X LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

__________

 

4.

 

SEDUTA DI LUNEDI’ 09 MARZO 2015

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANTONINO SCALZO E DEL VICEPRESIDENTE FRANCESCO D’AGOSTINO

 

La seduta inizia alle 14,25

PRESIDENTE

La seduta è aperta, sia dia lettura del verbale della seduta precedente.

GRAZIANO Giuseppe, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Annunzio di interrogazioni e mozioni

PRESIDENTE

Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Dà lettura delle comunicazioni ordinarie.

Prima di passare all’ordine del giorno vorrei dare all’Aula alcune comunicazioni specifiche.

La prima comunicazione riguarda la nota inviata al Ministro della Salute sulla nomina del commissario ad acta della sanità di cui do lettura: “Egregio Signor Ministro, su precisa disposizione del Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Antonio Scalzo, la informo che la Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale della Calabria nella seduta del 24.2.2015 ha unanimemente richiesto che il Governo indichi con immediatezza il commissario ad acta alla sanità essendo gravissima ed ormai insostenibile la situazione che si è venuta delineando in tutti i territori della Calabria.

Dal dibattito è emerso che il periodo di vacatio si è protratto per lungo tempo e che un comparto delicato e fondamentale come la sanità che coinvolge oltre il 70 per cento del bilancio della Regione non può restare oltre senza una guida responsabile.

L’auspicio espresso con fermezza dalla Conferenza dei capigruppo è che il Governo proceda alla nomina del commissario così che la Calabria possa riorganizzare l’offerta sanitaria nel migliore dei modi possibili.

La conferenza inoltre si augura che il Governo esamini favorevolmente la possibilità che i destinatari dell’incarico stesso possa essere come nel passato un Governatore della Regione Calabria. Tanto le dovevo nel merito e le pongo distinti saluti”.

Voglio ancora fornire un’altra comunicazione che riguarda le Commissioni. Abbiamo dato lettura della formazione delle Commissioni. Voglio invitare i Presidenti delle Commissioni e l’Ufficio di Presidenza ad avviare con celerità l’attività delle Commissioni e a cominciare a prendere atto delle proposte di legge che arrivano alle stesse.

Così come voglio invitare i gruppi alla designazione dei componenti della Giunta per il Regolamento e della Giunta per le elezioni.

Un altro aspetto riguarda le interrogazioni a risposta immediata. Noi vogliamo ripristinare, riprendere l’attività delle interrogazioni a risposta immediata che è stato oggetto dell’ultima Conferenza dei capigruppo. Quindi questo istituto non solo verrà riattivato nelle prossime sedute ma insieme in Conferenza dei capigruppo abbiamo avviato una discussione approfondita su come dare a questo strumento importante un ruolo ed una valenza ancora più importante di quanto lo abbia avuto in passato.

(Interruzione)

Per quanto riguarda le composizioni delle Commissioni c’è qualche nominativo che è in corso di perfezionamento e di comunicazione all’Ufficio di Presidenza. Tenendo conto di queste ulteriori comunicazioni noi comunicheremo eventuali piccole modifiche che saranno aggiuntive delle Commissioni.

Iniziamo con l’ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mangialavori. Ne ha facoltà.

Sull’ordine dei lavori

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle Libertà)

Signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghi, innanzitutto riformulo la solidarietà al presidente Scalzo per il gesto inqualificabile che ha subito. Penso di poter parlare a nome di tutto il Consiglio regionale. Le siamo vicini e lottiamo questa battaglia con lei.

Ho chiesto la parola per chiedere l’inserimento di una mozione nella seduta odierna ringraziando in fase iniziale sia il Presidente della Giunta, Oliverio, che il Vicepresidente, Ciconte, per la vicinanza che hanno dimostrato e che stanno dimostrando alla provincia di Vibo Valentia che sta vivendo un momento molto difficile.

E’ giusto che si sappia che la Regione sta vicino alla Provincia.

Vorrei presentare proprio per la problematica della provincia una mozione che riguarda il riordino delle funzioni esercitate dalla provincia, l’attuazione della legge 7 aprile 2014, numero 56. L’impulso dell’attività svolta dall’Osservatorio internazionale e attivo coinvolgimento dell’Osservatorio regionale per come tracciati nella citata legge Del Rio numero 56/2014 e recentemente integrati con la circolare del Ministero della funzione pubblica numero 1/2015.

Chiedo all’Aula l’inserimento di questa mozione nella seduta odierna.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno della mozione del consigliere Mangialavori.

(Il Consiglio approva a maggioranza)

MANGIALAVORI Vincenzo (Casa delle Libertà)

Signor Presidente, chiedo inoltre l’inserimento di un’altra mozione che riguarda il Piano di stabilizzazione dei precari in ambito scolastico.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno della mozione del consigliere Mangialavori.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Ha chiesto di parlare il consigliere Bova. Ne ha facoltà.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

Grazie, Presidente, vorrei associarmi alla solidarietà espressa dal consigliere Mangialavori.

Presidente, ci sono due mozioni che sono state depositate e di cui chiederò l’inserimento.

La prima mozione è del 18 febbraio 2015 sull’annoso problema, ormai molto discusso, dell’Imu agricola. Stante il carattere di urgenza e l’importanza della vicenda anche per come è stata trattata non solo dai mass-media ma dalle associazioni di categoria e dai sindaci per le ripercussioni sui bilanci comunali, chiedo che venga inserita all’ordine del giorno con urgenza per essere trattata, discussa ed eventualmente approvata.

PRESIDENTE

Il consigliere Bova chiede l’inserimento all’ordine del giorno della prima mozione. Pongo in votazione la sua richiesta di inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

Presidente, chiedo che venga inserita sempre all’ordine del giorno della seduta odierna un’altra mozione presentata il 27 febbraio 2015, già depositata, con protocollo 8984 che concerne l’altra problematica che si inserisce nell’ampia problematica del piano carceri italiane; contrariamente a quanto si è detto in presentazione non c’è ancora decretazione di chiusura del carcere di Lamezia Terme ma il decreto non è stato ancora firmato.

Si chiede allora che questa mozione venga anche inserita stante l’importanza notevole e l’urgenza di far riprendere il funzionamento a quell’istituto penitenziario, che venga inserita all’ordine del giorno per la trattazione e approvazione.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno da parte del consigliere Bova di questa mozione.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(Interruzione)

Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Sulle comunicazioni chiedo di intervenire, signor Presidente.

Poco fa lei ha fatto comunicazione all’Aula delle decisioni dell’Ufficio di Presidenza. Volevo avere l’onore di parlare – se me ne darà possibilità e facoltà – su questo argomento che mi riguarda personalmente e che riguarda anche il collega Orsomarso.

Chiedo di fare un intervento su questa problematica.

PRESIDENTE

Per motivo personale?

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Lei ha dato comunicazioni all’Aula del fatto che l’Ufficio di Presidenza ci ha collocato a gruppo Misto. Sì o no?

PRESIDENTE

L’Ufficio di Presidenza ha preso atto di una deliberazione del gruppo di Forza Italia, non ha fatto altro.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Lei la vede così, la legge così. Su questa questione io chiedo di parlare.

PRESIDENTE

Prego, ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Intanto anche io esprimo al Presidente del Consiglio la mia solidarietà. Le minacce ricevute e la preoccupazione forte per i sempre più numerosi tentativi di intimidazione rivolti contro esponenti politici e delle istituzioni.

Sono sicuro che gli inquirenti risaliranno presto agli autori delle inaccettabili minacce contro il presidente Scalzo, restituendo serenità a lui e alla sua famiglia e allo stesso Consiglio regionale che si sente toccato direttamente – a prescindere dagli schieramenti – da questi inqualificabili episodi.

La mia solidarietà al presidente Scalzo è totale e sincera, ma questo non mi esime dal rivolgere allo stesso un forte richiamo al rispetto della legalità e delle norme, di cui egli dovrebbe essere il più alto garante.

Come tutti sapete, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale – da cui è stata esclusa la principale forza politica di opposizione, cosa mai avvenuta nella storia della Regione Calabria – ha collocato d’imperio il sottoscritto e il collega Orsomarso nel gruppo Misto, rimangiandosi una decisione già assunta in precedenza.

E’ stato un atto gravissimo, in considerazione del fatto che i due consiglieri in questione sono stati eletti nella liste di Forza Italia, anzi sono stati i più votati nelle circoscrizioni Nord e Centro, contribuendo in maniera decisiva alla conquista dei cinque seggi.

Lei, insieme alla sua maggioranza, ha impedito che migliaia e migliaia di calabresi che hanno votato Forza Italia potessero sentirsi rappresentati in seno all’Assemblea regionale dal sottoscritto e dal collega Orsomarso per i quali hanno votato; ma forse è troppo chiedere a Lei una tale sensibilità politica.

Siamo stati esclusi, anzi espulsi dal gruppo di Forza Italia, dall’Ufficio di Presidenza con la complicità di alcuni componenti del gruppo. Presidente Scalzo, Lei porterà interamente sulle sue spalle tale responsabilità.

Non si nasconda dietro formalismi e trucchi da “azzeccagarbugli” perché anche sul quel terreno lei non ha le carte in regola, non avendo quasi nessuno dei consiglieri regionali – Lei per primo insieme al Presidente della Giunta – formalizzato e protocollato l’adesione ai gruppi nei tre giorni successivi alla prima seduta.

Anche un bambino capirebbe che la nostra espulsione dal gruppo di Forza Italia – illegittima sia sotto il profilo formale sia sotto quello politico – è stata frutto di un accordo sotterraneo e trasversale per il raggiungimento di obiettivi inconfessabili.

Basterebbe questo per dimostrare la faziosità e la mancanza di rispetto delle regole che sta caratterizzando queste sue prime settimane di presidente dell’Assemblea regionale.

Ma c’è molto di più.

Tutto l’avvio di questa legislatura è stato contrassegnato da gravissime inadempienze e violazioni dello Statuto regionale.

Partiamo con la violazione dell’articolo 19 dello Statuto che imponeva la convocazione della prima seduta del Consiglio Regionale nel primo giorno non festivo della terza settimana dopo la proclamazione degli eletti. Ebbene, ciò doveva avvenire tassativamente entro il 29 dicembre e invece, per responsabilità del Partito democratico lacerato sulla scelta del Presidente, si è arrivati al 7 gennaio.

La seconda violazione è quella, tutta politica, dell’esclusione della principale forza di opposizione dall’Ufficio di Presidenza.

La terza – e sicuramente più grave violazione dello Statuto e del Regolamento -è la mancata presentazione della Giunta Regionale che avrebbe dovuto avvenire entro 10 giorni dall’insediamento del presidente Oliverio, avvenuto il 10 dicembre.

Tutti sanno che la minigiunta, formata da sole quattro persone di cui una non ha accettato l’incarico, è stata nominata solo il 25 gennaio, quindi ben oltre il termine fissato dallo Statuto.

Occorre riflettere su un punto, non di poco conto.

Se è vero, come è vero, che lo Statuto, al comma 8 dell’articolo 33, recita che il Presidente della Giunta Regionale nei dieci giorni di vacatio può adottare solo atti improrogabili ed urgenti di competenza della Giunta, ne deriva che tutti gli atti firmati dal presidente Oliverio dal 20 dicembre al 25 gennaio sono da ritenere illegittimi e quindi nulli.

Il presidente Scalzo avrebbe dovuto quanto meno richiamare il presidente Oliverio ai suoi doveri verso l’Istituzione, ma non l’ha fatto, comportandosi solo come un dirigente di partito e non come il super partes del Consiglio.

Ma la fiera delle irregolarità e delle violazioni potrebbe andare avanti per molto, a cominciare dal mancato rispetto dei termini per l’approvazione del Programma di Governo del Presidente che è avvenuto nella seconda, e non già nella prima, seduta dopo l’elezione del Presidente del Consiglio regionale.

Non esito a definire la nostra collocazione d’ufficio al gruppo Misto un golpe, l’ennesimo episodio di un trasversalismo che sta caratterizzando questa strana legislatura regionale che stenta non dico a decollare, ma perfino a compiere i primi e timidi passi.

Dispiace molto che un Presidente di Consiglio regionale, che dovrebbe garantire imparzialità, si sia piegato a queste oscure manovre ed abbia consentito in appena due mesi una serie impressionante di violazioni statutarie.

Non è un bel segnale per la Calabria.

Difenderemo in tutte le sedi il nostro buon diritto di sedere tra i banchi di Forza Italia che deriva dal consenso elettorale e dalla nostra storia personale, denunciando gli abusi che sono stati compiuti.

Mi auguro solo che il presidente Scalzo rispetti almeno questa bandiera che porto al collo che nessuno potrà strapparmi.

Sono costretto, presidente Scalzo, per via della sua faziosità a mettere al collo una bandiera di Forza Italia per farmi identificare dagli elettori dai suoi abusi e soprusi, tra l’altro, perpetrati nei confronti di soli due consiglieri regionali. Perché la stragrande maggioranza, anzi tutti i consiglieri con l’avallo burocratico di direttori generali di questa Assemblea che sono alla ricerca di conferme e per questo si dimostrano compiacenti di attuare e suggerire procedure che tendono ad espellere consiglieri regionali dai gruppi delle liste in cui sono stati eletti.

E’ una grande offesa per la prima volta nella storia di questo regionalismo, è una grandissima offesa.

(Interruzione)

(Il consigliere Tallini poggia sulle spalle la bandiera di Forza Italia)

Se ne vada e non si permetta.

(Interruzione)

Mi dica dove è vietato che io non possa esporre la bandiera di Forza Italia. Mi dica dove è vietato.

Presidente Scalzo, venga lei a chiedermi di rinunciare alla bandiera. Venga, continui con le sue provocazioni.

PRESIDENTE

Concluda il suo intervento.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

E’ l’unico modo! Se quest’Aula avesse un attimo di dignità e di sussulto dovrebbe reagire e dirle che è una cosa indegna quella che lei ha fatto.

Lo faremo strada facendo e dimostreremo come lei non è all’altezza e non è degno di presiedere quest’Aula perché non ha rappresentato e non rappresenta la dignità istituzionale di un Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Le devo togliere la parola.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Lei la parola l’ha tolta a migliaia di elettori che hanno votato me e il collega Orsomarso con la dignità politica di essere rappresentati in quest’Aula.

PRESIDENTE

Concluda l’intervento.

(Interruzione)

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Posso Presidente? Per lo stesso motivo.

PRESIDENTE

Prego.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Vede, Presidente, lo dico anche al presidente Oliverio che si stupiva, i problemi della minoranza o della maggioranza sono i problemi dei partiti che sapranno selezionare nel tempo la propria classe dirigente ed ovviamente noi ci sentiamo comunemente minoranza e opposizione a questo governo.

Concordo sull’aspetto che sottolineava il collega Tallini perché mai in 40 anni di regionalismo a memoria storica – la mia è una memoria breve, insomma però sono andato a ritroso – si era mai verificato che si fossero accumulati talmente tanti ritardi che per pudore molto spesso, anche rispetto a delle difficoltà, comprenderete bene si è evitato di sottolineare.

Io a differenza del collega Tallini avrei indossato semplicemente il tricolore, insomma.

Detto questo sono d’accordo con lui: è iniziata male questa legislatura per il lavoro che è stato posto in campo ma, pazienza, continuo a dire ad Oliverio che continui a provare ad essere uno dei migliori Presidenti, se ci riuscirà.

E’ giusto sottolineare a lei, presidente Scalzo, e al suo Ufficio di Presidenza che non è il migliore dei modi per cominciare per un Consiglio regionale che è stato ridotto a 30 componenti; rispetto alla organizzazione democratica anche in relazione ai richiami e quant’altro mi pare si sia intavolata la stagione degli azzeccagarbugli.

A questo “azzeccagarbugli” noi abbiamo dichiarato guerra e lo faremo nei tempi ed nei modi che la democrazia garantisce non solo alla rappresentanza delle minoranze la cui tutela dovrebbe essere uno degli atti più qualificanti per chi si candida a governare l’intera Calabria e non soltanto una parte di essa.

Rispetto alla bandiera mi premurerò per la prossima seduta di Consiglio di indossare una pochette tricolore. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Nucera. Ne ha facoltà.

NUCERA Giovanni (La Sinistra)

Grazie, Presidente, volevo solo dire al consigliere Tallini che né il presidente Scalzo né il Consiglio – collega Tallini – hanno alcun interesse se lei aderisce al gruppo Misto o al gruppo di Forza Italia. Non vedo quindi questa posizione così forte contro il Consiglio o contro tutti noi in maniera così evidente e chiara.

(Interruzione)

Scusi, consigliere, la prego volevo fare un intervento a suo favore, se me lo fa fare. Chiedo al presidente Scalzo, al direttore generale o a chi ha la competenza per assumere decisioni, di rispondere in maniera chiara e trasparente su questa questione perché io personalmente – penso anche il Consiglio e il presidente della Giunta – non ho nessun interesse se lei è di Forza Italia o del gruppo Misto.

Ciò non toglie, consigliere Tallini, che la Calabria abbia tante difficoltà ed è in un momento delicato e noi dobbiamo cercare di vedere come risolvere le questioni che giornalmente abbiamo sulle spalle, provocate, collega Tallini, per la maggior parte dal governo precedente, non da noi.

Io sono alla prima legislatura e il presidente Oliverio è in prima fila per quanto riguarda la sanità, la scuola, i trasporti e tutte queste questioni che sono sulla pelle dei calabresi, per quanto riguarda la povertà.

E’ giusto chiarire questa questione. Il presidente Scalzo ed il direttore generale è giusto che la chiariscano, dopo di che chiedo se possiamo iniziare il nostro lavoro per quanto riguarda le questioni importanti che sono all’ordine del giorno. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Nucera. Brevemente voglio ricordare che l’Ufficio di Presidenza per quanto riguarda la costituzione dei gruppi, seguendo l’indicazione del Segretario generale sulla norma senza eccezione alcuna, anche quelle che riguardavano il sottoscritto ed il Presidente della Giunta, essendo pervenute in ritardo, sono state sottoposte al gruppo al quale intendevamo aderire, in questo caso al gruppo del Pd.

Per quanto riguarda le adesioni al gruppo di Forza Italia, l’Ufficio di Presidenza all’unanimità, prendendo in considerazione la richiesta di adesione del gruppo di Forza Italia, ha assecondato questa richiesta ed essendo pervenute anch’esse in ritardo le ha subordinate alla valutazione del gruppo di Forza Italia.

E’ pervenuto all’Ufficio di Presidenza, al Segretario generale, avvocato Carlo Calabrò, il verbale del gruppo di Forza Italia che leggo testualmente: “In riferimento alla missiva trasmessa in data febbraio 2015 avente ad oggetto la costituzione dei gruppi e precisamente riguardante la dichiarazione di adesione, pervenuta oltre i termini del Regolamento interno del Consiglio regionale, dei consiglieri Domenico Tallini e Fausto Orsomarso, specificatamente il 22 gennaio 2015, pur precisando che secondo una prassi consolidata nella normativa interna dell’Assemblea le richieste di adesione ai gruppi devono essere indirizzate direttamente al Presidente del gruppo al quale si vuole aderire, si fa presente, tuttavia, che il gruppo di Forza Italia riunito in data 9 febbraio 2015 ha deciso all’unanimità, in questa fase iniziale di legislatura, di non valutare alcuna richiesta di adesione”.

L’Ufficio di Presidenza non ha preso parte a nessuna decisione, ha solo formulato una presa d’atto.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Presidente, scusi una precisazione rispetto alle comunicazioni. Siccome riguarda il sottoscritto, Presidente, mi consenta una precisazione rispetto alle cose che lei ha detto e che inducono a confondere l’Aula.

PRESIDENTE

Passiamo al prossimo punto all’ordine del giorno.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Presidente, rispetto alle comunicazioni ho necessità di correggere le inesattezze.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, lei ha avuto già la parola ed ha parlato a titolo personale oltre i limiti di tempo.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Mi consenta un minuto di replica, Presidente, ne ho diritto, mi rivolgo all’Aula. Ho necessità di precisare le cose come sono andate non come le riferisce lei.

PRESIDENTE

Intanto, consigliere Tallini, i verbali dell’Ufficio di Presidenza che lei ha chiesto sono a sua disposizione.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

E siccome sono a mia disposizione, vorrei metterle a disposizione dell’Aula, se me lo consente, cosa che non ha fatto lei, Presidente. Anzi riferisce bugie, cose inesatte, Presidente.

L’adesione al gruppo è stata fatta da tutti in ritardo, compreso lei.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, non ha la parola.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Poi sono costretto a parlare dello stesso argomento quando interverrò per le altre cose.

(Interruzione)

Poi farò un ricorso, denunce, e la metterò nelle condizioni di poter esprimere meglio le cose nelle sedi opportune. Io la chiamerò pure ai danni.

PRESIDENTE

Va bene, faccia quello che ritiene.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Lei è incapace di procedere in quest’Aula, non ha i requisiti.

PRESIDENTE

Va bene risponderà anche di queste cose, intanto adesso non ha la parola.

Problematica Fondi comunitari POR Calabria FESR – dibattito

PRESIDENTE

Passiamo al primo punto all’ordine del giorno che riguarda le problematiche dei fondi comunitari Por Calabria, Calabria Fse.

La parola al Presidente della Giunta regionale.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori consiglieri, ho proposto che questa seduta del Consiglio fosse specificatamente dedicata a una tematica di fondamentale importanza per la Calabria, che riguarda l’attuazione e le prospettive della Programmazione.

Ogni Programma, per l’ampiezza delle politiche, la rilevanza strategica, il quadro delle implicazioni e le problematiche gestionali e attuative, merita una trattazione ampia e più partecipata possibile.

Per queste ragioni, dedicherò questa esposizione, in particolare, al principale strumento che, com’è noto, è costituito dal Programma Operativo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (POR FESR 2007/2013). Naturalmente, proporrò di dedicare, sempre in tema di fondi europei, le prossime sedute del Consiglio all’analisi degli altri Programmi, relativi al Fondo Sociale Europeo (FSE) - a cui peraltro farò rapidi cenni anche oggi -, al Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (FEASR) e al Fondo Europeo della Pesca (FEP).

Il tema che ci accingiamo a discutere è fondamentale per la nostra economia e la nostra società. Per questo, avverto il dovere di fornire al massimo organo di rappresentanza democratica della Regione – che è questo Consiglio - una fotografia dettagliata e oggettiva dello stato della situazione. Naturalmente, esporrò le mie valutazioni e argomentazioni in merito, anche in riferimento alla situazione economico-sociale della regione.

Nel contempo, illustrerò quelle che sono le decisioni già adottate e le azioni operative che il Governo regionale intende mettere in atto per gestire efficacemente e con efficienza la fase di chiusura del POR. Fase che, com’è noto, si concluderà alla fine di quest’anno, nel quale occorrerà, innanzitutto, tentare di minimizzare il rischio di disimpegno delle risorse, che pure sussiste, in ragione dei gravi problemi gestionali, operativi e di spesa che abbiamo ereditato dall’Amministrazione che ci ha preceduti nel governo della Calabria.

Proprio perché avverto l’esigenza di porre all’attenzione e alla discussione del Consiglio informazioni precise della situazione che abbiamo trovato e delle azioni che abbiamo - da subito - messo in atto, in questa relazione tratteggerò il quadro generale, con riferimento ai principali indicatori, e mi soffermerò sulle problematiche principali, rimandando all’appendice tecnica allegata, predisposta dagli uffici regionali, l’analisi e l’approfondimento di tutti gli elementi specifici e di dettaglio.

Lo stato di attuazione della Programmazione 2007/2013 e le prime misure che abbiamo adottato.

In Europa, la Calabria è tra le regioni più in ritardo di sviluppo. I Fondi Europei dovrebbero servire per aiutare i territori come il nostro a recuperare terreno e favorire la crescita e l’occupazione.

Come a tutti noto, anche in considerazione dei pesanti vincoli regolamentari, delle ristrettezze del bilancio ordinario e dello stato dell’economia regionale, gli strumenti comunitari - il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (FEASR), il Fondo Europeo per la Pesca (FEP) - così come il Fondo Nazionale di Sviluppo e Coesione, costituiscono, di fatto, gli unici strumenti per gli investimenti sullo sviluppo, la crescita e l’occupazione.

Per questa ragione, l’efficienza gestionale, operativa e di spesa dei Fondi è cruciale, costituendo la precondizione per il loro efficace utilizzo.

Al 31 ottobre scorso, che è la data a cui fanno riferimento tutti i dati ufficiali anteriormente al nostro insediamento, la Calabria era tra le ultime nella spesa dei Fondi della Programmazione 2007/2013.

I dati, presentati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri lo scorso 4 novembre 2014, fotografavano una situazione così sintetizzabile: la Calabria era - dopo la Campania - l’ultima Regione d’Italia per la spesa sul FESR certificata al 31 ottobre.

Il POR FESR era giunto ad appena 872,7 milioni di euro di spesa, corrispondente al 43,7 per cento del totale (pari a 1,998 milioni di euro). Totale che, peraltro, a seguito del Piano di Azione e Coesione (PAC) del 2011, era stato ridotto di circa un miliardo rispetto alla dotazione iniziale. Senza questa riprogrammazione, la capacità effettiva di spesa certificata a ottobre scorso sarebbe stata ancora peggiore in percentuale, riducendosi al 29,1 per cento.

Per inciso, anche il Fondo Sociale Europeo (FSE) presentava - sempre al 31 ottobre - una situazione critica, collocandosi, la Calabria, all’ultimo posto in Italia, con 505,3 milioni di euro spesi, pari al 63,1 per cento.

Quindi, a ottobre scorso, cioè a poco più di un anno dalla chiusura dei Programmi, la Regione Calabria aveva speso meno della metà delle risorse del POR FESR e aveva speso meno dei due terzi delle risorse del POR FSE.

In particolare, per il POR FESR, dovendo rendicontare tutta la spesa programmata - 1 miliardo 998 milioni di euro - entro dicembre 2015 per evitare la perdita definitiva delle risorse, lo scenario che si presentava ad ottobre 2014 era questo: nei successivi 14 mesi, il POR FESR avrebbe dovuto spendere 1 miliardo e 126 milioni di euro, cioè molto di più del totale dei sei anni precedenti.

In altre parole, per spendere tutte le risorse rimanenti, a partire da ottobre 2014 e per i successivi 14 mesi, la spesa avrebbe dovuto viaggiare ad una velocità dieci volte superiore a quella realizzata fino a quella data.

Dal canto suo, per inciso, il POR FSE avrebbe dovuto spendere, negli stessi 14 mesi, quasi 300 milioni di euro, cioè viaggiare ad una velocità quattro volte superiore a quella media dei sei anni precedenti.

È ovvio che il raggiungimento di questi obiettivi implicava, quindi, non solo un’eccezionale capacità di accelerazione e rendicontazione della spesa da parte della Regione, ma anche una corrispondente e straordinaria capacità di risposta del sistema calabrese (imprese, sistemi produttivi, enti locali).

Questa la situazione che abbiamo trovato all’atto del mio insediamento, il 10 dicembre 2014. Questa è la situazione che il governo regionale di questi anni ha lasciato in eredità alla Calabria.

Con questi numeri, al momento del mio insediamento, salvare le risorse dal disimpegno appariva una missione quasi impossibile.

A questa prospettiva generale, si legava una situazione di estrema emergenza, che occorreva affrontare subito ed era direttamente legata al basso livello della spesa a ridosso della prima scadenza comunitaria, quella del 31 dicembre 2014, rispetto alla quale incombeva il grave rischio di perdita di risorse: entro tale termine, difatti, la Regione avrebbe dovuto rendicontare 305,6 milioni di euro sul FESR e 96 milioni di euro sul FSE.

Una situazione drammatica – come potete ben comprendere - molto difficile, al limite del collasso.

Si imponeva, dunque, un intervento di emergenza, per scongiurare il rischio di perdere le risorse da rendicontare entro il 31 dicembre 2014. Intervento che bisognava scandire con una tabella di marcia forzata, dall’esito incerto, per tentare di salvare il salvabile ricorrendo a tutti gli strumenti di accelerazione e rendicontazione della spesa consentiti dai Regolamenti comunitari.

Per questa ragione, siamo intervenuti mettendo in atto un’azione straordinaria di accelerazione e rendicontazione e siamo riusciti a raggiungere il target di spesa, rendicontando in poche settimane un volume straordinario di risorse: alla fine abbiamo portato la spesa del POR – in tre settimane - per l’annualità 2014, a 463,1 milioni di euro.

Si tratta del massimo valore in tutto il periodo di spesa, che parte dal 2009, addirittura superiore alla somma delle spese complessivamente certificate nel 2011, 2012 e 2013.

Grazie a questo piano straordinario di rendicontazione, la spesa complessiva del Programma da 868,8 milioni di euro - che era l’ultimo dato di spesa disponibile, aggiornato al 31 ottobre - è salita a 1.192,5 milioni di euro al 31 dicembre.

Quest’attività, fra personale dell’Amministrazione regionale (Autorità di Gestione, responsabili di linea, unità di monitoraggio e controllo), strutture di assistenza tecnica, revisori contabili e task force ministeriali, ha visto in campo circa 220 unità che hanno intensamente operato fino al dicembre 2014 per raggiungere tale obiettivo.

Non è finita. Oltre all’emergenza sulla spesa, abbiamo dovuto fronteggiare un’altra situazione paradossale. È, infatti, dal 2011 che la Commissione europea ha interrotto i pagamenti sul FESR, avendo rilevato, a più riprese, una perdurante e seria insufficienza del sistema dei controlli.

Il tema della sospensione dei pagamenti rappresenta una criticità estremamente rilevante, che ha gravi effetti non solo sull’attuazione del Programma ma anche sulla stessa gestione del bilancio regionale, con conseguenze sia sul raggiungimento dei target di spesa sia sulla disponibilità finanziaria in termini di cassa.

Di fatto, l’interruzione del flusso dei pagamenti da parte della Commissione europea impatta direttamente sul bilancio della Regione, che è costretta, per compensare il mancato incasso dei rimborsi comunitari, a fare leva sulle sole risorse ordinarie per realizzare gli investimenti programmati.

Una situazione che, evidentemente, se protratta per lungo tempo, come sta avvenendo in Calabria, può indurre gravi criticità nella gestione del bilancio e costringere l’Amministrazione, di fatto, a ricorrere massicciamente ai cosiddetti “progetti retrospettivi” per rispettare gli obiettivi di spesa dei POR.

La vicenda, la cui cronistoria è riportata nell’allegato tecnico alla presente relazione – che vi sarà distribuito - presenta aspetti di particolare gravità.

La Commissione europea, sin da febbraio 2011, aveva notificato alla Regione l’interruzione dei rimborsi delle domande di pagamento e richiesto l’adozione di misure correttive ai sensi del Regolamento (CE) 1083/2006.

Nonostante le controdeduzioni formulate, a più riprese, dall’Autorità di Gestione, unitamente all’informativa sull’adozione di misure correttive e strutturali per rispondere alle carenze evidenziate - evidentemente giudicate insufficienti o inadeguate in sede comunitaria - la Commissione ha comunque disposto, a gennaio 2012, la sospensione dei pagamenti intermedi del POR Calabria FESR 2007-13 e ha prescritto l’adozione di appropriate misure migliorative del funzionamento del sistema di gestione e controllo. Sospensione che è ancora in essere, dopo che sono trascorsi ormai più di tre anni.

Anche su questo fronte abbiamo dovuto mettere in campo un intervento che, mi auguro, sia risolutore.

Abbiamo, per questo, risposto alle ultime osservazioni della Commissione sul sistema dei controlli, che sollevavano dubbi rispetto alle scelte organizzative operate dalla precedente Giunta regionale sull’attribuzione di funzioni dell’Autorità di Gestione.

La missione di Audit, che la Commissione ha svolto nel mese di gennaio, ha avuto un primo esito positivo. Per queste ragioni, ci attendiamo, nei prossimi giorni, la conferma ufficiale dello sblocco dei pagamenti da parte della Commissione europea.

Come dettagliato nel documento tecnico allegato a questa relazione, a cui prima facevo riferimento, il Programma Operativo sconta un ritardo generalizzato su quasi tutti gli Assi prioritari.

Le performance finanziarie più rilevanti, che si registrano nei settori ambiente e trasporti, sono state ottenute prevalentemente grazie al ricorso ai progetti retrospettivi. Oppure - come nel caso del settore dei sistemi produttivi - grazie ai fondi di ingegneria finanziaria, che consentono di certificare spesa al momento della loro attivazione, fermo restando che la rendicontabilità finale dipenderà dall’utilizzo delle suddette risorse da parte del sistema produttivo.

Le criticità sull’attuazione del Programma sono di diversa natura, in alcuni casi di carattere generale, in altri connesse alle singole misure.

Un aspetto critico tra i più evidenti riguarda l’eccessiva numerosità e l’estrema frammentazione degli interventi, con una prevalenza degli interventi di importo inferiore a 5 milioni di euro - pari al 58 per cento del totale -, seguiti dagli interventi di importo superiore a 5 milioni – pari al 32 per cento - e dagli strumenti di ingegneria finanziaria pari al 10 per cento.

Anche sulla governance del POR, emergono problematiche e criticità rilevanti. La maggior parte delle operazioni sono a “regia regionale” ovvero attuate da beneficiari diversi dall’amministrazione regionale. A parte lo scollamento tra le misure a titolarità e quelle a regia regionale, la cui calibratura va attentamente rivista, nel caso degli interventi a regia, oltre ai tempi di avvio delle procedure e selezione dei beneficiari, in questi casi, si aggiungono i tempi per progettazione, l’acquisizione dei pareri di legge, l’indizione e l’aggiudicazione delle gare.

Nell’ambito dell’Asse 1 Ricerca Scientifica e Società dell’Informazione, la scarsa capacità di coordinamento tra gli attori e la debolezza della governance hanno inciso significativamente sulla performance degli interventi per il sostegno alla ricerca e alla innovazione. Un tema cruciale per la competitività dei sistemi produttivi e per l’innovazione sociale.

Considero le politiche per la ricerca e l’innovazione degli ultimi anni come un evidente fallimento e un’occasione persa, che ha comportato, tra l’altro, il mancato rafforzamento del sistema regionale dell’innovazione.

Se disponessimo di una infrastruttura sistemica per la messa in rete e il rafforzamento dei diversi attori del sistema - università, centri di ricerca e trasferimento tecnologico - potremmo oggi affrontare in modo molto diverso il nuovo Programma Operativo 2014/2020, con migliori prospettive di implementazione della strategia di specializzazione intelligente che dovrà non solo accompagnare e indirizzare le misure per l’innovazione ma anche costituire il cuore strategico della nuova programmazione, in coerenza con gli indirizzi comunitari e nazionali.

Tuttavia, va detto che, tra le poche iniziative di rilievo avviate nel programma sempre nell’Asse I sono compresi anche gli interventi per la creazione dell’infrastruttura della banda ultra larga, che coprirà, entro il 2016, l’intero territorio regionale e costituirà un elemento di grande potenzialità per la nostra regione.

L’Asse II Energia, nonostante registri una delle migliori performance del Programma si compone di un numero molto elevato di interventi. Tale frammentazione è uno degli aspetti più complessi della fase gestionale e attuativa. Ciò nonostante è probabile che al settore vengano assegnate ulteriori risorse nell’ambito della rimodulazione del programma che dovremo effettuare entro l’estate.

Le misure per il sistema ambientale comprese nell’Asse III fanno registrare una buona performance finanziaria garantita tuttavia soltanto dai soggetti promossi nell’ambito degli Apq.

Le misure più rilevanti difesa del suolo, sistema idrico, il sistema dei rifiuti e le bonifiche scontano la debolezza delle strategie di settore, l’assenza di coordinamento delle diverse componenti delle filiere, l’incertezza del quadro normativo regionale regolamentare e pianificatorio.

Si pensi ad esempio ai rifiuti dove la componente infrastrutturale non è mai partita e solo con i provvedimenti che abbiamo assunto di recente è stato dato impulso agli interventi di manutenzione degli impianti esistenti. Mi riferisco al provvedimento che abbiamo assunto nell’ambito della legge per l’esercizio provvisorio lo scorso 7 gennaio.

L’Asse IV - Qualità della vita ed inclusione sociale, promuove soprattutto interventi per l’adeguamento infrastrutturale e tecnologico delle scuole e gli interventi per la sicurezza e la legalità. Il primo gruppo, la cui attuazione è affidata al Ministero dell’Università e della Ricerca, non registra particolari criticità e dovrebbe essere portato a termine nel corso del Programma.

L’Asse V - Risorse naturali, culturali e turismo sostenibile, che avrebbe dovuto promuovere e valorizzare i più importanti asset di questo territorio, ha completamente fallito. Le misure per il turismo e la cultura mostrano un gravissimo ritardo attuativo. Secondo le previsioni, la spesa al 31 dicembre 2015 non consentirà di coprire l’intera dotazione e probabilmente l’Asse subirà una decurtazione nella rimodulazione del Programma. Le criticità sono imputabili principalmente alle misure che sono ricomprese nei PISL - sui quali mi soffermerò in seguito - e agli interventi di riqualificazione e valorizzazione dei beni culturali, avviati con grande ritardo solo a seguito di una lunghissima fase di pianificazione settoriale. In linea generale, è evidente che la strategia di sviluppo turistico sostenibile e di valorizzazione del patrimonio culturale va completamente rivista e rifondata su nuovi modelli ed una nuova visione strategica.

L’Asse VI - Reti e collegamenti per la mobilità, che promuove interventi per il sistema dei trasporti e la mobilità, è fortemente condizionato dalla ritardata, o in alcuni casi, mancata attuazione dei Grandi Progetti: le metropolitane di Catanzaro e Cosenza, la strada a scorrimento veloce Gallico-Gambarie, la nuova Aerostazione di Lamezia. La buona performance finanziaria dell’Asse si giustifica prevalentemente grazie ai progetti retrospettivi.

Di fronte a questo quadro, una riflessione approfondita s’impone come un passaggio obbligato. Non voglio mettere in discussione le scelte iniziali e non voglio entrare nel merito della rilevanza di questi interventi. Dobbiamo, però, esaminare attentamente cosa è successo, anche per non ripetere gli stessi errori nel futuro.

Alcuni elementi emergono con chiarezza dall’analisi dei dati.

Sono state congelate ingenti risorse del Programma su interventi che ancora non sono partiti, che produrranno pochissima spesa entro i termini di chiusura del Programma – dicembre prossimo - e incideranno in maniera significativa sulla prossima programmazione, che dovrà coprire le spese non realizzate nella fase attuale.

Si tratta certamente di operazioni complesse, i cui tempi di realizzazione non sono forse compatibili con le stringenti scadenze comunitarie. Tuttavia, come nel caso dei Grandi Progetti, siamo ancora, nel 2015, alle fasi iniziali: per questo, non possiamo parlare di ritardi fisiologici. La verità è che è mancata un’azione forte da parte dell’Amministrazione volta ad accelerare le fasi preliminari, ottenere una rapida approvazione dei progetti da parte della Commissione, predisporre e gestire con efficacia le gare e affidare i lavori.

I lavori delle metropolitane non sono stati ancora avviati: per Catanzaro siamo in fase di sottoscrizione del contratto, mentre per Cosenza non sono stati ancora affidati i lavori, visto che ben due gare sono andate deserte. I lavori della strada Gallico - Gambarie sono stati consegnati solo qualche giorno fa. L’intervento per la realizzazione della nuova Aerostazione di Lamezia si trova ancora nelle fasi preliminari, alle quali abbiamo impresso immediatamente un’accelerazione: stiamo, infatti, per notificare alla Commissione la procedura per ottenere il consenso sul regime di aiuto. Tutti questi interventi produrranno pochissima spesa da rendicontare su questo Programma e, quindi, dovranno essere finanziati con le risorse comunitarie 2014/2020 o con il prossimo Piano di Azione e Coesione.

Altro grande punto di crisi del Programma è rappresentato dalle misure di sostegno alle imprese, finanziate prevalentemente nell’ambito dell’Asse VII. In questo caso, le debolezze risiedono, da una parte, nella modalità di gestione delle procedure di aiuto e, dall’altra, nel disegno e nella gestione degli strumenti di ingegneria finanziaria.

Si tratta di uno dei temi che ho affrontato con incisività anche nell’ambito della DGR per l’accelerazione e la chiusura del Programma che tratterò nel seguito.

Il sistema regionale di aiuti alle imprese, va completamente rivisto, introducendo meccanismi di automaticità e coinvolgendo il sistema delle imprese sin dalla programmazione degli interventi. Nel passato sono stati definiti strumenti non sempre corrispondenti alle reali necessità delle imprese e con una gestione di procedure non efficiente.

Non esistono strutture specializzate interne alla Regione e al contrario ogni settore gestisce le proprie misure senza le necessarie competenze e conoscenze. Non si ricorre a strutture esterne di qualità né si è fatto ricorso ad organismi intermedi; inadeguata è stata la risposta offerta da Fincalabra, alla quale è affidata la gestione di numerose misure di aiuto. I dati sono inconfutabili: i tempi che intercorrono tra la pubblicazione degli avvisi e la formalizzazione e l’erogazione delle prime risorse alle imprese superano quasi sempre l’anno. Anzi quando va bene superano un anno.

Abbiamo trovato ferme procedure che avrebbero potuto rappresentare una risposta importante in una fase di forte criticità per gli investimenti produttivi. Abbiamo sbloccato le risorse per i contratti di investimento che sono finalizzati a creare e rafforzare i sistemi produttivi locali attraverso il sostegno alla realizzazione di infrastrutture e servizi per l’innovazione, l’internazionalizzazione, la logistica e la commercializzazione.

Le risorse rese disponibili sono pari a 65,8 milioni di euro e saranno erogate sulla base di una graduatoria di merito a gruppi di imprese che soddisferanno i requisiti di qualità progettuale e sostenibilità finanziaria dei relativi programmi di investimento.

Nei prossimi giorni rilanceremo anche il tema degli aiuti alle imprese che operano nel turismo e nella valorizzazione delle risorse naturali e culturali.

Un altro tema dolente è quello del credito. I fondi di ingegneria finanziaria ai quali è stato assegnato un volume consistente di risorse, pari a circa 120 milioni di euro, sono stati utilizzati pochissimo. Se è pur vero che il contenuto utilizzo è ascrivibile alla bassa domanda di finanziamenti da parte delle imprese, quale conseguenza della contrazione degli investimenti e della crisi economica, non sono affatto tollerabili i ritardi tecnico-amministrativi per la messa a regime dei diversi strumenti. Anche qui bisogna lavorare per semplificare, ridurre gli oneri a carico delle imprese e puntare su pochi strumenti.

In una situazione di estrema difficoltà economica, come quella che stiamo vivendo nella nostra regione, le risorse dei fondi strutturali devono necessariamente contribuire all’obiettivo dello sviluppo rimettendo le piccole imprese, in primo luogo manifatturiere, al centro delle nostre politiche economiche.

Questo significa rivedere l’ordine delle priorità e significa utilizzare parte delle risorse comunitarie in funzione anticongiunturale, immaginando una scansione temporale degli interventi capace di sostenere, nei primi anni della programmazione, la moltiplicazione degli effetti degli investimenti aumentando la competitività e l’occupazione.

Tale azione avrebbe un duplice obiettivo: da un lato generare domanda pubblica e aspettative nel circuito dell’economia regionale, dall’altro attivare interventi che, sebbene innescati in funzione anticiclica, abbiano comunque valore strutturale e innovativo, e rafforzino il tessuto produttivo sostenendo la propensione all’investimento ed alla innovazione.

Le misure per lo sviluppo territoriale previste dall’Asse VIII richiederanno un approfondimento specifico e una valutazione appropriata, che ho chiesto agli uffici di avviare. Le due grandi direttrici dell’intervento regionale nella Programmazione 2007/2013 sono state i Progetti Integrati di Sviluppo Urbano (PISU) e i Progetti Integrati di Sviluppo Locale (PISL).

I PISU, dopo una lenta fase iniziale, che ha comportato una riduzione finanziaria delle misure, sono ormai avviati e dovrebbero garantire la spesa dell’intera dotazione loro assegnata.

Critica è, invece, la situazione dei PISL che, al 31 dicembre 2014, hanno registrato, sulle misure infrastrutturali e servizi, solo il 3 per cento della spesa, mentre sulle misure di aiuto alle imprese non si registra, in sostanza, nessun avanzamento. Diversi interventi sembrano essere in fase di avvio e aver terminato le fasi di appalto e aggiudicazione, per cui ci aspettiamo che una parte della spesa venga realizzata entro il 2015. La maggior parte degli interventi rischia, però, di non poter essere ultimata entro i termini di chiusura del Programma e, pertanto, stiamo individuando canali finanziari alternativi, per salvaguardare gli investimenti delle amministrazioni locali e consentire il completamento dei progetti.

I ritardi dei PISL sono frutto della complessità procedurale che ha caratterizzato l’impostazione delle misure e delle difficoltà attuative che contraddistinguono l’attuazione delle opere pubbliche. La selezione degli interventi e la stipula degli accordi con i soggetti beneficiari è stata segnata da una serie di passaggi intermedi estremamente complessi e ridonanti, se guardiamo alla tipologia degli interventi effettivamente finanziati. In gran parte dei casi, l’integrazione sembra essere rimasta sulla carta, sono stati individuati numerosi interventi puntuali, frammentati, di modesta dimensione finanziaria.

Alle criticità legate al disegno dello strumento e delle fasi preliminari di valutazione e approvazione, si aggiungono quelle inerenti le fasi attuative dei progetti, in merito ai tempi necessari per i pareri di compatibilità, alle procedure di aggiudicazione, ai ritardi nelle fasi attuative.

Del resto, consentitemi di rammentare che, già quattro anni fa, quando il percorso dei PISL era ancora in fase di avvio, da Presidente della Provincia di Cosenza avevo espresso, nelle diversi sedi formali, molte e diverse perplessità sull’impostazione della stratega di sviluppo locale della Regione: la mia amministrazione fu, infatti, l’unica a non sottoscrivere il Protocollo d’Intesa, non condividendone i presupposti e non ravvisandovi né una concreta politica di sviluppo sostenibile né obiettivi di spesa realmente perseguibili nei tempi del Programma.

Sono fermamente convinto che le nostre politiche di sviluppo debbano valorizzare la dimensione territoriale e il principio di integrazione degli interventi e delle competenze, sia per armonizzare degli interventi promossi dalle risorse comunitarie e gli interventi ordinari sia allo scopo di coordinare e far dialogare i diversi soggetti coinvolti nella realizzazione di progetti e programmi.

Ma l’attenzione al territorio, che va sempre sostenuta da una visione strategica regionale, deve tradursi in una forte azione da parte della Regione che va orientata, innanzitutto, a rafforzare la capacità degli enti locali di sollecitare e interpretare la domanda di sviluppo delle comunità e tradurla in una visione strategica coerente, integrata e unitaria, che eviti la frammentazione e la dispersione delle operazioni. Nel contempo, occorre migliorare la capacità delle amministrazioni locali nella progettazione e gestione degli interventi, per evitare i ritardi e le difficoltà che oggi registriamo.

Il 2015, che coincide con l’anno di chiusura dei Programmi Operativi del FESR e del FSE, si presenta come un anno difficile. L’eredità che ci lascia il passato governo regionale è pesante.

Per il POR FESR 2007/2013, in particolare, la sfida per il 2015 appare densa di rischi, in quanto il target da raggiungere è pari alla totalità del Programma, cioè 1.998 milioni di euro.

La distanza che, oggi, ci separa da questo target ammonta a circa 806 milioni di euro.

In considerazione di questo differenziale e dell’importanza cruciale che il raggiungimento del target citato rappresenta per la Calabria, la Giunta regionale ha approvato, con la Deliberazione numero 26 del 23 febbraio, un Piano d’Azione per l’Efficienza di Spesa, che ridisegna il quadro programmatico, gli strumenti operativi e il cronoprogramma all’interno del quale le singole strutture regionali dovranno operare al fine di massimizzare i risultati di spesa per l’annualità corrente.

Con questa Deliberazione della Giunta, si esce da una fase di continua emergenza caratterizzata da soluzioni “spot”, per approdare a una fase di programmazione sistemica delle azioni da porre in essere per garantire la migliore esecuzione del Programma.

In particolare viene scandita, con cadenza temporale definita, una serie di adempimenti che ciascun attore regionale coinvolto - Autorità di Gestione, Dipartimento della Programmazione, Dipartimenti responsabili dell’attuazione - dovrà compiere al fine di raggiungere l’obiettivo di spesa prefissato.

Con l’adozione del Piano d’Azione vengono introdotti, inoltre, importanti innovazioni nella gestione del Programma, tra i quali l’attivazione di un monitoraggio rafforzato degli interventi, grazie all’implementazione di nuove funzionalità del sistema informativo che consentono di controllare in maniera continua e rendere visibili l’andamento del programma e i risultati raggiunti.

Si prevede, inoltre, la costituzione di specifiche task force tematiche, dedicate alla risoluzione delle problematiche connesse a tipologie di interventi particolarmente rilevanti, come i PISL, i PISU, i Grandi Progetti, i regimi d’aiuto, gli strumenti di ingegneria finanziaria e le infrastrutture pubbliche di rilevanza strategica.

Il Piano d’Azione è stato condiviso con la Commissione europea, che ha apprezzato il puntuale lavoro di programmazione svolto in così poco tempo. I servizi della Commissione saranno costantemente aggiornati sull’andamento del Piano come sulle eventuali criticità riscontrate.

La batteria delle soluzioni operative che sono state definite dal Piano è ampia e comprende, tra l’altro: la riprogrammazione delle economie; la gestione delle eventuali modifiche delle decisioni comunitarie sui Grandi Progetti; l’individuazione di operazioni che potranno essere completate con le risorse della programmazione 2014/2020; il monitoraggio degli strumenti di ingegneria finanziaria per valutarne l’effettivo impatto sulla spesa; la semplificazione delle procedure di erogazione e gestione dei regimi di aiuto; la programmazione dei pagamenti anche al fine di evitare la concentrazione della certificazione della spesa a fine anno; la messa in campo di un sistema di monitoraggio rafforzato del POR, al fine di rilevarne in via speditiva lo stato di avanzamento e migliorarne l’attuazione; l’attivazione di specifiche task force per gli interventi in ritardo di attuazione, al fine di porre in essere tutte le misure necessarie per accelerare la spesa.

Come detto, il Piano d’Azione per l’Efficienza della Spesa fissa una road map puntuale in tema di chiusura della Programmazione 2007/2013, al fine di recuperare i ritardi accumulati. Il Piano dispone, per ogni macro-procedura, le azioni da porre in essere, la tempistica, le responsabilità e gli adempimenti, delineando un processo attuativo che dovrà garantire lo svolgimento delle diverse operazioni, evitando situazioni emergenziali e riducendo al minimo le criticità.

La messa a regime dell’attività di monitoraggio “rafforzato”, in particolare, è intesa a evidenziare tempestivamente e con procedure molto semplificate lo stato di avanzamento e attuazione del Programma.

Questo insieme coordinato di azioni e misure per l’accelerazione e la rendicontazione della spesa ci consente di formulare previsioni più attendibili per la chiusura del Programma.

La sfida per scongiurare il rischio del disimpegno delle risorse è del tutto aperta: su di questa grave è la pesante eredità di questi anni, con tutto il carico di implicazioni e problemi che porta con sé. Tuttavia, con le misure che abbiamo già definito e con le altre che seguiranno, possiamo guardare con un pizzico di fiducia in più ai mesi che ci attendono da ora fino alla conclusione del ciclo di programmazione.

Il nostro obiettivo è di salvare il salvabile!

Le situazioni di criticità che ho appena illustrato sulla Programmazione 2007/2013 hanno prodotto risultati negativi non solo, com’è ovvio, sull’andamento della spesa e sull’efficacia degli investimenti all’interno del medesimo quadro programmatorio, ma hanno addirittura generato un impatto, molto serio, anche sul nuovo ciclo 2014/2020.

Questo punto merita una particolare attenzione.

Per questo, intendo fornire al Consiglio alcune informazioni generali e, soprattutto, alcuni specifici elementi di valutazione sulla nuova Programmazione 2014/2020 che, in varia misura, sono strettamente interconnessi con il ciclo 2007/2013.

La prima questione che, all’atto del mio insediamento, ho dovuto registrare è che, anche sul fronte della nuova programmazione 2014/2020, la Regione aveva accumulato gravi ritardi.

Quando ho assunto formalmente la carica di Presidente della Regione, il 10 dicembre 2014, la procedura di trasmissione del POR 2014/2020 agli uffici della Commissione europea non era ancora completata ed era ferma da mesi.

Lo sblocco è avvenuto su mia iniziativa e il POR è stato trasmesso a Bruxelles il 18 dicembre scorso.

Voglio essere molto esplicito: a causa dei ritardi accumulati dalla precedente amministrazione, il ciclo della Programmazione 2014/2020 in Calabria potrà formalmente essere avviato non prima di alcuni mesi e solo una volta avuta l’approvazione da parte della Commissione europea.

Il Consiglio regionale e i calabresi devono sapere che questo comporterà, di conseguenza, un ritardo di circa un anno anche nell’avvio dell’attuazione del POR 2014/2020.

Anche sul tema della dimensione finanziaria del Programma - che comprende sia le risorse del FESR che del FSE - ci sono alcune informazioni fondamentali che intendo fornire al Consiglio con estrema chiarezza.

La dotazione finanziaria del Programma, inizialmente pari a 3 miliardi 568 milioni di euro a seguito della ripartizione tra le Regioni, è stata ridotta a 2 miliardi 378 milioni, a causa della diminuzione del tasso di cofinanziamento nazionale, che dal 50 per cento è passato al 25 per cento.

Questa riduzione, applicata alla Calabria, alla Sicilia e alla Campania, è stata assunta con decisione del Governo nazionale proprio in ragione dei bassi livelli di spesa di queste tre Regioni nell’ambito della Programmazione 2007/2013.

In altre parole, per la Calabria, la bassa percentuale di spesa registratasi sui Programmi 2007/2013 ha avuto un impatto negativo anche sulle risorse assegnate per il ciclo 2014/2020.

Si tratta di un fatto oggettivo e incontrovertibile: a causa dell’incapacità gestionale delle risorse comunitarie la Calabria può contare, per la Programmazione 2014/2020, su un monte complessivo di risorse che, tra FESR e FSE, è inferiore a quanto inizialmente programmato. Una decurtazione pari a 1 miliardo 190 milioni di euro.

Questo dato, di evidente inaudita gravità e mai verificatosi prima d’ora, peserà sull’economia e la società calabrese per tutti gli anni a venire.

Anche su questo fronte, abbiamo dovuto agire con rapidità e decisione, avviando un’interlocuzione con il Governo nazionale, allo scopo di recuperare, nella misura massima possibile, le risorse non assegnate.

Questa interlocuzione ha avuto esito positivo: i danni ereditati dalla pessima gestione del passato sono stati, solo in parte, riparati. Posso pertanto comunicarvi, con soddisfazione, che il Cipe, nella seduta del 28 gennaio, ha approvato la proposta relativa al cofinanziamento pubblico nazionale dei programmi europei per il periodo di Programmazione 2014-2020, stabilendo che le risorse del Fondo di Rotazione concorrono al finanziamento dei Piani di Azione e Coesione destinati agli stessi territori. In altre parole, la decurtazione subita dal POR 2014/2020 potrà essere in parte recuperata sul fondo nazionale.

Questo ci consentirà, da una parte, di gestire con più efficienza ed efficacia un POR con minore dotazione finanziaria. Dall’altra, ci permetterà di impegnare minori risorse del bilancio regionale per il cofinanziamento.

Ovviamente, sulle risorse recuperate sul Fondo di Coesione, l’interlocuzione con il Governo nazionale procederà speditamente – e dovrà essere tenuta sempre con costanza nel merito delle questioni - attraverso l’apertura di un tavolo che avrà l’obiettivo di definire gli obiettivi del programma parallelo - che confluirà in un nuovo Piano d’Azione Coesione - e le modalità di integrazione e complementarietà con il POR.

Nella crisi italiana, il Sud versa in una situazione di difficoltà finora mai sperimentata, per fattori di ordine strutturale nell’architettura dell’economia e della società, da cui derivano, in particolare, le situazioni di estrema gravità sul versante dell’occupazione, della qualità dei servizi e delle prospettive di investimento.

Il ritardo strutturale del Sud condiziona anche la congiuntura. Alla distanza col Centro Nord in termini di reddito e occupazione, stazionaria da oltre un cinquantennio, si accompagnano divari in quasi tutti i servizi pubblici fondamentali per la qualità della vita: dalla sanità, all’accesso al servizio scolastico e livelli di apprendimento, alla cura dei bambini, ai trasporti pubblici, alla gestione dei rifiuti urbani, ai servizi energetici, alla giustizia, alla sicurezza, alla cura per gli anziani, alla ricerca e innovazione, alle reti e società digitali, al servizio idrico integrato, ai servizi alle imprese, ecc.

L’insieme di questi servizi, da cui dipendono la crescita economica e l’inclusione sociale, configura l’agenda della politica per lo sviluppo e la coesione.

La Calabria acuisce e rende più evidenti e spesso più gravi le situazioni che si manifestano, in generale, in tutto il Mezzogiorno, finendo per presentarsi come una sorta di spazio simbolico dell’arretratezza, perennemente intrappolato nella morsa tra emergenze contingenti e criticità strutturali di lungo periodo.

Il ritardo, l’inefficienza gestionale e la bassa efficacia dei Fondi comunitari costituisce un importante elemento di ulteriore aggravamento di un quadro, di per sé, già profondamente depresso sul piano dell’economia.

Il ciclo 2007-2013 si è presentato al suo anno conclusivo - il 2015 appunto - con risultati di spesa assai negativi, che costringeranno il nuovo governo regionale a un intervento, straordinario e senza precedenti, per tentare di salvare il salvabile degli 806 milioni di euro che bisognerà rendicontare entro dicembre.

Da che esiste la programmazione comunitaria, la Calabria è tra le Regioni italiane più in difficoltà nell’attuazione dell’agenda comunitaria.

La programmazione comunitaria, sul piano della crescita economica e sociale, non è riuscita a generare quegli impatti e quei risultati, che pure erano attesi ed erano stati posti come finalità generali. Al netto di pochi interventi che hanno registrato avanzamenti importanti come ho ricordato a proposito dell’attuazione dell’agenda digitale o nel settore dell’energia o nell’attuazione dell’agenda digitale, di rari fattori in lieve miglioramento e di sporadiche singole esperienze, nessun indicatore-chiave e nessun problema strutturale dell’economia è stato significativamente intaccato o risolto.

Credo che dobbiamo riflettere oggettivamente su questi dati e su questa situazione.

Alla inefficienza gestionale e di spesa particolarmente grave e ulteriormente acuita nel corso di questi anni, si sovrappone, come in una sinergia al negativo, una profonda inadeguatezza ed un utilizzo inefficace dei Fondi, che finiscono per essere ridotti a meri strumenti finanziari - peraltro sostitutivi e non aggiuntivi alla spesa ordinaria - spesso del tutto sganciati dalle problematiche economiche e sociali del territorio e incapaci di sostenere concrete politiche di sviluppo.

In questo contesto di generale difficoltà nella gestione dei Fondi, con onestà intellettuale e responsabilità politica va però sottolineato un fatto che emerge in tutta evidenza e in modo incontrovertibile dai dati: la Programmazione 2007/2013 ha finora segnato il punto più basso delle esperienze programmatorie in Calabria.

In particolare, gli ultimi anni hanno visto precipitare la capacità d’impegno, spesa e rendicontazione da parte della Regione.

Al di là dei dati assoluti che ho prima illustrato e che ho dovuto registrare al momento del mio insediamento - il 10 dicembre scorso - un aspetto appariva particolarmente preoccupante e riguardava la variabile più importante nell’analisi dell’avanzamento finanziario della Programmazione: la velocità. In un certo senso e in qualche misura, un Programma può anche registrare volumi di spesa modesti, ma ciò che conta è quanto sta andando veloce e, soprattutto, se accelera o decelera.

La Calabria mostra, a partire dal 2011, una grande difficoltà nella velocità di avanzamento degli impegni e della spesa. Sono gli anni successivi al 2011 che presentano una vera e propria stagnazione nella utilizzazione delle risorse.

Anche il 2014 che sembrava destinato a chiudersi con valori molto modesti che avrebbero confermato una tendenza al rallentamento o, comunque, all’appiattimento della curva della spesa: nei primi 10 mesi, infatti, la spesa certificata era appena pari a 143,4 milioni di euro.

L’andamento degli ultimi anni collocava la nostra Regione in controtendenza rispetto alla normale dinamica dei processi di spesa.

Le ragioni di questa perdurante inefficienza gestionale e di spesa sono molteplici e non vogliamo, in questa sede, utilizzare artifici demagogici o strumentali.

Rientra nella responsabilità di noi tutti e della classe dirigente in generale, su un argomento che è cruciale per il futuro della Calabria e dei calabresi, mettere in campo una discussione franca, libera da condizionamenti, svincolata dalle appartenenze, rigorosa e seria nell’analisi.

Una discussione senza reticenze e libera, fondata sull’etica della responsabilità a cui siamo tutti chiamati, in questo consesso, per rispondere alla fiducia che i cittadini e gli elettori hanno in noi riposto e che costituisce il fondamento e la ragione del nostro mandato.

Questa operazione di verità deve essere intesa e considerata come un esercizio democratico e di trasparenza, un dovere morale verso i cittadini verso i quali tocca, ogni giorno, alimentare e rafforzare il senso di fiducia nella politica e nelle istituzioni.

Ed è anche, consentitemi, una manifestazione di rispetto verso il ruolo che ci compete come rappresentanti del popolo nelle istituzioni regionali: perché da questo derivano, tra l’altro, non solo le responsabilità di chi ha governato e i compiti di chi dovrà governare negli anni a venire, ma anche il complesso delle funzioni costituzionali che ognuno, nell’ambito delle proprie prerogative, è chiamato a esercitare.

Il quadro che ho sintetizzato in merito alla situazione ed alle prospettive dei Fondi Europei esprime con chiarezza la difficoltà e lo stato di crisi di fronte al quale ci troviamo.

Ragioni e responsabilità sono diverse e complesse. Vi contribuiscono sia fattori di ordine generale e di tipo giuridico e amministrativo - come l’incapacità a gestire la complessità dell’impianto legislativo e normativo comunitario e nazionale e la conseguente farraginosità dei procedimenti -, sia fattori riferibili alla scala locale e regionale dell’azione istituzionale come le evidenti inefficienze della macchina burocratica regionale, l’inefficienza dei controlli e le difficoltà gestionali in capo ai beneficiari, non adeguatamente supportati dalla Regione.

Fattori di criticità finora mai adeguatamente trattati e governati, ai quali si sommano: la debolezza di indirizzo dei centri di competenza; le incertezze originate dal susseguirsi di tagli di finanza pubblica e gli effetti di “spiazzamento” della spesa a causa del patto di stabilità interno; la focalizzazione sui processi anziché sui risultati e la scarsa mobilitazione locale; la polverizzazione degli interventi e la frammentazione della spesa; il disallineamento delle azioni amministrative rispetto agli obiettivi della programmazione; la segmentazione e la distribuzione parcellizzata della programmazione tra fondi (FSE, FESR, FEASR, fondi nazionali) e tra strutture gestionali, apparati, assessorati, società ed enti regionali ecc. ecc.

Vi rimando alla lettura di questa relazione, appunto.

Inoltre, emerge, in tutta evidenza, il deficit di visione strategica e capacità di coordinamento e governo delle politiche da parte della Regione, la mancanza di priorità tematiche, settoriali e territoriali, l’inadeguatezza del disegno di governance degli strumenti e del sistema degli interventi, la mancanza di un serio approfondimento delle problematiche legate alla sostenibilità istituzionale, amministrativa, operativa del complesso degli interventi.

Il risultato non è solo il basso risultato nella spesa, ma soprattutto il fallimento degli obiettivi generali della Programmazione posta a base della utilizzazione delle risorse. Una circostanza che, lo ribadisco, peserà per anni sulla Calabria e i calabresi.

Di fronte alla situazione che ho appena illustrato e proprio nella prospettiva di attuare la programmazione 2014/2020 in modo radicalmente diverso dal passato, a noi tocca il compito di intervenire, con determinazione e rapidità, sui fattori strutturali che hanno impedito la spesa efficiente e l’uso efficace dei Fondi Europei.

Proprio per questo nei prossimi giorni noi investiremo il Consiglio regionale di una nuova proposta di governance per quanto riguarda il programma 2014-2020. Una nuova proposta alla quale stiamo lavorando per evitare di ripetere gli errori del passato.

La costruzione di un’adeguata e diffusa capacità istituzionale nell’uso dei Fondi è decisiva. Anche per questa ragione, bisogna supportare i beneficiari e bisogna dare maggiore spazio, nelle scelte, al confronto con gli attori portatori di interesse dell’economia e della società, prevedendo sia l’Ufficio del Partenariato specifica struttura di supporto operante sui territori e costruita selezionando le competenze con criteri basati sul merito.

La gabbia soffocante e rigida dei procedimenti deve essere smontata, così come la parcellizzazione burocratica degli interventi, a favore di una gestione flessibile e pragmatica, che parta dai bisogni e dai problemi della società e dell’economia regionale e dalle risposte che devono essere date.

I funzionari e i dirigenti regionali, così come quelli in capo a beneficiari e soggetti attuatori pubblici, devono adottare un comportamento esclusivamente orientato al risultato, escludendo ogni residuo atteggiamento conformato alla perversa logica dell’adempimento burocratico.

Gli aspetti riguardanti la gestione, l’organizzazione, i controlli, il monitoraggio e l’efficienza della spesa, saranno centrali nella riorganizzazione che prima ho annunciato.

Tuttavia, il monitoraggio e l’analisi dei risultati e dell’impatto delle politiche, oltre che dell’efficienza gestionale e di spesa, deve costituire un costante modello di riferimento per la valutazione dei modelli d’azione, degli interventi, delle strutture regionali e del personale.

A questi scopi, stiamo lavorando ad un piano di riorganizzazione delle funzioni di programmazione, intervenendo per risolvere tutte le criticità prima elencate nell’ambito del più generale processo di riorganizzazione della macchina organizzativa della Regione.

La concentrazione della spesa, annullando la polverizzazione degli interventi e la frammentazione delle politiche e puntando sui settori chiave, a più alto valore aggiunto in termini di impatto economico, sociale e occupazionale ed a più elevato contenuto d’innovazione, sarà per noi una priorità assoluta.

In questo quadro, cambieremo il modello gestionale dei Fondi Europei. Per queste ragioni, anche in vista della fase di interlocuzione che si aprirà con la Commissione Europea, una volta che questa avrà notificato alla Regione le proprie osservazioni sul programma 2014-2020, apriremo un confronto stringente nel merito delle procedure perché questo è un nodo rilevante da affrontare così come – voglio annunciarlo subito al Consiglio – metteremo all’opera un nucleo di competenti, una Commissione per lo snellimento delle procedure perché ritengo che anche su questo fronte è necessario affrontare una riforma che ci consenta di superare lungaggini e aree di sosta che non sono più ammissibili.

Credo che proprio in direzione di una riflessione che partendo dal passato corregga alla radice gli elementi, le ragioni strutturali che hanno determinato il fallimento nella utilizzazione delle risorse comunitarie, il Consiglio regionale dovrà esser chiamato ad un approfondimento, ad un confronto di merito perché si possa pervenire alla definizione di strumenti adeguati, agili e capaci di superare le difficoltà che sono alla base di questa situazione.

Vi renderete conto che intorno alla partita di utilizzare le risorse comunitarie che, come dicevo prima, sono le uniche risorse sulle quali possiamo disporre per alimentare il sistema delle imprese per determinare condizioni di crescita e di ammodernamento strutturale della nostra terra noi abbiamo il dovere di approfondire attraverso il confronto le ragioni di queste difficoltà e definire gli strumenti più consoni perché si possa uscire da questa situazione.

In questa direzione abbiamo bisogno di più partenariato, più coinvolgimento delle forze sociali, di più confronto con gli enti locali, di far pesare di più i bisogni del territorio e di far in modo che le scelte che a livello regionale vengono assunte corrispondano a questi bisogni ma dobbiamo lavorare per rendere questi momenti costruttivi abbandonando inutili ritualità.

Desidero infine porre l’attenzione su un aspetto che ritengo cruciale per il tema di cui stiamo parlando oggi. Il Programma operativo 2007-2013 è un’esperienza che possiamo considerare non riuscita, in verità come altri Programmi delle Regioni del Mezzogiorno.

Nonostante con il programma parallelo confluito nel Piano di Azione Coesione, del valore di circa 1 miliardo, sia stato abbassato il target di spesa, si è comunque dovuto ricorrere a strumenti di correzione dei dati di spesa mediante la rendicontazione. E anche sulla utilizzazione del piano di coesione e gestione è necessario che il Consiglio faccia una riflessione perché, guardate – e chiudo – spesso viene utilizzata l’inefficienza che è un dato oggettivo, l’incapacità che è un dato oggettivo delle Regioni meridionali nella utilizzazione delle risorse per operazioni di ricentralizzazione, appunto delle risorse. Come è avvenuto nella storia del Mezzogiorno e di questo Paese.

Quelle risorse vengono utilizzate non per azioni o progetti strategici da parte dell’amministrazione centrale volti al territorio meridionale ma vengono utilizzati per la redistribuzione verso altre aree del Paese.

Credo che avere la capacità, rimuovere le ragioni di questa rapina permanente nei confronti del Mezzogiorno e di una Regione come la nostra è un dovere non solo per utilizzare pienamente ed in modo efficace le risorse destinate alla Calabria ma anche per impedire questa rapina.

In questo senso credo sia duplice l’interesse del Mezzogiorno e della nostra Regione a superare inefficienze e difficoltà, a definire strumenti che possano consentire di utilizzare pienamente le risorse destinate attraverso la programmazione comunitaria ai nostri territori ma è anche una concreta opportunità perché si possa contrastare una tendenza che storicamente ha fatto del Mezzogiorno una terra marginale, un’area marginale e ne ha rapinato persino le risorse destinate al suo territorio.

Ecco perché ritengo centrale l’attenzione su queste problematiche. Ritengo che la discussione di oggi non debba essere una discussione una tantum o solo una informativa, una operazione verità ma debba essere l’inizio di una attenzione costante sulle risorse destinate alla nostra terra, in modo particolare dalla Unione europea affinché non un solo euro vada disperso e perché queste risorse possano essere utilizzate per produrre crescita, rinnovamento, trasformazione e ammodernamento della nostra Regione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie al presidente Oliverio per questa completa e articolata relazione sulla programmazione dei fondi comunitari che certamente rappresenta un problema centrale per tutti e che però da problema può diventare una risorsa per tutti i calabresi.

Apriamo la discussione generale sulla relazione.

Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente, pensavo ci fossero più iscritti, altrimenti, avendo già parlato, sembra quasi di monopolizzare la discussione, quasi fosse una questione personale. Ben volentieri intervengo su questo punto. Abbiamo ascoltato con attenzione la relazione del presidente Oliverio e vorrei suggerire - al di là dei numeri che la Calabria conosce quanto me se non meglio di me - una serie di elementi utili a fare una valutazione critica di questi anni che, voglio ricordare, riguardano il periodo 2007/2013. Per intenderci qualità, quantità e capacità di spesa stanno a cavallo di 3 anni di due amministrazioni.

Molti sono stati i dati che abbiamo letto sulla stampa sui riferimenti nazionali, sui successi o sugli insuccessi e ci prenderemo ovviamente il tempo per verificare e per dare all’opinione pubblica il giusto grado di responsabilità perché è giusto che un’amministrazione uscente, che è stata posta sotto critica rispetto a dei risultati, possa controbattere come fatto di informazione.

Rimane, però, un problema culturale, Presidente. Lei giustamente dice che durante 40 anni di regionalismo, gli ultimi 20 anni sono stati interessati da questa Giunta che ebbe, pure se trasformata nel tempo come dotazione straordinaria per lo sviluppo, quasi a supplire una dotazione ordinaria. Ed è stato così perché lei che ha fatto il Presidente della Provincia e i tanti consiglieri che hanno fatto il sindaco sapete benissimo come i trasferimenti sono avvenuti con grandi ritardi; è come un gatto che si morde la coda. Anche il Patto di stabilità, rispetto al quale incide anche la capacità di spesa dei fondi, servirà molto alle politiche nazionali di questo Paese.

C’è un elemento complessivo di valutazione che non può essere affidato ad uomini di parte quindi provo a chiederle nuovamente – lo faccio in ogni mio intervento – a non essere un Presidente di parte ed a provare di essere obiettivo.

Va da sé che lei si candida a produrre risultati, è quasi come mettere le mani avanti dicendo “io vi rappresento dei dati, raccontando che è tutto allo sfacelo per cui qualsiasi risultato portiamo sarà salvifico”.

Io non credo sia così, presidente Oliverio, perché c’è una tendenza nuova e differente, quella di non andare a parcellizzare la spesa, che la Giunta precedente ha provato ad intraprendere.

Si guardi, ad esempio, agli investimenti complessivi sui grandi interventi – aerostazione, metropolitana e altro – e non alla parcellizzazione della spesa per le fontane che, se volete, sono state la dinamica negativa dei famosi Pisl, rispetto ai quali anche noi all’interno eravamo molto critici. Lo ricorderà il consigliere Aieta, che non vedo in Aula, che all’epoca in cui era sindaco, su quei territori che conosco bene perché riguardano la mia provincia, si lottava contro la logica di altri sindaci o anche delle province che ragionavano della parcellizzazione degli interventi.

A questa sua critica su quello che non ha funzionato negli ultimi 20 anni, aggiungerei tutta una critica di base sul sistema dei fondi comunitari, anche su problematiche sulle quali lei immagino abbia lavorato molto. Mi par di capire che in questi mesi siate stati impegnati più sul fronte sanitario, senza tuttavia riuscire a realizzare grandi risultati per la Calabria e si stratta di una responsabilità politica del Governo nazionale che distinguo da lei, perché, insomma, una parte politica ci vede minoranza sia in Parlamento sia in Consiglio regionale.

Comprende bene, Presidente, che la capacità di spesa complessiva sulle cifre che lei ha citato per fare un intervento obiettivo non mi convince. Se lei mi dice che dal 10 dicembre, quando si è insediato, ha avuto grande difficoltà anche a convocare il Consiglio, perché c’era la liturgia classica della politica, la nomina del Presidente della Repubblica e quant’altro, dubito ci sia stato un grande impulso ad una macchina amministrativa che è ancora a metà, è ancora un’anatra zoppa, nel senso che mancano molti assessori con deleghe importanti.

Manca finanche la nuova guida dei dipartimenti, tant’è che penso che anche nella scelta degli uomini ci siamo dovuti ricredere. Vivaddio al Dipartimento programmazione comunitaria lei ha assunto come suo consulente un uomo, che evidentemente ha ottenuto dei risultati, scelto dal presidente Scopelliti, che avrà fatto scelte giuste e scelte sbagliate. Non è che il presidente Scopelliti fosse perfetto e neanche lei potrà esserlo pur avendo tutte le migliori intenzioni.

Ribadisco una critica alla sua supponenza perché dubito che in questi pochi e scarsi mesi di lavoro possa giungere il risultato salvifico. Se delle cifre, se degli interventi, se degli strumenti, se dei progetti, se delle azioni salvano in parte o meno una qualità della spesa che risente di tutti questi anni di complessità, vivaddio ci sarà stato un lavoro di impostazione e non il nulla, perché se c’è chi può recuperare progetti che vengono ad essere rendicontati nella prima tranche del 2014 evidentemente lo potrà fare in virtù di un lavoro già predisposto in precedenza. Voglio ricordare a me stesso, e lo ricorderemo ai calabresi anche nei prossimi giorni, quanto una vicenda drammatica - come l’interruzione prematura della scorsa legislatura – abbia inciso negativamente sull’operatività della Giunta. Durante gli ultimi 8 mesi, presidente Oliverio, e lo dico soprattutto per quelli che a differenza mia hanno fatto gli assessori nella Giunta Scopelliti, noi abbiamo operato con grande difficoltà; eppure c’erano interventi straordinari messi in campo dal collega Salerno, che era assessore al lavoro, che aveva recuperato una programmazione che subiva dei ritardi e che però è stata frenata anche dall’impossibilità di poter nominare.

Voglio ricordare che finanche sulle risorse affidate alle fondazioni che gestiscono progetti nel campo sociale vi è stata una polemica che ritengo stucchevole, al di là della cifra irrisoria che adesso sembra la panacea. Anche in questa circostanza c’è stata una continuità di lavoro per raggiungere risultati entro il 31 dicembre.

Questo è il concetto della continuità amministrativa. C’è una macchina organizzativa che ha prodotto dei risultati e ne ha mancato altri, ci sono alcuni ritardi. Se vorrete affrontare anche col nostro contributo il resto della programmazione 2007-2013 e la futura programmazione 2014-2020, che hanno chiare responsabilità di un corpo sociale ed economico, noi ci saremo. Non servono tavoli alla Calabria, presidente Oliverio.

Ne ho visti tantissimi, così come l’opinione pubblica e la stampa che ne hanno visti tantissimi in questi anni. Non ho mai sentito i grandi sindacati partecipare ai tavoli con queste proposte che acceleravano. Anzi quella è una liturgia rispetto alla quale serve grande rottura.

Allora il problema dove sta? E’ un problema culturale della Calabria e lo dico a suo sostegno per le difficoltà che avrà Presidente.

Quando i sindaci programmano interventi, soprattutto quando vengono dalla programmazione dal basso, guardate con attenzione ai Pisl, perché non si tratta di un programma messo in campo dal consigliere Tallini, o dal consigliere Salerno o dall’assessore Mancini o dal presidente Scopelliti, ma è il recepimento di una programmazione dal basso dei comuni e registriamo che c’è gente poco adeguata a guidare i comuni perché non ci sono grandi risorse per consulenze. Se era così prima, sarà così anche per il futuro e quindi è un bene che lei parli di snellimento di procedure.

Mi sono occupato si energia e se volessimo avere l’umiltà di partire da un risultato positivo, potremmo dire che per la prima volta nella storia delle Regioni a obiettivo convergenza c’ è un settore che spesso ha impegnato tutte le risorse, quasi al 100 per cento. È un risultato che ho visto certificato sul giornale anche in una sua relazione.

Lì non c’è stato un Mandrake della politica, non ci sono state grandi alchimie, c’è stato quello che dovremmo fare come nuova generazione della politica, e non è un problema di carta di identità, cioè rompere con l’arroganza del potere che deve comandare e sostituirsi a tutti i costi avendo pochissimi dirigenti. Lo ricordavo nei giorni scorsi al collega Guccione, che mi pare di capire abbia queste deleghe, che lì non lavorano 100 ma sei persone con un solo dirigente e hanno prodotto i risultati che altri dipartimenti non hanno prodotto.

Significa avere una governance che guardi nell’ottica di produrre fatti e nello specifico i fatti sono bandi di efficientamento energetico dove enti privati e pubblici producono domande che dovrebbero essere selezionate nel minor tempo possibile e determinare quali sono i progetti migliori possibili.

Quindi tutto quello che lei elenca come accelerazione ancora non lo vedo, Presidente, nel senso che lei non ha potuto fare altro dal 10 dicembre rispetto al 31 dicembre che è la prima scadenza. Finanche il ritardo, ripeto, della nomina del commissario alla sanità ha fatto sì che gli ultimi 8-9 mesi si sia verificata una situazione drammatica. Ogni tanto partecipavo a riunioni dove finanche la nomina dei dirigenti sanitari, considerata anche quella dalla stampa come usurpazione di chissà quale potere della guida di aziende sanitarie o quant’altro, era impedita; anche lì ci sono soldi che non si sono potuti spendere perché non c’era la governance perché non è stato nominato il commissario, perché qualcuno a Roma, ancora oggi, gioca su uno dei settori più importanti e so quanto forse anche a lei abbia provocato sofferenza, Presidente.

Si capisce che voleva iniziare nel migliore dei modi e non c’è riuscito rispetto a questo tema perché anche tra i fondi messi oggi nel Piano di azione e coesione, in quel fondo comune e indistinto che è stato dato a Roma per spenderli al posto nostro, c’erano delle risorse per delle case della salute bloccate da 8 mesi, perché da quando il presidente Scopelliti si è dimesso – più che dimettersi non so cosa potesse fare – è stato un continuo susseguirsi: questo non si dice, questo non si fa, adesso non è possibile, adesso ce la vediamo noi.

E anche quello, in questa critica se con noi vuole essere onesto intellettualmente, Presidente, ha comportato un ritardo notevole rispetto ad obiettivi di cose programmate che valgono 42 o 58 milioni di euro, non ricordo bene. Faccio un esempio con i fondi della casa della salute e mi ripeto: l’errore è nella valutazione di alcuni interventi nella complessità di fare bandi di gare che siano utili; certamente i bandi su una metropolitana hanno delle procedure più importanti e più difficili rispetto a quelli delle centinaia di fontane costruite con le vecchie programmazioni.

Questo è stato il tentativo, vorrei sottolineare, di una nuova azione di governo che si è provato a mettere in campo nella scorsa legislatura. E’ ovvio che ad oggi si individuano grandi progetti: l’aerostazione, metropolitane, cittadella consegnata, gli ospedali che risentono di un ritardo strutturale e organizzativo di una Regione. Non è che la Regione è cambiata da quando lei è diventato Presidente.

Si troverà, purtroppo, a combattere come è stato anche sui fondi sulla depurazione messi in campo a partire dal 2010, per i primi 180 milioni di euro - e cito a memoria dai titoli dei giornali e dalle riunioni che facevamo con sindaci che non hanno nemmeno programmato un bando di gara -. E’ quindi un problema strutturale della Calabria, non andremo a sostituirci a quei sindaci, non lo faremo nemmeno con i consulenti e con tutte le task force che lei metterà in campo.

Bisognerà scegliere come poter snellire procedure – su questo sono d’accordo con lei, presidente Oliverio – e noi siamo qui per aiutarla e per sostenerla.

E’ ritornato il collega Aieta. Collega, ricordavo al suo presidente Oliverio quanta difficoltà culturale c’è stata rispetto al passato, come lei ben sa con le riunioni che sono state fatte. Anche lì c’è un problema della politica, è come se io candidassi Fagnano Castello, che mi ha dato le origini, ad essere il paese per eccellenza della Calabria.

Mi pare che non sia così. Quindi quella rottura, quella difficoltà che quel sindaco, oggi consigliere regionale, incontrava le ritroverete tutte per strada nei prossimi mesi quando lei inizierà a programmare, Presidente.

È stato possibile raggiungere i risultati che lei ci ha elencato dalla banda larga, alla delibera che in questi giorni avete fatto - rispetto alla quale vorrei sottolinearvi un altro progetto che si chiama Smart Region, relativo alla mobilità sostenibile, che è già pronto e realizzato insieme ad Enel e vale 58 milioni di euro -, perché ha trovato già una programmazione su cui poter intervenire.

Penso che la Calabria e noi, per il tramite dei calabresi, non la volevamo al governo regionale, ma le ripeto che lei per noi è il Presidente di tutti i calabresi, quindi anche il mio Presidente. Forse abbiamo sbagliato anche noi nella passata legislatura, ci aspettiamo da lei un momento di grande verità. A Cesare quel che è di Cesare. Non è tutto nefasto anche per come emerge da questi dati. Non si annunciano incapacità di programmazione, ma c’è solo un grande ritardo, quello sì. Molto spesso abbiamo provato a cercare imprenditori in questa Regione e non è semplice trovare gli imprenditori che decidono di dire per esempio “ho un piano straordinario, guardate in un’altra direzione”.

Non si costruiscono solo case o palazzi e si fa impresa. Anche quello deve essere un grande monito da offrire a questa Regione, informarli per tempo di dove e come sono le risorse e come si possono trasformare.

Questa è l’analisi che aggiungo alla sua, non basta soltanto la politica, non bastano solo i bravi dirigenti che pur ci sono e lei ne ha trovati. Sarà giusto sostituire chi ha fallito e chi ritiene non adeguato. Ma il lavoro, che lei ha rendicontato sulla stampa e oggi in queste ore, è ancora il lavoro fatto da chi l’ha preceduta, al saldo dei limiti e di quelle cose e di quegli spunti positivi che al posto suo riprenderei e rispetto ai quali chiederei anche a questa parte dell’Aula di essere utile e di andare a smontare.

C’è arroganza di nicchie di potere, di potentati inutili per questa Regione, di gente che ancora viene eletta e che forse sarebbe opportuno non vedere più nelle varie istituzioni, che viene ancora dal gioco per cui si dice “io ho quel pezzo di risorse” e le gestisce in quest’ottica. Quella è la cosa da combattere. Anche la gestione dei fondi l’abbiamo vissuta sul campo insieme alla gente del Pd, insieme agli amministratori, nel ruolo, che avevamo, di governare tutta la Calabria.

Questo è l’elemento culturale neutro che va combattuto. Manca nella sua relazione, Presidente, volevo sottolinearglielo di nuovo perché è quello con cui lei si andrà a scontrare ed è quello con cui ci siamo scontrati.

Quindi, più onestà intellettuale, grande capacità di dire che se li vogliamo citare tutti da Veraldi in avanti, Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti, Oliverio nessuno di voi si è candidato per distruggere la Calabria. Sarebbe come riconoscere i dottor Jekyll e mister Hyde. Ognuno di voi si è candidato per fare il meglio, ognuno portatore della propria esperienza politica, della propria weltanshauung, della capacità di immaginare il futuro, ma i problemi sono sempre quelli, quelli che ci sono da 20 anni e riconoscerli insieme significherà forse rimuovere quegli ostacoli con la capacità di programmare grandi interventi.

Ho finito, Presidente, c’erano dei passaggi da aggiungere che fossero ad ausilio e a supporto del presidente Oliverio, no? Perché altrimenti rispetto alle polemiche che anche voi avete provato ad alimentare, sarebbe sembrato che noi fossimo contro a prescindere. Penso che non sia così, però oggi restituire l’immagine di chi come voi è in grande ritardo, con un’azione forse notturna perché di giorno siete impegnati su altre cose, ci sembrava esagerato e poco opportuno, dato che ancora il commissario alla sanità non è arrivato dalle cronache dei giornali.

Bene la direzione di sburocratizzare, bene la direzione di rompere con una cultura di arroganza del potere. Rispetto a questo ci troverà da questa parte umilmente rispetto a come si arriva anche al risultato del 100 per cento – siccome ce ne siamo occupati –. Siamo pronti a dare il contributo suggerendo di fare cose normali, cioè di andare la mattina e dire ai dirigenti di correre e di approvare i buoni progetti che pure questa Regione è in grado di sviluppare.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

SALERNO Nazzareno (Forza Italia)

Grazie, Presidente, Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, stiamo discutendo su un tema importantissimo di vitale importanza per la nostra Regione: i fondi comunitari.

Presidente Oliverio, ho ascoltato con grande attenzione la sua relazione molto dettagliata, minuziosa, approfondita della situazione dei fondi comunitari della nostra Regione, della spesa dei fondi comunitari.

Chi le parla in questo momento ha avuto l’onore e l’onere di ricoprire di assessore per 18 mesi nella passata legislatura ed ha avuto la possibilità di rendersi conto di quanto difficile sia spendere i fondi comunitari, di quanto difficile sia raggiungere gli obiettivi che una Giunta regionale si pone, ogni singolo assessore o il Presidente della Giunta regionale.

Non v’è dubbio che in politica c’è gente che lavora, che c’è anche gente che se ne infischia dei problemi delle istituzioni e della comunità. Ma questo accade anche nell’altra parte, quell’altra parte che dovrebbe collaborare con la politica e mi riferisco alla burocrazia, presidente Oliverio, perché io ritengo che, al di là dell’appartenenza politica, centro-destra o centro-sinistra, quando si vincono le elezioni ognuno ha la responsabilità di governare questo Ente e cerca di farlo nel migliore dei modi, con senso del dovere, cercando di raggiungere i risultati - e soprattutto gli obiettivi che sono stati programmati - nel più breve tempo possibile. Purtroppo questo non accade e chi vi parla si è reso conto che tante volte ciò che la politica vorrebbe fare ma soprattutto le risposte che vorrebbe dare a questa Regione trovano un muro davanti e quel muro è la burocrazia regionale, presidente Oliverio.

Vede, lei nella prima, nella seconda seduta di Consiglio regionale ha proposto la modifica dello Statuto, ha proposto delle modifiche all’assetto, agli strumenti della nostra Regione. Col gruppo di Forza Italia ci siamo astenuti dicendo che lei deve tracciare la linea perché ha vinto le elezioni insieme alla sua maggioranza e deve dotarsi degli strumenti che lei ritiene siano utili per poter rendere efficace l’azione di governo regionale.

Oggi io le dico, per quanto riguarda la spesa dei fondi comunitari, di prestare molta attenzione alla burocrazia regionale perché io ho trascorso a volte anche 18 ore in assessorato per cercare di velocizzare la spesa, come per esempio il credito sociale che è stato frutto di una mia iniziativa, ma all’epoca da quando la rappresentai al presidente Scopelliti sono passati 10 mesi prima di vedere alla luce un bando che è stato modificato decine e decine di volte dalla burocrazia e dai dirigenti generali.

Chi vi parla ha avuto un confronto, uno scontro con chi ha ricoperto dei ruoli di alta responsabilità nell’apparato dirigenza regionale e lei troverà anche traccia scritta di questo perché quando uno governa e amministra si deve assumere le responsabilità fino in fondo.

Così come diceva anche il collega Orsomarso per esempio sui fondi della depurazione, i fondi che sono stati messi a disposizione; tanti sindaci sono stati inadempienti perché, purtroppo, un’altra piaga è anche questa: la Regione è un ente di programmazione, di controllo e di indirizzo ma non è un ente di gestione.

Alla fine i fondi comunitari vengono poi gestiti ed utilizzati dai soggetti attuatori. Non v’è dubbio che lo sprone possa essere il controllo, la Regione e anche la programmazione, individuando degli obiettivi strategici per la nostra Regione; questo sì è fondamentale ma spesso ti ritrovi già con le procedure farraginose imposte dalla Unione europea, con l’indifferenza o comunque con il mancato impegno di tanti soggetti che dovrebbero fare la loro parte per velocizzare la spesa.

Presidente Oliverio, quello che voglio dire oggi è questo: nella passata legislatura ci siamo impegnati per dare il massimo e cercare di raggiungere il massimo della spesa dei fondi comunitari realizzando interventi con tutti i problemi che le ho rappresentato prima.

Oggi le voglio dire questo, Presidente: lei sta impostando una azione di governo da qualche mese. Ha la possibilità di voltare pagina su tante cose e lo faccia, lo faccia se vuole raggiungere veramente quegli obiettivi che poco fa in quella relazione ha menzionato, altrimenti rischiamo fra uno o due anni a ritrovarci in quest’Aula a dire ancora una volta che la Calabria non riesce a spendere bene.

Un impulso in più, se è necessario, anche istituendo delle Commissioni, dei gruppi di lavoro. Insomma fare un qualcosa per controllare chi oggi ha il dovere e soprattutto viene pagato per essere responsabile e velocizzare la spesa dei fondi comunitari.

Questo è un momento importantissimo, abbiamo ancora la possibilità fino al 31 dicembre di spendere la programmazione 2007-2013 e nell’occasione vorrei porre alla sua attenzione alcuni strumenti che sono in atto per esempio sull’agricoltura come la misura 121. Ci sono tanti imprenditori che hanno degli interventi in atto e che rischiano di non poter completare e magari rischiamo di tornare indietro fondi. Se è necessario, presidente Oliverio, porti anche all’ordine del giorno del Consiglio regionale le eventuali proroghe che saremo disponibili a dare, per mettere la Giunta nelle condizioni di poter operare e far spendere al massimo i fondi comunitari.

Come dicevo, noi dobbiamo fare proprio questo: impulso, controllo e velocizzazione della spesa. E’ la burocrazia che deve far questo, altrimenti si rischia di far dibattiti in Consiglio tra maggioranza e minoranza, con lei che lavora dalla mattina alla sera insieme magari alla sua Giunta; alla fine rischiamo di non raggiungere i risultati perché, purtroppo, le procedure per spendere i fondi comunitari sono farraginose con tutti i controlli che ci sono; spesso si verificano interruzioni di spesa a volte ingiustificate e poi la politica è costretta a sedersi al tavolo come lei ha detto prima anche in un confronto col Governo nazionale e anche con i vertici comunitari per cercare di rimettere in moto il meccanismo e di non perdere i fondi.

Oggi il nostro ruolo, quello della minoranza - che fino a qualche mese era maggioranza e aveva la responsabilità di governo – deve essere un ruolo di responsabilità, di attenzione su questi punti che sono strategici e nevralgici per lo sviluppo della regione.

Stia tranquillo: noi ci saremo su queste cose e ovviamente ci confronteremo su scelte politiche diverse dove magari avremo un pensiero diverso.

Però, presidente Oliverio, colgo l’occasione nella parte finale del mio intervento di far qualche riflessione che non vuole essere né una critica né un attacco nella maniera più assoluta ma qualche riflessione è giusto farla.

Intanto rinnovo al presidente Scalzo la mia solidarietà per il vile gesto che ha subito, le lettere di minaccia, perché sono cose che non stanno né in cielo né in terra e che non è possibile subire da parte di chi si dedica oggi ad amministrare la cosa pubblica e a ricoprire ruoli istituzionali.

Però, presidente Oliverio, ho seguito un attimo la vicenda per la nomina del commissario alla salute: non è giusto che questa Regione continui ancora in questa situazione. Noi da maggio, dalle dimissioni del presidente Scopelliti abbiamo avuto una Giunta regionale con poteri ridotti, con poteri ordinari e quindi è stato un problema per la Calabria. In più siamo stati senza commissario se non nominato poi a ridosso delle elezioni regionali, il generale Pezzi con la clausola fino alle elezioni del nuovo Presidente della Giunta regionale perché si dava per scontata, comunque, la nomina del Presidente della Giunta regionale.

Se vuole un mio pensiero sarebbe stata cosa giusta che fosse stato il Presidente della Giunta regionale commissario. E le spiego in maniera molto semplice il perché. Io mi sono interessato e insieme al collega Ciconte, col quale siamo stati in Commissione assieme, abbiamo lavorato e collaborato su punti molto importanti per la nostra Regione che riguardavano la sanità. Noi non ci troviamo più nella prima fase del Piano di rientro quando dovevamo rientrare dal debito della sanità. Oggi ci ritroviamo nella seconda fase, in quella di accompagnamento per uscire dal Piano di rientro, cioè predisporre il tutto in quella fase preliminare per tornare alla normalità.

Allora chi più del Presidente della Regione che dovrà governare la Regione nei prossimi 5 anni poteva assolvere a quel ruolo di commissario per la sanità? Oggi non si tratta più, come si faceva prima, di tagliare la spesa, di tagliare reparti e posti letto, ma oggi si tratta di accompagnare la Regione verso la normalità e incominciare a mettere i tasselli per ricostruire la sanità nella nostra Regione e capire quali ospedali devono essere potenziati, quali devono essere recuperati perché tagliati dal Piano di rientro e quella che dovrà essere l’eccellenza nella nostra Regione.

Però è stata votata questa legge che non prevede la nomina del Presidente, che prevede che non sia possibile la nomina del commissario a Presidente della Regione; però, presidente Oliverio, il Governo deve nominare il commissario per la sanità perché questa Regione non può restare paralizzata.

La questione della Fondazione Campanella si trascina ormai da tre anni. Abbiamo votato alla unanimità due volte leggi regionali in questo Consiglio per salvare la Fondazione Campanella e i sub-commissari più volte si sono rifiutati di firmare gli atti consequenziali per salvare la Fondazione Campanella.

Penso che sia arrivato il momento di non permettere più queste cose. La nostra non può essere una Regione colonizzata né una Regione sottoposta a determinati diktat da parte di chi fra sei mesi andrà via e si dimenticherà della Calabria e dei suoi problemi.

Questo è quel che volevo dire, presidente Oliverio, rinnovando a lei gli auguri di buon lavoro per cercare di dare veramente qualche risposta a questa Regione. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente Francesco D’Agostino

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Colleghi consiglieri, penso che ognuno di voi abbia fatto la riflessione sulla comprensibilità dello stato d’animo in cui si può trovare un consigliere che, come me, iscritto ad un partito, al contrario di altri candidati senza tessera che siedono anche su questi banchi, si trova a fare una battaglia in campagna elettorale e poi in quest’Aula per ragioni “formali” si trova assegnato al gruppo Misto.

Ringrazio il collega Nucera che ha tentato di far capire la questione politica in quest’Aula, ma ho notato anche con quale disinvoltura è stato preso in considerazione il suo intervento mirato a far comprendere la situazione.

Voglio brevemente commentare l’intervento del Presidente della Giunta, Oliverio. Però voglio dire - e poi passo al dibattito all’ordine del giorno del Consiglio regionale, cioè la discussione sui fondi comunitari - che le cose riferite in quest’Aula non sono come le ha riferite il presidente Scalzo.

Io ho – proprio perché lei stesso l’ha ricordato – copia…

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, ha già parlato di questo.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Che è successo…

PRESIDENTE

Quello che ha riferito il presidente Scalzo…

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Ma avete visto a quale livello siamo?

PRESIDENTE

A quale livello?

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Questo è il livello nel quale ci troviamo? Ma comprendete a che livello siamo? Lei quando è stato invitato a presiedere questa Assemblea le hanno detto cosa deve fare? Quando deve intervenire?

PRESIDENTE

Mi hanno detto…

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Su cosa deve intervenire?

PRESIDENTE

Lei deve intervenire sull’ordine del giorno.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Mi dica di cosa dobbiamo parlare così…

PRESIDENTE

Stiamo parlando dei fondi comunitari, punto all’ordine del giorno al quale si deve attenere.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Che cosa dobbiamo dire? Mi dica lei? Mi faccia lei l’intervento così io lo leggo e mi capisce. Io non so chi le ha riferito di fare questo intervento, ma se lo ha fatto di sua iniziativa, stia tranquillo al suo posto, faccia il Presidente e non esegua gli ordini che qualcuno le ha dato.

PRESIDENTE

Nessuno mi ha dato ordini, consigliere Tallini.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Mi faccia completare l’intervento, allora.

PRESIDENTE

Lo completi sull’argomento all’ordine del giorno.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Invito i colleghi a dirle di stare zitto e di farmi completare il mio intervento. Qua non siamo al Portbou, siamo al Consiglio regionale della Calabria dove ognuno ha diritto di intervento ed ha diritto di dire quello che pensa, se non offende e non ingiuria le persone.

Io sto dicendo cose che interessano l’Assemblea. Stavo dicendo per un attimo, prima di passare all’argomento che è all’ordine del giorno, se il Presidente mi avesse dato prima la parola, che le cose non stanno come sono state dette, perché non c’è nessuna norma del Regolamento che dice che la mia adesione a Forza Italia debba dipendere da qualcuno che sia iscritto prima di me.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini!

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Mi scusi, ma per cortesia, la smetta di interrompermi.

PRESIDENTE

Lei la deve smettere!

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

La smette di interrompermi? Se mi avesse fatto dire prima quello che devo, in questo momento avrei parlato già di altro, tanto prima o poi anche lei sarà chiamato a rispondere di responsabilità insieme al presidente Scalzo ed agli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE

Risponderemo nelle sedi opportune, consigliere Tallini.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Lei non si rende nemmeno conto dell’abuso commesso e non si rende nemmeno conto che per come sta interrompendo il sottoscritto sta continuando a perseverare nel suo abuso.

Se mi fa finire l’intervento…

(Interruzione)

Posso completare il mio intervento? Lei è un provocatore.

PRESIDENTE

Se parla dell’argomento all’ordine del giorno.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Lei è un provocatore. Lei e chi l’ha messa là. In questo momento la sua Presidenza è un’offesa a questo Consiglio regionale.

E chiarisco che il mio intervento è teso a dire che se qualcuno mai…

(Interruzione)

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, le ho tolto la parola.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.

(Interruzione)

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Stavo dicendo che non c’è nessun Regolamento del Consiglio regionale che prevede che la mia adesione al gruppo dipenda dal capogruppo, di uno che si iscrive prima di me. Quando me lo dimostreranno io prenderò atto e darò ragione.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, ancora!

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Presidente, mi consenta, quando lei parla l’italiano questo deve essere anche comprensibile ed io non riesco a capire il suo italiano purtroppo.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini!

(Alcuni consiglieri intervengono fuori microfono)

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

E no! E’ più offensivo quello che sta facendo lui e dovrebbe indignarvi, dovreste sollevarvi! Ma se prima il suo intervento è stato così preso in considerazione…

(Interruzione)

E sì, io non capisco quello che dice ma so soltanto che mi sta togliendo la parola.

(Interruzione)

Ma lei, collega, può difendere il mio diritto a fare l’intervento?

(Interruzione)

E lo dica lei, io non vedo che si sta alzando per difendere il mio intervento, vedo che mi sta togliendo la parola e si sta zitto.

(Interruzione)

Posso fare il mio intervento? Ma io se passo alle offese e ad altro è perché il mio intervento non viene preso in considerazione, il mio intervento e il mio diritto di prendere la parola in quest’Aula non vengono rispettati.

(Interruzione)

PRESIDENTE

Consigliere Nucera.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Vuole evitare che si arrivi a questo? Difenda il mio diritto a fare il mio intervento così vede che non si arriverà a questo o ad altro perché io non consentirò che i miei diritti di consigliere regionale siano calpestati da “uno” messo lì.

(Interruzione)

Va bene, il rispetto andava manifestato prima, quando si sono fatte le votazioni per l’Ufficio di Presidenza. La Calabria andava rispettata anche in quel momento.

Per quanto riguarda la relazione fatta dal presidente Oliverio, ebbene volevo ricordare a quest’Aula e al presidente Oliverio che, oggi, nella relazione descrive una realtà drammatica per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi comunitari e che il presidente Scopelliti si è dimesso il 29 aprile.

Forse questo qualcuno l’ha dimenticato. Stiamo parlando e scaricando molte responsabilità su una vicenda politica finita il 29 aprile quando il presidente Scopelliti poteva anche restare in carica come consigliere regionale, sospeso dalle funzioni ha ritenuto di doversi dimettere a seguito di quella condanna.

Da quel momento fino ad oggi cosa è accaduto? Considerato che 11 mesi significano quasi un anno.

Ci vuole allora l’onestà intellettuale, molto richiamata dal collega Orsomarso, perché, nello scaricare la responsabilità di molte cose che non vanno oggi, vanno chiaramente individuate responsabilità oggettive, con onestà intellettuale, tenendo conto anche che da quando si è insediato il presidente Oliverio non ha fatto altro che conferenze stampa per dire che le cose che abbiamo fatto noi non erano fatte bene, dal micro credito sociale al progetto Garanzia Giovani. E domani l’assessore Guccione farà una conferenza stampa per annunziare questo grande progetto avveniristico che metterà la Calabria sul piano dei collegamenti Internet della banda larga. E si tratta di tutto quello che abbiamo fatto noi!

E anche rispetto alla questione dei fondi comunitari vorrei ricordare che c’è un organo che si chiama Audit che deve esercitare per legge i controlli sulla spesa comunitaria.

E’ un lavoro così delicato che si fa dopo che i comuni ed i soggetti attuatori hanno presentato alla Regione Calabria tutta la documentazione per la certificazione da trasmettere alla Comunità europea.

Ebbene quando siamo arrivati noi questo era un organo di persone assunte a tempo determinato che non avevano una stabilità ed una continuità, che non avevano quella legittimità sul piano professionale di continuare ad esercitare e certificare il lavoro che facevano e che era indispensabile.

Ebbene, noi abbiamo lavorato, abbiamo fatto i concorsi e abbiamo consentito che questi lavoratori avessero la dignità del tempo indeterminato, che avessero quella dignità e quella autorevolezza che era necessaria perché loro potessero certificare autorevolmente la documentazione che andava trasmessa.

Questo lavoro è merito nostro! Che cosa si può fare in regime di emergenza? Massimo un commissario ma nemmeno i commissari abbiamo potuto fare come ricordava molto bene il collega Orsomarso.

Venire, allora, in Aula e continuare dopo tre mesi e dopo un anno dalla fine dell’esperienza Scopelliti, andare a scaricare sul progetto, sulla esperienza Scopelliti la responsabilità, il fallimento o i presunti fallimenti perché sono tutti aspetti che vanno riscontrati perché è facile sciorinare date, circostanze e numeri senza avere la possibilità di andare ad approfondire.

Il dibattito lo stiamo facendo oggi, non abbiamo avuto la relazione prima ed io prendo per buono quel che ha detto il presidente Oliverio in quest’Aula, ma al contempo faccio una riflessione ed invito pure voi a fare una riflessione.

Il presidente Oliverio è venuto in quest’Aula ed ha annunciato la rivoluzione con le modifiche allo Statuto, col ruolo unico; poi non si sa che fine ha fatto la famosa legge che dimezzava i compensi ai rappresentanti degli enti e speriamo che quanto prima la possiamo vedere; l’iniziativa di mandare subito a casa i direttori generali, con il riscontro, dopo qualche giorno, che non si potevano mandare a casa e ci siamo inventati una nuova riforma.

La nomina di un nuovo dirigente all’Ufficio Legislativo e dopo una settimana la revoca di questo incarico.

Abbiamo avuto l’impressione e non solo noi - noi l’abbiamo avuta più di voi perché voi siete dentro – che praticamente ci sia una sorta di approccio ai problemi della Calabria con grande superficialità e impreparazione, grande dilettantismo. Questo è molto pericoloso.

Concludo con una riflessione: se è vera la ragione per cui il presidente Oliverio sostiene che gran parte delle responsabilità siano della burocrazia, se è vero che in questo settore i burocrati si sono resi responsabili di gravi misfatti - perché quando ci si rende conto che non si fa nulla per salvare finanziamenti che sono a favore di una terra che ha tantissime emergenze si commette un delitto - vorrei dirle, presidente Oliverio, come ciò si concili con l’affidamento della consulenza per i fondi comunitari allo stesso direttore generale, dottor Praticò. Le premetto che ho grande stima, l’ho conosciuto ed ho riscontrato in lui grande competenza. Ha fatto bene il presidente Scopelliti a nominarlo direttore generale dei fondi comunitari e della programmazione.

Ma se il dottore Praticò era così bravo da essere direttore generale col centro-destra e così bravo da essere indicato anche come esperto e consulente del presidente Oliverio, io non capisco perché oggi il presidente Oliverio viene a sciorinare una situazione così drammatica sull’utilizzo dei fondi comunitari quando il direttore generale, il burocrate che ha gestito questo settore, questo dipartimento era il dottor Praticò. O è bravo o non lo è. Se non è stato bravo non vedo perché lei lo debba aver nominato suo consulente personale con la prospettiva che domani possa continuare a fare anche il direttore generale di quel dipartimento.

Credo che ci siano le solite contraddizioni che sono così evidenti tanto da farle chiaramente emergere in qualsiasi momento ed i calabresi questo lo hanno capito perché si aspettano fatti e non parole. Fino ad adesso hanno sentito fatti e non parole.

Lei ha annunciato questo grande provvedimento a favore del lavoro. Visto che siamo in Calabria e visto che il lavoro si crea con idee e risorse, considerato questo corto circuito che c’è col Governo Renzi, vedremo quale ricetta si inventerà e se sarà concreta e produrrà posti di lavoro e sarà in grado di andare incontro a quella che è in questo momento la domanda più importante di tantissimi giovani che vogliono lavoro; in tal caso saremo pronti anche a sostenerla eventualmente.

PRESIDENTE

Consigliere Tallini, se si avvia alla conclusione.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Mi sta interrompendo perché sono uscito di nuovo fuori tema?

PRESIDENTE

No, il tempo è già scaduto.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

E’ tiranno. Posso concludere?

Allora per quanto riguarda la sanità ritengo che sia inaccettabile quel che sta avvenendo. A Roma non governa certo Berlusconi, ma Renzi, un governo amico di questo Consiglio regionale, del Presidente.

Quindi due sono le cose: o il Presidente non è preso in considerazione, non è rispettato, o ci sono giochi che, comunque, si stanno consumando ai danni della Calabria.

Se il presidente Oliverio è a conoscenza dei giochi che si stanno facendo alle spalle della Calabria sarebbe utile che lo dicesse, perché potrebbe esserci un coinvolgimento di tutte le forze politiche calabresi presenti anche in questo Consiglio regionale, di solidarietà e se dovesse essere necessario di protesta ferma, magari anche a Roma; andiamo a Roma e tutti quanti protestiamo se è vero che il presidente Oliverio sta chiedendo con insistenza la nomina di un commissario e questo non avviene.

Ma sapete chi ha in mano la sanità in questo momento in Calabria? Quando dovevamo fare i direttori generali ci hanno detto che non potevamo farli. Il collega Naccari Carlizzi diceva: al massimo potete nominare i commissari. Poi stavamo pensando ai commissari e ci è stato detto: no, assolutamente i commissari non li potete nominare. E’ intervenuto il generale Pezzi ed ha detto che restavano i facenti funzione. Chi erano i facenti funzione? I direttori generali che erano scaduti? No, erano i direttori sanitari o amministrativi che avevano svolto l’attività.

Ebbene da quel momento persone che non hanno la professionalità giusta, perché non erano direttori generali, hanno in mano la sanità in Calabria. I pronto soccorso scoppiano, i reparti non sono in grado di ospitare gli ammalati, ognuno di noi riceve quotidianamente telefonate di protesta per quello che avviene e nessuno se ne frega.

Ma voi non pensate che tanta gente sia morta anche per queste disfunzioni? Magari è gente che non ha le armi per farsi tutelare nelle sedi adeguate? La responsabilità di chi può essere se non di una politica che in questo momento dovrebbe essere in grado da calabresi di rivendicare questo nostro diritto ad essere amministrati da un commissario. Deve essere il Presidente? Che sia il Presidente, si assumerà le sue responsabilità.

Non siamo in grado di chiedere a Roma la nomina di un commissario.

Questo è in questo momento quello che in termini di autorevolezza rappresenta questo Consiglio regionale e per questo Consiglio regionale un Presidente che evidentemente non è in grado di farsi rispettare. Vi ringrazio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.

BEVACQUA Domenico (Partito democratico)

Grazie, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta e cari colleghi.

Diventa imbarazzante intervenire dopo l’intervento del collega consigliere Tallini perché credo che quando ognuno di noi decide di intervenire in quest’Aula deve avere quanto meno il buon senso ed il rispetto del ruolo che svolge perché non siamo in una palestra, in un ring o in una sala da ballo ma siamo nell’Assise legislativa e programmatica più importante a livello regionale che richiederebbe da parte di ognuno di noi più senso di responsabilità, maggiore dignità e rigore verso il ruolo che svolgiamo e soprattutto rispetto verso le istituzioni.

Per questo esprimo solidarietà al Vicepresidente D’Agostino per le parole che gli sono state rivolte e che non fanno onore a quest’Aula in quanto ognuno di noi rappresenta un mandato popolare ricevuto col consenso.

Credo sia opportuno elevare il tono del dibattito e del confronto in quest’Aula parlando dei problemi che riguardano la nostra gente e non tentando di trasformarla in una palestra che non fa onore prima a me stesso e poi a chi porta questo dibattito sul tono dello scontro.

Quindi inviterei i colleghi che seguiranno dopo il mio intervento di attenersi esclusivamente ad un comportamento consono al ruolo che svolgiamo e che deve dare l’esempio – fin dal primo Consiglio ho cercato di far passare questo principio – e quindi o abbiamo la capacità di elevare il dibattito ed il confronto politico, pur nella diversità, o altrimenti ancora una volta perderemo l’occasione di dimostrare che c’è una classe dirigente adeguata alle sfide che abbiamo davanti, preparata e che non ha paura del confronto, della dialettica democratica e che vuol dare un proprio contributo alla risoluzione dei problemi.

Credo che il tema posto oggi all’ordine del giorno sui fondi comunitari sia il più importante per la prospettiva di questo Consiglio regionale e di questa legislatura.

Se non capiamo questo, cari colleghi, non faremo altro che decretare il nostro fallimento, non solo della maggioranza, ma dell’intero Consiglio regionale.

E per vincere questa sfida credo che ci sia bisogno del confronto con tutti. Ho molto apprezzato l’intervento del consigliere Salerno che, con onestà intellettuale, ha denunciato i limiti, ha invitato il Presidente della Giunta regionale ad andare avanti con determinazione nelle proprie convinzioni perché ha ammesso un fallimento non legato, magari, all’incapacità del gruppo dirigente regionale ma a dei limiti che ancora oggi noi registriamo e che dobbiamo sconfiggere, se vogliamo veramente ottenere dei risultati in questa legislatura.

Credo che questo Consiglio regionale, con il Presidente della Giunta e la Giunta intera, possa svolgere un ruolo importante e significativo di svolta in questa Regione.

Per far ciò occorre avere l’onestà intellettuale di dire le cose come sono e di rappresentare all’opinione pubblica e a noi consiglieri regionali le difficoltà incontrate in questi primi mesi; fare un focus serio sui ritardi registrati non per denunciare qualcuno ma per dire che la Calabria in questi 15-20 anni ha perso dei treni fondamentali che non possiamo più permetterci di perdere.

Quindi sta a noi, a questo Consiglio regionale col nostro contributo, con la nostra conoscenza, il nostro aiuto e il nostro supporto alla Giunta regionale, cercare di trovare le vie migliori per poter tentare di invertire le linee di questa tendenza, per non perdere l’ultima occasione che la Calabria ha e che sono i fondi comunitari. Che non sono fondi straordinari, vista la gravità in cui versa il Paese, ma sono ormai – come diceva bene il Presidente della Giunta, Oliverio – fondi ordinari e non più straordinari.

Su questo dobbiamo dire ai nostri concittadini quali sono le vere difficoltà che incontriamo ed il lavoro da fare nei prossimi mesi.

Guardando al passato nessuno, credo, possa nascondere il fallimento, le incapacità e gli errori commessi dalla classe dirigente politica e burocratica regionale, lo dicevo prima.

Ciò è rappresentato plasticamente perché come diceva bene il Presidente facendo la storia dei vari Assi, il mancato utilizzo dei fondi relativi agli Assi maggiormente strategici per la Regione come Innovazione, Cultura, Qualità della vita, Inclusione sociale e polverizzazione degli interventi - rappresentata plasticamente dai 29 mila 847 soggetti attuatori - indica il quadro di una politica che, nel suo complesso in questi 15 anni ha dichiarato il suo fallimento.

Quindici anni e non cinque, caro Tallini, per dire che la responsabilità è più ampia, più larga, più vasta, più complessiva.

E, se è vero, come è vero - e dicevano bene il collega Salerno, il presidente Oliverio e il collega Orsomarso - che uno dei problemi più grandi del vecchio ciclo di programmazione risiede nella incapacità di una larga parte della macchina burocratica, occorre voltare decisamente pagina, presidente Oliverio.

Non è concepibile che un’impresa o una famiglia presentino domanda di aiuto presso un Dipartimento regionale ed ottengano risposta dopo 2 anni. Cosa determina ciò? O il fallimento dell’azienda o la povertà della società e delle famiglie.

Sono questi i problemi su cui puntare molto l’attenzione del governo regionale e di questo Consiglio regionale che deve aiutare il Presidente a fare scelte chiare, nette, limpide, trasparenti e oneste verso la Calabria ed i calabresi.

Un altro aspetto importante che sottolineava il presidente Oliverio era quello della trasparenza nel procedimento amministrativo, individuando tempi certi per consentire agli utenti di avere in ogni momento contezza della pratica che li riguarda.

Di questo devo dare atto ad Adriano Mollo che sul “Quotidiano della Calabria” ha rappresentato plasticamente quali sono i problemi che dobbiamo affrontare e risolvere. Credo che Mollo abbia fatto un ottimo lavoro perché forse non avevamo approfondito alcune cose che ha ben rappresentato sul giornale.

Bisogna trovare le soluzioni e procedere, come diceva poco fa il presidente Oliverio nella sua illustrazione, con una task force per accelerare le procedure ed aprire i cantieri dove i progetti sono già definiti.

Utilizzare, se è necessario, strumenti come la Conferenza dei servizi per snellire le procedure, presidente Oliverio, e convocare tutti gli enti chiamati al rilascio dei pareri. Per il resto bisogna definire i grandi progetti a partire dalla metropolitana che è in grave ritardo nonostante gli annunci degli ultimi anni.

Possiamo anche pensare di concentrare le risorse europee ed il ritardo di spesa su un piano di sicurezza contro il dissesto idrogeologico, sull’adeguamento degli edifici scolastici nella realizzazione degli interventi, presidente Oliverio, nei comuni piccoli e montani integrando progetti del Governo come il programma “6 mila campanili” che riguarda la Calabria ed il Mezzogiorno.

C’è bisogno di un lavoro immane e ciò richiede misure straordinarie e per questo tutta la struttura burocratica deve trovare un assetto stabile che ancora non abbiamo, mentre l’azione politica e amministrativa della Regione deve essere improntata all’efficienza ed alla trasparenza. Ma questo non c’è bisogno di raccomandarlo al presidente Oliverio o ai suoi collaboratori.

Ci giochiamo la credibilità, caro presidente Scalzo, colleghi consiglieri e Presidente della Giunta regionale, come classe dirigente calabrese e meridionale. Se il Governo ipotizza il ritorno del Ministero per il Mezzogiorno ci toccherebbe essere forti e autorevoli con il Governo nazionale e per farlo dobbiamo avere le carte in regola e mettere da parte rancori, individualismi e prestare il fianco anche ad alibi del Governo che ha permesso di cancellare i fondi verso il sud e la Calabria.

Presidenti Oliverio e Scalzo, colleghi, la nostra è una terra di emergenza e, se qualcuno pensasse solo per un attimo di risolvere i problemi rinchiudendosi nel proprio fortino o nel proprio recinto, rischieremo davvero di portare la Calabria ed i calabresi ad un punto di non ritorno; e questo i calabresi non ce lo perdonerebbero.

Presidenza del Presidente Antonino Scalzo

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Greco. Ne ha facoltà.

GRECO Orlandino (Oliverio Presidente)

Grazie, Presidente del Consiglio, nel prendere la parola dopo aver ascoltato l’intervento del collega Orsomarso prima e del collega Tallini poi, mi vengono in mente alcune frasi celebri di Ennio Flaiano, soprattutto in due aspetti, quando Flaiano diceva – citando Orsomarso – che “la situazione è grave ma non è seria” e soprattutto citando Flaiano quando questi - mi pare nel 1954 - raccontò di un marziano sceso a Villa Borghese con l’incredulità di tutti quelli che lo avvistavano vedendo un po’ una Roma abbandonata.

Ed è la stessa incredulità che ho oggi nel momento in cui ascolto le parole del consigliere Tallini; le dirò, collega Tallini, che lei è stato scoperto e che la sua strategia di creare un clima di tensione in questo Consiglio regionale, che è la rappresentanza autentica dei cittadini calabresi, non le riuscirà.

Il suo tentativo di destabilizzare – devo dire molto sommessamente non volendole dare consigli perché ha qualche capello bianco più di me e quindi anche la saggezza l’ha raggiunta a differenza mia – non le fa onore rivolgersi al Presidente del Consiglio così come ha fatto e soprattutto offendere il Vicepresidente del Consiglio nel suo ruolo istituzionale che rappresenta tutti i calabresi, il ruolo di chi oggi ci guarda. Ma soprattutto, consigliere Tallini, degli italiani e dell’Italia che ci guarda.

Se oggi siamo qui in questo Consiglio non è certo per volontà del presidente Oliverio, di questa Giunta o di questo Consiglio. Se siamo qui è perché ci siamo posti un problema, perché dobbiamo prima di tutto capire cosa è avvenuto e soprattutto dobbiamo spiegare ai cittadini come mai il Cipe fa una delibera in cui riduce del 25 per cento del cofinanziamento regionale il finanziamento nazionale alla Regione.

Io non l’ho interrotta e le chiedo di non interrompermi. Lei deve capire e deve restare buono e in silenzio a capirmi. Lei ha esperienza, io l’ho definita saggio, quindi cosa vuole più di questo?

(Interruzione)

E’ un saggio. Le dico che non le fa onore.

(Interruzione)

Guardi anche quando spegnerà la luce prima di dormire si renderà conto degli errori che ha commesso politicamente e umanamente perché ognuno di noi ha…

(Interruzione)

Dicevo che, se siamo qui è per spiegare ai cittadini calabresi il motivo per cui il cofinanziamento nazionale per la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 è stato ridotto del 25 per cento ma soprattutto perché c’è una grande volontà di individuare, in una relazione esageratamente precisa e puntigliosa fatta dal presidente Oliverio, la situazione dei ritardi maturati e soprattutto di individuare le cause di questi ritardi.

Ed anche il tono con cui il Presidente della Giunta regionale fa il suo intervento avrebbe dovuto portare i componenti della minoranza a fare valutazioni diverse e a tenere interventi diversi perché è stato certamente un intervento di stile che ha messo in atto e sul tavolo alcune questioni di fondamentale importanza.

Quando dicevo, citando il collega Orsomarso, “la situazione è grave ma non seria” mi riferivo ad una situazione gravissima perché oggi dobbiamo spiegare ed analizzare quello che è successo in ambito regionale ma chiaramente lo facciamo anche come classe politica meridionale, rispetto a quello che è successo nella gestione dei fondi comunitari, per giustificare chi oggi è intellettuale e anche economista del calibro di Teoldi Operotti, i quali probabilmente dicono che se non si fa una analisi profonda della gestione dei fondi comunitari nazionali per poi scendere nel particolare sarebbe probabilmente il caso di non averli proprio.

Eppure questo è un paradosso dei paradossi ma dobbiamo chiederci il perché si fa questa analisi e dobbiamo capire dov’è il problema serio per cui questi fondi non vengono spesi e addirittura l’Italia è la Nazione che restituisce più fondi di quelli che riceve.

Se questo viene spostato nelle regioni convergenza è drammatico dover giustificare - e da qui il marziano che si rende conto di una discussione che non doveva essere - perché dovevamo essere qui a dire che tutto quello che è stato programmato è stato speso e allora individuiamo le cause e, se le cause ci sono, colleghi Tallini, Salerno, Orsomarso, c’è un momento in cui – il momento del redde rationem – in cui ognuno ha la capacità e deve avere la forza di recitare il mea culpa.

Collega Salerno, posso apprezzare una parte del suo intervento ma sinceramente dal ruolo che ho avuto in questi anni sono sempre stato colui il quale ha difeso la burocrazia e la difende nella misura in cui le scelte compiute fino a questo momento sono scelte politiche, scelte che la Giunta regionale passata ha fatto nella misura in cui nei Pisl sono stati finanziati oltre 400 Pisl e hanno polverizzato quello che era e doveva essere un finanziamento.

Allora ci troviamo in una situazione in cui non vengono attuate e soprattutto quella programmazione non viene portata a compimento.

Non bisogna e non è certo deontologico - per chi fa politica come noi – scaricare rispetto a colpe che sono di natura politica anche nella misura in cui le norme stringenti, le normative che vengono fatte, scritte e votate dalla politica alla fine legano le scelte della burocrazia e legano i ritardi che poi registriamo.

Non v’è dubbio che ci sia stato un ritardo di natura politica nelle scelte che la stessa politica in questi anni ha compiuto, e l’ha detto con grande savoir faire il Presidente della Giunta regionale.

Questa analisi ce la chiede l’Italia perché è l’Italia che vuol capire cosa abbiamo fatto in questi anni e di rimando con grande senso di umiltà questa analisi ce la impone la nostra coscienza per evitare che questi errori possano essere rifatti.

E’ un ritardo politico, le lunghe programmazioni, il ritardo nel varo delle decisioni politiche, la difficoltà di scelte e di passare alle scelte rispetto agli obiettivi e soprattutto il ritardo dovuto alle mani libere che la politica in questi anni ha voluto per gestire al meglio questi finanziamenti.

Ritardi amministrativi, certo, ma è cosa diversa dal dare la colpa alla burocrazia perché i ritardi amministrativi sono legati alle diverse procedure che ci sono e che la classe politica deve oggi portare ad una soluzione perché, nella misura in cui il Presidente della Giunta parla di accelerare - e lo diceva benissimo il consigliere Bevacqua – le Conferenze dei servizi, arrivare in Regione e sapere che ci sono oltre 300 pratiche di procedure Via che bloccano progetti di fondamentale importanza dei comuni e dei privati, hai voglia a dire che dobbiamo rendicontare.

Ritardi operativi quindi e ritardo dovuto ad un problema che è molto tecnico e che la Giunta deve impegnarsi a risolvere: il problema del Patto di stabilità e della quota di cofinanziamenti nazionali perché non v’è dubbio che non si può portare i comuni rispetto a quello che è stato e l’esperienza noi l’abbiamo. Comuni che sono tagliati fuori per i finanziamenti europei ma per il cofinanziamento nazionale questo entra nel patto di stabilità.

Non v’è dubbio che da qui, da questa analisi impietosa e vera, deve ripartire una nuova Calabria ma soprattutto la capacità di scegliere, di individuare obiettivi precisi, la capacità di essere calabresi in un’ottica che possa ridare la speranza e la capacità, colleghi, di dire, come ho detto più volte, citando una frase bellissima di Socrate che diceva amicus plato sed magis amica veritas., che la Calabria viene prima di tutto.

Noi siamo qui per scrivere la verità della Calabria ed un disegno strategico che la Calabria deve avere soprattutto nei futuri fondi comunitari che dovremo certamente spendere.

Una Calabria che non è più quella che deve superare il 75 per cento di Pil come reddito medio procapite ma bensì una Calabria che da terra di consumo, così come si presenta oggi, diventi terra di produzione.

Anche lì gli obiettivi strategici; come Consiglio regionale dobbiamo assumerci la responsabilità di disegnare e di dare come indicazione alla Giunta; una Calabria che punti all’agricoltura e al turismo e che dica ancora una volta che forse sono troppe le opere infrastrutturali che abbiamo fatto perché dobbiamo produrre ricchezza e la ricchezza viene dalla produzione.

Questa è la Calabria che dobbiamo disegnare, questa è la Calabria, colleghi Tallini, Orsomarso e Salerno, che ci piace sognare ma soprattutto la cosa a cui tengo di più per l’educazione che ho avuto al rispetto delle istituzioni che sono sacre ed in quanto tali vanno rispettate ed onorate per dare l’esempio di costruzione a chi ci guarda e alle future generazioni che ambiscono a fare politica.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Graziano. Ne ha facoltà.

GRAZIANO Giuseppe (Casa delle libertà)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, ho ascoltato con interesse l’intervento del Presidente della Giunta regionale, che ha illustrato con ampio dettaglio le linee programmatiche del Por. Egli stesso ha posto diverse criticità, evidenziando la situazione di precarietà diffusa nella nostra regione che è fanalino di coda in diversi ambiti e in diversi settori. Ecco perché dobbiamo rialzarci e ripartire al più presto.

La mia personale speranza è che il Presidente ed il Consiglio regionale possano applicare il giusto metodo e le giuste misure per il bene di tutti e non avrò alcun pregiudizio nel dare meriti e garantire il mio supporto ad ogni buona causa per la quale il Governo regionale intenda battersi.

Certo – come ricordavo poc’anzi – viviamo in un clima di estrema incertezza. Con la riduzione dei fondi comunitari e dei rispettivi cofinanziamenti statali destinati al Sud, arriviamo ad un taglio complessivo di risorse finanziarie della programmazione comunitaria pari al 50 per cento, questo perché con una riduzione di risorse finanziarie nazionali pari al 25 per cento viene a mancare anche un ulteriore  25 per cento di risorse dell’Unione europea.

Quindi, il governo centrale e l’Unione Europea ci riducono i finanziamenti del 50 per cento e pongono un’ipoteca gravissima sul futuro del meridione, in particolare della Calabria. E’ un atto gravissimo in conseguenza del quale il processo di sviluppo economico e infrastrutturale, che dovrebbe permettere alla nostra Regione di raggiungere l’obiettivo convergenza, rischia di fatto di subire un pauroso stop.

E’ palese infatti che con questo taglio drastico dei fondi la Calabria rischia di non mettersi al pari del resto dell’Europa, con tutte le relative conseguenze che una situazione del genere potrà comportare per la nostra terra.

Ovviamente, anche in questo caso la classe politica non è immune da colpe per l’incapacità dimostrata, non più in là del recente passato, nel non aver saputo sfruttare appieno le grandi risorse delle programmazioni comunitarie 2000-2006 o 2007-2013, ritornate per quasi il 50 per cento nelle casse dell’Europa.  Ma il problema concreto e attuale, secondo me, al quale – come dicevo – purtroppo ancora nessuno ha sollevato alcuna obiezione, è il meccanismo perverso, silente, attivato proprio dal Governo centrale che, per colpa delle sue scelte, certamente affossa in modo definitivo l’economia e la crescita del Sud.

Al taglio dei cofinanziamenti europei, in realtà, si aggiungono – si fa per dire, in quanto si tratta di un continuo e costante processo di sottrazione – anche i tagli delle risorse finanziarie alle università: per i prossimi anni, infatti, grazie agli effetti di quel federalismo fiscale rivisitato dalla riforma dell’Irap, si avrà una riduzione di oltre 100 milioni di euro dei finanziamenti delle l’università del Meridione, solo perché il loro fatturato è inferiore a quello degli atenei del Centro-Nord. Così, dopo la migrazione verso il Settentrione dei soldi per gli asili-nido, anche i fondi comunitari, insieme a quelli per l’istruzione, andranno a rimpinguare e foraggiare il già fornito Nord!

Occorre, quindi, voltare pagina. Ho ascoltato con interesse le relazioni illustrate per accelerare la spesa. Penso che sia necessario mettere insieme e coinvolgere quelle istituzioni capaci di progettare e spendere in modo efficace e veloce. Qui mi ricollego, ad esempio, alle Università: in Calabria abbiamo Università piene di capacità e risorse, in grado di mettere in campo ottime iniziative, di quelle che potrebbero riuscire a cambiare sul serio e in modo profondo la nostra Calabria.

Penso – e con questo chiudo – che sia necessario un fronte comune per raggiungere gli obiettivi di una spesa di qualità e di sviluppo e che, comunque, travalichi i colori delle appartenenze politiche. Iniziamo a dare un segnale forte e positivo a tutti i calabresi che, ormai da troppo tempo, attendono il cambiamento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico)

Vorrei avere un approccio con questo tema, che un po’ passa come stucchevole tra i calabresi, perché ormai da molti anni ci portiamo dietro questa incapacità della Regione Calabria di non spendere, non cogliere queste opportunità, e ragionerei come ragionano i sindaci, cioè davanti a un problema i sindaci non aggiungono un altro problema, ma devono trovare una soluzione piuttosto ieri che domani.

Credo che il presidente Oliverio, stasera, leggendo più approfonditamente la sua relazione, abbia proposto al Consiglio regionale la fotografia chiara e manifesta di una situazione che i calabresi devono conoscere, però penso che abbia fatto bene a non limitarsi a riproporre lo stereotipo che per anni abbiamo sentito, ma abbia indicato quella via d’uscita che i calabresi attendono; cioè abbiamo inchiodato in tutti questi anni i calabresi su alcuni temi precisi, particolari, come la sanità, i fondi europei, la lotta alla ‘ndrangheta, la depressione economica; li abbiamo inchiodati ripetendo di anno in anno sempre le stesse cose e mai indicando una soluzione.

Oliverio dice: “Ad ottobre dello scorso anno avevamo speso meno della metà delle risorse del Por, il Fondo sociale e di sviluppo regionale, e avevamo speso meno dei due terzi del Por Fse”. Poi aggiunge: “Con questi numeri era quasi impossibile poter trovare una soluzione che evitasse il disimpegno”, e qui siamo allo stereotipo. Ma aggiunge ancora: “Per questa ragione ci siamo messi in moto, abbiamo lavorato alacremente e abbiamo dato un’accelerazione, abbiamo messo in campo un’azione straordinaria perché questi fondi fossero salvati” e dice “lo abbiamo fatto rendicontando in poche settimane un volume straordinario di risorse – dobbiamo leggere i dati – cioè alla fine abbiamo portato la spesa del Por per l’annualità 2014 a 463 milioni di euro”.

Si tratta del massimo valore in tutto il periodo di spesa che parte dal 2009, un miracolo per questa Regione! Ma con chi lo fa il presidente Oliverio questo miracolo, perché sento un altro stereotipo di questa Calabria maledetta, che tutti i mali dell’economia calabrese, della Regione che non riesce a liberarsi dalle catene della passività, siano in capo alla burocrazia.

Il presidente Oliverio aggiunge un’altra cosa, che è la cosa più bella che ci sia in questa relazione, cioè dice: “Questa attività è stata possibile grazie al personale dell’amministrazione regionale, Autorità di gestione, responsabili di linea, unità di monitoraggio e controllo, alle strutture di assistenza tecnica, ai revisori contabili e alle task force ministeriali, e questo miracolo ha visto in campo circa 220 unità che hanno intensamente operato fino a dicembre 2014 per raggiungere tale obiettivo”.

Ma, scusatemi, la burocrazia non era la solita burocrazia?! Credo che la politica, in questa Regione, debba assumersi una responsabilità. Ho ascoltato il mio collega Orsomarso e ha ragione quando dice che ci eravamo indignati sui Pisl, perché li ritenevamo uno strumento che potesse dare finalmente sviluppo purché partisse da una visione. Diciamoci la verità, non c’è stata la visione: se con i Pisl si finanziano le piazzette e si tengono fuori i porti turistici più importanti di questa regione, se con i Pisl si finanziano i musei nei paesini sperduti, con tutto il rispetto, e si lascia fuori il Santuario del più grande Santo del XV secolo che, guarda caso, è il patrono della Calabria, ma di quale sviluppo volete parlare!?

Ha ragione il presidente Oliverio quando indica, a proposito dei Pisl, che la Provincia di Cosenza aveva – unica Provincia in Calabria – siglato un protocollo d’intesa per far sì che si potesse partecipare alla stesura del Piano, del Progetto integrato di sviluppo locale, e lo aveva fatto su quattro segmenti, quattro assi. Eppure lì siamo stati isolati, siamo stati tenuti fuori dal partenariato, siamo stati tenuti fuori dalle decisioni.

Credo allora che il presidente Oliverio abbia il dovere di osare e di farlo con il coraggio che non gli manca, con il coraggio di dire no alle tirate per la giacchetta di amici sindaci e di mettere davanti a sé la visione che non gli manca e costruire un disegno di questa regione. Il disegno di questa regione si costruisce guardando alla soluzione dei problemi a medio e lungo termine, non si costruisce guardando l’immediato. Non c’è l’immediato, ogni processo politico ha bisogno di tempi di maturazione e dobbiamo dare una spallata a quest’idea che ci buttiamo addosso, che non ce la si può fare.

Anch’io ho letto stamattina – e mi è piaciuto – l’articolo del “Quotidiano del Sud” di Adriano Mollo, ma anche di Bruno Gemelli. Condivido molto queste analisi ma anche nel rapporto con il Governo bisogna essere chiari, perché non si può dire che nel 2015 il Sud crescerà e non si fa menzione della Calabria, non si può dire che il Sud crescerà e poi il ministro Delrio – perché dobbiamo fare nomi e cognomi – ci taglia il fondo per la compartecipazione ai fondi europei.

Queste cose le dobbiamo dire e in questo anche la stampa ci deve aiutare, perché usciremo dalla crisi, usciremo da questa maledetta crisi, se insieme riusciremo ad indicare una rotta, senza pagliacciate, ma recuperando un senso di responsabilità. Verso quella rotta bisogna camminare insieme, perché se qualcuno pensa di stare fuori e di essere assolto sarà comunque coinvolto dai calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, signori consiglieri, prendo la parola per esporre il mio pensiero e confrontarmi con un’Aula che – come si diceva testé – è la massima Assise regionale, un’Aula che deve responsabilmente prendere coscienza del ruolo di programmazione, del ruolo di impulso e di controllo rispetto ad una progettualità che ci riguarda e per la quale ognuno di noi deve dare il proprio contributo, che poi arriva anche secondo la propria formazione culturale, secondo il proprio percorso e anche secondo la propria appartenenza. Siamo qui, oggi, per dare il nostro apporto responsabile.

Presidente Oliverio, credo che sia un’eccezione, non vorrei che fosse la regola. E’ capitato la scorsa seduta che, in occasione della discussione sulle linee programmatiche che ha rappresentato, non abbia fatto pervenire la relazione, e ho raccomandato al presidente Scalzo, in occasione della Conferenza dei capigruppo, di rendersi parte diligente affinché tutti i consiglieri potessero 24 ore prima – mi sembra un limite ragionevole – avere la relazione per prendere coscienza del suo lavoro, dare l’opportunità di entrare nel merito anche approfonditamente. Questa mia proposta fu condivisa, ma ancora oggi non registriamo alcunchè. Mi auguro che sia solo un episodio dovuto ad una disattenzione ma credo che i consiglieri debbano essere messi nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro e poterlo fare bene.

Questa seduta mi sembra di averla già vissuta la scorsa legislatura, quando si aprì il dibattito sui fondi comunitari: ascoltando la relazione del presidente Oliverio mi sembrava di risentire le eccezioni che sollevò Mancini rispetto all’attività di Loiero; quindi all’epoca i ritardi furono evidenziati attraverso una lettura attenta e cosciente, quegli stessi ritardi vengono adesso rimarcati dal presidente Oliverio in Aula, e, diceva bene il consigliere Salerno, una ragione esiste. Smettiamola, allora, si rimpallare le responsabilità: “La responsabilità è di Scopelliti, è di Oliverio, è di Loiero”! Smettiamola di rimpallare, altrimenti ci caratterizziamo per essere calabresi, perché a volte ci accusano di delegare le responsabilità. Assumiamoci le responsabilità in questa Assise, ognuno per la sua parte, e dobbiamo farlo con le giuste attenzioni.

Sono convinto che, se lo si fa con coscienza, si potrebbe uscire dalla palude, perché oggi ci troviamo nella palude, non mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi perché, se lo facciamo, significa essere irresponsabili. Siccome dei ritardi ci sono e sono evidenti e delle responsabilità ci potrebbero anche essere sul piano politico – diceva bene chi mi ha preceduto –. La scorsa legislatura ha subìto una paralisi istituzionale di circa un anno, un anno e mezzo, che ha frenato l’attività rispetto agli obiettivi programmatici, che non ha consentito di svolgere quell’azione che era prevista in merito ad una progettualità.

E’ anche vero, però, che quello che diceva il consigliere Salerno deve essere preso in considerazione. C’è una burocrazia che va monitorata rispetto agli obiettivi e va monitorata perché c’è una burocrazia che è pure ben remunerata rispetto alle indennità, rispetto agli stipendi, soprattutto rispetto alla produttività, perché se oggi ci troviamo in questa condizione, vi sono delle responsabilità variegate, vi sono delle responsabilità, ma che partono da lontano e, se partono da lontano, si annidano in un comune denominatore che – sosteneva l’assessore Salerno, che nei suoi 18 mesi ha potuto verificare – si chiama burocrazia.

Non è che si voglia scaricare la responsabilità sulla burocrazia per individuare il capro espiatorio, -attenzione, parliamo di diversità di responsabilità- però se questa storia dura da tanto tempo, ci sarà un cancro e non vogliamo che questo cancro si sviluppi in metastasi – attenzione – perché se siamo qua oggi convocati dal presidente Scalzo per un argomento per il quale tutti quanti ci sentiamo veramente sensibilizzati, siamo per intervenire con una terapia d’urto e lo vogliamo fare.

Allora basta con gli interventi a pioggia perché nei vari anni che ci hanno preceduto, a partire dal presidente Loiero, si sono riscontrati interventi a pioggia ed è mancata una certa progettualità – lo diceva adesso il consigliere Greco –.

Ho sentito nei vari interventi questa carenza, una carenza che adesso dobbiamo colmare e lo si dovrà fare con l’impegno istituzionale della massima Assemblea, al di là delle responsabilità di governo, perché lavoreremo e sosterremo, se si capirà che la strada imboccata da questa Giunta regionale è quella giusta, ma non mi sembra sia quella giusta, presidente Oliverio, perché i ritardi che abbiamo spesso evidenziato sulla stampa sono ritardi che hanno delle ripercussioni sulla sua attività di governo, e queste ripercussioni potrebbero nuocere nei risultati che da qui a poco andremo a verificare, ivi compreso ciò che riguarda la spesa afferente i fondi comunitari.

Sono gli Assi I e V – adesso non sto qui ad elencare – che sono stati trascurati e che riguardano aspetti strategici e nevralgici del sistema economico regionale, che ha avuto delle ricadute negative sul prodotto interno lordo della nostra economia, perché i 2 milioni di euro previsti per la Regione Calabria sono stati previsti perché la Regione Calabria viene indicata quale area depressa che, attraverso queste sinergie, dovrebbe diminuire quella povertà di cui parla spesso il collega Giovanni Nucera, il gap con le altre regioni del Paese.

Vedo che, se si lavora responsabilmente, qualche risultato si ottiene però, prima di entrare nel merito, bisogna pensare ad un metodo e a dei criteri che evitino quello che è avvenuto fino ad oggi. Che diceva il collega Salerno? Le procedure farraginose, i meccanismi farraginosi e una classe burocratica fortemente responsabile. A noi questo serve, perché gli atti di gestione, poi qualcuno li dovrà pure eseguire.

Allora servono competenze, quella meritocrazia che spesso richiama e che crediamo possa imprimere una vera svolta, perché crediamo in questi valori, Presidente, e lo dicevamo in occasione della Conferenza dei capigruppo: per dare una svolta bisogna puntare alla meritocrazia, alle competenze, perché sono componenti fondamentali se si vuole qualificare l’azione di governo rispetto ad obiettivi strategici importanti. Questo ritengo che lo si debba fare sotto il profilo istituzionale, al di là delle differenze, al di là delle differenziazioni che derivano dalle appartenenze.

E poi la sanità, Presidente, è un problema serio quello afferente la sanità, non possiamo più essere prigionieri della partitocrazia. Queste cose le ho scritte e le voglio rappresentare qui oggi in quest’Aula, raccomandandole di rendersi parte diligente. Non so quali sono i problemi, però è pur vero che la gente non può oggi per le beghe della politica, per le beghe della partitocrazia, attendere tempi biblici per l’erogazione di servizi dovuti che riguardano un settore importante.

Aspettiamo allora che il commissario venga al più presto nominato. Anche su questo diceva bene il consigliere Salerno e condivido: sarebbe stato opportuno per le motivazioni, per i contenuti che spiegava il collega, che il Presidente della Giunta potesse assumere quest’incarico. E’ incompatibile, però. Trovate una soluzione perché la Calabria non può rimanere ingessata in questo comparto da problemi che riguardano la nomina della corrente ics o della corrente zeta. Queste cose la gente le sa, le dobbiamo dire perché ci attendiamo da voi una risposta in tempi brevissimi e il Governo Renzi non può fare come le tre scimmiette “non vedo, non sento e non parlo”, perché il Governo Renzi ha preso dei precisi impegni, e lo diceva bene il collega, a cui riconosco grande onestà intellettuale, nel suo intervento da quella parte, il quale asseriva “andremo noi a sollecitare al Governo amico quelle che sono le proprie responsabilità”, perché l’Italia non si può fermare nel Lazio e in Campania, e non siamo lo zerbino del Paese!

Qui ci vuole un sussulto e un colpo di remi da parte di tutti, perché questo serve e lo si deve fare con grande onestà intellettuale. Solo così penso si possa salvare la Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, anch’io le manifesto – lo aveva fatto tutto il gruppo pubblicamente – la solidarietà per le minacce ricevute. Non sono né per sottovalutare né per sopravvalutare, tuttavia credo che, quando un’istituzione viene attaccata, sia doveroso stringersi attorno ad essa e rifiutare in continuazione ogni tentativo di attacco criminale nei confronti della nostra democrazia.

Le vorrei porre una questione prima di entrare nel merito dell’analisi della relazione svolta dal presidente Oliverio. Faremo una Conferenza dei capigruppo subito dopo il termine dei lavori di questo Consiglio regionale e vorrei che discutessimo dell’ordine dei lavori del Consiglio regionale e del suo svolgimento, perché non è accettabile che ad ogni seduta di Consiglio, soprattutto quando si trattano temi delicati quale questo di stasera, si assista ad una sorta di sfogatoio sulle questioni più disparate. Le rispetto tutte, non entro nel merito delle cose dette, pongo una questione di metodo e questa questione, Presidente, mi creda, per quanto riguarda il Pd, investe la dignità di quest’Aula e di questo Consiglio regionale. Non è più possibile tollerare show che vengono svolti in Aula con dubbio gusto e che intaccano e offendono la dignità di questo Consiglio regionale, che deve svolgere anche in maniera composta i propri lavori nell’interesse della Calabria. Lo porrò nella Conferenza dei capigruppo che svolgeremo dopo; decideremo insieme, tutti i capigruppo, però c’è bisogno di darci una regolata, perché così non si può assolutamente andare avanti.

Colleghi, il presidente Oliverio ha svolto una relazione, a mio giudizio, molto importante perché non si è limitata all’analisi, ma potrebbe essere descritta in almeno tre punti: il primo, la relazione ci illustra lo stato delle cose. Ora si dirà che c’è il tentativo di rimpallare. No, non rimpalliamo nulla, assolutamente, non è questo il punto. Il disastro che abbiamo ereditato è sotto gli occhi di tutti, viene vissuto quotidianamente dalle imprese, dagli enti, da tutti coloro i quali avrebbero dovuto godere dell’utilizzazione delle risorse comunitarie e non lo hanno potuto fare. Le cifre, i dati, in maniera incontestabile ci parlano di un fallimento totale delle gestioni precedenti rispetto all’agenda comunitaria.

Ho ascoltato anche colleghi che dicono che non è così, la responsabilità è della burocrazia e così via. Dico una cosa: siamo politici, siamo eletti per fare gli amministratori, abbiamo il dovere di dare delle linee-guida e abbiamo il dovere di controllare ciò che accade nell’amministrazione regionale.

Il presidente Oliverio sta facendo una giusta ricognizione, gli uffici faranno delle relazioni, avremo una valutazione piena delle situazioni. Siccome, però, siamo di fronte ad un vero e proprio crimine nei confronti della Calabria, perché queste risorse andranno quasi tutte perse, quando saranno accertate le responsabilità, dovremo chiederne conto, presidente Oliverio, siano essi politici, burocrati, senza distinzione, sapendo, però, che l’abitudine di una certa politica di scaricare sui burocrati che spesso si è scelti e si è orientati a proprio piacimento per fare le proprie cose, quella visione spezzatino della quale parlava bene il collega Aieta -mi ha convinto e mi ha richiamato alcune circostanze- non può essere più uno sport consentito.

La politica, con questa legislatura, deve assumersi le proprie responsabilità e ciascuno dovrà fare il suo. Naturalmente, concordo con il passaggio intermedio che il presidente Oliverio ci ha illustrato in Aula; abbiamo il dovere di tentare di salvare il salvabile, lo stiamo già facendo, una prima svolta è stata impressa. Dobbiamo seguire queste situazioni con particolare attenzione e pignoleria, deve essere una vera e propria ossessione, perché si tratta degli unici fondi che possono consentirci sviluppo e interventi strategici. Tuttavia, dal momento in cui una Commissione europea ha interrotto dal 2011 alcuni pagamenti perché ha rilevato delle gravi anomalie, dal momento in cui ci troviamo al 10 dicembre 2014 senza nemmeno la trasmissione della nuova Agenda 2014-2020, che quindi partirà anch’essa pregiudicata nei tempi di realizzazione, non soltanto, quindi, il fallimento 2007-2013, ma persino l’ipoteca sull’Agenda 2014-2020, è chiaro che abbiamo il dovere di svolgere una vera e propria operazione chiarezza e imporre un cambiamento.

Qui la relazione del presidente Oliverio non si è limitata a dire cosa era accaduto, inizia a tracciare – e su questo dovremo fare uno sforzo comune anche nelle Commissioni, anche in un altro Consiglio regionale, anche in altri Consigli regionali, perché la discussione non si può esaurire questo pomeriggio –delle riforme e delle innovazioni nel percorso di gestione e di programmazione dell’Agenda 2014-2020, utili allo sviluppo della Calabria ed alla utilizzazione delle risorse comunitarie.

Molto bene l’iniziativa con il partenariato, perché è un fatto importante cominciare un confronto e darsi un metodo nuovo. Importantissimo lo snellimento delle procedure, perché è evidente che ci troviamo spesso di fronte a procedure che non consentono un iter procedurale snello, quindi la possibilità di realizzare i progetti nei tempi che non sono quelli della politica fino ad oggi, ma sono quelli dei calabresi, che devono essere il nostro riferimento. In questo, direi che dobbiamo cominciare, colleghi, a darci dei riferimenti e delle priorità.

Faccio una proposta: a partire dall’Asse che riguarda l’inclusione sociale, dobbiamo ragionare su come utilizzare le risorse e come programmarle. Non potremo farlo senza una visione complessiva, strategica, unitaria dei problemi che ha la Calabria e non potremo farlo senza un’analisi che cambi metodo, che svolta nel rapporto con il territorio; gli attori sociali, con i quali dobbiamo interloquire per capire che cosa pensano tutti i corpi intermedi della società rispetto ai veri bisogni del territorio, che non possono essere il concerto della festa ics o la piazzetta del Comune ipsilon. Quelle sono altre leggi e altre fonti di spesa, con i fondi comunitari dobbiamo fare altro. Dicevo, il sindacato, le associazioni, gli enti locali, in una nuova concezione della programmazione e dell’investimento di queste risorse strategiche.

Questo cambiamento di metodo, questa nuova visione sono fondamentali sul piano culturale e sul piano amministrativo e daranno risultati, così come li hanno dati laddove in quelle regioni questo metodo è stato praticato ed applicato: penso, per esempio, alla Puglia, se vogliamo parlare del Sud, si può fare – e come no! – anche da noi.

Dicevo, l’Asse che riguarda l’inclusione sociale con un particolare riguardo, una particolare attenzione a tre livelli di intervento: le famiglie che combattono con la povertà, perché tutte le statistiche ci dicono che abbiamo un livello di povertà inaccettabile, allora Asse inclusione sociale povertà; la conciliazione dei tempi nel rapporto vita-lavoro, per esempio un investimento sul sociale e sugli asili-nido. Abbiamo celebrato pochi giorni fa la festa della donna, non è una questione che riguarda soltanto le donne, però ci viene detto da tutte le statistiche che il tema della permanenza nel mondo del lavoro in Calabria è strettamente connesso con l’assenza di servizi sociali degni di questo nome, siamo la peggiore regione europea in termini di servizi sociali, asili-nido e così via; l’ingresso di nuova forza lavoro nel mercato calabrese, perché se non ci occupiamo di queste cose, non capisco di cosa dovremmo occuparci.

Vedete, non la voglio fare lunga, però c’è una questione che ci riguarda e sulla quale dobbiamo riflettere: viene detto spesso che le risorse si perdono perché le classi dirigenti sono incapaci di programmare, di spendere e così via. E’ vero, questo è un dato innegabile, per questo ho detto che dobbiamo assumerci una responsabilità e lo dobbiamo fare con chiarezza. Alla fine di questi cinque anni o avremo dato una svolta con dei numeri e raggiungendo degli obiettivi o avremo miseramente fallito. Il linguaggio della chiarezza e della trasparenza deve essere assoluto, verificato e verificabile in ogni dove.

C’è, però, una questione, presidente Oliverio, che torna e deve tornare ad occupare la discussione di quest’Aula e della politica in generale, si chiama “Questione meridionale”, perché non è possibile che le risorse non utilizzate vengano destinate ad altre aree del Paese. Su questa questione questo Consiglio regionale insieme alle forze politiche e a tutte le istituzioni, a tutti i livelli istituzionali della Calabria, e aggiungo del Mezzogiorno, deve aprire una battaglia innanzitutto culturale, una vera e propria questione fondamentale, deve riaprire la discussione, perché le risorse che vengono perse per colpa di classi dirigenti incapaci non possono essere definitivamente sottratte alla Calabria e ai calabresi e al Mezzogiorno. Ciò deve rappresentare un punto di onore e di dignità di questa nuova amministrazione regionale a livello politico ed istituzionale, a partire dal confronto con il Governo, che è un Governo amico, non c’è dubbio, è un Governo che ha fatto alcune cose molto positive, ma abbiamo il dovere di lavorare e di agire innanzitutto nell’interesse della Calabria, per rovesciare quelli che sono luoghi comuni che hanno affamato questo territorio.

Voglio citare soltanto due fatti: negli ultimi quattro anni grandi aziende pubbliche o comunque molto partecipate dal pubblico, come Poste Italiane ed Rfi, hanno speso il 75 per cento dei loro investimenti al Nord. Non è più possibile! Dobbiamo pretendere che venga riaperta una discussione vera sull’utilizzazione dei fondi, delle risorse pubbliche, sugli investimenti e sulla loro destinazione, fino ad arrivare, presidente Scalzo, a chiedere una convocazione del Consiglio regionale insieme alle rappresentanze parlamentari, perché sugli obiettivi strategici e sulla visione complessiva e di fondo non dobbiamo arretrare di un millimetro. Siamo di fronte ad una rapina permanente di risorse ai danni del Mezzogiorno e una classe dirigente che vuole rappresentare la nostra terra non può omettere di fare una battaglia culturale e politica su questo punto.

Insisto perché considero questo un fatto dirimente e fondamentale per la qualità della nostra azione, il tutto dovrà avvenire dentro una visione strategica diversa. Lo sviluppo della Calabria passa dal coinvolgimento dei territori, degli attori sociali e, soprattutto, dalla costruzione di un progetto nell’interesse comune, unitario, generale, non in spezzatini o in cose da riproporre – diceva il collega Aieta – e sono completamente d’accordo con lui.

La ringrazio, presidente Oliverio, per l’attenzione che ha voluto dedicare a questo tema e per il fatto di aver annunciato che su questa questione dei fondi comunitari dedicheremo altri step e altri Consigli regionali. Soltanto facendo così, daremo una svolta nell’interesse della Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il presidente Oliverio per le conclusioni. Ne ha facoltà.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Intervengo brevemente per alcune considerazioni a conclusione di questa discussione nel Consiglio regionale. Innanzitutto, mi preme ricordare che ho chiesto io al Presidente del Consiglio regionale di porre all’ordine del giorno dell’odierna seduta questo tema, perché ritengo giusto che il Consiglio, su una problematica di così rilevante importanza per la nostra regione, all’inizio della sua legislatura, della sua esperienza – perché questo è un Consiglio regionale eletto da tre mesi – sulla questione centrale che riguarda lo sviluppo, la crescita – perché questo è lo strumento fondamentale che destina risorse alla nostra regione – possa essere informato, possa confrontarsi, possa non solo dire la sua, ma possa delineare un percorso.

La seconda ragione è che ritengo necessaria un’operazione verità, non per mettere le mani avanti o per ricercare giustificazioni alle difficoltà che ci sono e ci saranno, ma perché i calabresi sappiano. Questo è un pezzo di un’operazione verità che stiamo facendo e convocheremo altre sedute consiliari perché i calabresi sappiano come stanno le cose. E le cose, per quanto riguarda il Fesr 2007-2013, stanno come ci dicono dati su dati: possono e devono essere letti, possono e devono essere analizzati, però i dati sono dati e ci dicono che, per quanto riguarda il Por-Fesr 2007-2013 – come ho detto introducendo – al 31 ottobre erano stati impegnati solo 872 milioni di euro, pari al 43,7 per cento del totale, ovvero 1 miliardo 998 milioni di euro, naturalmente escludendo da questo importo totale la cifra di 1 miliardo di euro che nel 2011 fu spostato per decisione del Governo nazionale al Pac, il Piano di azione e coesione. Se noi considerassimo il dato di partenza, ovvero 2 miliardi e 998 milioni di euro, circa 3 miliardi – mancano 2 milioni per arrivare a 3 miliardi – la percentuale si ridurrebbe al 29,1 per cento.

Questi sono dati, questa non è supponenza, caro consigliere Fausto Orsomarso, questi sono dati e il dato, ahimè, è questo; non lo dico con supponenza o con sufficienza o con piacere, ma con grande dispiacere. Poi si può dire che si è fatto tanto, che qui stiamo realizzando le cose che voi avete predisposto, tutto quello che volete. Il dato è un disastro per la Calabria – chiamiamo le cose con il loro nome e cognome – perché a fronte di questa incapacità, abbiamo una condizione economica e sociale che avreste voluto che io risolvessi in 60 giorni, perché vi appellate spesso al fatto che il presidente Oliverio sta perdendo tempo con la Giunta e non affronta i grandi problemi sociali della Calabria che avreste voluto risolti in 60 giorni! Ma i dati sono dati: a fronte di una incapacità che presenta il risultato disastroso che è questo, abbiamo una condizione sociale della Calabria che è drammatica, per quanto riguarda il lavoro, per quanto riguarda le imprese, i servizi e tanti altri settori.

È chiaro – e l’ho detto nella relazione perché è scritta e si può leggere – che non ho fatto un’analisi che non ha considerato nel lungo periodo le difficoltà che sono alla base di questa situazione, anzi ho pure graduato e detto che a un certo punto, se andiamo a vedere dal 2010 al 2011, c’è stata un’accentuazione della difficoltà, ma la difficoltà c’era, perché bisogna leggere oggettivamente anche le difficoltà.

Né ho parlato – vorrei questo ricordarlo nel riferire della rendicontazione del 2014, che ci ha fatto realizzare il target che ci ha impedito, almeno fino ad oggi, di perdere risorse del 2014 – del fatto che in tre settimane con la bacchetta magica ho rendicontato!

Io non ho rendicontato, caro consigliere Orsomarso, opere della vostra amministrazione perché non ce n’erano! Magari ci fossero state! Io ho dovuto fare il giro delle sette chiese, Ferrovie, Anas, enti locali, per racimolare progetti da rendicontare! Domani, se vuole, le faccio mandare l’elenco per il quale noi siamo riusciti a realizzare il target, quantomeno per trattenere le risorse sul nostro territorio.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

La Regione era senza opere?

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Sto parlando di altro, di qualcosa che, evidentemente, o è distratto o, ancora, malgrado la sua esperienza, non riesce a percepire!

Quindi sto parlando di progetti che, per banalizzare i cosiddetti progetti-sponda, ci hanno permesso di realizzare il target e di rendicontare, progetti che siamo riusciti a rendicontare nell’arco di un mese, quello di dicembre. Questo lo dico per evitare di alterare la verità, la discussione, e ho fatto queste premesse perché voglio fare alcune riflessioni.

E’ chiaro che un’amministrazione, qualsiasi amministrazione – questo voglio dirlo – che guida un ente come la Regione o altri enti, vuole spendere, vuole realizzare obiettivi ed è altrettanto chiaro che l’esercizio del governo, la funzione di governo presuppone non solo il fatto che il presidente Oliverio viene in Aula, fa una relazione ed enuclea obiettivi, ma presuppone il fatto che, se quegli obiettivi vuole realizzarli, deve costruire un percorso.

Se durante questo percorso non ha realizzato gli obiettivi, dobbiamo capire le ragioni per cui questi obiettivi non sono stati realizzati, quali sono stati gli ostacoli, le difficoltà, le inefficienze, le insufficienze, però deve essere altrettanto chiaro – lo dico in premessa – che andare a vedere gli ostacoli, le inefficienze, le inadeguatezze non può significare che il presidente Oliverio viene fra quattro anni e dice “Io non c’entro” e se ne lava le mani, perché in corso d’opera il Presidente della Giunta, se ci sono inefficienze, inadeguatezze, insufficienze, deve assumersene la responsabilità; e se la macchina non cammina nella direzione giusta, non può dire che la colpa è della macchina. La macchina deve cambiare, chiaro il punto qual è?

C’è innanzitutto una responsabilità politica, perché se non fosse così, dovremmo rinunziare alla democrazia, al fatto che ci sono le assemblee elettive, che ci sono i Governi e i Presidenti eletti dai cittadini, ma si tratterebbe di un’altra scelta. Poiché oggi è così, bisogna avere il coraggio di assumersi le responsabilità. Siccome stiamo partendo adesso, è necessario che si faccia una operazione verità, non per mettere le mani avanti, ma perché si conosca il punto di partenza. Questa operazione verità io l’ho fatta per iscritto, analizzando Misura per Misura come stanno le cose, anzi vi do pure l’allegato tecnico di come stanno le cose, perché rimanga agli atti e sia una pietra miliare di partenza a cui riferirsi.

Naturalmente, non mi sono limitato a fare il quadro di questa situazione disastrosa, ho indicato anche il percorso che intendiamo seguire. C’è un percorso relativo al 2007-2013, ovvero a 10 mesi, anzi meno di 10 mesi che abbiamo davanti, fatto per salvare il salvabile, perché se in otto anni - il programma riguardava il periodo 2007-2013, cui si è aggiunto il 2014, otto anni - si è speso meno del 50 per cento e se consideriamo anche quel miliardo di euro che è stato utilizzato per il programma nazionale dal Piano di azione e coesione - sottratto alla Calabria, perché da Roma attraverso il fondo di coesione venisse utilizzato per la Calabria - siamo al 29 per cento. Nessuno può pensare che qui ci sia il re Mida – io non sono il re Mida – e che quello che non si è fatto in otto anni, in rapporto a 1 miliardo e 198 milioni di euro che rimangono, si possa fare in otto mesi!

Bene, però noi dobbiamo salvare il salvabile e stiamo lavorando per impostare una strategia nell’interesse della Calabria, dell’economia calabrese, delle imprese calabresi, del lavoro calabrese, dei servizi della nostra regione. Non staremo fermi ad aspettare ottobre per dire le cose, perché noi siamo abituati a governare in progress, non aspettando Godot, per capirci! Abbiamo messo a punto una strategia per salvare il salvabile, parlo del periodo 2007-2013, e puntiamo a recuperare il massimo di risorse possibili, anzi puntiamo, utilizzando anche le risorse del Piano di azione e coesione, a fare partire persino altri programmi per quanto riguarda il futuro.

Andiamo a fare le analisi. Grandi progetti: certo, grandi progetti, però tutti i grandi progetti sono patrimonio non rendicontabile. Ditemene uno, vi sfido qui in Aula a dire un solo grande progetto importante. Intendiamoci, non sto mettendo in discussione il valore dei progetti, sto dicendo che di questi progetti - siccome sono stato Presidente della Provincia non sono stato fuori da questa terra, non sono stato né in altri pianeti né fuori da questa terra - ho seguito le vicende. Per esempio, di questi grandi progetti, molti erano stati programmati già all’inizio del settennio. Mi ricordo che da Presidente della Provincia ho firmato un protocollo d’intesa nel febbraio del 2010 per la metropolitana che interessa la città capoluogo della mia provincia, quella di Catanzaro era stata fatta anche, leggevo i giornali e mi informavo attraverso la stampa ed era uguale, due metropolitane, l’aereostazione di Lamezia anche, la Gallico-Gambarie la stessa cosa, i protocolli d’intesa risalgono al 2009-2010. Siamo al 2015, ancora sto parlando di progetti partiti allora.

(Interruzione del consigliere Tallini)

Sto parlando di progetti partiti allora.

(Interruzioni)

Io sto facendo.

(Interruzioni)

Consigliere Tallini, la prego di non immiserire riflessioni.

(Interruzione del consigliere Tallini)

Ma lasci stare, lasciamo la polemica su altro, ma su questo terreno la prego di non immiserire la discussione perché è molto seria.

Allora, di cosa parliamo? Di grandi progetti, che in cinque anni sono lì che non possono essere rendicontati nemmeno per uno stato di avanzamento sulla programmazione 2014-2020.

Vogliamo parlare, poi, delle altre Misure? Mi sono sforzato di fare un quadro Misura per Misura e la mia relazione è così oggettiva, che l’altro giorno, quando c’è stata un’iniziativa che abbiamo fatto sulla banda ultralarga, non ho esitato a dire che l’unico progetto – uno – che su 1 miliardo e 900 milioni di euro è partito è quello della banda ultralarga. Anche qui vorrei fare una riflessione, che non tende e non vuole tendere a sminuire la portata innovativa di questo progetto perché lo ritengo importante, e vorrei dirlo questo perché voglio fare uno sforzo di oggettività: questo progetto è andato avanti perché un soggetto nazionale lo ha assunto. Anche qui c’è una riflessione da fare. Parliamoci molto chiaramente: questo progetto è andato avanti perché un soggetto nazionale, che è Telecom, l’ha assunto. Tutta l’altra parte, relativa al resto dei Comuni che non erano compresi nel primo piano, ancora è in via di appalto attraverso Infratel.

Allora una riflessione dobbiamo farla, e subito, sulle ragioni strutturali di queste difficoltà, che sono di ordine burocratico. Certo che sono di ordine burocratico. Secondo voi si può tollerare che si possa mantenere per mesi bloccato uno strumento qual è quello della programmazione 2014-2020? Non so se chi era in Giunta ed è qui presente se n’è accorto, ma ci sono state inefficienze solo per una diatriba interna sull’Autorità di gestione. E’ concepibile una cosa di questo tipo?! Io ritengo che non sia concepibile.

Insomma, il fatto che il programma fosse lì, bloccato, congelato, non si può concepire. Non è possibile che si facciano bandi con soggetti interessati che partecipano, avanzano domanda e si aspettino tre anni per fare le cose! Né si può concepire che presso l’Assessorato all’ambiente – e noi stiamo correndo ai ripari adesso – che è un’altra stanza della Regione, ci possano essere 500 progetti, dietro ognuno dei quali a volte ci sono decine di milioni di euro, anche riconducibili a questo programma e siano fermi, perché per tre anni la Commissione Via non si riunisce! E chi se ne deve occupare di queste cose?! La politica non c’entra?! Chi prima di me era qui non c’entra?! Chi prima dell’assessore Guccione, dell’assessore Ciconte era nella Giunta non c’entra?! Turisti?! Ma di cosa parliamo! Ma di cosa parliamo! Di quale dignità di governo ed istituzionale parliamo! Voglio capirlo! Fate un corso celere di aggiornamento, mi ci iscriverò pure io, se me lo fate capire questo! Di cosa parliamo! E ogni mattina, dal mese di gennaio, chiediamo il conto al presidente Oliverio con faccia – fatemelo dire con un termine calabrese – “sputtanata”! Ma di che cosa parliamo! Davvero siamo al paradosso che il carnefice della Calabria, l’artefice di questa situazione, chiede conto a chi è venuto adesso!

Allora io voglio parlare per costruire in positivo e dico subito, senza supponenza, senza arroganza, con grande umiltà, che chi vuole confrontarsi con noi nel merito per dare un contributo positivo troverà porte aperte – non ci sono schemi – per dare un contributo a questa regione che è in ginocchio e che paga il doppio prezzo di inefficienza, di sclerotizzazione, di teatrino che ogni volta viene rappresentato attraverso queste finte polemiche, queste finte guerre del personale politico e l’inganno anche di chi dall’esterno utilizza l’inefficienza per dire “Ecco, siccome non siete in grado di spendere” – perché questa è l’altra faccia della medaglia – “mi piglio le risorse”, come è avvenuto storicamente nei confronti del Mezzogiorno.

Allora noi abbiamo il dovere di metterci con le carte in regola, il che significa affrontare le ragioni, i limiti, le inefficienze strutturali che sono alla base di questa situazione.

La prima questione: bisogna snellire le procedure. Seconda questione: bisogna sburocratizzare. L’Assessorato all’ambiente, entro due mesi, deve tirare fuori quei 500 nullaosta, e chi si paga per questo, se non lo fa, gira! Ci siamo capiti su qual è il problema? Perché l’obiettivo deve essere il misuratore dell’azione di governo e della premialità all’interno della struttura, non gli amici o i nemici del presidente Oliverio, come purtroppo è avvenuto fino ad oggi, perché non capisco, se c’è un dirigente in una struttura che, non producendo, rimane lì, chi ce lo tiene! Parlo di me stesso, io sono il Presidente, parlo di me, potrei tacerle queste cose, ma chi l’ha tenuto lì quel dirigente in quella struttura, chi l’ha tenuto?!

Non c’è nemmeno l’argomento per parlare e per giudicare la burocrazia quando c’è la connivenza e c’è la responsabilità di aver mantenuto questa burocrazia in questa condizione.

Il misuratore deve essere la realizzazione dell’obiettivo: se l’obiettivo non si realizza, si gira, perché altrimenti la responsabilità è di chi non fa girare chi non è in grado di rispondere. Quindi il pallino ritorna sempre a chi ha la responsabilità politica, perché altrimenti bisogna fare un altro mestiere, bisogna fare un’altra cosa. Allora bisogna intervenire sulla burocrazia per riformare le procedure. Sto per costituire una struttura tecnico-giuridica che deve mettere a punto una linea di snellimento e di riforma delle procedure, perché ci sono tante cose per le quali non c’è la necessità di passaggi a livello – così li chiamo io – nullaosta, pareri.

Ma voi lo sapete che è successo nel dicembre scorso? Non ne ho parlato di questo, ne parlo adesso perché sono tirato per la giacchetta: è successo che doveva arrivare a Gioia Tauro la più grande nave d’Europa che attraversava il Mediterraneo e non poteva attraccare nel porto. Sapete perché? Perché da due anni, presso l’Assessorato all’ambiente, c’era una pratica di dragaggio che giaceva lì. Non ne ho fatto una questione mediatica, ma considerato che oggi mi tirate dalla giacchetta, parliamo pure di questo. Chiamo l’Autorità portuale di Gioia Tauro e scopro che da due anni c’era una richiesta di dragaggio che non veniva evasa perché all’Assessorato all’ambiente dicevano che c’era bisogno di una procedura di Via, di valutazione di impatto ambientale per il dragaggio. Quindi mi sono preoccupato, richiamo l’Autorità portuale e dico: “Guardate che ci vuole una procedura Via”, ma mi meraviglio che serva una procedura Via per un dragaggio, non si tratta di opere. Richiamo l’Assessorato all’ambiente e mi dice: “Guarda, non è possibile perché ci possono essere fattori inquinanti nella sabbia che si preleva”. Allora rispondo: “Se ci sono fattori inquinanti nella sabbia che si preleva, c’è l’Arpacal, si va a fare un prelievo e si verificano”. Ritorno e scopro che l’Arpacal era già stata chiamata e le verifiche già effettuate.

Insomma, per farla breve, abbiamo rischiato che la più grande nave che attraversava il Mediterraneo non approdasse nel porto di Gioia Tauro. Chiaramente, a quel punto ho detto: “O procedete oppure andate via”.

Dico questo perché rispetto alla burocrazia ci deve essere una responsabilità, cioè io non verrò mai qui a dirvi – sappiate questo – che c’è la burocrazia che frena. No, non verrò mai a dirvelo, anzi vi invito a riferirmi se c’è la burocrazia che frena, perché il giorno dopo la burocrazia sarà frustata. Ci siamo capiti! Perché ho un’idea del rapporto con la burocrazia, perché più si alliscia il pelo alla burocrazia e più la politica è soccombente, e la politica che è soccombente è quella che per comodo è soccombente, perché pensa di scambiare il consenso attraverso la burocrazia! Parliamoci chiaramente, non perché c’è il buonismo della politica, ma perché si pensa di utilizzare, ci si illude di utilizzare la burocrazia, perché si perde il percorso. Il percorso deve avere un misuratore, che sono gli obiettivi che devono essere realizzati, perché gli obiettivi misurano la risposta alle condizioni del territorio, la risposta alle imprese, la risposta ai cittadini, perché quando c’è un obiettivo e l’obiettivo si realizza, vuol dire che ci sarà la risposta. E c’è stata la risposta.

Allora, io credo che su questa questione dei fondi europei bisogna che ci sia una sterzata. Noi lavoreremo – ve l’ho detto all’inizio – per presentare un nuovo modello di governance per quanto riguarda il periodo 2014-2020, lavoreremo per accompagnare gli enti locali e il sistema delle imprese che presentano una debolezza qui. Parliamoci chiaramente, ha ragione il consigliere Salerno, perché io ho seguito con attenzione gli interventi. Bisogna accompagnarlo quel percorso, che significa che bisogna rafforzare la Sua, la Stazione unica appaltante, bisogna metterla nelle condizioni di rispondere con efficienza alle procedure e non lasciarla lì, come è avvenuto in questi anni in cui è stata impossibilitata a fare le gare, attestandone l’impotenza.

Quindi si tratta di affrontare nel merito i problemi, di costruire la governance e le condizioni per accompagnare i soggetti che operano sul territorio: gli enti locali, il sistema delle imprese. Anche per quanto riguarda il sistema delle imprese bisogna studiare forme di automatismo e in questo senso credo che il partenariato abbia un ruolo importante. L’altro giorno, nella riunione del partenariato che abbiamo fatto, veniva sollevato un problema: “Scusate, perché non finanziate l’Artigiancassa?”. Io chiedo: “Come, l’Artigiancassa non è più finanziata?!”. Abbiamo appoggiato sulla Finanziaria regionale un complesso di progetti ingessati, bloccati e gli strumenti di automatismo sono stati prosciugati. L’Artigiancassa è uno strumento automatico di finanziamento del credito alle imprese e gli strumenti di ingegneria finanziaria non hanno operato, 120 milioni di euro sono bloccati, congelati, perché gli strumenti di ingegneria finanziaria sono stati utilizzati in modo assolutamente inadeguato.

Certo che c’è un problema di politiche creditizie, c’è il sistema bancario che non è generoso verso il sistema delle imprese in modo particolare nel Mezzogiorno e nella nostra regione, certo, lo so benissimo questo, ma a fronte di questa situazione, è possibile che le risorse finalizzate al sistema delle garanzie, il sistema dei Confidi siano tutte bloccate! Se volete, per quanto riguarda la parte dell’ingegneria finanziaria, vi fornirò un’analisi dettagliata di come le risorse sono congelate, parcheggiate e non utilizzate. E’ vero che c’è un periodo di crisi, che non c’è una domanda dell’impresa verso l’investimento, però – vivaddio – c’è un sistema di imprese che opera in una situazione di difficoltà che credo debba essere considerata. Prima ancora che parlare di nuove imprese, guardiamo alle imprese che sono in ginocchio e credo che il sistema del credito, delle garanzie, un poco di sollievo potrebbe offrirlo.

Quindi dobbiamo discutere nel merito, perché – vi ripeto – non voglio e non intendo che questa sia una discussione con la testa rivolta indietro, voglio fare riflessioni sull’esperienza, necessaria per guardare al futuro, per vedere quello che c’è da correggere e correggerlo con il contributo, i suggerimenti da parte di tutti, di quelli che siamo in Aula, dei soggetti che operano sul territorio, perché è necessario mettere in moto un circuito virtuoso che sia capace di utilizzare le risorse, di utilizzarle, perché altrimenti la Calabria non si rimette in piedi, né ci sono prospettive diverse. “Siccome” – si dice – “non utilizziamo queste risorse, poi ci sono gli interventi sostitutivi”, guardate che questo intervento – l’ha ricordato prima il consigliere Bevacqua, mi pare, – è interamente sostitutivo dell’ordinario che non c’è più.

Il consigliere Salerno ha fatto l’assessore alle politiche sociali e sa benissimo che, per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, il fondo viene assorbito per oltre l’80 per cento dal Nord, dove c'è, in conseguenza della crisi, una platea di lavoratori dipendenti dal privato molto, ma molto più larga, ma nella piccola parte che coinvolge e interessa le Regioni del Mezzogiorno e la Calabria, l’80 per cento degli ammortizzatori sociali viene coperto dal Fondo sociale europeo.

Noi abbiamo fatto un tavolo con il ministro Poletti per il 2014: praticamente lo Stato, su 250 milioni di euro, sul Fondo sociale impegna circa 80 milioni di euro, 170-180 milioni sono sul Fondo sociale europeo. Questo lo dico in generale. Perché lo dico in generale? Perché è chiaro che le politiche verso il Mezzogiorno devono essere riconsiderate e le Regioni del Mezzogiorno devono riaprire questo capitolo, devono rialzare la voce e, per farlo, devono mettersi con le carte in regola, perché appena si parla, prima si dice “Avete i soldi? Spendete” col linguaggio padovano. Chiaro? “Avete i soldi? Spendete”. Devono rimettersi con le carte in regola le Regioni del Mezzogiorno, questo è lo sforzo che dobbiamo fare noi! Su questo terreno si vince la sfida anche di una ripresa di considerazione del Mezzogiorno all’interno del Paese.

Questo, naturalmente, deve essere fatto perché ritengo che, al di là di tutto, ci sono dati strutturali che bisogna superare e dobbiamo sapere che essere classe dirigente significa stare sempre con la schiena diritta, indipendentemente dai colori che ci sono al governo del Paese, che pure non sono qualcosa di indifferente a cui guardare. Bisogna stare sempre con la schiena diritta ed avere la forza e la dignità – perché non si tratta di coraggio, ma di forza e dignità – di esprimere le ragioni del territorio che rappresentiamo e quando le risposte ci sono e la considerazione c’è, benissimo; quando le risposte non ci sono, bisogna incalzarle e per incalzare con la forza della ragione, bisogna mettersi con le carte in regola. Ecco perché insisto su questo punto.

Credo che il lavoro sia in salita, però non è impossibile, ritengo che sia possibile invertire la tendenza, ci credo, ne sono convinto e per questo sono determinato. È possibile invertire la tendenza e noi faremo di tutto per dimostrare che è possibile. Naturalmente, chiediamo di essere misurati nel periodo determinato a poter realizzare segnali, non dico subito inversione di tendenza.

E’ stato qui sollevato anche un problema che non posso eludere, che è quello della sanità. Mi auguro che sulla questione si chiuda rapidamente questa telenovela e ritengo che la condizione in cui è stato portato il sistema sanitario regionale sia preoccupante, perché in molti casi non sono garantiti neanche i livelli essenziali di assistenza, perché ci sono situazioni che, a mio parere, sono significative del mancato governo di questo settore – fatemela dire così – perché in questi anni tutto si è ridotto ad una impostazione meramente ragionieristica e la politica ha abdicato – diciamo le parole giuste – perché malgrado la struttura commissariale, e anzi in presenza di una struttura commissariale che aveva due subcommissari e il commissario in capo al Presidente della Regione, a maggior ragione non si poteva verificare, da un parte, – e non parlo di risorse – che nella città di Reggio Calabria si investissero risorse consistenti per realizzare un reparto di cardiochirurgia e non si procedesse all’attivazione di questo reparto dopo tre anni dal suo completamento, e dall’altra – a proposito di risorse – che solo per la provincia di Reggio Calabria – e poi parlerò anche della Calabria – per il ricorso di cittadini calabresi ad interventi all’esterno della regione per interventi di cardiochirurgia, si spendano 10 miliardi e 700 milioni di euro solo per i reggini e 37 milioni di euro per tutti i calabresi.

Quindi non è un problema, è l’opposto, perché dopo aver investito ed aver realizzato, mantenere una struttura di questo tipo congelata significa praticamente continuare a pagare all’esterno per mobilità passiva. E’ paradossale questo. Non è concepibile che si possa mantenere qui nella città di Reggio Calabria una Pet pronta per essere attivata, chiusa, congelata e i calabresi siano costretti o a file di sei mesi oppure ad andare all’esterno, in Sicilia od oltre il Pollino. Sto parlando di dati, di fatti, sto dicendo cose che vi prego, se sono confutabili, di confutare.

Questo è il fatto che si è abdicato, si sono mollati gli ormeggi! Non è concepibile che in alcune strutture dove bisogna garantire le emergenze-urgenze si è arrivati al punto in cui si è arrivati. L’altro giorno gli anestesisti del “Pugliese” sono venuti da me a dirmi: “Presidente, se continua così, noi non ce la facciamo più”. Né è possibile quello che avviene all’Annunziata di Cosenza. Sto parlando degli ospedali Hub, dove per un periodo sono stati sospesi persino i ricoveri programmati. Questo non è ammissibile! Questo è il punto in cui è giunta la situazione e non è giunta a questo punto dal 10 di dicembre, da quando si è insediato il presidente Oliverio, perché altrimenti siamo disonesti, e almeno per quanto riguarda la sanità, evitiamo di apparire sfarzosamente disonesti, perché ci si proietta in modo evidente, palese, sfarzosamente disonesti. Evitiamolo questo – per carità di Dio – anche perché vorrei che si evitasse che almeno sulla sanità si continuasse un teatrino che non fa bene a nessuno, perché non pensate gli azzeccagarbugli con le magliette rosse e gialle facciano bene e abbiano un ritorno alle istituzioni e alla politica positiva, perché proiettano in modo generalizzato un’immagine negativa.

Credo che si debba porre mano a questa situazione. Mi sono permesso non perché ci sia un problema di potere, lo dico subito perché è una situazione abbastanza complicata. Come sapete, dal 1° gennaio con la Legge di stabilità è stata approvata una norma sul Patto della salute che prevede l’incompatibilità fra la carica di Presidente della Regione e quella di Commissario alla sanità, quindi mi sono permesso di fornire un parere legale al Governo con grande tranquillità, perché mi sono insediato il 10 dicembre come Presidente della Regione. Quindi dal 10 al 31 dicembre il Governo avrebbe dovuto prendere atto di questa cosa, tant’è che c’era l’impegno che nella seduta del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio si sarebbe proceduto alla presa d’atto. Successivamente il Consiglio dei Ministri che non si è tenuto - non per questa ragione naturalmente, figuriamoci se per questa ragione poteva saltare il Consiglio dei Ministri – ed è stato spostato e da qui la telenovela.

Ora, forte di questo parere, ma anche forte della convinzione che la sanità calabrese ha bisogno non di una invadenza politica, ma di un governo responsabile della politica per uscire da quella logica contabilistica e ragionieristica, per assumere responsabilità, per costruire un Piano sanitario regionale, per affrontare quei problemi della cardiochirurgia, della Pet, dei problemi dell’emergenza-urgenza, in questi giorni, proprio a seguito di questa telenovela che non sblocca, ho convocato una riunione di Giunta regionale in via straordinaria. Ho convocato i subcommissari ed ho deliberato di chiedere loro di assumere responsabilmente provvedimenti per attivare i concorsi non in modo generalizzato, ma limitatamente alle situazioni di criticità e per personale medico e paramedico – mi riferisco alle cose che prima ricordavo – in un numero di circa 100 unità o poco più, e in una seconda tranche di fare un’analisi anche sugli ospedali Spoke, perché anche negli ospedali Spoke di Crotone, Vibo, Locri, Rossano, Castrovillari – non sto qui a fare tutto l’elenco di tutti gli ospedali - sto facendo un’analisi della situazione per vedere di rispondere alle emergenze ed urgenze assumendo la responsabilità, perché so di fare l’interesse della Calabria, quindi ho chiesto loro di attivare le procedure e, nelle more delle procedure concorsuali, di attivare le procedure d’urgenza, e laddove c’è una graduatoria – non voglio sapere dove e per quali settori – utilizzarla per accelerare, con la visione dell’interesse generale e non dell’interesse particolare.

E’ chiaro che mi auguro che questo giochino del toto-nomine si chiuda il più rapidamente possibile, perché a questo giochino non ho partecipato né intendo partecipare, per essere molto chiaro. Se non si chiude questo gioco, credo che bisognerà valutare iniziative diverse, perché non è possibile che la Calabria possa subire una condizione di questo tipo, lo dico con grande responsabilità. Mi auguro che, a stretto giro di posta, ci sia la risposta. Poi, naturalmente, rispetto alla risposta, ai metodi che si assumono, ognuno dirà la sua, la dirà pure il Presidente della Regione, perché non mi sono mai intimidito verso nessuno, ho 62 anni, ho una esperienza e una storia politica alle spalle, istituzionale, figuriamoci se uno che non si intimidisce a 18 anni si possa pensare che si intimidisca a 62! Ma non esiste!

L’unico punto di riferimento, lo sappiano tutti – io sono aperto perché non mi sono mai chiuso in case matte, sono aperto al confronto – l’unico misuratore sono gli interessi dei calabresi, che magari – non so se con piacere di tutti – mi hanno prima dato un largo consenso alle primarie e poi un largo consenso alle elezioni – questo è il dato – e quel largo consenso alle primarie e quel largo consenso alle elezioni non si è realizzato tre-quattro anni fa, ma due mesi e mezzo fa. Sbaglia chi pensa di mettere il presidente Oliverio in recinto, dato che non si è potuto farlo alle elezioni o alle primarie! Sbaglia di grosso, perché la volontà democratica e popolare dei calabresi deve essere rispettata e noi la faremo rispettare democraticamente, con grande determinazione e con grande dignità, perché non abbiamo chiesto niente a nessuno, né patteggiamenti né protezionismi, né abbiamo chiesto di essere investiti della nomina a commissario per avere un posto di potere, abbiamo avanzato un parere legale. Quel parere legale non si condivide? Benissimo, il Governo ha gli strumenti per acquisire pareri legali, dal Consiglio di Stato, dall’Avvocatura di Stato, da consulenti giuridici eminenti. Si proceda, e naturalmente ognuno, rispetto agli atti che si assumono, ha il diritto, oltre che il dovere, di esprimere il proprio punto di vista.

Noi lo faremo per l’esclusivo interesse della Calabria, non ci saranno punti di vista che esprimeremo con nervosismi – siamo tranquillissimi – appunto per fare prevalere logiche di potere o interessi personali, anche perché chiunque sarà il commissario, che mi auguro sia fatto ad horas, subito – ripeto – dovrà misurarsi con la Regione, con il Presidente della Regione, con la Giunta regionale, con il Consiglio regionale, che non abdicheranno al loro ruolo, chiunque sarà il commissario. Il presidente Oliverio non abdicherà al suo ruolo, non aspetterà tre anni per dire: “C’è stato il commissario e non ho potuto aprire la cardiochirurgia a Reggio Calabria o non ho potuto affrontare i problemi dell’Annunziata a Cosenza”. No, saremo in trincea giorno per giorno, perché la vicenda della sanità non può essere protratta oltre, per come è stata determinata, altrimenti davvero noi usciamo da una condizione di civiltà, perché purtroppo oggi la Calabria è su questo baratro, proprio di fuoriuscita da una condizione di civiltà.

Quindi, siccome è stato posto il problema, mi premeva informarvi di questo, perché non sono abituato ad eludere e anche perché era giusto che il Consiglio regionale fosse informato rispetto ad una problematica che è vitale per la vita dei calabresi. Grazie.

Proposta di legge numero 11/10^ di iniziativa dei consiglieri G. Arruzzolo, D. Battaglia, G. Giudiceandrea, O. Greco, A. Nicolò, G. Nucera, F. Sculco, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 8 (Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale)”

PRESIDENTE

Passiamo al secondo punto all’ordine del giorno, la proposta di legge numero 11/10^ di iniziativa dei consiglieri G. Arruzzolo, D. Battaglia, G. Giudiceandrea, O. Greco, A. Nicolò, G. Nucera, F. Sculco, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 8 (Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale)”.

Ha chiesto di parlare il consigliere Giudiceandrea per l’illustrazione della proposta. Ne ha facoltà.

GIUDICEANDREA Giuseppe (Democratici Progressisti)

Presidente, grazie per avermi concesso la parola. Avevamo pensato di postergare la discussione su questa proposta di legge, proprio perché deve essere analizzata in un contesto più ampio e non lasciata soltanto alla terminologia asettica della norma precedente esistente.

Allora va fatto un ragionamento molto più ampio in ordine a quella che è la legittima utilizzazione dei nostri collaboratori, va fatta nel rispetto anche della spending review. Deve essere fatta con molta attenzione. Pensiamo che si possa lavorare già a partire dalla Conferenza dei capigruppo da qui a qualche minuto e poi portare una legge più organica e una modifica della normativa più organica per il prossimo Consiglio, speriamo del 30.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di rinvio.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Mozione numero 4/10^ di iniziativa della consigliera F. Sculco: “Sulla parità di genere”

PRESIDENTE

Il terzo punto all’ordine del giorno reca la mozione numero 4/10^ di iniziativa della consigliera F. Sculco: “Sulla parità di genere”.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sculco. Ne ha facoltà.

SCULCO Flora (Calabria in rete)

Signor Presidente, colleghi consiglieri, la mozione che si presenta oggi è stata condivisa nella Conferenza dei capigruppo all’unanimità e devo dire anche con entusiasmo da parte di tutti e colgo l’occasione per ringraziare i colleghi.

Proprio ieri, 8 marzo, è stata celebrata la festa della donna e in Calabria si sono svolte iniziative che non sono state solo celebrative, ma hanno quasi tutte, insieme alle tante problematiche che riguardano la condizione della donna nella realtà economica e sociale della nostra regione, affrontato in particolar modo il tema della democrazia paritaria. In ogni località della nostra regione le istituzioni, le forze politiche, le associazioni, le organizzazioni si sono prodigate ad organizzare occasioni di confronto e di dibattito, segno, questo, di una rinnovata maturità e di una crescente attenzione che suscita non solo nell’opinione pubblica il tema ed il problema della parità di genere e della valorizzazione del ruolo della donna nella società, così come in politica e nelle istituzioni.

Io stessa, insieme a molti di voi, consiglieri colleghi, ed anche insieme al Presidente del Consiglio, Scalzo, ho partecipato a numerose iniziative che si sono svolte in tutti i luoghi della nostra regione, a Reggio Calabria, a Cosenza, a Catanzaro, a Crotone, a Lamezia Terme e si può dire che quest’anno, con la decisione assunta nel Consiglio regionale del 20 gennaio scorso, nel quale abbiamo approvato l’emendamento statutario che assicura la presenza delle donne nella Giunta regionale, si sono accese aspettative e speranze in tutta l’opinione pubblica calabrese e non solo in quella femminile, e che una nuova stagione di riforme in questa direzione e in questa legislatura è stata avviata.

Lo stesso presidente Oliverio, ieri, in un comunicato in occasione della festa della donna, ha voluto rafforzare questo percorso di riforma e questo processo innovativo, indicando l’ulteriore obiettivo di modifica della legge elettorale regionale con l’introduzione della doppia preferenza entro l’anno 2015 e la mozione che viene presentata oggi, in questo senso e in questa direzione, compie un ulteriore passo avanti, in coerenza con la forte e decisa vocazione innovativa che già questo Consiglio ha dimostrato e realizzato.

Signor Presidente, lettura della mozione:

“La Regione Calabria considera la partecipazione delle donne alla vita del sistema istituzionale regionale a qualunque livello ed alle scelte politiche ed amministrative una priorità imprescindibile, non solo e non tanto per una questione di genere, ma soprattutto per una questione di democrazia e di civiltà.

In forza dell’articolo 3 della Costituzione” – che, vi ricordo, impone la rimozione di tutti gli ostacoli che di fatto impediscono una piena partecipazione di tutti i cittadini alla organizzazione politica del Paese – “il Consiglio regionale impegna la Giunta affinché promuova azioni positive, con ogni mezzo a sua disposizione, politico, istituzionale e culturale, per affermare la parità di genere.

Avendo provveduto il Consiglio regionale, nella seduta del 20 gennaio scorso, ad inserire nello Statuto, attraverso uno specifico emendamento condiviso pienamente dal Presidente Mario Oliverio, un principio storico per la democrazia di genere, si impegna la Giunta regionale:

a) a farsi interprete, nei confronti dell’intero sistema di enti subregionali e segnatamente delle autonomie locali, inclusi i Comuni con popolazione inferiore ai 3 mila abitanti, dell’esigenza di garantire la presenza delle donne in ogni organismo di governo;

b) altresì, a sostenere con ogni mezzo la costituzione in giudizio, ogni qualvolta si ravvisi la violazione della legislazione vigente in tema di parità di genere;

c) ad utilizzare, a tal fine, ogni mezzo politico, amministrativo ed istituzionale in capo ad essa, per superare un impedimento che contrasta sia con lo spirito che con precisi articoli della nostra Carta costituzionale”.

Questo Consiglio regionale, nella sua interezza e senza eccezione alcuna, ha già dimostrato sensibilità politica e maturità culturale verso il tema della democrazia paritaria, approvando l’emendamento il 20 gennaio scorso. Spero e sono certa che anche oggi, tutti insieme, faremo un ulteriore passo avanti in questa direzione, condividendo la mozione di cui ho appena dato lettura. Grazie, consiglieri colleghi, grazie, signor Presidente della Giunta, grazie, signor Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE

Grazie a lei. Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Presidente, ovviamente intervengo per annunciare il voto favorevole del Gruppo Misto, della sua componente di Forza Italia, alla proposta di legge presentata dalla collega Sculco, ricordando, però, alla stessa che questa può essere retroattiva. Possiamo farla retroattiva, così, se la facciamo retroattiva, chiediamo al presidente Oliverio di ritirare la costituzione in giudizio. Mi auguro che non l’abbia fatto perché il presidente Oliverio si costituisca contro le donne, perché purtroppo si è costituito contro il diritto di Wanda Ferro, per esempio, di entrare in Consiglio regionale.

Non voglio essere polemico, sto facendo solo una battuta, perché altrimenti in questo Consiglio regionale rischiamo di farci dire cosa dobbiamo dire dai banchi dell’opposizione, impedendoci di concludere un intervento, di consentire di lavorare al Presidente, che ha detto cose importantissime e di cui prendo atto e, se è possibile che ci ascolti e non venga disturbato, rispetto a quanto detto. Siamo disponibili perché finalmente stanno venendo fuori i motivi della paralisi che ha caratterizzato la Giunta regionale fino ad oggi.

Siamo d’accordo, quindi, voteremo a favore della proposta di legge e invitiamo il presidente Oliverio a ritirare la sua costituzione in giudizio contro una donna, Wanda Ferro, e nello stesso tempo diciamo ad Oliverio che siamo pronti ad affiancarlo nella battaglia che vedrà fuori.

Sarebbe finalmente il caso che questi messaggi che ha esplicitato oggi in Consiglio regionale si concretizzassero in strumenti di lotta e saremo assolutamente d’accordo con lui per gli obiettivi.

Mi piace e ci piace anche, se posso dire, il metodo con cui ha detto che, anche se verranno i commissari, dovranno passare sul suo cadavere per impedire che alcune cose possano essere realizzate. E sono d’accordo con lei, non è possibile, anche se in passato è stato così; durante la mia esperienza in Giunta regionale, non ho mai condiviso che la sanità possa essere gestita in maniera ragionieristica e devo dire che, purtroppo, questo nostro presidente Scopelliti ha avuto uno strano destino: quello di essere condannato per aver aperto una nuova cardiochirurgia a Reggio Calabria e, nello stesso tempo, come oggi registriamo, quello di essere condannato per non averla fatta funzionare! Qualcuno sta sbagliando, qualcuno sta millantando, qualcuno sta utilizzando elementi che in questo momento non sono comprensibili.

Al collega Romeo vorrei dire che sono assolutamente d’accordo col suo intervento, a patto che il suo intervento diventi credibile. E come può diventare credibile? Il giorno in cui si impegnerà a difendere il diritto di tutti i consiglieri regionali… Voltaire diceva: “Non condivido le tue idee ma mi batterò fino alla morte perché tu possa liberamente professarle”. Qua non mi sembra, qua mi sembra emerga la doppia morale. Il principio è mio, oggi sono io il penalizzato. Nessuno si è alzato, tranne il collega Nucera, a difendere il diritto non di Tallini ma di un consigliere regionale o di Orsomarso. Qua nessuno lo ha fatto. La democrazia si difende anche così e soprattutto così. Se avessi sentito una nota di protesta il giorno in cui il presidente Oliverio ha rinviato la prima seduta del Consiglio regionale, il collega Romeo sarebbe diventato credibile; così non ha fatto.

Emerge allora questa doppia morale, che è sempre la caratteristica che ha contraddistinto un’area politica che ha sempre caratterizzato l’azione “se lo faccio io, lo posso fare; se lo fanno gli altri di altri schieramenti politici, non lo possono fare perché non sono…”. Diciamo che poi si riempie anche dei contributi di varie estrazioni che di volta in volta si uniscono.

Presidente Oliverio, giorno 20 ci sarà questa udienza al Tar di Catanzaro. Dimostri con un atto di coerenza politica di essere a favore delle donne, riempia di contenuti questa legge regionale che, in maniera puntuale, la collega Sculco ha voluto proporre a quest’Aula. Ritiri la sua costituzione in giudizio contro Wanda Ferro, perché quell’azione contro Wanda Ferro non ha nessun interesse a favore della Regione Calabria. Credo che l’ingresso di Wanda Ferro in questo Consiglio regionale non potrà fare altro che qualificare, arricchire e contribuire a dare spazio alle cose contenute nella mozione della collega Sculco.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Ciconte. Ne ha facoltà.

Ciconte Vincenzo, assessore al bilancio ed alla programmazione

Sono d’accordo con quanto detto dalla collega Sculco: non ci sono dubbi che le donne vadano difese. Ho preso la parola per esprimere grande solidarietà nei confronti delle donne ad avere un ruolo nelle istituzioni, ma ancora una volta il marziano Tallini si trova sulla terra, quindi ha ragione l’amico Orlandino Greco quando dice alcune cose. Direi che qui bisogna ripristinare un po’ di verità, altrimenti diciamo delle cose veramente fuori dal mondo.

La prima cosa: il centro cuore a Reggio Calabria l’ha istituito il centro-sinistra, la precedente Giunta di centro-destra ha portato avanti tutta la procedura effettivamente in maniera corretta, per carità, e spendiamo da tre anni oltre 60 mila euro circa al mese per le apparecchiature installate e non utilizzate. Mi fa specie che l’ex presidente Scopelliti sia stato – lo sento oggi per la prima volta – condannato per aver voluto aprire il centro cuore a Reggio. Non mi risulta da nessuna parte. O diciamo le cose come stanno o non le diciamo.

Credo che il centro cuore a Reggio Calabria vada aperto.

(Interruzione)

E chi ha mai attaccato Scopelliti perché voleva aprire a Reggio Calabria una struttura sanitaria di alto valore che aveva programmato il centro-sinistra?! Una cosa del genere per i cittadini calabresi avrebbe dato grandi risultati e una svolta epocale per creare un centro di cardiochirurgia nella città più grande della Calabria. Queste affermazioni sono assurde.

Credo che sulla sanità si debba tenere un confronto sereno, serio e credo che, se il Consiglio regionale si determinerà su quanto detto, porteremo tutti quanti un contributo onesto, leale e corretto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Per dichiarazione di voto, a sostegno della mozione della collega Sculco e per richiamare il consigliere Ciconte, perché la lingua batte dove il dente duole! Si parlava di politica, di condanna politica rispetto a quell’atto.

Presidente, siamo pronti insieme a lei stasera a firmare nella Conferenza dei capigruppo con tutti i gruppi un documento che possa essere spedito a Roma, sul solco di quello che diceva, ma voglio dirle che la politica ha potuto entrare poco su quanto riguardava i nosocomi, dove si curano i figli della nostra Calabria.

Ci convincono del fatto che lei debba avere una grande forza politica e ricordo quel centro programmato, da noi realizzato, così come anche gli interventi per portare a pareggio molti nosocomi, compresa l’Annunziata di Cosenza. Nello stesso tempo alcuni manager provavano a fare assunzioni per i livelli minimi di assistenza: non vi sarà sfuggito che commissari, compreso Pezzi – grande rispetto, che oggi la Cgil invoca come commissario suggerito – hanno bloccato perché il tavolo Massicci ha bloccato. E’quello che è accaduto, anche le assunzioni rispetto ai livelli di emergenza.

Questo si è verificato, questo è quello che abbiamo subìto.

(Interruzione)

Così come la fondazione “Campanella”. Non andiamo più in là. Lo ripeto, collega Ciconte, non si agiti, il collega Tallini parlava di condanna politica, non di quella dei tribunali che non agitiamo mai per cultura e facevo riferimento al fatto che qualcuno condanna chi aveva tutto l’interesse e purtroppo non ha potuto realizzare perché hai fatto un intervento che vale 20 milioni di euro e non hai potuto assumere; la gente è bloccata dai commissari, dai tavoli Massicci di Roma, dove ci è toccato con grande sacrificio fare scelte impopolari, non è che ci è piaciuto, per intenderci, ero sempre di prima legislatura rispetto a tanti che ci hanno preceduto. Campanella ci insegna.

Utilizzo la dichiarazione di voto, perché impropriamente sono intervenuto su altri temi, su una mozione, quella della collega Sculco, che bene sta facendo come unica rappresentante di un genere diverso, non che debba essere difeso con le mozioni, perché è una cosa che condividiamo e va manifestata tutti i giorni nelle istituzioni.

Il nostro parere è favorevole come Gruppo Misto e, quindi, rivolgo anche un appello al ritiro di questa costituzione in giudizio, che rispetto alla vicenda Ferro rappresenterebbe un atto positivo di questo Consiglio regionale e della Giunta regionale. Mi associo alla richiesta del collega Tallini.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Intervengo a favore della proposta della consigliera Sculco che è assolutamente in sintonia con quanto abbiamo già realizzato con una prima modifica allo Statuto e coglie, secondo me, degli aspetti molto concreti in merito alla partecipazione delle donne alla vita politica e amministrativa della Calabria, intesa in tutte le sue attività e in tutti i suoi livelli istituzionali.

Devo dire che la sua proposta incontra una domanda importante che c’è nella società e consentirà alla Regione Calabria di adeguarsi alle più avanzate legislature in Europa e in Italia.

L’altro passo sarà quello di approvare in quest’Aula – come annunciato dal presidente Oliverio – una legge elettorale contenente la preferenza di genere.

Quindi voto convintamente a favore.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Presidente Scalzo, mi permetta di fare una considerazione che avrei voluto fare all’inizio di questa seduta del Consiglio regionale, ma che non posso esimermi dal fare alla conclusione. Le chiedo di assumere tutte le misure con l’Ufficio di Presidenza perché ci sia uno svolgimento ordinato dei lavori del Consiglio regionale, perché un Consiglio regionale senza regole, nel quale, come è avvenuto oggi, ad inizio della seduta si apre una discussione che dura oltre un’ora, rinviando un punto centrale all’ordine del giorno per discutere, partendo da ciò che è consentito dal Regolamento, la richiesta di inserimento di mozione e poi per divagare su problemi di ordine particolare, non va bene. Così come non va bene che, chiusi una discussione e un dibattito generale, si possa partire da una mozione che ha tutt’altro contenuto per riaprire una discussione su temi sui quali si è discusso e sui quali c’è stata una chiusura della discussione.

Mi permetta di dirlo perché se non si assume una linea di condotta che renda operativi quelli che sono non solo i contenuti di un Regolamento, ma quello che è il senso e il buonsenso per lo svolgimento ordinato delle discussioni, ne va di mezzo la stessa dignità e autorevolezza di questa importante Assise che è il Consiglio regionale.

Detto questo, innanzitutto non posso esimermi, purtroppo per imposta discussione di questo punto all’ordine del giorno, senza che sia stato formalmente assunto; non posso non chiarire anche in questa sede che le operazioni strumentali, demagogiche e figlie di lotte intestine ed interne ad un partito non possono essere utilizzate per la lotta politica e il confronto istituzionale.

Come è noto, ho avuto modo di dire e ribadisco oggi che la legge elettorale approvata in quest’Aula -e in quest’Aula ha visto il voto anche di chi oggi si erge a paladino a difesa della mia carissima amica Wanda Ferro, in modo strumentale, indecoroso e a dir poco spregiudicato- sarà modificata, perché è stato mio impegno nel programma elettorale e subito dopo le elezioni sostenere che quella legge elettorale sarà modificata non alla fine della legislatura, ma entro quest’anno. Quella legge sarà modifica nel senso di recuperare il diritto per il migliore dei perdenti dello schieramento che perde di poter rappresentare in quest’Aula la voce del migliore schieramento perdente.

E’ stato un delitto avere approvato una legge che ha cancellato un principio, tra l’altro previsto nella legge modificata, nella precedente legge elettorale, così come ritengo che sia stato un errore aver approvato una legge che ha legato il voto dei consiglieri al voto del Presidente, perché con l’elezione diretta dei sindaci, così come per l’elezione diretta dei Presidenti, il voto congiunto non è rispondente a nessuna razionalità, perché altrimenti bisogna eliminare l’elezione diretta del Presidente e assumere un altro sistema elettorale. Ma tant’è, in quest’Aula si è voluto far questo.

Correggeremo tutto questo e lo faremo in direzione del riconoscimento del leader, del candidato a Presidente del migliore schieramento perdente e del voto disgiunto. Vi preannuncio questi due punti.

Così come, a proposito di parità, acquisiremo nella legge il principio della parità di genere perché, attraverso un tecnicismo, che può essere prevedere le due preferenze con l’obbligo di dare sicuramente un voto diversificato tra i generi o altri strumenti che valuteremo, sia garantita la presenza femminile in quest’Aula, non con una sola donna, ma sia consentita in una percentuale tale da poter corrispondere quantomeno a quel criterio, a quella percentuale che abbiamo stabilito nello Statuto, che prevede che si creino le condizioni perché almeno il 30 per cento sia rappresentato da uno dei due generi.

Detto questo, vorrei evitare che si continuasse in una cosa speciosa - che è evidente, la colgono pure le pietre che è speciosa! -. Mi sono costituito per conto della Regione, ed era mio dovere farlo, perché una legge del Consiglio regionale, finché vige, deve essere difesa in tutte le sedi, perché una legge del Consiglio regionale è la legge dell’istituzione che, in questo caso, è rappresentata legalmente dal Presidente della Regione.

La ragione per cui mi sono costituito per conto della Regione, quindi, non è in contraddizione con la volontà, da me dichiarata non oggi, ma già prima delle elezioni e subito dopo e dichiarata anche allorché si è scoperta – perché la disconoscevo, devo dichiararlo senza ombra di preoccupazioni di essere tacciato di ignoranza, dichiaro la mia ignoranza, non avevo conoscenza di questo cambio di norma rispetto alla legge elettorale precedente –, allorché si è rilevato nel momento della proclamazione degli eletti questo dato; ho avuto modo di ritornare e di dire che era una scelta sbagliata e grave quella che era stata fatta. Ma la legge va difesa non in rapporto alla presenza femminile, perché – come abbiamo visto oggi – persino la discussione posta dalla consigliera Sculco è stata travisata, ma va difesa in rapporto al principio, indipendentemente se ci fosse Wanda Ferro o Nicola Bilotti o Rossi, il signor Bianchi o il signor Rossi. Il candidato, il leader del migliore schieramento perdente andava tutelato.

Che c’entra qui la questione della parità di sesso e l’iniziativa della consigliera Sculco contenuta in questo provvedimento! Si vede proprio che siamo alla farsa, alla riduzione del confronto politico a farsa.

(Interruzione del consigliere Tallini)

Detto e chiarito questo…

(Interruzione del consigliere Tallini)

Non ci tornerò più su questo. Detto questo, vorrei esprimere apprezzamento per l’iniziativa della consigliera Sculco. parere favorevole e voto questo documento che è in linea con quanto già abbiamo espresso in occasione della modifica dello Statuto qualche settimana fa, anzi è uno strumento che sollecita una funzione attiva del governo della Regione e della Regione nelle sue espressioni anche rappresentative, perché non sia un atto limitato ad una sola istituzione, ma si alimenti una cultura; perché di questo abbiamo bisogno: di alimentare una cultura affinchè la parità di genere possa affermarsi, perché ritengo questo un elemento fondamentale nella necessaria rivoluzione che dobbiamo fare in questa Regione, che ho definito la “rivoluzione della normalità”, non qualcosa di eccezionale, perché anche in Calabria si possano aprire spazi nella crescita di questa cultura.

Ringrazio, quindi, Flora Sculco per questa ulteriore iniziativa, ne sottolineo l’importanza e, naturalmente, ne faccio propria la sostanza, che non si limita alla votazione formale della mozione, ma si tratta di assumerne con convinzione e coerenza i contenuti, sia pure – anche qui – con un lavoro di lunga lena, perché è un lavoro che richiede costanza e lunga lena, perchè si possano realizzare risultati significativi ed importanti anche su questo versante, perché una parte importante che è la metà od oltre la metà della società calabrese possa avere voce e possa averla anche attraverso le sue espressioni locali, che sono sovente le più qualificate. Grazie.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione illustrata dalla consigliera Sculco.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Una mozione d’ordine rispetto all’intervento del presidente Oliverio. Presidente Oliverio, faccio il capogruppo del Gruppo Misto in un’Aula che non è la sede del Pd – vorrei ricordarlo – questa è un’Aula. In ordine, poi, all’organizzazione dei lavori, anche noi siamo molto critici, Presidente.

Se poi, se volete, si ha una provocazione politica -che è evidente che non c’entra nulla con la mozione della collega Sculco, che ringraziamo sempre per elevare un po’ il tono con il suo lavoro- dovremmo parlare di mozioni, di problemi e di quant’altro, ma sulla mozione d’ordine dei lavori del Consiglio regionale, presidente Oliverio, abbiamo ascoltato per due ore, relazione iniziale e finale, in modo non da Regolamento, stando in silenzio. Diamoci un’organizzazione, quello che crediamo, però è ovvio che non ci faremo imporre da nessuno cosa dire nei nostri interventi.

E’ ovvio che chiediamo anche noi che ci sia un’organizzazione del Consiglio regionale migliore, che sia più comprensibile rispetto agli ordini del giorno, però qui è un giorno dopo l’altro che seguono le provocazioni. Poi si può gridare o meno, in Consiglio regionale si usa sempre uno stile molto pacato.

(Interruzione del consigliere Tallini)

Non si ammonisce, poi, nessuno; ripeto, non l’ha fatto il Presidente del Consiglio, non capiamo perché l’abbia fatto il Presidente della Giunta! Non era tenuto – come dice lei, Presidente – perché era obbligatorio. Ci sta, l’ha fatto, non è lesa maestà!

In ordine ai lavori, quindi, siamo d’accordo, ma facciamo notare, presidente Oliverio, che nessuno ha sottolineato che l’abbiamo ascoltata per un’ora. L’ho ritenuto interessante, anche andando ben oltre quello che era il termine, poi, sull’ordine dei lavori siamo i primi a chiedere un migliore e maggiore funzionamento rispetto a come ha funzionato per noi. Perdonateci!

PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per un chiarimento l’assessore Ciconte. Ne ha facoltà.

Ciconte Vincenzo, assessore al bilancio ed alla programmazione

Presidente, chiedo scusa, veramente non ricordo nella passata legislatura una sola volta – e ci siamo passati in tanti – in cui alla fine del discorso del presidente Scopelliti qualcuno si potesse permettere di prendere la parola. Dico che le regole valgono sempre.

(Interruzione del consigliere Tallini)

quando finiva un ragionamento dopo che avevamo parlato…

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Ma il Presidente deve essere il garante dell’Aula.

Ciconte Vincenzo, assessore al bilancio ed alla programmazione

Il presidente Scopelliti chiudeva la seduta e alla fine concludeva il Presidente del Consiglio, basta. Credo che le regole vadano rispettate, non si può ogni volta, dopo che parla il Presidente della Giunta regionale ricominciare a ribattere sulle cose dette. Mi pare sia fuori luogo.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Aieta. Ne ha facoltà.

AIETA Giuseppe (Partito Democratico)

Intervengo soltanto per inserire all’ordine del giorno una proposta di legge di modifica della legge regionale 13 gennaio 2015 numero 3: “Misure per il contenimento della spesa regionale”.

PRESIDENTE

Consigliere Aieta, su questo argomento ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Su questo argomento chiedo la parola per illustrare all’Aula che il Consiglio dei Ministri ha inviato una nota con la quale anticipa eventuali valutazioni su questo disegno di legge che – com’è noto – contiene due parti, due argomenti: uno, quello del ruolo unico e del bilancio unico del Consiglio e della Giunta regionale e la seconda parte – ricordate? – che è quella del contenimento della spesa in rapporto agli emolumenti dei dirigenti degli enti sub regionali.

Ora, in rapporto alla prima parte, ci sono osservazioni circa la necessità di adeguare le disposizioni allo Statuto che all’articolo 23 prevede l’autonomia del Consiglio regionale non esplicitamente riferita al ruolo unico, ma relativamente alle funzioni del Consiglio, ovvero dice: “Il Consiglio regionale, nell’esercizio delle sue funzioni e nell’espletamento delle sue attività, gode di autonomia organizzativa, funzionale e contabile, secondo le norme dei Regolamenti interni”.

Ora, è chiaro che, sulla base di questa preliminare informativa del Consiglio dei Ministri, è prevedibile una impugnativa di questa parte della legge che, naturalmente, si trascinerebbe il complesso della legge. Io ritengo – e questo lo propongo al Consiglio – al fine di evitare – ripeto – l’impugnativa da parte del Governo del complesso della legge, di stralciare il primo e secondo comma dell’articolo 1 del disegno di legge, quello riferito al ruolo unico, non già per rinunciare al perseguimento di questo obiettivo, che – ribadisco qui – per quanto mi riguarda sarà riproposto anche con una modifica dell’articolo 23 dello Statuto a seguito delle osservazioni preliminari che il Governo ci ha informato essere alla base di una valutazione che potrebbe – perché non ha detto che ha deciso di impugnare – indurre il Governo ad impugnare questa proposta di legge.

Quindi, ribadisco qui la volontà, che è un punto programmatico a cui il governo della Regione non rinunzia, di ruolo unico e bilancio unico della Regione, e in questo quadro chiedo di stralciare questa prima parte per consentire l’approvazione della parte restante della legge che consente – com’è noto – di realizzare un obiettivo importante, che è quello di dimezzare gli stipendi delle funzioni apicali nei ruoli delle strutture di subgoverno della Regione, in modo tale da accelerare questa parte, non ingessarla e non legarla, magari, ad un contenzioso che si potrebbe aprire e ingesserebbe anche questa seconda parte della legge, della quale, a mio parere, dobbiamo consentire che ci sia la piena esplicitazione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

SALERNO Nazzareno (Forza Italia)

Presidente, sarebbe opportuno avere una copia di questo testo, se ce lo date, per poterlo almeno leggere prima di poterci esprimere.

(Interruzione)

Noi non l’abbiamo, non è negli atti, perché il collega Aieta ne ha chiesto adesso l’inserimento, però vorremmo un attimo renderci conto, almeno poterlo leggere.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Presidente, le chiedo scusa, ma gli elementi integrativi, siano essi ordini del giorno o leggi, vanno inseriti prima della discussione, prima del dibattito rispetto all’ordine del giorno.

(Interruzione)

Sì, è così, Presidente, e questo dà la possibilità anche ai consiglieri di prenderne visione sia in corso d’opera… Non va bene questo metodo, Presidente, non andiamo bene, presidente Scalzo!

PRESIDENTE

Consigliere Nicolò, la richiesta del consigliere Aieta deriva da una precisazione del Governo su un progetto di legge che non era previsto nell’ordine del giorno, quindi io, come ho sempre fatto, gli ho dato la parola.

(Interruzione)

Poi l’Aula è sovrana nel permettere l’inserimento o meno all’ordine del giorno.

NICOLO’ Alessandro (Forza Italia)

Il consigliere Mangialavori, prima dell’inizio della discussione, ha chiesto l’inserimento dell’ordine del giorno. Parlo di inserimenti integrativi. Presidente Scalzo, lei ha fatto il consigliere nella precedente legislatura, questo è un metodo peraltro prescritto dal Regolamento interno del Consiglio che disciplina l’attività stessa della massima Assise. Presidente!

PRESIDENTE

Soltanto due minuti, il tempo di distribuire le copie a tutti i consiglieri e diamo la possibilità al consigliere Salerno di concludere il suo intervento.

Prego, consigliere Salerno.

SALERNO Nazzareno (Forza Italia)

Nella precedente seduta avevamo già fatto delle considerazioni in merito al ruolo unico, eccetera. Questa volta, anche in merito alle precisazioni e alle osservazioni fatte dal Governo sulla legge, siamo favorevoli a votare questa proposta di modifica della legge regionale numero 3.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Intervengo in relazione alla comunicazione del Presidente, se è possibile, se è pertinente all’ordine del giorno e se qualcuno pensa di intimidirci con minacce e con atteggiamenti finalizzati ad impedirci di esporre il nostro punto di vista, si sbaglia!

Anche io ho una lunga esperienza politica, anche io ho affrontato situazioni molto più ostili di quelle che appaiono in questo Consiglio regionale, anche io non mi sono mai né arreso né fermato, né mi sono fatto intimidire da chi avrebbe voluto mettere il bavaglio a chi vuole dire la verità.

Allora, anche questa volta prendo la parola per dire che escludere questa ipotesi del ruolo unico dalla legge significa, ancora una volta, dimostrare che siamo dilettanti allo sbaraglio: si annunciano provvedimenti rivoluzionari, si dicono cose che dovrebbero modificare, eliminare i privilegi che si anniderebbero presso questo Consiglio regionale tra la burocrazia, tra gli impieghi, tra tutti gli interessi che ci sono e che sarebbe opportuno che qualcuno enunciasse in maniera dettagliata, per poi arrivare ad oggi a dire che, forse, la norma è incostituzionale e che, pertanto, non possiamo mantenerla in vigore.

Abbiamo registrato, qualche giorno fa, una delibera adottata dalla Giunta regionale con cui sono stati licenziati i direttori generali e nei cinque giorni successivi ne abbiamo letta un’altra con cui quella delibera di Giunta regionale veniva revocata!

Io dico la mia, se è possibile e se il Presidente, il Vicepresidente, l’Ufficio di Presidenza, se il presidente Oliverio mi danno il nullaosta oppure se il nullaosta me lo dà il consigliere Ciconte, probabilmente questo sarà sufficiente perché io possa fare e dire quello che penso!

Allora che cosa penso? Signori miei, oggi i giornali sono pieni della notizia che le lettere minatorie sono arrivate al presidente del Consiglio perché vuole fare la rivoluzione con il ruolo unico e molti hanno indirizzato l’ipotesi di aver messo in discussione gli interessi che si anniderebbero in questo Consiglio regionale attraverso il ruolo unico e noi oggi che facciamo? La risposta che diamo alle lettere minatorie è: ritiriamo il ruolo unico!

Non sono abituato a fare il pagliaccio, come qualcuno ha sostenuto, perché se metto questa bandiera sulle spalle non è perché voglia esibirmi in una situazione in cui uno può dire che si fa folklore. Io credo nelle cose che dico e che faccio e soprattutto sono coerente. I pagliacci sono quelli che annunciano la rivoluzione e il giorno dopo sono costretti a rimangiarsi tutto! Allora la dignità di un Consiglio regionale si misura da questo, colleghi consiglieri, in rivoluzioni annunciate e retromarce fatte, “poi lo faremo”; il ruolo unico prima è stato introdotto in Consiglio regionale attraverso un emendamento, è stato annunciato come la risoluzione di tutti i problemi, poi è stato inserito in una proposta di legge, adesso lo stralciamo perché con molta probabilità sarà impugnato, perché si è detto che è incostituzionale in quanto contrasta con lo Statuto.

Ma, signori miei, possiamo andare avanti così?! Dilettanti allo sbaraglio!

Perdonatemi, Presidente, se mi sono permesso con molta umiltà di chiedere scusa, anzi le chiedo scusa per le cose che sto dicendo, la prossima volta le dirò prima gli argomenti che vorrò trattare in Consiglio regionale, se riterrà opportuno darmi la possibilità di parlare o darà la possibilità e il nullaosta al presidente Scalzo di dare il nullaosta al Vicepresidente per farmi fare un intervento in Consiglio regionale, sempre che questa cosa sia sicuramente benedetta e condivisa dal collega Ciconte, il quale, invece di pensare agli atti illegittimi che ha adottato, pensa di contribuire a togliere la parola a chi in quest’Aula vuole dire soltanto verità, la verità!

La verità è quello che ha scritto un giornalista qualche giorno fa: “La paralisi di Oliverio è la paralisi della Regione Calabria e la paralisi dell’intera regione in tutti i settori, in tutti gli ambiti”, e questo non ce lo possiamo permettere né adesso né con il presidente Oliverio né con altri che avessero fatto la stessa cosa.

PRESIDENTE

Prima di dare la parola al consigliere Greco, voglio tranquillare i colleghi consiglieri, anche il consigliere Nicolò che ha posto il problema e la stampa che pazientemente segue i lavori di questo Consiglio, voglio tranquillizzare tutti: le mozioni, l’ordine del giorno di questa seduta, come di altre state tranquilli sono stati inseriti nel pieno rispetto del Regolamento.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Greco. Ne ha facoltà.

GRECO Orlandino (Oliverio Presidente)

Vorrei fare alcune considerazioni rispetto alle parole dette dal presidente Oliverio, peraltro sostenute da una parte della minoranza, rispetto al fatto che non si sta facendo nessuna marcia indietro, considerando che oggi si sta modificando la legge, così come prescrive il Governo, per adeguarla successivamente a tutte le norme dello Statuto. Nel merito, c’è un ritorno indietro, un ritorno sui suoi passi, ma nella realtà c’è il voler continuare e voler modificare complessivamente lo Statuto.

Faccio il mio intervento con grande calma. Non mi sento un pagliaccio e nessuno di noi è un pagliaccio. Consigliere Tallini, la invito a moderare i termini e al rispetto del Consiglio.

(Interruzione del consigliere Tallini)

Lei vuole fare l’opposizione, la faccia, ma le chiedo, presidente Scalzo, di redarguire nella misura in cui si esce fuori dai limiti. La politica è il rispetto di chi sta qua e lavora, non è consentito a nessuno offendere e nessuno può utilizzare questi termini.  

Quindi, il mio voto, il voto del gruppo è sicuramente favorevole, nell’auspicio che a breve ritorneremo in Consiglio per la modifica complessiva dello Statuto, così come annunciato in campagna elettorale, così come ribadito anche questa sera dal presidente Oliverio.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento della proposta all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge numero 13/10^ di iniziativa del consigliere Romeo, recante: “Modifiche alla legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale)”

PRESIDENTE

L’ordine del giorno reca la proposta di legge numero 13/10^ di iniziativa del consigliere Romeo: “Modifiche alla legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale)”.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Presidente, se si vota chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE

Provvedete alla distribuzione del testo della proposta. Se tutti i colleghi hanno a disposizione il testo, la parola al consigliere Romeo per la relazione illustrativa.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Presidente, colleghi consiglieri, prima ho ascoltato il dibattito che mi pare un po’ surreale. Sostanzialmente noi abbiamo proposto di modificare una parte della legge, perché è giunta a questo Consiglio una osservazione di cui non si può non tenere conto, cioè sarebbe pazzesco, anche perché noi, presidente Scalzo, vogliamo invertire la rotta rispetto al record di leggi impugnate dal Governo. Peraltro, il presidente Oliverio ha ribadito con grande chiarezza che il provvedimento sarà riproposto e quindi non c’è nessun ripensamento, nessuna ritirata, lo facciamo soprattutto per preservare la parte della legge che prevede il dimezzamento degli stipendi dei manager e che rappresenta un provvedimento importante che va verso quella direzione di sobrietà e di riduzione dei costi, che rappresenta un impegno fondamentale per questo Consiglio e per questa amministrazione.

PRESIDENTE

Se ci sono interventi, solo per dichiarazione di voto. Prego, consigliere Orsomarso.

ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)

Intervengo per dichiarazione di voto, per dire che sarà che noi abbiamo un po’ di difficoltà però, le riforme soprattutto adesso che sono state istituite le Commissioni, c’è la Commissione affari generali insomma, potrebbero essere fatte.

Io non vedo questa fretta, perché la fretta è cattiva consigliera, molto spesso anche nella passata legislatura abbiamo prodotto progetti di legge – lo ricordava chi mi ha preceduto – alcuni dei quali sono stati impugnati per incostituzionalità. Quindi, abbiamo tempo, io non vedo tutta questa fretta, non siamo contrari per principio, però mi pare che questo sia un ripianare una fretta cattiva consigliera su quella riforma annunciata come rivoluzionaria e che effettivamente così non era.

Quindi, propongo, se siete d’accordo, di ritirare la proposta e di portarla in Commissione per valutare una riforma complessiva. Comprendo che vi siete presentati con un programma, ma è il vostro programma, non è il programma di questa minoranza, poi se qualcuno di noi che lo comprende vorrà sostenerlo meglio …

Io dico soltanto che ci sarà modo e tempo per approfondire la proposta di legge. Se la trasmettiamo alla Commissione competente nelle prossime ore, potremo compiere una valutazione complessiva sugli aspetti di costituzionalità, incostituzionalità, o anche arricchirla in altre parti.

Quindi, propongo di ritirare la proposta di legge; eventualmente, in caso contrario il nostro voto è contrario.

PRESIDENTE

La ringrazio, consigliere Orsomarso, per il suo intervento, anche per il garbo con cui si è posto, però le voglio sottolineare una cosa: questa proposta di legge va approvata oggi, perché il Consiglio dei Ministri si riunisce domani.

Voglio ricordare a me stesso, ma a tutti i colleghi anche della precedente legislatura, che in questa legislatura vorremmo evitare tante impugnative. E’ questo il senso di questa proposta di oggi.

Se non ci sono interventi, possiamo procedere con l’esame dell’articolato.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Cosa significa al secondo comma dell’articolo…

PRESIDENTE

Consigliere Tallini.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Solo questa cosa…

PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

No, se è possibile e se non fa uno scandalo dire, è soppressa e le parole “ai fini” sono sostituite dalle seguenti parole: “Ai fini”. Io, onestamente, questo non lo capisco. Io la sto vedendo adesso. Cosa significa “ai fini” e “Ai fini”?

PRESIDENTE

Guardi, se lei è attento al testo, vede che nella prima parte la lettera a è minuscola e nella seconda è maiuscola. Mi sembra così elementare, consigliere Tallini!

(Interruzione del consigliere Tallini)

E’ un problema elementare, scolastico.

TALLINI Domenico (Gruppo Misto)

Va beh, ma non avevo il testo.

PRESIDENTE

Passiamo all’esame dell’articolato.

All’articolo 1 della legge regionale 13 gennaio 2015, numero 3 “Misure per il contenimento della spesa regionale”, i commi 1, 2 e 3 sono abrogati. Al comma 4 la parola “sempre” è soppressa e le parole “ai fini” sono sostituite dalle seguenti parole: “Ai fini”.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Articolo 2 “Clausola di invarianza finanziaria”: “Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale”.

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Articolo 3 “Entrata in vigore”: “La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria”.

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Mozione numero 6/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori “Sul riordino delle funzioni esercitate dalle Province”

PRESIDENTE

L’ordine del giorno reca la mozione numero 6/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori: “Sul riordino delle funzioni esercitate dalle Province”.

Prego, consigliere Mangialavori.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Come ho detto prima, l’oggetto della mia mozione riguarda il riordino delle funzioni esercitate dalla Provincia, attuazione della legge del 7 aprile 2014 numero 56.

Ribadisco di voler ringraziare il presidente Oliverio per l’incontro che si è tenuto a Vibo martedì scorso, durante il quale si è impegnato ad attivare tutti i canali di legge al fine di risolvere la situazione drammatica che sta vivendo la Provincia di Vibo Valentia.

Do lettura del testo: “Premesso che:

negli ultimi anni il legislatore ha operato significative e incisive riforme in merito alla costituzione, funzione e attività degli enti locali, in particolar modo con la legge numero 56 del 2014;

in virtù di tale riforma si sono registrati notevoli disagi con riferimento in particolare alle attività e al personale delle Province;

sussiste in ordine alla Regione l’obbligo di adeguare la normativa del settore alle intervenute riforme nazionali;

rimane anche il dovere politico di attivarsi, nei limiti di tali competenze, affinché i disagi umani, professionali e istituzionali siano definitivamente superati;

considerato che:

l’ente Provincia di Vibo Valentia risulta, inoltre, duramente colpito dalla congiuntura che ha visto la concomitanza di molteplici fattori con incidenza negativa: dissesto finanziario e crisi economica;

da circa cinque anni i dipendenti non percepiscono più lo stipendio con regolarità e da circa cinque mesi si è registrato il blocco degli stipendi;

ciò è sfociato pochi giorni fa in una protesta clamorosa dei suoi dipendenti, con il blocco dell'arteria antistante il palazzo ex Enel, l’incatenamento degli stessi all'ingresso della sede provinciale e il presidio permanente con tendopoli presso la piazza centrale del capoluogo;

la situazione descritta ha fatto precipitare molte famiglie al limite o addirittura sotto la soglia di povertà;

la crisi di tale segmento del settore pubblico s'incardina in quello del settore privato, dove si registra un arretramento occupazionale da realtà ormai al collasso socio-economico;

rilevato che:

urge riformare la legislazione, per come già fatto cenno in premessa, e ciò con particolare alle funzioni già di pertinenza della Provincia. Nello specifico, sarà necessario trasferire rapidamente

alla Regione le funzioni in merito all'agricoltura, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale. Sull'ambiente il trasferimento dovrebbe investire la difesa del suolo, compresa la difesa della costa e la gestione del demanio idrico, tutela della qualità dell'aria, inquinamento acustico, tutela delle acque, energia, oltre alle funzioni delle varie autorità in questione, come quella per la Valutazione di impatto ambientale, sia strategica (Vas) che d'incidenza (Via). Infine, andranno trasferite quelle sulle strade regionali, limitatamente alla progettazione e costruzione delle opere;

ciò agevolerebbe l'avvio del trasferimento di personale alla Regione e la salvaguardia del patrimonio professionale costruito nel tempo. A tal fine potranno essere stipulati specifici accordi, preceduti da informative, tra Regione, Province e Città metropolitane, che interesseranno i dipendenti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato con rapporto di lavoro in itinere.

Ciò consentirà, inoltre, di considerare le varie tipologie di contratti di lavoro o rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sempre in corso, relativi esclusivamente alla funzione trasferita;

tale riforma consentirebbe di concretizzare un armonico progetto di sussidiarietà che dovrebbe sovraintendere all'attività degli enti;

ciò impedirebbe il sorgere di altre controversie politiche, istituzionali ed economiche, destinate, altrimenti, ad estendersi anche alle altre province;

ciò potrebbe offrire uno sbocco appropriato ai 380 dipendenti provinciali vibonesi e garantirebbe la continuità di servizi già espletati dalla Provincia;

impegna il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine al fine:

1) di operare la riforma del settore nei termini sopra delineati (restituzione delle funzioni già di pertinenza della Provincia alla Regione e consequenziale trasferimento di personale, nei limiti della legge e degli accordi del settore);

2) di stimolare, a tale fine, ruolo, efficacia ed operatività dell'Osservatorio nazionale per l'attuazione della Legge Delrio;

3) di coinvolgere operativamente” – so che il Presidente lo ha già fatto – “anche l'Osservatorio regionale istituito recentemente dalla Giunta regionale;

4) di sostenere un organico processo di mobilità intercompartimentale del personale provinciale;

5) di attivare presso il Governo un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;

6) di riproporre al Governo l'istanza già avanzata dall’Upi, finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle Province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla Legge Delrio”.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Credo che, proprio per l’importanza dei problemi posti in questa mozione, sia necessaria una discussione e un approfondimento. Mi rendo conto delle ragioni che hanno mosso il consigliere Mangialavori a presentare questa mozione, sono stato recentemente a Vibo, abbiamo fatto un incontro con i lavoratori della Provincia di Vibo, con le organizzazioni sindacali, erano presenti anche il consigliere Mangialavori, oltre che il prefetto di Vibo ed una rappresentanza dell’amministrazione provinciale di Vibo, il consigliere Mirabello, il consigliere Pasqua, e ho avuto modo di dire, per quanto riguarda la problematica relativa ai lavoratori della Provincia di Vibo, cioè la garanzia degli stipendi, che noi ci saremmo fatti carico - e ci siamo fatti carico - di anticipare la quota relativa alle risorse umane trasferite dalla Regione alla Provincia di Vibo, anticipando il primo semestre fino a giugno, cosa che è in atto da parte dei nostri uffici - credo sia già andato avanti il procedimento.

Per quanto riguarda, invece, la problematica complessiva, devo dire che, lo scorso mese di gennaio, noi abbiamo istituito l’Osservatorio regionale, che ha svolto più riunioni, la prima di queste è stata con i rappresentanti e con i Presidenti delle Province, oltre che con il sindaco della città dell’area metropolitana, l’Anci, eccetera. Si è chiesta una mappatura, così come previsto dalla legge, del personale delle Province, perché questo prevede il percorso.

L’Osservatorio naturalmente doveva essere istituito lo scorso mese di marzo e noi ci siamo insediati adesso, quindi l’abbiamo costituito a gennaio, questo lo voglio dire a proposito di una discussione e di una polemica nazionale che sarà ripresa da alcuni organi di stampa locale oggi. L’Osservatorio sta lavorando, abbiamo deciso di aprire all’apporto ed al confronto con le organizzazioni sindacali e le forze sociali, si è deciso di costituire un Comitato tecnico-giuridico, avvalendoci delle Università competenti in materie giuridiche, in modo particolare in legislazione delle autonomie locali. Proprio la settimana scorsa,ho fatto partire una mia lettera ai rettori delle Università per chiedere loro di indicare uno o più personalità competenti in questa materia e stanno già arrivando, credo che in questa settimana si insedierà il Comitato giuridico, si tratta di elaborare la legge che dovremo portare al Consiglio regionale.

Allo stato, solo la Regione Toscana ha approvato una legge, mentre dieci Regioni hanno approvato un disegno di legge che è all’esame dei rispettivi Consigli. Noi pensiamo di lavorare, attraverso l’Osservatorio e questo confronto, per definire un disegno di legge che sarà sottoposto all’esame delle Commissioni e del Consiglio regionale.

Vi rendete conto che questa materia richiede una riflessione e un approfondimento. Noi – mi permetto di dirlo – non possiamo oggi, senza un necessario approfondimento, delineare quali funzioni bisogna riportare alla Regione e quali mantenere alle Province, perché dovremo fare una riflessione più di fondo sul ruolo che vogliamo assegnare alle Province, anche sulla base della situazione che si è determinata, perché abbiamo una parte del personale che era della Regione ed è stato trasferito alle Province, poi abbiamo tutta la parte storica del personale delle Province., anche a livello nazionale c’è una discussione aperta sulle prospettive da dare a questo personale.

Ricorderete che, in occasione dell’approvazione della legge di stabilità, c’è stata una manifestazione a Roma dei dipendenti delle Province, a causa delle norme contenute nella legge nazionale che prevedeva tout court di affidare alle Regioni il compito di regolare con proprie leggi la materia. C’è stata una sollevazione da parte delle Regioni, a partire dalla Lombardia. Le grandi Regioni hanno posto il problema della certezza della copertura finanziaria e il Governo ha preso l’ impegno, - personalmente il sottosegretario Delrio - di affrontare il problema perché molto delicato e serio.

Ricostruisco, sia pure sommariamente, la vicenda perché credo che noi abbiamo bisogno di approfondire la partita relativa alla regolazione complessiva, fermo restando l’impegno per la parte relativa alle emergenze, cioè la necessità di assumere un’iniziativa nei confronti del Governo – come è stato detto – per garantire la copertura finanziaria anche per la vicenda di Vibo, dove c’è una situazione particolare, un dissesto, una situazione diversa rispetto anche al resto delle altre Province calabresi. Rimane comunque fermo il nostro impegno – che rispetteremo – di anticipare il semestre di stipendi.

Mi rendo conto che è l’iniziativa di un consigliere di un territorio, benissimo, mi va bene, però, per il resto, propongo di affrontare il problema nella sua complessità, il che richiede – questo chiedo come governo della Regione – un approfondimento per il quale noi abbiamo creato gli strumenti, stiamo per definire anche il Comitato giuridico che si insedierà entro questa settimana. Non è un no a discutere la proposta, anzi vi è la necessità di avere una corsia che sia la più aderente e la più rispondente ad una problematica che ha bisogno del necessario tempo di approfondimento. Il nostro impegno è di recuperare, in breve tempo, il ritardo e di sottoporre al Consiglio un disegno di legge sul quale si aprirà poi un confronto, una discussione, un ulteriore approfondimento per quanto riguarda la problematica delle Province e del riordino istituzionale più in generale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Mangialavori. Ne ha facoltà.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Come ha ben detto, la mia richiesta di inserire questa mozione nella seduta consiliare odierna è dovuta proprio alla situazione drammatica che sta vivendo la Provincia di Vibo Valentia e lei, essendo venuto, si è reso conto della gravità della situazione.

Apprezzo il fatto di voler approfondire i primi punti - da quello che ho capito - della mozione da me presentata - e ci sta benissimo -, però le dico anche che – come lei ben sa – questo anticipo che la Regione farà alla Provincia sarà sufficiente per tamponare una, due, forse tre mensilità e che, molto probabilmente, questi soldi non riusciranno neanche a colmare gli arretrati che devono essere dati ai dipendenti della Provincia, senza poi parlare delle ditte che devono avere, giustamente, pagato il lavoro che hanno eseguito per conto dell’ente e per tutto quello che ruota intorno alla Provincia.

Capisco che lei si è insediato adesso, però il tempo che abbiamo a disposizione è veramente pochissimo, per cui la invito – sono sicuro che lo farà – a dare un’accelerata affinché si riorganizzino le funzioni nel miglior modo possibile.

Accetto che venga ritirato e riaffrontato in un secondo momento – da quello che ho capito – l’impegno per i punti numero 1, 2, 3 e 4, quindi, chiedo all’Aula di votare sul punto che impegna la Giunta ad attivare presso il Governo un tavolo tecnico per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo e dei suoi dipendenti, il numero 6, e chiedo di proporre al Governo l’istanza, già avanzata dall’Upi, finalizzata alla sospensione delle rate del mutuo a carico delle Province in dissesto.

Accolgo, quindi, la richiesta del presidente Oliverio e chiedo se è possibile mettere in votazione questo.

OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale

Va bene. Naturalmente, consigliere Mangialavori, vorrei dire anche che tutta la parte in premessa va stralciata.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Tutto quello collegato al riordino delle funzioni, è normale, certo.

PRESIDENTE

Consigliere Mangialavori, credo che sia opportuno…

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

…riformularla.

PRESIDENTE

L’approviamo in coordinamento formale.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

La riformulo e la ripresento.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione in discussione con autorizzazione al coordinamento formale.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Mozione numero 5/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori “Sul piano di stabilizzazione dei precari in ambito scolastico”

PRESIDENTE

Si passa alla mozione numero 5/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori: “Sul piano di stabilizzazione dei precari in ambito scolastico”.

Prego, consigliere Mangialavori, la illustri.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

Riguarda il piano di stabilizzazione dei precari in ambito scolastico. Do veloce lettura del testo:

“Premesso che:

con sentenza del 26 novembre 2014 la terza sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, in termini negativi, sulla normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola, in particolar modo sulla mancanza di termini rigorosi per l’espletamento dei concorsi finalizzati alla copertura dei posti vacanti. Per tali posti, infatti, si è fatto ricorso al rinnovo dei contratti a tempo determinato;

tale sentenza ha posto al centro dell’agenda politica nazionale il piano governativo denominato “La buona scuola”, col quale dovrebbero essere assunti 150 mila docente precari;

tale assunzione non offre risposte definitive in termini di immissione in ruolo per una vasta fascia di precari che operano nel settore scolastico;

nel piano elaborato dal Governo, infatti, persistono elementi tutt’altro che chiari in merito all’assorbimento del precariato della scuola e del precariato “storico”. In particolare, risulta inadeguata la condizione dei docenti abilitati nelle graduatorie d’istituto di seconda fascia, ai quali è proposto di partecipare a un concorso senza congrua considerazione dell’anzianità di servizio;

considerato che:

la sentenza della Corte Europea ha avuto anche il merito di mettere sotto i riflettori la condizione drammatica di molti docenti della scuola italiana. Tale condizione, infatti, registra un numero elevatissimo di insegnanti precari, cioè docenti che hanno visto il loro contratto rinnovato di anno in anno. Talle situazione di disordine è stata determinata dalle differenti modalità di assunzione del personale, più in particolare dalla simultanea costituzione di abilitati nelle graduatorie ad esaurimento, abilitati in graduatoria di istituito di seconda fascia e docenti di graduatoria di istituito di terza fascia;

tali insegnanti, nonostante l’omesso inserimento in ruolo e indipendentemente dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, assolvono allo stesso lavoro dei colleghi stabilizzati: presenza nel collegio dei docenti, nei consigli di classe, nei progetti scolastici e collaboratori o vicari del dirigente scolastico;

rilevato che:

il fenomeno del precariato è presente in maniera massiccia anche nel mondo scolastico calabrese e, in virtù della sentenza emessa dalla Corte Europea, molti calabresi possono avanzare domanda di risarcimento al ministero della pubblica istruzione per l’attività di precariato svolta negli anni passati;

il precariato “storico” costituisce una piaga endemica nel mondo del lavoro e incide in termini altamente negativi sull’offerta formativa;

tutto ciò premesso, considerato e rilevato,

impegna il Presidente della Giunta regionale della Calabria

ad attivarsi con sollecitudine presso il Governo affinché sia realizzato un piano di assunzioni in tempi rapidi e modi adeguati, in particolare un piano per assorbire il precariato e il personale docente e non docente (Ata), il quale abbia prestato un servizio per un congruo periodo, che potrebbe essere quantificato in 36 mesi, e ciò senza limitarsi a considerare le graduatorie ad esaurimento, ma con immissione in ruolo, a mo’ di semplificazione, anche dei precari abilitati di seconda fascia”.

PRESIDENTE

Consigliere Mangialavori, le ultime due righe in cui dice: “e ciò senza limitarsi a considerare le graduatorie ad esaurimento, ma con immissione in ruolo, a mo’ di semplificazione”, in coordinamento formale la modifichiamo, se non ci sono posizioni diverse, e la possiamo approvare.

MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)

No, la possiamo togliere.

PRESIDENTE

Va bene, grazie. Pongo in votazione la mozione in discussione.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Mozione numero 2/10^ del 18 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova “In ordine all’IMU sui terreni agricoli montani”

PRESIDENTE

L’ordine del giorno reca la mozione numero 2/10^ del 18 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova: “In ordine all’IMU sui terreni agricoli montani”.

Prego, consigliere Bova, ha facoltà di illustrarla.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

La prima mozione in ordine di presentazione è quella del 18 febbraio 2015 che concerne la famosa - e ormai annosa - questione dell’Imu agricola, della cui importanza credo che ogni consigliere ed anche ogni persona presente in Aula abbia pienamente contezza. Tra l’altro preannuncio - già ne parlavo con il collega Mauro D’Acri, ma anche il Presidente è molto impegnato su questo tema– l’intenzione di intervenire sulla materia con un testo organico.

Sul punto era attesa la decisione del Tar Lazio che era stato adito con ricorso da alcune Anci regionali di Umbria, Liguria, Veneto, Abruzzo e Lazio. Era attesa l’udienza del 21 gennaio in cui avrebbe dovuto trattare il ricorso nel merito – il collega Pasqua mi correggerà se faccio degli errori da un punto di vista formale – ma la trattazione è stata rinviata all’udienza del 17 giugno 2015. Tra l’altro, non è stata confermata l’ordinanza del Presidente del Tar che sospendeva l’efficacia del decreto interministeriale del 28 novembre 2014, per cui hanno ripreso ad avere validità i criteri di imponibilità dei terreni montani indicati in quel decreto.

Per giunta, purtroppo, anche in ordine ad altro ricorso presentato da alcuni Comuni della Campania, è stata rinviata l’udienza, fissata il 4 febbraio, sempre dinanzi al Tar Lazio.

Voi sapete che comunque, tra l’altro, il termine per il pagamento dell’Imu sui terreni agricoli montani è scaduto il 26 gennaio 2015 con tutta una serie di conseguenze nefaste anche per i Comuni che hanno dovuto subire dei tagli ai trasferimenti complessivamente pari a 359 milioni, a fronte di un gettito neanche certo.

Detto questo, tutti noi siamo a conoscenza del principio che vige in materia tributaria, il principio di affidamento in buonafede, che stabilisce che laddove vi siano incertezze non sono applicabili sanzioni ai contribuenti quando vi siano obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria.

Quindi, Presidente e colleghi del Consiglio, viste anche le pressioni, le preoccupazioni manifestate dagli agricoltori, dalle associazioni di categoria e dai Comuni in un settore che noi dobbiamo agevolare, essendo la direttrice cardine dell’impegno della Regione, anche in prospettiva del buon utilizzo dei fondi strutturali - di cui parlava il Presidente della Giunta regionale in apertura -, insisto affinché il Consiglio si impegni ed impegni il Presidente della Giunta regionale per fare tutto ciò che è in nostro potere per richiedere al Governo nazionale l’immediata sospensione del decreto e di costituire un tavolo partecipato al fine di stabilire nuovi e più equi criteri di individuazione e classificazione delle zone montane.

Mi permetto solo di dire che, a tutt’oggi, Isca Marina in provincia di Catanzaro – lo dice il nome stesso – è un comune montano. C’è parecchia confusione in materia, quindi insisto affinché il Consiglio regionale si impegni a richiedere al Governo l’immediata sospensione.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione in discussione.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Mozione numero 3/10^ del 27 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova “In ordine alla riapertura del carcere di Lamezia Terme/Nicastro

PRESIDENTE

L’ordine del giorno reca la mozione numero 3/10^ del 27 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova: “In ordine alla riapertura del carcere di Lamezia Terme/Nicastro”.

Prego, consigliere Bova, ha facoltà di illustrarla.

BOVA Arturo (Democratici Progressisti)

Vado anche qui velocemente. La mozione attiene alla riapertura immediata del carcere di Lamezia Terme. La problematica si inserisce – come noi sappiamo – nell’annosa problematica più generale della triste condizione dei carcerati italiani, segnalata più volte anche dalla Corte Europea dei diritti umani. Il tutto era sfociato nell’approvazione del Piano carceri, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 13 gennaio 2010. Neanche il Piano carceri, comunque, è stato sufficiente, tant’è vero che con sentenza dell’8 gennaio 2013 – la famosa sentenza Torreggiani – la Corte Europea dei diritti umani, adita appunto da Torreggiani – nome del ricorrente – e 4 mila detenuti, ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo per trattamento disumano dei detenuti ed è stato, altresì, assegnato il termine di un anno per modificare questa situazione carceraria.

Purtroppo, da un monitoraggio effettuato nel maggio del 2014, quindi ad oltre un anno di distanza dalla sentenza Torreggiani, la situazione era ed è tutt’oggi deleteria: a maggio 2014 erano 59.683 le persone detenute negli istituti penitenziari italiani, a fronte di una capienza regolamentare dell’intero panorama carcerario di 49.091.

La sentenza Torreggiani ha imposto il famoso criterio dei 3 metri quadri per ogni detenuto, quindi impone al Governo italiano la chiusura degli istituti penitenziari che non rispondano al requisito. Tra questi istituti, inopinatamente, è stato inserito l’istituto penitenziario di Lamezia Terme.

Voglio solo precisare che il 15 maggio del 2014, il sottoscritto, assieme a una delegazione della Polizia penitenziaria, si era recato ed era stato ricevuto dal segretario particolare del Ministro di giustizia, tra l’altro di questo incontro si era parlato e si era dimostrato per tabulas, quindi con documenti, come il dato fornito al Ministero della giustizia non fosse esatto in quanto l’istituto penitenziario, il carcere di Lamezia Terme, rispettava perfettamente quel requisito dei 3 metri e poteva ospitare, addirittura, 90 detenuti. Tra l’altro le planimetrie potevano essere estratte sia dalla sezione monitoraggio del sito Dap.giustizia.it sia dalla planimetria dell’istituto.

Tra l’altro la delegazione indicava la possibilità concreta – e vado veloce – quasi a costo zero di ricavare ulteriore disponibilità di accoglienza, pertanto di superare il numero di 100 detenuti ospitabili e nel pieno rispetto dei parametri europei.

Sempre sul sito del Ministero della giustizia è stato pubblicato il documento ufficiale in cui sono elencati oltre 30 istituti penitenziari, molti dei quali a tutt’oggi aperti che hanno una capienza di molto inferiore ai 100 detenuti, carceri di Lauro in Campania con capienza regolamentare 38 detenuti e presenza effettiva di solo 11 detenuti, o Empoli in Toscana con capienza regolamentare di 18 detenuti e presenza effettiva di 24 detenuti.

Tra l’altro, proprio gli agenti della Polizia penitenziaria, il corpo di Polizia di Lamezia Terme, al quale va dato non solo il sostegno, ma l’apprezzamento per come si siano mossi in questa direzione, hanno anche individuato come il carcere di Lamezia potrebbe essere riconvertito in una casa circondariale a custodia attenuata oppure destinato ad ospitare i detenuti cosiddetti promiscui, quindi ex collaboratori di giustizia, appartenenti a forze di Polizia, familiari di ex collaboratori di giustizia e familiari di personale della Polizia penitenziaria, oppure detenuti cosiddetti protetti, sex offender, imputati o condannati per violenza sessuale, e potrebbero essere proprio in una sezione ubicati i detenuti cosiddetti promiscui, nell’altra sezione i detenuti protetti.

Aggiungo soltanto e a titolo personale che la problematica del carcere di Lamezia va vista non soltanto in termini economici, di spending review e di monetizzazione. In un momento delicatissimo per quella città, dove si stanno celebrando processi, a seguito della collaborazione della cosiddetta cosca Giampà, di molti dei suoi componenti, a detta degli stessi operatori dell’antimafia calabrese,, chiudere un carcere in questo momento, sopprimere il carcere di Lamezia anche da un punto di vista etico, da un punto di vista di opportunità, sembra quasi abbassare la guardia in un momento in cui, semmai, va riaffermata in maniera più forte la presenza dello Stato in quel territorio.

Quindi, anche in questo caso, insisto affinché la mozione sia diretta proprio ad impegnare il Presidente della Giunta regionale a porre in essere tutte le iniziative utili affinché si riordini immediatamente la riapertura.

Voglio dire che da otto mesi, tra l’altro, da un anno, non è né chiuso né aperto, perché sono stati solo trasferiti i detenuti, è stato trasferito il corpo di Polizia penitenziaria, la struttura è là, le conseguenze sono nefaste, quindi riapriamo immediatamente questa casa circondariale.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione in discussione.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Presidente, colleghi, anche a seguito del dibattito che si è svolto in precedenza, concluso dal presidente Oliverio, e recependo le indicazioni che la Conferenza dei capigruppo all’unanimità aveva dato, su una mia proposta che riguardava la richiesta al Governo della nomina immediata del commissario ad acta sulla sanità, io presenterei un ordine del giorno per ribadire questo concetto e questa richiesta al Governo.

E’ già agli atti la lettera che il Segretario generale di questo Consiglio, l’avvocato Calabrò, aveva trasmesso al Ministro della salute in data 2 marzo 2015. Io assumerei il testo di quella lettera e lo farei ordine del giorno del Consiglio.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Romeo “Sulla nomina del Commissario per l’attuazione del Piano di rientro in materia di deficit sanitario”

PRESIDENTE

E’, pertanto, inserito l’ordine del giorno di iniziativa del consigliere Romeo “Sulla nomina del Commissario per l’attuazione del Piano di rientro in materia di deficit sanitario”, che pongo in votazione.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportato in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.

ROMEO Sebastiano (Partito Democratico)

Intervengo per richiamare in Aula una proposta di modifica a una legge regionale che avevo già sottoposto agli uffici di questo Consiglio. Si tratta della legge regionale numero 2 del 10 gennaio 2013.

All’articolo 1 di questa proposta di legge, propongo che venga introdotto nell’articolo 9, comma 1, lettera b), dopo la parte che recita “gli amministratori pubblici degli enti locali della Regione” la locuzione “aventi popolazione superiore a 5 mila abitanti”.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Proposta di legge numero 12/10^ di iniziativa del consigliere Romeo, recante: “Modifiche alla legge regionale numero 2 del 2013”

PRESIDENTE

Pongo ai voti la proposta di legge numero 12/10^ di iniziativa del consigliere Romeo, recante: “Modifiche alla legge regionale numero 2 del 2013”.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Essendo esaurito l’ordine del giorno, dichiaro chiusa la seduta. La prossima seduta di Consiglio sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 20,54

 

ALLEGATI

Congedi

Hanno chiesto  congedo i consiglieri Arruzzolo, Battaglia, Esposito, Mirabello.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Cannizzaro – “Norme per la disciplina, la tutela e la valorizzazione dell’apicoltura calabrese” (P.L. n. 10/10^)

Arruzzolo, Battaglia, Giudiceandrea, Greco, Nicolò, Nucera, Sculco – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 8 (Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale)” (P.L. n. 11/10^)

Romeo – “Modifiche alla legge regionale 10 gennaio 2013, numero 2 (Disciplina del Collegio dei revisori dei conti della Giunta regionale e del Consiglio regionale della Calabria)” (P.L. n. 12/10^)

Romeo – “Modifiche alla legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale)” (P.L. n. 13/10^)

Annunzio di proposta di provvedimento amministrativo e sua assegnazione a Commissione

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa del consigliere:

Pasqua – “Integrazione al Regolamento interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n. 20/10^)

Promulgazione di legge regionale

In data 18 febbraio 2015 il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 11 del 18 febbraio 2015:

legge regionale 18 gennaio 2015, n. 8, recante: “Riconoscimento della legittimità del debito fuori bilancio derivante dalla copertura della perdita di esercizio 2013 della Sogas Spa”.

Emanazione di regolamento regionale

In data 26 febbraio 2015, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 13 del 27 febbraio 2015:

Regolamento regionale n. 1 del 26 febbraio 2015, concernente: “Ufficio legislativo della Giunta regionale della Calabria”.

In data 4 marzo 2015 il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 14 del 5 marzo 2015:

Regolamento regionale n. 2 del 4 marzo 2015, concernente: “Abrogazione del Regolamento regionale n. 1 del 26 febbraio 2015, concernente: “Ufficio legislativo della Giunta regionale della Calabria”.

Composizione delle Commissioni consiliari

A seguito delle designazioni e delle elezioni degli Uffici di Presidenza, le Commissioni consiliari permanenti risultano come appresso composte:

1^ Commissione

Affari istituzionali, generali, riforme e decentramento

1)     Bova Arturo                                       Democratici Progressisti

2)     Esposito Sinibaldo                             Nuovo Centro Destra

3)     Mirabello Michelangelo                     Partito Democratico

4)     Salerno Nazzareno                             Forza Italia

5)     Sculco Flora                                       Calabria in Rete

6)     Sergio Franco                                     Oliverio Presidente

Ufficio di Presidenza

Presidente                   Franco Sergio

Vicepresidente           Nazzareno Salerno

Segretario                   Michelangelo Mirabello

2^ Commissione

Bilancio, programmazione economica e attività produttive, affari della Unione europea e relazioni con l’estero

1)     Aieta Giuseppe                                              Partito Democratico

2)     Arruzzolo Giovanni                                       Nuovo Centro Destra

3)     D’Acrì Mauro                                                Oliverio Presidente

4)     Neri Giuseppe                                                Democratici Progressisti

5)     Orsomarso Fausto                                          Misto

6)     Sculco Flora                                                   Calabria in Rete

Ufficio di Presidenza

Presidente                   Giuseppe Aieta

Vicepresidente           Fausto Orsomarso

Segretario                   Mauro D’Acri

3^ Commissione

Sanità, Attività sociali, Culturali e Formative

1)     Esposito Sinibaldo                                                    Nuovo Centro Destra

2)     Giudiceandrea Giuseppe                                           Democratici Progressisti

3)     Mirabello Michelangelo                                             Partito Democratico

4)     Morrone Giuseppe                                                     Forza Italia

5)     Pasqua Vincenzo                                                       Oliverio Presidente

6)     Sculco Flora                                                              Calabria in Rete

Ufficio di Presidenza

Presidente                   Michelangelo Mirabello

Vicepresidente           Sinibaldo Esposito

Segretario                   Giuseppe Giudiceandrea

4^ Commissione

Assetto ed utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente

1)     Arruzzolo Giovanni                                       Nuovo Centro Destra

2)     Bova Arturo                                                  Democratici Progressisti

3)     Greco Orlandino                                            Oliverio Presidente

4)     Irto Nicola                                                     Partito Democratico

5)     Nucera Giovanni                                           La Sinistra

6)     Tallini Domenico                                           Misto

Ufficio di Presidenza

Presidente                   Nicola Irto

Vicepresidente           Domenico Tallini

Segretario                   Giovanni Nucera

Interrogazioni a risposta scritta

Tallini. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con nota del 22 gennaio scorso il presidente Oliverio ha comunicato a tutti i direttori generali che, a norma dell'art. 10, comma 2, lett. b), della legge regionale n. 31/2002, sono revocati dall'incarico di Dirigente Generale a far data dal 7/2/2015, con conseguente cessazione degli effetti del contratto;

con deliberazione n. 1 del 27.01.2015 la Giunta Regionale, in applicazione dell'art. 10, comma 2, lett. b) e comma 5 della legge regionale 7 agosto 2002, n. 31, facendo proprie le note del Presidente, ha deliberato di dichiarare formalmente decaduti, a far data dal 7 febbraio 2015, ai sensi delle norme indicate in motivazione, gli incarichi dei dirigenti generali dei Dipartimenti e quelli ad essi funzionalmente equiparati;

la "Giunta Scopelliti", nell'aprile 2010, ha conferito gli incarichi dirigenziali secondo le norme regionali, in quanto la modifica introdotta dal Decreto Brunetta in materia di conferimento degli incarichi dirigenziali non era di facile interpretazione, tanto da aver indotto alcune regioni a sollevare la questione di legittimità costituzionale, ritenendola lesiva dell'autonomia organizzativa regionale;

la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 324 del 12 novembre 2010, modificando il proprio orientamento, ha dichiarato non fondata la questione di legittimità sollevata da alcune regioni in materia di conferimento degli incarichi dirigenziali;

a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 324 del 12 novembre 2010, la Giunta Regionale, ha abrogato il meccanismo delle nomine fiduciarie e, di conseguenza, lo spoils system, procedendo al conferimento degli ulteriori incarichi dirigenziali, non più secondo le norme regionali, ma adeguandosi alla "Riforma Brunetta" approvando la D.G.R. n. 200/2014 avente ad oggetto: "Direttive generali per la disciplina delle modalità di conferimento mutamento e revoca degli incarichi di funzione dirigenziale di livello generale e di livello non generale”;

a distanza di cinque anni, il Presidente Oliverio e la Giunta regionale fanno un clamoroso passo indietro, ed in violazione alla legge ed ai contratti di lavoro sottoscritti, dichiarano decaduti i dirigenti che hanno sottoscritto un contratto che ha una durata triennale, per come imposto dalle norme introdotte dalla c.d. "Riforma Brunetta";

a parere del sottoscritto, nella fattispecie in esame, potrebbero ravvisarsi oltre che un abuso, anche una palese violazione delle norme in vigore e dei contratti sottoscritti;

dette violazioni potrebbero, sempre a parere del sottoscritto, esporre l'amministrazione regionale al rischio di una elevata possibilità di condanna per danni di natura patrimoniale e non -:

sulla scorta delle osservazioni contenute nella presente interrogazione, se non ritiene opportuno revocare con effetto immediato la deliberazione di Giunta regionale n. 1 del 27 gennaio 2015 appalesandosi, a parere del sottoscritto, la stessa fortemente caratterizzata da elementi di illiceità e illegittimità.

(15; 9.02.2015)

Irto. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

quotidianamente centinaia di pendolari (dipendenti di scuole e uffici vari), che dovevano raggiungere l'area di Lamezia Terme - Catanzaro - Paola/Cosenza, per esigenze lavorative, usufruivano del Treno, per il quale la partenza prevista dalla Stazione Centrale di Reggio Calabria era fissata per le ore 05.52, con arrivo previsto a Lamezia Terme alle ore 07.30, che consentiva di prendere la coincidenza per Nicastro/Catanzaro delle ore 07.47, compatibile così con esigenze ed orari lavorativi;

il treno ripartiva immediatamente per Paola/Cosenza, senza dover attendere in stazione, circa 10 minuti, il passaggio del treno "Frecciargento" n. 9372 in partenza dalla stazione centrale di Reggio Calabria alle ore 06.51, con arrivo a Lamezia Terme alle ore 07.48;

le modifiche degli orari, avvenute a partire da Giugno 2014, hanno posticipato la partenza del treno dalla Stazione Centrale di Reggio Calabria dalle ore 05.52 alle ore 06.19 (treno n. 8260) con arrivo alla Stazione di Lamezia Terme alle ore 07.42;

detto treno porta in media un ritardo giornaliero di circa 15 minuti, con arrivo alla stazione di Lamezia Terme alle ore 07.57;

questo ritardo causa la perdita della coincidenza per Nicastro/Catanzaro con l'obbligo di prendere il treno successivo con orario di partenza previsto per le ore 08.55 (treno n. 3771), creando così disagi ai pendolari per l'ingresso alle varie attività lavorative;

per tutti coloro che hanno l'esigenza di proseguire sulla tratta Paola/Cosenza, il suddetto ritardo di 15 minuti comporta un ulteriore ritardo di circa 10 minuti, in quanto il treno è obbligato a sostare alla stazione di Lamezia Terme per permettere il passaggio del Treno "Frecciargento" -:

se intende attivarsi, presso l'azienda "Trenitalia", per il ripristino del vecchio orario ferroviario, in modo di renderlo compatibile con gli orari di ingresso nelle varie attività lavorative per i viaggiatori pendolari.

(16; 11.02.2015)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

da diversi anni si registrano numerosi disagi relativi a ritardi, disservizi, soppressione di treni e fermate nelle stazioni ferroviarie della Calabria;

a conclusione dell'incontro svoltosi a Roma pochi giorni fa, tra i rappresentanti di Rfi e le segreterie delle federazioni nazionali dei trasporti, il responsabile della holding del gruppo Fs ha presentato il progetto che prevede, dal prossimo mese di giugno, la dismissione di una nave e l'operatività di un solo mezzo nell'arco delle 24 ore;

per come anche riportato dai mezzi d'informazione, Fs ha ufficializzato che a partire dal cambio orario programmato per il 13 giugno saranno soppressi tutti gli intercity giorno724-728- 723-727- e l'intercity notte 784-785;

in tal modo la "continuità territoriale" nazionale sarà rappresentata da 2 treni notte e da un nave che effettuerà 18 corse per i treni rimasti e le merci;

dal canto suo, il ministro Maurizio Lupi ha tuttavia assicurato che non ci saranno ripercussioni sulla qualità dei servizi. Per discutere della questione, a breve ci sarà un incontro tra il ministro e il governatore della Regione Sicilia;

ove si concretizzassero i dichiarati tagli, la situazione dei collegamenti ferroviari calabresi potrebbe registrare un progressivo peggioramento, con disagi per lavoratori e studenti, che sono i principali utenti di un servizio pubblico essenziale;

avvicinandosi la stagione estiva, tale ridimensionamento porterebbe inevitabilmente ad un calo del turismo ed in una regione come la Calabria, a vocazione turistica, ciò sarebbe un dato negativo;

i grandi investimenti ferroviari non sono mai stati concentrati in maniera omogenea sul territorio nazionale. E infatti il Sud e la Calabria registrano, nel settore, ritardi inaccettabili -:

se considerate le scelte di Trenitalia e i tagli operativi dal prossimo 13 giugno ritenga necessario intraprendere un'adeguata iniziativa istituzionale, al fine di impedire che la Calabria rischi nel trasporto ferroviario qualsivoglia penalizzazione dell'utenza giornaliera e di quella estiva;

se ritenga necessario stimolare un tavolo di confronto col ministro ai Trasporti, col governatore della regione Sicilia e i rappresentanti di Trenitalia, per discutere le scelte fin qui operate e promuovere un piano di investimenti funzionale al rilancio del trasporto su ferro nella nostra regione.

(17; 12.02.2015)

Irto. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore al lavoro, formazione professionale e politiche sociali. Per sapere – premesso che:

con decreto del Dirigente Regionale del Dipartimento n. 10 "Politiche del Lavoro, della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato" della Regione Calabria prot. n. 2948 del 14/13/2011, Registro dei Decreti dei Dirigenti della Regione Calabria n. 14201 del 14/11/2011 (POR Calabria FSE 2007/2013. Asse II Ob, E1 - E2; Asse III Ob. G1), viene approvato:

1. un avviso pubblico per l'assegnazione di una dote per la realizzazione di un percorso integrato finalizzato all'inserimento di disoccupati/inoccupati laureati nel mercato del lavoro;

2. manifestazione d'interesse per l'individuazione dei datori di lavoro disponibili ad ospitare i beneficiari della dote per la realizzazione di un percorso integrato finalizzato all'inserimento del mercato del lavoro;

tale bando prevedeva l'erogazione di un voucher dell'importo complessivo massimo di € 15.400,00;

la manifestazione di interesse è stata articolata in:

una formazione laboratoriale, sia nel primo mese - come azione intensiva propedeutica alle attività successive - che per tutta la durata del percorso, al fine sia di consentire una costante azione di monitoraggio dell'intervento che per creare momenti di condivisione all'esperienze maturate dai singoli;

scouting e formazione sul campo: a seguito della formazione iniziale, gli agenti, erano impegnati, in percorsi individuali, personalizzati, consistenti in attività di formazione sul campo e scouting, finalizzate a consolidare le competenze acquisite, accompagnare processi di emersione, di innovazione aziendale e di sviluppo delle forme associative, promuovere la cultura della regolarità/legalità, anche attraverso incontri con gli studenti nelle scuole secondarie e nelle università, divulgare le opportunità di incentivazione/agevolazione tenendo presente normative tipo le prestazioni occasionali di tipo accessorio nell'ambito dei servizi alla persona e tra i beneficiari nel sostegno al reddito, i giovani, i pensionati e per ridurre il rischio "sommerso";

orientamento: nella fase finale del percorso, tenuto conto della valutazione di merito ottenuta dagli Agenti beneficiari della dote e delle attitudini/competenze individuali- si sarebbe proceduto ad accompagnare i giovani nella scelta dello sbocco lavorativo (autoimpiego ovvero assunzione);

la formazione ha avuto una durata di dodici mesi;

contestualmente è stato firmato, da parte dei 200 agenti, un contratto di adesione e obbligo, che prevedeva, tra le diverse clausole, l'impegno, da parte degli agenti, di mantenere il requisito di disoccupazione;

gli agenti che al termine del percorso di formazione avevano conseguito una valutazione positiva- sulla base delle competenze maturate - avrebbero potuto avvalersi di incentivi regionali destinati all'avvio di un lavoro autonomo sotto forma di prestito d'onore e microcredito;

gli agenti, altresì, avrebbero potuto essere assunti dalle imprese o dai datori di lavoro che avevano aderito alla manifestazione di interesse;

in realtà, le aziende aderenti al suddetto bando, in parte a causa dei ritardi, in parte per sopravvenute e mutate esigenze delle stesse, non avevano più interesse all'assunzione degli agenti formati e per tali ragioni, la dislocazione dei 200 agenti presso le suddette aziende non è mai stata effettivamente avviata;

successivamente alla fase formativa era stata proposta, da parte degli agenti selezionati con nota inviata in data 22/07/2014, per mezzo di posta elettronica, indirizzata al Dirigente Generale del Dipartimento n. 10, Regione Calabria, dott. Caserta, una rimodulazione del bando per permettere l'inserimento degli stessi presso enti e uffici pubblici piuttosto che presso le aziende stante -:

visto che ad oggi, la seconda fase del bando, ovvero quella dell'inserimento lavorativo degli agenti, non è mai stata operativa e gli agenti hanno mantenuto fede al contratto di adesione e obbligo il quale prevedeva il mantenimento del requisito della disoccupazione lo stato di evoluzione di tale bando e quali azioni si intendano intraprendere per superare i vincoli e le criticità emerse nell'interesse degli agenti.

(18; 18.02.2015)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'Italcementi, azienda operante nel settore edile, di rilevanti dimensioni economiche, con importanti ricadute produttive in altri ambiti ha chiuso battenti oltre ventiquattro mesi fa;

la vicenda ha avuto importanti riflessi, specie sotto il profilo ambientalistico e lavorativo;

nelle varie fasi della vertenza, di per sé particolarmente complessa, sono state coinvolte la Regione Calabria, il ministro pro tempore dell'economia e l'Ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia;

la peculiarità del territorio vibonese, afflitto da un elevato tasso di disoccupazione, implica doverosa, approfondita e costante attenzione;

l'obiettivo dichiarato da tutti i soggetti coinvolti nella vertenza (sia istituzionali che di associazioni varie) ha avuto quale finalità precipua la reindustrializzazione dell'area e la riconversione produttiva del sito;

a tal fine sono stati elaborati vari progetti, i quali rappresentano un'importante opportunità per l'occupazione e l'ambiente di tutto il territorio circostante;

in merito alle sorti dei lavoratori occorre precisare che circa 60 unità sono state reimpiegate in altri stabilimenti o strutture, per altri è stato incentivato il prepensionamento, 10 dipendenti, invece, sono stati collocati in mobilità;

nonostante le risorse umane e politiche impiegate, a tutt'oggi non è stato avviato alcun piano di rilancio industriale e/o economico dell'area;

la ricaduta negativa è stata per molti versi drammatica. Oltre al trasferimento di molti lavoratori, in 10 sono rimasti senza alcuna occupazione e ben 400 lavoratori dell'indotto hanno subito gli effetti negativi di tale chiusura;

non è ipotizzabile una crescita dell'economia locale che prescinda da progetti di rilancio dell'attività industriale, da ancorare a un'inderogabile e preliminare esigenza di salvaguardia ambientale;

l'impoverimento costante che imperversa in ogni area della regione rappresenta una priorità politica, la quale va affrontata con determinazione, concretezza ed efficacia;

il Tavolo già attivato per le vicende della vertenza di che trattasi, presso il ministero dello Sviluppo economico, non è mai stato chiuso, né però risulta operativo;

urge, altresì, prioritariamente interessarsi alla sorte dei dieci ex dipendenti dell'Italcementi rimasti privi di qualsiasi occupazione o di trattamento pensionistico.

più specificamente, questi dieci lavoratori fino al 14 settembre 2014 hanno percepito i benefici della cassa integrazione e che, dal 14 settembre al 14 dicembre 2014 avrebbero avuto diritto a percepire la cassa integrazione in deroga -;

se intenda azionarsi, anche con l'attivo coinvolgimento dei soggetti deputati, in primis prefettura e organizzazioni sindacali, per individuare un possibile sbocco lavorativo in favore dei dieci dipendenti dell'ex Italcementi collocati in mobilità, privati di qualsiasi occupazione o trattamento pensionistico. Tanto più se si considera che il loro status di mobilità incentiva la collocazione sul lavoro grazie alle agevolazioni di legge;

se per questi dieci lavoratori intenda sollecitamente azionare gli strumenti normativi e amministrativi di sua esclusiva competenza per la concessione della prescritta cassa integrazione straordinaria in deroga, limitatamente al periodo di competenza (settembre-dicembre 2014);

se intenda inserire nell'agenda di governo la questione della riqualificazione ambientale e della riconversione dell'area in cui esercitava l'attività l'Italcementi;

se intenda, pertanto, offrire concreta prospettiva a progetti di sviluppo mirati alla rivalutazione dell'area di che trattasi;

se intenda chiedere, all'uopo, la riattivazione del Tavolo già istituito per le vicende della vertenza in questione presso il ministero dello Sviluppo economico, non più operativo.

(19; 18.02.2015)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la legge 311/2004, preso atto dello squilibrio economico nel settore sanitario ha disposto la necessità di procedere ad una ricognizione delle cause che lo determinano e ad una elaborazione di un programma operativo di riorganizzazione, riqualificazione e potenziamento del servizio sanitario regionale;

ai sensi della medesima norma i ministeri della Salute, quello dell'Economia e finanze e la Regione hanno stipulato apposito accordo per determinare, fra l'altro, gli inderogabili obiettivi di livelli essenziali di assistenza;

anche in virtù dell'evoluzione normativa e amministrativa del settore è stato pertanto approvato il Piano di rientro con delibera di giunta regionale numero 845 del 16 dicembre 2009;

con deliberazione del Consiglio dei ministri, nella seduta del 30 luglio 2010, il Presidente della Regione Calabria è stato nominato commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario;

nell'ambito di tale piano è stata decisa la riorganizzazione del sistema trasfusionale, preliminarmente discussa in sede di comitato tecnico consultivo regionale per le attività trasfusionali;

con decreto del Presidente della Giunta regionale numero 58 del 26 giugno 2014, in qualità di commissario ad acta per l'attuazione del su cennato piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario è stata disposta la riorganizzazione del sistema trasfusionale in argomento;

per come si legge nell’allegato A  di detto decreto presidenziale 58/2014 "Riorganizzazione del sistema trasfusionale regionale": Le attività di medicina trasfusionale sono parte integrante dei livelli di assistenza garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale;

per come riconosciuto dal medesimo atto: Tutti i paesi dell'Unione europea considerano ormai il problema del sangue e degli emoderivati come critico e strategico nell'ambito delle politiche socio-sanitarie comunitarie;

il punto 7 di detto allegato dispone la Riorganizzazione della rete trasfusionale. Più dettagliatamente, il punto 7.4.2. riorganizza il Dipartimento trasfusionale Area Centro e, testualmente, recita: Il Servizio Trasfusionale di Lamezia Terme garantisce, all'interno dell'area dipartimentale, le attività di base svolte in regime di h 6;

tale disposizione, di fatto, declassa un centro di così vitale importanza per la sanità di riferimento. E infatti, attraverso tale depotenziamento il centro trasfusionale lametino è trasformato in mera emoteca;

occorre sottolineare come tale decisione sia destinata ad avere ripercussioni gravissime sia per l'utenza ordinaria che per i vari reparti dell'ospedale di Lamezia Terme;

il centro trasfusionale di Lamezia Terme, infatti, non soltanto è presidio sanitario fondamentale per i malati di talassemia, anemia e delle altre patologie ematiche dell'area di riferimento, ma assolve anche a una fondamentale importanza per le urgenze mediche;

mediante la disposta gestione di tale servizio da parte dell'ospedale "Pugliese" di Catanzaro, l'attività inerente al centro trasfusionale è destinato a un'inevitabile compressione. E ciò per ragioni logistiche collegate, in particolare, alle varie fasi di tale nuovo prospettato servizio (inevitabile trasporto delle sacche da Catanzaro con conseguente deminutio della celerità di fornitura e cosi via);

alla luce della nuova organizzazione del servizio e di quanto sopra appena esposto, il centro, pertanto, sarebbe depotenziato di una delle sue componenti essenziali: la capacità di fronteggiare le emergenze mediche di che trattasi;

nella specifica disposizione il decreto risulta inoltre carente nella parte motivazionale di almeno due elementi di prioritaria importanza: a) presenza di adeguate linee di collegamento (importante snodo ferroviario, aeroporto e svincolo autostradale); b) utenza interessata a tale servizio. Ben 150 mila i cittadini potenzialmente interessati ai servizi del centro trasfusionale lametino. E che lo stesso decreto risulta anche contraddittorio rispetto alle sue stesse premesse, ut supra riportate;

per tali ragioni urge una modifica di tale provvedimento nella direzione già tracciata: apertura del centro trasfusionale di Lamezia Terme 24 ore su 24; presupposto inderogabile affinché il centro lametino possa continuare a svolgere il servizio in esame, apprezzato da sempre per la sua eccellente qualità;

in caso contrario, il diritto alla salute di così tanti cittadini calabresi subirebbe un'ulteriore ingiustificata compressione; il tutto con grave pregiudizio per i loro più elementari diritti -:

se una volta nominato il commissario ad acta per la sanità (e comunque definita giuridicamente la competenza del settore) intenda disporre e/o sollecitare la revoca e/o l'annullamento del citato punto 7.4.2. dell’Allegato A del piano di Riorganizzazione della rete trasfusionale limitatamente alla parte in cui è decretato che il Servizio Trasfusionale di Lamezia Terme garantisce, all'interno dell'area dipartimentale, le attività di base svolte in regime di h. 6;

se in considerazione delle urgenti e rilevanti ragioni ut supra esposte intenda disporre il mantenimento dell'apertura del centro trasfusionale di Lamezia Terme 24 ore giornaliere e ciò nell'ottica di garantire un servizio fondamentale per una così vasta utenza e di conclamata eccellenza regionale.

(20; 23.02.2015)

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l'amministrazione regionale ha partecipato negli anni del Governo di centro destra ad un "Accordo di programma quadro" - Difesa del suolo ed erosione delle coste del marzo 2013 per l'erogazione di una serie di finanziamenti, sia con fondi CIPE per Euro 38.000.000,00, sia con fondi POR Calabria FESR 2007 - 2013 - Linea di intervento 3.2.2.3 "Azione per la messa in sicurezza delle aree a rischio erosione costiera e per il ripascimento e la ricostituzione delle spiagge", per circa 2.300.000,00,finalizzati al recupero e alla difesa delle coste nonché al contenimento del fenomeno dell'erosione; l'Amministrazione Regionale ha approvato con delibera n.167 del 27 febbraio 2010 "l'Accordo di programma quadro", sopra menzionato;

allo stato, però, l'intera spiaggia di Bocale I sta per essere risucchiata interamente (in molti tratti già è avvenuto) da un fenomeno erosivo particolarmente aggressivo negli ultimi anni (basta vedere di recente la denuncia dei cittadini della zona nr. prot.42209 del 4 febbraio 2015 inviata alla Provincia di R.C.);

la Provincia di R.C. che detiene la competenza in materia di difesa delle coste e quindi per intervenire con il ripascimento delle spiagge a sostegno così le iniziative imprenditoriali che insistono nella zona di Bocale e delle abitazione dei residenti e dei turisti durante il periodo estivo, nonostante l'espletamento della gara per tali opere di c.d. pennelli e di tutela definitiva dell'intero litorale, con opere di protezione costiera, finanziate attraverso l'intervento regionale, ha effettuato solo degli interventi minimi per la difesa delle abitazioni ed insufficienti per la tutela della costa; l'opera pubblica più significativa, nonostante i finanziamenti esistenti statali ed europei, ancora non è stata avviata;

ai sensi dell'art. 10 comma I della Legge Regionale 17 agosto 2005, n. 13 "la Regione promuove lo sviluppo delle coste con interventi finalizzati a contrastare il fenomeno della erosione secondo principi di sviluppo sostenibile in funzione della tutela e della valorizzazione delle risorse strutturali ed ambientali" ed ancora ai sensi dell'art. 25 comma III della Legge Regionale 21 dicembre 2005, n. 17 si prevede che "l'approvazione dei progetti è effettuata attraverso conferenza di servizi o accordo di programma indetta o promosso dalla Regione a cui partecipano la Provincia, i Comuni interessati alle opere, il Genio Civile opere marittime e ogni altra Amministrazione interessata" e che "le procedure di V.I.A., ove non esperite preventivamente, sono espletate nell'ambito della conferenza ... in applicazione della vigente legislazione in materia";

tale ultimo passaggio relativo alla valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) appare non essere stato espletato per l'avvio immediato delle opere già appaltate; con Delibera di Giunta Regionale nr.153 del 31.03.2009 è stato modificato il Regolamento regionale delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e delle procedure di rilascio delie Autorizzazioni Integrate Ambientali che all'art.2 comma III prevede che" per l'espletamento delle procedure indicate nel presente regolamento, la Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell'Ambiente, istituisce il Nucleo per la Valutazione di Impatto Ambientale, la Valutazione Ambientale Strategica e l'Autorizzazione Integrata Ambientale (in seguito denominato Nucleo VIA-VAS-IPPC);

questo organismo denominato nucleo VIA-VAS-IPPC è nominato dal Dipartimento Politiche dell'Ambiente, dopo il mutamento del Governo, da poco sembra sia tornato nuovamente operativo e funzionante;

la prima data utile per la conferenza dei servizi al fine di provvedere anche a tale documento (c.d. V.I.A.) per poter dare concreto avvio ai lavori è stata fissata presso il Dipartimento Regionale Infrastrutture - LL.PP.- Politiche della Casa - E.R.P. - A.B.R. - Risorse Idriche - Ciclo integrato delle Acque - per il 23 febbraio 2015; è stato costituzionalizzato il principio di leale collaborazione tra enti all'art. 120 cost., pertanto, è opportuna un'efficace iniziativa di verifica del Governo regionale, anche a mezzo della convocazione della conferenza dei servizi, per l'ottenimento del nulla osta ambientale per l'avvio definito dell'opera, che sia tempestivo, per una efficace utilizzazione delle risorse pubbliche indicate, in sinergia con l'ente locale provinciale per rendere immediatamente operativa ed utile l'opera pubblica finanziata, stante la grave mareggiata del febbraio 2015 che ha devastato l'intero litorale di Bocale I e che, senza un intervento immediato, rischia di essere pregiudicato irreversibilmente -:

se intenda promuovere un'azione congiunta tra gli enti locali indicati che in piena collaborazione ex art. 120 cost. possano concertare un immediato intervento che permetta lo sblocco di questa situazione di stallo, partendo dal controllo della tempistica della conferenza dei servizi, affinché sia utile e produttiva, nonché tempestiva (sul nulla osta ambientale c.d. V.I.A.), per l'avvio definito dell'opera per la difesa costiera, atte ad evitare la imminente scomparsa dell'intera spiaggia di Bocale I, con trasformazioni irreversibili della struttura paesistico-ambientale.

(21; 23.02.2015)

Irto. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

nel 1992 il Comune di Bova Marina riceveva un finanziamento di Lire 3.221.000.000 (tremiliardiduecentoventunomilioni), ai sensi della legge 64/86, per recuperare il vecchio Seminario Vescovile al fine di realizzare un centro sociale polifunzionale;

nel frattempo il Comune, dopo aver approvato nel 1994 una convenzione con l’Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla, alla quale concedeva la stessa struttura in comodato d'uso a titolo gratuito per 50 anni, accantonava il progetto del centro sociale polifunzionale e riappaltava l'opera secondo il nuovo progetto redatto dai tecnici AISM, finalizzato “alla realizzazione di un centro per la riabilitazione ambulatoriale, l'inserimento sociale e il soggiorno per vacanze dei disabili e, in particolare, delle persone con sclerosi multipla” (art. 4 della convenzione);

dopo un pluriennale fermo dei lavori, il 20 novembre 2001 il manufatto parzialmente restaurato, attraverso un protocollo d'intesa, sottoscritto dal Presidente della Regione Calabria, dal Presidente della Provincia, dal Sindaco del Comune di Bova Marina e dal Presidente dell’Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla, era consegnato all'AISM che avrebbe dovuto renderlo operativo in cinque anni, senza, tuttavia, che ciò sia mai accaduto;

nel 2005, presentandosi l'opportunità di utilizzare i fondi PIT del Programma Integrato Territoriale per un'opera a contenuto sociale, la Conferenza dei Sindaci dell'area grecanica (PIT 23) destinava la somma di € 1.193.000,00 quale contributo per la realizzazione di un “Centro di Turismo Sociale e di Promozione all'Autonomia delle Persone con Sclerosi multipla e patologie similari” in Bova Marina;

l’AISM proponeva, pertanto, un progetto che prevedeva la realizzazione di una struttura di 37 camere con 80 posti-letto per i disabili e i familiari, con una spesa di € 3.052.445,00, di cui € 1.193.000,00 a carico della misura 5.2 del POR Calabria 2000-2006 ed € 1.859.445,00 a carico dell’AISM. Pertanto il 18 febbraio 2006, era sottoscritto un Accordo di Programma dalla Comunità Montana-Capo Sud, dal Comune di Bova Marina e dall'AISM, in base al quale il progetto elaborato dai tecnici dell’AISM era gestito dalla Comunità Montana come progetto d'area;

il lavoro, esperita regolare gara d'appalto, veniva consegnato in data 8 giugno 2007 e l’opera doveva essere ultimata ed avviata entro il dicembre 2007, però i ritardi della Regione Calabria per l’approvazione del progetto, l’erogazione dell’anticipazione e la perizia di variante proposta dalla ditta appaltatrice hanno fatto slittare i termini della consegna dell'opera finita, chiavi in mano, al 27 gennaio 2009;

il 18 novembre 2009, la Direzione Lavori trasmetteva stranamente, perché fuori termine contrattuale, alla Comunità Montana, ente appaltante, una perizia suppletiva e di variante dell'importo di €. 282.322,08 per completare l’opera perché la somma (€.3.052.445,00), prevista dal progetto approvato nella Conferenza dei servizi il 18 febbraio 2006, non era più sufficiente;

tuttavia, l’opera incompleta, priva di infissi, di pavimenti, di servizi igienici e d'impiantistica, è stata consegnata alla Comunità Montana - Capo Sud il 14.06.2010, con il certificato di collaudo tecnico-amministrativo attestante la realizzazione dell'opera al 99,999%;

alla luce di queste vicende un comitato cittadino, nell'aprile del 2011, ha presentato un esposto alla Procura di Reggio Calabria che ha avviato un'indagine giudiziaria nei confronti dei tecnici della Comunità Montana-Capo Sud, del Direttore dei Lavori del Titolare dell'Impresa e del Collaudatore, per falso ideologico e frode;

attualmente la costruzione, dissequestrata dalla Magistratura, versa nel più assoluto stato di abbandono, soggetta ad un progressivo degrado -:

se sia al corrente della situazione sopra brevemente rappresentata;

se sia stata presentata rendicontazione da parte dei beneficiari per le somme a carico della Misura. 5.2 del POR Calabria 2000/2006 e con quale esito;

se siano stati effettuati controlli da parte degli organi regionali competenti, trattandosi di opera finanziata con denaro pubblico;

quali iniziative intende assumere al fine di salvaguardare l'immagine dell'ente Regione che, dopo aver sopportato una spesa così ingente, si trova ad aver finanziato un'opera incompleta, già deteriorata e prossima alla fatiscenza.

(22; 24.02.2015)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la presenza dell'ospedale di Tropea, in un'area vasta che include l'intera Costa degli Dei e il limitrofo comprensorio di Monte Poro, rappresenta il riferimento sanitario di una vasta popolazione;

il Presidio ospedaliero di Tropea i cittadini della Costa degli Dei è un insostituibile fattore economico e rappresenta una delle più grandi fonti di occupazione e lavoro dell'intera fascia costiera;

per l'area di Tropea, vista l'altissima vocazione turistica, il Presidio ospedaliero costituisce una necessità prioritaria e inderogabile. La promozione turistica, infatti, necessita di servizi adeguati anche sotto il profilo sanitario;

la Costa degli Dei, maggiore polo turistico regionale, non può essere privato e/o depotenziato di un tale Presidio che anche per questa ragione va invece tutelato;

l'efficientismo economicista ha indebolito diritti che si ritenevano acquisiti per sempre. Ciò priva uomini e donne dei più elementari diritti collegati alla salute e a uno sviluppo del territorio a trecentosessanta gradi;

il progressivo smantellamento dell'ospedale di Tropea conferma tale continuo impoverimento. Pertanto urgono iniziative tese a un cambiamento di rotta e sensibilità politica;

l'ulteriore conferma di ciò è data dal provvedimento emesso dal responsabile del Dipartimento di Chirurgia dell'Asp di Vibo Valentia datato 2 febbraio 2015, prot. Dip. Chir. N. 3, che testualmente recita: "Si dispone che a partire dalla data odierna l'attività chirurgica della Sala Operatoria si svolgerà esclusivamente nella giornata di lunedì e martedì. Vista la grave carenza di. anestesisti dal mercoledì al sabato ogni attività chirurgica di routine sarà sospesa fino a nuova comunicazione";

la motivazione addotta a sostegno di tale atto appare laconica e insufficiente. E infatti, da tale atto non risulta che siano stati operati, con riferimento alla struttura in questione, variazioni in ordine alla disponibilità delle unità lavorative impegnate, in modo particolare con riferimento all'impiego e alla presenza degli anestesisti. In ogni caso, in merito, un intervento risolutore è comunque inderogabile, urgente e necessario;

con missiva indirizzata ai vertici dell'Azienda del 19 febbraio 2015, prot. N. 111/DS il direttore sanitario del Presidio ospedaliero di Tropea ha comunicato: "Con la presente, comunico la temporanea chiusura dell'attività di Sala Operatoria del Presidio Ospedaliero di Tropea, per guasto tecnico di climatizzazione, come da nota allegata. Auspico rapido intervento tecnico risolutore";

anche tale decisione appare come la conseguenza di un impedimento di portata modesta, risolvibile in tempi immediati;

la chiusura prima parziale, poi totale della sala operatoria del Presidio ospedaliero di Tropea appare, in sostanza, priva di adeguato supporto motivazionale e non originata da impedimenti oggettivamente insormontabili;

a causa di tale gravissimo depotenziamento, il relativo pubblico servizio non è più garantito;

inoltre, la chiusura della sala operatoria dell'ospedale di Tropea di fatto incide negativamente sul conseguimento degli obiettivi di livelli essenziali di assistenza;

gli interventi programmati, infatti, dovranno in gran parte essere effettuati presso altre strutture ospedaliere regionali;

il presidio di Tropea non sarà più in grado di affrontare, in ogni momento, le urgenze chirurgiche di competenza di tale presidio;

nel 2014 il reparto di Chirurgia del Presidio di Tropea ha effettuato ben 662 interventi di piccola chirurgia -:

se visto il depotenziamento prima e la chiusura poi della sala operatoria del Presidio ospedaliero di Tropea, intenda sollecitare il direttore generale dell'Asp di Vibo Valentia e/o a tutti i soggetti preposti, affinché siano rimosse sia le asserite cause che hanno originato il blocco parziale, sia quelle che hanno causato il blocco totale di tale attività;

se intenda stimolare l'adozione di tutte le decisioni atte a garantire la costante, piena e regolare funzionalità della sala operatoria del Presidio Ospedaliero di Tropea.

(23; 26.02.2015)

Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

dall'1 maggio al 31 ottobre 2015 Milano ospiterà la più grande esposizione universale, conosciuta con l'acronimo di Expo 2015;

il tema proposto è il seguente: "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Per sei mesi Milano diventerà una vetrina internazionale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per offrire riscontro a un'esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri;

i numeri per tale grande evento sono di per sé eloquenti: l'area espositiva è di 1,1 milioni di metri quadri, 140 i Paesi e le Organizzazioni internazionali coinvolte, oltre 20 milioni i visitatori previsti;

Expo Milano 2015 sarà innanzitutto la piattaforma di un confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell'alimentazione e tese a promuovere le innovazioni per un futuro sostenibile;

Expo Milano 2015 offrirà a tutti la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti del mondo e scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica di ogni realtà;

al centro dell'organizzazione di Expo 2015 c'è innanzitutto la persona, sia come prima beneficiaria di uno sviluppo sostenibile, sia come protagonista di un percorso di conoscenza;

per la durata della manifestazione, la città di Milano e il Sito Espositivo saranno animati da eventi artistici e musicali, convegni, spettacoli, laboratori creativi e mostre;

allo stato l'unico atto ufficiale della Regione Calabria è quello del 21 gennaio 2015 avente ad oggetto: Expo 2015 - Milano Maggio/Ottobre manifestazione di interesse a proporre pacchetti turistici integrati;

dalla stampa si è appreso che il vice presidente della giunta, onorevole Vincenzo Ciconte ha rappresentato la Calabria alla cerimonia di inaugurazione dell'Esposizione Universale;

sulla base delle dichiarazioni rese dallo stesso onorevole Vincenzo Ciconte si è appreso della costituzione di una Task-Force interdipartimentale che si occuperà della partecipazione ad Expo 2015 ed ha avviato una serie di iniziative e di contatti, per far diventare quest'importante appuntamento, un'utile occasione di crescita e di sviluppo per la nostra regione;

allo stato non sono state registrate tuttavia, iniziative politiche consone all'importante evento internazionale. E anzi, fino a questo punto, il momento propositivo è sembrato latitare;

in particolare, non risulta attivata alcuna strategia politica innovativa, di altissimo pregio e di spessore sia amministrativo che storico, culturale e in termini di comunicazione;

l'Expo 2015 per sua stessa natura richiederebbe l'impiego di risorse manageriali, esperti, professionisti del marketing di caratura internazionale, profondi conoscitori della storia locale, capaci di supportare una partecipazione attiva, dinamica e propositiva della Calabria;

l'Expo 2015 lungi dal rappresentare una comune fiera espositiva offre opportunità nuove che richiedono priorità politica assoluta;

l'Esposizione Universale offre alla Calabria concrete possibilità di rilancio, soprattutto di un settore così preminente della sua economia, qual è l'Agricoltura;

la Calabria nel settore in questione vanta eccellenze riconosciute in tutto il mondo. A titolo esemplificativo meritano menzione: la cipolla rossa di Tropea; i fagioli bianchi dell'agricoltura vibonese (area Drapia, Zambrone e Zungri), denominati a burro; l'olio extravergine della Locride; il vino prodotto a Ciro (e non soltanto); la 'nduja di Spilinga; i mostaccioli di Soriano; il peperoncino; i fichi secchi; i pomodori di Belmonte Calabro; la liquirizia di Rossano; le patate silane; il pecorino di Monte Poro; il finocchio di Isola Capo Rizzuto; le clementine della Piana di Sibari e così via;

l'Expo 2015 offre anche una significativa opportunità di fare conoscere il lato migliore di questa regione (storico, turistico, ambientale) mediante la creazione di docufìlm, ad esempio e comunque attraverso appropriata e calibrata strategia culturale;

il passaggio di Cretesi, Micenei, Romani, Goti, Longobardi, Normanni, Angioini, Aragonesi, Borbone, Francesi ha lasciato tracce indelebili in ogni segmento di vita culturale della Calabria;

la manifestazione sarà anche l'occasione di ripercorrere un grande viaggio che partendo dalle più antiche tradizioni di caccia, pesca e allevamento dei popoli ricchi di esperienza millenarie, condurrà all'attualità e proietterà visitatori e destinatari verso il futuro;

solo suscitando interesse, ma soprattutto diventando esperienza di approfondimento e conoscenza, l'iniziativa raggiungerà l'obiettivo di condizionare positivamente il rapporto delle comunità con l'ambiente, il territorio e le loro risorse;

la sfida dell'Expo è quella di porsi domande cogenti sullo sviluppo del pianeta: tenuta dei sistemi di produzione alimentare, trasmissione al futuro dei mezzi tecnologici, salvaguardia della biodiversità;

la Calabria sul punto non può permettersi di eludere riscontri e risposte che, evidentemente, devono essere non solo congeniali al tema dell'Esposizione Universale, ma anche all'altezza della sfida lanciata dall'evento -:

se intenda dare impulso e dinamismo a una partecipazione all'Expo Universale congeniale all'evento di storica portata;

se e in che termini intenda dare concretezza ad obiettivi rilevanti, coerenti con il tema trattato all'Expo 2015;

se intenda potenziare la Task-Force già costituita, per tesaurizzare le opportunità della manifestazione e correlarle verso finalità di crescita della Calabria.

(24; 2.03.2015)

Bova. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

i fatti relativi alla realizzazione di una discarica di imponenti dimensioni in agro del Comune di San Floro ( CZ ), ma di proprietà del Comune di Borgia ( CZ ), località “Battaglina”, denominata “Isola Ecologica Battaglina”, da parte della Società SIRIM S.r.l., con sede in Settingiano ( CZ ) loc. " Cuturella ", sono ormai notori e oggetto di costante interesse mediatico;

la Società SIRIM S.r.l. otteneva il Decreto di Autorizzazione della Regione Calabria n. 16278 del 08-09-2009, cui faceva seguito il permesso a costruire rilasciato dal Comune di San Floro n. 02 del 05-07-2010 ed infine l'esecuzione dei lavori aveva inizio nel mese di luglio 2013, in virtù della deliberazione del Consiglio comunale di Borgia n. 22 del 29-07-2013, con cui detta amministrazione comunale sospendeva, per il periodo di 40 anni, il vincolo a usi civici esistente nell'area di cui trattasi;

l'intervento era stato previsto e autorizzato in area soggetta a ben cinque vincoli inibitori assoluti, idrogeologico paesaggistico e ambientale, usi civici, vincolo assoluto conseguente ad un incendio verificatosi nel 2007 e rischio sismico essendo classificata zona a livello 1;

i fatti venivano dettagliatamente e scrupolosamente compendiati in una comunicazione di notizia di reato da parte del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Catanzaro e dalla Caserma di Caraffa, sfociata nel procedimento penale iscritto al n. 3861/2010 RGNR della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro;

il suddetto procedimento penale veniva dapprima archiviato, ma, a seguito di notevoli manifestazioni di protesta popolare (Comitato “No Battaglina”), puntualmente riprese dai mass media locali e nazionali, culminate in un esposto presentato congiuntamente da sette (7) Sindaci del territorio, veniva riaperto ed è tutt'ora pendente;

la Regione Calabria revocava l'originario decreto autorizzativo, così come la Provincia di Catanzaro e i Comuni di San Floro e Borgia revocavano gli atti amministrativi precedentemente rilasciati;

la recente sentenza del TAR Calabria n. 415/2015, adito con ricorso della SIRIM s.r.l. avverso le deliberazioni del Consiglio comunale di Borgia n. 10/2014 e n.1 1/2014, lungi dal porre fine all'inquietante vicenda, lascia presagire ulteriori battaglie burocratiche e giudiziarie;

l'opinione pubblica è fortemente preoccupata, così come dimostrato dalle plurime esternazioni comparse sulle testate locali;

in una nota stampa diffusa dal Sindaco pro tempore di Borgia in data 2.3.2015 si legge “ . . . Subito dopo, nella stessa giornata di lunedì, è previsto l'incontro con il Direttore Generale reggente del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, ing. Mimmo Pallaria, affinché anche la Regione provveda ad adottare gli opportuni correttivi al censurato provvedimento di annullamento dell'autorizzazione integrata ambientale. A quel punto tutto sarà corretto anche sotto l'aspetto formale, così come lo è già dal punto di vista sostanziale e dei contenuti.. .”;

troppe sono state in passato le ombre che hanno caratterizzato l'iter amministrativo e che, a tutt'oggi, l'intero procedimento è fatto oggetto di investigazioni da parte degli uffici preposti -:

quali siano le definitive volontà della Regione Calabria in ordine alla possibilità di realizzare una discarica nella località denominata “Battaglina” sita in agro di San Floro (CZ) ma di proprietà del Comune di Borgia (CZ ), per così come meglio descritta nel progetto debitamente depositato dalla Società SIRIM s.r.l., avente sede legale in Settingiano, loc. “Cuturella”, nonché apprendere le concrete procedure che si intendono attuare.

(25; 3.03.2015)

Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

l’art. 18, co. 2, D.L. 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla L. 6 agosto 2008, n. 133, come modificato ed integrato dal D.L 1 luglio 2009, n. 78, convertito dalla L. 3 agosto 2009, n. 102, prevede che il personale delle società pubbliche partecipate dagli enti locali, debba essere assunto con procedure ad evidenza pubblica, previa redazione di apposito regolamento;

la normativa prevede che prima di procedere all'assunzione anche di figure apicali, è necessario verificare la presenza nell'organico aziendale di un dipendente idoneo a svolgere tali ruoli dirigenziali. Come prevede anche che le figura apicali debbano avere una specifica esperienza nei ruoli dirigenziali;

in base alla natura e dimensioni della società Terme Sibarite SpA, nonché in base alle funzioni svolte dal personale, il contratto di naturale applicazione, anche per le figure dirigenziali, è quello delle aziende termali;

la società Terme Sibarite SpA si compone di un centro di riabilitazione neuromotoria, aperto tutto l'anno e di un reparto termale, con apertura semestrale. Ai fini dell'accreditamento sanitario, il centro neuromotorio necessita di un direttore sanitario con specializzazione in fisiatria e quello termale di medico specializzato in idrologia;

la società Terme Sibarite SpA ha attivato dal 9 maggio 2011 al 26 Marzo 2012 un contratto di consulente in Fisiatria di importo pari a € 38.000,00 annui per 3 presenze settimanali;

secondo quanto previsto dall'art. 18 del CCNL delle aziende termali "la durata normale dell'orario contrattuale settimanale di lavoro è fissata in quaranta ore". Tale disposizione , in aderenza a quanto previsto dall'art 82 dello stesso contratto, che indica i minimi tabellari mensili, induce a comprendere chiaramente che il sistema di paga dei dipendenti debba essere quello della mensilizzazione oraria;

il Personale del centro di riabilitazione della società Terme Sibarite SpA ha effettuato, dal 4 agosto 2003 al 31-12-2011, sei ore lavorative giornaliere, con apertura dalle ore 8:00 alle ore 14:00 dal lunedì al sabato, per un totale di 36 ore settimanali;

il Cda della società Terme Sibarite SpA ha provveduto a far istallare dispositivi marcatempo funzionanti nel gennaio 2012;

norme di buon andamento e di strategia aziendale necessitano che le progressioni lavorative dei dipendenti vengano adeguatamente motivate e deliberate, in base alle necessità produttive, alle competenze acquisite ed all'anzianità di lavoro. La società Terme Sibarite SpA ha un contratto di locazione per una struttura alberghiera di proprietà della Società Cristaldi e Mastrolorenzo;

in data 9 maggio 2011 il Sig. Domenico Lione, attuale Amministratore Unico della società interamente partecipata dalla Regione Calabria, veniva nominato presidente del CdA delle Terme Sibarite S.p.A sito in Cassano Allo Ionio;

dal mese di Aprile 2014 viene nominato dall'assemblea dei soci (Regione Calabria) Amministratore Unico della società Terme Sibarite;

il Sig. Domenico Lione, attuale Amministratore unico, già al momento della nomina a presidente della società Terme Sibarite S.p.A. ricopriva l'incarico di vice sindaco del comune di Cassano Allo Ionio e per un periodo di tempo, dalla dimissione del Sindaco fino al mese di maggio 2012, ha svolto il ruolo di Sindaco facente funzioni. Dal mese di maggio 2012 a tutt'oggi, ricopre ancora la carica elettiva di consigliere comunale del comune di Cassano Allo Ionio;

ai sensi dell'all'art. 5 comma 5 della Legge n. 122/2010 "ferme le incompatibilità previste dalla normativa vigente, nei confronti dei titolari di cariche elettive, lo svolgimento di qualsiasi incarico conferito dalle pubbliche amministrazioni di cui al comma 3 dell'art. 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, inclusa la partecipazione ad organi collegiali di qualsiasi tipo, può dar luogo esclusivamente al rimborso delle spese sostenute; eventuali gettoni di presenza non possono superare l'importo di 30 euro a seduta";

la norma trova applicazione al titolare di cariche elettive che svolga "qualsiasi incarico conferito dalle pubbliche amministrazioni" di cui al comma 3 dell'art. 1 della legge n. 196/2009 inclusa la partecipazione ad organi collegiali "di qualsiasi tipo";

l'art. 5 comma 5 Legge n. 122/2010 comporta un risparmio di spesa senza, però, interdire lo svolgimento della relativa funzione;

all'interno della disposizione non si riviene alcun espresso "collegamento" tra l'Amministrazione conferente l'incarico e quella ove il destinatario del medesimo è titolare di carica elettiva, che non sembra possibile arguire in via interpretativa;

l'alveo delle P.A. "conferenti gli incarichi" ex lege gratuiti (salvo "gettone" e rimborso spese nei limiti di legge) abbraccia tutte quelle di cui all'elenco ISTAT; vi rientrano, dunque, anche enti pubblici privi di rappresentatività politica o addirittura con forma giuridica privatistica i cui organi non sono elettivi;

l'ampio tenore e l'applicabilità dell'art. 5 comma 5 Legge n. 122/2010 ricomprende nel suo alveo la nomina diretta da parte di enti locali e regionali di membri del CdA di società partecipate, laddove i predetti soggetti siano titolari di cariche elettive in Amministrazioni locali diverse da quelle conferenti;

per quanto riguarda le società per azioni a partecipazione pubblica connesse al sistema di amministrazione e controllo (art.li 2380 bis - 2409 septies del codice civile), è da ritenersi obbligato alle denunce in primo luogo, il consiglio di amministrazione, organo al quale spetta, di regola, in via esclusiva e con metodo collegiale, la gestione dell'impresa quale le Terme Sibarite S.p.A;

l'art. 2392, II comma, c.c., afferma la responsabilità degli amministratori "se essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose";

analogo obbligo di denuncia spetta al collegio sindacale, visti i doveri e poteri di vigilanza (artt. 2403 e 2403 bis c.c.) e le connesse responsabilità (v. art. 2407, II comma, c.c., che dispone nel senso che i sindaci "sono responsabili solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica"), oltre che ai soggetti tenuti al controllo contabile (2409 bis c.c.), considerato il rinvio al regime della responsabilità dei sindaci( art. 2409 sexies c.c.) -:

se costituisce danno economico per l'azienda Terme Sibarite SpA l'aver retribuito la figura apicale di direttore amministrativo, dall'ottobre 2011, fino al momento di stipula del nuovo contratto con lo stesso, con un contratto i cui costi economici sono molto elevati rispetto alle funzioni svolte ed alle dimensioni dell'azienda, considerando che il contratto di naturale applicazione è quello delle aziende termali e non delle aziende industriali, come invece è stato fatto;

se è vero che è stato corrisposto al Direttore Amministrativo un trattamento economico ulteriore (superminimo) rispetto alla paga tabellare e se tale esborso di denaro, non commisurato alle condizioni ed alle dimensioni dell'azienda, costituisca un danno economico per la stessa;

se costituisce danno economico per l'azienda Terme Sibarite SpA che il consiglio d'amministrazione e la direzione generale, abbiano assunto, con contratto a tempo pieno indeterminato, nell'anno 2011, come dipendente della società, un medico specializzato in idrologia, quando , la struttura termale, necessita di tale figura per soli sei mesi all'anno, cioè per il periodo di apertura al pubblico del reparto terme;

se costituisce danno economico per l'azienda che gli amministratori non abbiano tenuto conto della duplicazione dei costi in merito alle funzioni di consulente in Fisiatria e di direttore sanitario della struttura, poiché era di certo maggiormente economico far assumere al consulente in fisiatria il compito di direttore sanitario del centro di riabilitazione e allo specialista in idrologia il ruolo di direttore sanitario del reparto termale, esclusivamente per il periodo semestrale di apertura;

se la presenza del consulente in Fisiatria sia stata nel periodo di durata del contratto, 9 maggio 2011 al 26 Marzo 2012, quella prevista dai termini contrattuali, se lo stesso consulente abbia fatto richiesta di eventuali pagamenti non corrisposti, se gli stessi gli siano stati accordati e se costituisce danno economico per l'azienda Terme Sibarite SpA l'aver eventualmente retribuito il consulente il Fisiatria in eccesso rispetto alle sue reali presenze presso la struttura;

se la direzione sanitaria ed amministrativa, in base a quanto previsto dalle loro attribuzioni contrattuali, art 14 CCNL TERMALI abbiano vigilato sulla presenza del fisiatra e se abbiano provveduto a contestare eventuali inadempienze onde far rispettare gli ingressi stabiliti;

se costituisce danno economico l'avere, eventualmente, retribuito il personale del centro di riabilitazione, dal 4-08-2003 al 31-12-2011, per un totale di 40 ore settimanali contro le 36 effettivamente lavorate;

se la direzione sanitaria ed amministrativa, in base a quanto previsto dalle loro attribuzioni contrattuali, abbiano vigilato sulla presenza del personale del centro di riabilitazione e se abbiano provveduto a contestarne eventuali inadempienze;

se la direzione sanitaria ed amministrativa dell'azienda Terme Sibarite SpA abbiano vigilato, per come loro compito, sul rispetto degli orari di lavoro anche dopo l'installazione dei dispositivi marcatempo avvenuta nel gennaio 2012;

se esistono casi ed, eventualmente, costituiscano danno economico per l'azienda l'aver inquadrato e retribuito, negli anni, dipendenti ad un livello retributivo più alto rispetto alle funzioni svolte dai dipendenti, che, quindi, non corrisponderebbero al livello retribuito, ma sarebbero inquadrabili ad un livello inferiore;

se per arrivare all'individuazione della struttura alberghiera (tra l'altro ristrutturata nel 2007 con mutuo a carico della Regione Calabria), con successiva stipula di contratto di locazione, sia stata esperita pubblica gara di affidamento, per come previsto dalle norme giuridiche;

se la società alberghiera ha stipulato a suo nome i contratti delle utenze acqua, elettricità e gas e ne abbia pagato e ne paghi correttamente e nei tempi previsti le relative bollette. Se la società alberghiera è in regola con la società Terme Sibarite SpA per i pagamenti dei canoni di locazione e delle utenze alberghiere e se la società alberghiera ha stipulato, nei tempi previsti, apposita polizza fideiussoria e se questa sia stata fornita alla società Terme Sibarite SpA, a garanzia di eventuali canoni non pagati;

quali e quanti contratti di consulenza sono stati stipulati dalla società Terme Sibarite SpA negli ultimi 5 anni, con particolare riferimento a quelli di natura giuridico / legale e agli incarichi di patrocinio legale;

se per affidare consulenze di natura giuridico legale sono state seguite evidenze pubbliche e per quale motivo non è stata considerata l'Avvocatura regionale, che è invece l'ufficio preposto ai contenzioni legali della Regione e delle sue società partecipate. Se corrisponde al vero che siano stati affidati, negli anni, incarichi di patrocinio legale ad un congiunto di un consigliere regionale della passata legislatura e se ciò riveste carattere di incompatibilità;

se non rappresenta una evidente anormalità che nell'Avviso pubblico di presentazione candidature per la nomina dei componenti degli organi di amministrazione e di controllo delle società e fondazioni a partecipazione regionale, emanato dal Dipartimento Controlli e pubblicato sul BURC 31-1-2014 Parte III n. 5, l'aver equiparato il titolo di studio diploma di laurea vecchio ordinamento conseguito presso università italiane o un titolo di studio conseguito all'estero e considerato equipollente ai sensi della vigente legislazione in materia ovvero diploma di laurea magistrale o specialistica del nuovo ordinamento conseguito presso università italiane o un titolo di studio conseguito all'estero e considerato equipollente ai sensi della vigente legislazione in materia all'esperienza almeno triennale in organi di amministrazione attiva e consultiva e di controllo di enti, società e fondazioni, fatto che non trova riscontro in alcuna norma vigente;

se non rappresenta una evidente anormalità l'aver emanato, a seguito dell'istruttoria dell'avviso indicato al punto precedente, un semplice elenco di idonei invece che, come sicuramente più consono e a favore della buona amministrazione, di una graduatoria di merito;

da quale organo è stato, successivamente alla pubblicazione dell'elenco degli idonei, nominato l'Amministratore Unico della società Terme Sibarite SpA e se tale procedura per la Presidenza della Giunta Regionale è corretta;

se corrisponde al vero che la Società Terme Sibarite abbia pagato ai suoi amministratori rimborsi spese o qualsiasi altra utilità economica a seguito dell'approvazione della legge regionale n. 69 del 27-12-2012 che prevede all'art 15 "Norme di contenimento della spesa per le società «in house» e per le società controllate direttamente o indirettamente" lettera d che recita " Gli importi spettanti agli Organi di amministrazione, indirizzo, vigilanza e controllo, si intendono omnicomprensive anche dei rimborsi spese";

se per l'attuale Amministratore unico, già Presidente, della Società Terme Sibarite S.p.A, partecipata interamente dalla Regione Calabria, si producono gli effetti applicativi di cui all'art. 5 comma 5 della Legge 122/2010, in quanto soggetto titolare di carica elettiva;

se Costituisce danno erariale l'aver corrisposto emolumenti all'attuale amministratore unico, già presidente della Società Terme Sibarite S.p.A;

come intende determinarsi la Giunta regionale della Calabria in caso di riscontro positivo dei punti messi in evidenza e se intende procedere, nel caso, al commissariamento Terme Sibarite SpA.

(26; 09.03.2015)

Mozioni

Il Consiglio regionale,

premesso che

il TAR del Lazio, con l'ordinanza del 21 gennaio 2015, ha rinviato al 17 giugno 2015 la data dell'udienza pubblica per la trattazione nel merito del ricorso promosso da alcune ANCI regionali (Umbria, Liguria, Veneto, Abruzzo e Lazio) sulla legittimità del Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014, disponendo che "le esigenze della parte ricorrente appaiono adeguatamente tutelabili con la sollecita definizione del giudizio nel merito";

con la stessa decisione, il Tar Lazio non ha confermato la sospensione degli effetti del provvedimento, già' disposta, fino all'udienza del 21.1.2015, dal decreto del Presidente della seconda sezione del TAR in data 22 dicembre 2014;

pertanto, nell'ambito di questo giudizio, riacquistano validità' i criteri di imponibilità' dei terreni montani indicati dal decreto del 28 novembre scorso;

sullo stesso tema, tuttavia, il Tar Lazio si è pronunciato con un'ulteriore decreto cautelare emanato in data 14 gennaio 2015 con riferimento ad un altro ricorso, promosso da alcuni Comuni siciliani, che aveva effetto fino alla trattazione in Camera di Consiglio, fissata per il 4 febbraio 2015 e, dunque, per una data evidentemente successiva al termine per il pagamento dell'IMU sui terreni agricoli montani che, come noto, è fissato al 26 gennaio 2015 (comma 692 della Legge di Stabilità 2015);

l'udienza del 4 febbraio 2015 è stata rinviata;

il regime fiscale dei terreni agricoli montani resta, dunque, caratterizzato da confusione normativa e incertezza giurisprudenziale, con gravi ripercussioni sia sui Comuni che sui contribuenti coinvolti;

i Comuni si trovano nella condizione di aver subito tagli, complessivamente pari a 359 milioni di euro, a fronte di un gettito potenziale già dubbio in ordine al quantum e più' in generale discutibile in ordine ai criteri previsti, ora ancora più incerto;

i contribuenti sono in oggettive condizioni di incertezza circa il pagamento e si ricorda che per effetto di consolidati principi di affidamento e buona fede non sono applicabili sanzioni ai contribuenti qualora sussistano "obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'ambito di applicazione della norma tributaria";

a fronte della situazione prospettata, come più' volte sollecitato dall'ANCI, appare indispensabile abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4 mila comuni. I criteri di imponibilità', come indicato anche da recenti pronunciamenti parlamentari, potranno poi essere profondamente innovati attraverso una necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni; tutto ciò premesso,

impegna

il Presidente della Giunta regionale ad intervenire presso il Governo nazionale a ché:

venga tempestivamente sospeso il Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014;

costituito un 'tavolo' Stato/Regioni al fine di concordare nuovi e più equi criteri di individuazione e classificazione delle zone montane e collinari esenti IMU;

comunque, di porre in essere ogni più opportuna e necessaria azione al fine di tutelare il settore agricolo, particolarmente vessato nel nostro Paese, in particolare nelle aree montane.

(2; 18.02.2015) Bova

Il Consiglio regionale,

premesso che

con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13.1.2010 è stato approvato il “Piano Carceri” per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani;

con sentenza del 8 gennaio 2013 (c.d. Sentenza Torreggiani) della Corte europea dei Diritti Umani, adita da Torreggiani e altri 4 mila detenuti, lo Stato italiano veniva condannato per violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (trattamento disumano dei detenuti), assegnando, nel contempo e in quanto sentenza pilota, il termine di anni 1 (uno) allo Stato Italiano per adeguarsi alla normativa internazionale e agli standard richiesti da Strasburgo e che prevedono il criterio base di mq. 3 per ogni detenuto ospitato in ciascuna struttura carceraria;

a seguito di monitoraggio effettuato nel maggio del 2014, dunque a distanza di un anno dalla sentenza sopra citata, i detenuti italiani erano 59.683, a fronte di una capienza regolamentare dell'intero panorama carcerario italiano di 49.091 posti;

è stata disposta la chiusura di tutte le strutture carcerarie nella quali non veniva rispettato il suddetto requisito di 3 mq/detenuto;

tra siffatte strutture, è stata inopinatamente anche inclusa la Casa Circondariale di Lamezia Terme/Nicastro;

a seguito di incontro avuto dal sottoscritto e da una delegazione degli Agenti di Polizia Penitenziaria di Lamezia con il Segretario Particolare del Ministro di Giustizia in data 15 maggio 2014 e del quale venne dato ampio risalto dai mass-media locali, era stato dimostrato che la Casa Circondariale di Lamezia Terme, contrariamente ai dati forniti al Ministero, rispettava pienamente il requisito della Sentenza Torreggiai per almeno 90 detenuti, stante la superficie della struttura di 302 mq (questo dato si può ricavare dalla sezione "monitoraggi" del sito "dap.giustizia.it" oppure dalla planimetria dell'Istituto);

la delegazione indicava, altresì, la possibilità concreta e a quasi costo zero, di ricavare ulteriore disponibilità di accoglienza e, pertanto, di superare il numero di 100 detenuti ospitabili secondo e nel pieno rispetto dei parametri europei;

sul sito del Ministero della Giustizia, è stato pubblicato un documento ufficiale in cui sono elencati oltre 30 Istituti Penitenziari, molti dei quali a tutt'oggi aperti, che hanno una capienza di molto inferiore ai 100 detenuti (vedi la casa Circondariale di Lauro in Campania con capienza regolamentare di 38 detenuti e presenza effettiva di soli 11 detenuti o Empoli in Toscana con capienza regolamentare di 18 detenuti e presenza effettiva di 24 detenuti);

la struttura carceraria di Lamezia eventualmente potrebbe essere riconvertita in una casa circondariale a custodia attenuata, oppure destinata ad ospitare i detenuti c.d. “promiscui” (ex collaboratori di giustizia; appartenenti a forze di polizia; familiari di ex collaboratori di giustizia e familiari di personale della polizia penitenziaria) e/o detenuti c.d. “protetti” (sex offender, imputati e/o condannati per violenza sessuale); a tal proposito, in una sezione potrebbero essere ubicati i detenuti c.d. promiscui, nella sezione i detenuti e c.d. "protetti" e nell'ultima sezione allocare i detenuti associati dalla libertà a disposizione del locale Tribunale;

attualmente, in Calabria le sezioni inframurarie destinate alle suddette particolari tipologie di detenuti, sono presenti solo presso le Case Circondariali di Castrovillari e di Vibo Valentia che, in caso di chiusura del Carcere di Lamezia si vedrebbero aumentare i posti disponibili al regime ordinario, con conseguente aggravamento del problema del sovraffollamento; guardia nella lotta alla criminalità organizzata in un territorio martoriato dalla presenza di potentissime e spregiudicate cosche mafiose;

tutto ciò premesso, anche nella considerazione che la chiusura del Carcere di Lamezia potrebbe comunque percepirsi come un palese e inammissibile, oltre che inopportuno, abbassamento della funzionalità,

impegna

il Presidente della Giunta regionale a ché ponga in essere tutte le azioni, iniziative, provvedimenti e quanto altro opportuno e necessario affinché il Governo nazionale disponga immediatamente la riapertura della Casa Circondariale di Lamezia Terme/Nicastro, assicurando alla stessa la piena e migliore funzionalità.

(3; 27.02.2015) Bova

Il Consiglio regionale,

premesso che

la Regione Calabria considera la partecipazione delle donne alla vita del sistema istituzionale regionale a qualunque livello ed alle scelte politiche ed amministrative, una priorità imprescindibile, non solo e non tanto per una questione di genere, ma soprattutto per una questione di democrazia e di civiltà;

in forza dell'articolo 3 della Costituzione,

impegna

la Giunta affinché promuova azioni positive, con ogni mezzo a sua disposizione, politico, istituzionale e culturale, per affermare la parità di genere;

avendo provveduto, il Consiglio regionale, nella seduta del 20 gennaio scorso, ad inserire nello Statuto, attraverso uno specifico emendamento condiviso dal Presidente Mario Oliverio, un principio storico per la democrazia di genere, ossia l'obbligo di avere in Giunta regionale almeno il 30 per cento di donne;

si impegna la Giunta regionale:

a) a farsi interprete, nei confronti dell'intero sistema di enti sub regionali e segnatamente delle autonomia locali inclusi i comuni con popolazione inferiore ai 3mila dell'esigenza di garantire la presenza delle donne in ogni organismo di governo;

b) a sostenere con ogni mezzo la costituzione in giudizio, ogni qual volta si ravvisi la violazione della legislazione vigente in tema di parità di genere;

c) ad utilizzare, a tal fine, ogni mezzo politico, amministrativo ed istituzionale in capo ad essa, per superare un impedimento che contrasta sia con lo spirito che con precisi articoli della Carta costituzionale.

(4; 2.03.2015) Sculco

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che

con sentenza del 26 novembre 2014 la Terza Sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, in termini negativi, sulla normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola. In particolar modo, sulla mancanza di termini rigorosi per l'espletamento dei concorsi finalizzati alla copertura dei posti vacanti. Per tali posti, infatti, si è fatto ricorso al rinnovo dei contratti a tempo determinato;

tale sentenza ha posto al centro dell'agenda politica nazionale il piano governativo denominato "La buona scuola" col quale dovrebbero essere assunti 150 mila docenti precari;

tale assunzione non offre risposte definitive, in termini di immissione in ruolo, per una vasta fascia di precari che operano nel settore scolastico;

nel piano elaborato dal governo, infatti, persistono elementi tutt'altro che chiari in merito all'assorbimento del precariato della scuola e del precariato "storico". In particolare, risulta inadeguata la condizione dei docenti abilitati nelle graduatorie d'istituto di seconda fascia, ai quali è proposto di partecipare a un concorso senza congrua considerazione dell'anzianità di servizio;

la sentenza della Corte europea ha avuto anche il merito di mettere sotto i riflettori la condizione drammatica di molti docenti della scuola italiana. Tale condizione, infatti, registra un numero elevatissimo di insegnanti precari; e cioè docenti che hanno visto il loro contratto rinnovato di anno in anno. Tale situazione di disordine è stata determinata dalle differenti modalità di assunzione del personale. Più in particolare, dalla simultanea costituzione di abilitati delle graduatorie ad esaurimento (Gae Siss, vincitori di concorsi), abilitati in graduatoria di istituto di II fascia (diplomati magistrali, congelati Siss, Pas, Tfa) e docenti di graduatoria di istituto di III fascia, ossia non abilitati in possesso del titolo di studio valido per l'accesso all'insegnamento;

tali insegnanti, nonostante l’omesso inserimento in ruolo e indipendentemente dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, assolvono allo stesso lavoro dei colleghi stabilizzati: presenza nel collegio dei docenti, nei consigli di classe, nei progetti scolastici e, in alcuni casi, collaboratori o vicari del dirigente scolastico;

rilevato che il fenomeno del precariato è presente in maniera massiccia anche nel mondo scolastico calabrese e in virtù della sentenza emessa dalla Corte Europea, molti calabresi possono avanzare domanda di risarcimento al ministero della Pubblica Istruzione per l'attività di precariato svolta negli anni passati;

il precariato "storico" costituisce una piaga endemica del mondo del lavoro e, in quello della scuola, incide in termini altamente negativi sull'offerta formativa;

urge attivarsi per la stabilizzazione del personale docente e di quello Ata che abbia prestato servizio per un periodo congruo, che può essere determinato sulla base di un parametro di 36 mesi;

tutto ciò premesso, considerato e rilevato,

impegna

il Presidente e la Giunta regionale della Calabria

ad attivarsi con sollecitudine presso il Governo affinché sia realizzato un piano di assunzioni in tempi rapidi e modi adeguati. In particolare, un piano per assorbire il precariato e il personale docente e non docente (Ata), il quale abbia prestato servizio per un congruo periodo che potrebbe essere quantificato in 36 mesi. E ciò senza limitarsi a considerare le graduatorie ad esaurimento ma con immissione in ruolo a mo’ di semplificazione anche dei precari abilitati di seconda fascia.

(5; 09.03.2015) Mangialavori

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che

negli ultimi anni il Legislatore ha operato significative e incisive riforme in merito alla costituzione, funzione e attività degli Enti Locali, in particolare modo con la legge numero 56/2014;

in virtù di tale riforma si sono registrati notevoli disagi con riferimento, in particolare, all'attività e al personale delle Province;

sussiste in ordine alla Regione l'obbligo di adeguare la normativa del settore alle intervenute riforme nazionali;

rimane anche il dovere politico di attivarsi, nei limiti di tali competenze, affinché i disagi umani, professionali, istituzionali siano definitivamente superati;

l'ente Provincia di Vibo Valentia risulta inoltre duramente colpito dalla congiuntura che ha visto la concomitanza di molteplici fattori con incidenza negativa: dissesto finanziario e crisi economica;

da circa cinque anni i dipendenti non percepiscono più lo stipendio con regolarità e da circa cinque mesi si è registrato il blocco degli stipendi;

ciò è sfociato pochi giorni fa in una protesta clamorosa dei suoi dipendenti, con il blocco dell'arteria antistante il palazzo ex Enel, l'incatenamento degli stessi all'ingresso della sede provinciale e il presidio permanente con tendopoli presso la piazza centrale del capoluogo;

la situazione descritta ha fatto precipitare molte famiglie al limite o addirittura sotto la soglia di povertà;

la crisi di tale segmento del settore pubblico s'incardina in quello del settore privato dove si registra un arretramento occupazionale da realtà ormai al collasso socioeconomico;

rilevato che urge riformare la legislazione per come già fatto cenno in premessa. E ciò, con particolare alle funzioni già di pertinenza della Provincia. Nello specifico, sarà necessario trasferire rapidamente alla Regione le funzioni in merito all'agricoltura, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale. Sull'ambiente il trasferimento dovrebbe investire la difesa del suolo, compresa la difesa della costa e la gestione del demanio idrico, tutela della qualità dell'aria, inquinamento acustico, tutela delle acque, energia, oltre alle funzioni delle varie autorità in questione, come quella per la Valutazione di impatto ambientale, sia strategica (Vas) che d'incidenza (Via). Infine, andranno trasferite quelle sulle strade regionali, limitatamente alla progettazione e costruzione delle opere;

ciò agevolerebbe l'avvio del trasferimento di personale alla Regione e la salvaguardia del patrimonio professionale costruito nel tempo. A tal fine potranno essere stipulati specifici accordi, preceduti da informative, tra Regione, Province e Città metropolitana, che interesseranno i dipendenti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato con rapporto di lavoro in itinere. Ciò consentirà, inoltre, di considerare le varie tipologie di contratti di lavoro o rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sempre in corso, relativi esclusivamente alla funzione trasferita;

tale riforma consentirebbe di concretizzare un armonico progetto di sussidiarietà che dovrebbe sovraintendere all'attività degli enti;

ciò impedirebbe il sorgere di altre controversie politiche, istituzionali ed economiche destinate, altrimenti, ad estendersi anche alle altre province;

ciò potrebbe offrire uno sbocco appropriato ai 380 dipendenti provinciali vibonesi e garantirebbe la continuità di servizi già espletati dalla Provincia;

per delineare priorità, linee programmatiche e definire nel dettaglio tale ipotesi politica e di riforma legislativa regionale occorre una vera e propria attività d'impulso all'Osservatorio Nazionale istituito con la cosiddetta legge Delrio numero 56/2014 e, recentemente, disciplinato dalla Circolare del ministero della Funzione pubblica numero 1/2015;

a tal fine urge, inoltre, dare impulso al coinvolgimento dell'Osservatorio regionale già istituito per come previsto dalla medesima legislazione;

anche il Presidente della Regione Calabria, nel corso dell'incontro dello scorso martedì a Vibo Valentia, si è impegnato ad attivare tutti i canali di legge necessari a conseguire gli obiettivi di che trattasi;

occorre, altresì, attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;

è necessario riproporre la proposta già avanzata dall'Upi al Governo finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Delrio;

urge sostenere e accelerare un organico processo di mobilità Intercompartimentale del personale provinciale;

tutto ciò premesso, considerato e rilevato,

impegna

il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine al fine:

di operare la riforma del settore nei termini sopra delineati (restituzione delle funzioni già di pertinenza della Provincia alla Regione e conseguenziale trasferimento di personale, nei limiti della legge e degli accordi del settore);

di stimolare a tale fine, ruolo, efficacia ed operatività dell'Osservatorio nazionale per l'attuazione della legge Delrio;

di coinvolgere, operativamente, anche l'Osservatorio regionale istituito recentemente dalla giunta regionale;

di sostenere un organico processo di mobilità Intercompartimentale del personale provinciale;

di attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;

di riproporre, al Governo, l'istanza già avanzata dall'Upi, finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Delrio.

(6; 09.03.2015) Mangialavori

Mozione numero 4/10^ del 2 marzo 2015 di iniziativa della consigliera Sculco “Sulla parità di genere”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

la Regione Calabria considera la partecipazione delle donne alla vita del sistema istituzionale regionale a qualunque livello ed alle scelte politiche ed amministrative, una priorità imprescindibile, non solo e non tanto per una questione di genere, ma soprattutto per una questione di democrazia e di civiltà;

in forza dell’articolo 3 della Costituzione, il Consiglio regionale impegna la Giunta affinché promuova azioni positive, con ogni mezzo a sua disposizione, politico, istituzionale e culturale, per affermare la parità di genere;

avendo provveduto, nella seduta del 20 gennaio scorso, ad inserire nello Statuto, attraverso uno specifico emendamento condiviso dal Presidente Mario Oliverio, un principio storico per la democrazia di genere, ossia l’obbligo di avere in Giunta regionale almeno il 30 per cento di donne;

impegna

la Giunta regionale:

a) a farsi interprete, nei confronti dell’intero sistema di enti sub regionali e segnatamente delle autonomie locali, inclusi i comuni con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti dell’esigenza di garantire la presenza delle donne in ogni organismo di governo;

b) a sostenere con ogni mezzo la costituzione in giudizio, ogni volta si ravvisi la violazione della legislazione vigente in tema di parità di genere;

c) ad utilizzare, a tal fine, ogni mezzo politico, amministrativo ed istituzionale in capo ad essa, per superare un impedimento che contrasta sia con lo spirito che con precisi articoli della Corte costituzionale.

Proposta di legge numero 13/10^, recante: “Modifiche alla legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale)” (Del. n. 24 – L.R. 9/2015)

Art. 1

(Modifiche all'articolo 1)

1. All'articolo 1 della legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale) i commi 1, 2 e 3 sono abrogati.

2. Al comma 4 la parola: "Sempre" è soppressa e le parole: "ai fini” sono sostituite dalle seguenti parole: "Ai fini".

Art. 2

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.

Art. 3

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Mozione numero 6/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori “Sul riordino delle funzioni esercitate dalle province”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

l’ente Provincia di Vibo Valentia risulta duramente colpito dalla congiuntura che ha visto la concomitanza di molteplici fattori con incidenza negativa: dissesto finanziario e crisi economica;

da circa cinque anni i dipendenti non percepiscono più lo stipendio con regolarità e da circa cinque mesi si è registrato il blocco degli stipendi;

considerato che:

ciò è sfociato pochi giorni fa in una protesta clamorosa dei suoi dipendenti, con il blocco dell’arteria antistante il palazzo ex Enel, l’incatenamento degli stessi all’ingresso della sede provinciale e il presidio permanente con tendopoli presso la piazza centrale del capoluogo;

la situazione descritta ha fatto precipitare molte famiglie al limite o addirittura sotto la soglia di povertà;

la crisi di tale segmento del settore pubblico s’incardina in quello del settore privato dove si registra un arretramento occupazionale da realtà ormai al collasso socioeconomico;

rilevato che:

occorre attivare, presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;

è necessario riproporre la proposta già avanzata dall’Upi al Governo finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Del Rio;

tutto ciò premesso,

impegna

il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine al fine:

1) di attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;

2) di riproporre, al Governo, l’istanza già avanzata dall’Upi, finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla Legge De Rio.

Mozione numero 5/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori “Sul piano di stabilizzazione dei precari in ambito scolastico”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

con sentenza del 26 novembre 2014 la Terza Sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, in termini negativi, sulla normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola. In particolar modo, sulla mancanza di termini rigorosi per l’espletamento dei concorsi finalizzati alla copertura dei posti vacanti; per tali posti, infatti, si è fatto ricorso al rinnovo dei contratti a tempo determinato;

tale sentenza ha posto al centro dell’agenda politica nazionale il piano governativo denominato “La buona scuola” col quale dovrebbero essere assunti 150.000 docenti precari;

tale assunzione non offre risposte definitive, in termini di immissione in ruolo, per una vasta fascia di precari che operano nel settore scolastico;

nel piano elaborato dal governo, infatti, persistono elementi tutt’altro che chiari in merito all’assorbimento del precariato della scuola e del precariato “storico”. In particolare, risulta inadeguata la condizione dei docenti abilitati nelle graduatorie d’istituto di seconda fascia, ai quali è proposto di partecipare a un concorso senza congrua considerazione dell’anzianità di servizio;

considerato che:

la sentenza della Corte Europea ha avuto anche il merito di mettere sotto i riflettori la condizione drammatica di molti docenti della scuola italiana. Tale condizione, infatti, registra un numero elevatissimo di insegnati precari, e cioè docenti che hanno visto il loro contratto rinnovato di anno in anno.

Tale situazione di disordine è stata determinata dalle differenti modalità di assunzione del personale; più in particolare, dalla simultanea costituzione di abilitati delle graduatorie ad esaurimento (Gae Siss, vincitori di concorsi), abilitati in graduatoria di istituto di II fascia (diplomati magistrali, congelati Siss, Pas, Tfa) e docenti di graduatoria di istituto di III fascia, ossia non abilitati in possesso del titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento;

tali insegnanti, nonostante l’omesso inserimento in ruolo e indipendentemente dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, assolvono allo stesso lavoro dei colleghi stabilizzati: presenza nel collegio docenti, nei consigli di classe, nei progetti scolastici e, in alcuni casi, collaboratori o vicari del dirigente scolastico;

rilevato che:

il fenomeno del precariato è presente in maniera massiccia anche nel mondo scolastico calabrese e, in virtù della sentenza emessa dalla Corte Europea, molti calabresi possono avanzare domanda di risarcimento al ministero della Pubblica Istruzione per l’attività di precariato svolta negli anni passati;

il precariato “storico” costituisce una piaga endemica del mondo del lavoro e, in quello della scuola, incide in termini altamente negativi sull’offerta formativa;

urge attivarsi per la stabilizzazione del personale docente e di quello Ata che abbia prestato servizio per un periodo congruo, che può essere determinato sulla base di un parametro di 36 mesi.

Tutto ciò premesso,

impegna

il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine presso il Governo affinché sia realizzato un piano di assunzioni in tempi rapidi e modi adeguati in particolare per assorbire il precariato e il personale docente e non docente (Ata), il quale abbia prestato servizio per un congruo periodo.

Mozione numero 2/10^ del 18 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova “In ordine all’IMU sui terreni agricoli montani”

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

il TAR del Lazio, con l’ordinanza del 21 gennaio 2015, ha rinviato al 17 giugno 2015 la data dell’udienza pubblicata per la trattazione nel merito del ricorso promosso da alcune ANCI regionali (Umbria, Liguria, Veneto, Abruzzo e Lazio) sulla legittimità del Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014, disponendo che “le esigenze della parte ricorrente appaiono adeguatamente tutelabili con la sollecita definizione del giudizio nel merito”;

con la stessa decisione, il Tar Lazio non ha confermato la sospensione degli effetti del provvedimento, già disposta, fino all’udienza del 21.01.2015, dal decreto del Presidente della seconda sezione del TAR in data 22 dicembre 2014;

pertanto, nell’ambito di questo giudizio, riacquistano validità i criteri di imponibilità dei terreni montani indicati dal decreto del 28 novembre scorso;

sullo stesso tema, tuttavia, il Tar Lazio si è pronunciato con un ulteriore decreto cautelare emanato in data 14 gennaio 2015 con riferimento ad un altro ricorso, promosso da alcuni Comuni siciliani, che aveva effetto fino alla trattazione in Camera di Consiglio, fissata per il 4 febbraio 2015 e, dunque, per una data evidentemente successiva al termine per il pagamento dell’IMU sui terreni agricoli montani che, come noto, è fissato al 26 gennaio 2015 (comma 692 della Legge di Stabilità 2015);

l’udienza del 4 febbraio 2015 è stata rinviata;

il regime fiscale dei terreni agricoli montani resta, dunque, caratterizzato da confusione normativa e incertezza giurisprudenziale, con gravi ripercussioni sia sui Comuni che sui contribuenti coinvolti;

Comuni si trovano nella condizione di aver subito tagli, complessivamente pari a 359 milioni di euro, a fronte di un gettito potenziale già dubbio in ordine al quantum e più in generale discutibile in ordine ai criteri previsti, ora ancora più incerto;

i contribuenti sono in oggettive condizioni di incertezza circa il pagamento e si ricorda che per effetto di consolidati principi di affidamento e buona fede non sono applicabili sanzioni ai contribuenti qualora sussistano “obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria”;

a fronte della situazione prospettata, come più volte sollecitato dall’ANCI, appare indispensabile abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4.000 comuni. I criteri di imponibilità, come indicato anche da recenti pronunciamenti parlamentari, potranno poi essere profondamente innovati attraverso una necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni;

tutto ciò premesso,

impegna

il Presidente della Giunta regionale ad intervenire presso il Governo nazionale affinché:

venga tempestivamente sospeso il Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014;

venga costituito un ‘Tavolo’ Stato – Regioni al fine di concordare nuovi e più equi criteri di individuazione e classificazione delle zone montane e collinari esenti IMU;

sia, comunque, posto in essere ogni opportuna e necessaria azione al fine di tutelare il settore agricolo, particolarmente vessato nel nostro Paese, in particolare nelle aree montane.

Mozione numero 3/10^ del 27 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova “In ordine alla riapertura del carcere di Lamezia Terme/Nicastro

Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che:

con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13.01.2010 è stato approvato il “Piano Carceri” per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento degli Istituti Penitenziali italiani;

con sentenza del 8 gennaio 2013 (c.d. sentenza Torreggiani) della Corte Europea dei Diritti Umani, adita da Torreggiani e altri 4.000 detenuti, lo Stato Italiano veniva condannato per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (trattamento disumano dei detenuti), assegnando, nel contempo e in quanto sentenza pilota, il termine di anni 1 (uno) alla Stato italiano per adeguarsi alla normativa internazionale e agli standards richiesti da Strasburgo e che prevedono il criterio base di mq. 3 per ogni detenuto ospitato in ciascuna struttura carceraria;

a seguito di monitoraggio effettuato nel maggio del 2014, dunque a distanza di un anno dalla sentenza sopra citata, i detenuti italiani erano 59.683, a fronte di una capienza regolamentare dell’intero panorama carcerario italiano di 49.091 posti;

è stata disposta la chiusura di tutte le strutture carcerarie nelle quali non veniva rispettato il suddetto requisito di 3 mq/detenuto;

tra siffatte strutture, è stata inopinatamente anche inclusa la Casa Circondariale di Lamezia Terme/Nicastro;

a seguito di incontro avuto da una delegazione degli Agenti di Polizia Penitenziaria di Lamezia con il Segretario Particolare del Ministro di Giustizia in data 15 maggio 2014 e del quale venne dato ampio risalto dai mass-media locali, era stato dimostrato che la Casa Circondariale di Lamezia Terme, contrariamente ai dati forniti al Ministero, rispettava pienamente il requisito della sentenza Torreggiani per almeno 90 detenuti, stante la superficie della struttura di 302 mq (questo dato si può ricavare dalla sezione “monitoraggi” del sito “dap.giustizia.it” oppure dalla planimetria dell’Istituto);

la delegazione indicava, altresì, la possibilità concreta e a quasi costo zero, di ricavare ulteriore disponibilità di accoglienza e, pertanto, di superare il numero di 100 detenuti ospitabili secondo e nel pieno rispetto dei parametri europei;

sul sito del Ministero della Giustizia, è stato pubblicato un documento ufficiale in cui sono elencati oltre 30 Istituti Penitenziari, molti dei quali a tutt’oggi aperti, che hanno una capienza di molto inferiore ai 100 detenuti (la Casa Circondariale di Lauro in Campania con capienza regolamentare di 38 detenuti e presenza effettiva di soli 11 detenuti, o Empoli in Toscana con capienza regolamentare di 18 detenuti e presenza effettiva di 24 detenuti);

la struttura carceraria di Lamezia, eventualmente, potrebbe essere riconvertita in una Casa Circondariale a custodia attenuata, oppure destinata ad ospitare i detenuti cd. “promiscui” (ex collaboratori di giustizia; appartenenti a forze di polizia; familiari di ex collaboratori di giustizia e familiari di personale della Polizia Penitenziaria) e/o detenuti cd. “protetti” (ex offender, imputati e/o condannati per violenza sessuale); a tal proposito, in una sezione potrebbero essere ubicati i detenuti cd. “promiscui”, nell’altra sezione i detenuti cd. “protetti” e nell’ultima sezione allocare i detenuti associati dalla libertà a disposizione del locale Tribunale;

attualmente, in Calabria le sezioni inframurarie destinate alle suddette particolari tipologie di detenuti, sono presenti solo presso le Case Circondariali di Castrovillari e di Vibo Valentia che, in caso di chiusura del Carcere di Lamezia, vedrebbero aumentare i posti disponibili al regime ordinario, con conseguente aggravamento del problema del sovraffollamento; guardia nella lotta alla criminalità organizzata in un territorio martoriato dalla presenza di potentissime e spregiudicate cosche mafiose;

Tutto ciò premesso, anche nella considerazione che la chiusura del Carcere di Lamezia potrebbe comunque percepirsi come un palese, inammissibile, oltre che inopportuno, abbassamento della funzionalità;

impegna

il Presidente della Giunta regionale a porre in essere tutte le azioni, iniziative, provvedimenti e quanto altro opportuno e necessario affinché il Governo nazionale disponga immediatamente la riapertura della Casa Circondariale di Lamezia Terme / Nicastro, assicurando alla stessa la piena e migliore funzionalità.

Ordine del giorno numero 4/10^ di iniziativa del consigliere Romeo “Sulla nomina del Commissario per l’attuazione del Piano di rientro in materia di deficit sanitario”

Il Consiglio regionale,

premesso che:

la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari nella seduta del 24 febbraio 2015 ha unanimemente richiesto al Governo di indicare, con immediatezza, il Commissario ad acta della sanità;

considerato che:

il periodo di vacatio si è protratto per lungo tempo;

un comparto delicato e fondamentale come la sanità, che coinvolge oltre il 70 per cento del bilancio della Regione, non può continuare a permanere senza una guida responsabile;

ritenuto che:

la situazione che si è venuta delineando in tutti i territori della Calabria è, oramai, oltre che gravissima, insostenibile,

impegna

la Giunta regionale ad intervenire con fermezza affinché il Governo proceda alla nomina del Commissario alla sanità.

Proposta di legge numero 12/10^, recante: “Modifiche alla legge regionale numero 2 del 2013” (Del. n. 25 – L.R. 10/2015)

Art. 1

1. All'articolo 9, comma 1, lettera b), della l.r. 10 gennaio 2013, n. 2, dopo le parole "della Regione" sono aggiunte le parole: "aventi popolazione superiore ai 5.000 abitanti”.