X^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

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n. 16

 

SEDUTA Di lunedì 8 febbraio 2016

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICOLA IRTO E DEL VICEPRESIDENTE FRANCESCO D’AGOSTINO

 

Presidenza del Presidente Nicola Irto

La seduta inizia alle 15,15

PRESIDENTE

La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

GRAZIANO Giuseppe, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Proposta di legge numero 36/10^ di iniziativa dei consiglieri Giudiceandrea, Mirabello, Sergio, Bova, recante: “Istituzione del Registro Tumori di popolazione della Regione Calabria”

PRESIDENTE

Al primo punto all’ordine del giorno è inserita la proposta di legge numero 36/10^ di iniziativa dei consiglieri Giudiceandrea, Mirabello, Sergio, Bova, recante: “Istituzione del Registro Tumori di popolazione della Regione Calabria”.

La parola al consigliere Mirabello, per svolgere la relazione.

MIRABELLO Michelangelo (Partito Democratico), relatore

Grazie Presidente, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, questa proposta di legge, che istituisce nella Regione Calabria il Registro Tumori, deriva da un lavoro molto intenso e da una serie di attività della terza Commissione che hanno preso lo spunto da una petizione popolare depositata dall’Associazione “Reggio non Tace” e che dal 1° aprile 2015, data della prima seduta della Commissione, ci ha impegnati in un lavoro di analisi di uno stato di fatto, che descriverò velocemente, anche al fine di comprendere la necessità di produrre questa proposta di legge.

Preliminarmente vorrei evidenziare che è chiaro che il Registro Tumori ha una duplice funzione: la prima è quella di verifica della efficacia e della organizzazione sotto il profilo della prevenzione sul territorio; la seconda riguarda la valutazione dei rischi ambientali, dopo la realizzazione dell’indagine sui territori in base alla distribuzione ed all’andamento di questi fenomeni neoplastici.

In sostanza riteniamo che questo tipo di attività, che peraltro in Italia è seguita dal Registro italiano Tumori, che ha dei protocolli particolari per l’accreditamento dei vari registri provinciali e regionali, vada adeguata alla situazione calabrese rispetto ai meccanismi del registro nazionale.

La situazione calabrese muove, intanto, da una delibera di Giunta regionale - la numero 289 del 31 marzo 2010 - che istituiva il Registro Tumori ma che non è stata mai concretamente applicata, nel senso che a questa delibera non è stata data piena esecutività dalle Asp e dai presidi territoriali per la realizzazione del registro regionale.

In effetti dall’ attività di consultazione e di audizione in Commissione abbiamo appreso dai direttori generali delle Asp della Calabria che, in buona sostanza, l’unica Asp che è accreditata allo stato al Registro nazionale Tumori è l’Asp di Catanzaro. Per tutte le altre Asp della Calabria, con delle diverse situazioni concrete che si sono verificate nel corso degli anni a decorrere dal 2010 ad oggi, abbiamo, invece, una situazione di non accreditamento rispetto al Registro nazionale Tumori.

La delibera del 31 marzo 2010 numero 289, che ho citato precedentemente, organizzata il Registro Tumori nella Regione Calabria in tre grandi macro aree che sono la macro area di Cosenza-Crotone, la macro area di Catanzaro-Vibo Valentia e la macro area di Reggio Calabria.

Rispetto a questa iniziale predisposizione dei criteri di distribuzione dei registri su tutto il territorio regionale si registra, di fatto, uno stato di empasse, cioè un fermo, che abbiamo rimosso con l’attività della Commissione ma che riteniamo vada ulteriormente stimolato e rilanciato attraverso questa proposta di legge, che riproduce l’assetto già delineato dalla delibera 2010, istituendo un coordinamento regionale e, soprattutto, incidendo sul secondo elemento strutturale e funzione del Registro Tumori che è quello del collegamento dei dati che derivano dalle varie analisi territoriali con le attività dell’Arpacal e con le attività dell’assessorato all’ambiente.

Questo, appunto, per consentire di calibrare le esigenze ambientali, quindi la valutazione del rischio ambientale con i dati che emergono dal territorio. Ad oggi registriamo proteste dei cittadini calabresi, correnti di pensiero, valutazioni, tesi giornalistiche in ordine alla pericolosità di alcuni siti ma, di fatto, allo stato non abbiamo dati scientifici attraverso i quali possiamo incidere in termini di prevenzione e di bonifica del territorio.

Per questa ragione insieme ai colleghi proponenti abbiamo presentato questo disegno di legge e, insieme alle associazioni e alle Asp calabresi, abbiamo fatto questa attività di monitoraggio dello stato dell’arte, di riesame dei criteri complessivi che hanno animato l’organizzazione di questo Registro in Calabria in questi anni ed abbiamo pensato di dare uno stimolo individuando uno step assolutamente necessario nei 60 giorni successivi dall’approvazione di questa legge, per allineare l’intero territorio regionale alla necessità di accreditamento al Registro nazionale Tumori, Airtum.

Resta un fatto, però, dal quale non possiamo prescindere nella valutazione del percorso che ci porterà alla compiuta realizzazione del Registro regionale: per allineare le attività delle varie Asp ai protocolli già previsti dal Registro nazionale e dall’Airtum è necessaria una fase di raccolta dati e di accreditamento che necessita di una tempistica che, se non si dà uno stimolo ed uno slancio ulteriore ai dipartimenti – in particolare al dipartimento salute – e conseguentemente alle Asp, rischia di farci accumulare altri e ulteriori ritardi.

Per questa ragione riteniamo che il passaggio in Consiglio alla data odierna, che peraltro allinea la nostra Regione a molte altre Regioni d’Italia, sia indispensabile anche alla luce di una ulteriore valutazione che pongo all’Assemblea come elemento importante, cioè che a livello nazionale ci sono anche disegni di legge depositati in Parlamento che puntano ad un completo allineamento dell’intero territorio nazionale sul necessario ed ormai indifferibile accreditamento di tutte le regioni al Registro Tumori.

Peraltro segnalo che oggi in tutta Italia ci sono 45 Registri Tumori accreditati e di questi 5 sono, addirittura, registri specializzati, come accade in Piemonte dove c’è un Registro Tumori infantili e come accade a Modena dove c’è il Registro Tumori colon-rettali, come accade in Liguria dove c’è il registro dei mesoteliomi, o nelle Marche dove c’è il Registro Tumori infantili e come accade a Palermo dove c’è il Registro Tumori della mammella.

Possiamo, quindi, oggi avere la possibilità di coniugare le esigenze e le istanze che nascono dal territorio rispetto a questo importante tema con la necessità di ammodernare e portare la nostra Regione a livello di tutte le altre regioni d’Italia o della gran parte delle regioni d’Italia rendendola di fatto e nuovamente una Regione normale. Grazie Presidente.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Mangialavori. Ne ha facoltà.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Grazie Presidente, buongiorno colleghi, accolgo con enorme soddisfazione la discussione su questo punto all’ordine del giorno nell’Assemblea regionale.

Del resto la mia attività professionale, da circa 20 anni, è dedicata alla tematica oncologica e questo mi ha portato, a pochi giorni dall’insediamento nel novembre scorso, a presentare una apposita interrogazione a questa Assise e alla Giunta per sapere a che punto fosse la definizione del Registro Tumori.

Sono felice che oggi si possa parlare di questo nell’Assise.

Prego tutti i colleghi consiglieri di voler valutare con attenzione ogni spunto che possa venire da chicchessia, perché è un argomento che riguarda tutti quindi è di fondamentale importanza.

Mi auguro che ogni proposta e ogni suggerimento, fatto da qualsiasi parte politica, possano essere valutati per quello che sono e non per la loro provenienza.

Qualche giorno fa ho seguito l’iter in Commissione ed ho avuto l’opportunità di prendere visione del testo licenziato dalla Commissione.

Per quella che è la mia esperienza ho cercato di lavorare in questi giorni per produrre degli emendamenti che possano completare la proposta licenziata dalla Commissione, con l’unico obiettivo di rendere questo strumento realmente fruibile per la Calabria.

Ho presentato, pertanto, tre emendamenti che poi vorrei leggere per intero.

Il primo emendamento parla della ridefinizione del Registro Tumori; il secondo si occupa di una questione molto importante, cioè dove allocare le unità funzionali e il Registro Tumori. Sappiamo tutti che l’Osservatorio epidemiologico, benché previsto, sia privo di tutti gli strumenti. Non esiste un epidemiologo. Non esiste nulla anche se c’è sulla carta, manca nella realtà.

Questo, naturalmente, è un dato importantissimo perché se non c’è un centro di organizzazione o di valutazione di tutti quelli che sono i dati che arrivano dalle singole province, naturalmente, il lavoro non può essere svolto.

Il terzo emendamento si incentra sulla necessità di definire con precisione le fonti dei flussi informativi, che sono tutte le notizie che arrivano dalle varie province e sono alla base di un Registro Tumori.

Regolamentare, quindi, come e, soprattutto, chi, quale organo, deve dare l’informativa rispetto ad un nuovo caso di tumori è assolutamente fondamentale e nell’articolato di legge penso che questo argomento non sia trattato.

In più un altro aspetto al quale dobbiamo fare assolutamente attenzione è che, purtroppo, viviamo in una Regione dove l’emigrazione sanitaria è altissima. Per cui moltissimi casi di tumore in generale non vengono registrati nelle nostre Asp ma in altre regioni; pertanto tali dati non verrebbero mai inseriti nel Registro Tumori e, per quello che è l’emigrazione sanitaria in Calabria, ritengo che oltre il 60 per cento dei tumori non rientrerebbe nel nostro registro perché non sapremo mai della loro esistenza.

In più un altro aspetto fondamentale riguarda molteplici studi privati, siano essi accreditati o convenzionati, che giorno dopo giorno emettono diagnosi di patologie neoplastiche.

Penso sia fondamentale regolamentare anche queste situazioni e nel testo di legge presentato non c’è accenno a questo, pur essendo tantissimi i casi che giornalmente vengono accertati presso le strutture private, che siano convenzionate o solo autorizzate.

Con questi tre emendamenti, che ci terrei a leggere per intero, cerco di migliorare l’impianto normativo in maniera molto modesta e semplicemente per rendere questo strumento effettivamente e realmente funzionante. Mi auguro che l’Aula, senza pregiudizi, voglia tenerli in considerazione anche perché altrimenti si rischia, secondo me, di creare uno strumento non funzionante e questo a noi non serve.

Ritengo che se facciamo una cosa, debba essere una cosa fruibile.

Do lettura Presidente, del primo emendamento.

PRESIDENTE

Consigliere Mangialavori, quando passeremo alla votazione dell’articolato avrà modo di illustrare gli emendamenti. Questa è la discussione sull’ordine dei lavori.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Perfetto. Chiedo scusa.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giudiceandrea. Ne ha facoltà.

GIUDICEANDREA Giuseppe (Democratici Progressisti)

Grazie Presidente, grazie consiglieri, siamo giunti in Aula dopo circa un anno di duro lavoro delle Commissioni e ringrazio i presidenti Mirabello ed Aieta per il forte contributo che hanno voluto dare nella realizzazione di una proposta di legge che - consigliere Mangialavori – non fa altro, come l’uovo di Colombo, che mettere insieme cinque Registri Tumori già esistenti – come lei illustrava prima – che sono già collegati all’Airtum, all’Associazione nazionale Registro Tumori, e che già lavorano con un unico foglio excell e già provvedono alla registrazione dei dati provenienti da fuori regione, dalla regione e dalle strutture private.

La prova è data dal fatto che, per esempio, il Registro Tumori di Catanzaro, con la sottocategoria del Registro Tumori di Vibo Valentia, è stato accreditato dall’Airtum, quello di Cosenza è in via di accreditamento, quello di Reggio Calabria raccoglie i propri dati già accreditabili da un anno e mezzo.

Svolgo la funzione di raccordo fra quelli che sono stati e quelli che sono i responsabili dei cinque Registri Tumori provinciali e raccolgo con attenzione quelle che sono le proposte di modifica ed emendamento del consigliere Mangialavori che sono assolutamente tutte apprezzabili, ma già contenute nel corpo della norma che abbiamo proposto, per il semplice fatto che, facendo riferimento alla delibera del 2010 e sostituendo quell’azienda privata al registro all’Airtum, abbiamo da tempo e da più anni - almeno quattro anni per quanto riguarda Catanzaro, tre anni e mezzo per quanto riguarda Cosenza, due anni e mezzo per quanto riguarda Reggio Calabria, un anno per quanto riguarda Vibo Valentia e tre anni per quanto riguarda Crotone - la raccolta dei dati per come intelligentemente e saggiamente indicava lei.

C’è un bag di conoscenza rispetto a quello che è l’alacre lavoro già condotto dai suoi colleghi oncologi nei cinque Registri Tumori. La realizzazione di questi emendamenti – torno a ripetere, tutti quanti apprezzabili – non farebbe altro che rendere ridondante un corpo di legge che invece è snello e tende semplicemente all’accorpamento e alla messa in rete dei cinque Registri Tumori provinciali, farli diventare un Registro Tumori regionale e metterli in contatto con i dati dell’Arpacal e quindi servire – vivaddio, finalmente! - a fugare le preoccupazioni e le paure che le patologie tumorali vengano per inquinamento o a provare che queste siano causate dall’inquinamento dell’aria e del terreno nella nostra regione.

L’unica cosa che mi sento di dire è che deve essere prevista l’approvazione dell’emendamento con l’eliminazione del comma 7 dell’articolo 3 per fugar dubbi. Trattandosi di questioni relative alla sanità ed essendo questa Regione sottoposta al Piano di rientro dal deficit sanitario, vanno eliminati anche i dubbi che ci possa essere un solo centesimo di euro di spesa aggiuntiva.

Il Registro Tumori per come verrà realizzato, grazie alla introduzione di questa legge, non prevederà nessun tipo di spesa aggiuntiva ed eliminando il comma 7 dell’articolo 3 avremo la possibilità di eradicare anche il singolo e minimo dubbio.

Per cui mi sento di dire che la legge, per come è stata licenziata dalle due Commissioni, è completa e assolutamente attinente alle esigenze moderne della raccolta dei dati per le patologie tumorali su tutto il territorio non solo nazionale ma anche sovranazionale e che i suoi colleghi stanno facendo già da anni questo lavoro. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.

BEVACQUA Domenico (Partito Democratico)

Grazie Presidente, cari colleghi consiglieri, credo che oggi sia una bella giornata per il Consiglio regionale, sia perché con l’approvazione di questa legge colmiamo un vuoto rispetto ad altre Regioni del Paese sia perché assumiamo consapevolezza della necessità di dare delle risposte concrete alle esigenze di chiarezza derivanti dalle notizie che da anni si diffondono e dalle quali emerge un quadro, a dir poco, allarmante - il consigliere Mangialavori, professionista in questo campo, lo ha confermato poco fa.

Ben venga, quindi, il Registro Tumori che consentirà di mappare in maniera razionale l’evoluzione del fenomeno, ma con altrettanta franchezza – caro consigliere Mangialavori e cari colleghi Giudiceandrea e Mirabelli – mi permetto di evidenziare che se ci fermassimo a ciò daremo una risposta parziale.

Credo, infatti, sia arrivato il momento in cui politica e Istituzioni debbano porsi alla testa di un contrasto serio ed efficace ad una realtà dai contorni assai oscuri, mettendoci la faccia, attraverso l’istituzione di una Commissione speciale di inchiesta sull’alta incidenza tumorale in Calabria, sui rischi derivanti dalle trivellazioni petrolifere, nonché su ogni altro aspetto inerente.

Se, infatti, il Registro rappresenta lo strumento per realizzare una grafica epidemiologica e quindi una casistica, la Commissione avrà invece il compito di comprendere il perché dei dati - caro collega Mirabelli -, svolgendo un ruolo fondamentale per prevenire un peggioramento e progettare misure risolutive ed adeguate al rischio accertato.

Se il Registro accerterà i dati, la Commissione avrà il compito di indagare il perché di quei dati e conoscerne le cause è un passo indispensabile per progettare misure concretamente risolutive.

E’ proprio in quest’ottica che, il 6 maggio dello scorso anno, ho presentato una proposta di legge che prevede delle risorse finanziarie minime per gli studi necessari e che statuisce, anche, la partecipazione gratuita dei consiglieri regionali nella Commissione.

Nella relazione introduttiva a tale proposta ho scritto che ritengo auspicabile l’istituzione di un Registro Tumori in parallelo con l’avvio dei lavori della Commissione speciale ed ad un Piano regionale per la prevenzione.

Gli strumenti prospettati sono complementari e forniranno alla sanità pubblica calabrese le linee guida per le politiche a tutela della salute in ambito oncologico, insieme ad un monitoraggio costante e completo dell’attività di prevenzione, diagnosi precoce e cura.

Non possiamo continuare a chiudere gli occhi, cari colleghi, sull’alta incidenza tumorale in alcune aree della Calabria e sui rischi paventati derivanti dalle trivellazioni petrolifere. Per fermarmi solo alla mia provincia, cari colleghi, i dati parziali raccolti in questi anni sono decisamente allarmanti.

Per inquadrare la gravità del problema voglio citare, per tutti, i dati pubblicati dall’Asp di Paola: su oltre 12 mila pazienti, caro collega Ciconte, la percentuale di giovani ammalati di tumore è quattro volte superiore alla media nazionale.

L’aumento di tumori nei ragazzi si sarebbe riscontrato proprio in concomitanza con l’arenamento delle navi negli abissi del Tirreno cosentino.

In base a prime sommarie indagini conoscitive, condotte da personale medico locale, nella fascia di età compresa tra i 30 e i 34 anni i giovani si ammalerebbero con una media pari al 2,9 per cento rispetto ad una media nazionale pari allo 0,70 per cento.

Non può sfuggire, inoltre, all’attenzione di ognuno di noi che in tanti atti parlamentari inerenti tale materia è confermata la presenza di rifiuti tossici e radioattivi in Calabria.

Risulta, quindi, assolutamente necessario, anche in Calabria, programmare un percorso di ricognizione generale che ci permetta di avere un quadro chiaro e preciso dell’intera situazione del territorio regionale e, conseguentemente, di agire nel miglior modo possibile a tutela della salute dei cittadini.

E’ assolutamente doveroso procedere ad una mappatura delle zone interessate, mettendo in luce le correlazioni tra malattie e scempio del territorio.

Registro Tumori, Commissione speciale e Piano di prevenzione regionale sono tre tessere di un puzzle complesso che devono lavorare di concerto. Oggi approviamo la prima tessera, ma il quadro operativo deve essere al più presto completato.

Per tutto ciò, cari colleghi consiglieri, rinnovo oggi la mia proposta di istituire una Commissione di indagine mediante apposito ordine del giorno che impegni il Consiglio a recepire immediatamente il testo definitivo e procedere alla nomina dei componenti.

I calabresi hanno diritto ad una risposta sull’inquinamento causato dall’utilizzo di materiali e da attività dannose, dall’interramento o arenamento di rifiuti tossici. Hanno diritto alla tutela della salute propria e dell’ambiente nel quale vivono.

Se dovessimo riuscirci, cari colleghi - e mi rivolgo ai colleghi Mirabelli, Giudiceandrea e Bova che sono i primi firmatari di questa proposta di legge -, potremmo dire di avere svolto in maniera incisiva e responsabile il nostro lavoro. Consiglierei – caro capogruppo Romeo – di attualizzare un pensiero di Aldo Moro che, in un momento particolare della vita politica italiana, in suo bellissimo intervento, affermò che questo Paese non si salverà se non nascerà in noi un nuovo senso del dovere.

Questo è l’auspicio che faccio a questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Ciconte. Ne ha facoltà.

CICONTE Vincenzo Antonio (Partito democratico)

Signor Presidente, signori consiglieri, credo che approvare una legge che dia oggi inizio ad un percorso sia importantissimo, perché avere i dati epidemiologici regionali e fuori regione penso sia fondamentale per cercare di capire cosa bisogna fare per la prevenzione dei tumori e soprattutto qual sia l’incidenza dei tumori, in particolare dei tumori giovanili, delle donne o degli anziani per poter dare poi le giuste risposte.

Nella nostra regione, sentendo i dati allarmanti del consigliere Bevacqua, bisogna incidere ancora di più e andare di più in profondità, se è vero, come è vero, che la magistratura non è riuscita a comprendere come mai ci sono navi nel Tirreno che contengono delle sostanze cancerogene che potrebbero determinare tanti tumori in quell’area e nella nostra regione.

Bisogna cercare di capire effettivamente cosa bisogna fare per prevenire i tumori. Ecco perché ci vuole una nuova cultura della prevenzione e dell’ambiente che non può che nascere dalle scuole e dalle università. Ecco, quindi, il ruolo importante delle università e delle scuole nella nostra regione, cui bisognerebbe dare più fondi per la ricerca, perché sono i più bassi di tutta Italia e di tutta Europa.

Dobbiamo tentare, quindi, anche in Calabria di dare le giuste risposte alla prevenzione.

Oggi partiamo con questa legge ed io voterò a favore, caro Presidente, ma credo che dobbiamo porci tanti altri quesiti e problemi per ridurre i tumori in questa nostra regione. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha facoltà.

SCALZO Antonino (Partito Democratico)

Grazie Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta e colleghi, anzitutto voglio ringraziare i colleghi che hanno lavorato a questo testo che è un passaggio importante perché attiene ad uno dei problemi che abbiamo di fronte da parecchio tempo, da troppo tempo.

Credo che noi abbiamo anche il dovere di fare una valutazione non solo sulla bontà del testo ma anche sugli altri aspetti di tipo sanitario che sono stati sollevati e che sono assolutamente condivisibili.

Su questo argomento abbiamo il dovere - e per questo mi rivolgo al presidente Oliverio – di fare un salto di qualità e lo faremo se non lasceremo che questa legge che approveremo oggi con convinzione, da domani non rimanga ferma su se stessa.

Ci sono una serie di problemi, alcuni li avete sollevati ma ne vorrei citare altri: nel territorio regionale non c’è assoluta sincronia e sinergia per cui la mano destra non sa cosa fa quella sinistra e viceversa; manca un coordinamento che deve essere posto, a mio avviso, non in capo al dipartimento salute ma in capo alla Presidenza.

Perché dico questo? Perché è necessario anche qui, come è stato fatto per altri settori, che noi ci assumiamo la responsabilità politico-istituzionale di fronte a questa questione, ce la mettiamo sulle spalle e mettiamo in condizione coloro i quali lavorano.

Molte volte ci scordiamo che ci sono degli organismi di cui nessuno parla. Se questi organismi hanno due o tre unità di personale non possono lavorare. Faccio un esempio: secondo voi se un centro di epidemiologia ambientale, che è una delle gambe del Registro Tumori, vive con un epidemiologo, uno statista ed un amministrativo è possibile che questo possa produrre i risultati che noi vogliamo?

Questa situazione dura da troppo tempo e da troppi anni ed è una questione su cui dobbiamo riflettere, mettere insieme una task force che lavori, che coordini i vari centri sia quelli sanitari sui Registri Tumori, che quelli di origine ambientale.

I colleghi che mi hanno preceduto citano giustamente le problematiche della nostra Regione per quanto attiene, ad esempio, l’impennata di alcune neoplasie legate al sistema salute-ambiente, alla catena alimentare, al suolo, che è una delle matrici che lascia un grande punto interrogativo su questi argomenti. Se noi non entriamo nel cuore del problema e dopo aver fatto una diagnosi non troviamo una cura efficace, metteremo a disposizione dei calabresi quest’altra legge ma lo strumento di cui c’è bisogno.

Ovviamente voto con convinzione questo provvedimento, ma propongo che da subito si metta in capo alla Presidenza una task force che si occupi di questo e soprattutto consenta di sapere chi fa cosa, perché solo così capiremo a distanza di tempo di chi sono le responsabilità dei mancati risultati.

Solo così potremo metterci alla pari delle altre Regioni e degli altri Paesi perché il sistema è consolidato nel nostro Paese e in Europa e noi non abbiamo altre scelte, non abbiamo altre vie o scorciatoie né ci sono delle leggi manifesto che possono sopperire a questo. Peggioreremmo la situazione perché ci siamo occupati di un problema al quale abbiamo dato una risoluzione dal punto di vista normativo e poi le cose rimangono così come sono.

C’è la possibilità reale di mettere un punto fermo di partenza in questo settore perché raggiungeremmo due obiettivi: intanto cominciamo a capire qual è la situazione reale, dove sono i maggiori pericoli, dove ci sono i picchi maggiori e poi non si può pensare ad un sistema sanitario nella nostra Regione efficiente ed efficace se non si capisce di cosa ha bisogno la popolazione calabrese.

Tutto questo lo possiamo fare se facciamo il registro e gli studi epidemiologici che ti pongono poi nella condizione di porre in essere un sistema sanitario efficiente.

Se faremo questo avremo svolto in pieno il dovere per cui siamo stati chiamati, altrimenti, – come si è fatto per tanti anni – produrremo una legge alla quale poi non seguiranno fatti concreti.

Questo è l’invito che voglio rivolgere all’Aula e lo dico alla Giunta, al presidente Oliverio, di procedere anche su questo con decisione e fermezza perché non ci sono altre vie. Grazie.

PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di parola passiamo all’esame degli emendamenti.

All’articolo 1 è stato presentato emendamento, a firma del consigliere Mangialavori, protocollo numero 4891 che ha facoltà di illustrarlo.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Signor Presidente, mi dispiace, però, avere una chiusura ancor prima di leggere gli emendamenti. Aver avuto quella risposta dal collega mi fa veramente dispiacere perché vuol dire che non si vuole valutare nulla. Il consigliere Bevacqua, che è amante delle Commissioni di indagine e che ha citato dei dati, non so da quale rivista li abbia presi perché se non esiste un Registro Tumori che dice quanti tumori esistono in Calabria; sono numeri buttati, così, al vento, letti forse su “Topolino”.

All’articolo 1 si propone la riformulazione dell'articolo nel modo seguente: “La Regione Calabria, nell'ambito delle proprie competenze, riconosce la necessità di istituire il Registro tumori di popolazione della Regione Calabria. Esso sarà collegato alle seguenti cinque Unità: Unità funzionale presso l'azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Unità funzionale presso l'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Unità funzionale presso l'azienda sanitaria provinciale di Crotone, Unità funzionale presso l'azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, Unità funzionale presso l'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria.

Il responsabile del Registro sarà nominato mediante la procedura delineata da un successivo regolamento che, al contempo, disciplinerà tali Unità, le quali avranno il compito di rilevare, codificare e archiviare i dati oncologici riferiti al loro ambito territoriale.

Le finalità programmatiche del Registro Tumori della Regione Calabria sono così definite: a) realizzare raccolta dati, elaborazione e registrazione di dati statistici completi, di significativa qualità e validati scientificamente, provenienti da molteplici fonti di flussi informativi in campo sanitario, b) di contribuire alla valutazione dell'appropriatezza dei trattamenti terapeutici in oncologia alla rilevazione di eventuali differenze nell'accesso alle cure erogate al paziente oncologico in relazione alle condizioni socio-economiche e all'area geografica di provenienza, c) Realizzare un'informazione continua nei confronti della popolazione della Regione anche in relazione ad episodi di concentrazione spazio-temporali di casi oncologici; d) rappresentare uno strumento di consultazione per progetti regionali, nazionali e internazionali di ricerca oncologica; e) consentire interventi di prevenzione primaria e valutazioni per l'attivazione di campagne specifiche di diagnosi precoce quali screening oncologici; f) essere strumento di supporto per gli studi epidemiologici finalizzati all'analisi dell'impatto dell'ambiente sull'incidenza della patologia oncologica, attraverso uno studio integrato matrici ambientali e matrici umane.

Per conseguire tali finalità, per coordinare l'attività delle Unità funzionali di cui all'articolo 1) e per ogni adempimento all'uopo necessario, incluso l'accreditamento del Registro all'Airtum, si costituisce il Centro di Coordinamento Regionale dei Registri tumori formato: da Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie o da un suo delegato, dai cinque Responsabili delle Unità di cui all'articolo 1). dal Direttore dell'ARPACal o da un suo delegato.”.

Grazie Presidente.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento. Parere della Giunta?

ROCCISANO Federica, assessore alla scuola, lavoro, welfare e politiche giovanili

Negativo.

PRESIDENTE

Parere del relatore?

MIRABELLO Michelangelo (Partito Democratico), relatore

Presidente, posso intervenire per esprimere le motivazioni del parere negativo?

Il parere è negativo e, in sostanza credo, che il ragionamento possa essere esteso anche agli altri emendamenti così poi non interverrò più sul punto.

Il collega Mangialavori nella riformulazione dell’articolo 1 prevede l’istituzione di unità funzionali che, in effetti, avendo noi richiamato la delibera di Giunta regionale numero 289 del 25 marzo entrerebbero in contrasto con l’originaria formulazione e quindi rischierebbero di far arretrare il lavoro che è stato già fatto in questi anni, dal 2010 ad oggi, e doverlo fare ripartire nuovamente da zero.

Oggi abbiamo tre aree territoriali in Calabria restituite dal 2010.

Per esempio, il problema non si pone per le due aree di Cosenza, ma per l’area di Cosenza-Crotone e di Catanzaro-Vibo Valentia.

Se oggi riformulassimo completamente l’articolo, prevedendo delle nuove unità autonome, rischieremmo di dover ripartire da zero.

Aggiungo l’altro aspetto importante che riguarda, per la verità, anche gli altri emendamenti, in particolare il terzo emendamento presentato dal collega Mangialavori, per chiarire che noi abbiamo già previsto nel testo di legge l’accreditamento al Registro italiano Tumori che già, di per sé, come conseguenza immediata ed obbligatoria, implica necessariamente che i protocolli utilizzati dal Registro nazionale Tumori debbano essere autorizzati dalle unità territoriali per l’accreditamento.

Per cui il tema dei flussi informatici, per quanto nella formulazione del collega Mangialavori sia molto ben approfondito, costituisce di per sé materia inderogabile per ottenere l’accreditamento.

In sostanza è un articolo che da questo punto di vista non aggiunge nulla rispetto all’attuale situazione, né rispetto agli obblighi che già di fatto sono seguiti dalle stesse Asp calabresi.

Per esempio, l’ha detto il collega Giudiceandrea, l’Asp di Cosenza e di Reggio Calabria sono già in fase di accreditamento e già stanno applicando quei protocolli sui flussi informatici che non sono una scelta, ma un obbligo per ottenere l’accreditamento al registro nazionale.

Per questa ragione per questi emendamenti c’è parere sfavorevole, fermo restando che, per esempio, all’articolo 1 il secondo comma estrinseca in maniera anche positiva le finalità del Registro Tumori e, limitatamente a questo aspetto del secondo comma, potremmo dare parere favorevole.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ respinto)

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

All’articolo 2 sono stati presentati due emendamenti.

Il primo emendamento, protocollo numero 4892, è a firma del consigliere Mangialavori e così recita: “Si stabilisce di allocare le Unità funzionali di cui all'articolo 1), provvisoriamente, presso la Direzione strategica aziendale delle singole Aziende Sanitarie Provinciali. Il Registro tumori sarà in futuro trasferito presso l’Osservatorio epidemiologico istituito presso il Dipartimento tutela della salute non appena quest'ultimo sarà effettivamente operativo.

Per facilitare l'interscambio, anche a livello nazionale, dei flussi informativi tra i diversi registri tumori secondo quanto indicato dal Piano oncologico nazionale (PON) 2010-2012. Il Registro tumori della Regione Calabria provvede ad accreditarsi presso l'Associazione italiana registri tumori (AirTum Onlus) per inserire i dati prodotti nella banca dati AirTum (AirTum BD), secondo procedure tecniche indicate nei protocolli AirTum sulla definizione delle norme di accesso alla banca dati stessa.”

Prego, consigliere Mangialavori, può illustrare l’emendamento.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Anche in questo caso propongo la riformulazione dell’articolo: organizzazione, gestione del Registro, accreditamento presso l’associazione italiana dei Registri tumori. Si stabilisce di allocare le unità funzionali di cui all’articolo 1 provvisoriamente presso la direzione strategica aziendale delle singole aziende sanitarie provinciali. Il Registro Tumori sarà in futuro trasferito presso l’Osservatorio epidemiologico, istituito presso il dipartimento della salute, non appena quest’ultimo sarà effettivamente operativo, perché ricordo, per la seconda volta, che questo dipartimento, questo strumento, ad oggi, è privo di tutto.

Per facilitare l’interscambio anche a livello nazionale dei flussi informativi tra i diversi Registri Tumori, secondo quanto indicato dal Piano oncologico nazionale 2010-2012, il Registro Tumori della Regione Calabria provvede ad accreditarsi presso l’associazione italiana Registri Tumori, per inserire i dati prodotti dalla banca dati Airtum, secondo procedure tecniche indicate nei protocolli Airtum sulla definizione delle norme di accesso alla banca dati stessa.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Contrario. Parere della Giunta? Contrario.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4892.

(E’ respinto)

Emendamento protocollo numero 4762 a firma del consigliere Mirabello che recita: “All’articolo 2, comma 1, dopo la frase “Direttore dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), o da un suo delegato, si aggiunge: “l’assessore regionale tutela dell’ambiente o un suo delegato”.

Prego, consigliere Mirabello, può illustrare l’emendamento.

MIRABELLO Michelangelo (Partito Democratico)

Abbiamo inserito questo emendamento al fine di completare una previsione già contenuta nell’articolo 2, nella misura in cui, a fianco al direttore regionale dell’Agenzia per la protezione ambiente della Calabria, l’Arpacal, o di un suo delegato, inseriamo anche l’assessore regionale pro tempore per la tutela dell’ambiente o un suo delegato, per le ragioni che ho già espresso nella relazione introduttiva al disegno di legge.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4762.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2 per come emendato.

(E’ approvato)

All’articolo 3 sono stati presentati emendamenti. Il primo è a firma del consigliere Mangialavori, protocollo numero 4893. Prego, consigliere Mangialavori, può illustrare l’emendamento.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Vorrei raccontare ai consiglieri, che adesso dicono che già esiste e che i protocolli vengono già eseguiti, una mia esperienza diretta. Io lavoro – prima lavoravo in strutture pubbliche – da diversi anni in strutture private, anche importanti, e, facendo il mio lavoro, vi posso garantire che diagnostico centinaia di casi di tumore, nessuno ha mai chiesto a me o alla struttura per la quale lavoro di fornire i dati. Quindi, tutte queste regolamentazioni che si dice siano già in atto, non mi risulta esistano.

Articolo 3: “Il Registro Tumori della Regione Calabria procede, mediante l’operatività delle unità funzionali, alle attività di rilevamento, catalogazione, elaborazione e registrazione dei dati individuali, sanitari e amministrativi, sugli ammalati di tumore, attraverso l’utilizzo dei seguenti flussi informativi: schede di dimissione ospedaliera, schede di morte trasmesse dagli archivi anagrafici comunali, banche dati dell’anagrafe degli assistiti, archivio delle prescrizioni appartenenti alla farmaceutica ospedaliera, archivio delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, registri di esenzione ticket per patologica oncologica, banche dati dell’Istituto nazionale di previdenza sociale sulle attività delle commissioni per l’invalidità civile” – relativa ai casi oncologici, naturalmente – “banca dati dell’associazione italiana ematologica, oncologica pediatrica, i dati acquisiti previa stipula di appositi protocolli con le strutture private e/o convenzionate e/o autorizzate.

Per le suddette attività verrà definito in futuro idoneo Regolamento regionale volto a definire le modalità per l’estrazione ed acquisizione dei dati.

I servizi clinici ospedalieri sono tenuti alla collaborazione per la raccolta dei dati non inclusi nei sistemi informativi correnti, quali cartelle cliniche e referti radiologici.

Il Registro Tumori della Regione Calabria può utilizzare qualsiasi altra fonte di flussi informativi ritenuta utile o necessaria per la finalità di cui alla presente legge.

In particolare, per i tumori ematologici possono essere utilizzati data base specializzati, supportati da reti relative a linfomi e mielodisplasie.

I Comuni collaborano alle operazioni svolte dal Registro Tumori della Regione Calabria e delle loro unità funzionali sui dati sanitari ed amministrativi degli ammalati e provvedono ad indicare la sezione di censimento dell’Istituto nazionale di statistica (Istat). I medici di medicina generale, prevalentemente in forma associata, ed i pediatri di libera scelta partecipano alle attività del Registro Tumori della Regione Calabria e sono tenuti a collaborare per la raccolta dei relativi dati e casi accertati o sospetti di tumore, nonché a casi in cui le terapie hanno dimostrato la loro efficacia.

La presente legge promuove forme di partecipazione dell’associazione di volontariato e/o delle fondazioni con qualifica di Onlus alle attività del Registro Tumori della Regione Calabria.

Il Registro Tumori della Regione Calabria produce elaborazione ed estrazione di dati statistici sugli ammalati di tumore in riferimento a determinate aree geografiche comunali e/o subcomunali, anche su richiesta di enti pubblici, aziende ospedaliere, università, amministratori locali, studi medici, ricercatori, cittadini, associazioni di volontariato e/o fondazioni con qualifica di Onlus.

La richiesta depositata presso il Registro Tumori della Regione Calabria deve essere motivata da fini scientifici e/o di studio e/o processuali specificati nella domanda”.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Giudiceandrea. Ne ha facoltà.

GIUDICEANDREA Giuseppe (Democratici Progressisti)

Solo al fine di un chiarimento sull’attendibilità e affidabilità del dato. Il dato unico che va tenuto in considerazione è che oggi l’Airtum accredita due registri su cinque ed è pronta ad accreditare il terzo. Il dato arriva dall’azienda privata nel momento in cui fa la richiesta di carattere economico all’ente Regione e, nel momento in cui viene fatta la richiesta economica per la prestazione tumorale, purtroppo, deve essere data una risposta e il dato viene inserito nella banca dati.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Può spiegare meglio? Senza polemica.

GIUDICEANDREA Giuseppe (Democratici Progressisti)

Nel momento in cui l’azienda per la quale lei lavora effettua un intervento per una patologia tumorale, ha una scheda e la deve trasferire all’ente Regione per la liquidazione del compenso. Grazie a questo, dunque, il dato effettivo arriva al Registro Tumori provinciale e viene trasferito sulla banca dati.

Torno a ripeterle, collega Mangialavori, non sono io a fare la raccolta dei dati, sono stati ospiti della Commissione cinque responsabili dei Registri Tumori e – ripeto – due di questi sono stati già accreditati e il terzo è in via di accreditamento, le altre due sono sub-strutture che dipendono da altre due, per cui oggi possiamo dire che viene fatto davvero un buon lavoro, implementabile, migliorabile sicuramente - come da indicazioni del consigliere Bevacqua -, ma assolutamente sufficienti a fare uno screening sul nostro territorio, da oggi.

Prego, consigliere Mangialavori.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Sono intervenuto per presentare l’emendamento. Qua si vedono i limiti culturali di chi, naturalmente, non vive ogni giorno la problematica e parla solo per sentito dire, ma non lo dico come offesa. I dati non arrivano solo dalle strutture che operano i pazienti, dalle strutture che poi chiedono il rimborso alla Regione; la maggior parte delle diagnosi in Calabria viene eseguita negli studi privati. Questi studi non hanno assolutamente nessun contatto con la Regione Calabria, non chiedono rimborsi e non chiedono nulla. Per cui tutti questi pazienti con patologie tumorali vengono assolutamente …

(Interruzione)

No, è inutile che faccia così! Sono non censiti da questo, che voi volete formare, Registro Tumori. Come le ho detto prima, l’emigrazione, purtroppo, in sanità in Calabria è oltre il 60 per cento. Vi ostinate con una miopia di parte, senza voler entrare nel merito.

PRESIDENTE

Ci sono altri interventi?

GIUDICEANDREA Giuseppe (Democratici Progressisti)

Intervengo rapidamente e senza alcun spirito di polemica di carattere personale, perché stiamo creando qualcosa che deve essere utile ai calabresi, consigliere Mangialavori; le ripeto e ribadisco di stare sommamente tranquillo che chi l’ha preceduta nella stesura dei Registri Tumori in questa regione è assolutamente preparato ed ha predisposto tutto secondo la norme; per seguire il suo esempio anche tutto ciò che avviene fuori regione. A maggior ragione gli enti sanitari, privati o pubblici che richiedano il rimborso alla Regione Calabria sono tenuti ad indicare con tassonomicità i dati della patologia tumorale. Questo è quanto ci viene detto dall’Airtum, nonostante il suo tentennamento di testa, consigliere Mangialavori.

E’ importante che, oggi, il Registro Tumori che i calabresi stanno aspettando invano da almeno sette anni veda finalmente la luce.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Contrario. Parere della Giunta? Contrario.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4893.

(E’ respinto)

Passiamo all’esame del successivo emendamento, protocollo numero 5056, a firma del consigliere Mirabello: “Il comma 7 dell’articolo 3 è abrogato”.

Prego, consigliere Mirabello, ha facoltà di illustrarlo.

MIRABELLO Michelangelo (Partito Democratico)

Questo emendamento è finalizzato ad abrogare, sulla scorta di alcuni rilievi pervenuti dal Settore legislativo, il comma 7 dell’articolo 3, che viene totalmente abrogato. Poi, chiedo una riformulazione dello stesso emendamento, introducendo anche una piccola modifica al terzo comma dell’articolo 3. Il terzo comma dell’articolo 3, in effetti, dice: “Si stabilisce, inoltre, di allocare i Registri Tumori di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria e delle subarticolazioni di Crotone e Vibo Valentia come unità operative singole o aggregate ad altra unità operativa presso la direzione strategica aziendale di ciascuna delle rispettive aziende sanitarie provinciali”.

La proposta inserita in questo emendamento è quella di elidere l’inciso “come unità operative singole o aggregate ad altra unità operativa” all’interno del comma 3 dell’articolo 3.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 5056.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3, per come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso, come emendata.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Il provvedimento è approvato per come emendato, con autorizzazione al coordinamento formale.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Aspettatevi un articolo di stampa di malasanità: il bimbo che è nato è nato morto! Dovrete spiegare ai calabresi cosa avete fatto nascere oggi!

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha facoltà.

SCALZO Antonio (Partito Democratico)

Vorrei chiedere l’inserimento all’ordine del giorno di una mozione sull’emergenza ordine pubblico e sicurezza nella città di Lamezia.

Come ben sapete, in questi giorni c’è stata un’escalation di intimidazioni con ordigni incendiari a danno di imprenditori, di giornalisti, rappresentanti delle Istituzioni che richiamano l’attenzione su una situazione allarmante e preoccupante nella terza città della Calabria, che necessita di una forte presa di posizione, perché il problema è aumentato in questi giorni con un’escalation fortemente grave e preoccupante per i cittadini e per chi ha responsabilità di governo. Pertanto, chiedo che venga inserita all’ordine del giorno della seduta odierna.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno della mozione sull’emergenza ordine pubblico e sicurezza a Lamezia Terme, presentata dal consigliere Scalzo.

(Il Consiglio approva)

GUCCIONE Carlo (Partito Democratico)

Presidente, volevo chiedere l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno sulla A3, Salerno-Reggio Calabria, che è già agli atti della Presidenza.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della mozione così come richiesto dal consigliere Guccione.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.

SERGIO Franco (Oliverio Presidente)

Signor Presidente, chiedo formalmente di introdurre all’ordine del giorno della seduta odierna una proposta di legge relativa ad una modifica tecnica alla legge regionale 24 dicembre 2015, numero 29, in considerazione del carattere d’urgenza, e la trasmissione della stessa.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge così come richiesto dal consigliere Sergio.

(Il Consiglio approva)

La parola al consigliere Arruzzolo.

ARRUZZOLO Giovanni (Nuovo Centro Destra)

Vorrei chiedere l’inserimento all’ordine del giorno di una mozione sui danni causati dall’alluvione del 30 e 31 ottobre e dei primi di novembre sulla provincia di Reggio, in particolare sull’area della locride.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della mozione così come richiesto dal consigliere Arruzzolo.

(Il Consiglio approva)

La parola alla consigliera Sculco.

SCULCO Flora (Calabria in rete)

Chiedo che venga inserita all’ordine del giorno la discussione quale ordine del giorno di un decreto dirigenziale approvato dal dirigente Tansi, che prevede la soppressione delle Unità operative nelle sedi territoriali di Crotone e Vibo Valentia.

PRESIDENTE

Lo può consegnare alla Presidenza. Pongo in votazione l’inserimento dell’ordine del giorno richiesto dalla consigliera Sculco.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge numero 61/10^ di iniziativa del consigliere S. Romeo, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, numero 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro, al contrasto e all'emersione del lavoro non regolare)”

PRESIDENTE

Passiamo al secondo punto all’ordine del giorno, la proposta di legge numero 61/10^ di iniziativa del consigliere Sebastiano Romeo, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, numero 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro, al contrasto e all'emersione del lavoro non regolare)”.

Prego il consigliere Romeo di illustrare il progetto di legge.

(Interruzione)

Mirabello, prego.

MIRABELLO Michelangelo (Partito Democratico), relatore

Anche questo disegno di legge proposto dal consigliere Romeo è stato approvato all’unanimità in terza Commissione consiliare perché, insieme ai componenti della Commissione, si è ritenuto che questa proposta miri a rafforzare le norme relative al contrasto per l’emersione del lavoro non regolare. Essa è in linea con il dettato nazionale e, soprattutto, con gli obiettivi del governo regionale, in ordine al contrasto al lavoro non regolare, con particolare riferimento anche alle dinamiche e alle tematiche che attengono alla presenza sul nostro territorio regionale di tantissimi lavoratori extracomunitari che, in effetti, subiscono atteggiamenti che vengono comunemente definiti come quelli del caporalato e che per la nostra regione rappresentano una piaga anche dal punto di vista sociale.

La proposta di legge presentata dal consigliere Romeo, in effetti, modifica la legge regionale 13 del 2012, ponendo questo tipo di modifica su alcuni versanti particolari. Intanto, preliminarmente, è una legge che taglia i costi per il Comitato per il lavoro e l’emersione, il cosiddetto Cles, stabilendo che il Presidente, e i componenti di questo Comitato, prestino la loro attività gratuitamente, con il solo limite del pagamento delle spese di funzione.

C’è da dire, poi, che la legge prevede anche una serie di meccanismi, di incentivi e di premi agli imprenditori che perseguono finalità di sviluppo economico attraverso il contrasto al lavoro non regolare e l’articolo 10 ter, molto innovativo, in effetti, prevede la valutazione della cosiddetta responsabilità sociale delle imprese, che si basa fondamentalmente su un criterio di valutazione dell’applicazione delle clausole contrattuali, della realizzazione dei progetti di flessibilità, del rispetto dell’applicazione della normativa regionale e delle relative misure in materia di immigrazione e di integrazione etnica, del numero degli infortuni sul lavoro e del numero dei lavoratori a tempo indeterminato.

Questo è un aspetto altamente innovativo della proposta che viene presentata.

Inoltre, all’articolo 10 quater, è anche prevista la presentazione di un elenco di prenotazione provinciale per il settore agricolo, dove sono più frequenti i casi di lavoro irregolare.

Infine, oltre all’articolo 10 quinquies, che guarda a programmi di campagne di informazione, l’articolo 10 sexies prevede, l’Osservatorio regionale della Calabria sull’economia sommersa che, diversamente da quanto potrebbe apparire, non è una duplicazione della Commissione per l’emersione del lavoro irregolare, ma rappresenta un Osservatorio regionale finalizzato a studiare e ad osservare il mercato del lavoro, con la specifica funzione di effettuare degli studi in ordine allo stato dell’economia sommersa nella nostra regione.

Complessivamente, quindi, il disegno di legge rappresenta un notevole passo avanti per la Calabria, mettendola all’avanguardia rispetto a tutte le altre Regioni nazionali, contrastando alcuni temi vulnerabili che si agitano nella società calabrese, anche dal punto di vista della tenuta sociale delle nostra comunità, a partire dalla questione dell’immigrazione.

PRESIDENTE

Ci sono interventi? Passiamo all’esame e alla votazione dell’articolato. Sono stati presentati emendamenti all’articolato.

All’articolo 1 è stato presentato un emendamento a firma del consigliere Romeo, protocollo numero 4779/1: “All’articolo 1 le parole “spese di viaggio” sono sostituite dalle seguenti: “spese di trasferta”. Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.

Prego, consigliere Romeo, può illustrare l’emendamento.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Avevo fatto richiesta di intervenire; faccio tutte e due le cose, se è d’accordo.

Questa è una proposta di legge per la cui approvazione all’unanimità voglio ringraziare i colleghi che compongono la Commissione e il relatore, consigliere Mirabello, che parte da un’analisi che in questi anni è stata elaborata dai principali istituti di statistica, secondo la quale un quinto degli occupati lavora in nero. Si tratta di un fenomeno gravissimo, che assume i connotati di un fenomeno endemico e di lunga durata nel Mezzogiorno.

Ho ritenuto di lavorare ad un testo che – come diceva il consigliere Mirabello – introdurrà delle modifiche e delle innovazioni al fine di combattere e favorire l’emersione del lavoro nero.

Avevamo, perché prevista dalla legge nazionale, una Commissione per l’emersione che non è stato possibile abrogare, ma che ho previsto a titolo completamente gratuito. Una delle caratteristiche di questa proposta di legge, quindi, sarà quella di stare dentro una politica di spending review: erano 60 mila euro i costi fissi annui per la Commissione dell’emersione del lavoro che vengono eliminati, assieme alla possibilità di prevedere delle consulenze.

Ho previsto il tema della responsabilità sociale delle imprese, sul quale svilupperemo tutta un’attività e gli incentivi alle aziende che decideranno di emergere e, quindi, di far emergere il lavoro nero. Contemporaneamente, però, prevediamo il potenziamento dei livelli ispettivi delle attività di controllo, con particolare attenzione al comparto dell’agricoltura, perché riteniamo che i fenomeni ripetuti, che anche in questi giorni sono stati oggetto di pregevoli iniziative della magistratura e delle forze dell’ordine, che riguardano il caporalato in agricoltura, debbano essere regolamentati in maniera molto più restrittiva.

Per questo motivo abbiamo istituito degli elenchi di prenotazione provinciale per i lavoratori disponibili all’assunzione nel settore agricolo e anche la possibilità - io direi il dovere - per le imprese che vorranno lavorare in questo settore di stipulare delle convenzioni con le aziende di trasporto pubblico locale e con i rappresentanti delle organizzazioni dei produttori e della grande distribuzione.

La questione dell’accompagnamento al lavoro di chi va a raccogliere le arance nella Piana di Gioia Tauro è una questione centrale che volevamo affrontare. Riteniamo che anche attraverso le convenzioni per il trasporto dei lavoratori si incida notevolmente contro il fenomeno del caporalato.

Non voglio farla lunga, ha già detto bene Michele Mirabello prima di me; abbiamo previsto di istituire l’Orces, che non è un doppione rispetto alla Commissione, ma è un Osservatorio a titolo assolutamente gratuito che ci consentirà di condurre studi e ricerche con personale interno ed esterno ma – ripeto – senza oneri a carico della Regione, rispetto alle caratteristiche e all’andamento del fenomeno del lavoro sommerso.

La questione del lavoro è una questione centrale per l’Amministrazione e la Regione guidata dal presidente Oliverio. Ho voluto metterci dei paletti rispetto all’emersione e al caporalato in particolare, perché ritengo che la questione della dignità dei lavoratori, siano essi di nazionalità italiana - io direi di qualsiasi nazionalità essi siano - è una questione di civiltà per il nostro Paese e, in questo caso, per la nostra Regione.

Presidente, mi aveva invitato ad illustrare gli emendamenti, procedo subito.

Il primo emendamento recita: “All’articolo 1 della proposta di legge numero 61/10^, recante “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012”, le parole “spese di viaggio” sono sostituite dalle seguenti “spese di trasferta”, perché era sul tema dell’assenza di oneri e di compensi per i componenti della Commissione.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4779/1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 1 per come emendato.

(E’ approvato)

Passiamo all’emendamento, protocollo numero 4779/2, a firma del consigliere Romeo: “L’articolo 10 bis, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge n. 61/10^, recante “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro non regolare)”, è soppresso”.

Prego, consigliere Romeo, può illustrare l’emendamento.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Secondo emendamento: “L’articolo 10 bis, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge n. 61/10^ sulla tutela della sicurezza e della qualità del lavoro non regolare, è soppresso”. Su questo emendamento una precisazione: l’articolo è soppresso perché già previsto dal testo della legge nazionale, quindi, su indicazione dei tecnici del Ministero del lavoro, per non creare doppioni, lo sopprimiamo, ma rimane nella legge nazionale.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4779/2.

(E’ approvato)

Emendamento protocollo numero 4779/3 a firma del consigliere Romeo: “Alla lettera c) del comma 2 dell’articolo 10 ter inserito dall’articolo 2 della proposta di legge n. 61/10^, recante “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro non regolare)” l’aggettivo “regionale” è soppresso”.

Prego, consigliere Romeo.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Qui sopprimiamo l’aggettivo “regionale” sempre con la stessa ispirazione di quello precedente, perché rimane “nazionale”.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4779/3.

(E’ approvato)

Emendamento protocollo numero 4779/4 a firma del consigliere Romeo: “All’articolo 10 ter, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge numero 61/10^, recante Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro non regolare)”, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:

“3. Nell’ambito delle finalità di cui alla presente legge, la Regione promuove” – e qui, ci tengo a sottolineare, senza oneri per il bilancio regionale e comunque in coordinamento formale lo ribadiremo – “ai sensi dell’articolo 2570 del Codice Civile e degli articoli 11 e 19, comma 3, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, numero 30, il marchio etico, inteso come elemento distintivo della Regione, del quale possono essere concessionarie le aziende socialmente responsabili per:

a) sviluppare una maggiore sensibilità fra i cittadini nei confronti delle problematiche connesse al lavoro minorile, al lavoro nero, al rispetto dei diritti sindacali e della sostenibilità ambientale;

b) promuovere le attività delle imprese di produzione e di commercializzazione che non si avvalgono, in alcuna fase della realizzazione e della commercializzazione, del prodotto di lavoro minorile o di lavoro nero;

c) rendere identificabili sul mercato i prodotti così ottenuti e commercializzati”.

Prego, consigliere Romeo.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

All’articolo 10 ter, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge numero 61/10^, recante Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012”, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:

“Nell’ambito delle finalità di cui alla presente legge, la Regione promuove” – e qui, ci tengo a sottolineare, senza oneri per il bilancio regionale e comunque in coordinamento formale lo ribadiremo – “ai sensi dell’articolo 2570 del Codice Civile e degli articoli 11 e 19, comma 3, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, numero 30, il marchio etico, inteso come elemento distintivo della Regione, del quale possono essere concessionarie le aziende socialmente responsabili per:

a) sviluppare una maggiore sensibilità fra i cittadini nei confronti delle problematiche connesse al lavoro minorile, al lavoro nero, al rispetto dei diritti sindacali e della sostenibilità ambientale;

b) promuovere le attività delle imprese di produzione e di commercializzazione che non si avvalgono, in alcuna fase della realizzazione e della commercializzazione, del prodotto di lavoro minorile o di lavoro nero;

c) rendere identificabili sul mercato i prodotti così ottenuti e commercializzati”.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4779/4.

(E’ approvato)

Emendamento protocollo numero 4779/5 a firma del consigliere Romeo: “La rubrica dell’articolo 10 quater, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge 61/10^, recante Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro non regolare)”, è sostituita dalla seguente: “(Disposizioni specifiche per il settore agricolo). Dopo il comma 2 dell’articolo 10quater è aggiunto il seguente:

“3. Al fine di sottrarre la funzione di trasportatore al caporale e sostenere forme di mobilità alternative e complementari dedicate ai lavoratori, gli enti locali, nel rispetto dei propri statuti, possono sottoscrivere intese o convenzioni con le aziende di trasporto pubblico locale e con i rappresentanti delle organizzazioni dei produttori e della grande distribuzione, allo scopo di assicurare l’accompagnamento del lavoratore fino al luogo della sua prestazione lavorativa”.

Prego, consigliere Romeo.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

“La rubrica dell’articolo 10 quater, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge 61/10^, recante Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012”, è sostituita dalla seguente: “(Disposizioni specifiche per il settore agricolo)”. Dopo il comma 2 dell’articolo 10 quater è aggiunto il seguente:

“3. Al fine di sottrarre la funzione di trasportatore al caporale e sostenere forme di mobilità alternative e complementari dedicate ai lavoratori, gli enti locali, nel rispetto dei propri statuti, possono sottoscrivere intese o convenzioni con le aziende di trasporto pubblico locale e con i rappresentanti delle organizzazioni dei produttori e della grande distribuzione, allo scopo di assicurare l’accompagnamento del lavoratore fino al luogo della sua prestazione lavorativa”.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4779/5.

(E’ approvato)

Emendamento protocollo numero 4779/6 a firma del consigliere Romeo: “Al comma 2 dell’articolo 10 sexies, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge 61/10^, recante Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13, (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro non regolare)”, dopo la lettera e) è aggiunta la seguente:

“f) analizzare i settori di attività a rischio di lavoro sommerso o di sfruttamento lavorativo della manodopera straniera”.

Prego, consigliere Romeo.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

“Al comma 2 dell’articolo 10 sexies, introdotto dall’articolo 2 della proposta di legge 61/10^, recante Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13, (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro non regolare)”, dopo la lettera e) è aggiunta la seguente:

“f) analizzare i settori di attività a rischio di lavoro sommerso o di sfruttamento lavorativo della manodopera straniera”.

Presidenza del Presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4779/6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2 per come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Il provvedimento è approvato per come emendato, con autorizzazione al coordinamento formale.

Ha chiesto di intervenire l’assessore Roccisano. Ne ha facoltà. Prego, assessore Roccisano.

ROCCISANO Federica, assessore al lavoro e welfare

Volevo solo dire che sono molto contenta di questa proposta di legge – ne avevamo parlato anche in diverse occasioni con il capogruppo, Sebastiano Romeo, perché un governo di sinistra fa anche queste cose e le fa perché tutela i lavoratori. E’ sempre dalla parte dei lavoratori e cerca di farlo in maniera anche premiale per la parte degli imprenditori, perché anche inserire una premialità per gli imprenditori, come un marchio etico che sia, di fatto, un valore aggiunto per il prodotto che esce fuori da una produzione sana, fortifica un settore e deve necessariamente fortificare un settore, com’è quello dell’agricoltura, che è preponderante da noi in Calabria. Quindi grazie, consigliere Romeo, per questa proposta di legge.

Proposta di legge numero 62/10^ di iniziativa del consigliere G. Graziano, recante: “Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari”

PRESIDENTE

Passiamo al terzo punto all’ordine del giorno, la proposta di legge numero 62/10^ di iniziativa del consigliere G. Graziano, recante: “Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari”.

La parola al relatore, consigliere Sergio.

SERGIO Franco (Oliverio Presidente), relatore

Signor Presidente, colleghi consiglieri, questa proposta di legge che è stata licenziata nella seduta del 18 novembre 2015, corredata del parere favorevole espresso dalla seconda Commissione nella seduta del 18 gennaio 2016, proponente il consigliere Graziano, la 62/10^, mira a regolamentare il fenomeno dei gruppi di pressione, cosiddette lobby, al fine di favorire la trasparenza dell’attività politica ed amministrativa della Regione e la partecipazione ai processi decisionali pubblici.

L’attività di rappresentanza di interessi particolari – in gergo lobby – in via generale, null’altro esprime se non un metodo di gestione delle relazioni tra soggetti. Essa, infatti, viene attuata da un soggetto che agisce per conto proprio o di terzi, ma che è pur sempre portatore di un interesse particolare, vuoi di questa o quella associazione, società, ente, eccetera, e viene attuata su qualsiasi soggetto che sia in grado di influenzare, in un senso o in un altro, una decisione pubblica, il cosiddetto decisore pubblico.

In Italia il lobbismo e la rappresentanza degli interessi organizzati hanno assunto uno sviluppo limitato a causa di alcuni fattori legati al sistema politico.

La materia è attualmente regolamentata a livello comunitario ed è in continua evoluzione, sempre nell’ottica della trasparenza. Inoltre, esaminando il panorama normativo, risulta che non è stata approvata alcuna legge statale sul punto.

Per quanto concerne la legislazione regionale, la materia è disciplinata in diverse Regioni, tra cui: la Toscana, con la legge regionale 18 gennaio 2002, numero 5; il Molise, con la legge regionale 22 ottobre 2004 numero 24; l’Abruzzo, con la legge regionale 22 dicembre 2010, numero 61.

La Regione Calabria, fino ad ora, e nonostante la delicatezza della materia e l’esigenza, anzi, la necessità di regolamentare la materia della rappresentanza di interessi particolari – cosiddette lobbying –, alla luce del contesto più generale del territorio, non ha mai dettato alcuna disciplina.

Rispetto alle leggi regionali vigenti, la presente proposta si caratterizza per avere una visione nuova e particolarmente ampia, ancorata – come è giusto che sia – al sistema politico-amministrativo che, allo stato, permea gli organi istituzionali della Regione.

Si sottolinea, tra i vari aspetti, che essa individua, quale decisore pubblico, oggetto della presente legge, non solo l’organo consiliare, le sue articolazioni ed i singoli consiglieri, ma anche gli organi amministrativi dell’ente, tanto di indirizzo (Giunta, assessori, sottosegretari) – qui c’è un refuso, evidentemente – che di alta amministrazione (organi dirigenziali di vertice). Ciò non è casuale, ma è conseguenza del fatto che il punto nevralgico, dove sorge la necessità di regolamentare in modo trasparente e democratico la rappresentanza di interessi particolari, non è più e solo il Consiglio ma l’organo esecutivo. Difatti, in un sistema caratterizzato da un ruolo più ponderoso del Presidente della Giunta regionale e dell’organo esecutivo, quale è quello risultante dalla riforma del Titolo V della Costituzione di cui alla 1egge costituzionale numero 3/2001, l’organo esecutivo assume un ruolo di notevole peso nell’elaborazione e presentazione di strategie e di attività di indirizzo. Lasciare, pertanto, nell’ombra tale segmento significherebbe depotenziare sensibilmente la portata di una legge sul lobbying.

Analogamente, è prevista un’estensione anche al cosiddetto top management, ossia ai dirigenti apicali che, in base all’attuale assetto della dirigenza, partecipano – sia pure sotto il versante amministrativo – all’elaborazione degli indirizzi, sui quali una vera legge sul lobbying non può non soffermarsi.

Essa viene estesa, infine, al top management degli enti strumentali della Regione, anche al fine di non lasciare nell’ombra segmenti particolarmente delicati e sensibili, nei quali la regolamentazione legislativa è particolarmente importante - si pensi soltanto all’ambito sanitario o all’ambito ambientale o del lavoro -.

La legge consta di 14 articoli.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Graziano. Ne ha facoltà.

GRAZIANO Giuseppe (Casa delle Libertà)

Dopo l’esaustiva relazione del consigliere Sergio volevo solamente aggiungere che, eventualmente, in sede di coordinamento formale, per evitare un errore materiale, Presidente, vanno eliminate all’articolo 2, comma 1, lettera e), le parole “e i sottosegretari regionali” dopo “gli assessori” e prima del “Presidente del Consiglio regionale”.

Poi, all’articolo 4, comma 4, va aggiunta alla lettera g): “non deve avere ricevuto interdittiva antimafia”.

PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Non sono stati presentati emendamenti. Passiamo all’esame e alla votazione articolo per articolo.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 13.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 14.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso, con autorizzazione al coordinamento formale.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 87/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche alle leggi regionali n. 10/2000 e n. 66/2012 e gestione transitoria degli acquedotti rurali”

PRESIDENTE

Passiamo al quarto punto all’ordine del giorno, la proposta di legge numero 87/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche alle leggi regionali n. 10/2000 e n. 66/2012 e gestione transitoria degli acquedotti rurali”.

La parola al relatore, il consigliere Aieta.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico), relatore

Signor Presidente, colleghi consiglieri, questa proposta di legge arriva dopo tanti anni. È dal 2007 che la Regione Calabria si trascina dietro questo dispositivo normativo. E’ di iniziativa della Giunta ed è stato dibattuto più volte, abbiamo dedicato più sedute di Commissione a questa proposta di legge e ne abbiamo approfondito ogni aspetto.

Entrando nei dettagli delle modifiche che oggi ci apprestiamo a votare, si è previsto in particolare l’introduzione nella legge regionale numero 66 del 2012 dell’articolo 1 bis, nel quale si prevede che la gestione liquidatoria – ed è stato questo l’argomento che ci ha impegnati più di altri – venga incardinata nell’Arsac, quale gestione stralcio, rimanendo in capo a tale gestione la titolarità dei diritti attivi e passivi, con la costituzione di una propria struttura operativa dotata di autonomia di gestione e di un proprio patrimonio, rivolto esclusivamente al soddisfo dei creditori della soppressa Arssa.

Al direttore generale dell’Arsac, invece, viene demandato il compito di provvedere all’organizzazione della gestione stralcio, che è volta a valorizzare, alienare, custodire, manutenere e garantire tutela giuridica al patrimonio oggetto della liquidazione.

In conseguenza di ciò, si è reso necessario anche modificare l’articolo 9 di questa legge, prevedendo che il patrimonio dell’Arsac sia costituito da tutti i beni mobili, immobili e pertinenziali dell’Arssa, con esclusione dei cespiti che costituiscono il cosiddetto patrimonio della liquidazione.

In sostanza, che cosa abbiamo fatto? Si afferma il concetto che la gestione liquidatoria è una struttura operativa che è incardinata all’interno dell’Arsac con gestione economica separata. Ovviamente, questo non incide sul bilancio della nuova azienda.

E’ oggetto di proposta di modifica anche la gestione degli acquedotti rurali, attualmente in capo all’Arssa, che viene temporaneamente affidata ai consorzi di bonifica, unitamente al personale.

Per quanto riguarda il personale, invece, circa la metà degli attuali dipendenti Arssa è già alla dipendenza funzionale dell’Arsac ed in parte assegnata alla gestione degli acquedotti rurali e degli impianti irrigui. Il resto dei dipendenti è impegnato nelle attività di liquidazione, di manutenzione e guardiania del patrimonio Arssa.

Introducendo una modifica all’articolo 10 della legge 66 del 2012, si prevede che il suddetto personale transiti all’Arsac – quindi alla nuova società – ad eccezione di quello afferente alla gestione degli acquedotti, il quale personale transiterà nei consorzi di bonifica per gestire gli acquedotti rurali e gli impianti irrigui.

Sulla base di questo disegno di legge, la gestione degli acquedotti viene, dunque, affidata ai consorzi di bonifica territorialmente competenti.

Un’ulteriore modifica è proposta per la legge regionale 10 del 2000, al fine di adeguare l’ordinamento regionale alla legislazione in materia catastale e patrimoniale, essendo l’Arssa prima e l’Arsac dopo proprietarie di molti terreni.

Tutto l’impianto normativo proposto dalla Giunta regionale si conclude, quindi, con una clausola di invarianza finanziaria che, ovviamente, è suffragata e sostenuta da una nota del direttore generale del dipartimento bilancio, dottor De Cello, nella quale si specifica che è confermata la disposizione concernente l’invarianza di oneri a carico del bilancio regionale, in quanto la gestione liquidatoria – è questo il passaggio più importante – può autofinanziarsi con la riscossione dei crediti vantati dall’Arssa, nonché con la valorizzazione del patrimonio ed i relativi proventi.

In Commissione sono stati approvati emendamenti tecnici che riguardano l’articolo 1, l’articolo 3 e l’articolo 4, che è quello relativo alla norma finanziaria.

PRESIDENTE

Ci sono interventi? Ha chiesto di intervenire la consigliera Sculco. Ne ha facoltà.

SCULCO Flora (Calabria in rete)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, non faccio alcuna fatica a ritenere e considerare, per convincimenti che mi sono propri, che sia del tutto necessario ed urgente un processo di riduzione, di riorganizzazione e modernizzazione di tutti gli enti strumentali della Regione Calabria; anzi, tutto questo si sarebbe dovuto avviare già da lungo tempo e, purtroppo, non è stato fatto, soprattutto per gli enti che non hanno più ragione di esistere, perché hanno esaurito le loro finalità e perché creano soltanto confusione e rischiano di essere all’infinito fonte di sprechi e di cattivo uso delle risorse, senza alcun vantaggio per la Calabria e i calabresi, come purtroppo è stato per tanti di questi enti e per troppi lunghi anni.

Ritengo necessario che ci sia un appropriato riordino che serva a dare efficacia ed efficienza alle loro funzioni. Tuttavia, bisogna stare particolarmente attenti a non realizzare qualche “papocchio”, a non fare operazioni, come in questo caso, che sembrano muoversi sotto il segno della riforma, invece potrebbero addirittura aggravare la situazione preesistente. Dico questo perché non mi convince come si sta realizzando l’operazione di incardinamento dell’Arrsa in Arsac, un’operazione che mi lascia tante e troppe perplessità e vedo rischi che noi non possiamo in alcun modo permetterci.

Quando l’esame di questo disegno di legge è stato affrontato in Commissione, avevo espresso e segnalato questi dubbi, le mie preoccupazioni e tutte le criticità che, fra l’altro, sono state condivise dal Settore legislativo, che in quel momento supportava egregiamente i lavori della Commissione. Purtroppo, ogni osservazione è stata puntualmente disattesa e inascoltata, come se le cose si dovessero decidere fuori dal proprio alveo naturale, cioè fuori dalla Commissione e dal Consiglio.

Per queste ragioni, non posso non confermare i miei rilievi e rivolgo un accorato appello a tenerli in considerazione, perché ritengo che questa proposta di legge oggi in esame non sia propriamente in linea con un disegno chiaro, limpido ed efficace.

Tanto per introdurre qualche elemento tecnico, così come è stato sottolineato dal Presidente della Commissione, tale proposta, che modifica la legge 66 del 2012, dispone la gestione stralcio Arssa in Arsac, con la evidente implicazione che il soggetto Arssa – e questo è stato ribadito anche dal Settore legislativo – perde la propria personalità giuridica e viene incardinato nel nuovo ente Arsac.

Il dato meramente formale che ne deriva è di aver soppresso un ente in liquidazione – e lo definisco meramente formale perché si abolisce l’Arssa posta in liquidazione dal 2007 –, ma non si abolisce e non si elimina il suo stato passivo, che invece resta, con evidenti conseguenze e ripercussioni in termini di rischi di aggressione del patrimonio di Arsac. Per essere meglio compresi, qualsiasi creditore di Arssa potrà aggredire il patrimonio dell’Arsac ed eventuali plusvalenze derivanti dalle dismissione rimarrebbero in capo all’Arsac, perché, pur prevedendo la gestione economica separata, resta unico il bilancio che fa capo all’Arsac. Queste sono solo alcune delle criticità e dei rischi in cui l’Arsac potrebbe certamente incorrere.

Senza ulteriormente addentrarmi nel merito, queste criticità – come ho già detto – sono state confermate dal Settore legislativo, come risulta dagli atti della Commissione.

Per queste ragioni sono costretta a non aderire all’approvazione del disegno di legge in esame e ad esprimere un voto di astensione.

PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? No. Passiamo all’esame del provvedimento. Sono stati presentati emendamenti.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

All’articolo 2 è stato presentato un emendamento con protocollo numero 4759 a firma del consigliere Guccione che recita: “Nelle more di istituire l’ente gestore come previsto dalla legge regionale n. 8 del 26 giugno 2003, articolo 13, commi 2 e 3, i servizi, nonché il personale in forza negli acquedotti rurali, in via transitoria, restano a carico dell’Arsac”.

Prego, consigliere Guccione.

GUCCIONE Carlo (Partito Democratico)

Qui affrontiamo una questione che riguarda il servizio degli acquedotti rurali e dei lavoratori. L’emendamento va nella direzione di proporre che, nelle more di istituire l’ente d’ambito, i servizi, nonché il personale in forza negli acquedotti rurali, in via transitoria, restino a carico dell’Arsac.

Propongo di eliminare il riferimento alla legge regionale numero 8 del 2003 e, pertanto, qualora l’emendamento venisse approvato, chiedo l’autorizzazione al coordinamento formale.

PRESIDENTE

Parere del relatore?

AIETA Giuseppe (Partito Democratico), relatore

Comunico il parere favorevole, signor Presidente, e sono d’accordo a chiedere il coordinamento formale atteso che la legge regionale numero 8 del 2003 risulta abrogata, tranne che nel suo articolo 20.

PRESIDENTE

Parere della Giunta?

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

La Giunta è favorevole, accogliendo le osservazioni fatte dal relatore e dal proponente circa la necessità del coordinamento formale.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 4759 così come rappresentato anche nelle richieste del relatore e della Giunta.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2 per come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso, come emendata.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Il provvedimento è approvato per come emendato, con autorizzazione al coordinamento formale.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 99/10^ d'Ufficio, recante: “Proposta di legge numero 83/10^ di iniziativa del consigliere Bova, recante: ‘Modifica dei confini territoriali dei comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro’. Effettuazione del referendum consultivo, ai sensi della legge regionale 5 aprile 1983, numero 13”

PRESIDENTE

Passiamo al quinto punto all’ordine del giorno, la proposta di provvedimento amministrativo numero 99/10^ d'Ufficio, recante: “Proposta di legge numero 83/10^, di iniziativa del consigliere Bova, recante: ‘Modifica dei confini territoriali dei comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro’. Effettuazione del referendum consultivo, ai sensi della legge regionale 5 aprile 1983, numero 13”.

Dal punto di vista tecnico, occorre ricordare che il provvedimento è sottoposto all’approvazione del Consiglio regionale e autorizza l’effettuazione del referendum consultivo, di cui alla legge regionale numero 13 del 1983. Successivamente all’approvazione, la delibera del Consiglio regionale è trasmessa al Presidente della Giunta regionale per l’adozione del decreto che indice il referendum consultivo, fissando la data di convocazione degli elettori.

La parola al consigliere Bova per la relazione.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti), relatore

Il provvedimento si inserisce nell’iter già avviato in Commissione permanente Affari istituzionali, relativo alla proposta di legge numero 83/10^ “Modifica dei confini territoriali dei Comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro”. Si tratta, in sostanza, di rimediare ad una situazione quasi kafkiana, per cui 31 famiglie per complessivi 82 abitanti che vivono nel Comune di Petronà – a 10 chilometri di distanza, quindi conurbati con il centro storico del Comune di Petronà, la località che riguarda queste famiglie si chiama Acquavona che è parte integrante del Comune di Belcastro di fatto dipendono dal Comune di Belcastro.

Per cui queste famiglie, gli 82 abitanti che godono dei servizi essenziali nel Comune di Petronà, quali acquedotto, servizi scolastici, postali e cimiteriali, tuttavia poi, per tutti gli adempimenti, devono rivolgersi al Comune di Belcastro; bisogna rimediare in tal senso anche la nostra Costituzione all’articolo 133, comma 2, che prevede che “la Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sua legge istituire nel proprio territorio nuovi Comuni, modificare loro circoscrizioni e denominazioni”; l’articolo 15, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, numero 267, stabilisce che “le Regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei Comuni, sentite le popolazioni interessate nelle forme previste”; poi l’articolo 13 della legge 5 aprile 1983 sancisce l’obbligatorietà del referendum consultivo.

Ci tengo a precisare che, personalmente, ho già provveduto a recarmi in quel Comune per sentire tutte le famiglie interessate che si sono già informalmente pronunciate in questo senso.

Quindi, nell’ambito dell’iter istituzionale, chiedo che il Consiglio regionale voglia approvare la proposta di deliberazione relativa al quesito referendario, da sottoporre poi obbligatoriamente e limitatamente agli abitanti, quindi a quelle 31 famiglie, gli 82 abitanti, di quella località.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

PRESIDENTE

Non ci sono richieste di intervento, quindi pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Mozione numero 52 di iniziativa del consigliere Scalzo: “Sull’emergenza ordine pubblico e sicurezza a Lamezia Terme”

PRESIDENTE

Passiamo, pertanto, alla mozione numero 52 a firma del consigliere Scalzo: “Sull’emergenza ordine pubblico e sicurezza a Lamezia Terme”.

SCALZO Antonio (Partito Democratico)

Voglio integrare ciò che ho illustrato in premessa sulla situazione dell’ordine pubblico nella mia città, per ribadire che solo nell’ultimo mese di febbraio, il numero di episodi registrati fa emergere un picco di atti intimidatori nettamente più alto rispetto alla casistica già assai elevata di analoghe vicende che si rilevano in questo comprensorio.

Le brillanti operazioni della magistratura e delle forze dell’ordine hanno colpito duramente i clan, attraverso numerosi arresti e la sottrazione di ingenti patrimoni accumulati dalle varie consorterie criminali. Proprio i risultati ottenuti sul fronte dell’indebolimento della ‘ndrangheta, sia sotto il profilo militare che dal punto di vista patrimoniale, stanno ingenerando un tentativo delle forze malavitose volto a ripristinare condizioni di controllo del territorio, fondate su atti di prevaricazione e sulla forza intimidatoria tipicamente mafiosa.

Poiché, alla luce di tutto ciò, oggi la Calabria e Lamezia in particolare vivono una condizione di emergenza che mina le libertà personali, democratiche ed economiche dei suoi cittadini, con questa mozione si intende impegnare la Giunta regionale e il Presidente ad intraprendere una opportuna iniziativa politico-istituzionale presso i competenti Ministeri dell’interno e della giustizia, affinché la situazione di Lamezia sia monitorata con particolare attenzione.

A tal fine, è indispensabile rafforzare in questo comprensorio la dotazione di uomini, mezzi e risorse finanziarie per le forze dell’ordine e per la magistratura, nonché promuovere azioni concrete e qualificanti per la promozione della legalità e contro le mafie, a cominciare dal coinvolgimento diretto del mondo della scuola, dell’associazionismo e di tutte le altre agenzie educative che contribuiscono alla formazione dei giovani. Grazie.

Presidenza del Presidente Nicola Irto

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Bova. Ne ha facoltà.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, faccio mia la mozione presentata dal consigliere Antonio Scalzo, poc’anzi illustrata, anzi in un certo senso rincaro la dose. In che senso? Sarei voluto intervenire nelle comunicazioni all’apertura dei lavori consiliari, ma quando ho saputo della presentazione di questa mozione, ho deciso di rinviare a dopo questo intervento; ritengo, alla luce di quello che sta succedendo in Calabria, che non si tratti solo del territorio di Lamezia Terme, ma c’è una recrudescenza che riguarda l’intera Calabria e in particolare la locride interessata da attacchi incessanti, quasi giornalieri, agli amministratori locali, e non solo, soprattutto alla cooperazione sociale, quindi è tutto collegato posto che oggi abbiamo parlato anche di marchio etico.

Lo dico chiaramente, ritengo che questo Consiglio non si debba limitare soltanto ad una mozione, ma sia necessario indire o, quantomeno, calendarizzare nella prossima seduta di Consiglio una discussione sulla legalità e la sicurezza in tutta la Calabria, alla luce dei fatti gravissimi che si sono verificati.

Quanto sostenuto dal consigliere Scalzo nella mozione, in ordine ad una rimodulazione anche degli strumenti, delle risorse umane e non solo economiche e soprattutto nel campo delle forze dell’ordine, della magistratura e delle conseguenti dotazioni nella terra di Calabria, ritengo che meriti un discorso approfondito.

Ripeto: benissimo la mozione, ma approfondiamola! Invito l’intero Consiglio regionale a fare in modo che, nel più breve tempo possibile, in questa Regione la massima Assemblea legislativa rappresentativa del popolo calabrese, avvii una discussione e faccia sentire alla gente che la politica e le istituzioni sono vicine a queste problematiche e intendono andare avanti senza se e senza ma. Tutto ciò anche alla luce anche del succedersi di un’infinità di convocazioni di sedute aperte di Consiglio comunale di diversi Comuni che si sono tenute in tal senso.

PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione la mozione presentata dal consigliere Scalzo, di cui do lettura:

“Il Consiglio regionale,

premesso che:

la situazione dell'ordine pubblico nel lametino è sempre più allarmante, come testimoniano gli ultimi episodi di cronaca che segnalano una nuova e pericolosa escalation, con atti intimidatori, ordigni e incendi ai danni di operatori economici, imprenditori, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni;

Lamezia, la terza città della Calabria, si sta tramutando in uno scenario di guerra dove la criminalità cerca di attuare una forma di rappresaglia, per rivendicare il controllo del territorio;

solo nel corrente mese di febbraio il numero di episodi registrati fa emergere un picco di atti intimidatori nettamente più alto, rispetto alla casistica già assai elevata di analoghe vicende che si rilevano in questo comprensorio;

le brillanti operazioni della magistratura e delle forze dell'ordine hanno colpito duramente i clan, attraverso numerosi arresti e la sottrazione di ingenti patrimoni illecitamente accumulati dalle varie consorterie criminali;

proprio i risultati ottenuti sul fronte dell'indebolimento della ‘ndrangheta, sia sotto il profilo militare che dal punto di vista patrimoniale, stanno ingenerando un tentativo delle forze malavitose volto a ripristinare condizioni di controllo del territorio fondate su atti di prevaricazione e sulla forza intimidatoria tipicamente mafiosa;

alla luce di tutto ciò, oggi la Calabria, e Lamezia Terme in particolare, vivono una condizione di emergenza che mina le libertà personali, democratiche ed economiche dei suoi cittadini;

impegna la Giunta regionale

ed il Presidente della Regione Calabria ad intraprendere un'opportuna iniziativa politica ed istituzionale, presso i competenti ministeri dell'Interno e della Giustizia, affinché la situazione di Lamezia sia monitorata con particolare attenzione. A tal fine, si ritiene indispensabile rafforzare le dotazioni di uomini, mezzi e risorse finanziarie per le forze dell'ordine e per la magistratura in questo comprensorio, nonché promuovere azioni concrete e qualificanti per la promozione della legalità e contro le mafie, a cominciare dal coinvolgimento diretto del mondo della scuola, dell'associazionismo e di tutte le altre agenzie educative che contribuiscono alla formazione dei giovani”.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 117/10^ di iniziativa del consigliere F. Sergio, recante: “Modifiche alla legge regionale 24 dicembre 2015, numero 29 (Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria)”

PRESIDENTE

Passiamo alla proposta di legge numero 117/10^ di iniziativa del consigliere F. Sergio, recante: “Modifiche alla legge regionale 24 dicembre 2015, numero 29 (Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria)”, al quale do la parola per illustrarla.

SERGIO Franco (Oliverio Presidente), relatore

Signor Presidente, colleghi consiglieri, così come preannunciato, vi è la necessità di apportare alcune modifiche tecniche alla legge regionale 24 dicembre 2015, numero 29, recante: “Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria”.

La presente proposta di legge di modifica della legge regionale numero 29 del 2015 – avente quest’ultima quale destinatario il personale di ruolo della Giunta e del Consiglio regionale, compreso il personale di cui all’articolo 1 della legge regionale 22 giugno 2015, numero 14 – è volta a superare le criticità ed i rilievi rappresentati a titolo di leale collaborazione dal Dipartimento affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri in relazione alla suddetta legge regionale.

La proposta di legge è composta da cinque articoli: l’articolo 1 della proposta di legge modifica l’articolo 1 della legge regionale 29, abrogando il comma 1 e riformulando il comma 2; l’articolo 2 della proposta di legge abroga l’articolo 2 della legge regionale 29; l’articolo 3 della proposta di legge elimina l’ultimo periodo dell’articolo 3 della legge regionale 29/2015, lasciandone invariata la portata; gli articoli 4 e 5 riguardano rispettivamente la clausola di invarianza della spesa e l’entrata in vigore.

La proposta di legge che non comporta nuovi o maggiori oneri sul bilancio della Regione, è ad invarianza finanziaria.

PRESIDENTE

Ci sono interventi? No, pertanto si passa all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Ordine del giorno numero 27 di iniziativa dei consiglieri Guccione, Pasqua, Sergi, Mirabello e Giudiceandrea: “Sulla A3 Salerno-Reggio Calabria”

PRESIDENTE

Passiamo all’ordine del giorno presentato dai consiglieri Guccione, Pasqua, Sergi, Mirabello e Giudiceandrea: “Sulla A3 Salerno-Reggio Calabria”.

Prego, consigliere Guccione, ha facoltà di illustrarlo.

GUCCIONE Carlo (Partito Democratico)

Con quest’ordine del giorno si chiede alla Giunta regionale un incontro urgente con il Ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, per la questione che riguarda il completamento definitivo della Salerno-Reggio Calabria. Come sappiamo, mancano 58 chilometri, quasi tutti nel tratto calabrese, e 7 svincoli autostradali per il completamento della Salerno-Reggio Calabria.

Per l’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria abbisognano 3 miliardi e 100 milioni che sono in fase ancora progettuale, quindi è necessario che la Giunta si adoperi affinché si chieda al più presto un incontro col ministro Delrio, per capire come il Governo nazionale intende reperire le risorse ed entro quanto tempo sarà completamente e definitivamente finita la Salerno-Reggio Calabria.

PRESIDENTE

Ci sono interventi? No. Pongo in votazione l’ordine del giorno testé illustrato, di cui do lettura:

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

in data 24 gennaio 2016, il nuovo Presidente e amministratore delegato della concessionaria autostradale pubblica Anas, Gianni Vittorio Armani, ha dichiarato pubblicamente che, entro il 2016, termineranno i lavori di realizzazione dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria;

riguardo al tratto a sud di Cosenza, il manager Anas ha dichiarato che “si potrà realizzare molto più velocemente con una manutenzione straordinaria, realizzando poi piccole varianti che non interferiranno con il traffico”;

tale soluzione non garantisce l'effettivo completamento dell'A3 e lascia inalterate e irrisolte tutte le criticità di viabilità e sicurezza già evidenziate;

restano ancora da ammodernare i tratti che vanno dagli svincoli di Morano-Castrovillari-Sibari, dal km 185 al km 206,500, il tratto che va dal nuovo svincolo di Rende al km 250, al nuovo sistema di svincoli di Cosenza Sud tra il km 262 e il km 266 e il tratto che va da Cosenza a Rogliano, dal km 259,700 al km 270;

tutte queste tratte sono in fase di progettazione, ma non sono state ancora finanziate;

senza ammodernare tutte le tratte autostradali sopra richiamate, i proclami sul completamento dell'A3 restano solo annunci privi di contenuto;

il mancato ammodernamento della più grande infrastruttura che collega il Nord con il Sud del Paese danneggerebbe l'immagine di una delle maggiori potenze industriali del mondo;

è inconcepibile che, per costruire un'autostrada che, peraltro, l'Unione Europea non considera neanche tale, poiché manca del requisito delle quattro corsie e non solo di quella di emergenza – laddove è stata costruita – si impieghino più anni di quanti ne sono serviti per costruire le piramidi in Egitto;

i costi che la Calabria ha dovuto sopportare a causa di tutto ciò in termini di immagine e di mancato sviluppo sono molto pesanti ed hanno compromesso la modernizzazione della nostra regione;

anche il recente blocco del tratto autostradale a sud di Cosenza a causa della neve ha dimostrato quanto inefficiente, pericolosa e inadeguata sia l'attuale configurazione autostradale;

allo stato attuale, l'A3 Salerno-Reggio Calabria rischia di continuare ad essere una grande incompiuta,

impegna la Giunta

a chiedere un incontro urgente al Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, a cui fare partecipare anche i sindaci dei Comuni interessati, al fine di trovare le opportune soluzioni per il completamento definitivo e integrale della più grande e strategica infrastruttura viaria che collega il Sud con il resto del Paese”.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno numero 28 di iniziativa dei consiglieri Sculco, Mirabello e Pasqua: “Sulla soppressione delle sedi della protezione civile regionale di Crotone e di Vibo Valentia”

PRESIDENTE

Passiamo all’ordine del giorno presentato dai consiglieri Sculco, Mirabello e Pasqua: “Sulla soppressione delle sedi della protezione civile regionale di Crotone e di Vibo Valentia”.

Prego, consigliera Sculco.

SCULCO Flora (Calabria in rete)

Leggo l’ordine del giorno:

Il Consiglio regionale,

premesso che:

il dirigente generale del dipartimento Presidenza, su proposta del dirigente della Protezione Civile Regionale, ha prodotto due decreti riguardanti il riordino del settore della Protezione civile: nel primo, il numero 150 del 18 gennaio 2016, venivano dichiarate in esubero 45 unità lavorative e si stabiliva la soppressione delle Unità Territoriali di Protezione Civile di Crotone e Vibo Valentia, annettendo le relative funzioni alla Sala Operativa di Catanzaro; col secondo, il numero 235 del 19 gennaio 2016, palesato il marchiano errore formale e sostanziale, si fa marcia indietro sul personale in esubero, ma si rimane fermi sul proposito di chiudere i presidi della Protezione civile di Crotone e Vibo Valentia;

tali soppressioni ledono, nel metodo, il diritto dei consiglieri regionali ad essere edotti preventivamente quando si assumono scelte dal forte impatto sociale sui territori e ledono le prerogative istituzionali della quarta Commissione;

dette soppressioni, incidendo fortemente sia sui lavoratori coinvolti, ma soprattutto sui servizi garantiti al territorio, hanno forte valenza sociale e politica, tanto che il coinvolgimento diretto di chi è espressione legittima e democratica del territorio stesso, oltre che certamente opportuna, è forse obbligatoria;

con tale decisione si ledono i livelli minimi di assistenza nel delicato ed importantissimo settore della protezione civile, per i territori provinciali di Crotone e Vibo Valentia, che purtroppo, ed in particolare per quanto concerne le calamità naturali, non possono considerarsi isole felici;

l’orografia del territorio calabrese, che è nota a tutti e dovrebbe esserlo ancor di più per i geologi, rende indispensabile una presenza capillare sul territorio, e lo stesso legislatore regionale ne aveva assunto la necessità, dislocando le sale operative in ciascuna provincia;

le sedi operative di Crotone e Vibo, che si vorrebbero sopprimere con decreto dirigenziale, sono in palese contrasto con la legge regionale 4/1997, laddove all'art. 11, comma 2, si legge: “Sono istituite, presso le strutture regionali di Protezione Civile, le Sale Operative Provinciali quali sedi tecniche di raccolta notizie, comando, coordinamento, comunicazione, controllo e monitoraggio ai fini dell' attività di Protezione Civile di competenza della Regione. Tali Sale Operative sono decentrate sul territorio a livello provinciale e sano collocate nelle sedi delle strutture regionali di Protezione civile";

la riorganizzazione funzionale a cura del nuovo direttore Carlo Tansi contrasta con quanto sopra considerato;

i decreti di cui sopra sono stati fortemente contestati dai lavoratori del settore e che, persistendo in questa decisione, si ridimensiona uno dei pochi, se non l'unico, presidio di salvaguardia del territorio che ancora sopravvive rispettivamente a Crotone e Vibo Valentia;

le decisioni di cui ai decreti citati non apportano alcuna efficienza ed efficacia aggiuntiva all'azione di governo del territorio;

non si persegue alcun risultato di risparmio, essendo entrambe le sedi ubicate in immobili in disponibilità gratuita dalla Regione Calabria;

nei territori di Crotone e Vibo Valenti la decisione di sopprimere i presìdi di protezione civile è stata accolta con estremo sfavore e grande preoccupazione oltre che dai lavoratori, soprattutto dagli amministratori locali e dalla popolazione tutta:

a rischio di essere ovvi e banali, che un decreto non può modificare le previsioni organizzative dei presìdi della Protezione civile, che sono invece disposte con legge regionale (4/1997),

impegna

la Giunta Regionale a farsi carico di predisporre gli opportuni atti ed indirizzi affinché venga revocato il decreto del Dirigente Generale 235/2016, almeno nella parte in cui si sancisce la soppressione delle sedi della protezione civile regionale di Crotone e di Vibo Valentia, ed a presentare in Commissione Ambiente la progettualità circa la riorganizzazione del settore di cui si sta occupano il nuovo dirigente, al fine di concertarla insieme Giunta e Consiglio, fermo restando le competenze in capo al livello tecnico-amministrativo, relative alla razionalizzazione del settore, ispirate a ottenere il migliore risultato possibile in termini di efficacia ed efficienza in un settore di straordinaria importanza, da cui i calabresi si attendono certezze operative e capacità di prevenire e gestire ogni sorta di rischio ambientale”.

PRESIDENTE

Ci sono interventi? No. Pongo in votazione l’ordine del giorno presentato dai consiglieri Sculco, Mirabello e Pasqua.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Mozione numero 51 di iniziativa del consigliere Arruzzolo: “In ordine al bando per al selezione degli interventi da ammettere a finanziamento nell’ambito della Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020 per il territorio della provincia di Reggio Calabria”

PRESIDENTE

Si passa alla mozione numero 51 di iniziativa del consigliere Arruzzolo: “In ordine al bando per al selezione degli interventi da ammettere a finanziamento nell’ambito della Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020 per il territorio della provincia di Reggio Calabria”.

Prego, consigliere Arruzzolo.

ARRUZZOLO Giovanni (Nuovo Centro Destra)

Presidente, do lettura della mozione:

“Il Consiglio regionale,

premesso che:

nelle date del 30, 31 ottobre e 01 e 02 novembre 2015 vaste aree di territorio della nelle date del 30 e 31 ottobre e 1 e 2 novembre 2015, vaste aree del territorio della provincia di Reggio Calabria, con particolare riferimento all’intera area della locride, sono state interessate da eccezionali eventi alluvionali che hanno determinato ingenti danni, tra l’altro, alle infrastrutture rurali, alle aziende agricole e al loro potenziale produttivo;

in conseguenza della citata calamità naturale, il tessuto economico-produttivo del comparto agricolo ed agro-alimentare ha subìto un ulteriore indebolimento, vedendo seriamente minate le prospettive di tenuta e di crescita nei mercati di riferimento;

in data 20.11.2015 è stato approvato il Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014-2020, che consta, tra l'altro, nell’articolazione delle Misure a sostegno del comparto, della Misura 5 concernente il “Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici e introduzione di adeguate misure di prevenzione”;

rilevato che il territorio flagellato dagli eventi alluvionali di che trattasi necessita di adeguati interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, onde limitare, per tale via, gli effetti negativi sui suoli agricoli e sulle infrastrutture rurali;

in particolare, gli interventi declinati nella Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020, se efficacemente e tempestivamente attuati, possono contribuire a mitigare gli effetti negativi sui suoli agricoli in conseguenza del verificarsi di calamità naturali e contribuire, pertanto, al miglioramento del potenziale del comprensorio agricolo e delle loro aziende;

dato atto, altresì, del positivo esperimento delle azioni messe in campo dal Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria che – successivamente agli eventi alluvionali del 12.08.2015 abbattutisi nei territori dei Comuni di Rossano e Corigliano Calabro – mediante apposito avviso pubblico dell'ottobre 2015 ha selezionato il finanziamento di interventi di ricostituzione funzionale delle infrastrutture rurali danneggiate, nonché di prevenzione del rischio idrogeologico, con fondi a valere sulla Misura 126 del Psr 2007-2013, già in corso di attuazione e completamento,

impegna

la Giunta regionale ed il Presidente della Regione Calabria ad attivare ogni iniziativa utile e necessaria affinché il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari proceda, con urgenza, alla pubblicazione del Bando per la selezione degli interventi da ammettere a finanziamento nell’ambito della Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020, circoscrivendone la localizzazione al territorio della provincia di Reggio Calabria interessato dalla calamità naturale del 30 e 31 ottobre e 1 e 2 novembre 2015, per come delimitato dalle autorità competenti;

a garantire la priorità di intervento nelle suddette aree con congrua disponibilità di risorse finanziarie”.

PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? No. Pongo in votazione la mozione numero 51 presentata dal consigliere Arruzzolo.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Sulla convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Avendo esaurito i punti all’ordine del giorno, comunico che il Consiglio verrà convocato per la prossima settimana, il 16 febbraio 2016.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle 17,33

Allegati

Congedi

Ha chiesto congedo il consigliere Esposito. Hanno chiesto congedo, inoltre, gli assessori Viscomi e Russo.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

D’Acri – “Legge per la tutela e la valorizzazione del patrimonio agrotessile calabrese, ad incentivo delle attività di filiera, tra cultura, tradizione, innovazione e ricerca” (P.L. n. 112/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

Morrone – “Valorizzazione dieta mediterranea italiana” (P.L. n. 113/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Mangialavori – “Modifica alla legge regionale 19 febbraio 2001, n. 5 (Norme in materia di politiche del lavoro e di servizi per l’impiego in attuazione del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469)” (P.L. n. 114/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Neri – “Modifiche alla legge regionale 5 maggio 1990, n. 41 rubricata “Istituzione anagrafe canina, prevenzione randagismo e protezione degli animali” (P.L. n. 115/10^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Battaglia, Aieta, Bevacqua, D’Acri, Giudiceandrea, Mirabello, Neri, Sculco, Sergio – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 marzo 1995, n. 8 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica)” (P.L. n. 116/10^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

E’ stata altresì presentata la seguente proposta di legge di iniziativa del consigliere Sergio:

“Modifiche alla legge regionale 24 dicembre 2015, n. 29 (Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria)” (P.L. n. 117/10^

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento – ed alla seconda – Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Piano di classifica del Consorzio del bonifica Alto Ionio Reggino. Proposta ai sensi del comma 6, articolo 24 della legge regionale numero 11/2001 <Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei Consorzi di bonifica> (Deliberazione G.R. n. 567 del 30.12.2015)” (P.P.A. n. 108/10^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

“Piano di classifica del Consorzio del bonifica Tirreno Reggino. Proposta ai sensi del comma 6, articolo 24 della legge regionale numero 11/2001 <Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei Consorzi di bonifica> (Deliberazione G.R. n. 565 del 30.12.2015)” (P.P.A. n. 109/10^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

“Piano di classifica del Consorzio del bonifica Basso Ionio Reggino. Proposta ai sensi del comma 6, articolo 24 della legge regionale numero 11/2001 <Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei Consorzi di bonifica> (Deliberazione G.R. n. 566 del 30.12.2015)” (P.P.A. n. 110/10^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione dell’Azienda Calabria Lavoro per l’esercizio finanziario 2015 (Deliberazione G.R. n. 547 del 21.12.2015)” (P.P.A. n. 111/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Approvazione rendiconti di gestione dell’Agenzia regionale per il diritto allo studio di Catanzaro Ardis, esercizi finanziari dal 2002 al 2014. (Deliberazione G.R. n. 545 del 21.12.2015)” (P.P.A. n. 112/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Approvazione del bilancio finale di liquidazione Ardis, ex art. 11 della legge regionale 11 maggio 2007, n. 9 (Deliberazione G.R. n. 546 del 21.12.2015)” (P.P.A. n. 113/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) per l’esercizio finanziario 2015 (Deliberazione G.R. n. 573 del 30.12.2015)” (P.P.A. n. 114/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

“Presa d’atto della Decisione della Commissione europea di approvazione del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 (Fears) della Regione Calabria e istituzione del Comitato di sorveglianza (Deliberazione G.R. n. 4 del 18.1.2016)” (P.P.A. n. 115/10^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.

(Così resta stabilito)

Richiesta parere della Commissione

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 2 del 18 gennaio 2016, recante: “Attuazione art. 7 della legge regionale n. 24 del 16 maggio 2013. Istituzione dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica regionale” (Parere n. 14/10^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Composizione di Commissione consiliare

A seguito delle designazioni e della elezione dell’Ufficio di Presidenza la Commissione contro la ‘ndrangheta è così composta:

Commissione contro la ‘ndrangheta

1) Battaglia Domenico                                                  Partito Democratico

2) Bova Arturo                                                              Democratici Progressisti

3) Mangialavori Giuseppe                                             Casa delle libertà

4) Morrone Giuseppe                                                     Forza Italia

5) Nucera Giovanni                                                       La Sinistra

6) Sergio Franco                                                            Oliverio Presidente

Ufficio di Presidenza

Presidente:               Arturo Bova

Vicepresidente:        Giuseppe Mangialavori

Segretario:                Franco Sergio

Promulgazione di leggi regionali

In data 24 dicembre 2015, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 91 del 24 dicembre 2015:

legge regionale 24 dicembre 2015, n. 29, recante: “Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria”;

In data 29 dicembre 2015, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 93 del 29 dicembre 2015:

legge regionale 29 dicembre 2015, n. 30, recante: “Differimento dei termini di conclusione delle procedure di liquidazione o di accorpamento di persone giuridiche, pubbliche o private previsti da disposizioni di leggi regionali”.

In data 30 dicembre 2015, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 95 del 30 dicembre 2015:

legge regionale 30 dicembre 2015, n. 31, recante: “Legge di stabilità regionale 2016”;

legge regionale 30 dicembre 2015, n. 32, recante: “Bilancio di previsione finanziario della Regione Calabria per gli anni 2016/2018”.

In data31 dicembre 2015, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 96 del 31 dicembre 2015:

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 33, recante: “Modifiche alla legge regionale 18 dicembre 2013, n. 54 (Accelerazione della definizione di procedimenti agevolativi)”;

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 34, recante: “Modifiche alla legge regionale 16 maggio 2013, n. 24 (Riordino enti, aziende regionali, fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi comunque denominati, con esclusione del settore sanità)”;

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 35, recante: “Norme per i servizi di trasporto pubblico locale”;

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 37, recante: “Modifica alla legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009, e s.m.i. (Procedure per la denuncia degli interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica)”;

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 38, recante: “Proroga del termine di cui all’art. 2bis della legge regionale 12 aprile 2013, n. 18 (Cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti. Disciplina transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi)”;

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 39, recante: “Disposizioni relative alla costituzione di una società per azioni finalizzata all’esercizio dello scalo aeroportuale di Crotone”;

legge regionale 31 dicembre 2015, n. 40, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio. Legge urbanistica della Calabria)”.

Trasmissione di deliberazione

La Giunta regionale ha trasmesso la deliberazione n. 504 del 3 dicembre 2015 avente ad oggetto: “Riaccertamento straordinario dei residui al 1° gennaio 2015 ai sensi dell’art. 3, commi 7 e 8, del D.Lgs 118/2011 e ss.mm.ii.”.

La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:

n. 574 del 30.12.2015, recante: “Bilancio finanziario gestionale della Regione Calabria per gli anni 2016/2018 (art. 39, c. 10, D.Lgs. 23.6.2011, n. 118);

n. 575 del 30.12.2015, recante: “Documento tecnico di accompagnamento al bilancio di previsione finanziario della Regione Calabria per gli anni 2016/2018 (artt. 11 e 39, c.10, D.Lgs 23.6.2011, n. 118)”.

Trasmissione di deliberazioni della Corte dei conti

Con nota protocollo n. 1463 del 15 gennaio 2016, sono state trasmesse alla Commissione speciale di Vigilanza le deliberazioni nn. 87/2015 e 95/2015 della Corte dei conti. Sezione regionale di controllo per la Calabria ai sensi dell’art. 34, comma 3, lettera e) del Regolamento interno del Consiglio regionale.

Con nota protocollo n. 2589 del 25 gennaio 2016 è stata trasmessa alla Commissione Speciale di Vigilanza la deliberazione n. 2/2016 della Corte dei conti - Sezione regionale di controllo per la Calabria inerente alla relazione sulla gestione del patrimonio della Regione Calabria con riferimento al periodo 2009/2014.

Approvazione di risoluzione

La terza Commissione consiliare permanente nella seduta del 28 gennaio 2016 ha approvato la risoluzione n. 2/2016 sulla struttura socio-sanitaria di Oriolo Calabro.

Trasmissione di deliberazioni di variazione al bilancio finanziario

La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio per l’esercizio finanziario 2015:

Deliberazione Giunta regionale n. 529 del 16 dicembre 2015;

Deliberazione Giunta regionale n. 530 del 16 dicembre 2015;

Deliberazione Giunta regionale n. 531 del 16 dicembre 2015;

Deliberazione Giunta regionale n. 537 del 16 dicembre 2015;

Deliberazione Giunta regionale n. 551 del 21 dicembre 2015;

Deliberazione Giunta regionale n. 553 del 21 dicembre 2015;

Deliberazione Giunta regionale n. 554 del 21 dicembre 2015.

Interrogazioni a risposta scritta

Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

la Giunta regionale con deliberazione n. 541 del 16 dicembre 2015 ha approvato, su proposta dell'assessore prof. Antonio Viscomi, la "Approvazione nuova Struttura organizzativa della G.R. e Metodologia di graduazione delle funzioni dirigenziali - Revoca della Struttura Organizzativa della Giunta regionale approvata con D.G.R. n. 428 del 20 novembre 2013";

l'anzidetta deliberazione, recante un atto fondamentale per il funzionamento burocratico dell'attività degli n. 11 (undici) dipartimenti regionali, funzionali al migliore disbrigo dell'attività dell'Esecutivo, è stata preventivamente trasmessa, così come si doveva, alle organizzazioni sindacali per la prevista informazione ma anche per acquisire da parte delle medesime le eventuali condivisioni ovvero le dovute considerazioni critico-costruttive;

nella ipotesi di struttura organizzativa trasmessa ai sindacati risultavano essere previste addirittura n. 157 (centocinquantasette) posizioni dirigenziali, ivi compresi n. 11 (undici) direttori generali di dipartimento, n. 2 dirigenti presso le unità organizzative autonome (UOA) e n. 1 presso un Nucleo di valutazione denominato NRPV (ma al netto di quelli aggiuntivi previsti per l'Avvocatura regionale, il Segretario generale e dell'Ufficio di gabinetto produttivi di ulteriori n. 4 posizioni dirigenziali);

nella stesura definitiva approvata dalla Giunta regionale, sono "magicamente" scomparse, nel complessivo, n. 11 (undici) posizioni dirigenziali e, nel particolare, n. 2 (due) posizioni riguardanti dirigenti di settore di "Turismo, beni culturali, istruzioni e cultura" e "Ambiente e territorio";

nella stessa logica, senza che vi fosse stato al riguardo alcun confronto con i soggetti coinvolti a qualunque titolo, ivi compresi i sindacati, sono state compensate variazioni in diminuzioni delle organizzazioni alle dirette dipendenze della Presidenza ("Unità di progetto: opere pubbliche di rilievo strategico") con variazioni in aumento in favore di quello dirigenziale del Segretariato ("Coordinamento dipartimenti");

tali scelte, negativamente incidenti sull'organizzazione regionale, sono segnatamente punitive per i settori altamente strategici per la crescita e per lo sviluppo della Calabria (Turismo e Ambiente);

le modifiche da ultimo unilateralmente apportate non appaiono per nulla motivate nel corpo della deliberazione, avendo il redattore/proponente optato, in proposito, per un silenzio assordante in relazione alla precedente proposta organizzativa ufficializzata all'esame delle parti sindacali;

nella deliberazione di che trattasi - nel mentre si fa menzione dell'inderogabile principio che "il numero dei settori istituibili, sommato a quello dei dipartimenti non può esser superiore al numero delle posizioni dirigenziali previste nella dotazione organica e, pertanto, per l'anno 2016, non possono essere superiori a 141" - si fa "salva la facoltà della Giunta regionale di istituire unità organizzative autonome e/o di progetto per la cura di specifici adempimenti o per il perseguimento di particolari obiettivi anche appartenenti alla competenza di più dipartimenti";

una tale deroga è individuata in perfetta disarmonia con il dettato legislativo e in quanto tale, se esercitata, sarebbe certamente produttiva di una palese violazione di legge e di un conseguente significativo danno erariale, dal momento che diverrebbe generativa di verosimili ingiustificati costi e di disarmonie in materia di leale collaborazione;

a fronte dei numero massimo di n. 141 posizioni dirigenziali istituibili per legge, la delibera 541/2015 ne prevede n. 146 (oltre alle n. 3 posizioni dirigenziali allocate presso l'Avvocatura regionale e l'Ufficio di Gabinetto, non censite nel nuovo organigramma), più precisamente:

a) n. 11 direttori generali di dipartimento;

b) n. 122 dirigenti di settore di cui: n. 7 dirigenti di settore Segretariato; n. 8 Presidenza; n. 9 Organizzazione e Risorse umane; n. 11 Bilancio, Patrimonio c Finanze; n. 9 Programmazione; n. 16 Lavori pubblici; n. 14 per Sviluppo economico, Lavoro e formazione; n. 12 agricoltura; n. 13 Tutela delle Salute; n. 8 Turismo, istruzione e Cultura; n. 15 Ambiente e territorio;

c) n. 1 dirigente Nucleo regionale Valutazione e verifica investimenti pubblici (NRPV);

d) n.1 dirigente UOA Politiche della montagna, foreste e forestazione, difesa del suolo;

e) n.1 dirigente UOA Protezione civile;

f) n.4 dirigenti Stazione unica appaltante (SUA);

g) n.1 dirigente Audit

h) n.5 dirigenti per le Unità Organizzative Territoriali (strutture sconosciute alle norme che disciplinano la materia, per come peraltro definisce la delibera medesima che precisa che la struttura organizzativa della Giunta regionale è esclusivamente articolata in settori e unità operative autonome), pariteticamente previste per Lavori pubblici, Sviluppo economico, Agricoltura, Turismo e Ambiente; tale numero è nettamente superiore a quello massimo (141), che rappresenta un limite inderogabile in quanto previsto dalle leggi statali finalizzate al contenimento della spesa e alla tutela della finanza pubblica;

ad un tale risultato si è pervenuti in modo artificioso, atteso che nella delibera interessata si prevedono un consistente numero di posizioni dirigenziali aggiuntive facendo ricorso a denominazioni ingannevoli del tipo Unità organizzative territoriali (UOT) che costituiscono posizioni dirigenziali vere e proprie che genererebbero una ingiustificata spesa corrente e, dunque, un danno erariale;

nella medesima delibera si omettono, nell'organigramma definitivamente licenziato dalla Giunta regionale, diversamente da come scritto nell'ipotesi inviata ai sindacati, l'Avvocatura regionale e per l'Ufficio di Gabinetto, a tutti gli effetti produttivi di ulteriori tre posizioni dirigenziali (due della prima e una del secondo), peraltro di peso e per alcuni versi di rappresentanza esterna, escludendoli sulla scorta di una assurda considerazione interpretativa del tipo quella che nelle leggi di riferimento i tre dirigenti sono solo "equiparati economicamente ai dirigenti" e non già categorizzati esplicitamente come tali;

quanto deciso dalla Giunta regionale, relativamente alla facoltà dell'Esecutivo regionale di incrementare il numero delle posizioni dirigenziali oltre il massimo consentito (141) rappresenta una chiara violazione di legge, in particolare delle norme poste a tutela del contenimento della spesa e, quindi, della finanza pubblica con conseguente pericolo, addirittura, per l'equilibrio del bilancio regionale;

tra l'altro, viene individuato il coordinamento delle istituite Aree funzionali per il conseguimento (meglio sarebbe stato per il perseguimento) dei cosiddetti "obiettivi unitari e/o comuni a più dipartimenti", previste dalle disposizioni regionali quali strutture sovradipartimentali nella misura di tre;

tale coordinamento deve esser assicurato da un Dirigente Generale già in servizio presso l'Ente, senza che in favore di questi possa essere riconosciuto alcun trattamento economico aggiuntivo;

la delibera in esame istituisce, invece, le Aree funzionali quale area di coordinamento interdipartimentale, da affidare ad un super direttore generale, facendo così supporre che il rispetto delle disposizioni legislative regionali diventano, di contro, una opzione;

ad un tale discutibile risultato si è pervenuti, pertanto, al fine di tutelare interessi particolari attraverso violazioni di legge, incremento di costi che potrebbero essere pregiudizievoli per la finanza pubblica regionale -:

quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di rimediare a quanto evidenziato e ripristinare le migliori regole burocratiche e comportamentali funzionali a rendere l'istituzione regionale un esempio di trasparenza, meritocrazia e buona amministrazione.

(119; 05.01.2016)

Tallini. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

in Calabria all'interno dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro è operativa, ormai da moltissimi anni, la Facoltà di Medicina e Chirurgia;

questa Facoltà continua a registrare un incremento negli iscritti;

questa Facoltà ha conseguito "ottimi" risultati nel campo della ricerca scientifica;

la stessa Facoltà risulta essere il principale "serbatoio" di Professioni Mediche nella nostra regione;

le politiche nazionali dei MIUR si muovono all'insegna della spending rewiew e scoraggiano la gemmazione indiscriminata di nuove Facoltà, evitando così duplicazioni all'interno dello stesso sistema Universitario Regionale;

la Facoltà di Medicina di Catanzaro è al servizio di tutta la Regione Calabria, così come dimostrato dalla provenienza degli studenti e dei neo laureati -:

se risponde al vero che il Direttore Generale del Dipartimento Salute, Dr, Riccardo Fatarella, ha inviato una lettera al Magnifico Rettore dell'Università "La Sapienza" di Roma, (prof. Eugenio Gaudio, con cui chiede la disponibilità di quell'Ateneo di attivare presso l'Unical di Rende (CS), quattro corsi di laurea in professioni sanitarie, compiendo un primo passo verso la nascita di una seconda Facoltà di Medicina in Calabria;

se risponde al vero che, secondo il Dr. Riccardo Fatarella in Calabria c'è carenza di figure professionali quali Ostetriche, Tecnici Audiometristi, Igienisti Dentali e Assistenti Sanitari e che gli stessi, possono conseguire il titolo presso 1'Unical di Rende (CS) tramite convenzione con l'Università "La Sapienza" di Roma;

se il Dr. Fatarella ha ricevuto disposizioni o indirizzi in tal senso dal Presidente Oliverio, oppure ha agito in maniera del tutto autonoma; se non ritiene che, l’istituzione dei corsi di Laurea in Professioni Sanitarie presso l'Unical di Rende, possano rappresentare un pericoloso tentativo di svuotare la Facoltà Medicina di Catanzaro attraverso l'istituzione fittizia di una seconda Facoltà;

se non ritiene opportuno revocare la lettera del dr. Fatarella e bloccare un procedimento amministrativo che avvantaggerebbe un Ateneo rispetto ad un altro, senza tenere conto dell'esigenza di salvaguardare l'armonico sviluppo di ognuna delle tre Università Calabresi.

(120; 11.01.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

i corpi di polizia provinciale presenti in Calabria, sono contraddistinti da professionalità altamente specializzate nell'ambito della tutela del territorio extraurbano e rurale, nella lotta ai crimini ambientali, al fenomeno del maltrattamento degli animali, del bracconaggio ed in genere contro lo sfruttamento criminale dell'ambiente e degli animali;

con un loro ridimensionamento, verrebbero meno principalmente quelle funzioni di polizia ambientale-ittico-venatoria, nelle quale le polizie provinciali rivestono, da sempre, un ruolo di primo piano in merito all'attività di vigilanza sull'esercizio della caccia, per la prevenzione e repressione dei vari fenomeni di bracconaggio e sulla tutela della fauna selvatica, anche di quella minore, nonché di Polizia Ambientale, che si esplica essenzialmente con la vigilanza e controllo delle attività di gestione dei rifiuti e tutela e salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico. Inoltre, in molti contesti territoriali regionali, spesso, la Polizia Provinciale è l'unico presidio di polizia in ambito extraurbano, per cui, l'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, polizia stradale e funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza, ai sensi della vigente legislazione, assumono una rilevanza ancora maggiore, in una regione, notoriamente aggredita dal fenomeno della criminalità organizzata e anche da quello, spesso, strettamente connesso, delle ecomafie;

le funzioni di interesse generale sopra indicate ed in capo alla polizia provinciale non possono essere cancellate, soprattutto in un momento in cui vengono approvate nuove leggi con più severe sanzioni penali in materia di reati ambientali (vedi inserimento nel codice penale di specifiche fattispecie di ecoreati);

nel 2014, stando al rapporto sul bracconaggio in Italia, redatto dal CABS (Committee Against Bird Slaughter), ad esempio, la Polizia Provinciale di Cosenza, da sola, ha accertato ben l'86% di tutti i reati di bracconaggio svelati nella quarta provincia più vasta d'Italia, pertanto è stata presa dall'organismo internazionale, come esempio positivo di lotta alla caccia di frodo. Sempre secondo lo stesso rapporto, la Calabria, sarebbe la 3° regione d'Italia per reati di bracconaggio accertati, mentre le province di Reggio Calabria e Cosenza, sarebbero ai primi posti per bracconaggio e traffico di cardellini, quest'ultima è specie protetta anche da convenzioni internazionali ratificate dal nostro Paese, vedi quella di Berna;

già in merito al depotenziamento della vigilanza venatoria in Italia, le più grandi e rappresentative associazioni italiane, hanno scritto alla Commissione Europea, denunciando tale situazione, tra l'altro, alla luce di una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 6955/14/ENVI), con cui, la Commissione Europea, evidenziava diverse criticità rispetto alla gestione della caccia in Italia, tra le quali proprio il tema della vigilanza venatoria, chiedendo nello specifico di ottenere informazioni sul numero dei controlli, la loro frequenza, i risultati ottenuti e le relative sanzioni. Anche in Calabria, sul tema del depotenziamento della vigilanza in materia ittico-venatoria, negli ultimissimi mesi si sono registrati diversi interventi e appelli, da parte del WWF Calabria, della LIPU-Settore Vigilanza e di alcune associazioni venatorie, chiedendo in modo unanime, l'intervento della Regione Calabria, in merito alla stipula di una Convenzione con le polizie provinciali per l'attuazione della vigilanza ittico e venatoria;

con l'approvazione di alcune recenti norme statali, tra loro poco coordinate, tra cui la legge n. 56/2014 in materia di riordino delle funzioni provinciali, la legge n. 190/2014 di stabilità ed il recente decreto-legge 78/2015 (convertito con modificazioni dalla legge n. 125/2015 in materia di disposizioni urgenti in materia di enti territoriali), si rischia di produrre la grave dispersione di un patrimonio di conoscenze e di professionalità costituito dai corpi di polizia provinciale calabresi, da decenni, notoriamente impegnati nell'applicazione di numerose leggi statali e regionali in materia di tutela delle risorse naturali, del demanio fluviale e lacuale, di vigilanza sull'esercizio della caccia e della pesca con prevenzione del bracconaggio, di controllo sull'impatto della fauna selvatica nei processi produttivi e sociali, di vigilanza sulle aree protette, di controllo dell'uso del suolo e prevenzione del dissesto idrogeologico, di salvaguardia e vigilanza sulla raccolta dei funghi epigei ed ipogei spontanei e comunque di controllo del territorio più in generale;

con la Legge regionale 22 giugno 2015, n. 14 "Disposizioni urgenti per l'attuazione del processo di riordino delle funzioni a seguito della legge 7 aprile 2014, n. 56" il Consiglio regionale della Calabria ha disciplinato il trasferimento delle specifiche funzioni e l'allocazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, di competenza delle province, alla Regione; in particolare ai sensi dell'art. 2 comma 2 della predetta legge regionale vengono riallocate alla Regione le funzioni connesse alle materie "agricoltura, caccia e pesca" e "formazione professionale mentre il restante personale, assegnato alle altre funzioni alla data dell'8 aprile 2014, continua a svolgere le proprie mansioni presso l'amministrazione provinciale di riferimento. In questo inquadramento, è palese, che la Regione abbia solo assorbito la parte amministrativa, mentre la vigilanza sulla caccia, sulla pesca nelle acque interne, sulla raccolta dei funghi e su diversi aspetti collegati alle materie oggetto di riordino, rimane senza un presidio dedicato, storicamente, esercitato da sempre per mezzo delle guardie delle province e più recentemente dai corpi di Polizia Provinciale; Lo scorso 5 novembre, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Conferenza Unificata, ha sancito un Accordo tra il governo, le regioni e gli enti locali, concernente l'applicazione dell'art. 5 del decreto legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015 n. 125, in materia di polizia provinciale. Il suddetto accordo fornisce una cornice interpretativa condivisa per la migliore applicazione in ambito regionale e locale della normativa introdotta dal decreto legge 78/15 in materia di Polizia Provinciale. Alle regioni, viene data la possibilità di riallocare il personale per le funzioni di vigilanza collegate alle funzioni non fondamentali oggetto di riordino da parte della Regione, con copertura delle relative spese. Tale provvedimento, in via del tutto eccezionale, addirittura, consente, al personale di restare con le stesse qualifiche e nella stessa dotazione organica, ma al di fuori del limite di spesa del 50% - 70%, in quanto, non è destinato all'esercizio delle funzioni fondamentali. Molte Regioni, seppur gradualmente, si stanno adeguando, scegliendo la via più naturale e logica, ovvero quella di riassegnare in capo alla Polizia Provinciale, la vigilanza, poiché i corpi di polizia delle Province, hanno già mezzi, dotazioni, personale ed esperienze oltre che una formazione specifica nel campo; la 5° Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, il 12 dicembre 2015, ha approvato un emendamento inserito nella legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), che prevede, all'art. 1 Comma 770, quanto segue: All'articolo 5, comma 3, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 125, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Qualora le leggi regionali riallochino le funzioni di polizia amministrativa locale e il relativo personale presso le città metropolitane e le province per l'esercizio delle funzioni di vigilanza connesse alle funzioni non fondamentali oggetto di riordino, con copertura dei relativi oneri, la dotazione organica degli enti di area vasta, ridotta ai sensi dell'articolo 1, comma 421, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, è rideterminata in aumento in misura corrispondente al personale riallocato».

diverse regioni, ad esempio la Regione Umbria e la Regione Toscana, hanno annunciato l'accordo con le Province, tramite apposita Convenzione e per mezzo di uno stanziamento regionale, che consentirà, di mantenere l'unitarietà dei corpi di polizia provinciale, evitando inutili quanto dannose dispersioni in altri ambiti, di personale specializzato in materie importanti; in tali convenzioni, si stabilisce che la Polizia Provinciale, oltre ad occuparsi della vigilanza sulle materie fondamentali oggi in capo agli Enti di Area Vasta, si occuperà, per conto della regione, anche di controlli sulla caccia, sulla pesca, e su diverse materie, di competenza amministrativa regionale. La Regione Lazio, nell'ambito di una proposta di legge regionale di Stabilità, d'iniziativa della Giunta (n.307 del 11.12.2015), ha proposto, che il personale della Polizia Provinciale, collocato in mobilità, sul portale governativo, venga riallocato presso le province e Città metropolitana, così come previsto e sancito nell'Accordo in Conferenza Unificata già citato, per lo svolgimento delle funzioni non fondamentali di competenza regionale;

tale situazione, nel complesso, sta generando da più tempo un clima di incertezza e sconforto tra tutti gli operatori della Polizia Provinciale calabrese, che quotidianamente, da sempre, svolgono un servizio fondamentale a favore della collettività e del territorio;

anche le più autorevoli associazioni ambientaliste nazionali e regionali, quelle di categoria e diverse associazioni venatorie, auspicano da più tempo, un intervento della regione, affinché venga immediatamente colmato l'evidente vuoto che si è venuto a creare in tema di vigilanza ittico e venatoria sull'intero territorio con potenziale rischio per le risorse naturali. Tale aspetto, potrebbe determinare anche una paventata contrazione delle entrate derivate dai tributi di competenza regionale, in materia di caccia, pesca e funghi, qualora la vigilanza non venisse esercitata;

il già richiamato accordo tra il governo, le regioni e gli enti locali, concernente l'applicazione dell'art. 5 del decreto legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015 n. 125, in materia di polizia provinciale, consente di intervenire, per riassegnare, in capo alle strutture di polizia provinciale, 1' attività di vigilanza sulle materia oggetto di riordino e già riassorbite (per la parte amministrativa) nelle competenze regionali, come caccia, pesca etc. La Regione potrebbe così avvalersi, anche tramite Convenzione, di personale di polizia provinciale per l'espletamento di tali servizi, oggi venuti meno a causa di una confusa riforma in materia;

appare necessario e urgente, un intervento regionale per evitare una parziale, scompaginata e incongrua mobilità di personale di polizia provinciale verso altre destinazioni, specie in alcune province, con contestuale drastica riduzione o annullamento delle attività di presidio del territorio in aree rurali ed extraurbane, e mancata applicazione reale di numerose disposizioni in campo ambientale-ittico-venatorio, con evidenti e molteplici problematiche che ne potrebbero derivare a breve, medio e lungo termine -:

quali provvedimenti intende assumere il Presidente della Giunta al fine di garantire alle Amministrazioni Provinciali, tramite i corpi di Polizia Provinciale presenti, la vigilanza, nelle materie non fondamentali oggetto di riordino, con particolare riguardo alla caccia, alla pesca e alla raccolta dei funghi, prevedendo, se il caso, l'allargamento delle competenze in altri settori quali ad esempio la vigilanza nelle aree protette regionali, ecc.;

se vi sia l'intenzione per applicare anche in Calabria, quanto stabilito dall'accordo tra il governo, le regioni e gli enti locali, concernente l'applicazione dell'art. 5 del decreto legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015 n. 125, in materia di polizia provinciale, magari, attuando una specifica Convenzione con le province, sulla scorta di quanto altre regioni stanno predisponendo, vedi gli ultimi casi di Umbria e Toscana;

quali iniziative intende porre in essere il Presidente della Giunta affinché la nostra Regione possa intervenire in supporto a tutte le province calabresi, in materia di Polizia Provinciale, anche alla luce del fatto, che la Calabria sarebbe tra le prime regioni per reati in materia di bracconaggio e pertanto ci si auspica un immediato intervento in tale direzione.

(121; 11.01.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il Programma "Garanzia Giovani" rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni, ha l'obiettivo di proporre, da parte delle imprese selezionate, un'offerta di lavoro qualitativamente valida entro quattro mesi dalla presa in carico della persona;

nella realizzazione del Programma sono coinvolte le Regioni, che devono predisporre piani attuativi specifici che possono prevedere: Formazione, Accompagnamento al lavoro, Tirocinio, Apprendistato, Servizio Civile, Autoimprenditorialità, Bonus occupazionale alle imprese;

il Programma Garanzia Giovani prevede anche l'individuazione di società che devono operare come strutture di supporto ai giovani in cerca di impiego;

la DGR n. 155/2014 approva lo schema di Convenzione relativa al "Piano di attuazione italiano della Garanzia per i Giovani", sottoscritta tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la Regione Calabria in data 2 maggio 2014 ed il piano esecutivo regionale di attuazione della Garanzia giovani (POR - GG) contenente le modalità attuative dell'intero programma e l'articolazione delle singole Misure;

la Regione Calabria ha pubblicato il 09/03/2015 un Avviso per l'attuazione delle misure di accesso alla garanzia, orientamento specialistico, accompagnamento al lavoro e mobilità transnazionale e territoriale;

la Regione Calabria ha pubblicato il 09/03/2015 un Avviso Garanzia Giovani - Tirocini extracurricolari;

il 24 novembre 2014 è stata siglata la Convenzione tra MLPS, INPS e Regione Calabria per l'erogazione dell'indennità di tirocinio nell'ambito del Piano italiano di attuazione del Programma Garanzia Giovani, che disciplina le modalità con cui l'Inps eroga, per conto della Regione, l'indennità di tirocinio in favore di giovani destinatari della Misura 5 del Piano regionale di attuazione;

il Regolamento sui tirocini approvato con D.G.R. 158 del 29/04/2015, fissa l'indennità di partecipazione ai tirocini in max 400 € euro mensili lordi;

l'indennità per i tirocinanti aderenti al Programma "Garanzia Giovani" viene erogata dall'INPS, in base all'istruttoria svolta dai competenti uffici regionali;

ad oggi i tirocini attivati in Calabria sono 4600;

in una regione come la Calabria, con un tasso di disoccupazione giovanile altissima, il Programma Garanzia Giovani ha una valenza importantissima, in quanto rappresenta un'occasione per favorire, nelle diverse tipologie di attività previste, il reale incontro tra formazione e lavoro, tra giovani ed imprese;

è proprio la forte partecipazione a Garanzia Giovani in Calabria, che ha raggiunto risultati importanti in termini numerici (sono tanti i giovani e gli enti che vi partecipano), che fornisce il polso di una situazione sociale e lavorativa allarmante e le istituzioni preposte devono dare risposte concrete e certe;

in tale condizione non dare risposte immediate, soprattutto in termini di pagamento, ai giovani che partecipano, che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro e che molto spesso affrontano spese per potersi recare in altri comuni per la loro attività lavorativa, non è assolutamente ammissibile;

finora da quanto risulta dal sito www.regione.calabria.it/formazionelavoro ci sono stati n. 3 provvedimenti di pagamento per giovani tirocinanti;

il lavoro è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, un lavoratore ha diritto alla sua retribuzione e le istituzioni devono operare alacremente per non offendere mai la dignità, anche lavorativa, di un cittadino -:

quali provvedimenti intende assumere al fine di garantire ai giovani calabresi partecipanti a Garanzia Giovani il pagamento delle loro indennità e spettanze, in tempi brevissimi ed in modo da non offendere la loro dignità di lavoratori, costretti sempre a chiedere quanto loro legittimamente dovuto;

quali provvedimenti intende assumere al fine di verificare se il ritardo accumulato nei pagamenti è dovuto a ritardi di trasferimento delle risorse, all'Inps o ad altro;

quali sono i risultati concreti ad oggi, in termini di assunzioni a tempo indeterminato, su tutte le misure del Programma Garanzia Giovani in Calabria, quanti sono i giovani partecipanti in totale e per quanti di loro si è avuto un contratto a tempo indeterminato;

a quanto ammontano in totale le risorse investite, a vario titolo, nel Programma Garanzia Giovani in Calabria;

delle suddette risorse quanto è destinato alle aziende che a vario titolo operano e sono accreditare nel Programma e quanto è destinato ai giovani calabresi partecipanti.

delle suddette risorse quanto finora è stato speso, quanto è stato speso per le aziende che a vario titolo operano e sono accreditate nel Programma e quanto è stato speso (in termini di indennità e spettanze) per i giovani calabresi partecipanti.

(122; 18.01.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

nei giorni scorsi gli organi di stampa nazionali e regionali hanno dato ampio risalto alla vicenda relativa a sedici dipendenti, tra cuochi e personale mensa ospedaliera dell'Asp di Cosenza, ai quali è stato proposto il cambio di qualifica in Autisti del 118;

nell'ambito del Piano di Rientro dal debito accumulato dal Settore Sanità in Calabria, il commissario ad acta pro tempore ha deciso di ridurre il numero delle cucine ospedaliere presenti nell'Asp d Cosenza, sopprimendo, nello specifico le cucine dei nosocomi di Castrovillari, Mormanno, Paola e Cetraro;

a seguito di tale razionalizzazione e della soppressione delle cucine è risultato personale in esubero impiegato nell'ambito dell'Asp in diversi settori senza specifiche qualifiche;

a seguito delle numerose richieste di incontro fatte pervenire dai 16 operatori cucina/mensa interessati dal cambio della loro mansione, questi sono stati convocati dalla dirigenza dell'Asp lo scorso 7 Dicembre 2015 per discutere della loro vertenza lavorativa;

nel verbale della succitata riunione, sottoscritto dalle parti, si evince che i funzionari dell'Asp preposti chiedono ai suddetti lavoratori la loro disponibilità al cambio di qualifica da cuochi precari in autisti del 118;

la qualifica di autista soccorritore si consegue per legge, a seguito di specifici esami attitudinali, formazione professionale permanente e non prima di una consolidata esperienza -:

quali provvedimenti intende assumere il Presidente della Giunta al fine di verificare la correttezza dell'iter procedurale a seguito dall'ASP di Cosenza nella vicenda in questione e per verificare se un cambio di qualifica in un ambito così delicato poteva realmente essere fatto nei termini in cui è stato fatto;

se alla luce dei risconti dovesse emergere che le procedure seguite non sono quelle corrette e previste, quali azioni intende avviare per risolvere la spinosa questione del suddetto personale dell'ASP di Cosenza.

(124; 22.01.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la Riforma Costituzionale del titolo V, in corso di approvazione, prevede il passaggio all'Ente Regione di numerose competenze in capo alle Province;

la gestione ed il coordinamento dei Centri Per l'Impiego calabresi (di seguito indicati con l'acronimo CPI) rientrano nelle competenze delle Province e che passeranno in competenza alla Regione;

ai sensi dell'Accordo Quadro del 30/07/2015, sancito in sede di Conferenza Stato Regioni, i CPI sono stati indicati come infrastrutture pubbliche indispensabili per lo sviluppo delle politiche attive;

per la loro peculiarità operativa ed organizzativa, i CPI hanno un contatto costante con tutti gli attori del territorio con i quali si è creata una rete al fine di dare risposte concrete alle fondamentali problematiche che caratterizzano il tessuto sociale più sofferente dal punto di vista delle problematiche legate alla mancanza del lavoro;

gli operatori dei CPI hanno continuato e continuano a portare avanti con professionalità e competenza il progetto Garanzia Giovani Calabria che ha consentito la presa in carico e l'accompagnamento di circa 25.000 giovani;

nel percorso che la Regione Calabria dovrà portare avanti per giungere alla sottoscrizione della Convenzione con il Ministero del lavoro, si dovrà prevedere: la certezza dell'impiego del personale, come previsto dal comma 2, dell'art. 30 del D.lgs. 165/2001, senza che venga scalfito lo status giuridico di dipendente pubblico, l'adeguata copertura finanziaria, in linea con gli orientamenti operativi già messi in atto dalle altre Regioni, considerando anche le problematiche legate al personale precario e part-time delle province di Reggio Calabria e di Catanzaro;

tale processo dovrà realizzarsi, fino all'eventuale passaggio all'ANPAL, mediante l'assegnazione temporanea dei dipendenti dei CPI ad una "struttura interna dedicata" della Regione Calabria per lo svolgimento delle attività connesse con i servizi e con le misure di politiche attive del lavoro;

in attesa della conclusione del dibattito sulla riforma costituzionale e del transito dei dipendenti dei CPI verso la nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), ai sensi della riforma contenuta nel D.lgs. 150/15, tale struttura garantirà senza soluzione di continuità i servizi per l'impiego, ciascuno sul proprio territorio;

in alternativa, così come avvenuto in altre regioni italiane e, in adesione alle ulteriori previsioni della Conferenza Stato-Regioni, potrebbe essere possibile assicurare la gestione dei servizi per l'impiego mediante una delega provvisoria agli Enti di area vasta garantendo a queste ultime le risorse appositamente previste e nella misura di 2/3 a carico del Ministero del Lavoro ed 1/3 a carico della Regione Calabria, anche mediante il ricorso ai Fondi Europei;

l'Assemblea dei CPI ha attivato lo stato di agitazione proprio per la prospettata ipotesi palesata dalla Regione Calabria di muoversi verso altre soluzioni, che non trovano il consenso dei lavoratori poiché lesive dei diritti soggettivi dei dipendenti e che porterebbero ad una fase di ulteriore confusione nella gestione delle politiche attive in Calabria -:

quali sono le azioni che intendono assumere il Presidente della Giunta ed il Governo regionale per far fronte alla vertenza lavorativa dei dipendenti dei CPI, specialmente di fronte alle motivazioni del loro stato di agitazione;

se si intende attivare un proficuo confronto con le organizzazioni sindacali per programmare e definire al meglio il futuro lavorativo dei dipendenti dei CPI e senza ledere i loro diritti;

se si intende tenere distinti i percorsi dei dipendenti dei centri per l'impiego da eventuali percorsi di stabilizzazione in atto e in animo della Regione Calabria che coinvolgono i pur sacrosanti diritti dei precari impiegati nei diversi enti strumentali della Regione Calabria;

quali sono i tempi di attuazione della Riforma del personale dei CPI della Regione Calabria, in considerazione del fatto che si è in netto ritardo rispetto alle altre Regioni italiane.

(125; 22.01.2016)

Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la Regione Calabria ha in itinere la costruzione dei tre nuovi ospedali di Vibo Valentia, della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro per un importo complessivo di € 438.020.737,32 di risorse già stanziate;

nel marzo 2015 è stato predisposto l'avvio delle attività progettuali per il nuovo ospedale di Vibo Valentia previa sottoscrizione del protocollo d'intesa per la tutela della legalità nel settore degli appalti di lavori pubblici presso la prefettura di Vibo Valentia;

per il nuovo ospedale della Sibaritide è stato sottoscritto nel mese di settembre 2014 il contratto tra la Regione Calabria, l'Asp di Cosenza e la società Ospedale della Sibaritide società consortile per azioni;

per il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro è stato sottoscritto il contratto nel mese di marzo 2015 tra Regione Calabria, l'Asp di Reggio Calabria e la società Ospedale della Piana di Gioia Tauro società consortile a responsabilità limitata;

per il nuovo ospedale di Vibo Valentia si prevede una dotazione di 350 posti letto oltre 42 posti letto tecnici per un totale di 392 p.l. con un impegno di spesa pari a 143.965.197,29 € e, nonostante il contratto sia stato firmato a settembre 2014, oltre sedici mesi fa, ancora non risulta essere stato aperto il cantiere;

il nuovo ospedale della Sibaritide prevede una dotazione di 334 posti letto per acuti e 42 posti letto tecnici per un totale di 376 p.l. per una spesa complessiva di 143.921.997,42 € e, nonostante il contratto sia stato firmato a settembre 2014, oltre sedici mesi fa, ancora non risulta essere stato aperto il cantiere;

per il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro si prevede una dotazione di 314 posti letto per acuti oltre 38 posti letto tecnici per un totale di 352 p.l. totali, con un impegno di spesa pari a 150.133.542,61€ e, nonostante il contratto di concessione è stato firmato a marzo 2015, oltre dieci mesi fa, ancora oggi non risulta essere stato aperto il cantiere;

l’11.12.2015 l'Inail ha pubblicato l'elenco delle domande ammissibili per l'effettuazione di iniziative immobiliari di utilità sociale valutabili nell'ambito dei piani triennali di investimento dell'Inail selezionati a seguito dell'istruttoria effettuata dal dipartimento per il coordinamento amministrativo e che, tale elenco, è stato trasmesso al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Ministero delle Finanze per gli adempimenti di competenza e che, in questo elenco, risulta accolta la richiesta dell'Azienda Ospedaliera Bianchi - Melacrino - Morelli di Reggio Calabria per 180 milioni di euro-:

quali iniziative urgenti si stanno ponendo in essere alla luce dei gravi ritardi che si registrano sulla realizzazione dei tre nuovi ospedali e del rischio concreto di possibili contenziosi tra le ditte aggiudicatrici e la Regione Calabria in particolare per gli ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro, per sbloccare l'iter dell'apertura dei canteri e per la realizzazione di tre nuove strutture ospedaliere per complessivi 1.120 posti letto e per un investimento già disponibile pari a 438.020.737,32 € che potrebbe garantire una boccata d'ossigeno e un rilancio del sistema economico calabrese.

(126; 25.01.2016)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'aumento dei costi di gestione e la riduzione progressiva delle risorse disponibili, rendono necessaria una razionalizzazione delle spese e una corretta allocazione delle risorse;

il decreto del 9/12/15, pone gravi e oggettive difficoltà nella prescrizione di prestazioni erogabili nell'ambito del SSN con un carico burocratico veramente insostenibile per i medici, e confuso per i pazienti, quelli calabresi soprattutto, visto il degrado cui è giunta la nostra sanità;

la natura giuridica del provvedimento lo rende immediatamente operativo ma si registra la completa assenza di circolari esplicative ed il mancato coinvolgimento degli operatori sanitari che dovranno applicare le norme;

alcune disposizioni contenute nel decreto sono, oggettivamente, non applicabili da un punto di vista tecnico. Di seguito ne sono esplicitate alcune:

il disciplinare tecnico della ricetta del SSN, di cui all'art. 50 di 30/09/2003 n 296, è stato predisposto per l'applicazione delle note limitative dei farmaci, non per le note previste dal citato decreto del 9/12/15. Infatti, essendo prevista la prescrizione massima di due farmaci diversi, o sei confezioni di uno stesso farmaco, sono stati predisposti due spazi di tre caselle, nei quali inserire le note AIFA relative ai farmaci prescritti. Facile osservare, come nella prescrizione di analisi, ove è possibile prescrivere 8 prestazioni, non sono presenti nel modulo otto settori diversi ove inserire le note previste nel decreto. Pertanto, i medici, pur volendo osservare le norme per come sono state redatte, non hanno oggettivamente spazi sufficienti per l'inserimento sul modulo SSN . o nell'atto prescrittivo i medici dovranno indicare non solo la motivazione della richiesta, come ovvio, ma anche il codice di prestazione e il numero di nota, per come previsto sempre dal decreto in oggetto. Ad esempio, se il medico a conclusione della visita ritiene necessario far eseguire al paziente degli accertamenti e quindi degli esami non solo motiva la sua richiesta, in calce alla ricetta, ma deve trovare nel nomenclatore o nello stesso decreto, il numero di codice e la nota corrispondente alla prestazione richiesta. Operazione è resa ancora più contorta e complessa se per caso l'esame in questione prevede ulteriori codici (vedi esame colesterolo che è identificato dalla nota 57 e poi 57a o 57b a seconda delle condizioni cliniche del paziente);

è evidente che il suddetto decreto "Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell'ambito del SSN" comporta un insieme di operazioni per cui la semplice prescrizione di esami di laboratorio a fine vista medica, si traduce in una ricerca di codici e note che determinano per ogni singolo esame diversi minuti di lavoro;

il decreto "Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell'ambito del SSN" è suscettibile di una serie di osservazioni tecnico scientifiche;

l'esame di ogni singola prestazione delle 192 poste sotto osservazione e inserite nel decreto, sarebbe veramente troppo lunga. Pertanto, si portano solo alcuni esempi di anomalie e mancata comprensione del ruolo del medico e degli accertamenti stessi, che purtroppo hanno una immediata rilevanza e maggiore impatto sulla salute dei cittadini e sull'attività medica. In particolare, sarà posta attenzione a quanto espresso nell'allegato 1 del citato Decreto:

Nota 63 Fosfatasi alcalina. Condizioni di erogabilità: indicata nei pazienti con patologie primitive e secondarie a) ossee b) epatobiliari. Osservazioni: la condizione di derogabilità, per come scritta, indica la diagnosi e non il sospetto diagnostico. Pertanto, per come previsto nel decreto l'erogazione a carico del SSN è possibile esclusivamente in pazienti con diagnosi già accertata e non come supporto al sospetto clinico di: mieloma, osteomielite, sarcoidosi, sarcoma osteogenico, insufficienza renale, metastasi epatiche e ossee, malattia di paget osseo, ed associata a transaminasi, bilirubina e gamma gt a patologie delle vie biliari;

Nota 76 Urato. Condizioni di erogabilità: alterazioni del metabolismo renale, monitoraggio delle patologie citotossiche nella patologia gottosa. Osservazioni: per come scritto in decreto, sembrerebbe escludersi la possibilità di prescrizione nel sospetto di patologia gottosa, per familiarità, o sospetta sindrome metabolica, rimane prescrivibile solo in caso di accertata patologia;

Nota 80 CA 125: per come scritto in decreto, il medico curante che a seguito di accertamenti imaging osserva una condizione dubbia per K ovarico, in attesa di inviare la paziente allo specialista, non può prescrivere l'esame, perdendo del tempo prezioso per la diagnosi precoce. L'esame potrà essere richiesto esclusivamente dallo specialista;

Nota 82 Antigene carboidratico (CAI9.9): situazione analoga alla precedente. Peraltro, erroneamente, in tutte e due le note, si fa riferimento ad una diagnosi già eseguita di neoplasia e non al sospetto diagnostico;

Nota 90. Gruppo sanguigno ABO e RH: non più prescrivibile e inseribile nel fascicolo sanitario del paziente, (uniche condizioni di erogabilità: trapianto e gravidanza);

Nota 50 e 51: l'Alfa Amilasi (frazione pancreatica) è prescrivibile solo come indagine di II livello, dopo aver richiesto l'amilasemia. Ma l'amilasemia è a rischio inappropriatezza se prescritta al di fuori della diagnosi di patologie delle ghiandole salivari;

In molti casi, il decreto contraddice quanto già espresso in precedenti norme a tutela delle patologie croniche.

Alcuni esami prescrivibili e gratuiti per ipertensione, diabete, asma, allergie, sembrerebbero non più prescrivibili, creando una generale confusione interpretativa ai medici.

Tutto questo ricade sulla qualità dell’assistenza per i cittadini: Aumento delle file dal proprio medico curante, aumento delle liste d'attesa per le attività specialistiche. Quindi un vero incubo burocratico amministrativo;

Tutto questo può tradursi in aumento dello stress lavorativo per i medici ed aumento delle ore di lavoro per singola prestazione. Infatti, alla luce delle nuove norme basta semplicemente pensare al tempo necessario per le prescrizioni degli esami ed al numero di viste che il medico effettua ogni giorno, per intuire quanto tempo verrà sottratto alle attività cliniche per assolvere a obblighi burocratici non presenti in nessun altra nazione europea.

Tale situazione, infine, compromette la serenità lavorativa dei medici del SSN e, per alcuni aspetti, contraddice le norme Costituzionali che tutelano la salute dei cittadini -:

quali azioni intende portare avanti al fine di tutelare, anche in questo, caso il diritto alla salute dei cittadini, che devono potersi rivolgere al SSN sicuri che venga fatto tutto quanto necessario per garantire la loro salute, anche per l'aspetto preventivo e la diagnosi precoce, senza appesantimenti burocratici e senza che il contenimento della spesa sanitaria si trasformi anche in questo caso in un danno per il cittadino e per i medici;

quali proposte intende fare in seno alla Conferenza Stato-Regioni affinché il succitato Decreto possa essere applicabile senza ledere in alcun modo il diritto alla salute dei cittadini;

se intende procedere ad una sospensione, oltremodo opportuna, come già fatto ad esempio dalla Regione Toscana, in attesa di verifiche e disposizioni chiare ed applicabili.

(127; 1.02.2016)

Salerno. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

sul Burc n. 13 del 24 marzo 2014 è stato pubblicato "L'avviso pubblico per l'accesso al Credito sociale a favore di coloro che versano in situazioni di temporanea difficoltà economica";

i finanziamenti che devono essere erogati hanno lo scopo di consentire alle famiglie residenti nel territorio calabrese di soddisfare esigenze connesse a condizioni di particolare e temporaneo disagio concernente esigenze abitative, di tutela della salute o attinenti a percorsi educativi e di istruzione o alla realizzazione di progetti di vita familiare volti a sviluppare e migliorare condizioni sociali, economiche e lavorative delle famiglie stesse;

i prestiti erogati a favore delle persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale possono avere un importo massimo di 10.000,00 euro e la durata massima del periodo di ammortamento è fissata in 60 mesi;

tali finanziamenti non sono assistiti da garanzie reali proprie al fine di costituire un aiuto reale alle famiglie che non riescono ad accedere al sistema creditizio;

la dotazione finanziaria iniziale era di 20.000.000 di euro, ma successivamente l'attuale Governo regionale ha ritenuto di disimpegnare € 10.000.000 (DDG 2929 del 02/04/2015 - Delibera di Giunta n. 124 del 20/04/2015 a favore degli ammortizzatori sociali);

le domande pervenute sono oltre n. 6.000, di cui esaminate e deliberate dal Comitato del Credito Sociale in primo esame circa n. 3.800;

il Comitato del Credito Sociale ha esaminato e deliberato circa n. 1.600 pratiche con valutazione definitiva, delle stesse circa n. 400 sono state trasmesse al Dipartimento Lavoro (novembre/dicembre 2014) e regolarmente pubblicate sul BURC e parzialmente erogate per circa € 500.000,00; e n. 1.200 circa trasmesse al Dipartimento Lavoro (da gennaio a dicembre 2015) e mai pubblicate sul BURC e mai deliberate ed erogate;

le pratiche ritenute ammissibili sono circa n. 1.000 con un impegno di spesa di circa € 4.800.000 -:

quale sia il reale intendimento del Governo Regionale in riferimento all'effettiva concessione dei finanziamenti ai beneficiari dell'Avviso pubblico.

(128; 02.02.2016)

Interrogazione a risposta immediata

Orsomarso. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

in data 19.01.2016, alle ore 13:00 circa, si bloccava la circolazione sul tratto autostradale A3 tra Rogliano e Altilia Grimaldi a causa della neve caduta in quelle ore;

circa 200 veicoli e centinaia di persone rimanevano bloccate in coda per quasi 10 ore e comunque sino a che, solo nella notte, intorno alle ore 00:30, ai veicoli veniva finalmente consentito di riprendere la marcia;

si è successivamente accertato che la neve caduta, per come previsto nei giorni precedenti, aveva raggiunto un'altezza di pochi centimetri;

il tratto è di competenza dell'ANAS che non ha provveduto a prevenire l'evento né a rimuovere l'ostacolo tempestivamente, tant'è che nella stessa notte dell'occorso il Presidente dell'Anas, Gianni Vittorio Armani, decideva di attivare il commissariamento della struttura di Esercizio dell’A3 Salerno-Reggio Calabria;

durante l'incresciosa permanenza delle vetture in coda per 10 ore circa, le persone presenti non ricevevano alcun tipo di assistenza, né dì soccorso;

erano presenti donne, anche in stato di gravidanza, bambini, tra cui uno appena dimesso dall'ospedale, anziani, malati, persone sprovviste di medicinali, tutti rimasti all'oscuro di quanto stesse accadendo e disinformati circa la durata del blocco stesso;

nessuno è passato per portare loro almeno dell'acqua o per verificare se vi fossero esigenze particolari cui provvedere con immediatezza;

le persone presenti rimanevano per circa 10 ore senza servizi igienici, si ribadisce anche senza acqua, molti senza poter utilizzare il proprio telefono cellulare per informare i familiari circa le proprie condizioni e per rassicurarli;

diverse persone, venivano colpite da crisi di panico; altre persone, rimaste in coda all'interno della galleria ivi presente, temevano per la propria incolumità a causa dei gas emanati dalle vetture con motore acceso per usufruire di un minimo di riscaldamento;

il tutto avveniva in totale assenza di qualsivoglia tipo di supporto, anche solo morale e informativo circa quanto stesse accadendo;

nonostante ciò, durante una trasmissione televisiva regionale, ma anche su diverse testate giornalistiche, il Dirigente Responsabile dell'Unità Operativa Autonoma della Protezione Civile, il dott. Carlo Tansi, ha giustificato l'assenza dì soccorso dal parte della Protezione Civile per tutta la durata del blocco autostradale asserendo che l'ANAS ha impedito il passaggio dei mezzi della protezione civile per prestare soccorso alle centinaia di malcapitati;

è oltremodo inverosimile che l'organo deputato a garantire l'incolumità delle persone, delle cose e dell'ambiente, non abbia provveduto a prestare soccorso agli sventurati automobilisti e loro passeggeri per un presunto "ALT" dell'ANAS;

laddove tale circostanza fosse veritiera, è doveroso che la Protezione Civile spieghi perché non ha proseguito a piedi per prestare soccorso, lasciando nel più completo stato di abbandono centinaia dì persone in preda al panico, in mezzo alla neve, totalmente disinformate circa quanto stesse accadendo, senza acqua, medicinali e servizi igienici; peraltro, tale carenza di soccorsi e assistenza, dovrà essere chiarita anche alla luce della recente deliberazione del Consiglio che, nella seduta dell'11.08.2015, su proposta del presidente Oliverio, ha approvato di istituire nell'ambito del Dipartimento Presidenza e alle dirette dipendenze del Presidente della Giunta regionale, l'Unità Autonoma Protezione Civile, conferendo successivamente l'incarico di Dirigente responsabile al dott. Tansi -:

quali sono le motivazioni che hanno determinato il mancato intervento della Protezione Civile regionale in soccorso delle centinaia di persone bloccate sull'A3 in data 19.01.2016 nonché le motivazioni del mancato coordinamento tra le autorità preposte all'attività dì prevenzione ed intervento.

(123; 22.01.2016)

Mozioni

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

in relazione all'attuazione di una strategia regionale che garantisca un sistema di infrastrutture e di servizi per la mobilità delle persone e delle merci integrato con le grandi reti di trasporto nazionale ed europee, appare necessario potenziare, in Calabria, le trasversali stradali e ferroviarie per l'interconnessione e l'interoperabilità fra Corridoio Tirrenico e Corridoio Ionico;

nella condizione attuale il sistema dei trasporti calabrese soffre di alcune criticità, tra cui le più evidenti sono:

1.mancanza di integrazione intermodale e intramodale (gli esempi più evidenti sono i collegamenti dei porti e degli aeroporti con la rete ferroviaria);

2.l'incertezza nei tempi di realizzazione delle opere;

3.la scarsa capacità di governare i processi di pianificazione, progettazione e realizzazione del sistema; ciò è connesso alla scarsa capacità, negli anni passati, di spesa dei fondi europei destinati a migliorare il sistema dei trasporti calabrese;

l'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria è la principale arteria autostradale che attraversa il territorio regionale. Realizzata negli anni '60 risulta abbastanza antiquata per gli standard attuali, esclusi i tratti recentemente ammodernizzati. Su 443 km di autostrada da ammodernare, sono stati già stanziati nel periodo 1998/2015, 8,233 miliardi di euro, di cui 7 miliardi spesi e 1,233 miliardi di lavori in corso o da appaltare. Sui lotti residui, circa 58 km, nell'allegato Infrastrutture del DEF di aprile 2015 - Programma delle infrastrutture strategiche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si calcolava una spesa di 3.079 milioni di euro, di cui 795 milioni già disponibili. Sui tratti finanziati si procederà come da programmi originari. La rivoluzione "low cost" proposta dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in collaborazione con l'ANAS interesserà invece il macrolotto 3.4 Morano- Sibari, il macrolotto 4.1 Cosenza-Rogliano ed il tratto Pizzo-Sant'Onofrio. In tutti questi casi i nuovi progetti prevedono l'adeguamento in sede anziché le nuove tratte in variante. Il costo residuo di questi appalti crolla dunque da 2,1 miliardi a circa 900 milioni di euro. Il costo complessivo per completare l'ammodernamento dell'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria scende dai 3.079 milioni di euro indicati nell'allegato Infrastrutture ai 1.765 milioni indicati nel Piano ANAS 2015/2019, di cui 795 milioni già disponibili ed il resto delle risorse da reperire con le nuove risorse della Legge di Stabilità;

la Strada Statale 106 Jonica (SS 106) è una strada statale italiana che si estende per 491 km da Reggio Calabria a Taranto, percorrendo tutta la costa jonica di Calabria, Basilicata e parte di quella pugliese. Si tratta di un'arteria fondamentale per i collegamenti tra la Calabria e la Puglia e l'A14 oltre che per il trasporto interno fra l'area della Sibaritide, il Crotonese, lo Ionio Catanzarese, la Locride e il versante sud-orientale dell'Aspromonte. La tratta pugliese e lucana è stata ammodernata a due carreggiate con doppia corsia per senso di marcia e una sezione di 18,60 metri (tipo III della norma CNR 78/80) mentre la rimanente tratta calabrese dovrebbe essere ammodernata in base alla normativa attualmente in vigore (D.M. 5/11/2001) con una sezione di 23 metri (strada extraurbana principale). Su 491 km di tracciato, l'ANAS ha già eseguito l'ampliamento a quattro corsie di tutto il tratto ricadente nella Regione Puglia (39 km) e nella Regione Basilicata (37 km). In Calabria sono stati realizzati nuovi tratti a 4 corsie tra Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico (CS), 5 km a ridosso di Crotone, 17 km tra Squillace e Simeri Crichi (CZ) e infine 25 km tra Locri e Roccella Jonica (RC). Altri 6 km sono stati ammodernati con due corsie di marcia tra Bova Marina e Palizzi. Sono in corso di realizzazione i lavori per tre nuovi tratti: raccordo Firmo-Sibari, collegamento alla SS 280 e la variante di Palizzi. Nei 71 km tra Sibari e Crotone erano previsti fino ad un anno fa due megalotti dal costo complessivo di 5,1 miliardi di euro, con nuove tratte fuori sede. Ora l'ANAS ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno proposto nuovi progetti con semplice adeguamento dell'attuale strada a sezione tipo CI (strada extraurbana secondaria) con costo complessivo pari a 1.500 milioni di euro, da finanziare con le nuove risorse nell'ambito del Piano 2015/2019. A ciò si aggiunga il tasso di alta mortalità per incidenti stradali registratisi su questa arteria spesso a causa delle precarie ed obsolete condizioni della strada stessa;

gli appalti ripartono dappertutto, come più volte evidenziato, agli organi di informazione, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed invece solo in Calabria vengono ridotti.

Impegna la Giunta regionale ed il Presidente della Regione Calabria

a capire come saranno destinati quei flussi finanziari, che sono stati risparmiati riducendo i costi dei progetti per l’ammodernamento di queste due importanti opere a rete della nostra regione;

a farsi promotori di iniziative volte al ripristino dei finanziamenti iniziali, facendo comprendere sia all'ANAS. che al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l'importanza strategica, ed in un certo senso anche "vitale", che riveste il completamento dei lavori di ammodernamento di alcuni tratti calabresi dell'A3 e l'ammodernamento - che in alcuni casi diventa messa in sicurezza - della Strada Statale 106 Jonica;

a ricercare ogni adeguata soluzione affinché le opere in oggetto vengano completate ed adeguate nel minor tempo e nel miglior modo possibile.

(49; 13.01.2016) Greco

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

con decreto del Presidente della Repubblica del 16 luglio 1988 veniva istituita l'Autorità Portuale di Gioia Tauro. Successivamente, con vari specifici provvedimenti normativi tale autorità ampliava i propri limiti circoscrizionali;

attualmente detta Autorità include oltre il porto di Gioia Tauro anche quello di Palmi, Villa San Giovanni, Corigliano Calabro e Crotone;

la rilevanza internazionale di tale struttura è ben nota ed è una risorsa cruciale per la Calabria;

considerato che:

fra i provvedimenti inclusi nei recenti decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione è prevista una sostanziale riforma delle autorità portuali;

tali autorità saranno sottoposte a una sostanziale riforma e riduzione (da 24 a 15);

secondo quanto emerso e poi evidenziato dagli organi di stampa, il Governo avrebbe predisposto un piano di accorpamento fra le autorità di Messina e quella di Gioia Tauro;

verrebbe così creata l'Autorità portuale del "Mare Tirreno meridionale" che includerebbe i seguenti porti: Gioia Tauro, Crotone porto vecchio e nuovo, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Messina. Tremestieri, Vibo Valentia e Reggio Calabria;

tale situazione non è affatto rispondente a criteri di oggettiva razionalità politica;

rilevato che:

l'accorpamento dei vari porti calabresi, in un'unica autorità è di per sé condivisibile. Viceversa, la creazione di una struttura unica che includa porti di un'altra regione (Messina e Tremestieri) è di per sé opzione priva di fondamento;

naturalmente, tale considerazione esula da ogni argomentazione campanilistica e si fonda, unicamente, su una valutazione ponderata e oggettiva;

la scelta del Governo nazionale, infatti, se confermata, depotenzierebbe enormemente il porto di Gioia Tauro e assesterebbe il colpo mortale a ogni progetto di crescita della Calabria. Proprio tale porto, infatti, rappresenta il fulcro e il motore propulsivo di una rinnovata politica di crescita della Calabria;

con tale riforma, inoltre, i porti di Crotone e Corigliano Calabro sarebbero depotenziati sensibilmente nella loro vocazione crocieristica;

l'autonomia organica e funzionale del porto di Gioia Tauro e quello del sistema portuale calabrese subirebbero, in tal modo, un colpo mortale. E con esso anche le speranze di emancipazione di una regione che registra ben noti ritardi economici, sociali e politici;

impegna la Giunta regionale ed il Presidente della Regione Calabria

 ad intraprendere appropriata iniziativa politica e istituzionale, presso il Governo Nazionale affinché siano conseguiti i seguenti obiettivi:

- difesa dell'autonomia funzionale ed organica dell'ente Autorità portuale di Gioia Tauro nel quadro di una strategia politica di valorizzazione del sistema portuale calabrese;

- esclusione da detta Autorità, di ogni sistema portuale estraneo ai confini regionali della Calabria.

(50; 15.01.2016) Mangialavori

Il Consiglio regionale,

premesso che:

nelle date del 30, 31 ottobre e 01 e 02 novembre 2015 vaste aree di territorio della Provincia di Reggio Calabria, con particolare riferimento all'intera area della Locride, sono state interessate da eccezionali eventi alluvionali che hanno determinato ingenti danni, tra l'altro, alle infrastrutture rurali, alle aziende agricole ed al loro potenziale produttivo;

atteso che, in conseguenza della citata calamità naturale, il tessuto economico-produttivo del comparto agricolo ed agro-alimentare ha subito un ulteriore indebolimento vedendo seriamente minate le prospettive di tenuta e di crescita nei mercati di riferimento;

considerato che in data 20.11.2015 è stato approvato il Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014 - 2020 che consta tra l'altro, nella articolazione delle Misure a sostegno del comparto, della Misura 5 concernente il "Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici e introduzione di adeguate misure di prevenzione";

rilevato che il territorio flagellato dagli eventi alluvionali di che trattasi necessita di adeguati interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico onde limitare, per tale via, gli effetti negativi sui suoli agricoli e sulle infrastrutture rurali;

ritenuto in particolare che gli interventi declinati nella Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020, se efficacemente e tempestivamente attuati, possono contribuire a mitigare gli effetti negativi sui suoli agricoli in conseguenza del verificarsi di calamità naturali e contribuire, pertanto, al miglioramento del potenziale del comprensorio agricolo e delle aziende;

dato atto, altresì, del positivo esperimento delle azioni messe in campo dal Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria che - successivamente agli eventi alluvionali del 12.08.2015 abbattutisi nei territori dei Comuni di Rossano e Corigliano Calabro - mediante apposito avviso pubblico dell'ottobre 2015 ha selezionato il finanziamento di interventi di ricostituzione funzionale delle infrastrutture rurali danneggiate nonché di prevenzione del rischio idrogeologico, con fondi a valere sulla Misura 126 del Psr 2007-2013, già in corso di attuazione e completamento;

impegna la Giunta regionale:

ed il Presidente della Regione Calabria ad attivare ogni iniziativa utile e necessaria affinché il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari proceda, con urgenza, alla pubblicazione del Bando per la selezione degli interventi da ammettere a finanziamento nella ambito della Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020, circoscrivendone la localizzazione al territorio della Provincia di Reggio Calabria interessato dalla calamità naturale (alluvione) del 30,31 ottobre e 01, 02 novembre 2015 per come delimitato dalle autorità competenti;

a garantire la priorità di intervento nelle suddette aree con congrua disponibilità di risorse finanziarie.

(51; 08.02.2016) Arruzzolo

Il Consiglio regionale,

premesso che:

la situazione dell'ordine pubblico nel lametino è sempre più allarmante, come testimoniano gli ultimi episodi di cronaca che segnalano una nuova e pericolosa escalation, con atti intimidatori, ordigni e incendi ai danni di operatori economici, imprenditori, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni;

Lamezia, la terza città della Calabria, si sta tramutando in uno scenario di guerra dove la criminalità cerca di attuare una forma di rappresaglia, per rivendicare il controllo del territorio;

solo nel corrente mese di febbraio il numero di episodi registrati fa emergere un picco di atti intimidatori nettamente più alto, rispetto alla casistica già assai elevata di analoghe vicende che si rilevano in questo comprensorio;

le brillanti operazioni della magistratura e delle forze dell'ordine hanno colpito duramente i clan, attraverso numerosi arresti e la sottrazione di ingenti patrimoni illecitamente accumulati dalle varie consorterie criminali;

proprio i risultati ottenuti sul fronte dell'indebolimento della ‘ndrangheta, sia sotto il profilo militare che dal punto di vista patrimoniale, stanno ingenerando un tentativo delle forze malavitose volto a ripristinare condizioni di controllo del territorio fondate su atti di prevaricazione e sulla forza intimidatoria tipicamente mafiosa;

alla luce di tutto ciò, oggi la Calabria, e Lamezia Terme in particolare, vivono una condizione di emergenza che mina le libertà personali, democratiche ed economiche dei suoi cittadini;

impegna la Giunta regionale ed il Presidente della Regione Calabria

 ad intraprendere un'opportuna iniziativa politica ed istituzionale, presso i competenti ministeri dell'Interno e della Giustizia, affinché la situazione di Lamezia sia monitorata con particolare attenzione. A tal fine, si ritiene indispensabile rafforzare le dotazioni di uomini, mezzi e risorse finanziarie per le forze dell'ordine e per la magistratura in questo comprensorio, nonché promuovere azioni concrete e qualificanti per la promozione della legalità e contro le mafie, a cominciare dal coinvolgimento diretto del mondo della scuola, dell'associazionismo e di tutte le altre agenzie educative che contribuiscono alla formazione dei giovani”.

(52; 8.02.2016) Scalzo

Proposta di legge numero 36/10^, recante: “Istituzione del Registro Tumori di popolazione della Regione Calabria” (Del. n. 88 - L.R. n. 2/2016)

Art. 1

(Principi e finalità)

1. La Regione Calabria, nell'ambito delle proprie competenze, riconosce la necessità dell'istituzione del Registro tumori della popolazione della Regione Calabria, attraverso la rete di registri tumori, per come individuati nella deliberazione di Giunta regionale (DGR) n. 289 del 25 marzo 2010 e, precisamente, Cosenza -Crotone, Catanzaro -Vibo Valentia e Reggio Calabria, al fine di assicurare la totale copertura della registrazione oncologica su tutto il territorio calabrese. Sono previste, altresì, le sub articolazioni di Vibo Valentia e Crotone, dotate di autonomia gestionale, i cui dati confluiscono nei registri, rispettivamente, di Catanzaro e Cosenza.

Art. 2

(Istituzione del Centro di Coordinamento dei Registri Tumori)

1. E' istituito il Centro di coordinamento regionale dei registri tumori composto da:

a) il Dirigente generale del Dipartimento tutela della salute e politiche sanitarie, o un suo delegato;

b) i responsabili dei registri sub regionali di Cosenza -Crotone, Catanzaro -Vibo Valentia e Reggio Calabria;

c) i responsabili delle sub -articolazioni di Vibo Valentia e Crotone;

d) il Direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria (ARPACAL), o da un suo delegato;

e) l'Assessore regionale alla tutela dell'ambiente, o da un suo delegato;

f) il Presidente dell'Associazione italiana dei registri tumori (AIRTum), o da un suo delegato.

2. Il Centro di coordinamento regionale ha il compito di proporre soluzioni idonee al conseguimento, in tempi brevi, dell'obiettivo dell'accreditamento all'AIRTum dei registri tumori non ancora accreditati e di proporre opportuni studi per le valutazioni di merito dell'impatto sull'ambiente del "fenomeno cancro". Ha il compito, inoltre, di proporre ogni idonea azione finalizzata al miglioramento della prevenzione, della diagnosi e della terapia della patologia oncologica nel territorio della Regione Calabria, in sinergia con la Commissione oncologica regionale. L'incarico di componente del Centro di coordinamento dei registri tumori è a titolo gratuito e senza compenso alcuno.

3. Il Centro di coordinamento regionale ha sede presso la Direzione strategica dell'Azienda sanitaria provinciale (ASP) di Catanzaro.

Art. 3

(Interventi ed articolazioni sul territorio regionale)

1. Con la presente legge, si interviene per il superamento del progetto allegato alla OGR n. 289/2010, non ravvisandosi, ormai, alcuna necessità di collaborazioni con soggetti esterni alla Regione Calabria, per come originariamente previsto dalla predetta deliberazione.

2. Per la finalità di cui al comma 1, si demanda ai responsabili dei registri di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria di approntare, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le Linee guida regionali per la realizzazione dei tre registri e di seguire i lavori delle aree della Calabria non coperte da registro.

3. Si stabilisce, inoltre, di allocare i registri tumori di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria e delle sub articolazioni di Crotone e Vibo Valentia, presso la Direzione strategica di ciascuna delle rispettive Aziende sanitarie provinciali.

4. La rete dei registri calabresi segue le norme di registrazione oncologica, secondo le indicazioni dell'AIRTum.

5. Nella fase di organizzazione del registro tumori della popolazione delle aree non coperte, si stabilisce ogni necessaria collaborazione istituzionale con l'AIRTum, posto che al punto 3 del Regolamento e procedure per l'accreditamento di Registro tumori di popolazione AIRTum (11 giugno 2014) è prevista l'attività gratuita di tutoring di orientamento.

6. Il Centro di coordinamento regionale ed i singoli registri della Calabria si avvalgono di tutte le possibili e necessarie collaborazioni inter ed interaziendali al fine di attuare gli scopi della presente legge.

Art. 4

(Clausola di invarianza degli oneri finanziari)

1. Dall'attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri finanziari a carico del bilancio regionale.

2. Per gli scopi e le funzioni della presente legge, le Aziende sanitarie provvedono in isorisorse, con personale proprio; pertanto, non sono previsti oneri aggiuntivi, né occorre impegnare fondi previsti nel bilancio della Regione Calabria.

Art. 5

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria (BURC).

Proposta di legge numero 61/10^, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 aprile 2012, n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro, al contrasto e all'emersione del lavoro non regolare)” (Del. n. 89 - L.R. n. 3/2016)

Art. 1

(Integrazioni all'articolo 3 della l.r. n. 13/2012)

1. Alla fine del comma 4 dell' articolo 3 della legge regionale 19 aprile 2012, n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro, al contrasto e all'emersione del lavoro non regolare) è aggiunto il seguente periodo: "AI Presidente e ai componenti della commissione non è attribuito alcun compenso o indennità; se, per ragioni attinenti alla loro funzione, si rechino in località diverse da quelle di residenza, è corrisposto unicamente il rimborso delle spese di trasferta documentate."

Art. 2

(Integrazioni dopo l'articolo 10)

1. Dopo l'articolo 10 della l.r. n. 13/2012 sono inseriti i seguenti:

"Art. 10 bis

(Responsabilità sociale delle imprese)

1. La Regione, allo scopo di promuovere la responsabilità sociale delle imprese quale strumento per migliorare la qualità del lavoro, definisce, con apposita deliberazione di Giunta regionale da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, i criteri per la valutazione della responsabilità sociale delle imprese operanti nel territorio regionale, previa consultazione con le associazioni delle imprese, dei lavoratori, dei consumatori e degli utenti dei servizi maggiormente rappresentative sul territorio regionale, previo parere delle commissioni consiliari competenti.

2. Nella definizione dei criteri di cui al comma 1 si tiene conto, prioritariamente, del possesso da parte dell'impresa dei seguenti requisiti:

a) dell'applicazione delle clausole contrattuali dirette alla salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali, all'uniformità dei trattamenti contrattuali e ad assicurare i diritti acquisiti dai lavoratori;

b) della realizzazione di progetti di flessibilità per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ai sensi dell'articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53 (Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città) e successive modifiche;

c) del rispetto e dell'applicazione della normativa e delle relative misure in materia di immigrazione ed integrazione etnica;

d) del numero di infortuni sul lavoro avvenuti in azienda negli ultimi cinque anni;

e) del numero dei lavoratori a tempo indeterminato presenti in azienda sul totale dei lavoratori occupati;

f) del numero di assunzioni a tempo indeterminato effettuate negli ultimi cinque anni, comprese le assunzioni riguardanti lavoratori già presenti in azienda con tipologie contrattuali diverse dal rapporto di lavoro subordinato;

g) del numero di contratti di lavoro a tempo determinato trasformati a tempo indeterminato negli ultimi cinque anni.

3. Nell'ambito delle finalità di cui alla presente legge, la Regione promuove, ai sensi dell'articolo 2570 del codice civile e degli articoli 11 e 19, comma 3, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (Codice della proprietà industriale, a norma dell'articolo 15 della legge 12 dicembre 2002, n. 273), il marchio etico, inteso come elemento distintivo della Regione, del quale possono essere concessionarie le aziende socialmente responsabili per:

a) sviluppare una maggiore sensibilità tra i cittadini nei confronti delle problematiche connesse al lavoro minorile, al lavoro nero, al rispetto dei diritti sindacali e della sostenibilità ambientale;

b) promuovere le attività delle imprese di produzione e di commercializzazione che non si avvalgono in alcuna fase della realizzazione e della commercializzazione del prodotto, di lavoro minorile o di lavoro nero;

c) rendere identificabili sul mercato i prodotti così ottenuti e commercializzati.

Art. 10 ter

(Disposizioni specifiche per il settore agricolo)

1. Per agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, favorire un monitoraggio dell'andamento del lavoro stagionale a tempo determinato in agricoltura e far emergere il mercato sommerso del lavoro agricolo, sono istituiti presso i centri regionali per l’impiego, senza oneri finanziari a carico del bilancio regionale e previa stipula di specifici protocolli d'intesa con i centri per l'impiego territorialmente competenti, gli elenchi di prenotazione per il settore agricolo su base provinciale/territoriale nei quali possono confluire volontariamente tutti i lavoratori disponibili alle assunzioni o riassunzioni presso le imprese agricole.

2. Alla regolamentazione degli elenchi di cui al comma 1, gestiti anche con procedura telematica, si provvede con atto della Giunta regionale, previa intesa con i centri per l'impiego e con le organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano regionale.

3. Al fine di sottrarre la funzione di trasportatore al caporale e sostenere forme di mobilità alternative e complementari dedicate ai lavoratori, gli enti locali, nel rispetto dei propri statuti, possono sottoscrivere intese o convenzioni con le aziende di trasporto pubblico locale e con i rappresentanti delle organizzazioni dei produttori e della grande distribuzione, allo scopo di assicurare l'accompagnamento del lavoratore fino al luogo della sua prestazione lavorativa.

Art. 10 quater

(Campagne di informazione)

1. La Regione promuove ed organizza, d'intesa con la Commissione regionale per l'emersione del lavoro non regolare, campagne per la sensibilizzazione, la conoscenza, l'informazione sulle problematiche relative all'economia sommersa e sulla normativa relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tale attività viene esercitata da consulenti esterni o professionalità interne alla Regione Calabria a titolo gratuito.

2. Con il regolamento di attuazione di cui all'articolo 7 sono indicati criteri e modalità per la promozione e l'organizzazione delle campagne di cui al comma 1.

Art. 10 quinquies

(Osservatorio regionale della Calabria sull'economia sommersa)

1. La Regione Calabria istituisce, presso il dipartimento regionale competente in materia di lavoro, l'Osservatorio regionale della Calabria sull'economia sommersa (ORCES), con la funzione di effettuare studi e analisi delle principali problematiche dell'economia sommersa e dei loro riflessi sul mercato del lavoro al fine di supportare la programmazione della Regione Calabria in materia di politiche per l'emersione del lavoro non regolare, sviluppo del sistema delle imprese, incremento dell'occupazione, e di sorvegliare l'applicazione delle previsioni della presente legge. L'Osservatorio, inoltre, ha la funzione di creare una banca dati integrata in grado di interagire con soggetti che si occupano istituzionalmente della gestione e del controllo del mercato del lavoro in una logica di collaborazione e di scambio di conoscenze.

2. L'attività dell'Osservatorio consiste:

a) nell'osservazione, nella costruzione e nell'analisi di specifiche variabili collegate direttamente e indirettamente all'economia sommersa e ai processi di emersione con particolare riguardo all'occupazione regolare, agli indicatori di emersione e alla divulgazione delle conoscenze;

b) nell'osservazione diretta, sul territorio, delle situazioni di sommerso e di semi-sommerso, anche attraverso micro -ricerche territoriali con metodologie già sperimentate dal Comitato nazionale per l'emersione non regolare, in particolare mediante tecniche di analisi quali -quantitativa per settori e per sistemi locali produttivi;

c) nell'analizzare le caratteristiche del lavoro regolare nella Regione e per provincia;

d) nello sviluppare uno studio empirico al fine di verificare l'impatto del fenomeno del lavoro irregolare e del sommerso sull'economia locale;

e) nel ricostruire, sulla base dei dati ottenuti attraverso analisi statistiche, la mappatura degli addensamenti di imprese e dei sistemi locali presenti in Calabria, al fine di fornire un'analisi delle principali problematiche dell'economia sommersa, del lavoro irregolare e dei loro riflessi sulla domanda di lavoro;

f) nell'analizzare i settori di attività a rischio dì lavoro sommerso o di sfruttamento lavorativo della manodopera straniera.

3. I componenti dell'Osservatorio operano a titolo gratuito. La composizione dell'ORCES, le modalità di designazione dei componenti esterni e di funzionamento, sono stabiliti con il regolamento di attuazione."

Art. 3

(Norma finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, quantificati per l'esercizio finanziario 2016 in euro 16.200,00, si provvede per l'anno in corso con la disponibilità esistente al Programma U.20.03 - Altri fondi - capitolo U070011 01 01 <Fondo occorrente per far fronte agli oneri derivanti da provvedimenti legislativi che si perfezionano dopo l'approvazione del bilancio recanti spese di parte corrente (Tabella A Legge finanziaria regionale)> dello stato di previsione della spesa del bilancio 2016-2018, che viene ridotto del medesimo importo.

2. La disponibilità finanziaria di cui al comma 1 è utilizzata nell'esercizio in corso ponendo la competenza della spesa nel capitolo U0223311405 dello stato di previsione della spesa del bilancio 2016-2018. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le necessarie modifiche ed integrazioni al documento tecnico con le modalità previste dall'articolo 12 della legge regionale n. 32 del 30 dicembre 2015.

3. Per gli anni successivi, agli oneri quantificati a regime in euro 16.200,00, si provvede, nei limiti consentiti dalla effettiva disponibilità di risorse autonome, con la legge di approvazione del bilancio di previsione annuale e con la legge di stabilità regionale di accompagnamento.

Art. 4

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria (BURC).

Proposta di legge numero 62/10^, recante: “Disciplina sulla trasparenza dell'attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali e sull'attività di rappresentanza di interessi particolari” (Del. n. 90 - L.R. n. 4/2016)

Art. 1

(Finalità)

1. La presente legge disciplina l'attività di rappresentanza dei gruppi di interesse particolare, al fine di assicurare la trasparenza dell'attività politica e amministrativa e la partecipazione ai processi decisionali pubblici, in conformità con quanto disposto dallo Statuto regionale ed in particolare dagli articoli 2, comma 2, lettere f) e m), 4, 5 e 9, nonché al fine di fornire ai decisori pubblici una più ampia base informativa sulla quale fondare le proprie decisioni, garantendone pubblicità e conoscibilità nel rispetto delle disposizioni del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 (Riordino della disciplina riguardante gli obblighi dì pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni).

2. Sono fatte salve le specifiche previsioni di legge o regolamentari, che disciplinano la partecipazione ai processi decisionali pubblici oggetto della presente legge.

Art. 2

(Definizioni)

1. Ai fini della presente legge, si intende per:

a) attività di rappresentanza di interessi particolari: ogni attività dei gruppi di interesse particolare svolta nei confronti dei decisori pubblici attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi, documenti ricognitivi della posizione del gruppo di interesse particolare, ovvero attraverso qualsiasi altra forma di iniziativa o comunicazione orale o scritta, anche per via telematica o con altri mezzi di comunicazione, tramite la quale vengono perseguiti interessi leciti propri o di terzi, anche di rilevanza non generale e di natura non economica, al fine di incidere sui processi decisionali pubblici in atto, di avviarne dei nuovi ovvero di inibirne l'avvio;

b) gruppi di interesse particolare: le associazioni e le fondazioni, ancorché non riconosciute, i comitati con finalità temporanee, i gruppi, le società e le persone giuridiche in genere, portatori di interessi leciti di rilevanza non generale, anche di natura non economica;

c) rappresentante di interessi particolari: il soggetto che, a qualunque titolo, rappresenta presso i decisori pubblici il gruppo di interesse particolare;

d) processi decisionali pubblici: i procedimenti di formazione degli atti legislativi, degli atti regolamentari e degli atti amministrativi generali, nonché degli atti di indirizzo politico-amministrativo che si concretizzano in atti di programmazione o di pianificazione, comunque denominati;

e) decisori pubblici: il Presidente della Giunta regionale, gli Assessori, il Presidente del Consiglio regionale, i consiglieri regionali, i dirigenti che svolgono funzioni apicali presso la Giunta e il Consiglio regionali, gli organi di vertice, anche a carattere commissariale, di aziende, agenzie, istituzioni, associazioni, fondazioni ed enti strumentali o ausiliari della Regione Calabria, anche di natura privata, compresi quelli del comparto sanitario; sono inclusi tra i decisori pubblici anche i componenti delle strutture di diretta collaborazione ed i consulenti dei soggetti indicati nella presente lettera;

f) registro: il Registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari, istituito ai sensi dell’articolo 3.

Art. 3

(Registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari)

1. Al fine di garantire la massima trasparenza dei processi decisionali pubblici è istituito presso la Regione Calabria il "Registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari". Il registro è costituito da due sezioni, gestite rispettivamente dalla Presidenza della Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica e con l'utilizzazione delle risorse umane e strumentali a disposizione. La sezione di pertinenza della Giunta regionale comprende anche i gruppi di interesse degli enti strumentali della Regione, rientranti nell'ambito dei decisori pubblici.

2. Le due sezioni del registro di cui al comma 1 sono, a loro volta, articolate in sottosezioni, distinte per categorie omogenee di interessi. In esse sono indicati i seguenti dati, aggiornati periodicamente su richiesta dei rappresentanti di interessi particolari:

a) dati anagrafici e domicilio professionale del rappresentante del gruppo di interesse particolare;

b) dati identificativi del gruppo di interesse particolare;

c) interesse particolare che si intende rappresentare;

d) potenziali destinatari dell'attività di rappresentanza di interessi.

3. Con rispettive deliberazioni da adottare entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, relativamente alla sezione di pertinenza del Consiglio, e la Giunta regionale, relativamente alla sezione di pertinenza della Giunta, individuano l'ufficio burocratico di supporto per la tenuta del registro e dei relativi documenti, disciplinano la sua struttura di dettaglio, le modalità di gestione del registro ed i relativi controlli, la pubblicazione e l'aggiornamento dei dati comunicati dai rappresentanti di interessi, le modalità per la periodica verifica della persistenza dei requisiti per l'iscrizione nel Registro, nonché ogni altro adempimento attuativo della presente legge, ivi compresi quelli di cui all'articolo 5, comma 1, lettera d), nel rispetto dello Statuto regionale, le sanzioni di cui all'articolo 7, comma 2 ed i criteri di determinazione delle stesse.

4. Le informazioni e i dati di cui al comma 2 ed i provvedimenti di cui al comma 3 sono pubblicati, anche in formato aperto, in apposita sezione dedicata e accessibile del sito internet istituzionale rispettivamente della Giunta regionale e del Consiglio regionale. La pubblicazione e l'aggiornamento degli stessi integrano gli obblighi di pubblicazione prescritti dal d. lgs. n. 33/2013 e sono oggetto di accesso civico, ai sensi dell'articolo 5 dello stesso decreto legislativo.

Art. 4

(Accreditamento, requisiti e modalità di iscrizione nel registro)

1. Per lo svolgimento dell'attività di rappresentanza di interessi particolari, i gruppi d'interesse, ivi comprese le categorie economiche, sociali e del terzo settore maggiormente rappresentative a livello regionale e le loro articolazioni provinciali, sono tenuti ad accreditarsi mediante iscrizione in una o entrambe le sezioni del registro di cui all'articolo 3. L'iscrizione in una delle due sezioni del registro consente di svolgere attività indifferentemente nei confronti di tutti i decisori pubblici disciplinati dalla presente legge.

2. Possono essere iscritti nel registro i gruppi di interesse, nazionali o esteri, che non siano vietati dalla legge, che perseguano interessi meritevoli di tutela secondo l'ordinamento giuridico e che siano costituiti da almeno due mesi alla data della domanda di iscrizione.

3. L'istanza per l'accreditamento deve essere presentata alla Regione dal rappresentante di interessi particolari a nome del gruppo di interesse, entro trenta giorni dall'inizio dell'attività di rappresentanza. I rapporti tra ciascun gruppo di interesse ed il proprio rappresentante sono disciplinati dalle norme del codice civile e della legislazione statale in materia di rappresentanza e mandato.

4. Ai fini dell'iscrizione nel registro, il rappresentante di interessi particolari:

a) deve avere compiuto il diciottesimo anno di età;

b) non deve avere riportato condanne passate in giudicato per reati contro la personalità dello Stato, la pubblica amministrazione, l'amministrazione della giustizia, l'ordine pubblico, l'incolumità pubblica, l'economia pubblica, il patrimonio, la pubblica fede e la persona, e non essere mai stato interdetto, anche temporaneamente, dai pubblici uffici;

c) non deve essere stato dichiarato fallito, salvo che sia stato riabilitato;

d) non deve avere ricoperto la carica di consigliere o assessore della Regione Calabria nei due anni precedenti alla domanda di iscrizione nel registro;

e) non deve essere stato dipendente della Regione Calabria o degli altri enti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), nei due anni precedenti alla domanda di iscrizione, né esserlo all'atto della stessa;

f) non deve godere, in ragione della professione o di prerogative speciali, di accesso privilegiato alle sedi istituzionali e delle pubbliche amministrazioni, a meno che non rinunci espressamente a tali prerogative;

g) non deve avere ricevuto interdittive antimafia;

5. Per l'iscrizione nel registro, il gruppo di interesse particolare produce:

a) domanda di iscrizione redatta sotto la personale responsabilità dell'istante, contenente i dati anagrafici dello stesso e le dichiarazioni relative ai requisiti elencati al comma 4;

b) atto costitutivo del gruppo di interesse particolare;

c) statuto del gruppo di interesse particolare;

d) deliberazione degli organi statutari relativa alla rappresentanza esterna del gruppo;

e) copia del Codice etico di cui all'articolo 10 debitamente sottoscritta, qualora lo stesso sia già adottato ed efficace.

6. L'istanza di iscrizione è presentata a mezzo di posta elettronica certificata. La Regione, espletate le verifiche sulla regolarità e completezza della domanda e sulla sussistenza dei requisiti specificati nel presente articolo, procede all'iscrizione nel registro entro quarantacinque giorni dalla data di ricezione dell'istanza, comunicandone l'esito all'istante per via telematica. Nei quindici giorni successivi a tale comunicazione, l'ufficio di supporto alla tenuta del registro procede all'aggiornamento e alla pubblicazione dei relativi dati sul sito internet regionale.

7. Qualora, a seguito di controlli effettuati dagli uffici individuati nelle deliberazioni di cui all'articolo 3, comma 3, risulti che il gruppo d'interesse particolare interessato non possieda o abbia perso i requisiti previsti dalla presente legge, la Giunta regionale, ovvero l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, a seconda della rispettiva competenza, comunicano l'esito del controllo al rappresentante del gruppo di interesse particolare e dispongono la cancellazione del gruppo stesso dal registro.

Art. 5

(Prerogative dei rappresentanti di interessi particolari)

1. L'attività dei rappresentanti di interessi particolari costituisce positivo strumento di partecipazione ed arricchimento del processo democratico Ove svolta secondo i principi di legalità, trasparenza, correttezza istituzionale e nel rispetto della natura pubblica dei provvedimenti oggetto di intervento, osservando i vincoli previsti dalle leggi in materia e la disciplina del procedimento amministrativo. A tal fine, i rappresentanti dei gruppi di interesse, iscritti nel registro di cui all'articolo 3, possono:

a) chiedere di essere sentiti dalle commissioni consiliari o da singoli consiglieri regionali, dalla Giunta regionale o da suoi componenti, dai dirigenti che svolgono funzioni apicali presso la Giunta ed il Consiglio, dagli organi di vertice degli enti che rientrano nella categoria dei decisori pubblici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), in relazione alle rispettive competenze;

b) presentare agli organi consiliari compresi i singoli gruppi consiliari ed i singoli consiglieri regionali, alla Giunta regionale o a suoi componenti, ai dirigenti che svolgono funzioni apicali presso la Giunta ed il Consiglio, agli organi di vertice degli enti che rientrano nella categoria dei decisori pubblici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), in relazione alle rispettive competenze, in forma orale o scritta ed anche telematicamente, proposte, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione di cui all’articolo 2, comma 1, lettera a), intesi a perseguire le finalità dei propri gruppi di interesse, fermo restando il principio di autonomia e di libertà del decisore pubblico nel determinare le proprie modalità di relazione; salvo che rientrino nelle categorie di atti soggetti all'accesso ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi) e della legge regionale 4 settembre 2001, n. 19 (Norme sul procedimento amministrativo, la pubblicità degli atti ed il diritto di accesso. Disciplina della pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione Calabria), ovvero rientrino nell'ambito dei dati oggetto di obbligatoria pubblicazione ai sensi del d.lgs. n. 33/2013, i documenti e le informazioni di cui alla presente lettera sono sottratti all'accesso, anche da parte di altri rappresentanti di interessi particolari, fino alla conclusione del processo decisionale pubblico per il quale sono state prodotte, o anche successivamente qualora lo richieda il rappresentante di interessi particolari;

c) accedere agli uffici del Consiglio regionale e della Giunta regionale per informazioni e chiarimenti di carattere tecnico relativi agli atti di loro interesse/ovvero relativi all'organizzazione procedurale dei lavori del Consiglio, delle Commissioni e della Giunta, nel rispetto dei principi della legge n. 241/1990, e della l.r. n. 19/2001, fatte salve le specifiche disposizioni di legge in materia di partecipazione all'attività amministrativa;

d) seguire, anche per via telematica, le riunioni del Consiglio regionale e delle commissioni consiliari, con esclusione dei lavori della Giunta/salvo diversa decisione della stessa ai sensi dell'articolo 35 dello Statuto regionale, secondo le modalità definite a norma dell'articolo 3, comma 3, della presente legge e nel rispetto dei regolamenti interni.

2. Le commissioni consiliari possono svolgere, in via prioritaria, audizioni con i rappresentanti dei gruppi iscritti nel registro, su loro richiesta o di propria iniziativa, per gli ambiti di interesse del Consiglio. In tal caso, il Presidente della commissione consiliare competente, ave non sussistano ragioni di impedimento derivanti da particolari esigenze di celerità dell'istruttoria, accoglie la richiesta qualora il gruppo sia portatore di interessi pertinenti con l'oggetto dell'argomento iscritto all'ordine del giorno, dando priorità alle audizioni dei gruppi di interesse di rilevanza nazionale. Sono fatte salve ulteriori forme di partecipazione, nel rispetto dello Statuto, della presente legge e dei regolamenti interni, definite con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza.

3. In modo analogo a quanto previsto al comma 2, la Giunta regionale, gli Assessori, i dirigenti, gli organi di vertice degli enti strumentali regionali e tutti gli altri soggetti rientranti nella categoria dei decisori pubblici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), ciascuno per le rispettive competenze e, comunque, nell'ambito dei processi decisionali disciplinati dalla presente legge, possono svolgere audizioni con i rappresentanti dei gruppi iscritti nel registro, su loro richiesta o di propria iniziativa. Qualora non sussistano ragioni di impedimento derivanti da particolari esigenze di celerità dell'istruttoria o da attività d'ufficio, la richiesta di audizione viene accolta ove il gruppo sia portatore di interessi pertinenti con l'oggetto dell'argomento iscritto all'ordine del giorno o di prossima trattazione, ovvero con il provvedimento da assumere nell'ambito dei processi decisionali disciplinati dalla presente legge. Sono fatte salve le ulteriori forme di partecipazione definite con deliberazione della Giunta, nel rispetto dello Statuto, della presente legge e dei regolamenti interni.

4. Entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale e la Giunta regionale, per le attività di rispettiva competenza e anche con riferimento alle rispettive articolazioni interne e ai rispettivi componenti, definiscono le forme e le modalità di esercizio dell'attività di rappresentanza di interessi particolari, nel rispetto dei principi di imparzialità, di parità di trattamento e della trasparenza. Nel predetto termine la Giunta regionale definisce, altresì, le disposizioni attuative con riferimento agli enti strumentali della Regione Calabria, fatte salve le competenze attribuite al Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria.

5. Restano ferme le disposizioni dello Statuto e dei regolamenti regionali, anche interni, relativamente ai lavori del Consiglio e della Giunta, in merito alla partecipazione, al dovere di informazione, al potere delle commissioni sulle consultazioni, ai soggetti da consultare e alle modalità delle consultazioni stesse.

6. Le disposizioni di cui al presente articolo trovano applicazione anche nei confronti delle categorie economiche, sociali e del terzo settore maggiormente rappresentative a livello regionale e delle loro articolazioni provinciali.

Art. 6

(Obblighi dei rappresentanti dei gruppi di interesse particolare)

1. Nello svolgimento della loro attività di rappresentanza presso i decisori pubblici, i rappresentanti dei gruppi di interesse iscritti nel registro di cui all'articolo 3 sono obbligati a:

a) rispettare i principi di legalità, trasparenza e correttezza istituzionale;

b) osservare la riservatezza riguardo alle informazioni su persone o fatti, di natura non pubblica ed estranei all'interesse rappresentato, di cui essi vengano a conoscenza nell'espletamento o in occasione della loro attività di rappresentanza;

c) comunicare qualsiasi dono, bene, prestazione di servizio od offerta in denaro di importo superiore a 150 (centocinquanta) euro erogato, anche indirettamente, ai decisori pubblici e a loro familiari, compresi quelli donati in circostanze di ordinaria solennità, quali celebrazioni, ricorrenze o eventi similari, salvi i divieti previsti dalle leggi penali;

d) rispondere tempestivamente ad ogni richiesta di chiarimenti ed informazioni, proveniente dalla Presidenza della Regione o dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale con riferimento a questioni che, a qualunque titolo, possano interessare l'attività di interesse rappresentata;

e) trasmettere a mezzo di posta elettronica certificata, sotto la propria responsabilità, all'ufficio competente per la tenuta della sezione del registro ove sono iscritti, entro il 31 gennaio di ciascun anno, una dettagliata relazione, in formato aperto, concernente l'attività svolta nell'anno precedente e comprendente in particolare:

1) l'elenco delle attività di rappresentanza di interessi particolari svolte, con l'indicazione delle modalità e dei mezzi impiegati, ed i relativi contenuti;

2) l'elenco dei decisori pubblici nei confronti dei quali sono state svolte le attività;

3) l'elenco delle risorse economiche ed umane effettivamente impiegate per lo svolgimento delle attività sopra descritte, ivi comprese quelle di cui alta lettera b) del presente comma;

f) osservare le disposizioni contenute nel Codice etico di comportamento di cui all'articolo 10.

2. La relazione di cui al comma 1, lettera e) è pubblicata dall'amministrazione nell'apposita sezione dedicata ed accessibile del sito istituzionale. Si applica quanto previsto dall'articolo 3, comma 4, in tema di obbligo di pubblicazione ed accesso civico.

3. Fatte salve le condotte previste e punite dalla legge penale in quanto reato, ai rappresentanti dei gruppi di interesse è vietato esercitare, nei confronti dei decisori pubblici, forme di pressione tali da incidere sull'esercizio della loro libertà di giudizio, di voto o di determinazione.

Art. 7

(Sanzioni)

1. I decisori pubblici comunicano i fatti che possono presentare violazione delle norme di comportamento, previste dal precedente articolo 6, da parte dei rappresentanti dei gruppi di interesse. La predetta comunicazione è indirizzata:

a) alla Giunta regionale per quanto concerne i componenti della Giunta, le sue articolazioni burocratiche e gli enti strumentali della Regione;

b) all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per quanto riguarda il Consiglio regionale e le sue articolazioni.

2. La Giunta regionale o l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, per quanto di rispettiva competenza ed in conformità ai criteri predeterminati con la deliberazione di cui all'articolo 3, comma 3, in base alla gravità della violazione accertata, commina una delle seguenti sanzioni:

a) richiamo formale;

b) sospensione temporanea;

c) revoca dell'iscrizione.

3. Le sanzioni di cui al comma 2, lettere b) e c), sono pubblicate nei rispettivi siti internet istituzionali di Giunta e Consiglio, nell'apposita sezione prevista dall’articolo 3, comma 4.

4. In caso di revoca dell'iscrizione, il gruppo di interesse non può chiedere una nuova iscrizione prima che siano trascorsi due anni dalla revoca stessa.

Art. 8

(Facoltà ed obblighi dei decisori pubblici)

1. I decisori pubblici tengono in considerazione le attività di rappresentanza descritte dall’articolo 2, comma 1, lettera a), compatibilmente con gli interessi della collettività.

2. L'attività di rappresentanza di interessi particolari svolta nei confronti dei decisori pubblici di cui alla presente legge è resa nota, ove pertinente all'oggetto dei processi decisionali, facendone menzione nella relazione illustrativa o nel preambolo degli atti normativi e di indirizzo, ovvero nelle premesse degli atti amministrativi generali.

Art. 9

(Coordinamento con il Programma della trasparenza ed integrità e con il Piano

di prevenzione della corruzione)

1. L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e la Giunta regionale, per quanto di rispettiva competenza, coordinano l'attuazione della presente legge con quanto stabilito nel Programma triennale della trasparenza ed integrità previsto dal d.lgs. n. 33/2013, nonché nel Piano triennale dì prevenzione della corruzione di cui alla legge 6 novembre 2012, n. 190 (Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione). Le misure eventualmente adottate sono menzionate negli stessi documenti.

2. Al fine di individuare ulteriori livelli di implementazione della presente legge, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. anche su iniziativa della Giunta, può stipulare protocolli di intesa o definire forme di collaborazione con le autorità preposte alla materia della trasparenza, dell'integrità e della prevenzione della corruzione.

3. Restano salve le disposizioni legislative in materia di incompatibilità, conflitti di interesse, prevenzione della corruzione, trasparenza ed integrità.

Art.10

(Codice etico di comportamento)

1. Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale, sentita la Giunta regionale, adotta un Codice etico di comportamento al fine di regolamentare l'attività di rappresentanza di interessi particolari. 11 Codice, unico per la Regione, è soggetto a pubblicazione nella sezione dedicata del sito internet istituzionale, di cui all'articolo 3, comma 4.

2. Il Codice, una volta entrato in vigore, viene sottoscritto dai gruppi di interesse iscritti nel registro previsto dall'articolo 3, pena la cancellazione dallo stesso.

Art. 11

(Verifica e monitoraggio)

1. Decorsi diciotto mesi dall'entrata in vigore della presente legge, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Giunta regionale, per quanto di rispettiva competenza, ne verificano lo stato di attuazione, individuando i punti di forza e le criticità, e proponendo al Consiglio regionale eventuali interventi correttivi o migliorativi.

Art. 12

(Disposizione transitoria)

1. In sede di prima attuazione, i gruppi di interesse possono chiedere di essere accreditati mediante l'iscrizione nel registro di cui all'articolo 3 entro sei mesi, decorrenti dalla data di entrata in vigore delle disposizioni di attuazione adottate ai sensi del comma 3 del medesimo articolo.

Art. 13

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. Dall'attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri finanziari a carico del bilancio regionale.

Art. 14

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale Telematico della Regione.

Proposta di legge numero 87/10^, recante: “Modifiche alle leggi regionali n. 10/2000 e n. 66/2012 e gestione transitoria degli acquedotti rurali” (Del. n. 91 - L.R. n. 5/2016)

Art. 1

(Modifiche alla l.r. 10/2000)

1. Alla legge regionale 7 marzo 2000, n. 10, concernente "Affidamento all'Agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura (ARSSA) delle attività relative ai beni immobili di riforma fondiaria di cui agli articoli 9, 10 e 11 della legge 30 aprile 1976, n. 386 in base al disposto dell'articolo 24 della legge 8 maggio 1998 n. 146", sono apportate le seguenti modifiche:

a) all'articolo 2:

1) al comma 1, dopo le parole: "i quali abbiano mantenuto la destinazione agricola", sono inserite le seguenti: "o con prescrizioni di inedificabililà";

2) al comma 2, le parole: "alle condizioni ed al prezzo previsti dall'art. 4 della legge 29.05.1967, n. 379" sono sostituite dalle seguenti: "al prezzo di cui all'articolo 3, comma 2";

b) all' articolo 3: 1) al comma 1:

1.1 dopo le parole: "aventi destinazione agricola", sono inserite le seguenti: "o con prescrizioni di inedificabilità ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici";

1.2 le parole: "con pagamento stabilito in trenta annualità" sono sostituite dalle seguenti: "con pagamento rateizzato secondo i piani di ammortamento applicati dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (lSMEA) o in un'unica soluzione, fermi restando, in quest'ultimo caso, l'imposizione dei vincoli di indivisibilità e l'obbligo di coltivazione del fondo per la durata di cinque anni decorrenti dalla data di stipula dell'atto di vendita";

2) il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. Il prezzo di vendita è determinato da tecnici interni all'ARSSA, con elaborato estimativo sulla base del valore di mercato, secondo quanto disposto da specifico regolamento tecnico approvato dall'ARSSA, con apposito provvedimento. La congruità di tale valutazione deve essere dichiarata dalla Commissione di valutazione formata dal Commissario liquidatore o dal sub Commissario liquidatore, appositamente delegato, ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge regionale 20 dicembre 2012, n. 66 (Istituzione dell'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura e disposizioni in materia di sviluppo dell'agricoltura), coadiuvati da due funzionari dell'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura (ARSAC)";

3) al comma 3, dopo le parole: "una unità lavorativa uomo (ULU)" sono aggiunte le seguenti: ", fermo restando il rispetto del diritto di prelazione agraria. Nelle situazioni consolidate sono ricomprese le occupazioni senza titolo di terreni della riforma fondiaria poste in essere da manuali coltivatori della terra nel quinquennio antecedente alla data della domanda di acquisto.";

4) il comma 4 è abrogato;

5) al comma 6, dopo le parole: "su fondi contigui ai terreni da assegnare" sono aggiunte le seguenti: ", secondo quanto previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57).";

6) dopo il comma 6, è aggiunto il seguente: "6 bis. In ogni caso, l'assegnatario deve corrispondere, prima della stipula dell'atto notarile di vendita, un indennizzo risarcitorio fissato nella misura dell' 1 per cento del prezzo stabilito dalla Commissione, di cui al comma 2, per ogni anno di detenzione del fondo, per un periodo massimo di cinque anni e senza interessi.";

c) all'articolo 4:

1) il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Le assegnazioni provvisorie di terreni, non definite, operate in epoca antecedente all'entrata in vigore della legge 30 aprile 1976, n. 386 (Norme di principio, norme particolari e finanziarie concernenti gli enti di sviluppo) mediante provvedimento amministrativo, verbale di sorteggio notarile o designazione effettuata dalle competenti strutture dell'ARSSA, sono revocate ed i terreni rientrano nella disponibilità dell'ARSSA per nuove assegnazioni di cui all'articolo 2";

2) al comma 2, le parole: "con pagamento stabilito in trenta annualità, previa valutazione secondo le norme indicate nell'art. 3 della presente legge." sono sostituite dalle seguenti: "o in un'unica soluzione, fermi restando, in quest'ultimo caso, il vincolo di indivisibilità e l'obbligo di coltivazione del fondo per cinque anni decorrenti dalla data di stipula dell'atto di vendita.";

d) all'articolo 7:

1) il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. I beni immobili, comunque acquisiti al patrimonio dell'ARSSA, per i quali non sia possibile l'utilizzazione per le finalità previste dalla legge regionale 14 dicembre 1993, n. 15, concernente "Istituzione dell'Agenzia Regionale per lo Sviluppo e per Servizi in Agricoltura (ARSSA)", possono essere alienati ad enti, associazioni o privati, ad un prezzo stabilito con le modalità di cui all'articolo 3, comma 2.";

2) il comma 1 bis è sostituito dal seguente: "1 bis. Gli acquirenti dei suddetti beni immobili possono richiedere la rateizzazione del prezzo di vendita, sulla base del tasso di riferimento fissato dalla Commissione dell'Unione Europea secondo quanto previsto dai Regolamenti (CE) n. 68/2001 del 12 gennaio 2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti destinati alla formazione, n. 69/2001 del 12 gennaio 2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti d'importanza minore (<<de minimis») e n. 70/2001 del 12 gennaio 2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore delle piccole e medie imprese, per un periodo pari a:

a) cinque anni, per importi fino a 10.000,00 euro;

b) dieci anni, per importi fino a 25.000,00 euro;

c) quindici anni, per importi superiori a 25.000,00 euro.";

3) il comma 1 ter è sostituito dal seguente: "1 ter. Gli immobili, detenuti in virtù di concessione amministrativa o in via di fatto per un periodo continuativo non inferiore a dieci anni dalla data di presentazione della istanza di acquisto, possono essere alienati ai detentori, e/o propri congiunti o affini, al prezzo stabilito con le modalità di cui al comma 1, se l'interessato, nel termine di trenta giorni dalla proposta, dichiara la disponibilità all'acquisto al suddetto prezzo, maggiorato delle somme dovute per l'utilizzo dell'immobile. Nel caso di immobili detenuti senza titolo, per i quali non è stato stabilito un canone, il pregresso dovuto è fissato, per i fabbricati, nella misura del 3 per cento del prezzo stabilito come sopra, per ogni anno di detenzione, e, per i terreni, nella misura dell'1 per cento, per ogni anno di detenzione, per un periodo massimo di cinque anni e senza interessi. Trascorso inutilmente il termine per l'esercizio dell'opzione, l'ARSSA pronuncia l'estromissione, che è atto esecutivo di diritto, ai sensi dell'articolo 229 del decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51 (Norme in materia di istituzione del giudice unico di primo grado)";

4) il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. I terreni della riforma fondiaria, che hanno mantenuto la destinazione agricola nei vigenti strumenti urbanistici e sui quali sono state effettuate edificazioni, possono essere alienati a coloro che li detengono, in via continuativa, da almeno cinque anni decorrenti dalla data di presentazione della istanza e per un'estensione non superiore a dieci volte quella coperta dai fabbricati, sempre che gli abusi edilizi condonati siano compatibili con i vincoli permanenti previsti dalla legge 26 febbraio 1985,

n. 47 (Norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edilizia, sanzioni, recupero e sanatoria delle opere edilizie) e dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 381, concernente "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. (Testo A)".

Art. 2

(Gestione transitoria degli acquedotti rurali)

1. Nelle more della piena operatività dell'ambito territoriale ottimale istituito dall'articolo 47, comma 2, della legge regionale 29 dicembre 2010, n. 34 concernente "Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e procedurale (Collegato alla manovra di finanza regionale per l'anno 2011). Articolo 3, comma 4, della legge regionale n. 8/2002", restano a carico dell'ARSAC, in via transitoria, il personale e i servizi degli acquedotti rurali.

Art. 3

(Modifiche alla l.r. 66/2012)

1. Alla legge regionale 20 dicembre 2012, n. 66 (Istituzione dell'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura e disposizioni in materia di sviluppo dell'agricoltura) sono apportate le seguenti modifiche:

a) dopo l'articolo 1, è inserito il seguente:

"Art. 1 bis

(Istituzione gestione stralcio ARSSA in ARSAC)

1. La gestione liquidatoria dell'ARSSA è incardinata in ARSAC, quale gestione stralcio, fermo restando quanto previsto dall'articolo 11, commi 3 e 8.

2. La titolarità dei diritti attivi e passivi della gestione liquidatoria ARSSA rimane totalmente in capo alla gestione stralcio di cui al comma 1.

3. La gestione stralcio di cui al comma 1 costituisce una struttura operativa incardinata nell'organizzazione di ARSAC, dotata di autonomia di gestione e di un proprio patrimonio destinato, in via esclusiva, alla soddisfazione dei creditori della soppressa ARSSA ed alla copertura dei relativi costi di funzionamento.

4. Il patrimonio della gestione stralcio di cui al comma 1 è definito nel piano di liquidazione approvato dalla Giunta regionale ai sensi dell'articolo 11, comma 7.

5. Al direttore generale dell'ARSAC è demandata la costituzione e l'organizzazione della gestione stralcio, con riferimento alle risorse umane e finanziarie da impiegare in essa, previo parere vincolante del dipartimento regionale vigilante.

6. La gestione stralcio svolge tutte le attività amministrative finalizzate a valorizzare, alienare, custodire e manutenere il patrimonio, oggetto dell'attività di liquidazione, e a garantire la tutela giuridica dello stesso.";

b) l'articolo 9 è sostituito dal seguente:

"Art. 9

(Risorse)

1. Per lo svolgimento delle funzioni di cui all'articolo 2, comma 2, il patrimonio dell'ARSAC è costituito dai beni immobili e mobili pertinenziali dell'ARSSA, con esclusione dei cespiti costituenti il patrimonio della gestione stralcio di cui all'articolo 1 bis".

c) al comma 1 dell'articolo 10, è soppresso il punto 1 della lettera a);

d) all'articolo 11, il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. La gestione stralcio ARSSA in ARSAC di cui all'articolo 1 bis, pur essendo una struttura operativa incardinata nell'organizzazione dell'ARSAC, è svolta in modo da assicurare la distinzione economica e finanziaria della stessa gestione stralcio rispetto alla gestione corrente dell'ARSAC.".

Art. 4

(Clausola di invarianza)

1. All'attuazione della presente legge si provvede nell'ambito delle risorse finanziarie già previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 99/10^, recante: “Proposta di legge n. 83/10^ di iniziativa del Consigliere Bova, recante: 'Modifica dei confini territoriali dei comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro'. Effettuazione del referendum consultivo, ai sensi della legge regionale 5 aprile 1983, n. 13” (Del. n. 92)

Il Consiglio regionale,

premesso che:

è stata presentata una proposta di legge di iniziativa del consigliere Bova recante: "Modifica dei confini territoriali dei comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro"; dagli Allegati alla Proposta di legge 83/101\ denominati: A 1 (Planimetrie di inquadramento generale) e A2 (Elenco Particelle interessate) sono individuate le seguenti aree catastali del territorio del Comune di Belcastro, denominato località "Acquavona", censite al numero di Foglio 1: 16; 20; 24; 37; 39; 43; 47; 50; 52; 53; 54; 55; 56; 57; 58; 59; 61; 62; 64; 92; 94;  98; 101; 103; 108; 109; 113; 114; 117; 118; 130; 131; 134; 135; 136; 139; 140; 141; 142; 144; 145; 146; 147; 148; 149; 150; 151; 152; 158; 159; 160; 162; 164; 165; 166; 167; 168; 170; 172; 175; 176; 177; 178; 179; 180; 181; 182; 184; 185; 186; 187; 188; 189; 190; 191; 192; 193; 194; 196; 197; 199; 200; 201; 202; 203; 204; 205; 206; 207; 208; 209; 210; 211; 212; 213; 214; 216; 217; 218; 219; 220; 247; 252; 254; 255; 258; 259; 260; 261;262; 263; 264; 266; 267; 269; 301; 303; 308; 309; 310; 311; 312; 313; 314; 315; 317; 318; 320; 322; 323; 324; 325; 326; 328; 330; 331; 333; 338 (ex 158); 341 (ex 158); 342 (ex 201); 351 (ex 332); 352 (ex 332); 353 (ex 332); 354 (ex 332); 355 (ex 332); 360 (ex 332); 367 (ex 319); 368 (ex 319); 369 (ex 319); 3828; 3830; 3831; 3834; nelle suddette aree catastali sono collocate 31 famiglie per un numero di 82 abitanti;

visti:

l'articolo 133, comma 2 della Costituzione che stabilisce che "la Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni"; l'articolo 15, comma 1 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) che stabilisce che “..... le regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei Comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge regionale."; la legge regionale 5 aprile 1983, n. 13, che all'art. 40 (Norme di attuazione dello statuto per l'iniziativa legislativa popolare e per i referendum) sancisce l'obbligatorietà del referendum consultivo sulle proposte di istituzione di nuovi Comuni e sui mutamenti delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali;

in particolare la legge regionale 5 aprile 1983, n. 13, che alla lettera c) del comma 4 dell'art, 40 cosi come modificato dalla legge 30 maggio 2012, n. 17, nella indizione del referendum, dà facoltà al Consiglio regionale di escludere, con decisione motivata, " ...le popolazioni che non presentano un interesse qualificato alla variazione territoriale: per le caratteristiche dei gruppi residenti sul territorio dei Comuni interessati, della dotazione infrastrutturale e delle funzioni territoriali, nonché per i casi di eccentricità dei luoghi rispetto al capoluogo e, quindi, di caratterizzazione distintiva dei relativi gruppi"; la proposta di legge n. 83/10" di iniziativa del consigliere Bova recante: "Modifica dei confini territoriali dei comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro", iscritta al Protocollo generale del Consiglio regionale n. 46031 del 12/10/2015;

considerato che:

la Prima Commissione "Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale" ha esaminato in sede referente il progetto di legge e ha adottato una risoluzione nella quale si sottopone in senso favorevole all'approvazione della deliberazione in ordine al referendum consultivo, limitato ai soli abitanti della località "Acquavona" del Comune di Belcastro;

la stessa Commissione propone pertanto al Consiglio regionale di proseguire nell'iter procedurale avviato ai sensi della legge regionale n. 13 del 1983;

vista la legge regionale n. 13 del 1983 e in particolare: l'articolo 40, comma 1 che prevede che il Consiglio regionale prima di procedere all'approvazione di ogni progetto di legge che comporti l'istituzione di nuovi Comuni ovvero mutamenti delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali, delibera l'effettuazione del referendum consultivo obbligatorio; la lettera c) del comma 4 dell'art. 40 così come modificato dalla legge 30 maggio 2012, n. 17, nella indizione del referendum, dà facoltà al Consiglio regionale di escludere, con decisione motivata, "…le popolazioni che non presentano un interesse qualificato alla variazione territoriale: per le caratteristiche dei gruppi residenti sul territorio dei Comuni interessati, della dotazione infrastrutturale e delle funzioni territoriali, nonché per i casi di eccentricità dei luoghi rispetto al capoluogo e, quindi, di caratterizzazione distintiva dei relativi gruppi"; l'articolo 40, comma 3 secondo il quale, qualora il Consiglio regionale indice il referendum la deliberazione dello stesso indica il quesito da sottoporre a votazione con riferimento agli estremi della relativa proposta di legge;

dato atto che:

ai sensi dello Statuto, la disciplina applicabile per l'individuazione degli aventi diritto al voto è quella contenuta nella legge regionale 13/1983, in quanto legge speciale che regola le forme di consultazione delle popolazioni interessate in materia di istituzione di nuovi Comuni, e che pertanto, ai sensi

del citato art. 40, comma 4, lettera c) della legge regionale 13/1983, gli aventi diritto al voto sono gli abitanti della località "Acquavona" del Comune di Belcastro residenti nel territorio individuato al catasto Foglio 1, particelle: 16; 20; 24; 37; 39; 43; 47; 50; 52; 53; 54; 55; 56; 57; 58; 59; 61; 62; 64; 92; 94; 98; 101; 103; 108; 109; 113; 114; 117; 118; 130; 131; 134; 135; 136; 139; 140; 141; 142; 144; 145; 146; 147; 148; 149; 150; 151; 152; 158; 159; 160; 162; 164; 165; 166; 167; 168; 170; 172; 175; 176; 177; 178; 179; 180; 181; 182; 184; 185; 186; 187; 188; 189; 190; 191; 192; 193; 194; 196; 197; 199; 200; 201; 202; 203; 204; 205; 206; 207; 208; 209; 210; 211; 212; 213; 214; 216; 217; 218; 219; 220; 247; 252; 254; 255; 258; 259; 260; 261; 262; 263; 264; 266; 267; 269; 301; 303; 308; 309; 310; 311; 312; 313; 314; 315; 317; 318; 320; 322; 323; 324; 325; 326; 328; 330; 331; 333; 338 (ex 158); 341 (ex 158); 342 (ex 201); 351 (ex 332); 352 (ex 332); 353 (ex 332); 354 (ex 332); 355 (ex 332); 360 (ex 332); 367 (ex 319); 368 (ex 319); 369 (ex 319); 3828; 3830; 3831; 3834; per tali intendendosi coloro che, in base alla vigente disciplina statale, godono del diritto di elettorato attivo perle elezioni amministrative comunali;

ritenuto:

di accogliere la proposta della Commissione consiliare di proseguire nell'iter procedurale;

di procedere alla indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate;

delibera

a) di procedere all'indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate sul progetto di legge n. 83/10^ di iniziativa del consigliere Bova recante: "Modifica dei confini territoriali dei comuni di Petronà e Belcastro della provincia di Catanzaro";

b) di definire nei seguenti termini il quesito da sottoporre alla consultazione popolare con riferimento al progetto di legge esaminato: "Volete voi che i confini territoriali tra i comuni di Belcastro e Petronà siano rettificati secondo quanto risulta dalla relazione descrittiva dei confini (Allegato A) e dalla planimetria (allegato B), determinando in tal modo il trasferimento della frazione denominata località "Acquavona" del Comune di Belcastro al Comune di Petronà?"

c) di dare atto che, ai sensi dell'articolo 133, comma 2 della Costituzione e dell'articolo 40, comma 4, lettera c) della legge regionale n. 13 del 1983, partecipano al referendum consultivo gli elettori residenti nella località "Acquavona" del Comune di Belcastro nel territorio individuato al catasto Foglio 1, particelle: 16; 20; 24; 37; 39; 43; 47; 50; 52; 53; 54; 55; 56; 57; 58; 59;61;62;64;92;94;98; 101; 103; 108; 109; 113; 114; 117; 118; 130; 131; 134; 135; 136; 139; 140; 141; 142; 144; 145; 146; 147; 148; 149; 150; 151; 152; 158; 159; 160; 162; 164; 165; 166; 167; 168;170; 172; 175; 176; 177; 178; 179; 180; 181; 182; 184; 185; 186; 187; 188; 189; 190; 191; 192; 193; 194; 196; 197; 199; 200; 201; 202; 203; 204; 205; 206; 207; 208; 209; 210; 211; 212; 213; 214; 216; 217; 218; 219; 220; 247; 252; 254; 255; 258; 259; 260; 261; 262; 263; 264; 266; 267; 269; 301; 303; 308; 309; 310; 311; 312; 313; 314; 315; 317; 318; 320; 322; 323; 324; 325; 326; 328; 330; 331; 333; 338 (ex 158); 341 (ex 158); 342 (ex 201); 351 (ex 332); 352 (ex 332); 353 (ex 332); 354 (ex 332); 355 (ex 332); 360 (ex 332); 367 (ex 319); 368 (ex 319); 369 (ex 319); 3828; 3830; 3831; 3834; per tali intendendosi coloro che, in base alla vigente disciplina statale, godono del diritto di elettorato attivo per le elezioni amministrative comunali;

d) di trasmettere la presente deliberazione al Presidente della Giunta regionale per l'indizione del referendum;

e) di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria.

Mozione numero 52 di iniziativa del consigliere Scalzo: “Sull’emergenza ordine pubblico e sicurezza a Lamezia Terme”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

la situazione dell’ordine pubblico nel Lamentino è sempre più allarmante, come testimoniano gli ultimi episodi di cronaca che segnalano una nuova e pericolosa escalation, con atti intimidatori, ordigni e incendi ai danni di operatori economici, imprenditori, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni;

Lamezia, la terza città della Calabria, si sta tramutando in uno scenario di guerra dove la criminalità cerca di attuare una forma di rappresaglia, per rivendicare il controllo del territorio;

solo nel corrente mese di febbraio il numero di episodi registrati fa emergere un picco di atti intimidatori nettamente più alto, rispetto alla casistica già assai elevata di analoghe vicende che si rilevano in questo comprensorio;

le brillanti operazioni della magistratura e delle forze dell’ordine hanno colpito duramente i clan, attraverso numerosi arresti e la sottrazione di ingenti patrimoni illecitamente accumulati dalle varie consorterie criminali;

proprio i risultati ottenuti sul fronte dell’indebolimento della ‘ndrangheta, sia sotto il profilo militare che dal punto di vista patrimoniale, stanno ingenerando un tentativo delle forze malavitose volto a ripristinare condizioni di controllo del territorio fondate su atti di prevaricazione e sulla forza intimidatoria tipicamente mafiosa;

rilevato che:

alla luce di tutto ciò oggi la Calabria, e Lamezia Terme in particolare, vivono una condizione di emergenza che mina le libertà personali, democratiche ed economiche dei suoi cittadini;

impegna

il Presidente e la Giunta regionale ad intraprendere un’opportuna iniziativa politica e istituzionale, presso i competenti Ministeri dell’Interno e della Giustizia, affinché la situazione di Lamezia sia monitorata con particolare attenzione. A tal fine, si ritiene indispensabile rafforzare le dotazioni di uomini, mezzi e risorse finanziarie per le forze dell’ordine e per la magistratura in questo comprensorio, nonché promuovere azioni concrete e qualificanti per la promozione della legalità e contro le mafie, a cominciare dal coinvolgimento diretto del mondo della scuola, dell’associazionismo e di tutte le altre agenzie educative che contribuiscono alla formazione dei giovani.

Proposta di legge numero 117/10^ recante: “Modifiche alla legge regionale 24 dicembre 2015, numero 29 (Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria)” (Del. n. 93 - L.R. n. 1/2016)

Art. 1

(Modifiche all'articolo 1)

1. L'articolo 1 della legge regionale 24 dicembre 2015, n. 29 (Disposizioni in materia di personale della Regione Calabria) è sostituito dal seguente:

"Art. 1

(Risoluzione consensuale anticipata del rapporto di lavoro del personale della Regione)

1. La Giunta regionale e l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, per i rispettivi ambiti di competenza, provvedono, con apposito regolamento e nel rispetto del vigente sistema di relazioni sindacali, alla definizione di criteri e forme di incentivo per la risoluzione consensuale anticipata del rapporto di lavoro dei dipendenti di ruolo della Giunta regionale e del Consiglio regionale, garantendo parità di trattamento tra gli stessi, senza determinare oneri aggiuntivi di spesa a carico degli istituti previdenziali per ogni esercizio finanziario e nel rispetto della normativa statale vigente.".

Art. 2

(Abrogazione dell'articolo 2)

1. L'articolo 2 della l.r. n. 29/2015 è abrogato.

Art. 3

(Modifiche all'articolo 3)

1. Alla fine dell'articolo 3 della l.r. n. 29/2015 il periodo "nei limiti delle disponibilità, previste dall'UPB U.001.002.001.001 «Spese per il personale regionale»" è soppresso.

Art. 4

(Clausola di invarianza della spesa)

1. Dall'attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.

Art. 5

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria (BURC).

Ordine del giorno 27 del 8.02.2016 di iniziativa dei consiglieri Guccione, Pasqua, Sergi, Mirabello e Giudiceandrea: “Sulla A3 Salerno – Reggio Calabria”

Il Consiglio regionale,

premesso che:

in data 24 gennaio 2016, il nuovo Presidente e Amministratore delegato della concessionaria autostradale pubblica Anas, Gianni Vittorio Armani, ha dichiarato pubblicamente che, entro il 2016, termineranno i lavori di realizzazione dell’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria;

riguardo al tratto a sud di Cosenza, il manager Anas ha dichiarato che “si potrà realizzare molto più velocemente con una manutenzione straordinaria realizzando poi piccole varianti che non interferiranno con il traffico”;

tale soluzione non garantisce l’effettivo completamento dell’A3 e lascia inalterate e irrisolte tutte le criticità di viabilità e sicurezza già evidenziate;

restano ancora da ammodernare i tratti che vanno dagli svincoli di Morano – Castrovillari – Sibari, dal Km 185 al Km 206,500, il tratto che va dal nuovo svincolo di Rende al Km 250 al nuovo sistema di svincoli di Cosenza Sud tra il Km 262 e il Km 266 e il tratto che va da Cosenza a Rogliano, dal Km 259,700 al Km 270;

tutte queste tratte sono in fase di progettazione ma non sono state ancora finanziate;

senza ammodernare tutte le tratte autostradali sopra richiamate, i proclami sul completamento dell’A3 restano solo annunci privi di contenuto;

il mancato ammodernamento della più grande infrastruttura che collega il nord con il sud del Paese danneggerebbe l’immagine di una delle maggiori potenze industriali del mondo;

è inconcepibile che per costruire un’autostrada che, peraltro, l’Unione Europea non considera neanche tale, poiché manca del requisito delle quattro corsie e non solo di quella di emergenza (laddove fosse costruita), si impieghino più anni di quanti ne sono serviti per costruire le piramidi in Egitto;

i costi che la Calabria ha dovuto sopportare a causa di tutto ciò in termini di immagine e di mancato sviluppo sono molto pesanti ed hanno compromesso la modernizzazione della nostra regione;

anche il recente blocco del tratto autostradale a sud di Cosenza a causa della neve ha dimostrato quanto inefficiente, pericolosa e inadeguata sia l’attuale configurazione autostradale;

allo stato attuale, l’A3 Salerno – Reggio Calabria rischia di continuare ad essere una grande incompiuta

tutto ciò premesso e considerato,

impegna

la Giunta regionale a chiedere al Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, un incontro urgente a cui fare partecipare anche i Sindaci dei Comuni interessati, al fine di trovare le opportune soluzioni per il completamento definitivo e integrale della più grande e strategica infrastruttura viaria che collega il Sud con il resto del Paese.

Ordine del giorno 28 del 8.02.2016 di iniziativa dei consiglieri Sculco, Mirabello e Pasqua: “Sulla soppressione delle sedi della protezione civile regionale di Crotone e di Vibo Valentia”

Il Consiglio regionale,

premesso che:

il Dirigente Generale del Dipartimento Presidenza, su proposta del Dirigente della Protezione Civile Regionale, ha prodotto due decreti riguardanti il riordino del settore della Protezione civile: nel primo, il n. 150 del 18 gennaio 2016, venivano dichiarate in esubero 45 unità lavorative e si stabiliva la soppressione delle Unità Territoriali di Protezione Civile di Crotone e Vibo Valentia annettendone le relative funzioni alla Sala Operativa di Catanzaro; col secondo, il n. 235 del 19 gennaio 2016, palesato il marchiano errore formale e sostanziale, si fa marcia indietro sul personale in esubero ma si rimane fermi sul proposito di chiudere i presidi della Protezione civile di Crotone e Vibo Valentia;

considerato che:

tali soppressioni ledono, nel metodo, il diritto dei consiglieri regionali ad essere edotti preventivamente quando si assumono scelte dal forte impatto sociale sui territori e ledono le prerogative istituzionali della IV Commissione;

dette soppressioni, incidendo fortemente sia sui lavoratori coinvolti ma, soprattutto, sui servizi garantiti al territorio, hanno forte valenza sociale e politica, tanto che il coinvolgimento diretto di chi è espressione legittima e democratica del territorio stesso, oltre che certamente opportuna è, forse, obbligatoria;

osservato, nel merito, che:

con tale decisione si ledono i livelli minimi di assistenza nel delicato ed importantissimo settore della protezione civile, per i territori provinciali di Crotone e Vibo Valentia che, purtroppo ed in particolare per quanto concerne le calamità naturali, non possono considerarsi isole felici;

la orografia del territorio calabrese, che è nota a tutti e dovrebbe esserlo ancor di più per i geologi, rende indispensabile una presenza capillare sul territorio, e lo stesso legislatore regionale ne aveva assunto la necessità, dislocando le sale operative in ciascuna provincia;

le sedi operative di Crotone e Vibo, che si vorrebbero sopprimere con decreto dirigenziale, sono in palese contrasto con la L.R. n. 4/1997 laddove all’art. 11, comma 2, si legge “Sono istituite, presso le strutture regionali di Protezione Civile, le Sale Operative Provinciali quale sedi tecniche di raccolta notizie, comando, coordinamento, comunicazione, controllo e monitoraggio ai fini dell’attività di Protezione Civile di competenza della Regione. Tali Sale Operative sono decentrate sul territorio a livello provinciale e sono collocate nelle sedi delle strutture regionali di Protezione civile”;

rilevato che

 la riorganizzazione funzionale a cura del nuovo direttore Carlo Tansi contrasta con quanto sopra considerato;

evidenziato che

i decreti di cui sopra sono stati fortemente contestati dai lavoratori del settore e che, persistendo in questa decisione, si ridimensiona uno dei pochi, se non l’unico, presidio di salvaguardia del territorio che ancora sopravvive rispettivamente a Crotone e Vibo Valentia;

sottolineato che:

le decisioni di cui ai decreti citati non apportano alcuna efficienza ed efficacia aggiuntiva all’azione di governo del territorio;

non si persegue alcun risultato di risparmio essendo entrambe le sedi ubicate in immobili in disponibilità gratuita dalla Regione Calabria;

rilevato che

nei territori di Crotone e Vibo Valentia la decisione di sopprimere i presidi di Protezione civile è stata accolta con estremo sfavore e grande preoccupazione oltre che dai lavoratori, soprattutto dagli amministratori locali e dalla popolazione tutta;

precisato, a rischio di essere ovvi e banali, che un decreto non può modificare le previsioni organizzative  dei  presidi  della  Protezione civile, che  sono invece disposte  con  legge regionale n. 4/1997;

tutto quanto sopra espresso,

impegna

la Giunta regionale a farsi carico di predisporre gli opportuni atti ed indirizzi affinché venga revocato il Decreto del Dirigente Generale 235/2016, almeno nella parte in cui si sancisce la soppressione delle sedi della protezione civile regionale di Crotone e di Vibo Valentia, ed a presentare in Commissione Ambiente la progettualità circa la riorganizzazione del settore di cui si sta occupando il nuovo dirigente, al fine di concertarla insieme, Giunta e Consiglio, fermo restando le competenze in capo al livello tecnico-amministrativo, relativa alla razionalizzazione del settore, ispirati a ottenere il migliore risultato possibile in termini di efficacia ed efficienza, in un settore di straordinaria importanza, da cui i calabresi si attendono certezze operative e capacità di prevenire e gestire ogni sorta di rischio ambientale.

Mozione numero 51 di iniziativa del consigliere Arruzzolo: “In ordine al bando per la selezione degli interventi da ammettere a finanziamento nell’ambito della Misura 5 del Psr Calabria 2014-2020 per il territorio della provincia di Reggio Calabria”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

nelle date del 30, 31 ottobre, 1 e 2 novembre 2015 vaste aree di territorio della provincia di Reggio Calabria, con particolare riferimento all’intera area della Locride, sono state interessate da eccezionali eventi alluvionali che hanno determinato ingenti danni, tra l’atro, alle infrastrutture rurali, alle aziende agricole ed al loro potenziale produttivo;

atteso che:

in conseguenza delle citate calamità naturali, il tessuto economico-produttivo del comparto agricolo ed agro-alimentare ha subito un ulteriore indebolimento vedendo seriamente minate le prospettive di tenuta e di crescita nei mercati di riferimento;

considerato che:

in data 20.11.2015 è stato approvato il Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014–2020 che consta tra l’altro, nella articolazione delle Misure a sostegno del comparto, della Misura 5 concernente il “Ripristino del potenziale produttivo Agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici e introduzione di adeguate misure di prevenzione”;

rilevato che:

il territorio flagellato dagli eventi alluvionali di che trattasi necessita di adeguati interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico onde limitare, per tale via, gli effetti negativi sui suoli agricoli e sulle infrastrutture rurali;

ritenuto:

in particolare, che gli interventi declinati nella Misura 5 del PSR Calabria 2014–2020, se efficacemente e tempestivamente attuati, possono contribuire a mitigare gli effetti negativi sui suoli agricoli in conseguenza del verificarsi di calamità naturali e contribuire, pertanto, al miglioramento del potenziale del comprensorio agricolo e delle aziende;

dato atto:

altresì, del positivo esperimento delle azioni messe in campo dal Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria che – successivamente agli eventi alluvionali del 12.08.2015 abbattutisi nei territori dei Comuni di Rossano e Corigliano Calabro – mediante apposito avviso pubblico dell’ottobre 2015 ha selezionato il finanziamento di interventi di ricostituzione funzionale delle infrastrutture rurali danneggiate nonché di prevenzione del rischio idrogeologico, con fondi a valere sulla Misura 126 del PSR 2007–2013, già in corso di attuazione e completamento;

impegna

la Giunta regionale:

ad attivare ogni iniziativa utile e necessaria affinché il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari proceda, con urgenza, alla pubblicazione del bando per la selezione degli interventi da ammettere a finanziamento nell’ambito della Misura 5 del PSR Calabria 2014–2020, circoscrivendone la localizzazione al territorio della Provincia di Reggio Calabria interessato dalla calamità naturale (alluvione) del 30, 31 ottobre, 1 e 2 novembre 2015 per come delimitato dalle autorità competenti;

A garantire la priorità di intervento nelle suddette aree con congrua disponibilità di risorse finanziarie.