RELAZIONE
Il progetto di legge regionale in esame ha come obiettivo principale quello di offrire con il "Progetto giovani" un nuovo modello di partecipazione giovanile alla vita delle istituzioni, capace di affrontare globalmente la questione giovanile nei suoi vari aspetti, nelle sue varie sfaccettature.
Appare evidente che per realizzare un nuovo modello di partecipazione e di responsabilizzazione ai diversi livelli della vita collettiva, è necessaria una politica di programmazione giovanile, più specificatamente una coordinazione e una ordinazione dei problemi giovanili in un piano programmatico.
L'istituzione di un modello progettuale di politica giovanile, operante nella Regione, offrirà la possibilità di presentare, attraverso un sistematico monitoraggio dei bisogni e delle esigenze del mondo giovanile, relazioni, strategie e proposte per la risoluzione delle problematiche stesse.
Appare propedeutico e imprescindibile procedere, attraverso l'istituzione, presso il Consiglio regionale, del Registro regionale delle Associazioni giovanili calabresi, ad un censimento dell'associazionismo giovanile.
Nel Registro potranno essere iscritte tutte le associazioni giovanili calabresi e le organizzazioni giovanili dei gruppi politici aventi una rappresentanza in Consiglio regionale, operanti nella Regione da almeno due anni alla data di entrata in vigore della legge e che abbiano un minimo di venti soci, che ne facciano richiesta e che siano ammessi.
In tal modo potranno trovare spazio, voce e rappresentatività in seno all'organismo operativo del Progetto Giovani: la Consulta per le politiche giovanili.
A quest'ultima spetta l'elaborazione annuale di un programma di attività, la proposta di progetti e programmi, la cura di un bollettino di informazione.
L'Ufficio di coordinamento, infine, curerà le pratiche amministrative relative alle attività del Progetto giovani.
RELAZIONE
A 20 anni dall'emanazione della L.R. 7/77 le mutate condizioni dei mercati nazionali e, soprattutto. di quelli internazionali suggeriscono l'opportunità di provvedere alla redazione di un nuovo disegno di legge che, sulla scorta dell'esperienza acquisita in questo ventennio ed alla luce delle odierne esigenze. attualizzi la normativa in ordine alla produzione e commercializzazione dei derivati del bergamotto.
E' necessario, infatti, tutelare questo particolare agrume per la unicità del suo sito produttivo; appare quasi ultroneo, infatti, far presente che il bergamotto si coltivi con successo soltanto in una porzione del territorio calabrese e che i numerosi tentativi di coltivazione in altri luoghi non hanno, a tutt'oggi, dato risultati apprezzabili.
Non è plausibile per una regione come la Calabria, estremamente bisognosa di immagine di identificazione ad alto livello, rinunciare all'unico prodotto veramente tipico ed in grado di identificarla all'estero.
Il disegno di legge presentato cerca di affrontare i problemi del settore del bergamotto e prima di ogni altra cosa tenta di riconsegnare al Consorzio la funzione qualificante di coordinamento e di indirizzo che si rinviene nel decreto di istituzione del 1946, cioè un Consorzio di produttori. La precedente legge regionale aveva in parte espropriato i produttori di bergamotto e di fatto, consegnato il Consorzio in mano a figure economiche che nulla avevano a che fare con i produttori, rendendo ancora più debole l'anello della filiera produttiva del bergamotto e della sua utilizzazione industriale.
Il nuovo disegno di legge darà impulso alla funzione consortile per valorizzare anche qualitativamente la trasformazione e gli accordi commerciali divenendo volano di sviluppo di una preziosa risorsa agricola con vocazione industriale.
Comunque con la tutela e la salvaguardia del bergamotto si può recuperare il prestigio di una coltivazione storica della provincia di Reggio Calabria ed affermare il successo economico di una trasformazione, l'essenza di bergamotto, che viene rigenerata economicamente, attraverso la garanzia di genuinità e il raggiungimento di elevati standards qualitativi.
Tenendo nel debito conto il rapporto esistente tra la tecnologia adottata e la qualità dell'essenza, vanno ricercate le condizioni per fornire agli utilizzatori un prodotto che mantenga il più possibile inalterate le caratteristiche naturali olfattive e di composizione dell'essenza. Pertanto unitamente agli sforzi mirati alla definizione di precise norme per la coltivazione e per la trasformazione con le tecnologie disponibili, oggi, è irrinunciabile il sostegno della ricerca di base ed applicata che consenta l'uso nelle diverse fasi del processo produttivo delle innovazioni tecnologiche intervenute.
Non meno importante nel quadro di sostegno e valorizzazione del settore appare la possibilità di giungere allo sfruttamento integrale del bergamotto attraverso l'individuazione di tutti i possibili impieghi alternativi, per i "sottoprodotti" della lavorazione del frutto (succo e "pastazzo"), mirato all'ottenimento di prodotti ad alto valore aggiunto.
Da tali brevi cenni traspare l'esigenza di ricercare una strategia che possa rispondere alle esigenze degli operatori del settore: produttori, industriali, commercianti, avendo sempre come premessa di valore l'affermazione della qualità.
Produrre qualità significa offrire un servizio in linea con le aspettative del cliente, intendimento come "qualità" "l'insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o di un servizio che conferiscono ad esso la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite" (UNI-ISO 8402).
Il raggiungimento di questo obiettivo richiede un impegno costante di tutti i soggetti interessati e un riesame continuo degli standards.
L'anello debole è senz'altro il fattore umano che, in assenza di precise ed obiettive indicazioni procede a continue interpretazioni soggettive delle procedure aziendali.
Pertanto il consorzio dovrà mettere a punto un programma attraverso il quale si possa giungere alla progettazione di un Sistema Qualità (inteso come 'l'insieme di strutture organizzative, responsabilità, procedure, procedimenti e risorse, messi in atto nella conduzione aziendale per la qualità" (UNI-EN 9000) basata su una struttura organizzativa con ruoli e responsabilità ben definiti e con l'uso di processi, procedure e risorse tali da soddisfare nel tempo i desideri del cliente e dei dipendenti ottimizzando i costi dell'azienda.
Si tratta sostanzialmente di attuare principi di efficienza, competitività, economicità: ovvero di un buon management attento a tutte le funzioni aziendali ed alle fasi produttive.
Nell'ottica appena accennata il target dei produttori deve acquisire la "certificazione di qualità". La certificazione, è un evento naturale in un sistema di qualità totale che funziona. Essa rappresenta un obiettivo per ogni azienda interessata ad operare nel mercato europeo ma, anche, un efficace strumento di comunicazione per aumentare la fiducia del cliente sull'affabilità dell'azienda.
L'attuazione del S.Q. trova nei Disciplinari di Produzione un valido strumento che obbliga ad un'organizzazione ragionata ed efficiente dei fattori di produzione e consente il controllo continuo dei punti critici del ciclo di produzione di un determinato prodotto.
I maggiori vantaggi provenienti dall'attuazione di un S.Q. sono senza dubbio la creazione di un'immagine aziendale e il rafforzamento del potere contrattuale dell'azienda.
Esiste un altro beneficio nel raggiungimento dell'obiettivo certificazione: lo stimolo a crescere.
Il Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria , ha nell'attuazione di un Sistema Qualità la sua occasione di rilancio, con indiscutibili vantaggi per l'anello più debole della filiera che più direttamente e più segnatamente degli altri subisce ogni situazione di crisi ovvero la Fase Agricola.
A tal proposito pare opportuno sottolineare come già le leggi nazionali di istituzione e riordino del Consorzio del Bergamotto avevano individuato nel controllo di qualità dell'essenza, affidato alla Stazione Sperimentale di Reggio Calabria, il punto di forza dell'organizzazione consortile.
Oggi, con la presente legge si tende a conseguire quelle condizioni che il legislatore aveva già intuito.
Raggiunto l'obiettivo della razionalizzazione dei processi produttivi il Consorzio del Bergamotto potrà richiedere il riconoscimento giuridico della denominazione di origine (DOP) per l'essenza del bergamotto di Reggio Calabria.
Il raggiungimento dell'obiettivo in parola può non solo costituire un valido strumento ai fini della valorizzazione di un prodotto pregiato e tipico come l'essenza del bergamotto di Reggio Calabria ma garantire, altresì, al consumatore la rispondenza intrinseca delle caratteristiche qualitative e l'osservanza di precisi adempimenti nei processi produttivi. Ciò comporta l'esaltazione dell'immagine del prodotto, per cui, l'agricoltore, attraverso il Consorzio, consegue più consistenti risultati in termini dì ricavi in contropartita dello sforzo qualitativo effettivamente sostenuto. Sono a tutti noti i successi commerciali che la Francia ha conseguito per aver promosso una moderna legislazione sulle denominazioni di origine di numerosi prodotti e per aver assicurato la protezione internazionale alle denominazioni "cognac" e "champagne".
Infine l'ottenimento di un marchio comunitario consentirebbe al Consorzio l'applicazione di tutte le norme emanate dalla Comunità in materia di immissione sul mercato di merci contraffatte.
Premessi questi brevi cenni, il progetto di legge in tema di salvaguardia del bergamotto individua una serie di punti fermi che sono:
- la fase di produzione e qualità della materia prima.
- la fase di trasformazione. l'ammasso dell'essenza, il controllo di qualità dell'essenza,
- la fase di commercializzazione.
1) Fase di produzione e qualità della materia prima.
E' opportuno premettere, prima di entrare nel merito che propedeutica ad ogni tipo di azione diretta ad un effettivo riordino del settore è la costituzione di un catasto del bergamotto mirato a fornire agli operatori un'immediata e corretta visione della realtà agricola esistente che, stando alle notizie riscontrabili appare oggi alquanto complessa.
Le ripetute crisi cui è stato oggetto il settore hanno portato gli agricoltori ad un progressivo abbandono dei bergamotti.
Un continuo decremento delle superfici coltivate ha fatto si che i 3000-4000 Ha coltivati a cavallo degli anni '30-'60 si siano oggi più che dimezzati riducendosi a circa 1.500 Ha.
Tale contrazione è dovuta principalmente al crollo dei prezzi dell'essenza naturale che ha subito non solo la concorrenza sleale - attuata peraltro "in casa" con la commercializzazione di prodotto tagliato, ma anche la concorrenza dell'essenza della Costa d'Avorio, dell'essenza sintetica. Ultima, ma non per importanza, la campagna denigratoria, ad arte montata, sulla presunta proprietà dell'essenza naturale di favorire l'insorgenza di tumori della pelle; proprietà peraltro ampiamente smentite.
La situazione così come delineata non ha certo stimolato gli agricoltori a migliorare le coltivazioni esistenti o a realizzare nuovi impianti, per cui un rilevante numero di bergamotti oggi presenti nel territorio di coltivazione ha un'età superiore ai 30 anni. A ciò si aggiunge il fatto che molti degli impianti sono stati realizzati nel tempo con materiale genetico eterogeneo e non risanato.
A tale già tragico panorama si sono aggiunti i bassi e non remunerativi prezzi del frutto che hanno indotto i produttori a ridurre sempre più nel tempo le spese di coltivazione con inevitabile ricaduta negativa sulla qualità della materia prima prodotta.
Anni di sperimentazione hanno dimostrato che la carenza di importanti elementi nutritivi, e principalmente azoto, si ripercuote negativamente sul pregio olfattivo e su altri importanti parametri di qualità dell'essenza, quali il peso specifico e la rotazione ottica.
Mentre la pratica generalizzata della lotta antiparassitaria ha determinato un incremento della concentrazione di residui di pesticidi, spesso al di sopra dei limiti fissati per gli oli essenziali dalla legge.
In conclusione, la composizione quali - quantitativa dell'essenza estraibile dai frutti di bergamotto, è influenzata da numerosi fattori ma quelli che più incidono sono, sicuramente, quelli legati alla fase di produzione del frutto: l'habitat, la cultivar, la scelta del portainnesto, la tecnica colturale, l'età della pianta, il grado di maturazione dei frutti, quindi le tecniche di estrazione.
Pertanto, poiché la materia prima è essenziale per l'ottenimento di un prodotto finale di qualità appare necessario stabilire regole per la coltivazione e successivamente regole per l'accettazione delle partire per la lavorazione, tutto ciò al fine di evitare di lavorare frutti dal quali si otterrebbe una essenza certamente scadente con conseguente ed inutile spreco di risorse e aggravio di costi.
Per puntare sulla qualità è, quindi, indispensabile, prima di ogni altra cosa, definire un disciplinare di produzione (scelta dei portainnesto, scelta della cultivar, tecnica colturale) al quale tutti i produttori dovranno attenersi al fine di conferire alla trasformazione una materia prima il più possibile omogenea e di elevata qualità.
Per raggiungere questo obiettivo occorrerà programmare gli investimenti da effettuare sul territorio, utilizzando a ciò tutte le misure previste per l'ammodernamento degli impianti dalle attuali normative regionali, che recepiscono regolamenti comunitari, ed assicurare al produttore la necessaria assistenza tecnica.
Il tutto senza dimenticare che per raggiungere gli obiettivi appena citati il Consorzio dovrà collaborare con le istituzioni regionali per assicurare al produttore un aiuto al reddito. Il Consorzio, infatti, in qualità di ente pubblico economico con finalità di tutela e sostegno alla produzione del bergamotto, svolgerà anche la funzione di controllo dei requisiti necessari per accedere ai detti finanziamenti.
2) La fase di trasformazione.
L'industria si avvale oggi di una tecnologia moderna e competitiva che consente la produzione di un'essenza esente da difetti attribuibili alla tecnologia stessa.
Sono, invece da rivedere le modalità di trasformazione dei frutti. Infatti, presso gli impianti consortili, sebbene anche la precedente legge regionale imponesse la lavorazione collettiva dei frutti, fino ad oggi si e proceduto alla lavorazione di singole partite. In altre parole la lavorazione viene effettuata separatamente per ogni conferitore.
Ciò ha comportato un notevole incremento dei costi dovuto principalmente al fermo delle macchine per effettuare i lavaggi tra una partita e l'altra ed un'incidenza molto elevata dei costi sostenuti per effettuare il controllo analitico delle singole partite.
Appare chiaro, quindi, che la lavorazione collettiva dei frutti, così come indicata nel nuovo testo di legge, sia una fase non solo necessaria, ma anche opportuna per rendere il processo produttivo quanto più possibile economico. D'altra parte la lavorazione collettiva crea il problema di istituire un sistema di valutazione dei frutti conferiti.
In tal senso, l'indagine effettuata dall'Università di Messina nel 1987 costituisce un riferimento fondamentale per i criteri di qualità e genuinità delle essenze di bergamotto, poiché ha evidenziato l'esistenza delle correlazioni tra composizione dell'essenza, resa e aree di produzione dei frutti, fornendo inoltre una base indispensabile per la caratterizzazione e la valorizzazione delle aree di coltivazione vocazionali.
Sulla scorta dell'esperienza acquisita e delle evidenze sperimentali, si dispone degli strumenti necessari per giungere alla definizione del Regolamento per l'accettazione delle partite alla trasformazione, contenente le norme per l'identificazione delle categorie merceologiche dei frutti sulla base delle quali saranno definiti i prezzi da applicare.
L'applicazione di regolamenti per i conferimenti che prevedano inoltre la possibilità di escludere partite non idonee dalla lavorazione che, come precedentemente chiarito, avrebbero come unico effetto un aggravio dei costi di produzione non recuperabili a causa della cattiva qualità dell'essenza, indurrà senza alcun dubbio ad un innalzamento degli standards qualitativi.
Inoltre, nell'ottica dell'attuazione del Sistema Qualità, è necessario che la tecnologia di trasformazione applicata risponda a ben precisi canoni di qualità tecnologica validi per tutti i possibili trasformatori.
Da ciò la norma che permette al Consorzio di verificare la presenza dei requisiti minimi per gli impianti di trasformazione non consortili.
Nel quadro del rilancio del settore non possono essere trascurate, infine, le opportunità offerte dallo sfruttamento integrale del frutto attraverso la produzione di derivati quali il succo, le pectine, i flavonoidi, ecc. ed in tal senso numerosi sono i lavori scientifici pubblicati, in modo particolare dalla Stazione Sperimentale.
Sarà compito degli attori della filiera e della Regione, attraverso il sostegno della ricerca applicata e l'utilizzo delle risorse finanziarie disponibili, riuscire a trasporre su scala industriale le evidenze sperimentali e recuperare il valore aggiunto.
Ad oggi la consistenza del settore della trasformazione, secondo i dati di una indagine effettuata dal Prof. S. Nesci, a parte il Consorzio, è di 26 imprese trasformatrici di medie e piccole dimensioni e 5 imprese trasformatrici - esportatrici di cui 3 private e 2 cooperative.
Appare decisamente chiaro come accanto alla polverizzazione dell'offerta possa esistere, e di fatto esiste, una elevata eterogeneità del prodotto estratto.
3) Fase di commercializzazione.
La mancanza di un disegno complessivo indirizzato al mercato e di ampio respiro caratterizza la maggior parte delle aziende operanti attualmente nel settore che si muovono spesso spinti dalla ricerca del buon affare con scarsi connotati di sicurezza e prospettiva di breve periodo. Tale modalità mercantile richiede una ben limitata capacità progettuale ed implica relazioni di tipo contrattuale abbastanza primitive, e come tali labili; le aziende, però, hanno scarsa capacità di resistenza nei confronti degli shock esterni imposti dal mercato.
Il superamento di questi atteggiamenti sembra fondamentale per consentire la ripresa economica del settore.
Il punto di forza della legge istitutiva del Consorzio e della successiva legge 835/73 era sicuramente l'ammasso obbligatorio dell'essenza e di ogni suo altro derivato e quindi il riconoscimento della esclusività delle vendite al Consorzio, in qualità dì ente pubblico economico, ma, soprattutto, di concentratore dell'offerta e garante della qualità.
La moderna normativa comunitaria e nazionale in tema di associazionismo che ha come obiettivo la concentrazione dell'offerta dei prodotti, rivela il medesimo orientamento.
In realtà finché il Consorzio ha potuto gestire la totalità o quasi della produzione, sia come quantità ma soprattutto come qualità, è riuscito anche a controllare il prezzo e ad assicurare una congrua remunerazione ai produttori.
Con l'abolizione della obbligatorietà, il Consorzio ha perso la sua funzione e neppure con la successiva legge 835/73 che ripristinava l'obbligatorietà dell'ammasso, è riuscito a recuperare la sua funzione di promozione della produzione del bergamotto e di garante della qualità.
La L.R. 7/77, poi, che reiterava la precedente, non avendo provveduto alla definizione delle norme relative ai controlli è rimasta pressoché inapplicata.
Ad oggi, oltre alle sei imprese trasformatrici-esportatrici, vi sono altre otto imprese solo esportatrici che acquistano il prodotto direttamente dai privati o dal Consorzio - che attualmente controlla solo il 20% dell'essenza prodotta. Un nutrito gruppo di produttori cede i frutti alle strutture di trasformazione private pagando il servizio con una parte dell'essenza e gestendo poi direttamente la rimanente parte nell'eterna ricerca del migliore offerente.
L'esagerata polverizzazione dell'offerta ha comportato nel tempo la progressiva perdita di potere contrattuale nei confronti della domanda che si presenta ben compatta ed organizzata.
Nella situazione di mercato appena delineata i produttori agricoli rappresentano l'anello più debole e meno tutelato della filiera bergamotticola che vengono schiacciati dagli industriali privati, i quali, a loro volta, subiscono il mercato imposto dagli utilizzatori finali che, sfruttando la debolezza degli offerenti, impongono il prezzo con le note ripercussioni a cascata su tutte le fasi della filiera.
Dai dati di letteratura si ricava inoltre che gli attuali maggiori acquirenti di essenza di bergamotto, i profumieri francesi, sono disposti ad acquistare l'essenza naturale solo se il prezzo non supera le 100.000 £/Kg. Al di sopra di questo prezzo essi rivolgono il loro interesse al prodotto sintetico, tagliato o proveniente dalla Costa d'Avorio che, a causa della qualità inferiore rispetto a quello reggino, raggiunge al massimo la quotazione di 50-60.000 £/Kg.
Inoltre, la domanda dei profumieri per esigenze di pianificazione aziendale, tende a rivolgersi a prodotti che assicurino standards qualitativi costanti e prezzi contenuti e stabili nel tempo.
I requisiti appena citati sembrano essere soddisfatti dal prodotto sintetico che però non garantisce il pregio olfattivo del prodotto naturale.
Di contro, allo stato attuale, l'essenza naturale di Reggio Calabria non riesce a soddisfare né i requisiti di standardizzazione né la stabilità del prezzo.
Esiste, in questo particolare momento storico, la possibilità di utilizzare gli ingenti strumenti finanziari che la Comunità europea ha messo a disposizione per organizzare efficienti organizzazioni commerciali. Ci si riferisce alle Macro Organizzazioni Commerciali attraverso le quali si possono stipulare accordi di filiera per rafforzare la capacità commerciale di alcuni prodotti dell'agricoltura meridionale.
In questa ottica il Consorzio può fungere da catalizzatore per tutte le altre figure economiche che gravitano attorno al bergamotto.
Il suddetto progetto strategico punta, infatti, al cuore del problema comune anche a molti altri settori dell'agricoltura meridionale: aumentare la capacità di penetrazione sui mercati. superando i principali punti critici che hanno certamente frenato lo sviluppo, cioè la frammentazione produttiva, la insufficiente concentrazione dell'offerta e l'arretratezza del sistema distributivo.
Inoltre, a parte gli interventi sulla singola filiera, il progetto prevede anche il finanziamento di azioni di tipo orizzontale che riguardano attività di interesse comune a più MOC. Le suddette azioni sono di supporto a una serie di attività strategiche per rafforzare la presenza sul mercati attraverso la programmazione e il coordinamento di studi e ricerche di mercato, la pianificazione delle produzioni - l'assistenza alla valorizzazione della fase produttiva, i disciplinari di commercializzazione e per la fase strettamente commerciale la promozione e pubblicità.
Dalla realizzazione della MOC dovrebbe di fatto emergere una struttura a rete che sia in grado di offrire servizi di supporto all'attività commerciale che resta il punto critico, ormai generalmente riconosciuto, per recuperare competitività sui mercati nazionali ed internazionali.
In sintesi, raggiunto l'obiettivo della qualità del prodotto, il punto nevralgico per favorire il suo collocamento resta focalizzato nella fase commerciale, che, ad oggi, presenta notevoli carenze a causa del mancato coordinamento di moderne strategie di marketing e di organici programmi promozionali atti ad assecondare efficacemente l'azione penetrativa sui mercati.