7 febbraio 2006    

Malati di Aids: I dieci anni della Casa accoglienza a Castellace (di Luisa Lombardo)


Risulta fra i più bassi d’Italia, il tasso di mortalità dei pazienti presso il Centro di assistenza e supporto ai sieropositivi ed ai malati di Aids in fase terminale, operante a Castellace di Oppido Mamertina.
E’ questo uno dei dati emersi nel corso del convegno celebrato di recente in occasione del decennale di attività della Casa accoglienza di Castellace, unica struttura in Calabria per malati di Aids, nata ad iniziativa della Diocesi Oppido-Palmi e della fondazione “Famiglia Germanò”.La casa accoglienza di Castellace di Oppido Mamertina (RC)
Dieci anni di serrato impegno – è stato sottolineato nel corso della manifestazione patrocinata dal Consiglio regionale – costituiscono un traguardo lusinghiero, soprattutto per una struttura che continua ad affrontare con interventi mirati, il tremendo problema dell’Aids.
E’ Mons. Bruno Cocolo, uno dei padri fondatori della Casa per malati di Aids, a salire per primo sul palco del teatro di Oppido Mamertina, per ringraziare ancora una volta quanti hanno sposato la “giusta causa” della Casa-accoglienza, ma anche per ribadire che la Casa di Castellace  ha bisogno del sostegno di tutti.
Adesso, dopo dieci anni, c’è la volontà di diversificare l’offerta perché non tutti i malati sono gli stessi. Per questo - spiega Don Cocolo – vogliamo dare vita ad una nuova struttura.
Mons. Cocolo inoltre ha chiesto più attenzione dalla Regione Calabria, perché si velocizzi e si semplifichi l’iter per la corresponsione dei finanziamenti ministeriali. “Noi non chiediamo contributi perché non abbiamo gestioni passive” – ha spiegato il sacerdote che è anche presidente dell’ente morale Famiglia Germanò.  “La nostra struttura - ha  detto - vive unicamente con i fondi ministeriali ma noi entriamo nella disponibilità dei finanziamenti in notevole ritardo, con enormi difficoltà di gestione ordinaria”.
Tanti gli interventi e le testimonianze al convegno per il decennale della Casa di Castellace. E’ stata da tutti ribadita l’opera meritoria del Centro, al servizio di quanti vivono una condizione di sofferenza,  esclusione, emarginazione, abbandono.
La folta presenza al convegno di autorità, cittadini, medici, esperti della sindrome da immunodeficienza acquisita e di rappresentanze politiche ed amministrative, ha confermato l’attenzione con la quale si guarda alla Casa accoglienza, divenuta punto di riferimento per l’intera regione, a testimonianza dei preziosi risultati che possono derivare dall’azione sinergica di enti e forze del volontariato.

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