forse anche più importanti; dovevamo approvare i
bilanci dei Parchi marini, di altre società e li abbiamo rinviati alla prossima
seduta.
Pertanto,
credo che oggi da una discussione o da una sospensione, anche di 3 minuti – non
so, trovate voi il modo – si debba uscire dall'Aula evitando di fare speculazione
su questa votazione.
Se si
dovesse addivenire al voto, io voterò a favore! Si sappia, però, che faremmo
una cosa bruttissima, se il voto dovesse essere dimezzato. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Gallo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Intervengo anch’io su questa discussione molto articolata e che, per la verità
– a dispetto di un intervento che avevo fatto anche in precedenza sulla
tematica della sanità, nella quale più volte, non a caso, avevo fatto
riferimento alla necessità di una concertazione e anche di una condivisione –
vede, ahimè, una prevalenza delle ipocrisie; lo voglio dire con grande
chiarezza.
A mio avviso, questa
sera le donne sono lo strumento di queste ipocrisie; lo dico con grande
chiarezza assumendomene la responsabilità.
In questo dibattito e,
ancora una volta, in quest’Aula c'è chi non dice la verità e ciò emerge
chiaramente.
Emerge chiaramente anche
da una serie di provocazioni che sono venute da una maggioranza, che pur
sapendo di non avere i numeri, provoca la minoranza, a partire dalle
dichiarazioni della presente legge che parla di resistenze durante il percorso.
Si tratta di una legge
che è stata approvata in Commissione nel 2015 e approda in Aula nel 2019; ma
chi ha fatto resistenze?
Sicuramente non sono
venute da questi banchi, ma da chi, come il collega Bova, dice che questa norma
appartiene ad una cultura di sinistra e, quindi, la possono votare solo coloro
i quali appartengono alla sinistra o da chi, come il capogruppo Romeo, dice:
“questa è una norma voluta dal Partito Democratico”.
Un Presidente che, in
Conferenza dei capigruppo, invita alla condivisione e stasera, invece, per
recuperare qualche centimetro di quota nell'opinione pubblica calabrese, ci
dice “Beh, oggi vi invito a votare”, quando in precedenza, nella Conferenza dei
capigruppo, ci ha detto “Noi siamo per le condivisioni, le riforme elettorali,
la legge elettorale e, siccome sono le regole del gioco” – la invito a
smentirmi, Presidente – “vanno condivise da entrambe le parti”.
Invece, stasera,
stranamente c’è anche una maggioranza spaccata, perché l'invito al rinvio non
viene da questi banchi, ma da alcuni consiglieri sia di minoranza sia di
maggioranza che manifestano malessere e non condivisione rispetto a questa
proposta, nel momento in cui ci sono altre proposte di legge elettorale.
Credo che ci sia una
strumentalizzazione della questione.
L’intento è quello di
accelerare e di andare a sbattere contro un muro per poi dire “Carissime donne,
noi la volevamo, ma i cattivi sono gli altri”, iscrivendo così alcuni
consiglieri regionali nella black list ed
altri nella white list. Su questo non
ci sto!
Non mi faccio
strumentalizzare e in Aula dico che, a mio avviso, non ci sono le condizioni
per proseguire perché da parte della maggioranza si sta strumentalizzando la
questione, si sta accelerando sapendo di non avere i numeri e la questione è
diventata strettamente politica.
Il Presidente della
Giunta regionale ha assunto degli impegni, ma stasera non è in grado di
mantenerli perché non hai i numeri.
Il Presidente della
Giunta regionale deve assumersi le sue responsabilità e ci deve dire se ha i
numeri per approvare la legge; se ha il numero legale, come spesso è accaduto
nel corso di questa Legislatura; se ha i numeri per approvarla lo stesso con la
presenza della sola minoranza.
Il Presidente della
Giunta regionale ha assunto degli impegni con le volontà degli altri. Non siamo
per le ipocrisie, siamo per le questioni trasparenti!
Sono state depositate
delle proposte di legge di riforma elettorale. Come minoranza di centro-destra
ci riserviamo di fare ulteriori proposte di modifica della legge elettorale.
A questo punto,
invitiamo il Presidente del Consiglio regionale a prendere atto della
situazione che si è cristallizzata, per esclusiva responsabilità del Presidente
della Giunta regionale e della maggioranza, che tenta di accelerare.
Chiedo al Presidente di
fare una sintesi, altrimenti ognuno si regolerà di conseguenza.
Grazie, consigliere
Gallo. C’è anche una richiesta di dieci minuti di sospensione.
La seduta sospesa alle 19,25 riprende alle 20,38
La seduta riprende. C’è
il numero legale. Ha chiesto di intervenire il consigliere Romeo. Ne ha
facoltà.
Abbiamo svolto una discussione abbastanza articolata ma serena; vi era
l'esigenza di ribadire che si vota la legge con la preferenza di genere perché
si era detto di essere tutti d'accordo, che la si vota tutti insieme perché
alcuni colleghi - io dico giustamente - avevano posto, anche nel dibattito, la
questione di una legge patrimonio di tutti i consiglieri regionali e poiché c'è
questa disponibilità, sarebbe miope non coglierla.
Nessuno di noi lo ha mai immaginato, perché le regole si fanno tutti
insieme e il Consiglio regionale farà la legge con la preferenza di genere
tutto insieme. Si è chiesto che questo accada con un rinvio. Fermo restando
questo accordo, si deve stabilire una data certa, con un impegno solenne,
pubblico, sottoscritto dai gruppi presenti in Aula stasera. I
l Presidente del Consiglio formulerà la data certa e si andrà avanti.
Questo ci ha consentito di dire che chi vuole far passare la proposta in Commissione
sbaglia perché questo ulteriore passaggio potrebbe apparire come il tentativo
di dilatare i tempi in maniera imprecisata e non siamo d'accordo. Se ci sono
dei miglioramenti, siamo sempre per i miglioramenti, si faranno in Aula nella
data in cui il Presidente del Consiglio formulerà, a nome di tutti, una
mediazione, ferme restando, però, tre cose: la preferenza di genere, la data
certa, l'approvazione da parte di tutti delle regole che ci siamo dati. Dentro
questa formulazione, anche a fronte di un impegno con il capogruppo della
minoranza - credo di aver capito che sarà il consigliere Tallini, del quale ci
fidiamo - riteniamo che si possa concludere bene questa riunione di Consiglio
regionale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tallini, ne ha facoltà.
I consiglieri, il centro-destra e la Calabria prendono atto che non si
può fare una proposta per la preferenza di genere senza il contributo del
centro-destra, che questo contributo non può essere e non poteva essere quello
di un contributo dato attraverso la calendarizzazione di una proposta di legge
di parte, perché è stata una proposta fatta a nome della maggioranza da un
singolo consigliere. Tutta la procedura è stata quella di una collega che ha
pensato a nome della maggioranza, questo si evince anche dal dibattito, da come
si è sviluppato, facendo, secondo noi, male al proseguo dell'iter della
discussione in Aula. Il dibattito ne ha dato conferma. Ribadiamo: siamo anche
noi per la preferenza di genere, vogliamo avere la stessa dignità politica che
ha avuto una parte della maggioranza.
Oggi abbiamo registrato in Aula, all'unanimità, come opposizione, che
questa parità di dignità politica non c'è stata prima e non c'è stata adesso.
Abbiamo la consapevolezza che da qui alla data che il Presidente ha concordato
con la maggioranza del Consiglio, nello spirito invocato nella riunione dei
capigruppo col presidente Oliverio, si farà una proposta di legge che sarà
firmata da un esponente della maggioranza e da esponenti della minoranza.
Io mi onorerei di apporre la firma su una proposta di legge per la
parità di genere, ma dipenderà dai colleghi che valuteranno chi la dovrà,
eventualmente, sottoscrivere, per dare, assolutamente, l'idea di una proposta
di legge bipartisan che va nello
spirito invocato dal presidente Oliverio e cioè che a decidere non sono gli
schieramenti politici, ma i singoli consiglieri.
Allora sugli obiettivi e sullo spirito della legge, poiché ci sono
diverse sensibilità, riteniamo che queste diverse sensibilità possano essere
rappresentate all'interno della legge solo attraverso questo percorso.
Prendiamo atto, a nome di tutti, che questa minoranza, in questo momento, vuole
porsi in maniera costruttiva. Da subito diciamo quali sono le cose che
intendiamo apportare come novità, vogliamo affrontare anche altri aspetti della
legge che sono necessari perché si chiarisca e si sappia, almeno con un anno di
anticipo, con quale legge elettorale andremo a votare. Considerato che il
presidente Oliverio ha detto che questo è lo spirito che bisogna auspicare
quando si fanno riforme e che bisogna scrivere le regole in maniera condivisa,
noi, solo per questo, ci impegneremo affinché questa legge elettorale risponda
il più possibile a quelle che sono le esigenze della popolazione calabrese.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Greco, ne ha facoltà.
Presidente, colleghi del Consiglio, prendo la parola per ribadire
quanto nel primo intervento ho avuto modo di dire però, nel verificare la
situazione attuale di questo Consiglio, mi viene in mente Flaiano e non già per
il paragone che fa con i marziani, ma principalmente per la politica creativa
che stiamo inaugurando.
Un Consiglio regionale deve ragionare su quelli che sono i regolamenti,
non condivido il rinvio del punto, non condivido che questo non passi
attraverso le Commissioni consiliari, non condivido che si saltino le procedure
seguite per l’approvazione delle altre leggi, leggi che hanno seguito l'iter
delle Commissioni e poi del Consiglio.
Non me ne voglia chi conosce la mia schiettezza ma, come ribadito
prima, io sono fieramente contrario alla doppia preferenza di genere, lo sono,
l'ho dimostrato e lo ribadisco, atteso che c'è anche una legge elettorale che
non parla di doppia preferenza di genere ma parla di preferenza di genere. Mi
muovo su quest'alveo, altri non ne conosco, il prendere tempo, il fatto di
trovare situazioni che sono di compromesso, non vanno bene e non penso che la
consigliera Sculco possa accettare una situazione del genere. Consigliera
Sculco, le battaglie si fanno per essere vinte e per essere perse, se oggi non
ci sono i numeri per approvare questa legge lo si dica, ognuno si assume la
responsabilità con petto all'infuori, con la chiarezza delle proprie idee, con
la franchezza delle prese di posizione.
Questa terra vive da sempre nella esaltazione delle ipocrisie, oggi è
il tempo che queste ipocrisie vengano messe da parte. Allora, che si voti la
proposta, nessun rinvio: ci sono i numeri, un plauso a chi ha voluto questa
legge; non ci sono i numeri, vuol dire che si va avanti e si faranno altre
determinazioni. Questa, ribadisco, a scanso di equivoci, è la mia posizione
personale, la mia posizione personalissima che certamente non riguarda il
gruppo per come, peraltro, ha ribadito, poc'anzi, il Presidente della Regione.
Ma ritengo che sarebbe offensivo nei confronti di tutte le donne, che ognuno di
noi dice di esaltare, di rispettare, di quelle donne che sono qua dalle 11,00
di stamattina. E alla fine che cosa diciamo!? Abbiamo scherzato, rinviamo. Mi
pare non corretto, mi pare, invece, molto più coraggioso dire non siamo
d'accordo con questa legge della consigliera Sculco sulla doppia preferenza;
ognuno si regoli, dopo i numeri daranno ragione a chi ha la maggioranza, non a
chi non c’è l’ha.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione, ne ha facoltà.
Oggi, mi è
sembrato di assistere ad un teatro in Consiglio regionale. Veramente, con colpi
di scena! Entrano gli attori, qualcuno ci fa la lezione, ci dice quant’è bella
ed europea la preferenza di genere, alza i toni della voce, grida e spiega al
Consiglio regionale che non se ne può fare a meno.
Quindi
mostra i muscoli e dice: “bisogna farla ora e adesso!”.
Lo dico pure
al capogruppo del mio partito, che ha usato questi termini, nonché al
Presidente della Regione: ci vuole un poco di buon senso perché altrimenti
sfioriamo il ridicolo!
Anzi, si
sostiene che la preferenza di genere sia una questione personale, di coscienza,
come se non fosse - lo dico - il patrimonio di una parte politica, non perché
voglia escludere il centro-destra - non me ne vogliate! -, però fa parte di una
storia, di chi proviene dalla sinistra, si è battuto per la parità di genere e
ha introdotto le “quote rosa”.
Poi può
piacere o non può piacere ma è uno strumento che è stato introdotto e voluto da
una parte politica. Non si può ridurre tutto questo ad un fatto di coscienza
personale! Banalizziamo la politica! Tutto diventa possibile.
Vogliamo
renderci conto che oggi è accaduto un fatto politico di grande rilevanza!?
Non abbiamo
i numeri! Cari amici e colleghi del centrosinistra, di questa maggioranza, non
abbiamo i numeri! Oggi abbiamo trovato una soluzione grazie alla responsabilità
dei consiglieri del centro-destra, che avrebbero potuto far emergere,
abbandonando l’Aula, che non saremmo stati in grado di approvare tale proposta
di legge.
Lo ha ribadito
il consigliere Tallini. Quante volte ci siamo trovati in queste condizioni!
Ancora qui si alzano i toni della voce e ci si alza e si fanno le prove
muscolari per poi scappare. Basta! Basta! I consiglieri del centro-sinistra
prendano atto che non si ha più la maggioranza in Consiglio regionale.
(Interventi di condivisione dai banchi della
minoranza)
Si prenda
atto che è necessario un “Patto di fine Legislatura”. Mi sono seccato! Lo dico:
mi sono seccato di fare cattive figure davanti a tutti i calabresi perché qui
si viene con toni barricadieri e poi si fa “l’avanzata spagnola e la ritirata
francese”.
Basta! Sono
stato in silenzio ma adesso basta! Basta questa situazione! Si prenda atto che
non ci sono più le condizioni! Dico che forse è meglio dare la parola agli
elettori! Basta! Basta!
(Interventi di condivisione dai banchi della
minoranza)
Silenzio!
Silenzio!
Diamo la
parola agli elettori! Perché altrimenti questo lento logoramento rischia di
minare le istituzioni del Consiglio regionale e della Giunta regionale, perché
siamo poco credibili.
Basta! E non
penso che vadano bene le soluzioni salomoniche o dire: “Va bene, prendiamoci
del tempo per discutere la proposta di legge sulle preferenze di genere”.
È solo un
caso; se non si prende atto di questo, sarà un lento logorio di quest’Assise.
Se non si creano le condizioni di un “Patto di fine Legislatura” il rischio è
veramente di logorare la democrazia e non voglio essere compartecipe di una
situazione di questo tipo.
Ha chiesto
di intervenire il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Siamo
arrivati all’epilogo naturale. Ha ragione il consigliere Guccione. Mi rivolgo
alle gradite ospiti di stasera e, tra l’altro, ribadisco la mia stima per la
consigliera Sculco, ma ho provato ad intervenire perché il ragionamento
legittimo di una legislazione concorrente riguarda la Regione a questa
“latitudine”, anche per l’ipotesi di proposte di leggi, che non ci vedono
impegnati nel “pregare le donne” a candidarsi.
Quindi, non
sono d’accordo, ad esempio, sullo scarto percentuale del 50 e 50; a questo
punto proporrei il 40 e 60 per cento ma penso - visto che qualcuno ha tenuto
lezione di diritto costituzionale, e non è diritto costituzionale - che il
lavoro che si stava ipotizzando è rivedere la proposta di legge, perché
comunque, di fondo, c’è l’esigenza di provare a proporre emendamenti e di farlo
in tempi certi, com’è stato detto. L’ho detto due anni fa e, rispetto a quanti
hanno partecipato dicendo “Siamo i più bravi!”, sono stato in rigoroso
silenzio; eppure c’erano nostre deputate, nostri rappresentanti del
centro-destra, anche di Forza Italia, che hanno fatto convegni su
quest’argomento.
È surreale -
ha ragione il consigliere Guccione - se non si ha la maggioranza tenere le
“riunioncine” e fare foto, con un po’ di ultras
più o meno brave, per rappresentare che la Regione si sta dotando di una legge
importante perché ha preso l’impegno.
Questo è il dato.
Quindi,
attenzione, perché, per la prossima seduta del 25 marzo, prenoterò un posto per
mia madre, - figuratevi se non ci tiene quanto le donne della Calabria a
sentire la discussione al riguardo! -, e la porterò silente, per applaudire
silenziosamente ad una riforma condivisa, che nasce da un senso di
responsabilità, che non passa per l’arroganza di chi urla di più.
Il rispetto
delle minoranze, che oggi sembra - aveva ragione il consigliere Guccione - siano
maggioranze… perché vi abbiamo tenuto gioco nelle Commissioni, vi abbiamo
tenuto gioco nel Consiglio regionale. Ora basta!
C’è
seriamente il rischio che il Consiglio regionale possa non riunirsi più perché
ci si può stancare, finanche su un argomento banale, perché abbiamo celebrato
una norma importantissima e voglio tenere toni equilibrati, senza urlare,
quelli che abbiamo detto responsabilmente di mantenere.
Non sono qui
ad urlare, non va bene il comportamento di chi urla e va via.
Abbiamo
realizzato l’integrazione di due ospedali importanti e poi su una tematica
simile sentiamo chi urla per dire: “Ho preso un impegno!” No, non hai i numeri!
Non hai i numeri!
Quindi, è
già tanto che oggi, su questo, anziché dirvi “votiamo” - dovrei contraddire me
stesso - abbiamo detto “Dai, abbiamo trovato una soluzione: la rinviamo,
quindi, alla prossima data utile, proviamo a fare un emendamento firmato da
tutti i capigruppo …”, che poi, potrebbe anche non modificare nulla, alla fine,
in questo lavoro di sintesi.
Questa è la
verità su una proposta di legge che troverà sicuramente spazio, che sarà
condivisa, perché riguarda tutto il Consiglio regionale e tutte le parti politiche, che
condividono le tematiche, non le “lezioncine” e, soprattutto, non la sfida di
chi ha preso impegni, ben sapendo su questo, come su
tanti altri temi più importanti della Calabria, che non ha più i numeri.
Ha chiesto
di intervenire il consigliere Giudiceandrea. Ne ha facoltà.
Intervengo
rapidamente, Presidente, per confermare una contrarietà di fondo, riferita al
fatto che oggi non si debba o non si possa procedere al voto, e per mettere in
risalto il fatto che non c’è bisogno di scomodare Flaiano ogni qualvolta si
tenti di dimostrare che la propria opinione è giusta.
Ci troviamo
di fronte ad una presa di coscienza che richiede maturità e mi rivolgo alle
donne presenti, e non.
Che cos’è
più importante: la prova di forza, il braccio di ferro per verificare chi ha i
muscoli più forti?!
Ben sapendo
che questi muscoli, per parte della maggioranza che voterebbe contro e per
parte della maggioranza che si assenterebbe, rischierebbero di mettere a
repentaglio quello che è un diritto, sancito da una norma nazionale. Data la
disponibilità da parte della minoranza a discutere a data certa la proposta di
legge e apportare anche modifiche, se necessarie, se consentite dalla legge -
per come dicevamo prima, ci sono dei “paletti” inoppugnabili - senza riportarla
in Commissione ma presentandola direttamente il 25 in Consiglio regionale,
ritengo sia una proposta assolutamente accettabile, indipendentemente da quella
che è la volontà di voto.
Perché
stasera ho necessità di esprimermi e di far esprimere, e magari di far
esternare, in positivo o in negativo, le volontà da parte dei colleghi.
Per quanto
mi riguarda è più importante che alla prossima seduta di Consiglio regionale si
possa esprimere la doppia preferenza di genere, che lo si faccia con coscienza,
con intelligenza, anche con il contributo della minoranza, perché manifesti
maturità, magari convincendo quei colleghi della maggioranza che oggi non
avrebbero voluto votare la proposta di legge.
Per cui
esprimo la mia disponibilità a sospendere la richiesta di porre in votazione la
proposta di legge.
Fermo
restando, Presidente, che, se la richiesta dovesse provenire da qualcun altro,
voterò a favore della stessa. Grazie.
Intervengo
molto velocemente. Sono molto delusa, non posso negarlo, perché non pensavo che
si sarebbe fatto, ancora una volta, il “gioco delle parti”, proprio su questo
punto, su questo provvedimento legislativo, che contiene una carica innovativa
di tale rilevanza.
La
maggioranza e l’opposizione hanno fatto le bizze. Inutile negare lo spettacolo
che abbiamo dato oggi!
Se
l’obiettivo è quello di ottenere un risultato, cioè realizzare nel sistema
elettorale calabrese la doppia preferenza di genere, così come ho sentito,
purtroppo non da tutti - tant’è che ho impegni che non posso assumere per
altri, così come ho sentito dire da altri colleghi, ma posso parlare per me! -,
sono disposta al rinvio, così come si è deciso, anche perché il mio voto
contrario sarebbe vano, purché si possa ottenere, raggiungere, conquistare
questo traguardo, che - ripeto - non appartiene a nessuno di noi ma alla
Calabria.
Formulo la
richiesta pervenuta dalla Conferenza dei capigruppo e anche dalla discussione
odierna. In sostanza, una rappresentanza di capigruppo lavorerà immediatamente,
da domani mattina, anche ad alcuni eventuali aggiustamenti della proposta di
legge che sarà inserita all’ordine del giorno della prossima seduta di
Consiglio Regionale.
Avendo
esauriti i punti all’ordine del giorno la seduta è tolta.
La seduta termina alle 21,03
Ha chiesto congedo: Neri, Musmanno, Robbe,
Rossi
(È concesso)
Sono state presentate alla Presidenza le
seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri regionali:
Bevacqua – “Modifiche ed integrazioni alla
legge regionale n. 19/2002 (Legge Urbanistica della Calabria)” (PL n° 413/10^)
È stata assegnata alla quarta Commissione -
Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente - ed alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
D'Acri – “Modifica alla legge regionale n.
4/2019” (PL n° 414/10^)
È stata assegnata alla seconda Commissione -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione
Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
Mirabello – “Modifica alla legge regionale n.
2/2019” (PL n° 415/10^)
È stata assegnata alla seconda Commissione -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione
Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
Greco, Sergio – “Disposizioni di riordino delle
funzioni amministrative provinciali, di area vasta e Città metropolitana, in
attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56. Modifiche ed integrazioni alla
legge regionale 12 agosto 2002, n. 34” (PL n° 416/10^)
È stata assegnata alla prima Commissione -
Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale - ed alla seconda
Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
Greco, Arruzzolo – “Modifiche e integrazioni
alla legge regionale n. 1/2005 (Norme per l’elezione del Presidente della
Giunta regionale e del Consiglio regionale), per come parzialmente modificata
dalla l.r. n. 19/2014” (PL n° 417/10^)
È stata assegnata alla prima Commissione -
Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale - ed alla seconda
Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
Pasqua, Scalzo, Morrone – “Modifiche e
integrazioni alla legge regionale 7 febbraio 2005, n. 1 (Norme per l’elezione
del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale)” (PL n°
418/10^)
È stata assegnata alla prima Commissione -
Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale - ed alla seconda
Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
La seconda Commissione, con nota prot. n. 7437
del 7.3.2019, ha comunicato che nella seduta del 6 marzo 2019 ha espresso
parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 56 del 15
febbraio 2019, recante: 'Legge regionale n. 24 del 16.5.2013. Ente per i Parchi
Marini Regionali. Adozione regolamento di contabilità armonizzata dell’Ente'
(PARERE N. 49)
Il consigliere regionale Orlandino Greco, con
nota del 28 febbraio 2019, ha comunicato di ritirare la proposta di legge n.
28/10^, recante: 'Disposizioni di riordino delle funzioni amministrative
provinciali, di area vasta e Città metropolitana, in attuazione della legge n.
56/2014. Disciplina delle forme associative delle unioni di Comuni e delle
fusioni. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 34/2002'
La Giunta regionale ha trasmesso copia delle
seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione finanziario 2019-2021:
Deliberazione Giunta regionale n. 87 del
5.3.2019;
Deliberazione Giunta regionale n. 88 del
5.3.2019;
A seguito della Conferenza dei Capigruppo, per
decisione unanime, l’ordine del giorno dell’odierna seduta del Consiglio
regionale è così riformulato:
- Al primo punto l'esame delle proposte di
legge unificate n. 365/10^ e n. 348/10^ “Integrazione delle aziende ospedaliere
della città capoluogo della regione” (Relatore: Consigliere Mirabello);
- Al secondo punto l’esame della proposta di
legge n. 31/10^ di iniziativa del Consigliere regionale Sculco, recante:
“Promozione della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive
regionali” (Relatore: Consigliere Sergio).
Guccione - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
la Regione Calabria da oltre 5 anni ha una
mobilità sanitaria passiva in netta crescita verso le altre regioni, che è
arrivata alla cifra di circa 320 milioni di euro;
la Regione Calabria in questi quattro anni non
ha mai contestato e verificato i dati sull'emigrazione passiva, accettando
silenziosamente le cifre. Solo oggi, con la nomina del nuovo dirigente generale
del Dipartimento della sanità della Regione Calabria, è emerso con dossier alla
mano e con dati confrontati in contradditorio con le altre Regioni, che
"sulla mobilità per anni eravamo stati trattati male per una
responsabilità nostra, nel senso che non controllando, non contestando mai un
dato, le altre Regioni ne hanno approfittato e hanno assunto comportamenti
opportunistici e non solo";
nel corso della Commissione salute della
Conferenza dei Presidenti sul riparto del Fondo sanitario 2019, si è preso atto
della fondatezza delle contestazioni sull'emigrazione passiva della Regione
Calabria. Non potendo fare altro, visto che gli esercizi finanziari degli anni
passati erano tutti chiusi contabilmente, tramite un accordo si è stanziato un
fondo ad hoc per sanare parzialmente l'ingiustizia che era stata perpetrata nei
confronti della Regione Calabria. Sostanzialmente la Regione Calabria è stata
condannata in contumacia perché non si è mai presentata ai tavoli ministeriali
in questi ultimi quattro anni per contestare nel merito l'emigrazione passiva
della Regione;
dei 55.605 ricoveri fuori regione, il 57 per
cento avviene in quattro regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Sicilia.
Per quanto riguarda la Regione Sicilia avremmo potuto fare, nel tempo, accordi
cosiddetti di confine per stabilire tariffe più convenienti e con un esborso
economico da parte della regione Calabria di molto inferiore;
solo per il "flusso A" dei ricoveri,
su 222 milioni di mobilità passiva nel 2017, 36 milioni sarebbero stati oggetto
di contestazione e probabilmente di non addebito;
risultano euro 4.699.000,00 di anagrafe
sbagliata, cioè di comuni non calabresi che sono stati addebitati come mobilità
di pazienti ma si è scoperto non residenti in Calabria. Tutto ciò premesso:
vista la gravità della situazione che emerge dopo quattro anni di inerzia da
parte della Giunta regionale, dove nessuno nella Conferenza Stato-Regioni con
documenti alla mano ha mai contestato i dati della mobilità passiva calabrese.
Solo oggi emerge un dato drammatico: la Calabria per pressapochismo della
Giunta regionale ha fatto pagare ai calabresi milioni di euro di somme non
dovute per prestazioni sanitarie fuori regione. Una tale gravità richiederebbe
le dimissioni da parte di qualcuno -:
quali sono le iniziative che la Regione
Calabria intende adottare per porre rimedio a quanto accaduto e ai danni
provocati alla sanità calabrese. Alla luce del quadro drammatico emerso, e
considerando che la Regione Calabria ha pagato per molti anni prestazioni
sanitarie regionali non dovute ad altre regioni e prestazioni di pazienti non
residenti in Calabria, chiedo se non ritiene necessario intraprendere
un'iniziativa chiara e trasparente per far luce su questa sconcertante realtà,
tutta imputabile alla leggerezza amministrativa e politica della Regione.
(444; 28.02.2019)
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
il contratto integrativo regionale per gli
addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria è
scaduto nel 31 dicembre 2011 e riguarda oltre 5000 lavoratori alle dipendenze
di Calabria Verde, Ente Parco delle Serre e Consorzi di bonifica;
Considerato che: il mancato rinnovo del
contratto integrativo regionale per gli addetti ai lavori di sistemazione
idraulico-forestale e idraulico-agraria (scaduto il 31 dicembre 2011) ha
determinato anche la contrazione in termini reali degli stipendi con la perdita
di potere d'acquisto che colpisce i lavoratori e le loro famiglie, spesso
monoreddito, appartenenti a zone rurali e montane della Calabria -:
quali iniziative sono state esplicate e quali
si intendono adottare in merito al rinnovo del contratto integrativo regionale
per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e
idraulico-agraria scaduto il 31 dicembre 2011, nonché in ordine all'adeguamento
della parte economica del medesimo contratto.
(445; 28.02.2019)
Guccione - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
a tutt'oggi non risulta che il progetto
esecutivo della Metropolitana leggera di Cosenza sia stato redatto dalla firma
del contratto avvenuta circa un anno fa;
sono stati avviati solo i lavori complementari
previsti nell'Accordo quadro tra Comune di Cosenza e Regione Calabria (Parco
del Benessere), ma i lavori della Metropolitana leggera non sono partiti per
mancanza del progetto esecutivo;
i lavori della Metropolitana leggera di Cosenza
devono essere completati nel 2023, così come previsto dalle scadenze europee -:
per conoscere quali sono le ragioni dei ritardi
in merito all'approvazione del progetto esecutivo della Metropolitana leggera e
al conseguente inizio dei lavori. Ritardi che, molto probabilmente, possono
essere addebitati a errori progettuali o alla errata valutazione sulle risorse
necessarie per la realizzazione della Metrotranvia di Cosenza. Se tutto ciò
dovesse essere vero si chiede al Presidente della Giunta regionale quali
iniziative urgenti intende intraprendere per evitare che queste importanti
risorse vengano definanziate dalla Commissione Europea.
(446; 01.03.2019)
Greco - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
secondo la rivista statunitense News and World
Report, la Dieta Mediterranea del nostro Paese è la più salutare al mondo. Dopo
un'analisi su 41 tipi di diete in tutto il mondo, il regime alimentare della
dieta mediterranea risulta il migliore per la sua salubrità e per gli effetti
contro le malattie cardiovascolari. Un vero e proprio patrimonio che unisce
salute e alimentazione per uno stile di vita orientato al benessere. Un riconoscimento
che avvalora ulteriormente il Seven Countries Study dello scienziato Ancel Keys
che nel 1957, dopo dieci anni di studi, individuò la città di Nicotera quale
modello di riferimento per la dieta mediterranea;
con Legge regionale n. 40/2017 "Valorizzazione
Dieta mediterranea italiana di riferimento di Nicotera ", la Regione
Calabria promuove la Dieta mediterranea italiana di riferimento di Nicotera,
ove è stato effettuato lo Studio cooperativo internazionale di epidemiologia
della cardiopatia coronarica, altresì denominato Seven countries study (SCS),
considerato come modello di sviluppo culturale e sociale;
valorizza e diffonde, in particolare, la Dieta
mediterranea italiana di riferimento di Nicotera, come stile di vita per il
mantenimento del buono stato di salute;
riconosce e adotta i criteri di adeguatezza
mediterranei, stabiliti dalla comunità scientifica, per una dieta salutare di
cui all'Allegato n. 1 della stessa legge;
attiva un partenariato con i sette Paesi del
SCS e, in particolare, con la Croazia e la Grecia, per il riconoscimento di
Nicotera quale sito "patrimonio dell'umanità" tra quelli ricompresi
nel SCS dai quali trae origine il modello alimentare salutare;
promuove interventi diretti a sostenere la
diffusione del modello nutrizionale e le attività economiche, ambientali,
sociali e culturali legate a tale stile alimentare, con misure dirette a
valorizzare il patrimonio storico-culturale ad essa connesso;
promuove lo sviluppo di progetti ed iniziative
di studio e di ricerca, culturali ed enogastronomiche, a livello regionale,
interregionale ed internazionale;
predispone annualmente bandi diretti a
sostenere lo sviluppo di filiere enogastronomiche dedicate alla
commercializzazione dei prodotti tipici caratterizzanti la Dieta mediterranea italiana
di riferimento di Nicotera;
a tutt'oggi, dall'approvazione della legge
avvenuta il 7 novembre 2017 ed incardinata presso il Dipartimento salute della
Regione Calabria, mancano i decreti attuativi della legge e nulla sia stato
fatto per la fase esecutiva della stessa, nonostante le somme stanziate e già
impegnate in bilancio per le annualità 2017, 2018 e 2019, per un totale di Euro
360.000,00 (trecentosessanta/00) -:
quale sia lo stato di attuazione della legge
regionale n. 40 del 7 novembre 2017 "Valorizzazione Dieta Mediterranea
Italiana di riferimento di Nicotera", riguardo alle azioni previste dalla
legge tese a: costituire l'Odimir;
riconoscere e adottare i criteri di adeguatezza
mediterranei per una dieta salutare;
attivare un partenariato con i sette Paesi del
Seven Country Studies per il riconoscimento di Nicotera quale sito patrimonio
dell'umanità;
promuovere interventi diretti a sostenere la
diffusione del modello nutrizionale e le attività economiche, ambientali,
sociali e culturali legate a tale stile alimentare;
promuovere lo sviluppo di progetti ed
iniziative di studio e di ricerca, culturali ed enogastronomiche, a livello
regionale, interregionale ed internazionale;
predisporre annualmente bandi diretti a
sostenere lo sviluppo di filiere enogastronomiche dedicate alla
commercializzazione dei prodotti tipici caratterizzanti la dieta mediterranea
di Nicotera.
(447; 01.03.2019)
Guccione - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
l'Asp di Cosenza, con decreto 1848 del
28/11/2016, ha indetto una gara a procedura aperta per l'affidamento della
gestione della Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) Sita nel comune di
Caloveto. Approvazione capitolato, disciplinare di gara e pubblicazione del
bando;
la Rsa di Caloveto (Cs) ha complessivamente 60
posti;
l'Asp di Cosenza, con decreto 1299 del
04/08/2016, ha indetto una gara a procedura aperta per la gestione della
Residenza sanitaria assistenziale "San Francesco di Paola" Sita in
San Nicola Arcella. Approvato capitolato, disciplinare di gara e pubblicazione
del bando;
la Rsa per anziani "San Francesco di
Paola" Sita in San Nicola Arcella ha 60 posti letto;
la Rsa di Caloveto per una serie di vicende è
stata chiusa, da almeno quattro anni, dall'Asp di Cosenza, con conseguente
licenziamento dei dipendenti e provocando un disagio enorme per i pazienti che
sono stati costretti a trasferirsi;
da oltre tre anni è scaduto l'affidamento di
gestione della Rsa di San Nicola Arcella all'impresa che in prorogatio ancora
gestisce la struttura dell'Asp, in attesa dell'esito della gara -:
quali sono le ragioni che, a distanza di anni
dalla pubblicazione dei bandi per la gestione delle Rsa di Caloveto e San
Nicola Arcella, non hanno permesso l'espletamento delle gare anzidette.
(448; 01.03.2019)
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
Regione, Comune e Sorical, con una cerimonia in
grande stile, il 28 ottobre u.s., hanno annunciato l'attivazione della
fornitura idrica dell'acqua della Diga del Menta ai serbatoi e alla rete idrica
del comune di Reggio Calabria;
considerato che: ancora oggi, a distanza di
quattro mesi dall'inaugurazione, si riscontrano gli atavici disservizi idrici
sia al centro storico, sia nei quartieri, che nelle varie frazioni del comune
di, Reggio Calabria -:
dove va a finire l'acqua del Menta? Quali
interventi si devono effettuare per superare le inaccettabili criticità
riscontrate? I motivi che ancora oggi, nonostante l'inaugurazione in pompa
magna, negano alla città, i suoi quartieri e le sue frazioni, la fruizione del
liquido prezioso.
(449; 04.03.2019)
Greco - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
l'importanza della programmazione urbanistica
per lo sviluppo del territorio calabrese riveste ruolo fondamentale per la
Regione Calabria, al fine di garantire la pianificazione per tutti i territori
comunali mediante l'utilizzo di un nuovo strumento che è il c.d. Piano
Strutturale Comunale (PSC);
al riguardo dello stato di attuazione della
Legge Urbanistica Regionale (LUR), si registrano da parte della stragrande
maggioranza dei comuni calabresi le numerose difficoltà che si riscontrano
nella fase di formazione dei P.S.C., e quindi della fase applicativa della
legge;
le difficoltà degli Enti Locali consistono
quindi nel prevedere in tali strumenti il proprio disegno di città, rilevando
incomprensibili ostacoli normativi e interpretativi che impediscono di
intercettare i bisogni della collettività per promuovere azioni a sostegno della
vocazione territoriale ed economica dei luoghi;
il governo del territorio appare come mero
strumento normativo finalizzato ai "divieti ", in forma
generalizzata, di ogni possibile trasformazione del territorio antitetico al
compito, invece, della politica di dare risposte adeguate alle esigenze dei
territori che rivendicano autonomia decisionale;
la conseguenza è il consolidarsi di una
stagnazione dello "sviluppo sostenibile" dei comuni che non trova
sbocco alcuno;
dopo ben 17 anni dalla emanazione della LUR la
quasi totalità dei comuni calabresi non ha ancora un P.S.C. vigente, a causa
della acclarata complessità procedurale nella applicazione della norma e del
quadro di riferimento regionale. Considerato che: tali condizioni pongono degli
interrogativi molto importanti per quanto attiene la verifica dell'impegno
politico che la Regione Calabria ha profuso fino ad oggi nel settore della
legislazione urbanistica, al fine di riprogrammare e migliorare le azioni future
che dovranno andare nella direzione del superamento delle criticità
riscontrate;
alla luce di quanto esposto in premessa, è
necessario conoscere lo stato d'attuazione della legislazione in materia
urbanistica e degli effetti registrati sul territorio -:
1. quali azioni sono state intraprese
dall’Organo esecutivo per operare un corretto monitoraggio dell'attuazione
della L.R. n. 19/02, con particolare riferimento allo stato di redazione ed
approvazione dei Piani Strutturali Comunali, al fine di porre rimedio alla
prevalente mancata vigenza di tali Strumenti Urbanistici;
2. quali tra gli Organi di controllo e
monitoraggio previsti dalla L.R. n. 19/02, come ad esempio il Nucleo di
Valutazione urbanistico-territoriale di cui all'art. 9 bis della citata L.R. n.
19/02, sono stati ad oggi attivati;
3. qualora siano stati attivati, quale attività
finora hanno prodotto gli stessi e quali sono state le specifiche
determinazioni dell'Organo esecutivo per contrastare le eventuali criticità
emerse in tali attività;
4. in quali termini e consistenza è stata
garantita la partecipazione e concertazione della Regione con le forze
economiche e sociali e con le categorie tecnico-professionali nei vari
procedimenti di modifica della legislazione urbanistica;
5. quale attività di accompagnamento ai comuni
è stata concretamente avviata dalla Regione Calabria per assicurare una fattiva
collaborazione tra gli Enti che ha avuto come risultato la definizione dei
procedimenti di formazione ed approvazione dei P.S.C.;
6. quali iniziative sono state attuate per
garantire la vigilanza della Regione sulla partecipazione e concertazione con
tutti i soggetti interessati al procedimento della formazione dei Piani
Strutturali Comunali, per assicurare il rispetto dell'art. 2 L.R. 19/02 e
s.m.i. 7. quanti Piani Strutturali Comunali in Calabria sono stati
definitivamente adottati e/o approvati dalla entrata in vigore della L.R. n.
19/02 distinti per annualità e, comunque, entro i termini previsti dal comma 1
dell'art. 65 della L.R. 19/02 e s.m.i.;
8. in relazione ai citati termini perentori
prescritti dall'art. 65 della legge Urbanistica, ormai da molto tempo scaduti,
quali poteri sostitutivi previsti dall'art. 28 della medesima legge per i
Comuni inadempienti sono stati attuati ed in quale termini e consistenza, o se
tali comuni inadempienti godono ancora dei meccanismi di premialità riservati,
invece, ai comuni adempienti;
9. quanti progetti di privati in variante alle
previsioni degli strumenti urbanistici, con la procedura di cui all'art. 14
della L.R. 19/02 e s.m.i., sono stati approvati nei Comuni, quale soluzione
alternativa all'inadeguatezza ed alla mancata approvazione dei PSC, in
sostituzione dei vecchi strumenti urbanistici (PdF-PRG);
10. quanti sono ad oggi i permessi a costruire
rilasciati dopo l'entrata in vigore della LUR e del QTRP;
11. nella incentivazione del recupero delle
aree degradate e dello sviluppo di quelle idonee alla trasformazione ai fini
produttivi anche del turismo ambientale, quali esiti hanno prodotto gli artt.
12 e 13 del QTRP in merito alle fasce di rispetto degli alvei fluviali e della
linea di costa marina, che hanno imposto uno spirito estremamente inibitorio;
12. quanti piani attuativi ed insediamenti
produttivi sono stati bloccati in applicazione dell'art. 21 del QTRP
relativamente alla superficie minima richiesta di mq 30.000 per i comuni
superiori a 5.000 abitanti;
13. poiché tali norme del QTRP non sembrano
essere contestualizzate in un territorio come quello calabrese, caratterizzato
non da estese proprietà fondiarie bensì da una diffusa parcellizzazione dei
suoli e da condizioni orografiche ed infrastrutturali mutevoli anche in ridotti
ambiti, con conseguente impossibilità a pianificare superfici di tali
dimensioni, oltreché si configura l'assurdo che la dimensione inferiore a tali
limiti che permette un consumo di suolo minore non sia ammissibile ad essere
pianificata, pertanto il risultato sembra quello di non pianificare anziché
creare le condizioni per una sostenibile programmazione delle trasformazioni
territoriali;
alla luce di quanto sopra, se ritiene
"Esecutivo regionale di dover modificare la normativa vigente in merito a
tali vincoli ostativi.
(450; 07.03.2019)
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per saper - premesso che:
con DCA n. 57 del 29 marzo 2017 è stato
approvato l'Atto aziendale dell'Asp di Reggio Calabria;
con disposizioni di servizio, sono state
emanate indicazioni operative ed attuative in merito alla disposta esecutività
dell'atto aziendale, tra le quali è opportuno richiamare la deliberazione n.
133 del 3 marzo 2017, in cui al punto n. 4, si evince la revoca di tutti gli
incarichi dirigenziali relativi a strutture organizzative, complesse e
semplici, nonché posizioni organizzative e di coordinamento preesistenti e non
più previste dal sopracitato atto aziendale;
tali incarichi, in ossequio alla delibera
ultimo citata, si intendevano comunque prorogati fino al conferimento di nuovi
incarichi dei dirigenti e del comparto interessati -:
di verificare il rispetto del dispositivo sancito
dalla delibera n. 133 sopracitata nella parte afferente l'applicazione della
proroga dei contratti de quo nei confronti di tutti i soggetti interessati.
(451; 08.03.2019)
Il Consiglio Regionale,
premesso che:
con la l.r.23/2003, recante "Riorganizzazione
dell'assetto istituzionale del sistema integrato degli interventi in materia di
servizi e politiche sociali", la Regione Calabria recepiva la Legge Quadro
328/2000 sui servizi sociali, con l'obiettivo di garantire alle persone ed alle
famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali volti al
miglioramento delle condizioni e della qualità della vita, all'abbattimento
delle condizioni generatrici di discriminazione sociale e all'eliminazione e
riduzione dello stato di bisogno e del disagio individuale, ispirandosi ad un
principio di universalità, equità sociale e solidarietà, attraverso la
realizzazione di una rete di servizi integrati e con diversi livelli di
intensità assistenziale: dall'accoglienza nelle strutture a carattere semiresidenziale
e residenziale al sostegno mediante servizi di prossimità e territoriali;
con la l.r.24/2008 venivano abrogati gli artt.
24 e 25 della l.r.23/2003 che disciplinavano l'autorizzazione al funzionamento
e l'accreditamento delle strutture di accoglienza a ciclo semiresidenziale e
residenziale;
con la d.g.r. 210/2015 si definivano gli ambiti
socio-assistenziali regionali individuati in 32 ambiti su tutto il territorio
regionale e in buona sostanza coincidenti con i distretti socio-sanitari;
con Delibera di Giunta regionale 37 del 24
febbraio 2015 veniva costituito un Tavolo Tecnico rappresentativo delle parti
sociali per le problematiche relative al settore sociosanitario e
socioassistenziale con funzioni consultive, con successiva delibera di giunta
52/2015 integrato nella sua composizione;
con delibera di Giunta regionale 449 del
14.12.2016, recante "Riorganizzazione dell'assetto istituzionale del
sistema integrato degli interventi in materia di servizi e politiche
sociali", venivano adottati i regolamenti attuativi della l.r. 23/2003 con
le nuove tariffe delle prestazioni sociali triplicate rispetto al passato,
prevedendo una spessa immodificata per il sociale da parte della Regione
Calabria e, invece, una pesante compartecipazione alla spesa sociale tanto da
parte di comuni che degli utenti. Contestualmente venivano, sempre con la
d.g.r. 449, ridotti del 50% gli accreditamenti dei posti letto per anziani in
relazione ai quali, da uno studio condotto dal settore Politiche Sociali, era
emerso uno squilibrio tra domanda ed offerta. Infine, venivano espressamente
escluse dal percorso di riforma alcune tipologie di servizi;
con Sentenza 978/2018 del 2 maggio 2018, poi
confermata dal Consiglio di Stato, il Tar Calabria accoglieva il ricorso
formulato dal Comune di Catanzaro e da alcune strutture socio assistenziali ed
annullava la delibera 449 e successive con tutti gli atti conseguenziali da
essa discendenti e ad essa collegati;
in seguito alle bocciature degli organi di
giustizia amministrativa, si sono avviate in Consiglio ed in Terza commissione
ampie ed approfondite analisi sui regolamenti annullati ma anche sull'intero
percorso di riforma che aveva poi portato all'adozione della d.g.r.449. Nel
corso dei quali approfondimenti, emergevano diffuse critiche di metodo e di
merito sulla precedente delibera di Giunta 449, tanto da ritenere necessario ed
opportuno ripercorrere l'intero percorso di riforma con un'attività di concerto
con la Terza commissione consiliare. Le principali critiche sul precedente percorso
di riforma poi annullato dagli organi di giustizia amministrativa e dalla
volontà politica emersa sia in Consiglio Regionale che in Terza Commissione
riguardavano principalmente la mancata realizzazione del c.d. sistema integrato
degli interventi, il mancato aggiornamento della lettura del fabbisogno, la
mancata pianificazione degli interventi alla persona mediante un unico
strumento di programmazione, la reiterazione della scissione tra sistema
sociosanitario e socioassistenziale esattamente come nella vecchia l.r. 5/87,
la mancata previsione di diversi livelli assistenziali in relazione al diverso
grado di bisogno non essendo stata prevista la necessità, nel calcolo del costo
delle prestazioni, di fare riferimento alle valutazioni delle commissioni
ufficiali;
alla seduta del 14 giugno 2018, la Terza
Commissione consiliare "Sanità e Attività Sociali" delegava i
consiglieri Gallo e Greco a predisporre una mozione unificata che dettasse le
linee guida cui la Giunta avrebbe dovuto ispirarsi per l'adozione dei nuovi
regolamenti attuativi della l.r.23/2003;
alla seduta del 5 luglio 2018, la Terza
Commissione Consiliare approvava all'unanimità la Mozione bipartisan Greco —
Gallo e rinviava la discussione sulla stessa al Consiglio Regionale;
con delibera di Giunta regionale 410 del 21
settembre 2018 venivano revocate le precedenti dgr.37/2015 e 502/2015 con le
quali veniva istituito il Tavolo Tecnico;
con DGR 607 del 3.12.2018 si modificava in
parte la d.g.r.210/2015 nella parte in cui aveva sospeso tutte le richieste di
autorizzazione al funzionamento in attesa dei nuovi regolamenti di attuazione
della l.r.23/2003 e, pertanto, si dava il via a nuove autorizzazioni al
funzionamento. Nella citata d.g.r. 607/2018 quanto ai requisiti strutturali si
fa riferimento al DM 308/2001 e, quanto ai requisiti professionali, si fa
riferimento ai regolamenti attuativi di alcune tipologie di strutture;
più precisamente, con la DGR 607/2018 si
indicano quali requisiti professionali richiesti ai fini dell'autorizzazione al
funzionamento quelli contenuti nei regolamenti relativi alle seguenti
specifiche tipologie di servizi:
1) Strutture residenziali per minori con
disturbi psichici e disturbi del comportamento sottoposti a provvedimenti
penali e/o amministrativi;
2) Tipologie di servizio residenziale per
minori: Centri specialistici per la cura e la protezione di bambini e
adolescenti in situazioni di maltrattamento;
3) Tipologie di servizio residenziale per
minori: strutture residenziali per minori disadattati sociali e sottoposti a
provvedimenti penali e/o amministrativi;
4) Tipologia di servizio per soggetti con
minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali Centri socio riabilitativi per
disabili;
5) Tipologia di servizio per soggetti affetti
da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali per persone con problemi di non
autosufficienza;
con comunicazione prot. Siar 437926 del 28
dicembre 2018 il Dipartimento n. 7 Politiche Sociali ha inviato alla Stazione
Unica Appaltante richiesta di espletare secondo le modalità ritenute opportune
e necessarie le procedure di gara finalizzate alla individuazione degli
operatori ai quali affidare i servizi sociali;
la richiesta inviata alla Stazione Unica
Appaltante è la manifestazione della volontà dell'Assessorato e del
Dipartimento di aver preferito per l'affidamento dei servizi alla persona il
sistema dell'aggiudicazione scartando il sistema di affidamento mediante
accreditamento e convenzionamento;
allo stato permane il vuoto legislativo creato
dalla l.r. 24/2007 con l'abrogazione degli artt.24 e 25 della l.r.23/2003 e
che, al contrario, questi due istituti hanno carattere fondamentale per la
corretta applicazione della l.r.23/2003 e garantiscono uniformità, trasparenza
e correttezza nell'esecuzione delle prestazioni;
impegna la Giunta regionale
ed il Presidente della Regione Calabria
all'osservanza di quanto contenuto nella mozione unificata Greco-Gallo come
atto di indirizzo cui la giunta dovrà ispirarsi per la stesura dei nuovi
regolamenti, come di seguito si riporta: ad aggiornare, preliminarmente a
qualsiasi altro atto, la lettura del fabbisogno regionale;
all’avvio della concertazione necessaria tra
Dipartimenti interessati al fine di evitare la reiterazione delle conseguenze
aberranti ottenute con la precedente dgr 526/2017;
a prevedere forme di concertazione tra le
conferenze Regionali permanenti per la programmazione sociosanitaria e quella
per la programmazione socio-assistenzale al fine di mettere in campo uno
strumento unico di programmazione degli interventi alla persona;
ad approvare, previa lettura del Fabbisogno, il
Piano Regionale dei livelli essenziali di servizi alla persona utilizzando un
unico strumento di programmazione degli interventi alla persona;
a valutare le proposte che in merito ai nuovi
regolamenti approvandi giungono dalla terza Commissione consiliare "Salute
e Attività Sociali";
all'adozione preventiva dei criteri generali
per la determinazione del concorso alla spesa sociale, come stabilito
dall'art.32 della l.r.23/2003;
a riconoscere, nel quadro dell'offerta dei
servizi di assistenza da realizzare in attuazione della l.r.23/2003
1'importanza della rete di strutture presenti sul territorio regionale quale
servizio essenziale nell'erogazione delle prestazioni socio-assistenziali in
favore delle fasce deboli, uniformando la normativa dell'intera rete di
strutture di accoglienza;
a garantire la stabilità amministrativa e
giuridica delle stesse strutture di accoglienza al fine di non mettere a rischio
la continuità assistenziale nei confronti degli ospiti inseriti e consentire
alle stesse di mantenere costanti i livelli occupazionali. Ciò mediante il
rinnovo immediato delle convenzioni fino all'approvazione dei nuovi
regolamenti;
all’approvazione del Piano di conversione delle
strutture contestualmente all'approvazione del Piano degli interventi nonché
della lettura del fabbisogno;
a chiarire, con la massima urgenza,
l'interpretazione della d.g.r.607/2018 in merito ai requisiti professionali
richiesti per l'autorizzazione al funzionamento delle varie tipologie di
servizi;
a scongiurare forme di affidamento dei servizi
mediante aggiudicazione ed a preferire forme di affidamento della gestione dei
servizi mediante accreditamento e convenzionamento dei soggetti erogatori.
Sollecita il Consiglio Regionale ad adottare i provvedimenti legislativi
finalizzati a colmare il vuoto legislativo conseguenti all'abrogazione ad opera
della l.r.24/2008 degli artt. 24 e 25 della l.r.23/2003.
(149; 05.03.2019) Greco, Gallo
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
il settore "Formazione professionale"
della Città Metropolitana di Reggio Calabria ha presentato diverse istanze alla
Regione Calabria, con richiesta di aggiornamento del "repertorio regionale
delle qualificazioni e delle competenze", in relazione ad una serie di
nuovi profili professionali;
l'ultima istanza depositata in data 19/06/2018,
è comprensiva delle integrazioni e chiarimenti richiesti dalla Regione Calabria
in data 14 giugno c.a.;
considerato che: a tutt'oggi non è dato
riscontrare l'aggiornamento del repertorio de quo;
ritenuto che: tale circostanza è ostativa
all'autorizzazione di percorsi formativi afferenti a profili non contemplati nel
repertorio non aggiornato -:
quali siano le cause ostative all'aggiornamento
del repertorio regionale delle qualificazioni e delle competenze.
(401; 05.10.2018)
Risposta: “In
riscontro alla comunicazione riguardante l'interrogazione consiliare in oggetto,
associabile alla competenza dello scrivente Settore, si rileva che allo stato è
in corso l'aggiornamento del repertorio regionale delle qualificazioni e delle
competenze e, conseguentemente, non sussiste alcuna causa ostativa
all'autorizzazione di percorsi formativi afferenti a profili contemplati nel
repertorio aggiornato. Il Gruppo Tecnico nominato con decreto n. 3734 del
06/04/2017 ha, infatti, proceduto alla disamina dei profili ad oggi pervenuti
tenendo conto dei criteri previsti nell'allegato al decreto n. 16465 del 21
dicembre 2016 recante "D.G.R. n. 215 del 13 giugno 2016. Approvazione
della procedura per l'aggiornamento e il monitoraggio del Repertorio delle
Qualificazioni e delle Competenze della Regione Calabria", che qui di
seguito si riportano sinteticamente:
-
correttezza formale della proposta, ovvero che sia stata utilizzata la
modulistica predisposta per l'attivazione della procedura e che sia stata
compilata correttamente e in tutte le sue parti;
- qualità della proposta, ovvero che la descrizione
della Figura professionale e/o delle AdA/UC sia completa e presenti elementi di
novità rispetto a quanto già presente all'interno del Repertorio;
- coerenza con l'impianto del Repertorio così
come descritto nell' allegato tecnico alla DGR n. 215 del 13 giugno 2016;
-
correlazione con il Repertorio nazionale e il Quadro nazionale delle
qualificazioni. All'esito dell'attività istruttoria così svolta, sono stati
adottati i provvedimenti amministrativi recanti gli aggiornamenti relativi ai
nuovi profili inseriti nel repertorio regionale e, segnatamente:
- Decreto dirigenziale n. 13784 del
26/11/2018, con il quale sono stati inseriti i profili di Pasticcere e
Pizzaiolo;
- Decreto dirigenziale n. 10974 del
05/10/2018, con il quale sono stati inseriti i profili di Operatore Termale,
Barman, Truccatore - make up artist, Mastro birraio;
- Decreto dirigenziale n. 1334 del
07/02/2019, con il quale sono stati inseriti i profili di tecnico della
fotografia, Tecnico della Mediazione interculturale, Tecnico per l'assistenza
all'autonomia personale, alla comunicazione e all'inclusione sociale a favore
di persone con disabilità, Tecnico in accoglienza per rifugiati richiedenti
asilo e titolari di protezione internazionale. Si rimane a disposizione per
ogni eventuale approfondimento e/o chiarimento porgendo i più cordiali dei
saluti.”
Dott. Roberto Cosentino (Dirigente del settore
n. 4 Istruzione e Formazione professionale del Dipartimento lavoro, formazione
e politiche sociali)
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
l'Osservatorio regionale per i minori,
istituito con l.r. n. 2/2017 su proposta della Giunta regionale, presso il
dipartimento regionale competente in materia di politiche sociali, dovrebbe
svolgere principalmente funzioni di analisi, studio e ricerca sulle principali
problematiche inerenti i minori, contribuendo a fornire orientamenti e proposte
operative alla Giunta regionale in ordine alle aree di competenza relative alla
povertà minorile economica e culturale, all'integrazione, alla genitorialità e
ai servizi educativi;
considerato che: l'Osservatorio de quo è
riuscito a riunirsi soltanto una volta nel luglio del 2017;
ritenuto che: la Calabria - regione con il più
alto indice di povertà minorile del paese - continua a registrare un lungo
elenco dei diritti negati ai minori calabresi per via della inconsistenza delle
politiche regionali a loro tutela -:
quali siano le cause che impediscono
all'Osservatorio per i minori di poter svolgere le proprie funzioni in merito
agli obiettivi programmatici previsti.
(422; 17.12.2018)
Risposta: “In
riscontro alla richiesta chiarimenti presentata dall'On. Alessandro Nicolò, in
merito alle cause che impediscono all'Osservatorio per i minori di svolgere le
proprie funzioni, si precisa che non esistono motivi ostativi, infatti in data
29/01/2018 (non luglio 2017), è stata convocata la riunione di insediamento
dell'Osservatorio e in data 17/05/2018 una seconda convocazione, rinviata però
per impegni istituzionali dell'Assessore in data 22/05/2018. Anche questa, per
indisponibilità della maggioranza dei componenti non ha potuto avere luogo.
L'ultima convocazione, fissata per il 02/01/2019, è stata rinviata per impegni
dei componenti a giorno 11/01/2019. ln tale data tutti i componenti
dell'Osservatorio, fatta eccezione del Garante per l'Infanzia Dott. Antonio
Marziale, hanno preso parte alla riunione. Si allega in proposito copia del
verbale dal quale si evince le attività che sono in corso. A breve si
convocherà un nuovo incontro. Cordiali saluti”
Angela Robbe (Assessore al Lavoro e Welfare)
Aieta - Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere - premesso che:
nell'Ottobre del 2008 è stata stipulata una
convenzione, della durata di due anni, tra il Governo dell'Eritrea, 1’ASP di
Cosenza e l'associazione dei Medici volontari- As.Me.V.Calabria;
in virtù di questa convezione si è consentito
ai Dirigenti Medici dell'ASP di Cosenza di recarsi in Eritrea usufruendo di un
periodo di aspettativa;
tale convenzione è stata rinnovata nel anno
2010 ed è stato proprio grazie a questo impegno profuso che i Medici
dell'As.Me.V. parallelamente hanno avviato un concreto programma di formazione
al fine di dare all'Eritrea una piena autonomia nello sviluppo delle attività
nefrologiche in generale e delle tecniche dialitiche in particolare;
a gennaio del 2008, in virtù di questa
convezione, che ha consentito la presenza dei medici calabresi nel territorio
eritreo, si è, prima creato il primo Centro di Dialisi all'Ospedale Orotta di
Asmara;
lo stesso nel 2010 è stato implementato da due
a otto posti e nel 2014 ne è stato creato un altro, da otto posti all'Ospedale
Sembel sempre ad Asmara;
nel corso degli anni si è proceduto a formare
medici, infermieri e tecnici eritrei, tanto che oggi i due Centri funzionano
con personale locale;
presso la Scuola Medica di Asmara è stato
avviato un Corso di Nefrologia a cura dei Dirigenti Medici dell'ASP di Cosenza;
lo standard dei Centri è -:
quali iniziative intenda assumere al fine di
fare in modo che il Dipartimento della salute proceda immediatamente al rinnovo
della Convezione stipulata tra il Governo dell'Eritrea, l'ASP di Cosenza e
l'As.Me.V. Calabria, al fine di consentire ai medici volontari di poter portare
a termine i progetti e le iniziative già intraprese e garantire la loro
presenza nel territorio eritreo.
(433; 04.02.2019)
Risposta: “Si fa seguito all'interrogazione in oggetto
rivolta al Presidente della Giunta regionale dal Consigliere Giuseppe Aieta,
rappresentando che la Convenzione tra il Governo dell’Eritrea, l' ASP di
Cosenza e l'As.Me.V. Calabria a) non è soggetta ad autorizzazione preventiva da
parte del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie; b) non è
soggetta a controllo regionale, cosi come specificato nella precedente
Deliberazione n. 1932 del 12.11.2015 dell'Azienda Sanitaria Provinciale di
Cosenza c) non è stata stipulata fra la Regione e l'As.Me.V. Calabria e,
pertanto non può essere rinnovata dalla Regione. Si coglie l'occasione di
precisare che, il Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salute, con
propria nota prot. n. 47977 del 05.02.2019 ha espresso al Direttore Generale
dell'Asp di Cosenza ed al Presidente dell'As.Me.V. Calabria il proprio consenso
al rinnovo della convenzione manifestando gratitudine e riconoscenza per la
meritoria attività che ci fa sentire orgogliosi di essere calabresi, oltre a
valutare la possibilità di ulteriori collaborazioni.”
Dott. Antonio
Belcastro (Dirigente generale Dipartimento Sanità)
Art. 1
(Finalità)
1. Al fine
di migliorare l'offerta assistenziale, assicurare la razionalizzazione della
spesa assistenziale e l'ottimizzazione delle risorse, in considerazione
dell'intesa tra la Regione Calabria e l’Università degli Studi Magna Graecia di
Catanzaro, l'Azienda Ospedaliera "Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro è
integrata con l'Azienda Ospedaliero-Universitaria "Mater Domini", che
assume la denominazione di Azienda Ospedaliero-Universitaria "Mater
Domini-Pugliese Ciaccio".
2. L'Azienda Ospedaliero-Universitaria
"Mater Domini-Pugliese Ciaccio" ha sede in Catanzaro, ha personalità
giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale ai sensi della vigente normativa
statale e subentra nelle funzioni e nei rapporti giuridici attivi e passivi
dell'Azienda Ospedaliera "Pugliese Ciaccio" e dell'Azienda
Ospedaliero-Universitaria "Mater Domini" con l'efficacia prevista
dall'articolo 2, comma 1. Sono organi dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria
"Mater Domini-Pugliese Ciaccio" il direttore generale, il collegio
sindacale e l'organo di indirizzo.
3. Entro novanta giorni dall'entrata in vigore
della presente legge sono definiti i rapporti tra la Regione Calabria e
l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro in materia di attività
integrate di didattica, ricerca e assistenza, mediante protocollo d'intesa
definito ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 21 dicembre 1999 n.
517 (Disciplina dei rapporti fra servizio sanitario nazionale ed università),
sottoscritto dal Presidente della Giunta regionale, dal Rettore dell'Università
e dal Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo
della spesa sanitaria della Regione Calabria. Nella fase di avvio della nuova
Azienda Ospedaliero-Universitaria, la definizione delle attività tiene conto
delle vocazioni assistenziali di emergenza-urgenza dell'Azienda Ospedaliera
"Pugliese-Ciaccio" e di elezione, didattica e ricerca dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria "Mater Domini", nonché dei volumi di
attività e delle esigenze di funzionamento delle scuole di specializzazione
della Facoltà di Medicina e Chirurgia. La deliberazione della Giunta regionale
che autorizza la stipula del protocollo d'intesa è preceduta da parere non
vincolante della competente commissione consiliare.
4. In attesa del complessivo riordino
organizzativo del sistema delle aziende del servizio sanitario regionale, il
protocollo d'intesa di cui al comma 3 prevede l'integrazione del presidio
ospedaliero Giovanni Paolo II di Lamezia Terme con l'Azienda
Ospedaliero-Universitaria "Mater Domini-Pugliese Ciaccio".
5. Al fine di assicurare l'esercizio integrato
delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca, l'atto aziendale
definisce l'assetto organizzativo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria
"Mater Domini-Pugliese Ciaccio" secondo il modello dipartimentale e
disciplina, sulla base dei principi e dei criteri stabiliti nel protocollo d'intesa
di cui al comma 3, la costituzione, l'organizzazione e il funzionamento dei
dipartimenti assistenziali e di quelli ad attività integrata e individua le
strutture complesse che li compongono, indicando quelle a direzione ospedaliera
e quelle a direzione universitaria.
Art. 2
(Misure di adeguamento)
1. Dal giorno successivo alla pubblicazione sul
Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria (BURC) del protocollo
d'intesa di cui all'articolo 1, l'integrazione di cui alla presente legge
diviene efficace e cessano di diritto gli organi dell'Azienda Ospedaliera
"Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro e dell'Azienda
Ospedaliero-Universitaria "Mater Domini" e i rispettivi direttori
sanitari ed amministrativi, con risoluzione dei relativi rapporti di lavoro e
senza attribuzione di alcun indennizzo.
2. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in
vigore della presente legge i direttori generali dell'Azienda Ospedaliera
"Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro e dell'Azienda
Ospedaliero-Universitaria "Mater Domini" provvedono alla ricognizione
del personale, di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi e del contenzioso
pendente, nonché alla redazione degli inventari dei beni mobili e immobili e
svolgono ogni altra attività necessaria per l'attuazione della presente legge, senza
oneri a carico del bilancio regionale.
Art. 3
(Abrogazioni)
1. Sono abrogati la lettera a), del comma 1 e il
comma 2 dell’articolo 2 della legge regionale 12 novembre 1994 n. 26
(Istituzione delle Unità Sanitarie Locali ed Aziende ospedaliere).
Art. 4
(Norma finanziaria)
1. La presente legge non comporta nuovi o
ulteriori oneri a carico del bilancio regionale.
Art. 5
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione sul BURC.