IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO SOMMARIO
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49.
SEDUTA DI GIOVEDI’ 18 OTTOBRE
2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
Inizio lavori h. 13,20
Fine lavori h. 18,10
INDICE
STILLITANI Francescantonio, assessore
al lavoro, formazione professionale e politiche sociali
AMATO Pietro, Vice Presidente
del Consiglio
CICONTE Vincenzo Antonio (Progetto
Democratico)
LOIERO Agazio (Autonomia e
Diritti)
PUGLIANO Francesco, assessore
all’ambiente
STASI Antonella, Vicepresidente
della Giunta regionale
TALLINI Domenico, assessore al personale
TREMATERRA Michele, assessore
all’agricoltura ed alla forestazione
Dà avvio ai lavori invitando il segretario questore a dare lettura del verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta precedente.
Pone ai voti il verbale che è approvato senza osservazioni.
Dà lettura delle comunicazioni.
Chiede di inserire all’ordine del giorno la proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^ avente ad oggetto la presa d’atto dell’avvenuta approvazione da parte della Commissione europea della rimodulazione del Por Calabria FSE 2007/2013, sulla quale la Commissione consiliare si è già espressa in maniera positiva.
Evidenziato che l’assessore vorrebbe sostituire il punto due all’ordine del giorno riguardante “POR Calabria FSE 2007/2013. Proposta di revisione finanziaria – Incremento finanziario Asse II 'Occupabilità' e Asse VI 'Assistenza Tecnica' del POR – anno 2012 – Revoca DGR n. 44 del 2 febbraio 2012 – Presa atto ed adempimenti”, con il nuovo provvedimento, comunica che la decisione se sostituire o meno il provvedimento sarà assunta quando, appunto, si discuterà del secondo punto.
Ritiene che il Consiglio debba svolgere la discussione sulla rimodulazione del Fondo sociale, condividendo che
nella relazione l’assessore introduca anche l’intervenuto parere della
Commissione europea con la richiesta all’Aula di prenderne atto.
Ribadito che la decisione sulla richiesta dell’assessore di inserimento all’ordine del giorno del provvedimento sarà presa al momento opportuno, passa al primo punto all’ordine del giorno.
Evidenziato che le Regioni entro il 24 ottobre dovrebbero esprimere il proprio parere in merito al riordino delle province, ricorda che l’Aula ha già discusso della questione invitando anche i rappresentanti locali, attori del territorio, e facendo presente, inoltre, che in quella occasione è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno.
Sottolineato, altresì, che il
Consiglio regionale delle Autonomie locali (Cal) ha provveduto ad esprimere un
parere, già consegnato a tutti i consiglieri, e che
Sottolineato che quella odierna è la seconda seduta di Consiglio dedicata al riordino delle province, rende noto che le Regioni stanno seguendo percorsi diversi (non tutte, ad esempio, hanno istituito i Cal), anche se in massima parte hanno richiesto una deroga al provvedimento.
Riferito che
Ritiene opportuno riflettere
sulla problematica al di là dell’appartenenza territoriale, sottolineando che
il Cal ha chiaramente messo in evidenza che
Ricordato che il 6 novembre si potranno avere indicazioni precise sulla sorte del territorio calabrese, sottolinea l’importanza della richiesta di deroga al Governo e rimarca, quindi, la necessità che oggi il Consiglio si mostri unito.
Riconosciuto il lavoro svolto dal Consiglio delle autonomie locali e preso atto dell’iniziativa della Giunta di fare ricorso contro le disposizioni del provvedimento che evocano, a suo avviso, esplicitamente un profilo di incostituzionalità, ritiene che l’analisi su cui si fonda la richiesta di deroga sia stata sviluppata in più sedi e anche in Aula con la partecipazione degli amministratori locali.
Ricordato che la ragione che indusse il legislatore a riconoscere le due nuove province calabresi, in particolare quella di Crotone, coincise proprio con la fine della sua sorte industriale, reputa che esista una forma di insolenza dispettosa del Governo tesa a sopprimere le province più piccole che si rivelano, invece, più necessarie.
Ritenuto che oggi occorra uno sforzo corale del Consiglio regionale finalizzato a convergere su una iniziativa politica istituzionale forte che faccia prevalere l’appartenenza per non indebolire i territori, invita coloro che sostengono le prefigurazioni territoriali attuali a rivedere la propria posizione, considerando che determinate decisioni portano, a suo avviso, ad indebolire il territorio calabrese.
Premesso di reputare la questione importante e non di campanile, afferma che in Italia persiste una grande confusione che permette a chi ha le redini del comando di porre in essere scelte improvvisate come e specialmente nel caso del riordino delle Province. Evidenziato come l’abolizione delle due Province non comporti alcun risparmio in quanto i servizi sul territorio devono essere mantenuti, asserisce che oggi è in atto una improvvisazione celata finalizzata a far tornare l’Italia al centralismo eliminando nei territori importanti presidi capaci di fornire risposte adeguate ai cittadini.
Ritenuto che la decisione del CAL altro non sia che una abdicazione a favore del Governo centrale, nonostante la Calabria abbia i requisiti demografici e territoriali per il mantenimento delle cinque province, reputa rilevante giungere ad ottenere una deroga che dovrà essere seguita da un’azione forte da parte del Consiglio regionale finalizzata a fare rimanere inalterato il numero delle Province nel suo territorio.
Conclude concordando con l’azione da intraprendere volta a chiedere la deroga, stigmatizzando il lavoro svolto dal CAL che demanda al Governo centrale la proposta di riordino del territorio in termini di numero di province.
Affermato che riguardo alle due nuove Province, in passato, sia stato fatto, a suo avviso, un errore di frazionamento del territorio che le ha portate, oggi, a non avere un’estensione territoriale adeguata, reputa giusto lottare per mantenere le cinque Province e chiedere la deroga, sottolineando come il Consiglio debba essere propositivo ed essere protagonista del processo di riordino del territorio calabrese.
Sottolineato come non si possa rischiare di smembrare i Comuni delle Province di Vibo Valentia e di Crotone facendoli rientrare in parte nella Provincia di Catanzaro e in parte nella Città Metropolitana di Reggio Calabria, sottolinea come sia rilevante cercare di prevenire l’ipotesi in cui verranno cancellate le due province, ponendo in essere una proposta e delle aree geografiche forti.
Affermata la responsabilità della classe politica dirigente di non aver affrontato per tempo le riforme dell’architettura istituzionale del paese, incorrendo in errori inevitabili connessi all’estemporaneità, evidenzia che la spending review cerca di sopperire a ritardi di decenni, facendo degli errori riguardo al riordino delle Province non guardando alla situazione nel suo insieme. Evidenzia come oggi il Governo regionale ribadisca la volontà di fare ricorso e di chiedere una deroga senza, tuttavia, considerato l’intervento del consigliere Salerno, risultare chiara la posizione della maggioranza riguardo alla riduzione delle Province.
Sottolinea come il CAL sia stato costituito in grande fretta e come, con altrettanta fretta, lo stesso abbia delegato il Governo centrale riguardo alla riduzione delle Province senza formulare alcuna proposta volta al mantenimento delle cinque Province sul territorio calabrese.
Giudicate di fatto esaurite tutte le possibili considerazioni in merito ai limiti insiti nel provvedimento di spending review, ritiene inconcepibile una riorganizzazione degli assetti istituzionali dello Stato dettati esclusivamente da ragioni di riduzione dei costi. Osserva, infatti, che neanche la riduzione del numero dei consiglieri comunali abbia inciso consistentemente sulla spesa, riducendo invece la rappresentatività democratica. Ricordato che alcune province non sono nate per contingenze riconducibili al momento della loro nascita, ma, come nel caso di Crotone, si sia trattato di rivendicazioni datate, giudica che il riaccorpamento dei territori non farà altro che accentuare le già presenti contraddizioni, fornendo le province di un assetto nuovo e diverso da quello attuale con un ridimensionamento delle competenze e funzioni ed una conseguente, a suo dire, decaduta dei principi democratici.
Riconosciuto lo sforzo effettuato dal Consiglio delle Autonomie Locali, evidenzia che i rappresentanti di tutte le province, in particolare quelli della provincia di Catanzaro, ipoteticamente avvantaggiati da un eventuale riordino, hanno sottolineato la necessità che le province restino in numero di cinque.
Sottolineata, quindi, l’identità territoriale propria della provincia di Crotone, sostiene che le difficoltà per il Consiglio delle autonomie Locali di emanare un parere siano state dovute soprattutto all’impossibilità di tenere nella dovuta considerazione il parere dei singoli comuni. A suo avviso, quindi, il Cal non avrebbe potuto che prendere atto della forzatura connessa al provvedimento del Governo ed invitare la Regione all’impugnativa costituzionale. Sostenuto che la Regione debba insistere affinché permangano le cinque province, condivide la richiesta di deroga da trasmettere al Governo, giudicandola compatibile con l’impugnazione per incostituzionalità del provvedimento di spending review. Ciò nonostante ritiene debole la proposta e, di contro, osserva che sarebbe stato più opportuno procedere ad un riordino capace di mantenere in vita le cinque province. Inoltre, ritenendo certo che il Governo non riesca a mantenere nei termini prescritti gli impegni assunti e gli adempimenti conseguenti all’attuazione della spending review, auspica una soluzione definitiva e aderente alle aspettative emerse in sede di conferenza Stato Regioni.
Condivise, infine, le osservazioni del consigliere Salerno in merito al dovere di conservare e tutelare le identità delle diverse province, si augura che le cinque province restino immutate, con l’accoglimento della richiesta di applicazione di una deroga, al pari di come richiesto da altre Regioni.
Fatto rilevare di aver preso la parola dai banchi riservati ai consiglieri, in risposta al consigliere Principe, osserva che l’assenza di una proposta della Giunta lascia la possibilità all’Assemblea nella su interezza di assumere le decisioni che riterrà più opportune. Altresì, ricordato di essere stato eletto nel collegio della provincia di Catanzaro, evidenzia come nel 1992 fosse contrario alla nascita delle due nuove province di Crotone e Vibo Valentia, perché riteneva che nessuna delle province, singolarmente considerate, a seguito della tripartizione della provincia di Catanzaro, avrebbero tratto benefici dalla suddivisione.
Apprezzato l’intervento del consigliere Salerno, condiviso anche dalla minoranza, ricorda che l’istituzione della provincia di Crotone fu anteposta alla nascita della provincia di Vibo Valentia per ospitare la base aerea per gli F16 americani, quasi come contraltare ai patimenti che la popolazione avrebbe potuto subire.
Rivolgendosi al consigliere Principe, chiede per quali ragioni la corrispondente parte politica non si oppose nel 1992 alla tripartizione della provincia di Catanzaro e ritiene che l’Assemblea sia impreparata ad affrontare la discussione odierna, stigmatizzando l’incapacità della Regione Calabria di prendere decisioni, al pari del Consiglio delle Autonomie Locali che, a suo dire, “ha deciso di non decidere”.
Evidenziato come sia altamente improbabile che il ricorso venga accolto, ritiene che la massima Assise regionale debba, invece, utilizzare gli strumenti che gli sono consentiti, quindi autodeterminarsi rispetto ai poteri conferiti dal provvedimento di spending review.
Dichiaratosi certo che la Corte costituzionale, nell’udienza del 6 novembre, si pronuncerà e rigetterà il ricorso, propone che, pur tentando di mantenere presidi importanti di democrazia e legalità nei territori delle province di Crotone e Vibo Valentia, oggi, adesso, il Consiglio regionale debba fare il suo interesse e decidere di creare una provincia, quella di Catanzaro, più forte, nel rispetto delle garanzie costituzionali. Ritiene, quindi, che nella seduta odierna il Consiglio regionale possa scrivere una pagina importante, che vada oltre le logiche di campanile, presentando al Governo una proposta seria e percorribile che, pur mantenendo il ricorso alla Corte costituzionale, sia alternativa ad esso e, nel caso di rigetto, preveda la ricostituzione dell’originaria provincia di Catanzaro, accorpandole i territori di Crotone e Vibo Valentia.
Osservato che al momento della creazione delle province di Vibo Valentia e Crotone, a suo avviso, non sono state effettuate ripartizioni omogenee a causa delle quali la provincia di Catanzaro ha dovuto cedere dei territori, si dichiara, comunque, favorevole al ricorso. Prosegue contestando, in caso di pronuncia negativa della Corte costituzionale, l’assurdità della creazione di una provincia Catanzaro – Crotone – Vibo Valentia e ritiene che si debba creare una unica provincia di Catanzaro per difendere territori e restituire al capoluogo di regione il ruolo riconosciuto oggi soltanto a parole.
Rammenta all’Aula che il 17 luglio il Consiglio regionale si è determinato decidendo che non era giusto sopprimere le province e che la scelta di ricorrere alla Corte costituzionale è stata basata sul fatto che il Governo non può cambiare la Costituzione con un decreto legge. Evidenzia, inoltre, come non sia semplice né spiegabile, alla luce di una riforma, la cancellazione di realtà provinciali e afferma che, a suo avviso, si è in una fase di commissariamento della politica, con un Parlamento che ha abdicato dalle sue funzioni, di crisi dei partiti e della politica. Riguardo, poi, ai lavori del Consiglio delle autonomie locali, mette in evidenza come non ci fossero le condizioni per fare una proposta in quattro e cinque giorni, alla luce anche del comportamento delle altre Regioni e delle indicazioni date dal Consiglio regionale che con un ordine del giorno ha dato mandato alla Giunta regionale di costituirsi in giudizio.
Manifestata preoccupazione per il tono che sta assumendo il dibattito che, a suo avviso, necessita di unità e buon senso, rammenta che su questi temi non ha mai deciso la Calabria, ma Roma. Dichiaratosi, quindi, convinto che negli anni novanta sia stato perpetrato uno strappo al territorio, nel momento storico attuale, ritiene inutile fare un ricorso, tenendo conto che le decisioni non vengono prese soltanto in chiave giuridica. Considera utile un atteggiamento unitario per rendere giustizia ad una malefatta del passato, immaginando un assetto del territorio da proporre al Governo nazionale.
Dichiaratosi allarmato per la piega presa dal dibattito, ritiene che si debba lasciare da parte ogni campanilismo su un problema che coinvolge la Calabria intera, facendo notare che i danni ingenti che deriverebbero dalla soppressione delle province di Vibo Valentia e di Crotone si ripercuoterebbero su tutto il territorio calabrese. Ricordato, poi, che negli ultimi anni le Province siano state protagoniste dello sviluppo del territorio per volontà del Governo, manifesta perplessità sulla decisione di sopprimerne soltanto alcune sulla base di un criterio, a suo avviso, inventato per penalizzare soltanto alcune di esse. Plaude al ricorso alla Corte costituzionale e alla richiesta di deroga per il mantenimento delle cinque province e chiede che questo sia accompagnato da una richiesta di riforma complessiva di istituzioni ed autonomie locali, escludendo interventi a pioggia.
Ascoltato con attenzione il dibattito odierno, rileva sostanzialmente la condivisione, da parte di una consistente maggioranza, della richiesta di mantenimento delle cinque province calabresi.
Ricordata l’istituzione delle province di Vibo Valentia e Crotone, definita uno “strappo” dal consigliere Loiero che, se realizzata, a suo dire, con maggiore accuratezza, avrebbe probabilmente potuto evitare il dibattito odierno in atto da tempo, ritiene errato parlare delle Province soltanto in termini di costi sottacendo i molteplici servizi svolti che comportano inevitabili spese soprattutto in termini di spesa per il personale.
Ritenuto che il processo di soppressione delle province debba avvenire in modo graduale, non condividendone le motivazioni dell’urgenza, reputa che tali misure comportino non una riduzione di costi, ma, piuttosto, una riduzione di spazi democratici e, pertanto, invita il Governo nazionale ad una maggiore ponderazione nell’effettuazione delle riforme.
Concordando sulla necessità di evitare i campanilismi, pur avendo
ritenuto un errore la creazione delle nuove province di Vibo Valentia e
Crotone, considera, oggi, il ripetersi di un errore l’eliminazione sic et simpliciter delle predette
province, ormai consolidate sul territorio.
Censurata la scelta del Governo di procedere alla riorganizzazione del territorio attraverso la soppressione delle province e ribadita la necessità di chiedere il mantenimento delle cinque province calabresi, auspica l’adozione di un documento condiviso ritenendo che, in caso di mancato accoglimento del ricorso, la Regione non debba lasciare la decisione nelle mani del Governo.
Ritenuto che il dibattito odierno non debba risolversi in una partita tra poveri, tra maggioranza e minoranza, tra la provincia di Catanzaro da una parte e le province di Vibo Valentia e Crotone dall’altra, perdendo la dimensione della problematica che non deve essere sviluppata su base regionale, ma, piuttosto, su base nazionale, sostiene l’incostituzionalità del decreto legge, censurando la scelta del Governo, animato, a suo dire, da un orientamento “bancario”, di introdurre una riforma costituzionale in un provvedimento di riduzione della spesa.
Sottolineata la presenza di una sindrome da “stato di salute precario” degli enti territoriali, reputa anomalo e paradossale che il decreto realizzi la riforma partendo dal basso, dai comuni e dalle province, e non piuttosto dal livello nazionale, evidenziando che la soppressione delle province comporta esigue economie di spese determinando, al contrario, notevoli disagi per i cittadini.
Giudicato che per realizzare il processo di soppressione delle province sia necessario ripercorrere le tappe che portarono nel 1992 all’istituzione delle nuove province, ritiene che la Regione debba esperire tutti i percorsi possibili difendendo le posizioni dei cittadini vibonesi e crotonesi, e non debba farsi trovare impreparata di fronte alle scelte del Governo, indipendentemente dall’inserimento o meno di una soluzione subordinata al mancato accoglimento del ricorso.
Pur ritenuto l’intervento del capogruppo Principe riassuntivo della posizione del gruppo del Partito democratico, intervenendo anche in qualità di Presidente regionale della Lega delle autonomie locali, considera il dibattito odierno lontano dalla filosofia che deve ispirare l’organizzazione amministrativa di una Regione nel rispetto del principio di sussidiarietà tra i diversi livelli istituzionali, considerato, peraltro, il momento di “schizofrenia” legislativa, finanziaria, economica e politica che vive il Paese e che è, a suo, dire, frutto della responsabilità della politica.
Giudicato viziato il dibattito odierno che avrebbe dovuto riguardare il tema dell’autonomismo, ricorda l’approvazione in Aula nel febbraio scorso di un ordine del giorno, firmato anche da esponenti di maggioranza, che impegnava il Presidente della Giunta regionale a costituirsi dinanzi la Corte Costituzionale per eccepire l’incostituzionalità del provvedimento inerente l’unione dei comuni, che fu disatteso dalla Giunta regionale che decise di non costituirsi.
Ritenuti analoghi a quelli odierni i termini del citato ordine del giorno, trattandosi, a suo avviso, di una analoga lesione al principio dell’autonomia degli enti locali, reputa importante l’istituzione, seppur forzata da scadenze di legge, del Consiglio delle Autonomie Locali purché si investa tale istituzione del compito di elaborare una proposta complessiva di riorganizzazione amministrativa che coinvolga Regioni, Province e Comuni.
A suo avviso, oggi, non ci sono le condizioni politiche di fare una proposta di difesa delle cinque province calabresi, preferendo rimanere succubi della decisione del Governo, in caso di mancato accoglimento del ricorso, reputa che non si possa sfuggire al dibattito sulla riorganizzazione attraverso battaglie propositive, interrogandosi sulla reale possibilità di riprendere un dibattito serio sull’autonomia degli enti locali.
Ritenendo il dibattito svolto finora contraddittorio
rispetto alle questioni sul riordino delle autonomie locali, evidenzia la
situazione difficile della Calabria che si trova a subire l’abolizione di due
Province, nell’ambito di un contesto di discussione nazionale storica tra
potere centrale e decentramento.
Riflettendo su come, precedentemente, il decentramento
fosse stato inizialmente considerato, a suo dire, come “un’arma istituzionale”
che potesse consentire ai cittadini di partecipare maggiormente alla vita
pubblica, considera come, attualmente, invece, si stia ritornando al
centralismo statale.
Esaminando la situazione critica ed evidenziando che
in alcuni casi alcune piccole Province non avevano ragione di esistere, ritiene
che se le Regioni e le Province non hanno la capacità di riformarsi da sé, è
giusto che lascino spazio all’intervento dello Stato.
Considerato che il Consiglio regionale è chiamato a
dibattere su una questione difficile, sulla quale neanche il Consiglio delle
Autonomie Locali (CAL) si è espresso, ed evidenziata la contraddittorietà del
parere del CAL, ritiene, a questo punto, sia dovere dell’Aula decidere sulla
questione posta all’ordine del giorno.
Considerando il dibattito, a tratti, anacronistico e
surreale, giudica che, piuttosto, si sarebbe dovuto avere un progetto di
riordino per rivedere l’architettura costituzionale e le funzioni delle diverse realtà di tutto il
Paese, non solo della Calabria.
Non condividendo il parere del Consiglio delle
Autonomie Locali (CAL) nella parte in cui pone in discussione l’accellerazione
impressa al processo delle città metropolitane, che reputa l’unico elemento
strategico e decisivo, in particolare, per il futuro del Sud, ritiene
necessario rivedere l’assetto della governance,
esprimendo, pertanto, voto contrario.
Concordando con quanto sostenuto precedentemente in
Aula, in particolare dal consigliere Maiolo, giudica importante il dibattito
odierno attinente ad un tema che tocca l’assetto dello Stato, delle Regioni,
delle Province e, più in generale, dell’organizzazione democratica degli stessi
territori.
Paventando il rischio di trovarsi in futuro nella
stessa situazione critica della Grecia, esorta gli altri consiglieri a prestare
attenzione alla problematica in esame al fine di non perdere di vista gli
obiettivi e di trovare, nell’ambito degli stessi partiti politici, la giusta
dimensione ed il corretto funzionamento istituzionale, considerando, altresì,
di contribuire richiamando alla responsabilità dei propri ruoli per rafforzare
il dibattito e difendere l’organizzazione della Regione Calabria che ha una
propria storia.
Chiuso il dibattito sul riordino delle Province, propone una breve sospensione invitando i capigruppo ad avvicinarsi al banco della Presidenza.
(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)
Comunica che
Come richiesto dall’Assessore Stillitani in apertura di seduta, pone in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^ che è inserita.
Proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^ di iniziativa della Giunta regionale recante “POR Calabria FSE 2007-2013. Presa d'atto del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C (2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni”
Sottolineato che la sesta Commissione consiliare ha approvato la proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^, di iniziativa della Giunta, riguardante la revisione del piano finanziario degli Assi II e VI del Por Calabria FSE 2007/2013, ricorda che il provvedimento in esame ha revocato la deliberazione di Giunta regionale numero 44 del 2 febbraio 2012.
Evidenziato, inoltre, che la revisione contenuta nel provvedimento amministrativo in esame è stata necessaria per fronteggiare i continui mutamenti che interessano l’attuale contesto socio-economico ed il mercato del lavoro, in modo da dare piena attuazione agli interventi regionali in campo di occupabilità, afferma che la ratio che anima il provvedimento è quella di rafforzare la strategia dell’occupazione di cui all’Asse II – Occupabilità – attraverso l’implementazione finanziaria dei residui di programmazione degli altri Assi prioritari del Por FSE, accertati dall’Autorità di gestione, senza mutamento delle rispettive strategie.
Riferisce, quindi, che la previsione è quella di aumentare la dotazione finanziaria dell’Asse II per 95 milioni e 915 mila euro circa e fa notare, altresì, che si è ritenuto opportuno implementare finanziariamente l’Asse VI – Assistenza Tecnica – che attualmente presenta un’esigua disponibilità di risorse finanziarie con conseguente rischio di compromettere il prosieguo dell’attuazione del Por ed il raggiungimento dei relativi obiettivi strategici assegnati, evidenziando che a tale Asse vengono appostati ulteriori 11 milioni e 928 mila euro circa.
Mette, quindi, in risalto che i motivi della rimodulazione, illustrati nel provvedimento, per l’Asse II, sono da ricollegare alla necessità di fronteggiare la riduzione del tasso di occupazione ed il conseguente aumento della disoccupazione giovanile che nella fascia d’età 15-24 anni è pari al 39%, oltre alla permanenza di una diffusa situazione di crisi aziendale, ricordando che l’Italia, infatti, fa parte degli otto Paesi membri europei, il cui livello di disoccupazione giovanile è superiore alla media europea.
Relativamente, poi, l’Asse VI afferma che la rimodulazione è stata prevista perché le risorse assegnate nell’attuale Piano Finanziario sono insufficienti a soddisfare i fabbisogni e conclude ricordando che l’assessore Stillitani ha chiesto l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di provvedimento amministrativo numero 196, riguardante il testo del Por definitivamente approvato dalla Commissione europea con decisione numero 6337 del 10 settembre 2012, e non avendo apportato modifiche al precedente PPA numero 185, come atto consequenziale, si potrà procedere alla votazione distinta dei due provvedimenti.
Condivisa la relazione svolta dal consigliere Parente, ritiene che la rimodulazione così come proposta possa dare energie e risorse nuove volte ad affrontare il problema dell’inoccupazione attraverso l’emanazione di bandi già pronti, che tendono ad utilizzare tutte le risorse disponibili. Conclude asserendo che è, comunque, necessario completare le procedure di approvazione e di presa d’atto proprie del Consiglio regionale e della Giunta regionale
Intervenendo per chiarire meglio la sua posizione rispetto all’approvazione del provvedimento, sottolinea come la norma riguardante la rimodulazione del fondo sociale sia stata voluta ed attuata nella precedente legislatura per fare in modo che il Consiglio regionale potesse porre in essere le proprie prerogative di indirizzo in merito ed evidenzia come oggi ci si trovi innanzi ad un Consiglio regionale delegittimato dei propri poteri in quanto la rimodulazione arriva in Aula già approvata dalla Commissione europea. Nel merito del provvedimento specifica che la stessa politica di spesa è stata posta in essere nella precedente legislatura quando ci si era trovati in difficoltà per il blocco dei fondi da parte della Commissione europea e sottolinea che oggi la Calabria è nelle stesse difficoltà di allora, costretta, quindi, ad accettare una decurtazione del programma di 150 milioni di euro per non aver fatto ricorso contro l’illegittima interruzione posta in essere dalla Commissione europea.
Evidenzia, inoltre, come la rimodulazione proposta non faccia transitare un solo euro nel Fondo delle politiche sociali in un momento in cui il Governo centrale blocca i trasferimenti in tale direzione e conclude asserendo che gli impegni sul Fesr lasciati in eredità dalla precedente legislatura che ammontavano a 3 milioni di euro, oggi sono cresciuti fino a 42 milioni di euro a dimostrazione che la macchina è ferma e che ci sono altri 60 milioni di euro da spendere.
Prende atto con preoccupazione dell’ennesimo fallimento delle uniche politiche che potevano risollevare la Calabria e afferma che tutte le analisi riguardanti l’utilizzo delle risorse comunitarie in Calabria sono pietose. Conclude asserendo che oggi si assiste all’ennesima situazione di svilimento, dovuta al fatto che non c’è mai stato un dibattito in Commissione e che, inoltre, si assiste ad un incremento dell’asse II Lavoro soltanto per creare illusioni nei giovani calabresi.
Pone in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^ che è approvata e la proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^ che è approvata.
Afferma che la proposta in discussione colma un vuoto legislativo non più sostenibile in quanto il patrimonio olivicolo calabrese sta perdendo il ruolo di primo piano che ha sempre avuto, non solo per l’incuria rispetto agli alberi di ulivo, ma anche per la pericolosa migrazione degli stessi verso altri territori, con il consequenziale sradicamento degli alberi che vanno ad abbellire ville in tutta Italia. Evidenziato come l’iniziativa sia indispensabile per garantire il rilancio di tutto il comparto legato all’ulivo, illustra il progetto riferendo che lo stesso consta di dodici articoli attraverso i quali si cerca di tutelare il patrimonio olivicolo ed assicurare il rilancio del comparto legato all’ulivo. Conclude asserendo che la proposta di legge mira a tutelare il valore del patrimonio arboreo che merita il massimo dell’attenzione al fine di sviluppare tutte le azioni sinergiche volte a creare maggiore valore aggiunto al tessuto economico della regione.
Riconosciuto che l’impianto del progetto di legge vada in direzione
della tutela e del censimento delle piante di ulivo, contesta, tuttavia, la
proliferazione incontrollata di leggi ed informa, a tal proposito, l’Aula che
nella precedente legislatura era stata approvata una legge molto simile,
definita ottima dall’attuale direttore generale del dipartimento agricoltura,
cui mancava soltanto l’emanazione di un regolamento attuativo. A nome del
gruppo del partito democratico dichiara, quindi, l’astensione dal voto.
Affermato che tale legge è diretta a valorizzare il patrimonio olivicolo
regionale, evidenzia come la stessa possa considerarsi uno stralcio della legge
già approvata nella precedente legislatura riguardante l’intero sistema
boschivo.
Considerata tale legge non in antitesi, ma di completamento della proposta di legge originaria, rispetto alla quale ha posto le condizioni affinché diventasse applicabile, invita il consigliere Censore a votare favorevolmente verso tale iniziativa che colma il vuoto legislativo esistente.
Ricordato che trattasi di un progetto condiviso che incorpora una
proposta di legge da lui presentata, mette in risalto come con tale iniziativa
si esca dalla generalità della tutela arborea per entrare in un ottica di
garanzia degli alberi monumentali di ulivo ed evitare che vengano abbattuti
alberi secolari che devono essere tutelati, anche attraverso l’istituzione di
un registro degli alberi monumentali di ulivo. Chiede, infine, all’assessore
Caligiuri di richiamare una legge giacente in terza Commissione sul patrimonio
immateriale dei beni della Regione Calabria.
Pone in votazione gli articoli numero: 1 (Finalità); 2 (Registro degli Alberi monumentali di Olivo); 3 (Divieti e prescrizioni); 4 (Disciplina autorizzatoria per l’estirpazione ed il reimpianto); 5 (Disciplina autorizzatoria per l’estirpazione ed il reimpianto nei casi di miglioramento fondiario); 6 (Autorizzazione potatura straordinaria); 7 (Cessioni e spostamenti); 8 (Sanzioni amministrative); 9 (Abrogazioni di norme e disposizioni transitorie); 10 (Norme finali); 11 (Costi di autorizzazione); 12 (Disposizioni finanziarie) e la legge nel suo complesso che sono approvati.
Illustra l’ordine del giorno che censura il comportamento del deputato
Francesco Barbato, esponente del gruppo di Italia dei Valori, che nel corso di
un dibattito alla Camera dei deputati sul tema della malasanità ha proferito
dichiarazioni offensive e gratuite verso il Presidente Scopelliti e,
chiedendone la rimozione, impegna il
Presidente e la Giunta regionale ad intervenire affinché il Presidente della
Camera dei deputati proceda a censurare pubblicamente tali comportamenti.
Pone in votazione la proposta di inserimento del’ordine del giorno che è
approvata
Ritiene inusuale rapportarsi in tali termini con il Parlamento italiano
nella sua autonomia, per cui esprime un voto di astensione che condanna
atteggiamenti che non si addicono ad un parlamentare, ma si dissocia da un
ordine del giorno che indichi alla Camera dei deputati quale atteggiamento
assumere.
Pone in votazione l’ordine del giorno che è approvato
Illustra l’ordine del giorno
teso ad impegnare il Presidente
della Giunta regionale e l’assessore alle attività produttive per giungere alla
conclusione delle vertenze in corso con
gli ex dipendenti di Sviluppo Italia Calabria.
Si dichiara favorevole all’inserimento dell’ordine del giorno e chiede di sottoscriverlo.
Pone in votazione l’inserimento, poi l’ordine del giorno che è approvato.
Quindi, toglie la seduta.
La dirigente del Servizio
(dott.ssa Ester Latella)