X^ LEGISLATURA
RESOCONTO
SOMMARIO
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n. 65
SEDUTA Di MERCOLEDì 30 GENNAIO 2019
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA IRTO E
DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO
CICONTE E
DEL SEGRETARIO QUESTORE
DOMENICO TALLINI
Inizio
lavori h. 15,17
Fine
lavori h. 19,12
INDICE
NERI Giuseppe, Segretario
questore
Processo attuativo del regionalismo differenziato ex
articolo 116 Costituzione – DIBATTITO
BEVACQUA Domenico (Partito
Democratico)
BOVA Arturo (Democratici
Progressisti)
ESPOSITO Sinibaldo (Nuovo Centro
Destra)
GALLO Gianluca (Casa delle
Libertà)
GRECO Orlandino (Oliverio
Presidente)
GUCCIONE Carlo (Partito
Democratico)
OLIVERIO Gerardo Mario, Presidente della Giunta regionale
ORSOMARSO Fausto (Gruppo Misto)
PARENTE Claudio (Forza Italia)
PEDÀ Giuseppe (Casa delle
Libertà)
ROMEO Sebastiano (Partito
Democratico)
SERGIO Franco (Moderati per la
Calabria)
TALLINI Domenico (Forza Italia)
Presidenza
del Presidente Nicola Irto
La
seduta inizia alle 15,17
Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario questore a dare lettura del verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta precedente.
(È
approvato senza osservazioni)
Presidenza
del Vicepresidente Vincenzo Ciconte
Dà lettura delle comunicazioni.
Presidenza
del Presidente Nicola Irto
Prosegue con la lettura delle comunicazioni.
Ricorda che il concetto di regionalismo differenziato deriva dalla modifica che la legge costituzionale numero 3 del 2001 ha apportato all’articolo 116 della Costituzione, con l’aggiunta di un terzo comma che prevede la possibilità di attribuire, alla regioni a statuto ordinario, forme particolari di autonomia relativamente a 23 delle materie indicate all’articolo 117, in particolare le materie indicate: al comma 2 (materie di esclusiva competenza statale) lettera l) giurisdizione e norme processuali, limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace; al comma 2 lettera n) norme generali sull’istruzione; al comma 2 lettera s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali; tutte le materie di cui al comma 3 (materie di legislazione concorrente).
A suo avviso la riforma costituzionale del 2001 è stata il frutto “scellerato” delle spinte autonomiste da parte della Lega nord, assecondate, per esigenze di governo, sia dal centro destra sia dal centro sinistra.
Ricordata l’etimologia del termine “federalismo”, dal latino foedus patto, alleanza, riferisce che il federalismo italiano è, invece, uno dei rarissimi casi in cui uno Stato già unitario ed accentrato si vuole trasformare in senso federale, mal celando un intento autonomista e secessionista basato su ragioni puramente economiche.
Evidenziato che le autonomie speciali godono di condizioni di finanziamento, e quindi di un livello di servizi per i propri cittadini, migliore rispetto al resto del Paese, tanto da provocare fenomeni di migrazioni non solo di singole famiglie, ma addirittura di intere comunità locali da una regione all’altra (Comune di Sappada), ritiene che l’autonomia speciale sia stata finanziata grazie al “sacrificio” del resto delle Regioni a statuto ordinario, attraverso un sistema centrale di redistribuzione della ricchezza.
Precisa che il regionalismo differenziato, di cui oggi tanto di si discute nel Paese, nasce in un contesto diverso e speculare rispetto a quello che ha ispirato la previsione della Costituzione e, coinvolgendo le tre regioni che in termini di ricchezza generano più del 40 per cento del Pil nazionale, ha, a suo dire, motivazioni ed implicazioni squisitamente economiche, tanto che il tema centrale su cui soffermarsi è rappresentato dalle problematiche connesse alla copertura finanziaria e al reperimento delle relative risorse.
Riferisce che la Regione Calabria, in sede di Conferenza Stato-Regioni, ha preteso di inserire nel documento comune approvato in quella sede - nella precedente versione troppo sbilanciato in senso neo federalista - un importante correttivo che ha subordinato la previsione delle “forme particolari di autonomia” ai generali e fondamentali principi di uguaglianza sostanziale, al riconoscimento dei diritti fondamentali della persona ed infine la previsione dell’articolo 119 della Costituzione, ossia il principio che eventuali trattamenti differenziati siano concessi per rimuovere gli squilibri economico sociali.
A suo avviso, un’attuazione concreta dell’articolo 116, comma 3, nei termini richiesti dalle Regioni Lombardia e Veneto, metterebbe definitivamente in crisi tutto l’impianto unitario previsto dalla Costituzione, realizzando la così detta “secessione dei ricchi”. Sottolinea, a tal proposito, che alle prime tre regioni che hanno già siglato le pre-intese con lo Stato se ne sono aggiunte ulteriori sette che hanno approvato mozioni, risoluzioni, ordini del giorno che vanno nella direzione di concordare forme particolari di autonomia.
Ritiene, infine, che la difesa del Mezzogiorno debba essere un tema di interesse per tutte le forze politiche a prescindere dagli schieramenti di appartenenza.
Esprime plauso per avere dedicato una seduta specifica del Consiglio regionale al tema del regionalismo differenziato, che ritiene di grande importanza, pur constatando l’inesistenza del dibattito a livello nazionale.
Quindi, partendo da un quadro politico nazionale che, a suo avviso, desta perplessità, esorta i consiglieri calabresi a “provare ad alzare il livello” di attenzione della tematica per la portata generale e democratica che riveste.
Ritiene che la Calabria abbia la possibilità di fare da “apripista” alle altre Regioni a statuto ordinario del Meridione e chiedere al Governo una riflessione complessiva e organica sul regionalismo.
Considera fondamentale il criterio di definizione dei costi e fabbisogni standard, che verranno stabiliti da una Commissione paritetica Stato-Regioni e agganciati al criterio del maggior gettito. Tutto questo genererebbe, a suo parere, un divario maggiore fra Regioni povere e Regioni ricche, rendendo impossibile finanziare qualsiasi ipotesi di fondo perequativo e realizzare ogni possibile forma di solidarietà effettiva fra le diverse aree del Paese.
Ricorda, a tal riguardo, i principi costituzionali che sanciscono l’unità della Nazione e prescrivono l’istituzione del Fondo perequativo e delle risorse aggiuntive, riferendo anche della Legge delega numero 42 del 2009 che recepisce la sostanza dei principi enunciati e che non ha mai ricevuto concreta attuazione.
Partendo dal presupposto che il criterio della spesa storica non ha prodotto vantaggi, ritiene importante tenere conto delle numerose variabili socio-economiche che caratterizzano le singole Regioni e che rendono esigibili i livelli essenziali delle prestazioni ad un livello qualitativo e quantitativo standard e non minimo.
Chiede, pertanto, un’espressione unanime di volontà per dare mandato alla Giunta regionale perché, insieme alle Regioni Basilicata, Campania, Molise e Puglia, richieda al Governo una moratoria immediata dell’iter procedimentale in corso, con successiva ridiscussione complessiva sul tema del regionalismo vigente.
Considera l’argomento di estrema importanza per il futuro del territorio e, sorvolando sulle vicende storiche che hanno portato alla “questione meridionale” e che hanno fortemente penalizzato il Sud, esorta alla concretezza e risolutezza.
A suo dire le ragioni di fondo alla base del regionalismo differenziato sono di tipo finanziario, per cui le Regioni più povere rischiano di diventare sempre più povere, a vantaggio delle Regioni più ricche.
Analizza, quindi, la situazione attuale e le criticità, soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni della ministra Stefani, sulle attribuzioni delle competenze sulla base del costo storico e della definizione dei criteri per costi e fabbisogni standard.
Ritiene, pertanto, ci vorranno ancora diversi anni per definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili da garantire in modo omogeneo a tutti i cittadini italiani, anche per come previsto dall’articolo 119 della Costituzione.
Chiede, quindi, pieno rispetto della Costituzione, comprese le modifiche del 2001 che hanno interessato il titolo V, stabilendo dopo anni i livelli essenziali delle prestazioni e determinando la perequazione al 100 per cento e non al 45,8 per cento, senza basarla sulla spesa storica, a discapito dei territori a minor gettito fiscale.
A suo dire sarebbe inaccettabile che una riforma del genere sia attuata senza le cautele che la stessa Costituzione impone o che sia decisa da una ristretta cerchia di soggetti istituzionali.
Alla luce del ragionamento esposto, constata che sono tanti i quesiti ai quali rispondere e che riguardano vari ambiti: dai contratti nazionali al Sistema sanitario nazionale, dalle norme sulla formazione alle cure mediche da garantire ai cittadini.
Afferma di essere favorevole al più ampio decentramento amministrativo dei servizi che dipendono dallo Stato, con il riconoscimento del valore delle autonomie locali, a condizione di un’unità giuridica ed economica e quindi della tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.
Posti, successivamente, altri interrogativi in materia fiscale, chiede sia stabilita una clausola di supremazia dello Stato nelle materie dell’istruzione, dell’energia, delle infrastrutture, dei trasporti oppure di riservare al Sud una percentuale dei fondi nazionali. Chiede, infine, la determinazione dei criteri per definire l’entità della perequazione e la previsione di un periodo di sperimentazione pluriennale dell’autonomia richiesta per una valutazione ex post sulla base della quale definire l’attribuzione in via definitiva, la retrocessione o la rimodulazione.
Evidenzia come la seduta di Consiglio, con la presenza del presidente Oliverio, assuma maggiore importanza, non solo per l’argomento in discussione ma anche perché l’Aula è, così, nel pieno delle sue funzioni. Reputato essenziale premettere che il regionalismo per il Mezzogiorno è stato un fallimento, sottolinea come lo stesso abbia accentuato il divario tra Nord e Sud, nonostante fosse stato ritenuto il mezzo attraverso cui ridurlo. Ritenuto indispensabile che la Calabria stia dentro la “discussione” e non assista passivamente a “cambiamenti epocali”, sottolinea come sia indispensabile che le Regioni del Sud facciano rete per evitare di essere accusate di vittimismo, di lamentare l’assenza di risorse, quando per contro, a suo avviso, vi è stata l’incapacità di utilizzare quelle esistenti. Giudica necessario comprendere come mantenere l’unità del Paese e garantire i servizi essenziali e, per tali ragioni, a suo dire, la Calabria deve dimostrare di essere pronta a migliorare i servizi.
Sottolinea, infine, che la Calabria non deve sottrarsi dalla partecipazione al processo di cambiamento in atto, al fine di acquisire maggiore credibilità e superare i preconcetti di arretratezza che la accompagnano.
Sottolineato come i vari Governi che si sono succeduti non abbiano avuto considerazione e non abbiano attuato strategie volte al rilancio concreto della Calabria, nonostante la stessa abbia contribuito alla crescita del PIL nazionale, reputa importante accettare la “sfida” ed impegnare il resto della legislatura per cercare di dare il miglior contributo possibile al processo di riforma costituzionale che si vuole attuare. A tal fine, reputa che vada presentato al Governo centrale un documento propositivo che consenta alla regione di partecipare, al meglio, alla realizzazione di questa importante riforma. Conclude ringraziando il presidente Irto per aver costruito, con grande capacità, un percorso volto ad affrontare questa problematica ed a capire quale ruolo potrà avere la Calabria nella nuova Italia che si prefigura.
Ricorda, quindi, che la Riforma del Titolo V
della Costituzione, che ha ampliato gli ambiti di competenza delle Regioni in
tema di sanità, trasporto ferroviario ed altro, imponeva, all’articolo 117,
lettera m), di definire i cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle
prestazioni), sottolineando che ogni cittadino dovrebbe avere garantiti dei
livelli minimi di servizi, opportunamente quantificati, al fine di evitare le
conseguenze di una attuazione non equilibrata del federalismo.
Ritenuto che non si possa parlare di diritti
politici in assenza di garanzia dei diritti sociali, evidenzia come in Italia,
tra il 2006 e il 2016, sia aumentato in maniera rilevante il rischio di povertà
e di esclusione sociale, che riguarda il 30 percento della popolazione, la metà
della quale è al Sud.
Evidenzia, quindi, come, a suo dire, dal 2001
ad oggi, i Governi italiani si siano preoccupati molto poco di ripristinare
l’equilibrio in favore delle regioni più povere che, di conseguenza, hanno
avuto notevoli difficoltà a gestire le ulteriori competenze ad esse attribuite,
come dimostrato dal crescente aumento della migrazione sanitaria e dalla
diversa qualità e offerta dei servizi di trasporto regionale.
Ritenuto opportuno sfatare un luogo comune
sulla pressione tributaria che, nel 2016, è in crescita al Sud per effetto
delle imposte locali, riferisce i dati dell’ultimo rapporto Svimez dai quali
emerge che 20 dei 50 miliardi di residuo fiscale trasferito alle regioni
meridionali dal bilancio pubblico ritornano al Centro – nord sotto forma di
domanda di beni e servizi.
Sottolineata la necessità che tutti gli
esponenti delle Istituzioni compiano una attenta riflessione seguita da
adeguate proposte operative, reputa che, negli ultimi cinquant’anni, il Sud non
sia stato adeguatamente rappresentato dalla classe politica a livello nazionale
ed auspica la mobilitazione di tutte le Regioni del Mezzogiorno.
Presidenza
del Segretario Questore Domenico Tallini
Espresso plauso al presidente Irto per lo
svolgimento del dibattito odierno, concorda con il consigliere Bevacqua sulla
totale assenza di una discussione sul tema nei media nazionali.
Ritenuto necessario affrontare con decisione
la sfida del regionalismo differenziato, auspica che si pervenga
all’approvazione di un documento condiviso.
Sottolinea, quindi, la necessità di porre in
essere azioni mirate in particolare in campo sanitario, dove si registra, a suo
avviso, un vero e proprio allarme sociale e ad avviare una interlocuzione con
il Commissario per l’attuazione del Piano di rientro dal deficit sanitario, a garanzia dell’autonomia regionale e nel
rispetto dei principi costituzionali.
Ritenuto ormai improcrastinabile l’avvio di
un negoziato con il Governo centrale in tema di regionalismo differenziato,
auspica l’individuazione di temi specifici quali la tutela dell’ambiente, la
valorizzazione dei beni culturali, attraverso il coinvolgimento di tutti i
parlamentari calabresi indipendentemente dall’appartenenza politica.
Esprime, infine, preoccupazione per la
destinazione delle risorse finanziarie calcolate sulla base del gettito fiscale
che, a suo avviso, determinerebbe un ulteriore aumento del divario già
esistente tra Nord e Sud d’Italia.
Condivisa l’iniziativa di una seduta di Consiglio regionale dedicata
esclusivamente ad un argomento di rilevanza strategica per la regione, rammenta
che tale tipo di percorso è stato avviato negli anni ‘90 ed è stato
caratterizzato da stagioni di affermazione di egoismi territoriali che si sono
espressi nell’obiettivo dell’autonomia fiscale. Ritiene importante partire da
questo dato per procedere ad una riflessione che tenga conto dei processi di
trasformazione del Paese, che deve anche misurarsi con le necessarie intese,
fra Regioni e Governo, prescritte dall’articolo 116 della Costituzione, su
specifiche materie e non sull’autonomia fiscale.
Considera quello in atto il tentativo sia di riproporre in maniera
surrettizia una riforma non approvata dal Parlamento sia di avviare una
“secessione dei ricchi”.
Reputa necessario comprendere come adeguare e ripensare il
regionalismo, ma ritiene paradossale ed in contrasto con le politiche europee
la direzione che sta prendendo il processo di riforma.
Pur nella consapevolezza dell’esistenza di profonde differenze, ritiene
necessario che le regioni del Sud si propongano come risorse, riflettendo su sé
stesse e sui propri limiti, per aiutare il Paese a crescere.
Giudica fondamentale lo sforzo del Consiglio regionale di definire una
linea unitaria per scongiurare il rischio di una nuova marginalizzazione del
Mezzogiorno ed affrontare i problemi, con l’aiuto della Stato centrale e
dell’Europa, utilizzando al meglio le risorse e facendo ricorso a strumenti
differenziati che consentano di crescere e recuperare il gap rispetto alle altre Regioni. Conclude sottolineando
l’importanza di portare avanti iniziative che consentano di sfruttare al meglio
gli spazi concessi sulle singole materie dall’articolo 116 della Costituzione.
Presidenza del Presidente
Nicola Irto
Considerato che quanto sta accadendo in Italia dipende fondamentalmente
da valutazioni di ordine economico, evidenzia che, per la prima volta, tutti
gli interventi dei consiglieri regionali vanno nella medesima direzione,
ragionando per area geografica e tralasciando gli interessi di partito.
Osserva, poi, che l’attuale quadro politico nazionale, guidato dal Movimento 5
stelle e dalla Lega Nord, ha determinato un ulteriore indebolimento delle
regioni del Sud che non sono tutelate in Parlamento.
Reputa, inoltre, la mancanza di coesione, un altro grave dramma del
Mezzogiorno che vede nell’attuazione di un regionalismo frazionato la mancata
difesa degli interessi delle regioni del Sud. Si chiede, quindi, dopo l’analisi
svolta oggi in Consiglio regionale, se i partiti di riferimento in Parlamento
sosterranno le posizioni della Calabria.
Ritiene importante che il Consiglio regionale si impegni a tutelare gli
interessi delle popolazioni e sottolinea come l’idea condivisa di una proposta
di legge, ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione, dimostri che la classe
politica regionale è libera da condizionamenti di partito.
Avverte il rischio che tale riforma crei una differenziazione delle
regioni “a tre velocità” (regioni a Statuto ordinario, speciale e che attuano
il regionalismo differenziato), creando un’enorme confusione e una drastica
riduzione delle risorse che aumenterebbe il dislivello, portando ad una
secessione di fatto.
Infine, ritenendo che la Calabria non abbia la forza per bloccare il
processo in atto, esprime preoccupazione e reputa necessario un coinvolgimento
a tutti i livelli che faccia emergere la drammaticità del problema.
Evidenzia come l’argomento oggi in discussione metta in luce i ritardi della Regione Calabria rispetto all’esercizio del proprio ruolo istituzionale sui temi delle politiche regionali che, nel caso specifico, sono in diretta relazione con la Costituzione e, peraltro, da tempo ormai ampiamente discusse e dibattute dalle altre Regioni.
A tal proposito, ricorda, una richiesta di ordine del giorno a sua firma presentata nel 2017, quando il clima nazionale suscitava riflessioni di questo tipo.
Al di là del ragionamento politico, reputa necessario che vi sia una visione d’insieme, consapevole e seria, di quelli che sono i principi dettati dalla Costituzione e, in particolare, dall’articolo 3 che, basandosi sulla pari dignità dei cittadini, diviene di fondamentale importanza per comprendere la strada da seguire per quanto attiene i principi di carattere economico e sociale della popolazione.
Nel riconoscere le responsabilità del passato e, in particolare degli ultimi 20 anni, ricorda alcuni aspetti, quali la revisione del Titolo V della Costituzione, l’attribuzione delle competenze concorrenti Stato/Regioni previste dall’articolo 116 che, al comma 3, dà l’opportunità alle Regioni di ottenere maggiori competenze, nonché le diverse iniziative intraprese dal resto del Paese, tra cui la pre-intesa con il Governo Gentiloni.
Considerato il clima di indifferenza con cui la Calabria ha vissuto finora tale riflessione, reputa necessario un intervento politico da concretizzarsi nella piena unità di intenti, nella chiara interpretazione di quelle che sono le reali intenzioni delle altre Regioni e, soprattutto, nel rispetto dei cittadini calabresi che hanno il diritto di sapere cosa realmente rappresenti quella che sembrerebbe una nuova riforma dello Stato.
Reputa, quindi, di fondamentale importanza che vi sia la consapevolezza delle reali possibilità, per una Regione come la Calabria, di intervenire su altre materie.
In conclusione, ritiene che la Giunta regionale debba mettere in campo alcune azioni fondamentali:
- chiedere al Governo di avviare le procedure utili per definire i livelli assistenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
- chiedere al Governo di sospendere la pre-intesa raggiunta con Veneto e Lombardia e relativa al gettito fiscale delle Regioni, dando la precedenza ai livelli essenziali delle prestazioni;
- avviare una trattativa con il Governo per ottenere maggiore autonomia su materie attentamente selezionate e dopo un’attenta analisi delle effettive potenzialità della Regione;
- chiedere al Parlamento di analizzare la pre-intesa raggiunta tra Governo e Regioni al fine di valutarne gli impatti su tutto il territorio nazionale.
Auspica, infine, che vi sia un superamento delle differenze tra Regioni a Statuto ordinario e speciale e, a tal proposito, evidenzia la validità delle macro-regioni come enti di coordinamento utili a superare il deficit gestionale delle attuali Regioni, nonché un ritorno alle Province storiche, mediante una ridistribuzione coerente di risorse e competenze.
Ripercorrendo velocemente le tappe storiche degli ultimi decenni che hanno portato alla situazione odierna, di un’Italia sostanzialmente divisa, ritiene che il percorso intrapreso vada nella direzione della “certificazione legislativa e irrimediabile” di un Paese “a doppia velocità”.
Peraltro, constata, come anche ricordato da altri consiglieri, che tutte le forze politiche del panorama nazionale sono state coinvolte nel dibattito attuale.
Benché il dibattito sul regionalismo differenziato sia in corso da diverso tempo, biasima l’atteggiamento manifestato dal Governo nazionale e dalle stesse forze politiche che in Calabria hanno riscosso ampio consenso e che si apprestano a votare un provvedimento che, di fatto, conclude il processo secessionista o di divisione.
Evidenzia che ciò che conta maggiormente nelle decisioni è la forza finanziaria ed economica e che ad oggi nulla si sta facendo per aiutare il territorio calabrese e bloccare il processo in corso.
Ritiene che tale dibattito vada inteso come una fase iniziale per poi avviare un coinvolgimento delle altre Regioni a Statuto ordinario, nelle medesime situazioni, le forze sociali, le forze sindacali, le università calabresi, per arrivare, infine, ad una proposta condivisa, concreta e sensata. Solo così, a suo giudizio, si può affrontare la questione e far capire come tali provvedimenti possano essere deleteri per coloro che vivono al Sud, già in condizioni pessime.
Presidenza del Segretario Questore Domenico Tallini
Apprezzato l’intervento del presidente Oliverio, invita ad un’ampia riflessione, ritenendo vi sia il dovere di affrontare determinate tematiche per l’importanza che rivestono.
Analizza, quindi, la situazione generale ed il dibattito finora avviato, riflettendo anche sulle tematiche costituzionali che hanno avuto origine già con la riforma del Titolo V del 2001. Evidenzia, infatti, che con il regionalismo differenziato si certifica, di fatto, il fallimento della riforma del Titolo V della Costituzione.
Nonostante l’ampio dibattito sull’articolo 116, evidenzia l’importanza anche dell’articolo 119 della stessa Costituzione che pone dei limiti invalicabili e dei principi, al di là di eventuali interpretazioni estensive in merito al significato del dettato costituzionale.
Stigmatizzando atteggiamenti commiserativi per la situazione in cui versa il Sud e la Calabria in particolare, invita piuttosto a riflettere su come affrontare seriamente la problematica, in quanto con la nuova riforma sostanzialmente si creerebbero maggiori disuguaglianze, a discapito delle regioni più deboli e povere.
Al fine di pervenire rapidamente
all’approvazione di un documento condiviso, comunica di rinunciare ad
intervenire nel dibattito analogamente ai consiglieri Sculco e Scalzo.
Chiede se anche i consiglieri di opposizione
rinunciano al loro intervento.
Precisato, preliminarmente, di limitare i
tempi del suo intervento, auspica l’approvazione di un documento unitario,
sottolineando il ritardo con il quale il Consiglio regionale si occupa di tale
problematica.
Ritenuto necessario evitare il costante
depauperamento delle prerogative regionali, evidenzia il divario esistente tra
Nord e Sud, soprattutto in materia sanitaria, per la quale reputa ormai
improcrastinabile la fine del commissariamento. Apprezzato il dibattito odierno,
sottolinea la necessità di far sentire con forza la posizione del Governo
regionale.
Presidenza
del Presidente Nicola Irto
Dà lettura della risoluzione con la quale si
impegna il Consiglio regionale ad attivare i passaggi necessari per dare
impulso ad una iniziativa legislativa da presentare direttamente alle Camere,
sulla base dell’articolo 121, secondo comma della Costituzione, finalizzata
alla revisione del Titolo V parte II della Costituzione in direzione di un
regionalismo solidale e, contemporaneamente, ad attivare la richiesta volta ad
ottenere forme e condizioni di autonomia ex articolo 116, comma 3, della
Costituzione, assicurando il necessario coinvolgimento delle autonomie locali.
Sottolinea, altresì, che con la risoluzione
si diffida il Governo nazionale a predisporre atti che prevedano trasferimenti
di poteri e risorse ad altre Regioni sino alla definizione dei livelli
essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono
essere garantiti su tutto il territorio nazionale e comunica che la presente
risoluzione sarà tempestivamente trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei
ministri.
Pone, quindi, ai voti la risoluzione che è
approvata.
(Il
Consiglio approva)
Indi, esauriti gli argomenti all’ordine del
giorno, toglie la seduta.
La
seduta termina alle 19,12
Il Dirigente
Dott. Maurizio Priolo