X LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
11.
SEDUTA DI VENERDI’ 25 SETTEMBRE 2015
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE NICOLA IRTO E
DEL VICEPRESIDENTE FRANCESCO D’AGOSTINO
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono
riportate in allegato)
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta all’interrogazione
numero 88 del 7 settembre 2015 a
firma del consigliere Giudiceandrea.
(E’
riportata in allegato)
Ha chiesto di parlare il consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.
Presidente,
prendo la parola per chiedere l’inserimento all’ordine
dei lavori di una mozione e di un ordine
del giorno: la mozione è la numero 40 del 14 settembre 2015, avente ad oggetto la soppressione e l’accorpamento
della Prefettura di Vibo Valentia e quella di Catanzaro; l’ordine del giorno è
stato depositato il 31 agosto 2015 e riguarda le iniziative a sostegno degli
allevatori per i casi di animali affetti da“Lingua blu”.
Pongo
in votazione l’inserimento all’ordine dei lavori della mozione e dell’ordine
del giorno così come proposto dal consigliere Mirabello.
(Il
Consiglio approva)
Sono inseriti in coda, come ultimo punto all’ordine
del giorno.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Esposito,
ne ha facoltà.
Già nella precedente
seduta di Consiglio regionale era stato chiesto di inserire all’ordine dei
lavori un ordine del giorno sulla problematica inerente la casa di cura Villa Sant’Anna in riferimento al percorso della sindrome coronarie acute. Ne
chiedo quindi l’introduzione all’ordine del giorno odierno di questa seduta.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento del consigliere Esposito.
(Il Consiglio approva)
Iniziamo l’esame dell’ordine del giorno col primo punto, la proposta di provvedimento amministrativo numero 47/10^ di iniziativa dei consiglieri Cannizzaro F., Sculco F., Irto N., Giudiceandrea G., Romeo S., Nucera G., Nicolò A., Greco O., Arruzzolo G., recante: “Modifiche al Regolamento interno del Consiglio regionale”.
Si tratta di una modifica al Regolamento
interno, colleghi
consiglieri, che il sottoscritto ha deciso di
sottoporre a tutti i capigruppo che
l’hanno condivisa all’unanimità; è stata firmata e sottoscritta da tutti i capigruppo e consentirà, con l’approvazione odierna e la modifica
al Regolamento interno del Consiglio regionale, ai cittadini - dalla prossima
seduta del Consiglio regionale - di seguire in diretta streaming le
sedute del Consiglio regionale.
Due cose intendiamo porre all’opinione pubblica, i
capigruppo che hanno unanimemente condiviso questa iniziativa ed io: uno, l’estrema
importanza di questa previsione in coerenza con le norme sulla trasparenza
amministrativa, sulla trasparenza rispetto all’apertura del palazzo e delle
sedute del Consiglio regionale; due, questo provvedimento è a costo zero,
quindi il Consiglio regionale non spenderà un euro per poter far sì che le
sedute, da ottobre, dalla prossima, siano possibilmente seguite da tutti in streaming.
Per streaming intendiamo dire un formato accessibile, chiaramente, dal computer,
ma anche da tablet o smartphone. Pensiamo che sia un provvedimento
di straordinaria importanza; è una battaglia di civiltà e di trasparenza
amministrativa che vogliamo fare.
Pongo in votazione questa modifica del Regolamento.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
(E’
riportato in allegato)
Passiamo al punto due dell’ordine del giorno, la proposta di provvedimento amministrativo numero 48/10^ di iniziativa dei consiglieri F. Cannizzaro F., Sculco F., Giudiceandrea G., Romeo S., Nicolò A., Greco O., Arruzzolo G. recante: “Referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, numero 352, “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa popolare”, degli articoli 38, commi 1, 1-bis e 5, del decreto-legge 12 settembre 2014, numero 133, “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, numero 164, nonché dell’articolo 57, comma 3-bis, del decreto-legge 9 febbraio 2012, numero 5,“Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo”, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, numero 35, e dell’articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, numero 239, “Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia”, introdotto dal decreto-legge 22 giugno 2012, numero 83, “Misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, numero 83”.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Sergio, ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, signor Presidente della Giunta, assessori, la proposta di provvedimento amministrativo numero 48/10^ di iniziativa dei consiglieri regionali che testé ha indicato il Presidente, Cannizzaro, Sculco, Giudiceandrea, Romeo, Nicolò, Greco e Arruzzolo, è una proposta referendaria in esame e si articola in cinque quesiti aventi ad oggetto alcune disposizioni del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 (il cosiddetto decreto “Sblocca Italia”), del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5 (cosiddetto decreto “Sulle semplificazioni”) e della legge 23 agosto 2004, n. 239 (cosiddetta legge “Riordino del settore energetico”).
Il primo quesito è relativo all’abrogazione parziale del comma 1 dell’articolo 38 del decreto “Sblocca Italia”. Tale norma qualifica come attività di interesse strategico, urgenti e indifferibili da realizzare, la prospezione, la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi nonché lo stoccaggio di gas naturali e a quei fini stabilisce l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi.
L’estensione del vincolo preordinato all’esproprio alla “fase di ricerca”, contemplata dal nuovo “titolo concessorio unico”, costituisce un problema, in quanto il vincolo concernerebbe non solo - com’è stato finora - le attività di estrazione, ma persino quelle di ricerca, rispetto alle quali era prevista l’occupazione d’urgenza dei fondi. Ora, eliminando questa disposizione, resterebbe comunque intatta la previsione della dichiarazione di pubblica utilità, quindi l’espropriazione seguirebbe l’iter amministrativo consueto, senza, però, che i diritti del proprietario siano compressi prima ancora del rinvenimento del giacimento.
In merito al secondo quesito, anch’esso riguarda l’abrogazione parziale del comma 1 bis dell’articolo 38 del cosiddetto decreto “Sblocca Italia”. Tale disposizione prevede che il decreto dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, predisponga con proprio decreto un piano delle aree in cui siano consentite le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi nonché di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, e che lo adotti, previa intesa con la Conferenza unificata, limitando, tuttavia, l’accordo con gli enti territoriali alle sole attività da esercitare su terraferma e stabilendo, comunque, che, in caso di mancato raggiungimento dell’intesa, provveda con le modalità di cui all’articolo 1, comma 8 bis della legge 23 agosto 2004, n. 239.
Quindi scopo dell’abrogazione referendaria è, per un verso, quello di lasciare esprimere la Conferenza unificata sul piano delle aree nella sua interezza, terraferma e mare, e per l’altro verso di evitare che, in caso di mancato raggiungimento dell’intesa, si ricorra all’esercizio del potere sostitutivo, seguendo la procedura semplificata prevista dall’articolo 1, comma 8 bis, della legge 23 agosto numero 239, anch’essa, comunque, oggetto di apposito quesito referendario, che illustreremo in seguito.
Il quesito, infine, riguarda anche la disciplina transitoria introdotta dalla legge di stabilità 2015, in base alla quale – nelle more dell’approvazione del piano – il rilascio dei titoli abilitativi sarebbe consentito sulla base delle norme ormai abrogate dallo “Sblocca Italia”. Eliminando questa disposizione, si avrebbe, per un verso, che le attività di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi già autorizzate continuino ad essere esercitate e, per altro verso, però, che fino all’adozione del piano, chiamato a razionalizzare l’esercizio di quelle attività, non possano essere rilasciati nuovi titoli.
Anche il terzo quesito verte sul cosiddetto decreto “Sblocca Italia” e precisamente sull’articolo 38, comma 5. Tale previsione di legge consente, a seguito del rilascio di un “titolo concessorio unico”, che la fase della ricerca abbia la durata di sei anni e sia prorogabile due volte e per un periodo di tre anni, nel caso sia necessario completare le opere di ricerca, e che la fase di coltivazione abbia la durata di trenta anni e sia prorogabile per una o più volte per un periodo di dieci anni, ove il giacimento sia ancora coltivabile.
Il quesito, perciò, ha ad oggetto la durata delle attività previste sulla base del nuovo “titolo concessorio unico”, ma non anche la previsione del nuovo titolo in sé, destinato a sostituire i permessi di ricerca e le concessioni di coltivazione.
L’articolo 38 dello “Sblocca Italia”, in realtà, ha tacitamente abrogato la previsione legislativa dei permessi e delle concessioni e, secondo il consolidato orientamento della Corte costituzionale, una eventuale abrogazione referendaria delle disposizioni concernenti il titolo concessorio unico non farebbe rivivere quelle sui permessi e sulle concessioni ormai abrogate. Ciò non toglie che si possa intervenire sulla durata dei titoli concessori unici.
Passando al quarto quesito, le disposizioni legislative nazionali sulle quali si interpellano i cittadini sono contenute nel decreto legge n. 5 del 2012 (cosiddetto decreto “Sulle semplificazioni”), che reca disposizioni per le infrastrutture strategiche, ed in particolare l’articolo 57, comma 3 bis.
La legge di stabilità 2015 ha modificato alcune previsioni di detto decreto, stabilendo che tanto per le infrastrutture e gli insediamenti strategici, quanto per le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria e, più in generale, per le opere strumentali allo sfruttamento degli idrocarburi stessi – quand’anche localizzate al di fuori del perimetro delle aree date in concessione di coltivazione – le autorizzazioni relative siano rilasciate d’intesa con le Regioni interessate. Tuttavia, nel caso di mancato raggiungimento dell’intesa, si provvede con le modalità stabilite dalla legge 239 del 2004 e dalla legge 241 del 1990.
Pertanto, la proposta referendaria mira unicamente ad abrogare la possibilità che, per le ipotesi citate, si possa esercitare il potere sostitutivo secondo la già ricordata procedura semplificata disciplinata dalla legge 239 del 2004.
Infine, il quinto quesito riguarda l’articolo 1, comma 8 bis, della legge 23 agosto 2004 n. 239, la cosiddetta legge sul riordino del settore energetico. Tale quesito non è altro che una logica conseguenza, dal punto di vista della partecipazione degli enti territoriali, dei referendum contenuti nel secondo e nel quarto quesito. Infatti, mentre il secondo e il quarto quesito si propongono, rispettivamente, di porre rimedio al depotenziamento del ruolo delle Regioni e degli enti locali in sede di approvazione del piano delle aree per le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi e di far fronte alla scarsa incidenza che le Regioni avrebbero in relazione alle opere strumentali a dette attività, il quinto mira a far sì che l’intesa sul rilascio dei titoli minerari torni ad essere – come auspicato dalla stessa Corte costituzionale – un atto a struttura necessariamente bilaterale, cioè superabile dallo Stato solo a seguito di effettiva trattativa con le Regioni interessate.
In questo caso, abrogando l’articolo 1, comma 8 bis, limitatamente alle parole “7 e”, troverebbe comunque applicazione ai procedimenti sulla ricerca e l’estrazione degli idrocarburi la disciplina prevista dalla legge 241 del 1990.
Prima di concludere, è utile aggiungere che, in sede di Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome in data 11 settembre 2015, si è deciso all’unanimità sulla predisposizione dei quesiti appena illustrati.
In merito alla procedura referendaria, si ritiene opportuno ricordare che per l’attivazione è necessario, ai sensi della legge 352/1970, che entro il 30 settembre prossimo dovranno essere depositati presso la Cassazione identici quesiti deliberati da almeno cinque Consigli regionali.
A tutt’oggi, le Regioni che hanno deliberato la proposta in tempo utile per la richiesta di referendum sono Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Abruzzo, Sardegna, mentre le Regioni che hanno già calendarizzato l’esame sono Sicilia e Veneto. Oggi è il nostro turno. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’assessore Rizzo. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, colleghi assessori, poter trattare questo punto all’ordine del giorno è per me un grande onore, è un momento di alta democrazia e di regionalismo che va al di là della pur importante approvazione di questa delibera.
Oggi, con questa discussione
ognuno di noi va sicuramente a rinsaldare ancora di più quel legame che esiste
tra la politica e i cittadini, tra le istituzioni e il territorio. Per questo, da parte mia, è doveroso ringraziare,
innanzitutto, il presidente Irto, il Vicepresidente del Consiglio, D’agostino, e tutti i singoli consiglieri regionali,
uno per uno, per la sensibilità e la tempestività con la quale è stata accolta
la proposta di inserire all’ordine del giorno di questo Consiglio un punto così
delicato e di grande valore politico oltre che
morale.
Ritengo che sempre di più si debba rafforzare il rapporto tra la Giunta e il Consiglio, legittimamente eletto dai cittadini e quindi rappresentante democratico delle istanze del territorio; è questo principio che ispira la mia attività istituzionale dal primo istante del mio coinvolgimento nel governo regionale e la discussione che oggi stiamo avviando ne è la dimostrazione.
Io amo la mia terra e, quindi, nello svolgere il ruolo che mi è stato affidato, metto al primo posto la tutela degli interessi del territorio, delle popolazioni, della valorizzazione delle nostre bellezze e di tutte quelle eccellenze che dovrebbero fare della Calabria un posto unico e meraviglioso.
Sapete bene che mi sono insediata il 21 di luglio e il mio primo impegno istituzionale è stato quello di partecipare all’incontro con i Presidenti delle altre sei Regioni – firmatarie poi del “Manifesto di Termoli” – che si affacciano sull’Adriatico e sullo Ionio.
In questo primo incontro che abbiamo avuto a Policoro è stato pronunciato un netto “no” alle trivellazioni nei nostri mari, ma si è ribadito, al contempo, la necessità di avviare un tavolo di trattative e di dialogo con il Governo centrale.
Da questo incontro è scaturito quello che è stato poi il cosiddetto “Manifesto
di Termoli”, presentato nell’ultima seduta della Conferenza Stato-Regioni, posto
al primo punto all’ordine del giorno della prossima conferenza,
perché possa essere votato anche da tutte le altre Regioni che partecipano alla
Conferenza, anche se non si affacciano sul Mare Adriatico.
Si è
tentato di manifestare una grande una grande preoccupazione circa questo
sviluppo incontrollato delle attività estrattive nelle zone costiere
caratterizzate da grande pregio storico e naturalistico e da una grande e
naturale vocazione verso un’economia basata sulla valorizzazione dei beni
comuni e sul turismo sostenibile.
E’ proprio nella sede di Termoli che si è ribadita la necessità di mantenere come propria la prerogativa di elaborare le scelte di protezione e valorizzazione delle proprie coste e del mare antistante.
Contestualmente, si è richiesto
un intervento urgente e indispensabile con il Governo per poter
avviare immediatamente un confronto. La prima
occasione di questo confronto c’è stata il 29
luglio scorso quando, al Ministero dello Sviluppo Economico, è stato convocato
un primo tavolo per poter discutere la
compatibilità ambientale del metodo esplorativo “airgun”. In quella sede tutti
i rappresentanti delle Regioni hanno manifestato la loro contrarietà all’avvio
delle attività di prospezione e ricerca offshore
nello Ionio e nell’Adriatico,
proponendo al Governo – in quel caso eravamo rappresentati
dal sottosegretario Vicari – una moratoria di tutte queste attività.
Il Sottosegretario ci aveva garantito che su questi temi avrebbe, in seguito, interessato il ministro Federica Guidi e con la Presidenza del Consiglio avrebbe annunciato un nuovo incontro perché si potesse discutere dell’utilizzo di questa tecnica. Purtroppo, in realtà non vi è stata nessuna moratoria, non vi è stato nessun incontro successivo, ma addirittura si sono aggiunte, tra il 5 e l’8 agosto, alle autorizzazioni “Via ministeriale” altre cinque istanze di permesso di ricerca idrocarburi presentate dalla Global Med con sede nel Colorado.
Diventano, oggi, undici le
istanze che trasformerebbero il nostro mare, con il suo già delicato sistema
biologico e geologico, in un probabile deserto di vita e di prospettive.
Insomma, la superficie marina interessata dalle ricerche di idrocarburi è di circa 3.500 chilometri quadrati e ad essere interessati sarebbero decine di comuni delle coste calabresi.
E’ evidente, quindi, che oltre al danno ambientale, la cosa altrettanto grave è la porta in faccia sbattuta alle Regioni con una indifferenza che è – oserei dire – anche arrogante rispetto alle istanze democratiche proposte dai governatori delle Regioni.
E’ necessario specificare che la
tecnica dell’airgun è una tecnica nota alle compagnie petrolifere per l’estrazione
del petrolio dagli strati geologici più profondi o meno accessibili, quindi quelli sottomarini. Questa tecnica, purtroppo, consiste in un vero e proprio
microterremoto che non consente quello che può essere
il cosiddetto ripascimento delle coste, cioè è una tecnica che rompe e
distrugge le rocce, senza poter consentire che le stesse possano essere
ricostituite. E questo è in contrasto con le tecniche che sono state sempre
utilizzate, quelle che prevedono le trivelle, per le quali si estrae, ma poi si
pompa lo stesso liquido estratto, proprio per un tentativo ulteriore di ripascimento.
Quindi, naturalmente,
questa tecnica preoccupa e preoccupa soprattutto rispetto al fatto che il
nostro è un mare – e mi riferisco allo Ionio – chiuso, un bacino chiuso, per
cui, se ci dovessero essere dei problemi
causati dall’utilizzo di questa tecnica, superarli comporterebbe sicuramente dispendio
di energie e di economie ma soprattutto anni di lavoro.
Tali timori sono talmente
fondati, che nella prima stesura della Legge sugli “ecoreati”, all’articolo
452, era stato previsto che chiunque utilizzasse la tecnica dell’airgun per la
ricerca e l’ispezione dei fondali marini finalizzati alla coltivazione
di idrocarburi, potesse essere punito con la
reclusione fino a tre anni. Stranamente, però, nell’ultima stesura questo
articolo è stato definitivamente soppresso, quindi
nella legge non vi è traccia della possibilità di una
penalizzazione
o comunque non è previsto più come reato penale.
Ecco, quindi, la necessità della richiesta, formulata più volte dalle sei Regioni, di un confronto politico e tecnico con il Governo e con i Ministri.
Siamo dell’idea – ne abbiamo più volte parlato con il presidente Irto, con i capigruppo, con il Presidente della Giunta – che sia necessario un doppio confronto, un confronto tecnico che possa darci un supporto scientifico in base al quale possiamo avere la tranquillità che l’utilizzo di questa tecnica non comporti i danni permanenti di cui vi ho parlato, ma non solo per quanto riguarda la geomorfologia delle coste, ma anche per quanto riguarda l’ecosistema della flora e della fauna marina, ma capiamo anche che è necessario un confronto costante con il Governo e con il Ministero, perché si possa politicamente ragionare per tentare di risolvere il problema.
E’ chiaro il rischio, anche questa volta, che senza una conoscenza dei territori da parte di coloro che pretendono di decidere scavalcando le Regioni, possiamo ritrovarci di fronte a quella che è stata la proposta del ministro Zanonato, con un decreto che ha dimezzato in gran parte le aree marine utili alla ricerca di idrocarburi sul lato tirrenico - naturalmente, questo è un vantaggio per l’Italia – ma le ha concentrate in gran parte sull’Adriatico e sullo Ionio, dichiarando, tra l’altro, che tali attività venivano allocate nelle “aree marine a maggior potenziale e a minor sensibilità ambientale”, ignorando clamorosamente – e devo anche sottolineare perché è stato ignorato anche nella riunione del ministero col sottosegretario Vicari – che la Calabria è la terra in cui esiste l’Area Marina Protetta più grande d’Europa, quella di Isola Capo Rizzuto. Quindi, in quest’area esiste un patrimonio unico e di biodiversità che fa della Calabria un’eccellenza.
Il mare, naturalmente, è una risorsa non soltanto della
Calabria. Il mare è una terra che difficilmente può
dire di avere dei confini; è una penisola, ma per il numero di chilometri delle coste può essere sicuramente paragonata
a un’isola, e il mare è una risorsa di tutti, e il fatto di non avere confini nel mare, e il fatto
di confondere i propri confini con quelli delle regioni limitrofe fa sì che
bisogna pensare che è necessario stare
insieme.
E’ proprio per questo motivo che
i Presidenti delle Regioni del Sud e dell’Adriatico hanno deciso di promuovere
la richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione,
dell’articolo
35 del decreto legge 22 giugno 2012 numero 83,
convertito con modificazioni della Legge 7 Agosto 2012 numero 134.
La decisione assunta a difesa del nostro mare e del ruolo delle Regioni è una iniziativa di grande coraggio politico e istituzionale.
Le trivellazioni dei fondali marini, oltre ad essere dannose per l’ambiente, non garantiscono né ricchezza né occupazione per il territorio interessato.
Guardate, proprio in questi giorni ho letto sul “Garantista” “se le trivelle potessero essere una risorsa per la Calabria e comunque per le nostre regioni”. Mi viene da sorridere, pensando che le royalties che vengono riconosciute dal Governo centrale alle Regioni sono le più basse rispetto a tutti gli altri posti del mondo intero: se poter fare un’estrazione in Nigeria costa il 40 per cento, in Italia il 9 per cento! Quindi capiamo che tipo di ricaduta ci può essere sul nostro territorio.
Sono molti i rischi, sia dal punto di vista ambientale e sismico, qualora si dovesse dare il via alle trivellazioni in questa vasta area costiera.
Voglio ricordare, visto che ho parlato dell’area marina protetta di Isola Capo Rizzuto, che esiste a sud del promontorio di Capo Colonna nel mare una mega frana che parte dalla Sila pedemontana e che vede, negli ultimi anni, probabilmente anche per l’accelerazione dovuta all’attività antropica, ma anche e soprattutto a quella delle trivellazioni di “Ionica Gas”, un’accelerazione di un millimetro all’anno di questa frana.
Mi rendo conto che un millimetro può sembrare quasi un’inezia, ma per una frana che è lì da millenni costituisce un’accelerazione che sicuramente deve preoccuparci.
L’altro dato che deve far riflettere è quello che i detriti scaturiti dalle trivellazioni, una volta versati in mare, penalizzerebbero il turismo in queste zone.
Aver concordato di deliberare, nel corso di questo Consiglio regionale, sulla proposta di un referendum abrogativo dell’articolo 35, comma 1, del Decreto Sviluppo, è una prima vittoria per tutta Calabria, anche perché questo lavoro è frutto di una comunione di intenti a tutti i livelli istituzionali.
Voglio ribadire che, nel corso delle varie iniziative sul territorio nazionale, alle quali abbiamo partecipato da protagonisti, abbiamo illustrato le motivazioni contrarie alla campagna promossa dallo Stato, che prevede l’istallazione di piattaforme estrattive nei nostri mari. Queste cause sono la subsidenza, l’alto rischio sismico, la presenza di parchi marini protetti e parchi archeologici di fama mondiale.
Le norme della legge “Sblocca Italia”, per la parte che riguarda le trivellazioni nel mar Jonio e nel mar Adriatico, costituiscono un sopruso dei poteri legittimi ed istituzionali delle Regioni. L’articolo 117 della Costituzione, infatti, assegna alle Regioni importanti prerogative in materia di governo del territorio e di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia – e lo diceva bene prima il consigliere che mi ha preceduto nel suo intervento – deve tornare alle Regioni questa potestà e questa autonomia. Sono le Regioni che conoscono il proprio territorio e sono le Regioni che possono legiferare e proteggere il proprio territorio.
Se allo Stato spetta il compito di dettare i princìpi congeniali alla tutela di esigenze di carattere unitario, nell’ottica del principio di leale collaborazione, emerge sicuramente la necessità di una forte intesa con le Regioni. Non a caso, come precisato dalla Corte Costituzionale nella sentenza 24 maggio 2005 n. 383, la necessità di un’intesa forte riguarda una serie di funzioni statali di amministrazione attiva, finalizzate a garantire la sicurezza energetica. Per forte intesa deve intendersi un atto a struttura necessariamente bilaterale e, come tale, non suscettibile di essere surrogata dalla determinazione unilaterale di una di queste parti, anche se questa parte è il Governo centrale.
Alla luce di quanto stabilito dall’articolo 117 della Costituzione, le Regioni chiedono con forza un’intesa forte e – badate bene – lo chiedono non solo le Regioni interessate sulla fascia adriatica, ma alla prossima riunione Stato-Regioni lo chiederanno tutte le Regioni italiane che hanno sposato questo principio, mettendo in discussione innanzitutto l’impostazione dell’articolo 38 del decreto Sblocca Italia che stabilisce una preminenza del Governo centrale, classificando come strategiche le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi.
Infatti, non a caso, uno dei primi atti subito dopo l’insediamento del governatore Mario Oliverio è stato quello di impugnare presso la Corte costituzionale l’articolo 38.
Ma veniamo alla proposta del referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, dell’articolo 35, comma 1, del decreto legislativo 22 giugno 2012, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 7 Agosto 2012 n. 134. Con questa delibera non viene richiesta l’abrogazione dell’intero decreto, come diceva prima il consigliere che mi ha preceduto e – ci tengo a sottolinearlo – anche una abrogazione totale dell’articolo 35 non sarebbe possibile e neanche auspicabile, giacché, quand’anche possibile, abrogandolo interamente si andrebbe ad abrogare anche il divieto di ricerca e di estrazione del gas e del petrolio entro le dodici miglia marine, ciò che è stato già normato precedentemente.
Da eliminare sarebbe, invece, la previsione della non applicabilità del divieto ai procedimenti amministrativi in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128, destinati a concludersi con il rilascio del titolo minerario.
D’altra parte, l’articolo 35 è intervenuto proprio al fine di rimuovere tale divieto, introdotto con il decreto legislativo n. 128/2010, a seguito del disastro petrolifero del Golfo del Messico. E mi preme sottolineare che nel Golfo del Messico le correnti sono maestose rispetto a quelle che riguardano il Golfo di Taranto.
Quindi, al fine di rispettare la “matrice razionalmente unitaria” del quesito, da sottoporre a referendum con un unico quesito, si intende anche la disposizione che disciplina la valutazione di impatto ambientale, che risulta collegata alla disposizione sui procedimenti in corso: se dall’abrogazione referendaria discende il divieto dei procedimenti in corso, anche la disciplina della valutazione di impatto ambientale va, infatti, eliminata, poiché, diversamente, la disposizione resterebbe priva di efficacia.
L’abrogazione non potrebbe, invece, riguardare i titoli abilitativi già rilasciati, in quanto, in questo caso e diversamente dall’abrogazione della previsione legislativa sui procedimenti in corso, la Corte dichiarerebbe certamente l’inammissibilità del quesito, stante il limite della tutela del legittimo affidamento che la discrezionalità del legislatore – e quindi anche della proposta referendaria – incontra.
Anche le disposizioni dell’ultima parte dell’articolo 35 non potrebbero essere sottoposte ad abrogazione, poiché la disposizione incontrerebbe il limite della non reviviscenza della norma abrogata; la disposizione successiva incontrerebbe il limite delle leggi tributarie, secondo l’interpretazione che ne dà la Corte costituzionale.
Ecco perché nella richiesta referendaria che i Consigli regionali di Basilicata, Puglia, Molise, Marche, Abruzzo e oggi la Calabria deliberano al punto 2 di formulare il seguente quesito:
“Volete che sia abrogato l’art. 35, comma 1, del decreto legge 22
giugno 2012, n.83, come convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, limitatamente alle disposizioni:
‘procedimenti concessori di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge n. 9
del 1991, in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29
giugno 2010 n. 128 ed i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e
connessi, nonché l’efficacia dei e alla medesima data, anche ai fini della
esecuzione delle attività di ricerca, sviluppo e coltivazione da autorizzare
nell’ambito dei titoli stessi, delle eventuali relative proroghe e dei
procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi.
Le predette attività sono autorizzate previa sottoposizione alla
procedura di valutazione di impatto ambientale di cui agli articoli 21 e
seguenti del presente decreto, sentito il parere degli enti locali posti in un
raggio di 12 miglia dalle aree marine e costiere interessate dalle attività di
cui al primo periodo, fatte salve le attività di cui all’articolo 1, comma 82
sexies, della legge 23 agosto 2004, n. 239, autorizzate, nel rispetto dei
vincoli ambientali da esso stabiliti, dagli uffici territoriali di vigilanza
dell’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse, che
trasmettono copia delle relative autorizzazioni al Ministero dello sviluppo
economico e al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare?’”
Concludendo, mi preme sottolineare che non si tratta di un “no”
ideologico alla ricerca attraverso le trivellazioni, come ha già ribadito nell’incontro
di Bari il governatore Oliverio, quindi non si tratta di
un “no” che può essere strumentalizzato come un generico no dei “No Triv”,
il cui lavoro, tra l’altro, voglio sottolineare, perché voglio dire che tutte le associazioni
ambientaliste ci sono state vicine ed hanno avuto la cortesia di fornirci
pedissequamente tutti gli strumenti di cui noi avevamo
necessità, ma si tratta di un “no” che scaturisce dalla valutazione concreta del contesto nel quale si
propone di procedere all’autorizzazione delle trivellazioni. Si tratta di
un “no” che serve a difendere il nostro territorio, il
territorio della Calabria e il territorio delle regioni costiere,
soprattutto il nostro mare, tenendo presente anche quello che viene fatto dalle
altre parti,
tenendo presente che l’Adriatico non vede affacciata soltanto l’Italia, ma
anche regioni di altre nazioni che, in questo momento, stanno legiferando in
maniera diversa con un “no” netto alle trivellazioni.
Il nostro non è un atto di contrapposizione alla scelta del Parlamento
o del Governo, ma una legittima iniziativa a tutela della nostra terra. Sarebbe
auspicabile – e me lo auguro sinceramente – che questa delibera venisse
approvata all’unanimità, perché sarebbe un segnale forte di unità, di
superamento di tutte le barriere ideologiche, ponendo in tal modo al primo
punto la difesa dei nostri territori, del nostro mare, dei nostri cittadini e –
perché no? – un voto che esalti la democrazia e dia corpo ad una nuova idea di
regionalismo. Grazie.
(Applausi)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Nucera. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente,
per la battaglia
che ha fatto per questa legge, per il coraggio, Presidente e assessore, che
avete avuto nel mettervi contro una legge
nazionale sbagliata. Noi, come gruppo “La sinistra”, la sosteniamo
convintamente e condividiamo la scelta che ha fatto per dire di no alla
distruzione del nostro territorio. Quindi, come gruppo consiliare “La sinistra”,
assessore, voto a favore di questa sua proposta e al più presto se ci sono le
condizioni per fare un intervento molto più ampio per quanto riguarda la
questione ambientale, perché la Calabria è in una situazione difficile e
complicata.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne
ha facoltà.
Intervengo per dire che abbiamo seguito anche sulla stampa l’argomento di questo
dibattito. Anche io sono stato nei mari del nostro Ionio, sono andato con i
sindaci a posizionare le targhe contro questa decisione che il nostro territorio avrebbe subìto nelle sue conseguenze.
Quindi, su questo provvedimento
votiamo come calabresi – e ringraziamo anche l’assessore e il Presidente su
questo tema – e almeno io personalmente sono completamente a favore.
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione la
proposta di provvedimento amministrativo.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in
allegato)
(Applausi)
Dopo il voto su questo punto, il Consiglio regionale deve votare due delegati alla presentazione dei quesiti referendari che abbiamo appena
approvato. Su proposta della Presidenza, sentiti i capigruppo, pongo in votazione la designazione di due
consiglieri delegati alla presentazione, Arturo Bova e Fausto Orsomarso.
(Il
Consiglio approva)
I due consiglieri, pertanto, saranno quelli
delegati alla consegna dei quesiti referendari.
Il terzo punto all’ordine del giorno reca la
proposta di provvedimento amministrativo n. 49/10^ di iniziativa dei
consiglieri F. Cannizzaro, F. Sculco, G. Giudiceandrea, S. Romeo, A. Nicolò, O.
Greco, G. Arruzzolo, recante: “Referendum abrogativo, ai sensi dell’art. 75
della Costituzione e dell’art. 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, ‘Norme
sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa popolare’, dell’art.
6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 151, ‘Norme in materia
ambientale’, come sostituito dall’art. 35, comma 1, del decreto-legge 22 giugno
2012, n. 83, “Misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito con
modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134’, che in sostanza è un altro punto dei quesiti
referendari e che pongo in votazione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Per lo
stesso punto, proponiamo e portiamo in votazione sempre i due consiglieri
delegati, Arturo Bova e Fausto Orsomarso.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Il quarto punto all’ordine del giorno reca la proposta di provvedimento amministrativo numero 46/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Misure straordinarie per lo sviluppo dell’Area di Gioia Tauro – DDL per l’istituzione di una zona economica speciale (ZES)”.
La parola all’assessore Russo.
Faccio un intervento velocissimo.
Assessore, le chiedo
scusa, mi perdoni, prima facciamo parlare il Presidente della Commissione
bilancio, che è stato relatore in Commissione, poi, se dovessero richiederlo i
consiglieri ed infine la Giunta.
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Aieta, ne ha facoltà.
Signor Presidente, in data odierna è pervenuto un emendamento, a
seguito degli incontri tenutisi presso il Dicastero dello sviluppo economico e
l’Agenzia per la coesione con il dipartimento programmazione nazionale e
comunitaria; i rappresentanti di quest’ultimo mi hanno riferito che si rendono
necessarie alcune modifiche alla proposta di provvedimento amministrativo
numero 46/10.
Nella
seduta del 10 settembre scorso, abbiamo licenziato questa proposta di
provvedimento amministrativo relativa all’istituzione di misure straordinarie
per lo sviluppo dell’area di Gioia Tauro – Disegno di legge per l’istituzione di una zona
economica speciale, di cui l’acronimo è Zes.
Questo provvedimento, ovviamente, è stato trasmesso al Consiglio perché eserciti
la sua potestà
legislativa, presentando la proposta di
legge in oggetto alle Camere.
La finalità di questo provvedimento è
quella di creare una zona economica speciale all’interno dell’area di Gioia
Tauro, che comprende, coinvolge il retroporto e, al tempo stesso, diversi Comuni,
San Ferdinando, Gioia Tauro, Rosarno; ha un’estensione di circa 700 ettari,
identifica un territorio ben delineato dove le aziende che si insediano, avendo
una specifica amministrazione, possono beneficiare di specifici incentivi e di
condizioni favorevoli in termini doganali, fiscali, finanziari – ma su questo
sarà più preciso l’assessore, che ringrazio per il lavoro certosino davvero
apprezzabile – ovviamente il tutto per attrarre investimenti e perché abbiamo
detto, sin dal nostro insediamento – e questa è stata una bandiera del
presidente Oliverio – di liberare
le risorse del porto di Gioia Tauro e farlo diventare attrattivo, così come al
momento non è.
Le modifiche presentate
riguardano l’articolo 6 “Incentivi al funzionamento per le piccole e medie
imprese”, nel quale non si precisa se si tratti di aiuti in forma di
abbattimento fiscale; al riguardo, si pone in evidenza che le forme di aiuto
sono le medesime previste dall’articolo 4, comma 2, lettere a), b), c) e d),
che sono appunto gli incentivi agli investimenti, pertanto si provvederà ad
integrare l’articolo 6 con un richiamo alle forme di aiuto previste dall’articolo
4.
Poi è stato osservato che
l’articolo 7, cioè “Ulteriori misure di incentivazione”, configurerebbe una
norma assolutamente programmatica di dubbia utilità e al riguardo si rende
necessario integrare l’articolo 7, specificando la natura degli aiuti e la loro
durata.
Gli aiuti concedibili
saranno aiuti a progetti di ricerca e sviluppo, aiuti all’innovazione a favore
delle Pmi, aiuti per l’innovazione dei processi e dell’organizzazione. Gli
aiuti concessi sulla base di questa legge potranno essere fruiti dall’impresa
per ciascun periodo d’imposta, fino alla concorrenza del valore del contributo
concesso massimo consentito dalle pertinenti disposizioni comunitarie.
In considerazione di
tutto ciò, potrebbe apparire tecnico il ragionamento, però è necessario farlo,
perché all’articolo 6, primo comma, alla parola “istituisce” si sostituisce l’espressione
“potrà istituire” e all’articolo 6, dopo il primo comma, è inserito il seguente
comma: “Gli aiuti concessi sulla base del presente articolo potranno essere
fruiti dall’impresa per ciascun periodo d’imposta, fino alla concorrenza del
valore del contributo concesso massimo consentito dalle pertinenti disposizioni
comunitarie”.
All’articolo 6, il comma
3 – che è il comma 2 della versione adottata dalla delibera di Giunta –
andrebbe modificato come di seguito riportato: “Con decreto del Ministero dello
sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze,
da emanarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione,
saranno determinate le condizioni limite
e le modalità di applicazione delle agevolazioni di cui al presente articolo”.
L’assessore
Russo, che discuterà questo punto all’ordine del giorno, entrerà più nello
specifico anche delle opportunità che questa proposta porta con sé.
Devo
ringraziare i membri della Commissione, perché nel pieno della calura estiva,
ad agosto, hanno voluto concorrere con un voto unanime alla stesura del parere,
che ovviamente è favorevole.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Nicolò. Ne ha
facoltà.
Intervengo per sostenere
che il lavoro svolto è stato apprezzato, però c’è da dire
che l’iter riguardante l’argomento testé in oggetto fu avviato dalla Giunta
Scopelliti, attraverso delle fasi che hanno impegnato l’esecutivo il 7
settembre del 2012 deliberando l’attivazione delle procedure di riconoscimento
della zona economica speciale dell’area portuale di Gioia Tauro. Un’altra fase a maggio 2013: su proposta del presidente
Scopelliti, fu disposta la trasmissione del disegno di legge al Consiglio
regionale, affinché si attivasse la presentazione di una proposta di legge alle
Camere. Quindi ci furono dei passaggi anche con la presentazione alle Camere.
Voglio dire che basta continuare un iter che è stato già incardinato,
responsabilmente, dalla precedente amministrazione
regionale.
Siamo qui per dare il nostro contributo per vigilare,
affinché questa continuazione sortisca gli auspicati effetti per una
progettualità che riguarda il porto di Gioia Tauro, perché noi pensiamo che non
ci possa essere uno sviluppo per il territorio calabrese, che deve fungere da traino
e non da fanalino di coda, senza immaginare una progettualità importante per il
porto di Gioia Tauro e per un Piano trasporti integrato.
PRESIDENTE
Ci
sono altri interventi? No. La parola all’assessore Russo.
Volevo fare soltanto alcune annotazioni, poi possiamo entrare nel
dettaglio, se vogliamo, ma vorrei
sfuggire un poco dai tecnicismi, volevo entrare più su due fatti importanti.
La questione della Zes è una
questione lungamente dibattuta in Italia sotto varie forme e sotto varie
riflessioni. Quello che si sta proponendo adesso è un’attualizzazione rispetto
a due momenti particolarmente importanti. La vecchia proposta, quella che era
incardinata negli atti parlamentari, qualora in questo momento partisse per Bruxelles,
sarebbe palesemente in contrasto
con la normativa comunitaria attuale e con il nuovo Piano nazionale strategico
della portualità e della logistica.
Questo è il motivo per
cui, con la Giunta insediata il 21 luglio, l’11 agosto, quindi con una corsa
contro il tempo, abbiamo esitato questa delibera, su cui stiamo continuando a
lavorare, attualizzando proprio tutta la questione Zes alla Direttiva
comunitaria vigente oggi. Quindi la riflessione è questa: noi dobbiamo
assolutamente attualizzarla, perché altrimenti sarebbe stata la riproposizione
di una richiesta politica che Bruxelles non approverebbe. Qua, invece, si
voleva essere molto propositivi e molto operativi, attualizzare rispetto a
quella che è la Direttiva attuale, infatti anche a valle – ma è quello che
diceva il Presidente della Commissione, Aieta, poco fa – in questi stessi
giorni che vanno dall’11 agosto ad oggi abbiamo continuato a lavorare sempre
sulla delibera, per portare gli ulteriori avanzamenti. Infatti già la versione
che stiamo approvando in Consiglio è avanzata anche rispetto a quella passata
in Giunta, perché stiamo cercando di togliere tutti i massi che ci sono in
mezzo alla strada, affinché questa possa essere approvata.
Allora, è necessario mettere
il provvedimento in linea con la Direttiva europea – questo era quanto dicevamo
– e poi in particolare, in questo momento, in linea con il Piano nazionale
strategico portualità e logistica – ricordo – approvato dal Governo il 5
agosto; siamo la prima Regione che ha un atto esecutivo in linea con il Piano
nazionale strategico portualità e logistica, che richiama espressamente in un’azione
la formazione di queste azioni. Questo è particolarmente importante, perché ci
pone già come caso propositivo nelle riflessioni che facciamo. Questo è il
primo elemento.
Il secondo elemento è
quello di avere allineato il Piano nazionale strategico portualità e logistica
alla nuova autorità di sistema portuale che deriva dalla nuova legge sui porti.
La nuova legge sui porti ha definito un’autorità di sistema, quindi alla
vecchia Autorità portuale si sostituisce l’Autorità di sistema, ed è stato
richiamato espressamente in questa nuova versione della Zes quanto previsto dal
nuovo Piano. Quindi anche in questo caso siamo perfettamente in linea.
Il nostro è un auspicio,
stiamo cercando di togliere – l’idea è questa in relazione agli emendamenti che
stiamo introducendo adesso - qualunque cosa che possa far deragliare o
arrestare la questione.
Per quanto riguarda il
processo seguente, non a caso noi abbiamo richiamato tutto quanto il pregresso,
ma per non perdere le priorità. Adesso la questione qual è? Questo documento,
per quanto ci riguarda, è un documento di indirizzo, quindi in questo caso per
noi è particolarmente importante, perché se a un documento di indirizzo noi
possiamo dare seguito – è questa la cosa su cui sto cercando di lavorare in
questo momento, già ha delle proposte di approfondimento – per ciascuno degli
elementi principali che fanno capo solo alla Regione Calabria, quindi non
dipendono da Bruxelles, ci sono tutta una serie di strumenti, quali l’one
stop shopping, singole window, che dipendono solo da noi.
L’ipotesi è a valle dell’approvazione
del Consiglio, chiaramente, non a monte, e cioè procedere con una serie di
delibere attuative dei singoli punti, perché se vediamo tutto l’articolo 7, è
tutta la specificazione che dobbiamo fare nell’area. Sull’articolo 7, dunque, non dobbiamo avere specificazione
da parte di Bruxelles, siamo noi che dobbiamo dare delle indicazioni.
Se vogliamo fare delle altre
riflessioni, per quanto mi riguarda è un tema particolarmente gradito, quindi
possiamo continuare a specificare; se riteniamo di stare soltanto all’interno
della delibera Zes, senza allargarci a tutti i problemi dell’area di Gioia
Tauro, mi fermerei qua; se vogliamo offrire delle altre riflessioni, le
possiamo dare, darei due-tre spunti soltanto, se mi date qualche minuto ancora.
Gli altri due-tre spunti
che si collegano con questo sono le altre due riflessioni importanti che si
stanno facendo e che riguardano, in particolare – la questione è sempre quella
– come si fa ad ancorare a terra il porto di Gioia Tauro. Il porto di Gioia
Tauro è un grande porto, ma sappiamo è un porto di transhipment, quindi
è come se fosse un grande porto isolano.
La proposta e la
riflessione su cui stiamo lavorando fortemente in questo momento è la
possibilità di riconnettere alle grandi direttrici ferroviarie l’asse che porta
a Gioia Tauro. In questo momento, quest’asse ha due particolari problemi: un
primo problema è relativo alla lunghezza dei treni, perché in questo momento i
treni che arrivano e partono da Gioia Tauro non possono superare i 400 metri,
quando, invece, il treno europeo medio punta a 800 metri.
Di nuovo, non voglio fare
tecnicismo, però vuoto per pieno, poiché il costo della macchinista, il costo
della trazione, la locomotiva, l’elettricità, tutti questi costi sono
sostanzialmente uguali per un treno da 400 metri e per uno da 800, se facciamo
un treno da 800, è evidente che il costo per carro singolo e il costo per container
sarà esattamente metà. Quindi c’è un interesse forte, in questo momento la
Francia viene attraversata da treni da mille metri.
Allora, se vogliamo fare
il feederaggio a terra, dobbiamo innanzitutto puntare al treno da 750 metri
subito e una prospettiva da mille metri. Questo è il primo punto.
L’altro punto per noi
particolarmente importante è la questione delle sagome ferroviarie che ad oggi
non consentono di transitare con i contenitori marittimi, che sono un poco più
alti dei contenitori standard da 2,40, i contenitori marittimi sono da 2,80,
non consentono su carri pianali standard di passare nelle gallerie.
Allora c’è una forte
interlocuzione con il Governo e con le Ferrovie per ottenere questa
risagomatura che ci consenta di fare passare sui carri pianali standard anche i
container marittimi.
Questi due temi sono
particolarmente importanti, perché danno un’economicità alla possibilità di
andare sulla terra. Se andiamo sulla terra e quindi riusciamo a riagganciare
questa cosa che nei vent’anni non si è riusciti a fare, allora si può dare un
contributo importante.
Ricordo che nel 2006 c’è stata una stagione in cui con carri particolari, con semplificazioni particolari, si è arrivati a fare – vuoto per pieno – 100 mila pezzi che partivano da Gioia Tauro via ferro.
La stagione del 2006 è stata particolarmente importante perché in quel momento c’era il ferro-bonus nazionale, cioè un contributo all’alimentazione via ferro.
Il tentativo che stiamo facendo
in parallelo, quindi nel quadro complessivo delle azioni per Gioia Tauro, riguarda le infrastrutture, treno da
750 metri, sagome ferroviarie adeguate. Ci sono una serie di azioni
particolarmente importanti che abbiamo rimesso in pista per quanto riguarda
invece i servizi.
Tutti quanti abbiamo letto
in questi giorni la polemica formidabile che c’è sulle due nuove autostrade
fatte in Lombardia – la Brebemi e la Parallela – che sono costate un botto di
soldi, doveva essere finanza di progetto mentre invece è diventata finanza
dello Stato.
Dovevano passare 60 mila
autovetture e ne passano neanche 20 mila.
Se noi da una parte
facciamo una riflessione sulle infrastrutture e stiamo dicendo che dobbiamo
potenziare le infrastrutture terrestri a servizio del porto di Gioia Tauro, la
stessa riflessione e lo stesso impegno lo stiamo mettendo nel supportare i
servizi.
In questo caso c’è una
richiesta specifica che sta facendo la Regione Calabria su cui abbiamo una
interlocuzione con Bruxelles per avere il ferro-bonus Calabria.
Sto riportando alcuni dei
momenti principali della riflessione, da una parte quelli infrastrutturali e
dall’altra parte quelli dei servizi.
Ad esempio, se possiamo
avere l’aeroporto ma non atterrano gli aerei è inutile che abbiamo fatto l’aeroporto.
La stessa cosa per le reti ferroviarie:
facciamo il treno da 750, però poi il treno che ci passa non c’è, è inutile che
l’abbiamo fatto ma già sappiamo che nel 2006 – c’è la prova provata – con il
ferro-bonus in atto c’è stato questo notevole salto di allocazione sulla
ferrovia.
L’allocazione sulla ferrovia è
importante perché vuol dire che riusciamo a passare e quindi rappresenta una
delle azioni strategiche complessive; da una parte abbiamo detto che c’è il
mantenimento del transhipment e abbiamo fatto stazioni forti sulle tasse
di ancoraggio, la seconda grande cosa è questo dell’impatto economico sulla
logistica riorganizzativa e la distribuzione che vogliamo fare nella Zes, la
terza è il potenziamento ferroviario, infrastrutturale e di
servizio.
Questo quadro complessivo deve far
fare all’area di Gioia Tauro questo salto forte in cui noi crediamo.
Ricordo che così come Gioia Tauro da
specchio d’acqua in cui si andava a pescare è diventato il più grande porto del
Mediterraneo in poco più di 7 mesi, il transhipment e le azioni a mare
sono particolarmente delicate.
Ricordo che oggi Taranto è vuoto.
Ringrazio fortemente il Consiglio per l’attenzione che ha dato, per questo
spazio anche che mi si è voluto dare e ringrazio moltissimo tutti i
consiglieri, la massima istanza democratica della Regione, perché
stiamo cercando di mettere quanto più insieme possibile tutti i mezzi per far
sì che questa grande regione - come ha detto
prima l’assessore Rizzo – riesca a riconciliare la storia con la geografia.
La storia, 25 secoli addietro, con le
grandi città, con Sibari e la Magna Graecia, poneva la Calabria al centro del
Mediterraneo e dico la Magna Graecia perché era più importante della Grecia. Ad
un certo punto la storia è divaricata rispetto alla geografia.
La Calabria è rimasta al centro del
Mediterraneo, era sempre geograficamente lì, ma la storia se ne è andata da un’altra
parte. Le Repubbliche marinare le hanno fatte altre città, i grandi porti sono
da altre parti. Adesso si tratta di creare le condizioni – e io spero che
queste condizioni ci siano - perché di nuovo la storia si ricongiunga con la
geografia e la Calabria riconquisti il posto di forza marinara di cui ha il
dovere geografico e storico. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne
ha facoltà.
Mi perdonerà l’assessore e la sua visione di storia e geografia in
Calabria, ma purtroppo negli ultimi anni è mancata anche un po’ la grammatica e
l’algebra, giusto per rimanere nella battuta dell’assessore.
Io mi preoccupavo di non creare doppioni, alla luce dell’intervento del
collega di Forza Italia, Nicolò, che ha riferito che in Commissione al Senato è
giacente il deliberato del precedente Esecutivo, fatte salve le sottolineature
dell’assessore che parlava di apportarvi modifiche e aggiunte specifiche, anche
come richiesta al Governo.
Noi abbiamo già giacente in Commissione al Senato– se non vado errato in
Commissione trasporti e finanza - la proposta di Zes, non vorrei che ci fosse
la sovrapposizione di una ulteriore proposta.
Non ho nulla contro l’approvazione di questa norma importante ma starei
attento perché, al di là della proposta di legge di iniziativa del collega
Greco che duplica la dieta mediterranea, sulla Zes prudenzialmente andrei a
verificare questo aspetto come suggeriva il collega Nicolò. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta
regionale. Ne ha facoltà.
Brevemente perché l’assessore Russo ha
ampiamente argomentato sui contenuti di questi proposta.
Prendo la parola perché sollecitato
dagli interventi dei consiglieri Nicolò prima e di Orsomarso adesso per
chiarire che la nostra non è una iniziativa che tende ad affermare
primogeniture – sarebbe sciocco – e tra l’altro non sarebbe nemmeno una primogenitura.
La nostra iniziativa di portare una proposta
di legge scaturisce dal fatto che il disegno di legge che è giacente presso la Commissione
industrie del Senato è largamente superato dall’aggiornamento delle normative
comunitarie, tant’è che ha proprio lo spirito, l’intento di aggiornare alla
luce delle nuove normative comunitarie i contenuti di un disegno di legge e di
avanzarlo come proposta interamente emendativa a quel disegno di legge che è
giacente.
Perché largamente superata? Tutta la
normativa relativa alla defiscalizzazione,
alla contribuzione ecc., è stata definita con l’apporto di un rappresentante
dell’Agenzia della coesione, del Mef, in sede nazionale, per rendere il
provvedimento sostenibile, altrimenti faremmo una iniziativa che agita la
questione e rischieremmo di mantenerla parcheggiata per anni, come è avvenuto
non per responsabilità di questo Consiglio regionale o di chi mi ha preceduto.
Non è questo il punto.
Il problema è di merito, cioè vedere
come attivare un’iniziativa per sbloccare la situazione. Questo disegno di
legge è frutto di questo confronto, per cui noi l’abbiamo portato in Consiglio
anche per renderlo ancora più forte e autorevole, più efficace dal punto di
vista delle interlocuzioni col Governo e col Parlamento.
Anzi ritengo che anche su questo,
soprattutto su questo - perché nel merito circa le necessità di istituire una
Zes a Gioia Tauro ci sia una convergenza in generale - la discussione viene da
lontano.
Se noi con questo spirito oggi
determiniamo una scelta unanime del Consiglio e ognuno per la propria parte, il
Governo della Regione nella
interlocuzione col Governo e con i
rispettivi gruppi parlamentari anche in sede nazionale, apriamo attraverso le
citazioni dei varchi, credo che saremo nelle condizioni oggi di poter tirare i
remi in barca, perché è riaperta una discussione anche su questi strumenti, sul
Mezzogiorno. Credo che questa discussione possa essere un varco nel quale far
passare Gioia Tauro come punto rilevante di una coerenza e rispondenza con
questa discussione che si è aperta.
Non aggiungo altro per quanto riguarda
il resto perché l’ha fatto ampiamente l’assessore Russo.
Pongo in votazione l’emendamento
protocollo numero 43908, di cui do lettura: “Sono apportate le seguenti
modifiche: a) all’articolo 6, primo comma, la parola “istituisce” è sostituita
dalle parole “potrà istituire”; b) all’articolo 6, dopo il primo comma è
inserito il seguente: 2. Gli aiuti
concessi sulla base del presente articolo potranno essere fruiti dall’impresa,
per ciascun periodo di imposta, fino alla concorrenza del valore del contributo
concesso massimo consentito dalle pertinenti disposizioni comunitarie, in una o
più delle forme di cui al comma 2 dell’articolo 4; c) all’articolo 6, il
comma 3 (comma 2 nella versione adottata con DGR) è così modificato: Con Decreto del Ministero competente, di
concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, da emanarsi entro 60
giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, saranno determinati
le condizioni, i limiti e le modalità di applicazione delle agevolazioni di cui
al presente articolo.; d) all’articolo 6 è aggiunto il seguente comma 4 che
costituisce la “clausola sospensiva”, ai sensi dell’articolo 108.3 del TFUE,
necessaria nel caso si proceda a notifica dell’aiuto ex articolo 6: Ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 3, del
TFUE, gli aiuti di Stato di cui al presente articolo non potrà essere data
esecuzione prima della relativa autorizzazione comunitaria.; e) all’articolo
7, dopo il primo comma sono inseriti i seguenti commi: Gli aiuti eventualmente concessi sulla base del presente articolo sono
da individuare nelle categorie di aiuto disciplinate dal Rweg. 651/2014 e,
prioritariamente, nelle seguenti: a. Art. 25 – Aiuti a progetti di ricerca e
sviluppo. b. Art. 28 – Aiuti all’innovazione a favore delle PMI. c) Art. 29 –
Aiuti per l’innovazione dei processi e dell’organizzazione. Gli aiuti concessi
sulla base del presente articolo potranno essere fruiti dall’impresa, per
ciascun periodo di imposta, fino alla concorrenza del valore del contributo
concesso massimo consentito dalle pertinenti disposizioni comunitarie, in una o
più delle forme di cui al comma 2 dell’articolo 4. f) all’articolo 9 il
primo comma è così sostituito: 1. Con
decreto del Ministero competente, di concerto con il Ministero dell’economia e
delle Finanze, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, saranno determinati le condizioni, i limiti e le modalità
di applicazione delle agevolazioni ivi previste.”
(E’ approvato a maggioranza)
Pongo in votazione, così come
modificata, la proposta di provvedimento amministrativo
numero 46/10^ di iniziativa della Giunta regionale recante: "Misure
straordinarie per lo sviluppo dell’Area di Gioia Tauro - DDL per l’istituzione
di una zona economica speciale (ZES)".
(Il Consiglio approva a maggioranza)
(E’ riportato in allegato)
Il quinto punto all’ordine del giorno
recita: “Proposta di provvedimento amministrativo numero 31/10^ di iniziativa
dell’Ufficio di Presidenza recante: “Proposta di Regolamento della Conferenza
permanente interregionale per il coordinamento delle politiche nell’Area dello
Stretto – (deliberazione U.P. n. 39 del 22.6.2015)”.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Battaglia. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi
consiglieri, questo Regolamento già approvato dell’Ufficio di Presidenza e
portato all’esame dell’Aula non fa altro che riprendere in maniera attuativa la
legge di stabilità regionale, numero 12 del 2015.
La Regione Calabria ha
istituito la Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle
politiche nell’Area dello Stretto, recependo una analoga proposta
di legge già approvata dalla Regione Sicilia, la numero 8 del 24 marzo
2014.
Si tratta di una legge che favorisce
lo sviluppo delle politiche di prossimità tra la città metropolitana di Messina,
istituita con legge della Regione Sicilia, alla città metropolitana di Reggio
Calabria istituita con legge dello Stato.
Si tratta di un organismo importante e
di uno strumento fondamentale per attuare finalmente quelle politiche condivise
di sviluppo, integrazione e di conurbazione tra le città di Messina, Reggio
Calabria e Villa San Giovanni.
La Conferenza avrà sede presso il
Consiglio regionale della Calabria e vedrà, in prima fila, le due Regioni,
Sicilia e Calabria, come interlocutori forti nei confronti del Governo centrale
e dell’Europa per dare risposte certe alle comunità che si affacciano sullo Stretto,
in tema soprattutto di infrastrutture, mobilità, trasporti, università e
ricerca scientifica.
Oggi, con l’approvazione da parte di
quest’Aula del regolamento che ne disciplini la composizione, il funzionamento
e la struttura organizzativa si darà piena attuazione alla legge e la Conferenza
potrà iniziare ad operare.
In merito alle norme regolamentari in
discussione, voglio ricordare che la Legge 7 aprile 2014, numero 56 ha
istituito in Italia 10 città Metropolitane con l’eccezione in merito alla costituzione
della città Metropolitana di Reggio Calabria che vedrà la luce solo alla
scadenza naturale degli organi della provincia, prevista per il mese di maggio
2016.
Nell’ambito del regolamento ritengo, pertanto,
di suggerire che nella Delibera che l’Ufficio di Presidenza ha adottato venga
inserito che nelle more della costituzione della città metropolitana di Reggio
Calabria a farne parte come componente sia il Sindaco – finché non sarà
costituita nel maggio 2016 - della città capoluogo di Provincia.
In questa sede mi corre l’obbligo di
ringraziare il consigliere Scalzo che nella qualità di Presidente del Consiglio regionale ha favorito
questa iniziativa; abbiamo ricevuto insieme il Presidente dell’Assemblea
regionale siciliana ed ha fortemente creduto in questa Conferenza come momento
di sviluppo della conurbazione e sviluppo di una importante area del nostro territorio.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha
facoltà.
Ho chiesto la parola per questo provvedimento per confermare tutte le cose che bene ha detto prima di me il collega Battaglia e solo per aggiungere alcune brevi considerazioni.
Ritengo che l’approvazione da
parte del Consiglio regionale di questo provvedimento
per il coordinamento delle politiche dell’area dello Stretto sia un passaggio
significativo che suggella un percorso avviato nei mesi scorsi tra il Consiglio
regionale della Calabria e quello della Sicilia, con il consigliere Ardizzone, e condiviso anche con i colleghi calabresi,
in particolare quelli eletti in questo collegio. Un ringraziamento particolare
va al collega ed amico Battaglia per lo sforzo profuso.
Questo provvedimento è speculare a
quello approvato nei mesi scorsi dall’Assemblea siciliana, perché attraverso
questo provvedimento vengono gettate le basi per una intesa ambiziosa e
significativa che porta l’Istituzione regionale a prendere atto della
integrazione che, di fatto esiste, tra Reggio Calabria e Messina e ad integrare
la nostra Regione col processo di area metropolitana della città di Reggio
Calabria.
Con la Conferenza permanente
intendiamo aggirare sul piano sostanziale e politico gli ostacoli ordinamentali
che impediscono la formale esistenza dell’area metropolitana dello Stretto. Area
che però esiste, di fatto, nell’ambito della integrazione tra Reggio Calabria e
Messina in campo culturale, universitario, sociale e professionale.
Durante la mia Presidenza del Consiglio
regionale – diceva bene l’amico Battaglia – io ho fortemente creduto in questo
progetto ed ho inteso sostenerlo pienamente perché sono convinto che la città
metropolitana di Reggio Calabria possa e debba essere una risorsa per tutta la Regione.
La nuova governance non sarà un momento di divisione ma, viceversa, potrà
costituire un elemento in grado di rafforzare l’identità della
nostra Regione e il suo ruolo nel bacino del Mediterraneo.
L’obiettivo della
Conferenza permanente, che avrà sede presso il Consiglio regionale della Calabria
e lo farà attraverso l’attivazione dei fondi strutturali e attraverso l’istituzione
che non è mai partita – quella dei finanziamenti diretti – e dei programmi
operativi come il Pon Metro, è quello di rafforzare il tessuto socio-economico
e produttivo della intera regione.
Ritengo che la città
metropolitana possa avere uno dei suoi assi portanti nel territorio che
partendo da Reggio Calabria e passando per il porto di Gioia Tauro, caro
professore Russo, a cui oggi restituiamo la concretezza prospettiva nella Zes,
arriva fino alla città di Lamezia Terme, punto di snodo delle comunicazioni
regionali e area ad alta vocazione produttiva e direzionale.
In questo modo – e chiudo
– lo Stretto viene idealmente congiunto con tutta la Regione Calabria; con la
città capoluogo, con Cosenza, con Vibo Valentia e con Crotone e lo fa nell’ambito
di una visione che mette da parte ogni campanile e cerca di arricchire tutto il
territorio calabrese.
Non ci sono altre
richieste di intervento pongo in votazione la proposta di provvedimento
amministrativo numero 31/10^ nel suo complesso.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Signor Presidente, chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 81/10^ “Variazione di bilancio per assicurare la prosecuzione delle attività dell’Unità di progetto rifiuti”.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno proposta dal consigliere Aieta.
(Il Consiglio approva)
Il prossimo punto all’ordine del giorno recita proposta di legge numero 81/10^ “Variazione di bilancio per assicurare la prosecuzione delle attività dell’Unità di progetto rifiuti”.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aieta, ne ha facoltà.
Presidente,
ho visto lo sgomento dei colleghi della Commissione.
Si tratta di una emergenza perché il 30
settembre scadono i contratti del personale, dei soggetti interessati al “progetto
rifiuti”. E’ quindi necessario provvedere a questa variazione di bilancio
- tra l’altro ho presentato un emendamento interamente sostitutivo - che è di
circa 249 mila euro la cui copertura finanziaria è stata certificata dalla
relazione dei revisori dei conti, dal parere che troverete nella carpetta.
Onde evitare l’interruzione
del rapporto di lavoro con grande nocumento per i lavoratori ma anche per
questa unità di progetto che è riferita alla materia dei rifiuti si è resa
necessaria questa variazione che chiedo, ovviamente, sia fatta con la
dichiarazione di urgenza della legge.
Chiedo scusa, Presidente, possiamo sapere qual è
questo progetto sui rifiuti? Chi lo gestisce? Io non ho contezza. Giusto per
sapere.
Cioè qual è questo
progetto rifiuti? Chi lo gestisce? Direttamente la Regione o un ente sub-regionale?
Quale dipartimento? Per capire di cosa si tratta.
E’ il dipartimento ambiente. Tra l’altro è
un progetto che risale al 2014, non è nuovo. E’ la struttura tecnica di
sostegno all’assessorato, al dipartimento competente.
(Interruzione)
Perfetto.
Ho compreso.
Pongo in votazione l’emendamento interamente sostitutivo, protocollo numero 43915, presentato dal consigliere Aieta e altri, con la richiesta di autorizzazione al coordinamento formale, di cui do lettura: “Articolo 1
1.
Lo stanziamento dell’UPB U.001.002.001.001
dello stato di previsione della spesa del bilancio 2015 è incrementato di euro
249.000,00.
2.
La relativa copertura finanziaria è garantita
con le risorse allocate all’UPB U.008.002.001.001 la cui disponibilità è
contestualmente ridotta dello stesso importo.
3.
La Giunta regionale è autorizzata ad apportare
le conseguenti variazioni al documento tecnico previsto dall’articolo 10 della
legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 (Ordinamento del bilancio e della
contabilità della Regione Calabria).
Articolo 2
1. La presente legge è
dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria.
La presente legge è pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione. E’ fatto obbligo, a chiunque spetti, di osservarla e farla osservare come legge della Regione Calabria”.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Siamo al sesto punto all’ordine
del giorno che recita “Deliberazione Corte dei Conti – Sezione regionale di
controllo per la Calabria - numero 9/2015 – Relazione annuale leggi regionali
2014. Deliberazione Corte dei Conti – Sezione regionale di controllo per la
Calabria - numero 45/2015 sul “persistente inadempimento degli obblighi delle
relazioni tecnico-finanziarie a corredo delle proposte di legge, con ciò
compromettendo lo svolgimento dei compiti che la legge ha assegnato alle
Sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti”
Prego, consigliere Aieta, ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor Presidente,
trattasi di deliberazioni della Corte costituzionale che abbiamo trattato in Commissione
nella seduta del 10 settembre.
Penso che la discussione
delle deliberazioni possa essere unificata poiché relative alla medesima
materia. Questa relazione, così come accaduto oggi alla Corte dei Conti dove ha partecipato il Presidente della Giunta insieme
al Presidente del Consiglio per noi costituisce un prezioso punto di
riferimento in ordine anche alle numerose norme richiamate, la cui osservanza -
che più volte abbiamo ribadito in Commissione - consentirà al Consiglio regionale
di innalzare la qualità legislativa e di ancorare l’attività legislativa ad una
sempre maggiore rigorosa programmazione.
Il cuore di queste
delibere della Corte dei Conti evidenzia
delle criticità che sono di natura tecnico-finanziarie e che sollevano
la mancata produzione dell’obbligatoria relazione tecnica/finanziaria a corredo
dei progetti di legge.
In sostanza si tratta di numerosi
progetti di legge che negli anni sono stati accantonati negli archivi di questo
Consiglio regionale che non hanno mai avuto copertura finanziaria. La Corte dei Conti pur dando atto di un miglioramento
rispetto all’anno precedente circa la documentazione di supporto all’approvazione
dei testi normativi rileva una carente indicazione degli elementi e dei criteri
adottati per la quantificazione degli oneri.
La Corte
osserva che nel 2014 è stata anche la materia della odierna riunione presso la
sede della Corte dei Conti a Catanzaro nel corso del 2014 si è spesso
utilizzato l’iter di diretta approvazione in Aula dei progetti di legge
svuotando in maniera sensibile le garanzie procedurali ordinarie quali l’approfondimento
specialistico delle Commissioni filtro a partire dalla seconda Commissione bilancio
e programmazione.
La Corte raccomanda una
più rigorosa istruttoria dei disegni di legge che arrivano in Consiglio e ovviamente
noi abbiamo rimesso all’Aula l’esame di questa relazione, ravvisando l’opportunità
di rafforzare le istruttorie e di presidiare con sempre maggiore scrupolo il
rispetto dell’iter regolamentare previsto per l’approvazione delle proposte di
legge.
Ovviamente il dibattito è
aperto e credo che nei prossimi giorni leggerete la relazione odierna della Corte
dei Conti che ricalca molto le raccomandazioni che ci fa nelle delibere che
oggi discutiamo e credo che, a partire dalla Commissione da me presieduta, il
rigore sarà la rotta che avremo davanti nei prossimi giorni. Grazie.
Non ci sono interventi su
questa deliberazione. Andiamo alla deliberazione numero 7 “Deliberazione Corte
dei Conti – Sezione regionale di controllo per la Calabria - numero 45/2015 sul
“persistente inadempimento degli obblighi delle relazioni tecnico-finanziarie a
corredo delle proposte di legge, con ciò compromettendo lo svolgimento dei
compiti che la legge ha assegnato alle Sezioni regionali di controllo della
Corte dei Conti”.
Sempre il consigliere
Aieta, relatore, ha facoltà di intervenire.
Signor Presidente,
abbiamo di fatto riunito i due punti perché le delibere della Corte dei Conti richiamano
le precedenti. Ritengo sia superfluo relazionare su questo.
La linea tracciata dalla
sezione della Corte dei Conti è quella
del rigore, dello scrupolo e di una corretta impostazione nella istruttoria dei
disegni di legge.
Il Consiglio
ha esaminato le relazioni della Corte dei Conti. Passiamo agli altri punti all’ordine
del giorno.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, per chiederle il rinvio dei
punti previsti all’ordine del giorno dall’otto al tredici.
Pongo in votazione la
richiesta di rinvio dei punti all’ordine del giorno dal numero 8 al numero 13
presentata dal consigliere Romeo.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
Abbiamo inserito all’ordine del giorno la mozione numero 40 di iniziativa del consigliere Mirabello, recante “Soppressione e accorpamento della Prefettura di Vibo Valentia a quella di Catanzaro”.
Prego consigliere Mirabello.
Presidente,
colleghi consiglieri, la mozione che ho proposto il 14 settembre riguarda la Legge numero 124 del 7 agosto 2015. E’ la legge
delega con la quale il Governo ha sostanzialmente avviato un processo di
riorganizzazione degli Uffici Territoriali del Governo.
In questa azione di riorganizzazione viene ricompresa la Prefettura di Vibo Valentia – unica in Calabria – per la quale si prevede un accorpamento
con la Prefettura di Catanzaro.
Su questo aspetto, essendoci dei parametri definiti dall’articolo 8,
comma 1, lettera e) per i quali le Prefetture rimangono come presidio
territoriale del Governo nel momento in cui lo richiedono le caratteristiche
del territorio, la presenza della criminalità organizzata, le dinamiche
socio-economiche nonché, da ultimo, del fenomeno delle immigrazioni e dei
flussi migratori, si ritiene chiaramente che la provincia di Vibo Valentia – nello
specifico quel territorio particolare – incrociando questi criteri particolari
non debba e non possa essere soppressa.
Tutto ciò non al fine di fare una battaglia di campanile che non ha
nessun senso, ma al fine di garantire un presidio così importante dello Stato
in un territorio nel quale c’è un avanzamento ed una recrudescenza della criminalità
organizzata, c’è una crescita esponenziale dei flussi migratori e un disagio
socio-economico crescente per il quale questo presidio dello Stato ha un ruolo
– capite tutti – fondamentale.
Pertanto, con questa mozione si vuole impegnare il Presidente della Giunta regionale, la Giunta regionale,
con un atto formale, e l’intero Consiglio regionale,
affinché nelle more della entrata in vigore di questo provvedimento, per il
quale si prevede il 2017, si scongiuri questo atto che rappresenta un
arretramento dello Stato sul territorio. Grazie Presidente.
Grazie consigliere Mirabello. Pongo in votazione la mozione di cui do
lettura: “Il Consiglio regionale,
premesso che:
la Legge n. 124 del 7 agosto 2015 avente ad oggetto "Deleghe al
Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche"
pubblicata nella Gazzella Ufficiale del 13 agosto, stabilisce un processo di
riorganizzazione degli Uffici Territoriali del Governo, attraverso una
razionalizzazione delle Prefetture che prevede la loro riduzione numerica;
tra le sedi da accorpare rientra anche l’Ufficio
Territoriale del Governo di Vibo Valentia, che secondo le disposizioni di legge
andrebbe ad essere unificato con quello di Catanzaro;
l’art. 8, comma 1, lett e), della predetta Legge, rubricato
"Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato", con riferimento
al processo di riorganizzazione degli Uffici territoriali del Governo, prevede
espressamente che nella fase di razionalizzazione, riorganizzazione e riduzione
del numero si deve tenere conto delle caratteristiche del territorio, delle
presenza della criminalità organizzata, delle dinamiche socio-economiche
nonché, da ultimo, del fenomeno delle immigrazioni e dei flussi migratori;
considerato:
che nei recenti dossier, l’ultimo datato aprile 2014,
la Commissione Parlamentare Antimafia ha sottolineato la grave situazione di
ordine e sicurezza pubblica su tutto il territorio della provincia di Vibo
Valentia, denunciando altresì la presenza di "una criminalità organizzata,
radicata, pervasiva e capillarmente presente su tutto il territorio" che
inquina il tessuto economico in ogni settore, con un elevato tasso di
pericolosità e la capacità di influenzare la vita quotidiana;
la recente escalation
di attentati e atti intimidatori nei confronti di amministratori
locali e imprenditori;
il fenomeno dell’immigrazione sui fronti rivieraschi,
che vede la Prefettura di Vibo Valentia impegnata in prima linea nelle
operazioni di coordinamento e organizzazione nei numerosi sbarchi che si sono
verificati e che continuano a verificarsi nella zona portuale della città
capoluogo, nonché nella fase successiva di assistenza e controllo dei flussi
migratori sul territorio di competenza;
che il progetto di riorganizzazione e
razionalizzazione, per come previsto chiaramente dal citato articolo, non può
prescindere da tutti gli elementi sopra espressamente richiamati e che proprio
tali specifiche attività dovranno essere tenute in debita considerazione,
poiché tali compiti possono essere svolte solo dagli Organi prefettizi;
che proprio sulla questione a livello nazionale si registra un acceso
dibattito che vede coinvolti il Governo, i partiti politici, le forze sindacali
e sociali e tante associazioni.
tale situazione potrebbe comportare, inoltre, un
pericoloso vulnus all’interno delle
azioni indirizzate al contrasto e alla lotta alla criminalità organizzata,
comportando altresì un grave arretramento sociale ed economico del territorio
vibonese poiché la Prefettura, insieme alle amministrazioni locali, rappresenta
un importante presidio dello Stato che non può essere sacrificato solo per una
logica di natura contabile. Tutto questo comporterebbe, quindi, effetti pesantissimi
per 1’intero territorio,
impegna
il Presidente della Giunta regionale a intervenire presso il Governo
nazionale, affinché si individuino le azioni volte ad evitare l’accorpamento
della Prefettura di Vibo Valentia con quella di Catanzaro e, contestualmente,
si possano individuare altresì tutte le attività necessarie alla
riorganizzazione, al potenziamento degli Uffici, degli uomini e dei mezzi in
servizio presso l’Ufficio territoriale del Governo di Vibo Valentia,
tutto ciò al fine di scongiurare un accorpamento che potrebbe minare
seriamente, anche e soprattutto nella nostra regione
e, nello specifico, nella provincia di Vibo Valentia, le azioni di lotta e
contrasto alla criminalità organizzata.”.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Siamo adesso all’ordine del giorno numero 17 di iniziativa del consigliere Mirabello “In
ordine alle iniziative a sostegno degli
allevatori ovicaprini colpiti dalla bluetongue, malattia infettiva nota in
Italia con il nome di Lingua blu” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale,
premesso che:
il territorio della provincia di Crotone è caratterizzato da una
importante presenza di allevamenti ovicaprini che rappresentano una tra le
poche realtà produttive crotonesi conosciute in tutta Italia grazie al “pecorino
crotonese” che ha da poco ottenuto, tra l’altro, il riconoscimento da parte
dell’Unione Europea della denominazione di origine protetta (D.O.P.) ai sensi
del regolamento CEE N°. 2081/92;
detti allevamenti rischiano il collasso a causa della recrudescenza
della bluetongue,
malattia infettiva nota in Italia con il nome di "Lingua blu";
detta malattia, dopo una prima apparizione negli anni 2000 e 2001, è
tornata a manifestarsi già nel 2014 e, con ancora più forza, nell’anno in
corso;
a differenza di quanto avvenuto in altre regioni e nonostante i
numerosi incontri avvenuti presso gli uffici del settore veterinario della ASP
di Crotone, ad oggi, nessun provvedimento concreto a sostegno degli allevatori
è stato assunto;
considerato che:
la normativa attuale è assai penalizzante per gli allevatori, questa
infatti prevede, in caso di denuncia del focolaio, il blocco della vendita dei
capi fuori provincia con un conseguente aumento dei costi di macellazione dei
capi sani e l’obbligo a carico degli stessi allevatori di sostenere le spese di
smaltimento delle carcasse;
nell’anno passato, nonostante le numerose sollecitazioni da parte di
ASP, comuni e associazioni di allevatori, non è stato predisposto né un
indennizzo a favore degli allevatori né un piano di vaccinazioni che aiutasse a
scongiurare una nuova epidemia;
oggi gli allevatori si trovano nella sciagurata condizione di dover
scegliere se denunciare il focolaio con le conseguenze di cui sopra o se tacere
e correre il concreto rischio che il focolaio diventi una vera e propria
pandemia,
impegna
la Giunta regionale a predisporre, di concerto con i dipartimenti
Salute e Agricoltura, un piano che:
individui i focolai di bluetongue nel territorio della provincia di
Crotone e nel resto della regione;
valuti, con la prudenza del caso, la possibilità di erogare un
sussidio, per gli anni 2014 e 2015, a ristoro dei danni subiti dagli
allevamenti colpiti dalla malattia sia per il mancato reddito che per i costi
di smaltimento delle carcasse,
predisponga un piano di prevenzione per gli anni a venire.”
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mirabello, ne ha facoltà.
Presidente, l’ordine del giorno ha ad
oggetto le iniziative a sostegno degli allevatori ovicaprini colpiti dalla bluetongue, malattia infettiva nota in Italia con
il nome di "Lingua blu" con particolare
riferimento alla provincia di Crotone.
Negli ultimi tempi c’è stata una recrudescenza dei focolai di questa
malattia che ha determinato una enorme difficoltà per un settore che
rappresenta una eccellenza della Calabria, con particolare riferimento
alla produzione del pecorino crotonese.
C’è la necessità di mettere in campo una serie
di azioni a partire da un’azione particolare che guarda alla individui
i focolai di bluetongue e alla distribuzione dei vaccini oltre che,
chiaramente, ad un sostegno per le imprese agricole che subiscono danni ingenti
e che hanno
difficoltà a denunciare i focolai, poichè questo causa spese enormi per lo
smaltimento delle carcasse degli animali che muoiono quotidianamente.
L’obiettivo di questo ordine del giorno è di
interessare il Presidente della Giunta affinché si assumano i provvedimenti
necessari a dare un sostegno a questi allevatori con particolare riferimento
all’area crotonese.
Grazie.
Pongo in votazione l’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Presidente, chiedo l’inserimento di un ordine
del giorno aggiuntivo inerente le vicende che hanno avuto una particolare accelerazione in
questi giorni e che riguardano gli scali aeroportuali di Crotone e di Reggio Calabria.
Pongo in
votazione l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno proposto
dalla consigliera Sculco.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
L’ordine del giorno verrà discusso in coda.
Siamo adesso all’ordine del giorno numero 18 di iniziativa dei consiglieri Esposito, Bova, Tallini, Mangialavori “In ordine al ruolo del S. Anna Hospital nella rete emergenza – urgenza cuore in ambito regionale” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale,
premesso che:
il Sant’Anna Hospital è il Centro di Alta Specialità del Cuore -
istituito ai sensi del Decreto Ministeriale del 29 gennaio 1992- che da circa
quindici anni opera in regime di accreditamento presso il SSR e fornisce
risposta alla domanda di salute dei calabresi affetti dalle patologie di ambito
cardio-vascolare;
i dati ufficiali evidenziano che nel tempo il Centro ha contribuito in
maniera significativa a ridurre la percentuale di emigrazione sanitaria verso
strutture ubicate al di fuori della regione, oltre ad avere stimolato - sia
pure come effetto collaterale- l’avvio dell’attività cardiochirurgica in ambito
universitario e favorito l’implementazione sul territorio calabrese dei servizi
sanitari pubblici dell’area Cuore, contribuendo peraltro a formare una buona
parte del personale che in essi ha operato o tuttora opera;
il ruolo del S. Anna Hospital al servizio della sanità regionale è
dimostrato dalla distribuzione dei pazienti per area di provenienza, lì dove
risulta che circa il 29% proviene dalla provincia di Cosenza, il 25% da quella
di Reggio Calabria, il 24% da quella di Catanzaro, il 13% da quella di Crotone
e il 9% da quella di Vibo Valentia;
per quanto riguarda i volumi di produzione, solo nel 2014 i ricoveri
sono stati circa 4000, gli interventi chirurgici in ambito cardiaco circa 900 e
oltre 700 quelli di ambito vascolare; la Cardiologia interventistica e l’Elettrofisiologia
e Cardiostimolazione hanno effettuato circa 3200 procedure, 800 delle quali funzionali
all’attività chirurgica; i pazienti che hanno ricevuto assistenza in situazioni
di emergenza/urgenza sono stati circa 750, l’80% dei quali provenienti da ASP
diverse da quella di Catanzaro; numeri, questi, in linea con quelli registrati
negli anni precedenti; i risultati ottenuti in ambito cardiochirurgico, resi
pubblici dal Report sull’attività 2014, pongono il Sant’Anna Hospital al
medesimo livello dei più accreditati Centri in ambito internazionale;
il Sant’Anna Hospital è dunque "nei fatti" parte integrante e
non certo residuale del Sevizio Sanitario Regionale, lo stesso servizio che l’Ufficio
del Commissario alla Sanità ed il Dipartimento regionale della Salute stanno
cercando di dotare di una rete per l’emergenza cuore che tenga nella giusta
considerazione anche l’ospedalità privata accreditata, lì dove si ritiene che
la morfologia del territorio possa compromettere il fattore tempo, determinante
per il buon esito del soccorso;
i provvedimenti finora adottati in tema di Rete per l’Emergenza
relegano il S. Anna Hospital in una posizione del tutto marginale per quel che
riguarda la sindrome coronarica acuta (SCA), ignorando al contempo l’ipotesi,
tutt’altro che remota (come dimostrano ben i dati), che possano sopravvenire
implicazioni di tipo cardiochirurgico; mentre al contrario andrebbe piuttosto
sottolineato che il Centro, proprio perché dotato di una U.O. di
Cardiochirurgia consente, ove necessario, il passaggio immediato del paziente
dalla sala di emodinamica a quella operatoria, azzerando di fatto i tempi di
risposta;
il DCA n. 75 del 2015 circoscrive il ruolo del S. Anna Hospital solo
alle situazioni "non emergenziali" per i pazienti della provincia di
Crotone; formula quantomeno incongrua che, volendo disciplinare fattispecie in
cui la libertà di scelta del malato è garantita da una legge dello Stato,
lascia invece intendere che quella stessa libertà dipenda dalla previsione di
un decreto commissariale;
l’Azienda Ospedaliera Universitaria non è in grado da sola di
soddisfare tutta la domanda di salute della popolazione calabrese, al punto che
si pensa ad una terza cardiochirurgia; dunque sfuggono le ragioni per cui, da
un lato, si vorrebbe implementare il sistema e, dall’altro, di fatto lo si
impoverisce;
il provvedimento suscita perplessità e preoccupazione, perché a fronte
del volume di prestazioni storicamente erogato al S. Anna Hospital, taglia
fuori il Centro presupponendo a priori che le altre strutture siano in grado di
farsi carico di tutta l’area emergenziale, quando nella realtà dei fatti così
non è;
nelle previsioni del DCA 75/2015 sembrerebbe così intravedersi la
volontà da parte della Regione di aggirare, ancora una volta, il tema delle
prestazioni rese in emergenza-urgenza dal S. Anna Hospital; tema sollevato
ripetutamente in questi anni dal Centro e sul quale si è pubblicamente
pronunciato anche il Ministro della Salute attualmente in carica;
un Centro di Alta Specialità obbligato a tenere in pronta
disponibilità, h 24 e per 365 giorni all’anno, cardiochirurghi, emodinamisti,
rianimatori, perfusionisti e infermieri con un livello di tecnologia
sofisticato e soggetto a continui adeguamenti è assurdo che, piuttosto che
essere riconosciuto come preziosa risorsa della sanità regionale, venga relegato ad un ruolo subalterno
ignorando quanto sino ad oggi esso ha garantito ai calabresi in termini di
risposta alla loro domanda di salute,
impegna
il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi affinché l’Ufficio
del Commissario alla Sanità ed il Dipartimento per la Salute rivedano i
provvedimenti adottati attribuendo formalmente al S. Anna Hospital il ruolo da
sempre svolto nell’ambito dell’ emergenza-urgenza cuore col quale ha dato
prestigio e risposte alle esigenze servizio sanitario regionale.”
Ha chiesto di intervenire il consigliere Esposito, ne ha facoltà.
Presidente,
insieme ad altri colleghi sono firmatario di questo ordine del giorno sul ruolo
del Sant’Anna Hospital nell’ambito della rete emergenza-urgenza cuore in ambito
regionale.
Per
chi non lo conosce, il Sant’Anna
Hospital è nei fatti il Centro di Alta Specialità del Cuore, è stato il primo
centro di emodinamica in Calabria; prima da
solo e poi col Mater Domini, di fatto, ha istituito nel nostro territorio un pronto soccorso non solo cardiologico ma anche cardiochirurgico.
Ha avuto modo di esprimersi favorevolmente sulle iniziative e sull’attività
svolta dal Centro cuore Sant’Anna di Catanzaro proprio il ministro Lorenzin in
una recente visita. In quella sede il ministro Lorenzin riconosceva che, di
fatto, il Sant’Anna espleta una attività di pronto soccorso H24 per 365 giorni
l’anno e si auspicava che questo dato di fatto potesse trovare contezza nell’ambito
della rete emergenziale che il dipartimento della salute ha emanato col decreto
DCA 75.
In questo
decreto del commissario ad acta, stranamente, il Sant’Anna Hospital non
compare nel percorso acuto della sindrome coronarica. Anche le motivazioni
addotte dal commissario e dalla struttura commissariale sicuramente non ci
convincono nel momento in cui stabilisce de plano che il Sant’Anna, non
essendo un Hub, non può essere in questo percorso, quando invece, meritoriamente,
nell’ambito del percorso della sindrome coronarica acuta ci sono Spoke e
strutture private che con merito, giustamente, stanno nell’ambito di questo
percorso delle emergenze cardiologiche.
Stranamente
rimane fuori il Sant’Anna che nell’ambito della rete regionale è insieme al
policlinico Mater Domini l’unica struttura che può curare non solo la fase
iniziale dell’infarto ma, senza il secondo trasferimento, l’eventuale urgenza perché
sappiamo che è dotato della unità operativa di cardiochirurgia.
Al di là
delle motivazioni tecniche-amministrative che non ci convincono, perché è
estromesso esclusivamente perché non in possesso delle caratteristiche di Hub,
ma va sottolineato che ci sono altre strutture che non hanno questa
denominazione che si occupano della sindrome coronarica acuta, come predisposta
dal dipartimento.
Ma c’è di
più. Nell’ambito di questa rete il Sant’Anna deve trovare allocazione se è
vero, come è vero, che il dipartimento sta pensando alla istituzione di una
terza cardiochirurgia e quindi ad implementare questo supporto per il servizio
ai cittadini, quando viene fortemente resa debole l’unica struttura che ha
iniziato la cardiochirurgia in Calabria.
Tra le
altre motivazioni nella risposta che la struttura commissariale dà alla
struttura privata ci sono delle valutazioni, non di ordine
gestionale/amministrativo ma di ordine politico quando la struttura
commissariale ritiene che il privato debba stare al pubblico solo secondo un
criterio di complementarietà laddove ce n’è bisogno.
Ritengo che
queste siano valutazioni strettamente politiche che in una Regione normale dovrebbero competere al Consiglio regionale, pur nell’ambito
di un settore che è commissariato, perché una valutazione di ordine politico
non necessariamente può trovare una sua emanazione con atti amministrativi da
parte del commissario stesso.
Qual è
questo ordine del giorno firmato insieme ad altri colleghi? Non ripeto il
contenuto perché in linea di massima è quanto ho appena detto: invitare e
sollecitare il Presidente della
Giunta regionale affinché l’Ufficio
del Commissario possa rivedere i contenuti di questo decreto ed inserire il Sant’Anna
Hospital nell’ambito dell’emergenza-urgenza delle sindromi coronariche acute.
Penso che questo sia un momento che va al di là del Sant’Anna stesso, è
un momento di confronto che la politica deve chiedere al commissario, non nella logica di uno
scontro ma per andare alla conoscenza di un territorio – perché noi il territorio lo conosciamo probabilmente meglio di chi viene da fuori - ed
insieme trovare le giuste soluzioni al fine di dare servizi ai cittadini.
Se il Sant’Anna Hospital è tutt’ora il primo approccio di tantissimi
cittadini calabresi questo significherà che qualcosa in termini di efficienza e
qualità, 365 giorni all’anno, quella struttura porta in essere.
Deve essere forte l’impegno del Consiglio
regionale e del Presidente e, nella logica anche del previsto accorpamento tra il
Pugliese Ciaccio di Catanzaro e il Policlinico Mater Domini, a maggior ragione
ritengo che ci possano essere anche i momenti amministrativi affinché il Sant’Anna
possa essere inserito in quella rete. Ogni altra motivazione non mi convince,
anzi mi porta ad alcuni retropensieri che sicuramente non fanno parte di quest’Aula.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha
facoltà.
Presidente solo alcune considerazioni a questo ordine
del giorno che porta anche la mia firma insieme a quella di altri colleghi. Non
è una condivisione solo territoriale ma è la condivisione di una valutazione di
un settore così importante e delicato per la nostra regione, frutto di
considerazioni che a volte e troppo spesso vanno al di là del merito della problematica
che attiene alla erogazione dei servizi sanitari della nostra regione.
Non mi appassionano affatto le diatribe e le
frequenti dichiarazioni sulla sanità pubblica o privata, ma mi importa che
questo governo e questo Consiglio regionale possano far fare un salto di
qualità alla sanità della nostra regione.
Questo non è un ordine del giorno a difesa di una struttura
ma è una valutazione che mette al centro la ristrutturazione delle emergenze
cardiologiche, soprattutto per la cura dell’infarto miocardico e del successivo
trattamento, non solo quello emodinamico ma quello interventistico, e consente
ad una struttura che lo ha sempre fatto e fatto bene di essere nelle condizioni
di continuare ad operare altrettanto bene.
Questo – guardate bene - va nell’ottica della
diminuzione della mobilità passiva per interventi così delicati, va nell’ottica
della riduzione della mortalità, perché noi quando immaginiamo una riorganizzazione
dei servizi sanitari spesso copiamo – siamo dei copioni – non pensando alla
struttura orografica della nostra regione e alle sue caratteristiche.
Noi non vogliamo l’ospedale sotto casa, non
vogliamo favorire la sanità pubblica rispetto alla privata o viceversa ma
vogliamo che le strutture che siano pubbliche o private facciano concorrenza
sulla qualità. Questo ci chiedono i cittadini calabresi.
Oggi l’ordine del giorno riguarda il Sant’Anna Hospital, per questa struttura
parlano i risultati qualitativi oltre che quantitativi. Noi dobbiamo mettere in
condizione le strutture che operano bene affinché lo facciano e se poi una
struttura è accreditata che ben venga.
Nel nostro Paese ci sono regioni - e non è un problema ideologico di centro-destra
o di centro-sinistra – dove il pubblico e il privato lavorano bene insieme, perché
insieme devono rispettare regole e devono avere le condizioni per poter operare
altrettanto bene. Queste non sono cose per cui dobbiamo inventarci dei percorsi
straordinari.
Basta
usare il buon senso, le linee guida in questo settore, e basta che ci regoliamo
soprattutto tenendo al centro dell’attenzione il malato senza fare un
ragionamento che possa essere di campanile. Oggi Catanzaro domani Reggio
Calabria. Io dico di entrare nel merito delle questioni e nel merito questa è
una proposta che va sostenuta.
Ho
condiviso questo ordine del giorno e quindi propongo che sia approvato e
sostenuto successivamente nei confronti con il Commissario per il Piano di
rientro perché è una cosa che può essere un punto di partenza per continuare a
ragionare in positivo.
Non
mi appassionano le discussioni inutili e dannose ma quello che più mi
appassiona è poter lavorare per ridare – come in questo settore dell’emergenza
cardiologica – una sanità di qualità nella nostra regione. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha
facoltà.
Anche
io sono firmatario di questo ordine del giorno e colgo l’occasione non soltanto
per dire di condividere le osservazioni fatte dai colleghi che mi hanno
preceduto ma di sottolineare e di invitare i consiglieri regionali, soprattutto
quelli che gravitano nella provincia di Catanzaro, o meglio anche oggi tutti
quelli che gravitano nel Collegio elettorale - mi riferisco ai colleghi eletti
nei territori di Vibo Valentia e di Crotone – ad una riflessione rispetto ad
una vera e propria azione che oggi sembra, addirittura, strategica ed
organizzata contro questo territorio.
Mi
riferisco soprattutto al settore della sanità. Mentre nelle precedenti
esperienze, noi abbiamo sempre costretto la Regione a porre in essere degli
atti riferiti alla fondazione “Campanella” per cercare, comunque, di tenerla in
vita, per darle sempre un’opportunità in attesa di una riforma necessaria che
le potesse consentire di sopravvivere, nel momento in cui, attraverso la
premialità, dalla sanità poteva venire un po’ di ossigeno nei confronti di
questa struttura, ebbene, da quando è arrivato il presidente Oliverio c’è stata
la morte della fondazione “Campanella”.
Va
bene, è avvenuto. È stata una coincidenza, ma diciamo che non ha mosso un dito,
anzi non si è fatto altro che dire di tutto e di più scaricando le
responsabilità sulle gestioni precedenti.
C’è,
poi, caro consigliere Scalzo, la vicenda dell’ospedale “Pugliese”; lei è in
territorio lametino ma è stato anche eletto a Catanzaro.
Avevamo
un finanziamento per realizzare l’ospedale “Pugliese” a Germaneto, area già
individuata dal comune di Catanzaro e confermata sia con la maggioranza di centro-sinistra
che con quella di centro-destra, sia con il sindaco Olivo che con il sindaco
Abramo.
Abbiamo
confermato quell’area ed abbiamo detto che andava bene. L’abbiamo comunicata
alla Regione però questo ospedale per via della problematica della integrazione
non si è mai realizzato. Era quello la cui realizzazione doveva iniziare per
prima, ma non è partito; abbiamo incontrato il commissario Scura che comincia a
mettere in discussione il fatto che questo ospedale si possa anche realizzare.
L’ospedale
“Pugliese” che doveva essere il primo ospedale dei quattro da realizzare, oggi
viene messo addirittura in discussione.
Abbiamo
chiesto se ci sono i finanziamenti per realizzare il nuovo ospedale “Pugliese”,
ma, invece, di avere notizie certe al riguardo, riceviamo risposte evasive e
sentiamo che alcuni reparti del “Pugliese” sono reparti addirittura moderni e
centri di eccellenza.
La
protezione civile mette nero su bianco che l’ospedale “Pugliese” non ha i
requisiti strutturali e tecnici per reggere alle scosse telluriche ed esso
stesso potrebbe – è scritto nella relazione – diventare punto di criticità in
caso di grave sisma, i commissari affermano la stessa cosa.
Alla
richiesta se i finanziamenti ci sono, sono evasivi dicendo che ci sono altre
emergenze in Calabria. Non c’è chiarezza nemmeno su questa cosa.
Recentemente
abbiamo assistito ad un tavolo che si è insediato per far individuare l’integrazione
e registriamo delle cose assurde che si stanno verificando e che oggi
incontrano il netto diniego.
(Interruzione)
Arriverò
alla conclusione perché non basta dire cosa sta succedendo.
Il
netto diniego dei primari che tecnicamente stanno dicendo al commissario Scura
- che nulla capisce di sanità – che spostare il reparto di ginecologia dall’ospedale
“Pugliese” al “Mater Domini” significa allontanare e separare questo reparto da
quello di neonatologia che interviene in situazioni di emergenza in caso di
complicazioni per bambini appena nati, equivale, sostanzialmente, a dire che
non si può pensare di organizzare la sanità attraverso gli spazi che possono
essere messi a disposizione.
Anche
per quanto riguarda l’emergenza-urgenza, i tecnici del “Pugliese” dicono che
non si può realizzare un reparto di emergenza-urgenza al “Pugliese” e un’altro
al “Mater Domini” perché non si sa chi è in grado di stabilire, durante il
trasporto in ambulanza, qual è la patologia per cui il paziente va portato, per
competenza, ad un pronto soccorso anziché ad un altro.
Alla
fine anche quest’altro provvedimento è contro la città di Catanzaro perché cosa
significa togliere l’emergenza ad una struttura di eccellenza riconosciuta a livello
europeo. Altra cosa è l’emergenza che significa trovare l’emodinamica e
organizzarla in tutti i punti, altro è, invece, tanto per essere concreti, che
l’infartuato non può andare prima al “Pugliese” e poi stabilire che invece deve
andare al Sant’Anna.
No,
deve andare direttamente al Sant’Anna perché, a volte, anche pochi minuti
possono salvare la vita a tante persone, come è già accaduto.
Vi
dico, riferito al presidente Oliverio, che ci sono una serie di cose che non
vanno. Le riferirà il consigliere Orlandino che le sta registrando.
Nell’ultima
delibera Cipe compaiono opere delle provincia di Cosenza e scompare il
finanziamento per il porto del comune di…
Consigliere
Tallini, la mozione parla di altro.
Ho concluso,
chiedo scusa non vorrei che desse fastidio a qualche catanzarese o meglio a
qualcuno che si appropria di rappresentare impropriamente la provincia di Catanzaro.
Se
oggi scompaiono i 20 milioni di euro destinati nella delibera Cipe al completamento
del porto di Lido – cosa che non era mai avvenuta prima – e compaiono opere che
riguardano la provincia di Cosenza, questo è un fatto che approfondirò e dirò
anche quali sono le ragioni sottese a questa scelta.
La
provincia di Catanzaro non può essere penalizzata come lo è stata in questa
fase di gestione. Mi appello ai consiglieri regionali che rappresentano il
catanzarese e il crotonese, che rappresentano una realtà dove la politica… ha
ragione non c’entra con la Regione ma c’entra soltanto fare il proprio dovere
nei confronti di un territorio che ci ha delegato nei diversi ruoli,
certamente, ma soprattutto a tutelare gli interessi di questo territorio.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la mozione protocollo numero
40676.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
(E’ riportato in allegato)
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, vorrei, con il consenso dell’Aula, chiedere l’inserimento all’ordine
dei lavori di un ordine del giorno che avevo presentato in data 31 agosto 2015,
protocollo numero 40603.
PRESIDENTE
Ne pongo ai voti la richiesta di inserimento.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
Passiamo
adesso all’ordine del giorno numero 19 di iniziativa dei consiglieri Sculco,
Nicolò ed altri “In ordine alla necessità di potenziamento e rilancio degli
aeroporti di Crotone e Reggio Calabria”.
Ha chiesto di intervenire la consigliera
Sculco. Ne ha facoltà.
Presidente, leggerò l’ordine del
giorno che è stato proposto da me e condiviso da tutti i capigruppo presenti in
Consiglio regionale e che riguarda le ultime vicende
che stanno interessando, con risvolti preoccupanti, l’aeroporto di Crotone e di
Reggio Calabria. Lo leggo interamente.
considerato che:
all’indomani del “Rapporto Svimez”, che ha
evidenziato le condizioni di grave dislivello del Paese con un Mezzogiorno che
arranca e presenta gravi criticità strutturali, il Capo del Governo Matteo
Renzi, leader del Pd, ne ha condiviso le analisi allarmanti impegnandosi a
presentare un masterplan per l’abbattimento del gap Nord Sud
attraverso politiche di investimento per il rilancio del Mezzogiorno e della
Calabria;
a fronte del manifestato impegno del Governo a
favore del Mezzogiorno, si registrano, in questi giorni e incredibilmente,
dichiarazioni estemporanee ed improvvisate, rilasciate nei talk-show e
in alcune manifestazioni di partito, da parte di parlamentari ed esponenti del
Governo, con cui si mette in discussione la sopravvivenza di infrastrutture
strategiche ed imprescindibili per lo sviluppo e la crescita della Calabria e
dei suoi territori come gli scali aeroportuali di Crotone e di Reggio Calabria,
inneggiando addirittura alla chiusura;
tali esternazioni contraddicono, da un lato, la
reale necessità del territorio di puntare sulle infrastrutture per rompere l’isolamento
della Calabria e per riagganciarla non solo e riduttivamente sotto il profilo
fisico ma anche in termini di sviluppo complessivo al resto del Paese e dell’Europa
e, dall’altro, suscitano tensione sociale, allarme e forte preoccupazione;
il Consiglio regionale ribadisce il
proprio deciso e forte convincimento sull’importanza delle due infrastrutture
aeroportuali, fondamentali per perseguire e realizzare qualunque ipotesi di crescita
e di sviluppo, e l’irrinunciabilità non solo del mantenimento ma anche e
soprattutto del potenziamento e del rilancio dei due aeroporti di Crotone e di
Reggio Calabria,
impegna
la Giunta regionale ad attivare urgentemente ogni
azione utile e necessaria a scongiurare lo smantellamento dei due scali
calabresi ed a respingere, in ogni sede istituzionale, ogni intenzione che,
remando contro la stessa volontà del Governo Renzi, mira a realizzare la
definitiva spoliazione e desertificazione economica e sociale di quest’area del
Paese, piuttosto che dare alla Calabria com’è invece necessario l’opportunità
di inserirsi dignitosamente nei processi di sviluppo in corso”.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’ordine del giorno testé
letto in Aula.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
(E’ riportato in allegato)
L’ultimo ordine del giorno è il numero
20 di iniziativa del consigliere Sergio “In ordine a provvedimenti finalizzati
ad evitare la chiusura dei nuclei di cure primarie della Provincia di Cosenza
e finalizzati al potenziamento degli stessi”.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Sergio. Ne ha facoltà.
Presidente,
si tratta di un ordine del giorno finalizzato ad evitare la chiusura dei nuclei di cura primaria – cosiddetti Ncp - della
provincia di Cosenza e volto al potenziamento degli stessi, ne do lettura.
“Il
Consiglio regionale,
premesso
che:
i
Nuclei di Cure Primarie - NCP - sono unità organizzative di base di un sistema
sanitario innovativo di prossimità;
gli
stessi, finalizzati alla continuità assistenziale e all’integrazione dell’attività
territoriale, contribuiscono al miglioramento della medesima qualità
assistenziale oltre che a dare maggiori e più qualificati servizi sanitari nel
territorio;
tra
le altre, finalità degli stessi NCP sono quelle di gestire patologie non gravi
- i c.d. "Codici Bianchi", valutare i pazienti affetti da patologie
croniche di particolare impatto sociale e numericamente impegnative;
le
suddette valutazioni, con particolare riferimento a quelle inerenti alla ipertensione
arteriosa, bronchite cronica ostruttiva, diabete, sindrome metabolica, sono
finalizzate a filtrare l’accesso al Pronto Soccorso;
nel
territorio della provincia di Cosenza sono presenti 6 Nuclei di Valutazione
Primaria (Rende, Montalto, Paola, Corigliano Calabro e 2 su Cosenza) operanti
da lunedì a venerdì dalle 8,00 alle 20,00;
ciascuno
di tali NCP, grazie all’ausilio di medici, infermieri e personale
amministrativo, fornisce assistenza a circa 25mila pazienti;
a
far data dal dicembre 2012 sino ad oggi, tali Nuclei di Cure Primarie hanno
raggiunto risultati soddisfacenti per l’utenza che beneficia del servizi degli
stessi ambulatori ma, al contempo, hanno raggiunto livelli ritenuti
soddisfacenti dalla medesima Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza;
con
tale sistema si è contribuito ad eliminare lunghe liste di attesa per l’effettuazione
di visite specialistiche e per le analisi;
in
virtù dei risultati raggiunti, detti NCP sono stati presentati in vari
congressi sanitari nazionali e tale formula è stata apprezzata, adattata ed
esportata anche fuori dal territorio regionale;
in
questi ultimi tempi, circolano con sempre maggiore insistenza voci per nulla
positive circa il futuro degli NCP;
infatti,
nonostante i livelli raggiunti, i Nuclei di Cure Primarie, una volta terminata
la fase sperimentale rischiano di chiudere a fine settembre;
appare
paradossale come si possa pensare di chiudere tali Centri che, si ribadisce,
nonostante siano ancora ad uno stadio sperimentale, hanno contribuito non poco
al miglioramento della qualità assistenziale oltre che a fornire qualificati servizi
sanitari nel territorio,
impegna
il
Presidente della Giunta regionale ad intervenire sin da subito, presso le sedi
competenti, al fine di evitare la paventata chiusura dei Nuclei di Cure
Primarie della provincia di Cosenza in quanto, visti i lodevoli risultati
raggiunti nella fase sperimentale hanno fattivamente contribuito al
miglioramento della qualità assistenziale oltre che a fornire qualificati
servizi sanitari nel territorio. Vieppiù, impegna il medesimo Presidente della
Giunta regionale ad intervenire, sempre presso le medesime sedi di cui sopra,
affinché tali Centri vengano ulteriormente potenziati vista l’alta valenza dei
servizi prestati agli utenti.”
Pongo
in votazione l’ordine del giorno come letto in Aula.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Avendo
esaurito l’ordine del giorno, dichiaro chiusa la seduta. Il Consiglio sarà
convocato a domicilio.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Graziano, Pasqua e l’assessore Viscomi.
(Sono concessi)
Sono state presentate
alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta
regionale:
“Modifiche alla legge regionale 18 dicembre 2013, n. 54 (Accelerazione della definizione di procedimenti agevolativi) – Deliberazione G.R. n. 301 dell’11.8.2015” (P.L. n. 67/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento – ed alla seconda -
Bilancio programmazione economica, attività
produttive, affari dell'Unione Europea
e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
“Modifiche alla legge
regionale 16 maggio 2013, n. 25 concernente “Istituzione dell’Azienda regionale
per la forestazione e le politiche per la montagna - Azienda Calabria Verde – e
disposizioni in materia di forestazione e di politiche della montagna -
Deliberazione G.R. n. 313 del 27.08.2015)” (P.L. n. 72/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare – Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così
resta stabilito)
“Modifiche alla legge regionale 26 luglio
2012, n. 33 (Norme per la promozione e la disciplina del volontariato) – Deliberazione
G.R. n. 325 dell’8.9.2015)” (P.L. n. 73/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione
consiliare - Sanità, Attività sociali,
culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
“Disposizioni di adeguamento dell’ordinamento regionale al decreto legislativo n. 39/2013 – Deliberazione G.R. n. 328 del 17.09.2015” (P.L. n. 78/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così
resta stabilito)
“Differimento dei termini di conclusione delle
procedure di liquidazione o di accorpamento di persone giuridiche, pubbliche o private,
previsti da disposizioni di leggi regionali – Deliberazione G.R. n. 341 del
17.09.2015” (P.L. n. 80/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento – ed alla seconda -
Bilancio programmazione economica, attività
produttive, affari dell'Unione Europea
e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
“Variazione di bilancio per assicurare la prosecuzione delle attività dell’Unità di progetto rifiuti – Deliberazione G.R. n. 327 dell’8.09.2015” (P.L. n. 81/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare – Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così
resta stabilito)
Sono state presentate, inoltre,
le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
D’Acri – “Disposizioni in
materia di agricoltura sociale” (P.L. n. 67/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare
– Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così
resta stabilito)
D’Acri – “Disposizioni
per favorire l’accesso dei giovani al settore primario e contrastare
l’abbandono ed il consumo dei suoli agricoli” (P.L. n. 69/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare – Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così
resta stabilito)
Mangialavori – “Modifica alla legge regionale 29 marzo 1999, n. 8 (Provvidenze in favore di soggetti affetti da particolari patologie)” (P.L. n. 70/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità,
Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
Greco, D’Acri, D’Agostino, Pasqua, Sergio – “Misure per promuovere il turismo sportivo mediante la diffusione del gioco del golf e la realizzazione di impianti golfistici” (P.L. n. 71/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare – Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così
resta stabilito)
Guccione, Mirabello, Bevacqua, Sergio – “Occupazione nel settore agricolo: dismissione e locazione di terreni agricoli o a vocazione agricola” (P.L. n. 74/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare – Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così
resta stabilito)
Battaglia, Aieta, Bevacqua, Mirabello, Sergio – “Disposizioni concernenti norme per il contenimento del consumo di suolo agricolo” (P.L. n. 75/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente - ed alla seconda -
Bilancio programmazione economica, attività
produttive, affari dell'Unione Europea
e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
Romeo, Sculco, Arruzzolo, Cannizzaro, Giudiceandrea, Greco, Nicolò – “Modifiche alla legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1 (Istituzione e disciplina del Consiglio regionale delle autonomie locali)” (P.L. n. 76/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento – ed alla seconda -
Bilancio programmazione economica, attività
produttive, affari dell'Unione Europea
e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
Esposito – “Modifiche alla legge regionale 2 maggio 2001,
n. 10 (Medicina dello sport e tutela sanitaria delle
attività motorie e sportive)” (P.L. n. 77/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità,
Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
Greco – “Misure a favore di sindaci e amministratori locali vittime di attentati per causa di servizio” (P.L. n. 79/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità,
Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così
resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Adozione della proposta di riprogrammazione del POR CALABRIA FSE 2007-2013, autorizzazione all'Autorità di Gestione a sottoporla ai membri del Comitato di Sorveglianza e a notificarla alla Commissione Europea - (deliberazione G.R. n. 334 del 17.9.2015)” (P.P.A. n. 89/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare – Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero.
(Così
resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza, inoltre, le seguenti proposte di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Elezione del Presidente e del Vicepresidente della Commissione speciale di vigilanza” (P.P.A. n. 50/10^)
“Elezione del Consigliere segretario della Commissione speciale di vigilanza” (P.P.A. n. 51/10^)
“Elezione del Presidente e del Vicepresidente della Commissione contro la 'ndrangheta” (P.P.A. n. 52/10^)
“Elezione del Consigliere Segretario della Commissione contro la 'ndrangheta” (P.P.A. n. 53/10^)
“Nomina di un rappresentante della Regione nel Consiglio di Amministrazione della Società di gestione dell'aeroporto dello Stretto (SOGAS) (art. 2, legge regionale 19 novembre 1982, n. 15)” (P.P.A. n. 54/10^)
“Nomina di cinque membri tra cui il Presidente, di cui tre nominati dal Presidente della Giunta regionale e due dal Consiglio regionale, nel Consiglio di Amministrazione della FINCALABRA S.p.A. (art. 11 comma 1, lett. a) della legge regionale n. 24 del 16 maggio 2013)” (P.P.A. n. 55/10^)
“Nomina di tre membri effettivi, di cui il Presidente e un membro effettivo nominati, dal Consiglio regionale ed un membro effettivo ed uno supplente nominato dalla Giunta regionale nel Collegio sindacale della FINCALABRA S.p.A. (art. 11 comma 1, lett. b della legge regionale n. 24 del 16 maggio 2013)” (P.P.A. n. 56/10^)
“Designazione di due membri nel Comitato di indirizzo di FINCALABRA S.p.A. (art. 11, comma 2, legge regionale 16 maggio 2013, n. 24)” (P.P.A. n. 57/10^)
“Designazione di sette membri effettivi e sette supplenti in rappresentanza della Regione nel COMITATO MISTO PARITETICO PER LE SERVITÙ' MILITARI - Comando Regione Militare Meridionale - Napoli (d.lgs. 66/2010 art. 322)” (P.P.A. n. 58/10^)
“Nomina del DIFENSORE CIVICO presso il Consiglio regionale (Legge regionale 16.01.1985, n. 4-l.r. 22/2008, art. 7)” (P.P.A. n. 59/10^)
“Nomina di un rappresentante della Regione in seno al COMITATO REGIONALE I.N.P.S. PER LA CALABRIA (legge 9 marzo 1989, n. 88, art. 42, comma 4 e DPR 30.4.1970 n. 639)” (P.P.A. n. 63/10^)
“Nomina di due componenti della Regione nel Consiglio di Amministrazione del CONSORZIO DEL BERGAMOTTO (legge regionale 14 ottobre 2002, n. 41)” (P.P.A. n. 64/10^)
“Nomina di due rappresentanti del Consiglio regionale nel COMITATO DI COORDINAMENTO DELL'ASSOCIAZIONE "TEATRO CALABRIA" (l.r. n. 24/1995 art. 4)” (P.P.A. n. 65/10^)
“Nomina di un rappresentante della Regione nella Commissione per la metodologia di misura del rumore aeroportuale dell'AEROPORTO «S. ANNA» DI ISOLA CAPO RIZZUTO (D.M. Ambiente 31 ottobre 1997 art. 5)” (P.P.A. n. 66/10^)
“Nomina di tre membri e tra questi il Presidente del Comitato regionale per le comunicazioni - CORECOM (art. 5 legge regionale 22 gennaio 2001, n. 2 - art. 19 legge regionale 5 ottobre 2007, n. 22)” (P.P.A. n. 67/10^)
“Nomina di cinque membri di acclarata competenza e prestigio nazionale e
internazionale nel COMITATO DI ESPERTI PER LA PROGRAMMAZIONE E LO
SVILUPPO REGIONALE DELL'ATTIVITÀ' TEATRALE (art. 2, comma 6 legge regionale 9
febbraio 2004, n. 3)” (P.P.A. n. 68/10^)
“Nomina di tre esperti della Regione, di cui uno in rappresentanza della minoranza, nella CONSULTA REGIONALE PER LA DIFESA DELLE PROFESSIONI (art. 5, comma 1, lett. c) L.R. n. 27/2001)” (P.P.A. n. 69/10^)
“Nomina del Presidente dell'ENTE PARCO REGIONALE (art. 13, Legge regionale 10/2003) Modificato dalla l.r. n. 69/2012” (P.P.A. n. 70/10^)
“Nomina su designazione di 5 esperti indicati dalle Università della Calabria nel Comitato Tecnico- Scientifico Per Le Aree Protette (legge regionale n. 10/2003, art. 5, comma 4, n. 11)” (P.P.A. n. 71/10^)
“Nomina dei Revisore Unico dei Conti nell'ENTE PARCO REGIONALE, scelto ai sensi del D.Lgvo n. 88/92, (art. 15, comma 1, legge regionale n. 10/2003 - Modificato dalla l.r. n. 47/2011)” (P.P.A. n. 72/10^)
“Nomina di tre Dirigenti appartenenti al ruolo della Giunta e/o del Consiglio regionale di cui uno con funzioni di coordinamento (deve ricoprire o aver ricoperto la carica di Dirigente Generale più tre componenti in rappresentanza delle Associazioni di categoria e tre componenti in rappresentanza dei Patronati) nell'ORGANISMO DI COORDINAMENTO E VERIFICA A FAVORE DEGLI INVALIDI (Legge regionale n. 20/2001, art. 1, comma 5)” (P.P.A. n. 73/10^)
“Nomina di un componente nel Consiglio di amministrazione del CONSORZIO PER LA TUTELA DEL CEDRO DI CALABRIA (art. 8, comma 1, lettera b), L.R. 23/2004)” (P.P.A. n. 74/10^)
“Nomina di un membro effettivo iscritto all'Albo dei revisori dei conti nel Collegio Sindacale del CONSORZIO PER LA TUTELA DEL CEDRO DI CALABRIA (art. 10, comma 1, L.R. 23/2004)” (P.P.A. n. 75/10^)
“Nomina del GARANTE PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA (Legge regionale 12 novembre 2004, n. 28, art. 3 - legge regionale 10.7.2008 n. 22, art. 7)” (P.P.A. n. 76/10^)
“Nomina del GARANTE DELLA SALUTE della Regione Calabria (Art. 4, legge regionale 10 luglio 2008, n. 22)” (P.P.A. n. 77/10^)
“Nomina di sei esperti di comprovata esperienza nel nucleo tecnico della COOPERAZIONE E RELAZIONI INTERNAZIONALI della Regione Calabria (art. 12, legge regionale 10 gennaio 2007, n. 4)” (P.P.A. n. 78/10^)
“Nomina di cinque esperti nell'OSSERVATORIO REGIONALE DELLO SPORT (legge regionale 22 novembre 2010, n. 28, art. 10)” (P.P.A. n. 80/10^)
“Nomina di tre componenti, tra cui il Presidente nel Consiglio di Amministrazione "CASA DEGLI OLI EXTRAVERGINI D'OLIVA DI CALABRIA" (legge regionale 10 febbraio 2011, n. 2, art. 6)” (P.P.A. n. 81/10^)
“Nomina di un membro effettivo ed uno supplente iscritti all'albo dei revisori dei conti, del Collegio dei sindaci dell'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura (ARSAC) (legge regionale 20 dicembre 2012, n.66 - l.r. 2 agosto 2013, n. 44)” (P.P.A. n. 82/10^)
“Nomina di due membri nel Collegio sindacale, di cui uno effettivo e uno supplente nell'Azienda Calabria Verde (Art. 7 comma 1 della legge regionale n. 25 del 16 maggio 2013)” (P.P.A. n. 83/10^)
“Nomina di due membri nel Consiglio di amministrazione della "Fondazione Arbereshe di Calabria" (Art. 9 comma 1 Statuto Fondazione Arbereshe di Calabria)” (P.P.A. n. 84/10^)
“Nomina di due membri nel Consiglio di amministrazione della "Fondazione Calabrogreca" (Art. 9 comma 1 Statuto Fondazione Calabrogreca)” (P.P.A. n. 85/10^)
“Nomina di due membri nel Consiglio di amministrazione della "Fondazione Occitana di Calabria" (Art. 9 comma 1 Statuto Fondazione Occitana di Calabria)” (P.P.A. n. 86/10^)
“Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione e dell'art. 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo", degli articoli 38, commi 1, 1 -bis e 5, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive", convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, nonché dell'art. 57, comma 3-bis, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, "Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo", convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, e dell'art. 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239, "Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia", introdotto dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, "Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 - Designazione delegati” (P.P.A. n. 87/10^)
“Richiesta di referendum
abrogativo, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione e dell'art. 29 della legge
25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione
e sulla iniziativa legislativa del popolo", dell'art. 6, comma 17, del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale",
come sostituito dall'art. 35, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83,
"Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito con
modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 - Designazione delegati” (P.P.A. n. 88/10^)
Sono state presentate, altresì, le seguenti proposte
di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri:
Cannizzaro, Sculco, Irto,
Giudiceandrea, Romeo, Nucera, Nicolò, Greco, Arruzzolo –“Modifiche ai
Regolamento interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n. 47/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così
resta stabilito)
Cannizzaro, Sculco,
Giudiceandrea, Romeo, Nicolò, Greco, Arruzzolo –“Richiesta di referendum
abrogativo, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione e dell'art. 29 della legge
25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione
e sulla iniziativa legislativa del popolo", degli articoli 38, commi 1,
1-bis e 5, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, "Misure urgenti
per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la
digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del
dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive",
convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, nonché
dell'art. 57, comma 3-bis, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5,
"Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo",
convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, e dell'art. 1,
comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239, "Riordino del settore
energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni
vigenti in materia di energia", introdotto dal decreto-legge 22 giugno
2012, n. 83, "Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito
con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134” (P.P.A. n. 48/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così
resta stabilito)
Cannizzaro, Sculco, Giudiceandrea, Romeo, Greco, Arruzzolo –“Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione e dell'art. 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo", dell'art. 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale", come sostituito dall'art. 35, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, "Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134” (P.P.A. n. 49/10^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così
resta stabilito)
La seconda Commissione, con nota
n. 40840 dell'1 settembre 2015, ha comunicato che nella seduta del 31 agosto
2015 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n.
306 del 27 agosto 2015, recante: "Rimodulazione della dotazione
finanziaria delle linee di intervento del POR Calabria FESR 2007-2013 per il
potenziamento delle attrezzature e dei mezzi per la finalità di protezione
civile e soccorso pubblico". (Parere
n. 9)
Il Presidente del Gruppo consiliare "FORZA ITALIA", Alessandro Nicolò, con nota del 23 settembre 2015, pervenuta in pari data al protocollo generale n. 43510, ha comunicato che il Gruppo Forza Italia indica quale componente della terza Commissione consiliare il consigliere Giuseppe Morrone.
La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni bilancio per l'esercizio finanziano 2015:
Deliberazione Giunta regionale n. 315 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 316 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 317 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 318 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 319 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 320 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 321 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 322 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 323 dell’8 settembre 2015;
Deliberazione Giunta regionale n. 326 dell’8 settembre 2015.
Salerno. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il sito istituzionale della Regione Calabria (www.regione.calabria.it)
costituisce un importantissimo strumento della comunicazione che assicura
informazioni di carattere amministrativo ai cittadini rendendo note le
decisioni che assumono una certa rilevanza per la vita della popolazione
calabrese;
lo stesso sito è visitato quotidianamente da un gran numero di utenti,
che si connettono anche da fuori regione, i quali si aspettano di ottenere
notizie precise e corrette;
in data 6 agosto 2015 sulla homepage del sito è stata pubblicata la
notizia dal titolo "Oliverio alla vigilia della Direzione nazionale del Pd sul Mezzogiorno: 'Il Sud è una risorsa
strategica per tutto il Paese'";
in data 7 agosto 2015 sulla homepage del sito è stata pubblicata la
notizia dal titolo "Intervento del Presidente della Regione Mario Oliverio
alla Direzione
straordinaria del Pd dedicata al
Mezzogiorno";
in data 28 agosto 2015 sulla homepage del sito è stata pubblicata la
notizia dal titolo "Oliverio ad Amantea: "Il nostro peggior nemico è
l'assistenzialismo" nella cui premessa vengono sottolineati il
"grande interesse e partecipazione di pubblico" alla Festa dell'Unità tenutasi sul Lungomare di Amantea;
in data 29 agosto 2015 sulla homepage del sito è stata pubblicata la
notizia dal titolo "Oliverio a Serra San Bruno: Lo sviluppo della Calabria
deve partire dalle aree interne" nella cui introduzione vengono
evidenziati il "parterre de Roi
e grande partecipazione di pubblico alla Festa dell’Unità di Serra San Bruno";
questa sequenza di notizie di carattere squisitamente politico e
partitico può costituire una propaganda elettorale che può incidere in maniera
diretta sulle scelte politiche degli utenti che si collegano con l'intenzione
di ottenere notizie prettamente istituzionali;
in data 4 agosto 2015 è stata pubblicata una nota dal titolo "Il
Dipartimento Lavoro sulla Fondazione Calabria Etica" nel corpo del quale
in virgolettato sono presenti affermazioni, genericamente attribuite allo
stesso Dipartimento, di severo
giudizio politico e di aperta condanna dell'operato "della precedente Giunta regionale
Scopelliti-Stasi" e nel quale vengono tacciati di essere
"responsabili dello sfascio della Fondazione (Calabria Etica) Ruberto ed
ex Assessore Salerno";
emergerebbe, agli occhi degli utenti, una forte confusione/commistione
di ruoli fra la parte burocratica e quella politica e renderebbe l'idea che si
tratti più di un ufficio stampa del Partito Democratico che
non del sito istituzionale della Regione Calabria -:
se sono state rispettate le norme che regolano la comunicazione;
quali sono le motivazioni dell'uso "distorto" del sito istituzionale
della Regione Calabria;
quali provvedimenti, eventualmente, saranno adottati per ripristinare
il corretto uso dello stesso sito.
(87; 31.08.2015)
Giudiceandrea. Al Presidente della Giunta regionale ed
all'assessore al bilancio e patrimonio. Per sapere - premesso che:
con deliberazione di Giunta regionale n. 290 del 11 agosto 2015 è stato
approvato ad unanimità dei presenti il Piano delle valorizzazioni e alienazioni
degli immobili di proprietà della Regione Calabria;
nel corpo del Piano prima richiamato è approvata l'alienazione, insieme
ad altri beni dell'immobile denominato la Casa del Forestiero sito in località
Camigliatello Silano nel Comune di Spezzano Sila;
detto Comune poi, risulta interessato alla vendita anche di ulteriori
due immobili configurandosi per questa via uno smantellamento della presenza di
un organo importante come la Regione Calabria in un territorio invece a forte
vocazione turistica e che per questo contribuisce a promuovere anche l'immagine
della Calabria;
un indirizzo in questa direzione teso solo all'alienazione di beni e
strutture importanti che non prevedono di contro nel Comune in questione alcuna
valorizzazione - come nel caso della Casa del forestiero oggetto della presente
interrogazione - detta preoccupazione e meraviglia nella Comunità locale e non
solo;
la Casa del Forestiero ha rappresentato negli anni un sicuro punto di
riferimento per l'accoglienza e promozione di importanti iniziative culturali,
oltre ad ospitare uffici importanti per la natura del comprensorio inalienabili;
la stima dell'importo richiesto risulta poi, identico al primo
tentativo di asta pubblica - non esperito della Giunta regionale precedente -
anche per le contrapposizioni politiche messe in campo e che pertanto potrebbe
fare riferimento ad una perizia oramai datata di alcuni anni almeno che reca
infatti il parere di congruità dell'allora Agenzia del territorio - ora Agenzia
delle Entrate e pertanto probabilmente anche sottostimata;
necessaria è di contro la valorizzazione della Casa del Forestiero per
promuovere e sostenere un'immagine complessiva del nostro territorio attraverso
la riattivazione della sua funzione primigenia in concerto con ogni
suggerimento che in questa direzione potrà arrivare dalle associazioni del
posto e dalla locale amministrazione;
la Casa del Forestiero è stata sede anche di organi periferici
riconducibili alla Regione Calabria - che grazie all'intervento della Pro Loco
sostituendosi ai vecchi IAT si forniscono in una delle sale appunto della Casa
del Forestiero servizi di accoglienza ed informazione turistica primari che con
la presente si intendono potenziare e riattivare anche in concerto con il
Dipartimento al Turismo -:
quali sono le motivazioni che hanno portato a confermare una scelta
politica presa dalla passata Giunta Regionale determinatasi con la svendita
dell'intero patrimonio della Regione presente nel Comune di Spezzano della
Sila, ed in particolare attraverso l'alienazione della Casa del Forestiero da
ritenersi ancora a tutti gli effetti un pezzo importante della storia del
comprensorio silano nel sostenere il Turismo e la promozione della cultura;
se non si ritiene opportuno annullare, in via di autotutela, eventuali
provvedimenti di alienazione dell'immobile in questione, individuando, qualora
l'interesse pubblico alla vendita si rilevasse superiore, una alternativa per
garantire continuità al perseguimento di un interesse pubblico, quale quello
della valorizzazione e promozione delle risorse di parte del territorio
regionale che costituisce uno degli assi portanti del turismo calabrese proprio
attraverso il rinnovato uso, valorizzazione e rilancio della Casa del
Forestiero.
(88; 07.09.2015)
Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
presso il Consorzio di Bonifica Valle Lao di Scalea (ora Consorzio di bonifica Integrale dei Bacini del Tirreno cosentino) il 23 luglio 2001, attraverso concorso pubblico, è stata prevista l'assunzione part time (18 ore settimanali) di unità lavorative, nell'ambito dell'esecuzione del Progetto P.T.T.A. 94/96 - Area Programmata E - Area di Sviluppo Occupazionale Ambientale del mezzogiorno - Intervento n° 11 - Promozione di una struttura di servizi per la gestione degli ambienti naturali del territorio consortile - N.O.C. 11, con scadenza Progetto il 24 maggio 2004;
giorno 1 settembre 2004 è stato stipulato il contratto di lavoro a progetto finalizzato alla realizzazione, di un Sistema Informativo per le Bonifiche denominato S.LB.I.CAL, presso l'URBI Calabria, con scadenza Progetto il 30 aprile 2006;
il 18 settembre 2006 è stato sottoscritto il contratto di lavoro a progetto finalizzato alla realizzazione del progetto denominato "Costituzione del Catasto delle OO.PP. Di Bonifica", indirizzato all'implementazione del SIBICAL (SIGRIA), sempre presso l'URBI Calabria, con scadenza Progetto il 18 ottobre 2007;
il 15 marzo 2008 è stato siglato il contratto di Lavoro a Progetto mirato alla realizzazione del progetto denominato "Implementazione del Catasto delle Opere Pubbliche di Bonifica" (IMPLEMENTAZIONE SIGRIA) presso l'URBI Calabria, con scadenza Progetto il 15 ottobre 2008;
il 03 giugno 2009 è stato definito il contratto di Lavoro a Progetto volto alla realizzazione del Piano Comprensoriale e Sistema Informativo Territoriale dei Consorzi di Bonifica Tirreno Vibonese (VV) e Tirreno Catanzarese (CZ), presso l'URBI Calabria, con scadenza Progetto il 03 gennaio 2010;
il 02 luglio 2014, attraverso selezione pubblica per titoli, è stata attivata procedura di assunzione unità lavorative con contratto a Progetto per la "Realizzazione di un sistema informativo
territoriale a servizio della bonifica", presso il Consorzio Valle Lao di Scalea (CS),con scadenza Progetto il 28 febbraio 2015;
è facile intuire lo stato di malessere che vivono i lavoratori del Progetto SIT presso il Consorzio di bonifica Valle Lao;
si tratta di numerosi lavoratori precari ormai dal 2001, che purtroppo, in questo momento, non vedono garantito il proprio futuro;
attualmente le unità lavorative del Progetto SIT si ritrovano senza lavoro;
quando si parla di precariato non ci riferiamo solo ai diretti interessati, ma anche alle famiglie dei lavoratori che affrontano questa triste situazione e che vivono in uno stato di disagio sociale;
un Ente come la Regione Calabria non può abbandonare i propri corregionali, soprattutto materia di diritti costituzionalmente garantiti, come il diritto al lavoro -:
quali iniziative intende assumere per porre fine, in maniera definitiva e nel più breve tempo possibile, al dramma sociale che vivono i lavoratori SIT presso Tex Consorzio di bonifica Valle Lao, ora Consorzio di bonifica Integrale dei Bacini del Tirreno cosentina.
(89; 08.09.2015)
Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
il MIUR ha stanziato per la Regione Calabria, e per le 400 scuole paritarie della nostra Regione la cifra di euro 5.327.344, con Decreto interministeriale del ministero dell'Istruzione e del ministero dell'Economia e delle Finanze del 25/11/2014, registrato alla Corte dei conti in data 23/12/2014;
la Giunta regionale in data 21 maggio 2015 ha approvato la variazione al bilancio 2015 con la quale è stato istituito apposito capitolo con la denominazione Spese per il sostegno alle scuole paritarie e lo stanziamento in termini di competenza e di cassa di euro 5.327.344,00 per il previsto trasferimento delle risorse da parte dello Stato;
ai sensi della Legge 62/2000, tali somme devono essere obbligatoriamente trasferite alle scuole paritarie;
in data 08/09/2015 è apparsa sul sito istituzionale della Regione Calabria la notizia che "La Giunta ha, anche, deciso di erogare due milioni e mezzo di euro, come quota parte, a favore delle circa quattrocento scuole paritarie. Pur nelle difficoltà di bilancio, è stato deciso un intervento motivato dalla consapevolezza delle condizioni di difficoltà in cui opera questo settore, chiamato a surrogare la non adeguata offerta di un sistema pubblico, non sempre agevolato dalla domanda, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle scuole dell'infanzia e primaria. L'auspicio della Giunta è che l'intervento deliberato possa consentire un più sereno avvio dell'attività";
ad oggi non risultano essere stati erogati i contributi previsti dalla legge per le scuole paritarie della Regione Calabria;
risulta oltremodo difficoltoso iniziare un nuovo anno scolastico senza i contributi necessari per il mantenimento delle strutture e dell'apparato che ruota intorno alla scuola, che tra l'altro sono fondi non regionali ma dello Stato, considerata anche la situazione socio economica della Calabria -:
a che punto sono le azioni necessarie per l'erogazione dei fondi (€ 5.327.344,00) pervenuti dallo Stato a favore delle 400 scuole paritarie della Regione Calabria;
se entro l'anno 2015 sarà erogato l'intero ammontare delle risorse, in
modo da non pregiudicare il corretto svolgimento delle attività scolastiche.
(90; 14.09.2015)
SACAL è una società per azioni di proprietà pubblica per il 66,74%
(20,7% Comune di Lamezia Terme - 19,18% Provincia di Catanzaro - 10% Regione
Calabria - 10% Comune di Catanzaro - 3,067% Provincia di Cosenza - 3.79 %
Camere di Commercio);
con convenzione n. 45 dell'11/09/2007 SACAL ottiene dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministero dell'Economia e
delle Finanze, la Concessione della Gestione Totale per un periodo di 40 anni a
partire dal 10/7/2008 e la Certificazione di Prestatore di Servizi Assistenza a
terra dei passeggeri, degli aeromobili e per la movimentazione merci e bagagli;
l'art. 705 del Codice della Navigazione definisce il gestore
aeroportuale come "il soggetto cui è affidato, sotto il controllo e la
vigilanza dell'ENAC, insieme ad altre attività o in via esclusiva, il compito
di amministrare e di gestire, secondo criteri di trasparenza e non
discriminazione, le infrastrutture aeroportuali e di coordinare e controllare
le attività dei vari operatori privati presenti nell'aeroporto o nel sistema
aeroportuale considerato";
l'Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e
Forniture nel rapporto sulle gestioni aeroportuali ha concluso che le società a
prevalente capitale pubblico come SACAL debbano ritenersi organismi di diritto
pubblico o imprese pubbliche, pertanto tale società è tenuta ad applicare il
Codice dei Contratti;
la mission di SACAL è quella
di sviluppare l'attività aeroportuale nel pieno rispetto degli standard di
sicurezza, assicurando la massima efficienza e la migliore qualità di servizio
ai clienti, con l'obiettivo di accrescere la propria produttività e redditività
e di contribuire allo sviluppo socioeconomico della Calabria;
nell'anno in corso le performance
dell'aeroporto hanno subito un drastico ridimensionamento. Dopo una crescita,
sia di passeggeri che dei voli, del 10%, nel 2014 rispetto al 2013, si è avuto
un crollo, nei primi 7 mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, del
numero di arrivi e partenze del 9,6% e dei passeggeri del 3,3%;
la perdita di traffico e passeggeri, subita dall'aeroporto di Lamezia,
in controtendenza rispetto alla crescita nello stesso periodo dei flussi
turistici verso la regione, indica la diminuzione dell' offerta di mobilità
aerea e pertanto indirettamente una gestione e programmazione poco efficiente e
una diminuzione dell'appeal dello scalo per vettori e grosse agenzie
turistiche;
nel Piano aeroporti il Governo ha inserito l'aeroporto di Lamezia Terme
tra i 12 aeroporti strategici;
sull'aeroporto di Lamezia manca una Bird Control Unit dedita allo
specifico compito di garantire che la pista di volo sia libera da volatili, con
la conseguenza che spesso gli aeromobili sono costretti a subire notevoli
ritardi in attesa che venga liberata la pista di volo dalla fauna o accade,
nella peggiore delle ipotesi, che aeromobili in decollo e atterraggio impattano
pericolosamente con volatili;
nel 2014 è stato completato il prolungamento della pista di volo
portandone la lunghezza da 2400 a 3000 metri. Alla data attuale i nuovi 600
metri non sono ancora utilizzabili;
presso l'aeroporto di Lamezia non è disponibile il carburante AVGAS
100LL utilizzato dai piccoli aerei impiegati normalmente per aviazione
turistica. Tale carenza impedisce di fatto di generare una movimentazione di velivoli che,
seppur interessando aerei di dimensioni ridotte, produrrebbe un notevole indotto turistico nella zona;
i collegamenti dell'aeroporto di Lamezia Terme con le città di Cosenza,
Vibo Valentia e Catanzaro sono assicurati da un numero esigue di corse
garantite dalla Romano Spa e dalle Ferrovie della Calabria, rendendo di fatto
difficoltoso l'utilizzo dei mezzi pubblici da/per lo scalo -:
per quanto sopra esposto in merito alle grave problematiche che
investono il più grande scalo aeroportuale regionale se:
non ritenga di dover chiedere al management SACAL notizie in merito al
completamento dei lavori di prolungamento della pista;
non ritenga di dover intervenire presso le Ferrovie della Calabria per
verificare lo stato dell'arte del piano per il transito e la sosta in aeroporto
di tutte le corse delle tratte Cosenza/Catanzaro e Catanzaro/Vibo Valentia;
non ritenga di dover chiedere al management SACAL una verifica nelle
procedure delle ispezioni della pista per allontanamento dei volatili
richiedendo l'istituzione di un'apposita Bird Control Unit;
non ritenga di dover chiedere al management SACAL notizie in merito al
completamento dei lavori di prolungamento della pista;
non ritenga poiché SACAL gestisce in concessione un bene dello Stato,
di dover intervenire presso il Ministero competente per valutare eventuali
misure da adottare per giungere ad una necessaria valutazione di merito sul
management dello scalo ove necessario.
(91; 15.09.2015)
Giudiceandrea. Al Presidente
della Giunta regionale, all'assessore alle infrastrutture e all’assessore al
bilancio e patrimonio. Per sapere - premesso che:
con DGR n. 380 del 25 ottobre 2013 veniva approvato il Piano di
riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico e locale e dei servizi di
trasporto ferroviario regionale ai sensi dell'art. 16bis del Decreto Legge - 6
luglio 2012, n. 95, e s.m.i ;
al punto 2.5 di detto Piano di riprogrammazione sono previste talune
chiusure di linee ferroviarie regionali (in concessione a Ferrovie della
Calabria s.r.l.) e precisamente Camigliatello Silano - San Giovanni in Fiore e
Palmi - Sinopoli;
in assenza di determinazioni entro il 30.09.2015 le linee
Pedace-Camigliatello Silano e Palmi-Cinquefrondi dovranno essere chiuse, ed in
tal caso entro il 31.12.2015 i Dipartimenti Bilancio e Patrimonio e
Infrastrutture e LL.PP. dovranno proporre alla Giunta regionale i provvedimenti che attuano tale chiusura;
in assenza di determinazioni contrarie si procederà alla loro
sdemanializzazione e conferimento nel patrimonio del Concessionario con grave
nocumento per la mobilità interna in aree anche a forte vocazione turistica;
la nuova programmazione dei Fondi comunitari prevede il potenziamento
del servizio di trasporto pubblico e del trasporto ferroviario regionale -:
vista l’urgenza, la proroga immediata dei termini per come previsto in
DGR n. 380 del 25 ottobre 2013 ribadita negli allegati con riferimento al Piano
di riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico e ferroviario regionale
dal 30 settembre 2015, al 30 settembre 2018.
(92; 15.09.2015)
Orsomarso. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
le modalità del finanziamento statale del trasporto pubblico locale sono state riformate dall'articolo 16-bis del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012, n. 135, che ha istituito, a decorrere dal 2013, il Fondo nazionale trasporti. La dotazione di tale fondo è pari a 4,9 miliardi di euro, e la parte spettante alla Regione Calabria, che ha una quota di accesso al fondo pari al 4,31%, ammonta potenzialmente a 212,45 milioni di euro; l'effettiva erogazione di tale importo è tuttavia subordinata all'adozione di una serie di provvedimenti senza i quali la somma si riduce del 10% il primo anno e poi in maniera progressiva di due punti ogni anno, provocando una brusca perdita di risorse per la Regione e per il comparto stesso, in quanto le stesse non potranno essere sostituite da risorse autonome regionali;
in particolare, le regioni a statuto ordinario, al fine di ottenere l'assegnazione del fondo in questione, devono adottare un piano di riprogrammazione dei propri servizi, secondo le indicazioni del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 marzo 2013., e rimodulare i servizi a domanda debole. Inoltre, entro centottanta giorni dall'emanazione del D.P.C.M., le stesse regioni dovranno sostituire modalità di trasporto diseconomiche, con altre modalità che consentano di garantire il servizio, raggiungendo il rapporto ricavi/costi pari ad almeno 0,35, fissato dall'articolo 19, comma 5, del D.Lgs. n. 422/1997;
l'assenza di un tempestivo intervento riformatore nel settore comporterà una minore entrata di 21 milioni annui nel 2015 che aumenteranno via via di 4,2 milioni all'anno in assenza di riforma;
il "Bilancio di previsione della Regione Calabria per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale 2015/2017” (L.R. n. 13 del 27.04.2015), ha previsto per l'anno corrente per i servizi di TPL risorse finanziarie per un totale complessivo di Euro 225.655.771,79, di cui Euro 189.590.194,61 quale quota del Fondo nazionale TPL ed Euro 15.000.000,00 a titolo di risorse autonome;
è stata, altresì, iscritta una ulteriore somma, pari a Euro 21.065.577,18, quale quota premiale del Fondo la cui assegnazione alla Regione è subordinata però alla effettiva adozione di una serie di provvedimenti tesi a razionalizzare ed efficientare la programmazione e la gestione dei servizi relativi al trasporto pubblico locale, anche ferroviario;
allo stato non risulta essere stato adottato dalla Giunta regionale alcun provvedimento teso al raggiungimento degli obiettivi di cui al sopra richiamato art. 16 bis del Decreto-Legge 6 luglio 2012, n. 95 e Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri - 11 marzo 2013, con la conseguente impossibilità ad utilizzare le risorse associate alla quota premiale;
pertanto, le risorse effettivamente disponibili per l'anno 2015 per la programmazione dei servizi di TPL corrispondono a Euro 204.590.194,61, di cui € 189.590.194.61 quale quota fissa del Fondo Nazionale ed € 15.000.000,00 quali risorse autonome non essendo allo stato accertabile l'entrata corrispondente alla quota premiale del Fondo nazionale Trasporti, a norma dell'art. 43 c. 9) lett. g) della L.R. n.8/2002 e s.m.i,;
sussiste, dunque, una incertezza assoluta in ordine alla concreta disponibilità delle ulteriori risorse, e precisamente € 21.065.577,18 quale quota premiale del Fondo Nazionale ed € 20.000.000,00 quale quota del Fondo coesione e sviluppo (art. 41 D.L.733/2014) per un totale pari ad € 41.065.577,18;
per come riportato nella D.G.R. n. 252 del 27.07.2015, le risorse finanziarie attualmente ed effettivamente disponibili consentono la programmazione dei servizi, nella configurazione vigente e senza applicazione di riduzioni, per un arco temporale contenuto al mese di Ottobre prossimo sicché si configura una situazione di deficit finanziario per la componente del trasporto su gomma già a partire dal mese di Ottobre p.v.;
con la medesima deliberazione n. 252/2015 è stata disposta la programmazione dei servizi di TPL fino al mese di settembre 2015 e allo stato non risultano assunte ulteriori determinazioni per garantire la regolare prosecuzione dei servizi nell'ultimo trimestre dell'anno;
allo stato attuale, considerato il gap tra il costo dei servizi nella configurazione vigente e le risorse concretamente disponibili, ove non dovessero concretizzarsi le condizioni per l'accertamento in entrata delle somme trasferite a titolo di quota premiale sul Fondo nazionale del TPL o delle somme di cui all'art. 41 D.L. 133/2014, si rende necessario adottare un ulteriore provvedimento da parte della Giunta Regionale teso a rendere i dovuti indirizzi per la prosecuzione dei servizi nell'ultimo trimestre dell'anno, nonché a conferire definitiva compatibilità tra il livello dei servizi da garantire e le coperture finanziarie da assicurare -:
quali provvedimenti ha assunto o intenda assumere la Giunta regionale al fine di garantire, in assenza del concretizzarsi delle condizioni per l'accertamento in entrata delle somme a titolo di quota premiale sul Fondo nazionale del TPL o delle somme di cui all'art. 41 D.L. 133/2014, la regolare prosecuzione, nella configurazione vigente e senza applicazione di riduzioni, dei servizi di TPL fino al 31.12.2015 e la relativa copertura finanziaria.
(93; 25.09.2015)
Orsomarso. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con Decreto dirigenziale del
Dipartimento Sviluppo economico, Lavoro, Formazione e Politiche sociali n. 2558
del 07/03/2014, successivamente modificato e rettificato con decreti n. 4852
del 22/04/2014 e n. 11066 del 17/09/2014 è stato pubblicato "Avviso
Pubblico per l'accesso al credito sociale a favore di coloro che versano in
situazioni di temporanea difficoltà economica";
il Credito Sociale è stato concepito dalla precedente Giunta regionale quale strumento in grado di dare risposte dirette a quelle famiglie calabresi ormai cadute sotto la soglia della povertà che non trovano risposte al loro bisogno di credito nel circuito bancario tradizionale mediante la concessione di un finanziamento di microcredito socio-assistenziale (fino ad un massimo di € 10.000,00, a tasso zero, senza garanzie, da restituire in 36 mesi), finalizzato all'acquisito di beni e servizi primari, nonché per far fronte a particolari eventi della vita o per esigenze correlate allo studio ed alla formazione per fini occupazionali;
l'avviso pubblico per l'accesso al credito sociale avrebbe potuto rappresentare una speranza pronta a tradursi in una boccata d'ossigeno per tante famiglie calabresi che hanno dovuto subire gli effetti nefasti dell'attuale congiuntura economica;
ad oggi, per inspiegabili motivi, l'istruttoria ed il pagamento di numerosissime domande ammesse al credito sociale, anche per chi ha già sottoscritto la relativa convenzione, risultano bloccate con conseguente enorme danno per le tante famiglie calabresi che avevano riposto nel credito sociale la speranza di poter affrontare con maggiore tranquillità economica esigenze familiari, di salute, di formazione e studio -:
le motivazioni del ritardo nell'istruttoria e pagamento delle domande afferenti al credito sociale e quali iniziative intenda prendere la Giunta regionale per consentire una celere ed efficace definizione dell'iter procedimentale che consenta a numerosissime famiglie calabresi di ricevere quanto loro dovuto.
(94; 25.09.2015)
Il Consiglio regionale,
premesso che
la Legge n. 124 del 7 agosto 2015 avente ad oggetto; "Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche" pubblicata nella Gazzella Ufficiale del 13 agosto, stabilisce un processo di riorganizzazione degli Uffici Territoriali del Governo, attraverso una razionalizzazione delle Prefetture che prevede la loro riduzione numerica;
tra le sedi da accorpare rientra anche l'Ufficio Territoriale del Governo di Vibo Valentia, che secondo le disposizioni di legge andrebbe ad essere unificato con quello di Catanzaro;
l'art. 8, comma 1, lett e), della predetta Legge, rubricato "Riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato", con riferimento al processo di riorganizzazione degli Uffici territoriali del Governo, prevede espressamente che nella fase di razionalizzazione, riorganizzazione e riduzione del numero si deve tenere conto delle caratteristiche del territorio, delle presenza della criminalità organizzata, delle dinamiche socio-economiche nonché, da ultimo, del fenomeno delle immigrazioni e dei flussi migratori;
considerato altresì
che nei recenti dossier, l'ultimo datato aprile 2014, la Commissione Parlamentare Antimafia ha sottolineato la grave situazione di ordine e sicurezza pubblica su tutto il territorio della provincia di Vibo Valentia, denunciando altresì la presenza di "una criminalità organizzata, radicata, pervasiva e capillarmente presente su tutto il territorio" che inquina il tessuto economico in ogni settore, con un elevato tasso di pericolosità e la capacità di influenzare la vita quotidiana;
la recente escalation di attentati e atti intimidatori nei confronti di amministratori locali e imprenditori;
il fenomeno dell'immigrazione sui fronti rivieraschi, che vede la Prefettura di Vibo Valentia impegnata in prima linea nelle operazioni di coordinamento e organizzazione nei numerosi sbarchi che si sono verificati e che continuano a verificarsi nella zona portuale della città capoluogo, nonché nella fase successiva di assistenza e controllo dei flussi migratori sul territorio di competenza;
che il progetto di riorganizzazione e razionalizzazione, per come previsto chiaramente dal citato articolo, non può prescindere da tutti gli elementi sopra espressamente richiamati e che proprio tali specifiche attività dovranno essere tenute in debita considerazione, poiché tali compiti possono essere svolte solo dagli Organi prefettizi;
che proprio sulla questione a livello nazionale si registra un acceso
dibattito che vede coinvolti il Governo, i partiti politici, le forze sindacali
e sociali e tante associazioni.
tale situazione potrebbe comportare, inoltre, un pericoloso vulnus all'interno delle azioni
indirizzate al contrasto e alla lotta alla criminalità organizzata, comportando
altresì in grave arretramento sociale ed economico del territorio vibonese
poiché la Prefettura, insieme alle amministrazioni locali, rappresenta un
importante presidio dello Stato che non può essere sacrificalo solo per una
logica di natura contabile. Tutto questo comporterebbe, quindi, effetti
pesantissimi per 1'intero territorio;
Tutto ciò premesso e considerato,
impegna
il Presidente della Giunta regionale a intervenire presso il Governo
nazionale, affinché si individuino le azioni volte ad evitare l'accorpamento
della Prefettura di Vibo Valentia con quella di Catanzaro e, contestualmente,
si possano individuare altresì tutte le attività necessarie alla
riorganizzazione, ai potenziamento degli Uffici, degli uomini e dei mezzi in
servizio presso l'Ufficio territoriale del Governo di Vibo Valentia,
tutto ciò al fine di scongiurare un accorpamento che potrebbe minare
seriamente, anche e soprattutto nella nostra Regione e, nello specifico, nella
provincia di Vibo Valentia, le azioni di lotta e contrasto alla criminalità
organizzata.
(40; 14.09.2015) Mirabello
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
il Consorzio di gestione turistica (Co.Ge.Tur) è una società che include vari operatori dell'area di Capo Vaticano;
tale Consorzio ha stipulato apposita convenzione con Trenitalia atta a promuovere il trasferimento dell'utenza turistica mediante rotaie;
più precisamente, si è trattato di una convenzione avente ad oggetto: "Accordo di co-marketing per la promozione di servizi partner e dei servizi Trenitalia";
le modalità sono state articolate secondo uno schema che prevedeva benefìci per entrambi i soggetti coinvolti. Il Consorzio si è adoperato per promuovere il viaggio in treno per raggiungere e ripartire dalle strutture ricettive della fascia costiera. E ciò anche mediante il rimborso totale o parziale del biglietto ferroviario. Trenitalia, da parte sua si è impegnata a pubblicizzare le iniziative condivise attraverso una Newsletter verso la propria base clienti ed a comunicare e promuovere le singole operazioni promozionali sul sito www.trenitalia.com;
tale operazione, benché avviata a ridosso della stagione estiva ha sortito effetti più che positivi;
considerato che la convenzione scadrà il 31 dicembre e che è già stata registrata la congiunta volontà di rinnovarla per l'anno 2016;
per incentivare la reiterazione dell'iniziativa sarebbe necessario prevedere almeno una o più fermate presso la stazione di Tropea da parte dei treni a lunga percorrenza;
tale previsione costituirebbe un indubbio vantaggio capace di amplificare i benefici effetti della convenzione; il tutto con ricadute positive per l'intero settore turistico e, quindi, per tutta l'area in questione;
rilevato che in una regione e in un comprensorio a forte vocazione turistica ciò rappresenterebbe un indubbio risultato positivo;
pertanto occorre attivare tuti i canali istituzionali per conseguire tale risultato.Tutto ciò premesso, considerato e rilevato,
impegna
Il Presidente e la Giunta regionale della Calabria
ad intraprendere appropriata iniziativa politica e istituzionale, presso Trenitalia e con il coinvolgimento del ministero dei Trasporti, tesa a ottenere il potenziamento del trasporto ferroviario mediante una o più fermate, presso la stazione di Tropea, dei treni a lunga percorrenza e ciò anche nell'ottica di un accrescimento dei benefici effetti di cui alla stipulanda convenzione.
(41; 18.09.2015) Mangialavori
Giudiceandrea. Al Presidente della Giunta regionale ed all'assessore
al bilancio e patrimonio.
Per sapere - premesso che:
con deliberazione di Giunta regionale n. 290 del 11 agosto 2015 è stato
approvato ad unanimità dei presenti il Piano delle valorizzazioni e alienazioni
degli immobili di proprietà della Regione Calabria;
nel corpo del Piano prima richiamato è approvata l'alienazione, insieme
ad altri beni dell'immobile denominato la Casa del Forestiero sito in località
Camigliatello Silano nel Comune di Spezzano Sila;
detto Comune poi, risulta interessato alla vendita anche di ulteriori
due immobili configurandosi per questa via uno smantellamento della presenza di
un organo importante come la Regione Calabria in un territorio invece a forte
vocazione turistica e che per questo contribuisce a promuovere anche l'immagine
della Calabria;
un indirizzo in questa direzione teso solo all'alienazione di beni e
strutture importanti che non prevedono di contro nel Comune in questione alcuna
valorizzazione - come nel caso della Casa del forestiero oggetto della presente
interrogazione - detta preoccupazione e meraviglia nella Comunità locale e non
solo;
la Casa del Forestiero ha rappresentato negli anni un sicuro punto di
riferimento per l'accoglienza e promozione di importanti iniziative culturali,
oltre ad ospitare uffici importanti per la natura del comprensorio inalienabili;
la stima dell'importo richiesto risulta poi, identico al primo
tentativo di asta pubblica - non esperito della Giunta regionale precedente -
anche per le contrapposizioni politiche messe in campo e che pertanto potrebbe
fare riferimento ad una perizia oramai datata di alcuni anni almeno che reca
infatti il parere di congruità dell'allora Agenzia del territorio - ora Agenzia
delle Entrate e pertanto probabilmente anche sottostimata;
necessaria è di contro la valorizzazione della Casa del Forestiero per
promuovere e sostenere un'immagine complessiva del nostro territorio attraverso
la riattivazione della sua funzione primigenia in concerto con ogni
suggerimento che in questa direzione potrà arrivare dalle associazioni del
posto e dalla locale amministrazione;
la Casa del Forestiero è stata sede anche di organi periferici
riconducibili alla Regione Calabria - che grazie all'intervento della Pro Loco
sostituendosi ai vecchi IAT si forniscono in una delle sale appunto della Casa
del Forestiero servizi di accoglienza ed informazione turistica primari che con
la presente si intendono potenziare e riattivare anche in concerto con il
Dipartimento al Turismo -:
quali sono le motivazioni che hanno portato a confermare una scelta
politica presa dalla passata Giunta Regionale determinatasi con la svendita
dell'intero patrimonio della Regione presente nel Comune di Spezzano della
Sila, ed in particolare attraverso l'alienazione della Casa del Forestiero da
ritenersi ancora a tutti gli effetti un pezzo importante della storia del
comprensorio silano nel sostenere il Turismo e la promozione della cultura;
se non si ritiene opportuno annullare, in via di autotutela, eventuali
provvedimenti di alienazione dell'immobile in questione, individuando, qualora
l'interesse pubblico alla vendita si rilevasse superiore, una alternativa per
garantire continuità al perseguimento di un interesse pubblico, quale quello
della valorizzazione e promozione delle risorse di parte del territorio
regionale che costituisce uno degli assi portanti del turismo calabrese proprio
attraverso il rinnovato uso, valorizzazione e rilancio della Casa del
Forestiero.
(88; 07.09.2015)
Risposta – “Con l'interrogazione
in oggetto il Presidente del gruppo consiliare D.P., Giuseppe Giudiceandrea,
chiede di conoscere i motivi della scelta della odierna Amministrazione
regionale in ordine all'alienazione dell'immobile "Casa del
forestiero", che si ritiene attuata nel medesimo solco della precedente, e
suggerisce quindi l'opportunità di procedere all'eventuale annullamento in
autotutela del provvedimento dichiarativo della messa in vendita, proponendo la
individuazione di un'alternativa di valorizzazione e promozione di un bene che
rappresenta una risorsa patrimoniale per l'ente.
In merito si espone quanto
segue.
Giova, intanto, ricordare che
gli interventi legislativi degli ultimi anni, sia a livello nazionale- che
regionale, hanno definito la chiara volontà politica di incentivare la
dismissione dei patrimoni immobiliari nell'ottica della generale revisione dei
conti pubblici che, come noto, implica anche la razionalizzazione e messa a
reddito dei beni non più funzionali alle attività d'istituto delle Pubbliche
amministrazioni. In tale logica si inserisce 1' art. 58 del D.L. 25 giugno
2008, n. 112 (convertito con legge 133/2008) e s.m.i., che ha previsto
l'obbligatorietà del Piano di valorizzazione e alienazione immobiliare quale
documento che costituisce allegato ai bilanci annuali di previsione degli enti
pubblici.
Ciò premesso, il Piano adottato
per l'esercizio in corso (con delibera di G.R. n. 290/11.8.2015) consiste -
come peraltro è precisato nella parte motiva dell'atto deliberativo- in un
elenco unico ove sono inclusi tutti gli immobili che la Regione intende, sulla
scorta della programmazione annuale delle iniziative di gestione e disposizione
del patrimonio immobiliare, vendere o, in alternativa, valorizzare nell'arco
dell'anno solare d'interesse perché dichiarati non utili alle finalità proprie
dell'ente: la delibera specifica inoltre che l'inserimento dei beni in Piano ne
implica la mera potenzialità alla vendita, tant'è che il perfezionamento delle
procedure di alienazione e la concreta messa in vendita restano subordinati ad
una serie di adempimenti (tecnici, ipo-catastali e giuridici) necessari ai fini
della dismissione.
Nel caso specifico, l'immobile
"Casa del forestiero", persistendone la natura
"disponibile" (già dichiarata dalla Giunta regionale in sede di
adozione dei Piani precedenti) in assenza di indicazioni o segnalazioni o
pronunciamenti dei competenti organi regionali in merito ad una sua strumentai
ita a finalità d'istituto dell'ente, è stato riproposto nel Piano per
l'esercizio 2015, che -come si è chiarito- contempla anche le iniziative di valorizzazione
immobiliare: ed in effetti, come dimostrano le note interlocutorie agli atti
del Settore Demanio e Patrimonio immobiliare, il bene è interessato da una
richiesta avanzata dal comune di Spezzano della Sila per la sua utilizzazione a
scopi turistici (rif: nota prot.
n. 2950 del 4/5/2015), cui ha fatto seguito la comunicazione del predetto
Settore (rif: nota prot.n. 191923 del 17/6/2015) che, rilevata la conformità
dell'iniziativa di messa a reddito dell'immobile "alle previsioni ed agli
obiettivi di valorizzazione immobiliare programmati per il corrente esercizio
finanziano", confluiti per l'appunto nel Piano 2015, ha chiesto all'ente
comunale di acquisire il progetto illustrativo delle iniziative da attuare, al
fine di avviare l'istruttoria tecnico- amministrativa sui merito dell'istanza e
le eventuali procedure di concessione del bene a norma della vigente
legislazione.”
Antonio Viscomi (assessore alle
politiche del personale, innovazione burocratica e semplificazione
amministrativa; Bilancio e programmazione economica e finanziaria bilancio)
“Il Consiglio regionale,
vista la proposta di modifica del Regolamento interno del Consiglio
regionale,
delibera
di modificare il Regolamento interno del Consiglio regionale come
appresso specificato:
Art. 1
1. All'articolo 43 dei Regolamento interno dei Consiglio regionale
(Deliberazione del Consiglio regionale n. 5 del 27 maggio 2005 e ss.mm.ii.)
dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
"1 bis. La pubblicità delle sedute è assicurata anche mediante
trasmissione in diretta per mezzo degli strumenti multimediali a
disposizione.".
“Il Consiglio regionale,
visto l'art. 38, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133,
"Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere
pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica,
l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive",
convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, il quale
dichiara che la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi,
nonché lo stoccaggio di gas naturale sono attività di interesse strategico,
urgenti e indifferibili da realizzare e, a questi fini, stabilisce
l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio dei beni in essa compresi;
visto l'art. 38, comma 1-bis, del medesimo decreto-legge, introdotto
dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, come modificato dall'art. 1, comma 554,
della legge 23 dicembre 2014, n. 190, "Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)", il
quale prevede che il Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, predisponga con proprio
decreto un piano delle aree in cui siano consentite le attività di prospezione,
ricerca e coltivazione degli idrocarburi, nonché di stoccaggio sotterraneo di
gas naturale, e che lo adotti previa intesa con la Conferenza unificata,
limitando, tuttavia, l'accordo con gli Enti territoriali alle sole attività da
esercitare su terraferma e stabilendo comunque che in caso di mancato
raggiungimento dell'intesa si provveda con le modalità di cui all'art. 1, comma
8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239;
visto l'art. 38, comma 1-bis, del medesimo decreto-legge, introdotto
dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, come modificato dall'art. 1, comma 554,
della legge 23 dicembre 2014, n. 190, "Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)", il
quale consente che nelle more di approvazione del piano siano comunque
rilasciati titoli abilitativi all'esercizio delle attività di prospezione,
ricerca e coltivazione di idrocarburi, nonché di stoccaggio di gas sotterraneo;
visto l'art. 38, comma 5, del medesimo decreto-legge, come modificato
dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, il quale consente che, a seguito del
rilascio di un "titolo concessorio unico", la "fase della
ricerca" abbia la durata di sei anni e sia prorogabile due volte e per un
periodo di tre anni nel caso sia necessario completare le opere di ricerca e
che la "fase di coltivazione" abbia la durata di trenta anni e sia
prorogabile per una o più volte per un periodo di dieci anni ove il giacimento
sia ancora coltivabile;
visto l'art. 57, comma 3-bis, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5,
"Disposizioni in materia di semplificazione e di sviluppo",
convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, come modificato
dall'art. 1, comma 552, della legge 23 dicembre 2014, n. 190,
"Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato (legge di stabilità 2015)", che, al fine di semplificare la
realizzazione di opere strumentali alle infrastrutture e insediamenti
strategici, dispone che, nel caso di mancato raggiungimento delle intese, si
provveda con le modalità di cui all'art. 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto
2004, n. 239;
visto l'art. 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239,
"Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il
riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia", introdotto
dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, "Misure urgenti per la crescita
del Paese", convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 83,
il quale stabilisce che, nel caso di mancata espressione da parte delle
amministrazioni regionali degli atti di assenso o di intesa concernenti le
determinazioni inerenti la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi,
il Ministero dello sviluppo economico possa attivare la procedura ivi prevista
al fine di consentire alla Presidenza del Consiglio di provvedere in merito;
visto l'art. 75 della Costituzione ove si prevede che cinque consigli
regionali possano richiedere l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o
di un atto avente valore di legge;
visto l'art. 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui
referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del
popolo", ove si stabilisce che, nel caso di richiesta di referendum di cui
all'art. 75 della Costituzione da parte di non meno di cinque consigli
regionali, la richiesta stessa deve contenere, oltre al quesito e
all'indicazione delle disposizioni di legge delle quali si propone
l'abrogazione, !'indicazione dei consigli regionali che abbiano deliberato di
presentarla, della data della rispettiva deliberazione, che non deve essere
anteriore d i oltre quattro mesi alla presentazione e dei delegati di ciascun
consiglio, uno effettivo e uno supplente;
visto l'art. 30 della legge 25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui
referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del
popolo", ove si prescrive che la deliberazione della richiesta di
referendum deve essere approvata dal Consiglio regionale con il voto della
maggioranza dei consiglieri assegnati e deve contenere l'indicazione della
legge o della norma della quale si proponga l'abrogazione, in conformità alle
disposizioni dell'art. 27 della medesima legge;
vista la "Breve illustrazione della proposta referendaria"
allegata alla presente deliberazione;
vista la determinazione assunta in proposito e all'unanimità dalla
Conferenza dei Presidenti. delle Assemblee legislative delle Regioni e delle
Province autonome in data 11 settembre 2015;
vista la deliberazione del Consiglio regionale della Basilicata n. 322
del 19 settembre 2015, di pari oggetto, contenuto e finalità;
delibera
di presentare richiesta di referendum abrogativo degli articoli 38,
commi 1, 1-bis e 5, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, "Misure
urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la
digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del
dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive",
convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, nonché
dell'art. 57, comma 3-bis, del decreto-legge 9 febbraio 2012,"Disposizioni
urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo", convertito con
modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, e 1, comma 8-bis, della legge23
agosto 2004, n. 239, "Riordino del settore energetico, nonché delega al
Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di
energia", introdotto dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, "Misure
urgenti per la crescita del Paese", convertito con modificazioni dalla
legge 7 agosto 2012, n. 134, secondo i seguenti quesiti:
«Volete voi che sia abrogato l'art. 38, comma 1, del decreto-legge 12
settembre 2014, n. 133, "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la
realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la
semplificazione burocratica, ,'emergenza del dissesto idrogeologico e per la
ripresa delle attività produttive", convertito con modificazioni dalla
legge 11 novembre 2014, n. 164, limitatamente alle seguenti parole: "Al
fine di valorizzare le risorse energetiche nazionali e garantire la sicurezza
degli approvvigionamenti del Paese"; "rivestono carattere di
interesse strategico e"; ", urgenti e indifferibili"; ",
indifferibilità ed urgenza dell'opera e l'apposizione del vincolo preordinato
all'esproprio dei beni in essa compresi, conformemente al decreto del
Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, recante il testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per
pubblica utilità"?»
«Volete voi che sia abrogato ,'art. 38, comma 1-bis, del decreto-legge
12 settembre 2014, n. 133, "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la
realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la
semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la
ripresa delle attività produttive", introdotto dalla legge 11 novembre
2014, n. 164, come modificato dall'art. 1, comma 554, della legge 23 dicembre
2014, n. 190, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)", limitatamente alle
parole: ", per le attività sulla terraferma,"; "In caso di
mancato raggiungimento dell'intesa, si provvede con le modalità di cui
all'articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239. Nelle more
dell'adozione del piano i titoli abilitativi di cui al comma 1 sono rilasciati
sulla base delle norme vigenti prima della data di entrata in vigore della presente
disposizione."?»
«Volete voi che sia abrogato l'art. 38, comma 5, del decreto-legge 12
settembre 2014, n. 133, "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la
realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la
semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la
ripresa delle attività produttive", convertito con modificazioni dalla
legge 11 novembre 2014, n. 164, limitatamente alle seguenti parole:
"proroga bile due volte per un periodo di tre anni nel caso sia necessario
completare le opere di ricerca," ", prorogabile per una o più volte
per un periodo di dieci anni ove siano stati adempiuti gli obblighi derivanti
dal decreto di concessione e il giacimento risulti ancora coltivabile,"?»
«Volete voi che sia abrogato l'art. 57, comma 3-bis, del decreto-legge
9 febbraio 2012, n. 5, "Disposizioni urgenti in materia di semplificazione
e di sviluppo", convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n.
35, come modificato dall'art. 1, comma 552, della legge 23 dicembre 2014, n.
190, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge di stabilità 2015)", limitatamente alle seguenti
parole: "con le modalità di cui all'art. 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto
2004, n. 239, nonché"?»;
«Volete voi che sia abrogato l'art. 1, comma 8-bis, della legge 23
agosto 2004, n. 239, "Riordino del settore energetico, nonché delega al
Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di
energia", introdotto dal decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, "Misure
urgenti per la crescita del Paese", convertito con modificazioni dalla
legge 7 agosto 2012, n. 83, limitatamente alle seguenti parole: "7
e"?»”.
“Il Consiglio regionale,
vista la precedente deliberazione n. 48 del 25 settembre 2015, recante:
"Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'art. 75 della
Costituzione e dell'art. 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, "Norme sui
referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del
popolo", degli articoli 38, commi
1, 1-bis e 5, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, "Misure urgenti
per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la
digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del
dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive",
convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, nonché
dell'art. 57, comma 3-bis, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, "Disposizioni
urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo", convertito con
modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, e dell'art. 1, comma 8-bis,
della legge 23 agosto 2004, n. 239, "Riordino del settore energetico,
nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia
di energia", introdotto dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83,
"Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito con
modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134";
visto l'art. 75 della Costituzione;
vista la legge 25.5.1970, n. 352;
rilevato che è necessario procedere alla individuazione di 2 delegati,
uno effettivo e uno supplente, ai sensi della predetta legge 25.5.1970, n. 352;
preso atto della proposta unitaria relativa all'individuazione dei
delegati, uno effettivo e uno supplente, i cui nominativi sono stati segnalati
d'intesa tra la maggioranza e l'opposizione, di cui il Presidente dà lettura e
precisamente il Consigliere Arturo Bova (effettivo) e il Consigliere Fausto
Orsomarso (supplente);
delibera
di designare, quali delegati del Consiglio regionale, relativamente
alla richiesta di referendum di cui alla deliberazione consiliare n. 48 del 25
settembre 2015, il Consigliere Arturo Bova, delegato effettivo, e il
Consigliere Fausto Orsomarso, delegato supplente, i cui nominativi sono stati
segnalati d'intesa tra la maggioranza e l'opposizione”.
Il Consiglio regionale,
vista la deliberazione di Giunta regionale 11 agosto 2015, n. 294,
recante: "Misure straordinarie per lo sviluppo dell'Area di Gioia Tauro
DDL per /'istituzione di una zona economica speciale (ZES)";
premesso che:
il porto di Gioia Tauro riveste un'importanza strategica nel settore
del trashipment, suscitando l'interesse delle maggiori compagnie di
navigazione; il Consiglio regionale della Calabria ha approvato, con
deliberazione n. 311 del 31 maggio 2013, un disegno di legge per l'istituzione
di una Zona Economica Speciale nel distretto logistico -industriale della Piana
di Gioia Tauro, trasmesso alla Presidenza del Senato il 27 giugno 2013, ai
sensi e per gli effetti dell'articolo 121 Costituzione e dell'articolo 16 dello
statuto della Regione Calabria;
il testo del DDL di iniziativa regionale è ancora in corso di esame
presso le competenti commissioni al Senato della Repubblica ed alla Camera dei
Deputati;
nelle more dell'esame presso gli organi legislativi competenti sono
occorsi significativi cambiamenti nello scenario economico di riferimento e nel
quadro normativo nazionale e comunitario;
appare, pertanto, opportuno elaborare una nuova versione del testo del
DDL di iniziativa regionale, che garantisca una migliore compatibilità dello
stesso con la normativa nazionale e con i vincoli comunitari, in termini di
aiuti di stato;
considerato che:
una zona economica speciale (ZES) è un territorio ben identificato ed
avente una propria specifica amministrazione, dove le aziende insediate possono
beneficiare di specifici incentivi e di condizioni favorevoli in termini
doganali, fiscali, finanziari e amministrativi al fine di promuovere lo
sviluppo delle imprese già presenti nell'area, nonché l'insediamento nella ZES
di nuove aziende, anche multinazionali;
con il presente provvedimento si prevede la possibilità di erogare
aiuti alle imprese presenti nell'area, nonché a quelle di nuovo insediamento
nella ZES;
a seguito della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato è
emersa la necessità di aggiornare il precedente DDL, tenuto conto che allo
stato non è possibile concedere aiuti al funzionamento per le grandi imprese,
mentre per le PMI, detti aiuti possono essere concessi solo in presenza di
motivate circostanze eccezionali e previa notifica alla Commissione europea;
appare, inoltre, indispensabile delineare compiutamente la governance della ZES, affidando le
funzioni di infrastrutturazione dell'area, l’efficace gestione degli incentivi
previsti, nonché la definizione ed attuazione di procedure snelle che
facilitino i processi di insediamento, alla Regione Calabria;
preso atto che la Seconda Commissione consiliare ha approvato il
provvedimento in oggetto nella seduta del 10 settembre 2015;
visti:
l'articolo 121 della Costituzione;
l'articolo 16 dello Statuto della Regione Calabria;
delibera
di approvare la proposta di legge al Parlamento, recante: "Misure
straordinarie per lo sviluppo dell'Area di Gioia Tauro - DDL per l'istituzione
di una zona economica speciale (ZES)" che, nell'unito testo, viene
allegata alla presente per farne parte integrante;
di conferire mandato al Presidente del Consiglio regionale affinché
inoltri al Parlamento la proposta di legge approvata”.
Il Consiglio regionale,
vista la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 39 del 22 giugno
2015;
premesso che:
l'art. 117, comma 8, della Costituzione prevede che la legge regionale
ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio
delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni;
l'art. 46, comma 6, della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25
(Statuto della Regione Calabria), impegna la Regione a promuovere le eventuali
necessarie intese interregionali nel rispetto delle relative norme statali;
considerato che:
l'art. 4 della legge regionale 27 aprile 2015, n. 12 (Legge di
stabilità regionale), prevede l'istituzione della Conferenza permanente
interregionale per il coordinamento delle politiche nell' Area dello Stretto,
stabilendo che entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge sul BURC, il
Consiglio regionale approvi, su proposta dell'Ufficio di Presidenza, apposito
regolamento interno che ne disciplini la composizione, il funzionamento e la
struttura organizzativa;
il sopra citato articolo prevede, altresì, che il predetto Regolamento
individui anche un comitato tecnico di supporto allo svolgimento dell'attività
della Conferenza stessa;
visto l'art. 14 della legge della Regione Siciliana 24 marzo 2014, n. 8
(Istituzione dei liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane), che
impegna la Regione Siciliana, d'intesa con la Città metropolitana di Messina, a
favorire la stipula di appositi accordi con lo Stato, la Regione Calabria e la
Città metropolitana di Reggio Calabria, al fine di consentire ai cittadini
residenti nell'Area metropolitana di Messina e nella Città metropolitana di
Reggio Calabria di usufruire dei servizi secondo criteri di prossimità;
visto il testo del Regolamento della Conferenza permanente interregionale
per il coordinamento delle politiche nell'Area dello Stretto, composto da
dodici articoli, come da allegato, che costituisce parte integrante della
presente deliberazione;
delibera
di approvare, per come previsto dall'art. 4 della legge regionale 27 aprile
2015, n. 12 (Legge di stabilità regionale), il Regolamento della Conferenza
permanente interregionale per il coordinamento delle politiche nell' Area dello
Stretto, allegato al presente provvedimento, che ne costituisce parte
integrante e sostanziale”.
(Allegato)
Art. 1
1. Lo stanziamento dell'UPB U.001.002.001.001 dello stato di previsione
della spesa del bilancio 2015 è incrementato di euro 249.000,00.
2. La relativa copertura finanziaria è garantita con le risorse
allocate all'UPB U.008.002.001.001 la cui disponibilità è contestualmente
ridotta dello stesso importo.
3. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti
variazioni al documento tecnico previsto dall'articolo 10 della legge regionale
4 febbraio 2002, n. 8 (Ordinamento del bilancio e della contabilità della
Regione Calabria).
Art. 2
1. La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della
Regione.
“Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
la legge n. 124 del 7 agosto 2015 avente ad oggetto: “Deleghe al
Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 13 agosto, stabilisce un processo di
riorganizzazione degli Uffici Territoriali del Governo, attraverso una
razionalizzazione delle Prefetture che prevede la loro riduzione numerica;
tra le sedi da accorpare rientra anche l’Ufficio Territoriale del
Governo di Vibo Valentia, che secondo le disposizioni di legge andrebbe ad
essere unificato con quello di Catanzaro;
l’art. 8, comma 1, lett. e), della predetta Legge, rubricato
“Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato”, con riferimento al
processo di riorganizzazione degli Uffici territoriali del Governo, prevede
espressamente che nella fase di razionalizzazione, riorganizzazione e riduzione
del numero si deve tenere conto delle caratteristiche del territorio, della
presenza della criminalità organizzata, delle dinamiche socio-economiche
nonché, da ultimo, del fenomeno delle immigrazioni e dei flussi migratori;
considerato che:
nei recenti dossier, l’ultimo datato aprile 2014, la Commissione
Parlamentare Antimafia ha sottolineato la grave situazione di ordine e
sicurezza pubblica su tutto il territorio della provincia di Vibo Valentia,
denunciando altresì la presenza di “una criminalità organizzata, radicata,
pervasiva e capillarmente presente su tutto il territorio” che inquina il
tessuto economico in ogni settore, con un elevato tasso di pericolosità e la
capacità di influenzare la vita quotidiana;
tenuto conto della recente escalation di attentati e atti intimidatori
nei confronti di amministratori locali e imprenditori;
considerato altresì che:
il fenomeno dell’immigrazione
sui fronti rivieraschi, che vede la Prefettura di Vibo Valentia impegnata in
prima linea nelle operazioni di coordinamento e organizzazione nei numerosi
sbarchi che si sono verificati e che continuano a verificarsi nella zona portuale
della città capoluogo, nonché nella fase successiva di assistenza e controllo
dei flussi migratori sul territorio di competenza;
il progetto di riorganizzazione e razionalizzazione, per come previsto
chiaramente dal citato articolo, non può prescindere da tutti gli elementi
sopra espressamente richiamati e che proprio tali specifiche attività dovranno
essere tenute in debita considerazione, poiché tali compiti possono essere
svolti solo dagli Organi prefettizi;
proprio sulla questione a
livello nazionale si registra un accesso dibattito che vede coinvolti il
Governo, i partiti politici, le forze sindacali e sociali e tante associazioni;
tale situazione potrebbe comportare, inoltre, un pericoloso vulnus
all’interno delle azioni indirizzate al contrasto e alla lotta alla criminalità
organizzata, comportando altresì in grave arretramento sociale ed economico del
territorio vibonese poiché la Prefettura, insieme alle amministrazioni locali,
rappresenta un importante presidio dello Stato che non può essere sacrificato
solo per una logica di natura contabile. Tutto questo comporterebbe, quindi,
effetti pesantissimi per l’intero territorio.
Tutto ciò premesso e considerato,
impegna
il Presidente della Giunta regionale a intervenire presso il Governo
nazionale, affinché si individuino le azioni volte ad evitare l’accorpamento
della Prefettura di Vibo Valentia con quella di Catanzaro e, contestualmente,
si possano individuare, altresì, tutte le attività necessarie alla
riorganizzazione, al potenziamento degli Uffici, degli uomini e dei mezzi in
servizio presso l’Ufficio territoriale del Governo di Vibo Valentia. Tutto ciò
al fine di scongiurare un accorpamento che potrebbe minare seriamente, anche e
soprattutto nella nostra Regione e, nello specifico, nella provincia di Vibo
Valentia, le azioni di lotta e contrasto alla criminalità organizzata”.
Il Consiglio regionale,
premesso che:
il territorio della provincia di Crotone è caratterizzato da una
importante presenza di allevamenti ovicaprini che rappresentano una tra le
poche realtà produttive crotonesi conosciute in tutta Italia grazie al
“pecorino crotonese” che ha da poco ottenuto, tra l’altro, il riconoscimento da
parte dell’Unione Europea della denominazione di origine protetta (D.O.P.) ai
sensi del regolamento CEE n. 2081/92;
detti allevamenti rischiano il collasso a causa della recrudescenza
della bluetongue, malattia infettiva nota in Italia con il nome di “Lingua Blu”;
detta malattia, dopo una prima apparizione negli anni 2000 e 2001, è
tornata a manifestarsi già nel 2014 e, con ancora più forza, nell’anno in
corso;
a differenza di quanto avvenuto in altre regioni e nonostante i
numerosi incontri avvenuti presso gli uffici del settore veterinario della ASP
di Crotone, ad oggi, nessun provvedimento concreto a sostegno degli allevatori
è stato assunto;
considerato che:
la normativa attuale è assai penalizzante per gli allevatori, questa
infatti prevede, in caso di denuncia del focolaio, il blocco della vendita dei
capi fuori provincia con un conseguente aumento dei costi di macellazione dei
capi sani e l’obbligo a carico degli stessi allevatori di sostenere le spese di
smaltimento delle carcasse;
nell’anno passato, nonostante le numerose sollecitazioni da parte di
ASP, comuni e associazioni di allevatori, non è stato predisposto né un
indennizzo a favore degli allevatori né un piano di vaccinazioni che aiutasse a
scongiurare una nuova epidemia;
oggi gli allevatori si trovano nella sciagurata condizione di dover
scegliere se denunciare il focolaio con le conseguenze di cui sopra o se tacere
e correre il concreto rischio che il focolaio diventi una vera e propria
pandemia.
Tutto ciò premesso e considerato,
impegna
la Giunta regionale a predisporre, di concerto con i dipartimenti
Salute e Agricoltura, un piano che:
individui i focolai di Bluetongue nel territorio della provincia di
Crotone e nel resto della regione;
valuti, con la prudenza del caso, la possibilità di erogare un
sussidio, per gli anni 2014 e 2015, a ristoro dei danni subiti dagli
allevamenti colpiti dalla malattia sia per il mancato reddito che per i costi
di smaltimento delle carcasse;
predisponga un piano di prevenzione per gli anni a venire.”
“Il Consiglio regionale,
premesso che:
il Sant’Anna Hospital è il centro di Alta Specialità del Cuore –
istituito ai sensi del Decreto Ministeriale del 29 gennaio 1992 – che da circa
quindici anni opera in regime di accreditamento presso il SSR e fornisce
risposta alla domanda di salute dei calabresi affetti dalle patologie di ambito
cardio-vascolare;
i dati ufficiali evidenziano che nel tempo il Centro ha contribuito in
maniera significativa a ridurre la percentuale di emigrazione sanitaria verso
strutture ubicate al di fuori della regione, oltre ad avere stimolato – sia
pure come effetto collaterale – l’avvio dell’attività cardiochirurgia in ambito
universitario e favorito l’implementazione sul territorio calabrese dei servizi
sanitari pubblici dell’area Cuore, contribuendo peraltro a formare una buona
parte del personale che in essi ha operato o tutt’ora opera;
il ruolo del Sant’Anna Hospital al servizio della sanità regionale è
dimostrato dalla distribuzione dei pazienti per area di provenienza, lì dove
risulta che circa il 29% proviene dalla provincia di Cosenza, il 25% da quella
di Reggio Calabria, il 24% da quella di Catanzaro, il 13% da quella di Crotone
e il 9% da quella di Vibo Valentia;
per quanto riguarda i volumi di produzione, solo nel 2014 i ricoveri
sono stati circa 4000, gli interventi chirurgici in ambito cardiaco circa 900 e
oltre 700 quelli di ambito vascolare; la Cardiologia interventistica e
l’Elettrofisiologia e Cardiostimolazione hanno effettuato circa 3200 procedure,
800 della quali funzionali all’attività chirurgica; i pazienti che hanno
ricevuto assistenza in situazioni di emergenza/urgenza sono stati circa 750,
l’80% dei quali provenienti da ASP diverse da quella di Catanzaro; numeri, questi,
in linea con quelli registrati negli anni precedenti; i risultati ottenuti in
ambito cardochirurgico, resi pubblici dal Report sull’attività 2014, pongono il
Sant’Anna Hospital al medesimo livello dei più accreditati Centri in ambito
internazionale;
il Sant’Anna Hospital è dunque “nei fatti” parte integrante e non certo
residuale del Servizio Sanitario Regionale, lo stesso servizio che l’Ufficio
del Commissario alla Sanità ed il Dipartimento regionale della Salute stanno
cercando di dotare di una rete per l’emergenza cuore che tenga nella giusta
considerazione anche l’ospedalità privata accreditata, lì dove si ritiene che
la morfologia del territorio possa compromettere il fattore tempo, determinante
per il buon esito del soccorso;
considerato che:
i provvedimenti finora adottati in tema di Rete per l’Emergenza
relegano il Sant’Anna Hospital in una posizione del tutto marginale per quel
che riguarda la sindrome coronarica acuta (SCA), ignorando al contempo
l’ipotesi, tutt’altro che remota (come dimostrano ben i dati), che possano
sopravvenire implicazioni di tipo cardochirurgico; mentre al contrario andrebbe
piuttosto sottolineato che il Centro, proprio perché dotato di una U.O. di
Cardiochirurgia consente, ove necessario, il passaggio immediato del paziente
dalla sala di emodinamica a quella operatoria, azzerando di fatto i tempi di
risposta;
il DCA n. 75 del 2015 circoscrive il ruolo del Sant’Anna Hospital solo
alle situazioni “non emergenziali” per i pazienti della provincia di Crotone;
formula quantomeno incongrua che, volendo disciplinare fattispecie in cui la
libertà di scelta del malato è garantita da una legge dello Stato, lascia
invece intendere che quella stessa libertà dipenda dalla previsione di un
decreto commissariale;
l’Azienda Ospedaliera Universitaria non è in grado da sola di
soddisfare tutta la domanda di salute della popolazione calabrese, al punto che
si pensa ad una terza cardiochirurgia; dunque sfuggono le ragioni per cui, da
un lato, si vorrebbe implementare il sistema e, dall’altro, di fatto lo si
impoverisce;
il provvedimento suscita perplessità e preoccupazione, perché a fronte
del volume di prestazioni storicamente erogato al Sant’Anna Hospital, taglia
fuori il Centro presupponendo a priori che le altre strutture siano in grado di
farsi carico di tutta l’area emergenziale, quando nella realtà dei fatti così
non è;
nelle previsioni del DCA 75/2015 sembrerebbe così intravedersi la
volontà da parte della regione di aggirare, ancora una volta, il tema delle
prestazioni rese in emergenza-urgenza dal Sant’Anna Hospital; tema sollevato
ripetutamente in questi anni dal Centro e sul quale si è pubblicamente
pronunciato anche il Ministro della Salute attualmente in carica;
un centro di Alta Specialità obbligato a tenere in pronta disponibilità,
h 24 e per 365 giorni all’anno, cardiochirurghi, emodinamisti, rianimatori,
perfusionisti e infermieri con un livello di tecnologia sofisticato e soggetto
a continui adeguamenti è assurdo che, piuttosto che essere riconosciuto come
preziosa risorsa della sanità regionale, venga relegato ad un ruolo subalterno
ignorando quanto sino ad oggi esso ha garantito ai calabresi in termini di
risposta alla loro domanda di salute;
chiede
al Presidente della Giunta regionale di attivarsi affinché l’Ufficio
del Commissario alla Sanità ed il Dipartimento per la Salute rivedano i
provvedimenti adottati attribuendo formalmente al Sant’Anna Hospital il ruolo
da sempre svolto nell’ambito dell’emergenza-urgenza cuore col quale ha dato
prestigio e risposte alle esigenze servizio sanitario regionale.”
“Il Consiglio regionale,
considerato che:
all’indomani del “Rapporto Svimez”, che ha evidenziato le condizioni di
grave dislivello del Paese con un Mezzogiorno che arranca e presenta gravi
criticità strutturali, il Capo del Governo Matteo Renzi, leader del PD, ne ha
condiviso le analisi allarmanti impegnandosi a presentare un Masterplan per
l’abbattimento del ‘gap’ Nord Sud attraverso politiche di investimento per il
rilancio del Mezzogiorno e della Calabria;
a fronte del manifestato impegno del Governo a favore del Mezzogiorno,
si registrano, in questi giorni e incredibilmente, dichiarazioni estemporanee
ed improvvisate, rilasciate nei talk-show e in alcune manifestazioni di
partito, da parte di parlamentari ed esponenti del Governo, con cui si mette in
discussione la sopravvivenza di infrastrutture strategiche ed imprescindibili
per lo sviluppo e la crescita della Calabria e dei suoi territori come gli
scali aeroportuali di Crotone e di Reggio Calabria, inneggiando addirittura
alla chiusura;
tali esternazioni contraddicono, da un lato, la reale necessità del
territorio di puntare sulle infrastrutture per rompere l’isolamento della
Calabria e per riagganciarla non solo e riduttivamente sotto il profilo fisico
ma anche in termini di sviluppo complessivo al resto del Paese e dell’Europa e,
dall’altro, suscitano tensione sociale, allarme e forte preoccupazione;
Ribadito il proprio deciso e forte convincimento sull’importanza delle
due infrastrutture aeroportuali, fondamentali per perseguire e realizzare
qualunque ipotesi di crescita e di sviluppo, e l’irrinunciabilità non solo del
mantenimento ma anche e soprattutto del potenziamento e del rilancio dei due
aeroporti di Crotone e di Reggio Calabria.
Tutto ciò premesso,
impegna
la Giunta regionale ad attivare urgentemente ogni azione utile e
necessaria a scongiurare lo smantellamento dei due scali calabresi ed a
respingere, in ogni sede istituzionale, ogni intenzione che, remando contro la
stessa volontà del Governo Renzi, mira a realizzare la definitiva spoliazione e
desertificazione economica e sociale di quest’area del Paese, piuttosto che
dare alla Calabria, com’è invece necessario, l’opportunità di inserirsi
dignitosamente nei processi di sviluppo in corso.”
“Il Consiglio regionale,
premesso che:
i Nuclei di Cure Primarie – NCP – sono unità organizzative di base di
un sistema sanitario innovativo di prossimità;
gli stessi, finalizzati alla continuità assistenziale e
all’integrazione dell’attività territoriale, contribuiscono al miglioramento
della medesima qualità assistenziale oltre che a dare maggiori e più
qualificati servizi sanitari nel territorio;
tra le altre finalità degli stessi NCP sono quelle di gestire patologie
non gravi – i c.d. “Codici Bianchi”, valutare i pazienti affetti da patologie
croniche di particolare impatto sociale e numericamente impegnative;
le suddette valutazioni, con particolare riferimento a quelle inerenti
alla ipertensione arteriosa, bronchite cronica ostruttiva, diabete, sindrome
metabolica, sono finalizzate a filtrare l’accesso al Pronto Soccorso;
nel territorio della provincia di Cosenza sono presenti 6 Nuclei di
Valutazione Primaria (Rende, Montalto, Paola, Corigliano Calabro e 2 su
Cosenza) operanti da lunedì a venerdì dalle 8,00 alle 20,00;
ciascuno di tali NCP, grazie all’ausilio di medici, infermieri e
personale amministrativo, fornisce assistenza a circa 25 mila pazienti;
a far data dal dicembre 2012 sino ad oggi, tali Nuclei di Cure Primarie
hanno raggiunto risultati soddisfacenti per l’utenza che beneficia dei servizi
degli stessi ambulatori ma, al contempo, hanno raggiunto livelli ritenuti
soddisfacenti dalla medesima Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza;
con tale sistema si è contribuito ad eliminare lunghe liste di attesa
per l’effettuazione di visite specialistiche e per le analisi;
in virtù dei risultati raggiunti, detti NCP sono stati presentati in
vari congressi sanitari nazionali e tale formula è stata apprezzata, adattata
ed esportata anche fuori dal territorio regionale;
in questi ultimi tempi, circolano con sempre maggiore insistenza voci
per nulla positive circa il futuro degli NCP;
nonostante i livelli raggiunti, i Nuclei di Cure Primarie, una volta
terminata la fase sperimentale rischiano di chiudere a fine settembre;
appare paradossale come si possa pensare di chiudere tali Centri che,
si ribadisce, nonostante siano ancora ad uno stadio sperimentale, hanno
contribuito non poco al miglioramento della qualità assistenziale oltre che a
fornire qualificati servizi sanitari nel territorio.
Tutto quanto sopra premesso,
impegna
il Presidente della Giunta regionale
ad intervenire sin da subito, presso le sedi competenti, al fine di
evitare la paventata chiusura dei Nuclei di Cure Primarie della provincia di
Cosenza in quanto, visti i lodevoli risultati raggiunti nella fase
sperimentale, hanno fattivamente contribuito al miglioramento della qualità
assistenziale oltre che a fornire qualificati servizi sanitari nel territorio;
ad intervenire, sempre presso le medesime sedi di cui sopra, affinché
tali Centri vengano ulteriormente potenziati vista l’alta valenza dei servizi
prestati agli utenti”.