X^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

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n. 58

 

SEDUTA Di MERCOLEDì’ 12 SETTEMBRE 2018

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICOLA IRTO

E DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO CICONTE

 

 

Presidenza del Presidente Nicola Irto

La seduta inizia alle 13,07

PRESIDENTE

Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario questore a dare lettura del verbale della seduta precedente.

GIUDICEANDREA Giuseppe, Segretario questore f.f.

Dà lettura del verbale della seduta precedente.

 

(È approvato senza osservazioni)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Dà lettura delle comunicazioni.

Emergenze ambientali, sicurezza territoriale e infrastrutture – DIBATTITO

PRESIDENTE

Diamo inizio alla seduta con l’ordine del giorno che prevede il dibattito su “Emergenze ambientali, sicurezza territoriale e infrastrutture”.

Per organizzare al meglio i lavori in Aula: ha chiesto preliminarmente la parola il Vicepresidente della Giunta regionale, Russo, che relazionerà, poi si procederà con il dibattito e in conclusione ci sarà l’intervento del Presidente della Giunta regionale.

Cedo la parola al Vicepresidente Russo.

RUSSO Francesco, Vicepresidente della Giunta regionale

Il tema che bisogna trattare e su cui bisogna riflettere nasce da tutta una serie di emergenze che sono venute fuori, valga una per tutte la questione del ponte di Genova, che ha posto particolare attenzione sul tema.

L’attenzione che la Regione Calabria ha rivolto sino ad ora a tutta la questione del rischio e, in particolare, del rischio infrastrutturale, visto come raccordo con le infrastrutture, è stata molto forte, a prescindere dall’impatto mediatico sulle comunità che, necessariamente, ha posto al primo punto nell’attenzione dei cittadini e di tutto il Paese la questione della sicurezza delle infrastrutture.

Voglio solo ricordare che, già nel 2016 con l’approvazione del Piano Regionale dei Trasporti, il Consiglio regionale ha posto la priorità della sicurezza – lo vedremo tra un attimo – delle infrastrutture lineari come una delle azioni più importanti da porre in essere nel sistema delle reti.

Lo dico perché, quando nel 2016 abbiamo approvato tutta l’azione relativa al rischio delle infrastrutture, lo abbiamo fatto in un quadro di pianificazione complessiva e non sull’onda dell’emotività, benché corretta, che oggi ne evidenzia la valenza e l’importanza.

Riteniamo, infatti, che la questione della sicurezza sia un valore in sé che non può scalare l’importanza nella discussione, nel dibattito e nell’intervento, perché c’è stato un fatto – ancorché particolarmente grave – che ha coinvolto tutto il Paese.

Riteniamo che la questione della sicurezza sia un valore in sé! Lo diciamo, se volete, anche a partire da quella che è la storia recente del territorio – valgano per tutte, le citazioni di Alvaro di “una regione che scivola verso il mare”, dei rapporti Zanotti-Bianco e Franchetti, il terremoto del 1908, azioni della natura che hanno colpito profondamente non soltanto il costruito, ma anche il tessuto sociale ed economico di quelle collettività della Calabria che hanno impiegato anni o decenni per riprendersi.

Ancora adesso, a Reggio Calabria, ci sono pezzi della città costruiti con le baracche a valle del terremoto del 1908.

Voglio sottolineare questo primo punto che ha visto la Regione e, ripeto, valga per tutti il Piano Regionale dei Trasporti con un’azione precisa, l’azione 9, tutta rivolta alla sicurezza.

Si tratta, quindi, di un’azione che non va perseguita solo per la sua particolare importanza, ma che va perseguita senza se e senza ma, anzi, deve essere uno degli elementi cruciali di definizione di una politica e quindi di una strategia come quella che compete all’autonomia della Regione, intesa come organismo e non come territorio, e la sua massima Assise democratica che é il Consiglio regionale, quindi una strategia chiara e individuata su tutti i livelli.

Adesso tocca, in qualche modo, fare il punto su quello che sta accadendo, su quali sono le riflessioni e come la Regione si trovi rispetto a questo tema che viene posto fortemente sul tavolo.

Richiamo di nuovo quanto sta già nel Piano, già approvato dal Consiglio e, addirittura, dalla Commissione Europea con una valutazione positiva del marzo 2017 sulle decisioni e sui deliberati del Consiglio regionale della Calabria che, ricordo, a sua volta vengono a valle di tutto un 2016 particolarmente importante che ha visto impegnate quattro sedute della Commissione ambiente e territorio in cui sono stati specificati sistematicamente tutti gli aspetti relativi a questo tema.

Dopo i quattro passaggi in Commissione ambiente e territorio, ricordo anche i tre passaggi in Consiglio regionale, sottolineo l’aspetto cruciale di tali dibattiti che hanno portato la Calabria ad avere un quadro strategico chiaro, e non a sua volta definito in termini emergenziali.

Lo stesso Piano richiama tutti gli aspetti infrastrutturali e la formalizzazione della sicurezza, o meglio, della riduzione del rischio nelle sue tre componenti principali: di pericolosità, di vulnerabilità e di esposizione.

Stiamo nuovamente richiamando quanto è stato detto in Consiglio regionale, quindi nella massima Assise calabrese in modo chiaro e scandito e trasmesso sistematicamente agli organi di Governo nazionale, quindi al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, che é il ministero di riferimento, e posto in campo dal Ministero dell’Ambiente e dall’Agenzia della coesione.

Lo dico perché ritengo che le scelte strategiche vadano fatte sulla base della conoscenza del territorio ed a prescindere dall’onda emozionale, su cui non si possono basare scelte di questo tipo.

Le priorità di strategie di investimento vanno fatte nei momenti di massima serenità per decidere quali siano le scelte e come debbano essere specificate.

Questo quadro, ripeto, dibattuto e specificato sia in Commissione ambiente sia in Consiglio regionale, ha portato a queste definizioni, ma la situazione complessiva delle infrastrutture pubbliche, che bisogna tenere in considerazione, non riguarda soltanto le reti di trasporto e quindi le reti che hanno un problema di esposizione perché, su quelle reti, insistono flussi di cittadini e di persone che utilizzano quelle reti attraverso l’esposizione diretta.

Abbiamo specificato i quattro sistemi principali delle infrastrutture pubbliche: due sono i macrosistemi a rete e due i nodi singolari del territorio.

Il sistema delle reti, indubbiamente, come dicevo, prevede un’interazione diretta con le persone e quindi specifica meglio l’esposizione, la formulazione del rischio, la vulnerabilità e la capacità delle infrastrutture di reggere all’impatto con un terremoto o a un evento di tipo terroristico – senza andare lontano e, giusto per fare un esempio di nodi singolari, ricordo le Torri gemelle – quindi reggere all’impatto dell’azione antropico-naturale che determina la pericolosità di quella tipologia di evento, che sia il sisma, lo tsunami o un’azione antropica.

Basti ricordare quanto accaduto il 7 luglio nelle stazioni delle metropolitane londinesi, la stazione Atocha a Madrid o, ripeto, valga per tutti l’esempio delle Twin Towers da cui, nel complesso, si evince il problema legato alla pericolosità, cui si aggiunge quello della vulnerabilità, ovvero come l’infrastruttura riesce a reagire a un evento o a quale classe di evento è capace di resistere, con la sua vulnerabilità.

Si tratta, quindi, di determinare l’effetto e di capire se nell’effetto ci sono implicate persone o meno.

Da questo punto di vista, chiaramente, il sistema di rete più importante è quello del trasporto proprio perché, oltre alla sua vulnerabilità, ha una presenza diretta delle persone sul sistema.

Ci sono anche altri grandi sistemi e reti tecniche, ne cito una per tutte: la rete dei grandi elettrodotti, così come la rete ferrovia gestita da RFI, la rete dei grandi elettrodotti gestita da Terna s.p.a, dei metanodotti, dei gasdotti, la rete idraulica, degli acquedotti e delle acque nere.

Tutte le reti tecniche, però, hanno una grande differenza rispetto alla rete dei trasporti, in quanto le persone non interagiscono sulla rete, quindi l’effetto di un rischio sulle reti tecniche senza influenza delle persone è necessariamente riflesso in maniera completamente differente, proprio perché non c’é un’esposizione diretta delle persone che non muoiono se crolla un cavo o un pilone dell’alta tensione, se si interrompe l’acquedotto o l’infrastruttura fognaria.

Poi ci sono gli effetti indiretti, che valgono per qualunque azione di pericolosità naturale o antropica.

Insieme a queste due grandi reti, allo stesso modo, ci sono i due pacchetti di insieme su cui bisogna nuovamente ragionare e fare delle riflessioni precise.

Parliamo dei nodi infrastrutturali, con o senza interazione diretta di persone.

Per quanto riguarda – ed è semplice dirlo, così come abbiamo fatto per le reti con interazione diretta di persone – quando parliamo di nodi infrastrutturali con interazione diretta di persone, c’è un esempio che è il più importante ed è quello su cui si è scelto di fare una politica forte e pesante, valga per tutti l’edificio pubblico tipo che più rispecchia quelli che sono i rapporti sociali più importanti e che é l’edificio scolastico che rappresenta, per definizione, quanto abbiamo per le reti di trasporto, la stessa cosa nei nodi infrastrutturali.

L’insieme degli edifici scolastici rappresenta, quindi, l’insieme tipo di nodi infrastrutturali con interazione di persone.

Ce ne sono altri, ma riteniamo che la scuola sia certamente l’elemento emblematico e paradigmatico della capacità di un territorio di gestire il suo oggi ma, principalmente, il suo domani.

Nelle scuole c’è un concentrato di attenzione su tutti i livelli.

Non è possibile mandare in crisi un qualunque nodo infrastrutturale del sistema scolastico.

Analogamente a quanto abbiamo detto per le reti tecniche, ci sono i nodi tecnici che sono di vario tipo, di nuovo, e che non creano in se è un problema perché non hanno un’interazione diretta con le persone.

Se una diga è ammalorata, a prescindere se serve acqua o produce energia elettrica eccetera, c’è un problema ma è indiretto, non ci sono bambini dentro, quindi l’esposizione delle persone é completamente differente, come nella rete tecnica, nell’elettrodotto che dicevo prima.

Questi sono i quattro grandi gruppi su cui bisogna ragionare: due gruppi di rete e due gruppi di nodi.

Se questo è il quadro complessivo su cui bisogna ragionare, l’attenzione deve essere posta proprio alla riduzione del rischio laddove è maggiore l’esposizione.

Se questo è il caso, intanto cito, inizio e chiudo subito – poi potremo eventualmente tornarci nel corso del dibattito – un argomento che ritengo sia importante e di riferimento, che ho già posto prima, ed è quello dei nodi infrastrutturali con interazione di persone nelle scuole.

Credo che questo sia uno degli ambiti su cui la Calabria sta correndo più di tutti in quanto rappresenta uno degli elementi su cui si hanno i risultati maggiori.

Non è possibile dare un dato specifico perché si sta correndo così veloce che, man mano che diciamo una cosa, la settimana prossima quel numero che dico adesso sarà già superato.

Si sta concentrando una quantità di sforzo formidabile sulle scuole e ciò consente di essere la prima regione d’Italia per edifici scolastici attualizzati alle normative antisismiche con un numero che già oggi – ma, probabilmente, tra qualche minuto tra qualche giorno sarà ancora più alto – supera le 500 scuole su cui si è intervenuti.

A tal proposito, ricordo che stiamo facendo una riflessione a valle normativa 2008 che ha una normativa sismica pesante.

Poi c’è l’altra attualizzazione, quella del 2016 che, paradossalmente per certi versi, si potrebbe quasi ritenere meno pesante di quella del 2008.

Per quanto mi riguarda c’è una sorta di spartiacque prima e dopo del 2008.

Rispetto a questo, certamente in questo momento, la regione Calabria è la più avanzata in Italia dal punto di vista numerico e, sottolineo, dal punto di vista numerico in valore assoluto e non relativo, quindi non rispetto a 2 milioni di abitanti, tanto da potersi trattare, in questo momento e in questa riflessione a livello nazionale, di un “caso Calabria”.

Come ha fatto questa Regione in questo momento a stabilizzarsi al primo posto in Italia per interventi all’edilizia scolastica?

Sono state due scelte importanti, la prima è stata quella di procedere con l’adeguamento antisismico, sempre e in ogni caso, quindi fermando le azioni di miglioramento sismico che potevano, se mi permettete, avere un impatto e una diffusione maggiori, perché il rapporto di costi tra un miglioramento e un adeguamento è, grosso modo, di uno a sette/uno a otto, quindi per ogni scuola che sistemiamo in adeguamento si sarebbe potuto intervenire su 8 scuole come miglioramento, così come hanno fatto tantissime regioni italiane.

Questo passaggio è stato uno dei due elementi forti perché la scelta fatta 3 anni addietro, adesso ha portato a concentrare tutto sull’adeguamento sismico.

Sappiamo che, se si interviene in una scuola si interviene con l’adeguamento sismico e non con un miglioramento che, indubbiamente, può anche avere condizioni importanti e dare un po’ di fiato all’edificio nella sua capacità e quindi nella famosa V di cui parlavo prima delle tre variabili (P “pericolosità”, V “vulnerabilità” ed E “esposizione).

La V con l’adeguamento sismico, diventa una V vera. I 500 edifici già pronti su cui si sta lavorando e su cui abbiamo le convenzioni, rappresentano questo numero e, ricordo che, insieme a questi 500, con il bando concluso il 3 agosto, ci sono circa altri 240-250 edifici pronti ad essere finanziati in sede nazionale.

Questo è il secondo elemento, il che significa che tutti quanti i Comuni, per tutti quanti gli edifici per i quali hanno fatto richiesta, sono tutti in lista di essere finanziati.

Nella verifica che abbiamo fatto nei confronti del Mistero, quindi nella graduatoria che abbiamo trasmesso al MIUR, abbiamo inserito anche dei progetti che potevano essere incompleti perché riteniamo che ci possono essere piccoli Comuni in difficoltà che hanno organismi tecnici non particolarmente forti e devono occuparsi di molte cose, ma abbiamo voluto stressare di nuovo la capacità degli Enti locali di essere protagonisti.

Se l’Ente locale si è posto il problema dell’edificio scolastico, riteniamo giusto che, anche se il progetto non era perfetto o se mancavano delle carte, non solo il soccorso istruttorio, se mancavano anche delle cose, comunque l’edificio scolastico dovesse essere inserito nella graduatoria ed essere finanziato.

Primo tema, quindi: adeguamento e non miglioramento.

Anche su questo, è importante ricordare – il responsabile del settore é l’ingegnere Iritano – che c’è stato un dibattito forte anche con il Ministero e quando si è visto che stavamo portando avanti questa politica forte sull’adeguamento, il Ministero all’inizio ha detto: “Scusate, ma perché non volete fare il miglioramento?”, quasi a metterci in mora.

Abbiamo risposto che non possiamo fare miglioramento in una terra dove, su 409 o 408 Comuni, ce ne sono 400 in zona sismica di prima categoria.

Saremmo stati degli stolti nei confronti dei cittadini se non avessimo perseguito la politica che, oggi, ci consente di dare questo numero 510-520 – chiederemo all’ingegnere Iritano dove è arrivato perché anche ad agosto si è continuato ininterrottamente e senza fermarsi anche mentre siamo qui a discutere, perché non ci si può fermare sulle scuole – e circa 230-240 a Roma.

Ciò porterà a questo numero e, principalmente, ad avere zero Comuni con richieste presentate.

Chi si è mosso avrà esattamente la convenzione fatta oppure in itinere per i 200 milioni che il Ministero sta attribuendo.

Il fatto di essere i primi, però, non rappresenta ancora la fase conclusiva perché anche gli altri devono essere completati, quindi sulle scuole c’è una politica precisa e forte.

Vuoto per pieno, riteniamo che ce ne siano 300-350 e, su questo, stiamo facendo un’analisi censimentaria.

En passant, ricordo che l’anagrafe scolastica che, al 2015, vedeva il 3% di edifici inseriti nell’anagrafe, oggi ha il 99,4 per cento di edifici inseriti nell’anagrafe scolastica.

Praticamente tutti gli edifici scolastici della Calabria sono tutti quanti anagrafati quindi, ancora una volta, la Calabria é la prima Regione in Italia per quanto riguarda l’anagrafe scolastica.

Prima parlavo della specificazione della normativa sismica; vuoto per pieno, dobbiamo ritenere che i numeri siano quelli con le caratteristiche che ho descritto, ovvero circa 350 edifici post 2008 che, quindi, sono già a posto.

Grosso modo riteniamo che ci siano problemi di dimensionamento per cui, con l’assessore Corigliano, stiamo procedendo ad una verifica perché, purtroppo, abbiamo avuto Comuni che si sono ridotti come dimensioni e, quindi, non è detto che gli edifici scolastici che si trovano nei 2000 siano tutti necessari.

Se in un Comune c’erano due edifici da 300 allievi e oggi ne abbiamo in tutto 150, é inutile sistemarli entrambi; dobbiamo sistemarne uno.

Riteniamo che, così facendo, ci sarà un altro numero che viaggia tra l’8 e 10 per cento in riduzione quindi, grosso modo saranno altri 200.

Rimane l’ultima fetta su cui si sta ragionando in modo forte col Presidente per far partire un nuovo bando con i Progetti di fattibilità, in modo da concludere con il 100 per cento.

Non c’è un obiettivo intermedio.

Il fatto che si sia primi nell’edilizia scolastica, è stata una scelta derivante da quelle due azioni:

1) solo adeguamento antisismico; 2) gara unica.

Non era mai successo che si facesse una gara unica per azioni di questo tipo.

Trasparenza totale.

Ogni sindaco conosce la sua posizione nella graduatoria.

Non c’è nulla di cui discutere.

Sa esattamente quando avrà il finanziamento, quindi non c’è una trattativa, non ci sono cassetti che si aprono e si chiudono o fatti strani, ma la più totale trasparenza.

Ripeto, il fatto di essere primi rispetto alle altre regioni, non è ancora tutto; il tutto c’è se tutti gli edifici sono in regola. Tutti!

Questo è il motivo per cui stiamo riflettendo se fare questo bando subito e ciò dovrebbe portare alla conclusione.

Credo che questo sia uno dei temi importanti.

Ho riassunto solo i tre cardini principali. Se lo riterrà opportuno, l’assessore Musmanno potrà intervenire successivamente, nello specifico, sui singoli passaggi.

Altrettanto importante è il tema dell’assetto complessivo e, quindi, al ReNDiS verso le riflessioni.

Su questo siamo partiti da un miliardo e quattro, grosso modo, di opere fissate al ReNDiS; oggi siamo già a 600 milioni di interventi, quindi, una serie di interventi poderosi anche in questo caso.

Questo fatto, però, ci porta direttamente a quello che è il problema della rete di trasporto che, come dicevo prima, va verificato attentamente, e che riguarda le quattro grandi reti stradali ferroviarie, marittime e aeroportuali, su cui è importante scalare, in qualche modo, gli enti gestori e, come abbiamo visto – è stato uno dei temi principali del ponte di Genova – la responsabilità é in capo all’ente gestore.

Sappiamo che per quanto riguarda le ferrovie abbiamo un gestore ben definito con legge che è RFI, sappiamo che i codici RFI sono, probabilmente, i codici, dal punto di vista infrastrutturale più importanti, più qualificati e più controllati per quanto riguarda, perlomeno, il mondo occidentale. Ricordo, da ingegnere, che RFI prima di abbandonare il ponte chiodato, rispetto all’imbullonatura o alla saldatura, lo dico al consigliere Greco perché è ingegnere, ha fatto passare 60 anni proprio perché RFI dal punto di vista infrastrutturale non abdica in nulla rispetto alla sicurezza, nemmeno alla modificazione della chiodatura rispetto alla bullonatura o rispetto alla saldatura, con tutte le tecniche di saldatura super avanzate che si studiano, che conosciamo e che abbiamo nelle facoltà di ingegneria, nei laboratori.

Eppure fino a 10 anni addietro si utilizzava la chiodatura così come si è utilizzata nell’Ottocento perché garantiva la certezza; non voglio entrare nello specifico dello sforzo di taglio che supporta la chiodatura rispetto ad oggi, ma garantiva la certezza del funzionamento. Quindi abbiamo identificato RFI come gestore e la stessa cosa dobbiamo fare per quanto riguarda i sistemi portuali, attraverso un’identificazione precisa dell’autorità gestionale che è l’autorità portuale; la stessa cosa per quanto riguarda gli aeroporti dove esiste un triplo controllo e cioè dell’ENAV, per quanto riguarda tutte le apparecchiature relative al volo, dell’ ENAC, per quanto riguarda le apparecchiature a terra, della SACAL, che ha unificato tutto, nel nostro caso, per quanto riguarda tutta la gestione dei siti aeroportuali. Il tema permane, invece, per le strade ed è quello il tema che esaminiamo, perché sulle strade dobbiamo riflettere e stiamo lavorando pesantemente.

Riporto solo alcuni dati, si trovano all’interno del Piano regionale dei trasporti, quindi dal 2016 sono disponibili per tutti. A meno di qualche chilometro di aggiustamento, vuoto per pieno, abbiamo 1600 km gestiti da Anas, a fronte di un numero formidabile di strade provinciali, per 7400 chilometri, secondo alcuni 7426 chilometri, secondo altri 7429 chilometri, non è questo il problema, ma vedremo che anche questo è parte del problema. Quindi 7400 chilometri e se consideriamo che questo è un patrimonio fortissimo, sappiamo, però, che negli ultimi sei anni, basta andare a guardare i bilanci di tutte le province italiane, conosciamo le modifiche dell’assetto amministrativo delle Provincie, c’è un decadimento formidabile negli investimenti in manutenzione ordinaria.

L’investimento in manutenzione ordinaria, però, dopo sette anni diventa un pericoloso disinvestimento nella manutenzione straordinaria e questo è il punto importante del problema. Se stimiamo che, insieme a questi 7400 chilometri di classica viabilità intra-regionale ed extra-comunale, ci sono almeno altri 2.500 chilometri che sono di viabilità comunale extra-urbana, quindi fatte dai Comuni, gestite dai Comuni ma, di fatto, con la stessa importanza delle provinciali. Possiamo, quindi, stimare un patrimonio che asserisce al territorio della regione Calabria che viaggia attorno ai 10.000 chilometri. Se questo è il tema, questi 10.000 chilometri, dobbiamo ripartirli, in qualche modo, nelle componenti di sicurezza che dicevo prima.

Le componenti di sicurezza nelle infrastrutture stradali sono necessariamente: la sicurezza per le condizioni di flusso, quindi quella tradizionale - purtroppo, riguarda l’incidente stradale che provoca la morte - e, poi, la sicurezza delle strutture della stessa rete stradale. Per strutture intendiamo ponti, viadotti, gallerie e sottopassi. Questo è il tema.

Tenete conto che, giusto per fornire dei numeri, stiamo spendendo come sistema-paese circa 120.000-130.000 euro chilometro per le autostrade in concessione, poco meno per quelle Anas, circa 100.000 euro chilometro, a fronte di un numero stimato, in questo momento, che viaggia, se va bene, tra i 1.000,00 e i 1.500,00 euro chilometro per le strade provinciali e comunali extra-urbane. C’è quindi un fattore cento, ed è un fattore pesantissimo che pone un problema molto forte, che dobbiamo necessariamente affrontare: è il problema della sicurezza, come dicevo, da traffico e della sicurezza delle Infrastrutture.

Questi problemi ci sono, sono sul tavolo.

Il venticinque per cento degli incidenti stradali in Italia e dei morti si registrano sulle strade provinciali. E’ vero, qualcuno dirà, che a fronte dei 20.000 chilometri, grossomodo, di autostrada ci sono 180.000 chilometri di strade provinciali, di cui 10.000 chilometri afferiscono la Calabria. Quindi averne il venticinque per cento potrebbe essere una quantità accettabile, ma se è accettabile statisticamente non è certamente accettabile il numero dei morti.

Allora riteniamo che questo sia un tema importante ed è il tema per affrontare il quale stiamo di nuovo correndo e che vogliamo però affrontare non sull’onda dell’emotività ma, come abbiamo fatto per la scuola, definendo esattamente degli step precisi che bisogna realizzare con degli obiettivi chiari e trasparenti per tutti i cittadini. Per le scuole, come dicevo, l’obiettivo era, innanzitutto, essere primi in Italia; lo abbiamo raggiunto e lo stiamo mantenendo ogni mese che passa. Da tutte le convenzioni fatte in tutta Italia il modello Calabria è sempre primo in tutte le graduatorie. Adesso vogliamo riflettere anche su questo dato dell’evoluzione amministrativa che, in qualche modo, sta confermando il ruolo delle province, dobbiamo avere ben chiaro che anche questo è un obiettivo. Allora se questo è il tema, in qualche modo, è facile richiamare le due componenti e cioè per quanto riguarda la pericolosità come dicevo prima la P, poi vediamo la V dato che la E (esposizione) c’è in ogni caso.

Genova, per quanto riguarda la P e la V, mi consente di essere molto semplice nel porre il tema. Primo punto: si è modificato il traffico; quando è stato progettato il ponte c’era un certo carico che adesso è dieci volte superiore, quindi la dinamica si è modificata completamente. Il secondo tema che si pone, sempre a Genova, è che gli stralli o una trave dell’impalcato non hanno tenuto perché il calcestruzzo non teneva, in buona sostanza queste rappresentazioni di quello che è accaduto a Genova, delle potenziali difficoltà che hanno portato al collasso della pila 9 con l’impalcato 9 ci portano alle due condizioni.

Questo vuol dire che dobbiamo fare una ricognizione sistematica delle condizioni di circolazione e una ricognizione sistematica delle condizioni delle infrastrutture. Questi sono i due temi che dobbiamo avere sul tavolo. Un primo tema riguarda un piano di monitoraggio dei flussi, perché dobbiamo sapere, elemento infrastrutturale per elemento infrastrutturale, quali sono, oggi, le condizioni di carico dei singoli elementi, non possiamo avere che un ponticello pensato nel Comune, dico Laganadi perché è qua vicino, ed è uno dei Comuni più piccoli della provincia Reggio Calabria, un pezzetto di ponte, di attraversamento; magari adesso con l’apertura del secondo lotto della Gallico-Gambarie ci auguriamo aumenti di più il flusso lungo quella strada, ma poi finisce la Gallico-Gambarie, quella riservata, e si torna in quella vecchia e in quella vecchia ci poteva essere un ponticello da cinque metri calcolato in base a quando passava un autobus dell’ ATAM al giorno con 10 persone, oggi possono passare 40 autobus al giorno, 40 autobus in un’ora quindi le condizioni di carico si sono completamente modificate. Per prima cosa, dobbiamo porre in essere un monitoraggio dei flussi su tutte le opere significative, su tutte le opere peculiari. Dobbiamo sapere esattamente cosa accade su ogni opera, dobbiamo fare lo stesso monitoraggio che fa Anas. Questo è uno dei primi due obiettivi da ottenere nei primi mesi del 2019.

Il secondo grande obiettivo non può che essere, invece, un piano di monitoraggio delle strutture.

Il piano di monitoraggio delle strutture si scontra con i temi che abbiamo sul tavolo e lo sappiamo è inutile discutere adesso della semplificazione amministrativa, ma c’è stata una scelta che ha fatto il Paese di fare il catasto delle strade. Se avessimo il catasto delle strade completo tutto sarebbe, decentemente, fattibile se non immediatamente fattibile ma ben sappiamo che non è così. Ricordo, a conferma di quello che dico, che per l’identificazione delle opere principali, dopo quanto accaduto, purtroppo, 3, 4, 5 anni fa quando cadevano i sassi dalle autostrade, la prima cosa che si è fatta, e la più importante, è stato un censimento di tutti i sovrappassi con l’identificazione numerica del singolo sovrappasso.

Quando percorriamo l’autostrada Salerno – Reggio Calabria vediamo che in ogni sovrappasso c’è una identificazione con un numero e quindi sappiamo esattamente dov’è quel sovrappasso e come è posizionato. Quindi il piano di monitoraggio delle infrastrutture non può che essere specificato per le tre grandi categorie di opere: ponti e viadotti, gallerie, muri di sostegno, mezzacosta, trincea e condizioni rilevate.

E’ evidente che il rischio, torno a quanto dicevo prima, di una modificazione di una mezza costa, di un muro di mezzacosta, non implica che crolli la sede stradale, si può accartocciare una cunetta, il rischio relativo all’esposizione cioè relativo al fatto che le vite umane vengono ad essere intaccate è principalmente ed in maniera formidabile presente nelle opere in elevazione, perché se si deteriora, se crolla un ponte chi ci è sopra o chi sta arrivando va giù, non c’è la possibilità che accada altro; se scivola un muro di sostegno non necessariamente se ne va a mare tutta l’autostrada. Questa deve essere l’attenzione sui ponti e sui viadotti, dico ponti e viadotti perché i viadotti a loro volta devono essere segmentati per ogni campata dello stesso viadotto, esattamente come succede, oggi, a Genova. Oggi a Genova sappiamo tutto sulla campata nove, sulla campata dieci e la stessa cosa deve avvenire per i viadotti di cui stiamo parlando.

Se questo è il tema, abbiamo fatto una segmentazione, una prima segmentazione di censimento delle opere con una identificazione topografica assoluta di tutti i ponti e campate di viadotti; contemporaneamente facciamo il monitoraggio dei flussi e pensiamo nei primi tre mesi di fare questa identificazione, topologica, di tutti i ponti con altezza in mezzeria, larghezza e relativa luce libera diciamo tra i piedritti se, chiaramente, non abbiamo degli strallati, se abbiamo degli strallati l’intera larghezza della trave che è quanto sta facendo il Paese per quanto riguarda la pila nove e la pila 10 nel ponte di Genova.

In relazione alla natura strutturale dell’opera bisogna avere le dimensioni base dell’opera stessa.

Il secondo elemento è l’ispezione diretta fatta con tecniche ricavate e molto simili alle tecniche Anas per la specificazione di copri-ferri, assenza di neoprene e tutte le caratteristiche sostanzialmente tecniche che garantiscono la funzione dell’opera. Questo è il secondo elemento. Rispetto a questo abbiamo la terza fase fatta da tecnici specialisti a valle all’ispezione diretta e che riguarda le prove distruttive e non distruttive. Solo questo consente, al di là, ripeto, dell’emotività, di avere un ritorno specifico sulle condizioni di rischio di ogni opera infrastrutturale. Quindi ripeto, di nuovo, quanto abbiamo detto per le scuole e cioè non deve essere la valutazione di un singolo, ancorché un influencer della pubblica opinione di qualunque livello, di qualunque impatto, ma devono essere delle condizioni oggettive di valutazione del rischio a porre una graduatoria degli interventi.

Questa è la questione cruciale, la definizione del rischio non può essere definita da un influencer importante che sia un attore che sia un cantante, che sia un deputato, che sia qualunque persona importante che influenza l’opinione pubblica attraverso i social o in altro modo.

Abbiamo il dovere morale e istituzionale di intervenire dove il rischio e più elevato e quindi la graduatoria d’intervento deve essere fatta direttamente in relazione al rischio. Se abbiamo un rischio in scala 0-10 chi ha il rischio 10 deve ricevere per primo l’intervento. Ricordo che all’interno del rischio c’è l’esposizione quindi il numero di persone che in un eventuale default di quella opera perdono la vita.

Questo è il tema e questo dobbiamo dire. L’individuazione corretta dell’evoluzione scalata del rischio ci dice che bisogna intervenire nella struttura che sta in testa alla graduatoria in termini di rischio a prescindere che ci siano influencer o meno.

Tutto questo significa che è necessario porre in campo delle risorse e per quanto riguarda le risorse per i monitoraggi riteniamo che, innanzitutto, bisogna, assolutamente, fare uno sforzo come Regione perché non possiamo aspettare che qualcuno ci aiuti. Come abbiamo fatto per la scuola, dobbiamo cominciare a correre subito, questo è il tentativo, ma mentre facciamo questo, nello stesso tempo, dobbiamo avere una stima e quindi contezza del costo delle modificazioni che vogliamo apportare al rischio in quel segmento di strade, in quei famosi 10.000 chilometri di strade comunali, extra-urbane e provinciali di cui stiamo parlando.

Abbiamo fatto un conto per differenza, un conto per differenza nella modificazione dei bilanci delle province, quindi, non un conto a progetto, ma un conto per differenza che è una stima certa che rappresenta il minimo di quanto necessario; se il conto è fatto per differenza si arriva a una stima, ripeto, vuoto per pieno, non può essere certo una stima specificante, di interventi immediati da fare sulla piattaforma stradale che non è al di sotto dei 50.000 euro per chilometro, questo è il minimo assoluto e lo diciamo perché vogliamo essere realisti così come tendo a dire e tendiamo a dire sempre un numero più basso di scuole che abbiamo sistemato.

In questo caso dobbiamo dire il minimo assoluto quale può essere e riteniamo che al di sotto di questa cifra, da tutte le analisi e dalle modificazioni dei bilanci provinciali, non si rientra nelle spese degli interventi. Gli interventi sulle opere in elevazione non possono avere un valore medio inferiore a euro 200.000-250.000 e questo vuol dire, complessivamente, con il numero che ci siamo dati un impatto che sta al di sopra del miliardo. Questo è il numero su cui fare delle riflessioni e questo significa che bisogna aprire un tavolo di confronto diretto, già chiesto dal presidente Oliverio al ministro Toninelli con una lettera inviata poco dopo, credo quattro o cinque giorni dopo, se non ricordo male, della tragedia di Genova, con la quale abbiamo chiesto un tavolo di confronto su questo tema e quindi sul piano straordinario delle infrastrutture a supporto della rete di trasporto.

Questo piano straordinario, di fatto, è quello di cui abbiamo parlato oggi, su cui, già, abbiamo predisposto gli schemi di base, il telaio di base e che vorremmo andare a discutere direttamente con il Ministro, con tutto quanto ne comporta, con tutti gli impatti che questo può avere sugli interventi immediati per i quali riteniamo che ci sia anche un PON nazionale sul quale si è in ritardo, che non è ampio, però, e su cui si può intervenire con una interlocuzione chiara e aperta da fare con la Commissione europea che, però, ben sappiamo non vuole interventi di manutenzione straordinaria.

Non possiamo non intervenire su opere che hanno più di cinquanta anni di vita, quindi abbiamo un problema di interlocuzione, non solo come Calabria ma come sistema Paese, da aprire con la Commissione europea; abbiamo pure la nuova tranche nazionale dell’FSC che deve essere ripartita.

Inneschiamo il processo, partiamo con questo processo e nelle condizioni di rischio definite, certamente, faremo tutti i progetti di fattibilità per essere pronti sugli interventi economici e finanziari. Il programma non si ferma e arriva anche alle specificazioni degli aspetti gestionali e lo dico perché è importante, è importante sapere quali sono gli aspetti gestionali.

Sappiamo, lo ricordo a me stesso, la difficoltà che, oggi, hanno tanti piccoli Comuni a gestire in modo corretto, in modo adeguato, in modo tecnico adeguato la capacità di essere protagonisti. Gli Enti locali e i Comuni devono essere protagonisti e allo stesso modo, però, dobbiamo trovare la soluzione gestionale idonea ad identificare come possono essere supportati. Può essere una task force come quella che abbiamo attuato in altri contesti come la scuola o come il genio civile, procederemo allo stesso modo e dobbiamo avere la capacità, come Regione, di supportare al meglio i Comuni, di avere il massimo interfacciamento con le Provincie ed essere in grado di portare avanti, a tappe forzate, questo rinnovamento del territorio, con questa, come dicevo prima, profonda modificazione del rischio.

La cultura ingegneristica, la cultura scientifica, la cultura tecnica odierna ci impedisce di parlare sicurezza al cento per cento però ci consente di dire di quanto dobbiamo abbattere il rischio. Questa deve essere la capacità che dobbiamo avere, così come è stato fatto ed è in corso per le scuole che rappresentano, ripeto, il termine di paragone riguardo alla riflessione che stiamo facendo.

Ho partecipato fino a ieri ad un incontro scientifico, a Roma, proprio su questo tema e in questo momento al MIT si sta parlando di varare norme di semplificazione simili a quelle che abbiamo per l’adeguamento degli edifici, e quindi, in questo caso, c’è la possibilità di fare una manutenzione straordinaria che elevi la qualità dell’opera abbattendo il rischio. Il tema è molto importante, il tema è sentito a livello nazionale, purtroppo è stata la tragedia di Genova a dargli questa enfasi e, appunto, chiudo dicendo e ricordando che già nel 2016 avevamo posto il rischio come uno degli elementi importanti, uno dei dieci temi più importanti del Piano dei trasporti, proprio perché non parlare di rischio, sarà iettatorio, quello che volete, ma non ce lo riduce, ce lo riduce la consapevolezza, se abbiamo consapevolezza, se abbiamo il 1908 davanti è chiaro che allora la capacità non è quella di non parlarne ma di utilizzare le migliori conoscenze tecniche, le migliori competenze delle nostre università, dei nostri ordini professionali, delle nostre ditte, delle nostre maestranze, dei nostri operai, della nostra industria leggera, a supporto dell’edilizia che in questo momento si stanno facendo le ossa in maniera formidabile nel campo dell’edilizia scolastica. La stessa cosa dobbiamo riuscire a fare attraverso una sinergia formidabile con i Comuni e le Provincie.

Crediamo che questa sia la strada da perseguire, sia la strada su cui riflettere, sia la strada che i cittadini vogliono, che i cittadini ci chiedono e noi, cittadini tra i cittadini, non possiamo che ascoltare quanto ci si dice fuori, al bar, in piazza, in chiesa o se siamo stati al matrimonio o ad un funerale, quanto ci dicono le persone che ci stanno accanto; non perché è un sentire d’élite ma proprio perché è sentire popolare, proprio perché si parla di rischio e con il rischio non si scommette.

La scelta non può che essere irreversibile e credo che tutto questo debba essere posto in campo condizionando, se del caso, qualunque scelta sulla prossima programmazione, modificando, se del caso, qualunque scelta sulla prossima programmazione così come è stato fatto per altri settori che ho richiamato come elemento di riferimento. Grazie.

PRESIDENTE

Iniziamo il dibattito. Ha chiesto di intervenire il consigliere Parente, ne ha facoltà.

Presidenza del vicepresidente Ciconte

PARENTE Claudio (Forza Italia)

Grazie, Presidente, inizio richiamando l’intervento dell’assessore proprio perché vorrei, brevemente, parlare dell’emergenza sanitaria, emergenza in cui ci troveremmo qualsiasi sia l’evento da affrontare, sia esso dovuto al rischio idrogeologico, sia esso dovuto, soprattutto, all’emergenza che temiamo più di tutti, quindi, al rischio sismico.

Allora, il ruolo fondamentale, un ruolo importantissimo è dato proprio da come siamo pronti ad affrontare un’emergenza del genere. Emergenza che sarebbe importante conoscere.

Ho provato a cercare sul sito del Dipartimento Protezione Civile se sono stati individuati già i posti medici avanzati, cioè quella forza mobile messa a disposizione della Regione per il primo intervento, coadiuvata, magari, dalle forze dell’esercito, da quelle della Protezione Civile, da quelle del volontariato.

Sono le forze di primo intervento.

Ho soltanto accertato che il referente sanitario regionale, previsto nel 2017, è stato coadiuvato da un vicario e da due esperti tecnici che dovrebbero supportare il Dipartimento di Protezione Civile nel primo intervento.

Esperti tecnici che fanno parte dell’area dell’emergenza-urgenza e che non sono altro che i responsabili della centrale “118”.

Mi chiedo come possiamo pensare che un siffatto sistema, soprattutto quello delle centrali 118, che le cronache nazionali citano quasi sempre per il disservizio, per carenza di personale, di automezzi, per la vetustà delle strutture, possa “vicariare” o supportare un’emergenza sanitaria in un contesto di emergenza ambientale, sia essa dovuta a terremoti o al rischio idrogeologico.

Così come abbiamo visto queste famose CROSS, cioè le Centrali Remote per le Operazioni di Soccorso Sanitario, che si attivano nel caso di emergenze ambientali: sono strutture, campi, formazioni deputate al Dipartimento della Protezione Civile.

Qualcuno potrà dire “ma ci sono i Piani comunali, i Piani provinciali, i Piani regionali per le emergenze in questo campo”, però sappiamo che di fronte alla grave emergenza sarà sempre la Protezione Civile che coordinerà tutto questo.

Mi chiedo: se c’è da evacuare l’ospedale, siamo pronti con le strutture a supporto? Siamo pronti con un ospedale da campo?

Siamo pronti con tutte quelle attività che si allestiscono intorno ad un ospedale da campo, quindi, tutto quello che serve per gli interventi di sanità pubblica, di igiene e tutto ciò che riguarda la fornitura dei farmaci, i dispositivi, gli interventi, anche veterinari?

Perché nel caso si verificassero tali emergenze, ci sarebbero anche queste problematiche.

È vero che si tengono le esercitazioni della Protezione Civile, si svolgono attività di formazione e informazione, però sono sempre attività che hanno più un risalto mediatico che una reale efficacia, perché quasi mai vengono realizzate, perché problematiche, nei contesti dove poi veramente si verificano le situazioni: il paesino irraggiungibile o un ospedale realmente da evacuare o situazioni del genere.

Quello che voglio dire, quindi, è che viviamo in una regione dove la sanità è già un’emergenza da Protezione Civile.

Immaginiamo cosa potrebbe succedere di fronte ad una catastrofe, in cui organizzare un sistema sanitario a supporto in una situazione di emergenza sotto tutti i punti di vista!

È un aspetto che credo non vada assolutamente tralasciato.

Da oltre vent’anni, poi, il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile dirama direttive, protocolli e altro.

Credo che forse, da sempre, in Calabria quest’aspetto di emergenza sanitaria sia stato sottovalutato nel contesto emergenziale generale.

Posso dire, pertanto, che questo è un aspetto che riteniamo fondamentale, che deve essere maggiormente sviluppato e seguito dal Dipartimento della Protezione Civile, perché basta un’ora, un minuto, una mezza giornata o 10 chilometri, in più o in meno, per raggiungere un presidio, per salvare una vita. E anche salvando una sola vita avremmo adempiuto il nostro dovere. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico)

Signor Presidente, ho ascoltato con vivo interesse la relazione del Vicepresidente della Giunta regionale e devo dire che onestamente sono stato vinto anche dalla curiosità perché è stato chiaro nel rappresentare il quadro tecnico della situazione attuale e ha concluso ad imbuto con il sentire popolare, che è quello che ci muove, è quello che muove le determinazioni della Giunta regionale, le determinazioni del Governatore della Calabria.

In questi anni non abbiamo agito solo nel quadro emergenziale. Abbiamo agito programmando e pianificando come fa chi ha una visione strategica del territorio e lo abbiamo fatto intervenendo su più settori. Lo abbiamo fatto con un massiccio intervento, una sorta di mini Piano Marshall, di cui parliamo pochissimo, non solo sulle scuole – ci ritornerò – ma anche sui fiumi, sui versanti, sui collettamenti fognari che sono tutti segmenti della sicurezza del nostro territorio.

E’ vero che siamo partiti da una situazione disastrosa sulle scuole. Il Presidente della Giunta regionale spesso parla di numeri che sono allarmanti e ci ritroviamo dopo tre anni e mezzo ad intervenire; già siamo intervenuti su circa 500 edifici scolastici, che è un dato epocale per la Calabria, ma a fronte di questo c’è stata, ovviamente, una visione strategica.

Il quadro strategico della Calabria lo abbiamo analizzato, studiato, approvato fuori dall’emergenza, cioè abbiamo ragionato su cosa servisse alla Calabria e siamo intervenuti.

Siamo intervenuti con risorse nostre e siamo intervenuti con risorse comunitarie.

Il Vicepresidente della Giunta regionale diceva che il rapporto tra adeguamento e miglioramento degli edifici scolastici è di 1 a 6, cioè ogni scuola che si adegua è uguale a 6-7 scuole che avrebbero potuto essere migliorate.

Questo ci fornisce il quadro drammatico in cui ci siamo mossi!

Oggi stiamo uscendo dall’emergenza, siamo usciti dall’emergenza perché non c’è Comune – ecco  perché i sindaci sono sensibili a questo Governo regionale – che abbia potuto manifestare una sorta di proscrizione per il colore politico.

Non c’è! Ci sono sindaci di centro-destra che ogni tre mesi agitano decreti della Regione Calabria, ovviamente per esaltare le proprie qualità e capacità di programmazione, e siamo stati lì a sostenere i sindaci che mostravano un interesse per il miglioramento delle proprie comunità e lo abbiamo fatto.

Lo abbiamo fatto a fronte di un disastro che è avvenuto con la Legge numero 56 del 2014 (Legge Delrio) sul riordino degli Enti locali, che ha ridimensionato il potere delle Province.

Un disastro! Si pensi solo alla provincia di Cosenza, che abbiamo governato per 10 anni e che oggi ha 3.200 chilometri di strade sulle quali, negli anni passati, quando era Presidente l’attuale Governatore della Calabria, Mario Oliverio, siamo intervenuti con oculatezza, con investimenti. Tant’è che quelle strade rappresentavano l’efficienza della viabilità in Calabria. Poi, abbiamo 1.600 chilometri di strade gestite da Anas e circa 2.500-2.600 chilometri di strade comunali. Se è vero che le scuole, le strade, i fiumi, le aste fluviali, i versanti, i collettamenti fognari incidono tutti per una propria pesante percentuale sulla sicurezza dei cittadini, è anche vero – e lo ricordo perché a quell’epoca ero sindaco della mia città – che nel 2010, quando sulla Calabria si sono abbattuti eventi climatici disastrosi, i Comuni che erano stati autorizzati per intervenire sono stati ammessi a finanziamento ma poi finanziati per circa il 50 per cento di ciò che avevano speso.

Tant’è che in quegli anni molti Comuni sono andati in default.

Oggi facciamo l’inverso: non diciamo ai Comuni “anticipate le vostre risorse”, ma diciamo ai Comuni “rispondete ai bandi della Regione Calabria”.

Abbiamo cioè messo in protezione anche le casse comunali, che con i fondi POR non hanno bisogno dei calcoli del Patto di stabilità, pertanto hanno autonomia e libertà di intervenire.

Per concludere penso che sull’emergenza ambientale e sulla mitigazione del rischio ci sia bisogno di ascoltare le esigenze dei territori da parte del Consiglio regionale.

A me piace parlare del Consiglio regionale, perché anche le dinamiche interne alle Commissioni consiliari sono virtuose se anche i consiglieri di minoranza ci consentono di renderle virtuose, e non mi stancherò mai di dire che nel rapporto tra i consiglieri regionali deve prevalere la maturità.

Sono custode della maturità della mia Commissione, della Commissione bilancio, dei componenti della Commissione bilancio.

Per cui penso che oggi siamo di fronte ad un lavoro oculato, un lavoro di visione, un lavoro strategico svolto dalla Giunta regionale.

Abbiamo necessità di ascoltare di più i territori, non perché non l’abbiamo fatto precedentemente, ma perché oggi i territori ci chiedono di accelerare, di mettere il turbo, la sesta marcia e stiamo facendo in modo che anche questo possa avvenire.

Penso – e concludo con una nota politica – che quello che è arrivato nelle ore precedenti a questa seduta di Consiglio regionale, cioè questa voglia dei sindaci delle fasce tricolori di contare di avere un’interlocuzione più fitta, più intensa con il Governatore della Calabria, che ha coltivato quella interlocuzione per tutto questo tempo, sia un segnale positivo di civiltà politica.

Credo che, anche sulla base della sua relazione, signor Vicepresidente, oggi poniamo al centro del dibattito della Calabria strumenti nuovi e un lessico nuovo. Perché il lessico e le parole contano e sono importanti. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente. Ho ascoltato anch’io – purtroppo, non sono riuscito a seguire completamente – l’intervento del Vicepresidente della Giunta regionale perché si sentiva poco, però provo a cogliere gli elementi fondamentali, cercando anch’io – come ha fatto il collega Aieta – di fare un ragionamento, nel solco di quello che interessa oggi al Consiglio regionale o, perlomeno, che può rendere protagonista il Consiglio regionale in data odierna, rispetto al tempo che si vive, che sollecita questo dibattito per i noti fatti che, purtroppo, in ambito ambientale non finiremo mai di avere. Si può mettere in sicurezza tutto, però ci sono eventi straordinari.

Qualcuno ricordava che la scorsa estate, mentre eravamo al mare, ci siamo dovuti precipitare – esponenti di maggioranza e di minoranza – quando si è verificata l’alluvione della Sibaritide, e anche lì ritornerò, rispetto a quanto accennato sulla gestione dal Vicepresidente, nel confronto con il Governo nazionale.

Su questo voglio provare a fare un ragionamento insieme a tutti gli altri consiglieri.

Queste emergenze, unitamente all’altra disgrazia immane delle Gole del Raganello, hanno sollecitato, purtroppo, il Consiglio regionale ad aprire un dibattito che, nell’intenzione manifestata dalla Conferenza dei Capigruppo con il Presidente del Consiglio regionale, non vuole restare un semplice dibattito.

Perché? Chiunque può parlare, può raccontare quanto di buono fatto oggi, fatto ieri, non fatto ieri o non fatto oggi, e premetto che non mi interesserà, come è ovvio, discutere o meno in questo dibattito dell’appello dei sindaci al presidente Oliverio, cioè non voglio proprio entrarci perché è una questione politica che tengo fuori dal dibattito, che interesserà, poi, le prossime ore per chi vuole costruire, invece, un’alternativa a questo Governo regionale in modo legittimo.

Noto che il dibattito si allarga sempre di più, movimenti, appelli al senso civico e quant’altro, ma credo che non debba interessare questa giornata odierna.

Penso che lo sforzo da profondere – lo dico al Vicepresidente che è più competente di me per tante ovvie ragioni, per il ruolo che riveste, per i suoi studi – è di puntare al tema pratico di un ragionamento che la Calabria deve poter avviare con il Governo nazionale, riconoscendo alla stessa i suoi limiti.

I limiti di un territorio, dove non mi stancherò mai di dire quello che ho provato a dire in campagna elettorale per le elezioni politiche, cioè che in questa Regione il rischio che, perlomeno io avverto e che credo che ciascun appartenente alla classe dirigente avverte, sia essa classe dirigente di un sistema economico debole o classe dirigente di un sistema politico altrettanto debole, è che qua rischiamo tutti di ritrovarci, adesso e nel tempo, “ndranghetisti a strascico”, perché sul tema della pratica della gestione – siamo profondi conoscitori della nostra terra, delle opportunità e anche dei limiti della stessa – credo che il Consiglio regionale sia tenuto a fare un’inversione di tendenza. Provo a spiegarmi.

Tra l’altro, nella scorsa Legislatura si è approvato il Q.T.R.P. (Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico), poi completato in quella attuale, con la tendenza, anche culturale, dell’idea di consumo di “suolo zero”.

Una tendenza nuova che tende a frenare anche rispetto a ciò che crea lavoro e sviluppo, agli investimenti, insomma.

Questo tema riguarda tutta Italia, ma soprattutto la Calabria, perché quando si citano le scuole e gli interventi sulle scuole, al di là dei nostri interventi, anche su quelle stesse dove sono stati fatti degli interventi, bisogna sapere che la maggior parte di esse non ha il certificato di agibilità.

Non dipende ovviamente da noi, dalla volontà politica di chi ha deciso di farla diventare prioritaria.

Allora credo che su un tema così importante tutto ciò possa diventare anche un fatto di natura economica per la Regione, che è una Regione in ritardo, che nel confronto con il Governo nazionale ha avuto sempre minori finanziamenti. Tant’è che è in corso il dibattito.

Ho presentato una mozione che spero potrà essere discussa oggi sul tema centrale.

La richiesta di autonomia finanziaria di molte Regioni è un’autonomia per materia, ma è anche autonomia di finanza.

Regioni come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna stanno cercando oggi, sotto la direzione di un Governo giallo-verde, che parla di tutto tranne che di problemi reali, di recuperare risorse. Anche questo è un tema centrale.

Credo che si possa intraprendere un lavoro serio, volto a definire un monitoraggio completo delle priorità di intervento sugli assi viari, sulle scuole, dove stanno per la maggior parte del tempo i nostri figli e i figli dei calabresi, su tutto quello che necessita di intervento, e portarlo, magari, – lo   dico al presidente Oliverio – all’attenzione di una Commissione competente che può essere allargata.

Far sì che il Consiglio regionale, in questo momento di sensibilità storica per l’Italia, anche per la Calabria, possa offrire risposte a tutti i futuri Consigli regionali, a tutti i futuri Governi regionali.

Anche per i sindaci a cui ci si appella, considerato che la Calabria ha il 75 per cento dei propri Comuni con una popolazione al di sotto dei 5000 abitanti.

Tutti sappiamo – il Vicepresidente ne accennava prima –, al di là di avere o meno sindaci illuminati, che in un Comune di 5000 abitanti avere un sindaco che sia capace di avere una visione, tanto cara al collega Aieta, e metterla in pratica è già un lusso. E molto spesso non è così.

La vicenda riguarda il livello tecnico, con i tagli, tra l’altro, che questi Comuni hanno subito negli anni per volontà dei Governi e aggiungo che i tagli ai Comuni e anche questa cosiddetta “secessione dei ricchi” rischia di far morire completamente il Mezzogiorno.  

Allora, che cosa possiamo fare per essere seri e farlo in modo bipartisan, riuscendo a reperire, se possibile, anche un contributo all’esterno?

Su questo sarei dell’idea che andrebbero coinvolti di più, per quanto già lo sono, gli Ordini professionali degli architetti, degli ingegneri, dei geologi. Per fare che cosa? Per impegnare l’anno e mezzo che resta di questa Legislatura e parlo di Legislatura, al di là di quello che il Governo regionale farà e porterà a proprio consuntivo.

Siamo ovviamente critici, non tout court sempre, perché, ad esempio, ho trovato il Piano sui borghi, che la Giunta regionale ha predisposto, uno dei provvedimenti più interessanti di tutta questa Legislatura. A questo faccio un plauso.

Questa terra – anche perché ne sono convinto – può e deve campare solo di questo, delle proprie specificità, turismo eccetera. Insomma, non sto qui a farvi i comizi!

Quindi, qual è l’invito? Coinvolgere gli Ordini professionali, coinvolgere il Governo nazionale con un confronto serrato che può offrire alla Calabria, al di là dei fondi europei, risorse straordinarie, perché quelle sono state negate nel tempo, da inserire nella Legge finanziaria.

Tra l’altro, il dibattito in queste ore verte anche su tutte quelle risorse erogate a favore degli interventi nelle periferie dei Comuni, che sembrerebbe il Governo nazionale stia tagliando o non so se taglierà fino in fondo perché ci sono anche tanti Comuni del centro-nord.

Mi pare che la Lega Nord non sia, poi, così convinta rispetto alla tendenza del premier Conte e del Movimento Cinque Stelle, di lavorare seriamente e di presentare un documento.

Sul tema dell’amianto avevo provato ad offrire un mio contributo nella Commissione Ambiente, durante la scorsa Legislatura – lo ricorderà il collega Gallo – in modo puntuale, anche per impegnare i futuri Consigli e Giunte regionali.

Qual è il grado di priorità di interventi che necessitano a strade, ponti e fiumi? Metterei prima anche le scuole in questa regione, perché sappiamo bene che c’è sempre una grande attenzione nei momenti di tensione. Se questo Consiglio regionale potesse svolgere un lavoro serio anche con l’ausilio degli Ordini professionali.

Anche lì, se si vuole mandare una task force, al di là delle notizie che riceviamo, anche delle scarse notizie tecniche che ci offrono i Comuni, ci si deve ovviamente avvalere degli Ordini professionali, anche considerando giovani professionisti. Andare a fare un monitoraggio significa anche avere risorse in questo senso.

Non so se 300-400-500-600 mila euro, proprio per definirlo, in modo che in una Commissione regionale si possa approvare un Piano straordinario di interventi, al di là di quelli che già sono nel possesso delle nostre conoscenze e su cui il Vicepresidente sta svolgendo un lavoro, che impegni il futuro di questa Regione, che diventi un futuro di “carattere economico” e su cui lo Stato non può che contribuire.

Penso sia preferibile, anziché fare ipotetici tagli all’IRPEF, che significa 8 euro in più ai conti in questi giorni o riconoscere un reddito di cittadinanza di 200 euro, immaginare, invece, di impegnare in questo senso 10 miliardi euro, anziché 5, e un confronto Governo-Regioni su un Piano straordinario di intervento di lavoro vero, ricordando che anche l’Ance e tutte le grandi imprese sono ferme.

Su questo l’altro tema sensibile di noi calabresi: evitare di diventare tutti “‘ndranghetisti a strascico” per coloro che ci osservano dall’esterno.

Non so se c’è da costruire white list con le Prefetture, non so se c’è da fare un monitoraggio con il Governo regionale su questi procedimenti, perché anche lì, purtroppo, abbiamo visto com’è finita in alcuni Comuni con le indagini aperte, anche con risorse straordinarie.

Occorre, cioè, analizzare profondamente un tema su cui ci sono stati errori, su cui ci sono distorsioni, ma su cui ci può essere futuro, non soltanto per la messa in sicurezza di una regione, e quindi messa in sicurezza per noi che la abitiamo, ma anche per un fatto economico rilevante, che possa impegnare il futuro e su cui dedicare risorse.

Ricapitolando: credo che questo Consiglio regionale possa pianificare la situazione con un lavoro di 3-4 mesi in una Commissione consiliare, perché non è semplice, potrebbe anche essere necessario riunire due Commissioni.

Perché poi gli elementi quali sono? Il presidente Oliverio potrà dirci che è più importante qualcos’altro. C’è sempre la tendenza al campanilismo, no?

Come se il presidente Oliverio dovesse pensare soltanto a San Giovanni in Fiore e credo che non sia così!

Invece, dobbiamo sancire – questa è la mia proposta, per mezzo del lavoro del Consiglio regionale – in modo politico, le priorità del futuro della Calabria, con gli elementi che provengono dall’esterno, dai tecnici.

Le priorità diventano un fatto tecnico. Adesso non so se si sia stabilito qualcosa sul Ponte del Cannavino, di cui si discute per la gestione dei lavori di manutenzione.

Insomma, avviare un lavoro di progettazione che impegni seriamente tutti, che vincoli anche i futuri Governi di questa Regione e ne faccia scaturire un fatto di carattere economico.

È ovvio che un lavoro serio, escluse le grandi emergenze che, purtroppo, si verificheranno per fatti naturali, è quello di certificare le priorità.

E ce ne sono priorità! Ogni sensibilità politica prova a dire che c’è una priorità, perché in quel momento c’è turismo o perché legato territorialmente.

Dovremmo – se ci riusciamo e questa è la mia proposta – avviare un lavoro scientifico e politicamente bipartisan, che sancisca, alla data odierna, quindi nel tempo in cui possiamo lavorare, quali sono gli interventi di emergenza seri che questa Regione può intraprendere.

Lo diceva anche il consigliere Claudio Parente, facendo riferimento alla Protezione Civile.

Presidente, mi permetto di suggerire, rispetto a quello che osservo, di tenere sempre, anche sulla Protezione Civile, toni saggi e responsabili, gli stessi che richiamava anche il collega Aieta.

Ho stima del dirigente Tansi, ma anche su questo, credo – e non lo faccio con toni polemici – servirebbe, nel dibattito regionale e rispetto a chi nomina un dirigente, avere comportamenti più composti, perché assistiamo ogni giorno ad una guerra fratricida che non fa bene a questa Regione, specie per chi non esercita un ruolo politico.

Lo dico anche a sostegno di quella competenza positiva che può portare rivoluzioni, migliori organizzazioni, come suggeriva anche il consigliere Parente, con riferimento al tema della sanità.

Quindi, chiudo dicendo al Vicepresidente: penso che lei possa arrivare a chiedere con un lavoro scientifico il consenso dell’intero Consiglio regionale, a certificare ed impegnare, in modo scientifico, quali sono gli interventi prioritari da predisporre per la Regione nei prossimi 10 anni.

E’ ovvio che non si esaurisce qui l’argomento!

È come per la tematica dell’amianto: abbiamo predisposto qualche intervento, grazie anche ad un “comune sentire” con i consiglieri Aieta e Giudiceandrea, ma erano interventi di centinaia di migliaia di euro!

Penso che questa Regione possa cambiare con il contributo di tutti, con una sensibilità che consenta di programmare bene le iniziative.

Per cui se potessimo presentare ai calabresi un programma di interventi, certificato ed approvato da tutti, con una scala prioritaria che vada, appunto, dai ponti alle strade, alle scuole, quindi su fatto scientifico, faremmo il miglior lavoro possibile che la Calabria può attendersi, sensibilizzando anche il Governo con un confronto che, dal mio punto di vista, va affrontato su questo tema specifico, al di là delle emergenze, che oggi riguardano la città di Genova.

Quando le calamità hanno riguardato noi, con difficoltà siamo riusciti ad avere i Ministri con gli elicotteri! Il collega Aieta se lo ricorderà. Per intenderci, mi sembra che nemmeno il Paese di Cetraro abbia avuto il riconoscimento dello stato di calamità per le mareggiate!

Dobbiamo essere pronti a confrontarci in modo serio e anticipare questi potenziali interventi, in modo che con qualsiasi Governo che ogni anno può aggiungere nella Legge finanziaria 300 milioni di euro – immaginate 300 milioni di euro per 5 anni fa un miliardo e 500 milioni di euro – si possa dire che l’intervento prioritario della messa in sicurezza diventa una missione strategica di tutta la classe dirigente calabrese e diventa, finalmente, anche una cosa seria con il controllo.

Qui apro e chiudo una parentesi perché penso che siamo tutti quanti stanchi di essere additati, soltanto per chi fa politica, come i ladroni della situazione.

Dobbiamo essere pronti anche ad un confronto serrato con un altro potere di questo Stato, che è la Magistratura, affinché la stessa possa prevenire insieme a noi le situazioni, perché immagino che quando un sindaco si approccia a gestire un finanziamento, lo fa con il massimo della sensibilità possibile perché non fa di mestiere l’investigatore.

Anche questo è un tema importante. Riguarda, per esempio, gli ospedali. Perdonatemi se mi soffermo di più con l’intervento, volevo chiudere prima: ho fatto una provocazione parlando dei nuovi ospedali e ricordando che dal 2008 in questa Regione c’erano le risorse per la costruzione di tre nuovi ospedali, compreso quello della Sibaritide, la mia provincia.

Anche lì, progettati, messi a bando. Siamo nel 2018 e non c’è una pietra, perché nel frattempo la gara è stata vinta da un soggetto, raggiunto, poi, da un’interdittiva.

Non ce lo possiamo permettere!

L’altro tema è quello della velocità.

Quindi, il confronto con i poteri dello Stato è per capire come portare a compimento la programmazione di un investimento, specie straordinario o anche programmato, come quello sulla sicurezza, in questa Regione.

Questa è la realtà, Vicepresidente!

I tre ospedali nuovi che fanno parte del tema della sicurezza e l’organizzazione della Protezione Civile di questa Regione, ancora oggi con i fondi messi lì: non per colpa dell’ex Presidente della Regione, Scopelliti, né dell’attuale presidente Oliverio.

C’era l’ex presidente della Regione, Loiero, dal 2008, siamo al 2018 e non c’è una sola pietra!

Questo è l’argomento serio su cui dibattere in Parlamento.

Non è colpa nostra se le gare sono aggiudicate ad una persona poi soggetta ad interdittiva.

Ci mandassero il genio militare!

Questo è un tema centrale perché so e immagino quanti sforzi stia profondendo il presidente Oliverio, però è un problema che va affrontato in modo straordinario e oggettivo.

Non so se si possono redigere leggi speciali in questo senso, ma abbiamo necessità di buona sanità; abbiamo necessità di riorganizzazione dal punto di vista della Protezione Civile, della sicurezza e quant’altro; abbiamo necessità anche di velocità degli investimenti.

Questo è un tema da approfondire da parte del Consiglio regionale, e soprattutto, da parte del Parlamento, che ha tanti deputati calabresi silenti e non utili – non posso dire incapaci perché una volta gliel’ho detto affettuosamente a lei, Presidente, e mi ha richiamato.

Penso sia questo un tema centrale su cui aprire un confronto.

Quindi, da parte mia sono pronto a supportare questo lavoro scientifico e a far sì che questo Consiglio regionale possa per una volta, come abbiamo fatto in verità anche altre volte, approvare un Piano che possa essere utile alla Calabria, soprattutto utile al Governo regionale e a quelli futuri a confrontarsi, in modo serio, con i Governi nazionali. Grazie.

 

Presidenza del presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.

SERGIO Franco (Moderati per la Calabria)

Signor Presidente del Consiglio regionale, onorevoli colleghi, signor Presidente della Giunta regionale, onorevoli assessori, la seduta odierna verte sulle emergenze ambientali, la sicurezza territoriale e le infrastrutture e cade proprio in un momento topico dell’emergenza ambientale perché si sono succeduti due fatti gravissimi, di cui uno particolarmente grave anche nella nostra regione.

Genova docet anche per quanto riguarda il Ponte Morandi.

Il periodico ripetersi di tali calamità in tutte le aree della Calabria, dovuto forse ad una incompleta attuazione di un’adeguata politica di coordinamento, aggravata dall’urbanizzazione, spesso incontrollata, e dall’alterazione della rete idrografica, impone oggi a tutti noi di prendere un impegno con i calabresi.

L’impegno è quello di investire ed abbattere, facendo ricorso a tutti gli strumenti finanziari e normativi a disposizione, tutte le problematiche relative al rischio idrogeologico: la protezione costiera, la ridefinizione del programma per completare gli schemi idrici regionali, il potenziamento ed il monitoraggio delle reti idriche, il miglioramento antisismico degli edifìci strategici e scolatici (su oltre 2 mila scuole circa oltre il 70 per cento non è ancora a norma).

Massima priorità dovrà essere data a quegli interventi che interessano il rischio di dissesto idrogeologico e che dovranno essere oggetto di particolare attenzione, in coerenza con le mappe della pericolosità e rischio e con gli obiettivi e le priorità correlate, individuate nei Piani di gestione del rischio di alluvioni, ai sensi della direttiva 2007/60/CE, approvate dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nei Comitati Istituzionali Integrati delle Autorità di Bacino, ai sensi dell’articolo 4 comma 3 del Decreto Legislativo numero 219 del 2010, e per quanto riguarda la pericolosità da alluvione fluviale e costiera e nelle pianificazioni di assetto idrogeologico (PAI), per quanto attiene alla pericolosità geomorfologica, in applicazione dei criteri di ammissibilità e di selezione individuati nel DPCM (Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri) del 28 maggio 2015.

Ovvio che nell’ambito di interventi del genere, un ruolo centrale dovrà essere garantito alla Protezione Civile regionale, rafforzandola e dotandola di tutti le risorse umane, strumentali e finanziarie, anche in virtù delle nuove norme introdotte dal Decreto Legislativo numero 1 del 2 gennaio 2018, che conferiscono alle Regioni maggiori attribuzioni e responsabilità, sia in ordine alla gestione tecnico-amministrativa delle emergenze sia con riguardo all’organizzazione operativa delle attività.

In tale contesto, è vero che l’U. O. A. (Unità Operativa Autonoma) della Protezione Civile ha intrapreso specifiche azioni tecnico-amministrative, volte a consentire il superamento delle criticità esistenti, promuovendo l’adozione di numerosi provvedimenti che si pongono in linea con l’incremento quali-quantitativo dei servizi erogati in favore della collettività, intervenendo in svariati settori particolarmente delicati, ma le misure adottate si sono rilevate insufficienti ad evitare la tragedia che ha portato alla morte – ahimè! – di 10 persone, nonostante la delibera numero 535 del 15 novembre 2017, con la quale la Giunta regionale ha approvato ed adottato il nuovo Sistema di allertamento, che prevede nuove procedure di estrema importanza, da adottare in caso di situazioni meteorologiche avverse, da cui possono derivare criticità di ordine idro­geologico per il territorio.

È chiaro ed evidente che il sistema di prevenzione non ha funzionato e che non erano del tutto infondate le criticità evidenziate anche dal funzionario, il geologo Cappadona, in merito al “Sistema di allertamento regionale per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico in Calabria”. La Direttiva definisce e descrive le fondamentali attività di previsione (definizione delle zone di allertamento omogenee, scenari di rischio attesi) e di prevenzione (definizione di regole, procedure, flussi di comunicazione dati, omogeneizzazione e semplificazione dei messaggi di allertamento, protocolli di monitoraggio, livelli di operatività crescenti per le differenti fasi operative), da porre in essere prima del verificarsi dell’evento calamitoso, al fine di mitigarne al minimo l’impatto e tentare di garantire, in primo luogo, l’incolumità delle persone e degli animali.

È vero che senza l’intervento tempestivo dei soccorritori, coordinati dalla Protezione Civile, il numero di vittime sarebbe stato molto più alto, ma è proprio sulla prevenzione, su questi delicati aspetti, che vanno misurati i livelli standard di efficienza e di efficacia della Protezione Civile regionale, piuttosto che, come comunemente avviene, sulla capacità di intervento e di soccorso alla popolazione con uomini e mezzi speciali una volta che l’evento si è verificato.

È troppo riduttivo, comunque, tentare poi di scaricare le responsabilità sui sindaci, così come è stato fatto nei confronti del sindaco di Civita, Andrea Tocci.

Forse, vista la gravità degli ultimi avvenimenti climatici accaduti sul territorio regionale che hanno portato alla tragedia del torrente del Raganello, dovremmo chiederci perché è rimasto inascoltato il grido lanciato dall’ex responsabile ai sistemi di prevenzione nella lettera di dimissioni, riportata da organi di stampa, con cui ha lasciato il ruolo di responsabile dell’Unità operativa “Coordinamento delle emergenze, dei sistemi informativi territoriali e Ced” della Protezione Civile.

In quella lettera si evidenziavano le criticità, come la scarsa distribuzione di una rete idro-pluviometrica funzionante H24 e la mancata applicazione delle procedure per il funzionamento della Sala Operativa Regionale Unificata, previste dal decreto numero 15677 dello scorso 29 dicembre.

Le stazioni pluviometriche, circa 150 in tutta la regione, segnano quanti millimetri d’acqua cadono.

Il principio sottende al fatto che in ogni metro quadrato, alto un millimetro, cade un litro esatto di pioggia.

Quando i pluviometri cominciano a segnare 9-10 millimetri devono scattare delle procedure, così come previsto dalla nuova direttiva adottata a novembre 2017 (“Sistema di allertamento regionale per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico in Calabria”) ma la nuova direttiva non è mai diventata operativa.

Così come è rimasto sulla carta il decreto approvato a dicembre 2017, sulla scia della direttiva “Approvazione, organizzazione e funzionamento della Sala operativa regionale”, che prevedeva il mettersi in moto di differenti fasi operative in base ai vari livelli di allerta, sia in fase “previsionale” sia di “evento in corso”.

Tra i compiti della Protezione Civile, infatti, il soccorso è solo una parte del lavoro.

Vi sono anche compiti di previsione e prevenzione che lo scorso 20 agosto si sono dimostrati inadeguati.

Mancano stazioni pluviometriche capaci di coprire tutto il territorio, nonostante un finanziamento di 11 milioni 409 mila euro per la creazione di un “Centro funzionale multirischi 2.0” dell’Arpacal (l’annuncio è stato dato a novembre 2017) e la realizzazione del sistema regionale integrato della Protezione Civile (adesione convenzione Consip Spc) per un importo di 3 milioni 365 mila e rotti euro, che prevedrebbe, tra le altre cose, 80 nuove stazioni pluviometriche, di cui tre proprio nell’area del Raganello.

Le procedure risultano in attuazione. Che vuol dire in attuazione? Che ancora non sono concretizzate, anche se non sono per nulla chiari i tempi di questa attuazione!

E segnalare un’allerta, gialla o rossa, non basta. In Calabria le zone di allertamento sono costituite da 8 macroaree, per cui, per esempio, se viene segnalata un’allerta rossa nella zona del Tirreno cosentino, allarme che prevede la chiusura delle scuole, è possibile che piova a Paola ma non a Scalea.

Una volta individuate le aree di allertamento la macchina presenta delle mancanze, anche a causa di una grave carenza di personale.

Ad oggi nessuno ha dato una risposta, sono state adottate le opportune misure. E le dieci vittime del Raganello lo stanno a testimoniare.

Chi ha l’onore e l’onere di governare la Regione deve dare una risposta a questo!

E ancora: il dirigente della Protezione Civile lamenta, anche pubblicamente, la carenza di personale.

Dal 2016 ad oggi hanno lasciato la Protezione Civile dieci tra i più seri e preparati funzionari tecnici della Regione Calabria (che hanno anche rinunciato alle indennità di incarico!), nonché numerosi istruttori tecnici ed amministrativi e personale operativo.

Ed, inoltre, sono andate deserte le manifestazioni di interesse per reclutare nuovo personale interno.

Non sarà forse il caso di prendere atto del malessere palesato dal personale e sottoporre seriamente a verifica l’adeguatezza di tale dirigenza?

Nel mese di novembre 2017, con delibera numero 535, la Giunta Regionale ha approvato la nuova direttiva sul sistema di allertamento meteo della Regione Calabria.

Conseguentemente, con decreto numero 15677 sono state approvate le nuove procedure di organizzazione e funzionamento della Sala operativa.

La criticità di cui al punto precedente, come detto prima, è stata rilevata dal funzionario responsabile della Sala Operativa nella sua lettera di dimissioni, nel mese di aprile, nella quale, tra l’altro, lamentava l’utilizzo improprio del personale operativo della Protezione Civile in documentate situazioni.

Non so se è stata avviata un’indagine sulle gravi circostanze che sono state evidenziate.

L’area a monte del torrente Raganello è sprovvista di pluviometri, sensori che misurano l’entità delle piogge in tempo reale.

L’azione 5.1.4 del POR FESR 2014-2020 prevede l’attuazione di un progetto di potenziamento del Centro Funzionale Arpacal, gestore della rete pluviometrica, comprensivo del raffittimento della rete dei pluviometri. Nell’area in oggetto ne sono previsti tre aggiuntivi.

Quali sono i motivi del ritardo di attuazione di tale progetto, considerato che la disponibilità economica sui relativi capitoli di bilancio risale a gennaio 2016?

Il centro di costo è il dirigente della Protezione Civile.

Notizie di stampa hanno riportato nei giorni scorsi i rilievi del Sindacato CISAL circa il sospetto scorrimento di una graduatoria di una vecchia selezione pubblica per l’assunzione di personale tecnico a tempo determinato.

Anche in questo caso sono state pubblicate notizie che, se vere, sarebbero estremamente gravi, palesando evidenti profili di conflitto di interessi.

Cari colleghi e Presidente, negli ultimi 50 anni, anche in tema ambientale e di sicurezza del territorio abbiamo speso male, forse malissimo, i tanti fondi statali, comunitari e regionali.

Dobbiamo porre rimedio invertendo il trend o passiamo la mano!

Il risultato? È sotto gli occhi di tutti: niente sviluppo, niente occupazione, disoccupazione alle stelle, migliaia di giovani che ogni anno vanno via, un territorio che frana e tragedie, lutti, dolore e rabbia.

Alla luce di quanto detto è proprio vero, come qualcuno sostiene, che la manutenzione e la prevenzione del dissesto idrogeologico è la più importante opera pubblica di cui la Calabria ha bisogno.

Mai più, dunque, interventi in emergenza! Lo si sente da anni, forse da sempre!

Pertanto, il Governo regionale e tutti noi oggi ci dobbiamo impegnare a:

- prevedere sul bilancio 2018-2020 stanziamenti adeguati a finanziare un programma coordinato con gli interventi statali e comunitari, finalizzato a garantire un servizio di sorveglianza e monitoraggio del reticolo idrografico regionale, con poteri di servizio di piena allerta, nonché poteri di polizia idraulica, a sostegno delle famiglie, delle imprese, delle Amministrazioni locali delle aree più colpite, affinché siano ripristinate le strutture e i servizi collettivi più urgenti;

- rivendicare dal Governo nazionale forme urgenti e straordinarie di interventi finanziari e fiscali, quali quelle già adottate per altre Regioni italiane, e metodi straordinari di gestione che coinvolgano la Regione e le Amministrazioni locali;

- predisporre, entro 30 giorni, un rapporto sullo stato di attuazione delle leggi sulle difese del suolo e del rischio idrogeologico, dando priorità alle aree più esposte, in modo tale da consentire la definizione di Piani di intervento.

Chiedo scusa se mi sono soffermato, forse eccessivamente, sul tema di questo fatto grave che è successo di recente nella nostra regione.

Ho apprezzato molto l’intervento corposo del vicepresidente Russo, il quale ha tracciato i massimi sistemi di quelli che sono i programmi che vogliamo portare a termine, ma vi è un’emergenza alla quale va dato corso subito e risposte immediate.

Questo modesto intervento mio e del gruppo “Moderati per la Calabria” è stato tradotto in ordine del giorno e depositato in Consiglio regionale e ci auguriamo che in futuro, per effetto del lavoro che andremo a fare, non abbiano a ripetersi fatti tragici come quelli che sono successi negli ultimi tempi. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.

BEVACQUA Domenico (Partito Democratico)

Grazie, Presidente. Credo che abbia fatto bene, insieme al Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, a dedicare una seduta tematica su un problema molto avvertito, che ha creato in questi giorni tanta emotività sul territorio nazionale, dopo alcune vicende tragiche, drammatiche, che hanno riguardato anche la nostra terra.

Credo che ognuno affronti la discussione con le proprie convinzioni, con un proprio approccio culturale, magari diverso da quello degli altri, ma con lo spirito di offrire un momento di confronto vero in quest’Aula.

Credo che il lavoro svolto in questi anni dall’attuale maggioranza di Governo e da questo Consiglio regionale sia stato davvero tanto, di enorme importanza e significato per questa terra, anche rispondendo, a mio modesto parere, ad un’affermazione, che spesso qualche amico, autorevole esponente nazionale, mi dice che “la Calabria è una terra benedetta da Dio, ma maledetta dagli uomini!”.

Dopo il lavoro del Consiglio regionale in questi cinque anni credo che – e non parlo del Piano di sicurezza per le scuole, non parlo di altri Piani di sicurezza, perché sono scelte strategiche legate ad una visione di questa maggioranza, lo voglio dire con estrema franchezza a chi, da 35 anni ha governato questa Regione – manchino strumenti cardine di programmazione per tentare di governare il territorio, per tentare di cambiare l’approccio culturale verso questo territorio, per tentare, quindi, di mettere ordine e regole ad un territorio, devastato in questi anni da tanta illegalità, da tanti soprusi e da tanti interventi della politica regionale.

Cito per tutti ciò che abbiamo prodotto come maggioranza e come Consiglio regionale per capire che è la prevenzione l’elemento determinante per poter poi non parlare dei drammi di cui oggi discutiamo in quest’Aula.

Abbiamo approvato il QTRP (Quadro Territoriale Regionale a valenza paesaggistica), che rappresenta lo strumento cardine per lo sviluppo socioeconomico di ogni Regione e per chi vuole avere l’ambizione di guardare al domani; abbiamo approvato la legge urbanistica con il principio di consumo di suolo zero; abbiamo approvato i contratti fiume; abbiamo provato in questa logica, in questa visione, anche un Piano antincendi.

Abbiamo tentato cioè di fornire finalmente la Calabria di tutti gli strumenti di programmazione, necessari per poter guardare ad una Calabria diversa, ad una Calabria che si assuma le responsabilità, ad una Calabria e ad una politica che sappia scegliere e che non abbia assolutamente paura di confrontarsi poi con le emergenze dei territori.

Questo è il primo elemento che vorrei porre all’attenzione dell’Aula: la prevenzione.

Professor Russo, ho apprezzato molto la sua relazione ma senza una prevenzione è difficile realizzare ciò di cui ha parlato e ciò che abbiamo ribadito in quest’Aula.

Per me, quindi, la prevenzione è la parola chiave per avviare quel ragionamento che ha introdotto, per realizzare e concretizzare i progetti che abbiamo avviato in questi anni, come il Piano dei trasporti e tutto ciò che è necessario alla nostra terra.

Sono questi, quindi, gli elementi che vorrei sottoporre all’attenzione dell’Aula.

Poi un altro elemento, che ritengo fondamentale, e che per me è un binomio indissolubile: la realizzazione della programmazione insieme ad uno sviluppo socio-economico del territorio che passa attraverso la permanenza dell’uomo in quelle realtà, oggi difficili e complicate, che sono le aree interne, per continuarci a vivere.

Questo è un altro elemento sul quale dovremmo soffermarci molto di più come Consiglio regionale, perché senza la programmazione, senza questo binomio indissolubile, tutto ciò che si andrebbe a realizzare, in termini di programmazione, potrebbe poi essere cancellato dalla mancanza di una visione di insieme dello sviluppo della Regione.

E credo che anche la scelta dei borghi operata da questa Giunta regionale si inquadri nella visione di Sistema Calabria, di Sistema Paese che deve essere sostenuto con forza, con più determinazione e, direi anche al Presidente della Giunta regionale, con più attenzione nelle scelte che faremo da qui a fine anno.

Anche questi sono elementi di riflessioni seri, che dovrebbero riguardare di più, e molto di più, le azioni da mettere in campo a fine Legislatura.

In questo contesto inquadro la vicenda di Civita, se vogliamo salvaguardare luoghi bellissimi, come quelli della Gola del Raganello, in cui la comunità aveva realizzato un circuito economico virtuoso; aveva creato un’economia solida; avevano creato speranza, aspettativa, fiducia da parte di tanti giovani che avevano iniziato ad investire in quelle realtà.

Beh, dobbiamo dire con estrema franchezza che forse anche lì c’è bisogno di più regole, di più certezze e di più considerazione da parte del Consiglio regionale, da parte di chi ha ruoli nell’Istituzione.

Sarebbe sciocco, sbagliato, miope scaricare oggi la responsabilità sui sindaci che sono i veri protagonisti, i veri custodi del territorio, i veri eroi.

Scaricare solo sui sindaci la responsabilità di quell’evento sarebbe davvero un errore gravissimo che come Consiglio regionale non possiamo consentire, che non possiamo permettere verso quelle realtà e verso questi eroi che si assumono quotidianamente delle responsabilità, anche al di sopra delle loro forze ed energie.

Questo è un altro elemento che, a mio modesto parere, dovremmo analizzare con grande coraggio e con senso di responsabilità, richiamando ognuno ai propri obblighi e invitando a riflettere.

Consentitemi, però, di rivolgere in questo momento un pensiero alle tante vittime che hanno perso la vita in quella maledetta giornata di agosto.

Le vittime sono state 10. È stata anche questa una tragedia nazionale, sottovalutata anche nel modo in cui è stata presentata dalla stampa nazionale come una vicenda quasi tutta legata ad un errore umano, ad errori; circostanza che dimostra ancora la difficoltà che abbiamo in Calabria di rappresentare gli aspetti positivi della nostra regione.

È preoccupante che il ministro Costa venga qua ad accusare soltanto e non a dire come intendano procedere per salvaguardare una risorsa bellissima come quella della Gola del Raganello.

Quel giorno era presente il Vicepresidente della Giunta regionale, l’assessore Musmanno, non ho sentito una parola per dire “bene, questa tragedia è avvenuta, però oggi come pensiamo di dare supporto per rilanciare attraverso una comunicazione forte, mirata questa risorsa bellissima che ha dato lustro ad un territorio, che ha dato forza ad un territorio, che ha dato economia ad un territorio?”. Sono queste le domande che dobbiamo porci, anche in quest’occasione, con forza, determinazione e coraggio perché ora non possiamo lasciare sola quella comunità, dopo aver investito così tanto in questa vicenda in termini di risorse, professionalità ed energie.

Permettetemi di ricordare anche un giovane calabrese che ha perso la vita in quell’occasione.

Un ragazzo di 32 anni, Antonio De Rasis, che era figlio di un sistema di volontariato, che è rappresentato dal Soccorso alpino e speleologico, che ha dato la vita per mettere in salvo le vittime e tutti coloro che sono stati travolti quel giorno dalla valanga.

Ebbene, dobbiamo ricordarlo con grande, grande rispetto, perché sono quegli uomini che per dare un’immagine positiva della Calabria ci mettono passione, ci mettono anima e corpo.

Credo, quindi, che il Consiglio regionale debba ricordare questo giovane ragazzo che ha perso la vita in quella triste e desolante occasione per la Calabria, per il territorio e per l’intera Nazione, con un grande rispetto e anche pensando a qualche riconoscimento.

Poi c’è il tema della viabilità, delle infrastrutture viarie. Anche qui credo che come Consiglio regionale dobbiamo avere la capacità di aprire una interlocuzione forte con i vertici nazionali e con l’Ente gestore, in questo caso l’Anas.

L’altro giorno in Commissione ho avuto modo di ascoltare la responsabile regionale dell’Anas, l’ingegnere Tripodi, che ci ha illustrato le iniziative che l’Anas vorrebbe mettere in campo per governare le criticità, per dare risposte alle tante emergenze, che anche loro hanno accertato e verificato. Perché se si chiude il ponte Allaro vuol dire che c’è già un accertamento per quanto riguarda la sicurezza, la tranquillità e la mobilità dei cittadini!

Quindi, caro Presidente della Giunta regionale, caro Presidente del Consiglio, anche qui dobbiamo alzare un po’ i toni della voce verso il Governo nazionale e verso chi ha responsabilità perché sarebbe anche questo un errore e sarebbe mortificante che la Calabria venisse trattata, ancora una volta, come il resto delle Regioni italiane, perché la Calabria, per le condizioni orografiche e per le condizioni di vulnerabilità sismica, è una delle Regioni più a rischio.

Dovremo evidenziare anche questo negli incontri; mi auguro che l’invito rivolto dal presidente della Giunta regionale, Oliverio, al Vicepresidente, al ministro Toninelli, venga accolto e ci sia un momento di verità. Mi auguro anche ci possa essere un’assunzione di impegni da parte del Governo nazionale su maggiori risorse da destinare alla Calabria e alla sua sicurezza. Perché non sono solo le scuole, non è solo quello che stiamo realizzando noi che poi crea la sicurezza, ma se non c’è a valle la prevenzione di cui parlavo e se non c’è a monte un Governo che ci aiuti a consolidare il territorio seriamente, tutto il lavoro realizzato rischia di rimanere privo di significato, se dovessero verificarsi alcune condizioni che oggi la Calabria rischia.

Quindi l’appello che mi sento di fare oggi a quest’Aula è quello di continuare a lavorare sulla prevenzione, come abbiamo fatto come maggioranza, offrendo finalmente alla Calabria strumenti di programmazione, adeguati e innovativi, per poter governare il territorio calabrese.

Credo sia opportuno che l’intero Consiglio regionale rivolga un appello ai vertici nazionali, istituzionali che governano oggi il Paese, al fine di far diventare il tema di oggi, che è un tema legato anche all’emotività del momento, tema centrale nelle scelte politiche che dovremmo e che dovranno assumere, da qui ai prossimi mesi, anche nell’ambito della Legge finanziaria, per dare un segnale forte alla Calabria, per dare un segnale forte ai tanti cittadini, che continuano a credere in una permanenza in questo territorio. Ma senza sicurezza, senza legalità diventa sempre più difficile continuare a viverci e a rimanerci.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Forza Italia)

Presidente del Consiglio, colleghi, ritengo che hanno fatto bene l’Ufficio di Presidenza e la Conferenza dei Capigruppo ad allargare il campo della discussione attraverso questo dibattito da tenere in Consiglio regionale. Anzi, sono tra quelli che sostengono che, forse, una convocazione nell’immediatezza dell’evento, anche se non avrebbe portato un contributo di natura concreta, almeno dal punto di vista mediatico avrebbe potuto dare all’Italia intera l’immagine di un Consiglio regionale pronto a riunirsi anche in pieno agosto per cercare, se non altro, di mandare un SOS con una fotografia di quella che è la realtà della nostra regione con le relative caratteristiche e difficoltà.

L’avrei fatto nell’immediatezza, forse oggi questo dibattito arriva tardi. Arriva quando la tragedia del Raganello si è consumata e i riflettori dei mass media, accesi in ritardo, si sono spenti, anche in tempo più breve rispetto all’evento del crollo del ponte Morandi di Genova.

Comunque, ritengo sia utile anche questo dibattito per cercare di dare un contributo e fare magari oggi, a freddo, l’analisi di una realtà che, a mio avviso, deve essere monitorata, puntuale e approfondita, sempre con responsabilità e serietà da parte di chi parla, sapendo di parlare di questioni che riguardano la sicurezza dei calabresi.

Chiaramente, l’ordine del giorno abbraccia le emergenze ambientali, la sicurezza territoriale, le infrastrutture, evitando così che questo Consiglio regionale possa trasformarsi in una sorta di tribunale su quanto accaduto alle Gole del Raganello. Per principio non ci piacciono i balletti, le responsabilità, i giochi allo scaricabarile, le accuse incrociate, i giudizi sommari o le generalizzazioni, almeno questi, probabilmente, li abbiamo evitati e ragioniamo più serenamente.

Ad esempio, le dichiarazioni del Ministro del movimento 5 Stelle, Costa, che ha detto che in Calabria si amministra con sciatteria, sono state l’ennesimo caso di come chiunque arrivi nella nostra regione non sappia fare altro che criminalizzare la Calabria e i calabresi.

Individuare le responsabilità spetta alla Magistratura che ha aperto una rigorosa inchiesta su quanto è accaduto quella maledetta giornata del 20 agosto a Civita.

Questo evento, poi, è stato giudicato eccezionale, così come eccezionale è stato, tanti anni fa, quello molto simile di Soverato, quando praticamente si verificò un’altra gravissima tragedia dalle caratteristiche molto simili.

Noi pensiamo che siano più utili le analisi approfondite, le valutazioni politiche, le assunzioni di responsabilità che sono proprie della Regione Calabria, dei suoi apparati.

Egregi colleghi, egregio Presidente, mi sembra che tutti, in questo caso, stiano sviando l’argomento centrale, non stanno parlando della Protezione Civile.

Possiamo parlare, colleghi, della Protezione Civile? Presidente Oliverio, possiamo parlare della Protezione Civile in Consiglio regionale? È come se avvertissi che, oggi, parlare di Protezione Civile potrebbe essere quasi considerato “lesa maestà”. Accertato che non è “lesa maestà”, io vorrei parlare di Protezione Civile e, siccome il Presidente ha fatto cenno di sì con la testa, vuol dire che non è vero quello che si dice e dirò poi cosa è.

Credo che, in questo momento, parlare di Protezione Civile sia importantissimo, perché la Protezione Civile regionale deve essere capace di affrontare le tante emergenze che ci sono in un territorio fragile: dal forte rischio sismico, al dissesto idrogeologico, all’emergenza sanitaria – trattata egregiamente con grande competenza e con riferimenti precisi dal capogruppo Claudio Parente. Territorio su cui insistono, anche, numerosissime infrastrutture, altrettanto fragili, che hanno bisogno di verifiche e di manutenzione.

In Calabria non c’è bisogno – Presidente, le chiedo soltanto 5 minuti di attenzione – di una Protezione Civile di facciata, giocata solo sull’immagine e che poco o nulla ha di sostanza, c’è bisogno di una Protezione Civile seria, bene articolata, organizzata, collegata con tutte le centrali operative, dotata di tecnologia all’avanguardia nella prevenzione dei rischi.

A tal proposito, appare veramente paradossale la vicenda della rete di 79 pluviometri, il cosiddetto centro multirischio funzionale, multirischio 2.0, finanziato con i fondi Por 2014/2020.

Secondo una preoccupata lettera della dottoressa Paola Rizzo – che lei ha messo ai fondi comunitari, persona assolutamente stimabile, di grande responsabilità –, datata 30 agosto – soltanto pochi giorni fa e quindi dopo l’emergenza –, la Regione Calabria rischia seriamente di perdere il relativo finanziamento, attraverso il disimpegno automatico a causa di non meglio identificati ritardi burocratici.

Credo che nessuno di voi disconosca il fatto che ci sia “il funzionario” della Protezione Civile che ogni giorno pubblica proclami o nei confronti della classe politica o nei confronti della classe burocratica della Regione, scaricando su di loro la responsabilità dell’incapacità della Protezione Civile ad organizzarsi.

In altre parole, siamo, per questo motivo, in una situazione di grave ritardo nella spesa relativa alle azioni del Por destinate al contrasto del dissesto idrogeologico. È questa, signor Presidente, l’attenzione che il governo regionale presta al settore della prevenzione?

I pluviometri, da alcuni definiti – ora entreremo nel dettaglio – le sentinelle del meteo, avrebbero probabilmente rilevato in tempo l’anomalia e la consistenza delle precipitazioni nelle Gole del Raganello. Non voglio fare dietrologia, ma questo lo dicono i tecnici. Se avessimo avuto i pluviometri, avrebbero detto in anticipo quale sarebbe stato l’evento. Non so se avrebbero potuto essere informate le persone presenti nella gola o se qualcuno avrebbe potuto impedire loro di entrare a fare questa escursione, ma certamente nessuno aveva il dato di quanta pioggia era caduta quel giorno, perché non c’erano i pluviometri.

È vero, la storia non si fa con i se e con i ma – come stavo dicendo poco fa –, ma come non cogliere la gravità di quanto contenuto nella missiva della dottoressa Rizzo.

Per il crollo del ponte di Genova sono andati a fare tutte le indagini, a capire se c’era corrispondenza, se c’erano lettere, se c’erano ordinanze, tutto quello che poteva servire a individuare la responsabilità di un disastro come è quello che è avvenuto.

Possibile che una lettera che la dottoressa Rizzo manda a un funzionario, dandogli l’aut aut: “vedi che stanno per scadere i termini entro cui noi possiamo fare questa operazione” e nessuno si preoccupa? Se fosse avvenuto in una Regione in cui questo servizio è efficiente, non avrebbe rappresentato un potenziale pericolo l’inefficienza, il mancato funzionamento di questi strumenti e invece siamo in una regione in cui questi strumenti possono salvare le vite, perché avvertono per tempo i tecnici, i sindaci e le popolazioni di quello che è avvenuto dopo la previsione di una allerta.

Ci auguriamo che le delucidazioni chieste dalla dirigenza arrivino presto e spazzino via il rischio di perdita dei finanziamenti.

Vorrei che il presidente Oliverio ci rassicurasse in merito a questo.

Secondo alcuni esperti non basta lavarsi le mani – per arrivare alla Protezione Civile regionale – con la diffusione preventiva di un’allerta di colore giallo che – mi dispiace dirlo – ormai quasi nessuno prende sul serio e qualche volta nemmeno arrivano ai destinatari.

È l’unica cosa che è riuscita a fare la Protezione Civile attraverso procedure, non di emergenza o di commissariamento – perché noi, grazie a Dio, non abbiamo la Protezione Civile commissariata –, ma attraverso procedure dirette per creare solo un’App che è costata quasi 3.000.000 di euro e che serve a mandare ai sindaci quello che sarà la previsione meteo se arriva un’allerta gialla, rossa, verde, celeste. Però, poi, tutto si ferma qua e qualcuno pensa di essere diventato “Dio sceso in terra” solo perché ha realizzato un’App che, se la esaminiamo, crea una situazione ancora peggiore della precedente, perché prima non c’era niente, adesso abbiamo l’App e si dà alla gente l’idea che la Protezione Civile funzioni, ma quando, invece, ci si rende conto che la Protezione Civile è solo un bluff, una cosa di facciata, bisogna guardare bene in faccia la realtà, perché la tranquillità di molti sindaci o di molti cittadini non induce a tenere alta l’attenzione anche quando c’è un fenomeno atmosferico grave.

Il problema è che non basta lavarsi le mani, ormai quasi nessuno le prende sul serio e qualche volta nemmeno arrivano ai destinatari queste App. Il problema è la gestione del sistema di allerta, presidente Oliverio, vale a dire il monitoraggio costante delle precipitazioni, perché un allarme giallo può trasformarsi in una tempesta o al contrario in una giornata di sole.

Qualcuno, in quella giornata della tragedia del Raganello, si è preoccupato di verificare l’andamento dell’intensità delle precipitazioni su quella zona? Qualcuno aveva la responsabilità di farlo?

Sarebbe ben grave, se le accuse lanciate da un ex dirigente della Protezione Civile fossero veritiere e cioè che le squadre di intervento verrebbero dirottate in determinate aree con la scusa di emergenze poi rivelatesi inesistenti. Ci sono dei casi del genere? Ci sono dei casi in cui si sono verificate delle allerta prive di ogni fondamento e magari quelle poche risorse che abbiamo a disposizione non solo non sono utilizzate nella forma giusta, ma vengono utilizzate inutilmente e male?

La Protezione Civile, quindi, è costruita ad immagine di un solo soggetto ed è anche, tutto sommato, tollerata, condivisa e avallata dal nostro Presidente.

Una Protezione Civile, per agire al meglio, deve favorire l’unità, la collaborazione di tutti, il raccordo con gli enti territoriali e il volontariato, non può essere elemento di costante divisione e lotta di potere.

Una Protezione Civile tutta protesa all’insulto, alla dimensione politica, può solo far male alla Calabria. Si passi, dunque, presidente Oliverio, ad una nuova e più responsabile fase dell’organizzazione della Protezione Civile, mettendo la parola fine ad un’esperienza che non esito a definire negativa – se non è reato dire che l’esperienza attuale è negativa, illusoria.

Se dicessi diversamente, non direi la verità, non direi quello che penso e che pensa tantissima gente – che si esprime, magari, attraverso i computer o Facebook – in conseguenza della costatazione di una realtà che è quella che conosciamo tutti.

Quindi, è una politica dannosa, alla fine, per la nostra regione.

Vengo al grande nodo politico che, a mio avviso, non può essere eluso e merita un chiarimento da parte sua, Presidente, in questo Consiglio regionale.

Mi auguro, Presidente, che i pubblici riconoscimenti, rivolti recentemente da lei all’attuale capo della Protezione Civile regionale, non siano una anticipazione del risultato della selezione ad evidenza pubblica per l’assegnazione di qualche delicata dirigenza. In tal caso ci troveremmo di fronte ad una grave violazione di legge.

Non ritengo che lei sia in malafede, caro Presidente, perché ho registrato all’inizio della legislatura che alcune sue posizioni non avevano la chiara volontà di infrangere la legge, ma che, magari, in quel momento lei pensava che la scelta politica fatta – come il famoso spoil system, attuato all’inizio della legislatura Oliverio – fosse legittima.

All’epoca, mi sono solo permesso di dire che questa decisione poteva avere anche altri aspetti, ma sicuramente oggi, dopo quattro anni di legislatura, posso dire che il presidente Oliverio ha ragionato in buona fede.

Così come penso che le dichiarazioni odierne del presidente Oliverio, riportate con grande enfasi dalla stampa, siano dettate dalla buona fede.

Vengono fatte tante illazioni: Oliverio ostaggio di Tansi, Tansi non scrive una sola lettera al Presidente se non inserisce all’interno la frase “altrimenti mi dimetto”.

Le posso dire che le illazioni non si fermano a quelle apparse sulla la stampa, ne ho lette alcune che sottolineano che qualsiasi cosa chiede il dottor Tansi, lo chiede dicendo e minacciando di dimettersi.

Fuori si dice che lei sia diventato … il perché è incomprensibile. È incomprensibile che una persona denunci l’attività di un settore che è relativo alla Presidenza per competenza. Coinvolge la Presidenza non solo per il passato, ma anche per il futuro, perché, come voi sapete, gli attuatori dei provvedimenti di emergenza sono i Presidenti.

Prima il presidente Scopelliti, dopo la competenza è passata in capo al Presidente successivo.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, concluda.

TALLINI Domenico (Forza Italia)

Un attimo soltanto.

Presidente, noi vorremmo, anche in questa occasione, avere da lei un chiarimento rispetto a che cosa? La procedura ad evidenza pubblica prevista dalla riforma “Brunetta”.

Ogni tanto io richiamo queste cose, ho fatto l’assessore al personale e le voglio dire che, per una selezione pubblica, ho subito un procedimento giudiziario che non si è concluso al primo grado di giudizio, nonostante noi fossimo stati assolti con formula piena, è stata impugnata la sentenza e abbiamo dovuto subire un secondo grado di giudizio.

Il problema era la nomina della dottoressa Sarlo alla dirigenza di un dipartimento. Ebbene, nonostante avessimo dato – sicuramente non abbiamo detto prima che sarebbe stata nominata lei, perché nessuno lo sapeva – risposte esaustive rispetto alla legittimità di quel procedimento, noi, probabilmente, siamo stati fatti salvi – non io, soprattutto il mio presidente Scopelliti – dal fatto che nella procedura che presuppone la riforma “Brunetta” non c’è nessun elemento per cui si possa dire che nelle intenzioni della Giunta c’era già un procedimento che si doveva fare perché dovevamo dire che all’interno nessuno aveva i requisiti per poi andare all’esterno, perché avevamo già in mente la persona che doveva essere nominata dopo. Solo questo.

Ebbene, le voglio dire una cosa, c’è una denuncia della Direr che conservo cara, per tutti quelli che hanno bisogno di avere notizie in merito alla questione di quando lei fece la prima selezione esterna e nominò quattro dirigenti generali, dopo aver detto al mondo intero, Presidente, che avrebbe privilegiato gli interni, poi invece andò in Giunta e dichiarò, con motivazioni anche risibili, che all’interno non c’era nessuno con i requisiti e bisognava andare all’esterno.

Tra la prova degli interni e quella degli esterni, un giornale, il Corriere della Calabria – lo dobbiamo dire –, annunciò con dovizia di particolari chi sarebbero stati i futuri vincitori di quell’avviso pubblico all’esterno ed ancora non si sapeva, non avevano fatto la selezione, non si sapeva chi aveva partecipato. Ebbene, si conclude la procedura e – guarda caso – vengono nominate esattamente quelle quattro persone. Sappiamo benissimo chi sono: i quattro direttori generali nominati all’esterno. Ebbene, in ufficio si sapeva in anticipo.

Questa è una chiara violazione della riforma “Brunetta” o almeno fa sorgere il sospetto che la procedura che deve aver luogo e che dà al Presidente il potere di scegliere il migliore, abbia subito un’anomalia che comporta, praticamente, una violazione, se si sa in anticipo chi sarà il vincitore. In questo caso, poi, siamo all’assurdo, ancora c’è la selezione interna, non sappiamo se ci sarà qualcuno che ha i requisiti, e già si pensa di dire che sarà nominato un esterno e si pensa a Tansi che non sappiamo nemmeno se parteciperà alla selezione esterna.

Le dico questo, Presidente, perché queste dichiarazioni vanno oltre le condizioni e i limiti che, onestamente, tutti quanti sappiamo e conosciamo.

Conosciamo lei, il suo equilibrio, la sua accortezza, la sua cautela, tutti dicono sempre che è un motore diesel. Motore diesel che adesso dovrebbe essere ancora a pieno regime, visto che sono passati quattro anni. Eppure, ha fatto delle dichiarazioni così spinte che la portano a dire pubblicamente “io commetterò questo reato” – se veramente nominerà il dottor Tansi.

Le dico: valuti, approfondisca, poiché io riconosco la sua buona fede - chi non è in buona fede non fa dichiarazioni pubbliche -, non dico strumentalmente quello che sto per dire, però, come si può pensare di trovare una soluzione per la Protezione Civile quando si sa, sin da subito, che è lui il dirigente?

Ho parlato con lui, ci siamo anche scambiati delle idee, gli ho dato anche consigli, ma, insomma, non si può andare a criminalizzare chiunque non la pensi come lui, a penalizzare i presunti nemici dei sindacati “che ordiscono, che mettono le trappole, che lavorano per cercare di demonizzare chi cerca di fare le indagini e di denunciare il marcio all’interno dell’amministrazione” guarda caso, però, anche i suoi migliori collaboratori hanno ammainato la bandiera e hanno rinunciato, dimettendosi e facendo denunce gravi.

Presidente, deve chiarire la sua posizione, deve dire se lei è ostaggio del dottor Tansi, se veramente pensa che abbiamo un mago della Protezione Civile e se lo pensa lo deve dimostrare.

Abbiamo costruito una Protezione Civile che produrrà più danni, perché una cosa è costruire una cosa di immagine che riguarda magari il paesaggio, una cosa è dire costruisco una cosa d’immagine che riguarda la Protezione Civile, dove la sostanza è il contenuto dell’operatività che deve scattare nel momento in cui si verifica un allarme.

Si dicono tante cose, ho visto il comportamento del presidente Oliverio in quest’Aula e devo dire che le sue dichiarazioni anche in replica dura, anche di sfida ad una parte della sua maggioranza che ha cercato di metterlo in difficoltà, sono state apprezzabili. Sono state dichiarazioni di una persona che non vuole essere condizionata, che vuole essere libera, ma questa storia della Protezione Civile è una cosa che si consuma ogni giorno pubblicamente.

In politica la forma è sostanza, caro Presidente, lei non sarà come qualcuno pensa e qualcuno dice, però il fatto che ogni giorno arriva, anche su Facebook – probabilmente lei non è su Facebook, perché sennò ogni giorno riceverebbe questi messaggi –, chi ti informa, chi ti manda screenshot, chi ti dice che la classe politica di questo Consiglio regionale, o questa maggioranza, o fa quello che dice il dottor Tansi o è una classe politica corrotta che protegge i corruttori e che va mandata a casa e che lei è impotente non può far niente, per far smettere una persona che è stata nominata perché, magari, ha ritenuto avesse determinati requisiti.

Un dirigente che usa, un linguaggio “grillino” – perché tutti dicono che stia puntando ad essere candidato con i “grillini” – e che, in questo momento, in ogni comunicazione che fa dice: “o mi date questo o mi dimetto”.

 

Presidenza del vicepresidente Vincenzo Ciconte

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, può concludere?

TALLINI Domenico (Forza Italia)

Vicepresidente Ciconte, va bene che lei è stato fuori, ad Assisi, e che quando è fuori non segue la politica, però lei sa che il dottor Tansi ogni giorno pubblica un conto alla rovescia? Non so a che giorno siamo, se siamo a “meno 7, meno 6, meno 5”. Lo sa , Presidente, a che giorno siamo oggi?…

 

(Interruzione)

 

Siamo a “meno 7”, il dottor Tansi si vede che non conta i weekend, giustamente, perché non si lavora, però manda i diktat: “o mi dai questa unità oppure io …”, ora se l’è presa con il personale. Aspetta sette unità e ogni giorno scrive su Facebook: meno 7, meno 6, meno 5, forse ancora siamo a meno 4, meno 5, però il problema è che se, quando arriveremo a meno 0, non avrà servito il dottor Tansi di quelle unità che lui chiede e che ritiene siano indispensabili, dopo aver mandato via tantissima gente da quel settore, non sappiamo …

Ho l’impressione - ve lo dico, magari è una semplice impressione e tutti la pensano in maniera diversa – che mentre tutti rincorrono la possibilità di avere incarichi e, quindi, hanno l’atteggiamento di chi deve servire il Presidente, invece il dottor Tansi ha scelto un’altra strada, quella di alzare sempre il tiro e trovare un argomento per mettere in difficoltà la Giunta regionale, il Presidente, il Consiglio regionale, il bilancio, i burocrati, eccetera, eccetera.

Ogni giorno dice: “o mi date questo o me ne vado”. Ora aspetta un gruppo di dipendenti e ogni giorno dice: “meno 6, meno 5, meno 4” per vedere cosa succede e se il Presidente o l’assessore al personale non daranno al dottor Tansi quelle unità, probabilmente troverà l’alibi per dire: “mi dimetto”.

Ho l’impressione che se non lo farà adesso, caro Presidente, lo farà più in là, perché dietro queste posizioni c’è il fallimento di tutta la sua attività e deve dimostrare, sintonizzandosi con l’opinione pubblica calabrese, di essere un eroe che rinuncia addirittura agli incarichi pur di far venire alla luce una situazione di una gravità inaudita, cioè che le vite dei calabresi non si possono salvare perché il presidente Oliverio e questa amministrazione regionale non lo hanno messo nelle condizioni di poter operare.

Questa è la mia impressione - sarà una semplice impressione, gliela trasmetto – e, nel frattempo, tutto questo avviene in un dibattito in cui i calabresi si domandano, quelli che conoscono bene la realtà, “come mai il presidente Oliverio non interviene?”.

Spero che i calabresi ed anche noi consiglieri regionali potremo avere una risposta a questo “come mai?”. Perché anche noi ci domandiamo: “come mai?”, se, addirittura, un funzionario, prima di portare una carta alla Procura, deve parlare con il suo Presidente e qui, invece, siamo ogni giorno su Facebook e sulla stampa.

 

Presidenza del presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, concluda.

TALLINI Domenico (Forza Italia)

Ho finito.

Ma quando troverà mai il tempo di dedicarsi alla Protezione Civile? Scusate, amici e colleghi, vi dico questo perché so che oggi ci sono funzionari che non fanno gli interessi di una coalizione, che fanno interessi di parte e che, magari, nulla hanno a che fare né con gli interessi politici di una maggioranza né con quelli dei calabresi. In questo momento, i calabresi vorrebbero pensare di avere una Protezione Civile in grado di garantire sicurezza ed invece noi sappiamo che questa Protezione Civile non è in grado di garantire sicurezza, ma lo sa anche il dottor Tansi e lo sanno anche tutti coloro che conoscono la realtà della Protezione Civile.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Tallini.

TALLINI Domenico (Forza Italia)

Chiudo questo mio intervento, chiedendovi scusa per essere stato crudo nell’esporre una realtà che è quella che appare, di non essere stato ipocrita, di averlo detto cercando di dare un consiglio, dall’opposizione, al presidente Oliverio.

Sarebbe facile fare un altro ragionamento, caro Presidente, prendere tutte le lettere scritte dal dottor Tansi e richiamare alle responsabilità gli assessori, dirigenti e il presidente Oliverio.

PRESIDENTE

Concluda, consigliere Tallini.

TALLINI Domenico (Forza Italia)

Non lo faccio questo perché so che la verità è un’altra, per cui mi aspetto una presa di coscienza più seria da parte vostra e la liberazione- visto che da ex comunista le dovrebbe piacere molto la parola liberazione – da uno stato di condizionamento che per l’opinione pubblica è ormai evidente e che non si spiega come e perché sia potuto accadere.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Greco, ne ha facoltà.

GRECO ORLANDINO (Oliverio Presidente)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, qualche settimana fa, ho scritto una lettera al Presidente del Consiglio, Nicola Irto, per chiedere una discussione sullo stato della sicurezza delle infrastrutture in Calabria e devo dire immediatamente, ma già si era discusso, sia il Presidente del Consiglio, sia il presidente Oliverio, insieme alla Conferenza dei capigruppo hanno inteso, oggi, portare all’attenzione dell’Aula una ampia ed importante discussione su una tematica ben precisa.

L’ordine del giorno della seduta consiliare odierna è emergenza ambientale, sicurezza territoriale e infrastrutture ma, tranne che per la relazione svolta dal vicepresidente Russo e qualche altro intervento di natura tecnico-politica, di questo non si è parlato. Noi siamo e rappresentiamo questo civico consesso e lo rappresentiamo, anche, non solo in ragione del mandato elettorale, ma siamo coloro i quali vengono costantemente posti all’attenzione dall’opinione pubblica, che ci ascolta, che ci guarda e che da noi ha bisogno di certezze, di discussioni che portano a risoluzioni; ha bisogno di tutto fuorché di elucubrazione mentale, fuorché del peggiore politichese che una classe politica possa interpretare.

Ebbene, io tenterò, in poche battute, di entrare nel merito della discussione, evitando che questa possa essere da un lato l’esaltazione delle cose fatte dalla Giunta regionale e dal Consiglio, dall’altro il tentativo di ricercare capri espiatori rispetto a quello che è successo. Ciò attraverso anche un’analisi rigorosa che possa alla fine di questa seduta di Consiglio dare la possibilità di replica al Presidente della Regione, per fornire certezze su quello che è avvenuto e su quello che è il tema della sicurezza in Calabria.

Gli eventi tragici che hanno riguardato il viadotto Morandi di Genova e le Gole del Raganello hanno acceso i riflettori sulle condizioni di sicurezza delle infrastrutture e sulle attività di prevenzione e mitigazione dei rischi connessi agli eventi calamitosi.

Dagli anni settanta ad oggi, a causa anche delle congiunture economiche negative e di politiche governative e regionali inadeguate alle sfide del futuro, il Paese ha frenato ogni tipo di investimento e, mentre il mondo è andato avanti anche con opere di alto livello ingegneristico, l’Italia ha marciato a ritroso, indebolendo sempre di più il sistema economico generale, con una ricaduta negativa sulla parte del mezzogiorno dove, oggi più che mai, è evidente lo stato di inefficienza generale nel sistema viario che ha compromesso negli anni passati, inevitabilmente, lo sviluppo e la crescita della Regione.

Nella nostra regione, vicepresidente Russo, così come si evince dalla sua relazione, molte infrastrutture sono state realizzate tra gli anni sessanta e settanta. In particolare, numerosi viadotti della rete viaria sono in calcestruzzo armato, spesso con travi degli impalcati in calcestruzzo armato precompresso, con significativo tempo utile dell’opera e con condizioni sicuramente diverse dalle attuali. Tali opere presentano in molti casi fenomeni di deterioramento sia del calcestruzzo sia delle barre di armatura ordinaria o dei cavi di precompressione (anche per difetti costruttivi). Il deterioramento è sempre più rapido per diverse ragioni: incremento dei volumi di traffico, che chiaramente sono lontani dalla progettazione degli anni sessanta-settanta; le più impegnative condizioni di carico con conseguenti fenomeni di fatica; condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli, come i cicli di gelo e disgelo; presenza di salsedine.

C’è stato in questi giorni un tentativo di similitudine tra il ponte Morandi di Genova con il ponte Morandi di Catanzaro, con licenza da parte di taluni nel definire Morandi non un ottimo ingegnere, ma un ingegnere di terzo e quarto grado. Morandi è stato uno dei più grandi ingegneri, basta vedere solo la fase di realizzazione del ponte Morandi di Catanzaro per come le centine sono state costruite. Bene, già da questa seduta di Consiglio deve partire con una frase che infonda sicurezza: sono due opere che hanno una cosa sola in comune, il nome del progettista e nient’altro. E allora in molti casi, chiaramente, i fenomeni differiti nel tempo hanno prodotto notevoli deformazioni, tali da compromettere quantomeno la funzionalità delle opere stesse. Un caso emblematico, consigliere Giudiceandrea, – che è sempre attento, in questi mesi è stato vigile – è quello di travi a sbalzo realizzate per conci successivi con sistema di precompressione tipo Dywidag (ponte di Cannavino nei pressi di Celico). Anche lì la psicosi ormai è devastante. Noi abbiamo l’obbligo di dire come stanno le cose e abbiamo l’obbligo di chiedere all’Anas come stanno le cose, ma abbiamo anche l’obbligo di spiegare che quel sistema non è un sistema a pile con impalcato, è un sistema che ha l’equilibrio sulla pila realizzata per conci successive ed è una cosa totalmente diversa, così come il ponte Emoli a San Fili. Tra l’altro, nel corso degli anni, come dicevo prima, la normativa tecnica è diventata sempre più stringente, in particolare per quanto riguarda la sicurezza in condizioni sismiche e, anche qua, dovremmo fare una valutazione politica su quanto detto dal vicepresidente Russo, su una cosa che secondo me non ha toccato, ma che farò io molto velocemente.

Alla luce di tutte queste considerazioni, si ritiene indispensabile programmare e realizzare, in tempi ristretti, interventi di manutenzione e di consolidamento. Nei casi più critici non è sufficiente il monitoraggio, ma è urgente valutare l’opportunità o meno di procedere, nei casi gravi che dovessero verificarsi, anche alla demolizione e alla ricostruzione. Al fine di ottimizzare l’uso delle risorse realisticamente disponibili, è, altresì, urgente avere almeno un quadro di primo livello dello stato complessivo attuale, in modo da intervenire prioritariamente sulle opere che presentano maggiore rischio.

Al fine, lo dicevo prima, di tranquillizzare i cittadini che, dopo le vicende di Genova, sono preoccupati per le condizioni in cui versano alcuni viadotti calabresi è indispensabile che l’Anas in primis, la provincia e tutte le parti istituzionali coinvolte rendano edotti i cittadini relativamente allo stato delle strutture e agli interventi di manutenzione o ricostruzione previsti.

Il crollo del ponte Morandi ha acceso i riflettori sullo stato degli investimenti in Italia, in Calabria in particolare. Negli anni della crisi gli stanziamenti statali in conto capitale sono crollati con un meno 43 per cento, dal 2008 al 2015, mentre gli stanziamenti statali - e anche qui dovremmo valutare e approfondire sulle spese correnti - hanno continuato a crescere; da un lato si toglievano i fondi agli investimenti, dall’altro si aumentava la spesa pubblica, e la spesa pubblica non si aumentava nell’ottica delle periferie dei comuni o delle province ma nell’ottica del Governo centrale, +11,7 per cento. Un trend ancora più accentuato per gli enti locali dove si è arrivati in questo anche ad un leggero aumento, ma non paragonabile all’aumento complessivo degli enti sovracomunali e sovraregionale.

Differenze ancora più marcate sono quelle tra nord e sud del Paese e sono riassunte nell’indice di dotazione fisica di infrastrutture, elaborato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne: nel 2009 per il Sud l’investimento era pari a poco più di 80 contro una media di oltre 110 per il Centro-Nord. A partire dal 1992, si è assistito ad un ridimensionamento dei flussi di investimenti in infrastrutture nel Mezzogiorno che ha riguardato anche quelle di tipo “sociale”, principalmente per scuole e ospedali.

Allora, prima di passare a queste tematiche che sono fondamentali, voglio fare una sottolineatura sul processo che ha portato all’impoverimento della dotazione infrastrutturale del Sud che è incominciato – dicevo – da molto tempo, ma l’attenzione dei media e del dibattito politico si è concentrata a lungo sulle grandi opere. Poca attenzione è stata invece dedicata al deterioramento delle “infrastrutture di base”, se non in ambito soprattutto regionale su quello che noi abbiamo fatto nell’ambito scolastico, non solo nelle scuole, ma anche sugli edifici strategici: un bando molto molto interessante che ha finanziato tantissimi edifici strategici.

La differenza del gap in termini di Pil: il divario infrastrutturale è sia effetto che causa della mancata crescita del Mezzogiorno. Tutti gli studi economici dimostrano infatti che nei territori dotati di buone infrastrutture si riducono in maniera esponenziale i costi fissi delle imprese. Ciò favorisce l’incremento della produttività delle imprese e accresce la capacità di attrarre nuove aziende nelle aree servite dalle infrastrutture.

E anche qui si aprirebbe una fase molto importante, che spero che il presidente Irto possa portare all’attenzione del Consiglio, che attiene all’autonomia finanziaria delle Regioni, al federalismo differenziato e alla revisione del titolo V della Costituzione. Tutte tematiche che questo Consiglio non può e non deve ignorare se non si vuole lasciare il campo politico a regioni come Veneto e Lombardia che sulla scorta di un indirizzo leghista, marcatamente nordista, mirano ad un’autonomia che sancirebbe, di fatto, la violazione dei principi di solidarietà e perequazione previsti dalla nostra Costituzione.

Saluto positivamente, anche, un intervento in tal senso fatto dal consigliere Orsomarso per una mozione e, quindi, una discussione come punto all’ordine del giorno, perché non vi è dubbio che le cose che, vicepresidente, lei ha citato, che riguardano le scuole valgono anche per la sanità. Oggi c’è un Governo che in ottica di antipolitica ha conquistato la politica, in ottica di anti-sistema oggi è parte integrante del sistema, in un’ottica nuova oggi deve dare risposte.

Ricordo, da Sindaco, – e qua sono diversi i Sindaci – il consigliere Aieta lo sa bene, quando nei tempi passati noi facevamo e partecipavamo a bandi di miglioramento sismico, quando Aieta dice la differenza uno a sei, uno a sette. C’è stata una scelta chiara e precisa da parte di questa Giunta regionale che non ha più parlato di miglioramento sismico, perché miglioramento sismico altro non era se non una pennellata o qualche mattonella che veniva cambiata, ma non vi era nessun intervento strutturale che mirasse ad aumentare quell’indice di vulnerabilità sismica tale da rendere sicuro quell’edificio. Ed è una scelta di campo, è una scelta importante che ha in qualche modo dato ai Comuni un respiro diverso, una sicurezza diversa; questo è avvenuto nell’ottica delle scuole finanziate, quindi, non è solo l’entità delle scuole, ma il cambio radicale di marcia, non prevedendo il finanziamento per colorare le scuole, ma facendo e le prove statiche dell’edificio, di quelle scuole che non avevano, fino a qualche anno fa, il certificato di agibilità, che nemmeno è pensabile, non avevo neanche il collaudo statico.

Questo consente oggi di rivedere, di dire “c’è una Regione che ha fatto scelte precise e le ha fatte all’interno di misurazioni precise”. Non viene il Sindaco del Comune che ha le scuole già adeguate, magari nuove, e che per fare il piacere noi finanziamo, perché deve pitturare la scuola. Cosa diversa e questo deve avvenire aprendo un tavolo istituzionale forte con il Governo centrale, anche nell’ottica della Sanità, nell’ottica degli ospedali. Non vi è dubbio che, anche lì, abbiamo il compito di agire, perché chi sta al Governo e finora chiedeva … dovete capire che ci sono dei parlamentari che, diceva bene il consigliere Orsomarso, chiedono conto, parlamentari che governano e che chiedono tramite il Codacons di verificare nelle scuole se ci sono i certificati statici e i collaudi statici, siamo al paradosso del paradosso, chi oggi governa chiede contezza ai Sindaci.

Ma, scusatemi, il Sindaco di un Comune della Calabria che non ha neanche i soldi per garantire il servizio dei pulmini e fa una verifica di vulnerabilità sismica e quella verifica non è garantita, al signor Morra che cosa andiamo a dire? Che cosa farà quel Sindaco? Dovrà chiudere le scuole perché magari per uno 0.1 la verifica sismica non è garantita, oppure poi ci sarà la denuncia alla Procura della Repubblica e, quindi, la Procura dovrà, comunque, in ragione di una differenza, aprire un fascicolo.

Allora oggi, qua, io non faccio un intervento politico rispetto all’azione dei Sindaci che oggi sostengo, ma i Sindaci hanno bisogno di non essere lasciati soli. Chiunque, a tutti i livelli, oggi parla dei Sindaci e degli amministratori locali ha l’obbligo, prima di tutto, di essersi messo, caro consigliere Aieta, quelle scarpe, di aver camminato quelle strade, aver visto la disperazione negli occhi della gente e poi, magari, di sciacquarsi la bocca e dire “agiamo perché dobbiamo garantire la sicurezza”.

Un Sindaco garantisce sempre la sicurezza, ma ha bisogno chiaramente di poter avere tutte le carte in regola per farlo. C’è stata un’inversione che deve continuare e deve continuare anche nella sanità. Ripeto: su questo invito la Giunta ad aprire un tavolo tecnico con il Governo perché oggi il Governo ha l’obbligo, soprattutto un Governo che ha matrice nordista. Riporto una battuta bellissima di un grande filosofo e scienziato che dice: “Che ne pensa del vicepresidente Di Maio?”. Risposta: “Guardi sinceramente non lo stimo. Ma come mai non lo stima? È l’unico napoletano che è stato fregato da un Milanese.”

Quindi, questo dà il senso di come noi oggi parliamo e diciamo. Tutti quanti voi che cosa avete detto? Si è detto che la Calabria è nel rischio sismico, vicepresidente Russo, rischio alto. Rispetto a queste cose, rischio alto significa che c’è da intervenire, rischio alto significa che vi è la necessità oggi di fare azioni straordinarie, non di dire che noi siamo lì e nella misura in cui il Veneto presenta la proposta per l’autonomia finanziaria, che significa meno solidarietà, che significa meno perequazione, noi siamo lì ad accettare. Vi è quindi, oggi, la necessità, e lo dico anche alla maggioranza, di riprenderci il gusto della politica, il gusto nella proposta di individuare la strada migliore per i nostri territori.

Chi oggi governa ha vinto, ha governato a livello nazionale e governa nell’onda dell’antipolitica, perché come diceva Umberto Eco “molte volte non vince chi fa la proposta, ma chi è capace di individuare il nemico migliore”. Nell’individuare il nemico si trova la strada, noi siamo altro perché governiamo e abbiamo il senso alto delle Istituzioni. Noi governiamo e abbiamo, come dire, la necessità di essere vicini ai sindaci, così come questa Giunta, questo Consiglio, ognuno di noi è vicino ai sindaci.

Consentitemi altre due brevi considerazioni. Questa è una seduta di Consiglio molto importante perché stiamo discutendo di un messaggio che deve veicolare: dare sicurezze e certezze ai nostri cittadini e nella misura in cui queste certezze non le abbiamo, vicepresidente Russo, dobbiamo ricercarle. Oggi non è il momento di elencare le cose fatte e da fare, ma di dare un quadro chiaro nel solco nel quale noi ci muoviamo.

In riferimento ai gravi eventi luttuosi che hanno colpito la Calabria, soprattutto il comune di Civita lo scorso 20 agosto, pur non volendo entrare nel merito della ricerca di eventuali colpe, materia di pertinenza della magistratura, non possiamo esimerci, come classe politica regionale, dall’effettuare un’analisi puntuale degli eventi occorsi e delle esigenze che i Sindaci calabresi hanno espresso, dopo il grave evento delle Gole del Raganello, al fine di mettere in campo quelle azioni necessarie a garantire sempre di più la sicurezza dei cittadini.

Infatti, anche se una ristretta porzione del territorio del Pollino è stata interessata da un evento, che per violenza può certamente classificarsi come eccezionale, bisogna comunque tenere presente che i cambiamenti climatici in corso e il conseguente innalzamento delle temperature medie porterà sempre più ad un aumento della frequenza di questi tipi di eventi, con un conseguente aumento del livello di rischio a cui i cittadini saranno esposti. Ed è da questo presupposto che una politica che vuole guardare al futuro deve partire. Certamente non può essere scaricata tutta la responsabilità sui Sindaci, i quali quotidianamente devono fronteggiare una moltitudine di adempimenti.

I Sindaci, soprattutto quelli dei piccoli comuni, sono dei veri e propri eroi moderni. Spesso si trovano ad affrontare problemi di entità straordinaria, senza avere adeguate risorse e assumendosi ogni responsabilità. Chiunque occupa ruoli istituzionali a qualsiasi livello questo deve sapere. A questo occorre aggiungere quello che è successo. Lo citava prima il consigliere Aieta con la legge Delrio.

Il presidente della provincia Oliverio, in illo tempore, anche nei confronti di un membro del suo stesso partito, insieme ad altri Presidenti della Provincia, ha fatto le barricate sapendo già prima, nel 2014, quello che sarebbe successo.

Oggi siamo a discutere su quello che le province possono fare e su quello che è stato lo scempio e l’orrore. Caro Presidente, se ricorda, in un convegno a Napoli, definì orrore costituzionale che mirava, in una logica di spending review, ad annullare gli enti di livello intermedio, ad annullare i servizi che i cittadini dovevano avere. È stato un disastro. Anche qua oggi noi dobbiamo essere chiari nelle nostre attività politiche.

È indispensabile migliorare il sistema di allertamento nazionale, qualcuno lo diceva prima, contribuendo, con le nostre tante esperienze e professionalità presenti, a realizzare un “Portale per le allerte nazionali” che supporti fattivamente i Sindaci nell’azione di diffondere le notizie di eventuali allerte, oltre che la diffusione della cultura dell’auto protezione. Cultura che i cittadini devono necessariamente avere ed in mancanza della quale tutte le azioni che l’amministrazione ai diversi livelli posso intraprendere.

Infine, al fine di assicurare l’azione di monitoraggio dei territori che i sindaci devono garantire sul proprio territorio, presenterò a breve una proposta di legge che è già in stato avanzato, che promuova la gestione congiunta del servizio comunale di Protezione Civile tra i Comuni ricadenti in aree territorialmente omogenee, incentivando tale azione con fondi regionali che possano facilitare l’acquisto di materiali e mezzi oltre che coprire le spese del personale che sarà deputato a questo importante funzione, volta alla salvaguardia dei cittadini calabresi e dei loro beni.

Chiudo dicendo che la discussione che oggi abbiamo tenuto e che ancora continuerà è una discussione che dovrà vederci attori protagonisti sul territorio calabrese, attori protagonisti se è il caso insieme, senza divisione di sorte, senza quella visione manichea dei belli o dei brutti, dei buoni e dei cattivi, che dovrà vedere maggioranza e minoranza unite in un rapporto che dovrà aprirsi contro il populismo, contro l’antipolitica, contro quelli che annunciano senza sapere, contro quelli che hanno trasformato, consigliere Tallini, i luoghi di dibattito in luoghi di delirio, luoghi di onnipotenza. Questa onnipotenza la si combatte, solo e soltanto, se una classe politica accorta, attenta, competente avrà la capacità di superare ogni barriera ideologica e costruire una Calabria che deve essere la Calabria, questo sì, dei popoli, ma la Calabria dei territori.

 

Presidenza del vicepresidente Vincenzo Ciconte

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.

NICOLÒ Alessandro (Gruppo Misto)

Grazie Presidente, onorevoli colleghi. Oggi il Consiglio è chiamato a discutere un argomento tanto sentito, non fosse altro per i fatti accaduti negli scorsi mesi sia in Calabria sia in Liguria. È pur vero che diverse sensibilità che erano emerse, rispetto alla richiesta di un dibattito così importante in precedenza e anche attraverso atti di sindacato ispettivo, ivi compreso il sottoscritto, avevano segnalato situazioni allarmanti, afferenti alla questione del rischio sismico che si appalesa, soprattutto in molte scuole della Calabria. Questo non viene detto da noi o da chi è intervenuto assieme a me in modo strumentale, ma anche da dati sviscerati sia dal Codacons, sia da Ispra, che facevano delle segnalazioni preoccupanti, addirittura per il Codacons nove scuole su dieci sono in stato di pericolosità. Diceva il collega Greco “ci soffermiamo all’accertamento e anche alle garanzie, ma andiamo a capire quali sono gli interventi strutturali”.

Mi auguro che questo Consiglio, oggi, possa, alla fine del dibattito, esprimersi con un documento unitario, un documento di indirizzi rispetto ad un’attività programmatoria, come diceva il collega Orsomarso, che investa tutta la classe dirigente. L’intervento finale del consigliere Greco è apprezzabile per tutta la classe dirigente, rispetto ad una emergenza che riguarda la nostra terra. Guardate che a Genova, dopo quello che occorse, dopo gli eventi luttuosi, si catapultarono capi dello Stato, ministri, autorità e, quindi, capirono che c’era l’intervento a posteriori di un decreto Genova.

Vivaddio! Doveva accadere quello che è avvenuto per pensare che cosa bisogna fare per quella realtà che presenta, anche, caratteristiche morfologiche simili al nostro territorio. Io non vorrei che si arrivasse anche qui – Dio ce ne scampi e liberi – ad assistere o a vivere momenti di quel tipo. Per l’attività di prevenzione si dovrebbe sensibilizzare tutta quella classe dirigente. Sta al Governo del Paese e quella classe dirigente, ma indipendentemente anche da chi governa, da chi svolge quella attività ispettiva rispetto alle proprie conoscenze, alle proprie competenze, rispetto, anche, al modo di interpretare la politica. Qui, oggi, credo che, dagli interventi che si sono succeduti, si possa avviare un lavoro bipartisan, responsabile ed attento.

Certamente questo sarà un lavoro che dovrà vedere impegnati i comparti strategici, il consigliere Tallini faceva delle segnalazioni rispetto alle disfunzioni che vanno verificate e anche qui noi chiediamo un dibattito sulla Protezione Civile. Un dibattito per capire e comprendere qual è lo stato di salute di un settore che è il polmone di una realtà che deve garantire la sicurezza e la salvaguardia di un territorio che già fragile di per sé. Addirittura 100 comuni su 100 appalesano il rischio idrogeologico.

Noi auspichiamo, lo diceva il consigliere Orsomarso nel suo intervento, che questo Consiglio si determini, ma che questo dibattito non sia fine a se stesso. Allora si attivino una serie di lavori e si consumino una serie di passaggi per delle verifiche attente, per quanto riguarda la fragilità del nostro territorio e delle scuole. Addirittura il Codacons chiese alle Prefetture, qualche mese fa, il differimento dell’apertura delle scuole per verificare lo stato di agibilità. Se questo è avvenuto e altre fonti attendibili segnalano situazioni di criticità, credo che la politica si debba determinare con attività di prevenzione e non attendere ciò che è avvenuto in Liguria, per poi intervenire con provvedimenti dovuti. Noi i provvedimenti dovuti li dobbiamo anticipare perché la Calabria, rispetto a tutto il territorio nazionale, presenta delle criticità. E io qui lo voglio ribadire con forza e questa forza deve essere una forza che ci accomuna per rappresentare, a chi di dovere, interventi speciali ed efficaci nei confronti di questa regione. Criticità dal punto di vista del dissesto idrogeologico e criticità dal punto di vista sismico, per cui necessita accendere i riflettori per quella politica di prevenzione, perché si evitino disastri catastrofici.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.

GUCCIONE Carlo (Partito Democratico)

La seduta di oggi viene dopo un evento drammatico, quello del Raganello, che, insieme a quello del ponte di Genova, testimonia la fragilità del sistema Italia per quanto riguarda la sicurezza idrogeologica, la sicurezza nel suo complesso come sistema. Pensate: un ponte realizzato 50 anni fa che crolla in quel modo significa, proprio, un evidente disfacimento del sistema istituzionale dei controlli e delle verifiche, così anche per quanto riguarda la vicenda del Raganello. Guardate, noi dobbiamo essere seri e rigorosi con noi stessi.

Il punto vero di quella tragedia, che è emerso, drammaticamente, in questi giorni, lo richiamava il collega Tallini, sta nel fatto che a distanza di pochi giorni da quella tragedia, la dirigente dei fondi comunitari scrive al direttore generale della Presidenza, al direttore della Protezione Civile e, per conoscenza, al Presidente della Giunta regionale, che sono a rischio perdita del finanziamento di fondi comunitari per la prevenzione dei rischi, obiettivo 1 riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera, azione 5.4 integrazioni e sviluppo del sistema di prevenzione e gestione delle emergenze anche attraverso meccanismi e reti digitali di allerta precoce, 11 milioni di euro, la tragedia del Raganello, il fatto che la Regione Calabria rischia di perdere i finanziamenti di un sistema di allerta precoce che poteva evitare la tragedia. Questo è il punto. Questo è venuto alla luce. In questo sistema di allerta, che mi sono letto, è prevista in quell’aria un’implementazione della rete dei pluviometri che oggi sono su Cassano e Cerchiara, e sono completamente assenti a San Lorenzo Bellizzi e lì ne erano previsti tre.

Queste sono carte che parlano chiaro, di una responsabilità evidente. Forse quella tragedia poteva essere evitata se non ci fosse stata incuria, negligenza da parte della Regione nel realizzare questo progetto che, oggi, addirittura – il danno, la beffa, queste sono le contraddizioni della Calabria – rischiamo di perdere 11 milioni di euro. Lo dice la responsabile dei fondi comunitari con una lettera.

Questo è il problema. Accanto a questo c’è il problema della funzionalità della Protezione Civile.

Il consigliere Tallini ha posto degli interrogativi – io li condivido – a cui bisogna dare una risposta. La Magistratura deve fare la sua parte, la politica e chi amministra deve fare anche la sua parte. Non possiamo venire qui a dire che abbiamo bisogno di un altro miliardo di euro per la sistemazione della sicurezza della Calabria. Perché, noi, mi ci metto anch’io come responsabile, abbiamo, per esempio, abdicato all’ammodernamento di 58 km della rete A2.

58 km, i più pericolosi, dove si sono verificati dei morti che è quella di Cosenza - Altilia Grimaldi e quella di Vibo - Sant’Onofrio. Abbiamo abdicato all’ammodernamento di questa autostrada. 58 km tra i più pericolosi, anche qui possiamo dire che è fuoco amico di Governi amici? O manca l’autorevolezza nel rapporto con Roma? Non le è mancato solo in una tiritera che è durata 4 anni sulla sanità, ma anche sulle grandi infrastrutture, come la Salerno-Reggio Calabria, dove necessitavano un miliardo e seicento milioni di euro per ammodernare e mettere in sicurezza questi 58 km tra i più pericolosi della nostra regione. E come non rimanere basito, non solo perché si è padre di famiglia, di fronte alla denuncia che ha fatto, oggi, il presidente della Giunta provinciale di Cosenza, Franco Iacucci, che dice che gran parte – tranne soltanto una manciata – delle scuole di competenza della provincia di Cosenza dovrebbero essere chiuse perché non rispettato i parametri di vulnerabilità imposti dalla legge.

Di che cosa stiamo parlando? La più grande provincia della Calabria ha quasi tutte le scuole che dovrebbero essere chiuse perché non rispettano i parametri di vulnerabilità. Lo ha detto il Presidente della provincia e forse il presidente Oliverio ne sa qualcosa perché di quell’Ente è stato Presidente per oltre 10 anni!

Se questo è il quadro drammatico, possiamo presentarci in questa Assise soltanto con buoni principi o buone intenzioni, se non abbiamo e non mettiamo in campo azioni straordinarie per evitare, da una parte, la perdita dei finanziamenti e, dall’altra, delle risposte concrete a chi oggi è costretto a rischiare la propria vita perché le infrastrutture pubbliche costruite in questi anni in Calabria non sono state costruite a norma rispetto ai principi di vulnerabilità per il terremoto?

Allora, evitiamo le solite ritualità istituzionali, mettiamo sul tappeto azioni concrete, un cronoprogramma concreto, della cui attuazione ognuno di noi è chiamato a rispondere, perché, se questa è la situazione drammatica, va affrontata. Non va solo monitorata, va affrontata anche aprendo una vertenza istituzionale con il Governo nazionale. Non si può essere supini su queste cose anche perché – lo ricordava il consigliere Franco Sergio – questa questione della Protezione Civile è centrale in una regione come la nostra. E, poiché ci sono state denunce firmate, controfirmate, con questioni gravi, non possiamo non rispondere, non può non rispondere chi governa oggi la Regione rispetto a queste denunce, dicendo se sono false o vere.

La Magistratura deve fare la sua parte, ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte, tant’è che c’è una mia interrogazione, presentata su questo punto al Presidente della Giunta regionale, perché, se non facciamo questo, rischiamo di apparire non legittimati, appariamo come coloro i quali gridano alla luna. È in atto la questione del federalismo e – come ben sapete – dopo i referendum che ci sono stati e sono passati, rischiamo che su questo terreno altre risorse, altri poteri, vengano drenati alle Regioni meridionali per andare nelle casse delle Regioni del nord.

Questo è il punto, quando abbiamo una questione drammatica che vede il 34 per cento della spesa ordinaria spettante alle regioni del Mezzogiorno ridursi al 24 percento e quando Anas, Trenitalia e le grandi aziende parastatali e statali investono il 9 percento nel Mezzogiorno e ancora di meno in Calabria.

Come facciamo a parlare di sicurezza, se dobbiamo utilizzare i nostri fondi comunitari per migliorare il trasporto ferroviario, senza che Trenitalia o lo Stato italiano investano le proprie risorse per ammodernare il Mezzogiorno e la Calabria?

Dobbiamo utilizzare i nostri fondi comunitari, dobbiamo dire la verità ossia che facciamo a spese nostre le cose che spettano allo Stato o alle aziende che fanno riferimento allo Stato.

Questa è la questione. Questa è la grande questione che noi dobbiamo affrontare accanto al fatto che, dove ci sono clientele, ruberie, potentati di potere, dobbiamo intervenire e romperli se ci sono. Dobbiamo fare in modo di scardinare le rendite di posizione che ci sono nella Regione Calabria, ma la cosa che non ci possiamo permettere è che questo impedisca di avere una Protezione Civile che funzioni e un sistema di allerta tra i più moderni.

Non vorrei che proprio quel giorno del disastro, della tragedia delle Gole del Raganello, proprio in quei giorni, il sistema di allerta non funzionasse o funzionasse male perché quel giorno la linea fastweb aveva problemi e c’è stato anche un ritardo nella trasmissione dell’allerta.

Se è questa la fragilità di un sistema, come pensiamo di affrontare i problemi a cui è sottoposta per la natura la nostra regione? C’è bisogno di una scelta chiara, non propagandistica. Non serve fare appello alla responsabilità perché fuori c’è un nemico, i sovranisti, c’è il nemico dell’antipolitica. Non risolviamo il problema con gli appelli. La politica riprende credibilità se fa, se riesce a fare, se riesce a dare risposte concrete nella direzione di invertire una rotta che rischia di portare la Calabria ad un punto di non ritorno.

Questo è il tema. Questa è la questione. E chi lo deve fare? Chi governa, chi ha la responsabilità, in questo momento. Penso che si sia arrivati veramente ad un punto, ad un nodo politico. Il nodo politico è quello che era necessaria una svolta. Questa svolta ancora oggi non c’è stata, anzi c’è una regressione nella vita concreta dei calabresi e questa regione è esposta fortemente anche agli eventi atmosferici, è esposta alla natura proprio per la sua fragilità, per come è stata costruita in questi anni, per come continua ad essere governata in questi anni.

Mi auguro che ci sia la volontà vera, politica, di fare chiarezza su questo e di intraprendere un lavoro di lunga lena, che non sono né i cantieri che ogni tanto facciamo dentro l’Università, che non producono niente, né le verifiche o tutte queste cose. Nell’azione concreta quotidiana bisognerà dimostrare, attraverso gli atti amministrativi quando si governa, che si fa concretamente qualcosa per questa nostra regione e, poi, invito il Presidente del Consiglio a convocare una seduta dedicata alla questione del federalismo perché credo che dobbiamo farci promotori di una riunione di tutti i Consigli regionali delle regioni del Mezzogiorno, scegliendo una sede per discutere e decidere le azioni rispetto alla questione del federalismo che è in campo dopo il referendum indetto da alcune Regioni che rischia di penalizzare ancora di più le Regione del Mezzogiorno. Dobbiamo avere la capacità di fare rete con le altre Regioni del Mezzogiorno.

Ritengo necessaria una seduta dedicata a questo per lanciare un invito a tutti i Consigli regionali delle regioni del Mezzogiorno per trovarsi un giorno a discutere e decidere le azioni concrete che intendiamo fare per impedire una ulteriore battuta d’arresto per il Mezzogiorno. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.

GALLO Gianluca (Casa delle libertà)

Grazie, Presidente. Ho ascoltato anch’io con grande attenzione – per la verità non si sentiva molto bene, ma ho cercato di sentire al meglio – la relazione del Governo regionale, interpretata dal Vicepresidente della Giunta, e ne ho apprezzato i passaggi. Devo dare atto dell’impegno del Governo regionale riguardo alla questione della messa in sicurezza delle scuole della nostra regione sia pure – va detto – con una sensibilità rinnovata rispetto al passato, perché, negli ultimi anni, gli eventi sismici che hanno interessato il nostro Paese hanno fatto sì che gran parte degli investimenti – in una regione come la nostra – dovessero essere, per forza di cose, destinati alle scuole ed agli edifici strategici. Però, caro Vicepresidente, ho trovato lacunosa la sua relazione perché, in maniera anche credo fuorviante, non ci ha detto nulla della questione che, in effetti, ci ha portato a convocare questa seduta di Consiglio regionale.

È vero che agosto è stato un mese che ha funestato le giornate degli italiani: l’incidente a Bologna, il crollo del ponte di Genova ed, anche, – lo dobbiamo dire – una vicenda che riguarda la nostra regione, lo hanno detto molti consiglieri che si sono susseguiti – quella delle Gole del Raganello, di Civita.

Una vicenda tremenda, che ha visto morire in quel sito dieci persone alle quali deve andare il nostro commosso ricordo. Una vicenda che ha riguardato una parte del nostro territorio virtuosa.

Civita: una realtà in controtendenza, come poche altre nella nostra regione, un territorio, una piccola comunità, in grado di creare sviluppo attraverso le risorse del territorio. Una comunità, un territorio in grado di utilizzare le proprie risorse convincendo giovani a permanere lì, inventandosi dei lavori e non andando a bussare alla porta del politico di turno, del politico di quelle aree.

Un esempio, quindi, per la nostra regione e quanto accaduto è stato sicuramente gravissimo sia per le proporzioni, per le misure, sia perché rischia di mettere a repentaglio la piccola economia di un’area che, nell’ultimo ventennio, aveva saputo costruire un percorso di crescita.

Non abbiamo e non credo che il Vicepresidente non abbia volutamente messo sul tappeto questa discussione, ma – ripeto – in maniera fuorviante, lo hanno fatto in maniera brillante i colleghi consiglieri a partire dal collega Sergio che nel suo intervento – l’ho seguito con attenzione – ha descritto un percorso e ha fatto un’analisi della vicenda molto precisa, ricostruendo fatti ed eventi degli ultimi mesi che, in un certo qual senso, condizionano anche il giudizio.

Qui non siamo in un Tribunale. Altri hanno il compito di scoprire la verità, noi siamo qui per far sì che, attraverso l’analisi della vicenda, magari, in futuro, collega Sergio, non si verifichino questi eventi cioè dobbiamo trovare e fare in modo che ci siano delle misure adeguate di salvaguardia per la mitigazione del rischio. Rendere impossibile il rischio non si può, ma mitigarlo sicuramente sì.

E, allora, credo che dobbiamo sicuramente fare delle analisi partendo dalle infrastrutture; è chiaro – lo diceva bene il consigliere Greco – il patrimonio infrastrutturale del Paese rischia di essere vetusto perché la vita del calcestruzzo, del cemento, è pari alla vita di un uomo, peraltro, è stato, forse in qualche caso, realizzato male, con previsioni anche di sollecitazione diverse rispetto a quelle attuali. Rischiamo di vedere crollare i nostri ponti, le nostre scuole, i nostri edifici pubblici, che, come pezzi di formaggio, come neve al sole, rischiano di liquefarsi. Ed è chiaro – e sono d’accordo anche con chi mi ha preceduto – che bisogna prevedere un piano di priorità, attraverso un esame scientifico che possa, in un certo qual modo, tentare, anche in questo caso, di mitigare il rischio.

Pertanto, la proposta è quella di realizzare una serie di esami, infrastruttura per infrastruttura, per tentare di stabilire un ordine di priorità e, quindi, un ordine nella spesa delle risorse.

Ma tornando alla vicenda di Civita, che a me interessa anche per una appartenenza territoriale, ci si chiede: “Quanto è successo poteva essere evitato? L’evento del 20 agosto è un evento che, con maggiori accortezze, avrebbe potuto evitare quelle morti?” Questo è l’interrogativo.

Credo che quell’evento sia di straordinaria portata per come si è verificato perché c’è stato un evento pluviometrico a monte, mentre a valle, a distanza di pochissimi chilometri, non c’era una goccia d’acqua. E quella concentrazione d’acqua, in pochissime ore, – peraltro, in un territorio che ne era già imbevuto perché nei giorni precedenti aveva piovuto più volte, tutto il mese di agosto è stato molto piovoso – ha fatto sì che quell’invaso diventasse una trappola mortale, peraltro, non esondando dal suo letto. La particolare conformazione delle Gole del Raganello come canyon ha fatto sì che l’acqua si alzasse e che coloro i quali, sventuratamente, si trovassero lì non avessero la possibilità di uscire, ma nemmeno di essere avvisati qualche istante prima. Un superstite, un olandese, che faceva parte del gruppo di venti persone, dieci delle quali hanno perduto la vita, ha raccontato ai primi soccorritori di non aver sentito alcun rumore, di aver sentito soltanto qualche istante prima uno spostamento d’aria e di non aver avuto, quindi, la possibilità nemmeno di arrampicarsi a destra o a sinistra sulle rocce vicine.

Perché dico questo? Ripeto che non è nostro compito ricercare la verità, ma bisogna capire la straordinarietà della portata di quell’evento anche per come si è verificato. Andando, poi, ad un esame più specifico delle responsabilità che possono essere individuate, sicuramente, Presidente, non è certo attraverso l’invio di un bollettino di allerta gialla …, peraltro ripetitivo perché quello stesso bollettino è stato inviato ininterrottamente per 15 giorni ai sindaci calabresi; in particolare, quel giorno era stato inviato un avviso di allerta giallo per tutta la Calabria.

Certo, quel meccanismo, che non è messo in campo della Protezione Civile regionale, ma dalla Protezione Civile nazionale, prevede, attraverso il sistema di allertamento giallo, che qualsiasi evento possa accadere. Possa accadere, non è probabile che si verifichi, ma possa accadere in un numero limitatissimo di casi.

Perché, a mio avviso, il sistema di Protezione Civile nazionale anziché pensare alla Protezione Civile ed alla prevenzione reale nei confronti degli italiani ha elaborato quel sistema? Perché, nel verificarsi delle varie tragedie sul territorio nazionale, poiché le varie Procure della Repubblica vanno alla ricerca delle responsabilità, a Roma, attraverso quel sistema – e, quindi, devo dire anche a Catanzaro, – si lavano l’anima attraverso l’invio di quei bollettini di Protezione Civile, ripetitivi, e nei quali – per un protocollo nazionale – sono stati inseriti tutti gli eventi possibili. Secondo quei protocolli, anche quando ad un sindaco arriva un sistema di allerta meteo verde è possibile che si verifichino dei decessi. E, allora, credo che abbiano fatto bene i sindaci calabresi, a seguito di quanto è accaduto, nell’incontro con il presidente Oliverio di domenica scorsa con il responsabile del dipartimento nazionale della Protezione Civile, a chiedere una modifica di questo sistema di allertamento meteo perché non ci si lava l’anima attraverso l’invio di un bollettino né tantomeno si mette in condizione un sindaco di un piccolo Comune – come quello di Civita, di 927 anime – di prevenire eventi come quelli attraverso l’invio di un bollettino di allertamento giallo.

Il comune di Civita non lucrava nulla rispetto all’ingresso, peraltro libero ed in più punti, delle Gole del Raganello. Il sindaco di Civita, insieme anche agli altri sindaci del territorio, dava la possibilità o, meglio, non metteva ostacoli rispetto anche ad un piccolo sistema economico che si era messo in movimento in quei territori. Nella seduta della Commissione di vigilanza l’altro giorno – era presente il consigliere Giudiceandrea – ho fatto questa domanda al responsabile della Protezione Civile regionale, Tansi. Cosa avrebbe dovuto fare il sindaco di Civita ricevendo per l’ennesima giornata consecutiva, in una giornata di sole, lì a Civita, il sistema di allertamento giallo? Avrebbe potuto impedire l’ingresso alle Gole del Raganello dall’ingresso principale? O si sarebbe lavato l’anima anche lui in questo caso mettendo soltanto una transenna? Avrebbe potuto di fatto impedire il sindaco, con un dipendente comunale, con un solo vigile urbano, quell’ingresso?

Credo sinceramente di no. Credo sinceramente di no. Anzi, i sindaci, di solito, firmano i TSO, i trattamenti sanitari obbligatori, per chi non sta bene mentalmente. Se avesse fatto quell’azione di blocco degli ingressi – peraltro, bisogna vedere anche gli orari in quella giornata di sole a Civita – probabilmente, i suoi concittadini avrebbero chiesto il TSO per il sindaco. E, allora, credo che dobbiamo dare una risposta a partire da oggi. Quel che è successo non lo possiamo più fermare, non possiamo fermare neanche le indagini che proseguiranno e cercheranno di individuare la verità. Dobbiamo, invece, far sì, Presidente, – ed è questa la sfida che dobbiamo raccogliere come Regione – che, a partire da questo momento, ci siano sistemi reali di sicurezza e di prevenzione di questi fatti cioè dobbiamo andare alla ricerca di sistemi di prevenzione tali che possano mitigare il rischio ed impedire che in futuro si verifichino questi fatti. Noi, Presidente, dobbiamo fare in modo – ed è questa la sfida che dobbiamo lanciare come Consiglio regionale e che le chiedo di raccogliere come Presidente di questa Regione – che le Gole del Raganello diventino le gole più sicure d’Europa, attraverso un sistema di allertamento ed un progetto speciale specifico. Poiché per quello che è accaduto a Genova, il Governo nazionale ha programmato degli investimenti speciali – ed è giusto che sia così – chiedo a lei Presidente di programmare un intervento speciale sul Borgo di Civita, sui Borghi di quell’area, per far sì che l’appeal di attrazione turistica che quei Comuni hanno non possa essere messo in crisi da questa vicenda delle Gole del Raganello.

È questa una prima risposta, Presidente, che le chiedo di dare, un progetto speciale per Civita, per le Gole del Raganello che diventino, proprio come esempio per tutta Europa, le Gole e il canyon più sicuro d’Europa. È questa la sfida e la risposta che dobbiamo dare come Consiglio regionale.

A Genova, al nord, il Governo centrale dà quel tipo di risposta. A noi nessuno dà una mano, noi questa mano ce lo dobbiamo dare da soli e ce la dobbiamo dare come Consiglio regionale, come Presidenza e come Governo regionale. Non accetto – questo lo voglio dire con grande chiarezza – che la vicenda di Civica venga trattata come quella di Genova, intendo dire, Presidente, dal punto di vista mediatico. In quei giorni, non guardavo la televisione perché ero a Civita. I mass media nazionali hanno trattato la vicenda di Civita un po’ come quella del ponte di Genova; il sindaco di Civita e i sindaci di quell’area quasi come la famiglia che amministra Atlantia, la società che gestisce ed ha gestito dal 2001 le autostrade prese in gestione in maniera particolare, con procedure particolari, dal Governo centrale. Ma Atlantia in questi anni ha lucrato 43 milioni di euro di pedaggi dagli italiani, il Comune di Civita non ha guadagnato nemmeno un euro dall’ingresso delle Gole. Quel ponte si è liquefatto perché non ci sono stati i controlli da parte di chi gestiva quel tratto di autostrada, lì si è verificato un evento totalmente diverso. Non accetto che le vicende possano essere trattate alla stessa maniera. Presidente, quel giorno, quel mercoledì, ero lì, lei era lì e ho apprezzato il suo intervento – gliel’ho detto in privato, lo ripeto in Consiglio regionale – a difesa dei sindaci, qualche altro, purtroppo, no. Non intendo dire che qualcun altro non ha apprezzato il suo intervento, ma che, purtroppo, ha fatto interventi diversi nei confronti dei sindaci. Eppure, il sindaco di Civita, Tocci, è fra i 70 firmatari per la richiesta della sua ricandidatura, ancora in maniera ortodossa, nonostante qualcun altro abbia remato contro … qualche sindaco … Non appena lei è andato via insieme al responsabile del dipartimento della Protezione Civile nazionale, quella piazza – nella quale erano c’erano televisioni e giornalisti che avevano costruito il teatrino della tragedia – si è svuotata. Mezz’ora dopo, Presidente, quella piazza si è svuotata completamente perché il teatrino della tragedia si è spostato altrove alla ricerca di altri morti, di altri feriti, di altro sangue.

Civita è rimasta da sola, il territorio è rimasto da solo, gli abitanti di Civita, il sindaco di Civita, sono rimasti da soli. Allora, oggi chiedo questo. A me interessano poco le polemiche all’interno della Protezione Civile regionale, nazionale, il sistema pluviometrico. Ci saranno anche lì delle responsabilità. Il consigliere Tallini le ha detto, sostanzialmente, che, probabilmente, lei è prigioniero delle sue scelte. A me dispiace questo perché credo che la politica abbia il compito di programmare e di decidere ed, in qualche caso, invece, questo compito viene espropriato da qualche burocrate, ma a me questo interessa poco. A me interessa, invece, che si lavori in maniera sinergica – come diceva qualcuno che mi ha preceduto – poiché questi non sono argomenti sui quali si può litigare, ci si può dividere, destra o sinistra. Sono argomenti sui quali bisogna, magari, litigare nel momento in cui si devono trovare delle intese, ma, poi, tali intese occorre trovarle a favore dei territori. Le chiedo proprio questo, di dare una risposta in termini seri a quell’area e a quel territorio, alle Gole del Raganello che – ripeto, questa è la mia proposta –, devono diventare, con un progetto specifico, le gole più sicure. Questa è la risposta che dobbiamo dare da domani. A Genova, Renzo Piano, fa il progetto per quel pezzo di ponte; da noi non verrà, ma noi diamo una risposta in questo senso e facciamo un progetto speciale per quell’area.

Questa è la mia richiesta, da uomo di quell’area, da uomo di quel territorio, da uomo che fa parte di questo Consiglio regionale perché dobbiamo, innanzitutto, da oggi, dopo un mese anche di silenzio in rispetto delle vittime, come è altrove, come è sempre, come è in ogni circostanza, programmare la ripartenza di quei territori, di quelle aree, che sono esempio virtuoso per questa Regione, per questa Calabria, che ha bisogno che ci siano una, dieci, cento Civita e non la Civita del 20 agosto, ma la Civita che è stata negli ultimi 20 anni.

 

Presidenza del Presidente Nicola Irto

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Giudiceandrea. Ne ha facoltà.

GIUDICEANDREA Giuseppe (Democratici Progressisti)

Grazie, Presidente. Intervengo con l’animo grato nei confronti di chi – il Vicepresidente – ha illustrato una relazione che, finalmente, rende merito al lavoro non solo della Giunta, ma anche di tutto quanto il Consiglio – maggioranza e opposizione – che è stato unito, laddove, sono state approvate norme che hanno contribuito alla realizzazione di un Piano per la salvaguardia del nostro territorio. Ed è sotto gli occhi di tutti, in tutto quanto quello che è stato fatto e speso, in tutto quanto quello che si sta programmando, al netto di quelle che possono essere le critiche di qualcuno che, in qualche modo, ha voglia, su questa vicenda, di far politica in maniera differente.

La gratitudine si esprime anche nei confronti dell’opposizione perché su determinate tematiche – partendo da quel benedetto fatto di Triscioli, piuttosto che sulle questioni relative proprio alla salvaguardia dell’ambiente, del territorio – siamo stati compatti nell’amministrare la volontà della Giunta, a modificarla nelle parti in cui andava modificata e a dare un indirizzo che fosse fatto nell’interesse di tutta quanta la popolazione calabrese.

L’esperienza di quattro anni qui in Consiglio mi ha insegnato, presidente Oliverio, a tenere in debita considerazione le considerazioni – vi chiedo scusa per il gioco di parole – del consigliere Tallini, il quale, in maniera politicamente intelligente – in una giornata che doveva essere di esposizione di un Piano realizzato – in maniera intelligente e sapiente, cerca di affondare il colpo su una parte che egli, dall’opposizione, ripiene debole, che è quella relativa all’opera e all’attività della Protezione Civile, che rientra a pieno titolo e affonda i piedi in tutta quanta la questione della salvaguardia del nostro territorio.

Presidente, se il consigliere Tallini fosse stato presente alla seduta di Commissione, – alla quale, invece, era presente il consigliere Gallo che ha dovuto dare atto – probabilmente, avrebbe ascoltato dalla viva voce del dottor Tansi le cose che sono state fatte, come è stato rivoluzionato quell’ufficio e com’è stata modificata, per esempio, la gestione – e sì, perché, poi, i lavoratori si lamentano – degli straordinari; 3 milioni e mezzo di euro all’anno di straordinari per un pugno di dipendenti, che sono stati ridotti a meno di un decimo, pagati per quello che dovevano essere pagati.

Inoltre, la redistribuzione dei mezzi che erano in dotazione alla Protezione Civile – in quel capannone che ancora oggi è presente a fianco alla Cittadella, dove lavoriamo, in genere, lì a Catanzaro – finalmente redistribuiti sul territorio e assegnati anche a quel Soccorso alpino al quale è la precedente gestione rifiutava di dare dei mezzi per le unità cinofile e le teneva sotto ricatto con il doblò che veniva consegnato, non riconsegnato, per esercitare una espressione di potere di carattere personale. Quella sì! Una disseminazione di strutture, mezzi, uomini, finalmente messi a lavorare!

È chiaro che, poi, magari, si creano all’interno degli uffici delle difficoltà che spingono alcuni esponenti, alcuni dirigenti a tentare di scavalcare chi aveva la dirigenza nel momento più brutto della sua vita, mentre stava affrontando una malattia grave nel nord dell’Italia, ma parlare, oggi, del dottor Tansi non rende merito ai risultati reali.

Sulla questione delle Gole del Raganello ognuno di noi si sta affannando in maniera vana a ricercare responsabilità che non esistono. I temporali estivi portano – lo sappiamo bene, anche chi ci è capitato – quantitativi di acqua impressionante in poche decine di metri di area, impossibili da individuare con qualsiasi pluviometro, salvo metterne uno ogni dieci metri ed è assolutamente impossibile. E quand’anche ci fosse stato un pluviometro proprio in quella zona delle montagne del comune di San Lorenzo Bellizzi, probabilmente, non avremmo fatto in tempo a dare l’allerta alle persone che stavano nelle Gole del Raganello, in una giornata di sole totale, in cui era giusta la previsione dell’allerta gialla, tant’è che ci sono stati dei morti.

Ed è una previsione che non fa la Protezione Civile. I pluviometri non sono di proprietà della Protezione Civile, ma sono stati posti in seguito ad un progetto dell’Arpacal e vengono gestiti da Arpacal. All’allarme la Protezione Civile ha il dovere di mandare il messaggio a tutti i sindaci. Questo è tenuto a fare la Protezione Civile e ad intervenire come è stato fatto nel caso in cui l’allerta si trasforma in danno. Otto minuti dopo il primo allarme, gli uomini della Protezione Civile e del Soccorso alpino erano nelle Gole del Raganello e grazie a loro intervento – dovremmo toglierci il cappello e non criticarli – sono state salvate ventitre persone, tra cui due bambini tratti dal fango e trasportati immediatamente in nosocomi fuori regione per poter prestare loro le cure.

Di cosa stiamo parlando? Alle dieci vittime va rivolto il nostro massimo omaggio e, fra queste, a quella persona preparata, al cittadino di Cerchiara di Calabria, ad Antonio De Rasis, che non ha smesso di lavorare nel fango fino a che non ha posto in salvo l’ultimo dei componenti della sua cordata e in quel momento, travolto dall’onda del fango, è rimasto lì, morto, privo di soccorso.

Sarebbe bastato un ritardo di cinque – dieci minuti e quelle vittime non sarebbero state dieci per il fango, per la mancanza di respiro, per il freddo. L’organizzazione dei soccorsi non si è fermata al soccorso nelle gole. Per ventitre ore, centotrenta uomini hanno cercato vittime potenziali all’interno del greto del fiume che arriva fino alle sponde dello Jonio, battuto palmo a palmo da centotrenta uomini di Soccorso alpino e Protezione Civile, magistralmente diretti da chi oggi gestisce la Protezione Civile. Lasciatemelo dire, la vicenda e la tragedia delle Gole del Raganello ha lasciato il terrore rispetto a quella che è la gola e la non fruibilità tra virgolette turistica per un evento eccezionale che, probabilmente, forse, grazie a Dio, non si ripeterà più, ma che non avrebbe potuto evitare nessuno e nessuno avrebbe potuto prevedere.

Quel che è certo è che possiamo dormire sonni più tranquilli da qualche anno a questa parte perché i mezzi, gli uomini della Protezione Civile, il soccorso in Calabria ha un’organizzazione tale che consente un intervento in meno di dieci minuti sul luogo di un disastro come quello e consente a ventitre persone di uscire vive da quella che, probabilmente, sarebbe stata la loro tomba.

E, allora, Presidente, un grazie all’Amministrazione, alla Giunta, ai consiglieri di maggioranza e di minoranza, che ci fanno scoprire ogni giorno come il ruolo di consigliere sia bello esercitarlo anche senza avere nomine, come sia un onore sedere in questi banchi anche senza essere nominati assessori e senza battere i piedi. Non vi è necessità di farlo. I calabresi si aiutano facendo questo tipo di lavoro e assistendo coloro che – come il professore Russo, il professore Musmanno, tutti gli assessori, della Giunta – stanno compiendo un lavoro memorabile finalmente con il segno più in tutte quante le cose che segnavano la Calabria come fanalino di coda e lo hanno fatto per cinquant’anni dall’inizio del regionalismo in questo Paese. Grazie.

PRESIDENTE

Prima di procedere alla chiusura del dibattito con l’intervento del presidente Oliverio, ha chiesto di intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.

PEDA’ Giuseppe (Casa delle libertà)

Grazie, signor Presidente. Sarò breve, visto che non mi aspettavo di intervenire per ultimo, non per altro ma, semplicemente perché ho chiesto la parola ora.

Il dibattito è stato molto esaustivo anche da parte di tutti i consiglieri che hanno toccato i temi che volevo trattare.

È chiaro che oggi siamo qui per le emergenze ambientali, per la sicurezza del territorio e delle infrastrutture a seguito della strage del Raganello, ma avremmo potuto essere qui anche per tanti altri eventi che, attualmente, sono così focalizzati da questa amministrazione regionale, dalla Protezione Civile e, su questo, volevo intervenire perché credo che oggi sia importante – non vedo il collega Sergio, che è andato via e che ha toccato un tema che proprio ieri avevo lanciato sulla stampa – in merito al fatto che oggi, a mio avviso, signor Presidente, dobbiamo porre dei rimedi e cercare di capire come intervenire, anche se ci sono degli eventi che, come ha detto poc’anzi il collega Giudiceandrea, l’uomo non può prevedere.

Dobbiamo fare il massimo per prevenire tutto ciò che possiamo con le risorse che abbiamo, mi riferisco al servizio di sorveglianza idraulica e all’ottimo lavoro, signor presidente Oliverio, che sta svolgendo oggi Calabria verde con il generale Mariggiò, che continuo a ringraziare anche per gli interventi sul territorio provinciale di Reggio, come quello del Budello che – non dimentichiamo – é esondato nel 2010 rischiando di fare morti che, per fortuna non ci sono stati, ma che avrebbero potuto esserci anche nel 2014 o nel 2015; il fiume Mesima; il ponte Allaro, signor Vicepresidente Russo, che è stato posto all’attenzione dell’Anas e dall’amministrazione guidata dal presidente Oliverio.

Credo che, in questo caso, dovremmo ascoltare di più i cittadini che vogliono adoperarsi nel sociale perché, ad esempio, gli ottimi cittadini di “Attiviamo Caulonia” che si sono attivati, avevano già – seppur in maniera rudimentale – allertato la possibilità che il ponte Allaro non potesse reggere i mezzi pesanti.

Se non sbaglio, all’epoca sono stati considerati con un po’ di superficialità e oggi, invece, l’Anas ha riscontrato il dovere di chiuderlo ai mezzi pesanti e, addirittura, ho letto che ci potrebbe essere una chiusura totale che riguarderebbe la fascia ionica della regione su due parti.

Già oggi i mezzi pesanti devono impiegare due ore per fare quel percorso, figuriamoci se venisse chiuso tutto il ponte.

È chiaro che le infrastrutture calabresi, come diceva il collega Greco che, da quanto ho appreso oggi é un tecnico, hanno così delle grosse criticità.

L’amministrazione che guida la Regione da 4 anni ha fatto delle buone cose, come si può evincere dalla relazione del vicepresidente Russo, ma tante altre potevano essere fatte e, nell’ultimo scorcio di Legislatura, si potrebbe intervenire in tal senso.

Come si interviene per migliorare la sicurezza di questo territorio? È chiaro che servono interventi economici adeguati che andrebbero incrementati nel futuro bilancio regionale, dando maggiore forza anche alle maestranze già presenti.

Ho fatto delle ricerche ed ho riscontrato che il Consiglio regionale era già intervenuto per la questione della sorveglianza idraulica, l’ha detto prima il collega Sergio, ma anche i colleghi Guccione, Romeo ed altri.

Credo che oggi abbiamo delle ottime potenzialità anche per sorvegliare tutti i corsi d’acqua che insistono in Calabria – ne hanno censiti oltre 1000 – e lo dobbiamo fare rispetto alle risorse umane che abbiamo, incoraggiando anche la Protezione Civile, il professore Tansi e tutti i volontari che operano quotidianamente sul territorio.

Quando ero sindaco, i volontari della Protezione Civile mi aiutavano a misurare il livello del fiume Budello alle 2 di mattina, quando non ci voleva andare nessuno, c’erano le piogge torrenziali e si rischiava l’esondazione.

Non è facile dire: “Vabbè, ci affidiamo ai volontari”. No, ci affidiamo ai professionisti, ma credo che sia per la Giunta sia per il Consiglio regionale, ognuno nei propri ruoli, come diceva il collega Giudiceandrea, dovrebbe fare da collante con tutti coloro che dimostrano buona volontà e vogliono operare per il futuro di questa Regione.

Voglio toccare un ultimo tema e poi lascio la parola al Presidente.

Infrastrutture significa: sanità – come diceva il collega Parente – ma, soprattutto, edilizia scolastica, dove ho visto che avete intrapreso un buon lavoro con dei finanziamenti.

Auspico, però – Presidente e assessore al ramo – non so se già c’è un monitoraggio costante di questa situazione per vedere se gli Enti locali rispondono e partecipano ai bandi, perché tante volte sono distratti dalle mille necessità quotidiane e i Comuni sono sprovvisti di tecnici.

Magari si potrebbe fornire un supporto per poter partecipare a questi bandi e seguirli di più, perché l’edilizia scolastica oggi rappresenta il tema fondamentale dell’edilizia pubblica, non solo in Calabria ma in tutta Italia perché, come diceva bene qualcuno, con i tagli alla spesa pubblica si è tagliato di tutto e non sulla spesa improduttiva ma, purtroppo, sulla sanità.

Abbiamo visto quello che sta succedendo in Calabria, per cui non voglio aprire un altro dibattito, ma ritengo si debba capire che il commissario è un commissario e nessuno dà risposte rispetto agli ospedali della provincia di Reggio; conoscete bene gli altri temi: ci sono ospedali senza radiologi e infermieri perché non hanno assunto, e dove – Presidente, lì chiedo una verifica seria – ci sono anche delle situazioni di igiene che non sono consone a delle strutture sanitarie pubbliche.

Credo che se si va a verificare una struttura privata, non si ha lo stesso criterio di una struttura pubblica perché tante volte ci si gira dall’altra parte.

Faccio un esempio, se chiudesse l’ospedale di Gioia Tauro e fossimo lì, saremmo rovinati, quindi, si preferisce lasciar stare, però un importante intervento anche di controllo dell’igiene nelle strutture sanitarie non sarebbe male, anche per vedere se nei capitolati se vi siano ditte a cui sia stata affidata la pulizia o vi sia personale interno che, effettivamente, se ne occupa.

Sulla sanità dovremmo certamente aprire un dibattito.

Credo che, sul dissesto idrogeologico tutti quanti assieme dovremmo dare uno slancio alla Regione, intervenendo in maniera sempre più incisiva, non solo perché le Gole del Raganello possano tornare a essere anche un’attrazione turistica e un importante sbocco occupazionale, come riferito dal mio capogruppo, Gianluca Gallo, ma anche perché tutte le altre risorse belle che ci sono in questo territorio possano essere al massimo della sicurezza, così come i turisti, le guide e gli operatori di quel territorio, affinché possano operare in maniera tranquilla e serena e non pensino che, per andare a guadagnare un pezzo di pane per loro e per le famiglie, durante l’espletamento della loro attività lavorativa debbano rischiare la vita. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il vicepresidente Russo. Ne ha facoltà.

RUSSO Francesco, vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.

Prima di dare la parola al presidente Oliverio per le conclusioni, volevo soltanto richiamare alcune cose che, magari, nella fretta non ho specificato.

Si tratta di quattro modestissimi fatti: il primo – ne abbiamo parlato – riguarda il coinvolgimento degli Ordini per cui non ho riferito che, nel corso del 2017, ci sono stati una serie di incontri sistematici con l’organizzazione di tre Tavoli per il confronto con gli Ordini degli ingegneri, degli architetti e dei geologi di tutta la Calabria, più tutte le associazioni civiche che stanno sul territorio nell’ambito del progetto denominato “Calabria sicura” che è proprio un progetto dinamico che va avanti, pezzo dopo pezzo e momento dopo momento.

Tutta la serie di sintesi che sono venute da quei Tavoli – a partire dalla graduatoria unica, dalla identificazione delle coordinate base per gli studi e gli schemi di fattibilità e, quindi, per fare andare avanti tutta l’edilizia scolastica e strategica – sono nate proprio all’interno di quei Tavoli.

Si è trattato, quindi, di un confronto sistematico con tutti gli Ordini e, in quel caso, oltre agli Ordini e alle associazioni civiche, ci sono state anche le tre università calabresi rappresentate al massimo livello per ciascuno dei 3 Tavoli: uno relativo al sismico, uno all’idrogeologico e uno ai Piani comunali di Protezione Civile.

Alcuni di questi risultati sono stati ottenuti grazie ad un confronto costante.

Un secondo elemento che volevo richiamare è una questione tutt’ora aperta, e riguarda i progetti che sono stati presentati al Miur a Roma.

A tal proposito, volevo richiamare due fatti su cui c’è stata una battaglia, che credo debba essere condivisa con il Consiglio regionale in merito a due temi che, nelle prossime settimane, dovrebbero concludersi: il primo tema riguarda il decreto gennaio 2018 che prevedeva espressamente, per la prima volta nella ripartizione delle risorse tra le Regioni italiane, il criterio di edilizia antisismica e, quindi, zona antisismica rispetto ai criteri tradizionali che riguardavano il numero degli utenti e la popolazione.

Questi sono i due temi su cui si fanno le ripartizioni in Italia.

Il decreto di gennaio, quindi, prevedeva espressamente una percentuale di ripartizione finalizzata alla zona sismica.

Poco fa non l’ho specificato perché, se avessi dovuto fare una specificazione di questo tipo su tutti gli elementi, avrei dovuto fare una relazione di 6 ore, però adesso è necessario richiamarlo per condividere queste informazioni con tutti i consiglieri regionali di modo che, ognuno nel suo ruolo, abbia la possibilità di spingere in maniera adeguata affinché questo non avvenga.

Concludo subito.

La ripartizione propostaci a inizio luglio, con o senza la percentuale dell’antisismico, ha attribuito alla Regione Calabria esattamente la stessa cifra che sarebbe stata attribuita senza il criterio.

Cosa di una gravità estrema.

Il presidente Oliverio é intervenuto pesantemente con il presidente della Conferenza delle Regioni, Borracini, e abbiamo fermato questa ripartizione fatta con una circolare del Miur del nuovo Governo che, di fatto, ha portato a zero l’impatto dell’edilizia antisismica.

Non voglio dare numeri, però è opportuno che tutti quanti ricordino che nel Paese ci sono 3 mila scuole in zona sismica di prima categoria.

Di queste 3 mila scuole, 1500 sono in Calabria.

Il 50 per cento delle scuole in zona sismica 1 sono in Calabria.

Bene, c’è stato un depotenziamento totale del criterio della zona sismica di prima categoria, primo elemento.

Il secondo elemento che voglio richiamare, e questo è opportuno che si sappia, che i cittadini e il popolo di cui parliamo spesso lo sappiano, perché non si può fare una cosa e poi con una circolare di un funzionario del Ministero ci si rimangia una decisione forte per l’edilizia antisismica nel Paese.

Secondo elemento, questo è molto più semplice e cercherò di chiarirlo: c’è una ripartizione che bisognava concludere entro settembre 2018 per un’altra tranche importante di risorse su cui convergono 200 progetti.

Ci è arrivata una nota dal Ministero e dice che: “Siccome non si è trovato un accordo per ripartire le risorse a luglio e, quindi, la ripartizione si farà a settembre – data ultima settembre 2019 – la stessa sarà rimandata a dicembre 2019”.

Al ché abbiamo scritto – l’assessore Musmanno ha scritto – una lettera dicendo: “evidentemente c’è un refuso perché una ripartizione che si doveva fare a settembre 2018, la facciamo a dicembre 2018, quindi la spostiamo di 3 mesi, invece è stata spostata a dicembre 2019”.

È opportuno che queste informazioni si sappiano affinché nel dibattito, nella nostra presenza, nella partecipazione di tutti al dibattito nazionale che accade sia nella nostra terra sia a Roma, si abbia contezza di quello che sta accadendo, secondo tema.

Un terzo tema che volevo richiamare e che mi sembrava abbastanza da riprendere – questo lo dico richiamando alcune cose che diceva il consigliere Greco – nella premessa della lettera che abbiamo inviato al ministro Toninelli, abbiamo rivendicato la grande ingegneria di questo Paese, che ha fatto scelte qualificatissime e importantissime.

Sul fatto che poi si lasci in abbandono o si escluda una riflessione sulla manutenzione straordinaria, sfido chiunque di noi ad avere una casa costruita negli anni ‘60 e a non aver speso neanche 1 euro.

Questo non vuol dire che la casa non funziona perché, da questo punto di vista allora, non avrebbero senso tutte le riflessioni che stiamo facendo.

Cancellare la voce “manutenzione straordinaria” – perché questo è accaduto, in buona sostanza – non garantisce affatto che tutto funzioni.

Questo è il motivo per cui siamo costretti a proporre un Piano straordinario, proprio perché non si è speso nemmeno un euro e, ricordo anche – e questo lo dico a questo spettabile consesso – la stessa modalità di presentazione della pila 10 e della pila 9 del ponte di Genova con l’utilizzo ripetuto della parola moncone che, nella nostra testa, indica una cosa che manca, perché da moncone derivano tutti i problemi, dai pirati senza braccia, moncone significa questo.

Il funzionamento del ponte strallato è completamente differente dal funzionamento di un ponte appoggiato-appoggiato; funziona come una grande T, c’è un pilastro e appoggiata in mezzo una trave. Stop.

Non possiamo pensare a uno sbalzo, altrimenti tutti i ballatoi che vediamo in giro e tutti i balconi e i ballatoi sarebbero tutti monconi pronti a cadere.

Stiamo attenti alle parole che usiamo.

Per questo è molto importante il lessico.

Non voglio usare un lessico ingegneristico, però non possiamo dire parole a sproposito, perché questo è stato fatto e dobbiamo stare attenti.

Lo dico e lo richiamo – ne ha parlato anche il consigliere Greco – della statica, completamente differente tra un ponte strallato, che era il ponte di Genova, e i ponti che abbiamo in Calabria.

Ne richiamo solo uno di ponte importante che abbiamo in Calabria e che è strallato; si tratta del nuovo ponte della Costa viola che è strallato. È uno solo e solo quello. Non ce ne sono altri.

Tutti gli altri hanno una statica completamente differente dall’appoggiato-appoggiato o dall’arco.

Non voglio entrare troppo nello specifico perché non dobbiamo trasformare quest’Aula in un’Aula tecnica, ma la logica è completamente differente.

Parliamo di una nave o parliamo di un aereo? Se parliamo di una nave è una nave, se parliamo di un aereo è un aereo.

Il ponte strallato è un aereo, gli altri sono navi.

Se parliamo di navi è una cosa, se parliamo di aerei è un’altra.

Anche su questo é opportuno chiarire alcuni elementi.

Un’ultima cosa che ritengo utile richiamare è l’autostrada su cui, probabilmente, il Presidente tornerà.   

L’autostrada calabrese è composta da 3 pezzi importanti che cambiano la sua natura funzionale: il pezzo di Cosenza, di Vibo e di Reggio Calabria.

Se richiamiamo il pezzo di Cosenza e quello di Vibo, dobbiamo richiamare anche il pezzo di Reggio Calabria.

Si tratta dei pezzi più delicati perché cambiano la natura stessa del flusso che va sopra e che diventa un’altra cosa perché non è un flusso extraurbano, ma di distribuzione pesante urbana.

Ciò accade sia a Cosenza sia a Vibo e sia a Reggio Calabria.

Per questi tre pezzi ci vuole un’attenzione particolare perché non si tratta semplicemente di rifare un pezzo di autostrada.

Noi usiamo la stessa parola “autostrada” per qualunque cosa; gli americani, invece, per i pezzi che stanno fuori dalle città e, quindi, non hanno pezzi urbani usano la parola “highway”; quando, invece, parlano dei pezzi di autostrada che sta all’interno delle aree urbane – ripeto, Cosenza, Vibo e Reggio Calabria che sono i tre pezzi che interessano – usano la parola freeway”.

C’è un’altra cosa per dire che la natura dell’autostrada cambia e non è la stessa lungo tutta la percorrenza.

La chiamiamo Salerno-Reggio Calabria ma, di fatto, abbiamo tre grandi tangenziali urbane: di Vibo, di Cosenza e di Reggio Calabria. Questo è il tema.

Stiamo nuovamente ponendo all’attenzione i pezzi delle tangenziali, intervenendo pesantemente con logiche dissimili dall’autostrada, quando siamo in mezzo, non lo so, faccio un esempio, dietro il Monte Poro nelle Serre dove, chiaramente, c’è un’autostrada extraurbana rispetto alle condizioni.

Bene, questi sono i temi che, in qualche modo, volevo richiamare.

Ce ne sarebbero degli altri, però credo che questi siano i tre temi principali, e su questo finisco.

PRESIDENTE

Cedo la parola al Presidente della Giunta regionale.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Presidente e colleghi, intervengo brevemente perché, sia l’introduzione a questo dibattito da parte del vicepresidente Russo sia le repliche, mi consentono di limitare il mio intervento a brevi considerazioni.

Innanzitutto, permettetemi di esprimere soddisfazione per la seduta di Consiglio regionale odierna che, con grande serietà e l’approfondimento di un tema vitale anche per la nostra Regione, dimostra che, quando lo ritiene, questo Consiglio discute seriamente di problemi che, come dicevo prima, sono vitali per un territorio come il nostro.

Sono di vitale importanza perché la Regione Calabria, come è stato fin qui evidenziato, è una regione nella quale il sistema dei rischi è molto più elevato, in quanto si tratta di una regione vulnerabile sia dal punto di vista dell’assetto idrogeologico sia sismico, che la rendono molto più esposta rispetto ad altre realtà del Paese.

Si tratta, quindi, di una regione le cui condizioni di rischio sono molto elevate e, quindi, il tema che è stato posto al centro di questa discussione è vitale e centrale per questa terra.

Una regione che somma ai fattori di cui si parlava prima – questo dobbiamo dirlo – anche un limite di ordine culturale che c’è stato nel corso degli anni anzi, se volete, un difetto umano che si è manifestato nel corso degli anni che, rispetto a questa condizione di rischio, ha visto un intervento da parte dell’uomo che spesso lo ha aggravato, diciamolo chiaramente, perché da qui dobbiamo partire.

Questo dato non lo richiamo solo per la circostanza, ma bensì perché è un dato fondamentale e credo che bisogna partire da qui per operare le correzioni necessarie che chiamano in causa sia le politiche pubbliche sia l’agire privato.

La politica può dare un contributo importante per operare questa correzione, altrimenti non si andrà da nessuna parte perché si rischia solo di tessere la tela di Penelope.

Questo implica anche scelte coraggiose, e non nel senso di chissà quale coraggio, ma nel senso di andare anche contro corrente e di dire, per esempio, che in un fiume non si costruisce, di dire al cittadino che non è consentito fare tutto.

Questo è un problema importantissimo che va al di là di schieramenti, magliette, coloriture e cose di questo tipo perché, purtroppo, qui c’è stato un limite, un difetto culturale che ha avuto anche implicazioni politiche e, spesso, la rincorsa al consenso ha determinato guasti e ferite profonde, anche in questa terra.

Proprio tenendo conto delle condizioni di questa Regione e avendo ben presente che non c’è ipotesi di sviluppo sostenibile che non sia un castello di sabbia, che abbiamo messo in campo l’assunzione di politiche che partano da qui.

Il vicepresidente Russo prima ha fatto una relazione che non è un libro dei sogni o teoria, ma ha rappresentato quello che è l’impianto sul quale si sta cercando di lavorare e che muove partendo da questa condizione, ovvero dal fatto che questa terra è dissestata dal punto di vista idrogeologico e, quindi, è necessario che si affronti il problema della sistemazione e della difesa del suolo.

Abbiamo messo in campo un progetto nel Patto per la Calabria che ha destinato risorse importanti in questa direzione, anche nella Programmazione comunitaria.  

Abbiamo un volume di risorse importanti che ancora sono insufficienti, intendiamoci, ma certamente importanti.

Tra Patto per la Calabria e Por, siamo intorno a 400 milioni di euro, per la sistemazione idrogeologica e la difesa del suolo e, naturalmente, si tratta di correlare anche altri strumenti in questa direzione.

Per esempio, prima il consigliere Pedà ricordava gli interventi di Calabria verde in alcune aste pluviali.

Noi stiamo spingendo in questa direzione perché combinare gli interventi e rendere più efficace e meglio rispondente l’utilizzazione delle risorse a un progetto di sistemazione del territorio, è di fondamentale importanza.

Sul rischio sismico, come ha ricordato prima il vicepresidente Russo, abbiamo messo in campo un progetto importante che interessa 534 edifici scolastici, alcuni sono già cantierizzati, altri sono in corso o in prossimità di gara, altri in fase di progettazione.

Abbiamo fatto una scelta.

Sono in gran parte risorse della Regione quelle che abbiamo impiegato per questo obiettivo.

Credo che anche qui ci sia la necessità di invertire la rotta, soprattutto sul piano nazionale.

Abbiamo risorse insufficienti, anche perché, in generale, nel corso dei decenni abbiamo avuto una politica che non si è misurata completamente con questi problemi, a partire dalla manutenzione del territorio e delle opere, come è stato ricordato prima.

Se una infrastruttura, o anche una civile abitazione, realizzata nel corso degli anni ‘50 o ‘60, è stata abbandonata a se stessa, prima o poi arriva al collasso.

Pertanto, è di fondamentale importanza recuperare la cultura della manutenzione del suolo, delle opere e delle infrastrutture, soprattutto se si considera che, quando quella infrastruttura arriverà al collasso o un territorio sarà travolto, il conto sarà molto più alto rispetto a una politica di manutenzione.

Quanto è costata – nel corso degli anni e di volta in volta, a valle delle alluvioni e dei sismi – questa mancanza di cultura della manutenzione del territorio e delle opere?

È in questo senso che abbiamo lavorato.

Anche rispetto al privato, vorrei ricordare la legge antisismica su cui ancora si sta discutendo.

Quante pressioni ci sono state rispetto alla Piattaforma che prevede un adeguamento dell’edificabilità perché, in caso di sisma, anche il patrimonio privato possa reggere e quindi possa essere messo in sicurezza?

Quante pressioni ci sono state?

Magari, reclamando il fatto che l’edilizia è bloccata per poter così procedere con maggiore speditezza, tra virgolette, magari bypassando le norme e quella che è la necessità di avanzare progetti.

Quando parlo di privato parlo anche di questo, anzi, mi riferisco proprio a questo.

C’è un altro problema, che è quello delle professioni che devono essere richiamate e uno di carattere più generale su cui bisogna agire.

Il messaggio che arriva da questo Consiglio regionale è sicuramente molto importante in tal senso.

Credo che, se questo è il quadro, dobbiamo assumere con più determinazione e convinzione il percorso che abbiamo intrapreso.

Il progetto “Calabria sicura” è la premessa per costruire ogni possibile ipotesi di sviluppo di questa Regione e, rispetto a questo, naturalmente ci sono delle specificità.

Per il problema delle infrastrutture, che è stato evidenziato dal crollo del ponte del Ponte a Genova, ho scritto nuovamente una lettera per porre all’attenzione del Governo e del ministro Toninelli il problema richiamato prima dal vicepresidente Russo e che, in questi anni, abbiamo posto e riproposto anche nelle scelte che abbiamo compiuto nella programmazione delle risorse, per quanto riguarda le strutture sia viarie sia ferroviarie – non è un caso che stiamo investendo anche in questa direzione con risorse consistenti – e, naturalmente, l’abbiamo riproposto anche adesso, ma qui c’è il problema delle verifiche, del monitoraggio degli interventi e anche della manutenzione delle grandi infrastrutture statali e c’è anche il problema delle infrastrutture di connessione sul territorio, penso a tutto il patrimonio della viabilità delle Province.

Io sono stato Presidente della Provincia e sono stato tra gli oppositori – lo ricordava prima il consigliere Greco – alla scelta di depotenziare le Province con un Ministro che era del mio partito. Non stiamo parlando di chissà che, perché sono cose sulle quali non ci sono problemi di appartenenza; nella mia vita ho sempre avuto come bussola prima di tutto il merito delle questioni poi, naturalmente, al merito ho collegato anche altro, non è che ci si spoglia. Ho fatto una polemica durissima contro quella scelta, lo ricorderà certamente il consigliere Gallo che all’epoca era sindaco.

Oggi ci troviamo in presenza di una situazione nella quale le Province ritornano ad avere questo tipo di competenza, ma senza un euro per poter fare la manutenzione molto ordinaria delle strade.

Abbiamo Province come quella di Vibo – al danno si aggiunge la beffa – che è in dissesto, così come la provincia di Crotone, dove non hanno un euro per realizzare la manutenzione ordinaria delle strade.

Qualche giorno fa sono stato con il consigliere Mirabello a Nicotera, dove si è verificata una bomba d’acqua che è stata la causa di una frana nella quale sei palazzine hanno rischiato finire sotto a causa della mancanza di manutenzione come la raccolta delle acque, i tombini, tutte cose che potrebbero sembrare banali ma che non lo sono affatto.

Si tratta di un patrimonio enorme di viabilità abbandonato a se stesso e nell’incuria più totale.

Ho posto questo problema in sede di Conferenza Stato-Regioni, chiedendo un finanziamento straordinario affinché le Province siano messe nelle condizioni di poter far fronte a questa situazione attraverso la cura del territorio.

Quando parliamo di “Calabria sicura”, non parliamo di cose astratte o di slogan, ma di fatti concreti che si articolano nelle diverse manifestazioni e nei diversi segmenti e settori che interessano il territorio e anche dei fatti di Genova – parliamoci chiaramente – che hanno riproposto questo tema su cui, ancora, non vedo scelte conseguenti rispetto alla drammaticità di questo tema.

Si sta discutendo intorno ad ipotesi concentrate su quella realtà, ma non al tema che Genova ha riproposto in termini generali, ovvero la necessità di un programma straordinaria per la messa in sicurezza del sistema infrastrutturale di questo Paese.

Mi auguro che con la Legge di stabilità che, tra qualche settimana, dovrà vedere la luce, queste scelte e questi problemi siano concretamente affrontati. Lo vedremo!

Per questo lavoriamo, insistiamo e poi vedremo.

Credo che, partendo da qui, dobbiamo costruire strumenti e programmi che possano rispondere a questa strategia e a queste esigenze.

Il mese di agosto è stato drammatico: Bologna, Genova e anche il Raganello.  

Anche qui, ritengo che nella valutazione si debba essere il più possibile oggettivi e anche evitare di farsi travolgere dalle vulgate mediatiche, spesso cariche anche del mero interesse di fare lo scoop del momento, eccetera eccetera ...

Dobbiamo farlo perché credo che si richiede responsabilità nella valutazione delle situazioni.

Ho avuto modo di dirlo anche a Civita, in occasione di quelle drammatiche giornate – me lo ha ricordato prima il consigliere Gallo.

Non si può scaricare la responsabilità sui sindaci, né si può essere profeti postumi per ciò che non andava bene dopo che succedono i fatti. Perché dico questo?

Perché chi ha una responsabilità di Governo o una responsabilità a qualsiasi livello se diventa profeta postumo ha la responsabilità morale di non averla affrontata prima quella situazione! Di non averla affrontata prima quella situazione!

Siamo in un Paese nel quale l’escursionismo, che è diventato un filone non di poco conto, ma anche per quanto riguarda le attività turistiche e l’economia di alcuni territori, è diventato anche un fattore che trasforma la gioia dell’escursione in dramma.

Ogni anno sulle Alpi ci sono decine di morti – l’ho ricordato al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio quando è stato qui.

C’è un’attività che richiede con urgenza una regolazione nazionale per la dimensione che ha assunto, che richiede una riflessione perché sia regolata anche a livello nazionale, senza scaricare responsabilità sui sindaci che sono sul territorio.

L’escursionismo è diventato un fattore economico, come lo è stato a Civita, e non può essere soppresso, rimosso. Non possiamo mettere i divieti.

È chiaro no? Non è possibile.

Sarebbe sciocco pensare diversamente ma l’attività escursionistica deve essere regolata anche a livello nazionale, e non lo è ancora, perché la vicenda delle Gole del Raganello è stata un fatto straordinario.

Gli anziani che quel giorno erano lì, in Piazza, ci hanno raccontato che mai, a loro memoria, si era verificato un evento di questo tipo! Era lì l’assessore Musmanno, è stato sul posto sin dall’inizio, perché ero fuori, l’ho chiamato, è andato e si è piazzato lì da primo momento perché così era giusto in quel momento.

Anzi, il povero sindaco di Civita, dico povero, perché su di lui si è poi concentrata una polemica assurda, praticamente ha detto “noi eravamo qui, tranquilli, e non c’era una goccia d’acqua, mentre sopra si è scaricata una bomba d’acqua che ha determinato quello che è successo”.

Perché voglio ricordare questo? Perché al di là dell’allarme giallo, dell’allarme rosso, è stato in quella dimensione un evento straordinario ed imprevedibile.

Quello che oggi si cerca di fare è non scaricare le colpe, lo voglio dire a tutti: stiamo attenti ad utilizzare gli argomenti, o anzi, ad utilizzare i suggeritori di argomenti! I suggeritori interessati di argomenti!

Stiamo attenti perché anche questa vicenda dei pluviometri, ora che è in corso la gara per adeguare il sistema pluviometrico sul territorio stranamente si scopre il problema dei pluviometri, ma per anni e anni, per decenni, questo problema non è stato affrontato!

Stiamo attenti! Perché dico questo? Perché chiaramente le vicende occorse qui o in altri posti, a Livorno l’anno scorso o in Emilia Romagna l’altra volta o in Abruzzo, devono essere oggetto di riflessione per adeguare un sistema di sicurezza ma i profeti postumi non possono dettare la discussione o indicare il capro espiatorio perché questa cosa qui non va bene.

Non l’accetto questa impostazione!

Non faccio questo ragionamento per cercare giustificazioni, perché per quanto mi riguarda non devo giustificare niente, ma perché oggettivamente non va bene che un sindaco, tra l’altro, di un piccolo Comune, o una qualsiasi altra figura istituzionale, venga utilizzata per dire “ecco, abbiamo trovato il capro espiatorio!”.

Questa è la strada più sballata che ci possa essere per affrontare i problemi.

C’è invece un problema che va affrontato.

Sono d’accordo con quanto detto dal consigliere Gallo e partendo da questo evento sul Pollino, in cui si svolgono le attività escursionistiche, non solo nelle Gole del Raganello, anche per quanto riguarda il rafting e le altre attività escursionistiche, c’è bisogno di mettere tutto al centro di una riflessione perché si costruisca un progetto di sicurezza dell’escursionismo, che deve vedere e anche avere un intervento nazionale.

Siamo nel più grande Parco nazionale d’Europa, non è che siamo in un’area limitata di riserva, importante ma limitata.

Siamo nel più grande Parco d’Europa, appunto il Parco del Pollino. Ho avuto modo di risentire il Ministro dell’Ambiente proprio nei giorni scorsi, la settimana scorsa, 4-5 giorni fa e di riproporgli questo problema perché si possa impostare una discussione di merito su questo e aprire un Tavolo, al quale presentare proposte, naturalmente coinvolgendo il territorio, tenendo dentro il territorio, perché abbiamo la necessità di far esprimere pienamente anche quelle che sono le risorse del territorio in un progetto di sicurezza.

Chiaramente in una strategia di questo tipo bisogna affrontare anche i problemi dell’emergenza.

La Protezione Civile non è il problema sul quale concentrarsi; è un pilastro, è una gamba.

La prima gamba deve essere quella della politica sul territorio e della prevenzione sul territorio, della messa in sicurezza del territorio.

Fatemi dire sulla Protezione Civile. Il responsabile della Protezione Civile, non il responsabile politico, ma il responsabile legale per la Regione, l’ha ricordato prima il consigliere Tallini, è il Presidente della Regione, così come il responsabile legale per il Comune è il sindaco.

Quindi, l’esposizione in termini di responsabilità della Protezione Civile è del Presidente della Regione, non è del dirigente, per capirci, o di chi c’era prima del dirigente, chiaro?

Il Presidente della Regione nomina il dirigente della Protezione Civile e lo nomina – voglio  affrontare questo primo aspetto in modo che sgombriamo subito il campo – nel rispetto delle procedure, delle norme.

Che cosa prevedono le norme? Prevedono una procedura semplicissima: che si pubblichi prima un avviso interno alla Regione e, qualora da quell’avviso si ravvisi che i candidati, quelli che hanno presentato domanda, non rispondono, non perché siano incapaci o perché non hanno i titoli di studio, a quello che è il progetto, l’idea di Protezione Civile che il Presidente della Regione ha in testa, il Presidente verifica e dice “non vanno bene”.

Se ci sono dirigenti che invece rispondono a questo disegno, ne individua uno e lo nomina con decreto Responsabile della Protezione Civile.

Qualora questo non sia possibile perché ritiene che non ce ne siano rispondenti a questo incarico, si procede con un avviso pubblico e si ripete lo stesso percorso.

Vengono valutati i curricula dei partecipanti e il Presidente della Regione, che è il capo della Protezione Civile, affronta il problema. Punto.

Tutta questa chiacchera sulla mia valutazione e i miei giudizi sul dirigente della Protezione Civile Tansi, e adesso vengo ai miei giudizi sulla Protezione Civile, e la precostituzione … Tutta chiacchiera! Quella è.

Tant’è che il consigliere Tallini su questo percorso ha ricordato una sua vicenda giudiziaria da cui è stato assolto pienamente, in primo e in secondo grado. Mi sbaglio o è la verità? Ecco.

Consigliere Tallini, parto dalla sua vicenda per dire che la mia non è una tesi soggettiva ma che è così.

E’ così! Perfetto. Chiarito questo, permettetemi di dire sulla Protezione Civile.

Nessuno può negare che in questi tre anni la Protezione Civile ha fatto un “salto di qualità”, percepito anche dai cittadini, oltre che dal territorio, dai sindaci, eccetera, eccetera.

Questo è anche per merito di Tansi. Permettetemi di spezzare una lancia a suo favore.

La Protezione Civile non solo ha fatto un salto di qualità sul piano della rispondenza e del rapporto con il territorio, ma si è messa su un binario, parlo in generale perché non voglio giudicare nessuno, di grande trasparenza e di parsimonia nella utilizzazione degli strumenti e delle risorse.

Tansi vuole candidarsi, non vuole candidarsi, poiché qui è stato detto “Grillini, non Grillini” a me non interessa questo. Tansi pensa. La risposta a questo deve darla lui, non io.

Io ho fatto la scelta di un tecnico, che ho conosciuto quando ero Presidente della Provincia, che ho avuto come collaboratore, un tecnico, un ricercatore del CNR che ho avuto quando ero collaboratore alla Provincia e naturalmente, sulla base di quella conoscenza di quegli anni, che mi hanno permesso di apprezzarne le qualità.

Ho chiamato Tansi a dirigere la Protezione Civile regionale.

Nel corso di questo periodo la Protezione Civile calabrese ha fatto un salto di qualità. Giudizio, non solo di Oliverio, che potrebbe essere di parte, perché Oliverio ha assunto la responsabilità, e quindi, che volete?!, Oliverio può dare un giudizio diverso!, ma giudizio di tre dirigenti della Protezione Civile nazionale, perché in questi tre anni come responsabile della Protezione Civile c’è stato il dottore Gabrielli, c’è stato il dottor Curcio e c’è adesso il dottor Borrelli.

Il giorno in cui mi sono insediato, il 10 dicembre del 2014, dopo tre ore, mi è arrivata una telefonata nel pomeriggio, tra le altre, dell’allora responsabile della Protezione Civile, il dottore Gabrielli.

Mi ha dato gli auguri e mi ha detto “Presidente, non è una Regione semplice, lei la conosce meglio di me! La cosa che le chiedo: metta mano subito alla Protezione Civile! Vediamoci prima di Natale!”.

Era il 10 dicembre. “Prima di Natale, vorrei vederla. Se non ha tempo per gli impegni che gravano sulle sue spalle, come Presidente della Regione, vengo io a trovarla”.

Testuali parole di Gabrielli.

Siamo in pubblico, quindi non potrei dire cose non rispondenti alla verità. Sono andato io a Roma e Gabrielli mi ha detto “mettiamo subito mano alla Protezione Civile”.

Per dirvi che quando parlo di salto di qualità parlo seriamente di una condizione esposta. Abbiamo avviato questo percorso, dopo Gabrielli è arrivato Curcio; dopo Curcio è arrivato Borrelli.

L’altro giorno, domenica, abbiamo fatto una mediazione con il volontariato a Lamezia Terme, con oltre mille volontari a Lamezia Terme, e Curcio ha dato atto che la Protezione Civile in Calabria ha cambiato registro.

Detto questo, ogni persona ha i suoi pregi e i suoi difetti.

Non sto idolatrando Tansi, per capirci. Sto dicendo che ha avuto il merito di portare questo contributo, che si coglie, si avverte sul territorio, per costruire e riorganizzare la Protezione Civile ma Tansi ha anche i suoi difetti, cosa che non ho mai negato.

Non gli ho mai risparmiato le critiche. Perché Tansi fa troppo, come dire?, uso della vetrina mediatica che gli ho consigliato, e gli consiglio, anche da questo Tavolo, perché ancora è il responsabile, di utilizzare con più parsimonia.

Ha il suo carattere, però il carattere di Tansi non può essere utilizzato per dare giudizi liquidatori sulla Protezione Civile.

Non è così. Non lo accetto perché se avessi avuto perplessità e dubbi non avrei esitato da questo punto di vista, così come gli ho dato un incarico con un decreto, a fare un decreto di revoca, a cacciargli la funzione.

Che poi ci sono problemi di altra natura che si esprimono, anche qui, in scoperte postume, difetti di Tansi che magari hanno tracimato rispetto ad alcune funzioni specifiche della Protezione Civile, al punto magari da mettere in discussione altro.

Vedo che ora, anche sulla rete, c’è una competizione, una corsa per cercare di demolire Tansi. Coloro i quali fino a qualche mese fa, fino a febbraio-marzo, erano i paladini, i difensori, anzi i tutori di Tansi, consigliere Tallini, ora sono diventati gli accusatori.

Allora, siccome dobbiamo mantenere un equilibrio, perché chi ha la responsabilità deve avere equilibrio e a me interessa l’organizzazione della Protezione Civile, nel percorso che è stato fatto è stato impresso un notevole passo in avanti.  

Per esempio, i Comuni che avevano i Piani d’emergenza erano il 53 per cento, ora sono il 93 per cento. Anche sulla innovazione abbiamo fatto notevoli passi in avanti e ulteriori passi dovremo fare. Le procedure di gara per quanto riguarda il sistema pluviometrico, il sistema di allerta in corso, che non è che sono riconducibili solo a Tansi, perché c’è l’Arpacal, ci sono altre strutture.

Sul sistema pluviometrico regionale c’è una responsabilità con un responsabile. Stiamo mandando avanti il percorso di riorganizzazione e di innovazione che fa della Protezione Civile regionale non la “Cenerentola”, come era in passato, ma un punto di riferimento a livello più generale e nazionale. Perché abbiamo bisogno di avere un’attenzione grande sul primo pilastro.

Stiamo lavorando, come ricordava il vicepresidente Russo, su quello della messa in sicurezza e della prevenzione e, altresì, dobbiamo avere attenzione sulla parte relativa alla Protezione Civile regionale.

Abbiamo anche fatto notevoli passi in avanti per quanto riguarda l’interazione di diversi strumenti e approvato qui una legge che consente l’utilizzazione di Calabria Verde, in caso di necessità ed urgenza, con gli uomini, le risorse e i mezzi da parte della Protezione Civile.

Dobbiamo fare ulteriori passi in avanti, anche per quanto riguarda altri aspetti: gli aspetti sanitari, che ricordava prima il consigliere Parente che ringrazio per aver affrontato questo aspetto specifico, questa importante problematica.

Anche per quanto riguarda gli ospedali è stato ricordato, adesso non ricordo con quale intervento, che purtroppo nel 2011 si è svolta, con vicissitudini, una gara per le imprese.

Stiamo cercando di tirarla fuori per evitare di affossare l’investimento e l’opera, nel senso che, praticamente, stiamo cercando di salvare l’investimento e mi auguro di riuscirci. Siamo lì per lì per riuscirci, perché l’impresa che è in procedura fallimentare, in fase di amministrazione controllata, ha avviato una procedura di cessione.

Sono procedure in atto, ma nello stesso tempo stiamo incalzando perché il commissario della Tecnis, che è persona squisita, il professor Ruberto, venendo incontro alle nostre sollecitazioni ha avviato i lavori sull’ospedale di Sibari.

Sono in corso altri lavori: l’altro giorno sono stato proprio a fare un sopralluogo, e sta concludendo la parte relativa alla progettazione, relativa a Gioia Tauro.

Cioè questa situazione l’abbiamo trovata; non è che è una situazione per cui chi c’era prima di me ha la responsabilità. Perché chi c’era prima di me che poteva sapere che si sarebbe determinata così questa condizione per quanto riguarda una grande impresa?!

Tra l’altro, non è che è un’impresuccia!

Quindi stiamo lavorando, anche su questi aspetti sanitari; è fondamentale mettere il tutto a sistema, per quanto riguarda questo progetto “Calabria sicura”.

Questo è. La discussione di oggi è stata importante, sono pervenuti diversi spunti che devono essere oggetto di approfondimento da parte di questo Consiglio regionale per rafforzare le azioni in alcune direzioni, per definire strumenti in altre direzioni e per fare in modo che questo che è il cuore del problema, quello della sicurezza, possa essere assunto come tema centrale in tutte le politiche che la Regione è chiamata a portare avanti, per l’utilizzazione delle risorse attraverso i programmi di settore.

D’altronde anche la programmazione settoriale che abbiamo definito, dal Piano dei trasporti all’adeguamento della legge urbanistica, a tutti gli altri strumenti, non sono che tasselli di questo disegno più ampio. Tanti sono i problemi che ancora sono aperti ma credo che questa sia la strada giusta e su questa strada bisogna andare avanti.

PRESIDENTE

Grazie. Avendo esauriti punto all’ordine del giorno, la seduta è tolta.

 

La seduta termina alle 18,12

 

Allegati

Congedi

Ha chiesto congedo: Bova, Esposito, Rizzo.

(È concesso)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Modifiche della legge regionale 31 dicembre 2015, n. 37 – (deliberazione G.R. n. 321 del 30.7.2018)” (PL n. 359/10^)

È stata assegnata alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

“Riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio di cui alla lettera a) comma 1, dell’articolo 73 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 e s.m.i. – (deliberazione G.R. n. 355 del 10.8.2018” (PL n° 361/10^)

È stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

“Interventi regionali per il sistema del cinema e dell’audiovisivo in Calabria – (deliberazione G.R. n. 352 del 10.8.2018)” (PL n° 362/10^)

È stata assegnata alla terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

 

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri regionali:

Neri – “Riconoscimento della legittimità di tre debiti fuori bilancio del Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 73, comma 1, lett. a) e lett. e) del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, come modificato ed integrato dal decreto legislativo 10 agosto 2014, n. 126” (PL n° 360/10^)

È stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

Greco – “Norme in materia di turismo ecosostenibile in mobilità lenta” (PL n° 363/10^)

È stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

Greco, Giudiceandrea – “Modifica della legge 66 del dicembre 2012 di armonizzazione alle integrazioni legge 5 del 2016” (PL n° 364/10^)

È stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Documento di Economia e Finanza della Regione Calabria (DEFR) per gli anni 2019-2021 (Art. 36 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118) – (deliberazione G.R. n. 277 del 28.6.2018)” (PPA n° 223/10^)

È stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero, alla prima - Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale, alla terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative, alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente - e alla quinta – Riforme – ai sensi dell’art. 108 del Regolamento interno C.R., alla Commissione Speciale di Vigilanza ai sensi dell’art. 34, comma 3, lett. b) e al CAL per il parere di cui all’art. 126 del Regolamento interno C.R.

(Così resta stabilito)

“Piano Assetto Naturalistico (PAN) – Statuto delle Riserve Naturali del Lago di Tarsia e della Foce del Crati - Presa atto – (deliberazione G.R. 379 del 10.8.2018)” (PPA n° 224/10^)

È stata assegnata alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente - per il parere.

(Così resta stabilito)

Trasmissione deliberazione

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 386 del 29 agosto 2018, recante: 'L.R. 18 maggio 2017, n. 19. “Norme per la programmazione e lo sviluppo dell’attività teatrale'. Approvazione Proposta Piano triennale degli interventi 2018-2020”

(PARERE N. 40/10^)

È stata assegnata alla terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative - per il parere.

(Così resta stabilito)

Nomina alla carica di Presidente del gruppo consiliare “Moderati per la Calabria”

Con verbale del 31 luglio 2018, acquisito al protocollo generale n. 34508 dell’1 agosto 2018, il Gruppo consiliare 'Moderati per la Calabria' ha nominato quale propria Presidente il consigliere regionale Antonio Scalzo.

Promulgazione di legge regionale

In data 3 agosto 2018, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 83 del 6 agosto 2018:

1. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 23, recante: 'Modifica alla l.r. 66/2012, recante: 'Istituzione dell’Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura e disposizioni in materia di sviluppo dell’agricoltura', di armonizzazione alle modifiche apportate dalla l.r. 5/2016”;

2. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 24, recante: 'Accesso al commercio su aree pubbliche in forma itinerante mediante SCIA. Modifiche alla l.r. 18/1999';

3. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 25, recante: 'Norme in materia di tutela delle prestazioni professionali per attività espletate per conto dei committenti privati e di contrasto all’evasione fiscale';

4. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 26, recante: 'Modifiche all’articolo 29 della legge regionale 26 novembre 2003, n. 23 (Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria in attuazione della legge n.328/2000)';

5. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 27, recante: 'Promozione dell’attività di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari per contrastare la povertà e il disagio sociale';

6. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 28, recante: 'Disposizioni per il riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi e istituzione del Registro regionale';

7. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 29, recante: 'Modifica alla legge regionale 11 agosto 2014, n. 14 «Riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani in Calabria»';

8. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 30, recante: 'Disposizioni in materia di ordinamento e di organizzazione amministrativa regionale';

9. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 31, recante: 'Modifiche all’articolo 5 della legge regionale 12 dicembre 2008, n. 40 (Collegato al bilancio 2008)';

10. Legge regionale 3 agosto 2018, n. 32, recante: 'Esercizio della navigazione nel Canale degli Stombi sito nel comune di Cassano allo Ionio'.

In data 7 agosto 2018, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 85 del 7 agosto 2018:

1. Legge regionale 7 agosto 2018, n. 33, recante: 'Riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio di cui all’articolo 73, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118';

2. Legge regionale 7 agosto 2018, n. 34, recante: 'Norme sulla classificazione delle strutture ricettive extralberghiere'.

Impugnazione articoli legge regionale 18 giugno 2018

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha impugnato, presso la Corte Costituzionale, gli articoli 1, comma 4, 2, comma 1, lettera c), 7, comma 5, 9, comma 1, 10, commi 1 e 2, 14, comma 1, 18, comma 6, 22, comma 1, 23, commi da 1 a 6, 26, 27, 28, 29 e 30 della legge regionale 18 giugno 2018, n. 22, avente ad oggetto 'Disposizioni in materia funeraria e di polizia mortuaria'.

Emanazione di regolamento regionale

In data 2 agosto 2018, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale e che lo stesso è stato pubblicato telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 82 del 3 agosto 2018:

Regolamento regionale n. 12 del 2 agosto 2018, concernente: 'Modifiche al regolamento regionale 10 agosto 2017, n. 14 e s.m.i. (Regolamento per la disciplina delle strutture ausiliarie)'

In data 3 settembre 2018, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale e che lo stesso è stato pubblicato telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 91 del 5 settembre 2018:

Regolamento regionale n. 13 del 3 settembre 2018, concernente: 'Approvazione Regolamento – Modifiche al regolamento regionale n. 16 del 24 dicembre 2015, approvato con DGR n. 541 del 16.12.2015, recante ad oggetto (Regolamento di organizzazione delle strutture della Giunta regionale) così come successivamente modificato ed integrato con regolamento regionale n. 4 del 2 marzo 2016, approvato con DGR n. 51/2016, con regolamento regionale n. 4 del 21 marzo 2017, approvato con DGR n. 26/2017, con regolamento regionale n. 10 del 9 maggio 2017, approvato con DGR n. 179/2017 – con regolamento regionale n. 17 del 12 ottobre 2017, approvato con DGR n. 453/2017 - regolamento n. 21 del 18 dicembre 2017, approvato con DGR n. 468/2017, con regolamento regionale n. 4, approvato con DGR n. 45/2018, con regolamento regionale n. 8 del 3 maggio 2018, approvato con DGR n. 135/2018, con regolamento n. 10/2018, approvato con DGR n. 21/2018 e con regolamento n. 11/2018, approvato con DGR n. 312/218'.

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione finanziario 2018-2020:

Deliberazione Giunta regionale n. 326 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 327 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 328 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 329 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 330 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 331 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 332 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 333 del 30.7.2018;

Deliberazione Giunta regionale n. 334 del 30.7.2018.

Interrogazioni a risposta scritta

Orsomarso - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

 

i lavoratori dì cui alla L.R. 1/2014, in particolare di cui alla L.R. 28/2008, attualmente alle dipendenze di Azienda Calabria Lavoro, sono in attesa di vedersi riconosciuto ili diritto alla stabilizzazione dopo quasi vent'anni di precariato e 36 mesi di lavoro a tempo determinato;

da un recente incontro, svoltosi con i lavoratori dì cui sopra alla presenza dell'Assessore Regionale al Personale, è emerso che il Dipartimento avrebbe chiesto un parere al Dipartimento per la Funzione Pubblica, per la stabilizzazione di sole 190 unità su 287;

è invece necessario e giusto riconoscere all'intero bacino ex L.R. 28/2008 il diritto alla stabilizzazione -:

se è intenzione del Governo regionale riconoscere il diritto alla stabilizzazione e all'inserimento nei ruoli regionali a tutti lavoratori ricompresi nel bacino della cd. "ex legge 28", composto da 287 unità e, in caso affermativo, quali siano i tempi per la effettiva stabilizzazione.

(384; 03/08/2018)

 

Nicolò - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

ad agosto 2016 il sottoscritto interrogava il Presidente della Giunta regionale in ordine al Piano di prevenzione del rischio sismico in Calabria, al fine di sapere quali intendimenti ed azioni intendesse assumere per fronteggiare una situazione di rischio per i calabresi oltre che per avviare adeguate e mirate campagne di sensibilizzazione e di informazione per tutta la cittadinanza e al fine di conoscere altresì i criteri di priorità nella gestione delle risorse per la prevenzione del rischio sismico regionale;

era pervenuta risposta scritta a settembre 2016, nella quale venivano indicati gli strumenti predisposti dalla Regione Calabria, finalizzati alla prevenzione del rischio, tra quali, gli studi di Microzonazione sismica, che avevano l'obiettivo di una valutazione della pericolosità sismica locale attraverso l'individuazione di zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo e d'intesa con la Protezione Civile regionale, il Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici e Mobilità, aveva avviato un aggiornamento del "Rapporto Barberi" redatto nel 1996 in modo da avere un quadro aggiornato degli edifici strategici e del loro grado di vulnerabilità per poter imporre una programmazione;

considerato che: in ordine alla sicurezza delle scuole, in Calabria risultano censiti 2.408 edifici scolastici, ma soltanto 832 gli edifici sono in possesso del certificato di collaudo statico e solamente 382 hanno ottenuto il certificato di agibilità;

nel comprensorio reggino, sono 246 gli edifici scolastici su 426 scuole a risultare ubicate in zone ad alto rischio sismico, senza un collaudo statico- dinamico;

ritenuto che: tale situazione pregiudica la sicurezza degli edifici scolastici, nonché la tutela della salute degli studenti -:

quale sia lo stato dell'arte e quali azioni si intendono esperire al fine di fronteggiare una situazione che si rappresenta ad alto rischio.

(385; 20/08/2018)

 

Greco - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

in data 21 agosto 2018 sul quotidiano di informazione elettronico "La Lince", a firma di Francesca LAGATTA, è apparso un articolo, riguardante l'oggetto della presente, all'interno del quale venivano riportate informazioni circa un perpetrato scempio ambientale - da parte di dipendenti afferenti al Consorzio di bonifica integrale dei bacini del Tirreno Cosentino di Scalea - ai danni di un cantiere del Consorzio insistente nel Comune di Grisolia (CS) nella zona "Rinazzo". In particolare il riferimento è relativo al taglio indiscriminato di alberi di alto fusto senza alcun motivo che giustificasse l'evento occorso, aggravando il problema, tragicamente attuale, del dissesto idrogeologico;
a seguito di tale episodio sono state scritte (e protocollate all'Ente consortile) numerose pagine fino al posizionamento di un fascicolo in procura a seguito di formale denuncia effettuata dall'allora commissario consortile - Dott. Domenico MACRI';

considerato che: un tale episodio è di una gravità inaudita alla luce dell'importanza che gli alberi rivestono nella vita dell'essere umano;

l'ambiente va salvaguardato a tutti i livelli di dettaglio e soprattutto da chi è pagato per tutelare il patrimonio ambientale;

l'ambiente va salvaguardato e tutelato, soprattutto da chi è preposto a tali propositi;

per tale scempio l'Ente ha utilizzato gli Operai Forestali ai quali ha autorizzato il prelievo del materiale boschivo estratto;

gli Operai Forestali sono retribuiti con fondi regionali e statali, per cui gli Enti utilizzatori devono agire nel rispetto dei Piani Attuativi approvati dalla Regione -:

quali adempimenti intende intraprendere per definire le eventuali responsabilità dello scempio perpetrato ai danni dell'ambiente con il taglio considerevole di alberi per come riportato in premessa;

se non ritiene il caso - atteso che la Forestazione fa parte di un contesto Regionale ed appoggiato al Consorzio - di costituirsi parte civile in un eventuale procedimento aperto a carico dei responsabili.

(386; 24/08/2018)

 

Guccione - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

lunedì 20 agosto l’ondata di piena del torrente Raganell0 a Civita ha provocato la morte di dieci persone, sorprendendo un gruppo di oltre 40 escursionisti che stavano visitando le Gole;

nell'esprimere il cordoglio per le vittime di questa tragedia la Regione Calabria deve avere l'obbligo di accertare il corretto funzionamento del sistema di allerta meteo della Protezione civile regionale;

occorre avere fiducia nel lavoro della magistratura nell’accertare la verità su quanto accaduto e nell’accertare eventuali inefficienze e omissioni;

chiediamo se risulta vero che: il Sistema di allertamento Meteo-idrogeologico ed idraulico in Calabria, basato sulla nuova Direttiva, si compone di due specifiche fasi: quella previsionale, che si concretizza nell'invio quotidiano del bollettino meteo che in caso di previsioni avverse assume la valenza di avviso di criticità;

e quella di monitoraggio degli eventi in corso, che si attua attraverso la registrazione in tempo reale dei dati di pioggia nelle circa 150 stazioni pluviometriche sparse sul territorio regionale;

questo nuovo Sistema di allertamento Meteo-idrogeologico ed idraulico, specificato nel punto precedente, risulta in parte inattuato, soprattutto in riferimento alla seconda fase di monitoraggio. Inoltre, chiediamo se risulta vero che, nonostante uno specifico finanziamento, non siano state aumentate le stazioni pluviometriche sul territorio calabrese, necessarie a una previsione e monitoraggio di dettaglio meteo;

con la seconda fase di monitoraggio degli eventi in corso scatta l'obbligo a tatti i livelli istituzionali di adeguare il proprio impegno operativo, intensificare il flusso di informazioni, avviare opportuni monitoraggi nei punti critici;

nel giorno specifico della tragedia di Civita il sistema non funzionasse come previsto dalla nuova Direttiva e se nell'area delle Gole del Raganelle le stazioni pluviometriche non hanno registrato significativi flussi di pioggia. Chiediamo nello specifico: se nel giorno della tragedia dì Civita il Sistema dì allertamento meteo previsto dalla direttiva funzionasse e se nell'area delle Gole del Raganello le stazioni pluviometriche non abbiano registrato significativi flussi di pioggia;

se i protocolli operativi e la governance previsti dalle procedure della Protezione Civile Regionale, delle prefetture, dei comuni e di tutti gli enti interessati siano stati rispettati;

se si siano rilevati superamenti soglie in quella specifica area delle Gole. E nel caso in cui non siano stati rilevati, siamo sicuri dell'adeguatezza e del perfetto funzionamento della rete pluviometrica? se, come previsto dalle procedure, fosse fisicamente presente nella sala operativa regionale di Protezione Civile il Coordinatore Emergenze -:

quali iniziative intende adottare: per comprendere, attraverso una verifica amministrativa interna, se il Sistema di allertamento Meteo-idrogeologico ed idraulico funzionasse e se siano stati rispettati i protocolli operativi. Bisogna fare chiarezza e colmare subito eventuali inefficienze e anomalie per evitare che la Regione possa trovarsi impreparata in presenza di altre situazioni critiche.

(387; 27/08/2018)

 

Pedà - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

da quanto appreso da comunicazioni diramate dagli organi di stampa nella giornata odierna, a causa di carenza di personale medico nel reparto di radiologia- dopo il precedente provvedimento di arresto dei ricoveri - è stata disposta la chiusura del reparto con dirottamento dei pazienti presso il nosocomio di Polistena;

tale situazione - lungi dal costituire episodio frutto di una situazione emergenziale - appare nella sua reale portata come una carenza endemica all'interno dell'organizzazione sanitaria calabrese atteso che, già dai primi mesi del 2017, sempre per la carenza di personale medico specialistico in radiologia, lo stesso reparto era stata chiuso nelle ore notturne con analogo dirottamento degli utenti presso la struttura di Polistena. Rilevato che tale situazione, di gravissima e ormai consolidata inefficienza, nella gestione del rapporto tra operatori sanitari e richiesta pro-capite di prestazioni sanitarie nel territorio calabrese, costituisce causa di intollerabili disagi per l'intera macchina amministrativa del settore: in termini di compromissione inaccettabile del diritto costituzionale alla Salute;

in termini di sproporzione del carico di lavoro attribuito allo stesso nosocomio (Polistena) che non riesce ad ottemperare con efficienza ed efficacia ad un carico di lavoro che comporta l'assorbimento "costante e sistematico" di utenza di territori diversi e vastissimi;

in termini di spreco di risorse e di mancanza di investimenti mirati in un settore di importanza primaria per la tutela degli interessi dei cittadini;

in termini di mancato controllo sull'avvio e sul quanto più che mai celere espletamento delle procedure concorsuali già avviate nel 2016 (e non ancora definite) per il reperimento delle figure professionali in posti che risultano vacanti e/o insufficienti da oltre 18 mesi. Dato atto che sono pressoché quotidiane le denunce da parte di associazioni, cittadini, organizzazioni sindacali. Preso atto delle censure - autorevoli e fortissime - pervenute da parte della Corte dei Conti sulla gestione del Sistema Sanitario Calabrese, alla quale la politica deve dare risposte precise e urgenti. Evidenziata la necessità primaria - prevalente sopra ogni altro ragionamento politico e burocratico - di garantire la piena tutela del diritto alla Salute impedendo "pellegrinaggi forzati" tra vari ospedali in territori distanti - laddove le distanze sono amplificate e diventano fonte di sofferenza per chi sta male e per chi è politraumatizzato, nel caso specifico - che non possono essere tollerati solo in casi straordinari, e non protratti - come nella questione di cui si tratta - per anni. Considerato che la Governance adottata sino ad oggi - anche a seguito di altre interrogazioni che hanno preceduto la presente e che non hanno avuto risposte esaustive in termini di risultati realizzati nel campo - non ha consentito di ottenere i risultati auspicati e di porre fine ad una problematica - mi riferisco precisamente alla questione della radiologia dell'Ospedale di Locri - che lungi dall'attenuarsi si è progressivamente ed inesorabilmente aggravata. Rilevato che l'attuale situazione costituisce impedimento alla piena attuazione dei LEA per come previsti dal Piano Sanitario Nazionale e da quello Regionale, comportando la chiusura del reparto di Locri una compromissione del diritto al soccorso ed alle cure per traumatizzati in un determinato territorio, con onere di rivolgersi ad altra struttura già interessata da un bacino di utenza enorme e impossibilitata - per risorse umane e strumentali - ad erogare prestazioni doppie. Evidenziato inoltre il rischio che tale disposizione comprometta anche il buon funzionamento dell'Ospedale di Polistena, la cui situazione organizzativa è stata già attenzionata da personale sanitario e non come prossima al collasso. Tutto ciò premesso e considerato -:

quali interventi siano stati adottati dal gennaio 2017 (data dell'adozione del provvedimento di chiusura nelle sole ore notturne del reparto di radiologia di Locri) sino ad oggi (ovvero dichiarazione di chiusura dell'intero reparto in orario diurno e notturno). Nonché di essere informato degli interventi che verranno adottati per risolvere tale situazione - intollerabile - ed il cronoprogramma degli stessi.

(388; 27/08/2018)

 

Nicolò - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

la delibera dell'Asp di Reggio Calabria n. 648 del 30 maggio 2018, costituente documento di programmazione della Rete territoriale assistenziale, teneva conto, oltre del reale fabbisogno territoriale, anche delle esperienze esistenti ed operanti da oltre 25 anni nell'ambito della provincia e rispetto alle quali è stato definito un percorso di regolarizzazione;

tale atto è stato di fatto annullato dalla delibera n. 922 pubblicata il 29 agosto u.s. azzerando tutto il percorso effettuato a tutela degli operatori del settore, degli utenti delle strutture psichiatriche e delle loro famiglie;

considerato che: a Reggio Calabria, 170 utenti sono attualmente ricoverati nelle strutture alternative-:

quali sono i provvedimenti impellenti che si intendono esperire al fine di garantire la continuità assistenziale agli utenti attualmente ospitati nelle suddette strutture e un'adeguata riorganizzazione dei servizi de quo.

(389; 30/08/2018)

Greco - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

in seno alla riunione tenutasi il 17/07/2018 innanzi al Prefetto di Cosenza, l’ing. Marco Merante ha reso determinate dichiarazioni sulla questione dell'insabbiamento del Canale Stombi dei Laghi di Sibari, la cui popolazione, costituita da circa 6000 persone tra residenti e turisti, sta vivendo, una triste storia di menomazione del collegamento delle darsene al mare tramite il canale degli Stombi;

in particolare l'ing. Merante ebbe a dire che: "il Canale Stombi non può essere utilizzato per uscire a mare non rivestendo tale funzione in quanto è solo un collettore per il deflusso delle acque piovane";

Tale dichiarazione non rispondente al vero, per il suo contrasto con gli atti storici amministrativi e tecnici dell'opera pubblica, ha inciso in modo determinante e negativo sull'esame della problematica, ingenerando ed acuendo la confusione sull'argomento posto dalla Capitaneria di Porto, tanto che il Prefetto Tomao si è ben guardato dal pronunciarsi in merito alla questione e pervenire ad una tanto attesa soluzione;

In seguito la riunione si è conclusa con un nulla di fatto;

In realtà, un attento esame degli atti storici e pertinenti all'opera del canale e al villaggio dei Laghi di Sibari, avrebbe evitato tale danno allo stato giuridico del canale. Infatti, il tecnico Merante ha omesso di conoscere preliminarmente tali atti e con la superficialità del suo parere ha recato grave pregiudizio all'esito della pronuncia dell'Organo Prefettizio, volto alla soluzione della questione Canale Stombi, vitale per i Laghi di Sibari;

la lottizzazione Laghi Sibari è stata approvata da tutti gli Enti preposti negli anni 1975-76, tra cui la Regione, e prevedeva l'utilizzo della bocca a mare del collettore Stombi come bocca di porto", ai fini dell'utilizzazione del sistema acqueo come porto turistico;

Il collettore Stombi è stato progettato e realizzato, con finanziamento della CASMEZ, come porto-canale, per assolvere alla duplice funzione di bonifica e di porto rifugio;

l'Ufficio del Genio Civile di Cosenza con parere del 16/12/1976 aveva subordinato l'edificazione della lottizzazione alla realizzazione della sistemazione idraulica del bacino dello Stombi ed in particolare della foce a mare del canale progettato dal Consorzio di Bonifica. Quindi dalla sua progettazione e realizzazione il canale Stombi ha avuto la duplice funzione, oltre a quella di collettare le acque consortili a mare, anche la funzione della navigabilità, al fine di collegare il villaggio nautico dei Laghi di Sibari, attraverso porte vinciane, col mare;

Tutti gli Enti sovraordinati hanno sempre riconosciuto il carattere pubblicistico dell'utilizzo del canale;

Il Ministero dei Lavori Pubblici - Ufficio del Genio Civile Opere Marittime di Reggio Calabria, con nota prot. 247/cz del 24/05/1979, nel concedere autorizzazione all'occupazione delle aree demaniali marittime, precisava che le opere unitamente al prefetto bacino d'acqua costituiscono un insieme da considerare quale porto di 2° categoria 4° classe;

nel 1995 la Capitaneria di Porto di Crotone lo definisce quale ". passo d'accesso del porto turistico, Laghi di Sibari" ed evidenzia l'esigenza dei lavori di dragaggio "..dovuti al fatto che nel bacino portuale stazionano oltre a numerose imbarcazioni da riporto anche unità navali della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri normalmente impiegate in operazioni di soccorso per la salvaguardia della vita umana in mare e per i normali compiti di istituzione..";

la Capitaneria di Porto di Corigliano con ordinanza n.56/2005, disciplina con regolamento la navigazione all'interno del canale Stombi, nel cono di atterraggio dello stesso e nello specchio acque delle porte vinciane dei Laghi di Sibari, prendendo atto che gli stessi sono un "porto turistico" e che il Canale Stombi rappresenta il collegamento a mare del porto;

il canale è da sempre sottoposto alle prescrizioni comminate dalla Capitaneria di Porto in relazione alla sicurezza per la navigazione ed è da sempre sottoposto ad interventi autorizzati e finanziati con risorse pubbliche di dragaggio finalizzati a consentire la navigabilità;

il Presidente della Regione Calabria e l'Assessore al Demanio Marittimo con nota del 08/04/2005 precisavano che "..si deve riconoscere il carattere di pubblico interesse della fruizione del canale in oggetto anche ai fini della navigazione, così come risulta avvenuto in passato ed è desumibile da documenti ufficiali e cartografie marittime.." la Capitaneria di Porto con nota prot. 16.03.00/14268 del 03/08/2009 riteneva che l'ordinanza n.56/2005, in mancanza delle iniziative regionali, avesse costituito un utile strumento per permettere la navigazione in sicurezza da/ verso i Laghi di Sibari". Considerato che: tali sono solo alcuni degli atti che rappresentano e testimoniano la destinazione di navigabilità del canale Stombi e la sua funzione di collegamento del villaggio dei Laghi di Sibari con il mare;

alla luce di quanto esposto in premessa, appare chiaro il grave ed arbitrario parere espresso dall'ing. Merante, deviante e dannoso per i diritti dei proprietari e delle attività produttive e per lo status giuridico delle opere pubbliche interesse -:

e porre in essere, con tutte le opportune cautele, la verifica delle valutazioni conclusive del 2017 del bando relativo al finanziamento dei porti calabresi, al fine di accertare se lo stesso canale Stombi sia stato oggetto delle medesime erronee valutazioni pregiudizievoli;

fornire i dovuti chiarimenti agli utenti ed agli Enti interessati, previ formali provvedimenti.

(390; 04/09/2018)

 

Greco - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

diverse testate giornalistiche hanno paventato il rischio di una massiccia presenza di zanzara tigre in Calabria, prendendo spunto da quanto diffuso dalla Vape Foundation, ovvero che il livello è diventato di massima allerta per il rischio punture;

dopo un clima altalenante, il fenomeno zanzara tigre comincia a farsi sentire nelle città italiane;

secondo i dati del bollettino meteo di Vape Foundation, resi noti da Anticimex, azienda internazionale specializzata nel Pest Management e nei servizi di igiene ambientale, sono Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia le province con l'indice potenziale di infestazione di zanzara tigre più alto, ossia 4 in una scala di intensità da 0 a 4. A Cosenza si registra, invece, un livello medio-basso (2). in tutte le province la tendenza futura è in crescita, mentre l'indice di calore è compreso tra i 32 e i 40 gradi a Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia e tra i 41 e i 54 gradi a Reggio Calabria;

considerato che: rischi delle punture da zanzare tigre sono pericolosamente dannosi per la salute degli esseri umani, essendo portatori di numerosi virus;

occorre pianificare gli interventi su diversi livelli, sia nella gestione delle disinfestazioni che nel supporto del servizio sanitario, sia nella comunicazione verso il cittadino a riguardo dei rischi e delle conseguenze -:

il lavoro svolto in merito dalle ASP della nostra regione per arginare o limitare il fenomeno della presenza di zanzare tigri e quali misure preventive, soprattutto, sono state attuate per limitare al minimo i disagi che potranno avere i cittadini, per quel che concerne la tutela della propria salute.

(391; 04/09/2018)

Mozioni

Il Consiglio Regionale,

 

premesso che:

negli ultimi anni si è registrata sul territorio calabrese, a causa dell'elevata prolificità di talune specie, la presenza di un numero crescente di cinghiali;

il fenomeno sta assumendo contorni sempre più invasivi ed allarmanti, mettendo a rischio la sicurezza e la salute dei cittadini, la pubblica incolumità, nonché la salvaguardia delle colture agricole;

il problema dell'aumento del numero dei cinghiali risulta assai preoccupante anche sotto il profilo epidemiologico, costituendo la loro presenza un ostacolo all'eradicazione di malattie infettive quali tubercolosi e brucellosi, pericolose sia direttamente per l'uomo sia per gli allevamenti zootecnici;

al fine di impedire la diffusione delle malattie suindicate e l'aggravarsi dei danni provocati agli agricoltori dalle incursioni dei cinghiali nei terreni coltivati, occorre intervenire in maniera urgente per contrastare il fenomeno e così tutelare l'agricoltura, quale settore trainante dell'economia dei Comuni delle aree interne della Calabria;

rilevato che: la situazione venutasi a creare è stata oggetto di numerose denunce provenienti dalle associazioni di categoria degli agricoltori, dagli amministratori locali e da semplici cittadini;

in particolare, diverse sono state le iniziative attivate dagli amministratori locali, anche alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, volte a sollecitare gli organi competenti all'individuazione ed adozione delle misure idonee, attraverso riunioni tecniche ed incontri pubblici;

a tali iniziative ha fatto seguito la formale adozione, da parte dei consigli comunali dei centri maggiormente interessati, di deliberazioni volte a chiedere con urgenza alla Regione Calabria l'attuazione di azioni specifiche di contenimento numerico degli animali selvatici in questione;

tra le soluzioni proposte, rientrano l'abbattimento selettivo dei cinghiali da parte di personale degli ambiti territoriali di caccia (ATC) territorialmente competenti, nonché l'autorizzazione all'abbattimento, quale esercizio di legittima difesa, per i proprietari e conduttori di terreni agricoli titolari di licenza di caccia, per l'intero anno e non solo per i pochi mesi del calendario venatorio;

considerato che: nonostante le sollecitazioni ricevute ed il Piano di selezione in fase di attuazione, la Regione a tutt'oggi non ha provveduto a dare risposte concrete ai soggetti coinvolti e ad adottare adeguate azioni di contrasto al fenomeno;

la medesima problematica si è registrata anche in altre Regioni, quali Lombardia e Basilicata, che, attraverso provvedimenti delle rispettive Giunte regionali e dei Dipartimenti competenti, previa ridelimitazione delle zone non vocate (agricole), stanno già da tempo approntando a livello amministrativo le opportune misure risolutive sulla base di specifici Piani di controllo delle popolazioni di cinghiale;

Tutto ciò premesso e considerato,

Impegna la Giunta regionale

ed il Presidente della Regione Calabria a: predisporre un Piano di controllo numerico della specie, da affiancare al Piano di selezione già esistente;

incrementare i controlli veterinari, da parte delle Asp, al fine di monitorare la localizzazione, il livello e lo stato d'infezione da tubercolosi tra i capi abbattuti, valutando l'istituzione di eventuali cordoni sanitari;

modificare l'attuale Disciplinare per la caccia al cinghiale, favorendo la pressione venatoria tramite la deburocratizzazione e semplificazione delle procedure per la formazione delle squadre di caccia al cinghiale;

adottare con urgenza ogni altro provvedimento idoneo ad assicurare il contenimento della presenza del cinghiale nel territorio calabrese, compresi quelli indicati in premessa, al fine di tutelare l'incolumità pubblica e limitare i possibili danni all'agricoltura ed agli allevamenti zootecnici.

(125; 09/08/2018) Esposito

 

Il Consiglio Regionale,

 

premesso che:

ai sensi dell'articolo 16 dello Statuto regionale (legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25) il Consiglio regionale esercita funzioni di indirizzo sulla Giunta regionale;

la Regione informa la propria azione amministrativa al principio di legittimità e, inoltre, in virtù del comma 4 dell'articolo 54 del precitato Statuto la stessa esercita sugli enti vigilati o controllati poteri di indirizzo;

Visto il decreto legge 16 ottobre 2017 n. 148;

convertito in legge 4 dicembre 2017, n. 171, ed In particolare l'articolo 19 quaterdecies, che ha esteso il principio, definito dell'equo compenso, alle prestazioni rese da tutti i professionisti, prevedendo che "la pubblica amministrazione, in attuazione dei principi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività, garantisce il principio dell'equo compenso in relazione alle prestazioni rese dal professionista", ed ha definito vessatorie, tra le altresì, le clausole del contratto di affidamento che consentono al committente di pretendere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito;

Considerato che tali disposizioni intendono superare un fenomeno che negli ultimi anni, anche per effetto della abolizione dei tariffari, ha caratterizzato la procedura di affidamento di servizi professionali e che ha visto molte Amministrazioni prevedere compensi non correttamente parametrali alla qualità e quantità delle prestazioni richieste o addirittura compensi simbolici;

Ritenuto che il valore sociale ed economico delle prestazioni professionali debba essere pienamente riconosciuto dall'Amministrazione Regionale, che deve essere impegnata a dare applicazione al principio dell'equo compenso nelle proprie procedure di affidamento;

Ravvisata la conseguente necessità di impartire specifici indirizzi ai rami di amministrazione regionale, inclusi gli enti sottoposti della Regione;

Ritenuto al riguardo di stabilire che nelle procedure di acquisizione di servizi professionali i compensi debbano essere determinati come previsto dal citato decreto legge n. 148/2017, ovvero sulla base dei parametri con decreti ministeriali, relativamente alle diverse professioni, ai fini della liquidazione dei compensi, da parte degli organi giurisdizionali;

e che, nel caso di procedure concorsuali tali compensi devono essere presi a riferimento per determinare l'importo a base di gara;

Preso atto che attualmente sono vigenti e devono essere applicati seguenti decreti ministeriali: per gli avvocati, il decreto del Ministro della Giustizia n. 55/2014 "Nuovi parametri forensi in attuazione della riforma dell'ordinamento professionali di cui alla legge n. 247/2012", così come modificati di recente, dal decreto ministeriale n. 37/2018;

per i commercialisti, il decreto del Ministro delle Giustizia n. 140/2012;

per i notai e gli assistenti sociali, il decreto ministeriale n. 106/2013;

per i consulenti del lavoro il decreto del Ministro del lavoro e delle Politiche sociali n. 46/2013, e che le regole generali per l'applicazione dei parametri sono approfondite anche nella circolare del Consiglio nazionale dell'Ordine n. 1106/14;

per le professioni sanitarie (medici, veterinari, farmacisti, psicologi, infermieri, ostetrici e tecnici sanitari di radiologia), il decreto del Ministro della Salute n. 165/2016;

per le professioni tecniche quali agrotecnico, architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore, biologo, chimico, dottore agronomo e dottore forestale, geometra e geometra laureato;

geologo, ingegnere, perito agrario, perito industriale, tecnologo alimentare, trovano applicazione le tabelle del decreto del Ministro della Giustizia del 17 giugno 2016;

Preso atto, inoltre, che per le ulteriori categorie di liberi professionisti è prevista l'emanazione di successivi decreti ministeriali;

Considerato che con la legge regionale 03 agosto 2018, n. 25 (Norme in materia di tutela delle prestazioni professionali per attività espletate per conto dei committenti privati e di contrasto all'evasione fiscale) la Regione Calabria ha inteso rafforzare la tutela dei liberi professionisti nelle prestazioni professionali espletate per conto dei privati cittadini o delle imprese» stabilendo che al momento del rilascio dell'atto autorizzativo in materia di edilizia e urbanistica, il professionista dichiari preventivamente che le proprie prestazioni siano state economicamente soddisfatte, indicando altresì gli estremi della fattura, garantendone, pertanto, l'equo compenso;

Rilevata l'opportunità di garantire a tutte le categorie di liberi professionisti il rafforzamento della tutela dell'equo compenso nelle prestazioni professionali espletate per conto dell'amministrazione regionale, la cui azione, appunto, deve essere informata ai principi di equità e rispetto della dignità economica e sociale dei lavoratori e delle lavoratrici autonome;

Ritenuto, infine, di fornire indicazioni affinché sia evitato il ricorso a criteri di valutazione delle offerte potenzialmente idonei ad alterare l'equilibrio tra le prestazioni professionali da effettuare ed il compenso stabilito, nonché l'inserimento di clausole contrattuali di contenuto vessatorio;

 

tutto quanto premesso e considerato,

impegna la Giunta regionale

ed il Presidente della Regione Calabria ad adottare tutte le misure utili ad assicurare e garantire che l'amministrazione regionale e gli enti da questa vigilati e/o controllati, in materia di acquisizione dei servizi professionali ed "equo compenso", applichino i seguenti indirizzi: i compensi sono determinati nel rispetto della citata legge n. 172/2017 che fa riferimento, per la valutazione dell'equità del compenso pattuito, ai decreti ministeriali, richiamati in premessa, che fissano i parametri da utilizzare nella liquidazione dei compensi da parte degli organi giurisdizionali;

nella impostazione degli atti delle procedure concorsuali di individuazione del contraente i compensi di cui al punto precedente sono utilizzati quale criterio o base di riferimento per determinare l'importo a base di gara;

è esclusa la fissazione di criteri di valutazione delle offerte potenzialmente idonei ad alterare l'equilibrio tra le prestazioni professionali da effettuare ed il compenso stabilito, quale, ad esempio, la prestazione dì servizi aggiuntivi a titolo gratuito;

nella predisposizione del contratto va evitato l'inserimento di clausole "vessatorie", come configurate dall'articolo 13 bis della legge 31 dicembre 2012 n. 247 (Nuova disciplina dell'Ordinamento della professione forense).

(126; 31/08/2018) Pedà

 

Il Consiglio Regionale,

 

premesso che:

la rilevanza e l'importanza ricoperta dal porto di Villa San Giovanni e di Reggio Calabria è indiscussa e suffragata da numeri e dati, si tratta di due realtà fondamentali per lo sviluppo del nostro territorio con un ruolo strategico determinante: l'ipotesi apparsa sulla stampa circa la possibile istituzione di un'Autorità portuale dello Stretto di Messina, comprendente, tra gli altri, il porto di Reggio e Villa S. Giovanni è di una gravità inaudita e merita tutta l'attenzione possibile. Oltre ad avere ripercussioni negative per tutto il territorio metropolitano si verificherebbe uno scollamento totale delle politiche perseguite fino ad oggi dalla regione che, ragionevolmente, prevede delle azioni coese e coerenti che coinvolgono tutti i poli presenti. Il Piano dei trasporti regionale, difatti, definisce sotto l'autorità calabrese la gestione della Zes (di cui fanno chiaramente parte i due porti) tracciando un percorso solido, lungimirante e condiviso integralmente con l'Europa;

anche solo paventare il disallineamento dei due porti da questo piano, per trasferire la loro gestione alla Sicilia, sarebbe lontano da ogni logica costruttiva. La fisionomia istituzionale e logisticamente strategica dell'Authority reggina è quella legata alla Calabria, non certo alla Sicilia, anche perché la sua naturale vocazione non può prescindere dalla Zes di Gioia Tauro, cuore pulsante del Mediterraneo;

è evidente, dunque, che l'apertura ad altre ipotesi di ridisegnamento dell'autorità portuale di Reggio non sarebbe suffragata né dalla ragione né dall'utilità e inficerebbe il senso dell'Area metropolitana dello Stretto, proprio perché si creerebbe confusione e soprattutto una sterile subalternità rispetto ad aree portuali che, non inserite in un sistema più ampiamente concepito, poiché lontane da un contesto strategico, non avrebbero modo e senso di esistere;

considerato che: sarà chiara a tutti la pericolosità di tale ipotesi, il tentativo di svilimento del nostro territorio e la totale assenza di logica rispetto ad un piano che inglobi l'area portuale di Reggio Calabria e Villa San Giovanni sottraendole alla loro naturale vocazione;

impegna la Giunta regionale

il Presidente della Regione Calabria e l'Assessore con delega ai trasporti a compiere i necessari passi con il Governo, nella figura del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli, affinché tale ipotesi venga abbandonata e non si consenta il perpetrare di azioni lesive per il nostro territorio e in netto contrasto con una politica coerente e costruttiva portata avanti dagli organismi regionali

(127; 12/09/2018) Neri, Scalzo, Sergio

Interpellanze

Gallo - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

in data 30 luglio 2018, con un'inchiesta a firma del giornalista Pietro Bellantoni, il Corriere della Calabria documentava anche fotograficamente le pessime condizioni logistiche ed organizzative in cui si troverebbero ad operare i medici del Pronto Soccorso del Grande ospedale metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria, evidenziando in particolare come nella stabilizzazione dei pazienti vittime di fratture e destinali all’Unità di Ortopedia si farebbe ricorso a fasciature di cartone, per presunti problemi nell'approvvigionamento del materiale legati a limiti di spesa imposti da direttive aziendali;

nell’inchiesta si dava atto dell'impossibilità di ricevere commenti e dichiarazioni ufficiali sul caso da parte del direttore generale della struttura ospedaliera, Francesco Antonio Benedetto, mentre conferme giungevano dal primario del Pronto Soccorso, Angelo Ianni, a detta del quale - stando a quanto riportato in cronaca - il ricorso a gessature non ortodosse sarebbe dovuto allo scarso numero di stecche pneumatizzate a disposizione del Pronto Soccorso ed all'iter complesso per procedere a nuovi ordinativi;

a seguito della pubblicazione e diffusione dell'inchiesta, ripresa e rilanciata anche dai media nazionali, le diverse reazioni e condanne di sdegno portavano all'avvio il successivo 31 luglio, da parte della direzione generale presidio ospedaliero reggino, ad una ricognizione interna per accertare i fatti;

nel frattempo, sempre in data 31 luglio, ancora a firma del giornalista Pietro Bellantoni, il Corriere della Calabria pubblicava una seconda parte dell'inchiesta, riportando le testimonianze e le denunce del sindacato Anaao-Assomed a conferma di quanto già evidenziato il giorno prima;

con tempestività, già nel pomeriggio del 31 luglio il dg Benedetto consegnava gli esiti della ricognizione interna al Presidente della giunta regionale. Mario Oliverio, che a sua volta ne dava integrale lettura durante i lavori del Consiglio regionale, in corso di svolgimento;

con la predetta relazione, il dg dava conto della situazione dei due pazienti giunti in Pronto Soccorso nei tre giorni precedenti con traumi ossei, limitando a due i possibili casi di trattamento con stecche cartonate e specificando come in un caso il paziente fosse giunto già così trattato in Pronto Soccorso e come nell'altro, relativo ad una donna, l’immobilizzazione di cartone radiotrasparente fosse provvisoria, tanto da essere sostituita, subito dopo la consulenza ortopedica, con valva gessata di posizione;

a seguito della divulgazione della predetta relazione, lo stesso governatore e numerosi, diversi esponenti del Pd --- tra i quali anche alcuni parlamentari - lamentavano la presunta irresponsabilità dei giornalisti del Corriere della Calabria e della stessa testata, accusati di aver dato luogo ad una pubblica ricostruzione di fatti ben diversa da quella reale, a tutto danno e discapito dell'immagine della Calabria e del buon nome e del lavoro degli operatori sanitari del Grande ospedale metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria;

dette reazioni, in uno con la relazione a firma del dg Benedetto, venivano ripresi anche dalla stampa regionale e nazionale, in particolare dal Sole240re, in quest'ultimo caso con un articolo in cui si bollava come bufala l'inchiesta giornalistica del Corriere della Calabria: in data 7 agosto, ritornando sulla vicenda con nuovo, dettagliato servizio il Corriere della Calabria pubblicava notizie inedite e dettagli inediti;

in particolare, veniva reso noto che nell'ambito dell'indagine avviata dai Nas su disposizione del ministero della salute dopo il deflagrare del caso erano stati acquisiti agli atti alcuni messaggi inoltrati via whatsapp dallo stesso Benedetto, risalenti al 28 Luglio, dunque a due giorni prima della pubblicazione dell'inchiesta giornalistica, nei quali lo stesso Benedetto commentava alcune delle foto che sarebbero divenute oggetto dell’inchiesta, definendo letteralmente "una schifezza" la medicazione effettuata col cartone e profondendosi in aperte critiche contro l'ufficio responsabile della mancata consegna dei materiali medici, mostrando cosi di essere ben a conoscenza ed in anticipo della questione, rimarcando anzi in più messaggi doversi ricondurre gli inusuali bendaggi ortopedici al mancato acquisto e fornitura del materiale necessario;

tali circostanze, completamente taciute nella relazione inviata al presidente della giunta regionale e da questi offerta alla conoscenza del Consiglio regionale e della opinione pubblica, se rese note unitamente alle altre notizie divulgate avrebbero oggettivamente consentito una più puntuale valutazione della questione, contribuendo ad inquadrare la vicenda in una cornice più definita e chiara e confermando, in buona sostanza, quanto sin dall'inizio riportato nell'inchiesta del Corriere della Calabria;

il richiamato atteggiamento omissivo, se da un lato ha consentito di sviare l'attenzione dal caso, dall'altro si configura come deontologicamente ed eticamente discutibile, essendosi tradotto in una prospettazione artificiosa della realtà offerta al Consiglio regionale, in violazione dell'obbligo di lealtà e correttezza;

considerata la palese, oggettiva gravità dell'accaduto, pure per discutere della scarsa qualità dell'offerta sanitaria in Calabria, su iniziativa del senatore Marco Siclari veniva disposta un'audizione in Commissione Salute al Senato, in programma il 17 settembre p.v.;

tanto premesso, interpella il Signor Presidente della Giunta regionale calabrese -:

se la Giunta regionale fosse stata posta a conoscenza dalla direzione generale degli ospedali di Reggio Calabria, anche per le vie brevi, in data antecedente alla trasmissione della relazione portata a conoscenza del Consiglio regionale e dell'opinione pubblica il 31 luglio, delle problematiche legale alla scarsità di materiale ortopedico a disposizione del Pronto Soccorso e della mancata fornitura di esso per ragioni dipendenti dagli uffici amministrativi, come emerso dalla messaggistica chat riconducibile al dg Benedetto ora acquisita dai Nas;

come valuti l'atteggiamento del dg del Grande ospedale metropolitano Bianchi- Melacrino-Morelli di Reggio Calabria, Francesco Antonio Benedetto, e la mancata menzione, nella relazione da questi consegnata il 31 luglio alla presidenza della giunta regionale, della circostanza che lo stesso fosse già a conoscenza di quanto successivamente ricostruito dall'inchiesta giornalistica del Corriere della Calabria;

se non ritenga di dover procedere con urgenza ed immediatezza alla revoca dell'incarico conferito allo stesso.

(16; 09/08/2018)

Gallo - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

nel territorio del Comune di Bisignano, in. provincia di Cosenza, sorge un antico e storico Convento-Santuario legato alla figura ed al culto dì sant'Umile;

la sua fondazione risale al 1222, quando il Beato Pietro Cathin (inviato in Calabria da San Francesco d'Assisi) diffondeva l'ideale francescano come scrive in una sua pubblicazione Padre Isidoro De Miglio, frate minore, mentre Padre Agostino Piperno, anche egli frate minore, nel suo libro Conventi dei frati minori di Calabria, fa risalire la fondazione del Convento, intitolato a San Francesco alle Stimmate, al 1380;

il Convento è un luogo ricco di memorie e di arte: dal quadro di San Daniele martire, al celebre e prezioso Crocifisso ligneo scolpito da fra' Umile da Petralia, alla bellissima statua in marmo raffigurante Santa Maria delle Grazie attribuita al Gaggini, alle reliquie dei Santi, l'organo del 1756 Maurus Gallo, il bel chiostro ricostruito negli anni '70 e il museo conventuale, al cui interno si trovano tante altre opere d'arte;

sant'Umile da Bisignano, beatificato il 29 gennaio 1882, è stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II il 19 maggio 2002, ed oggi il culto legato al suo nome porta a Bisignano ogni anno migliaia di fedeli e visitatori, tutti diretti al Convento- Santuario bisignanese;

sempre massima è stata l'attenzione dei frati francescani e dell'Ordine di appartenenza alla cura e custodia dei luoghi, spesso con interventi anche considerevoli da un punto di vista di finanziario, per garantirne la salvaguardia;

ciononostante, ad oggi la Chiesa in particolare necessita di interventi e adeguamenti strutturali che la rendano pienamente ed universalmente accessibile;

delle opere necessarie parte saranno realizzate attraverso un mutuo di circa 400.000 euro già acceso dall'Ordine Francescano, con l'obiettivo, nello specifico, di provvedere al recupero, al restauro ed al miglioramento sismico della Chiesa ed all'adeguamento dei suoi impianti;

tuttavia, restano al momento senza copertura altri interventi pure indispensabili, quali ad esempio il recupero della cripta, del sepolcro di sant'Umile e degli affreschi del maestro Juso da Rose, oltre che della biblioteca e del museo conventuali;

la Regione Calabria, con la legge regionale n. 21 del 1990, recante "Norme in materia di edilizia di culto e disciplina urbanistica dei servizi religiosi", d'intesa con la competente autorità religiosa, è autorizzata a concedere contributi pluriennali ed una tantum per la costruzione, la ristrutturazione, l'ampliamento e la straordinaria manutenzione di opere di culto;

di recente la Giunta regionale, con la Legge regionale n. 55 del 2017, recante "Legge di stabilità regionale 2018", è stata autorizzata a concedere un ulteriore contributo una tantum per il soddisfacimento dei fini di cui alla predetta legge -:

se la Giunta regionale sia a conoscenza delle condizioni in cui versano la Chiesa, la biblioteca ed il museo annessi al convento-santuario di Bisignano;

se in considerazione dell'importanza storica e religiosa del Convento-Santuario e del suo essere annualmente meta di migliaia di fedeli e visitatori, ritengano di dover intervenire per assicurarne la tutela e la fruibilità;

se e quali provvedimenti intendano eventualmente assumere, e secondo quale tempistica, per garantire il raggiungimento di tale scopo.

(17; 10/09/2018)

 

Gallo - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

da diversi anni si è in attesa della realizzazione dell'ospedale della Sibaritide, destinato a sorgere nell'ormai città unica di Corigliano-Rossano;

il contratto di concessione per la progettazione definitiva ed esecutiva, costruzione e gestione dei servizi non sanitari del nuovo Ospedale della Sibaritide è stato sottoscritto in data 9 settembre 2014 tra la Regione Calabria, l'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e la Società "Ospedale della Sibaritide", società consortile per azioni;

il quadro economico dell'intervento comporta un complessivo impegno di spesa pari a 143 milioni 921 mila 997 euro;

con decreto numero 8373, in data 27 luglio 2017, è stata disposta da parte del Rup l'approvazione del progetto definitivo del nuovo ospedale, che prevede per la nuova struttura sanitaria una valutazione di 330 posti letto, oltre a 46 posti letto tecnici, per un totale di 376 posti letto;

con ordine di servizio numero 3 del 28 luglio 2017, il Rup ha disposto l'avvio della progettazione esecutiva dell'intervento;

con decreto del Rup numero 12993 del 23 novembre 2017 è stato approvato il progetto esecutivo stralcio dei lavori prioritari e, nella medesima data, è stato emesso dal Responsabile unico del procedimento l'ordine di servizio che ha stabilito modalità e tempi per l'elaborazione e la consegna del progetto esecutivo del nuovo ospedale;

in data 29 gennaio 2018, nel corso di una cerimonia pubblica alla quale ha preso parte anche il presidente della giunta regionale, il direttore dei lavori ha effettuato la consegna dei lavori dello stralcio prioritario, sulla base di un crono programma secondo il quale nel termine di 120 giorni si sarebbe dovuto procedere all'esecuzione dei lavori di cantierizzazione, pulizia dell'area, bonifica degli ordigni bellici, recinzione dell'area ospedaliera e movimentazione delle terre di scavo, cioè tutte le opere preliminari, contemporaneamente alla definizione della progettazione esecutiva della struttura;

in data 28 marzo 2018, nel coreo di una seduta di Consiglio regionale, rispondendo ad un'interrogazione presentata sull'argomento dallo scrivente, il presidente della giunta regionale aveva modo di precisare, testualmente, che "la consegna del progetto esecutivo completo del nuovo ospedale è prevista entro la fine del corrente mese, a giorni, perché lo stralcio non costituisce un qualcosa disconnesso dal percorso più generale. Pertanto, contestualmente e in continuità con lo stralcio, si procederà alla realizzazione dell'opera";

a distanza di notevole tempo sia dall'avvio dei lavori dì cui al primo stralcio sia degli impegni assunti in Consiglio regionale dal presidente della giunta regionale, nessun progresso s'è ancora registrato, risultando non terminati i lavori richiamati né mai avviata la realizzazione dell'opera, mancando del tutto notizie sulla definizione della progettazione esecutiva ed essendosi nel frattempo registrate anche le dimissioni del direttore dei lavori -:

se la Giunta regionale sia a conoscenza della situazione ed in particolare dei nuovi ritardi caratterizzanti l'avvio dei lavori per la realizzazione dell'ospedale unico della Sibaritide, compresi quelli di cui al primo stralcio;

a chi siano addebitabili le responsabilità dei ritardi;

se e quali provvedimenti si intendano adottare per addivenire, secondo quale cronoprogramma, alla definizione della progettazione esecutiva dell'opera ed alla realizzazione della stessa;

(18; 10/09/2018)

Risposta scritta all’interrogazione

Nicolò - Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

Garanzia Giovani è uno strumento in materia di politiche attive per il lavoro, che dovrebbe favorire l'accesso dei giovani al mercato del lavoro;

considerato che: nel 2016 fu indetto un avviso pubblico in merito alla costituzione del catalogo unico dell'offerta formativa per coloro i quali hanno aderito al programma "Garanzia Giovani Calabria", rivolto ai giovani rientranti in una fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni;

per l'attuazione delle azioni di cui al presente avviso sussisteva la disponibilità di una somma pari a circa sette milioni di euro, a valere sulle risorse del Piano di attuazione Garanzia Giovani Calabria;

a giugno sono scaduti i termini previsti per completare i percorsi di formazione da attivare per il programma;

ritenuto che: data tale circostanza, sussiste il rischio concreto di perdere i finanziamenti previsti, oltre che di vanificare le aspettative dei destinatari di tale bando in merito alla possibilità di avviare percorsi di formazione, utili per un futuro accesso concreto al mondo del lavoro -:

quali sono le cause e concause che hanno determinato tale grave ritardo;

quali sono le azioni che si intendono intraprendere al fine di avviare celermente il completamento del progetto "Garanzia Giovani Calabria", in una logica volta a sviluppare opportunità di crescita formativa e lavorativa dei giovani, attenuando temporaneamente il fenomeno della disoccupazione.

(382; 24/07/2018)

Risposta: “Si riscontra l'interrogazione n. 382/10^ a firma del Consigliere regionale On. Alessandro Nicolò e si chiarisce quanto segue. I ritardi maturati nell'avviamento del programma Garanzia Giovani Calabria, sono stati prodotti da problematiche tecniche relative al sistema operativo sul quale poggia tale progetto. Avviati a soluzione i problemi anzidetti, grazie anche all'intervento della ditta che ha fornito il sistema operativo, l'iter procedurale è ripreso regolarmente. Preme sottolineare che non vi è alcun rischio di perdere i fondi dedicati né tanto meno risultano compromessi le possibilità di attivare e completare i percorsi di formazione relativi al programma in oggetto. Distinti saluti”

 

Angela Robbe (Assessore Lavoro e Welfare)