X LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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4.
SEDUTA DI LUNEDI’ 09 MARZO 2015
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANTONINO SCALZO E DEL VICEPRESIDENTE FRANCESCO
D’AGOSTINO
PRESIDENTE
La seduta è aperta, sia dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
PRESIDENTE
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in
allegato)
Dà lettura delle comunicazioni ordinarie.
Prima di passare all’ordine del giorno vorrei dare all’Aula alcune
comunicazioni specifiche.
La prima comunicazione riguarda la nota inviata al Ministro della Salute
sulla nomina del commissario ad acta della sanità di cui do lettura:
“Egregio Signor Ministro, su precisa disposizione del Presidente del Consiglio
regionale della Calabria, Antonio Scalzo, la informo che la Conferenza dei
capigruppo del Consiglio regionale della Calabria nella seduta del 24.2.2015 ha
unanimemente
richiesto che il Governo indichi con immediatezza il commissario ad acta alla sanità
essendo gravissima ed ormai insostenibile la situazione che si è venuta
delineando in tutti i territori della Calabria.
Dal dibattito è emerso che il periodo
di vacatio
si è protratto per lungo tempo e che un comparto delicato e fondamentale come
la sanità che coinvolge oltre il 70 per cento del bilancio della Regione non
può restare oltre senza una guida responsabile.
L’auspicio espresso con fermezza dalla
Conferenza dei capigruppo è che il Governo proceda alla nomina del commissario
così che la Calabria possa riorganizzare l’offerta sanitaria nel migliore dei
modi possibili.
La conferenza inoltre si augura che il
Governo esamini favorevolmente la possibilità che i destinatari dell’incarico
stesso possa essere come nel passato un Governatore della Regione Calabria.
Tanto le dovevo nel merito e le pongo distinti saluti”.
Voglio ancora fornire un’altra
comunicazione che riguarda le Commissioni. Abbiamo dato lettura della
formazione delle Commissioni. Voglio invitare i Presidenti delle Commissioni e l’Ufficio
di Presidenza ad avviare con celerità l’attività delle Commissioni e a
cominciare a prendere atto delle proposte di legge che arrivano alle stesse.
Così come voglio invitare i gruppi
alla designazione dei componenti della Giunta per il Regolamento e della Giunta
per le elezioni.
Un altro aspetto riguarda le
interrogazioni a risposta immediata. Noi vogliamo ripristinare, riprendere
l’attività delle interrogazioni a risposta immediata che è stato oggetto
dell’ultima Conferenza dei capigruppo. Quindi questo istituto non solo verrà
riattivato nelle prossime sedute ma insieme in Conferenza dei capigruppo
abbiamo avviato una discussione approfondita su come dare a questo strumento
importante un ruolo ed una valenza ancora più importante di quanto lo abbia
avuto in passato.
(Interruzione)
Per quanto riguarda le
composizioni delle Commissioni c’è qualche nominativo
che è in corso di perfezionamento e di comunicazione all’Ufficio di Presidenza.
Tenendo conto di queste ulteriori comunicazioni noi comunicheremo eventuali
piccole modifiche che saranno aggiuntive delle Commissioni.
Iniziamo con l’ordine del giorno.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Mangialavori. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta,
colleghi, innanzitutto riformulo la solidarietà al presidente Scalzo per il gesto
inqualificabile che ha subito. Penso di poter parlare a nome di tutto il Consiglio
regionale. Le siamo vicini e lottiamo questa battaglia con lei.
Ho chiesto la parola per chiedere l’inserimento di una mozione nella seduta odierna ringraziando in fase iniziale sia il Presidente della Giunta, Oliverio, che il Vicepresidente, Ciconte, per la vicinanza che hanno dimostrato e che stanno dimostrando alla provincia di Vibo Valentia che sta vivendo un momento molto difficile.
E’ giusto che si sappia che la Regione sta vicino alla Provincia.
Vorrei presentare
proprio per la problematica della provincia una mozione che riguarda il riordino delle funzioni esercitate dalla
provincia, l’attuazione della legge 7 aprile 2014, numero 56. L’impulso
dell’attività svolta dall’Osservatorio internazionale e attivo coinvolgimento
dell’Osservatorio regionale per come tracciati
nella citata legge Del Rio numero 56/2014 e recentemente integrati con la circolare del Ministero della funzione
pubblica numero 1/2015.
Chiedo all’Aula l’inserimento di
questa mozione nella seduta odierna.
Pongo in votazione la
richiesta di inserimento all’ordine del giorno della mozione del
consigliere Mangialavori.
(Il Consiglio approva a maggioranza)
Signor Presidente,
chiedo inoltre l’inserimento di un’altra mozione che
riguarda il Piano di stabilizzazione dei
precari in ambito scolastico.
Pongo in votazione la
richiesta di inserimento all’ordine del giorno della mozione del
consigliere Mangialavori.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Ha chiesto di parlare il consigliere Bova. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, vorrei associarmi alla solidarietà espressa dal
consigliere Mangialavori.
Presidente, ci sono due mozioni che
sono state depositate e di cui chiederò l’inserimento.
La prima mozione è del 18 febbraio
2015 sull’annoso problema, ormai molto discusso, dell’Imu
agricola. Stante il carattere di urgenza e l’importanza della vicenda anche per
come è stata trattata non solo dai mass-media ma dalle associazioni di
categoria e dai sindaci per le ripercussioni sui bilanci comunali, chiedo che
venga inserita all’ordine del giorno con urgenza per essere trattata, discussa
ed eventualmente approvata.
Il consigliere Bova chiede
l’inserimento all’ordine del giorno della prima mozione. Pongo in votazione la
sua richiesta di inserimento all’ordine del giorno.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
Presidente,
chiedo che venga inserita sempre all’ordine del giorno della seduta odierna
un’altra mozione presentata il 27 febbraio 2015, già depositata, con protocollo
8984 che concerne l’altra problematica che si inserisce nell’ampia problematica
del piano carceri italiane; contrariamente a quanto si è detto in presentazione
non c’è ancora decretazione di chiusura del carcere di Lamezia Terme ma il
decreto non è stato ancora firmato.
Si chiede
allora che questa mozione venga anche inserita stante l’importanza notevole e l’urgenza
di far riprendere il funzionamento a quell’istituto penitenziario, che venga
inserita all’ordine del giorno per la trattazione e approvazione.
Pongo in
votazione la richiesta di inserimento all’ordine del giorno da parte del
consigliere Bova di questa mozione.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
(Interruzione)
Ha
chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.
Sulle comunicazioni chiedo di intervenire, signor Presidente.
Poco fa lei ha fatto
comunicazione all’Aula delle decisioni dell’Ufficio
di Presidenza. Volevo avere l’onore di parlare – se me ne darà possibilità e
facoltà – su questo argomento che mi riguarda personalmente e che riguarda anche il
collega Orsomarso.
Chiedo di fare un intervento su questa
problematica.
PRESIDENTE
Per motivo personale?
Lei ha dato
comunicazioni all’Aula del fatto che l’Ufficio di
Presidenza ci ha collocato a gruppo Misto. Sì o no?
L’Ufficio di Presidenza ha preso atto di una deliberazione del gruppo di
Forza Italia, non ha fatto
altro.
Lei la vede così, la legge così. Su questa questione io chiedo di parlare.
PRESIDENTE
Prego, ne ha facoltà.
Intanto anche io esprimo
al Presidente del Consiglio
la mia solidarietà. Le minacce ricevute e la preoccupazione forte per i sempre più
numerosi tentativi di intimidazione rivolti contro esponenti politici e delle
istituzioni.
Sono sicuro che gli inquirenti
risaliranno presto agli autori delle inaccettabili minacce contro il presidente
Scalzo, restituendo serenità a lui e alla sua famiglia e allo stesso Consiglio
regionale che si sente toccato direttamente – a prescindere dagli schieramenti
– da questi inqualificabili episodi.
La mia solidarietà al presidente Scalzo
è totale e sincera, ma questo non mi esime dal rivolgere allo stesso un forte
richiamo al rispetto della legalità e delle norme, di cui egli dovrebbe essere
il più alto garante.
Come tutti sapete, l’Ufficio di Presidenza
del Consiglio regionale – da cui è stata esclusa la principale forza politica di
opposizione, cosa mai avvenuta nella storia della Regione Calabria – ha
collocato d’imperio il sottoscritto e il collega Orsomarso nel gruppo Misto,
rimangiandosi una decisione già assunta in precedenza.
E’ stato un atto gravissimo, in
considerazione del fatto che i due consiglieri in questione sono stati eletti
nella liste di Forza Italia, anzi sono stati i più votati nelle circoscrizioni
Nord e Centro, contribuendo in maniera decisiva alla conquista dei cinque
seggi.
Lei, insieme alla sua maggioranza, ha
impedito che migliaia e migliaia di calabresi che hanno votato Forza Italia
potessero sentirsi rappresentati in seno all’Assemblea regionale dal
sottoscritto e dal collega Orsomarso per i quali hanno votato; ma forse è
troppo chiedere a Lei una tale sensibilità politica.
Siamo stati esclusi, anzi espulsi dal
gruppo di Forza Italia, dall’Ufficio di Presidenza con la complicità di alcuni
componenti del gruppo. Presidente Scalzo, Lei porterà interamente sulle sue
spalle tale responsabilità.
Non si nasconda dietro formalismi e
trucchi da “azzeccagarbugli” perché anche sul quel terreno lei non ha le carte
in regola, non avendo quasi nessuno dei consiglieri regionali – Lei per primo insieme
al Presidente della Giunta – formalizzato e protocollato l’adesione ai gruppi
nei tre giorni successivi alla prima seduta.
Anche un bambino capirebbe che la
nostra espulsione dal gruppo di Forza Italia – illegittima sia sotto il profilo
formale sia sotto quello politico – è stata frutto di un accordo sotterraneo e
trasversale per il raggiungimento di obiettivi inconfessabili.
Basterebbe questo per dimostrare la
faziosità e la mancanza di rispetto delle regole che sta caratterizzando queste
sue prime settimane di presidente dell’Assemblea regionale.
Ma c’è molto di più.
Tutto l’avvio di questa legislatura è
stato contrassegnato da gravissime inadempienze e violazioni dello Statuto regionale.
Partiamo con la violazione dell’articolo
19 dello Statuto che imponeva la convocazione della prima seduta del Consiglio
Regionale nel primo giorno non festivo della terza settimana dopo la
proclamazione degli eletti. Ebbene, ciò doveva avvenire tassativamente entro il
29 dicembre e invece, per responsabilità del Partito democratico lacerato sulla
scelta del Presidente, si è arrivati al 7 gennaio.
La seconda violazione è quella, tutta
politica, dell’esclusione della principale forza di opposizione dall’Ufficio di
Presidenza.
La terza – e sicuramente più grave violazione
dello Statuto e del Regolamento -è la mancata presentazione della Giunta
Regionale che avrebbe dovuto avvenire entro 10 giorni dall’insediamento del
presidente Oliverio, avvenuto il 10 dicembre.
Tutti sanno che la minigiunta, formata
da sole quattro persone di cui una non ha accettato l’incarico, è stata
nominata solo il 25 gennaio, quindi ben oltre il termine fissato dallo Statuto.
Occorre riflettere su un punto, non di
poco conto.
Se è vero, come è vero, che lo
Statuto, al comma 8 dell’articolo 33, recita che il Presidente della Giunta
Regionale nei dieci giorni di vacatio può adottare solo atti improrogabili ed urgenti di
competenza della Giunta, ne deriva che tutti gli atti firmati dal presidente Oliverio
dal 20 dicembre al 25 gennaio sono da ritenere illegittimi e quindi nulli.
Il presidente Scalzo avrebbe dovuto
quanto meno richiamare il presidente Oliverio ai suoi doveri verso
l’Istituzione, ma non l’ha fatto, comportandosi solo come un dirigente di
partito e non come il super partes del Consiglio.
Ma la fiera delle irregolarità e delle
violazioni potrebbe andare avanti per molto, a cominciare dal mancato rispetto
dei termini per l’approvazione del Programma di Governo del Presidente che è
avvenuto nella seconda, e non già nella prima, seduta dopo l’elezione del
Presidente del Consiglio regionale.
Non esito a definire la nostra
collocazione d’ufficio al gruppo Misto un golpe, l’ennesimo episodio di un
trasversalismo che sta caratterizzando questa strana legislatura regionale che
stenta non dico a decollare, ma perfino a compiere i primi e timidi passi.
Dispiace molto che un Presidente di
Consiglio regionale, che dovrebbe garantire imparzialità, si sia piegato a
queste oscure manovre ed abbia consentito in appena due mesi una serie
impressionante di violazioni statutarie.
Non è un bel segnale per la Calabria.
Difenderemo in tutte le sedi il nostro
buon diritto di sedere tra i banchi di Forza Italia che deriva dal consenso
elettorale e dalla nostra storia personale, denunciando gli abusi che sono
stati compiuti.
Mi auguro solo che il presidente Scalzo
rispetti almeno questa bandiera che porto al collo che nessuno potrà
strapparmi.
Sono costretto, presidente Scalzo, per
via della sua faziosità a mettere al collo una bandiera di Forza Italia per farmi
identificare dagli elettori dai suoi abusi e soprusi, tra l’altro, perpetrati
nei confronti di soli due consiglieri regionali. Perché la stragrande maggioranza,
anzi tutti i consiglieri con l’avallo burocratico di direttori generali di
questa Assemblea che sono alla ricerca di conferme e per questo si dimostrano
compiacenti di attuare e suggerire procedure che tendono ad espellere consiglieri
regionali dai gruppi delle liste in cui sono stati eletti.
E’ una grande offesa per la prima
volta nella storia di questo regionalismo, è una grandissima offesa.
(Interruzione)
(Il consigliere Tallini poggia sulle spalle la bandiera di Forza
Italia)
Se ne vada e non si permetta.
(Interruzione)
Mi dica dove è vietato che io non possa
esporre la bandiera di Forza Italia. Mi dica dove è vietato.
Presidente Scalzo, venga lei a
chiedermi di rinunciare alla bandiera. Venga, continui con le sue provocazioni.
PRESIDENTE
Concluda il suo intervento.
E’ l’unico modo! Se quest’Aula avesse
un attimo di dignità e di sussulto dovrebbe reagire e dirle che è una cosa
indegna quella che lei ha fatto.
Lo faremo strada facendo e
dimostreremo come lei non è all’altezza e non è degno di presiedere quest’Aula perché
non ha rappresentato e non rappresenta la dignità istituzionale di un Consiglio
regionale.
PRESIDENTE
Le devo togliere la parola.
Lei la parola l’ha tolta a migliaia di
elettori che hanno votato me e il collega Orsomarso con la dignità politica di
essere rappresentati in quest’Aula.
Concluda l’intervento.
(Interruzione)
Posso Presidente? Per lo stesso
motivo.
PRESIDENTE
Prego.
Vede, Presidente, lo dico anche al presidente
Oliverio che si stupiva, i problemi della minoranza o della maggioranza sono i
problemi dei partiti che sapranno selezionare nel tempo la propria classe
dirigente ed ovviamente noi ci sentiamo comunemente minoranza e opposizione a
questo governo.
Concordo sull’aspetto che sottolineava
il collega Tallini perché mai in 40 anni di regionalismo a memoria storica – la
mia è una memoria breve, insomma però sono andato a ritroso – si era mai
verificato che si fossero accumulati talmente tanti ritardi che per pudore
molto spesso, anche rispetto a delle difficoltà, comprenderete bene si è
evitato di sottolineare.
Io a differenza del collega Tallini
avrei indossato semplicemente il tricolore, insomma.
Detto questo sono d’accordo con lui: è
iniziata male questa legislatura per il lavoro che è stato posto in campo ma,
pazienza, continuo a dire ad Oliverio che continui a provare ad essere uno dei
migliori Presidenti, se ci riuscirà.
E’ giusto sottolineare a lei,
presidente Scalzo, e al suo Ufficio di Presidenza che non è il migliore dei
modi per cominciare per un Consiglio regionale che è stato ridotto a 30 componenti;
rispetto alla organizzazione democratica anche in relazione ai richiami e
quant’altro mi pare si sia intavolata la stagione degli azzeccagarbugli.
A questo “azzeccagarbugli” noi abbiamo
dichiarato guerra e lo faremo nei tempi ed nei modi che la democrazia
garantisce non solo alla rappresentanza delle minoranze la cui tutela dovrebbe
essere uno degli atti più qualificanti per chi si candida a governare l’intera
Calabria e non soltanto una parte di essa.
Rispetto alla bandiera mi premurerò
per la prossima seduta di Consiglio di indossare una pochette tricolore. Grazie.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Nucera. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, volevo solo dire al consigliere Tallini che né
il presidente Scalzo né il Consiglio – collega Tallini – hanno alcun interesse
se lei aderisce al gruppo Misto o al gruppo di Forza Italia. Non vedo quindi
questa posizione così forte contro il Consiglio o contro tutti noi in maniera
così evidente e chiara.
(Interruzione)
Scusi, consigliere, la prego volevo fare un intervento a suo favore, se
me lo fa fare. Chiedo al presidente Scalzo, al direttore generale o a chi ha la
competenza per assumere decisioni, di rispondere in maniera chiara e
trasparente su questa questione perché io personalmente – penso anche il Consiglio e il presidente della Giunta –
non ho nessun interesse se lei è di Forza Italia o del gruppo Misto.
Ciò non toglie, consigliere Tallini, che
la Calabria abbia tante difficoltà ed è in un momento delicato e noi dobbiamo
cercare di vedere come risolvere le questioni che giornalmente abbiamo sulle
spalle, provocate, collega Tallini, per la maggior parte dal governo
precedente, non da noi.
Io sono alla prima legislatura e il presidente
Oliverio è in prima fila per quanto riguarda la sanità, la scuola, i trasporti
e tutte queste questioni che sono sulla pelle dei calabresi, per quanto
riguarda la povertà.
E’ giusto chiarire questa questione.
Il presidente Scalzo ed il direttore generale è giusto che la chiariscano, dopo
di che chiedo se possiamo iniziare il nostro lavoro per quanto riguarda le
questioni importanti che sono all’ordine del giorno. Grazie.
Grazie, consigliere Nucera. Brevemente
voglio ricordare che l’Ufficio di Presidenza per quanto riguarda la costituzione
dei gruppi, seguendo l’indicazione del Segretario generale sulla norma senza
eccezione alcuna, anche quelle che riguardavano il sottoscritto ed il Presidente
della Giunta, essendo pervenute in ritardo, sono state sottoposte al gruppo al
quale intendevamo aderire, in questo caso al gruppo del Pd.
Per quanto riguarda le adesioni al
gruppo di Forza Italia, l’Ufficio di Presidenza all’unanimità, prendendo in
considerazione la richiesta di adesione del gruppo di Forza Italia, ha
assecondato questa richiesta ed essendo pervenute anch’esse in ritardo le ha
subordinate alla valutazione del gruppo di Forza Italia.
E’ pervenuto all’Ufficio
di Presidenza, al Segretario generale, avvocato Carlo Calabrò,
il verbale del gruppo di Forza Italia che leggo testualmente: “In riferimento
alla missiva trasmessa in data febbraio 2015 avente ad oggetto la costituzione
dei gruppi e precisamente riguardante la dichiarazione di adesione, pervenuta
oltre i termini del Regolamento interno del Consiglio regionale, dei
consiglieri Domenico Tallini e Fausto Orsomarso, specificatamente il 22 gennaio
2015, pur precisando che secondo una prassi consolidata nella normativa interna
dell’Assemblea le richieste di adesione ai gruppi devono essere indirizzate direttamente
al Presidente del gruppo al quale si vuole aderire, si fa presente, tuttavia,
che il gruppo di Forza Italia riunito in data 9 febbraio
2015 ha deciso all’unanimità, in questa fase iniziale
di legislatura, di non
valutare alcuna richiesta di adesione”.
L’Ufficio di Presidenza non ha preso parte a nessuna decisione, ha solo
formulato una presa d’atto.
Presidente, scusi una precisazione rispetto alle comunicazioni. Siccome riguarda il sottoscritto, Presidente, mi consenta una precisazione rispetto alle cose che lei ha detto e che inducono a confondere l’Aula.
PRESIDENTE
Passiamo al prossimo
punto all’ordine del giorno.
Presidente, rispetto alle comunicazioni ho necessità di correggere le inesattezze.
PRESIDENTE
Consigliere Tallini, lei ha avuto già la parola ed ha parlato a titolo personale oltre i limiti di tempo.
Mi consenta un minuto di replica, Presidente, ne ho diritto, mi rivolgo all’Aula. Ho necessità di precisare le cose come sono andate non come le riferisce lei.
PRESIDENTE
Intanto, consigliere
Tallini, i verbali dell’Ufficio di Presidenza che lei
ha chiesto sono a sua disposizione.
E siccome sono a mia disposizione, vorrei metterle a disposizione dell’Aula, se me lo consente, cosa che non ha fatto lei, Presidente. Anzi riferisce bugie, cose inesatte, Presidente.
L’adesione al gruppo è stata fatta da tutti in ritardo, compreso lei.
PRESIDENTE
Consigliere Tallini, non ha la parola.
Poi sono costretto a parlare dello stesso argomento quando interverrò per le altre cose.
(Interruzione)
Poi farò un ricorso, denunce, e la metterò nelle condizioni di poter esprimere meglio le cose nelle sedi opportune. Io la chiamerò pure ai danni.
PRESIDENTE
Va bene, faccia quello che ritiene.
Lei è incapace di procedere in quest’Aula, non ha i requisiti.
Va bene risponderà anche di queste cose, intanto adesso non ha la parola.
PRESIDENTE
Passiamo al primo punto all’ordine
del giorno che riguarda le problematiche dei fondi comunitari Por Calabria, Calabria
Fse.
La parola al Presidente della Giunta
regionale.
Signor Presidente, signori consiglieri, ho proposto che questa
seduta del Consiglio fosse specificatamente dedicata a una tematica di
fondamentale importanza per la Calabria, che riguarda l’attuazione e le
prospettive della Programmazione.
Ogni Programma, per
l’ampiezza delle politiche, la rilevanza strategica, il quadro delle
implicazioni e le problematiche gestionali e attuative, merita una trattazione
ampia e più partecipata possibile.
Per queste ragioni, dedicherò questa esposizione, in particolare, al
principale strumento che, com’è noto, è costituito dal Programma Operativo del
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (POR FESR 2007/2013). Naturalmente,
proporrò di dedicare, sempre in tema di fondi europei, le prossime sedute del
Consiglio all’analisi degli altri Programmi, relativi al Fondo Sociale Europeo
(FSE) - a cui peraltro farò rapidi cenni anche oggi -, al Fondo Europeo per l’Agricoltura
e lo Sviluppo Rurale (FEASR) e al Fondo Europeo della Pesca (FEP).
Il tema che ci accingiamo a discutere è fondamentale per la nostra
economia e la nostra società. Per questo, avverto il dovere di fornire al
massimo organo di rappresentanza democratica della Regione – che è questo Consiglio - una fotografia dettagliata e oggettiva
dello stato della situazione. Naturalmente, esporrò le mie valutazioni e
argomentazioni in merito, anche in riferimento alla situazione
economico-sociale della regione.
Nel contempo, illustrerò quelle che sono le decisioni già adottate e le
azioni operative che il Governo regionale intende mettere in atto per gestire
efficacemente e con efficienza la fase di chiusura del POR. Fase che, com’è
noto, si concluderà alla fine di quest’anno, nel quale occorrerà, innanzitutto,
tentare di minimizzare il rischio di disimpegno delle risorse, che pure
sussiste, in ragione dei gravi problemi gestionali, operativi e di spesa che
abbiamo ereditato dall’Amministrazione che ci ha preceduti nel governo della
Calabria.
Proprio perché avverto l’esigenza di porre all’attenzione e alla
discussione del Consiglio informazioni precise della situazione che abbiamo
trovato e delle azioni che abbiamo - da subito - messo in atto, in questa
relazione tratteggerò il quadro generale, con riferimento ai principali
indicatori, e mi soffermerò sulle problematiche principali, rimandando all’appendice
tecnica allegata, predisposta dagli uffici regionali, l’analisi e l’approfondimento
di tutti gli elementi specifici e di dettaglio.
Lo stato di attuazione
della Programmazione 2007/2013 e le prime misure che abbiamo adottato.
In Europa, la Calabria è tra le regioni più in ritardo di sviluppo. I
Fondi Europei dovrebbero servire per aiutare i territori come il nostro a
recuperare terreno e favorire la crescita e l’occupazione.
Come a tutti noto, anche in considerazione dei pesanti vincoli
regolamentari, delle ristrettezze del bilancio ordinario e dello stato dell’economia
regionale, gli strumenti comunitari - il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
(FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo
Sviluppo Rurale (FEASR), il Fondo Europeo per la Pesca (FEP) - così come il
Fondo Nazionale di Sviluppo e Coesione, costituiscono, di fatto, gli unici
strumenti per gli investimenti sullo sviluppo, la crescita e l’occupazione.
Per questa ragione, l’efficienza gestionale, operativa e di spesa dei
Fondi è cruciale, costituendo la precondizione per il loro efficace utilizzo.
Al 31 ottobre scorso, che è la data a cui fanno riferimento tutti i
dati ufficiali anteriormente al nostro insediamento,
la Calabria era tra le ultime nella spesa dei Fondi della Programmazione
2007/2013.
I dati, presentati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri lo
scorso 4 novembre 2014, fotografavano una situazione così sintetizzabile: la
Calabria era - dopo la Campania - l’ultima Regione d’Italia per la spesa sul
FESR certificata al 31 ottobre.
Il POR FESR era giunto ad appena 872,7 milioni di euro di spesa,
corrispondente al 43,7 per cento del
totale (pari a 1,998 milioni di euro). Totale che, peraltro, a seguito del
Piano di Azione e Coesione (PAC) del 2011, era stato ridotto di circa un
miliardo rispetto alla dotazione iniziale. Senza questa riprogrammazione, la
capacità effettiva di spesa certificata a ottobre scorso sarebbe stata ancora
peggiore in percentuale, riducendosi al 29,1 per cento.
Per inciso, anche il Fondo Sociale Europeo (FSE) presentava - sempre al
31 ottobre - una situazione critica, collocandosi, la Calabria, all’ultimo posto
in Italia, con 505,3 milioni di euro spesi, pari al 63,1 per cento.
Quindi, a ottobre scorso, cioè a poco più di un anno dalla chiusura dei
Programmi, la Regione Calabria aveva speso meno della metà delle risorse del
POR FESR e aveva speso meno dei due terzi delle risorse del POR FSE.
In particolare, per il POR FESR, dovendo rendicontare tutta la spesa
programmata - 1 miliardo 998 milioni di euro -
entro dicembre 2015 per evitare la perdita definitiva delle risorse, lo
scenario che si presentava ad ottobre 2014 era questo: nei successivi 14 mesi,
il POR FESR avrebbe dovuto spendere 1 miliardo e 126 milioni di euro, cioè
molto di più del totale dei sei anni precedenti.
In altre parole, per spendere tutte le risorse rimanenti, a partire da
ottobre 2014 e per i successivi 14 mesi, la spesa avrebbe dovuto viaggiare ad
una velocità dieci volte superiore a quella realizzata fino a quella data.
Dal canto suo, per inciso, il POR FSE avrebbe dovuto spendere, negli
stessi 14 mesi, quasi 300 milioni di euro, cioè viaggiare ad una velocità
quattro volte superiore a quella media dei sei anni precedenti.
È ovvio che il raggiungimento di questi obiettivi implicava, quindi,
non solo un’eccezionale capacità di accelerazione e rendicontazione della spesa
da parte della Regione, ma anche una corrispondente e straordinaria capacità di
risposta del sistema calabrese (imprese, sistemi produttivi, enti locali).
Questa la situazione che abbiamo trovato all’atto del mio insediamento,
il 10 dicembre 2014. Questa è la situazione che il governo regionale di questi
anni ha lasciato in eredità alla Calabria.
Con questi numeri, al momento del mio insediamento, salvare le risorse
dal disimpegno appariva una missione quasi impossibile.
A questa prospettiva generale, si legava una situazione di estrema
emergenza, che occorreva affrontare subito ed era direttamente legata al basso
livello della spesa a ridosso della prima scadenza comunitaria, quella del 31
dicembre 2014, rispetto alla quale incombeva il grave rischio di perdita di
risorse: entro tale termine, difatti, la Regione avrebbe dovuto rendicontare
305,6 milioni di euro sul FESR e 96 milioni di euro sul FSE.
Una situazione drammatica – come potete ben comprendere - molto
difficile, al limite del collasso.
Si imponeva, dunque, un intervento di emergenza, per scongiurare il
rischio di perdere le risorse da rendicontare entro il 31 dicembre 2014.
Intervento che bisognava scandire con una tabella di marcia forzata, dall’esito
incerto, per tentare di salvare il salvabile ricorrendo a tutti gli strumenti
di accelerazione e rendicontazione della spesa consentiti dai Regolamenti
comunitari.
Per questa ragione, siamo intervenuti mettendo in atto un’azione
straordinaria di accelerazione e rendicontazione e siamo riusciti a raggiungere
il target di spesa, rendicontando in
poche settimane un volume straordinario di risorse: alla fine abbiamo portato
la spesa del POR – in tre settimane - per l’annualità 2014, a 463,1 milioni di
euro.
Si tratta del massimo valore in tutto il periodo di spesa, che parte
dal 2009, addirittura superiore alla somma delle spese complessivamente
certificate nel 2011, 2012 e 2013.
Grazie a questo piano straordinario di rendicontazione, la spesa
complessiva del Programma da 868,8 milioni di euro - che era l’ultimo dato di
spesa disponibile, aggiornato al 31 ottobre - è salita a 1.192,5 milioni di
euro al 31 dicembre.
Quest’attività, fra personale dell’Amministrazione regionale (Autorità
di Gestione, responsabili di linea, unità di monitoraggio e controllo),
strutture di assistenza tecnica, revisori contabili e task force ministeriali, ha visto in
campo circa 220 unità che hanno intensamente operato fino al dicembre 2014 per
raggiungere tale obiettivo.
Non è finita. Oltre all’emergenza sulla spesa, abbiamo dovuto
fronteggiare un’altra situazione paradossale. È, infatti, dal 2011 che la
Commissione europea ha interrotto i pagamenti sul FESR, avendo rilevato, a più
riprese, una perdurante e seria insufficienza del sistema dei controlli.
Il tema della sospensione dei pagamenti rappresenta una criticità
estremamente rilevante, che ha gravi effetti non solo sull’attuazione del
Programma ma anche sulla stessa gestione del bilancio regionale, con
conseguenze sia sul raggiungimento dei target
di spesa sia sulla disponibilità finanziaria in termini di cassa.
Di fatto, l’interruzione del flusso dei pagamenti da parte della
Commissione europea impatta direttamente sul bilancio della Regione, che è
costretta, per compensare il mancato incasso dei rimborsi comunitari, a fare
leva sulle sole risorse ordinarie per realizzare gli investimenti programmati.
Una situazione che, evidentemente, se protratta per lungo tempo, come
sta avvenendo in Calabria, può indurre gravi criticità nella gestione del
bilancio e costringere l’Amministrazione, di fatto, a ricorrere massicciamente
ai cosiddetti “progetti retrospettivi” per rispettare gli obiettivi di spesa
dei POR.
La vicenda, la cui cronistoria è riportata nell’allegato tecnico alla
presente relazione – che vi sarà distribuito - presenta aspetti di particolare
gravità.
La Commissione europea, sin da febbraio 2011, aveva notificato alla
Regione l’interruzione dei rimborsi delle domande di pagamento e richiesto
l’adozione di misure correttive ai sensi del Regolamento (CE) 1083/2006.
Nonostante le controdeduzioni formulate, a più riprese, dall’Autorità
di Gestione, unitamente all’informativa sull’adozione di misure correttive e
strutturali per rispondere alle carenze evidenziate - evidentemente giudicate
insufficienti o inadeguate in sede comunitaria - la Commissione ha comunque
disposto, a gennaio 2012, la sospensione dei pagamenti intermedi del POR
Calabria FESR 2007-13 e ha prescritto l’adozione di appropriate misure
migliorative del funzionamento del sistema di gestione e controllo. Sospensione
che è ancora in essere, dopo che sono trascorsi ormai più di tre anni.
Anche su questo fronte abbiamo dovuto mettere in campo un intervento che,
mi auguro, sia risolutore.
Abbiamo, per questo, risposto alle ultime osservazioni della
Commissione sul sistema dei controlli, che sollevavano dubbi rispetto alle
scelte organizzative operate dalla precedente Giunta regionale
sull’attribuzione di funzioni dell’Autorità di Gestione.
La missione di Audit, che la Commissione ha
svolto nel mese di gennaio, ha avuto un primo esito positivo. Per queste
ragioni, ci attendiamo, nei prossimi giorni, la conferma ufficiale dello
sblocco dei pagamenti da parte della Commissione europea.
Come dettagliato nel documento tecnico allegato a questa relazione, a
cui prima facevo riferimento, il Programma Operativo sconta un ritardo
generalizzato su quasi tutti gli Assi prioritari.
Le performance finanziarie
più rilevanti, che si registrano nei settori ambiente e trasporti, sono state
ottenute prevalentemente grazie al ricorso ai progetti retrospettivi. Oppure -
come nel caso del settore dei sistemi produttivi - grazie ai fondi di
ingegneria finanziaria, che consentono di certificare spesa al momento della
loro attivazione, fermo restando che la rendicontabilità
finale dipenderà dall’utilizzo delle suddette risorse da parte del sistema
produttivo.
Le criticità sull’attuazione del Programma sono di diversa natura, in
alcuni casi di carattere generale, in altri connesse alle singole misure.
Un aspetto critico tra i più evidenti riguarda l’eccessiva numerosità e
l’estrema frammentazione degli interventi, con una prevalenza degli interventi
di importo inferiore a 5 milioni di euro - pari al 58 per cento del totale -, seguiti dagli interventi di
importo superiore a 5 milioni – pari al 32 per cento - e dagli strumenti di ingegneria
finanziaria pari al 10 per cento.
Anche sulla governance del POR, emergono problematiche e criticità rilevanti. La maggior parte delle operazioni sono a “regia
regionale” ovvero attuate da beneficiari diversi dall’amministrazione regionale. A parte lo scollamento tra le misure a
titolarità e quelle a regia
regionale, la cui
calibratura va attentamente rivista,
nel caso degli interventi a regia, oltre ai tempi di avvio delle procedure e selezione dei beneficiari, in questi casi, si aggiungono i tempi per progettazione, l’acquisizione dei
pareri di legge, l’indizione e
l’aggiudicazione delle gare.
Nell’ambito dell’Asse 1 Ricerca Scientifica e Società dell’Informazione, la scarsa capacità di coordinamento tra gli attori e la debolezza della governance hanno inciso significativamente sulla performance degli interventi per il sostegno alla ricerca e alla innovazione. Un tema cruciale per la competitività dei sistemi produttivi e per l’innovazione sociale.
Considero le politiche per la ricerca
e l’innovazione degli ultimi anni come
un evidente fallimento e un’occasione persa, che ha comportato, tra l’altro, il
mancato rafforzamento del sistema regionale dell’innovazione.
Se disponessimo di una infrastruttura sistemica per la messa in rete e il
rafforzamento dei diversi attori del sistema - università, centri di ricerca e
trasferimento tecnologico - potremmo oggi affrontare in modo molto diverso il nuovo Programma
Operativo 2014/2020, con migliori prospettive di implementazione della
strategia di specializzazione intelligente che dovrà non solo accompagnare e
indirizzare le misure per l’innovazione ma anche costituire il cuore strategico
della nuova programmazione, in coerenza con gli indirizzi comunitari e
nazionali.
Tuttavia, va detto che, tra le poche iniziative di rilievo
avviate nel programma sempre nell’Asse I sono compresi anche gli interventi per la creazione
dell’infrastruttura della banda ultra larga, che coprirà, entro il 2016, l’intero territorio regionale e
costituirà un elemento di grande potenzialità per la nostra regione.
L’Asse II Energia,
nonostante registri una delle migliori performance del Programma si compone di
un numero molto elevato di interventi. Tale frammentazione è uno degli aspetti
più complessi della fase gestionale e attuativa. Ciò nonostante è probabile che
al settore vengano assegnate ulteriori risorse nell’ambito della rimodulazione
del programma che dovremo effettuare entro l’estate.
Le misure per il sistema ambientale comprese nell’Asse III fanno
registrare una buona performance finanziaria garantita tuttavia soltanto dai
soggetti promossi nell’ambito degli Apq.
Le misure più rilevanti difesa del suolo, sistema idrico, il sistema
dei rifiuti e le bonifiche scontano la debolezza delle strategie di settore,
l’assenza di coordinamento delle diverse componenti delle filiere, l’incertezza
del quadro normativo regionale regolamentare e pianificatorio.
Si pensi ad esempio ai rifiuti dove la componente infrastrutturale non
è mai partita e solo con i provvedimenti che abbiamo assunto di recente è stato
dato impulso agli interventi di manutenzione degli impianti esistenti. Mi
riferisco al provvedimento che abbiamo assunto nell’ambito della legge per
l’esercizio provvisorio lo scorso 7 gennaio.
L’Asse IV - Qualità della vita ed
inclusione sociale, promuove soprattutto interventi per l’adeguamento
infrastrutturale e tecnologico delle scuole e gli interventi per la sicurezza e
la legalità. Il primo gruppo, la cui attuazione è affidata al Ministero dell’Università
e della Ricerca, non registra particolari criticità e dovrebbe essere portato a
termine nel corso del Programma.
L’Asse V - Risorse naturali, culturali e turismo sostenibile, che
avrebbe dovuto promuovere e valorizzare i più importanti asset
di questo territorio, ha completamente fallito. Le misure per il turismo e la
cultura mostrano un gravissimo ritardo attuativo. Secondo le previsioni, la
spesa al 31 dicembre 2015 non consentirà di coprire l’intera dotazione e
probabilmente l’Asse subirà una decurtazione nella rimodulazione del Programma.
Le criticità sono imputabili principalmente alle misure che sono ricomprese nei
PISL - sui quali mi soffermerò in seguito - e agli interventi di
riqualificazione e valorizzazione dei beni culturali, avviati con grande
ritardo solo a seguito di una lunghissima fase di pianificazione settoriale. In
linea generale, è evidente che la strategia di sviluppo turistico sostenibile e
di valorizzazione del patrimonio culturale va completamente rivista e rifondata
su nuovi modelli ed una nuova visione strategica.
L’Asse VI - Reti e collegamenti per la
mobilità, che promuove interventi per il sistema dei trasporti e la mobilità, è
fortemente condizionato dalla ritardata, o in alcuni casi, mancata attuazione
dei Grandi Progetti: le metropolitane di Catanzaro e Cosenza, la strada a
scorrimento veloce Gallico-Gambarie, la nuova Aerostazione di Lamezia. La buona
performance finanziaria dell’Asse si giustifica prevalentemente grazie
ai progetti retrospettivi.
Di fronte a questo quadro, una riflessione approfondita s’impone come
un passaggio obbligato. Non voglio mettere in discussione le scelte iniziali e
non voglio entrare nel merito della rilevanza di questi interventi. Dobbiamo,
però, esaminare attentamente cosa è successo, anche per non ripetere gli stessi
errori nel futuro.
Alcuni elementi emergono con chiarezza dall’analisi dei dati.
Sono state congelate ingenti risorse del Programma su interventi che
ancora non sono partiti, che produrranno pochissima spesa entro i termini di
chiusura del Programma – dicembre prossimo - e incideranno in maniera
significativa sulla prossima programmazione, che dovrà coprire le spese non
realizzate nella fase attuale.
Si tratta certamente di operazioni complesse, i cui tempi di
realizzazione non sono forse compatibili con le stringenti scadenze
comunitarie. Tuttavia, come nel caso dei Grandi Progetti, siamo ancora, nel
2015, alle fasi iniziali: per questo, non possiamo parlare di ritardi
fisiologici. La verità è che è mancata un’azione forte da parte
dell’Amministrazione volta ad accelerare le fasi preliminari, ottenere una
rapida approvazione dei progetti da parte della Commissione, predisporre e
gestire con efficacia le gare e affidare i lavori.
I lavori delle metropolitane non sono stati ancora avviati: per
Catanzaro siamo in fase di sottoscrizione del contratto, mentre per Cosenza non
sono stati ancora affidati i lavori, visto che ben due gare sono andate
deserte. I lavori della strada Gallico - Gambarie
sono stati consegnati solo qualche giorno fa. L’intervento per la realizzazione
della nuova Aerostazione di Lamezia si trova ancora nelle fasi preliminari,
alle quali abbiamo impresso immediatamente un’accelerazione: stiamo, infatti,
per notificare alla Commissione la procedura per ottenere il consenso sul
regime di aiuto. Tutti questi interventi produrranno pochissima spesa da
rendicontare su questo Programma e, quindi, dovranno essere finanziati con le
risorse comunitarie 2014/2020 o con il prossimo Piano di Azione e Coesione.
Altro grande punto di crisi del Programma è rappresentato dalle misure
di sostegno alle imprese, finanziate prevalentemente nell’ambito dell’Asse VII.
In questo caso, le debolezze risiedono, da una parte, nella modalità di
gestione delle procedure di aiuto e, dall’altra, nel disegno e nella gestione
degli strumenti di ingegneria finanziaria.
Si tratta di uno dei temi che ho affrontato con incisività anche nell’ambito
della DGR per l’accelerazione e la chiusura del Programma che tratterò nel
seguito.
Il sistema regionale di aiuti alle imprese, va completamente rivisto,
introducendo meccanismi di automaticità e coinvolgendo il sistema delle imprese
sin dalla programmazione degli interventi. Nel passato sono stati definiti
strumenti non sempre corrispondenti alle reali necessità delle imprese e con una
gestione di procedure non efficiente.
Non esistono strutture specializzate interne alla Regione e al
contrario ogni settore gestisce le proprie misure senza le necessarie
competenze e conoscenze. Non si ricorre a strutture esterne di qualità né si è fatto
ricorso ad organismi intermedi; inadeguata è stata la risposta offerta da
Fincalabra, alla quale è affidata la gestione di numerose misure di aiuto. I
dati sono inconfutabili: i tempi che intercorrono tra la pubblicazione degli
avvisi e la formalizzazione e l’erogazione delle prime risorse alle imprese
superano quasi sempre l’anno. Anzi quando va bene superano un anno.
Abbiamo trovato ferme procedure che avrebbero potuto rappresentare una
risposta importante in una fase di forte criticità per gli investimenti
produttivi. Abbiamo sbloccato le risorse per i contratti di investimento che
sono finalizzati a creare e rafforzare i sistemi produttivi locali attraverso
il sostegno alla realizzazione di infrastrutture e servizi per l’innovazione, l’internazionalizzazione,
la logistica e la commercializzazione.
Le risorse rese disponibili sono pari a 65,8 milioni di euro e saranno
erogate sulla base di una graduatoria di merito a gruppi di imprese che
soddisferanno i requisiti di qualità progettuale e sostenibilità finanziaria
dei relativi programmi di investimento.
Nei prossimi giorni rilanceremo anche il tema degli aiuti alle imprese
che operano nel turismo e nella valorizzazione delle risorse naturali e
culturali.
Un altro tema dolente è quello del credito. I fondi di ingegneria
finanziaria ai quali è stato assegnato un volume consistente di risorse, pari a
circa 120 milioni di euro, sono stati utilizzati pochissimo. Se è pur vero che
il contenuto utilizzo è ascrivibile alla bassa domanda di finanziamenti da
parte delle imprese, quale conseguenza della contrazione degli investimenti e
della crisi economica, non sono affatto tollerabili i ritardi
tecnico-amministrativi per la messa a regime dei diversi strumenti. Anche qui
bisogna lavorare per semplificare, ridurre gli oneri a carico delle imprese e
puntare su pochi strumenti.
In una situazione di estrema difficoltà economica, come quella che
stiamo vivendo nella nostra regione, le risorse dei fondi strutturali devono
necessariamente contribuire all’obiettivo dello sviluppo rimettendo le piccole
imprese, in primo luogo manifatturiere, al centro delle nostre politiche
economiche.
Questo significa rivedere l’ordine delle priorità e significa utilizzare parte delle risorse
comunitarie in funzione anticongiunturale, immaginando una scansione temporale
degli interventi capace di sostenere, nei primi anni della programmazione, la moltiplicazione degli effetti degli investimenti
aumentando la competitività e l’occupazione.
Tale azione avrebbe un duplice obiettivo: da un lato generare domanda
pubblica e aspettative nel circuito dell’economia regionale, dall’altro
attivare interventi che, sebbene innescati in funzione anticiclica, abbiano
comunque valore strutturale e innovativo, e rafforzino il tessuto produttivo
sostenendo la propensione all’investimento ed alla innovazione.
Le misure per lo sviluppo territoriale previste dall’Asse VIII
richiederanno un approfondimento specifico e una valutazione appropriata, che
ho chiesto agli uffici di avviare. Le due grandi direttrici dell’intervento
regionale nella Programmazione 2007/2013 sono state i Progetti Integrati di
Sviluppo Urbano (PISU) e i Progetti Integrati di Sviluppo Locale (PISL).
I PISU, dopo una lenta fase iniziale, che ha comportato una riduzione
finanziaria delle misure, sono ormai avviati e dovrebbero garantire la spesa
dell’intera dotazione loro assegnata.
Critica è, invece, la situazione dei PISL che, al 31 dicembre 2014,
hanno registrato, sulle misure infrastrutturali e servizi, solo il 3 per cento della spesa, mentre sulle misure di aiuto
alle imprese non si registra, in sostanza, nessun avanzamento. Diversi
interventi sembrano essere in fase di avvio e aver terminato le fasi di appalto
e aggiudicazione, per cui ci aspettiamo che una parte della spesa venga
realizzata entro il 2015. La maggior parte degli interventi rischia, però, di
non poter essere ultimata entro i termini di chiusura del Programma e,
pertanto, stiamo individuando canali finanziari alternativi, per salvaguardare
gli investimenti delle amministrazioni locali e consentire il completamento dei
progetti.
I ritardi dei PISL sono frutto della complessità procedurale che ha
caratterizzato l’impostazione delle misure e delle difficoltà attuative che
contraddistinguono l’attuazione delle opere pubbliche. La selezione degli
interventi e la stipula degli accordi con i soggetti beneficiari è stata
segnata da una serie di passaggi intermedi estremamente complessi e ridonanti,
se guardiamo alla tipologia degli interventi effettivamente finanziati. In gran
parte dei casi, l’integrazione sembra essere rimasta sulla carta, sono stati
individuati numerosi interventi puntuali, frammentati, di modesta dimensione
finanziaria.
Alle criticità legate al disegno dello strumento e delle fasi
preliminari di valutazione e approvazione, si aggiungono quelle inerenti le
fasi attuative dei progetti, in merito ai tempi necessari per i pareri di
compatibilità, alle procedure di aggiudicazione, ai ritardi nelle fasi
attuative.
Del resto, consentitemi di rammentare che, già quattro anni fa, quando
il percorso dei PISL era ancora in fase di avvio, da Presidente della Provincia
di Cosenza avevo espresso, nelle diversi sedi formali, molte e diverse
perplessità sull’impostazione della stratega di sviluppo locale della Regione:
la mia amministrazione fu, infatti, l’unica a non sottoscrivere il Protocollo
d’Intesa, non condividendone i presupposti e non ravvisandovi né una concreta
politica di sviluppo sostenibile né obiettivi di spesa realmente perseguibili
nei tempi del Programma.
Sono fermamente convinto che le nostre politiche di sviluppo debbano
valorizzare la dimensione territoriale e il principio di integrazione degli
interventi e delle competenze, sia per armonizzare degli interventi promossi
dalle risorse comunitarie e gli interventi ordinari sia allo scopo di
coordinare e far dialogare i diversi soggetti coinvolti nella realizzazione di
progetti e programmi.
Ma l’attenzione al territorio, che va sempre sostenuta da una visione
strategica regionale, deve tradursi in una forte azione da parte della Regione
che va orientata, innanzitutto, a rafforzare la capacità degli enti locali di
sollecitare e interpretare la domanda di sviluppo delle comunità e tradurla in
una visione strategica coerente, integrata e unitaria, che eviti la
frammentazione e la dispersione delle operazioni. Nel contempo, occorre
migliorare la capacità delle amministrazioni locali nella progettazione e
gestione degli interventi, per evitare i ritardi e le difficoltà che oggi
registriamo.
Il 2015, che coincide con l’anno di chiusura dei Programmi Operativi
del FESR e del FSE, si presenta come un anno difficile. L’eredità che ci lascia
il passato governo regionale è pesante.
Per il POR FESR 2007/2013, in particolare, la sfida per il 2015 appare
densa di rischi, in quanto il target
da raggiungere è pari alla totalità del Programma, cioè 1.998 milioni di euro.
La distanza che, oggi, ci separa da questo target ammonta a circa 806 milioni di euro.
In considerazione di questo differenziale e dell’importanza cruciale
che il raggiungimento del target citato
rappresenta per la Calabria, la Giunta regionale ha approvato, con la
Deliberazione numero 26 del 23 febbraio, un Piano d’Azione per l’Efficienza di
Spesa, che ridisegna il quadro programmatico, gli strumenti operativi e il
cronoprogramma all’interno del quale le singole strutture regionali dovranno
operare al fine di massimizzare i risultati di spesa per l’annualità corrente.
Con questa Deliberazione della Giunta, si esce da una fase di continua
emergenza caratterizzata da soluzioni “spot”, per approdare a una fase di
programmazione sistemica delle azioni da porre in essere per garantire la
migliore esecuzione del Programma.
In particolare viene scandita, con cadenza temporale definita, una
serie di adempimenti che ciascun attore regionale coinvolto - Autorità di
Gestione, Dipartimento della Programmazione, Dipartimenti responsabili
dell’attuazione - dovrà compiere al fine di raggiungere l’obiettivo di spesa
prefissato.
Con l’adozione del Piano d’Azione vengono introdotti, inoltre, importanti
innovazioni nella gestione del Programma, tra i quali l’attivazione di un
monitoraggio rafforzato degli interventi, grazie all’implementazione di nuove
funzionalità del sistema informativo che consentono di controllare in maniera
continua e rendere visibili l’andamento del programma e i risultati raggiunti.
Si prevede, inoltre, la costituzione di specifiche task force tematiche, dedicate alla
risoluzione delle problematiche connesse a tipologie di interventi
particolarmente rilevanti, come i PISL, i PISU, i Grandi Progetti, i regimi
d’aiuto, gli strumenti di ingegneria finanziaria e le infrastrutture pubbliche
di rilevanza strategica.
Il Piano d’Azione è stato condiviso con la Commissione europea, che ha
apprezzato il puntuale lavoro di programmazione svolto in così poco tempo. I
servizi della Commissione saranno costantemente aggiornati sull’andamento del
Piano come sulle eventuali criticità riscontrate.
La batteria delle soluzioni operative che sono state definite dal Piano
è ampia e comprende, tra l’altro: la riprogrammazione delle economie; la
gestione delle eventuali modifiche delle decisioni comunitarie sui Grandi
Progetti; l’individuazione di operazioni che potranno essere completate con le
risorse della programmazione 2014/2020; il monitoraggio degli strumenti di
ingegneria finanziaria per valutarne l’effettivo impatto sulla spesa; la
semplificazione delle procedure di erogazione e gestione dei regimi di aiuto;
la programmazione dei pagamenti anche al fine di evitare la concentrazione
della certificazione della spesa a fine anno; la messa in campo di un sistema
di monitoraggio rafforzato del POR, al fine di rilevarne in via speditiva lo
stato di avanzamento e migliorarne l’attuazione; l’attivazione di specifiche task force per
gli interventi in ritardo di attuazione, al fine di porre in essere tutte le
misure necessarie per accelerare la spesa.
Come detto, il Piano d’Azione per l’Efficienza della Spesa fissa una road map
puntuale in tema di chiusura della Programmazione 2007/2013, al fine di recuperare
i ritardi accumulati. Il Piano dispone, per ogni macro-procedura, le azioni da
porre in essere, la tempistica, le responsabilità e gli adempimenti, delineando
un processo attuativo che dovrà garantire lo svolgimento delle diverse
operazioni, evitando situazioni emergenziali e riducendo al minimo le
criticità.
La messa a regime dell’attività di monitoraggio “rafforzato”, in
particolare, è intesa a evidenziare tempestivamente e con procedure molto
semplificate lo stato di avanzamento e attuazione del Programma.
Questo insieme coordinato di azioni e misure per l’accelerazione e la
rendicontazione della spesa ci consente di formulare previsioni più attendibili
per la chiusura del Programma.
La sfida per scongiurare il rischio del disimpegno delle risorse è del
tutto aperta: su di questa grave è la pesante eredità di questi anni, con tutto
il carico di implicazioni e problemi che porta con sé. Tuttavia, con le misure
che abbiamo già definito e con le altre che seguiranno, possiamo guardare con
un pizzico di fiducia in più ai mesi che ci attendono da ora fino alla
conclusione del ciclo di programmazione.
Il nostro obiettivo è di salvare il
salvabile!
Le situazioni di criticità che ho appena illustrato sulla
Programmazione 2007/2013 hanno prodotto risultati negativi non solo, com’è
ovvio, sull’andamento della spesa e sull’efficacia degli investimenti all’interno
del medesimo quadro programmatorio, ma hanno
addirittura generato un impatto, molto serio, anche sul nuovo ciclo 2014/2020.
Questo punto merita una particolare attenzione.
Per questo, intendo fornire al Consiglio alcune informazioni generali
e, soprattutto, alcuni specifici elementi di valutazione sulla nuova
Programmazione 2014/2020 che, in varia misura, sono strettamente interconnessi
con il ciclo 2007/2013.
La prima questione che, all’atto del mio insediamento, ho dovuto
registrare è che, anche sul fronte della nuova programmazione 2014/2020, la
Regione aveva accumulato gravi ritardi.
Quando ho assunto formalmente la carica di Presidente della Regione, il
10 dicembre 2014, la procedura di trasmissione del POR 2014/2020 agli uffici
della Commissione europea non era ancora completata ed era ferma da mesi.
Lo sblocco è avvenuto su mia iniziativa e il POR è stato trasmesso a
Bruxelles il 18 dicembre scorso.
Voglio essere molto esplicito: a causa dei ritardi accumulati dalla
precedente amministrazione, il ciclo della Programmazione 2014/2020 in Calabria
potrà formalmente essere avviato non prima di alcuni mesi e solo una volta
avuta l’approvazione da parte della Commissione europea.
Il Consiglio regionale e i calabresi devono sapere che questo
comporterà, di conseguenza, un ritardo di circa un anno anche nell’avvio dell’attuazione
del POR 2014/2020.
Anche sul tema della dimensione finanziaria del Programma - che comprende
sia le risorse del FESR che del FSE - ci sono alcune informazioni fondamentali
che intendo fornire al Consiglio con estrema chiarezza.
La dotazione finanziaria del Programma, inizialmente pari a 3 miliardi 568 milioni di euro a seguito della ripartizione
tra le Regioni, è stata ridotta a 2 miliardi 378 milioni, a causa della
diminuzione del tasso di cofinanziamento nazionale, che dal 50 per cento è passato al 25 per cento.
Questa riduzione, applicata alla Calabria, alla Sicilia e alla
Campania, è stata assunta con decisione del Governo nazionale proprio in
ragione dei bassi livelli di spesa di queste tre Regioni nell’ambito della
Programmazione 2007/2013.
In altre parole, per la Calabria, la bassa percentuale di spesa
registratasi sui Programmi 2007/2013 ha avuto un impatto negativo anche sulle
risorse assegnate per il ciclo 2014/2020.
Si tratta di un fatto oggettivo e incontrovertibile: a causa dell’incapacità
gestionale delle risorse comunitarie la Calabria può contare, per la
Programmazione 2014/2020, su un monte complessivo di risorse che, tra FESR e
FSE, è inferiore a quanto inizialmente programmato. Una decurtazione pari a 1 miliardo 190 milioni di euro.
Questo dato, di evidente inaudita gravità e mai verificatosi prima d’ora,
peserà sull’economia e la società calabrese per tutti gli anni a venire.
Anche su questo fronte, abbiamo dovuto agire con rapidità e decisione,
avviando un’interlocuzione con il Governo nazionale, allo scopo di recuperare,
nella misura massima possibile, le risorse non assegnate.
Questa interlocuzione ha avuto esito positivo: i danni ereditati dalla
pessima gestione del passato sono stati, solo in parte, riparati. Posso
pertanto comunicarvi, con soddisfazione, che il Cipe, nella seduta del 28
gennaio, ha approvato la proposta relativa al cofinanziamento pubblico
nazionale dei programmi europei per il periodo di Programmazione 2014-2020,
stabilendo che le risorse del Fondo di Rotazione concorrono al finanziamento
dei Piani di Azione e Coesione destinati agli stessi territori. In altre
parole, la decurtazione subita dal POR 2014/2020 potrà essere in parte recuperata
sul fondo nazionale.
Questo ci consentirà, da una parte, di gestire con più efficienza ed
efficacia un POR con minore dotazione finanziaria. Dall’altra, ci permetterà di
impegnare minori risorse del bilancio regionale per il cofinanziamento.
Ovviamente, sulle risorse recuperate sul Fondo di Coesione, l’interlocuzione
con il Governo nazionale procederà speditamente – e dovrà essere tenuta sempre
con costanza nel merito delle questioni - attraverso l’apertura di un tavolo
che avrà l’obiettivo di definire gli obiettivi del programma parallelo - che
confluirà in un nuovo Piano d’Azione Coesione - e le modalità di integrazione e
complementarietà con il POR.
Nella crisi italiana, il Sud versa in una situazione di difficoltà
finora mai sperimentata, per fattori di ordine strutturale nell’architettura
dell’economia e della società, da cui derivano, in particolare, le situazioni
di estrema gravità sul versante dell’occupazione, della qualità dei servizi e
delle prospettive di investimento.
Il ritardo strutturale del Sud condiziona anche la congiuntura. Alla
distanza col Centro Nord in termini di reddito e occupazione, stazionaria da oltre
un cinquantennio, si accompagnano divari in quasi tutti i servizi pubblici
fondamentali per la qualità della vita: dalla sanità, all’accesso al servizio
scolastico e livelli di apprendimento, alla cura dei bambini, ai trasporti
pubblici, alla gestione dei rifiuti urbani, ai servizi energetici, alla giustizia,
alla sicurezza, alla cura per gli anziani, alla ricerca e innovazione, alle reti
e società digitali, al servizio idrico integrato, ai servizi alle imprese, ecc.
L’insieme di questi servizi, da cui dipendono la crescita economica e
l’inclusione sociale, configura l’agenda della politica per lo sviluppo e la
coesione.
La Calabria acuisce e rende più evidenti e spesso più gravi le
situazioni che si manifestano, in generale, in tutto il Mezzogiorno, finendo
per presentarsi come una sorta di spazio simbolico dell’arretratezza,
perennemente intrappolato nella morsa tra emergenze contingenti e criticità
strutturali di lungo periodo.
Il ritardo, l’inefficienza gestionale e la bassa efficacia dei Fondi
comunitari costituisce un importante elemento di ulteriore aggravamento di un
quadro, di per sé, già profondamente depresso sul piano dell’economia.
Il ciclo 2007-2013 si è presentato al suo anno conclusivo - il 2015
appunto - con risultati di spesa assai negativi, che costringeranno il nuovo
governo regionale a un intervento, straordinario e senza precedenti, per
tentare di salvare il salvabile degli 806 milioni di euro che bisognerà
rendicontare entro dicembre.
Da che esiste la programmazione comunitaria, la Calabria è tra le
Regioni italiane più in difficoltà nell’attuazione dell’agenda comunitaria.
La programmazione comunitaria, sul piano della crescita economica e
sociale, non è riuscita a generare quegli impatti e quei risultati, che pure
erano attesi ed erano stati posti come finalità generali. Al netto di pochi
interventi che hanno registrato avanzamenti importanti come ho ricordato a
proposito dell’attuazione dell’agenda digitale o nel settore dell’energia o
nell’attuazione dell’agenda digitale, di rari fattori in lieve miglioramento e
di sporadiche singole esperienze, nessun indicatore-chiave e nessun problema
strutturale dell’economia è stato significativamente intaccato o risolto.
Credo che dobbiamo riflettere oggettivamente su questi dati e su questa
situazione.
Alla inefficienza gestionale e di spesa particolarmente grave e
ulteriormente acuita nel corso di questi anni, si sovrappone, come in una
sinergia al negativo, una profonda inadeguatezza ed un utilizzo inefficace dei
Fondi, che finiscono per essere ridotti a meri strumenti finanziari - peraltro
sostitutivi e non aggiuntivi alla spesa ordinaria - spesso del tutto sganciati
dalle problematiche economiche e sociali del territorio e incapaci di sostenere
concrete politiche di sviluppo.
In questo contesto di generale difficoltà nella gestione dei Fondi, con
onestà intellettuale e responsabilità politica va però sottolineato un fatto
che emerge in tutta evidenza e in modo incontrovertibile dai dati: la
Programmazione 2007/2013 ha finora segnato il punto più basso delle esperienze programmatorie in Calabria.
In particolare, gli ultimi anni hanno visto precipitare la capacità d’impegno,
spesa e rendicontazione da parte della Regione.
Al di là dei dati assoluti che ho prima illustrato e che ho dovuto
registrare al momento del mio insediamento - il 10 dicembre scorso - un aspetto
appariva particolarmente preoccupante e riguardava la variabile più importante
nell’analisi dell’avanzamento finanziario della Programmazione: la velocità. In
un certo senso e in qualche misura, un Programma può anche registrare volumi di
spesa modesti, ma ciò che conta è quanto sta andando veloce e, soprattutto, se
accelera o decelera.
La Calabria mostra, a partire dal 2011, una grande difficoltà nella
velocità di avanzamento degli impegni e della spesa. Sono gli anni successivi
al 2011 che presentano una vera e propria stagnazione nella utilizzazione delle
risorse.
Anche il 2014 che sembrava destinato a chiudersi con valori molto
modesti che avrebbero confermato una tendenza al rallentamento o, comunque, all’appiattimento
della curva della spesa: nei primi 10 mesi, infatti, la spesa certificata era
appena pari a 143,4 milioni di euro.
L’andamento degli ultimi anni collocava la nostra Regione in
controtendenza rispetto alla normale dinamica dei processi di spesa.
Le ragioni di questa perdurante inefficienza gestionale e di spesa sono
molteplici e non vogliamo, in questa sede, utilizzare artifici demagogici o
strumentali.
Rientra nella responsabilità di noi tutti e della classe dirigente in
generale, su un argomento che è cruciale per il futuro della Calabria e dei
calabresi, mettere in campo una discussione franca, libera da condizionamenti,
svincolata dalle appartenenze, rigorosa e seria nell’analisi.
Una discussione senza reticenze e libera, fondata sull’etica della
responsabilità a cui siamo tutti chiamati, in questo consesso, per rispondere
alla fiducia che i cittadini e gli elettori hanno in noi riposto e che
costituisce il fondamento e la ragione del nostro mandato.
Questa operazione di verità deve essere intesa e considerata come un
esercizio democratico e di trasparenza, un dovere morale verso i cittadini
verso i quali tocca, ogni giorno, alimentare e rafforzare il senso di fiducia
nella politica e nelle istituzioni.
Ed è anche, consentitemi, una manifestazione di rispetto verso il ruolo
che ci compete come rappresentanti del popolo nelle istituzioni regionali:
perché da questo derivano, tra l’altro, non solo le responsabilità di chi ha
governato e i compiti di chi dovrà governare negli anni a venire, ma anche il
complesso delle funzioni costituzionali che ognuno, nell’ambito delle proprie
prerogative, è chiamato a esercitare.
Il quadro che ho sintetizzato in merito alla situazione ed alle
prospettive dei Fondi Europei esprime con chiarezza la difficoltà e lo stato di
crisi di fronte al quale ci troviamo.
Ragioni e responsabilità sono diverse e complesse. Vi contribuiscono
sia fattori di ordine generale e di tipo giuridico e amministrativo - come l’incapacità
a gestire la complessità dell’impianto legislativo e normativo comunitario e
nazionale e la conseguente farraginosità dei procedimenti -, sia fattori
riferibili alla scala locale e regionale dell’azione istituzionale come le
evidenti inefficienze della macchina burocratica regionale, l’inefficienza dei
controlli e le difficoltà gestionali in capo ai beneficiari, non adeguatamente
supportati dalla Regione.
Fattori di criticità finora mai adeguatamente trattati e governati, ai
quali si sommano: la debolezza di indirizzo dei centri di competenza; le
incertezze originate dal susseguirsi di tagli di finanza pubblica e gli effetti
di “spiazzamento” della spesa a causa del patto di stabilità interno; la
focalizzazione sui processi anziché sui risultati e la scarsa mobilitazione
locale; la polverizzazione degli interventi e la frammentazione della spesa; il
disallineamento delle azioni amministrative rispetto agli obiettivi della
programmazione; la segmentazione e la distribuzione parcellizzata della
programmazione tra fondi (FSE, FESR, FEASR, fondi nazionali) e tra strutture
gestionali, apparati, assessorati, società ed enti regionali ecc. ecc.
Vi rimando alla lettura di questa relazione, appunto.
Inoltre, emerge, in tutta evidenza, il deficit di visione strategica e capacità di coordinamento e governo
delle politiche da parte della Regione, la mancanza di priorità tematiche,
settoriali e territoriali, l’inadeguatezza del disegno di governance degli strumenti e del sistema degli interventi, la
mancanza di un serio approfondimento delle problematiche legate alla
sostenibilità istituzionale, amministrativa, operativa del complesso degli
interventi.
Il risultato non è solo il basso risultato nella spesa, ma soprattutto
il fallimento degli obiettivi generali della Programmazione posta a base della
utilizzazione delle risorse. Una circostanza che, lo ribadisco, peserà per anni
sulla Calabria e i calabresi.
Di fronte alla situazione che ho appena illustrato e proprio nella
prospettiva di attuare la programmazione 2014/2020 in modo radicalmente diverso
dal passato, a noi tocca il compito di intervenire, con determinazione e
rapidità, sui fattori strutturali che hanno impedito la spesa efficiente e l’uso
efficace dei Fondi Europei.
Proprio per questo nei prossimi giorni noi investiremo il Consiglio regionale di una nuova proposta di governance per quanto riguarda il programma
2014-2020. Una nuova proposta alla quale stiamo lavorando per evitare di
ripetere gli errori del passato.
La costruzione di un’adeguata e diffusa capacità istituzionale nell’uso
dei Fondi è decisiva. Anche per questa ragione, bisogna supportare i
beneficiari e bisogna dare maggiore spazio, nelle scelte, al confronto con gli
attori portatori di interesse dell’economia e della società, prevedendo sia l’Ufficio
del Partenariato specifica struttura di supporto operante sui territori e
costruita selezionando le competenze con criteri basati sul merito.
La gabbia soffocante e rigida dei procedimenti deve essere smontata,
così come la parcellizzazione burocratica degli interventi, a favore di una
gestione flessibile e pragmatica, che parta dai bisogni e dai problemi della
società e dell’economia regionale e dalle risposte che devono essere date.
I funzionari e i dirigenti regionali, così come quelli in capo a
beneficiari e soggetti attuatori pubblici, devono adottare un comportamento esclusivamente
orientato al risultato, escludendo ogni residuo atteggiamento conformato alla
perversa logica dell’adempimento burocratico.
Gli aspetti riguardanti la gestione, l’organizzazione, i controlli, il
monitoraggio e l’efficienza della spesa, saranno centrali nella
riorganizzazione che prima ho annunciato.
Tuttavia, il monitoraggio e l’analisi dei risultati e dell’impatto
delle politiche, oltre che dell’efficienza gestionale e di spesa, deve
costituire un costante modello di riferimento per la valutazione dei modelli d’azione,
degli interventi, delle strutture regionali e del personale.
A questi scopi, stiamo lavorando ad un piano di riorganizzazione delle
funzioni di programmazione, intervenendo per risolvere tutte le criticità prima
elencate nell’ambito del più generale processo di riorganizzazione della macchina
organizzativa della Regione.
La concentrazione della spesa, annullando la polverizzazione degli
interventi e la frammentazione delle politiche e puntando sui settori chiave, a
più alto valore aggiunto in termini di impatto economico, sociale e
occupazionale ed a più elevato contenuto d’innovazione, sarà per noi una
priorità assoluta.
In questo quadro, cambieremo il modello gestionale dei Fondi Europei. Per
queste ragioni, anche in vista della fase di interlocuzione che si aprirà con
la Commissione Europea, una volta che questa avrà notificato alla Regione le
proprie osservazioni sul programma 2014-2020, apriremo un confronto stringente
nel merito delle procedure perché questo è un nodo
rilevante da affrontare così come – voglio annunciarlo subito al
Consiglio – metteremo all’opera un nucleo di competenti, una Commissione per lo
snellimento delle procedure perché ritengo che anche su questo fronte è
necessario affrontare una riforma che ci consenta di superare lungaggini e aree
di sosta che non sono più ammissibili.
Credo che proprio in direzione di una riflessione che partendo dal
passato corregga alla radice gli elementi, le ragioni strutturali che hanno
determinato il fallimento nella utilizzazione delle risorse comunitarie, il Consiglio
regionale dovrà esser chiamato ad un approfondimento, ad un confronto di merito
perché si possa pervenire alla definizione di strumenti adeguati, agili e
capaci di superare le difficoltà che sono alla base di questa situazione.
Vi renderete conto che intorno alla partita di utilizzare le risorse
comunitarie che, come dicevo prima, sono le uniche risorse sulle quali possiamo
disporre per alimentare il sistema delle imprese per determinare condizioni di
crescita e di ammodernamento strutturale della nostra terra noi abbiamo il
dovere di approfondire attraverso il confronto le ragioni di queste difficoltà
e definire gli strumenti più consoni perché si possa uscire da questa
situazione.
In questa direzione abbiamo bisogno di più partenariato,
più coinvolgimento delle forze sociali, di più confronto con gli enti locali,
di far pesare di più i bisogni del territorio e di far in modo che le scelte
che a livello regionale vengono assunte corrispondano a questi bisogni ma
dobbiamo lavorare per rendere questi momenti costruttivi abbandonando inutili
ritualità.
Desidero infine porre l’attenzione su
un aspetto che ritengo cruciale per il tema di cui stiamo parlando oggi. Il Programma
operativo 2007-2013 è un’esperienza
che possiamo considerare non riuscita, in verità come altri Programmi delle
Regioni del Mezzogiorno.
Nonostante con il programma parallelo confluito nel Piano di Azione
Coesione, del valore di circa 1 miliardo, sia stato abbassato il target di spesa, si è comunque dovuto
ricorrere a strumenti di correzione dei dati di spesa mediante la
rendicontazione. E anche sulla utilizzazione del piano di coesione e gestione è
necessario che il Consiglio
faccia una riflessione perché, guardate – e chiudo – spesso viene utilizzata
l’inefficienza che è un dato oggettivo, l’incapacità che è un dato oggettivo
delle Regioni meridionali nella utilizzazione delle risorse per operazioni di ricentralizzazione, appunto delle risorse. Come è avvenuto
nella storia del Mezzogiorno e di questo Paese.
Quelle risorse vengono utilizzate non per azioni o progetti
strategici da parte dell’amministrazione centrale volti al territorio
meridionale ma vengono utilizzati per la redistribuzione verso altre aree del
Paese.
Credo che avere la capacità, rimuovere le ragioni di questa
rapina permanente nei confronti del Mezzogiorno e di una Regione come la nostra
è un dovere non solo per utilizzare pienamente ed in modo efficace le risorse
destinate alla Calabria ma anche per impedire questa rapina.
In questo senso credo sia duplice l’interesse del Mezzogiorno
e della nostra Regione a superare inefficienze e difficoltà, a definire
strumenti che possano consentire di utilizzare pienamente le risorse destinate
attraverso la programmazione comunitaria ai
nostri territori ma è anche una concreta opportunità perché si possa
contrastare una tendenza che storicamente ha fatto del Mezzogiorno una terra
marginale, un’area marginale e ne ha rapinato persino le risorse destinate al
suo territorio.
Ecco perché ritengo centrale
l’attenzione su queste problematiche. Ritengo che la discussione di oggi non
debba essere una discussione una tantum
o solo una
informativa, una operazione verità ma debba essere l’inizio di una attenzione
costante sulle risorse destinate alla nostra terra, in modo particolare dalla Unione
europea affinché non un solo euro vada disperso e perché queste risorse possano
essere utilizzate per produrre crescita, rinnovamento, trasformazione e ammodernamento della nostra Regione. Grazie.
Grazie al presidente Oliverio per questa completa e articolata relazione sulla programmazione
dei fondi comunitari che certamente rappresenta un problema centrale per tutti
e che però da problema può diventare una risorsa per tutti i calabresi.
Apriamo la discussione generale sulla
relazione.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente, pensavo ci fossero più iscritti, altrimenti, avendo già parlato,
sembra quasi di monopolizzare la discussione, quasi fosse una questione
personale. Ben volentieri intervengo su questo punto. Abbiamo ascoltato con
attenzione la relazione del presidente Oliverio e
vorrei suggerire - al di là dei numeri che la Calabria conosce quanto me se non
meglio di me - una serie di elementi utili a fare una valutazione critica di
questi anni che, voglio ricordare, riguardano il periodo 2007/2013. Per
intenderci qualità, quantità e capacità di spesa stanno a cavallo di 3 anni di
due amministrazioni.
Molti
sono stati i dati che abbiamo letto sulla stampa sui riferimenti nazionali, sui
successi o sugli insuccessi e ci prenderemo ovviamente il tempo per verificare
e per dare all’opinione pubblica il giusto grado di responsabilità perché è
giusto che un’amministrazione uscente, che è stata posta sotto critica rispetto
a dei risultati, possa controbattere come fatto di informazione.
Rimane,
però, un problema culturale, Presidente. Lei giustamente dice che durante 40
anni di regionalismo, gli ultimi 20 anni sono stati interessati da questa Giunta
che ebbe, pure se trasformata nel tempo come dotazione straordinaria per lo
sviluppo, quasi a supplire una dotazione ordinaria. Ed è stato così perché lei
che ha fatto il Presidente della Provincia e i tanti consiglieri che hanno
fatto il sindaco sapete benissimo come i trasferimenti
sono avvenuti con grandi ritardi; è come un gatto che si morde la coda. Anche
il Patto di stabilità, rispetto al quale incide anche la capacità di spesa dei
fondi, servirà molto alle politiche nazionali di questo Paese.
C’è un elemento complessivo di valutazione che non
può essere affidato ad uomini di parte quindi provo a chiederle nuovamente – lo
faccio in ogni mio intervento – a non essere un Presidente di parte ed a
provare di essere obiettivo.
Va da sé che lei si candida a produrre risultati, è
quasi come mettere le mani avanti dicendo “io vi rappresento dei dati,
raccontando che è tutto allo sfacelo per cui qualsiasi risultato portiamo sarà
salvifico”.
Io non credo sia così, presidente Oliverio, perché c’è una tendenza nuova e differente,
quella di non andare a parcellizzare la spesa, che la Giunta precedente ha
provato ad intraprendere.
Si guardi, ad esempio, agli investimenti
complessivi sui grandi interventi – aerostazione, metropolitana e altro – e non
alla parcellizzazione della spesa per le fontane che, se volete, sono state la
dinamica negativa dei famosi Pisl, rispetto ai quali anche noi all’interno
eravamo molto critici. Lo ricorderà il consigliere Aieta,
che non vedo in Aula, che all’epoca in cui era sindaco, su quei territori che
conosco bene perché riguardano la mia provincia, si lottava contro la logica di
altri sindaci o anche delle province che ragionavano della parcellizzazione
degli interventi.
A questa sua critica su quello che non ha
funzionato negli ultimi 20 anni, aggiungerei tutta una critica di base sul
sistema dei fondi comunitari, anche su problematiche sulle quali lei immagino
abbia lavorato molto. Mi par di capire che in questi mesi siate stati impegnati
più sul fronte sanitario, senza tuttavia riuscire a realizzare grandi risultati
per la Calabria e si stratta di una responsabilità politica del Governo nazionale
che distinguo da lei, perché, insomma, una parte politica ci vede minoranza sia
in Parlamento sia in Consiglio regionale.
Comprende bene, Presidente, che la capacità di
spesa complessiva sulle cifre che lei ha citato per fare un intervento
obiettivo non mi convince. Se lei mi dice che dal 10 dicembre, quando si è
insediato, ha avuto grande difficoltà anche a convocare il Consiglio, perché
c’era la liturgia classica della politica, la nomina del Presidente della
Repubblica e quant’altro, dubito ci sia stato un grande impulso ad una macchina
amministrativa che è ancora a metà, è ancora un’anatra zoppa, nel senso che
mancano molti assessori con deleghe importanti.
Manca finanche la nuova guida dei dipartimenti,
tant’è che penso che anche nella scelta degli uomini ci siamo dovuti ricredere.
Vivaddio al Dipartimento programmazione comunitaria lei ha assunto come suo
consulente un uomo, che evidentemente ha ottenuto dei risultati, scelto dal
presidente Scopelliti, che avrà fatto scelte giuste e scelte sbagliate. Non è
che il presidente Scopelliti fosse perfetto e neanche lei potrà esserlo pur
avendo tutte le migliori intenzioni.
Ribadisco una critica alla sua supponenza perché
dubito che in questi pochi e scarsi mesi di lavoro possa giungere il risultato
salvifico. Se delle cifre, se degli interventi, se degli strumenti, se dei
progetti, se delle azioni salvano in parte o meno una qualità della spesa che
risente di tutti questi anni di complessità, vivaddio ci sarà stato un lavoro
di impostazione e non il nulla, perché se c’è chi può recuperare progetti che
vengono ad essere rendicontati nella prima tranche del 2014
evidentemente lo potrà fare in virtù di un lavoro già predisposto in
precedenza. Voglio ricordare a me stesso, e lo ricorderemo ai calabresi anche
nei prossimi giorni, quanto una vicenda drammatica - come l’interruzione
prematura della scorsa legislatura – abbia inciso negativamente
sull’operatività della Giunta. Durante gli ultimi 8 mesi, presidente Oliverio, e lo dico soprattutto per quelli che a differenza
mia hanno fatto gli assessori nella Giunta Scopelliti, noi abbiamo operato con
grande difficoltà; eppure c’erano interventi straordinari messi in campo dal
collega Salerno, che era assessore al lavoro, che aveva recuperato una programmazione
che subiva dei ritardi e che però è stata frenata anche dall’impossibilità di
poter nominare.
Voglio ricordare che finanche sulle risorse affidate
alle fondazioni che gestiscono progetti nel campo sociale vi è stata una
polemica che ritengo stucchevole, al di là della cifra irrisoria che adesso
sembra la panacea. Anche in questa circostanza c’è stata una continuità di
lavoro per raggiungere risultati entro il 31 dicembre.
Questo è il concetto della continuità
amministrativa. C’è una macchina organizzativa che ha prodotto dei risultati e
ne ha mancato altri, ci sono alcuni ritardi. Se vorrete affrontare anche col nostro
contributo il resto della programmazione 2007-2013 e la futura programmazione
2014-2020, che hanno chiare responsabilità di un corpo sociale ed economico,
noi ci saremo. Non servono tavoli alla Calabria, presidente Oliverio.
Ne ho visti tantissimi, così come l’opinione
pubblica e la stampa che ne hanno visti tantissimi in questi anni. Non ho mai
sentito i grandi sindacati partecipare ai tavoli con queste proposte che
acceleravano. Anzi quella è una liturgia rispetto alla quale serve grande
rottura.
Allora il problema dove sta? E’ un problema
culturale della Calabria e lo dico a suo sostegno per le difficoltà che avrà Presidente.
Quando i sindaci programmano interventi,
soprattutto quando vengono dalla programmazione dal basso, guardate con
attenzione ai Pisl, perché non si tratta di un programma messo in campo dal
consigliere Tallini, o dal consigliere Salerno o
dall’assessore Mancini o dal presidente Scopelliti, ma è il recepimento di una programmazione
dal basso dei comuni e registriamo che c’è gente poco adeguata a guidare i comuni
perché non ci sono grandi risorse per consulenze. Se era così prima, sarà così
anche per il futuro e quindi è un bene che lei parli di snellimento di
procedure.
Mi sono occupato si energia e se volessimo avere
l’umiltà di partire da un risultato positivo, potremmo dire che per la prima
volta nella storia delle Regioni a obiettivo convergenza c’ è un settore che
spesso ha impegnato tutte le risorse, quasi al 100 per cento. È un risultato
che ho visto certificato sul giornale anche in una sua relazione.
Lì non c’è stato un Mandrake della politica, non ci
sono state grandi alchimie, c’è stato quello che dovremmo fare come nuova
generazione della politica, e non è un problema di carta di identità, cioè
rompere con l’arroganza del potere che deve comandare e sostituirsi a tutti i
costi avendo pochissimi dirigenti. Lo ricordavo nei giorni scorsi al collega
Guccione, che mi pare di capire abbia queste deleghe, che lì non lavorano 100
ma sei persone con un solo dirigente e hanno prodotto i risultati che altri dipartimenti
non hanno prodotto.
Significa avere una governance che guardi
nell’ottica di produrre fatti e nello specifico i fatti sono bandi di efficientamento energetico dove enti privati e pubblici
producono domande che dovrebbero essere selezionate nel minor tempo possibile e
determinare quali sono i progetti migliori possibili.
Quindi tutto quello che lei elenca come
accelerazione ancora non lo vedo, Presidente, nel senso che lei non ha potuto
fare altro dal 10 dicembre rispetto al 31 dicembre che è la prima scadenza. Finanche
il ritardo, ripeto, della nomina del commissario alla sanità ha fatto sì che
gli ultimi 8-9 mesi si sia verificata una situazione drammatica. Ogni tanto
partecipavo a riunioni dove finanche la nomina dei dirigenti sanitari,
considerata anche quella dalla stampa come usurpazione di chissà quale potere
della guida di aziende sanitarie o quant’altro, era impedita; anche lì ci sono
soldi che non si sono potuti spendere perché non c’era la governance perché
non è stato nominato il commissario, perché qualcuno a Roma, ancora oggi, gioca
su uno dei settori più importanti e so quanto forse anche a lei abbia provocato
sofferenza, Presidente.
Si capisce che voleva iniziare nel migliore dei
modi e non c’è riuscito rispetto a questo tema perché anche tra i fondi messi
oggi nel Piano di azione e coesione, in quel fondo comune e indistinto che è
stato dato a Roma per spenderli al posto nostro, c’erano delle risorse per
delle case della salute bloccate da 8 mesi, perché da quando il presidente Scopelliti
si è dimesso – più che dimettersi non so cosa potesse fare – è stato un
continuo susseguirsi: questo non si dice, questo non si fa, adesso non è
possibile, adesso ce la vediamo noi.
E anche quello, in questa critica se con noi vuole
essere onesto intellettualmente, Presidente, ha comportato un ritardo notevole
rispetto ad obiettivi di cose programmate che valgono 42 o 58 milioni di euro,
non ricordo bene. Faccio un esempio con i fondi della casa della salute e mi
ripeto: l’errore è nella valutazione di alcuni interventi nella complessità di
fare bandi di gare che siano utili; certamente i bandi su una metropolitana
hanno delle procedure più importanti e più difficili rispetto a quelli delle
centinaia di fontane costruite con le vecchie programmazioni.
Questo è stato il tentativo, vorrei sottolineare,
di una nuova azione di governo che si è provato a mettere in campo nella scorsa
legislatura. E’ ovvio che ad oggi si individuano grandi progetti:
l’aerostazione, metropolitane, cittadella consegnata, gli ospedali che
risentono di un ritardo strutturale e organizzativo di una Regione. Non è che
la Regione è cambiata da quando lei è diventato Presidente.
Si troverà, purtroppo, a combattere come è stato
anche sui fondi sulla depurazione messi in campo a partire dal 2010, per i
primi 180 milioni di euro - e cito a memoria dai titoli dei giornali e dalle
riunioni che facevamo con sindaci che non hanno nemmeno programmato un bando di
gara -. E’ quindi un problema strutturale della Calabria, non andremo a
sostituirci a quei sindaci, non lo faremo nemmeno con i consulenti e con tutte
le task force che lei metterà in campo.
Bisognerà scegliere come poter snellire procedure –
su questo sono d’accordo con lei, presidente Oliverio
– e noi siamo qui per aiutarla e per sostenerla.
E’ ritornato il collega Aieta.
Collega, ricordavo al suo presidente Oliverio quanta
difficoltà culturale c’è stata rispetto al passato, come lei ben sa con le
riunioni che sono state fatte. Anche lì c’è un problema della politica, è come
se io candidassi Fagnano Castello, che mi ha dato le
origini, ad essere il paese per eccellenza della Calabria.
Mi pare che non sia così. Quindi quella rottura,
quella difficoltà che quel sindaco, oggi consigliere regionale, incontrava le
ritroverete tutte per strada nei prossimi mesi quando lei inizierà a
programmare, Presidente.
È stato possibile raggiungere i risultati che lei
ci ha elencato dalla banda larga, alla delibera che in questi giorni avete
fatto - rispetto alla quale vorrei sottolinearvi un altro progetto che si
chiama Smart Region, relativo alla mobilità
sostenibile, che è già pronto e realizzato insieme ad Enel e vale 58 milioni di
euro -, perché ha trovato già una programmazione su cui poter intervenire.
Penso che la Calabria e noi, per il tramite dei calabresi,
non la volevamo al governo regionale, ma le ripeto che lei per noi è il Presidente
di tutti i calabresi, quindi anche il mio Presidente. Forse abbiamo sbagliato
anche noi nella passata legislatura, ci aspettiamo da lei un momento di grande
verità. A Cesare quel che è di Cesare. Non è tutto nefasto anche per come
emerge da questi dati. Non si annunciano incapacità di programmazione, ma c’è
solo un grande ritardo, quello sì. Molto spesso abbiamo provato a cercare
imprenditori in questa Regione e non è semplice trovare gli imprenditori che
decidono di dire per esempio “ho un piano straordinario, guardate in un’altra
direzione”.
Non si costruiscono solo case o palazzi e si fa
impresa. Anche quello deve essere un grande monito da offrire a questa Regione,
informarli per tempo di dove e come sono le risorse e come si possono
trasformare.
Questa è l’analisi che aggiungo alla sua, non basta
soltanto la politica, non bastano solo i bravi dirigenti che pur ci sono e lei
ne ha trovati. Sarà giusto sostituire chi ha fallito e chi ritiene non
adeguato. Ma il lavoro, che lei ha rendicontato sulla stampa e oggi in queste
ore, è ancora il lavoro fatto da chi l’ha preceduta, al saldo dei limiti e di
quelle cose e di quegli spunti positivi che al posto suo riprenderei e rispetto
ai quali chiederei anche a questa parte dell’Aula di essere utile e di andare a
smontare.
C’è arroganza di nicchie di potere, di potentati
inutili per questa Regione, di gente che ancora viene eletta e che forse
sarebbe opportuno non vedere più nelle varie istituzioni, che viene ancora dal
gioco per cui si dice “io ho quel pezzo di risorse” e le gestisce in
quest’ottica. Quella è la cosa da combattere. Anche la gestione dei fondi
l’abbiamo vissuta sul campo insieme alla gente del Pd, insieme agli
amministratori, nel ruolo, che avevamo, di governare tutta la Calabria.
Questo è l’elemento culturale neutro che va
combattuto. Manca nella sua relazione, Presidente, volevo sottolinearglielo di
nuovo perché è quello con cui lei si andrà a scontrare ed è quello con cui ci
siamo scontrati.
Quindi, più onestà intellettuale, grande capacità
di dire che se li vogliamo citare tutti da Veraldi in
avanti, Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti, Oliverio
nessuno di voi si è candidato per distruggere la Calabria. Sarebbe come
riconoscere i dottor Jekyll e mister Hyde. Ognuno di voi si è candidato per fare il meglio,
ognuno portatore della propria esperienza politica, della propria weltanshauung, della capacità di
immaginare il futuro, ma i problemi sono sempre quelli, quelli che ci sono da
20 anni e riconoscerli insieme significherà forse rimuovere quegli ostacoli con
la capacità di programmare grandi interventi.
Ho finito, Presidente, c’erano dei passaggi da
aggiungere che fossero ad ausilio e a supporto del presidente Oliverio, no? Perché altrimenti rispetto alle polemiche che
anche voi avete provato ad alimentare, sarebbe sembrato che noi fossimo contro
a prescindere. Penso che non sia così, però oggi restituire l’immagine di chi
come voi è in grande ritardo, con un’azione forse notturna perché di giorno
siete impegnati su altre cose, ci sembrava esagerato e poco opportuno, dato che
ancora il commissario alla sanità non è arrivato dalle cronache dei giornali.
Bene la direzione di sburocratizzare, bene la
direzione di rompere con una cultura di arroganza del potere. Rispetto a questo
ci troverà da questa parte umilmente rispetto a come si arriva anche al
risultato del 100 per cento – siccome ce ne siamo occupati –. Siamo pronti a
dare il contributo suggerendo di fare cose normali, cioè di andare la mattina e
dire ai dirigenti di correre e di approvare i buoni progetti che pure questa Regione
è in grado di sviluppare.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, Presidente della Giunta, colleghi
consiglieri, stiamo discutendo su un tema importantissimo di vitale importanza
per la nostra Regione: i fondi comunitari.
Presidente Oliverio, ho
ascoltato con grande attenzione la sua relazione molto dettagliata, minuziosa,
approfondita della situazione dei fondi comunitari della nostra Regione, della
spesa dei fondi comunitari.
Chi le parla in questo momento ha avuto l’onore e
l’onere di ricoprire di assessore per 18 mesi nella passata legislatura ed ha
avuto la possibilità di rendersi conto di quanto difficile sia spendere i fondi
comunitari, di quanto difficile sia raggiungere gli obiettivi che una Giunta
regionale si pone, ogni singolo assessore o il Presidente della Giunta
regionale.
Non v’è dubbio che in politica c’è gente che
lavora, che c’è anche gente che se ne infischia dei problemi delle istituzioni
e della comunità. Ma questo accade anche nell’altra parte, quell’altra parte
che dovrebbe collaborare con la politica e mi riferisco alla burocrazia, presidente
Oliverio, perché io ritengo che, al di là dell’appartenenza
politica, centro-destra o centro-sinistra, quando si vincono le elezioni ognuno
ha la responsabilità di governare questo Ente e cerca di farlo nel migliore dei
modi, con senso del dovere, cercando di raggiungere i risultati - e soprattutto
gli obiettivi che sono stati programmati - nel più breve tempo possibile.
Purtroppo questo non accade e chi vi parla si è reso conto che tante volte ciò
che la politica vorrebbe fare ma soprattutto le risposte che vorrebbe dare a
questa Regione trovano un muro davanti e quel muro è la burocrazia regionale, presidente
Oliverio.
Vede, lei nella prima, nella seconda seduta di Consiglio
regionale ha proposto la modifica dello Statuto, ha proposto delle modifiche
all’assetto, agli strumenti della nostra Regione. Col gruppo di Forza Italia ci
siamo astenuti dicendo che lei deve tracciare la linea perché ha vinto le
elezioni insieme alla sua maggioranza e deve dotarsi degli strumenti che lei
ritiene siano utili per poter rendere efficace l’azione di governo regionale.
Oggi io le dico, per quanto riguarda la spesa dei
fondi comunitari, di prestare molta attenzione alla burocrazia regionale perché
io ho trascorso a volte anche 18 ore in assessorato per cercare di velocizzare
la spesa, come per esempio il credito sociale che è stato frutto di una mia
iniziativa, ma all’epoca da quando la rappresentai al presidente Scopelliti
sono passati 10 mesi prima di vedere alla luce un bando che è stato modificato
decine e decine di volte dalla burocrazia e dai dirigenti generali.
Chi vi parla ha avuto un confronto, uno scontro con
chi ha ricoperto dei ruoli di alta responsabilità nell’apparato dirigenza regionale
e lei troverà anche traccia scritta di questo perché quando uno governa e
amministra si deve assumere le responsabilità fino in fondo.
Così come diceva anche il collega Orsomarso per
esempio sui fondi della depurazione, i fondi che sono stati messi a
disposizione; tanti sindaci sono stati inadempienti perché, purtroppo, un’altra
piaga è anche questa: la Regione è un ente di programmazione, di controllo e di
indirizzo ma non è un ente di gestione.
Alla fine i fondi comunitari vengono poi gestiti ed
utilizzati dai soggetti attuatori. Non v’è dubbio che lo sprone possa essere il
controllo, la Regione e anche la programmazione, individuando degli obiettivi
strategici per la nostra Regione; questo sì è fondamentale ma spesso ti ritrovi
già con le procedure farraginose imposte dalla Unione europea, con
l’indifferenza o comunque con il mancato impegno di tanti soggetti che
dovrebbero fare la loro parte per velocizzare la spesa.
Presidente Oliverio,
quello che voglio dire oggi è questo: nella passata legislatura ci siamo
impegnati per dare il massimo e cercare di raggiungere il massimo della spesa
dei fondi comunitari realizzando interventi con tutti i problemi che le ho
rappresentato prima.
Oggi le voglio dire questo, Presidente: lei sta
impostando una azione di governo da qualche mese. Ha la possibilità di voltare
pagina su tante cose e lo faccia, lo faccia se vuole raggiungere veramente
quegli obiettivi che poco fa in quella relazione ha menzionato, altrimenti
rischiamo fra uno o due anni a ritrovarci in quest’Aula a dire ancora una volta
che la Calabria non riesce a spendere bene.
Un impulso in più, se è necessario, anche
istituendo delle Commissioni, dei gruppi di lavoro. Insomma fare un qualcosa
per controllare chi oggi ha il dovere e soprattutto viene pagato per essere
responsabile e velocizzare la spesa dei fondi comunitari.
Questo è un momento importantissimo, abbiamo ancora
la possibilità fino al 31 dicembre di spendere la programmazione 2007-2013 e
nell’occasione vorrei porre alla sua attenzione alcuni strumenti che sono in
atto per esempio sull’agricoltura come la misura 121. Ci sono tanti
imprenditori che hanno degli interventi in atto e che rischiano di non poter
completare e magari rischiamo di tornare indietro fondi. Se è necessario, presidente
Oliverio, porti anche all’ordine del giorno del Consiglio
regionale le eventuali proroghe che saremo disponibili a dare, per mettere la Giunta
nelle condizioni di poter operare e far spendere al massimo i fondi comunitari.
Come dicevo, noi dobbiamo fare proprio questo:
impulso, controllo e velocizzazione della spesa. E’ la burocrazia che deve far
questo, altrimenti si rischia di far dibattiti in Consiglio tra maggioranza e minoranza,
con lei che lavora dalla mattina alla sera insieme magari alla sua Giunta; alla
fine rischiamo di non raggiungere i risultati perché, purtroppo, le procedure
per spendere i fondi comunitari sono farraginose con tutti i controlli che ci
sono; spesso si verificano interruzioni di spesa a volte ingiustificate e poi
la politica è costretta a sedersi al tavolo come lei ha detto prima anche in un
confronto col Governo nazionale e anche con i vertici comunitari per cercare di
rimettere in moto il meccanismo e di non perdere i fondi.
Oggi il nostro ruolo, quello della minoranza - che
fino a qualche mese era maggioranza e aveva la responsabilità di governo – deve
essere un ruolo di responsabilità, di attenzione su questi punti che sono strategici
e nevralgici per lo sviluppo della regione.
Stia tranquillo: noi ci saremo su queste cose e ovviamente
ci confronteremo su scelte politiche diverse dove magari avremo un pensiero
diverso.
Però, presidente Oliverio,
colgo l’occasione nella parte finale del mio intervento di far qualche
riflessione che non vuole essere né una critica né un attacco nella maniera più
assoluta ma qualche riflessione è giusto farla.
Intanto rinnovo al presidente Scalzo la mia solidarietà
per il vile gesto che ha subito, le lettere di minaccia, perché sono cose che
non stanno né in cielo né in terra e che non è possibile subire da parte di chi
si dedica oggi ad amministrare la cosa pubblica e a ricoprire ruoli
istituzionali.
Però, presidente Oliverio,
ho seguito un attimo la vicenda per la nomina del commissario alla salute: non
è giusto che questa Regione continui ancora in questa situazione. Noi da
maggio, dalle dimissioni del presidente Scopelliti abbiamo avuto una Giunta
regionale con poteri ridotti, con poteri ordinari e quindi è stato un problema
per la Calabria. In più siamo stati senza commissario se non nominato poi a
ridosso delle elezioni regionali, il generale Pezzi con la clausola fino alle
elezioni del nuovo Presidente della Giunta regionale perché si dava per
scontata, comunque, la nomina del Presidente della Giunta regionale.
Se vuole un mio pensiero sarebbe stata cosa giusta che fosse stato il Presidente della Giunta regionale commissario. E le spiego in maniera molto semplice il perché. Io mi sono interessato e insieme al collega Ciconte, col quale siamo stati in Commissione assieme, abbiamo lavorato e collaborato su punti molto importanti per la nostra Regione che riguardavano la sanità. Noi non ci troviamo più nella prima fase del Piano di rientro quando dovevamo rientrare dal debito della sanità. Oggi ci ritroviamo nella seconda fase, in quella di accompagnamento per uscire dal Piano di rientro, cioè predisporre il tutto in quella fase preliminare per tornare alla normalità.
Allora chi più
del Presidente della Regione che dovrà governare la Regione nei prossimi 5 anni poteva assolvere a
quel ruolo di commissario per la sanità?
Oggi non si tratta più, come si faceva prima, di tagliare la spesa, di tagliare
reparti e posti letto, ma oggi si tratta di accompagnare la Regione verso la
normalità e incominciare a mettere i tasselli per ricostruire la sanità nella nostra
Regione e capire quali ospedali devono essere potenziati, quali devono essere
recuperati perché tagliati dal Piano di rientro e quella che dovrà essere l’eccellenza nella nostra Regione.
Però è stata
votata questa legge che non prevede la nomina del Presidente, che prevede che
non sia possibile la
nomina del commissario a Presidente della Regione;
però, presidente Oliverio, il Governo deve
nominare il commissario per la sanità perché questa Regione non può restare paralizzata.
La questione della Fondazione Campanella si trascina ormai da tre anni. Abbiamo votato alla unanimità due volte leggi regionali in questo Consiglio per
salvare la Fondazione
Campanella e i sub-commissari più volte si sono rifiutati di
firmare gli atti consequenziali per salvare la Fondazione Campanella.
Penso che sia arrivato il momento di non permettere più
queste cose. La nostra non può essere una Regione colonizzata né una Regione
sottoposta a determinati diktat da parte di chi fra sei mesi andrà via e si
dimenticherà della Calabria e dei suoi problemi.
Questo è quel che volevo dire, presidente Oliverio, rinnovando a lei gli auguri di buon lavoro per
cercare di dare veramente qualche risposta a questa Regione. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere
Tallini. Ne ha facoltà.
Colleghi
consiglieri, penso che ognuno di voi abbia fatto la riflessione sulla
comprensibilità dello stato d’animo in cui si può trovare un consigliere che,
come me, iscritto ad un partito, al contrario di altri candidati senza tessera
che siedono anche su questi banchi, si trova a fare una battaglia in campagna elettorale e poi in quest’Aula per ragioni
“formali” si trova assegnato al gruppo Misto.
Ringrazio il collega Nucera che ha
tentato di far capire la questione politica in quest’Aula, ma ho notato anche
con quale disinvoltura è stato preso in considerazione il suo intervento mirato
a far comprendere la situazione.
Voglio brevemente commentare
l’intervento del Presidente
della Giunta, Oliverio. Però voglio dire - e poi
passo al dibattito all’ordine del giorno del Consiglio regionale, cioè la
discussione sui fondi comunitari - che le cose riferite in quest’Aula non sono
come le ha riferite il presidente
Scalzo.
Io ho – proprio perché lei stesso
l’ha ricordato – copia…
PRESIDENTE
Consigliere Tallini,
ha già parlato di questo.
Che è successo…
PRESIDENTE
Quello che ha
riferito il presidente Scalzo…
Ma avete visto
a quale livello siamo?
PRESIDENTE
A quale livello?
Questo è il livello nel quale ci troviamo? Ma comprendete a che livello siamo? Lei quando è stato invitato a
presiedere questa Assemblea le hanno detto cosa deve
fare? Quando deve intervenire?
PRESIDENTE
Mi hanno detto…
Su cosa deve
intervenire?
PRESIDENTE
Lei deve
intervenire sull’ordine del giorno.
Mi dica di
cosa dobbiamo parlare così…
Stiamo
parlando dei fondi comunitari, punto all’ordine
del giorno al quale si deve attenere.
Che cosa
dobbiamo dire? Mi dica lei? Mi faccia lei l’intervento così io lo leggo e mi
capisce. Io non so chi le ha riferito di fare questo intervento, ma se lo ha
fatto di sua iniziativa, stia tranquillo al suo posto, faccia il Presidente e non esegua gli ordini che qualcuno
le ha dato.
PRESIDENTE
Nessuno mi ha
dato ordini, consigliere Tallini.
Mi faccia
completare l’intervento, allora.
PRESIDENTE
Lo completi sull’argomento all’ordine del giorno.
Invito i
colleghi a dirle di stare zitto e di farmi completare il mio intervento. Qua
non siamo al Portbou, siamo al Consiglio regionale della Calabria
dove ognuno ha diritto di intervento ed ha diritto di dire quello che pensa, se
non offende e non ingiuria le persone.
Io sto dicendo
cose che interessano l’Assemblea. Stavo dicendo per un
attimo, prima di passare all’argomento che è all’ordine del giorno, se il Presidente mi avesse dato prima la
parola, che le cose non stanno come sono state dette, perché non c’è nessuna
norma del Regolamento che dice che la mia adesione a Forza Italia debba
dipendere da qualcuno che sia iscritto prima di me.
PRESIDENTE
Consigliere Tallini!
Mi scusi, ma
per cortesia, la smetta di interrompermi.
Lei la deve
smettere!
La smette di
interrompermi? Se mi avesse fatto dire prima quello che devo, in questo momento
avrei parlato già di altro, tanto prima o poi anche lei sarà chiamato a rispondere di responsabilità insieme al presidente Scalzo ed agli altri
componenti dell’Ufficio di Presidenza.
Risponderemo
nelle sedi opportune, consigliere Tallini.
Lei non si
rende nemmeno conto dell’abuso commesso e non si rende nemmeno conto che per
come sta interrompendo il sottoscritto sta continuando a perseverare nel suo
abuso.
Se mi fa
finire l’intervento…
(Interruzione)
Posso
completare il mio intervento? Lei è un provocatore.
Se parla dell’argomento all’ordine del giorno.
Lei è un
provocatore. Lei e chi l’ha messa là. In questo momento la sua Presidenza è
un’offesa a questo Consiglio regionale.
E chiarisco
che il mio intervento è teso a dire che se qualcuno mai…
(Interruzione)
Consigliere Tallini, le ho tolto la parola.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Bevacqua. Ne ha facoltà.
(Interruzione)
Stavo dicendo
che non c’è nessun Regolamento del Consiglio
regionale che prevede che la mia adesione al gruppo dipenda dal
capogruppo, di uno che si iscrive prima di me. Quando me lo dimostreranno io
prenderò atto e darò ragione.
PRESIDENTE
Consigliere Tallini, ancora!
Presidente,
mi consenta, quando lei parla l’italiano questo deve essere anche comprensibile
ed io non riesco a capire il suo italiano purtroppo.
PRESIDENTE
Consigliere
Tallini!
(Alcuni consiglieri intervengono
fuori microfono)
E no! E’ più
offensivo quello che sta facendo lui e dovrebbe indignarvi, dovreste
sollevarvi! Ma se prima il suo intervento è stato così preso in considerazione…
(Interruzione)
E sì, io non
capisco quello che dice ma so soltanto che mi sta togliendo la parola.
(Interruzione)
Ma lei,
collega, può difendere il mio diritto a fare l’intervento?
(Interruzione)
E lo dica lei,
io non vedo che si sta alzando per difendere il mio intervento, vedo che mi sta
togliendo la parola e si sta zitto.
(Interruzione)
Posso fare il
mio intervento? Ma io se passo alle offese e ad altro è perché il mio intervento non viene preso in considerazione, il
mio intervento e il mio diritto di prendere la parola in quest’Aula non vengono
rispettati.
(Interruzione)
PRESIDENTE
Consigliere
Nucera.
Vuole evitare
che si arrivi a questo? Difenda il mio diritto a fare il mio intervento così
vede che non si arriverà a questo o ad altro perché io
non consentirò che i miei diritti di consigliere regionale siano calpestati da
“uno” messo lì.
(Interruzione)
Va
bene, il rispetto andava manifestato prima, quando si sono fatte le votazioni
per l’Ufficio di Presidenza.
Per quanto riguarda la relazione fatta dal presidente Oliverio,
ebbene volevo ricordare a quest’Aula e al presidente Oliverio che, oggi, nella relazione
descrive una realtà drammatica per quanto riguarda l’utilizzo
dei fondi comunitari e che il presidente Scopelliti
si è dimesso il 29 aprile.
Forse questo qualcuno l’ha
dimenticato. Stiamo parlando e scaricando molte responsabilità su una vicenda
politica finita il 29 aprile quando il presidente Scopelliti poteva anche
restare in carica come consigliere regionale, sospeso dalle funzioni ha
ritenuto di doversi dimettere a seguito di quella condanna.
Da quel momento fino ad oggi cosa è
accaduto? Considerato che 11 mesi significano quasi un anno.
Ci vuole allora l’onestà
intellettuale, molto richiamata dal collega Orsomarso, perché, nello scaricare
la responsabilità di molte cose che non vanno oggi, vanno chiaramente
individuate responsabilità oggettive, con onestà intellettuale, tenendo conto
anche che da quando si è insediato il presidente
Oliverio non ha fatto altro che conferenze stampa per dire che le cose che abbiamo fatto
noi non erano fatte bene, dal micro credito sociale al progetto Garanzia
Giovani. E domani l’assessore Guccione farà una
conferenza stampa per annunziare questo grande progetto avveniristico che
metterà
E
anche rispetto alla questione dei fondi comunitari vorrei ricordare che c’è un
organo che si chiama Audit che deve esercitare per legge
i controlli sulla spesa comunitaria.
E’
un lavoro così delicato che si fa dopo che i comuni ed i soggetti attuatori
hanno presentato alla Regione Calabria tutta la documentazione
per la certificazione da trasmettere alla Comunità
europea.
Ebbene quando siamo arrivati noi
questo era un organo di persone assunte a tempo determinato che non avevano una
stabilità ed una continuità, che non avevano quella legittimità sul piano
professionale di continuare ad esercitare e certificare il lavoro che facevano
e che era indispensabile.
Ebbene, noi abbiamo lavorato,
abbiamo fatto i concorsi e abbiamo consentito che questi lavoratori avessero la
dignità del tempo indeterminato, che avessero quella dignità e quella
autorevolezza che era necessaria perché loro potessero certificare autorevolmente
la documentazione che andava trasmessa.
Questo lavoro è merito nostro! Che
cosa si può fare in regime di emergenza? Massimo un commissario ma nemmeno i
commissari abbiamo potuto fare come ricordava molto bene il collega Orsomarso.
Venire, allora, in Aula e continuare
dopo tre mesi e dopo un anno dalla fine dell’esperienza Scopelliti, andare a
scaricare sul progetto, sulla esperienza Scopelliti la responsabilità, il
fallimento o i presunti fallimenti perché sono tutti aspetti che vanno
riscontrati perché è facile sciorinare date, circostanze e numeri senza avere
la possibilità di andare ad approfondire.
Il dibattito lo stiamo facendo oggi,
non abbiamo avuto la relazione prima ed io prendo per buono quel che ha detto
il presidente Oliverio in quest’Aula, ma al contempo faccio una
riflessione ed invito pure voi a fare una riflessione.
Il presidente Oliverio è venuto in
quest’Aula ed ha annunciato la rivoluzione con le modifiche allo Statuto, col
ruolo unico; poi non si sa che fine ha fatto la famosa legge che dimezzava i
compensi ai rappresentanti degli enti e speriamo che quanto prima la possiamo
vedere; l’iniziativa di mandare subito a casa i direttori generali, con il
riscontro, dopo qualche giorno, che non si potevano mandare a casa e ci siamo
inventati una nuova riforma.
La nomina di un nuovo dirigente
all’Ufficio Legislativo e dopo una settimana la revoca di questo incarico.
Abbiamo avuto l’impressione e non
solo noi - noi l’abbiamo avuta più di voi perché voi siete dentro – che
praticamente ci sia una sorta di approccio ai problemi della Calabria con
grande superficialità e impreparazione, grande dilettantismo. Questo è molto
pericoloso.
Concludo con una riflessione: se è
vera la ragione per cui il presidente
Oliverio sostiene che gran parte delle responsabilità
siano della burocrazia, se è vero che in questo settore i burocrati si sono
resi responsabili di gravi misfatti - perché quando ci si rende conto che non
si fa nulla per salvare finanziamenti che sono a favore di una terra che ha
tantissime emergenze si commette un delitto - vorrei dirle, presidente Oliverio,
come ciò si concili con l’affidamento della consulenza per i fondi comunitari
allo stesso direttore generale, dottor Praticò. Le premetto che ho grande
stima, l’ho conosciuto ed ho riscontrato in lui grande competenza. Ha fatto
bene il presidente Scopelliti a nominarlo direttore generale dei fondi comunitari
e della programmazione.
Ma se il dottore Praticò era così
bravo da essere direttore generale col centro-destra e così bravo da essere
indicato anche come esperto e consulente del presidente Oliverio, io non capisco perché
oggi il presidente Oliverio viene a sciorinare una situazione così drammatica
sull’utilizzo dei fondi comunitari quando il direttore generale, il burocrate
che ha gestito questo settore, questo dipartimento era il dottor Praticò. O è
bravo o non lo è. Se non è stato bravo non vedo perché lei lo debba aver
nominato suo consulente personale con
la prospettiva che domani possa continuare a fare anche il direttore generale
di quel dipartimento.
Credo che
ci siano le solite contraddizioni che sono così evidenti tanto da farle
chiaramente emergere in qualsiasi momento ed i calabresi questo lo hanno capito
perché si aspettano fatti e non parole. Fino ad adesso hanno sentito fatti e
non parole.
Lei ha
annunciato questo grande provvedimento a favore del lavoro. Visto che siamo in Calabria
e visto che il lavoro si crea con idee e risorse, considerato questo corto
circuito che c’è col Governo Renzi, vedremo quale
ricetta si inventerà e se sarà concreta e produrrà posti di lavoro e sarà in
grado di andare incontro a quella che è in questo momento la domanda più
importante di tantissimi giovani che vogliono lavoro; in tal caso saremo pronti
anche a sostenerla eventualmente.
PRESIDENTE
Consigliere
Tallini, se si avvia alla conclusione.
Mi sta interrompendo perché sono
uscito di nuovo fuori tema?
PRESIDENTE
No, il tempo è già scaduto.
E’ tiranno. Posso concludere?
Allora per quanto riguarda la sanità
ritengo che sia inaccettabile quel che sta avvenendo. A Roma non governa certo Berlusconi,
ma Renzi, un governo amico di questo Consiglio
regionale, del Presidente.
Quindi due sono le cose: o il Presidente non è preso in
considerazione, non è rispettato, o ci sono giochi che, comunque, si stanno
consumando ai danni della Calabria.
Se il presidente Oliverio è a conoscenza dei
giochi che si stanno facendo alle spalle della Calabria sarebbe utile che lo
dicesse, perché potrebbe esserci un coinvolgimento di tutte le forze politiche
calabresi presenti anche in questo Consiglio regionale, di solidarietà e se
dovesse essere necessario di protesta ferma, magari anche a Roma; andiamo a
Roma e tutti quanti protestiamo se è vero che il presidente Oliverio sta chiedendo con
insistenza la nomina di un commissario e questo non avviene.
Ma sapete chi ha in mano la sanità
in questo momento in Calabria? Quando dovevamo fare i direttori generali ci
hanno detto che non potevamo farli. Il collega Naccari Carlizzi diceva: al
massimo potete nominare i commissari. Poi stavamo pensando ai commissari e ci è
stato detto: no, assolutamente i commissari non li potete nominare. E’
intervenuto il generale Pezzi ed ha detto che restavano i facenti funzione. Chi
erano i facenti funzione? I direttori generali che erano scaduti? No, erano i
direttori sanitari o amministrativi che avevano svolto l’attività.
Ebbene da quel momento persone che
non hanno la professionalità giusta, perché non erano direttori generali, hanno
in mano la sanità in Calabria. I pronto soccorso scoppiano, i reparti non sono
in grado di ospitare gli ammalati, ognuno di noi riceve quotidianamente
telefonate di protesta per quello che avviene e nessuno se ne frega.
Ma voi non pensate che tanta gente
sia morta anche per queste disfunzioni? Magari è gente che non ha le armi per
farsi tutelare nelle sedi adeguate? La responsabilità di chi può essere se non
di una politica che in questo momento dovrebbe essere in grado da calabresi di
rivendicare questo nostro diritto ad essere amministrati da un commissario.
Deve essere il Presidente? Che
sia il Presidente, si assumerà
le sue responsabilità.
Non siamo in grado di chiedere a
Roma la nomina di un commissario.
Questo è in questo momento quello
che in termini di autorevolezza rappresenta questo Consiglio regionale e per
questo Consiglio regionale un Presidente
che evidentemente non è in grado di farsi rispettare. Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Bevacqua. Ne ha
facoltà.
Grazie, signor Presidente del Consiglio,
signor Presidente della Giunta e cari colleghi.
Diventa imbarazzante intervenire
dopo l’intervento del collega consigliere Tallini perché
credo che quando ognuno di noi decide di intervenire in quest’Aula deve avere
quanto meno il buon senso ed il rispetto del ruolo che svolge perché non siamo
in una palestra, in un ring o in una sala da ballo ma siamo nell’Assise
legislativa e programmatica più importante a livello regionale che
richiederebbe da parte di ognuno di noi più senso di responsabilità, maggiore
dignità e rigore verso il ruolo che svolgiamo e soprattutto rispetto verso le
istituzioni.
Per questo esprimo solidarietà al Vicepresidente
D’Agostino per le parole che gli sono state rivolte e che non fanno onore a
quest’Aula in quanto ognuno di noi rappresenta un mandato popolare ricevuto col
consenso.
Credo sia opportuno elevare il tono
del dibattito e del confronto in quest’Aula parlando dei problemi che
riguardano la nostra gente e non tentando di trasformarla in una palestra che
non fa onore prima a me stesso e poi a chi porta questo dibattito sul tono
dello scontro.
Quindi inviterei i colleghi che
seguiranno dopo il mio intervento di attenersi esclusivamente ad un
comportamento consono al ruolo che svolgiamo e che deve dare l’esempio – fin
dal primo Consiglio ho cercato di far passare questo principio – e quindi o
abbiamo la capacità di elevare il dibattito ed il confronto politico, pur nella
diversità, o altrimenti ancora una volta perderemo l’occasione di dimostrare
che c’è una classe dirigente adeguata alle sfide che abbiamo davanti, preparata
e che non ha paura del confronto, della dialettica democratica e che vuol dare
un proprio contributo alla risoluzione dei problemi.
Credo che il tema posto oggi all’ordine
del giorno sui fondi comunitari sia il più importante per la prospettiva di
questo Consiglio regionale e di questa legislatura.
Se non capiamo questo, cari
colleghi, non faremo altro che decretare il nostro fallimento, non solo della maggioranza,
ma dell’intero Consiglio regionale.
E per vincere questa sfida credo che
ci sia bisogno del confronto con tutti. Ho molto apprezzato l’intervento del
consigliere Salerno che, con onestà intellettuale, ha denunciato i limiti, ha
invitato il Presidente della Giunta
regionale ad andare avanti con determinazione nelle proprie convinzioni perché ha
ammesso un fallimento non legato, magari, all’incapacità del gruppo dirigente regionale
ma a dei limiti che ancora oggi noi registriamo e che dobbiamo sconfiggere, se
vogliamo veramente ottenere dei risultati in questa legislatura.
Credo che questo Consiglio regionale,
con il Presidente della Giunta e
la Giunta intera, possa svolgere un ruolo importante e significativo di svolta
in questa Regione.
Per far ciò occorre avere l’onestà
intellettuale di dire le cose come sono e di rappresentare all’opinione
pubblica e a noi consiglieri regionali le difficoltà incontrate in questi primi
mesi; fare un focus serio sui ritardi registrati non per denunciare qualcuno ma
per dire che la Calabria in questi 15-20 anni ha perso dei treni fondamentali
che non possiamo più permetterci di perdere.
Quindi sta a noi, a questo Consiglio
regionale col nostro contributo, con la nostra conoscenza, il nostro aiuto e il
nostro supporto alla Giunta regionale, cercare di trovare le vie migliori per
poter tentare di invertire le linee di questa tendenza, per non perdere
l’ultima occasione che la Calabria ha e che sono i fondi comunitari. Che non
sono fondi straordinari, vista la gravità in cui versa il Paese, ma sono ormai
– come diceva bene il Presidente
della Giunta, Oliverio – fondi ordinari e non più
straordinari.
Su questo dobbiamo dire ai nostri
concittadini quali sono le vere difficoltà che incontriamo ed il lavoro da fare
nei prossimi mesi.
Guardando al passato nessuno, credo,
possa nascondere il fallimento, le incapacità e gli errori commessi dalla
classe dirigente politica e burocratica regionale, lo dicevo prima.
Ciò è rappresentato plasticamente perché
come diceva bene il Presidente
facendo la storia dei vari Assi, il mancato utilizzo dei fondi relativi agli
Assi maggiormente strategici per la Regione come Innovazione, Cultura, Qualità
della vita, Inclusione sociale e polverizzazione degli interventi -
rappresentata plasticamente dai 29 mila 847 soggetti attuatori - indica il
quadro di una politica che, nel suo complesso in questi 15 anni ha dichiarato
il suo fallimento.
Quindici anni e non cinque, caro Tallini, per dire che la responsabilità è più ampia, più
larga, più vasta, più complessiva.
E, se è vero, come è vero - e
dicevano bene il collega Salerno, il presidente
Oliverio e il collega Orsomarso - che uno dei
problemi più grandi del vecchio ciclo di programmazione risiede nella
incapacità di una larga parte della macchina burocratica, occorre voltare decisamente
pagina, presidente Oliverio.
Non è concepibile che un’impresa o
una famiglia presentino domanda di aiuto presso un Dipartimento regionale ed
ottengano risposta dopo 2 anni. Cosa determina ciò? O il fallimento
dell’azienda o la povertà della società e delle famiglie.
Sono questi i problemi su cui
puntare molto l’attenzione del governo regionale e di questo Consiglio
regionale che deve aiutare il Presidente
a fare scelte chiare, nette, limpide, trasparenti e oneste verso la Calabria ed
i calabresi.
Un altro aspetto importante che
sottolineava il presidente Oliverio era quello della trasparenza nel procedimento
amministrativo, individuando tempi certi per consentire agli utenti di avere in
ogni momento contezza della pratica che li riguarda.
Di questo devo dare atto ad Adriano
Mollo che sul “Quotidiano della Calabria” ha rappresentato plasticamente quali
sono i problemi che dobbiamo affrontare e risolvere. Credo che Mollo abbia
fatto un ottimo lavoro perché forse non avevamo approfondito alcune cose che ha
ben rappresentato sul giornale.
Bisogna trovare le soluzioni e
procedere, come diceva poco fa il presidente
Oliverio nella sua illustrazione, con una task force per
accelerare le procedure ed aprire i cantieri dove i progetti sono già definiti.
Utilizzare,
se è necessario, strumenti come la Conferenza dei servizi per snellire le
procedure, presidente Oliverio, e convocare tutti gli
enti chiamati al rilascio dei pareri. Per il resto bisogna definire i grandi
progetti a partire dalla metropolitana che è in grave ritardo nonostante gli
annunci degli ultimi anni.
Possiamo
anche pensare di concentrare le risorse europee ed il ritardo di spesa su un
piano di sicurezza contro il dissesto idrogeologico, sull’adeguamento degli
edifici scolastici nella realizzazione degli interventi, presidente Oliverio, nei comuni piccoli e montani integrando progetti
del Governo come il programma “6 mila campanili” che riguarda la Calabria ed il
Mezzogiorno.
C’è
bisogno di un lavoro immane e ciò richiede misure straordinarie e per questo
tutta la struttura burocratica deve trovare un assetto stabile che ancora non
abbiamo, mentre l’azione politica e amministrativa della Regione deve essere
improntata all’efficienza ed alla trasparenza. Ma questo non c’è bisogno di
raccomandarlo al presidente Oliverio o ai suoi
collaboratori.
Ci giochiamo la credibilità, caro presidente Scalzo, colleghi
consiglieri e Presidente della Giunta
regionale, come classe dirigente calabrese e meridionale. Se il Governo ipotizza
il ritorno del Ministero per il Mezzogiorno ci toccherebbe essere forti e
autorevoli con il Governo nazionale e per farlo dobbiamo avere le carte in
regola e mettere da parte rancori, individualismi e prestare il fianco anche ad
alibi del Governo che ha permesso di cancellare i fondi verso il sud e la Calabria.
Presidenti
Oliverio e Scalzo, colleghi, la nostra è una terra di
emergenza e, se qualcuno pensasse solo per un attimo di risolvere i problemi
rinchiudendosi nel proprio fortino o nel proprio recinto, rischieremo davvero
di portare la Calabria ed i calabresi ad un punto di non ritorno; e questo i
calabresi non ce lo perdonerebbero.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere
Greco. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente del Consiglio,
nel prendere la parola dopo aver ascoltato l’intervento del collega Orsomarso
prima e del collega Tallini poi, mi vengono in mente
alcune frasi celebri di Ennio Flaiano, soprattutto in due aspetti, quando
Flaiano diceva – citando Orsomarso – che “la situazione è grave ma non è seria”
e soprattutto citando Flaiano quando questi - mi pare nel 1954 - raccontò di un
marziano sceso a Villa Borghese con l’incredulità di tutti quelli che lo
avvistavano vedendo un po’ una Roma abbandonata.
Ed è la stessa
incredulità che
ho oggi nel momento in cui ascolto le parole del consigliere Tallini; le dirò, collega Tallini,
che lei è stato scoperto e che la sua strategia di creare un clima di tensione
in questo Consiglio regionale, che è la rappresentanza autentica dei cittadini calabresi,
non le riuscirà.
Il suo
tentativo di destabilizzare – devo dire
molto sommessamente non volendole dare consigli perché ha qualche
capello bianco più di me e quindi anche la saggezza l’ha raggiunta a differenza
mia – non le fa onore rivolgersi al Presidente del Consiglio
così come ha fatto e soprattutto offendere il Vicepresidente del Consiglio nel
suo ruolo istituzionale che rappresenta tutti i calabresi, il ruolo di chi oggi ci guarda. Ma
soprattutto, consigliere Tallini, degli italiani e
dell’Italia che ci guarda.
Se oggi
siamo qui in questo Consiglio non è certo per volontà del presidente Oliverio, di questa Giunta o di questo Consiglio. Se siamo
qui è perché ci siamo posti un problema, perché dobbiamo prima di tutto capire
cosa è avvenuto e soprattutto dobbiamo spiegare ai cittadini come mai il Cipe
fa una delibera in cui riduce del 25 per cento del cofinanziamento regionale il
finanziamento nazionale alla Regione.
Io non
l’ho interrotta e le chiedo di non interrompermi. Lei deve capire e deve
restare buono e in silenzio a capirmi. Lei ha esperienza, io l’ho definita
saggio, quindi cosa vuole più di questo?
(Interruzione)
E’ un
saggio. Le dico che non le fa onore.
(Interruzione)
Guardi
anche quando spegnerà la luce prima di dormire si renderà conto degli errori
che ha commesso politicamente e umanamente perché ognuno di noi ha…
(Interruzione)
Dicevo
che, se siamo qui è per spiegare ai cittadini calabresi il motivo per cui il
cofinanziamento nazionale per la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020
è stato ridotto del 25 per cento ma soprattutto perché c’è una grande volontà
di individuare, in una relazione esageratamente precisa e puntigliosa fatta dal
presidente Oliverio, la situazione dei ritardi
maturati e soprattutto di individuare le cause di questi ritardi.
Ed anche
il tono con cui il Presidente della Giunta regionale fa il suo intervento
avrebbe dovuto portare i componenti della minoranza a fare valutazioni diverse
e a tenere interventi diversi perché è stato certamente un intervento di stile
che ha messo in atto e sul tavolo alcune questioni di fondamentale importanza.
Quando
dicevo, citando il collega Orsomarso, “la situazione è grave ma non seria” mi
riferivo ad una situazione gravissima perché oggi dobbiamo spiegare ed
analizzare quello che è successo in ambito regionale ma chiaramente lo facciamo
anche come classe politica meridionale, rispetto a quello che è successo nella
gestione dei fondi comunitari, per giustificare chi oggi è intellettuale e
anche economista del calibro di Teoldi Operotti, i quali probabilmente dicono che se non si fa una
analisi profonda della gestione dei fondi comunitari nazionali per poi scendere
nel particolare sarebbe probabilmente il caso di non averli proprio.
Eppure
questo è un paradosso dei paradossi ma dobbiamo chiederci il perché si fa
questa analisi e dobbiamo capire dov’è il problema serio per cui questi fondi
non vengono spesi e addirittura l’Italia è la Nazione che restituisce più fondi
di quelli che riceve.
Se questo
viene spostato nelle regioni convergenza è drammatico dover giustificare - e da
qui il marziano che si rende conto di una discussione che non doveva essere - perché
dovevamo essere qui a dire che tutto quello che è stato programmato è stato
speso e allora individuiamo le cause e, se le cause ci sono, colleghi Tallini, Salerno, Orsomarso, c’è un momento in cui – il
momento del redde rationem
– in cui ognuno ha la capacità e deve avere la forza di recitare il mea culpa.
Collega
Salerno, posso apprezzare una parte del suo intervento ma sinceramente dal
ruolo che ho avuto in questi anni sono sempre stato colui il quale ha difeso la
burocrazia e la difende nella misura in cui le scelte compiute fino a questo
momento sono scelte politiche, scelte che la Giunta regionale passata ha fatto
nella misura in cui nei Pisl sono stati finanziati oltre 400 Pisl e hanno
polverizzato quello che era e doveva essere un finanziamento.
Allora ci
troviamo in una situazione in cui non vengono attuate e soprattutto quella programmazione
non viene portata a compimento.
Non
bisogna e non è certo deontologico - per chi fa politica come noi – scaricare
rispetto a colpe che sono di natura politica anche nella misura in cui le norme
stringenti, le normative che vengono fatte, scritte e votate dalla politica
alla fine legano le scelte della burocrazia e legano i ritardi che poi
registriamo.
Non v’è
dubbio che ci sia stato un ritardo di natura politica nelle scelte che la
stessa politica in questi anni ha compiuto, e l’ha detto con grande savoir faire il Presidente
della Giunta regionale.
Questa
analisi ce la chiede l’Italia perché è l’Italia che vuol capire cosa abbiamo
fatto in questi anni e di rimando con grande senso di umiltà questa analisi ce
la impone la nostra coscienza per evitare che questi errori possano essere
rifatti.
E’ un
ritardo politico, le lunghe programmazioni, il ritardo nel varo delle decisioni
politiche, la difficoltà di scelte e di passare alle scelte rispetto agli
obiettivi e soprattutto il ritardo dovuto alle mani libere che la politica in
questi anni ha voluto per gestire al meglio questi finanziamenti.
Ritardi
amministrativi, certo, ma è cosa diversa dal dare la colpa alla burocrazia perché
i ritardi amministrativi sono legati alle diverse procedure che ci sono e che
la classe politica deve oggi portare ad una soluzione perché, nella misura in
cui il Presidente della Giunta parla di accelerare - e lo diceva benissimo il
consigliere Bevacqua – le Conferenze dei servizi,
arrivare in Regione e sapere che ci sono oltre 300 pratiche di procedure Via
che bloccano progetti di fondamentale importanza dei comuni e dei privati, hai
voglia a dire che dobbiamo rendicontare.
Ritardi
operativi quindi e ritardo dovuto ad un problema che è molto tecnico e che la Giunta
deve impegnarsi a risolvere: il problema del Patto di stabilità e della quota
di cofinanziamenti nazionali perché non v’è dubbio che non si può portare i
comuni rispetto a quello che è stato e l’esperienza noi l’abbiamo. Comuni che
sono tagliati fuori per i finanziamenti europei ma per il cofinanziamento nazionale
questo entra nel patto di stabilità.
Non v’è
dubbio che da qui, da questa analisi impietosa e vera, deve ripartire una nuova
Calabria ma soprattutto la capacità di scegliere, di individuare obiettivi
precisi, la capacità di essere calabresi in un’ottica che possa ridare la
speranza e la capacità, colleghi, di dire, come ho detto più volte, citando una
frase bellissima di Socrate che diceva amicus
plato sed magis amica veritas., che la Calabria
viene prima di tutto.
Noi siamo
qui per scrivere la verità della Calabria ed un disegno strategico che la Calabria
deve avere soprattutto nei futuri fondi comunitari che dovremo certamente
spendere.
Una Calabria
che non è più quella che deve superare il 75 per cento di Pil come reddito
medio procapite ma bensì una Calabria che da terra di consumo, così come si
presenta oggi, diventi terra di produzione.
Anche lì
gli obiettivi strategici; come Consiglio regionale dobbiamo assumerci la responsabilità
di disegnare e di dare come indicazione alla Giunta; una Calabria che punti
all’agricoltura e al turismo e che dica ancora una volta che forse sono troppe
le opere infrastrutturali che abbiamo fatto perché dobbiamo produrre ricchezza
e la ricchezza viene dalla produzione.
Questa è
la Calabria che dobbiamo disegnare, questa è la Calabria, colleghi Tallini, Orsomarso e Salerno, che ci piace sognare ma
soprattutto la cosa a cui tengo di più per l’educazione che ho avuto al
rispetto delle istituzioni che sono sacre ed in quanto tali vanno rispettate ed
onorate per dare l’esempio di costruzione a chi ci guarda e alle future
generazioni che ambiscono a fare politica.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Graziano. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri,
ho ascoltato con interesse l’intervento del Presidente
della Giunta regionale, che ha illustrato con ampio dettaglio le linee programmatiche del
Por. Egli stesso ha posto diverse criticità, evidenziando la situazione di precarietà
diffusa nella nostra regione che è fanalino di coda in diversi ambiti e in
diversi settori. Ecco perché dobbiamo rialzarci e ripartire al più presto.
La
mia personale speranza è che il Presidente ed il Consiglio regionale possano applicare
il giusto metodo e le giuste misure per il bene di tutti e non avrò alcun pregiudizio
nel dare meriti e garantire il mio supporto ad ogni buona causa per la quale il
Governo regionale intenda battersi.
Certo
– come ricordavo poc’anzi – viviamo in un clima di estrema incertezza. Con la
riduzione dei fondi comunitari e dei rispettivi cofinanziamenti statali
destinati al Sud, arriviamo ad un taglio complessivo di risorse
finanziarie della programmazione comunitaria pari al 50 per cento, questo
perché con una riduzione di risorse finanziarie nazionali pari al 25 per cento
viene a mancare anche un ulteriore 25
per cento di risorse dell’Unione europea.
Quindi, il governo centrale e l’Unione Europea ci riducono i
finanziamenti del 50 per cento e pongono un’ipoteca gravissima sul futuro del
meridione, in particolare della Calabria. E’ un atto gravissimo in conseguenza
del quale il processo di sviluppo economico e infrastrutturale, che dovrebbe
permettere alla nostra Regione di raggiungere l’obiettivo convergenza, rischia
di fatto di subire un pauroso stop.
E’ palese infatti che con questo taglio drastico dei fondi la Calabria
rischia di non mettersi al pari del resto dell’Europa, con tutte le relative
conseguenze che una situazione del genere potrà comportare per la nostra terra.
Ovviamente, anche in questo caso la classe politica non è immune da colpe
per l’incapacità dimostrata, non più in là del recente passato, nel non aver
saputo sfruttare appieno le grandi risorse delle programmazioni comunitarie
2000-2006 o 2007-2013, ritornate per quasi il 50 per cento nelle casse
dell’Europa. Ma il problema concreto e
attuale, secondo me, al quale – come dicevo – purtroppo ancora nessuno ha
sollevato alcuna obiezione, è il meccanismo perverso, silente, attivato proprio
dal Governo centrale che, per colpa delle sue scelte, certamente affossa in
modo definitivo l’economia e la crescita del Sud.
Al taglio dei cofinanziamenti europei, in realtà, si aggiungono – si fa
per dire, in quanto si tratta di un continuo e costante processo di sottrazione
– anche i tagli delle risorse finanziarie alle università: per i prossimi anni,
infatti, grazie agli effetti di quel federalismo fiscale rivisitato dalla
riforma dell’Irap, si avrà una riduzione di oltre 100 milioni di euro dei
finanziamenti delle l’università del Meridione, solo perché il loro fatturato è
inferiore a quello degli atenei del Centro-Nord. Così, dopo la migrazione verso
il Settentrione dei soldi per gli asili-nido, anche i fondi comunitari, insieme
a quelli per l’istruzione, andranno a rimpinguare e foraggiare il già fornito
Nord!
Occorre, quindi, voltare pagina. Ho ascoltato con interesse le relazioni
illustrate per accelerare la spesa. Penso che sia necessario mettere insieme e
coinvolgere quelle istituzioni capaci di progettare e spendere in modo efficace
e veloce. Qui mi ricollego, ad esempio, alle Università: in Calabria abbiamo
Università piene di capacità e risorse, in grado di mettere in campo ottime
iniziative, di quelle che potrebbero riuscire a cambiare sul serio e in modo
profondo la nostra Calabria.
Penso – e con questo chiudo – che sia necessario un fronte comune per
raggiungere gli obiettivi di una spesa di qualità e di sviluppo e che,
comunque, travalichi i colori delle appartenenze politiche. Iniziamo a dare un
segnale forte e positivo a tutti i calabresi che, ormai da troppo tempo,
attendono il cambiamento.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Aieta. Ne ha
facoltà.
Vorrei avere un approccio con questo tema, che un po’ passa come stucchevole tra i calabresi, perché ormai da molti
anni ci portiamo dietro questa incapacità della Regione Calabria di non
spendere, non cogliere queste opportunità, e ragionerei come ragionano i
sindaci, cioè davanti a un problema i sindaci non aggiungono un altro problema,
ma devono trovare una soluzione piuttosto ieri che domani.
Credo che il presidente Oliverio,
stasera, leggendo più approfonditamente la sua relazione, abbia proposto al
Consiglio regionale la fotografia chiara e manifesta di una situazione che i calabresi
devono conoscere, però penso che abbia fatto bene a non limitarsi a riproporre
lo stereotipo che per anni abbiamo sentito, ma abbia indicato quella via d’uscita
che i calabresi attendono; cioè abbiamo inchiodato in tutti questi anni i
calabresi su alcuni temi precisi, particolari, come la sanità, i fondi europei,
la lotta alla ‘ndrangheta, la depressione economica; li abbiamo inchiodati
ripetendo di anno in anno sempre le stesse cose e mai indicando una soluzione.
Oliverio dice: “Ad ottobre dello scorso anno avevamo speso
meno della metà delle risorse del Por, il Fondo sociale e di sviluppo
regionale, e avevamo speso meno dei due terzi del Por Fse”.
Poi aggiunge: “Con questi numeri era quasi impossibile poter trovare una
soluzione che evitasse il disimpegno”, e qui siamo allo stereotipo. Ma aggiunge
ancora: “Per questa ragione ci siamo messi in moto, abbiamo lavorato
alacremente e abbiamo dato un’accelerazione, abbiamo messo in campo un’azione
straordinaria perché questi fondi fossero salvati” e dice “lo abbiamo fatto
rendicontando in poche settimane un volume straordinario di risorse – dobbiamo
leggere i dati – cioè alla fine abbiamo portato la spesa del Por per
l’annualità 2014 a 463 milioni di euro”.
Si tratta del massimo valore in tutto il
periodo di spesa che parte dal 2009, un miracolo per questa Regione! Ma con chi
lo fa il presidente Oliverio questo miracolo, perché
sento un altro stereotipo di questa Calabria maledetta, che tutti i mali
dell’economia calabrese, della Regione che non riesce a liberarsi dalle catene
della passività, siano in capo alla burocrazia.
Il presidente Oliverio
aggiunge un’altra cosa, che è la cosa più bella che ci sia in questa relazione,
cioè dice: “Questa attività è stata possibile grazie al personale
dell’amministrazione regionale, Autorità di gestione, responsabili di linea,
unità di monitoraggio e controllo, alle strutture di assistenza tecnica, ai
revisori contabili e alle task force
ministeriali, e questo miracolo ha visto in campo circa 220 unità che hanno
intensamente operato fino a dicembre 2014 per raggiungere tale obiettivo”.
Ma, scusatemi, la burocrazia non era la solita
burocrazia?! Credo che la politica, in questa Regione, debba assumersi una
responsabilità. Ho ascoltato il mio collega Orsomarso e ha ragione quando dice
che ci eravamo indignati sui Pisl, perché li ritenevamo uno strumento che
potesse dare finalmente sviluppo purché partisse da una visione. Diciamoci la
verità, non c’è stata la visione: se con i Pisl si finanziano le piazzette e si
tengono fuori i porti turistici più importanti di questa regione, se con i Pisl
si finanziano i musei nei paesini sperduti, con tutto il rispetto, e si lascia
fuori il Santuario del più grande Santo del XV secolo che, guarda caso, è il
patrono della Calabria, ma di quale sviluppo volete parlare!?
Ha ragione il presidente Oliverio
quando indica, a proposito dei Pisl, che la Provincia di Cosenza aveva – unica
Provincia in Calabria – siglato un protocollo d’intesa per far sì che si potesse
partecipare alla stesura del Piano, del Progetto integrato di sviluppo locale,
e lo aveva fatto su quattro segmenti, quattro assi. Eppure lì siamo stati
isolati, siamo stati tenuti fuori dal partenariato, siamo stati tenuti fuori
dalle decisioni.
Credo allora che il presidente Oliverio abbia il dovere di osare e di farlo con il
coraggio che non gli manca, con il coraggio di dire no alle tirate per la
giacchetta di amici sindaci e di mettere davanti a sé la visione che non gli
manca e costruire un disegno di questa regione. Il disegno di questa regione si
costruisce guardando alla soluzione dei problemi a medio e lungo termine, non
si costruisce guardando l’immediato. Non c’è l’immediato, ogni processo
politico ha bisogno di tempi di maturazione e dobbiamo dare una spallata a
quest’idea che ci buttiamo addosso, che non ce la si può fare.
Anch’io ho letto stamattina – e mi è piaciuto
– l’articolo del “Quotidiano del Sud” di Adriano Mollo, ma anche di Bruno
Gemelli. Condivido molto queste analisi ma anche nel rapporto con il Governo
bisogna essere chiari, perché non si può dire che nel 2015 il Sud crescerà e
non si fa menzione della Calabria, non si può dire che il Sud crescerà e poi il
ministro Delrio – perché dobbiamo
fare nomi e cognomi – ci taglia il fondo per la compartecipazione
ai fondi europei.
Queste cose le dobbiamo dire e in questo anche
la stampa ci deve aiutare, perché usciremo dalla crisi, usciremo da questa
maledetta crisi, se insieme riusciremo ad indicare una rotta, senza pagliacciate,
ma recuperando un senso di responsabilità. Verso quella rotta bisogna camminare
insieme, perché se qualcuno pensa di stare fuori e di essere assolto sarà
comunque coinvolto dai calabresi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Nicolò.
Ne ha facoltà.
Signor
Presidente del Consiglio, signor
Presidente della Giunta regionale, signori
consiglieri, prendo la parola per esporre il mio pensiero e confrontarmi con
un’Aula che – come si diceva testé – è la massima Assise regionale, un’Aula che
deve responsabilmente prendere coscienza del ruolo di programmazione, del ruolo
di impulso e di controllo rispetto ad una progettualità che ci riguarda e per
la quale ognuno di noi deve dare il proprio contributo, che poi arriva anche
secondo la propria formazione culturale, secondo il proprio percorso e anche secondo la propria
appartenenza. Siamo qui, oggi, per dare il nostro apporto responsabile.
Presidente
Oliverio, credo che sia un’eccezione, non vorrei che fosse
la regola. E’ capitato la scorsa seduta che, in occasione della discussione
sulle linee
programmatiche che ha rappresentato, non abbia fatto pervenire la relazione, e
ho raccomandato al presidente Scalzo, in occasione della Conferenza dei
capigruppo, di rendersi parte diligente affinché tutti i consiglieri potessero
24 ore prima – mi sembra un limite ragionevole – avere la relazione per
prendere coscienza del suo lavoro, dare l’opportunità di entrare nel merito anche
approfonditamente. Questa mia proposta fu condivisa, ma ancora oggi non
registriamo alcunchè. Mi auguro che sia solo un
episodio dovuto ad una disattenzione ma credo che i consiglieri debbano essere
messi nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro e poterlo fare bene.
Questa
seduta mi sembra di averla già vissuta la scorsa legislatura, quando si aprì il
dibattito sui fondi comunitari: ascoltando la relazione del presidente Oliverio mi sembrava di risentire le eccezioni che sollevò
Mancini rispetto all’attività di Loiero; quindi all’epoca i ritardi furono
evidenziati attraverso una lettura attenta e cosciente, quegli stessi ritardi
vengono adesso rimarcati dal presidente Oliverio in
Aula, e, diceva bene il consigliere Salerno, una ragione esiste. Smettiamola,
allora, si rimpallare le responsabilità: “La responsabilità è di Scopelliti, è
di Oliverio, è di Loiero”! Smettiamola di rimpallare,
altrimenti ci caratterizziamo per essere calabresi, perché a volte ci accusano
di delegare le responsabilità. Assumiamoci le responsabilità in questa Assise,
ognuno per la sua parte, e dobbiamo farlo con le giuste attenzioni.
Sono
convinto che, se lo si fa con coscienza, si potrebbe uscire dalla palude,
perché oggi ci troviamo nella palude, non mettiamo la testa sotto la sabbia
come gli struzzi perché, se lo facciamo, significa essere irresponsabili.
Siccome dei ritardi ci sono e sono evidenti e delle responsabilità ci
potrebbero anche essere sul piano politico – diceva bene chi mi ha preceduto –.
La scorsa legislatura ha subìto una paralisi istituzionale di circa un anno, un
anno e mezzo, che ha frenato l’attività rispetto agli obiettivi programmatici,
che non ha consentito di svolgere quell’azione che era prevista in merito ad
una progettualità.
E’
anche vero, però, che quello che diceva il consigliere Salerno deve essere
preso in considerazione. C’è una burocrazia che va monitorata rispetto agli
obiettivi e va monitorata perché c’è una burocrazia che è pure ben remunerata
rispetto alle indennità, rispetto agli stipendi, soprattutto rispetto alla
produttività, perché se oggi ci troviamo in questa condizione, vi sono delle
responsabilità variegate, vi sono delle responsabilità, ma che partono da
lontano e, se partono da lontano, si annidano in un comune denominatore che –
sosteneva l’assessore Salerno, che nei suoi 18 mesi ha potuto verificare – si
chiama burocrazia.
Non
è che si voglia scaricare la responsabilità sulla burocrazia per individuare il
capro espiatorio, -attenzione, parliamo di diversità di responsabilità- però se
questa storia dura da tanto tempo, ci sarà un cancro e non vogliamo che questo
cancro si sviluppi in metastasi – attenzione – perché se siamo qua oggi
convocati dal presidente Scalzo per un argomento per il quale tutti quanti ci
sentiamo veramente sensibilizzati, siamo per intervenire con una terapia d’urto
e lo vogliamo fare.
Allora
basta con gli interventi a pioggia perché nei vari anni che ci hanno preceduto,
a partire dal presidente Loiero, si sono riscontrati interventi a pioggia ed è
mancata una certa progettualità – lo diceva adesso il consigliere Greco –.
Ho
sentito nei vari interventi questa carenza, una carenza che adesso dobbiamo
colmare e lo si dovrà fare con l’impegno istituzionale della massima Assemblea,
al di là delle responsabilità di governo, perché lavoreremo e sosterremo, se si
capirà che la strada imboccata da questa Giunta regionale è quella giusta, ma
non mi sembra sia quella giusta, presidente Oliverio,
perché i ritardi che abbiamo spesso evidenziato sulla stampa sono ritardi che
hanno delle ripercussioni sulla sua attività di governo, e queste ripercussioni
potrebbero nuocere nei risultati che da qui a poco andremo a verificare, ivi
compreso ciò che riguarda la spesa afferente i fondi comunitari.
Sono
gli Assi I e V – adesso non sto qui ad elencare – che sono stati trascurati e
che riguardano aspetti strategici e nevralgici del sistema economico regionale,
che ha avuto delle ricadute negative sul prodotto interno lordo della nostra
economia, perché i 2 milioni di euro previsti per la Regione Calabria sono
stati previsti perché la Regione Calabria viene indicata quale area depressa
che, attraverso queste sinergie, dovrebbe diminuire quella povertà di cui parla
spesso il collega Giovanni Nucera, il gap con le altre regioni del
Paese.
Vedo
che, se si lavora responsabilmente, qualche risultato si ottiene però, prima di
entrare nel merito, bisogna pensare ad un metodo e a dei criteri che evitino
quello che è avvenuto fino ad oggi. Che diceva il collega Salerno? Le procedure
farraginose, i meccanismi farraginosi e una classe burocratica fortemente
responsabile. A noi questo serve, perché gli atti di gestione, poi qualcuno li
dovrà pure eseguire.
Allora
servono competenze, quella meritocrazia che spesso richiama e che crediamo
possa imprimere una vera svolta, perché crediamo in questi valori, Presidente,
e lo dicevamo in occasione della Conferenza dei capigruppo: per dare una svolta
bisogna puntare alla meritocrazia, alle competenze, perché sono componenti
fondamentali se si vuole qualificare l’azione di governo rispetto ad obiettivi
strategici importanti. Questo ritengo che lo si debba fare sotto il profilo
istituzionale, al di là delle differenze, al di là delle differenziazioni che
derivano dalle appartenenze.
E
poi la sanità, Presidente, è un problema serio quello afferente la sanità, non possiamo
più essere prigionieri della partitocrazia. Queste cose le ho scritte e le
voglio rappresentare qui oggi in quest’Aula, raccomandandole di rendersi parte
diligente. Non so quali sono i problemi, però è pur vero che la gente non può
oggi per le beghe della politica, per le beghe della partitocrazia, attendere
tempi biblici per l’erogazione di servizi dovuti che riguardano un settore
importante.
Aspettiamo
allora che il commissario venga al più presto nominato. Anche su questo diceva
bene il consigliere Salerno e condivido: sarebbe stato opportuno per le
motivazioni, per i contenuti che spiegava il collega, che il Presidente della
Giunta potesse assumere quest’incarico. E’ incompatibile, però. Trovate una
soluzione perché la Calabria non può rimanere ingessata in questo comparto da
problemi che riguardano la nomina della corrente ics o della corrente zeta.
Queste cose la gente le sa, le dobbiamo dire perché ci attendiamo da voi una
risposta in tempi brevissimi e il Governo Renzi non
può fare come le tre scimmiette “non vedo, non sento e non parlo”, perché il
Governo Renzi ha preso dei precisi impegni, e lo
diceva bene il collega, a cui riconosco grande onestà intellettuale, nel suo
intervento da quella parte, il quale asseriva “andremo noi a sollecitare al
Governo amico quelle che sono le proprie responsabilità”, perché l’Italia non
si può fermare nel Lazio e in Campania, e non siamo lo zerbino del Paese!
Qui
ci vuole un sussulto e un colpo di remi da parte di tutti, perché questo serve
e lo si deve fare con grande onestà intellettuale. Solo così penso si possa
salvare la Calabria.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri,
anch’io le manifesto – lo aveva fatto tutto il gruppo pubblicamente – la solidarietà
per le minacce ricevute. Non sono né per sottovalutare né per sopravvalutare,
tuttavia credo che, quando un’istituzione viene attaccata, sia doveroso stringersi
attorno ad essa e rifiutare in continuazione ogni tentativo di attacco
criminale nei confronti della nostra democrazia.
Le vorrei porre una questione prima di entrare
nel merito dell’analisi della relazione svolta dal presidente Oliverio. Faremo una Conferenza dei capigruppo subito dopo
il termine dei lavori di questo Consiglio regionale e vorrei che discutessimo dell’ordine
dei lavori del Consiglio regionale e del suo svolgimento, perché non è accettabile
che ad ogni seduta di Consiglio, soprattutto quando si trattano temi delicati
quale questo di stasera, si assista ad una sorta di sfogatoio sulle questioni
più disparate. Le rispetto tutte, non entro nel merito delle cose dette, pongo una
questione di metodo e questa questione, Presidente, mi creda, per quanto
riguarda il Pd, investe la dignità di quest’Aula e di questo Consiglio
regionale. Non è più possibile tollerare show che vengono svolti in Aula
con dubbio gusto e che intaccano e offendono la dignità di questo Consiglio
regionale, che deve svolgere anche in maniera composta i propri lavori
nell’interesse della Calabria. Lo porrò nella Conferenza dei capigruppo che
svolgeremo dopo; decideremo insieme, tutti i capigruppo, però c’è bisogno di
darci una regolata, perché così non si può assolutamente andare avanti.
Colleghi, il presidente Oliverio
ha svolto una relazione, a mio giudizio, molto importante perché non si è
limitata all’analisi, ma potrebbe essere descritta in almeno tre punti: il
primo, la relazione ci illustra lo stato delle cose. Ora si dirà che c’è il tentativo
di rimpallare. No, non rimpalliamo nulla, assolutamente, non è questo il punto.
Il disastro che abbiamo ereditato è sotto
gli occhi di tutti, viene vissuto quotidianamente dalle imprese, dagli enti, da tutti coloro i quali avrebbero
dovuto godere dell’utilizzazione delle risorse comunitarie e non lo hanno
potuto fare. Le cifre, i dati, in maniera incontestabile ci parlano di un fallimento
totale delle gestioni precedenti rispetto all’agenda comunitaria.
Ho ascoltato anche colleghi che dicono che non
è così, la responsabilità è della burocrazia e così via. Dico una cosa: siamo
politici, siamo eletti per fare gli amministratori, abbiamo il dovere di dare
delle linee-guida e abbiamo il dovere di controllare ciò che accade nell’amministrazione
regionale.
Il presidente Oliverio
sta facendo una giusta ricognizione, gli uffici faranno delle relazioni, avremo
una valutazione piena delle situazioni. Siccome, però, siamo di fronte ad un vero
e proprio crimine nei confronti della Calabria, perché queste risorse andranno
quasi tutte perse, quando saranno accertate le responsabilità, dovremo chiederne
conto, presidente Oliverio, siano essi politici,
burocrati, senza distinzione, sapendo, però, che l’abitudine di una certa politica
di scaricare sui burocrati che spesso si è scelti e si è orientati a proprio piacimento
per fare le proprie cose, quella visione spezzatino della quale parlava bene il
collega Aieta -mi ha convinto e mi ha richiamato alcune
circostanze- non può essere più uno sport consentito.
La politica, con questa legislatura, deve
assumersi le proprie responsabilità e ciascuno dovrà fare il suo. Naturalmente,
concordo con il passaggio intermedio che il presidente Oliverio
ci ha illustrato in Aula; abbiamo il dovere di tentare di salvare il salvabile,
lo stiamo già facendo, una prima svolta è stata impressa. Dobbiamo seguire queste
situazioni con particolare attenzione e pignoleria, deve essere una vera e
propria ossessione, perché si tratta degli unici fondi che possono consentirci sviluppo
e interventi strategici. Tuttavia, dal momento in cui una Commissione europea
ha interrotto dal 2011 alcuni pagamenti perché ha rilevato delle gravi
anomalie, dal momento in cui ci troviamo al 10 dicembre 2014 senza nemmeno la trasmissione
della nuova Agenda 2014-2020, che quindi partirà anch’essa pregiudicata nei
tempi di realizzazione, non soltanto, quindi, il fallimento 2007-2013, ma
persino l’ipoteca sull’Agenda 2014-2020, è chiaro che abbiamo il dovere di
svolgere una vera e propria operazione chiarezza e imporre un cambiamento.
Qui la relazione del presidente Oliverio non si è limitata a dire cosa era accaduto, inizia
a tracciare – e su questo dovremo fare uno sforzo comune anche nelle
Commissioni, anche in un altro Consiglio regionale, anche in altri Consigli regionali,
perché la discussione non si può esaurire questo pomeriggio –delle
riforme e delle innovazioni nel percorso di gestione e di programmazione
dell’Agenda 2014-2020, utili allo sviluppo della Calabria ed alla utilizzazione
delle risorse comunitarie.
Molto bene l’iniziativa con il partenariato,
perché è un fatto importante cominciare un confronto e darsi un metodo nuovo.
Importantissimo lo snellimento delle procedure, perché è evidente che ci
troviamo spesso di fronte a procedure che non consentono un iter
procedurale snello, quindi la possibilità di realizzare i progetti nei tempi
che non sono quelli della politica fino ad oggi, ma sono quelli dei calabresi,
che devono essere il nostro riferimento. In questo, direi che dobbiamo
cominciare, colleghi, a darci dei riferimenti e delle priorità.
Faccio una proposta: a partire dall’Asse che
riguarda l’inclusione sociale, dobbiamo ragionare su come utilizzare le risorse
e come programmarle. Non potremo farlo senza una visione complessiva,
strategica, unitaria dei problemi che ha la Calabria e non potremo farlo senza
un’analisi che cambi metodo, che svolta nel rapporto con il territorio; gli
attori sociali, con i quali dobbiamo interloquire per capire che cosa pensano
tutti i corpi intermedi della società rispetto ai veri bisogni del territorio,
che non possono essere il concerto della festa ics o la piazzetta del Comune
ipsilon. Quelle sono altre leggi e altre fonti di spesa, con i fondi comunitari
dobbiamo fare altro. Dicevo, il sindacato, le associazioni, gli enti
locali, in una nuova concezione della programmazione e
dell’investimento di queste risorse strategiche.
Questo cambiamento di metodo, questa nuova
visione sono fondamentali sul piano culturale e sul piano amministrativo e
daranno risultati, così come li hanno dati laddove in quelle regioni questo
metodo è stato praticato ed applicato: penso, per esempio, alla Puglia, se
vogliamo parlare del Sud, si può fare – e come no! – anche da noi.
Dicevo, l’Asse che riguarda l’inclusione
sociale con un particolare riguardo, una particolare attenzione a tre livelli
di intervento: le famiglie che combattono con la povertà, perché
tutte le statistiche ci dicono che abbiamo un livello di povertà inaccettabile,
allora Asse inclusione sociale povertà; la conciliazione
dei tempi nel rapporto vita-lavoro, per esempio un investimento sul sociale e
sugli asili-nido. Abbiamo celebrato pochi giorni fa la festa della donna, non è
una questione che riguarda soltanto le donne, però ci viene detto da tutte le
statistiche che il tema della permanenza nel mondo del lavoro in Calabria è
strettamente connesso con l’assenza di servizi sociali degni di questo nome,
siamo la peggiore regione europea in termini di servizi sociali, asili-nido e
così via; l’ingresso di nuova forza lavoro nel mercato calabrese, perché se non
ci occupiamo di queste cose, non capisco di cosa dovremmo occuparci.
Vedete, non la voglio fare lunga, però c’è una
questione che ci riguarda e sulla quale dobbiamo riflettere: viene detto spesso
che le risorse si perdono perché le classi dirigenti sono incapaci di
programmare, di spendere e così via. E’ vero, questo è un dato innegabile, per
questo ho detto che dobbiamo assumerci una responsabilità e lo dobbiamo
fare con chiarezza. Alla fine di questi cinque
anni o avremo dato una svolta con dei numeri e raggiungendo degli obiettivi o
avremo miseramente fallito. Il linguaggio della chiarezza e della trasparenza
deve essere assoluto, verificato e verificabile in ogni dove.
C’è, però, una questione, presidente Oliverio, che torna e deve tornare ad occupare la
discussione di quest’Aula e della politica in generale, si chiama “Questione
meridionale”, perché non è possibile che le risorse non utilizzate vengano
destinate ad altre aree del Paese. Su questa questione questo Consiglio
regionale insieme alle forze politiche e a tutte le istituzioni, a tutti i
livelli istituzionali della Calabria, e aggiungo del Mezzogiorno,
deve aprire una battaglia innanzitutto culturale, una vera e propria questione
fondamentale, deve riaprire la discussione, perché le risorse che vengono perse
per colpa di classi dirigenti incapaci non possono essere definitivamente
sottratte alla Calabria e ai calabresi e al Mezzogiorno. Ciò deve rappresentare un punto di onore e di
dignità di questa nuova amministrazione regionale a livello politico ed
istituzionale, a partire dal confronto con il Governo, che è un Governo amico,
non c’è dubbio, è un Governo che ha fatto alcune cose molto positive, ma
abbiamo il dovere di lavorare e di agire innanzitutto nell’interesse della
Calabria, per rovesciare quelli che sono luoghi comuni che hanno affamato
questo territorio.
Voglio citare soltanto due fatti: negli ultimi
quattro anni grandi aziende pubbliche o comunque molto partecipate dal
pubblico, come Poste Italiane ed Rfi, hanno speso il
75 per cento dei loro investimenti al Nord. Non è più possibile! Dobbiamo
pretendere che venga riaperta una discussione vera sull’utilizzazione dei
fondi, delle risorse pubbliche, sugli investimenti e sulla loro destinazione,
fino ad arrivare, presidente Scalzo, a chiedere una convocazione del Consiglio
regionale insieme alle rappresentanze parlamentari, perché sugli obiettivi
strategici e sulla visione complessiva e di fondo non dobbiamo arretrare di un
millimetro. Siamo di fronte ad una rapina permanente di risorse ai danni del Mezzogiorno e
una classe dirigente che vuole rappresentare la nostra terra non può omettere
di fare una battaglia culturale e politica su questo punto.
Insisto perché considero questo un fatto
dirimente e fondamentale per la qualità della nostra azione, il tutto dovrà
avvenire dentro una visione strategica diversa. Lo sviluppo della Calabria
passa dal coinvolgimento dei territori, degli attori sociali e, soprattutto,
dalla costruzione di un progetto nell’interesse comune, unitario, generale, non
in spezzatini o in cose da riproporre – diceva il collega Aieta
– e sono completamente d’accordo con lui.
La ringrazio, presidente Oliverio,
per l’attenzione che ha voluto dedicare a questo tema e per il fatto di aver
annunciato che su questa questione dei fondi comunitari dedicheremo altri step e altri Consigli regionali. Soltanto facendo
così, daremo una svolta nell’interesse della Calabria.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il presidente Oliverio per le conclusioni. Ne ha facoltà.
Intervengo brevemente per alcune considerazioni a conclusione
di questa discussione nel Consiglio regionale. Innanzitutto, mi preme ricordare
che ho chiesto io al Presidente del Consiglio regionale di porre all’ordine del
giorno dell’odierna seduta questo tema, perché ritengo giusto che il Consiglio,
su una problematica di così rilevante importanza per la nostra regione,
all’inizio della sua legislatura, della sua esperienza – perché questo è un Consiglio
regionale eletto da tre mesi – sulla questione centrale che riguarda lo sviluppo,
la crescita – perché questo è lo strumento fondamentale che destina risorse
alla nostra regione – possa essere informato, possa confrontarsi, possa non
solo dire la sua, ma possa delineare un percorso.
La seconda ragione è che ritengo necessaria
un’operazione verità, non per mettere le mani avanti o per ricercare giustificazioni
alle difficoltà che ci sono e ci saranno, ma perché i calabresi sappiano. Questo
è un pezzo di un’operazione verità che stiamo facendo e convocheremo altre
sedute consiliari perché i calabresi sappiano come stanno le cose. E le cose, per
quanto riguarda il Fesr 2007-2013, stanno come ci
dicono dati su dati: possono e devono essere letti, possono e devono essere analizzati,
però i dati sono dati e ci dicono che, per quanto riguarda il Por-Fesr 2007-2013 – come ho detto introducendo – al 31
ottobre erano stati impegnati solo 872 milioni di euro, pari al 43,7 per cento
del totale, ovvero 1 miliardo 998 milioni di euro, naturalmente escludendo da questo
importo totale la cifra di 1 miliardo di euro che nel 2011 fu spostato per decisione
del Governo nazionale al Pac, il Piano di azione e coesione.
Se noi considerassimo il dato di partenza, ovvero 2 miliardi e 998 milioni di
euro, circa 3 miliardi – mancano 2 milioni per arrivare a 3 miliardi – la percentuale
si ridurrebbe al 29,1 per cento.
Questi sono dati, questa non è supponenza,
caro consigliere Fausto Orsomarso, questi sono dati e il dato, ahimè, è questo;
non lo dico con supponenza o con sufficienza o con piacere, ma con grande dispiacere.
Poi si può dire che si è fatto tanto, che qui stiamo realizzando le cose che
voi avete predisposto, tutto quello che volete. Il dato è un disastro per la Calabria
– chiamiamo le cose con il loro nome e cognome – perché a fronte di questa
incapacità, abbiamo una condizione economica e sociale che avreste voluto che
io risolvessi in 60 giorni, perché vi appellate spesso al fatto che il
presidente Oliverio sta perdendo tempo con la Giunta
e non affronta i grandi problemi sociali della Calabria che avreste voluto
risolti in 60 giorni! Ma i dati sono dati: a fronte di una incapacità che
presenta il risultato disastroso che è questo, abbiamo una condizione sociale
della Calabria che è drammatica, per quanto riguarda il lavoro, per quanto
riguarda le imprese, i servizi e tanti altri settori.
È chiaro – e l’ho detto nella relazione perché
è scritta e si può leggere – che non ho fatto un’analisi che non ha considerato
nel lungo periodo le difficoltà che sono alla base di questa situazione, anzi
ho pure graduato e detto che a un certo punto, se andiamo a vedere dal 2010 al
2011, c’è stata un’accentuazione della difficoltà, ma la difficoltà c’era, perché
bisogna leggere oggettivamente anche le difficoltà.
Né ho parlato – vorrei questo ricordarlo nel riferire
della rendicontazione del 2014, che ci ha fatto realizzare il target che
ci ha impedito, almeno fino ad oggi, di perdere risorse del 2014 – del fatto
che in tre settimane con la bacchetta magica ho rendicontato!
Io non ho rendicontato, caro consigliere Orsomarso,
opere della vostra amministrazione perché non ce n’erano! Magari ci fossero
state! Io ho dovuto fare il giro delle sette chiese, Ferrovie, Anas, enti
locali, per racimolare progetti da rendicontare! Domani, se vuole, le faccio
mandare l’elenco per il quale noi siamo riusciti a realizzare il target,
quantomeno per trattenere le risorse sul nostro territorio.
La Regione era senza opere?
Sto parlando di altro, di qualcosa che, evidentemente,
o è distratto o, ancora, malgrado la sua esperienza, non riesce a percepire!
Quindi sto parlando di progetti che, per banalizzare
i cosiddetti progetti-sponda, ci hanno permesso di realizzare il target
e di rendicontare, progetti che siamo riusciti a rendicontare nell’arco di un
mese, quello di dicembre. Questo lo dico per evitare di alterare la verità, la discussione,
e ho fatto queste premesse perché voglio fare alcune riflessioni.
E’ chiaro che un’amministrazione, qualsiasi amministrazione
– questo voglio dirlo – che guida un ente come la Regione o altri enti, vuole spendere,
vuole realizzare obiettivi ed è altrettanto chiaro che l’esercizio del governo,
la funzione di governo presuppone non solo il fatto che il presidente Oliverio viene in Aula, fa una relazione ed enuclea obiettivi,
ma presuppone il fatto che, se quegli obiettivi vuole realizzarli, deve costruire
un percorso.
Se durante questo percorso non ha realizzato
gli obiettivi, dobbiamo capire le ragioni per cui questi obiettivi non sono
stati realizzati, quali sono stati gli ostacoli, le difficoltà, le
inefficienze, le insufficienze, però deve essere altrettanto chiaro – lo dico
in premessa – che andare a vedere gli ostacoli, le inefficienze, le
inadeguatezze non può significare che il presidente Oliverio
viene fra quattro anni e dice “Io non c’entro” e se ne lava le mani, perché in corso
d’opera il Presidente della Giunta, se ci sono inefficienze, inadeguatezze, insufficienze,
deve assumersene la responsabilità; e se la macchina non cammina nella
direzione giusta, non può dire che la colpa è della macchina. La macchina deve
cambiare, chiaro il punto qual è?
C’è innanzitutto una responsabilità politica, perché
se non fosse così, dovremmo rinunziare alla democrazia, al fatto che ci sono le
assemblee elettive, che ci sono i Governi e i Presidenti eletti dai cittadini,
ma si tratterebbe di un’altra scelta. Poiché oggi è così, bisogna avere il coraggio
di assumersi le responsabilità. Siccome stiamo partendo adesso, è necessario
che si faccia una operazione verità, non per mettere le mani avanti, ma perché si
conosca il punto di partenza. Questa operazione verità io l’ho fatta per
iscritto, analizzando Misura per Misura come stanno le cose, anzi vi do pure
l’allegato tecnico di come stanno le cose, perché rimanga agli atti e sia una pietra
miliare di partenza a cui riferirsi.
Naturalmente, non mi sono limitato a fare il
quadro di questa situazione disastrosa, ho indicato anche il percorso che
intendiamo seguire. C’è un percorso relativo al 2007-2013, ovvero a 10 mesi,
anzi meno di 10 mesi che abbiamo davanti, fatto per salvare il salvabile, perché
se in otto anni - il programma riguardava il periodo 2007-2013, cui si è
aggiunto il 2014, otto anni - si è speso meno del 50 per cento e se
consideriamo anche quel miliardo di euro che è stato utilizzato per il programma
nazionale dal Piano di azione e coesione - sottratto alla Calabria, perché da
Roma attraverso il fondo di coesione venisse utilizzato per la Calabria - siamo
al 29 per cento. Nessuno può pensare che qui ci sia il re Mida – io non sono il
re Mida – e che quello che non si è fatto in otto anni, in rapporto a 1
miliardo e 198 milioni di euro che rimangono, si possa fare in otto mesi!
Bene, però noi dobbiamo salvare il salvabile e
stiamo lavorando per impostare una strategia nell’interesse della Calabria,
dell’economia calabrese, delle imprese calabresi, del lavoro calabrese, dei
servizi della nostra regione. Non staremo fermi ad aspettare ottobre per dire le
cose, perché noi siamo abituati a governare in progress, non aspettando Godot, per capirci! Abbiamo messo a punto una strategia per
salvare il salvabile, parlo del periodo 2007-2013, e puntiamo a recuperare il
massimo di risorse possibili, anzi puntiamo, utilizzando anche le risorse del
Piano di azione e coesione, a fare partire persino altri programmi per quanto
riguarda il futuro.
Andiamo a fare le analisi. Grandi progetti:
certo, grandi progetti, però tutti i grandi progetti sono patrimonio non
rendicontabile. Ditemene uno, vi sfido qui in Aula a dire un solo grande progetto
importante. Intendiamoci, non sto mettendo in discussione il valore dei
progetti, sto dicendo che di questi progetti - siccome sono stato Presidente
della Provincia non sono stato fuori da questa terra, non sono stato né in
altri pianeti né fuori da questa terra - ho seguito le vicende. Per esempio, di
questi grandi progetti, molti erano stati programmati già all’inizio del
settennio. Mi ricordo che da Presidente della Provincia ho firmato un protocollo
d’intesa nel febbraio del 2010 per la metropolitana che interessa la città capoluogo
della mia provincia, quella di Catanzaro era stata fatta anche, leggevo i
giornali e mi informavo attraverso la stampa ed era uguale, due metropolitane,
l’aereostazione di Lamezia anche, la Gallico-Gambarie
la stessa cosa, i protocolli d’intesa risalgono al 2009-2010. Siamo al 2015,
ancora sto parlando di progetti partiti allora.
(Interruzione del consigliere Tallini)
Sto
parlando di progetti partiti allora.
(Interruzioni)
Io sto
facendo.
(Interruzioni)
Consigliere
Tallini, la prego di non immiserire riflessioni.
(Interruzione del consigliere Tallini)
Ma
lasci stare, lasciamo la polemica su altro, ma su questo terreno la prego di
non immiserire la discussione perché è molto seria.
Allora,
di cosa parliamo? Di grandi progetti, che in cinque anni sono lì che non
possono essere rendicontati nemmeno per uno stato di avanzamento sulla programmazione
2014-2020.
Vogliamo
parlare, poi, delle altre Misure? Mi sono sforzato di fare un quadro Misura per
Misura e la mia relazione è così oggettiva, che l’altro giorno, quando c’è
stata un’iniziativa che abbiamo fatto sulla banda ultralarga, non ho esitato a
dire che l’unico progetto – uno – che su 1 miliardo e 900 milioni di euro è
partito è quello della banda ultralarga. Anche qui vorrei fare una riflessione,
che non tende e non vuole tendere a sminuire la portata innovativa di questo
progetto perché lo ritengo importante, e vorrei dirlo questo perché voglio fare
uno sforzo di oggettività: questo progetto è andato avanti perché un soggetto nazionale
lo ha assunto. Anche qui c’è una riflessione da fare. Parliamoci molto chiaramente:
questo progetto è andato avanti perché un soggetto nazionale, che è Telecom,
l’ha assunto. Tutta l’altra parte, relativa al resto dei Comuni che non erano
compresi nel primo piano, ancora è in via di appalto attraverso Infratel.
Allora
una riflessione dobbiamo farla, e subito, sulle ragioni strutturali
di queste difficoltà, che sono di ordine burocratico. Certo che sono di ordine burocratico.
Secondo voi si può tollerare che si possa mantenere per mesi bloccato uno
strumento qual è quello della programmazione 2014-2020? Non so se chi era in Giunta
ed è qui presente se n’è accorto, ma ci sono state inefficienze solo per una diatriba
interna sull’Autorità di gestione. E’ concepibile una cosa di questo tipo?! Io ritengo
che non sia concepibile.
Insomma,
il fatto che il programma fosse lì, bloccato, congelato, non si può concepire.
Non è possibile che si facciano bandi con soggetti interessati che partecipano,
avanzano domanda e si aspettino tre anni per fare le cose! Né si può concepire
che presso l’Assessorato all’ambiente – e noi stiamo correndo ai ripari adesso
– che è un’altra stanza della Regione, ci possano essere 500 progetti, dietro ognuno
dei quali a volte ci sono decine di milioni di euro, anche riconducibili a questo
programma e siano fermi, perché per tre anni la Commissione Via non si riunisce!
E chi se ne deve occupare di queste cose?! La politica non c’entra?! Chi prima
di me era qui non c’entra?! Chi prima dell’assessore Guccione, dell’assessore Ciconte era nella Giunta non c’entra?! Turisti?! Ma di cosa
parliamo! Ma di cosa parliamo! Di quale dignità di governo ed istituzionale
parliamo! Voglio capirlo! Fate un corso celere di aggiornamento, mi ci
iscriverò pure io, se me lo fate capire questo! Di cosa parliamo! E ogni
mattina, dal mese di gennaio, chiediamo il conto al presidente Oliverio con faccia – fatemelo dire con un termine calabrese
– “sputtanata”! Ma di che cosa parliamo! Davvero siamo al paradosso che il
carnefice della Calabria, l’artefice di questa situazione, chiede conto a chi è
venuto adesso!
Allora
io voglio parlare per costruire in positivo e dico subito, senza supponenza,
senza arroganza, con grande umiltà, che chi vuole confrontarsi con noi nel
merito per dare un contributo positivo troverà porte aperte – non ci sono
schemi – per dare un contributo a questa regione che è in ginocchio e che paga
il doppio prezzo di inefficienza, di sclerotizzazione, di teatrino che ogni
volta viene rappresentato attraverso queste finte polemiche, queste finte
guerre del personale politico e l’inganno anche di chi dall’esterno utilizza l’inefficienza
per dire “Ecco, siccome non siete in grado di spendere” – perché questa è
l’altra faccia della medaglia – “mi piglio le risorse”, come è avvenuto storicamente
nei confronti del Mezzogiorno.
Allora
noi abbiamo il dovere di metterci con le carte in regola, il che significa affrontare
le ragioni, i limiti, le inefficienze strutturali che sono alla base di questa situazione.
La
prima questione: bisogna snellire le procedure. Seconda questione: bisogna
sburocratizzare. L’Assessorato all’ambiente, entro due mesi, deve tirare fuori
quei 500 nullaosta, e chi si paga per questo, se non lo fa, gira! Ci siamo
capiti su qual è il problema? Perché l’obiettivo deve essere il misuratore
dell’azione di governo e della premialità all’interno della struttura, non gli
amici o i nemici del presidente Oliverio, come purtroppo
è avvenuto fino ad oggi, perché non capisco, se c’è un dirigente in una struttura
che, non producendo, rimane lì, chi ce lo tiene! Parlo di me stesso, io sono il
Presidente, parlo di me, potrei tacerle queste cose, ma chi l’ha tenuto lì quel
dirigente in quella struttura, chi l’ha tenuto?!
Non
c’è nemmeno l’argomento per parlare e per giudicare la burocrazia quando c’è la
connivenza e c’è la responsabilità di aver mantenuto questa burocrazia in questa
condizione.
Il
misuratore deve essere la realizzazione dell’obiettivo: se l’obiettivo non si
realizza, si gira, perché altrimenti la responsabilità è di chi non fa girare
chi non è in grado di rispondere. Quindi il pallino ritorna sempre a chi ha la responsabilità
politica, perché altrimenti bisogna fare un altro mestiere, bisogna fare
un’altra cosa. Allora bisogna intervenire sulla burocrazia per riformare le
procedure. Sto per costituire una struttura tecnico-giuridica che deve mettere
a punto una linea di snellimento e di riforma delle procedure, perché ci sono tante
cose per le quali non c’è la necessità di passaggi a livello – così li chiamo
io – nullaosta, pareri.
Ma
voi lo sapete che è successo nel dicembre scorso? Non ne ho parlato di questo,
ne parlo adesso perché sono tirato per la giacchetta: è successo che doveva arrivare
a Gioia Tauro la più grande nave d’Europa che attraversava il Mediterraneo e
non poteva attraccare nel porto. Sapete perché? Perché da due anni, presso l’Assessorato
all’ambiente, c’era una pratica di dragaggio che giaceva lì. Non ne ho fatto una
questione mediatica, ma considerato che oggi mi tirate dalla giacchetta,
parliamo pure di questo. Chiamo l’Autorità portuale di Gioia Tauro e scopro che
da due anni c’era una richiesta di dragaggio che non veniva evasa perché all’Assessorato
all’ambiente dicevano che c’era bisogno di una procedura di Via, di valutazione
di impatto ambientale per il dragaggio. Quindi mi sono preoccupato, richiamo l’Autorità
portuale e dico: “Guardate che ci vuole una procedura Via”, ma mi meraviglio
che serva una procedura Via per un dragaggio, non si tratta di opere. Richiamo
l’Assessorato all’ambiente e mi dice: “Guarda, non è possibile perché ci
possono essere fattori inquinanti nella sabbia che si preleva”. Allora
rispondo: “Se ci sono fattori inquinanti nella sabbia che si preleva, c’è
l’Arpacal, si va a fare un prelievo e si verificano”. Ritorno e scopro che
l’Arpacal era già stata chiamata e le verifiche già effettuate.
Insomma,
per farla breve, abbiamo rischiato che la più grande nave che attraversava il Mediterraneo
non approdasse nel porto di Gioia Tauro. Chiaramente, a quel punto ho detto: “O
procedete oppure andate via”.
Dico
questo perché rispetto alla burocrazia ci deve essere una responsabilità, cioè
io non verrò mai qui a dirvi – sappiate questo – che c’è la burocrazia che
frena. No, non verrò mai a dirvelo, anzi vi invito a riferirmi se c’è la burocrazia
che frena, perché il giorno dopo la burocrazia sarà frustata. Ci siamo capiti! Perché
ho un’idea del rapporto con la burocrazia, perché più si alliscia il pelo alla burocrazia
e più la politica è soccombente, e la politica che è soccombente è quella che
per comodo è soccombente, perché pensa di scambiare il consenso attraverso la burocrazia!
Parliamoci chiaramente, non perché c’è il buonismo della politica, ma perché si
pensa di utilizzare, ci si illude di utilizzare la burocrazia, perché si perde
il percorso. Il percorso deve avere un misuratore, che sono gli obiettivi che devono
essere realizzati, perché gli obiettivi misurano la risposta alle condizioni del
territorio, la risposta alle imprese, la risposta ai cittadini, perché quando c’è
un obiettivo e l’obiettivo si realizza, vuol dire che ci sarà la risposta. E
c’è stata la risposta.
Allora,
io credo che su questa questione dei fondi europei bisogna che ci sia una
sterzata. Noi lavoreremo – ve l’ho detto all’inizio – per presentare un nuovo
modello di governance per quanto riguarda il periodo 2014-2020,
lavoreremo per accompagnare gli enti locali e il sistema delle imprese che
presentano una debolezza qui. Parliamoci chiaramente, ha ragione il consigliere
Salerno, perché io ho seguito con attenzione gli interventi. Bisogna
accompagnarlo quel percorso, che significa che bisogna rafforzare la Sua, la Stazione
unica appaltante, bisogna metterla nelle condizioni di rispondere con efficienza
alle procedure e non lasciarla lì, come è avvenuto in questi anni in cui è
stata impossibilitata a fare le gare, attestandone l’impotenza.
Quindi
si tratta di affrontare nel merito i problemi, di costruire la governance
e le condizioni per accompagnare i soggetti che operano sul territorio: gli enti
locali, il sistema delle imprese. Anche per quanto riguarda il sistema delle
imprese bisogna studiare forme di automatismo e in questo senso credo che il partenariato
abbia un ruolo importante. L’altro giorno, nella riunione del partenariato che abbiamo
fatto, veniva sollevato un problema: “Scusate, perché non finanziate l’Artigiancassa?”. Io chiedo: “Come, l’Artigiancassa
non è più finanziata?!”. Abbiamo appoggiato sulla Finanziaria regionale un
complesso di progetti ingessati, bloccati e gli
strumenti di
automatismo sono stati prosciugati. L’Artigiancassa è
uno strumento automatico di finanziamento del credito alle imprese e gli strumenti di
ingegneria finanziaria non hanno operato, 120 milioni di euro sono bloccati,
congelati, perché gli strumenti di ingegneria
finanziaria sono stati utilizzati in modo assolutamente inadeguato.
Certo
che c’è un problema di politiche creditizie, c’è il sistema bancario che non è
generoso verso il sistema delle imprese in modo particolare nel Mezzogiorno e nella nostra regione,
certo, lo so benissimo questo, ma a fronte di questa situazione, è possibile
che le risorse finalizzate al sistema delle garanzie, il sistema dei Confidi
siano tutte bloccate! Se volete, per quanto riguarda la parte dell’ingegneria
finanziaria, vi fornirò un’analisi dettagliata di come le risorse sono
congelate, parcheggiate e non utilizzate. E’ vero che c’è un periodo di crisi,
che non c’è una domanda dell’impresa verso l’investimento, però – vivaddio –
c’è un sistema di imprese che opera in una situazione di difficoltà che credo debba
essere considerata. Prima ancora che parlare di nuove imprese, guardiamo alle imprese
che sono in ginocchio e credo che il sistema del credito, delle garanzie, un
poco di sollievo potrebbe offrirlo.
Quindi
dobbiamo discutere nel merito, perché – vi ripeto – non voglio e non intendo
che questa sia una discussione con la testa rivolta indietro, voglio fare riflessioni
sull’esperienza, necessaria per guardare al futuro, per vedere quello che c’è
da correggere e correggerlo con il contributo, i suggerimenti da parte di tutti,
di quelli che siamo in Aula, dei soggetti che operano sul territorio, perché è necessario
mettere in moto un circuito virtuoso che sia capace di utilizzare le risorse,
di utilizzarle, perché altrimenti la Calabria non si rimette in piedi, né ci
sono prospettive diverse. “Siccome” – si dice – “non utilizziamo queste risorse,
poi ci sono gli interventi sostitutivi”, guardate che questo intervento – l’ha
ricordato prima il consigliere Bevacqua, mi pare, – è
interamente sostitutivo dell’ordinario che non c’è più.
Il
consigliere Salerno ha fatto l’assessore alle politiche sociali e sa benissimo
che, per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, il fondo viene assorbito
per oltre l’80 per cento dal Nord, dove c'è, in conseguenza della crisi, una
platea di lavoratori dipendenti dal privato molto, ma molto più larga, ma nella
piccola parte che coinvolge e interessa le Regioni del Mezzogiorno e la Calabria, l’80 per
cento degli ammortizzatori sociali viene coperto dal Fondo sociale europeo.
Noi
abbiamo fatto un tavolo con il ministro Poletti per il 2014: praticamente lo
Stato, su 250 milioni di euro, sul Fondo sociale impegna circa 80 milioni di
euro, 170-180 milioni sono sul Fondo sociale europeo. Questo lo dico in
generale. Perché lo dico in generale? Perché è chiaro che le politiche verso il
Mezzogiorno devono essere riconsiderate
e le Regioni del Mezzogiorno devono riaprire questo
capitolo, devono rialzare la voce e, per farlo, devono mettersi con le carte in
regola, perché appena si parla, prima si dice “Avete i soldi? Spendete” col linguaggio
padovano. Chiaro? “Avete i soldi? Spendete”. Devono rimettersi con le carte in
regola le Regioni del Mezzogiorno,
questo è lo sforzo che dobbiamo fare noi!
Su questo terreno si vince la sfida anche di una ripresa di considerazione del Mezzogiorno all’interno del
Paese.
Questo,
naturalmente, deve essere fatto perché ritengo che, al di là di tutto, ci sono dati strutturali
che bisogna superare e dobbiamo sapere che essere classe dirigente significa
stare sempre con la schiena diritta, indipendentemente dai colori che ci sono
al governo del Paese, che pure non sono qualcosa di indifferente a cui guardare.
Bisogna stare sempre con la schiena diritta ed avere la forza e la dignità –
perché non si tratta di coraggio, ma di forza e dignità – di esprimere le
ragioni del territorio che rappresentiamo e quando le risposte ci sono e la considerazione
c’è, benissimo; quando le risposte non ci sono, bisogna incalzarle e per incalzare
con la forza della ragione, bisogna mettersi con le carte in regola. Ecco
perché insisto su questo punto.
Credo
che il lavoro sia in salita, però non è impossibile, ritengo che sia possibile invertire
la tendenza, ci credo, ne sono convinto e per questo sono determinato. È possibile
invertire la tendenza e noi faremo di tutto per dimostrare che è possibile. Naturalmente,
chiediamo di essere misurati nel periodo determinato a poter realizzare
segnali, non dico subito inversione di tendenza.
E’
stato qui sollevato anche un problema che non posso eludere, che è quello della
sanità. Mi auguro che sulla questione si chiuda rapidamente questa telenovela e
ritengo che la condizione in cui è stato portato il sistema sanitario regionale
sia preoccupante, perché in molti casi non sono garantiti neanche i livelli
essenziali di assistenza, perché ci sono situazioni che, a mio parere, sono
significative del mancato governo di questo settore – fatemela dire così –
perché in questi anni tutto si è ridotto ad una impostazione meramente
ragionieristica e la politica ha abdicato – diciamo le parole giuste – perché malgrado
la struttura commissariale, e anzi in presenza di una struttura commissariale
che aveva due subcommissari e il commissario in capo
al Presidente della Regione, a maggior ragione non si poteva verificare, da un
parte, – e non parlo di risorse – che nella città di Reggio Calabria si
investissero risorse consistenti per realizzare un reparto di cardiochirurgia e
non si procedesse all’attivazione di questo reparto dopo tre anni dal suo
completamento, e dall’altra – a proposito di risorse – che solo per la provincia
di Reggio Calabria – e poi parlerò anche della Calabria – per il ricorso di cittadini
calabresi ad interventi all’esterno della regione per interventi di cardiochirurgia,
si spendano 10 miliardi e 700 milioni di euro solo per i reggini e 37 milioni
di euro per tutti i calabresi.
Quindi
non è un problema, è l’opposto, perché dopo aver investito ed aver realizzato, mantenere
una struttura di questo tipo congelata significa praticamente continuare a
pagare all’esterno per mobilità passiva. E’ paradossale questo. Non è concepibile
che si possa mantenere qui nella città di Reggio Calabria una Pet pronta per essere attivata, chiusa, congelata e i calabresi
siano costretti o a file di sei mesi oppure ad andare all’esterno, in Sicilia
od oltre il Pollino. Sto parlando di dati, di fatti, sto dicendo cose che vi
prego, se sono confutabili, di confutare.
Questo
è il fatto che si è abdicato, si sono mollati gli ormeggi! Non è concepibile
che in alcune strutture dove bisogna garantire le emergenze-urgenze si è
arrivati al punto in cui si è arrivati. L’altro giorno gli anestesisti del
“Pugliese” sono venuti da me a dirmi: “Presidente, se continua così, noi non ce
la facciamo più”. Né è possibile quello che avviene all’Annunziata di Cosenza.
Sto parlando degli ospedali Hub, dove per un periodo sono
stati sospesi persino i ricoveri programmati. Questo non è ammissibile! Questo è
il punto in cui è giunta la situazione e non è giunta a questo punto dal 10 di
dicembre, da quando si è insediato il presidente Oliverio,
perché altrimenti siamo disonesti, e almeno per quanto riguarda la sanità,
evitiamo di apparire sfarzosamente disonesti, perché ci si proietta in modo
evidente, palese, sfarzosamente disonesti. Evitiamolo questo – per carità di
Dio – anche perché vorrei che si evitasse che almeno sulla sanità si
continuasse un teatrino che non fa bene a nessuno, perché non pensate gli azzeccagarbugli
con le magliette rosse e gialle facciano bene e abbiano un ritorno alle istituzioni
e alla politica positiva, perché proiettano in modo generalizzato un’immagine
negativa.
Credo
che si debba porre mano a questa situazione. Mi sono permesso non perché ci sia
un problema di potere, lo dico subito perché è una situazione abbastanza
complicata. Come sapete, dal 1° gennaio con la Legge di stabilità è stata approvata
una norma sul Patto della salute che prevede l’incompatibilità fra la carica di
Presidente della Regione e quella di Commissario alla sanità, quindi mi sono
permesso di fornire un parere legale al Governo con grande tranquillità, perché
mi sono insediato il 10 dicembre come Presidente della Regione. Quindi dal 10
al 31 dicembre il Governo avrebbe dovuto prendere atto di questa cosa, tant’è
che c’era l’impegno che nella seduta del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio
si sarebbe proceduto alla presa d’atto. Successivamente il Consiglio dei
Ministri che non si è tenuto - non per questa ragione naturalmente, figuriamoci
se per questa ragione poteva saltare il Consiglio dei Ministri – ed è stato
spostato e da qui la telenovela.
Ora,
forte di questo parere, ma anche forte della convinzione che la sanità calabrese
ha bisogno non di una invadenza politica, ma di un governo responsabile della politica
per uscire da quella logica contabilistica e
ragionieristica, per assumere responsabilità, per costruire un Piano sanitario
regionale, per affrontare quei problemi della cardiochirurgia, della Pet, dei problemi dell’emergenza-urgenza, in questi giorni,
proprio a seguito di questa telenovela che non sblocca, ho convocato una
riunione di Giunta regionale in via straordinaria. Ho convocato i subcommissari ed ho deliberato di chiedere loro di assumere
responsabilmente provvedimenti per attivare i concorsi non in modo generalizzato,
ma limitatamente alle situazioni di criticità e per personale medico e
paramedico – mi riferisco alle cose che prima ricordavo – in un numero di circa
100 unità o poco più, e in una seconda tranche di fare un’analisi anche
sugli ospedali Spoke, perché anche negli ospedali Spoke di Crotone, Vibo,
Locri, Rossano, Castrovillari – non sto qui a fare tutto l’elenco di tutti gli ospedali
- sto facendo un’analisi della situazione per vedere di rispondere alle emergenze
ed urgenze assumendo la responsabilità, perché so di fare l’interesse della Calabria,
quindi ho chiesto loro di attivare le procedure e, nelle more delle procedure
concorsuali, di attivare le procedure d’urgenza, e laddove c’è una graduatoria
– non voglio sapere dove e per quali settori – utilizzarla per accelerare, con
la visione dell’interesse generale e non dell’interesse particolare.
E’ chiaro
che mi auguro che questo giochino del toto-nomine si chiuda il più rapidamente possibile,
perché a questo giochino non ho partecipato né intendo partecipare, per essere molto
chiaro. Se non si chiude questo gioco, credo che bisognerà valutare iniziative
diverse, perché non è possibile che la Calabria possa subire una condizione di questo
tipo, lo dico con grande responsabilità. Mi auguro che, a stretto giro di
posta, ci sia la risposta. Poi, naturalmente, rispetto alla risposta, ai metodi
che si assumono, ognuno dirà la sua, la dirà pure il Presidente della Regione,
perché non mi sono mai intimidito verso nessuno, ho 62 anni, ho una esperienza
e una storia politica alle spalle, istituzionale, figuriamoci se uno che non si
intimidisce a 18 anni si possa pensare che si intimidisca a 62! Ma non esiste!
L’unico
punto di riferimento, lo sappiano tutti – io sono aperto perché non mi sono mai
chiuso in case matte, sono aperto al confronto – l’unico misuratore sono gli
interessi dei calabresi, che magari – non so se con piacere di tutti – mi hanno
prima dato un largo consenso alle primarie e poi un largo consenso alle elezioni
– questo è il dato – e quel largo consenso alle primarie e quel largo consenso
alle elezioni non si è realizzato tre-quattro anni fa,
ma due mesi e mezzo fa. Sbaglia chi pensa di mettere il presidente Oliverio in recinto, dato che non si è potuto farlo alle elezioni
o alle primarie! Sbaglia di grosso, perché la volontà democratica e popolare
dei calabresi deve essere rispettata e noi la faremo rispettare democraticamente,
con grande determinazione e con grande dignità, perché non abbiamo chiesto
niente a nessuno, né patteggiamenti né protezionismi, né abbiamo chiesto di essere
investiti della nomina a commissario per avere un posto di potere, abbiamo
avanzato un parere legale. Quel parere legale non si condivide? Benissimo, il Governo
ha gli strumenti per acquisire pareri legali, dal Consiglio di Stato, dall’Avvocatura
di Stato, da consulenti giuridici eminenti. Si proceda, e naturalmente ognuno, rispetto
agli atti che si assumono, ha il diritto, oltre che il dovere, di esprimere il
proprio punto di vista.
Noi
lo faremo per l’esclusivo interesse della Calabria, non ci saranno punti di
vista che esprimeremo con nervosismi – siamo tranquillissimi – appunto per fare
prevalere logiche di potere o interessi personali, anche perché chiunque sarà
il commissario, che mi auguro sia fatto ad horas,
subito – ripeto – dovrà misurarsi con la Regione, con il Presidente della
Regione, con la Giunta regionale, con il Consiglio regionale, che non
abdicheranno al loro ruolo, chiunque sarà il commissario. Il presidente Oliverio non abdicherà al suo ruolo, non aspetterà tre anni
per dire: “C’è stato il commissario e non ho potuto aprire la cardiochirurgia a
Reggio Calabria o non ho potuto affrontare i problemi dell’Annunziata a Cosenza”.
No, saremo in trincea giorno per giorno, perché la vicenda della sanità non può
essere protratta oltre, per come è stata determinata, altrimenti davvero noi
usciamo da una condizione di civiltà, perché purtroppo oggi la Calabria è su questo
baratro, proprio di fuoriuscita da una condizione di civiltà.
Quindi,
siccome è stato posto il problema, mi premeva informarvi di questo, perché non sono
abituato ad eludere e anche perché era giusto che il Consiglio regionale fosse
informato rispetto ad una problematica che è vitale per la vita dei calabresi.
Grazie.
Passiamo al secondo punto all’ordine del giorno, la proposta di legge numero 11/10^ di iniziativa dei consiglieri G. Arruzzolo, D. Battaglia, G. Giudiceandrea, O. Greco, A. Nicolò, G. Nucera, F. Sculco, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 8 (Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale)”.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giudiceandrea per l’illustrazione della proposta. Ne ha facoltà.
Presidente,
grazie per avermi concesso la parola. Avevamo pensato di postergare la discussione
su questa proposta di legge, proprio perché deve essere analizzata in un
contesto più ampio e non lasciata soltanto alla terminologia asettica della
norma precedente esistente.
Allora
va fatto un ragionamento molto più ampio in ordine a quella che è la legittima utilizzazione
dei nostri collaboratori, va fatta nel rispetto anche della spending review.
Deve essere fatta con molta attenzione. Pensiamo che si possa lavorare già a
partire dalla Conferenza dei capigruppo da qui a qualche minuto e poi portare
una legge più organica e una modifica della normativa più organica per il prossimo
Consiglio, speriamo del 30.
Pongo
in votazione la proposta di rinvio.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Il terzo punto all’ordine del giorno reca la mozione numero 4/10^ di iniziativa della consigliera F. Sculco: “Sulla parità di genere”.
Ha chiesto di parlare la consigliera Sculco. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, la mozione che si presenta oggi è stata condivisa nella Conferenza
dei capigruppo all’unanimità e devo dire anche con entusiasmo da
parte di tutti e colgo l’occasione per ringraziare i colleghi.
Proprio ieri, 8 marzo, è stata celebrata la festa della
donna e in Calabria si sono svolte iniziative che non sono state solo celebrative, ma hanno
quasi tutte, insieme alle tante problematiche che riguardano la condizione della
donna nella realtà economica e sociale della nostra regione, affrontato in
particolar modo il tema della democrazia paritaria. In ogni località della
nostra regione le istituzioni, le forze politiche, le associazioni, le organizzazioni
si sono prodigate ad organizzare occasioni di confronto e di dibattito, segno, questo,
di una rinnovata maturità e di una crescente attenzione che suscita non solo
nell’opinione pubblica il tema ed il problema della parità di genere e della valorizzazione
del ruolo della donna nella società, così come in politica e nelle istituzioni.
Io stessa, insieme a molti di voi, consiglieri colleghi,
ed anche insieme al Presidente del Consiglio, Scalzo, ho partecipato a numerose
iniziative che si sono svolte in tutti i luoghi della nostra regione, a Reggio
Calabria, a Cosenza, a Catanzaro, a Crotone, a Lamezia Terme e si può dire che quest’anno,
con la decisione assunta nel Consiglio
regionale del 20 gennaio scorso, nel quale abbiamo approvato l’emendamento
statutario che assicura la presenza delle donne nella Giunta regionale, si sono
accese aspettative e speranze in tutta l’opinione pubblica calabrese e non solo
in quella femminile, e che una nuova stagione di riforme in questa direzione e
in questa legislatura è stata avviata.
Lo stesso presidente Oliverio, ieri, in un comunicato in occasione della festa
della donna, ha voluto rafforzare questo percorso di riforma e questo processo
innovativo, indicando l’ulteriore obiettivo di modifica della legge elettorale regionale
con l’introduzione della doppia preferenza entro l’anno 2015 e la mozione che
viene presentata oggi, in questo senso e in questa direzione, compie un ulteriore
passo avanti, in coerenza con la forte e decisa vocazione innovativa che già questo
Consiglio ha
dimostrato e realizzato.
Signor Presidente, dò lettura della mozione:
“La Regione Calabria considera la partecipazione delle donne alla vita
del sistema istituzionale regionale a qualunque livello ed alle scelte politiche
ed amministrative una priorità imprescindibile, non solo e non tanto per una
questione di genere, ma soprattutto per una questione di democrazia e di
civiltà.
In forza dell’articolo 3 della Costituzione” – che, vi ricordo, impone
la rimozione di tutti gli ostacoli che di fatto impediscono una piena partecipazione
di tutti i cittadini alla organizzazione politica del Paese – “il Consiglio
regionale impegna la Giunta affinché promuova azioni positive, con ogni mezzo a
sua disposizione, politico, istituzionale e culturale, per affermare la parità
di genere.
Avendo provveduto il Consiglio regionale, nella seduta del 20 gennaio
scorso, ad inserire nello Statuto, attraverso uno specifico emendamento
condiviso pienamente dal Presidente Mario Oliverio, un principio storico
per la democrazia di genere, si impegna la Giunta regionale:
a) a farsi interprete, nei confronti dell’intero sistema di enti subregionali e segnatamente delle autonomie locali, inclusi
i Comuni con popolazione inferiore ai 3 mila abitanti, dell’esigenza di garantire
la presenza delle donne in ogni organismo di governo;
b) altresì, a sostenere con ogni mezzo la costituzione in giudizio,
ogni qualvolta si ravvisi la violazione della legislazione vigente in tema di
parità di genere;
c) ad utilizzare, a tal fine, ogni mezzo politico, amministrativo ed istituzionale
in capo ad essa, per superare un impedimento che contrasta sia con lo spirito
che con precisi articoli della nostra Carta costituzionale”.
Questo Consiglio regionale, nella sua interezza e senza eccezione
alcuna, ha già dimostrato sensibilità politica e maturità culturale verso il
tema della democrazia paritaria, approvando l’emendamento il 20 gennaio scorso.
Spero e sono certa che anche oggi, tutti insieme, faremo un ulteriore passo
avanti in questa direzione, condividendo la mozione di cui ho appena dato
lettura. Grazie, consiglieri colleghi,
grazie, signor Presidente della Giunta, grazie, signor Presidente del Consiglio.
PRESIDENTE
Grazie a lei. Ha chiesto di
parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.
Presidente,
ovviamente intervengo per annunciare il voto favorevole del Gruppo Misto, della
sua componente di Forza Italia, alla proposta di legge presentata dalla collega
Sculco, ricordando, però, alla stessa che questa può essere
retroattiva. Possiamo farla retroattiva, così, se la facciamo retroattiva,
chiediamo al presidente Oliverio di ritirare la costituzione
in giudizio. Mi auguro che non l’abbia fatto perché il presidente Oliverio si costituisca contro le donne, perché purtroppo
si è costituito contro il diritto di Wanda Ferro, per esempio, di entrare in Consiglio
regionale.
Non
voglio essere polemico, sto facendo solo una battuta, perché altrimenti in questo
Consiglio regionale rischiamo di farci dire cosa dobbiamo dire dai banchi dell’opposizione,
impedendoci di concludere un intervento, di consentire di lavorare al Presidente,
che ha detto cose importantissime e di cui prendo atto e, se è possibile che ci
ascolti e non venga disturbato, rispetto a quanto detto. Siamo disponibili perché
finalmente stanno venendo fuori i motivi della paralisi che ha caratterizzato
la Giunta regionale fino ad oggi.
Siamo
d’accordo, quindi, voteremo a favore della proposta di legge e invitiamo il presidente
Oliverio a ritirare la sua costituzione in giudizio
contro una donna, Wanda Ferro, e nello stesso tempo diciamo ad Oliverio che siamo pronti ad affiancarlo nella battaglia
che vedrà fuori.
Sarebbe
finalmente il caso che questi messaggi che ha esplicitato oggi in Consiglio
regionale si concretizzassero in strumenti di lotta e saremo assolutamente d’accordo
con lui per gli obiettivi.
Mi
piace e ci piace anche, se posso dire, il metodo con cui ha detto che, anche se
verranno i commissari, dovranno passare sul suo cadavere per impedire che alcune
cose possano essere realizzate. E sono d’accordo con lei, non è possibile,
anche se in passato è stato così; durante la mia esperienza in Giunta regionale,
non ho mai condiviso che la sanità possa essere gestita in maniera ragionieristica
e devo dire che, purtroppo, questo nostro presidente Scopelliti ha avuto uno
strano destino: quello di essere condannato per aver aperto una nuova cardiochirurgia
a Reggio Calabria e, nello stesso tempo, come oggi registriamo, quello di essere
condannato per non averla fatta funzionare! Qualcuno sta sbagliando, qualcuno
sta millantando, qualcuno sta utilizzando elementi che in questo momento non
sono comprensibili.
Al collega
Romeo vorrei dire che sono assolutamente d’accordo col suo intervento, a patto
che il suo intervento diventi credibile. E come può diventare credibile? Il
giorno in cui si impegnerà a difendere il diritto di tutti i consiglieri regionali… Voltaire diceva: “Non condivido le tue idee ma
mi batterò fino alla morte perché tu possa liberamente professarle”. Qua non mi
sembra, qua mi sembra emerga la doppia morale. Il principio è mio, oggi sono io
il penalizzato. Nessuno si è alzato, tranne il collega Nucera, a difendere il
diritto non di Tallini ma di un consigliere regionale
o di Orsomarso. Qua nessuno lo ha fatto. La democrazia si difende anche così e soprattutto
così. Se avessi sentito una nota di protesta il giorno in cui il presidente Oliverio ha rinviato la prima seduta del Consiglio
regionale, il collega Romeo sarebbe diventato credibile; così non ha fatto.
Emerge
allora questa doppia morale, che è sempre la caratteristica che ha
contraddistinto un’area politica che ha sempre caratterizzato l’azione “se lo
faccio io, lo posso fare; se lo fanno gli altri di altri schieramenti politici,
non lo possono fare perché non sono…”. Diciamo che
poi si riempie anche dei contributi di varie estrazioni che di volta in volta
si uniscono.
Presidente
Oliverio, giorno 20 ci sarà questa udienza al Tar di Catanzaro.
Dimostri con un atto di coerenza politica di essere a favore delle donne,
riempia di contenuti questa legge regionale che, in maniera puntuale, la collega
Sculco ha voluto proporre a quest’Aula. Ritiri la sua
costituzione in giudizio contro Wanda Ferro, perché quell’azione contro Wanda
Ferro non ha nessun interesse a favore della Regione Calabria. Credo che
l’ingresso di Wanda Ferro in questo Consiglio regionale non potrà fare altro
che qualificare, arricchire e contribuire a dare spazio alle cose contenute
nella mozione della collega Sculco.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’assessore Ciconte. Ne ha
facoltà.
Sono
d’accordo con quanto detto dalla collega Sculco: non ci
sono dubbi che le donne vadano difese. Ho preso la parola per esprimere grande solidarietà
nei confronti delle donne ad avere un ruolo nelle istituzioni, ma ancora una
volta il marziano Tallini si trova sulla terra, quindi
ha ragione l’amico Orlandino Greco quando dice alcune
cose. Direi che qui bisogna ripristinare un po’ di verità, altrimenti diciamo
delle cose veramente fuori dal mondo.
La
prima cosa: il centro cuore a Reggio Calabria l’ha istituito il centro-sinistra,
la precedente Giunta di centro-destra ha portato avanti tutta la procedura effettivamente
in maniera corretta, per carità, e spendiamo da tre anni oltre 60 mila euro
circa al mese per le apparecchiature installate e non utilizzate. Mi fa specie
che l’ex presidente Scopelliti sia stato – lo sento oggi per la prima volta –
condannato per aver voluto aprire il centro cuore a Reggio. Non mi risulta da nessuna
parte. O diciamo le cose come stanno o non le diciamo.
Credo
che il centro cuore a Reggio Calabria vada aperto.
(Interruzione)
E
chi ha mai attaccato Scopelliti perché voleva aprire a Reggio Calabria una struttura
sanitaria di alto valore che aveva programmato il centro-sinistra?! Una cosa del
genere per i cittadini calabresi avrebbe dato grandi risultati e una svolta
epocale per creare un centro di cardiochirurgia nella città più grande della Calabria.
Queste affermazioni sono assurde.
Credo
che sulla sanità si debba tenere un confronto sereno, serio e credo che, se il
Consiglio regionale si determinerà su quanto detto, porteremo tutti quanti un contributo
onesto, leale e corretto.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Orsomarso per dichiarazione di voto. Ne ha
facoltà.
Per dichiarazione
di voto, a sostegno della mozione della collega Sculco e per richiamare il consigliere Ciconte,
perché la lingua batte dove il dente duole! Si parlava di politica, di condanna
politica rispetto a quell’atto.
Presidente, siamo pronti insieme a
lei stasera a firmare nella Conferenza dei capigruppo con tutti i gruppi un
documento che possa essere spedito a Roma, sul solco di quello che diceva, ma
voglio dirle che la politica ha potuto entrare poco su quanto riguardava i nosocomi, dove si
curano i figli della
nostra Calabria.
Ci convincono del fatto che lei
debba avere una grande forza politica e ricordo quel centro programmato, da noi
realizzato, così come anche gli interventi per portare a pareggio molti
nosocomi, compresa l’Annunziata di Cosenza. Nello stesso tempo alcuni manager
provavano a fare assunzioni per i livelli minimi di assistenza: non vi sarà
sfuggito che commissari, compreso Pezzi – grande rispetto, che oggi la Cgil invoca
come commissario suggerito – hanno bloccato perché il tavolo Massicci ha
bloccato. E’quello che è accaduto, anche le assunzioni rispetto ai livelli di
emergenza.
Questo si è verificato, questo è quello che abbiamo subìto.
(Interruzione)
Così come la fondazione “Campanella”. Non andiamo più in là. Lo ripeto,
collega Ciconte, non si agiti, il collega Tallini
parlava di condanna politica, non di quella dei tribunali che non agitiamo mai
per cultura e facevo riferimento al fatto che qualcuno condanna chi aveva tutto
l’interesse e purtroppo non ha potuto realizzare perché hai fatto un intervento
che vale 20 milioni di euro e non hai potuto assumere; la gente è bloccata dai
commissari, dai tavoli Massicci di Roma, dove ci è toccato con grande
sacrificio fare scelte impopolari, non è che ci è piaciuto, per intenderci, ero
sempre di prima legislatura rispetto a tanti che ci hanno preceduto. Campanella
ci insegna.
Utilizzo la dichiarazione di voto, perché impropriamente sono intervenuto su altri temi, su una
mozione, quella della collega Sculco, che bene sta facendo come unica rappresentante di un
genere diverso, non che debba essere difeso con le mozioni, perché è una cosa
che condividiamo e va manifestata tutti i giorni nelle istituzioni.
Il nostro
parere è favorevole come Gruppo Misto e, quindi, rivolgo anche un appello al
ritiro di questa costituzione in giudizio, che rispetto alla vicenda Ferro rappresenterebbe
un atto positivo di questo Consiglio regionale e della Giunta regionale. Mi
associo alla richiesta del collega Tallini.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne
ha facoltà.
Intervengo a
favore della proposta della consigliera Sculco che è assolutamente in sintonia con quanto abbiamo già realizzato con una prima
modifica allo Statuto e coglie, secondo me, degli aspetti molto concreti in merito alla partecipazione
delle donne alla vita politica e amministrativa della Calabria, intesa in tutte
le sue attività e in tutti i suoi livelli
istituzionali.
Devo dire che la sua proposta incontra una domanda
importante che c’è nella società e consentirà alla Regione Calabria di
adeguarsi alle più avanzate legislature in Europa e in Italia.
L’altro passo sarà quello di approvare in quest’Aula
– come annunciato dal presidente
Oliverio – una legge
elettorale contenente la preferenza di genere.
Quindi voto convintamente
a favore.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.
Presidente Scalzo, mi permetta di fare una considerazione che avrei voluto fare all’inizio di questa seduta del Consiglio regionale, ma che non posso esimermi dal fare
alla conclusione. Le chiedo di assumere tutte le
misure con l’Ufficio di Presidenza perché ci sia uno svolgimento ordinato dei lavori del Consiglio
regionale, perché un Consiglio regionale senza regole, nel quale, come è
avvenuto oggi, ad inizio della seduta si apre una discussione che dura oltre
un’ora, rinviando un punto centrale all’ordine del giorno per discutere,
partendo da ciò che è consentito dal Regolamento, la richiesta di inserimento
di mozione e poi per divagare su problemi di ordine particolare, non va bene.
Così come non va bene che, chiusi una discussione e un dibattito generale, si
possa partire da una mozione che ha tutt’altro contenuto per riaprire una discussione
su temi sui quali si è discusso e sui quali c’è stata una chiusura della discussione.
Mi permetta di dirlo perché se non si assume una linea di condotta che
renda operativi quelli che sono non solo i contenuti di un Regolamento, ma quello
che è il senso e il buonsenso per lo svolgimento ordinato delle discussioni, ne
va di mezzo la stessa dignità e autorevolezza di questa importante Assise che è
il Consiglio regionale.
Detto questo, innanzitutto non posso esimermi, purtroppo per imposta discussione
di questo punto all’ordine del giorno, senza che sia stato formalmente assunto;
non posso non chiarire anche in questa sede che le operazioni strumentali,
demagogiche e figlie di lotte intestine ed interne ad un partito non possono essere
utilizzate per la lotta politica e il confronto istituzionale.
Come è noto, ho avuto modo di dire e ribadisco oggi che la legge
elettorale approvata in quest’Aula -e in quest’Aula ha visto il voto anche di
chi oggi si erge a paladino a difesa della mia carissima amica Wanda Ferro, in
modo strumentale, indecoroso e a dir poco spregiudicato- sarà modificata, perché
è stato mio impegno nel programma elettorale e subito dopo le elezioni
sostenere che quella legge elettorale sarà modificata non alla fine della legislatura,
ma entro quest’anno. Quella legge sarà modifica nel senso di recuperare il
diritto per il migliore dei perdenti dello schieramento che perde di poter rappresentare
in quest’Aula la voce del migliore schieramento perdente.
E’ stato un delitto avere approvato una legge che ha cancellato un principio,
tra l’altro previsto nella legge modificata, nella precedente legge elettorale,
così come ritengo che sia stato un errore aver approvato una legge che ha
legato il voto dei consiglieri al voto del Presidente, perché con l’elezione
diretta dei sindaci, così come per l’elezione diretta dei Presidenti, il voto
congiunto non è rispondente a nessuna razionalità, perché altrimenti bisogna eliminare
l’elezione diretta del Presidente e assumere un altro sistema elettorale. Ma
tant’è, in quest’Aula si è voluto far questo.
Correggeremo tutto questo e lo faremo in direzione del riconoscimento
del leader, del candidato a Presidente del migliore schieramento perdente
e del voto disgiunto. Vi preannuncio questi due punti.
Così come, a proposito di parità, acquisiremo nella legge il principio
della parità di genere perché, attraverso un tecnicismo, che può essere prevedere
le due preferenze con l’obbligo di dare sicuramente un voto diversificato tra i
generi o altri strumenti che valuteremo, sia garantita la presenza femminile in
quest’Aula, non con una sola donna, ma sia consentita in una percentuale tale
da poter corrispondere quantomeno a quel criterio, a quella percentuale che
abbiamo stabilito nello Statuto, che prevede che si creino le condizioni perché almeno il 30 per cento sia
rappresentato da uno dei due generi.
Detto questo, vorrei evitare che si continuasse in una cosa
speciosa - che è evidente, la colgono pure le pietre che è speciosa! -. Mi sono
costituito per conto della Regione, ed era mio dovere farlo, perché una legge
del Consiglio regionale, finché vige, deve essere difesa in tutte le sedi,
perché una legge del Consiglio regionale è la legge dell’istituzione che, in
questo caso, è rappresentata legalmente dal Presidente della Regione.
La
ragione per cui mi sono costituito per conto della Regione, quindi, non è in
contraddizione con la volontà, da me dichiarata non oggi, ma già prima delle
elezioni e subito dopo e dichiarata anche allorché si è scoperta – perché la
disconoscevo, devo dichiararlo senza ombra di preoccupazioni di essere tacciato
di ignoranza, dichiaro la mia ignoranza, non avevo conoscenza di questo cambio
di norma rispetto alla legge elettorale precedente –, allorché si è rilevato
nel momento della proclamazione degli eletti questo dato; ho avuto modo di
ritornare e di dire che era una scelta sbagliata e grave quella che era stata
fatta. Ma la legge va difesa non in rapporto alla presenza femminile, perché –
come abbiamo visto oggi – persino la discussione posta dalla consigliera Sculco è stata travisata, ma va difesa in rapporto al
principio, indipendentemente se ci fosse Wanda Ferro o Nicola Bilotti o Rossi, il signor Bianchi o il signor Rossi. Il
candidato, il leader del migliore schieramento perdente andava tutelato.
Che
c’entra qui la questione della parità di sesso e l’iniziativa della consigliera
Sculco contenuta in questo provvedimento! Si vede
proprio che siamo alla farsa, alla riduzione del confronto politico a farsa.
(Interruzione del consigliere Tallini)
Detto e
chiarito questo…
(Interruzione del consigliere Tallini)
Non
ci tornerò più su questo. Detto questo, vorrei esprimere apprezzamento per
l’iniziativa della consigliera Sculco. Dò parere favorevole e voto questo documento che è in linea
con quanto già abbiamo espresso in occasione della modifica dello Statuto
qualche settimana fa, anzi è uno strumento che sollecita una funzione attiva
del governo della Regione e della Regione nelle sue espressioni anche
rappresentative, perché non sia un atto limitato ad una sola istituzione, ma si
alimenti una cultura; perché di questo abbiamo bisogno: di alimentare una
cultura affinchè la parità di genere possa
affermarsi, perché ritengo questo un elemento fondamentale nella necessaria
rivoluzione che dobbiamo fare in questa Regione, che ho
definito la “rivoluzione della normalità”, non qualcosa di eccezionale, perché
anche in Calabria si possano aprire spazi nella crescita di questa cultura.
Ringrazio,
quindi, Flora Sculco per questa ulteriore iniziativa,
ne sottolineo l’importanza e, naturalmente, ne faccio propria la sostanza, che
non si limita alla votazione formale della mozione, ma si tratta di assumerne
con convinzione e coerenza i contenuti, sia pure – anche qui – con un lavoro di
lunga lena, perché è un lavoro che richiede costanza e lunga lena, perchè si possano realizzare risultati significativi ed
importanti anche su questo versante, perché una parte importante che è la metà
od oltre la metà della società calabrese possa avere voce e possa averla anche
attraverso le sue espressioni locali, che sono sovente le più qualificate.
Grazie.
Pongo
in votazione la mozione illustrata dalla consigliera Sculco.
(Il Consiglio approva
all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Ha
chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Una mozione
d’ordine rispetto all’intervento del presidente Oliverio. Presidente Oliverio,
faccio il capogruppo del Gruppo Misto in un’Aula che non è la sede del Pd –
vorrei ricordarlo – questa è un’Aula. In ordine, poi, all’organizzazione dei
lavori, anche noi siamo molto critici, Presidente.
Se poi, se volete, si ha una
provocazione politica -che è evidente che non c’entra nulla con la mozione della
collega Sculco, che ringraziamo sempre per elevare un
po’ il tono con il suo lavoro- dovremmo parlare di mozioni, di problemi e di
quant’altro, ma sulla mozione d’ordine dei lavori del Consiglio regionale, presidente Oliverio, abbiamo ascoltato per due ore, relazione iniziale e finale, in modo non
da Regolamento, stando in silenzio. Diamoci un’organizzazione, quello che
crediamo, però è ovvio che non ci faremo imporre da nessuno cosa dire nei
nostri interventi.
E’ ovvio che chiediamo anche noi che ci sia
un’organizzazione del Consiglio regionale migliore, che sia più comprensibile
rispetto agli ordini del giorno, però qui è un giorno dopo l’altro che seguono
le provocazioni. Poi si può gridare o meno, in Consiglio regionale si usa
sempre uno stile molto pacato.
(Interruzione del consigliere Tallini)
Non si
ammonisce, poi, nessuno; ripeto, non
l’ha fatto
il Presidente del Consiglio, non capiamo perché l’abbia fatto il Presidente
della Giunta! Non era tenuto – come dice lei, Presidente – perché era
obbligatorio. Ci sta, l’ha fatto, non è lesa maestà!
In ordine ai lavori, quindi, siamo d’accordo, ma facciamo notare, presidente Oliverio, che nessuno ha sottolineato che l’abbiamo ascoltata per un’ora. L’ho ritenuto
interessante, anche andando ben oltre quello che era il termine, poi,
sull’ordine dei lavori siamo i primi a chiedere un migliore e maggiore
funzionamento rispetto a come ha funzionato per noi. Perdonateci!
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola per un chiarimento l’assessore
Ciconte. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo
scusa, veramente non ricordo nella passata
legislatura una sola volta – e ci siamo passati in tanti – in cui alla fine del
discorso del presidente
Scopelliti qualcuno si potesse permettere di prendere la parola. Dico che le
regole valgono sempre.
(Interruzione del consigliere Tallini)
…quando finiva un ragionamento… dopo che avevamo parlato…
Ma il Presidente deve essere il garante
dell’Aula.
Il presidente Scopelliti
chiudeva la seduta e alla fine concludeva il Presidente del Consiglio, basta. Credo
che le regole vadano rispettate, non si può ogni volta, dopo che parla il Presidente
della Giunta regionale ricominciare a ribattere sulle cose dette. Mi pare sia fuori
luogo.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Aieta. Ne ha
facoltà.
Intervengo
soltanto per inserire all’ordine del giorno una proposta di legge di modifica
della legge regionale 13 gennaio 2015 numero 3: “Misure per il contenimento
della spesa regionale”.
Consigliere
Aieta, su questo argomento ha chiesto di intervenire
il Presidente della Giunta regionale.
Su questo argomento chiedo la parola per illustrare all’Aula che il Consiglio dei Ministri ha inviato una nota con la quale anticipa eventuali valutazioni su questo disegno di legge che – com’è noto
– contiene due parti, due argomenti: uno, quello del ruolo unico e del bilancio
unico del Consiglio e della
Giunta regionale e la seconda parte – ricordate? – che
è quella del contenimento della spesa in rapporto agli emolumenti dei dirigenti
degli enti sub regionali.
Ora, in rapporto alla prima parte, ci sono osservazioni circa la
necessità di adeguare le disposizioni allo Statuto che all’articolo 23 prevede
l’autonomia del Consiglio regionale non esplicitamente riferita al ruolo unico,
ma relativamente alle funzioni del Consiglio, ovvero dice: “Il Consiglio
regionale, nell’esercizio delle sue funzioni e nell’espletamento delle sue
attività, gode di autonomia organizzativa, funzionale e contabile, secondo le
norme dei Regolamenti interni”.
Ora, è chiaro che, sulla base di questa preliminare informativa del
Consiglio dei Ministri, è prevedibile una impugnativa di questa parte della
legge che, naturalmente, si trascinerebbe il complesso della legge. Io ritengo
– e questo lo propongo al Consiglio – al fine di evitare – ripeto – l’impugnativa
da parte del Governo del complesso della legge, di stralciare il primo e
secondo comma dell’articolo 1 del disegno di legge, quello riferito al ruolo
unico, non già per rinunciare al perseguimento di questo obiettivo, che –
ribadisco qui – per quanto mi riguarda sarà riproposto anche con una modifica dell’articolo
23 dello Statuto a seguito delle osservazioni preliminari che il Governo ci ha
informato essere alla base di una valutazione che potrebbe – perché non ha
detto che ha deciso di impugnare – indurre il Governo ad impugnare questa
proposta di legge.
Quindi, ribadisco qui la volontà, che è un punto programmatico a cui il
governo della Regione non rinunzia, di ruolo unico e bilancio unico della
Regione, e in questo quadro chiedo di stralciare questa prima parte per consentire
l’approvazione della parte
restante della legge che consente – com’è noto – di realizzare un obiettivo importante,
che è quello di dimezzare gli stipendi delle funzioni apicali nei ruoli delle strutture
di subgoverno della Regione, in modo tale da accelerare
questa parte, non ingessarla e non legarla, magari, ad un contenzioso che si potrebbe
aprire e ingesserebbe anche questa seconda parte della legge, della quale, a mio
parere, dobbiamo consentire che ci sia la piena esplicitazione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno.
Ne ha facoltà.
Presidente, sarebbe
opportuno avere una copia di questo testo, se ce lo date, per poterlo almeno leggere
prima di poterci esprimere.
(Interruzione)
Noi non l’abbiamo, non è negli atti,
perché il collega Aieta ne ha chiesto adesso l’inserimento,
però vorremmo un attimo renderci conto, almeno poterlo leggere.
Presidente,
le chiedo scusa, ma gli elementi integrativi, siano essi ordini del giorno o
leggi, vanno inseriti prima della discussione, prima del dibattito rispetto all’ordine
del giorno.
(Interruzione)
Sì,
è così, Presidente, e questo dà la possibilità anche ai consiglieri di
prenderne visione sia in corso d’opera… Non va bene questo
metodo, Presidente, non andiamo bene, presidente Scalzo!
Consigliere
Nicolò, la richiesta del consigliere Aieta deriva da
una precisazione del Governo su un progetto di legge che non era previsto nell’ordine
del giorno, quindi io, come ho sempre fatto, gli ho dato la parola.
(Interruzione)
Poi l’Aula è sovrana nel permettere
l’inserimento o meno all’ordine del giorno.
Il consigliere Mangialavori, prima
dell’inizio della discussione, ha chiesto l’inserimento dell’ordine del giorno.
Parlo di inserimenti integrativi. Presidente Scalzo, lei ha fatto il consigliere
nella precedente legislatura, questo è un metodo peraltro prescritto dal Regolamento
interno del Consiglio che disciplina l’attività stessa della massima Assise. Presidente!
Soltanto due minuti, il tempo di distribuire le copie a tutti i consiglieri
e diamo la possibilità al consigliere Salerno
di concludere il suo intervento.
Prego, consigliere Salerno.
Nella precedente
seduta avevamo già fatto delle considerazioni in merito al ruolo unico,
eccetera. Questa volta, anche in merito alle precisazioni e alle osservazioni
fatte dal Governo sulla legge, siamo favorevoli a votare questa proposta di
modifica della legge regionale numero 3.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.
Intervengo in relazione
alla comunicazione del Presidente, se
è possibile, se è pertinente all’ordine del giorno e se qualcuno pensa di
intimidirci con minacce e con atteggiamenti finalizzati ad impedirci di esporre
il nostro punto di vista, si sbaglia!
Anche io ho una lunga esperienza politica, anche io ho affrontato situazioni
molto più ostili di quelle che appaiono in questo Consiglio regionale, anche io
non mi sono mai né arreso né fermato, né mi sono fatto intimidire da chi
avrebbe voluto mettere il bavaglio a chi vuole dire la verità.
Allora, anche questa volta prendo la parola per dire che escludere
questa ipotesi del ruolo unico dalla legge significa, ancora una volta,
dimostrare che siamo dilettanti allo sbaraglio: si annunciano provvedimenti
rivoluzionari, si dicono cose che dovrebbero modificare, eliminare i privilegi
che si anniderebbero presso questo Consiglio regionale tra la burocrazia, tra
gli impieghi, tra tutti gli interessi che ci sono e che sarebbe opportuno che
qualcuno enunciasse in maniera dettagliata, per poi arrivare ad oggi a dire che,
forse, la norma è incostituzionale e che, pertanto, non possiamo mantenerla in
vigore.
Abbiamo registrato, qualche giorno fa, una delibera adottata dalla
Giunta regionale con cui sono stati licenziati i direttori generali e nei
cinque giorni successivi ne abbiamo letta un’altra con cui quella delibera di
Giunta regionale veniva revocata!
Io dico la mia, se è possibile e se il Presidente, il Vicepresidente, l’Ufficio
di Presidenza, se il presidente Oliverio mi danno il nullaosta oppure se il nullaosta me
lo dà il consigliere Ciconte, probabilmente questo sarà
sufficiente perché io possa fare e dire quello che penso!
Allora che cosa penso? Signori miei, oggi i giornali sono pieni della
notizia che le lettere minatorie sono arrivate al presidente del Consiglio
perché vuole fare la rivoluzione con il
ruolo unico e molti hanno indirizzato l’ipotesi di aver messo in discussione
gli interessi che si anniderebbero in questo Consiglio regionale attraverso il
ruolo unico e noi oggi che facciamo? La risposta che diamo alle lettere
minatorie è: ritiriamo il ruolo unico!
Non sono abituato a fare il
pagliaccio, come qualcuno ha sostenuto, perché se metto questa bandiera sulle
spalle non è perché voglia esibirmi in una situazione in cui uno può dire che
si fa folklore. Io credo nelle cose che dico e che faccio e soprattutto sono
coerente. I pagliacci sono quelli che annunciano la rivoluzione e il giorno
dopo sono costretti a rimangiarsi tutto! Allora la dignità di un Consiglio
regionale si misura da questo, colleghi consiglieri, in rivoluzioni annunciate
e retromarce fatte, “poi lo faremo”; il ruolo unico prima è stato introdotto in
Consiglio regionale attraverso un emendamento, è stato annunciato come la
risoluzione di tutti i problemi, poi è stato inserito in una proposta di legge,
adesso lo stralciamo perché con molta probabilità sarà impugnato, perché si è
detto che è incostituzionale in quanto contrasta con lo Statuto.
Ma, signori miei, possiamo andare avanti
così?! Dilettanti allo sbaraglio!
Perdonatemi, Presidente, se mi sono permesso
con molta umiltà di chiedere scusa, anzi le chiedo scusa per le cose che sto
dicendo, la prossima volta le dirò prima gli argomenti che vorrò trattare in Consiglio
regionale, se riterrà opportuno darmi la possibilità di parlare o darà la possibilità
e il nullaosta al presidente Scalzo di dare il nullaosta al Vicepresidente per
farmi fare un intervento in Consiglio regionale, sempre che questa cosa sia sicuramente
benedetta e condivisa dal collega Ciconte, il quale,
invece di pensare agli atti illegittimi che ha adottato, pensa di contribuire a
togliere la parola a chi in quest’Aula vuole dire soltanto verità, la verità!
La verità è quello che ha scritto un giornalista
qualche giorno fa: “La paralisi di Oliverio è la
paralisi della Regione Calabria e la paralisi dell’intera regione in tutti i settori,
in tutti gli ambiti”, e questo non ce lo possiamo permettere né adesso né con
il presidente Oliverio né con altri che avessero
fatto la stessa cosa.
Prima di dare la parola al consigliere Greco,
voglio tranquillare i colleghi consiglieri, anche il consigliere Nicolò che ha
posto il problema e la stampa che pazientemente segue i lavori di questo
Consiglio, voglio tranquillizzare tutti: le mozioni, l’ordine del giorno di
questa seduta, come di altre – state
tranquilli – sono stati inseriti nel
pieno rispetto del Regolamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Greco.
Ne ha facoltà.
Vorrei fare
alcune considerazioni rispetto alle parole
dette dal presidente
Oliverio, peraltro
sostenute da una
parte della minoranza, rispetto al fatto che non si sta facendo nessuna marcia
indietro, considerando che oggi si sta modificando la legge, così come
prescrive il Governo, per adeguarla successivamente a tutte le norme dello
Statuto. Nel merito, c’è un ritorno indietro, un ritorno sui suoi passi, ma
nella realtà c’è il voler continuare e voler modificare complessivamente lo
Statuto.
Faccio il mio intervento con grande calma. Non mi sento un pagliaccio e
nessuno di noi è un pagliaccio. Consigliere Tallini, la invito a moderare i
termini e al rispetto del Consiglio.
(Interruzione del consigliere Tallini)
Lei vuole fare l’opposizione, la faccia, ma le chiedo, presidente
Scalzo, di redarguire nella misura in cui si esce fuori dai limiti. La politica
è il rispetto di chi sta qua e lavora, non è consentito a nessuno offendere e nessuno
può utilizzare questi termini.
Quindi, il mio voto, il voto del gruppo è sicuramente
favorevole, nell’auspicio che a breve ritorneremo in Consiglio per la modifica
complessiva dello Statuto, così come annunciato in campagna elettorale, così
come ribadito anche questa sera dal presidente Oliverio.
Pongo in votazione l’inserimento della
proposta all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
L’ordine del giorno reca la proposta di legge numero 13/10^
di iniziativa del consigliere Romeo: “Modifiche alla legge regionale 13 gennaio
2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale)”.
Presidente, se si vota chiedo di intervenire
per dichiarazione di voto.
Provvedete
alla distribuzione del testo della proposta. Se tutti i colleghi hanno a disposizione
il testo, la parola al consigliere Romeo per la relazione illustrativa.
Presidente, colleghi consiglieri, prima ho ascoltato il dibattito che mi
pare un po’ surreale. Sostanzialmente noi abbiamo proposto di modificare una
parte della legge, perché è giunta a questo Consiglio una osservazione di cui
non si può non tenere conto, cioè sarebbe
pazzesco, anche perché noi, presidente Scalzo, vogliamo invertire la rotta rispetto al record di
leggi impugnate dal Governo. Peraltro, il presidente Oliverio
ha ribadito con grande chiarezza che il provvedimento sarà riproposto e quindi
non c’è nessun ripensamento, nessuna ritirata, lo facciamo soprattutto per preservare
la parte della legge che prevede il dimezzamento degli stipendi dei manager
e che rappresenta un provvedimento importante che va verso quella direzione di
sobrietà e di riduzione dei costi, che rappresenta un impegno fondamentale per questo
Consiglio e per questa amministrazione.
Se ci
sono interventi, solo per dichiarazione di voto. Prego, consigliere Orsomarso.
Intervengo per dichiarazione
di voto, per dire che – sarà che
noi abbiamo un po’ di difficoltà – però, le riforme – soprattutto adesso che sono state istituite le Commissioni,
c’è la Commissione affari generali – insomma, potrebbero
essere fatte.
Io non vedo questa fretta, perché la fretta è cattiva consigliera,
molto spesso anche nella passata
legislatura abbiamo prodotto progetti di legge – lo ricordava chi mi ha
preceduto – alcuni dei quali sono stati impugnati per incostituzionalità.
Quindi, abbiamo tempo, io non vedo tutta questa fretta, non siamo contrari per
principio, però mi pare che questo sia
un ripianare una fretta cattiva consigliera su quella riforma annunciata come
rivoluzionaria e che effettivamente così non era.
Quindi, propongo, se siete d’accordo, di ritirare
la proposta e di portarla in Commissione per valutare una riforma complessiva.
Comprendo che vi siete presentati con un programma, ma è il vostro programma,
non è il programma di questa minoranza, poi se qualcuno di noi che lo comprende
vorrà sostenerlo meglio …
Io dico soltanto che ci sarà modo e tempo per approfondire
la proposta di legge. Se la trasmettiamo alla Commissione competente nelle
prossime ore, potremo compiere una valutazione complessiva sugli aspetti di costituzionalità,
incostituzionalità, o anche arricchirla in altre parti.
Quindi, propongo di ritirare la proposta di
legge; eventualmente, in caso contrario il nostro voto è contrario.
La ringrazio, consigliere Orsomarso, per il
suo intervento, anche per il garbo con cui si è posto, però le voglio sottolineare
una cosa: questa proposta di legge va approvata oggi, perché il Consiglio dei
Ministri si riunisce domani.
Voglio ricordare a me stesso, ma a tutti i colleghi
anche della precedente legislatura, che in questa legislatura vorremmo evitare tante
impugnative. E’ questo il senso di questa proposta di oggi.
Se non ci sono interventi, possiamo procedere
con l’esame dell’articolato.
Cosa significa
al secondo comma dell’articolo…
PRESIDENTE
Consigliere Tallini.
TALLINI Domenico (Gruppo Misto)
Solo questa cosa…
PRESIDENTE
Per dichiarazione di voto.
TALLINI Domenico (Gruppo Misto)
No, se è possibile e se non fa uno scandalo dire,
è soppressa e le parole “ai fini” sono sostituite dalle seguenti parole: “Ai
fini”. Io, onestamente, questo non lo capisco. Io la sto vedendo adesso. Cosa
significa “ai fini” e “Ai fini”?
Guardi, se lei è attento al testo, vede che nella prima parte la
lettera a è minuscola e nella seconda è maiuscola. Mi sembra così elementare, consigliere
Tallini!
(Interruzione del consigliere Tallini)
E’ un problema elementare, scolastico.
TALLINI Domenico (Gruppo Misto)
Va beh,
ma non avevo il testo.
Passiamo all’esame dell’articolato.
All’articolo
1 della legge regionale 13 gennaio 2015, numero 3 “Misure per il contenimento
della spesa regionale”, i commi 1, 2 e 3 sono abrogati. Al comma 4 la parola
“sempre” è soppressa e le parole “ai fini” sono sostituite dalle seguenti
parole: “Ai fini”.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Articolo 2 “Clausola di invarianza finanziaria”:
“Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori
oneri a carico del bilancio regionale”.
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’
approvato)
Articolo 3 “Entrata in vigore”: “La presente legge entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della
Regione Calabria”.
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’
approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
L’ordine del giorno reca la mozione numero 6/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori: “Sul riordino delle funzioni esercitate dalle Province”.
Prego, consigliere Mangialavori.
Come ho detto
prima, l’oggetto della mia mozione riguarda il riordino delle funzioni esercitate dalla Provincia, attuazione
della legge del 7 aprile 2014 numero 56.
Ribadisco di voler ringraziare il presidente Oliverio per
l’incontro che si è tenuto a Vibo martedì scorso, durante il quale si è
impegnato ad attivare tutti i canali di legge al fine di risolvere la situazione
drammatica che sta vivendo la Provincia di Vibo Valentia.
Do lettura del testo: “Premesso che:
negli ultimi anni il legislatore ha operato significative e incisive
riforme in merito alla costituzione, funzione e attività degli enti locali, in
particolar modo con la legge numero 56 del 2014;
in virtù di tale riforma si sono registrati notevoli disagi con riferimento
in particolare alle attività e al personale delle Province;
sussiste in ordine alla Regione l’obbligo di adeguare la normativa del settore
alle intervenute riforme nazionali;
rimane anche il dovere politico di attivarsi, nei limiti di tali competenze,
affinché i disagi umani, professionali e istituzionali siano definitivamente
superati;
considerato che:
l’ente Provincia di Vibo Valentia risulta, inoltre, duramente colpito
dalla congiuntura che ha visto la concomitanza di molteplici fattori con incidenza
negativa: dissesto finanziario e crisi economica;
da circa cinque anni i dipendenti non percepiscono più lo stipendio con
regolarità e da circa cinque mesi si è registrato il blocco degli stipendi;
ciò è sfociato pochi giorni fa in una protesta clamorosa dei suoi
dipendenti, con il blocco dell'arteria antistante il palazzo ex Enel,
l’incatenamento degli stessi all'ingresso della sede provinciale e il presidio
permanente con tendopoli presso la piazza centrale del capoluogo;
la situazione descritta ha fatto precipitare molte famiglie al limite o
addirittura sotto la soglia di povertà;
la crisi di tale segmento del settore pubblico s'incardina in quello del
settore privato, dove si registra un arretramento occupazionale da realtà ormai
al collasso socio-economico;
rilevato che:
urge riformare la legislazione, per come già fatto cenno in premessa, e
ciò con particolare alle funzioni già di pertinenza della Provincia. Nello
specifico, sarà necessario trasferire rapidamente
alla Regione le funzioni in merito all'agricoltura, caccia e pesca,
orientamento e formazione professionale. Sull'ambiente il trasferimento
dovrebbe investire la difesa del suolo, compresa la difesa della costa e la
gestione del demanio idrico, tutela della qualità dell'aria, inquinamento
acustico, tutela delle acque, energia, oltre alle funzioni delle varie autorità
in questione, come quella per la Valutazione di impatto ambientale, sia
strategica (Vas) che d'incidenza (Via). Infine,
andranno trasferite quelle sulle strade regionali, limitatamente alla
progettazione e costruzione delle opere;
ciò agevolerebbe l'avvio del trasferimento di personale alla Regione e la
salvaguardia del patrimonio professionale costruito nel tempo. A tal fine
potranno essere stipulati specifici accordi, preceduti da informative, tra
Regione, Province e Città metropolitane, che interesseranno i dipendenti a
tempo indeterminato e quelli a tempo determinato con rapporto di lavoro in
itinere.
Ciò consentirà, inoltre, di considerare le varie tipologie di contratti
di lavoro o rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sempre in
corso, relativi esclusivamente alla funzione trasferita;
tale riforma consentirebbe di concretizzare un armonico progetto di
sussidiarietà che dovrebbe sovraintendere all'attività degli enti;
ciò impedirebbe il sorgere di altre controversie politiche, istituzionali
ed economiche, destinate, altrimenti, ad estendersi anche alle altre province;
ciò potrebbe offrire uno sbocco appropriato ai 380 dipendenti provinciali
vibonesi e garantirebbe la continuità di servizi già espletati dalla Provincia;
impegna il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi
con sollecitudine al fine:
1) di operare la riforma del settore nei termini sopra delineati
(restituzione delle funzioni già di pertinenza della Provincia alla Regione e
consequenziale trasferimento di personale, nei limiti della legge e degli
accordi del settore);
2) di stimolare, a tale fine, ruolo, efficacia ed operatività
dell'Osservatorio nazionale per l'attuazione della Legge Delrio;
3) di coinvolgere operativamente” – so che il Presidente lo ha già fatto
– “anche l'Osservatorio regionale istituito recentemente dalla Giunta
regionale;
4) di sostenere un organico processo di mobilità intercompartimentale del
personale provinciale;
5) di attivare presso il Governo un tavolo tecnico-istituzionale per la
vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella
dei suoi dipendenti in particolare;
6) di riproporre al Governo l'istanza già avanzata dall’Upi, finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a
carico delle Province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino
di cui alla Legge Delrio”.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.
Credo che,
proprio per l’importanza dei problemi posti in questa mozione, sia necessaria
una discussione e un approfondimento. Mi rendo conto delle ragioni che hanno mosso
il consigliere Mangialavori a presentare questa mozione, sono stato recentemente
a Vibo, abbiamo fatto un incontro con i lavoratori della Provincia di Vibo, con
le organizzazioni sindacali, erano presenti anche il consigliere Mangialavori,
oltre che il prefetto di Vibo ed una rappresentanza dell’amministrazione provinciale
di Vibo, il consigliere Mirabello, il consigliere Pasqua, e ho avuto modo di dire, per
quanto riguarda la problematica relativa ai lavoratori della Provincia di Vibo,
cioè la garanzia degli stipendi, che noi ci saremmo fatti carico - e ci siamo fatti
carico - di anticipare la quota relativa alle risorse umane trasferite dalla Regione
alla Provincia di Vibo, anticipando il primo semestre fino a giugno, cosa che è
in atto da parte dei nostri uffici - credo sia già andato avanti il procedimento.
Per
quanto riguarda, invece, la problematica complessiva, devo dire che, lo scorso
mese di gennaio, noi abbiamo istituito l’Osservatorio regionale, che ha svolto
più riunioni, la prima di queste è stata con i rappresentanti e con i
Presidenti delle Province, oltre che con il sindaco della città dell’area
metropolitana, l’Anci, eccetera. Si è chiesta una
mappatura, così come previsto dalla legge, del personale delle Province, perché
questo prevede il percorso.
L’Osservatorio
naturalmente doveva essere istituito lo scorso mese di marzo e noi ci siamo
insediati adesso, quindi l’abbiamo costituito a gennaio, questo lo voglio dire
a proposito di una discussione e di una polemica nazionale che sarà ripresa da
alcuni organi di stampa locale oggi. L’Osservatorio sta lavorando, abbiamo
deciso di aprire all’apporto ed al confronto con le organizzazioni sindacali e le
forze sociali, si è deciso di costituire un Comitato tecnico-giuridico,
avvalendoci delle Università competenti in materie giuridiche, in modo
particolare in legislazione delle autonomie locali. Proprio la settimana scorsa,ho
fatto partire una mia lettera ai rettori delle Università per chiedere loro di
indicare uno o più personalità competenti in questa materia e stanno già
arrivando, credo che in questa settimana si insedierà il Comitato giuridico, si
tratta di elaborare la legge che dovremo portare al Consiglio regionale.
Allo
stato, solo la Regione Toscana ha approvato una legge, mentre dieci Regioni hanno
approvato un disegno di legge che è all’esame dei rispettivi Consigli. Noi
pensiamo di lavorare, attraverso l’Osservatorio e questo confronto, per definire
un disegno di legge che sarà sottoposto all’esame delle Commissioni e del
Consiglio regionale.
Vi
rendete conto che questa materia richiede una riflessione e un approfondimento.
Noi – mi permetto di dirlo – non possiamo oggi, senza un necessario approfondimento,
delineare quali funzioni bisogna riportare alla Regione e quali mantenere alle Province,
perché dovremo fare una riflessione più di fondo sul ruolo che vogliamo
assegnare alle Province, anche sulla base della situazione che si è
determinata, perché abbiamo una parte del personale che era della Regione ed è
stato trasferito alle Province, poi abbiamo tutta la parte storica del personale
delle Province., anche a livello nazionale c’è una discussione aperta sulle prospettive
da dare a questo personale.
Ricorderete
che, in occasione dell’approvazione della legge di stabilità, c’è stata una manifestazione
a Roma dei dipendenti delle Province, a causa delle norme contenute nella legge
nazionale che prevedeva tout court di affidare alle Regioni il compito
di regolare con proprie leggi la materia. C’è stata una sollevazione da parte delle
Regioni, a partire dalla Lombardia. Le grandi Regioni hanno posto il problema
della certezza della copertura finanziaria e il Governo ha preso l’ impegno, - personalmente
il sottosegretario Delrio - di affrontare il problema
perché molto delicato e serio.
Ricostruisco,
sia pure sommariamente, la vicenda perché credo che noi abbiamo bisogno di
approfondire la partita relativa alla regolazione complessiva, fermo restando
l’impegno per la parte relativa alle emergenze, cioè la necessità di assumere
un’iniziativa nei confronti del Governo – come è stato detto – per garantire la
copertura finanziaria anche per la vicenda di Vibo, dove c’è una situazione particolare,
un dissesto, una situazione diversa rispetto anche al resto delle altre Province
calabresi. Rimane comunque fermo il nostro impegno – che rispetteremo – di anticipare
il semestre di stipendi.
Mi rendo
conto che è l’iniziativa di un consigliere di un territorio, benissimo, mi va
bene, però, per il resto, propongo di affrontare il problema nella sua
complessità, il che richiede – questo chiedo come governo della Regione – un approfondimento
per il quale noi abbiamo creato gli strumenti, stiamo per definire anche il
Comitato giuridico che si insedierà entro questa settimana. Non è un no a discutere
la proposta, anzi vi è la necessità di avere una corsia che sia la più aderente
e la più rispondente ad una problematica che ha bisogno del necessario tempo di
approfondimento. Il nostro impegno è di recuperare, in breve tempo, il ritardo
e di sottoporre al Consiglio un disegno di legge sul quale si aprirà poi un confronto,
una discussione, un ulteriore approfondimento per quanto riguarda la problematica
delle Province e del riordino istituzionale più in generale.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare il consigliere Mangialavori. Ne ha facoltà.
Come ha ben
detto, la mia richiesta di inserire questa mozione
nella seduta consiliare odierna è dovuta proprio
alla situazione drammatica che sta vivendo la Provincia
di Vibo Valentia e lei, essendo venuto, si è reso conto della gravità della situazione.
Apprezzo il
fatto di voler approfondire i primi punti - da quello che ho capito - della mozione
da me presentata - e ci sta benissimo -, però le dico anche che – come lei ben
sa – questo anticipo che la Regione farà alla Provincia sarà sufficiente per tamponare
una, due, forse tre mensilità e che, molto probabilmente, questi soldi non
riusciranno neanche a colmare gli arretrati che devono essere dati ai dipendenti
della Provincia, senza poi parlare delle ditte che devono avere, giustamente,
pagato il lavoro che hanno eseguito per conto dell’ente e per tutto quello che
ruota intorno alla Provincia.
Capisco che lei
si è insediato adesso, però il tempo che abbiamo a
disposizione è veramente
pochissimo, per cui la
invito – sono sicuro che lo farà – a dare un’accelerata affinché si
riorganizzino le funzioni nel miglior modo
possibile.
Accetto che venga ritirato e riaffrontato
in un secondo momento – da quello che ho
capito – l’impegno per i punti numero 1, 2, 3 e 4, quindi, chiedo all’Aula di
votare sul punto che impegna la Giunta ad attivare presso il Governo un tavolo
tecnico per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo e dei
suoi dipendenti, il numero 6, e chiedo di proporre al Governo l’istanza, già
avanzata dall’Upi, finalizzata alla sospensione delle
rate del mutuo a carico delle Province in dissesto.
Accolgo, quindi,
la richiesta del
presidente
Oliverio e chiedo se è
possibile mettere in votazione questo.
OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente
della Giunta regionale
Va bene. Naturalmente, consigliere Mangialavori,
vorrei dire anche che tutta la parte in premessa
va stralciata.
Tutto quello collegato al riordino delle
funzioni, è normale, certo.
PRESIDENTE
Consigliere Mangialavori, credo che sia opportuno…
MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso
Vincenzo (Casa delle libertà)
…riformularla.
PRESIDENTE
L’approviamo
in coordinamento formale.
MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso
Vincenzo (Casa delle libertà)
La
riformulo e la ripresento.
Pongo in
votazione la mozione in discussione con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Si passa alla mozione numero 5/10^ del 9 marzo 2015 di iniziativa del consigliere Mangialavori: “Sul piano di stabilizzazione dei precari in ambito scolastico”.
Prego, consigliere Mangialavori, la illustri.
Riguarda il
piano di stabilizzazione dei precari in
ambito scolastico. Do veloce lettura del testo:
“Premesso che:
con sentenza del 26 novembre 2014 la
terza sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, in termini negativi,
sulla normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato
nel settore della scuola, in particolar modo sulla mancanza di termini rigorosi
per l’espletamento dei concorsi finalizzati alla copertura dei posti vacanti.
Per tali posti, infatti, si è fatto ricorso al rinnovo dei contratti a tempo
determinato;
tale sentenza ha posto al centro
dell’agenda politica nazionale il piano governativo denominato “La buona
scuola”, col quale dovrebbero essere assunti 150 mila docente precari;
tale assunzione non offre risposte
definitive in termini di immissione in ruolo per una vasta fascia di precari
che operano nel settore scolastico;
nel piano elaborato dal Governo,
infatti, persistono elementi tutt’altro che chiari in merito all’assorbimento
del precariato della scuola e del precariato “storico”. In particolare, risulta
inadeguata la condizione dei docenti abilitati nelle graduatorie d’istituto di
seconda fascia, ai quali è proposto di partecipare a un concorso senza congrua considerazione
dell’anzianità di servizio;
considerato che:
la sentenza della Corte Europea ha avuto anche il
merito di mettere sotto i riflettori la condizione drammatica di molti docenti
della scuola italiana. Tale condizione, infatti, registra un numero elevatissimo
di insegnanti precari, cioè docenti che hanno visto il loro contratto rinnovato
di anno in anno. Talle situazione di disordine è
stata determinata dalle differenti modalità di assunzione del personale, più in
particolare dalla simultanea costituzione di abilitati nelle graduatorie ad esaurimento,
abilitati in graduatoria di istituito di seconda fascia e docenti di graduatoria
di istituito di terza fascia;
tali insegnanti, nonostante l’omesso inserimento in ruolo e indipendentemente
dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, assolvono allo stesso lavoro
dei colleghi stabilizzati: presenza nel collegio dei docenti, nei consigli di
classe, nei progetti scolastici e collaboratori o vicari del dirigente scolastico;
rilevato che:
il fenomeno del precariato è presente in maniera massiccia anche nel
mondo scolastico calabrese e, in virtù della sentenza emessa dalla Corte Europea,
molti calabresi possono avanzare domanda di risarcimento al ministero della pubblica
istruzione per l’attività di precariato svolta negli anni passati;
il precariato “storico” costituisce
una piaga endemica nel mondo del lavoro e incide in termini altamente negativi
sull’offerta formativa;
tutto ciò premesso, considerato e
rilevato,
impegna il Presidente della Giunta
regionale della Calabria
ad attivarsi con sollecitudine
presso il Governo affinché sia realizzato un piano di assunzioni in tempi
rapidi e modi adeguati, in particolare un piano per assorbire il precariato e
il personale docente e non docente (Ata), il quale
abbia prestato un servizio per un congruo periodo, che potrebbe essere quantificato
in 36 mesi, e ciò senza limitarsi a considerare le graduatorie ad esaurimento,
ma con immissione in ruolo, a mo’ di semplificazione, anche dei precari
abilitati di seconda fascia”.
Consigliere Mangialavori, le ultime due righe in
cui dice: “e ciò senza limitarsi a considerare le graduatorie ad esaurimento,
ma con immissione in ruolo, a mo’ di semplificazione”, in coordinamento formale
la modifichiamo, se non ci sono posizioni diverse, e la possiamo approvare.
MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (Casa delle libertà)
No, la
possiamo togliere.
Va bene, grazie. Pongo in votazione la
mozione in discussione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
L’ordine del giorno reca la mozione numero 2/10^ del 18 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova: “In ordine all’IMU sui terreni agricoli montani”.
Prego, consigliere Bova, ha facoltà di illustrarla.
La prima mozione in ordine di presentazione
è quella del 18 febbraio 2015 che concerne la famosa - e ormai annosa - questione
dell’Imu agricola, della cui importanza credo che
ogni consigliere ed anche ogni persona presente in Aula abbia pienamente
contezza. Tra l’altro preannuncio - già ne parlavo con il collega Mauro D’Acri,
ma anche il Presidente è molto impegnato su questo tema–
l’intenzione di intervenire sulla materia con un testo organico.
Sul punto era attesa la decisione del
Tar Lazio che era stato adito con ricorso da alcune Anci
regionali di Umbria, Liguria, Veneto, Abruzzo e Lazio. Era attesa l’udienza del
21 gennaio in cui avrebbe dovuto trattare il ricorso nel merito – il collega Pasqua mi correggerà se faccio degli errori
da un punto di vista formale – ma la trattazione è stata rinviata all’udienza
del 17 giugno 2015. Tra l’altro, non è stata confermata l’ordinanza del Presidente
del Tar che sospendeva l’efficacia del decreto interministeriale del 28 novembre
2014, per cui hanno ripreso ad avere validità i criteri di imponibilità dei
terreni montani indicati in quel decreto.
Per giunta, purtroppo, anche in
ordine ad altro ricorso presentato da alcuni Comuni della Campania, è stata
rinviata l’udienza, fissata il 4 febbraio, sempre dinanzi al Tar Lazio.
Voi sapete che comunque, tra l’altro, il termine per il pagamento
dell’Imu sui terreni agricoli montani è scaduto il 26
gennaio 2015 con tutta una serie di conseguenze nefaste anche per i Comuni che hanno
dovuto subire dei tagli ai trasferimenti complessivamente pari a 359 milioni, a
fronte di un gettito neanche certo.
Detto questo, tutti noi siamo a conoscenza del
principio che vige in materia tributaria, il principio di affidamento in
buonafede, che stabilisce che laddove vi siano incertezze non sono applicabili
sanzioni ai contribuenti quando vi siano obiettive condizioni di incertezza
sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria.
Quindi, Presidente e colleghi del Consiglio,
viste anche le pressioni, le preoccupazioni manifestate dagli agricoltori,
dalle associazioni di categoria e dai Comuni in un settore che noi dobbiamo
agevolare, essendo la direttrice cardine dell’impegno della Regione, anche in prospettiva
del buon utilizzo dei fondi strutturali - di cui parlava il Presidente della
Giunta regionale in apertura -, insisto affinché il Consiglio si impegni ed
impegni il Presidente della Giunta regionale per fare tutto ciò che è in nostro
potere per richiedere al Governo nazionale l’immediata sospensione del decreto
e di costituire un tavolo partecipato al fine di stabilire nuovi e più equi
criteri di individuazione e classificazione delle zone montane.
Mi permetto solo di dire che, a tutt’oggi, Isca Marina in provincia di Catanzaro – lo dice il nome stesso
– è un comune montano. C’è parecchia confusione in materia, quindi insisto affinché
il Consiglio regionale si impegni a richiedere al Governo l’immediata sospensione.
Pongo
in votazione la mozione in discussione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
L’ordine del giorno reca la mozione numero 3/10^ del 27 febbraio 2015 di iniziativa del consigliere Bova: “In ordine alla riapertura del carcere di Lamezia Terme/Nicastro”.
Prego, consigliere Bova, ha facoltà di illustrarla.
Vado anche qui
velocemente. La mozione attiene alla riapertura
immediata del carcere di Lamezia Terme. La problematica si inserisce – come noi
sappiamo – nell’annosa problematica più generale della triste condizione dei
carcerati italiani, segnalata più volte anche dalla Corte Europea dei diritti
umani. Il tutto era sfociato nell’approvazione del Piano carceri, approvato con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri il 13 gennaio 2010. Neanche il Piano
carceri, comunque, è stato sufficiente, tant’è vero che con sentenza
dell’8 gennaio 2013 – la famosa sentenza Torreggiani
– la Corte Europea dei diritti umani, adita appunto da Torreggiani
– nome del ricorrente – e 4 mila detenuti, ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea
dei diritti dell’uomo per trattamento disumano dei detenuti ed è stato,
altresì, assegnato il termine di un anno per modificare questa situazione
carceraria.
Purtroppo, da un monitoraggio effettuato nel
maggio del 2014, quindi ad oltre un anno di distanza dalla sentenza Torreggiani, la situazione era ed è tutt’oggi deleteria: a
maggio 2014 erano 59.683 le persone detenute negli istituti penitenziari italiani,
a fronte di una capienza regolamentare dell’intero panorama carcerario di
49.091.
La sentenza Torreggiani
ha imposto il famoso criterio dei 3 metri quadri per ogni detenuto, quindi
impone al Governo italiano la chiusura degli istituti penitenziari che non
rispondano al requisito. Tra questi istituti, inopinatamente, è stato inserito
l’istituto penitenziario di Lamezia Terme.
Voglio solo precisare che il 15 maggio del
2014, il sottoscritto, assieme a una delegazione della Polizia penitenziaria,
si era recato ed era stato ricevuto dal segretario particolare del Ministro di giustizia,
tra l’altro di questo incontro si era parlato e si era dimostrato per tabulas, quindi con documenti, come il dato fornito
al Ministero della giustizia non fosse esatto in quanto l’istituto penitenziario,
il carcere di Lamezia Terme, rispettava perfettamente quel requisito dei 3
metri e poteva ospitare, addirittura, 90 detenuti. Tra l’altro le planimetrie
potevano essere estratte sia dalla sezione monitoraggio del sito Dap.giustizia.it sia dalla planimetria dell’istituto.
Tra l’altro la delegazione indicava la possibilità
concreta – e vado veloce – quasi a costo zero di ricavare ulteriore disponibilità
di accoglienza, pertanto di superare il numero di 100 detenuti ospitabili e nel
pieno rispetto dei parametri europei.
Sempre sul sito del Ministero della giustizia
è stato pubblicato il documento ufficiale in cui sono elencati oltre 30
istituti penitenziari, molti dei quali a tutt’oggi aperti che hanno una
capienza di molto inferiore ai 100 detenuti, carceri di Lauro in Campania con
capienza regolamentare 38 detenuti e presenza effettiva di solo 11 detenuti, o
Empoli in Toscana con capienza regolamentare di 18 detenuti e presenza
effettiva di 24 detenuti.
Tra l’altro, proprio gli agenti della Polizia penitenziaria,
il corpo di Polizia di Lamezia Terme, al quale va dato non solo il sostegno, ma
l’apprezzamento per come si siano mossi in questa direzione, hanno anche
individuato come il carcere di Lamezia potrebbe essere riconvertito in una casa
circondariale a custodia attenuata oppure destinato ad ospitare i detenuti cosiddetti
promiscui, quindi ex collaboratori di giustizia, appartenenti a forze di
Polizia, familiari di ex collaboratori di giustizia e familiari di personale
della Polizia penitenziaria, oppure detenuti cosiddetti protetti, sex
offender, imputati o condannati per violenza sessuale, e potrebbero essere proprio
in una sezione ubicati i detenuti cosiddetti promiscui, nell’altra sezione i
detenuti protetti.
Aggiungo soltanto e a titolo personale che la problematica
del carcere di Lamezia va vista non soltanto in termini economici, di spending
review e di monetizzazione. In un momento delicatissimo per quella città,
dove si stanno celebrando processi, a seguito della collaborazione della
cosiddetta cosca Giampà, di molti dei suoi componenti,
a detta degli stessi operatori dell’antimafia calabrese,, chiudere un carcere
in questo momento, sopprimere il carcere di Lamezia anche da un punto di vista
etico, da un punto di vista di opportunità, sembra quasi abbassare la guardia in
un momento in cui, semmai, va riaffermata in maniera più forte la presenza
dello Stato in quel territorio.
Quindi, anche in questo caso, insisto affinché
la mozione sia diretta proprio ad impegnare il Presidente della Giunta
regionale a porre in essere tutte le iniziative utili affinché si riordini immediatamente
la riapertura.
Voglio dire che da otto mesi, tra l’altro, da
un anno, non è né chiuso né aperto, perché sono stati solo trasferiti i
detenuti, è stato trasferito il corpo di Polizia penitenziaria, la struttura è
là, le conseguenze sono nefaste, quindi riapriamo immediatamente questa casa circondariale.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la mozione in discussione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne
ha facoltà.
Presidente, colleghi, anche a seguito del dibattito
che si è svolto in precedenza, concluso dal presidente Oliverio, e recependo le indicazioni che la Conferenza dei
capigruppo all’unanimità aveva dato, su una mia proposta che riguardava la richiesta
al Governo della nomina immediata del commissario ad acta
sulla sanità, io presenterei un ordine del giorno per ribadire questo concetto
e questa richiesta al Governo.
E’ già agli atti la lettera che il Segretario
generale di questo Consiglio, l’avvocato Calabrò,
aveva trasmesso al Ministro della salute in data 2 marzo 2015. Io assumerei il
testo di quella lettera e lo farei ordine del giorno del Consiglio.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la proposta di inserimento
all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
E’, pertanto,
inserito l’ordine del giorno di
iniziativa del consigliere Romeo “Sulla nomina del Commissario per l’attuazione
del Piano di rientro in materia di deficit sanitario”, che pongo in votazione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’
riportato in allegato)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Romeo. Ne
ha facoltà.
Intervengo per
richiamare in Aula una proposta di modifica
a una legge regionale che avevo già sottoposto agli uffici di questo Consiglio.
Si tratta della legge regionale numero 2 del 10 gennaio 2013.
All’articolo 1 di questa proposta di
legge, propongo che venga introdotto nell’articolo 9, comma 1, lettera b), dopo
la parte che recita “gli amministratori pubblici degli enti locali della Regione”
la locuzione “aventi popolazione superiore a 5 mila abitanti”.
PRESIDENTE
Pongo in
votazione la richiesta di inserimento
all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Pongo ai voti la proposta di legge numero 12/10^ di iniziativa del consigliere Romeo, recante: “Modifiche alla legge regionale numero 2 del 2013”.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Essendo esaurito l’ordine del giorno,
dichiaro chiusa la seduta. La prossima seduta di Consiglio sarà convocata a domicilio.
La seduta termina alle 20,54
Hanno chiesto congedo i consiglieri Arruzzolo, Battaglia, Esposito, Mirabello.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Cannizzaro – “Norme
per la disciplina, la tutela e la valorizzazione dell’apicoltura calabrese”
(P.L. n. 10/10^)
Arruzzolo, Battaglia, Giudiceandrea, Greco, Nicolò, Nucera, Sculco – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 8 (Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale)” (P.L. n. 11/10^)
Romeo – “Modifiche alla legge regionale 10 gennaio 2013, numero 2 (Disciplina del Collegio dei revisori dei conti della Giunta regionale e del Consiglio regionale della Calabria)” (P.L. n. 12/10^)
Romeo – “Modifiche alla legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale)” (P.L. n. 13/10^)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa del consigliere:
Pasqua – “Integrazione al Regolamento interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n. 20/10^)
In data 18 febbraio 2015 il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 11 del 18 febbraio 2015:
legge
regionale 18 gennaio 2015, n. 8, recante: “Riconoscimento della
legittimità del debito fuori bilancio
derivante dalla copertura della perdita di esercizio 2013 della Sogas
Spa”.
In data 26 febbraio 2015, il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 13 del 27 febbraio 2015:
Regolamento regionale n. 1 del 26 febbraio 2015, concernente: “Ufficio legislativo della Giunta regionale della Calabria”.
In data 4 marzo 2015 il Presidente della Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 14 del 5 marzo 2015:
Regolamento regionale n. 2 del 4 marzo 2015, concernente: “Abrogazione del Regolamento regionale n. 1 del 26 febbraio 2015, concernente: “Ufficio legislativo della Giunta regionale della Calabria”.
A seguito delle designazioni e delle elezioni degli Uffici di Presidenza, le Commissioni consiliari permanenti
risultano come appresso composte:
Affari istituzionali, generali, riforme e decentramento
1) Bova Arturo Democratici Progressisti
2) Esposito Sinibaldo Nuovo Centro Destra
3) Mirabello Michelangelo Partito Democratico
4)
Salerno Nazzareno Forza Italia
5)
Sculco Flora Calabria
in Rete
6) Sergio Franco Oliverio Presidente
Ufficio
di Presidenza
Presidente Franco Sergio
Vicepresidente Nazzareno Salerno
Segretario Michelangelo Mirabello
Bilancio, programmazione economica e attività
produttive, affari della Unione europea e relazioni con l’estero
1) Aieta Giuseppe Partito Democratico
2) Arruzzolo Giovanni Nuovo Centro Destra
3) D’Acrì Mauro Oliverio Presidente
4) Neri Giuseppe Democratici Progressisti
5) Orsomarso Fausto Misto
6) Sculco Flora Calabria in Rete
Ufficio di Presidenza
Presidente Giuseppe Aieta
Vicepresidente Fausto Orsomarso
Segretario Mauro D’Acri
Sanità, Attività sociali, Culturali e Formative
1) Esposito Sinibaldo Nuovo Centro Destra
2) Giudiceandrea Giuseppe Democratici Progressisti
3) Mirabello Michelangelo Partito Democratico
4) Morrone Giuseppe Forza Italia
5) Pasqua Vincenzo Oliverio Presidente
6)
Sculco Flora Calabria in Rete
Ufficio di Presidenza
Presidente Michelangelo Mirabello
Vicepresidente Sinibaldo Esposito
Segretario Giuseppe Giudiceandrea
Assetto ed utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente
1) Arruzzolo Giovanni Nuovo Centro Destra
2) Bova Arturo Democratici Progressisti
3)
Greco Orlandino Oliverio Presidente
4)
Irto Nicola Partito
Democratico
5)
Nucera Giovanni La
Sinistra
6)
Tallini Domenico Misto
Ufficio
di Presidenza
Presidente
Nicola Irto
Vicepresidente Domenico Tallini
Segretario Giovanni Nucera
Tallini. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con nota del 22 gennaio scorso il presidente Oliverio
ha comunicato a tutti i direttori generali che, a norma dell'art. 10, comma 2,
lett. b), della legge regionale n. 31/2002, sono revocati dall'incarico di
Dirigente Generale a far data dal 7/2/2015, con conseguente cessazione degli
effetti del contratto;
con deliberazione n. 1 del 27.01.2015 la Giunta Regionale, in
applicazione dell'art. 10, comma 2, lett. b) e comma 5 della legge regionale 7
agosto 2002, n. 31, facendo proprie le note del Presidente, ha deliberato di
dichiarare formalmente decaduti, a far data dal 7 febbraio 2015, ai sensi delle
norme indicate in motivazione, gli incarichi dei dirigenti generali dei
Dipartimenti e quelli ad essi funzionalmente equiparati;
la "Giunta Scopelliti", nell'aprile 2010, ha conferito gli
incarichi dirigenziali secondo le norme regionali, in quanto la modifica
introdotta dal Decreto Brunetta in materia di conferimento degli incarichi
dirigenziali non era di facile interpretazione, tanto da aver indotto alcune
regioni a sollevare la questione di legittimità costituzionale, ritenendola
lesiva dell'autonomia organizzativa regionale;
la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 324 del 12 novembre 2010,
modificando il proprio orientamento, ha dichiarato non fondata la questione di
legittimità sollevata da alcune regioni in materia di conferimento degli
incarichi dirigenziali;
a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 324 del 12 novembre 2010, la Giunta Regionale, ha abrogato il meccanismo delle nomine fiduciarie e, di conseguenza, lo spoils system, procedendo al conferimento degli ulteriori incarichi dirigenziali, non più secondo le norme regionali, ma adeguandosi alla "Riforma Brunetta" approvando la D.G.R. n. 200/2014 avente ad oggetto: "Direttive generali per la disciplina delle modalità di conferimento mutamento e revoca degli incarichi di funzione dirigenziale di livello generale e di livello non generale”;
a distanza di cinque anni, il Presidente Oliverio
e la Giunta regionale fanno un clamoroso passo indietro, ed in violazione alla
legge ed ai contratti di lavoro sottoscritti, dichiarano decaduti i dirigenti
che hanno sottoscritto un contratto che ha una durata triennale, per come
imposto dalle norme introdotte dalla c.d. "Riforma Brunetta";
a parere del sottoscritto, nella fattispecie in esame, potrebbero
ravvisarsi oltre che un abuso, anche una palese violazione delle norme in
vigore e dei contratti sottoscritti;
dette violazioni potrebbero, sempre a parere del sottoscritto, esporre
l'amministrazione regionale al rischio di una elevata possibilità di condanna
per danni di natura patrimoniale e non -:
sulla scorta delle osservazioni contenute nella presente
interrogazione, se non ritiene opportuno revocare con effetto immediato la
deliberazione di Giunta regionale n. 1 del 27 gennaio 2015 appalesandosi, a
parere del sottoscritto, la stessa fortemente caratterizzata da elementi di
illiceità e illegittimità.
(15; 9.02.2015)
Irto.
Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso
che:
quotidianamente centinaia di pendolari (dipendenti di scuole e uffici
vari), che dovevano raggiungere l'area di Lamezia Terme - Catanzaro -
Paola/Cosenza, per esigenze lavorative, usufruivano del Treno, per il quale la
partenza prevista dalla Stazione Centrale di Reggio Calabria era fissata per le
ore 05.52, con arrivo previsto a Lamezia Terme alle ore 07.30, che consentiva
di prendere la coincidenza per Nicastro/Catanzaro
delle ore 07.47, compatibile così con esigenze ed orari lavorativi;
il treno ripartiva immediatamente per Paola/Cosenza, senza dover
attendere in stazione, circa 10 minuti, il passaggio del treno "Frecciargento" n. 9372 in partenza dalla stazione
centrale di Reggio Calabria alle ore 06.51, con arrivo a Lamezia Terme alle ore
07.48;
le modifiche degli orari, avvenute a partire da Giugno 2014, hanno
posticipato la partenza del treno dalla Stazione Centrale di Reggio Calabria
dalle ore 05.52 alle ore 06.19 (treno n. 8260) con arrivo alla Stazione di
Lamezia Terme alle ore 07.42;
detto treno porta in media un ritardo giornaliero di circa 15 minuti,
con arrivo alla stazione di Lamezia Terme alle ore 07.57;
questo ritardo causa la perdita della coincidenza per Nicastro/Catanzaro con l'obbligo di prendere il treno
successivo con orario di partenza previsto per le ore 08.55 (treno n. 3771),
creando così disagi ai pendolari per l'ingresso alle varie attività lavorative;
per tutti coloro che hanno l'esigenza di proseguire sulla tratta
Paola/Cosenza, il suddetto ritardo di 15 minuti comporta un ulteriore ritardo
di circa 10 minuti, in quanto il treno è obbligato a sostare alla stazione di
Lamezia Terme per permettere il passaggio del Treno "Frecciargento"
-:
se intende attivarsi, presso l'azienda "Trenitalia", per il
ripristino del vecchio orario ferroviario, in modo di renderlo compatibile con
gli orari di ingresso nelle varie attività lavorative per i viaggiatori
pendolari.
(16; 11.02.2015)
Mangialavori. Al Presidente
della Giunta regionale.
Per sapere – premesso che:
da diversi anni si registrano numerosi disagi relativi a ritardi,
disservizi, soppressione di treni e fermate nelle stazioni ferroviarie della
Calabria;
a conclusione dell'incontro svoltosi a Roma pochi giorni fa, tra i
rappresentanti di Rfi e le segreterie delle
federazioni nazionali dei trasporti, il responsabile della holding del
gruppo Fs ha presentato il progetto che prevede, dal prossimo mese di giugno,
la dismissione di una nave e l'operatività di un solo mezzo nell'arco delle 24
ore;
per come anche riportato dai mezzi d'informazione, Fs ha ufficializzato
che a partire dal cambio orario programmato per il 13 giugno saranno soppressi
tutti gli intercity giorno724-728- 723-727- e l'intercity notte 784-785;
in tal modo la "continuità territoriale" nazionale sarà
rappresentata da 2 treni notte e da un nave che effettuerà 18 corse per i treni
rimasti e le merci;
dal canto suo, il ministro Maurizio Lupi ha tuttavia assicurato che non
ci saranno ripercussioni sulla qualità dei servizi. Per discutere della
questione, a breve ci sarà un incontro tra il ministro e il governatore della
Regione Sicilia;
ove si concretizzassero i dichiarati tagli, la situazione dei
collegamenti ferroviari calabresi potrebbe registrare un progressivo peggioramento,
con disagi per lavoratori e studenti, che sono i principali utenti di un
servizio pubblico essenziale;
avvicinandosi la stagione estiva, tale ridimensionamento porterebbe
inevitabilmente ad un calo del turismo ed in una regione come la Calabria, a
vocazione turistica, ciò sarebbe un dato negativo;
i grandi investimenti ferroviari non sono mai stati concentrati in
maniera omogenea sul territorio nazionale. E infatti il Sud e la Calabria
registrano, nel settore, ritardi inaccettabili -:
se considerate le scelte di Trenitalia e i tagli operativi dal prossimo
13 giugno ritenga necessario intraprendere un'adeguata iniziativa
istituzionale, al fine di impedire che la Calabria rischi nel trasporto
ferroviario qualsivoglia penalizzazione dell'utenza giornaliera e di quella
estiva;
se ritenga necessario stimolare un tavolo di confronto col ministro ai
Trasporti, col governatore della regione Sicilia e i rappresentanti di Trenitalia,
per discutere le scelte fin qui operate e promuovere un piano di investimenti
funzionale al rilancio del trasporto su ferro nella nostra regione.
(17; 12.02.2015)
Irto. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore al lavoro, formazione professionale
e politiche sociali. Per sapere – premesso che:
con decreto del
Dirigente Regionale del Dipartimento n. 10 "Politiche del Lavoro, della
Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato" della
Regione Calabria prot. n. 2948 del 14/13/2011,
Registro dei Decreti dei Dirigenti della Regione Calabria n. 14201 del
14/11/2011 (POR Calabria FSE 2007/2013. Asse II Ob, E1 - E2; Asse III Ob. G1),
viene approvato:
1. un avviso
pubblico per l'assegnazione di una dote per la realizzazione di un percorso
integrato finalizzato all'inserimento di disoccupati/inoccupati laureati nel
mercato del lavoro;
2. manifestazione
d'interesse per l'individuazione dei datori di lavoro disponibili ad ospitare i
beneficiari della dote per la realizzazione di un percorso integrato
finalizzato all'inserimento del mercato del lavoro;
tale bando prevedeva
l'erogazione di un voucher dell'importo complessivo massimo di € 15.400,00;
la manifestazione di
interesse è stata articolata in:
una formazione laboratoriale, sia nel primo mese - come azione intensiva
propedeutica alle attività successive - che per tutta la durata del percorso,
al fine sia di consentire una costante azione di monitoraggio dell'intervento
che per creare momenti di condivisione all'esperienze maturate dai singoli;
scouting e formazione sul campo: a seguito della formazione iniziale, gli
agenti, erano impegnati, in percorsi individuali, personalizzati, consistenti
in attività di formazione sul campo e scouting,
finalizzate a consolidare le competenze acquisite, accompagnare processi di
emersione, di innovazione aziendale e di sviluppo delle forme associative,
promuovere la cultura della regolarità/legalità, anche attraverso incontri con
gli studenti nelle scuole secondarie e nelle università, divulgare le
opportunità di incentivazione/agevolazione tenendo presente normative tipo le
prestazioni occasionali di tipo accessorio nell'ambito dei servizi alla persona
e tra i beneficiari nel sostegno al reddito, i giovani, i pensionati e per
ridurre il rischio "sommerso";
orientamento: nella
fase finale del percorso, tenuto conto della valutazione di merito ottenuta
dagli Agenti beneficiari della dote e delle attitudini/competenze individuali-
si sarebbe proceduto ad accompagnare i giovani nella scelta dello sbocco
lavorativo (autoimpiego ovvero assunzione);
la formazione ha
avuto una durata di dodici mesi;
contestualmente è
stato firmato, da parte dei 200 agenti, un contratto di adesione e obbligo, che
prevedeva, tra le diverse clausole, l'impegno, da parte degli agenti, di
mantenere il requisito di disoccupazione;
gli agenti che al
termine del percorso di formazione avevano conseguito una valutazione positiva-
sulla base delle competenze maturate - avrebbero potuto avvalersi di incentivi
regionali destinati all'avvio di un lavoro autonomo sotto forma di prestito
d'onore e microcredito;
gli agenti, altresì,
avrebbero potuto essere assunti dalle imprese o dai datori di lavoro che
avevano aderito alla manifestazione di interesse;
in realtà, le
aziende aderenti al suddetto bando, in parte a causa dei ritardi, in parte per sopravvenute
e mutate esigenze delle stesse, non avevano più interesse all'assunzione degli
agenti formati e per tali ragioni, la dislocazione dei 200 agenti presso le
suddette aziende non è mai stata effettivamente avviata;
successivamente alla
fase formativa era stata proposta, da parte degli agenti selezionati con nota
inviata in data 22/07/2014, per mezzo di posta elettronica, indirizzata al
Dirigente Generale del Dipartimento n. 10, Regione Calabria, dott. Caserta, una
rimodulazione del bando per permettere l'inserimento degli stessi presso enti e
uffici pubblici piuttosto che presso le aziende stante -:
visto che ad oggi,
la seconda fase del bando, ovvero quella dell'inserimento lavorativo degli agenti,
non è mai stata operativa e gli agenti hanno mantenuto fede al contratto di
adesione e obbligo il quale prevedeva il mantenimento del requisito della
disoccupazione lo stato di evoluzione di tale bando e quali azioni si intendano
intraprendere per superare i vincoli e le criticità emerse nell'interesse degli
agenti.
(18; 18.02.2015)
Mangialavori.
Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
l'Italcementi, azienda operante nel settore edile, di rilevanti
dimensioni economiche, con importanti ricadute produttive in altri ambiti ha
chiuso battenti oltre ventiquattro mesi fa;
la vicenda ha avuto importanti riflessi, specie sotto il profilo
ambientalistico e lavorativo;
nelle varie fasi della vertenza, di per sé particolarmente complessa,
sono state coinvolte la Regione Calabria, il ministro pro tempore dell'economia e l'Ufficio territoriale
del governo di Vibo Valentia;
la peculiarità del territorio vibonese, afflitto da un elevato tasso di
disoccupazione, implica doverosa, approfondita e costante attenzione;
l'obiettivo dichiarato da tutti i soggetti coinvolti nella vertenza
(sia istituzionali che di associazioni varie) ha avuto quale finalità precipua
la reindustrializzazione dell'area e la riconversione produttiva del sito;
a tal fine sono stati elaborati vari progetti, i quali rappresentano
un'importante opportunità per l'occupazione e l'ambiente di tutto il territorio
circostante;
in merito alle sorti dei lavoratori occorre precisare che circa 60
unità sono state reimpiegate in altri stabilimenti o strutture, per altri è
stato incentivato il prepensionamento, 10 dipendenti, invece, sono stati
collocati in mobilità;
nonostante le risorse umane e politiche impiegate, a tutt'oggi non è
stato avviato alcun piano di rilancio industriale e/o economico dell'area;
la ricaduta negativa è stata per molti versi drammatica. Oltre al
trasferimento di molti lavoratori, in 10 sono rimasti senza alcuna occupazione
e ben 400 lavoratori dell'indotto hanno subito gli effetti negativi di tale
chiusura;
non è ipotizzabile una crescita dell'economia locale che prescinda da
progetti di rilancio dell'attività industriale, da ancorare a un'inderogabile e
preliminare esigenza di salvaguardia ambientale;
l'impoverimento costante che imperversa in ogni area della regione
rappresenta una priorità politica, la quale va affrontata con determinazione,
concretezza ed efficacia;
il Tavolo già attivato per le vicende della vertenza di che trattasi,
presso il ministero dello Sviluppo economico, non è mai stato chiuso, né però
risulta operativo;
urge, altresì, prioritariamente interessarsi alla sorte dei dieci ex dipendenti dell'Italcementi rimasti privi di
qualsiasi occupazione o di trattamento pensionistico.
più specificamente, questi dieci lavoratori fino al 14 settembre 2014
hanno percepito i benefici della cassa integrazione e che, dal 14 settembre al
14 dicembre 2014 avrebbero avuto diritto a percepire la cassa integrazione in
deroga -;
se intenda azionarsi, anche con l'attivo coinvolgimento dei soggetti
deputati, in primis prefettura e organizzazioni sindacali,
per individuare un possibile sbocco lavorativo in favore dei dieci dipendenti
dell'ex Italcementi collocati in mobilità, privati di qualsiasi occupazione o
trattamento pensionistico. Tanto più se si considera che il loro status di mobilità incentiva la collocazione sul lavoro
grazie alle agevolazioni di legge;
se per questi dieci lavoratori intenda sollecitamente azionare gli
strumenti normativi e amministrativi di sua esclusiva competenza per la
concessione della prescritta cassa integrazione straordinaria in deroga,
limitatamente al periodo di competenza (settembre-dicembre 2014);
se intenda inserire nell'agenda di governo la questione della
riqualificazione ambientale e della riconversione dell'area in cui esercitava
l'attività l'Italcementi;
se intenda, pertanto, offrire concreta prospettiva a progetti di
sviluppo mirati alla rivalutazione dell'area di che trattasi;
se intenda chiedere, all'uopo, la riattivazione del Tavolo già
istituito per le vicende della vertenza in questione presso il ministero dello
Sviluppo economico, non più operativo.
(19; 18.02.2015)
Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la legge 311/2004, preso atto dello squilibrio economico nel settore
sanitario ha disposto la necessità di procedere ad una ricognizione delle cause
che lo determinano e ad una elaborazione di un programma operativo di
riorganizzazione, riqualificazione e potenziamento del servizio sanitario
regionale;
ai sensi della medesima norma i ministeri della Salute, quello
dell'Economia e finanze e la Regione hanno stipulato apposito accordo per
determinare, fra l'altro, gli inderogabili obiettivi di livelli essenziali di
assistenza;
anche in virtù dell'evoluzione normativa e amministrativa del settore è
stato pertanto approvato il Piano di rientro con delibera di giunta regionale
numero 845 del 16 dicembre 2009;
con deliberazione del Consiglio dei ministri, nella seduta del 30
luglio 2010, il Presidente della Regione Calabria è stato nominato commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore
sanitario;
nell'ambito di tale piano è stata decisa la riorganizzazione del
sistema trasfusionale, preliminarmente discussa in sede di comitato tecnico
consultivo regionale per le attività trasfusionali;
con decreto del Presidente della Giunta regionale numero 58 del 26
giugno 2014, in qualità di commissario ad acta per l'attuazione del su cennato
piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario è stata disposta la riorganizzazione
del sistema trasfusionale in argomento;
per
come si legge nell’allegato A di detto decreto presidenziale 58/2014
"Riorganizzazione del sistema trasfusionale regionale": Le attività di medicina trasfusionale sono
parte integrante dei livelli di assistenza garantiti dal Servizio Sanitario
Nazionale;
per
come riconosciuto dal medesimo atto: Tutti i paesi dell'Unione europea considerano ormai
il problema del sangue e degli emoderivati come critico e strategico
nell'ambito delle politiche socio-sanitarie comunitarie;
il
punto 7 di detto allegato dispone la Riorganizzazione della rete trasfusionale. Più
dettagliatamente, il punto 7.4.2. riorganizza il Dipartimento trasfusionale Area Centro e,
testualmente, recita:
Il Servizio Trasfusionale di Lamezia Terme garantisce, all'interno dell'area
dipartimentale, le attività di base svolte in regime di h 6;
tale disposizione, di fatto, declassa un centro di così vitale
importanza per la sanità di riferimento. E infatti, attraverso tale
depotenziamento il centro trasfusionale lametino è trasformato in mera emoteca;
occorre sottolineare come tale decisione sia destinata ad avere
ripercussioni gravissime sia per l'utenza ordinaria che per i vari reparti
dell'ospedale di Lamezia Terme;
il centro trasfusionale di Lamezia Terme, infatti, non soltanto è
presidio sanitario fondamentale per i malati di talassemia, anemia e delle
altre patologie ematiche dell'area di riferimento, ma assolve anche a una
fondamentale importanza per le urgenze mediche;
mediante la disposta gestione di tale servizio da parte dell'ospedale
"Pugliese" di Catanzaro, l'attività inerente al centro trasfusionale
è destinato a un'inevitabile compressione. E ciò per ragioni logistiche
collegate, in particolare, alle varie fasi di tale nuovo prospettato servizio
(inevitabile trasporto delle sacche da Catanzaro con conseguente deminutio della celerità di fornitura e cosi via);
alla luce della nuova organizzazione del servizio e di quanto sopra
appena esposto, il centro, pertanto, sarebbe depotenziato di una delle sue
componenti essenziali: la capacità di fronteggiare le emergenze mediche di che
trattasi;
nella specifica disposizione il decreto risulta inoltre carente nella
parte motivazionale di almeno due elementi di prioritaria importanza: a)
presenza di adeguate linee di collegamento (importante snodo ferroviario,
aeroporto e svincolo autostradale); b) utenza interessata a tale servizio. Ben
150 mila i cittadini potenzialmente interessati ai servizi del centro
trasfusionale lametino. E che lo stesso decreto risulta anche contraddittorio
rispetto alle sue stesse premesse, ut
supra riportate;
per tali ragioni urge una modifica di tale provvedimento nella
direzione già tracciata: apertura del centro trasfusionale di Lamezia Terme 24
ore su 24; presupposto inderogabile affinché il centro lametino possa
continuare a svolgere il servizio in esame, apprezzato da sempre per la sua
eccellente qualità;
in caso contrario, il diritto alla salute di così tanti cittadini
calabresi subirebbe un'ulteriore ingiustificata compressione; il tutto con
grave pregiudizio per i loro più elementari diritti -:
se una volta nominato il commissario ad acta per la sanità (e comunque definita giuridicamente la competenza del
settore) intenda disporre e/o sollecitare la revoca e/o l'annullamento del
citato punto 7.4.2. dell’Allegato A del piano di Riorganizzazione
della rete trasfusionale limitatamente alla parte in cui è decretato che il Servizio Trasfusionale
di Lamezia Terme garantisce, all'interno dell'area dipartimentale, le attività
di base svolte in regime di h. 6;
se in considerazione delle urgenti e rilevanti ragioni ut supra esposte intenda disporre il mantenimento
dell'apertura del centro trasfusionale di Lamezia Terme 24 ore giornaliere e
ciò nell'ottica di garantire un servizio fondamentale per una così vasta utenza
e di conclamata eccellenza regionale.
(20; 23.02.2015)
Nicolò. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
l'amministrazione regionale ha partecipato negli anni del Governo di
centro destra ad un "Accordo di programma quadro" - Difesa del suolo
ed erosione delle coste del marzo 2013 per l'erogazione di una serie di
finanziamenti, sia con fondi CIPE per Euro 38.000.000,00, sia con fondi POR
Calabria FESR 2007 - 2013 - Linea di intervento 3.2.2.3 "Azione per la
messa in sicurezza delle aree a rischio erosione costiera e per il ripascimento e la ricostituzione delle spiagge", per
circa 2.300.000,00,finalizzati al recupero e alla difesa delle coste nonché al
contenimento del fenomeno dell'erosione; l'Amministrazione Regionale ha
approvato con delibera n.167 del 27 febbraio 2010 "l'Accordo di programma
quadro", sopra menzionato;
allo stato, però, l'intera spiaggia di Bocale
I sta per essere risucchiata interamente (in molti tratti già è avvenuto) da un
fenomeno erosivo particolarmente aggressivo negli ultimi anni (basta vedere di
recente la denuncia dei cittadini della zona nr. prot.42209 del 4 febbraio 2015 inviata alla Provincia di
R.C.);
la Provincia di R.C. che detiene la competenza in materia di difesa
delle coste e quindi per intervenire con il ripascimento
delle spiagge a sostegno così le iniziative imprenditoriali che insistono nella
zona di Bocale e delle abitazione dei residenti e dei
turisti durante il periodo estivo, nonostante l'espletamento della gara per
tali opere di c.d. pennelli e di tutela definitiva dell'intero litorale, con
opere di protezione costiera, finanziate attraverso l'intervento regionale, ha
effettuato solo degli interventi minimi per la difesa delle abitazioni ed insufficienti
per la tutela della costa; l'opera pubblica più significativa, nonostante i
finanziamenti esistenti statali ed europei, ancora non è stata avviata;
ai sensi dell'art. 10 comma I della Legge Regionale 17 agosto 2005, n.
13 "la Regione promuove lo sviluppo delle coste con interventi finalizzati
a contrastare il fenomeno della erosione secondo principi di sviluppo
sostenibile in funzione della tutela e della valorizzazione delle risorse
strutturali ed ambientali" ed ancora ai sensi dell'art. 25 comma III della
Legge Regionale 21 dicembre 2005, n. 17 si prevede che "l'approvazione dei
progetti è effettuata attraverso conferenza di servizi o accordo di programma
indetta o promosso dalla Regione a cui partecipano la Provincia, i Comuni
interessati alle opere, il Genio Civile opere marittime e ogni altra
Amministrazione interessata" e che "le procedure di V.I.A., ove non esperite preventivamente, sono espletate
nell'ambito della conferenza ... in applicazione della vigente legislazione in
materia";
tale ultimo passaggio relativo alla valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) appare non essere stato espletato per l'avvio
immediato delle opere già appaltate; con Delibera di Giunta Regionale nr.153 del 31.03.2009 è stato modificato il Regolamento
regionale delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione
Ambientale Strategica e delle procedure di rilascio delie
Autorizzazioni Integrate Ambientali che all'art.2 comma III prevede che"
per l'espletamento delle procedure indicate nel presente regolamento, la
Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell'Ambiente, istituisce il Nucleo
per la Valutazione di Impatto Ambientale, la Valutazione Ambientale Strategica
e l'Autorizzazione Integrata Ambientale (in seguito denominato Nucleo
VIA-VAS-IPPC);
questo organismo denominato nucleo VIA-VAS-IPPC è nominato dal
Dipartimento Politiche dell'Ambiente, dopo il mutamento del Governo, da poco
sembra sia tornato nuovamente operativo e funzionante;
la prima data utile per la conferenza dei servizi al fine di provvedere
anche a tale documento (c.d. V.I.A.) per poter dare
concreto avvio ai lavori è stata fissata presso il Dipartimento Regionale
Infrastrutture - LL.PP.- Politiche della Casa - E.R.P. - A.B.R. - Risorse Idriche
- Ciclo integrato delle Acque - per il 23 febbraio 2015; è stato costituzionalizzato il principio di leale collaborazione
tra enti all'art. 120 cost., pertanto, è opportuna un'efficace iniziativa di
verifica del Governo regionale, anche a mezzo della convocazione della
conferenza dei servizi, per l'ottenimento del nulla osta ambientale per l'avvio
definito dell'opera, che sia tempestivo, per una efficace utilizzazione delle
risorse pubbliche indicate, in sinergia con l'ente locale provinciale per
rendere immediatamente operativa ed utile l'opera pubblica finanziata, stante
la grave mareggiata del febbraio 2015 che ha devastato l'intero litorale di Bocale I e che, senza un intervento immediato, rischia di
essere pregiudicato irreversibilmente -:
se intenda promuovere un'azione congiunta tra gli enti locali indicati
che in piena collaborazione ex art. 120 cost. possano concertare un immediato
intervento che permetta lo sblocco di questa situazione di stallo, partendo dal
controllo della tempistica della conferenza dei servizi, affinché sia utile e produttiva,
nonché tempestiva (sul nulla osta ambientale c.d. V.I.A.),
per l'avvio definito dell'opera per la difesa costiera, atte ad evitare la
imminente scomparsa dell'intera spiaggia di Bocale I,
con trasformazioni irreversibili della struttura paesistico-ambientale.
(21; 23.02.2015)
Irto. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nel 1992 il Comune di Bova Marina riceveva un finanziamento di Lire 3.221.000.000 (tremiliardiduecentoventunomilioni), ai sensi della legge 64/86, per recuperare il vecchio Seminario Vescovile al fine di realizzare un centro sociale polifunzionale;
nel frattempo il Comune, dopo aver approvato nel 1994 una convenzione con l’Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla, alla quale concedeva la stessa struttura in comodato d'uso a titolo gratuito per 50 anni, accantonava il progetto del centro sociale polifunzionale e riappaltava l'opera secondo il nuovo progetto redatto dai tecnici AISM, finalizzato “alla realizzazione di un centro per la riabilitazione ambulatoriale, l'inserimento sociale e il soggiorno per vacanze dei disabili e, in particolare, delle persone con sclerosi multipla” (art. 4 della convenzione);
dopo un pluriennale fermo dei lavori, il 20 novembre 2001 il manufatto parzialmente restaurato, attraverso un protocollo d'intesa, sottoscritto dal Presidente della Regione Calabria, dal Presidente della Provincia, dal Sindaco del Comune di Bova Marina e dal Presidente dell’Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla, era consegnato all'AISM che avrebbe dovuto renderlo operativo in cinque anni, senza, tuttavia, che ciò sia mai accaduto;
nel 2005, presentandosi l'opportunità di utilizzare i fondi PIT del Programma Integrato Territoriale per un'opera a contenuto sociale, la Conferenza dei Sindaci dell'area grecanica (PIT 23) destinava la somma di € 1.193.000,00 quale contributo per la realizzazione di un “Centro di Turismo Sociale e di Promozione all'Autonomia delle Persone con Sclerosi multipla e patologie similari” in Bova Marina;
l’AISM proponeva, pertanto, un progetto che prevedeva la realizzazione di una struttura di 37 camere con 80 posti-letto per i disabili e i familiari, con una spesa di € 3.052.445,00, di cui € 1.193.000,00 a carico della misura 5.2 del POR Calabria 2000-2006 ed € 1.859.445,00 a carico dell’AISM. Pertanto il 18 febbraio 2006, era sottoscritto un Accordo di Programma dalla Comunità Montana-Capo Sud, dal Comune di Bova Marina e dall'AISM, in base al quale il progetto elaborato dai tecnici dell’AISM era gestito dalla Comunità Montana come progetto d'area;
il lavoro, esperita regolare gara d'appalto, veniva consegnato in data 8 giugno 2007 e l’opera doveva essere ultimata ed avviata entro il dicembre 2007, però i ritardi della Regione Calabria per l’approvazione del progetto, l’erogazione dell’anticipazione e la perizia di variante proposta dalla ditta appaltatrice hanno fatto slittare i termini della consegna dell'opera finita, chiavi in mano, al 27 gennaio 2009;
il 18 novembre 2009, la Direzione Lavori trasmetteva stranamente, perché fuori termine contrattuale, alla Comunità Montana, ente appaltante, una perizia suppletiva e di variante dell'importo di €. 282.322,08 per completare l’opera perché la somma (€.3.052.445,00), prevista dal progetto approvato nella Conferenza dei servizi il 18 febbraio 2006, non era più sufficiente;
tuttavia, l’opera incompleta, priva di infissi, di pavimenti, di servizi igienici e d'impiantistica, è stata consegnata alla Comunità Montana - Capo Sud il 14.06.2010, con il certificato di collaudo tecnico-amministrativo attestante la realizzazione dell'opera al 99,999%;
alla luce di queste vicende un comitato cittadino, nell'aprile del 2011, ha presentato un esposto alla Procura di Reggio Calabria che ha avviato un'indagine giudiziaria nei confronti dei tecnici della Comunità Montana-Capo Sud, del Direttore dei Lavori del Titolare dell'Impresa e del Collaudatore, per falso ideologico e frode;
attualmente la costruzione, dissequestrata dalla Magistratura, versa nel più assoluto stato di abbandono, soggetta ad un progressivo degrado -:
se sia al corrente della situazione sopra brevemente rappresentata;
se sia stata presentata rendicontazione da parte dei beneficiari per le somme a carico della Misura. 5.2 del POR Calabria 2000/2006 e con quale esito;
se siano stati effettuati controlli da parte degli organi regionali competenti, trattandosi di opera finanziata con denaro pubblico;
quali iniziative intende assumere al fine di salvaguardare l'immagine dell'ente Regione che, dopo aver sopportato una spesa così ingente, si trova ad aver finanziato un'opera incompleta, già deteriorata e prossima alla fatiscenza.
(22; 24.02.2015)
Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la presenza dell'ospedale di Tropea, in un'area vasta che include l'intera Costa degli Dei e il limitrofo comprensorio di Monte Poro, rappresenta il riferimento sanitario di una vasta popolazione;
il Presidio ospedaliero di Tropea i cittadini della Costa degli Dei è un insostituibile fattore economico e rappresenta una delle più grandi fonti di occupazione e lavoro dell'intera fascia costiera;
per l'area di Tropea, vista l'altissima vocazione turistica, il Presidio ospedaliero costituisce una necessità prioritaria e inderogabile. La promozione turistica, infatti, necessita di servizi adeguati anche sotto il profilo sanitario;
la Costa degli Dei, maggiore polo turistico regionale, non può essere privato e/o depotenziato di un tale Presidio che anche per questa ragione va invece tutelato;
l'efficientismo economicista ha indebolito diritti che si ritenevano acquisiti per sempre. Ciò priva uomini e donne dei più elementari diritti collegati alla salute e a uno sviluppo del territorio a trecentosessanta gradi;
il progressivo smantellamento dell'ospedale di Tropea conferma tale continuo impoverimento. Pertanto urgono iniziative tese a un cambiamento di rotta e sensibilità politica;
l'ulteriore conferma di ciò è data dal provvedimento emesso dal responsabile del Dipartimento di Chirurgia dell'Asp di Vibo Valentia datato 2 febbraio 2015, prot. Dip. Chir. N. 3, che testualmente recita: "Si dispone che a partire dalla data odierna l'attività chirurgica della Sala Operatoria si svolgerà esclusivamente nella giornata di lunedì e martedì. Vista la grave carenza di. anestesisti dal mercoledì al sabato ogni attività chirurgica di routine sarà sospesa fino a nuova comunicazione";
la motivazione addotta a sostegno di tale atto appare laconica e insufficiente. E infatti, da tale atto non risulta che siano stati operati, con riferimento alla struttura in questione, variazioni in ordine alla disponibilità delle unità lavorative impegnate, in modo particolare con riferimento all'impiego e alla presenza degli anestesisti. In ogni caso, in merito, un intervento risolutore è comunque inderogabile, urgente e necessario;
con missiva indirizzata ai vertici dell'Azienda del 19 febbraio 2015, prot. N. 111/DS il direttore sanitario del Presidio ospedaliero di Tropea ha comunicato: "Con la presente, comunico la temporanea chiusura dell'attività di Sala Operatoria del Presidio Ospedaliero di Tropea, per guasto tecnico di climatizzazione, come da nota allegata. Auspico rapido intervento tecnico risolutore";
anche tale decisione appare come la conseguenza di un impedimento di portata modesta, risolvibile in tempi immediati;
la chiusura prima parziale, poi totale della sala operatoria del Presidio ospedaliero di Tropea appare, in sostanza, priva di adeguato supporto motivazionale e non originata da impedimenti oggettivamente insormontabili;
a causa di tale gravissimo depotenziamento, il relativo pubblico servizio non è più garantito;
inoltre, la chiusura della sala operatoria dell'ospedale di Tropea di fatto incide negativamente sul conseguimento degli obiettivi di livelli essenziali di assistenza;
gli interventi programmati, infatti, dovranno in gran parte essere effettuati presso altre strutture ospedaliere regionali;
il presidio di Tropea non sarà più in grado di affrontare, in ogni momento, le urgenze chirurgiche di competenza di tale presidio;
nel 2014 il reparto di Chirurgia del Presidio di Tropea ha effettuato ben 662 interventi di piccola chirurgia -:
se visto il depotenziamento prima e la chiusura poi della sala operatoria del Presidio ospedaliero di Tropea, intenda sollecitare il direttore generale dell'Asp di Vibo Valentia e/o a tutti i soggetti preposti, affinché siano rimosse sia le asserite cause che hanno originato il blocco parziale, sia quelle che hanno causato il blocco totale di tale attività;
se intenda stimolare l'adozione di tutte le decisioni atte a garantire la costante, piena e regolare funzionalità della sala operatoria del Presidio Ospedaliero di Tropea.
(23; 26.02.2015)
Mangialavori. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
dall'1 maggio al 31 ottobre 2015 Milano ospiterà la più grande esposizione universale, conosciuta con l'acronimo di Expo 2015;
il tema proposto è il seguente: "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Per sei mesi Milano diventerà una vetrina internazionale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per offrire riscontro a un'esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri;
i numeri per tale grande evento sono di per sé eloquenti: l'area espositiva è di 1,1 milioni di metri quadri, 140 i Paesi e le Organizzazioni internazionali coinvolte, oltre 20 milioni i visitatori previsti;
Expo Milano 2015 sarà innanzitutto la piattaforma di un confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell'alimentazione e tese a promuovere le innovazioni per un futuro sostenibile;
Expo Milano 2015 offrirà a tutti la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti del mondo e scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica di ogni realtà;
al centro dell'organizzazione di Expo 2015 c'è innanzitutto la persona, sia come prima beneficiaria di uno sviluppo sostenibile, sia come protagonista di un percorso di conoscenza;
per la durata della manifestazione, la città di Milano e il Sito Espositivo saranno animati da eventi artistici e musicali, convegni, spettacoli, laboratori creativi e mostre;
allo stato l'unico atto ufficiale della Regione Calabria è quello del 21 gennaio 2015 avente ad oggetto: Expo 2015 - Milano Maggio/Ottobre manifestazione di interesse a proporre pacchetti turistici integrati;
dalla stampa si è appreso che il vice presidente della giunta, onorevole Vincenzo Ciconte ha rappresentato la Calabria alla cerimonia di inaugurazione dell'Esposizione Universale;
sulla base delle dichiarazioni rese dallo stesso onorevole Vincenzo Ciconte si è appreso della costituzione di una Task-Force interdipartimentale che si occuperà della partecipazione ad Expo 2015 ed ha avviato una serie di iniziative e di contatti, per far diventare quest'importante appuntamento, un'utile occasione di crescita e di sviluppo per la nostra regione;
allo stato non sono state registrate tuttavia, iniziative politiche consone all'importante evento internazionale. E anzi, fino a questo punto, il momento propositivo è sembrato latitare;
in particolare, non risulta attivata alcuna strategia politica innovativa, di altissimo pregio e di spessore sia amministrativo che storico, culturale e in termini di comunicazione;
l'Expo 2015 per sua stessa natura richiederebbe l'impiego di risorse manageriali, esperti, professionisti del marketing di caratura internazionale, profondi conoscitori della storia locale, capaci di supportare una partecipazione attiva, dinamica e propositiva della Calabria;
l'Expo 2015 lungi dal rappresentare una comune fiera espositiva offre opportunità nuove che richiedono priorità politica assoluta;
l'Esposizione Universale offre alla Calabria concrete possibilità di rilancio, soprattutto di un settore così preminente della sua economia, qual è l'Agricoltura;
la Calabria nel settore in questione vanta eccellenze riconosciute in tutto il mondo. A titolo esemplificativo meritano menzione: la cipolla rossa di Tropea; i fagioli bianchi dell'agricoltura vibonese (area Drapia, Zambrone e Zungri), denominati a burro; l'olio extravergine della Locride; il vino prodotto a Ciro (e non soltanto); la 'nduja di Spilinga; i mostaccioli di Soriano; il peperoncino; i fichi secchi; i pomodori di Belmonte Calabro; la liquirizia di Rossano; le patate silane; il pecorino di Monte Poro; il finocchio di Isola Capo Rizzuto; le clementine della Piana di Sibari e così via;
l'Expo 2015 offre anche una significativa opportunità di fare conoscere il lato migliore di questa regione (storico, turistico, ambientale) mediante la creazione di docufìlm, ad esempio e comunque attraverso appropriata e calibrata strategia culturale;
il passaggio di Cretesi, Micenei, Romani, Goti, Longobardi, Normanni, Angioini, Aragonesi, Borbone, Francesi ha lasciato tracce indelebili in ogni segmento di vita culturale della Calabria;
la manifestazione sarà anche l'occasione di ripercorrere un grande viaggio che partendo dalle più antiche tradizioni di caccia, pesca e allevamento dei popoli ricchi di esperienza millenarie, condurrà all'attualità e proietterà visitatori e destinatari verso il futuro;
solo suscitando interesse, ma soprattutto diventando esperienza di approfondimento e conoscenza, l'iniziativa raggiungerà l'obiettivo di condizionare positivamente il rapporto delle comunità con l'ambiente, il territorio e le loro risorse;
la sfida dell'Expo è quella di porsi domande cogenti sullo sviluppo del pianeta: tenuta dei sistemi di produzione alimentare, trasmissione al futuro dei mezzi tecnologici, salvaguardia della biodiversità;
la Calabria sul punto non può permettersi di eludere riscontri e risposte che, evidentemente, devono essere non solo congeniali al tema dell'Esposizione Universale, ma anche all'altezza della sfida lanciata dall'evento -:
se intenda dare impulso e dinamismo a una partecipazione all'Expo Universale congeniale all'evento di storica portata;
se e in che termini intenda dare concretezza ad obiettivi rilevanti, coerenti con il tema trattato all'Expo 2015;
se intenda potenziare la Task-Force già costituita, per tesaurizzare le opportunità della manifestazione e correlarle verso finalità di crescita della Calabria.
(24; 2.03.2015)
Bova. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
i fatti relativi alla realizzazione di una discarica di imponenti dimensioni in agro del Comune di San Floro ( CZ ), ma di proprietà del Comune di Borgia ( CZ ), località “Battaglina”, denominata “Isola Ecologica Battaglina”, da parte della Società SIRIM S.r.l., con sede in Settingiano ( CZ ) loc. " Cuturella ", sono ormai notori e oggetto di costante interesse mediatico;
la Società SIRIM S.r.l. otteneva il Decreto di Autorizzazione della Regione Calabria n. 16278 del 08-09-2009, cui faceva seguito il permesso a costruire rilasciato dal Comune di San Floro n. 02 del 05-07-2010 ed infine l'esecuzione dei lavori aveva inizio nel mese di luglio 2013, in virtù della deliberazione del Consiglio comunale di Borgia n. 22 del 29-07-2013, con cui detta amministrazione comunale sospendeva, per il periodo di 40 anni, il vincolo a usi civici esistente nell'area di cui trattasi;
l'intervento era stato previsto e autorizzato in area soggetta a ben cinque vincoli inibitori assoluti, idrogeologico paesaggistico e ambientale, usi civici, vincolo assoluto conseguente ad un incendio verificatosi nel 2007 e rischio sismico essendo classificata zona a livello 1;
i fatti venivano dettagliatamente e scrupolosamente compendiati in una comunicazione di notizia di reato da parte del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Catanzaro e dalla Caserma di Caraffa, sfociata nel procedimento penale iscritto al n. 3861/2010 RGNR della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro;
il suddetto procedimento penale veniva dapprima archiviato, ma, a seguito di notevoli manifestazioni di protesta popolare (Comitato “No Battaglina”), puntualmente riprese dai mass media locali e nazionali, culminate in un esposto presentato congiuntamente da sette (7) Sindaci del territorio, veniva riaperto ed è tutt'ora pendente;
la Regione Calabria revocava l'originario decreto autorizzativo, così come la Provincia di Catanzaro e i Comuni di San Floro e Borgia revocavano gli atti amministrativi precedentemente rilasciati;
la recente sentenza del TAR Calabria n. 415/2015, adito con ricorso della SIRIM s.r.l. avverso le deliberazioni del Consiglio comunale di Borgia n. 10/2014 e n.1 1/2014, lungi dal porre fine all'inquietante vicenda, lascia presagire ulteriori battaglie burocratiche e giudiziarie;
l'opinione pubblica è fortemente preoccupata, così come dimostrato dalle plurime esternazioni comparse sulle testate locali;
in una nota stampa diffusa dal Sindaco pro tempore di Borgia in data 2.3.2015 si legge “ . . . Subito dopo, nella stessa giornata di lunedì, è previsto l'incontro con il Direttore Generale reggente del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, ing. Mimmo Pallaria, affinché anche la Regione provveda ad adottare gli opportuni correttivi al censurato provvedimento di annullamento dell'autorizzazione integrata ambientale. A quel punto tutto sarà corretto anche sotto l'aspetto formale, così come lo è già dal punto di vista sostanziale e dei contenuti.. .”;
troppe sono state in passato le ombre che hanno caratterizzato l'iter amministrativo e che, a tutt'oggi, l'intero procedimento è fatto oggetto di investigazioni da parte degli uffici preposti -:
quali siano le definitive volontà della Regione Calabria in ordine alla possibilità di realizzare una discarica nella località denominata “Battaglina” sita in agro di San Floro (CZ) ma di proprietà del Comune di Borgia (CZ ), per così come meglio descritta nel progetto debitamente depositato dalla Società SIRIM s.r.l., avente sede legale in Settingiano, loc. “Cuturella”, nonché apprendere le concrete procedure che si intendono attuare.
(25; 3.03.2015)
Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l’art. 18, co. 2, D.L. 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla L. 6 agosto 2008, n. 133, come modificato ed integrato dal D.L 1 luglio 2009, n. 78, convertito dalla L. 3 agosto 2009, n. 102, prevede che il personale delle società pubbliche partecipate dagli enti locali, debba essere assunto con procedure ad evidenza pubblica, previa redazione di apposito regolamento;
la normativa prevede che prima di procedere all'assunzione anche di figure apicali, è necessario verificare la presenza nell'organico aziendale di un dipendente idoneo a svolgere tali ruoli dirigenziali. Come prevede anche che le figura apicali debbano avere una specifica esperienza nei ruoli dirigenziali;
in base alla natura e dimensioni della società Terme Sibarite SpA, nonché in base alle funzioni svolte dal personale, il contratto di naturale applicazione, anche per le figure dirigenziali, è quello delle aziende termali;
la società Terme Sibarite SpA si compone di un centro di riabilitazione neuromotoria, aperto tutto l'anno e di un reparto termale, con apertura semestrale. Ai fini dell'accreditamento sanitario, il centro neuromotorio necessita di un direttore sanitario con specializzazione in fisiatria e quello termale di medico specializzato in idrologia;
la società Terme Sibarite SpA ha attivato dal 9 maggio 2011 al 26 Marzo 2012 un contratto di consulente in Fisiatria di importo pari a € 38.000,00 annui per 3 presenze settimanali;
secondo quanto previsto dall'art. 18 del CCNL delle aziende termali "la durata normale dell'orario contrattuale settimanale di lavoro è fissata in quaranta ore". Tale disposizione , in aderenza a quanto previsto dall'art 82 dello stesso contratto, che indica i minimi tabellari mensili, induce a comprendere chiaramente che il sistema di paga dei dipendenti debba essere quello della mensilizzazione oraria;
il Personale del centro di riabilitazione della società Terme Sibarite SpA ha effettuato, dal 4 agosto 2003 al 31-12-2011, sei ore lavorative giornaliere, con apertura dalle ore 8:00 alle ore 14:00 dal lunedì al sabato, per un totale di 36 ore settimanali;
il Cda della società Terme Sibarite SpA ha provveduto a far istallare dispositivi marcatempo funzionanti nel gennaio 2012;
norme di buon andamento e di strategia aziendale necessitano che le progressioni lavorative dei dipendenti vengano adeguatamente motivate e deliberate, in base alle necessità produttive, alle competenze acquisite ed all'anzianità di lavoro. La società Terme Sibarite SpA ha un contratto di locazione per una struttura alberghiera di proprietà della Società Cristaldi e Mastrolorenzo;
in data 9 maggio 2011 il Sig. Domenico Lione, attuale Amministratore Unico della società interamente partecipata dalla Regione Calabria, veniva nominato presidente del CdA delle Terme Sibarite S.p.A sito in Cassano Allo Ionio;
dal mese di Aprile 2014 viene nominato dall'assemblea dei soci (Regione Calabria) Amministratore Unico della società Terme Sibarite;
il Sig. Domenico Lione, attuale Amministratore unico, già al momento della nomina a presidente della società Terme Sibarite S.p.A. ricopriva l'incarico di vice sindaco del comune di Cassano Allo Ionio e per un periodo di tempo, dalla dimissione del Sindaco fino al mese di maggio 2012, ha svolto il ruolo di Sindaco facente funzioni. Dal mese di maggio 2012 a tutt'oggi, ricopre ancora la carica elettiva di consigliere comunale del comune di Cassano Allo Ionio;
ai sensi dell'all'art. 5 comma 5 della Legge n. 122/2010 "ferme le incompatibilità previste dalla normativa vigente, nei confronti dei titolari di cariche elettive, lo svolgimento di qualsiasi incarico conferito dalle pubbliche amministrazioni di cui al comma 3 dell'art. 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, inclusa la partecipazione ad organi collegiali di qualsiasi tipo, può dar luogo esclusivamente al rimborso delle spese sostenute; eventuali gettoni di presenza non possono superare l'importo di 30 euro a seduta";
la norma trova applicazione al titolare di cariche elettive che svolga "qualsiasi incarico conferito dalle pubbliche amministrazioni" di cui al comma 3 dell'art. 1 della legge n. 196/2009 inclusa la partecipazione ad organi collegiali "di qualsiasi tipo";
l'art. 5 comma 5 Legge n. 122/2010 comporta un risparmio di spesa senza, però, interdire lo svolgimento della relativa funzione;
all'interno della disposizione non si riviene alcun espresso "collegamento" tra l'Amministrazione conferente l'incarico e quella ove il destinatario del medesimo è titolare di carica elettiva, che non sembra possibile arguire in via interpretativa;
l'alveo delle P.A. "conferenti gli incarichi" ex lege gratuiti (salvo "gettone" e rimborso spese nei limiti di legge) abbraccia tutte quelle di cui all'elenco ISTAT; vi rientrano, dunque, anche enti pubblici privi di rappresentatività politica o addirittura con forma giuridica privatistica i cui organi non sono elettivi;
l'ampio tenore e l'applicabilità dell'art. 5 comma 5 Legge n. 122/2010 ricomprende nel suo alveo la nomina diretta da parte di enti locali e regionali di membri del CdA di società partecipate, laddove i predetti soggetti siano titolari di cariche elettive in Amministrazioni locali diverse da quelle conferenti;
per quanto riguarda le società per azioni a partecipazione pubblica connesse al sistema di amministrazione e controllo (art.li 2380 bis - 2409 septies del codice civile), è da ritenersi obbligato alle denunce in primo luogo, il consiglio di amministrazione, organo al quale spetta, di regola, in via esclusiva e con metodo collegiale, la gestione dell'impresa quale le Terme Sibarite S.p.A;
l'art. 2392, II comma, c.c., afferma la responsabilità degli amministratori "se essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose";
analogo obbligo di denuncia spetta al collegio sindacale, visti i doveri e poteri di vigilanza (artt. 2403 e 2403 bis c.c.) e le connesse responsabilità (v. art. 2407, II comma, c.c., che dispone nel senso che i sindaci "sono responsabili solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica"), oltre che ai soggetti tenuti al controllo contabile (2409 bis c.c.), considerato il rinvio al regime della responsabilità dei sindaci( art. 2409 sexies c.c.) -:
se costituisce danno economico per l'azienda Terme Sibarite SpA l'aver retribuito la figura apicale di direttore amministrativo, dall'ottobre 2011, fino al momento di stipula del nuovo contratto con lo stesso, con un contratto i cui costi economici sono molto elevati rispetto alle funzioni svolte ed alle dimensioni dell'azienda, considerando che il contratto di naturale applicazione è quello delle aziende termali e non delle aziende industriali, come invece è stato fatto;
se è vero che è stato corrisposto al Direttore Amministrativo un trattamento economico ulteriore (superminimo) rispetto alla paga tabellare e se tale esborso di denaro, non commisurato alle condizioni ed alle dimensioni dell'azienda, costituisca un danno economico per la stessa;
se costituisce danno economico per l'azienda Terme Sibarite SpA che il consiglio d'amministrazione e la direzione generale, abbiano assunto, con contratto a tempo pieno indeterminato, nell'anno 2011, come dipendente della società, un medico specializzato in idrologia, quando , la struttura termale, necessita di tale figura per soli sei mesi all'anno, cioè per il periodo di apertura al pubblico del reparto terme;
se costituisce danno economico per l'azienda che gli amministratori non abbiano tenuto conto della duplicazione dei costi in merito alle funzioni di consulente in Fisiatria e di direttore sanitario della struttura, poiché era di certo maggiormente economico far assumere al consulente in fisiatria il compito di direttore sanitario del centro di riabilitazione e allo specialista in idrologia il ruolo di direttore sanitario del reparto termale, esclusivamente per il periodo semestrale di apertura;
se la presenza del consulente in Fisiatria sia stata nel periodo di durata del contratto, 9 maggio 2011 al 26 Marzo 2012, quella prevista dai termini contrattuali, se lo stesso consulente abbia fatto richiesta di eventuali pagamenti non corrisposti, se gli stessi gli siano stati accordati e se costituisce danno economico per l'azienda Terme Sibarite SpA l'aver eventualmente retribuito il consulente il Fisiatria in eccesso rispetto alle sue reali presenze presso la struttura;
se la direzione sanitaria ed amministrativa, in base a quanto previsto dalle loro attribuzioni contrattuali, art 14 CCNL TERMALI abbiano vigilato sulla presenza del fisiatra e se abbiano provveduto a contestare eventuali inadempienze onde far rispettare gli ingressi stabiliti;
se costituisce danno economico l'avere, eventualmente, retribuito il personale del centro di riabilitazione, dal 4-08-2003 al 31-12-2011, per un totale di 40 ore settimanali contro le 36 effettivamente lavorate;
se la direzione sanitaria ed amministrativa, in base a quanto previsto dalle loro attribuzioni contrattuali, abbiano vigilato sulla presenza del personale del centro di riabilitazione e se abbiano provveduto a contestarne eventuali inadempienze;
se la direzione sanitaria ed amministrativa dell'azienda Terme Sibarite SpA abbiano vigilato, per come loro compito, sul rispetto degli orari di lavoro anche dopo l'installazione dei dispositivi marcatempo avvenuta nel gennaio 2012;
se esistono casi ed, eventualmente, costituiscano danno economico per l'azienda l'aver inquadrato e retribuito, negli anni, dipendenti ad un livello retributivo più alto rispetto alle funzioni svolte dai dipendenti, che, quindi, non corrisponderebbero al livello retribuito, ma sarebbero inquadrabili ad un livello inferiore;
se per arrivare all'individuazione della struttura alberghiera (tra l'altro ristrutturata nel 2007 con mutuo a carico della Regione Calabria), con successiva stipula di contratto di locazione, sia stata esperita pubblica gara di affidamento, per come previsto dalle norme giuridiche;
se la società alberghiera ha stipulato a suo nome i contratti delle utenze acqua, elettricità e gas e ne abbia pagato e ne paghi correttamente e nei tempi previsti le relative bollette. Se la società alberghiera è in regola con la società Terme Sibarite SpA per i pagamenti dei canoni di locazione e delle utenze alberghiere e se la società alberghiera ha stipulato, nei tempi previsti, apposita polizza fideiussoria e se questa sia stata fornita alla società Terme Sibarite SpA, a garanzia di eventuali canoni non pagati;
quali e quanti contratti di consulenza sono stati stipulati dalla società Terme Sibarite SpA negli ultimi 5 anni, con particolare riferimento a quelli di natura giuridico / legale e agli incarichi di patrocinio legale;
se per affidare consulenze di natura giuridico legale sono state seguite evidenze pubbliche e per quale motivo non è stata considerata l'Avvocatura regionale, che è invece l'ufficio preposto ai contenzioni legali della Regione e delle sue società partecipate. Se corrisponde al vero che siano stati affidati, negli anni, incarichi di patrocinio legale ad un congiunto di un consigliere regionale della passata legislatura e se ciò riveste carattere di incompatibilità;
se non rappresenta una evidente anormalità che nell'Avviso pubblico di presentazione candidature per la nomina dei componenti degli organi di amministrazione e di controllo delle società e fondazioni a partecipazione regionale, emanato dal Dipartimento Controlli e pubblicato sul BURC 31-1-2014 Parte III n. 5, l'aver equiparato il titolo di studio diploma di laurea vecchio ordinamento conseguito presso università italiane o un titolo di studio conseguito all'estero e considerato equipollente ai sensi della vigente legislazione in materia ovvero diploma di laurea magistrale o specialistica del nuovo ordinamento conseguito presso università italiane o un titolo di studio conseguito all'estero e considerato equipollente ai sensi della vigente legislazione in materia all'esperienza almeno triennale in organi di amministrazione attiva e consultiva e di controllo di enti, società e fondazioni, fatto che non trova riscontro in alcuna norma vigente;
se non rappresenta una evidente anormalità l'aver emanato, a seguito dell'istruttoria dell'avviso indicato al punto precedente, un semplice elenco di idonei invece che, come sicuramente più consono e a favore della buona amministrazione, di una graduatoria di merito;
da quale organo è stato, successivamente alla pubblicazione dell'elenco degli idonei, nominato l'Amministratore Unico della società Terme Sibarite SpA e se tale procedura per la Presidenza della Giunta Regionale è corretta;
se corrisponde al vero che la Società Terme Sibarite abbia pagato ai suoi amministratori rimborsi spese o qualsiasi altra utilità economica a seguito dell'approvazione della legge regionale n. 69 del 27-12-2012 che prevede all'art 15 "Norme di contenimento della spesa per le società «in house» e per le società controllate direttamente o indirettamente" lettera d che recita " Gli importi spettanti agli Organi di amministrazione, indirizzo, vigilanza e controllo, si intendono omnicomprensive anche dei rimborsi spese";
se per l'attuale Amministratore unico, già Presidente, della Società Terme Sibarite S.p.A, partecipata interamente dalla Regione Calabria, si producono gli effetti applicativi di cui all'art. 5 comma 5 della Legge 122/2010, in quanto soggetto titolare di carica elettiva;
se Costituisce danno erariale l'aver corrisposto emolumenti all'attuale amministratore unico, già presidente della Società Terme Sibarite S.p.A;
come intende determinarsi la Giunta regionale della Calabria in caso di riscontro positivo dei punti messi in evidenza e se intende procedere, nel caso, al commissariamento Terme Sibarite SpA.
(26; 09.03.2015)
Il Consiglio regionale,
premesso che
il TAR del Lazio, con l'ordinanza del 21 gennaio 2015, ha rinviato al 17 giugno 2015 la data dell'udienza pubblica per la trattazione nel merito del ricorso promosso da alcune ANCI regionali (Umbria, Liguria, Veneto, Abruzzo e Lazio) sulla legittimità del Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014, disponendo che "le esigenze della parte ricorrente appaiono adeguatamente tutelabili con la sollecita definizione del giudizio nel merito";
con la stessa decisione, il Tar Lazio non ha confermato la sospensione degli effetti del provvedimento, già' disposta, fino all'udienza del 21.1.2015, dal decreto del Presidente della seconda sezione del TAR in data 22 dicembre 2014;
pertanto, nell'ambito di questo giudizio, riacquistano validità' i criteri di imponibilità' dei terreni montani indicati dal decreto del 28 novembre scorso;
sullo stesso tema, tuttavia, il Tar Lazio si è pronunciato con un'ulteriore decreto cautelare emanato in data 14 gennaio 2015 con riferimento ad un altro ricorso, promosso da alcuni Comuni siciliani, che aveva effetto fino alla trattazione in Camera di Consiglio, fissata per il 4 febbraio 2015 e, dunque, per una data evidentemente successiva al termine per il pagamento dell'IMU sui terreni agricoli montani che, come noto, è fissato al 26 gennaio 2015 (comma 692 della Legge di Stabilità 2015);
l'udienza del 4 febbraio 2015 è stata rinviata;
il regime fiscale dei terreni agricoli montani resta, dunque, caratterizzato da confusione normativa e incertezza giurisprudenziale, con gravi ripercussioni sia sui Comuni che sui contribuenti coinvolti;
i Comuni si trovano nella condizione di aver subito tagli, complessivamente pari a 359 milioni di euro, a fronte di un gettito potenziale già dubbio in ordine al quantum e più' in generale discutibile in ordine ai criteri previsti, ora ancora più incerto;
i contribuenti sono in oggettive condizioni di incertezza circa il pagamento e si ricorda che per effetto di consolidati principi di affidamento e buona fede non sono applicabili sanzioni ai contribuenti qualora sussistano "obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'ambito di applicazione della norma tributaria";
a fronte della situazione prospettata, come più' volte sollecitato dall'ANCI, appare indispensabile abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4 mila comuni. I criteri di imponibilità', come indicato anche da recenti pronunciamenti parlamentari, potranno poi essere profondamente innovati attraverso una necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni; tutto ciò premesso,
impegna
il Presidente della Giunta regionale ad intervenire presso il Governo nazionale a ché:
venga tempestivamente sospeso il Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014;
costituito un 'tavolo' Stato/Regioni al fine di concordare nuovi e più equi criteri di individuazione e classificazione delle zone montane e collinari esenti IMU;
comunque, di porre in essere ogni più opportuna e necessaria azione al fine di tutelare il settore agricolo, particolarmente vessato nel nostro Paese, in particolare nelle aree montane.
(2; 18.02.2015) Bova
Il Consiglio regionale,
premesso che
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13.1.2010 è stato approvato il “Piano Carceri” per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani;
con sentenza del 8 gennaio 2013 (c.d. Sentenza Torreggiani) della Corte europea dei Diritti Umani, adita da Torreggiani e altri 4 mila detenuti, lo Stato italiano veniva condannato per violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (trattamento disumano dei detenuti), assegnando, nel contempo e in quanto sentenza pilota, il termine di anni 1 (uno) allo Stato Italiano per adeguarsi alla normativa internazionale e agli standard richiesti da Strasburgo e che prevedono il criterio base di mq. 3 per ogni detenuto ospitato in ciascuna struttura carceraria;
a seguito di monitoraggio effettuato nel maggio del 2014, dunque a distanza di un anno dalla sentenza sopra citata, i detenuti italiani erano 59.683, a fronte di una capienza regolamentare dell'intero panorama carcerario italiano di 49.091 posti;
è stata disposta la chiusura di tutte le strutture carcerarie nella quali non veniva rispettato il suddetto requisito di 3 mq/detenuto;
tra siffatte strutture, è stata inopinatamente anche inclusa la Casa Circondariale di Lamezia Terme/Nicastro;
a seguito di incontro avuto dal sottoscritto e da una delegazione degli Agenti di Polizia Penitenziaria di Lamezia con il Segretario Particolare del Ministro di Giustizia in data 15 maggio 2014 e del quale venne dato ampio risalto dai mass-media locali, era stato dimostrato che la Casa Circondariale di Lamezia Terme, contrariamente ai dati forniti al Ministero, rispettava pienamente il requisito della Sentenza Torreggiai per almeno 90 detenuti, stante la superficie della struttura di 302 mq (questo dato si può ricavare dalla sezione "monitoraggi" del sito "dap.giustizia.it" oppure dalla planimetria dell'Istituto);
la delegazione indicava, altresì, la possibilità concreta e a quasi costo zero, di ricavare ulteriore disponibilità di accoglienza e, pertanto, di superare il numero di 100 detenuti ospitabili secondo e nel pieno rispetto dei parametri europei;
sul sito del Ministero della Giustizia, è stato pubblicato un documento ufficiale in cui sono elencati oltre 30 Istituti Penitenziari, molti dei quali a tutt'oggi aperti, che hanno una capienza di molto inferiore ai 100 detenuti (vedi la casa Circondariale di Lauro in Campania con capienza regolamentare di 38 detenuti e presenza effettiva di soli 11 detenuti o Empoli in Toscana con capienza regolamentare di 18 detenuti e presenza effettiva di 24 detenuti);
la struttura carceraria di Lamezia eventualmente potrebbe essere riconvertita in una casa circondariale a custodia attenuata, oppure destinata ad ospitare i detenuti c.d. “promiscui” (ex collaboratori di giustizia; appartenenti a forze di polizia; familiari di ex collaboratori di giustizia e familiari di personale della polizia penitenziaria) e/o detenuti c.d. “protetti” (sex offender, imputati e/o condannati per violenza sessuale); a tal proposito, in una sezione potrebbero essere ubicati i detenuti c.d. promiscui, nella sezione i detenuti e c.d. "protetti" e nell'ultima sezione allocare i detenuti associati dalla libertà a disposizione del locale Tribunale;
attualmente, in Calabria le sezioni inframurarie destinate alle suddette particolari tipologie di detenuti, sono presenti solo presso le Case Circondariali di Castrovillari e di Vibo Valentia che, in caso di chiusura del Carcere di Lamezia si vedrebbero aumentare i posti disponibili al regime ordinario, con conseguente aggravamento del problema del sovraffollamento; guardia nella lotta alla criminalità organizzata in un territorio martoriato dalla presenza di potentissime e spregiudicate cosche mafiose;
tutto ciò premesso, anche nella considerazione che la chiusura del Carcere di Lamezia potrebbe comunque percepirsi come un palese e inammissibile, oltre che inopportuno, abbassamento della funzionalità,
impegna
il Presidente della Giunta regionale a ché ponga in essere tutte le azioni, iniziative, provvedimenti e quanto altro opportuno e necessario affinché il Governo nazionale disponga immediatamente la riapertura della Casa Circondariale di Lamezia Terme/Nicastro, assicurando alla stessa la piena e migliore funzionalità.
(3; 27.02.2015) Bova
Il Consiglio regionale,
premesso che
la Regione Calabria considera la partecipazione delle donne alla vita del sistema istituzionale regionale a qualunque livello ed alle scelte politiche ed amministrative, una priorità imprescindibile, non solo e non tanto per una questione di genere, ma soprattutto per una questione di democrazia e di civiltà;
in forza dell'articolo 3 della Costituzione,
impegna
la Giunta affinché promuova azioni positive, con ogni mezzo a sua disposizione, politico, istituzionale e culturale, per affermare la parità di genere;
avendo provveduto, il Consiglio regionale, nella seduta del 20 gennaio scorso, ad inserire nello Statuto, attraverso uno specifico emendamento condiviso dal Presidente Mario Oliverio, un principio storico per la democrazia di genere, ossia l'obbligo di avere in Giunta regionale almeno il 30 per cento di donne;
si impegna la Giunta regionale:
a) a farsi interprete, nei confronti dell'intero sistema di enti sub regionali e segnatamente delle autonomia locali inclusi i comuni con popolazione inferiore ai 3mila dell'esigenza di garantire la presenza delle donne in ogni organismo di governo;
b) a sostenere con ogni mezzo la costituzione in giudizio, ogni qual volta si ravvisi la violazione della legislazione vigente in tema di parità di genere;
c) ad utilizzare, a tal fine, ogni mezzo politico, amministrativo ed istituzionale in capo ad essa, per superare un impedimento che contrasta sia con lo spirito che con precisi articoli della Carta costituzionale.
(4; 2.03.2015) Sculco
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che
con sentenza del 26 novembre 2014 la Terza Sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, in termini negativi, sulla normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola. In particolar modo, sulla mancanza di termini rigorosi per l'espletamento dei concorsi finalizzati alla copertura dei posti vacanti. Per tali posti, infatti, si è fatto ricorso al rinnovo dei contratti a tempo determinato;
tale sentenza ha posto al centro dell'agenda politica nazionale il piano governativo denominato "La buona scuola" col quale dovrebbero essere assunti 150 mila docenti precari;
tale assunzione non offre risposte definitive, in termini di immissione in ruolo, per una vasta fascia di precari che operano nel settore scolastico;
nel piano elaborato dal governo, infatti, persistono elementi tutt'altro che chiari in merito all'assorbimento del precariato della scuola e del precariato "storico". In particolare, risulta inadeguata la condizione dei docenti abilitati nelle graduatorie d'istituto di seconda fascia, ai quali è proposto di partecipare a un concorso senza congrua considerazione dell'anzianità di servizio;
la sentenza della Corte europea ha avuto anche il merito di mettere sotto i riflettori la condizione drammatica di molti docenti della scuola italiana. Tale condizione, infatti, registra un numero elevatissimo di insegnanti precari; e cioè docenti che hanno visto il loro contratto rinnovato di anno in anno. Tale situazione di disordine è stata determinata dalle differenti modalità di assunzione del personale. Più in particolare, dalla simultanea costituzione di abilitati delle graduatorie ad esaurimento (Gae Siss, vincitori di concorsi), abilitati in graduatoria di istituto di II fascia (diplomati magistrali, congelati Siss, Pas, Tfa) e docenti di graduatoria di istituto di III fascia, ossia non abilitati in possesso del titolo di studio valido per l'accesso all'insegnamento;
tali insegnanti, nonostante l’omesso inserimento in ruolo e indipendentemente dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, assolvono allo stesso lavoro dei colleghi stabilizzati: presenza nel collegio dei docenti, nei consigli di classe, nei progetti scolastici e, in alcuni casi, collaboratori o vicari del dirigente scolastico;
rilevato che il fenomeno del precariato è presente in maniera massiccia anche nel mondo scolastico calabrese e in virtù della sentenza emessa dalla Corte Europea, molti calabresi possono avanzare domanda di risarcimento al ministero della Pubblica Istruzione per l'attività di precariato svolta negli anni passati;
il precariato "storico" costituisce una piaga endemica del mondo del lavoro e, in quello della scuola, incide in termini altamente negativi sull'offerta formativa;
urge attivarsi per la stabilizzazione del personale docente e di quello Ata che abbia prestato servizio per un periodo congruo, che può essere determinato sulla base di un parametro di 36 mesi;
tutto ciò premesso, considerato e rilevato,
impegna
il Presidente e la Giunta regionale della Calabria
ad attivarsi con sollecitudine presso il Governo affinché sia realizzato un piano di assunzioni in tempi rapidi e modi adeguati. In particolare, un piano per assorbire il precariato e il personale docente e non docente (Ata), il quale abbia prestato servizio per un congruo periodo che potrebbe essere quantificato in 36 mesi. E ciò senza limitarsi a considerare le graduatorie ad esaurimento ma con immissione in ruolo a mo’ di semplificazione anche dei precari abilitati di seconda fascia.
(5; 09.03.2015) Mangialavori
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che
negli ultimi anni il Legislatore ha operato significative e incisive riforme in merito alla costituzione, funzione e attività degli Enti Locali, in particolare modo con la legge numero 56/2014;
in virtù di tale riforma si sono registrati notevoli disagi con riferimento, in particolare, all'attività e al personale delle Province;
sussiste in ordine alla Regione l'obbligo di adeguare la normativa del settore alle intervenute riforme nazionali;
rimane anche il dovere politico di attivarsi, nei limiti di tali competenze, affinché i disagi umani, professionali, istituzionali siano definitivamente superati;
l'ente Provincia di Vibo Valentia risulta inoltre duramente colpito dalla congiuntura che ha visto la concomitanza di molteplici fattori con incidenza negativa: dissesto finanziario e crisi economica;
da circa cinque anni i dipendenti non percepiscono più lo stipendio con regolarità e da circa cinque mesi si è registrato il blocco degli stipendi;
ciò è sfociato pochi giorni fa in una protesta clamorosa dei suoi dipendenti, con il blocco dell'arteria antistante il palazzo ex Enel, l'incatenamento degli stessi all'ingresso della sede provinciale e il presidio permanente con tendopoli presso la piazza centrale del capoluogo;
la situazione descritta ha fatto precipitare molte famiglie al limite o addirittura sotto la soglia di povertà;
la crisi di tale segmento del settore pubblico s'incardina in quello del settore privato dove si registra un arretramento occupazionale da realtà ormai al collasso socioeconomico;
rilevato che urge riformare la legislazione per come già fatto cenno in premessa. E ciò, con particolare alle funzioni già di pertinenza della Provincia. Nello specifico, sarà necessario trasferire rapidamente alla Regione le funzioni in merito all'agricoltura, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale. Sull'ambiente il trasferimento dovrebbe investire la difesa del suolo, compresa la difesa della costa e la gestione del demanio idrico, tutela della qualità dell'aria, inquinamento acustico, tutela delle acque, energia, oltre alle funzioni delle varie autorità in questione, come quella per la Valutazione di impatto ambientale, sia strategica (Vas) che d'incidenza (Via). Infine, andranno trasferite quelle sulle strade regionali, limitatamente alla progettazione e costruzione delle opere;
ciò agevolerebbe l'avvio del trasferimento di personale alla Regione e la salvaguardia del patrimonio professionale costruito nel tempo. A tal fine potranno essere stipulati specifici accordi, preceduti da informative, tra Regione, Province e Città metropolitana, che interesseranno i dipendenti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato con rapporto di lavoro in itinere. Ciò consentirà, inoltre, di considerare le varie tipologie di contratti di lavoro o rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sempre in corso, relativi esclusivamente alla funzione trasferita;
tale riforma consentirebbe di concretizzare un armonico progetto di sussidiarietà che dovrebbe sovraintendere all'attività degli enti;
ciò impedirebbe il sorgere di altre controversie politiche, istituzionali ed economiche destinate, altrimenti, ad estendersi anche alle altre province;
ciò potrebbe offrire uno sbocco appropriato ai 380 dipendenti provinciali vibonesi e garantirebbe la continuità di servizi già espletati dalla Provincia;
per delineare priorità, linee programmatiche e definire nel dettaglio tale ipotesi politica e di riforma legislativa regionale occorre una vera e propria attività d'impulso all'Osservatorio Nazionale istituito con la cosiddetta legge Delrio numero 56/2014 e, recentemente, disciplinato dalla Circolare del ministero della Funzione pubblica numero 1/2015;
occorre, altresì, attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;
è necessario riproporre la proposta già avanzata dall'Upi al Governo finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Delrio;
urge sostenere e accelerare un organico processo di mobilità Intercompartimentale del personale provinciale;
tutto ciò premesso, considerato e rilevato,
impegna
il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine al fine:
di operare la riforma del settore nei termini sopra delineati (restituzione delle funzioni già di pertinenza della Provincia alla Regione e conseguenziale trasferimento di personale, nei limiti della legge e degli accordi del settore);
di stimolare a tale fine, ruolo, efficacia ed operatività dell'Osservatorio nazionale per l'attuazione della legge Delrio;
di sostenere un organico processo di mobilità Intercompartimentale del personale provinciale;
di attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;
di riproporre, al Governo, l'istanza già avanzata dall'Upi, finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Delrio.
(6; 09.03.2015) Mangialavori
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
la Regione Calabria considera la partecipazione delle donne alla vita del sistema istituzionale regionale a qualunque livello ed alle scelte politiche ed amministrative, una priorità imprescindibile, non solo e non tanto per una questione di genere, ma soprattutto per una questione di democrazia e di civiltà;
in forza dell’articolo 3 della Costituzione, il Consiglio regionale impegna la Giunta affinché promuova azioni positive, con ogni mezzo a sua disposizione, politico, istituzionale e culturale, per affermare la parità di genere;
avendo provveduto, nella seduta del 20 gennaio scorso, ad inserire nello Statuto, attraverso uno specifico emendamento condiviso dal Presidente Mario Oliverio, un principio storico per la democrazia di genere, ossia l’obbligo di avere in Giunta regionale almeno il 30 per cento di donne;
impegna
la Giunta regionale:
a) a farsi interprete, nei confronti dell’intero sistema di enti sub regionali e segnatamente delle autonomie locali, inclusi i comuni con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti dell’esigenza di garantire la presenza delle donne in ogni organismo di governo;
b) a sostenere con ogni mezzo la costituzione in giudizio, ogni volta si ravvisi la violazione della legislazione vigente in tema di parità di genere;
c) ad utilizzare, a tal fine, ogni mezzo politico, amministrativo ed istituzionale in capo ad essa, per superare un impedimento che contrasta sia con lo spirito che con precisi articoli della Corte costituzionale.
Art. 1
(Modifiche all'articolo 1)
1. All'articolo 1 della legge regionale 13 gennaio 2015, n. 3 (Misure per il contenimento della spesa regionale) i commi 1, 2 e 3 sono abrogati.
2. Al comma 4 la parola: "Sempre" è soppressa e le parole: "ai fini” sono sostituite dalle seguenti parole: "Ai fini".
Art. 2
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Il Consiglio regionale
della Calabria,
premesso che:
l’ente Provincia di Vibo Valentia risulta duramente colpito dalla congiuntura che ha visto la concomitanza di molteplici fattori con incidenza negativa: dissesto finanziario e crisi economica;
da circa cinque anni i dipendenti non percepiscono più lo stipendio con regolarità e da circa cinque mesi si è registrato il blocco degli stipendi;
considerato che:
ciò è sfociato pochi giorni fa in una protesta clamorosa dei suoi dipendenti, con il blocco dell’arteria antistante il palazzo ex Enel, l’incatenamento degli stessi all’ingresso della sede provinciale e il presidio permanente con tendopoli presso la piazza centrale del capoluogo;
la situazione descritta ha fatto precipitare molte famiglie al limite o addirittura sotto la soglia di povertà;
la crisi di tale segmento del settore pubblico s’incardina in quello del settore privato dove si registra un arretramento occupazionale da realtà ormai al collasso socioeconomico;
rilevato che:
occorre attivare, presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;
è necessario riproporre la proposta già avanzata dall’Upi al Governo finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Del Rio;
tutto ciò premesso,
impegna
il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine al fine:
1) di attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare;
2) di riproporre, al Governo, l’istanza già avanzata dall’Upi, finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla Legge De Rio.
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
con sentenza del 26 novembre 2014 la Terza Sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, in termini negativi, sulla normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola. In particolar modo, sulla mancanza di termini rigorosi per l’espletamento dei concorsi finalizzati alla copertura dei posti vacanti; per tali posti, infatti, si è fatto ricorso al rinnovo dei contratti a tempo determinato;
tale sentenza ha posto al centro dell’agenda politica nazionale il piano governativo denominato “La buona scuola” col quale dovrebbero essere assunti 150.000 docenti precari;
tale assunzione non offre risposte definitive, in termini di immissione in ruolo, per una vasta fascia di precari che operano nel settore scolastico;
nel piano elaborato dal governo, infatti, persistono elementi tutt’altro che chiari in merito all’assorbimento del precariato della scuola e del precariato “storico”. In particolare, risulta inadeguata la condizione dei docenti abilitati nelle graduatorie d’istituto di seconda fascia, ai quali è proposto di partecipare a un concorso senza congrua considerazione dell’anzianità di servizio;
considerato che:
la sentenza della Corte Europea ha avuto anche il merito di mettere sotto i riflettori la condizione drammatica di molti docenti della scuola italiana. Tale condizione, infatti, registra un numero elevatissimo di insegnati precari, e cioè docenti che hanno visto il loro contratto rinnovato di anno in anno.
Tale situazione di disordine è stata determinata dalle differenti modalità di assunzione del personale; più in particolare, dalla simultanea costituzione di abilitati delle graduatorie ad esaurimento (Gae Siss, vincitori di concorsi), abilitati in graduatoria di istituto di II fascia (diplomati magistrali, congelati Siss, Pas, Tfa) e docenti di graduatoria di istituto di III fascia, ossia non abilitati in possesso del titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento;
tali insegnanti, nonostante l’omesso inserimento in ruolo e indipendentemente dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, assolvono allo stesso lavoro dei colleghi stabilizzati: presenza nel collegio docenti, nei consigli di classe, nei progetti scolastici e, in alcuni casi, collaboratori o vicari del dirigente scolastico;
rilevato che:
il fenomeno del precariato è presente in maniera massiccia anche nel mondo scolastico calabrese e, in virtù della sentenza emessa dalla Corte Europea, molti calabresi possono avanzare domanda di risarcimento al ministero della Pubblica Istruzione per l’attività di precariato svolta negli anni passati;
il precariato “storico” costituisce una piaga endemica del mondo del lavoro e, in quello della scuola, incide in termini altamente negativi sull’offerta formativa;
urge attivarsi per la stabilizzazione del personale docente e di quello Ata che abbia prestato servizio per un periodo congruo, che può essere determinato sulla base di un parametro di 36 mesi.
Tutto ciò premesso,
impegna
il Presidente e la Giunta regionale della Calabria ad attivarsi con sollecitudine presso il Governo affinché sia realizzato un piano di assunzioni in tempi rapidi e modi adeguati in particolare per assorbire il precariato e il personale docente e non docente (Ata), il quale abbia prestato servizio per un congruo periodo.
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
il TAR del Lazio, con l’ordinanza del 21 gennaio 2015, ha rinviato al 17 giugno 2015 la data dell’udienza pubblicata per la trattazione nel merito del ricorso promosso da alcune ANCI regionali (Umbria, Liguria, Veneto, Abruzzo e Lazio) sulla legittimità del Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014, disponendo che “le esigenze della parte ricorrente appaiono adeguatamente tutelabili con la sollecita definizione del giudizio nel merito”;
con la stessa decisione, il Tar Lazio non ha confermato la sospensione degli effetti del provvedimento, già disposta, fino all’udienza del 21.01.2015, dal decreto del Presidente della seconda sezione del TAR in data 22 dicembre 2014;
pertanto, nell’ambito di questo giudizio, riacquistano validità i criteri di imponibilità dei terreni montani indicati dal decreto del 28 novembre scorso;
sullo stesso tema, tuttavia, il Tar Lazio si è pronunciato con un ulteriore decreto cautelare emanato in data 14 gennaio 2015 con riferimento ad un altro ricorso, promosso da alcuni Comuni siciliani, che aveva effetto fino alla trattazione in Camera di Consiglio, fissata per il 4 febbraio 2015 e, dunque, per una data evidentemente successiva al termine per il pagamento dell’IMU sui terreni agricoli montani che, come noto, è fissato al 26 gennaio 2015 (comma 692 della Legge di Stabilità 2015);
l’udienza del 4 febbraio 2015 è stata rinviata;
il regime fiscale dei terreni agricoli montani resta, dunque, caratterizzato da confusione normativa e incertezza giurisprudenziale, con gravi ripercussioni sia sui Comuni che sui contribuenti coinvolti;
Comuni si trovano nella condizione di aver subito tagli, complessivamente pari a 359 milioni di euro, a fronte di un gettito potenziale già dubbio in ordine al quantum e più in generale discutibile in ordine ai criteri previsti, ora ancora più incerto;
i contribuenti sono in oggettive condizioni di incertezza circa il pagamento e si ricorda che per effetto di consolidati principi di affidamento e buona fede non sono applicabili sanzioni ai contribuenti qualora sussistano “obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria”;
a fronte della situazione prospettata, come più volte sollecitato dall’ANCI, appare indispensabile abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4.000 comuni. I criteri di imponibilità, come indicato anche da recenti pronunciamenti parlamentari, potranno poi essere profondamente innovati attraverso una necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni;
tutto ciò premesso,
impegna
il Presidente della Giunta regionale ad intervenire presso il Governo nazionale affinché:
venga tempestivamente sospeso il Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014;
venga costituito un ‘Tavolo’ Stato – Regioni al fine di concordare nuovi e più equi criteri di individuazione e classificazione delle zone montane e collinari esenti IMU;
sia, comunque, posto in essere ogni opportuna e necessaria azione al fine di tutelare il settore agricolo, particolarmente vessato nel nostro Paese, in particolare nelle aree montane.
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13.01.2010 è stato approvato il “Piano Carceri” per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento degli Istituti Penitenziali italiani;
con sentenza del 8 gennaio 2013 (c.d. sentenza Torreggiani) della Corte Europea dei Diritti Umani, adita da Torreggiani e altri 4.000 detenuti, lo Stato Italiano veniva condannato per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (trattamento disumano dei detenuti), assegnando, nel contempo e in quanto sentenza pilota, il termine di anni 1 (uno) alla Stato italiano per adeguarsi alla normativa internazionale e agli standards richiesti da Strasburgo e che prevedono il criterio base di mq. 3 per ogni detenuto ospitato in ciascuna struttura carceraria;
a seguito di monitoraggio effettuato nel maggio del 2014, dunque a distanza di un anno dalla sentenza sopra citata, i detenuti italiani erano 59.683, a fronte di una capienza regolamentare dell’intero panorama carcerario italiano di 49.091 posti;
è stata disposta la chiusura di tutte le strutture carcerarie nelle quali non veniva rispettato il suddetto requisito di 3 mq/detenuto;
tra siffatte strutture, è stata inopinatamente anche inclusa la Casa Circondariale di Lamezia Terme/Nicastro;
a seguito di incontro avuto da una delegazione degli Agenti di Polizia Penitenziaria di Lamezia con il Segretario Particolare del Ministro di Giustizia in data 15 maggio 2014 e del quale venne dato ampio risalto dai mass-media locali, era stato dimostrato che la Casa Circondariale di Lamezia Terme, contrariamente ai dati forniti al Ministero, rispettava pienamente il requisito della sentenza Torreggiani per almeno 90 detenuti, stante la superficie della struttura di 302 mq (questo dato si può ricavare dalla sezione “monitoraggi” del sito “dap.giustizia.it” oppure dalla planimetria dell’Istituto);
la delegazione indicava, altresì, la possibilità concreta e a quasi costo zero, di ricavare ulteriore disponibilità di accoglienza e, pertanto, di superare il numero di 100 detenuti ospitabili secondo e nel pieno rispetto dei parametri europei;
sul sito del Ministero della Giustizia, è stato pubblicato un documento ufficiale in cui sono elencati oltre 30 Istituti Penitenziari, molti dei quali a tutt’oggi aperti, che hanno una capienza di molto inferiore ai 100 detenuti (la Casa Circondariale di Lauro in Campania con capienza regolamentare di 38 detenuti e presenza effettiva di soli 11 detenuti, o Empoli in Toscana con capienza regolamentare di 18 detenuti e presenza effettiva di 24 detenuti);
la struttura carceraria di Lamezia, eventualmente, potrebbe essere riconvertita in una Casa Circondariale a custodia attenuata, oppure destinata ad ospitare i detenuti cd. “promiscui” (ex collaboratori di giustizia; appartenenti a forze di polizia; familiari di ex collaboratori di giustizia e familiari di personale della Polizia Penitenziaria) e/o detenuti cd. “protetti” (ex offender, imputati e/o condannati per violenza sessuale); a tal proposito, in una sezione potrebbero essere ubicati i detenuti cd. “promiscui”, nell’altra sezione i detenuti cd. “protetti” e nell’ultima sezione allocare i detenuti associati dalla libertà a disposizione del locale Tribunale;
attualmente, in Calabria le sezioni inframurarie destinate alle suddette particolari tipologie di detenuti, sono presenti solo presso le Case Circondariali di Castrovillari e di Vibo Valentia che, in caso di chiusura del Carcere di Lamezia, vedrebbero aumentare i posti disponibili al regime ordinario, con conseguente aggravamento del problema del sovraffollamento; guardia nella lotta alla criminalità organizzata in un territorio martoriato dalla presenza di potentissime e spregiudicate cosche mafiose;
Tutto ciò premesso, anche nella considerazione che la chiusura del Carcere di Lamezia potrebbe comunque percepirsi come un palese, inammissibile, oltre che inopportuno, abbassamento della funzionalità;
impegna
il Presidente della Giunta regionale a porre in essere tutte le azioni, iniziative, provvedimenti e quanto altro opportuno e necessario affinché il Governo nazionale disponga immediatamente la riapertura della Casa Circondariale di Lamezia Terme / Nicastro, assicurando alla stessa la piena e migliore funzionalità.
Il Consiglio regionale,
premesso che:
la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari nella seduta del 24 febbraio 2015 ha unanimemente richiesto al Governo di indicare, con immediatezza, il Commissario ad acta della sanità;
considerato che:
il periodo di vacatio si è protratto per lungo tempo;
un comparto delicato e fondamentale come la sanità, che coinvolge oltre il 70 per cento del bilancio della Regione, non può continuare a permanere senza una guida responsabile;
ritenuto che:
la situazione che si è venuta delineando in tutti i territori della Calabria è, oramai, oltre che gravissima, insostenibile,
impegna
la Giunta regionale ad intervenire con fermezza affinché il Governo proceda alla nomina del Commissario alla sanità.
Art. 1
1. All'articolo 9, comma 1, lettera b), della l.r. 10 gennaio 2013, n. 2, dopo le parole "della Regione" sono aggiunte le parole: "aventi popolazione superiore ai 5.000 abitanti”.