X^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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n. 64
SEDUTA Di MarteDì 22 GENNAIO 2019
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE NICOLA IRTO
Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario questore a dare
lettura del verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta precedente.
(È
approvato senza osservazioni)
Dà
lettura delle comunicazioni.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Chiedo l’inserimento
all'ordine del giorno della proposta di legge numero 400/10^ di iniziativa
della Giunta regionale, recante: “Disposizioni transitorie per la
gestione del servizio di trattamento dei rifiuti urbani”, poi l'assessore Rizzo,
naturalmente, ne illustrerà le ragioni e le motivazioni.
Pongo in votazione l'inserimento della proposta di
legge e la distribuzione immediata ai consiglieri del testo. È inserita
all'ordine del giorno.
(È inserita)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta. Ne
ha facoltà.
Signor
Presidente, chiedo di inserire all’ordine del giorno la mozione numero 140/10^
“In merito alle Terme Luigiane” e discuterla, vista l'emergenza e lo stato di
agitazione dei dipendenti. Grazie.
Pongo ai voti l’inserimento della mozione.
(È
inserita)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne
ha facoltà.
Presidente, chiedo l’inserimento all’ordine dei lavori
di un ordine del giorno “Sullo stato di attuazione delle Zes e sull’opportunità
di istituire un ulteriore Zes interregionale con la Sicilia”.
Considerato che la Giunta regionale ha attivato un importante
sportello virtuale Suap, credo che ci sia l'opportunità per farlo, perché tanti
imprenditori hanno necessità, comunque, di interagire data la rilevanza degli
investimenti.
Pongo ai voti l’inserimento dell’ordine del giorno.
(È
inserito)
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Mirabello. Ne ha facoltà.
Presidente,
chiedo l'inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno inerente “Il
mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato della Abramo Customer Care Spa
- Centro operativo di Crotone”.
Pongo ai voti l’inserimento dell’ordine del giorno.
(È
inserito)
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Presidente, si è determinata una preoccupazione fra i
mobilitati degli enti locali e di alcuni ministeri, a causa di taluni annunci
fatti da Ministri in visita in Calabria, che hanno, a mio avviso, stabilito che
per alcuni percorsi di mobilitati (esempio comparto Mibact) ci possono essere
dei tirocini che rilascino, poi, degli attestati e delle possibili prelazioni,
priorità anche in caso di concorsi pubblici.
Per cui chiedo l’inserimento di un ordine del giorno
per far sì che il Presidente della Giunta possa avere forza, nei confronti del
Governo centrale, per parificare sia la durata dei tirocini sia, naturalmente,
anche i titoli dei tirocini.
Pongo ai voti l’inserimento dell’ordine del giorno.
(È
inserito)
Apriamo i lavori con il primo punto all'ordine del
giorno riguardante la proposta di legge numero 335/10^ d’iniziativa della
Giunta regionale recante: “Modifiche alla legge regionale 7 dicembre 2009, numero
47 (Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali e della flora spontanea
autoctona della Calabria)”.
Cedo la parola al consigliere Bevacqua per illustrare
il provvedimento.
Grazie, Presidente. La proposta di legge numero
235/10^ di iniziativa della Giunta regionale è finalizzata all'adeguamento
delle normative più recenti per l'istituzione dell'elenco degli alberi
monumentali della Calabria e dell'elenco della flora ad alto pregio della
Calabria.
Alla gestione dell'elenco degli alberi monumentali e
dell'elenco della flora di alto pregio della Calabria provvede il Dipartimento
della Giunta regionale competente in materia di tutela dell'ambiente.
Il testo provvede a precisare, inoltre, la definizione
di albero monumentale, i criteri di attribuzione del carattere di
monumentalità, nonché la tabella della flora di alto pregio comprendente anche
le specie regionali particolarmente rare o minacciate di estinzione, incluse
nelle liste rosse pubblicate dall’Unione Internazionale per la Conservazione
della Natura.
Ai Comuni, invece, viene affidata la garanzia dei
livelli di tutela, la valorizzazione e la salvaguardia,
provvedendo ad effettuare il censimento degli alberi
monumentali ricadenti nel territorio di loro competenza. Con la pubblicazione
definitiva dell’elenco degli alberi monumentali della Calabria, gli esemplari e
le formazioni arboree in essi riportati sono automaticamente sottoposti a
vincolo storico-paesaggistico.
I Comuni interessati sono, inoltre, tenuti a
riportare, è questa la novità di questa modifica della legge 2007, nei propri
strumenti urbanistici gli alberi inseriti nell'elenco e le popolazioni delle
specie vegetali della flora di pregio nonché le relative aree di pertinenza,
dettando eventuali ulteriori apposite norme di tutela.
Nel corso dell’approfondimento in Commissione
ambiente, si è provveduto a definire una serie di emendamenti a mia firma che
recepiscono per intero i rilievi del Settore legislativo e sono il frutto di un
lavoro condiviso che ha visto partecipi gli uffici amministrativi del
Dipartimento ambiente e i Settore IV Commissione e Legislativo del Consiglio.
Parere
della Giunta regionale? Assessore Rizzo, prego.
Parere
favorevole.
Ci sono interventi su questo progetto di legge?
Passiamo all'esame e all’approvazione del
provvedimento articolo per articolo.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Articolo 11
(È approvato)
Articolo 12
(È approvato)
Articolo 13
(È approvato)
Articolo 14
(È approvato)
Votiamo la legge nel suo complesso, unitamente al
relativo allegato con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in allegato)
Il secondo punto all'ordine giorno riguarda la
proposta di legge numero 344/10^di iniziativa del consigliere Mirabello,
recante: “Norme in materia di distretti turistici regionali”.
Cedo la parola al consigliere Aieta per illustrare il
provvedimento.
Signor Presidente, questa proposta di legge di
iniziativa del collega Mirabello è finalizzata ad introdurre nella legislazione
regionale i distretti turistici, con l'obiettivo di riqualificare e rilanciare
l’offerta turistica regionale.
In particolare l'articolato, che si compone di 12
articoli, dopo l'enunciazione dei principi e delle finalità, all'articolo 1,
fissa le procedure per l'individuazione dei distretti turistici regionali negli
articoli 2 e 3.
Vengono, inoltre, specificati gli interventi a
sostegno degli stessi distretti, articolo 4, e introdotte le “zone a burocrazia
zero”, articolo 5, nell'ambito delle competenze regionali e di concerto con i
Ministeri competenti.
Allo scopo di incentivare ancora attrattività
turistica dei Comuni costieri, viene inserita una norma, all'articolo 6, che è
finalizzata a facilitare la realizzazione di pontili galleggianti a carattere
stagionale. La proposta di legge interviene anche sulla legge regionale numero
8 del 2008 abrogando i sistemi turistici locali e sostituendoli con i distretti
turistici regionali.
Dal punto di vista finanziario si evidenzia che la
proposta è corredata da una relazione tecnico-finanziaria, nella quale si
specifica, articolo per articolo, l'invarianza finanziaria del provvedimento,
attesa la natura ordinamentale dello stesso.
Nel corpo della relazione si specifica che la Regione
si riserva un ruolo di programmazione, promozione e coordinamento, escludendo
oneri a carico del bilancio regionale.
Nel corso dei lavori della Commissione è intervenuto
il consigliere Mirabello, in qualità di proponente, il quale ha illustrato i
contenuti e le finalità della proposta.
Ciò premesso, sottopongo all'Aula l'esame del progetto
di legge.
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Signori colleghi, credo che questa
proposta di legge possa rappresentare uno strumento utile ad una migliore
organizzazione del turismo nel nostro territorio regionale. Vorrei sottoporre
all'Aula, per punti, alcune riflessioni utili, soprattutto, a ben comprendere
la dimensione e la portata di questo disegno di legge.
Intanto abbiamo la necessità di mettere mani e quindi
di modificare una norma contenuta nella legge numero 8 del 2008, approvata nell’ottava
legislatura, che si stagliava sul presupposto di funzioni in materia di
programmazione turistica interamente demandate alle province.
Oggi, con la riforma degli enti locali che si sono,
nel frattempo, consumate, le province non hanno più queste funzioni e i sistemi
turistici locali che erano stati pensati nella scorsa legislatura, chiaramente,
diventano inattuati ed inattuabili. Peraltro quell'esperimento dei sistemi
turistici locali che in astratto, secondo il mio parere, rappresentava una
positiva intuizione, non fu compiutamente sviluppato, soprattutto, per un
difetto di origine, per un peccato originale, se possiamo così dire, cioè per
una visione che prevedeva la suddivisione del territorio regionale calabrese in
sistemi turistici, ed una estensione a tutta la regione Calabria di una
organizzazione che di fatto la rendeva per intero, senza alcuna distinzione,
territorio turistico, appunto, con la suddivisione dei sistemi turistici
locali.
Con la proposta che, invece, oggi dovremmo, a mio
parere, approvare ribaltiamo quella logica che fu l'unica a non consentire la
compiuta realizzazione di quel disegno, prevedendo che siano i territori ad
organizzarsi attraverso delle forme disciplinate dalla legge in maniera
compiuta, a partire ovviamente dalle Conferenze dei servizi, e attraverso forme
di collaborazione tra enti locali, quindi i Comuni, fra organizzazione di
categoria, organizzazione sindacale e fra gli attori protagonisti del fenomeno
turistico sul territorio regionale.
Comprenderete bene che la logica è poi quella di
applicare politiche omogenee a piccole o medie aree omogenee e a far
partecipare alla programmazione turistica, in maniera compiuta, gli enti locali
e gli attori del settore.
Per citare velocemente un esempio, abbiamo importanti
realtà turistiche che sono sul territorio regionale calabrese; l'applicazione
di strumenti anche di politica tributaria, penso la tassa di soggiorno, in
maniera, come dire, disomogenea, con obiettivi diversi a seconda dei Comuni che
la gestiscono, potrebbe, ipoteticamente, consentire ad esempio che la tassa di
soggiorno diventi uno strumento di politica economica applicata al Settore.
Stesso discorso per politiche che guardano alla
segnaletica stradale, al marketing, al modo in cui un territorio si può e si
deve vendere in un'ottica di competizione internazionale, nella quale, peraltro,
la Calabria sta trovando una sua dimensione. Questo è importante, e questo lo
dicono i dati che l'osservatorio ha già licenziato nella scorsa primavera, e
che da anticipazioni continuano ad essere positivi anche per questa stagione
estiva che si è appena conclusa.
Uno strumento, quindi, questo dei distretti turistici
che è finalizzato a garantire forme di programmazione territoriale conformi
alle esigenze reali che si manifestano sul territorio e che manifestano gli
operatori dei settori turistici che insistono sul territorio, ovviamente,
unitamente ai cittadini che sono tutelati e garantiti dagli enti locali. Parole
d'ordine come concertazione, autodeterminazione dei territori, decentramento,
cooperazione possono, attraverso questo strumento, consentire una migliore
organizzazione di un Settore che, a detta di tutti, è nevralgico per la nostra
regione, per il quale abbiamo pensato di fare investimenti importanti e dal
quale tutti, al di là poi della visione politica che si può avere, ci
aspettiamo grandi ed importanti risultati. Grazie, Presidente.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne
ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Credo che anche questo sia un buon lavoro, indipendentemente
dall'opportunità di farlo prima, ma comunque non è mai tardi.
Per quanto
concerne il campo della diportistica, credo che la Calabria sia ancora
completamente vergine dal punto di vista delle potenzialità.
Ricordo a me
stesso e ai colleghi consiglieri, che il turismo da diporto, il cosiddetto
turismo elitario è quello che porta più ricchezza all'interno di un territorio
e che dà l'opportunità di poter creare un grosso indotto lavorativo, non solo a
tutto il mondo della manutenzione della nautica da diporto, ma anche e
soprattutto alle strutture ricettive; parlo delle strutture ricettive di alto
livello, dei 4 e dei 5 stelle, che possono così lavorare.
In tal senso,
vorrei capire come è andato l'anno turistico appena passato. Nei prossimi
giorni chiederò all'Osservatorio turistico regionale se sono pronti gli indici
per capire se la sensazione che abbiamo avuto del lavoro programmato sia quella
giusta e, quindi, se ci sia stato un incremento delle presenze in Calabria.
Credo di sì. Questa legge che andremo ad approvare potrà dare ancora più
impulso a un settore che credo sia strategico per la Regione Calabria.
Annuncio – so che interverrà anche il mio capogruppo –
il mio voto favorevole. Grazie.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Come preannunciato
dal collega Pedà, prendo anch’io la parola su questo argomento – peraltro
sollecitato dalla pregevole iniziativa del collega Mirabello – perché credo
che, come Consiglio regionale, una riflessione di carattere generale la
dovremmo fare, anche se vedo un po' di distrazione.
Oggi abbiamo
all'ordine del giorno quattro provvedimenti di legge, ai quali se ne aggiunge
un quinto introdotto dal collega Bevacqua.
Da una prima
osservazione, tre di questi provvedimenti sembrano slegati fra di loro ma, se
osserviamo bene, possono essere assolutamente interconnessi.
Abbiamo appena
approvato, insieme alla Giunta regionale, una proposta di legge sulla tutela e
la valorizzazione degli alberi monumentali della flora spontanea autoctona
della Calabria.
Siamo a Reggio
Calabria, sul lungomare di Reggio Calabria dove ci sono alberi secolari,
monumentali e credo che questa terra abbia tante frecce al proprio arco e tante
potenzialità di sviluppo attraverso la tutela di questo settore.
Avremo poi al
quarto punto all'ordine del giorno una proposta di legge di iniziativa del
consigliere D'acri sulla trasformazione, lavorazione e confezionamento dei
prodotti agricoli primari di esclusiva provenienza aziendale da destinare alla
vendita; vale a dire, uno strumento per consentire ai piccoli agricoltori,
imprenditori e allevatori di coltivare e trasformare i prodotti agricoli per
poi venderli a kilometro zero presso le proprie aziende; un altro strumento per
tutelare unicità, tipicità e per far sì che si crei un minimo di economia.
Abbiamo oggi
all’ordine del giorno anche la legge di iniziativa del consigliere Mirabello
sulle norme in materia di distretti turistici, zone a burocrazia zero e nautica
da diporto.
Si tratta di un
altro provvedimento di legge in cui l'esame che fa il consigliere Mirabello
della storia di questi ultimi anni non fa una piega sul fallimento di distretti
turistici locali perché le Province depotenziate non sono state in grado di
essere ente di governo, ma soprattutto – diciamolo con grande chiarezza – con
ipocrisia i Governi passati, sia regionali sia provinciali, hanno considerato
tutelabili dal punto di vista turistico – come diceva bene il consigliere Mirabello
– tutto il territorio regionale, e non è così.
Di fatto, non si è
riusciti a dare un minimo di organizzazione in questo settore sia territoriale
sia locale e, da 10 anni a questa parte, in quello che dovrebbe essere un
settore strategico, nevralgico e decisivo per la crescita dello sviluppo e per
trattenere qualche giovane in questa regione, si è proceduto a tentoni.
Diciamolo con grande chiarezza!
Anche il
centro-destra, negli ultimi 5 anni di governo non ha avuto un assessore
regionale al turismo, ha separato la gestione del turismo rispetto ai beni
culturali, non ha considerato le potenzialità del settore agricolo o del
settore della biodiversità forestale; spesso i boschi sono stati un modo per
far quattrini in maniera diversa, frodando la Regione; non è stata considerata
la forestazione produttiva; i nostri altipiani e le nostre montagne non sono
state valorizzate, nonostante la presenza di Parchi nazionali ed ecco che,
nella mancanza di un progetto generale, si arriva a delle iniziative lodevoli,
che vengono sempre dal Consiglio Regionale nella mancanza assoluta di chi
detiene queste deleghe e che anche in questa Legislatura sono state detenute
dal Presidente della Giunta regionale.
Che cosa è
mancato?
Diciamolo con
grande chiarezza: è mancato un progetto generale, è mancata una visione e
un'idea di sviluppo di questa terra attraverso l'utilizzazione di queste
potenzialità.
Il turismo –
spesso lo diciamo anche in questo Consiglio regionale parlando a vanvera –
dovrebbe essere una delle maggiori azioni di sviluppo di questa terra.
In questi anni,
nel momento in cui in altre parti del pianeta c'erano grandissimi conflitti
internazionali, ci siamo beati del fatto che le presenze in questa regione
salivano dai 9 milioni e mezzo di visitatori di qualche anno fa, a qualcosa più
dei 10 milioni.
In effetti, la
Calabria ha circa 2 milioni di visitatori all'anno, che è nulla rispetto alle
potenzialità, ma soprattutto rispetto al fattore clima che non utilizziamo
lontanamente in questa terra.
Ritengo che ci
siano le condizioni per far bene.
Ben vengano queste
proposte, per le quali – collega Mirabello – siamo favorevoli, come lo siamo
stati anche prima rispetto a questa iniziativa, che ha il merito di risvegliare
anche il dibattito e che cercherà di riorganizzare il territorio.
Credo che anche la
norma sulla nautica da diporto sia da accogliere con favore e, attraverso
questo, si cominci a disegnare un percorso di crescita rispetto ad un settore
che da anni è stato dimenticato, almeno dalle ultime due Giunte regionali.
Fermo restando che
l'applicazione di questa norma dovrà privilegiare i territori che, nel corso
degli anni, sono riusciti a salvaguardare meglio il proprio habitat, i propri
beni storici, il proprio territorio, riuscendo a salvaguardare anche l'immagine
di questi territori di cui in questa regione abbiamo qualche esempio, credo che
dovremo orientarci verso limitazioni di questi modelli di sviluppo.
Nella costruzione
di quelli che sono i distretti turistici, per forza di cose non dovremo considerare
tutta la regione ma, avendo un progetto e una visione, dovremo privilegiare i
territori che in questi ultimi decenni, magari da soli, sono riusciti a
costruire un percorso virtuoso, da questo punto di vista.
Credo che una
franca discussione per questi argomenti e anche per la questione turistica in
generale, con un piano sullo sviluppo turistico di questa regione, la dovremo
fare.
Stiamo continuando
ad approvare delle proposte di legge spot rispetto alle quali esprimiamo voto
favorevole ma, rispetto a questo, come opposizione chiediamo che ci sia un
dibattito franco, approfondito e che, quando potrà, il Presidente della Giunta
regionale, che è il titolare di questa delega, venga a riferire in Consiglio
per capire cosa in questi anni si è fatto – o, più che altro, non si è fatto –
nel settore e sull'argomento per costruire prospettive di sviluppo.
Non credo che
possa esserci una crescita d'emblée o
all'improvviso se non si programma.
Poiché in questi
anni uno dei fallimenti della Giunta regionale è stata proprio la mancanza di
progettualità e di una visione su un settore che tutti consideriamo nevralgico,
come quello della unicità e della tipicità dei nostri prodotti agricoli ai
quali dobbiamo riconoscere, almeno in alcuni settori, tradizione e qualità e
dove, forse, manca anche la possibilità di guidare la cooperazione, chiediamo
un dibattito franco e complessivo che non sia un provvedimento spot – che pure
sosteniamo e riteniamo pregevole e positivo – ma una discussione generale, come
Consiglio regionale, sull'ipotesi di sviluppo turistico ed enogastronomico di
questa regione, la dobbiamo fare perché da qui, dalla cruna dell'ago, passa
ogni ipotesi di crescita di questa terra.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Anch'io esprimo apprezzamento per la proposta di legge del collega
Mirabello, che è condivisa anche dalla minoranza e, quindi, dimostra che in
questo Consiglio regionale qualcosa di positivo e di buono riusciamo a
produrlo, perché quando si determinano condivisioni e apprezzamenti su proposte
di legge che provengono da una parte o dall'altra, vuol dire che c'è uno
spirito costruttivo che ho sempre invocato negli anni passati, e che invoco
ancora oggi in questi ultimi mesi, difficili e delicati per la vita e per le
Istituzioni calabresi.
Vorrei aggiungere
qualcosa in più rispetto alle cose dette dai colleghi Pedà e Gallo, che
condivido appieno: in Calabria, oltre a una proposta organica sul turismo e,
quindi, alla necessità di aprire un dibattito vero su questa regione per non
andare a compartimenti stagni e senza una visione di insieme su cosa potrebbe
essere lo sviluppo turistico per la Calabria, credo che si debba fare un'altra
riflessione – cari colleghi Gallo e Pedà – che è quella di come rendere
responsabili anche i privati su quest'aspetto perché spesso, nel passato,
abbiamo previsto finanziamenti a gogò in alcuni settori, senza aver creato
nulla di positivo per la nostra terra.
Quando parliamo di
responsabilità o di altro credo che dobbiamo avere anche il coraggio e
l’ambizione di saper indirizzare le poche possibilità di finanziamento che
abbiamo e sapere a quale turismo guardiamo, se è un turismo di qualità, un
turismo di seconda classe o un turismo di incentivazione dei centri storici;
però è una scommessa che dobbiamo fare.
Se eleveremo il
dibattito, riusciremo a porre al centro della discussione una proposta seria e
di qualità che valorizzi il merito, che dia speranza a chi vuole investire in
questa terra con l'ambizione di sapere attrarre risorse e investitori
dall'estero; una capacità alta, dunque, che dobbiamo avere, non solo su questo
tema, ma anche su altri temi che affronteremo nei prossimi mesi in questa
Assise regionale.
Se non abbiamo
questa ambizione e ci limitiamo solo ad enunciare alcuni principi, senza
entrare nel merito con quella autocritica necessaria, ma anche con l'ambizione
di essere protagonisti delle sfide che abbiamo davanti, credo che faremo un
errore.
Ritengo che il
turismo rappresenti un'occasione di crescita culturale e di confronto alto, ma
soprattutto un modo per dire ai calabresi che le vere sfide su cui dovremo
misurarci nei prossimi mesi sono il turismo e l’agricoltura, che sono le vere
risorse, potenzialità e opportunità che abbiamo per questa regione e per i
nostri territori.
Passiamo alla
votazione del provvedimento:
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Articolo 11
(È approvato)
Chiedo scusa
Presidente, l’articolo 12 recita: “la predetta disposizione ha carattere
ordinamentale e non comporta spese per l'amministrazione”.
Poi prosegue con:
“criteri di quantificazione degli oneri finanziari” e “l’indennità di un
garante è fissata al 30 per cento dello stipendio base del consigliere
regionale”.
Volevo capire se
la spesa del garante è prevista per tutti i distretti o solo per uno; questa è
la prima domanda, Presidente.
La seconda domanda
è la seguente: i sistemi turistici locali nel bilancio della Regione avevano un
fondo, se non mi sbaglio.
Questo fondo va
direttamente nei distretti turistici o non c'è nessun fondo e questi soldi
vengono recuperati diversamente? Grazie.
Mi dicono che si
tratti di un refuso della relazione. Ha chiesto di intervenire il consigliere
Mirabello. Ne ha facoltà.
Non c'è nessun
garante. Purtroppo si tratta di un refuso nella relazione. Nell'articolato non
è previsto alcun garante, quindi nel testo di legge non c’è.
Francamente lo sto
verificando adesso sulla scorta della dell'intervento del collega Nucera però,
come si può evincere dal testo, non è previsto un garante.
C’è solo nella
relazione, ma non nel testo uscito dalle Commissioni.
Dove posso
visionare il testo uscito dalle Commissioni?
Le è stato
fornito. Prego gli uffici di assistere il consigliere Nucera.
Ci sono fondi
stanziati sui Sistemi Turistici Locali nel bilancio della Regione o non sono
previsti fondi dalla Regione?
Ho fatto il
consigliere provinciale e so che i Sistemi turistici locali erano finanziati
dalla Regione con dei fondi, per cui vorrei capire perché qui c'è scritto che
non ci sono spese. Io credo che ci siano.
I Sistemi
turistici locali hanno un capitolo di spesa nel bilancio della Regione? Questo
capitolo di spesa viene spostato nei distretti turistici oppure i sistemi
turistici locali non hanno un capitolo di spesa nel bilancio della Regione?
Cedo la parola
all’assessore per le informazioni richieste dal consigliere Nucera.
Non c’è. Non è
previsto.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.
Come ho già
ribadito nel mio intervento, i Sistemi turistici locali, di fatto, non sono
stati applicati e definanziati.
Questo testo di
legge, come ribadito sia nell'articolato sia nelle relazioni, non comporta
alcun onere a carico del bilancio regionale.
Consigliere
Nucera, qualora avesse ancora dubbi, la prego di formulare come previsto dal
Regolamento, interrogazione specifica alla Giunta regionale.
In Aula le abbiamo
dato la parola per un chiarimento, però da Regolamento si deve formalizzare
interrogazione specifica da protocollare.
Articolo 12
(È approvato)
Passiamo alla
votazione della legge nel suo complesso con autorizzazione al coordinamento
formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in allegato)
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Nucera. Ne ha facoltà.
Nella tabella 2 si
dice: “a titolo esemplificativo e non esaustivo si individuano come possibili
coperture, l'utilizzo di accantonamenti o fondi speciali del programma e dei
punti”.
Quella è la
relazione, consigliere Nucera.
Passiamo al terzo
punto all'ordine del giorno, la proposta di legge numero 314/10^ di iniziativa
dei consiglieri Sergio e Bova recante: “Disposizioni in materia di
partecipazione dei dirigenti regionali ai lavori delle Commissioni consiliari.
Modifica alla legge regionale 3 febbraio 2012, numero 3”.
Cedo la parola al
consigliere Sergio per illustrare il provvedimento. Prego.
Signor Presidente, colleghi, il progetto si inserisce
nell'ambito della disciplina dell'organizzazione e partecipazione ai lavori
delle Commissioni consiliari dei Dipartimenti della Giunta e si propone di
introdurre conseguenze sulla valutazione delle performance per quei dirigenti
che, seppur regolarmente convocati, non partecipano, in maniera ingiustificata,
ai lavori della Commissione.
Il testo della proposta si comprende 3 articoli: l’articolo
1, sanziona l’assenza del dirigente ai lavori delle Commissioni consiliari,
quando invitati; l'articolo 2, contiene la clausola di neutralità finanziaria e
l'articolo 3, la norma di chiusura che ne disciplina l’entrata in vigore.
La proposta è stata deliberata all'unanimità dalla prima
Commissione nella seduta del 15 maggio 2018. La proposta è neutrale dal punto
di vista finanziario, in quanto la norma ha carattere ordinamentale. A tal
fine, la Commissione bilancio si è espressa favorevolmente nella seduta del 23
ottobre scorso, pertanto, vi ringrazio, Presidente, e chiedo al Consiglio di
approvare questa proposta. Grazie.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.
Abbiamo già detto che è opportuno approvare questo testo per
migliorare la qualità dei lavori delle Commissioni. Nel mio breve periodo di
mandato, ho richiamato più volte l'attenzione sulla burocrazia regionale che
deve supportare il lavoro della politica.
In Commissione abbiamo notato una cronica assenza di alcuni
dirigenti - presidente Sergio - chiamati ad intervenire ai lavori della
Commissione e dare il loro prezioso apporto.
Ritengo che questa legge vada approvata immediatamente.
Anzi, secondo me, è necessario anche parametrare la performance, le
attribuzioni supplementari date ai dirigenti, all’effettivo lavoro.
Non voglio fare un discorso contro la burocrazia in
generale. Proprio ieri sono stato alla Cittadella per problematiche che
riguardano il nostro territorio ed ho avuto massima collaborazione da tanti
funzionari, però credo che ogni lavoratore, specialmente nel pubblico - nel
privato ci sono altre dinamiche -, debba rispondere a chi lo retribuisce, in
questo caso i cittadini. Quindi, noi che rappresentiamo i cittadini calabresi,
dobbiamo controllare questi lavoratori.
Mi auguro - presidente Sergio - che questa legge non rimanga
lettera morta e stabilisca, concretamente, che chi lavora viene premiato,
mentre chi non lavora - come in tutte le aziende private del mondo -, chi non
dà il suo contributo, chi non dà una prestazione sinallagmatica rispetto alla
retribuzione - spesso molto alta -
viene licenziato o sollevato dall'incarico.
Quindi, annuncio il mio voto favorevole e mi auguro che, in
futuro, il provvedimento venga applicato nella misura dovuta. Grazie.
Passiamo
alla votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Passiamo
alla votazione della legge nel suo complesso con l'autorizzazione al
coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in allegato)
Il
quarto punto all'ordine del giorno riguarda la proposta di legge numero 333/10^
di iniziativa del consigliere D'Acri recante: “Norme per la lavorazione,
trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli primari di esclusiva
provenienza aziendale da destinare alla vendita”. Cedo la parola al relatore
del provvedimento, Aieta. Prego.
La proposta di legge di iniziativa del consigliere d'Acri
che è posta oggi all’attenzione di questa Assemblea si compone di 10 articoli.
L'articolo 1 definisce gli obiettivi dell'intervento
legislativo volti a sostenere e preservare le piccole produzioni agricole
locali e ad agevolare la lavorazione, trasformazione e confezionamento dei
prodotti agricoli di esclusiva produzione aziendale; gli articoli 2 e 3
individuano rispettivamente i destinatari degli interventi e le modalità per
l'avvio dell'attività; l'articolo 4 specifica che le attività di lavorazione,
trasformazione e confezionamento riguardano prodotti agricoli e di allevamento
di esclusiva produzione aziendale; gli articoli 5 e 6 individuano i requisiti
edilizi dei locali per la lavorazione e le condizioni di utilizzo dei locali
stessi; l'articolo 7 prevede che, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della
legge, la Giunta regionale emani un regolamento di attuazione in cui verranno
definiti i requisiti strutturali e
igienico sanitari relativi alla lavorazione e trasformazione dei prodotti e le
linee guida relative alle procedure di autocontrollo, ai sensi della normativa
comunitaria; l'articolo 8 dispone l'imposizione di sanzioni nell'ipotesi di
violazione delle disposizioni contenute negli articoli 3 e 7; il provvedimento
si conclude con gli articoli 9 e 10 che contengono rispettivamente la clausola
di invarianza finanziaria e l’entrata in vigore.
Dal punto di vista finanziario, si evidenzia che la proposta
è corredata di una relazione tecnico-finanziaria, nella quale si specifica,
articolo per articolo, l’invarianza finanziaria del provvedimento.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere D’Acri. Ne ha facoltà.
Questa proposta di legge nasce dalla necessità di tener
conto di una parte importante del settore agricolo: i piccoli agricoltori, dato
che la superficie media coltivata è di 5 ettari e mezzo.
Questo rientra in una strategia di visione del mondo
agricolo, perché è uno dei pilastri fondamentali del Piano di sviluppo rurale
- che è il documento che va a
programmare l’agricoltura italiana e calabrese dal 2004 e 2020 – che deve tener
conto anche delle aree interne per poterle valorizzare e contrastare lo
spopolamento.
Oltre ai finanziamenti, si rende necessario dare la
possibilità a tanti piccoli agricoltori - che forse non incidono molto a
livello di fatturato, ma hanno un importante loro ruolo sociale - di
trasformare i piccoli prodotti che producono e avere un valore aggiunto.
Si parla di multifunzionalità dell'agricoltura. Noi
immaginiamo le grandi realtà, le grandi aziende, ma i piccoli agricoltori
rappresentano l'ottanta per cento delle nostre aziende. È necessario metterle
in condizione di avere una possibilità in più, perché non tutti possono
permettersi di adeguare un locale e fare le trasformazioni. In questa legge,
appunto, è previsto che si possa utilizzare la cucina della civile abitazione
per poter trasformare i prodotti, sempre tenendo conto delle norme igieniche e
separando i due processi. Ciò gli darebbe la possibilità di avere un reddito.
Tutto questo rientra in un’unica strategia, insieme alla
legge che prevede agevolazioni per i giovani che si dedicano all’agricoltura,
alla legge sulla biodiversità e c'è anche allo studio delle Commissioni una
proposta di legge sull'agricoltura sociale e sulle piante officinali. Tutto,
anche quello che può sembrare marginale, può dare un grosso contributo all’agricoltura
calabrese. Grazie.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.
Questa legge doveva essere approvata 10 anni fa, quando le
norme igienico-sanitarie erano più restrittive e tanti imprenditori si sono
dovuti adeguare sostenendo dei costi alti. Non dimentichiamo che costruire una
cucina adeguata alle norme d’igiene e mantenerla sanificata ha oggi dei costi
altissimi.
È pur vero che, se una Regione vuole risollevarsi dal punto
di vista economico puntando sulla tipicità e sul turismo – prima abbiamo
approvato, appunto, una legge –, qualcosa la deve fare.
In questi ultimi 10 anni, tanti che avevano investito in
piccole imprese, hanno dovuto chiudere, proprio per questi costi - collega
D’Acri, vedo anche il collega D'Agostino che è un importante imprenditore del
settore alimentare -, non hanno potuto dare nuovo coraggio, nuovo impulso alla
manifattura, alla piccola impresa, all'impresa tipica. È giusto che questo
Consesso trovi delle soluzioni.
Ho una perplessità, però, sui controlli che non possono
essere fatti con la stessa frequenza con cui dovrebbero essere fatti, perché diamo
l'opportunità di intraprendere un'attività nella cucina dell'abitazione. Anche se è vero che chi cucina per sé stesso,
nella propria abitazione, forse tiene ad avere un'igiene che sarà, quantomeno,
adeguata a quella di un'attività commerciale.
Quindi,
il voto è certamente favorevole - è una legge che, ripeto, arriva in ritardo -,
ma con la raccomandazione alla Giunta regionale di approvare un regolamento il
più restrittivo possibile, che disponga tutti i controlli sanitari opportuni
nel rispetto dei regolamenti comunitari.
Dobbiamo dare al consumatore non solo il prodotto tipico, ma
anche la garanzia del controllo sanitario e della rintracciabilità del
prodotto, anche tipico, della nostra regione.
Avete comunicato che le esportazioni sono aumentate - mi
auguro anche nel 2018 -, spero che anche questa particolare nicchia di mercato
possa fare parte dell'export calabrese.
Quindi, voto favorevole. Grazie.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Citavo prima questa norma che consente - grazie
all’iniziativa del collega D’Acri - ai piccoli imprenditori, ai piccoli
proprietari agricoli di poter avviare processi di trasformazione e di vendita
di prodotti agricoli all'interno della propria azienda.
Naturalmente, licenziamo positivamente questa proposta,
anche perché consente a chi ne ha voglia, a chi ne ha la possibilità, magari
anche supportato da contributi comunitari o regionali, di poter aumentare le
possibilità e le potenzialità della propria azienda.
Siamo in sede politica - è vero siamo in sede di
approvazione della norma -, ma credo che dobbiamo ragionare insieme, come
Consiglio regionale, su questo aspetto che non è secondario.
La tradizione culinaria, l’enogastronomia, la tipicità, sono
argomenti forti che in altre regioni, soprattutto del Mezzogiorno, sono stati
utilizzati come elementi di crescita, di sviluppo.
Ad esempio, la Regione Puglia, in questi anni, ha puntato
sul turismo di qualità, introducendo nei luoghi di accoglienza, negli alberghi,
nei resort uno spazio per i prodotti tipici: dai latticini, alle focacce, ai
prodotti agricoli.
Ad esempio, i dati ci dicono che, in un settore nevralgico
come quello agricolo, l'esportazione dall'Italia verso la Cina - un mercato da un miliardo e mezzo di persone
- è aumentata nel corso degli anni del 25 per cento all’anno, con un trend
costante.
In questi stessi anni, è aumentata del 75 per cento
l'esportazione dall'Italia verso la Cina di due prodotti in particolare: il
Parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma, che sono un esempio straordinario
di tipicità, cooperazione e tradizione.
Ora direte: cosa c'entra questo rispetto al piccolo
imprenditore agricolo che vuole trasformare i prodotti all'interno della
propria azienda e metterli in vendita? A mio avviso c'entra, se si pensa che
con una regia superiore, una guida, un faro - che potrebbe essere la Regione -
si potrebbero creare occasioni per concretizzare: tradizione - quindi tipicità
-, qualità - attraverso controlli qualitativi - e cooperazione.
Credo che questo dibattito possa servire da impulso alla
Giunta regionale, dato che sono stati fatti dei percorsi su alcuni prodotti
tipici, penso alla ‘nduja, al tartufo di Pizzo, alla soppressata calabrese.
Per ragioni familiari, recentemente, ho avuto la fortuna di
trascorrere una giornata in un caseificio che produce Parmigiano Reggiano e in
un prosciuttificio che produce prosciutto di Parma, sono esempi straordinari di
come, nel corso dei decenni, quella tradizione - che peraltro è stata tutelata
attraverso consorzi di tutela - possa creare grandi masse di economia e di
sviluppo.
Credo che, da questo punto di vista, anche noi abbiamo
qualche possibilità e qualche potenzialità. Difatti, chi, in questa regione, è
avanti nella risposta dal punto di vista enogastronomico e della tipicità,
riesce ad attrarre, anche dal punto di vista dell’accoglienza, turisti che
provengono da fuori dei confini territoriali - soprattutto stranieri - e ci
racconta che uno dei punti di forza è la tipicità e l’unicità dei nostri
prodotti.
Quindi, ben venga l'iniziativa del collega D’Acri – diceva
bene il collega Pedà, - noi la sosteniamo, la votiamo, ma credo che sia
necessario da parte della Giunta regionale organizzare queste iniziative meglio
di quanto è stato fatto in passato. Sono stati fatti degli sforzi sui prodotti
di denominazione di origine protetta, di denominazione di origine controllata,
però io credo che un percorso ragionato, virtuoso da questo punto di vista,
sarà necessario se vogliamo far sì che questi prodotti diventino, realmente,
non un argomento del quale ragionare e discutere - anche in termini di vendita
a chilometri zero in un mercato asfittico come il nostro regionale , ma
occasioni di vendita e di apprezzamento fuori dei confini regionali e, quindi,
di ritorno economico per la nostra
regione. Magari riuscendo anche a trattenere, in questo territorio - lo voglio
dire, perché è questa la nostra finalità -, qualche giovane che si occupi di un
settore che credo possa creare occasioni di crescita, di sviluppo e,
soprattutto, di aumento del prodotto interno lordo per questa regione. Grazie.
Passiamo alla votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato
)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Passiamo alla votazione della legge nel suo complesso
con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in
allegato)
Passiamo
alla proposta di legge numero 400/10^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Disposizioni
transitorie per la gestione del servizio di trattamento dei rifiuti urbani”, il
cui inserimento è stato chiesto dal consigliere Bevacqua. Prego, consigliere
Bevacqua, può illustrare il provvedimento.
Lo
illustrerà l’assessore Rizzo.
Cedo
la parola all’assessore Rizzo per illustrare il provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente. Colleghi consiglieri, assessori,
la legge regionale numero 14 del 2014 detta le norme per il riordino del
servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani e la costituzione degli Ato.
In particolare, l'articolo 6 di questa legge detta
disposizioni per assicurare l'immediato avvio delle Comunità d'ambito
territoriale e fissa al 31 dicembre 2018 il termine per il loro subentro alla
Regione nei rapporti contrattuali con i gestori dell'impianto di trattamento.
Pertanto, dal primo gennaio 2019, ope legis, i Comuni sono subentrati nella gestione del ciclo
integrato dei rifiuti e le Comunità d'ambito si sono costituite.
Tuttavia, a decorrere dal primo gennaio di quest'anno,
i Comuni hanno manifestato alcune difficoltà nella gestione del ciclo integrato
dei rifiuti e le Comunità d'ambito, in particolare, non si sono dette
all'altezza.
Per tali motivi, i Comuni stessi hanno chiesto un
incontro presso l'assessorato all'Ambiente, alla presenza anche del presidente
dell'ANCI, Gianluca Callipo, e hanno fatto richiesta alla Regione Calabria di
un ulteriore aiuto per l'anno corrente nella gestione dell'intero ciclo
integrato dei rifiuti.
Nello specifico, sia i Comuni sia il Presidente
dell'ANCI, hanno chiesto che, dopo l'effettivo subentro dei Comuni nei
contratti con i gestori, la gestione diretta venisse affidata alla Regione
Calabria e che la stessa potesse assistere i Comuni sia dal punto di vista
tecnico-amministrativo – con la produzione di tutti gli atti propedeutici per
poter fare le nuove gare e stabilire poi quali saranno i nuovi gestori – sia
dal punto di vista economico con il pagamento dei gestori.
Tutte le richieste fatte dai Comuni sono state accolte
dalla Regione, stabilendo però delle regole non solo per quanto riguarda il
subentro nei contratti, ma soprattutto per assicurare il flusso economico
necessario alla gestione nell'anno 2019.
Pertanto, si è stabilito che nell'atto che stipula il
subentro dei contratti, i Comuni dovranno individuare, anche il capitolo di
spesa che identifichi, per l'appunto, il flusso che deve essere assicurato alla
Regione Calabria, che compiano il pagamento ogni due mesi e siano soggetti a
controllo da parte della Regione.
Nel caso in cui gli ambiti non dovessero garantire
questo pagamento per almeno l'80 per cento di quella che è la previsione
dell'intero importo contrattuale, con un primo controllo che verrà fatto alla
scadenza del primo semestre, la Regione Calabria potrà non accettare più la
delega e, quindi, i Comuni sarebbero responsabili.
La legge consta di 3 articoli: l'articolo 1, prevede
l’abrogazione dei commi 1 e 2 dell'articolo 6 bis della legge numero 14 del 2014; viene modificato anche il comma
3 dello stesso articolo, prevedendo che, ai sensi dell'articolo 2 bis, la Regione eserciti i poteri sostitutivi
nei confronti degli Enti locali aderenti alle rispettive Comunità d'ambito di
cui all'articolo 4 e che, alla data di entrata in vigore della modifica in
questione, non siano subentrati ad essa nei rapporti contrattuali con i gestori
degli impianti di trattamento, ovvero non abbiano sottoscritto i contratti di
servizio con i gestori.
Per esigenze di coordinamento formale si prevede di
sostituire nel comma 5 dell'articolo 6 bis
il riferimento al comma 2 con quello del comma 3.
Il disegno di legge prevede, inoltre, sempre
all'articolo 1, l'inserimento nella legge regionale numero 14 del 2014 di un
articolo, il 6 ter, a mente del
quale, al fine di assicurare efficienza e continuità nell'espletamento delle
attività di trattamento dei rifiuti urbani nella prima fase di operatività
degli Ambiti Territoriali Ottimali, le Comunità d'ambito possono delegare alla
Regione Calabria le funzioni amministrative relative alla suddetta gestione per
un periodo non superiore al 31 dicembre 2019.
Ricordo che si tratta di una facoltà che possono
esercitare le Comunità d'ambito, non è un obbligo.
La delega – che potrà essere conferita soltanto dopo
che gli Enti locali aderenti alle Comunità d’ambito siano subentrati nei
rapporti contrattuali con i gestori degli impianti di trattamento, ovvero
abbiano sottoscritto i contratti di servizio con i gestori – ha natura
facoltativa e le Comunità che intenderanno avvalersene, potranno individuare
nello specifico oggetto, i contenuti e le estensioni anche temporali, nei
limiti suddetti.
Ciò in considerazione della non omogeneità delle
situazioni caratterizzanti i diversi ambiti territoriali. La medesima delega
non potrà protrarsi oltre il 31 dicembre 2019 e sarà regolata sulla base di un
accordo tra la Pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 15 della legge
numero 241 del 1990.
L'articolo 6 ter
prevede inoltre, che, prima della sottoscrizione dell'accordo, gli Enti locali
aderenti alle Comunità d'ambito dispongano con formale provvedimento il
trasferimento alla Regione Calabria, con cadenza bimestrale, delle risorse
corrispondenti al costo del servizio di trattamento per come individuato con
delibera di Giunta regionale e accettino espressamente, con dichiarazione del
legale rappresentante dell'Ente, l'intervento sostitutivo di cui all'articolo 2
bis, entro 15 giorni successivi
all’eventuale inottemperanza, con nomina di un Commissario ad acta da parte del Presidente della Regione, senza la necessità
di diffida.
Al fine di dare certezze al trasferimento delle
risorse, è prevista l’inefficacia della delega se, per un Ambito Territoriale,
non sia stato trasferito semestralmente almeno l'80 per cento delle risorse
corrispondenti al costo del servizio sostenuto, con conseguente
riappropriazione della gestione del servizio da parte della Comunità d'ambito.
Al verificarsi dei relativi presupposti, la cessazione
degli effetti della delega è comunicata alla Comunità d'ambito con un atto
congiunto dei dipartimenti regionali competenti in materia di ambiente e di
bilancio.
Inoltre, al fine di assicurare la copertura integrale
degli oneri sostenuti dalla Regione, si prevede che la Giunta regionale
determini, per ciascun Ambito territoriale ottimale, il costo del servizio di
trattamento relativo al periodo di esercizio della delega, con obbligo per i
Comuni di corrispondere gli eventuali conguagli.
La proposta di legge prevede variazioni di bilancio,
necessarie a garantirne la copertura finanziaria, così come previsto
dall'articolo 2 del disegno di legge medesimo.
Infine, l'articolo 3 del disegno di legge regionale
dispone l'entrata in vigore della stessa il giorno successivo a quello della
pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Questa legge è stata condivisa e concordata con i Comuni
della regione Calabria e con gli Ato.
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Guccione. Ne ha facoltà.
Penso che questo provvedimento fosse scontato, perché
la possiamo mettere come vogliamo, ma abbiamo ancora un sistema fragile e
incompiuto dove si registrano forti ritardi nell’applicazione del Piano
regionale dei rifiuti, che abbiamo approvato in questa sede.
Cercare di scaricare sui Comuni è stato un esercizio
poco attento dal punto di vista istituzionale.
La Regione Calabria non era nelle condizioni di
trasferire le competenze ai Comuni a causa dei ritardi imputabili sia alla
Regione sia ai Comuni.
Il Piano regionale dei rifiuti è ancora una grande
opera incompiuta, tant'è che, proprio in queste ore, pare che anche la gara per
portare i rifiuti fuori regione sia andata deserta.
Il nostro problema è che più aumenta la differenziata
e più dobbiamo portare i rifiuti fuori regione, facendo ricadere sui calabresi
le spesa per il trasporto e per il conferimento.
Dalle notizie che ho, questa gara è andata deserta e
ciò raddoppia l’emergenza. Dove mettiamo il rifiuto che proviene dalla raccolta
differenziata? Dalle notizie di stampa, pare che l'ultima discarica disponibile
ad accettare i rifiuti, si sia esaurita. C'è bisogno di chiarezza!
Si parla di “discariche zero”, ma non vorrei che in
queste settimane si autorizzasse l'apertura di altre discariche.
Dobbiamo essere coerenti con le cose che diciamo,
altrimenti rischiamo di avvelenare il clima.
Abbiamo, quindi, una situazione di emergenza dettata
dal fatto che non si sa dove portare i rifiuti, non essendoci nessuno
disponibile a trasportarli fuori regione o ad avere discariche fuori regione,
come abbiamo fatto anche ultimamente per diversi milioni di euro; in più,
avendo impiantato il Piano dei rifiuti “discariche zero”, oggi qualcuno
surrettiziamente vuole autorizzare altri tipi di discariche.
Mettiamoci d'accordo!
Apriamo un dibattito su questo! Coinvolgiamo le
popolazioni! Mi ritrovo uno studio della Regione Calabria – c’è il simbolo
dell'Amministrazione provinciale di Cosenza e della Regione Calabria – per
quanto riguarda l’individuazione di alcune discariche nell’Ato uno di Cosenza.
Questo studio è stato chiuso – credo pagato dalla
Regione Calabria – e contiene una serie di ipotesi su dove individuarle, come
farle, in quali parti farle e quali sono le incidenze ambientali.
Costruire a tavolino tutta una serie di questioni in
questo modo, senza coinvolgere i territori, potrebbe portare a un’implosione ed
al rischio di essere noi a favorire l'emergenza.
Come si fa ad individuare aree di possibili discariche
su Castrolibero, su Montalto, su tutti i Comuni qui elencati? Questa cosa va
concertata.
Forse qualcuno si pagherà pure la parcella per questo
studio, però è necessario che queste questioni siano calate dall'alto; lo
abbiamo fatto anche in passato.
Devo formulare le mie scuse al consigliere Orsomarso
perché, nella scorsa Legislatura, si è alzato e ha proposto la proroga delle
aperture degli impianti privati, dicendo che era l'ultima; poi se ne sono fatte
altre, ne abbiamo fatte tantissime anche in questa Legislatura ed io sono stato
zitto, perché non posso avere due pesi e due misure da un punto di vista
politico.
Forse si dovrebbe avviare una vera concertazione,
perché arrivare al 31 dicembre e scaricare questa emergenza sui Comuni è stata
una cosa poco corretta, soprattutto da un punto di vista istituzionale.
Al momento abbiamo messo una pezza, ma se non
acceleriamo quello che è previsto nel Piano dei rifiuti, anche al 31 dicembre
2019, ci troveremo nelle stesse condizioni.
Affrontiamo un dibattito in Consiglio regionale e
ognuno si assuma le proprie responsabilità! Acceleriamo le procedure di
applicazione di quello che prevede quel cronoprogramma, perché gli impianti
pubblici hanno un forte ritardo.
Nella
loro realizzazione, così come lo era nella passata legislatura, anche oggi
abbiamo un forte ritardo. Allora avviamolo un discorso di questo tipo, perché
queste toppe non fanno altro che aumentare il rischio che ci possa essere un
collasso nel sistema dei rifiuti in Calabria. Deve essere garantita una filiera
istituzionale, non si può giocare a rimpiattino: questa patata bollente un
giorno la passiamo ai Comuni, poi, ce la riprendiamo noi. C'è bisogno di
un’assunzione di responsabilità politica e anche il consigliere regionale deve,
da questo punto di vista, esercitare il suo ruolo affinché quello che prevede
il Piano regionale dei rifiuti venga realizzato in tempi certi.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Orsomarso, ne ha facoltà.
Approfitto dell'intervento del consigliere Guccione per fare
alcune precisazioni, per un fatto di memoria storica. Siccome questa terra è
una terra strana, immagino lo sforzo e l'impegno dell'assessore che è sempre
disponibile a dare chiarimenti tutte le volte che provo a chiedere riguardo
alle problematiche esistenti. Questa è una terra strana e io, per fortuna,
collega Guccione, non conosco e non frequento chi si occupa di rifiuti in
Calabria. Se fossi dovuto restare alla polemica del PD, non faccio nome e
cognome… voi appartenete ad un partito rispettabilissimo, rispettabilissima la
vostra appartenenza, però ricordo - e la ricostruzione che fa Guccione non è
quella giusta - che ci siamo trovati alla fine di un commissariamento, quando
siamo arrivati nel 2013, con il commissario che consegnava alla Regione
Calabria una spesa di circa un miliardo sui rifiuti, avendo operato soltanto
con discariche private. Dopodiché mi trovai in Aula, con l'emergenza che
avevamo in quelle ore, con l'assessore Pugliano che, ovviamente, non poteva
presentare l'emendamento e mi chiese se lo potessi presentare io, considerata l'emergenza.
L’emergenza significava che nel frattempo si doveva
completare la programmazione dell'impiantistica pubblica. Ricorderete anche il
confronto con i Comuni, la manifestazione d’interesse nell'area nord, se non vado
errato, del comune di Bisignano e mi sembrava logico presentare un atto per la
Calabria, per evitare che i rifiuti rimanessero per strada. Non sapevo manco
dove fossero le discariche; questa non è una cosa bella per chi fa il
consigliere regionale, ma per dire, insomma, che non sono amico di chi gestisce
discariche. Mi sembrava un provvedimento logico e l’atto fu chiamato, tra
l'altro, “legge Orsomarso” in modo sempre vigliacco, con una cultura propria di
un certo tipo di sinistra, che non è sicuramente quella di Giuseppe Aieta e di
tanti altri, giusto per fare un nome, quasi a dire, a significare qualcosa con
linguaggio un po’ mafioso, mafiosetto.
Allora oggi qual è la memoria storica: quando è arrivato il
presidente Oliverio ho dovuto, per coerenza, rivotare la proroga e Oliverio non
è che l’ha chiamata legge Oliverio, l’hanno chiamata proroga della legge
Orsomarso. Non c’è nessuna legge Orsomarso! Era un provvedimento necessario
alla Calabria in quel momento storico, proposto da un consigliere regionale che
faceva parte della maggioranza e volto ad evitare che i rifiuti andassero
all’estero o stessero per strada, utilizzando quello che il commissario di
governo aveva lasciato in Calabria, cioè soltanto l’impiantistica privata e
nessuna programmazione pubblica.
Dissi allora a questa maggioranza, ad Oliverio, di fare
attenzione, visto che con la proroga si immaginava di utilizzare, di completare
un percorso che era, se non vado errato, il revamping
di Gioia Tauro e di tutte le strutture d’impiantistica pubblica funzionanti,
comprese quelle dell’area nord, perché, poi, c'è sempre il problema del nessun
rifiuto a casa nostra.
Badate bene, sono
stato in silenzio e solo oggi trovo la soddisfazione di dire alcune cose perché
il populismo non mi piace, neanche quello dei 5 Stelle, per cui, addirittura, Roma, la Raggi sta sprofondando
nell'immondizia, quindi, su questi temi vale per l'assessore, vale per
Oliverio, vale anche per voi come maggioranza, concordo con Guccione,
bisognerebbe aprire un dibattito serio con l'opinione pubblica e dire che i
rifiuti non ce li mangiamo o li portiamo tutti all'estero, perché ci costerebbe
tantissimo, tant'è che, secondo me, bisognerebbe indagare sul business dei
trasporti dei rifiuti, manco del trattamento, perché ogni tanto delle domande
te le poni.
Allora qual è il ragionamento? Mi permetto di dire perché ho
votato, non ripresentandola io, perché era una necessità vostra, una norma che
pensavo fosse stata prorogata per un altro anno. La soddisfazione, oggi, lo
dico al consigliere Giudiceandrea, per quella famosa discarica di cui si è pure
occupato in pre-Sila, creata da una stagione di sinistra, non so da chi, perché
poi ci vuole, veramente, faccia tosta. Penso che il provvedimento fosse
necessario per l'emergenza; oggi, dopo quattro anni, al di là degli sforzi,
ricordo bene il comizio del presidente Oliverio che ci diceva: noi faremo la
differenziata! Eppure, insomma, in tante città, compresa Cosenza, abbiamo
portato ad avere numeri importanti. Bisogna fare attenzione su questo tema, non
lo faccio nemmeno oggi, trovando la soddisfazione, ringrazio il collega
Guccione, che qualcuno mi chiede scusa e grazie a Dio non conosco nessuno,
perché nel sollecito delle cose calabresi si può pensare che uno fa un
provvedimento perché riguarda nomi, cose, persone o città.
Quindi, ribadisco, quel tono di Oliverio - e mi dispiace che
oggi il presidente Oliverio non ci sia -, l'abbiamo detto anche con garbo in
conferenza stampa, per noi è un fallimento politico, non è il fallimento di chi
chiede a chi ha una storia politica, che rispettiamo, di farla terminare con
cose che non ci appartengono culturalmente.
Oggi, dopo quattro anni, quel tono che diceva avete
sbagliato tutto e che interrompeva una programmazione giusta o sbagliata che
fosse…, il collega Gallo mi ricordava, non c'è adesso in Aula, che questa
proposta, oggi portata come proroga, non riguarda l'utilizzo delle discariche
private, ma una cosa più complessiva. Viene ereditata dalla scorsa legislatura
e ancora oggi viene prorogata. Siamo all'anno zero e mi rendo conto che è
difficile spiegare all'area Nord, qual è l'impiantistica pubblica utile,
moderna, di nuova generazione perché si tratta di una scelta impopolare che
nessuno si vuole assumere.
Questo è il terreno su cui crolla ogni demagogia, ogni
populismo che è una parola ormai, oggi, utilizzata molto, finanche dai 5
stelle, perché, viva Dio, c’è l’esempio di Roma, altrimenti avremmo avuto
scienziati che avrebbero raccontato di avere il potere di mangiarseli a casa i
rifiuti e quindi di non produrne più.
Siamo una terra difficile e sappiamo, purtroppo, in questo
terreno minatissimo da cui mi guardo sempre, come mi sono guardato da quello
che riguardava l'esperienza dei tagli boschivi, una roba che, quotidianamente,
è inquinata anche da altri fattori e che va trattata con grande responsabilità.
Allora concordo con il consigliere
Guccione: nell'anno che vi rimane, è opportuno che venga posta in essere
una manifestazione esterna, attraverso la quale si possa parlare con le popolazioni, con l'ausilio
anche della minoranza, che spieghi che un’impiantistica di cui la Calabria
necessita, al di là di dove si fa e come si fa, va prima o poi programmata e
che i commissariamenti, che tanti agognano, sono quelli che ci hanno lasciato
questo stato di fatto, un miliardo di euro di spesa e nessun sistema per
trattare i rifiuti in modo autosufficiente e moderno.
Figuratevi, come concezione, c'è un mio amico che è
vice-sindaco di un Comune, che sarebbe Cerzeto, che è guidato da un ottimo
sindaco di centro-sinistra, io sarei per i rifiuti zero, nella mia visione
della vita ambientalista, ma mi rendo conto che, però, poi, non è così. Per cui
su questo tema, per essere serio, dico all'assessore, lo dico indirettamente
anche ad Oliverio e a questa maggioranza: impieghiamo un anno, al di là dei
vostri ritardi di quattro anni, per parlare di più con il sistema calabrese,
senza scaricare, ha ragione Guccione, sui sindaci responsabilità che non sono
soltanto dei sindaci. Trattiamo anche con i sindaci anche se, spesso, nei
Comuni si raccoglie la tariffa e ci si fa altro e, quindi, anche i Comuni sono
deficitari in questo sistema che prima o poi imploderà.
Evitiamo - ripeto, ho atteso quattro lunghi anni rispetto a
questo - di fare grimaldello sulla supremazia della moralità, perché la
moralità è un concetto che appartiene alle persone e con la quale vanno a letto
la sera. Io ho dovuto attendere quattro anni perché c'erano alcuni che
esponevano questa famosa legge Orsomarso che Oliverio, poi, ha fatto chiamare
proroga legge Orsomarso.
Oggi si arriva al dunque su un'impostazione rispetto alla
quale serve grande maturità. Bisogna rivolgersi, anche, all'informazione per
dire che su questo tema conosciamo quante tonnellate di rifiuti produciamo,
sappiamo i rifiuti come devono essere trattati, come devono essere
differenziati, come devono essere smaltiti e quando la Calabria potrà, nel
tempo, con investimenti, diventare autosufficiente.
Su questo, se volete, possiamo, insieme, metterci la faccia,
ma ad oggi quella programmazione annunciata da Oliverio non c'è, ad oggi siete
all'ennesima proroga e io non ne voto più. Non mi sento più di votare proroghe,
perché quando mi è toccato proporla, e non conoscevo nulla di questo sistema,
l’ho fatto per responsabilità, perché i rifiuti stavano inondando la Calabria
dopo anni di commissariamento. Va bene la prima, va bene la seconda ma dopo
quattro anni non si può continuare a votare proroghe, bisogna metterci la
faccia e assumersi le responsabilità, fermo restando, lo dico all'assessore,
che non do responsabilità ad Oliverio, a Guccione, a lei perché so quanto sia
difficile. Allora se in questo anno, fatta salva la proroga che non voto,
volete un contributo per programmare, mettendoci la faccia insieme, e dire che
cosa serve a Calabria Nord, quanto e come funziona Calabria centro e Calabria
Sud, il sistema dei Comuni, saremo pronti in questo Consiglio regionale ad un
confronto sereno, concreto e serio sui numeri. È ovvio che questa proroga non
mi sento di votarla.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua, ne ha facoltà.
Apprezzo
lo spirito del collega Orsomarso e anche le critiche legittime, giuste che
vengono esplicitate in questa Aula, così come le preoccupazioni del collega
Guccione che, per la verità, è da tempo che pone al centro della discussione
questa problematica con grande preoccupazione, denunciando i ritardi che
abbiamo accumulato in questi anni.
Però,
ecco, dobbiamo anche evidenziare, per onore del vero, il lavoro fatto in questi
anni, da dove siamo partiti e dove siamo arrivati oggi e questo vorrei
ricordarlo visto che sono Presidente della Commissione Ambiente e trasporti e
ho seguito da vicino le vicende inerenti i rifiuti.
Oggi,
caro collega Orsomarso, non siamo qui per una ulteriore proroga, siamo qui per
assunzione di responsabilità da parte della Giunta regionale verso i Comuni che
sono subentrati; non perché è la Regione che spinge ma è un dettato
costituzionale che affida ai Comuni la gestione dei rifiuti e quindi, in questi
quattro anni, abbiamo avuto molta pazienza nel far maturare ai Comuni l’idea che
devono mettersi a capo della costruzione della comunità d'ambito e istituire
gli Ato nelle varie Province. Questo dobbiamo dirlo per amore del vero e per
dire che non è facile gestire il settore di cui parliamo. Conosciamo i ritardi
accumulati, con l’assessore Rizzo ne abbiamo parlato spesso in Commissione,
sappiamo che avevamo puntato molto sulla raccolta differenziata e che siamo
passati dal 12 per cento al 40 per cento in questi anni e questo è un grande
merito che va riconosciuto ai Comuni ma, anche, agli investimenti che la
Regione ha fatto in questo settore, garantendo finanziamenti a tutti i Comuni.
Abbiamo investito 530 milioni di euro per l'ammodernamento di tre impianti
importanti come quello di Alli a Catanzaro, quello di Reggio Calabria e quello
di Rossano, però sappiamo che la burocrazia è quella che è, conosciamo i
ritardi accumulati, sappiamo che i Comuni, spesso, non hanno recepito le
esigenze, lo spirito normativo che aveva la legge del 2014 ma abbiamo,
comunque, fatto una serie di cose positive.
Oggi
dobbiamo denunciare il ritardo, io sono consapevole, l’ho detto in Commissione
che sull'impiantistica siamo in ritardo e, anche lì, mi sono permesso di
avanzare una proposta. Oggi la provincia più in ritardo, caro collega Guccione,
è la nostra Provincia, non siamo stati capaci e qui la responsabilità, se
dobbiamo assumerci una nostra responsabilità e quindi della Giunta è quella di
non aver spinto per l’individuazione di un impianto a Cosenza, nella nostra
Provincia.
Ecco
perché ho avanzato l'idea, la porto, anche, all’attenzione del Consiglio
regionale, dei mini impianti nella provincia di Cosenza, perché una cosa è dire
al sindaco di Cetraro “governiamo questo processo in un bacino di centomila
abitanti”, altra cosa è dire al Comune di Cetraro “garantiamo un’impiantistica
per ottocento mila abitanti” e questo è anche un modo per responsabilizzare
ulteriormente i Comuni interessati e farli sentire comunità. Quando metto
insieme un bacino di centomila abitanti il processo si governa, scaricare,
invece, su un unico Comune un bacino di ottocentomila abitanti è più
complicato. Una riflessione in
quest’Aula bisogna farla, prendendo atto dei ritardi, per cercare di trovare
soluzioni.
Oggi
le discariche sono tutte private e sono tutte quasi esaurite; questa è la
verità! Quindi bisogna capire come aiutare l'assessore Rizzo, come mettere in
campo qualche idea per evitare che si verifichino situazioni incresciose in
cui, poi, la faccia la perdiamo tutti.
Ha
ragione il consigliere Orsomarso quando dice che nel 2014 c'era un’emergenza,
oggi non c’è l’emergenza ma abbiamo dei problemi da risolvere e spesso alcuni
comitati civici, come quelli con cui ho avuto modo di parlarne nella mia
Provincia, denunciano e fanno, anche, demagogia su certe cose senza capire gli
atti veri che si producono. C'è bisogno di una assunzione di responsabilità da
parte di questo Consiglio regionale, di una assunzione di responsabilità da
parte degli Ato che devono mettere in campo qualche idea. Credo che bisogna
accogliere la richiesta, che ho avuto modo di sentire in audizione, nella mia
Commissione, quando il Presidente dell’Ato della mia provincia chiedeva un
supporto tecnico professionale per mettere in campo un progetto vero. Dobbiamo
farci carico di questa esigenza manifestata sia dal Presidente dell’ANCI
regionale, Callipo, sia dal rappresentante del Comune di Reggio Calabria,
l’assessore Muraca, sia dal Presidente dell’Ato della Provincia di Cosenza, il
sindaco Manna.
Dobbiamo
ragionare tutti insieme per tentare di trovare una soluzione, la più urgente
possibile, la più immediata possibile, per evitare che, ancora una volta, la
Calabria e i Comuni vivano momenti di difficoltà ma, soprattutto, per evitare
che i nostri cittadini vivano un momento come quello del 2014, con l'immondizia
che giaceva per strada. In questi quattro anni lo abbiamo evitato e credo che,
se facciamo squadra e sintesi, lo eviteremo anche nei prossimi mesi e nei
prossimi anni. Grazie.
Ha chiesto di
intervenire l’assessore Rizzo, prego ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente.
Scusi, assessore, ma non mi ero accorto che aveva chiesto di
intervenire il consigliere Gallo.
Prego, consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Credo che queste siano un po’ le stranezze di questa terra:
introdurre e, con le stranezze e le grandi contraddizioni di questa terra,
andare a ragionare ancora una volta di un’altra straordinaria emergenza, quella
della gestione ordinaria del settore rifiuti, in una seduta di Consiglio
regionale, nella quale abbiamo ragionato anche di altro, di prospettive di
sviluppo, soprattutto ecosostenibile, di distretti turistici, anche di fauna
storica e della possibilità per i piccoli proprietari di trasformare i propri
prodotti agricoli. Non lo diciamo noi, che siamo di parte, ma lo dice uno dei
vostri. Lo dice il consigliere Guccione che in questi ultimi mesi sta facendo
una battaglia a viso aperto in questo settore rispetto a questo argomento.
Ritengo che si possano denunciare i ritardi ed anche le
omissioni del lavoro di questa Giunta regionale e del presidente Oliverio.
Avete consentito, peraltro, al consigliere Orsomarso di
togliere dalla propria scarpa un sassolino che aveva ormai da cinque anni, quando
fu additato, in piena emergenza, ma, allora, c’era un’emergenza ereditata da
anni di disfacimento commissariale e avevamo avuto una gestione dell’ambiente,
del settore rifiuti che era assolutamente deficitaria; soprattutto in provincia
di Cosenza – come diceva bene il collega Bevacqua – allorquando nessuno aveva
voluto programmare nulla e ognuno aveva giocato allo scaricabarile,
nell’inerzia totale di chi era dotato di poteri particolari, perché i
commissari erano dotati di poteri particolari e speciali all’interno della
nostra regione.
Oggi siete qui rispetto ad una legge della quale sono stato
relatore in quanto Presidente della quarta Commissione – lo dico con grande
chiarezza – pur non condividendola. Sapevo che si trattava di un adeguamento
rispetto ad una normativa nazionale, rispetto all’articolo 117 della
Costituzione, ma dissi al direttore generale dell’epoca, Gualtieri, che sarebbe
stata una norma, un tipo di impostazione, che, attraverso la realizzazione degli Ato sui territori, –
soprattutto nella differenza delle gestioni territoriali da parte dei vari
Comuni ad esempio della Sibaritide ed io conoscevo bene la storia di ogni
singolo Comune – ed anche nella non maturità dei Comuni, avrebbe determinato
una ulteriore paralisi.
All’epoca, nel 2013, ci trovammo nell’assoluta emergenza.
Fui relatore della norma, della cosiddetta “legge Orsomarso”, si dovettero
utilizzare le discariche private per evitare il collasso definitivo; in una
terra che assume di vivere e di poter vivere di agricoltura e di turismo,
abbiamo avuto per settimane l’immondizia per le strade.
Oggi questo fenomeno non è diffuso per tutta la regione, ma
chi è passato da Lamezia negli ultimi mesi si rende conto che è un fenomeno,
invece, esistente e sussistente.
E, allora, credo che vada fornita una valutazione anche da
questo punto di vista in funzione politica.
Le proroghe che avete concesso in questi anni hanno
significato che nulla o poco si è programmato e il fatto che oggi sia in corso
una gara per mandare all’estero i nostri rifiuti significa che nulla di nuovo
si muove sotto il sole.
E, quindi, credo che questa impostazione che la Giunta
regionale dà attraverso questa ulteriore proroga nell’accompagnamento dei
Comuni significhi che si procede ancora a tentoni ed anche in questo settore
non c’è un progetto, un’idea, un programma, a distanza di oltre quattro anni
dall’inizio di questa esperienza di governo.
Leggendo, poi, fra le pieghe del provvedimento, nella
relazione, ad esempio, – e lo dico per esperienza diretta – si fa riferimento,
al punto 7 di pagina 3, all’utilizzo di discariche in ambito regionale per il
conferimento degli scarti di lavorazione: discariche pubbliche, Cassano allo
Ionio, e private, Crotone.
Voglio chiedere all’assessore quando e con chi avete concertato
questo, ad esempio, per Cassano, perché l’ultima amministrazione eletta dai
cittadini in Consiglio comunale, con voto unanime, ha deliberato che per
Cassano – che ha già avuto quattro discariche, quattro buche che hanno raccolto
tal quale – non ci dovesse essere più ulteriore sacrificio attraverso
discariche, visto che, peraltro, poi, la Regione nulla o quasi nulla aveva
restituito al territorio se non in termini di royalties.
E, allora, poiché questi provvedimenti non possono essere
calati dall’alto e, soprattutto, assessore, eventualmente, non possono essere
concertati nemmeno con terne commissariali che omettono di assumere decisioni
in alcuni settori, ma ne assumono di pesanti in altri, invito la Giunta
regionale – soprattutto quando si ragiona con i territori e si decide per i
territori – a voler orientare le scelte anche consultando gli organi di natura
politica che esistono sul territorio, perché quegli organi hanno memoria e
conoscenza di quel che accade e di quel che è accaduto sui territori. Non
perché Cassano, assessore, voglia sfuggire rispetto alle proprie
responsabilità. Cassano – come lei racconta – negli ultimi anni ha avuto
l’unica discarica pubblica, ha avuto quattro buche di discarica, sempre nello
stesso posto, che hanno servito non il territorio di Cassano, ma il territorio
della Regione, perché, se 10 mila tonnellate venivano conferite dalla città di
Cassano, almeno 15 mila, 13 mila, 14 mila, a seconda degli anni, venivano
conferite da altri Comuni.
Quindi, Cassano è un territorio che ha servito gli altri
Comuni.
Credo che per volontà di quel Consiglio comunale –
dell’ultimo Consiglio comunale eletto – non si possa ancora una volta scegliere
Cassano perché l’ultima manifestazione di volontà degli organi eletti dalla
politica e dai cittadini – quindi, eletti legittimamente – era contraria,
nettamente contraria, all’unanimità. Ed è una volontà che trasferisco
all’assessore regionale in Consiglio regionale perché ero consigliere comunale
– sia pure di opposizione – in quella consiliatura e, quindi, riporto la
memoria storica di una volontà che hanno manifestato gli eletti di quel
territorio.
E, allora, su questi argomenti, invito la Giunta regionale
ad avviare un’azione di concertazione, a ragionare anche attraverso le
Province, utilizzando le Province, che potrebbero essere uno strumento
intermedio tra i singoli Comuni e la Regione stessa, visto che in questi anni
gli Ato sono tardati a partire. Invito la Giunta regionale ad azioni che
possano essere realmente costruttive perché è vero che qualcosa è stato fatto
nel settore della raccolta differenziata, ma ritengo che questo settore non
possa – come altri – camminare attraverso azioni spot e non possa – ritengo – non essere oggetto di una
programmazione seria, puntuale e soprattutto di lunga gittata.
Anche in questo caso, purtroppo, dobbiamo registrare che
questo provvedimento che arriva in Aula, in una seduta nella quale si sarebbe
dovuto discutere di occasioni di crescita e di sviluppo per questa terra – è la
solita contraddizione – non viene, assessore, onorevoli colleghi, bocciato
principalmente dai noi, ma viene bocciato da uno di voi. Viene bocciato dal
consigliere Guccione che ancora una volta stigmatizza l’azione della Giunta
regionale.
Ha
chiesto di intervenire l’assessore Rizzo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Consigliere Guccione, ho ascoltato con
molto interesse quello che ha detto e, naturalmente, ci sono delle parti del
suo intervento che sono condivisibili. Lei ha fatto riferimento alle
“discariche zero” e le voglio ricordare che nel Piano regionale dei rifiuti,
quando abbiamo parlato di “discariche zero”, abbiamo anche elencato quelli che
devono essere i siti a servizio dei nostri nuovi impianti ed anche stabilito i
volumi di autosufficienza per i prossimi dieci anni. E lo abbiamo fatto
partendo dalle discariche che già esistono e tenendo conto anche dei privati
che gestiscono le discariche.
Lei ha detto giustamente che abbiamo aumentato la raccolta
differenziata ed anche in maniera esponenziale – siamo passati dal 12,9 al 50
percento – con una programmazione attenta e, quindi, non frutto di un’attività spot – così come diceva il consigliere
Gallo – ma cercando di puntualizzare ogni giorno quello che era il lavoro che
avevamo programmato proprio nel Piano rifiuti. Ebbene, l’aumento della raccolta
differenziata non coincide con un aumento di quello che è lo scarto di
lavorazione che va in discarica. Noi abbiamo tentato di implementare ed
incrementare la raccolta differenziata perché – ricordiamolo ai cittadini
calabresi – nelle nostre discariche non va più il tal quale – così come andava
quando c’era il commissario – ma va soltanto uno scarto di lavorazione che
vorremmo portare al 15 - 20 percento, così come ci dice l’Europa, ma,
naturalmente, dobbiamo implementare anche il riutilizzo.
Per quanto riguarda il trasporto fuori regione, lei sa
perfettamente che negli ultimi due anni non l’abbiamo utilizzato, ma è vero che
è stato utilizzato fino al 2015 con dei costi. Non l’abbiamo utilizzato perché
si è fatto ricorso anche soprattutto alla discarica di Crotone: una discarica
privata che è stata impiegata a servizio di tutti gli Ato regionali.
La piramide europea ci impone, innanzitutto, di fare un
indice di valutazione ed è quello studio di cui parlava prima lei, consigliere
Guccione: uno studio che, per quanto riguarda l’Ato di Cosenza, è stato fatto
dalla provincia di Cosenza – per cui non prevede nessuna parcella – e, per
tutte le altre Province, direttamente dalla Regione Calabria. Non è uno studio
che stabilisce quali sono i territori in cui si possono fare le discariche e
che, quindi, sovrasta i Consigli comunali e la politica. Non ci permetteremmo
mai di fare una cosa del genere per il rispetto totale che abbiamo nei
confronti della politica perché siamo figli di questa politica.
È, invece, un indice di valutazione che stabilisce
l’incidenza delle discariche nei territori e, quindi, a seconda dei chilometri
quadrati, se possono essere fatte delle discariche e quante.
Il nostro indice è il più basso d’Italia, siamo stati anche
richiamati dal Ministero da questo punto di vista e tra qualche mese ci
aspettiamo che venga emanato un Decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri che stabilisca un indice di valutazione più alto. Noi lo abbiamo fatto
proprio nel rispetto della biodiversità del territorio calabrese. Il
commissariamento – lo ha detto anche il consigliere Orsomarso – ha portato
grossi problemi e ha costretto la Regione Calabria anche a concedere delle proroghe.
Questa volta non si tratta di una proroga. La proroga doveva
essere fatta dal Consiglio regionale entro il 31 dicembre 2018, ma non è stata
richiesta dalla Giunta regionale che oggi sta chiedendo qualcosa di molto
diverso, che si dia una mano a quei Comuni che non sono nelle condizioni di
andare avanti da soli: non perché vogliamo scaricare il problema sui Comuni, al
contrario, e la Commissione Ambiente può dare atto del lavoro che è stato fatto
costantemente con i Comuni e con il Presidente dell’Anci.
Noi, invece, responsabilmente, oggi diciamo: i Comuni non
sono ancora pronti, l’Ato di Catanzaro ci ha chiesto di utilizzare la delega
soltanto per tre mesi, fino al 31 marzo di quest’anno; l’Ato di Crotone dice
che, probabilmente, la utilizzerà per 6 - 9 mesi. Abbiamo sentito il dovere di
rispondere a quelle che sono le necessità dei Comuni e dei territori perché si
possa dare loro ancora una mano, ma, responsabilmente, abbiamo chiesto agli
stessi che assicurino il flusso economico che possa consentirci il pagamento di
questa gestione.
In ultimo, per quanto riguarda la necessità delle
discariche, anche da questo punto di vista, ci siamo assunti una responsabilità
e abbiamo chiesto ai territori di fare una programmazione perché si arrivasse
all’autosufficienza dell’Ato. Ciò significa che se la provincia di Cosenza fa
una programmazione e stabilisce quali sono i siti in cui dobbiamo fare le
discariche, noi andiamo a fare le discariche che siano al servizio di
quell’ecodistretto di cui parlava prima il consigliere Bevacqua, che ha
proposto in Commissione Ambiente, alla presenza del sindaco Manna, Presidente
dell’Ato di Cosenza, dei mini impianti che possono meglio rispondere alle
esigenze della popolazione perché gli stessi sono stati concertati con i Consigli
comunali e, quindi, con la popolazione. Questo è proprio per dirvi quale
rispetto ha la Giunta Oliverio nei riguardi dei Comuni e quale rispetto c’è nel
voler proseguire con una programmazione che abbiamo iniziato quattro anni fa.
Abbiamo ottenuto – credo – dei risultati molto
soddisfacenti. Ci sono sicuramente dei problemi che ancora dobbiamo affrontare
e sono ben felice di accogliere la richiesta, che ci viene anche
dall’opposizione, di poter collaborare insieme nella concertazione con i
territori. Non chiediamo di meglio, quello di poter concertare insieme ai
territori ai quali chiediamo anche un’assunzione di responsabilità perché, se
ci sarà l’autosufficienza degli Ato, non ci sarà necessità di costruire delle
mega discariche che vadano a servire l’intera regione Calabria. Grazie.
Passiamo
alla votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Passiamo alla votazione della legge nel suo complesso, con
autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in allegato)
Passiamo
alla mozione numero 140/10^ di iniziativa del consigliere Aieta, al quale cedo
la parola per l’illustrazione.
Signor Presidente, mi permetto di presentare questa mozione
all’Aula perché da qualche giorno è esplosa una drammatica vertenza che
riguarda 250 lavoratori delle Terme Luigiane, che ricordo essere la stazione
termale più grande della Calabria che produce circa 500 mila prestazioni, il 30
percento delle quali è di origine extraregionale. Questa stazione termale – che
insiste nei Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa – da circa 80 anni dà
lavoro a 250 dipendenti con tutto l’indotto che ne deriva.
Come è risaputo le acque termali sono di proprietà della
Regione Calabria e credo che su queste la Regione debba esercitare la propria
potestà legislativa e la propria sovranità ovviamente di intesa – come sono
soliti fare il presidente Oliverio e la sua Giunta – con i Comuni di Guardia
Piemontese e Acquappesa, ai quali – nell’ultima riunione del 14 gennaio scorso
– il dipartimento attività produttive e lavoro, nella persona del direttore
generale, Fortunato Varone, ha indicato uno strumento per poter salvare la
stagione termale che abbiamo davanti, trasformare la concessione da perpetua a
temporanea e, quindi, ovviamente, andare a gara.
Nelle ultime ore questa vertenza si sta – come dire –
ingarbugliando e chiedo un intervento al Presidente della Giunta regionale ed
ai colleghi del Consiglio. Considerate che le Terme Luigiane insistono sul
Tirreno Cosentino dove le attività produttive che esistevano – opifici che
impiegavano 800 unità lavorative – sono state smantellate, distrutte dalla
malapolitica; così a Cetraro con l’ex Emiliana Tessile, l’ex Faini, così a
Belvedere con la Foderauto Bruzia, così a Praia a Mare con la Marlane.
L’unica attività produttiva che regge da 80 anni è quella
delle Terme Luigiane per cui chiedo che il Presidente della Giunta regionale e
la Giunta si assumano le proprie responsabilità, governino questo processo e
che esso non sia lasciato alla superficialità.
Chiedo al Presidente della Giunta regionale che ha
esperienza e al quale, ovviamente, riconosco sensibilità e nessuna
superficialità, ed alla Giunta, di mettere in campo – senza indugio, senza
perdere più neanche un giorno – iniziative atte a garantire il servizio
pubblico – perché di questo si tratta – e la Regione ha il dovere, l’obbligo di
garantire il servizio pubblico e le unità lavorative.
Ovviamente, si spera che alle Terme Luigiane non tocchi la
stessa sorte, lo stesso destino, che è toccato ad altre attività del Tirreno
Cosentino. Spero che nei prossimi giorni – giorni, non settimane! – la Regione
Calabria eserciti la propria potestà su una materia che afferisce alla sua
competenza e lo faccia con provvedimenti che siano decisi e decisivi.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.
Presidente,
intervengo rapidamente per dire che sono d’accordo con la mozione del
consigliere Aieta ed i suoi contenuti. Per troppo tempo, abbiamo sottovalutato
l’apporto economico e la valenza del termalismo in Calabria. Finalmente,
abbiamo riaffermato un principio: le acque termali sono un bene comune e da
questo dobbiamo partire. C’è – ha ragione – una normativa regionale, nazionale
europea e dobbiamo rispettarla e, nelle more che si perfezionino le procedure,
dobbiamo garantire il funzionamento delle Terme Luigiane, ma anche delle altre
Terme che sono tante in Calabria. E questo lo deve garantire la Giunta
regionale, il presidente Oliverio.
Non basta! Non basta perché – se mi posso permettere – abbiamo una legge regionale, la numero 39, che è stata approvata nel 2012, su cui ha lavorato molto l'ex assessore all'urbanistica, Dattolo, per la valorizzazione e la promozione del termalismo in Calabria.
Mi permetto di chiedere alla Giunta regionale di finanziare questa legge perché va in una direzione importante che è quella di migliorare la qualità dei servizi e di dotare le terme non solo per quanto concerne l’aspetto sanitario, ma anche del benessere della persona.
Dobbiamo fare anche un’altra cosa, e mi auguro che il presidente Oliverio convochi il commissario per la sanità, Cotticelli, perché, come sapete, ogni anno viene emanato un decreto che prevede 6 milioni di euro – se non erro – per il sistema termale calabrese e per le cure che, però, è insufficiente; è sbagliato non aumentare queste risorse utili sia per curare i malati cronici, che non vanno ad intasare i Pronto soccorsi, sia per la prevenzione.
Ho portato le mie due figlie per tre anni di fila alle Terme Luigiane, ma fino a qualche anno fa non conoscevo il valore di queste acque termali riconosciute a livello europeo.
Quando sono andato dal medico per chiedere dove portare le mie figlie, dopo averle fatte visitare a Roma, mi ha indicato le Terme Luigiane come le migliori d'Europa, senza il bisogno di andare in un'altra parte d'Italia.
Pertanto, bisogna fare in modo di costruire un sistema, un distretto termale calabrese; penso, ad esempio a Lamezia Terme o Cotronei, che hanno delle particolari proprietà di cura su cui bisogna costruire un distretto delle terme calabresi che, a loro volta, potranno incentivare il turismo non solo estivo, ma anche invernale.
Questo era l'intento della legge regionale numero 39 che abbiamo approvato nel 2012. Ricordo la discussione svoltasi all’epoca in Commissione con l’ex assessore all’urbanistica, Dattolo, con il quale abbiamo costruito un sistema, dichiarando formalmente nella legge l'elenco dei Comuni termali in Calabria.
Fu fatto un lavoro proficuo e mi auguro che, da questo punto di vista, non si affronti solo la fase emergenziale – che è anche giusto affrontare – ma si valorizzi un settore che ci consentirà non soltanto di risparmiare sulla spesa sanitaria, ma anche di rilanciare il turismo in Calabria.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Vorrei sottolineare al collega Guccione che ci troviamo fuori tempo massimo, come diceva, tra le tante cose, il presidente Oliverio quando era Presidente della Provincia; così come lo siamo per l’aeroporto della Sibaritide, le terme, o altro. Io stesso sono stato critico in una stagione, quando in fase di programmazione di quegli interventi – lo ricorderà l’ex Sindaco, Aieta – andai con l’allora Presidente sia in Sila sia sul Tirreno perché sulle rotte strategiche – ricordo umilmente – c'era un Sindaco che forse voleva intitolarlo a Vladimir Luxuria ed io mi permisi di fare una legge per intitolare l’Aeroporto internazionale a San Francesco da Paola; parliamo di 80 milioni di devoti al Maradona della Calabria, lo dico in maniera un po' blasfema, e, nonostante la legge sia stata approvata all’unanimità, quella targa non è stata ancora apposta.
È probabile che, mentre l’aeroporto di Roma-Fiumicino è intitolato a Leonardo da Vinci – e noi avevamo avuto l'intelligenza, anche sul piano del marchio se volete, di chiamare quell'aeroporto con il nome di colui che, tra l'altro, è il Santo patrono dei calabresi – qui qualcuno teme che non si chiami più “Lamezia Terme”.
Dico questo perché ne parlavo poco fa con il collega Aieta che non sapevo fosse delegato dal Presidente della Giunta regionale e, conoscendo la sua serietà, ritengo che su questo tema l’impegno dei Comuni e delle Istituzioni debba essere quello di fare chiarezza. La denuncia arriva in ritardo perché, purtroppo, anche questa questione poteva essere trattata per tempo.
Come diceva bene il collega Aieta, è una realtà che esiste da 80 anni; è vero che non creiamo nuove cose ma evitiamo, quantomeno, di distruggere quello che funziona.
Ricordo che ho dovuto pregare l’allora commissario Pezzi di fare una rivisitazione, perché non tutte le terme assorbono il budget che hanno, proprio per far sì che si stanziasse qualcosa in più in maniera tale da non arrivare a gennaio-febbraio ma ad ottobre-novembre con una stagione che potremmo prorogare non soltanto per le cure dell’utenza interna – anziani e bambini – ma anche e soprattutto per attrarre una migrazione sanitaria positiva e promuovere lo sviluppo del turismo.
Mi preme dire – e mi dispiace, ripeto, per chi seriamente se ne sta occupando perché conosco lo spirito di abnegazione del collega Aieta – che su questo si registra l'ennesimo ritardo perché è una questione che poteva essere serenamente trattata un anno fa; adesso non so se i Comuni abbiano ragione o meno – non l'ho approfondito, sinceramente – in merito a che quel regio decreto che affidava l'utilizzo perpetuo delle acque.
È vero che ai Comuni limitrofi potrebbe essere dato un risarcimento in più anche in termini di gestione perché, comunque, investono sul territorio; ma è anche vero che c’è un altro dibattito sottotraccia di chi le può gestire meglio.
Io non ho affinità politiche con chi gestisce le terme, ma nel saldo di questo dibattito bisogna sapere che quegli imprenditori sono proprietari della maggior parte delle strutture, quindi, ammesso che voglia arrivare Bill Gates ad investire miliardi – ce lo auspichiamo – è bene finanziare anche quella legge che abbiamo voluto per la promozione delle Terme, che prevedeva 1 milione di euro, ma purtroppo fu ritirata per far fronte ad altre emergenze.
Pertanto, il mio impegno non è quello di essere populista e demagogico, ma di dare una mano su un ritardo che oggi è certificato anche dal grido di allarme dei consiglieri Aieta e Guccione, e far sì che questa realtà possa essere rilanciata, magari da chi in futuro, guidando la Calabria, disegnerà i Pisl del sistema termale e le farà funzionare. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, esprimo condivisione e solidarietà per la mozione presentata dal collega Aieta perché mette in luce la situazione di un servizio pubblico sanitario essenziale che da troppo tempo viene trascurato e che va definita al più presto per salvaguardare una potenziale struttura che richiama centinaia di migliaia di persone, non soltanto dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista turistico; infatti, grazie alla sua posizione strategica – a ridosso del mare e, quindi, facilmente raggiungibile anche dalla zona di montagna – può rappresentare un potenziale volano di sviluppo per l'intero territorio, divenendo un fiore all'occhiello, che già di fatto rappresenta per il tipo di servizio che offre.
L’altra cosa importante è che non possiamo trascurare i 250 lavoratori della struttura e ciò che l’intero indotto potrà procurare; considerata la penuria occupazionale della Regione Calabria, non possiamo mettere a rischio un potenziale di questo tipo.
Pertanto, concordo con quanto richiesto dai colleghi Aieta e Guccione ed auspico che la Giunta regionale si determini al più presto e in maniera decisa per addivenire ad una soluzione definitiva a medio termine e si proceda a mantenere il servizio attivo ma, allo stesso tempo, si avvii la procedura di legge per definire una volta per tutte la vicenda della concessione.
Trovo assurdo parlare di una struttura che, dopo 80 anni, vive ancora in uno stato di incertezza per il futuro e non possiamo tenere queste fibrillazioni aperte su un territorio che, ormai, è un campo minato.
Ovunque rivolgiamo lo sguardo, abbiamo situazioni di tragedia, disagio sociale, ambientale, produttivo.
Questo stato di emergenza non può essere più tollerato ed è compito della Giunta regionale prendere in mano questa situazione e portarla a definizione prima possibile.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Credo che, ancora una volta, debba essere il Consiglio regionale – in particolare,
il collega Aieta, che proviene da quell’area – a sollecitare la Giunta
regionale ad assumere azioni decise e forti rispetto ad argomenti sui quali si
rischia il default.
Stiamo parlando di un'azienda che non solo è convenzionata e produce
servizi – 500 mila prestazioni – ma che dà lavoro, sia pure in via stagionale,
a 250 persone e che ha un indotto notevole, soprattutto nel settore turistico,
perché in quel di Guardia Piemontese ed Acquappesa c'è una risposta anche ad un
turismo di tipo stagionale collegato ai servizi termali.
Da un po' di tempo sento parlare di questa vicenda e di questa azione messa
in campo dal dipartimento Attività produttive e sono stato messo a conoscenza
da un Sindaco di quell'area – non voglio fare riferimenti perché, magari,
rischiamo qualche azione di rappresaglia – il quale, però, mi ha pregato di non
intervenire e di non sollecitare il dipartimento perché, magari, avremmo potuto
disturbare il manovratore.
Non abbiamo fatto nulla, non abbiamo sollecitato l’azione del dipartimento
Attività produttive e le conseguenze sono che bisogna correre ai ripari
attraverso provvedimenti ponte straordinari, invocati anche oggi dal
consigliere Aieta.
Chi è sul territorio, si preoccupa ed essendo espressione del voto dei
calabresi e di chi vive in quell'area, cerca di correre ai ripari rispetto alle
inerzie di chi in questi anni – ahimè – non si è determinato.
Credo che forse qualcosa di diverso sia stato fatto; lei lo sa, caro
collega Aieta, perché, magari, alle ultime elezioni politiche qualcuno è stato
anche candidato in qualche lista, non certo nelle liste del centro-destra e
lei, magari, in quanto vittima di qualche meccanismo strano, ne sa qualcosa.
Reputo necessario correre ai ripari! Pertanto, voteremo e sosterremo il suo
ordine del giorno.
Crediamo che il primo obiettivo debba essere la salvaguardia di un’entità
produttiva e dei posti di lavoro; quindi, daremo pieno sostegno, come parte
politica, rispetto ad un’azione messa in campo, sia pure con una criticità nei
confronti della Giunta regionale per le inezie che, ancora una volta, devono
essere sanate, attraverso un intervento ed una preghiera del Consiglio
regionale a chi è in Giunta, di intervenire per far sì che queste problematiche
vengano superate e che la stagione che, di qui a un mese e mezzo/due dovrà per
forza maggiore riavviarsi, possa farlo serenamente per poi programmare il
futuro.
Pongo in votazione la mozione a firma del consigliere Aieta.
(Il Consiglio
approva)
(È riportata in
allegato)
Passiamo
all'ordine del giorno presentato dal consigliere Pedà “Sull’opportunità di
istituzione di una ZES interregionale con la Sicilia”. Prego, consigliere Pedà,
lo può illustrare.
Grazie, Presidente. Come anticipato prima, si tratta di un ordine del
giorno in merito all’effettiva esecuzione della Zes, sulla quale avevo già
avuto modo di sollevare il problema nelle precedenti sedute, fermo restando
che, rispetto ad altre Regioni, siamo un po’ più avanti.
Proprio l'altro giorno, sul portale della Regione Calabria leggevo che,
finalmente, dopo tanto lavoro, è stato attivato lo sportello SUAP per la
presentazione dei progetti sull'area industriale di Gioia Tauro, tra i Comuni
di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno; però, credo che un imprenditore,
specie in questi casi dove gli investimenti possono arrivare a 50 milioni di
euro, debba avere modo di interfacciarsi fisicamente per chiedere informazioni,
che è quello che ci viene chiesto da tante associazioni di categoria.
La prima parte del mio ordine giorno, infatti, impegna la Giunta regionale
ad attuare uno sportello fisico a Gioia Tauro, e credo non sia complicatissimo.
L'altra parte dell’ordine del giorno, mira a favorire l'inserimento di
un’importante area industriale rimasta fuori dalla Zes, ovvero Campo Calabro,
anche grazie alla costituzione della nuova Autorità di sistema dell'area lo
Stretto che comprende i Comuni di Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Campo
Calabro e quelli di Messina.
Rispetto a questo, si potrebbe chiedere l'istituzione di una Zes
interregionale – che è prevista – data anche dal fatto che la Sicilia è più in
ritardo e, quindi, potrebbe essere anche un aiuto per gli imprenditori della
Regione Siciliana e, nello specifico, dell'area dello Stretto.
Consigliere Pedà, come concordato anche con la Giunta regionale, la mozione
è inserita per essere discussa nella prossima seduta di Consiglio regionale.
Prego, consigliere Pedà.
Presidente, capisco che la seconda parte ha bisogno di un approfondimento
tecnico; oggi non è presente l'assessore Russo che ha lavorato tanto alla
costituzione della Zes, però vi prego di approfondire la questione nella
prossima seduta di Consiglio Regionale prevista per il 30 gennaio.
(Il Consiglio rinvia)
Passiamo all'ordine del giorno a
firma del consigliere Mirabello “In ordine al mancato rinnovo dei contratti a tempo
determinato della ‘Abramo Customer Care S.p.a. - Centro operativo di Crotone’”
Prego,
consigliere Mirabello, può illustrare l’ordine del giorno.
Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno mira ad affrontare, anche in
questa seduta di Consiglio regionale, un tema molto discusso e dibattuto in
questi giorni e che riguarda il futuro di circa 400 lavoratori ai quali la
Abramo Customer Care Spa, ha comunicato la decisione di non procedere al
rinnovo del contratto.
Si tratta di una decisione che, come comunicato dalla stessa azienda, si è
resa necessaria in quanto, alla luce del nuovo quadro normativo derivante
dall’approvazione del Decreto dignità, per la gestione di nuove attività,
l'azienda non può più richiamare i lavoratori con contratti scaduti seppur con
16 mesi di anzianità, senza procedere alla loro stabilizzazione.
Ovviamente questo è un tema particolarmente serio e preoccupante per la
nostra terra nella quale c'è grande bisogno di lavoro e di occupazione, ma che
diventa anche di portata nazionale alla luce del fatto che questo rappresenta
uno dei primi plastici esempi degli errori commessi dal Governo nazionale sul
tanto decantato Decreto dignità.
Peraltro, l'azienda in questione, la Abramo Customer Care, ha già
dichiarato pubblicamente di voler mantenere un proprio presidio a Crotone e,
anzi, di volerlo rafforzare.
Parliamo di un’azienda che globalmente ha circa 1900 lavoratori e la
rilevanza di questo tema, sul piano locale e nazionale, è testimoniata dalla
costante attenzione dei media nazionali.
È di pochi giorni fa – di ieri e anche di oggi – la dichiarazione pubblica
del vice segretario vicario, Luigi Sbarra, il quale ha proprio sottolineato
come il lavoro precario si stabilizza non irrigidendo le norme lavorative, ma
rendendo più vantaggiose le assunzioni a tempo indeterminato.
Come dicevo, anche sul piano locale, consta di un profondo lavoro messo in
campo dal Comune di Crotone e dalla collega Sculco, che ringrazio per aver
sottoscritto questo ordine del giorno insieme ai colleghi Romeo, Guccione e
Giudiceandrea, che stanno seguendo questa vertenza molto significativa per la
quale mi risulta che, a breve scadenza, ci saranno degli incontri sul
territorio finalizzati proprio a non far spegnere i riflettori su questo
importante tema.
Alla luce di tutto questo, l'ordine del giorno impegna la Giunta regionale
e l'assessore con delega al lavoro, a promuovere un Tavolo di confronto con la
Abramo Customer Care Spa, le organizzazioni sindacali e la deputazione
calabrese, al fine di individuare percorsi condivisi per la salvaguardia dei
livelli occupazionali e, sulla base delle risultanze che emergeranno dal
confronto sul territorio, a chiedere un incontro con il Ministro del lavoro e
dello sviluppo economico, per
comprendere se vi siano o meno le condizioni per una rivisitazione del Decreto
dignità.
Grazie, Presidente.
Anche questo ordine del giorno è inserito e sarà discusso nella prossima
seduta di Consiglio regionale.
(Il Consiglio rinvia)
Prego,
consigliere Gallo, può illustrare l’ordine del giorno che discuteremo nella
prossima seduta di Consiglio regionale.
Presidente, insieme ai colleghi della minoranza abbiamo presentato un
ordine del giorno sulla situazione dei lavoratori ex percettori di indennità di
mobilità in deroga.
Come è noto a tutti, in questa regione ci sono più lavoratori in mobilità
che stanno eseguendo dei tirocini presso gli Enti locali – 4 mila 600 circa,
presso il Ministero Giustizia, mille presso il Ministero dei Beni Culturali e
altri mille presso il Miur – peraltro, con tempi differenziati, per esempio: i
bandi per gli Enti locali prevedevano l’abilitazione per sei mesi più altri sei
mesi; il Ministero di giustizia, stoppato dal Ministero e poi riavviato, 12
mesi più 12 mesi, così come il Mibact; il Miur, invece, prevedeva un primo
periodo di 10 mesi che, con decreto, pare sia stato elevato a 12.
In queste ultime settimane, ci sono state più passeggiate – le voglio
definire così – da parte del Ministro dei beni e delle attività culturali ed,
in particolare, del Ministro di giustizia i quali hanno proposto che, nella
Convenzione con la Regione, sia prevista la possibilità per questi tirocinanti
di avere riconosciuti in maniera sacrosanta dei titoli per questi tirocini che
li possano abilitare a partecipare con percorsi particolari, se non
privilegiati, a concorsi pubblici per l'accesso alla Pubblica amministrazione,
in questi settori e in questi dipartimenti dello Stato.
Credo che queste affermazioni fatte un po' in libertà, abbiano determinato
preoccupazione da parte dei tirocinanti degli altri settori; mi riferisco, per
esempio, ai tirocinanti presso gli Enti locali, che sono in numero
preponderante, per i quali non è previsto un tempo prolungato dei tirocini.
A tal proposito, chiedo all'assessore Robbe, che è l'assessore al ramo, di
far sì che per i tirocinanti degli Enti locali i sei mesi, che saranno
prorogati con altri sei, non abbiano soluzione di continuità e che i lavoratori
possano proseguire senza interrompere il loro periodo.
È chiaro che per questi lavoratori, in particolare per i 4 mila 600 in
mobilità, ci sia un minimo di preoccupazione, legata ad una disparità di
trattamento fra coloro i quali prestano servizio presso il Ministero della
giustizia, il Mibact o il Miur e gli altri che lavorano presso gli Enti locali.
Questo ordine del giorno è finalizzato:
a) a parificare i periodi dei tirocini;
b) a dare forza alla Giunta regionale nell’interlocuzione col Governo
centrale per far sì che, anche i tirocinanti degli Enti locali abbiano domani
dei titoli preferenziali per partecipare ad eventuali procedure concorsuali,
così come garantito dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal
Ministero della giustizia per coloro i quali prestano tirocini presso questi
settori.
Presidente, abbiamo illustrato l’ordine del giorno su cui ragioneremo e
discuteremo nella prossima seduta di Consiglio regionale.
Anche quest’ordine del giorno, dunque, andrà all'esame di merito nella
prossima seduta.
(Il Consiglio rinvia)
Avendo esaurito i punti all'ordine del giorno, la seduta è tolta.
La seduta termina alle 18,48
Ha chiesto congedo: Arruzzolo, Bova, Greco, Neri.
(È concesso)
È
stata presentata alla Presidenza la seguente proposte di legge di iniziativa
della Giunta regionale:
Disposizioni
transitorie per la gestione del servizio di trattamento dei rifiuti urbani –
(deliberazione G.R. n. 21 del 17.1.2019)” (PL n. 400/10^)
È
stata assegnata alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del
territorio e protezione dell’ambiente - ed alla seconda Commissione - Bilancio
programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e
relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
È
stata presentata alla Presidenza la seguente proposte di legge di iniziativa popolare:
“Taglio
privilegi” (PL n. 398/10^)
È
stata assegnata alla prima - Affari istituzionali, affari generali e normativa
elettorale - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
Sono
state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa
dei consiglieri regionali:
Romeo
- “Istituzione del Comune di San Marco Cervicati” (PL n. 399/10^)
È
stata assegnata alla prima - Affari istituzionali, affari generali e normativa
elettorale - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere e al C.A.L. ai sensi dell’articolo 14, comma 1, della legge regionale
n. 1/2007
(Così resta stabilito)
Morrone
– “Introduzione del Metodo Previdenziale Contributivo per i Consiglieri
regionali eletti nelle legislature decima e successive” (PL n. 401/10^)
È
stata assegnata alla prima - Affari istituzionali, affari generali e normativa
elettorale - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
È stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di
provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Bilancio di previsione dell’Ente per i Parchi Marini
Regionali 2018-2020 (E.P.M.R) – (deliberazione G.R. n. 650 del 21.12.2018)”
(PPA n° 248/10^)
È
stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
È
stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento
amministrativo di iniziativa del consigliere:
Bova – “Proposta di legge al Parlamento recante: Elenco
delle imprese denuncianti fenomeni estorsivi e criminali. Affidamento diretto
di lavori pubblici fino a 150.000 euro. Modifiche al decreto legislativo
50/2016 (Codice dei contratti pubblici)” (PPA n. 249/10^)
È
stata assegnata alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del
territorio e protezione dell’ambiente - ed alla seconda Commissione - Bilancio
programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e
relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della
competente Commissione consiliare la deliberazione n. 1 del 10 gennaio 2019,
recante: 'Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile. Approvazione Piano
Esecutivo Annuale 2019 (art. 4 della L.R. 8/2008)'
(PARERE
N. 46/10^)
È
stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
La
prima Commissione, con nota prot. n. 1464 del 16.1.2019, ha comunicato che
nella seduta del 15 gennaio 2019 ha espresso parere favorevole alla
deliberazione della Giunta regionale n. 636 del 14 dicembre 2018, recante:
'Legge regionale n. 24 del 16.5.2013. Ente per i Parchi Marini regionali.
Adozione regolamento di organizzazione e funzionamento dell’Ente'
(PARERE
N. 45)
In
data 21 dicembre 2018, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le
sotto indicate leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate
telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 129 del 21
dicembre 2018:
1.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 43, recante: 'Riconoscimento della
legittimità dei debiti fuori bilancio, ai sensi dell’articolo 73 del decreto
legislativo 23 giugno 2011, n. 118';
2.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 44, recante: 'Riconoscimento della
legittimità dei debiti fuori bilancio, di cui alla lettera a), comma 1,
dell’articolo 73 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118';
3.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 45, recante: 'Riconoscimento della
legittimità dei debiti fuori bilancio, di cui alla lettera a), comma 1,
dell’articolo 73 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 e s.m.i';
4.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 46, recante: 'Riconoscimento della
legittimità dei debiti fuori bilancio del Consiglio regionale della Calabria ai
sensi dell’articolo 73, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 23 giugno
2011, n.118, come modificato e integrato dal decreto legislativo 10 agosto
2014, n. 126';
5.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 47, recante: 'Provvedimento generale
recante norme di tipo ordinamentale e procedurale (Collegato alla manovra di
finanza regionale per l’anno 2019)';
6.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 48, recante: 'Legge di stabilità regionale
2019';
7.
Legge regionale 21 dicembre 2018, n. 49, recante: 'Bilancio di previsione
finanziario della Regione Calabria per gli anni 2019-2021'.
In
data 28 dicembre 2018, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le
sotto indicate leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate
telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 130 del 29
dicembre 2018:
1.
Legge regionale 28 dicembre 2018, n. 50, recante: 'Interventi di modifica alla
legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 (Misure straordinarie a sostegno
dell’attività edilizia finalizzata al miglioramento della qualità del
patrimonio edilizio residenziale)';
2.
Legge regionale 28 dicembre 2018, n. 51, recante: 'Modifiche alla legge
regionale 26 aprile 2018, n. 9 (Interventi regionali per la prevenzione e il
contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità,
dell’economia responsabile e della trasparenza)';
3.
Legge regionale 28 dicembre 2018, n. 52, recante: 'Modifiche alla legge
regionale 19 febbraio 2001, n. 5 (Norme in materia di politiche del lavoro e di
servizi per l’impiego in attuazione del decreto legislativo 23 dicembre 1997,
n. 469)';
4.
Legge regionale 28 dicembre 2018, n. 53, recante: 'Interventi sulle leggi
regionali 24/2013, 37/2015, 21/2016, 11/2017, 1/2018, 3/2018, 5/2018, 12/2018,
15/2018, 28/2018 e 31/2018';
5.
Legge regionale 28 dicembre 2018, n. 54, recante: 'Istituzione
dell’Osservatorio Università e mondo del lavoro'.
La
Giunta regionale, con deliberazione n. 4 del 10 gennaio 2019, ha approvato il
'Piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio 2019-2021' (art. 18
bis e 41 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118)
In
data 18 dicembre 2018, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto
indicato regolamento regionale e che lo stesso è stato pubblicato
telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 127 del 20
dicembre 2018:
Regolamento
regionale n. 20 del 18 dicembre 2018, concernente: 'Attribuzione delle
competenze in materia di trattamento dei dati personali nell’ambito delle
strutture organizzative della Giunta regionale'.
In
data 17 gennaio 2019, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto
indicato regolamento regionale e che lo stesso è stato pubblicato
telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 11 del 17
gennaio 2019:
Regolamento
regionale n. 1 del 17 gennaio 2019, concernente: 'Modifiche al regolamento
regionale n. 16 del 24 dicembre 2015, approvato DGR n. 541 del 16.12.2015,
recante ad oggetto (Regolamento di organizzazione delle strutture della Giunta
regionale) e s.m.i.'.
La
Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione
al bilancio di previsione finanziario 2018-2020, 2019-2021:
Deliberazione
Giunta regionale n. 629 del 14.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 630 del 14.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 631 del 14.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 648 del 21.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 649 del 21.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 651 del 21.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 662 del 31.12.2018;
Deliberazione
Giunta regionale n. 15 del 14.01.2019.
Esposito
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
legge 15 marzo 2010, n. 38, recante Disposizioni per garantire l'accesso alle
cure palliative e alla terapia del dolore, tutela il diritto del cittadino ad
accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore;
in
particolare: al comma 2 dell’articolo 1, si legge: «È tutelato e garantito, in
particolare, l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte
del malato [...] nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza» al fine di
assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il
bisogno di salute, l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure
e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze;
al
comma 3 dell’art. 1 si legge: “Per i fini di cui ai commi 1 e 2, le strutture
sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore assicurano un
programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto
dei seguenti principi fondamentali:
a)
tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione;
b)
tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine”;
nell’ambito
del DPCM “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”,
pubblicato nella GU n.65 del 18/3/2017 - Suppl. Ordinario n. 15, a. all’art. 9
“Assistenza farmaceutica erogata attraverso i servizi territoriali e
ospedalieri”, comma 1, si legge: Ai sensi dell'art. 8, comma 1, del
decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla
legge 16 novembre 2001, n. 405, le regioni e le province autonome di Trento e
di Bolzano garantiscono attraverso i propri servizi territoriali e ospedalieri
i medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare,
residenziale e semiresidenziale nonché i farmaci per il periodo immediatamente
successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica
ambulatoriale, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di
direttive regionali. b. all’ art. 31 “Assistenza sociosanitaria residenziale
alle persone nella fase terminale della vita” si legge:
1.“Il
Servizio sanitario nazionale, nell'ambito della rete locale di cure palliative,
garantisce alle persone nella fase terminale della vita affette da malattie
progressive e in fase avanzata, a rapida evoluzione e a prognosi infausta, il
complesso integrato delle prestazioni mediante l'impiego di metodi e strumenti
basati sulle più avanzate evidenze scientifiche, mediche specialistiche,
infermieristiche, riabilitative, psicologiche, gli accertamenti diagnostici,
l'assistenza farmaceutica e la fornitura di preparati per nutrizione
artificiale, le prestazioni sociali, tutelari e alberghiere, nonché di sostegno
spirituale. Le prestazioni sono erogate da equipe multidisciplinari e
multiprofessionali nei Centri specialistici di cure palliative-hospice che,
anche quando operanti all'interno di una struttura ospedaliera, si collocano
nell'ambito dell'assistenza sociosanitaria territoriale. Gli hospice assicurano
l'assistenza medica e infermieristica e la presenza di operatori tecnici
dell'assistenza sette giorni su sette, sulle 24 ore, e dispongono di protocolli
formalizzati per il controllo del dolore e dei sintomi, per la sedazione,
l'alimentazione, l'idratazione e di programmi formalizzati per l'informazione,
la comunicazione e il sostegno al paziente e alla famiglia, l'accompagnamento
alla morte e l'assistenza al lutto, l'audit clinico ed il sostegno
psico-emotivo all'equipe.
2.
I trattamenti di cui al comma 1 sono a totale carico del Servizio sanitario
nazionale. Rilevato che a fronte di tali interventi normativi, tra gli hospice
presenti nella Regione Calabria, sussistono gravi difformità
nell'approvvigionamento dei farmaci e prescrizione esami ematochimici;
in
particolare, gli ultimi 3 hospice accreditati, non hanno la possibilità di
accedere alle farmacie territoriali per l’approvvigionamento diretto dei
farmaci né di accedere ai farmaci presenti in Fascia H, a titolo
esemplificativo e non esaustivo gli antiepilettici in fiale uso endovenoso ed
il Midazolam, farmaco elettivo per la Sedazione Palliativa;
nei
suddetti hospice l’approvvigionamento dei farmaci di fascia A nonché la
richiesta di esami ematochimici e di trasfusione emazie, avviene su
prescrizione del Medico di Medicina Generale previa richiesta del medico
palliativista e che tale modalità si è rilevata altamente disfunzionale
considerata la tipologia del paziente. Considerato che: il 06.06.2017 i medici
responsabili dei 4 hospice a gestione privata e accreditati con la Regione
Calabria, hanno inviato all’allora Direttore Generale del Dipartimento Tutela della
Salute,, al Commissario ad acta, alle Direzione Generale ASP CS, Direzione
Generale ASP CZ, Direzione Generale ASP RC formale richiesta di standardizzare
la modalità di approvvigionamento dei farmaci e prescrizione esami di
laboratorio per i pazienti assistiti in regime residenziale e domiciliare di
cure palliative nella Regione Calabria;
il
13.09.2017, i medici responsabili dei 2 hospice presenti a Catanzaro e
provincia hanno inviato, all’allora facente funzione Direttore del Distretto di
CZ e al Direttore Generale ASP CZ, analoga richiesta, allegandovi le proposte
di procedure finalizzate al superamento della criticità;
il
23.03.2018, il Direttivo Regionale SICP (Società Italiana di Cure Palliative)
Calabria, ha inviato al Dirigente del Settore Politica del Farmaco e al
Dirigente del Settore 9 “Assistenza Territoriale” la “Proposta Prontuario
Farmacologico per le Cure Palliative”, al fine di uniformare e garantire
l'approvvigionamento farmaci dei servizi di Cure Palliative presenti nella
nostra Regione;
ad
oggi non sono pervenute risposte in merito dagli organi sopra informati. Tutto
quanto sopra premesso -:
se
il Presidente stesso sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se
e quali provvedimenti di propria competenza intenda assumere al fine di salvaguardare
il diritto all’equità dei cittadini di accedere alle cure palliative
residenziali e domiciliari.
(423;
20/12/2018)
Guccione
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
l’Asp
di Cosenza, a causa dei molteplici pignoramenti notificati all’Ente, ha somme
vincolate presso il Tesoriere (BNL) per euro 103.711.876,50, alcuni dei quali
azionati con lo stesso titolo esecutivo in quanto il debitore, sino a quando
non viene soddisfatto il proprio credito, può azionare il proprio titolo più
volte anche presso diversi Tribunali, come previsto e consentito dalle norme di
procedura civile in vigore;
l’importo
dei pignoramenti che l’Asp di Cosenza ha subito è poco meno di trecento milioni
di euro;
dai
dati ricavabili dagli elenchi trasmessi dai Tribunali di Paola, Cosenza e
Castrovillari e dai dati risultanti presso UOC Affari legali e Contenzioso
risulta un totale di euro 190.802.698,62 di contenzioso in essere per l’Asp di
Cosenza;
la
stima presumibile del contenzioso in essere non tiene conto dei giudizi
pendenti presso i Tribunali di Milano, Roma, Tivoli, Bologna e Catanzaro che
ammonterebbe a circa 200 milioni;
l’avvocato
Giovanni Lauricella, direttore Affari legali e Contenzioso Asp di Cosenza,
scrive: “Ritenendo di dover fornire un dato non contestabile, nella somma
complessiva non è stato conteggiato il valore delle controversie di valore
indeterminato e/o indeterminabile, i procedimenti esecutivi (non essendo stato
possibile reperire negli elenchi trasmessi dai Tribunali i titoli, gli
interventi effettuati e gli importi richiesti), e i procedimenti di lavoro
pendenti al 31/12/2016 presso il Tribunale di Cosenza, salvo quelli comunicati
dai dipendenti interni”;
sempre
l’avvocato Giovanni Lauricella sottolinea che: “E in corso una ulteriore
verifica interna con l’obiettivo di individuare ogni ulteriore elemento utile
al fine di cristallizzare il contenzioso”;
nella
seduta del 19/09/2018 della Commissione Igiene e Sanità del Senato della
Repubblica, il Commissario per l’attuazione del Piano di Rientro, ing. Massimo
Scura, ha informato che nel novembre 2016 la struttura commissariale ha
presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Cosenza sulle vicende
del contenzioso dell’Asp di Cosenza su fatti circostanziati. Nel corso
dell’audizione il commissario Scura ha riferito in data 27/10/2016 ho
presentato un’interrogazione al presidente della Giunta regionale in merito
alla questione del contenzioso Asp di Cosenza;
in
data 21/11/2016 il direttore generale dell’Asp di Cosenza ha presentato un
circostanziato esposto sempre sul tema del contenzioso Asp, alla Procura di
Cosenza denunciando atti e comportamenti posti in essere in danno delle casse
dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza;
sempre
il direttore generale dell’Asp di Cosenza rappresentando la carenza di organico
dell’ufficio legale, ha richiesto l’autorizzazione all’indizione di procedure
concorsuali per l’assunzione di personale qualificato al fine di fronteggiare
l’enorme contenzioso;
lo
stesso responsabile dell’ufficio legale dell’Asp, Giovanni Lauricella, ha
ammesso che non è in grado di fornire ad oggi un dato non contestabile sullo
stato del contenzioso dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza che
potrebbe essere di molto superiore alla stima: se si sommano le cifre vincolate
presso il Tesoriere, i pignoramenti, il contenzioso in essere arriverebbe alla
considerevole cifra di euro 783.947.089,32;
non
è da escludere che in considerazione delle numerose cessioni di credito, della
cartolarizzazione dei crediti, della prassi di azionare i medesimi titoli
presso vari Tribunali d’Italia, della non obbligatorietà dei terzi assegnatari
di somme nell’ambito delle varie procedure esecutive di notificare l’ordinanza
al debitore Asp, del comportamento scorretto di alcuni creditori, della carente
o distorta informazione tra i vari uffici dell’Asp, siano stati effettuati
pagamenti doppi o addirittura tripli;
sono
state già rilevate duplici richieste di pagamento delle stesse fatture e la
conseguente illegittima formazione di decreti ingiuntivi, unitamente
all’abusivo e perdurante frazionamento del credito azionato in danno
dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza che ha comportato e comporta un
notevole aumento delle spese;
è
evidente che centinaia di milioni di euro finalizzati a garantire i Livelli
essenziali di assistenza e le prestazioni sanitarie, siano stati utilizzati
invece per pagare parcelle, interessi di mora e pagamenti doppi o tripli che
rischiano di aggravare la già precaria situazione del debito sanitario
calabrese e che costringerebbe ad allungare ancora di più, dopo nove anni, il
commissariamento della sanità;
risulta
inadeguato l’accantonamento al Fondo rischi del Bilancio dell’Azienda
sanitaria, in relazione soprattutto all’ingente contenzioso in essere all’Asp
di Cosenza;
è
stato messo in atto un vero e proprio sistema, un circolo vizioso che vede
ritardi nei pagamenti, decreti ingiuntivi, pignoramenti e cessioni di credito,
nomine di commissari ad acta che aggravano ì costi finanziari (interessi, spese
legali, etc.) e bruciano risorse che potrebbero essere utilizzate per
migliorare la sanità cosentina e calabrese -:
quali
iniziative intende intraprendere per evitare che decine di milioni di euro
destinati a curare i cittadini della provincia di Cosenza, siano utilizzati per
pagare interessi e spese legali per l’enorme contenzioso che ha portato
addirittura, vista la scarsa organizzazione dell’ufficio legale dell’Asp di
Cosenza, a doppi e/o tripli pagamenti di una stessa fattura.
(424;
02/01/2019)
Nicolò
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
l'Ospedale
di Locri versa da tempo in una situazione allarmante data dal ridimensionamento
di alcuni reparti quali l'Ortopedia, la Medicina, la Geriatria e il Centro
Trasfusionale, nonché dall’impossibilità di fornire giornalmente cure mediche
adeguate a causa della perenne carenza di personale;
criticità
che comprenderebbero anche il Pronto soccorso dell'ospedale de quo, nel quale,
secondo riscontri fotografici pervenuti da fonti attendibili peraltro già noti
anche alla stampa, si sarebbe registrata, nel giorno di Capodanno, l’assenza
dei medici normalmente preposti alla cura delle prestazioni di codice verde e
bianco nonché la chiusura dell’ambulatorio preposto alle cure d’emergenza a
discapito degli utenti che non hanno potuto dunque ricevere adeguata assistenza
medica;
considerato
che: il Pronto Soccorso rappresenta un’unità operativa in merito all’emergenza
che prevede la prestazione delle prime cure in tutti i casi di urgenza a servizio
di un vastissimo territorio quale quello della Locride -:
se
in merito alla questione de quo si tratterebbe di un episodio occasionale
oppure, come da altre fonti attendibili, di un fenomeno che si è ripetuto nel
tempo. Pertanto, si chiede di conoscere lo stato dell’arte ed eventualmente
tutti gli interventi che si intendono esperire al fine di garantire efficacia
ed efficienza ad un servizio tanto delicato quanto importante.
(425;
02/01/2019)
Aieta
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
con
deliberazioni del Direttore Generale n.521 e n.519 del 21.03.2018 è stato
indetto avviso pubblico per il conferimento di un incarico quinquennale di
direttore U.O.C Medicina generale e Cardiologia Spoke Paola- Cetraro;
il
suddetto avviso è stato autorizzato dal Commissario ad acta per il piano di
rientro della Regione Calabria che, con D.C.A n. 55 del 13.02.2018, ha previsto
la nomina del Direttore della struttura complessa di Medicina Generale e
Cardiologia, dello Spoke Paola - Cetraro P.O di Cetraro;
il
bando è stato pubblicato sul bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 44
del 24.04.2018 e per estratto in Gazzetta Ufficiale della Repubblica serie
speciale concorsi ed esami n. 42 del 27.06.2018;
con
delibere n. 1531 e n.1534 del 28.09.2018 si è proceduto all’ammissione dei
candidati che hanno fatto domanda. con deliberazioni del direttore Generale n.
1656 e n. 1655 del 24.10.2018 si è proceduto a nominare e costituire le
commissioni esaminatrici che hanno selezionato la terna dei nomi ritenuti
idonei a ricoprire la carica di cui all’avviso pubblico;
medesima
situazione sussiste in merito alla nomina del direttore U.O.C Ginecologia Spoke
Paola - Cetraro P.O di Cetraro, con riferimento al quale, nonostante la
regolarità del concorso e l’individuazione dei professionisti ritenuti idonei,
ad oggi non si è proceduto ad alcuna nomina;
nonostante
siano state portate a termine tutte le procedure relative all’assunzione degli
incarichi dirigenziali, nulla è stato fatto, in quanto l’Azienda Sanitaria
Provinciale di Cosenza non ha provveduto a portare a termine l’iter ai fini
dell’attribuzione dell’incarico che sarebbe dovuto avvenire con atto di alta
amministrazione a contenuto discrezionale;
si
rende necessario procedere alla nomina del direttore della U.O.C. di Medicina
Generale Cardiologia e Ginecologia - Spoke Paola Cetraro- al fine di dotare le
rispettive strutture complesse di quelle funzionalità che oramai da troppo
tempo mancano e che rendono le medesime strutture allo stato incapaci di
garantire quella funzionalità che in condizioni normali avrebbero avuto e di
cui l’utenza avrebbe fino ad oggi potuto beneficiare -:
alla
luce di quanto sopra esposto, di conoscere quali iniziative intenda assumere al
fine di fare in modo che l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza provveda
alla celere nomina del direttore della U.O.C Medicina Generale Cardiologia e
Ginecologia Spoke Paola- Cetraro, per le quali il management aziendale ha
riservato una ingiustificata ed ingiustificabile inerzia.
(426;
10/01/2019)
Nicolò
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
in
data 12 gennaio c.a., un paziente è deceduto per arresto cardiaco dopo essere
stato trasportato con grave ritardo - di circa 3 ore - dal reparto di
Cardiologia dell’Ospedale di Locri a quello di Rianimazione dello stesso
Nosocomio, a causa di un guasto che ha interessato l’unico ascensore
funzionante;
considerato
che: già nel 2015, il sindacato F.S.I. - Sanità aveva più volte inviato
richiesta agli uffici competenti al fine di provvedere al ripristino degli
ascensori dell’ospedale di Locri, senza ottenere alcuna risposta. Peraltro,
nelle stesse istanze si evidenziava la condizione di precarietà in cui versava
l’unico ascensore funzionante, non in grado di sopportare un carico di lavoro
tale da poter servire ininterrottamente cinque reparti. A questo si aggiunga
che, secondo fonti attendibili, l’unico ascensore funzionante era da molto
tempo utilizzato per scopi diversi: trasporto di alimenti, di materiale infetto,
ma anche di visitatori, pazienti ambulatoriali e degenti -:
i
motivi che hanno determinato siffatta situazione, nonostante le reiterate
segnalazioni di strutturali e gravi carenze effettuate dalle rappresentanze
sindacali, dai cittadini e dagli stessi operatori (personale medico e
paramedico). Inoltre, si chiede di sapere quali impellenti interventi si
intendano adottare al fine di garantire l’effettivo diritto alla salute di un
vasto bacino di utenza.
(427;
14/01/2019)
Guccione
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
con
deliberazione n. 98 del 26/04/2010, la Giunta municipale di Cosenza, approvava
le Linee guida generali di indirizzo per la redazione del Piano Strutturale
Comunale (PSC) e del relativo Regolamento Edilizio Urbano (REU);
con
deliberazione di Giunta Comunale n. 199/2010 dell'11/10/2010 veniva adottato il
documento preliminare del Piano strutturale (PSC) e del relativo Regolamento
edilizio urbano (REU) e autorizzato il sindaco Mario Occhiuto a convocare la
Conferenza di Pianificazione;
veniva
indetta apposita Conferenza di Pianificazione nel dicembre 2010, nella quale
venivano individuate specifiche linee guida-tematiche da sviluppare nel
redigendo PSC/REU;
successivamente,
in data 24 ottobre 2016, il Consiglio Comunale di Cosenza aderiva, con
Deliberazione n. 27, al Principio di "Consumo di suolo zero" di cui
all'art. 27-quater, comma 2 della legge regionale n. 19/2002 e sue successive
modifiche ed integrazioni;
con
deliberazione nr. 55 del 18 aprile 2017, la Giunta Comunale di Cosenza
proponeva al Consiglio Comunale l'adozione del Piano Strutturale Comunale (PSC)
e del relativo Regolamento Edilizio Urbano (REU), (Regolamento Edilizio
Urbanistico, REU; Relazione illustrativa; VAS; Elaborati grafici elencati in premessa);
con
successiva delibera di Giunta Comunale n. 79 del 23/06/2017, venivano proposte
modifiche, integrazioni e adeguamenti al PSC e REU della città di Cosenza, di
seguito indicati: "nell'adeguamento di talune tavole del PSC, finalizzate
ad una migliore lettura e fruizione delle stesse (REU parte ABC, per il PSC:
legenda tavole, TU/TDU/TAF (senza accrescimenti del perimetro urbano, come già
approvato dal GC), Spazi e sistemi. Sistema ambiente, Sistema dotazioni, per il
REU: REU parte ABC, elaborati REU al 4000 (n. 6 elaborati), aree sottoposte a
perequazione, che rispettano i contenuti dell'accordo in premessa;
in
doverose e dovute integrazioni, necessarie alla più corretta esplicitazione
della deliberazione n. 27 di adesione al principio di "Consumo a suolo
zero";
con
successiva deliberazione n. 29 del 29 giugno 2017, il Consiglio Comunale
adottava il PSC della Città di Cosenza ed il relativo Regolamento Edilizio
Urbano, comprensivo del REU, relazione illustrativa, Valutazione Ambientale
strategica, Elaborati grafici elencati in narrativa, come modificato e
rettificato su proposta della precedente deliberazione di Giunta, con
recepimento del documento preliminare, adottato con delibera comunale n. 46 del
19/10/2010, apportate rettifiche tecniche alle tavole PSEL 01-PSPS 02- PSPS 03-
PSRU 03- PSRU 04- PSRU 08- PSRU 09-PSRU 10, nonché correzioni alla
documentazione allegata all'adesione al principio di " Consumo a Suolo
Zero", con conseguente modifica della proposta di adozione del PSC e del
REU di cui all'intervenuta deliberazione della Giunta comunale del 18/4/2017;
con
la delibera di adozione del PSC/REU entravano in vigore le misure di
salvaguardia per la sospensione degli interventi di trasformazione urbanistica
ed edilizia del territorio in corso e non ancora perfezionati;
con
richiesta prot. 88383 dell'1/12/2017 avente ad oggetto "informazioni sulla
trasmissione del PSC di Cosenza", indirizzata alla Regione Calabria, il
Comune di Cosenza in persona del Dirigente dell'Ufficio del Piano, Ing.
Converso e del responsabile del procedimento, geom. Ambrogio Greco, comunicando
l'intervenuta variazione di alcuni indici territoriali perequati, operata dalla
Società incaricata alla redazione del progetto, manifestava la necessità, anche
alla luce delle problematiche sollevate dallo scrivente in qualità di
consigliere comunale di Cosenza, di stabilire se l'operato degli Uffici
incaricati fosse stato o meno legittimo con preciso riferimento alle modifiche
apportate rispetto al parere geomorfologico del 2015 precedente;
la
Regione Calabria (Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici, Mobilità -
Settore 2 Cosenza) con nota del 19/12/2017 prot. n. 394090 precisava di aver
rilasciato parere geomorfologico con nota prot. n. 218972 del 14/7/2015, ma che
a seguito della comunicata intervenuta variazione degli indici territoriali di
perequazione e compensazione al PSC/REU risultava essere intervenuta una
"variante allo strumento urbanistico" in corso di approvazione, e
pertanto qualsivoglia variazione apportata al PSC/REU aveva reso invalido il
precedente parere rilasciato geomorfologico e conseguentemente comportava il
deposito del nuovo progetto in variante e la riconvocazione della Conferenza di
pianificazione, ai fini della riadozione del Piano;
per
quanto sopra, il Comune di Cosenza con nota prot. 15372 del 13/2/2018 del
Dirigente del Piano dott.ssa Carbone, provvedeva a trasmettere alla Regione
Calabria il nuovo PSC con gli allegati, al fine del rilascio di un ulteriore
parere di compatibilità geomorfologica, senza riconvocare la Conferenza di
pianificazione;
gli
atti di cui sopra, venivano restituiti dalla Regione Calabria (Dipartimento
Infrastrutture, Lavori Pubblici, Mobilità - Settore 2 Cosenza) al Comune di
Cosenza con nota prot 93229 del 14/3/2018 perché sprovvisti della componente
geologica e dunque inidonei alla valutazione del PSC in ordine alla
compatibilità ed alla coerenza delle scelte di pianificazione con le condizioni
geomorfologiche del territorio e all'Istruttoria ex art 13 della L 64/74 e
dell'art 89 del DPR n. 380/2001;
nel
frattempo in data 22/1/2018, su istanza dello scrivente, perveniva presso la
Regione Calabria (Dipartimento 11 Ambiente e Territorio - Settore Urbanistica
Cosenza) richiesta di verifica formale sulla procedura di adozione del PSC operata
dal Comune di Cosenza e con relazione di verifica prot 62279 del 20/2/2018, la
Regione Calabria a firma del Dirigente del Settore e del Responsabile del
procedimento specificava: a)di non essere nella condizione di valutare la
conformità del documento preliminare depositato al Genio Civile nel 2015 e
quello successivo oggetto di variante con modifica degli indici territoriali la
cui copia non era stata ritualmente acquisita;
b)
di aver riscontrato nell'iter procedurale di adozione del PSC /REU la carenza
dell'adempimento relativo all'emanazione delle direttive di cui al comma 2
dell'art 27 quater della LUR non assimilabili alle linee di indirizzo approvate
con delibera di GM n. 98 del 26/4/2010 di diversa natura e con altri obiettivi;
c)
di aver riscontrato l'omessa predisposizione, da parte del Comune di Cosenza,
di un nuovo documento preliminare del PSC (adeguato e aggiornato), da
sottoporre alla prevista Conferenza di pianificazione per le specifiche
verifiche dopo l’intervenuta delibera di adesione al principio di "consumo
di suolo zero". Rilevato che: l'accertato vizio del procedimento di
adozione del PSC potrà essere fatto valere dai cittadini non appena verrà
approvato il documento definitivo e questo con gravi ripercussioni economiche e
amministrative a danno dei Comune di Cosenza;
ad
oggi le misure di salvaguardia per la sospensione degli interventi di
trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio in corso e non ancora
perfezionati, irritualmente intervenute, stanno arrecando pregiudizio ai
cittadini le cui volumetrie e i piani di attuazione sono stati sospesi in
presenza dell'adozione di uno strumento urbanistico per il quale deve essere
riconvocata la Conferenza dì pianificazione ed emesso nuovo parere
geomorfologico;
risulta
necessario agire in autotutela, revocando le misure di salvaguardia e
riconvocando la Conferenza di pianificazione dei servizi al fine della
valutazione e verifica del nuovo PSC/REU (adeguato e aggiornato con l'adesione
del consumo di suolo zero e della variazione degli indici territoriali di
perequazione e compensazione) -:
quali
iniziative intende adottare la Regione Calabria, in base alle proprie
competenze in materia urbanistica - anche alla luce dei pronunciamenti del
Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici, Mobilità - Settore 2 Cosenza con
nota del 19/12/2017 prot. n. 394090;
del
Dipartimento Infrastrutture Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici,
Mobilità - Settore 2 Cosenza al Comune di Cosenza con nota prot. 93229 del
14/3/2018;
del
Dipartimento 11 Ambiente e Territorio - Settore Urbanistica Cosenza con
relazione di verifica prot. 62279 del 20/2/2018 - al fine di evitare che
vengano messe in atto, da parte dell'amministrazione comunale di Cosenza,
procedure viziate o addirittura illegittime e non conformi alla legislazione
vigente per l'adozione del Psc/Reu e che arrecherebbero un grave danno ai
cittadini e all'economia della città di Cosenza.
(428;
16/01/2019)
Gallo
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
l’Agenzia
della Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura (ARCEA) ha bandito un
concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato
di profili vari nelle categorie professionali D1 e C1 per n. 12 posti presso
l’Agenzia stessa con sede in Catanzaro, pubblicandolo in data 09/08/2018 sul
suo portale istituzionale;
in
risposta a precedente interrogazione dello scrivente, recante n. 394 del
20.09.2018, il Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria rendeva noto che
con nota prot. Siar n. 308073 del 14 settembre 2018 il medesimo Dipartimento
aveva comunicato il parere della Struttura di Controllo ARCEA con cui veniva
evidenziato che la procedura concorsuale avviata avrebbe necessitato della
obbligatoria e preventiva autorizzazione di cui al comma 5 dell’art. 2 della
L.R. n. 11 del 27 aprile 2015 che, a tal riguardo prevede: “A partire
dall’entrata in vigore dalla presente legge, l’adozione di provvedimenti che,
pur rispettando i limiti di cui alla lettera a) del comma 1, comportino nuova
spesa di personale a qualunque titolo, deve essere preventivamente autorizzata
dalla Giunta regionale.” Con disposizione ribadita anche dal comma 2 dell’art.
6 della L.R. n. 43 del 27/12/2016 che dispone “A partire dall’entrata in vigore
dalla presente legge, l’adozione di provvedimenti che, pur rispettando i limiti
di cui alla lettera a) del comma 1, comportino nuova spesa per il personale a
qualunque titolo, deve essere preventivamente autorizzata dalla Giunta
regionale;
in
mancanza del richiamato parere, come comunicato sempre dal Dipartimento
Agricoltura, con Decreto n. 223 del 21 settembre 2018 il Direttore ARCEA
provvedeva alla sospensione temporanea della procedura concorsuale di cui al
Decreto n. 202 del 8 agosto 2018 e, da ultimo, con Decreto n. 251 del 17
ottobre 2018, lo stesso procedeva alla revoca della procedura concorsuale di
cui al decreto n. 202 del 8 agosto 2018;
tuttavia,
pur a seguito dell’avvenuta revoca, nel tempo intercorso non solo non si è
proceduto a fornire chiarimenti in ordine all’eventuale indizione di un nuovo
bando, ma neppure risulta essersi provveduto, ad oggi, alla restituzione delle
spese d’iscrizione alle prove concorsuali annullate in favore degli oltre 3.000
partecipanti -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza della vicenda;
se
e come la Giunta stessa intenda adoperarsi perché un nuovo bando venga emanato,
ed in quali tempi;
se
e come si reputi opportuno procedere perché vengano restituite ai partecipanti
alle prove concorsuali annullate per revoca del bando di cui al Decreto n. 202
dell’8 agosto 2018 le spese di iscrizione da questi versate.
(28;
07/01/2019)
Gallo
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
città unica di Corigliano-Rossano è sede di un’agenzia complessa Inps che
garantisce servizi e funzioni in area medico-legale;
con
determinazione presidenziale n. 150 del 30 novembre 2018, nell’ambito di un
processo di riorganizzazione interna dettato anche da carenza di personale,
Inps ha fornito indirizzi che, se attuati, avrebbero portato ad un
ridimensionamento della detta agenzia complessa;
sempre
in attuazione della predetta determinazione, è stato paventato il rischio della
chiusura dei centri Inps di Castrovillari e Trebisacce;
a
seguito di critiche e proteste, con propria nota agli inizi del 2019 la
Direzione regionale Inps Calabria ha comunicato di aver richiesto l’emanazione
di una circolare interna per disciplinare con trasparenza e chiarezza quanto
stabilito dalla Determinazione presidenziale richiamata, specificando che nelle
more non si sarebbe proceduto ad alcuna modifica nell’organizzazione dei
servizi, con piena tutela dell’articolazione territoriale attuale;
comunque
resta integra la possibilità di un ridimensionamento dell’Agenzia complessa di
Corigliano-Rossano e di altri centri Inps attivi in altri Comuni della
provincia di Cosenza -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza della vicenda;
se
e come la Giunta stessa si sia sin adoperata per evitare razionalizzazioni e
chiusure di sedi Inps in Calabria, con particolare riferimento all’Agenzia
complessa di Corigliano-Rossano e delle sedi Inps presenti in Comuni come
Trebisacce e Castrovillari;
se
sia intenzione della Giunta regionale avviare un confronto con l’Inps per
tutelare gli interessi e le ragioni dei Comuni calabresi nell’ambito del
richiamato processo di riorganizzazione interna avviato dall’istituto
previdenziale.
(29;
07/01/2019)
Gallo
- Al Presidente della Giunta regionale. Per
sapere - premesso che:
nell'ambito
del POR Calabria FESR 2007-2013 veniva finanziato il Progetto integrato di
sviluppo locale (PILS) «Lorica Hamata in Sila Amena», che avrebbe beneficiato
di 13.347.000 euro di contributo pubblico (Assi 5 e 8 POR Calabria 2007- 2013)
e di oltre 3.000.000 euro di contributo privato;
il
progetto prevedeva l’adeguamento e la modernizzazione degli impianti di
risalita delle stazioni sciistiche di Lorica, nonché la sostituzione della
seggiovia con una cabinovia;
con
grave ritardo rispetto al cronoprogramma iniziale, a seguito dei ripetuti
solleciti e di svariati atti ispettivi tesi a verificare la regolarità delle
procedure seguite e ad ottenere la celere definizione dei lavori, l’11 marzo
2018 il presidente della giunta regionale procedeva all’inaugurazione solenne
degli impianti di risalita di Lorica, la cui gestione provvisoria veniva
affidata a Ferrovie della Calabria, con il supporto dell’Arsac;
nel
corso della manifestazione inaugurale, alla quale presenziava su invito della
Regione la campionessa olimpionica di sci Daniela Ceccarelli, il presidente
della giunta regionale, attraverso l’ufficio stampa della Regione, dichiarava
ufficialmente che “questi impianti correvano concretamente il rischio di essere
trasformati in un’incompiuta, in una cattedrale nel deserto;
una
enorme preoccupazione, questa. Abbiamo lavorato senza risparmio di energie
perché ciò non avvenisse [...] Tornerò nei prossimi giorni a Lorica- ha
informato il presidente della Regione- per discutere con chi lo vorrà un
progetto, un piano che vada in questa direzione, perché la nostra intenzione è
quella di investire per valorizzare meglio questo e gli altri laghi, per fame
motore e risorsa per lo sviluppo”;
ad
oggi, tuttavia, non solo gli impegni assunti non risultano essere stati
mantenuti, ma serie problematicità si registrano anche sul versante della
gestione nel funzionamento degli impianti;
al
riguardo, il Comitato degli imprenditori lorichesi, in data 27.12.2018
lamentava disagi e disservizi, oltre che la tardiva entrata in funzione degli
impianti in riferimento alla stagione sciistica in corso;
da
più parti vengono sollevate lagnanze in ordine alle condizioni della seggiovia,
che non sarebbe del tutto funzionante, mentre il funzionamento della cabinovia
sarebbe circoscritto da una prescrizione tecnica che ne imporrebbe lo stop in
caso di venti di velocità superiore ai 40 km/h;
criticità
si registrerebbero anche in riferimento al sistema di innevamento artificiale,
i cui lavori di completamento dovrebbero essere ultimati entro il prossimo
marzo;
inattivi
sarebbero anche due dei tre gatti delle nevi disponibili;
la
carenza di personale condizionerebbero in negativo il disbrigo delle attività
della Ski Area;
preoccupazione
desta l’imminente scadenza del contratto di affidamento della gestione, fissato
al 31 marzo 2019;
pure
nella vicina Camigliatello, infine, si registrerebbero problemi analoghi in
relazione agli impianti di innevamento artificiale;
tanto
premesso, interpella il Signor Presidente della Giunta regionale calabrese -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza delle vicende segnalate
dall’interpellante;
se
quanto segnalato dall’interpellato risponda a vero, in tutto o in parte;
quali
siano le reali condizioni strutturali e di utilizzo degli impianti di risalita
Lorica e degli impianti di innevamento artificiale di Camigliatello, ed a quale
punto siano giunti i lavori di completamento degli impianti di innevamento
artificiale di Lorica e se gli stessi saranno effettivamente ultimati nei tempi
di cui al cronoprogramma;
quali
indirizzi la giunta regionale abbia espresso o intenda esprimere in ordine alla
gestione della Ski Area di Lorica, in virtù dell’ormai imminente scadenza del
contratto di affidamento attualmente in essere.
(30;
09/01/2019)
Gallo
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
L. R. n. 11/03 e ss.mm.ii concede ai Consorzi di bonifica, ai sensi dell’art. 4
co. 1, le opere pubbliche di bonifica e irrigazione, le opere idrauliche e le
opere relative ai corsi d’acqua naturali pubblici che fanno parte integrante
del sistema di bonifica e di irrigazione, appartenenti al demanio regionale,
nonché la gestione delle stesse;
fra
tali opere figurano anche gli impianti di irrigazione;
con
la “Legge di stabilità regionale 2019” è stato previsto lo stanziamento della
somma di euro 250.000,00 a favore dei Consorzi di bonifica per la gestione
degli impianti irrigui di proprietà regionale;
in
virtù di ciò, a ciascun Consorzio spetterà un importo pari ad euro 22.727,27,
indipendentemente dalla superficie irrigua effettivamente gestita;
i
Consorzi di bonifica gestiscono 6790,80 km di reti irrigue di proprietà
regionale, e che pertanto il fondo annuo previsto non appare sufficiente a
garantire la copertura dei costi;
lo
stanziamento previsto in bilancio non tiene conto delle richieste presentate
dai Consorzi corredate dalle apposite previsioni di spesa, ai sensi
dell’articolo 26, co. 4, della L.R. n. 11/03, né tantomeno risulta in linea con
il contenuto del co. 1 dello stesso articolo e del co. 1 dell’art. 10;
il
rilevante ruolo in termini economici ed occupazionali che riveste l’agricoltura
per il territorio regionale, i Consorzi comunque sono obbligati a garantire la
funzionalità degli impianti, che richiedono, anche per la loro vetustà,
continui interventi di manutenzione con dispendio di risorse che non consentono
di effettuare interventi tesi a modernizzare gli impianti stessi;
ormai
da molti anni, e in particolare in questa legislatura, le risorse iscritte in
bilancio non risultano sufficienti una gestione efficiente e adeguata a quanto
richiesto dalla moderna agricoltura calabrese;
tanto
premesso, interpella il Signor Presidente della Giunta regionale calabrese -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza di quanto esposto dall’interpellante;
se
ritenga quanto esposto coerente con l’indirizzo politico ed il programma di
governo;
quali
provvedimenti intenda adottare affinché i fondi stanziati per la gestione degli
impianti irrigui di proprietà regionale risultino adeguati alle effettive
esigenze dei Consorzi.
(31;
21/01/2019)
Gallo
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
L. R. n. 26/75 e ss.mm.ii concede ai Consorzi di bonifica, ai sensi dell’art. 4
co. 1, le opere pubbliche di bonifica e irrigazione, le opere idrauliche e le
opere relative ai corsi d’acqua naturali pubblici che fanno parte integrante
del sistema di bonifica e di irrigazione, appartenenti al demanio regionale,
nonché la gestione delle stesse;
con
la “Legge di stabilità regionale 2019” è stato previsto lo stanziamento della
somma di euro 1.000.000 a favore dei Consorzi di bonifica per la gestione delle
opere di bonifica di proprietà regionale;
in
virtù di ciò, a ciascun Consorzio spetterà un importo pari ad euro 90.909,10,
indipendentemente dalle opere effettivamente da realizzarsi;
i
Consorzi di bonifica gestiscono migliaia di chilometri di canali di scolo di
proprietà regionale, mediante personale e mezzi propri, e che pertanto il fondo
annuo previsto non appare sufficiente a garantire la copertura dei costi;
lo
stanziamento previsto in bilancio non tiene conto delle richieste presentate
dai Consorzi corredate dalle apposite previsioni di spesa, ai sensi
dell’articolo 26, co. 4, della L. R. n. 11/03, né tantomeno risulta in linea
con il contenuto del co. 1 dello stesso articolo e del co. 1 dell’art. 10;
il
rilevante ruolo in termini economici ed occupazionali che riveste l’agricoltura
per il territorio regionale, i Consorzi comunque sono obbligati a garantire la
funzionalità dei canali, che richiedono, anche per la loro vetustà, continui interventi
di manutenzione con dispendio di risorse che potrebbero essere invece destinate
al ripristino delle infrastrutture esistenti ed all’ampliamento della rete in
quelle aree che, seppur interessate da fenomeni idrogeologici, non risultano
dotate di adeguate opere di salvaguardia;
ormai
da molti anni, e in particolare in questa legislatura, le risorse iscritte in
bilancio non risultano sufficienti una gestione efficiente e adeguata a quanto
richiesto dalla moderna agricoltura calabrese;
tanto
premesso, interpella il Signor Presidente della Giunta regionale calabrese -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza di quanto esposto dall’interpellante;
se
ritenga quanto esposto coerente con l’indirizzo politico ed il programma di
governo;
quali
provvedimenti intenda adottare affinché i fondi stanziati per la gestione delle
opere di bonifica di proprietà regionale risultino adeguati alle effettive
esigenze dei Consorzi.
(32;
21/01/2019)
Gallo
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
L. R. n. 11/03 e ss.mm.ii concede ai Consorzi di bonifica, ai sensi dell’art. 4
co. 1, le opere pubbliche di bonifica e irrigazione, le opere idrauliche e le
opere relative ai corsi d’acqua naturali pubblici che fanno parte integrante
del sistema di bonifica e di irrigazione, appartenenti al demanio regionale,
nonché la gestione delle stesse;
fra
tali opere figurano anche le dighe connesse con gli impianti di irrigazione,
alcune delle quali utilizzate pure per la regolazione delle piene dei corsi
d’acqua lungo i quali insistono;
con
la “Legge di stabilità regionale 2019” è stato previsto lo stanziamento della
somma di euro 50.000 a favore dei Consorzi di bonifica per la gestione delle
opere di bonifica di proprietà regionale;
i
Consorzi di Bonifica operanti in Calabria gestiscono 8 dighe di proprietà
regionale;
in
virtù di ciò, a ciascun Consorzio spetterà un importo pari ad euro 6.250,00;
i
Consorzi di bonifica, attesa la normativa vigente sulla gestione delle dighe,
sono obbligati al rispetto di specifiche disposizioni normative quali la
continua vigilanza dell’infrastruttura, il perfetto funzionamento della
strumentazione di controllo e degli organi di scarico, l’eventuale concorso
della diga alla gestione degli eventi di piena, le utenze correlate al funzionamento
di uffici e infrastruttura ed altro;
pertanto
il fondo annuo previsto non appare sufficiente neppure lontanamente a garantire
la copertura dei costi;
lo
stanziamento previsto in bilancio non tiene conto delle richieste presentate
dai Consorzi corredate dalle apposite previsioni di spesa, ai sensi
dell’articolo 26, co. 4, della L. R. n. 11/03, né tantomeno risulta in linea
con il contenuto del co. 1 dello stesso articolo e del co. 1 dell’art. 10;
il
rilevante ruolo in termini economici ed occupazionali che riveste l’agricoltura
per il territorio regionale, oltre che per evidenti ragioni di sicurezza ed
incolumità pubblica, i Consorzi comunque sono obbligati a garantire la
funzionalità delle dighe;
atteso
che ormai da molti anni, e in particolare in questa legislatura, le risorse
iscritte in bilancio non risultano sufficienti una gestione efficiente e
adeguata a quanto richiesto dalla moderna agricoltura calabrese;
tanto
premesso, interpella il Signor Presidente della Giunta regionale calabrese -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza di quanto esposto dall’interpellante;
se
ritenga quanto esposto coerente con l’indirizzo politico ed il programma di
governo;
quali
provvedimenti intenda adottare affinché i fondi stanziati per la gestione delle
dighe di proprietà regionale risultino adeguati alle effettive esigenze dei
Consorzi.
(33;
21/01/2019)
Il
Consiglio Regionale,
premesso
che:
la
diga sul fiume Melito rappresenta, per importanza strategica e
infrastrutturale, ima tra le più grandi opere incompiuta della Calabria. Una
delle più grandi Dighe italiane in materiali sciolti. Una delle più alte nel
mondo fra quelle con manto di tenuta in conglomerato bituminoso e fondamentale
per l’interconnessione con altri acquedotti e dighe;
con
19.000 ettari di superficie dominata, 16.000 ettari di superficie irrigabile,
circa 40 milioni di mc di acqua da destinare all’uso potabile al fine di
sostituire gli attuali prelievi da falda con tutte le conseguenze di natura
ambientale, aree irrigue ed irrigabili della fascia ionica catanzarese e del
lametino, la diga sul fiume Melito sarebbe un’infrastruttura fondamentale per
lo sviluppo e l’occupazione della nostra regione;
attraverso
la realizzazione della diga sul Melito saranno risolti i problemi potabili della
città di Catanzaro, Lamezia Terme e di tutti i comuni del comprensorio con la
possibilità di accrescere il potenziale industriale dell’area e realizzare
importanti centrali idroelettriche. Sono previsti importanti effetti per lo
sviluppo dell’agricoltura, del turismo, del commercio e dell’artigianato con
indubbi vantaggi occupazionali;
dagli
ultimi studi avviati anche dal consorzio di bonifica Ionio Catanzarese per il
completamento della diga sul Melito occorrono circa 550 milioni di euro;
attraverso
l’inserimento della Diga del Melito nelle opere strategiche europee, attraverso
la Banca Investimenti Europei (B.E.I.), l’opera sarebbe finanziata al 75% dalla
Comunità Europea a fondo perduto, ed il restante 25% delle risorse verrebbe
anticipate dalla BEI;
il
consorzio di bonifica “Ionio Catanzarese” ha manifestato in più occasioni la
disponibilità a coprire il finanziamento anticipato dalla Bei versando le rate
di ammortamento nella casse regionali per un periodo di 30 anni;
per
ottenere i finanziamenti dalla BEI l’unica possibilità esistente è che il
finanziamento venga richiesto dalla Regione Calabria;
impegna la Giunta regionale
ed
il Presidente della Regione Calabria a stipulare una convenzione con il
Consorzio di Bonifica “Ionio Catanzarese” che impegna il Consorzio a versare
nelle casse regionali le rate di ammortamento della BEI per un periodo di 30
anni. ad avviare le procedure per richiedere il finanziamento alla Bei per il
completamento della diga sul Melito.
(139;
10/01/2019) Greco
Il
Consiglio Regionale,
premesso
che:
Con
l'adozione del D.lgs. n. 152 del 2006 (ed. Codice dell'Ambiente), e nello
specifico con l'applicazione dell'articolo 96, comma 8 viene introdotto nel
nostro sistema il principio generale della temporaneità di tutte le concessioni,
la cui durata, salvo casi specificamente individuati, è, al massimo, di trenta
anni;
Con
la norma statale che ne limita la durata, la perpetuità delle concessioni
stipulate dopo l'entrata in vigore di tale limite è pacificamente vietata. La questione
delle concessioni perpetue stipulate prima dell'entrata in vigore del limite è
stata risolta in via interpretativa dalle Regioni stesse, che hanno avvertito
la necessità di definire uno specifico regime transitorio per le concessioni
originariamente rilasciate come perpetue. Tra queste Campania e Calabria;
La
Regione Calabria, in particolare, con l'articolo 9, comma 9 della Legge
Regionale n. 40/2009, ha rinviato al principio generale di cui all'art. 252
delle Disposizioni per l'attuazione del Codice Civile (Regio Decreto 30 marzo
1942, n. 318), secondo cui, in caso di successioni di leggi nel tempo
riguardanti, tra l'altro, i termini per l'esercizio di un diritto, "il
nuovo termine si applica anche all'esercizio dei diritti sorti anteriormente
[...] ma il nuovo termine decorre [...]" dall'entrata in vigore della
legge sopravvenuta, "purché, a norma della legge precedente, non rimanga a
decorrere un termine minore". Più precisamente, con Legge Regionale n. 11
del 27 aprile 2015, all'art. 9 della Legge Regionale n. 40 del 2009 -
disposizione che regola le attività estrattive nel territorio della Regione
Calabria - è stato aggiunto il seguente comma: 9. In osservanza del principio
generale di cui all'art. 252 del regio decreto 30 marzo 1942, n. 318 (Disposizioni
per l'attuazione del Codice Civile), le concessioni perpetue date senza limiti
di tempo, in essere alla data in entrata in vigore del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152 (Codice dell'ambiente), a decorrere dalla medesima data
sono trasformate in concessioni temporanee della durata di 30 (trenta) salvo il
concessionario non incorra in motivi di decadenza. L'esercizio della
concessione nei termini di cui al periodo precedente è condizionato all'esito
positivo della valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) o della valutazione
di incidenza (V.I.), se dovute, ferma restando l'acquisizione di tutte le
autorizzazioni, nulla osta o atti di assenso comunque denominati previsti dalle
leggi vigenti;
Di
conseguenza, le prescrizioni di tutela ambientale, la cui osservanza è dunque
imposta per raggiungere i livelli di tutela dell'ambiente fissati dalla
legislazione nazionale, richiedono che i Comuni interessati avviino le
procedure in materia di V.LA. e di V.l. e presentino un nuovo progetto
tecnico-amministrativo da sottoporre alla valutazione della Regione Calabria;
Nelle
more della trasformazione delle concessioni da perpetue a temporanee,
congiuntamente all'approvazione della modifica della Legge Regionale n.
40/2009, allo scopo di salvaguardare l'interesse pubblico, la Giunta regionale,
con Deliberazione n. 102 del 03.04.2015, ha previsto, altresì, uno specifico
regime transitorio che consentiva la prosecuzione delle attività relative alle
concessioni;
Di
fatto, per motivi di pubblico interesse, doveva essere garantito lo
sfruttamento e la regolare manutenzione delle risorse delle acque termali e
minerali e delle rispettive pertinenze, la continuità delle attività
imprenditoriali connesse alle richiamate concessioni, il mantenimento dei
rispettivi livelli occupazionali e garantire (per quanto attiene alle
concessioni termali) l'effettuazione senza soluzione di continuità delle
prestazioni sanitarie (cure termali anche a carico del Servizio Sanitario
Nazionale) che presuppongono lo sfruttamento delle risorse termali;
Tuttavia,
detta prosecuzione veniva garantita a condizione che (rif. Deliberazione di
Giunta Regionale n. 102 del 03.04.2015): "a) siano presentate da parte dei
soggetti interessati entro 120 giorni dalla data di pubblicazione sul BUR
Calabria della presente deliberazione, le istanze per l'avvio delle procedure
previste dalle norme vigenti in materia di valutazione di impatto ambientale e
valutazione di incidenza (di cui alla normativa regionale e normativa
correlata, in quanto applicabile);
b)
non intervengano cause di cessazione, revoca o decadenza per sopravvenute
ragioni di interesse pubblico ovvero carenza dei presupposti richiesti ex lege
per il rilascio o l'esercizio delle concessioni, né alcuna causa di cessazione
prevista dalla Legge Regionale n. 40/2009 e dal Regolamento Regionale di
Attuazione n. 3/2011, modificato ed integrato dal Regolamento n. 12/2012;
c)
siano rispettati gli obblighi e le prescrizioni previsti dalla normativa
vigente a dai rispettivi provvedimenti concessori". Nel corso della
riunione tenutasi presso la Cittadella Regionale in data 14.01.2019, tra i
Comuni di Acquappesa, Guardia Piemontese, la Cisl e la Regione Calabria,
Dipartimento Attività produttive e Lavoro, è stato delineato l'iter procedurale
da seguire per il perfezionamento della procedura concessoria;
In
particolare, nell'intento di voler salvaguardare il preminente interesse
pubblico, nel rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente, i
Comuni, con il supporto delle strutture dipartimentali competenti in materia,
proporranno alla Regione Calabria, un crono programma comprendente tutte le
fasi - ambientale, economico e finanziario - per il corretto perfezionamento
della procedura prevista dalla norma. Più in particolare, il crono programma
sarà redatto con l'intento di ottimizzare i tempi di predisposizione del
progetto tecnico-amministrativo a carico dei Comuni di Acquappesa e Guardia
Piemontese, attraverso una attenta analisi rivolta alle problematiche attinenti
alla sua realizzazione, nonché ad una sostenibilità di tutte le fasi sopra
descritte. Nelle more della realizzazione dell'iter procedurale, la Regione
Calabria, attraverso una nota del D.G. del Dipartimento delle Attività
Produttive, al fine di garantire il preminente interesse pubblico, lo
sfruttamento e la regolare manutenzione delle risorse delle acque termali e
minerali e delle rispettive pertinenze, la continuità delle attività
imprenditoriali connesse alle richiamate concessioni, il mantenimento dei
rispettivi livelli occupazionali e garantire, l'effettuazione senza soluzione
di continuità delle prestazioni sanitarie (cure termali anche a carico del
Servizio Sanitario Nazionale), ha proposto ai Comuni l'ipotesi di prorogare
l'esistente rapporto concessorio con la società S.A.TE.CA. per la durata di 24
mesi e, comunque, fino al subentro del nuovo contraente. È necessario e urgente
intervenire, al fine di tutelare le circa 250 unità lavorative, e mantenere le
circa 500.000 prestazioni sanitarie erogate annualmente delle quali il 30% erogate
a favore di utenti extra regionali.
Impegna la Giunta regionale
ed
il Presidente della Regione Calabria a mettere in campo, senza indugio, tutte
le iniziative atte a garantire il preminente interesse pubblico ed i livelli
occupazionali, nel rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente,
al fine di evitare che anche alle Terme Luigiane tocchi la medesima sorte che
ha interessato presidi produttivi del Tirreno Cosentino.
(140;
22/01/2019) Aieta
Guccione
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
riforma legislativa introdotta dal Decreto legislativo 150/2015 ridisegna i
servizi e valuta la funzione dei Centri per l'impiego (Cpi) attribuendo loro un
ruolo di pivot nella gestione delle politiche del lavoro. Le Regioni, tramite
gli uffici pubblici per il lavoro o attraverso modelli di governance basati su una rete dei soggetti privati accreditati,
sono titolari dell'articolazione territoriale dei servizi e dell'attuazione
delle politiche del lavoro nei rispettivi sistemi, assicurando il rispetto dei
livelli essenziali delle prestazioni, definiti e sostenuti a livello nazionale;
a
partire dal primo luglio 2018 la Regione Calabria ha assunto la competenza
gestionale dei servizi per l'impiego con l'immissione nei ruoli regionali del
personale impegnato nei servizi proveniente dalle Amministrazioni provinciali
calabresi e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria per un totale di 406
persone;
a
seguito dell'acquisizione delle competenze gestionali dirette dalla rete
regionale dei centri per l'impiego la Regione Calabria deve procedere alla
riorganizzazione dei servizi e degli uffici;
la
rete pubblica nazionale dei servizi per il lavoro è composta da 552 Centri per
l'impiego (Cpi). Al 31 dicembre 2017, secondo i dati Anpal (Agenzia nazionale
politiche attive del lavoro), nei Cpi nazionali sono operative 8189 unità
lavorative;
mentre
i Centri per l'impiego in Italia hanno un organico di 8189 unità, in Germania
si hanno 110.000 operatori a sostegno dell'inserimento lavorativo;
in
Francia circa 45.000 operatori;
in
Gran Bretagna 60.000 operatori;
i
dipendenti dei Cpi devono gestire un numero elevato di disoccupati e inattivi:
la media nazionale è di 359 utenti ad operatore, il Sud, secondo i dati
dell'Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) affronta una
mole di lavoro maggiore, con 922 utenti per addetto;
in
Calabria, a marzo 2018, risultano impegnati nei 15 Centri per l'impiego e nelle
30 sedi periferiche collegate, 406 operatori. Attualmente, su una popolazione
di circa 1.970.000 abitanti, la forza lavoro (considerando la fascia di età tra
i 18 e i 65 anni, quali potenziali fruitori dei Centri per l'impiego) è
costituita da circa un milione di persone, per i quali si registra un tasso di
disoccupazione del 21,8% e un tasso di occupazione del 40,8% e oltre 400mila
soggetti inattivi. In base a questi dati estrapolati dall'Eurostat (anno 2017)
si evidenzia la difficoltà dei 406 operatori attualmente impegnati negli uffici
del servizio pubblico regionale calabrese, che si trovano a gestire circa 1500
utenti a testa, contro una media nazionale di 359 utenti per ogni operatore;
l'organico
attuale dei Cpi calabresi è insufficiente e notevole è la mole di lavoro che,
aggiunta alla mancanza di un'adeguata banca dati e del relativo sistema
informativo, non può che risultare ancora più difficoltoso per la Regione
Calabria gestire le politiche attive per il lavoro;
alla
Calabria, per rapportarsi alla media nazionale di un dipendente ogni 359
utenti, servirebbero almeno altre 1200 unità. Assunzioni che garantirebbero un
più efficace accompagnamento e inserimento al mondo del lavoro;
tra
i Centri più importanti si riscontra non solo la carenza delle apparecchiature
informatiche, ma manca addirittura carta e toner;
secondo
l'ultimo rapporto dell'Anpal la carenza di personale (il 50% di tutte le
criticità) si accompagna alla inadeguatezza di strumenti informatici (26%),
all'assenza dì banche dati (7,7%), alla carenza di spazi adeguati (5,9%). Ma
c'è anche una strutturale carenza di professionalità (10%). Dunque oltre ad
aumentare il personale, è necessario anche formarlo e rafforzare le loro
competenze. Le apparecchiature informatiche devono garantire il collegamento in
rete con gli altri attori locali preposti alla gestione delle politiche a
favore degli utenti privi di occupazione;
la
Regione Calabria a luglio del 2017 si è dotata del Sistema Informativo Lavoro
(Sil) regionale che consente di allineare tutte le "informazioni sulla
situazione occupazionale e lavorativa dei cittadini registrati nei vari Centri
per l'impiego della Calabria. Prima dell'istituzione del Sil vi erano cinque
distinti sistemi informativi in ogni provincia. È l'azienda Calabria Lavoro a
detenere la gestione del sistema informativo regionale che gestisce la banca
dati degli iscritti al Centro per l'impiego. 1l problema è che il sistema
informativo racchiude solo i dati che vanno dal 2008 da oggi, ma non quelli
precedenti all'entrata in vigore della comunicazione obbligatoria;
Per
sapere:
quali
iniziative urgenti intende adottare per dare la possibilità ai Centri per
l'impiego della Calabria di essere all'avanguardia e di rispondere in maniera
efficiente e qualificata alle richieste di chi è in cerca di lavoro. È
necessario riposizionare il personale attualmente impegnato nei Centri per
l'impiego a seconda del bacino di utenza presente nei quindici Centri
regionali. È inoltre fondamentale potenziare le trenta strutture periferiche
aumentando il numero dei dipendenti affinché si possano erogare anche nelle
sedi decentrate tutti i servizi offerti dalle sedi centrali. Adeguandole a
livello tecnologico, garantendo un'adeguata dotazione informatica. Alla luce di
quanto sopra servirebbero almeno altre 1200 unità per adeguare i Centri per
l'impiego calabresi agli standard del resto d'Italia. L'azienda Calabria Lavoro
che gestisce la banca dati degli iscritti al Centro per l'impiego, dovrebbe
farsi carico, il prima possibile, anche delle comunicazioni precedenti al
subentro della telematizzazione delle comunicazioni obbligatorie, la cui data
di avvio è il 5 marzo 2008. Fin quando permane tale situazione, tutti i
percorsi lavorativi registrati nelle banche date regionali, risultano
attendibili solamente per i rapporti lavorativi successivi al 5 marzo 2008.
Bisogna trovare una immediata risoluzione e recuperare con celerità i dati
giacenti nei singoli sistemi provinciali nel periodo precedente al 2008. Non si
può correre il rischio di disperdere un patrimonio così importante.
(420;
06/12/2018)
Risposta:
“Il processo di riordino delle province ha inciso
profondamente anche sul sistema italiano dei servizi per l'impiego e di
politica attiva del lavoro rispetto alla loro operatività degli ultimi quindici
anni.
Le province sono
state, di fatto, in tale periodo, protagoniste dell'esperienza di costruzione e
gestione dei servizi per l'impiego ed il loro riordino con la legge 56/2014 ha
generato il problema della riallocazione delle funzioni e dei compiti di
gestione dei Centri per l'Impiego.
Dopo una fase
transitoria dal 2015 a metà 2018 in cui i servizi per l'impiego hanno
continuato ad essere gestiti dalle province in convenzione con le regioni, per
effetto delle intese avvenute in sede di Conferenza Stato/Regioni, e da ultimo,
a decorre dal 1° luglio 2018, in attuazione del comma 793 e seguenti dell'art.
1 della legge 205/2017, si è attuato il passaggio definitivo delle del
personale, delle competenze e delle risorse alle regioni.
In tale
circostanza, la Regione Calabria ha operato la scelta, in condivisione con le
OO.SS. e lo stesso personale dei servizi per l'impiego, del loro transito nei
ruoli della giunta regionale, mentre alcune regioni hanno optato per forme di
gestione del personale più indirette come le agenzie.
Pertanto, a
decorre dal 1° luglio 2018, la Regione Calabria è divenuta titolare degli
adempimenti strumentali, della successione nei contratti e di tutti gli
adempimenti connessi ai Centri per l’Impiego ed al collocamento mirato dei
lavoratori disabili.
Come in tutte le
fasi di transizione, anche per i Centri per l'Impiego, si sta procedendo alle
modifiche delle procedure operative.
Questa fase sta
comportando la necessità di aggiustamenti continui.
I CPI sono oggetto
di attribuzione di nuove responsabilità e competenze a partire dalla riforma
del Jobs Act attuata per la parte che riguarda i servizi per l’impiego con il
D.lgs 150/2015, ed è chiaro che vi è la necessità di aggiornare normativamente
tutta la materia anche in relazione al fatto dell'imminente attivazione del
Reddito di Cittadinanza, per come preannunciato dal Governo nazionale.
Il Piano regionale
2018-2019, ha previsto il rafforzamento dei servizi e delle misure di politica
attiva del lavoro, POC - Piano integrato ANPAL-ANPAL Servizi Spa.
In attesa di una
Riforma complessiva, va rimarcato che la Regione ha avviato una serie di
attività volte al riordino, al miglioramento ed all’armonizzazione dei CPI, al
fine di garantire qualità, professionalità nei confronti delle esigenze
dell'utenza in attesa di dare completa attuazione alle previsioni di cui
all'art. 18 del D.lgs n.150/2015.
La Regione ha
ritenuto di confermare in via provvisoria l'attuale dislocazione di tutti gli
uffici e delle strutture presenti nelle dalle cinque amministrazioni
provinciali all'atto del trasferimento.
Ad oggi la
distribuzione territoriale risulta così: 15 Centri per l'impiego - CPI- , 5
uffici del Collocamento mirato per la gestione e l'applicazione delle norme sul
diritto al lavoro dei disabili di cui 2 autonomi {Cosenza e Catanzaro) e 3
incardinati nei Centri per l'impiego; n. 19 Uffici Locali Coordinati o Sedi
locali Coordinate; il Centro per l'Impiego universitario presso l'Unica!, il
cui target è rappresentato da giovani universitari ed inoltre da n. 2 uffici di
Coordinamento provinciale dei Centri per l'Impiego
In particolare la
distribuzione degli uffici risulta:
-
per la provincia
di Catanzaro:
Centro per
l'impiego - CPI - di Catanzaro;
Centro per
l'impiego - CPI - dì Lamezia Terme;
Centro per
l'impiego - CPI - di Soverato.
-
per la provincia
di Cosenza;
Centro per
l'impiego - CPI - di Castrovillari con l'Ufficio Locale Coordinato - ULC- di
San Marco Argentano;
Centro per
l'impiego - CPI- di Corigliano con gli Uffici Locali Coordinati - ULC- di
Cassano Jonio e Trebisacce;
Centro per
l'impiego - CPI - di Rossano con l'Ufficio Locale Coordinato - ULC - di
Cariati-
Centro per
l'impiego - CPI - di Paola con gli Uffici Locali Coordinati - ULC- di Amantea,
Cetraro, Belvedere Marittimo, Scalea;
Centro per
l'impiego - CPI - di Cosenza con gli Uffici Locali Coordinati - ULC- di Acri,
Montalto Uffugo, Rogliano, San Giovanni in Fiore.
-
per la provincia
di Crotone:
Centro per l'impiego
- CPI - di Crotone con la sede locale coordinata di Petilia Policastro;
Centro per
l'impiego - CPI- di Ciro Marina.
-
per la provincia
di Vibo Valentia:
Centro per
l'impiego - CPI - di Vibo Valentia;
Centro per
l'impiego - CPI - di Serra San Bruno.
-
per la provincia
di Reggio Calabria:
Centro per
l'impiego - CPI - di Reggio Calabria con le Sedi Locali Coordinate - SLC- di:
Bagnara Calabra, Melito di Porto Salvo, Villa San Giovanni;
Centro per
l'impiego - CPI - di Gioia Tauro con le Sedi Locali Coordinate - SLC- di Palmi
e Polistena;
Centro per
l'impiego - CPI - di Locri con le Sedi Locali Coordinate - SLC - di Bovalino e
Caulonia.
Il personale
dipendente dei servizi per l'impiego, transitato nei ruoli della Giunta
Regionale, articolato secondo quanto riportato nella tabella seguente:
|
|
|
N° Dipendenti |
|
|
|
SEDI PROVINCIA
DI COSENZA |
|
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Castrovillari |
|
|
1 |
1 |
Centro per
l'Impiego C.P.I di Castrovillari |
8 |
|
2 |
2 |
ULC San Marco
Argentano |
6 |
|
|
|
tot. dipendenti |
14 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Corigliano |
|
|
3 |
1 |
Centro per
l'Impiego C.P.I di Corigliano |
15 |
|
4 |
2 |
Ufficio Locale
Coordinato ULC di Cassano ionio |
2 |
|
5 |
3 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Trebisacce |
6 |
|
|
|
tot. dipendenti |
23 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Cosenza |
|
|
6 |
1 |
Centro per
l’Impiego C.P.I. di Cosenza |
19 |
|
7 |
2 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Acri |
1 |
|
8 |
3 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Montalto Uffugo |
5 |
|
9 |
4 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Rogliano |
2 |
|
10 |
5 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di San Giovanni in Fiore |
7 |
|
|
|
tot. dipendenti |
34 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Paola |
|
|
11 |
1 |
Centro per
l'Impiego C.P.I di Paola |
17 |
|
12 |
2 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Amantea |
5 |
|
13 |
3 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Belvedere Marittimo |
6 |
|
14 |
4 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Cetraro |
4 |
|
15 |
5 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Scalea |
5 |
|
|
|
tot. dipendenti |
37 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Rossano |
|
|
16 |
1 |
Centro per
l'Impiego C.P.I di Rossano |
15 |
|
17 |
2 |
Ufficio Locale
Coordinato U.L.C. di Cariati |
5 |
|
|
|
tot. dipendenti |
20 |
|
|
|
|
|
|
18 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I Universitario |
3 |
|
|
|
|
|
|
19 |
|
EX Settore
Provinciale Mercato del Lavoro e Collocamento Mirato |
|
|
|
|
tot. dipendenti |
10 |
|
|
|
SEDI PROVINCIA
DI VIBO VALENTIA |
|
|
20 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I di Vibo Valentia |
21 |
|
21 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I di Serra San Bruno |
5 |
|
|
|
tot. dipendenti |
26 |
|
|
|
SEDI PROVINCIA
DI CROTONE |
|
|
22 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I di Crotone |
24 |
|
23 |
|
Sede Locale
Coordinata - S.L.C. - Petilia Pollastro |
6 |
|
24 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I di Ciro Marina |
6 |
|
|
|
tot. dipendenti |
36 |
|
|
|
SEDI PROVINCIA
DI CATANZARO |
|
|
25 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I di Catanzaro |
14 |
|
26 |
|
Collocamento
Mirato Catanzaro |
4 |
|
27 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I di Lamezia Terme |
19 |
|
28 |
|
Centro per
l'Impiego C.P.I. di Soverato |
10 |
|
|
|
tot. dipendenti |
47 |
|
|
|
SEDI PROVINCIA
DI REGGIO CALABRIA |
|
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l’Impiego di Reggio Calabria |
|
|
29 |
1 |
Centro per l'Impiego
C.P.I di. Reggio Calabria |
48 |
|
30 |
2 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C di Bagnara Calabra |
7 |
|
31 |
3 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C S. di Melito Porto Salvo |
11 |
|
32 |
4 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C. di Villa San Giovanni |
6 |
|
|
|
tot. dipendenti |
72 |
|
33 |
|
EX Settore
Provinciale Mercato del Lavoro |
|
|
|
|
tot. dipendenti |
4 |
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Locri |
|
|
34 |
1 |
Centro per
l'Impiego C.P.I Locri |
18 |
|
35 |
2 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C di Bovalino |
3 |
|
36 |
3 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C di Caulonia |
6 |
|
|
|
tot. dipendenti |
27 |
|
|
|
Uffici di
competenza del Centro per l'Impiego di Gioia Tauro |
|
|
37 |
1 |
Centro per
l'Impiego C.P.I di Gioia Tauro |
28 |
|
38 |
2 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C di Palmi |
6 |
|
39 |
3 |
Sede Locale
Coordinata - S.L.C di Polistena |
9 |
|
|
|
tot. dipendenti |
43 |
|
|
|
TOTALE personale |
393 |
|
È in fase di definizione un piano
organizzativo che tiene conto delle attività di politiche attive messe in campo
dalla Regione, oltre a considerare le attività istituzionalmente di competenza
dei Centri e che si prevede verranno avviate.
In tal senso si sta lavorando a:
1. attività
formative di qualificazione/riqualificazione del personale dei CPI (tra cui lo
scouting);
2. attività
di qualificazione della infrastrutturazione informatica;
3. attività
finalizzate a garantire la presenza di persone adeguate ai CPI in attesa di
procedere all'implementazione di risorse umane per come previsto dal piano
nazionale di cui tuttavia attendiamo conferma.
La Regione Calabria in ordine alla
consistente carenza di personale nei CPI ha già dato i primi contributi
positivi, stabilizzando gli storici precari trasformando il contratto dei
lavoratori dei Servizi per l'impiego da tempo parziale a tempo pieno.
Il nuovo piano organizzativo
contemplerà anche il riposizionamento del personale attualmente in servizio
presso i Centri per l'Impiego e la volontà di ridistribuirlo garantendo una
maggiore vicinanza ai cittadini, affinché gli stessi possano continuare ad
usufruire dei medesimi servizi presso qualunque ufficio della rete regionale.
Nel breve termine saranno previsti dei
piani di formazione del personale già in servizio al fine di consentire il
rafforzamento delle competenze e l'adeguamento alle nuove norme in materia di
politiche attive del lavoro, ed eventualmente anche in materia dell'annunciato
Reddito di cittadinanza.
Il nuovo assetto dettato dal piano
"organizzativo", come già le attività formative, dovrà tener conto
dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) da erogare sia alle persone che
cercano lavoro, sia alle imprese (introdotti dal decreto ministeriale dell'11
gennaio 2018, n. 4), prevedendo la semplificazione delle procedure
amministrative con l'obiettivo di qualificare l'offerta sia per gli utenti che
per le imprese.
Merita una riflessione il rapporto
operatori/utenti dei Centri per l'impiego, sia a livello nazionale che
regionale che non può essere paragonato con quello dei paesi europei poiché la
carenza di operatori in rapporto all'utenza è molto consistente, e tale
situazione è ampiamente nota anche al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali.
Al momento si è in attesa di
definizione di riparto della quota nazionale di operatori da assumere nei
Centri per l'impiego, secondo quanto ampiamente annunciato dal Ministero del
Lavoro, per i quali la Regione, se delegata, provvederà con la dovuta
tempestività a svolgere le procedure necessarie al reclutamento.
In ordine al sistema informativo ed
alla dotazione tecnologica, da luglio 2017, già un anno prima del passaggio
delle competenze dirette alle regioni, la Regione Calabria ha adottato il
Sistema Informativo Lavoro denominato SIL-Calabria, per il tramite di Azienda
Calabria Lavoro che gestisce, altresì, il SARE cioè il sistema regionale per
l'invio telematico delle comunicazioni obbligatorie per i datori di lavoro.
Con Decreto Interministeriale del 30
ottobre 2007, in attuazione di quanto previsto dalla legge finanziaria
296/2006, in Italia è stato introdotto per la prima volta il vincolo delle
trasmissioni informatiche delle comunicazioni obbligatorie (cosiddette CO) dei
datori di lavoro pubblici e privati relative alle assunzioni, trasformazioni e
cessazioni dei rapporti di lavoro, mediante modello unico nazionale denominato
UNILAV.
Le banche dati dei Centri per l'Impiego
hanno iniziato ad essere implementate attraverso le c.d. "comunicazioni
obbligatorie" incrociando i dati dei propri iscritti, al fine di
consentire ad ogni singolo iscritto la possibilità di dedurre immediatamente la
propria posizione.
Tale condizione non può essere estesa
retroattivamente a periodi anteriori all'entrata in vigore al modello UNILAV,
avvenuta a decorrere dal 1 marzo 2008.
Tuttavia vi è da sottolineare che i CPI
della Calabria, conservano, nei propri archivi, le schede cartacee dei
lavoratori, relativi ai periodi anteriori al 2008, i c.d. modelli C/2, in cui
risultano annotati i rapporti di lavoro e le relative cessazioni a cura degli
operatori degli ex Uffici di Collocamento e Sezioni Circoscrizionali per
l'Impiego e per il Collocamento in agricoltura (SCICA), con i cui estratti emergono
le situazioni pregresse dei lavoratori al fine di consentire loro la
ricostruzione della carriera lavorativa anche ai fini pensionistici, e fino
alla predetta data di entrata in vigore del sistema informatizzato.”
Angela
Robbe (Assessore al lavoro e welfare)
Nicolò
– Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
L'Osservatorio
regionale sulla violenza di genere, istituito con Legge regionale n. 38/2016, è
strumento indispensabile finalizzato ad assicurare tutela, protezione e sostegno
alle vittime di violenza;
considerato
che: l'esiguità dell'impegno finanziario previsto pregiudica il conseguimento
degli obiettivi fissati dalla Legge regionale di cui sopra e depotenzia gli
interventi che richiamano un'ampia ed efficacia progettualità;
ritenuto
che: il fenomeno della violenza contro le donne continua a registrare numeri
inquietanti e considerata la possibilità di attingere a fondi comunitari ad hoc, come avvenuto nella Regione
Puglia -:
quale
siano le azioni avviate o che si intendono promuovere per la redazione del
Piano di contrasto regionale alla violenza di genere, di competenza della
Giunta regionale.
(421;
06/12/2018)
Risposta:
“In relazione a quanto richiesto con
l'interrogazione specificata in oggetto, si rappresenta quanto di seguito.
Dall'adozione della legge regionale
n.20/2007 in poi, nel corso di quest'ultimo decennio l'attività svolta in
Calabria finalizzata al contrasto della violenza di genere ha visto sempre più
impegnati gli Uffici regionali competenti, in un crescendo che ha determinato
allo stato attuale la creazione ed il rafforzamento nel tempo di una rete
territoriale di servizio ben radicato e che ad oggi conta 17 tra servizi e
strutture autorizzate (alcune in via definitiva altre in via provvisoria), con
un rapporto in base alla popolazione di circa 1 struttura/servizio ogni 112.000
abitanti, in linea con gli attuali standard nazionali.
Sono state promosse iniziative mirate
al contrasto della violenza e dello sfruttamento delle donne nell'ambito di un
orientamento strategico più generalmente sostenuto sulle azioni positive per le
Pari Opportunità. In tale prospettiva, la Giunta Regionale ha indirizzato
l'utilizzo dei finanziamenti erogati dal Dipartimento Pari Opportunità
attraverso l'apposito Fondo per le Pari Opportunità verso i Centri antiviolenza
e le Strutture di Accoglienza/Rifugio che operano nell'ambito della Rete, per
il sostegno, l’accoglienza e l'assistenza alle donne vittime di violenza, in
tal modo promuovendo e mettendo in giusto risalto le buone prassi già
realizzate sul territorio dalla rete dei servizi.
Ciò non di meno è maturata, con
l'esperienza, la consapevolezza che il sistema di offerta di servizi per donne
vittime di violenza andasse riformato, formalizzato e reso stabile in modo da
migliorarne
10 standard qualitativo.
Già con la proposta operativa di
interventi in materia, approvata con D.D.G. n.3690/2017 sono stati previsti
tutta una serie di obiettivi da raggiungere e di risultati attesi in tema di
violenza di genere e sono state fissate, in special modo, alcune linee di
priorità. Tale proposta, a seguito di confronto in sede di Tavolo Tecnico sulla
violenza contro le donne istituito con D.G.R. n.539/2016 e s.m.i., ha portato
alla stesura di un documento tecnico condiviso e articolato.
In risposta alla formulata domanda si
rappresenta che la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 539 del 15
novembre 2017, ha così approvato una programmazione incentrata all'utilizzo dei
fondi stanziati dal Dipartimento delle Pari opportunità per l'attuazione del
Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere (2015-2017), la
riorganizzazione del sistema dell'offerta di servizi in materia, fornendo
apposite linee di indirizzo per il riconoscimento dei Centri antiviolenza e
dando mandato al Settore competente di effettuare il censimento di quelli già
esistenti sul territorio e di autorizzare formalmente quelli risultanti idonei,
infine approvando la proposta di un piano di interventi regionali condiviso col
Tavolo Tecnico denominato "Piano di azione regionale contro la violenza di
genere".
Il programma sopra menzionato, ancorché
non previsto specificamente in via obbligatoria, è stato ritenuto tuttavia
necessario al fine di dotare l’Ente nonché gli operatori di settore, pubblici e
privati, di uno strumento programmatico di riferimento che contemperasse allo
stesso tempo le priorità fissate nel Piano d'azione nazionale ai fabbisogni e
alle realtà peculiari del territorio calabrese.
Il programma regionale, partendo da
un'analisi swot della realtà calabrese in tema di violenza sulle donne,
dall'esame dei punti di forza e di debolezza che caratterizza la risposta ai
bisogni, si è posto l'obiettivo principale di un generale miglioramento
dell'offerta di servizi attraverso la costruzione di un sistema organico e
formalizzato che valorizzasse l'esistente per poi tendere ad un livello
maggiore in termini di standard qualitativi.
Il Programma regionale focalizza la sua
azione su quattro direttrici fondamentali:
- Prevenzione;
- Formazione;
- Inclusione
socio-lavorativa;
- Monitoraggio
e Valutazione.
In merito alla prevenzione, il piano
regionale prevede interventi nel campo della prevenzione universale, fondata
sulla comprensione del fenomeno e su azioni volte ad incidere sugli aspetti
culturali, della prevenzione selettiva, al fine di intervenire su specifici
target in modo da anticipare condotte violente, comportamento e atti
discriminatori, e della prevenzione indicata orientata alla presa in carico.
La Formazione è considerata elemento
fondamentale per l'elevazione del modello di offerta a livelli più alti di
standard qualitativo ed impegna gli Stati in modo importante in relazione
all'attuazione della Convenzione di Istanbul. Il know how esperienziale unito
al continuo aggiornamento professionale sono elementi cruciali per contrastare
nelle forme più adeguate il fenomeno della violenza di genere. Gli interventi
formativi previsti dal piano si concentrano su due tipologie: una formazione
tecnica, rivolta alle operatrici dei servizi specifici di protezione e sostegno
della donna vittima di violenza e agli operatori specialistici che a vario
titolo e diversa competenza interagiscono con le varie utenze (donne e loro
maltrattanti), l'altra dedicata alle stesse donne vittime che fuoriescono dal
percorso di violenza.
La terza macroarea d'intervento
individuata dal Programma riguarda l'accompagnamento al reinserimento
lavorativo e sociale della vittima di violenza. Le azioni previste in tale
fattispecie sono quelle di orientamento e matching, ma anche dirette
all'attivazione di borse lavoro, tirocini, sostegno finanziario microcredito,
incentivi alle imprese che assumono, interventi di conciliazione tempi di vita
e di lavoro, ecc.
Riguardo infine all'azione di
monitoraggio e valutazione il Piano ha previsto il fattivo coinvolgimento
dell'Osservatorio regionale sulla violenza di genere, istituito con legge
regionale n. 38/2016, in particolare nell'ambito della rilevazione dei dati e
delle informazioni statistiche e per la misurazione e valutazione dell’impatto
degli interventi attivati sul territorio. Infatti deve ritenersi
imprescindibile, in una puntuale e mirata programmazione degli interventi e per
la successiva gestione, l'apporto di un organo tecnico il cui ruolo primario
sarà incentrato sulla verifica delle ricadute degli interventi promossi dagli
uffici regionali competenti.
In generale le risorse destinate alla
lotta alla violenza sulle donne oggi consentono di garantire servizi gestiti
dalle case rifugio. Non sono destinate a politiche regionali di prevenzione e
contrasto del fenomeno della violenza sulle donne e per le pari opportunità in
generale per le quali manca una puntuale previsione normativa regionale e, di
conseguenza, uno specifico capitolo di spesa con relative risorse finanziarie
debitamente appostate.
Di conseguenza risulta possibile
finanziare le attività dei centri antiviolenza e delle strutture residenziali
di accoglienza/rifugio, sulla base di specifiche progettazioni come previsto e
consentito dalle norme da cui traggono origine le fonti di finanziamento,
sempre più calate dall'alto, mirate, settorializzate e assegnate senza una
preventiva ricognizione dei bisogni reali e di una analisi di contesto {vedi
fondi del Piano Straordinario contro la violenza sessuale e di genere
(2015-2017)}.
In sede di elaborazione del DEFR, sia
2017 che 2018, sono state avanzate specifiche richieste da parte dei settore di
riferimento del Dipartimento interessato, di implementazione dei fondi
regionali disponibili in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno della
violenza di genere sia per garantire la gestione ordinaria dei servizi e delle
strutture residenziali di accoglienza (Centri antiviolenza e Case rifugio) sia
per attuare il programma regionale approvato con DGR 539/2017, da realizzare di
pari passo con la già compiuta messa a sistema dell'offerta.
In merito alle attività già promosse si
indicano in modo sintetico gli interventi effettuati con i fondi nazionali e
con quelli regionali nell'ultimo anno:
- Censimento
Centri antiviolenza ex DGR 539/2017 (DDS 14182/2017 - DDS 7413/2018);
- Autorizzazione
al funzionamento dei Centri antiviolenza idonei e iscrizione all'Albo regionale
di cui alla L.R. 23/2003;
- Autorizzazione
al funzionamento provvisoria dei Centri antiviolenza in fase di adeguamento;
- Adozione
apposite linee guida sui requisiti strutturali, organizzativi e funzionali dei
Centri antiviolenza (Allegato B alla DGR 539/2017)
- Istituzione
tavolo regionale di lavoro sulla violenza contro le donne (DGR 14/2016-
DGR539/2017)
- Programmazione
partecipata con il Tavolo per l'utilizzo dei fondi regionali di cui alla L.R.
20/2007 e dei fondi nazionali di cui al DPCM 25/11/2016 e 01/12/2017;
- Proposta
operativa interventi in materia di violenza contro le donne approvata con DDG
3690/2017;
- Approvazione
proposta "Piano di azione regionale contro la violenza di genere"
(DGR 539/2017);
- Avviso
pubblico per la selezione di progetti per la formazione di personale sanitario
e sociosanitario nei presidi di emergenza e nel pronto soccorso (DDS 10306/2017
- DDS 10509/2018);
Avviso pubblico per la selezione di
progetti per il reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza (DDS
15733/2017);
Avviso pubblico per la selezione di
progetti per l'autonomia abitativa delle donne vittime di violenza (DDS
15738/2017);
Finanziamento progetti per il sostegno
dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio esistenti, fondo L. 119/2013 -
DPCM 25/11/2016 (DDS 15700/2017);
Avviso pubblico per il finanziamento di
progetti per la promozione e il potenziamento dei centri antiviolenza e delle
case rifugio ex legge regionale 20/2007 - risorse 2017 (DDS 13640/2017 - DDS
46/2018);
Avviso pubblico per la selezione dì
progetti per la costituzione di nuovi Centri antiviolenza e nuove Case Rifugio
(DDS 12746/2018);
Finanziamento centri antiviolenza e
Case rifugio esistenti - Fondi DPCM 01.12.2017 (decreto dirigenziale in corso
di repertoriazione);
Finanziamento attività formazione nei
Comuni degli operatori degli Uffici di Zona (decreto dirigenziale in corso di
repertori azione);
Finanziamento attività informazione e
sensibilizzazione nelle scuole a cura delle Province tramite le Commissioni
Prov.li Pari opportunità e i Centri antiviolenza (decreto dirigenziale in corso
di repertoriazione)
Finanziamento Centri antiviolenza e
Case rifugio per progetti di potenziamento e rafforzamento della rete dei
servizi ex L.R.20/2007 - fondo 2018 (DDS in corso di repertoriazione).
Quanto sopra le azioni realizzate con
le scarse risorse disponibili, in gran parte statali, e la rappresentazione di
un programma di interventi che attende di poter essere finanziato, da ciò
l'interessamento dell’onorevole consigliere non può che essere di valido
supporto per la sua realizzazione
Partecipazione all’indagine ISTAT sui
Centri antiviolenza 30 giugno 2018.”
Angela
Robbe (Assessore al lavoro e welfare)
Esposito
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la
legge 15 marzo 2010, n. 38, recante Disposizioni per garantire l'accesso alle
cure palliative e alla terapia del dolore, tutela il diritto del cittadino ad
accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore;
in
particolare: al comma 2 dell’articolo 1, si legge: «È tutelato e garantito, in
particolare, l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte
del malato [...] nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza» al fine di
assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il
bisogno di salute, l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure
e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze;
al
comma 3 dell’art. 1 si legge: “Per i fini di cui ai commi 1 e 2, le strutture
sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore assicurano un
programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto
dei seguenti principi fondamentali:
a)
tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione;
b)
tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine”;
nell’ambito
del DPCM “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”,
pubblicato nella GU n.65 del 18/3/2017 - Suppl. Ordinario n. 15, a. all’art. 9
“Assistenza farmaceutica erogata attraverso i servizi territoriali e
ospedalieri”, comma 1, si legge: Ai sensi dell'art. 8, comma 1, del
decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla
legge 16 novembre 2001, n. 405, le regioni e le province autonome di Trento e
di Bolzano garantiscono attraverso i propri servizi territoriali e ospedalieri
i medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare,
residenziale e semiresidenziale nonché i farmaci per il periodo immediatamente
successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica
ambulatoriale, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di
direttive regionali. b. all’ art. 31 “Assistenza sociosanitaria residenziale
alle persone nella fase terminale della vita” si legge: 1.“Il Servizio
sanitario nazionale, nell'ambito della rete locale di cure palliative,
garantisce alle persone nella fase terminale della vita affette da malattie
progressive e in fase avanzata, a rapida evoluzione e a prognosi infausta, il
complesso integrato delle prestazioni mediante l'impiego di metodi e strumenti
basati sulle più avanzate evidenze scientifiche, mediche specialistiche,
infermieristiche, riabilitative, psicologiche, gli accertamenti diagnostici,
l'assistenza farmaceutica e la fornitura di preparati per nutrizione
artificiale, le prestazioni sociali, tutelari e alberghiere, nonché di sostegno
spirituale. Le prestazioni sono erogate da equipe multidisciplinari e
multiprofessionali nei Centri specialistici di cure palliative-hospice che,
anche quando operanti all'interno di una struttura ospedaliera, si collocano
nell'ambito dell'assistenza sociosanitaria territoriale. Gli hospice assicurano
l'assistenza medica e infermieristica e la presenza di operatori tecnici
dell'assistenza sette giorni su sette, sulle 24 ore, e dispongono di protocolli
formalizzati per il controllo del dolore e dei sintomi, per la sedazione, l'alimentazione,
l'idratazione e di programmi formalizzati per l'informazione, la comunicazione
e il sostegno al paziente e alla famiglia, l'accompagnamento alla morte e
l'assistenza al lutto, l'audit clinico ed il sostegno psico-emotivo all'equipe.
2.I trattamenti di cui al comma 1 sono a totale carico del Servizio sanitario
nazionale. Rilevato che a fronte di tali interventi normativi, tra gli hospice
presenti nella Regione Calabria, sussistono gravi difformità
nell'approvvigionamento dei farmaci e prescrizione esami ematochimici;
in
particolare, gli ultimi 3 hospice accreditati, non hanno la possibilità di
accedere alle farmacie territoriali per l’approvvigionamento diretto dei
farmaci né di accedere ai farmaci presenti in Fascia H, a titolo
esemplificativo e non esaustivo gli antiepilettici in fiale uso endovenoso ed
il Midazolam, farmaco elettivo per la Sedazione Palliativa;
nei
suddetti hospice l’approvvigionamento dei farmaci di fascia A nonché la
richiesta di esami ematochimici e di trasfusione emazie, avviene su
prescrizione del Medico di Medicina Generale previa richiesta del medico
palliativista e che tale modalità si è rilevata altamente disfunzionale
considerata la tipologia del paziente. Considerato che: il 06.06.2017 i medici
responsabili dei 4 hospice a gestione privata e accreditati con la Regione
Calabria, hanno inviato all’allora Direttore Generale del Dipartimento Tutela
della Salute,, al Commissario ad acta, alle Direzione Generale ASP CS,
Direzione Generale ASP CZ, Direzione Generale ASP RC formale richiesta di
standardizzare la modalità di approvvigionamento dei farmaci e prescrizione
esami di laboratorio per i pazienti assistiti in regime residenziale e
domiciliare di cure palliative nella Regione Calabria;
il
13.09.2017, i medici responsabili dei 2 hospice presenti a Catanzaro e
provincia hanno inviato, all’allora facente funzione Direttore del Distretto di
CZ e al Direttore Generale ASP CZ, analoga richiesta, allegandovi le proposte
di procedure finalizzate al superamento della criticità;
il
23.03.2018, il Direttivo Regionale SICP (Società Italiana di Cure Palliative)
Calabria, ha inviato al Dirigente del Settore Politica del Farmaco e al
Dirigente del Settore 9 “Assistenza Territoriale” la “Proposta Prontuario
Farmacologico per le Cure Palliative”, al fine di uniformare e garantire
l'approvvigionamento farmaci dei servizi di Cure Palliative presenti nella
nostra Regione;
ad
oggi non sono pervenute risposte in merito dagli organi sopra informati. Tutto
quanto sopra premesso -:
se
il Presidente stesso sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se
e quali provvedimenti di propria competenza intenda assumere al fine di
salvaguardare il diritto all’equità dei cittadini di accedere alle cure
palliative residenziali e domiciliari.
(423;
20/12/2018)
Risposta:
“Si fa seguito all'interrogazione in
oggetto, rivolta al Presidente della Giunta Regionale dal consigliere On.
Sinibaldo Esposito, per significare che, la Regione Calabria ha applicato i
Decreti attuativi della Legge 38 del 15.3.2010 attivando sul territorio
regionale 50 posti letto di Hospice e l’assistenza domiciliare. Per quanto
riguarda l’approvvigionamento dei farmaci, la Regione, con DCA n° 15 del
4/2/2016 (Programma Operativo 2013/2015 - Azione/Intervento P7.1.3 - Definizione
delle tariffe provvisorie a seguito della modifica del Regolamento Regionale n.
13/2009), unitamente alle Associazioni di categoria, definiva le tariffe
relative all’assistenza territoriale comprese quelle delle cure palliative.
Successivamente, il Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salute
emanava la Circolare n° 2 dello 08/06/2017 avente per oggetto:
"Disposizioni sulla presa in carico dei pazienti eleggibili in cure
palliative, annullamento e sostituzione Circolare prot. n. 117768 dello 05/04/2017”
nella quale veniva esplicitato tutto il percorso per la presa in carico del
paziente in fase terminale nella rete locale di cure palliative.
Il Dipartimento Tutela della salute e
Politiche sanitarie sta provvedendo alla redazione di un PDTA, attraverso un
gruppo di lavoro che vedrà coinvolti anche i responsabili degli Hospice
accreditati, nel quale sarà prevista la possibilità di approvvigionamento per
gli Hospice della Regione Calabria dei farmaci di fascia H e la possibilità per
i responsabili degli Hospice dell’utilizzo per la prescrizione dei farmaci di
fascia A sia della ricetta elettronica che della ricetta rossa, al fine di
soddisfare i bisogni delle persone che si trovano in una condizione di
terminalità, salvaguardando il diritto all’equità dei cittadini di accedere
alle cure palliative residenziali e domiciliari.”
Dott.
Antonio Belcastro (Dirigente Dipartimento Tutela della Salute e Politiche
Sanitarie)
Art.
1
(Modifica
titolo l.r. 47/2009)
1. Nel
titolo della legge regionale 7 dicembre 2009, n. 47 (Tutela e valorizzazione
degli alberi monumentali e della flora spontanea autoctona della Calabria), le
parole: “e della flora spontanea autoctona” sono sostituite dalle seguenti: “,
dei boschi vetusti, dei filari, delle alberate e della flora spontanea di alto
pregio.”.
Art. 2
(Modifiche art. 1 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 1 della l.r. 47/2009 è sostituito
dal seguente:
“Art. 1
(Finalità)
1. La presente legge, nel rispetto delle norme
comunitarie, dei principi fondamentali dello Stato, della legge 14 gennaio
2013, n. 10 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani), del decreto del
Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di concerto con i
Ministri dei beni e delle attività culturali del turismo e dell’ambiente, della
tutela del territorio e del mare 23 ottobre 2014 (Istituzione dell’elenco degli
alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento),
di seguito denominato decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari
e forestali 23 ottobre 2014, e del decreto del capo Dipartimento delle
Politiche europee ed internazionali e dello sviluppo rurale del 19 dicembre
2017 (Approvazione del primo elenco degli alberi monumentali d’Italia), fatte
salve le disposizioni di cui alla parte III del decreto legislativo 22 gennaio
2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), disciplina
organicamente le azioni e gli interventi diretti alla valorizzazione ed alla
tutela degli alberi monumentali, dei boschi vetusti, dei filari, delle alberate
e della flora spontanea di alto pregio della Calabria che abbiano particolare
interesse naturalistico, storico, paesaggistico, culturale ed etno-antropologico.”.
Art. 3
(Inserimento art. 1 bis nella l.r. 47/2009)
1. Dopo l’articolo 1 della l.r. 47/2009, è
inserito il seguente:
“Art. 1 bis
(Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali, dei boschi vetusti,
dei filari, delle alberate della Calabria e dell’elenco della flora
spontanea di alto pregio della Calabria)
1. Sono istituiti l’elenco degli alberi
monumentali della Calabria, dei boschi vetusti, dei filari, delle alberate e
l’elenco della flora spontanea di alto pregio della Calabria.
2. Alla gestione dell’elenco degli alberi
monumentali e dell’elenco della flora di alto pregio della Calabria provvede il
dipartimento della Giunta regionale competente in materia di tutela
dell’ambiente.”.
Art. 4
(Modifiche art. 2 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 2 della l.r. 47/2009 è sostituito
dal seguente:
“Art. 2
(Definizioni)
1. Ai sensi dell'articolo 7, comma 1, della l.
10/2013, per “albero monumentale” si intende:
a) l'albero ad alto fusto isolato o facente parte
di formazioni boschive naturali o artificiali, ovunque ubicate, ovvero l'albero
secolare tipico, che possono essere considerati quali rari esempi di maestosità
e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per
rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso
riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico,
culturale, documentario o delle tradizioni locali;
b) i filari e le alberate di particolare pregio
paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti
nei centri urbani;
c) gli alberi ad alto fusto inseriti in
particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali,
ad esempio, ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche
private.
2. Sono considerati “boschi vetusti” le
formazioni boschive naturali o artificiali, ovunque ubicate, che per età, forme
o dimensioni, ovvero per ragioni storiche, letterarie, toponomastiche o
paesaggistiche, culturali e spirituali presentano caratteri di preminente interesse,
tali da richiedere il riconoscimento di una speciale azione di conservazione.
3. Ai fini dell'individuazione degli alberi
monumentali singoli o delle formazioni vegetali monumentali di cui al comma 1,
lettera b), si considerano gli esemplari appartenenti sia a specie autoctone,
sia a specie alloctone.
4. Ai fini di cui al comma 3, si intendono:
a) per “specie autoctone”, quelle naturalmente
presenti in una determinata area geografica nella quale si sono originate o
sono giunte senza l'intervento diretto, intenzionale o accidentale, dell'uomo;
b) per “specie alloctone”, quelle non
appartenenti alla flora originaria di una determinata area geografica, ma che
vi sono giunte per l'intervento, intenzionale o accidentale, dell'uomo.
5. Per “flora di alto pregio” si intende
l’insieme delle specie vegetali vascolari spontanee calabresi rare o minacciate
d’estinzione, per le quali è necessario intraprendere prioritarie misure di
conservazione e avviare progetti di tutela.”.
Art. 5
(Inserimento art. 2 bis nella l.r. 47/2009)
1. Dopo l’articolo 2 della l.r. 47/2009, è
inserito il seguente:
“Art. 2 bis
(Criteri di monumentalità)
1. I criteri di attribuzione del carattere di
monumentalità, ai sensi dell’articolo 5 del decreto del Ministro delle politiche
agricole, alimentari e forestali
ministeriale 23 ottobre 2014, sono i seguenti:
a) pregio naturalistico legato all'età e alle
dimensioni: aspetto strettamente legato alle peculiarità genetiche di ogni
specie, ma anche alle condizioni ecologiche in cui si trovano a vivere i
singoli esemplari di una specie. Il criterio dimensionale, che riguarda la
circonferenza del tronco, l'altezza dendrometrica, l'ampiezza e la proiezione
della chioma, costituisce elemento di filtro nella selezione iniziale, ma non è
imprescindibile se gli altri criteri sono di maggiore significatività. I valori
soglia minimi della circonferenza sono quelli di cui alla circolare del
Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali 19 febbraio 2015, n.
8870 (Alberi monumentali - Individuazione dei valori minimi indicativi di
circonferenza per il criterio dimensionale). Fattore importante della
valutazione è l’aspettativa di vita dell'esemplare, che deve essere affrontato
evitando di inserire nel rilevamento situazioni compromesse in misura
irreversibile, sia sotto il profilo fitosanitario, che statico, quest’ultimo
valutato mediante l'utilizzo delle metodologie in uso;
b) pregio naturalistico, legato a forma e
portamento: la forma e il portamento delle piante è alla base del loro successo
biologico e anche dell'importanza che ad esse è stata attribuita dall'uomo nel
corso della storia. Tali criteri devono essere presi in considerazione, in
particolare, nel caso di esemplari cresciuti in condizioni ambientali ottimali
(a titolo esemplificativo: condizioni di optimum ecologico, assenza di potature
errate, forma libera perfetta per la specie) o particolari (a titolo
esemplificativo: presenza di vento dominante) o per azioni dell'uomo (a titolo
esemplificativo: potature) che possono aver indotto forma o portamento
singolari ad essere meritevoli di riconoscimento;
c) valore ecologico: è relativo alle presenze
faunistiche che su di esso si insediano, con riferimento anche alla rarità
delle specie coinvolte, al pericolo di estinzione e al particolare habitat che
ne garantisce l'esistenza. L'albero può rappresentare un vero e proprio habitat
per diverse categorie animali, in particolare: entomofauna, avifauna,
micro-mammiferi. Tale prerogativa si riscontra soprattutto in ambienti a
spiccata naturalità, dove la salvaguardia di queste piante rappresenta elemento
importante per la conservazione di specie animali rare o di interesse
comunitario;
d) pregio naturalistico legato alla rarità
botanica: si riferisce alla rarità assoluta o relativa, in termini di specie ed
entità intraspecifiche. A tale riguardo, si considerano anche le specie
estranee all'area geografica di riferimento, quindi esotiche, e le specie che,
seppur coerenti in termini di area di distribuzione, sono poco rappresentate
numericamente;
e) pregio naturalistico legato all'architettura
vegetale: riguarda particolari esemplari o gruppi organizzati in architetture
vegetali basate su di un progetto architettonico unitario e riconoscibile, in
sintonia o meno con altri manufatti architettonici. Le architetture vegetali
sono caratterizzate da una notevole complessità derivante dai rapporti
esistenti con gli elementi architettonici a cui si associano e con il contesto
più generale in cui sono inserite. Si tratta spesso di ville e parchi storici
di notevole interesse storico, architettonico e turistico, ma anche di
architetture vegetali minori di interesse rurale;
f) pregio paesaggistico: considera l'albero come
possibile elemento distintivo, punto di riferimento, motivo di toponomastica ed
elemento di continuità storica di un luogo. Trattasi di un criterio di sintesi
dei precedenti, essendo il paesaggio, per sua definizione, costituito da
diverse componenti: quella naturale, quella antropologico-culturale e quella
percettiva;
g) pregio storico-culturale-religioso: è legato
alla componente antropologico-culturale, intesa come senso di appartenenza e
riconoscibilità dei luoghi da parte della comunità locale, come valore
testimoniale di una cultura, della memoria collettiva, delle tradizioni, degli
usi e costumi. Riguarda esemplari legati a particolari eventi della storia
locale, tradizioni, leggende, riferimenti religiosi. Tale valenza è
generalmente nota a livello locale e si tramanda per tradizione orale o è
riscontrabile in iconografie, documenti scritti o audiovisivi.
2. I criteri di cui al comma 1, lettere e), f),
g), sono verificati e valutati d'intesa con la Soprintendenza territorialmente
competente del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
3. Nella applicazione dei criteri di cui al comma
1, da utilizzare anche in modo alternativo, è assicurato un approccio attento
al contesto ambientale, storico e paesaggistico in cui l'albero insiste.”.
Art. 6
(Inserimento art. 2 ter nella l.r. 47/2009)
1. Dopo l’articolo 2 bis della l.r. 47/2009, è
inserito il seguente:
“Art. 2 ter
(Elenco regionale della flora di alto pregio della Calabria)
1. È approvata la tabella 1 allegata alla
presente legge; la tabella costituisce l’elenco regionale della flora spontanea
di alto pregio della Calabria ai
sensi dell’articolo 2, comma 5.
2. L’elenco della flora spontanea di alto pregio
della Calabria di cui al comma 1 comprende le specie regionali particolarmente
rare o minacciate d’estinzione incluse nelle liste rosse pubblicate dall’Unione
Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
3. La Giunta regionale approva con proprio
provvedimento l’aggiornamento della tabella di cui al comma 1.”.
Art. 7
(Modifiche art. 3 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 3 della l.r. 47/2009 è così
modificato:
a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
“1. La Giunta regionale approva, previo parere
del comitato tecnico-scientifico di cui all’articolo 5 della legge regionale 14
luglio 2003, n. 10 (Norme in materia di aree protette), l’elenco degli alberi
monumentali della Regione Calabria sulla base degli elenchi comunali
contenenti, ai sensi dell’articolo 4, comma 7, le proposte di attribuzione del
carattere di monumentalità.”;
b) il comma 2 è sostituito dal seguente:
“2. L’elenco degli alberi monumentali della
Regione Calabria di cui al comma 1 è pubblicato sul Bollettino ufficiale
telematico della Regione Calabria (BURC) e trasmesso, unitamente a tutta la
documentazione, al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali,
ai sensi dell’articolo 11, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 19
agosto 2016, n. 177 (Disposizioni in materia di razionalizzazione delle
funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato), per far
parte dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia.”;
c) il comma 3 è sostituito dal seguente:
“3. La Regione cura, con le modalità di cui al
comma 5 dell’articolo unico del decreto del capo Dipartimento delle Politiche
europee ed internazionali e dello sviluppo rurale 19 dicembre 2017,
l’aggiornamento periodico, con cadenza annuale, dell’elenco di cui al comma 1 e
comunica tempestivamente ogni eventuale variazione al Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, ai sensi dell’articolo 11, comma 1, lettera
c), del d.lgs. 177/2016.”;
d) i commi 4, 5 e 6 sono abrogati.”.
Art. 8
(Modifiche art. 4 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 4 della l.r. 47/2009 è sostituito
dal seguente:
“Art. 4
(Compiti e funzioni dei Comuni)
1. I Comuni garantiscono i livelli di tutela,
valorizzazione e salvaguardia secondo le finalità della presente legge.
2. I Comuni, ai sensi dell’articolo 7 della l.
10/2013, sotto il coordinamento della Regione Calabria, provvedono ad
effettuare il censimento degli alberi monumentali ricadenti nel territorio di
loro competenza.
3. Il censimento è realizzato dai Comuni, sia
mediante ricognizione territoriale con rilevazione diretta e schedatura del
patrimonio di alberi monumentali, sia a seguito di recepimento, verifica
specialistica e conseguente schedatura delle segnalazioni provenienti da
cittadini, associazioni, istituti scolastici, enti territoriali, direzioni
regionali e soprintendenze competenti del Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo.
4. Per la segnalazione di alberi monumentali, i
soggetti di cui al comma 3 utilizzano l'apposita scheda di segnalazione di cui
all’allegato n. 2 del decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari
e forestali 23 ottobre 2014. La scheda, opportunamente compilata, deve essere
consegnata al Comune avente competenza sul territorio in cui radica la pianta
oggetto di segnalazione.
5. Per garantire all'elenco nazionale e regionale
degli alberi monumentali una omogeneità di contenuti e una comparabilità tra i
dati e le informazioni, per l'attività di censimento deve essere utilizzata nel
rilievo di campagna la scheda di identificazione dell'albero
monumentale-formazioni vegetali monumentali, di cui all’allegato n. 3 al
decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 23 ottobre
2014.
6. Per la metodologia di rilevazione dei
parametri, fra i quali, il parametro dimensionale relativo alla circonferenza,
si fa riferimento all'allegato tecnico specifico di cui all’allegato n. 5 al
decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali 23
ottobre 2014, e alla circolare del Ministero delle politiche agricole,
alimentari e forestali 8870/2015.
7. I Comuni, effettuate le attività di
censimento, trasmettono al dipartimento della Giunta regionale competente in
materia di tutela dell’ambiente i risultati dello stesso, esposti sotto forma
di elenco, di cui all’allegato n. 1 al decreto del Ministro delle politiche
agricole, alimentari e forestali 23 ottobre 2014, affinché la Giunta si
pronunci sull’attribuzione del carattere di monumentalità di ogni singolo
elemento censito. L'elenco comunale è corredato delle schede di identificazione
e del materiale documentale e fotografico, entrambi in formato digitale.
8. La scheda di segnalazione dell'albero
monumentale o delle formazioni vegetali monumentali, la scheda di
identificazione, l'allegato tecnico specifico sui criteri dimensionali, la
circolare del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 19
febbraio 2015, n. 8870 (Alberi monumentali – Individuazione dei valori minimi
indicativi di circonferenza per il criterio dimensionale) e lo schema di elenco
sono resi disponibili sul sito istituzionale della Regione Calabria, nella
sezione relativa al dipartimento competente in materia di tutela dell’ambiente.
9. I Comuni, ai sensi del decreto del Ministro
delle politiche agricole, alimentari e forestali 23 ottobre 2014, possono
richiedere, a supporto dell’attività di censimento, specifica collaborazione
agli organismi territorialmente competenti, con particolare riferimento alla
verifica specialistica delle segnalazioni provenienti da cittadini,
associazioni, istituti scolastici ed enti territoriali.
10. I Comuni rendono noti gli
alberi inseriti nell'elenco nazionale ricadenti nel territorio di propria
competenza mediante affissione all'albo pretorio, in modo tale da permettere al
titolare di diritto soggettivo o al portatore di interesse legittimo di
proporre ricorso, nei modi e termini previsti dalla specifica normativa,
avverso l'inserimento in elenco di uno specifico elemento arboreo.
11. I Comuni, ai sensi
dell’articolo 7, comma 4, della l. 10/2013, concedono le autorizzazioni di cui
all’articolo 6, commi 5 e 6, all’abbattimento e alla modifica della chioma e
dell’apparato radicale solo in casi motivati e improcrastinabili, nei quali è
accertata l’impossibilità di adottare soluzioni alternative, previo parere
vincolante degli organismi territorialmente competenti, che si possono avvalere
della consulenza del servizio fitosanitario regionale.
12. I Comuni trasmettono alla
Regione gli atti autorizzativi rilasciati per l'abbattimento o la modifica
degli esemplari.
13. Nel caso in cui si rilevi un
pericolo imminente per la pubblica incolumità e la sicurezza urbana, il Comune
provvede tempestivamente agli interventi necessari a prevenire e ad eliminare
il pericolo, dandone immediata comunicazione agli organismi territorialmente
competenti, e predispone, ad intervento concluso, una relazione tecnica
descrittiva della situazione e delle motivazioni che hanno determinato
l'intervento.
14. Ai fini di cui ai commi 9, 11 e
13, per “organismi territorialmente competenti” si intendono gli organismi e i
comandi dell’Arma dei carabinieri subentrati alle corrispondenti unità del
Corpo forestale dello Stato, soppresse per effetto del d.lgs. 177/2016.”.
Art. 9
(Abrogazione art. 5 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 5 della l.r. 47/2009 è abrogato.
Art. 10
(Modifiche art. 6 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 6 della l.r. 47/2009, è così modificato:
a) al comma 1:
1) le parole: “Di concerto con le Consulte
tecniche di cui all’articolo 4, le Province promuovono e sostengono” sono
sostituite dalle seguenti: “La Regione Calabria sostiene”;
2) dopo le parole: “alberi monumentali”, sono inserite
le parole: “dei boschi vetusti, dei filari, delle alberate”;
3) la parola: “autoctona” è sostituita dalle
seguenti: “di alto pregio”;
4) le parole: “le Università” sono sostituite
dalle seguenti: “gli enti di ricerca”;
5) l’ultimo periodo è soppresso;
b) il comma 2 è sostituito dal seguente:
“2. La Regione Calabria promuove la conoscenza
delle specie di cui all’articolo 2 anche per fini didattici e turistici, nel
rispetto dei principi di conservazione della natura e dell’ecosostenibilità.”;
c) il comma 3 è sostituito dal seguente:
“3. Con la pubblicazione definitiva
dell’elenco degli alberi monumentali della Calabria, gli esemplari e le
formazioni arboree in esso riportati sono, eventualmente, sottoposti alla
procedura per il riconoscimento del vincolo storico-paesaggistico di cui al
Capo II, del d.lgs. 42/2004. In caso di proposta di dichiarazione di notevole
interesse pubblico, la Regione provvede ai sensi dell’articolo unico, comma 6,
del decreto del capo Dipartimento delle Politiche europee ed internazionali e
dello sviluppo rurale 19 dicembre 2017. Per gli esemplari e le formazioni
arboree inseriti nell’elenco pubblicato sono previste adeguate forme di
valorizzazione e tutela. I Comuni interessati devono riportare nei propri
strumenti urbanistici gli alberi inseriti nell’elenco e le popolazioni delle
specie vegetali della flora di pregio, nonché le relative aree di pertinenza,
dettando eventuali ulteriori apposite norme di tutela.”;
d) al comma 4, le parole “nei Registri provinciali
di cui all’articolo 5” sono soppresse;
e) al comma 5:
1) le parole: “nei Registri di cui all’articolo
5” sono sostituite dalle seguenti: “nell’elenco degli alberi monumentali della
Calabria”;
2) le parole: “dall’Amministrazione provinciale,
previo parere espresso dalla Consulta tecnica provinciale,” sono sostituite
dalle seguenti: “dal Comune competente, ai sensi dell’articolo 4,”;
f) al comma 6:
1) le parole: “per competenza al Corpo forestale
dello Stato” sono sostituite dalle seguenti: “agli organismi e comandi
dell’Arma dei carabinieri subentrati alle corrispondenti unità del Corpo
forestale dello Stato, soppresse per effetto del d.lgs. 177/2016.”;
2) le parole: “Agricoltura e Forestazione” sono
sostituite dalle seguenti: “competente in materia di tutela dell’ambiente”.
g) il comma 7 è abrogato.”.
Art. 11
(Modifiche art. 7 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 7 della l.r. 47/2009 è così
modificato:
a) al comma 1, le parole: “al Corpo Forestale
dello Stato” sono sostituite dalle seguenti: “dagli organismi e comandi
dell’Arma dei carabinieri subentrati alle corrispondenti unità del Corpo
forestale dello Stato soppresse per effetto del d.lgs. 177/2016.”;
b) al comma 2, le parole: “provinciali e
municipali” sono sostituite dalla parola: “locali”.
Art. 12
(Modifiche art. 8 l.r. 47/2009)
1. L’articolo 8 della l.r. 47/2009 è così
modificato:
a) al comma 1:
1) dopo le parole: “a chiunque di”, è inserita la
parola seguente: “danneggiare,”;
2) le parole: “o flora autoctona spontanea” sono
soppresse;
3) le parole: “nei registri provinciali di cui
all’articolo 5” sono sostituite dalle seguenti: “negli elenchi di cui
all’articolo 1 bis, comma 1”;
b) al comma 2:
1) le parole: “inseriti nel registro di cui
all’articolo 5,” sono soppresse;
2) dopo la parola: “scopi”, è inserita la parola
seguente: “commerciali,”;
c) il comma 3 è sostituito dal seguente:
“3. È fatto, altresì, divieto di danneggiare,
sradicare e commercializzare, ad esclusione di quanto strettamente connesso ad
attività agricole e zootecniche, la flora spontanea di alto pregio inserita
nell’elenco di cui all’articolo 2 ter.”;
d) il comma 4 è sostituito dal seguente:
“4. Nel caso di abbattimento o danneggiamento
di alberi monumentali si applicano le disposizioni dell’articolo 7, comma 4,
della l. 10/2013.”;
e) il comma 5 è sostituito dal seguente:
“5. Salvo che il fatto costituisca reato, e
fatto salvo quanto disposto al comma 4, la violazione delle disposizioni di cui
ai commi 1, 2 e 3 comporta la sanzione amministrativa del pagamento di una
somma di denaro da un minimo di euro 500 a un massimo di euro 10.000 per
ciascuna pianta o esemplare interessato. All'accertamento delle violazioni
suddette e all'irrogazione delle relative sanzioni provvede il Comune nel cui territorio
è stata commessa la violazione, con le modalità di cui alla legge 24 novembre
1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale). I Comuni destinano le risorse
finanziarie derivanti dai proventi delle sanzioni di cui al presente comma alla
tutela, alla valorizzazione e al reimpianto degli alberi monumentali.”.
f) il comma 7 è abrogato.
Art. 13
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione della presente legge non
derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.
Art. 14
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale telematico
della Regione Calabria
Art.
1
(Principi
e finalità)
1. La Regione, in
conformità all'articolo 117 della Costituzione, del decreto legislativo 23
maggio 2011, n. 79 (Codice della normativa statale in tema di ordinamento e
mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n.
246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà,
contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di
rivendita e di scambio), e della legge regionale 5 aprile 2008, n. 8 (Riordino
dell'organizzazione turistica regionale) per come modificata della presente
legge, promuove l'istituzione di distretti turistici regionali.
2. I distretti turistici regionali hanno l'obiettivo di riqualificare
e rilanciare l'offerta turistica in ambito nazionale e internazionale, di
accrescere lo sviluppo delle aree e dei settori dello stesso distretto, di
migliorare l'efficienza nell'organizzazione e nella produzione dei servizi, di
assicurare garanzie e certezze giuridiche alle imprese che vi operano con
particolare riferimento alle opportunità di investimento, di accesso al
credito, di semplificazione e celerità nei rapporti con le pubbliche
amministrazioni.
Art. 2
(Individuazione dei
distretti turistici regionali)
1. I distretti turistici regionali sono istituiti su specifica
richiesta di enti locali, reti di imprese turistiche o di associazioni di
imprese turistiche o di società di distretto rurali che si occupano di
tematiche strategiche di sviluppo riconosciute dalla Regione.
2. I distretti turistici regionali comprendono aree geograficamente
omogenee. Per ogni distretto turistico è richiesta la partecipazione di almeno
tre comuni con capacità di ospitalità turistica non inferiore a cinquecento
posti letto.
3. L'istituzione dei distretti turistici regionali comprende le
seguenti fasi:
a) costituzione del gruppo di partenariato pubblico-privato formato da
comuni, unioni di comuni, province, città metropolitane, camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura, associazioni di categoria, associazioni
datoriali, organizzazioni sindacali, imprese ed associazioni turistiche, pro
loco, reti di impresa, distretti rurali, con individuazione di un ente capofila
scelto tra i soggetti pubblici aderenti;
b) sottoscrizione di un protocollo d'intesa, approvato dai legali
rappresentanti degli enti pubblici e privati coinvolti;
c) indizione da parte dell'ente capofila individuato ai sensi
dell'articolo 3 e d'intesa con il dipartimento regionale competente in materia
di turismo di una conferenza dei servizi decisoria semplificata, ex articolo 14
bis della legge 7 agosto 1990 n. 241, finalizzata alla delimitazione
territoriale del distretto turistico regionale;
d) approvazione da parte dell'ente capofila, in caso di conclusione
positiva della conferenza di cui alla lettera c), della proposta di
delimitazione territoriale del distretto turistico regionale;
e) approvazione definitiva con delibera di Giunta regionale.
Art. 3
(Protocollo
d'intesa)
1. Il protocollo di intesa di cui all'articolo 2, comma 3, lettera b),
contiene:
a) l'individuazione, tra i soggetti pubblici aderenti, dell'ente
capofila del partenariato e del distretto con responsabilità dell'iter
amministrativo;
b) le linee progettuali del distretto turistico regionale con le
ricadute di ordine burocratico, fiscale e imprenditoriale che ne derivano.
Art. 4
(Interventi a
sostegno dei distretti turistici regionali)
1. Nell'ambito dei distretti turistici regionali, la Regione può
promuovere, senza nuovi o maggiori oneri finanziari, d'intesa con i ministeri
competenti in materia di semplificazione amministrativa e fiscalità, progetti
pilota al fine di aumentare l'attrattività, favorire gli investimenti e creare
aree favorevoli agli investimenti (AFAI) mediante azioni volte a:
a) riqualificare le aree del distretto;
b) realizzare opere infrastrutturali;
c) realizzare periodici programmi di aggiornamento professionale del
personale;
d) promuovere l'introduzione di nuove tecnologie.
Art. 5
(Zone a burocrazia
zero)
1. La Regione nell'ambito dei distretti turistici regionali, nei
limiti delle proprie competenze, promuove, anche d'intesa con i ministeri
competenti, l'istituzione di "zone a burocrazia zero".
Art. 6
(Nautica da
diporto)
1. I distretti turistici regionali, di concerto con la Regione e
l'Agenzia del demanio e alla luce delle semplificazioni introdotte dall'articolo
3, comma 7, del decreto-legge 13 maggio 2011 n. 70 (Semestre Europeo - Prime
disposizioni urgenti per l'economia), convertito, con modificazioni, con la
legge 12 luglio 2011 n. 106, al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171
(Codice della nautica da
diporto), allo scopo di incentivare l'attrattività turistica nei propri
territori, concorrono, unitamente ai comuni dello stesso distretto a ciò
vocati, alla realizzazione di pontili galleggianti a carattere stagionale.
Art. 7
(Piano di sviluppo
turistico e Piano esecutivo annuale – l.r. 8/2008)
1. La Regione, in sede di redazione e di aggiornamento del Piano di
sviluppo turistico e del Piano esecutivo annuale di cui agli articoli 3 e 4
della l.r.8/2008, assume come prioritari gli interventi proposti all'interno
dei distretti turistici regionali istituiti o riconosciuti ai sensi della
presente legge.
Art. 8
(Distretti
turistici istituiti ai sensi dell'art. 3, c. 4, d.l. 70/2011)
1. È inoltre riconosciuto quale distretto turistico regionale, il
distretto turistico "Altopiano della Sila" istituito con decreto n.
595 del 29 dicembre 2017 del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e
del Turismo ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del d.l. 70/2011.
Art. 9
(Modifiche alla
l.r. 8/2008)
1. Sono apportate le seguenti modifiche alla l.r. 8/2008:
a) al comma 3 dell'articolo 3, le parole "Sistemi Turistici
Locali ai sensi del successivo articolo 6" sono sostituite dalle parole
"dai distretti turistici regionali";
b) all'articolo 5 le parole "Sistemi Turistici Locali ai sensi
del successivo articolo 6" sono sostituite dalle parole "dai
distretti turistici regionali";
c) gli articoli 6 e 7 sono abrogati;
d) al comma 2 dell'articolo 8, le parole "Sistemi Turistici
Locali" sono sostituite dalle parole "distretti turistici
regionali";
e) al comma 2 dell'articolo 9, le parole "Sistemi Turistici
Locali (STL)" sono sostituite dalle parole "distretti turistici
regionali";
f) al comma 1 dell'articolo 14, le parole "sistema locale"
sono sostituite dalle parole "distretto turistico regionale";
g) alla lettera a) del comma 2 dell'articolo 15, le parole
"Sistema Turistico Locale" sono sostituite dalle parole
"distretto turistico regionale".
Art. 10
(Norma transitoria)
1. Nelle more dell'attuazione della presente legge continuano a
trovare applicazione le norme relative ai sistemi turistici locali di cui alla
l.r. 8/2008.
Art. 11
(Norma finanziaria)
1. Dalla presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico
del bilancio regionale.
Art. 12
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello
della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione.
Art.
1
(Inserimento
art. 7 bis alla l.r. 3/2012)
1. Nella legge
regionale 3 febbraio 2012, n. 3 (Misure in materia di ottimizzazione della
produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza della pubblica
amministrazione regionale ed attuazione nell'ordinamento regionale delle
disposizioni di principio contenute nel decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.
150) dopo l’articolo 7 è inserito il seguente:
“Art. 7 bis
(Partecipazione dei
dirigenti ai lavori degli organismi legislativi
del Consiglio
regionale)
1. I dirigenti regionali, quando convocati, hanno l'obbligo di
partecipare ai lavori delle commissioni consiliari, al fine di offrire supporto
agli organismi consiliari nella trattazione dei provvedimenti, esprimendo,
anche contestualmente allo svolgimento dei lavori, eventuali pareri tecnici
recanti le indicazioni idonee a superare le eventuali criticità in essi
ravvisate, al fine di consentire alle commissioni di determinarsi nel merito.
2. L'effettiva e puntuale partecipazione ai lavori delle commissioni
consiliari del dirigente regionale, regolarmente convocato con tre giorni di
anticipo, è oggetto di specifica valutazione dell'organismo regionale
indipendente di valutazione di cui all’articolo 11.
3. A tal fine, le segreterie delle commissioni comunicano la
partecipazione dei dirigenti convocati all’organismo regionale indipendente di
valutazione di cui all’articolo 11. La mancata partecipazione, in assenza di
giustificazione, anche a una sola seduta di commissione, comporta l'inserimento
della segnalazione nel fascicolo personale.”.
Art. 2
(Clausola di
neutralità finanziaria)
1. Dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori
oneri a carico del bilancio regionale.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore quindici giorni dopo la sua
pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria.
Art.
1
(Obiettivi)
1. La
presente legge stabilisce requisiti e procedure semplificate, in coerenza con
gli obiettivi di flessibilità contenuti nel regolamento (CE) n. 852/2004 del
Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 sull'igiene dei prodotti
alimentari e nel regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 29 aprile 2004 che stabilisce norme specifiche in materia di
igiene degli alimenti di origine animale, finalizzati a sostenere e preservare
le piccole produzioni agricole e locali, ad agevolare la lavorazione,
trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli di allevamento di
esclusiva produzione aziendale destinati alle degustazioni effettuate presso
l'azienda e alla vendita diretta al consumatore finale con le modalità previste
dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione
del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della L. 5 marzo 2001, n. 57).
Art. 2
(Destinatari)
1. I destinatari degli interventi previsti dalla
presente legge sono:
a) gli imprenditori agricoli di cui all'articolo
2135 del codice civile;
b) i coltivatori diretti di cui all'articolo 2083
c.c.;
c) gli agricoltori iscritti alla Camera di
commercio, industria e artigianato;
d) le cooperative agricole che utilizzano
esclusivamente il lavoro e i prodotti dei propri soci lavoratori;
e) le reti d'impresa costituite esclusivamente
dai soggetti di cui alle lettere a), b), c) e d).
Art. 3
(Avvio dell'attività)
1. Le attività di lavorazione, trasformazione e
confezionamento dei prodotti di cui all'articolo 4, sono soggette a notifica
sanitaria, da presentarsi ai competenti uffici dello sportello unico delle
attività produttive (SUAP) del comune in cui ha sede legale l'impresa o presso
gli uffici SUAP del comune ove ha sede operativa l'impresa.
2. L'esercizio dell'attività di vendita diretta
dei prodotti agricoli, da effettuare tramite segnalazione certificata di inizio
attività (SCIA) da presentare al SUAP competente per territorio, si svolge nel
rispetto della disciplina di cui all'articolo 4 del d.lgs. 228/2001.
3. Nel caso in cui la tipologia di attività
preveda anche l'allevamento, l'operatore del settore alimentare (OSA) che
inizia una nuova attività, oltre a quanto previsto al comma 1, provvede alla
registrazione nella anagrafe zootecnica presso la Banca dati nazionale.
Art. 4
(Prodotti)
1. Le attività di lavorazione, trasformazione e
confezionamento riguardano prodotti agricoli di allevamento di esclusiva
produzione aziendale.
2. Sono ammessi prodotti extra aziendali, quali
sale, zuccheri, olio, aceto e similari, se tradizionalmente usati a fini
conservativi.
Art. 5
(Locali per la lavorazione e requisiti delle strutture)
1. Le attività di cui all'articolo 4, comma 1,
possono essere svolte presso i locali della propria azienda o abitazione.
2. Le caratteristiche edilizie dei locali di cui
al comma 1 rispettano quanto previsto dalla normativa per gli edifici a uso
residenziale del comune in cui ha sede l'impresa anche tenuto conto delle
particolari caratteristiche di ruralità degli edifici.
3. La destinazione di un locale alle attività di
cui all'articolo 4, comma 1, non determina la necessità di un cambiamento di
destinazione d'uso dello stesso pur nel rispetto dell'attestazione di agibilità
di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo
unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia).
4. Per attività inerenti i prodotti di cui
all'articolo 4, può essere utilizzata la cucina di civile abitazione, purché
dotata delle caratteristiche igienico-sanitarie prescritte dal regolamento di
cui all'articolo 7 e purché le lavorazioni e trasformazioni avvengano in
maniera distinta dall'uso ordinario del locale.
5. I requisiti strutturali e igienico-sanitari
dei locali e delle attrezzature sono specificati con il regolamento di cui
all'articolo 7, nel rispetto della normativa statale e regionale in materia di
igiene e sicurezza degli alimenti e in coerenza con gli obiettivi di
flessibilità di cui ai regolamenti (CE) 852/2004 e 853/2004. Trattandosi
esclusivamente di produzione primaria, i requisiti sono quelli indicati
dall'allegato I del regolamento (CE) 852/2004.
Art. 6
(Condizioni di utilizzo del locale di lavorazione)
1. Per lo svolgimento delle diverse fasi di
lavorazione dei prodotti di cui all'articolo 4 è consentito utilizzare uno
stesso locale, nel rispetto delle procedure di autocontrollo redatto nel
rispetto delle linee guida di cui all'articolo 7, comma 1, lettera b) e,
comunque, subordinatamente alla sussistenza delle seguenti condizioni:
a) le attività siano effettuate in tempi diversi
e intervallate da operazioni di pulizia e disinfezione, in modo da evitare
pericoli per gli alimenti, con particolare riferimento alle contaminazioni
crociate tra alimenti con diverso profilo microbiologico;
b) le tempistiche e le modalità di preparazione e
separazione degli alimenti rispettino le indicazioni sulle norme igienico-
sanitarie.
Art. 7
(Regolamento di attuazione e autocontrollo)
1. La Giunta regionale, entro centottanta giorni dall'entrata
in vigore della presente legge, emana:
a) il regolamento di attuazione della presente
legge, con cui sono definiti i requisiti strutturali e igienico-sanitari
relativi alla lavorazione, trasformazione e confezionamento, nel rispetto di
quanto previsto dai regolamenti (CE) 178/2002, 852/2004 e 853/2004.
b) le linee guida relative alle procedure di
autocontrollo secondo le modalità previste dai regolamenti (CE) 852/2004 e
853/2004.
2. Il regolamento di attuazione e le procedure di
autocontrollo sono redatti in conformità ai principi e agli orientamenti
stabiliti dal Piano regionale integrato dei controlli, di cui al decreto del
Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo
sanitario della Regione Calabria n. 86 del 18 aprile 2018.
Art. 8
(Sanzioni)
1. Chiunque non effettui la notifica sanitaria di
cui all'articolo 3, comma 1, è soggetto alla sanzione amministrativa di cui
all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 193
(Attuazione della direttiva 2004/41/CE relativa ai controlli in materia di
sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel medesimo
settore).
2. Chiunque non rispetti i requisiti strutturali
e igienico-sanitari definiti nel regolamento di cui all'articolo 7 è soggetto
alla sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro.
Art. 9
(Clausola d'invarianza finanziaria)
1. La presente legge non comporta nuovi o
maggiori oneri finanziari a carico del bilancio regionale.
Art. 10
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale telematico
della Regione Calabria.
Art.
1
(Modifiche
alla l.r. 14/2014)
1. La
legge regionale 11 agosto 2014, n. 14 (Riordino del servizio di gestione dei
rifiuti urbani in Calabria), è cosi modificata:
a) all'articolo 6 bis:
1) sono abrogati i commi 1 e 2;
2) il comma 3 è sostituito dal seguente:
“3, La Regione esercita i poteri sostitutivi
ai sensi dell'articolo 2 bis nei confronti degli enti locali, aderenti alle
rispettive Comunità d'ambito di cui all'articolo 4, che, alla data di entrata
in vigore della presente disposizione, non siano subentrati ad essa nei
rapporti contrattuali con i gestori degli impianti di trattamento, ovvero non
abbiano sottoscritto i contratti di servizio con i gestori.”;
3) al comma 5 le parole: “comma 2” sono
sostituite dalle seguenti: “comma 3”;
b) dopo l'articolo 6 bis è inserito il seguente:
“Art. 6 ter
(Disposizioni transitorie per la gestione del servizio
di trattamento dei rifiuti urbani)
1. Al fine di assicurare efficienza e continuità
nell'espletamento delle attività di trattamento dei rifiuti urbani nella prima
fase di operatività degli ATO, le Comunità nelle quali gli enti locali aderenti
siano subentrati nei rapporti contrattuali con i gestori degli impianti di
trattamento, ovvero abbiano sottoscritto i contratti di servizio con i gestori,
possono delegare alla Regione Calabria le funzioni amministrative relative alla
gestione del servizio di trattamento. La delega non può protrarsi oltre il 31
dicembre 2019.
2. Con accordo tra la Regione Calabria e le
Comunità, ai sensi dell'articolo 15 della legge 8 agosto 1990, n. 241 (Nuove
norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai
documenti amministrativi), sono individuate le funzioni delegate e sono
regolati tempi e modalità di esercizio della delega di cui al comma 1.
3. Prima della sottoscrizione dell'accordo di cui
al comma 2, gli enti locali aderenti alle Comunità dispongono, con formale
provvedimento, il trasferimento alla Regione Calabria, con cadenza bimestrale,
delle risorse corrispondenti al costo del servizio di trattamento per come
individuato con deliberazione della Giunta regionale e accettano espressamente,
con dichiarazione del legale rappresentante dell'ente, l'intervento sostitutivo
previsto dall'articolo 2 bis, entro quindici giorni successivi all'eventuale
inottemperanza, con nomina di commissario ad acta da parte del Presidente della
Giunta regionale, senza necessità di diffida.
4. Fermo restando l'intervento sostitutivo di cui
al comma 3, ove per un ATO non venga trasferito semestralmente alla Regione
Calabria almeno l'ottanta per cento delle risorse corrispondenti al costo del
servizio di trattamento individuato con deliberazione della Giunta regionale,
la delega conferita dalla relativa Comunità diviene inefficace. Con atto
congiunto dei dipartimenti regionali competenti in materia di ambiente e di
bilancio, la cessazione degli effetti della delega è comunicata alla Comunità,
che provvede a gestire il servizio di trattamento secondo le disposizioni della
presente legge con decorrenza da tale comunicazione.
5. Al fine di assicurare copertura integrale
degli oneri sostenuti dalla Regione, la Giunta regionale determina, per ciascun
ATO, il costo del servizio di trattamento relativo al periodo di esercizio
della delega di cui al comma 1. Gli enti locali aderenti all'ambito
corrispondono gli eventuali conguagli con le modalità di cui al comma 3.”.
Art. 2
(Variazione finanziaria)
1. Dall'attuazione della presente legge derivano
maggiori oneri a carico dell'annualità 2019 del bilancio regionale 2019-2021,
quantificati in euro 87.363.000,00, da iscrivere alla Missione 09, Programma 03
(U 09.03), dello stato di previsione della spesa del bilancio 2019-2021.
2. Alla copertura finanziaria degli oneri di cui
al comma 1, si provvede con le entrate derivanti dai versamenti dei Comuni
effettuati ai sensi dell'articolo 1, da iscrivere al Titolo 3, Tipologia 500,
dello stato di previsione dell'entrata del bilancio 2019-2021, annualità 2019.
3. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare
le conseguenti variazioni all'annualità 2019 del bilancio di previsione
2019-2021.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico
della Regione Calabria.
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
- con l’adozione del D.lgs. n. 152 del 2006 (cd.
Codice dell’Ambiente), e nello specifico con l’applicazione dell’articolo 96,
comma 8 viene introdotto nel nostro sistema il principio generale della
temporaneità di tutte le concessioni, la cui durata, salvo casi specificamente
individuati, è, al massimo, di trenta anni;
- con la norma statale che ne limita la durata, la
perpetuità delle concessioni stipulate dopo l’entrata in vigore di tale limite
è pacificamente vietata. La questione delle concessioni perpetue stipulate
prima dell’entrata in vigore del limite è stata risolta in via interpretativa
dalle Regioni stesse, che hanno avvertito la necessità di definire uno
specifico regime transitorio per le concessioni originariamente rilasciate come
perpetue. Tra queste Campania e Calabria;
- la Regione Calabria, in particolare, con l’articolo
9, comma 9 della Legge Regionale n. 40/2009, ha rinviato al principio generale
di cui all’art. 252 delle Disposizioni per l’attuazione del Codice Civile
(Regio Decreto 30 marzo 1942, n. 318), secondo cui, in caso di successioni di
leggi nel tempo riguardanti, tra l’altro, i termini per l’esercizio di un
diritto, “il nuovo termine si applica anche all’esercizio dei diritti sorti
anteriormente [...] ma il nuovo termine decorre [...]” dall’entrata in vigore
della legge sopravvenuta, “purché, a norma della legge precedente, non rimanga
a decorrere un termine minore”',
- più precisamente, con Legge Regionale n. 11 del 27
aprile 2015, all’art. 9 della Legge Regionale n. 40 del 2009 - disposizione che
regola le attività estrattive nel territorio della Regione Calabria - è stato
aggiunto il seguente comma:
9. In osservanza del principio generale di cui
all’art. 252 del regio decreto 30 marzo 1942, n. 318 (Disposizioni per
l’attuazione del Codice Civile), le concessioni perpetue date senza limiti di
tempo, in essere alla data in entrata in vigore del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152 (Codice dell’ambiente), a decorrere dalla medesima data
sono trasformate in concessioni temporanee della durata di 30 (trenta) salvo il
concessionario non incorra in motivi di decadenza. L’esercizio della
concessione nei termini di cui al periodo precedente è condizionato all’esito
positivo della valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) o della valutazione
di incidenza (V.I.), se dovute, ferma restando l’acquisizione di tutte le
autorizzazioni, nulla osta o atti di assenso comunque denominati previsti dalle
leggi vigenti',
- di conseguenza, le prescrizioni di tutela
ambientale, la cui osservanza è dunque imposta per raggiungere i livelli di
tutela dell’ambiente fissati dalla legislazione nazionale, richiedono che i
Comuni interessati avviino le procedure in materia di V.I.A. e di V.I. e
presentino un nuovo progetto tecnico-amministrativo da sottoporre alla
valutazione della Regione Calabria;
- nelle more della trasformazione delle concessioni da
perpetue a temporanee, congiuntamente all’approvazione della modifica della
Legge Regionale n. 40/2009, allo scopo di salvaguardare l’interesse pubblico,
la Giunta regionale, con Deliberazione n. 102 del 03.04.2015, ha previsto,
altresì, uno specifico regime transitorio che consentiva la prosecuzione delle
attività relative alle concessioni;
- di fatto, per motivi di pubblico interesse, doveva
essere garantito lo sfruttamento e la regolare manutenzione delle risorse delle
acque termali e minerali e delle rispettive pertinenze, la continuità delle
attività imprenditoriali connesse alle richiamate concessioni, il mantenimento
dei rispettivi livelli occupazionali e garantire (per quanto attiene alle
concessioni termali) l’effettuazione senza soluzione di continuità delle
prestazioni sanitarie (cure termali anche a carico del Servizio Sanitario
Nazionale) che presuppongono lo sfruttamento delle risorse termali;
- tuttavia, detta prosecuzione veniva garantita a
condizione che (rif. Deliberazione di Giunta Regionale n. 102 del 03.04.2015):
“a) siano presentate da parte dei soggetti
interessati, entro 120 giorni dalla data di pubblicazione sul BUR Calabria
della presente deliberazione, le istanze per l’avvio delle procedure previste
dalle norme in materia di valutazione di impatto ambientale e valutazione di
incidenza (di cui alla normativa regionale e normativa correlata, in quanto
applicabile); b) non intervengano cause di cessazione, revoca o decadenza per
sopravvenute ragioni di interesse pubblico ovvero carenza dei presupposti
richiesti ex legge per il rilascio o l’esercizio delle concessioni, né alcuna
causa di cessazione prevista dalla Legge Regionale n. 40/2009 e dal Regolamento
Regionale di Attuazione n. 3/2011, modificato ed integrato dal Regolamento n.
12/2012; c) siano rispettati gli obblighi e le prescrizioni previsti dalla
normativa vigente e dai rispettivi provvedimenti concessori”;
- nel corso della riunione tenutasi presso la
Cittadella Regionale in data 14.01.2019, tra i Comuni di Acquappesa, Guardia
Piemontese, la Cisl e la Regione Calabria, Dipartimento Attività produttive e
Lavoro, è stato delineato l’iter procedurale da seguire per il perfezionamento
della procedura concessoria;
- in particolare, all’intento di voler salvaguardare
il preminente interesse pubblico, nel rispetto delle procedure previste dalla
normativa vigente, i Comuni, con il supporto delle strutture dipartimentali
competenti in materia, proporranno alla Regione Calabria, un crono programma
comprendente tutte le fasi - ambientale, economico e finanziario - per il
corretto perfezionamento della procedura prevista dalla norma;
- più in particolare, il crono programma sarà redatto
con l’intento di ottimizzare i tempi di predisposizione del progetto
tecnico-amministrativo a carico dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese,
attraverso una attenta analisi rivolta alle problematiche attinenti alla sua
realizzazione, nonché ad una sostenibilità di tutte le fasi sopra descritte;
- nelle more della realizzazione dell’iter
procedurale, la Regione Calabria, attraverso una nota del D.G. del Dipartimento
delle Attività Produttive, al fine di garantire il preminente interesse
pubblico, lo sfruttamento e la regolare manutenzione delle risorse delle acque
termali e minerali e delle rispettive pertinenze, la continuità delle attività
imprenditoriali connesse alle richiamate concessioni, il mantenimento dei
rispettivi livelli occupazionali e garantire, l’effettuazione senza soluzione
di continuità delle prestazioni sanitarie (cure termali anche a carico del
Servizio Sanitario Nazionale), ha proposto ai Comuni l’ipotesi di prorogare
l’esistente rapporto concessorio con la società S.A.TE.CA. per la durata di 24
mesi e, comunque, fino al subentro del nuovo contraente;
- è necessario e urgente intervenire, al fine di
tutelare le circa 250 unità lavorative, e mantenere le circa 500.000
prestazioni sanitarie erogate annualmente delle quali il 30% erogate a favore
di utenti extra regionali.
Tutto ciò premesso
impegna
la Giunta regionale ed il Presidente della Regione
Calabria a mettere in campo, senza indugio, tutte le iniziative atte a
garantire il preminente interesse pubblico ed i livelli occupazionali, nel
rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente, al fine di evitare
che anche alle Terme Luigiane tocchi la medesima sorte che ha interessato
presidi produttivi del Tirreno Cosentino.