29/01/2016 - L'incontro con il Presidente Mattarella: «Fieri e orgogliosi di essere calabresi»



Sono fiero e orgoglioso, signor Presidente, di poterLe rivolgere a nome del Consiglio regionale, che rappresenta la sovranità del popolo calabrese, un saluto di benvenuto e, insieme, un ringraziamento speciale per la Sua visita.
L’inaugurazione della Cittadella è un momento di alto significato. Sancisce la consegna ufficiale della sede della Regione alla comunità calabrese a 45 anni dalla sua istituzione. Un tempo che da solo rappresenta i grandi problemi irrisolti che affliggono questa terra e dai quali vogliamo affrancarci. Ma oggi, dinanzi a Lei, intendiamo soffermarci più sulle opportunità offerte dalla nostra terra che sui suoi problemi.
La Sua presenza, oggi, assume per noi un valore straordinario. E’ testimonianza della volontà dello Stato di rinsaldare quei valori di coesione e pace sociale, la cui difesa è da noi particolarmente avvertita perché condizione del nostro riscatto.
Dalle difficoltà e dai tormenti della nostra storia, noi calabresi intendiamo trarre l’ottimismo e la determinazione per promuovere con decisione le trasformazioni profonde e le condizioni sociali, economiche e di benessere complessivo per la nostra comunità. Siamo impegnati a creare sviluppo e insieme a tutelare l’ambiente e il patrimonio culturale e artistico di notevole spessore di cui disponiamo e che vogliamo mettere a frutto.
La Calabria, Signor Presidente, è una regione molto bella, fertile, ricca di risorse e di energie. Ed è terra di sofferenza. Siamo orgogliosi di amarla e averne cura, esattamente come Lei ha chiesto a tutti noi di fare con la nostra Repubblica che si appresta a compiere settant’anni.
Le nuove classi dirigenti di questa regione sono impegnate in uno sforzo per innovare e modernizzare il nostro territorio spingendolo verso i livelli più alti delle possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnica del nostro presente storico. Rifiutiamo – e ci piace farlo solennemente proprio in Sua presenza – l’etichetta dei meridionali che si commiserano e invocano assistenzialismo. Quel che chiediamo sono le condizioni per consentirci di produrre autonomamente risorse e ricchezza come crediamo sia possibile in una terra ricca di potenzialità inespresse e bloccate.
Siamo una regione che lungo la sua storia ha messo a disposizione del Paese, dell’Europa e del mondo energie, competenze, talenti. Terra di emigrati, che hanno dato lustro e ricchezza alle comunità nelle quali sono andati a vivere. Ma siamo anche terra di accoglienza e di solidarietà nei confronti di chiunque venga qui in pace e nel rispetto delle regole democratiche che ci siamo dati.
Per questo, signor Presidente, consideriamo la Sua visita l’imperdibile occasione per trasmettere all’intero Paese un messaggio positivo e di speranza. Vorremmo che Lei tornasse a Roma con la certezza di aver visitato una Calabria viva e vitale, piena di giovani che studiano, lavorano, fanno ricerca. Come gli scienziati dell’Unical che hanno contribuito alla scoperta del bosone di Higgs, la “particella di Dio”, nel solco dell’impegno di personalità di grande statura come Renato Dulbecco o, ancora oggi, Lucia Votano.
Sono questi i modelli di riferimento dei giovani delle nostre università, che conoscono lingue e culture diversissime, che hanno girato il mondo ma che hanno scelto di restare qui. Sono ragazzi fieri e testardi che vogliono costruire una regione migliore, una terra in cui tutti abbiano le stesse opportunità di tutti gli altri cittadini europei.
Una regione così deve cancellare il condizionamento della ‘ndrangheta che avvertiamo insopportabile e contro il quale deve crescere ancor di più e in modo impetuoso la reazione, prima di tutto dei calabresi che amano e abitano la Calabria.
Ma i gravi episodi delle ultime settimane, le intimidazioni contro il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gratteri, il presidente della commissione regionale antimafia consigliere Bova e contro numerosi amministratori locali, soprattutto nella Locride, rivelano carenze e impongono un ulteriore intervento dello Stato. E’ nota la Sua speciale sensibilità sull’argomento. Per questo mentre ribadiamo davanti a Lei il nostro impegno diretto di calabresi contro la ‘ndrangheta e tutte le sue manifestazioni dirette o indirette, Le chiediamo di aiutarci nel promuovere il rafforzamento dei presìdi di legalità su questo territorio, a partire da uomini e mezzi di magistratura e forze dell’ordine.
Sia chiaro: rigettiamo il tentativo di fare della ‘ndrangheta un alibi. La criminalità organizzata potrà essere cancellata (non solo ridimensionata, ma cancellata) solo modificando le condizioni che quotidianamente ne consentono la sua riproduzione. Ecco perché consideriamo decisivo e di valore strategico l’intervento di una politica alta che con coraggio promuova un reale sviluppo sostenibile della nostra terra fondato sulla legalità e la trasparenza, presupposti di un’economia di mercato libera e capace di creare risorse, sviluppo e altre tre cose: lavoro, lavoro, lavoro.
E’ il lavoro il più potente guerriero dell’antimafia. Il suo nemico radicale.
Su questo siamo impegnati. Determinati a creare lavoro subito e quanto più possibile. E a crearlo sempre più qualificato e tale da rompere le arretratezze della Calabria. Abbiamo le intelligenze e la passione necessarie per costruire competenze alte capaci di trasformare profondamente la Calabria. E’ una partita che vogliamo giocarci.
Attraverso il ciclo di programmazione dei fondi strutturali europei che si sta aprendo in questi mesi pensiamo di iniziare a modificare il quadro drammatico e apparentemente senza futuro della Calabria.
Possiamo farcela, signor Presidente. Abbiamo tanto da offrire e da esportare, anche grazie al più importante porto di transhipment italiano, Gioia Tauro, autentico baricentro del Mediterraneo su cui, a nostro avviso, il Paese può e deve, anzi ha interesse a puntare per aiutare l’intera economia del Mezzogiorno.
La Calabria, dal Pollino allo Stretto, può mettere in contatto popoli e merci di una parte grande del mondo. Negli ultimi mesi sono giunti dal Governo segnali positivi che costituiscono un importante punto di partenza. Bisogna proseguire e andare oltre con la convinzione che lo sviluppo del Mezzogiorno è indispensabile per una ripresa dell’intera Italia e per un nuovo miracolo economico, sociale, civile.
La Calabria può vantare autentiche eccellenze nell’agroalimentare, che qui è fondato su un modello di produzione di qualità, non massivo e rispettoso dell’uomo e dell’ambiente, nel solco di quanto sollecitato da Papa Francesco nell’enciclica dedicata alla nostra “casa comune”. E ancora, un’opportunità di crescita è certamente rappresentata dal turismo.
Certo, è ancora difficile arrivare in Calabria e per i calabresi raggiungere rapidamente il resto del mondo. Per questo chiediamo una maggiore infrastrutturazione del territorio per avere gli strumenti che ci consentano di produrre autonomamente ricchezza per la Calabria e il Paese intero. Lo ripeto: possiamo farcela, possiamo cambiare il segno della nostra condizione.
Non si meravigli nessuno se dico che siamo orgogliosi di noi, signor Presidente.
Una nuova Calabria sta già nascendo. Stiamo lavorando perché nei prossimi anni si senta parlare di noi in positivo rovesciando la valanga di luoghi comuni che ci penalizza e rende più problematici i nostri sforzi.
Siamo un pezzo d’Europa piantato nel cuore del Mediterraneo su cui si affacciano centinaia di milioni di persone che vogliono scambiare merci, tecnologie, culture.
Come durante la Seconda guerra mondiale, nell’esilio di Ventotene, fu gettato il seme di un’integrazione europea che all’epoca appariva quasi utopica, così oggi noi calabresi nutriamo l’ambizione e la volontà di dare un contributo culturale, intellettuale e istituzionale a un nuovo ordine mediterraneo e mondiale, fondato su una più equa distribuzione delle ricchezze e sulla pacifica convivenza tra i popoli.
In nome di tutto questo L’accogliamo con gioia e La ringraziamo di essere venuto nella nostra terra.