X^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
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n. 58
SEDUTA Di MERCOLEDì’ 12 SETTEMBRE 2018
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA IRTO
E DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO
CICONTE
Presidenza del Presidente
Nicola Irto
Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario
questore a dare lettura del verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta
precedente.
(È
approvato senza osservazioni)
Dà lettura delle comunicazioni.
Diamo inizio alla seduta con l’ordine
del giorno che prevede il dibattito su “Emergenze ambientali, sicurezza
territoriale e infrastrutture”.
Per organizzare al meglio i lavori
in Aula: ha chiesto preliminarmente la parola il Vicepresidente della Giunta
regionale, Russo, che relazionerà, poi si procederà con il dibattito e in
conclusione ci sarà l’intervento del Presidente della Giunta regionale.
Cedo la parola al Vicepresidente Russo.
Il tema che bisogna trattare e
su cui bisogna riflettere nasce da tutta una serie di emergenze che sono venute
fuori, valga una per tutte la questione del ponte di Genova, che ha posto
particolare attenzione sul
tema.
L’attenzione che la Regione Calabria ha rivolto sino
ad ora a tutta la questione del rischio e, in particolare, del rischio
infrastrutturale, visto come raccordo con le infrastrutture, è stata molto
forte, a prescindere dall’impatto mediatico sulle comunità che, necessariamente,
ha posto al primo punto nell’attenzione dei cittadini e di tutto il Paese la
questione della sicurezza delle infrastrutture.
Voglio solo ricordare che, già nel 2016 con l’approvazione
del Piano Regionale dei Trasporti, il Consiglio regionale ha posto la priorità
della sicurezza – lo vedremo tra un attimo – delle infrastrutture lineari come
una delle azioni più importanti da porre in essere nel sistema delle reti.
Lo dico perché, quando nel 2016 abbiamo approvato
tutta l’azione relativa al rischio delle infrastrutture, lo abbiamo fatto in un
quadro di pianificazione complessiva e non sull’onda dell’emotività, benché corretta,
che oggi ne evidenzia la valenza e l’importanza.
Riteniamo, infatti, che la questione della sicurezza
sia un valore in sé che non può scalare l’importanza nella discussione, nel
dibattito e nell’intervento, perché c’è stato un fatto – ancorché
particolarmente grave – che ha coinvolto tutto il Paese.
Riteniamo che la questione della sicurezza sia un
valore in sé! Lo diciamo, se volete, anche a partire da quella che è la storia
recente del territorio – valgano per tutte, le citazioni di Alvaro di “una regione
che scivola verso il mare”, dei rapporti Zanotti-Bianco e Franchetti, il
terremoto del 1908, azioni della natura che hanno colpito profondamente non
soltanto il costruito, ma anche il tessuto sociale ed economico di quelle
collettività della Calabria che hanno impiegato anni o decenni per riprendersi.
Ancora adesso, a Reggio Calabria, ci sono pezzi della
città costruiti con le baracche a valle del terremoto del 1908.
Voglio sottolineare questo primo punto che ha visto la
Regione e, ripeto, valga per tutti il Piano Regionale dei Trasporti con un’azione
precisa, l’azione 9, tutta rivolta alla sicurezza.
Si tratta, quindi, di un’azione che non va perseguita solo
per la sua particolare importanza, ma che va perseguita senza se e senza ma, anzi, deve essere uno degli elementi cruciali
di definizione di una politica e quindi di una strategia come quella che
compete all’autonomia della Regione, intesa come organismo e non come
territorio, e la sua massima Assise democratica che é il Consiglio regionale,
quindi una strategia chiara e individuata su tutti i livelli.
Adesso tocca, in qualche modo, fare il punto su quello
che sta accadendo, su quali sono le riflessioni e come la Regione si trovi
rispetto a questo tema che viene posto fortemente sul tavolo.
Richiamo di nuovo quanto sta già nel Piano, già approvato
dal Consiglio e, addirittura, dalla Commissione Europea con una valutazione positiva
del marzo 2017 sulle decisioni e sui deliberati del Consiglio regionale della
Calabria che, ricordo, a sua volta vengono a valle di tutto un 2016
particolarmente importante che ha visto impegnate quattro sedute della Commissione
ambiente e territorio in cui sono stati specificati sistematicamente tutti gli
aspetti relativi a questo tema.
Dopo i quattro passaggi in Commissione ambiente e
territorio, ricordo anche i tre passaggi in Consiglio regionale, sottolineo l’aspetto
cruciale di tali dibattiti che hanno portato la Calabria ad avere un quadro
strategico chiaro, e non a sua volta definito in termini emergenziali.
Lo stesso Piano richiama tutti gli aspetti infrastrutturali
e la formalizzazione della sicurezza, o meglio, della riduzione del rischio
nelle sue tre componenti principali: di pericolosità, di vulnerabilità e di
esposizione.
Stiamo nuovamente richiamando quanto è stato detto in Consiglio
regionale, quindi nella massima Assise calabrese in modo chiaro e scandito e
trasmesso sistematicamente agli organi di Governo nazionale, quindi al
Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, che é il ministero di riferimento,
e posto in campo dal Ministero dell’Ambiente e dall’Agenzia della coesione.
Lo dico perché ritengo che le scelte strategiche vadano
fatte sulla base della conoscenza del territorio ed a prescindere dall’onda
emozionale, su cui non si possono basare scelte di questo tipo.
Le priorità di strategie di investimento vanno fatte
nei momenti di massima serenità per decidere quali siano le scelte e come debbano
essere specificate.
Questo quadro, ripeto, dibattuto e specificato sia in Commissione
ambiente sia in Consiglio regionale, ha portato a queste definizioni, ma la
situazione complessiva delle infrastrutture pubbliche, che bisogna tenere in
considerazione, non riguarda soltanto le reti di trasporto e quindi le reti che
hanno un problema di esposizione perché, su quelle reti, insistono flussi di
cittadini e di persone che utilizzano quelle reti attraverso l’esposizione
diretta.
Abbiamo specificato i quattro sistemi principali delle
infrastrutture pubbliche: due sono i macrosistemi a rete e due i nodi singolari
del territorio.
Il sistema delle reti, indubbiamente, come dicevo,
prevede un’interazione diretta con le persone e quindi specifica meglio l’esposizione,
la formulazione del rischio, la vulnerabilità e la capacità delle infrastrutture
di reggere all’impatto con un terremoto o a un evento di tipo terroristico – senza
andare lontano e, giusto per fare un esempio di nodi singolari, ricordo le
Torri gemelle – quindi reggere all’impatto dell’azione antropico-naturale che
determina la pericolosità di quella tipologia di evento, che sia il sisma, lo
tsunami o un’azione antropica.
Basti ricordare quanto accaduto il 7 luglio nelle
stazioni delle metropolitane londinesi, la stazione Atocha
a Madrid o, ripeto, valga per tutti l’esempio delle Twin Towers da cui, nel
complesso, si evince il problema legato alla pericolosità, cui si aggiunge quello
della vulnerabilità, ovvero come l’infrastruttura riesce a reagire a un evento
o a quale classe di evento è capace di resistere, con la sua vulnerabilità.
Si tratta, quindi, di determinare l’effetto e di
capire se nell’effetto ci sono implicate persone o meno.
Da questo punto di vista, chiaramente, il sistema di
rete più importante è quello del trasporto proprio perché, oltre alla sua
vulnerabilità, ha una presenza diretta delle persone sul sistema.
Ci sono anche altri grandi sistemi e reti tecniche, ne
cito una per tutte: la rete dei grandi elettrodotti, così come la rete ferrovia
gestita da RFI, la rete dei grandi elettrodotti gestita da Terna s.p.a, dei metanodotti, dei gasdotti, la rete idraulica,
degli acquedotti e delle acque nere.
Tutte le reti tecniche, però, hanno una grande
differenza rispetto alla rete dei trasporti, in quanto le persone non
interagiscono sulla rete, quindi l’effetto di un rischio sulle reti tecniche
senza influenza delle persone è necessariamente riflesso in maniera
completamente differente, proprio perché non c’é un’esposizione diretta delle
persone che non muoiono se crolla un cavo o un pilone dell’alta tensione, se si
interrompe l’acquedotto o l’infrastruttura fognaria.
Poi ci sono gli effetti indiretti, che valgono per
qualunque azione di pericolosità naturale o antropica.
Insieme a queste due grandi reti, allo stesso modo, ci
sono i due pacchetti di insieme su cui bisogna nuovamente ragionare e fare
delle riflessioni precise.
Parliamo dei nodi infrastrutturali, con o senza
interazione diretta di persone.
Per quanto riguarda – ed è semplice dirlo, così come
abbiamo fatto per le reti con interazione diretta di persone – quando parliamo
di nodi infrastrutturali con interazione diretta di persone, c’è un esempio che
è il più importante ed è quello su cui si è scelto di fare una politica forte e
pesante, valga per tutti l’edificio pubblico tipo che più rispecchia quelli che
sono i rapporti sociali più importanti e che é l’edificio scolastico che
rappresenta, per definizione, quanto abbiamo per le reti di trasporto, la
stessa cosa nei nodi infrastrutturali.
L’insieme degli edifici scolastici rappresenta,
quindi, l’insieme tipo di nodi infrastrutturali con interazione di persone.
Ce ne sono altri, ma riteniamo che la scuola sia certamente
l’elemento emblematico e paradigmatico della capacità di un territorio di
gestire il suo oggi ma, principalmente, il suo domani.
Nelle scuole c’è un concentrato di attenzione su tutti
i livelli.
Non è possibile mandare in crisi un qualunque nodo
infrastrutturale del sistema scolastico.
Analogamente a quanto abbiamo detto per le reti
tecniche, ci sono i nodi tecnici che sono di vario tipo, di nuovo, e che non
creano in se è un problema perché non hanno un’interazione
diretta con le persone.
Se una diga è ammalorata, a prescindere se serve acqua
o produce energia elettrica eccetera, c’è un problema ma è indiretto, non ci
sono bambini dentro, quindi l’esposizione delle persone é completamente
differente, come nella rete tecnica, nell’elettrodotto che dicevo prima.
Questi sono i quattro grandi gruppi su cui bisogna
ragionare: due gruppi di rete e due gruppi di nodi.
Se questo è il quadro complessivo su cui bisogna
ragionare, l’attenzione deve essere posta proprio alla riduzione del rischio laddove
è maggiore l’esposizione.
Se questo è il caso, intanto cito, inizio e chiudo
subito – poi potremo eventualmente tornarci nel corso del dibattito – un
argomento che ritengo sia importante e di riferimento, che ho già posto prima,
ed è quello dei nodi infrastrutturali con interazione di persone nelle scuole.
Credo che questo sia uno degli ambiti su cui la
Calabria sta correndo più di tutti in quanto rappresenta uno degli elementi su
cui si hanno i risultati maggiori.
Non è possibile dare un dato specifico perché si sta
correndo così veloce che, man mano che diciamo una cosa, la settimana prossima
quel numero che dico adesso sarà già superato.
Si sta concentrando una quantità di sforzo formidabile
sulle scuole e ciò consente di essere la prima regione d’Italia per edifici
scolastici attualizzati alle normative antisismiche con un numero che già oggi
– ma, probabilmente, tra qualche minuto tra qualche giorno sarà ancora più alto
– supera le 500 scuole su cui si è intervenuti.
A tal proposito, ricordo che stiamo facendo una
riflessione a valle normativa 2008 che ha una normativa sismica pesante.
Poi c’è l’altra attualizzazione, quella del 2016 che, paradossalmente
per certi versi, si potrebbe quasi ritenere meno pesante di quella del 2008.
Per quanto mi riguarda c’è una sorta di spartiacque
prima e dopo del 2008.
Rispetto a questo, certamente in questo momento, la regione
Calabria è la più avanzata in Italia dal punto di vista numerico e, sottolineo,
dal punto di vista numerico in valore assoluto e non relativo, quindi non
rispetto a 2 milioni di abitanti, tanto da potersi trattare, in questo momento e
in questa riflessione a livello nazionale, di un “caso Calabria”.
Come ha fatto questa Regione in questo momento a
stabilizzarsi al primo posto in Italia per interventi all’edilizia scolastica?
Sono state due scelte importanti, la prima è stata
quella di procedere con l’adeguamento antisismico, sempre e in ogni caso,
quindi fermando le azioni di miglioramento sismico che potevano, se mi
permettete, avere un impatto e una diffusione maggiori, perché il rapporto di
costi tra un miglioramento e un adeguamento è, grosso modo, di uno a sette/uno
a otto, quindi per ogni scuola che sistemiamo in adeguamento si sarebbe potuto
intervenire su 8 scuole come miglioramento, così come hanno fatto tantissime
regioni italiane.
Questo passaggio è stato uno dei due elementi forti
perché la scelta fatta 3 anni addietro, adesso ha portato a concentrare tutto
sull’adeguamento sismico.
Sappiamo che, se si interviene in una scuola si
interviene con l’adeguamento sismico e non con un miglioramento che,
indubbiamente, può anche avere condizioni importanti e dare un po’ di fiato all’edificio
nella sua capacità e quindi nella famosa V di cui parlavo prima delle tre
variabili (P “pericolosità”, V “vulnerabilità” ed E “esposizione).
La V con l’adeguamento sismico, diventa una V vera. I
500 edifici già pronti su cui si sta lavorando e su cui abbiamo le convenzioni,
rappresentano questo numero e, ricordo che, insieme a questi 500, con il bando
concluso il 3 agosto, ci sono circa altri 240-250 edifici pronti ad essere
finanziati in sede nazionale.
Questo è il secondo elemento, il che significa che
tutti quanti i Comuni, per tutti quanti gli edifici per i quali hanno fatto
richiesta, sono tutti in lista di essere finanziati.
Nella verifica che abbiamo fatto nei confronti del Mistero,
quindi nella graduatoria che abbiamo trasmesso al MIUR, abbiamo inserito anche dei
progetti che potevano essere incompleti perché riteniamo che ci possono essere
piccoli Comuni in difficoltà che hanno organismi tecnici non particolarmente
forti e devono occuparsi di molte cose, ma abbiamo voluto stressare di nuovo la
capacità degli Enti locali di essere protagonisti.
Se l’Ente locale si è posto il problema dell’edificio
scolastico, riteniamo giusto che, anche se il progetto non era perfetto o se
mancavano delle carte, non solo il soccorso istruttorio, se mancavano anche
delle cose, comunque l’edificio scolastico dovesse essere inserito nella
graduatoria ed essere finanziato.
Primo tema, quindi: adeguamento e non miglioramento.
Anche su questo, è importante ricordare – il responsabile
del settore é l’ingegnere Iritano – che c’è stato un
dibattito forte anche con il Ministero e quando si è visto che stavamo portando
avanti questa politica forte sull’adeguamento, il Ministero all’inizio ha detto:
“Scusate, ma perché non volete fare il miglioramento?”, quasi a metterci in
mora.
Abbiamo risposto che non possiamo fare miglioramento
in una terra dove, su 409 o 408 Comuni, ce ne sono 400 in zona sismica di prima
categoria.
Saremmo stati degli stolti nei confronti dei cittadini
se non avessimo perseguito la politica che, oggi, ci consente di dare questo
numero 510-520 – chiederemo all’ingegnere Iritano
dove è arrivato perché anche ad agosto si è continuato ininterrottamente e
senza fermarsi anche mentre siamo qui a discutere, perché non ci si può fermare
sulle scuole – e circa 230-240 a Roma.
Ciò porterà a questo numero e, principalmente, ad
avere zero Comuni con richieste presentate.
Chi si è mosso avrà esattamente la convenzione fatta oppure
in itinere per i 200 milioni che il Ministero sta attribuendo.
Il fatto di essere i primi, però, non rappresenta
ancora la fase conclusiva perché anche gli altri devono essere completati,
quindi sulle scuole c’è una politica precisa e forte.
Vuoto per pieno, riteniamo che ce ne siano 300-350 e,
su questo, stiamo facendo un’analisi censimentaria.
En passant, ricordo che l’anagrafe scolastica che, al
2015, vedeva il 3% di edifici inseriti nell’anagrafe, oggi ha il 99,4 per cento
di edifici inseriti nell’anagrafe scolastica.
Praticamente tutti gli edifici scolastici della Calabria
sono tutti quanti anagrafati quindi, ancora una
volta, la Calabria é la prima Regione in Italia per quanto riguarda l’anagrafe
scolastica.
Prima parlavo della specificazione della normativa
sismica; vuoto per pieno, dobbiamo ritenere che i numeri siano quelli con le
caratteristiche che ho descritto, ovvero circa 350 edifici post 2008 che,
quindi, sono già a posto.
Grosso modo riteniamo che ci siano problemi di
dimensionamento per cui, con l’assessore Corigliano, stiamo procedendo ad una
verifica perché, purtroppo, abbiamo avuto Comuni che si sono ridotti come
dimensioni e, quindi, non è detto che gli edifici scolastici che si trovano nei
2000 siano tutti necessari.
Se in un Comune c’erano due edifici da 300 allievi e
oggi ne abbiamo in tutto 150, é inutile sistemarli entrambi; dobbiamo sistemarne
uno.
Riteniamo che, così facendo, ci sarà un altro numero
che viaggia tra l’8 e 10 per cento in riduzione quindi, grosso modo saranno altri
200.
Rimane l’ultima fetta su cui si sta ragionando in modo
forte col Presidente per far partire un nuovo bando con i Progetti di
fattibilità, in modo da concludere con il 100 per cento.
Non c’è un obiettivo intermedio.
Il fatto che si sia primi nell’edilizia scolastica, è
stata una scelta derivante da quelle due azioni:
1) solo adeguamento antisismico; 2) gara unica.
Non era mai successo che si facesse una gara unica per
azioni di questo tipo.
Trasparenza totale.
Ogni sindaco conosce la sua posizione nella
graduatoria.
Non c’è nulla di cui discutere.
Sa esattamente quando avrà il finanziamento, quindi
non c’è una trattativa, non ci sono cassetti che si aprono e si chiudono o
fatti strani, ma la più totale trasparenza.
Ripeto, il fatto di essere primi rispetto alle altre
regioni, non è ancora tutto; il tutto c’è se tutti gli edifici sono in regola. Tutti!
Questo è il motivo per cui stiamo riflettendo se fare
questo bando subito e ciò dovrebbe portare alla conclusione.
Credo che questo sia uno dei temi importanti.
Ho riassunto solo i tre cardini principali. Se lo
riterrà opportuno, l’assessore Musmanno potrà intervenire successivamente, nello
specifico, sui singoli passaggi.
Altrettanto importante è il tema dell’assetto
complessivo e, quindi, al ReNDiS
verso le riflessioni.
Su questo siamo partiti da un miliardo e quattro,
grosso modo, di opere fissate al ReNDiS; oggi siamo già
a 600 milioni di interventi, quindi, una serie di interventi poderosi anche in
questo caso.
Questo fatto, però, ci porta direttamente a quello che
è il problema della rete di trasporto che, come dicevo prima, va verificato
attentamente, e che riguarda le quattro grandi reti stradali ferroviarie,
marittime e aeroportuali, su cui è importante scalare, in qualche modo, gli
enti gestori e, come abbiamo visto – è stato uno dei temi principali del ponte
di Genova – la responsabilità é in capo all’ente gestore.
Sappiamo che per quanto riguarda le ferrovie abbiamo un gestore ben definito con legge che è RFI, sappiamo che i codici RFI sono, probabilmente, i codici, dal punto di vista infrastrutturale più importanti, più qualificati e più controllati per quanto riguarda, perlomeno, il mondo occidentale. Ricordo, da ingegnere, che RFI prima di abbandonare il ponte chiodato, rispetto all’imbullonatura o alla saldatura, lo dico al consigliere Greco perché è ingegnere, ha fatto passare 60 anni proprio perché RFI dal punto di vista infrastrutturale non abdica in nulla rispetto alla sicurezza, nemmeno alla modificazione della chiodatura rispetto alla bullonatura o rispetto alla saldatura, con tutte le tecniche di saldatura super avanzate che si studiano, che conosciamo e che abbiamo nelle facoltà di ingegneria, nei laboratori.
Eppure fino a 10 anni addietro si utilizzava la chiodatura così come si è utilizzata nell’Ottocento perché garantiva la certezza; non voglio entrare nello specifico dello sforzo di taglio che supporta la chiodatura rispetto ad oggi, ma garantiva la certezza del funzionamento. Quindi abbiamo identificato RFI come gestore e la stessa cosa dobbiamo fare per quanto riguarda i sistemi portuali, attraverso un’identificazione precisa dell’autorità gestionale che è l’autorità portuale; la stessa cosa per quanto riguarda gli aeroporti dove esiste un triplo controllo e cioè dell’ENAV, per quanto riguarda tutte le apparecchiature relative al volo, dell’ ENAC, per quanto riguarda le apparecchiature a terra, della SACAL, che ha unificato tutto, nel nostro caso, per quanto riguarda tutta la gestione dei siti aeroportuali. Il tema permane, invece, per le strade ed è quello il tema che esaminiamo, perché sulle strade dobbiamo riflettere e stiamo lavorando pesantemente.
Riporto solo alcuni dati, si trovano all’interno del Piano regionale dei trasporti, quindi dal 2016 sono disponibili per tutti. A meno di qualche chilometro di aggiustamento, vuoto per pieno, abbiamo 1600 km gestiti da Anas, a fronte di un numero formidabile di strade provinciali, per 7400 chilometri, secondo alcuni 7426 chilometri, secondo altri 7429 chilometri, non è questo il problema, ma vedremo che anche questo è parte del problema. Quindi 7400 chilometri e se consideriamo che questo è un patrimonio fortissimo, sappiamo, però, che negli ultimi sei anni, basta andare a guardare i bilanci di tutte le province italiane, conosciamo le modifiche dell’assetto amministrativo delle Provincie, c’è un decadimento formidabile negli investimenti in manutenzione ordinaria.
L’investimento in manutenzione ordinaria, però, dopo sette anni diventa un pericoloso disinvestimento nella manutenzione straordinaria e questo è il punto importante del problema. Se stimiamo che, insieme a questi 7400 chilometri di classica viabilità intra-regionale ed extra-comunale, ci sono almeno altri 2.500 chilometri che sono di viabilità comunale extra-urbana, quindi fatte dai Comuni, gestite dai Comuni ma, di fatto, con la stessa importanza delle provinciali. Possiamo, quindi, stimare un patrimonio che asserisce al territorio della regione Calabria che viaggia attorno ai 10.000 chilometri. Se questo è il tema, questi 10.000 chilometri, dobbiamo ripartirli, in qualche modo, nelle componenti di sicurezza che dicevo prima.
Le componenti di sicurezza nelle infrastrutture stradali sono necessariamente: la sicurezza per le condizioni di flusso, quindi quella tradizionale - purtroppo, riguarda l’incidente stradale che provoca la morte - e, poi, la sicurezza delle strutture della stessa rete stradale. Per strutture intendiamo ponti, viadotti, gallerie e sottopassi. Questo è il tema.
Tenete conto che, giusto per fornire dei numeri, stiamo spendendo come sistema-paese circa 120.000-130.000 euro chilometro per le autostrade in concessione, poco meno per quelle Anas, circa 100.000 euro chilometro, a fronte di un numero stimato, in questo momento, che viaggia, se va bene, tra i 1.000,00 e i 1.500,00 euro chilometro per le strade provinciali e comunali extra-urbane. C’è quindi un fattore cento, ed è un fattore pesantissimo che pone un problema molto forte, che dobbiamo necessariamente affrontare: è il problema della sicurezza, come dicevo, da traffico e della sicurezza delle Infrastrutture.
Questi problemi ci sono, sono sul tavolo.
Il venticinque per cento degli incidenti stradali in Italia e dei morti si registrano sulle strade provinciali. E’ vero, qualcuno dirà, che a fronte dei 20.000 chilometri, grossomodo, di autostrada ci sono 180.000 chilometri di strade provinciali, di cui 10.000 chilometri afferiscono la Calabria. Quindi averne il venticinque per cento potrebbe essere una quantità accettabile, ma se è accettabile statisticamente non è certamente accettabile il numero dei morti.
Allora riteniamo che questo sia un tema importante ed è il tema per affrontare il quale stiamo di nuovo correndo e che vogliamo però affrontare non sull’onda dell’emotività ma, come abbiamo fatto per la scuola, definendo esattamente degli step precisi che bisogna realizzare con degli obiettivi chiari e trasparenti per tutti i cittadini. Per le scuole, come dicevo, l’obiettivo era, innanzitutto, essere primi in Italia; lo abbiamo raggiunto e lo stiamo mantenendo ogni mese che passa. Da tutte le convenzioni fatte in tutta Italia il modello Calabria è sempre primo in tutte le graduatorie. Adesso vogliamo riflettere anche su questo dato dell’evoluzione amministrativa che, in qualche modo, sta confermando il ruolo delle province, dobbiamo avere ben chiaro che anche questo è un obiettivo. Allora se questo è il tema, in qualche modo, è facile richiamare le due componenti e cioè per quanto riguarda la pericolosità come dicevo prima la P, poi vediamo la V dato che la E (esposizione) c’è in ogni caso.
Genova, per quanto riguarda la P e la V, mi consente di essere molto semplice nel porre il tema. Primo punto: si è modificato il traffico; quando è stato progettato il ponte c’era un certo carico che adesso è dieci volte superiore, quindi la dinamica si è modificata completamente. Il secondo tema che si pone, sempre a Genova, è che gli stralli o una trave dell’impalcato non hanno tenuto perché il calcestruzzo non teneva, in buona sostanza queste rappresentazioni di quello che è accaduto a Genova, delle potenziali difficoltà che hanno portato al collasso della pila 9 con l’impalcato 9 ci portano alle due condizioni.
Questo vuol dire che dobbiamo fare una ricognizione sistematica delle condizioni di circolazione e una ricognizione sistematica delle condizioni delle infrastrutture. Questi sono i due temi che dobbiamo avere sul tavolo. Un primo tema riguarda un piano di monitoraggio dei flussi, perché dobbiamo sapere, elemento infrastrutturale per elemento infrastrutturale, quali sono, oggi, le condizioni di carico dei singoli elementi, non possiamo avere che un ponticello pensato nel Comune, dico Laganadi perché è qua vicino, ed è uno dei Comuni più piccoli della provincia Reggio Calabria, un pezzetto di ponte, di attraversamento; magari adesso con l’apertura del secondo lotto della Gallico-Gambarie ci auguriamo aumenti di più il flusso lungo quella strada, ma poi finisce la Gallico-Gambarie, quella riservata, e si torna in quella vecchia e in quella vecchia ci poteva essere un ponticello da cinque metri calcolato in base a quando passava un autobus dell’ ATAM al giorno con 10 persone, oggi possono passare 40 autobus al giorno, 40 autobus in un’ora quindi le condizioni di carico si sono completamente modificate. Per prima cosa, dobbiamo porre in essere un monitoraggio dei flussi su tutte le opere significative, su tutte le opere peculiari. Dobbiamo sapere esattamente cosa accade su ogni opera, dobbiamo fare lo stesso monitoraggio che fa Anas. Questo è uno dei primi due obiettivi da ottenere nei primi mesi del 2019.
Il secondo grande obiettivo non può che essere, invece, un piano di monitoraggio delle strutture.
Il piano di monitoraggio delle strutture si scontra con i temi che abbiamo sul tavolo e lo sappiamo è inutile discutere adesso della semplificazione amministrativa, ma c’è stata una scelta che ha fatto il Paese di fare il catasto delle strade. Se avessimo il catasto delle strade completo tutto sarebbe, decentemente, fattibile se non immediatamente fattibile ma ben sappiamo che non è così. Ricordo, a conferma di quello che dico, che per l’identificazione delle opere principali, dopo quanto accaduto, purtroppo, 3, 4, 5 anni fa quando cadevano i sassi dalle autostrade, la prima cosa che si è fatta, e la più importante, è stato un censimento di tutti i sovrappassi con l’identificazione numerica del singolo sovrappasso.
Quando percorriamo l’autostrada Salerno – Reggio Calabria vediamo che in ogni sovrappasso c’è una identificazione con un numero e quindi sappiamo esattamente dov’è quel sovrappasso e come è posizionato. Quindi il piano di monitoraggio delle infrastrutture non può che essere specificato per le tre grandi categorie di opere: ponti e viadotti, gallerie, muri di sostegno, mezzacosta, trincea e condizioni rilevate.
E’ evidente che il rischio, torno a quanto dicevo prima, di una modificazione di una mezza costa, di un muro di mezzacosta, non implica che crolli la sede stradale, si può accartocciare una cunetta, il rischio relativo all’esposizione cioè relativo al fatto che le vite umane vengono ad essere intaccate è principalmente ed in maniera formidabile presente nelle opere in elevazione, perché se si deteriora, se crolla un ponte chi ci è sopra o chi sta arrivando va giù, non c’è la possibilità che accada altro; se scivola un muro di sostegno non necessariamente se ne va a mare tutta l’autostrada. Questa deve essere l’attenzione sui ponti e sui viadotti, dico ponti e viadotti perché i viadotti a loro volta devono essere segmentati per ogni campata dello stesso viadotto, esattamente come succede, oggi, a Genova. Oggi a Genova sappiamo tutto sulla campata nove, sulla campata dieci e la stessa cosa deve avvenire per i viadotti di cui stiamo parlando.
Se questo è il tema, abbiamo fatto una segmentazione, una prima segmentazione di censimento delle opere con una identificazione topografica assoluta di tutti i ponti e campate di viadotti; contemporaneamente facciamo il monitoraggio dei flussi e pensiamo nei primi tre mesi di fare questa identificazione, topologica, di tutti i ponti con altezza in mezzeria, larghezza e relativa luce libera diciamo tra i piedritti se, chiaramente, non abbiamo degli strallati, se abbiamo degli strallati l’intera larghezza della trave che è quanto sta facendo il Paese per quanto riguarda la pila nove e la pila 10 nel ponte di Genova.
In relazione alla natura strutturale dell’opera bisogna avere le dimensioni base dell’opera stessa.
Il secondo elemento è l’ispezione diretta fatta con tecniche ricavate e molto simili alle tecniche Anas per la specificazione di copri-ferri, assenza di neoprene e tutte le caratteristiche sostanzialmente tecniche che garantiscono la funzione dell’opera. Questo è il secondo elemento. Rispetto a questo abbiamo la terza fase fatta da tecnici specialisti a valle all’ispezione diretta e che riguarda le prove distruttive e non distruttive. Solo questo consente, al di là, ripeto, dell’emotività, di avere un ritorno specifico sulle condizioni di rischio di ogni opera infrastrutturale. Quindi ripeto, di nuovo, quanto abbiamo detto per le scuole e cioè non deve essere la valutazione di un singolo, ancorché un influencer della pubblica opinione di qualunque livello, di qualunque impatto, ma devono essere delle condizioni oggettive di valutazione del rischio a porre una graduatoria degli interventi.
Questa è la questione cruciale, la definizione del rischio non può essere definita da un influencer importante che sia un attore che sia un cantante, che sia un deputato, che sia qualunque persona importante che influenza l’opinione pubblica attraverso i social o in altro modo.
Abbiamo il dovere morale e istituzionale di intervenire dove il rischio e più elevato e quindi la graduatoria d’intervento deve essere fatta direttamente in relazione al rischio. Se abbiamo un rischio in scala 0-10 chi ha il rischio 10 deve ricevere per primo l’intervento. Ricordo che all’interno del rischio c’è l’esposizione quindi il numero di persone che in un eventuale default di quella opera perdono la vita.
Questo è il tema e questo dobbiamo dire. L’individuazione corretta dell’evoluzione scalata del rischio ci dice che bisogna intervenire nella struttura che sta in testa alla graduatoria in termini di rischio a prescindere che ci siano influencer o meno.
Tutto questo significa che è necessario porre in campo delle risorse e per quanto riguarda le risorse per i monitoraggi riteniamo che, innanzitutto, bisogna, assolutamente, fare uno sforzo come Regione perché non possiamo aspettare che qualcuno ci aiuti. Come abbiamo fatto per la scuola, dobbiamo cominciare a correre subito, questo è il tentativo, ma mentre facciamo questo, nello stesso tempo, dobbiamo avere una stima e quindi contezza del costo delle modificazioni che vogliamo apportare al rischio in quel segmento di strade, in quei famosi 10.000 chilometri di strade comunali, extra-urbane e provinciali di cui stiamo parlando.
Abbiamo fatto un conto per differenza, un conto per differenza nella modificazione dei bilanci delle province, quindi, non un conto a progetto, ma un conto per differenza che è una stima certa che rappresenta il minimo di quanto necessario; se il conto è fatto per differenza si arriva a una stima, ripeto, vuoto per pieno, non può essere certo una stima specificante, di interventi immediati da fare sulla piattaforma stradale che non è al di sotto dei 50.000 euro per chilometro, questo è il minimo assoluto e lo diciamo perché vogliamo essere realisti così come tendo a dire e tendiamo a dire sempre un numero più basso di scuole che abbiamo sistemato.
In questo caso dobbiamo dire il minimo assoluto quale può essere e riteniamo che al di sotto di questa cifra, da tutte le analisi e dalle modificazioni dei bilanci provinciali, non si rientra nelle spese degli interventi. Gli interventi sulle opere in elevazione non possono avere un valore medio inferiore a euro 200.000-250.000 e questo vuol dire, complessivamente, con il numero che ci siamo dati un impatto che sta al di sopra del miliardo. Questo è il numero su cui fare delle riflessioni e questo significa che bisogna aprire un tavolo di confronto diretto, già chiesto dal presidente Oliverio al ministro Toninelli con una lettera inviata poco dopo, credo quattro o cinque giorni dopo, se non ricordo male, della tragedia di Genova, con la quale abbiamo chiesto un tavolo di confronto su questo tema e quindi sul piano straordinario delle infrastrutture a supporto della rete di trasporto.
Questo piano straordinario, di fatto, è quello di cui abbiamo parlato oggi, su cui, già, abbiamo predisposto gli schemi di base, il telaio di base e che vorremmo andare a discutere direttamente con il Ministro, con tutto quanto ne comporta, con tutti gli impatti che questo può avere sugli interventi immediati per i quali riteniamo che ci sia anche un PON nazionale sul quale si è in ritardo, che non è ampio, però, e su cui si può intervenire con una interlocuzione chiara e aperta da fare con la Commissione europea che, però, ben sappiamo non vuole interventi di manutenzione straordinaria.
Non possiamo non intervenire su opere che hanno più di cinquanta anni di vita, quindi abbiamo un problema di interlocuzione, non solo come Calabria ma come sistema Paese, da aprire con la Commissione europea; abbiamo pure la nuova tranche nazionale dell’FSC che deve essere ripartita.
Inneschiamo il processo, partiamo con questo processo e nelle condizioni di rischio definite, certamente, faremo tutti i progetti di fattibilità per essere pronti sugli interventi economici e finanziari. Il programma non si ferma e arriva anche alle specificazioni degli aspetti gestionali e lo dico perché è importante, è importante sapere quali sono gli aspetti gestionali.
Sappiamo, lo ricordo a me stesso, la difficoltà che, oggi, hanno tanti piccoli Comuni a gestire in modo corretto, in modo adeguato, in modo tecnico adeguato la capacità di essere protagonisti. Gli Enti locali e i Comuni devono essere protagonisti e allo stesso modo, però, dobbiamo trovare la soluzione gestionale idonea ad identificare come possono essere supportati. Può essere una task force come quella che abbiamo attuato in altri contesti come la scuola o come il genio civile, procederemo allo stesso modo e dobbiamo avere la capacità, come Regione, di supportare al meglio i Comuni, di avere il massimo interfacciamento con le Provincie ed essere in grado di portare avanti, a tappe forzate, questo rinnovamento del territorio, con questa, come dicevo prima, profonda modificazione del rischio.
La cultura ingegneristica, la cultura scientifica, la cultura tecnica odierna ci impedisce di parlare sicurezza al cento per cento però ci consente di dire di quanto dobbiamo abbattere il rischio. Questa deve essere la capacità che dobbiamo avere, così come è stato fatto ed è in corso per le scuole che rappresentano, ripeto, il termine di paragone riguardo alla riflessione che stiamo facendo.
Ho partecipato fino a ieri ad un incontro scientifico, a Roma, proprio su questo tema e in questo momento al MIT si sta parlando di varare norme di semplificazione simili a quelle che abbiamo per l’adeguamento degli edifici, e quindi, in questo caso, c’è la possibilità di fare una manutenzione straordinaria che elevi la qualità dell’opera abbattendo il rischio. Il tema è molto importante, il tema è sentito a livello nazionale, purtroppo è stata la tragedia di Genova a dargli questa enfasi e, appunto, chiudo dicendo e ricordando che già nel 2016 avevamo posto il rischio come uno degli elementi importanti, uno dei dieci temi più importanti del Piano dei trasporti, proprio perché non parlare di rischio, sarà iettatorio, quello che volete, ma non ce lo riduce, ce lo riduce la consapevolezza, se abbiamo consapevolezza, se abbiamo il 1908 davanti è chiaro che allora la capacità non è quella di non parlarne ma di utilizzare le migliori conoscenze tecniche, le migliori competenze delle nostre università, dei nostri ordini professionali, delle nostre ditte, delle nostre maestranze, dei nostri operai, della nostra industria leggera, a supporto dell’edilizia che in questo momento si stanno facendo le ossa in maniera formidabile nel campo dell’edilizia scolastica. La stessa cosa dobbiamo riuscire a fare attraverso una sinergia formidabile con i Comuni e le Provincie.
Crediamo che questa sia la strada da perseguire, sia la strada su cui riflettere, sia la strada che i cittadini vogliono, che i cittadini ci chiedono e noi, cittadini tra i cittadini, non possiamo che ascoltare quanto ci si dice fuori, al bar, in piazza, in chiesa o se siamo stati al matrimonio o ad un funerale, quanto ci dicono le persone che ci stanno accanto; non perché è un sentire d’élite ma proprio perché è sentire popolare, proprio perché si parla di rischio e con il rischio non si scommette.
La scelta non può che essere irreversibile e credo che tutto questo debba essere posto in campo condizionando, se del caso, qualunque scelta sulla prossima programmazione, modificando, se del caso, qualunque scelta sulla prossima programmazione così come è stato fatto per altri settori che ho richiamato come elemento di riferimento. Grazie.
Iniziamo il dibattito. Ha chiesto di intervenire il consigliere
Parente, ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, inizio richiamando l’intervento dell’assessore
proprio perché vorrei, brevemente, parlare dell’emergenza sanitaria, emergenza in cui ci troveremmo
qualsiasi sia l’evento da affrontare, sia esso dovuto al rischio idrogeologico,
sia esso dovuto, soprattutto, all’emergenza che temiamo più di tutti, quindi, al
rischio sismico.
Allora, il ruolo fondamentale, un ruolo importantissimo è dato proprio da
come siamo pronti ad affrontare un’emergenza del genere. Emergenza che sarebbe
importante conoscere.
Ho provato a cercare sul sito del Dipartimento Protezione Civile se sono
stati individuati già i posti medici avanzati, cioè quella forza mobile messa a
disposizione della Regione per il primo intervento, coadiuvata, magari, dalle
forze dell’esercito, da quelle della Protezione Civile, da quelle del
volontariato.
Sono le forze di primo intervento.
Ho soltanto accertato che il referente sanitario regionale, previsto nel 2017,
è stato coadiuvato da un vicario e da due esperti tecnici che dovrebbero
supportare il Dipartimento di Protezione Civile nel primo intervento.
Esperti tecnici che fanno parte dell’area dell’emergenza-urgenza e che non
sono altro che i responsabili della centrale “118”.
Mi chiedo come possiamo pensare che un siffatto sistema, soprattutto quello
delle centrali 118, che le cronache nazionali citano quasi sempre per il
disservizio, per carenza di personale, di automezzi, per la vetustà delle
strutture, possa “vicariare” o supportare un’emergenza sanitaria in un contesto
di emergenza ambientale, sia essa dovuta a terremoti o al rischio idrogeologico.
Così come abbiamo visto queste famose CROSS, cioè le Centrali Remote per le
Operazioni di Soccorso Sanitario, che si attivano nel caso di emergenze
ambientali: sono strutture, campi, formazioni deputate al Dipartimento della Protezione
Civile.
Qualcuno potrà dire “ma ci sono i Piani comunali, i Piani provinciali, i Piani
regionali per le emergenze in questo campo”, però sappiamo che di fronte alla
grave emergenza sarà sempre la Protezione Civile che coordinerà tutto questo.
Mi chiedo: se c’è da evacuare l’ospedale, siamo pronti con le strutture a supporto?
Siamo pronti con un ospedale da campo?
Siamo pronti con tutte quelle attività che si allestiscono intorno ad un
ospedale da campo, quindi, tutto quello che serve per gli interventi di sanità
pubblica, di igiene e tutto ciò che riguarda la fornitura dei farmaci, i
dispositivi, gli interventi, anche veterinari?
Perché nel caso si verificassero tali emergenze, ci sarebbero anche queste
problematiche.
È vero che si tengono le esercitazioni della Protezione Civile, si svolgono
attività di formazione e informazione, però sono sempre attività che hanno più
un risalto mediatico che una reale efficacia, perché quasi mai vengono realizzate,
perché problematiche, nei contesti dove poi veramente si verificano le
situazioni: il paesino irraggiungibile o un ospedale realmente da evacuare o
situazioni del genere.
Quello che voglio dire, quindi, è che viviamo in una regione dove la sanità
è già un’emergenza da Protezione Civile.
Immaginiamo cosa potrebbe succedere di fronte ad una catastrofe, in cui organizzare
un sistema sanitario a supporto in una situazione di emergenza sotto tutti i
punti di vista!
È un aspetto che credo non vada assolutamente tralasciato.
Da oltre vent’anni, poi, il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile
dirama direttive, protocolli e altro.
Credo che forse, da sempre, in Calabria quest’aspetto di emergenza
sanitaria sia stato sottovalutato nel contesto emergenziale generale.
Posso dire, pertanto, che questo è un aspetto che riteniamo fondamentale,
che deve essere maggiormente sviluppato e seguito dal Dipartimento della Protezione
Civile, perché basta un’ora, un minuto, una mezza giornata o 10 chilometri, in
più o in meno, per raggiungere un presidio, per salvare una vita. E anche
salvando una sola vita avremmo adempiuto il nostro dovere. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, ho ascoltato con vivo interesse la relazione del Vicepresidente
della Giunta regionale e devo dire che onestamente sono stato vinto anche dalla
curiosità perché è stato chiaro nel rappresentare il quadro tecnico della
situazione attuale e ha concluso ad imbuto con il sentire popolare, che è quello
che ci muove, è quello che muove le determinazioni della Giunta regionale, le
determinazioni del Governatore della Calabria.
In questi anni non abbiamo agito solo nel quadro emergenziale. Abbiamo
agito programmando e pianificando come fa chi ha una visione strategica del
territorio e lo abbiamo fatto intervenendo su più settori. Lo abbiamo fatto con
un massiccio intervento, una sorta di mini Piano Marshall, di cui parliamo
pochissimo, non solo sulle scuole – ci ritornerò – ma anche sui fiumi, sui
versanti, sui collettamenti fognari che sono tutti segmenti della sicurezza del
nostro territorio.
E’ vero che siamo partiti da una situazione disastrosa sulle scuole. Il Presidente
della Giunta regionale spesso parla di numeri che sono allarmanti e ci
ritroviamo dopo tre anni e mezzo ad intervenire; già siamo intervenuti su circa
500 edifici scolastici, che è un dato epocale per la Calabria, ma a fronte di
questo c’è stata, ovviamente, una visione strategica.
Il quadro strategico della Calabria lo abbiamo analizzato, studiato,
approvato fuori dall’emergenza, cioè abbiamo ragionato su cosa servisse alla
Calabria e siamo intervenuti.
Siamo intervenuti con risorse nostre e siamo intervenuti con risorse
comunitarie.
Il Vicepresidente della Giunta regionale diceva che il rapporto tra
adeguamento e miglioramento degli edifici scolastici è di 1 a 6, cioè ogni
scuola che si adegua è uguale a 6-7 scuole che avrebbero potuto essere
migliorate.
Questo ci fornisce il quadro drammatico in cui ci siamo mossi!
Oggi stiamo uscendo dall’emergenza, siamo usciti dall’emergenza perché non
c’è Comune – ecco perché i sindaci sono sensibili a
questo Governo regionale – che abbia potuto manifestare una sorta di
proscrizione per il colore politico.
Non c’è! Ci sono sindaci di centro-destra che ogni tre mesi agitano decreti
della Regione Calabria, ovviamente per esaltare le proprie qualità e capacità
di programmazione, e siamo stati lì a sostenere i sindaci che mostravano un
interesse per il miglioramento delle proprie comunità e lo abbiamo fatto.
Lo abbiamo fatto a fronte di un disastro che è avvenuto con la Legge numero
56 del 2014 (Legge Delrio) sul riordino degli Enti
locali, che ha ridimensionato il potere delle Province.
Un disastro! Si pensi solo alla provincia di Cosenza, che abbiamo governato
per 10 anni e che oggi ha 3.200 chilometri di strade sulle quali, negli anni
passati, quando era Presidente l’attuale Governatore della Calabria, Mario
Oliverio, siamo intervenuti con oculatezza, con investimenti. Tant’è che quelle
strade rappresentavano l’efficienza della viabilità in Calabria. Poi, abbiamo 1.600
chilometri di strade gestite da Anas e circa 2.500-2.600 chilometri di strade
comunali. Se è vero che le scuole, le strade, i fiumi, le aste fluviali, i
versanti, i collettamenti fognari incidono tutti per una propria pesante
percentuale sulla sicurezza dei cittadini, è anche vero – e lo ricordo perché a
quell’epoca ero sindaco della mia città – che nel 2010, quando sulla Calabria si
sono abbattuti eventi climatici disastrosi, i Comuni che erano stati
autorizzati per intervenire sono stati ammessi a finanziamento ma poi
finanziati per circa il 50 per cento di ciò che avevano speso.
Tant’è che in quegli anni molti Comuni sono andati in default.
Oggi facciamo l’inverso: non diciamo ai Comuni “anticipate le vostre
risorse”, ma diciamo ai Comuni “rispondete ai bandi della Regione Calabria”.
Abbiamo cioè messo in protezione anche le casse comunali, che con i fondi POR
non hanno bisogno dei calcoli del Patto di stabilità, pertanto hanno autonomia
e libertà di intervenire.
Per concludere penso che sull’emergenza ambientale e sulla mitigazione del
rischio ci sia bisogno di ascoltare le esigenze dei territori da parte del Consiglio
regionale.
A me piace parlare del Consiglio regionale, perché anche le dinamiche
interne alle Commissioni consiliari sono virtuose se anche i consiglieri di
minoranza ci consentono di renderle virtuose, e non mi stancherò mai di dire
che nel rapporto tra i consiglieri regionali deve prevalere la maturità.
Sono custode della maturità della mia Commissione, della Commissione
bilancio, dei componenti della Commissione bilancio.
Per cui penso che oggi siamo di fronte ad un lavoro oculato, un lavoro di visione,
un lavoro strategico svolto dalla Giunta regionale.
Abbiamo necessità di ascoltare di più i territori, non perché non l’abbiamo
fatto precedentemente, ma perché oggi i territori ci chiedono di accelerare, di
mettere il turbo, la sesta marcia e stiamo facendo in modo che anche questo
possa avvenire.
Penso – e concludo con una nota politica – che quello che è arrivato nelle
ore precedenti a questa seduta di Consiglio regionale, cioè questa voglia dei sindaci
delle fasce tricolori di contare di avere un’interlocuzione più fitta, più
intensa con il Governatore della Calabria, che ha coltivato quella
interlocuzione per tutto questo tempo, sia un segnale positivo di civiltà
politica.
Credo che, anche sulla base della sua relazione, signor Vicepresidente, oggi
poniamo al centro del dibattito della Calabria strumenti nuovi e un lessico
nuovo. Perché il lessico e le parole contano e sono importanti. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Ho ascoltato anch’io – purtroppo, non sono riuscito a
seguire completamente – l’intervento del Vicepresidente della Giunta regionale perché
si sentiva poco, però provo a cogliere gli elementi fondamentali, cercando anch’io
– come ha fatto il collega Aieta – di fare un ragionamento, nel solco di quello
che interessa oggi al Consiglio regionale o, perlomeno, che può rendere
protagonista il Consiglio regionale in data odierna, rispetto al tempo che si
vive, che sollecita questo dibattito per i noti fatti che, purtroppo, in ambito
ambientale non finiremo mai di avere. Si può mettere in sicurezza tutto, però ci
sono eventi straordinari.
Qualcuno ricordava che la scorsa estate, mentre eravamo al mare, ci siamo dovuti
precipitare – esponenti di maggioranza e di minoranza – quando si è verificata
l’alluvione della Sibaritide, e anche lì ritornerò, rispetto a quanto accennato
sulla gestione dal Vicepresidente, nel confronto con il Governo nazionale.
Su questo voglio provare a fare un ragionamento insieme a tutti gli altri
consiglieri.
Queste emergenze, unitamente all’altra disgrazia immane delle Gole del
Raganello, hanno sollecitato, purtroppo, il Consiglio regionale ad aprire un
dibattito che, nell’intenzione manifestata dalla Conferenza dei Capigruppo con
il Presidente del Consiglio regionale, non vuole restare un semplice dibattito.
Perché? Chiunque può parlare, può raccontare quanto di buono fatto oggi,
fatto ieri, non fatto ieri o non fatto oggi, e premetto che non mi interesserà,
come è ovvio, discutere o meno in questo dibattito dell’appello dei sindaci al
presidente Oliverio, cioè non voglio proprio entrarci perché è una questione
politica che tengo fuori dal dibattito, che interesserà, poi, le prossime ore
per chi vuole costruire, invece, un’alternativa a questo Governo regionale in
modo legittimo.
Noto che il dibattito si allarga sempre di più, movimenti, appelli al senso
civico e quant’altro, ma credo che non debba interessare questa giornata
odierna.
Penso che lo sforzo da profondere – lo dico al Vicepresidente che è più
competente di me per tante ovvie ragioni, per il ruolo che riveste, per i suoi
studi – è di puntare al tema pratico di un ragionamento che la Calabria deve
poter avviare con il Governo nazionale, riconoscendo alla stessa i suoi limiti.
I limiti di un territorio, dove non mi stancherò mai di dire quello che ho
provato a dire in campagna elettorale per le elezioni politiche, cioè che in
questa Regione il rischio che, perlomeno io avverto e che credo che ciascun appartenente
alla classe dirigente avverte, sia essa classe dirigente di un sistema
economico debole o classe dirigente di un sistema politico altrettanto debole, è
che qua rischiamo tutti di ritrovarci, adesso e nel tempo, “ndranghetisti
a strascico”, perché sul tema della pratica della gestione – siamo profondi
conoscitori della nostra terra, delle opportunità e anche dei limiti della stessa
– credo che il Consiglio regionale sia tenuto a fare un’inversione di tendenza.
Provo a spiegarmi.
Tra l’altro, nella scorsa Legislatura si è approvato il Q.T.R.P. (Quadro
Territoriale Regionale Paesaggistico), poi completato in quella attuale, con la
tendenza, anche culturale, dell’idea di consumo di “suolo zero”.
Una tendenza nuova che tende a frenare anche rispetto a ciò che crea lavoro
e sviluppo, agli investimenti, insomma.
Questo tema riguarda tutta Italia, ma soprattutto la Calabria, perché
quando si citano le scuole e gli interventi sulle scuole, al di là dei nostri
interventi, anche su quelle stesse dove sono stati fatti degli interventi, bisogna
sapere che la maggior parte di esse non ha il certificato di agibilità.
Non dipende ovviamente da noi, dalla volontà politica di chi ha deciso di
farla diventare prioritaria.
Allora credo che su un tema così importante tutto ciò possa diventare anche
un fatto di natura economica per la Regione, che è una Regione in ritardo, che
nel confronto con il Governo nazionale ha avuto sempre minori finanziamenti. Tant’è
che è in corso il dibattito.
Ho presentato una mozione che spero potrà essere discussa oggi sul tema
centrale.
La richiesta di autonomia finanziaria di molte Regioni è un’autonomia per
materia, ma è anche autonomia di finanza.
Regioni come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna stanno cercando
oggi, sotto la direzione di un Governo giallo-verde, che parla di tutto tranne
che di problemi reali, di recuperare risorse. Anche questo è un tema centrale.
Credo che si possa intraprendere un lavoro serio, volto a definire un
monitoraggio completo delle priorità di intervento sugli assi viari, sulle
scuole, dove stanno per la maggior parte del tempo i nostri figli e i figli dei
calabresi, su tutto quello che necessita di intervento, e portarlo, magari, – lo dico
al presidente Oliverio – all’attenzione di una Commissione competente che può
essere allargata.
Far sì che il Consiglio regionale, in questo momento di sensibilità storica
per l’Italia, anche per la Calabria, possa offrire risposte a tutti i futuri
Consigli regionali, a tutti i futuri Governi regionali.
Anche per i sindaci a cui ci si appella, considerato che la Calabria ha il
75 per cento dei propri Comuni con una popolazione al di sotto dei 5000
abitanti.
Tutti sappiamo – il Vicepresidente ne accennava prima –, al di là di avere
o meno sindaci illuminati, che in un Comune di 5000 abitanti avere un sindaco
che sia capace di avere una visione, tanto cara al collega Aieta, e metterla in
pratica è già un lusso. E molto spesso non è così.
La vicenda riguarda il livello tecnico, con i tagli, tra l’altro, che
questi Comuni hanno subito negli anni per volontà dei Governi e aggiungo che i
tagli ai Comuni e anche questa cosiddetta “secessione dei ricchi” rischia di
far morire completamente il Mezzogiorno.
Allora, che cosa possiamo fare per essere seri e farlo in modo bipartisan, riuscendo a reperire, se possibile,
anche un contributo all’esterno?
Su questo sarei dell’idea che andrebbero coinvolti di più, per quanto già
lo sono, gli Ordini professionali degli architetti, degli ingegneri, dei geologi.
Per fare che cosa? Per impegnare l’anno e mezzo che resta di questa Legislatura
e parlo di Legislatura, al di là di quello che il Governo regionale farà e
porterà a proprio consuntivo.
Siamo ovviamente critici, non tout
court sempre, perché, ad esempio, ho trovato il Piano sui borghi, che la Giunta
regionale ha predisposto, uno dei provvedimenti più interessanti di tutta
questa Legislatura. A questo faccio un plauso.
Questa terra – anche perché ne sono convinto – può e deve campare solo di
questo, delle proprie specificità, turismo eccetera. Insomma, non sto qui a
farvi i comizi!
Quindi, qual è l’invito? Coinvolgere gli Ordini professionali, coinvolgere
il Governo nazionale con un confronto serrato che può offrire alla Calabria, al
di là dei fondi europei, risorse straordinarie, perché quelle sono state negate
nel tempo, da inserire nella Legge finanziaria.
Tra l’altro, il dibattito in queste ore verte anche su tutte quelle risorse
erogate a favore degli interventi nelle periferie dei Comuni, che sembrerebbe
il Governo nazionale stia tagliando o non so se taglierà fino in fondo perché ci
sono anche tanti Comuni del centro-nord.
Mi pare che la Lega Nord non sia, poi, così convinta rispetto alla tendenza
del premier Conte e del Movimento Cinque Stelle, di lavorare seriamente e di presentare
un documento.
Sul tema dell’amianto avevo provato ad offrire un mio contributo nella
Commissione Ambiente, durante la scorsa Legislatura – lo ricorderà il collega
Gallo – in modo puntuale, anche per impegnare i futuri Consigli e Giunte
regionali.
Qual è il grado di priorità di interventi che necessitano a strade, ponti e
fiumi? Metterei prima anche le scuole in questa regione, perché sappiamo bene
che c’è sempre una grande attenzione nei momenti di tensione. Se questo Consiglio
regionale potesse svolgere un lavoro serio anche con l’ausilio degli Ordini
professionali.
Anche lì, se si vuole mandare una task
force, al di là delle notizie che riceviamo, anche delle scarse notizie tecniche
che ci offrono i Comuni, ci si deve ovviamente avvalere degli Ordini
professionali, anche considerando giovani professionisti. Andare a fare un
monitoraggio significa anche avere risorse in questo senso.
Non so se 300-400-500-600 mila euro, proprio per definirlo, in modo che in
una Commissione regionale si possa approvare un Piano straordinario di
interventi, al di là di quelli che già sono nel possesso delle nostre
conoscenze e su cui il Vicepresidente sta svolgendo un lavoro, che impegni il
futuro di questa Regione, che diventi un futuro di “carattere economico” e su
cui lo Stato non può che contribuire.
Penso sia preferibile, anziché fare ipotetici tagli all’IRPEF, che
significa 8 euro in più ai conti in questi giorni o riconoscere un reddito di
cittadinanza di 200 euro, immaginare, invece, di impegnare in questo senso 10
miliardi euro, anziché 5, e un confronto Governo-Regioni su un Piano
straordinario di intervento di lavoro vero, ricordando che anche l’Ance e tutte
le grandi imprese sono ferme.
Su questo l’altro tema sensibile di noi calabresi: evitare di diventare
tutti “‘ndranghetisti a strascico” per coloro che ci
osservano dall’esterno.
Non so se c’è da costruire white list con le Prefetture,
non so se c’è da fare un monitoraggio con il Governo regionale su questi
procedimenti, perché anche lì, purtroppo, abbiamo visto com’è finita in alcuni
Comuni con le indagini aperte, anche con risorse straordinarie.
Occorre, cioè, analizzare profondamente un tema su cui ci sono stati errori,
su cui ci sono distorsioni, ma su cui ci può essere futuro, non soltanto per la
messa in sicurezza di una regione, e quindi messa in sicurezza per noi che la
abitiamo, ma anche per un fatto economico rilevante, che possa impegnare il
futuro e su cui dedicare risorse.
Ricapitolando: credo che questo Consiglio regionale possa pianificare la
situazione con un lavoro di 3-4 mesi in una Commissione consiliare, perché non
è semplice, potrebbe anche essere necessario riunire due Commissioni.
Perché poi gli elementi quali sono? Il presidente Oliverio potrà dirci che
è più importante qualcos’altro. C’è sempre la tendenza al campanilismo, no?
Come se il presidente Oliverio dovesse pensare soltanto a San Giovanni in
Fiore e credo che non sia così!
Invece, dobbiamo sancire – questa è la mia proposta, per mezzo del lavoro
del Consiglio regionale – in modo politico, le priorità del futuro della
Calabria, con gli elementi che provengono dall’esterno, dai tecnici.
Le priorità diventano un fatto tecnico. Adesso non so se si sia stabilito
qualcosa sul Ponte del Cannavino, di cui si discute per la gestione dei lavori
di manutenzione.
Insomma, avviare un lavoro di progettazione che impegni seriamente tutti,
che vincoli anche i futuri Governi di questa Regione e ne faccia scaturire un
fatto di carattere economico.
È ovvio che un lavoro serio, escluse le grandi emergenze che, purtroppo, si
verificheranno per fatti naturali, è quello di certificare le priorità.
E ce ne sono priorità! Ogni sensibilità politica prova a dire che c’è una
priorità, perché in quel momento c’è turismo o perché legato territorialmente.
Dovremmo – se ci riusciamo e questa è la mia proposta – avviare un lavoro
scientifico e politicamente bipartisan,
che sancisca, alla data odierna, quindi nel tempo in cui possiamo lavorare, quali
sono gli interventi di emergenza seri che questa Regione può intraprendere.
Lo diceva anche il consigliere Claudio Parente, facendo riferimento alla Protezione
Civile.
Presidente, mi permetto di suggerire, rispetto a quello che osservo, di
tenere sempre, anche sulla Protezione Civile, toni saggi e responsabili, gli stessi
che richiamava anche il collega Aieta.
Ho stima del dirigente Tansi, ma anche su questo, credo – e non lo faccio
con toni polemici – servirebbe, nel dibattito regionale e rispetto a chi nomina
un dirigente, avere comportamenti più composti, perché assistiamo ogni giorno ad
una guerra fratricida che non fa bene a questa Regione, specie per chi non
esercita un ruolo politico.
Lo dico anche a sostegno di quella competenza positiva che può portare rivoluzioni,
migliori organizzazioni, come suggeriva anche il consigliere Parente, con
riferimento al tema della sanità.
Quindi, chiudo dicendo al Vicepresidente: penso che lei possa arrivare a
chiedere con un lavoro scientifico il consenso dell’intero Consiglio regionale,
a certificare ed impegnare, in modo scientifico, quali sono gli interventi prioritari
da predisporre per la Regione nei prossimi 10 anni.
E’ ovvio che non si esaurisce qui l’argomento!
È come per la tematica dell’amianto: abbiamo predisposto qualche intervento,
grazie anche ad un “comune sentire” con i consiglieri Aieta e Giudiceandrea, ma
erano interventi di centinaia di migliaia di euro!
Penso che questa Regione possa cambiare con il contributo di tutti, con una
sensibilità che consenta di programmare bene le iniziative.
Per cui se potessimo presentare ai calabresi un programma di interventi,
certificato ed approvato da tutti, con una scala prioritaria che vada, appunto,
dai ponti alle strade, alle scuole, quindi su fatto scientifico, faremmo il
miglior lavoro possibile che la Calabria può attendersi, sensibilizzando anche il
Governo con un confronto che, dal mio punto di vista, va affrontato su questo
tema specifico, al di là delle emergenze, che oggi riguardano la città di Genova.
Quando le calamità hanno riguardato noi, con difficoltà siamo riusciti ad
avere i Ministri con gli elicotteri! Il collega Aieta se lo ricorderà. Per
intenderci, mi sembra che nemmeno il Paese di Cetraro abbia avuto il
riconoscimento dello stato di calamità per le mareggiate!
Dobbiamo essere pronti a confrontarci in modo serio e anticipare questi potenziali
interventi, in modo che con qualsiasi Governo che ogni anno può aggiungere nella
Legge finanziaria 300 milioni di euro – immaginate 300 milioni di euro per 5
anni fa un miliardo e 500 milioni di euro – si possa dire che l’intervento
prioritario della messa in sicurezza diventa una missione strategica di tutta
la classe dirigente calabrese e diventa, finalmente, anche una cosa seria con
il controllo.
Qui apro e chiudo una parentesi perché penso che siamo tutti quanti stanchi
di essere additati, soltanto per chi fa politica, come i ladroni della
situazione.
Dobbiamo essere pronti anche ad un confronto serrato con un altro potere di
questo Stato, che è la Magistratura, affinché la stessa possa prevenire insieme
a noi le situazioni, perché immagino che quando un sindaco si approccia a
gestire un finanziamento, lo fa con il massimo della sensibilità possibile
perché non fa di mestiere l’investigatore.
Anche questo è un tema importante. Riguarda, per esempio, gli ospedali. Perdonatemi
se mi soffermo di più con l’intervento, volevo chiudere prima: ho fatto una
provocazione parlando dei nuovi ospedali e ricordando che dal 2008 in questa Regione
c’erano le risorse per la costruzione di tre nuovi ospedali, compreso quello
della Sibaritide, la mia provincia.
Anche lì, progettati, messi a bando. Siamo nel 2018 e non c’è una pietra,
perché nel frattempo la gara è stata vinta da un soggetto, raggiunto, poi, da
un’interdittiva.
Non ce lo possiamo permettere!
L’altro tema è quello della velocità.
Quindi, il confronto con i poteri dello Stato è per capire come portare a
compimento la programmazione di un investimento, specie straordinario o anche
programmato, come quello sulla sicurezza, in questa Regione.
Questa è la realtà, Vicepresidente!
I tre ospedali nuovi che fanno parte del tema della sicurezza e l’organizzazione
della Protezione Civile di questa Regione, ancora oggi con i fondi messi lì: non
per colpa dell’ex Presidente della
Regione, Scopelliti, né dell’attuale presidente Oliverio.
C’era l’ex presidente della
Regione, Loiero, dal 2008, siamo al 2018 e non c’è una sola pietra!
Questo è l’argomento serio su cui dibattere in Parlamento.
Non è colpa nostra se le gare sono aggiudicate ad una persona poi soggetta
ad interdittiva.
Ci mandassero il genio militare!
Questo è un tema centrale perché so e immagino quanti sforzi stia profondendo
il presidente Oliverio, però è un problema che va affrontato in modo
straordinario e oggettivo.
Non so se si possono redigere leggi speciali in questo senso, ma abbiamo necessità
di buona sanità; abbiamo necessità di riorganizzazione dal punto di vista della
Protezione Civile, della sicurezza e quant’altro; abbiamo necessità anche di
velocità degli investimenti.
Questo è un tema da approfondire da parte del Consiglio regionale, e
soprattutto, da parte del Parlamento, che ha tanti deputati calabresi silenti e
non utili – non posso dire incapaci perché una volta gliel’ho detto affettuosamente
a lei, Presidente, e mi ha richiamato.
Penso sia questo un tema centrale su cui aprire un confronto.
Quindi, da parte mia sono pronto a supportare questo lavoro scientifico e a
far sì che questo Consiglio regionale possa per una volta, come abbiamo fatto
in verità anche altre volte, approvare un Piano che possa essere utile alla Calabria,
soprattutto utile al Governo regionale e a quelli futuri a confrontarsi, in
modo serio, con i Governi nazionali. Grazie.
Presidenza del presidente Nicola Irto
Ha chiesto di intervenire il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente del Consiglio regionale, onorevoli colleghi, signor Presidente della
Giunta regionale, onorevoli assessori, la
seduta odierna verte sulle emergenze ambientali, la sicurezza territoriale e le
infrastrutture e cade proprio in un momento topico dell’emergenza ambientale
perché si sono succeduti due fatti gravissimi, di cui uno particolarmente grave
anche nella nostra regione.
Genova
docet anche
per quanto riguarda il Ponte Morandi.
Il periodico ripetersi di tali calamità in tutte le
aree della Calabria, dovuto forse ad una incompleta attuazione di un’adeguata
politica di coordinamento, aggravata dall’urbanizzazione, spesso incontrollata,
e dall’alterazione della rete idrografica, impone oggi a tutti noi di prendere
un impegno con i calabresi.
L’impegno è quello di investire ed abbattere, facendo
ricorso a tutti gli strumenti finanziari e normativi a disposizione, tutte le
problematiche relative al rischio idrogeologico: la protezione costiera, la
ridefinizione del programma per completare gli schemi idrici regionali, il
potenziamento ed il monitoraggio delle reti idriche, il miglioramento
antisismico degli edifìci strategici e scolatici (su oltre 2 mila scuole circa
oltre il 70 per cento non è ancora a norma).
Massima
priorità dovrà essere data a quegli interventi che interessano il rischio di
dissesto idrogeologico e che dovranno essere oggetto di particolare attenzione,
in coerenza con le mappe della pericolosità e rischio e con gli obiettivi e le
priorità correlate, individuate nei Piani di gestione del rischio di alluvioni,
ai sensi della direttiva 2007/60/CE, approvate dal Ministero dell’ambiente e
della tutela del territorio e del mare nei Comitati Istituzionali Integrati
delle Autorità di Bacino, ai sensi dell’articolo 4 comma 3 del Decreto
Legislativo numero 219 del 2010, e per quanto riguarda la pericolosità da
alluvione fluviale e costiera e nelle pianificazioni di assetto idrogeologico
(PAI), per quanto attiene alla pericolosità geomorfologica, in applicazione dei
criteri di ammissibilità e di selezione individuati nel DPCM (Decreto della
Presidenza del Consiglio dei Ministri) del 28 maggio 2015.
Ovvio
che nell’ambito di interventi del genere, un ruolo centrale dovrà essere
garantito alla Protezione Civile regionale, rafforzandola e dotandola di tutti
le risorse umane, strumentali e finanziarie, anche in virtù delle nuove norme
introdotte dal Decreto Legislativo numero 1 del 2 gennaio 2018, che
conferiscono alle Regioni maggiori attribuzioni e responsabilità, sia in ordine
alla gestione tecnico-amministrativa delle emergenze sia con riguardo all’organizzazione
operativa delle attività.
In
tale contesto, è vero che l’U. O. A. (Unità Operativa Autonoma) della Protezione
Civile ha intrapreso specifiche azioni tecnico-amministrative, volte a
consentire il superamento delle criticità esistenti, promuovendo l’adozione di
numerosi provvedimenti che si pongono in linea con l’incremento quali-quantitativo
dei servizi erogati in favore della collettività, intervenendo in svariati
settori particolarmente delicati, ma le misure adottate si sono rilevate
insufficienti ad evitare la tragedia che ha portato alla morte – ahimè! – di 10
persone, nonostante la delibera numero 535 del 15 novembre 2017, con la quale
la Giunta regionale ha approvato ed adottato il nuovo Sistema di allertamento,
che prevede nuove procedure di estrema importanza, da adottare in caso di
situazioni meteorologiche avverse, da cui possono derivare criticità di ordine
idrogeologico per il territorio.
È chiaro
ed evidente che il sistema di prevenzione non ha funzionato e che non erano del
tutto infondate le criticità evidenziate anche dal funzionario, il geologo
Cappadona, in merito al “Sistema di allertamento
regionale per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico in Calabria”. La Direttiva definisce e descrive le
fondamentali attività di previsione (definizione delle zone di allertamento
omogenee, scenari di rischio attesi) e di prevenzione (definizione di regole,
procedure, flussi di comunicazione dati, omogeneizzazione e semplificazione dei
messaggi di allertamento, protocolli di monitoraggio, livelli di operatività
crescenti per le differenti fasi operative), da porre in essere prima del
verificarsi dell’evento calamitoso, al fine di mitigarne al minimo l’impatto e
tentare di garantire, in primo luogo, l’incolumità delle persone e degli
animali.
È
vero che senza l’intervento tempestivo dei soccorritori, coordinati dalla Protezione
Civile, il numero di vittime sarebbe stato molto più alto, ma è
proprio sulla prevenzione, su questi delicati aspetti, che vanno
misurati i livelli standard di
efficienza e di efficacia della Protezione Civile regionale, piuttosto che,
come comunemente avviene, sulla capacità di intervento e di soccorso alla popolazione
con uomini e mezzi speciali una volta che l’evento si è verificato.
È troppo
riduttivo, comunque, tentare poi di scaricare le responsabilità sui sindaci,
così come è stato fatto nei confronti del sindaco di Civita, Andrea Tocci.
Forse,
vista la gravità degli ultimi avvenimenti climatici accaduti sul territorio
regionale che hanno portato alla tragedia del torrente del Raganello, dovremmo
chiederci perché è rimasto inascoltato il grido lanciato dall’ex responsabile ai sistemi di
prevenzione nella lettera di dimissioni, riportata da organi di stampa, con cui
ha lasciato il ruolo di responsabile dell’Unità operativa “Coordinamento delle
emergenze, dei sistemi informativi territoriali e Ced”
della Protezione Civile.
In
quella lettera si evidenziavano le criticità, come la scarsa distribuzione di
una rete idro-pluviometrica funzionante H24 e la mancata applicazione delle
procedure per il funzionamento della Sala Operativa Regionale Unificata,
previste dal decreto numero 15677 dello scorso 29 dicembre.
Le
stazioni pluviometriche, circa 150 in tutta la regione, segnano quanti
millimetri d’acqua cadono.
Il
principio sottende al fatto che in ogni metro quadrato, alto un millimetro,
cade un litro esatto di pioggia.
Quando
i pluviometri cominciano a segnare 9-10 millimetri devono scattare delle
procedure, così come previsto dalla nuova direttiva adottata a novembre 2017 (“Sistema
di allertamento regionale per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico in
Calabria”) ma la nuova direttiva non è mai diventata operativa.
Così
come è rimasto sulla carta il decreto approvato a dicembre 2017, sulla scia
della direttiva “Approvazione, organizzazione e funzionamento della Sala
operativa regionale”, che prevedeva il mettersi in moto di differenti fasi
operative in base ai vari livelli di allerta, sia in fase “previsionale” sia di
“evento in corso”.
Tra i compiti
della Protezione Civile, infatti, il soccorso è solo una parte del lavoro.
Vi sono anche
compiti di previsione e prevenzione che lo scorso 20 agosto si sono dimostrati
inadeguati.
Mancano
stazioni pluviometriche capaci di coprire tutto il territorio, nonostante un
finanziamento di 11 milioni 409 mila euro per la creazione di un “Centro
funzionale multirischi 2.0” dell’Arpacal
(l’annuncio è stato dato a novembre 2017) e la realizzazione del sistema
regionale integrato della Protezione Civile (adesione convenzione Consip Spc) per un importo di 3
milioni 365 mila e rotti euro, che prevedrebbe, tra le altre cose, 80 nuove
stazioni pluviometriche, di cui tre proprio nell’area del Raganello.
Le
procedure risultano in attuazione. Che vuol dire in attuazione? Che ancora non
sono concretizzate, anche se non sono per nulla chiari i tempi di questa
attuazione!
E
segnalare un’allerta, gialla o rossa, non basta. In Calabria le zone di allertamento
sono costituite da 8 macroaree, per cui, per esempio, se viene segnalata un’allerta
rossa nella zona del Tirreno cosentino, allarme che prevede la chiusura delle
scuole, è possibile che piova a Paola ma non a Scalea.
Una
volta individuate le aree di allertamento la macchina presenta delle mancanze,
anche a causa di una grave carenza di personale.
Ad
oggi nessuno ha dato una risposta, né sono state
adottate le opportune misure. E le dieci vittime del Raganello lo stanno a
testimoniare.
Chi
ha l’onore e l’onere di governare la Regione deve dare una risposta a questo!
E
ancora: il dirigente della Protezione Civile lamenta, anche pubblicamente, la
carenza di personale.
Dal
2016 ad oggi hanno lasciato la Protezione Civile dieci tra i più seri e
preparati funzionari tecnici della Regione Calabria (che hanno anche rinunciato
alle indennità di incarico!), nonché numerosi istruttori tecnici ed
amministrativi e personale operativo.
Ed,
inoltre, sono andate deserte le manifestazioni di interesse per reclutare nuovo
personale interno.
Non sarà
forse il caso di prendere atto del malessere palesato dal personale e sottoporre
seriamente a verifica l’adeguatezza di tale dirigenza?
Nel mese di novembre 2017, con delibera numero 535, la
Giunta Regionale ha approvato la nuova direttiva sul sistema di allertamento
meteo della Regione Calabria.
Conseguentemente, con decreto numero 15677 sono state
approvate le nuove procedure di organizzazione e funzionamento della Sala
operativa.
La criticità di cui al punto precedente, come detto
prima, è stata rilevata dal funzionario responsabile della Sala Operativa nella
sua lettera di dimissioni, nel mese di aprile, nella quale, tra l’altro,
lamentava l’utilizzo improprio del personale operativo della Protezione Civile
in documentate situazioni.
Non so se è stata avviata un’indagine sulle gravi
circostanze che sono state evidenziate.
L’area a monte del torrente Raganello è sprovvista di
pluviometri, sensori che misurano l’entità delle piogge in tempo reale.
L’azione 5.1.4 del POR FESR 2014-2020 prevede l’attuazione
di un progetto di potenziamento del Centro Funzionale Arpacal, gestore della
rete pluviometrica, comprensivo del raffittimento
della rete dei pluviometri. Nell’area in oggetto ne sono previsti tre
aggiuntivi.
Quali sono i motivi del ritardo di attuazione di tale
progetto, considerato che la disponibilità economica sui relativi capitoli di bilancio
risale a gennaio 2016?
Il centro di costo è il dirigente della Protezione
Civile.
Notizie di stampa hanno riportato nei giorni scorsi i
rilievi del Sindacato CISAL circa il sospetto scorrimento di una graduatoria di
una vecchia selezione pubblica per l’assunzione di personale tecnico a tempo
determinato.
Anche in questo caso sono state pubblicate notizie che,
se vere, sarebbero estremamente gravi, palesando evidenti profili di conflitto
di interessi.
Cari
colleghi e Presidente, negli ultimi 50 anni, anche in tema ambientale e di
sicurezza del territorio abbiamo speso male, forse malissimo, i tanti fondi statali,
comunitari e regionali.
Dobbiamo
porre rimedio invertendo il trend o
passiamo la mano!
Il
risultato? È sotto gli occhi di tutti: niente sviluppo, niente occupazione,
disoccupazione alle stelle, migliaia di giovani che ogni anno vanno via, un
territorio che frana e tragedie, lutti, dolore e rabbia.
Alla luce
di quanto detto è proprio vero, come qualcuno sostiene, che la manutenzione e la prevenzione del dissesto
idrogeologico è la più importante opera pubblica di cui la Calabria ha bisogno.
Mai più, dunque,
interventi in emergenza! Lo si sente da anni, forse da sempre!
Pertanto,
il Governo regionale e tutti noi oggi ci dobbiamo impegnare a:
- prevedere
sul bilancio 2018-2020 stanziamenti adeguati a finanziare un programma
coordinato con gli interventi statali e comunitari, finalizzato a garantire un
servizio di sorveglianza e monitoraggio del reticolo idrografico regionale, con
poteri di servizio di piena allerta, nonché poteri di polizia idraulica, a sostegno
delle famiglie, delle imprese, delle Amministrazioni locali delle aree più
colpite, affinché siano ripristinate le strutture e i servizi collettivi più
urgenti;
- rivendicare
dal Governo nazionale forme urgenti e straordinarie di interventi finanziari e
fiscali, quali quelle già adottate per altre Regioni italiane, e metodi
straordinari di gestione che coinvolgano la Regione e le Amministrazioni
locali;
- predisporre, entro 30 giorni, un rapporto sullo stato di attuazione delle leggi sulle difese del suolo e del rischio idrogeologico, dando priorità alle aree più esposte, in modo tale da consentire la definizione di Piani di intervento.
Chiedo scusa se mi sono soffermato, forse
eccessivamente, sul tema di questo fatto grave che è successo di recente nella
nostra regione.
Ho apprezzato molto l’intervento corposo del vicepresidente
Russo, il quale ha tracciato i massimi sistemi di quelli che sono i programmi
che vogliamo portare a termine, ma vi è un’emergenza alla quale va dato corso
subito e risposte immediate.
Questo modesto intervento mio e del gruppo “Moderati
per la Calabria” è stato tradotto in ordine del giorno e depositato in
Consiglio regionale e ci auguriamo che in futuro, per effetto del lavoro che
andremo a fare, non abbiano a ripetersi fatti tragici come quelli che sono
successi negli ultimi tempi. Grazie.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Credo che abbia fatto bene, insieme
al Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, a dedicare una seduta tematica
su un problema molto avvertito, che ha creato in questi giorni tanta emotività
sul territorio nazionale, dopo alcune vicende tragiche, drammatiche, che hanno
riguardato anche la nostra terra.
Credo che ognuno affronti la discussione con le
proprie convinzioni, con un proprio approccio culturale, magari diverso da
quello degli altri, ma con lo spirito di offrire un momento di confronto vero
in quest’Aula.
Credo che il lavoro svolto in questi anni dall’attuale
maggioranza di Governo e da questo Consiglio regionale sia stato davvero tanto,
di enorme importanza e significato per questa terra, anche rispondendo, a mio
modesto parere, ad un’affermazione, che spesso qualche amico, autorevole
esponente nazionale, mi dice che “la Calabria è una terra benedetta da Dio, ma maledetta
dagli uomini!”.
Dopo il lavoro del Consiglio regionale in questi
cinque anni credo che – e non parlo del Piano di sicurezza per le scuole, non
parlo di altri Piani di sicurezza, perché sono scelte strategiche legate ad una
visione di questa maggioranza, lo voglio dire con estrema franchezza a chi, da
35 anni ha governato questa Regione – manchino strumenti cardine di
programmazione per tentare di governare il territorio, per tentare di cambiare
l’approccio culturale verso questo territorio, per tentare, quindi, di mettere
ordine e regole ad un territorio, devastato in questi anni da tanta illegalità,
da tanti soprusi e da tanti interventi della politica regionale.
Cito per tutti ciò che abbiamo prodotto come
maggioranza e come Consiglio regionale per capire che è la prevenzione l’elemento
determinante per poter poi non parlare dei drammi di cui oggi discutiamo in
quest’Aula.
Abbiamo approvato il QTRP (Quadro Territoriale
Regionale a valenza paesaggistica), che rappresenta lo strumento cardine per lo
sviluppo socioeconomico di ogni Regione e per chi vuole avere l’ambizione di
guardare al domani; abbiamo approvato la legge urbanistica con il principio di
consumo di suolo zero; abbiamo approvato i contratti fiume; abbiamo provato in
questa logica, in questa visione, anche un Piano antincendi.
Abbiamo tentato cioè di fornire finalmente la Calabria
di tutti gli strumenti di programmazione, necessari per poter guardare ad una
Calabria diversa, ad una Calabria che si assuma le responsabilità, ad una
Calabria e ad una politica che sappia scegliere e che non abbia assolutamente
paura di confrontarsi poi con le emergenze dei territori.
Questo è il primo elemento che vorrei porre all’attenzione
dell’Aula: la prevenzione.
Professor Russo, ho apprezzato molto la sua relazione
ma senza una prevenzione è difficile realizzare ciò di cui ha parlato e ciò che
abbiamo ribadito in quest’Aula.
Per me, quindi, la prevenzione è la parola chiave per
avviare quel ragionamento che ha introdotto, per realizzare e concretizzare i
progetti che abbiamo avviato in questi anni, come il Piano dei trasporti e
tutto ciò che è necessario alla nostra terra.
Sono questi, quindi, gli elementi che vorrei
sottoporre all’attenzione dell’Aula.
Poi un altro elemento, che ritengo fondamentale, e che
per me è un binomio indissolubile: la realizzazione della programmazione
insieme ad uno sviluppo socio-economico del territorio che passa attraverso la
permanenza dell’uomo in quelle realtà, oggi difficili e complicate, che sono le
aree interne, per continuarci a vivere.
Questo è un altro elemento sul quale dovremmo
soffermarci molto di più come Consiglio regionale, perché senza la
programmazione, senza questo binomio indissolubile, tutto ciò che si andrebbe a
realizzare, in termini di programmazione, potrebbe poi essere cancellato dalla
mancanza di una visione di insieme dello sviluppo della Regione.
E credo che anche la scelta dei borghi operata da
questa Giunta regionale si inquadri nella visione di Sistema Calabria, di
Sistema Paese che deve essere sostenuto con forza, con più determinazione e,
direi anche al Presidente della Giunta regionale, con più attenzione nelle
scelte che faremo da qui a fine anno.
Anche questi sono elementi di riflessioni seri, che
dovrebbero riguardare di più, e molto di più, le azioni da mettere in campo a
fine Legislatura.
In questo contesto inquadro la vicenda di Civita, se
vogliamo salvaguardare luoghi bellissimi, come quelli della Gola del Raganello,
in cui la comunità aveva realizzato un circuito economico virtuoso; aveva
creato un’economia solida; avevano creato speranza, aspettativa, fiducia da
parte di tanti giovani che avevano iniziato ad investire in quelle realtà.
Beh, dobbiamo dire con estrema franchezza che forse
anche lì c’è bisogno di più regole, di più certezze e di più considerazione da
parte del Consiglio regionale, da parte di chi ha ruoli nell’Istituzione.
Sarebbe sciocco, sbagliato, miope scaricare oggi la
responsabilità sui sindaci che sono i veri protagonisti, i veri custodi del territorio,
i veri eroi.
Scaricare solo sui sindaci la responsabilità di quell’evento
sarebbe davvero un errore gravissimo che come Consiglio regionale non possiamo
consentire, che non possiamo permettere verso quelle realtà e verso questi eroi
che si assumono quotidianamente delle responsabilità, anche al di sopra delle
loro forze ed energie.
Questo è un altro elemento che, a mio modesto parere,
dovremmo analizzare con grande coraggio e con senso di responsabilità,
richiamando ognuno ai propri obblighi e invitando a riflettere.
Consentitemi, però, di rivolgere in questo momento un
pensiero alle tante vittime che hanno perso la vita in quella maledetta
giornata di agosto.
Le vittime sono state 10. È stata anche questa una
tragedia nazionale, sottovalutata anche nel modo in cui è stata presentata
dalla stampa nazionale come una vicenda quasi tutta legata ad un errore umano,
ad errori; circostanza che dimostra ancora la difficoltà che abbiamo in
Calabria di rappresentare gli aspetti positivi della nostra regione.
È preoccupante che il ministro Costa venga qua ad
accusare soltanto e non a dire come intendano procedere per salvaguardare una
risorsa bellissima come quella della Gola del Raganello.
Quel giorno era presente il Vicepresidente della
Giunta regionale, l’assessore Musmanno, non ho sentito una parola per dire
“bene, questa tragedia è avvenuta, però oggi come pensiamo di dare supporto per
rilanciare attraverso una comunicazione forte, mirata questa risorsa bellissima
che ha dato lustro ad un territorio, che ha dato forza ad un territorio, che ha
dato economia ad un territorio?”. Sono queste le domande che dobbiamo porci,
anche in quest’occasione, con forza, determinazione e coraggio perché ora non
possiamo lasciare sola quella comunità, dopo aver investito così tanto in
questa vicenda in termini di risorse, professionalità ed energie.
Permettetemi di ricordare anche un giovane calabrese
che ha perso la vita in quell’occasione.
Un ragazzo di 32 anni, Antonio De Rasis, che era
figlio di un sistema di volontariato, che è rappresentato dal Soccorso alpino e
speleologico, che ha dato la vita per mettere in salvo le vittime e tutti
coloro che sono stati travolti quel giorno dalla valanga.
Ebbene, dobbiamo ricordarlo con grande, grande
rispetto, perché sono quegli uomini che per dare un’immagine positiva della
Calabria ci mettono passione, ci mettono anima e corpo.
Credo, quindi, che il Consiglio regionale debba
ricordare questo giovane ragazzo che ha perso la vita in quella triste e
desolante occasione per la Calabria, per il territorio e per l’intera Nazione,
con un grande rispetto e anche pensando a qualche riconoscimento.
Poi c’è il tema della viabilità, delle infrastrutture
viarie. Anche qui credo che come Consiglio regionale dobbiamo avere la capacità
di aprire una interlocuzione forte con i vertici nazionali e con l’Ente
gestore, in questo caso l’Anas.
L’altro giorno in Commissione ho avuto modo di
ascoltare la responsabile regionale dell’Anas, l’ingegnere Tripodi, che ci ha
illustrato le iniziative che l’Anas vorrebbe mettere in campo per governare le
criticità, per dare risposte alle tante emergenze, che anche loro hanno
accertato e verificato. Perché se si chiude il ponte Allaro
vuol dire che c’è già un accertamento per quanto riguarda la sicurezza, la tranquillità
e la mobilità dei cittadini!
Quindi, caro Presidente della Giunta regionale, caro
Presidente del Consiglio, anche qui dobbiamo alzare un po’ i toni della voce
verso il Governo nazionale e verso chi ha responsabilità perché sarebbe anche
questo un errore e sarebbe mortificante che la Calabria venisse trattata,
ancora una volta, come il resto delle Regioni italiane, perché la Calabria, per
le condizioni orografiche e per le condizioni di vulnerabilità sismica, è una
delle Regioni più a rischio.
Dovremo evidenziare anche questo negli incontri; mi
auguro che l’invito rivolto dal presidente della Giunta regionale, Oliverio, al
Vicepresidente, al ministro Toninelli, venga accolto
e ci sia un momento di verità. Mi auguro anche ci possa essere un’assunzione di
impegni da parte del Governo nazionale su maggiori risorse da destinare alla
Calabria e alla sua sicurezza. Perché non sono solo le scuole, non è solo
quello che stiamo realizzando noi che poi crea la sicurezza, ma se non c’è a
valle la prevenzione di cui parlavo e se non c’è a monte un Governo che ci
aiuti a consolidare il territorio seriamente, tutto il lavoro realizzato
rischia di rimanere privo di significato, se dovessero verificarsi alcune
condizioni che oggi la Calabria rischia.
Quindi l’appello che mi sento di fare oggi a quest’Aula
è quello di continuare a lavorare sulla prevenzione, come abbiamo fatto come
maggioranza, offrendo finalmente alla Calabria strumenti di programmazione,
adeguati e innovativi, per poter governare il territorio calabrese.
Credo sia opportuno che l’intero Consiglio regionale
rivolga un appello ai vertici nazionali, istituzionali che governano oggi il
Paese, al fine di far diventare il tema di oggi, che è un tema legato anche all’emotività
del momento, tema centrale nelle scelte politiche che dovremmo e che dovranno
assumere, da qui ai prossimi mesi, anche nell’ambito della Legge finanziaria,
per dare un segnale forte alla Calabria, per dare un segnale forte ai tanti
cittadini, che continuano a credere in una permanenza in questo territorio. Ma
senza sicurezza, senza legalità diventa sempre più difficile continuare a
viverci e a rimanerci.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.
Presidente del Consiglio,
colleghi, ritengo che hanno fatto bene l’Ufficio di Presidenza e la Conferenza
dei Capigruppo ad allargare il campo della discussione attraverso questo dibattito
da tenere in Consiglio regionale. Anzi, sono tra quelli che sostengono che,
forse, una convocazione nell’immediatezza dell’evento, anche se non avrebbe
portato un contributo di natura concreta, almeno dal punto di vista mediatico avrebbe
potuto dare all’Italia intera l’immagine di un Consiglio regionale pronto a
riunirsi anche in pieno agosto per cercare, se non altro, di mandare un SOS con
una fotografia di quella che è la realtà della nostra regione con le relative
caratteristiche e difficoltà.
L’avrei fatto nell’immediatezza,
forse oggi questo dibattito arriva tardi. Arriva quando la tragedia del
Raganello si è consumata e i riflettori dei mass media, accesi in ritardo, si
sono spenti, anche in tempo più breve rispetto all’evento del crollo del ponte
Morandi di Genova.
Comunque, ritengo sia
utile anche questo dibattito per cercare di dare un contributo e fare magari
oggi, a freddo, l’analisi di una realtà che, a mio avviso, deve essere
monitorata, puntuale e approfondita, sempre con responsabilità e serietà da
parte di chi parla, sapendo di parlare di questioni che riguardano la sicurezza
dei calabresi.
Chiaramente, l’ordine
del giorno abbraccia le emergenze ambientali, la sicurezza territoriale, le
infrastrutture, evitando così che questo Consiglio regionale possa trasformarsi
in una sorta di tribunale su quanto accaduto alle Gole del Raganello. Per
principio non ci piacciono i balletti, le responsabilità, i giochi allo
scaricabarile, le accuse incrociate, i giudizi sommari o le generalizzazioni,
almeno questi, probabilmente, li abbiamo evitati e ragioniamo più serenamente.
Ad esempio, le dichiarazioni
del Ministro del movimento 5 Stelle, Costa, che ha detto che in Calabria si
amministra con sciatteria, sono state l’ennesimo caso di come chiunque arrivi
nella nostra regione non sappia fare altro che criminalizzare la Calabria e i calabresi.
Individuare le
responsabilità spetta alla Magistratura che ha aperto una rigorosa inchiesta su
quanto è accaduto quella maledetta giornata del 20 agosto a Civita.
Questo evento, poi, è stato
giudicato eccezionale, così come eccezionale è stato, tanti anni fa, quello
molto simile di Soverato, quando praticamente si verificò un’altra gravissima
tragedia dalle caratteristiche molto simili.
Noi pensiamo che siano
più utili le analisi approfondite, le valutazioni politiche, le assunzioni di
responsabilità che sono proprie della Regione Calabria, dei suoi apparati.
Egregi colleghi, egregio
Presidente, mi sembra che tutti, in questo caso, stiano sviando l’argomento
centrale, non stanno parlando della Protezione Civile.
Possiamo parlare,
colleghi, della Protezione Civile? Presidente Oliverio, possiamo parlare della Protezione
Civile in Consiglio regionale? È come se avvertissi che, oggi, parlare di Protezione
Civile potrebbe essere quasi considerato “lesa maestà”. Accertato che non è “lesa
maestà”, io vorrei parlare di Protezione Civile e, siccome il Presidente ha
fatto cenno di sì con la testa, vuol dire che non è vero quello che si dice e dirò
poi cosa è.
Credo che, in questo
momento, parlare di Protezione Civile sia importantissimo, perché la Protezione
Civile regionale deve essere capace di affrontare le tante emergenze che ci
sono in un territorio fragile: dal forte rischio sismico, al dissesto
idrogeologico, all’emergenza sanitaria – trattata egregiamente con grande
competenza e con riferimenti precisi dal capogruppo Claudio Parente. Territorio
su cui insistono, anche, numerosissime infrastrutture, altrettanto fragili, che
hanno bisogno di verifiche e di manutenzione.
In Calabria non c’è
bisogno – Presidente, le chiedo soltanto 5 minuti di attenzione – di una Protezione
Civile di facciata, giocata solo sull’immagine e che poco o nulla ha di sostanza,
c’è bisogno di una Protezione Civile seria, bene articolata, organizzata,
collegata con tutte le centrali operative, dotata di tecnologia all’avanguardia
nella prevenzione dei rischi.
A tal proposito, appare
veramente paradossale la vicenda della rete di 79 pluviometri, il cosiddetto
centro multirischio funzionale, multirischio 2.0, finanziato con i fondi Por
2014/2020.
Secondo una preoccupata
lettera della dottoressa Paola Rizzo – che lei ha messo ai fondi comunitari,
persona assolutamente stimabile, di grande responsabilità –, datata 30 agosto –
soltanto pochi giorni fa e quindi dopo l’emergenza –, la Regione Calabria
rischia seriamente di perdere il relativo finanziamento, attraverso il
disimpegno automatico a causa di non meglio identificati ritardi burocratici.
Credo che nessuno di voi
disconosca il fatto che ci sia “il funzionario” della Protezione Civile che
ogni giorno pubblica proclami o nei confronti della classe politica o nei
confronti della classe burocratica della Regione, scaricando su di loro la
responsabilità dell’incapacità della Protezione Civile ad organizzarsi.
In altre parole, siamo,
per questo motivo, in una situazione di grave ritardo nella spesa relativa alle
azioni del Por destinate al contrasto del dissesto idrogeologico. È questa,
signor Presidente, l’attenzione che il governo regionale presta al settore
della prevenzione?
I pluviometri, da alcuni
definiti – ora entreremo nel dettaglio – le sentinelle del meteo, avrebbero
probabilmente rilevato in tempo l’anomalia e la consistenza delle
precipitazioni nelle Gole del Raganello. Non voglio fare dietrologia, ma questo
lo dicono i tecnici. Se avessimo avuto i pluviometri, avrebbero detto in anticipo
quale sarebbe stato l’evento. Non so se avrebbero potuto essere informate le
persone presenti nella gola o se qualcuno avrebbe potuto impedire loro di
entrare a fare questa escursione, ma certamente nessuno aveva il dato di quanta
pioggia era caduta quel giorno, perché non c’erano i pluviometri.
È vero, la storia non si
fa con i se e con i ma – come stavo dicendo poco fa –, ma come non cogliere la
gravità di quanto contenuto nella missiva della dottoressa Rizzo.
Per il crollo del ponte
di Genova sono andati a fare tutte le indagini, a capire se c’era
corrispondenza, se c’erano lettere, se c’erano ordinanze, tutto quello che
poteva servire a individuare la responsabilità di un disastro come è quello che
è avvenuto.
Possibile che una
lettera che la dottoressa Rizzo manda a un funzionario, dandogli l’aut aut: “vedi che stanno per scadere i
termini entro cui noi possiamo fare questa operazione” e nessuno si preoccupa?
Se fosse avvenuto in una Regione in cui questo servizio è efficiente, non avrebbe
rappresentato un potenziale pericolo l’inefficienza, il mancato funzionamento
di questi strumenti e invece siamo in una regione in cui questi strumenti
possono salvare le vite, perché avvertono per tempo i tecnici, i sindaci e le
popolazioni di quello che è avvenuto dopo la previsione di una allerta.
Ci auguriamo che le
delucidazioni chieste dalla dirigenza arrivino presto e spazzino via il rischio
di perdita dei finanziamenti.
Vorrei che il presidente
Oliverio ci rassicurasse in merito a questo.
Secondo alcuni esperti
non basta lavarsi le mani – per arrivare alla Protezione Civile regionale – con
la diffusione preventiva di un’allerta di colore giallo che – mi dispiace dirlo
– ormai quasi nessuno prende sul serio e qualche volta nemmeno arrivano ai
destinatari.
È l’unica cosa che è
riuscita a fare la Protezione Civile attraverso procedure, non di emergenza o
di commissariamento – perché noi, grazie a Dio, non abbiamo la Protezione
Civile commissariata –, ma attraverso procedure dirette per creare solo un’App che è costata quasi 3.000.000 di euro e che serve a
mandare ai sindaci quello che sarà la previsione meteo se arriva un’allerta gialla,
rossa, verde, celeste. Però, poi, tutto si ferma qua e qualcuno pensa di essere
diventato “Dio sceso in terra” solo perché ha realizzato un’App
che, se la esaminiamo, crea una situazione ancora peggiore della precedente,
perché prima non c’era niente, adesso abbiamo l’App e
si dà alla gente l’idea che la Protezione Civile funzioni, ma quando, invece,
ci si rende conto che la Protezione Civile è solo un bluff, una cosa di
facciata, bisogna guardare bene in faccia la realtà, perché la tranquillità di
molti sindaci o di molti cittadini non induce a tenere alta l’attenzione anche
quando c’è un fenomeno atmosferico grave.
Il problema è che non
basta lavarsi le mani, ormai quasi nessuno le prende sul serio e qualche volta
nemmeno arrivano ai destinatari queste App. Il problema è la gestione del
sistema di allerta, presidente Oliverio, vale a dire il monitoraggio costante
delle precipitazioni, perché un allarme giallo può trasformarsi in una tempesta
o al contrario in una giornata di sole.
Qualcuno, in quella
giornata della tragedia del Raganello, si è preoccupato di verificare l’andamento
dell’intensità delle precipitazioni su quella zona? Qualcuno aveva la
responsabilità di farlo?
Sarebbe ben grave, se le
accuse lanciate da un ex dirigente della Protezione Civile fossero veritiere e
cioè che le squadre di intervento verrebbero dirottate in determinate aree con
la scusa di emergenze poi rivelatesi inesistenti. Ci sono dei casi del genere? Ci
sono dei casi in cui si sono verificate delle allerta
prive di ogni fondamento e magari quelle poche risorse che abbiamo a
disposizione non solo non sono utilizzate nella forma giusta, ma vengono utilizzate
inutilmente e male?
La Protezione Civile,
quindi, è costruita ad immagine di un solo soggetto ed è anche, tutto sommato,
tollerata, condivisa e avallata dal nostro Presidente.
Una Protezione Civile,
per agire al meglio, deve favorire l’unità, la collaborazione di tutti, il
raccordo con gli enti territoriali e il volontariato, non può essere elemento
di costante divisione e lotta di potere.
Una Protezione Civile
tutta protesa all’insulto, alla dimensione politica, può solo far male alla
Calabria. Si passi, dunque, presidente Oliverio, ad una nuova e più
responsabile fase dell’organizzazione della Protezione Civile, mettendo la
parola fine ad un’esperienza che non esito a definire negativa – se non è reato
dire che l’esperienza attuale è negativa, illusoria.
Se dicessi diversamente,
non direi la verità, non direi quello che penso e che pensa tantissima gente –
che si esprime, magari, attraverso i computer o Facebook – in conseguenza della
costatazione di una realtà che è quella che conosciamo tutti.
Quindi, è una politica
dannosa, alla fine, per la nostra regione.
Vengo al grande nodo
politico che, a mio avviso, non può essere eluso e merita un chiarimento da
parte sua, Presidente, in questo Consiglio regionale.
Mi auguro, Presidente,
che i pubblici riconoscimenti, rivolti recentemente da lei all’attuale capo
della Protezione Civile regionale, non siano una anticipazione del risultato
della selezione ad evidenza pubblica per l’assegnazione di qualche delicata
dirigenza. In tal caso ci troveremmo di fronte ad una grave violazione di legge.
Non ritengo che lei sia
in malafede, caro Presidente, perché ho registrato all’inizio della legislatura
che alcune sue posizioni non avevano la chiara volontà di infrangere la legge,
ma che, magari, in quel momento lei pensava che la scelta politica fatta – come
il famoso spoil system, attuato all’inizio della legislatura
Oliverio – fosse legittima.
All’epoca, mi sono solo
permesso di dire che questa decisione poteva avere anche altri aspetti, ma
sicuramente oggi, dopo quattro anni di legislatura, posso dire che il presidente
Oliverio ha ragionato in buona fede.
Così come penso che le
dichiarazioni odierne del presidente Oliverio, riportate con grande enfasi
dalla stampa, siano dettate dalla buona fede.
Vengono fatte tante
illazioni: Oliverio ostaggio di Tansi, Tansi non scrive una sola lettera al Presidente
se non inserisce all’interno la frase “altrimenti mi dimetto”.
Le posso dire che le
illazioni non si fermano a quelle apparse sulla la stampa, ne ho lette alcune che
sottolineano che qualsiasi cosa chiede il dottor Tansi, lo chiede dicendo e
minacciando di dimettersi.
Fuori si dice che lei
sia diventato … il perché è incomprensibile. È incomprensibile che una persona denunci
l’attività di un settore che è relativo alla Presidenza per competenza. Coinvolge
la Presidenza non solo per il passato, ma anche per il futuro, perché, come voi
sapete, gli attuatori dei provvedimenti di emergenza sono i Presidenti.
Prima il presidente Scopelliti,
dopo la competenza è passata in capo al Presidente successivo.
Consigliere Tallini,
concluda.
Un attimo soltanto.
Presidente, noi vorremmo,
anche in questa occasione, avere da lei un chiarimento rispetto a che cosa? La
procedura ad evidenza pubblica prevista dalla riforma “Brunetta”.
Ogni tanto io richiamo
queste cose, ho fatto l’assessore al personale e le voglio dire che, per una
selezione pubblica, ho subito un procedimento giudiziario che non si è concluso
al primo grado di giudizio, nonostante noi fossimo stati assolti con formula
piena, è stata impugnata la sentenza e abbiamo dovuto subire un secondo grado
di giudizio.
Il problema era la
nomina della dottoressa Sarlo alla dirigenza di un dipartimento. Ebbene,
nonostante avessimo dato – sicuramente non abbiamo detto prima che sarebbe stata
nominata lei, perché nessuno lo sapeva – risposte esaustive rispetto alla
legittimità di quel procedimento, noi, probabilmente, siamo stati fatti salvi –
non io, soprattutto il mio presidente Scopelliti – dal fatto che nella
procedura che presuppone la riforma “Brunetta” non c’è nessun elemento per cui
si possa dire che nelle intenzioni della Giunta c’era già un procedimento che si
doveva fare perché dovevamo dire che all’interno nessuno aveva i requisiti per
poi andare all’esterno, perché avevamo già in mente la persona che doveva
essere nominata dopo. Solo questo.
Ebbene, le voglio dire
una cosa, c’è una denuncia della Direr che conservo cara, per tutti quelli che
hanno bisogno di avere notizie in merito alla questione di quando lei fece la
prima selezione esterna e nominò quattro dirigenti generali, dopo aver detto al
mondo intero, Presidente, che avrebbe privilegiato gli interni, poi invece andò
in Giunta e dichiarò, con motivazioni anche risibili, che all’interno non c’era
nessuno con i requisiti e bisognava andare all’esterno.
Tra la prova degli
interni e quella degli esterni, un giornale, il Corriere della Calabria – lo dobbiamo
dire –, annunciò con dovizia di particolari chi sarebbero stati i futuri vincitori
di quell’avviso pubblico all’esterno ed ancora non si sapeva, non avevano fatto
la selezione, non si sapeva chi aveva partecipato. Ebbene, si conclude la
procedura e – guarda caso – vengono nominate esattamente quelle quattro persone.
Sappiamo benissimo chi sono: i quattro direttori generali nominati all’esterno.
Ebbene, in ufficio si sapeva in anticipo.
Questa è una chiara
violazione della riforma “Brunetta” o almeno fa sorgere il sospetto che la
procedura che deve aver luogo e che dà al Presidente il potere di scegliere il
migliore, abbia subito un’anomalia che comporta, praticamente, una violazione, se
si sa in anticipo chi sarà il vincitore. In questo caso, poi, siamo all’assurdo,
ancora c’è la selezione interna, non sappiamo se ci sarà qualcuno che ha i
requisiti, e già si pensa di dire che sarà nominato un esterno e si pensa a Tansi
che non sappiamo nemmeno se parteciperà alla selezione esterna.
Le dico questo,
Presidente, perché queste dichiarazioni vanno oltre le condizioni e i limiti
che, onestamente, tutti quanti sappiamo e conosciamo.
Conosciamo lei, il suo equilibrio,
la sua accortezza, la sua cautela, tutti dicono sempre che è un motore diesel. Motore
diesel che adesso dovrebbe essere ancora a pieno regime, visto che sono passati
quattro anni. Eppure, ha fatto delle dichiarazioni così spinte che la portano a
dire pubblicamente “io commetterò questo reato” – se veramente nominerà il
dottor Tansi.
Le dico: valuti,
approfondisca, poiché io riconosco la sua buona fede - chi non è in buona fede
non fa dichiarazioni pubbliche -, non dico strumentalmente quello che sto per
dire, però, come si può pensare di trovare una soluzione per la Protezione
Civile quando si sa, sin da subito, che è lui il dirigente?
Ho parlato con lui, ci
siamo anche scambiati delle idee, gli ho dato anche consigli, ma, insomma, non si
può andare a criminalizzare chiunque non la pensi come lui, a penalizzare i presunti
nemici dei sindacati “che ordiscono, che mettono le trappole, che lavorano per
cercare di demonizzare chi cerca di fare le indagini e di denunciare il marcio all’interno
dell’amministrazione” guarda caso, però, anche i suoi migliori collaboratori
hanno ammainato la bandiera e hanno rinunciato, dimettendosi e facendo denunce
gravi.
Presidente, deve
chiarire la sua posizione, deve dire se lei è ostaggio del dottor Tansi, se
veramente pensa che abbiamo un mago della Protezione Civile e se lo pensa lo
deve dimostrare.
Abbiamo costruito una Protezione
Civile che produrrà più danni, perché una cosa è costruire una cosa di immagine
che riguarda magari il paesaggio, una cosa è dire costruisco una cosa d’immagine
che riguarda la Protezione Civile, dove la sostanza è il contenuto dell’operatività
che deve scattare nel momento in cui si verifica un allarme.
Si dicono tante cose, ho
visto il comportamento del presidente Oliverio in quest’Aula e devo dire che le
sue dichiarazioni anche in replica dura, anche di sfida ad una parte della sua
maggioranza che ha cercato di metterlo in difficoltà, sono state apprezzabili. Sono
state dichiarazioni di una persona che non vuole essere condizionata, che vuole
essere libera, ma questa storia della Protezione Civile è una cosa che si
consuma ogni giorno pubblicamente.
In politica la forma è
sostanza, caro Presidente, lei non sarà come qualcuno pensa e qualcuno dice,
però il fatto che ogni giorno arriva, anche su Facebook – probabilmente lei non
è su Facebook, perché sennò ogni giorno riceverebbe questi messaggi –, chi ti informa,
chi ti manda screenshot, chi ti dice
che la classe politica di questo Consiglio regionale, o questa maggioranza, o
fa quello che dice il dottor Tansi o è una classe politica corrotta che
protegge i corruttori e che va mandata a casa e che lei è impotente non può far
niente, per far smettere una persona che è stata nominata perché, magari, ha
ritenuto avesse determinati requisiti.
Un dirigente che usa, un
linguaggio “grillino” – perché tutti dicono che stia puntando ad essere
candidato con i “grillini” – e che, in questo momento, in ogni comunicazione
che fa dice: “o mi date questo o mi dimetto”.
Presidenza del vicepresidente Vincenzo Ciconte
Consigliere Tallini, può
concludere?
Vicepresidente Ciconte,
va bene che lei è stato fuori, ad Assisi, e che quando è fuori non segue la
politica, però lei sa che il dottor Tansi ogni giorno pubblica un conto alla
rovescia? Non so a che giorno siamo, se siamo a “meno 7, meno 6, meno 5”. Lo sa , Presidente, a che giorno siamo oggi?…
(Interruzione)
Siamo a “meno 7”, il
dottor Tansi si vede che non conta i weekend, giustamente, perché non si lavora,
però manda i diktat: “o mi dai questa unità oppure io …”, ora se l’è presa con
il personale. Aspetta sette unità e ogni giorno scrive su Facebook: meno 7,
meno 6, meno 5, forse ancora siamo a meno 4, meno 5, però il problema è che se,
quando arriveremo a meno 0, non avrà servito il dottor Tansi di quelle unità
che lui chiede e che ritiene siano indispensabili, dopo aver mandato via
tantissima gente da quel settore, non sappiamo …
Ho l’impressione - ve lo
dico, magari è una semplice impressione e tutti la pensano in maniera diversa –
che mentre tutti rincorrono la possibilità di avere incarichi e, quindi, hanno
l’atteggiamento di chi deve servire il Presidente, invece il dottor Tansi ha
scelto un’altra strada, quella di alzare sempre il tiro e trovare un argomento
per mettere in difficoltà la Giunta regionale, il Presidente, il Consiglio
regionale, il bilancio, i burocrati, eccetera, eccetera.
Ogni giorno dice: “o mi
date questo o me ne vado”. Ora aspetta un gruppo di dipendenti e ogni giorno
dice: “meno 6, meno 5, meno 4” per vedere cosa succede e se il Presidente o l’assessore
al personale non daranno al dottor Tansi quelle unità, probabilmente troverà l’alibi
per dire: “mi dimetto”.
Ho l’impressione che se
non lo farà adesso, caro Presidente, lo farà più in là, perché dietro queste
posizioni c’è il fallimento di tutta la sua attività e deve dimostrare, sintonizzandosi
con l’opinione pubblica calabrese, di essere un eroe che rinuncia addirittura agli
incarichi pur di far venire alla luce una situazione di una gravità inaudita,
cioè che le vite dei calabresi non si possono salvare perché il presidente
Oliverio e questa amministrazione regionale non lo hanno messo nelle condizioni
di poter operare.
Questa è la mia
impressione - sarà una semplice impressione, gliela trasmetto – e, nel
frattempo, tutto questo avviene in un dibattito in cui i calabresi si domandano,
quelli che conoscono bene la realtà, “come mai il presidente Oliverio non
interviene?”.
Spero che i calabresi ed
anche noi consiglieri regionali potremo avere una risposta a questo “come mai?”.
Perché anche noi ci domandiamo: “come mai?”, se, addirittura, un funzionario,
prima di portare una carta alla Procura, deve parlare con il suo Presidente e
qui, invece, siamo ogni giorno su Facebook e sulla stampa.
Presidenza del presidente Nicola Irto
Consigliere Tallini,
concluda.
Ho finito.
Ma quando troverà mai il
tempo di dedicarsi alla Protezione Civile? Scusate, amici e colleghi, vi dico
questo perché so che oggi ci sono funzionari che non fanno gli interessi di una
coalizione, che fanno interessi di parte e che, magari, nulla hanno a che fare né
con gli interessi politici di una maggioranza né con quelli dei calabresi. In
questo momento, i calabresi vorrebbero pensare di avere una Protezione Civile
in grado di garantire sicurezza ed invece noi sappiamo che questa Protezione
Civile non è in grado di garantire sicurezza, ma lo sa anche il dottor Tansi e lo
sanno anche tutti coloro che conoscono la realtà della Protezione Civile.
Grazie, consigliere
Tallini.
Chiudo questo mio
intervento, chiedendovi scusa per essere stato crudo nell’esporre una realtà
che è quella che appare, di non essere stato ipocrita, di averlo detto cercando
di dare un consiglio, dall’opposizione, al presidente Oliverio.
Sarebbe facile fare un
altro ragionamento, caro Presidente, prendere tutte le lettere scritte dal
dottor Tansi e richiamare alle responsabilità gli assessori, dirigenti e il presidente
Oliverio.
Concluda, consigliere
Tallini.
Non lo faccio questo
perché so che la verità è un’altra, per cui mi aspetto una presa di coscienza
più seria da parte vostra e la liberazione- visto che da ex comunista le
dovrebbe piacere molto la parola liberazione – da uno stato di condizionamento
che per l’opinione pubblica è ormai evidente e che non si spiega come e perché sia
potuto accadere.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Greco, ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, qualche settimana fa, ho scritto una
lettera al Presidente del Consiglio, Nicola Irto, per chiedere una discussione
sullo stato della sicurezza delle infrastrutture in Calabria e devo dire
immediatamente, ma già si era discusso, sia il Presidente del Consiglio, sia il
presidente Oliverio, insieme alla Conferenza dei capigruppo hanno inteso, oggi,
portare all’attenzione dell’Aula una ampia ed importante discussione su una
tematica ben precisa.
L’ordine del giorno della seduta consiliare odierna è emergenza ambientale,
sicurezza territoriale e infrastrutture ma, tranne che per la relazione svolta
dal vicepresidente Russo e qualche altro intervento di natura tecnico-politica,
di questo non si è parlato. Noi siamo e rappresentiamo questo civico consesso e
lo rappresentiamo, anche, non solo in ragione del mandato elettorale, ma siamo
coloro i quali vengono costantemente posti all’attenzione dall’opinione
pubblica, che ci ascolta, che ci guarda e che da noi ha bisogno di certezze, di
discussioni che portano a risoluzioni; ha bisogno di tutto fuorché di
elucubrazione mentale, fuorché del peggiore politichese che una classe politica
possa interpretare.
Ebbene, io tenterò, in poche battute, di entrare nel merito della
discussione, evitando che questa possa essere da un lato l’esaltazione delle
cose fatte dalla Giunta regionale e dal Consiglio, dall’altro il tentativo di
ricercare capri espiatori rispetto a quello che è successo. Ciò attraverso
anche un’analisi rigorosa che possa alla fine di questa seduta di Consiglio
dare la possibilità di replica al Presidente della Regione, per fornire
certezze su quello che è avvenuto e su quello che è il
tema della sicurezza in Calabria.
Gli eventi tragici che hanno riguardato il viadotto Morandi di Genova e le
Gole del Raganello hanno acceso i riflettori sulle condizioni di sicurezza
delle infrastrutture e sulle attività di prevenzione e mitigazione dei rischi
connessi agli eventi calamitosi.
Dagli anni settanta ad oggi, a causa anche delle congiunture economiche
negative e di politiche governative e regionali inadeguate alle sfide del
futuro, il Paese ha frenato ogni tipo di investimento e, mentre il mondo è
andato avanti anche con opere di alto livello ingegneristico, l’Italia ha marciato
a ritroso, indebolendo sempre di più il sistema economico generale, con una
ricaduta negativa sulla parte del mezzogiorno dove, oggi più che mai, è evidente
lo stato di inefficienza generale nel sistema viario che ha compromesso negli
anni passati, inevitabilmente, lo sviluppo e la crescita della Regione.
Nella nostra regione, vicepresidente Russo, così come si evince dalla sua
relazione, molte infrastrutture sono state realizzate tra gli anni sessanta e settanta.
In particolare, numerosi viadotti della rete viaria sono in calcestruzzo armato,
spesso con travi degli impalcati in calcestruzzo armato precompresso, con
significativo tempo utile dell’opera e con condizioni sicuramente diverse dalle
attuali. Tali opere presentano in molti casi fenomeni di deterioramento sia del
calcestruzzo sia delle barre di armatura ordinaria o dei cavi di
precompressione (anche per difetti costruttivi). Il deterioramento è sempre più
rapido per diverse ragioni: incremento dei volumi di traffico, che chiaramente
sono lontani dalla progettazione degli anni sessanta-settanta; le più
impegnative condizioni di carico con conseguenti fenomeni di fatica; condizioni
climatiche particolarmente sfavorevoli, come i cicli di gelo e disgelo;
presenza di salsedine.
C’è stato in questi giorni un tentativo di similitudine tra il ponte
Morandi di Genova con il ponte Morandi di Catanzaro, con licenza da parte di
taluni nel definire Morandi non un ottimo ingegnere, ma un ingegnere di terzo e
quarto grado. Morandi è stato uno dei più grandi ingegneri, basta vedere solo
la fase di realizzazione del ponte Morandi di Catanzaro per come le centine
sono state costruite. Bene, già da questa seduta di Consiglio deve partire con una
frase che infonda sicurezza: sono due opere che hanno una cosa sola in comune,
il nome del progettista e nient’altro. E allora in molti casi, chiaramente, i
fenomeni differiti nel tempo hanno prodotto notevoli deformazioni, tali da
compromettere quantomeno la funzionalità delle opere stesse. Un caso
emblematico, consigliere Giudiceandrea, – che è sempre attento, in questi mesi
è stato vigile – è quello di travi a sbalzo realizzate per conci successivi con
sistema di precompressione tipo Dywidag (ponte di Cannavino nei pressi di Celico). Anche lì la psicosi ormai
è devastante. Noi abbiamo l’obbligo di dire come stanno le cose e abbiamo l’obbligo
di chiedere all’Anas come stanno le cose, ma abbiamo anche l’obbligo di
spiegare che quel sistema non è un sistema a pile con impalcato, è un sistema che
ha l’equilibrio sulla pila realizzata per conci successive ed è una cosa
totalmente diversa, così come il ponte Emoli a San Fili. Tra l’altro, nel corso
degli anni, come dicevo prima, la normativa tecnica è diventata sempre più
stringente, in particolare per quanto riguarda la sicurezza in condizioni
sismiche e, anche qua, dovremmo fare una valutazione politica su quanto detto
dal vicepresidente Russo, su una cosa che secondo me non ha toccato, ma che
farò io molto velocemente.
Alla luce di tutte queste considerazioni, si ritiene indispensabile
programmare e realizzare, in tempi ristretti, interventi di manutenzione e di consolidamento.
Nei casi più critici non è sufficiente il monitoraggio, ma è urgente valutare l’opportunità
o meno di procedere, nei casi gravi che dovessero verificarsi, anche alla
demolizione e alla ricostruzione. Al fine di ottimizzare l’uso delle risorse
realisticamente disponibili, è, altresì, urgente avere almeno un quadro di
primo livello dello stato complessivo attuale, in modo da intervenire prioritariamente
sulle opere che presentano maggiore rischio.
Al fine, lo dicevo prima, di tranquillizzare i cittadini che, dopo le
vicende di Genova, sono preoccupati per le condizioni in cui versano alcuni viadotti
calabresi è indispensabile che l’Anas in
primis, la provincia e tutte le parti istituzionali coinvolte rendano
edotti i cittadini relativamente allo stato delle strutture e agli interventi
di manutenzione o ricostruzione previsti.
Il crollo del ponte Morandi ha acceso i riflettori sullo stato degli
investimenti in Italia, in Calabria in particolare. Negli anni della crisi gli
stanziamenti statali in conto capitale sono crollati con un meno 43 per cento,
dal 2008 al 2015, mentre gli stanziamenti statali - e anche qui dovremmo
valutare e approfondire sulle spese correnti - hanno continuato a crescere; da
un lato si toglievano i fondi agli investimenti, dall’altro si aumentava la
spesa pubblica, e la spesa pubblica non si aumentava nell’ottica delle
periferie dei comuni o delle province ma nell’ottica del Governo centrale, +11,7
per cento. Un trend ancora più accentuato per gli enti locali dove si è
arrivati in questo anche ad un leggero aumento, ma non paragonabile all’aumento
complessivo degli enti sovracomunali e sovraregionale.
Differenze ancora più marcate sono quelle tra nord e sud del Paese e sono
riassunte nell’indice di dotazione fisica di infrastrutture, elaborato dall’Istituto
Guglielmo Tagliacarne: nel 2009 per il Sud l’investimento
era pari a poco più di 80 contro una media di oltre 110 per il Centro-Nord. A partire
dal 1992, si è assistito ad un ridimensionamento dei flussi di investimenti in
infrastrutture nel Mezzogiorno che ha riguardato anche quelle di tipo “sociale”,
principalmente per scuole e ospedali.
Allora, prima di passare a queste tematiche che sono fondamentali, voglio
fare una sottolineatura sul processo che ha portato all’impoverimento della
dotazione infrastrutturale del Sud che è incominciato – dicevo – da molto tempo,
ma l’attenzione dei media e del dibattito politico si è concentrata a lungo
sulle grandi opere. Poca attenzione è stata invece dedicata al deterioramento
delle “infrastrutture di base”, se non in ambito soprattutto regionale su quello
che noi abbiamo fatto nell’ambito scolastico, non solo nelle scuole, ma anche
sugli edifici strategici: un bando molto molto interessante che ha finanziato
tantissimi edifici strategici.
La differenza del gap in termini di
Pil: il divario infrastrutturale è sia effetto che causa della mancata crescita
del Mezzogiorno. Tutti gli studi economici dimostrano infatti che nei territori
dotati di buone infrastrutture si riducono in maniera esponenziale i costi
fissi delle imprese. Ciò favorisce l’incremento della produttività delle
imprese e accresce la capacità di attrarre nuove aziende nelle aree servite dalle
infrastrutture.
E anche qui si aprirebbe una fase molto importante, che spero che il
presidente Irto possa portare all’attenzione del Consiglio, che attiene all’autonomia
finanziaria delle Regioni, al federalismo differenziato e alla revisione del
titolo V della Costituzione. Tutte tematiche che questo Consiglio non può e non
deve ignorare se non si vuole lasciare il campo politico a regioni come Veneto
e Lombardia che sulla scorta di un indirizzo leghista, marcatamente nordista, mirano
ad un’autonomia che sancirebbe, di fatto, la violazione dei principi di
solidarietà e perequazione previsti dalla nostra Costituzione.
Saluto positivamente, anche, un intervento in tal senso fatto dal
consigliere Orsomarso per una mozione e, quindi, una discussione come punto all’ordine
del giorno, perché non vi è dubbio che le cose che, vicepresidente, lei ha
citato, che riguardano le scuole valgono anche per la sanità. Oggi c’è un Governo
che in ottica di antipolitica ha conquistato la politica, in ottica di
anti-sistema oggi è parte integrante del sistema, in un’ottica nuova oggi deve
dare risposte.
Ricordo, da Sindaco, – e qua sono diversi i Sindaci – il consigliere Aieta lo
sa bene, quando nei tempi passati noi facevamo e partecipavamo a bandi di
miglioramento sismico, quando Aieta dice la differenza uno a sei, uno a sette.
C’è stata una scelta chiara e precisa da parte di questa Giunta regionale che
non ha più parlato di miglioramento sismico, perché miglioramento sismico altro
non era se non una pennellata o qualche mattonella che veniva cambiata, ma non vi
era nessun intervento strutturale che mirasse ad aumentare quell’indice di
vulnerabilità sismica tale da rendere sicuro quell’edificio. Ed è una scelta di
campo, è una scelta importante che ha in qualche modo dato ai Comuni un respiro
diverso, una sicurezza diversa; questo è avvenuto nell’ottica delle scuole
finanziate, quindi, non è solo l’entità delle scuole, ma il cambio radicale di marcia,
non prevedendo il finanziamento per colorare le scuole, ma facendo e le prove
statiche dell’edificio, di quelle scuole che non avevano, fino a qualche anno
fa, il certificato di agibilità, che nemmeno è pensabile, non avevo neanche il
collaudo statico.
Questo consente oggi di rivedere, di dire “c’è una Regione che ha fatto
scelte precise e le ha fatte all’interno di misurazioni precise”. Non viene il Sindaco
del Comune che ha le scuole già adeguate, magari nuove, e che per fare il
piacere noi finanziamo, perché deve pitturare la scuola. Cosa diversa e questo deve
avvenire aprendo un tavolo istituzionale forte con il Governo centrale, anche
nell’ottica della Sanità, nell’ottica degli ospedali. Non vi è dubbio che,
anche lì, abbiamo il compito di agire, perché chi sta al Governo e finora
chiedeva … dovete capire che ci sono dei parlamentari che, diceva bene il
consigliere Orsomarso, chiedono conto, parlamentari che governano e che chiedono
tramite il Codacons di verificare nelle scuole se ci sono i certificati statici
e i collaudi statici, siamo al paradosso del paradosso, chi oggi governa chiede
contezza ai Sindaci.
Ma, scusatemi, il Sindaco di un Comune della Calabria che non ha neanche i
soldi per garantire il servizio dei pulmini e fa una verifica di vulnerabilità
sismica e quella verifica non è garantita, al signor Morra che cosa andiamo a
dire? Che cosa farà quel Sindaco? Dovrà chiudere le scuole perché magari per uno
0.1 la verifica sismica non è garantita, oppure poi ci sarà la denuncia alla
Procura della Repubblica e, quindi, la Procura dovrà, comunque, in ragione di
una differenza, aprire un fascicolo.
Allora oggi, qua, io non faccio un intervento politico rispetto all’azione
dei Sindaci che oggi sostengo, ma i Sindaci hanno bisogno di non essere
lasciati soli. Chiunque, a tutti i livelli, oggi parla dei Sindaci e degli
amministratori locali ha l’obbligo, prima di tutto, di essersi messo, caro
consigliere Aieta, quelle scarpe, di aver camminato quelle strade, aver visto
la disperazione negli occhi della gente e poi, magari, di sciacquarsi la bocca
e dire “agiamo perché dobbiamo garantire la sicurezza”.
Un Sindaco garantisce sempre la sicurezza, ma ha bisogno chiaramente di
poter avere tutte le carte in regola per farlo. C’è stata un’inversione che
deve continuare e deve continuare anche nella sanità. Ripeto: su questo invito la
Giunta ad aprire un tavolo tecnico con il Governo perché oggi il Governo ha l’obbligo,
soprattutto un Governo che ha matrice nordista. Riporto una battuta bellissima
di un grande filosofo e scienziato che dice: “Che ne pensa del vicepresidente Di
Maio?”. Risposta: “Guardi sinceramente non lo stimo. Ma come mai non lo stima? È
l’unico napoletano che è stato fregato da un Milanese.”
Quindi, questo dà il senso di come noi oggi parliamo e diciamo. Tutti
quanti voi che cosa avete detto? Si è detto che la Calabria è nel rischio
sismico, vicepresidente Russo, rischio alto. Rispetto a queste cose, rischio
alto significa che c’è da intervenire, rischio alto significa che vi è la
necessità oggi di fare azioni straordinarie, non di dire che noi siamo lì e
nella misura in cui il Veneto presenta la proposta per l’autonomia finanziaria,
che significa meno solidarietà, che significa meno perequazione, noi siamo lì ad
accettare. Vi è quindi, oggi, la necessità, e lo dico anche alla maggioranza, di
riprenderci il gusto della politica, il gusto nella proposta di individuare la
strada migliore per i nostri territori.
Chi oggi governa ha vinto, ha governato a livello nazionale e governa nell’onda
dell’antipolitica, perché come diceva Umberto Eco “molte volte non vince chi fa
la proposta, ma chi è capace di individuare il nemico migliore”. Nell’individuare
il nemico si trova la strada, noi siamo altro perché governiamo e abbiamo il
senso alto delle Istituzioni. Noi governiamo e abbiamo, come dire, la necessità
di essere vicini ai sindaci, così come questa Giunta, questo Consiglio, ognuno
di noi è vicino ai sindaci.
Consentitemi altre due brevi considerazioni. Questa è una seduta di Consiglio
molto importante perché stiamo discutendo di un messaggio che deve veicolare:
dare sicurezze e certezze ai nostri cittadini e nella misura in cui queste
certezze non le abbiamo, vicepresidente Russo, dobbiamo ricercarle. Oggi non è il
momento di elencare le cose fatte e da fare, ma di dare un quadro chiaro nel
solco nel quale noi ci muoviamo.
In riferimento ai gravi eventi luttuosi che hanno colpito la Calabria,
soprattutto il comune di Civita lo scorso 20 agosto, pur non volendo entrare
nel merito della ricerca di eventuali colpe, materia di pertinenza della
magistratura, non possiamo esimerci, come classe politica regionale, dall’effettuare
un’analisi puntuale degli eventi occorsi e delle esigenze che i Sindaci
calabresi hanno espresso, dopo il grave evento delle Gole del Raganello, al
fine di mettere in campo quelle azioni necessarie a garantire sempre di più la
sicurezza dei cittadini.
Infatti, anche se una ristretta porzione del territorio del Pollino è stata
interessata da un evento, che per violenza può certamente classificarsi come
eccezionale, bisogna comunque tenere presente che i cambiamenti climatici in
corso e il conseguente innalzamento delle temperature medie porterà sempre più
ad un aumento della frequenza di questi tipi di eventi, con un conseguente
aumento del livello di rischio a cui i cittadini saranno esposti. Ed è da
questo presupposto che una politica che vuole guardare al futuro deve partire.
Certamente non può essere scaricata tutta la responsabilità sui Sindaci, i
quali quotidianamente devono fronteggiare una moltitudine di adempimenti.
I Sindaci, soprattutto quelli dei piccoli comuni, sono dei veri e propri
eroi moderni. Spesso si trovano ad affrontare problemi di entità straordinaria,
senza avere adeguate risorse e assumendosi ogni responsabilità. Chiunque occupa
ruoli istituzionali a qualsiasi livello questo deve sapere. A questo occorre
aggiungere quello che è successo. Lo citava prima il consigliere Aieta con la
legge Delrio.
Il presidente della provincia Oliverio, in
illo tempore, anche nei confronti di un membro
del suo stesso partito, insieme ad altri Presidenti della Provincia, ha fatto
le barricate sapendo già prima, nel 2014, quello che sarebbe successo.
Oggi siamo a discutere su quello che le province possono fare e su quello
che è stato lo scempio e l’orrore. Caro Presidente, se ricorda, in un convegno
a Napoli, definì orrore costituzionale che mirava, in una logica di spending review, ad
annullare gli enti di livello intermedio, ad annullare i servizi che i cittadini
dovevano avere. È stato un disastro. Anche qua oggi noi dobbiamo essere chiari
nelle nostre attività politiche.
È indispensabile migliorare il sistema di allertamento nazionale, qualcuno
lo diceva prima, contribuendo, con le nostre tante esperienze e professionalità
presenti, a realizzare un “Portale per le allerte nazionali” che supporti
fattivamente i Sindaci nell’azione di diffondere le notizie di eventuali
allerte, oltre che la diffusione della cultura dell’auto protezione. Cultura
che i cittadini devono necessariamente avere ed in mancanza della quale tutte
le azioni che l’amministrazione ai diversi livelli posso intraprendere.
Infine, al fine di assicurare l’azione di monitoraggio dei territori che i sindaci
devono garantire sul proprio territorio, presenterò a breve una proposta di
legge che è già in stato avanzato, che promuova la gestione congiunta del
servizio comunale di Protezione Civile tra i Comuni ricadenti in aree
territorialmente omogenee, incentivando tale azione con fondi regionali che
possano facilitare l’acquisto di materiali e mezzi oltre che coprire le spese
del personale che sarà deputato a questo importante funzione, volta alla
salvaguardia dei cittadini calabresi e dei loro beni.
Chiudo dicendo che la discussione che oggi abbiamo tenuto e che ancora
continuerà è una discussione che dovrà vederci attori protagonisti sul territorio
calabrese, attori protagonisti se è il caso insieme, senza divisione di sorte,
senza quella visione manichea dei belli o dei brutti, dei buoni e dei cattivi,
che dovrà vedere maggioranza e minoranza unite in un rapporto che dovrà aprirsi
contro il populismo, contro l’antipolitica, contro quelli che annunciano senza
sapere, contro quelli che hanno trasformato, consigliere Tallini, i luoghi di
dibattito in luoghi di delirio, luoghi di onnipotenza. Questa onnipotenza la si
combatte, solo e soltanto, se una classe politica accorta, attenta, competente
avrà la capacità di superare ogni barriera ideologica e costruire una Calabria
che deve essere la Calabria, questo sì, dei popoli, ma la Calabria dei
territori.
Presidenza del vicepresidente Vincenzo Ciconte
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, onorevoli colleghi. Oggi il Consiglio è chiamato a
discutere un argomento tanto sentito, non fosse altro per i fatti accaduti
negli scorsi mesi sia in Calabria sia in Liguria. È pur vero che diverse
sensibilità che erano emerse, rispetto alla richiesta di un dibattito così
importante in precedenza e anche attraverso atti di sindacato ispettivo, ivi
compreso il sottoscritto, avevano segnalato situazioni allarmanti, afferenti
alla questione del rischio sismico che si appalesa, soprattutto in molte scuole
della Calabria. Questo non viene detto da noi o da chi è intervenuto assieme a
me in modo strumentale, ma anche da dati sviscerati sia dal Codacons, sia da
Ispra, che facevano delle segnalazioni preoccupanti, addirittura per il
Codacons nove scuole su dieci sono in stato di pericolosità. Diceva il collega
Greco “ci soffermiamo all’accertamento e anche alle garanzie, ma andiamo a
capire quali sono gli interventi strutturali”.
Mi auguro che questo Consiglio, oggi, possa, alla fine del dibattito,
esprimersi con un documento unitario, un documento di indirizzi rispetto ad un’attività
programmatoria, come diceva il collega Orsomarso, che investa tutta la classe
dirigente. L’intervento finale del consigliere Greco è apprezzabile per tutta
la classe dirigente, rispetto ad una emergenza che riguarda la nostra terra.
Guardate che a Genova, dopo quello che occorse, dopo gli eventi luttuosi, si
catapultarono capi dello Stato, ministri, autorità e, quindi, capirono che c’era
l’intervento a posteriori di un decreto Genova.
Vivaddio! Doveva accadere quello che è avvenuto per pensare che cosa
bisogna fare per quella realtà che presenta, anche, caratteristiche
morfologiche simili al nostro territorio. Io non vorrei che si arrivasse anche
qui – Dio ce ne scampi e liberi – ad assistere o a vivere momenti di quel tipo.
Per l’attività di prevenzione si dovrebbe sensibilizzare tutta quella classe
dirigente. Sta al Governo del Paese e quella classe dirigente, ma
indipendentemente anche da chi governa, da chi svolge quella attività ispettiva
rispetto alle proprie conoscenze, alle proprie competenze, rispetto, anche, al
modo di interpretare la politica. Qui, oggi, credo che, dagli interventi che si
sono succeduti, si possa avviare un lavoro
bipartisan, responsabile ed attento.
Certamente questo sarà un lavoro che dovrà vedere impegnati i comparti
strategici, il consigliere Tallini faceva delle segnalazioni rispetto alle
disfunzioni che vanno verificate e anche qui noi chiediamo un dibattito sulla Protezione
Civile. Un dibattito per capire e comprendere qual è lo stato di salute di un
settore che è il polmone di una realtà che deve garantire la sicurezza e la
salvaguardia di un territorio che già fragile di per sé. Addirittura 100 comuni
su 100 appalesano il rischio idrogeologico.
Noi auspichiamo, lo diceva il consigliere Orsomarso nel suo intervento, che
questo Consiglio si determini, ma che questo dibattito non sia fine a se stesso. Allora si attivino una serie di lavori e si
consumino una serie di passaggi per delle verifiche attente, per quanto
riguarda la fragilità del nostro territorio e delle scuole. Addirittura il
Codacons chiese alle Prefetture, qualche mese fa, il differimento dell’apertura
delle scuole per verificare lo stato di agibilità. Se questo è avvenuto e altre
fonti attendibili segnalano situazioni di criticità, credo che la politica si
debba determinare con attività di prevenzione e non attendere ciò che è
avvenuto in Liguria, per poi intervenire con provvedimenti dovuti. Noi i
provvedimenti dovuti li dobbiamo anticipare perché la Calabria, rispetto a
tutto il territorio nazionale, presenta delle criticità. E io qui lo voglio
ribadire con forza e questa forza deve essere una forza che ci accomuna per
rappresentare, a chi di dovere, interventi speciali ed efficaci nei confronti
di questa regione. Criticità dal punto di vista del dissesto idrogeologico e
criticità dal punto di vista sismico, per cui necessita accendere i riflettori
per quella politica di prevenzione, perché si evitino disastri catastrofici.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.
La seduta di oggi viene dopo un evento drammatico, quello del Raganello,
che, insieme a quello del ponte di Genova, testimonia la fragilità del sistema
Italia per quanto riguarda la sicurezza idrogeologica, la sicurezza nel suo
complesso come sistema. Pensate: un ponte realizzato 50 anni fa che crolla in
quel modo significa, proprio, un evidente disfacimento del sistema
istituzionale dei controlli e delle verifiche, così anche per quanto riguarda
la vicenda del Raganello. Guardate, noi dobbiamo essere seri e rigorosi con noi
stessi.
Il punto vero di quella tragedia, che è emerso, drammaticamente, in questi
giorni, lo richiamava il collega Tallini, sta nel fatto che a distanza di pochi
giorni da quella tragedia, la dirigente dei fondi comunitari scrive al
direttore generale della Presidenza, al direttore della Protezione Civile e,
per conoscenza, al Presidente della Giunta regionale, che sono a rischio
perdita del finanziamento di fondi comunitari per la prevenzione dei rischi,
obiettivo 1 riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera, azione
5.4 integrazioni e sviluppo del sistema di prevenzione e gestione delle
emergenze anche attraverso meccanismi e reti digitali di allerta precoce, 11
milioni di euro, la tragedia del Raganello, il fatto che la Regione Calabria
rischia di perdere i finanziamenti di un sistema di allerta precoce che poteva
evitare la tragedia. Questo è il punto. Questo è venuto alla luce. In questo
sistema di allerta, che mi sono letto, è prevista in quell’aria un’implementazione
della rete dei pluviometri che oggi sono su Cassano e Cerchiara, e sono
completamente assenti a San Lorenzo Bellizzi e lì ne erano previsti tre.
Queste sono carte che parlano chiaro, di una responsabilità evidente. Forse
quella tragedia poteva essere evitata se non ci fosse stata incuria, negligenza
da parte della Regione nel realizzare questo progetto che, oggi, addirittura – il
danno, la beffa, queste sono le contraddizioni della Calabria – rischiamo di
perdere 11 milioni di euro. Lo dice la responsabile dei fondi comunitari con una
lettera.
Questo è il problema. Accanto a questo c’è il problema della funzionalità
della Protezione Civile.
Il consigliere Tallini ha posto degli interrogativi – io li condivido – a cui
bisogna dare una risposta. La Magistratura deve fare la sua parte, la politica
e chi amministra deve fare anche la sua parte. Non possiamo venire qui a dire
che abbiamo bisogno di un altro miliardo di euro per la sistemazione della
sicurezza della Calabria. Perché, noi, mi ci metto anch’io come responsabile,
abbiamo, per esempio, abdicato all’ammodernamento di 58 km della rete A2.
58 km, i più pericolosi, dove si sono verificati dei morti che è quella di
Cosenza - Altilia Grimaldi e quella di Vibo - Sant’Onofrio. Abbiamo abdicato
all’ammodernamento di questa autostrada. 58 km tra i più pericolosi, anche qui
possiamo dire che è fuoco amico di Governi amici? O manca l’autorevolezza nel
rapporto con Roma? Non le è mancato solo in una tiritera che è durata 4 anni
sulla sanità, ma anche sulle grandi infrastrutture, come la Salerno-Reggio
Calabria, dove necessitavano un miliardo e seicento milioni di euro per
ammodernare e mettere in sicurezza questi 58 km tra i più pericolosi della nostra
regione. E come non rimanere basito, non solo perché si è padre di famiglia, di
fronte alla denuncia che ha fatto, oggi, il presidente della Giunta provinciale
di Cosenza, Franco Iacucci, che dice che gran parte – tranne soltanto una
manciata – delle scuole di competenza della provincia di Cosenza dovrebbero
essere chiuse perché non rispettato i parametri di vulnerabilità imposti dalla
legge.
Di che cosa stiamo parlando? La più grande
provincia della Calabria ha quasi tutte le scuole che dovrebbero essere chiuse
perché non rispettano i parametri di vulnerabilità. Lo ha detto il Presidente
della provincia e forse il presidente Oliverio ne sa qualcosa perché di quell’Ente
è stato Presidente per oltre 10 anni!
Se questo è il quadro drammatico, possiamo
presentarci in questa Assise soltanto con buoni principi o buone intenzioni, se
non abbiamo e non mettiamo in campo azioni straordinarie per evitare, da una
parte, la perdita dei finanziamenti e, dall’altra, delle risposte concrete a
chi oggi è costretto a rischiare la propria vita perché le infrastrutture
pubbliche costruite in questi anni in Calabria non sono state costruite a norma
rispetto ai principi di vulnerabilità per il terremoto?
Allora, evitiamo le solite ritualità
istituzionali, mettiamo sul tappeto azioni concrete, un cronoprogramma
concreto, della cui attuazione ognuno di noi è chiamato a rispondere, perché,
se questa è la situazione drammatica, va affrontata. Non va solo monitorata, va
affrontata anche aprendo una vertenza istituzionale con il Governo nazionale.
Non si può essere supini su queste cose anche perché – lo ricordava il
consigliere Franco Sergio – questa questione della Protezione Civile è centrale
in una regione come la nostra. E, poiché ci sono state denunce firmate,
controfirmate, con questioni gravi, non possiamo non rispondere, non può non
rispondere chi governa oggi la Regione rispetto a queste denunce, dicendo se
sono false o vere.
La Magistratura deve fare la sua parte, ma
anche noi dobbiamo fare la nostra parte, tant’è che c’è una mia interrogazione,
presentata su questo punto al Presidente della Giunta regionale, perché, se non
facciamo questo, rischiamo di apparire non legittimati, appariamo come coloro i
quali gridano alla luna. È in atto la questione del federalismo e – come ben
sapete – dopo i referendum che ci sono stati e sono passati, rischiamo che su
questo terreno altre risorse, altri poteri, vengano drenati alle Regioni
meridionali per andare nelle casse delle Regioni del nord.
Questo è il punto, quando abbiamo una
questione drammatica che vede il 34 per cento della spesa ordinaria spettante
alle regioni del Mezzogiorno ridursi al 24 percento e quando Anas, Trenitalia e
le grandi aziende parastatali e statali investono il 9 percento nel Mezzogiorno
e ancora di meno in Calabria.
Come facciamo a parlare di sicurezza, se
dobbiamo utilizzare i nostri fondi comunitari per migliorare il trasporto
ferroviario, senza che Trenitalia o lo Stato italiano investano le proprie
risorse per ammodernare il Mezzogiorno e la Calabria?
Dobbiamo utilizzare i nostri fondi
comunitari, dobbiamo dire la verità ossia che facciamo a spese nostre le cose
che spettano allo Stato o alle aziende che fanno riferimento allo Stato.
Questa è la questione. Questa è la grande
questione che noi dobbiamo affrontare accanto al fatto che, dove ci sono
clientele, ruberie, potentati di potere, dobbiamo intervenire e romperli se ci
sono. Dobbiamo fare in modo di scardinare le rendite di posizione che ci sono
nella Regione Calabria, ma la cosa che non ci possiamo permettere è che questo
impedisca di avere una Protezione Civile che funzioni e un sistema di allerta
tra i più moderni.
Non vorrei che proprio quel giorno del
disastro, della tragedia delle Gole del Raganello, proprio in quei giorni, il
sistema di allerta non funzionasse o funzionasse male perché quel giorno la
linea fastweb aveva problemi e c’è stato anche un ritardo nella trasmissione
dell’allerta.
Se è questa la fragilità di un sistema,
come pensiamo di affrontare i problemi a cui è sottoposta per la natura la
nostra regione? C’è bisogno di una scelta chiara, non propagandistica. Non
serve fare appello alla responsabilità perché fuori c’è un nemico, i
sovranisti, c’è il nemico dell’antipolitica. Non risolviamo il problema con gli
appelli. La politica riprende credibilità se fa, se riesce a fare, se riesce a
dare risposte concrete nella direzione di invertire una rotta che rischia di
portare la Calabria ad un punto di non ritorno.
Questo è il tema. Questa è la questione. E
chi lo deve fare? Chi governa, chi ha la responsabilità, in questo momento. Penso
che si sia arrivati veramente ad un punto, ad un nodo politico. Il nodo
politico è quello che era necessaria una svolta. Questa svolta ancora oggi non
c’è stata, anzi c’è una regressione nella vita concreta dei calabresi e questa
regione è esposta fortemente anche agli eventi atmosferici, è esposta alla
natura proprio per la sua fragilità, per come è stata costruita in questi anni,
per come continua ad essere governata in questi anni.
Mi auguro che ci sia la volontà vera,
politica, di fare chiarezza su questo e di intraprendere un lavoro di lunga
lena, che non sono né i cantieri che ogni tanto facciamo dentro l’Università,
che non producono niente, né le verifiche o tutte queste cose. Nell’azione concreta
quotidiana bisognerà dimostrare, attraverso gli atti amministrativi quando si
governa, che si fa concretamente qualcosa per questa nostra regione e, poi,
invito il Presidente del Consiglio a convocare una seduta dedicata alla
questione del federalismo perché credo che dobbiamo farci promotori di una
riunione di tutti i Consigli regionali delle regioni del Mezzogiorno,
scegliendo una sede per discutere e decidere le azioni rispetto alla questione
del federalismo che è in campo dopo il referendum indetto da alcune Regioni che
rischia di penalizzare ancora di più le Regione del Mezzogiorno. Dobbiamo avere
la capacità di fare rete con le altre Regioni del Mezzogiorno.
Ritengo necessaria una seduta dedicata a
questo per lanciare un invito a tutti i Consigli regionali delle regioni del
Mezzogiorno per trovarsi un giorno a discutere e decidere le azioni concrete
che intendiamo fare per impedire una ulteriore battuta d’arresto per il
Mezzogiorno. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Ho ascoltato anch’io con grande attenzione – per la
verità non si sentiva molto bene, ma ho cercato di sentire al meglio – la
relazione del Governo regionale, interpretata dal Vicepresidente della Giunta,
e ne ho apprezzato i passaggi. Devo dare atto dell’impegno del Governo
regionale riguardo alla questione della messa in sicurezza delle scuole della
nostra regione sia pure – va detto – con una sensibilità rinnovata rispetto al
passato, perché, negli ultimi anni, gli eventi sismici che hanno interessato il
nostro Paese hanno fatto sì che gran parte degli investimenti – in una regione
come la nostra – dovessero essere, per forza di cose, destinati alle scuole ed
agli edifici strategici. Però, caro Vicepresidente, ho trovato lacunosa la sua
relazione perché, in maniera anche credo fuorviante, non ci ha detto nulla
della questione che, in effetti, ci ha portato a convocare questa seduta di
Consiglio regionale.
È vero che agosto è stato un mese che ha
funestato le giornate degli italiani: l’incidente a Bologna, il crollo del
ponte di Genova ed, anche, – lo dobbiamo dire – una
vicenda che riguarda la nostra regione, lo hanno detto molti consiglieri che si
sono susseguiti – quella delle Gole del Raganello, di Civita.
Una vicenda tremenda, che ha visto morire
in quel sito dieci persone alle quali deve andare il nostro commosso ricordo.
Una vicenda che ha riguardato una parte del nostro territorio virtuosa.
Civita: una realtà in controtendenza, come
poche altre nella nostra regione, un territorio, una piccola comunità, in grado
di creare sviluppo attraverso le risorse del territorio. Una comunità, un
territorio in grado di utilizzare le proprie risorse convincendo giovani a
permanere lì, inventandosi dei lavori e non andando a bussare alla porta del
politico di turno, del politico di quelle aree.
Un esempio, quindi, per la nostra regione
e quanto accaduto è stato sicuramente gravissimo sia per le proporzioni, per le
misure, sia perché rischia di mettere a repentaglio la piccola economia di un’area
che, nell’ultimo ventennio, aveva saputo costruire un percorso di crescita.
Non abbiamo e non credo che il Vicepresidente
non abbia volutamente messo sul tappeto questa discussione, ma – ripeto – in
maniera fuorviante, lo hanno fatto in maniera brillante i colleghi consiglieri
a partire dal collega Sergio che nel suo intervento – l’ho seguito con
attenzione – ha descritto un percorso e ha fatto un’analisi della vicenda molto
precisa, ricostruendo fatti ed eventi degli ultimi mesi che, in un certo qual
senso, condizionano anche il giudizio.
Qui non siamo in un Tribunale. Altri hanno
il compito di scoprire la verità, noi siamo qui per far sì che, attraverso l’analisi
della vicenda, magari, in futuro, collega Sergio, non si verifichino questi
eventi cioè dobbiamo trovare e fare in modo che ci siano delle misure adeguate
di salvaguardia per la mitigazione del rischio. Rendere impossibile il rischio
non si può, ma mitigarlo sicuramente sì.
E, allora, credo che dobbiamo sicuramente
fare delle analisi partendo dalle infrastrutture; è chiaro – lo diceva bene il
consigliere Greco – il patrimonio infrastrutturale del Paese rischia di essere
vetusto perché la vita del calcestruzzo, del cemento, è pari alla vita di un
uomo, peraltro, è stato, forse in qualche caso, realizzato male, con previsioni
anche di sollecitazione diverse rispetto a quelle attuali. Rischiamo di vedere
crollare i nostri ponti, le nostre scuole, i nostri edifici pubblici, che, come
pezzi di formaggio, come neve al sole, rischiano di liquefarsi. Ed è chiaro – e
sono d’accordo anche con chi mi ha preceduto – che bisogna prevedere un piano
di priorità, attraverso un esame scientifico che possa, in un certo qual modo,
tentare, anche in questo caso, di mitigare il rischio.
Pertanto, la proposta è quella di
realizzare una serie di esami, infrastruttura per infrastruttura, per tentare
di stabilire un ordine di priorità e, quindi, un ordine nella spesa delle
risorse.
Ma tornando alla vicenda di Civita, che a
me interessa anche per una appartenenza territoriale, ci si chiede: “Quanto è
successo poteva essere evitato? L’evento del 20 agosto è un evento che, con
maggiori accortezze, avrebbe potuto evitare quelle morti?” Questo è l’interrogativo.
Credo che quell’evento sia di
straordinaria portata per come si è verificato perché c’è stato un evento
pluviometrico a monte, mentre a valle, a distanza di pochissimi chilometri, non
c’era una goccia d’acqua. E quella concentrazione d’acqua,
in pochissime ore, – peraltro, in un territorio che ne era già imbevuto perché
nei giorni precedenti aveva piovuto più volte, tutto il mese di agosto è stato
molto piovoso – ha fatto sì che quell’invaso diventasse una trappola mortale,
peraltro, non esondando dal suo letto. La particolare conformazione delle Gole
del Raganello come canyon ha fatto sì che l’acqua si alzasse e che coloro i
quali, sventuratamente, si trovassero lì non avessero la possibilità di uscire,
ma nemmeno di essere avvisati qualche istante prima. Un superstite, un
olandese, che faceva parte del gruppo di venti persone, dieci delle quali hanno
perduto la vita, ha raccontato ai primi soccorritori di non aver sentito alcun
rumore, di aver sentito soltanto qualche istante prima uno spostamento d’aria e
di non aver avuto, quindi, la possibilità nemmeno di arrampicarsi a destra o a
sinistra sulle rocce vicine.
Perché dico questo? Ripeto che non è
nostro compito ricercare la verità, ma bisogna capire la straordinarietà della
portata di quell’evento anche per come si è verificato. Andando, poi, ad un
esame più specifico delle responsabilità che possono essere individuate,
sicuramente, Presidente, non è certo attraverso l’invio di un bollettino di
allerta gialla …, peraltro ripetitivo perché quello stesso bollettino è stato
inviato ininterrottamente per 15 giorni ai sindaci calabresi; in particolare,
quel giorno era stato inviato un avviso di allerta giallo per tutta la
Calabria.
Certo, quel meccanismo, che non è messo in
campo della Protezione Civile regionale, ma dalla Protezione Civile nazionale,
prevede, attraverso il sistema di allertamento giallo, che qualsiasi evento
possa accadere. Possa accadere, non è probabile che si verifichi, ma possa
accadere in un numero limitatissimo di casi.
Perché, a mio avviso, il sistema di Protezione
Civile nazionale anziché pensare alla Protezione Civile ed alla prevenzione
reale nei confronti degli italiani ha elaborato quel sistema? Perché, nel
verificarsi delle varie tragedie sul territorio nazionale, poiché le varie
Procure della Repubblica vanno alla ricerca delle responsabilità, a Roma,
attraverso quel sistema – e, quindi, devo dire anche a Catanzaro, – si lavano l’anima
attraverso l’invio di quei bollettini di Protezione Civile, ripetitivi, e nei
quali – per un protocollo nazionale – sono stati inseriti tutti gli eventi
possibili. Secondo quei protocolli, anche quando ad un sindaco arriva un
sistema di allerta meteo verde è possibile che si verifichino dei decessi. E,
allora, credo che abbiano fatto bene i sindaci calabresi, a seguito di quanto è
accaduto, nell’incontro con il presidente Oliverio di domenica scorsa con il
responsabile del dipartimento nazionale della Protezione Civile, a chiedere una
modifica di questo sistema di allertamento meteo perché non ci si lava l’anima
attraverso l’invio di un bollettino né tantomeno si mette in condizione un
sindaco di un piccolo Comune – come quello di Civita, di 927 anime – di
prevenire eventi come quelli attraverso l’invio di un bollettino di
allertamento giallo.
Il comune di Civita non lucrava nulla
rispetto all’ingresso, peraltro libero ed in più punti, delle Gole del
Raganello. Il sindaco di Civita, insieme anche agli altri sindaci del
territorio, dava la possibilità o, meglio, non metteva ostacoli rispetto anche
ad un piccolo sistema economico che si era messo in movimento in quei
territori. Nella seduta della Commissione di vigilanza l’altro giorno – era
presente il consigliere Giudiceandrea – ho fatto questa domanda al responsabile
della Protezione Civile regionale, Tansi. Cosa avrebbe dovuto fare il sindaco
di Civita ricevendo per l’ennesima giornata consecutiva, in una giornata di
sole, lì a Civita, il sistema di allertamento giallo? Avrebbe potuto impedire l’ingresso
alle Gole del Raganello dall’ingresso principale? O si sarebbe lavato l’anima
anche lui in questo caso mettendo soltanto una transenna? Avrebbe potuto di
fatto impedire il sindaco, con un dipendente comunale, con un solo vigile
urbano, quell’ingresso?
Credo sinceramente di no. Credo
sinceramente di no. Anzi, i sindaci, di solito, firmano i TSO, i trattamenti
sanitari obbligatori, per chi non sta bene mentalmente. Se avesse fatto quell’azione
di blocco degli ingressi – peraltro, bisogna vedere anche gli orari in quella
giornata di sole a Civita – probabilmente, i suoi concittadini avrebbero
chiesto il TSO per il sindaco. E, allora, credo che dobbiamo dare una risposta
a partire da oggi. Quel che è successo non lo possiamo più fermare, non
possiamo fermare neanche le indagini che proseguiranno e cercheranno di individuare
la verità. Dobbiamo, invece, far sì, Presidente, – ed è questa la sfida che
dobbiamo raccogliere come Regione – che, a partire da questo momento, ci siano
sistemi reali di sicurezza e di prevenzione di questi fatti cioè dobbiamo
andare alla ricerca di sistemi di prevenzione tali che possano mitigare il
rischio ed impedire che in futuro si verifichino questi fatti. Noi, Presidente,
dobbiamo fare in modo – ed è questa la sfida che dobbiamo lanciare come
Consiglio regionale e che le chiedo di raccogliere come Presidente di questa
Regione – che le Gole del Raganello diventino le gole più sicure d’Europa,
attraverso un sistema di allertamento ed un progetto speciale specifico. Poiché
per quello che è accaduto a Genova, il Governo nazionale ha programmato degli
investimenti speciali – ed è giusto che sia così – chiedo a lei Presidente di
programmare un intervento speciale sul Borgo di Civita, sui Borghi di quell’area,
per far sì che l’appeal di attrazione turistica che quei Comuni hanno non possa
essere messo in crisi da questa vicenda delle Gole del Raganello.
È questa una prima risposta, Presidente,
che le chiedo di dare, un progetto speciale per Civita, per le Gole del
Raganello che diventino, proprio come esempio per tutta Europa, le Gole e il
canyon più sicuro d’Europa. È questa la sfida e la risposta che dobbiamo dare
come Consiglio regionale.
A Genova, al nord, il Governo centrale dà
quel tipo di risposta. A noi nessuno dà una mano, noi questa mano ce lo
dobbiamo dare da soli e ce la dobbiamo dare come Consiglio regionale, come
Presidenza e come Governo regionale. Non accetto – questo lo voglio dire con
grande chiarezza – che la vicenda di Civica venga trattata come quella di
Genova, intendo dire, Presidente, dal punto di vista mediatico. In quei giorni,
non guardavo la televisione perché ero a Civita. I mass media nazionali hanno
trattato la vicenda di Civita un po’ come quella del ponte di Genova; il
sindaco di Civita e i sindaci di quell’area quasi come la famiglia che
amministra Atlantia, la società che gestisce ed ha gestito dal 2001 le
autostrade prese in gestione in maniera particolare, con procedure particolari,
dal Governo centrale. Ma Atlantia in questi anni ha lucrato 43 milioni di euro
di pedaggi dagli italiani, il Comune di Civita non ha guadagnato nemmeno un
euro dall’ingresso delle Gole. Quel ponte si è liquefatto perché non ci sono
stati i controlli da parte di chi gestiva quel tratto di autostrada, lì si è
verificato un evento totalmente diverso. Non accetto che le vicende possano
essere trattate alla stessa maniera. Presidente, quel giorno, quel mercoledì,
ero lì, lei era lì e ho apprezzato il suo intervento – gliel’ho detto in
privato, lo ripeto in Consiglio regionale – a difesa dei sindaci, qualche
altro, purtroppo, no. Non intendo dire che qualcun altro non ha apprezzato il
suo intervento, ma che, purtroppo, ha fatto interventi diversi nei confronti
dei sindaci. Eppure, il sindaco di Civita, Tocci, è fra i 70 firmatari per la
richiesta della sua ricandidatura, ancora in maniera ortodossa, nonostante
qualcun altro abbia remato contro … qualche sindaco … Non appena lei è andato
via insieme al responsabile del dipartimento della Protezione Civile nazionale,
quella piazza – nella quale erano c’erano televisioni e giornalisti che avevano
costruito il teatrino della tragedia – si è svuotata. Mezz’ora dopo,
Presidente, quella piazza si è svuotata completamente perché il teatrino della
tragedia si è spostato altrove alla ricerca di altri morti, di altri feriti, di
altro sangue.
Civita è rimasta da sola, il territorio è
rimasto da solo, gli abitanti di Civita, il sindaco di Civita, sono rimasti da
soli. Allora, oggi chiedo questo. A me interessano poco le polemiche all’interno
della Protezione Civile regionale, nazionale, il sistema pluviometrico. Ci
saranno anche lì delle responsabilità. Il consigliere Tallini le ha detto,
sostanzialmente, che, probabilmente, lei è prigioniero delle sue scelte. A me
dispiace questo perché credo che la politica abbia il compito di programmare e
di decidere ed, in qualche caso, invece, questo
compito viene espropriato da qualche burocrate, ma a me questo interessa poco.
A me interessa, invece, che si lavori in maniera sinergica – come diceva
qualcuno che mi ha preceduto – poiché questi non sono argomenti sui quali si
può litigare, ci si può dividere, destra o sinistra. Sono argomenti sui quali
bisogna, magari, litigare nel momento in cui si devono trovare delle intese,
ma, poi, tali intese occorre trovarle a favore dei territori. Le chiedo proprio
questo, di dare una risposta in termini seri a quell’area e a quel territorio,
alle Gole del Raganello che – ripeto, questa è la mia proposta –, devono
diventare, con un progetto specifico, le gole più sicure. Questa è la risposta
che dobbiamo dare da domani. A Genova, Renzo Piano, fa il progetto per quel
pezzo di ponte; da noi non verrà, ma noi diamo una risposta in questo senso e
facciamo un progetto speciale per quell’area.
Questa è la mia richiesta, da uomo di
quell’area, da uomo di quel territorio, da uomo che fa parte di questo
Consiglio regionale perché dobbiamo, innanzitutto, da oggi, dopo un mese anche
di silenzio in rispetto delle vittime, come è altrove, come è sempre, come è in
ogni circostanza, programmare la ripartenza di quei territori, di quelle aree,
che sono esempio virtuoso per questa Regione, per questa Calabria, che ha
bisogno che ci siano una, dieci, cento Civita e non la Civita del 20 agosto, ma
la Civita che è stata negli ultimi 20 anni.
Presidenza del Presidente Nicola Irto
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Giudiceandrea. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Intervengo con l’animo
grato nei confronti di chi – il Vicepresidente – ha illustrato una relazione
che, finalmente, rende merito al lavoro non solo della Giunta, ma anche di
tutto quanto il Consiglio – maggioranza e opposizione – che è stato unito,
laddove, sono state approvate norme che hanno contribuito alla realizzazione di
un Piano per la salvaguardia del nostro territorio. Ed è sotto gli occhi di
tutti, in tutto quanto quello che è stato fatto e speso, in tutto quanto quello
che si sta programmando, al netto di quelle che possono essere le critiche di
qualcuno che, in qualche modo, ha voglia, su questa vicenda, di far politica in
maniera differente.
La gratitudine si esprime anche nei
confronti dell’opposizione perché su determinate tematiche – partendo da quel
benedetto fatto di Triscioli, piuttosto che sulle
questioni relative proprio alla salvaguardia dell’ambiente, del territorio –
siamo stati compatti nell’amministrare la volontà della Giunta, a modificarla
nelle parti in cui andava modificata e a dare un indirizzo che fosse fatto nell’interesse
di tutta quanta la popolazione calabrese.
L’esperienza di quattro anni qui in Consiglio
mi ha insegnato, presidente Oliverio, a tenere in debita considerazione le
considerazioni – vi chiedo scusa per il gioco di parole – del consigliere
Tallini, il quale, in maniera politicamente intelligente – in una giornata che
doveva essere di esposizione di un Piano realizzato – in maniera intelligente e
sapiente, cerca di affondare il colpo su una parte che egli, dall’opposizione,
ripiene debole, che è quella relativa all’opera e all’attività della Protezione
Civile, che rientra a pieno titolo e affonda i piedi in tutta quanta la
questione della salvaguardia del nostro territorio.
Presidente, se il consigliere Tallini
fosse stato presente alla seduta di Commissione, – alla quale, invece, era
presente il consigliere Gallo che ha dovuto dare atto – probabilmente, avrebbe
ascoltato dalla viva voce del dottor Tansi le cose che sono state fatte, come è
stato rivoluzionato quell’ufficio e com’è stata modificata, per esempio, la
gestione – e sì, perché, poi, i lavoratori si lamentano – degli straordinari; 3
milioni e mezzo di euro all’anno di straordinari per un pugno di dipendenti,
che sono stati ridotti a meno di un decimo, pagati per quello che dovevano
essere pagati.
Inoltre, la redistribuzione dei mezzi che
erano in dotazione alla Protezione Civile – in quel capannone che ancora oggi è
presente a fianco alla Cittadella, dove lavoriamo, in genere, lì a Catanzaro –
finalmente redistribuiti sul territorio e assegnati anche a quel Soccorso
alpino al quale è la precedente gestione rifiutava di dare dei mezzi per le
unità cinofile e le teneva sotto ricatto con il doblò che veniva consegnato,
non riconsegnato, per esercitare una espressione di potere di carattere
personale. Quella sì! Una disseminazione di strutture, mezzi, uomini,
finalmente messi a lavorare!
È chiaro che, poi, magari, si creano all’interno
degli uffici delle difficoltà che spingono alcuni esponenti, alcuni dirigenti a
tentare di scavalcare chi aveva la dirigenza nel momento più brutto della sua
vita, mentre stava affrontando una malattia grave nel nord dell’Italia, ma
parlare, oggi, del dottor Tansi non rende merito ai risultati reali.
Sulla questione delle Gole del Raganello
ognuno di noi si sta affannando in maniera vana a ricercare responsabilità che
non esistono. I temporali estivi portano – lo sappiamo bene, anche chi ci è
capitato – quantitativi di acqua impressionante in poche decine di metri di
area, impossibili da individuare con qualsiasi pluviometro, salvo metterne uno
ogni dieci metri ed è assolutamente impossibile. E quand’anche ci fosse stato
un pluviometro proprio in quella zona delle montagne del comune di San Lorenzo
Bellizzi, probabilmente, non avremmo fatto in tempo a dare l’allerta alle
persone che stavano nelle Gole del Raganello, in una giornata di sole totale,
in cui era giusta la previsione dell’allerta gialla, tant’è che ci sono stati
dei morti.
Ed è una previsione che non fa la Protezione
Civile. I pluviometri non sono di proprietà della Protezione Civile, ma sono
stati posti in seguito ad un progetto dell’Arpacal e vengono gestiti da
Arpacal. All’allarme la Protezione Civile ha il dovere di mandare il messaggio
a tutti i sindaci. Questo è tenuto a fare la Protezione Civile e ad intervenire
come è stato fatto nel caso in cui l’allerta si trasforma in danno. Otto minuti
dopo il primo allarme, gli uomini della Protezione Civile e del Soccorso alpino
erano nelle Gole del Raganello e grazie a loro intervento – dovremmo toglierci
il cappello e non criticarli – sono state salvate ventitre persone, tra cui due
bambini tratti dal fango e trasportati immediatamente in nosocomi fuori regione
per poter prestare loro le cure.
Di cosa stiamo parlando? Alle dieci
vittime va rivolto il nostro massimo omaggio e, fra queste, a quella persona
preparata, al cittadino di Cerchiara di Calabria, ad Antonio De Rasis, che non
ha smesso di lavorare nel fango fino a che non ha posto in salvo l’ultimo dei
componenti della sua cordata e in quel momento, travolto dall’onda del fango, è
rimasto lì, morto, privo di soccorso.
Sarebbe bastato un ritardo di cinque –
dieci minuti e quelle vittime non sarebbero state dieci per il fango, per la
mancanza di respiro, per il freddo. L’organizzazione dei soccorsi non si è
fermata al soccorso nelle gole. Per ventitre ore, centotrenta uomini hanno
cercato vittime potenziali all’interno del greto del fiume che arriva fino alle
sponde dello Jonio, battuto palmo a palmo da centotrenta uomini di Soccorso
alpino e Protezione Civile, magistralmente diretti da chi oggi gestisce la Protezione
Civile. Lasciatemelo dire, la vicenda e la tragedia delle Gole del Raganello ha
lasciato il terrore rispetto a quella che è la gola e la non fruibilità tra
virgolette turistica per un evento eccezionale che, probabilmente, forse,
grazie a Dio, non si ripeterà più, ma che non avrebbe potuto evitare nessuno e
nessuno avrebbe potuto prevedere.
Quel che è certo è che possiamo dormire
sonni più tranquilli da qualche anno a questa parte perché i mezzi, gli uomini
della Protezione Civile, il soccorso in Calabria ha un’organizzazione tale che
consente un intervento in meno di dieci minuti sul luogo di un disastro come
quello e consente a ventitre persone di uscire vive da quella che,
probabilmente, sarebbe stata la loro tomba.
E, allora, Presidente, un grazie all’Amministrazione,
alla Giunta, ai consiglieri di maggioranza e di minoranza, che ci fanno
scoprire ogni giorno come il ruolo di consigliere sia bello esercitarlo anche
senza avere nomine, come sia un onore sedere in questi banchi anche senza
essere nominati assessori e senza battere i piedi. Non vi è necessità di farlo.
I calabresi si aiutano facendo questo tipo di lavoro e assistendo coloro che –
come il professore Russo, il professore Musmanno, tutti gli assessori, della
Giunta – stanno compiendo un lavoro memorabile finalmente con il segno più in
tutte quante le cose che segnavano la Calabria come fanalino di coda e lo hanno
fatto per cinquant’anni dall’inizio del regionalismo in questo Paese. Grazie.
Prima di procedere
alla chiusura del dibattito con l’intervento del presidente Oliverio, ha
chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente. Sarò breve, visto che non mi aspettavo di
intervenire per ultimo, non per altro ma, semplicemente perché ho chiesto la
parola ora.
Il dibattito è stato molto esaustivo anche da parte di tutti i consiglieri
che hanno toccato i temi che volevo trattare.
È chiaro che oggi siamo qui per le emergenze ambientali, per la sicurezza
del territorio e delle infrastrutture a seguito della strage del Raganello, ma avremmo
potuto essere qui anche per tanti altri eventi che, attualmente, sono così focalizzati da questa
amministrazione regionale, dalla Protezione Civile e, su questo, volevo
intervenire perché credo che oggi sia importante – non vedo il collega Sergio,
che è andato via e che ha toccato un tema che proprio ieri avevo lanciato sulla
stampa – in merito al fatto che oggi, a mio avviso, signor Presidente, dobbiamo
porre dei rimedi e cercare di capire come intervenire, anche se ci sono degli
eventi che, come ha detto poc’anzi il collega Giudiceandrea, l’uomo non può
prevedere.
Dobbiamo fare il massimo per prevenire tutto ciò che possiamo con le
risorse che abbiamo, mi riferisco al servizio di sorveglianza idraulica e all’ottimo
lavoro, signor presidente Oliverio, che sta svolgendo oggi Calabria verde con il
generale Mariggiò, che continuo a ringraziare anche per gli interventi sul
territorio provinciale di Reggio, come quello del Budello che – non
dimentichiamo – é esondato nel 2010 rischiando di fare morti che, per fortuna non
ci sono stati, ma che avrebbero potuto esserci anche nel 2014 o nel 2015; il
fiume Mesima; il ponte Allaro,
signor Vicepresidente Russo, che è stato posto all’attenzione dell’Anas e dall’amministrazione
guidata dal presidente Oliverio.
Credo che, in questo caso, dovremmo ascoltare di più i cittadini che
vogliono adoperarsi nel sociale perché, ad esempio, gli ottimi cittadini di “Attiviamo
Caulonia” che si sono attivati, avevano già – seppur in maniera rudimentale – allertato
la possibilità che il ponte Allaro non potesse
reggere i mezzi pesanti.
Se non sbaglio, all’epoca sono stati considerati con un po’ di
superficialità e oggi, invece, l’Anas ha riscontrato il dovere di chiuderlo ai
mezzi pesanti e, addirittura, ho letto che ci potrebbe essere una chiusura
totale che riguarderebbe la fascia ionica della regione su due parti.
Già oggi i mezzi pesanti devono impiegare due ore per fare quel percorso,
figuriamoci se venisse chiuso tutto il ponte.
È chiaro che le infrastrutture calabresi, come diceva il collega Greco che,
da quanto ho appreso oggi é un tecnico, hanno così delle grosse criticità.
L’amministrazione che guida la Regione da 4 anni ha fatto delle buone cose,
come si può evincere dalla relazione del vicepresidente Russo, ma tante altre potevano
essere fatte e, nell’ultimo scorcio di Legislatura, si potrebbe intervenire in
tal senso.
Come si interviene per migliorare la sicurezza di questo territorio? È chiaro
che servono interventi economici adeguati che andrebbero incrementati nel
futuro bilancio regionale, dando maggiore forza anche alle maestranze già presenti.
Ho fatto delle ricerche ed ho riscontrato che il Consiglio regionale era
già intervenuto per la questione della sorveglianza idraulica, l’ha detto prima
il collega Sergio, ma anche i colleghi Guccione, Romeo ed altri.
Credo che oggi abbiamo delle ottime potenzialità anche per sorvegliare tutti
i corsi d’acqua che insistono in Calabria – ne hanno censiti oltre 1000 – e lo
dobbiamo fare rispetto alle risorse umane che abbiamo, incoraggiando anche la Protezione
Civile, il professore Tansi e tutti i volontari che operano quotidianamente sul
territorio.
Quando ero sindaco, i volontari della Protezione Civile mi aiutavano a
misurare il livello del fiume Budello alle 2 di mattina, quando non ci voleva
andare nessuno, c’erano le piogge torrenziali e si rischiava l’esondazione.
Non è facile dire: “Vabbè, ci affidiamo ai volontari”. No, ci affidiamo ai
professionisti, ma credo che sia per la Giunta sia per il Consiglio regionale,
ognuno nei propri ruoli, come diceva il collega Giudiceandrea, dovrebbe fare da
collante con tutti coloro che dimostrano buona volontà e vogliono operare per
il futuro di questa Regione.
Voglio toccare un ultimo tema e poi lascio la parola al Presidente.
Infrastrutture significa: sanità – come diceva il collega Parente – ma,
soprattutto, edilizia scolastica, dove ho visto che avete intrapreso un buon
lavoro con dei finanziamenti.
Auspico, però – Presidente e assessore al ramo – non so se già c’è un
monitoraggio costante di questa situazione per vedere se gli Enti locali
rispondono e partecipano ai bandi, perché tante volte sono distratti dalle
mille necessità quotidiane e i Comuni sono sprovvisti di tecnici.
Magari si potrebbe fornire un supporto per poter partecipare a questi bandi
e seguirli di più, perché l’edilizia scolastica oggi rappresenta il tema
fondamentale dell’edilizia pubblica, non solo in Calabria ma in tutta Italia
perché, come diceva bene qualcuno, con i tagli alla spesa pubblica si è
tagliato di tutto e non sulla spesa improduttiva ma, purtroppo, sulla sanità.
Abbiamo visto quello che sta succedendo in Calabria, per cui non voglio
aprire un altro dibattito, ma ritengo si debba capire che il commissario è un
commissario e nessuno dà risposte rispetto agli ospedali della provincia di
Reggio; conoscete bene gli altri temi: ci sono ospedali senza radiologi e
infermieri perché non hanno assunto, e dove – Presidente, lì chiedo una
verifica seria – ci sono anche delle situazioni di igiene che non sono consone
a delle strutture sanitarie pubbliche.
Credo che se si va a verificare una struttura privata, non si ha lo stesso
criterio di una struttura pubblica perché tante volte ci si gira dall’altra
parte.
Faccio un esempio, se chiudesse l’ospedale di Gioia Tauro e fossimo lì, saremmo
rovinati, quindi, si preferisce lasciar stare, però un importante intervento
anche di controllo dell’igiene nelle strutture sanitarie non sarebbe male, anche
per vedere se nei capitolati se vi siano ditte a cui sia stata affidata la
pulizia o vi sia personale interno che, effettivamente, se ne occupa.
Sulla sanità dovremmo certamente aprire un dibattito.
Credo che, sul dissesto idrogeologico tutti quanti assieme dovremmo dare
uno slancio alla Regione, intervenendo in maniera sempre più incisiva, non solo
perché le Gole del Raganello possano tornare a essere anche un’attrazione
turistica e un importante sbocco occupazionale, come riferito dal mio
capogruppo, Gianluca Gallo, ma anche perché tutte le altre risorse belle che ci
sono in questo territorio possano essere al massimo della sicurezza, così come
i turisti, le guide e gli operatori di quel territorio, affinché possano
operare in maniera tranquilla e serena e non pensino che, per andare a
guadagnare un pezzo di pane per loro e per le famiglie, durante l’espletamento
della loro attività lavorativa debbano rischiare la vita. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il vicepresidente Russo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Prima
di dare la parola al presidente Oliverio per le conclusioni, volevo soltanto
richiamare alcune cose che, magari, nella fretta non ho specificato.
Si
tratta di quattro modestissimi fatti: il primo – ne abbiamo parlato – riguarda il
coinvolgimento degli Ordini per cui non ho riferito che, nel corso del 2017, ci
sono stati una serie di incontri sistematici con l’organizzazione di tre Tavoli
per il confronto con gli Ordini degli ingegneri, degli architetti e dei geologi
di tutta la Calabria, più tutte le associazioni civiche che stanno sul
territorio nell’ambito del progetto denominato “Calabria sicura” che è proprio
un progetto dinamico che va avanti, pezzo dopo pezzo e momento dopo momento.
Tutta la
serie di sintesi che sono venute da quei Tavoli – a partire dalla graduatoria
unica, dalla identificazione delle coordinate base per gli studi e gli schemi
di fattibilità e, quindi, per fare andare avanti tutta l’edilizia scolastica e
strategica – sono nate proprio all’interno di quei Tavoli.
Si è
trattato, quindi, di un confronto sistematico con tutti gli Ordini e, in quel
caso, oltre agli Ordini e alle associazioni civiche, ci sono state anche le tre
università calabresi rappresentate al massimo livello per ciascuno dei 3
Tavoli: uno relativo al sismico, uno all’idrogeologico e uno ai Piani comunali
di Protezione Civile.
Alcuni
di questi risultati sono stati ottenuti grazie ad un confronto costante.
Un
secondo elemento che volevo richiamare è una questione tutt’ora aperta, e
riguarda i progetti che sono stati presentati al Miur
a Roma.
A tal
proposito, volevo richiamare due fatti su cui c’è stata una battaglia, che
credo debba essere condivisa con il Consiglio regionale in merito a due temi che,
nelle prossime settimane, dovrebbero concludersi: il primo tema riguarda il
decreto gennaio 2018 che prevedeva espressamente, per la prima volta nella
ripartizione delle risorse tra le Regioni italiane, il criterio di edilizia
antisismica e, quindi, zona antisismica rispetto ai criteri tradizionali che riguardavano
il numero degli utenti e la popolazione.
Questi sono
i due temi su cui si fanno le ripartizioni in Italia.
Il
decreto di gennaio, quindi, prevedeva espressamente una percentuale di
ripartizione finalizzata alla zona sismica.
Poco fa
non l’ho specificato perché, se avessi dovuto fare una specificazione di questo
tipo su tutti gli elementi, avrei dovuto fare una relazione di 6 ore, però
adesso è necessario richiamarlo per condividere queste informazioni con tutti i
consiglieri regionali di modo che, ognuno nel suo ruolo, abbia la possibilità
di spingere in maniera adeguata affinché questo non avvenga.
Concludo
subito.
La
ripartizione propostaci a inizio luglio, con o senza la percentuale dell’antisismico,
ha attribuito alla Regione Calabria esattamente la stessa cifra che sarebbe
stata attribuita senza il criterio.
Cosa di
una gravità estrema.
Il
presidente Oliverio é intervenuto pesantemente con il presidente della Conferenza
delle Regioni, Borracini, e abbiamo fermato questa
ripartizione fatta con una circolare del Miur del
nuovo Governo che, di fatto, ha portato a zero l’impatto dell’edilizia
antisismica.
Non
voglio dare numeri, però è opportuno che tutti quanti ricordino che nel Paese
ci sono 3 mila scuole in zona sismica di prima categoria.
Di
queste 3 mila scuole, 1500 sono in Calabria.
Il 50
per cento delle scuole in zona sismica 1 sono in Calabria.
Bene, c’è
stato un depotenziamento totale del criterio della zona sismica di prima
categoria, primo elemento.
Il secondo
elemento che voglio richiamare, e questo è opportuno che si sappia, che i
cittadini e il popolo di cui parliamo spesso lo sappiano, perché non si può
fare una cosa e poi con una circolare di un funzionario del Ministero ci si rimangia
una decisione forte per l’edilizia antisismica nel Paese.
Secondo
elemento, questo è molto più semplice e cercherò di chiarirlo: c’è una
ripartizione che bisognava concludere entro settembre 2018 per un’altra tranche importante di risorse su cui convergono
200 progetti.
Ci è arrivata
una nota dal Ministero e dice che: “Siccome non si è trovato un accordo per
ripartire le risorse a luglio e, quindi, la ripartizione si farà a settembre –
data ultima settembre 2019 – la stessa sarà rimandata a dicembre 2019”.
Al ché abbiamo
scritto – l’assessore Musmanno ha scritto – una lettera dicendo: “evidentemente
c’è un refuso perché una ripartizione che si doveva fare a settembre 2018, la
facciamo a dicembre 2018, quindi la spostiamo di 3 mesi, invece è stata spostata
a dicembre 2019”.
È opportuno
che queste informazioni si sappiano affinché nel dibattito, nella nostra
presenza, nella partecipazione di tutti al dibattito nazionale che accade sia
nella nostra terra sia a Roma, si abbia contezza di quello che sta accadendo, secondo
tema.
Un
terzo tema che volevo richiamare e che mi sembrava abbastanza da riprendere – questo
lo dico richiamando alcune cose che diceva il consigliere Greco – nella
premessa della lettera che abbiamo inviato al ministro Toninelli,
abbiamo rivendicato la grande ingegneria di questo Paese, che ha fatto scelte
qualificatissime e importantissime.
Sul
fatto che poi si lasci in abbandono o si escluda una riflessione sulla
manutenzione straordinaria, sfido chiunque di noi ad avere una casa costruita
negli anni ‘60 e a non aver speso neanche 1 euro.
Questo non
vuol dire che la casa non funziona perché, da questo punto di vista allora, non
avrebbero senso tutte le riflessioni che stiamo facendo.
Cancellare
la voce “manutenzione straordinaria” – perché questo è accaduto, in buona
sostanza – non garantisce affatto che tutto funzioni.
Questo
è il motivo per cui siamo costretti a proporre un Piano straordinario, proprio
perché non si è speso nemmeno un euro e, ricordo anche – e questo lo dico a questo
spettabile consesso – la stessa modalità di presentazione della pila 10 e della
pila 9 del ponte di Genova con l’utilizzo ripetuto della parola moncone che,
nella nostra testa, indica una cosa che manca, perché da moncone derivano tutti
i problemi, dai pirati senza braccia, moncone significa questo.
Il
funzionamento del ponte strallato è completamente differente dal funzionamento
di un ponte appoggiato-appoggiato; funziona come una grande T, c’è un pilastro
e appoggiata in mezzo una trave. Stop.
Non possiamo
pensare a uno sbalzo, altrimenti tutti i ballatoi che vediamo in giro e tutti i
balconi e i ballatoi sarebbero tutti monconi pronti a cadere.
Stiamo
attenti alle parole che usiamo.
Per
questo è molto importante il lessico.
Non
voglio usare un lessico ingegneristico, però non possiamo dire parole a
sproposito, perché questo è stato fatto e dobbiamo stare attenti.
Lo dico
e lo richiamo – ne ha parlato anche il consigliere Greco – della statica,
completamente differente tra un ponte strallato, che era il ponte di Genova, e
i ponti che abbiamo in Calabria.
Ne
richiamo solo uno di ponte importante che abbiamo in Calabria e che è strallato;
si tratta del nuovo ponte della Costa viola che è strallato. È uno solo e solo
quello. Non ce ne sono altri.
Tutti
gli altri hanno una statica completamente differente dall’appoggiato-appoggiato
o dall’arco.
Non
voglio entrare troppo nello specifico perché non dobbiamo trasformare quest’Aula
in un’Aula tecnica, ma la logica è completamente differente.
Parliamo
di una nave o parliamo di un aereo? Se parliamo di una nave è una nave, se
parliamo di un aereo è un aereo.
Il
ponte strallato è un aereo, gli altri sono navi.
Se
parliamo di navi è una cosa, se parliamo di aerei è un’altra.
Anche
su questo é opportuno chiarire alcuni elementi.
Un’ultima
cosa che ritengo utile richiamare è l’autostrada su cui, probabilmente, il
Presidente tornerà.
L’autostrada
calabrese è composta da 3 pezzi importanti che cambiano la sua natura
funzionale: il pezzo di Cosenza, di Vibo e di Reggio Calabria.
Se
richiamiamo il pezzo di Cosenza e quello di Vibo, dobbiamo richiamare anche il
pezzo di Reggio Calabria.
Si
tratta dei pezzi più delicati perché cambiano la natura stessa del flusso che va
sopra e che diventa un’altra cosa perché non è un flusso extraurbano, ma di distribuzione
pesante urbana.
Ciò
accade sia a Cosenza sia a Vibo e sia a Reggio Calabria.
Per
questi tre pezzi ci vuole un’attenzione particolare perché non si tratta
semplicemente di rifare un pezzo di autostrada.
Noi usiamo
la stessa parola “autostrada” per qualunque cosa; gli americani, invece, per i
pezzi che stanno fuori dalle città e, quindi, non hanno pezzi urbani usano la
parola “highway”; quando, invece,
parlano dei pezzi di autostrada che sta all’interno delle aree urbane – ripeto,
Cosenza, Vibo e Reggio Calabria che sono i tre pezzi che interessano – usano la
parola “freeway”.
C’è un’altra
cosa per dire che la natura dell’autostrada cambia e non è la stessa lungo
tutta la percorrenza.
La chiamiamo
Salerno-Reggio Calabria ma, di fatto, abbiamo tre grandi tangenziali urbane: di
Vibo, di Cosenza e di Reggio Calabria. Questo è il tema.
Stiamo
nuovamente ponendo all’attenzione i pezzi delle tangenziali, intervenendo
pesantemente con logiche dissimili dall’autostrada, quando siamo in mezzo, non
lo so, faccio un esempio, dietro il Monte Poro nelle Serre dove, chiaramente, c’è
un’autostrada extraurbana rispetto alle condizioni.
Bene, questi
sono i temi che, in qualche modo, volevo richiamare.
Ce ne sarebbero
degli altri, però credo che questi siano i tre temi principali, e su questo finisco.
Cedo la
parola al Presidente della Giunta regionale.
Presidente
e colleghi, intervengo brevemente perché, sia l’introduzione a questo dibattito
da parte del vicepresidente Russo sia le repliche, mi consentono di limitare il
mio intervento a brevi considerazioni.
Innanzitutto,
permettetemi di esprimere soddisfazione per la seduta di Consiglio regionale
odierna che, con grande serietà e l’approfondimento di un tema vitale anche per
la nostra Regione, dimostra che, quando lo ritiene, questo Consiglio discute
seriamente di problemi che, come dicevo prima, sono vitali per un territorio
come il nostro.
Sono di
vitale importanza perché la Regione Calabria, come è stato fin qui evidenziato,
è una regione nella quale il sistema dei rischi è molto più elevato, in quanto si
tratta di una regione vulnerabile sia dal punto di vista dell’assetto
idrogeologico sia sismico, che la rendono molto più esposta rispetto ad altre
realtà del Paese.
Si
tratta, quindi, di una regione le cui condizioni di rischio sono molto elevate
e, quindi, il tema che è stato posto al centro di questa discussione è vitale e
centrale per questa terra.
Una regione
che somma ai fattori di cui si parlava prima – questo dobbiamo dirlo – anche un
limite di ordine culturale che c’è stato nel corso degli anni anzi, se volete, un
difetto umano che si è manifestato nel corso degli anni che, rispetto a questa
condizione di rischio, ha visto un intervento da parte dell’uomo che spesso lo
ha aggravato, diciamolo chiaramente, perché da qui dobbiamo partire.
Questo
dato non lo richiamo solo per la circostanza, ma bensì perché è un dato
fondamentale e credo che bisogna partire da qui per operare le correzioni
necessarie che chiamano in causa sia le politiche pubbliche sia l’agire privato.
La politica
può dare un contributo importante per operare questa correzione, altrimenti non
si andrà da nessuna parte perché si rischia solo di tessere la tela di Penelope.
Questo
implica anche scelte coraggiose, e non nel senso di chissà quale coraggio, ma nel
senso di andare anche contro corrente e di dire, per esempio, che in un fiume
non si costruisce, di dire al cittadino che non è consentito fare tutto.
Questo
è un problema importantissimo che va al di là di schieramenti, magliette,
coloriture e cose di questo tipo perché, purtroppo, qui c’è stato un limite, un
difetto culturale che ha avuto anche implicazioni politiche e, spesso, la
rincorsa al consenso ha determinato guasti e ferite profonde, anche in questa
terra.
Proprio
tenendo conto delle condizioni di questa Regione e avendo ben presente che non
c’è ipotesi di sviluppo sostenibile che non sia un castello di sabbia, che
abbiamo messo in campo l’assunzione di politiche che partano da qui.
Il
vicepresidente Russo prima ha fatto una relazione che non è un libro dei sogni
o teoria, ma ha rappresentato quello che è l’impianto sul quale si sta cercando
di lavorare e che muove partendo da questa condizione, ovvero dal fatto che
questa terra è dissestata dal punto di vista idrogeologico e, quindi, è
necessario che si affronti il problema della sistemazione e della difesa del
suolo.
Abbiamo
messo in campo un progetto nel Patto per la Calabria che ha destinato risorse
importanti in questa direzione, anche nella Programmazione comunitaria.
Abbiamo
un volume di risorse importanti che ancora sono insufficienti, intendiamoci, ma
certamente importanti.
Tra Patto
per la Calabria e Por, siamo intorno a 400 milioni di euro, per la sistemazione
idrogeologica e la difesa del suolo e, naturalmente, si tratta di correlare
anche altri strumenti in questa direzione.
Per
esempio, prima il consigliere Pedà ricordava gli interventi di Calabria verde
in alcune aste pluviali.
Noi stiamo spingendo in questa direzione perché
combinare gli interventi e rendere più efficace e meglio rispondente l’utilizzazione
delle risorse a un progetto di sistemazione del territorio, è di fondamentale
importanza.
Sul rischio sismico, come ha ricordato
prima il vicepresidente Russo, abbiamo messo in campo un progetto importante
che interessa 534 edifici scolastici, alcuni sono già cantierizzati,
altri sono in corso o in prossimità di gara, altri in fase di progettazione.
Abbiamo fatto una scelta.
Sono in gran parte risorse della Regione
quelle che abbiamo impiegato per questo obiettivo.
Credo che anche qui ci sia la necessità di
invertire la rotta, soprattutto sul piano nazionale.
Abbiamo risorse insufficienti, anche perché,
in generale, nel corso dei decenni abbiamo avuto una politica che non si è
misurata completamente con questi problemi, a partire dalla manutenzione del
territorio e delle opere, come è stato ricordato prima.
Se una infrastruttura, o anche una civile
abitazione, realizzata nel corso degli anni ‘50 o ‘60, è stata abbandonata a se stessa, prima o poi arriva al collasso.
Pertanto, è di fondamentale importanza
recuperare la cultura della manutenzione del suolo, delle opere e delle
infrastrutture, soprattutto se si considera che, quando quella infrastruttura
arriverà al collasso o un territorio sarà travolto, il conto sarà molto più
alto rispetto a una politica di manutenzione.
Quanto è costata – nel corso degli anni e
di volta in volta, a valle delle alluvioni e dei sismi – questa mancanza di
cultura della manutenzione del territorio e delle opere?
È in questo senso che abbiamo lavorato.
Anche rispetto al privato, vorrei
ricordare la legge antisismica su cui ancora si sta discutendo.
Quante pressioni ci sono state rispetto
alla Piattaforma che prevede un adeguamento dell’edificabilità perché, in caso
di sisma, anche il patrimonio privato possa reggere e quindi possa essere messo
in sicurezza?
Quante pressioni ci sono state?
Magari, reclamando il fatto che l’edilizia
è bloccata per poter così procedere con maggiore speditezza, tra virgolette,
magari bypassando le norme e quella
che è la necessità di avanzare progetti.
Quando parlo di privato parlo anche di
questo, anzi, mi riferisco proprio a questo.
C’è un altro problema, che è quello delle
professioni che devono essere richiamate e uno di carattere più generale su cui
bisogna agire.
Il messaggio che arriva da questo Consiglio
regionale è sicuramente molto importante in tal senso.
Credo che, se questo è il quadro, dobbiamo
assumere con più determinazione e convinzione il percorso che abbiamo
intrapreso.
Il progetto “Calabria sicura” è la
premessa per costruire ogni possibile ipotesi di sviluppo di questa Regione e,
rispetto a questo, naturalmente ci sono delle specificità.
Per il problema delle infrastrutture, che
è stato evidenziato dal crollo del ponte del Ponte a Genova, ho scritto
nuovamente una lettera per porre all’attenzione del Governo e del ministro Toninelli il problema richiamato prima dal vicepresidente Russo
e che, in questi anni, abbiamo posto e riproposto anche nelle scelte che
abbiamo compiuto nella programmazione delle risorse, per quanto riguarda le
strutture sia viarie sia ferroviarie – non è un caso che stiamo investendo
anche in questa direzione con risorse consistenti – e, naturalmente, l’abbiamo
riproposto anche adesso, ma qui c’è il problema delle verifiche, del
monitoraggio degli interventi e anche della manutenzione delle grandi
infrastrutture statali e c’è anche il problema delle infrastrutture di
connessione sul territorio, penso a tutto il patrimonio della viabilità delle Province.
Io sono stato Presidente della Provincia e
sono stato tra gli oppositori – lo ricordava prima il consigliere Greco – alla
scelta di depotenziare le Province con un Ministro che era del mio partito. Non
stiamo parlando di chissà che, perché sono cose sulle quali non ci sono
problemi di appartenenza; nella mia vita ho sempre avuto come bussola prima di
tutto il merito delle questioni poi, naturalmente, al merito ho collegato anche
altro, non è che ci si spoglia. Ho fatto una polemica durissima contro quella
scelta, lo ricorderà certamente il consigliere Gallo che all’epoca era sindaco.
Oggi ci troviamo in presenza di una
situazione nella quale le Province ritornano ad avere questo tipo di competenza,
ma senza un euro per poter fare la manutenzione molto ordinaria delle strade.
Abbiamo Province come quella di Vibo – al
danno si aggiunge la beffa – che è in dissesto, così come la provincia di
Crotone, dove non hanno un euro per realizzare la manutenzione ordinaria delle
strade.
Qualche giorno fa sono stato con il
consigliere Mirabello a Nicotera, dove si è verificata una bomba d’acqua che è
stata la causa di una frana nella quale sei palazzine hanno rischiato finire
sotto a causa della mancanza di manutenzione come la raccolta delle acque, i
tombini, tutte cose che potrebbero sembrare banali ma che non lo sono affatto.
Si tratta di un patrimonio enorme di
viabilità abbandonato a se stesso e nell’incuria più
totale.
Ho posto questo problema in sede di
Conferenza Stato-Regioni, chiedendo un finanziamento straordinario affinché le
Province siano messe nelle condizioni di poter far fronte a questa situazione
attraverso la cura del territorio.
Quando parliamo di “Calabria sicura”, non
parliamo di cose astratte o di slogan, ma di fatti concreti che si articolano
nelle diverse manifestazioni e nei diversi segmenti e settori che interessano
il territorio e anche dei fatti di Genova – parliamoci chiaramente – che hanno
riproposto questo tema su cui, ancora, non vedo scelte conseguenti rispetto alla
drammaticità di questo tema.
Si sta discutendo intorno ad ipotesi
concentrate su quella realtà, ma non al tema che Genova ha riproposto in
termini generali, ovvero la necessità di un programma straordinaria per la
messa in sicurezza del sistema infrastrutturale di questo Paese.
Mi auguro che con la Legge di stabilità
che, tra qualche settimana, dovrà vedere la luce, queste scelte e questi
problemi siano concretamente affrontati. Lo vedremo!
Per questo lavoriamo, insistiamo e poi
vedremo.
Credo che, partendo da qui, dobbiamo
costruire strumenti e programmi che possano rispondere a questa strategia e a
queste esigenze.
Il mese di agosto è stato drammatico:
Bologna, Genova e anche il Raganello.
Anche qui, ritengo che nella valutazione
si debba essere il più possibile oggettivi e anche evitare di farsi travolgere
dalle vulgate mediatiche, spesso cariche anche del mero interesse di fare lo scoop del momento, eccetera eccetera ...
Dobbiamo farlo perché credo che si richiede responsabilità
nella valutazione delle situazioni.
Ho avuto modo di dirlo anche a Civita, in occasione di
quelle drammatiche giornate – me lo ha ricordato prima il consigliere Gallo.
Non si può scaricare la responsabilità sui sindaci, né si
può essere profeti postumi per ciò che non andava bene dopo che succedono i
fatti. Perché dico questo?
Perché chi ha una responsabilità di Governo o una
responsabilità a qualsiasi livello se diventa profeta postumo ha la responsabilità
morale di non averla affrontata prima quella situazione! Di non averla
affrontata prima quella situazione!
Siamo in un Paese nel quale l’escursionismo, che è
diventato un filone non di poco conto, ma anche per quanto riguarda le attività
turistiche e l’economia di alcuni territori, è diventato anche un fattore che
trasforma la gioia dell’escursione in dramma.
Ogni anno sulle Alpi ci sono decine di morti – l’ho
ricordato al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio quando è
stato qui.
C’è un’attività che richiede con urgenza una regolazione nazionale
per la dimensione che ha assunto, che richiede una riflessione perché sia regolata
anche a livello nazionale, senza scaricare responsabilità sui sindaci che sono sul
territorio.
L’escursionismo è diventato un fattore economico, come lo è
stato a Civita, e non può essere soppresso, rimosso. Non possiamo mettere i
divieti.
È chiaro no? Non è possibile.
Sarebbe sciocco pensare diversamente ma l’attività
escursionistica deve essere regolata anche a livello nazionale, e non lo è
ancora, perché la vicenda delle Gole del Raganello è stata un fatto
straordinario.
Gli anziani che quel giorno erano lì, in Piazza, ci hanno
raccontato che mai, a loro memoria, si era verificato un evento di questo tipo!
Era lì l’assessore Musmanno, è stato sul posto sin dall’inizio, perché ero
fuori, l’ho chiamato, è andato e si è piazzato lì da primo momento perché così
era giusto in quel momento.
Anzi, il povero sindaco di Civita, dico povero, perché su
di lui si è poi concentrata una polemica assurda, praticamente ha detto “noi
eravamo qui, tranquilli, e non c’era una goccia d’acqua, mentre sopra si è
scaricata una bomba d’acqua che ha determinato quello che è successo”.
Perché voglio ricordare questo? Perché al di là dell’allarme
giallo, dell’allarme rosso, è stato in quella dimensione un evento
straordinario ed imprevedibile.
Quello che oggi si cerca di fare è non scaricare le colpe,
lo voglio dire a tutti: stiamo attenti ad utilizzare gli argomenti, o anzi, ad
utilizzare i suggeritori di argomenti! I suggeritori interessati di argomenti!
Stiamo attenti perché anche questa vicenda dei pluviometri,
ora che è in corso la gara per adeguare il sistema pluviometrico sul territorio
stranamente si scopre il problema dei pluviometri, ma per anni e anni, per
decenni, questo problema non è stato affrontato!
Stiamo attenti! Perché dico questo? Perché chiaramente le
vicende occorse qui o in altri posti, a Livorno l’anno scorso o in Emilia
Romagna l’altra volta o in Abruzzo, devono essere oggetto di riflessione per adeguare
un sistema di sicurezza ma i profeti postumi non possono dettare la discussione
o indicare il capro espiatorio perché questa cosa qui non va bene.
Non l’accetto questa impostazione!
Non faccio questo ragionamento per cercare giustificazioni,
perché per quanto mi riguarda non devo giustificare niente, ma perché oggettivamente
non va bene che un sindaco, tra l’altro, di un piccolo Comune, o una qualsiasi
altra figura istituzionale, venga utilizzata per dire “ecco, abbiamo trovato il
capro espiatorio!”.
Questa è la strada più sballata che ci possa essere per
affrontare i problemi.
C’è invece un problema che va affrontato.
Sono d’accordo con quanto detto dal consigliere Gallo e
partendo da questo evento sul Pollino, in cui si svolgono le attività
escursionistiche, non solo nelle Gole del Raganello, anche per quanto riguarda
il rafting e le altre attività
escursionistiche, c’è bisogno di mettere tutto al centro di una riflessione
perché si costruisca un progetto di sicurezza dell’escursionismo, che deve
vedere e anche avere un intervento nazionale.
Siamo nel più grande Parco nazionale d’Europa, non è che
siamo in un’area limitata di riserva, importante ma limitata.
Siamo nel più grande Parco d’Europa, appunto il Parco del
Pollino. Ho avuto modo di risentire il Ministro dell’Ambiente proprio nei
giorni scorsi, la settimana scorsa, 4-5 giorni fa e di riproporgli questo
problema perché si possa impostare una discussione di merito su questo e aprire
un Tavolo, al quale presentare proposte, naturalmente coinvolgendo il
territorio, tenendo dentro il territorio, perché abbiamo la necessità di far
esprimere pienamente anche quelle che sono le risorse del territorio in un
progetto di sicurezza.
Chiaramente in una strategia di questo tipo bisogna
affrontare anche i problemi dell’emergenza.
La Protezione Civile non è il problema sul quale concentrarsi;
è un pilastro, è una gamba.
La prima gamba deve essere quella della politica sul
territorio e della prevenzione sul territorio, della messa in sicurezza del
territorio.
Fatemi dire sulla Protezione Civile. Il responsabile della Protezione
Civile, non il responsabile politico, ma il responsabile legale per la Regione,
l’ha ricordato prima il consigliere Tallini, è il Presidente della Regione,
così come il responsabile legale per il Comune è il sindaco.
Quindi, l’esposizione in termini di responsabilità della Protezione
Civile è del Presidente della Regione, non è del dirigente, per capirci, o di chi
c’era prima del dirigente, chiaro?
Il Presidente della Regione nomina il dirigente della Protezione
Civile e lo nomina – voglio affrontare questo primo aspetto in modo
che sgombriamo subito il campo – nel rispetto delle procedure, delle norme.
Che cosa prevedono le norme? Prevedono una procedura
semplicissima: che si pubblichi prima un avviso interno alla Regione e, qualora
da quell’avviso si ravvisi che i candidati, quelli che hanno presentato domanda,
non rispondono, non perché siano incapaci o perché non hanno i titoli di studio,
a quello che è il progetto, l’idea di Protezione Civile che il Presidente della
Regione ha in testa, il Presidente verifica e dice “non vanno bene”.
Se ci sono dirigenti che invece rispondono a questo disegno,
ne individua uno e lo nomina con decreto Responsabile della Protezione Civile.
Qualora questo non sia possibile perché ritiene che non ce
ne siano rispondenti a questo incarico, si procede con un avviso pubblico e si
ripete lo stesso percorso.
Vengono valutati i curricula
dei partecipanti e il Presidente della Regione, che è il capo della Protezione
Civile, affronta il problema. Punto.
Tutta questa chiacchera sulla mia valutazione e i miei
giudizi sul dirigente della Protezione Civile Tansi, e adesso vengo ai miei
giudizi sulla Protezione Civile, e la precostituzione
… Tutta chiacchiera! Quella è.
Tant’è che il consigliere Tallini su questo percorso ha
ricordato una sua vicenda giudiziaria da cui è stato assolto pienamente, in primo
e in secondo grado. Mi sbaglio o è la verità? Ecco.
Consigliere Tallini, parto dalla sua vicenda per dire che
la mia non è una tesi soggettiva ma che è così.
E’ così! Perfetto. Chiarito questo,
permettetemi di dire sulla Protezione Civile.
Nessuno può negare che in questi tre anni la Protezione
Civile ha fatto un “salto di qualità”, percepito anche dai cittadini, oltre che
dal territorio, dai sindaci, eccetera, eccetera.
Questo è anche per merito di Tansi. Permettetemi di
spezzare una lancia a suo favore.
La Protezione Civile non solo ha fatto un salto di qualità sul
piano della rispondenza e del rapporto con il territorio, ma si è messa su un
binario, parlo in generale perché non voglio giudicare nessuno, di grande
trasparenza e di parsimonia nella utilizzazione degli strumenti e delle
risorse.
Tansi vuole candidarsi, non vuole candidarsi, poiché qui è
stato detto “Grillini, non Grillini” a me non interessa questo. Tansi pensa. La
risposta a questo deve darla lui, non io.
Io ho fatto la scelta di un tecnico, che ho conosciuto
quando ero Presidente della Provincia, che ho avuto come collaboratore, un
tecnico, un ricercatore del CNR che ho avuto quando ero collaboratore alla
Provincia e naturalmente, sulla base di quella conoscenza di quegli anni, che
mi hanno permesso di apprezzarne le qualità.
Ho chiamato Tansi a dirigere la Protezione Civile
regionale.
Nel corso di questo periodo la Protezione Civile calabrese
ha fatto un salto di qualità. Giudizio, non solo di Oliverio, che potrebbe
essere di parte, perché Oliverio ha assunto la responsabilità, e quindi, che volete?!,
Oliverio può dare un giudizio diverso!, ma giudizio di
tre dirigenti della Protezione Civile nazionale, perché in questi tre anni come
responsabile della Protezione Civile c’è stato il dottore Gabrielli, c’è stato
il dottor Curcio e c’è adesso il dottor Borrelli.
Il giorno in cui mi sono insediato, il 10 dicembre del
2014, dopo tre ore, mi è arrivata una telefonata nel pomeriggio, tra le altre,
dell’allora responsabile della Protezione Civile, il dottore Gabrielli.
Mi ha dato gli auguri e mi ha detto “Presidente, non è una
Regione semplice, lei la conosce meglio di me! La cosa che le chiedo: metta
mano subito alla Protezione Civile! Vediamoci prima di Natale!”.
Era il 10 dicembre. “Prima di Natale, vorrei vederla. Se
non ha tempo per gli impegni che gravano sulle sue spalle, come Presidente
della Regione, vengo io a trovarla”.
Testuali parole di Gabrielli.
Siamo in pubblico, quindi non potrei dire cose non
rispondenti alla verità. Sono andato io a Roma e Gabrielli mi ha detto
“mettiamo subito mano alla Protezione Civile”.
Per dirvi che quando parlo di salto di qualità parlo
seriamente di una condizione esposta. Abbiamo avviato questo percorso, dopo
Gabrielli è arrivato Curcio; dopo Curcio è arrivato Borrelli.
L’altro giorno, domenica, abbiamo fatto una mediazione con
il volontariato a Lamezia Terme, con oltre mille volontari a Lamezia Terme, e
Curcio ha dato atto che la Protezione Civile in Calabria ha cambiato registro.
Detto questo, ogni persona ha i suoi pregi e i suoi
difetti.
Non sto idolatrando Tansi, per capirci. Sto dicendo che ha
avuto il merito di portare questo contributo, che si coglie, si avverte sul
territorio, per costruire e riorganizzare la Protezione Civile ma Tansi ha
anche i suoi difetti, cosa che non ho mai negato.
Non gli ho mai risparmiato le critiche. Perché Tansi fa
troppo, come dire?, uso della vetrina mediatica che
gli ho consigliato, e gli consiglio, anche da questo Tavolo, perché ancora è il
responsabile, di utilizzare con più parsimonia.
Ha il suo carattere, però il carattere di Tansi non può
essere utilizzato per dare giudizi liquidatori sulla Protezione Civile.
Non è così. Non lo accetto perché se avessi avuto
perplessità e dubbi non avrei esitato da questo punto di vista, così come gli
ho dato un incarico con un decreto, a fare un decreto di revoca, a cacciargli
la funzione.
Che poi ci sono problemi di altra natura che si esprimono,
anche qui, in scoperte postume, difetti di Tansi che magari hanno tracimato
rispetto ad alcune funzioni specifiche della Protezione Civile, al punto magari
da mettere in discussione altro.
Vedo che ora, anche sulla rete, c’è una competizione, una
corsa per cercare di demolire Tansi. Coloro i quali fino a qualche mese fa,
fino a febbraio-marzo, erano i paladini, i difensori, anzi i tutori di Tansi, consigliere
Tallini, ora sono diventati gli accusatori.
Allora, siccome dobbiamo mantenere un equilibrio, perché
chi ha la responsabilità deve avere equilibrio e a me interessa
l’organizzazione della Protezione Civile, nel percorso che è stato fatto è
stato impresso un notevole passo in avanti.
Per esempio, i Comuni che avevano i Piani d’emergenza erano
il 53 per cento, ora sono il 93 per cento. Anche sulla innovazione abbiamo
fatto notevoli passi in avanti e ulteriori passi dovremo fare. Le procedure di
gara per quanto riguarda il sistema pluviometrico, il sistema di allerta in
corso, che non è che sono riconducibili solo a Tansi, perché c’è l’Arpacal, ci
sono altre strutture.
Sul sistema pluviometrico regionale c’è una responsabilità
con un responsabile. Stiamo mandando avanti il percorso di riorganizzazione e
di innovazione che fa della Protezione Civile regionale non la “Cenerentola”,
come era in passato, ma un punto di riferimento a livello più generale e
nazionale. Perché abbiamo bisogno di avere un’attenzione grande sul primo
pilastro.
Stiamo lavorando, come ricordava il vicepresidente Russo,
su quello della messa in sicurezza e della prevenzione e, altresì, dobbiamo
avere attenzione sulla parte relativa alla Protezione Civile regionale.
Abbiamo anche fatto notevoli passi in avanti per quanto
riguarda l’interazione di diversi strumenti e approvato qui una legge che
consente l’utilizzazione di Calabria Verde, in caso di necessità ed urgenza,
con gli uomini, le risorse e i mezzi da parte della Protezione Civile.
Dobbiamo fare ulteriori passi in avanti, anche per quanto
riguarda altri aspetti: gli aspetti sanitari, che ricordava prima il
consigliere Parente che ringrazio per aver affrontato questo aspetto specifico,
questa importante problematica.
Anche per quanto riguarda gli ospedali è stato ricordato,
adesso non ricordo con quale intervento, che purtroppo nel 2011 si è svolta,
con vicissitudini, una gara per le imprese.
Stiamo cercando di tirarla fuori per evitare di affossare l’investimento
e l’opera, nel senso che, praticamente, stiamo cercando di salvare l’investimento
e mi auguro di riuscirci. Siamo lì per lì per riuscirci, perché l’impresa che è
in procedura fallimentare, in fase di amministrazione controllata, ha avviato
una procedura di cessione.
Sono procedure in atto, ma nello stesso tempo stiamo
incalzando perché il commissario della Tecnis, che è persona squisita, il
professor Ruberto, venendo incontro alle nostre sollecitazioni ha avviato i
lavori sull’ospedale di Sibari.
Sono in corso altri lavori: l’altro giorno sono stato
proprio a fare un sopralluogo, e sta concludendo la parte relativa alla
progettazione, relativa a Gioia Tauro.
Cioè questa situazione l’abbiamo trovata; non è che è una
situazione per cui chi c’era prima di me ha la responsabilità. Perché chi c’era
prima di me che poteva sapere che si sarebbe determinata così questa condizione
per quanto riguarda una grande impresa?!
Tra l’altro, non è che è un’impresuccia!
Quindi stiamo lavorando, anche su questi aspetti sanitari;
è fondamentale mettere il tutto a sistema, per quanto riguarda questo progetto
“Calabria sicura”.
Questo è. La discussione di oggi è stata importante, sono
pervenuti diversi spunti che devono essere oggetto di approfondimento da parte
di questo Consiglio regionale per rafforzare le azioni in alcune direzioni, per
definire strumenti in altre direzioni e per fare in modo che questo che è il
cuore del problema, quello della sicurezza, possa essere assunto come tema centrale
in tutte le politiche che la Regione è chiamata a portare avanti, per l’utilizzazione
delle risorse attraverso i programmi di settore.
D’altronde anche la programmazione settoriale che abbiamo
definito, dal Piano dei trasporti all’adeguamento della legge urbanistica, a
tutti gli altri strumenti, non sono che tasselli di questo disegno più ampio.
Tanti sono i problemi che ancora sono aperti ma credo che questa sia la strada
giusta e su questa strada bisogna andare avanti.
Grazie. Avendo esauriti punto all’ordine del giorno, la
seduta è tolta.
La seduta termina
alle 18,12
Ha chiesto
congedo: Bova, Esposito, Rizzo.
(È concesso)
Sono state
presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della
Giunta regionale:
“Modifiche della legge regionale 31 dicembre 2015, n. 37 – (deliberazione
G.R. n. 321 del 30.7.2018)” (PL n. 359/10^)
È stata
assegnata alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente - ed alla seconda Commissione - Bilancio
programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e
relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
“Riconoscimento
della legittimità dei debiti fuori bilancio di cui alla lettera a) comma 1,
dell’articolo 73 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 e s.m.i. – (deliberazione G.R. n. 355 del 10.8.2018” (PL n°
361/10^)
È stata
assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
“Interventi
regionali per il sistema del cinema e dell’audiovisivo in Calabria –
(deliberazione G.R. n. 352 del 10.8.2018)” (PL n° 362/10^)
È stata
assegnata alla terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e
formative - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state
presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei
consiglieri regionali:
Neri – “Riconoscimento della legittimità di tre debiti fuori bilancio del
Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 73, comma 1, lett.
a) e lett. e) del decreto legislativo 23 giugno 2011,
n. 118, come modificato ed integrato dal decreto legislativo 10 agosto 2014, n.
126” (PL n° 360/10^)
È stata
assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
Greco – “Norme
in materia di turismo ecosostenibile in mobilità lenta” (PL n° 363/10^)
È stata
assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
Greco, Giudiceandrea – “Modifica della legge 66 del dicembre 2012
di armonizzazione alle integrazioni legge 5 del 2016” (PL n° 364/10^)
È stata
assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state
presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo
di iniziativa della Giunta regionale:
“Documento di
Economia e Finanza della Regione Calabria (DEFR) per gli anni 2019-2021 (Art.
36 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118) – (deliberazione G.R. n. 277
del 28.6.2018)” (PPA n° 223/10^)
È stata
assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero, alla
prima - Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale, alla
terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative, alla
quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione
dell’ambiente - e alla quinta – Riforme – ai sensi dell’art. 108 del
Regolamento interno C.R., alla Commissione Speciale di Vigilanza ai sensi
dell’art. 34, comma 3, lett. b) e al CAL per il
parere di cui all’art. 126 del Regolamento interno C.R.
(Così resta stabilito)
“Piano Assetto
Naturalistico (PAN) – Statuto delle Riserve Naturali del Lago di Tarsia e della
Foce del Crati - Presa atto – (deliberazione G.R. 379 del 10.8.2018)” (PPA n°
224/10^)
È stata
assegnata alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente - per il parere.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente
Commissione consiliare la deliberazione n. 386 del 29 agosto 2018, recante:
'L.R. 18 maggio 2017, n. 19. “Norme per la programmazione e lo sviluppo
dell’attività teatrale'. Approvazione Proposta Piano triennale degli interventi
2018-2020”
(PARERE N. 40/10^)
È stata
assegnata alla terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e
formative - per il parere.
(Così resta stabilito)
Con verbale del 31 luglio 2018, acquisito al protocollo generale n. 34508
dell’1 agosto 2018, il Gruppo consiliare 'Moderati per la Calabria' ha nominato
quale propria Presidente il consigliere regionale Antonio Scalzo.
In data 3 agosto
2018, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate
leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate telematicamente sul
Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 83 del 6 agosto 2018:
1. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 23, recante: 'Modifica alla l.r. 66/2012, recante: 'Istituzione dell’Azienda regionale
per lo sviluppo dell’agricoltura e disposizioni in materia di sviluppo
dell’agricoltura', di armonizzazione alle modifiche apportate dalla l.r. 5/2016”;
2. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 24, recante: 'Accesso al commercio
su aree pubbliche in forma itinerante mediante SCIA. Modifiche alla l.r. 18/1999';
3. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 25, recante: 'Norme in materia di
tutela delle prestazioni professionali per attività espletate per conto dei
committenti privati e di contrasto all’evasione fiscale';
4. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 26, recante: 'Modifiche
all’articolo 29 della legge regionale 26 novembre 2003, n. 23 (Realizzazione
del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria in
attuazione della legge n.328/2000)';
5. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 27, recante: 'Promozione
dell’attività di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari per
contrastare la povertà e il disagio sociale';
6. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 28, recante: 'Disposizioni per il
riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi e istituzione del
Registro regionale';
7. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 29, recante: 'Modifica alla legge
regionale 11 agosto 2014, n. 14 «Riordino del servizio di gestione dei rifiuti
urbani in Calabria»';
8. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 30, recante: 'Disposizioni in
materia di ordinamento e di organizzazione amministrativa regionale';
9. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 31, recante: 'Modifiche
all’articolo 5 della legge regionale 12 dicembre 2008, n. 40 (Collegato al
bilancio 2008)';
10. Legge
regionale 3 agosto 2018, n. 32, recante: 'Esercizio della navigazione nel
Canale degli Stombi sito nel comune di Cassano allo
Ionio'.
In data 7 agosto
2018, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate
leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate telematicamente sul
Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 85 del 7 agosto 2018:
1. Legge regionale 7 agosto 2018, n. 33, recante: 'Riconoscimento della
legittimità dei debiti fuori bilancio di cui all’articolo 73, comma 1, lettera
a), del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118';
2. Legge regionale 7 agosto 2018, n. 34, recante: 'Norme sulla
classificazione delle strutture ricettive extralberghiere'.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha impugnato, presso la Corte
Costituzionale, gli articoli 1, comma 4, 2, comma 1, lettera c), 7, comma 5, 9,
comma 1, 10, commi 1 e 2, 14, comma 1, 18, comma 6, 22, comma 1, 23, commi da 1
a 6, 26, 27, 28, 29 e 30 della legge regionale 18 giugno 2018, n. 22, avente ad
oggetto 'Disposizioni in materia funeraria e di polizia mortuaria'.
In data 2 agosto
2018, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato
regolamento regionale e che lo stesso è stato pubblicato telematicamente sul
Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 82 del 3 agosto 2018:
Regolamento
regionale n. 12 del 2 agosto 2018, concernente: 'Modifiche al regolamento
regionale 10 agosto 2017, n. 14 e s.m.i. (Regolamento
per la disciplina delle strutture ausiliarie)'
In data 3
settembre 2018, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto
indicato regolamento regionale e che lo stesso è stato pubblicato
telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 91 del 5
settembre 2018:
Regolamento
regionale n. 13 del 3 settembre 2018, concernente: 'Approvazione Regolamento –
Modifiche al regolamento regionale n. 16 del 24 dicembre 2015, approvato con
DGR n. 541 del 16.12.2015, recante ad oggetto (Regolamento di organizzazione
delle strutture della Giunta regionale) così come successivamente modificato ed
integrato con regolamento regionale n. 4 del 2 marzo 2016, approvato con DGR n.
51/2016, con regolamento regionale n. 4 del 21 marzo 2017, approvato con DGR n.
26/2017, con regolamento regionale n. 10 del 9 maggio 2017, approvato con DGR
n. 179/2017 – con regolamento regionale n. 17 del 12 ottobre 2017, approvato
con DGR n. 453/2017 - regolamento n. 21 del 18 dicembre 2017, approvato con DGR
n. 468/2017, con regolamento regionale n. 4, approvato con DGR n. 45/2018, con
regolamento regionale n. 8 del 3 maggio 2018, approvato con DGR n. 135/2018,
con regolamento n. 10/2018, approvato con DGR n. 21/2018 e con regolamento n.
11/2018, approvato con DGR n. 312/218'.
La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione
al bilancio di previsione finanziario 2018-2020:
Deliberazione Giunta regionale n. 326 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 327 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 328 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 329 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 330 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 331 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 332 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 333 del 30.7.2018;
Deliberazione Giunta regionale n. 334 del 30.7.2018.
Orsomarso - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
i lavoratori dì cui alla L.R. 1/2014, in
particolare di cui alla L.R. 28/2008, attualmente alle dipendenze di Azienda
Calabria Lavoro, sono in attesa di vedersi riconosciuto ili diritto alla
stabilizzazione dopo quasi vent'anni di precariato e 36 mesi di lavoro a tempo
determinato;
da un recente incontro, svoltosi con i
lavoratori dì cui sopra alla presenza dell'Assessore Regionale al Personale, è
emerso che il Dipartimento avrebbe chiesto un parere al Dipartimento per la
Funzione Pubblica, per la stabilizzazione di sole 190 unità su 287;
è
invece necessario e giusto riconoscere all'intero bacino ex L.R. 28/2008 il
diritto alla stabilizzazione -:
se
è intenzione del Governo regionale riconoscere il diritto alla stabilizzazione
e all'inserimento nei ruoli regionali a tutti lavoratori ricompresi nel bacino
della cd. "ex legge 28", composto da 287 unità e, in caso
affermativo, quali siano i tempi per la effettiva stabilizzazione.
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
ad
agosto 2016 il sottoscritto interrogava il Presidente della Giunta regionale in
ordine al Piano di prevenzione del rischio sismico in Calabria, al fine di
sapere quali intendimenti ed azioni intendesse assumere per fronteggiare una
situazione di rischio per i calabresi oltre che per avviare adeguate e mirate
campagne di sensibilizzazione e di informazione per tutta la cittadinanza e al
fine di conoscere altresì i criteri di priorità nella gestione delle risorse
per la prevenzione del rischio sismico regionale;
era
pervenuta risposta scritta a settembre 2016, nella quale venivano indicati gli
strumenti predisposti dalla Regione Calabria, finalizzati alla prevenzione del
rischio, tra quali, gli studi di Microzonazione
sismica, che avevano l'obiettivo di una valutazione della pericolosità sismica
locale attraverso l'individuazione di zone del territorio caratterizzate da
comportamento sismico omogeneo e d'intesa con la Protezione Civile regionale,
il Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici e Mobilità, aveva avviato un
aggiornamento del "Rapporto Barberi" redatto nel 1996 in modo da
avere un quadro aggiornato degli edifici strategici e del loro grado di
vulnerabilità per poter imporre una programmazione;
considerato
che: in ordine alla sicurezza delle scuole, in Calabria risultano censiti 2.408
edifici scolastici, ma soltanto 832 gli edifici sono in possesso del
certificato di collaudo statico e solamente 382 hanno ottenuto il certificato
di agibilità;
nel
comprensorio reggino, sono 246 gli edifici scolastici su 426 scuole a risultare
ubicate in zone ad alto rischio sismico, senza un collaudo statico- dinamico;
ritenuto
che: tale situazione pregiudica la sicurezza degli edifici scolastici, nonché
la tutela della salute degli studenti -:
quale
sia lo stato dell'arte e quali azioni si intendono esperire al fine di fronteggiare
una situazione che si rappresenta ad alto rischio.
Greco - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
in
data 21 agosto 2018 sul quotidiano di informazione elettronico "La
Lince", a firma di Francesca LAGATTA, è apparso un articolo, riguardante
l'oggetto della presente, all'interno del quale venivano riportate informazioni
circa un perpetrato scempio ambientale - da parte di dipendenti afferenti al
Consorzio di bonifica integrale dei bacini del Tirreno Cosentino di Scalea - ai
danni di un cantiere del Consorzio insistente nel Comune di Grisolia (CS) nella
zona "Rinazzo". In particolare il
riferimento è relativo al taglio indiscriminato di alberi di alto fusto senza
alcun motivo che giustificasse l'evento occorso, aggravando il problema,
tragicamente attuale, del dissesto idrogeologico;
a seguito di tale episodio sono state scritte (e protocollate all'Ente
consortile) numerose pagine fino al posizionamento di un fascicolo in procura a
seguito di formale denuncia effettuata dall'allora commissario consortile -
Dott. Domenico MACRI';
considerato
che: un tale episodio è di una gravità inaudita alla luce dell'importanza che
gli alberi rivestono nella vita dell'essere umano;
l'ambiente
va salvaguardato a tutti i livelli di dettaglio e soprattutto da chi è pagato
per tutelare il patrimonio ambientale;
l'ambiente
va salvaguardato e tutelato, soprattutto da chi è preposto a tali propositi;
per
tale scempio l'Ente ha utilizzato gli Operai Forestali ai quali ha autorizzato il
prelievo del materiale boschivo estratto;
gli
Operai Forestali sono retribuiti con fondi regionali e statali, per cui gli
Enti utilizzatori devono agire nel rispetto dei Piani Attuativi approvati dalla
Regione -:
quali
adempimenti intende intraprendere per definire le eventuali responsabilità
dello scempio perpetrato ai danni dell'ambiente con il taglio considerevole di
alberi per come riportato in premessa;
se
non ritiene il caso - atteso che la Forestazione fa parte di un contesto
Regionale ed appoggiato al Consorzio - di costituirsi parte civile in un
eventuale procedimento aperto a carico dei responsabili.
Guccione - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
lunedì
20 agosto l’ondata di piena del torrente Raganell0 a Civita ha provocato la
morte di dieci persone, sorprendendo un gruppo di oltre 40 escursionisti che
stavano visitando le Gole;
nell'esprimere
il cordoglio per le vittime di questa tragedia la Regione Calabria deve avere
l'obbligo di accertare il corretto funzionamento del sistema di allerta meteo
della Protezione civile regionale;
occorre
avere fiducia nel lavoro della magistratura nell’accertare la verità su quanto
accaduto e nell’accertare eventuali inefficienze e omissioni;
chiediamo
se risulta vero che: il Sistema di allertamento Meteo-idrogeologico ed
idraulico in Calabria, basato sulla nuova Direttiva, si compone di due
specifiche fasi: quella previsionale, che si concretizza nell'invio quotidiano
del bollettino meteo che in caso di previsioni avverse assume la valenza di
avviso di criticità;
e
quella di monitoraggio degli eventi in corso, che si attua attraverso la
registrazione in tempo reale dei dati di pioggia nelle circa 150 stazioni
pluviometriche sparse sul territorio regionale;
questo
nuovo Sistema di allertamento Meteo-idrogeologico ed idraulico, specificato nel
punto precedente, risulta in parte inattuato, soprattutto in riferimento alla
seconda fase di monitoraggio. Inoltre, chiediamo se risulta vero che,
nonostante uno specifico finanziamento, non siano state aumentate le stazioni
pluviometriche sul territorio calabrese, necessarie a una previsione e
monitoraggio di dettaglio meteo;
con
la seconda fase di monitoraggio degli eventi in corso scatta l'obbligo a tatti
i livelli istituzionali di adeguare il proprio impegno operativo, intensificare
il flusso di informazioni, avviare opportuni monitoraggi nei punti critici;
nel
giorno specifico della tragedia di Civita il sistema non funzionasse come
previsto dalla nuova Direttiva e se nell'area delle Gole del Raganelle le
stazioni pluviometriche non hanno registrato significativi flussi di pioggia.
Chiediamo nello specifico: se nel giorno della tragedia dì Civita il Sistema dì
allertamento meteo previsto dalla direttiva funzionasse e se nell'area delle
Gole del Raganello le stazioni pluviometriche non
abbiano registrato significativi flussi di pioggia;
se
i protocolli operativi e la governance previsti dalle
procedure della Protezione Civile Regionale, delle prefetture, dei comuni e di
tutti gli enti interessati siano stati rispettati;
se
si siano rilevati superamenti soglie in quella specifica area delle Gole. E nel
caso in cui non siano stati rilevati, siamo sicuri dell'adeguatezza e del
perfetto funzionamento della rete pluviometrica? se, come previsto dalle
procedure, fosse fisicamente presente nella sala operativa regionale di
Protezione Civile il Coordinatore Emergenze -:
quali
iniziative intende adottare: per comprendere, attraverso una verifica
amministrativa interna, se il Sistema di allertamento Meteo-idrogeologico ed
idraulico funzionasse e se siano stati rispettati i protocolli operativi.
Bisogna fare chiarezza e colmare subito eventuali inefficienze e anomalie per
evitare che la Regione possa trovarsi impreparata in presenza di altre
situazioni critiche.
Pedà - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
da
quanto appreso da comunicazioni diramate dagli organi di stampa nella giornata
odierna, a causa di carenza di personale medico nel reparto di radiologia- dopo
il precedente provvedimento di arresto dei ricoveri - è stata disposta la
chiusura del reparto con dirottamento dei pazienti presso il nosocomio di
Polistena;
tale
situazione - lungi dal costituire episodio frutto di una situazione
emergenziale - appare nella sua reale portata come una carenza endemica
all'interno dell'organizzazione sanitaria calabrese atteso che, già dai primi
mesi del 2017, sempre per la carenza di personale medico specialistico in
radiologia, lo stesso reparto era stata chiuso nelle ore notturne con analogo
dirottamento degli utenti presso la struttura di Polistena. Rilevato che tale
situazione, di gravissima e ormai consolidata inefficienza, nella gestione del
rapporto tra operatori sanitari e richiesta pro-capite di prestazioni sanitarie
nel territorio calabrese, costituisce causa di intollerabili disagi per
l'intera macchina amministrativa del settore: in termini di compromissione
inaccettabile del diritto costituzionale alla Salute;
in
termini di sproporzione del carico di lavoro attribuito allo stesso nosocomio
(Polistena) che non riesce ad ottemperare con efficienza ed efficacia ad un
carico di lavoro che comporta l'assorbimento "costante e sistematico"
di utenza di territori diversi e vastissimi;
in
termini di spreco di risorse e di mancanza di investimenti mirati in un settore
di importanza primaria per la tutela degli interessi dei cittadini;
in
termini di mancato controllo sull'avvio e sul quanto più che mai celere
espletamento delle procedure concorsuali già avviate nel 2016 (e non ancora
definite) per il reperimento delle figure professionali in posti che risultano
vacanti e/o insufficienti da oltre 18 mesi. Dato atto che sono pressoché
quotidiane le denunce da parte di associazioni, cittadini, organizzazioni
sindacali. Preso atto delle censure - autorevoli e fortissime - pervenute da
parte della Corte dei Conti sulla gestione del Sistema Sanitario Calabrese,
alla quale la politica deve dare risposte precise e urgenti. Evidenziata la
necessità primaria - prevalente sopra ogni altro ragionamento politico e
burocratico - di garantire la piena tutela del diritto alla Salute impedendo
"pellegrinaggi forzati" tra vari ospedali in territori distanti -
laddove le distanze sono amplificate e diventano fonte di sofferenza per chi
sta male e per chi è politraumatizzato, nel caso specifico - che non possono
essere tollerati solo in casi straordinari, e non protratti - come nella
questione di cui si tratta - per anni. Considerato che la Governance
adottata sino ad oggi - anche a seguito di altre interrogazioni che hanno
preceduto la presente e che non hanno avuto risposte esaustive in termini di
risultati realizzati nel campo - non ha consentito di ottenere i risultati
auspicati e di porre fine ad una problematica - mi riferisco precisamente alla
questione della radiologia dell'Ospedale di Locri - che lungi dall'attenuarsi
si è progressivamente ed inesorabilmente aggravata. Rilevato che l'attuale
situazione costituisce impedimento alla piena attuazione dei LEA per come previsti
dal Piano Sanitario Nazionale e da quello Regionale,
comportando la chiusura del reparto di Locri una compromissione del diritto al
soccorso ed alle cure per traumatizzati in un determinato territorio, con onere
di rivolgersi ad altra struttura già interessata da un bacino di utenza enorme
e impossibilitata - per risorse umane e strumentali - ad erogare prestazioni
doppie. Evidenziato inoltre il rischio che tale disposizione comprometta anche
il buon funzionamento dell'Ospedale di Polistena, la cui situazione
organizzativa è stata già attenzionata da personale
sanitario e non come prossima al collasso. Tutto ciò premesso e considerato -:
quali
interventi siano stati adottati dal gennaio 2017 (data dell'adozione del
provvedimento di chiusura nelle sole ore notturne del reparto di radiologia di
Locri) sino ad oggi (ovvero dichiarazione di chiusura dell'intero reparto in
orario diurno e notturno). Nonché di essere informato degli interventi che
verranno adottati per risolvere tale situazione - intollerabile - ed il
cronoprogramma degli stessi.
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
la
delibera dell'Asp di Reggio Calabria n. 648 del 30 maggio 2018, costituente
documento di programmazione della Rete territoriale assistenziale, teneva
conto, oltre del reale fabbisogno territoriale, anche delle esperienze
esistenti ed operanti da oltre 25 anni nell'ambito della provincia e rispetto
alle quali è stato definito un percorso di regolarizzazione;
tale
atto è stato di fatto annullato dalla delibera n. 922 pubblicata il 29 agosto
u.s. azzerando tutto il percorso effettuato a tutela degli operatori del
settore, degli utenti delle strutture psichiatriche e delle loro famiglie;
considerato
che: a Reggio Calabria, 170 utenti sono attualmente ricoverati nelle strutture
alternative-:
quali
sono i provvedimenti impellenti che si intendono esperire al fine di garantire
la continuità assistenziale agli utenti attualmente ospitati nelle suddette
strutture e un'adeguata riorganizzazione dei servizi de quo.
Greco - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
in
seno alla riunione tenutasi il 17/07/2018 innanzi al Prefetto di Cosenza,
l’ing. Marco Merante ha reso determinate dichiarazioni
sulla questione dell'insabbiamento del Canale Stombi
dei Laghi di Sibari, la cui popolazione, costituita da circa 6000 persone tra
residenti e turisti, sta vivendo, una triste storia di menomazione del
collegamento delle darsene al mare tramite il canale degli Stombi;
in
particolare l'ing. Merante ebbe a dire che: "il
Canale Stombi non può essere utilizzato per uscire a
mare non rivestendo tale funzione in quanto è solo un collettore per il
deflusso delle acque piovane";
Tale
dichiarazione non rispondente al vero, per il suo contrasto con gli atti
storici amministrativi e tecnici dell'opera pubblica, ha inciso in modo
determinante e negativo sull'esame della problematica, ingenerando ed acuendo
la confusione sull'argomento posto dalla Capitaneria di Porto, tanto che il
Prefetto Tomao si è ben guardato dal pronunciarsi in
merito alla questione e pervenire ad una tanto attesa soluzione;
In
seguito la riunione si è conclusa con un nulla di fatto;
In
realtà, un attento esame degli atti storici e pertinenti all'opera del canale e
al villaggio dei Laghi di Sibari, avrebbe evitato tale danno allo stato
giuridico del canale. Infatti, il tecnico Merante ha
omesso di conoscere preliminarmente tali atti e con la superficialità del suo
parere ha recato grave pregiudizio all'esito della pronuncia dell'Organo
Prefettizio, volto alla soluzione della questione Canale Stombi,
vitale per i Laghi di Sibari;
la
lottizzazione Laghi Sibari è stata approvata da tutti gli Enti preposti negli
anni 1975-76, tra cui la Regione, e prevedeva l'utilizzo della bocca a mare del
collettore Stombi come bocca di porto", ai fini
dell'utilizzazione del sistema acqueo come porto turistico;
Il
collettore Stombi è stato progettato e realizzato,
con finanziamento della CASMEZ, come porto-canale, per assolvere alla duplice
funzione di bonifica e di porto rifugio;
l'Ufficio
del Genio Civile di Cosenza con parere del 16/12/1976 aveva subordinato
l'edificazione della lottizzazione alla realizzazione della sistemazione
idraulica del bacino dello Stombi ed in particolare
della foce a mare del canale progettato dal Consorzio di Bonifica. Quindi dalla
sua progettazione e realizzazione il canale Stombi ha
avuto la duplice funzione, oltre a quella di collettare le acque consortili a
mare, anche la funzione della navigabilità, al fine di collegare il villaggio
nautico dei Laghi di Sibari, attraverso porte vinciane, col mare;
Tutti
gli Enti sovraordinati hanno sempre riconosciuto il carattere pubblicistico
dell'utilizzo del canale;
Il
Ministero dei Lavori Pubblici - Ufficio del Genio Civile Opere Marittime di
Reggio Calabria, con nota prot. 247/cz del 24/05/1979, nel concedere autorizzazione
all'occupazione delle aree demaniali marittime, precisava che le opere
unitamente al prefetto bacino d'acqua costituiscono un insieme da considerare
quale porto di 2° categoria 4° classe;
nel
1995 la Capitaneria di Porto di Crotone lo definisce quale ". passo
d'accesso del porto turistico, Laghi di Sibari" ed evidenzia l'esigenza
dei lavori di dragaggio "..dovuti al fatto che
nel bacino portuale stazionano oltre a numerose imbarcazioni da riporto anche
unità navali della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri
normalmente impiegate in operazioni di soccorso per la salvaguardia della vita
umana in mare e per i normali compiti di istituzione..";
la
Capitaneria di Porto di Corigliano con ordinanza n.56/2005, disciplina con
regolamento la navigazione all'interno del canale Stombi,
nel cono di atterraggio dello stesso e nello specchio acque delle porte vinciane
dei Laghi di Sibari, prendendo atto che gli stessi sono un "porto
turistico" e che il Canale Stombi rappresenta il
collegamento a mare del porto;
il
canale è da sempre sottoposto alle prescrizioni comminate dalla Capitaneria di
Porto in relazione alla sicurezza per la navigazione ed è da sempre sottoposto
ad interventi autorizzati e finanziati con risorse pubbliche di dragaggio
finalizzati a consentire la navigabilità;
il
Presidente della Regione Calabria e l'Assessore al Demanio Marittimo con nota del
08/04/2005 precisavano che "..si deve riconoscere
il carattere di pubblico interesse della fruizione del canale in oggetto anche
ai fini della navigazione, così come risulta avvenuto in passato ed è
desumibile da documenti ufficiali e cartografie marittime.." la
Capitaneria di Porto con nota prot. 16.03.00/14268
del 03/08/2009 riteneva che l'ordinanza n.56/2005, in mancanza delle iniziative
regionali, avesse costituito un utile strumento per permettere la navigazione
in sicurezza da/ verso i Laghi di Sibari". Considerato che: tali sono solo
alcuni degli atti che rappresentano e testimoniano la destinazione di
navigabilità del canale Stombi e la sua funzione di
collegamento del villaggio dei Laghi di Sibari con il mare;
alla
luce di quanto esposto in premessa, appare chiaro il grave ed arbitrario parere
espresso dall'ing. Merante, deviante e dannoso per i
diritti dei proprietari e delle attività produttive e per lo status giuridico
delle opere pubbliche interesse -:
e
porre in essere, con tutte le opportune cautele, la verifica delle valutazioni
conclusive del 2017 del bando relativo al finanziamento dei porti calabresi, al
fine di accertare se lo stesso canale Stombi sia
stato oggetto delle medesime erronee valutazioni pregiudizievoli;
fornire
i dovuti chiarimenti agli utenti ed agli Enti interessati, previ formali
provvedimenti.
Greco - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
diverse
testate giornalistiche hanno paventato il rischio di una massiccia presenza di
zanzara tigre in Calabria, prendendo spunto da quanto diffuso dalla Vape Foundation, ovvero che il livello è diventato di
massima allerta per il rischio punture;
dopo
un clima altalenante, il fenomeno zanzara tigre comincia a farsi sentire nelle
città italiane;
secondo
i dati del bollettino meteo di Vape Foundation, resi
noti da Anticimex, azienda internazionale
specializzata nel Pest Management e nei servizi di
igiene ambientale, sono Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia le
province con l'indice potenziale di infestazione di zanzara tigre più alto,
ossia 4 in una scala di intensità da 0 a 4. A Cosenza si registra, invece, un
livello medio-basso (2). in tutte le province la tendenza futura è in crescita,
mentre l'indice di calore è compreso tra i 32 e i 40 gradi a Catanzaro,
Cosenza, Crotone e Vibo Valentia e tra i 41 e i 54 gradi a Reggio Calabria;
considerato
che: rischi delle punture da zanzare tigre sono pericolosamente dannosi per la
salute degli esseri umani, essendo portatori di numerosi virus;
occorre
pianificare gli interventi su diversi livelli, sia nella gestione delle
disinfestazioni che nel supporto del servizio sanitario, sia nella
comunicazione verso il cittadino a riguardo dei rischi e delle conseguenze -:
il
lavoro svolto in merito dalle ASP della nostra regione per arginare o limitare
il fenomeno della presenza di zanzare tigri e quali misure preventive,
soprattutto, sono state attuate per limitare al minimo i disagi che potranno
avere i cittadini, per quel che concerne la tutela della propria salute.
Il Consiglio Regionale,
premesso
che:
negli
ultimi anni si è registrata sul territorio calabrese, a causa dell'elevata
prolificità di talune specie, la presenza di un numero crescente di cinghiali;
il
fenomeno sta assumendo contorni sempre più invasivi ed allarmanti, mettendo a
rischio la sicurezza e la salute dei cittadini, la pubblica incolumità, nonché
la salvaguardia delle colture agricole;
il
problema dell'aumento del numero dei cinghiali risulta assai preoccupante anche
sotto il profilo epidemiologico, costituendo la loro presenza un ostacolo
all'eradicazione di malattie infettive quali tubercolosi e brucellosi,
pericolose sia direttamente per l'uomo sia per gli allevamenti zootecnici;
al
fine di impedire la diffusione delle malattie suindicate e l'aggravarsi dei
danni provocati agli agricoltori dalle incursioni dei cinghiali nei terreni
coltivati, occorre intervenire in maniera urgente per contrastare il fenomeno e
così tutelare l'agricoltura, quale settore trainante dell'economia dei Comuni
delle aree interne della Calabria;
rilevato
che: la situazione venutasi a creare è stata oggetto di numerose denunce
provenienti dalle associazioni di categoria degli agricoltori, dagli
amministratori locali e da semplici cittadini;
in
particolare, diverse sono state le iniziative attivate dagli amministratori
locali, anche alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, volte a
sollecitare gli organi competenti all'individuazione ed adozione delle misure
idonee, attraverso riunioni tecniche ed incontri pubblici;
a
tali iniziative ha fatto seguito la formale adozione, da parte dei consigli
comunali dei centri maggiormente interessati, di deliberazioni volte a chiedere
con urgenza alla Regione Calabria l'attuazione di azioni specifiche di
contenimento numerico degli animali selvatici in questione;
tra
le soluzioni proposte, rientrano l'abbattimento selettivo dei cinghiali da
parte di personale degli ambiti territoriali di caccia (ATC) territorialmente
competenti, nonché l'autorizzazione all'abbattimento, quale esercizio di
legittima difesa, per i proprietari e conduttori di terreni agricoli titolari
di licenza di caccia, per l'intero anno e non solo per i pochi mesi del
calendario venatorio;
considerato
che: nonostante le sollecitazioni ricevute ed il Piano di selezione in fase di
attuazione, la Regione a tutt'oggi non ha provveduto a dare risposte concrete
ai soggetti coinvolti e ad adottare adeguate azioni di contrasto al fenomeno;
la
medesima problematica si è registrata anche in altre Regioni, quali Lombardia e
Basilicata, che, attraverso provvedimenti delle rispettive Giunte regionali e
dei Dipartimenti competenti, previa ridelimitazione
delle zone non vocate (agricole), stanno già da tempo approntando a livello
amministrativo le opportune misure risolutive sulla base di specifici Piani di
controllo delle popolazioni di cinghiale;
Tutto
ciò premesso e considerato,
Impegna
la Giunta regionale
ed
il Presidente della Regione Calabria a: predisporre un Piano di controllo
numerico della specie, da affiancare al Piano di selezione già esistente;
incrementare
i controlli veterinari, da parte delle Asp, al fine di monitorare la
localizzazione, il livello e lo stato d'infezione da tubercolosi tra i capi
abbattuti, valutando l'istituzione di eventuali cordoni sanitari;
modificare
l'attuale Disciplinare per la caccia al cinghiale, favorendo la pressione
venatoria tramite la deburocratizzazione e semplificazione
delle procedure per la formazione delle squadre di caccia al cinghiale;
adottare
con urgenza ogni altro provvedimento idoneo ad assicurare il contenimento della
presenza del cinghiale nel territorio calabrese, compresi quelli indicati in
premessa, al fine di tutelare l'incolumità pubblica e limitare i possibili
danni all'agricoltura ed agli allevamenti zootecnici.
Il Consiglio Regionale,
premesso
che:
ai
sensi dell'articolo 16 dello Statuto regionale (legge regionale 19 ottobre
2004, n. 25) il Consiglio regionale esercita funzioni di indirizzo sulla Giunta
regionale;
la
Regione informa la propria azione amministrativa al principio di legittimità e,
inoltre, in virtù del comma 4 dell'articolo 54 del precitato Statuto la stessa
esercita sugli enti vigilati o controllati poteri di indirizzo;
Visto
il decreto legge 16 ottobre 2017 n. 148;
convertito
in legge 4 dicembre 2017, n. 171, ed In particolare l'articolo 19 quaterdecies, che ha esteso il principio, definito
dell'equo compenso, alle prestazioni rese da tutti i professionisti, prevedendo
che "la pubblica amministrazione, in attuazione dei principi di
trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività, garantisce il
principio dell'equo compenso in relazione alle prestazioni rese dal
professionista", ed ha definito vessatorie, tra le altresì, le clausole
del contratto di affidamento che consentono al committente di pretendere
prestazioni aggiuntive a titolo gratuito;
Considerato
che tali disposizioni intendono superare un fenomeno che negli ultimi anni,
anche per effetto della abolizione dei tariffari, ha caratterizzato la
procedura di affidamento di servizi professionali e che ha visto molte
Amministrazioni prevedere compensi non correttamente parametrali alla qualità e
quantità delle prestazioni richieste o addirittura compensi simbolici;
Ritenuto
che il valore sociale ed economico delle prestazioni professionali debba essere
pienamente riconosciuto dall'Amministrazione Regionale, che deve essere
impegnata a dare applicazione al principio dell'equo compenso nelle proprie
procedure di affidamento;
Ravvisata
la conseguente necessità di impartire specifici indirizzi ai rami di
amministrazione regionale, inclusi gli enti sottoposti della Regione;
Ritenuto
al riguardo di stabilire che nelle procedure di acquisizione di servizi
professionali i compensi debbano essere determinati come previsto dal citato
decreto legge n. 148/2017, ovvero sulla base dei parametri con decreti
ministeriali, relativamente alle diverse professioni, ai fini della
liquidazione dei compensi, da parte degli organi giurisdizionali;
e
che, nel caso di procedure concorsuali tali compensi devono essere presi a
riferimento per determinare l'importo a base di gara;
Preso
atto che attualmente sono vigenti e devono essere applicati seguenti decreti
ministeriali: per gli avvocati, il decreto del Ministro della Giustizia n.
55/2014 "Nuovi parametri forensi in attuazione della riforma
dell'ordinamento professionali di cui alla legge n. 247/2012", così come
modificati di recente, dal decreto ministeriale n. 37/2018;
per
i commercialisti, il decreto del Ministro delle Giustizia n. 140/2012;
per
i notai e gli assistenti sociali, il decreto ministeriale n. 106/2013;
per
i consulenti del lavoro il decreto del Ministro del lavoro e delle Politiche
sociali n. 46/2013, e che le regole generali per l'applicazione dei parametri
sono approfondite anche nella circolare del Consiglio nazionale dell'Ordine n.
1106/14;
per
le professioni sanitarie (medici, veterinari, farmacisti, psicologi,
infermieri, ostetrici e tecnici sanitari di radiologia), il decreto del
Ministro della Salute n. 165/2016;
per
le professioni tecniche quali agrotecnico, architetto, pianificatore,
paesaggista e conservatore, biologo, chimico, dottore agronomo e dottore
forestale, geometra e geometra laureato;
geologo,
ingegnere, perito agrario, perito industriale, tecnologo alimentare, trovano
applicazione le tabelle del decreto del Ministro della Giustizia del 17 giugno
2016;
Preso
atto, inoltre, che per le ulteriori categorie di liberi professionisti è
prevista l'emanazione di successivi decreti ministeriali;
Considerato
che con la legge regionale 03 agosto 2018, n. 25 (Norme in materia di tutela
delle prestazioni professionali per attività espletate per conto dei
committenti privati e di contrasto all'evasione fiscale) la Regione Calabria ha
inteso rafforzare la tutela dei liberi professionisti nelle prestazioni
professionali espletate per conto dei privati cittadini o delle imprese»
stabilendo che al momento del rilascio dell'atto autorizzativo in materia di
edilizia e urbanistica, il professionista dichiari preventivamente che le
proprie prestazioni siano state economicamente soddisfatte, indicando altresì
gli estremi della fattura, garantendone, pertanto, l'equo compenso;
Rilevata
l'opportunità di garantire a tutte le categorie di liberi professionisti il
rafforzamento della tutela dell'equo compenso nelle prestazioni professionali
espletate per conto dell'amministrazione regionale, la cui azione, appunto,
deve essere informata ai principi di equità e rispetto della dignità economica
e sociale dei lavoratori e delle lavoratrici autonome;
Ritenuto,
infine, di fornire indicazioni affinché sia evitato il ricorso a criteri di
valutazione delle offerte potenzialmente idonei ad alterare l'equilibrio tra le
prestazioni professionali da effettuare ed il compenso stabilito, nonché
l'inserimento di clausole contrattuali di contenuto vessatorio;
tutto
quanto premesso e considerato,
impegna
la Giunta regionale
ed
il Presidente della Regione Calabria ad adottare tutte le misure utili ad
assicurare e garantire che l'amministrazione regionale e gli enti da questa
vigilati e/o controllati, in materia di acquisizione dei servizi professionali
ed "equo compenso", applichino i seguenti indirizzi: i compensi sono
determinati nel rispetto della citata legge n. 172/2017 che fa riferimento, per
la valutazione dell'equità del compenso pattuito, ai decreti ministeriali,
richiamati in premessa, che fissano i parametri da utilizzare nella
liquidazione dei compensi da parte degli organi giurisdizionali;
nella
impostazione degli atti delle procedure concorsuali di individuazione del
contraente i compensi di cui al punto precedente sono utilizzati quale criterio
o base di riferimento per determinare l'importo a base di gara;
è
esclusa la fissazione di criteri di valutazione delle offerte potenzialmente
idonei ad alterare l'equilibrio tra le prestazioni professionali da effettuare
ed il compenso stabilito, quale, ad esempio, la prestazione dì servizi
aggiuntivi a titolo gratuito;
nella
predisposizione del contratto va evitato l'inserimento di clausole
"vessatorie", come configurate dall'articolo 13 bis della legge 31
dicembre 2012 n. 247 (Nuova disciplina dell'Ordinamento della professione
forense).
(126; 31/08/2018) Pedà
Il Consiglio Regionale,
premesso
che:
la
rilevanza e l'importanza ricoperta dal porto di Villa San Giovanni e di Reggio
Calabria è indiscussa e suffragata da numeri e dati, si tratta di due realtà
fondamentali per lo sviluppo del nostro territorio con un ruolo strategico
determinante: l'ipotesi apparsa sulla stampa circa la possibile istituzione di
un'Autorità portuale dello Stretto di Messina, comprendente, tra gli altri, il
porto di Reggio e Villa S. Giovanni è di una gravità inaudita e merita tutta
l'attenzione possibile. Oltre ad avere ripercussioni negative per tutto il
territorio metropolitano si verificherebbe uno scollamento totale delle
politiche perseguite fino ad oggi dalla regione che, ragionevolmente, prevede
delle azioni coese e coerenti che coinvolgono tutti i poli presenti. Il Piano
dei trasporti regionale, difatti, definisce sotto l'autorità calabrese la
gestione della Zes (di cui fanno chiaramente parte i
due porti) tracciando un percorso solido, lungimirante e condiviso
integralmente con l'Europa;
anche
solo paventare il disallineamento dei due porti da questo piano, per trasferire
la loro gestione alla Sicilia, sarebbe lontano da ogni logica costruttiva. La
fisionomia istituzionale e logisticamente strategica dell'Authority reggina è
quella legata alla Calabria, non certo alla Sicilia, anche perché la sua
naturale vocazione non può prescindere dalla Zes di
Gioia Tauro, cuore pulsante del Mediterraneo;
è
evidente, dunque, che l'apertura ad altre ipotesi di ridisegnamento
dell'autorità portuale di Reggio non sarebbe suffragata né dalla ragione né
dall'utilità e inficerebbe il senso dell'Area metropolitana dello Stretto,
proprio perché si creerebbe confusione e soprattutto una sterile subalternità
rispetto ad aree portuali che, non inserite in un sistema più ampiamente
concepito, poiché lontane da un contesto strategico, non avrebbero modo e senso
di esistere;
considerato
che: sarà chiara a tutti la pericolosità di tale ipotesi, il tentativo di
svilimento del nostro territorio e la totale assenza di logica rispetto ad un
piano che inglobi l'area portuale di Reggio Calabria e Villa San Giovanni
sottraendole alla loro naturale vocazione;
impegna
la Giunta regionale
il
Presidente della Regione Calabria e l'Assessore con delega ai trasporti a
compiere i necessari passi con il Governo, nella figura del Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli, affinché
tale ipotesi venga abbandonata e non si consenta il perpetrare di azioni lesive
per il nostro territorio e in netto contrasto con una politica coerente e
costruttiva portata avanti dagli organismi regionali
(127; 12/09/2018)
Neri, Scalzo, Sergio
Gallo - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
in
data 30 luglio 2018, con un'inchiesta a firma del giornalista Pietro Bellantoni, il Corriere della Calabria documentava anche
fotograficamente le pessime condizioni logistiche ed organizzative in cui si
troverebbero ad operare i medici del Pronto Soccorso del Grande ospedale
metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio
Calabria, evidenziando in particolare come nella stabilizzazione dei pazienti
vittime di fratture e destinali all’Unità di Ortopedia si farebbe ricorso a
fasciature di cartone, per presunti problemi nell'approvvigionamento del
materiale legati a limiti di spesa imposti da direttive aziendali;
nell’inchiesta
si dava atto dell'impossibilità di ricevere commenti e dichiarazioni ufficiali
sul caso da parte del direttore generale della struttura ospedaliera, Francesco
Antonio Benedetto, mentre conferme giungevano dal primario del Pronto Soccorso,
Angelo Ianni, a detta del quale - stando a quanto riportato in cronaca - il
ricorso a gessature non ortodosse sarebbe dovuto allo scarso numero di stecche
pneumatizzate a disposizione del Pronto Soccorso ed all'iter complesso per
procedere a nuovi ordinativi;
a
seguito della pubblicazione e diffusione dell'inchiesta, ripresa e rilanciata
anche dai media nazionali, le diverse reazioni e condanne di sdegno portavano
all'avvio il successivo 31 luglio, da parte della direzione generale presidio
ospedaliero reggino, ad una ricognizione interna per accertare i fatti;
nel
frattempo, sempre in data 31 luglio, ancora a firma del giornalista Pietro Bellantoni, il Corriere della Calabria pubblicava una
seconda parte dell'inchiesta, riportando le testimonianze e le denunce del
sindacato Anaao-Assomed a conferma di quanto già
evidenziato il giorno prima;
con
tempestività, già nel pomeriggio del 31 luglio il dg Benedetto consegnava gli
esiti della ricognizione interna al Presidente della giunta regionale. Mario
Oliverio, che a sua volta ne dava integrale lettura durante i lavori del
Consiglio regionale, in corso di svolgimento;
con
la predetta relazione, il dg dava conto della situazione dei due pazienti
giunti in Pronto Soccorso nei tre giorni precedenti con traumi ossei, limitando
a due i possibili casi di trattamento con stecche cartonate e specificando come
in un caso il paziente fosse giunto già così trattato in Pronto Soccorso e come
nell'altro, relativo ad una donna, l’immobilizzazione di cartone
radiotrasparente fosse provvisoria, tanto da essere sostituita, subito dopo la
consulenza ortopedica, con valva gessata di posizione;
a
seguito della divulgazione della predetta relazione, lo stesso governatore e
numerosi, diversi esponenti del Pd --- tra i quali anche alcuni parlamentari -
lamentavano la presunta irresponsabilità dei giornalisti del Corriere della
Calabria e della stessa testata, accusati di aver dato luogo ad una pubblica
ricostruzione di fatti ben diversa da quella reale, a tutto danno e discapito
dell'immagine della Calabria e del buon nome e del lavoro degli operatori
sanitari del Grande ospedale metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli
di Reggio Calabria;
dette
reazioni, in uno con la relazione a firma del dg Benedetto, venivano ripresi
anche dalla stampa regionale e nazionale, in particolare dal Sole240re, in
quest'ultimo caso con un articolo in cui si bollava come bufala l'inchiesta
giornalistica del Corriere della Calabria: in data 7 agosto, ritornando sulla
vicenda con nuovo, dettagliato servizio il Corriere della Calabria pubblicava
notizie inedite e dettagli inediti;
in
particolare, veniva reso noto che nell'ambito dell'indagine avviata dai Nas su
disposizione del ministero della salute dopo il deflagrare del caso erano stati
acquisiti agli atti alcuni messaggi inoltrati via whatsapp
dallo stesso Benedetto, risalenti al 28 Luglio, dunque a due giorni prima della
pubblicazione dell'inchiesta giornalistica, nei quali lo stesso Benedetto
commentava alcune delle foto che sarebbero divenute oggetto dell’inchiesta,
definendo letteralmente "una schifezza" la medicazione effettuata col
cartone e profondendosi in aperte critiche contro l'ufficio responsabile della
mancata consegna dei materiali medici, mostrando cosi di essere ben a
conoscenza ed in anticipo della questione, rimarcando anzi in più messaggi
doversi ricondurre gli inusuali bendaggi ortopedici al mancato acquisto e
fornitura del materiale necessario;
tali
circostanze, completamente taciute nella relazione inviata al presidente della
giunta regionale e da questi offerta alla conoscenza del Consiglio regionale e
della opinione pubblica, se rese note unitamente alle altre notizie divulgate
avrebbero oggettivamente consentito una più puntuale valutazione della
questione, contribuendo ad inquadrare la vicenda in una cornice più definita e
chiara e confermando, in buona sostanza, quanto sin dall'inizio riportato
nell'inchiesta del Corriere della Calabria;
il
richiamato atteggiamento omissivo, se da un lato ha consentito di sviare
l'attenzione dal caso, dall'altro si configura come deontologicamente ed
eticamente discutibile, essendosi tradotto in una prospettazione artificiosa
della realtà offerta al Consiglio regionale, in violazione dell'obbligo di
lealtà e correttezza;
considerata
la palese, oggettiva gravità dell'accaduto, pure per discutere della scarsa
qualità dell'offerta sanitaria in Calabria, su iniziativa del senatore Marco Siclari veniva disposta un'audizione in Commissione Salute
al Senato, in programma il 17 settembre p.v.;
tanto
premesso, interpella il Signor Presidente della Giunta regionale calabrese -:
se
la Giunta regionale fosse stata posta a conoscenza dalla direzione generale
degli ospedali di Reggio Calabria, anche per le vie brevi, in data antecedente
alla trasmissione della relazione portata a conoscenza del Consiglio regionale
e dell'opinione pubblica il 31 luglio, delle problematiche legale alla scarsità
di materiale ortopedico a disposizione del Pronto Soccorso e della mancata
fornitura di esso per ragioni dipendenti dagli uffici amministrativi, come
emerso dalla messaggistica chat riconducibile al dg Benedetto ora acquisita dai
Nas;
come
valuti l'atteggiamento del dg del Grande ospedale metropolitano Bianchi- Melacrino-Morelli di Reggio Calabria, Francesco Antonio
Benedetto, e la mancata menzione, nella relazione da questi consegnata il 31
luglio alla presidenza della giunta regionale, della circostanza che lo stesso
fosse già a conoscenza di quanto successivamente ricostruito dall'inchiesta
giornalistica del Corriere della Calabria;
se
non ritenga di dover procedere con urgenza ed immediatezza alla revoca
dell'incarico conferito allo stesso.
Gallo - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
nel
territorio del Comune di Bisignano, in. provincia di Cosenza, sorge un antico e
storico Convento-Santuario legato alla figura ed al culto dì sant'Umile;
la
sua fondazione risale al 1222, quando il Beato Pietro Cathin
(inviato in Calabria da San Francesco d'Assisi) diffondeva l'ideale francescano
come scrive in una sua pubblicazione Padre Isidoro De Miglio, frate minore,
mentre Padre Agostino Piperno, anche egli frate minore, nel suo libro Conventi
dei frati minori di Calabria, fa risalire la fondazione del Convento,
intitolato a San Francesco alle Stimmate, al 1380;
il
Convento è un luogo ricco di memorie e di arte: dal quadro di San Daniele
martire, al celebre e prezioso Crocifisso ligneo scolpito da fra' Umile da
Petralia, alla bellissima statua in marmo raffigurante Santa Maria delle Grazie
attribuita al Gaggini, alle reliquie dei Santi, l'organo del 1756 Maurus Gallo, il bel chiostro ricostruito negli anni '70 e
il museo conventuale, al cui interno si trovano tante altre opere d'arte;
sant'Umile
da Bisignano, beatificato il 29 gennaio 1882, è stato proclamato santo da papa
Giovanni Paolo II il 19 maggio 2002, ed oggi il culto legato al suo nome porta
a Bisignano ogni anno migliaia di fedeli e visitatori, tutti diretti al
Convento- Santuario bisignanese;
sempre
massima è stata l'attenzione dei frati francescani e dell'Ordine di
appartenenza alla cura e custodia dei luoghi, spesso con interventi anche
considerevoli da un punto di vista di finanziario, per garantirne la
salvaguardia;
ciononostante,
ad oggi la Chiesa in particolare necessita di interventi e adeguamenti
strutturali che la rendano pienamente ed universalmente accessibile;
delle
opere necessarie parte saranno realizzate attraverso un mutuo di circa 400.000
euro già acceso dall'Ordine Francescano, con l'obiettivo, nello specifico, di
provvedere al recupero, al restauro ed al miglioramento sismico della Chiesa ed
all'adeguamento dei suoi impianti;
tuttavia,
restano al momento senza copertura altri interventi pure indispensabili, quali
ad esempio il recupero della cripta, del sepolcro di sant'Umile e degli
affreschi del maestro Juso da Rose, oltre che della
biblioteca e del museo conventuali;
la
Regione Calabria, con la legge regionale n. 21 del 1990, recante "Norme in
materia di edilizia di culto e disciplina urbanistica dei servizi
religiosi", d'intesa con la competente autorità religiosa, è autorizzata a
concedere contributi pluriennali ed una tantum per la costruzione, la
ristrutturazione, l'ampliamento e la straordinaria manutenzione di opere di
culto;
di
recente la Giunta regionale, con la Legge regionale n. 55 del 2017, recante
"Legge di stabilità regionale 2018", è stata autorizzata a concedere
un ulteriore contributo una tantum per il soddisfacimento dei fini di cui alla
predetta legge -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza delle condizioni in cui versano la Chiesa,
la biblioteca ed il museo annessi al convento-santuario di Bisignano;
se
in considerazione dell'importanza storica e religiosa del Convento-Santuario e
del suo essere annualmente meta di migliaia di fedeli e visitatori, ritengano
di dover intervenire per assicurarne la tutela e la fruibilità;
se
e quali provvedimenti intendano eventualmente assumere, e secondo quale
tempistica, per garantire il raggiungimento di tale scopo.
Gallo - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
da
diversi anni si è in attesa della realizzazione dell'ospedale della Sibaritide, destinato a sorgere nell'ormai città unica di
Corigliano-Rossano;
il
contratto di concessione per la progettazione definitiva ed esecutiva,
costruzione e gestione dei servizi non sanitari del nuovo Ospedale della Sibaritide è stato sottoscritto in data 9 settembre 2014
tra la Regione Calabria, l'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e la
Società "Ospedale della Sibaritide",
società consortile per azioni;
il
quadro economico dell'intervento comporta un complessivo impegno di spesa pari
a 143 milioni 921 mila 997 euro;
con
decreto numero 8373, in data 27 luglio 2017, è stata disposta da parte del Rup l'approvazione del progetto definitivo del nuovo
ospedale, che prevede per la nuova struttura sanitaria una valutazione di 330
posti letto, oltre a 46 posti letto tecnici, per un totale di 376 posti letto;
con
ordine di servizio numero 3 del 28 luglio 2017, il Rup
ha disposto l'avvio della progettazione esecutiva dell'intervento;
con
decreto del Rup numero 12993 del 23 novembre 2017 è
stato approvato il progetto esecutivo stralcio dei lavori prioritari e, nella
medesima data, è stato emesso dal Responsabile unico del procedimento l'ordine
di servizio che ha stabilito modalità e tempi per l'elaborazione e la consegna
del progetto esecutivo del nuovo ospedale;
in
data 29 gennaio 2018, nel corso di una cerimonia pubblica alla quale ha preso
parte anche il presidente della giunta regionale, il direttore dei lavori ha
effettuato la consegna dei lavori dello stralcio prioritario, sulla base di un
crono programma secondo il quale nel termine di 120 giorni si sarebbe dovuto
procedere all'esecuzione dei lavori di cantierizzazione, pulizia dell'area,
bonifica degli ordigni bellici, recinzione dell'area ospedaliera e movimentazione
delle terre di scavo, cioè tutte le opere preliminari, contemporaneamente alla
definizione della progettazione esecutiva della struttura;
in
data 28 marzo 2018, nel coreo di una seduta di Consiglio regionale, rispondendo
ad un'interrogazione presentata sull'argomento dallo scrivente, il presidente
della giunta regionale aveva modo di precisare, testualmente, che "la
consegna del progetto esecutivo completo del nuovo ospedale è prevista entro la
fine del corrente mese, a giorni, perché lo stralcio non costituisce un
qualcosa disconnesso dal percorso più generale. Pertanto, contestualmente e in
continuità con lo stralcio, si procederà alla realizzazione dell'opera";
a
distanza di notevole tempo sia dall'avvio dei lavori dì cui al primo stralcio
sia degli impegni assunti in Consiglio regionale dal presidente della giunta
regionale, nessun progresso s'è ancora registrato, risultando non terminati i
lavori richiamati né mai avviata la realizzazione dell'opera, mancando del
tutto notizie sulla definizione della progettazione esecutiva ed essendosi nel
frattempo registrate anche le dimissioni del direttore dei lavori -:
se
la Giunta regionale sia a conoscenza della situazione ed in particolare dei
nuovi ritardi caratterizzanti l'avvio dei lavori per la realizzazione
dell'ospedale unico della Sibaritide, compresi quelli
di cui al primo stralcio;
a
chi siano addebitabili le responsabilità dei ritardi;
se
e quali provvedimenti si intendano adottare per addivenire, secondo quale
cronoprogramma, alla definizione della progettazione esecutiva dell'opera ed
alla realizzazione della stessa;
Nicolò - Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
Garanzia
Giovani è uno strumento in materia di politiche attive per il lavoro, che
dovrebbe favorire l'accesso dei giovani al mercato del lavoro;
considerato
che: nel 2016 fu indetto un avviso pubblico in merito alla costituzione del
catalogo unico dell'offerta formativa per coloro i quali hanno aderito al
programma "Garanzia Giovani Calabria", rivolto ai giovani rientranti
in una fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni;
per
l'attuazione delle azioni di cui al presente avviso sussisteva la disponibilità
di una somma pari a circa sette milioni di euro, a valere sulle risorse del
Piano di attuazione Garanzia Giovani Calabria;
a
giugno sono scaduti i termini previsti per completare i percorsi di formazione
da attivare per il programma;
ritenuto
che: data tale circostanza, sussiste il rischio concreto di perdere i finanziamenti
previsti, oltre che di vanificare le aspettative dei destinatari di tale bando
in merito alla possibilità di avviare percorsi di formazione, utili per un
futuro accesso concreto al mondo del lavoro -:
quali
sono le cause e concause che hanno determinato tale grave ritardo;
quali
sono le azioni che si intendono intraprendere al fine di avviare celermente il
completamento del progetto "Garanzia Giovani Calabria", in una logica
volta a sviluppare opportunità di crescita formativa e lavorativa dei giovani,
attenuando temporaneamente il fenomeno della disoccupazione.
Risposta: “Si riscontra l'interrogazione n. 382/10^ a firma del Consigliere
regionale On. Alessandro Nicolò e si chiarisce quanto segue. I ritardi maturati
nell'avviamento del programma Garanzia Giovani Calabria, sono stati prodotti da
problematiche tecniche relative al sistema operativo sul quale poggia tale
progetto. Avviati a soluzione i problemi anzidetti, grazie anche all'intervento
della ditta che ha fornito il sistema operativo, l'iter procedurale è ripreso
regolarmente. Preme sottolineare che non vi è alcun rischio di perdere i fondi
dedicati né tanto meno risultano compromessi le possibilità di attivare e
completare i percorsi di formazione relativi al programma in oggetto. Distinti
saluti”
Angela
Robbe (Assessore Lavoro e Welfare)