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X^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

_________

 

n. 26

 

SEDUTA Di VENERDI’ 30 SETTEMBRE 2016

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICOLA IRTO

 

 

Presidenza del Presidente Nicola Irto

La seduta inizia alle 12,18

GIUDICEANDREA Giuseppe, Segretario Questore f.f

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni e mozioni

GIUDICEANDREA Giuseppe, Segretario Questore f.f

Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

In memoria di Anton Giulio Galati, già Presidente del Consiglio regionale

PRESIDENTE

Signor Presidente, cari colleghi, all’inizio di questa seduta è nostro dovere ricordare il compianto presidente Anton Giulio Galati, venuto a mancare nei giorni scorsi. Oggi commemoriamo una figura cristallina, di alto profilo politico-istituzionale, che ha ricoperto il massimo incarico assembleare, lo scranno di Presidente del Consiglio regionale, per oltre due lustri.

Galati si distinse per l’equilibrio, il senso delle istituzioni e la generosità di un impegno politico che ha contribuito a scrivere pagine importanti del regionalismo calabrese.

Nel rinnovare i sensi del cordoglio del Consiglio regionale della Calabria alla famiglia Galati per un lutto che colpisce anche la nostra istituzione, vi chiedo di osservare un minuto di silenzio in sua memoria.

(I consiglieri ed i presenti si levano in piedi ed osservano un minuto di silenzio)

Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale. Ne ha facoltà.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Presidente, colleghi, brevemente per esprimere il mio cordoglio personale e quello della Giunta per la perdita di Anton Giulio Galati, poche parole.

Ho conosciuto Anton Giulio Galati da giovanissimo, da consigliere regionale, e ho avuto modo di apprezzarne le qualità umane, la sobrietà e il rigore.

Anton Giulio Galati ha svolto con spirito vero di servizio il suo ruolo di rappresentante delle popolazioni calabresi nel Consiglio regionale. La sua esperienza, che è nata nel sindacato, nella Cisl, fino ad assumerne la guida a livello regionale, aveva impresso in lui caratteri forti e soprattutto un legame profondo con i bisogni del mondo del lavoro; caratteri che non ha mai perduto, bussola che è stata la guida della sua esperienza politica ed istituzionale.

Ricordo Galati quando, da Presidente del Consiglio regionale, in una stagione molto turbolenta, segnata da contrapposizioni politiche e ideologiche forti, svolse il suo ruolo di Presidente con grande autorevolezza, mai con spirito di parte, sempre improntato al rispetto delle regole, alla possibilità per i consiglieri regionali, per il Consiglio regionale, di essere sede di confronto e per i singoli consiglieri di poter esprimere la propria opinione, per arricchire il confronto e per pervenire a sintesi nella proposizione legislativa, nelle mozioni, negli ordini del giorno, in tutti i passaggi che ponevano al centro i bisogni della Calabria, con grande apertura e grande equilibrio.

Lo ricordo, in modo particolare, in una stagione che è stata segnata, per la prima volta, dalla costituzione di una Giunta di sinistra. La Democrazia cristiana - della quale lui era parte, era espressione - aveva la maggioranza relativa dei consiglieri in quest’Aula, erano 17 consiglieri – allora il Consiglio regionale era formato da 40 consiglieri – della Democrazia cristiana e per la prima volta, nell’autunno del 1986, si costituì una Giunta di sinistra; si aprì una stagione caratterizzata da scontri, politici naturalmente, da un confronto forte, aspro. In quella vicenda lui continuò ad assolvere alla funzione di Presidente del Consiglio, perché allora c’era la distinzione tra ruolo istituzionale e ruolo politico, ruolo istituzionale come garanzia del funzionamento delle istituzioni e del confronto democratico.

Ricordo Galati svolgere questo ruolo con grande equilibrio, autorevolezza, forza, determinazione, anche quando dal suo partito – naturalmente era comprensibile – venivano sollecitazioni ad utilizzare spazi, interstizi della funzione di Presidente del Consiglio per ostacolare o per mettere un condizionamento su quel percorso, lo ricordo sempre con grande equilibrio affermare il ruolo di super partes da quello scranno di Presidente del Consiglio regionale.

L’ho sentito l’ultima volta nei mesi scorsi, mi ha telefonato per incoraggiarmi “nel difficile compito” – mi disse – “a cui ti sei prestato e per il quale ti sei impegnato”. Ricordo le sue parole di incoraggiamento. Con Galati avevo – proprio perché giovanissimo nel Consiglio regionale – stabilito un contatto personale - con lui come con tanti altri - avevo messo le radici di un’amicizia che non è stata mai scalfita, anche quando ci sono stati punti di vista diversi e contrapposizioni che hanno segnato la vicenda politica calabrese e nazionale.

Ci ha lasciato una personalità che ha servito la nostra terra. Ai suoi familiari, alla moglie, ai figli, al genero, porgo il cordoglio più sentito a titolo personale e da parte dei calabresi, perché Galati ha servito la Calabria e merita per questo di essere ricordato.

Proposta di legge numero 147/10^ di iniziativa del consigliere G. Aieta, recante: “Modifica dell'art. 38 della legge regionale n. 47/2011”

PRESIDENTE

Passiamo al primo punto all’ordine del giorno, la proposta di legge numero 147/10^ di iniziativa del consigliere G. Aieta, recante: “Modifica dell'art. 38 della legge regionale n. 47/2011”.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico)

Signor Presidente, intervengo solo per chiederle di ritirare questa proposta di legge per maggiori approfondimenti.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di rinvio dell’esame della legge.

(Il Consiglio rinvia)

Proposta di provvedimento amministrativo numero 130/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Approvazione Rendiconti di Gestione dell'Azienda Calabria Lavoro esercizio finanziario 2013”

PRESIDENTE

Il secondo punto all’ordine del giorno reca la proposta di provvedimento amministrativo numero 130/10^ di iniziativa della Giunta regionale: “Approvazione Rendiconti di Gestione dell'Azienda Calabria Lavoro esercizio finanziario 2013”.

La parola al consigliere Aieta per la relazione.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico), relatore

La Giunta regionale ha deliberato e demandato, con apposita delibera, al dipartimento Lavoro la quantificazione dei danni conseguiti dal mancato rispetto della revisione della spesa, individuando e segnalando agli organi requirenti della Corte dei conti i soggetti che li hanno cagionati.

Il Collegio dei revisori dei conti dell’azienda, nella relazione di accompagnamento, ha evidenziato che l’avanzo effettivo al 31 dicembre 2013 è pari a 1.059.000 euro ed ha espresso il proprio parere favorevole. Il dipartimento Lavoro ha espresso parere favorevole all’approvazione dello stesso e il dipartimento Bilancio ha rilevato che non sussistono debiti fuori bilancio, per come attestato dall’Azienda Calabria Lavoro, ma lo stesso dipartimento ha evidenziato, altresì, il possibile mancato rispetto da parte dell’Azienda Calabria Lavoro della normativa in materia di revisione della spesa, di cui alla legge regionale numero 22 del 2010, con riferimento alla riduzione degli emolumenti riconosciuti agli organi di indirizzo, direzione e controllo.

La stessa delibera di Giunta demanda al dipartimento Lavoro la quantificazione dei danni conseguenti al mancato rispetto delle norme della legge numero 22 del 2010 e, ovviamente, chiede di segnalare alla Corte dei conti i soggetti responsabili.

Questo provvedimento è stato approvato dalla seconda Commissione ed è stato licenziato nella seduta del 19 settembre.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il vicepresidente Viscomi. Ne ha facoltà.

VISCOMI Antonio, Vicepresidente della Giunta regionale

Poche parole per ringraziare ancora una volta il Consiglio per l’opera sinergica, insieme alla Giunta, per il recupero del tempo perduto, in relazione necessità di riportare la contabilità del sistema di controllo contabile degli enti subregionali, degli enti strumentali, delle società, delle fondazioni e delle aziende, al passo giusto.

Stiamo approvando ora il rendiconto di gestione dell'anno 2013. Consentitemi, però, due o tre osservazioni di carattere generale. Una, per specificare – ritengo sia sempre opportuno farlo - in modo più organico il sistema dei controlli operanti all’interno della Giunta, della burocrazia regionale, sulle aziende, sulle fondazioni e sulle società. Come ha già espresso il consigliere Aieta, c’è una dialettica fra il dipartimento Bilancio e i dipartimenti vigilanti.

Ogni azienda, ogni società, ogni ente, ogni fondazione è vigilata nel merito delle proprie decisioni, delle proprie attività da un dipartimento, in questo caso il dipartimento Lavoro.

Il dipartimento Bilancio promuove un controllo contabile, della coerenza contabile dei rendiconti e dei bilanci, non entrando nel merito delle spese, ma nella corretta contabilizzazione sulla base delle leggi di contabilità.

Poi, con la riforma dell’organizzazione abbiamo introdotto all’interno del dipartimento Presidenza un settore che abbiamo inteso definire: “Coordinamento strategico delle società, degli enti e delle fondazioni”, perché, in realtà, quello che emerge dall’analisi contabile degli enti sub-regionali è l’urgente necessità di un coordinamento strategico, cioè di un luogo di raccolta delle informazioni, di elaborazione di proposte, o di possibili proposte, di azione nei confronti di un sistema sub-regionale che pone una serie di problemi, non ultimo il problema richiamato prima dal consigliere Aieta in ordine al preciso rispetto delle norme in materia di spending review e in ordine alla necessità di attivare i controlli dell’autorità contabile della Corte dei conti sul rispetto o meno e sulle ragioni del mancato rispetto di questi limiti.

Vorrei aggiungere una seconda osservazione: finora la Giunta ha operato esclusivamente attraverso meccanismi di commissariamento degli enti subregionali e con un sistema di accelerazione della normalizzazione contabile di queste aziende.

La Giunta ritiene che sia arrivato il momento di cambiare passo e di iniziare a pensare a un diverso sistema delle aziende subregionali, superando il commissariamento non in chiave soggettiva, ma in una prospettiva eminentemente oggettiva di che cosa ha bisogno la Regione Calabria dal punto di vista delle amministrazioni, per così dire, parallele.

Credo, e la Giunta crede, che questo processo non possa che essere realizzato in modo dialogico con il Consiglio. E’ ben nota a tutti la proliferazione nel corso del tempo delle aziende, delle società, delle fondazioni, è ben noto a tutti che dal 23 settembre è entrato in vigore il decreto Madia sulle società partecipate con tutta una serie di conseguenze, per esempio connesse alle partecipazioni incrociate o alle dichiarazioni di fallimento.

Crediamo che sia opportuno fermarsi e ragionare su come e in che modo costruire amministrazioni parallele, amministrazioni subregionali, efficienti e capaci di rispondere agli effettivi bisogni e alle effettive domande che provengono dal territorio.

E’ un processo non facile, ma che comprenderà e dovrà riguardare, intanto, l’Azienda Calabria Lavoro rispetto alle politiche del lavoro, che dovrà riguardare la capacità di ripensare Fincalabra e la fondazione Terina, che hanno due specifiche realtà e due specifiche finalità istituzionali, che dovrà riguardare anche il ripensamento di tutta l’area intermedia delle fondazioni anche nella prospettiva di un’agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione, in grado di supportare il sistema amministrativo regionale, il sistema imprenditoriale, il sistema universitario regionale, appunto in una prospettiva di innovazione e sviluppo.

Chiudo ringraziando ancora il Consiglio, perché l’approvazione del rendiconto di gestione dell’Azienda Calabria Lavoro per l’esercizio finanziario 2013 è un’ulteriore tappa verso la normalizzazione contabile del sistema delle amministrazioni parallele della Regione Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Ciconte. Ne ha facoltà.

CICONTE Vincenzo Antonio (Partito Democratico)

Premesso che condivido la linea degli Enti subregionali che la Giunta vuole portare avanti, anche se non sono un giurista, vorrei sottolineare alcuni aspetti perché, essendo stato assessore al bilancio, conosco le procedure.

Vorrei capire, caro assessore al bilancio – e mi auguro che lei me lo spiegherà – com’è possibile che un dirigente di settore faccia una dichiarazione sul rendiconto 2013 e, facendo un’analisi abbastanza puntuale, riferisca una serie di cose già citate sia da lei che dal consigliere Aieta, ovvero che sulla spending review c’erano delle leggi anche regionali, riguardanti la riduzione del personale, gli oneri per la dirigenza, i direttori generali e il commissario, che non sono stati presi in considerazione dagli organi che amministravano quell’Ente subregionale.

Dopodiché ci dice che “si ritiene possibile procedere all’adozione di questo atto della Giunta regionale”. Poi nella delibera viene fuori che “il dirigente generale del dipartimento, sulla scorta dell’istruttoria effettuata, attesta la regolarità amministrativa, nonché la legittimità della deliberazione e la sua conformità alle disposizioni di legge”, che sono cose che si fanno. Non vedo però nessuna firma del direttore generale che attesti una cosa del genere.

Quindi vorrei chiariti questi aspetti e vorrei che si chiarisse anche il concetto che il dirigente di settore, o il dirigente di servizio, non può scriverci se è possibile o meno. Io la inviterei ad essere più attento a queste cose, che sono fondamentali per procedere.

PRESIDENTE

La parola alla Giunta regionale per la replica.

VISCOMI Antonio, Vicepresidente della Giunta regionale

Rispondo subito. Credo che l’intervento del consigliere Ciconte meriti una chiara distinzione dei ruoli e dei piani.

L’attestato di regolarità amministrativa e contabile che richiama il consigliere Ciconte è apposto sul frontespizio della delibera di Giunta, che riguarda la formazione della deliberazione della Giunta, che è una questione. Altra questione è che nel corpo della delibera di Giunta, il dipartimento Bilancio, sulla scorta delle osservazioni fatte dai dirigenti di settore – perché dal 1° agosto nella Regione Calabria non esistono più i dirigenti di servizio – attesta e richiama l’attenzione sul fatto della violazione della spending review.

Qui è importante quanto dicevo prima, cioè la distinzione di ruolo, consigliere Ciconte, fra il dipartimento vigilante e il dipartimento finanziario o dipartimento Bilancio. Il controllo contabile del rendiconto, o del bilancio, è un controllo di natura contabile. Per banalizzare il discorso, potrei dire che il controllo contabile del bilancio deve essere dedicato essenzialmente a verificare che le entrate corrispondano alle uscite. Non è un controllo di merito sulla spesa, perché questo controllo di merito sulla spesa è affidato al dipartimento vigilante, in questo caso il dipartimento lavoro.

Dall’analisi dei flussi contabili – ed è quello che scrive in forma un po’ più sintetica, probabilmente dovrebbe essere più didattico il dipartimento bilancio da questo punto di vista – il dipartimento bilancio rileva una possibile violazione delle norme di spending review, scritte da questo Consiglio negli anni passati in modo non proprio chiaro e che lasciano aperto uno spazio interpretativo.

Allora, proprio in questa considerazione, il dipartimento Bilancio segnala al dipartimento lavoro come dal punto di vista contabile emerge un’ombra e chiede, dunque, al dipartimento Lavoro di verificare se questa è un’ombra che corrisponde ad una violazione di legge, o meno.

La Giunta, di suo, aggiunge un’altra cosa, che se il dipartimento vigilante accerta una violazione di legge, le carte devono essere spedite alla Corte dei conti.

Allora, la complessità del sistema dei controlli rende – me ne rendo conto – difficile la lettura di una determina o di una deliberazione di Giunta regionale sul punto dell’approvazione dei rendiconti o del bilancio, ma credo che sia facilmente riassumibile in questa dicotomia: il dipartimento Lavoro fa un controllo di merito sulla spesa, cioè verifico se ho speso 100 per pagare un computer o per comprare una macchina, il dipartimento Bilancio verifica che quel 100 che ho speso si trovi in entrata e in uscita. Da questo punto di vista il duplice controllo, quello contabile e quello di merito, quello di legittimità e quello di merito, hanno una funzione diversa.

Quello che è importante, e che vorrei richiamare all’attenzione del Consiglio, è che da quest’anno il bilancio regionale sarà un bilancio consolidato, non ci sarà solo il bilancio della Regione, ci sarà il bilancio della Regione insieme al bilancio di tutti gli enti strumentali, compreso il sistema sanitario.

La necessità e il tour de force che sta facendo questa amministrazione con il dipartimento bilancio in questi ultimi mesi, nel 2016, è di recuperare tutto il tempo perduto negli ultimi due anni, e il tempo perduto negli ultimi due anni significa bilanci non approvati, non arrivati al Consiglio, che poi può esercitare il suo potere ispettivo e di vigilanza, rendiconti non approvati e non arrivati in Consiglio, che può sempre esercitare questo potere, e questo per evitare che cattiva gestione contabile degli enti strumentali possa provocare danni immediati e diretti sul bilancio regionale.

Questo è il motivo per cui, ogni volta che quest’Aula approva un rendiconto e un bilancio, personalmente sento il dovere di ringraziare il Consiglio per il lavoro che fa, perché controllare i bilanci – lavoro faticoso ed ingrato, per alcuni versi – è, in realtà, essenziale per mantenere la stabilità della Regione.

PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione il provvedimento.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge numero 165/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche alla legge regionale 10 febbraio 2011, n. 1 (Istituzione Enoteca regionale ‘Casa dei vini in Calabria’)”

PRESIDENTE

Il terzo punto all’ordine del giorno reca la proposta di legge numero 165/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche alla legge regionale 10 febbraio 2011, numero 1 (Istituzione Enoteca regionale ‘Casa dei vini in Calabria’)”

La parola al consigliere Aieta, relatore del provvedimento.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico), relatore

Signor Presidente, la Commissione ha analizzato questa proposta di legge, sia nel merito sia nelle conseguenze di carattere finanziario derivanti dall’approvazione del provvedimento. Si tratta, in sostanza, dell’istituzione dell’enoteca regionale.

Nel dettaglio delle modifiche legislative, si prevede di estendere la valorizzazione dei vini pregiati regionali e i relativi territori di produzione nell’ottica dello sviluppo del turismo enogastronomico e si ridefiniscono le funzioni dell’associazione “Enoteca regionale Casa dei vini di Calabria”, che pur mantenendo la forma giuridica di associazione, costituita ai sensi del Codice Civile, vede allargate le proprie funzioni allo sviluppo del turismo enogastronomico.

L’articolo 4 di questa proposta di legge sostituisce l’articolo 4 della legge regionale numero 1 del 2011: la parola “enoteca” viene sostituita con la locuzione “Associazione enoteca regionale Casa dei vini di Calabria”, al fine di distinguere l’associazione da uno spazio fisico.

L’importante novità è stata però introdotta all’articolo 5, nel quale viene ridefinito l’assetto organizzativo dell’associazione e si sostituisce il consiglio di amministrazione con un organo monocratico nominato dal Presidente della Giunta regionale, che nomina il Presidente dell’associazione dell’enoteca regionale, favorendo così lo snellimento delle attività di gestione.

Lo stesso articolo ridimensiona la composizione del Comitato tecnico-scientifico a soli cinque membri tecnici, eliminando la componente più squisitamente politica, rappresentata da assessori regionali, presidenti delle Province, presidente di Union Camere.

L’articolo 7, poi, è relativo al finanziamento delle attività dell’enoteca regionale ed introduce la possibilità – e questa è una novità nel novero delle leggi e dei disegni di legge presentati in questa legislatura – di attingere a risorse provenienti da progetti finanziati dall’Unione europea e da altri organismi nazionali ed internazionali.

L’articolo 15 contiene la clausola di invarianza di spesa, atteso che – come si evince dalla relazione tecnico-finanziaria allegata al disegno di legge – le modifiche normative sono di tipo meramente ordinamentale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Presidente, chiedo all’Aula di esprimersi sul rinvio di questa proposta di legge in Commissione per un ulteriore approfondimento. .

PRESIDENTE

Il parere della Giunta regionale e poi del relatore Aieta. Prego, presidente Oliverio.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Questo disegno di legge è giacente in Consiglio regionale da più tempo, da più mesi, e vorrei che questo fosse evidente al Consiglio. Siccome il consigliere Nicolò ha chiesto un rinvio senza motivazioni, vorrei capire la motivazione circa quali aspetti da approfondire. Se c’è una motivazione, nulla in contrario al rinvio, naturalmente stabilendo sin da ora – lo dico subito e lo chiedo – che il Consiglio regionale, nella prima seduta utile, possa portare il testo della proposta di legge all’approvazione del Consiglio.

Se ci sono motivazioni, altrimenti credo che si possa benissimo procedere. Se ci dovessero essere motivazioni tali da convincerci ad avere ulteriori giorni per approfondire, bene, con l’impegno che alla prossima seduta del Consiglio regionale si porterà questa proposta di legge all’approvazione del Consiglio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.

BEVACQUA Domenico (Partito Democratico)

Intervengo per esprimere, almeno a livello personale, un dubbio rispetto a quanto sollevato dal collega Nicolò.

Caro collega Nicolò, quest’Aula è sovrana: se ci sono osservazioni da fare o modifiche da suggerire, l’Aula è sovrana rispetto alle Commissioni, quindi non vedo il perché si propone il rinvio di un punto, quando quest’Aula, magari facendo proprie le sue osservazioni, potrebbe approvare lo stesso la legge.

Quindi, se ci sono motivazioni serie, almeno personalmente sono pronto ad ascoltarle, a prenderne atto ed, eventualmente, giungere ad una modifica della legge, ma non a proporre una modifica di tale provvedimento senza avere innanzitutto rispetto verso i colleghi della Commissione; quando una proposta di legge arriva in Aula, vuol dire che c’è stato un approfondimento da parte della Commissione preposta, che ha portato a una sua deliberazione e a una sua convinzione di portare in quest’Aula il provvedimento.

Quindi, se non ci sono motivazioni tali che vanno oltre il contenuto della proposta di legge, allora sì, sono disposto personalmente – non è una richiesta di gruppo – a prendere atto delle osservazioni del collega Nicolò, ma voglio ricordare al consigliere Nicolò che quest’Aula è sovrana e, quando si propone il rinvio di un punto – lo dico anche al Presidente del Consiglio regionale – vuol dire che non si ha quella conoscenza della materia tale da rendere l’Aula sovrana rispetto anche alle decisioni della Commissione.

Poi intervengo nel merito.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Ringrazio il collega Bevacqua per essersi espresso su alcuni princìpi di carattere costituzionale. Ognuno di noi ha fatto un percorso scolastico e accademico, ma anche in termini di esperienza è cosciente di quello che dice ed ha la consapevolezza di quello che fa. Certamente non sto qui ad ascoltare lei per dirmi quello che devo fare! Lei deve avere rispetto, e adesso le spiego il perché: il buonsenso mi porta a chiedere un ulteriore approfondimento, così come il buonsenso poco fa mi ha guidato ad accogliere una richiesta di rinvio, perché a volte il rinvio è legato a motivi tecnici, non politici, consigliere Bevacqua. Nessuno vuole strumentalizzare, o impedire con atteggiamenti ostruzionistici, il lavoro per lo sviluppo delle comunità.

Allora una motivazione c’è, perché è probabile che qualche passaggio non sia stato consumato, eventualmente qualche audizione, perché qui si ragiona, probabilmente, a senso unico. Io vorrei si prediligesse quella famosa teoria della politica dell’ascolto, perché leggo i verbali, consigliere Bevacqua, anche se non sono componente della Commissione. Consigliere Bevacqua, la diligenza mi porta a guardarmi gli atti prodotti dal Consiglio regionale, che – devo dire la verità, presidente Irto – qualificano questo Consiglio – lo dico dal punto di vista istituzionale – e lei ne dà atto con i riscontri rispetto all’attività svolta e all’azione svolta, agli atti prodotta, però vogliamo incidere e vogliamo dare il nostro contributo. Non è: se si fa così, si fa così; se non si fa così, non va bene! Non date ascolto all’opposizione! Vorrei essere costruttivo.

Accolgo la richiesta del presidente Oliverio e nella prossima seduta del Consiglio regionale discuteremo la legge, però vi chiedo di consumare un passaggio in Commissione per questioni tecniche-procedurali, laddove sarà possibile, eventualmente, ascoltare…

(Interruzione)

Consigliere Bevacqua, ascolti, poi farà i ragionamenti, se li farà nelle riunioni di maggioranza! Ha tanto tempo per dialogare con i suoi colleghi! Ascolti in Consiglio regionale!

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il  consigliere Arruzzolo. Ne ha facoltà.

ARRUZZOLO Giovanni (Nuovo Centro Destra)

Per quanto riguarda la richiesta del collega Nicolò, aggiungerei che, anche in virtù di quanto oggi emerso nella seconda Commissione bilancio, una proposta di legge presentata dal collega Orlandino Greco è stata ritirata per una serie di approfondimenti riguardanti le risorse da attingere dal Psr. Siccome, per quanto riguarda l’istituzione dell’Enoteca regionale, nel progetto di legge l’ufficio bilancio aveva espresso parere favorevole all’utilizzazione dei fondi Psr, si è chiesto in Commissione bilancio di convocare gli uffici per chiarire quest’aspetto ed evitare nel futuro che ci siano delle incomprensioni e delle situazioni poco chiare.

Sono, quindi, dell’avviso che sarebbe opportuno, oggi, che l’Aula assecondasse la richiesta del consigliere Nicolò, ferma restando la proposta di legge sull’Enoteca regionale, molto valida e che sposiamo in toto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Nucera. Ne ha facoltà.

NUCERA Giovanni (La Sinistra)

Volevo aggiungere che tante volte è successo che un consigliere non abbia approfondito la tematica; è successo pure a me, consigliere Nicolò, ed ho chiesto un rinvio. Però devo dire che l’intervento che ha fatto il consigliere Bevacqua completa il ragionamento. Penso che non sia opportuno che torni più in Commissione, perché la Commissione si è espressa in maniera chiara. La inseriamo all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio e, come ha detto il consigliere Bevacqua, il Consiglio è sovrano, se ci sono emendamenti li discutiamo e li approviamo. Può essere una mediazione che può comprendere tutto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico)

Mi permetto solo di avanzare qualche ipotesi, nel senso che questa modifica – perché stiamo parlando di una modifica, non di una nuova legge – è stata discussa, sia nel merito sia per le conseguenze finanziarie, nella seconda Commissione; l’abbiamo discussa più volte, tra l’altro, e non si sono mai avanzati, in quella sede, dubbi o emendamenti in tal senso.

Propongo, signor Presidente, se è il caso, anche di accennare alle questioni che indicava il collega Nicolò, perché è probabile che, se si indicano questioni di merito, si possano qui sciogliere, confutare, dissolvere. Insomma, credo che, dopo aver fatto una discussione e aver portato un provvedimento in Aula, dopo il lavoro delle Commissioni, sia corretto, rispetto anche al lavoro fatto dalla Commissione, poter procedere e non bloccare il Consiglio, tra l’altro su una legge che – ripeto – è una modifica ad una legge già esistente del Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Possiamo porre in votazione il rinvio di questa proposta di legge alla prossima seduta di Consiglio regionale, poiché dagli interventi mi pare di capire che la sintesi possa essere quella di calendarizzarlo come primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta.

(Il Consiglio rinvia)

Il punto è rinviato con l’inserimento, già da adesso, all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio regionale.

Proposta di legge numero 157/10^ di iniziativa dei consiglieri G. Aieta, M. D'Acri, recante: “Disposizioni sulla partecipazione della Regione Calabria alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea e sulla programmazione nazionale per le politiche di sviluppo e coesione”

PRESIDENTE

Il quarto punto all’ordine del giorno reca la proposta di legge numero 157/10^ di iniziativa dei consiglieri G. Aieta, M. D'Acri: “Disposizioni sulla partecipazione della Regione Calabria alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea e sulla programmazione nazionale per le politiche di sviluppo e coesione”.

La parola al consigliere Aieta, relatore del provvedimento..

AIETA Giuseppe (Partito Democratico), relatore

Signor Presidente, questa è una proposta di legge che disciplina la partecipazione della Regione Calabria ai processi decisionali dell’Unione europea. In sostanza, si tratta di un progetto nel quale la Regione partecipa al processo discendente ed ascendente. In sostanza, che significa? Che si disciplina la partecipazione della Regione Calabria e quindi di tutte le Assemblee legislative – tra queste la Calabria è una delle prime, tra l’altro – alle scelte di politiche europee, sulla base di princìpi democraticamente assunti con il Trattato di Lisbona.

Attraverso questo meccanismo, si propone di rafforzare l’impianto dell’Unione, recuperando anche il deficit democratico. Gli Stati membri dell’Unione hanno ritenuto fondamentale questa partecipazione alle decisioni non solo delle assemblee elettive dei Paesi membri, ma anche delle assemblee legislative delle Regioni, laddove esistano, ovviamente.

In sostanza di cosa si tratta, di cosa si occuperà il Consiglio regionale? La procedura per la verifica di sussidiarietà offre alle assemblee parlamentari nazionali e territoriali, come i Consigli regionali, la possibilità di effettuare una valutazione dei testi normativi ex ante, cioè nella fase antecedente all’approvazione delle leggi europee. In questo c’è una maggiore partecipazione dei cittadini attraverso i loro legittimi rappresentanti e c’è anche il peso delle istituzioni territoriali.

Questa proposta di legge di articola in cinque capi. Gli istituti più rilevanti riguardano il controllo di sussidiarietà, il dialogo politico all’interno della cosiddetta fase ascendente, entrambi prevedono un modello collaborativo diretto alla formazione di una posizione unitaria tra Giunta e Consiglio, quindi si agevola l’unitarietà delle posizioni della Giunta e del Consiglio e, ovviamente, anche il coinvolgimento dei dipartimenti dell’esecutivo.

Successivamente, la proposta di legge disciplina anche la cosiddetta fase discendente, cioè si prevede di verificare lo stato di conformità dell’ordinamento regionale al Diritto europeo, quindi è una fase di studio di cui si occuperà il Consiglio e la Giunta con i dipartimenti.

In sostanza, signor Presidente, ci si allinea alle dinamiche europee che in questo momento, dopo la brexit e dopo una serie di questioni che si stanno sollevando in molti Paesi membri, tenta di recuperare ai processi decisionali una maggiore platea di protagonisti, tra cui i Consigli regionali laddove esistano.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Presidente, solo ad integrazione, ad adiuvandum.

Collega Nucera, anche per la proposta precedente avremmo potuto approvarlo direttamente in Aula senza passare dall’esame della Commissione, per ulteriori approfondimenti. Varrebbe lo stesso criterio.

PRESIDENTE

Consigliere Nicolò, intervenga sul punto!

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Lo metta a verbale. Non facciamo due pesi e due misure!

Ho votato il rinvio per gli approfondimenti in Commissione. Varrebbe, anche per l’altra legge, lo stesso criterio.

PRESIDENTE

Solo interventi sul quarto punto all’ordine del giorno.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Esposito. Ne ha facoltà.

ESPOSITO Sinibaldo (Nuovo Centro Destra)

Intanto, intervengo per ribadire il voto favorevole su questa iniziativa legislativa e anche per ringraziare il Presidente della seconda Commissione, Aieta, per aver accolto alcune osservazioni e rilievi che la quinta Commissione, nell’esprimere parere favorevole su questo dispositivo di legge, aveva avanzato: mi riferisco, in particolare, all’introduzione dell’articolo 18 sulle clausole valutative, che testualmente recita che, “decorsi i due anni dall’entrata in vigore della presente legge e successivamente con cadenza biennale, la Giunta regionale e la Commissione consiliare competente in materia di affari europei, per le parti di rispettiva competenza, presentano al Consiglio regionale una relazione sull’attuazione della legge”.

Questo articolo, su osservazioni della quinta Commissione, è estremamente significativo ed importante perché traccia un percorso che noi vogliamo perseguire ed ulteriormente valorizzare nell’ambito della qualità della normazione.

La Commissione sta lavorando su questa materia, per cui ho colto lo spunto per ringraziare anche lei, Presidente, che ha voluto inviare alla quinta Commissione per un parere non vincolante e non dovuto questo testo di legge. Perché? Perché, tra l’altro, entro 60 giorni dall’approvazione di questa legge sarà necessario procedere ad una variazione del Regolamento interno. E’ un termine non perentorio quello dei 60 giorni, è di tipo ordinatorio, però ritengo che, avendo già lavorato su questo testo di legge, nel momento in cui ritornerà in Commissione per questa variazione del Regolamento, la Commissione, mi auguro che entro i dovuti 60 giorni, possa adottare e adeguare la variazione di Regolamento in base a questo dispositivo di legge.

E’ un modo anche sinergico fra le Commissioni di lavorare per far sì che venga privilegiata sempre di più la qualità della normazione, ma anche il monitoraggio dell’attuazione della legge.

In tal senso, quindi, esprimo parere favorevole e un ringraziamento per i lavori della seconda Commissione.

PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si passa all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 13.

(E’ approvato)

All’articolo 14 è stato presentato un emendamento con protocollo numero 37084 a firma del consigliere Battaglia.

Prego, consigliere Battaglia.

BATTAGLIA Domenico (Partito Democratico)

Presidente, grazie, ritiro l’emendamento.

PRESIDENTE

L’emendamento con protocollo numero 37084, a firma del consigliere Battaglia, è ritirato.

Pongo in votazione l’articolo 14.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 15.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 16.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 17.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 18.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 19.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 20.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 21.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso con autorizzazione al coordinamento formale.

Il provvedimento è approvato con autorizzazione al coordinamento formale.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

E’ stata presentata alla Presidenza una mozione a firma dei consiglieri Romeo, Greco, Nucera, Nicolò, Arruzzolo, Giudiceandrea sulla partecipazione alla marcia per il diritto, l’amnistia, la giustizia e la libertà”.

Pongo in votazione l’inserimento di questa mozione all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Mozione numero 66 di iniziativa dei consiglieri S. Romeo ed altri “ Sulla partecipazione alla marcia per il Diritto, l'Amnistia, la Giustizia e la Libertà”

PRESIDENTE

E’, pertanto, inserita all’ordine del giorno la mozione numero 66 di iniziativa dei consiglieri S. Romeo ed altri “ Sulla partecipazione alla marcia per il Diritto, l'Amnistia, la Giustizia e la Libertà”, di cui do lettura:

“Il Consiglio regionale,

premesso che:

il 6 novembre si terrà nella Capitale la "Marcia per l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà" intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco. E' una nuova straordinaria mobilitazione, per ribadire la necessità di un'amnistia perché le nostre istituzioni fuoriescano dalla condizione in cui si trovano rispetto alla nostra Costituzione, alla giurisdizione europea, ai diritti umani universalmente riconosciuti e alla coscienza civile del Paese. In molti, da quando il deputato Pannella ci ha lasciato, hanno ricordato le sue iniziative, le sue grandi campagne nonviolente, i suoi numerosi digiuni per i carcerati, per le loro famiglie e la comunità penitenziaria, per liberare un sistema giustizia che nega le pur minime garanzie del cittadino e intrappola intere generazioni in processi infiniti e costosi. In particolare, ha costantemente richiamato l'attenzione delle istituzioni su due questioni: il ripristino della legalità nelle carceri, quale riforma strutturale, e la necessità e l'urgenza di una amnistia quale primo passo per affrontare la crisi complessiva della giustizia. La crisi della giustizia e il protrarsi della non applicazione del dettato costituzionale pongono in grave pericolo l'esistenza dello Stato di diritto, come ci ammonisce da tempo il Consiglio d'Europa attraverso le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo: non dobbiamo mai dimenticare, quanto invece ricordare e denunciare con forza come l'Italia sia costantemente, da almeno trent'anni, condannata per violazione dell'art. 6 della CEDU, riguardante la "ragionevole durata del processo", diritto umano tutelato anche dalla nostra Costituzione all'articolo 111, secondo comma. E ancora una volta - infine - sentiamo il dovere di sottolineare anche il richiamo - troppo trascurato dagli addetti, dai media e dall'opinione pubblica - all'importanza che avrebbe una riforma della giustizia al fine di garantire al Paese la ripresa in ogni settore dell'economia, affaticata e depressa a causa del malfunzionamento del sistema giudiziario nei suoi aspetti penali come in quelli civili. Questo sentire lo ritroviamo nelle parole di Papa Francesco finora inascoltate.

Tra i più importanti eventi dell'Anno Santo, il 6 novembre, si celebrerà a San Pietro il "giubileo dei carcerati". «Il Giubileo ha sempre costituito - ha detto Papa Francesco il 1° settembre del 2015 - l'opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell'ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto». Noi ci ritroviamo nelle parole di Papa Francesco anche quando si è pronunciato contro l'ergastolo, definendolo "una pena di morte nascosta" o quando si è espresso contro l'abuso della carcerazione preventiva o dell'isolamento praticato nelle carceri di massima sicurezza. È urgente ora che le massime istituzioni della Repubblica facciano sentire la propria voce, che il Governo e il Parlamento si attivino per accogliere e trovare altre soluzioni in grado di risolvere efficacemente questi problemi;

è stata indetta una mobilitazione nonviolenta straordinaria, che avrà il suo culmine in una marcia per l'Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco,

impegna

la Giunta regionale ed il Presidente della Regione Calabria ad inviare una delegazione con il Gonfalone dell'Ente alla marcia per “Il Diritto, l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà” che si terrà nella giornata del 6 novembre 2016 in occasione del Giubileo dei carcerati, con partenza dal carcere di Regina Coeli e arrivo in Piazza San Pietro”.

Se non ci sono interventi da parte dei consiglieri, la pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

PRESIDENTE

Avendo esaurito i punti all’ordine del giorno, la seduta è tolta.

La seduta termina alle 13,20

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Bova, Graziano, Mirabello, Neri, Sculco, Scalzo, Orsomarso, Cannizzaro, Gentile, Tallini.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Romeo - “Norme per l'utilizzo dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità nel bacino regionale calabrese” (P.L. numero 170/10^)

 

E' stata assegnata alla terza Commissione - Sanità, Attività sociali, culturali e formative - ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

Nicolò - “Costituzione Osservatorio regionale contro la violenza sulle donne” (P.L. numero 171/10^)

E' stata assegnata alla terza Commissione - Sanità, Attività sociali, culturali e formative - ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.

(Così resta stabilito)

Emanazione di regolamento regionale

In data 23 settembre 2016, il Presidente della Giunta regionale ha emanato i sotto indicati regolamenti regionali e che gli stessi sono stati pubblicati telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria - Parte I - numero 95 del 26 settembre 2016:

1)            Regolamento regionale numero 10 del 23 settembre 2016 concernente: "Regolamento di attuazione di cui all'articolo 40 bis, comma 5, della legge regionale 16 aprile 2002, numero 19 - Documento d'indirizzo per l'attuazione dei contratti di Fiume e per il relativo programma per la promozione e il monitoraggio";

2)            Regolamento regionale numero 11 del 23 settembre 2016 concernente: "Adeguamento del regolamento sulla disciplina degli onorari per la corresponsione dei compensi professionali agli avvocati regionali".

Pubblicazione sul BURC avviso errata corrige legge regionale

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria - Parte I numero 95 del 26 settembre 2016, è stato pubblicato l'avviso di errata corrige della legge regionale numero 26 del 5 agosto 2016, avente ad oggetto: "Variazione al bilancio di previsione finanziario 2016/2018, ai sensi dell'articolo 51, comma 1, del decreto legislativo 23 giugno 2011, numero 118".

Ritiro proposta di legge da parte del proponente

La proposta di legge numero 53/10^ di iniziativa dei consiglieri Bevacqua, Mirabello, Battaglia, recante: "Esercizio della navigazione nel collettore artificiale di bonifica denominato Canale degli Stombi e nella portualità interna delle acque dei laghi di Sibari", è stata ritirata dai proponenti.

Richiesta parere della Commissione consiliare competente

Comunico che la proposta di legge numero 168/10A di iniziativa del consigliere Giuseppe Aieta recante: "Modifiche alla legge regionale 12 novembre 2004, numero 28 (Garante per l'infanzia e l'adolescenza)", erroneamente assegnata alla III^ Commissione, è stata riassegnata nel merito alla I^ commissione ed alla II^ per il parere.

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione finanziario 2016-2018:

Deliberazione Giunta regionale n. 346 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 347 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 348 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 349 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 350 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 351 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 352 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 353 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 354 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 355 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 356 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 357 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 358 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 359 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 360 del 27 settembre 2016;

Deliberazione Giunta regionale n. 361 del 27 settembre 2016;

Interrogazioni a risposta immediata

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

i Consorzi di bonifica sono enti di diritto pubblico, in Calabria disciplinati dalla legge REGIONALE 11/2003, ai quali la Regione "riconosce prevalente ruolo sul territorio ai fini della progettazione, realizzazione e gestione delle opere di bonifica e di irrigazione, nonché degli interventi di tutela ambientale";

"i Consorzi di Bonifica, nell'ambito dei bacini di propria competenza, svolgono anche attività di forestazione e di spegnimento incendi codificati in appositi progetti discendenti dal Piano attuativo annuale approvato dalla Giunta Regionale redatto, per come previsto dalla legge regionale 20/92 art. 6, dall'ex A.Fo.Regionale (oggi Calabria Verde) che, a seguito di istruttoria, vengono approvati dal Dipartimento che trasferisce le relative risorse finanziarie;

Negli anni scorsi, sulla gestione finanziaria dei succitati enti consortili, più volte, è intervenuta la massima Corte Tributaria per richiamare ad un migliore impiego delle risorse;

considerato che:

tali Enti svolgono un'attività essenziale per la tutela e la salvaguardia del territorio regionale;

la Giunta Regione ha avviato da tempo una costante riduzione, destinata all'azzeramento, dei trasferimenti per l'attuazione dei servizi offerti dai Consorzi di Bonifica;

il protrarsi di questa situazione ha indebolito gravemente l'equilibrio finanziario degli Enti consortili, che da mesi non sono messi nella possibilità di erogare gli stipendi ai propri dipendenti, con gravi ripercussioni sulle loro famiglie;

dallo scorso 22 Settembre, 33 lavoratori dipendenti del Consorzio di Bonifica Valle Lao, a causa delle motivazioni poste in promessa, hanno dichiarato lo stato di agitazione che già dalle prossime ore, se non dovessero esserci riscontri concreti da parte della Regione riguardo al pagamento degli stipendi arretrati, potrebbe tramutarsi in gravi disagi per i cittadini e i contribuenti -:

quali sono gli interventi immediati per garantire le risorse necessarie a saldare gli arretrati stipendiali e a garantire i servizi offerti dai Consorzi di Bonifica calabresi e qual è il Piano del Governo regionale per regolamentare, alla luce della crisi economica che ormai da anni sta investendo anche il settore pubblico, un servizio essenziale per la salvaguardia e la tutela del territorio regionale, evitando l'insorgere di incresciose situazioni come quelle che stanno vivendo gli Enti consortili calabresi.

(219; 28.09.2016)

 

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

nel programma "Garanzia Giovani" sono previste attività remunerate di Formazione, Accompagnamento al lavoro, Tirocinio, Apprendistato, Servizio Civile, Autoimprenditorialità e bonus occupazionali alle imprese;

nel Programma "Garanzia Giovani" sono contemplati anche sussidi e sostegni alle Associazioni e/o Enti privati accreditati che affiancano i centri dell'impiego ai fini raccogliere/accoppiare in maniera celere e intelligente l'elevata richiesta giovanile;

sono passati quasi 2 anni dall'avvio della programmazione e molti degli Enti accreditati non hanno ricevuto ancora parte dei proventi comunitari a fronte della loro attività volta all'accompagnamento al lavoro e all'elaborazione ed evasione della documentazione delle aziende aderenti;

la tempistica relativa al pagamento a saldo delle prestazioni offerte dalle Associazioni e/o Enti privati accreditati a "Garanzia Giovani" per le prestazioni effettuate nell'ambito della Programmazione e qual è il prossimo step procedurale per l'attuazione della Misura 2A (NEET), attivata dalla Regione Calabria lo scorso 22 Luglio 2016, che prevede non solo i tirocini ma anche un percorso formativo presso le aziende, la cui remunerazione può essere prevista a valere sul programma "Garanzia Giovani".

(220; 28.09.2016)

Interrogazioni a risposta scritta

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

in alcune Regioni (Sicilia - Sardegna - Piemonte - Emilia Romagna e per ultimo Abruzzo) sono stati approvati degli strumenti correttivi finalizzati a ridurre l'impatto "migratorio" verso le regioni del centro nord determinato dal mal funzionamento del meccanismo di assegnazione delle sedi di assunzione in ruolo;

la scelta operata da queste Regioni più virtuose é stata quella di stipulare e sollecitare i rispettivi Uffici Scolastici Regionali alla sottoscrizione con le OO.SS. di categoria di accordi integrativi dei Contratti Collettivi Integrativi Regionali (CCRI) che introducano una deroga nei criteri di assegnazione dei posti di sostegno, aprendo la possibilità ai docenti di "posto comune" (ossia ai docenti privi di titolo di specializzazione al sostegno) e che abbiano già fatto domanda di assegnazione provvisoria per ricongiungimento familiare per l'anno scolastico in corso, di poter ottenere tale assegnazione anche sui posti di sostegno (che sono moltissimi rispetto ai posti comuni);

così come dimostrato dalle scelte compiute dalle suddette Regioni, ciò potrebbe essere attuato senza alcun pregiudizio per i docenti dotati del titolo di specializzazione (il cui numero è di gran lunga inferiore ai posti disponibili), essendo sufficiente prevedere che l'assegnazione di tali posti di sostegno in favore dei docenti di posto comune che hanno fatto richiesta di assegnazione provvisoria avvenga solo dopo l'assegnazione delle cattedre ai possessori del titolo di specializzazione appartenenti alle Gae (graduatorie ad esaurimento) ed alle Graduatorie di Istituto (G.I. - dette anche Graduatorie di Circolo);

per fare degli esempi, la disponibilità dei posti di sostegno nella provincia di Reggio Calabria e solo per la scuola primaria è pari a 268, numero evidentemente in crescita esponenziale ove si considerino gli altri ordini di scuola e le altre Province -:

quali azioni intende intraprendere il Presidente affinché la su descritta procedura venga osservata e rispettata anche per il personale docente calabrese, soprattutto considerando che una simile procedura consentirebbe a diverse centinaia di corregionali di ritornare presso le proprie provincie di origine senza pregiudizio per alcuna categoria di docenti e con evidente impatto anche sull'economia regionale, apparendo evidente che stando così le cose molte delle risorse economiche di questi docenti "migranti" saranno inevitabilmente distratte in favore delle Regioni settentrionali.

(216; 26.09.2016)

 

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

dai numeri e dati aggiornati sul rischio idrogeologico riportati nel dossier Ecosistema Rischio 2016 redatto da Legambiente, in Calabria 408 Comuni su 409 sono esposti a pericolo di alluvione e frane;

nel novembre 2015 la frazione Marinella di Bruzzano Zeffirio è stata quasi completamente travolta da un'alluvione con ingenti danni economici e sociali per l'intero territorio e per tutta la cittadinanza;

ad oggi sono state realizzate solo alcune delle opere pubbliche necessarie per la messa in sicurezza del territorio devastato dagli eventi calamitosi e per la rimozione delle barriere architettoniche che deturpano il paesaggio e non permettono una regolare mobilità degli abitanti -:

quale è la tempistica prevista per la conclusione dei lavori di messa in sicurezza del territorio e quali sono le intenzioni del Presidente in merito alle richieste di interventi infrastrutturali avanzate dal comitato spontaneo dei cittadini con lettera aperta trasmessa in data odierna.

(217; 26.09.2016)

 

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

la Comunità europea nel 2016 ha condannato la Calabria, con sentenza esecutiva, al pagamento di 60 milioni di euro per il mancato adeguamento degli impianti di trattamento dei reflui fognari;

da un report stilato da Legambiente Calabria - presentato il 7 luglio scorso - la Regione Calabria ha una potenzialità nominale complessiva di depurazione pari a 2.786.725 abitanti equivalenti, su un totale (dati Istat dell'ultimo censimento sulle acque) di 3,7 milioni di abitanti, ovvero il 75 % del totale. Secondo le cifre riportate da Legambiente, elaborate su dati forniti dalla Regione, nel 2013 (ultimi dati disponibili) su un totale di 548 impianti presenti in Calabria sono stati sottoposti a controllo solo 146 impianti risultando conformi 140: in provincia di Catanzaro sono presenti 98 impianti di cui 22 sottoposti a controllo e solo 9 risultati conformi. A Cosenza le piattaforme depurative sono 237 ma solo 84 dichiarate conformi. Non migliora la situazione a Crotone che dispone di 39 depuratori ma solo 1 risultato conforme. A Reggio Calabria sono presenti 114 piattaforme ma solo 31 risultano a norma e, infine, Vibo Valentia con 60 impianti e 15 dichiarati conformi;

la reale capacità di trattare adeguatamente gli scarichi, ovvero con una tipologia di trattamento secondo gli standard previsti dalle normative europee, secondo l'Istat (Censimento delle acque di giugno 2014 con dati al 2012) è pari al 51,5% del totale del carico generato;

l'ultima procedura d'infrazione (2014/2059) aperta nei confronti del nostro Paese comprende anche la Regione Calabria ed evidenzia che ci sono 130 agglomerati calabresi coinvolti, il 62% del totale regionale e il 5% di quello nazionale, per un totale di circa 1,3 milioni di abitanti equivalenti (ovvero il 36%). Tale inadeguatezza è già costata alla Regione una condanna da parte della Commissione europea nel 2012 e l'apertura nel marzo di quest'anno della procedura relativa appunto a 130 agglomerati;

per far fronte alla prima condanna del 2012 era stato stimato un fabbisogno totale per la Calabria di 243 milioni di euro circa e di questi la delibera CIPE ne stanziava 160 milioni circa a cui si aggiungevano altri 83 milioni da altre risorse. Ma stando all'ultimo aggiornamento relativo all'impiego di questi fondi (aprile 2015), in Regione sono state sbloccate opere solo per 104 milioni di euro (per un totale di 8 interventi) e rimangono bloccati ancora 10 opere per ulteriori 140 milioni di euro circa;

con decreto del dirigente del Dipartimento Ambiente è stato prorogato al 30 settembre il termine per il miglioramento di alcuni impianti di depurazione -:

quale è lo status quo degli impianti di depurazione calabrese aggiornato ad oggi e per conoscere, altresì, quali siano le strategie e le azioni che il Presidente intenda assumere per sanare e mettere a norma il sistema depurativo regionale. Per conoscere, infine, come il Presidente intenda colmare il gap infrastrutturale esistente per riuscire a coprire il 100% del fabbisogno nominale depurativo complessivo ed elevare l'attuale quota (pari al 75%).

(218; 26.09.2016)

 

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

giorno 18 settembre in Calabria si è dato il via definitivo all'apertura della stagione venatoria 2016/2017, sebbene già nelle giornate del 4 e dell'11 settembre vi erano state le due giornate di preapertura ad alcune specie esclusivamente da appostamento;

recentemente è stata finalmente approvata dal parlamento italiano la legge 28 luglio 2016 numero 154 che prevede, tra le altre cose, il contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne, con l'inasprimento delle sanzioni amministrative e penali concernenti il gravissimo fenomeno della pesca di frodo nei nostri fiumi e nei nostri laghi, spesso attuata da soggetti stranieri che poi rivendono quanto illecitamente pescato, con un notevole danno all'ecosistema e all'economia del territorio. Nell'ambito dei compiti di polizia alieutica, ampiamente riconosciuti da sempre alla polizia provinciale, appare evidente che, un calo della vigilanza nei corpi idrici della regione, spesso esercitata a piedi, da personale in grado di conoscere il vasto reticolo di fiumi e torrenti, vanificherebbe l'applicazione della norma sopra richiamata, da anni invocata in special modo per porre un freno ai predoni dei fiumi e dei laghi italiani;

la Calabria, secondo vari rapporti sul bracconaggio, tra cui si segnalano quelli stilati dal CABS (Committee Against Bird Slaughter) risulta tristemente nota come una delle prime regioni per reati in materia venatoria e che, ad esempio, le province di Cosenza e Reggio Calabria sarebbero al centro di ripetuti e continuate violazioni penali in materia di cattura e traffico di cardellini, specie protetta anche da convenzioni internazionali approvate in Italia (vedasi Convenzione di Berna - ratificata con legge numero 803/1981). Oltre alle citate informazioni fornite dallo speciale gruppo antibracconaggio, si aggiungono i recenti casi scoperti dalla polizia provinciale di Cosenza nel Parco Nazionale della Sila, mentre anche nel resto del cosentino, nel reggino e nel crotonese sono state eseguite recentissime operazioni di polizia in tal senso, evidenziando con i fatti, le criticità appena rappresentate;

le più importanti associazioni riconosciute nell'ambito della protezione dell'ambiente e della fauna in Calabria ovvero la LIPU e il WWF, da più mesi stanno lanciando appelli sugli organi di stampa regionali e nazionali riguardo alla situazione generata dal noto depotenziamento della vigilanza in materia venatoria e ittica nella nostra regione, richiamandosi spesso all'accordo tra il Governo, le regioni e gli enti locali del 5 novembre scorso, concernente l'applicazione dell'art. 5 del D.L. 19 giugno 2015 numero 78, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2015 numero 125 in materia di polizia provinciale;

a supporto di tali legittime preoccupazioni sopra esposte, le più grandi e rappresentative associazioni protezionistiche del Paese hanno scritto alla Commissione Europea, denunciando la situazione del depotenziamento della vigilanza venatoria, tra l'altro, alla luce di una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 6955/14/ENVI), con cui, la Commissione Europea, evidenziava diverse criticità rispetto alla gestione della caccia in Italia, tra le quali proprio il tema della vigilanza, chiedendo nello specifico di ottenere informazioni sul numero dei controlli, la loro frequenza, i risultati ottenuti e le relative sanzioni;

con la legge regionale 22 giugno 2015, numero 14 "Disposizioni urgenti per l'attuazione del processo di riordino delle funzioni a seguito della legge 7 aprile 2014, numero 56" il Consiglio regionale della Calabria ha disciplinato il trasferimento delle specifiche funzioni e l'allocazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, di competenza delle province, alla Regione; in particolare ai sensi dell'art. 2 comma 2 della predetta legge regionale vengono riallocate alla Regione le funzioni connesse alle materie "agricoltura, caccia e pesca" e "formazione professionale". In questo inquadramento, è palese, che la Regione abbia solo assorbito la parte amministrativa, mentre la vigilanza sulla caccia, sulla pesca nelle acque interne, sulla raccolta dei funghi e su diversi aspetti collegati alle materie oggetto di riordino, rimane senza un presidio dedicato, storicamente, esercitato da sempre per mezzo dei corpi di polizia provinciale;

la stragrande maggioranza delle regioni, hanno inteso attribuire con specifici provvedimenti normativi e/o anche con convenzioni, proprio ai corpi di polizia provinciale, le funzioni di vigilanza ittico-venatoria, estendendo il campo di applicazione magari anche altre materie come ad esempio la disciplina sulla raccolta dei funghi epigei ed ipogei spontanei, la tutela della flora spontanea, dei fiumi e dell'ambiente in genere, in virtù del fatto che i corpi e servizi di polizia provinciale, storicamente, hanno sempre esercitato tali compiti e che risultano ad oggi, dotati di professionalità, mezzi, competenze e personale già formato. La legge quadro numero 157/1992 che disciplina l'esercizio della caccia e regola i principi per la tutela del patrimonio faunistico della nazione, unitamente a tutta una cornice di normative statali e regionali, attribuiscono alla polizia provinciale, i compiti di controllo, prevenzione e repressione dei comportamenti illeciti oltre all'importantissima funzione di monitoraggio, coordinamento della vigilanza volontaria e di recupero della fauna selvatica ferita o in difficoltà, che nel periodo in oggetto, sta trovando notevoli ostacoli nell'essere tratta in salvo, proprio per i vuoti generati dall'assenza del presidio della polizia provinciale;

i corpi di polizia provinciale presenti in Calabria, sono caratterizzati da una ben nota pluriennale esperienza e specializzazione nell' ambito della tutela del territorio extraurbano e rurale, nella lotta ai crimini ambientali, al fenomeno del maltrattamento degli animali, del bracconaggio ed in genere contro lo sfruttamento delinquenziale dell'ambiente per cui con un loro ridimensionamento, verrebbero meno principalmente quelle funzioni di polizia ambientale-ittico-venatoria, nelle quali le polizie provinciali rivestono storicamente un ruolo di primo piano nel panorama nazionale e regionale;

considerato che:

a seguito di recenti norme tra loro poco coordinate, tra cui la legge numero 56/2014 sul riordino delle funzioni provinciali, la legge numero 190/2014 di stabilità ed il recente decreto-legge 78/2015 (convertito con modificazioni dalla legge numero 125/2015, disposizioni urgenti in materia di enti territoriali), si rischia di produrre la grave dispersione di un patrimonio di conoscenze e di professionalità costituito dai corpi di polizia provinciale calabresi, da decenni, notoriamente impegnati nell'applicazione di numerose leggi statali e regionali nell'ambito della protezione delle risorse naturali, del patrimonio faunistico dello Stato e della vigilanza sull'esercizio della caccia e della pesca con prevenzione dell'insidioso fenomeno del bracconaggio, di controllo sull'impatto della fauna selvatica nei processi produttivi e sociali, di tutela del demanio fluviale e lacuale, di vigilanza sulle aree protette, di controllo dell'uso del suolo e prevenzione del dissesto idrogeologico, di salvaguardia e vigilanza sulla raccolta dei funghi epigei ed ipogei spontanei e comunque di controllo del territorio extraurbano e rurale più in generale;

il Ministero dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, sta predisponendo una bozza di piano d'azione nazionale per il contrasto del bracconaggio agli uccelli selvatici, che scaturisce verosimilmente per il rischio concreto di una procedura d'indagine comunitaria (cosiddetta EU-PILOT), propedeutica a una possibile procedura di infrazione già richiamata in premessa, dove va ribadito che l'ossatura della vigilanza venatoria in materia di avifauna, è storicamente costituita in Italia dalla polizia provinciale, che oltretutto dispone degli elenchi e delle autorizzazioni in materia di appostamenti fissi, accede alle sanzioni comminate da tutti gli organi di vigilanza, vigila sui selecontrollori e sulle attività di tutela delle colture agricole, accede alle banche dati sulle licenze e tesserini venatori regionali rilasciati, coordina la vigilanza venatoria volontaria. Nello stesso documento cui sta contribuendo, pure l'AIPP (Associazione Italiana Agenti e Ufficiali di Polizia Provinciale) viene fuori chiaramente un quadro dirompente sull’antibracconaggio nel nostro Paese, generato dalle norme approvate in tema di riordino della polizia provinciale e proprio per tali fattori, è urgente un intervento risolutivo da parte della Regione Calabria al fine di ristabilire un minimo di servizio di vigilanza e controllo, atteso che la Calabria è tra quelle che non hanno ancora preso una posizione e/o adottato provvedimenti in materia. In un allegato alla bozza del documento riferito, è segnalata anche la nostra regione per illeciti inerenti i mezzi e i tempi di caccia non consentiti oltre al superamento del limite di carniere, riportando analogamente tali fattori di rischio nel periodo che va da ottobre a gennaio, cioè per quasi tutta la regolare stagione venatoria, ecco perché è urgente e necessario ripristinare la vigilanza venatoria su tutto il territorio della Calabria;

nei giorni precedenti all'apertura della caccia, autorevoli associazioni ambientali che operano sul campo regionale e nazionale, hanno espresso le loro legittime preoccupazioni in relazione alla scarsa presenza di controlli in ambito venatorio e che, in tutti i casi hanno rappresentato l'esigenza di investire i corpi di polizia provinciale nell'esercizio della vigilanza anche nella lettura dell'opera preventiva e non solo repressiva dei fenomeni delittuosi legati al bracconaggio e ai reati che spesso concorrono con esso, vedasi quelli in materia di armi e munizioni, il ché rappresenta pure un maggiore pericolo per i numerosi cittadini che gravitano nei boschi e nelle campagne per differenti motivi;

nel breve e medio periodo, potrebbe paventarsi una potenziale contrazione delle entrate inerenti i tributi regionali in materia di caccia, pesca e raccolta funghi, derivata proprio dalla scarsità dei controlli in tali ambiti;

il già richiamato accordo tra il governo, le regioni e gli enti locali, concernente l'applicazione dell'art. 5 del decreto legge 19 giugno 2015, numero 78, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015 numero 125, in materia di polizia provinciale, consente di intervenire, per riassegnare, in capo alle strutture di polizia provinciale, 1' attività di vigilanza sulle materia oggetto di riordino e già riassorbite (per la parte amministrativa) nelle competenze regionali, come caccia, pesca etc. La Regione potrebbe così avvalersi, anche tramite convenzione, di personale di polizia provinciale per l'espletamento di tali servizi, oggi venuti meno a causa di una confusa riforma in materia. Non è più rinviabile un intervento regionale per evitare una parziale, scompaginata e incongrua mobilità di personale di polizia provinciale verso altre destinazioni, specie in alcune province, con contestuale drastica riduzione o annullamento delle attività di presidio del territorio in aree rurali ed extraurbane, e mancata applicazione reale di numerose disposizioni in campo ambientale-ittico-venatorio, con evidenti e molteplici problematiche che ne potrebbero derivare a breve, medio e lungo termine. Senza dimenticare la necessità inderogabile di ridare dignità professionale agli agenti e ufficiali dei corpi di polizia provinciale calabresi, che quotidianamente, nonostante le innumerevoli difficoltà, continuano ad impegnarsi nella difficile opera di tutela del nostro prezioso territorio -:

quali provvedimenti urgenti intende assumere il Presidente al fine di garantire la necessaria e indispensabile vigilanza nelle materie della caccia, della pesca e della raccolta dei funghi spontanei, atteso che, tali compiti in maniera dedicata, erano svolti fino allo scorso anno proprio dai corpi di polizia provinciale e che, non sono certo trasferibili ad altri soggetti, privi magari di mezzi, professionalità e conoscenze specifiche;

se vi sia la volontà per applicare così come avvenuto in tantissime altre regioni italiane, quanto stabilito dall'accordo tra il governo, le regioni e gli enti locali, concernente l'applicazione dell'art. 5 del decreto legge 19 giugno 2015, numero 78, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015 numero 125, in materia di polizia provinciale, visti i tempi stretti, magari attuando una convenzione tra la regione e le province calabresi, al fine di utilizzare i corpi di polizia provinciale per la vigilanza ittica-venatoria e micologica, con la possibilità di estendere i controlli pure in altri ambiti pertinenti;

quali altre iniziative immediate intende assumere la Regione Calabria nell'ordine del ripristino della vigilanza ittico-venatoria, tenuto conto che la stagione della caccia è già in corso e che i rischi di depauperamento della preziosa fauna selvatica sono evidenti proprio in virtù della scarsa o assente attività di controllo sul territorio nelle materie ampiamente rappresentate dalla presente interrogazione.

(221; 28.09.2016)

Mozioni

Il Consiglio Regionale,

premesso che:

la Legge 24 febbraio 1992 numero 225 e successive modifiche ed integrazioni, istituisce il Servizio di Protezione Civile e ne stabilisce compiti e funzioni delle diverse componenti e dei diversi livelli istituzionali;

Legge Regionale di Protezione Civile 10 febbraio 1997, numero 4 "Legge Organica di Protezione Civile della Regione Calabria", regolamenta il Sistema di protezione civile regionale;

l'art. 108 del Decreto Legislativo 31 marzo 1998 numero 112, concernente il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato, alle regioni ed agli enti locali, stabilisce le attività conferite alle regioni ed agli enti locali;

la Legge 21 novembre 2000 recante: "Legge quadro in materia di incendi boschivi" che demanda alle Regioni le attività di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi;

la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004 stabilisce gli indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile;

il Progetto "Colonna mobile nazionale delle regioni" del febbraio 2007 prevede il dimensionamento delle squadre operative dei volontari di protezione civile e degli operatori istituzionali, delle attrezzature e della quantificazione finanziaria;

il combinato disposto della Legge regionale 26 luglio 2012, numero 33 "Norme per la promozione e la disciplina del volontariato" e del Regolamento Regionale del 29 aprile 2003, numero 5 - "Regolamento di attuazione dell'albo regionale del volontariato di Protezione Civile" regolano le attività di volontariato di protezione civile nella nostra regione;

la Legge del 7 agosto 2015, n.124, istituisce, tra l'altro, il numero unico europeo 112, su tutto il territorio nazionale;

il POR Calabria 2014-2020 prevede, tra l'altro, Assi dedicati alla Prevenzione dei Rischi e di Miglioramento della Capacità Istituzionale per la regione Calabria;

il Patto per la Calabria prevede uno specifico asse: Ambiente e messa in sicurezza del territorio;

impegna

la Giunta regionale:

- ad adottare i provvedimenti necessari affinché i Sindaci effettuino il censimento dei fossi e dei canali di scolo e provvedano alla pulizia dei corsi d'acqua nei punti critici quali: centri abitati, ponti e attraversamenti. Ordinino, inoltre, ai privati la manutenzione periodica dei fossi e dei canali ricadenti nelle proprie proprietà;

- a promuovere, anche riorganizzando gli uffici regionali preposti, il completamento della microzonazione sismica, al fine di individuare e caratterizzare le zone stabili, quelle stabili suscettibili di amplificazione locale e quelle soggette a instabilità, quali: frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno;

- ad effettuare l'analisi di vulnerabilità sismica dei centri storici al fine di valutare ex-ante l'impatto di un terremoto sul patrimonio culturale, realizzando, quindi, un piano di interventi preventivi per la mitigazione del rischio. Prevedere, inoltre, un piano di incentivi economici, rivolto ai soggetti pubblici e privati, volto alla messa in sicurezza del patrimonio storico ed artistico, che si integri con gli incentivi previsti dal Governo centrale;

- ad istituire una short-list di esperti a supporto degli uffici regionali, per la supervisione e verifica dei progetti di miglioramento e adeguamento sismico almeno degli edifici strategici (ospedali, caserme) e sensibili (scuole), al fine di garantire che l'utilizzo di fondi regionali e statali siano adeguatamente impiegati;

- a realizzare la Colonna mobile regionale nell'ambito del progetto "Colonna mobile nazionale delle Regioni", che prevede che tutte le Regioni si dotino di strutture modulari intercambiabili in grado dì garantire standard operativi strumentali con prestazioni omogenee;

- ad estendere l'uso della rete Radio regionale di protezione civile al Servizio regionale di Urgenza ed Emergenza Medica 118, che ne risulta attualmente sprovvisto;

- a promuovere, valorizzare e riqualificare il volontariato calabrese attraverso la formazione specialistica e la dotazione di mezzi ed attrezzature moderne ed efficaci;

- a promuovere e supportare, a livello tecnico ed economico, i Comuni per l'aggiornamento o la realizzazione ex novo dei Piani di emergenza comunali ed intercomunali;

ad istituire l'Area meteo del Centro Funzionale Multirischi dell'ARPACal, volta all'elaborazione di previsioni meteorologiche di protezione civile specifiche per il territorio regionale;

- a rafforzare le attuali reti di monitoraggio idro-pluviometriche in tempo reale e realizzare la nuova rete ondametrica;

- a realizzare progetti informativi rivolti ai cittadini calabresi sui temi dei rischi presenti sul proprio territorio e sulle norme comportamentali, a partire dalle scuole, tanto al fine di creare una cittadinanza resiliente;

- a creare il Servizio geologico regionale, con i compiti di migliorare la conoscenza delle pericolosità geologiche del territorio regionale, attività posta alla base di qualsiasi azione di prevenzione volta alla salvaguardia della popolazione;

- a razionalizzare la localizzazione delle squadre AIB in forza all'Azienda Calabria Verde, adeguandone le dotazioni e coinvolgendo il volontariato, sia nelle attività di avvistamento che di spegnimento attivo;

- ad attivare il numero unico per le emergenze "112" con la realizzazione di nuove sale operative che vedano la presenza, oltre che degli operatori di pubblica sicurezza, vigili del fuoco ed emergenza sanitaria, anche della protezione civile regionale.

(64; 22.09.2016) Sergio

Il Consiglio Regionale,

premesso che:

l'Italia è un territorio geologicamente giovane e, pertanto, le scosse strutturali di assestamento sono frequenti e spesso molto violente;

in Italia si verifica in media un sisma di magnitudo superiore a 6.3 gradi ogni 15 anni;

oltre il 40% del territorio italiano è a rischio sismico ed almeno 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico;

in Italia l'edilizia storica di vario tipo rappresenta l'80 - 90% del patrimonio edilizio totale;

il 60% degli edifici italiani è stato costruito prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le prime norme antisismiche;

osservato che il sisma che ha colpito il centro Italia nella notte del 23 agosto, causando centinaia di vittime, ha rimesso in evidenza la fragilità del patrimonio edilizio italiano, che nonostante in Italia sia vigente una delle legislazioni in tema di normativa antisismica più all'avanguardia, non è adeguato e capace di resistere a forti scosse ed ha nuovamente rilevato l'urgenza e l'improcrastinabilità della prevenzione;

preso atto che a Norcia, in territorio umbro, a pochi chilometri dall'epicentro e dai comuni laziali e marchigiani devastati dal sisma, non si sono verificate né vittime, né feriti, in quanto la ricostruzione e gli interventi antisismici attuati dopo i terremoti del 1979 e del 1997 hanno garantito la sicurezza per la popolazione, registrando solo danni più o meno contenuti agli edifici;

rilevato che con la conversione in legge del decreto numero 63 del 4 giugno 2013 è stata introdotta la possibilità di usufruire di una detrazione pari al 65%, per un ammontare massimo di 96.000 euro, per le spese sostenute per interventi di adozione di misure antisismiche su costruzioni che si trovano in zone sismiche ad alta pericolosità, se adibite ad abitazione principale o ad attività produttive e che, ad oggi, tale detrazione è prevista fino al 31 dicembre 2016;

valutato che sulla base di stime effettuate da un docente di tecnica delle costruzioni in zona sismica, con una spesa compresa tra 100 e 300 euro a metro quadro è possibile mettere al sicuro un edificio e pertanto servono circa 30 mila euro per un appartamento di dimensioni medio-grandi e 200/600 mila euro per un condominio di quattro piani;

atteso che nel 2013 l'Oice, associazione delle organizzazioni di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, ha stimato il mercato per questo tipo di interventi in circa 36 miliardi e che il gettito IVA derivante dagli interventi, se adeguatamente incentivati, e le tasse pagate da imprese e progettisti potrebbero compensare le mancate entrate determinate da misure incentivanti più coraggiose e più efficaci.

ricordato che studi di settore attestano che un solo euro investito nell'edilizia produce un indotto di 3,5 euro con l'interessamento di almeno 56 categorie come idraulici, elettricisti, autotrasportatori e che ogni miliardo investito in edilizia genera 17.000 posti di lavoro;

osservato tuttavia che trattandosi di somme ingenti da erogare per una famiglia media, visto anche il periodo di crisi, l'incentivo fiscale attivo ad oggi rischia di non essere sufficiente a promuovere una reale e concreta azione di prevenzione sismica, in quanto il recupero del 65% della spesa avviene, ma in 10 anni e pertanto non risulta sufficiente a promuovere gli interventi di adeguamento sismico nelle abitazioni private;

valutato che un aumento della detrazione IRPEF al 100% per interventi di adeguamento antisismico o detrazioni immediate o in tempi più ristretti rispetto ai termini attuali potrebbero venire incontro alle esigenze delle famiglie e fornire maggiori garanzie alle banche per l'erogazione di mutui;

atteso che un'analisi diffusa da Mediobanca, che ha rielaborato i dati dello studio "I costi dei terremoti in Italia", ha calcolato che dal terremoto della Valle del Belice del 1968 a quello in Emilia del 2012, i costi attualizzati al 2014 degli eventi hanno raggiunto la somma di 122 miliardi di euro, circa 3 miliardi di euro l'anno;

preso atto degli esempi virtuosi di altri stati stranieri, quali ad esempio il Giappone, in cui dal 1967 esiste un fondo coassicurazione per terremoti, attraverso cui le compagnie assicurative private che vendono polizze per danni da eventi calamitosi, si riassicurano e a cui vengono ceduti i rischi ripartiti tra Governo fondo stesso e compagnie assicurative;

considerate le difficoltà dello Stato a reperire le risorse necessarie alla ricostruzione ed i limiti imposti dall'Unione Europea, che ad oggi pare disponibile a concedere una flessibilità nel deficit 'una tantum' per le spese legate all'emergenza, ma non a consentire di scorporare dal deficit un progetto pluriennale di messa in sicurezza, come proposto dal Governo con il recente annuncio del progetto "Casa Italia";

osservato che nel 2016 i soldi stanziati per la prevenzione del rischio sismico in Italia sono stati pari a 44 milioni di euro, un terzo dei 145 milioni già spalmati lo scorso anno tra 3.800 Comuni, pari a solo 11 mila euro a comune;

valutato che un aumento del ricorso alle assicurazioni garantirebbe un sollievo per le casse dello Stato ed una garanzia di ricostruzione per i cittadini, con un peso economico stimato da Ania, intorno ai 75 euro l'anno, con variazioni in base all'area sismica per un massimo di 91 euro all'anno;

rilevato che una larga parte del territorio europeo, in particolare l'area sud orientale del continente, è ad elevato rischio sismico, ma che nella programmazione dei fondi strutturali europei ad oggi sono previste risorse solo per la realizzazione di interventi per la prevenzione del rischio sismico limitatamente ad edifici pubblici e al patrimonio edilizio scolastico e non risulta alcuna voce specifica, destinata al rischio sismico nei fondi Por-Creo-Fesr, alcun programma e soprattutto alcuna programmazione ed alcuna politica europea in materia;

impegna

la Giunta regionale:

1) a censire l'adeguatezza sismica delle strutture strategiche presenti in Calabria, pubbliche o aperte al pubblico;

1 bis) a favorire, anche attraverso l'impegno di risorse economiche, la verifica della loro adeguatezza alla normativa antisismica;

2) a intervenire presso il Governo affinché valuti la possibilità di:

a) ridurre l'IVA al 4 % per gli interventi strutturali antisismici che comprendano anche la completa demolizione e ricostruzione;

b) aumentare la detrazione dal 65 al 100% per le sole spese legate agli interventi strutturali finalizzati all'adeguamento antisismico valutando, al contempo, un aumento della spesa detraibile;

c) rendere flessibili i tempi di rientro delle detrazioni rispetto ai redditi personali, alla spesa dell'intervento ed all'età del contribuente;

d) estendere la detrazione anche agli immobili che non sono classificati come prima casa;

e) prevedere, cogliendo l'opportunità dell'attuale condizione favorevole del credito, la possibilità di concedere agevolazioni economiche per il pagamento degli interessi sui mutui;

3) a farsi carico di promuovere, con la collaborazione delle altre Regioni italiane e dei membri del Parlamento europeo, una politica di prevenzione nella nuova programmazione europea, con l'assegnazione di fondi strutturali per la prevenzione del rischio sismico;

3 bis) a sostenere le iniziative nazionali a favore dell'introduzione della certificazione sismica dell'edificio.

(65; 26.09.2016) Nicolò

Il Consiglio Regionale,

premesso che

il 6 novembre si terrà nella Capitale la "Marcia per l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà" intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco. E' una nuova straordinaria mobilitazione, per ribadire la necessità di un'amnistia perché le nostre istituzioni fuoriescano dalla condizione in cui si trovano rispetto alla nostra Costituzione, alla giurisdizione europea, ai diritti umani universalmente riconosciuti e alla coscienza civile del Paese. In molti, da quando il deputato Pannella ci ha lasciato, hanno ricordato le sue iniziative, le sue grandi campagne nonviolente, i suoi numerosi digiuni per i carcerati, per le loro famiglie e la comunità penitenziaria, per liberare un sistema giustizia che nega le pur minime garanzie del cittadino e intrappola intere generazioni in processi infiniti e costosi. In particolare, ha costantemente richiamato l'attenzione delle istituzioni su due questioni: il ripristino della legalità nelle carceri, quale riforma strutturale, e la necessità e l'urgenza di una amnistia quale primo passo per affrontare la crisi complessiva della giustizia. La crisi della giustizia e il protrarsi della non applicazione del dettato costituzionale pongono in grave pericolo l'esistenza dello Stato di diritto, come ci ammonisce da tempo il Consiglio d'Europa attraverso le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo: non dobbiamo mai dimenticare, quanto invece ricordare e denunciare con forza come l'Italia sia costantemente, da almeno trent'anni, condannata per violazione dell'art. 6 della CEDU, riguardante la "ragionevole durata del processo", diritto umano tutelato anche dalla nostra Costituzione all'articolo 111, secondo comma. E ancora una volta - infine - sentiamo il dovere di sottolineare anche il richiamo - troppo trascurato dagli addetti, dai media e dall'opinione pubblica - all'importanza che avrebbe una riforma della giustizia al fine di garantire al Paese la ripresa in ogni settore dell'economia, affaticata e depressa a causa del malfunzionamento del sistema giudiziario nei suoi aspetti penali come in quelli civili. Questo sentire lo ritroviamo nelle parole di Papa Francesco finora inascoltate. Tra i più importanti eventi dell'Anno Santo, il 6 novembre, si celebrerà a San Pietro il "giubileo dei carcerati". «Il Giubileo ha sempre costituito - ha detto Papa Francesco il 1° settembre del 2015 - l'opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell'ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto». Noi ci ritroviamo nelle parole di Papa Francesco anche quando si è pronunciato contro l'ergastolo, definendolo "una pena di morte nascosta" o quando si è espresso contro l'abuso della carcerazione preventiva o dell'isolamento praticato nelle carceri di massima sicurezza. È urgente ora che le massime istituzioni della Repubblica facciano sentire la propria voce, che il Governo e il Parlamento si attivino per accogliere e trovare altre soluzioni in grado di risolvere efficacemente questi problemi;

che è stata indetta una mobilitazione nonviolenta straordinaria, che avrà il suo culmine in una marcia per l'Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco;

impegna

la Giunta regionale ed il Presidente della Regione Calabria ad inviare una delegazione con il Gonfalone dell'Ente alla marcia per "Il Diritto, l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà" che si terrà nella giornata del 6 novembre 2016 in occasione del Giubileo dei carcerati, con partenza dal carcere di Regina Coeli e arrivo in Piazza San Pietro.

(66; 30.09.2016) Romeo

Proposta di provvedimento amministrativo numero 130/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Approvazione Rendiconti di Gestione dell'Azienda Calabria Lavoro esercizio finanziario 2013” (Del. numero 138 )

Il Consiglio regionale,

visti:

           la delibera di Giunta regionale n. 283 del 19 luglio 2016, recante "Approvazione rendiconto di gestione dell'Azienda Calabria Lavoro esercizio finanziario 2013 - Proposta al Consiglio regionale";

           il decreto del Commissario di Azienda Calabria Lavoro, Avv. Pasquale Melissari, n.22 del 28 marzo 2013, con il quale è stato approvato il rendiconto consuntivo per l'esercizio 2013;

premesso che:

           con legge regionale n. 5 del 19 febbraio 2001 si è provveduto a disciplinare le funzioni e i compiti della Regione e degli enti locali in materia di politiche del lavoro e dei servizi per l'impiego istituendo l'Azienda Calabria Lavoro, quale ente pubblico economico e strumentale della Regione;

           la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante "Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria", all'articolo 57, comma 7, dispone che "i rendiconti degli Enti, delle Aziende e delle Agenzie regionali sono presentati entro il 31 marzo di ogni anno ai rispettivi Dipartimenti della Giunta regionale competenti per materia che, previa istruttoria conclusa con parere favorevole, li inviano entro il successivo 15 aprile al Dipartimento Bilancio e Finanze, Programmazione e Sviluppo Economico - Settore Ragioneria Generale per la definitiva istruttoria di propria competenza";

           la Giunta regionale entro il 15 maggio trasmette i rendiconti al Consiglio regionale per la successiva approvazione entro il 30 giugno;

visti:

           la legge regionale 19 febbraio 2001, n. 5 recante "Norme in materia di politiche del lavoro e dei servizi per l'impiego in attuazione del D.lgs. 23 dicembre 1997, n. 469";

           la legge regionale n. 8/2002 recante "Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria";

           l'articolo 54, comma 5, lettera b), dello Statuto della Regione Calabria;

tenuto conto che il Collegio dei Revisori dell'Azienda ha espresso parere favorevole per l'approvazione del rendiconto con le seguenti raccomandazioni:

           richiedere annualmente, al competente Dipartimento regionale, lo stanziamento di tutte le somme occorrenti per il funzionamento di Azienda Calabria Lavoro ai sensi dell'articolo 9 dello Statuto dell'ente;

           non utilizzare la quota disponibile dell'avanzo di amministrazione applicato al bilancio di previsione 2014, fino a quando non verrà approvato dalla Giunta regionale il rendiconto dell'esercizio 2013, ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto di Azienda Calabria Lavoro;

considerato che il Dipartimento Lavoro, tenuto conto della necessità ed urgenza di dotare l'Azienda dello strumento contabile atto a garantirne la gestione normale ed efficiente, ed avendo riscontrato la regolarità amministrativa del bilancio consuntivo relativo all'anno 2013, ha espresso parere favorevole all'approvazione dello stesso;

considerato che il Dipartimento Bilancio e Patrimonio - Settore n. 2 Ragioneria Generale, a conclusione dell'istruttoria svolta, con riferimento alle risultanze di natura contabile:

           ha rilevato che:

-           non sussistono debiti fuori bilancio, per come attestato dall'Azienda Calabria Lavoro;

-           sussiste la piena corrispondenza tra il saldo di cassa, di cui al presente conto del bilancio 2013 e il conto del tesoriere;

-           sussiste, altresì, la continuità tra i residui finali dell'esercizio 2012, rispetto a quelli iniziali dell'esercizio 2013;

-           le partite di giro per l'anno 2013 sono pari a zero;

           ha raccomandato l'ente affinché provveda ad allocare correttamente nelle partite di giro le ritenute e i corrispondenti versamenti degli oneri fiscali e previdenziali conseguenti, sia alla gestione dei rapporti di lavoro del personale dipendente, sia ad eventuali prestazioni d'opera da parte dei lavoratori autonomi;

           ha evidenziato il possibile mancato rispetto da parte di Azienda Calabria Lavoro della normativa in materia di "spending review" di cui alla l.r. 22/2010, con riferimento alla riduzione degli emolumenti riconosciuti agli organi di indirizzo, direzione e controllo ex art. 9, comma 2, nonché per come statuito dall'articolo 10, in relazione a! corretto computo delle indennità riconosciute al Collegio dei Revisori dei Conti;

           ha altresì ribadito la necessità di ulteriori approfondimenti sull'attività gestoria dell'Ente, da parte del Dipartimento regionale competente per materia, al fine di rilevare eventuali responsabilità sulle maggiori spese effettuate, conseguenti al superamento dei relativi limiti di spesa e, qualora ritenuto necessario, procedere ad informare i competenti organi requirenti della magistratura contabile;

rilevato che nella Delibera dì Giunta regionale n. 283 del 19 luglio 2016 si demanda al Dipartimento "Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale" la quantificazione dei danni conseguenti al mancato rispetto delle norme di cui agli articolo 9, comma 2, e 10 della l.r. 22/2010, segnalando agli organi requirenti della Corte dei Conti, ex legge n. 20/1994, i soggetti che li hanno cagionati;

preso atto che la Seconda Commissione consiliare, nella seduta del 19 settembre 2016, ha approvato il rendiconto di gestione di Azienda Calabria Lavoro per l'esercizio finanziario 2013 e i documenti ad esso allegati, facendo proprie le osservazioni e le raccomandazioni espresse dal Collegio dei Revisori dei Conti dell'Ente, dai Dipartimenti regionali competenti che ne hanno curato l'istruttoria e dalla Giunta regionale;

delibera

di approvare il rendiconto di gestione di Azienda Calabria Lavoro per l'esercizio finanziario 2013 e i documenti ad esso allegati, che costituiscono parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, facendo proprie le osservazioni e le raccomandazioni espresse dal Collegio dei Revisori dei Conti dell'Ente, dai Dipartimenti regionali competenti che ne hanno curato l'istruttoria e dalla Giunta regionale.

(Allegati)

Proposta di legge numero 157/10^ di iniziativa dei consiglieri G. Aieta, M. D'Acri, recante: “Disposizioni sulla partecipazione della Regione Calabria alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea e sulla programmazione nazionale per le politiche di sviluppo e coesione” (Del. numero 139)

CAPO I

Disposizioni generali

Art. 1

(Finalità)

1. La presente legge, nel rispetto della Costituzione, delle disposizioni statali vigenti e dello Statuto regionale, disciplina le modalità di partecipazione della Regione Calabria alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, sulla base dei principi di attribuzione, sussidiarietà, proporzionalità, leale collaborazione, efficienza, trasparenza e partecipazione democratica.

Art. 2

(Cooperazione interistituzionale e obblighi di informazione)

1. La Regione Calabria, al fine di rappresentare le proprie istanze nei rapporti con l'Unione europea, lo Stato e le altre Regioni, partecipa con i propri organi nell'ambito delle rispettive competenze, alle sedi di concertazione, collaborazione e cooperazione interistituzionale.

2. Il Consiglio regionale e la Giunta si informano reciprocamente e tempestivamente sulle attività svolte, al fine di consentire l'espressione di una posizione unitaria della Regione Calabria sugli atti europei di cui all'articolo 6 delle legge 24 dicembre 2012, numero 234 (Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea).

CAPO II

Partecipazione della Regione al processo di formazione degli atti e delle politiche europee

Art. 3

(Partecipazione della Regione alla fase ascendente della normativa dell'UE)

1. Il Consiglio regionale e la Giunta, in un quadro di leale collaborazione istituzionale, elaborano osservazioni sui progetti di atti normativi dell'Unione europea, sugli atti preordinati alla formulazione degli stessi e sulle loro modifiche, se essi riguardano materie di competenza regionale, nel rispetto della normativa statale vigente e, in particolare, dell'articolo 24 della legge 234/2012.

2. Le osservazioni di cui al comma 1 sono trasmesse al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro per gli affari europei, dandone contestuale comunicazione alle Camere, alla Conferenza delle regioni e delle province autonome e alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome, nel termine di trenta giorni decorrenti dal ricevimento dei progetti e degli atti europei, inoltrati dalle conferenze medesime ai sensi dell'articolo 24, comma 1, della legge 234/2012.

3. Il Consiglio regionale e la Giunta, per consentire la formazione di una posizione unitaria della Regione Calabria, definiscono d'intesa le osservazioni di cui al comma 1. A tal fine, la Giunta, entro dieci giorni dal ricevimento dei progetti e degli atti europei, può proporre al Consiglio regionale di adottare una deliberazione in merito alla posizione della Regione. Decorsi dieci giorni dal ricevimento della proposta senza che sia formalizzata un'intesa, la Giunta può comunque trasmettere ai soggetti istituzionali indicati al comma 2 le proprie osservazioni, comunicandole tempestivamente al Consiglio regionale.

4. In assenza della proposta di cui al comma 3, il Consiglio regionale, per il tramite della commissione consiliare competente per gli affari europei, può, in ogni caso, formulare le proprie osservazioni con le modalità di cui all'articolo 4, commi 2 e 3. Le osservazioni sono trasmesse ai soggetti istituzionali indicati e nei termini previsti al comma 2.

5. Il Presidente del Consiglio regionale dà comunicazione delle osservazioni all'assemblea legislativa nella prima seduta utile.

Art. 4

(Verifica del rispetto del principio di sussidiarietà)

1. Il Consiglio regionale, per il tramite della commissione consiliare competente in materia di affari europei, effettua il controllo di sussidiarietà in merito ai progetti di atti legislativi europei, per come previsto dall'articolo 25 della legge 234/2012.

2, La commissione consiliare competente in materia di affari europei inserisce all'ordine del giorno i progetti di atti legislativi dell'Unione europea ovvero le proposte di atti previsti dall'articolo 352 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e stabilisce il termine ultimo per la presentazione delle osservazioni da parte dei consiglieri e di eventuali contributi da parte del partenariato istituzionale ed economico sociale.

3. Le osservazioni di cui al comma 2 sono approvate con risoluzione della commissione consiliare competente in materia di affari europei.

4. La risoluzione di cui al comma 3 è trasmessa alle Camere, alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome, al Comitato delle Regioni - Rete di controllo della sussidiarietà e alla Conferenza delle assemblee legislative regionali europee; è, altresì, inviata alla Giunta regionale, anche ai fini della posizione regionale da assumere nelle sedi di competenza.

Art. 5

(Partecipazione della Regione al dialogo politico tra le Camere e le istituzioni europee)

1. Fatto salvo quanto previsto agli articoli 3 e 4, il Consiglio regionale e la Giunta partecipano alle iniziative assunte dalle Camere nell'ambito del dialogo politico disciplinato dall'articolo 9 della legge 234/2012.

2. La partecipazione del Consiglio regionale al dialogo politico avviene con le modalità di cui all'articolo 4, commi 2, 3 e 4.

3. La partecipazione della Giunta regionale al dialogo politico si svolge con le modalità stabilite in un apposito regolamento regionale da emanarsi entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge.

Art. 6

(Riserva di esame)

1. Il Presidente della Giunta regionale, se un progetto di atto normativo dell'Unione europea riguarda materie di competenza legislativa regionale, può richiedere, anche su proposta del Consiglio regionale, la convocazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano (Conferenza Stato-Regioni) ai sensi dell'articolo 24, comma 4, della legge 234/2012.

2. Il Presidente della Giunta regionale, anche su proposta del Consiglio regionale, può invitare la Conferenza Stato-Regioni a richiedere al Governo di apporre la riserva di esame in sede di Consiglio dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 24, comma 5, della legge 234/2012.

3. La Regione partecipa ai gruppi di lavoro di cui all'articolo 24, comma 7, della legge 234/2012 con propri rappresentanti designati dal Presidente della Giunta, che ne informa il Presidente del Consiglio regionale.

CAPO III

Partecipazione della Regione all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea

Art. 7

(Verifica di conformità)

1. La Giunta regionale effettua una verifica costante della normativa europea nelle materie di propria competenza al fine di garantire lo stato di conformità dell'ordinamento regionale con gli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell'Unione europea, secondo quanto previsto dall'articolo 29, comma 3, della legge 234/2012.

2. La relazione sullo stato di conformità è trasmessa dalla Giunta regionale, entro il 15 gennaio di ogni anno, alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche europee, ai sensi dell'articolo 29 della legge 234/2012;

3. Nell'ambito della sessione regionale europea di cui all'articolo 8, la Giunta riferisce al Consiglio regionale sulle risultanze di tale verifica.

Art. 8

(Sessione regionale europea)

1. Entro il mese di maggio di ogni anno, il Consiglio regionale è convocato, per una o più sedute, in sessione europea al fine di esaminare:

-                il disegno di legge regionale europea, di cui all' articolo 10;

-                il programma legislativo annuale della Commissione europea;

-                la relazione sullo stato di conformità dell'ordinamento regionale a quello dell'Unione europea, di cui all'articolo 7;

-                il rapporto sugli affari europei, di cui all' articolo 9.

2. Nell'ambito della sessione europea, possono essere consultati, in merito ad aspetti di propria competenza, gli enti locali, anche per il tramite del Consiglio delle autonomie locali (CAL), le università e le parti sociali ed economiche al fine di garantire la più ampia partecipazione all'attività europea regionale.

3. Il Consiglio regionale conclude la sessione europea approvando apposita risoluzione.

Art. 9

(Rapporto della Giunta regionale sugli affari europei)

1. Entro il mese di aprile di ogni anno, la Giunta trasmette al Consiglio regionale un rapporto sulle attività svolte ai fini della partecipazione alle politiche dell'Unione europea, che indica:

a) lo stato di avanzamento degli interventi regionali cofinanziati dall'Unione europea, i risultati conseguiti, le criticità riscontrate, nonché le eventuali modifiche apportate agli atti di programmazione di cui all' articolo 15, non soggette ad approvazione da parte della Commissione europea;

b) le iniziative che si intendono adottare nell'anno in corso con riferimento alle politiche dell'Unione europea d'interesse regionale, tenendo conto del programma legislativo e di lavoro approvato annualmente dalla Commissione europea e degli altri strumenti di programmazione delle istituzioni europee;

c) le posizioni sostenute nell'anno precedente dalla Giunta regionale nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, convocata per la trattazione degli aspetti delle politiche dell'Unione europea di interesse regionale;

d) le risultanze dei lavori in seno al Comitato delle Regioni e al Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE);

e) i bandi elaborati per dare attuazione a programmi europei;

f) l'elenco dei progetti presentati dalla Regione, a valere sui bandi dell'Unione europea, limitatamente a quelli approvati;

g) le eventuali procedure di infrazione a carico dello Stato per inadempienze imputabili alla Regione.

Art. 10

(Legge regionale europea)

1. La legge regionale europea è la legge con cui la Regione persegue l'adeguamento dell'ordinamento regionale alla normativa europea sulla base della verifica di conformità di cui all'articolo 7 e tenendo conto degli indirizzi formulati dal Consiglio regionale durante i lavori della sessione europea ai sensi dell'articolo 8.

2. In particolare la legge regionale europea:

a)             recepisce gli atti normativi emanati dall'Unione europea nelle materie di competenza regionale, con particolare riguardo alle direttive, e dispone quanto necessario per l'attuazione dei regolamenti ovvero per prevenire o per porre fine a procedure di infrazione avviate nei confronti dell'Italia che comportano obblighi di adeguamento in capo alla Regione;

b)            detta disposizioni attuative delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea e delle decisioni della Commissione europea che comportano obbligo di adeguamento;

c)             contiene le modifiche o le abrogazioni della legislazione regionale conseguenti agli adempimenti di cui alle lettere a) e b);

d)            individua gli atti dell'Unione europea alla cui attuazione ed esecuzione la Regione può provvedere in via regolamentare o amministrativa, dettando i relativi principi e criteri direttivi.

3. La legge regionale europea reca nel titolo gli elementi identificativi dell'atto recepito ed è trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche europee, mediante posta certificata. La legge medesima contiene, inoltre, l'indicazione dell'anno di riferimento e stabilisce il termine per l'adozione di ogni ulteriore atto regionale di attuazione cui la legge stessa rimandi.

4. Entro il mese di aprile di ogni anno, la Giunta regionale presenta il disegno di legge regionale europea, accompagnato da una relazione che elenca le direttive europee di competenza regionale da attuare in via legislativa, regolamentare o amministrativa, nonché quelle che non necessitano di successivi provvedimenti di attuazione in quanto:

a)             direttamente applicabili per il loro contenuto sufficientemente specifico;

b)            l'ordinamento regionale è già conforme alle direttive stesse;

c)             lo Stato ha già adottato provvedimenti attuativi da cui la Regione non intende discostarsi e, in tal caso, la relazione contiene l'elenco dei provvedimenti statali di attuazione.

5. Alla legge regionale europea è allegata la relazione sullo stato di conformità dell'ordinamento regionale all'ordinamento europeo di cui all'articolo 7.

6. L'adeguamento dell'ordinamento regionale a quello europeo deve comunque avvenire tramite legge regionale europea se esso comporta:

a)             nuove spese o minori entrate;

b)            l'istituzione di nuovi organi amministrativi.

Art. 11

(Misure urgenti)

1. A fronte di atti normativi o di sentenze degli organi dell'Unione europea, che comportano obblighi di adempimento e scadono prima della data di presunta entrata in vigore della legge regionale europea per l'anno in corso, la Giunta presenta al Consiglio regionale il relativo disegno di legge, indicando nella relazione la data entro la quale il provvedimento deve essere approvato.

2. Nei casi di particolare urgenza, il Presidente della Giunta o il Consiglio regionale attivano gli strumenti previsti dal regolamento interno in materia di proposte prioritarie e di procedura redigente per l'esame del provvedimento da parte della commissione consiliare competente.

Art. 12

(Impugnazione di atti dell'Unione europea)

1. Nelle materie di competenza regionale, il Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale, anche su proposta del CAL, dandone comunicazione al Consiglio regionale:

può chiedere al Governo, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della legge 5 giugno 2003, numero 131 (Disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, numero 3), di proporre ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea per l'impugnazione di un atto normativo dell'Unione europea ritenuto illegittimo, anche per il tramite della Conferenza Stato-Regioni;

può proporre ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea avverso gli atti dell'Unione europea ritenuti illegittimi, nei casi in cui la Regione è titolare della relativa legittimazione ai sensi dell'articolo 263, paragrafo quarto, del TFUE.

2. Il Consiglio regionale, anche per il tramite della commissione consiliare competente in materia di affari europei, può invitare il Presidente della Regione a valutare l'opportunità di promuovere i ricorsi di cui al comma 1, in particolare nei casi in cui il Consiglio si è già espresso sull'atto da impugnare in fase di formazione del diritto dell'Unione europea e, specificatamente, nella verifica del rispetto del principio di sussidiarietà.

Art. 13

(Aiuti di Stato)

1. Il Consiglio regionale e la Giunta, in relazione alle rispettive competenze, notificano alla Commissione europea i progetti di legge e le proposte di regolamento e di atto amministrativo che istituiscono o modificano aiuti di Stato soggetti ad obbligo di notifica in base agli articoli 107 e 108 del TFUE.

2. La notifica di cui al comma 1 è effettuata dalla Giunta regionale secondo le modalità previste dalle disposizioni europee e dall'articolo 45 della legge 234/2012. Per gli atti di competenza consiliare la notifica è effettuata dalla Giunta, su richiesta del Presidente del Consiglio, previa proposta della Commissione consiliare competente in materia di affari europei. La Commissione consiliare competente per l'istruttoria licenzia definitivamente gli atti di cui al comma 1 per l'approvazione da parte del Consiglio regionale, dopo aver acquisito l'autorizzazione all'aiuto da parte della Commissione europea.

3. Per motivi di urgenza, gli atti di cui al comma 1 possono essere approvati dal Consiglio regionale senza il visto dell'Unione europea. In questo caso, la legge regionale reca una clausola di sospensione dell'efficacia fino alla comunicazione della compatibilità dell'aiuto da parte della Commissione europea; alla relativa notifica provvede il Presidente della Giunta regionale.

4. Se il Consiglio regionale, in sede di approvazione, apporta modifiche al progetto di legge, introducendo o modificando disposizioni che prevedono aiuti di Stato, si applica quanto previsto dal comma 3.

CAPO IV

Programmazione europea e nazionale per le politiche di sviluppo e coesione

Art. 14

(Programmazione regionale sulle politiche europee)

1. La Regione Calabria, al fine di assicurare la piena attuazione delle politiche europee, partecipa ai piani, ai programmi e ai progetti promossi dall'Unione europea, ai sensi dell'articolo 42 dello Statuto regionale.

2. Il Consiglio regionale delibera gli atti di indirizzo, di programmazione, di piano e di programma operativo regionale concernenti l'attuazione delle politiche euro unitarie.

3. Al fine di porre in essere una rapida procedura di approvazione da parte del Consiglio regionale, la Giunta assicura a quest'ultimo un'adeguata informazione sull'elaborazione delle proposte relative agli atti di cui al comma 2.

4. La deliberazione con la quale il Consiglio regionale approva le proposte di atto di cui al comma 2 contiene gli indirizzi da seguire nel corso dell'attività di negoziato tra la Giunta regionale, lo Stato e la Commissione europea, nonché l'autorizzazione a concordare gli adeguamenti necessari per la concessione del cofinanziamento.

5. La Giunta riferisce al Consiglio regionale sull'andamento delle procedure di negoziato con lo Stato e con la Commissione europea.

6. Al termine del negoziato, gli atti di cui al comma 2 sono ritrasmessi al Consiglio regionale per l'approvazione definitiva.

7. Le proposte di programma regionale relative a forme di finanziamento diretto dell'Unione europea, attivate mediante bandi di gara o inviti a presentare proposte, sono approvate dalla Giunta regionale, sentito il parere della competente commissione consiliare.

Art. 15

(Modifiche agli atti di programmazione europea)

1. Le proposte di modifica sostanziale agli atti di programmazione di cui all'articolo 14, comma 2, sono approvate dal Consiglio regionale.

2. Per modifiche sostanziali si intendono:

a)             le modifiche al piano finanziario che comportano una destinazione delle risorse per priorità strategiche interne al programma diversa da quella originaria;

b)            le modifiche di programmazione che comportano la previsione di nuove operazioni o la soppressione di operazioni esistenti.

3. Le proposte di modifica diverse da quelle elencate al comma 2 sono trasmesse alla competente Commissione consiliare, la quale esprime il proprio parere entro quindici giorni dall'acquisizione dell'atto; decorso tale termine, il parere si ritiene reso in senso favorevole.

Art. 16

(Programmazione nazionale per le politiche di sviluppo e coesione)

1. Quando la programmazione riguarda le risorse nazionali destinate a politiche di sviluppo economico e coesione sociale di cui all'articolo 119 della Costituzione, si applica quanto previsto agli articoli 14 e 15.

CAPO V

Disposizioni finali

Art. 17

(Modifiche al Regolamento interno del Consiglio regionale)

1. Il Consiglio regionale, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, adegua il proprio Regolamento interno alle prescrizioni in essa contenute, definendo, in particolare, i termini e le modalità di svolgimento della sessione europea.

Art. 18

(Clausola valutativa)

1. Decorsi due anni dall'entrata in vigore della presente legge, e successivamente con cadenza biennale, la Giunta regionale e la commissione consiliare competente in materia di affari europei, per le parti di rispettiva competenza, presentano al Consiglio regionale una relazione sull'attuazione della legge.

Art.19

(Clausola di neutralità finanziaria)

1. Dall'attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza regionale.

Art. 20

(Disposizioni di rinvio)

1. Per quanto non espressamente previsto dalla presente legge, si applicano le disposizioni di cui alla legge 234/2012.

Art. 21

(Abrogazioni)

1. La legge regionale 5 gennaio 2007, numero 3 (Disposizioni sulla partecipazione della Regione Calabria al processo normativo e comunitario e sulle procedure relative all'attuazione delle politiche comunitarie è abrogata.

Mozione numero 66 di iniziativa dei consiglieri S. Romeo ed altri “ Sulla partecipazione alla marcia per il Diritto, l'Amnistia, la Giustizia e la Libertà”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

il 6 novembre si terrà nella Capitale la "Marcia per l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà" intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco. E' una nuova straordinaria mobilitazione, per ribadire la necessità di un'amnistia perché le nostre istituzioni fuoriescano dalla condizione in cui si trovano rispetto alla nostra Costituzione, alla giurisdizione europea, ai diritti umani universalmente riconosciuti e alla coscienza civile del Paese. In molti, da quando il deputato Pannella ci ha lasciato, hanno ricordato le sue iniziative, le sue grandi campagne non violente, i suoi numerosi digiuni per i carcerati, per le loro famiglie e la comunità penitenziaria, per liberare un sistema giustizia che nega le pur minime garanzie del cittadino e intrappola intere generazioni in processi infiniti e costosi. In particolare, ha costantemente richiamato l'attenzione delle istituzioni su due questioni: il ripristino della legalità nelle carceri, quale riforma strutturale, e la necessità e l'urgenza di una amnistia quale primo passo per affrontare la crisi complessiva della giustizia. La crisi della giustizia e il protrarsi della non applicazione del dettato costituzionale pongono in grave pericolo l'esistenza dello Stato di diritto, come ci ammonisce da tempo il Consiglio d'Europa attraverso le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo: non dobbiamo mai dimenticare, quanto invece ricordare e denunciare con forza come l'Italia sia costantemente, da almeno trent’anni, condannata per violazione dell'art. 6 della CEDU, riguardante la "ragionevole durata del processo", diritto umano tutelato anche dalla nostra Costituzione all'art. 111, secondo comma. E ancora una volta - infine - sentiamo il dovere di sottolineare anche il richiamo - troppo trascurato dagli addetti, dai media e dall'opinione pubblica - all'importanza che avrebbe una riforma della giustizia al fine di garantire al Paese la ripresa in ogni settore dell'economia, affaticata e depressa a causa del malfunzionamento del sistema giudiziario nei suoi aspetti penali come in quelli civili. Questo sentire lo ritroviamo nelle parole di Papa Francesco finora inascoltate. Tra i più importanti eventi dell'Anno Santo, il 6 novembre, si celebrerà a San Pietro il "giubileo dei carcerati". «Il Giubileo ha sempre costituito — ha detto Papa Francesco l’11 settembre del 2015 — l'opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell'ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto». Noi ci troviamo nelle parole di Papa Francesco anche quando si è pronunciato contro l'ergastolo, definendolo "una pena di morte nascosta" o quando si è espresso contro l'abuso della carcerazione preventiva o dell'isolamento praticato nelle carceri di massima sicurezza. E' urgente ora che le massime istituzioni della Repubblica facciano sentire la propria voce, che il Governo e il Parlamento si attivino per accogliere e trovare altre soluzioni in grado di risolvere efficacemente questi problemi; - è stata indetta una mobilitazione non violenta straordinaria, che avrà il suo culmine in una marcia per l'Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco;

impegna

il Presidente della Giunta regionale ad inviare una delegazione con il Gonfalone dell'Ente alla marcia per "Il Diritto, l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà" che si terrà nella giornata del 6 novembre 2016 in occasione del Giubileo dei carcerati, con partenza dal carcere di Regina Coeli e arrivo in Piazza San Pietro.